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Basi neurali e processi cognitivi nella rappresentazione delle grandezze nel sistema cognitivo.

Origini: nel 2003 il professore Vincent Walsh pubblica un articolo in cui propone un modello che sostiene l’esistenza di
un modulo di elaborazione di tempo, spazio e numeri comuni a livello neurale e cognitivo e lo identifica in 2 parti della
corteccia, corteccia prefrontale e corteccia parietale. Per cui c’è una sovrapposizione dei tre domini.

Bisogna introdurre la relazione tra spazio e numeri: secondo un professore francese i numeri sono rappresentati a
livello mentale secondo una linea che ha una rappresentazione spaziale ben definita.

Evidenze a supporto dell’esistenza di una codifica spaziale del numero: studi comportamentali

- Uno studio dimostra l’esistenza di uno SNARC effect (space number association response core): i partecipanti
avevano il compito, pressando un pulsante con la mano dx o sx, di classificare i numeri da 1 a 9 che venivano
presentati sullo schermo come pari o dispari. Risposta più immediata quando venivano presentati a sx i
numeri più piccoli.
- Studio precedente in cui viene usato il numero invece della freccia.
- Altri studi dimostrano come il numero può modulare la rappresentazione saziale attraverso il compito di
bisezione di linee. Si usano delle stringhe costituite da numeri piccoli e grandi. Se la stringa era costituita da
numeri grandi c’era un bias verso destra.
- Un altro studio ha voluto indagare se la relazione tra numero e spazio possa essere rappresentato, non solo a
livello percettivo, ma anche in compito astratto di decision making. Gli studiosi hanno usato un paradigma di
generazione casuale di numeri: si diceva i partecipanti di scegliere un numero da 1 a 30 sfruttando il rintocco
di un metronomo. La selezione che doveva essere casuale in realtà risultata essere influenzata
dall’orientamento del cavo rispetto al tronco. Se i partecipanti, durante il compito, mantenevano una
posizione del capo verso sx, aumentava la probabilità di pronunciare un numero appartenente alla parte dei
numeri più piccoli rispetto a una condizione di controllo che costituiva l’assenza di manipolazione spaziale
delle coordinate egocentriche, viceversa, aumentava la probabilità di selezionare un numero più grande se
l’orientamento della testa rispetto al tronco era verso dx. la relazione numero-spazio, dunque, può
influenzare il pensiero astratto e i processi di decision making. Se manipolo l’info sensorimotoria (approccio
bottom-up) ho effetti a livello astratto.
- Un altro esperimento (Vicario) si chiedeva di muovere 8 dita (pulsanti di una tastiera) ogni volta che
compariva sul centro dello schermo un numero che andava da 1 a 9 seguendo il ritmo di un metronomo.
Quando comparivano numeri piccoli, le persone muovevano le dita della mano sx e viceversa quando
compariva un numero grande vi era maggiore probabilità di pressare i pulsanti della mano dx. se manipolo
un’info a livello astratto ottengo effetti sul paino comportamentale di tipo motorio (top-down).

Ruolo dello stile di scrittura nella codifica spaziale della quantità: l’interazione spazio-quantità potrebbe essere stata
progressivamente plasmata da convenzioni culturali, come l’orientamento della scrittura. Uno studio che ha preso in
considerazione australiani e iraniani ha mostrato che, negli australiani, non si verificano differenze nella frequenza
dell’uso di mano dx o sx se si utilizzavano farsi o east arabic. Negli iraniani, indipendentemente dal codice non ci sono
differenze significative. Erano soggetti che conoscevano entrambi i codici.

