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Il Mulino - Rivisteweb

Luisa Lugli, Stefania D’Ascenzo, Giulia Baroni, Anna M. Borghi,


Roberto Nicoletti
La direzione del movimento del corpo si riflette
sulle operazioni di calcolo numerico?
(doi: 10.1421/87350)

Giornale italiano di psicologia (ISSN 0390-5349)


Fascicolo 2, maggio 2017

Ente di afferenza:
Università di Bologna (unibo)

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LA DIREZIONE DEL MOVIMENTO DEL CORPO
SI RIFLETTE SULLE OPERAZIONI
DI CALCOLO NUMERICO?

LUISA LUGLI1, STEFANIA D’ASCENZO1, GIULIA BARONI1,


ANNA M. BORGHI2,3 E ROBERTO NICOLETTI1

1 
Università di Bologna, 2  Università La Sapienza, Roma, 3  Istituto di Scienze
e Tecnologie Cognitive, CNR, Roma

Riassunto. Questo studio indaga la relazione tra i movimenti del nostro corpo e l’e-
laborazione numerica andando a studiare l’asse di movimento circolare. I partecipanti
dovevano contare aggiungendo o sottraendo «tre» mentre eseguivano dei movimenti
circolari, in direzione oraria o antioraria, in modalità attiva (camminando) oppure in
modalità passiva (venivano spinti su una sedia a rotelle). I risultati hanno messo in luce
la presenza di una relazione tra l’elaborazione numerica e la direzione del movimento
circolare, sia in condizioni di movimento attivo che passivo, ma solo per le addizioni e
limitatamente ai partecipanti maschi.

1. introduzione

All’interno della prospettiva embodied, recentemente è stato propo-


sto che l’interazione tra i sistemi percettivi e il sistema motorio possa
influenzare anche il calcolo numerico. Tale influenza è spiegata dal
fatto che l’associazione spaziale-numerica si fonderebbe sulla natura
embodied e grounded della cognizione numerica, che emergerebbe
dall’imparare a contare utilizzando le dita delle mani (Fischer e Brug-
ger, 2011).
Numerose ricerche hanno dimostrato che l’elaborazione numerica
e i processi di azione sono legati da una relazione bidirezionale: da
un lato si discute di come l’elaborazione numerica possa influenzare i
processi di azione (es. Andres, Olivier e Badets, 2008; Badets, Andres,
Di Luca e Pesenti, 2007; Chiou, Chang, Tzeng e Wu, 2009; Fischer,
2003) e dall’altro come i movimenti effettuati con parti del corpo (ad
esempio la testa in Loetscher, Schwarz, Schubiger e Brugger, 2008;
oppure i movimenti oculari in Loetscher, Bockisch, Nicholls e Brug-
ger, 2010) o con tutto il corpo (es. Hartmann, Farkas e Mast, 2012;
Hartmann, Grabher e Mast, 2011) possano influenzare la generazione
casuale di numeri.
Di maggiore interesse per questo studio sono alcune recenti ricer-
che che hanno dimostrato che eseguire movimenti effettuati con tutto
il corpo lungo l’asse verticale (Lugli, Baroni, Anelli, Borghi e Nico-

