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RIFLESSIONI
che
CAMBIANO
il tuo
MODO
di
PENSARE
BRIANNA WIEST
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«Se ci sforzassimo di considerare i problemi
come mattoni per costruire una vita migliore,
usciremmo finalmente dal labirinto della sofferenza
e faremmo una scoperta meravigliosa: la felicità»
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BRIANNA WIEST
(classe 1992) è un'autrice, poetessa e giornalista americana. È seguitissima su
Instagram, Twitter e TikTok e collabora con numerose testate, tra cui Forbes, Usa Today
e The Huffington Post. I suoi motivanti articoli sulla spiritualità e sull'intelligenza
emotiva hanno conquistato migliaia di lettori in tutto il mondo: 101 riflessioni che
cambiano il tuo modo di pensare è diventato un fenomeno del passaparola, raggiungendo
in pochi mesi i primi posti in classifica e ricevendo ottime recensioni.
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Alzi la mano chi non ha mai dovuto superare un momento difficile o la fine di una
storia d'amore, chi non si è mai sentito scoraggiato, demotivato o insicuro, chi non si è
mai chiesto come smettere di crearsi problemi e poter finalmente raggiungere la felicità.
La soluzione è più semplice di quanto si potrebbe credere: secondo la seguitissima
giornalista Brianna Wiest, il trucco è ribaltare la prospettiva, imparando a vedere le
difficoltà e gli ostacoli come opportunità di crescita e di conoscenza di sé. Solo così si
riesce a trasformare la sofferenza in un'occasione per migliorarsi e prendere in mano la
propria vita, rivoluzionandola giorno dopo giorno. Con la voce amichevole di chi ci è
passato, Brianna parla delle insicurezze e dei dubbi di ciascuno di noi: in questo viaggio
alla scoperta del potere della mente, ci svela i comportamenti inconsci che ci
impediscono di realizzarci, ci insegna a coltivare l'intelligenza emotiva, ci invita a
superare i nostri limiti e a trarre il meglio dalle cose semplici e inaspettate.
Nell'estate del 2021, 101 riflessioni che cambiano il tuo modo di pensare è
diventato un successo internazionale del passaparola, conquistando migliaia di lettrici e
lettori in tutto il mondo: un libro ricco di suggerimenti e spunti, consigliato come lettura
imprescindibile da testate come Pbrbes e Cosmopolitan.
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INDICE
Introduzione 8
1. 8 modi in cui il tuo inconscio ti impedisce di vivere la vita dei tuoi sogni
2. La psicologia della routine quotidiana
3. 10 cose che le persone emotivamente intelligenti non fanno
4. Come tornare estranei dopo essersi amati
5. 16 caratteristiche di una persona socialmente intelligente
6. Se hai paura, vuoi dire che sei sulla buona strada
7. I sentimenti che vuoi reprimere stanno cercando di dirti qualcosa
8. Non tutte le parti di te ti rappresentano
9. 20 segnali che stai andando meglio di quello che credi
10. Come smettere di porre un limite alla felicità (e perché lo facciamo)
11. La felicità dell'eccellenza
12. Fra il sapere e il fare c'è di mezzo il mare: perché evitiamo di fare ciò
che è meglio per noi, e come smettere di farlo
13. 101 cose a cui vale la pena di pensare anziché tormentarsi inutilmente
14. Quali illusioni devi abbandonare dopo i vent'anni
15. Se pensi di non sapere cosa stai facendo della tua vita, leggi qui
16. 8 distorsioni cognitive che influenzano la tua visione della vita
17. Cosa non fanno le persone emotivamente forti
18. 10 cose da imparare sulle emozioni
19. Cosa condiziona il modo in cui ti vedi allo specchio (senza che tu te ne
renda conto)
20. Gli obiettivi da porci per apprezzare quello che abbiamo invece di
rincorrere quello che ci manca
21. 102 trucchi che ti aiuteranno a neutralizzare i pensieri irrazionali
22. Lo zen e l'arte della creatività
23. Un giorno ogni cosa ti sarà utile: come fanno le persone motivate a
diventare la versione migliore di se stesse -
24. Come capire se l'ostacolo alla tua felicità sei proprio tu
25. Come imparare a sbloccarsi e a rendere proficue le abitudini
in 3 semplici mosse
26. La domanda fondamentale che devi porti se non vuoi più
elemosinare l'amore
27. I mantra per non dimenticare che la vita è qui e ora
28. 16 domande che ti faranno capire chi sei (e qual è la tua strada)
29. I segnali inequivocabili che ti rivelano che hai fatto molti più passi
avanti di quanto credi
30. Come capire se l'unico problema della tua vita è il modo in cui la giudichi
31. Quando discuti, lo fai in maniera intelligente? 7 modi di comportarsi
durante una lite
32. Come capire se la tua crisi emotiva in realtà è un punto di svolta
33. Puoi smettere di preoccuparti per come appare la tua vita e iniziare
a pensare a come ti fa sentire
34. I motivi per non fossilizzarti nella tua zona di comfort
35. I 6 pilastri dell'autostima: quello che conta non è come ti senti, ma di cosa
pensi di essere capace
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36. Perché dovresti ringraziare le persone che ti hanno fatto soffrire
37. Non cercare a tutti i costi un senso alla tua vita
38. Come fare un detox mentale (senza ritirarti in un eremo)
39. 12 segnali che indicano che il tuo vero problema nella vita è che
passi troppo tempo a pensare a come viverla
40. Perché la logica aiuta a vivere meglio (in un mondo ossessionato
dalla passione)
41. Cosa devi sapere su te stesso prima di poter realizzare i tuoi sogni
42. 10 cose che puoi fare per prenderti cura della tua salute emotiva
43. Come si misura una vita felice
44. Come imparare ad ascoltare la tua voce interiore
45. 33 situazioni e sensazioni che non hanno ancora un nome
46. Come diventare il tuo peggior nemico (senza neanche rendertene conto)
47. Cosa succederebbe se potessimo vedere l'anima delle persone
48. 16 motivi per cui non hai ancora l'amore che vorresti
49. Anno nuovo, vita nuova (istruzioni per farlo davvero)
50. Come abbandonare gli idoli che non ci appartengono
51. Come disinnamorarsi dell'idea che abbiamo di qualcuno
52. Perché ci creiamo problemi anche quando non esistono
53. Perché l'anima ha bisogno del corpo?
54. L'importanza del dolce far niente
55. Qual è il tuo tipo di attaccamento? Ecco perché hai il cuore a pezzi
56. Quando le emozioni represse tornano a galla
57. 50 pensieri liberatori da 50 persone comuni
58. Hai solo vent'anni: non è troppo tardi per ricominciare da zero
59. 17 preconcetti sulla tua vita che ti impediscono di viverla appieno
60. Come essere all'altezza della vita dei tuoi sogni
61. Cose che vorremmo ricevere dagli altri (ma che non siamo disposti a dare)
62. Non devi amare te stesso per meritare di essere amato
63. Se non hai ancora trovato la persona giusta, fatti queste 30 domande
64. Houston, abbiamo un problema: l'onestà è diventata un tabù
65. 7 buoni motivi per soffrire (o dell'importanza del dolore per la
crescita personale)
66. Perché ci ostiniamo a volere ciò che non fa per noi
67. I vent'anni sono troppo brevi per sprecare tempo con queste 20 cose
68. Sii felice delle tue scelte, e non avrai bisogno dell'approvazione degli altri:
questo e altri 11 segreti per diventare una persona appagata
69. Cose che può sapere solo chi ha perso un amore
70. La felicità è una cosa semplice
71. Se credi che la tua vita non abbia una direzione, ecco 18 piccoli promemoria
72. L'arte della consapevolezza, o come smettere di odiare te stesso
73. 10 domande da farti quando non sai quale sarà la tua prossima mossa
74. Il segreto per mollare la presa è capire che in realtà non abbiamo
già più niente in mano
75. La tua vita non è un romanzo, ma una raccolta di racconti
76. La coscienza del mondo si sta risvegliando: ecco i segnali
77. Perché diamo tanta importanza alla sofferenza?
78. La solitudine è una ricchezza (se sai come usarla)
79. Come liberare le generazioni future dal fardello dell'ansia
80. L'intelligenza emotiva spiegata a chi non la capisce:
perché è necessario soffrire
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81. Ogni volta che ti relazioni con un'altra persona, ti relazioni con te stesso
82. Come rendere una relazione più profonda e intima in 15 mosse
83. Anche se credi di non meritarlo, devi darti il permesso di essere felice
84. Come imparare a pensare con la tua testa in 8 mosse
85. Perché scegliamo di amare chi non ci ricambia
86. Non pensavo fosse amore, invece lo è
87. Come imparare a domare i propri demoni interiori
88. Perché ci opponiamo al pensiero positivo
89. La filosofia della non-resistenza: come imparare a seguire la corrente
senza diventare uno zerbino
90. Quando ti sembra di meritare il peggio, dedicati il meglio
91. Quando il pensiero si fa distorto: le 15 trappole più diffuse
92. 101 cose più importanti del tuo aspetto fisico
93. 7 principi zen da mettere in pratica ogni giorno
94. 6 segnali che la tua socialità gode di buona salute
95. Il presente è tutto ciò che hai
96. Impara l'arte della mindfulness (e non metterla da parte)
97. La differenza fra ciò che senti e ciò che credi di sentire
98. Il potere dei pensieri negativi
99. Come guarire dall'ansia
100. Smetti di inseguire la felicità
101. Guida alla metamorfosi: come cambiare idea,
sentimenti, percezione di sé o modo di vivere
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INTRODUZIONE
Come spiega il professor Yuval Noah Harari nel libro Sapiens. Da animali a dèi,
c'è stato un tempo in cui l'Homo sapiens non era l'unica specie di essere umano ad
aggirarsi sulla Terra. Anzi, è probabile che ne esistessero addirittura altre sei, fra cui
l'Homo nean-derthalensis, l'Homo soloensis e l'Homo erectus.
Perché l'Homo sapiens è sopravvissuto fino a oggi, mentre gli altri hanno
interrotto la loro ascesa sulla scala dell'evoluzione? Dobbiamo ringraziare la sua (cioè la
nostra) corteccia prefrontale, di cui conserviamo tuttora la struttura ossea. La capacità di
pensare in modo complesso ci ha permesso di organizzare, coltivare, apprendere,
insegnare, istruire e tramandare conoscenze che ci hanno consentito di plasmare il mondo
adattandolo alle nostre esigenze. È grazie all'immaginazione che siamo stati in grado di
trasformare il pianeta e renderlo come lo conosciamo oggi. In questo senso, l'idea che sia
il pensiero a modellare la realtà non è solo un concetto astratto, ma un vero e proprio dato
evolutivo. Con il pensiero e il linguaggio, infatti, abbiamo potuto creare un mondo
all'interno delle nostre menti e, nel bene e nel male, ci siamo evoluti fino alla società
odierna.
I grandi maestri, gli artisti, gli insegnanti, gli innovatori e gli inventori - e in
generale tutte le persone felici - sono giunti alla stessa conclusione: per cambiare in
meglio la propria esistenza, per prima cosa è necessario cambiare la propria mente. Come
ricorda Ryan Holiday in The Obstacle Is thè Way, sono stati proprio loro a tramandarci
verità senza tempo: il pensiero è il primo passo verso il cambiamento; siamo noi i padroni
della nostra mente; gli ostacoli che incontriamo lungo il percorso sono essi stessi il per-
corso. Spesso capiamo di dover cambiare radicalmente il nostro modo di pensare solo
quando raggiungiamo il picco (o l'abisso) del nostro malessere. Questa consapevolezza,
tuttavia, crea anche possibilità che non si sarebbero mai presentate se non fossimo stati
forzati a imparare qualcosa di nuovo. Del resto, cosa ha spinto i nostri antenati a
sviluppare l'agricoltura o la medicina? La risposta è semplice: l'istinto di sopravvivenza.
Gli elementi che stanno alla base del nostro mondo sono nati per far fronte a paure e
bisogni primari.
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Tutto ciò che scrivo nasce da un'idea che mi ha cambiato la vita. Perché è proprio
così: sono le idee a cambiare la vita. Ed è stata proprio questa prima idea a rivoluzionare
la mia.
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Otto MODI in cui il tuo INCONSCIO
ti IMPEDISCE di vivere
la VITA dei tuoi SOGNI
01 I Credi che per realizzarti sia necessario capire cosa vuoi davvero e poi
cercare di ottenerlo, ma in realtà la tua struttura psicologica non ti permette di
prevedere cosa ti renderebbe felice.
Come spiega Daniel Gilbert in Stumbling on Happiness, il cervello umano è in
grado di percepire solo ciò che conosce già: quando pensi di sapere cosa vuoi dal futuro,
in realtà stai solo cercando di riprodurre una soluzione o un ideale che ha funzionato nel
passato. E quando le cose non vanno come vorresti, ti abbatti e senti di aver fallito solo
perché la situazione non corrisponde esattamente alle tue aspettative. È però probabile
che la realtà sia migliore di come l'avevi immaginata, ma in un modo nuovo e
sconosciuto, che il tuo cervello etichetta come «sbagliato». Morale della favola: vivere il
presente non è un'utopia riservata ai maestri zen e agli illuminati; anzi, è l'unico modo per
non lasciarsi sopraffare dalle illusioni. Solo così il tuo cervello imparerà a capire davvero.
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punto d'arrivo (un traguardo in cui abbiamo raggiunto tutti i nostri obiettivi) da usare lo
stesso parametro per il presente: potremo dirci felici solo se gli affari andranno a gonfie
vele o se il nostro discorso di presentazione farà colpo sugli ascoltatori. Dimentichiamo
che ogni cosa è transitoria, e che un singolo istante non potrà mai racchiudere in sé tutte
le sfaccettature dell'insieme. Non dobbiamo «arrivare» da nessuna parte. È inutile
affannarsi lungo la strada, perché in fondo ci attende una
sola, inevitabile meta: la morte. Il successo non consiste nel realizzare i nostri
obiettivi, ma nel crescere mentre ci impegniamo per realizzarli.
05 I Ritieni che per cambiare le tue convinzioni sia necessario adottare una
nuova linea di pensiero, anziché creare situazioni che le confermino.
Una convinzione è un pensiero in cui credi perché un'esperienza vissuta lo ha reso
evidente. Se vuoi cambiare la tua vita, devi cambiare le tue convinzioni. Se vuoi
cambiare le tue convinzioni, prendi coraggio e vivi esperienze che le rendano
inconfutabili ai tuoi occhi. Non il contrario.
07 I Sei convinto che il tuo passato definisca chi sei oggi e, peggio ancora, che sia
una realtà immutabile. In verità, la percezione che hai di te stesso cambia insieme a te.
Le esperienze vissute nel passato hanno molteplici sfaccettature e sei tu a decidere
quali far prevalere: un determinato ricordo, una sensazione, un'emozione, i fatti nudi e
crudi... è ciò che provi in quel momento a farti compiere la scelta. In molti rimangono
prigionieri del proprio passato, lasciando che li incaselli o li perseguiti, semplicemente
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perché non sono consapevoli del fatto che è proprio il passato ad averli condotti fino a
qui, alla vita che desideravano. Questo non vuoi dire minimizzare eventi dolorosi e
traumatici o far finta che non siano mai accaduti; significa piuttosto accettare quei
momenti e riuscire a collocarli nella cronologia della propria evoluzione personale.
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La PSICOLOGIA
della ROUTINE QUOTIDIANA
Le persone di maggior successo nella storia - i grandi maestri, coloro che vengono
considerati geni assoluti nel proprio campo e nella propria arte - hanno una cosa in
comune, oltre al talento: una routine rigida e specifica.
Quando una cosa viene definita «di routine» si tende a etichettarla come noiosa,
l'opposto di ciò che è considerato desiderabile. Ci è stato inculcato che la felicità deriva
dall'incessante ricerca di qualcosa di più, di nuovo, di sorprendente. Ma avere una routine
non significa solo rimanere seduti alla scrivania dell'ufficio cinque giorni su sette: la tua
routine potrebbe essere visitare un posto nuovo ogni mese. O, paradossalmente, non
avere alcuna routine.
Il punto non è cosa tu faccia nella tua routine, ma cosa fa la routine per te: infonde
sicurezza e stabilità al tuo subconscio tramite azioni ripetute e risultati prevedibili.
Non importa com'è la tua quotidianità: importa solo che tu stabilisca una routine e
che ti impegni a seguirla. L'abitudine plasma l'umore, e l'umore nutre la personalità.
Senza contare che essere preda della propria impulsività è un ottimo modo per far
accadere tutto ciò che non si vuole.
Non sono le gratificazioni temporanee a generare una felicità autentica: sono
necessari costanza e spirito di sacrificio. Tuttavia, c'è un modo per alleviare questa fatica:
integrare nella propria vita una serie di norme che diventino talmente consuete da non
pesare più. Ecco perché avere una routine è così importante (e perché le persone felici
tendono ad averne una e a seguirla scrupolosamente).
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routine significa imparare a mettersi al volante delle proprie giornate prendendo decisioni
consapevoli, e lasciarsi alle spalle tutto ciò che non conta davvero.
07 I Grazie alla routine, il corpo trova la sua regolarità e la strada verso il flow.
Cos'è il flow? Probabilmente lo sai già, ma - come spiega Mihàly
Csfkszentmihàlyi in Flow. Psicologia dell'esperienza ottimale - «essere nel flow»
significa essere completamente assorbiti da quello che si sta facendo, così presenti
nell'azione che ogni pensiero si dissolve. Allenando il tuo corpo a rispondere a
determinati segnali (ore 7: Mi sveglio; ore 20: Inizio a scrivere...) riuscirai a entrare e
restare nel flow con naturalezza, grazie alla forza dell'abitudine.
08 I Quando non ci diamo una routine, insegniamo a noi stessi che la paura è
un campanello d'allarme, invece di concentrarci sul risultato.
L'assenza di routine è terreno fertile per la procrastinazione. Senza una routine,
nella nostra vita si aprono spiragli in cui l'inconscio si insinua dicendo: «Be', ora ti meriti
proprio una pausa», anche se in realtà sei in ritardo con una consegna. Se invece per te
fare una pausa a quell'ora è un'abitudine consolidata, potrai concedertela con serenità
perché lo fai sempre.
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Dieci COSE che le PERSONE
EMOTIVAMENTE INTELLIGENTI
non fanno
L'intelligenza emotiva è una prerogativa dell'essere umano, la più potente e forse
la più sottovalutata.
Siamo convinti che le azioni quotidiane debbano essere fondate su una base logica
e razionale, eppure, a ben guardare, arriviamo alle stesse conclusioni sia dopo lunghe
elucubrazioni sia dopo un battito di ciglia - come ricorda Malcolm Gladwell nel libro In
un batter di ciglia. Il potere segreto del pensiero intuitivo. I nostri politici tendono a
ignorare il lato umano delle questioni sociali, e penso sia superfluo citare i dati sui divorzi
per sottolineare che non siamo in grado di sceglierci il partner giusto (né, del resto, di
portare avanti una lunga relazione).
Molti sono convinti che la cosa più intelligente da fare sia annullare del tutto le
emozioni per trasformarsi in macchine efficienti, prodotti esemplari del nostro tempo. In
pratica, veri e pro-pri robot: ingranaggi ben oliati e digitalizzati del consumismo, che
agiscono in modo altamente produttivo. E così ci condanniamo all'infelicità.
Le persone che invece hanno piena consapevolezza di ciò che provano sanno
come esprimere, elaborare, scandagliare e governare l'esperienza emotiva perché sono
sedute nella cabina di pilotaggio. Tengono saldo il volante delle proprie esistenze, che
vivono fino in fondo: ecco perché dovremmo prenderle a modello. Vediamo quindi cosa
non fanno per essere emotivamente intelligenti.
01 I Non danno per scontato che il modo in cui vivono emotivamente una
situazione corrisponda alla realtà dei fatti o al risultato sperato.
Sono consapevoli che le loro emozioni sono risposte personali a ciò che accade, e
non strumenti di misurazione scientifica della realtà. Accettano che tali reazioni siano
intimamente legate al loro vissuto anziché alla realtà oggettiva.
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04 I Non pensano che avere paura significhi essere sulla stra da sbagliata.
L'indifferenza è un avvertimento, un segnale che sei sulla strada sbagliata. Avere
paura, invece, vuoi dire che hai a cuore qualcosa e stai camminando nella giusta direzione
per perseguirla, ma le tue vecchie convinzioni o i tuoi traumi irrisolti si mettono di tra-
verso (o meglio, chiedono di essere guariti per poter proseguire).
05 I Non avvertono l'esigenza di essere felici a tutti i costi, perché sanno che la
felicità è una scelta.
Credere che la felicità sia un ininterrotto stato di gioia è un'illusione. Le persone
emotivamente intelligenti si prendono il tempo per elaborare le emozioni e le esperienze.
Si sentono libere di vivere appieno i sentimenti che provano, istante per istante. Ed è
proprio in questo abbandonarsi al loro sentire che trovano appagamento.
09 I Selezionano le amicizie.
Sono consapevoli che intimità e fiducia si costruiscono con il tempo e l'impegno,
dunque bisogna scegliere con chi intraprendere il viaggio. Questo non significa essere
diffidenti, ma solo attenti a quali persone far entrare nella propria vita e nei propri cuori.
Sono gentili con tutti, ma si aprono con pochi.
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COME tornare ESTRANEI
dopo ESSERSI AMATI
Quando ci innamoriamo, una persona che prima era quasi sconosciuta diventa il
centro del nostro universo; una volta che la storia d'amore finisce, però, la rispediamo
nell'anonimato da cui era venuta.
Impariamo a dimenticare. Ci forziamo a dimenticare. Cerchiamo diversi stratagemmi
per colmare la sua assenza. Le dinamiche che si innescano al termine di una relazione sono
più rivelatorie della relazione stessa: la sofferenza è una maestra molto più severa della
felicità.
Ma si può davvero tornare a essere due perfetti sconosciuti? In realtà non si può
cancellare ciò che si è vissuto insieme. Forse possiamo solo trasformare questa persona nella
nostra mente: non è più quella che conosceva a menadito le nostre preoccupazioni quotidiane,
che ci vedeva senza vestiti, che sapeva cosa ci avrebbe fatto piangere e quanto
profondamente la amassimo.
Quando le nostre vite ruotano intorno a qualcuno, non è possibile sradicarlo di netto,
anche se ne rimane solo un pallido ricordo. Qualcosa resta sempre: i vostri posti, le vostre
battute, le vostre canzoni.
È successo a ciascuno di noi: al supermercato, all'improvviso iniziano a trasmettere
nelle casse una delle vostre canzoni del cuore, ed è in quel momento che ci sentiamo di
nuovo nell'orbita di quella persona. E forse non abbiamo mai smesso di ruotare intorno a
lei.
È possibile dimenticare la data del compleanno di qualcuno che abbiamo amato, o
le prime volte vissute insieme, che siano di natura sessuale o meno? Gli anniversari
tornano davvero a essere giorni qualsiasi sul calendario? Le promesse che vi siete fatti
perdono significato e valore dopo che vi siete lasciati, oppure vanno seppellite solo
perché non c'è altra scelta? La nostra mente ci impone di andare avanti e il nostro cuore
può solo cercare di obbedire.
Mi piace pensare che, in qualche modo, una persona si ama per sempre, oppure
significa che non la si è mai amata davvero. Una volta che scatta la scintilla, la chimica di
entrambi subisce un cambiamento permanente. Penso che alcune ferite siano così difficili
da rimarginare che non possiamo rischiare di farle riaprire. Non posso credere che
cancelliamo una persona che abbiamo amato perché non ci importa più di lei. L'amore
non è un bene di consumo. Mi chiedo (e in fondo lo penso) se a volte non siamo costretti
a rinunciarvi per necessità.
Ognuno di noi è al centro del suo piccolo universo. Quando la nostra galassia
incontra quella di un'altra persona, basta una breve interazione a cambiarci per sempre.
Certe collisioni ci distruggono, ci trasformano, modificano la nostra traiettoria. Ci fondia-
mo e poi ci separiamo, sopraffatti dall'idea di perdere ciò che credevamo di sapere.
In ogni caso, espandersi è inevitabile. Quando una storia finisce, si scoprono cose
nuove sull'amore, sul suo potere, sul dolore lancinante che è in grado di causare uno
spazio vuoto nel cuore e nel letto. Quel vuoto sarà mai di nuovo riempito dalla persona
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che l'ha provocato? Difficile rispondere. Quel vuoto potrà mai essere colmato da un'altra
persona, o apparterrà sempre a chi c'era prima? Ancora più difficile dirlo.
All'inizio siamo tutti estranei. Ma le scelte che facciamo in amore appaiono
spesso inevitabili: alcune persone ci sembrano irrazionalmente irresistibili, altre sono
anime affini. Ecco perché compagni di banco, compagni di vita, ma anche vicini di casa,
amici di famiglia, cugini, fratelli e sorelle trovano naturalmente un posto speciale nel
nostro cuore, come se fossimo nati per stare insieme a loro. Certo, è una bella sensazione,
ma non è questa la forma di affetto che desideriamo con tutte le nostre forze. Tutti noi
aspettiamo che un altro universo arrivi a collidere con il nostro, a trasformarci laddove
noi non riusciamo a farlo da soli. Sappiamo che dopo la tempesta torna la quiete, certo,
ma sappiamo anche che, dopo lo sconvolgimento che l'amore ha portato nel nostro ciclo,
le stelle non saranno più le stesse.
All'inizio siamo tutti estranei, ma tendiamo a dimenticare che raramente
scegliamo chi torna a esserlo.
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16 CARATTERISTICHE
di una persona
SOCIALMENTE INTELLIGENTE
Forse non ti sei mai chiesto quali siano le caratteristiche che rendono una persona
socialmente intelligente. Ma di certo ti è capitato di incontrare una persona socialmente
inetta che ti ha messo a disagio, nel peggiore dei casi anche in senso fisico.
Le buone maniere sono un segno di intelligenza sociale e culturale. Eppure,
sembra che oggi essere beneducati sia fuori moda, come se appiattisse la personalità in
favore di un comportamento uniforme e disciplinato. Certo, vogliamo avere interazioni
sociali che siano reciprocamente gradevoli, ma non è necessario reprimere le nostre
reazioni limitandoci ad annuire e a dispensare sorrisi di circostanza. Le due cose non si
escludono a vicenda.
Le persone socialmente intelligenti pensano e si comportano in una maniera che
va oltre i confini imposti dal «culturalmente accettabile». Comunicano con gli altri e li
mettono a proprio agio senza sacrificare se stessi o le loro opinioni. Solo così possiamo
creare connessioni autentiche con chi ci sta intorno, assecondando una funzione che il
nostro cervello è programmato a desiderare, che ci appaga e ci fa crescere.
Ecco le caratteristiche fondamentali delle persone socialmente intelligenti.
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prima di controbattere: avere una reazione emotiva «di pancia», senza prima riflettere,
significa solo mettersi sulla difensiva.
06 I Parlano chiaro.
Vanno al nocciolo della questione, senza girarci troppo intorno. Si esprimono con
calma, in maniera semplice, concisa e misurata. Si concentrano sul veicolare un
messaggio anziché suscitare una reazione nell'interlocutore.
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10 I Riconoscono, nel loro «lato oscuro», le caratteristiche, i comportamenti
e le inclinazioni che trovano sgradevoli nelle altre persone.
11 I Non discutono con le persone che cercano solo la lite e non il dialogo.
Hai presente quando, durante una discussione, qualcuno inizia a tirare fuori
argomentazioni improbabili o a usare una logica di-
scutibile solo per avere l'ultima parola? Le persone socialmente intelligenti sanno
che non tutti vogliono davvero dialogare, crescere, imparare dagli altri e creare
connessioni, quindi sanno bene quando interrompere le comunicazioni.
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Se HAI PAURA,
vuoi dire che
SEI sulla BUONA STRADA
Quando andiamo incontro a un cambiamento, sentirsi a disagio o sulle spine è del
tutto normale. Purtroppo, spesso confondiamo queste sensazioni con l'infelicità, e dunque
cerchiamo di evitarle. Invece dobbiamo resistere e stringere i denti se vogliamo aprirci a
nuovi orizzonti di comprensione, spezzare le catene dell'abitudine e costruire un
cambiamento reale. Questo tipo di malessere è quindi un segnale molto utile. Ecco alcuni
effetti indesiderati che ti fanno capire che sei sulla buona strada.
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06 I Qualcosa di importante sta cambiando o è appena cambiato nella tua
vita.
Può trattarsi di un trasloco improvviso, un divorzio, un licenziamento, un guasto
irreparabile alla tua auto...
08 i Fai sogni vividi e intensi che ricordi quasi sempre nel dettaglio.
I sogni sono il mezzo tramite cui il tuo subconscio cerca di stabilire una
comunicazione con te (o di proiettare un'immagine della tua
esperienza), quindi è chiaro che la tua mente sta cercando di dirti qualcosa. Non
hai mai sognato così tanto e così intensamente.
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15 I Vuoi far sentire la tua voce.
Arrabbiarti perché ti hanno messo i piedi in testa o ti sei fatto influenzare troppo
dagli altri significa che riesci a pensare con la tua testa e ad amarti, mettendoti al primo
posto.
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I SENTIMENTI
che vuoi REPRIMERE
stanno cercando
di DIRTI QUALCOSA
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Cosa voglio dire con questo? Che non sei tu ad aver paura di provare emozioni troppo
forti: sono gli altri a definire eccessive e melodrammatiche le tue reazioni, a farti sentire
sbagliato. Sono gli altri che non sanno come gestirle, che vogliono tenerti al guin zaglio. Sono
gli altri a non volere che tu provi e mostri emozioni. Non tu.
La tua impassibilità non è assenza di emozioni, anzi. Ne provi troppe tutte insieme
perché non hai mai imparato a elaborarle. Essere desensibilizzati non vuoi dire essere
neutrali: non significa non sentire nulla, ma sentire tutto. La tua tristezza che dice: «Non ho
ancora superato quella cosa.» Il tuo senso di colpa che insiste: «Ho paura di aver fatto un
torto a qualcuno.» La tua vergogna che ti sussurra: «Temo di non piacere a qualcuno.»
Se ti senti in ansia è perché opponi resistenza e tenti spasmo-dicamente di tenere tutto
sotto controllo, quando in realtà cominci a capire che è impossibile. Sei stanco di combattere
contro la persona che sei davvero, contro chi vorresti essere. Sei irritato perché hai represso
la rabbia troppo a lungo. Sei depresso (escludendo eventuali fattori biologici) perché le
sensazioni finora soffocate stanno tornando a galla, e sei straziato dalla fatica di non farle
riemergere.
Arrivare alla conclusione che non puoi continuare così, che stai perdendo
un'occasione, sentirti fuori strada, bloccato e disorientato, significa che stai diventando
consapevole del fatto che le tue emozioni vanno bene così come sono. Devi solo imparare ad
accettarle e a capire cosa vogliono dirti.
Se avanzi lungo la strada per raggiungere una meta e ti imbatti in un cartello stradale
che punta nella direzione opposta, che senso ha provare a cambiare il verso della freccia?
Allo stesso modo, non ha senso cercare di intervenire sulle emozioni, ma bisogna farlo sulle
azioni.
Reprimere le emozioni che accompagnano le esperienze, negarci il tempo per
elaborarle o forzare uno stato emotivo sono solo ostacoli che ci poniamo da soli nel cammino
verso la pace interiore.
Le tue emozioni non hanno nulla che non va. Ma devi ascoltarle sul serio. Non basta
accettarle in modo superficiale: devi esplorare a fondo i tuoi istinti, decodificarne il
significato più nascosto e il messaggio che vogliono comunicarti.
Non esiste un'emozione che non valga la pena di essere provata. Cercare di
cambiarle, di catalogarle in giuste o sbagliate, buone o cattive, legittime o meno, è solo una
perdita di tempo ed energie. La verità è che temi di sentire qualcosa che non vorresti.
Le emozioni che ti spaventano di più sono quelle che ti indicano la via. Il timore di
seguirle nasconde la paura che gli altri non accettino la nuova versione di te.
Quando decidi che l'opinione degli altri è più importante della tua, accetti di passare
la vita a combattere i tuoi istinti nel tentativo di assimilare i bisogni egoistici di chi ti
circonda. Nel frattempo, ti fai sfuggire un mondo: ascoltare, lasciarsi andare, concedere,
seguire, percepire, sentire, fare esperienze... a modo tuo.
La tristezza non ti ucciderà. E, di per sé, neanche la depressione. Ecco cosa ti
ucciderà: fare muro contro muro. Ignorare il problema. Cercare una scappatoia anziché
affrontarlo. Negarlo, soffocarlo. Nasconderlo nell'angolo più recondito del tuo subconscio,
dove metterà radici e ti controllerà a tua insaputa. Non è detto che ti spingerà al suicidio o
che distruggerà tutto il bello che potrebbe capitarti (anche se non è da escludere), ma ti
ucciderà nel senso che ti porterà via la capacità di vivere appieno. Puoi lasciarti andare e
sperimentare liberamente le tue emozioni, oppure puoi intorpidirti fino a non sentire più
nulla. Non puoi decidere quali emozioni provare. Puoi seguire il loro flusso o nuotare
controcorrente. La scelta è nelle tue mani.
26
8
NON TUTTE
le PARTI di te
ti RAPPRESENTANO
Immagina di tirare fuori dal tuo corpo tutti gli organi interni e di disporli in fila su
un tavolo.
Ascolta il battito del tuo cuore. Lo guarderesti dicendo: «Quello sono io»? No.
Penseresti piuttosto: Quello è il mio cuore.
Ora ascolta il tuo respiro. Senti come lavora insieme al cuore, entrambi in
movimento costante, anche se spesso non ci facciamo neanche caso. Non diresti mai: «Io
sono il mio respiro», ma: «Io respiro.»
Adesso pensa al tuo fegato. Ai reni. Alle ossa e al sangue. Pensa alle tue gambe,
alle dita, ai capelli, al cervello. Osservali da un punto di vista oggettivo. Sono pezzi,
ingranaggi di un meccanismo più grande. Quasi tutti possono essere rimossi e sostituiti, e
sicuramente hanno tutti una data di scadenza. Analizzandoli in maniera ancora più
approfondita, vedresti che sono composti a loro volta da parti più piccole, le cellule, di
cui non diresti mai: «Sono io!» Diresti piuttosto: «Sono mie.»
Ora rimettiamo insieme i pezzi. Perché non riusciamo più a vederli allo stesso
modo?
L'energia si concentra in maniera preponderante nel petto, in gola e nella testa.
Tutto si raccoglie al tuo centro. Non provi emo-Eioni nelle gambe o nelle braccia, ma nel
cuore.
Gli organi - con i quali tendiamo a non identificarci - e l'energià - che invece
percepiamo come la nostra vera essenza - coesistono nello stesso spazio. Se eliminassimo
l'energia, cosa rimarrebbe di noi? Cosa esiste in nostra assenza?
Ci hai mai pensato? Intendo dire, ci hai mai pensato davvero? Hai mai provato a
soppesare ogni singola parte del tuo corpo cercando di individuare quelle che non
esprimono la tua identità? Hai mai ragionato su ciò che da vita ai tuoi organi, che li
collega a te? Hai mai pensato alla differenza fra ciò che consideri tuo e ciò che sei tu?
Sapere chi sei ti da un fondamento, ti imprime una traiettoria. È anche vero che,
quando diamo un nome e un significato a ciò che amiamo e reputiamo importante,
creiamo aspettative. E poi siamo obbligati a sforzarci per mantenere le cose entro quei
parametri. Se sforiamo, ci sembra di aver fallito. Ne soffriamo. Ci convinciamo di poter
applicare un'idea statica a una creatura dinamica e in continua evoluzione come l'essere
umano. Ci torturiamo quando non siamo all'altezza delle aspettative che noi stessi ab-
biamo creato.
27
Credo che a volte ci fossilizziamo sul contenitore perché non ci piace il contenuto.
Ci sembra più importante fare bella figura con gli altri che lavorare su noi stessi, avere un
certo titolo sul biglietto da visita anziché pensare all'appagamento che ci da il nostro
mestiere, chiedere: «Giuri solennemente di amarmi per l'eternità?», invece di concentrarci
sull'amore che riceviamo nei piccoli gesti di ogni giorno. Troviamo maggiore conforto
nell'idea che ci costruiamo della realtà piuttosto che nella realtà vera e propria. Pensiamo
a noi stessi come a un corpo perché ci risparmia una domanda scomoda: cos'altro
potremmo essere?
E se questo interrogativo fosse solo l'inizio del ragionamento? Se ci liberasse da
sovrastrutture e sofferenze inutili? Se guarire noi stessi non significasse cambiare
atteggiamento, opinione o acconciatura, ma spostare il baricentro della nostra presenza,
coscienza, energia?
Aggiustare una parte non significa aggiustare il tutto. Per cambiare davvero la tua
vita devi chiederti quali pezzi di te non sono parte integrante della tua identità. L'insieme
è dove tutto inizia e finisce, l'unica cosa che conta, che si trasforma ed evolve, facendo
scoccare la scintilla che ti porta a interrogarti sui singoli elementi.
Non ti chiedo di studiare la teoria. Ti chiedo di cercare la risposta dentro di te.
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9
20 SEGNALI
che stai andando MEGLIO
di QUELLO che CREDI
01 I Questo mese hai pagato le bollette e magari ti sei anche potuto permettere
qualche spesa extra. Non importa quanto ti sia dispiaciuto separarti da quei soldi: l'unica
cosa che conta è che tu sia riuscito a pagare ciò che dovevi e a cavartela autonomamente.
03 I Hai un lavoro. Non importa per quante ore a settimana o quale sia il tuo
stipendio: guadagni i soldi che ti servono a portare il pane in tavola, ad avere un tetto sulla
testa e qualche vestito da metterti. Forse non sarà il lavoro dei tuoi sogni, ma conta il fatto
che stai dando la priorità alla tua indipendenza e ti stai assumendo le tue responsabilità.
04 I Trovi il tempo per fare le cose che ti piacciono, anche se «le cose che ti
piacciono» sono rilassarti sul divano, ordinare una cena da asporto e guardare una serie
tv.
05 I Non hai paura di dover andare a letto senza cena. In frigo e in dispensa hai
abbastanza cibo da poter addirittura scegliere fra diverse opzioni.
07 I Puoi dire di avere un amico fidato, forse anche due. Vorremmo avere
tantissimi amici, ma alla fine ci rendiamo conto che circondarsi di una tribù di persone non
significa per forza vivere un senso di intimità, acccttazione, solidarietà o gioia. Tutto ciò che
ci serve è avere pochi amici veri, che ci conoscono e ci vogliono bene così come siamo.
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09 I Non sei la stessa persona di un anno fa. Stai imparando e stai cambiando; sei
consapevole dei passi che, nel bene e nel male, hai fatto per arrivare fin qui.
10 I Hai tempo e risorse per fare altro oltre lo stretto indispensabile. Sei stato a
un concerto, hai comprato un libro, hai fatto una gita in una città vicina; non sei costretto a
lavorare tutto il giorno per sopravvivere.
12 I Senti che nella tua vita c'è qualcosa che non va. Il primo passo, il più
importante, è riconoscerlo. Sai ammettere a te stesso che qualcosa non funziona, anche se
ancora non sai come aggiustarlo.
13 I Se potessi parlare con il te stesso del passato, saresti in grado di dirgli: «Ce
l'abbiamo fatta, ne siamo usciti vivi anche stavolta.» Capita spesso che le persone
continuino a covare i traumi del passato, portandosi dentro il vecchio sé. Se ne vuoi la prova,
vedi come reagisci provando a dire al te stesso del passato: «Andrà tutto bene.»
14 I Hai uno spazio tutto tuo. Se hai una casa o un appartamento a tua disposizione,
buon per te; ma in realtà basta che tu abbia una stanza, un angolino, una scrivania dove puoi
fare le tue cose e riposarti quando ne hai voglia: un piccolo mondo che sei tu a governare e
dove decidi chi entra e chi esce. È uno dei pochi aspetti della vita su cui abbiamo
effettivamente il controllo.
15 I Hai qualche ex. Aver avuto relazioni è più importante del fatto che tu o il tuo
partner a un certo punto abbiate deciso di non portarle avanti. Ti sei aperto alla possibilità che
là fuori ci sia qualcosa, qualcuno di più adatto a te.
16 I Hai un interesse. Che si tratti di scoprire come vivere una vita più felice o
avere relazioni o rapporti più soddisfacenti, di leggere romanzi, andare al cinema, dedicarti
all'antropologia o all'astrofisica, c'è qualcosa che ti incuriosisce abbastanza da esplorarlo.
17 I Sai prenderti cura di te. Sai di quante ore di sonno hai bisogno per stare bene,
con chi confidarti quando hai un problema di cuore, cosa fare per svagarti o quando ti senti
poco bene.
19 I Non hai idee irremovibili sul futuro. Il segreto delle persone felici ed
equilibrate è la capacità di adattarsi a qualsiasi situazione, immergendosi nel presente senza
sprecare tempo ed energie in pianificazioni intricate da perseguire a tutti i costi.
20 I Ne hai già passate di cotte e di crude. Puoi guardare i tuoi problemi attuali e
metterli a confronto con quelli del passato che ti sembravano insormontabili. La tua stessa
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esperienza ti conforta e ti da speranza. La vita non diventa più facile, ma tu diventi più
capace di affrontarla.
10
Come SMETTERE
di porre un LIMITE
alla FELICITÀ
(e perché lo facciamo)
La maggior parte delle persone non vuole davvero essere felice, altrimenti lo
sarebbe. Solo che non se ne rende conto.
Quando vogliamo ottenere qualcosa, il nostro cervello è programmato per
raggiungere l'obiettivo a qualsiasi costo - o quasi: i superpoteri che ci regala l'adrenalina
in caso di emergenza sono un ottimo esempio di questo fenomeno. Ma cos'è che
desideriamo davvero? Spesso e volentieri siamo alla ricerca di conforto, di familiarità.
La lista di motivi per cui la felicità ci spaventa è lunga, ma molti hanno a che fare
con l'idea che per essere felici sia necessario sacrificare le proprie ambizioni. Non ci
piace pensare che la felicità sia una scelta, perché a quel punto la responsabilità sarebbe
nelle nostre mani. Ecco perché ci autocommiseriamo: per rimandare il momento in cui
dovremo agire, per urlare al mondo intero che siamo vittime di un'ingiustizia - come se,
lamentandoci a voce sempre più alta, alla fine qualcuno potesse venire a salvarci.
La felicità non è una semplice ondata di emozioni positive, non deriva solo dal
fatto che le cose siano andate come volevamo. Perlomeno, non sul lungo periodo. La
felicità autentica è il frutto di una pratica attenta, intenzionale e quotidiana, che inizia con
un semplice gesto: sceglierla.
Ognuno di noi ha una soglia di tolleranza alla felicità. Un «limite massimo»,
come l'ha definito lo psicologo statunitense Gay Hendricks nel libro The Big Leap:
Conquer Your Hidden Fear and Take Life to thè Next Level. Si tratta di quanto benessere
ci permettiamo di provare. Altri psicologi l'hanno chiamata «felicità di base», ovvero la
quota di felicità con cui siamo nati e a cui tendiamo naturalmente a tornare - anche
quando gli eventi della vita ce ne allontanano.
Perché non riusciamo a far aumentare la nostra felicità di base, se per un periodo
siamo più felici? È a causa del limite massimo che ci siamo imposti e con cui ci sentiamo
a nostro agio. Se ce ne allontaniamo, iniziamo a sabotarci in maniera inconscia.
Siamo programmati a cercare ciò che conosciamo. Quindi, anche se crediamo di
essere alla ricerca della felicità, di fatto ci limitiamo a replicare schemi noti e a proiettarli
sull'effettiva realtà delle cose. Ma questi sono solo alcuni degli ostacoli psicologici che
seminiamo sul nostro stesso cammino verso la soddisfazione emotiva. Eccone altri.
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01 I Ci sembra che sia possibile essere felici solo per un certo periodo di tempo.
Superato il nostro limite massimo di felicità, iniziamo ad autosa-botarci per poter
tornare a un luogo sicuro, alle sensazioni familiari. Quante volte ci siamo sentiti dire che
dobbiamo uscire dalla nostra zona di comfort? Anche se è una frase trita e ritrita, è fon-
damentale metterla in pratica per evadere dal recinto in cui ci siamo rinchiusi ed
espandere i nostri orizzonti di felicità.
02 I Percepiamo una soglia invisibile di «simpatia» che abbiamo paura di
oltrepassare. Vogliamo avere abbastanza successo da essere ammirati, ma non così
tanto da suscitare invidia.
La maggior parte delle cose che facciamo nasconde il nostro sforzo di
«guadagnarci» l'amore degli altri. Dove c'è un vuoto d'amore nascono desideri, sogni e
ambizioni. Per questo, spesso le persone con più carenze affettive hanno maggiore
successo: il loro desiderio inappagato di essere accettate, amate e comprese è - nel bene e
nel male - il motore della loro riuscita. Ci siamo posti un limite oltre cui pensiamo che
verremo ridicolizzati e giudicati negativamente, e una volta superato ci imponiamo di
fermarci, o perlomeno minimizziamo i traguardi raggiunti e ci sminuiamo nel tentativo di
compiacere gli altri. (No, non pensiamo che il successo e i beni materiali siano più
importanti dell'amore, ma crediamo che ci servano per farci amare.)
04 I Abbiamo paura che per essere felici dovremo rinunciare alle nostre
ambizioni.
La felicità è essenzialmente una forma di acccttazione. Significa raggiungere
l'obiettivo, tagliare il traguardo, provare l'ebbrezza di avercela fatta. Se decidiamo di
vivere ogni giorno in quest'ottica, non siamo più costantemente pervasi dall'adrenalina
della competizione, e il nostro subconscio cerca di convincerci che essere felici e
accettarsi equivale ad arrendersi. In realtà è vero il contrario: la strada per una vita
migliore non è lastricata di sofferenza, ma di piccoli momenti di gioia e gratitudine, di
buoni propositi e obiettivi raggiunti.
05 I Una volta capito cosa dobbiamo fare, esitiamo a farlo: nello spazio fra la
comprensione e l'azione può insinuarsi la sofferenza.
Nella stragrande maggioranza dei casi, il problema non è sapere chi siamo o cosa
dovremmo fare. È la contrapposizione fra ciò che è giusto e ciò che è facile, fra ciò che è
meglio nel lungo periodo e ciò che invece ci darà subito soddisfazione. Sentiamo cosa ci
dice l'istinto, ma non gli diamo retta. La culla del malessere si trova nello spazio vuoto fra
la presa di coscienza e l'azione. Siamo culturalmente inclini a procrastinare e fin troppo
abituati a evitare i problemi. Nella nostra testa ci diciamo che stiamo solo prendendo
tempo per riflettere, ma in realtà stiamo aumentando il nostro malessere per sentirlo più
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chiaramente e a fondo (e può anche essere utile, ma così ci procuriamo una sofferenza
che non sarebbe necessaria).
