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27/09/2022

Platone?
SEI ARRIVATA IN RITARDISSIMo recupera l’inizio
Postula idee perché?
Secondo aristotele basta individuare una nazione generale di uomo partendo dagli uomini, per
platone se deve individuare una realtà di uomo va separata dalle realtà sensitibili----- astrai da
individui e la rendi separata—ipostatizzazione? Astrazione?
Come platone concepisce la dottria delle idee:
esistono più dialoghi in cui possiamo ricavare la dottrina, non esiste uno scritto preciso dove ne
parla perché secondo lui la scrittura non basta (ne abbiamo già parlato cercalo).
Cose da indagare?
Rapporto tra idee ed enti sensibile
Rappporto tra dottrina idee e dottrina dei principi. Idee sono fondamenti di tutta la realtà o c’è
ulteriore dottrina? Ce ne è una ulteriore
Le idee sono molte? Visto che sono molteplici, sono sullo stesso piano o esiste una gerarchizzazione
delle idee? Esiste un’idea che faccia da vertice?
Partiamo dalla caratterizzazione delle idee. Platone attribuisce all’idea gli attributi dell’essere di
parmenide, poi la rielaborò e commise parmicidio--- si distacca da definizione enti di parmenide.
Il termine idea deriva da eidos (forma, vedere). Termine idea ha dunque a che fare con la forma
visibile. Non si può però vedere con gli occhi, quindi si parla di una forma intellettuale,
un’intelleggibilità. Per democrito percezione intellettuale avviene in modo analogo alla percezione
empirica, degli occhi (i simulacri che toccano l’occhio o direttamente la mente) quindi per
democrito eidos è sia visibile con gli occhi che dalla mente, platone non nomina mai esplicitamente
democrito (segno di roconoscimento) ma riprende proprio da temocrito idea (eidos) inteso come
forma visibile dall’intelletto.
Lusia (o usia?) indica l’essenza, con aristotele la sostanza, lusia è dunque l’idea, ciò che è,
l’essenza.
Caratteristiche attribuite: incorporea (inpercepibile dai sensi), immutabile, non ha bisogno di altre
realtà per esistere, fa parte di kathautò (kathautò deve la sua esistenza a sé stessa pros ti deve la sua
esistenza ad altro), molto compatta.
La compattezza si rivelerà un problema su quale sia la realzione tra le idee e gli enti sensibili e
un’altra relazione che mi sono persa.
Platone moltiplica questi enti: sono tutti sullo stesso piano? No, le idee sono tra loro gerarchizzate.
Idea della giustizia non è sullo stesso piano dell’idea di un’animale. Il vertice della gerarchia è
L’IDEA DI BENE. Quest’ultima potrebbe essere indicata come principio della realtà. Quando
platone parla dell’idea del bene va a caratterizzare questa attraverso un’analogia (che egli presenta
come imperfette, inadeguate pr questo di pensa che dottrina idee e principi fossero spiegae solo
oralmente nella loro interezza). Quesa analogia è l’immagine del sole (T3 E T4) nella Repubblica.
Dialoganto tra glaucone e socrate. Dalla presentazione del sole dovremmo ricavare caratteristiche
generalicirca l’idea di bene.
Nella prima parte del passo fa la distinzione tra idee intellegibili e cose sensibili che possiamo
vedere coi sensi. Dice che tra tutti i sensi uno è speciale perché ha bisogno di un terzo elemento per
funzionare, cioè la luce, e questo lo rende il senso più complesso. Il sole è ciò che elargisce la luce,
necessaria per vedere. Sole non è vista ma la permette e grazie a quella può essere veduto. Sole
corrisponde alla prole del bene. Il bene funziona per le cose intellegibilmente visibili così come il
sole funziona per le cose visibili. Così come sole è causa della vista, può essere a sua volta visto, e
così uguale il bene. Bene non è intelletto, grazie al bene però può vedere le idee, e così anche bene
può essere intellegibile così come tutte le altre idee, può essere oggetto di intellezione?
Quando platone ricorre alle metafore e le immagini non sono perfette: questa non giustifica
daltonismo, perché BENE è OGGETTIVO, non soggettivo.
