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TESI DI LAUREA
in Diritto Internazionale
CANDIDATA RELATORE
Serena Lupelli Marco Borraccetti
Si ricorda che il RD n. 475/1925 "Repressione della falsa attribuzione di lavori altrui da parte di
aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche” all’art. 1 configura
la seguente ipotesi di reato:
consapevole
che presentare come opere proprie lavori che siano opera di altri configura un reato
penale ai sensi del RD n. 475/1925 "Repressione della falsa attribuzione di lavori altrui
da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche”1
dichiara
sotto la propria responsabilità, che la propria tesi o elaborato finale é originale, e non
riproduce, neanche parzialmente, opere di altri come proprie.
Forlì, ___25/02/2019________
Firma della Laureanda
_____________________________
1
Art. 1 RD 475/25 “Chiunque in esami o concorsi, prescritti o richiesti da autorità o pubbliche amministrazioni per il
conferimento di lauree o di ogni altro grado o titolo scolastico o accademico, per l'abilitazione all'insegnamento ed
all'esercizio di una professione, per il rilascio di diplomi o patenti, presenta, come propri, dissertazioni, studi,
pubblicazioni, progetti tecnici e, in genere, lavori che siano opera di altri, è punito con la reclusione da tre mesi ad un
anno. La pena della reclusione non può essere inferiore a sei mesi qualora l'intento sia conseguito”
!2
!3
Ai miei genitori,
per sostenermi e starmi accanto, sempre e
a mio Nonno,
per essere la mia più grande fonte di ispirazione e saggezza.
!4
INDICE
Abbreviazioni……………………………………………………………………….. 7
Introduzione………………………………………………………………………… 9
CAPITOLO I - COLOMBIA: UNA NAZIONE IN PERMANENTE
CONFLITTO………………………………………………………………… 13
1.1 Situazione politica colombiana: una democrazia formale e un
regime politico restrittivo………………………………………………13
1.2 La violenza politica bipartitica: liberali contro conservatori……………14
1.3 L’origine del conflitto: il problema della terra………………………….. 16
1.4 Il progetto politico militare delle insorgenze…………………………….19
1.4.1 Ejército de Liberación Nacional – ELN……………………… 21
1.4.2 Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia FARC-EP….. 22
1.5 La risposta ufficiale e para ufficiale contro i gruppi insorgenti………….. 24
1.6 Il fenomeno narco……………………………………………………….. 27
1.7 La degenerazione del conflitto armato: effetto ed impatto sulla
popolazione civile………………………………………………………….. 28
CAPITOLO II - I PROCESSI DI PACE PER LA SOLUZIONE DEI
CONFLITTI…………………………………………………………..….….. 33
2.1 Gli Accordi de la Uribe 1982 – 1990……………………………..…….. 33
2.2 Gli Accordi del Caguán o Acuerdos de Los Pozos 1998-2002…….…… 38
2.3 Gli Accordi de Santa Fe de Ralito 2002-2008……………………..…… 41
2.3.1 La legge 975 del 2005 – Ley de justicia y paz……………….. 46
2.3.2. Ley 1424 de 2010 Acuerdos de contribución histórica a la
verdad…………………………………………………………49
2.4 Gli Accordi de La Habana 2012-2016………..……………………….. 50
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CAPITOLO III - GLI STRUMENTI DELLA GIUSTIZIA
TRANSIZIONALE………………………………………………..……….. 57
3.1 La questione del diritto alla verità…………………………………….. 57
3.2 Giustizia transizionale: cos’è, perché e quando nasce………………….64
3.2.1 Il problema dell’impunità………………………………………73
3.3 Cos’é una commissione per la verità: obiettivi e requisiti…………..… 77
CAPITOLO IV - IL CASO COLOMBIANO…………………………………….. 85
4.1 La giustizia transizionale in Colombia………………………………..… 85
4.1.1 La Comisión para el Esclarecimiento de la Verdad, la
Convivencia y la No repetición - CEV………………………. 97
4.1.2 La Jurisdicción Especial para la Paz – JEP………………. 106
Conclusioni…………………………………………………………………………112
Bibliografia…………………………………………………………………………123
Ringraziamenti……………………………………………………………………..135
!6
ABBREVIAZIONI
!7
PNR Plan nacional de Rehabilitación
PRT Partido Revolucionario de los trabajadores
RUV Registro Único de Víctimas
SAC Sociedad de agricultores de Colombia
SIVJRNR Sistema Integral de Verdad, Justicia, Reparación y No Repetición
UP Unión patriótica
!8
INTRODUZIONE
!9
equilibrio tra l’imperativo giuridico di giustizia per le vittime e la necessità
politica di pace.
!10
(2002-2008) con il presidente Uribe Vélez tra lo Stato ed i gruppi paramilitari
delle AUC, che diedero origine al primo strumento di giustizia transizionale in
Colombia (la Ley de justicia y paz) che rappresentò una svolta nella
giurisdizione colombiana in tema di riconoscimento dei diritti delle vittime e per
arrivare successivamente agli Accordi de La Habana tra le FARC-EP e lo Stato,
sotto l’amministrazione del presidente Santos, conclusisi nel novembre 2016,
che segnarono dopo anni di insuccessi, una vera e propria negoziazione di pace
tra il gruppo armato delle FARC-EP e lo Stato colombiano.
!11
giustizia riparazione e non ripetizione che in sé racchiudono la Comisión para el
Esclarecimiento de la Verdad, la Convivencia y la No repetición, la Unidad de
búsqueda de personas desaparecidas e la Jurisdicción especial para la paz.
Questo sistema è del tutto inedito sul panorama di giustizia transizionale
mondiale poiché non erano mai stati istituiti prima simili meccanismi che
garantissero giustizia, riparazioni e non ripetizione. Vedremo dunque, le
funzioni di questi strumenti, come sono composte e a cosa servono.
