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Goldratt pensava così. La prova sta in questo libro del 1990. Ci sono già gli abbozzi dei
Tools.
Anche se bisogna aspettare il 1994 per il debutto ufficiale in società nel romanzo
continuazione di The Goal: It’s not Luck.
H. William Dettmer ha scritto un manuale sui Tools che ritengo sia il meglio al momento
per comprenderli a fondo. Il libro si chiama The Logical Thinking Process.
Ho raccolto gli articoli scritti negli ultimi 20 anni che parlano di questi strumenti. Sono
una collezione manco troppo coerente, spero comunque che aiutino a invogliarti ad
approfondire.
Ho aggiunto uno dei casi pubblicati in un libro del 2007, riguarda un reparto
ospedaliero ed è stato sviluppato con i Tools.
Sono sicuro che anche nelle discipline umanistiche che si occupano di conflitti, l’aspetto
negativo sia più una apparenza che una sostanza, che in fondo il potere liberatorio del
conflitto ia una ovvietà.
Nelle organizzazioni temo, basandomi solo sulla mia ridotta esperienza non posso
assolutizzare, che la parola conflitto sia percepita negativamente.
Nelle organizzazioni non c’è mai tempo per… qualcosa che non sia routine o reazione
all’evento o gestione dell’emergenza. Figuriamoci per elaborare un conflitto con tempi e
modalità che i film di Woody Allen ci fanno immaginare lunghissimi e inadatti a
organizzazioni smart (se non hai un tubo da fare tutto il giorno te lo puoi permettere, ma
qui si lavora…).
Non è una cosa che si vede tutti i giorni, sfidare il paradigma corrente. Quando accade
provo sempre un brivido di piacere, orgoglio, soddisfazione.
E andiamo ancora più a destra, lo schema rimane lo stesso, a ci sono frecce che
congiungono le necessità (B e C) alle due posizioni (D e D’) che sono facilmente
riconoscibili sono in prima pagina sui tutti i giornali. E vicino alle frecce ci sono
affermazioni , questa volta su sfondo bluette. Proviamo a leggere come prima. Leggete
ad alta voce con me: per “preservare i lavoratori dal contagio” devo (l’unica cosa che si
può fare è) “chiudere le attività produttive” perché “nelle fabbriche vicinanza altamente
probabile” e “nelle fabbriche scarsità di protezioni”. Vi suona sensato? A me sì, allora va
bene. Andiamo in basso. Per “preservare le imprese dagli impatti del contagio” devo
((l’unica cosa che si può fare è) “NON chiudere le attività produttive” perché “molte
imprese non hanno i mezzi per sopravvivere alla chiusura”.
Queste frasi (ricorda si chiamano ASSUNTI) sono in azzurrino perché questi assunti ci
indicano una direzione della soluzione. In gergo TOC si chiama “maiale volante”, è
una cosa che se esistesse porrebbe fine al conflitto.
Se ci pensate questo conflitto ha 3 potenziali direzioni della soluzione:
Riprogettare layout e automazione delle fabbriche per mantenere distanza sicurezza
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I Logical Thinking Tools pag. 8
Dotare i lavoratori delle protezioni necessarie più un buffer (la storia del buffer ve la
racconto un’altra volta)
I clienti delle imprese garantiscono la sopravvivenza dei fornitori – a catena
Non sono di facile realizzazione, ma hanno un valore che non si limita a questo conflitto.
Hanno tempi e costi di realizzazione diversi. E quindi possono adattarsi alle diverse
situazioni in cui si trova un’impresa. Gli ASSUNTI tra B e D e tra C e D’ sono quelli che
si prestano di più a trovare “maiali volanti”.
Ma veniamo al cuore del problema/conflitto, le affermazioni sempre in azzurrino (così li
riconoscete come ASSUNTI che possono generare “maiali volanti”). Se trovassimo un
maiale volante per una o più di queste affermazioni avremmo trovato una direzione
della soluzione molto più potente di quella trovata concentrandosi sugli altri Assunti. Gli
assunti, le affermazioni che trovate nei rettangoli azzurrini sono . In questa specifico
caso, il CONSTRAINT, il fattore che ci sta limitando nel raggiungimento dell’obiettivo.
