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Di una moschea a Milano si parla da più di vent'anni. I tanti progetti si sono sempre arenati nell'indifferenza se non aperta ostilità delle amministrazioni, costringendo la comunità musulmana a un "pellegrinaggio" che ha toccato ogni punto della città. Ora la giunta annuncia una svolta, ma si è (quasi) tornati al punto di partenza.
Di una moschea a Milano si parla da più di vent'anni. I tanti progetti si sono sempre arenati nell'indifferenza se non aperta ostilità delle amministrazioni, costringendo la comunità musulmana a un "pellegrinaggio" che ha toccato ogni punto della città. Ora la giunta annuncia una svolta, ma si è (quasi) tornati al punto di partenza.
Di una moschea a Milano si parla da più di vent'anni. I tanti progetti si sono sempre arenati nell'indifferenza se non aperta ostilità delle amministrazioni, costringendo la comunità musulmana a un "pellegrinaggio" che ha toccato ogni punto della città. Ora la giunta annuncia una svolta, ma si è (quasi) tornati al punto di partenza.
Il 12 giugno 1992 Al Abu Shwaima, medico di origine giordana, si rivolgeva a
cinquemila fedeli parlando loro di diritti dell'uomo, pace, fratellanza, e della necessit per i musulmani milanesi di non rinchiudersi in se stessi, ma di dare un esempio e una giusta immagine dell'Islam a tutta la metropoli. La sua platea era quella dellArena che, per la prima volta, il Comune aveva concesso perch vi si celebrasse la chiusura del Ramadan. La grande Moschea di Roma, progettata da Paolo Portoghesi e finanziata da re Faysal dArabia, non era ancora stata completata (fu inaugurata nel 1995), ma a Milano gi nel maggio 1988 si era aperta la Moschea del Misericordioso a Segrate, e la Giunta (sindaco Carlo Tognoli) aveva concesso, prima a San Siro poi a Crescenzago, unarea per la costruzione della Msjid Gimi, la Moschea Grande. Non se ne fece nulla, grazie ai Mondiali, ma, almeno, si dimostr una sensibilit che fece concludere alla Fondazione Agnelli che, in particolare a Milano, lintegrazione degli allora circa 50mila residenti di fede musulmana, oggi pi che raddoppiati, stava avvenendo senza traumi. Il percorso avviato allora si per interrotto innumerevoli volte. E la comunit islamica stata costretta a un pellegrinaggio che lha portata in ogni angolo della citt: in piazzale Maciachini, in viale Padova, in viale Jenner, al Palalido, al Vigorelli fino alla minacciosa preghiera per la pace sul sagrato del Duomo, nel gennaio 2009. Anche di fronte a quella provocazione, la Chiesa ambrosiana ha sempre dichiarato e dimostrato unattenzione al diritto laico a poter professare liberamente la propria fede ben superiore a quella di amministratori che della difesa dei valori cristiani si erano pretesi inflessibili difensori. Il loro tempo ormai trascorso, ma anche la nuova amministrazione sembra prigioniera di unincertezza che ne rallenta le decisioni. Solo ora, infatti, si fissano principi che si direbbero scontati nella loro periodica rivendicazione politica: creazione dellalbo delle religioni (che era gi stato fatto, ma che ora sembra necessario verificare), messa a bando di quattro aree pubbliche che sia possibile adibire al culto ad esclusivo onere dei proponenti, massima trasparenza sullorigine dei finanziamenti necessari e, naturalmente, verifica dei progetti e del carattere sociale e culturale delle attivit proposte, tema questultimo sul quale polemiche e proteste si possono dare per scontate. Se ne riparler a settembre. Intanto si va avanti cos e, nella migliore delle ipotesi, si conceder che nelle vicinanze di Expo o nellarea di via Darwin offerta dal Gruppo Cabassi, si crei un luogo di preghiera provvisorio per non deludere le legittime aspettative di chi lo visiter: un servizio per turisti, non per i cittadini. Sar pure una rivoluzione come sostiene lassessore Pierfrancesco Majorino, che ha ereditato il caso dai colleghi Cappelli e De Cesaris; il modello sar pure Berlino. Ma a Roma, capitale della Cristianit e della pi ottusa burocrazia, il Comune don larea destinata alla costruzione della Moschea nel 1974, la prima pietra fu posta nell84 e nel 95 la si inaugur. Ventun anni che a Milano sono gi passati, fra promesse, annunci, piani, proteste e incontri per tornare (quasi) al punto di partenza. Sar pur vero che le disgrazie del giusto, saggiano la sua virt, per stare allammonimento suggerito a Giobbe dalla sua proverbiale pazienza, ma non va dimenticato che nel nome del patriarca biblico (santo per i cristiani e profeta nel Corano) si riassume quello di odiato e perseguitato. (la Repubblica Milano, 6 agosto 2014)