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Il ravvedimento
operoso
Come correggere gli errori del Fisco
Saverio Cinieri
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involontari errori o inesattezze.
ISBN: 978-88-6279-291-2
Sommario
Regole generali ................................................................................................................................................... 1
1. Introduzione ................................................................................................................................................ 1
2. La disciplina attuale del ravvedimento .................................................................................................... 2
3. Soggetti interessati ..................................................................................................................................... 4
4. Violazioni e omissioni sanabili ................................................................................................................... 4
5. Benefici derivanti dal ravvedimento ......................................................................................................... 5
6. Cause ostative al ravvedimento ................................................................................................................ 7
7. Chiarimenti sulla riduzione ad un nono................................................................................................... 9
8. Modalità operative .................................................................................................................................... 10
8.1. Imposta o maggiore imposta ........................................................................................................... 11
8.2. Interessi legali .................................................................................................................................... 11
8.3. Sanzioni ridotte .................................................................................................................................. 12
8.4. Codici tributo...................................................................................................................................... 12
9. Ravvedimento parziale o frazionato ....................................................................................................... 15
10. Ravvedimento operoso effettuato successivamente al versamento del tributo ........................... 18
11. Ravvedimento operoso sprint ............................................................................................................... 19
12. Regolarizzazione delle violazioni meramente formali ....................................................................... 22
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Sommario
MySolution | Guide V
Regole generali
Regole generali
Tutti i contribuenti, titolari o meno di partita IVA, compresi i sostituti d’imposta, possono utilizzare il rav-
vedimento operoso, mediante il quale possono essere sanate violazioni di natura sia formale, che non
incidono sulla determinazione della base imponibile, dell’imposta e sul versamento del tributo, sia so-
stanziale, che incidono sulla determinazione e sul pagamento dei tributi. Le cause di inammissibilità del
ravvedimento variano a seconda che si tratti di tributi amministrati dall’Agenzia delle entrate o meno.
L’importo da versare a titolo di ravvedimento operoso è dato dall’imposta o maggiore imposta non ver-
sata, dagli interessi legali, con maturazione giorno per giorno e dalla sanzione ridotta, variabile a se-
conda della violazione originaria e dei termini entro cui avviene la regolarizzazione. L’Agenzia delle en-
trate ha ammesso la possibilità di effettuare il ravvedimento “parziale” o in diverse tranches. Sebbene il
ravvedimento si perfezioni solo all’esito del procedimento complesso, non è necessario che ciò avvenga
in un unico momento, potendo il versamento della sanzione ridotta essere successivo a quello del ver-
samento del tributo e/o degli interessi. Il ravvedimento può riguardare anche le “violazioni meramente
formali”, cioè quelle che non arrecano pregiudizio all’esercizio delle azioni di controllo e non incidono
sulla determinazione della base imponibile, dell’imposta e sul versamento del tributo.
1. Introduzione
L’istituto del ravvedimento operoso, previsto dall’art. 13 del D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 472, consen-
te al contribuente, a determinate condizioni e con specifici limiti, di correggere spontaneamente er-
rori o illeciti commessi nell’applicazione delle norme tributarie, versando l’eventuale imposta dovuta
e usufruendo, a seconda dei casi, della riduzione o dell’annullamento delle sanzioni in base al tipo
di violazione commessa.
L’istituto, nel corso degli anni, ha subito varie modifiche.
Tra le più recenti si segnalano quelle introdotte con:
la legge di stabilità 2015 (legge 23 dicembre 2014, n. 190);
il cd. “decreto crescita” (D.L. 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28
giugno 2019, n. 58);
il decreto fiscale collegato alla manovra di bilancio 2020 (art. 10-bis D.L. 26 ottobre 2019, n. 124).
In particolare, con la legge di stabilità 2015, a differenza di quanto previsto in precedenza, l’istituto del
ravvedimento operoso è stato trasformato in uno strumento “agevolato” di correzione delle viola-
zioni, che il contribuente può sempre utilizzare per evitare l’applicazione delle sanzioni “piene” da
parte dell’Amministrazione finanziaria.
In pratica, da strumento utilizzato per sanare le violazioni entro determinati limiti e con alcuni ben de-
finiti paletti, è diventato uno strumento di compliance, utilizzabile sempre, salvo, come si dirà meglio
di seguito, alcuni casi particolari.
Infatti, sono state introdotte alcune disposizioni, finalizzate a stimolare l’assolvimento spontaneo de-
gli obblighi tributari, in base alle quali l’Agenzia delle entrate, mediante l’utilizzo di nuove tecnologie
e strumenti telematici, mette a disposizione dei contribuenti, ovvero dei suoi intermediari, gli ele-
menti e le informazioni di cui è in possesso e che riguardano possibili anomalie dichiarative, al fine
di stimolare l’assolvimento degli obblighi tributari e favorire l’emersione spontanea delle basi imponi-
bili.
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Regole generali
In tale ambito, l’Agenzia delle entrate, con una certa periodicità, invia ai contribuenti comunicazioni
finalizzate alla promozione della compliance, che consentono a moltissimi di essi di accogliere l’invito
del Fisco a rimediare ad un errore o ad una dimenticanza in tempi brevi e con sanzioni ridotte, ver-
sando spontaneamente il dovuto.
L’obiettivo che si vuole perseguire è quello di comunicare prima della presentazione delle dichiara-
zioni annuali dati in possesso sull’anno d’imposta da dichiarare e le anomalie riscontrate nelle prece-
denti dichiarazioni, consentendo, quindi, al contribuente di non fare errori in dichiarazione e correg-
gere con sanzioni molto ridotte gli errori già fatti.
Il vantaggio per i contribuenti sta nel fatto che possono regolarizzare gli errori e le omissioni even-
tualmente commessi mediante il ravvedimento operoso, beneficiando di una riduzione delle sanzioni
in ragione del tempo trascorso dalla commissione delle violazioni stesse.
Con le modifiche introdotte dal “decreto crescita”, invece, è stato esteso l’ambito operativo della di-
sciplina del ravvedimento operoso, recependo in norma primaria alcuni orientamenti già espressi
dalla prassi amministrativa in materia di versamento frazionato dell’imposta o versamento “tardivo”
dell’imposta frazionata (cd. ravvedimento parziale).
In sintesi, con una norma interpretativa, con efficacia dunque retroattiva, viene previsto che l’istituto
del ravvedimento operoso, per i soli tributi amministrati dall’Agenzia delle entrate, si applica an-
che nei casi di versamento frazionato delle imposte dovute, purché il versamento della parte
dell’imposta e delle sanzioni e interessi sia effettuato nei termini di legge per avvalersi del ravvedi-
mento.
Ove l’imposta dovuta sia versata in ritardo, e il ravvedimento, con il versamento della sanzione e degli
interessi, intervenga successivamente, la sanzione applicabile corrisponde a quella riferita
all’integrale tardivo versamento e gli interessi sono dovuti per l’intero periodo di ritardo; la riduzione
in caso di ravvedimento è riferita al momento di perfezionamento dello stesso.
Inoltre, nel caso di versamento tardivo dell’imposta frazionata in scadenze differenti, al contri-
buente è consentito:
ravvedere autonomamente i singoli versamenti, con le riduzioni di cui al precedente periodo;
ravvedere il versamento complessivo, applicando alla sanzione la riduzione individuata in base
alla data in cui la stessa è regolarizzata.
Infine, con il decreto fiscale collegato alla manovra di bilancio 2020 è stata abrogata la norma che
consentiva l’applicazione del ravvedimento operoso in versione “estesa” solo ai tributi amministrati
dall’Agenzia delle entrate, da quella delle Dogane e Monopoli (art. 13, comma 1-bis D.Lgs. n.
472/1997).
Pertanto, tutte le riduzioni sulle sanzioni previste dal ravvedimento valgono anche per i tributi locali
(in particolare, IMU e TASI).
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Regole generali
Si può dunque usufruire senza limiti di tempo dell’istituto del ravvedimento operoso, con una ridu-
zione automatica delle sanzioni, che sarà tanto più vantaggiosa, quanto più vicino il “ravvedimento”
sarà al momento in cui sorge l’adempimento tributario.
Attenzione
Il pagamento e la regolarizzazione non precludono, comunque, l’inizio o la prosecuzione di
accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di controllo e accertamento.
Oltre all’allungamento dei termini per avvalersi del ravvedimento, sono state introdotte ulteriori ipo-
tesi di riduzione delle sanzioni; la sanzione è stata ridotta ad un nono del minimo, se la regolariz-
zazione degli errori e delle omissioni, anche se incidenti sulla determinazione o sul pagamento del
tributo, avviene entro il novantesimo giorno successivo al termine per la presentazione della dichia-
razione, ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, entro novanta giorni dall’omissione o
dall’errore.
In un primo momento per i tributi amministrati dall’Agenzia delle entrate, sono state previste tre
ulteriori ipotesi, che riducono, rispettivamente, la sanzione:
ad un settimo del minimo, se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche se inci-
denti sulla determinazione o sul pagamento del tributo, avviene entro il termine per la presenta-
zione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata com-
messa la violazione; se non è prevista dichiarazione periodica, entro due anni dall’omissione o
dall’errore;
ad un sesto del minimo, se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche incidenti sul-
la determinazione o sul pagamento del tributo, avviene oltre detto termine;
ad un quinto del minimo, se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche se incidenti
sulla determinazione o sul pagamento del tributo, avviene dopo la constatazione della violazione:
è fatto salvo il caso in cui la violazione non rientri tra quelle relative alla mancata emissione di ri-
cevute fiscali, scontrini fiscali o documenti di trasporto ovvero nell’emissione di tali documenti
per importi inferiori a quelli reali, o alla omessa, incompleta o infedele comunicazione delle mi-
nusvalenze e delle differenze negative di ammontare superiore a 50.000 euro, nonché delle mi-
nusvalenze di ammontare complessivo superiore a cinque milioni di euro, derivanti da cessioni
di partecipazioni che costituiscono immobilizzazioni finanziarie.
Oltre all’allungamento dei tempi entro cui è possibile ravvedersi, per le violazioni per i tributi gestiti
dall’Agenzia delle entrate, è stato eliminato il limite di inutilizzabilità in caso di contestazione del-
la violazione (in precedenza, infatti, per ravvedersi non dovevano essere iniziati accessi, ispezioni, ve-
rifiche o altre attività amministrative di accertamento, delle quali l’autore, ovvero i soggetti obbligati
in solido, avessero avuto formale conoscenza).
In pratica, per i tributi amministrati dall’Agenzia delle entrate, ci si può ravvedere in qualsiasi momen-
to, a meno che non sia stato notificato un atto di liquidazione e di accertamento, comprese le
comunicazioni “automatiche” di controllo delle dichiarazioni emesse ai sensi degli artt. 36-bis e
36-ter del D.P.R. n. 600/1973 e 54-bis del D.P.R. n. 633/1972.
Per tutti gli altri tributi (ad esempio, l’IMU o la TASI), è possibile ricorrere al ravvedimento solo se la
violazione non è stata già constatata e comunque non sono iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre
attività amministrative di accertamento, delle quali l’autore o i soggetti solidalmente obbligati, abbia-
no avuto formale conoscenza.
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Regole generali
Successivamente, con la riforma del sistema sanzionatorio tributario (D.Lgs. 24 settembre 2015, n.
158), le sanzioni, da un lato, sono state correlate all’effettiva gravità dei comportamenti, dall’altro, so-
no state ridotte per le fattispecie meno gravi.
Le modifiche sono entrate in vigore il 1° gennaio 2016, e sono applicabili, a partire da tale data, anche
alle violazioni commesse precedentemente, in ossequio al principio del favor rei.
Inoltre, con particolare riferimento al ravvedimento operoso, è stato specificato che la riduzione
sanzionatoria di un nono del minimo di cui sopra trova applicazione, se la regolarizzazione delle
omissioni e degli errori, anche se incidenti sulla determinazione o sul pagamento del tributo, avviene
entro novanta giorni dalla data dell’omissione o dell’errore (in luogo del termine per la presentazione
della dichiarazione, previsto dalla norma vigente), ovvero se la regolarizzazione delle omissioni e degli
errori commessi in sede dì dichiarativa avviene entro novanta giorni dal termine per la presentazione
della dichiarazione in cui l’omissione o l’errore sono stati commessi.
Si tratta di una modifica sostanziale che, di fatto, fissa uno spartiacque (appunto quello dei 90 giorni)
e che pone fine ad alcuni problemi interpretativi che la vecchia versione della norma aveva generato.
Oltre a questa modifica, se ne deve segnalare un’altra che, pur non riguardando direttamente il rav-
vedimento, esplica i suoi effetti anche su di esso: ci si riferisce all’inserimento, nell’art. 13 del D.Lgs. 18
dicembre 1997, n. 471 (norma che sanziona gli omessi o ritardati versamenti diretti), della ridu-
zione alla metà della sanzione (fissata nella misura del 30 per cento) prevista per tali violazioni, se il
versamento è effettuato con un ritardo non superiore a novanta giorni.
Ciò, come anticipato, ha evidenti ripercussioni anche sul ravvedimento, determinando, di fatto, il
dimezzamento delle sanzioni (ridotte) dovute a seguito dell’utilizzo dell’istituto.
3. Soggetti interessati
Possono utilizzare il ravvedimento operoso, in generale, tutti i contribuenti, titolari o meno di parti-
ta IVA, compresi i sostituti d’imposta.
Il contribuente o sostituto d’imposta deve effettuare il versamento delle imposte o ritenute dovute,
delle sanzioni previste per la specifica violazione, nonché dei relativi interessi legali.
È altresì necessario presentare la dichiarazione, ove fosse stata omessa ed inviare un’eventuale di-
chiarazione sostitutiva di quella precedentemente presentata.
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Regole generali
Attenzione
Il ravvedimento non è ammesso per sanare le violazioni relative ai contributi previdenzia-
li, salvo il solo caso di errata compensazione fra crediti tributari e debiti di natura previdenzia-
le, mediante il versamento dell’importo relativo al credito inesistente o non capiente, così co-
me precisato nella C.M. 19 maggio 2000, n. 101/E (p. 11.1).
In ogni caso, il ravvedimento si perfeziona solo quando sono stati adempiuti tutti gli obblighi pre-
scritti dalla normativa.
A tale fine, affinché il ravvedimento operoso esplichi effetti di regolarizzazione della violazione, il con-
tribuente o sostituto d’imposta deve:
in ogni caso, effettuare il versamento delle imposte o ritenute dovute, delle sanzioni previste
per la specifica violazione, nonché dei relativi interessi legali;
presentare la dichiarazione, ove fosse stata omessa;
inviare una eventuale dichiarazione sostitutiva di quella precedentemente presentata.
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Regole generali
zione ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, oltre due anni dall’omissione o
dall’errore;
b-quater) ad 1/5 del minimo, se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche incidenti
sulla determinazione o sul pagamento del tributo, avviene dopo la constatazione della violazione
con processo verbale di constatazione (PVC) (art. 24 della legge 7 gennaio 1929, n. 4), salvo che la
violazione non riguardi mancata emissione di ricevute fiscali, scontrini fiscali o documenti di tra-
sporto (art. 6, comma 3, del D.Lgs. n. 471/1997) od omessa installazione degli apparecchi per
l’emissione dello scontrino fiscale (art. 11, comma 5, del D.Lgs. n. 471/1997);
c) ad 1/10 del minimo di quella prevista per l’omissione della presentazione della dichiarazione,
se questa viene presentata con ritardo non superiore a novanta giorni ovvero ad 1/10 del mini-
mo di quella prevista per l’omessa presentazione della dichiarazione periodica IVA, se questa
viene presentata con ritardo non superiore a trenta giorni.
Attenzione
Sotto il profilo temporale, l’istituto può essere utilizzato dal contribuente, per regolarizzare le
violazioni commesse in materia di tributi amministrati dall’Agenzia delle entrate, fino alla
scadenza dei termini di accertamento.
Ciò, come chiarito dall’Agenzia delle entrate nella circolare 9 giugno 2015, n. 23/E, a prescin-
dere dalla circostanza che la violazione sia già stata constatata o che siano iniziati accessi,
ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento, delle quali i soggetti inte-
ressati abbiano avuto formale conoscenza (art. 13, comma 1-ter, del D.Lgs. n. 472/1997).
Inoltre, il pagamento e la regolarizzazione mediante ravvedimento non precludono l’inizio
o la prosecuzione di accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di controllo e
di accertamento.
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Attenzione
Il ricevimento di una comunicazione con cui l’Agenzia delle entrate richiede i documenti in
relazione al controllo formale di cui all’art. 36-ter del D.P.R. n. 600/1973 non è causa ostativa
al ravvedimento operoso.
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Al contrario, non si può più ricorrere al ravvedimento, se viene recapitata una comunicazione
degli esiti del controllo effettuato ai sensi dell’art. 36-ter del D.P.R. n. 600/1973, recante
l’indicazione delle somme dovute dal contribuente.
Attenzione
Con il D.L. n. 193/2016 (cd. “decreto fiscale”), collegato alla manovra 2017, è stata estesa an-
che ai tributi doganali ed alle accise, amministrati dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli,
per determinate ipotesi, la riduzione della sanzione prevista in caso di ravvedimento operoso
e di regolarizzazione degli errori e delle omissioni.
Anche per questi tributi non si applica la generale preclusione al ravvedimento consistente nel
fatto che la violazione sia stata già constatata e comunque sia iniziato l’accertamento, salva la
notifica di avvisi di pagamento e atti di accertamento.
Per i tributi non amministrati dall’Agenzia delle entrate, invece, il ravvedimento non è ammesso
quando:
la violazione è stata già constatata dall’Ufficio o ente impositore;
sono iniziati accessi, ispezioni e verifiche;
sono iniziate altre attività amministrative di accertamento (notifica di inviti a comparire, richieste
di esibizione di documenti, invio di questionari, ecc.), formalmente comunicate al contribuente o
ai soggetti solidalmente obbligati.
Nei primi due casi, l’esclusione del ravvedimento non è totale, ma è limitata ai periodi ed ai tributi che
sono oggetto di controllo.
Non sono invece di ostacolo al ravvedimento indagini di altro tipo, come quelle di natura penale.
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Regole generali
zione (ora “entro novanta giorni dal termine per la presentazione della dichiarazione in cui
l’omissione o l’errore è stato commesso”).
Nel punto 3 ci si riferisce alle sole violazioni commesse mediante la presentazione della dichiarazione.
Esempio
Tra queste rientrano quelle relative al contenuto e alla documentazione del modello Redditi o
della dichiarazione annuale IVA.
È il caso della violazione disciplinata dall’art. 8, comma 3-bis, del D.Lgs. n. 471/1997, che puni-
sce l’omissione o l’incompletezza della dichiarazione ai fini delle imposte sui redditi, in rela-
zione all’indicazione delle spese e degli altri componenti negativi di cui all’art. 110, comma 11,
del D.P.R. n. 917/1986.
In caso di regolarizzazione della predetta violazione entro 90 giorni dalla scadenza del termine
di presentazione della dichiarazione, la sanzione può essere ridotta ad 1/9 del minimo editta-
le.
8. Modalità operative
L’importo da versare a titolo di ravvedimento operoso è dato:
dall’imposta o maggiore imposta non versata (nel caso in cui la violazione sia causa di debito
d’imposta), con il codice tributo normalmente usato per tale imposta;
dagli interessi legali, con maturazione giorno per giorno;
dalla sanzione ridotta, variabile, come accennato in precedenza, a seconda della violazione ori-
ginaria e dei termini entro cui avviene la regolarizzazione.
Attenzione
Tutti gli adempimenti prescritti per la regolarizzazione devono essere effettuati “conte-
stualmente”: ciò significa che tutti gli adempimenti vanno conclusi entro il termine stabilito in
relazione al tipo di ravvedimento, ancorché in momenti differenti (C.M. 10 luglio 1998, n.
180/E).
Inoltre, non è possibile rateizzare le somme dovute ai fini del ravvedimento (C.M. 23 luglio
1998, n. 192/E, e risoluzione 23 giugno 2011, n. 67/E); è comunque possibile frazionare il pa-
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gamento dell’imposta dovuta ed applicare su detta quota la sanzione ridotta e gli interessi le-
gali (a tale proposito, si rimanda al paragrafo 9, dedicato al ravvedimento parziale).
Dal Al Tasso
01/01/2011 31/12/2011 1,5%
01/01/2012 31/12/2013 2,5%
01/01/2014 31/12/2014 1%
01/01/2015 31/12/2015 0,5%
01/01/2016 31/12/2016 0,2%
01/01/2017 31/12/2017 0,1%
01/01/2018 31/12/2018 0,3%
01/01/2019 31/12/2019 0,8%
01/01/2020 31/12/2020 0,05%
01/01/2021 31/12/2021 0,01%
Per giorni di ritardo si intende il numero di giorni intercorrenti tra il giorno successivo al termine di
scadenza ed il giorno in cui si provvede alla regolarizzazione.
Pertanto, la data di inizio da cui calcolare l’importo degli interessi relativi al ravvedimento operoso è
fissata nel giorno successivo al termine ultimo entro il quale si doveva versare l’imposta.
MySolution | Guide 11
Regole generali
Ricorda
• Nel caso in cui la scadenza non pagata nei termini ordinari cada di sabato o di domenica,
viene spostata automaticamente al primo giorno lavorativo successivo (art. 7, comma 1,
lett. h, del D.L. 13 maggio 2011, n. 70) e, quindi, i giorni per il calcolo degli interessi del ravve-
dimento cominceranno a decorrere dal giorno successivo a tale data;
• nel caso in cui il termine ultimo per fruire del ravvedimento operoso sia un giorno fe-
stivo o cada di sabato, è considerato tempestivo il versamento effettuato il primo giorno la-
vorativo successivo (circolare 12 giugno 2002, n. 50/E, p. 19.5);
• l’anno va sempre considerato di 365 giorni, a prescindere dal fatto che sia o meno bisestile
(risoluzione 14 luglio 2008, n. 296/E);
• per i versamenti che scadono al 30 giugno, che usualmente vengono posticipati alla data del
30 luglio (applicando alla somma da versare una maggiorazione dello 0,4 per cento), in merito
all’individuazione del dies a quo dal quale fare decorrere i termini per il ravvedimento, va da sé
che andrà considerato il termine entro cui si è scelto di eseguire l’originario versamento da
correggere (30 giugno o 30 luglio). Laddove il contribuente non abbia versato alcun importo,
né entro il 30 giugno né entro il 30 luglio, il termine cui fare riferimento per il calcolo delle
somme dovute – sia in sede di ravvedimento (parziale o meno), che di recupero da parte degli
Uffici – è la data naturale di scadenza, ossia il 30 giugno (circolare 2 agosto 2013, n. 27/E).
Esempio
Si consideri il caso dei versamenti delle imposte del modello Redditi che, normalmente, sca-
dono il 30 luglio (con maggiorazione dello 0,4 per cento).
In base ai chiarimenti contenuti nella circolare n. 27/E del 2013 richiamata, è possibile effet-
tuare la regolarizzazione con il ravvedimento breve (sanzione ridotta pari all’1,5 per cento),
entro il 20 agosto.
Se invece si considerasse come dies a quo il 30 giugno (data naturale di scadenza), l’eventuale
regolarizzazione successiva al 30 luglio (30 giorni dal 30 giugno) non fruirebbe del ravvedi-
mento breve, ma rientrerebbe nelle ipotesi di ravvedimento entro 90 giorni o nelle altre fatti-
specie successive.