GIORNALE ITALIANO DI PSICOLOGIA / a. XLIV, n. 2, maggio 2017 467


letti, 2013) o lungo l’asse orizzontale (Anelli, Lugli, Baroni, Borghi e
Nicoletti, 2014) modula non solo il processo di generazione casuale di
numeri, ma anche il calcolo aritmetico. Infatti, i risultati hanno mo-
strato un effetto di congruenza tra il tipo di operazione (addizioni vs.
sottrazioni) e la direzione del movimento eseguito (verso l’alto/verso
destra oppure verso il basso/verso sinistra). In particolare i parteci-
panti hanno effettuato un numero maggiore di operazioni quando l’o-
rientamento spaziale associato al tipo di calcolo (es. per le addizioni:
orientamento verso l’alto o verso destra; per le sottrazioni: orienta-
mento verso il basso o verso sinistra; Fischer, 2012; Lakoff e Núñez,
2000) era congruente con la direzione del movimento eseguito con
il corpo. Questi due studi hanno esplorato la dimensione verticale e
orizzontale del movimento del corpo, dimostrando come questo ef-
fetto di congruenza fosse presente sia per le addizioni che per le sot-
trazioni solo quando l’asse di azione era quello verticale (Lugli et al.,
2013), mentre quando l’asse di azione era orizzontale l’effetto emer-
geva solo per le addizioni (Anelli et al., 2014). Questi risultati sono in
linea con un recente studio (Wiemers, Bekkering e Lindemann, 2014)
che ha mostrato come la congruenza tra i movimenti e i calcoli arit-
metici sia più affidabile per l’asse verticale rispetto a quello orizzon-
tale, specificando che «mental calculations operate on representations
on numerical magnitude that are grounded in a vertical organized
mental number space» (ibidem, p. 1).
Scopo del presente lavoro è quello di approfondire la relazione
tra i movimenti del nostro corpo e l’elaborazione numerica andando
a studiare un asse di movimento fino ad ora poco esplorato, e cioè
l’asse di movimento circolare. In un esperimento che riprende la pro-
cedura di Lugli et al. (2013) e Anelli et al. (2014), ai partecipanti è
stato chiesto di eseguire dei movimenti circolari in direzione oraria
o antioraria mentre eseguivano dei calcoli aritmetici. La motivazione
che ha portato ad utilizzare questo tipo di movimento circolare è
nata dall’osservazione secondo la quale un movimento circolare può
essere considerato come un movimento orizzontale continuo verso
destra o verso sinistra: quando compiamo un movimento circolare in
senso orario è come se continuassimo a girare verso destra, all’oppo-
sto quando compiamo un movimento circolare in senso antiorario è
come se continuassimo a girare verso sinistra. Seguendo questa logica,
è stato quindi ipotizzato che i movimenti circolari orari e i movimenti
circolari antiorari possano rappresentare una sorta di enfatizzazione
dei movimenti verso destra e verso sinistra, rispettivamente.
Per questo motivo, le ipotesi del presente lavoro sono le seguenti:
in primo luogo ci aspettiamo di ottenere l’effetto sulle addizioni e
sulle sottrazioni in funzione del tipo di movimento eseguito. Più nello
specifico, se è vero che il movimento circolare orario/antiorario en-

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fatizza la direzione orizzontale del movimento. Se questo è il caso,
allora, l’effetto di facilitazione o interferenza dovrebbe emergere an-
che per le sottrazioni, a differenza di quanto osservato nello studio di
Anelli et al. (2014).
In secondo luogo, abbiamo ipotizzato che possa emergere una dif-
ferenza a seconda del genere del partecipante che esegue il compito.
È noto che differenze di genere sono state osservate in vari tipi di
attività: ad esempio gli effetti di gaze-cueing sono più evidenti nelle
femmine che nei maschi (es. Bayliss, Di Pellegrino e Tipper, 2005) e
le femmine risultano più sensibili agli stimoli sociali rispetto ai ma-
schi (es. Lugli, Obertis e Borghi, 2016; vedi anche Geary, 2010 per
una rassegna). Invece, la presenza, il livello e l’origine di una diffe-
renza di genere nelle abilità matematiche è un aspetto ancora dibat-
tuto (es. Benbow e Stanley, 1980; Guiso, Monte, Sapienza e Zingales,
2008; Hyde, Lindberg, Linn, Ellis e Williams, 2008, Rumiati, 2010). Il
problema è stato infatti finora affrontato sia ipotizzando che la diffe-
renza tra uomini e donne abbia basi biologiche e cognitive (es. Baron-
Cohen, 2003; Kimura, 1999), sia analizzando il ruolo dello stereotipo
secondo il quale gli uomini sarebbero più bravi nei compiti matema-
tici e considererebbero le abilità matematiche più importanti rispetto
alle donne (es. Furnham, Reeves e Budhani, 2002; Li, 2004).

2. metodo

2.1. Partecipanti

Hanno partecipato all’esperimento 40 studenti (20 femmine, età


media 21.4 anni, DS = 1.3) dell’Università di Bologna. Nessuno di
loro era a conoscenza dello scopo dello studio. Tutti i partecipanti
hanno firmato il consenso informato prima dell’inizio della sessione
sperimentale.