Prima funzione del bene è rendere intellegibili le idee; prima caratteristica che si ricava dalla
analogia del sole.
Bene attribuisce verità ed essere, così come luce attribuisce la proprietà essere visti e di esistere.
Sole garanzia di crescita, nutrimento e generazione delle cose, e quindi lo stesso il bene, ma
generazione non va intesa in senso temporale, bene è essenza stessa delle idee. Secondo alcui
interpreti questo bene è qulcosa che è in se e per se, bene da unità alle cose, è l’essere dell cose. Il
pezzo finisce con glaucone che in modo ironico dice “oh a-pollo, sovraumana eccellenza” apollo
inteso come a privativo pollon (molto, unità). Glaucone fa qui un riferimento al principio di unità,
che appartiene alle dottrine non scritte. Unità è dottrina non scritta--- cuasa dellessere delle cose il
bene, che li rende unità, unità come condizione di conoscenza e quindi di essere; una cosa è se è
una. Seconod molti interpreti questa dottrina dell’unitaà drimanda alla dottrina dei principi (non
scrita, ne parla afrodisia e sesto empirico). Aristotele la riporta, ed è stato 30 anni dentro accademia
platonica.
DOTTRINA DEI PRINCIPI tutta la realtà è risportabe a uno e la diade, ad un principio di
determinazione ed indeterminazione (riprensa e rielaborazione delle dottrine pitagoriche). Uno è
unità, diade è tendenza vero più e meno, eccesso e difetto, tendenza che determina questa diade è la
loro contrapposizione. Abbiamo solo questa della dottrina dei principi
Torniamo alle idee. Abbiamo caratterizzato queste idee. Abbiamo parlato della gerarchia che
rimanda all’idea regina, ad un iìprincipio, che è il bene, che da essere e unità alle idee, che rimanda
alla dottrina dei principi.
Ora parliamo della realzione fra le idee e gli enti sensibili. In realtà lo abbiamo già anticipato
quando abbiamo parlato del fedone e della seconda navigazione T2. Qui parla delle idee come
cause. Da qui possiamo ricavare che per platone la relazione tra le idee e le cose può essere
compresa in termini di partecipazione (methexis), di imitazione (mimesis), di comunanza (koinonia)
e di causalità (aitia, causa delle cose sensibili). Tutte queste relazioni sono ensate per indicare una
presenza ontologica delle idee nelle cose sensibili. Cosa vuol dire? Che le cose sono in virtù della
presenza della idea in loro.
La partecipazione methexis implica hcegli enti sensibili partecipino di un’idea, hanno parte
nell’idea. Le cose belle partecipano nel bello, hanno il bello in sé.
L’imitazione mimeis ci permette di gerarchizzare gli enti. Le cose sensibili sono copie qui di
modelli perfetti, imitano le idee, ciò implica che gli enti sensibili siano realtà degradate, mentre il
modello (paradeigma, modello, idea) è la realtà perfetta.
La comunanza koinonia rimanda ad una forma di presenza dell’idea nella cosa sensibile, quasi un
contatto.
La causalità aitia è molto importante. Aitia nei dialoghi di platone ha tendenzialmente in significato
di ciò che produce qualcosa, causa efficiente. Nel Fedone platone dice che le idee sono aitiai delle
cose sensibili. Questo pone un problema perché se intende il termine come al solito platone vuol
dire che idee sono cause efficieti delle cose sensibili. Questo è interpretato uìin due modi: Gregory
vlastos sostiene che sia un’eccezione e voglia indicare una causa di tipo logico formale, in questo
modo platone non vorrebbe dire altro che le idee sono essenza delle cose, ma ultimemtne c’è un
nuovo filone di pensiero sostenuto fda ferrari che vuole che lo intende come una funzione
efficietnte e produttiva---- non lo fa materialmente, ma le idee in quanto presenti nelle cose
producono degli effetti determinando le caratteristiche e il comportamento degli enti sensibili. Per
ferrari la figura del demiurgo (produttore del cosmo) è metafora che vuole esplicitare la funzione
delle idee nel mondo sensibile, quello di caratterizzarlo. Lo stesso aristotele prende molto sul serio
la funzione efficiente, ma aristotele lo scritica perché dice che essendo incorporee le idee non
possono entrare in contatto con la realtà che dovrebbe causare. Introduzione del demiurgo non uò
spiegare questa funzione efficiente perché demiurgo è una metafora, un’immagine, non una
spiegazione di come le due realtà possono entrare in relazione fra loro, dice aristotele. Critica anche
partecipazione e comunanza, contesta proprio l’idea della presenza delle idee nelle coe. Sul
problema delle methexis ci torniamo dopo perché consente a platone di andare oltre l’essere
parmenideo.