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Regole generali
per l’imposta di registro e gli altri tributi indiretti, il modello F23, nel quale si deve indicare la
causale “SZ” e, nello spazio riservato agli estremi dell’atto, l’anno cui si riferisce la violazione.
In entrambi i casi:
se il periodo d’imposta da indicare non coincide con l’anno solare, deve essere indicato il
primo dei due anni interessati, nella forma AAAA;
se sono dovuti interessi, devono essere versati utilizzando gli appositi codici tributo;
per le ritenute, invece, è necessario effettuare il versamento cumulativo delle stesse e dei relati-
vi interessi (in pratica, per le ritenute e gli interessi, si indica un unico codice tributo, dandone di-
stinta indicazione nel quadro ST del modello 770);
le sanzioni vanno versate con un apposito codice tributo, reperibile sul sito dell’Agenzia delle en-
trate.
È possibile effettuare la compensazione delle somme, comprese le sanzioni, dovute per effetto del
ravvedimento, con i crediti d’imposta del contribuente (art. 17 del D.Lgs. 9 luglio 1997, n. 241).
Attenzione
Deve essere utilizzato il modello F24 Elide per tributi, sanzioni e interessi, connessi alla regi-
strazione dei contratti di locazione e affitto di beni immobili.
MySolution | Guide 13
Regole generali
Attenzione
Ai fini della compilazione del modello F24:
• i codici tributo “1989”, “1990”, “1991” e “1992” vanno esposti nella sezione “Erario”, in corri-
spondenza delle somme indicate nella colonna “importi a debito versati”;
• i codici tributo “1993” e “1994” vanno indicati nella sezione “regioni”, in corrispondenza delle
somme indicate nella colonna “importi a debito versati”, associando il relativo codice della re-
gione;
• il codice tributo “1995” deve essere indicato nella sezione “IMU ed altri tributi locali”, in
corrispondenza delle somme indicate nella colonna “importi a debito versati”, insieme al codi-
ce dell’ente.
14 MySolution | Guide
Regole generali
Descrizione Codice
Sanzione pecuniaria imposta di registro 671T
Sanzione pecuniaria Imposte sulle successioni e donazioni 672T
Sanzione pecuniaria INVIM 673T
Sanzione pecuniaria Imposte ipotecarie e catastali 674T
Sanzione pecuniaria Imposta di bollo 675T
Sanzione pecuniaria Tasse sulle concessioni governative 678T
Sanzione pecuniaria Tasse sul possesso di autoveicoli 679T
Sanzione pecuniaria Abbonamenti alle radioaudizioni 680T
Sanzione pecuniaria Abbonamento alla televisione 681T
Sanzione pecuniaria Altri tributi indiretti 682T
Sanzione pecuniaria Imposte sostitutive delle imposte indirette 687T
Attenzione
Secondo le regole generali, l’importo minimo da indicare nel Mod. F24 è pari a 1,03 euro.
Tuttavia, nel caso in cui gli interessi legali dovuti, ai fini del ravvedimento operoso, siano infe-
riori a tale valore, è opportuno versarli comunque per non incorrere nel rischio di invalidare
la regolarizzazione della violazione.
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Regole generali
del D.Lgs. n. 472/1997, per il solo fatto di avere versato una prima rata di quanto complessiva-
mente dovuto entro il termine di trenta giorni dalla data di commissione della violazione.
Va però evidenziato che l’Agenzia delle entrate, nella risoluzione 23 giugno 2011, n. 67/E, ha ammesso
la possibilità di effettuare il ravvedimento “parziale” o in diverse tranches.
In particolare, erano sorti dubbi circa la possibilità, per i contribuenti, di usufruire dei benefici
dell’istituto in parola nei casi in cui ravvedevano in modo frazionato la violazione commessa, con con-
testuale versamento “in misura congrua” della sanzione e degli interessi legali, nei termini normati-
vamente previsti.
In questo caso, secondo l’Agenzia, si è in presenza di un ravvedimento “parziale” di quanto origina-
riamente e complessivamente dovuto.
Tale possibilità non è preclusa: ai fini del perfezionamento del ravvedimento parziale, è necessario
che siano corrisposti interessi e sanzioni commisurati alla frazione del debito d’imposta versa-
to tardivamente.
Il limite all’effettuazione di tali ravvedimenti scaglionati è rappresentato:
dall’intervento di controlli fiscali nei confronti del contribuente ovvero
dallo scadere del termine per il ravvedimento.
È evidente che, in tali circostanze, l’omesso versamento della parte di debito che residua non può be-
neficiare delle riduzioni delle sanzioni previste dal ravvedimento che, invece, andranno irrogate dagli
Uffici, secondo le regole ordinarie.
In definitiva, nei limiti indicati, è possibile effettuare il ravvedimento sia parziale che versando quanto
dovuto in più tranches.
A tale fine, è tuttavia necessario che siano corrisposti gli interessi e la sanzione, commisurati alla fra-
zione del debito d’imposta versato tardivamente.
Tale possibilità è comunque consentita fino al riscontro, da parte dell’Ufficio, dell’irregolarità a seguito
di un controllo fiscale ovvero alla scadenza del termine previsto per il ravvedimento.
Esempio
Si consideri il caso di un contribuente che, per l’anno 2018 (modello Redditi 2019), doveva ver-
sare, entro il 1° luglio 2019 (il 30 giugno cadeva di domenica), un saldo annuale IRPEF di 1.000
euro.
Decide di avvalersi del differimento di 30 giorni con la maggiorazione dello 0,4 per cento e, il
31 luglio 2019, ha versato 502 euro (500 euro per IRPEF + 2 euro di maggiorazione), anziché il
totale di 1.004 euro (1.000 euro di imposta + 4 euro di maggiorazione).
Effettua il ravvedimento entro 30 giorni (sanzione 1,5 per cento).
Pertanto, si avrà:
• imposta residua da versare: 1.004 – 502 = 502 euro;
• sanzione da ravvedimento: 502 x 1,5% = 7,53 euro;
• interessi: 502 x 30 x 0,8% / 365 = 0,33 euro.
Si riporta la sezione del modello F24 compilata:
16 MySolution | Guide
Regole generali
Da segnalare che, con la successiva circolare 2 agosto 2013, n. 27/E, l’Agenzia delle entrate è ulterior-
mente intervenuta sul tema, non solo confermando sostanzialmente quanto chiarito nella citata riso-
luzione n. 67/E del 2011, ma anche introducendo due ulteriori ipotesi:
1. ravvedimento effettuato parzialmente, versando in misura parziale sia l’imposta dovuta,
sia la sanzione ridotta e gli interessi in misura corrispondente a tale versamento parziale:
si considera perfezionato in relazione alla quota dell’imposta versata e l’Agenzia potrà recuperare
l’imposta non versata, applicando sul residuo le sanzioni e gli interessi;
2. ravvedimento effettuato parzialmente, in quanto è stato eseguito un versamento global-
mente insufficiente ed inoltre le sanzioni e/o gli interessi non sono commisurati
all’imposta versata: si può ritenere perfezionato con riferimento alla quota parte dell’imposta
(comprensiva o meno della maggiorazione, a seconda della data dell’originario versamento) pro-
porzionata all’importo complessivamente corrisposto a vario titolo. La circostanza che nel model-
lo F24 occorra indicare separatamente imposta, interessi e sanzioni non fa venire meno
l’unitarietà dell’istituto, ma, al fine di avere evidenza dell’intenzione del contribuente di avvalersi
dei benefici del ravvedimento operoso, è necessario che, in sede di predisposizione del modello
di versamento, lo stesso abbia quantomeno provveduto ad imputare parte di quel versamento
all’assolvimento delle sanzioni, indicando l’apposito codice tributo. In pratica, rileva l’intenzione
del contribuente di avvalersi dei benefici del ravvedimento operoso, individuata dall’imputazione
di una somma a titolo di sanzione nel Mod. F24. Sulla differenza non sanata saranno irrogate le
sanzioni ordinarie e/o recuperati gli interessi non versati.
Infine, con una norma del cd. decreto crescita (art. 4-decies del D.L. n. 34/2019), è stata introdotta, nel
D.Lgs. n. 472/1997, una nuova disposizione (art. 13-bis), che intende estendere l’ambito operativo
della disciplina del ravvedimento operoso, contenuta nell’art. 13 del D.Lgs. n. 472/1997, recependo
in norma primaria alcuni orientamenti già espressi dalla prassi amministrativa in materia di versa-
mento frazionato dell’imposta o versamento “tardivo” dell’imposta frazionata.
In particolare, la nuova disposizione reca una norma interpretativa, con efficacia dunque retroattiva,
ai sensi della quale l’istituto del ravvedimento operoso si applica anche nei casi di versamento frazio-
nato delle imposte dovute, purché il versamento della parte dell’imposta e delle sanzioni e interessi
sia effettuato nei termini di legge per avvalersi del ravvedimento (indicati all’art. 13, comma 1, del ri-
chiamato D.Lgs. n. 472/1997).
Ove l’imposta dovuta sia versata in ritardo, e il ravvedimento, con il versamento della sanzione e degli
interessi, intervenga successivamente, la sanzione applicabile corrisponde a quella riferita
all’integrale tardivo versamento e gli interessi sono dovuti per l’intero periodo di ritardo; la riduzione
in caso di ravvedimento è riferita al momento di perfezionamento dello stesso.
Inoltre, si prevede che, nel caso di versamento tardivo dell’imposta frazionata in scadenze diffe-
renti, al contribuente è consentito:
ravvedere autonomamente i singoli versamenti, con le riduzioni di cui al precedente periodo;
ravvedere il versamento complessivo, applicando alla sanzione la riduzione individuata in base
alla data in cui la stessa è regolarizzata.
MySolution | Guide 17
Regole generali
Attenzione
L’art. 13-bis del D.Lgs. n. 472/1997 si applica ai soli tributi amministrati dall’Agenzia delle
entrate.
Pertanto, ad esempio, non vale per i tributi locali e per i diritti camerali.
In linea di massima, il ravvedimento parziale dovrebbe essere ammesso anche per le violazioni, la cui
competenza all’irrogazione spetta all’Agenzia delle entrate, che non comportano il recupero del tribu-
to.
Su quest’ultimo aspetto, però, sarebbe necessaria una presa di posizione ufficiale da parte
dell’Agenzia delle entrate.
18 MySolution | Guide
Regole generali
Applicando tali principi al caso in cui si assiste a un tardivo (ad esempio, 20 giorni), ma integrale ver-
samento del tributo dovuto, senza alcuna corresponsione di sanzioni e interessi, il quadro che ne de-
riva è il seguente:
la sanzione applicabile è quella in cui “ricade” l’integrale tardivo versamento (nel caso ipotizzato,
la sanzione del 15 per cento);
gli interessi moratori sono dovuti per il periodo del ritardo (20 giorni);
la riduzione sanzionatoria applicabile è riferita al momento in cui si perfeziona il ravvedimento
(C.M. n. 180/E del 1998);
se, medio tempore, è notificato un atto di liquidazione o di accertamento, il contribuente che non
ha versato ancora sanzioni e interessi perde la possibilità di avvalersi dell’istituto.
Emerge, pertanto, che il momento rilevante per valutare la riduzione sanzionatoria da ravvedi-
mento (anche parziale) in concreto applicabile è quello in cui la sanzione viene regolarizzata, ossia
quando la stessa viene versata.
Ricorda
Se l’imposta dovuta è versata in ritardo e il ravvedimento, con il versamento della sanzione e
degli interessi, interviene successivamente:
• la sanzione applicabile corrisponde a quella riferita all’integrale tardivo versamento;
• gli interessi legali spettano comunque per l’intero periodo del ritardo;
• la riduzione della sanzione da ravvedimento è riferita al momento del perfezionamento
dello stesso.
Esempio
Si consideri il caso di un contribuente che si avvale del ravvedimento operoso, versando il tri-
buto tardivamente in due tranches, una entro 30 giorni dalla scadenza e l’altra successivamen-
te, entro 90 giorni.
In questa ipotesi, la riduzione applicabile è quella in cui la sanzione e gli interessi sono effetti-
vamente versati.
In pratica, il contribuente può:
• ravvedere autonomamente i singoli versamenti, applicando la riduzione di cui alle lett. a) (ri-
duzione ad 1/10) e a-bis) (riduzione ad 1/9), rispettivamente alle sanzioni calcolate sulla prima
e sulla seconda tranche, se i versamenti delle sanzioni medesime e degli interessi sono esegui-
ti, rispettivamente, entro il termine di 30 e di 90 giorni;
• ravvedere il versamento complessivo, applicando alla sanzione la riduzione che tiene conto
del momento in cui la stessa è regolarizzata.
MySolution | Guide 19
Regole generali
salva l’applicazione del ravvedimento, per i versamenti effettuati con un ritardo non superio-
re a quindici giorni, la sanzione di cui al punto precedente è ulteriormente ridotta a un im-
porto pari a un quindicesimo per ciascun giorno di ritardo.
Pertanto, si avrà:
riduzione per versamenti entro 90 giorni: 30%/2 = 15%;
ulteriore riduzione per versamenti entro i 14 giorni: 15% x 1/15 = 1% giornaliero.
Come affermato dalla circolare 5 agosto 2011, n. 41/E (par. 10), “la riduzione della sanzione diminuisce
all’aumentare dei giorni di ritardo, fino, ovviamente, ad annullarsi al quindicesimo giorno, tornando pari al
30 per cento [ora 15 per cento]”.
In pratica, per i versamenti tardivi che avvengono nei 14 giorni successivi alla scadenza di legge:
le sanzioni “ordinarie” variano, a seconda dei giorni di ritardo, dall’1 per cento per un giorno di
ritardo (1/15 del 15 per cento) al 14 per cento per 14 giorni di ritardo (14/15 del 15 per cento);
se entro i suddetti 14 giorni si effettua il ravvedimento operoso, tali sanzioni sono ulteriormente
ridotte di un decimo, diventando quindi dello 0,1 per cento per un giorno di ritardo (1/15 del 15%
/ 10) e dell’1,4 per cento per 14 giorni di ritardo (14/15 del 15% / 10).
Il ravvedimento sprint trova applicazione anche alle violazioni commesse prima del 6 luglio 2011,
salvo che il provvedimento di irrogazione della sanzione sia divenuto definitivo.
Esempio
Si consideri il caso di un contribuente che, per l’anno 2018 (modello Redditi 2019), doveva ver-
sare, entro il 1° luglio 2019, un saldo annuale IRPEF di 10.000 euro.
Effettua il ravvedimento l’8 luglio (7 giorni di ritardo).
Pertanto, si avrà:
• imposta da versare: 10.000 euro;
• sanzione da ravvedimento: 10.000 x (0,1% x 7 gg) = 10.000 x 0,7% = 70 euro;
• interessi: 10.000 x 7 x 0,8% / 365 = 1,53 euro.
Si riporta la sezione del modello F24 compilata:
20 MySolution | Guide
Regole generali
Ritardo Sanzione Riduzione per Sanzione ri- Tributi in- Rif. art.
piena ravvedimento dotta per rav- teressati 13,
vedimento comma
1, del
D.Lgs. n.
472/1997
Da 1 a 14 giorni Dall’1% al Riduzione della Dallo 0,1% (1 Tutti Lett. a)
14% sanzione del giorno di ritar-
15% a 1/15 per do) all’1,4% (14
giorno di ritardo giorni di ritar-
e ulteriore ridu- do)
zione al decimo
Da 15 a 30 15% 1/10 1,5% Lett. a)
giorni
Da 31 a 90 15% 1/9 1,67 Lett. a-
giorni bis)
Dal 91° giorno 30% 1/8 3,75% Lett. b)
all’anno dalla
violazione o en-
tro il termine
della dichiara-
zione relativa
all’anno in cui è
commessa la
violazione
Entro 2 anni 30% 1/7 4,29% Solo tributi Lett. b-
dalla violazione amministrati bis)
o entro il ter- dall’Agenzia
mine della di- delle entra-
chiarazione re- te, tributi
lativa all’anno doganali e
successivo a accise
quello in cui è
commessa la
violazione
Oltre 2 anni dal- 30% 1/6 5% Solo tributi Lett. b-
la violazione amministrati ter)
oppure oltre il dall’Agenzia
termine della delle entra-
dichiarazione te, tributi
relativa all’anno doganali e
successivo a accise
quello in cui è
commessa la
MySolution | Guide 21
Regole generali
Ritardo Sanzione Riduzione per Sanzione ri- Tributi in- Rif. art.
piena ravvedimento dotta per rav- teressati 13,
vedimento comma
1, del
D.Lgs. n.
472/1997
violazione
Dopo la consta- 30% 1/5 6% Solo tributi Lett. b-
tazione della amministrati quater)
violazione nel dall’Agenzia
“PVC” delle entrate
Ricorda
Questa procedura consente di versare la sanzione in misura ridotta. Tale regolarizzazione de-
ve essere effettuata comunque prima dell’inizio dell’attività di controllo o verifica.
Invece, le violazioni “meramente formali”, oltre a non avere risvolti sostanziali, non arrecano nem-
meno pregiudizio all’esercizio delle azioni di controllo da parte dell’Amministrazione finanziaria.
A tale proposito, è previsto che:
non sono punibili le violazioni che non arrecano pregiudizio all’esercizio delle azioni di controllo
e non incidono sulla determinazione della base imponibile, dell’imposta e sul versamento del tri-
buto (art. 6, comma 5-bis, del D.Lgs. n. 471/1997);
le sanzioni non sono comunque irrogate quando la violazione dipende da obiettive condizioni
di incertezza sulla portata e sull’ambito di applicazione della norma tributaria o quando si
22 MySolution | Guide
Regole generali
traduce in una mera violazione formale, senza alcun debito di imposta; in ogni caso, non deter-
mina obiettiva condizione di incertezza la pendenza di un giudizio in ordine alla legittimità della
norma tributaria (art. 10, comma 3, della legge 27 luglio 2000, n. 212).
Quando si parla di “violazioni meramente formali” ci si riferisce a quelle che non arrecano pregiudi-
zio all’esercizio delle azioni di controllo e non incidono sulla determinazione della base impo-
nibile, dell’imposta e sul versamento del tributo.
Si tratta, in particolare, di errori di compilazione del modello di versamento F24 ovvero del modello di
versamento F23, che non incidono dunque sul pagamento del debito tributario complessivo e che,
quindi, si configurano come violazioni formali non soggette a sanzione, quali, ad esempio:
errata indicazione del periodo di riferimento;
errata attribuzione ad un solo codice tributo dell’importo a debito o a credito relativo a più tribu-
ti.
In tale caso, i contribuenti possono presentare un’istanza di rettifica del modello ad uno qualsiasi
degli Uffici locali, contenente gli elementi necessari per consentire la correzione dell’errore.
Trattandosi di violazioni formali che non comportano alcun debito di imposta, gli Uffici devono acco-
gliere le istanze, senza la necessità di ulteriori adempimenti da parte dei contribuenti.
Ricorda
A tale proposito, si fa tuttavia rilevare che non è mai possibile correggere il codice fiscale
indicato in un modello F24, ovvero correggere elementi riguardanti somme versate ad enti
diversi dall’Erario.
Ai fini del ravvedimento in caso di errore di codice tributo compiuto nel modello F23, la comunica-
zione può essere inviata all’Ufficio periferico il cui codice è stato indicato nel modello stesso.
Per quanto riguarda, invece, il ravvedimento per l’errata indicazione del codice ufficio nel modello
F23, il contribuente deve inviare una comunicazione sia all’Ufficio periferico il cui codice è stato indi-
cato erroneamente sul modello di versamento, sia a quello cui il versamento deve essere corretta-
mente abbinato.
L’Agenzia delle entrate ha avuto modo di pronunciarsi sulle violazioni di cui si discute.
In particolare, nella circolare 3 agosto 2001, n. 77/E, è stato chiarito che:
i soggetti che si avvedono di avere commesso errori od omissioni, anche se ininfluenti ai fini della
proficuità dell’azione di controllo, possono regolarizzare la propria posizione mediante dichiara-
zione integrativa o comunicazioni da trasmettere al competente Ufficio con le modalità già previ-
ste per il ravvedimento;
quando, invece, ci si trova in presenza di violazioni formali, ma pur sempre incidenti sull’attività
di controllo dell’Ufficio, la regolarizzazione comporta il pagamento della sanzione ridotta nella
misura prevista per il ravvedimento dall’art. 13, comma 1, del D.Lgs. n. 472/1997.
Riferimenti normativi
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 472, artt. 13 e 13-bis
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 471, art. 13
MySolution | Guide 23
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
In linea generale, le violazioni che interessano gli obblighi di versamento (omesso, insufficiente o tardivo)
possono essere così sintetizzate:
- tributi correttamente quantificati in sede di dichiarazione annuale, ma non versati entro le prescritte
scadenze (ad esempio, modello Redditi liquidato e trasmesso correttamente, ma IRPEF a saldo non ver-
sata);
- tributi non versati entro le prescritte scadenze, senza che sia previsto un obbligo dichiarativo periodico
(ad esempio, mancato versamento dell’imposta sostitutiva sul TFR);
- tributi non correttamente quantificati in sede di dichiarazione annuale e non versati entro le prescritte
scadenze (ad esempio, omessa indicazione di un reddito da cui risulta una maggiore IRPEF non versata).
1. Introduzione
Di seguito si approfondiscono le fattispecie di violazioni riferibili agli omessi, insufficienti o tardivi ver-
samenti delle imposte dirette.
Per quanto riguarda, invece, le violazioni relative alle ritenute e, più in generale, quelle commesse
dai sostituti d’imposta, oltre che alla regolarizzazione dei versamenti derivanti da dichiarazioni con
errori o presentate in ritardo, si rimanda alle sezioni appositamente dedicate.
24 MySolution | Guide
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
messa la violazione ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, entro due anni
dall’omissione o dall’errore;
5. ad un sesto del minimo, se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche incidenti sul-
la determinazione o sul pagamento del tributo, avviene oltre il termine per la presentazione della
dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la viola-
zione ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, oltre due anni dall’omissione o
dall’errore;
6. ad un quinto del minimo, se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche se incidenti
sulla determinazione o sul pagamento del tributo, avviene dopo la constatazione della violazione
con processo verbale di constatazione (PVC), salvo che la violazione non rientri tra quelle relative
alla mancata emissione di ricevute fiscali, scontrini fiscali o documenti di trasporto o all’omessa
installazione degli apparecchi per l’emissione dello scontrino fiscale (artt. 6, comma 3, e 11,
comma 5, del D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 471).
Ricorda
Le riduzioni di cui ai punti 4, 5 e 6 si applicano ai tributi amministrati dall’Agenzia delle en-
trate e, limitatamente ai punti 4 e 5, ai tributi doganali e alle accise, amministrati
dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli.
Per i tributi amministrati dall’Agenzia delle entrate e per i tributi doganali e per le accise, amministrati
dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, non opera la preclusione secondo cui non è possibile ap-
plicare il ravvedimento, se la violazione è stata già constatata e comunque sono iniziati accessi, ispe-
zioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento, delle quali l’autore o i soggetti solidal-
mente obbligati hanno avuto formale conoscenza.
Attenzione
Il ravvedimento resta comunque precluso, se sono stati notificati atti di liquidazione e di
accertamento, comprese le comunicazioni di controllo automatico e formale ex artt. 36-bis e
36-terdel D.P.R. n. 600/1973 e art. 54-bis del D.P.R. n. 633/1972.
