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LETTERATURA PIANISTICA II

MACRO ARGOMENTI:
1) Il repertorio delle accademie (concerti) fino al 1830
2) Il repertorio delle accademie dal 1830 alla nascita del recital
3) Le accademie di Fredrik Chopin
4) I grandi virtuosi della prima metà dell’Ottocento: Chopin, Liszt, Kalkbrenner, Pixis, Hiller,
Mendelsshon, Moschles, Osborne, Thalberg, Henselt, Wieck, Herz, Weber.
5) Il repertorio storico ad opera di Ignaz Moschels.
6) Franz Liszt: il recital. Rapporto Chopin/Liszt. Analisi dei programmi da concerto di Liszt e
della sua produzione pianistica.
7) I grandi virtuosi della seconda metà dell’Ottocento: Carl Tausig, Anton Rubinstein, Hans
von Bülow, Charles Hallé, Eugene d’Albert, Kindworth, Reisenauer, Rosenthal, Emil von
Sauer, A. Siloti, Hutcheson.
8) I grandi virtuosi a cavallo tra Ottocento e Novecento: Josef Hofmann, Josepf Lehvinne,
Theodor Leschetizki, Raoul Pugno, Maurice Planté, Vladimir de Pachmann, Alfred
Grünfeld, Sophie Menter, Sapellnikov, Camille Saint-Saëns, Ignaz Paderewsky, Teresa
Carreño, Leopold Godowsky, Alfonso Rendano.
9) Il caso Ferruccio Busoni.

1. Il repertorio delle accademie fino al 1830


I pianisti/compositori, fino al 1830, suonavano principalmente le proprie composizioni.
Numerose sono le testimonianze di Beethoven interprete delle proprie composizioni e la prassi di
suonare brani composti da altri non era in voga.
Nonostante questo, i pianisti virtuosi erano numerosissimi e Beethoven, appena arrivato a Vienna,
deve fare i conti con questi pianisti locali incredibilmente dotati; inizia a scriversi esercizi e simili
per stargli dietro.

LA FIGURA DEL MUSICISTA


I contesti di fruizione della musica erano ambienti di alto ceto sociale: il musicista ancora non era
un libero professionista. Personaggi del calibro di Muzio Clementi erano stati letteralmente
“venduti” all’estero dai genitori; evento che si rivelò una fortuna per Clementi, che componendo
musica strumentale non avrebbe ottenuto il giusto seguito nell’Italia dell’Ottocento, ossessionata
dall’opera.
Mozart tenta di emanciparsi dall’ambiente cortigiano e di diventare un libero professionista, ma
come percepiamo nelle lettere alla mamma egli aveva una pessima capacità amministrativa: in
una lettera scritta dall’Italia (in un Italiano esilarante), egli confida alla mamma di non avere i
soldi per pagare gli orchestrali successivamente a una produzione in teatro.

Cos’erano le accademie? Erano quelli che poi sarebbero stati chiamati concerti.

Il solista si occupava della programmazione del concerto e condivideva il cartellone con altri artisti
“sostenitori”: cantanti, attori, strumentisti e piccoli gruppi da camera. Riceveva, inoltre, i proventi
della vendita dei biglietti e si incaricava di assumere e pagare gli altri artisti.

2. Il repertorio delle accademie dal 1830 alla nascita del recital


Dal 1830, con Stephen Heller e soprattutto Clara Wieck (futura Clara Schumann), le accademie
iniziano a contemplare musica anche di altri autori nei programmi, e non esclusivamente
dell’esecutore, che rimane comunque un pianista/esecutore (e direttore? chiedi) di fatto, inserendo
qualche proprio brano all’interno dell’accademia. Vediamo qualche programma da concerto:
Stephen Heller pianista tredicenne (accademia dell’11 febbraio 1827 a Vienna)
 Weber: Ouverture Oberon
 Moscheles (1794-1870): Concerto n° 2 il solo primo movimento
 Fürstenau (Münster 1792-Dresda 1852) Variazioni per flauto e orchestra
 Rossini (1792-1868): duetto dalla Gazza ladra
 Moscheles: Concerto n° 2, secondo e terzo movimento

Questo programma viene inaugurato dall’overture dell’Oberon; scrittura fondamentalmente


semplice, all’introduzione lirica segue una parte quasi interamente di V-I.
Con Rossini notiamo la presenza di contemporanei all’interno dei programmi. Altro fattore curioso
è lo spezzamento del concerto di Moschles, che non viene eseguito, come faremmo oggi, con i tre
movimenti consecutivi, ma viene spezzato da altra musica.
Nel concerto di Moschles sentiamo molto delle armonie di Chopin e anche di alcuni stilemi (ad
esempio come vengono trattate le variazioni). Gli stilemi si rifanno anche alla musica Bidermaier
(terze, quarte…).

I PROGRAMMI DI CLARA WIECK PRIMA DELLA MORTE DI SCHUMANN:


Clara Wieck Clara Wieck Clara Wieck (24 Clara Wieck (15 Clara Wieck (7
tredicenne (11 quindicenne (3 settembre 1835 gennaio 1839 a febbraio 1856 a
novembre 1832 a gennaio 1835) a Jena) Norimberga) Vienna)
Altenburg)
Spohr: Ouverture Chopin: Notturno, Bach: Preludio e Mozart: aria Beethoven: 106
dell’Alchimista Mazurka, due Studi fuga in do diesis Louis Spohr: aria Schumann: Tre
Reisseger: Johann Peter Pixis: minore (WTK 1) Hensel: Variazioni Lieder (Soprano
Ouverture del Concerto Beethoven: 2° e 3° per pianoforte op. 1 Matilde Marchesi)
Nerone Henri Herz: movimento della Chopin: Notturno Wieck: Variazioni
Pixis: Concerto Variazioni di bravura Sonata op. 57 op. 9 n° 2 su un tema di
Moscheles: op. 20 Chopin: Notturno Wieck: Hexentanz Schumann op. 20
Concerto n° 2 Jan Křtitel Václav op. 15 n° 2 Chopin: Studio op. Mendelssohn:
(finale) Kalliwoda: Pot- Pixis 10 n° 5 Scherzo a Capriccio
C.Wieck: Notturno pourri per violino e Herz Schubert-Liszt: Romber: pezzo per
per fisarmonica e orchestra Lob der Tränen violoncello e
pianoforte Due brani per canto (pubblicato pochi pianoforte
Chopin: Variazioni Una poesia recitata mesi prima di questa Schumann:
op. 2 su “la ci accademia) Carnaval
darem la mano” Chopin: Mazurka
op. 7 n° 1
Adolf von Henselt:
Studio op. 2 n° 6
Sigmund Thalberg:
Capriccio op. 15

Dalle sue accademie possiamo notare musica di qualità completamente differente: Pixis, Hertz
eccetera sono interiti nei suoi programmi allo scopo di intrattenere anche colore che di musica non
se ne intendono, stesso motivo per il quale la musica di Chopin inserita è quella delle piccole
composizioni piacevoli.
I programmi da concerto di Clara Wieck-Schumann si sarebbero poi evoluti, dopo la morte di
Robert, con un centro focale su Beethoven e Schumann e una maggior presenza di Bach, Scarlatti,
Haydn, Mendelssohn, Chopin e Brahms. Scompaiono del tutto dai suoi concerti Pixis, Thalberg,
Henselt, Herz, a testimonianza di una evoluzione nel gusto ed una visione più matura del panorama
compositivo. La carriera concertistica di Clara è stata tra le più lunghe e continuative dell’Ottocento
visto che è rimasta in attività dal 1827 al 1888, anno della morte di Liszt.

