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Questione di stile

Filippo Azimonti In democrazia la forma sostanza, il che significa, semplicemente, che nessuna sostanza politica pu affermarsi contro la forma costituzionale. Quando dunque si assiste a un progressivo scollamento tra forma e sostanza democratica e, come in Italia, la stessa forma traballante, c di chi preoccuparsi seriamente. Anche perch non ancora stato redatto un affidabile manuale per la manutenzione della democrazia e spetta a ciascuno assumere atteggiamenti che ricreino quellindispensabile relazione e la renda immediatamente visibile nelle procedure democratiche. E esattamente quello che ha fatto il sindaco Giuliano Pisapia sottoponendosi, laltra notte, a quindici ore di dibattito sulla variazione di Bilancio per abbandonare laula consiliare solo poco prima delle otto del mattino. La sua presenza replicata anche ieri - sottolineava limportanza dei provvedimenti che si sarebbero discussi, al di l del loro merito e, al tempo stesso, lurgenza che rivestono per lintera collettivit. Un comportamento che fin troppo facile mettere a confronto con quello del suo predecessore, Letizia Moratti, che in cinque anni si presentata in Consiglio 68 volte su 432 sedute e che, ovviamente, quando cominciata la lunga notte del Bilancio, aveva abbandonato laula da parecchio tempo. Dal punto di vista tecnico non cera ragione perch il sindaco prolungasse la propria presenza dopo il voto della mozione che portava a 33.500 euro allanno il redditi cui applicare la nuova addizionale Irpef, lo snodo politico della seduta. Ma la forma imponeva che Pisapia affrontasse la notte, gli scogli procedurali, lostruzionismo dellopposizione e perfino le locuste evocate da Pietro Tatarella divenutone leroe. Perch cos che le procedure del deliberare possono esprimere un ideale di autogoverno collettivo che ne incorpora i requisiti prima di tutto morali evitando che la politica scada in amministrazione. Estato un modo per confermare sul campo, e nel proprio campo, autorevolezza, ma anche per dare dignit alla stessa opposizione che infatti ha colto loccasione per proporre lintero ventaglio delle proprie riserve e stimolare la reazione del proprio elettorato chiamandolo alla protesta, cos come la maggioranza aveva avviato uno spigoloso confronto con il proprio elettorato. Tutto alla luce del sole, senza retroscena da scoprire, in un pubblico dibattito che deve continuare perch le scelte diventino condivise e le alternative praticabili, non per gli eletti, ma per gli elettori. Perch, citando Robert Musil, Nessuna grande civilt pu reggersi su un rapporto distorto con la realt. E di un bagno di realt, anche quando pu dispiacere, Milano ha disperatamente bisogno. (la Repubblica Milano 30 luglio 2011)

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