DINTORNI
Cosa fare dopo aver letto tanta roba, aver ascoltato webinar e video con la
curiosità e l’inetersse che crescono e i dubbi e le incertezze che si
manifestano?
Concedimi una sola giornata e ti farò toccare con mano cosa puoi ottenere
veramente dalla TOC (Theory of Constraints).
Con questo "materiale" possiamo applicare la TOC alla vostra realtà aziendale.
Una idea chiara di quale direzione seguire per ottenere grandi miglioramenti.
Caro manager, hai letto The Goal, ti sei immedesimato in Alex, hai anche pensato
che sarebbe bello ripercorrerne le gesta.
Bello e utile per il profitto dell’azienda.
Hai partecipato a qualche webinar sulla TOC, comprato qualche libro, letto un po’
di roba qua e là.
Mi hai trovato su Linkedin e ti stai chiedendo se conviene comprare qualche
servizio da me.
Formazione, consulenza, coaching?
Se fai parte di una organizzazione grande e strutturata, una multinazionale, ma
anche una grande azienda italiana sappi che al massimo potrai comprare un po’
di formazione.
Non che non ti fidi, dubiti delle mie competenze/esperienze, anzi le apprezzi
molto.
Se il tuo amministratore delegato ti chiedesse di scegliere la prossima vettura per
lui.
E dopo un’aspra selezione rimanessero in lizza la Kia Genesis e una Mercedes
Classe E, a prescindere da qualsiasi valutazione (prestazioni, linea garanzia,
consumi) tu non avresti il minimo dubbio.
Sceglieresti Mercedes tutta la vita.
Perché? Perché scegliendo Mercedes non sbaglieresti mai.
Anche se la macchina si fermasse dopo nemmeno un mese di vita.
Chiunque al tuo posto, nella tua situazione, anche io, sceglierebbe Mercedes.
E io sono Kia.
Frase celeberrima per quelli della mia età. La battura originale era per la verità
"Play it once, Sam". Dopo Woody Allen la battuta originale si è dissolta nella
mente.
Vedo una forte analogia tra i solchi di un disco in vinile e i solchi che abbiamo
nella mente che ci costringono a ripercorrere sempre la stessa strada quando si
tratta di prendere una decisione.
Peter Senge, pioniere del pensiero sistemico, nella "Quinta Disciplina" utilizza il
concetto di modello mentale, le credenze profondamente radicate in noi che
influenzano la percezione e condizionano il nostro agire.
Nello sviluppo dei Thinking Processes Tools (TP tools) , Eli Goldratt ha dato un
ruolo centrale al concetto di "assumptions", in italiano "assunti". Che non sono
diversi dai "modelli mentali" di Senge nè dagli "stereotipi" di Kanheman né dai
paradigmi limitanti di Chrystensen.
Gli assunti di fatto sono il fattore limitante o constraint che dir si voglia. Quelli
che ci obbligano a "suonare sempre la stessa musica" quando prendiamo
decisioni.
Ma è proprio vero?
Vedremo come usare il Buffer Management per tenere sotto controllo gli effetti
delle nostre scelte.
Faremo una ipotesi super semplificata, vendiamo il pane a un prezzo unico, con
gli stessi costi totalmente variabili (TVC).
Dato l’aumento esorbitante dei costi energetici abbiamo inserito nei TVC anche i
costi energetici.
Tabella A – costo materie prime pre aumenti e loro incidenza sul prezzo di vendita
Prezzo di vendita 4 Euro al Kg – tutti i valori sono in Euro
Testare questa ipotesi è dunque la cosa più importante per il business, sia in una
logica di breve periodo che in una logica di lungo periodo.
Ecco a che cosa serve il Throughput Accounting, a valutare alternative in
situazioni apparentemente senza via di uscita.
Fase 1
Fase 2
Fase 4
Fase 5
Fase 6
Fase 7
Fase 8
Nel 2009 Kahneman e Klein hanno deciso di effettuare uno studio congiunto per
confrontare le rispettive posizioni alla luce delle più recenti scoperte. Il principale
risultato di tale iniziativa è stato la riformulazione della domanda centrale: non
“E’ meglio basare le decisioni sull’intuizione o su un processo decisionale
strutturato?”, ma “Quando si può confidare sull’intuizione?”.