Evidenze a supporto dell’esistenza di una codifica spaziale del numero: il caso dei pz con neglect per lo spazio sx:

- Studio in cui si chiede al pz di identificare un numero centrale e identificano i numeri più a destra del range
(es tra 1 e 5 dicono 4 e addirittura 5). Questo dimostra ancora una volta come spazio e numeri abbiano un
legame vettoriale nella rappresentazione.
- Analogamente, uno studio si è concentrati su pulcini di 3 giorni addestrati a circumnavigare un ostacolo con
lo scopo di ottenere una ricompensa, tendevano a cambiare verso a seconda del numero di puntini che
veniva presentati nella facciata anteriore dell’ostacolo da circumnavigare. Quando il numero di puntini
attaccati all’ostacolo era ridotto (es 2) i pulcini tendevano ad iniziare la loro attività di circumnavigazione da sx
e viceversa. Questi risultati indicano che la tendenza a mappare le grandezze numeriche da sx a dx esiste
indipendentemente da fattori culturali e può essere osservata in animali con esperienza numerica non
simbolica molto limitata, supportando un fondamento innato di tale codifica spaziale della quantità.
- Compito di SNARC su popolazioni orientali  in uno studio sono stati usati diversi tipi di stimoli (codice
arabico, lingua cinese, mani che raffiguravano le quantità) e il compito era di pari-dispari e si poteva
riscontrare lo SNARC effect anche nelle popolazioni orientali. Questo supporta ulteriormente la visione
innata.

Altre evidenze contraddicono tale ipotesi di innatismo di una relazione spazio-numeri. Uno studio condotto su una
popolazione delle Amazzoni ci fa vedere che l’innatismo non è realmente confermato. Tali autori hanno confermato in
popolazioni americane come gruppo di controllo che la tendenza a collocare in una posizione spaziale un numero a
seconda della taglia veniva rispettato (quindi si aveva lo SNARC effect) e veniva rispettato anche in tali popolazioni
delle Amazzoni che conoscevano tali codici simbolici. Mentre in quelli che non conoscevano altro che loro lingua locale
non si verificava.

Quali sono i correlati neurali dell’esistenza di una codifica spaziale del numero? La corteccia parietale superiore è
probabilmente la base neurale comune per la rappresentazione dello spazio e dei numeri. Uno studio che sottoponeva
un compito in cui bisognava fare addizioni o sottrazioni e veniva somministrato l’eye tracking per monitorare il
movimento saccadico degli occhi e contemporaneamente veniva registrata l’attività cerebrale. I risultati mostrarono
che la sottrazione seguiva più frequentemente un movimento saccadico verso sx più frequentemente che a dx e
viceversa con l’addizione. La registrazione dell’attività cerebrale rileva un’attivazione bilaterale.

Relazione tra tempo e spazio

 Prove dell’esistenza di una codifica spaziale del tempo  (Vicario) paradigma di stimolazione optocinetica, il
quale anche nel caso di individui sani produce una modulazione dell’attivazione spaziale. Si è visto se e come
l’a modulazione dell’attenzione spaziale potesse influenzare la stima soggettiva del tempo. Quello che è stato
evidenziato è che la stimolazione dell’attenzione spaziale verso dx portava a una sola stimolazione del tempo
e viceversa quando puntava a modulare l’attenzione spaziale verso sx.
 In un altro studio si è lavorato sulla posizione dello stimolo reference (a dx e viceversa) e test (a sx a
viceversa). Quando il reference è a dx e il test a sx le persone tendono a sottostimare il tempo e viceversa
quando il reference è a sx e il test a dx si ha una sovrastima del tempo.
 Cosa succede invece se includiamo anche i numeri? Uno studio ha mostra che se i numeri si trovano in una
posizione centrale, il numero è in grado di influenzare la stima del tempo. Anche se si mette a dx il numero 1
e a sx il numero 8 le persone tenderanno a sottostimare la durata del test nonostante il reference.
 In un altro studio è stato dimostrato che nel caso in cui la rotazione del capo fosse verso dx i pz tendevano a
sovrastimare il tempo, ma non vi era una differenza tra la condizione di orientamento del capo e la baseline.
 Un altro studio ha lavorato anche sui verbi d’azione per vedere se un verbo al passato o al futuro potesse
risentire della codifica spaziale e infatti dimostra dai tempi di relazione che verbi al passato vengono
classificati più velocemente dalla mano sx e viceversa per i verbi al futuro. Inoltre, si è più accurati con i verbi
al futuro quando si usa la mano dx e viceversa con i verbi al passato.