Ecco svelato il perché per la TOC impostare correttamente un conflitto è così
importante. Permette di identificare il constraint, che qualcuno potrebbe ricordare
è il primo passo del processo cardine della TOC : i 5 passi di focalizzazione (vedi
video Coronavirus, una lettura con gli occhiali della Theory of Constraints)
E’ stata una bella corsa, spero invogli qualcuno allo studio della TOC e soprattutto al
suo utilizzo. Alla prossima cronaca.
La U-shape è il modo migliore per cogliere l'essenza dei TP tools e del loro valore.
La U-shape descrive il percorso che va fatto per passare da una situazione (angolo in
alto a sinistra) dove si registrano prestazioni insoddisfacenti a una situazione (angolo in
alto a destra) dove si registrano prestazioni soddisfacenti. Volete ridisegnare il futuro
della vostra organizzazione? Imparate a usare la U-shape.
In questa immagine c'è tutto. C'è il fatto che se non avete delle misure che siano in
grado di rilevare lo stato della vostra organizzazione non potete intraprendere nessun
Non provengono tutti dalla stessa fonte, hanno età diverse (ci sono gli ultranovantenni e
i poco più che maggiorenni), hanno in comune la visione sistemica delle organizzazioni;
visione sistemica significa aver capito che il miglioramento dell’organizzazione
dipende molto di più da quanto funzionano bene le interdipendenze che da
quanto bene funziona ogni singola area aziendale.
Allacciatevi le cinture, faremo conoscenza dei loro “poteri” con un piccolo caso
aziendle.
In New Economics for Industry, Government, Education c , Deming dice che il
Diagramma di Flusso in Figura 1 era: "...la scintilla che a partire dal 1950 e negli anni
successivi modificò profondamente il Giappone. Il Diagramma di Flusso fornì al top
management e agli ingegneri un sistema di produzione. I Giapponesi avevano
conoscenza, grande conoscenza, ma era frammentata, non coordinata. Il Diagramma di
Flusso indirizzò la loro conoscenza e i loro sforzi verso un sistema produttivo orientato al
La maggior parte dei processi oltrepassa i confini dipartimentali o funzionali per poter
fornire prodotti/servizi al cliente, va oltre le gerarchie disegnate dall'organigramma.
I Diagrammi di Flusso sono dunque gli strumenti necessari a capire dove, come e se, gli
anelli della catena aggiungono valore alla stessa. Poichè i confini fra i compiti sono
definiti più chiaramente e la comprensione dei processi è facilitata le persone sono in
grado di vedere esattamente qual è il loro contributo al raggiungimento dell'obiettivo
del processo. Inoltre, "Un Diagramma di Flusso ci permette di sapere in anticipo, quali
saranno le parti di un sistema che subiranno variazioni - e di che entità - a seguito di un
cambiamento effettuato su uno o più parti dello stesso." E voilà…. Fatti non parole.
Una volta disegnato è facile per tutti vedere in che punto del flusso si sta operando,
quali sono le conseguenze delle proprie azioni, quali cambiamenti possono migliorare il
flusso stesso.
Si possono prendere le misure ed essere sicuri che si sta utilizzando lo stesso metro di
misura (un dfc è un po’ come il mitico metro di platino iridio di Sevre, il campione di
riferimento universale).
Per fare questo ci serve un metodo che si chiama SPC e che ha nella “carta di controllo”
la sua manifestazione concreta. Per usarlo serve l’aritmetica delle elementari (somme,
sottrazioni, moltiplicazioni, divisioni). I risultati sono strabilianti. La comprensione del
processo è molto maggiore avendo sottomano una carta di controllo, ad esempio
questa:
E qui un colpo di genio, utilizzare gli “scarti” del processo, i nostri UDEs come materia
prima del processo di miglioramento; la strumentazione che ci serve per mettere a
fuoco il punto critico, per ridurre la complessità a semplicità, ce lo fornisce la TOC –
Theory of Constraints, si chiama CRT (current reality tree – albero della realtà corrente).