T7 qui offre una metafora della linea--- sulla base di questa metafora individua dei gradi dell’essere
e della conoscenza, e una funzione psichica adatta a quel tipo di conoscenza. Per platone quind deve
esserci corrispondenza tra conoscenza e oggetto della conoscenza. Il grado epistemico della
ocnoscenza (capacità di raggiungere la verità) dipende dal livello ontologico dell’oggetto. Più
l’oggettto è instabile e degradato, più la conoscenza relativa all’oggetto sarà instabile. Se invece
l’oggetto è ontologicamente compatto è più facile aspirare alla verità. Qui la verità è sapere che le
cose sono en on possono essere altrimenti. Oltre ad esserci questa corrispondenza idea oggetto
(ohgni livello ontologico ha livello epistemico) c’è anche corrispondenza con una funzuone psichi
ca data.
Divide il reale in due ambiti: visibile e intellegibile.ù
Visibile, doxa

Intellegibile, episteme
Ambito del visibile è oggetto di doxa, opinione. Ambito intellegibile è oggetto di episteme, scienza.
Visibile può essere colto dagli occhi, intellegibile da intelletto. La doxa è instabile e falsificabile,
può essere vera ma può comunque diventare falsa in un secondo momento. Episteme è sempre vera
(cose esono e non possono essere diversamente da come sono--- necessariamente vera).
Visibile si divide in enti naturali e copie degli enti naturali. Le copie sono i riflessi o le riproduzioni
artistiche.
Intellegibile si divie in enti matematici, oggetti matematici e idee. Numeri e idee hanno dunque una
realtà ideale, sono enti separati dagli enti sensibili. Mentre con pitagora numero è parte integrante
del cosmo naturale, con platone numero è ente immutabile e ha natura simile a quella delle idee.
Numeri e idee per essere compresi hanno bisogno di appoggiarsi a copie sensibili, naturali, inferiori
(3 triangolo, bene sole).
Abbiamo quindi 4 gradi ontologici dell’essere:
1. Idee, intellegibile
2. Numeri, intellegibile
3. Enti naturali, visbile (copie idee)
4. Copie degli enti naturali, visibile (copie delle copie)
Nella linea dividilo come lei, in realtà i segmenti hanno varie misure---- chiaradonna spiega che
man mano ci si avvicina alle idee aumenta la chiarezza conoscitiva, proporzionale al grado
ontologico della realtà.
A questi 4 gradi corrispondono 4 gradi della conoscenza (corrispondenza livello ontologico ed
epistemico)--- doxa si divide in persiasione (pistis funione psichica) e immaginazione (eikasia
funzone psichica). Episteme si divide in matematica (2) e dialettica (1). (in generale a vidibile
corrisponde opinione e a noetico la scienza)
Funzioni psichiche corrispondente ad ogni liello= Pistis è quella basata sui sensi, eikasia sulla
fantasia, sulla capacità rappresentativa. matematica ha dianoia (ragione ragionamento), dialettica ha
nous (cvedere idea intellettualmente). Differenza tra matematica e dialettica= matematica assume
come vero il frutto del ragionamente e non discute i principi iniziali (se deve dimostrare qualcosa
rispetto a una figura geometrica fa il disegno), dialettica non si accontenta di principi assunti sensza
essere a loro volta fondati, se matematico è sdiscensivo (da princpi a conclusioni), dialettica lo fa al
contrario, arrivando a principi che sono per esempio essenza del bene. Deve dirci cos’è la giustizia,
e ci dice se ha fondamento o no--- fa poi questo nella repubblica, contesta varie ipotesi.