2.2.  Materiali e procedura

Ai partecipanti è stato chiesto di aggiungere o sottrarre «3» ad un


numero iniziale (ad esempio, 371) per 22 secondi e di pronunciare
il risultato di ogni calcolo ad alta voce (ad esempio, 374, 377, 380 o
368, 365, 362 e così via, per addizioni e sottrazioni rispettivamente).
Nelle diverse condizioni i numeri di partenza erano sempre composti
da 3 cifre e il numero iniziale era sempre diverso.
Ai partecipanti è stato chiesto di eseguire i calcoli (addizioni o sot-
trazioni) mentre camminavano (modalità attiva) o erano seduti su una

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sedia a rotelle spinta dallo sperimentatore (modalità passiva). L’ordine
di alternanza della modalità attiva oppure passiva è stato bilanciato
tra i partecipanti: metà dei partecipanti iniziava con la modalità at-
tiva e l’altra metà invece iniziava con la modalità passiva. I parteci-
panti hanno eseguito quattro prove per ogni modalità, risultanti dalla
combinazione dei due tipi di calcolo (i.e., addizioni e sottrazioni) e i
due tipi di movimento (i.e., orario e antiorario). Il tipo di operazione
veniva sempre alternato tra le prove, cioè un’addizione era sempre se-
guita da una sottrazione e viceversa.
All’inizio della prova, lo sperimentatore comunicava il numero di
partenza e seguiva un segnale di via. Subito dopo, il partecipante do-
veva ripetere il numero di partenza e poi iniziare a calcolare, pronun-
ciando ad alta voce il risultato di ogni calcolo fino a quando  –  dopo
22 secondi  –  non veniva dato il segnale di stop. Se il partecipante
commetteva un errore di calcolo, la prova veniva interrotta e veniva
re-iniziata con un numero di partenza diverso. La modalità attiva
prevedeva che il partecipante e lo sperimentatore camminassero as-
sieme uno di fianco all’altro procedendo in senso orario o antiorario
seguendo un percorso disegnato sul pavimento. Per la modalità pas-
siva al partecipante veniva chiesto di accomodarsi su una sedia a ro-
telle che veniva spinta dallo sperimentatore seguendo lo stesso per-
corso in senso orario o antiorario. È stata mantenuta la stessa velocità
di percorrenza per tutte le prove. Le risposte sono state registrate da
un secondo sperimentatore che teneva nota del numero di partenza
assegnato ai partecipanti e il numero finale raggiunto alla fine dell’in-
tervallo di tempo di 22 secondi. I partecipanti sono stati ringraziati e
informati dello scopo dello studio alla fine dell’esperimento.

3. risultati

Le medie del numero di operazioni eseguite correttamente nell’in-


tervallo dei 22 secondi sono state analizzate mediante un’analisi della
varianza (ANOVA) a misure ripetute, considerando come fattori en-
tro i soggetti il Tipo di Operazione (addizione vs. sottrazione), la Di-
rezione del Movimento (orario vs. antiorario) e la Modalità (attiva vs.
passiva) e come fattore tra i soggetti il Genere (femmine vs. maschi).
Il fattore Tipo di Operazione è risultato significativo,
F(1,38) = 57.342, MSE = 2.137, p < .001, np2 = .601, indicando come il
numero di calcoli corretti fosse più alto per le addizioni rispetto alle
sottrazioni (M = 10.5 vs. 9.3, rispettivamente). Il numero di calcoli
corretti è risultato più alto per la modalità passiva rispetto alla mo-
dalità attiva (M = 10.2 vs. 9.7, rispettivamente) come indicato dall’ef-
fetto principale del fattore Modalità F(1,38) = 7.770, MSE = 2.202,

470
p = .008, np2 = .170. Anche il fattore principale Genere è risultato si-
gnificativo, F(1,38) = 20.672, MSE = 50.154, p < .001, np2 = .352: i
partecipanti maschi eseguivano più operazioni corrette, in generale,
rispetto alle partecipanti femmine (M = 11.7 vs. 8.1, rispettivamente).
L’interazione tra il fattore Modalità e il fattore Genere è risultata si-
gnificativa, F(1,38) = 6.561, MSE = 2.202, p = .015, np2 = .147. I T-test
per campioni appaiati hanno mostrato come per i partecipanti maschi
il numero di calcoli corretti fosse significativamente più alto per la
modalità passiva (M= 12.2) rispetto alla modalità attiva (M = 11.3), t
(19) = 3.414, p = .003; mentre per le partecipanti femmine il numero di
calcoli fosse uguale nelle due modalità (M = 8.1 per entrambe le moda-
lità), t (19) = .182, p = .858.
L’interazione tra il fattore Tipo di Operazione e il fattore Direzione
del Movimento è risultata significativa, F(1,38) = 5.115, MSE = .792,
p = .030, np2 = .119. I T-test per campioni appaiati hanno mostrato
come il numero di addizioni fosse maggiore quando il movimento
era orario (M = 10.8) rispetto a quando era antiorario (M = 10.3), t
(39) = 2.279, p = .028, mentre il numero di sottrazioni fosse uguale
nelle due direzioni di movimento (M = 9.3), t (39) = .118, p = .907.
Nessun altro fattore principale o interazione sono risultati significa-
tivi, Fs < 1.9, ps > .173, np2s < .048.
Analisi separate per il fattore Genere hanno messo in luce che l’inte-
razione tra il fattore Tipo di Operazione e il fattore Direzione del Movi-
mento è risultata significativa per i partecipanti maschi, F(1,19) = 6.201,
MSE = .630, p = .022, np2 = .246, ma non per le partecipanti femmine,
F(1,19) < 1, p = .384, np2 = .040. I T-test per campioni appaiati dei risul-
tati relativi ai partecipanti maschi replicano il risultato dell’analisi prin-
cipale, mostrando come il numero di addizioni fosse maggiore quando
il movimento era orario (M = 12.8) rispetto a quando era antiorario
(M = 12.1), t(19) = 2.827, p = .011, mentre il numero di sottrazioni
fosse uguale nelle due direzioni di movimento (M = 11), t(19) = .368,
p = .717.