IL CRT consente di scavare in profondità per risalire dai sintomi (UDEs) alle situazioni
che li causano, è uno strumento che favorisce il lavoro di gruppo, che favorisce la
verbalizzazione degli assunti (ricordate daniel kanheman e il suo libro pensieri lenti e
veloci…) è uno strumento che ingegnerizza e ottimizza le tecniche dei “molti perché”.
Il CRT è una mappa causa effetto che collega il problema centrale (espresso sotto forma
di conflitto – vedi post “il potere liberatorio del conflitto”) ai sintomi percepiti.
Una volta individuata la causa radice è possibile estirparla con tutti i sintomi (UDEs) ad
essa collegati.
Ma il CRT fa anche di più, permette di misurare molto precisamente la quantità di
cambiamento che le persone sono disposte a fare in cambio del miglioramento
ottenibile. Permette di misurare quindi la portata del vero e unico fattore limitante una
1. Introduzione
Gli ospedali oggi sono remunerati in base alla quantità ed alla qualità delle prestazioni
sanitarie erogate.
I cambiamenti introdotti sono stati numerosi, ma non si può pensare di poter attuare
una trasformazione profonda nel breve periodo in un’organizzazione complessa come
quella ospedaliera.
Inoltre, si registrano criticità in termini di incapacità dei meccanismi di programmazione
e controllo di incidere sulle decisioni e sui comportamenti reali: utilizzo in una logica
eminentemente burocratica, sostanziale scollegamento tra obiettivi di gestione e
finalismi aziendali, orientamento al breve periodo, logiche decisionali di tipo
incrementale.
In quest’ottica, le aziende sanitarie si stanno muovendo alla ricerca di strumenti
innovativi, in grado di superare i principali limiti sopra evidenziati.
Gli Spedali Civili di Brescia sono una realtà complessa, sia per dimensioni sia per
l’attività svolta. 71 mila ricoveri all’anno, 6.000 dipendenti e 2.250 posti letto: governare
questa azienda non è cosa facile.
Come diceva H. Minzberg: «ho il sospetto che governare la più complicata delle
multinazionali sia un gioco da bambini rispetto a governare un qualsiasi ospedale».
Non v’è dubbio che per gli Spedali Civili vale quanto è vero per la Sanità sia pubblica
che privata, ovvero che l’obiettivo sia condensabile in un imperativo:
fornire prestazioni di migliore Qualità
senza impegnare ulteriori risorse.
Questo imperativo è il risultato dell’azione combinata di una serie di forze:
2. Lo scenario
Il diabete mellito costituisce un importante problema per la sanità dei paesi
industrializzati per l’incremento della frequenza, legata all’aumento della vita media e
all’adozione di stili di vita insalubri (scorrette abitudini alimentari, scarsa attività fisica
con incremento dell’obesità).
Come moltissime realtà sanitarie lombarde ed italiane, l’uod degli Spedali Civili di
Brescia negli ultimi anni ha incrementato le prestazioni erogate senza aumentare gli
organici. Gli sforzi fatti in termini di “qualità del servizio” sono evidenziati dai numeri.
I numeri però dicono anche che il “livello di servizio”, ovvero le liste di attesa, è
peggiorato (nella Tab. 2 è riportata la situazione a fine 2005, mediamente peggiore di
un 20-25% rispetto all’anno precedente).
Una prima serie di interviste collettive, svolte nella fase iniziale del progetto, ha
evidenziato che ci sono un numero impressionante di “cose che non vanno” (in Tab. 4
un piccolo estratto), nonostante i risultati raggiunti, gli sforzi fatti e la professionalità
delle persone.
Questi ude facevano ormai parte della realtà quotidiana delle persone dell’uod. Erano
qualcosa contro cui era “inutile combattere, tanto non ci possiamo nulla”, ragion per cui
ci si concentrava su altre cose o sul tentativo di difendersi da questi problemi.
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I Logical Thinking Tools pag. 22
Tab. 4 - Gli UDEs
Questo elenco è la “materia prima” del processo di cambiamento così come viene
modellato nella toc.