ANIMA è SOGGETTO CONOSCENTE. Dal punto di vista ontologico il soggetto che conosce
deve avere almeno parità ontologica dell’oggetto conosciuto. Infatti, anima ha stessa consistenza
ontologica delle idee (sungeneia, sono congeneri).
28/09/22
T7 differenza visibile e noetico, linea? Leggi bene il testo ambito reale si divide in visibile e noetico
come abbiamo già detto.
Segmento del noetico sono la matematica, rappresentabile solo in immagini he si rifanno al mondo
naturale, e le idee. Per matematica si procede da principi assunti per risuktat, idee al contrario.
Dialettica arriva al principio confutando tutto e il principio è quello che non porta contraddizioni.
Ad es per matematica, geometra parte da definizione di triangolo per dire che la somma degli angoli
interni è x, ma assume la definizione di triangolo e non la mette in discussione. Maematico parla di
numero o figura geometrica come se fossero numeri o figure geom,etriche in sé, però si basa sulle
immagini scientifiche. Quello a cui arriva è comunque vero perché scientifico, ma inferiore al
dialettico perché 1 non vede i numeri in sé 2 non mette in discussione le premesse.
Dialettica invece cosa fa? Prende ipotesi e le mette alla prova attraverso il processo confutativo.
Tramite questo processo di vuole arrivare alla conoscenza di tutto, il bene.
Secondo alcuni studiosi anche nella repubblica non viene mai raggiunta l’idea. Anche con la
dialettica migliore, ci si avvicina, ma poi solo morendo si può vedere l’idea. Altri autori invece
sostengono che si possa vedere.
PER PLATONE CONOSCERE VUOLE ANCHE DIRE RICORDARE---- DOTTRINA DELLA
REMINISCENZA
Alla base di questa teoria c’è che l’anima è immortale e ha una vita oltre la dimensione corporea
anche prenatale. In questa dimensione prenatale anima ha visto idee prima di prerincarnarsi, quindi
l’anima ha già conoscenza delle idee e il compto della dialettica è quello di ricordarsela.
Nel Menone si parla della reminiscenza e se ne parla come conoscenza a priori che va recuperata,
senza parlare della dimensione prenatale.
Nel fedone si parla di reminiscenza perché dice che noi abbiamo in noi nozione di uguale e di
uguaglianza perché quando vediamo due cose diciamo che sono uguali è impossibile lo siano
perché nietne è uguale? Non so non ho capito sta cosa qui
Chiaradonna ci fa notare come con questa dottrina di reminiscenza platone, ancora prima di Kant,
sia il primo ad introdurre l’a priori. Come facciamo a conoscere se non sappiamo già cos’è l’oggetto
della conoscenza? Bisogna avere oggetti in se che ti orientino alla conoscenza.

Tutto quello che abbiamo detto della dialettica come metodo razionale di conoscenza delle idee
tramite confutazine delle ipotesi è solo un’accezione della dialettica, quella spiegata nella
repubblica. La dialettica non è solo una conoscenza che va dalle ipotesi ad un principio ipotetico,
ma anche il contrario, su e giù. Si rivedono conclusioni ep remesse contetstando tutte. L’unico
principio che non si può mettere in discussione è il bene.
Data questa linea sembra quasi che platone tstia totalmente squalificando la doxa, ma in altri ppunti
è meno drammatca la divisione tra opinione e scienza. Nel menone definisce la scienza opinione
legata al raginamento. Così è meno drammatica il distacco tra opinione e conoscenza.
Come abbiamo detto è solo una nozione di dialettica. Poi mentre la dottrina delle idee muta muta
pure la concezione di dialettica., intesa come forma di conoscenza più appropriata della dottrina
delle idee.
COME CAMBIA LA DOTTRINA DELLE IDEE?
La prima volta, alle idee venivano attribuite le caratteristiche compatte dell’essere parmenideo.