Il pagamento e la regolarizzazione con ravvedimento operoso non precludono l’inizio o la
prosecuzione di accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di controllo e ac-
certamento.
Il pagamento della sanzione ridotta deve essere eseguito contestualmente alla regolarizzazione del
pagamento del tributo o della differenza, quando dovuti, nonché al pagamento degli interessi mora-
tori, calcolati al tasso legale con maturazione giorno per giorno.
Inoltre, occorre ricordare:
per i versamenti effettuati con un ritardo non superiore a novanta giorni, la sanzione del 30
per cento è ridotta alla metà;
salva l’applicazione del ravvedimento, per i versamenti effettuati con un ritardo non superiore a
quindici giorni, la sanzione di cui al punto precedente è ulteriormente ridotta a un importo pari
a un quindicesimo per ciascun giorno di ritardo.
MySolution | Guide 25
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
26 MySolution | Guide
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
la sanzione del 30 per cento si applica nei casi di liquidazione della maggiore imposta a segui-
to di controlli automatici e formali delle dichiarazioni (artt. 36-bis e 36-ter del D.P.R. n.
600/1973 e art. 54-bisdel D.P.R. n. 633/1972);
fuori dei casi di tributi iscritti a ruolo, la sanzione del 30 per cento si applica altresì in ogni ipotesi
di mancato pagamento di un tributo o di una sua frazione nel termine previsto.
È anche prevista una disciplina sanzionatoria in caso di utilizzo di crediti d’imposta in misura ecce-
dente a quella reale.
Infatti:
nel caso di utilizzo di un’eccedenza o di un credito d’imposta esistenti in misura superiore a quel-
la spettante o in violazione delle modalità di utilizzo previste, si applica, salva l’applicazione delle
norme speciali, la sanzione pari al 30 per cento del credito utilizzato;
nel caso di utilizzo in compensazione di crediti inesistenti per il pagamento delle somme dovute,
è applicata la sanzione dal 100 al 200 per cento della misura dei crediti stessi. In questo caso,
non si applica la definizione agevolata (art. 16, comma 3, e 17, comma 2, del D.Lgs. n. 472/1997).
Un credito si intende inesistente, se manca, in tutto o in parte, il presupposto costitutivo e la
cui inesistenza non sia riscontrabile mediante controlli automatici e formali sulle dichiarazioni.
Attenzione
Le sanzioni descritte non si applicano quando i versamenti sono stati tempestivamente ese-
guiti ad Ufficio o concessionario diverso da quello competente.
MySolution | Guide 27
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
Attenzione
Nell'ambito della regolarizzazione della violazione di infedele dichiarazione, fermo restando il
versamento del minor credito utilizzato nel modello F24 e del maggior debito emergente dalla
dichiarazione integrativa (con i relativi interessi), le compensazioni successivamente sono del
tutto legittime. Di conseguenza, oltre alla sanzione dal 90% al 180% (art. 1, comma 2, D.Lgs.
n. 471/1997), da calcolare sugli importi del minor credito utilizzato e del maggior debito da
versare, non deve essere ravveduta anche quella relativa all’utilizzo in compensazione di cre-
28 MySolution | Guide
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
diti inesistenti per il pagamento delle somme dovute dal 100% al 200% (art. 13, comma 5,
D.Lgs. n. 471/1997) (risoluzione 24 dicembre 2020, n. 82/E).
MySolution | Guide 29
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
30 MySolution | Guide
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
MySolution | Guide 31
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
Sulla base di quanto appena detto, le situazioni che, attualmente, possono verificarsi sono le seguen-
ti.
Esempio
Esempio (periodo d’imposta x – Modello Redditi x+1):
Esercizio coincidente con l’anno solare
• Esercizio: 01/01/anno x – 31/12/anno x;
• termine di approvazione bilancio: 30/04/anno x+1;
• approvazione bilancio rendiconto: 28/04/anno x+1;
• il versamento deve avvenire entro il:
- 30/6/anno x+1 senza maggiorazioni;
- 30/7/anno x+1 con maggiorazione dello 0,4%.
32 MySolution | Guide
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
Esempio
Esempio (periodo d’imposta x – Modello Redditi x+1):
Esercizio coincidente con l’anno solare
• Esercizio: 01/01/anno x – 31/12/anno x;
• termine di approvazione bilancio: 29/06/anno x+1;
• approvazione bilancio rendiconto: 25/05/anno x+1 – termine speciale non utilizzato;
• il versamento deve avvenire entro il:
- 30/6/anno x+1 senza maggiorazioni;
- 30/7/anno x+1 con maggiorazione dello 0,4%.
Esercizio non coincidente con l’anno solare – Termine speciale non utilizzato
• Esercizio: 01/01/anno x – 31/12/anno x;
• termine di approvazione bilancio: 29/06/anno x+1;
• approvazione bilancio rendiconto: 25/05/anno x+1 (termine speciale non utilizzato);
• il versamento deve avvenire entro il:
- 30/06/anno x+1 senza maggiorazioni;
- 30/07/anno x+1 con maggiorazione dello 0,4%.
Esempio
Esempio (periodo d’imposta x – Modello Redditi x+1):
Termine 120 giorni
• Esercizio: 01/01/anno x – 31/12/anno x;
• termine di approvazione bilancio: 30/04/anno x+1;
• approvazione bilancio rendiconto: NO;
• il versamento deve avvenire entro il:
MySolution | Guide 33
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
34 MySolution | Guide
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
MySolution | Guide 35
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
Infatti, se il versamento è effettuato entro 14 giorni dalla scadenza, la riduzione di 1/10 prevista in
caso di ravvedimento operoso è applicabile anche alla sanzione riferita a ciascun giorno di ritar-
do.
Di conseguenza, le sanzioni ordinaria (applicabile dall’Ufficio) e ridotta (in caso di ravvedimento ope-
roso), risultano le seguenti:
Dal quindicesimo giorno in poi, la norma non trova più applicazione e quindi si applica la sanzione
piena, con la conseguenza che quella da ravvedimento è pari ad 1/10 (sino a 30 giorni) e quindi
all’1,5 per cento.
Esempio
Si consideri il caso di un contribuente che non ha versato, entro il 1° luglio 2019, il saldo IRPEF
2018 di 5.000 euro.
Decide di utilizzare il ravvedimento, versando l’importo dovuto il 13 luglio 2019.
Pertanto, effettua il ravvedimento con un ritardo di 12 giorni (sanzione 1,2 per cento).
Il tasso degli interessi legali, da calcolare con maturazione giorno per giorno, ammonta, nel
2019, allo 0,8 per cento.
Si avrà:
• imposta da versare: 5.000 euro;
• sanzione da ravvedimento: 5.000 * 1,2% = 60 euro;
• interessi: 5.000 * 12 * 0,8% / 365 = 1,32 euro.
Si riporta la sezione del modello F24 compilata:
36 MySolution | Guide
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
Attenzione
Se la violazione riguarda il versamento delle imposte del modello Redditi in scadenza il 30
giugno, va tenuto presente che il termine iniziale per effettuare il ravvedimento decorre
dalla data entro la quale si è scelto di effettuare il versamento originario, e non dalla data na-
turale di scadenza (30 giugno).
La data naturale di scadenza (30 giugno) assume rilevanza soltanto nell’ipotesi residuale in cui
non sia stato effettuato alcun versamento, né entro il 30 giugno, né entro il 30 luglio.
Esempio
Si consideri il caso di un contribuente che non ha versato, entro il 30 settembre 2019, la quar-
ta rata del saldo IRPEF 2018, in misura pari a 3.000 euro.
Decide di utilizzare il ravvedimento, versando l’importo dovuto il 27 ottobre 2019.
Pertanto, effettua il ravvedimento con un ritardo di 27 giorni (sanzione 1,5 per cento).
Il tasso degli interessi legali, da calcolare con maturazione giorno per giorno, ammonta, nel
2019, allo 0,8 per cento.
Si avrà:
• imposta da versare: 3.000 euro;
• sanzione da ravvedimento: 3.000 * 1,5% = 45 euro;
• interessi: 3.000 * 27 * 0,8% / 365 = 1,78 euro.
Si riporta la sezione del modello F24 compilata:
MySolution | Guide 37
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
Attenzione
Si ricorda che le violazioni derivanti dall’omissione dei versamenti risultanti dalla dichiara-
zione (ad esempio, carente/omesso versamento a saldo o in acconto) non sono commesse
mediante la dichiarazione, mantenendo, rispetto a questa, una propria autonomia.
Di conseguenza, per tali violazioni, il conto dei giorni per il ravvedimento decorre dalla sca-
denza del termine di versamento e non dal termine per la presentazione della dichiarazione
(circolare 9 giugno 2015, n. 23/E).
Esempio
Si consideri il caso di un contribuente che non ha versato, entro il 1° luglio 2019, il saldo IRPEF
2018, in misura pari a 3.000 euro.
Decide di utilizzare il ravvedimento, versando l’importo dovuto il 13 settembre 2019.
Pertanto, effettua il ravvedimento con un ritardo di 74 giorni (sanzione 1,67 per cento).
Il tasso degli interessi legali, da calcolare con maturazione giorno per giorno, ammonta, nel
2019, allo 0,8 per cento.
Si avrà:
• imposta da versare: 3.000 euro;
• sanzione da ravvedimento: 3.000 * 1,67% = 50,10 euro;
• interessi: 3.000 *74 * 0,8% / 365 = 4,87 euro.
Si riporta la sezione del modello F24 compilata:
38 MySolution | Guide
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
Pertanto, utilizzando il ravvedimento, per i versamenti effettuati entro il termine di presentazione del-
la dichiarazione relativa all’anno nel corso del quale è stata commessa la violazione ovvero entro un
anno dall’omissione o dall’errore, se non è prevista una dichiarazione periodica, la sanzione è pari al
3,75 per cento (30% x 1/8).
Esempio
Si consideri il caso di un contribuente che non ha versato, entro il 2 luglio 2018, il saldo IRPEF
2017, in misura pari a 3.000 euro.
Il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno nel corso del quale è stata
commessa la violazione è fissato al 1° dicembre 2019 (modello Redditi 2019, redditi 2018).
Decide di utilizzare il ravvedimento, versando l’importo dovuto il 28 novembre 2019.
Pertanto, effettua il ravvedimento con un ritardo di 514 giorni (sanzione 3,75 per cento), di
cui:
• 182 giorni nel 2018 al tasso di interesse legale pari allo 0,3 per cento
• 332 giorni nel 2019 al tasso di interesse legale pari allo 0,8 per cento.
Si avrà:
• imposta da versare: 3.000 euro;
• sanzione da ravvedimento: 3.000 x 3,75% = 112,50 euro;
• interessi: (3.000 x 182 x 0,3% / 365) + (3.000 x 332 x 0,8% / 365) = 26,32 euro.
Si riporta la sezione del modello F24 compilata:
MySolution | Guide 39
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
Attenzione
Tale fattispecie difficilmente può essere applicabile alle violazioni derivanti delle dichiarazioni
dei redditi, poiché, di regola, l’Agenzia delle entrate provvede alla liquidazione automatica
delle stesse entro il termine di presentazione della dichiarazione successiva.
La presenza di una comunicazione siffatta (liquidazione ex artt. 36-bis o 36-ter del D.P.R. n.
600/1973) costituisce una causa di preclusione dell’effettuazione del ravvedimento operoso.
40 MySolution | Guide
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
Esempio
Si supponga che:
• entro il 2 dicembre 2019 è stata presentata la dichiarazione Redditi 2019;
• al rigo RN34 (Differenza) risulta un importo di 10.000 euro;
• il contribuente ha, quindi, versato due acconti per il 2019 pari a 4.000 euro (il 1° luglio 2019)
e 6.000 euro (il 2 dicembre 2019);
• in data 5 gennaio 2020, presenta un modello Redditi rettificativo, indicando un reddito non
dichiarato nel modello originario;
• a seguito di tale integrazione, il rigo RN34 del nuovo modello Redditi riporta un valore di
15.000 euro, per cui gli acconti ricalcolati sarebbero rispettivamente 6.000 euro e 9.000 euro.
In tale caso, la differenza tra acconti originari e acconti ricalcolati non è sanzionata.
E comunque, anche quando l’integrazione avvenga prima del citato termine, il primo acconto
non sarà sanzionabile quando con il secondo acconto sia versata la differenza dovuta, calcola-
ta con riferimento alla dichiarazione integrata.
In definitiva, il principio che emerge dall’attuale prassi è il seguente: se l’importo versato per gli ac-
conti è commisurato a quello determinato nella dichiarazione vigente al momento del versamen-
to, il contribuente non potrà essere assoggettato a sanzione per carente versamento.
MySolution | Guide 41
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
Ciò premesso, nella circolare n. 27/E del 2013 è stato ripreso quanto a suo tempo affermato con la
C.M. 23 luglio 1998, n. 192/E, par. 1.1, in merito all’omesso o insufficiente pagamento, alle prescritte
scadenze, delle imposte dovute a titolo di acconto o di saldo in base alla dichiarazione, ricordando
che, in questo caso, il legislatore ha previsto due distinti termini per il versamento: per i soggetti
con periodo coincidente con l’anno solare, il primo è il 30 giugno, l’altro nei successivi trenta giorni.
Il versamento effettuato nel più ampio termine risulta tempestivo, con la particolarità che
l’adempimento dell’obbligazione tributaria avviene mediante il pagamento dell’imposta incrementata
di un importo, pari allo 0,40 per cento, che si configura come parte del tributo medesimo.
Al riguardo, l’Agenzia ha interpellato l’Avvocatura generale dello Stato, la quale, nel parere 2 luglio
2012, n. 263000, ha chiarito che “... il versamento entro 30 giorni dalla scadenza dell’importo dovuto sen-
za la maggiorazione dello 0,40% è assimilabile all’omesso versamento parziale e non già al ritardato pa-
gamento, e che di conseguenza la sanzione del terzo deve essere rapportata alla frazione dell’importo non
versato, come disposto dall’articolo 13 del decreto legislativo n. 471 del 1997 per l’ipotesi di versamento
parziale tempestivo...”.
Ad avviso dell’Avvocatura generale dello Stato, infatti, “nel dubbio, deve privilegiarsi un’interpretazione
della norma conforme ai principi di proporzionalità, ragionevolezza e certezza del diritto; ...”.
Si rammenta, in proposito, che gli interessi sul versamento effettuato nel “termine lungo” rappresen-
tano il “corrispettivo” per il vantaggio che il contribuente trae dalla disponibilità di una somma di de-
naro spettante all’ente creditore.
Del resto, la maggiorazione a titolo di interesse corrispettivo, nella misura dello 0,40 per cento, viene
versata congiuntamente all’imposta dovuta, aggiungendosi a questa, senza distinzione di codice tri-
buto.
Per l’Agenzia delle entrate, ne consegue che, se è dovuta un’imposta maggiore rispetto a quella calco-
lata e versata nel “termine lungo”, detto versamento non è da considerarsi tardivo tout court, ma
semplicemente insufficiente; la sanzione, in misura ordinaria – pari al 30 per cento dell’importo non
versato, ridotta del 50 per cento nei primi 90 giorni (art. 13 del D.Lgs. n. 471/1997) – deve quindi esse-
re calcolata sulla differenza tra quanto versato nel “termine lungo” e quanto dovuto (imposta
più maggiorazione).
Non assume rilevanza stabilire se il contribuente abbia versato la sola imposta e non abbia versato la
maggiorazione, o se abbia eseguito un versamento proporzionalmente insufficiente, proprio perché,
non potendosi distinguere i due importi (versati con lo stesso codice tributo), il versamento si inten-
de nel suo complesso insufficiente.
Esempio
Si ipotizzi che il contribuente, nel termine lungo, abbia erroneamente versato a titolo di saldo
IRES 2018 l’importo di 1.000 euro – in luogo di 4.000 euro effettivamente dovuti – unitamente
alla maggiorazione dello 0,40 per cento, per un totale di 1004 euro (anziché 4.016 euro).
L’Ufficio provvede all’irrogazione della sanzione nella misura ordinaria del 30 per cento
sull’importo di 3.012 euro, ossia sulla sola differenza tra quanto dovuto (imposta più maggio-
razione), pari a 4.016 euro, e quanto versato nel termine lungo, ossia 1.004 euro.
Si provvede, altresì, al recupero della differenza d’imposta dovuta, di 3.012 euro, e degli inte-
ressi, calcolati a fare data dalla scadenza del termine lungo.
In tale ipotesi, il contribuente può comunque decidere di regolarizzare l’errore commesso mediante
l’applicazione dell’istituto del ravvedimento.
42 MySolution | Guide
Ravvedimento del ritardato od omesso versamento di imposte dirette
Ad esempio, la regolarizzazione spontanea può essere effettuata, eseguendo il pagamento nel termi-
ne di trenta giorni dalla scadenza del “termine lungo”:
di quanto dovuto a titolo di tributo, comprensivo della maggiorazione dello 0,40 per cento;
dei relativi interessi moratori, calcolati al tasso legale, maturati dalla scadenza del termine lungo
al giorno di effettuazione del pagamento;
della sanzione ridotta, pari all’1,5 per cento dell’importo versato in ritardo (tributo e maggiora-
zione dello 0,40 per cento).
Oppure, la regolarizzazione può avvenire, eseguendo il pagamento nel termine di 90 giorni dalla
scadenza del “termine lungo”:
di quanto dovuto a titolo di tributo, comprensivo della maggiorazione dello 0,40 per cento;
dei relativi interessi moratori, calcolati al tasso legale, maturati dalla scadenza del termine lungo
al giorno di effettuazione del pagamento;
della sanzione ridotta, pari all’1,67 per cento dell’importo versato in ritardo (tributo e maggiora-
zione dello 0,40 per cento).
O, ancora, la regolarizzazione può avvenire, eseguendo il pagamento entro il termine per la presen-
tazione della dichiarazione relativa all’anno nel corso del quale è stata commessa la violazio-
ne:
di quanto dovuto a titolo di tributo, comprensivo della maggiorazione dello 0,40 per cento;
dei relativi interessi moratori, calcolati al tasso legale maturati dalla scadenza del termine lungo
al giorno di effettuazione del pagamento;
della sanzione ridotta, pari al 3,75 per cento dell’importo versato in ritardo (tributo e maggiora-
zione dello 0,40 per cento).
Chiaramente, è possibile utilizzare anche le altre forme di ravvedimento, quali, ad esempio, quello
sprint, entro 14 giorni.
Esempio
Riprendendo l’esempio precedente, si supponga che la regolarizzazione dell’errore commesso
avvenga entro il termine di presentazione della dichiarazione per l’anno d’imposta 2018 (fissa-
to al 2 dicembre 2019).
In questo caso, si dovrà effettuare il versamento della differenza d’imposta (ossia del residuo
tributo dovuto, comprensivo della maggiorazione dello 0,40 per cento), pari a 3.012 euro, de-
gli interessi, calcolati a fare data dalla scadenza del termine lungo, e delle sanzioni ridotte pari
al 3,75 per cento (quindi, 112,95 euro).
Riferimenti normativi
D.P.R. 7 dicembre 2001, n. 435, art. 17
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 472, art. 13
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 471, art. 13
MySolution | Guide 43
Ravvedimento imposta sul valore aggiunto
Per i versamenti IVA effettuati con ritardo non superiore a 15 giorni, la misura della sanzione è differen-
ziata a seconda del momento in cui viene sanata la posizione. Utilizzando il ravvedimento, per i versa-
menti effettuati con ritardo superiore a 15 giorni, ma entro 30 giorni, la sanzione è pari all’1,5 per cento.
Se il ritardo supera 30 giorni, ma non 90 giorni, la sanzione è pari all’1,67 per cento. Per i versamenti ef-
fettuati entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno nel corso del quale è stata
commessa la violazione ovvero entro un anno dall’omissione o dall’errore, se non è prevista una dichia-
razione periodica, la sanzione è pari al 3,75 per cento. Per i versamenti effettuati entro il termine di pre-
sentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata commes-
sa la violazione ovvero entro due anni dall’omissione o dall’errore, se non è prevista una dichiarazione
periodica, la sanzione è pari al 4,29 per cento. Per i versamenti effettuati oltre tale termine, la sanzione
è pari al 5 per cento. La compensazione del debito IVA periodico, e il conseguente ravvedimento delle
sanzioni, possono essere anticipati, utilizzando il credito IVA maturato in un trimestre successivo a quel-
lo violato. In assenza dei requisiti per utilizzare le eccedenze di credito trimestrale, il ravvedimento
dell’omesso versamento periodico può essere effettuato utilizzando in compensazione il credito IVA
emergente dalla dichiarazione annuale. In tale evenienza, il credito può essere compensato con un debi-
to IVA pregresso, a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello della maturazione. Il ravvedi-
mento operoso trova applicazione anche in caso di omesso o carente versamento dell’acconto IVA.
1. Introduzione
Le violazioni in materia di IVA che possono essere regolarizzate mediante il ravvedimento operoso
sono numerose, anche a causa della complessità dell’imposta.
Tra quelle più frequenti si segnalano:
omessi versamenti relativi alle liquidazioni periodiche, al saldo annuale e all’acconto;
violazioni formali;
violazioni sostanziali che incidono sulla determinazione dell’imposta dovuta;
omessa presentazione della dichiarazione annuale;
irregolare fatturazione;
omessa, infedele, tardiva registrazione di operazioni;
errata detrazione IVA;
In questa sede ci si occupa, in particolare, delle violazioni connesse ai versamenti dell’imposta.
44 MySolution | Guide
Ravvedimento imposta sul valore aggiunto
con un ritardo non superiore a 90 giorni, la sanzione è pari al 15 per cento dell’imposta non
versata;
con un ritardo non superiore a 15 giorni, la sanzione del 15 per cento è ridotta ad un importo
pari ad 1/15 per ogni giorno di ritardo.
In definitiva, l’omesso o insufficiente versamento può essere regolarizzato mediante ravvedimento:
entro 14 giorni dalla scadenza del termine di versamento, applicando una sanzione pari allo 0,1
per cento per ogni giorno di ritardo;
entro 30 giorni dalla scadenza del termine di versamento, applicando una sanzione ridotta pari
ad 1/10 del minimo (quindi, 1,5 per cento);
entro 90 giorni dalla scadenza del termine di versamento, applicando una sanzione pari ad 1/9
del minimo (quindi, 1,67 per cento);
entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno nel corso del quale la vio-
lazione è stata commessa, applicando una sanzione pari ad 1/8 del minimo (quindi, 3,75 per cen-
to);
entro il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello
nel corso del quale è stata commessa la violazione, applicando una sanzione pari ad 1/7 del mi-
nimo (quindi, 4,29 per cento);
oltre il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel
corso del quale è stata commessa la violazione, applicando una sanzione pari ad 1/6 del minimo
(quindi, 5 per cento).
Chiaramente, oltre all’imposta e alle sanzioni ridotte come specificato, occorre versare gli interessi
legali, con maturazione giorno per giorno.
MySolution | Guide 45
Ravvedimento imposta sul valore aggiunto
Attenzione
La norma si ripercuote, ovviamente, anche sulla sanzione ridotta dovuta, qualora, oltre a ver-
sare le somme, il contribuente si avvalga del ravvedimento operoso.
Infatti, se il versamento è effettuato entro 14 giorni dalla scadenza, la riduzione di 1/10 prevista in
caso di ravvedimento operoso è applicabile anche alla sanzione riferita a ciascun giorno di ritar-
do.