08 I Pensiamo che la felicità sia una risposta emotiva a una serie di circostanze,
mentre invece è una scelta, un cambio di prospettiva, una presa di coscienza.
Molte persone sono convinte che la felicità sia generata dalle circostanze. In effetti,
come biasimarle? Se così fosse, sarebbe una bella scorciatoia emotiva. E, tutto sommato, è
anche un ragionamento logico e relativamente facile da mettere in pratica, quindi perché non
difenderlo con le unghie e con i denti? Be', perché in realtà non funziona così. Questa
convinzione si basa sul presupposto che la felicità abbia una sala d'attesa, mentre ormai
sappiamo che va coltivata con costanza, a meno di non voler trascorrere la vita a fare i salti
mortali da un picco emotivo all'altro. Alcuni dei paesi più poveri al mondo sono
statisticamente i più felici. Alcune delle persone più serene e nobili d'animo che hanno
onorato il mondo con la loro presenza sono morte senza il becco di un quat trino. Quello che
conta davvero è avere e dare obiettivi, senso di appartenenza, amore: cose che si possono
provare e coltivare dentro di sé, a prescindere dalle proprie condizioni fisiche ed eco-
nomiche.
09 I Molti non sanno che la felicità di base non è immutabile e che «Sono fatto
così» non è una sentenza a vita.
Non so quante volte ho sentito fare affermazioni del tipo: «Sono ansioso, non posso
farci nulla», oppure: «Ho una terribile fobia di questo e quest'altro, è più forte di me.» Ma
non è vero: ognuno ha il potere di decidere quali caratteristiche fanno parte integrante della
sua personalità. L'ansia e la paura non sono tratti caratteriali, ma comportamenti appresi.
Sono reazioni incontrollate del nostro ego. Sono campanelli d'allarme che arrivano dal nostro
io più profondo per avvertirci che qualcosa non va, ma spesso non facciamo nulla per
prendere in mano la situazione (adducendo come scusa che tanto non possiamo farci niente).
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Se siamo felici senza aver prima sofferto, ci sembra di non essercelo «guadagnato» e
che quindi quella felicità non ci appartenga davvero. Inoltre, ci terrorizza l'idea che possano
capitarci cose belle senza preavviso e senza che facciamo nulla per farle succedere, perché
ciò significa che potrebbe accadere anche con le cose brutte.
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11
La FELICITÀ
dell'ECCELLENZA
35
mediata. Se cominci ad allenarti per una maratona, all'inizio ti mancherà il fiato e ti
verranno i conati di vomito. Ma dopo qualche tempo subentreranno benessere ed euforia.
Svilupperai la disciplina che serve per arrivare fino in fondo. Inizierai a immaginare i
traguardi futuri. Ti innamorerai della fatica.
Le tre tipologie di felicità sono diverse fra loro, ma hanno una cosa in comune:
sono influenzate dal contesto. Una persona che non mangia da tre giorni, infatti, sarà più
incline a ricercare la felicità derivata dal piacere rispetto a qualcuno che non ha problemi
a procurarsi vitto e alloggio.
Allo stesso modo, chi non ha mai provato l'ebbrezza di lavorare a testa bassa per
un obiettivo - non seguendo una passione passeggera, ma impegnandosi con costanza e
spirito di abnegazione - non sa cosa significhi sentire la profonda soddisfazione di
tagliare il traguardo dopo uno sforzo prolungato.
Spesso non siamo in grado di vedere tutte le sfumature di gioia e complessità che
tingono le nostre vite; questo accade perché ci manca qualcosa di fondamentale.
Vogliamo fare gli scrittori, ma non riusciamo a imporci di stare seduti a scrivere per
quattro ore al giorno, tutti i giorni, per anni e anni. Vogliamo essere leggende, geni,
maestri assoluti, ma non abbiamo la disciplina per dedicarci anima e corpo a una materia.
Essere felici non significa solo provare un'emozione che ci travolga i sensi; vuoi
dire essere in pace con noi stessi, avere la consapevolezza che stiamo diventando la
persona che desideriamo essere, che siamo destinati a essere. Ecco cosa ci dona la felicità
dell'eccellenza: non un successo, ma un'identità. Un senso di autorealizzazione che ci
portiamo dietro in qualsiasi altro aspetto della nostra vita. Un pigmento in technicolor che
accende tutto lo spettro cromatico.
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12
Fra il SAPERE e il FARE
c'è di mezzo il MARE:
perché evitiamo di fare
ciò che È MEGLIO per NOI,
e come SMETTERE di FARLO
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nome. Rimarrai bloccato in uno stato di indecisione febbrile (Lo faccio o non lo faccio? A
quale istinto devo dar retta?). Basta: devi assumere il controllo di te stesso. Inizia a
essere lungimirante. A pensare all'alternativa. A come sarà il tuo futuro se non farai
quello che devi.
Quando ripenserai all'anno appena trascorso, come lo valuterai? Cos'avrai fatto?
Quante ore avrai sprecato? Se fossi obbligato a rivivere la giornata di oggi - o una tua
giornata tipo - tutti i giorni fino alla fine della tua vita, cosa ne sarebbe di te? Quali
obiettivi raggiungeresti? Saresti felice? Quali relazioni avresti coltivato? Ti guarderesti
indietro pensando: Cavolo, ho perso l'occasione di stare con l'amore della mia vita perché
non mi sentivo pronto? E tutte le ore che avresti potuto passare a suonare, scrivere,
dipingere o fare ciò che ami, come le hai impiegate, invece?
Non siamo mai davvero pronti ad affrontare gli eventi importanti. Aspettare e
sperare di diventarlo serve solo ad ampliare il divario fra idea e azione. Non dico che sia
facile lavorarci sopra, impegnarci a rendere più elastici i margini della nostra tolleranza al
cambiamento, mostrarci vulnerabili nei confronti di chi amiamo; ma passare tutta la vita a
rimandare è davvero tanto meglio?
Quando perdiamo tempo, l'ansia si insinua in noi e mette radici. Quando evitiamo
di affrontare un problema, la paura e la resistenza si consolidano. La verità è che
tendiamo a ingigantire le cose nella nostra testa, convincendoci che siano troppo difficili
e faticose. Al contrario, impegnarsi in qualcosa può darci piacere, gratificazione, e
aiutarci a esprimere chi siamo davvero. Fai un piccolo passo alla volta e vedrai che è
proprio così. Rispetto all'immobilità della procrastinazione, il conforto dell'azione è
incomparabile. Fare una cosa in modo diverso per pensare in modo diverso è molto più
semplice del contrario: inizia facendo un piccolo cambiamento oggi stesso, poi prendi lo
slancio da lì.
E ricordati di ringraziare la misteriosa forza inconscia che sa che là fuori ti aspetta
qualcosa di grandioso, quella stessa forza che ti sprona a stare bene con poco.
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13
101 COSE
a cui vale la pena
di PENSARE anziché
TORMENTARSI INUTILMENTE
02 I Gli aspetti di te stesso su cui lavorerai per migliorarti, non perché non
piacciano a qualcun altro, ma perché non piacciono a te.
04 I Una lista delle cose che si sono rivelate ottime per la tua vita e delle
sensazioni che hanno suscitato in te.
05 I I parametri attraverso cui valuterai l'anno appena tra scorso. Quanti libri
avrai letto, quanti progetti avrai portato a termine, quante relazioni avrai coltivato, come
avrai trascorso le tue giornate.
06 I Le cose del tuo passato che pensavi di non riuscire a superare, e quanto
ti sembrano insignificanti adesso.
07 I Cosa creerai oggi, cosa mangerai e con chi stabilirai un contatto umano.
(Sono queste le cose che porti con te.)
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09 I La consapevolezza che non è necessario essere straordinariamente belli,
talentuosi o ricchi per provare le sensazioni che danno profondità alla vita: amore,
conoscenza, vicinanza, senso di appartenenza...
13 I Cosa ricorderai di questo periodo della tua vita fra vent'anni. Quando ti
guarderai indietro, cosa ti pentirai di non aver fatto? Cosa penserai di aver trascurato?
Cosa avresti dovuto apprezzare di più?
16 I Tutto ciò che non ti piaceva del tuo partner, ora che non ti senti più
emotivamente obbligato a mentire in proposito.
17 I Una lista di cose belle che hai fatto per te stesso di recente.
21 I L'idea che il tuo problema più grande non sia tanto il problema in sé,
quanto piuttosto la percezione che ne hai; o il fatto che ti stai concentrando
eccessivamente sul tuo malessere anziché sul trovare soluzioni.
22 I I tuoi fallimenti e le strategie che puoi attuare per migliorarti, non solo
per te stesso, ma anche per le persone che ti vogliono bene e fanno affidamento su di
te.
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23 I In che modo la tua situazione attuale - forse non desiderata o non
pianificata - potrebbe diventare una strada alternativa verso il tuo obiettivo iniziale,
anche se ora fai fatica a inquadrarla come tale.
26 I Come appare la tua vita agli occhi degli altri. Non significa che devi
prendere come metro di giudizio il sentire altrui, ma che è importante avere nuove
prospettive.
28 I Gli aggettivi con cui vorresti essere ricordato. Che tipo di impressione
vuoi lasciare di te? Come vorresti che ti considerassero? Gentile, intelligente, generoso,
responsabile, pragmatico?
29 I II modo in cui potresti essere definito a questo punto della tua vita,
basandoti sul tuo comportamento e sulle tue relazioni, e se questa definizione ti
rispecchia.
34 I Come puoi aiutare un'altra persona, anche con piccole cose: trovare il
tempo per sederti a fare due chiacchiere con un vecchio amico, offrire la cena a
qualcuno, condividere un articolo o una citazione che ti hanno colpito e fatto
riflettere.
36 I II fatto che il tuo modo di pensare non potrà mai coincidere con quello
delle altre persone e che le difficoltà a interagire con gli altri derivano da questa
mancanza di comprensione reciproca.
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37 11 comportamenti ricorrenti della gente che conosci, e cosa ti rivelano
della loro personalità.
41 I Quanti anni servono per imparare a suonare gli strumenti che danno
vita alla tua canzone preferita. Pensa a quanta energia e creatività sono necessarie per
inventare una semplice melodia; figuriamoci un capolavoro che ti commuove nel
profondo.
43 I Qual è il tuo grande obiettivo. Se non hai la più pallida idea di come
impiegare il limitato e prezioso tempo che ti è concesso su questa Terra, è probabile che
non combinerai granché.
45 I Non avere email non lette nella tua casella di posta elettronica.
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52 I Le nottate più brutte della tua vita. Ripensandoci, cosa faresti diversamente?
Se potessi tornare indietro nel tempo e rivivere quei momenti, cosa consiglieresti alla
persona che eri?
53 I Le nottate più belle della tua vita. Non solo cosa stavi fa cendo e con chi, ma
anche cosa pensavi e cosa ti sembrava più importante.
54 I II fatto che nella vita è tutto difficile. Lo è portare avanti una relazione così
come stare soli. È difficile gestire la pressione di dover fare sempre al meglio un lavoro
che ami e in cui sei emotivamente coinvolto, ma lo è anche non essere professionalmente
realizzati a una certa età. Tutto è difficile: devi pensare per cosa vale la pena di lottare.
55 I Le cose per cui vale la pena di lottare. Ciò per cui sei pronto a fare uno
sforzo.
56 I Ciò che trovi esteticamente gradevole. Non solo gli spazi in cui vorresti
vivere e lavorare, ma quelli che ti fanno sentire in armonia con te stesso.
59 I Cosa rivela la tua paura più profonda e viscerale sul tuo desiderio più
profondo e viscerale.
60 I Le piccole meraviglie di ogni giorno. L'odore della pioggia che entra dalle
finestre spalancate durante gli acquazzoni estivi, la tua maglietta preferita, le canzoni che
cantavi da bambino e il cibo che ti piace di più.
62 I Cosa ti spronerà ad andare avanti quando la paura non sarà più l'unico
motore della tua vita.
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67 I Cosa potresti fare concretamente per portare la tua vita nella direzione
che hai sempre desiderato: cercare occasioni di networking, andare a trovare un
amico in una città vicina o uscire più spesso la sera.
74 I Cosa pensavi che avresti fatto da grande quando eri bambino, e in che
modo quella proiezione influenza la tua vita.
79 I II fatto che per avere una vita diversa bisogna pensare in modo diverso,
e per pensare in modo diverso bisogna leggere cose diverse.
80 I Quali libri e articoli leggeresti se non ti basassi su ciò che gli altri
considerano «buona» letteratura, ma solo sui tuoi gusti personali.
83 I Le qualità che ammiri di più nelle altre persone (e cioè gli aspetti di te
stesso che preferisci).
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84 I Le qualità che disprezzi di più nelle altre persone (e cioè gli aspetti di te
stesso che nascondi o reprimi).
86 I II fatto che l'universo sia infinito e che noi esseri umani siamo
infinitesimali, eppure talmente interconnessi da essere il riflesso e il prolungamento
dell'universo stesso.
89 I II fatto che ogni avvenimento importante della tua vita sia il frutto di
una catena di casualità.
90 I Uno o più mantra che ti supportino nella convinzione che il futuro sarà
diverso, e che troverai un modo per renderlo tale.
93 I Quale sarebbe lo scopo della tua vita se i tuoi bisogni primari fossero
soddisfatti.
45
99 I Quante volte ti sei addormentato piangendo perché avresti voluto quello
che hai ora: un lavoro, un amore, una casa, un'istruzione, un amico...
14
Quali ILLUSIONI
devi ABBANDONARE
dopo i VENTANNI
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Non puoi essere chiunque tu voglia, ma se ti impegni seriamente e non ti arrendi,
e se le circostanze in cui sei nato sono favorevoli, forse riuscirai a fare un lavoro che
unisca le tue capacità ai tuoi interessi. E, ciliegina sulla torta, saprai esserne grato sempre,
anche nei giorni difficili.
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conta è come ti fa sentire e diventare, non cosa ti farà ottenere (anche perché il risultato non
dipende da te).
48
negativo è proprio questo: funge da campanello d'allarme quando qualcosa non va, e
dobbiamo trovare un modo di por-vi rimedio.
15
Se pensi di NON SAPERE
cosa STAI FACENDO
della tua VITA,
LEGGI qui
Chiedi a un adulto qual è la sua principale fonte di stress: con ogni probabilità, la sua
risposta avrà a che fare con il senso di incertezza. Se condensata in una sola frase, la sua
preoccupazione suonerebbe così: «Non ho idea di cosa sto facendo della mia vita.»
Quante volte l'hai sentito dire? (E quante volte sei stato tu stesso a dirlo?) Sarebbe
impossibile contarle. Ma ecco il segreto: l'idea che tutti dovremmo sapere perfettamente cosa
facciamo e dove stiamo andando è un'enorme e clamorosa balla che la società ci ha propinato
fin dall'infanzia, e che non ci permette di crescere.
Nessuno di noi, nessuno, sa cosa sta facendo. Non siamo in grado di dare un quadro
preciso della nostra situazione - o almeno non ancora. Non sappiamo dove saremo fra cinque
anni, e illuderci di poterlo prevedere non significa essere responsabili o ambiziosi, ma
piuttosto impedire al nostro inconscio di guidarci, rimanendo bloccati sulla strada che un
tempo ritenevamo fosse quella giusta per noi.
Ma tu non hai debiti nei confronti di chi eri una volta.
Non sei tenuto a essere chi pensavi saresti stato.
L'unica persona a cui devi qualcosa è l'adulto che sei oggi.
Sai perché non hai le cose che un tempo credevi di desiderare? Sai perché non sei la
persona che un tempo pensavi di voler diventare? Semplice: perché non lo vuoi più. O
quantomeno non con la stessa determinazione. Altrimenti avresti quelle cose e sa resti quella
persona.
Se ti angosci su quale strada far prendere alla tua vita, significa che ti trovi in un
limbo: hai capito che i tuoi desideri sono cambiati, ma non sai ancora cosa vuoi adesso.
Pianificare il futuro riempie quel buco allo stomaco. Placa la tua agitazione
illudendoti di avere un percorso ben tracciato di fronte a te, che le decisioni siano già state
tutte prese, che non hai più alcuna responsabilità su ciò che vuoi e su chi devi diventare.
Invece è importante continuare ad avere fame. A stomaco pieno, molliamo il colpo.
Quando ci sentiamo arrivati, smettiamo di crescere. Cominciamo a spegnerci.
49
Quindi lasciamoci pure alle spalle questa idea di «sapere cosa fare della nostra vita».
Chiediamoci piuttosto: Cosa farò oggi? A chi voglio bene? Quali attività mi
incuriosiscono? Cosa farei oggi se fossi pienamente libero di scegliere? E se i social non
esistessero? Quali piani ho per il fine settimana?
Cosa voglio? è una domanda da ripetersi ogni giorno. Ciò che conta per te, ciò che è
vero per te, farà sempre parte della tua vita: non sparirà mai del tutto, ti accompagnerà fino
alla fine. I luoghi in cui deciderai di rimanere, le persone che sceglierai di avere ac canto, le
decisioni che prenderai: queste sono le verità autentiche che avranno sempre la meglio su
tutto il resto.
Ascoltarle significa chiedersi: Cosa voglio adesso?
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8 DISTORSIONI COGNITIVE
che influenzano
la tua VISIONE della VITA
Prima la buona notizia: è probabile che la tua vita sia diversa da come la immagini.
Purtroppo, però, questa è anche la cattiva notizia. Per citare un premio Nobel, lo psicologo
israeliano Daniel Kahneman: «La sicurezza che si ha nelle proprie convinzioni non misura la
qualità delle prove empiriche, ma la coerenza della storia che la mente è riuscita a
fabbricare.»
Le esperienze, le speranze, i desideri e le paure non sono l'unico materiale con cui
fabbrichiamo le nostre storie. Esistono distorsioni psicologiche che non ci permettono di
vedere la realtà per quello che è. In un certo senso, la nostra visione d'insieme è un collage di
esperienze oggettive e soggettive. Le persone che non lo capiscono credono invece che la
loro soggettività corrisponda a un dato di fatto. Quindi la nostra incapacità di coesistere
pacificamente non deriva da una disfunzione sociale intrinseca, ma dalla mancata
comprensione di un aspetto fondamentale dei corpi che abitiamo.
Già nell'antica Grecia i filosofi si interessavano a questo fenomeno, che oggi viene
generalmente chiamato «realismo ingenuo»: la tendenza a credere che vediamo il mondo per
com'è davvero e che le nostre impressioni soggettive corrispondano a una visione oggettiva
della realtà. Lo psicologo David McRaney lo sintetizza così: «Le ricerche dell'ultimo secolo
suggeriscono che, in quanto esseri umani, crediamo ancora in una forma di realismo ingenuo.
Siamo convinti di poter fare completo affidamento sui nostri pensieri e sulle nostre
sensazioni, sebbene i dati che provengono dall'esterno non siano precisi. Ormai, però,
sappiamo che non è possibile conoscere la realtà in maniera pienamente oggettiva, né
valutare il grado di invenzione della realtà soggettiva, in quanto abbiamo esperienza diretta
solo di quanto esce dalla nostra testa. Tutto quello che ci è successo da quando siamo nati è
accaduto all'interno del nostro cranio.»
Arriviamo al dunque: da quali distorsioni cognitive ci facciamo influenzare? La psicologia ne
ha identificate e descritte in quantità, ma ciò non toglie che ognuno di noi possa crearne di
proprie - anzi, nella maggior parte dei casi è esattamente così. In realtà, però, derivano
sempre da una combinazione delle distorsioni descritte qui di seguito.
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01 I Proiezione.
Facciamo esperienza del mondo unicamente attraverso i nostri sensi (e la nostra
psiche), dunque è inevitabile proiettare preferenze e percezioni personali sulla realtà dei fatti
- e interpretarla di conseguenza. Detto altrimenti: il mondo non è com'è, ma come siamo. Le
altre persone ci sembrano normali e convenzionali perché noi ci sentiamo strani e fuori posto.
Diamo per scontato che gli altri pensino esattamente come noi, perché conosciamo soltanto il
nostro modo di raccontarci e comprendere il mondo.
02 I Estrapolazione.
È quello che accade quando isoliamo un singolo momento e lo proiettiamo sul resto
della nostra vita. Facciamo supposizioni basate sulle circostanze in cui ci troviamo e su cosa
«dicono» di noi, e inìziamo a convincerci che le cose non cambieranno mai: per questo le
tragedie ci sembrano insormontabili e pensiamo che la felicità sia effimera come una farfalla.
Abbiamo paura che la felicita duri troppo poco, quindi ce la lasciamo sfuggire; temiamo che
la sofferenza duri per sempre, così finiamo per crearla.
03 I Ancoraggio.
Tendiamo a rimanere aggrappati alle informazioni che riceviamo per prime. Un
esempio su tutti: la nostra visione del mondo finisce per coincidere con quella dei nostri
genitori, piuttosto che con le nostre convinzioni più profonde e intime. O ancora: quando si
negoziano i diritti di un libro, il primo offerente crea un «ventaglio di possibilità». Se
sappiamo che altri tre autori hanno ricevuto grossomodo lo stesso compenso per la
pubblicazione del loro romanzo, iniziamo a pensare che sia possibile anche per noi.
04 I Negatività.
Ci fermiamo a guardare gli incidenti stradali, prestiamo sempre più attenzione alle
brutte notizie e, nostro malgrado, ci appassioniamo alle storie drammatiche e autodistruttive
degli altri: questo non significa che siamo morbosi o masochisti, ma che abbiamo una
capacità di attenzione selettiva. Poiché ci sembra che gli eventi tragici siano più importanti e
seri, tendiamo a dar loro la priorità. In parte, questa attrazione deriva dall'aura di mistero da
cui sono avvolti (non riusciamo a capire il senso della negatività da un punto di vista
esistenziale, dunque ne siamo affascinati).
05 I Immobilismo.
Fa coppia con l'ancoraggio e consiste nel continuare a credere che qualcosa sia vero
solo perché all'inizio abbiamo creduto che lo fosse. In altre parole, è una forma di resistenza a
ricevere nuove informazioni, anche se sono più utili e accurate.
07 I Ricerca di conferma.
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È una delle distorsioni cognitive più note: si verifica quando prendiamo in
considerazione solo le informazioni che corroborano una nostra convinzione, o che
confermano un nostro pregiudizio su un'idea o un argomento. In questo modo ci chiudiamo in
noi stessi, ci trinceriamo nella nostra visione del mondo. E ci diamo ragione da soli.
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Cosa NON FANNO
le PERSONE
emotivamente FORTI
52
Preferiscono affrontare la sofferenza, se serve ad abbandonare una cattiva abitudine.
Sanno risalire alla radice di un problema, anziché scappare dai sintomi che provoca.
Riconoscono che il vero malessere sta nel fuggire dal dolore, non nel dolore in sé.
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10 COSE
da IMPARARE
sulle EMOZIONI
01 I Gli effetti a lungo termine degli abusi psicologici possono essere gravi
quanto quelli degli abusi fisici.
Spesso la violenza psicologica non viene presa sul serio perché non lascia segni
visibili. Ma quando si parla di effetti a lungo termine, non è rilevante se gli abusi siano
stati di natura fisica o emotiva - come dimostra lo studio del ricercatore clinico Joseph
Spinazzola. Al pari della violenza fisica, infatti, anche quella psicologica - che può
manifestarsi sotto molteplici forme: mania di controllo, minacce, umiliazioni, insulti,
critiche, urla... -spoglia la vittima della propria autostima, del proprio valore, del senso di
sé.
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04 I Se hai paura non significa che vuoi scappare, ma che sei interessato.
Che tu ci creda o no, l'emozione più intimamente legata alla paura è l'interesse. Si
dice che la paura abbia due facce invisibili: una è pronta alla fuga, l'altra è piena di
curiosità. In questo senso, nulla è «spaventoso» in termini assoluti: se qualcosa ci
intimorisce, significa che una parte di noi vorrebbe saperne di più, che vogliamo esserne
coinvolti, che farà parte del nostro percorso.
07 I II dolore sociale ci rimane più impresso di quello fisico; per questo, alcuni
studiosi lo ritengono quasi più dannoso.
Quando il dolore fisico non è strettamente legato a fattori psicologici, o non ci ha
costretto a rielaborare e ricalibrare i nostri istinti strutturali, siamo in grado di rimuoverlo.
Al contrario, il nostro cervello è programmato per trattenere il ricordo di emozioni o
umiliazioni sociali come il rifiuto, poiché abbiamo un bisogno ancestrale di appartenere
alla «tribù».
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Secondo Brené Brown, autrice del libro Osare in grande, è impossibile
anestetizzarsi a una singola esperienza: si finisce per anestetizzarsi a tutto. Non si può
scansare la tristezza senza voltare le spalle anche alla felicità. È più sano concedersi di
provare l'intera gamma delle emozioni, che siano piacevoli o meno.
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Cosa CONDIZIONA
il modo in cui
ti VEDI allo SPECCHIO
(senza che tu te ne renda conto)
01 I II rapporto che i tuoi genitori avevano con il proprio corpo e il modo in cui
parlavano del loro aspetto fisico (e di quello degli altri), anche quando eri molto piccolo
o pensavano che non li stessi ascoltando. Non per nulla il mio motto preferito è: «II modo
in cui parliamo ai nostri figli diventa la voce della loro coscienza.»
06 I Quello che leggi, vedi e ascolti sui media. Libri, riviste, blog e serie tv
contribuiscono a formare il tuo stereotipo di «normalità» e «bellezza ideale»,
generalmente basato sull'aspetto dei tuoi personaggi (veri o immaginar!) preferiti.
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07 I Le tue origini e il posto in cui sei nato. Il cibo è un aspetto fondamentale per
tutte le culture e il perno attorno a cui ruota la socialità. La componente emotiva
dell'alimentazione (la cosiddetta «fame nervosa») può presentarsi già durante l'infanzia e
i commenti dei familiari, per quanto animati da buone intenzioni, possono causare ferite
molto profonde.
08 I Aver vissuto o meno una relazione che andasse oltre l'attrazione fisica. È
difficile credere che un rapporto possa funzionare a prescindere dal rapporto fisico,
finché non ti capita. A quel punto capisci davvero che l'amore va oltre le apparenze.
09 I Pensare che fare sport significhi solo inseguire un ideale di corpo perfetto,
anziché dedicarsi a una disciplina che permette di raggiungere un benessere generale.
10 I Avere o meno amici sinceri. Se nella vita hai solo relazioni di comodo - se
accanto a te non hai nessuno che ti apprezza per la persona che sei, e non perché gli torni
utile -, concentrerai tutte le tue energie sulla cura del corpo, in modo da sfoggiare un
aspetto fisico socialmente accettabile.
12 I Non sapere che esistono vari tipi di corporatura, che le cellule di grasso non
si perdono ma si restringono, e che i concetti di grosso/piccolo e pesante/leggero variano
da persona a persona. Se giudichi il tuo corpo mettendolo a confronto con quello degli altri,
non sarai mai abbastanza.
17 I Unirsi a chi punta costantemente i riflettori sui corpi del le celebrità. Che si
stiano «rimettendo in forma» dopo una gravidanza o che stiano semplicemente perdendo
e prendendo peso come tutti noi, le persone famose subiscono veri e propri processi
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mediatici. È vero, anche questo fa parte del loro lavoro (ed è una cosa tremenda), ma
cerca di non essere l'ennesimo spettatore di questo triste spettacolo. Usa il tuo metro di
giudizio personale per valutare te stesso.
18 I Dimenticare che i nostri corpi sono nati per ridere, giocare, saltare,
abbracciare e amare, e che per fare tutto ciò non serve avere le ossa sporgenti.
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Gli OBIETTIVI da porci
per APPREZZARE quello che abbiamo
invece di RINCORRERE quello che ci manca
01 I Riprendi il filo da dove l'avevi interrotto. Finisci di leggere i libri che hai sul
comodino. Cucina usando quello che hai in dispensa. Indossa i vestiti che hai nell'armadio
creando nuovi abbinamenti. Scusati sinceramente con le persone a cui hai fatto un torto.
Chiama un vecchio amico che non senti da tanto. Realizza un progetto che hai in mente da
tempo. Cerca nuove strade.
02 I Prova ad apprezzare le persone per come sono, e non per come vorresti che
fossero. Non è una tua responsabilità giudicare chi si merita il tuo amore e la tua gentilezza e
chi no. Non è una tua responsabilità risolvere i problemi degli altri. L'unica cosa che puoi fare
è dimostrare il tuo affetto nel modo che ritieni appropriato. Non sei il padrone di nessuno.
03 I Dedica più tempo agli amici che hai già, invece di cercarne sempre di nuovi.
Smetti di collezionare persone come se, raggiunto un certo numero, potessi sentirti
automaticamente amato. Pensa invece a quanto saresti fortunato ad avere anche solo un
amico vero. Un dono così raro e prezioso non capita a tutti.
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04 I Prendi nota ogni giorno di una cosa che il tuo corpo ti ha permesso di fare.
Guardare la tua serie preferita, ascoltare i rumori della città mentre vai al lavoro, stare davanti
allo schermo del computer, abbracciare qualcuno: concentrati su quello che il tuo corpo ti
consente di fare, e non sul suo aspetto.
06 I Scrivi un diario annotando una o due frasi al giorno per un anno intero.
Alzi la mano chi è mai riuscito a trovare il tempo e le energie per tenere un diario per più di
una settimana, annotando minuziosamente ogni dettaglio della propria vita. Certo, è
impegnativo, ma ci da anche l'opportunità di ripercorrere il passato, di riconoscere i nostri
progressi e i nostri errori. Per sfruttare questa possibilità senza perderci ore, fai così: ogni
sera, prima di andare a letto, scrivi una frase che riassuma la giornata appena trascorsa.
Vedrai che dopo un anno sarai contento di averlo fatto.
08 I Crea le tue tradizioni personali. Plasma con la tua personalità i giorni più
speciali dell'anno in modo che diventino lo specchio di chi sei, di ciò che ami e di come vuoi
celebrare la vita.
09 I Fai un «detox delle spese» e usa solo ciò che hai già per un certo periodo di
tempo. In questo modo imparerai una doppia lezione: da un lato l'arte di sacrificare la
gratificazione immediata in favore di un obiettivo a lungo termine, e dall'altro la
consapevolezza che hai già tutto ciò che ti serve (anche se non ti sembrava).
10 I Trova una «casa» ai tuoi oggetti per creare un ambiente sereno. Fai una
cernita delle cose che hai e scarta tutto ciò che non ti sembra più utile o bello. Poi assegna
una «casa» a quello che rimane e la sera, quando non lo utilizzi più, rimettilo al suo posto. In
questo modo sarà molto più facile creare (e mantenere) un ambiente ordinato e sereno.
11 I Non vivere al di sopra dei tuoi mezzi, o finirai sempre per spendere tutti i
tuoi soldi, anche se ne guadagnerai di più. Se hai l'abitudine di dare fondo a tutte le tue
entrate (invece di investirle o metterle da parte), nel tuo portafogli non rimarrà comunque
nulla, a prescindere da quanto denaro guadagni. Se invece impari a vivere secondo le tue
possibilità economiche, riuscirai a raggiungere i tuoi obiettivi.
13 I Aspira a essere una persona che cerca di dare un senso alle cose, e non una
persona che ha bisogno delle cose per darsi un senso. Inseguì la gentilezza, non il
successo. Per vivere bene non è necessario accumulare denaro, ma comportarsi in modo
intelligente, compassionevole e comprensivo.
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14 I Fai le cose importanti di prima mattina. Dedica le tue energie a ciò che conta
di più per te. Ti aiuterà a farlo meglio e a definire le tue priorità.
15 I Butta via quello che non ti serve più. Impara a partire dalle piccole cose per
superare le grandi: se ti liberi degli oggetti che ti ricordano eventi spiacevoli, sarà più facile
superare e lasciarsi alle spalle anche le emozioni e i pensieri più negativi.
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102 TRUCCHI
che ti aiuteranno
a NEUTRALIZZARE
i PENSIERI IRRAZIONALI
01 I Distingui ciò che accade al di fuori della tua testa da ciò che accade dentro
la tua testa.
03 I Non ostinarti a camminare nel bosco nel cuore della not te: rischi di
sbagliare strada. Quando ci si trova in un momento di crisi, è normale avere la
tentazione di compiere cambiamenti radicali. Invece non esiste momento più sbagliato.
Non prendere decisioni affrettate quando sei in preda a un'emozione. Aspetta di calmarti
e di recuperare un po' di lucidità.
04 I Puoi usare il fuoco per appiccare un incendio e bruciare la tua casa, oppure
puoi usarlo per cucinare e scaldarti durante l'inverno. La tua mente è come il fuoco:
fanne buon uso.
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problema da risolvere, perché la sensazione di panico che provi deriva soltanto dalla
visione distorta che hai di te stesso.
06 I Se ti senti in un'impasse, metti per iscritto una breve storia della tua vita.
Inizia con «mi chiamo...», poi continua raccontando dove vivi, che lavoro fai, i risultati che
hai raggiunto, le persone con cui trascorri le giornate, i tuoi progetti e le cose di cui vai fiero.
07 I Ricordati che i pensieri sono illusioni, ma non per que sto sono meno
potenti. Fai una lista delle preoccupazioni che ti hanno tormentato in passato ed elenca
quelle che si sono effettivamente avverate. Prendi coscienza di quanto tempo hai sprecato
cercando di prepararti ad affrontare situazioni che non si sono mai verificate o problemi
che esistevano solo nella tua testa.
16 I Dare di matto per un problema significa che non è poi così grave.
Depressione, rabbia, frustrazione, tristezza... queste sono le reazioni che ti fanno capire se c'è
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davvero qualcosa che non va. Smetti di valutare la gravita di un problema in base a quanto sei
nel panico, e cerca di capire come raggiungere il tuo equilibrio emotivo. I tuoi comportamenti
e le tue sensazioni ti indicheranno cosa va bene per te e cosa invece devi cambiare.
17 I Quando senti che stai per perdere il controllo, di' a voce alta: «Sto avendo
un attacco di panico. In questo momento i miei pensieri sono del tutto irrazionali.» Ti
aiuterà a riprendere contatto con la realtà.
19 I Prova a te stesso che hai torto. Dimostrati che i tuoi pensieri irrazionali non
hanno alcun fondamento nella realtà. Se sei convinto di avere un male incurabile, vai dal
medico e fatti prescrivere esami e accertamenti. Se vuoi sapere che opinione ha una persona
su di te, chiediglielo direttamente. Non c'è ragione di macerare nel dubbio quando puoi
ottenere una risposta chiara.
23 I Lasciati sedurre dall'ignoto: ciò che ti accadrà sarà quasi sempre meglio di
quanto immaginavi - e sicuramente immaginavi il peggio, perché ti lasci condizionare
dai pensieri negativi su te stesso e sul tuo futuro.
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27 I Apriti al nuovo. Se non ti senti a tuo agio nel fare qualcosa, significa che ti stai
spingendo oltre i confini di ciò che ti è noto e familiare. Sei costretto a guardarti sotto una
luce diversa. Apriti a possibilità che normalmente non prenderesti in considerazione, ad
aspetti sconosciuti di te stesso.
30 I Spesso i pensieri irrazionali sono il frutto di paure profonde che non hai
ancora confessato a te stesso o che non hai ancora imparato a gestire. Ritagliati un
momento di tranquillità e rifletti onestamente su ciò che ti spaventa.
31 I Traccia una linea fra quello che puoi controllare e quello che è al di fuori
del tuo controllo. Per esempio: hai il controllo sull'impegno che metti nel tuo lavoro, ma non
puoi controllare il giudizio dei tuoi superiori. Hai il controllo sugli abiti che scegli di
indossare ogni giorno, ma non puoi controllare cosa ne pensano gli altri.
36 I Impara a guardare ogni tua giornata con gli occhi che avrai nel futuro.
37 I Pensa alla persona che eri due o cinque anni fa. Cerca di ricordare come
vivevi, come trascorrevi le giornate. Ti salteranno subito agli occhi le cose per cui avresti
dovuto dimostrare più gratitudine. Prova ad applicare la stessa prospettiva al presente.
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40 I Accetta il fatto che i pensieri irrazionali, così come l'ansia, la tristezza o
qualsiasi altra emozione, faranno sempre parte della tua vita. Avere pensieri di questo
tipo non significa che hai fatto un passo indietro, che sei sulla strada sbagliata o che c'è
qualcosa che non va in te.
41 I Sappi che ansia e creatività sono collegate. È uno dei meccanismi più
elementari dell'evoluzione umana: quando abbiamo paura, diventiamo creativi per trovare
una soluzione a ciò che ci spaventa. Impara a considerare le tue paure come opportunità per
migliorare, non come una condanna alla sofferenza.
43 i «Scegli di non essere offeso e non ti sentirai offeso. Non sentirti ferito e non
sarai stato ferito.» (Marco Aurelio)
49 I Confidati con le altre persone e chiedi loro di confessarti le loro ansie più
assurde. Scoprirai di essere in buona compagnia!
50 I Lavora sulla tua muscolatura mentale. Allena la mente come alleni il corpo.
Lavora sulla concentrazione, sul ragionamento, sull'immaginazione: è il regalo più grande
che puoi fare a te stesso.
51 I Sii grato per il fatto che tieni così tanto a te stesso da riuscire a
preoccuparti anche per ciò che ti circonda. Non è da tutti.
52 I Ricordati che ciò di cui hai paura è l'altra faccia di ciò che ami. Più hai
paura, più c'è amore. Impara a vedere oltre la negatività.
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il permesso di sentirci felici, orgogliosi, eccitati e soddisfatti. Il trucco sta nell'imparare a
farlo da soli.
57 I Se non ci riesci, significa che non ti conosci ancora abba stanza. Non è un
problema: prendine atto e inizia il tuo viaggio alla scoperta di te stesso.
58 I Allenati a essere felice. Non sono gli eventi esterni a darti un senso di
realizzazione o benessere, ma le tue reazioni a questi eventi. Se sei abituato a pensare con
una mentalità di scarsità sarai per sempre infelice, qualsiasi cosa ti accada.
60 I Impara ad accettarti in tutto e per tutto. Scegli di amare la tua casa, il tuo
corpo, il tuo lavoro, anche quando ti sembra difficile. Costruisci la tua vita a partire dalle
fondamenta della gratitudine, guardando al futuro con ottimismo, senza scappare dalle
tue paure.
62 I Ritagliati un po' di tempo solo per te, specialmente quan do non ne hai
voglia. Sei il tuo primo e ultimo amico, l'unico che avrai davvero fino alla fine. Se non ti
piace passare il tempo con te stesso, perché dovrebbe piacere agli altri?
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una persona per cui migliorarsi, scioglierà le tue piccole ossessioni irrazionali come neve al
sole.
67 I Ricordati che rinunciare a un sogno non significa rinunciare al futuro.
69 I Crea una routine adatta a te, che comprenda abbastanza tempo per
dormire e rilassarti e una percentuale realistica di «cose che devi fare» e «cose che vuoi
fare».
70 I Dai valore a te stesso. Scegli di credere che la vita che hai è più che sufficiente.
71 I Dedica una serata (o più di una) a ripercorrere il tuo passato. Pensa a tutta
la sofferenza e alla tristezza che hai dovuto sopportare. Fa' sì che tornino a galla e che ti
investano. Solo così potrai lasciarle andare una volta per tutte.
72 I Nelle tue scelte, fatti guidare dalla gioia più che dal desiderio di evitare il
dolore.
73 I Pensa alla tua vita e ai muri che hai eretto per evitare soffrire, poi cerca di
capire se queste paure hanno un fondamento nella realtà. Rifletti su queste domande:
tendi a vedere solo i tuoi difetti per giocare d'anticipo sulle critiche che potrebbero esserti
mosse dagli altri? Tendi a scegliere partner anaffettivi per non doverti aprire alla vulnerabilità
dell'amore?
74 I Elabora un piano per vivere la vita dei tuoi sogni; non perché quella attuale
non vada bene, ma perché sei innamorato della persona che desideri diventare.
75 I Scegli con attenzione in cosa credere, su chi investire le tue energie, cosa
fare nel tuo tempo libero e di quali oggetti circondarti.
76 I Ripeti con me: «Devo creare connessioni con le altre persone. Devo creare
connessioni con le altre persone. Devo creare connessioni con le altre persone.»
77 I Crea una vision board con immagini che ti ispirano. Visualizzare i proprì
obiettivi è il primo passo per raggiungerli.
78 I Ricordati che non sei arrabbiato per qualcosa che hai perso, ma per
qualcosa che avresti potuto avere. Rimpiangi quello che avresti potuto fare, non quello che
hai fatto.
80 I Dai un nuovo significato alla parola «felicità»: non è la sensazione che provi
quando ottieni esattamente quello che volevi, ma quando lavori ogni giorno per
raggiungere un obiettivo che ti sta a cuore.
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81 I Punta sempre a migliorarti, ma senza essere ossessionato dal risultato.
Migliorarsi non significa raggiungere la perfezione.
82 I Lasciati amare per come sei. Spesso sei tu il giudice più severo di te stesso.
83 I Non giudicare gli altri. Ricordati che ciascuno di noi ha la propria dignità,
la propria storia, le proprie ragioni dietro ogni comportamento. Più sarai bendisposto nei
confronti degli altri, più lo diventerai nei confronti di te stesso.
85 I Oppure fai quello che fanno le persone sagge e sfrutta l'iperattività della
tua mente per immaginare scenari favorevoli anziché catastrofici. Poi cerca nuove
strade per fare in modo che si avverino.
86 I Elimina dalla tua testa l'idea che le cose ti vengano date o tolte dall'alto.
Sei tu l'artefice. Sei tu a decidere.
91 I Leggi tanto e leggi libri che stimolano il tuo interesse. L'opinione degli altri
ci insegna a pensare in modo diverso.
92 I Fai un pisolino. Dico sul serio: avvolgiti in una coperta e mettiti a dormire
per venti minuti. È un modo davvero efficace per resettare il cervello.
95 I Impara a far sì che ciò che non ti piace della tua vita illumini il cammino
verso ciò che amerai in futuro.
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96 I Mettiti alla prova ogni volta che puoi, cercando di esplorare possibilità a cui
non avevi mai pensato. Lascia che la tua mente continui a sperimentare e a crescere.
97 I Nessuno può pensare a te quanto e come lo fai tu. Sono tutti troppo impegnati
a pensare a se stessi.
98 I Ricordati che perdere tutto significa essere liberi. Quando ti trovi a dover
ricominciare da zero, hai l'occasione di fare scelte migliori. Se non ti piaci, puoi lavorare
su te stesso e imparare ad amarti. Non rimanere impalato davanti ai cartelli che ti
indicano la strada. Tracciane una tutta tua.
100 I Impegnati, porca miseria! Impegnati sul serio, con tutte le tue forze.
Metti anima e corpo nel tuo lavoro. Sii gentile con gli altri anche quando non se lo
meritano. Se investi le tue energie in ciò che conta davvero, non te ne rimarranno molte
da sprecare in inutili preoccupazioni.
102 I Abbi fiducia: le cose miglioreranno, è solo questione di tempo. Non perché
il tempo guarisce tutte le ferite, ma perché sei destinato a crescere. Scoprirai che puoi
farcela. Scoprirai che la quarta rottura sentimentale non farà male come la prima. La vita
non diventa più semplice. Sei tu che diventi più intelligente.
68
22
Lo ZEN
e l'arte
della CREATIVITÀ
69
scrivere anche quando non ne avevo voglia. Ma nessuna di queste strategie si è rivelata
utile.
Cercavo una regola laddove non ne esiste nessuna, quindi non facevo progressi.
La creatività non è un'onda, non segue il flusso delle maree. È una presenza
costante che si manifesta nelle maniere più impensabili: dai vestiti che scegliamo di
indossare alle frasi che pronunciamo fino al modo in cui organizziamo la scrivania in
ufficio.
Il segreto sta nell'immaginare la scrittura (o la pittura, o il canto, o qualsiasi altra
attività creativa) come un atto naturale, al pari della respirazione. Quando respiriamo, lo
facciamo e basta, senza rendercene conto: assorbiamo qualcosa che sta al di fuori di noi e
lo trasformiamo mentre ci attraversa. Se cerchiamo di farlo in modo consapevole, il
respiro diventa teso, affannato, frammentato, difficoltoso. Allo stesso modo, qualsiasi
processo creativo tende a incepparsi quando vogliamo raggiungere un risultato a tutti i
costi. Per questo è fondamentale essere totalmente concentrati nel momento presente e
concedersi di creare senza costrizioni o aspettative, facendo fuoriuscire ciò che ci
attraversa con naturalezza, come aria dai polmoni.
Quando decidi di seguire un percorso che hai già tracciato nella tua mente, in
realtà significa che stai cercando di ripercorrere i passi di un'altra persona, che la tua
ispirazione ti sta portando a ricreare una tua versione di una creazione altrui che ti ha
colpito.
L'ispirazione che arriva dal tuo inconscio è rara, perché per permetterle di
emergere dovresti metterti completamente a nudo, renderti vulnerabile, mostrare una
parte intima di te stesso, qualcosa di veramente autentico. Ecco perché il processo
creativo è lacerante.
Ed ecco perché in genere cerchiamo il conforto di una struttura: per mettere un
argine. Ecco perché cerchiamo ispirazione nell'emulazione. Ecco perché vogliamo
ricevere complimenti per la nostra arte.
Secondo la filosofia zen, la creatività germoglia quando si impara a praticarla
senza esprimere giudizi. Allo stesso modo, la via per la pace intcriore consiste
nell'osservare i propri pensieri e sentimenti in maniera obiettiva.
Non sempre avrai voglia di mostrare al mondo tutto quello che crei. Va bene così.
Nemmeno i più grandi artisti sono sempre stati prolifici, né hanno sempre pubblicato o
condiviso le loro opere con gli altri. Ma se consideri l'inattività come una mancanza, una
sconfitta o un fallimento, stai di nuovo esprimendo un giudizio autoreferenziale. Non
esiste un'unità di misura della creatività. E anche se è un'estensione, un'impressione e
un'espressione di te stesso, non ti definisce.
Sei libero di non divulgare la sacralità del tuo io più profondo. Se riesci a
esprimere questo concetto e a farlo tuo, senza giudizi e immergendoti nel presente, ti
sentirai libero di essere onesto e di aprirti a te stesso. Più sarai a tuo agio con il tuo io
profondo, più sarai capace di creare in modo pacifico. Perché lo vuoi. Ogni volta che lo
vuoi.
70
23
Un giorno OGNI COSA ti sarà UTILE:
come fanno le PERSONE MOTIVATE
a diventare la VERSIONE MIGLIORE
di se stesse
Sai qual è la scelta più liberatoria che possiamo fare? Credere che tutto ciò che ci
circonda e ci succede può aiutarci nel nostro viaggio. Se vuoi capire cosa c'è dietro la tua
visione della vita, chiediti che senso ha per te. Non dev'essere una domanda filosofica su
cui arrovellarti quando non hai nulla di meglio a cui pensare. In realtà la risposta ti
accompagna ogni giorno, perché sta alla base del modo in cui ragioni e ti comporti.