Se oggi suoniamo a memoria è colpa di Clara Wieck-Schumann, che, infastidita dalla presenza del
volta-pagine, si imparava tutto a memoria; fattore di grandissimo pregio, se consideriamo
l’immensa durata delle sue accademie, tutte attorno alle due ore.

Del valore pianistico di Clara esistono molte testimonianze ma basta osservarne i programmi
SUCCESSIVI ALLA MORTE DI SCHUMANN:
Clara Wieck (4 gennaio Clara Wieck (15 febbraio 1866 Clara Wieck (17 marzo 1867 a
1862 a Vienna) a Vienna) Vienna)
C. Weick: Quartetto per Beethoven: 31 n° 2 Wieck: Lieder
pianoforte e archi (ascolto Bach: Fantasia cromatica e fuga Franz: Lieder
anche del trio op. 17) Brahms: Ballate op. 10 n° 2 e 3 Grädener: Lieder
Brahms-Haendel: Variazioni Chopin: Improvviso op. 29 Beethoven: Fantasia op. 77
su tema di Haendel Schumann: Carnaval Bach: Toccata in sol maggiore
Bach: Toccata in fa maggiore Schumann: 5 Lieder (inframezzati ai W.F. Bach: Andante
Schumann: Fantasia op. 17 pezzi pianistici) con Dunstmann. Scarlatti: due Sonate
Schumann: Studi sinfonici op. 13
Brahms: Scherzo op. 4
Brahms: Variazioni su un tema di
Paganini

Nello stesso periodo altri pianisti virtuosi tengono accademie e, benché dimenticati perché non
particolarmente interessanti a livello compositivo, erano comunque pianisti virtuosi.

Tra loro ricordiamo Sigmund Thaberg, virtuoso al pari di Liszt, che mollerà la carriera da pianista
in età avanzata per andare a produrre vino in Italia. Le sue accademie sono incredibilmente
autocelebrative; egli inserisce per la maggior parte proprie composizioni e quando fa musica degli
altri sceglie sempre lavori minori, per poter esaltare la propria opera. Ad esempio:
Sigmund Thalberg (accademia del 25 aprile 1841 a Vienna)
Thalberg: Fantasia su “La donna del lago”
Sechter: Der Hirt am Felsen, per canto e fisarmonica
Thalberg: Studi
Beethoven: “Ah! Perfido”, per canto e pianoforte
Thalberg: Fantasia sulla “Semiramide”

Tra i pianisti virtuosi dell’epoca ricordiamo anche Adolph Henselt, il quale, al contrario di
Thalberg, riduce moltissimo la presenza di propri brani, consapevole dei loro limiti, proponendosi
più come interprete che come compositore/esecutore dei propri brani. Ad esempio:
Adolph Henselt (accademia del 1842 a Breslavia)
Henselt:Gondola, Aria russa, Due studi dall’op. 5 (Ave Maria, Eroica)
Weber: Ouvertures del “Freischütz” e dell’”Oberon”, Concertstück op. 79 (elementi di vari compositori, glissando
d’ottava), “Invito alla danza” (aneddoto di von Lenz, pianista dilettante ricchissimo che prendeva lezioni da tutti i
grandi, a lezione da Liszt), Sonata op. 49
Liszt: Reminiscenze della “Lucia di Lammermoor”
Thalberg: Fantasia sul Mosè (tipo medley/purpourry di tutti i temi dell’opera. Parte b è tema con variazioni su aria
“dal tuo…? Soglio. L’ultima variazione è la prima comparsa della tecnica della “terza mano”, tipica poi di Liszt. La
gente si alzava per capire come facesse il pianista di turno a eseguirlo)
Kessler: Studio in re minore
Chopin: Notturno in fa diesis maggiore [op. 15 n° 2], studi in do maggiore mi bemolle maggiore e la minor (Chopin
ancora sempre e solo pezzi brevi)
Henselt è esemplificativo: il 1840/1842 è il periodo in cui iniziano a dividersi le strade tra i
pianisti/compositori e i pianisti/interpreti di altrui composizioni.
(abbiamo ascoltato anche “un petit train de plasir” di Rossini).

3. Le accademie di Fredrik Chopin

LA VITA DI F. CHOPIN
Bimbo prodigio, allievo di maestri di solidissime basi accademiche e deboli basi artistiche. Egli si
afferma nel panorama musicale solo una volta conosciuto all’estero: egli esplora l’Europa in senso
antiorario escludendo dalle grandi capitali della musica l’Italia (per la scarsa considerazione data
alla musica strumentale a favore di quella operistica) e aggiungendo l’Inghilterra (data la passata
presenza di M. Clementi e dei suoi alunni, tra cui Field, dal quale Chopin erediterà l’ampio uso
della forma del notturno). Il giro che fa è dunque circa il seguente: Polonia, Germania, Inghilterra,
Francia e Austria (non sono sicura dell’ordine).

PRIMA DI ARRIVARE A PARIGI:


F. Chopin (accademia del 17 marzo 1830 a Varsavia)
Chopin: op. 21, op. 13 “fantasia su aria polacca” per pianoforte e orchestra. (Orchestrazione con divisione in
blocchi: archi/fiati. Affinità con la scrittura orchestrale del primo Beethoven. Il suo linguaggio è già ben definito a 13
anni, come ci suggeriscono i cromatismi tipici.)
Elsner: polacca con oboi calanti (è il suo maestro di armonia. Dentro abbiamo molto mozart e beethoven)
Gömer
Kurpinski: delle polacche. (compositore di polacche a cui Chopin si ispira molto. Sarebbe interessante fare un
programma Kurpinski, Field e Chopin).
Paër

Chopin debutta a Parigi il 26 febbraio 1832. Per garantirsi il successo economico si circonda di
“buoni compagni”: 3 celebri cantanti dell’Opéra, strumentisti vari e pianisti. Il programma:
F. Chopin (debutto parigino il 26 febbraio 1832)
Kalkbrenner: Grande sonata brillante op.177 (super bidermeier)
Mendelssohn
Hiller: piano concerto op.69 (parecchio difficile tecnicamente)
Osborne: notturno op 75 (allievo di Kalkbrenner)
Sowinski: Piano Concerto no. 1 in G-Minor, op. 36
Kalkbrenner: marcia e polacca per 6 pianoforti
Chopin: op. 2 e op. 21

Il debutto finisce male perché Chopin non riesce a coprire le spese, a malapena paga tutti i
musicisti. Questo concerto però gli permette per lo meno di farsi conoscere nell’ambiente
parigino, dove si riscatterà 9 anni dopo, suonando sua musica appena pubblicata e invitando una
cantante e una violinista, ciascuno con il proprio pianista accompagnatore. Secondo la
testimonianza di Liszt, il programma avrebbe dovuto essere questo:
F. Chopin (26 aprile 1841 all Salle Pleyel di Parigi)
F. Chopin: ballata op. 38, scherzo op. 39, polacche op. 40, mazurke op. 41 e vari bis con studi, notturni e preludi.

Chopin fu da sempre contrario all’esibizionismo in concerto, anche per via dei problemi fisici che lo
mettevano in difficoltà a studiare tutto il giorno. Egli aveva però una competizione agguerrita: i
pianisti dell’epoca tenevano accademie lunghissime e incredibilmente pesanti a livello esecutivo.

4. I grandi virtuosi della prima metà dell’Ottocento


Tra i grandi nomi dei virtuosi della prima metà dell’Ottocento (sia pianisti che compositori, ancora
non sono figure separate) troviamo: Chopin, Liszt, Kalkbrenner, Pixis, Hiller, Mendelsshon,
Moschles, Osborne, Thalberg, Henselt, Wieck, Herz, Weber.