Queste due condizioni si basano sull’assunto che l’intuizione non è altro che
riconoscimento di situazioni già sperimentate e memorizzate, anche se non
ancora entrate a far parte della piena consapevolezza.
Divulgata da Eli Goldratt attraverso molti libri, il più famoso dei quali è “The
Goal” (“L’Obiettivo” nella traduzione italiana). la Theory of Constraints (TOC) è
una filosofia gestionale, completamente diversa da quanto studiato e proposto
dalle organizzazioni industriali e dalles cuole di management.
Negli anni sono stati sviluppati soluzioni e approcci TOC per moltia mbiti
aziendali e sono state pubblicate le “specifiche” delle soluzioni TOC per l’ambito
operations: Drum Buffer Rope, Simplified Drum Buffer Rope, Replenishmente
MTA(Make to avalaibility), Critical Chain(la soluzione TOC per gli ambienti ETO,
Engineer To Order).
Queste quattro soluzioni sono l’ossatura della TOC in ambito Operations e Supply
Chain e coprono l’intera gamma delle tipologie produttive, MTO, MTS e ETO.
Sono tutte fondate sul concetto di “vincolo di sistema” e sul metodo per spremere
la maggiore quantità possibile di “denaro” da esso, metodo conosciuto come i 5
step di focalizzazione.
Il “vincolo” di un sistema
Sebbene sia familiare il concetto che ci sia un limite alla crescita, non è
altrettanto familiare pensare che in ogni azienda ci sia un solo fattore limitante o
vincolo.
Anzi, l’esperienza suggerisce che di vincoli ce nesono sempre molti, che è difficile
eliminarli tutti e che il problema staproprio in questo. Eliminare i “colli di
bottiglia” non migliora considerevolmente la situazione. Infatti, se dopo aver
individuato un collo di bottiglia, lo eliminiamo, subito dopo se ne presenta un
altro!
Questa forma di rincorsa ai vincoli è una lotta senza fine e senza significato. Per
cambiare la situazione, è necessario eliminare le cause, risalire quindi alle radici
dei problemi.
•settore cinescopi;
Nel 1997, a seguito del veloce aumento delle vendite iniziato nel 1994, AISA si è
trovata di fronte alla necessità di soddisfare nuovi bisogni, e alla constatazione che
il modello di gestione in funzione non era più adatto. La crescita del fatturato,
infatti, non era stata accompagnata dal cambiamento del modo di lavorare e di
intendere l’azienda, portando, di conseguenza, alla perdita di opportunità di
espansione e di sviluppo.
È prassi comune nelle aziende del settore considerare i propri prodotti come unici,
e questa convinzione porta spesso le persone ad accettare il caos organizzativo che
ne consegue come un male incurabile. Secondo i principi della TOC gli effetti
negativi presenti all’interno di un’organizzazione derivano da un numero limitato
di cause, al limite una sola, che li genera tutti. La ricerca e l’analisi di questa causa,
definita “il problema centrale dell’organizzazione”, porta all’individuazione della
strada verso la soluzione che porterà all’eliminazione di tutti gli effetti indesiderabili
(UDEs, Undesirable Effects) presenti. Questo processo di analisi è supportato da
una serie di alberi, strumenti logici sviluppati da Eliyahu Goldratt nel corso degli
anni ’80. Questi alberi forniscono uno schema grafico a qualsiasi
ragionamentobasato sulla logica causa-effetto. In altre parole, essi guidano un
percorso rigoroso di analisi della realtà di un’organizzazione, che parte
dall’individuazione del problema di fondo e arriva alla definizione di un set di azioni
coerenti e sincronizzate
Quanto più le azioni all’interno del sistema sono standardizzabili, infatti, tanto più
sarà facilitata la pianificazione della produzione, sia perché la stima della durata
sarà più sicura per attività con tasso di variabilità basso, sia perché la loro
esecuzione non richiederà la presenza di una persona particolare.