!12
CAPITOLO I
COLOMBIA UNA NAZIONE IN PERMANENTE CONFLITTO
1 J. Hartlyn, La política del régimen de coalición, Bogotá, Tercer mundo editores, 1993, pp.
26-8.
!13
Questa situazione si rifletteva anche a livello partitico. Infatti, nel XIX
secolo i partiti erano delle confederazioni di latifondisti e commercianti che
avevano autonomia sulle proprie regioni. Si vennero a creare due partiti: quello
dei conservatori e quello dei liberali che si stabilirono anche grazie alla piccola e
quasi insignificante forza istituzionale militare all’interno del Paese.
Un’altra prova di evidente negazione dei principi democratici fu l’epoca
del Frente Nacional (1958-1974), durante la quale i due partiti si alternarono al
ruolo della Presidenza per 16 anni, condividendo in maniera paritaria le cariche
politiche, con lo scopo di porre fine alla violenza bipartitica2 .
Il decennio tra il 1930 e il 1940 é funzionale per capire la prima fase del
periodo chiamato la “violencia”, sviluppatosi a causa della lotta tra il partito
conservatore e quello liberale.
I conservatori sostenevano una posizione di tipo coloniale, mantenendo
una stretta collaborazione tra la Chiesa e lo Stato, un Governo centrale e un
protezionismo economico. I liberali accoglievano, invece, i principi delle
democrazie occidentali industrializzate del XIX secolo, appoggiando la
separazione tra lo Stato e la Chiesa e il libero commercio3.
2 D. Bushnell, Colombia: una nación a pesar de sí misma, Bogotá, Planeta, 2007, pp.317-21.
!14
produssero atti di violenza nella maggior parte dei dipartimenti colombiani che
diedero vita a scenari terroristici da parte degli oppositori4.
Neanche a seguito delle elezioni del conservatore Ospina Pérez, nel
1946, la situazione migliorò, poiché ricominciò un nuovo periodo di forte
repressione5 .
5 R. Pardo, El siglo pasado, Colombia: economía, politica y sociedad, Bogotá, CEREC, 2001,
p. 318.
8 Ibidem
!15
Il 1953 fu caratterizzato da una sola dittatura militare in Colombia,
quella del generale Rojas Pinilla che prometteva stabilità, pace e giustizia per il
popolo9. Con il collasso della dittatura militare si assiste, tra il 1958 e il 1978, al
regime del Estado de sitio, una sorta di stato d’emergenza, diviso in 5 periodi
storici nel quale la presidenza era oggetto di rotazione tra i conservatori e i
liberali. Siamo di fronte alla politica del castigo e della ricompensa, una
strategia politica che serviva per rafforzare la legittimità dell’uso dei poteri
speciali dello Stato per impedire alle organizzazioni popolari di riunirsi o per
limitare la propria libertà personale autorizzando le forze militari e di polizia a
reprimerle, dando così la supremazia agli apparati repressivi dello Stato10.
Questo periodo é anche conosciuto come il periodo del Frente Nacional,
momento di tregua istituito dai due partiti per porre fine all’epoca de la
Violencia attraverso un controllo stabile da parte dell’oligarchia e
dell’Esercito11.
10G.G. Giraldo, Quince años de estado de sitio en Colombia: 1958-1978, Bogotá, Editorial
América Latina, 1979 pp. 20-30.
!16
le speculazioni territoriali. Inizialmente, risolse i conflitti agrari degli anni ’30 e
la Colombia rurale rimase in pace fino al 194612.
Tra il 1933 e il 1940, il governo comprò un totale di 240 fattorie per
distribuirle ai coloni e, grazie a questo programma, più di 11.000 contadini
ottennero dei diritti sulle terre, ma questa distribuzione non condusse ad un
miglioramento; anzi, la lotta per le risorse in queste zone produsse dei problemi
tra gli stessi contadini13.
In quest’epoca di recessione economica, la legge 200 generò un conflitto
sociale e la formazione di una classe disoccupata. Sotto l’Amministrazione di
López si adottò, nel 1944, la Legge 100, che si proponeva di difendere i grandi
proprietari terrieri contro i coloni, tutelando i diritti e gli obblighi dei latifondisti
in modo da garantire loro il controllo della terra. Questo rappresentò, però, la
nuova alleanza tra il Governo e i grandi proprietari terrieri per salvaguardare i
loro interessi economici, ma questa legge rappresentò un fallimento14.
!17
In questo scenario, la Federación nacional de cafeteros de Colombia
(FEDECAFE), la Asociación nacional de Industriales (ANDI) e la Sociedad de
agricultores de Colombia (SAC) che rappresentavano l’oligarchia dei grandi
latifondisti ed industriali colombiani, si lamentavano del protezionismo e lo
Stato, durante il Frente nacional, volendo gestire il problema politico delle terre,
istituì la legge agraria 135 del 1961, che prevedeva la restituzione di circa
648.234 ettari di terra del fondo agrario nazionale (che costituivano terre
comprate, cedute o espropriate) a 800.000 famiglie di contadini. Questa legge
voleva anche salvaguardare i piccoli latifondisti, migliorare la produttività con
l’assistenza tecnica ed incrementare le entrate incentivando le cooperative
contadine. In questo contesto, nasce nel 1967, la Asociación nacional de
usuarios campesinos (ANUC), un ente para-statale perché creato dal Presidente
Carlos Lleras Restrepo con l’obiettivo di contrastare i latifondisti. Questa
associazione, però, portò alla mobilitazione contadina con la sua fazione più
radicale con scontri violenti in alcune zone rurali della Colombia. Vista la
situazione, la classe latifondista adottò un nuovo mezzo per contrastare
l’insorgenza: le forze paramilitari, il cui intervento venne riconosciuto come
legale dallo Stato nel 196516.