Di conseguenza, le sanzioni ordinaria (applicabile dall’Ufficio) e ridotta (in caso di ravvedimento ope-
roso) risultano le seguenti:
46 MySolution | Guide
Ravvedimento imposta sul valore aggiunto
Dal quindicesimo giorno in poi, la norma non trova più applicazione e quindi si applica la sanzione
piena, con la conseguenza che quella da ravvedimento è pari ad 1/10 (sino a 30 giorni) e quindi all’1,5
per cento.
Esempio
Si consideri il caso di un contribuente che non ha versato, entro il 16 maggio 2019, l’IVA perio-
dica relativa al mese di aprile 2019 per un importo di 5.000 euro.
Decide di utilizzare il ravvedimento, versando l’importo dovuto il 28 maggio 2019.
Pertanto, effettua il ravvedimento con un ritardo di 12 giorni (sanzione 1,2 per cento).
Il tasso degli interessi legali, da calcolare con maturazione giorno per giorno, ammonta, nel
2019, allo 0,8 per cento.
Si avrà:
• imposta da versare: 5.000 euro;
• sanzione da ravvedimento: 5.000 x 1,2% = 60 euro;
• interessi: 5.000 x 12 x 0,8% / 365 = 1,32 euro.
Si riporta la sezione del modello F24 compilata:
MySolution | Guide 47
Ravvedimento imposta sul valore aggiunto
Esempio
Si consideri il caso di un contribuente che non ha versato, entro il 18 novembre 2019, l’IVA pe-
riodica relativa al terzo trimestre 2019 per un importo di 3.000 euro.
Decide di utilizzare il ravvedimento, versando l’importo dovuto il 16 dicembre 2019.
Pertanto, effettua il ravvedimento con un ritardo di 28 giorni (sanzione 1,5 per cento).
Il tasso degli interessi legali, da calcolare con maturazione giorno per giorno, ammonta, nel
2019, allo 0,8 per cento.
Si avrà:
• imposta da versare: 3.000 euro;
• sanzione da ravvedimento: 3.000 x 1,5% = 45 euro;
• interessi: 3.000 x 28 x 0,8% / 365 = 1,84 euro.
Si riporta la sezione del modello F24 compilata:
Attenzione
Le violazioni derivanti dall’omissione dei versamenti risultanti dalla dichiarazione (ad
esempio, carente/omesso versamento a saldo o in acconto) non sono commesse mediante la
dichiarazione, mantenendo, rispetto a questa, una propria autonomia.
Di conseguenza, per tali violazioni il conto dei giorni per il ravvedimento decorre dalla sca-
denza del termine di versamento e non dal termine per la presentazione della dichiarazione
(circolare 9 giugno 2015, n. 23/E).
Esempio
Si consideri il caso di un contribuente che non ha versato, entro il 18 marzo 2019, l’IVA perio-
dica relativa al mese di febbraio 2019 per un importo di 3.000 euro.
Decide di utilizzare il ravvedimento, versando l’importo dovuto il 15 giugno 2019.
Pertanto, effettua il ravvedimento con un ritardo di 89 giorni (sanzione 1,67 per cento).
Il tasso degli interessi legali, da calcolare con maturazione giorno per giorno, ammonta, nel
2019, allo 0,8 per cento.
48 MySolution | Guide
Ravvedimento imposta sul valore aggiunto
Si avrà:
• imposta da versare: 3.000 euro;
• sanzione da ravvedimento: 3.000 x 1,67% = 50,10 euro;
• interessi: 3.000 x 89 x 0,8% / 365 = 5,85 euro.
Si riporta la sezione del modello F24 compilata:
MySolution | Guide 49
Ravvedimento imposta sul valore aggiunto
i soggetti non residenti che si avvalevano di un rappresentante fiscale tenuto a presentare la di-
chiarazione IVA per loro conto;
i soggetti non residenti identificati direttamente ai sensi dell’art. 35-ter del D.P.R. n. 633/1972;
particolari soggetti (ad esempio, i venditori “porta a porta”), qualora non fossero tenuti alla pre-
sentazione della dichiarazione unificata, in quanto titolari di redditi per i quali non sussisteva
l’obbligo di presentazione della dichiarazione dei redditi;
i soggetti risultanti da operazioni straordinarie o da altre trasformazioni sostanziali soggettive,
avvenute nel periodo compreso tra il 1° gennaio e la data di presentazione della dichiarazione,
tenuti a presentare tale dichiarazione annuale per conto dei soggetti estinti a seguito
dell’operazione intervenuta (fusione, scissione, ecc.).
Inoltre, potevano presentare la dichiarazione in via autonoma:
i soggetti che intendevano utilizzare in compensazione ovvero chiedere a rimborso il credito
d’imposta risultante dalla dichiarazione annuale (art. 3, comma 1, del D.P.R. 22 luglio 1998, n.
322);
i soggetti che presentavano la dichiarazione entro il mese di febbraio, al fine di potere usufruire
dell’esonero dalla presentazione della Comunicazione annuale dati IVA (circolare 25 gennaio
2011, n. 1/E).
La situazione, però, è cambia dal 2017.
Infatti, a seguito delle modifiche introdotte all’art. 8 del D.P.R. n. 322/1998 dal D.L. 22 ottobre 2016, n.
193, il contribuente deve presentare la dichiarazione IVA tra il 1° febbraio e il 30 aprile.
Contestualmente, è scomparso l’obbligo di presentazione della Comunicazione dati IVA.
Attenzione
Si possono ravvedere entro il termine di presentazione della dichiarazione i versamenti IVA
che dovevano essere effettuati nel corso dell’anno precedente.
Esempio
Quindi, a titolo esemplificativo, potevano ravvedersi entro il 30 settembre 2016:
• il versamento mensile relativo a dicembre 2014, da effettuarsi entro il 16 gennaio 2015;
• il versamento del quarto trimestre 2014, da effettuarsi entro il 16 febbraio 2015 (contribuen-
ti trimestrali speciali);
• i versamenti mensili relativi ai primi undici mesi del 2015;
• i versamenti trimestrali relativi ai primi tre trimestri del 2015;
• il versamento dell’acconto IVA 2015;
• il versamento del saldo annuale IVA relativo all’anno 2014, anche se pagato ratealmente.
50 MySolution | Guide
Ravvedimento imposta sul valore aggiunto
commessa la violazione ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, entro due anni
dall’omissione o dall’errore, si applica la sanzione del 30 per cento, ridotta a 1/7.
Pertanto, utilizzando il ravvedimento, per i versamenti effettuati entro il termine di presentazione del-
la dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la violazio-
ne ovvero entro due anni dall’omissione o dall’errore, se non è prevista una dichiarazione periodica,
la sanzione è pari al 4,29 per cento (30% x 1/7).
Attenzione
Tale fattispecie difficilmente può essere applicabile alle violazioni derivanti delle dichiarazioni
dei redditi, poiché, di regola, l’Agenzia delle entrate provvede alla liquidazione automatica
delle stesse entro il termine di presentazione della dichiarazione successiva.
La presenza di una comunicazione siffatta (liquidazione ex art. 36-bis o 36-ter del D.P.R. n.
600/1973) costituisce una causa di preclusione all’effettuazione del ravvedimento opero-
so.
MySolution | Guide 51
Ravvedimento imposta sul valore aggiunto
razione relativa all’anno di commissione della violazione (art. 13, comma 1, lett. b, del D.Lgs. 18 di-
cembre 1997, n. 472).
Quindi, fermo restando il versamento dell’imposta dovuta e degli interessi entro il termine per la pre-
sentazione della dichiarazione IVA relativa all’anno nel corso del quale è stato omesso il versamento
periodico, è ammesso il versamento della sanzione del 3,75 per cento dell’importo non versato,
pari ad un ottavo del 30 per cento (art. 13, comma 1, del D.Lgs. n. 471/1997).
Secondo l’Agenzia, in tale evenienza è, tuttavia, necessario che detto credito sia rimborsabile ai sen-
si degli artt. 30 e 38-bis del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, e preventivamente destinato alla compen-
sazione mediante presentazione del modello IVA TR, in applicazione dell’art. 8 del D.P.R. 14 ottobre
1999, n. 542, secondo cui “I contribuenti in possesso dei requisiti indicati dal secondo comma dell’articolo
38-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, per la richiesta di rimborsi di
imposta relativi a periodi inferiori all’anno, possono, in alternativa, effettuare la compensazione prevista
dall’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, per l’ammontare massimo corrispondente
all’eccedenza detraibile del trimestre di riferimento, presentando all’ufficio competente, in via telematica
entro l’ultimo giorno del mese successivo al trimestre di riferimento, l’istanza di cui al comma 2. (…).”.
Trattandosi di compensazione orizzontale o esterna (art. 17 del D.Lgs. n. 241/1997), la stessa andrà
evidenziata nel modello F24 e sarà subordinata al rispetto dei limiti di 5.000 euro annui, di cui al
comma 1 dell’art. 17 del D.Lgs. n. 241/1997 (in particolare, tale disposizione prevede che la compen-
sazione del credito annuale o relativo a periodi inferiori all’anno dell’IVA, per importi superiori a 5.000
euro annui, può essere effettuata a partire dal decimo giorno successivo a quello di presentazione
della dichiarazione o dell’istanza da cui il credito emerge) e di 700.000 euro annui, di cui all’art. 34,
comma 1, della legge 23 dicembre 2000, n. 388.
Qualora il credito da destinare in compensazione IVA sia superiore al limite di 30.000 euro (15.000,
euro sino al 2 dicembre 2016), tuttavia, non occorre il visto di conformità (art. 10 del D.L. 1° luglio
2009, n. 78), la cui preventiva apposizione sul modello IVA TR è indispensabile solo in caso di richiesta
di rimborso.
In assenza dei requisiti per potere utilizzare le eccedenze di credito trimestrale, il ravvedimento
dell’omesso versamento periodico può essere effettuato utilizzando in compensazione il credito
IVA emergente dalla dichiarazione annuale. In tale evenienza, il credito può essere compensato
con un debito IVA pregresso, a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello della maturazione.
Qualora, in caso di utilizzo del credito annuale, la compensazione venga effettuata dopo la presenta-
zione della dichiarazione IVA, sarà necessario presentare una dichiarazione rettificativa (correttiva
nei termini o integrativa) per dare evidenza dell’ulteriore versamento periodico (non indicato nella di-
chiarazione originaria) e del conseguente incremento del credito annuale compensato.
Trattandosi, tuttavia, in entrambe le ipotesi – utilizzo del credito IVA trimestrale e/o annuale – di com-
pensazione esterna ai sensi dell’art. 17 del D.Lgs. n. 241/1997, la stessa deve essere evidenziata nel
modello F24 ed è, in ogni caso, subordinata al rispetto dei limiti di 5.000 euro annui (art. 17, comma
1, del D.Lgs. n. 241/1997) e di 700.000 euro annui (art. 34, comma 1, della legge n. 388/2000).
Inoltre, qualora il credito da destinare in compensazione IVA sia superiore al limite di 5.000 euro, oc-
corre la preventiva apposizione sulla dichiarazione annuale del visto di conformità (art. 10 del D.L. n.
78/2009).
52 MySolution | Guide
Ravvedimento imposta sul valore aggiunto
Tra l’altro, considerato il meccanismo di calcolo dell’acconto può capitare che il contribuente decida di
versare un minore o nessun acconto (pur essendovi obbligato), perché stima che l’imposta dell’anno
in corso sia di minore importo.
Infatti, i metodi di calcolo dell’acconto sono tre:
storico;
previsionale;
analitico.
Per determinare l’importo dovuto, il contribuente può scegliere tra il più conveniente di essi.
Ricorda
Al fine di rendere omogenei il dato storico con quello previsionale, occorre considerare il dato
previsionale al netto dell’eventuale eccedenza detraibile riportata dal mese o dal trimestre
precedente (C.M. 3 dicembre 1991, n. 52/446038).
I vantaggi derivanti dall’uso di tale metodo sono evidenti; infatti, in tale modo, è possibile pagare
l’acconto su quanto effettivamente si presume di dovere versare. È chiaro, però, che, in tale modo, si
MySolution | Guide 53
Ravvedimento imposta sul valore aggiunto
corre il rischio di commettere un errore nella stima e, quindi, di effettuare un versamento insufficien-
te, con le inevitabili conseguenze sanzionatorie.
Esempio
Si ipotizzi il caso di un contribuente mensile che, pur essendo obbligato a versare l’acconto
d’imposta per il 2019 in base alla liquidazione di dicembre 2018, decide di non versare alcun
importo a tale titolo, basandosi su una stima, rivelatasi sbagliata, di avere per il 2019 una mi-
nore imposta dovuta.
Per ovviare a ciò, il contribuente potrà:
• verificare l’importo risultante dalla liquidazione di dicembre 2019;
• versare l’acconto dovuto (importo per il quale il soggetto incorrerebbe in sanzioni);
• inserire l’importo “ravveduto” nella liquidazione di dicembre 2019, versando il debito resi-
duo.
Riferimenti normativi
D.P.R. 22 luglio 1998, n. 322, art. 8
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 472, art. 13
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 471, art. 13
D.Lgs. 9 luglio 1997, n. 241, art. 17
54 MySolution | Guide
Ravvedimento imposte indirette
In materia di imposta di registro, le principali violazioni ravvedibili sono quelle connesse all’insufficiente
dichiarazione di valore, all’omessa/tardiva registrazione di un contratto di locazione o all’insufficiente
dichiarazione del canone di locazione.
In tema di imposta di successione, le più comuni violazioni in termini di versamento sono connesse alla
presentazione della relativa dichiarazione. In tali casi, possono verificarsi le ipotesi di omessa e incom-
pleta presentazione della dichiarazione di successione.
1. Introduzione
In materia di altre imposte indirette, le violazioni che possono presentarsi ed essere ravvedute sono
molteplici.
Di seguito si porrà l’attenzione su quelle più comuni in materia di imposta di registro e di imposta sul-
le successioni e donazioni.
2. Imposta di registro
In materia di imposta di registro, le principali violazioni ravvedibili sono quelle connesse:
alla insufficiente dichiarazione di valore;
alla omessa/tardiva registrazione di un contratto di locazione o alla insufficiente dichiarazione
del canone di locazione.
Ricorda
Per i beni e i diritti soggetti alla cd. “valutazione automatica” (art. 52, comma 4, del D.P.R. n.
131/1986), la sanzione si applica anche se la differenza non è superiore al quarto del valore
accertato.
MySolution | Guide 55
Ravvedimento imposte indirette
Tale violazione può essere regolarizzata con il ravvedimento operoso, fruendo delle seguenti ridu-
zioni:
Entro 90 giorni Entro 1 anno Entro 2 anni Oltre 2 anni Dopo PVC
(1/9) (1/8) (1/7) (1/6) (1/5)
11,12% 12,5% 14,28% 16,67% 20%
Attenzione
L’imposta complementare non può essere versata in autoliquidazione da parte del contri-
buente. Pertanto, in questi casi, per applicare il ravvedimento, il contribuente deve presentare
all’Ufficio competente una dichiarazione integrativa, entro un anno dalla data in cui è stata
realizzata l’infrazione.
L’Ufficio, quindi, provvederà a notificare alla parte apposito avviso contenente la liquidazione:
della maggiore imposta dovuta;
degli interessi legali, con maturazione giorno per giorno, maturati fino al giorno in cui è stata re-
sa l’integrazione di valore;
della sanzione amministrativa ridotta, da corrispondere entro il termine indicato nell’avviso di li-
quidazione.
56 MySolution | Guide
Ravvedimento imposte indirette
Tale violazione può essere regolarizzata con il ravvedimento operoso, fruendo delle seguenti ridu-
zioni:
Entro 30 giorni Entro 90 Entro 1 an- Entro 2 anni Oltre 2 anni Dopo PVC
(1/10) giorni (1/9) no (1/8) (1/7) (1/6) (1/5)
6%, minimo 20 13,34% 15% 17,14% 20% 24%
euro
I codici tributo da utilizzare per il ravvedimento (Mod. F24 Elide con presentazione del Mod. RLI
all’Ufficio dell’Agenzia delle entrate) sono:
Entro 90 giorni Entro 1 anno Entro 2 anni Oltre 2 anni Dopo PVC
(1/9) (1/8) (1/7) (1/6) (1/5)
11,12% 12,5% 14,28% 16,67% 20%
Attenzione
L’imposta complementare non può essere versata in autoliquidazione da parte del contri-
buente. Pertanto, in questi casi, per applicare il ravvedimento, il contribuente deve presentare
all’Ufficio competente una dichiarazione integrativa, entro un anno dalla data in cui è stata
realizzata l’infrazione.
L’Ufficio, quindi, provvederà a notificare alla parte apposito avviso contenente la liquidazione:
della maggiore imposta dovuta;
MySolution | Guide 57
Ravvedimento imposte indirette
degli interessi legali, con maturazione giorno per giorno, maturati fino al giorno in cui è stata re-
sa l’integrazione di valore;
della sanzione amministrativa ridotta, da corrispondere entro il termine indicato nell’avviso di li-
quidazione.
2.2.3. Tardivo versamento dell’imposta di registro per annualità successiva alla prima
Per il tardivo versamento dell’imposta di registro per annualità successiva alla prima si applicano le
consuete sanzioni previste per le violazioni sui versamenti dall’art. 13 del D.Lgs. 18 dicembre 1997, n.
471.
Quindi, si applica la sanzione del 30 per cento, ridotta al 50 per cento, se il versamento viene ef-
fettuato entro 90 giorni.
Pertanto, le riduzioni per ravvedimento sono:
Ricorda
Comunque, è prevista la detrazione dalla sanzione dell’importo corrispondente alla sanzione
eventualmente irrogata per insufficiente dichiarazione di valore.
Resta applicabile anche la specifica disciplina sanzionatoria prevista ai fini delle imposte dirette per la
conseguente violazione che ne deriva nella dichiarazione dei redditi.
Ai fini dell’imposta di registro, il ravvedimento operoso comporta le seguenti riduzioni:
Entro 30 gior- Entro 90 Entro 1 an- Entro 2 anni Oltre 2 anni Dopo PVC
ni (1/10) giorni (1/9) no (1/8) (1/7) (1/6) (1/5)
20% 22,23% 25% 28,57% 33,34% 40%
3. Imposta di successione
In tema di imposta di successione, le più comuni violazioni in termini di versamento sono connesse
alla presentazione della relativa dichiarazione.
In questi casi, possono verificarsi le seguenti ipotesi:
omessa presentazione della dichiarazione di successione;
58 MySolution | Guide
Ravvedimento imposte indirette
Entro 90 giorni Entro 1 anno Entro 2 anni Oltre 2 anni Dopo PVC
(1/9) (1/8) (1/7) (1/6) (1/5)
11,12% 12,5% 14,28% 16,67% 20%
MySolution | Guide 59
Ravvedimento imposte indirette
Se, invece, le violazioni non incidono sulla determinazione dell’imposta, si applica la sanzione
amministrativa da euro 258 ad euro 1.032 (art. 51, comma 3, del D.Lgs. n. 346/1990).
L’applicazione del ravvedimento comporta la regolarizzazione della dichiarazione di successione infe-
dele/irregolare/incompleta con il versamento delle seguenti sanzioni ridotte:
Entro 90 giorni Entro 1 anno Entro 2 anni Oltre 2 anni Dopo PVC
(1/9) (1/8) (1/7) (1/6) (1/5)
28 euro 32 euro 36 euro 43 euro 51 euro
Riferimenti normativi
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 472, art. 13
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 471, art. 13
D.Lgs. 31 ottobre 1990, n. 346, artt. 32, 50 e 51
D.P.R. 26 aprile 1986, n. 131, artt. 69, 71 e 72
60 MySolution | Guide
Ravvedimento IMU e TASI
Il ravvedimento si applica anche in materia di IMU e TASI. Ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 18 dicembre
1997, n. 472, la sanzione è ridotta, sempre che la violazione non sia stata già constatata e non siano ini-
ziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento, delle quali l’autore o i
soggetti solidalmente obbligati abbiano avuto formale conoscenza. Nel caso in cui il contribuente abbia
omesso di versare tutta o parte dell’imposta dovuta, è possibile sanare la violazione, versando in misura
ridotta l’ordinaria sanzione, pari al 30 per cento. Il legislatore ha contemplato un’ipotesi di regolarizza-
zione “intermedia” tra il ravvedimento breve nei 30 giorni e quello più ampio. La sanzione pari al 30 per
cento, ridotta al 15 per cento nei primi novanta giorni, delle somme non versate o versate in ritardo, è
ridotta a un importo pari a un quindicesimo per ogni giorno di ritardo, perciò nella misura dell’1 per
cento giornaliero.
1. Introduzione
L’impianto sanzionatorio per i tributi locali è disciplinato dall’art. 16 del D.Lgs. 18 dicembre 1997,
n. 473, in base al quale “Alle violazioni delle norme in materia di tributi locali si applica la disciplina gene-
rale sulle sanzioni amministrative per la violazione delle norme tributarie, compresa la disciplina transito-
ria concernente i procedimenti in corso”.
Pertanto, è applicabile tutto il D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 472, che contiene le “Disposizioni generali in
materia di sanzioni amministrative per le violazioni di norme tributarie”.
Di seguito si affrontano le modalità di ravvedimento delle violazioni in materia di IMU e TASI, che rap-
presentano le imposte locali di più ampia applicazione.
MySolution | Guide 61
Ravvedimento IMU e TASI
Inoltre, per le sanzioni in caso di ritardati od omessi versamenti si applica l’art. 13 del D.Lgs. 18 di-
cembre 1997, n. 471, il quale prevede l’applicazione della sanzione del 30 per cento, ridotta alla metà,
se il pagamento avviene entro 90 giorni.
Sintetizzando, dunque, sono previste le seguenti sanzioni:
omesso o tardivo versamento: sanzione amministrativa pari al 30 per cento dell’imposta non
versata; la sanzione è ridotta al 15 per cento, se il pagamento avviene entro 90 giorni (art. 13 del
D.Lgs. n. 471/1997);
omessa presentazione della dichiarazione o denuncia: sanzione amministrativa dal 100 al
200 per cento del tributo dovuto, con un minimo di euro 51 (art. 14, comma 1, del D.Lgs. n.
504/1992);
dichiarazione o denuncia infedele: sanzione amministrativa dal 50 al 100 per cento della mag-
giore imposta dovuta (art. 14, comma 2, del D.Lgs. n. 504/1992);
violazioni che non comportano modifiche all’imposta (omissioni o errori che attengono ad
elementi non incidenti sull’ammontare dell’imposta): sanzione amministrativa da euro 51 a euro
258 (art. 14, comma 3, del D.Lgs. n. 504/1992);
mancata esibizione o trasmissione di atti e documenti, ovvero per la mancata restituzione di
questionari nei sessanta giorni dalla richiesta o per la loro mancata compilazione o compilazione
incompleta o infedele: sanzione amministrativa da euro 51 a euro 258 (art. 14, comma 3, del
D.Lgs. n. 504/1992).
Le sanzioni relative all’omessa presentazione della dichiarazione o a dichiarazione infedele sono ri-
dotte ad un terzo, se, entro il termine per ricorrere alle Commissioni tributarie, interviene adesione
del contribuente con il pagamento del tributo, se dovuto, e della sanzione.
La contestazione della violazione non collegata all’ammontare del tributo deve avvenire, a pena di
decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è commessa la violazione.