L’obiettivo del Project Manager è quello di portare a termine il progetto nel rispetto
della data di consegna, di un budget prestabilito e delle specifiche fornite dal
cliente. Gestire un progetto significa gestire l’incertezza. Un progetto è, di fatto, un
sistema, ovvero un insieme di attività dalla cui interazione dipende il
completamento del progetto. Gestire l’incertezza, quindi, significa gestire la
variabilità associata alle attività costitutive del progetto Come sistema un progetto
ha un vincolo, ovvero un elemento che ne limita le prestazioni, sul quale focalizzare
l’attenzione per gestire e controllare l’intero progetto. Il vincolo di un progetto è la
sequenza più lunga di attività dipendenti, che tiene conto della condivisione di
risorse, e dalla quale dipende la durata dell’intero progetto. La TOC chiama questa
sequenza di attività catena critica:
Per le attività non appartenenti alla catena critica si presenta un altro conflitto:
farli iniziare il più presto possibile per garantire il rispetto della data di
completamento vs. farli iniziare il più tardi possibile per evitare di avere troppo WIP
(Work in Process) nel sistema. La soluzione proposta dalla TOC è definire la data
d’inizio dei compiti non critici il più tardi possibile a meno di un buffer che ne
assorba la variabilità. La funzione di questo buffer (Feeding Buffer) è di aggregare
tutta la variabilità associata alla sequenza di attività che formano un ramo non
critico al fine di proteggere la catena critica da eventuali ritardi sugli altri rami.
AISA gestisce più progetti contemporaneamente: ogni giorno ci sono circa 25-30
commesse attive contemporaneamente a diversi stadi di avanzamento. Di
conseguenza, oltre all’efficace schedulazione della singola commessa, dovrà essere
presente un meccanismo di coordinamento tra le diverse commesse. In una realtà
multi-commessa, infatti, il problema della contesa di risorse in un progetto si
estendeanche alla contesa di risorse tra i diversi progetti. Il problema della
Nell’estate del 2019, 181 Ceo membri della Business Roundatable, associazione dei
capi azienda delle principali imprese americane, siglarono una dichiarazione per
guidare l’azione delle loro corporatione a beneficio di tutti gli stakeholder- clienti,
dipendenti, fornitori, comunità e azionisti – e non solo questi ultimi. Vi furono
reazioni contrastanti. Alcuni salutarono il documento come l’impegno, finalmente,
ad abbandonare lo shareholder value, la prevalente tutela del valore per gli azionisti
a discapito degli altri. Altri invece sospettarono che fosse una studiata e utile presa
di posizione per parare le crescenti critiche contro l’esclusiva ricerca del profitto.
Altri ancora, tra i quali il sottoscritto, avanzarono critiche sul metodo e merito della
dichiarazione. Perchè proprio i Ceo affermavano questo se non sono i proprietari
dell’azienda e inoltre sono gli unici “dipendenti” assunti non dall’organizzazione ma
esattamente dagli azionisti? C’era proprio bisogno di ribadire la necessità di
24 - Theory of Constraints e Dintorni – Raccolta 2022 a cura di Claudio Vettor
tutelare clienti, dipendenti, fornitori, comunità come se un’azienda potesse
prosperare sfruttandoli od operare senza di essi?
Tutto questo non è “divertimento”, anzi è il suo contrario, focalizzazione allo stato
puro e anche (come suggerito dal dr. Deming nel primo dei suoi 14 punti per il
managmeet) "constancy of purpose".
Per fortuna c'è qualcuno che prova piacere, si diverte, nell'applicarsi con
determinazione al raggiungimento di un obiettivo, anche se sembra
irrangiungibile.
Questo metodo ha un nome un po’ strano, ma non fatevi spaventare dai nomi
strani, si chiama HOSHIN KANRI, consente alle imprese di arrivare a piani
esecutivi (azioni) per singolo reparto coerenti con la strategia e (udite udite)
controllabili.