La legge di riforma agraria si rivelò fallimentare e le varie reazioni
generate dagli oppositori portarono alla sua revoca. Come conseguenza, venne
attuato un piano, suggerito dagli Stati Uniti, che mirava a prevenire l’iniziativa
contro le insorgenze dei contadini mobilizzati. Ciò portò come contro partita
agli attacchi guerriglieri da parte delle Fuerzas armadas revolucionarias
!18
colombianas (FARC), all’ Ejército de liberación nacional (ELN) e all’Ejército
popular de liberación (EPL)17.
17 D. Fajardo, Estudio sobre los orígenes del conflicto social armado, razones de su
persistencia y sus efectos más profundos en la sociedad colombiana, in: Comisión histórica del
conflicto y sus víctimas (a cura di), 12 Informes de la Comisión histórica del Conflicto y sus
víctimas a la Mesa de Diálogos de La Habana, Bogotá, Imprenta nacional de Colombia, 2015,
pp. 348-51.
18 Così viene definito da più autori il fenomeno insurrezionale casato dalla rivoluzione cubana.
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In questo frangente, si possono distinguere due raggruppamenti
guerriglieri principali: la Unión Patriótica sotto la guida delle FARC e la
Coordinadora Guerrillera Nacional con a capo l’M-19; quest’ultima raggruppa
sei organizzazioni (M-19, EPL, ELN, Quintin Lame e Patria Libre). Quasi tutti i
gruppi insorgenti videro la loro fine e smobilitazione tra il 1989 e il 1994 con le
negoziazioni di pace o a causa della loro stessa dissoluzione.
Il Movimiento obrero estudiantil campesino 7 de enero (MOEC) era un
movimento non comunista che nasce nel 1959 da un gruppo di studenti radicali.
Esso si divideva in due linee: una fazione tendente alla guerriglia e l’altra
orientata ad un lavoro politico e organizzativo urbano. Le prime esperienze
porteranno a dei risultati disastrosi. Alla fine del 1964, il MOEC finirà per
sciogliersi dando vita ad altri movimenti fallimentari come il Fuerzas Armadas
de Liberación (FAL).
Il movimento PCML (Partido comunista de Colombia Marxista-
leninista) con il suo braccio armato l’EPL (Ejèrcito popular de liberaciòn),
nasce dalla rottura sino-sovietica del ’61 da un gruppo di dirigenti comunisti che
si separano dal partito comunista. Nel ’67 si costituisce la prima unità che
mirava a formare le zone liberate del Paese. Negli anni successivi, si troverà
sull’orlo del collasso a causa degli attacchi militari, ma troverà la sua fine con
gli accordi di negoziazione del presidente Betancur nel 1984.
A seguito dell’espulsione di alcuni membri delle FARC, del partito
comunista e della Alleanza nazionale popolare socialista (ANAPO), nasce a
Bogotá nel 1972 il Movimiento 19 de abril (M-19) il cui obiettivo é rendere il
movimento armato un interlocutore con il Governo. Il tentativo fallisce a causa
della sua debole capacità di costruire un apparato politico coerente, preferendo
l’uso di mezzi coercitivi. Il Movimento, infatti, a pochi mesi dalla sua nascita,
ruberà la spada di Simón Bolívar e, successivamente, procederà con la presa
dell’Ambasciata domenicana e con l’assalto al palazzo di giustizia dandogli
!20
fuoco. L’M-19 terminerà smobilitandosi anch’esso a seguito dei dialoghi
nazionali19.
!21
alle spalle l’ideologia nazionale popolare per adottare definitivamente il
discorso marxista-leninista, malgrado continuerà ad esserci una frattura interna
dovuta alla relazione tra marxismo e cristianesimo.
Un’altra decisione importante, presa durante il primo ed il secondo
congresso, fu quella di creare un fronte guerrigliero insieme ad altri movimenti
rivoluzionari e la strategia fondamentale di guerra sarà prendere come obiettivo
militare l’industria petrolifera e le infrastrutture elettriche e di trasporti. Grazie a
questa tattica, l’ELN aumenterà notevolmente i suoi armamenti e le sue risorse
economiche, ampliando inoltre, i suoi fronti guerriglieri che da 22 nel 1989
divennero 45 nel 1997. Negli anni ’90, si cercò di implementare i dialoghi di
pace con l’ELN a Caracas (Venezuela) e a Tlaxcala (Messico) senza risultati
esaustivi. Negli ultimi 20 anni, si é pensato che l’ELN si sarebbe dissolto grazie
all’intervento statale o paramilitare che aveva fortemente indebolito
l’organizzazione. Altri sostengono che si tratta di un gruppo fortemente
debilitato e che sarebbe stato presto assorbito dalle FARC, ma nessuno di questi
pronostici si é realizzato e, al giorno d’oggi, l’ELN continua ad essere un attore
attivo con il quale si sta cercando di negoziare21.
21 M. A. Peña, ELN: Entre las armas y la política, in: IEPRI (a cura di), Nuestra guerras sin
nombre. Transformaciones del conflicto en Colombia, Bogotá, Grupo editorial Norma, 2006,
pp. 211-63.
!22
indipendenti e liberate e che, quindi, sfuggivano al controllo statale. Lo Stato
dichiarò guerra alle organizzazioni agrarie comuniste e, come conseguenza degli
attacchi militari, si creò nel 1964 il Bloque sur. Ma la data che segna la nascita
delle FARC è il 27 maggio del 1964, con il primo combattimento nel municipio
di Marquetalia.
Alla fine del 1965, si celebrò la 1^ Conferenza del Bloque Sur dove si
ritenne di estrema importanza l’iniziativa di unificare le forze di guerriglieri
dentro dei blocchi geografici determinati. Due anni più tardi, durante la 2^
Conferenza, il Bloque Sur cambiò nome in Fuerzas Armadas Revolucionarias
de Colombia (FARC), considerata la conferenza costitutiva dell’organizzazione
rivoluzionaria. La 7^ Conferenza, celebrata nel 1982, rappresentò un punto di
flessione, poiché alla sigla le si aggiunge un significativo EP (Ejército del
pueblo) che simbolizza la decisione di trasformare la vecchia guerriglia in un
Esercito capace di accedere al potere attraverso la via armata. Inoltre, si
produsse un cambiamento nel loro piano strategico militare identificato come
Campaña Bolivariana por una Nueva Colombia. A partire da questo momento,
le FARC-EP iniziano ad espandersi vertiginosamente sul territorio e a
specializzarsi militarmente.