Hai due possibilità: quando ti succede qualcosa di brutto, puoi vederli come una
vittima degli eventi oppure come una persona a cui è stata data l'occasione di cambiare,
crescere, osservare le cose da una nuova prospettiva e ampliare i propri orizzonti. Quando
provi emozioni negative, puoi viverle come sofferenze che ti vengono inflitte, oppure
puoi scegliere di considerarle segnali preziosi. Quando guardi il mondo, puoi vederlo
attraverso il filtro delle tue emozioni, oppure interpretarlo in quanto proiezione dei tuoi
sentimenti.
Quando ci rendiamo conto che la nostra sofferenza ha uno scopo, smette di
toglierci il sonno: non è più un problema, ma un'opportunità. E non proviamo più dolore.
La differenza fra questo tipo di mentalità (intrinseca) e il suo opposto (estrinseca)
sta nel credere o meno che siamo noi a creare le esperienze e non sono le esperienze a
essere create per noi, e dunque a esserci imposte da una forza superiore.
Fin dall'infanzia ci insegnano che questa è una verità indiscutibile, e per una
ragione ben precisa: la società vuole convincerci (e autoconvincersi) che possiamo dare il
massimo solo quando siamo stimolati da una motivazione esterna. È così che funziona il
capitalismo: i potenti si tengono ben stretti alle loro poltrone, mentre la gente comune
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rimane sottomessa e indifesa. Chi si adegua al ruolo di vittima rinuncia al proprio potere,
sacrifica tutte le sue energie per idee, sogni e prodotti che gli vengono propinati dall'alto.
Chi può assicurarci che esista un piano già scritto per ognuno di noi, e che
dobbiamo affrontare determinati ostacoli per crescere e farne parte? Nessuno lo saprà mai
per certo.
Siamo destinati ad affrontare atroci sofferenze. Basta sfogliare un qualsiasi libro
di storia: riuscire ad avere una vita felice è tutt'al-tro che una garanzia. Se desideriamo
che la nostra vita abbia un senso, dobbiamo darglielo noi. Se vogliamo trovare la pace,
dobbiamo comprendere e accogliere l'utilità del dolore.
Puoi crogiolarti nella sofferenza fino alla fine dei tuoi giorni, oppure puoi trarre il
giusto insegnamento dalle lezioni più difficili e diventare una persona migliore.
Scegli tu quale persona vuoi essere.
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Come CAPIRE
se l'OSTACOLO alla tua FELICITÀ
sei PROPRIO TU
01 I L'unico problema nella tua vita è come la giudichi. Sii onesto, hai già tutto
quello che potresti desiderare e di cui hai bisogno. L'infelicità che provi deriva dal fatto
che non sai apprezzarlo (ricordati che la gratitudine non è un istinto naturale, ma
un'abitudine che va appresa e allenata).
03 I Sei mentalmente pigro. Sai che dovresti essere più lucido e fecalizzato sui
tuoi obiettivi, ma non fai niente per cambiare le cose. Sai che dovresti meditare e allenare
la concentrazio-ne per distogliere il tuo cervello dai pensieri negativi, ma preferisci
andare in palestra. Sei pigro negli ambiti più importanti della vita, ed è questo il tuo
problema.
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05 I Non sai tenerti stretta la felicità. Tutti noi abbiamo un tetto massimo di
felicità che ci concediamo di provare. Per superare questo limite dobbiamo esercitarci
consapevolmente a lasciarci andare, altrimenti torneremo sempre al punto di partenza.
08 I Non riesci a cambiare l'immagine che hai di te. Riesci a pensare a te stesso
solo nel modo in cui lo facevi tre, cinque o dieci anni fa, perché quella è l'immagine che
gli altri hanno dite.
09 I Scegli di fare quello che pensi sia giusto, e non quello che è giusto. Sei
fedele all'idea che ti sei fatto delle cose e non a come sono davvero.
10 I Non chiedi mai scusa. Né a te stesso né agli altri. L'idea di essere nel torto
non ti passa nemmeno per l'anticamera del cervello, e sei troppo orgoglioso per
ammettere di non aver sempre fatto del tuo meglio. Eppure, chiedere scusa è il primo
passo per diventare la versione migliore di se stessi.
11 I Non hai ancora preso in mano la tua vita: stai aspettando che qualcuno
arrivi a cambiartela. Spesso non facciamo altro che lamentarci perché crediamo che
qualcuno ci sentirà e correrà in nostro aiuto, risolvendo tutti i nostri problemi.
12 I Credi che la felicità non sia un modo di essere, ma che si ottenga dopo aver
raggiunto determinati obiettivi. Credi che solo alcune persone possano essere davvero
felici perché le circostanze glielo consentono, ma se scegliessi di cercare la felicità nel
momento presente, capiresti che non è così.
15 I La tua vita è bella e lo sai, ma non la apprezzi abbastan za. Il segreto sta
proprio nel renderti conto della tua fortuna ed esserne grato in ogni momento.
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Come IMPARARE a SBLOCCARSI
e a RENDERE PROFICUE le ABITUDINI
in 3 semplici MOSSE
La ricetta per il successo prevede un pizzico di ingegno e tanta forza di volontà.
Se vogliamo eccellere in qualcosa, dobbiamo trovare un modo produttivo per far fruttare
il nostro talento. In molti sanno scrivere bene, ma solo in pochi sanno scrivere bene e
hanno la disciplina per farlo ogni giorno. Il discrimine fra una persona eccezionale e una
persona qualunque sta proprio in questo mix di profondo autocontrollo, disciplina ferrea e
incrollabile dedizione.
Il talento è una variabile pressoché innata, mentre l'autocontrollo va sviluppato ed
esercitato. Spesso però si crede il contrario, ovvero che il talento possa essere affinato,
mentre la volontà di metterlo a frutto venga da sé.
Le nostre menti hanno una capacità di autocontrollo limitata: siamo in grado di
tenere a bada i nostri impulsi e desideri solo per un breve periodo di tempo. Possiamo
esercitarci a prolungarlo, ma rimane comunque uno stallo momentaneo.
Le persone che hanno chiaro questo concetto organizzano il proprio tempo in
maniera efficiente: eliminano le elucubrazioni inutili, riducono al minimo le distrazioni e
le attività superflue e si concentrano su ciò che devono fare. Con il tempo, diventa qual-
cosa di automatico. Negli anni Sessanta, gli psicologi Hervé Abdi, Michel Fayol e Patrick
Lemaire hanno individuato i tre stadi specifici che dobbiamo attraversare per acquisire
questa capacità:
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Fase associativa: è ancora richiesto un impegno cosciente, ma lo sforzo mentale
è meno intenso rispetto all'inizio. Alcuni aspetti iniziano a diventare naturali, anche se
commettiamo ancora errori.
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La DOMANDA FONDAMENTALE
che devi porti
se NON VUOI PIÙ
elemosinare L'AMORE
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in modo diverso. Non si tratta di assenza d'amore, ma di illusione e negazione della realtà.
Finirai per convincerti che non ti meriti di essere amato per come sei.
Ma non è così. Nessuno può rubarti l'amore e nessuno può regalartelo. Non è un
oggetto che ricevi e puoi tenere con te: è un'esperienza condivisa, che richiede un contributo
reciproco, onesto e volontario da entrambe le parti coinvolte.
Nessuno è tenuto a darti amore. Se continui a vivere con questa convinzione, sei
destinato a non viverlo mai. Se invece metti amore in ogni ambito della tua vita, sarai capace
di scorgerlo ovunque. Lo troverai nello scambio di sguardi con uno sconosciuto in
metropolitana, nell'avventura di un'estate, nella relazione lunga sei anni che pensavi sarebbe
durata per sempre. Ogni sfumatura dell'amore ha una sua dignità. Il dolore per la perdita di un
amore si trasforma nella sorprendente scoperta che esiste qualcosa di più importante di una
promessa fatta sull'altare.
Non ti serve sapere che durerà per sempre. Scoprirai che la vita è fatta di tante piccole
storie d'amore, ognuna delle quali ti insegnerà a essere più affettuoso, generoso, autentico,
consapevole; ad andartene quando è il momento, a rispettarti e ad ascoltare il tuo istinto.
Quando hai la tentazione di piangerti addosso perché non ti senti abbastanza amato,
fermati un attimo e chiediti onestamente: E io sto amando abbastanza?
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IMANTRA
per NON DIMENTICARE
che la VITA è QUI e ORA
Vivere appieno il presente è la cosa più semplice e significativa che possiamo
fare, ma spesso finisce in fondo alla lista delle priorità. Sappiamo che rimanere nel qui e
ora è fondamentale, ma è molto più facile a dirsi che a farsi. In un mondo che reclama
tutte le nostre attenzioni, dobbiamo ricordare a noi stessi di fare la cosa più importante di
tutte: rimanere concentrati sul presente. Tutto ciò che hai sempre sognato e desiderato,
per cui hai lavorato duramente, per cui hai pregato e che hai atteso a lungo di ottenere,
nasce in questo preciso istante. Fanne buon uso.
Ecco quindici brevi mantra che puoi ripeterti quando hai bisogno di tornare con i
piedi per terra e riconnetterti con il presente. E ricordati sempre che la vita è una
successione di attimi, e qual-siasi altra idea è un'illusione che ti impedisce di viverla.
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07 I Se avessi a fianco la persona dei miei sogni, come trascorrerei la giornata di
oggi?
08 i Comincia dal punto in cui ti trovi, usa ciò che hai, fai quello che puoi.
10 I Ogni giorno della mia vita è importante. Come passerò quello di oggi?
Capire chi sei non significa scoprire qualcosa di nuovo, ma mettere in ordine le
tessere che avevi già a disposizione. Non è il frutto di un'epifania inaspettata, ma una
presa di coscienza a cui si arriva dopo una lista interminabile di esempi, momenti isolati,
episodi privi di importanza e incontri casuali che però, a un certo punto, finiscono per
incastrarsi in un puzzle perfetto.
Il vero sforzo che dobbiamo fare è riconoscere ciò che già sappiamo essere vero.
Lo scopo di qualsiasi dottrina psicologica (religiosa o meno) non è farti il
lavaggio del cervello, ma fornirti gli strumenti necessari per guardare dentro di te e per
trovare le risposte in modo autonomo.
Ti insegna a fare domande, a fornire esempi, a riflettere sulle questioni e, una
volta acquisita maggiore consapevolezza, a entrare in contatto con il tuo inconscio, con le
tue intuizioni, con la parte essenziale di te.
Devo essere sincera: le risposte a queste domande mi hanno letteralmente
cambiato la vita, e per questo voglio condividerle con tutti voi.
Quindi, eccole qua: le sedici domande più importanti che potrai mai porre a te
stesso.
02 I Per quale causa ti batteresti se non ti importasse del giudizio degli altri?
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03 I Che cosa faresti se non ti importasse del giudizio degli altri?
04 I Sulla base delle tue abitudini quotidiane, se continui a comportarti come fai
oggi, dove sarai fra cinque anni? Fra dieci? E fra venti?
10 I C'è qualcuno nel tuo passato di cui stai ancora cercando l'approvazione?
12 I Quali sono le cinque attività a cui non potresti mai rinunciare nella tua
routine quotidiana (a parte mangiare e dormire)?
13 I Quali sono le cinque attività che vorresti facessero parte della tua routine
quotidiana, invece?
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I SEGNALI inequivocabili
che ti RIVELANO che hai fatto
molti più PASSI AVANTI
di quanto credi
02 I Tendi a dimenticare quanto hai sofferto perché ormai non ci pensi quasi
più. Tutto ciò che ti è successo in passato sembra appartenere a una vita precedente.
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04 I Gli argomenti di conversazione con i tuoi amici non si limitano ai
pettegolezzi. Hai smesso di parlare solo di te o di fare gossip, perché hai capito che si tratta
di un atteggiamento assolutamente egocentrico.
07 I Scegli con maggiore attenzione le persone con cui passi il tuo tempo. Hai
superato la «fase della comitiva»: ora per te è più importante avere pochi amici, ma buoni.
08 I Non cambi nulla di come sei (personalità, opinioni, vestiti) a seconda delle
persone con cui ti trovi.
09 I Non incolpi più gli altri per i tuoi problemi. Hai smesso di lamentarti senza
fare nulla, in attesa che qualcuno nell'universo ti sentisse e accorresse in tuo aiuto.
10 I Non sei più sulla stessa lunghezza d'onda dei tuoi vecchi amici, ma non hai
perso del tutto i contatti e sai riconoscere il ruolo che hanno avuto nella tua vita.
11 I Non hai più la smania di essere come tutti gli altri, non hai più voglia di
essere «normale» né ti interessa essere «figo», perché sai che i più fighi della scuola non
fanno poi molta strada.
14 I Quando ti dicono che «le cose stanno così», fai fatica ad accettarlo. Sei molto
più propenso a credere che esista un modo di vivere diverso, migliore, più rispettoso, o che
almeno valga la pena di provarci.
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Come CAPIRE
se l'unico PROBLEMA della tua VITA
è il MODO in cui la GIUDICHI
02 I Non provi più gioia per le piccole cose che un tempo ti riempivano di
meraviglia.
Pensi che una passeggiata nella natura sia noiosa, che giocare sia solo una cosa da
bambini. Se la luce che filtra attraverso una finestra, il sorriso di un passante per strada,
una bella giornata di primavera, leggere un buon libro sotto le coperte e tutte le piccole
gioie quotidiane non hanno più la magia di un tempo, non significa che l'hanno persa: sei
tu che scegli di non vederla più perché dai la priorità ad altro.
03 I Hai ottenuto qualcosa che credevi di volere, ma non ti ha reso felice come
speravi e ora stai già rincorrendo altro.
Cerca di risintonizzarti sul sentimento che provavi quando desideravi ciò che hai
raggiunto più di qualsiasi altra cosa al mondo. Dai una forma concreta a questo pensiero.
Puoi essere fiero di quello che hai ottenuto.
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04 I Se incontrassi la versione più giovane di te stesso e gli raccontassi dove sei
arrivato, stenterebbe a crederci.
Sii onesto: non avresti mai sognato di avere la vita che hai ora, né immaginato che
i momenti più difficili e apparentemente insuperabili sarebbero invece diventati punti di
svolta e di crescita personale.
05 I Credi che il denaro sia un semplice mezzo per adempiere ai tuoi obblighi,
ma non vedi le opportunità che ti offre.
Pensi: I soldi mi servono perché devo pagare le bollette, e non: Grazie ai soldi
posso pagare le bollette, e con i miei guadagni sono in grado di permettermi un tetto sulla
testa, cibo e vestiti senza dover chiedere niente a nessuno. Se non apprezzi ìl denaro per
ciò che ti permette di fare, ti sembrerà di non averne mai abbastanza.
07 I Dipendi troppo dai tuoi amici, oppure li scarichi senza mezzi termini.
Tendi a trascurare le tue amicizie o, al contrario, credi che il tuo benessere e la tua
felicità dipendano esclusivamente dalla presenza dei tuoi amici. Tendi a essere troppo
appiccicoso, oppure a tagliarli fuori dalla tua vita quando non sono all'altezza del ruolo
impossibile da te imposto (e così torni al punto di partenza, pensando di non avere
abbastanza amici).
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Credi che provare una sensazione spiacevole sia sbagliato. In realtà, provare
emozioni negative fa parte dell'essere umano. Tutto ha una sua funzione - anche l'ansia, il
dolore e la depressione. Sono campanelli d'allarme, comunicazioni, risposte e precauzioni
che ci tengono letteralmente in vita. Se non cominci a vederla così, continuerai a pensare
che solo quando provi sensazioni positive puoi permetterti di fare qualunque cosa. Poi
non stupirti se ti senti bloccato.
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Quando DISCUTI,
lo fai in MANIERA INTELLIGENTE?
7 MODI di COMPORTARSI
durante una LITE
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Ricorrere agli insulti.
Eviti qualsiasi argomentazione e parti in quarta offendendo il tuo interlocutore.
Attaccare ad hominem.
Metti in dubbio l'autorevolezza del tuo interlocutore o gli rivolgi attacchi di natura
personale, senza affrontare l'argomento della polemica. Per esempio, se un fumatore dice:
«Fumare fa male», rispondi aggressivamente: «Da che pulpito viene la predica... proprio
tu che fumi come un turco?», senza prendere atto della verità oggettiva espressa dal suo
commento.
Trovare l'errore.
Individuata una falla nella logica della tesi altrui, spieghi dove si trova l'errore,
citando frasi usate dall'interlocutore stesso per risultare più convincente.
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32
Come CAPIRE
se la tua CRISI EMOTIVA
in realtà è un PUNTO di SVOLTA
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La rabbia può essere un'emozione positiva quando capisci che non ce l'hai con il
mondo, ma con te stesso. Di solito, la lampadina si accende appena prima di un
cambiamento. Le sorelle minori della rabbia (l'insoddisfazione, la gelosia, la frustrazione,
l'autocommiserazione) sono sgradevoli, ma non abbastanza potenti da spronarti ad agire. La
rabbia sì, eccome. Ti accende un fuoco dentro che è capace di trasformarti.
06 I Hai avuto un'idea di successo, hai trovato l'amore della tua vita, hai
tutto ciò che desideri, e all'improvviso ti senti paralizzato.
Be', sappi che questa sensazione si chiama «resistenza», ed è un caso da manuale. La
felicità che proviamo è direttamente proporzionale alla paura. In realtà non vuoi opporre
resistenza alla tua nuova vita, ma sei ben consapevole di ciò che hai (e pertanto provi una
sana dose di paura di perderlo).
12 I Hai deciso di non essere più vittima della tua stessa mente.
La maggior parte delle persone non sa che avere una «crisi emotiva» significa
essere arrivati a un punto di svolta. Qualsiasi tormento intcriore è il segno inequivocabile
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che qualcosa bolle in pentola, che le cose stanno cambiando. Altrimenti sarebbe tutto
«normale». E chi vuole essere normale, quando invece può essere felice?
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Puoi SMETTERE di PREOCCUPARTI
per come APPARE la tua VITA
e iniziare a PENSARE
a come TI FA SENTIRE
Fai questo esercizio: prova a contare quante volte ti sei sentito davvero felice
dopo aver ottenuto qualcosa che pensavi di volere. Cos'è successo quando ti sei messo
insieme alla persona che corteggiavi da mesi? E quando sei stato assunto per fare il
lavoro dei tuoi sogni? E quando hai avuto il tanto sospirato aumento? Di sicuro la tua vita
è cambiata, ma non sempre in meglio.
Ora fai un elenco di tutte le persone imperfette che conosci e che sono state
amate, hanno avuto partner e amici che stravedevano per loro e hanno ricoperto incarichi
importanti sul lavoro. Pensa a tutte le persone che conosci e che, pur non rientrando nei
canoni di bellezza o «normalità», sono riuscite a far avverare i loro sogni. In questo modo
avrai la prova concreta che non hai bisogno di raggiungere la perfezione per meritare la
felicità. Chiediti come ti comporteresti se non esistessero i social e nessuno potesse
mettere il naso nella tua vita. Cosa sceglieresti di fare il prossimo weekend? E stasera?
Come cambierebbero le tue ambizioni professionali? Quanti selfie in meno scatteresti?
Quali persone frequenteresti, dove vivresti se la voce interiore che insistentemente ti
chiede: «Ma cosa penseranno gli altri?» fosse messa a tacere per sempre?
Domandati cosa faresti se i soldi non fossero un problema e potessi scegliere
senza doverti preoccupare del denaro. È un esercizio piuttosto classico, che però non fa
quasi nessuno (perché viene considerato troppo irrealistico). Ma non è questo il punto.
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Sappiamo tutti che non è possibile disporre di fondi illimitati, quindi l'esercizio non serve
a capire cosa faresti concretamente in questo scenario improbabile, ma a scoprire i tuoi
desideri più profondi e a capire come incorporarli nella vita quotidiana. Andresti in
vacanza in luoghi esotici, continueresti comunque a fare il tuo lavoro? In questo modo
crei una gerarchla di priorità (dai più valore al relax, alla realizzazione personale o ad
altro?) che potrebbe aiutarti a capire meglio chi sei.
Non fare foto per provare agli altri che hai un aspetto fisico invidiabile o che sei
andato a cena in un ristorante stellato, ma per avere un ricordo tangibile di un bel
momento. Crea una cartella sul tuo telefono e chiamala proprio così, ISTANTI FELICI.
Quando ti senti bene, ti stai divertendo o ti senti folgorato da un'illumina-zione, scatta
una foto. Non importa se non è degna del tuo feed di Instagram. Quando, dopo un po' di
tempo, scorrerai quelle immagini, rivivrai le stesse emozioni. E ti accorgerai che c'è una
grande differenza tra catturare i momenti che sono importanti per te e crearli
appositamente perché vengano visti dagli altri.
Gli altri mi giudicano. Cosa penseranno gli altri di me? E chi sono questi «altri»?
Dai un volto alle persone da cui ti senti perennemente osservato. Nella maggior parte dei
casi, queste persone sono in realtà una platea senza volto che esiste solo nella tua testa.
Detto altrimenti, gli altri sono te, la proiezione di te stesso. Sei tu il tuo giudice più
spietato. Il primo passo per uscire da questa mentalità sta proprio nel capire che «gli altri»
di cui ti preoccupi tanto non esistono. Ora pensa ai motivi che scatenano la tua gelosia. In
genere, le cose (e le persone) per cui proviamo invidia o gelosia sono proprio quelle di
cui non ci sentiamo all'altezza perché manca qualcosa dentro di noi. Quando vediamo una
persona di bell'aspetto, non proviamo invidia perché vorremmo essere belli come lei, ma
perché ci manca una capacità fondamentale: quella di amare noi stessi così come siamo.
Allo stesso modo, siamo invidiosi di un autore di successo non perché vorremmo essere
apprezzati come lui, ma perché sappiamo che non stiamo lavorando abbastanza da poter
aspirare ad arrivare al suo livello. Quando aspetti un ospite, non metterti a pulire casa da
cima a fondo. A meno che non sia ridotta a un porcile, non perdere tempo ad allestire una
scenografia perfetta. Non dico di non dare una rassettata generale, ma non è necessario
fingere di vivere in una rivista di architettura. Lascia che le persone ti vedano per come
sei. Accoglile in maniera spontanea. E l'unico modo per creare rapporti solidi e sinceri.
Riconsidera il modo in cui trascorri le feste comandate. Vuoi davvero passarle in
compagnia di parenti che incontri una volta l'anno, con cui non hai alcun tipo di rapporto
al di fuori del pranzo di Natale, e che anzi sei vagamente infelice di rivedere? Le giornate
di festa dovrebbero essere dedicate alle persone che ami trecentosessantacinque giorni
l'anno, per ricoprirle di regali e mangiare insieme cibo delizioso. Non alle persone che ti
senti moralmente obbligato a tollerare in un paio di occasioni particolari (e che ti fanno
sentire emotivamente represso).
Butta via gli oggetti che hanno esaurito la loro funzione e che non hanno più un
valore sentimentale. Fare questa selezione è fondamentale perché le cose di cui ci
circondiamo finiscono per definire la nostra identità, specialmente se le abbiamo
acquistate con l'intenzione di essere «originali». Gli oggetti che abbiamo danno forma
alle esperienze che viviamo. Sono quello che vediamo quotidianamente e dunque
plasmano ciò che sentiamo. Sono le tessere di un puzzle Con cui ci ricostruiamo giorno
dopo giorno. Intendiamoci: l'obiettivo non è vivere in una casa vuota, ma riempirla solo
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di cose che abbiano Una funzione e un senso. È arrivato il momento di fare questo passo.
Cambierà radicalmente la tua vita (e non mi sembra poco).
Poniti questa domanda: Se fossi certo che nessuno mi giudicherebbe, quali
sarebbero i miei valori più autentici? Una volta rimossi tutti i filtri sociali che ti imponi,
da quali pensieri ti senti attratto naturalmente? Crediamo che portare allo scoperto i nostri
pensieri, le nostre emozioni e i nostri pregiudizi più reconditi sia segno di debolezza e
ignoranza, ma in realtà è vero il contrario. Fare finta che il problema non esista lo è.
Poniti questa domanda: Se dovessi dire una sola frase a tutte le persone del mondo, quale
sarebbe? Qualche spunto: «Andrà tutto bene», «Smettila di preoccuparti così tanto»,
«Cerca di vedere il lato positivo delle persone», «Seguimi sui social». Sappi che quello
che diresti in realtà è quello che vorresti sentirti dire, è quello che cerchi disperatamente
di comunicare a te stesso.
Scegli di credere in questo concetto: per meritarti qualcosa devi solo esseme
grato. Sei tu a decidere su che base si misura la tua auto-stima. Sei tu a scegliere se ti
meriti o meno di avere qualcosa. Quindi, sei libero di decidere se le persone che si
meritano ciò che hanno sono coloro che lo sanno apprezzare. Niente di più, niente di
meno.
Renditi conto che non sei una persona realizzata solo se hai risolto ogni tuo
problema. Non sei bravo solo se raggiungi la perfezione in tutto. Né se sei meglio di
qualcun altro. Puoi avere tutto, ma non tutto insieme. Sii grato per questo: da un lato
significa che hai l'occasione di apprezzare ciò che hai in questo momento, e dall'altro sai
che puoi sempre migliorarti e raggiungere nuovi obiettivi.
Parti dal presupposto che tutto va come deve andare. In genere, le persone che
vogliono fare sfoggio di una vita apparentemente perfetta hanno perso il contatto con le
loro emozioni. E l'hanno perso perché non vogliono mai provare dolore. Ma fare pace
con se stessi significa accettare che ogni cosa va come deve andare. Ogni singola cosa
che accade nella tua vita può avere tre funzioni: mostrare una parte di te, guarire una
parte di te o farti scoprire una nuova parte di te. Una volta adottata questa prospettiva,
non hai più nulla da temere. Infine, poniti questa domanda: Se al mondo fossero tutti
ciechi, quante persone mi ammirerebbero? Immagina una vita dove il senso della vista
non conta nulla. Dove ciò che si vede sono i sentimenti: quelli che senti tu e quelli che
susciti negli altri. In questo universo parallelo, che tipo di persona sei? È forse per questo
motivo che hai bisogno di creare una vita che faccia colpo sugli altri, ma che non ti
appartiene più?
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I MOTIVI per NON FOSSILIZZARTI
nella tua ZONA di COMFORT
02 I Ciò che pensi di volere è ciò che già conosci. Siamo del tutto incapaci di
prevedere l'esito di un'azione o situazione sconosciuta. Per questo, invece di aspirare a
fare «meglio» in assoluto, aspiriamo a fare «meglio di quello che abbiamo già fatto»,
anche se in pratica si tratta della soluzione a un problema che non avevamo bisogno di
ricreare.
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in realtà viviamo in un mondo dove nulla è certo e immutabile. I nostri corpi sono fatti
per modificarsi, gli oggetti che possediamo sono beni temporanei (possiamo smarrirli,
romperli...). Non riusciamo ad accettare la natura transitoria del tutto, e quindi ci
ostiniamo a ricercare consolazione in ciò che ci è familiare.
06 I Cambiarne solo quando farlo diventa l'opzione meno difficile. Prima che
ciò accada, passa un lungo periodo in cui ci aggrappiamo all'idea che la strada vecchia sia
comunque meno difficile di quella nuova. L'universo suggerisce dolcemente cosa fare
all'orecchio delle persone che sanno ascoltarlo; non aspettare che si spazientisca e ti urli
in faccia.
08 I Nulla è davvero sicuro; esistono solo cose o situazioni che ci danno un senso
di sicurezza. Non è facile accettarlo, ma la sicurezza non esiste, ed è per questo che le
«cose sicure» non durano nel tempo, e che le persone più felici sono quelle che riescono a
stare bene anche quando la situazione non è perfettamente stabile. La sicurezza è un'idea:
scegli tu su cosa basarla.
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35
16 PILASTRI dell’AUTOSTIMA:
quello che CONTA non è COME ti SENTI,
ma di COSA pensi di ESSERE CAPACE
Tendiamo a credere che l'autostima sia una condizione stabile, uno stato mentale
che ci regala una riserva inesauribile di pensieri positivi e incoraggianti e ci rende
impermeabili a qualsiasi dubbio o sentimento spiacevole. Tuttavia, l'autostima e
l'autocelebra-zione sono separate da una linea sottilissima.
Per dirla con le parole dell'attrice americana Anna Deavere Smith, l'autostima è il
motore del nostro benessere. Se crediamo di avere le capacità per affrontare qualsiasi
scoglio, sviluppiamo la sensazione che davvero andrà tutto bene, perché faremo di tutto
affinchè sia così. «Avere autostima significa che possiamo tracciare il nostro sentiero e
percorrerlo. Non camminiamo in completa solitudine, ma siamo noi a decidere dove
andare e quale passo tenere. Se inciampiamo, l'autostima ci aiuta a rimetterci in piedi e a
proseguire il cammino.»
Avere autostima non significa essere sicuri che gli altri abbiano una buona
opinione di noi, ma essere sicuri di saper gestire la nostra vita.
Un effetto collaterale dell'autostima è che annulla la necessità di rivaleggiare con
gli altri. Al contrario, quando ci sembra di non avere il controllo sulla nostra vita (o non
ci piace la direzione che ha preso), tendiamo a fare confronti e a dirci che «anche a Tizio
e a Caio le cose non vanno molto meglio» per placare la sensazione di fallimento che
sentiamo dentro di noi.
Nel libro I sei pilastri dell'autostima, lo psicologo Nathaniel Branden individuava
gli strumenti necessari per sviluppare un sano concetto di sé. In particolare, faceva notare
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che le strade per arrivarci sono due: da un lato, l'approccio «ottimista» (Io sono ricco, io
sono bello, io sono una persona di successo), che però serve solo a raggirare se stessi;
dall'altro, l'unica vera strada per ottenere un risultato onesto, e cioè rimboccarsi le
maniche e procedere un passo alla volta.
Secondo la sua analisi, l'autostima si basa su due elementi fondamentali: il senso
di efficacia, ovvero «sentirsi sicuri di saper fronteggiare le sfide quotidiane», e il rispetto
di sé, ovvero «essere consapevoli di meritare la felicità».
Branden scriveva che l'autostima non è un'emozione fluttuante e mutevole, ma
una disposizione continuativa a sperimentare un senso di efficacia e rispetto per se stessi,
che va quindi costruita nel tempo e non si materializza con uno schiocco di dita. È radi-
cata nella realtà oggettiva e non è generata dagli elogi immeritati (che provengano dagli
altri o da noi stessi).
Qui di seguito sintetizzo le sei pratiche, o i sei «pilastri», che Branden proponeva
come fondamenta dell'autostima. Sono la prova che sentirsi sicuri di sé non significa fare
una scelta, ma farne tante, di contìnuo, con impegno e costanza.
Consapevolezza.
Vivere consapevolmente significa non essere la marionetta dei tuoi preconcetti e
desideri inconsci. I tuoi lati oscuri escono finalmente alla luce del sole. Sei in grado di
capire quello che succede intorno a te e, grazie a tale consapevolezza, sei in grado di fare
scelte informate.
Acccttazione di sé.
Non senti il bisogno di lodare continuamente il tuo aspetto o la tua intelligenza e
sai che ogni essere umano ha i suoi pregi e i suoi difetti. Accettarsi significa proprio
questo. Vedersi a figura intera, senza giudicare o condannare nessuna parte di sé.
Senso di responsabilità.
Pensi che la felicità sia nelle tue mani. Capisci perfettamente il significato della
frase: «La colpa non è tua, ma il problema sì.» Hai il pieno controllo della tua vita, perché
non deleghi agli altri le responsabilità.
Autoaffermazione.
Sai far sentire la tua voce senza metterti sulla difensiva. Mettersi sulla difensiva è
sintomo di debolezza. Essere assertivi è sinonimo di sicurezza in se stessi.
Integrità personale.
Hai stabilito quali sono i tuoi valori, la tua etica, il tuo senso di responsabilità. Hai
sviluppato un codice di condotta personale, anziché aderire pigramente a quello che ti è
stato inculcato. Sei in grado di riflettere oggettivamente sulle tue scelte, anche in circo-
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stanze difficili. E ti è evidente l'importanza della frase: «La strada per l'inferno è lastricata
di buone intenzioni.»
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Perché dovresti RINGRAZIARE
le PERSONE che
ti hanno fatto SOFFRIRE
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04 I Le persone che ti hanno ferito hanno un ruolo ben preciso nella tua vita:
sono insegnanti e catalizzatori. Per dirla con le parole della scrittrice C. JoyBell C., quando
ci sembra di esplodere, dobbiamo immaginare di essere stelle che stanno sì collassando, ma
solo perché si stanno trasformando in bellissime supernove. Spesso la sofferenza ci insegna
ad apprezzare davvero ciò che abbiamo, e l'odio ci insegna a capire davvero chi siamo. A
volte bisogna aprire uno squarcio per far entrare la luce.
05 I La colpa non è tua, ma il problema sì, e solo tu puoi scegliere come reagire.
Hai tutto il diritto di infuriarti, lamentarti e odiare qualcuno con tutto te stesso, ma hai anche
il diritto di scegliere la pace. Ringraziare qualcuno che ti ha ferito significa perdonarlo, e
perdonarlo significa rendersi conto che oltre il risentimento c'è la saggezza. Chi riesce a trarre
il giusto insegnamento dal dolore ha capito che per diventare una «supernova» è necessario
accettare il dolore e trasformarlo in energia, e non tenerlo dentro di sé come un peso morto.
06 I Di solito, le persone che hanno attraversato periodi difficili sono quelle più
equilibrate, gentili e felici. Attraversare le difficoltà non significa essersele buttate alle
spalle. Le persone che lo hanno fatto hanno accettato i loro sentimenti, hanno imparato la
dolorosa lezione e sono cresciute. Sono più empatiche verso gli altri e hanno coscienza di sé.
Sono più attente a chi lasciano entrare nelle loro vite. Hanno preso in mano la loro esistenza,
sono riconoscenti per ciò che hanno e accettano le loro mancanze.
08 I Fare pace con il passato significa saper dire: «Grazie per l'esperienza.» Per
riuscire a superare qualsiasi situazione o difficoltà, devi essere in grado di riconoscere che ha
avuto un suo scopo e che in qualche modo ti ha reso una persona migliore, altrimenti
continuerai a rimuginare sugli effetti negativi e a covare rancore. Accettare pienamente la tua
vita in ogni suo aspetto significa provare gratitudine per tutto (gli alti e i bassi, i giorni belli e
quelli brutti), con la consapevolezza che la felicità è una brava maestra, ma la sofferenza lo è
di più.
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NON CERCARE
a tutti i costi un SENSO
alla tua VITA
Quello che dovresti fare è riflettere sulle tue emozioni: cercare di capire come
funziona il meccanismo dei tuoi pensieri; risalire alla radice delle tue convinzioni più
profonde e accertarti che siano in sintonia con la persona che sei oggi; stilare una lista
delle cose che contano nella tua vita (e delle cose di cui in realtà non ti importa niente);
chiederti cosa ti manca e perché.
Quello che non dovresti fare, invece, è cercare di dare per forza un senso alla tua
vita, perché significherebbe che il percorso ti viene imposto da una forza esterna, mentre
sei tu che devi tracciarlo; significherebbe distorcere la tua vita attuale per adattarla alla
persona che eri un tempo.
Attenzione: usare la logica ed essere consapevoli non equivale a «cercare per
forza un senso». Usare la logica è un approccio metodico, che utilizza i dati oggettivi per
cercare di realizzare i nostri desideri più autentici; la consapevolezza, invece, si concentra
sul risultato delle azioni, riflettendo sul motivo per cui le cose sono andate in un certo
modo.
Ci sono domande a cui forse non esiste risposta. O magari esiste, ma genera
ancora più domande. Oppure la soluzione arriverà solo fra molti anni, dopo aver fatto
esperienze, vissuto, sbagliato.
Le cose migliori non hanno una spiegazione o un senso - o perlomeno, non
all'inizio.
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L'amore non è logico. E nemmeno i momenti di grazia, la gioia e la bellezza.
Certo, puoi comunque avere un approccio logico a queste emozioni, ma per poterne
godere appieno devi guardarle da un altro punto di vista.
Ogni cosa al mondo è unica e misteriosa, e la magia sta proprio in questo. Ogni
cosa ha un'origine sconosciuta e un finale che possiamo solo immaginare: non possiamo
fare altro che vivere fino in fondo e stare a vedere cosa succede.
Sprechiamo gran parte delle nostre esistenze a cercare buoni motivi per amare,
invece che nuovi modi per dimostrare amore; a inventarci giustificazioni complicate per
essere felici, quando potremmo semplicemente trovare la felicità nelle piccole cose. Usia-
mo la logica come scudo, anziché come arma per conquistare il benessere.
Nella vita, alcune cose sono da subito chiare come il sole. Gli effetti di
determinate azioni sono interamente nelle tue mani. Ti troverai a vivere situazioni che
sono il risultato delle tue scelte, mentre altre volte ti sembrerà di vivere in un incubo (ma
anche questo si dimostrerà importante per la tua crescita personale).
A volte le ragioni per cui si è verificato un certo evento sono palesi; altre lo
diventeranno solo a distanza di anni; altre ancora non lo saranno mai, ma ciò non toglie
che quel qualcosa sia accaduto. Il senso è proprio questo: sperimentare l'indeterminatezza
e la confusione. Ci sono semi che hanno bisogno dell'incertezza per germogliare.
Forse non saprai mai se «era destino» che tu vivessi nella città in cui abiti, ma ci
rimani perché l'hai scelto. Allo stesso modo, non saprai mai se una persona era destinata a
te, finché non provate a stare insieme. Altrimenti continuerai a cercare conforto in ciò che
ti è già familiare, anche se sai che non va bene per te, solo perché hai troppa paura di fare
un passo verso l'ignoto, verso un'esperienza nuova. Magari migliore, sicuramente
sconosciuta, inedita e diversa da ciò che pensavi di desiderare un tempo. Non significa
che in questo ci sia qualcosa di sbagliato: semplicemente non te l'aspettavi. O non ti
conoscevi abbastanza per aspettartelo.
Cercare di dare a tutti i costi un senso alla tua vita significa che stai provando a
raccontarti una storia che ormai non ti piace più, ad accontentare una persona che ormai
non sei più, a dare una risposta a qualcuno che ormai non esiste più.
Per avere le idee chiare bisogna fare, non pensare di fare.
Per vivere bene bisogna mettersi a lavorare con gli strumenti che abbiamo a
disposizione - anche se talvolta non possiamo sceglierli - e accettare che sono sempre
utili a qualcosa, specialmente quando non ce ne rendiamo conto.
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Come fare un DETOX MENTALE
(senza ritirarti in un eremo)
Abbiamo ancora tanto da imparare su come prenderci cura del nostro corpo, ma
ancora di più su come prenderci cura della nostra mente. Il cervello costruisce
l'esperienza che facciamo del mondo, ma esistono innumerevoli fattori in grado di
alterare e influenzare la nostra prospettiva e di cui non siamo consapevoli, sebbene siano
sotto il nostro controllo.
Ecco alcuni suggerimenti per disintossicare la mente e ripartire da zero quando ne
sentì il bisogno.
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Anziché provare a creare a tavolino una determinata esperienza emotiva (del tipo:
Se faccio questo e poi quest'altro, mi sentirò in un certo modo), esercitati ad accettare
integralmente ciò che provi in un dato momento. La resistenza mentale anestetizza per
qualche istante il disagio emotivo, ma non lo cancella - anzi, lo consolida.
05 I Mettiti in auto e guida senza una meta. Attraversa quartieri a cui non avevi
mai prestato attenzione. Osserva come vivono le altre persone; guardale tornare dal
lavoro, rientrare nelle loro case. Sarà un po' come contemplare la vastità del mare: capirai
che sei solo un granello di sabbia. E che esiste un intero universo di cose che non conosci
finché non ti ci imbatti.
07 I Butta fuori tutto. Metti per iscritto i pensieri più strani e sgradevoli che ti
passano per la testa o le preoccupazioni più assurde che ti assillano. Ti sentirai più
leggero.
08 I Rivaluta la tua presenza sui social. Per molte persone, l'idea di essere offline
è inimmaginabile (e indesiderabile); ma, d'altro canto, essere costantemente bombardati
da immagini o post che hanno un impatto negativo sulla nostra salute mentale non ci fa
bene. Quindi, per prima cosa elimina dal tuo feed tutto quello che non vuoi più vedere,
poi inizia a seguire profili, gruppi e organizzazioni che hanno un effetto positivo su di te
e sulla tua salute mentale.
10 I Pulisci il tuo spazio emotivo: che sensazioni ti comunica no gli oggetti che ti
circondano? Hai comprato quei vestiti per fingere di essere una persona che in realtà non
sei? E quei soprammobili che hai acquistato quando stavi attraversando un brutto periodo
ti piacciono davvero? Impara a buttare via quello che non vuoi più, in base a come ti fa
sentire.
11 I Visualizza la tua posizione. Prepara una tabella a tre co lonne: a sinistra riporta
i traguardi raggiunti, nel mezzo quello che stai facendo ora, e a destra le attività attuali
che ti aiuteranno a realizzare i tuoi desideri futuri. Ti servirà a farti un quadro generale
della situazione e a sollevarti dall'ansia che spesso ti assale quando ti perdi nei dettagli.
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12 I Quando senti di stare per cadere in un circolo di pensieri tossici, cambia
posizione. In questo modo, il tuo corpo riceve lo stimolo di una nuova esperienza e si
rifocalizza sul momento presente. Accavalla le gambe, raddrizza la schiena, alzati in
piedi... Sono tutte cose che puoi fare facilmente, anche senza muoverti dal tuo ufficio.
17 I Ricordati che la tua vita non è una messinscena che allestisci per gli
altri. Pensa a quante energie e risorse mentali investiamo nello sforzo di costruire una
vita che sia «abbastanza», se vista da fuori: un po' più piacevole, un po' più lodevole, un
po' meglio di quella degli altri. Nel fare questo, otteniamo il risultato contrario: alla fine
ci risulta impossibile goderci un'esperienza di autentica felicità (che consiste
nell'accettare che la vita è fatta di piccole e semplici cose, e che va bene così), perché ci
affanniamo troppo ad allestire una scenografia e a recitare la parte di un personaggio che
non ci appartiene.
18 I Fai una lista delle cose che non sopporti nelle altre persone. Fatto? Bene,
sappi che sono le stesse cose che devi cambiare di te stesso o della tua vita (ma opponi
resistenza anche solo all'idea di farlo davvero). Fai attenzione, perché spesso le cose che
sembrano superficiali in realtà nascondono ben altro. Per esempio, se detesti la vicina di
casa impiccio-na perché insiste neH'invitarti a pranzo, vuoi dire che segretamente anche
tu «inviti a pranzo» le persone. Cosa significa? La vicina, in realtà, ha un disperato
bisogno di amore e attenzioni, e anche tu ti senti così, ma cerchi di negarlo anche a te
stesso perché pensi che sia imbarazzante. La lista sarà una cartina al tornasole di ciò che
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non va nella tua vita. Questo è fondamentale, perché capire davvero il problema significa
essere sulla buona strada per risolverlo. Se non sai cosa fare, non sai quale sia il
problema. E se non sai quale sia il problema, c'è una parte di te che sta alzando un muro
per non vederlo.
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12 SEGNALI che indicano
che il tuo VERO PROBLEMA nella vita
è che passi troppo TEMPO a PENSARE
a come viverla
L'inattività è terreno fertile per l'ansia. Siamo nati per realizzare il nostro potenziale,
non per analizzarlo al microscopio. Rimuginare compulsivamente è un sintomo del fatto che
l'introspezione è diventata un modo per evitare di affrontare i tuoi problemi. La va-lutazione
critica serve a semplificarti la vita, non il contrario. Ecco i segnali che ti indicano che stai
vivendo solo nella tua testa.
01 I I tuoi obiettivi sono risultati, non azioni. Ti innamori delle idee, e non del
lavoro che sarà necessario per realizzarle. Quando pensi alla vita dei tuoi sogni, immagini che
effetto farà vista da fuori, e non come sarà viverla concretamente, giorno dopo giorno.
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04 I Per risolvere la maggior parte dei tuoi problemi basterebbero piccoli
cambiamenti, ma ti rifiuti categoricamente di metterli in pratica. Questo è il classico
segnale che stai rimuginando eccessivamente sulla natura dei tuoi problemi, invece di trovare
un modo per risolverli. Sviscerare i problemi è utile solo se ti apre la strada verso una
soluzione; poi non ti resta che agire.
05 I Sei sempre impegnato, ma non concludi mai niente. Il lavoro sembra non
finire mai: le ore passano e non sai neanche come le hai impiegate, sei perennemente sotto
stress e senti che il cervello ti sta per esplodere, come se fossi impe gnato in un'attività che
richiede uno sforzo intenso ma che non ha fine.
06 I Cerchi di negarti ciò che desideri di più. Anziché impegnarti davvero per
ottenere quello che vuoi, ti sei convinto che non te lo meriti, o che non ce la farai mai, o che
ottenerlo significa correre il rischio di perderlo (e nella tua testa è meglio non averlo mai
avuto che averlo solo per un po').
08 I La maggior parte dei tuoi problemi deriva dalla paura di essere giudicato o
escluso. Se questa paura è una presenza ingombrante nella tua vita, significa che hai costruito
gran parte della tua identità sulla base dei gusti e delle opinioni del le altre persone. Per
questo fai fatica a trovare la determinazione per agire: ci pensi e ci ripensi, cambi idea un
paio di volte e poi (forse) solo alla fine ti decidi (sempre cautamente, con l'ansia che gli
altri avranno qualcosa da ridire al riguardo).
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12 I Fantastichi spesso su ciò che vorresti fare, ma non lo con cretizzi mai. Ti sei
convinto che la vita comincerà quando tutte le tessere del puzzle saranno al loro posto e
gli astri saranno allineati, ma non è così. La vita comincia quando agisci.
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Perché la LOGICA
aiuta a VIVERE MEGLIO
(in un mondo ossessionato dalla passione)
I giovani credono che la risposta a tutto, la chiave per una vita piena di gioia,
successo e serenità, sia una sola: la passione. Un argomento su cui, devo ammettere, molte
persone più brillanti di me hanno già versato fiumi di inchiostro.
Da bambini ci hanno ripetuto: «Puoi diventare chi vuoi», e: «Volere è potere.» Ma il
segreto non è avere passione: è avere un obiettivo e perseguirlo con passione. La passione è il
mezzo di trasporto, non la bussola; è la scintilla che accende la fiamma, ma solo la
determinazione tiene acceso il fuoco per tutta la notte. Questo non vuoi dire accontentarsi di
una vita tiepida: significa prendere la passione e unirla alla logica per raggiungere gli obiet-
tivi desiderati.
La capacità di giudicare obiettivamente le nostre vite - e di interpretare emozioni,
eventi e scelte tenendo i piedi per terra -non è solo positiva: è essenziale. Per lavorare bene
insieme, cuore e cervello devono prima funzionare separatamente.
Ecco perché.