Tra i nomi dell’epoca mancano dunque personaggi importanti come Schumann e Brahms, che non
si esibiscono nelle grandi capitali della musica come Parigi, non allontanandosi mai dalla propria
patria.

ASCOLTI:
-Adolf von Henselt: Nocturne op. 6 n. 1 - Schmerz im Glück (c. 1836)
-Friedrich Kalkbrenner: La Solitudine opus 46 (c.1825) (copiato un notturno di Field,
“probabilmente uno punto bello del brano”. Arrau dice che fino al 1850 le appoggiature vanno fatte
in battere)
-Ferdinand Hiller: Etude n° 7, Suite seconda
-George Alexander Osborne: Shower of pearls
-Ignaz Moscheles: Sonate Melancolique
-Johann Peter Pixis: Melange Sur des Motifs Favoris du "Siège de Corinthe" de Rossini (è un
medley/purpurry sull’opera di Rossini; bello solo perché la musica è di Rossini, musica originale di
Pixis non è particolarmente interessante)
-Sigismund Thalberg: Fantasia su “God Save the Queen” op. 27 e Grande Fantasia op. 63

Dagli ascolti ci rendiamo conto che Pixis ed Heartz sono estremamente più commerciali degli altri.
Questo li porta ad essere spesso inseriti nei programmi da concerto di tutti, per divertire il pubblico,
benché il livello musicale non sia elevatissimo.

5. Il repertorio storico ad opera di Ignaz Moschles


Moschles per primo pensa al Recital come momento culturale, non solo di spettacolo. Pur evitando
accuratamente Haydn e Mozart, i suoi programmi spaziano da Scarlatti (eseguito al cembalo,
strumento ormai dimenticato da almeno 30 anni, nelle sale da concerto) passando per Bach, Händel,
Beethoven, Schubert fino ai contemporanei (Weber, Chopin e, ovviamente, le proprie
composizioni). Capitava spesso che altri pianisti portassero composizioni di basso rango per
esaltare le proprie; egli non fa questa operazione, prediligendo la ricerca intellettuale al proprio ego.
Egli è da riconoscere come un moderno filologo; insieme a Mendelsshon riprende per primo il
repertorio storico. Vediamo alcuni programmi:
18 febbraio 1837 alla Hannover Square di Londra
Weber: Sonata op. 24
Bach: tre Preludi e fuga (vol. 1 do diesis maggiore, do diesis minore, re maggiore)
Beethoven: Sonata op. 31 n° 2
Scarlatti: Sonate (tra le quali la “Fuga del gatto”)
Händel: Il fabbro armonioso
Beethoven: Sonata op. 81a
Moscheles: Studi op. 95
Arie varie con cantanti (Purcell, Mendelssohn, Mozart)
Mozart rientra grazie alle arie dal “Così fan tutte”, tendenzialmente è difficile trovarlo nei
programmi di Moschles. Il programma solistico proposto potrebbe tranquillamente comparire in una
stagione di concerti odierna e sarebbe apprezzato per la equilibrata alternanza di brani dal profondo
contenuto con altri di minor “peso specifico” ma di grande godibilità per un pubblico composto di
non soli addetti ai lavori.
Il programma del 23 novembre del 1844, presso la Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna è
incentrato più sul repertorio per pianoforte e orchestra e questa sarà la direzione delle scelte di
Moscheles che, col passare degli anni, diraderà sempre più le sue apparizioni in pubblico.
23 novembre del 1844, presso la Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna
Moscheles: Concerto pastorale per pianoforte e orchestra.
Nicolai
Schubert
Beethoven: Sonata op. 26
Moscheles: tre brani virtuosistici
Moscheles: Freie Fantasie

Un programma simile sarà presentato il 3 dicembre del 1844 con il quinto Concerto di Beethoven in
apertura di serata.

6. Franz Liszt: il recital. Rapporto Liszt/Chopin


Liszt inizia l’attività concertistica all’età di 20 anni. Vediamo alcuni dei programmi da concerto:
Paris, Salle Paris, Salle Paris, giugno 1837 Londra, 9 giugno 1840
Érard, 30 Érard, 9 aprile
maggio 1836 1837
Beethoven: sonata Chopin: Studi op. Beethoven: Sonata op. Beethoven: Scherzo e Finale della Sinfonia
op. 106 25 Hummel/Liszt: 106 pastorale
Settimino op. 74 Liszt: Fantasia sulla Schubert: Serenata
Niobe Schubert: Ave Maria
Liszt: Fantasia Variazioni di vari: Hexaméron
sull’Ebrea Liszt: Tarantelle napoletane
Liszt: Gran Galop chromatique
Liszt: Scherzo e Marcia
Liszt: Polacca in mi maggiore

In questi concerti vediamo sia un repertorio virtuosistico che storico, benché egli sia spesso
protagonista.
Berlioz scrive una recensione circa il concerto del terzo programma, evidenziando come Liszt non
ha apportato nessun tipo di modifica alla partitura, pratica parecchio diffusa all’epoca. Egli rimane
estasiato dal suo nuovo modo di suonare, così incredibilmente filologico ([…] Liszt s’è
costantemente mantenuto al livello del pensiero dell’autore. Non si può dire nulla di più, lo so, ma
non si deve dire nulla di meno, perché è vero. È l’ideale dell’esecuzione di un’opera ritenuta
ineseguibile. Liszt, riproducendo in questo modo un’opera ancora incompresa, ha dimostrato che è
lui il pianista dell’avvenire. Onore a lui.)
Circa il quarto programma: l’Hexameron è una composizione a più mani (Liszt, Thalberg, Pixis,
Herz, Czerny e Chopin) di variazioni basate su un tema rossiniano (iniziativa di Liszt simile a
quella delle variazioni Diabelli). La difficoltà di questa composizione è totalmente trascendentale,
tantoché l’ultimo pianista in Italia a eseguirlo in pubblico fu Vincenzo Balzani negli anni ’80. Il
gran galoppo cromatico e la tarantella napoletana piacevano molto, benché non particolarmente
interessanti per essere di Liszt, e egli non poteva lasciare il palco finché non le eseguiva.
Da una lettera di Marie D’Agoult (donna dell’epoca) a Ferdinand Hiller scopriamo che diede dei
“monologhi pianistici” durante la quaresima a Roma, periodo in cui sono vietati i concerti, per gli
stranieri, dove suonò solo lui e solo sua musica.
Dalle lettere con la principessa Cristina di Belgioioso scopriamo che, dopo il successo
dell’esperimento romano, propose una serie di “soliloqui” a Parigi, stanco di fare la guerra con gli
altri virtuosi e dunque non potendo ad arrivare a un programma di senso comune, dove suona da
solo sua musica (“il concerto sono io”).
Fino ad oggi, i concerti erano le “accademie”, dove spesso vi erano altri musicisti ospiti. Con questi
“monologhi pianistici” e con i “soliloqui” nasce il RECITAL PIANISTICO.
Berlino, dicembre 1841-marzo 1842 in 10 concerti esegue:
Bach: Fantasia cromatica e fuga, Preludio e fuga in do minore WTK 1
Bach-Liszt: Preludi e fuga per organo in la minore e mi minore
Beethoven: Sonate op. 26, 27 n° 2, 31 n° 2, 57, 106, Concerti n° 3, n° 5, Fantasia op. 80
Beethoven-Liszt: Marcia funebre della Sinfonia n° 3, Scherzo, Tempesta e Finale della Sinfonia n° 6, Adelaïde.
Chopin: Notturni, Mazurche, Valzer
Händel: Fuga in mi minore, Tema e variazioni della Suite in re minore
Hummel: Settimino op. 74 (trascritto da Liszt), Fantasia op. 116 per pianoforte e orchestra, Oberons Zauberhorn.
Mendelssohn: Capriccio op. 5
Moscheles: Studi op. 95
Paganini-Liszt: La campanella, Il carnevale di Venezia
Rossini-Liszt: Ouverture del Guglielmo Tell, Tarantella, La serenata, l’Orgia
Scarlatti: Sonate
Schubert-Liszt: Erlkönig, Ave Maria, Städchen, Lob der Tränen
Liszt: Parafrasi sul Don Giovanni di Mozart, Roberto il diavolo e Gli Ugonotti di Meyerbeer, Niobe di Pacini, La
sonnambula, I Puritani e Norma di Bellini, Lucia di Lammermoor e Lucrezia Borgia di Donizetti, Valzer a capriccio
n° 3, God save the King, Valse de bravoure, Gran Galop chromatique, Au lac de Wallenstadt, Au borde d’une
source, Mazeppa, Rapsodie ungheresi, marcia ungherese, Hexaméron.