Nel 1984, ci furono gli accordi di tregua con il presidente Betancur che
durarono tre anni ma, questo periodo, servì solo alle FARC per rafforzarsi
ancora di più e ad amministrare le loro forze per un progetto più a lungo
termine, con l’obiettivo di accumulare uomini, forze, risorse economiche e
territori.
Le FARC devono il loro successo all’espandersi e al moltiplicarsi dei
vari gruppi guerriglieri durante il primo ventennio della loro nascita. Ciò
permise di raggiungere due obiettivi: espandere lo spazio di lotta armata
!23
disseminando l’esercito ed estendere le zone strategiche iniziali alle regioni con
grande potenziale economico e valore strategico militare22.
Il punto decisivo di indebolimento delle FARC iniziò negli anni 2000,
inizialmente con il famoso Accordo bilaterale tra Stati uniti e Colombia: il Plan
Colombia. Questo piano nacque con la funzione di combattere il narcotraffico e
i movimenti insorgenti attraverso il finanziamento delle forze militari
colombiane. La prima fase di questo piano costerà 10.732 milioni di dollari e i
risultati saranno disastrosi per le comunità contadine del Paese23 .
Successivamente, nel 2002 con il presidente Uribe si registrò un
maggior numero di morti dei guerriglieri rispetto a quelli prodotti dall’Esercito
statunitense, dato che l’obiettivo principale della politica di sicurezza di Uribe
era l’annientamento delle FARC. Le FARC si indebolirono notevolmente dando
inizio così al loro declino24.
22E. Pizarro, Las FARC-EP: ¿repliegue estratégico, debilitamiento o punto de inflexión?, in:
IEPRI (a cura di), Nuestra guerras sin nombre. Transformaciones del conflicto en Colombia,
Bogotá, Grupo editorial Norma, 2006, pp. 173-200.
23R. V. Cantor, Injerencia de los Estaos Unidos, contrainsurgencia y terrorismo de estado, in:
Comisión histórica del conflicto y sus víctimas (a cura di), 12 Informes de la Comisión
histórica del Conflicto y sus víctimas a la Mesa de Diálogos de La Habana, Bogotá, Imprenta
nacional de Colombia, 2015, p.669.
24 E. Pizarro, Las FARC-EP: ¿repliegue estratégico, debilitamiento o punto de inflexión?, op.
cit., pp. 173-200.
!24
conflitti sociali, il cui obiettivo era la conservazione del regime politico, e ciò
creò solo delle relazioni di cooperazione tra lo Stato e le élite. Successivamente,
lo Stato iniziò, attraverso azioni militari, ad intimidire e punire un’ampia base
della popolazione con l’intento di dissuadere coloro che volevano supportare le
organizzazioni sociali. Le conseguenze furono la dissoluzione delle forme civili
di mobilizzazione e il rafforzamento dei gruppi guerriglieri.
Il primo esperimento riconosciuto come fenomeno paramilitare fu nel
porto di Boyacá alla fine degli anni ‘70 dove le azioni da parte delle FARC
erano aumentate contro i proprietari terrieri attraverso i sequestri e l’estorsione.
Ciò portò, come conseguenza, alla creazione degli squadroni della morte: i
Muerte a secuestradores (MAS). Da quell’esperimento tra il 1982 e il 1984, i
paramilitari assassinarono più di 800 persone ripercuotendosi anche sulle
famiglie che avevano collaborato con le FARC.
Tra il 1988 e il 1989, i gruppi scelti di paramilitari iniziarono a istruire
altri gruppi simili e i capi cominciarono a creare gruppi di autodifesa nelle zone
liberate dalla guerriglia chiamate regioni liberadas.
Il paramilitarismo fu ampiamente denunciato dai media e, nel 1987, il
Governo denunciò la presenza di 140 gruppi paramilitari sul territorio. Il
Governo del Presidente Barco riuscì a derogare la Legge 48 del 1968, che
autorizzava l’Esercito a creare gruppi di autodifesa illeciti su proposte degli
Stati Uniti con l’obiettivo di arrestare la nascita di gruppi insorgenti di
orientazione comunista. Nell’ 85 Barco emise il Decreto n. 1194 che stabiliva
una pena a chi finanziava o promuoveva i gruppi paramilitari, togliendogli così
la legittimità che lo stesso Stato gli aveva dato25 .
!25
Autodefensas Unidas de Colombia (AUC). L’addestramento militare di questi
gruppi era di tipo israeliano, utilizzando tecniche di terrorismo urbano,
sabotaggi e altre tecniche di combattimento militari.
In quegli anni, Álvaro Uribe fu eletto Governatore del Dipartimento di
Antioquia (1995-1997) e una delle sue proposte di sicurezza più rilevanti fu la
militarizzazione e le Asociaciones Comunitarias Convivir la quale cercava di
incrementare le autorità militari per affrontare la guerriglia. Il problema fu che i
gruppi emergenti paramilitari, principali cause della violenza nel Paese, non
rappresentavano una preoccupazione all’interno della politica di sicurezza del
Dipartimento, anzi, la Convivir dava l’opportunità ai gruppi irregolari di
legalizzarsi, espandersi e consolidarsi accanto alla giustizia penale militare.
Quest’ultima, fu dichiarata incostituzionale dalla Corte Suprema nel 199826.