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Facciamo un esempio: mi piacerebbe tanto prendermi un altro giorno di vacanza, ma
vorrei anche mettere da parte i soldi per la pensione e continuare a lavorare al mio progetto
professionale. Quindi decido di concentrarmi su questi ultimi aspetti, così più in là potrò
concedermi con maggiore serenità un po' di riposo. Visto com'è facile?
Farsi guidare unicamente dalle emozioni ci rende incapaci di focalizzarci sulle
priorità, perciò finiamo per prendere decisioni sull'onda dell'entusiasmo - un parametro del
tutto inaffidabile, in quanto genera un benessere momentaneo, e a volte il prezzo da pagare è
troppo alto in termini di conseguenze rispetto al desiderio iniziale.
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Uno dei segnali più evidenti che stai maturando come persona è la sensazione di non
sapere dove stai andando. Se lo sapessi, significherebbe che stai girando in tondo,
percorrendo lo stesso sentiero. Se vivi nel passato, senti quella scarica di emozioni: stai
cercando di dimostrare qualcosa a qualcuno, forse persine a te stesso.
07 I La gratitudine nasce dalla logica; una vita felice nasce dalla gratitudine.
C'è una ragione per cui dobbiamo ricordare a noi stessi di essere riconoscenti (per
esempio, stilando una lista di cose per cui siamo grati), ed è perché la gratitudine non è un
riflesso incondizionato, ma uno sforzo cosciente - sebbene tutti noi abbiamo almeno una
ragione per provarla.
Coltivare il senso di gratitudine, non sedersi ad aspettare che la soddisfazione per la
nostra vita ci piova dal cielo, scegliere di concentrarsi sulle ragioni oggettive per cui ci
sentiamo fortunati e orgogliosi sono le uniche strategie per essere felici. Così facendo, infatti,
mettiamo in moto un circolo virtuoso capace di farci cercare (e trovare) sempre più motivi
per essere grati alla vita. E, come tutti sanno, chi cerca trova.
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quella vecchia. Sono soluzioni simili a voler spostare il mare raccogliendo l'acqua con le
mani, insomma.
Sviluppare una mentalità limpida e determinata placa la «mente scimmia»: i buddisti
chiamano così il chiacchiericcio irrazionale e involontario di pensieri che invade la nostra
mente, influenzando (se non determinando) il nostro stato emotivo. La logica ci aiuta a
mettere in sintonia cuore e cervello; la passione crede che siano un'unica entità.
11 I Se vuoi una vita degna di essere vissuta, devi agire, non pensare a come
agire.
Se vuoi cambiare la tua vita, devi cambiare il modo in cui ti comporti. Abbiamo una
concezione molto astratta di cosa serva per essere felici: pensare in modo lucido, avere una
mentalità positiva, circondarsi di persone care, lavorare per raggiungere un obiettivo. Ma
queste cose funzionano solo se ci si crede davvero, mentre la maggior parte delle persone
finge di farlo, come se dovesse (e potesse) imbrogliare anche se stessa.
L'alternativa è rimboccarsi le maniche. Affrontare il problema di petto e lavorarci con
impegno, senza risparmiarsi, sudando sette camicie. Per questo la gente si tira indietro: non
vuole essere responsabile dei propri fallimenti: se non ci provi nemmeno, non puoi sbagliare,
no?
La sicurezza di sé si costruisce partendo dai fatti, l'ottimismo si basa sui fatti, le
relazioni soddisfacenti si sostengono con i fatti; un lavoro riesce bene quando lo fai bene, e
non quando pensi alla ragione per cui dovresti farlo (e ti convinci che sia la stessa cosa).
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avere una casa tua, sposarti, avere figli o scegliere il lavoro dei tuoi sogni, perché ti sei
indebitato fino al collo. Ecco dove ti porta la passione.
Ti sei innamorata perdutamente di un uomo che ti maltratta e ti fa rivivere gli abusi
che hai subito durante l'infanzia. Quando la Storia finisce, ti disperi perché eri convinta che
fosse l'amore della tua vita, altrimenti non proveresti un dolore così grande. Questa relazione
tossica ti ha portata a trascurare gli amici, a perdere il lavoro e soprattutto la tua identità.
Ecco dove ti porta la passione.
O meglio: ecco dove ti porta la passione quando non è unita alla logica. Ecco gli
effetti distruttivi che possono avere le emozioni quando sono lasciate allo stato brado e non
addomesticate da razionalità e buonsenso. Ecco cosa può succedere quando ti lasci
trasportare ciecamente dai sentimenti anziché fermarti a riflettere sulla loro origine. Ecco
cosa accade quando credi che sia possibile neutralizzare l'inevitabile sofferenza dell'animo
umano usando come antidoti momentanei sprazzi di felicità.
La passione è una scappatoia, uno stratagemma, è fumo negli occhi. Può reggere il
peso di un sogno, ma non della realtà.
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Cosa DEVI SAPERE
su te stesso
prima di poter REALIZZARE
i tuoi SOGNI
Cari Gustav Jung diceva: «Prendi coscienza dell'inconscio, o sarà lui a guidare la
tua vita. E tu lo chiamerai destino.» Ci hanno insegnato che, per costruire la vita dei
nostri sogni, dobbiamo prima immaginare che aspetto avrà. Titoli anziché ruoli,
istantanee anziché realtà, concetti anziché responsabilità e routine quotidiane. È arrivato
il momento di smantellare l'egotistica ossessione occidentale per la «vita dei sogni» e
guardare bene le singole tessere di cui è composta: cosa ci serve davvero per esistere nel
modo in cui vorremmo? Ecco ciò che devi sapere su te stesso per scegliere la vita che
desideri, e non la vita che credi di desiderare.
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considerare i dettagli veri e propri di una professione ti costringè a guardare in faccia la
realtà dei fatti. Quando ti fermi a considerare come sarà la tua routine quotidiana (Con
quanta burocrazia avrò a che fare? Quanto tempo passerò al computer? Quanto tempo
libero mi potrò permettere?), allora saprai davvero gettare le fondamenta per una vita
soddisfacente.
Che tipo di persona vuoi essere? (E non: con quale titolo voglio essere
chiamato?)
Non si tratta di scegliere la targhetta da mettere sulla porta del tuo ufficio, ma il
tipo di persona che vuoi diventare. Alla fin fine, non fa differenza che tu sia un
insegnante, o uno studente, un editore o un muratore. Ciò che conta è il tipo di persona
che vuoi essere mentre svolgi il tuo lavoro, qualsiasi esso sia. Sei empatico e com-
prensivo? Ti piace parlare con le persone? Sei iperattivo dal momento in cui apri gli
occhi a quello in cui li chiudi? Ti distrai facilmente? Sei attento ai particolari? Hai una
ferrea disciplina? Non è ciò che fai a definire chi sei, ma il modo in cui lo fai.
Pensi che la vita sia originata da una forza superiore? O che sia totalmente
frutto del caso? Quali sono le tue convinzioni (anche inconsapevoli) in merito?
Non è questione di aver torto, ragione, o di essere completamente fuori di testa:
l'importante è avere ben chiaro in cosa crediamo e che abbia un senso e uno scopo nella
nostra vita. Tutto il resto viene di conseguenza. Se crediamo che il destino sia nelle nostre
mani, lo prenderemo in mano. Se pensiamo che tutto sia già deciso, ci rassegneremo a
essere vittime, a piangerci addosso, in attesa che le cose si risolvano da sole o che
un'entità superiore ci venga a salvare. Se è così che vuoi vivere, la scelta è tua, ma a
occhio direi che la maggior parte delle persone vuole avere il controllo della propria vita
e delle proprie scelte. Ma la liberazione parte con una domanda: perché pensi di essere
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qui? Qual è il senso di tutto? Rifletti sulle risposte che ti vengono dal cuore, e poi cerca di
vivere alla loro altezza.
Quando sogni a occhi aperti, come vedi te stesso? E come ti considerano le altre
persone?
I temi che ricorrono nelle tue fantasie rivelano cosa cerchi dalle altre persone nei
diversi ambiti della tua vita. E un fattore inconscio e indefinito: la proiezione di una tua
mancanza interiore, reale o percepita. Per questo, quando sogni a occhi aperti, cerchi un
rinforzo positivo dagli altri proprio su ciò di cui ti senti in difetto. Immagini che gli altri ti
ammirino per la tua bellezza? Per la tua creatività? Per il tuo talento o successo? Per la
tua ricchezza? Una volta capito cosa vuoi dagli altri, capirai cosa vuoi da te stesso.
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prima o poi riaffiora sempre e non smette di assillarci. È qualcosa che prima desideri
follemente e da cui poi fuggì a gambe levate, solo per sbatterci di nuovo il muso. Devi
sbrigarti a capire cos'è, poiché definisce gran parte della tua esistenza. Non significa che
tu debba per forza recidere questi legacci, ma che devi imparare a sfruttarli in tuo favore.
Il segreto sta nel trovare la goccia di speranza ed empatia nel mare della sofferenza
esistenziale. Tutto succede per una ragione. Non devi per forza capire quale sia questa
ragione, ma devi capire che c'è.
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10 COSE che puoi fare
per PRENDERTI CURA
della tua SALUTE EMOTIVA
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più in sintonia con la persona che vogliamo essere. La vera difficoltà sta nel superare il primo
istinto che ci dice di ignorarli.
03 I Sono capaci di riconoscere in se stesse gli aspetti che non amano nelle altre
persone.
Lo ripeterò per chi si è distratto guardando fuori dalla finestra durante la scorsa
lezione: ciò che amiamo negli altri è ciò che amiamo in noi stessi. Ciò che odiamo negli altri
è ciò che cerchiamo di sopprimere in noi stessi. Ogni volta che ti capita di provare un moto di
stizza o insofferenza per il comportamento di qualcuno, fai uno sforzo di autoidentificazione:
è un prezioso strumento di crescita personale e una bussola infallibile che ti guiderà verso
una vita più serena. Non sarai più in balia dei comportamenti altrui, dato che in realtà non ti
avevano mai davvero provocato rabbia... ma solo messo davanti a una verità scomoda.
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semplice. Non sprecano risorse, non ingombrano i loro spazi di oggetti inutili. Le loro
scelte sono consapevoli e premeditate, fatte con gratitudine e buonsenso.
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43
Come si MISURA
una VITA FELICE
Il nostro metro di giudizio per valutare se una vita è felice è basato sulla capacità di
camminare su una traiettoria prestabilita, su quanto siamo in grado di seguire un programma
arbitrario e soggettivo che abbiamo stabilito nel passato. Si tratta di un'unità di misura
culturale e sociale destinata a cambiare nel tempo. Oggi una vita di successo coincide con la
realizzazione personale, ma ci sono stati periodi nella storia in cui il metro di giudizio più
importante era la devozione religiosa o il numero di figli.
Non siamo progettati per essere egoisti. Anzi, l'eccessiva autorefe-renzialità ci appare
come sintomo di un disturbo mentale. Ogni gesto, anche il più meccanico, ci sembra
acquisire senso solo se inserito in un quadro più grande. Eppure, tendiamo a fecalizzarci sul
piacere personale. Ma quando ci concentriamo troppo sul nostro ombelico piuttosto che sul
senso di collettività e condivisione, non raggiungiamo il risultato sperato: una vita animata
solo dalle nostre passioni ci fa sentire vuoti, stressati, esausti, intrappolati in un circolo
vizioso dove ciò che abbiamo ottenuto non ci appare più così desiderabile.
Niente è come sembra. Nessuno si siede a riflettere sulla propria vita e conclude
dicendosi: Oh, sì, ogni cosa è andata secondo i miei piani. È inutile forzare la realtà su binari
immaginari che ci eravamo costruiti in testa o manipolare ciò che è al di fuori del nostro
potere per illuderci di avere tutto sotto controllo.
Eppure, il metro di giudizio che adoperiamo si basa sul nostro sistema di valori più
ancestrale: l'istinto di sopravvivenza, che vuole sesso, piacere, fama, stima e attenzioni.
Vogliamo tutto e subito, vogliamo braccare la preda, vogliamo prendere e arraffare senza
pietà. Siamo diventati bravi a travestire queste pulsioni, a metterle in giacca e cravatta, a farle
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sembrare civilizzate: noi, persone rispettabili che andiamo in ufficio, facciamo la spesa al su-
permercato e abbiamo un account su Tinder.
Dopo aver catturato una preda o essersela lasciata sfuggire, gli animali non sentono il
bisogno di fare un debriefing. Se non riescono ad accoppiarsi con un potenziale partner, non
pensano alle implicazioni psicologiche del rifiuto. Non cercano di trovare un senso alla loro
vita o di «puntare più in alto». Vivono seguendo l'istinto e non hanno alcun desiderio di
trascendere il loro stato naturale.
Gli animali non danno un voto o un giudizio alle loro esistenze, quindi non hanno
l'ambizione di essere migliori, di fare di più. Noi invece sì.
Eppure, se crediamo che la nostra vita per essere bella debba apparire patinata e senza
difetti, non abbiamo capito proprio niente. E siamo condannati all'insoddisfazione.
Non siamo stati programmati per essere più di quello che siamo. Tra i nostri obiettivi
non c'è quello di andare oltre l'umano, ma quello di trovare la nostra dimensione al suo
interno. I saggi ci insegnano che il disordine e la semplicità della vita quotidiana sono il
nostro habitat naturale, e che la smania di un «di più» esterno è un meccanismo dell'ego. Non
è nulla di trascendentale, anzi, è una tecnica di evitamento.
Come si misura, dunque, una vita felice? Pensa, per esempio, a quanti e quali
cambiamenti vuoi ancora fare, e capirai in proporzione quanto margine di miglioramento sia
possibile. Altre unità di misura su cui riflettere: la tua capacità di metterti in discussione, di
uscire dalla zona di comfort e di cambiare idea, la serie di convinzioni che hai adottato e poi
abbandonato, la famiglia che ti sei scelto.
O ancora: il numero di tazzine di caffè che hanno accompagnato conversazioni
importanti, divertenti, difficili. La profondità della tua empatia. Le lunghe passeggiate in
solitudine, le pagine di diario che hai scritto in vari momenti della tua vita. L'evoluzio ne della
tua filosofia di vita. Il modo in cui è cambiato il tuo approccio verso le altre persone.
O ancora: i giorni che hai lavorato a testa bassa anche se ormai il fuoco della passione
aveva smesso di ardere. Perché ricorda: una vita felice non è fatta di passione, ma di
determinazione. La passione è la scintilla che fa avviare il motore, la determinazione invece è
il carburante che lo tiene acceso.
O ancora: le relazioni che hai avuto il coraggio di chiudere. Rimanere è più facile che
andarsene. Accontentarsi è rassicurante. Ma sapere che là fuori c'è qualcuno di più adatto a
te, anche se non ha ancora un volto, è liberatorio.
Una bella vita si misura dalle volte che sei rimasto incantato a guardare i raggi del
sole che filtravano dalla finestra della tua camera da letto sulle lenzuola. Oppure dai passi in
avanti che hai compiuto o pianifichi di compiere nella tua crescita personale.
Si misura dalle cose che hai perso e dal fatto che hai imparato a non sviluppare più un
attaccamento morboso nei loro confronti. Si misura dai momenti in cui ti sentivi allo stremo
delle forze e invece hai saputo trovare dentro di te un altro oceano di risorse.
Una bella vita non si misura da quello che fai, ma dalla persona che sei. Non da
quante persone hai amato, ma da quanto profondamente. Non dai progetti che sono andati in
porto esattamente come avevi immaginato, ma dai momenti di pura magia che hai vissuto
quando ti sei fatto portare dal vento. Non si misura dai successi, ma da ciò che hai saputo
imparare dagli insuccessi. Tutti questi frammenti, queste rivelazioni e prese di coscienza, ti
rendono più forte e ti danno la capacità di immaginare un futuro più radioso. Nella vita non è
importante il risultato della somma, ma il valore dei singoli addendi.
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44
Come IMPARARE
ad ASCOLTARE
la tua VOCE INTERIORE
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Non c'è differenza fra le cose che ti fanno soffrire e le cose che ti piacciono; in
entrambi i casi, ne trai un insegnamento: devi sperimentarle per imparare.
Le illusioni necessitano di una giustificazione. Le mezze verità devono essere
spiegate. Le cose vere, autentiche, più belle e «giuste», non hanno bisogno di niente.
Qualsiasi cosa succeda nella tua vita, è una lezione da cui imparare qualcosa. Devi smettere
di trovare scuse che tengano in piedi le tue illusioni: solo così riuscirai a capire la lingua della
tua voce interiore e sceglierai di ascoltarla lasciandoti andare.
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33 SITUAZIONI e SENSAZIONI
che NON hanno ancora un NOME
01 I I giochi di chiaroscuro dei raggi del sole che filtrano fra i rami e le foglie
degli alberi.
06 I Sentirsi ripetere una frase cento volte e capirla sul serio solo quando
diventa la risposta a un problema che abbiamo in quel momento.
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07 I II fatto che l'età è solo una questione anagrafica che non ha nulla a che
vedere con la capacità di relazionarsi, l'intelligenza o le abilità.
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24 I Realizzare che l'idea di «trovare il proprio scopo nella vita» è solo un
meccanismo dell'ego, impossibile da pianificare a tavolino.
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46
Come DIVENTARE
il tuo PEGGIOR NEMICO
(senza neanche rendertene conto)
Lasciati guidare dall'illusione di essere diverso da tutti gli altri. Convinciti di essere in
perenne competizione con il resto del mondo, e che sei bravo solo se sei il migliore. Che la
tua visione soggettiva sia l'unica possibile e giusta. Appaga il tuo desiderio di contatto umano
scorrendo le bacheche dei social network per ore e ore. Vivi nell'attesa infinita che qualcuno
ti insegni ad amare; mettigli in mano la completa responsabilità del tuo benessere; usalo
come capro espiatorio quando ti sembra che non sia all'altezza delle tue aspettative
irrealistiche. Ripeti a te stesso che non sei abbastanza, che da solo non ce la puoi fare, che
prima o poi arriverà qualcuno a salvarti.
Illuditi che sposarsi voglia dire essere felici, che ottenere un certo titolo professionale
equivalga ad avere successo, che essere religiosi significhi essere buoni, che avere soldi in
banca sia sinonimo di sicurezza. Affidati ciecamente alle autorità e lascia che ti insegnino ad
avere paura.
Non lasciarti mai andare; concediti di provare una manciata di emozioni socialmente
accettabili, e basta. Se la tua vita sembra perfetta, vista da fuori, non osare lamentarti. Segui
gli schemi di comportamento imposti dalle altre persone. Cercane l'approvazione a tutti i
costi. E persuaditi che quella sensazione di sicurezza intorpidita si chiami felicità.
Odia te stesso perché tieni ancora a una persona a cui non dovresti tenere affatto.
Vergognati fino a spazzare via qualsiasi altro sentimento. Per giorni, mesi o anni controlla
morbosamente i suoi post e le sue foto sui social, alla ricerca di un appiglio anche minimo
121
che possa giustificare le sensazioni che stai cercando di annientare. Costruisci una gabbia
mentale in cui cercare di far coesistere cuore e cervello. Fai in modo che l'affetto e l'amore
che provavi si trasformino in veleno.
Convinciti che il confine fra il «bene» e il «male» si trovi tra le religioni, le razze, i
credo, le nazioni, e non nei cuori degli esseri umani. Sottovaluta la capacità universale di
affogare nella sua stessa stupidità.
Scegli di non vedere la bellezza e l'umanità nelle persone che hai condannato perché
nate con un corredo genetico diverso dal tuo e una visione del mondo diversa dalla tua in
ragione del contesto in cui sono cresciute.
Non prendere mai in considerazione il fatto che il contesto in cui sei cresciuto tu
possa averti influenzato.
Identificati completamente con i tuoi pensieri e le tue emozioni anziché esserne uno
spettatore oggettivo. Non ascoltare la tua voce intcriore. Non realizzare mai che due terzi
delle tue affermazioni e idee sono frutto di influenze esterne; accettale e interiorizzale senza
battere ciglio, anche se non ti rendono felice e ti fanno sentire chiuso in te stesso e senza
speranza.
Fai un'accurata selezione delle persone a cui concedere la tua I empatia. Decidi
secondo il tuo insindacabile giudizio chi è meritevole e chi no. Giudica gli altri secondo un
rigido schema di ciò che è accettabile e ciò che non lo è. Non pensare che ogni singolo |l
essere umano meriti amore e rispetto incondizionatamente; in questo modo ti assicuri di non
riservare neanche a te stesso questo atto di benevolenza.
Sii il peggior nemico di te stesso, così nessun altro potrà farti '. concorrenza. Preparati
sempre al peggio, così non verrai mai colto di sorpresa. Accetta di vivere la vita che
un'altra persona ha stabilito per te. Non pensare che si possa cambiare davvero. Non cre-
dere a nulla che non puoi toccare con mano o vedere con i tuoi occhi. Soffoca ogni
aspirazione alternativa. Vai avanti grazie a sprazzi di benessere temporanei, che derivano
dall'approvazione e dall'attenzione delle altre persone. Lascia che il tuo passato influenzi
la tua autostima, lascia che condizioni il tuo presente.
Permetti agli altri di spolparti fino all'osso e illuditi che questo faccia di te una
persona forte. Accontentati per paura di scegliere e illuditi che questo faccia di te una
persona di buonsenso. Attacca briga con gli altri per non dover affrontare te stesso.
Resisti e rigetta il cambiamento finché qualsiasi cosa e qualsiasi persona non diventano
intollerabili. Non sforzarti di capire che la tua mente è in grado di proteggerti. Non
renderti mai conto che se non sei tu a scegliere le tessere del puzzle della tua vita, alla
fine vivrai una vita che non ti sei mai scelto.
122
47
Cosa SUCCEDEREBBE
se potessimo VEDERE l'ANIMA delle persone
Se le persone potessero vedere ciò che hai dentro e non il tuo corpo, cosa
vedrebbero? Quale sarebbe la prima cosa che salterebbe all'occhio? Cosa avresti paura di
mostrare? Su chi faresti colpo? Chi ameresti?
Cosa sistemeresti del tuo aspetto quando passi davanti allo specchio? Che lavoro
faresti? Quali sarebbero i tuoi obiettivi, come ti miglioreresti se il tuo stipendio o ciò che
indossi o il tuo biglietto da visita non influenzassero più il giudizio che gli altri hanno di
te?
Andresti comunque in palestra, nei negozi di vestiti, in libreria, in chiesa? Di quali
persone subiresti il fascino? Chi sarebbe il tuo «tipo»? Vorresti che fosse alto, bruno e
muscoloso, o piuttosto preferiresti che fosse creativo, gentile e consapevole?
Chi sarebbero i nostri idoli? Cosa sarebbero? Quanti dei nostri politici
considereremmo ancora in grado di governare? Chi raggiungerebbe la fama? Chi
verrebbe osannato?
Ci troveremmo a ristrutturare il nostro sistema di valori per dare la priorità alle
cose che ci assicurano serenità e soddisfano i nostri bisogni, anziché cercare sempre «di
meglio»? Cosa faremmo con il nostro denaro se non lo spendessimo per comprare nuovi
soprammobili, nuovi vestiti, nuovi cosmetici per convincere gli altri che siamo diversi da
quelli che siamo?
Come definiremmo il successo? Chi ci sembrerebbe più realizzata: una persona
che accumula oggetti inutili o una che è in grado di fare cambiamenti positivi e brillare di
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luce propria? E se la nostra priorità fosse proprio quella di diventare luminosi? La nostra
vita non sarebbe forse un viaggio carico di positività, gioia, armonia e sincerità?
E se le persone non ci sembrassero «cattive», ma «bloccate»? Se riuscissimo a
vedere il carico di sofferenza che si portano dietro, o che c'è un motivo per cui sono
rigide e negative nei confronti del mondo? E se non ne fossero minimamente
consapevoli?
E se non avessimo paura della diversità?
Cosa succederebbe se capissimo che i nostri corpi non avevano bisogno d'altro
che di essere connessi tra loro, e che hanno sofferto per averli considerati sbagliati,
diversi, strani, non abbastanza?
Cosa succederebbe se accettassimo il desiderio di giocare con il nostro
individualismo, ma alla fine capissimo che ognuno di noi è un campo di energia? E cosa
faremmo se comprendessimo che facciamo tutti parte dello stesso campo di energia? Se
finalmente realizzassimo che in fondo non siamo poi così diversi l'uno dall'altro?
48
16 MOTIVI
per cui NON HAI ANCORA
l’AMORE che vorresti
02 I Le tue storie d'amore non sono mai state all'altezza della tua
immaginazione, poiché niente succede come ce l'eravamo figurato.
Quando ci aggrappiamo a un'idea utopistica dell'amore, di come dovrebbe essere,
lo facciamo per placare un'insicurezza, per salvarci dalla realtà o per provare il nostro
valore. In realtà, l'amore non va mai come deve andare perché non ha regole prestabilite.
Inseguire un'immagine irrealistica dell'amore non ci da nulla, anzi ci distrae dal provare
sensazioni autentiche.
03 I Sei convinto che amare voglia dire provare un benessere costante, quando
invece significa stabilire una sintonia ininterrotta con il corpo, la mente e l'anima di
un'altra persona.
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Amare significa trovare ogni giorno piccoli modi concreti e premurosi per
dimostrarlo. L'attrazione e la compatibilita sono variabili importanti su cui non hai alcun
controllo, ma puoi scegliere di amare e apprezzare qualcuno a prescindere (mentre invece
convincersi che l'amore debba darti quello che ti manca è la causa di tante rotture e
divorzi).
05 I Attendi che l'amore sbocci quando il terreno sarà fertile; ovvero, ritieni che
quando le circostanze saranno favorevoli si innescherà una reazione chimica tale per cui
nascerà una storia d'amore sincera e duratura.
Gli ormoni e le aspettative sono i semi dell'amore, da cui non nascerà nulla se non
vengono coltivati dimostrando stima e rispetto reciproci.
06 I Cerchi di renderti attraente per l'altro sesso (o per il tuo stesso sesso),
anziché essere autentico e attrarre un potenziale partner per la persona che sei
realmente.
È triste pensare a quante ragazzine (e ragazzini) venga inculcata l'idea che sia
necessario avere un certo aspetto per essere attraenti. Imporre uno standard di bellezza è
tanto ridicolo quanto pericoloso: intrappola il nostro vero io e ci convince che dobbiamo
mettere una maschera per «essere abbastanza» da ricevere l'approvazione degli altri.
Salvo poi ritrovarci a piangere da soli nella nostra stanza, chiedendoci perché non
riusciamo a trovare qualcuno che ci ami per quelli che siamo...
07 I Non sai ancora bene cosa vuoi dalla vita, perché le tue intenzioni e
aspirazioni sono ancora troppo influenzate dall'opinione degli altri.
Non sai essere onesto con te stesso perché la verità che è dentro di te ti spaventa
troppo. Finché andrai avanti così, vivrai la tua vita attraverso il filtro dello sguardo e del
giudizio altrui, che ti piaccia o meno.
08 I Dai la colpa agli altri perché non capisci che ogni volta che ti relazioni con
qualcuno, lo fai con te stesso.
L'amore non fa schifo. La gente non fa schifo. Sei tu che fai schifo. Le relazioni ti
insegnano lezioni di valore inestimabile, sono in grado di guarire ferite apparentemente
insanabili, di fare luce sulle parti più oscure e irrisolte dentro di te. Ti sei mai chiesto
come mai sbatti sempre il muso contro gli stessi problemi, metti in atto gli stessi schemi
di comportamento e provi gli stessi tormenti? Semplice: perché è tutto dentro di te.
09 I Allo stesso modo, non sei consapevole che le emozioni negative ti danno
l'occasione di rimarginare le ferite, anzi cerchi di evitarle come la peste perché non vuoi
più «stare male».
I nostri sentimenti sono un mezzo di comunicazione con noi stessi. Guarire
significa chiudere una ferita e riaprire gli occhi sulla bontà delle persone, sulla speranza
125
per il futuro, sulla possibilità di amare di nuovo. Provare «emozioni negative» non è il
segnale che qualcuno ci sta facendo un torto, ma che noi lo stiamo facendo a noi stessi:
sbagliando a interpretare una situazione, prendendo la strada sbagliata, lasciandoci
influenzare dalle esperienze passate o dalle nostre convinzioni ormai fossilizzate.
10 I Non sai come far collaborare testa e cuore usando i sentimenti come una
mappa e la razionalità come una bussola.
Ci vengono date due tavole della legge in contraddizione fra loro: da un lato ci
viene suggerito di buttare il cuore oltre l'ostacolo senza badare alla logica, e dall'altro di
non agire d'istinto ma di scegliere il nostro partner secondo parametri razionali. La realtà
sta nel mezzo: finché pensi che l'uso del cervello precluda l'uso del cuore e viceversa, ti
sentirai dannatamente perso.
Per farla breve: il cuore ti dirà cosa fare; la mente ti dirà come farlo. Ognuno deve
fare il lavoro per cui è più competente.
13 I Non capisci che ciò che ami di più negli altri è ciò che ami di più in te.
Più sei pronto ad accogliere la tua stessa gioia, più apprezzerai gli altri. Più
guarisci dalla tua ansia, meno sarai propenso a incolpare gli altri del tuo malessere e a
costringerli a prendersi cura di te. Amare una persona significa anche riuscire a
verbalizzare le caratteristiche che apprezziamo in lei, perché sono simili alle caratteri-
stiche che apprezziamo in noi stessi.
14 I Non solo pensi che gli altri abbiano la responsabilità di renderti felice, ma
che ci sia qualcosa di sbagliato in loro se non lo fanno.
Per questo senti la necessità di manipolare, cambiare o giudicare negativamente le
persone: hai l'impressione che ti facciano un torto e che non siano all'altezza delle tue
esigenze (quando in realtà stai proiettando su di loro delle aspettative impossibili).
15 I Hai dimenticato cosa voglia dire essere gentili, ma la gentilezza è il filo con
cui si tesse l'amore.
Le persone che si amano follemente sono crudeli le une con le altre. Si rivedono
così tanto nel proprio partner da non poterlo sopportare e reagiscono con violenza, come
se stessero rifiutando se stessi. Per questo le fondamenta di una relazione felice (e di una
126
vita felice) sono fatte di gentilezza senza riserve. Mostrare gentilezza significa amare,
anzi, metterlo in pratica con i fatti anziché con i sentimenti e le aspettative.
49
ANNO NUOVO,
VITA NUOVA
(istruzioni per farlo davvero)
127
immagine come crediamo di volere, dovremmo imparare ad abbandonare l'idea che il
nostro riflesso sia l'unica cosa importante. Ma non ne siamo capaci, e così continuiamo a
trascinarci dietro le emozioni che ci angosciano, gli schemi di comportamento negativi e
anche gli stessi buoni propositi mai messi in atto, anno dopo anno.
Se solo riuscissimo a cambiare prospettiva, tutto il resto si trasformerebbe da sé,
esattamente come avremmo sempre desiderato. Otterremmo l'amore, il benessere, il
«successo». Ma questa volta non sarebbero legati a doppio filo alla nostra autostima.
L'idea di poterli perdere, un giorno, non ci farà più pensare di essere un fallimento,
perché saremmo consapevoli che tutto è in mano nostra (l'uomo non conquista la cima
della montagna, ma se stesso).
Quindi, ecco alcune dritte.
Quando avverti un problema nella tua vita, significa che c'è un problema nel
modo in cui pensi, reagisci o rispondi. Se ti sembra di non ricevere abbastanza, significa
che non stai dando abbastanza. Gli atteggiamenti e i comportamenti che ti fanno rabbia
sono lo specchio delle parti di te che non sopporti.
Quindi, se ti manca qualcosa, comincia a dare senza risparmiarti. Se avverti
tensione, guarda dentro di te. Se desideri più attenzioni, sii il primo a darne. Se vuoi
amore, ama. Dai agli altri esattamente ciò che vorresti ricevere.
Se il tuo obiettivo è lasciarti qualcosa alle spalle, comincia a dedicarti a un
progetto nuovo. Se non capisci, fai una domanda. Se non ti piace una cosa, dillo. Se vuoi
fare un grosso cambiamento, comincia da uno piccolo. Se vuoi qualcosa, chiedila. Se ami
qualcuno, diglielo. Se trovi attraente un certo comportamento, fallo tuo. Se ti piace
qualcosa, goditelo.
Se ti comporti in modo compulsivo, chiediti il perché. Smetti di provare a tagliare
le spese, di metterti a dieta, di evitare quella persona, di prendertela con chi ami: risali
alla radice e sradica il problema una volta per tutte.
Se ti manca qualcuno, chiamalo: soffrire in silenzio non ha alcun senso. Far
sapere a una persona quanto è importante per te, a prescindere se sia reciproco o meno, è
un gesto nobile e un atto di umiltà.
Se ti sembra che nella tua vita manchi una parte importante (per esempio, una
persona che non è più al tuo fianco), ricostruiscila dalle fondamenta. È inutile
smantellarla e riassemblarla con gli stessi pezzi di prima. Quindi fai un bel respiro e parti
con il realizzare qualcosa di nuovo, altrimenti quel vuoto abissale dove prima c'era quel
qualcuno continuerà a torturarti. Devi andare avanti e progettare qualcosa di
meraviglioso, di autentico.
Se vuoi essere capito, spiegati. C'è una devastante carenza di persone che sono
disposte a dare spiegazioni con gentilezza, pazienza, completezza.
Se vuoi essere felice, scegli di esserlo. Scegli di essere consapevolmente e
costantemente grato per qualcosa. Scegli di immergerti nella gioia, nella serenità e nella
bellezza. E se non riesci a fare queste scelte, scegli di capire cosa ti ferma: la salute, le
circostanze, la mentalità? Cerca un aiuto. Chiedilo. Credere di non avere scelta equivale
ad arrendersi (non lo fare!).
Scegli di cambiare. Abitudini, lavoro, città, routine, prospettiva. È inutile
macerare nelle proprie frustrazioni. Anche nel peggiore degli scenari possibili,
lamentarsi, angosciarsi e avere un atteggiamento negativo non ti sarà d'aiuto. Mai.
Neanche un po'.
128
Tutto ciò che fai, vedi e senti non è una conseguenza di chi sei, ma di come sei.
Ognuno di noi realizza ciò in cui crede.
Vede quello che vuole vedere.
E riceve quello che da.
50
Come ABBANDONARE
gli IDOLI
che non ci APPARTENGONO
In molti, nella moderna società occidentale, hanno un solo e unico faro: il proprio
commercialista. È piuttosto comune che a guidarci non siano le nostre inclinazioni e i
nostri desideri, le filosofie che sentiamo affini al nostro spirito o le nostre convinzioni più
autenti-che e intime. Con le idee non si pagano l'affitto o le bollette, quindi non devono
essere poi così importanti, o no? Un commercialista, invece, sa dirti con precisione come
dovresti vivere, cosa puoi permetterti e cosa no, se quest'anno potrai comprare i regali di
Natale o se hai i soldi sufficienti per mandare a scuola i tuoi figli.
La qualità della nostra vita non è decretata da cosa o da quanto facciamo, ma da
come appariamo e dal denaro che guadagniamo. Non è tutta colpa nostra. La monocultura
dominante, i modelli di comportamento, le convinzioni comuni che abbiamo
interiorizzato senza accorgercene ci ripetono che se la ricchezza, la bellezza e gli oggetti
che possediamo non ci rendono felici significa solo una cosa: che non ne abbiamo
abbastanza.
Lì per lì può anche sembrare un discorso sensato. Ma chiunque potrebbe dire che
vedere uno zero in più sul saldo del conto corrente o accumulare gli oggetti più disparati
(ovvero la rappresentazione materiale del valore che ci si attribuisce) ha un effetto solo su
ciò che ci circonda, non sulla capacità di apprezzarlo, considerarlo importante, goderselo,
desiderarlo, ricavarne gioia.
129
E non lo dico solo io. Sono innumerevoli gli studi condotti in merito che
confermano questo fatto: gli oggetti che acquistiamo possono riempire le nostre case, ma
non potranno mai riempire il nostro vuoto intcriore.
Eppure, siamo schiavi del consumismo, giustifichiamo la nostra fede nel sistema
ripetendo a pappagallo i discorsi che ci sono stati inculcati. Ci ostiniamo a credere che
comprando cose acquisiremo anche la capacità di essere consapevoli, di vivere appieno,
di provare emozioni. Siamo convinti che la felicità non possa esistere senza i soldi (e non
solo: che sia direttamente proporzionale alla morale e all'istruzione, oltre che a un
generale senso di benessere), quindi ci trasformiamo in criceti che si affannano a correre
senza sosta sulla ruota e non ci rendiamo conto che così facendo rischiamo di trascorrere
tutta la vita nella nostra gabbietta.
Forse il termine non ti è noto, ma la malattia del nostro tempo ha un nome: effetto
Diderot. L'espressione deriva da un saggio di Denis Diderot intitolato Rimpianti sopra la
mia vecchia vestaglia: il celebre filosofo illuminista racconta di aver vissuto una vita
semplice e felice finché un amico non gli ha regalato una magnifica e costosa vestaglia
rossa per rimpiazzare la sua, vecchia e logora. Una volta indossato il lussuoso regalo,
l'uomo ha iniziato a sentirsi fuori posto nel suo stesso appartamento, che
improvvisamente gli appariva piccolo e misero. Ha iniziato a desiderare nuovi mobili,
nuovi quadri e un nuovo guardaroba, così che nulla stonasse con la sua splendida
vestaglia. E così ha finito per indebitarsi e dover sgobbare senza sosta, solo per potersi
permettere di mantenere gli standard di sfarzo a cui ormai si era abituato: una schiavitù
senza via d'uscita.
Tutti noi siamo costantemente sommersi da un mare di pubblicità e «storie a lieto
fine» che parlano di lusso e materialismo, il che rende quasi impossibile fare un passo
indietro e guardare alla nostra società con sguardo oggettivo: è una fatica che non fa qua-
si nessuno.
Credo che il dio più venerato al mondo sia il denaro. Credo che scegliamo di
avere una fede cieca e assoluta in sistemi politici e sociali creati per mantenere lo status
quo e alimentare l'ego dei potenti. Credo che chi ci controlla davvero lo faccia senza che
ce ne accorgiamo: ha il suo tornaconto a far sì che noi corriamo sulla ruota, con lo
sguardo fisso su uno schermo luminoso e la convinzione che stiamo avanzando verso un
obiettivo (che in realtà è un miraggio). E noi, che non riusciamo a vedere oltre le sbarre
della nostra gabbietta, continuiamo ad affannarci, senza capire che con le nostre
instancabili zampette stiamo foraggiando il loro monopolio.
A causa di questa mentalità preconfezionata (che evidentemente non è pensata per
il nostro bene), crediamo anche di sapere cosa sia buono e giusto: andare all'università,
essere persone «perbene», disporre di molti soldi, avere un bell'aspetto, andare in
palestra, fare carriera, comprare una casa.
In questo modo stimoliamo i nostri sensi, i nostri istinti e il nostro ego. Ma perché
non ci fermiamo a riflettere davvero su cosa sia «buono» e «giusto» per noi? Quanto
spesso mettiamo in discussione la nostra fiducia in un sistema che ci ha convinto che le
nostre vite così come sono, con le nostre piccole gioie inferiori, non sono abbastanza?
La prossima volta che sarai tentato di fare una scelta perché pensi che ti renderà
una persona «perbene», fermati a pensare che il kamikaze che si fa esplodere in nome del
suo dio è convinto che la sua azione sia «giusta» perché lo renderà martire e gli aprirà le
porte del paradiso. E la prossima volta che penserai che avere una laurea significhi
130
possedere educazione e competenze, togliti il prosciutto dagli occhi e guardati intorno:
sembra che nessuno sappia (fare) nulla, eppure tutti inseguono quel pezzo di carta a ogni
costo. Non importa quanto siano alte le tasse università-rie e quanto basso l'interesse per
la materia che si decide di studiare: tutti vogliono accaparrarsi una laurea e sedere sugli
allori per il resto della loro vita, convinti di sapere già tutto.
A volte guardo le persone che hanno qualche anno in più di me e mi chiedo com'è
possibile che il rispetto per chi ha più esperienza di noi si sia trasformato nella malsana
ammirazione per chi ha deciso che può accomodarsi per bene sulla propria poltrona,
mettere i paraocchi e non spostarsi di un millimetro dai propri pregiudizi.
Regaliamo lauree inutili come se fossero caramelle (in verità non le regaliamo: le
facciamo pagare care, molto care) e liquidiamo la chiusura mentale con un'alzata di
spalle, perché tanto «si è sempre fatto così».
Non sto certo dicendo che l'istruzione non sia importante; anzi, è fondamentale. Il
problema è che, come società, siamo incapaci di trasmettere un'educazione degna di
questo nome. Sogno un mondo in cui, terminata l'università, i neolaureati non usino il
loro titolo a mo' di grimaldello per aprire la porta di servizio di qualche grande azienda
senz'anima; sogno un mondo in cui il percorso di studi fornisca ai giovani gli strumenti
per avere una visione d'insieme e orientarsi nel presente e nel passato, per capire qual è il
loro talento e sfruttarlo al meglio, per mettere in discussione qualsiasi preconcetto in
maniera oggettiva, per scegliere la vita che desiderano, e non la vita che è stata decisa da
altri per loro.
Platone, Cartesio, Beethoven, Lincoln, Rockefeller, Nietzsche, Disney, Jobs,
Zuckerberg e innumerevoli altri (e altre) sono individui geniali che hanno rivoluzionato il
mondo e la società, eppure nessuno di loro potrebbe essere definito un accademico. Viene
da chiedersi, a questo punto, se parte del loro successo sia dovuta al fatto di non essere
stati condizionati su ciò che era «giusto» fare. Hanno potuto pensare liberamente, senza
che nessuno plasmasse le loro idee. Non hanno mai dovuto cambiare le loro opinioni per
prendere un bel voto a un esame. Non sono stati costretti a fare un collage di pensieri
altrui e chiamarlo «tesi di laurea».
Nel dialogo La Repubblica, Platone (in una metafora ormai diventata celebre con
il nome di «mito della caverna») immagina che alcuni uomini siano tenuti prigionieri in
una grotta, incatenati in modo tale da non potersi muovere, lo sguardo fisso sul muro di
fronte. Alle loro spalle è acceso un fuoco, e altri uomini muovono alcuni oggetti davanti
alle fiamme, proiettando ombre sulla parete e convincendoli che quelle ombre siano la
realtà. Vedere quella fonte di luce, capire che esiste, è la vera conoscenza. Non abbiamo
bisogno di guardarla direttamente per comprenderla. Dobbiamo solo scoprire cosa si
nasconde dietro le illusioni per capirne il senso.
Non sono le nostre false speranze e aspettative a rappresentare un pericolo, ma
quelle degli altri, quando le prendiamo per buone, le facciamo nostre, le rendiamo pilastri
delle nostre vite insoddisfacenti. E non le mettiamo in dubbio. Mai.
Nessuna scoperta straordinaria e nessun capolavoro sono nati dallo status quo.
Tendiamo a pensare che ciò che è comunemente accettato sia anche giusto, ma in realtà
rimanere nel seminato significa essere sotto il controllo degli altri (nel bene e nel male).
Le nostre vite non dovrebbero essere governate da un dio che non ci appartiene.
Non dobbiamo inginocchiarci all'altare del denaro, delle false speranze, dei business pian.
131
Non siamo costretti a piegarci ai loro standard di bellezza, ad ascoltare i loro giudizi su
ciò che è giusto o sbagliato, o su chi dovremmo essere.
La sfida di questa generazione (e del secolo, forse) è riuscire ad accettarsi così
com'è in una società che vorrebbe l'esatto contrario. Dobbiamo dissolvere le illusioni e le
aspettative, specialmente se non vengono da noi stessi, e ritrovare la bellezza di essere
gentili e la gioia dell'umiltà. Dobbiamo perdonare tutto e tutti, con la consapevolezza che
l'unico modo per reinventare la nostra società non è distruggerla, ma plasmarne una più
efficiente.
51
Come DISINNAMORARSI
dell lDEA che abbiamo
di QUALCUNO
132
ma che stiamo creando a posteriori nella nostra mente, immaginando una realtà parallela
in cui crogiolarci.
È facile rimpiazzare le cose a cui non abbiamo attribuito un significato
esistenziale, che non ci servono per dare un senso alla nostra identità. Più difficile il
contrario: se non riesci a toglierti dalla testa una persona, non devi interpretarlo come il
segno inequivocabile che eravate destinati a stare insieme, ma piuttosto come il segno che
non sei capace di stare bene con te stesso.
Hai mai sentito parlare di amore incondizionato? Significa amare qualcuno senza
chiedergli nulla in cambio. È un sentimento che non ha pretese. Ed è quello che diciamo
di volere, eppure riusciamo a malapena a pensarci, figuriamoci a metterlo in pratica.
Quando ci piace qualcuno, ci illudiamo di poter provare un «benessere passivo»
anche solo standogli accanto. E l'esistenza stessa di «tipi» e «standard» in ambito
sentimentale ci rivela che in realtà stiamo facendo i provini per trovare qualcuno che
sappia recitare un determinato ruolo. Se poi questa persona rompe gli schemi che noi gli
avevamo imposto, ecco che ci si spezza il cuore. È come se all'improvviso il giocattolo si
fosse rotto, e finiamo per dare la colpa al giocattolo stesso. Non riusciamo a staccarci da
quella storia che sembrava così perfetta sulla carta e ci tormentiamo chiedendoci: Perché
non ha funzionato? Perché?
Continuare ad amare una persona che in realtà non conosciamo più è come
innamorarsi del protagonista di un libro (so che sembra un esempio stupido, ma succede).
Insomma, è una storia che non si concretizzerà mai perché quel personaggio appartiene a
un mondo parallelo. È un sentimento statico, un ricordo, una frase già scritta e mandata in
stampa: non si può più cambiare.
Un'amica una volta mi ha detto che il segreto per trovare l'amore non è ostinarsi a
cercarlo al di fuori di sé, ma guarire le proprie ferite e colmare le proprie mancanze in
modo da poterlo riconoscere e accogliere. Le domande da porsi sono quindi queste: Da
cosa penso che mi guarirà l'amore? Quando avrò questa persona al mio fianco, in che
modo mi sentirò meglio? Cosa avrò bisogno di sentirmi dire? Su quali aspetti vorrò
essere rassicurato? Quale sarà il suo ruolo nel mio film? In che modo soddisferà il mio
ego?
Vale per tutte le relazioni umane: confondiamo l'affetto sincero e il vero amore con la
sensazione di leggerezza, felicità e farfalle nello stomaco che ci investe per qualche settimana
(o qualche mese), quando in realtà stiamo solo alimentando il nostro ego. Ed ecco perché le
storie non durano. Ecco perché ci aggrappiamo disperatamente alle fantasie che ci siamo
costruiti sul passato e sul futuro: l'idea di avere qualcuno al nostro fianco che ci salva da noi
stessi. E quando ci ostiniamo a stringere fra le mani i frammenti di una persona, i sogni che ci
abbiamo ricamato sopra e che ci distraggono dal presente, ci ritroviamo con una manciata di
ricordi che trasformiamo nella nostra unica ragione di vita; una responsabilità che mettiamo
nelle mani di chi pensavamo ci avrebbe amato abbastanza da farci amare noi stessi.