Sanzioni IMU
62 MySolution | Guide
Ravvedimento IMU e TASI
MySolution | Guide 63
Ravvedimento IMU e TASI
Sanzioni TASI
64 MySolution | Guide
Ravvedimento IMU e TASI
Attenzione
Ai fini IMU e TASI, a differenza di quanto previsto per i tributi amministrati dall’Agenzia delle
entrate e delle dogane, è possibile usufruire del ravvedimento operoso solo a condizione che
la violazione non sia stata già constatata e comunque non siano iniziati accessi, ispezio-
ni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento, delle quali l’autore o i sog-
getti solidalmente obbligati abbiano avuto formale conoscenza.
MySolution | Guide 65
Ravvedimento IMU e TASI
Ricorda
Nei primi due casi, l’esclusione del ravvedimento non è totale, ma è limitata ai periodi ed ai
tributi che sono oggetto di controllo.
Non sono invece di ostacolo al ravvedimento indagini di altro tipo, come quelle di natura penale.
È opportuno precisare che la constatazione della violazione, o il controllo di un singolo periodo
d’imposta, non precludono la possibilità di usufruire del ravvedimento per periodi d’imposta di-
versi.
Considerato che il tributo è di totale competenza comunale, va segnalato, anche, che i regolamenti
comunali possono stabilire, ad integrazione di quanto previsto dalla disciplina del ravvedimento, ul-
teriori circostanze che importino l’attenuazione delle sanzioni.
66 MySolution | Guide
Ravvedimento IMU e TASI
Esempio
L’Agenzia ricorda che è possibile avvalersi del cd. “ravvedimento lungo”, di cui alla lett. b) del
comma 1del citato art. 13, per le violazioni concernenti l’IMU e la TASI, entro il 30 giugno
dell’anno successivo a quello in cui è stata commessa la violazione, come precisato nella circo-
lare 29 aprile 2013, n. 1/DF, e nelle istruzioni per la compilazione della dichiarazione IMU, ap-
provate con D.M. 30 ottobre 2012.
Attenzione
Nel 2019 e 2020, il termine di presentazione della dichiarazione ai fini dell’IMU e della
TASI è stato, fissato al 31 dicembre dell’anno successivo a quello in cui si è verificato il pre-
supposto impositivo (art. 3-ter del D.L. 30 aprile 2019, n. 34).
Dal 1° gennaio 2020, però, la TASI è stata inserita nella disciplina IMU con la nascita di una
nuova IMU che prevede a partire dal 2021, come termine di presentazione della dichiarazione,
il 30 giugno dell’anno seguente.
Nel passare all’esame della corretta interpretazione della lett. a-bis), l’Agenzia evidenzia, in primo luo-
go, che il legislatore, mediante l’inserimento della norma in commento, ha voluto contemplare
un’ipotesi di regolarizzazione “intermedia” tra il cd. ravvedimento breve nei 30 giorni, disciplinato
dalla lett. a), e quello più ampio, disciplinato dalla successiva lett. b).
Nell’interpretare la nuova disposizione, occorre tenere conto delle sue finalità, dirette a delineare un
quadro di graduale incremento della sanzione da versare da parte del contribuente che intenda
avvalersi dei benefici previsti dalla norma, in funzione del maggiore tempo trascorso dalla commis-
sione della violazione.
In particolare, per effetto della nuova fattispecie di cui alla lett. a-bis), è stata introdotta:
1. per gli omessi versamenti, un’ipotesi di riduzione sanzionatoria ulteriore rispetto a quella con-
tenuta nella lett. a) del comma 1 dell’art. 13 (che consente di regolarizzare entro trenta giorni dal-
la commissione della violazione), se la regolarizzazione del versamento avviene entro 90 giorni
dalla scadenza del pagamento;
2. per le violazioni diverse da quelle indicate al punto 1 e al successivo punto 3, una nuova ipotesi
di riduzione sanzionatoria, analoga, nella tempistica, a quella prevista per gli omessi versamenti
MySolution | Guide 67
Ravvedimento IMU e TASI
(regolarizzazione da effettuare entro 90 giorni dalla commissione della violazione). Tale riduzione
è di entità maggiore di quella prevista dalla successiva lett. b);
3. per le violazioni commesse mediante la dichiarazione, una specifica ipotesi di ravvedimento,
applicabile entro il novantesimo giorno successivo al termine per la presentazione della dichiara-
zione.
La locuzione “la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche se incidenti sulla determinazione o
sul pagamento del tributo, avviene entro il novantesimo giorno successivo al termine per la presentazione
della dichiarazione”, alla quale fa riferimento il punto 3, riconduce in tale sfera di applicazione le sole
violazioni commesse mediante la presentazione della dichiarazione.
Esempio
Tra queste, per l’Agenzia, rientrano quelle relative al contenuto e alla documentazione della
dichiarazione ai fini delle imposte dirette e sul valore aggiunto. Si pensi alla violazione disci-
plinata dall’art. 8, comma 3-bis, del D.Lgs. n. 471/1997, che punisce l’omissione o
l’incompletezza della dichiarazione ai fini delle imposte sui redditi, in relazione all’indicazione
delle spese e degli altri componenti negativi di cui all’art. 110, comma 11, del D.P.R. 22 dicem-
bre 1986, n. 917, con la sanzione amministrativa pari al 10 per cento dell’importo complessivo
delle spese e dei componenti negativi non indicati nella dichiarazione, con un minimo di euro
500 ed un massimo di euro 50.000.
In caso di regolarizzazione della predetta violazione entro 90 giorni dalla scadenza del termine
di presentazione della dichiarazione, la sanzione potrà essere ridotta, ai sensi della lett. a-bis),
ad 1/9 del minimo edittale.
68 MySolution | Guide
Ravvedimento IMU e TASI
Esempio
Si consideri il caso di un contribuente che doveva versare, entro il 17 giugno 2019, 1.000 euro
quale primo acconto IMU 2019 dovuto su una abitazione secondaria.
Decide di utilizzare il ravvedimento, versando l’importo dovuto il 16 luglio 2019.
Pertanto, effettua il ravvedimento con un ritardo di 29 giorni (sanzione 1,5 per cento).
Il tasso degli interessi legali, da calcolare con maturazione giorno per giorno, ammonta, allo
0,8 per cento nel 2019.
Si avrà:
• imposta da versare: 1.000 euro;
• sanzione da ravvedimento: 1.000 x 1,5% = 15,00 euro;
• interessi: 1.000 x 29 x 0,8% / 365 = 0,64 euro,
per un totale di 1.015,64 euro.
Si riporta la sezione del modello F24 compilata:
Esempio
Si consideri il caso di un contribuente che doveva versare, entro il 17 giugno 2019, 1.000 euro
quale primo acconto IMU 2019 dovuto su una abitazione secondaria.
Decide di utilizzare il ravvedimento, versando l’importo dovuto il 2 settembre 2019.
Pertanto, effettua il ravvedimento con un ritardo di 77 giorni (sanzione 1,67 per cento).
Il tasso degli interessi legali, da calcolare con maturazione giorno per giorno, ammonta, allo
0,8 per cento nel 2019.
Si avrà:
• imposta da versare: 1.000 euro;
• sanzione da ravvedimento: 1.000 x 1,67% = 16,70 euro;
• interessi: 1.000 x 77 x 0,8% / 365 = 1,69 euro,
per un totale di 1.018,39 euro.
Si riporta la sezione del modello F24 compilata:
MySolution | Guide 69
Ravvedimento IMU e TASI
ta quindi a un importo pari ad un quindicesimo per ogni giorno di ritardo, perciò nella misura dell’1
per cento giornaliero.
Pertanto, come affermato dalla circolare dell’Agenzia delle entrate 5 agosto 2011, n. 41/E (par. 10), “la
riduzione della sanzione diminuisce all’aumentare dei giorni di ritardo, fino, ovviamente, ad annullarsi al
quindicesimo giorno, tornando pari al 30 per cento”.
In pratica, per i versamenti tardivi che avvengono nei 14 giorni successivi alla scadenza di legge:
le sanzioni “ordinarie” variano, a seconda dei giorni di ritardo, dall’1 per cento per un giorno di
ritardo (1/15 del 15 per cento) al 14 per cento per 14 giorni di ritardo (14/15 del 15 per cento);
se entro i suddetti 14 giorni si effettua il ravvedimento operoso, tali sanzioni sono ulteriormen-
te ridotte di un decimo, diventando quindi dello 0,1 per cento per un giorno di ritardo (1/15 del
15 per cento: 10) e dell’1,4 per cento per 14 giorni di ritardo (14/15 del 15 per cento: 10).
Esempio
Si consideri il caso di un contribuente che doveva versare, entro il 16 dicembre 2019, 1.000
euro quale saldo IMU 2019 dovuto su una abitazione secondaria.
Decide di utilizzare il ravvedimento, versando l’importo dovuto il 28 dicembre 2019.
Pertanto, effettua il ravvedimento con un ritardo di 12 giorni (sanzione 0,1 per cento per ogni
giorno di ritardo).
Il tasso degli interessi legali, da calcolare con maturazione giorno per giorno, ammonta, allo
0,8 per cento nel 2019.
Si avrà:
• imposta da versare: 2.000 euro;
• sanzione da ravvedimento: 2.000 x (0,1% x 12) = 24,00 euro;
• interessi: 2.000 x 12 x 0,8% / 365 = 0,53 euro,
per un totale di 2.024,53 euro.
Si riporta la sezione del modello F24 compilata:
Riferimenti normativi
Legge 27 dicembre 2013, n. 147, art. 1, commi da 695 a 699
D.Lgs. 30 dicembre 1992, n. 504, art. 14
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 473, art. 16
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 472, artt. 13, 16 e 17
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 471, art. 13
70 MySolution | Guide
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
A seguito dell’introduzione del ravvedimento entro 90 giorni, va rivista la possibilità di configurare come
sostitutiva/tardiva la dichiarazione integrativa presentata nei primi novanta giorni successivi al termine
di scadenza ordinario. È stata introdotta un’ipotesi specifica di regolarizzazione per le violazioni com-
messe mediante la dichiarazione e ciò, da un punto di vista sanzionatorio, evidenzia il riconoscimento di
uno specifico rilievo all’errore inerente al contenuto della dichiarazione originaria, corretta dal contri-
buente entro i novanta giorni dalla scadenza del termine di presentazione, piuttosto che all’errore ine-
rente al ritardo nella sua presentazione. È necessario fare una netta distinzione tra dichiarazione inte-
grativa, che presuppone una modifica al contenuto di una dichiarazione tempestivamente presentata e
dichiarazione tardiva. La dichiarazione integrativa presentata entro novanta giorni, sebbene sanzionata
come dichiarazione irregolare, è comunque idonea a sostituire quella presentata nei termini ordinari.
Anche se il ravvedimento della dichiarazione viene effettuato dopo 90 giorni dallo scadere del termine di
presentazione della stessa, occorre distinguere a seconda che si tratti di errori rilevabili o meno in sede
di controllo automatizzato o formale. La dichiarazione integrativa a favore può essere presentata anche
oltre la scadenza della dichiarazione del periodo d’imposta successivo e fino al termine di scadenza
dell’accertamento. È possibile fare valere gli errori commessi a proprio danno con una dichiarazione in-
tegrativa da presentare entro il termine di presentazione della dichiarazione successiva, con la possibili-
tà di utilizzare in compensazione il credito; decorso questo termine, fermo restando il principio di inte-
grazione della dichiarazione, la compensazione della differenza slitta a un momento successivo; in caso
di contestazione da parte dell’Agenzia delle entrate o comunque di richiesta istruttoria o anche in sede
contenziosa, è sempre possibile fare valere l’errore commesso a proprio danno e anche in assenza di
una presentazione della dichiarazione integrativa.
1. Introduzione
Con le modifiche apportate alla disciplina del ravvedimento operoso, a decorrere dal 1° gennaio
2016, è stato ridefinito il panorama delle sanzioni applicabili in sede di correzione degli errori “dichia-
rativi”.
Ci si riferisce alle irregolarità sia nel contenuto delle dichiarazioni, sia nella tardività dell’invio del-
le stesse.
Come più volte chiarito dall’Amministrazione finanziaria (vedi, tra le altre, la circolare 13 febbraio
2006, n. 6/E, la circolare 4 marzo 2010, n. 8/E, la risoluzione 26 aprile 2012, n. 41/E, la risoluzione 20
dicembre 2010, n. 132/E, la risoluzione 2 dicembre 2008, n. 459/E, la risoluzione 14 febbraio 2007, n.
24/E, e la risoluzione 14 ottobre 2002, n. 325/E), mediante dichiarazione integrativa possono esse-
re:
corretti, tra l’altro, errori materiali o di calcolo presenti nella dichiarazione originaria;
indicati oneri deducibili o detraibili sostenuti dal contribuente, ma per errore non riportati;
indicati componenti negativi omessi o detrazioni o crediti d’imposta spettanti;
eliminati componenti positivi erroneamente indicati.
In particolare, è stata fatta una netta distinzione tra le seguenti ipotesi:
MySolution | Guide 71
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
dichiarazione integrativa (che presuppone una modifica al contenuto di una dichiarazione già
presentata);
dichiarazione tardiva, nei casi di omessa presentazione.
A seconda della fattispecie ricorrente, cambiano le agevolazioni in termini di sanzioni, che variano an-
che a seconda che il ravvedimento venga effettuato entro o dopo novanta giorni.
L’art. 13 del D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 472, è stato profondamente modificato dalla legge di stabilità
per il 2015 (legge 23 dicembre 2014, n. 190), che, tra le altre cose, ha introdotto la lett. a-bis) nel
comma 1.
Tale disposizione prevedeva, nella originaria formulazione, una riduzione della sanzione a un 1/9
del minimo “se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche se incidenti sulla determinazione o
sul pagamento del tributo, avviene entro il novantesimo giorno successivo al termine per la presentazione
della dichiarazione, ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, entro novanta giorni
dall’omissione o dall’errore”.
Su questa importante novità l’Agenzia delle entrate era già intervenuta con circolare 9 giugno 2015, n.
23/E, chiarendo che la regolarizzazione entro i primi novanta giorni dalla scadenza del termine di pre-
sentazione della dichiarazione riguarda le sole violazioni commesse mediante la presentazione della
dichiarazione, ossia le violazioni relative al contenuto e alla documentazione delle dichiarazioni,
disciplinate dall’art. 8 del D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 471.
Con riferimento a tali violazioni, le ultime modifiche introdotte, a decorrere dal 1° gennaio 2016, dal
decreto di riforma delle sanzioni (D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158) hanno rappresentato un mero in-
tervento correttivo sulla lett. a-bis), in linea con l’interpretazione dell’Agenzia, volto a superare defini-
tivamente i dubbi che erano sorti dalla formulazione della disposizione.
Tale intervento è stato realizzato prevedendo espressamente che, entro i novanta giorni decorrenti
dal termine per la presentazione della dichiarazione, possono essere regolarizzate le omissioni e
gli errori “commessi in dichiarazione”.
Ciò non toglie che i chiarimenti forniti con la predetta circolare n. 23/E del 2015 siano ancora attuali.
Le violazioni diverse da quelle commesse mediante la dichiarazione possono, invece, essere re-
golarizzate, ai sensi della lett. a-bis), entro novanta giorni, decorrenti dalla commissione della viola-
zione.
Da premettere che con il comunicato stampa 18 dicembre 2015, in considerazione dell’approssimarsi
della scadenza del termine per regolarizzare le dichiarazioni annuali da parte dei contribuenti con pe-
riodo d’imposta cd. “solare” (29 dicembre), erano state fornite istruzioni sulle modalità con cui questi
potevano avvalersi delle sanzioni più favorevoli previste dal nuovo ravvedimento operoso per gli er-
rori commessi in dichiarazione.
Successivamente, l’Agenzia delle entrate, con la circolare 12 ottobre 2016, n. 42/E, ha fornito ulteriori
istruzioni, volte a definire in modo più completo le nuove modalità per effettuare il ravvedimento.
Pertanto, alla luce di quanto detto sin qui, per comprendere come procedere per regolarizzare le vio-
lazioni commesse in dichiarazione occorre distinguere tra:
violazioni dichiarative ravvedute nei primi novanta giorni dalla scadenza del termine di pre-
sentazione;
violazioni dichiarative ravvedute dopo novanta giorni dalla scadenza del termine di presen-
tazione.
Da segnalare che è sempre possibile presentare, entro i termini di scadenza della dichiarazione, una
nuova dichiarazione per correggere errori commessi in quella già presentata.
72 MySolution | Guide
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
In questo caso si parla di dichiarazione correttiva e non ci sono particolari problemi in termini di
sanzioni e relativo ravvedimento.
Attenzione
A partire dal periodo d’imposta 2018 (modello Redditi 2019), cambiano i termini di presenta-
zione della dichiarazione dei redditi (art. 2, commi 1 e 2, del D.P.R. 22 luglio 1998, n. 322,
come modificato dall’art. 4-bis, comma 2, del D.L. 30 aprile 2019, n. 34).
In particolare:
le persone fisiche e le società o le associazioni, le società semplici, in nome collettivo e in
accomandita semplice devono presentare la dichiarazione in via telematica entro il 30 novem-
bre (rispetto al precedente 30 settembre) dell’anno successivo a quello di chiusura del periodo
d’imposta;
i contribuenti soggetti all’imposta sul reddito (soggetti IRES) presentano la dichiarazione in via
telematica entro l’ultimo giorno dell’undicesimo mese (rispetto al precedente nono mese) suc-
cessivo a quello di chiusura del periodo d’imposta.
Stessi termini valgono per la dichiarazione IRAP.
Pertanto, slittano i termini del ravvedimento connessi alla data di presentazione della dichiarazio-
ne.
MySolution | Guide 73
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
Attenzione
La presentazione di una dichiarazione integrativa interamente a favore del contribuente non
è soggetta ad alcuna sanzione. È, invece, dovuta la sanzione amministrativa da 250 euro a
2.000 euro qualora la dichiarazione integrativa sia presentata per correggere errori od omis-
sioni sia a favore che a sfavore del contribuente ed il risultato finale della stessa sia comun-
que rappresentato da un maggior credito (risoluzione 24 dicembre 2020, n. 82/E).
74 MySolution | Guide
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
3. Dichiarazione correttiva
È possibile correggere una dichiarazione, presentando, entro i termini, una successiva dichiara-
zione interamente compilata, comprendente anche i dati, i redditi, gli oneri, ecc. precedentemente
non esposti.
In questo caso, deve essere barrata la casella “Correttiva nei termini”, posta nel frontespizio del
modello, nel rigo “Tipo di dichiarazione”.
Attenzione
Se emerge un maggior debito o un minor credito e sono scaduti (come normalmente accade) i
termini previsti per il versamento, occorre corrispondere anche le sanzioni ridotte secondo
le misure previste per il ravvedimento, a seconda di quando avviene il versamento.
MySolution | Guide 75
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
Come chiarito con la C.M. 23 luglio 1998, n. 192/E, tale modalità di regolarizzazione si applicava sia al-
le ipotesi in cui gli errori e le omissioni fossero rilevabili in sede di liquidazione delle imposte dovute
in base a controlli automatizzati e formali (errori materiali e di calcolo nella determinazione degli im-
ponibili e delle imposte; indicazione in misura superiore a quella spettante di detrazioni di imposta, di
oneri deducibili o detraibili, di ritenute d’acconto e di crediti d’imposta, sanzionabili con la fattispecie
di omesso versamento), sia al caso di errori riscontrabili solo mediante controllo sostanziale (omessa
o errata indicazione di redditi; esposizione di indebite detrazioni di imposta o di indebite deduzioni
dell’imponibile).
Tale ultima tipologia di errore – non rilevabile mediante controlli automatizzati e formali – era colpita,
peraltro, con la sanzione prevista per la violazione di infedele dichiarazione (sanzione assorbente la
fattispecie di omesso versamento, dal 100 al 200 per cento della maggiore imposta o della differenza
del credito – ora, post modifica recata dal D.Lgs. n. 158/2015, dal 90 al 180 per cento – art. 1, comma
2, del D.Lgs. n. 471/1997).
Pertanto, sulla base di tale impostazione, la regolarizzazione spontanea di errori non rilevabili me-
diante controlli automatizzati e formali poteva essere effettuata esclusivamente nel termine per la
presentazione della dichiarazione relativa all’anno di commissione della violazione e comportava il
pagamento della sanzione ridotta pari al 16,66 per cento (un sesto del 100 per cento) della maggiore
imposta o del minor credito, oltre al pagamento dell’imposta e dei relativi interessi moratori.
Ciò aveva sollevato alcuni dubbi, in quanto era evidente la sproporzione venutasi a creare tra il trat-
tamento sanzionatorio riservato alla violazione di infedele dichiarazione corretta nei primi 90 giorni,
rispetto a quello applicabile alla violazione di tardiva presentazione della dichiarazione, presentata
entro 90 (nel passato trenta) giorni dalla scadenza del termine, ipotesi quest’ultima in cui era prevista
l’applicazione di una sanzione in misura fissa, fermo restando l’eventuale omesso versamento (C.M.
25 gennaio 1999, n. 23/E).
Infatti, la situazione era la seguente:
regolarizzazione di infedeltà dichiarativa: versamento del 16,66 per cento della sanzione do-
vuta (pari a 1/6 del 100 per cento della maggiore imposta o del minor credito, oltre al versamen-
to del tributo dovuto e degli interessi);
regolarizzazione di tardività dichiarativa: versamento di una sanzione in misura fissa, pari a
258 euro, ridotta a 1/8 (misura vigente ratione temporis), salva la sanzione per l’eventuale omesso
versamento (sanzione del 30 per cento, anch’essa ravvedibile).
A tale disparità di trattamento si è cercato di porre rimedio con alcuni successivi documenti di prassi
(circolare 14 giugno 2001, n. 55/E, e risoluzione 14 ottobre 2002, n. 325/E), nei quali è stato affermato
che:
partendo dal presupposto che la dichiarazione tardiva, purché presentata entro novanta giorni,
si considera valida a tutti gli effetti, anche la dichiarazione integrativa presentata entro il mede-
simo termine di novanta giorni, per correggere errori od omissioni di una precedente dichiara-
zione tempestivamente presentata, si sostituisce a quella originaria, così rimuovendo, in tale
breve “finestra temporale”, l’infedeltà;
poiché la dichiarazione integrativa è presentata oltre il termine di scadenza ordinaria, rimane
soggetta alla sanzione prevista per la tardiva presentazione della dichiarazione (pari a euro 258,
oggi, dopo il D.Lgs. n. 158/2015, pari a euro 250).
Quindi, la dichiarazione integrativa/sostitutiva nei novanta giorni è stata equiparata alla di-
chiarazione tardiva nei novanta giorni.
A seguito di tale equiparazione, sia che il contribuente avesse presentato per la prima volta la dichia-
razione in ritardo – purché nei novanta giorni – sia che, entro il medesimo termine, avesse presentato
76 MySolution | Guide
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
una dichiarazione per correggere quella precedentemente presentata, sarebbe incorso nella sanzio-
ne prevista per la tardività (euro 258), salva l’ulteriore sanzione applicabile in caso di omesso versa-
mento.
In entrambi i casi, le violazioni dichiarative potevano essere regolarizzate, entro novanta giorni, ai
sensi della lett. c) del comma 1 dell’art. 13 del D.Lgs. n. 472/1997 (con conseguente riduzione ad 1/8
della sanzione applicabile), ferma restando l’autonoma ravvedibilità dell’omesso versamento.
Attenzione
Resta fermo che la dichiarazione integrativa presentata entro novanta giorni, sebbene
sanzionata come dichiarazione irregolare, è comunque idonea a sostituire quella presentata
nei termini ordinari.