Il periodo del Governatore Uribe, fu uno dei più violenti di tutta la storia
colombiana. Le operazioni paramilitari permesse dallo Stato vennero denunciate
anche dagli Stati Uniti nel 199827.
Quando Uribe divenne il nuovo Presidente colombiano nel 2002,
intavolò i negoziati con i paramilitari, a patto che terminasse la violenza contro
la popolazione civile, i sequestri e le relazioni con il narcotraffico, dato che
molti di questi erano narco-paramilitari.
Nel luglio del 2003, si firmarono gli accordi de Santafe de Ralito tra
l’Alto Comisionado para la Paz e i leader delle AUC per la smobilitazione dei
gruppi paramilitari e simili28.
!26
1.6 Il fenomeno narco
!27
La profonda crisi politica derivante dal narcotraffico insieme alla
necessità di consolidare gli accordi con l’M-19, aprirono le porte alla nuova
Costituzione del ‘91 che si rivelò molto più democratica della precedente del
1986, malgrado non contemplasse l’estradizione30.
Il più noto e importante narcotrafficante fu Pablo Escobar, a capo del
Cartello di Medellín, seguito successivamente dal Cartello di Cali che
rappresentarono le organizzazioni criminali più sanguinarie della storia
colombiana. Nonostante l’avvenuta estradizione dei narcotrafficanti più
rilevanti, i grandi gruppi criminali si dissolsero lasciando il passo al
narcotraffico di altri Paesi. Nonostante ciò, attualmente in Colombia continuano
ad esserci varie organizzazioni criminali e in molte regioni la coltivazione non é
ancora terminata permettendo così forme di violenza in molte zone del Paese.
30A. L. Restrepo, Narcotráfico, ilegalidad y conflicto en Colombia, in: IEPRI (a cura di),
Nuestra guerras sin nombre. Transformaciones del conflicto en Colombia, Bogotá, Grupo
editorial Norma, 2016, pp. 407- 26.
!28
Gli assassini ricorrono a varie pratiche sicariales, a sparizioni forzate e
ad omicidi selezionati.
Questa violenza non é stata né omogenea né costante: dal ’58 al ’64 é
stata marcata dalla lotta bipartitica per poi passare tra il ‘65 e l’81 ad una guerra
più stabile, definita con scontri tra i gruppi guerriglieri e lo Stato. Tra l’82 e il
‘95 c’è stata una tendenza crescente dovuta all’espansione della guerriglia,
l’irruzione dei gruppi paramilitari, la propagazione del narcotraffico, le riforme
democratiche e la profonda crisi dello Stato. Successivamente, nel periodo tra il
‘96 e il 2002, il conflitto ha raggiunto il suo livello più critico e, a seguire, tra il
2002 e il 2010 con le politiche del presidente Uribe Vélez hanno aggravato
ulteriormente la situazione.
!29
17,3%, le forze pubbliche del 7,9% ed il restante 14,8% é stato commesso da
gruppi armati la cui identità é sconosciuta.
L’elevato numero di vittime causato dal paramilitarismo é dovuto al fatto
che la popolazione civile presente in territori occupati alla guerriglia era vista da
quest’ultima come un’estensione del nemico e per questo motivo l’obiettivo era
lo sterminio e la destabilizzazione31.
Un altro elemento da considerare in questo conteggio riferito all’elevato
numero di vittime é il fenomeno dei falsos positivos, che si scoprì nel 2008,
quando sotto la Presidenza di Álvaro Uribe l’Esercito nazionale, per presentare
migliori risultati, uccideva centinaia di civili facendoli passare per guerriglieri32 .
Secondo il Centro de Investigación y Educación Popular (CINEP) negli
anni ‘90 ci sono stati 21.355 azioni violente, delle quali un 60% sono state
violazioni del diritto internazionale umanitario e la frazione più colpita è stata
quella rurale che rappresenterebbe circa l’88% della popolazione33 .
La Unidad de Víctimas e la Comisión de Memoria Histórica hanno
analizzato quelle che risultano essere le 13 categorie più rilevanti di
vittimizzazione all’interno del quadro del conflitto armato colombiano34:
I. Sfollamento della popolazione;
II. Appropriazione illecita delle terre;
III. Sequestro;
IV. Estorsione;
V. Reclutamento illecito di bambini e adolescenti;
31GMH, ¡BASTA YA! Colombia: Memorias de guerra y dignidad, Bogotà, Imprenta nacional,
2013, pp. 30-40.
32 D. Pécaut, Una lucha armada al servicio del estatus quo social y político, in: Comisión
histórica del conflicto y sus víctimas (a cura di), 12 Informes de la Comisión histórica del
Conflicto y sus víctimas a la Mesa de Diálogos de La Habana, Bogotá, Imprenta nacional de
Colombia, 2015, p. 578.
33F. E. González, I. J. Bolìvar e T. Vazquez (a cura di), Violencia política en Colombia. De la
nación fragmentada a la construcción del Estado, Bogotá, CINEP, 2002, pp. 33-45.
34E. Pizarro, Una lectura múltiple y plural de la historia, in: Comisión histórica del conflicto y
sus víctimas (a cura di), 12 Informes de la Comisión histórica del Conflicto y sus víctimas a la
Mesa de Diálogos de La Habana, Bogotá, Imprenta nacional de Colombia, 2005, pp. 80-2.
!30
VI. Tortura;
VII. Omicidio di persone sotto protezione, assassini selezionati e
massacri;
VIII. Minacce;
IX. Delitti contro la libertà e l’integrità sessuale;
X. Sparizioni forzate;
XI. Mine antiuomo, munizioni non esplosive e artefatti esplosive non
convenzionali;
XII. Perdite di beni civili;
XIII. Attentati contro i beni pubblici.
!31
cittadini non considerati tali; inoltre non bisogna dimenticare la violenza socio-
economica, socio-politica e socio-culturale35.