Se non stiamo attenti, questa persona idealizzata finirà per diventare una parte
inscindibile di noi. Finiremo per pensare che sia l'unica parte buona, l'unica parte sana,
l'amore della nostra vita.
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52
PERCHÉ ci creiamo PROBLEMI
anche quando
NON ESISTONO
Se ci fermiamo a osservare le nostre vite, ci accorgiamo che spesso i problemi per cui
soffriamo di più sono quelli che ci creiamo da soli. È più forte di noi: abbiamo una pulsione
irresistibile a metterci nei guai. Di continuo.
Ci riempiamo la testa di preoccupazioni inutili, scegliamo di rimanere in situazioni
che non ci piacciono, rifiutiamo categoricamente di accettarci, scegliamo di non scegliere,
quando in realtà è tutto in mano nostra: decidiamo noi come reagire, quando è il momento di
cambiare, quali pensieri avere per la testa. Affermare che non abbiamo scelta è solo
l'ennesimo sintomo del nostro masochismo.
E allora perché lo facciamo? Qui casca l'asino: ci creiamo problemi perché in fondo
ci piacciono. Altrimenti non continueremmo a farlo. Forse crediamo di meritarceli, forse ci
sembra che diano un senso alla nostra vita, o che ci rendano più interessanti... insomma, ogni
scusa è buona. E poi, se siamo noi stessi gli artefici dei nostri problemi, significa che
possiamo anche risolverli, no?
È come se allestissimo uno spettacolo a lieto fine: siamo consapevoli che la
sfangheremo anche questa volta, ma ci sentiamo obbligati a inserire la scena in cui soffriamo
per poi uscirne vincitori dicendo: «Ce l'ho fatta, ho superato l'ostacolo, sono forte!» Ci
creiamo problemi perché solo così ci pare di meritarci la felicità. Più soffriamo, più ne vale la
pena (o così abbiamo deciso).
134
Dentro di noi, sappiamo già quali battaglie vinceremo e quali perderemo. E sappiamo
ancora meglio che preoccuparsi o agitarsi non ha alcun senso. Se c'è una soluzione al
problema, bene: si può risolvere. Se invece non c'è, farsi prendere dall'angoscia o dall'ansia
non cambierà le cose. In entrambi i casi, l'ansia è solo un sottofondo inutile.
Il punto è che proviamo piacere nel preoccuparci e nell'agitar-ci. Altrimenti perché
sceglieremmo di farlo in continuazione? Evidentemente è un modo per riempire un vuoto che
la modernità ci ha scavato dentro. Ma che senso ha?
Proviamo a pensarla così: se a tutto c'è già una risposta, cosa ci resta da fare? Se ogni
problema ha una soluzione, su cosa dobbiamo riflettere, su cosa dobbiamo lavorare, per cosa
dovremmo emozionarci? O ancora, abbiamo davvero bisogno di trovare una risposta a tutto?
Non potremmo smettere di affannarci e accontentarci di ciò che abbiamo? Quale forza dentro
di noi ci rende così irrequieti, incapaci di trovare pace?
I problemi che ci inventiamo sono un'ottima scusa per non affrontare le situazioni
fuori dal nostro controllo. Ce li creiamo proprio su misura: sappiamo già di poterli risolvere,
in qualche modo, e li usiamo come scudi per proteggerci da ciò che potrebbe spez zarci il
cuore e distruggerci in mille pezzi.
II problema non sono i problemi in sé, ma capire cosa stanno cercando di dirci... e
che cosa ci stanno chiedendo di risolvere davvero.
53
Perché l'ANIMA
ha BISOGNO
del CORPO?
Un giorno, mentre camminavo per tornare a casa, ho deciso di fare una strada diversa
dal solito e mi sono imbattuta in un piccolo cimitero dietro una chiesa. L'ho attraversato
lentamente e mi sono fermata a leggere i nomi e le date sulle lapidi: soldati caduti in bat -
taglia, bambini piccoli, mogli devote, padri, sorelle, mariti... a ricordare le loro vite rimaneva
solo il nome su una lapide. E a quel punto mi sono chiesta: Perché mai un'anima ha bisogno
di un corpo? Cos'ha di speciale un corpo? Perché un'anima decide di caricarsi addosso questo
fardello pesante, effimero, fragile e grezzo?
Ero lì, in piedi, di fronte alla tomba di due sposi morti alla fine del Diciannovesimo
secolo e mentre guardavo la lapide e immaginavo i loro corpi riposare in pace a pochi
centimetri l'uno dall'altro, ho finalmente capito: un'anima non può accarezzare.
Immaginiamo l'anima come un campo energetico in grado di moltiplicare all'infinito
la scintilla di vita scoccata dal nostro corpo. Ma un'anima non può toccare. Non può vedere la
luce; è essa Stessa luce. Non sa cosa significhi il contatto con la pelle di un'altra persona. Non
può stringere la mano di qualcuno o passargli le dita fra i capelli, non è capace di provare il
fuoco del desiderio o l'estasi della passione. Questi sono i sintomi di una pazzia che
chiamiamo amore, amore carnale. È impulsivo, animalesco, estremo. Ci fa l'effetto di una
droga. Può essere addomesticato fino a diventare un sentimento più calmo e profondo,
oppure bruciare in una sola vampata e poi spegnersi.
135
Se fossimo solo anime, non sapremmo distinguere l'inizio dalla fine, né potremmo
provare l'intero spettro delle emozioni umane. Un essere del tutto spirituale non è in
grado di sorprendersi, perché non sa cosa significa essere confuso o all'oscuro di qualco-
sa. Non può sciogliersi nel calore di un abbraccio, tremare di tenerezza baciando un
neonato sulla fronte, sentire le farfalle nello stomaco respirando il profumo della persona
amata.
Quando ti immergi nella lettura di un libro che ti avvince, l'anima non può
provare l'emozione degli occhi che scorrono da una riga all'altra, la sensazione di
immedesimarsi nella storia, la pressione dei polpastrelli sulla copertina ormai sgualcita,
odorare il profumo della carta. L'anima non sa quanto siano piacevoli le prime giornate di
freddo pungente in autunno. Non ha mai sentito il calore del sole estivo sulla schiena
mentre sei steso sulla sabbia. Non sa cosa si prova a tuffare le mani nel mare e sentire
l'acqua che scorre fra le dita. Non può indossare la tua maglietta preferita né mangiare
l'impasto dei biscotti direttamente dalla ciotola, né sudare, respirare, piangere o ballare.
Non sa quanto è confortante un semplice abbraccio di tua madre o della persona che ami.
Il nostro corpo ha grandi responsabilità. A lui affidiamo il compito di cercare e
creare. Una volta ottenuto qualcosa, non lo vogliamo più. Ciò di cui abbiamo davvero
bisogno è inventare, lottare, cambiare.
La nostra anima non deve pagare le bollette, fare la spesa, preparare il pranzo,
chiamare il medico, lavare i piatti, organizzare una cena con un amico. Non fa bagni caldi
per rilassarsi, non mette in ordine la casa, non ha commissioni da sbrigare, non fa lunghe
passeggiate per riflettere. Il nostro corpo ha il potere di apprendere. Di percepire la magia
della realizzazione. Ha le capacità per mettere insieme le tessere del puzzle. Può perdersi
per ritrovarsi. Soffrire per poi guarire.
E se le nostre abitudini, ciò da cui vogliamo evadere per sentirci «migliori», non
fossero poi la cosa più terribile del mondo? E se invece fossimo nati proprio per vivere la
vita di tutti i giorni? E se il senso di tutto stesse proprio in questo? E se le sensazioni che
proviamo nei banali istanti quotidiani fossero invece piene di significato, anzi, fossero il
significato stesso?
Se per guarire bisogna riconoscere e accettare il dolore per quello che è, forse per
vivere bisogna riconoscere e accettare la vita per quello che è.
A volte basta esprimere a voce alta le nostre ansie, frustrazioni e paure affinchè si
dissolvano come neve al sole. A cosa serve elaborare un lutto, piangere per la scomparsa
di qualcuno o qualcosa e vivere nel presente, se non a diventare più consapevoli? È tutto
qui: bisogna imparare a riconoscere che per essere felici basterebbe questo.
La sofferenza vera, quella a cui è impossibile sottrarsi, ci colpisce quando
cerchiamo di evitare qualcosa che sta di fronte a noi. Qualcosa che ci perseguiterà finché
non lo guarderemo in faccia e decideremo di prenderne atto, anche se non ne siamo
contenti. Anzi, tutto il contrario.
L'anima ha bisogno del corpo perché vuole fare esperienza del mondo, e quel
corpo lotterà contro se stesso finché non diventerà consapevole. Consapevole che deve
fare ciò per cui è nato. Consapevole che ha diritto ad avere esigenze e provare sensazioni,
anche quando sembrano provenire dal luogo più oscuro di noi stessi.
Non siamo stati concepiti per superare i limiti che ci rendono umani. Finiremmo
per ignorare la funzione stessa del nostro corpo. Potremmo scegliere di essere soltanto
felici, invece scegliamo di sperimentare tutte le emozioni possibili. Forse, e dico forse,
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invece di credere che la vita sia un percorso lineare, una strada spianata verso la felicità,
siamo noi stessi a decidere dove andare. Paghiamo le bollette, laviamo i piatti,
prepariamo la cena, e nel mentre ci chiediamo: Qual è il senso? Forse non c'è un senso, o
meglio: non c'è un senso nascosto. Vivere significa sentire. E noi continuiamo a cercare
un significato più profondo solo perché vogliamo credere che ci sia.
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L'IMPORTANZA
del dolce FAR NIENTE
137
01 I Non fare niente è fondamentale per il nostro benessere psicologico, ed è
essenziale per avere uno stile di vita felice, sereno ed equilibrato.
L'idea di dover essere sempre impegnati è del tutto culturale (e del tutto malata).
Ci hai mai fatto caso? Ci sembra di fare qualcosa solo quando questo «qualcosa» può
essere misurato dalle altre persone.
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07 I II dolce far niente aiuta a diventare più consapevoli (a vivere nel presente).
Essere più consapevoli del presente riduce lo stress, migliora la memoria, attenua la
reattività emotiva, favorisce la soddisfazione nelle relazioni, la flessibilità cognitiva,
l'empatia, la compassione, abbassa ansia e depressione, aumenta la qualità generale della vita.
55
Qual è il tuo TIPO
di ATTACCAMENTO?
Ecco PERCHÉ
hai il CUORE a PEZZI
La nostra visione del mondo prende forma durante l'infanzia, e la maggior parte dei
problemi che ci affliggono durante l'età adulta nasce proprio in questa prima fase della nostra
vita. Nulla di più vero, specialmente per quanto riguarda le relazioni sentimentali. Sono
infatti il prolungamento e il riflesso dei legami che abbiamo instaurato in famiglia e del modo
in cui i nostri genitori si relazionavano con le altre persone. Molti di noi passano tutta la vita
a replicare le dinamiche che hanno sperimentato nell'infanzia, spesso con uno spirito
autolesionista. Di seguito i quattro principali stili di attaccamento che sviluppiamo da
bambini e che possono aiutarci a comprendere le nostre difficoltà relazionali in età adulta.
Attaccamento sicuro.
Se il tuo stile di attaccamento è sicuro, almeno uno dei tuoi genitori è stato in grado di
sintonizzarsi completamente sui tuoi bisogni quando eri bambino. Questa risonanza emotiva
ti ha insegnato ad avere fiducia negli altri, ragione per cui riesci a relazionarti facilmente con
le persone; l'idea di essere rifiutato o ignorato non ti spaventa e non ti fa reagire in modo
esagerato. Tuttavia, tendi ad accontentarti. Sei disposto a mandare avanti un rapporto sba -
gliato per troppo tempo solo perché tutto sommato ti sembra «sufficiente», e allo stesso
139
tempo esiti a impegnarti al cento per cento con la persona giusta perché percepisci un livello
di rischio più alto. Insomma, ti piace stare comodo, e preferisci sentirti al sicuro piuttosto che
assecondare i desideri del tuo cuore. Dovresti provare ad aprirti al fatto che l'amore fa paura,
specialmente quello che vale la pena di essere vissuto. Prenditi il tempo che ti serve, ma non
giocare al ribasso.
Attaccamento evitante.
Se manifesti questo stile di attaccamento, hai avuto genitori emotivamente distanti e
non sintonizzati sui tuoi bisogni. Sei diventato un «adulto in miniatura» fin da piccolo e hai
imparato molto presto a non chiedere aiuto e a non far trapelare il tuo malessere
(specialmente in presenza degli adulti). Attribuisci un'importanza fondamentale, quasi
patologica, alla tua indipendenza. Te la cavi da solo in tutto e per tutto e ti piace essere
completamente autonomo. È probabile che i tuoi genitori ti abbiano punito quando ti
mostravi debole o sofferente, o che ti abbiano rimproverato quando piangevi o comunicavi il
tuo disagio perché lo trovavano «scomodo». Per questo tendi a boicottare l'intimità nelle
relazioni e non riesci mai a lasciarti andare davvero con un'altra persona.
Se hai problemi a gestire le relazioni, è perché tendi ad associare l'imperfezione al
rifiuto. Pensi che mostrarti in maniera completa e sincera sia troppo pericoloso, perché ti
porterà a ricevere tanti «no» e numerose porte in faccia. Anche se probabilmente tendi a
essere fin troppo tollerante con i difetti altrui, non riesci ad accettare di averne a tua volta.
Esercitati ad aprire qualche spiraglio nei confronti degli altri (puoi cominciare con gli amici,
se lo trovi più semplice) e scoprirai una cosa fantastica: anche se sei te stesso, non verrai
rifiutato dal resto del mondo. Una volta presa confidenza con questo concetto e sviluppata
una maggiore fiducia nei confronti delle persone, diventerà sempre più semplice condividere
l'intimità con qualcuno.
Attaccamento ansioso.
Se i tuoi genitori non hanno saputo sintonizzarsi con regolarità sui tuoi bisogni
quando eri bambino, potresti aver sviluppato uno stile di attaccamento ansioso. A volte sei
stato coccolato e hai ricevuto grandi dimostrazioni di affetto, altre volte sei stato soffocato di
attenzioni, altre ancora sei stato ignorato o trattato con freddezza. Probabilmente sei diventato
un adulto indeciso e sospettoso, perché non sai mai che tipo di reazione o trattamento
aspettarti dagli altri. Fai molta fatica a fidarti, ma allo stesso tempo tendi ad affezionarti
troppo, aggrappandoti disperatamente anche solo all'idea di avere una persona accanto. Ti
spaventa tutto ciò che non conosci e reputi «sicuro», quindi preferisci tenerti stretto chi ti sta
vicino, anche quando non fa per te, piuttosto che affrontare l'ignoto.
I tuoi problemi in ambito sentimentale derivano dal fatto che passi troppo tempo a
cercare di leggere nel pensiero del tuo partner, a fare supposizioni, proiezioni e pronostici, a
fasciarti la testa per proteggerti da eventuali sofferenze future, o perché hai il terrore di non
trovare un altro amore se chiudi questa storia. In ogni caso, segui più la mente che l'istinto, e
sei guidato da ciò che vuoi evitare, non da ciò che vuoi ottenere. Per avere più soddisfazioni,
devi capire che l'ansia e l'urgenza che senti sono solo ed esclusivamente nella tua testa. Cerca
di dare una priorità e una direzione ai tuoi pensieri, separa la realtà dalle tue paure, e
circondati di persone affettuose e affidabili.
Attaccamento disorganizzato.
Se hai sviluppato una forma di attaccamento disorganizzato, significa che i tuoi
genitori (o chi per loro) sono stati violenti e aggressivi nei tuoi confronti quand'eri bambino, e
forse ti hanno persine messo in pericolo di vita. Saresti voluto scappare, ma dipendevi dai
140
tuoi carnefici. Forse non sei riuscito a staccarti completamente da quel contesto spaventoso
fino all'età adulta. Le persone che avrebbero dovuto prendersi cura di te sono le stesse che ti
hanno terrorizzato e maltrattato; per sopravvivere, hai dovuto imparare a dissociarti da te
stesso.
I problemi relazionali che potresti riscontrare sono legati al fatto che la tua bussola
interiore è fuori uso. Non riesci a scegliere un partner per cui provare davvero qualcosa e non
ti lasci guidare dal tuo istinto perché sei stato obbligato a dubitare di te stesso fin da piccolo.
Certo, soffrivi, ma per non soccombere dovevi convincerti che non era vero, che andava tutto
bene. Se vuoi uscirne, non ci sono scorciatoie: dovrai fare un enorme lavoro emotivo e
psicologico su te stesso. Dovrai disseppellire i traumi irrisolti e prendere in mano la penna
per riscrivere la storia della tua vita. Dovrai aggiustare la tua bussola interiore e imparare a
fidarti di te stesso.
56
Quando le EMOZIONI REPRESSE
TORNANO a galla
141
02 I Le situazioni sociali ti mettono ansia perché ritieni di non poterti
presentare così come sei, quindi ti prepari a recitare un ruolo per non essere giudicato
negativamente.
04 I Esisti solo se ti paragoni agli altri. Pensi di essere attraente solo se sei più
attraente di un'altra persona; ritieni di essere simpatico solo se sei il più simpatico della
compagnia.
05 I Non sopporti l'idea di avere torto: per te, sbagliare significa perdere
credibilità come persona.
08 I Sei perennemente indeciso. Non ti fidi dei tuoi stessi ragionamenti, delle tue
opinioni o delle tue scelte, quindi continui a rimuginarci sopra.
12 I Le tue relazioni finiscono tutte allo stesso modo e vai sempre in ansia per le
stesse cose. Anche se pensi che il tempo sistemerà tutto, in realtà continui a riprodurre
sempre gli stessi schemi.
142
57
50 PENSIERI LIBERATORI
da 50 PERSONE comuni
143
persone peggiori e i comportamenti più autodistruttivi hanno avuto uno scopo: farmi
arrivare fino a qui.
No, non sono pazza. Sono il prodotto delle cose che mi sono successe. Ci è voluto
un po' per accettarlo, ma è così: le mie reazioni, le mie azioni, i miei comportamenti sono
stati quelli di una persona perfettamente normale e sana di mente.
Ho sofferto, ed è giusto così. Se avessi ingoiato il rospo e continuato a sorridere
non sarebbe cambiato nulla. Avrei vissuto una vita non mia, mi sarei affannata a correre
su binari imposti da altri. E avrei finito per ammalarmi sul serio.
Non avere le cose sotto controllo e sentirmi uno schifo è stato fondamentale per
fare uno scatto in avanti.
Ho smesso di soffrire perché sentivo che qualcosa non andava o che mi mancava,
anche se non sapevo cosa. Non è incredibile? Come facciamo a sapere quando c'è
qualcosa di sbagliato, anche se non abbiamo la minima idea di ciò che sarebbe giusto?
Niente di ciò che esiste di buono al mondo è nato tutto d'un colpo: i veri
cambiamenti sono il prodotto di mille piccole trasformazioni. E le persone non fanno
eccezione alla regola. Ecco perché ho deciso di stilare una lista di pensieri liberatori, di
rivelazioni che generano rivoluzioni. Ho chiesto a quarantanove persone diverse (un paio
piuttosto note) di dirmi il loro pensiero liberatorio preferito e ho aggiunto anche il mio.
Spero che questi di pensieri ti siano d'ispirazione.
02 I «Non devo scusarmi con le persone perché non sono d'accordo con loro.»
03 I «Puoi avere tutto ciò che desideri, ma non tutto insieme. Credi che non sia
giusto? Prova a immaginare di realizzare tutti i tuoi sogni nello stesso momento: non
riusciresti a goderteli davvero.»
04 I «Sei libero di scegliere la tua famiglia. Sei libero di scegliere la tua religione.
Puoi scegliere chi essere ogni giorno e non sei tenuto a essere la stessa persona di ieri.
Non esisti per compiacere gli altri.»
05 I «Non è la vita a decidere per me, sono io a decidere per la mia vita. Questo
momento non rappresenta tutta la mia vita, ma è solo uno tra tanti.»
09 I «Non avrai mai la certezza di avere qualcosa per sempre, ma se pensi solo a
come tenertela stretta anziché a godertela finché puoi, sarà come non averla mai
avuta.»
144
10 I «Non esiste solo l'amore romantico: l'amore vale la pena di essere vissuto
in tutte le sue declinazioni. Non esiste solo la felicità: tutte le emozioni valgono la pena
di essere sperimentate. Se qualcosa non è perfetto, non significa che sia un fallimento. È
la vita. Siamo nati per questo. Siamo fatti per questo.»
11 I «Io valgo. Io merito di essere felice, di essere gentile con me stesso, di essere
amato.»
12 I «Supererò le mie difficoltà di oggi così come ho superato quelle di ieri che
mi sembravano insormontabili. È uno dei pensieri che mi conforta di più: paragonare i
problemi del presente con quelli del passato, e sapere che se ce l'ho fatta una volta, posso
farcela di nuovo.»
14 I «Quello che sto facendo ora è esattamente ciò che devo fare.»
20 I «Per superare qualsiasi ostacolo devi accettare che ciò che accade, accade
per una ragione; ciò che rimane, rimane per una ragione; ciò che fa male, fa male per
una ragione. Cercare di ignorare o contrastare gli effetti di un problema non ne risolverà le
cause.»
145
24 I «Le difficoltà che ho attraversato mi hanno reso la persona che sono oggi.
Le difficoltà che sto attraversando mi renderanno la persona che sarò domani. Sono io a
scegliere dove incanalare le mie energie per creare il me stesso del futuro. Decido io. Non gli
eventi esterni o le altre persone.»
25 I «Non dimenticarlo mai: il mondo non è fuori di te, ma dentro di te. Quando
ti succede qualcosa, interiorizza quell'esperienza. La creazione ti suggerisce come assumere il
tuo legittimo ruolo di cocreatore. La tua anima metabolizza le esperienze esattamente come il
tuo corpo metabolizza il cibo.» (Deepak Chopra)
27 I «Non si arriva mai in cima. Non ti sveglierai una mattina dicendoti: Sono
arrivato, finalmente ce l'ho fatta! La felicità si trova nei piccoli dettagli di ogni giorno, nel
sapersi godere il viaggio. È sempre stato così e sempre lo sarà.»
28 I «Siamo nati per crescere. Crescere significa darsi lo spazio per fare più
esperienze, per vedere più cose, per essere più consapevoli. Lo scopo della vita è
espandere il campo della propria percezione.»
29 I «Le cose peggiori che mi sono successe nella vita mi hanno dato gli
insegnamenti più importanti: mi hanno permesso di godermi momenti incredibili, così
meravigliosi da farmi rimanere a bocca aperta.»
31 I «Non devo caricarmi dei problemi degli altri per poterli aiutare a
risolverli.»
32 I «Non devo essere amato da tutti per essere considerato degno di amore.»
33 I «II presente è l'unico tempo possibile. Se non stai vivendo nel presente,
significa che non stai vivendo affatto.»
34 I «Sei tu a decidere come ti tratteranno gli altri. Nella vita si ottiene quello
che si ha il coraggio di chiedere.»
37 I «Prendi la vita con più leggerezza, perché nessuno di noi ne uscirà vivo.»
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38 I «Non ho il potere di cambiare gli altri. Un passo alla volta, cerco di capire
come migliorare me stesso anziché puntare il dito sui difetti degli altri.»
39 I «La vera saggezza consiste nel prendere atto che non esistono certezze. Un
tempo eravamo convinti che la Terra fosse piatta, no? Basta una nuova scoperta per cambiare il
mondo. Chissà, magari un giorno scopriremo di essere robot in una realtà virtuale tipo Matrix o
che so io... insomma, essere saggi significa imparare a essere, non imparare a dare un senso a
ogni cosa.»
42 I «Anche se hai abbandonato la speranza, se non hai più fiducia, se non credi
più nell'amore, non significa che hai perso tutto per sempre.»
44 I «Ogni volta che entri in una biblioteca, tutto lo scibile umano è a tua
disposizione. Allo stesso modo, ogni volta che inizi una nuova giornata hai a
disposizione un mondo di possibilità. Sta a te decidere se vedere solo un mucchio di libri.
Sta a te decidere se vedere solo un giorno come un altro.»
47 I «Nelle piccole cose si nasconde una grande felicità. Leggere un buon libro,
mangiare un frutto appena colto, dormire sotto il piumone, stringere la mano alla persona
amata. Nel nostro mondo sottosopra tendiamo ad attribuire poco valore a questo genere di
cose, ma ti sfido a trovare una fonte di gioia più pura.»
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49 I «Non sono obbligato a rispecchiare l'opinione che gli altri si sono fatti di
me. Solo io so quello che è meglio per me.»
50 I «Alla fine starai bene. Non ci devi credere perché lo dico io, ma perché
davvero finisce sempre così, anche se per arrivarci facciamo una marea di cazzate.»
(Cheryl Strayed)
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Hai solo VENT'ANNI
non è TROPPO TARDI
per RICOMINCIARE da ZERO
Quando hai vent'anni, credi che sia arrivato il momento di costruire, accumulare,
migliorarti. Vuoi dare al mondo l'impressione di avere una vita perfetta, mostrare a tutti
che sei un adulto funzionale, che hai ottenuto rutto quello che ci si aspettava da te. Questo
pensiero ti aiuta a placare la tua ansia. Ma ti svelo un segreto: a vent'anni è anche arrivato
il momento di alleggerirsi. Di liberarsi dalle zavorre inutili. Da quella storia d'amore che
ormai è una minestra riscaldata, dagli amici con cui non hai più nulla in comune, dai
pregiudizi a cui ti sei aggrappato per dare una direzione alla tua vita. Solo così puoi
creare lo spazio per ricominciare da zero.
Molti attendono i vent'anni con trepidazione, ed è proprio per questo che possono
apparire deludenti e difficili. Ci eravamo fatti l'idea che sarebbero stati gli anni più felici,
invece sono rutti in salita. A dirla tutta, spesso e volentieri le persone più tristi sono
quelle con un bell'appartamento, con un gruppo di amici apparentemente affiatato, con un
lavoro dignitoso in un settore che si avvicina al loro percorso di studi, perché hanno
passato la vita a costruire castelli in aria e non hanno mai imparato a vivere le emozioni.
Ricorda: avere vent'anni non significa solo costruire, ma anche demolire. Fare
scelte avventurose. Prendere decisioni spiazzanti. Liberarsi delle maschere che ti sei
messo addosso. Così nasce la magia. Una magia spaventosa ma bellissima, che spalanca
un mondo di possibilità sconosciute ed eccitanti. Pensaci: stai diventando la persona che
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sarai per il resto della tua esistenza. Come vuoi che sia la tua vita? Vuoi continuare ad
avere paura? Per quanti anni ancora ti lascerai sopraffare dai tuoi demoni?
Hai solo vent'anni. Non è troppo tardi per ricominciare da zero.
Anzi, ti svelo un altro segreto: potrai ricominciare ogni volta che lo desideri. Non
significa fare scelte eclatanti: non devi per forza tagliare i ponti con qualcuno, trasferirti
in una nuova città o distruggere tutto quello che hai costruito; ma devi smettere di avere
paura. Spero che deciderai di trascorrere parte del tuo tempo libero ad approfondire
qualcosa che ti sarà utile per il lavoro che sogni di fare, un giorno. Spero che riuscirai ad
accettare il fatto che il tuo corpo non è più quello di quando andavi alle superiori, e
neanche il tuo cervello. Spero che, ogni volta che ti viene il dubbio, ti chiederai: Cosa
voglio davvero, adesso? Spero che imparerai che nella vita esiste solo un modo per
andare avanti, e cioè mettere un piede davanti all'altro, cercando di compiere i passi
giusti.
Le persone infelici non sono afflitte da qualche circostanza particolarmente triste,
ma dal fatto che hanno deciso di rassegnare le dimissioni dalla vita, mettendo il loro
potere decisionale in mano agli altri. Per esempio, invece di lavorare sulla propria per-
sonalità e fare in modo di attrarre la persona giusta, si aspettano che arrivi già pronta e
confezionata. Allo stesso modo, invece di perfezionarsi e diventare i candidati ideali per
il lavoro dei loro sogni, aspettano che l'offerta giusta piova dal cielo, oppure che la
situazione economica mondiale migliori.
Vuoi davvero un nuovo inizio? Dai un colpo di spugna a tutti i preconcetti su
«come avere una vita perfetta» che hai accumulato negli anni. Non giocare al
chiaroveggente, non fare proiezioni e supposizioni, non provare a leggere nel pensiero
degli altri. Non fare solo scelte dettate dal buonsenso. Ascolta la voce del tuo inconscio
che ti dice cos'è giusto per te. Attenzione: non significa che devi lasciarti guidare dai tuoi
impulsi, dalla tua pigrizia, dalle tue paure (anzi, probabilmente sono questi istinti ad
averti portato alla situazione in cui ti trovi). Ma se fai silenzio e tendi l'orecchio, a metà
fra il buonsenso e l'istinto sentirai una voce calma e risoluta che ti indicherà la strada da
percorrere. Ascoltala. E agisci di conseguenza.
Decidi di vivere, non di startene seduto ad aspettare che succeda qualcosa. Non
puoi cambiare vita a forza di pensare, anzi, è un atteggiamento che finirà per paralizzarti.
Se nel profondo del tuo cuore sentì di aver bisogno di ripartire da zero, la domanda non è
se lo farai o meno, ma quando.
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59
17 PRECONCETTI sulla tua vita
che ti impediscono
di VIVERLA APPIENO
04 I Nella tua testa, sei una celebrità: hai lo sguardo di tutti puntato addosso e le
persone sono lì a giudicarti. L'effetto spotlight è senz'altro stato acuito dalla
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sovraesposizione ai social media, ma chiariamo una volta per tutte un concetto: nessuno al
mondo è interessato a te quanto tu lo sei a te stesso. A nessuno importa se vai a fare la spesa
senza trucco o con un maglione sformato. A nessuno importa davvero cosa fai della tua vita,
quindi smetti di comportati come se fosse così.
05 I Se stai facendo qualcosa nel modo giusto, vedrai risultati immediati. Se stai
facendo qualcosa nel modo giusto, vedrai risultati soddisfacenti solo se continui a farlo con
costanza, e per un bel po' di tempo.
09 I Tutto ciò che fai ha uno scopo profondo. Il tuo unico scopo i è vivere
pienamente il momento presente e impegnarti in quello che stai facendo. Per stare al mondo
non devi per forza rivoluzionarlo.
10 I Se non fai un lavoro che ami, significa che non ti sei impegnato abbastanza
per ottenerlo. Ognuno di noi può trovare un modo per farsi piacere il proprio lavoro, anche
se ci saranno inevitabilmente giornate no (come in tutte le cose); tuttavia, nessuno di noi ha il
privilegio e la garanzia di poter fare un lavoro che rispecchi esattamente i propri interessi e le
proprie inclinazioni naturali.
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mente come fai tu. Tu ricordi quella cosa imbarazzante che ha fatto Tizio cinque anni fa?
Non credo proprio.
15 I Per poter essere definito intelligente, devi avere sempre ragione. In realtà le
persone davvero intelligenti sono più aperte della media all'idea di non avere sempre ragione
(ed è così che ampliano i loro orizzonti), ma a prescindere da ciò: non devi essere infallibile,
brillante e pure bellissimo per essere degno di stare al mondo e di essere amato.
16 I Le tue paure definiscono la tua identità. Quando parli dite dici: «Sono una
persona ansiosa», e non: «A volte soffro di episodi di ansia.» Ti identifichi con i tuoi
problemi, il che probabilmente non ti aiuta a risolverli.
60
Come ESSERE all’ALTEZZA
detta VITA dei tuoi SOGNI
Ci hanno fatto credere che al mondo esiste una certa quota di felicità, e che
dobbiamo spartircela.
Fin da bambini veniamo messi in competizione l'uno contro l'altro in una corsa
per il primo premio. Questo tipo di mentalità influenza le nostre interazioni di ogni
giorno, per non parlare del fatto che sta alla base del culto egocentrico da social media
che noi stessi alimentiamo. Ci hanno insegnato che nella vita esistono due categorie: le
persone di successo e i falliti. Le persone che sfondano e quelle che affondano. E tu, tu
devi assolutamente sfondare. Stai attento, ti hanno detto, perché i premi vengono di-
stribuiti fino a esaurimento scorte, quindi dovrai lottare con le unghie e con i denti per
accaparrarti quello che vuoi.
Ci convinciamo che la felicità e il successo siano benedizioni che riceviamo
dall'esterno: il manager di un'azienda che ci assume, una persona amata che si impegna a
rimanere con noi «finché morte non ci separi». Per forza poi sentiamo di non avere il
controllo sulle nostre vite. Per forza poi soffriamo tanto proprio a causa di ciò che
credevamo di desiderare.
«Volere» è il verbo più brutto che ci sia. Ti tiene in scacco, limitando la tua
esperienza al fatto che «ti manca qualcosa». Respinge quanto c'è di positivo nella vita. Ci
hai mai fatto caso? Quando smetti di desiderare spasmodicamente qualcosa, è molto più
probabile che tu la ottenga. Se sposti la levetta della tua mentalità da «mi manca questo e
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quest'altro» a «ho già tutto ciò che mi serve», crei un campo magnetico naturale.
L'accettazione è la fonte da cui sgorga l'abbondanza.
I tuoi desideri più autentici non hanno bisogno di un foglietto illustrativo o di un
piano d'azione. Siamo tentati di appiccicarci sopra tante etichette, di scrivere un manuale
d'istruzioni, di sviscerarli a fondo, ma in realtà non ce n'è alcun bisogno: sono la parte più
pura ed essenziale di noi. Per questo finiamo per ingolfarci: le fantasie che ci eravamo
costruiti non evolvono al nostro stesso ritmo, per cui si crea uno sfasamento fra
immaginazione e realtà, fra idee ormai superate e desideri attuali.
Come si fa a lasciarsi alle spalle le idee del passato? Nessuno insegna a farlo, ma
è fondamentale apprenderlo. Solo così riuscirai a liberarti dalla gabbia in cui ti senti
rinchiuso. Solo così riuscirai a smettere di fare a pugni con una versione di te che non ti
corrisponde più, e potrai cominciare a costruire qualcosa di nuovo. Solo così sarai
finalmente all'altezza della vita dei tuoi sogni, quella che desideri dal profondo del cuore,
e non della vita che gli altri vogliono importi.
Troverai sempre un modo per pagare l'affitto, ma non troverai mai un modo per
obbligare qualcuno ad amarti. La vita che desideri con le persone che desideri si
costruisce giorno dopo giorno, un mese di affitto alla volta, una lavastoviglie alla volta,
una lavatrice alla volta, bolletta dopo bolletta.
Gli adulti non fanno queste cose per gioco, le fanno (le faccia-ino) perché sono
sinonimi di autonomia. Perché significano che siamo in grado di mantenerci da soli. Che
abbiamo deciso di mettere al primo posto la nostra libertà e tranquillità d'animo.
Se senti che è ora di andarsene, vattene. Non ci sono giustificazioni per rimanere
con qualcuno che non ti vuole bene o non ti accetta. In un modo o nell'altro riuscirai a
sopravvivere. Ci saranno sempre ore di straordinario, lavoretti per arrotondare, stanze in
affìtto o in condivisione con persone gentili e generose. Ma attenzione: certe occasioni si
presentano solo alle persone che decidono di dare la priorità alla propria salute mentale,
anche se inizialmente significherà fare qualche sacrificio. Per aggiudicartele, devi prende-
re consapevolezza del fatto che meriti il tuo spazio, che meriti di decidere con la tua testa
cos'è accettabile o meno per te.
Questo non vuoi dire che sarai sempre felice, contento e sereno. La vita non
funziona così. Esiste solo un modo per superare il dolore: accoglierlo pienamente.
Soffriamo davvero solo quando cerchiamo di evitare l'inevitabile.
Arrendersi a questa consapevolezza non significa sventolare bandiera bianca, ma
smettere di raccontarsi bugie. Se accettiamo di soffrire, accettiamo di essere sinceri,
imperfetti, meravigliosi, tormentati, caleidoscopici e pieni di speranza. Accettiamo di
diventare noi stessi e superiamo il nostro limite più paralizzante: l'incapacità di essere noi
stessi.
Impara a dare la giusta importanza alla mancanza, al vuoto. Non sei tenuto a
riempire ogni singolo minuto della tua vita. Avere un'agenda traboccante di impegni non
è sinonimo di successo. Vivere per lavorare anziché lavorare per vivere non è un merito.
Non puoi dare valore al tuo tempo solo se lo stai impiegando in attività che gli altri
considererebbero «produttive». Anche non fare nulla è altrettanto importante.
Le rivelazioni più illuminanti arrivano nei momenti in cui rimani in silenzio con
te stesso. Avere una vita straripante di persone, impegni, idee e creatività non sarebbe
così meraviglioso e significativo, se non fosse controbilanciato da momenti di solitudine
e tregua mentale. Non puoi concentrarti sulle singole azioni dimenticando il contesto.
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L'elemento principale di una foto, il soggetto di un'opera d'arte non esisterebbero senza lo
spazio che le incornicia.
Purtroppo, devo darti una brutta notizia: nessuno busserà alla tua porta per
consegnarti la felicità. Però ce n'è anche una bella: nessuno potrà togliertela o rubartela.
Sì, hai ragione, è un concetto trito e ritrito e l'avrai già sentito mille volte. Eppure, anche
se lo sapevi già, cos'hai fatto finora per agguantare la tua felicità? Sei ancora in cerca di
qualcosa che finalmente ti soddisfi. Sei ancora lì ad aspettare che le cose accadano,
invece di assecondare il tuo istinto naturale ed evolverti, espanderti, creare, illuminare.
Nutriamo desideri e facciamo tentativi, ma nella direzione opposta a quella in cui
dovremmo andare.
Percepiamo il tempo in maniera lineare, ma non è così. Tutto accade nello stesso
momento. Sei tu a richiamare nel presente le esperienze di cui hai bisogno, la persona di
cui hai bisogno. Non sei né ricco né povero. Non perdi né ricevi nulla. Sei sempre stato e
sempre sarai. Questa è la formula che fa scattare l'incantesimo.
L'assoluta felicità è noiosa. E anche l'assoluta bellezza. Le persone con un sorriso
da copertina e una vita convenzionalmente perfetta non incuriosiscono nessuno. Le
persone interessanti sono quelle che si interessano a tutto. Che hanno un aspetto parti-
colare e affascinante. Che sanno raccontare storie, che sono vulcani di idee e hanno una
filosofia di vita armoniosa. Tu preferiresti stare con qualcuno che ti fa una sfuriata solo
perché a suo avviso hai insinuato che sia grasso? Oppure con qualcuno che dice: «Avere
un po' di ciccia addosso non mi definisce come persona. E anche se fossi grasso...
chissenefrega?» Amare non significa sforzarsi di avere un certo aspetto, di comportarsi in
un certo modo, di avere un certo stile di vita.
Se saprai prestargli ascolto, l'universo ti sussurrerà dolcemente all'orecchio i suoi
suggerimenti, altrimenti ti afferrerà per le spalle e ti urlerà in faccia. E se ignori i segnali
che cerca di darti il tuo corpo, puoi stare certo che ti si rivolterà contro. Le emozioni co-
siddette negative non devono essere scacciate. Non le puoi considerare alla stregua di
seccature da schivare. Sono parte di te, o di qualcosa più grande di te, e stanno suonando
un campanello d'allarme. Non puoi mettere a tacere la tua voce interiore. Se provi a
tapparle la bocca, troverà un altro modo per uscire all'esterno e farsi sentire, urlando a
pieni polmoni. Impara a darle retta quando ancora ti parla sottovoce, dentro di te.
Sai qual è la cosa più assurda e ironica della vita? Che avrai tanto più successo
quanto più seguirai le tue naturali inclinazioni. Ci carichiamo di tante responsabilità
superflue, quando in realtà dovremmo assolverne una sola: assecondare ciò che ci rende
felici, che ci regala la pace interiore. Le persone che amano il proprio lavoro sono (senza
eccezioni) le più brave nel loro campo, molto di più di quelle che si vantano di «lavorare
sodo». Quando sei animato dalla passione, hai un qualcosa in più di speciale che ti
distingue da tutti gli altri, è come se potessi attingere da un serbatoio di energia invisibile
a tutti gli altri.
Inoltre, ricorda: la tua identità non deve essere per forza coerente. La storia della
tua vita non deve filare liscia come la sceneggiatura di un film. Non devi impacchettare e
infiocchettare la tua personalità per farti accettare dagli altri.
Smetti di vivere nell'ottica di scrivere un'autobiografia impeccabile e lineare. Sei
libero di fare quello che vuoi, anche le esperienze più disparate che non c'entrano nulla
fra loro. Non sei legato mani e piedi a un unico obiettivo, a un unico talento, a un unico
amore. Puoi cimentarti in tanti settori professionali, imparando nuove abilità e facendo
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esperienze diverse ogni volta. Puoi coltivare più di una passione senza per forza avere
lacune in altre aree della tua vita. Puoi scegliere di non vedere la tua vita come un
romanzo, ma come una raccolta di racconti. Pensi davvero che sia il caso di soffocare i
tuoi istinti più autentici e spegnere la tua fiamma vitale solo per facilitare il compito alle
persone grette e limitate che vogliono incasellarti a forza in uno stereotipo? No. Nessuno
ti obbliga a vivere per far piacere agli altri.
Spesso e volentieri neanche tu sai cosa sia meglio per te. Provare a predire il
futuro non è affatto una garanzia che i tuoi desideri si avverino. È solo un modo per
restringere le tue prospettive, per aggrapparsi a un'idea e rimanere lì appesi. A un certo
punto non ci interessa neanche più quale fosse questa idea, l'importante è non mollare la
presa: solo così abbiamo l'impressione di essere nel giusto, di avere il pieno controllo
della situazione, di sapere che stiamo andando nella direzione voluta.
Sai, nessuno nella storia dell'umanità si è mai guardato indietro dicendosi
soddisfatto: Ah, sì, è andato tutto proprio come avevo progettato. In molti, invece, si
dicono: Be', sapevo che ero destinato a questo tipo di vita, ma devo ammettere che non
mi aspettavo certi colpi di scena. A dirla tutta, le cose andranno addirittura meglio di
come avevi sperato e immaginato. Nella tua ignoranza, tuttavia, non potrai fare a meno di
pensare che sta andando tutto storto. Ti sembrerà che la vita (o un dio, o il destino, o
qualunque sia l'entità in cui credi o non credi) stia passando con un carrarmato sopra le
tue speranze e i tuoi progetti. Ma abbi fede: alla fine tutto andrà bene, anzi, meglio di
quanto credi di meritare.
Sii all'altezza dei tuoi sogni. Nessuno al mondo ha mai ottenuto qualcosa solo
perché lo desiderava con tutto se stesso. La tua vita prenderà la piega che tu credi di
meritare, quindi convinciti di meritare tanto.
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COSE che vorremmo
RICEVERE dagli ALTRI
(ma che non siamo disposti a dare)
01 I Ci aspettiamo che gli altri siano onesti con noi e facciano capire
chiaramente le loro intenzioni (specialmente da un punto di vista sentimentale), ma
quante volte noi stessi lanciamo segnali contraddittori? Quante persone abbiamo illuso o
tenuto in sospeso perché ci faceva comodo?
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04 I Ci sembra assurdo che non tutti abbiano a cuore le nostre stesse cause, ma
ci da fastidio quando gli altri manifestano pubblicamente le proprie convinzioni (con cui
magari non siamo d'accordo).
05 I Diamo per scontato che gli altri si debbano fidare ciecamente di noi, ma a
noi sembra sempre di avere ottime ragioni per non fidarci degli altri.
11 I Quando abbiamo bisogno di farci una risata non esitiamo a fare battute
perfide a spese degli altri, ma ci aspettiamo che gli altri non si permettano di fare
facile umorismo su di noi.
12 I Quando gli altri sono in crisi non ne capiamo a fondo le ragioni, eppure
quando siamo noi a essere in crisi ci pare una mancanza di empatia se gli altri non ci
consolano e non ci ricoprono di attenzioni.
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14 I Quando una persona parla a voce alta al telefono in un luogo pubblico,
o arriva in ritardo a un appuntamento, o ha i capelli in disordine, o fa qualcosa che
riteniamo stupido, non esitiamo un istante a giudicarla male e spazientirci. Tuttavia,
se siamo noi a essere stanchi e stressati non ci pensiamo due volte a sbraitare al
telefono mentre siamo in fila alle casse del supermercato o a far perdere tempo al
barista con richieste assurde. Se ridiamo sguaiatamente e chiacchieriamo ad alto
volume mentre siamo a pranzo con gli amici non c'è problema, ma se i decibel sono degli
altri allora ci danno fastidio.
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Non devi AMARE TE STESSO
per MERITARE
di ESSERE AMATO
Quando ti dicono che devi imparare a volerti bene per poter amare un'altra
persona, significa questo: se vuoi stare con qualcuno solo perché sotto sotto sei convinto
che una relazione ti guarirà dai traumi del passato, darà un senso alla tua vita e ti farà
stare meglio, finirai immancabilmente per scegliere la persona sbagliata e non troverai
mai quello che cerchi. Il messaggio che viene recepito, tuttavia, è un altro: se non ami
senza riserve ogni aspetto della tua personalità e della tua esistenza, allora non sei pronto
per avere una storia e non sei degno di trovare l'amore della tua vita.
Detta così sembrerebbe che se non hai nessuno al tuo fianco in pratica è colpa tua:
non sei abbastanza maturo, non hai saputo lavorare su te stesso, insomma ti meriti di stare
solo. Secondo quest'ottica, devi precluderti l'amore finché non ti senti qualificato al cento
per cento; come se in quanto esseri umani fossimo in grado di evolvere e maturare solo
individualmente, e una volta in coppia potessimo tirare i remi in barca.
C'è però una pecca nel ragionamento: l'amore della tua vita non arriverà quando
sei pronto, ma quando meno te l'aspetti. Succede sempre così. E se in quel momento gli
chiuderai la porta in faccia perché pensi di non essere abbastanza preparato e maturo,
sappi che stai rinunciando a un'opportunità di crescita preziosa come poche.
L'amore è una lente d'ingrandimento sui tuoi punti forti e sui tuoi punti deboli.
Stare con la persona giusta ti incoraggia ad affrontare le tue lacune e le tue paure, ti rende
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una persona migliore. Stare con la persona giusta ti aiuterà ad amare te stesso. Dicono
che l'amore ti stravolge, ed è proprio così. Nell'attesa, impara a mettere a frutto il tuo
tempo. Goditi la tua indipendenza e la compagnia di te stesso, fai tutto quello che non
potresti fare se fossi in coppia, coltiva le tue passioni personali. Ma non ti fossilizzare
sull'idea di non essere autorizzato ad amare finché non ami tutto di te, di non meritarti la
dolcezza altrui se non sei sempre tenero con te stesso, e soprattutto non pensare che
l'amore arriverà solo quando sarai pronto ad accoglierlo.