MySolution | Guide 77
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
Attenzione
È questa la sanzione da prendere come riferimento anche per la regolarizzazione della pro-
pria posizione, qualora il contribuente risulti destinatario di una comunicazione di cui all’art.
1, commi 634ss., della legge n. 190/2014, con la presentazione di una dichiarazione integrativa
entro 90 giorni dalla scadenza del termine.
Nella tabella che segue viene dettagliata la disciplina sanzionatoria di cui al predetto art. 8.
78 MySolution | Guide
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
Esempio
Si supponga il caso di un contribuente che, nella dichiarazione originaria, ha omesso
l’indicazione di un reddito da locazione.
Decide di presentare una dichiarazione integrativa/sostitutiva entro novanta giorni dalla sca-
denza ordinaria.
In tale caso, la sanzione da prendere a riferimento per la regolarizzazione è quella di cui
all’art. 8, comma 1, del D.Lgs. n. 471/1997, e quindi da euro 250 a euro 2.000.
MySolution | Guide 79
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
Pertanto, ai fini del ravvedimento, il contribuente, entro 90 giorni dal termine di presentazio-
ne della dichiarazione, che è fissato al 30 novembre, dovrà:
• presentare la dichiarazione corretta;
• versare la sanzione di 27,78 euro (misura minima ex art. 8, comma 1, del D.Lgs. n. 471/1997,
pari a 250 euro, ridotta ad 1/9);
• versare la maggiore imposta, dovuta, e gli interessi con decorrenza dalla scadenza del ver-
samento;
• versare la sanzione per omesso versamento (30 per cento ex art. 13 del D.Lgs. n. 471/1997),
ridotta secondo le misure previste per il ravvedimento, a seconda di quando avviene la sana-
toria.
Esempio
Si supponga un altro caso, questa volta relativo ad un contribuente che decide di presentare
una dichiarazione integrativa entro il 28 febbraio, avendo, nella dichiarazione originaria,
omesso l’indicazione dei dividendi e delle plusvalenze relativi a partecipazioni detenute in im-
prese o enti esteri localizzati in Stati o territori a fiscalità privilegiata.
In tale caso, la sanzione da prendere a riferimento per la regolarizzazione è quella di cui
all’art. 8, comma 3-ter, del D.Lgs. n. 471/1997, pari al 10 per cento dei dividendi e delle plusva-
lenze conseguiti dal soggetto residente e non indicati, con un minimo di 1.000 euro.
Pertanto, ai fini del ravvedimento, il contribuente, entro il 28 febbraio, dovrà:
• presentare la dichiarazione corretta;
• versare la sanzione ex art. 8, comma 3-ter, di cui si è detto, ridotta ad 1/9;
• versare l’eventuale maggiore imposta dovuta e gli interessi con decorrenza dalla scadenza
del versamento;
• versare la sanzione sull’eventuale omesso versamento (30 per cento ex art. 13 del D.Lgs. n.
471/1997), ridotta secondo le misure previste per il ravvedimento, a seconda di quando av-
viene la sanatoria.
Attenzione
Rimane ferma la possibilità di avvalersi del ravvedimento operoso, applicando le riduzioni
previste dall’art. 13 del D.Lgs. n. 472/1997, a seconda del momento in cui interviene il versa-
mento.
80 MySolution | Guide
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
Correzione entro 90 giorni della dichiarazione annuale (modello Redditi dal periodo d’imposta 2018
in poi) – Dichiarazione integrativa
Attenzione
Come chiarito nella circolare n. 42/E del 2016, non si applica:
• la sanzione introdotta dal D.Lgs. n. 158/2015 per l’ipotesi in cui la dichiarazione viene inviata
entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa al periodo d’imposta successivo
e, comunque, prima dell’inizio di qualunque attività amministrativa di accertamento di cui il
contribuente abbia avuto formale conoscenza – determinata nella misura compresa tra euro
150 e euro 500 in assenza di debito d’imposta – poiché tale fattispecie riguarda esclusivamen-
MySolution | Guide 81
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
te le dichiarazioni “omesse”, ossia quelle presentate oltre novanta giorni dalla scadenza del
termine e non è ravvedibile dal contribuente;
• la disposizione contenuta nell’art. 7, comma 4-bis, del D.Lgs. n. 472/1997, secondo cui “Salvo
quanto diversamente disposto da singole leggi di riferimento, in caso di presentazione di una di-
chiarazione o di una denuncia entro trenta giorni dalla scadenza del relativo termine, la sanzione è
ridotta della metà”. Detta disposizione, infatti, costituisce una norma generale di “chiusura” del
sistema, applicabile ai soli casi non espressamente disciplinati dalle singole disposizioni di set-
tore e, pertanto, non trova applicazione con riferimento alle fattispecie di ritardo che risultino,
nel sistema, già sanzionate, quali quelle relative alle dichiarazioni ai fini delle imposte dirette,
ai fini IVA, del sostituto d’imposta e con riferimento ad ogni altra ipotesi in cui il ritardo dichia-
rativo sia già direttamente regolato.
Tabella – Correzione entro novanta giorni della dichiarazione annuale (modello Redditi dal periodo
d’imposta 2018 in poi) – Dichiarazione tardiva
82 MySolution | Guide
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
a quello accertato, o, comunque, un’imposta inferiore a quella dovuta o un credito superiore a quello spet-
tante, si applica la sanzione amministrativa dal novanta al centoottanta per cento della maggiore imposta
dovuta o della differenza del credito utilizzato”.
Pertanto, la sanzione applicabile è compresa tra il 90 e il 180 per cento della maggiore imposta
dovuta o della differenza del credito utilizzato.
Da ricordare anche quanto previsto dai commi 3 e 4 del suddetto art. 1 del D.Lgs. n. 471/1997:
comma 3: la sanzione tra il 90 e il 180 per cento è aumentata della metà (quindi dal 135 al 270
per cento), quando la violazione è realizzata mediante l’utilizzo di documentazione falsa o per
operazioni inesistenti, mediante artifici o raggiri, condotte simulatorie o fraudolente;
comma 4: fuori dai casi di cui al comma 3, la sanzione tra il 90 e il 180 per cento è ridotta di un
terzo (quindi dal 60 al 120 per cento), quando la maggiore imposta o il minore credito accertati
sono complessivamente inferiori al tre per cento dell’imposta e del credito dichiarati e comun-
que complessivamente inferiori a euro 30.000. La medesima riduzione si applica quando, fuori
dai casi di cui al comma 3, l’infedeltà è conseguenza di un errore sull’imputazione temporale di
elementi positivi o negativi di reddito, purché il componente positivo abbia già concorso alla de-
terminazione del reddito nell’annualità in cui interviene l’attività di accertamento o in una prece-
dente. Se non vi è alcun danno per l’Erario, la sanzione è pari a euro 250.
In definitiva, il contribuente che intenda regolarizzare la propria posizione – anche se ha ricevuto una
comunicazione da parte dell’Agenzia delle entrate ai sensi dell’art. 1, commi 634 ss., della legge di
stabilità 2015 – deve:
presentare una dichiarazione integrativa;
versare, oltre al tributo dovuto e agli interessi, la corrispondente sanzione proporzionale (tale
sanzione assorbe anche le altre violazioni relative all’infedeltà dichiarativa, ovvero quella prevista
per l’omesso versamento) avvalendosi, eventualmente, del ravvedimento operoso e applicando
le riduzioni previste dall’art. 13 del D.Lgs. n. 472/1997, a seconda del momento in cui interviene il
versamento.
Attenzione
Tale sanzione trova applicazione solo con riferimento a quelle violazioni costituenti, sin
dall’origine, infedeltà dichiarativa, mentre quelle consistenti, sin dall’origine, in una mera ir-
regolarità dichiarativa ai sensi dell’art. 8 del D.Lgs. n. 471/1997 rimangono sanzionabili in for-
za della relativa disposizione.
La disciplina applicabile ai fini IVA (art. 5 del D.Lgs. n. 471/1997) ricalca sostanzialmente quella
appena descritta.
MySolution | Guide 83
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
Esempio
Si supponga il caso di un contribuente che, nella dichiarazione dei redditi originaria, ha omes-
so l’indicazione di un reddito da locazione di immobili ad uso non abitativo.
Decide di presentare una dichiarazione integrativa/sostitutiva dopo novanta giorni dalla sca-
denza ordinaria.
In tale caso, la sanzione da prendere a riferimento per la regolarizzazione è quella di cui
all’art. 1, comma 2, del D.Lgs. n. 471/1997, e quindi dal 90 al 180 per cento della maggiore im-
posta dovuta o della differenza del credito utilizzato.
Pertanto, ai fini del ravvedimento, il contribuente dovrà:
• presentare la dichiarazione corretta;
• versare la sanzione del 90 per cento, ridotta secondo le misure previste per il ravvedimento,
a seconda di quando avviene la sanatoria;
• versare la maggiore imposta dovuta e gli interessi con decorrenza dalla scadenza del versa-
mento.
Esempio
Si supponga il caso di un contribuente che, nella dichiarazione originaria, ha commesso
un’irregolarità, avendo indicato in maniera inesatta e incompleta dati rilevanti per la sua indi-
viduazione.
Decide di presentare una dichiarazione integrativa/sostitutiva dopo novanta giorni dalla sca-
denza ordinaria.
In tale caso, la sanzione da prendere a riferimento per la regolarizzazione è quella di cui
all’art. 8 del D.Lgs. n. 471/1997, di cui si è detto a proposito della correzione entro 90 giorni e a
cui si rimanda.
Pertanto, ai fini del ravvedimento, il contribuente dovrà:
• presentare la dichiarazione corretta;
• versare la sanzione prevista dall’art. 8 del D.Lgs. n. 471/1997, ridotta secondo le misure pre-
viste per il ravvedimento, a seconda di quando avviene la sanatoria.
84 MySolution | Guide
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
Correzione oltre novanta giorni della dichiarazione annuale (modello Redditi dal periodo d’imposta
2018, in poi) – Dichiarazione integrativa
MySolution | Guide 85
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
Pertanto, nelle ipotesi di omessa presentazione della dichiarazione, la sanzione applicabile è in linea
generale compresa:
tra il 120 ed il 240 per cento, se è dovuta imposta (con un minimo di euro 250);
tra euro 250 ed euro 1.000 (con possibilità di aumento fino al doppio per i soggetti obbligati alla
tenuta delle scritture contabili), se non è dovuta imposta.
Tuttavia, se la dichiarazione dei redditi omessa è presentata entro il termine di presentazione del-
la dichiarazione relativa al periodo d’imposta successivo, la sanzione base (dal 120 al 240 per cen-
to) è ridotta della metà e sono modificati gli importi minimi.
In questo caso, si applica la sanzione:
dal 60 al 120 per cento delle imposte dovute, con un minimo di euro 200, se sono dovute impo-
ste;
in misura fissa, da un minimo di euro 150 ad un massimo di euro 500 (con possibilità di au-
mento fino al doppio per i soggetti obbligati alla tenuta delle scritture contabili), se non sono do-
vute imposte.
Attenzione
La dichiarazione presentata oltre 90 giorni dalla scadenza del termine di presentazione è da
considerarsi, comunque, omessa, con la conseguenza che le sanzioni non possono essere
spontaneamente regolarizzate mediante l’istituto del ravvedimento operoso.
Inoltre, in caso di accertamento di maggiori imponibili rispetto a quelli indicati nella dichiarazione
presentata oltre i 90 giorni dalla scadenza, ma entro il termine di presentazione della dichiarazione
del periodo d’imposta successivo, è applicabile la sanzione di omessa presentazione della dichiara-
zione nella misura compresa tra il 120 e il 240 per cento dell’ammontare dell’imposta dovuta.
86 MySolution | Guide
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
Attenzione
Per il riconoscimento del credito emergente dalla dichiarazione omessa, il contribuente è co-
munque tenuto a presentare istanza di rimborso. Inoltre, non è possibile procedere alla com-
pensazione tra eccedenze d'imposta a credito e a debito emergenti, contestualmente, da una
dichiarazione omessa. Il recupero dell'eccedenza a credito è infatti consentito previo riscontro
da parte dell'Amministrazione finanziaria dell'effettività sostanziale della stessa. A tal fine può
essere richiesto al contribuente di produrre la documentazione contabile ed extracontabile
necessaria al suddetto riscontro (risoluzione 24 dicembre 2020, n. 82/E).
MySolution | Guide 87
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
Si è intervenuto, quindi:
per le dichiarazioni ai fini delle imposte sui redditi e IRAP: sull’art. 2 del D.P.R. n. 322/1998, modi-
ficando i commi 8 e 8-bis.
per le dichiarazioni IVA: sull’art. 8 del D.P.R. n. 322/1998, inserendo i commi da 6-ter a 6-
quinquies.
Dichiarazione integrativa: confronto disciplina ante e post D.L. n. 193/2016 (in corsivo le parti modi-
ficate)
88 MySolution | Guide
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
MySolution | Guide 89
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
90 MySolution | Guide
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
Alla luce delle norme riportate in tabella, con le modifiche di cui si discute, è stata estesa la possibilità
per il contribuente di presentare la dichiarazione integrativa a favore (IRPEF, IRAP, sostituti
d’imposta) anche oltre il termine prescritto per la presentazione della dichiarazione relativa al periodo
d’imposta successivo, entro il termine per l’accertamento fiscale.
Se la dichiarazione integrativa è presentata oltre il termine prescritto per la presentazione della di-
chiarazione relativa al periodo d’imposta successivo, il credito d’imposta può essere utilizzato in
compensazione per eseguire il versamento di debiti maturati a partire dal periodo d’imposta succes-
sivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione integrativa. Resta ferma l’applicazione delle
sanzioni ridotte.
Una disciplina analoga è prevista per la dichiarazione integrativa riguardante l’IVA.
Anche per quest’ultima, in caso di dichiarazione presentata oltre il termine per la presentazione della
dichiarazione relativa al periodo d’imposta successivo, ma sempre entro il termine per l’accertamento
fiscale, il credito d’imposta derivante dalla dichiarazione integrativa può essere chiesto a rimborso
ove ricorrano, per l’anno per cui è presentata la dichiarazione integrativa, i requisiti di legge, ovvero
può essere utilizzato in compensazione per eseguire il versamento di debiti maturati a partire dal
periodo d’imposta successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione integrativa.
MySolution | Guide 91
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
Si ricorda che l’art. 43 del D.P.R. n. 600/1973 prescrive che, in caso di dichiarazione errata, il termi-
ne per l’accertamento corrisponde al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è
stata presentata la dichiarazione.
In caso di dichiarazione omessa, il termine è il 31 dicembre del settimo anno successivo a quello
in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata.
Nel caso in cui la presentazione della dichiarazione integrativa avvenga entro il termine prescritto per
la presentazione della dichiarazione relativa al periodo d’imposta successivo, il credito d’imposta ri-
sultante può essere utilizzato in compensazione.
Pertanto, le conseguenze del comma 8 possono essere così sintetizzate:
i termini di accertamento vengono cristallizzati: infatti, con la dichiarazione integrativa non si ria-
prono i suddetti termini per tutto il contenuto dichiarato, limitando la detta riapertura agli ele-
menti modificati e oggetto dell’integrazione;
anche i contribuenti che modificano al ribasso il reddito già dichiarato o fanno emergere un
maggior credito possono beneficiare di un lasso di tempo maggiore per presentare la dichiara-
zione modificata.
Invece, la riformulazione del comma 8-bis ha stabilito che l’eventuale credito, derivante dal minor de-
bito o dal maggior credito esposto nella dichiarazione integrativa possa essere utilizzato in compen-
sazione nel Mod. F24 ai sensi dell’art. 17 del D.Lgs. n. 241/1997.
Tale compensazione è comunque prevista in caso di correzione di errori contabili di competenza.
Si segnala che in passato un orientamento in tal senso era stato adottato dall’Agenzia delle entrate
con la circolare 24 settembre 2013, n. 31/E, nella quale erano state illustrate le modalità in base a cui,
in presenza di un errore nella contabilizzazione di un costo e/o di un ricavo nel corretto esercizio di
competenza, era possibile recuperare la mancata deduzione e/o tassazione fiscale del componente
reddituale.
Seguendo tale impostazione, laddove l’errore commesso era, innanzitutto, di natura civilistica, trat-
tandosi, ad esempio, di un errore contabile sulla competenza, veniva mantenuto l’impianto della cor-
rezione interna e dell’integrazione dell’ultima dichiarazione.
In modo tale che l’ultima dichiarazione rappresentava ancora, come spiegato dall’Agenzia delle entra-
te nella circolare n. 31/E del 2013, la modalità concreta con la quale procedere immediatamente in
compensazione con la differenza a proprio favore.
In definitiva, il comma 8-bis:
ha confermato che il credito può essere utilizzato in compensazione, se relativo ad una dichiara-
zione integrativa presentata entro il termine prescritto per la presentazione della dichiarazione
relativa al periodo d’imposta successivo;
ha previsto la compensazione anche del credito derivante dalla dichiarazione integrativa presen-
tata oltre il suddetto termine; tuttavia, in tale circostanza la compensazione può essere effettua-
ta con debiti maturati a partire dal periodo d’imposta successivo a quello in cui è stata
presentata la dichiarazione integrativa (in passato, invece, in caso di presentazione di dichia-
razione integrativa a favore oltre i termini, il contribuente poteva recuperare il maggior credito
solo dietro istanza di rimborso entro 48 mesi); in tale caso, nella dichiarazione relativa al periodo
d’imposta in cui è presentata la dichiarazione integrativa è indicato il credito risultante dalla pre-
detta dichiarazione.
92 MySolution | Guide
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
Attenzione
L’art. 30 del D.P.R. n. 633/1972 disciplina i presupposti del rimborso IVA:
• cessazione dell’attività oppure
• se il rimborso è superiore a 2.582 euro, quando sussiste una delle seguenti ipotesi:
- quando si esercita esclusivamente o prevalentemente attività che comportano
l’effettuazione di operazioni soggette ad imposta con aliquote inferiori a quelle dell’imposta
relativa agli acquisti e alle importazioni;
- quando si effettuano operazioni non imponibili per un ammontare superiore al 25 per cento
dell’ammontare complessivo di tutte le operazioni effettuate;
- limitatamente all’imposta relativa all’acquisto o all’importazione di beni ammortizzabili, non-
ché di beni e servizi per studi e ricerche; quando si effettuano prevalentemente operazioni
non soggette all’imposta;
- quando si tratta di soggetto non residente.
Il contribuente, anche fuori dai suddetti casi, può chiedere il rimborso dell’eccedenza detraibi-
le, risultante dalla dichiarazione annuale, se dalle dichiarazioni dei due anni precedenti risul-
tano eccedenze detraibili.
L’art. 34, nono comma, disciplina i casi in cui ai produttori agricoli che esportano prodotti
agricoli e ittici ad aliquota ridotta competono la detrazione o il rimborso IVA.
Inoltre, con il comma 6-quater, è stata estesa alla dichiarazione integrativa IVA la disciplina prevista,
da applicare in caso di dichiarazione presentata oltre il termine per la presentazione della dichiara-
zione relativa al periodo d’imposta successivo, ma sempre entro il termine per l’accertamento fiscale.
In tale caso, il credito d’imposta derivante dalla dichiarazione integrativa può essere chiesto a rim-
borso ove ricorrano, per l’anno per cui è presentata la dichiarazione integrativa, i requisiti di cui agli
artt. 30 e 34, nono comma, del D.P.R. n. 633/1972, ovvero può essere utilizzato in compensazione
per eseguire il versamento di debiti maturati a partire dal periodo d’imposta successivo a quello in cui
è stata presentata la dichiarazione integrativa. Nella dichiarazione relativa al periodo d’imposta in cui
MySolution | Guide 93
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
è presentata la dichiarazione integrativa è indicato il credito derivante dal minor debito o dal maggio-
re credito risultante dalla dichiarazione integrativa.
Infine, in base al nuovo comma 6-quinquies, anche in tale caso resta ferma per il contribuente la pos-
sibilità di fare valere, anche in sede di accertamento o di giudizio, eventuali errori, di fatto o di dirit-
to, che abbiano inciso sull’obbligazione tributaria, determinando l’indicazione di un maggiore imponi-
bile, di un maggiore debito d’imposta o, comunque, di una minore eccedenza detraibile.
Esempio
Sarebbe possibile integrare la dichiarazione nel caso in cui, avverso una comunicazione di ir-
regolarità o un avviso di accertamento, anche in sede di reclamo o di adesione, si riscontri un
errore nella dichiarazione originaria.
In sintesi, quindi, la situazione che si delinea con le norme di cui si discute è la seguente:
innanzitutto, è possibile fare valere gli errori commessi a proprio danno con una dichiarazione
integrativa da presentare entro il termine di presentazione della dichiarazione successiva, con la
possibilità di utilizzare in compensazione il credito;
decorso questo termine, fermo restando il principio di integrazione della dichiarazione, la com-
pensazione della differenza slitta a un momento successivo;
in caso di contestazione da parte dell’Agenzia delle entrate o comunque di richiesta istruttoria o
anche in sede contenziosa, è sempre possibile fare valere l’errore commesso a proprio danno e
anche in assenza di una presentazione della dichiarazione integrativa (è evidente che, per come
è scritta la norma, in questa ipotesi si prescinde dalla presentazione di una dichiarazione integra-
tiva).
94 MySolution | Guide
Ravvedimento della ritardata od omessa presentazione della dichiarazione
1) sono state estese anche ai tributi doganali ed alle accise, amministrati dall’Agenzia delle dogane e
dei monopoli, le vigenti riduzioni delle sanzioni previste:
nella lett. b-bis) del comma 1-bis dell’art. 13 del D.Lgs. n. 472/1997, che dispone che, nel caso in
cui la regolarizzazione di errori od omissioni avvenga entro il termine per la presentazione della
dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la viola-
zione, ovvero entro due anni dall’omissione o dall’errore (qualora non sia prevista dichiarazione
periodica), la sanzione sia ridotta ad un settimo del minimo;
nella lett. b-ter) del comma 1-bis dell’art. 13 del D.Lgs. n. 472/1997, la quale dispone la riduzione
della sanzione ad un sesto del minimo, se la regolarizzazione degli errori o delle omissioni, av-
venga oltre il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quel-
lo nel corso del quale è stata commessa la violazione, ovvero, oltre due anni dall’omissione o
dall’errore (qualora non sia prevista dichiarazione periodica);
2) è stata estesa la non operatività della preclusione della riduzione della sanzione nei casi di viola-
zione già contestata, o di accessi ispezioni o verifiche già iniziati, anche per i tributi doganali e per le
accise amministrati dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli; in precedenza, questa non operatività
valeva per i soli tributi amministrati dall’Agenzia delle entrate.
Riferimenti normativi
D.P.R. 22 luglio 1998, n. 322, artt. 2 e 8
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 472, art. 13
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 471, artt. 1, 5 e 8
D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, artt. 30 e 34
Cass., SS.UU., sent. 30 giugno 2016, n. 13378
MySolution | Guide 95
Altre tipologie di ravvedimento
96 MySolution | Guide
Altre tipologie di ravvedimento
Il comma 8 prevede che anche il cessionario o il committente che abbiano detratto l’imposta in as-
senza di una fattura elettronica sono puniti con una sanzione amministrativa pari al 100 per cento
dell’imposta, con un minimo di euro 250, sempre che non provvedano a regolarizzare l’operazione.