Evidenze sull’esistenza di una relazione tra tempo e quantità (numero)

- Uno studio mostra come, con un compito di bisezione di tempo, il numero porta a una sottostima del tempo
quando all’interno dello stesso blocco vengono inseriti numeri di taglia diverse. Se all’interno di un blocco io
metto sia numeri grandi che piccoli il bias si conferma, mentre se si presenta sempre lo stesso numero questo
bias non si verifica. Quindi la grandezza del numero è cruciale per l verificarsi dello shift della performance
temporale.
- In un altro studio si è valutata la stima del tempo in bambini con discalculia. I discalculici tendono a
sottostimare il compito della durata rispetto ai controlli. Questo dato di sottostima è coerente con il pattern
di elaborazione che questi bambini manifestano in un compito di bisezione di linea, in quanto tendono ad
avere uno pseudoneglect verso sx più pronunciato. Quindi, ancora una volta, abbiamo sottostima bias a sx e
sovrastima bias a dx.
- Inoltre, i pz con neglect hanno ottenuto punteggi significatamene peggiori (minore accuratezza) nella stima
del tempo rispetto a quelli di controllo e senza neglect.

Tempo, spazio e numeri vengono rappresentati come una linea mentale che racchiude concetti come basso, breve,
elevato, lungo e l’ordine è che a sx c’è tutto ciò che si può identificare come piccolo e breve e viceversa per l’emispazio
dx ci sono numeri di taglia grande.
Basi neurocognitive del senso del tempo

Una rassegna di dati provenienti da vari studi indicano la precisione dell’uomo e di altri animali nell’eseguire compiti di
stima del tempo.

- I ritmi circadiani sono i più riconoscibili in natura, ma anche le durate nell’ordine dei millisecondi guidano il
comportamento animale
- La percezione del tempo è implicata nei processi decisionali
- Il timing nell’ordine dei millisecondi risulta centrale per la riproduzione della musica

Scale del tempo:

 Ritmi circadiani
Comportamento: appetito, ciclo sonno-veglia.
Struttura cerebrale: nucleo soprachiasmatico
Meccanismo: trascrizione loop regolatori
 Tempi di intervallo
Comportamento: ricerca di cibo, decision making, stima del tempo
Strutture cerebrali: circuiti cortico-corticali, neuroni dopaminergici
Meccanismo: LTP/LTD striatale, rilevamento delle coincidenze
 Tempi di millisecondi
Comportamenti: parlare, musica, controllo motorio
Strutture cerebrali: cervelletto
Meccanismo: LTP/LTD cerebellare, proprietà intrinseche delle funzioni neurali?

Approcci tradizionali nello studio della stima del tempo:

- The scalar property  se chiediamo a un soggetto di proporre la stima del tempo, la risposta del partecipante
segue una distribuzione normale attorno alla durata dello stimolo di riferimento
- The pacemaker-accumulator model  la spiegazione stabilita per la proprietà scalare della stima del tempo si
basa su un modello di orologio interno, in cui gli impulsi vengono emessi regolarmente da un “pacemaker” e
temporaneamente memorizzati in un accumulatore.

Legge di Vierordt  l’autore mostra che la stima del tempo segue una certa regola: le persone tendono a
sovrastimare le durate brevi e sottostimare le durate lunghe. Questa legge si può verificare in tutti gli studi che si
interessano di indagare come riusciamo a stimare il tempo, sia su soggetti sani che su popolazioni cliniche.