Osservando le scelte di repertorio di Liszt non possiamo non notare l’assenza di Schumann,
Mendelssohn e Schubert. Sembra quasi che Liszt veda unicamente sé stesso al cuore della scena
contemporanea relegando Chopin in un angolo ed eseguendone solo le composizioni brevi, con la
notevole eccezione degli Studi op. 25 (eseguiti il 9 aprile del 1837). Il periodo barocco è delineato
con Bach, Scarlatti e Händel mentre quello a cavallo tra Classicismo e Romanticismo vede
Beethoven protagonista e seguito da pochi lavori di Hummel e Moscheles.

Le sue trascrizioni possiamo convenire che alternano elementi di incredibile filologia ed elementi
dove c’è molto “Liszt”.
Tutto questo programma berlinese è stato eseguito a memoria. L’uso del suonare a memoria non è
da ascriversi a Liszt ma a Clara Wieck, come già abbiamo detto.

I suoi studi di gioventù, op. 2, non sono particolarmente virtuosi. Dopo aver scoperto Paganini egli
rimane estasiato e inizia a dedicarsi al virtuosismo; la prima versione dei 12 studi trascendentali era
impraticabile, quelli eseguiti ora sono una rielaborazione successiva volta alla semplificazione.

La presenza di Scarlatti nei programmi da concerto non è una innovazione risalente a Liszt:
Clementi per primo aveva iniziato a riscoprire le Sonate di Scarlatti e le pubblicò nei primi anni
dell’Ottocento gli “Scarlatti’s Chefs d’oeuvre” (da una serie di manoscritti in suo possesso). Ignaz
Moscheles nel febbraio del 1837 aveva inserito le Sonate di Scarlatti, eseguite al cembalo. È però
merito di Liszt se i sui allievi (Emil von Sauer, Hans von Bülow) avrebbero curato la revisione di
una selezione delle Sonate consentendo, proprio grazie a queste prime edizioni, la conoscenza di
questo repertorio. Le prime edizioni (Bülow in edizione Kalmus, Sauer edito da Peters. Solo due
volumi con 25 e 50 sonate) hanno visto interventi assai arbitrari sul testo con sostituzione di
armonie giudicate “sconvenienti”, aggiunte di ottave e riempimento di accordi (nello stile tardo
romantico), oltre all’idea di legare le sonate tra loro a formare una Suite. Queste prime edizioni,
proprio grazie alla grande diffusione, avrebbero inoltre condizionato le scelte discografiche di molti
pianisti a cavallo tra Otto e Novecento: non è difficile riscontrare una uniformità nelle scelte dei
grandi pianisti che non avevano a disposizione altre edizioni. La prima edizione integrale delle
Sonate di Scarlatti vide la luce a partire dal 1906 per i tipi di Ricordi nella revisione di Alessandro
Longo.

Dalla lettura “Liszt maestro di pianoforte” di Caroline Butini Boisser (sua amante madre di un
alunno) edito Sellerio scopriamo che Liszt faceva studiare Czerny (suo maestro) ai suoi alunni. Esci
suggerisce, come Beethoven, di tenere la prima nota delle quartine per dargli un senso melodico.
Ai tempi volevano inoltre che il poso restasse fermo (guidamano=stecca di legno parallela alla
tastiera dove appoggiavano il poslso. Il forte era dato solo dallo scatto del dito e non dal peso del
braccio), e Liszt per primo capisce l’inutilità di tale prassi.
La tecnica di Liszt condiziona metà delle scuole pianistiche dell’epoca (“le grandi scuole
pianistiche” di Rattalino).

I suoi alunni= Eugene d’Albert, Conrad Ansorge, Hans von Bülow, Hans Bronsart, Arthur
Friedheim, Frederic Lamond, Karl Klindworth, Sophie Menter, Alfred Reisenhauer, Moritz
Rosenthal, Emil von Sauer, Giovanni Sgambati, Alexander Siloti, Bernhard Stavenhagen, August
Stradal, István Thomán, Carl Tausig, Egon Petri, Anton Rubinstein.

RAPPORTO CHOPIN/LISZT
Chopin scrive a Ferdinand Hiller: “Le scrivo senza sapere che cosa la mia penna sta
scarabocchiando, perché in questo momento Liszt sta suonando i miei studi [op. 10] e getta i miei
onesti pensieri fuori dalla mia testa: vorrei rubargli il modo di suonare i miei propri Studi!”
L’aneddotica vuole che Liszt, trovando lo spartito degli studi dell’op. 10 sul pianoforte a casa
Chopin, si sedette al pianoforte e li suonò tutti a prima vista alla perfezione. Con questa incredibile
prestazione, Liszt si aggiudicò la dedica degli stessi studi.

7. I grandi virtuosi della seconda metà dell’Ottocento


Tra i grandi nomi dei virtuosi della seconda metà dell’Ottocento troviamo: Carl Tausig, Anton
Rubinstein, Ernst Pauer, Hans von Bülow, Charles Hallé, Eugene d’Albert, Kindworth, Reisenauer,
Rosenthal, Emil von Sauer, A. Siloti, Hutcheson.

CARL TAUSIG (1841-1871), allievo di Liszt Nel 1855 si trasferì a Weimar


dove continuò gli studi con Franz Liszt (tra i suoi compagni di studi: von
Bülow e Klindworth). Debutta nel 1858 in un concerto con orchestra (sotto la
direzione di Hans von Bülow) e nello stesso periodo diviene amico intimo di
Wagner e, successivamente, di Brahms (il suo primo concerto originariamente
era una composizione per due pianoforte, e la suonava con lui).
Nel novembre del 1864 sposa la pianista Seraphine von Vrabely e fissa la
propria dimora a Berlino a partire dal 1865: insignito del titolo di Pianista di
corte, e su suggerimento di Hans von Bülow, apre una Scuola di Pianoforte,
impresa destinata a concludersi presto a causa della scarsa attenzione e presenza di Tausig, preso da
una intensa attività concertistica.
Nei primi mesi del 1867, non ancora ventiseienne, suona a Berlino e si presenta al pubblico con
quattro differenti programmi chopiniani. Ecco l’ultimo recital, tenuto l’11 marzo 1867:

Berlino, 11 marzo 1867


Chopin: Polacca op. 44
Barcarola op. 60
Ballata n. 4 op. 52
Notturno op. 62 n. 1
Mazurche op. 63 n. 1, n. 2
Scherzo op. 31

Nei quattro programmi non sono presenti i grandi cicli chopiniani: preludi op. 28, studi op. 10, op.
25. Questo non toglie minimamente importanza a questo ciclo di concerti che, così come fu per
Bülow, contribuì a far divenire i brani di Chopin colonne portanti del grande repertorio
concertistico.