Ricorda
Le disposizioni attualmente vigenti in tema di fatturazione elettronica non hanno derogato ai
termini di emissione dei documenti, che restano ancorati al momento di effettuazione
dell’operazione e di esigibilità dell’imposta, secondo la previsione degli artt. 6 e 21, quarto
comma, del D.P.R. n. 633/1972.
Attenzione
La fattura elettronica, pertanto, si considera emessa, se risulta trasmessa attraverso il Sistema
di Interscambio entro 12 giorni dalla data dell’effettuazione dell’operazione.
MySolution | Guide 97
Altre tipologie di ravvedimento
98 MySolution | Guide
Altre tipologie di ravvedimento
In particolare, i soggetti passivi IVA sono stati tenuti a trasmettere in via telematica all’Agenzia del-
le entrate i dati riguardanti:
tutte le fatture emesse nel trimestre di riferimento, incluse le note di variazione;
le fatture ricevute/registrate, incluse le note di variazione e le bollette doganali.
Attenzione
Si segnala che, con l’avvio, dal 1° gennaio 2019, della fattura elettronica, tale adempimento è
stato soppresso.
Riguardo alle scadenze, per il 2018, ultimo anno di presentazione della comunicazione, è stato possi-
bile optare per due diverse possibilità di invio della comunicazione:
cadenza trimestrale;
cadenza semestrale.
Ricorda
In entrambi i casi, è stato previsto che, al fine di evitare la sovrapposizione di adempimenti,
per gli anni in cui si applica l’adempimento in questione, il termine del 16 settembre è fissato
al 30 settembre.
In caso di invio trimestrale, per il 2018 il calendario di invio delle comunicazioni è stato il seguente:
primo trimestre: 31 maggio 2018;
secondo trimestre: 30 settembre 2018;
terzo trimestre: 28 febbraio 2019 (termine originario 30 novembre 2018, così posticipato dall’art.
11 del D.L. 12 luglio 2018, n. 87);
quarto trimestre: 28 febbraio 2019.
Per chi, invece, ha optato per la cadenza periodica semestrale, per il 2018 il calendario di invio delle
comunicazioni è stato il seguente:
primo semestre: 1° ottobre 2018 (il termine originario del 30 settembre 2018 cade di domenica);
secondo semestre: 28 febbraio 2019.
Attenzione
La scadenza per l’invio della comunicazione relativa al terzo e quarto trimestre 2018 e quella
relativa al secondo semestre 2018 è stata spostata dal 28 febbraio 2019 al 30 aprile 2019.
2.1.1. Sanzioni
Si applica la sanzione amministrativa di 2 euro per ciascuna fattura, comunque entro il limite mas-
simo di 1.000 euro per ciascun trimestre, per l’omissione o l’errata trasmissione dei dati delle fatture
emesse e ricevute.
MySolution | Guide 99
Altre tipologie di ravvedimento
La sanzione è ridotta alla metà, entro il limite massimo di 500 euro, se la trasmissione è effettuata
entro i quindici giorni successivi al termine ordinario ovvero se nel medesimo termine è effettuata la
trasmissione corretta dei dati.
Non trova applicazione il cumulo giuridico.
I soggetti che hanno commesso omissioni ed errori in occasione dell’invio della comunicazione relati-
va al primo semestre 2017 (il cui termine è scaduto il 16 ottobre 2017) non sono sanzionati, se le
comunicazioni dei dati riferiti al primo semestre del 2017 sono effettuate correttamente entro il 6
aprile 2018.
Inoltre, per l’omissione di ogni comunicazione prescritta dalla legge tributaria, in luogo della sanzione
amministrativa da 250 a 2.000 euro si applica la sanzione amministrativa di 2 euro per ciascuna fattu-
ra, comunque entro il limite massimo di 1.000 euro per ciascun trimestre.
La sanzione è ridotta alla metà, entro il limite massimo di 500 euro, se la trasmissione è effettuata en-
tro i quindici giorni successivi alla scadenza, ovvero se, nel medesimo termine, è effettuata la trasmis-
sione corretta dei dati. Non si applicano le sanzioni previste in caso di concorso di violazioni e conti-
nuazione.
2.1.2. Ravvedimento
Per l’omissione o l’errata trasmissione dei dati delle fatture si applicano le regole ordinarie.
Ne discende che la violazione può essere regolarizzata inviando la comunicazione (inizialmente
omessa/errata) e applicando alla sanzione di cui si è detto le riduzioni previste dall’art. 13, comma 1,
lett. a-bis) ss., del D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 472, a seconda del momento in cui interviene il versa-
mento.
Esempio
Nella risoluzione 28 luglio 2017, n. 104/E, si riporta il seguente esempio: in caso di errata co-
municazione dei dati di 180 fatture relative al secondo trimestre del 2017 (la scadenza era il
16 settembre 2017), qualora il contribuente si sia ravveduto in data 3 novembre 2017, ha do-
vuto nuovamente assolvere all’obbligo comunicativo e versare euro 40 (sanzione base di euro
360, ridotta a 1/9, ai sensi dell’art. 13, comma 1, lett. a-bis, del D.Lgs. n. 472/1997).
Ricorda
Il ravvedimento è possibile, salva la notifica degli atti di accertamento.
Riprendendo l’esempio di cui sopra, limitatamente al numero di fatture i cui dati sono stati erronea-
mente inviati (180), nella risoluzione n. 104/E del 2017 si riportano le tabelle riepilogative delle sca-
denze, a regime, per l’invio delle comunicazioni dei dati delle fatture, con evidenziato il termine per la
correzione dell’adempimento (tabella A, entro i primi 15 giorni; tabella B, oltre i 15 giorni).
Ricorda
La comunicazione va presentata anche nell’ipotesi di liquidazione con eccedenza a credito.
Sono esonerati dalla presentazione della comunicazione i soggetti passivi non obbligati alla presen-
tazione della dichiarazione annuale IVA o all’effettuazione delle liquidazioni periodiche, sempre che,
nel corso dell’anno, non vengano meno le predette condizioni di esonero.
In caso di determinazione separata dell’imposta in presenza di più attività, va presentata una sola
comunicazione riepilogativa per ciascun periodo.
Casistica Sanzione
Omessa, incompleta ov- Sanzione amministrativa da un minimo di euro 500 ad un massi-
vero infedele comunica- mo di euro 2.000
zione
Trasmissione effettuata Sanzione ridotta alla metà del minimo e, quindi, pari ad euro 250,
entro i 15 giorni succes- che corrisponde alla metà di euro 500
sivi alla scadenza ordi-
naria
Trasmissione corretta
entro i 15 giorni succes-
sivi alla scadenza ordi-
naria
Invio, integrazione, cor- Si applica la sola sanzione da euro 500 ad euro 2.000 (art. 11,
rezione dei dati attra- comma 2-ter, del D.Lgs. n. 471/1997) e non anche quella di errata
verso dichiarazione an- dichiarazione IVA (risoluzione 28 luglio 2017, n. 104/E)
nuale IVA
Omessa sanatoria in di- In tale caso, occorre presentare una dichiarazione annuale IVA in-
chiarazione IVA delle ir- tegrativa, applicando, oltre alla sanzione da euro 500 ad euro
regolarità della comuni- 2.000 (art. 11, comma 2-ter, del D.Lgs. n. 471/1997), anche quella
cazione relativa all’IVA di cui all’art. 5 del D.Lgs. n. 471/1997 (risoluzione 28
luglio 2017, n. 104/E)
2.2.1. Ravvedimento
La comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche rappresenta un adempimento che, sebbene
diverso ed autonomo rispetto a quello dichiarativo, è, comunque, propedeutico allo stesso.
Pertanto, in un’ottica di ravvedimento della mancata/parziale/errata effettuazione della comunicazio-
ne, ai fini del ravvedimento, si applicano le regole ordinarie dettate dall’art. 13, comma 1, lett. a-bis)
ss., del D.Lgs. n. 472/1997.
In particolare, fermo il versamento della sanzione di cui si è detto nella tabella riportata, eventual-
mente ridotta per effetto del ravvedimento, qualora la regolarizzazione intervenga prima della
presentazione della dichiarazione annuale IVA, secondo quanto chiarito dall’Agenzia delle entrate
nella risoluzione n. 104/E del 2017, è necessario comunque inviare la comunicazione inizialmente
omessa/incompleta/errata.
Detto obbligo di invio, invece, viene meno laddove la regolarizzazione intervenga direttamente
con la dichiarazione annuale IVA ovvero successivamente alla sua presentazione.
In particolare:
Esempio
Nella risoluzione n. 104/E del 2017 viene riportato il seguente esempio: in caso di omessa co-
municazione della liquidazione periodica relativa al primo trimestre del 2017 (la cui scadenza
è stata rinviata al 12 giugno 2017 dal D.P.C.M. 22 maggio 2017), qualora il contribuente si sia
ravveduto in data:
a) 31 luglio 2017, ha dovuto assolvere all’obbligo comunicativo e versare euro 55,56 (sanzione
base di euro 500, ridotta a 1/9, ai sensi dell’art. 13, comma 1, lett. a-bis, del D.Lgs. n.
472/1997);
b) 10 settembre 2018, se nella dichiarazione IVA 2018 (presentata entro la scadenza del 30
aprile 2018) sono stati correttamente riepilogati i dati della comunicazione trimestrale omes-
sa, ha dovuto versare solo euro 71,43 (sanzione base di euro 500, ridotta a 1/8, ai sensi
dell’art. 13, comma 1, lett. b, del D.Lgs. n. 472/1997);
c) 10 settembre 2018, se nella dichiarazione IVA 2018 non sono stati correttamente riepilogati
i dati della comunicazione trimestrale omessa, ha dovuto presentare la dichiarazione integra-
tiva versando la relativa sanzione (vedi, sul punto, circolare 12 ottobre 2016, n. 42/E), cui si ag-
giunge quella di euro 71,43 (sanzione base di euro 500, ridotta a 1/7, ai sensi dell’art. 13,
comma 1, lett. b-bis, del D.Lgs. n. 472/1997).
Al fine di agevolare l’adempimento, sempre nella risoluzione n. 104/E del 2017, si riportano di seguito
le tabelle riepilogative delle scadenze, a regime, per l’invio delle comunicazioni delle liquidazioni pe-
riodiche IVA, con evidenziato il termine per la correzione dell’adempimento (tabella A, entro i primi 15
giorni; tabella B, oltre i 15 giorni).
3. Ravvedimento quadro RW
La compilazione del quadro RW è richiesta per adempiere agli obblighi previsti per il cd. “monitorag-
gio fiscale”, ossia per consentire all’Amministrazione finanziaria di controllare gli investimenti
all’estero e/o i trasferimenti da, verso e sull’estero, nonché per determinare le imposte patrimoniali
estere (IVIE e IVAFE).
La compilazione del quadro RW interessa le persone fisiche, gli enti non commerciali e le società
semplici.
Per le violazioni nella compilazione del quadro RW le sanzioni sono cambiate dal 4 settembre 2013.
Attualmente, le sanzioni sono così stabilite:
dal 3 al 15 per cento di quanto non dichiarato, se si tratta di attività detenute in Stati non black
list;
dal 6 al 30 per cento di quanto non dichiarato, se si tratta di attività detenute in Stati black list.
È prevista comunque la sanzione fissa, pari a 258 euro, in caso di dichiarazione tardiva (presentata
entro 90 giorni dal termine ordinario).
Applicando il ravvedimento operoso, la sanzione viene ridotta a:
1/9 della sanzione minima, se il ravvedimento viene effettuato entro 90 giorni dalla scadenza del
termine di presentazione della dichiarazione che si desidera regolarizzare;
1/8 della sanzione minima, se il ravvedimento viene effettuato entro il termine di presentazione
della dichiarazione relativa all’anno in cui è stata commessa la violazione;
1/7 della sanzione minima, se il ravvedimento viene effettuato entro il termine di presentazione
della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la
violazione;
1/6 della sanzione minima, se il ravvedimento viene effettuato oltre il termine di presentazione
della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la
violazione;
1/5 della sanzione minima, se il ravvedimento viene effettuato dopo la consegna del processo
verbale di constatazione.
Pertanto, le riduzioni sono le seguenti:
Entro 90 giorni Entro 1 anno Entro 2 anni Oltre 2 anni Dopo PVC
(1/9) (1/8) (1/7) (1/6) (1/5)
No Paesi 0,334% 0,375% 0,428% 0,5% 0,6%
black list
Sì Paesi 0,667% 0,75% 0,857% 1% 1,2%
black list
Ricorda
Da segnalare che il contribuente non obbligato alla presentazione del Mod. Redditi, se tenuto
alla compilazione del quadro RW, deve presentare entro il 28 febbraio solo il Frontespizio + il
quadro RW.
Attenzione
Qualora la dichiarazione annuale sia stata presentata nei termini ed i dati nella stessa conte-
nuti siano corretti, è possibile la compilazione e l'invio del solo frontespizio e del modulo RW
anche oltre 90 giorni.
E’ chiaro che se l’invio avviene oltre i 90 giorni si applica la sanzione dal 90% al 180% (senza
che la stessa sia maggiorata di 1/3 ovvero raddoppiata perché l'IVIE e l'IVAFE non derivano da
redditi prodotti all'estero) oltre a quella dal 3% al 15% degli importi non dichiarati (dal 6% al
30% se si tratta di Stati a regimi privilegiati).
Se, invece, l’invio avviene nei 9 giorni, la sanzione è quella fissa di 258 euro oltre a quella del
30% se l'omissione ha prodotto anche effetti sostanziali sulle imposte dovute a titolo di IVIE
e/o IVAFE (in tale ipotesi restano dovuti, oltre alla quota capitale, anche i relativi interessi).
In tutti i casi, comunque è possibile ridurre le sanzioni ricorrendo al ravvedimento operoso
(risoluzione 24 dicembre 2020, n. 82/E).
Riferimenti normativi
D.L. 31 maggio 2010, n. 78, artt. 21 e 21-bis
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 472, art. 13
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 471, artt. 5, 6 e 11
D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, art. 21
Le principali violazioni in cui incorrono i sostituti d’imposta e che possono essere sanate con il ravvedi-
mento operoso sono:
- omessi o insufficienti versamenti delle ritenute;
- errori nella compilazione dei modelli dichiarativi (violazioni formali o sostanziali);
- mancata presentazione della dichiarazione entro i termini;
- operazioni di conguaglio del modello 730.
Ricorda
Pertanto, ai fini del ravvedimento, si applica una sanzione pari allo 0,1 per cento per ciascun
giorno di ritardo.
Attenzione
In caso di ravvedimento dei sostituti d’imposta, gli interessi vanno cumulati all’imposta e non
vanno indicati separatamente nel modello F24.
Esempio
Si consideri il caso di un sostituto d’imposta che non ha versato, entro il 16 ottobre 2019, le ri-
tenute su redditi di lavoro dipendente del mese di settembre 2019, in misura pari a 3.000 eu-
ro.
Decide di utilizzare il ravvedimento, versando l’importo dovuto il 12 novembre 2019.
Pertanto, effettua il ravvedimento con un ritardo di 27 giorni (sanzione 1,5 per cento).
Il tasso degli interessi legali, da calcolare con maturazione giorno per giorno, ammonta, nel
2019, allo 0,9 per cento.
Si avrà:
• imposta da versare: 3.000 euro;
• sanzione da ravvedimento: 3.000 x 1,5% = 45 euro;
• interessi: 3.000 x 27 x 0,8% / 365 = 1,78 euro.
Si riporta la sezione del modello F24 compilata:
Attenzione
La norma, come modificata dal D.Lgs. 24 settembre 2015, n. 158, non prevede più il riferimen-
to all’applicazione dell’art. 13 del D.Lgs. n. 471/1997: di conseguenza, a partire dal 1° gennaio
2016, il contribuente non può essere sanzionato per omesso versamento, in caso di accer-
tamento di ritenute non operate e non dichiarate.
Tale violazione può essere sanata applicando le consuete riduzioni previste dall’art. 13 del D.Lgs. 18
dicembre 1997, n. 472.
3. Violazioni formali
Le violazioni formali sono quelle che non incidono sulla determinazione o pagamento del tributo,
ma ostacolano l’azione di accertamento.
Le sanzioni conseguenti a violazioni di carattere formale collegate alle dichiarazioni dei sostituti
d’imposta sono punite con una sanzione da euro 500 ad euro 4.000 (art. 8, comma 3, del D.Lgs. n.
471/1997).
Il ravvedimento operoso comporta le seguenti riduzioni:
entro 90 giorni dal termine di presentazione della dichiarazione: euro 55,56 (euro 500,00 x 1/9);
entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno nel corso del quale è stata
commessa la violazione: euro 62,50 (euro 500,00 x 1/8);
entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel cor-
so del quale è stata commessa la violazione: euro 71,43 (euro 500,00 x 1/7);
oltre il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel corso
del quale è stata commessa la violazione: euro 83,33 (euro 500,00 x 1/6).
4. Violazioni sostanziali
Le violazioni sostanziali sono quelle che incidono sulla determinazione e pagamento del tributo
(dichiarazione infedele).
La sanzione per dichiarazione infedele va dal 90 al 180 per cento delle ritenute non versate, ri-
feribili a compensi, interessi ed altre somme non dichiarate, con un minimo di euro 250 (art. 2, com-
ma 2, del D.Lgs. n. 471/1997).
Inoltre, la sanzione:
è aumentata della metà, in caso di violazioni realizzate mediante l’utilizzo di documentazione
falsa, mediante artifici o raggiri, condotte simulatorie o fraudolente;
è ridotta di un terzo, se l’ammontare delle ritenute non versate riferibili alla differenza tra
l’ammontare dei compensi, interessi ed altre somme accertati e dichiarati è inferiore al 3 per cen-
to delle ritenute riferibili all’ammontare dei compensi, interessi ed altre somme dichiarati, e co-
munque inferiore ad euro 30.000.
Oltre alle sanzioni di cui sopra, è prevista una specifica sanzione nel caso in cui sia omessa
l’indicazione di uno o più percipienti nella dichiarazione del sostituto d’imposta, pari a euro 50 per
ogni percipiente non indicato nella dichiarazione presentata o che avrebbe dovuto essere presentata.
Il ravvedimento di una dichiarazione infedele si perfeziona con il versamento, oltre che
dell’imposta e degli interessi legali, della sanzione ridotta, nella misura di:
1/9 della sanzione minima (10 per cento), se le ritenute vengono versate entro 90 giorni dalla
scadenza del termine di presentazione della dichiarazione;
1/8 della sanzione minima (11,25 per cento), se le ritenute vengono versate entro il termine di
presentazione della dichiarazione relativa all’anno in cui è stata commessa la violazione;
1/7 della sanzione minima (12,86 per cento), se le ritenute vengono versate entro il termine di
presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata
commessa la violazione;
1/6 della sanzione minima (15 per cento), se le ritenute vengono versate oltre il termine di pre-
sentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata
commessa la violazione;
1/5 della sanzione minima (18 per cento), se le ritenute vengono versate dopo la consegna del
PVC.
Attenzione
La sanzione è ridotta di un terzo quando la maggiore imposta o il minore credito accertati
sono complessivamente inferiori al 3 per cento dell’imposta e del credito dichiarati e comun-
que complessivamente inferiori a euro 30.000. Se non vi è alcun danno per l’Erario, la san-
zione è pari a euro 250.
Qualora si configuri anche la violazione inerente alla mancata indicazione di un percipiente, si ap-
plicano le seguenti sanzioni ridotte:
5,56 euro (1/9 di 50 euro), se l’indicazione avviene entro 90 giorni dalla scadenza del termine di
presentazione della dichiarazione;
6,25 euro (1/8 di 50 euro), se l’indicazione avviene entro il termine di presentazione della dichia-
razione relativa all’anno in cui è stata commessa la violazione;
7,14 euro (1/7 di 50 euro), se l’indicazione avviene entro il termine di presentazione della dichia-
razione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la violazione;
8,33 euro (1/6 di 50 euro), se l’indicazione avviene oltre il termine di presentazione della dichia-
razione relativa all’anno successivo a quello nel corso del quale è stata commessa la violazione;
10,00 euro (1/5 di 50 euro), se l’indicazione avviene dopo la consegna del processo verbale di
constatazione.
Ricorda
Si segnala che, oltre alle suddette sanzioni, restano applicabili quelle relative all’omessa indi-
cazione nel modello CU dei percipienti, pari a 100 euro per ogni CU infedele, senza possibi-
lità di ravvedimento.
Nel caso in cui le ritenute non dichiarate siano state interamente versate, la sanzione ammini-
strativa è prevista nella misura da euro 250 a euro 2.000.
Comunque, se la dichiarazione omessa è presentata entro il termine di presentazione della di-
chiarazione relativa al periodo d’imposta successivo:
si applica la sanzione da euro150 a euro 500;
la sanzione per omessa indicazione del percipiente è pari a euro 25.
Occorre tenere conto anche della norma secondo cui si considera valida la dichiarazione presentata
entro 90 giorni dalla scadenza del termine (tardiva presentazione), ferma restando l’applicazione
della sanzione di cui all’art. 2, comma 3, del D.Lgs. n. 471/1997 (art. 2, comma 7, del D.P.R. 22 luglio
1998, n. 322).
Per maggiori dettagli si rimanda alla sezione dedicata al ravvedimento delle dichiarazioni.
In base a quanto detto, qualora le ritenute dichiarate tardivamente:
siano state interamente versate, la ritardata presentazione della dichiarazione è regolarizzabile
entro 90 giorni con il pagamento di una sanzione pari ad un decimo del minimo: euro 150,00 x
1/10 = euro 15,00;
non siano state versate, la ritardata presentazione della dichiarazione è regolarizzabile entro
90 giorni con il pagamento, come detto, della sanzione pari a euro 15. In questo caso, inoltre oc-
corre sanare anche l’omesso versamento secondo le regole del ravvedimento.
Attenzione
In definitiva, il sostituto potrà regolarizzare complessivamente la propria situazione ver-
sando:
• 15 euro per la ritardata presentazione della dichiarazione (codice tributo 8911);
• le ritenute omesse;
• la sanzione ridotta relativa al versamento delle ritenute, variabile a seconda del periodo in
cui il ravvedimento viene effettuato.
6. Dichiarazione correttiva
Può capitare il caso che per le dichiarazioni del sostituto d’imposta sia necessaria la presentazione di
una dichiarazione correttiva o integrativa (a seconda dei termini entro cui il sostituto provvede a “cor-
reggere” la dichiarazione originaria con la nuova dichiarazione corretta).
Presupposto per potere presentare una dichiarazione correttiva o una dichiarazione integrativa è
che sia stata validamente presentata la dichiarazione originaria.
Ricorda
Si considera validamente presentata una dichiarazione presentata entro 90 giorni dal termine
di scadenza, fatta salva l’applicazione delle relative sanzioni.
Nel caso in cui il soggetto intenda presentare un Mod. 770 correttivo/integrativo, dovrà presentare
una nuova dichiarazione, completa di tutte le sue parti.
Riferimenti normativi
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 472, art. 13
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 471, artt. 2, 8, 13 e 14
In caso di presentazione del modello 730, se ci si accorge di avere commesso errori, è sempre possibile
rimediare con il ravvedimento operoso.
In particolare, le ipotesi che si possono presentare sono sostanzialmente due:
- presentazione di un modello 730 rettificativo;
- presentazione di un modello 730 o modello Redditi integrativo.