Il conflitto non solo ha provocato vittime ma anche a livello culturale,
sociale e politico, ha generato di fatti, sfiducia da parte dei cittadini colombiani
nei confronti delle istituzioni politiche. Mentre sul piano economico, l’alto costo
della guerra, ha inciso gravemente sull’economia del sistema democratico con
l’acquisto di armi, degli assassini ai capi politici, sindacalisti, membri di ONG,
degli smantellamenti di organizzazioni sociali e sindacali. Senza contare
l’ingente impiego di agenti e strumenti illeciti come i paramilitari, che incidono
negativamente sulla crescita economica del Paese impedendo l’investimento
nelle zone più colpite dal conflitto, nell’educazione, nella lotta contro la povertà,
generando così fuga di capitale e aumentando, inoltre, i costi della sanità
pubblica36. Ma non bisogna dimenticare la perdita patrimoniale causata dallo
sfollamento forzato che secondo la Comisión de Seguimiento a la Política
Pública sobre el Desplazamiento Forzado rappresenta il 91,3% delle famiglie
sfollate che hanno perso circa 5,5 milioni di ettari, equivalenti al 10,8%
dell’attuale superficie agricola del Paese37.
!32
CAPITOLO II
I PROCESSI DI PACE PER LA SOLUZIONE DEI CONFLITTI
!33
Lleras Restrepo. Questo era l’inizio della realizzazione del progetto politico di
Betancur insieme alla legge d’amnistia38 .
La ley 35 de 1982 approvata dal Congreso dopo tre mesi di dibattiti
parlamentari, è stata la terza presentata dal Governo dopo gli insuccessi dell’ex
Presidente Turbay ed è stata considerata la decisione più importante presa dal
suo successore Betancur. La legge, entrata in vigore per un periodo
indeterminato di tempo, concedeva l’amnistia agli autori o ai complici di fatti
che costituissero dei crimini politici commessi prima dell’attuazione della
presente legge. Tali reati intesi come ribellione, insurrezione o simili, gli omicidi
che non fossero avvenuti durante gli scontri armati e gli assassini perpetrati con
la tortura o quando la vittima si trovasse indifesa, non erano coperti
dall’amnistia39 .
Nel gennaio 1983, venne firmata la prima dichiarazione di pace tra la
Commissione (quattro membri) e le FARC-EP (tre membri). Successivamente,
nel maggio del 1984, vennero firmati i primi e tanto attesi Accordi de la Uribe
nella zona rurale del municipio dell’Uribe nel Dipartimento del Meta.
Gli accordi prevedevano 12 punti: il punto 1 esigeva il cessate il fuoco
bilaterale ed il punto 2 la condanna di tutti gli atti terroristici commessi delle
FARC. Il punto 3 affermava che l’ordine del Presidente venisse rispettato solo a
patto che la legge penale non fosse infranta dal gruppo guerrigliero. Il punto 4
stabiliva una commissione nazionale ampia che si occupasse di verificare la
regolare attuazione dei punti dell’accordo per il consolidamento del processo di
pace; questa avrà una durata di tempo illimitato fin tanto che si ritenga
necessaria la sua esistenza. Il punto 5 stabiliva che la sede principale della
Commissione fosse Bogotà con possibilità di spostamento sotto il comando del
38J. C. Alzate e C. G. Navarro, Hace 34 años se inició el proceso de paz con las Farc en el
gobierno de Belisario Betancur, in «El Espectador», 22 giugno 2016, https://
colombia2020.elespectador.com/pais/hace-34-anos-se-inicio-el-proceso-de-paz-con-las-farc-
en-el-gobierno-de-belisario-betancur.
39 Anon., En torno a la amnistía de 1982. Normas sobre amnistía y restablecimiento y
preservación de la paz, in «Foro histórico», (nd.).
!34
Presidente e che questa operasse anche in altre 5 sedi stabilite. Il punto 6
sosteneva che il Governo dotasse la commissione di elementi necessari di
comunicazione con il fine di migliorare le sue funzioni e agevolare i suoi
membri dotandoli di credenziali indispensabili per il libero transito e la
sicurezza. Il punto 7 stabiliva che quando la commissione lo ritenesse opportuno
si potesse aprire un periodo di prova o pausa affinché i membri delle FARC
potessero organizzarsi politicamente, socialmente ed economicamente su loro
decisione ed il Governo li avrebbe appoggiati con leggi e garanzie pertinenti
ristabilendo, allo stesso tempo, nelle zone di violenza, la pace per i civili. Il
punto 8 affermava che i membri della guerriglia avrebbero beneficiato della
Legge 35 del 1982 (Legge di Amnistia) e decreti simili una volte compiute le
condizioni stabilite. Attraverso il Plan nacional de Rehabilitación (PNR) il
Governo dava priorità alle vittime della violenza e stimolava la creazione di
mezzi giuridici per ristabilire i diritti violati. Il punto 9, che si suddivideva in
altri 6 punti (a-f), affermava che la Commissione per la Pace esprimesse la sua
fiducia, che il Governo avesse un’ampia volontà di modernizzare le istituzioni
politiche per migliorare la vita democratica della nazione, insistendo per attivare
una nuova politica di riforma agraria diretta a migliorare la vita contadina e
industriale, rafforzando e facilitando le organizzazioni comunali, di contadini e
di indigeni, associazioni cooperative e sindacaliste a favore di tutti i lavoratori
urbani e contadini, facendo sforzi costanti per implementare l’istruzione, la
sanità ed il lavoro a tutti i livelli, mantenendo il proposito della protezione dei
diritti dei cittadini e della loro tranquillità in modo da potersi fidare della
Costituzione e delle Leggi dello Stato per l’ordine pubblico promuovendo, una
volta stabilita la pace, iniziative per fortificare le migliori condizioni di fraternità
democratica che richiedessero il perdono e la dimenticanza. Nel punto 10, la
Commissione affermava che i punti precedenti rappresentassero un notevole
miglioramento delle condizioni obiettive per l’azione politica ed elettorale ed
invitava tutti i settori pubblici coinvolti affinché usassero il loro talento e
!35
prestigio per conquistare l’opinione pubblica per facilitare i procedimenti
democratici e pacifici. Il punto 11 definiva che il presente accordo fosse valido
anche per quei gruppi che volessero parteciparvi previa manifestazione di
adesione e il punto 12 esigeva la ratifica da parte del Presidente della
Repubblica per la validità dell’accordo40 .