Pensare i sistemi è una cosa difficile; la mente umana non è naturalmente portata
(programmata direbbero i neuroscienziati) a pensare in termini di sistema, cioè in
termini non lineari. Il nostro linguaggio è costruito per esprimere semplici connessioni
lineari causa-effetto, per di più, ci si aspetta sempre che l’effetto si manifesti
immediatamente dopo la causa, in modo da essere facilmente associato ad essa.
Da qui in avanti il lavoro si è svolto secondo lo schema ormai abituale dei 6 livelli di
resistenza al cambiamento (Tab. 5).
Il primo passo consiste nell’individuare il problema centrale partendo dagli effetti
indesiderati (udes) presenti.
Per semplicità, si suddivide la fase di individuazione del problema centrale in due
momenti:
1. accettiamo più impegni e pazienti, spesso con requisiti non sufficienti per dare
un’adeguata prestazione (considerate le risorse a disposizione), di quelli che
potremmo seguire;
2. accettiamo tante piccole infrazioni alle regole che ci siamo dati.
Per risolvere il problema centrale, dobbiamo prima definirlo con precisione, utilizzando
la nuvola di conflitto.
Si è costruita una nuvola di conflitto per ciascuno degli ude che riassumono la
situazione nel suo complesso (figg. 3 e 4).
Per comprendere quali sono i fattori vincolanti, ovvero i paradigmi mentali che
inconsapevolmente ci costringono in questo conflitto, la domanda da farsi è perché si
vede un conflitto tra:
Le liste di attesa hanno una loro eticità (il tempo di attesa non incide sul danno).
Non a tutti è chiaro in che modo le piccole infrazioni si ripercuotono sul lavoro altrui e
sull’organizzazione
Tutti siamo convinti che il tempo più prezioso sia il nostro
1. filtrare le richieste di prima visita sulla base del danno potenziale e delle competenze
distintive dell’uod;
2. anticipare la valutazione clinica sugli esami per stimare in quanto tempo il paziente va
visitato per minimizzare i danni;
3. organizzare il lavoro sul paziente suddividendo tra uod, Medici di Base, altre
strutture, in modo che uod applichi le sue capacità distintive;
4. concentrare le risorse sui pazienti che hanno maggiori possibilità di miglioramento;
5. diventare dei consulenti dei reparti a cui il paziente fa riferimento in base alla sua
patologia primaria;
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I Logical Thinking Tools pag. 28
6. misurare il danno tempo dei pazienti;
7. allocare le risorse (diverse professionalità) sul paziente in modo che siano coinvolte
solo quelle strettamente necessarie;
8. favorire una corretta uscita del paziente.
L’idea portante è riorganizzare il “lavoro” attorno alla nuova logica che le visite non sono
tutte uguali, rispetto all’evitare danno al paziente; entra in gioco il fattore tempo: il
tempo speso conta di più, quanto maggiore è il danno evitato (diventa importante
l’effetto indotto dall’uso delle risorse).
Serve allora una misura del danno-tempo (ovvero la pendenza della curva di
peggioramento del paziente), cioè della distanza tra il momento oltre il quale
intervenire costa di più dell’intervento stesso ed il momento in cui visitando il paziente
ci si rende conto della sua situazione e si definisce il percorso di cura adeguato.
Una seconda buona misura del danno-tempo è data dai delta degli indicatori
attualmente in uso nell’uod (e “certificati” a livello nazionale).
Prima la misura prevalente era il numero di pazienti curati/visitati, dopo il criterio
diventa la misura del danno-tempo, calcolando una sorta di teg sanitario.
Il teg sanitario è la misura derivante dalla moltiplicazione del ritardo con cui viene visto il
paziente, rispetto a quanto stabilito per il valore della glicata al momento della visita.
Questa logica innovativa va implementata dapprima all’interno della uod e poi in un
successivo step, in tutti gli attori del sistema.
Per fare ciò, l’uod concentra le sue capacità di eccellenza in una sorta di triage sistemico
e nella cura dei casi più difficili.
La riorganizzazione del lavoro viene supportata da un’analisi statistica degli “arrivi”, al
fine di minimizzare gli effetti della variabilità sull’uso delle risorse (implementando il
concetto di buffer di tempo e di risorsa).