Modelli di rappresentazione del tempo:

1. Specialized timing  secondo cui una struttura neurale potrebbe essere specializzata per rappresentare il
tempo. Questo modello ci parla di regioni che sono specializzate in certi compiti in funzione del tipo di scala
temporale.
2. Distributed timing  secondo cui un sistema dedicato potrebbe coinvolgere una rete distribuita di regioni
neurali.
3. Network dipendenti  secondo cui i patterns temporali sono rappresentati come patterns spaziali
4. Lettura dell’energia  secondo cui il tempo trascorso corrisponde alla quantità di attività neurale
(congruenza). La stima del tempo dipende dalla quantità di attività neurale che riguarda un certo circuito.

Terminologie ricorrenti nella letteratura sulla stima del tempo:

- Una distinzione generale è quella tra prospective timing e retrospective timing. Nel caso di compiti di tempo
prospettivo, il partecipante ha esplicitato l’obiettivo, che corrisponde con il task stesso (sa che il compito è di
stima del tempo), mentre nel tempo retrospettivo la variabile temporale emerge dopo aver completato il
compito.
- Una distinzione ulteriore è quella tra timing motorio e timing sensoriale (la stima del tempo può coinvolgere
tutti i sensi)
- Inoltre occorre distinguere tra timing automatico (riguarda le durate inferiori al secondo) e timing
cognitivamente controllato (riguarda le durate superiori al secondo, ha a che fare con l’attenzione e la
working memory)

In quanti modi è possibile stimare il tempo?

implicit timing: quando la consapevolezza sulla natura temporale del task avviene dopo la sua esecuzione

- Time discrimination: nei task t1 e t2 potrebbero essere identici


- Time reproduction: si presenta uno stimolo sullo schermo di tempo variabile (pochi millisecondi) e il
partecipante può riprodurre la durata che ha percepito. Si ha quindi una componente motoria, in quanto
l’accuratezza passa dall’azione esercitata dal soggetto sul pulsante.
- Finger tapping: si può usare uno stimolo visivo o uditivo usando un metronomo che segue una certa
frequenza che dà il passo del ritmo da seguire e si chiede al partecipante di eseguire movimenti cadenzali
temporalmente a partire dal ritmo appreso precedentemente.
- Time production: si chiede al soggetto di effettuare una stima senza avere la possibilità di vedere lo scorrere
del tempo, per cui si chiede di interrompere, premendo un pulsante, il tempo dopo x secondi e questo
processo non si basa su info esterne, ma è un processo basato su un concetto interno di stima del tempo.
- Time bisection: si chiede di dividere in due segmenti una sezione temporale di una certa durata attraverso un
pulsante quando si ritiene che sia trascorsa la metà del tempo dello stimolo presentato.

esplicit timing: l’informazione temporale diviene il target e lo scopo del compito

- Temporal expectation: chiede di stimare il tempo residuo richiesto per completare una certa azione (es
scrivere una certa frase); ci sono diverse modalità di interruzione del video (6/9/12 secondi prima della fine
del video). È un tipo di compito prospettico perché il partecipante sa il tempo e ciò su cui deve lavorare. I pz
affetti da distonia avevano difficoltà solo quando il compito riguardava un’azione e una parte del corpo che
era connessa al disturbo; infatti nel gruppo di controllo la stima del tempo avveniva in modo regolare, quindi
suggerisce che se c’è una condizione che interferisce vi è un deficit nel controllo del movimento o
sensorimotorio nel controllo dell’azione che si ripercuote sulla stima del tempo.

Questionari per la stima del tempo:

 The Zimbardo time perspetcitve inventory  5 sottoscale:


 Passato positivo, che riflette un atteggiamento caloroso, sentimentale e positivo verso il proprio passato
(punteggio ideale alto, intorno a 4.5)
 Passato negativo, che riflette un atteggiamento negativo del passato (punteggio ideale basso, intorno a 2)
 Presente edonistico, che riflette un’attitudine al piacere e rischio nei confronti del tempo e della vita
(punteggio ideale intorno a 4)
 Presente fatalista, che misura un atteggiamento fatalista, ovvero percepirsi indifesi e senza speranza verso il
futuro e la vita (punteggio ideale intorno a 1.5)
 Futuro, misura un orientamento che comprende la pianificazione e il raggiungimento degli obiettivi futuri,
anche a scapito del godimento attuare, della gratificazione ritardata.