ANTON RUBINSTEIN (1829-1894), conobbe Chopin e Liszt da quale


ricevette consigli pianistici. Dopo un soggiorno a Berlino per studiare
composizione si stabilì a San Pietroburgo dove fondò e diresse il Conservatorio
(1862-1867 e, successivamente, 1887-1890). Con il fratello Nikolaj fonda e
dirige il Conservatorio di Mosca. Si considera il fondatore della scuola pianistica
russa, (benché le origini culturali siano occidentali per via della presenza di
Field), perché dalla sua scuola emergono grandi pianisti e didatti (tra i tanti
Sergej Ivanovic Taneev, maestro di Skriabine e Rachmaninov, e poi
Tchaikowsky, Hofmann, Lehvinne, Leschetizki).
ANEDDOTO: Tchaikovskij gli dedicò il primo concerto, in quanto egli era il
direttore del suo conservatorio. Rubinstein non lo apprezzo però, e gli ordinò di
riprendere il tema all’interno del primo movimento, ritenendo assurdo che un
tema tanto bello fosse scritto all’inizio e abbandonato. Tchaikovskij non digerì la
critica, lascio il concerto così com’era e lo fece eseguire da qualcun altro.

10 maggio 1858, Parigi 29 gennaio 1899, Halle


Rubinstein affronta il repertorio storico eseguendo Beethoven-Rubinstein: Marcia turca
Händel, Mozart, Beethoven, Schubert-Liszt, Chopin, Rubinstein: Studio op. 23 n° 2 (virtuoso ma non
Schumann e le Rappel des Oiseaux di Rameau (va a particolarmente interessante)
ripescare brani “sfiziosi di origine” cembalistica. Attuale Beethoven: sonata op. 111
pianista di riferimento per Rameau è Sokolov). Mozart: Rondo in la minore
Haendel: Variazioni dalla Suite in re minore
Chopin: Notturno op. 27 n° 2
Field: Notturno n° 1
Schubert-Liszt: Erlkönig

Anton Rubinstein ha sempre avuto una visione moderna nella scelta dei programmi da concerto ed
anch’egli aveva ideato un ciclo storico (che terminava con un intero concerto di proprie musiche)
all’interno del quale era previsto il programma dedicato a Beethoven che comprendeva:
Sonata op. 27 n° 2, op. 31 n° 2, op. 53, op. 57, op. 90, op. 101, op. 109 e op. 111.

ERNST PAUER (1826-1905), viennese, figlio di una Streicher, allievo di Franx Xaver Mozart, si
trasferisce a Londra nel 1851 dove diviene uno dei più importanti musicisti.
La sua serie di concerti con programmi storici è di grande rilievo. I programmi, eseguiti
alternandosi al clavicembalo e al pianoforte, spaziano da Kuhnau, Bach (padre e W. Fr.), Haendel,
Galuppi, Paradisi, Scarlatti, Lully, Martini, Couperin, Rameau (tutti eseguiti al cembalo) a Carl
Philipp Emanuel Bach, Mozart, Clementi, Haydn, Cramer, Beethoven, Field, Chopin, Schumann,
Heller, Hummel, Mendelssohn, Schubert, Weber, Liszt e Thalberg.
Pauer prende l’eredità del solco tracciato da Moscheles e lo amplia curando una delle primissime
edizioni, una antologia di autori clavicembalistici, con aggiunta di segni di articolazione e di
espressione.

Il panorama concertistico però prevede, oltre ai pianisti/compositori che continuano a suonare


propri brani, un deciso orientamento del repertorio verso Beethoven e Chopin, autori che
conquistano definitivamente i favori del grande pubblico.

HANS VON BULOW (1830-1894), dopo essere stato avviato dai genitori
agli studi forensi, incontra Liszt a Lipsia dove lo sente dirigere Wagner.
Diviene allievo di Liszt ed esegue in prima assoluta la Sonata in Si minore
nel gennaio del 1857 e, nel luglio del 1874 a Manchester, le Variazioni su
tema di Haydn di Brahms per due pianoforti con Charles Hallé (egli, nel
1881, eseguì in 8 serate l’integrale delle sonate di Beethoven e tutto il
clavicembalo ben temperato), dirige la prima del Concerto n° 1 di
Tchaikowsky a Boston nell’ottobre del 1875).

Dirige le prime rappresentazioni di “Tristano e Isotta” (nel 1865) e “I maestri


cantori di Norimberga” (nel1868). Dal 1867 al 1869 divenne il secondo
Direttore Musicale Generale della Bayerisches Staatsorchester. Introduce il
contrabbasso a 5 corde e la pedaliera nei timpani--- MUSICISTA A TUTTO
TONDO.

I cicli Beethoveniani: Conquista il primato tra gli interpreti beethoveniani della seconda metà
dell’Ottocento.
Ecco tre programmi beethoveniani presentati nel 1867 a Monaco:
19 novembre 1867 3 dicembre 1867 17 dicembre 1867
Sonata op.106 Sonata op. 27 n° 1 Sonata op. 27 n° 2
Varizioni op. 34 32 variazioni in do minore Sonata op. 54
Fantasia op.77 Sonata op. 110 Sonata op. 81°
Bagatelle op.126 Tre Minuetti 33 Variazioni su un valzer di
Sonata op.101 Rondò a capriccio Diabelli op. 120
Sonata op. 57

Notiamo la presenza della fantasia op. 77, brano introdotto nel repertorio concertistico da Clara
Wieck e rimasto per tutto l’800. La difficoltà di questo pezzo sta nella eterogeneità dell’opera, dalla
quale consegue una difficoltà enorme nel renderlo uniforme.

Un altro ciclo Beethoveniano di Bülow si tenne a Vienna, al Musikverein, a partire dall’8 gennaio
1872 con il seguente programma:
8 gennaio 1872 13 gennaio 1872 18 gennaio 1872
Mozart: Fantasia K 475 Beethoven: Sonata op. 31 n° 2 Beethoven: Sonata op. 101
Beethoven: op. 13 Fantasia op. 77 Op. 106
Variazioni op. 34 su un tema Beethoven-Bulow: Marcia Op. 109
originale Beethoven: 32 variazioni in do Op. 110
op 31 n° 1 minore 33 Variazioni su un valzer di
op. 27 n° 2 Sonata op. 57 Diabelli op. 120
Variazioni op. 3 Sonata op. 90
Beethoven-Bulow: tre Minuetti
Beethoven: Rondò a capriccio
Sonata op. 81a

Dopo il 1879 Bülow presenterà spesso un programma con le ultime 5 Sonate di Beethoven (due ore
e venti minuti circa) eseguendo, come bis, la Fuga della 106.
Gli ultimi grandi cicli beethoveniani di Bülow sono la chiara risposta ai cicli di Anton Rubinstein.
Ecco i programmi dei quattro concerti tenuti a Vienna il 21, 24 gennaio e 1 e 7 febbraio 1887:
21 gennaio 1887 24 gennaio 1887 1 febbraio 1887 7 febbraio 1887 Due mesi più
tardi
Sonate op. 2 n° 2, 10 Sonate op. 27 n° 1 e Sonate op. 57, 78, Sonate op. 101, 106, Sonata op. 2 n° 3,
n° 2, Variazioni su un n° 2, Variazioni op. 81a, Fantasia op. 77, 33 Variazioni su un Bagatelle op. 33
tema russo, Sonata 35, Sonate op. 31 n° 2 Sonate op. 109, 110, tea di Diabelli op. n° 1, 2, e 3,
op. 13, op. 14 n° 1 e e n° 3, 32 Variazioni 111 120. Sonate op. 10 n°
n° 2, Variazioni op. in do minore. 1, op. 7,
34, Sonata op. 28 Bagatelle op. 119
n° 1, 2, e 3,
Variazioni op. 76

Il concerto di addio--New York, primo maggio 1889. Egli sete il dovere morale di far conoscere
Beethoven al pubblico, che all’epoca prediligeva ancora la musica biedermaier (pixie,
karkbrenner…). Pian piano però i programmi diventano più leggeri.

