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CONCETTI INIZIALI

- LE NOTE -

Tutti conosciamo le note musicali. Da sempre sappiamo che sono sette e che i loro nomi sono:

DO RE MI FA SOL LA SI

Nella musica l’unità di misura per capire la distanza tra due note - ovvero la differenza tra due suoni
- è il tono (T). Questo è composto al suo interno da due semitoni (S), ovvero la distanza MINIMA
che c’è tra due suoni nella musica occidentale.

Ad esempio,
T S

DO RE MI FA

Un semitono è esattamente la metà di un tono, dunque la distanza tra due note di due semitoni,
equivale ad un tono

2S = 1T

La scala di note che conosciamo tutti – quella scritta in precedenza – presenta distanze tra le note
variabili, ovvero alcune note sono distanti tra loro un T, altre un S.

Vediamo come:

T T S T T T S

DO RE MI FA SOL LA SI DO

T T S T T T S

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Questo porta di conseguenza a farci una domanda: se tra alcune note c’è una distanza di un T, e
questo vale due S, che cosa c’è nel posto centrale, tra i due semitoni?

S S

DO ?? RE

Si entra così in un concetto FONTAMENTALE nella musica: la suddivisione tra note NATURALI e
note ALTERATE.

Le note naturali sono le note che tutti conosciamo, ovvero le note con un nome proprio, cioè quelle
viste finora. Le note alterate invece sono altre note ma non con un altro nome, bensì con gli stessi
nomi con l’aggiunta di sue simboli: il DIESIS (#) e il BEMOLLE ( )

Si tratta di note DIVERSE da quelle naturali. Sono le note che si trovano tra una nota naturale e
l’altra, ovviamente tra quelle distanti tra loro un T.

Tali note prendono due nomi: quello della nota precedente aggiungendo un DIESIS, oppure quello
della nota successiva aggiungendo un BEMOLLE.

Ma sono LA STESSA NOTA!!

S S

DO DO# RE

S S

DO RE RE

Dunque:

DO# = RE




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Per semplificare al massimo: le note naturali sono “i tasti bianchi di un pianoforte”, quella alterate
“i tasti neri”.

Note alterate

Note naturali

Detto questo, ci resterà più semplice capire quante note ci sono in realtà e come sono disposte.
Immaginiamo una scalinata che, se salita ci porta verso le note più acute, se scesa verso le note più
gravi e che per ogni scalino chi fa salire o scendere di un semitono; avremo questo risultato:

DO
S
SI
LA# S

SI
S
LA
e

SOL#
av

S
gr
ù
pi

LA
ta
no

S
la

SOL
o
rs
Ve

e

FA# S
nt
de
en
isc

SOL
D

S
a

FA
ut
ac
ù
pi
ta

S
no

MI
la
o
rs
Ve

RE#

S
te
en
nd

MI
ce
As

S
RE
DO# S

RE
S
DO

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Come ormai risulta chiaro, le note non sono sette, ma sommando le note naturali con quelle alterate,
abbiamo una scala di DODICI suoni, tutti distanti tra loro di un semitono.

Quasi tutte le note hanno il “loro # e il loro ”, tranne alcune; infatti MI#, FA , SI# E DO NON
ESISTONO!!

Questa scala di suoni, alla base della musica, si chiama Scala Cromatica, e comprende tutti i suoni
che abbiamo a disposizione.

Ovviamente, arrivati al DO successivo – quello sull’ultimo gradino – si ricomincia daccapo,


muovendoci sempre di più su suoni acuti. Viceversa scendendo dal primo DO verso il basso,
troveremo la stessa situazione discendente, ma su suoni più gravi.

Scala cromatica ascendente

Scala cromatica discendente

NB: La relazione “scala crescente – diesis” e “scala discendente – bemolle” è puramente casuale.
Non c’è alcun legame tra il fatto che la scala salga e vangano scelti i diesis; potrebbe essere
tranquillamente anche il contrario.

Nella chitarra OGNI TASTO CORRISPONDE AD UN SEMITONO, quindi salendo con una nota di
un tasto, di avanza di un S, scendendo di un tasto, si scende di un S, di due tasti un T e così via…

- Notazione sul pentagramma

Per imparare le note sul pentagramma bisogna prima fare una premessa: il pentagramma è uno
spazio musicale dove scrivere le note, che si susseguono nella loro maniera naturale (DO, RE, MI
ecc.). Il pentagramma, così come le note, potrebbe essere infinito. Dipenderà infatti dallo strumento
suonato la porzione di pentagramma utilizzata.

Ad esempio un pianista avrà bisogno di un pentagramma più grande di un chitarrista, avendo a


disposizione molte più note.

Suonando la chitarra, analizzeremo approfonditamente la porzione di pentagramma che ci interessa,


ovvero quella in chiave di Sol, o di violino.

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Su questa porzione, le note sono disposte partendo dal primo rigo (MI) salendo naturalmente fino
all’ultimo rigo (FA). Ma è un buon metodo memorizzare le note sul pentagramma separando i righi
dagli spazi, in questo modo.

MI SOL SI RE FA FA LA DO MI

Scendendo sotto il MI del primo rigo e salendo sopra il FA dell’ultimo rigo le note continuano
esattamente come le conosciamo mettendo – dove necessario – i tagli addizionali:

Taglio addizionale

DO RE MI SI MI FA SOL LA DO SI

- Notazione Anglosassone

Nella scrittura internazionale, soprattutto della dicitura degli accordi, ma anche per indicare le note
di un accordatore e per tanti altri utilizzi, viene utilizzata la notazione anglosassone, che consiste
nel sostituire la dicitura classica (DO, RE, MI, ecc.) con delle lettere.

Partendo dalla nota LA, per poi seguire l’ordine che già conosciamo, vengono messe le lettere
dell’alfabeto.

Continueremo tutta la vita a chiamarle DO, RE, MI ecc., ma d’ora in poi le scriveremo così:

LA A
SI B
DO C
RE D
MI E
FA F
SOL G

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