Il padre è un tipo all’antica: secondo lui la donna non deve pensare troppo alla professione, ma deve pensare soprattutto a diventare una brava moglie e una brava madre. A 20 anni Rita capisce che quel tipo di vita non è per lei: chiede e ottiene il permesso di andare all’università. Si iscrive a medicina, inizia i suoi studi sul sistema nervoso e, dopo la laurea, si specializza in neurologia e psichiatria. Quando in Italia arrivano le leggi razziali fasciste, lei, ebrea, va a vivere in Belgio. Ma nel 1940 Hitler invade il Belgio e quindi Rita torna a Torino. Qui continua gli studi a modo suo e, di nascosto, crea un piccolo laboratorio nella sua camera da letto. Verso la fine della guerra deve scappare ancora: si nasconde a Firenze, entra in contatto con i partigiani e, quando gli americani liberano Firenze dai nazisti, lavora per un po’ come medico di guerra. Finita la guerra torna a Torino e continua i suoi studi. Dal 1947 insegna negli Stati Uniti, dove resta fino al 1977 e dove porta avanti la sua ricerca sul cervello. Per questi suoi studi vince il Nobel della medicina nel 1986. Tornata in Italia, diventa collaboratrice del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche): ma la sua “vecchiaia” non è meno attiva della sua giovinezza. Continua a studiare, fa il Presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, è membro di tutte le Accademie scientifiche internazionali più prestigiose, è convinta che siamo alla vigilia di nuove grandi scoperte sul cervello. Nel 2001 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi la nomina Senatrice a Vita. Riceve ancora numerose onorificenze e riconoscimenti dai centri scientifici di tutto il mondo per il suo lavoro passato ma anche per quello presente. Si spegne a Roma, il 30 dicembre 2012, all’età di 103 anni.