EMIL VON SAUER (1862-1942) allievo di Liszt e di Nikolaj Rubinstein,


su tra i principali allievi di Liszt (sebbene studiò con Liszt solo due anni)
e, in linea con gli insegnamenti ricevuti, si occupò della revisione di molte
revisioni e prime pubblicazioni (Scarlatti, l’opera di Brahms). In una
intervista del 1895 ha affermato: "non è corretto considerarmi un allievo di
Liszt, considerando che sono rimasto con lui alcuni mesi. Liszt era molto
vecchio e non poteva insegnarmi molto. Il mio principale maestro,
indubbiamente, fu Nicholas Rubinstein”. Questa affermazione probabilmente
voleva essere un omaggio a Rubinstein ma von Sauer ebbe sempre ben
presente la forte impronta degli insegnamenti e della musica di Liszt.

EUGENE D’ALBERT allievo di Liszt. Abbiamo una registrazione importantissima della sonata in
si minore di Liszt fatta con pianoforte a rullo. Egli si prende molta più libertà di quella che ci
concediamo noi oggi, anche con diverse sporcizie.

8. I grandi virtuosi a cavallo tra Ottocento e Novecento

Tra i grandi nomi dei virtuosi tra Ottocento e Novecento troviamo: Josef Hofmann, Josepf
Lehvinne, Theodor Leschetizki, Raoul Pugno, Maurice Planté, Vladimir de Pachmann, Alfred
Grünfeld, Sophie Menter, Sapellnikov, Camille Saint-Saëns, Ignaz Paderewsky, Teresa Carreño,
Leopold Godowsky, Alfonso Rendano.

ALFRED GRUNFELD (Praga 1852-Vienna 1921 o 1924?), oggi ricordato


per essere stato il primo pianista a compiere una registrazione discografica
(ad eccezione dei frammenti rinvenuti con Brahms che interpreta un proprio
valzer). È stato un virtuoso di prima categoria del quale abbiamo diverse
registrazioni, che testimoniano il vasto repertorio e la modernità dello
stesso.
Il suo modo di suonare è estremamente elegante, come abbiamo notato
all’ascolto dell’op. 56 “soirée de Vienne” di Strauss trascritto da lui stesso
(paragonato la sua esecuzione a quella di Kissin, molto meno elegante).

Ecco un paio di programmi da concerto:


Vienna, 16 dicembre 1884 Vienna, 19 marzo 1889
Bach: Fantasia cromatica e fuga Bach-Liszt: Fantasia e fuga in sol minore
Beethoven: Sonata op. 81a Beethoven: Sonata op. 31 n° 2
Schumann: Des Abends, In der nacht Bach: Gavotta in re minore (Dalla Suite inglese n° 6)
(op. 12) Vogel ald Prophete Field: Notturno in mi bemolle maggiore
Glück-Saint-Saëns: Capriccio Schubert: Improvviso op. 90 n° 1
sull’Alceste Schytte: Nella steppa
Silas: Bourrée Schumann: Carnevale di Vienna op. 26
Schumann: Fantasia Chopin: Valzer in do diesis minore op. 64 n° 2
Wagner-Liszt: Morte di Isotta Chopin: Improvviso in la bemolle maggiore op. 29
Chopin: Preludio, Studio, Notturno, Wagner-Liszt: Morte di Isotta
Valzer Moszkowski: Guitarre (ascoltato dalla grande
Grünfeld: Mazurca n° 3 pianista Guiomar Novaes)
Rubinstein: Valse Caprice Grünfeld: Gavotta op. 32

SOPHIE MENTER (1846-1918), allieva di Liszt, era una virtuosa


di così grande levatura da essere chiamata “L’incarnazione di Liszt”.
Nata in Germania, studiò dapprima con Carl Tausig e
successivamente con Hans von Bülow prima di diventare allieva di
Liszt. Fu la prima donna ad interpretare il Concerto n° 1 di Liszt
(Vienna 1869) dopo il difficile debutto di 14 anni prima ad opera di
Liszt stesso. Alla grande attività concertistica affiancò
l’insegnamento essendo chiamata ad insegnare pianoforte presso il
Conservatorio di San Pietroburgo (dal 1883 al 1886).

Ecco un programma da concerto, dove presenta la fantasia sul Don Giovanni di Liszt, che nel 1800
risultava essere, insieme alle variazioni di Chopin su “là ci darem la mano”, pezzo virtuosistico di
maggiore riferimento.

Frankfurt am Main, 13 novembre 1882


Bach-Tausig: Toccata in re minore
Schumann: Carnaval op. 9
Scarlatti: Due Sonate
Mendelssohn: Sulle ali del canto (trascrizione di Liszt), Canzone dell’arcolaio
Chopin: Due Preludi
Henselt: Due Studi
Chopin: Mazurca, Andante spianato e grande polacca brillante op. 22
Liszt: Fantasia sul Don Giovanni.
IGNAZ FRIEDMANN (1882 - 1948)
Pianista e compositore polacco, studiò con Theodor Leschetizky a
Vienna e successivamente con Ferruccio Busoni. Nel 1904 debutta a
Vienna con tre concerti per pianoforte ed orchestra nella stessa sera.
Virtuoso da tutti considerato al pari di Rachmaninov, Hofmann e
Lehvinne, è stato considerato tra i più grandi interpreti delle Mazurche
di Chopin, autore per al quale Friedman dedicò molto spazio nei
propri programmi di concerto. Allo scoppio della seconda guerra
mondiale si trasferisce in Australia dove, dopo oltre 2800 concerti,
termina la sua carriera il 24 luglio del 1943. Poche sono le
registrazioni pervenute ai nostri giorni perché Friedman suonava dal
vivo alla radio e non sono state conservate testimonianze delle ore di
trasmissione radiofonica effettuate in Australia. La sua interpretazione
chopiniana è stata oggetto di ampio studio e la si colloca tra le ultime
testimonianze di un pianismo romantico, a
volte manierato quando non eccentrico, ma poggiato su solidissime basi tecniche e su un controllo
del suono che è stato elogiato da Rachmaninov.

ASCOLTO: Chopin studi op. 10 n° 5, 7. 12


L’ascolto degli studi di Chopin ci rende l’idea della capacità pianistiche di Friedman: velocità e
articolazione delle note sono a livelli riservati a pochi pianisti. Durante l’ascolto occorre superare
l’approccio filologico che oggi filtra severamente ogni ascolto e concentrarsi sulla flessibilità del
tempo e sulla varietà del tocco (talvolta di una leggerezza irraggiungibile) che allontana questi
studi dal rischio del meccanicismo per portarli verso una dimensione salottiera/colloquiale che forse
è la vera cifra artistica di Ignaz Friedman.