Questa compattezza ontologica diventa problematica nel momento uin cui idea entra in relazione
con altre idee (idea di giustizia entra in contatto con idea di sapienza, coraggio e temperanza nella
repubblica). Nel Parmenide si affronta la questione della partecipazione e del tipo di problema che
ne deriva, oggetto è l’idea della relazione tra uno e molti (uno sui molti per platone)---- se idea è
così compatta come fanno gli enti senibili a parteciparne? O l’idea è tutta intera nelle molte cose
sensibili (tutto concetto di bello dentro tutte le cose belle) o si spezzetta tra tutte le cose sensibili
(bello si spezzetta tra tutte le cose belle)---- nel primo caso non è più per sé, nel secondo caso non è
più uno--- perde caratteristiche parmenidee. Metafora usata è quella el giorno= come il giorno è in
molti luoghi senza essere in nessun luogo, così l’idea di bello è e non è in tutte le cose belle. Così s
giustifica platone.
Nuova nozione di dialettica fine al paragrafo prossimo
LE CARATTERISTICHE COMUNI ALLE IDEE
Nel sofista si pone il problema delle idee in relazione con le altre idee. Ciascuna idea è vero che
deve rimanere identica a se stessa ed è ciò che è, però ciascuna idea NON è nel senso che ciascuna
idea è diversa da qualsiasi altra idea (parricidio di parmenide)---- nozione di diverso, implica non
sia qualcos altro. Caratteritiche generali comuni all’idee: essere, identiche a se stesse e diverse dalle
altr. Agggiunge poi movimento e quiete: in che senso diventano caratteristiche delle idee? Proprio
perché le idee fanno diferimento ad altr idee le idee entrano in relazione con altre idee, e questo
viene considerato un movimento---- introdotto aspettodi dinamicità. Movimento pensato come
relazionalità. Quiete è idea che rimane salda in se stessa: nonostante entri in relazione non perde le
due prime tre caratteristiche intrineche. Queste idee generali comuni a tutte le idee e ad ogni ente
megista gene (lei ha detto letteralmente meghista ghene, non so come sia scritto).
In tutto ciò non c’è nessun riferimento all’idea del bene.
Nel sofista viene anche introdotta una nuova nozione di dialettica: dialettica viene qui definita come
un processo di definizione e di sintesi. Attraverso al processo di sintesi bisogna riporta la cosa della
quale cerco la definizione al genere di appartenenza più grande, e una volta ricondotto dividere il
genere in due opzioni, escludere l’opzione non corrispondente all’oggetto, scegliere l’opzione
migliore, dividere a sua volta questa opizione finchè non si arriva a definire a sua volta l’oggetto.
Ad es: definizione di pesca. A quale genere appartiene la pesca? All’arte. Arrivati all’arte la divide
in due parti: arti produttive e arti acquisitive. Pesca appartiene ad arte acquisitiva quindi elimino
produttiva. Questa rimasta si diide tra arti basate sullo scambio o sulla forza, pesca rientra nella
forza/imposizione quindi tengo questa. Tra arti impositive platone fa ristinzione tra arti basate sulla
lotta e arti basate sulla caccia; pesca basata sulla caccia. Caccia può rivolgersi a esseri terrestri o
reniganti, seconda. A sua volta reniganti può essere volatili o acquatici, seconda. Acquatici può
essere caccia per impedimento o per colpi, seconda. Possono essere da alto verso vasso o da basso
verso alto; seconda. Possono essere o tridente o lenza, seconda. Finita la divisione.
Cosa fa platone? Unisce tutti i concetti e la definizione che pesca è arte acquisitiva basata
sull’imposizione della forza basata sulla caccia verso renigranti acquatici per colpi interti da basso
verso alto con una lenza.
Tutte queste divisioni sono il numero di idee con cui la prima entra in relazione.
Epagogé o sintesi dall’oggetto al genere di appartenenza, poi si procede per divisione (diairesis)
finché non si raggiunge la specie ultima a cui appartiene l’oggetto.