Occorre inoltre riprogettare i percorsi, in modo da liberare le risorse più sature e usare
quelle meno sature (infermieri), ad esempio raggruppando i pazienti per tipologia ed
erogando parte dei servizi in gruppo (autonomia infermieristica), rimandando il
paziente al medico di base con un percorso definito che deve solo essere eseguito. In
questo modo si supera il problema del mancato filtro del medico di base, si distribuisce
meglio l’agenda, dando la precedenza a chi ne ha più bisogno, senza perdere il
controllo del paziente.
Questa soluzione ha anche effetti benefici collaterali: si rompe il conflitto del Medico di
Base che, di fronte ad un paziente con sintomatologia diabetica, invece di fare un primo
screening preferisce rimandare la cosa alla struttura specialistica. Al Medico di Base non
1. diminuisca il numero di prime visite inutili ed, in generale, il numero di visite inutili;
2. diminuisca il danno-tempo dei pazienti o aumenti il danno evitato;
3. aumentino le visite complessive ed il numero di pazienti seguiti.
20 7 ore +/-
[richieste annue “variabilità”
(880)/settimane tot [20 richieste x 20 min
in 1 anno (50) cad = 400 min
approssimato per
eccesso] 400 min/60 min = 6,6
ore)
Variabilità =
Ognuna di queste Quindi:
• Arrivo/meno pazienti
situazioni presenta una Per proteggere la
• Numero richieste
propria variabilità variabilità cumulata
• Assenza medico
inserisco un
• Durata visita
BUFFER
• Presenza esami
Misurare ha permesso di “toccare con mano” che le risorse per raggiungere gli
obiettivi c’erano già ed erano sufficienti, a patto che fossero organizzate nel modo
adeguato (constraint e buffer);
Misurare ha permesso di definire obiettivi realistici;
Misurare ha permesso di stabilire le priorità delle azioni contemplate dal piano
operativo;
Riorganizzazione del “tempo” degli ambulatori;
Miglioramento dei tempi di attesa (Tab. 7)
Passaggio (Tab. 8) dagli effetti indesiderati (udes) agli effetti desiderati (des)
Autocontrollo Da 2 a 11 Autocontrollo 0
mesi
(1) il valore rappresenta lo scostamento tra quando il paziente dovrebbe essere visto e
quando viene effettivamente visto
L’attività svolta sul progetto ha dimostrato che, con un’opportuna organizzazione delle
risorse ed un’adeguata misura della variabilità, è possibile aumentare l’efficienza del
sistema fino al 30% e ridurre le liste d’attesa, ovvero i ritardi rispetto alla prestazione
ottimale fino a zero.
Queste prestazioni sono mantenibili a patto che il super sistema, di cui l’uod è un
elemento, si adegui alla medesima logica organizzativa, altrimenti questi risultati di
assoluta eccellenza saranno molto rapidamente sciupati (Fig. 7).
La parola ai protagonisti
Perché fare un progetto simile? Nella sanità le risorse umane sono definite, ci sono i
blocchi delle assunzioni e i blocchi del turnover. Un metodo che proclama di poter far
aumentare le prestazioni dei processi sanitari agendo su vincoli organizzativi, senza
richiedere risorse aggiuntive è abbastanza interessante da meritare una
sperimentazione.
Il giudizio finale poi è positivo anche perché i tempi di lavoro sono stati contenuti,
appropriati per una realtà sanitaria. Sono rimasto, non dico stupito, ma favorevolmente
impressionato dalla grande enfasi e soddisfazione mostrate dal capo dell’uod; una
persona navigata, che tiene corsi a livello nazionale sull’organizzazione dei processi
sanitari, che non è facilmente impressionabile. Deve essere un metodo di valore.
Il metodo poi si integra completamente con quanto in essere, certificazione iso, jca; non
si butta nulla del già fatto, non si danneggia il sistema. Immaginandone un uso esteso è
un punto importante a favore. La stessa jca sprona al lavoro di gruppo per ottenere
miglioramenti. Anche se noi abbiamo utilizzato solo una piccola parte dello std jca.