4. discussione

I risultati ottenuti evidenziano la presenza di una relazione tra il


tipo di calcolo aritmetico eseguito e la direzione del movimento del
corpo anche quando il movimento è effettuato su un asse che prevede
una direzione circolare oraria o antioraria. Questo risultato emerge
indipendentemente dal fatto che il partecipante stia facendo il movi-
mento in modalità attiva (cammina) oppure passiva (viene spinto su
una sedia a rotelle). Tuttavia, i risultati mostrano che l’effetto emerge
solo per le addizioni e non per le sottrazioni, replicando con il movi-

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mento lungo l’asse orario/antiorario i risultati di Anelli et al. (2014)
sull’asse orizzontale, e confermando quindi l’ipotesi di Wiemers et al.
(2014) secondo la quale l’asse predominante per il calcolo aritmetico
sarebbe quello verticale.
Inoltre, aspetto finora poco indagato, emerge un effetto principale
del fattore Genere che mette in luce come i partecipanti maschi ese-
guano più operazioni aritmetiche delle partecipanti femmine. Infine,
aspetto più interessante, sembra che l’effetto dovuto alla direzione del
movimento (orario e antiorario) e al tipo di operazione matematica
(addizione e sottrazione) sia presente soltanto nei partecipanti maschi.
Questi risultati sembrano aggiungere nuove evidenze empiriche al di-
battito sugli stereotipi socio-culturali secondo i quali i maschi sarebbero
più bravi rispetto alle femmine in entrambe le abilità matematiche e
spaziali (es. Halpern et al. 2007). In particolare, questi risultati dimo-
strerebbero che la migliore prestazione da parte dei partecipanti maschi
emerge quando queste due attività sono eseguite nello stesso momento.
Concludendo, le implicazioni di questo studio possono essere di-
verse, suggerendo che le abilità aritmetiche che mettiamo in atto in
diversi contesti della vita quotidiana (ad esempio quando calcoliamo il
conto al bar) sono in stretta relazione con i movimenti che eseguiamo
con il nostro corpo. Recentemente, sono stati proposti risvolti appli-
cativi in ambito didattico secondo i quali determinati tipi di movi-
mento e di stimolazione sensoriale faciliterebbero non solo l’appren-
dimento della propria lingua madre e di lingue straniere ma anche,
per quanto riguarda più da vicino il presente lavoro, le conoscenze
matematiche (Goldin-Meadow, Cook e Mitchell, 2009).

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[Ricevuto il 31 marzo 2017]


[Accettato il 5 giugno 2017]

473
Does the direction of the whole body movement influence calculation processing?

Summary. This study investigates the relationship between the movements of the whole
body and numerical calculation, such as additions and subtractions. Starting from pre-
vious evidence on the horizontal and vertical axes, in the present study participants
were required to count by adding or subtracting «three» while performing a motion
on the circular axis (i.e., a clockwise or counterclockwise movement), in an active (i.e.,
walking) or passive mode (i.e., being pushed on a wheelchair). Results showed the
presence of a relationship between numerical processing and the direction of the cir-
cular movement, both in an active and passive movement condition, but only for addi-
tions and only for male participants. Implications of the results for theories of embod-
ied cognition are discussed.

Keywords: embodied cognition, arithmetical calculations, body motions, circular axis,


gender differences.

La corrispondenza va inviata a Luisa Lugli, Dipartimento di Filosofia e Comuni-


cazione, Università di Bologna, Via Azzo Gardino 23, 40122 Bologna. E-mail: l.lugli@
unibo.it

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