Lo sforzo è individuare divisioni che siano efficaci e che rispettino le distinzioni presenti nella
realtà. Molta della logica aristotelica è basata sull’individuazione di criteri per queste definizioni
platoniche.
POI C’è NUOVA VERSIONE NEL FILEBO
Qui arriviamo ad una rielaborazione dell’ontologia che è la più vicina alla dottrina dei principi. Nel
filebo si dice che platone scopra il carattere numerico dell’idea. Dopo aver stabilito nel sofista che
idea entra in relazione con le altre idee, nel filebo si pone il problema se questa capacità relaizonale
delle idee sia finita o infinita: idea può entrare in relazine con tutte le idee o solo un numero
limitato? Essena di ciascuna idea è data da il rapport numero della idea, ossia il numero delle idee
con cui può entrare in relazion---- numeri ideali. Ogni idea entra in relazione con un numero
determinato di idee, e questo numero che costituisce l’essnza delle idee è un numero ideale da non
confondere con numero aritmetico, oggetto matematico. Platone sostiene che ogni idea sia il
risultato della mescolanza mixis di un principio determinato e di un principio indeterminato. Il
principio indeterminato consiste nella tendenza di ciascuna idea di netrare in relazione con qualsiasi
idea, il principio determinato è quello che alla fine della fiera u’idea entra in relazione con un
numero limitto di idee. Questo principio è quindi esito di limite ed illimite, e ciascuna idea è un
numero ideale---- riprende pitagora.
Questa viene paragonata alla dottrina dei principi in misura in cui limite sarebbe uno e illimite
sarebbe la diade--- progresssiva matematizzazione della dottrina dei principi.
Platone dice che tutta la realtà è mescolanza di limite ed illimite, e che la differenza tra realtà ideale
e naturale è che nellla reatà ideale mescolanza tra limite e illimite è eterna, mentre in quella naturale
è generata e causata da una causa intelligente, aitia (ciò che produce). Questa causa intelligente
rimanda alla figura del demiurgo del timeo, anche se non se ne parla esplicitamente. Franco ferrari
dice a livello ontologico è quello che ci viene detto nel filebo, nel timeo l’operazione della causa
intelligente viene attribuito al demiurgo, ma è metafora quindi non vuol dire che per platone sia
principio relamente esistente
COMOLOGIA DI PLATONE
Se ne occupa solo nel timeo, della realtà naturale. Il timeo è presentato da platone come un racconto
probabile o un discorso probabile, e si deve adattare all’oggetto di cui si sta parlando. Visto che
l’oggetto è il cosmo, che è un oggetto mutevole e in divenire, il discorso non può mirare alla verità
ma alla verosimiglianza. Queste sono considerazioni verosimili sulla base del ragionamento
dialettico e sulla base di ciò che si può osservare.
Come abbiamo detto la realtà si distingue in ciò che veramente è, to on, e ciò che diviene, gig
nomenon. Nel timeo introduce ulteriore distinzione: to on realtà autonoma che non ha bisogno di
altro per eseristere, mentr il gignomenon, soggetto a generazione e mutamento, dipende
strutturalmente da una causa, non basta a se stesso. Con queste premesse, dla momento che la prima
distinzione esaurisce tutta la realtà e che che gig nomenon ha bisogno di causa, vorrà dire che gig
nomenon dipemde dal to on. Due interpretazione: mondp he diviene gignomenon ha origine, quindi
cosmo ha inizi, o è natura in divenire e cosmo è eterno, benché in continuo mutamento e divenire.
Per capire la cosmologia del platone bisgna premettere anche che cosmo è per platone paragonabile
ad un artefatto, un prodotto, perché esibilsce quegli elementi di bellezza, ordine, razionalità che non
sono spiegabili da un punto di vista sempliceente meccanicistico, che in quanto artefatto è prodotto
di un’azione intelligente che ha agito in vista del bene e del bello.
Altro paragone utilizzato da platone è quella dell’organismo vivente: proprio perché cosmo è
attraversato da processi di mutamento vitali e biologici, anche il cosmo è paragonato a un essere
vivente. L’essere biologico ha due conseguenze importanti: che questo essere abbia un padre o
qualcuno che lo abbia prodotto, e che sia animato.
