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La statistica e l'immanenza della variabilità

di Italo Scardovi

Statistica è parola dai tanti, forse troppi, significati. Essi riflettono, nella loro varietà, le istanze
conoscitive e operative attraverso le quali sono andati storicamente affermandosi i diversi corpi di
dottrina di cui si compone la disciplina che porta quel nome. Per quanto datate, e talvolta ingenue,
molte istanze sono ancora oggi riconoscibili nel vario attuarsi della ricerca quantitativa, in tutte le
sue declinazioni. La statistica è soprattutto un metodo. Un metodo che è luogo di incontro e di
confronto tra scienze della natura e scienze dell'uomo, tra pensiero scientifico e pensiero
filosofico, tra osservazione empirica e astrazione matematica; un metodo che riprende e rinnova il
canone sperimentale - il canone dell'ipotesi e della prova - in tutte le scienze positive che trattano
pluralità. I suoi principî, i suoi linguaggi, sono entrati nei più svariati settori del sapere, come linea
di pensiero e come momento del confronto critico tra ragione ed esperienza, tra idea e fatto, tra la
realtà quale è (il dato) e quale potrebbe essere (il modello), nel contesto della 'variabilità
individuale'. Con queste due parole - ma, più correttamente, si dovrebbe dire variabilità
interindividuale - si allude, nel linguaggio della scienza, alle differenze, anzitutto quantitative, che
sussistono tra gli elementi di un insieme rispetto a uno o più caratteri. Sono le proprietà
dell'insieme l'oggetto della statistica in quanto metodo scientifico.
Scienza è ricerca di invarianti e il metodo statistico ricerca invarianti: gli invarianti emergenti dalla
variabilità. Essi si esprimono in 'costanti caratteristiche': valori medi, misure di disuguaglianza,
indicatori della forma distributiva, parametri di relazione tra variabili. Ogni costante statistica
dev'essere criticamente intesa, perché rivela una proprietà di un insieme, nascondendone altre. È
sempre una molteplicità di indicatori a dare la misura e il senso delle caratteristiche di un insieme.
A un valor medio, ad esempio, dovrebbe sempre accompagnarsi il grado di allontanamento da
esso dei valori mediati: la variabilità, appunto.
Un aforisma popolare, ripreso in un divertente sonetto di Trilussa, irride argutamente la statistica,
osservando che, se a un uomo sono toccati due polli e a un altro non ne è toccato nessuno, essa
attribuisce ugualmente un pollo a testa. Così facendo, la statistica calcola un valor medio, la media
aritmetica, che è, come ogni media, una reductio ad unum, un'astrazione. Ogni astrazione
risponde a un'ipotesi. L'ipotesi della media aritmetica è l'equidistribuzione: un pollo a ciascuno.
Non dice, quella media, come sono andate le cose: dice, i polli essendo un 'carattere trasferibile',
come sarebbero andate nell'ipotesi di cui è espressione. In quanto è media, essa riassume e
nasconde le situazioni individuali. Lo 'scarto' tra queste e la media esprime allora la distanza tra
distribuzione reale (due polli a una persona, zero polli all'altra) e distribuzione virtuale (un pollo a
persona: il pollo medio aritmetico); una sintesi, ad esempio una media aritmetica, delle differenze
assolute tra i singoli valori e il loro valor medio offre una misura, una delle tante misure, della
disuguaglianza.
Sono, questi appena accennati, i primi e più immediati strumenti investigativi delle scienze alle
prese con la variabilità individuale. Certo, un valor medio è una quantità fittizia, ancorché
possibile; tale è, ad esempio, il 'reddito medio pro capite' degli abitanti di una città, di una nazione:
un dato che vale per ciò che rivela e non per ciò che occulta. Tali sono pure la 'velocità media' di
una nube di molecole gassose, o il 'tempo di dimezzamento' di un aggregato di atomi radioattivi.
Concetti essenziali alla teoria cinetica dei gas e alla teoria del decadimento nucleare; subito
integrati, in quei contesti, dall'assetto della variabilità attorno al valore medio: rispettivamente, la
legge di distribuzione (sincronica) delle velocità molecolari e la legge (diacronica) dell'emissione
radioattiva. Sono leggi statistiche: non attengono all'evento singolo, non codificano il percorso di
una particolare molecola, non prevedono il decadere di questo o quel nucleo, ma traggono le
proprietà statistiche dei rispettivi insiemi. Astrazioni, dunque. Ma senza astrazioni non si dà
scienza.
Nelle scienze non sperimentali la statistica è apparsa anzitutto nel suo momento classificatorio,
che è una prima forma di astrazione. Sostituendo alla vaga pluralità degli enti singoli una più
sintetica gradualità tipologica, la classificazione spoglia i fatti dei loro aspetti inessenziali e li riduce
a simboli di categorie concettuali, a eventi enumerabili. Senza classi e sistemi di classi non
avrebbero potuto affermarsi, a lato delle scienze fisiche (divenute, con la rivoluzione galileiana,
quantitativo-sperimentali e ipotetico-deduttive), altre scienze della natura non direttamente
riducibili al paradigma meccanico-causale e le stesse scienze dell'uomo: tutte le scienze dove la
qualità non è necessariamente una quantità non misurata e dove non è possibile isolare e
graduare le relazioni causali rendendo artificialmente ininfluente ora questo ora quel fattore.
E proprio l'assetto classificatorio ha costituito, talora, il presupposto statistico per la
modellizzazione delle conoscenze fondate sull'osservazione di fenomeni spontanei in cui
intervengono numerose variabili. Così è stato nelle scienze della vita, dove una lunga preparazione
descrittiva e tassonomica - un modo di far scienza, da Linneo (1758) in poi, al di fuori del
paradigma fisico-astronomico - ha costituito la premessa di una grande intuizione storico-
evolutiva: un'intuizione profondamente innovatrice enunciata senza alcuna apparente
matematizzazione. Questa verrà assai più avanti e avrà il rigore e l'eleganza di un teorema. Un
teorema fondato su probabilità statistiche: il paradigma razionale di una cultura che aveva a lungo
sofferto dell'incapacità di tradursi in assunti quantitativi e formali.

http://www.treccani.it/enciclopedia/statistica-applicata-alle-scienze-sociali_(Enciclopedia-delle-
scienze-sociali)/

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