Sei sulla pagina 1di 3

Civilt, cos cambiata dal 500 a oggi

Inutile interpellare il web: le ricorrenze per Civilt sono 2,6 milioni (in 0,20 secondi). Per restringere il campo della ricerca meglio partire dalletimo latino: civilitas che rinvia a civilis, laggettivo di civis il cittadino della civitas, la citt. Dunque, una civilt civile, nel pi ampio senso del termine, antropologico e culturale. Che quello che cerca di assumere il ciclo di incontri dellannuale seminario Vidas ancora una volta affianca al proprio tradizionale impegno nellassistenza gratuita dei malati terminali, unindagine che, dal 1985, ha affrontato grandi temi etici la paura, lindifferenza, la memoria lamore, la felicit, lattesa, la speranza della vita, le solitudini. Civilt avverte per il filosofo Fulvio Papi chiamato a aprire gli incontri mercoled alle 18 a Palazzo Giureconsulti parola relativamente recente: fino al Cinquecento descrive lurbanit, lessere cittadini. Ma la scoperta dellAmerica ne cambia senso ridefinendolo per differenza: la civilt del Vecchio Mondo, il suo sistema di vita e di relazioni, e tutti gli altri, che a stento si riconoscono come uomini. A farlo per primo fu un eretico, Giordano Bruno, che ne riconobbe la possibilit, nel tempo, di farsi civili. Oggi per nessuno pu dirsi certo che la nostra sia la civilt, nella semplice constatazione che altre ne esistono e del prezzo che abbiamo pagato per costruirla, dal genocidio dei nativi americani fino agli orrori delle guerre mondiali. Un dubbio che coltiva anche Guido Viale, protagonista della giornata del 12 novembre di fronte a una crisi economica nientaffatto conclusa cui se ne aggiunge una ambientale dalle scadenze irreversibili. Viale interpreta lambientalismo di Alex Langer, parla di una conversione ecologica che impone una radicale revisione dellorganizzazione della produzione. Ripensare a come, cosa e dove produrre: riterritorializzare anzich globalizzare concedendo cos maggiore partecipazione democratica nelle scelte. Quelle energetiche innanzitutto, ma poi tutte quelle fondamentali nei territori, dalledilizia ai trasporti. Una vera rivoluzione culturale nei comportamenti, certo. Ma anche nelle scelte politiche. Sapendo di generare conflitti. Una sfida culturale che, su un diversissimo terreno, lancer anche la virologa Ilaria Capua (relatrice il 5 novembre). Rivolgendosi soprattutto alle donne: Racconter come da un laboratorio ai confini dellImpero nel quale si lavorava in 7 si sia riusciti a imporre quello che divenuto uno standard per le maggiori istituzioni internazionali. Oggi siamo 70, ma quando lanciammo la nostra sfida sapevamo che uscire dagli schemi avrebbe comportato dei costi e fatica, resistenze cui avremmo potuto opporre solo la nostra forte motivazione di agire nellinteresse generale. Capua parla della decisione di rendere pubblica nel 2006 le sequenza genetica del virus dellaviaria. Ma parla, soprattutto, del cambiamento culturale che si imposto allinterno del suo gruppo per poi estendersi alla pi amp ia comunit scientifica. Lei

riuscita a sfondare il soffitto di cristallo contro il quale si infrange il volo di tante donne italiane. Vittime anche di un retaggio culturale antico e condiviso che continua a perpetuarsi sin quando non lo si spezza con grinta e voglia di mettersi in gioco. Anche la classe medica deve rimettersi in gioco per Giorgio Cosmacini, professore dellUniversit Vita Salute del San Raffaele che affianca Papi nella giornata di apertura degli incontri Vidas per parlare di cultura della cura. Per secoli i medici non hanno guarito nulla, erano curanti. Con gli antibiotici si aperta la strada della terapia delle malattie infettive, ma per fronteggiare quelle metabolico degenerative cos legate allaumento delle aspettative di vita, si torna alla cura che coinvolge soggetti e competenze professionali diverse da quelle mediche e si estende sino agli stili di vita, ai consumi. Proprio quelli che Viale vorrebbe cambiare. E sui quali si interroga anche il filosofo e psicoanalista Paulo Barone (il 19 novembre, lincontro Pensare secondo natura) che si domanda di quale civilt si parli, se di inizio o fine si debba trattare, ritenendo irrinunciabile la scena contemporanea di un mondo divenuto interculturale in cui natura divenuta la parola chiave di lettura che interpella in primo luogo lOccidente. La domanda diventa allora citando il Max Sebald di Nach der Natur: Quale civilt dopo la scomparsa della natura?. Nella risposta lennesima sfida allOccidente contemporaneo. (la Repubblica Milano. 30 ottobre 2013)

Il programma
Tutti gli incontri si svolgono alle 18 a Palazzo Giureconsulti, via Mercanti 2 il 25 novembre a Palazzo Turati, via Meravigli 9; lingresso gratuito a prenotazione obbligatoria allo 02.72511.203/258 promozione.sviluppo@vidas.it Mercoled 30 ottobre Civilt: un prologo Fulvio Papi, filosofo e scrittore Cultura della cura Giorgio Cosmacini, professore di Storia del pensiero medico, Universit Vita Salute San Raffaele Marted 5 novembre I vivere tra il nascere e il morire Umberto Curi Professore emerito di Storia della Filosofia, Universit di Padova Uscire dagli schemi, un dovere morale Ilaria Capua, ricercatrice e virologa Marted 12 novembre

Verso una nuova economia Guido Viale, giornalista e scrittore Ambiente e medicina Alberto Ricciuti, medico, vicepresidente Attive come prima onlus Marted 19 novembre Pensare secondo natura Paulo Barone, filosofo e psicoanalista Beata giovent Paolo Passerini, giornalista e docente di linguaggi giornali stici, Universit Cattolica di Milano Luned 25 novembre Essere laltro Sergio Escobar, direttore Piccolo Teatro di Milano La civilt della memoria Paolo Di Stefano, scrittore e giornalista

Potrebbero piacerti anche