VLADIMIR DE PACHMANN (Odessa 27 luglio 1848 – Roma 6 gennaio


1933): fino a 18 anni studiò con il padre, violinista, che conobbe Beethoven e
Weber. Successivamente studiò a Vienna con Josef Dachs (allievo di Karl
Tausig) e, per la composizione, di Anton Bruckner, si formò a Vienna e il
suo percorso di studi fu saldamente basato sulla tradizione. Oltre alla quasi
totalità delle composizioni di Chopin, che costituivano la maggior parte dei
sui recital, studiò l’intero Clavicembalo ben temperato di Bach, le Sonate di
Beethoven, le composizioni di Mendelssohn e molte di Franz Liszt. Nessuna
di Brahms, compositore che detestava, e che in questo periodo non era molto
in uso suonare, perché ritenuto troppo “tradizionale”.
Fu tra i primi pianisti a compiere registrazioni discografiche, dapprima
con sistemi auto riproduttori (Welte-Mignon) e successivamente su dischi
a 78 giri.
È conosciuto soprattutto per l’eccentricità dei sui comportamenti in concerto. Gli errori venivano
bonariamente stigmatizzati: se sbagliava un passaggio si fermava e diceva al pubblico “questa mano
ha sbagliato”. La schiaffeggiava e ripeteva il passaggio: se il passaggio veniva bene, si girava verso
il pubblico sorridendo e annuendo per confermare l’avvenuto superamento del pericolo. Nel tempo
libero si dedicava alle passeggiate in montagna e alla mungitura delle vacche, operazione che, a suo
giudizio, teneva in esercizio la sensibilità dei polpastrelli.
Abbiamo ascoltato degli studi di Chopin, che commenta dall’inizio alla fine mentre suona.

FRANCIS PLATE’(1839-1934) fu il più importante pianista francese del


diciannovesimo secolo. Incominciò l’attività concertistica a sette anni a
Parigi, dove anche Chopin si esibiva, lo sentii dunque suonare: Francis Planté
viene per questo considerato anello di congiunzione con Chopin. Conobbe
Rossini, con cui diventò caro amico, Liszt e Sint-Saens. Abbiamo delle sue
registrazioni in tarda età, quando la brillantezza e la capacità pianistica di un
tempo ormai lo avevano abbandonato.
Esiste una sua celeberrima registrazione dove egli alla fine dice qualcosa, e
non si capisce se dice “bien!” o “Merde!” (a giudicare dall’esecuzione è più
probabile merde.)

9. il caso Ferruccio Busoni (1866 - 1924)


Personaggio molto serio, tutto casa-pianoforte. Fu un
grandissimo virtuoso e intellettuale, al pari di Liszt e tanti altri
grandissimi. Il suo percorso esecutivo, compositivo e didattico
non è stato valorizzato quanto avrebbe dovuto essere (le sue
composizioni non sono entrate nel repertorio consolidato).

Le uniche registrazioni di Busoni che abbiamo sono fatto con


lo Steinway-Welte (in foto), dal quale purtroppo non si
percepisce il tocco.

Busoni nasce da una famiglia di musicisti (mamma pianista di origini germaniche e padre
clarinettista toscano, che suona in giro e lo porta con sé). Durante la guerra si rifugia in Svizzera,
zona neutrale, così da poter continuare serenamente la sua attività musicale.

Tra i tanti meriti Ferruccio Busoni c’è quello di aver portato Bach nei programmi da concerto (già
Hallé aveva iniziato con forme brevi) al pari di Beethoven e Chopin inserendolo definitivamente nel
repertorio da concerto più conosciuto.
Questa operazione culturale è avventa attraverso due strade: l’esecuzione delle opere originali di
Bach e la proposta delle proprie trascrizioni, nel solco di quanto fatto in precedenza da Tausig e
Liszt.

Breitkopf editore affidò a Busoni tutta l’opera pianistica bachiana da revisionare. Benché le
diteggiature siano buone, a livello filologico non è troppo affidabile; sopostava le note, le tagliava,
aggiungeva parti…

Ecco alcuni programmi da concerto:


Helsinki, Helsinki, 27 Berlino, 9 Berlino, 14 Milano, 7 aprile Milano, 11
5 marzo aprile 1889 novembre 1895 gennaio 1896 1913 Aprile 1913
1889
Chopin: Chopin: Polacche Bach-Liszt: Fantasia e Brahms: Beethoven: Sonata Beethoven: Sonata
studi op. op. 26 n° 1 e 2, fuga in sol minore Variazioni su un op. 53, op. 111 op. 26, Bagatelle
10, Polacca op. 53, Liszt: Variazioni su un tema di Händel Bach-Busoni: op.126, Sonata op.
preludi Polacca Fantasia tema di Bach Beethoven: Fantasia cromatica 109. Op 106
op. 28, op. 61, Andante Beethoven: 33 Sonata op. 111 e fuga, Tre Preludi-
studi op. spianato e Polacca Variazioni su un tema Chopin: Studi op. Corali, Preludio e
25 brillante op. 22, di Diabelli op. 120 25 fuga in re
Ballate op. 47 e op. Chopin: Notturno op. Liszt: Fantasia maggiore, Ciaccona
52, Berceuse op. 48 n° 1 e Scherzo n° 1 quasi Sonata
57, Tarantella op. Liszt: Bénédiction de “Après un lecture
43, Notturno op. 15 Dieu dans la solitude de Dante”
n° 2, Notturni op. Wagner-Liszt: Auber-Liszt:
27 n° 1 e 2, Ouverture del Tarantella di
Notturno op. 48 n° Tannhäuser bravura da “La
1, Sonata op. 35 muta di portici”
Milano, Milano. 19 aprile Milano, 21 aprile Milano, 5 Milano, 9 Milano, 12
14 aprile 1913 1913 maggio 1913 maggio 1913 maggio 1913
1913
Chopin: Chopin: Studi op. Liszt: Variazioni su un Liszt: Italia, Brahms: Busoni: Fantasia
Studi op. 25, Barcarola op. tema di Bach, tre Studi Secondo anno di Variazioni su un sui temi di Bach
10, 60, Due Notturni, Trascendentali. Tre pellegrinaggio, tema di Händel e (1909), Sonatina n°
Preludi Ballata, Polacca op. Studi da Paganini, sonata in si variazioni su un 1 e n° 2, Sei Elegie,
op. 28, 53, Sonata op. 58, Erlkönig, Rapsodia minore, Fantasia tema di Paganini Capriccio
Sonata Scherzo op. 20 ungherese n° 12 sul Don Giovanni op. 35 paganiniano da “An
op. 35 Franck: Preludio die Jugend”, Scena
corale e fuga. da ballo n. 4
Alkan: Studi Liszt-Busoni:
R. Schumann: Mephisto Walzer
Pezzi fantastici op. n° 1
12

Dai programmi da concerto notiamo la presenza fondamentale di Chopin, Beethoven e Brahms.


Quest’ultimo fino ad oggi quasi totalmente assente nelle sale da concerto, viene riportato proprio da
Busoni, persino con i due concerti.
Analizzando le scelte di Busoni appare chiaro il suo disinteresse per gli autori russi e per i
contemporanei francesi. È chiara linea di demarcazione del repertorio nato sul pianoforte: nulla
compare di Scarlatti. Haydn, Mozart (del quale compariranno solo i Concerti per pianoforte ed
orchestra: ne suonò ben 8). Bach è solo nelle proprie trascrizioni e non esistono pezzi “leggeri” di
Weber o Mendelssohn. Il repertorio Biedermeier è sconosciuto, anzi, disconosciuto. L’ottavo
concerto è autocelebrativo.
Della serie di concerti elencati sopra notiamo la vicinanza cronologica delle serate milanesi dove
egli presenta comunque programmi molto impegnativi, senza ripetere mai nulla.

All’ascolto delle due sonatine di Busoni emergono elementi che saranno poi ripresi da
compositori quali Scriabin, Ravel e molti altri. Molto varie, presentano interi passaggi per note
doppie, e nell’arco di entrambe le sonatine li affronta tutti (seconde, terze, quarte… fino a ottave).
Le ottave al basso presentano anche la terza per colorare, caratteristica ereditata da Brahms, che
faceva questa operazione alla destra.
La musica di Busoni ha un generale carattere riflessivo, se accenna a elementi divertenti trapela
un divertimento tetro e cupo. Altro ascolto busoniano che abbiamo fatto è “turandots fraigemach”,
basato sul tema “greenslaves”, che Busoni fa diventare inquietante.