E vero, il modo in cui tratti te stesso influenza e determina il modo in cui gli altri
si relazionano a te, ma essere una persona completa, appagata, matura, amata e
amorevole non significa mirare all'autosufficienza e all'isolamento, ma avere la capacità
di farti valere, esigere rispetto, scegliere l'amore e non smettere mai di crescere e farti
domande anche quando la persona dei tuoi sogni è finalmente al tuo fianco.
Amare significa anche lasciarsi amare.
63
Se non hai ancora TROVATO
la PERSONA GIUSTA,
fatti queste 30 DOMANDE
01 I Credo che l'amore sia un premio per aver lavorato bene su me stesso? O
forse è la naturale evoluzione di un sentimento quando sono abbastanza forte da aprire
il mio cuore a un'altra persona?
03 I Come potrei soddisfare queste esigenze senza una persona accanto (che
magari ancora non conosco) che mi giuri fedeltà eterna finché morte non ci separi?
04 I Se l'amore della mia vita fosse lo specchio di tutti i miei traumi irrisolti, di
tutti i miei difetti, di tutte le mie insicurezze, vorrei davvero starci insieme?
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06 I Passo più tempo a rimuginare sulla mia vita sentimenta le o a viverla? Ho
elaborato una strategia per cercare l'amore di cui sento disperatamente la mancanza?
09 I Ammetto di essere alla ricerca dell'amore? Fare finta che mi stia bene essere
single potrebbe precludermi tante occasioni di essere presentato a qualcuno.
12 I Penso che le grandi storie d'amore capitino per caso oppure che debbano
essere costruite e consolidate nel tempo
13 I Sono convinto che solo le persone più belle, ricche, intelligenti e talentuose
di me meritino di essere amate?
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20 I Se la relazione dei miei sogni naufragasse, quale sarebbe il mio piano B?
21 I Sono conscio del fatto che uno dei segreti per far funzionare una
relazione è avere la consapevolezza che, se finisse, riuscirei comunque ad andare
avanti e a stare bene?
22 I È possibile che io in questo momento sia solo non perché sono sbagliato
e nessuno mi vuole, ma perché devo compiere un viaggio nella solitudine per
scoprire aspetti profondi e mistici?
23 I Se sapessi che l'amore sta per irrompere nella mia vita e che questo
periodo di solitudine sta per finire, come trascorrerei le mie serate? Come
impiegherei il mio tempo e le mie energie? Spenderei ore a scorrere la bacheca di
Facebook oppure scriverei il mio primo libro? Uscirei con gli amici o mi chiuderei in
casa a rodermi di invidia nei confronti di chi è fidanzato? Imparerei a meditare o mi
attaccherei alla bottìglia ogni volta che mi sento un po' giù?
24 I Parto dal presupposto che gli altri mi facciano un favore a volermi bene
e a impiegare il loro tempo con me?
25 I Mi è mai passato per l'anticamera del cervello che forse anche loro
hanno bisogno di affetto?
29 I Per cosa sono disposto a soffrire in questa vita? Si soffre per le proprie
paure, per i propri pensieri, per il proprio lavoro... ma se l'unica cosa per cui valga la pena
di soffrire fosse l'amore? Sono pronto a buttare il cuore oltre l'ostacolo, prendere qualche
batosta, e poi raggiungere quello che pensavo fosse il traguardo (stare insieme alla
persona amata e desiderata) per poi scoprire che quello era solo il riscaldamento prima
della maratona?
161
64
Houston, abbiamo un PROBLEMA:
l'ONESTÀ è diventata un TABÙ
162
amato per la persona che è. Siamo solo gusci, e in quanto tali siamo destinati ad andare in
frantumi al primo colpo.
Gran parte delle nostre relazioni si basa sul fatto che continuiamo a soddisfare una
serie di aspettative (di cui a volte siamo a conoscenza, a volte no). In questo senso la
paura della sincerità e del cambiamento è la paura di non essere più accettati, desiderati o
stimati dalle persone che dicono di volerci bene.
«Fare quello che vogliamo» e «mettere i nostri bisogni al primo posto» sono
considerati sinonimi di egoismo e insensibilità nei confronti degli altri. Ci è stato
insegnato che compiacere gli altri ci rende felici. Ma sei sicuro di volere che nella tua vita
ci sia qualcuno che in realtà non vorresti ci fosse? Dovremmo davvero sorprenderci se
siamo tutti un po' persi, in difficoltà e scollegati da noi stessi, se fin da piccoli ci hanno
spinti a sacrificare il nostro istinto e le nostre inclinazioni naturali per blandire l'ego
altrui? Credo proprio di no.
Quando ci viene detta la verità, la prendiamo come una cattiveria perché ormai
siamo abituati a sentirci dire esclusivamente quello che ci fa comodo. Vogliamo essere
vezzeggiati, tranquillizzati, assecondati. La sincerità ci sembra crudele perché se gli altri
non ci danno ragione allora ci stanno facendo un torto o un'offesa; ci sentiamo rifiutati,
sgraditi, inadeguati (perché solo l'approvazione esterna ci fa stare bene).
Ricordatelo sempre: le persone che amano salire in cattedra e criticare il modo in
cui scegli di vivere la tua vita in realtà odiano la propria (perché l'hanno lasciata decidere
agli altri). Hanno dato retta a chi li ha criticati a loro volta, e ora hanno il vuoto dentro. Se
ascolti bene, anche le loro parole sono completamente vuote.
Nel profondo di tutti noi, senza eccezione, risplende una luce. Se conoscessimo la
vera storia di ogni persona, se fossimo capaci di metterci nei suoi panni anche solo per un
giorno, sarebbe impossibile non provare empatia, sarebbe impossibile non sentire un
amore incondizionato. Ma che genere di fratellanza ci do-
vremmo aspettare da una società disonesta, fondata su immagini di facciata?
Come possiamo sperare nella parità se ognuno di noi è stato istruito a sentirsi
perennemente inferiore? Se vogliamo creare una società basata sull'uguaglianza,
dobbiamo capire che nel profondo siamo tutti uguali. E per fare ciò, dobbiamo essere
onesti.
L'unico modo per cambiare rotta e aprire anche le menti più ottuse è parlare con
franchezza delle nostre percezioni e dei nostri pregiudizi sull'identità di genere, sulla
razza, sull'umanità stessa, altrimenti finiamo sempre per discutere di questi argomenti
solo con chi già sappiamo essere fondamentalmente d'accordo con noi, invece di provare
a comprendere il punto di vista di chi non lo è. Vogliamo essere la voce del
cambiamento, oppure continuare a pomparci di egosteroidi? Perché accettiamo di subire
la pressione dell'altruismo a tutti i costi? Perché dovremmo sacrificarci per gli altri, se
non ci viene dal cuore? Perché coltiviamo solo la gentilezza «di circostanza» che
possiamo far pesare agli altri, ma non è sincera?
Fingere non serve a nulla. L'ipocrisia è uno dei mali peggiori al mondo. È un
generatore di rancore, ostilità, odio per se stessi, intolleranza e pregiudizi.
: Quando un amico ci vuole così bene da correre il rischio di ferire i nostri
sentimenti per metterci di fronte a una verità scomoda o invisibile ai nostri occhi, ci sta
facendo un regalo raro. Quando riusciamo a dire certi «no» a noi stessi, in realtà ci stiamo
facendo
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un grande piacere. Spesso le cose più preziose della nostra vita, quelle per cui
finiamo per essere immensamente grati, sono le più difficili, le più travolgenti, quelle che
ci mettono davvero alla prova e da cui veniamo trasformati dalla testa ai piedi.
E quindi: quando vuoi dire di no, fallo. Quando vedi un amico in difficoltà,
incapace di compiere una scelta che gli cambierebbe la vita, sii gentile e comprensivo, ma
parlagli in maniera schietta, invece di spettegolarne con tutti tranne che con il diretto
interessato.
Quando ti senti un ospite indesiderato a casa tua, è ora di levare le tende. Ricordati
che in un modo o nell'altro riuscirai sempre a mettere insieme i soldi per pagare l'affitto, ma
non riuscirai mai a obbligare qualcuno ad amarti. Butta fuori quello che hai dentro prima che
cominci a ristagnare e marcire. Di' «ti voglio bene» e «ti amo» alle persone a cui vuoi bene e
che ami. E se non è così, devi smettere di mentire e lasciarle libere di trovare qualcuno che
provi quei sentimenti per loro. Calati negli abissi del tuo inconscio con una torcia e scopri ciò
che ignoravi di te stesso: le fratture mai saldate, le ferite ancora aperte, ma anche la luce, la
passione, l'amore. E il desiderio di fare grandi cose. Asseconda le tue inclinazioni più intime,
anziché cercare di allinearti alle aspettative altrui.
Alzati in piedi e dichiaralo al mondo: «Questo sono io, e se non vi vado bene
crocifiggetemi.» Quante icone religiose, quanti idoli pop, quanti politici di spicco hanno fatto
affermazioni simili (anche se poi i loro stessi sostenitori e adepti sono stati i primi a piantare i
chiodi sulla croce)?
Dai agli altri ciò che ti manca. E cioè: anche se non tutti ti amano, non significa che
nessuno ti ama. Anche se non sei la persona più bella del reame, non importa. L'unico vero
ostacolo nella vita è la paura, quindi la libertà autentica è solo dentro di te. Tutti sof friamo. E
non tutti usciamo da un periodo di sofferenza come una farfalla da un bozzolo, trasformati
dalla potenza dell'illuminazio-ne. Non tutti hanno il coraggio di essere onesti, ma tutti ne
abbiamo la capacità. E sai qual è l'ironia in tutto questo? Che l'amore, la passione,
l'approvazione di cui siamo tanto affamati sono già insiti in noi, e la chiave per potervi
accedere è una: l'onestà. Apri la serratura. Spalanca la porta.
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65
7 buoni MOTIVI per SOFFRIRE
(o dell'importanza del DOLORE
per la CRESCITA personale)
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oggi, in tutto il suo splendore, ma che non vorresti mai e poi mai rivivere. La sofferenza è
metamorfosi, è il buio grazie al quale riusciamo a vedere la luce.
Sono profondamente convinta che se riuscissimo a comprendere la necessità del
dolore saremmo meglio equipaggiati a sopportarlo, o anche ad ascoltare i suoi
suggerimenti prima che sia troppo tardi. Ecco qua, allora, sette buoni motivi per soffrire.
02 I Gli esseri umani pensano di essere alla ricerca della felicità, ma in realtà
desiderano conforto e familiarità.
Siamo letteralmente incapaci di prevedere ciò che ci renderà infelici. Il motivo?
Tutto ciò che sappiamo è ciò che abbiamo già conosciuto. Tuttavia, viviamo in una
società ossessionata dalla pianificazione, che ci martella finché non decidiamo a tavolino
la nostra idea di felicità ed elaboriamo una sorta di piano militare per raggiungerla. Per
piegarci a questo meccanismo, siamo costretti a riciclare le esperienze del passato: in
questo modo non facciamo ricorso alla felicità, ma al conforto di qualcosa che ci e già
noto. Finché qualcuno o qualcosa non ci caccerà dalla nostra comfort zone, tuttavia, non
faremo mai un passo in avanti e rimarremo sempre aggrappati a fantasie ormai superate
che non corrispondono più ai nostri desideri.
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05 I La capacità di provare gioia dev'essere controbilanciata dalla capacità di
provare dolore.
Tutto nasce dalla dualità ed esiste grazie a essa. Non vale solo per il mondo
estemo, ma anche per le nostre vite. Senza oscurità non saremmo in grado di vedere la
luce, il nostro equilibrio emotivo è perennemente in bilico fra yin e yang e siamo noi stessi
l'ago della bilancia. Sta a noi, e solo a noi, stabilire la prospettiva con cui interpretare la realtà
che circonda.
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66
Perché ci OSTINIAMO a VOLERE
ciò che NON FA per NOI
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So per esperienza che la disperazione che si prova per aver perso qualcuno non è
direttamente proporzionale all'amore che si provava per quella persona. E che cercare di
imporre a ogni costo la propria volontà non significa dimostrare di essere forti. E so
anche che non si soffre per amore: si soffre perché non riusciamo a scollarci dal quadretto
che ci eravamo fatti nella nostra testa, ma che non ha riscontro nella realtà.
Non troveremo mai il vero amore se non abbandoniamo le nostre aspettative. E lo
stesso vale per la felicità. Niente su questa Terra è destinato a durare in eterno. Possiamo
continuare a illuderci del contrario, oppure accettare che alla fine perderemo tutto. Quindi
non dovremmo avere paura di perdere ciò che possediamo, ma domandarci cosa significa
averlo. Le persone, le esperienze, le emozioni, le cose materiali: non dobbiamo spuntarle
come se fossero voci di una lista della spesa, ma viverle a fondo e saperle lasciare andare
quando arriva il momento.
Alcuni amori esauriscono tutto ciò che potevano darci nel giro di un mese. Altri
continuano ad arricchirci per una vita intera: entrambi hanno la loro importanza.
Quando ci imbattiamo in qualcosa di destinato a noi, è come se dentro ci si
accendesse una luce. Può essere un'esperienza impegnativa, gioiosa, esaltante, straziante,
ma accadrà naturalmente, come respirare: se è destino non ci dobbiamo sforzare.
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I VENT'ANNI sono troppo BREVI
per sprecare TEMPO
con queste 20 COSE
01 I Lasciarti dire che sei troppo giovane per essere capace di fare qualcosa.
Piatone iniziò a dedicarsi alla vita politica prima dei vent'anni. Per non parlare di
giganti come Steve Jobs e Mark Zuckerberg, che a meno di trent'anni avevano già
rivoluzionato la cultura mondiale. E se avessero dato retta a chi diceva loro: «Ma cosa ne
puoi sapere tu, alla tua età?», cosa sarebbe successo?
03 I Sprecare tempo ed energie a dare consigli ad amici che non hanno alcuna
intenzione di risolvere i propri problemi.
È piuttosto frustrante trovarsi di fronte una persona cara che sta passando un brutto
momento e accorgersi che non ha la benché minima intenzione di prendere decisioni sensate,
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di agire secondo una logica o anche solo di ascoltare i consigli che ti ha chiesto. Alla fine, per
non litigare, sei costretto a fingere, ad annuire ipocritamente mentre si sfoga per l'ennesima
volta per lo stesso motivo. Sappi che a lungo termine finirai per non poterne più di ac-
cumulare rancore e archivierai l'amicizia.
04 I Rendere conto delle tue scelte alle persone per cui sei un semplice figurante.
Quando le persone ti fanno una testa così con le loro opinioni su quello che dovresti
(e non dovresti) fare, ti criticano perché secondo loro sei «sulla strada sbagliata» o vogliono
sempre mettere bocca sulle tue scelte, significa una cosa sola: hanno paura che tu li faccia
sfigurare, che tu non segua il copione da loro prestabilito. Con che faccia, pensano,
presenterò questa persona agli amici, ai parenti, ai colleghi? Ricordatelo bene quando decidi
a chi dare spazio nella tua vita.
05 I Rimanere in contatto con persone che non ti piacciono solo perché ti senti
obbligato, perché ti fa comodo, perché altrimenti ti sentiresti in colpa, perché hai paura
di essere giudicato male se inizi a esprimere la tua opinione sincera.
Non devi sprecare la tua vita a farti in quattro per compiacere persone che non si
sognerebbero mai di fare lo stesso per te.
07 I Mangiare cibo che non ti piace davvero, partecipare a eventi che non ti
interessano, diventare f ollower di persone che ti irritano, accumulare vestiti per
occasioni che non arriveranno mai, mettere in pausa la tua vita per aspettare una
persona che non vorrà mai impegnarsi con te. fi incredibile quanto tempo prezioso
sprechiamo a correre dietro e poi ad aggrapparci disperatamente a cose che non ci
interessano, e anzi ci distolgono dal perseguire gli obiettivi che ci danno gioia, hanno uno
scopo e un significato.
08 I Non prenderti il tempo per riflettere e capire cosa vuoi davvero, anche se in
questo momento significa solo diventare consapevole del fatto che non ne sei ancora
sicuro e che ti va bene così. Fai attenzione: non devi lasciare che la tua paura di non
trovare un porto sicuro non ti permetta di navigare.
Continuerai a correre come un criceto sulla ruota se non ti prendi il tempo di
riflettere, soppesare i prò e i contro, dialogare con il tuo io più profondo, ascoltare quella
voce che ti implora di seguire il tuo istinto per diventare la persona che sei destinato a
essere, anche solo per un giorno, un'ora, un anno.
170
10 I Giudicare le persone perché fanno cose (che trovi) sbagliate. Ricorda che
ogni azione ha uno scopo. Non è importante essere sempre perfetti, ma vivere
esperienze che ci fanno crescere, ci insegnano qualcosa di nuovo e ci trasformano.
13 I Tagliare i ponti con le persone per motivi futili: non sai mai se un giorno
quel contatto ti sarebbe potuto tornare utile.
Questo periodo della tua vita è straripante di occasioni e pieno di possibili casi di
serendipità, quindi fai tesoro di ogni persona che incontri. Se proprio vuoi prendere le
distanze da qualcuno, impara a chiuderti dietro la porta con grazia, così non la troverai
sprangata se avrai bisogno di bussarvi di nuovo, in futuro.
171
16 I Non sperimentare con i capelli, il trucco o lo stile perché hai paura dei
cambiamenti.
Se giochi con il tuo aspetto ottieni due risultati: uno, prendi maggiore confidenza
con il tuo corpo (notizia flash: dovrai portartelo dietro per tutta la vita, quindi tanto vale
andarci d'accordo); due, inizi ad abituarti all'idea che il tuo fisico è in continuo
mutamento (seconda notizia flash: d'ora in poi sarà sempre così). Alcuni cambiamenti
saranno voluti, altri no. Non ti fossilizzare sul tuo aspetto attuale, perché è
inevitabilmente destinato a trasformarsi quando crescerai e invecchierai.
18 I Non farti un piatto di pasta con gli amici alle quattro del mattino.
Almeno una volta, mangia la pizza della sera prima per colazione, bacia uno
sconosciuto, dai il tuo numero di telefono alla persona con cui ti sei scambiato sguardi
per rutta la sera al bar, parti per un viaggio in macchina con il tuo migliore amico senza
pianificare nulla... insomma, fai tutte le esperienze vagamente irresponsabili ma tutto
sommato prive di conseguenze che sei tentato di fare ma per cui non hai ancora trovato il
coraggio. Lo dico seriamente: falle.
172
68
Sii FELICE delle tue SCELTE, e non avrai
BISOGNO dell’APPROVAZIONE degli altri:
questo e altri 11 SEGRETI
per DIVENTARE una PERSONA APPAGATA
173
desideri si nasconde dietro i gesti che fai tutti i giorni. È inutile confezionare una quarta
di copertina perfetta se non ti impegni prima a scrivere il romanzo.
04 I Sii felice delle tue scelte, e non avrai bisogno dell'approvazione degli altri.
Quando sei felice di ciò che hai scelto di fare, non hai bisogno di segnali di
rinforzo esterni. Inoltre, per ironia della sorte, se sei visibilmente felice di ciò che hai
scelto, gli altri ti daranno tutta l'approvazione che cercavi.
05 I L'obiettivo finale è questo: capire che le cose più semplici sono le più
straordinarie.
Se il tuo unico obiettivo è avere in mano qualcosa di tangibile (i soldi, un
contratto di pubblicazione, un titolo professionale...), significa che non hai ancora capito
quale sia per davvero. Questi risultati sono semplici spunte su una lista, i prodotti del
modo in cui vivi, ma non sono la piena realizzazione di te stesso. Scrivere un libro, per
esempio, è un mezzo per esprimere la tua realizzazione, ma non la rappresenta in toto. C'è
una bella differenza fra una radio e un'onda sonora.
174
eccessivo. Prenditi il tuo tempo e metti amore in ciò che fai: i risultati non tarderanno e
gli altri se ne accorgeranno.
08 I Sei l'artefice di ogni aspetto della tua vita. Tutto ciò che sei viene alimentato
da te.
Riflettici bene: ogni piccolo gesto che fai alimenta una parte di te. La tua mania di
controllo, la passione per il tuo lavoro, il risentimento nei confronti di tua sorella, il tuo
atteggiamento sottomesso nelle relazioni sentimentali. Sei tu che dai da mangiare a tutte
queste bestioline dentro di te. Ti sei mai chiesto se davvero valga la pena di sfamarle
tutte?
12 I Non puoi essere chiunque tu voglia, ma, se sei molto fortunato e lavori con
impegno, puoi avere il privilegio di essere te stesso.
Non è un po' il sogno di tutti, alla fin fine? Tanto più si hanno ambizioni
megalomani, in genere del tutto scollegate da una va-lutazione onesta delle proprie
capacità e del proprio carattere, quanto più si soffre di un complesso di inferiorità. È
difficile da credere, ma le persone che fanno cose straordinarie le considerano normali.
Forse proprio per questo riescono a integrarle nella loro routine e a realizzarle. Sono
determinate e perseveranti perché guidate da un motore infallibile: ciò che fanno è
perfettamente in linea con ciò che sono.
Aprire gli occhi su noi stessi è un privilegio tanto incredibile quanto arduo da
mettere in pratica. Ed è un privilegio ancora più grande avere a fianco qualcuno che ci
175
ama per quello che siamo, avere un lavoro che ci impegna e una vita che ci soddisfa,
anche se finora non abbiamo fatto altro che criticarli.
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COSE che può sapere
solo chi ha PERSO un AMORE
Chi ha perso un amore sa che non si può perdere davvero l'amore di un'altra
persona, poiché in realtà non lo si è mai avuto. Possiamo vivere sulla nostra pelle l'amore
che qualcuno ci offre, ma non lo possediamo: chi dice il contrario è un povero illuso. Chi
ha perso un amore sa che sta proprio lì l'inghippo: convincersi che l'altra persona sia in
grado di portarci via un pezzo di noi quando se ne va, credere che la nostra salvezza
dipenda proprio da quella persona perché siamo convinti che la salvezza arrivi da
qualcuno al di fuori di noi (quando invece solo noi stessi possiamo salvarci).
Chi ha perso un amore sa che a volte si perdono cose che in realtà non si sono mai
avute, si mette fine a relazioni mai realmente iniziate con persone che non hanno avuto il
tempo, il modo o la voglia di realizzare i sogni e i piani che avevate fatto insieme. Sa che
si può piangere al funerale di una persona che è esistita solo nella mente.
Chi ha perso un amore sa cosa significa riempire il letto di cuscini per non sentire
il vuoto di fianco a sé, e allo stesso modo riempire la propria vita di impegni di lavoro e
di appuntamenti con persone insignificanti e passare ore a provare una tristezza indicibile
(e sa che accoglierla e viverla è terapeutico).
Sa cosa significa credere che non si amerà mai qualcun altro
quanto abbiamo amato quella persona. Sa che tutto appare improvvisamente
illogico, insensato, ingiusto, immorale e sbagliato.
176
Sa che non sempre è possibile rimanere con la persona che ami di più al mondo
per una vita intera, ma che a volte è possibile passare una vita intera a cercare di
accettarlo.
E, cosa più importante, sa che superare una rottura non è una scelta consapevole,
ma ciò che accade quando smetti di provarci. Quando smetti di sforzarti di non pensare
più a qualcuno e inizi a pensare a te stesso, allora lo dimentichi davvero.
Sa cosa significa ripensare alle cose che non credevi di riuscire a superare, e
realizzare che anche il dolore più devastante si attenua con il tempo, si addolcisce con la
comprensione e si lascia andare con la consapevolezza.
Sa che riuscire a venir fuori dalle macerie della disperazione significa acquisire
una forza straordinaria.
Chi ha perso un amore tiene in grande considerazione i sentimenti altrui. Sa cosa
si prova quando sul cuore passa un carrarma-to. Quando si innamorano di nuovo, queste
persone sono delicate e quasi timide nel dimostrarlo, tanto che il loro atteggiamento esi-
tante potrebbe essere scambiato per indifferenza; ma non è così, anzi. Hanno solo
maturato un grande rispetto per gli altri e una profonda comprensione del cuore umano:
di quanto possa amare intensamente, di quanto facilmente si possa spezzare.
Chi ha perso un amore sa come ci si sente ad avere una morsa che stringe il petto,
la gola, le gambe. Sa che l'angoscia può spingerti fino all'orlo del precipizio, quando ti
sembra di non avere altra scelta.
Sa che incontrare un'anima gemella non significa (quasi mai) vivere per sempre
felici e contenti. Significa provare un amore che ti accende una luce dentro, che illumina
ogni parte di te, anche la più recondita. Un'anima gemella ti mostra chi sei davvero, nel
profondo.
Ed è questo il bello.
Sa che la mancanza di una persona è sempre e comunque superiore all'amore che
provavi quando era accanto a te. Sa che non c'è altra scelta se non vivere nel momento
presente, nel qui e ora, perché altrimenti si cadrebbe in un loop ossessivo: Ma com'è po-
tuto accadere? E ora cosa faccio? Dove sarà adesso, con chi? Mi ha mai amato davvero?
Chi ha perso un amore sa apprezzare ciò che ha.
Sa che forse non esiste in natura un dolore più lancinante di vedere con i propri
occhi che la persona che ami è innamorata di qualcun altro. O, per essere più precisi, di
vedere con i propri occhi che la persona che pensavi appartenesse a te ormai appartiene a
qualcun altro. Tanto semplice quanto atroce. Sa che anche se provavi un oceano
sterminato d'amore, può finire all'improvviso in una minuscola goccia.
Sa che immagini continuamente scenari in cui incontri la persona che hai perso.
Sa che compri vestiti pensando a questa persona, che ripassi mentalmente le battute che
dirai per fare colpo, che vai dal parrucchiere e ti iscrivi in palestra nell'illusione che se e
quando la rivedrai, si innamorerà di nuovo di te.
E sa quello che si prova quando ti capita di incontrarla per strada con il nuovo
partner, una persona che può sembrati meglio o peggio di te, ma che comunque non sei
tu.
Proprio da quell'ondata di dolore che toglie il fiato si impara una lezione
fondamentale: che l'amore che qualcuno ha provato per te non può essere intaccato
dall'amore che ora prova per un'altra persona. L'amore non si esaurisce, non vale per un
solo giro di giostra.
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E una volta capito questo, tutto diventa chiaro.
Chi ha perso l'amore sa cosa significa convivere con il fantasma di ciò che
sarebbe potuto succedere e di ciò che sarebbe dovuto succedere e di ciò che forse
potrebbe ancora succedere. Sa che cammini per strada e ti chiedi incessantemente cosa
direbbe quella persona, cosa penserebbe, se fosse al tuo fianco. Sa che sei seduto al bar
con i tuoi amici e all'improvviso perdi il filo della conversazione, ti senti scollegato da
tutto e da tutti, e riesci solo a pensare a cosa direbbe quella persona se fosse lì. Sa che
quando sei in fila alla cassa del supermercato e trasmettono la vostra canzone alla radio,
di colpo tutti i ricordi della vostra storia tornano ad affollarti la mente, e cominci a
pensare che di sicuro sta facendo le stesse cose che faceva con te, ma con qualcun altro.
Sa cosa si prova a essere consapevoli del fatto che nel mondo si aggira una
persona che ora ti è estranea, ma che un tempo ti conosceva dalla punta dei piedi alla
punta dei capelli.
Sa che nella vita si cerca ciò di cui si ha bisogno in quel preciso momento, anche
se è doloroso e richiede una metamorfosi.
Sa che non è possibile perdere davvero l'amore. Sa che il senso dell'amore sta
nell'averle provato, nell'essere cresciuti insieme, nell'aver preso e donato, nell'aver
imparato e ampliato i propri orizzonti. Il senso dell'amore non è possederlo per sempre,
ma viverlo finché ti permette di realizzare le tue potenzialità.
Sa che quando rimani solo, ti chiedi: E adesso che ne farò di tutto questo amore
che mi resta?
E che la risposta giusta è questa: riversalo su di te.
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70
La FELICITÀ
è una cosa SEMPLICE
Sappi che non è obbligatorio spendere soldi per essere felici. Le cose che non
costano niente sono quelle per cui vale la pena vivere. Certo, puoi mettere mano al
portafogli e acquistare oggetti o prenotare viaggi, ma nessuna somma di denaro può
comprare l'esperienza che ne trarrai. Non è importante ciò che fai, ma le emozioni che
provi mentre lo fai. Condurre una vita piena di significato non significa bombardare i tuoi
sensi di novità, ma imparare ad apprezzare le cose più semplici e apparentemente banali
del tuo quotidiano per goderne appieno.
Scopri il piacere della lettura, qualsiasi cosa tu ami leggere; scopri il piacere di
parlare con le persone, anche quando sono diverse da te: imparerai una lezione
straordinaria che arricchirà la tua permanenza su questa Terra, e cioè che non esiste una
sola, monolitica verità, ma molteplici punti di vista che possono coesistere.
Scopri il piacere di cucinare e mangiare cibi semplici. Scopri il piacere di
esplorare campi e boschi, di fare campeggio, di camminare nella natura, di accendere un
fuoco, di ammirare l'alba e il tramonto. Scopri il piacere di scrivere a lume di candela in
una serata estiva di pioggia. Scopri il piacere di dormire tra lenzuola fresche di bucato, di
lavare i piatti con cura, di fare un bagno caldo e di guidare a lungo senza una meta
precisa.
Impara ad abbassare il tiro delle tue esigenze e dei tuoi desideri.
Impara a respirare profondamente. Ad assaporare il cibo, a fare un buon sonno
ristoratore. Quando ridi, ridi a crepapelle, finché non ti manca il fiato e ti viene mal di
pancia. Quando ti arrabbi, arrabbiati sul serio, butta tutto fuori. È controproducente
179
cercare di tenersi dentro le emozioni negative: troveranno un altro modo, ben peggiore e
debilitante, per ripresentarsi nella tua vita. Ricordati che la rabbia e la tristezza non
possono controllarti, a meno che tu non cerchi ostinatamente di opporvi resistenza: allora
si pianteranno lì in un angolo della tua coscienza e metteranno radici.
Impara a mollare la presa sui pensieri negativi: se ne andranno alla deriva e
verranno di nuovo inghiottiti dal nulla da dove sono venuti.
Fai ciò che ti riesce spontaneo. Lasciati guidare dall'istinto. Trova un amore che
sia così: naturale. Dicono che il successo arriva solo a chi lavora come un mulo per
raggiungere l'obiettivo, ma è una bugia. Ci diciamo così solo perché altrimenti ci
sembrerebbe troppo facile, ma è solo un modo per crearci un problema laddove non
esiste. Se una cosa va forzata, probabilmente non funzionerà.
Scegli di avere attorno a te solo oggetti che abbiano una funzione pratica o un
valore sentimentale. Quando sei nel tuo spazio e tutto ciò che puoi vedere, toccare e usare
ti trasmette un senso di sicurezza, importanza, praticità, gioia... allora la tua vita quoti-
diana si svolge in un regno di benessere. Quando non sei sommerso dal disordine, quando
possiedi oggetti nella misura in cui riesci a tenerli puliti e in ordine, allora tutto sembra
trovare un suo posto e un suo perché.
La complessità è la scelta più facile. Spesso ci perdiamo nella moltitudine di
pensieri e paure che ci affolla la mente, e lasciamo che prendano il comando di ogni
nostro gesto.
La semplicità è più difficile: ci chiede di ragionare in maniera
lucida. È la meta in fondo a un arduo e lungo cammino verso una percezione
purificata da ogni ombra di condizionamento esterno o pensiero negativo. Ma una volta
raggiunta, sarà tua per sempre. Sei libero di accumulare oggetti per il resto della tua vita,
ma sappi che ognuno di essi diventerà obsoleto e consunto, si romperà, dovrà essere
riparato o sostituito o buttato nella spazzatura. Ma la tua capacità di apprezzarne il valore
e l'utilità, quella, non te la potrà togliere mai nessuno. Ed è questo il bello di scegliere una
vita fondata sulla semplicità: l'ordinario diventa straordinario.
Alla gente piace tanto parlare delle cose che secondo loro li renderanno
finalmente felici. E chi non è alla ricerca della felicità, anche se forse non la chiama
proprio con questo nome? Stabilità, amore, denaro. La psicologia della felicità ha avuto
un successo straordinario negli ultimi venticinque anni perché viviamo in una società
fondata sul mito di un benessere radicale e privo di restrizioni: emancipazione dalla
religione, libertà di scelta, democrazia. Eppure, siamo davvero più felici così? Con le
nostre belle case arredate secondo le tendenze del momento, le nostre aziende, le nostre
relazioni sentimentali che naufragano l'una dopo l'altra perché non sono mai all'altezza
delle nostre aspettative irrealistiche? No, e la ragione è semplice: abbiamo cambiato tutto,
tranne il nostro modo di pensare, che è alla base delle nostre percezioni. I nostri orizzonti
sono ampi tanto quanto la nostra capacità di percepirli. La nostra vita cresce nella misura
in cui cresce la nostra capacità di espanderci. Le nostre esperienze sono il nostro riflesso.
E ricordatelo bene: non hai tutta l'eternità per cambiare le cose, per prendere in
mano la situazione. I giorni passano in fretta, e così le settimane, i mesi, gli anni, e se non
cambi ora ti troverai sempre a cercare la luce negli altri, o nel denaro, o in questa o
quell'altra cosa. Credimi, è più semplice cercare la luce dentro di sé, proprio perché è
l'unica cosa giusta da fare. Se ti sembra di non vederla, è perché sei tu stesso la luce: devi
solo sfrondare tutto il superfluo che le impedisce di brillare con forza.
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71
Se CREDI che la tua VITA
non abbia una DIREZIONE,
ecco 18 piccoli PROMEMORIA
02 I Sei tu a decidere il tuo percorso. Quando ti senti perso non significa che
hai smarrito la strada, ma è probabile che tu abbia momentaneamente mollato la presa sul
volante della tua vita e che ti rifiuti di arrenderti al corso degli eventi. Per ritrovare te
stesso devi accettare la realtà dei fatti e continuare a scrivere la tua storia a parole tue.
03 I J.K. Rowling non sapeva che sarebbe diventata una delle autrici più
famose al mondo: stava solo scrivendo un racconto per i suoi figli. Steve Jobs non
sapeva di essere un pioniere che avrebbe rivoluzionato il modo in cui l'umanità
interagisce con la tecnologia: era solo un nerd che assemblava computer in un garage.
Magari anche tu stai facendo qualcosa di straordinario senza rendertene conto.
04 I Non sei in grado di prevedere o pianificare ciò che succederà fra cinque
anni.
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06 I Pianificare la tua vita (o avere le idee chiare su dove stai andando) non è
sinonimo di ambizione: è uno stratagemma che usi per tranquillizzarti. Concentrati
piuttosto su ciò che vuoi fare ogni singolo giorno della tua vita. Ne vale la pena. È la
scelta più nobile. È la scelta che ti porterà dove vuoi arrivare.
07 I Non devi niente alla persona che eri in passato. Non sei tenuto a essere la
persona che pensavi di voler diventare qualche anno fa.
08 I Devi però tutto alla persona che sei ora. Chiediti cosa vuoi davvero, cosa ti
piace, cosa ti attira, quali sono le tue esigenze e cosa ti meriti.
09 I Sai per quale motivo non hai le cose che un tempo desi deravi così
ardentemente? Perché ormai non le vuoi più. O perlomeno non abbastanza.
15 I La cultura dei social media ci ha reso ancora più ossessio nati dal
«prossimo traguardo». Se ti sembra di non avere una direzione, forse stai solo subendo
la pressione di dover avere per forza un qualche obiettivo grandioso che impressioni i
tuoi follower.
16 I Non devi per forza mietere successi per considerarti un essere umano
degno di questo nome. Le persone davvero straordinarie sono, per l'appunto, eccezioni
alla regola. Ciò non significa che tu non possa comunque vivere una vita appagante,
piena di amore, di gioia e di riconoscenza per le meraviglie del mondo.
18 I Smetti di chiederti: Cosa sto facendo della mia vita?, e inizia a domandarti:
Cosa farò della giornata di oggi?
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72
L’arte della CONSAPEVOLEZZA,
o come SMETTERE
di ODIARE TE STESSO
183
che ti mostrano gli altri. Anche le esperienze più pesanti e difficili hanno una funzione nella
tua vita e ti aiuteranno ad aprirti a una verità nuova che altrimenti non saresti mai stato in
grado di comprendere.
Ecco alcune riflessioni da prendere in considerazione quando vedi tutto nero e non
riesci a trovare una via d'uscita.
02 I Quello che pensi che gli altri pensino di te è molto più rivelatorio di ciò che
pensano davvero.
Quando raggiungi la consapevolezza che farti ossessivamente la domanda Cosa
penseranno gli altri di me? è come correre una maratona infinita che non potrai mai vincere,
inizi a comprendere che l'opinione che hai di te diventa l'opinione che gli altri hanno di te.
Curioso, non è vero?
03 I Le tue reazioni contano più delle azioni altrui. Sei tu a scegliere come
reagire.
Le tue opinioni, i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti, le tue emozioni, il tuo umore non
devono dipendere da quello che dicono (o non dicono) o credono (o non credono) le altre
persone di te, o dalle tue supposizioni in merito. Ecco una verità scomoda: non saprai mai
per certo o per davvero quello che gli altri pensano, raccontano o immaginano di te, e ti
dirò di più, non sono affari tuoi. Continueranno a farlo, che tu ne venga a conoscenza o
meno, e non puoi fare nulla per cambiarlo. L'unico aspetto su cui puoi intervenire è la
misura in cui decidi di censurare te stesso in base all'ipotetico giudizio altrui. Loro sono
liberi di dire quello che vogliono. E tu sei libero di reagire come vuoi.
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auguro di non arrivare mai al punto in cui ti guardi alle spalle e dici: «Wow, avevo già
capito proprio tutto!», perché significherebbe che hai smesso di crescere. E quindi di
vivere.
06 I Esistono problemi che interessano ogni aspetto della tua vita, e poi esistono
i sintomi di quei problemi, che ciclicamente tornano a presentarsi.
Quando avverte un malessere, la maggior parte di noi si limita a curare i sintomi.
Per esempio: perdere peso non risolverà i tuoi problemi di autostima, anche se tu sei
straconvinto che una dieta farà il miracolo. Certo, dimagrire ti permetterà di entrare nella
taglia di pantaloni che percepisci come «quella giusta», ma non ti insegnerà ad amare il
tuo corpo. Continuerai a tormentarti di sensi di colpa se solo salti la palestra per un
giorno o mangi una pizza. E inutile sistemare la facciata di una casa se le fondamenta
sono marce. Non dico che rimetterle in sesto sia un lavoro facile o piacevole; sto solo
dicendo che è necessario e prima o poi sarai obbligato a farlo. Puoi scegliere di iniziare
ora di tua volontà o essere costretto a correre ai ripari quando sarà troppo tardi.
07 I Sappi che almeno un altro milione di persone sta provando le stesse paure,
preoccupazioni, paranoie e insicurezze che ti stanno torturando in questo istante.
Il problema è che l'odio per se stessi è un isolante naturale. Tu diventi «quello
diverso» e gli altri sono «le persone normali pronte a giudicarti». Be', mi dispiace dare al
tuo ego questa notizia sconcertante, ma tieniti forte: in linea generale (a parte le rarissime
eccezioni), tutto ciò che fai è già stato fatto, da qualche parte nello spaziotempo. La
condizione umana è per sua stessa natura universale. Se ci isoliamo e iniziamo a
convincerci che siamo unici (e soli) al mondo, la sofferenza diventa insopportabile.
Interessante, no?
09 I Nessuno pensa a te tanto quanto lo fai tu. Gli altri sono troppo occupati a
pensare a se stessi.
Passiamo una quantità sconcertante di tempo a cercare di mettere a tacere la
voce dentro di noi che ci vuole convincere che quella persona ci odia, o che quell'altra
pensa male di noi. Ci sfugge però un aspetto fondamentale, e cioè che non siamo nella
testa degli altri. Possiamo fare previsioni o ipotesi, per quanto ragionevoli, ma saranno
sempre pesantemente influenzate dal nostro giudizio. Ogni sin gola persona è al centro
del proprio mondo come tu lo sei del tuo.
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10 I La posta in gioco è troppo alta... ... per sprecare il tempo a preoccuparti di
mille questioni insigni ficanti e passeggere che ti distolgono dalle gioie della vita.
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10 DOMANDE da farti
quando NON SAI quale sarà
la tua PROSSIMA MOSSA
01 I Se la vita dei tuoi sogni fosse realtà, come si svolgerebbe la tua giornata
di domani? Quando immagini la vita che desideri, pensa a come sarebbe una tua giornata
tipo. Cosa faresti domani, per esempio? Quali sarebbero le differenze rispetto a ciò che
fai normalmente? C'è almeno una cosa che potresti iniziare a mettere in pratica oggi
stesso?
03 I Se nessuno sapesse come spenderai il resto della tua vita, cosa sceglieresti
di fare? Se la tua vita non fosse uno spettacolo a uso e consumo degli altri, se le tue
azioni fossero pura mente funzionali a se stesse, come passeresti il tuo tempo? Quali
sarebbero i tuoi interessi? Cosa ti entusiasmerebbe?
04 I Se fossi morto ieri, quale sarebbe il tuo rimpianto più grande? Di solito
ci si chiede: E se morissi domani? Io però ti propongo di immaginare di essere già morto.
Cosa rimpiangeresti di più? Cosa avresti voluto fare, dire, vedere di diverso?
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05 I Quali sono le cinque cose più importanti per te? Che tu te ne renda conto o
meno, la tua vita si basa sulle poche cose di cui ti importa veramente. E quando non è
così, avvertirai una sensazione di disallineamento (se va bene) o di deragliamento (se va
male). Per essere appagato devi vivere in sintonia con i tuoi valori.
08 I Qual è la tua difficoltà più grande, ora come ora? Sembra controintuitivo,
ma le questioni che ci tormentano di più sono in realtà indicatori lampeggianti della
strada che dovremmo imboccare. Se senti che il tuo problema maggiore sia non avere un
partner, dovresti provare a fare qualcosa per cambiare la tua situazione sentimentale, e
così via.
09 I Quali sono i lati positivi della tua vita attuale? Ecco il mantra che
dovrebbe accompagnare qualsiasi cambiamento di rilievo: «Comincia dal punto in cui ti
trovi, usa ciò che hai, fai quello che puoi.» Non c'è altro modo per ottenere dei risultati.
188
74
II SEGRETO
per MOLLARE la PRESA
è CAPIRE che in realtà
non abbiamo già PIÙ NIENTE in mano
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Tutto considerato, le nozioni di buono e cattivo sono solo valori che assegniamo
in maniera soggettiva. Sono diverse per ogni persona, famiglia, cultura, nazione e razza.
Ciò che è giusto per me può essere sbagliato per il mio vicino di casa; ciò che io accolgo
come una buona notizia potrebbe sembrare una vera tragedia a un'altra persona. Basti
pensare al fatto che la storia non viene insegnata nello stesso modo in tutte le aule
scolastiche del mondo. Quando riesci a definire cosa sia «buono» per te, allora inizi a
sciogliere le tue catene. Non esiste una singola esperienza al mondo (nemmeno la più
dura da superare) che non possa essere letta positivamente, se impari a capire la funzione
che ha nella tua vita e cosa ti sta mostrando sul tuo cammino.
Amare qualcuno incondizionatamente è un fatto raro. In genere ci innamoriamo di
una persona solo se risponde a determinate caratteristiche. E se a un certo punto smette di
farlo, i nostri sentimenti iniziano a vacillare. Ecco perché le relazioni sentimentali più
travolgenti a un certo punto diventano così difficili: quella persona sembrava incarnare
perfettamente tutti i nostri desideri e soddisfare ogni nostra esigenza, ma a un certo punto
non è più così (perché, guarda un po', è un essere umano anche lei). Non ce ne
capacitiamo: perché non fa più esattamente quello che voglio e di cui ho bisogno? Come
può farmi questo?
Ho una notizia shock per te: questo non è vero amore, ma la versione diluita, per
principianti. Se vuoi andare oltre, devi smettere di valutare il tuo partner alla luce di
quello che fa per te, e iniziare ad amarlo per la sua individualità e per la sua presenza
nella tua vita.
Siamo proprio incontentabili. Proclamiamo di volere amore incondizionato e
felicità, ma non facciamo nulla per ottenerli. Li vogliamo solo quando arriva qualcuno
nelle nostre vite. Perché? Perché in questo modo possiamo scaricare su un'altra persona la
responsabilità di renderci e mantenerci felici.
Se vuoi sentirti centrato e padrone di te stesso, devi primo mollare la presa e
spalancare la porta a tutto. Lascia entrare l'amore e il dolore, vivi intensamente gli alti e i
bassi. Non ti fossilizzare sulle intenzioni. Sii... e basta. Scoprirai che anche le sofferenze
più profonde si dissolveranno come neve al sole.
Nel Tao si dice che la morbidezza e la flessibilità sono le compagne della vita. Ci
hai mai pensato? I nostri corpi si irrigidiscono dopo la morte. Gli alberi si induriscono
dopo essere stati abbattuti. La morte è sinonimo di rigidità, la vita di flessuosità.
Quando i nostri cuori diventano di pietra significa che abbiamo alzato un muro
per tentare di arginare le emozioni più pure e selvagge. Per sbloccarci, dobbiamo
smantellarlo. Gli alberi abbattuti vengono fatti a pezzi con le accette. I cadaveri
marciscono. Nulla rimane rigido a lungo.
Il nostro cervello è dotato di un meccanismo molto scaltro: si concentra sul dolore
più intenso e attutisce tutti gli altri. Ci costringe ad affrontare la parte più difficile per
prima. Quindi, anche se ci sembra di trascurare gli altri problemi della nostra vita con-
centrandoci solo su uno di essi, in realtà stiamo facendo la cosa giusta: ci stiamo aprendo.
Ecco perché lasciare andare la presa, in realtà, significa accettare che non
abbiamo già più niente in mano. Possiamo scegliere di perderci nel labirinto di specchi in
cui ci aggiriamo quando pensiamo di esercitare un controllo maniacale su tutto, oppure di
scoprire la gioia del caos, anche se all'inizio ne saremo sopraffatti. Ma sappi che non
durerà per sempre. Durerà solo finché ci ostiniamo a volerci mettere di traverso. A voler
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lottare contro il corso I naturale delle cose. A voler controllare l'incontrollabile. A non ac-
cettare che siamo aggrappati a qualcosa (o qualcuno) che abbiamo già perso.
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La tua VITA non è un ROMANZO,
ma una RACCOLTA di RACCONTI
La persona che sarai in futuro non deve per forza assomigliare alla persona che eri
in passato.
Spesso siamo noi il più grande ostacolo alla nostra crescita, perché rimaniamo
aggrappati ai desideri e ai progetti di chi eravamo prima. Non riusciamo a scrivere un
nuovo capitolo della nostra storia senza che sia per forza una continuazione logica di tutti
i precedenti. Me ne sono resa conto quando ho riflettuto sul mio comportamento (e sul
comportamento delle persone in generale) e ho individuato le seguenti tre tendenze
autolesioniste.