Attenzione
Pertanto, il soggetto che elabora la dichiarazione rettificativa deve essere lo stesso che ha
elaborato la dichiarazione originariamente presentata.
Invece, come si dirà in seguito, le dichiarazioni integrative possono essere elaborate esclusivamente
da un CAF o professionista abilitato, anche se la dichiarazione originaria è stata presentata al proprio
sostituto d’imposta, ovvero direttamente dal contribuente.
3. integrazione della dichiarazione in relazione sia ai dati del sostituto d’imposta, sia ad altri dati
della dichiarazione da cui scaturiscono un maggior importo a credito, un minor debito oppure
un’imposta invariata;
4. integrazione della dichiarazione che comporta un minor credito o un maggior debito.
Attenzione
Per la presentazione del Mod. 730 integrativo va utilizzato un normale Mod. 730, nel quale
deve essere indicato uno specifico codice (1, 2 o 3) nell’apposita casella “730 integrativo”,
posta nel frontespizio. In tale dichiarazione il contribuente può indicare come sostituto che
dovrà effettuare i conguagli anche un sostituto diverso da quello che ha effettuato i conguagli
derivanti dalla prima liquidazione (C.M. 3 maggio 2000, n. 89/E).
2.1. Integrazione della dichiarazione che comporta un maggiore credito, un minor debito o
un’imposta invariata
Il primo caso si verifica quando il contribuente si accorge di non avere fornito tutti gli elementi da in-
dicare nella dichiarazione e l’integrazione e/o la rettifica comportano un maggiore credito o un minor
debito (ad esempio, per oneri non indicati nel Mod. 730 originario) o un’imposta pari a quella deter-
minata con il Mod. 730 originario (ad esempio, per correggere dati che non modificano la liquidazione
delle imposte).
In questo caso, a sua scelta può:
presentare, entro il 25 ottobre, un nuovo modello 730, completo di tutte le sue parti, indican-
do il codice 1 nella relativa casella “730 integrativo” presente nel frontespizio. Il Mod. 730 integra-
tivo deve essere comunque presentato a un CAF o a un professionista abilitato anche in caso
di assistenza precedentemente prestata dal sostituto. Il contribuente che presenta il Mod. 730 in-
tegrativo deve esibire la documentazione necessaria al CAF o al professionista abilitato per il
controllo della conformità dell’integrazione che viene effettuata. Se l’assistenza sul Mod. 730
originario era stata prestata dal sostituto d’imposta, occorre esibire al CAF o al professionista abi-
litato tutta la documentazione;
presentare un modello Redditi Persone fisiche, utilizzando l’eventuale differenza a credito e ri-
chiedendone il rimborso. Il modello Redditi Persone fisiche può essere presentato:
o entro il 30 novembre (correttiva nei termini) oppure
o entro il termine previsto per la presentazione del modello Redditi relativo all’anno
successivo (dichiarazione integrativa a favore).
Ricorda
Da segnalare che i contribuenti che, pur potendo presentare il Mod. 730, scelgono di utilizzare
il Mod. Redditi PF, sono obbligati a presentare tale dichiarazione esclusivamente in via te-
lematica all’Agenzia delle entrate.
Attenzione
L’art. 5 del D.L. 22 ottobre 2016, n. 193 (cd. “decreto fiscale”), adeguandosi all’orientamento
espresso dalla Cassazione a Sezioni Unite (sent. 30 giugno 2016, n. 13378), ha modificato la
disciplina della dichiarazione integrativa a favore, estendendo la possibilità di presentar-
la anche oltre i termini detti sopra.
Si è intervenuto, quindi:
per le dichiarazioni ai fini delle imposte sui redditi e IRAP: sull’art. 2 del D.P.R. 22 luglio 1998,
n. 322, modificando i commi 8 e 8-bis;
per le dichiarazioni IVA: sull’art. 8 del D.P.R. n. 322/1998, inserendo i commi da 6-ter a 6-
quinquies.
Alla luce delle norme riportate, con le modifiche di cui si discute, è stata estesa la possibilità per il
contribuente di presentare la dichiarazione integrativa a favore anche oltre il termine prescritto
per la presentazione della dichiarazione relativa al periodo d’imposta successivo, e cioè entro il ter-
mine per l’accertamento fiscale.
Se la dichiarazione integrativa è presentata oltre il termine prescritto per la presentazione della di-
chiarazione relativa al periodo d’imposta successivo, il credito d’imposta può essere utilizzato in
compensazione per eseguire il versamento di debiti maturati a partire dal periodo d’imposta succes-
sivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione integrativa. Resta ferma l’applicazione delle
sanzioni ridotte.
Per maggiori approfondimenti, si rimanda al capitolo “Ravvedimento della ritardata od omessa presen-
tazione della dichiarazione”.
Pertanto, sulla base delle norme attualmente in vigore (art. 2, comma 8, del D.P.R. n. 322/1998, come
modificato dal D.L. n. 193/2016), in questi casi è possibile sanare la propria situazione, presentando il
Mod. Redditi integrativo del Mod. 730 entro i seguenti termini:
30 novembre dell’anno successivo (ovvero termine per la presentazione del Mod. Redditi rela-
tivo all’anno successivo): il contribuente potrà utilizzare in compensazione l’eventuale credito de-
rivante dal minor debito o dal maggiore credito risultante dalla dichiarazione integrativa;
31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione
(dichiarazione integrativa art. 2, comma 8, del D.P.R. n. 322/1998): in questo caso, l’eventuale
credito derivante dal minor debito o dal maggiore credito risultante dalla dichiarazione integrati-
va può essere utilizzato in compensazione per eseguire il versamento di debiti maturati a partire
dal periodo d’imposta successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione integrativa.
Il credito derivante dal minor debito o dal maggiore credito risultante dalla dichiarazione integrativa,
nonché l’ammontare eventualmente già utilizzato in compensazione devono essere indicati nella di-
chiarazione relativa al periodo d’imposta in cui è presentata la dichiarazione integrativa.
Tabella – Dichiarazione integrativa con maggiore credito, minor debito o un’imposta invariata
Il nuovo modello 730 deve contenere, pertanto, le stesse informazioni del modello 730 originario, ad
eccezione di quelle nuove indicate nel riquadro “Dati del sostituto d’imposta che effettuerà il conguaglio”.
2.3. Integrazione della dichiarazione in relazione sia ai dati del sostituto d’imposta sia ad
altri dati della dichiarazione da cui scaturiscono un maggior importo a credito, un minor
debito oppure un’imposta invariata
Se il contribuente si accorge di non avere fornito sia tutti i dati che consentono di identificare il sosti-
tuto che effettuerà il conguaglio (o di averli forniti in modo inesatto), sia tutti gli elementi da indicare
nella dichiarazione e l’integrazione e/o la rettifica comportano un maggior importo a credito, un mi-
nor debito oppure un’imposta pari a quella determinata con il modello 730 originario, può presenta-
re, entro il 25 ottobre, un nuovo modello 730 per integrare e/o correggere questi dati, indicando il
codice 3 nella relativa casella “730 integrativo” presente nel frontespizio.
Codice Descrizione
1 Integrazione o rettifica che comportano un maggior credito o un minor debito ri-
spetto alla dichiarazione originaria ovvero un’imposta pari a quella determinata
con il Mod. 730 originario
2 Integrazione o rettifica che riguardano esclusivamente le informazioni da indicare
nel riquadro “Dati del sostituto d’imposta che effettuerà il conguaglio”
3 Integrazione o rettifica che riguardano sia le informazioni da indicare nel riquadro
“Dati del sostituto d’imposta che effettuerà il conguaglio”, sia i dati relativi alla de-
terminazione dell’imposta dovuta, se dagli stessi scaturiscono un maggior importo
a credito, un minor debito o un’imposta pari a quella determinata con il Mod. 730
originario
2.4. Integrazione della dichiarazione che comporta un minor credito o un maggior debito
Nei casi in cui il contribuente riscontri nel Mod. 730 presentato errori od omissioni (quali, ad esempio,
l’omessa o la parziale indicazione di un reddito), la cui correzione determina un minor rimborso o un
maggior debito, deve presentare una dichiarazione integrativa, utilizzando il Mod. Redditi PF e prov-
vedere direttamente al pagamento delle somme dovute (compresa la differenza rispetto all’importo
del credito risultante dal Mod. 730, che verrà comunque rimborsato dal sostituto d’imposta), con
l’aggiunta delle eventuali sanzioni e degli interessi legali dovuti.
Il contribuente può presentare il Mod. Redditi integrativo del Mod. 730 entro i seguenti termini:
entro il 30 novembre dell’anno relativo alla dichiarazione (correttiva nei termini): in questo
caso, se dall’integrazione emerge un importo a debito, il contribuente dovrà procedere al conte-
stuale pagamento del tributo dovuto, degli interessi calcolati al tasso legale con maturazione
giornaliera e della sanzione in misura ridotta secondo quanto previsto dal ravvedimento opero-
so;
entro il termine previsto per la presentazione del modello Redditi relativo all’anno succes-
sivo (dichiarazione integrativa): in questo caso, se dall’integrazione emerge un importo a debito,
il contribuente dovrà pagare contemporaneamente il tributo dovuto, gli interessi calcolati al tas-
so legale con maturazione giornaliera e le sanzioni in misura ridotta previste in materia di ravve-
dimento operoso;
entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichia-
razione (dichiarazione integrativa – art. 2, comma 8, del D.P.R. n. 322/1998): in questo caso, se
dall’integrazione emerge un importo a debito, il contribuente dovrà pagare contemporaneamen-
te il tributo dovuto, gli interessi calcolati al tasso legale con maturazione giornaliera e le sanzioni
in misura ridotta previste in materia di ravvedimento operoso.
Attenzione
La presentazione di una dichiarazione integrativa non sospende le procedure avviate con la
consegna del modello 730 e, quindi, non fa venire meno l’obbligo da parte del datore di lavoro
o dell’ente pensionistico di effettuare i rimborsi o trattenere le somme dovute in base al
modello 730.
entro il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno nel corso del quale è
stata commessa la violazione ovvero, quando non è prevista dichiarazione periodica, entro un
anno dall’omissione o dall’errore: 1/8 del minimo (3,75 per cento);
entro il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel
corso del quale è stata commessa la violazione ovvero, quando non è prevista la dichiarazione
periodica, entro due anni dall’omissione o dall’errore: 1/7 del minimo (4,29 per cento);
oltre il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo a quello nel
corso del quale è stata commessa la violazione ovvero, quando non è prevista dichiarazione pe-
riodica, oltre due anni dall’omissione o dall’errore: 1/6 del minimo (5 per cento);
dopo l’emissione di PVC: 1/5 del minimo (6 per cento).
Per il versamento della sanzione ridotta si utilizzano i seguenti codici tributo:
8915: Sanzione pecuniaria IRPEF, rettifica modello 730
8916: Sanzione pecuniaria addizionale regionale all’IRPEF, rettifica modello 730;
8927: Sanzione pecuniaria addizionale comunale all’IRPEF, rettifica modello 730.
Attenzione
È stato chiarito che il CAF o il professionista sono tenuti al pagamento della sola sanzione che
sarebbe stata richiesta al contribuente se, dopo avere inviato tempestivamente l’originario
Mod. 730, presentino un Mod. 730 rettificativo (o una comunicazione) entro il 10 novembre
(circolare 22 ottobre 2015, n. 34/E).
Per effetto della portata innovativa della norma in commento, devono ritenersi superati i chiarimenti
forniti con la circolare 9 maggio 2013, n. 14/E, par. 7.3, Dichiarazioni a rettifica – nella parte relativa
all’applicazione delle sanzioni per la presentazione della dichiarazione rettificativa successivamente
alla scadenza del termine previsto per la trasmissione telematica dei modelli 730. Ciò vale anche con
riferimento alle procedure di rettifica operate dal sostituto d’imposta.
Resta fermo che la sanzione per tardiva presentazione della dichiarazione troverà applicazione
nel caso in cui l’originario Mod. 730 sia stato presentato oltre il termine previsto (ossia oltre il 23 luglio
dell’anno successivo a quello cui si riferisce la dichiarazione).
Ricorda
Da segnalare che, nel caso in cui l’errore sia riscontrabile nelle operazioni di liquidazione del
Mod. 730, il soggetto che presta assistenza fiscale dovrà rielaborare un nuovo Mod. 730-3,
che sostituirà quello precedentemente elaborato, sul quale dovrà essere barrata la casella
“730 rettificativo”.
Il Mod. 730-3 rettificativo (e il modello 730 integrativo) devono essere consegnati al contribuente
prima che vengano effettuate le operazioni di conguaglio a rettifica.
Qualora l’operazione di rettifica sia svolta da un CAF o da un professionista abilitato, lo stesso, oltre
ai modelli citati, dovrà redigere e consegnare all’Agenzia delle entrate un nuovo modello 730-4, nel
quale dovrà essere barrata la casella “rettificativo”.
A sua volta, l’Agenzia provvederà ad inoltrare al sostituto d’imposta detto risultato contabile.
5. Visto infedele
Laddove il Mod. 730 tardivo sia successivamente rettificato dal CAF o dal professionista entro il 10
novembre, alla sanzione per tardività di cui si è detto si aggiunge quella per visto infedele.
Infatti, se dalle verifiche emerge l’apposizione di un visto di conformità infedele, ad esempio in caso di
non corretto riscontro della documentazione giustificativa di spese che danno diritto a detrazioni o
deduzioni che si rivelino in tutto o in parte non spettanti, i CAF e i professionisti abilitati sono tenuti al
pagamento di una somma pari al 30 per cento della maggiore imposta riscontrata, sempre che il
visto infedele non sia stato indotto dalla condotta dolosa o gravemente colposa del contribuente.
In precedenza (sino al 29 marzo 2019), costoro erano direttamente tenuti al pagamento di un impor-
to corrispondente alla somma dell’imposta, degli interessi e della sanzione che sarebbe stata richiesta
al contribuente.
L’Agenzia delle entrate, con la circolare 4 aprile 2017, n. 7/E, ha chiarito che la responsabilità dei CAF
è conseguente al rilascio del visto di conformità infedele in relazione alla verifica:
della corrispondenza dell’ammontare delle ritenute, anche a titolo di addizionali, con quello delle
relative certificazioni esibite;
delle detrazioni d’imposta spettanti in base alle risultanze dei dati della dichiarazione e ai docu-
menti presentati dal contribuente;
delle deduzioni dal reddito spettanti in base alle risultanze dei dati della dichiarazione e ai docu-
menti presentati dal contribuente;
dei crediti d’imposta spettanti in base ai dati risultanti dalla dichiarazione e ai documenti prodotti
dal contribuente.
Per quanto riguarda la documentazione esibita dal contribuente utile ai fini dei controlli diversi da
quelli di cui all’art. 36-ter del D.P.R. n. 600/1973, rimane fermo che il CAF o il professionista abilitato
sono responsabili per la non corretta verifica:
della corrispondenza dell’ammontare degli imponibili con quello delle relative certificazioni esibi-
te (CU);
dell’ultima dichiarazione presentata in caso di eccedenza d’imposta, per la quale si è richiesto il
riporto nella successiva dichiarazione dei redditi;
delle detrazioni d’imposta non eccedenti i limiti previsti dalla legge e della corrispondenza con le
risultanze dei dati della dichiarazione;
delle deduzioni dal reddito non superiori ai limiti previsti dalla legge e della corrispondenza alle
risultanze dei dati della dichiarazione;
dei crediti d’imposta non eccedenti le misure previste per legge e spettanti sulla base dei dati ri-
sultanti dalla dichiarazione;
degli attestati degli acconti versati o trattenuti.
Attenzione
La responsabilità per visto infedele non scatta, se l’infedeltà del visto è determinata da dolo o
colpa grave del contribuente (circostanza, questa, non sempre facilmente dimostrabile).
A livello operativo, il CAF e il professionista che riscontrano errori che hanno comportato
l’apposizione di un visto infedele sulla dichiarazione, sempre che non sia stata già recapitata una co-
municazione da parte dell’Agenzia delle entrate (art. 26, comma 3-ter, del D.M. 31 maggio 1999, n.
164), devono avvisare il contribuente, al fine di procedere alla elaborazione e trasmissione all’Agenzia
delle entrate della dichiarazione rettificativa.
Se il contribuente non intende presentare la nuova dichiarazione, il CAF e il professionista pos-
sono comunicare entro la stessa data all’Agenzia delle entrate i dati rettificati.
Sia nel caso di presentazione della dichiarazione rettificativa del contribuente, che nel caso di comu-
nicazione dei dati rettificati da parte del CAF o del professionista, è possibile applicare la riduzione
della sanzione in base alle regole sul ravvedimento operoso (art. 13 del D.Lgs. 18 dicembre 1997, n.
472).
Se la rettifica riguarda sia errori che comportano l’apposizione di un visto infedele, sia errori che non
comportano l’apposizione di un visto infedele, la responsabilità è limitata al pagamento dell’importo
corrispondente alla sola sanzione che sarebbe stata richiesta al contribuente in relazione all’errore
che configura il visto infedele.
In caso di visto infedele relativo a una dichiarazione Mod. 730, non si applica la sanzione ammini-
strativa da euro 258 a euro 2.582, prevista in relazione ai visti infedeli apposti sugli altri modelli di-
chiarativi (art. 39, comma 1, lett. a-bis, del D.Lgs. 9 luglio 1997, n. 241).
Ricorda
Va anche detto che, in caso di presentazione della dichiarazione Mod. 730 con le modalità
ordinarie (non precompilata), le regole non cambiano: pertanto, si applica la stessa disciplina
sin qui esposta in materia di visto infedele.
Per completezza, si ricorda che il contribuente può sempre presentare una dichiarazione integrativa,
avvalendosi anche delle modalità del ravvedimento.
Dunque, volendo sintetizzare:
in caso di errori riconducibili al rilascio di un visto di conformità infedele, l’intermediario
(CAF o professionista) è tenuto al pagamento di una somma pari al 30 per cento della maggiore
imposta riscontrata, sempre che il visto infedele non sia stato indotto dalla condotta dolosa o
gravemente colposa del contribuente;
è riconosciuta agli intermediari la possibilità di attenuare l’impatto sanzionatorio, presentando
una dichiarazione rettificativa del contribuente. Se però il contribuente non intende presen-
tare la dichiarazione correttiva, l’intermediario può trasmettere una comunicazione dei dati rela-
tivi alla rettifica. Nell’uno e nell’altro caso, la sanzione (pari al 30 per cento delle maggiori impo-
ste) viene ridotta in base alle regole sul ravvedimento, mentre imposta e interessi competeranno
al contribuente;
rimane in vigore la disposizione che prevede la possibilità, da parte del contribuente, di ravve-
dersi presentando un Mod. Redditi rettificativo entro il 30 settembre dell’anno successivo: in
tale caso, al CAF o professionista non potrebbe essere irrogata alcuna sanzione, in quanto l’art.
39 del D.Lgs. n. 241/1997 prevede ancora l’inapplicabilità delle sanzioni in capo all’intermediario,
se, a seguito del controllo, non risultano somme dovute.
Attenzione
La legge di stabilità 2016 (art. 1, comma 957, della legge 28 dicembre 2015, n. 208), modifi-
cando l’art. 39, comma 1-bis, del D.Lgs. n. 241/1997, ha disciplinato la responsabilità solidale
del Centro di assistenza fiscale con chi commette violazioni relative all’assistenza dei contri-
buenti (visto di conformità ed asseverazione infedeli, certificazione tributaria infedele).
In particolare, per effetto della modifica in esame, in tali ipotesi, il CAF è obbligato solidalmente con il
trasgressore al pagamento di una somma pari alla sanzione (come previsto dalla norma attuale),
nonché alle ulteriori somme irrogate al trasgressore ai sensi del comma 1 dell’art. 39.
L’Agenzia delle entrate, nella circolare 18 maggio 2016, n. 20/E, ha chiarito che è esclusa la colpevo-
lezza del responsabile dell’assistenza fiscale – e, per l’effetto, anche la responsabilità solidale del
CAF – qualora il visto infedele sia stato indotto dalla condotta dolosa o gravemente colposa del
contribuente.
La punibilità della violazione relativa all’apposizione del visto di conformità su dichiarazione infedele è
comunque condizionata alla circostanza che non trovi applicazione la norma secondo cui non si pro-
cede ad iscrizione a ruolo per somme inferiori a 30 euro (art. 12-bis del D.P.R. n. 602/1973).
Si ricorda, infine, che per il versamento delle somme dovute il CAF/professionista abilitato utilizzerà il
Mod. F24, indicando:
i normali codici tributo per le maggiori imposte (ad esempio, 4001 per l’IRPEF) e per gli interessi
(ad esempio, 1989 per gli interessi da ravvedimento IRPEF);
il codice tributo 8925, per le sanzioni ridotte.
Con riferimento a tale codice, è stato attivato il codice identificativo ”73 – Contribuente”, da esporre
nel Mod. F24 con l’indicazione del codice fiscale del contribuente al quale è stato rilasciato il visto in-
fedele (risoluzione 30 luglio 2015, n. 69/E).
Il CAF/professionista abilitato dovrà quindi compilare un Mod. F24 per ogni contribuente per il qua-
le è stato presentato un Mod. 730 con visto di conformità infedele.
Attenzione
Il rilascio del visto di conformità non implica il riscontro della correttezza degli elementi reddi-
tuali indicati dal contribuente (ad esempio, l’ammontare dei redditi fondiari, dei redditi diversi
e delle relative spese di produzione), salvo l’ammontare dei redditi da lavoro dichiarati nel
Mod. 730, che deve corrispondere a quello esposto nelle Certificazioni Uniche. Il contribuente
è tenuto ad effettuare il controllo sui dati che ha indicato in dichiarazione, mentre il
CAF/professionista è tenuto al controllo della documentazione rilevante ai fini del visto di
conformità e al calcolo corretto delle imposte sulla base dei dati dichiarati. Successivamente, il
soggetto che presta l’assistenza consegna all’assistito la dichiarazione elaborata. Pertanto, il
contribuente ha l’obbligo di integrare la dichiarazione nel caso in cui un reddito correttamente
indicato nella dichiarazione autocompilata non è stato poi riportato nella dichiarazione elabo-
rata dal CAF/professionista. In caso contrario, il contribuente sarà soggetto al controllo da
parte dell’Agenzia delle entrate per dichiarazione infedele, ma potrà rivalersi sul
CAF/professionista per le sanzioni, nel caso in cui ritenga che la responsabilità possa essere
attribuita al soggetto che ha prestato l’assistenza (circolare 7 luglio 2015, n. 26/E).
Quando Cosa
Entro il 31 dicembre del se- L’Agenzia delle entrate trasmette le richieste di documenti
condo anno successivo a quel- e di chiarimenti relative alle dichiarazioni al CAF e al re-
lo di trasmissione della dichia- sponsabile dell’assistenza fiscale o al professionista che ha
razione rilasciato il visto di conformità
Entro 60 giorni dal ricevimento Il CAF/professionista trasmette all’Agenzia delle entrate la
delle richieste di documenti o documentazione e i chiarimenti richiesti; l’Agenzia succes-
chiarimenti sivamente comunica l’esito del controllo
Entro 60 giorni dalla comuni- Il CAF/professionista:
cazione dell’esito del controllo può segnalare eventuali dati ed elementi non conside-
rati o valutati erroneamente in sede di controllo del vi-
sto di conformità;
può pagare quanto dovuto
Riferimenti normativi
D.P.R. 22 luglio 1998, n. 322, artt. 2 e 8
D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 472, art. 13