All’ascolto delle interpretazioni di Busoni della musica di Chopin (preludio “la goccia d’acqua”
di Chopin da piano rullo duo art. talvolta registrava su dischi a 78 giri e steinway-welte) scopriamo
due elementi della prassi dell’epoca che sono andati perduti. In primo luogo lo “scampanamento”:
in presenza di un bicordo veniva eseguito prima il basso poi l’acuto. Altro elemento interessante
della prassi dell’epoca era aggiungere episodi musicali casuali tra un pezzo e l’altro per collegarli.

Come mai non esiste una “scuola di busoni”? innanzitutto Busoni non era votato all’insegnamento,
era geloso del suo sapere e faticava a condividerlo. Inoltre, egli è interessante, a livello compositivo,
solo per gli “addetti ai lavori”, non riesce a “toccare i cuori” di tutti, dunque è difficile che avesse
seguaci che decidessero di imparare proprio da lui (anche Hindemith non ha seguaci).

I PROGRAMMI DELLE QUATTRO FAMOSE SERATE DI BERLINO, NEL 1898, DEDICATE


AL CONCERTO PER PIANOFORTE E ORCHESTRA:
PRIMA SERATA SECONDA SERATA TERZA SERATA QUARTA SERATA
Bach: Concerto in re Beethoven: Concerto Mendelssohn: Rubinstein: Concerto
minore BWV 1052 op. 73 Concerto op. 25 op. 74

Mozart: Concerto in la Weber: Konzertstücke Schumann: Concerto Brahms: Concerto in


maggiore K 488 in la minore op. 54 re minore op. 15
Hummel: Concerto op. Schubert-Liszt: Henselt: Concerto op. Liszt: Concerto in la
89 Wanderer Fantasia 16 maggiore n° 2
Chopin: Concerto in
mi minore op. 11

Notiamo che il programma prevede musica da Bach ai suoi giorni (Rubinstein), evidenziando sia il
tipo di ricerca storica di Busoni, che la sua informazione circa il panorama musicale del suo tempo.
Egli decide di inserire in questi programma persino Mozart, autore di solito da lui evitato.

F. BUSONI, CONCERTO PER PIANOFORTE E ORCHESTRA IN DO M OP. 39

Concerto di durata incredibilmente ampia (un’ora e dieci), presenta, in opposizione con la


tradizione dei tre, cinque movimenti (già Brahms secondo concerto 4 movimenti):
I Prologo e Introito
II Pezzo giocoso
III Pezzo serioso
IV All'Italiana
V Cantico

L’edizione originale (Breitkopf) presenta all’inizio una iconografia demenziale, che contiene un po’
di tutto, così come il concerto. Per prendere coscienza dell’imponenza del concerto basti dire che
l’ingresso del pianoforte prevede 4 pentagrammi, dal tanto che è ampia l’estensione adottata, e che
la trascrizione non è, come al solito, per due pianoforti, ma per tre, visto che un pianista solo non
può fare una riduzione orchestrale esaustiva.
Il concerto è intriso di italianità; c’è tanto Verdi e tanta musica popolare. Abbiamo anche molto di
autori passati.

Inoltre l’ultimo movimento presenta, oltre all’orchestra e al pianoforte, un coro maschile a sei parti
reali.
Beethoven per primo, con la Fantasia Corale per pianoforte e orchestra op. 80, ha pensato di
includere il coro nella sezione finale di un concerto (Fantasia) per pianoforte e orchestra. Dopo
Beethoven ci sono pochissimi esempi: Daniel Steibelt, con il Concerto No. 8 (eseguito per la
prima volta il 16 marzo 1820, a San Pietroburgo), e il Concerto No. 6, Op. 192 (1858) di Henri
Herz.

La prima esecuzione, Berlino, Beethoven-Saal, 10 novembre 1904, vide Busoni solista con Karl
Muck alla conduzione dell’Orchestra Filarmonica di Berlino e del Kaiser-Wilhelm
Gedächtniskirche. La critica accolse il concerto con esiti assai diversi ma, in prevalenza,
l’accoglienza fu piuttosto negativa.
Busoni aveva intenzione di dedicare il Concerto al suo amico William Dayas, ma William morì nel
1903. Sua figlia Karin fu la prima interprete del concerto in America nel 1932.

È un concerto tutt’oggi poco eseguito, sia per la enorme difficoltà pianistica, che riescono a
fronteggiare Hamelin e pochi altri, ma anche per la dispendiosità, conseguente alla grande vastità di
organico.

Bisogna riconoscere che tanti elementi di questo concerto saranno poi dei punti di riferimento per
importantissimi autori del ‘900, che da Busoni assorbiranno certe sonorità e stilismi pianistici. Tra
questi riconosciamo Rachmaninov, e persino Disney (in “Fantasia”, “L’apprendista stregone”).

Uno scritto di Busoni a testimonianza della sua vita da concertista:


Per cominciare l’orario ferroviario. Ritrovarcisi. Infine ci si arriva: Niente coincidenze. Dunque il
collegamento è impossibile? E niente Wagon-lit. Amen, fa lo stesso. Assonnato, infreddolito arrivo
alle 11. C’è un tale: “la prova sta aspettando”. “Non ho ancora fatto colazione”. Dice colui: “Mi
dispiace, la prova è pubblica”. Avanti dunque. Salto fuori dall’albergo, l’assessore mi riceve
agrodolce:“Lei è un po’ in ritardo! Già da un pezzo la signorina ha cantato i numeri di sua
spettanza”. Mi precipito al pianoforte. Gli abiti da viaggio li ho ancora addosso. E le mani son
fredde. Adesso è fatta. Disgraziatamente c’era il critico: troppo vecchio per uscire di sera.
Che importa poi se la sera va che è una meraviglia? La recensione si fa sulla prova.
Soltanto niente bis, che è tardi, e la stazione è lontanuccia. Ancora fradicio raggiungo il mio
coupé.
“Signori in carrozza!”, e il treno è già in moto. E ancora si parte senza cena, e domattina la prova
è alle 10.

LETTURE CONSIGLIATE:
1) Heinrich Neuhaus: “l’arte del pianoforte”
2) “Chopin visto dai suoi allivi” dell’astrolabio
3) Caroline Butini Boisser: “Liszt maestro di piano” da Sellerio (madre di un alunno di Liszt e
suo amante. Punto di vista di una non musicista, alcune cose sono poco tecniche):
4) Rattalino: “le grandi scuole pianistiche”
5) V. Lenz: “il pianoforte e i suoi virtuosi” (riccone nobile dell’Ottocento che andava in giro per
Europa a farsi dare lezione di pianoforte dai migliori)

CURIOSITA’:
- Godovsky ha scritto studi su studi di Chopin rendendoli impraticabile. In uno ha messo
insieme 3 studi di Chopin. Li abbiamo ascoltati da Francesco Libetta
- John Ogdon è un grandissimo pianista che ha conosciuto poca fortuna non diventando mai
un nome come si sarebbe meritato
- Idil Brilet è una pianista turca che ha in repertorio 55 concerti per pianoforte e orchestra
- Gli Steinway marchiati CD sono di una qualità spaziale, per riconoscerli hanno inoltre la lira
sotto il logo invece che sopra
- Cziffra è nato con il metacarpo esterno, motivo per il quale ha una distanza 1-2 clamorosa.
Egli venne torturato in Russia dal regime comunista che lo costrinse ad andarsene. Il figlio
rimane in patria e si da fuoco. Cziffra diventa alcolista.

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