Uno studio (Barchetta et al.) ha osservato che sia nei confronti del passato che del presente vi è un’interpretazione
negativa nei pz alessitimici.

Come analizzare la performance temporale?


- Accuratezza: definita in relazione tra lo scarto di una durata media e oggettiva di uno stimolo (media perché
lo stimolo viene presentato più volte).
- Variabilità: indice che viene calcolato dal coefficiente di variazione dove oltre a guade alla media si guarda
anche alla deviazione standard dei dati rispetto alla media, consentendoci di valutare aspetti che hanno a che
fare con la proprietà scalare.

Variabili che influenzano il senso del tempo?

- Effetti dei numeri e dello spazio


- Proprietà non temporali degli stimoli (percezione)
- Focalizzazione deli processi attentivi  i soggetti con deficit attentivi possono avere difficoltà nella stima del
tempo, come dimostrato da uno studio con pz ADHD si aveva un compito di discriminazione temporale
(valuta la soglia soggettiva permette di distinguere la durata tra due stimoli)
- Stati corporei
- Emozioni  uno studio ha somministrato diverse espressioni facciali positive o negative e di controllo
(neutra) per vedere come cambia la stima del tempo quando bisogna indicare la durata di queste espressioni.
Il pattern di stima è variabile non solo a seconda della durata dello stimolo, ma anche a seconda delle
espressioni facciali e della fascia di età. Quindi, le emozioni possono portare a una sovrastima del tempo se le
espressioni rientrano in uno specifico range temporale.
Uno studio ha valutato la stima del tempo negli alessitimici su immagini che esprimevano 3 tipi di emozioni:
felicità, rabbia e situazione di controllo (neutra). Questo perché tali pz hanno deficit nella comprensione degli
stati altrui. È stato trovato un pattern interessante non sull’accuratezza, ma sulla variabilità: all’aumentare dei
punteggi nella TAS 20 aumenta lo scarto tra la durata oggettiva dello stimolo e quella stimata dai
partecipanti.
- Variabili endogene che predicono il senso del tempo:
 Time processing and embodiment:
Abitudini alimentari: pz con AN tendono a sottostimare il tempo, mentre i pz con obesità tendono a
sovrastimarlo

Correlati neurali della stima del tempo

 Cervelletto  uno studio di rTMS inibitoria a bassa frequenza sul cervelletto con un compito di riproduzione
temporale, l’inibizione del cervelletto sx per durate inferiori a 1 secondo provocava un deficit nella stima del
tempo (sovrastima).
 Lobo frontale: ha un ruolo per le durate sopra il secondo  Il secondo esperimento dello studio precedente
mostra che la stimolazione della corteccia prefrontale dorsolaterale dx si traduce in una sovrastima del
tempo che riguarda la riproduzione di durata superiore al secondo, che non vengono intaccate quando si
stimola il cervelletto. Questo viene mostrato anche da studi su pz con lesioni alla corteccia prefrontale
dorsolaterale dx. la differenza tra sani e controlli inizia ad aversi con durate di 3 secondi in su (aumenta il
coinvolgimento della working memory).
 Lobo parietale  uno studio ha trovato degli effetti sull’accuratezza e sulla variabilità. A sx non si hanno
effetti sull’accuratezza, ma la stimolazione catodica riduce la variabilità.
 Gangli della base: modulando il circuito dopaminergico, varia la stima del tempo. Ad esempio, nella
schizofrenia si ha un’elevata attivazione del circuito dopaminergico, mentre nella depressione e nell’ansia è
ridotta.
 Insula: ha un ruolo nella capacità interocettiva.