Nell’ottobre del 2003 si creò un nuovo movimento politico di sinistra
lanciato dalle FARC chiamato Unión patriótica (UP). Grazie alla Legge 58 del
1985 con la risoluzione 37 del 20 agosto 1986, alla UP venne riconosciuto lo
status giuridico di partito legalmente costituito con pieni diritti e garanzie.
Durante le elezioni del 1986 la UP ottenne la maggioranza e un totale di voti
mai raggiunto fino a quel momento. Nonostante il suo successo, ciò portò ad un
evento tragico: l’uccisione di circa tremila rappresentanti della UP da parte di
vari attori, tra i quali membri dell’Esercito e paramilitari. La conseguenza che ne
derivò fu che il partito prese le distanze dall’organizzazione guerrigliera che lo
creò41 .
L’accordo non andò a buon fine. Tra gli elementi che bisogna
considerare per capire il suo fallimento, c’è la forte divisione interna delle
FARC tra coloro che erano a favore dell’accordo e chi a favore della guerra42.
Inoltre, in quel momento, le FARC vennero accusate dall’Ambasciatore degli
Stati Uniti di essere una narcoguerrilla, ovvero, di essere diventati oltre che
guerriglieri, narcotrafficanti e di finanziare la guerra con i soldi della cocaina43 .
Un elemento di forte ambiguità era costituito dal fatto che da una parte le
FARC agivano apertamente sotto la UP, mentre dall’altra, sul territorio si assiste
ad uno sdoppiamento dei fronti guerriglieri. Di fatti, durante il Governo
40E. Pizarro, Cambiar el futuro, historia de los procesos de paz en Colombia (1981-2016),
Bogotà, Penguin random house grupo editorial, 2017, pp.77- 90.
41R. A. Trujillo, El exterminio de la UP, in «El Espectador», 14 agosto 2008, https://
www.elespectador.com/opinion/el-exterminio-de-la-columna-32269.
42 M. G. Durán, De la Uribe a Tlaxcala: proceso de paz, 1992, Bogotá, CINEP, pp. 90-111.
43W. L. Mercy, The politics of cocaine: how U.S. foreign policy has created a thriving drug
industry in Central and South America, Chicago, Lawrence Hill Books, 2010, pp. 80.
!36
Betancur le FARC passarono da 27 a 48 fronti. Il cessate il fuoco rappresentò
per le FARC una tregua per rafforzare il loro potere militare e, quindi, per
continuare la guerra e non per costruire la pace. Nel settembre 1987 si formò la
Coordinadora Guerrillera Simón Bolívar (CGSB) che raggruppava le FARC,
l’M-19, ELN, EPL, MAQL e PRT.
Non bisogna dimenticare che come aggravante per far perdere di
credibilità, gli Accordi contribuirono all’omicidio del Ministro degli Esteri Lara
Bonilla per mano del Cartel de Medellín e il massacro del Palazzo di Giustizia
da parte dell’M-19 nel 1985.
Gli accordi de la Uribe sotto la Presidenza di Belisario Betancur
rappresentarono un aperto fallimento per lo Stato colombiano per raggiungere la
pace con le FARC-EP, ma risultarono un grande passo avanti per raggiungere la
pace con altri gruppi guerriglieri.
A Betancur gli successe Virgilio Barco, nominato nel 1986, che decise di
riproporre il modello del suo predecessore Betancur e di terminare il primo
processo di pace di successo non solo in Colombia ma in tutta l’America Latina.
Il nuovo Presidente unilateralmente sostituì l’Organo della Commissione per la
Pace con la Consejería presidencial para la reconciliación, la normalización y
la rehabilitación, la quale dipendeva direttamente dalla Presidenza della
Repubblica. La sua politica, contrariamente al suo predecessore, era togliere
importanza al dialogo con le FARC senza ritirare gli Accordi de la Uribe ma
limitando la negoziazione al tema del disarmo, della smobilitazione e
privilegiando le comunità più colpite dal conflitto, attraverso il piano di
riabilitazione nazionale (PNR). Ció, però, condusse ad una sfiducia da parte
delle FARC che, successivamente, abbandonarono gli accordi.
Il 10 gennaio 1989, invece si annunciò pubblicamente l’inizio delle
negoziazioni di pace tra il Governo e l’M-19, terminate ufficialmente con la
firma degli Accordi nel marzo del 1990 sotto la testimonianza ufficiale della
!37
Chiesa cattolica. Il gruppo abbandonò le armi e formò, a livello politico, la
coalizione chiamata Acción Nacionalista por la paz44.
Le FARC e l’ELN, riunitesi sotto la Coordinadora Guerrillera,
organizzarono un dialogo con il Governo, prima a Caracas, dove si discussero i
primi 10 punti della negoziazione, ma a causa dell’attentato al Presidente del
Congresso, furono sospesi e ripresi successivamente a Tlaxcala (Messico) nel
1992. Ma anche questa volta non si riuscì a raggiungere alcun accordo, a causa
della Coordinadora che si oppose limitandosi alla lotta, come meccanismo di
azione politica45.
44 E. Pizarro, Cambiar el futuro, historia de los procesos de paz en Colombia (1981-2016), op.
cit., pp. 125-178.
45Anon. Los fracasos de la paz, in «La semana», 28 luglio 1997, http://www.semana.com/
nacion/articulo/los-fracasos-de-la-paz/33250-3.
