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Sulla moschea giunta prigioniera dellincertezza

Il 12 giugno 1992 Al Abu Shwaima, medico di origine giordana, si rivolgeva a


cinquemila fedeli parlando loro di diritti dell'uomo, pace, fratellanza, e della necessit
per i musulmani milanesi di non rinchiudersi in se stessi, ma di dare un esempio e una
giusta immagine dell'Islam a tutta la metropoli. La sua platea era quella dellArena
che, per la prima volta, il Comune aveva concesso perch vi si celebrasse la chiusura
del Ramadan.
La grande Moschea di Roma, progettata da Paolo Portoghesi e finanziata da re Faysal
dArabia, non era ancora stata completata (fu inaugurata nel 1995), ma a Milano gi
nel maggio 1988 si era aperta la Moschea del Misericordioso a Segrate, e la Giunta
(sindaco Carlo Tognoli) aveva concesso, prima a San Siro poi a Crescenzago, unarea
per la costruzione della Msjid Gimi, la Moschea Grande.
Non se ne fece nulla, grazie ai Mondiali, ma, almeno, si dimostr una sensibilit
che fece concludere alla Fondazione Agnelli che, in particolare a Milano,
lintegrazione degli allora circa 50mila residenti di fede musulmana, oggi pi che
raddoppiati, stava avvenendo senza traumi.
Il percorso avviato allora si per interrotto innumerevoli volte. E la comunit
islamica stata costretta a un pellegrinaggio che lha portata in ogni angolo della
citt: in piazzale Maciachini, in viale Padova, in viale Jenner, al Palalido, al
Vigorelli fino alla minacciosa preghiera per la pace sul sagrato del Duomo, nel
gennaio 2009.
Anche di fronte a quella provocazione, la Chiesa ambrosiana ha sempre dichiarato
e dimostrato unattenzione al diritto laico a poter professare liberamente la propria
fede ben superiore a quella di amministratori che della difesa dei valori cristiani si
erano pretesi inflessibili difensori.
Il loro tempo ormai trascorso, ma anche la nuova amministrazione sembra
prigioniera di unincertezza che ne rallenta le decisioni. Solo ora, infatti, si fissano
principi che si direbbero scontati nella loro periodica rivendicazione politica:
creazione dellalbo delle religioni (che era gi stato fatto, ma che ora sembra
necessario verificare), messa a bando di quattro aree pubbliche che sia possibile
adibire al culto ad esclusivo onere dei proponenti, massima trasparenza sullorigine
dei finanziamenti necessari e, naturalmente, verifica dei progetti e del carattere
sociale e culturale delle attivit proposte, tema questultimo sul quale polemiche e
proteste si possono dare per scontate.
Se ne riparler a settembre. Intanto si va avanti cos e, nella migliore delle ipotesi, si
conceder che nelle vicinanze di Expo o nellarea di via Darwin offerta dal Gruppo
Cabassi, si crei un luogo di preghiera provvisorio per non deludere le legittime
aspettative di chi lo visiter: un servizio per turisti, non per i cittadini.
Sar pure una rivoluzione come sostiene lassessore Pierfrancesco Majorino, che
ha ereditato il caso dai colleghi Cappelli e De Cesaris; il modello sar pure Berlino.
Ma a Roma, capitale della Cristianit e della pi ottusa burocrazia, il Comune don
larea destinata alla costruzione della Moschea nel 1974, la prima pietra fu posta
nell84 e nel 95 la si inaugur. Ventun anni che a Milano sono gi passati, fra
promesse, annunci, piani, proteste e incontri per tornare (quasi) al punto di partenza.
Sar pur vero che le disgrazie del giusto, saggiano la sua virt, per stare
allammonimento suggerito a Giobbe dalla sua proverbiale pazienza, ma non va
dimenticato che nel nome del patriarca biblico (santo per i cristiani e profeta nel
Corano) si riassume quello di odiato e perseguitato.
(la Repubblica Milano, 6 agosto 2014)

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