Relazione tra tempo trascorso e valore di una ricompensa  temporal discounting  il valore di una ricompensa
diminuisce con il passare del tempo. temporal discounting e alterazioni del circuito della ricompensa nell’AN e
nell’obesità.
Neuroestetica: le basi neurobiologiche della bellezza

Alcune domande a cui dare una risposta:

- Cos’è la bellezza?
- Quali sono i correlati neurali del giudizio estetico?
- La percezione estetica è mediata dalle emozioni?
- Gli stereotipi “bello e buono” e “brutto e cattivo” sono solo dei modi di dire?
- È possibile modificare artificialmente il giudizio estetico?

Uno studio di Semir Zeki ha lavorato sulle basi neurocognitive della percezione estetica, valutando le aree del cervello
coinvolte in risposta a qualcosa che ci piace o meno e se è possibile usare questi pattern neurali per fare previsioni
sulle preferenze. I partecipanti dovevano attribuire un punteggio a diversi dipinti d’arte ed estratti di brani musicali (16
secondi) dando una valutazione su una scala Likert a 9 punti.

Il senso estetico può essere localizzato a livello cerebrale:

Davanti a un’esperienza gradevole si ha una maggiore attività del segnale BOLD nella corteccia orbitofrontale
mediale.

Davanti un’esperienza sgradevole si attiva l’amigdala e la corteccia motoria primaria. Man mano che aumentano i
giudizi negativi aumenta anche il grado di attivazione de segnale BOLD in quelle aree.

La percezione estetica è mediata dalle emozioni? Nel 700 Kant aveva immaginato una relazione tra emozione ed
esperienza del brutto. La percezione del brutto è infatti mediata dal disgusto. Uno studio valuta il disgusto come tratto
di personalità con un segnale BOLD nell’insula e nell’amigdala. All’aumentare dei punteggi nella scala che valuta il
disgusto aumenta il segnale BOLD. Il disgusto non è solo sensoriale, ma anche sociale e morale. Ciò che racchiude
tutte e tre le modalità del disgusto è l’insula. I pz affetti da dismorfia corporea si caratterizzano per un profondo senso
di bruttezza/deformazione per alcune parti del proprio corpo e una profonda esperienza del disgusto autoriferita.

La relazione tra emozione e disgusto c’è anche sul piano comportamentale. Uno studio ci fa vedere che la sensibilità al
disgusto nei confronti di agenti patogeni è in grado di prevedere il rating di non attrazione fisica per i volti che
appartengono ai volti non attraenti. Sono stati selezionati due categorie di volti e presentati ai soggetti: si ha avuto un
rating di disgusto per i volti giudicati non attraenti.

In un altro studio, manipolando l’esperienza del disgusto con una bevanda disgustosa, si presentavano le facce e chi
aveva bevuto quella bevanda dava un giudizio negativo.

La percezione del bello può essere mediata dalla felicità? Le persone più belle sono più felici. Ed è vero sia negli uomini
che nelle donne. Uno studio mostra che il sorriso rende il volto più attraente. Mentre un altro studio sostiene che non
è la felicità, ma la paura o il grado di attivazione indotta dalla manipolazione sperimentale che rende più sublime il
senso estetico nei confronti di quadri da giudicare. Se si induce paura, questa ha poi un effetto sul piano della
valutazione.

Ricapitolando, la percezione estetica è mediata dagli stessi meccanismi implicati nell’elaborazione delle emozioni?
Probabile, ma non ci sono evidenze chiare e definitive (l’esperienza del disgusto potrebbe mediare la percezione del
brutto).

Gli stereotipi bello e buono e brutto e cattivo sono solo modi di dire? In uno studio si dovevano dare giudizi estetici a
volti e ad azioni che avevano valore morale. Infatti, Il BOLD nella corteccia orbitofrontale mediale non solo aumentava,
ma aumentava anche nel giudizio sul piano etico. L’insula invece si comporta in maniera opposta: l’attivazione è
massima quando i volti non sono attraenti, mentre crolla quando sono molto attraenti. Lo stesso pattern si ritrova nel
caso del giudizio delle buone e delle cattive azioni. Lo studio conferma che entra in gioco l’insula, attivandosi di più
quando gli individui sono esposti a situazioni moralmente brutte o facce non esteticamente attraenti, mentre la
corteccia orbitofrontale mediale si attiva quando i partecipanti esprimevano un giudizio elevato sul piano dell’estetica
(azioni moralmente belle e volti attraenti).