I vantaggi ottenibili utilizzando HOSHIN KANRI nel processo di definizione degli
obiettivi sono molteplici:
1. Definire chiaramente quali sono gli obiettivi vitali per l’azienda
2. Coinvolgere tutta l’azienda nella definizione degli obiettivi
3. Ottenere l’impegno di ciascuno nella definizione delle azioni per raggiungere
lo stato desiderato
4. Monitorare e comunicare costantemente lo stato di avanzamento delle azioni
definite
5. Approvare, modificare o fermare tempestivamente ogni iniziativa che non sia
allineata alla strategia o che non porta i risultati desiderati
Se anche la tua azienda ha difficoltà a portare a terra le strategie o ad allineare le
persone verso il conseguimento di obiettivi sfidanti, non farti frenare dal pensiero
che consulenti+ strategia + metodo voglia dire un sacco di tempo, un sacco di
soldi e zero risultati.
Me lo conferma anche una super esperta del ramo come Silvia Mandelli
Inviaci un messaggio, un caffè sarà sufficiente per argomentare, valutare insieme
l’utilità del metodo e soprattutto annusarci vicendevolmente.
Here we see the second fact and the conclusion: Management Attention is a
bottleneck. Eli also excelled into writing techniques that would focus our
attention and allow us to travel the paths he envisioned and little else. If you read
the first paragraph above you will notice one of this techniques as Eli shifts from
"Management Capacity to address the organization needs" to "Management
Attention" without any explicit warning or explanation.
Most people think they know what a bottleneck is, but it is important to go
beyond the definition and understand the consequences of the existence of a
bottleneck.
Do you "share the pain" already? Here any manager will start to empathize with
this line of though remembering when their capacity to deliver was smaller than
the firm demand…
Now imagine that most of the time this machine is punching holes that
are not required for producing the product, and many times, the holes it
punches damage the products.
Ops. Here he turns up the volume, but in a very subtle way brings us back to the
book "The Goal" and the focusing steps hinting at the concept of "exploit the
constraint": that not only the raw capacity of the constraint (or bottleneck)
matters, but also what do you do with it. If you waste this capacity the whole
organization suffers…
Here comes another classic Eli twist: in one fell swoop he blows away the concept
that bottlenecks are equal to constraints and reiterates a definition of Constraint.
Obviously many could be thinking: "it is a nice story, but a story nonetheless", so
Eli goes on:
"Almost any", he must surely be joking, right? Or at least exaggerating as Eli and
The Klingons are so fond of. Well it you thought his you walked right into Eli's
trap. He will proceed to convince you that this is so not only in "Almost any"
organization, but also to show how powerful are the causes behind it.
Told ya.
They waste management attention, and in many cases not just waste it,
but divert management attention to do damage rather than create
benefits.
Or mind's eyes are now turning to "what systems are these?". So instead of
answering he dives down further bringing us all closer to the edge of the seats:
A-ha: this is the source: our behaviour. But what drives our behaviours?
A great verbalization of maybe the most important obstacle for all human species:
how to overcome complexity. Notice that dissecting a system in to subsystems
and then optimizing each one increases complexity because now the subsystems
are not limited by the relationships with the rest of the system.
And he surreptitiously slips in something very interesting: the engine behind our
bad habit of responding to complexity with complexity is fear.
Fear again, and yes: all of the sources of our most damaging behaviours are
relate to fears and an animalistic response to it. This is such a important and
crucial area that it warrants a separate analysis. Tell me if you are interested.
Back to the source: a bit of jargon crops up here: "the noise", but most will
intuitively connect this to its proper definition: the normal, usual variability in a
given situation.
Notice how prevalent this driver is: how much is dedicate to refining systems and
increasing the resolution of our data and analysis in hopes this will quash the
unknowns, while the opposite is true: the finer we slice an uncertain situation the
more uncertainty each piece will have. There is a great practical illustration for
this in the Funnel Experiment, very popular with the Quality Movement.