Prima: ci creiamo problemi che non esistono. Come se le nostre vite avessero
senso solo nella misura in cui dobbiamo superare un'avversità. La felicità è una scelta
consapevole, altrimenti decidiamo di vivere nella realtà che il nostro inconscio pensa di
meritare. E quello che pensiamo di meritare si basa sulle opinioni che gli altri hanno di
noi.
Seconda: se qualcosa ci sembra troppo bello per essere vero, lo evitiamo come la
peste. Tendiamo a distruggere (mentalmente o in altro modo) la perfezione.
Terza: ogni volta che dobbiamo compiere una scelta, facciamo «il riassunto delle
puntate precedenti» per vedere se la storia fila. «Si è laureato, ha iniziato a lavorare nel
posto Tale a ventiduc anni...» Come se le nostre decisioni fossero accettabili solo se suo
nano bene e fanno una bella figura nel curriculum della nostra esistenza, e non se sono
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giuste per noi in quel preciso momento. Ma queste sinossi hanno come protagonista un
personaggio che ormai non esiste più. Non sempre le storie filano lisce, non sempre le
traiettorie sono lineari.
Se dentro di te coesistono verità inconciliabili, accettale. Sono tutte valide. E
ricordati che non ha senso schivare le cose belle solo perché, a un certo punto della storia,
hai deciso che il tuo personaggio non se le merita. In questo modo stai scappando dalla
felicità.
La tua vita non è una retrospettiva nostalgica con una commovente colonna
sonora di violini. Non è un flashback in bianco e nero. La vita è cangiante, vivida, brutale
e imprevedibile. Non la puoi riassumere con un grafico o tracciare su una mappa. L'unica
trama possibile è quella del presente, del qui e ora. Non ci rendiamo neanche conto di
quanto spesso compiamo scelte sulla base di convinzioni obsolete in cui non crediamo
più ma a cui continuiamo ad aggrapparci. I nostri limiti sono determinati dalla stima che
abbiamo di noi stessi, e le nostre esperienze si fermano alle soglie di questi limiti, e la
nostra vita è una somma di tali esperienze.
La tua vita non è un romanzo, ma un libro composto da tanti f racconti a se stanti
che non devono per forza seguire un ordine, cronologico (o logico). La voce narrante può
cambiare. Alcuni racconti possono essere brevissimi, altri lunghi centinaia di pagine,
rarefatti, confusi, entusiasmanti... come desideri tu. L'importante è che tu capisca di
esserne l'unico autore, e che ti lasci alle spalle i vecchi capitoli per poterne scrivere di
nuovi.
76
La COSCIENZA del MONDO
si'sta RISVEGLIANDO:
ecco i SEGNALI
Esiste una teoria sociologica secondo cui il progresso dell'umanità non è lineare
ma ciclico. Le civiltà sorgono e tramontano, e l'intelligenza collettiva si sviluppa e poi
decresce secondo la stessa dinamica. Non serve riaprire i libri di scuola o essere esperti
antropologi per capire che gli esseri umani hanno momenti di spettacolare evoluzione
seguiti da fasi di decadenza altrettanto catastrofica.
Questa teoria non nasce dal nulla. Fin dall'antichità si è creduto che la Terra
subisse l'influenza della sua stessa orbita di rivoluzione verso l'equinozio. Ogni volta che
il nostro pianeta raggiunge il punto più vicino al Sole, ovvero il fulcro energetico
dell'universo, ci approssimiamo al momento del risveglio. In questo periodo storico
stiamo procedendo verso la luce.
Ma mettiamo da parte la mitologia e guardiamo cosa sta succedendo nel mondo
oggi. La nostra coscienza collettiva sta ampliando i propri orizzonti. Nel bene e nel male,
siamo più consapevoli di ciò che accade nel mondo, ci sforziamo di conoscere noi stessi,
stiamo imparando a lavorare sulle nostre emozioni e costruirò le nostre vite sulle
fondamenta dei valori in cui crediamo dawe ro, e non dei dogmi che ci vengono imposti
dall'alto. Qualunque sia la causa di questo risveglio, ecco qualche effetto tangibile.
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01 I Le persone iniziano a capire che il potere è ne mani. Autodeterminazione,
individualità, autonorr sono considerate le basi di una vita piena e appagant
03 I Sulle prime pagine dei giornali si parla spesso di a menti relativi alla
giustizia sociale e chi non pensa tutti gli esseri umani siano uguali viene bollato
«ignorante». Di certo non è la prima volta nella stori cui l'umanità si ribella alle catene
dell'oppressione, ma l'aiuto della tecnologia, la diffusione delle idee di ug glianza e
accoglienza ha fatto sì che diventassero «il nuovo normale».
07 I Tutti possono far sentire la loro voce. Mentre prima le notizie venivano
filtrate da una élite di persone selezionate, oggi chiunque può dire la propria e condividere il
suo punto di vista. Nel bene e nel male, tutti possono trovare un modo per comunicare
pubblicamente la loro opinione (anche se talvolta ne faremmo volentieri a meno). Dal punto
di vista della libertà di opinione si tratta di un enorme passo avanti.
09 I Stiamo insieme a una persona perché siamo compatibili, non perché siamo
obbligati. Ormai sposarsi e procreare sono scelte, non doveri. Ora vogliamo compagni che
siano compatibili con il nostro stile di vita, vogliamo decidere se e quando fare figli,
vogliamo famiglie felici e non tradizionali.
193
lavando via il marchio d'infamia e la vergogna con cui prima venivano bollate le malattie
mentali e gli abusi. Siamo individui più empatici e tendiamo la mano a chi ha bisogno
d'aiuto: condividiamo, ci immedesimiamo, insegniamo e guariamo insieme a loro.
11 I II mondo del lavoro così com'è non funziona più. Siamo consapevoli che
lavorare troppo non ci fa bene, ma allo stesso tempo sappiamo anche che la ragione per cui
siamo schiavi del capitalismo è la nostra stessa sopravvivenza. Si inizia a parlare di orari
ridotti, di lavoro freelance e di equilibrio fra vita privata e lavoro, anche se il modello vigente
è ancora lontano dall'essere smantellato.
12 I Siamo persone più intuitive. Non solo: più empatiche, più curiose, più
informate, più tolleranti nei confronti di chi è diverso da noi.
15 I Siamo consapevoli delle conseguenze delle nostre azioni sul clima. Finora
abbiamo trattato la Terra come un oggetto usa-e-getta, non come una creatura vivente.
16 I Affrontiamo gli effetti delle emozioni che abbiamo a lungo represso. Con
ogni probabilità, negli ultimi cinque anni un tuo amico o un tuo parente ha attraversato un
cambiamento radicale e profondo che ha trasformato la sua vita e la sua persona. O forse l'hai
fatto tu stesso. In ogni caso, il punto non è essere fieri di aver affrontato un periodo difficile
ed esserne usciti, ma essere fieri di aver affrontato un periodo difficile e aver risvegliato una
parte più profonda di noi stessi.
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77
PERCHÉ diamo tanta
IMPORTANZA
alla SOFFERENZA?
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Viviamo intrappolati nelle gabbie mentali che ci hanno costruito attorno, e siamo
incapaci di piegarne le sbarre. Non appena ci troviamo in una situazione che sollecita un
ricordo negativo o pizzica una corda stonata, non ci concediamo il tempo di fermarci ad
analizzare la situazione in modo oggettivo: diamo la colpa alla circostanza estemporanea
che ha aggravato il problema preesistente.
Non possiamo lasciare che la nostra sofferenza ci detti il copione del nostro
dialogo intcriore. Non possiamo lasciare che i pensieri involontari e compulsivi prendano
il sopravvento. Ogni volta che permettiamo che ciò accada, permettiamo che
quell'emozione avveleni la nostra coscienza e si concretizzi nell'unica esperienza
possibile: proiettando il passato sul presente. Per un attimo devi provare a dissociarti da
te stesso e realizzare che ciò che ti succede non ha un riscontro nei fatti, ma è una mera
proiezione soggettiva e temporanea delle tue convinzioni; nel caso specifico, della
convinzione che devi per forza soffrire.
Ma, fai bene attenzione, il contrario del dolore non è la gioia, ma l'accettazione.
Cercare di opporre resistenza equivale a gettare benzina sul fuoco. Ti fa fare un passo
indietro, ti riporta al momento in cui hai deciso di soffocare quell'emozione. Non stai
smantellando la gabbia, stai aggiungendo ulteriori sbarre.
Lo so: è difficile credere che ci meritiamo di essere felici. Per questo troviamo
sempre nuovi e creativi metodi per attrarre e infliggerci una qualche sofferenza. È una
dicotomia naturale, umana, ma è possibile superarla. Se vuoi continuare a credere che sia
impossibile, continuerai anche a soffrire. Se ti sembra che la sofferenza sia una medaglia
al valore, un certificato di umanità, fai pure come credi. Ma la realtà è che la nostra
umanità non si cela in ciò che ci distrugge, ma in ciò che ci ricostruisce.
Come disse Marco Aurelio: «Scegli di non essere offeso e non ti sentirai offeso.
Non sentirti ferito e non sarai stato ferito.»
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La SOLITUDINE
è una RICCHEZZA
(se sai come usarla)
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funzione del ruolo che reciti nella vita delle altre persone, e nella tua. Quando smetti di
guardare a te stesso esclusivamente come membro della società. Quando smetti di
paragonarti agli altri. Solo a quel punto incominci a pensare con la tua testa, sebbene la tua
visione del mondo sarà ancora filtrata dal giudizio altrui. Non solo inizierai a sentire la tua
voce, ma prenderai consapevolezza del fatto che sei una persona con una sua mentalità unica
e individuale.
A quel punto comunicherai con te stesso in una lingua che ti sembrerà più profonda,
comprensibile, trasparente. Aldous Huxley diceva che siamo esseri dotati di linguaggio,
intelligenza, intuizione ed empatia, eppure non saremo mai capaci di comunicare qualcosa a
un'altra persona come vorremmo. L'essenza sostanziale di ogni pensiero e sentimento è per
sua natura incomunicabile, rinchiusa nella camera blindata della nostra anima e del nostro
corpo. La vita è una sentenza inappellabile da scontare in una cella di isolamento.
Potrebbe sembrare terribile, invece è meraviglioso.
Essere solo ti mostra chi sei quando smetti di indossare una maschera per gli altri.
Esisti unicamente per te stesso. Smetti di comportarti come vorrebbe la società per soddisfare
un certo standard, e inizi ad agire per sopravvivere, per sentirti vivo, per essere umano.
Neanche ti immagini quante delle tue abitudini quotidiane siano dettate dall'esigenza di
comportarti in maniera «accettabile» agli occhi del mondo, e di quanto questo scollamento
fra dovere e volere ti porti ad allontanarti dal vero te stesso.
La solitudine è un esercizio fondamentale. Ti radica al presente e ti aiuta a sfuggire
dal rumore delle ambizioni e dei desideri futili. Per questo è tanto liberatoria quanto
esasperante: ti mette davanti allo specchio e ti mostra con precisione cosa significhi essere
umani, nel bene e nel male. Ti costringe a guardare il quadro d'insieme, a scorgere i
ragionamenti nascosti, le cose come stanno.
L'unico momento in cui riusciamo a vedere l'immagine per intero è quando facciamo
qualche passo indietro per contemplarla.
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Come LIBERARE
le GENERAZIONI FUTURE
dal fardello dell’ANSIA
Molte persone non si rendono conto di esercitare un controllo sulle proprie emozioni
perché sono talmente occupate in altri pensieri ossessivi che non hanno tempo per provare
emozioni.
Trascorrono le giornate a preoccuparsi che i loro incubi diventino realtà. A contare i
soldi che dovrebbero guadagnare per essere considerate «persone di successo». A mangiare
porzioni sempre più piccole per non mettere su neanche un etto. A ogni singola parola che
dovrebbero dire e a ogni minimo gesto che dovrebbero fare per risultare più simpatici agli
altri. A pensare compulsivamente cosa postare sui loro social, o all'arredamento della loro
casa.
Usano la paura come strumento di autodisciplina.
Tutti questi pensieri non vengono interpretati come mezzi di controllo emotivo,
poiché attingono alla sfera fisica e mentale delle nostre vite. Eppure, usiamo gli aspetti
concreti e fisici delle nostre vite per controllare le emozioni, non il contrario. Ci convinciamo
che se troveremo «l'anima gemella» non avremo mai più il cuore spezzato; che se saremo
attraenti, verremo rispettati; che se le altre persone ci dimostreranno affetto, saremo in grado
di dimostrarlo a noi stessi.
Chiunque abbia difficoltà a gestire le emozioni e i pensieri irrazionali può
confermarlo: l'ansia e il panico sono spesso scatenati dalla paura di provare ansia e panico,
proprio come un cane che si morde la coda.
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Non ci rifiutiamo coscientemente di provare certe emozioni, ma troviamo altri
modi per aggirarle. Nel tentativo disperato di tenere tutto sotto controllo, di ridurre ogni
tipo di rischio e di evitare qualsiasi tipo di sentimento negativo anche solo per un minuto,
finiamo per vivere a metà. Ci frammentiamo, esprimendo solo una parte di noi alla volta.
Questo tipo di dissociazione inizia già durante l'infanzia, quando veniamo puniti
per aver espresso emozioni «negative». I bambini non sanno gestire i meccanismi
dell'autoregolazione emotiva. Semplicemente è un concetto che non hanno ancora
scoperto e che andrebbe loro spiegato, così come si spiegano loro tante altre cose: come
funziona il loro corpo, come si sta a tavola come si dimostra rispetto agli altri. Ma non
succede quasi mai.
Al contrario, da bambini impariamo presto che piangere o arrabbiarci verrà
considerato un capriccio da punire, e così iniziamo a mettere in atto il ciclo della
repressione. Ci viene insegnato che nostri genitori ci vorranno bene solo se «faremo i
bravi», e quindi cerchiamo di tenerci dentro le emozioni negative che temiamo non
verranno bene accolte.
Così sviluppiamo la paura di non essere amati. Madre Natura ci ha programmato
per ricercare l'affetto e le attenzioni dei nostri genitori. E se non arrivano naturalmente, ci
comportiamo in modo tale da forzarli. E nel farlo, purtroppo, perdiamo una parte cruciale
di noi stessi.
E alla fine eccoci qua: adulti ansiosi, ipercritici, apprensivi, incapaci di gestire i
rapporti con gli altri. Adulti che vogliono avere il controllo su tutto. Adulti che evitano di
provare emozioni per non doverle gestire.
Per crescere una nuova generazione che non sia tormentati) dall'ansia come la
nostra, dobbiamo essere adulti che accettano l'ansia. Dobbiamo essere la loro voce della
ragione. La nostra voce (specialmente se la sentiranno nei momenti in cui saranno più
vulnerabili e spaventati) diventerà quella della loro coscienza, un giorno. Per crescere una
futura generazione di adulti migliori dobbiamo iniziare a esserlo noi: più affettuosi,
comprensivi, accoglienti. I bambini non ascoltano le parole, ma seguono gli esempi. Se
vogliamo che il mondo cambi, dobbiamo cambiare noi. Se vogliamo essere modelli da
seguire, dobbiamo mostrare loro che sappiamo affrontare e gestire le nostre emozioni.
E ora, proprio in questo momento, hai il privilegio straordinario di imparare a
farlo. Pensi di non avere l'intelligenza emotiva per superare l'ansia?'Bene, hai l'occasione
di partire da zero e costruirla in maniera consapevole, tassello dopo tassello. Hai il po-
tenziale per offrire un dono inestimabile ai tuoi figli, ai tuoi nipoti, e ai loro figli dopo di
loro: la conoscenza di sé. Ma per farlo, devi prima regalarlo a te stesso (e non è sempre
così?).
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80
L’INTELLIGENZA EMOTIVA
spiegata a chi non la capisce:
perché è NECESSARIO SOFFRIRE
Sfatiamo questo mito psicologico una volta per tutte: il piacere non è un antidoto
al dolore. Piacere e dolore sono due facce della stessa medaglia. Da un punto di vista
puramente biologico, i centri di attivazione di entrambe le sensazioni si trovano infatti
nella medesima zona del cervello. La reazione chimica della gioia, dunque, è parente
stretta di quella che si scatena con il dolore. Come sosteneva il filosofo Alan Watts,
questo è il prezzo da pagare se vogliamo ampliare gli orizzonti delle nostre percezioni. In
parole povere: non è possibile diventare più sensibili a una singola emozione senza
aumentare nel complesso la nostra ricettività (anche «in negativo»).
A volte si dice che, senza le giornate di pioggia, non saremmo in grado di
apprezzare il bel tempo. Alzo la posta: senza le giornate di pioggia, quelle di sole non
esisterebbero proprio. Si chiama dualità. Viviamo in un mondo basato sulla dualità.
Esistiamo grazie alla dualità. Non è solo un modo di dire, ma un concetto di
fondamentale importanza. Pensiamo a com'è fatto il nostro corpo: due polmoni, un cuore
con due ventricoli, due gonadi. Questi organi funzionano perché sono doppi, sono divisi
in due parti uguali e separate. Lo stesso vale per la natura, che procede per cicli di
creazione e distruzione, come del resto la vita umana. È importante capire che facciamo
parte dell'anatomia dell'universo.
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Non può esistere il bene senza il male, l'euforia senza la tristezza, la vita senza il
dolore. Il problema non è l'esistenza del dolore: è l'incapacità di capire che ha una sua
funzione.
Crediamo che la felicità sia uno stato di benessere continuo, ma non è così. Le
persone felici non «stanno bene» sempre: hanno capito come lasciarsi guidare dalle
proprie emozioni negative, anziché trovarle paralizzanti.
Non chiederti quanto sei felice, ma perché lo sei. Pensaci bene: una vita animata
da generosità e nobili sentimenti genera benessere tanto quanto una vita guidata da
avidità ed egoismo. Eppure, è meglio percorrere la prima strada. Perché? Non si tratta di
un giudizio morale, ma del fatto che l'avidità e l'egoismo sono i segni distintivi delle
persone che rincorrono i momenti di euforia per scalzare la sofferenza. Fondare la propria
esistenza sulla ricerca di significato, lavorare verso un obiettivo, costruirsi un'ideologia
virtuosa sono invece i tratti delle persone che hanno accettato l'esistenza del dolore e
hanno deciso di usarlo per dare un senso alle proprie vite, anziché tentare inutilmente di
chiuderlo fuori. Certo, è più difficile. Ma sul lungo periodo ne vale la pena.
Il dolore ci è utile. È una forza imprescindibile, preziosa. La sofferenza prende il
sopravvento solo quando non la ascoltiamo. Immagina di mettere la mano su una stufa
rovente. Brucia, vero? Be', la sensazione che provi è il segnale d'allarme che sta
lanciando il tuo corpo affinchè tu allontani la mano prima di provocarti un'ustione grave.
Lo stesso vale per le nostre reazioni emotive: eccetto il fatto che, mentre le conseguenze
di poggiare una mano su una fonte di calore ustionante sono palesi, le ripercussioni
psicologiche non lo sono altrettanto.
Per questo interpretiamo il dolore come l'antagonista del nostro benessere,
anziché capire che ne è una componente fondamentale.
Come si fa a cambiare prospettiva? Prima cosa: rendersi conto che in realtà non
vogliamo davvero evitare il dolore. Già che ci siamo, dovremmo realizzare che in
generale c'è una bella differenza fra quello che crediamo di volere e quello che vogliamo
veramente (e infatti dietro gran parte delle persone che reputiamo di successo si
nascondono individui vuoti e insoddisfatti).
Seconda cosa: non cercare di evitare il dolore, ma concentrarsi sul
raggiungimento di un pH emotivo neutro. Potremmo anche definirla una modifica degli
standard di riferimento. In genere evitiamo di lavorare sulla nostra recettività
mentale/emotiva per paura di non essere più capaci di sentire quella «botta» di felicità
temporanea innescata da fenomeni esterni. Ci sembra di rinunciare alla promessa di
euforia che attribuiamo ai nostri sogni e alle nostre speranze. Ma è solo un'illusione. La
vera felicità non deriva dalle nostre aspettative gonfiate, ma dalla capacità di modificare
la propria prospettiva.
Per dirla nella maniera più semplice possibile, trovare pace significa questo:
smettere di oscillare fra due estremi. Uscendo da una mentalità di pura sopravvivenza,
iniziarne a vivere davvero: finalmente abbiamo smesso di essere ossessionati dal futuro, e
siamo capaci di goderci ogni giorno come viene.
Quando smetti di correre verso il traguardo illusorio di una felicità impossibile, ti
rendi conto che in realtà stavi solo scappando da te stesso. E capisci anche che è solo
grazie al dolore se sei arrivato a questa consapevolezza. Soffrire ha acceso le luci lungo la
strada: ti ha finalmente mostrato il cammino.
202
81
Ogni volta che ti RELAZIONI
con un'ALTRA PERSONA,
ti relazioni con TE STESSO
Gli esseri umani sono l'unica specie (per quanto ne sappiamo, almeno) ad avere
una relazione con se stessi, ma soprattutto sono l'unica specie ad avere una relazione con
se stessi attraverso gli altri. Ovvero: la nostra percezione di cosa pensa chi ci circonda ha
un'influenza notevole sul modo in cui vediamo noi stessi.
Qual è la ragione che ci spinge a scegliere un amante, un compagno, un amico? Il
senso di familiarità, l'impressione di capirsi a un livello viscerale, di ritrovarsi in un altro
essere umano e soprattutto di riuscire a cambiare la narrazione di noi stessi quando ci
rendiamo conto che qualcuno ci vuole bene, ci accetta e ci approva sempre e comunque,
senza condizioni. E dunque anche noi possiamo concederci di fare lo stesso (è un
meccanismo di sopravvivenza potentissimo).
Spesso le relazioni interpersonali più significative sono quelle in cui ci possiamo
rispecchiare completamente, in quanto svolgono appieno la loro funzione basilare:
mostrarci a noi stessi. Ce ne accorgiamo in particolare quando viviamo un rapporto
travolgente e tormentato, per esempio, ma vale per ogni tipo di relazione sociale. Perché
tutti i problemi che vanno oltre la pura e semplice sopravvivenza ruotano intorno al
cardine di come ci relazioniamo con le altre persone. E quindi come ci relazioniamo con
noi stessi.
203
In genere, le relazioni più felici sono quelle in cui adottiamo la narrazione
dell'altro, o meglio, la nostra visione di ciò che pensiamo che pensino di noi (un po'
contorto, lo so).
Ci sentiamo amati quando ci sentiamo compresi, quando riteniamo che i pensieri
dell'altro siano in linea con ciò che abbiamo bisogno di sentire e credere, quando
qualcuno esprime la sua stima nei nostri confronti attraverso i gesti e le dimostrazioni
d'affetto.
Per questo non riusciamo ad accontentarci dell'approvazione del primo che passa,
ma abbiamo bisogno di riceverla da determinate persone a cui abbiamo attribuito questo
potere. Persone con cui abbiamo già stabilito una connessione fisica o psicologica.
Persone che abbiamo scelto come partner, come nostri simili, come anime affini.
Ed ecco la ragione per cui «impara ad amare te stesso prima di amare gli altri» è il
consiglio più diffuso, più incomprensibile eppure più valido che ci sia in circolazione.
Non significa semplicemente guardarsi allo specchio e dire: «Dio, quanto mi amo», ma
essere abbastanza stabile sulle proprie gambe da non doversi aggrappare a (o alla tua
percezione di) ciò che pensano gli altri.
Questo è anche il motivo per cui certe persone e situazioni sono in grado di ferirci
tanto profondamente: perché ci identifichiamo con loro. L'odio per gli altri è odio per noi
stessi. Non ci dobbiamo stupire se, quando finisce un amore, il cuore ci va in mille pezzi.
Ma ricorda: non è possibile perdere una persona, ma è possibile perdere noi stessi
nell'idea che ce n'eravamo fatti. Noi ci vediamo solo attraverso gli occhi degli altri, nel
bene e nel male; dunque, se sentiamo che i loro occhi si spostano su un'altra persona,
perdiamo la nostra identità e stabilità.
La realizzazione più liberatoria a cui si possa arrivare è questa: siamo particelle di
un'unica, grande energia luminosa e ci riflettiamo gli uni negli altri per scoprire e capire
nuove parti di noi, ma noi stessi siamo fonti di luce. Ogni volta che ci relazioniamo con
un altro essere umano ci relazioniamo con noi stessi; ogni persona che ti fa sentire «a
casa» quando lo vedi, in realtà riaccoglie te stesso.
Questa è la meta di ogni viaggio: fare ritorno a te stesso. Prima lo capisci, meno ti
affannerai a cercare negli altri qualcosa che non puoi trovare. Se devi colmare un vuoto
interiore, è inutile cercare di incastrarci dentro un'altra persona e aspettarti che combaci
perfettamente. Prima lo capisci, prima sarai capace di non lasciarti influenzare
negativamente dal comportamento degli altri: il tuo umore, la tua visione del mondo non
dipenderanno più da loro. Tu non dipendi da nessuno. Le relazioni umane non esistono
per renderti felice, ma per renderti consapevole. Quando comprenderai che è tutto in
mano tua, la vita diventerà improvvisamente più semplice.
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Come rendere una RELAZIONE
più PROFONDA e INTIMA
in 15 MOSSE
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intorno. Fecalizzate tutte le vostre energie sull'altro. Non esiste nulla di più prezioso,
sacro e raro di qualcuno che ci dona la sua completa attenzione.
10 I Fate una gita fuori porta. Non è necessario organizzare un viaggio esotico
o costoso, basta una gita in una città vicina dove non siete mai stati, oppure fare
un'escursione. Pianificatela in anticipo, così avrete una giornata speciale da aspettare con
impazienza.
11 I Presentatevi gli amici. Anche se i vostri rispettivi amici hanno ben poco in
comune, organizzate un aperitivo tutti insieme. Sarà un bel momento di condivisione e
potrete riunire tutte le persone a cui tenete intorno allo stesso tavolo.
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14 Raccontatevi delle vostre famiglie e della vostra infanzia. Incontrare i
parenti di un amico o di un partner non sarà mai come sentirsi raccontare i retroscena, le
vecchie storie, i piccoli episodi imbarazzanti del passato. Non intendo diro che sia
necessario lavare i panni sporchi in pubblico, ma semplicemente che non si conosce
davvero qualcuno fino a che non si capisce da dove viene.
15 Siate voi stessi senza filtri. Non fate giri di parole inutili, non cercate di
adattare le vostre opinioni a quelle dell'altro, non presentate solo la parte di voi che
trovate «accettabile». Se una persona non è pronta a prendersi tutto il pacchetto, allora
non fa per voi. Inoltre, quando si è sinceri, gli altri lo percepiscono e riescono ad aprirsi
più facilmente.
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Anche se CREDI di NON MERITARLO,
devi DARTI il PERMESSO
di ESSERE FELICE
Le grandi cose sono la somma di tante piccole cose. Allo stesso modo, le grandi
vite sono la somma di tanti momenti che spesso ci passano sotto il naso senza che
neanche ce ne accorgiamo: siamo così occupati a pensare al romanzo della nostra
esistenza nel suo insieme che ci dimentichiamo di vivere un paragrafo alla volta.
È come se volessimo scrivere il nostro elogio funebre. Ci laureiamo, ci sposiamo
e desideriamo che tutti gli episodi che vanno a comporre la trama della nostra vita siano
perfettamente coreogra-fati, così i posteri penseranno che la nostra storia sia stata appas-
sionante ed esemplare. Questo, però, in realtà interessa solo a noi. Verremo ricordati per
le persone che eravamo nella vita di tutti i giorni, per l'amore che siamo stati in grado di
dimostrare, per come vivevamo. Tutto il resto (i risultati che ci hanno reso orgogliosi, le
tappe che ci erano parse fondamentali) non conterà più, e forse non ha mai davvero avuto
importanza.
I momenti passano inosservati perché siamo distratti. Distratti da quella singola
persona che cerchiamo disperatamente nella folla, con gli occhi pieni di paura e di
speranza, anche se sappiamo che è impossibile scorgerla. Bramiamo l'approvazione di
quella singola persona in tutto ciò che facciamo: quando scriviamo, compiamo scelte,
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prendiamo il treno, ci addormentiamo. Ci comportiamo come se l'avessimo sempre al
nostro fianco, e dentro di noi ci raccontiamo le nostre vite con la sua voce e con la sua
testa, anche se non possiamo essere assolutamente certi di cosa direbbe, proverebbe o
penserebbe.
Abbiamo sempre qualche incombenza da sbrigare, ci imponiamo una lista infinita
di cose da fare ma evitiamo accuratamente di includere ciò che ci renderebbe davvero
felici. Non intendo quello che dobbiamo fare per lavoro, o per potercene vantare con gli
amici, o perché è una nostra responsabilità: quello che ci renderebbe davvero felici.
Abbiamo l'impressione che la felicità arriverà solo dopo la prossima promozione,
dopo il prossimo trasloco, dopo questa relazione che non ci soddisfa più. Eppure, non
arriva mai. Non la scegliamo perché in fondo in fondo pensiamo di non meritarcela.
Continuiamo a cercarla, a raccontare a noi stessi la nostra versione della storia, a vivere
come se avessimo un tempo infinito a disposizione per realizzare le nostre ambizioni, le
nostre fantasie. Ma la verità è che se non ci fermiamo oggi stesso, passeremo l'intera
esistenza a sperare che arriverà un domani migliore (spoiler: non arriverà mai).
Rimarranno solo sogni a occhi aperti. Visioni, speranze, problemi che non esistono. Il
passato e il futuro sono solo pensieri, pensieri che formuliamo nel momento presente. E
cioè il momento che ci sta sfuggendo tra le dita.
Il domani non ci cambia. Il lavoro non ci cambia. E neanche le relazioni con gli
altri. I nostri problemi si evolvono insieme alle circostanze. Le nostre vicissitudini sono il
riflesso delle nostre mancanze interiori. Le persone che odiamo sono lo specchio delle
nostre insicurezze. Tutto va e viene, ma continueremo a imbatterci negli stessi problemi e
a detestare lo stesso tipo di persone finché campiamo, se non prendiamo coscienza del
fatto che non ce l'abbiamo con loro, ma con le parti di noi stessi che ci rifiutiamo di
accettare.
Dobbiamo smettere di vivere pensando a come ci ricorderanno gli altri. Dobbiamo
smettere di scrivere la nostra vita come se fosse un romanzo che deve piacere a tutti. Per
accontentare gli altri ci defraudiamo dell'emozione più bella: fare quello che ci rende
felici. E per questo è fondamentale capire che essere felici è una nostra scelta e una nostra
responsabilità. Non saremo felici domani, o se faremo un altro lavoro, o se cambieremo
fidanzato, o se traslocheremo. La felicità è qui e ora. Il nostro lavoro consiste nel
rimuovere i blocchi che ci ostruiscono la strada. L'unico cambiamento che dobbiamo fare
è dentro di noi.
I milioni di istanti che passano sotto silenzio sono in realtà l'unica cosa che conta
davvero. Non è importante avere un lavoro, ma vivere la vita che desideriamo. Non è
importante avere una laurea, ma capire finalmente cosa significa non sentirsi soli. Non è
importante avere una relazione sentimentale, ma esserne parte. E non è importante
costruire una vita-spettacolo per fare bella figura con gli altri, ma vivere una vita fatta di
piccoli momenti da apprezzare uno per uno.
Al nostro funerale non sentiremo cosa diranno di noi. Approfittiamo del presente.
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Come IMPARARE
a PENSARE con la TUA TESTA
in 8 MOSSE
La maggior parte dei pensieri che ci vengono in mente nel corso di una giornata
non sono originali e non nascono dal nulla. I nostri cervelli sono come software: cercano
quello che viene detto loro di cercare, credono in ciò che viene detto loro di credere e
sono ripetitivi.
Poche persone sono consapevoli di quanto il proprio modo di ragionare sia
condizionato e condizionabile. Per questo tendiamo a credere che le nostre idee e le
nostre emozioni siano parti integranti della nostra identità (e le difendiamo come tali, con
le unghie e con i denti). Imparare a pensare in maniera autonoma è una scelta deliberata e
poco diffusa. Ecco una piccola guida in otto passi a cui fare riferimento quando ti trovi a
dover esprimere un'opinione.
01 I Identifica l'origine del tuo pensiero. Sforzati di ricordare la prima volta che
ti ha attraversato la mente.
Per esempio, da piccolo hai sentito dire da uno dei tuoi genitori che l'aborto è un
omicidio. Ascoltare un'affermazione del genere da bambini è piuttosto scioccante.
Inevitabilmente, ti segna. Spesso, quando esplori l'origine di una tua idea, di un tuo
209
pensiero, di una tua convinzione, scopri che non sono nati da un tuo convincimento, ma
da una fonte esterna.
06 I Informati.
Se davvero nutri una passione per un certo argomento, informati, studia e
assicurati che le tue idee non siano campate in aria. Trova un paio di giornali e riviste
affidabili, consulta fonti credibili e rimani aggiornato sugli ultimi sviluppi in merito alla
questione che ti interessa.
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Perché SCEGLIAMO di AMARE
CHI non ci RICAMBIA
Avere una relazione appagante non significa vivere un amore da film romantico
oppure avere la garanzia di essere amati in eterno. Non significa che ogni tuo minimo
desiderio diventa un ordine. Non significa sentirsi finalmente completi o avere le farfalle
nello stomaco e la testa fra le nuvole per il resto della vita. Non significa che l'universo ti
abbia fatto trovare qualcuno per dirti: «Ecco qua, tutto sommato ti meriti di stare al
mondo, e il fatto che questa persona ti ami ne è la prova.»
Il senso di una relazione è vedere se stessi a figura intera. Scoprire parti di sé di
cui non eravamo a conoscenza. Il senso di una relazione è di distruggerci, di condurci
all'esasperazione e alla gioia più assolute, in modo tale che possiamo capire cosa ci fa
arrabbiare, cosa ci esalta, cosa ci manca. Il senso di una relazione non è guarirci,
ripararci, completarci o accontentarci; piuttosto, è quello di mettere il dito nelle ferite
aperte e nelle fratture scomposte, e soprattutto di dimostrarci che solo noi possiamo
medicarle e ricomporle.
Scegliamo di amare chi non ci ricambia per provare a noi stessi che siamo degni
di essere amati. Scegliamo queste persone perché rappresentano le parti di noi che noi
stessi non amiamo: altrimenti perché mai dovremmo perdere tempo con qualcuno che
non corrisponde i nostri sentimenti? Le scegliamo perché solo con loro siamo in grado di
211
stabilire una connessione profonda, tale da risvegliare e illuminare gli angoli più reconditi
del nostro essere; solo loro possono lasciarci soli con noi stessi e costringerci a risolvere i
nostri problemi con le nostre forze.
Non lottiamo contro la natura dell'amore, ma contro ciò per cui è progettato. Il
nostro tumulto intcriore deriva dal fatto che nessuno ci ha mai rivelato che l'amore
continuerà a ridurci il cuore a brandelli, e che saremo noi stessi a lasciarglielo fare,
ancora e ancora e ancora.
La persona che avremo al nostro fianco per la maggior parte della vita è quella
che arriva dopo che il nostro cuore è stato spezzato. Il grande amore germoglia quando
pensiamo che ormai non c'è più speranza. Capita quando non ce l'aspettiamo più, quando
ormai abbiamo sgomberato le macerie con rassegnazione, quando finalmente abbiamo
imparato cosa significa amare noi stessi. È in quel preciso momento che realizziamo una
cosa fondamentale: amare significa condividere ciò che già si ha, non aspettarsi che
qualcun altro sopperisca alle nostre mancanze. È in quel preciso momento che
realizziamo un'altra cosa fondamentale: quanto sia stato cruciale amare senza essere
ricambiati. Non era destino. A te spetta il compito di capirlo.
86
NON PENSAVO fosse AMORE,
invece LO E
Gran parte della tensione che poi diventa attrito e che infine si trasforma in una
frattura insanabile fra due persone nasce dalla nostra percezione dell'amore, dalle nostre
aspettative, e da ciò che pensiamo di meritare o meno.
Per molte persone non è questione di essere innamorate o meno, ma del modo in
cui vivono l'amore. Il problema è l'intensità del sentimento. È quel microscopico dubbio
che secondo loro non dovrebbe neanche sfiorarli, se fosse amore vero. Per esempio, è la
preoccupazione di essere troppo giovani; è l'idea che potrebbero sempre trovare qualcuno
di meglio, tutto sommato, magari con meno problemi; che là fuori il mare è pieno di
pesci; che in fondo il loro ex non era poi così male; che la distanza è un problema
insormontabile; che hanno paura di impegnarsi; che la persona è giusta ma il momento è
sbagliato; che hanno altro a cui pensare; che sono troppo attratti dalle nuove esperienze.
Ci siamo passati tutti. Tutti ci siamo trovati intrappolati, incapaci di decidere fra
le due alternative: buttarsi a capofitto in una storia d'amore o salpare verso nuovi lidi.
Non riusciamo a capire che, quando si tratta di questioni di cuore, non esiste una
soluzione che duri per tutta la vita. Non puoi metterlo in mano a qualcuno e dirgli:
«Okay, ora ripara i danni.» Devi prendere coscienza del fatto che spesso il problema
212
è che ce ne andiamo anche se amiamo l'altra persona, e litighiamo anche se
amiamo l'altra persona, e ci comportiamo male anche se amiamo l'altra persona, ma ciò
non significa che non la amiamo abbastanza, quanto piuttosto che siamo esseri complessi
e contraddirteli. E che non sempre chiodo scaccia chiodo. Cercare di dimenticare una
persona con un nuovo amore non risolve il problema, anche se può camuffarlo per un
breve periodo.
E possibile amare più di una persona alla volta, è possibile provare più di un
sentimento alla volta, ma non sempre è possibile stabilire una convivenza pacifica.
L'amore cresce, e ti fa crescere da dentro. Ti permette di evolvere, ma non ti trasforma
magicamente in una persona nuova di zecca. E quindi non sempre è all'altezza delle
nostre irrealistiche aspettative.
Alcune persone amano in silenzio. Altre amano senza neanche rendersene conto,
perché il loro amore è soffocato dalla paura, ricacciato indietro dalla negazione, o
trasformato in rabbia e delusione. A volte amare significa non riuscire più a guardare una
persona con gli stessi occhi dopo che ci ha lasciato, a volte significa continuare ad amarla
nonostante tutto, e in genere significa che non riusciamo a confessarle nessuna delle due
cose. A volte l'amore assume la forma di una punizione, quella che ci hanno in-flitto i
nostri genitori obbligandoci a compiacerli, senza comprendere che non si può cambiare
una persona facendola vergognare per quello che è. Senza capire che la rabbia è un
meccanismo dell'ego, non dell'amore. Nessuno ha il potere di completarci, anche se
troviamo una persona del tutto compatibile con la nostra personalità e le nostre esigenze.
Riempire gli spazi vuoti dentro di noi è una nostra responsabilità.
A volte l'amore è incompreso e incomprensibile. Ma possiamo sfruttare questa
incomprensione per ampliare i nostri orizzonti ed evolverci. Possiamo prendere l'amore e
gli altri demoni e usarli per trasformare noi stessi e le nostre vite. Alla fine, capirai che la
tua vera forza è nata dall'amore, e non dal dolore per averlo perso.
Dall'amore che hai trovato in te stesso, non dall'amore che qual-cun altro ti ha negato.
L'amore genera amore, e noi dobbiamo lasciargli fare il suo corso. Anche quando
siamo noi a dover fare il primo passo. A doverlo dimostrare a noi stessi. A volte ci
innamoriamo di una persona proprio perché è in grado di illuminare i nostri lati più oscuri e
nascosti. A volte ci innamoriamo di una persona anche se sappiamo che ci farà del male. A
volte è l'unico modo che abbiamo per fare conoscenza con la nostra essenza più profonda. E
anche se non riusciamo a capirlo, a volte è il modo più onesto ed entusiasmante di amare noi
stessi.
213
87
Come IMPARARE a DOMARE
i propri DEMONI INTERIORI
Un tempo ero convinta che domare i propri demoni ulteriori volesse dire
sbarazzarsene per sempre. Credevo che quella vocina che mi ripeteva «non vali abbastanza»
si sarebbe finalmente zittita quando fossi riuscita a capire che era il prodotto della mia men te.
Però i nostri demoni sanno benissimo quali siano i nostri punti deboli. Sanno colpire i nervi
scoperti. Ci sussurrano all'orecchio che le altre persone pensano male di noi per questo e
quell'altro motivo. Ci fanno credere che la prospettiva degli altri corrisponda alla realtà dei
fatti, quando in realtà non è che l'estensione della loro soggettività, così com'è per noi.
Credevo davvero che i miei demoni intcriori si sarebbero dis-solti come neve al sole
non appena avessi smesso di sezionare ogni singolo aspetto della mia vita e mi fossi lasciata
andare, vivendo le mie emozioni e i miei pensieri in maniera naturale e spontanea, senza più
identificarmi con essi. Ma poi ho realizzato che è un lavoro di squadra.
Non bisogna affrontare la questione con rassegnazione ma nemmeno sottostimarla.
Bisogna prenderne atto, capirla a fondo e poi trovare un nuovo modo per coltivarla. Perché il
modo in cui pensiamo va coltivato, e in questo senso è una nostra scelta e possiamo
cambiarlo. In caso contrario, rimarremo alla mercé del comportamento delle altre persone e
dei nostri mostri irrazionali che ci vogliono impedire di vivere secondo la nostra reale
214
volontà. Presi fra questi due fuochi, saremo soffocati dall'ansia e dalla depressione:
qualcosa dentro di noi prova disperatamente a uscire, ma due forze uguali e contrarie
glielo impediscono.
L'antidoto è la consapevolezza. Quando sai che un tuo pensiero nasce
dall'irrazionalità e dalla paura hai già fatto il primo passo per metterlo a tacere. Quando
scopri che non solo non devi ascoltare quella voce, ma che quella voce non sei tu, non sei
più costretto a obbedirle.
Inizierai a capire che dubitare di se stessi è umano, così come avere timori
irrazionali: non sei uno scherzo della natura. Anzi, quello che provi è del tutto fisiologico.
Ma se vuoi andare oltre, devi fare tu il primo passo e cominciare a scegliere. Scegli ciò
che consumi, come trascorri le tue giornate, a cosa dedichi il tuo tempo, a chi dai più
importanza.
Non siamo tenuti a mantenere le nostre impostazioni di fabbrica per tutta la vita.
Se continuiamo a detestarci, ci convinceremo che ce lo meritiamo. Diventerà reale.
Crescere non significa credere che un giorno riusciremo ad accettarci
completamente, senza essere mai attraversati da un'ombra di dubbio su noi stessi. Non
significa credere che un giorno non ci importerà un bel niente di ciò che pensano gli altri.
Siamo esseri umani. Siamo tutti programmati allo stesso modo. Il nodo della questione è
un altro: vogliamo davvero lasciare che i nostri demoni inferiori si mettano di traverso
sulla strada che porta alla felicità? La scelta spetta a noi. Ci importerà sempre e sentiremo
sempre le loro voci. Possiamo solo decidere di non lasciarci in fluenzare e vivere come se
non ci fossero.
88
Perché ci OPPONIAMO al
PENSIERO POSITIVO
La gente pensa che i libri di autoaiuto e la psicologia positiva siano una mezza
truffa per il semplice motivo che quel tipo di cambiamento sembra impraticabile, privo di
attinenza con la vita concreta. Eppure, il pensiero positivo sembrerebbe essere un
concetto elementare, quindi perché si fatica ad accettarlo?
Be', la risposta è semplice (o forse no): esiste un enorme pregiudizio inconscio nei
confronti del pensiero positivo, perché siamo troppo abituati a rinforzare le nostre
credenze negative. Prima di potersi assestare su un modo di pensare positivo, è necessario
attraversare e superare un periodo di rabbia e incredulità. Ma non solo.
01 I Ci sembra ingenuo.
Tendiamo a pensare che essere negativi equivalga a essere profondi. Chi si mostra
privo di entusiasmo e indifferente viene ammirato (proprio come a scuola, no? I ragazzini
più popolari erano quelli che se ne fregavano di tutto e di tutti).
215
Per loro stessa natura, le nostre credenze personali si fondano su «ciò che
l'esperienza ci ha insegnato». Tuttavia, non si tratta di un metro di giudizio affidabile,
poiché inconsciamente non facciamo altro che cercare conferme a riprova delle idee
negative che formuliamo di continuo.
03 I Proviamo un'attrazione innata verso il lato oscuro delle cose perché sfugge
alla nostra comprensione.
Non riusciamo a capire il senso o la ragione per cui esistono il dolore o le disgrazie.
Proprio per questo ci sembrano insondabili e misteriosi, e dunque degni della nostra
attenzione. Siamo affascinati dall'intensità dell'enigma, dunque finiamo per alimentarlo.
89
La FILOSOFIA della NON-RESISTENZA:
come IMPARARE
a SEGUIRE la CORRENTE
senza DIVENTARE uno ZERBINO
La riscoperta della filosofia zen in Occidente a partire dagli anni Cinquanta (un
movimento ispirato in gran parte dall'opera di Alan Watts) rispetta pienamente lo spirito degli
antichi insegnamenti originali, ovvero: una pratica che si integra con il nostro stile di vita.
Eppure, abbiamo travisato una parte cruciale della sua essenza. Noi occidentali siamo riusciti
a interpretare la spiritualità solo attraverso la prospettiva dell'ego, perché non sappiamo fare
altro.
Prendiamo per esempio il concetto di non-resistenza. Secondo la più comune
interpretazione, significa lasciare andare aspettative e speranze sul futuro (la causa di ogni
male secondo i taoisti). Eppure, non lo abbiamo compreso fino in fondo. Pensiamo sia una
resa dell'ego; che «lasciare andare» equivalga a mollare il timone della nostra esistenza e
accettare passivamente tutto quello che viene, anche le cose più terribili. Ed ecco che molte
persone si fanno un'idea sbagliata della spiritualità, convincendosi che sia un atteggiamento
passivo e fondamentalmente fatalista.
216
In verità, la filosofia della non-resistenza è fondata sulla ricerca del difficile
equilibrio fra ciò che nella vita può essere controllato e ciò che è al di fuori del nostro
controllo. Metaforicamente, dobbiamo imparare a navigare nella stessa direzione della
corrente, non ad andarle contro. Non significa sventolare bandiera bianca e lasciare andare il
timone, ma imparare a manovrarlo con maggiore abilità a nostro favore.
La tradizione zen non impone di sacrificare il nostro ego (questo è l'ennesimo
stereotipo occidentale). Anzi, l'ego svolge un ruolo assolutamente fondamentale. Tutto
sta nel riconoscerlo e accettarlo, anziché lasciarsi sopraffare dalla paura e dalla mancanza
di consapevolezza. In questo caso specifico, dobbiamo comprendere che il cammino
verso la non-resistenza non ci chiede di abbandonarci agli eventi, ma di imparare a
esercitare in maniera più efficiente il nostro controllo e di capire che la corrente in cui
nuotiamo è più forte di noi. A noi la scelta: possiamo scegliere di remare contro, o di
lasciarci trasportare.