Il giudizio morale coinvolge diversi processi valutativi:

- Uno più veloce, intuitivo, è il sistema guidato dalle emozioni sensitive a specifiche caratteristiche o situazioni
- Uno più lento e deliberativo, è il sistema che ragiona logicamente su specifici contesti e conseguenze

Dunque, gli stereotipi “bello e buono” e “brutto e cattivo” condividono alcuni correlati neurali:

- Bello/buono  maggior attivazione della corteccia orbitofrontale mediale


- Brutto/cattivo  maggior attivazione dell’insula

È possibile modificare il giudizio estetico artificialmente? Il contesto può influenzare il giudizio estetico di un prodotto:
manipolando l’informazione sul valore cambia non solo il rating (vino che viene servito dicendo che costava 5 dollari e
un altro a cui veniva detto che costava 45 dollari), ma tale rating non è allineato con l’attività neurale: il segnale BOLD
della corteccia orbitofrontale mediale è più alto quando il costo del vino è 45 piuttosto che quando è 5. Questi
soggetti assaggiavano degli shot di vino, sapendo il prezzo e si ottennero questi risultati.

Un altro studio ci fa vedere che lo stesso prodotto viene fornito e giudicato più o meno attraente e la preferenza si
sposta a seconda del design.

Effetto della neuromodulazione: uno studio ha mostrato che la stimolazione eccitatoria della corteccia prefrontale
dorsolaterale (punto di ingresso sugli studi della connettività ed è connessa con regioni corteccia orbitofrontale,
l’amigdala) nell’emisfero dx si traduce in un aumento del rating nei confronti di volti indipendentemente dal sesso.

Uno studio ha manipolato l’appetito, in quanto dal punto di vista neurale l’appetito, oltre a coinvolgere l’insula,
coinvolge anche la corteccia orbitofrontale. Si è cercato di capire se la modulazione dell’appetito potesse influenzare il
giudizio estetico e sono stati usati tre tipi di stimoli, ovvero giudizi estetici su facce, corpi e oggetti, che potevano
essere slim o round (paffutelli). Il giudizio estetico di apprezzamento è più elevato per tutte e tre le categorie quando
gli stimoli appartenevano alla categoria slim. Ma quando i partecipanti venivano testati a digiuno da 12 ore si ha un
rating più elevato per la categoria round rispetto alla condizione sazietà ma solo per quanto riguarda le persone con
indice corporeo elevato.

L’appetito sembra lavorare anche sul giudizio morale sul piano dello stereotipo. Uno studio ha visto che, al quinto
giorno di digiuno il grado di fame predice il grado di condanna delle violazioni etiche: più si è affamati e meno si
condannano le violazioni etiche, rendendole meno immorali.

Un altro studio ha utilizzato l’implicit association test, che lavorando sul piano implicito e sugli stereotipi, si sono usate
diverse categorie: razze, peso, gusti sessuali. Prendendo in considerazione la religiosità come variabile emerge che
quando si è sazi le persone religiose hanno un pregiudizio verso gli omosessuali più forte rispetto a coloro che non
sono credenti. Questa differenza, tuttavia, si annulla quando si è affamati e i non cr5edenti si comportano come i
credenti.

Anche la neurochimica ha un suo ruolo nel giudizio estetico, in quanto i livelli di ossitocina possono influenzare il
giudizio di attrazione.

In conclusione, possibile influenzare l’indice di gradimento di un sapore o di un volto, modificando le informazioni


contestuali: il valore atteso derivante dal prezzo riportato, o modulando l’attività di una regione corticale connessa al
circuito ricompensa o sistema limbico.

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