Here Eli goes on in another direction very studied in TOC: the compromises and
how we can delude ourselves into thinking they are facts and not just figments of
our minds. Worst than the compromises are their consequences: erratic
behaviour, resigned suffering or time bomb scenarios. All of those are common
and wreck a lot of damage in organizations.
And the performance of such organizations can reach heights we have not yet
imagined.
Eli died before he could finish this book but he left us with the challenge to fill up
the gaps, hunt down fears and start producing more and more of such amazing
organizations.
Happy hunting!
Tanti anni fa tentammo una missione quasi suicida: passare i principi dell’Offerta
Che Non si può Rifiutare della TOC a
una rete vendita formata da una
trentina di vecchi e giovani marpioni
della vendita.
Essendo un sociologo, Aldrich pone inoltre enfasi sulle corrette relazioni tra
individui alla base di un elevato valore aggiunto per l’impresa: indubbiamente il
valore delle relazioni è d’importanza strategica all’interno delle organizzazioni: è
interessante notare come all’interno di un’organizzazione le relazioni
interpersonali ma anche interfunzionali siano importantissime per mantenere un
clima aziendale sereno e – conseguentemente – per mantenere una produttività di
elevato livello e qualità.
Nel caso del formaggiaio la “struttura del sistema” è costituita da due elementi
chiave, il camioncino e la presenza pianificata in diversi mercati rionali.
· La gamma prodotti, ciò che è disponibile e ciò che non è disponibile è tutta in
vista, non serve chiedere basta guardare (domandate a un distributore di
materiale elettrico idro sanitario …. che ha in gamma qualche migliaio di codici
quanto tempo passano le sue persone a rispondere richieste di disponibilità o
alternative di prodotto?)
· Il cliente per chiedere deve alzare la testa il che rende facilmente riconoscibile
il cliente che vuole comprare / informarsi (e quindi a cui prestare attenzione) da
quello che vuole solo guardare (a cui non prestare attenzione).
· Ascolto, il formaggiaio per prima cosa vi ascolta, dosando poche domande con
arguzia e scaltrezza (che SPIN Selling sia stato ispirato dall’osservazione dei
formaggiai del New England mi sembra azzardato, ma le analogie sono tantissime)
· Astensione, da cosa? Dal pushing, non forza mai la clientela oltre il limite,
ricordate che davanti al camioncino c’è il “social” più potente di tutti. Ogni gesto
inconsulto si ripercuote in un attimo su tutto il gruppo. Se è un mercatino in cui
va costantemente non vale la pena, ci sarà una nuova occasione; se è una
presenza estemporanea perché giocarsi la reputazione.
Il Sales & Operations Plan è il primo step, l'iniziatore di un più ampio processo
di pianificazione operativa - che APIC chiama ciclo di Manufacturing Planning &
Control (MPC) - il quale, a mano a mano che ci si sposta dai livelli più aggregati
ai particolari, si articola in diversi step di dettaglio fino all’emissione degli ordini
di approvvigionamento.
Di seguito sintetizziamo i diversi step del processo, evidenziando i link tra le varie
fasi e il posizionamento del processo di S&OP, secondo la rappresentazione
APICS.
Secondo una visione comune a molti autori, l'obiettivo di tutte queste fasi è quello
di produrre quello che gli anglosassoni definiscono un "Viable Production Plan",
ossia un piano di produzione realizzabile, fattibile.
Partiamo subito col dire che noi dissentiamo con questo punto di vista che limita
l'obiettivo del S&OP al raggiungimento di un piano attuabile, in quanto riteniamo
che possa portare ad un importante spreco di potenziale.
2. Gli errori più comuni che si commettono nel processo di Sales &
Operations Planning
Gli errori più comuni riguardo le metriche per valutare un processo di S&OP
sono:
1. Non utilizzare metriche di tipo finanziario
2. Utilizzare metriche che non sono coerenti / non sono bene prioritizzate
Ma tutto ciò non basta per prendere buone decisioni. Per farlo, occorrono alcuni
requisiti:
▪ Devono essere chiare le relazioni di casua-effetto tra le tattiche e le azioni e gli
obiettivi da raggiungere
▪ Devono essere disponibili capabilities di simulazione delle decisioni per
verificarne l’impatto.