Cosmo per platone è frutto di un intelligenza divina che è il demiuurgo, colui che plasma. Non è un
dio cristiano che crea dal nulla, ma plasma; vuol dire che c’è un sostrato materiale a disposizione, la
chora (letto cora). Il demiurgo cerca di plasmare il mondo sul modello del mondo delle idee. Ci
sono dunque tre cose all’inizio: mondo idee, demiurgo e chora. Siccome abbiamo detto che mondo
naturale sia animato e vivente, essendo stato fatto sul modello del mondo delle idee anche esso deve
essere animato: zoon (letto zoo hon?). il demiurgo è artefice, modellatore, divinità che agisce in
vista del bene al contrario del nous di anassagora; quindi questa causa intelligente ci prova e il
mondo è il meglio possibile. Cosmologia ha visione provvidenzialistica: tutto è finalizzato al bene e
al meglio. visione profondamente diversa del meccanicismo democriteo. Questa è visione
teleologica.----- tutto n fine del meglio che è il bene.
Chora è principi sia spaziale (definita ricettacolo, riceve azione demiurgica) che materiale
(costituenete di cose sensibili le sue tracce sono nei 4 elementi). Questa doppia funzione chora
spiegata come oro: può essere sia ricettacolo dello stampo, che elemento costitutivo del gioiello. Se
demiurgo agisce in modo intelligente, chora agisce in modo necessario e meccanico. Demiurgo
causa intelligente, chora causa errante, oppone resistenza a causa intelligente demiurgo non
accogliendola pienamente. In cosa consiste l’azione del demiurgo? Nella proiezione delle idee, delle
forme, in questa chora attraverso una serie di complicatissime operazione matematiche che
dividono la chora in tanti triangoli (sostituiscono atomi democrito) e con questi si formano gli
elementi, e tramite questi si formano tutti gli altri esseri.
Il demiurgo, come prima cosa, produce l’anima del mondo tramite procedimenti matematici e
armoici. Ingredienti anima cosmica sono divisibile e indivisibile, a questo vengono impressi
movimenti circolari che vanno a imprimere movimenti cosmici.
Quale è il ruolo dell’uomo nel cosmo? Platone vuuole stabilire il rapporto tra uomo e cosmo. Per
platone uomo è l’unico in grado di cntemplare il cosmo, quindi essere vivente speciale. Demiurgo
prende avanti di ingredienti con cui è stata fatta anima cosmica, e in un pentolone crea anima
intelligente, parte razionale dell’anima. Vi è quindi continuitòà tra anima intellettiva (“antica
natura”) dell’uomo e anima cosmica. Demiurgo se ne frega del resto dell’anima, la quale viene
formata da degli dei minori, che innestano l’anima prodotta dal demiurgo nei corpi viventi, e per
reazione al corpo vivente l’anima intellettiva produce l’anima desiderativa (concupiscibile) e
l’anima irascibile. Nel timeo, poi, questa tripartizione dell’anima che abbiamo già trovato nella
repubblica viene resa in modo anatomico: la parte razionale viene collegata alla testa, la parte
irascibile nel cuore e la parte concupiscibile nel ventre e nelle viscere. Con questa concezione
dell’anima viene rispettata la tripartizione dell’anima che c’è nella repubblica, ma viene affrontata
da un unto di vista biologico, e così risulta meno stridente legame anima/corpo= a parte parte
intellettiva, le altre due dipendonp dal corpo. Data questa concezione antropologico vi è un invito
alla filosofia: bisogna osservare il cosmo in virtù di questa sua antica natura, e solo contemplando il
cosmo si può aspirare a portare in se stessi questa circolarita e armonia del cosmo, filosofia
strumento utile. Quando essere umano sarà degno del cosmo, esso assomiglierà ad un dio e vivrà
beato. Una volta raggiunto questo le altre due anime muoiono, solo l’anima intellettiva è immortale.
FINE PARTE PLATONE FACCIAMO ARISTOTELE PROSSIMA SETTIMANA

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