90
Quando ti SEMBRA
di meritare il PEGGIO,
dedicati il MEGLIO
Crediamo che essere crudeli con noi stessi sia una tattica di auto-conservazione.
Ci concentriamo sui nostri difetti per istinto di sopravvivenza. Siamo sempre all'erta
perché non vogliamo prestare il fianco agli altri. Ci preoccupiamo che possano
individuare i nostri punti deboli e usarli contro di noi. Questo atteggiamento difensivo,
però, non ci rende più forti, anzi: aggredirci da soli non ci salva dagli attacchi esterni.
L'unico risultato è che ci siamo fatti del male prima che ce ne potessero fare gli altri.
Smetti di credere di aver bisogno del permesso o dell'approvazione altrui per stare
bene con te stesso o per valere qualcosa. Smetti di basare la tua autostima sul trattamento
che ti riservano le persone. Se non si prendono cura di te, devi farlo tu stesso. Anche se (e
soprattutto se) ti sembra di non meritarlo.
Quando cerchiamo di battere gli altri sul tempo e rivolgiamo a noi stessi i peggiori
insulti, non sviluppiamo gli anticerpi a essi. Anzi, a forza di ripeterceli, ci convinciamo
che siano veri. Per non parlare del fatto che è impossibile stabilire se qualcuno avrà mai
217
la grazia di concederci la sua approvazione o di tessere le nostre lodi. E quando
cerchiamo conferme, in realtà cerchiamo proprio quella irraggiungibile certezza che non
riusciamo a trovare dentro di noi.
Tuttavia, devi sapere che le critiche che ti muovono le persone, specialmente le
più accanite, scaturiscono dalle loro lacune e insicurezze. Vuoi davvero continuare a
basare la tua autostima sulla fragilità altrui, o pensi sia meglio iniziare a costruirla sulle
fondamenta delle tue convinzioni più autentiche, anche se forse ci vorrà tanto tempo? Per
quanto mi riguarda, ho sempre saputo che la ragione per cui mi mettevo i bastoni fra le
ruote da sola non era la mia scarsa fiducia in me stessa, ma mi autosabotavo per paura di
essere ferita dagli altri.
Se vuoi guarire il rapporto che hai con te stesso e raggiungere una forma di
appagamento, devi dare una nuova voce al narratore della tua vita: immagina che a
raccontarla sia qualcuno che ti vuole bene (e dovresti essere tu il primo a volertene). Per
fare un esempio concreto: oggi non ero per nulla soddisfatta del capitolo che avevo scritto
e mi flagellavo ripetendomi che ero un'incapace completa. Stavo per mandare un
messaggio di sos all'amica che in genere sa come incoraggiarmi quando mi perdo in un
bicchier d'acqua, ma poi mi sono detta: Ehi, perché non sono in grado di consolare me
stessa nel modo in cui lei lo farebbe? Perché devo aspettare che qualcun altro mi rivolga
le parole che ho bisogno di sentirmi dire? Il suo supporto è inestimabile, ma perché
attribuisco più valore alla sua opinione che alla mia?
Bisogna cambiare prospettiva. È una scelta ben precisa. Significa decidere di
cercare aiuto, di cambiare città, di chiudere una relazione, di ritrovare un'amicizia.
Significa iniziare a nutrirti adeguatamente e a dormire un numero sufficiente di ore per
notte. Significa ricordare a te stesso continuamente, con dolcezza, che starai bene: non
perché sei un povero illuso, non perché lo dicono tutti, ma perché è così. Staremo tutti
bene. Non devi crederlo perché te lo ripetono gli altri, ma perché hai trovato in te stesso
le risorse per farlo.
218
91
Quando il PENSIERO
si fa DISTORTO:
le 15 TRAPPOLE più diffuse
219
comuni e il modo in cui tendono a manifestarsi. Eccone quindici che sicuramente
riconoscerai.
04 I Telepatia. Credi di sapere già cosa pensino e quali sentimenti provino le altre
persone, in special modo riguardo la tua persona. In genere, tuttavia, si tratta solo di tue
proiezioni che attribuisci esternamente. Il tuo cervello conosce solo quello che gli è familiare,
quindi tendi a credere che gli altri reagiscano esattamente come faresti tu o pensino esatta-
mente quello che pensi tu.
220
08 I Sindrome del giudice. Credi di conoscere perfettamente la differenza fra giusto
e sbagliato; l'unico problema è che gli altri non sono d'accordo con te. Non riesci a capire che
non esiste una verità univoca: se hai trovato conferma delle tue opinioni nella tua personale
esperienza, allora pensi che debba essere così per tutti. Se solo gli altri ti dessero retta, il
mondo sarebbe un posto migliore... o no?
15 I Fallacia della ricompensa divina. Pensi che qualcuno lassù stia annotando
su un librone contabile tutte le tue buone e cattive azioni. Credi che i tuoi sacrifici, la tua
221
condotta, le tue rinunce verranno un giorno ripagati, anche se non esiste un fondamento
logico a tale aspettativa. Cerchi di fare sempre «la cosa giusta», anche quando non
vorresti. Il risultato? Finisci per sentirti fisicamente ed emotivamente svuotato, perché
non esiste una vera ricompensa al sacrificio e alla negazione di sé.
92
101 COSE più importanti del tuo
ASPETTO FISICO
01 I Sei generoso e gentile con gli altri anche se non te ne viene in tasca nulla.
03 I Ciò che hai dentro di te è molto più reale del corpo che lo contiene.
04 I II giudizio di un'altra persona sul tuo aspetto fisico non sortisce alcun effetto
concreto su quest'ultimo.
222
08 I Accetti le altre persone per quello che sono.
09 I Sei consapevole che il tuo corpo ti permette di fare tante cose, fra cui
aiutare gli altri.
12 I Sai che ciò di cui hai realmente bisogno, nel profondo del tuo cuore, è essere
amato e apprezzato dalle altre persone, incondizionatamente. Magari non da tutte le
altre persone al mondo, anzi, forse da pochi eletti, ma comunque da qualcuno. La
nostra capacità di dare il meglio di noi stessi è molto più importante dell'aspetto che
abbiamo nel farlo.
14 I Cerchi di stare bene nei tuoi panni anche quando il tuo corpo non ha
l'aspetto che vorresti. Quando sei a disagio elabora un modo per sentirti bene con te
stesso. Sappi che in ogni caso non sei tenuto a compiacere nessuno né a soddisfare i
canoni estetici di chicchessia.
15 I La tua mente ti serve per capire le altre persone; il tuo corpo per dimostrare
loro che le hai capite.
19 I II miracolo della vita: due persone possono concepire una vita umana
nuova di zecca. Incredibile, vero?
21 I La tua bocca può sussurrare parole dolci alle persone che ami...
223
24 I Sei in grado di prendere decisioni con la tua testa.
33 I Sai che volerti bene significa anche non trovare gradevoli alcune parti di
te, di tanto in tanto.
37 I Sai difendere gli altri quando subire in silenzio non è più un'opzione
praticabile.
224
40 I II tuo corpo ti fa fare ciò che ami: le gambe ti portano in giro, le braccia ti
permettono di stringere le persone che ami.
42 I Sei in grado di essere onesto con te stesso per quanto riguarda te stesso.
43 I Sei in grado di essere onesto con le altre persone per quanto riguarda te
stesso.
49 I Hai due occhi per perderti nello sguardo delle persone che ami, due mani
per stringerle forte, una bocca per parlare con loro, e tante farfalle nello stomaco
che svolazzando ti informano su chi è la tua anima gemella. Oltre a un cervello che
ti permette di capire se il sentimento è reciproco.
54 I Ammetti onestamente i tuoi difetti, e ciò che fai alla luce (non a dispetto)
di essi.
55 I I piccoli gesti di gentilezza e coraggio che compi ogni giorno, perché alla
fin fine il nostro unico scopo a questo mondo potrebbe essere racchiuso proprio lì.
225
56 I Ti prendi il tempo di fare le cose che desideri fare, e non le cose che gli
altri si aspettano che tu faccia.
57 I Cerchi di non giudicare gli altri per le loro imperfezioni e di non fargliele
notare.
60 I Anche se non sei dotato di tutti e cinque i sensi, o se non hai le capacità di
fare qualcosa, o se ti manca un talento particolare, non significa che vali meno come
persona; significa anzi che hai una marcia in più per superare una sfida che gli altri
non devono neanche prendere in considerazione.
61 I Sai che inseguire la bellezza fisica a tutti i costi è una perdita di tempo.
Alla fine, i muscoli diventeranno meno tonici, ci verranno le rughe, invecchieremo
tutti, senza distinzione.
62 I Sei cosciente del fatto che, nella maggior parte dei casi, non è possibile
fare un'equivalenza fra salute e bellezza.
63 I Sei cosciente del fatto che non hai alcun diritto di giudicare la salute di
chicchessia sulla base del suo aspetto fisico.
64 I Puoi usare il tuo corpo per fare le cose che ti danno più gioia: scrivere,
danzare, cantare o qualsiasi altra cosa ami.
65 I Puoi usare il tuo corpo per fare sesso: del buon sesso selvaggio
consensuale, perché lo vuoi, con chi vuoi, e per nessun'altra ragione al mondo.
66 I II tuo corpo non è a uso e consumo degli altri. Non fargli mai niente che
non provenga da un tuo desiderio, solo per compiacere qualcuno.
67 I Non è colpa tua se la società ha una visione distorta della bellezza, hai
però la responsabilità di metterla in discussione, anche per il tuo bene.
68 I Sai cosa dire alle persone a cui vuoi bene per consolarle quando sono in
difficoltà.
69 I Sai tacere quando le persone a cui vuoi bene sono in difficoltà e hanno
solo bisogno che tu sia li per loro.
226
70 I Sai come elaborare il lutto per le cose che inevitabilmente sono destinate a
finire.
72 I Dai in beneficenza gli oggetti di cui non hai più bisogno a chi invece ne ha
necessità.
73 I Scegli di non fare tue le parole crudeli e taglienti che ti hanno rivolto in
passato.
74 I Spendi nel modo in cui desideri i soldi che guadagni con il tuo lavoro.
75 I Dici alle persone che ami che le ami, o lo fai capire loro in altri modi, ogni
giorno. Non darle per scontate. Non sai mai cosa potrebbe succedere domani.
77 I Quando torni nella casa dove hai trascorso l'infanzia, ti senti invadere da
un calore indescrivibile, riconosci gli odori familiari e gli oggetti del passato, e sei in
grado di riportare alla mente ricordi di vita e di persone che altrimenti avresti
dimenticato.
79 I Sei una persona onesta. Ci si può fidare della tua parola, delle tue
promesse, del tuo lavoro, del tuo cuore.
83 I Confezioni regalini fatti con le tue mani, lasci bigliettini affettuosi e scrivi
lettere per strappare un sorriso o un momento di tenerezza a chi vuoi bene.
86 I Sei consapevole del fatto che le capacità della tua mente sono illimitate se
scegli di esercitarle.
227
87 I Allenti le redini della tua razionalità quando capisci che è richiesto un
intervento della tua parte più emotiva.
94 I Sei consapevole che per aiutare gli altri devi prima aiutare te stesso.
95 I Capisci che gli ultimi due punti si contraddicono un po', eppure sono
entrambi necessari.
97 I E, già che ci siamo, mangi abbastanza verdure (so che sembro tua madre,
ma è importante per stare bene).
99 I Hai trovato la forza di perdonare chi ha sparato sentenze crudeli sul tuo
aspetto fisico: sei consapevole del fatto che le sue parole sono probabilmente il frutto
di una sofferenza a te sconosciuta, e che le persone possono tirare fuori il peggio di
sé quando sono ferite.
100 I Hai trovato la forza di perdonare te stesso per aver sparato sentenze
crudeli sul tuo aspetto fisico.
101 I Grazie a questa forza, sei capace di incoraggiare gli altri a fare lo stesso.
Come me in questo preciso momento.
228
93
7 PRINCIPI ZEN
da METTERE in PRATICA
ogni giorno
Siamo scettici nei confronti delle grandi scuole di pensiero (religiose o filosofiche)
perché crediamo che i loro insegnamenti non siano spendibili nella vita reale di tutti i giorni.
Preferiamo fidarci delle riviste e dei blog che parlano di psicologia spicciola e della
monocultura imperante. Ci sembrano soluzioni più pratiche perché possiamo verificare se
dicono cose vere, applicandole ai nostri problemi quotidiani.
Spesso, però, non consideriamo le fonti, le intenzioni, o le conseguenze a lungo
termine di ciò in cui crediamo. Se obbediamo ciecamente e acriticamente a ciò che ci viene
detto di fare, rischiamo di trasformarci in vittime del consumismo, del nostro ego, di
sedicenti santoni o di persone che ci vogliono tenere sotto controllo.
Pur essendo profondamente influenzato dagli insegnamenti buddisti, lo zen può
essere definito come l'arte della consapevolezza di sé. Non è prescrittivo: non ti dirà mai cosa
dovresti provare o credere, come dovresti essere o comportarti. Ti chiede tuttavia di essere
cosciente della tua esperienza, pienamente immerso in essa. Per questo motivo i principi
229
dello zen sono universali e validi in qualsiasi cosa tu creda, qualsiasi sia il tuo stile di vita.
Ecco dunque sette antichi capisaldi della filosofia zen (e come applicarli oggi).
03 I Non devi credere in niente. Devi solo seguire l'istinto che ti rivela cosa è
giusto e vero per te in questo preciso momento.
Quando sei ciecamente fedele a determinate convinzioni e non osi mai metterle in
dubbio, rischi di dare più valore e importanza alle voci di chi te le ha inculcate anziché
fidarti dei tuoi stessi pensieri e istinti. È inevitabile che tu finisca per sentirti disorientato
e confuso, invischiato in una lotta costante fra ciò che pensi sia giusto e ciò che ritieni
vero. Se non assecondi le verità che senti dentro di te, non stai vivendo la tua vita.
Concediti lo spazio di crescere formulando pensieri e opinioni che vanno oltre i confini di
ciò che hai sempre creduto finora.
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ti permette di riconnetterti con te stesso e di staccarti finalmente dalle responsabilità e
dalle incombenze della vita quotidiana.
Per dirla in breve: tu non sei ciò che fai. Sei. Semplicemente. Non devi per forza
fare meditazione, ma sappi che è fondamentale prenderti il tempo per rilassarti,
recuperare le energie e riflettere.
06 I Puoi diventare un osservatore oggettivo della tua mente e della tua via.
Non solo puoi scegliere cosa pensare, ma hai anche la facoltà di attribuire una
gerarchia ai tuoi pensieri, se sviluppi la capacità di guardarli oggettivamente.
Non per nulla, durante le pratiche di meditazione guidata, si apprende a esaminare
i propri pensieri con gli occhi di un osservatore esterno. In questo modo si impara a
distaccarsene, a non immedesimarsi in essi. Non sei le tue emozioni. Sei la persona che le
sente dentro di sé, che decide quali sono importanti per lei e che le usa per prendere
decisioni.
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6 SEGNALI
che la tua SOCIALITÀ
gode di BUONA SALUTE
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01 I Provi ansia quando ti trovi in una situazione che non ti è familiare.
Provare ansia significa essere abbastanza perspicace da intuire le reazioni e le
sensazioni di chi ti circonda. Se non la tieni sotto controllo, ha il potere di paralizzarti
anziché di aumentare la tua consapevolezza. Ma non solo è una sensazione normale; può
addirittura essere un segno di spiccata intelligenza.
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95
II PRESENTE
è TUTTO CIÒ che HAI
In quanto persona che trascorre gran parte del proprio tempo a rimuginare sulle
cose (già, proprio un gran bel vizio mi sono scelta, lo so, ma mal comune...) sono riuscita
risalire all'origine di tutti i miei problemi: non riesco ad accettare il fatto che alcune volte
nella vita si debbano provare sensazioni spiacevoli. Non so godermi i momenti belli
senza che siano in qualche modo inquinati dalla consapevolezza che sono destinati a
finire e ne arriveranno inevitabilmente di brutti. Devo imparare a rassegnarmi e andare
oltre, perché è un problema per cui non esiste soluzione. La vita è così. E purtroppo la
società in cui viviamo non ci aiuta a cambiare questo tipo di mentalità, anzi.
Vivo la mia esistenza come se mi trovassi in una sala d'attesa, dopo la quale
entrerò finalmente in una fase nuova e desiderabile della vita. Ma la verità, per quanto sia
indigesta, è che se si inizia a temporeggiare, si finirà per rimanere bloccati in quella
stanza. Sono migliorata sotto questo aspetto, è vero, ma ogni tanto mi ritrovo ancora a far
233
fronte a questa sensazione subdola e paralizzante. Per questo mi affascina e mi piace
studiarla a fondo.
Nasce dall'illusione che arriverà il giorno in cui saremo per sempre felici e
contenti. Crediamo che una volta superati gli ostacoli e sconfitti gli antagonisti, potremo
finalmente goderci il nostro lieto fine. Ma non funziona così. La vita non è un percorso
lineare, ma a zigzag. Le giornate di pioggia si alternano alle giornate di sole, e talvolta il
ciclo rimane grigio per un tempo indefinito. A volte ci sembra di aver fatto talmente tanti
passi indietro che ci chiediamo come abbiamo potuto lasciare che accadesse; a volte
invece ci sembra persino impossibile che abbiamo mai potuto provare tristezza.
L'importante è non lasciarsi paralizzare dal pensiero di muoversi (sia in avanti sia
all'indietro). Se stiamo fermi per paura firmiamo la nostra stessa condanna a morte.
La vita è una sequenza di «qui e ora» che accumulandosi ci sospingono in avanti e
ci portano più in alto, permettendoci di vedere oltre e ampliando così gli orizzonti della
nostra consapevolezza. Sono tutto ciò che abbiamo. Dobbiamo apprezzare ciò che
viviamo sulla nostra pelle nel momento presente, altrimenti smettiamo di esistere,
moriamo dentro. Le cose succedono e noi le guardiamo passare senza agire perché
abbiamo troppa paura che se muoviamo un solo muscolo faremo uno sbaglio e cadremo
all'indietro, ancora più lontani da quella luce in fondo al tunnel che desidereremmo tanto
raggiungere. Abbiamo permesso che qualche brutta esperienza condizionasse la nostra
intera vita. Non siamo riusciti a spuntare tutte le voci della lista che avevamo stilato, e
quindi ci siamo convinti che non potremo mai essere felici. Ma la felicità non è il
risultato di un processo mentale che decidiamo a tavolino e che si verifica solo in
presenza di determinate circostanze. È un'esperienza. Un'emozione. Che puoi provare qui
e ora.
Inoltre, la società in cui viviamo non ci aiuta a liberarci dalle nostre gabbie
mentali, anzi, semmai rende ancora più difficile evaderne. Non solo ci è stato ripetuto che
le nostre sofferenze ci condurranno immancabilmente a un lieto fine, ma anche che la
felicità va programmata. Non vorrei essere troppo millennial (non riesco a credere che sto
per fare questo esempio), ma pensiamo ai post su Tumblr o alle bacheche di Pinterest.
Sono tavolozze di immagini che ci ispirano, a cui aspiriamo, che speriamo di ricreare. Ed
è molto bello guardarle e decidere che la nostra vita dovrebbe assomigliare a quelle
immagini. Ma quanti di noi si impegnano a far sì che accada? Basterebbe partire da
qualcosa di semplice, che so: prepararsi una tazza di té fumante e sedersi vicino a una
finestra a leggere un libro mentre un raggio di sole ci illumina. Eppure, non lo facciamo.
Ci lamentiamo di non avere le vite dei nostri sogni, ma non alziamo un dito per
realizzarle.
Il presente è tutto ciò che abbiamo. Dobbiamo scegliere adesso. Dobbiamo
scegliere l'adesso. Immergersi nella nostra realtà straziante e meravigliosa, in ciò che
vediamo e tocchiamo, abbracciare il caos e gli splendidi scismi che ci portano a fare la
guerra e fare l'amore e fare la pace, creare l'armonia e la metamorfosi. Vivere giornate di
una tristezza così devastante che troviamo appena la forza di respirare, per poi renderci
conto che far entrare e uscire l'aria dai polmoni è l'unica cosa che conta. Forse dobbiamo
avere il coraggio di voltare pagina e lasciare che il presente sia abbastanza. Capire
finalmente che le piccole cose del quotidiano sono banali e noiose se noi siamo banali e
noiosi. La vita è piena di misteri e avventure in territori sconosciuti, se solo osiamo uscire
234
dal sentiero battuto e addentrarci nel bosco selvaggio, dove il futuro non è un problema
del presente.
96
IMPARA l'arte
della MINDFULNESS
(e non metterla da parte)
235
In genere si parla dell'importanza della mindfulness come strumento per
consolidare la coscienza del presente e immergersi nella propria esperienza. In questo
senso, è fondamentale. Ma è altrettanto fondamentale rendersi conto che per metterla in
pratica bisogna apprendere a superare i limiti della propria mente. La cultura e l'epoca in
cui ci troviamo sono ossessionate dall'avere un'opinione e un pensiero su ogni cosa.
Certo, la ragione gioca un ruolo fondamentale per la nostra crescita, ma talvolta soffoca
l'istinto, i desideri e i piaceri per fare spazio ad aspettative e «normalità». Quando
proviamo a rinchiudere in un barattolo minuscolo un materiale fluido, imprevedibile ed
espiosivo come l'animo umano, siamo destinati a soffrirne atrocemente.
Nonostante tutta la tecnologia che ci circonda e che crea contatti digitali tra le
persone, la nostra capacità di stabilire una connessione a livello umano è
spaventosamente regredita. Le discussioni si muovono su binari che si concentrano su ciò
che siamo capaci di fare, non su ciò che siamo capaci di essere. Abbiamo tagliato i ponti
con le religioni, pensando che la fede fosse espressione d'ignoranza anziché di profondità
spirituale. Non attribuiamo alcuna importanza alla realtà dell'esistenza umana, o perlo-
meno alla parte di noi che è aperta a interpretazione: sia perché temiamo di esplorare un
territorio sconosciuto, sia perché non ci offre alcun appiglio sicuro o certezza assodata,
quindi preferiamo fare gli gnorri e non affrontarla.
Diventiamo quello che pensiamo. E, a giudicare da quello che siamo diventati,
passiamo troppo tempo a pensare a cose inutili. Non ci concediamo il tempo di respirare,
di esplorare l'incertezza e il disagio, di rischiare. L'ignoto ci riserva sorprese meravigliose
che la nostra mente razionale non riesce nemmeno a concepire.
Rimuginiamo senza sosta (limitandoci a un'elaborazione eccessiva e incessante
che esclude una lucida meditazione); cerchiamo di addomesticare la realtà appiccicando
etichette, creando categorie, inventando definizioni. Ci abituiamo a ciò che ci è familiare
e scartiamo tutto il resto. Se qualcuno o qualcosa non è come noi, lo tagliamo fuori, ce ne
laviamo le mani convincendoci che sia inferiore a noi. Sono gli altri quelli sbagliati, e noi
quelli giusti, quindi siamo migliori. La monocultura in cui siamo immersi alimenta questo
tipo di mentalità e funziona alla grande perché siamo disposti a contribuire al suo gioco
crudele. Ci piace pensare che gli altri non siano alla nostra altezza e che quindi siamo
autorizzati a trattarli a pesci in faccia. Ma così fa cendo ci rinchiudiamo in una prigione
dorata. Inevitabilmenh' finiamo per cadere nella trappola in cui pensavamo che non
saremmo mai caduti, perché siamo esseri umani. Ricorda: non esiste territorio più
insidioso di una mente che non permette all'anima di vacillare.
Dobbiamo insegnare ai nostri bambini a non mettersi a urlare e fare i capricci in
mezzo alla strada perché è importante che fin da piccoli imparino a gestire ed elaborare le
proprie emozioni, non perché temiamo il giudizio dei passanti. Dobbiamo diventare
consapevoli di ciò che compriamo, delle pagine web che visitiamo, dei pollici alzati che
seminiamo online, in particolar modo quando finiamo per fare del male a qualcuno con il
nostro comportamento (anche se non ce ne rendiamo conto). Dobbiamo smettere di
affibbiare etichette alle persone. Dobbiamo abituarci a sentirci a disagio al pensiero che il
futuro sia incerto, perché una sola cosa è certa: continuerà a esserlo. Dobbiamo capire che
le rivoluzioni partono dai piccoli cambiamenti. Dalle singole persone. Dobbiamo uscire
dalla gabbia della razionalità a tutti i costi ed entrare nei nostri cuori. Forse non capiremo
mai il segreto dell'essere umani. Ma non per questo dobbiamo affannarci a capire tutto il
resto per cercare di colmare il vuoto che ci lascia dentro questo mistero insolubile.
236
97
La DIFFERENZA
fra CIÒ che SENTI
e CIÒ che CREDI di SENTIRE
Ricordi l'ultima volta che qualcosa ha scatenato in te una forte reazione emotiva?
In quella circostanza ti eri forse preso il tempo di assorbire ed elaborare quell'esperienza
prima di analizzarne gli effetti sul tuo corpo? No, probabilmente no. Del resto, se qualcu-
no ti chiede: «Come ti fa sentire questa cosa?», fondamentalmente ti sta domandando
cosa ne pensi.
Le emozioni sono semplici eppure subdole. Se le esaminiamo da un punto di vista
squisitamente biologico, possiamo riconoscerle in quanto sensazioni fisiche e
237
suddividerle in due categorie: chiusura e apertura. La maniera in cui scegliamo di
interpretare questo senso di tensione o di sollievo è la matrice dei pensieri che finiranno
per alimentare le nostre emozioni più estreme, travolgenti, devastanti, intense.
Ovvero: siamo noi gli artefici delle nostre emozioni. Siamo noi ad attribuire un
certo significato alle nostre sensazioni. Questo significa che c'è una bella differenza fra
ciò che proviamo e ciò che crediamo di provare. È il meccanismo alla base della
mentalità del linciaggio e del condizionamento sociale, fra le altre cose. Ed è anche il
motivo per cui può capitare di sentirci intrappolati in un circolo vizioso e apparentemente
inevitabile di sofferenza intcriore. Ma dobbiamo ricordare a noi stessi che le emozioni
non sono strutturalmente progettate per durare in eterno. Sono i nostri schemi cognitivi a
renderle ricorrenti e ossessive, o a impedirci di imboccare la strada che porta a metterle
finalmente a tacere.
L'educazione che riceviamo ci impone un codice comportamentale per ogni
singolo aspetto della nostra vita. Cultura, religione e famiglia ci impongono una serie di
precetti che ci indicano chiaramente cosa sia giusto e cosa sbagliato. Il nostro egocentri-
smo e i nostri desideri insopprimibili di sopravvivenza, superiorità, amore e acccttazione
fanno il resto del lavoro. Dentro di noi si forma così un ecosistema mentale di azioni e
reazioni.
Io le definisco «emozioni mentali» e le metto al primo posto nella lista delle
ragioni per cui soffriamo, pur essendo creature altamente evolute. Non siamo più spinti
dalla necessità di procurarci il cibo o dal desiderio di accoppiarci; ora a controllarci sono
i nostri pensieri. Per esempio, ci troviamo a rimuginare sul fatto che qualcuno non ci ama,
e ci chiediamo cosa significhi; a quel punto il nostro inconscio si adopera a cercare
conferme nella realtà (e chi cerca trova); questo meccanismo ripetitivo crea una con-
vinzione, e quella convinzione plasma le nostre vite.
Ci è stato insegnato che l'unica vita degna di essere vissuta è una vita piena di
emozioni. Un'esistenza traboccante d'amore, o bruciante di passione, o straziata da
sofferenze da cui usciremo eroici vincitori. Crediamo di dover avere per forza
un'opinione su tutto per sapere chi siamo; peggio ancora, crediamo di dover avere per
forza una reazione emotiva potente per avere voce in capitolo. Solo in questo modo
pensiamo di contare qualcosa, di meritare un posto nel mondo.
La prossima volta che ti sentirai con le spalle al muro, fai un respiro profondo e
osserva oggettivamente le reazioni del tuo corpo. Forse sentirai una stretta al petto o un
leggero male allo stomaco. Un po' di stress, insomma. Tutto qui. Non c'è altro. Quella
sensazione che ti sembrava potesse ucciderti non ha alcun potere reale su di te. Se provi a
osservarti di nuovo dopo un'ora o un giorno, ti accorgerai che non c'è più nulla. È tutto
passato.
Arriverai alla consapevolezza che anche le «sensazioni di pancia», le tue
intuizioni, non sono ondate emotive gigantesche capaci di travolgerti: sono piccole
increspature che devi osservare con attenzione.
A volte non sopportiamo l'idea che dentro di noi ci sia solo silenzio. Per questo
facciamo un gran fracasso per distrarci. Ma il caos che noi stessi abbiamo creato a un
certo punto diventa sfiancante. A quel punto non ci resta che smettere di fare rumore e
restare in ascolto. Lasciare che i sentimenti fluiscano. Senza sovrastrutture.
238
È lì che capirai un segreto fondamentale: anche quando le tue emozioni ti urlano il
peggio del peggio («Sei un fallimento», «Devi cambiare tutto»), la voce dentro di te ti
parlerà con dolcezza, con amore, nell'interesse di aiutarti a risolvere i tuoi problemi.
Capirai anche che non hai un'avversione naturale alle tue emozioni. Avere
emozioni (anche «negative») è salutare, sebbene ti sia forse stato insegnato il contrario.
Devi saperti godere la tristezza, il dolore e tutto il resto al momento giusto, nella giusta
misura. Significa che ti stai dando il permesso di vivere appieno.
Non sono i nostri pensieri a creare le nostre vite, ma il fatto che li usiamo come
bisturi per sviscerare il significato delle nostre emozioni e decidere a tavolino ciò che è
giusto e ciò che è sbagliato, buono e cattivo. Ma queste categorie non esistono in natura:
siamo noi a farle diventare gli strumenti della nostra orchestra e a creare la nostra
personale sinfonia.
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II POTERE
dei PENSIERI NEGATIVI
239
solarti alla fine di una giornata difficile. E non è qualcosa che puoi permetterti di
applicare all'ultimo secondo, quando hai esaurito tutte le altre opzioni.
Vivere un'esperienza significa imparare a pensare in un modo diverso. Se non ti
impegni a farlo, ti areni.
Più facciamo esperienze, più diventiamo capaci di vedere il mondo attraverso una
serie variegata di lenti, di ampliare i nostri orizzonti e le nostre prospettive, di considerare
possibilità che prima avremmo giudicato inconcepibili. La vera educazione non consiste
nell'imparare a cosa pensare, ma nell'imparare a pensare.
Trovare nuove strategie per ignorare i propri pensieri negativi non significa
esercitare un potere, ma dissociarsi da se stessi. I pensieri negativi sono importanti tanto
quanto quelli positivi. Invece di esserne spaventati, possiamo apprendere a vederli come
indicazioni, o almeno (assegnando una gerarchia di significato) decidere cosa conta di più
per noi, e quanto.
Ed è proprio qui che si nasconde il potere dei pensieri negativi.
I filosofi stoici praticavano la visualizzazione negativa immaginando il peggior
scenario possibile e preparandosi all'evenienza. Imparare a pensare significa affinare
l'arte della consapevolezza di essere responsabili delle proprie scelte, poiché siamo noi a
scegliere a cosa attribuire importanza e per cosa provare emozione nelle nostre vite.
E se non prendi queste decisioni consapevolmente, finirai per trascorrere la tua
vita intrappolato nei circoli viziosi emotivi che sei stato condizionato a creare fin dalla
più giovane età.
La soluzione non è concentrarsi esclusivamente sulla positività (come ci vorrebbe
far credere la psicologia pop da social network), ma piuttosto fare leva sui nostri lati
oscuri per far scoccare la scintilla del cambiamento e ispirare un'evoluzione inferiore.
Per conquistare la libertà emotiva e la pace inferiore devi sapere come comportarti
quando quei pensieri e sentimenti negativi iniziano a strisciarti dentro. Perché non è una
questione di se, ma di quando.
Come spiega il saggista Jonah Lehrer, la regolazione delle nostre emozioni passa
attraverso il pensiero. Grazie alla corteccia prefrontale siamo in grado di concepire la
nostra mente, ovvero i nostri cervelli pensano a se stessi: gli psicologi la chiamano meta-
cognizione. Sappiamo quando siamo arrabbiati perché ogni stato emotivo si presenta con
un certo grado di autocoscienza, in modo tale da lasciarci lo spazio di capire perché
stiamo provando quella sensazione. Altrimenti non sapremmo che abbiamo paura perché
un leone sta correndo verso di noi, e quindi non ce la daremmo a gambe. E se non ci
facesse capire che dobbiamo scappare il più in fretta possibile, quale sarebbe lo scopo di
avere paura?
Ancora più importante: se un'emozione non ha senso, ovvero se l'amigdala sta
rispondendo a un istinto di cosiddetta «awersio-
ne alle perdite», può essere ignorata. La corteccia prefrontale decide
deliberatamente di ignorare il cervello emotivo, se reputa che la sollecitazione sia priva di
fondamento.
Ciò significa che qualsiasi problema pensi di avere nella tua vita non è il tuo vero
problema. Il tuo vero problema è che lo vedi come un problema, anziché come un
campanello d'allarme a cui rifiuti di rispondere, o come il risultato di una tua proiezione
errata, di una distorsione cognitiva, di pensieri irrazionali che hanno generato emozioni
altrettanto irrazionali e che ora prendono il sopravvento.
240
Il problema è che vedi il problema come un problema anziché come una falla
nella tua comprensione, nella tua messa a fuoco, nella tua percezione.
Per sintetizzare: il problema non è il problema. È il modo in cui pensi al tuo
problema.
Se vuoi essere libero, devi assolutamente rivedere la maniera in cui pensi ai tuoi
sentimenti. La differenza fra essere paralizzati dall'ansia e provare un salutare senso di
paura mentre si fa qualcosa di nuovo e coraggioso è la capacità di discernimento, che va
allenata come un muscolo. La differenza fra le persone che trasformano gli ostacoli in
occasioni e le persone che rimangono schiacciate sotto il peso dei loro stessi dubbi è la
conoscenza e la consapevolezza.
Quando avvertiamo malessere siamo obbligati a trovare nuove soluzioni che
altrimenti non avremmo mai immaginato.
Ecco perché la sofferenza è cruciale per l'evoluzione dell'essere umano. L'ostacolo
sulla via diventa esso stesso la via. Qualsiasi stupido è capace di godersi gli aspetti
positivi della vita, ma solo pochi eletti sanno come trarre gli insegnamenti più profondi
dai momenti più difficili.
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Come GUARIRE dall’ANSIA
02 I Concediti di dare voce ai tuoi desideri più autentici. Non si scappa: che si
tratti di una nuova storia d'amore, di un lavoro migliore, di un aumento di stipendio, di
ricevere il giusto riconoscimento per ciò che fai, impara a riconoscere i tuoi veri desideri e ad
241
accettarli, anche se pensi che gli altri li giudicherebbero superficiali o egoisti o chissà
cos'altro.
03 I Se non riesci a capire quali sono i tuoi desideri più autentici, pensa alle tue
paure più grandi. Se le superassi, cosa ci sarebbe dall'altra parte? Ecco: quello è ciò che
vuoi davvero.
04 I Sii grato per il tuo malessere. Vuoi sapere una cosa triste e bizzarra? Le
persone felici sono sazie. Si sentono arrivate. Se invece hai la percezione che qualcosa non
va, significa che sei a un passo da qualcosa di nuovo e meraviglioso: ma sta a te decidere di
muoverti per raggiungerlo.
07 I Devi partire dal punto in cui ti trovi, usare quello che hai e fare ciò che
puoi. Qualsiasi altro approccio è solo un modo per fuggire dai tuoi problemi e perdere la
speranza nella tua vita (e in te stesso). Se vuoi cambiare davvero, devi evolverti. Tutto il resto
è un'illusione che ti allontanerà dalla strada da percorrere.
08 I Sforzati di ricucire i rapporti con almeno una persona di cui ti fidi e con cui
hai una buona sintonia. Se hai perso i contatti, è ora di cominciare a ristabilirli. Ti aiuterà a
creare relazioni emotivamente salutari. Avere bisogno d'amore non è un sintomo di
debolezza.
10 I Quando sei in ansia o nel panico, c'è una sola cosa da fare: consolarti. In
quello stato non sei in grado di pensare lucidamente né tantomeno dovresti prendere decisioni
importanti sulla tua vita. Cerca di trovare un modo per confortarti (mangiare qualcosa di
buono, fare un bagno caldo, parlare al telefono con un amico, praticare uno sport...) ed esci
da quel campo magnetico nefasto il prima possibile.
11 I Trova un modo per vivere nel presente, anche se ti sembra una prospettiva
noiosa, impossibile o terrificante.
Soffrire d'ansia è un campanello d'allarme: ci informa che siamo impantanati nel
passato o eccessivamente proiettati nel futuro, e che questo nostro dislocamento temporale ci
impedisce di fare le scelte giuste nel presente.
242
12 I Rimuovi gli ostacoli che ti impediscono di perseguire i tuoi obiettivi. Per
dirlo con le parole dell'autrice Cheryl Strayed: «I veri cambiamenti avvengono a un livello
gestuale. Cominciano da una persona che fa una singola cosa diversa da come l'aveva fatta
fino ad allora.»
13 I Leggi. Se pensi che non ti piaccia leggere, sappi che non è vero. È solo che
finora non hai letto le cose giuste. Le tue letture di oggi condizioneranno la persona che
sarai domani. Leggi articoli e saggi online sulle tecniche di gestione delle emozioni, per
esempio: troverai conforto nell'accorger-ti di quante persone condividono le tue stesse
difficoltà. Leggi di argomenti su cui non sai ancora nulla, che non capisci, che ti spaventano e
ti affascinano. Insomma, leggi!
16 I L'ansia non scomparirà mai del tutto dalla tua vita. La paura è un'emozione
naturale. Se la tua vita ti sta a cuore e se hai la benché minima idea di ciò che accade nel
mondo, sai benissimo che oggettivamente c'è parecchio di cui essere spaventati o ansiosi.
L'obiettivo non è sradicare completamente quelle sensazioni, ma allenare il muscolo mentale
che ti spinge a scegliere di essere felice nonostante siano presenti, anziché lasciartene
paralizzare. Tutto qui.
243
20 I Impara a esprimere il dolore al momento giusto. Non significa che puoi
permetterti di lasciarti andare a comportamenti estremi o autolesionistici, ma che devi
imparare a riconoscere quando qualcosa ti fa soffrire, comunicarlo in maniera chiara alle altre
persone e gestirlo nel momento in cui si presenta.
21 I Trova il bandolo della matassa nel groviglio delle emozioni tossiche che si è
formato dentro di te. Per esempio: se non accetti l'idea che il tuo ex ti abbia fatto soffrire
come un cane e non elabori quel dolore, sarai ossessionato dall'idea che la persona nuova con
cui ti stai frequentando possa farti altrettanto male e finirai per non vederla più per paura di
soffrire di nuovo, ricreando dunque con le tue mani la situazione che temevi. Cercare di
sciogliere quel groviglio di emozioni significa vederle, sentirle, accettarle. A volte la vita è
brutale, ingiusta e indicibilmente orrenda. (Come disse un certo Oscar Wilde: «Siamo tutti
nel fango, ma alcuni di noi guardano alle stelle.»)
22 I Separa le tue sensazioni fisiche dal significato che gli attribuisci. Quando sei
davvero agitato, chiediti: Quali sono i miei sintomi fisici oggettivi in questo preciso istante?
Se sci onesto con te stesso, scoprirai che in realtà stai provando so lo un po' di tensione o di
malessere generale. Il resto è tutto nella tua testa.
23 I Non ti fidare ciecamente del tuo istinto. Ci è stato ripetuto che bisogna fidarsi
della propria pancia, ma io credo sia una vera e propria follia, considerando che le nostre
reazioni più istintive in genere scaturiscono da pensieri irrazionali o traumi passati. Se ti
affidi ciecamente alle sensazioni del momento, preparati a un viaggio su una strada molto
dissestata. Sei tu a dover stabilire una gerarchla e comportarti di conseguenza.
24 I Per mettere le cose in prospettiva, pensa al te stesso del futuro. Non sei
sicuro di volere dei figli? Immaginati a settantacinque anni: vorresti avere una famiglia
numerosa intorno a te, o pensi che staresti meglio da solo? Immagina la tua vita fra tre anni.
Sarai felice di aver chiuso quella relazione, di aver speso tutti i tuoi risparmi in stupidate, di
aver passato tutto il tuo tempo libero davanti alla tv invece di scrivere quel romanzo che
sognavi o metterti in proprio o imparare a suonare uno strumento? Immagina la tua vita dal
punto di vista della persona che speri di diventare. Metterai tutto nella giusta prospettiva.
100
SMETTI di INSEGUIRE
la FELICITÀ
244
Sono pensieri interessanti, no? Certo, ad alcuni sembreranno le ennesime massime di
saggezza senza alcun fondamento pratico. In realtà sono la perfetta spiegazione
dell'insensatezza che si cela dietro alla famosa «ricerca della felicità». Per usare le parole del
medico e divulgatore Andrew Weil: l'idea che gli esseri umani siano destinati a una felicità
ininterrotta è «squisitamente moderna, squisitamente americana, squisitamente distruttiva».
Il desiderio di vivere per sempre felici e contenti è il vero motore del consumismo,
nonché la nostra più grande consolazione al pensiero della nostra mortalità. Ci fa andare
avanti a braccetto con la paura esistenziale della morte e della sofferenza: è la ragione per cui
abbiamo plasmato e strutturato la società contempcra nea. La nostra frustrazione collettiva è
il nostro motore: la ricerca della felicità non si può e non si deve mai fermare.
E la ragione di questo si cela nel meccanismo dell'adattamento edenico: detto in
parole povere, gli esseri umani hanno la tendenza a adattarsi a qualsiasi nuova circostanza.
Cambiamo, ci riassestiamo, ci acclimatiamo e poi non ci basta più: vogliamo cambiare di
nuovo. In psicologia si parla anche di «felicità di base», ovvero lo standard di «neutralità» a
cui ritorniamo naturalmente dopo un evento che in qualche modo ha destabilizzato le nostre
esistenze.
Inseguire la felicità significa essere tenuti in vita unicamente dai momenti «positivi»,
anziché cercare di innalzare il nostro standard di felicità di base. Motivarsi con la speranza di
raggiungere un benessere continuativo non è solo un atteggiamento tossico, è una missione
impossibile.
Se vuoi essere felice, devi smettere di sforzarti di esserlo. La felicità è una
conseguenza naturale di altre azioni: arriva quando ti metti alla prova, quando fai qualcosa di
significativo, di bello, di importante.
È molto più saggio trascorrere la propria vita ad approfondire le proprie conoscenze o
ad affinare il proprio modo di pensare, anziché rincorrere transitori momenti di euforia. È
molto più saggio abbracciare il malessere che accompagna i grandi cambiamenti e le
trasformazioni profonde. È molto più saggio buttare la bilancia dalla finestra invece che
usarla per raggiungere un equilibrio malato e utopistico. È molto più saggio lanciarsi in
imprese difficili che ti fanno sentire vulnerabile e spaventato anziché evitarle perché
preferisci il conforto effimero di ciò che già conosci.
Perché una cosa è certa: fuggire dalla sofferenza equivale a fuggire dalla felicità.
Sono due forze opposte con la medesima funzione. Se cerchi di anestetizzarti al dolore,
finirai per non sentire più niente. Finirai per correre dietro all'illusione di una felicità vuota
che non può riempirti il cuore. Sarai solo l'ombra della persona che eri destinato a diventare.
101
Guida alla METAMORFOSI:
come CAMBIARE IDEA, SENTIMENTI,
PERCEZIONE di SÉ o MODO di VIVERE
Che si tratti della semplice decisione di diventare una persona più gentile e
comprensiva con gli altri, o dell'accettazione totale (e liberatoria) di essere l'unico
responsabile della propria felicità, cercare di venire a patti con il mondo è un lavoro
impegnativo e a tempo pieno. Attraversiamo continui cambiamenti e stravolgimenti nella
vita, in poche parole: siamo creature destinate alla metamorfosi. Non è importante il
245
punto di partenza o di arrivo, ma il fatto che qualsiasi mutamento psicologico ed emotivo
degno di questo nome tende a verificarsi in determinate circostanze e situazioni di
difficoltà. Se vuoi qualche consiglio su come affrontare una metamorfosi, eccone alcuni.
02 I Non provare rabbia nei confronti delle tue convinzioni passate e dei limiti
mentali che sei riuscito a superare. Cambiare significa costruire il nuovo, non
distruggere il vecchio.
Non c'è alcun motivo di stare lì a rimuginare su quanto tu sia stato stupido a non
capire prima certe cose. L'unica cosa che conta è che tu alla fine ci sia arrivato.
03 I Quando metti in dubbio la tua stessa identità e sei guida to dal desiderio
bruciante di ampliare i tuoi orizzonti, vuoi dire che hai finalmente capito che tu (e
solo tu) sei responsabile della tua vita. Non esiste niente e nessuno a cui delegare: devi
rimboccarti le maniche e lavorare ogni giorno per trovare un briciolo di conforto in
questo mondo brutale ed effimero. Non c'è denaro, amore o successo che possa farlo al
posto tuo. Trova la tua pace; il resto verrà da sé.
05 I Non devi avere una risposta a tutto. E mai ce l'avrai. Non conta essere sicuri
di qualcosa, conta averci provato. Nessuno è mai riuscito a dissipare le nebbie del mistero
da cui proveniamo e in cui inevitabilmente torneremo, eppure la vita di molte persone (e
la società e la cultura in cui siamo immersi) è plasmata e condizionata da precetti che si
affannano a voler spiegare questo mistero. Non abbiamo che congetture: possiamo solo
dire che alcune ci portano a vivere in un mondo più felice, pacifico e a misura d'uomo, altre
meno. Nessuno ha la verità in tasca. Ma qualcuno ha la volontà di impegnarsi affinchè possiamo
vivere nella migliore versione possibile della realtà che abbiamo a disposizione.
246
07 I Le avversità che hai superato sono i mattoni della tua identità. Quando
abbiamo un problema, il malessere che genera in noi ci spinge ad agire in un modo che prima non
avremmo mai preso in considerazione. Ci spaventa, perché non sappiamo cosa ci aspetta. Ma
sappi che i momenti più difficili della vita sono i trampolini di lancio per la persona che
diventerai. Ogni sfida ti trasforma. La sofferenza è il territorio di confine che devi attraversare per
arrivare a una vita migliore di quanto avresti mai potuto sognare. Credimi: un giorno ti guarderai
indietro e sarai grato del fatto che le cose non siano andate secondo i tuoi piani. Sarai grato alle
tue avversità, perché avranno costruito la persona che sei diventato.
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