▪ Devono essere disponibili dei modelli chiari per interpretare i dati prodotti dal
processo e trasformarli in informazioni utili al processo decisionale
3. Confini del processo di S&OP non chiaramente definiti e troppo amore per
il dettaglio
Il terzo errore più comune è quello di non distinguere le finalità precise di ogni
step del processo complessivo di “priority planning” nel ciclo di MPC, creando dei
1. Vengono definiti i giusti paradigmi per comprendere bene COSA FARE e COSA
NON FARE
2. Vengono definite chiaramente le connessioni tra strategia, business
requirements e tattiche
3. Processi, organizzazione e sistemi vengono allineati coerentemente all’obiettivo
di supportare i business requirements necessari al raggiungimento degli obiettivi
4. Viene definito un set di metriche estremamente focalizzato, coerente ed efficace
per misurare la strategia e l’impatto delle tattiche, evitando di proliferare un
numero eccessivo ed inutile di indicatori, con i conseguenti sforzi inutili per
misurarli
5. Le nuove metriche rendono possibile abilitare strumenti e capabilities di
simulazione per scenari per verificare l’impatto sulle metriche delle diverse
decisioni in modo olistico (critical to business e critical to customer) e ridurre il
rischio di fallimento delle azioni
6. Viene bilanciato il sistema di performance management per incentivare le
funzioni aziendali a convergere sulla rotta migliore
Conclusioni
– Focus: non è possibile dirigere le nostre forze in mille strade… scegliamone una
e lì dirigiamo tutte le nostre forze. Focalizziamoci.
– Posizionamento: non possiamo pretendere di avere successo se non abbiamo
costruito un posizionamento chiaro, vero, concreto…
– Differenziazione: dobbiamo essere riconoscibili, avere caratteristiche uniche,
avere un tratto differenziante, creare e
Ho usato una slide per provare a evidenziare le cose più rilevanti, anche a costo
di una certa dose di approssimazione.
Faccio un esempio banale e approssimativo giusto per rendere l'idea. Tutti gli
imprenditori a capo di PMI hanno una serie di pregiudizi sulla consulenza in
generale, in base ai quali modellano le loro aspettative. Il singolo imprenditore poi
in base alla sua esperienza, al suo sentito dire alle sue competenze (provate a
spiegare a un imprenditore che non ha mai comprato consulenza la differenza tra
mentoring, tutoring, coaching, consulenza, temporary management, fractional
management,...) filtra ulteriormente le aspettative e dopo questo filtro diventano
richieste.
Si intuisce che esiste una prateria non esplorata di bisogni che si può acquisire,
differenziandosi dalla concorrenza, modellando la propria offerta non tanto e non
solo sulle richieste dei clienti ma sui loro effettivi bisogni.
Facile dirlo! Ma come si fa?
Nello schema ho cercato di sottolineare il legame fondamentale tra gli UDE del
cliente (effetti indesiderati) e la costruzione di un DCE.
E ho invitato a raccogliere gli UDE dei loro clienti usando lo strumento più
potente che abbiamo a disposizione: l'osservazione. Osservare il cliente mentre
sta approvvigionandosi delle cose e/o dei servizi per soddisfare un suo bisogno.
Non è tutto, servono molte altre cose. Ma è il primo passo necessario.
Sto mettendo a punto un percorso rivolto a quelle aziende che intendono provarci
sul serio. L'ho chiamato Mafia Offer Boot Camp. Ho cercato di concentrarmi
58
Theory of Constraints e Dintorni – Raccolta 2022 a cura di Claudio Vettor
sull'essenziale per essere in grado di concretizzare un DCE in un tempo umano e
a costi sostenibili.
59
Theory of Constraints e Dintorni – Raccolta 2022 a cura di Claudio Vettor
I 3 intervalli rilevanti e il Throughput Accounting (TA)
61
Theory of Constraints e Dintorni – Raccolta 2022 a cura di Claudio Vettor