!38
Nel 1998, iniziarono i dialoghi di pace tra Pastrana e il capo guerrigliero
delle FARC Marulanda che segnalò tre condizioni essenziali per proseguire: (i)
che venisse istituita una zona di distensione per stabilire un dialogo sicuro e
senza interferenze, (ii) che l’Esercito combattesse il paramilitarismo e (iii) che il
Presidente fosse in grado di riunirsi con il gruppo guerrigliero. Si decise per una
zona di distensione in territorio colombiano a causa degli avvenimenti
precedenti a Caracas e a Tlaxcala. Si optò per la cittadina di San Vincente del
Caguán nel Dipartimento del Meta.
Si trattò di una negoziazione durante il conflitto dove non si contemplò il
cessate al fuoco: infatti, nonostante i passi avanti da parte del Governo per
raggiungere la pace, la guerriglia continuava imperterrita con gli attacchi
militari per dimostrarsi minacciosa.
Un elemento chiave in questo processo fu l’articolo 8 della Legge 418
del 1997, che sospendeva l’ordine di cattura per i rappresentanti della guerriglia,
senza violare le norme penali e garantendo loro sicurezza ed integrità per
partecipare ai processi di pace e ai dialoghi che tale legge affronta46. Ciò
rappresentava un segnale positivo da parte dello Stato colombiano di volere la
pace.
Simultaneamente si assistette agli accordi di Rio verde, portati avanti con
il movimento ELN, che miravano a dialogare sulle violazioni di diritti umani e
di diritto internazionale umanitario. Precedentemente, vi furono gli Accordi
della Puerta del cielo tra l’ELN e i rappresentanti della società civile dove si
realizzò la Convención nacional che rappresentava un meccanismo di
partecipazione attiva da parte della società civile negli accordi di pace. Pastrana
fece un primo passo con la Risoluzione n. 83 del 1998, dove si dichiarava
l’inizio del processo di pace e si riconosceva lo status politico dell’ELN. Inoltre,
con il Decreto 2069 si permetteva ai dirigenti incarcerati di uscire dal carcere
per potere andare a negoziare (fatto inedito).
!39
Riunitisi a Río Verde nella città di San Francisco nel Dipartimento di
Antioquia, si stabilì l’agenda e il programma della Convención Nacional.
47A. S. Villarraga, Biblioteca de la paz 1980 - 2013. Los procesos de paz en Colombia, 1982 -
2014, Bogotà, 2015, Fundación cultura democrática, pp. 139-42.
!40
Le FARC usavano la zona di distensione come zona neutrale per poter
portare avanti i loro traffici illeciti mentre il Governo era occupato con l’ELN
che temporeggiava per portare avanti le negoziazioni di pace. Il Governo, per
fronteggiare questo problema, creó il Frente común por la paz y contra la
violencia, il quale cercava di concretizzare le proposte di cessate il fuoco con i
gruppi guerriglieri, pianificato per la prima volta nel 2000.
Nel febbraio del 2001, si creó la Comisión de Notables, composta dai
delegati delle FARC e del Governo, il cui obiettivo, era aprire un nuovo sentiero
di speranza che venne interrotto nuovamente dalla guerriglia. Successivamente,
nell’ottobre del 2001 si arrivò agli accordi de la sombra, dove si pianificava un
cessate al fuoco bilaterale, ma poco dopo le FARC congelavano nuovamente i
dialoghi per mancanza di garanzie. Finalmente, nel gennaio del 2002, le
negoziazioni ripresero, ma anche questa volta, senza successo. A far fallire per
l’ennesima volta i dialoghi, fu il sequestro dell’aereo con a bordo il Senatore
Turbay. A seguito di questo evento il Presidente Pastrana mise fine alle
negoziazioni sia con le FARC che con l’ELN48 .
!41
(considerate dal presidente un gruppo narcoterrorista); (ii) creare un impegno
maggiore con la popolazione proponendo una rete di informatori che
denunciassero le azioni guerrigliere in cambio di denaro; (iii) promuovere le
negoziazioni di pace con i gruppi paramilitari di estrema destra delle
Autodefensas Unidas de Colombia (AUC)49 .
Nell’agosto del 2002, Pastrana e Uribe decisero di ratificare lo Statuto di
Roma della Corte penale internazionale50 con una sola eccezione: appellarsi alla
disposizione transitoria dell’articolo 124 mediante la quale la giurisdizione
penale, in relazione ai crimini di guerra citati nell’articolo 8 dello Statuto veniva
posticipata di 7 anni:
[…] uno Stato che diviene parte al presente Statuto può, nei sette anni
successivi all'entrata in vigore dello Statuto nei suoi confronti, dichiarare di non
accettare la competenza della Corte per quanto riguarda la categoria di reati di cui
all'articolo 8 quando sia allegato che un reato é stato commesso sul suo territorio o da
suoi cittadini. Tale dichiarazione può essere ritirata in qualsiasi momento. […]51 .
!42
per i crimini contro l’umanità53 e genocidio54 e, a partire dal novembre 2009 per
i crimini di guerra55.
53 Per crimine contro l’umanità s’intende uno dei seguenti atti di seguito elencati, se commesso
nell’ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili, e con la
consapevolezza dell’attacco: (i) omicidio; (ii) sterminio; (iii) riduzione e schiavitù; (iv)
deportazione o trasferimento forzato della popolazione; (v) imprigionamento o altre forme
gravi di privazione della libertà personale in violazione di norme fondamentali di diritto
internazionale; (vi) tortura; (vii) stupro, schiavitù sessuale, prostituzione forzata, gravidanza
forzata, sterilizzazione forzata o altre forme di violenza sessuale di analoga gravità; (viii)
persecuzione contro un gruppo o una collettività dotati di propria identità, ispirata da ragioni di
ordine politico, razziale, nazionale, etnico, culturale, religioso o di genere sessuale ai sensi del
paragrafo 3, o da altre ragioni universalmente riconosciute come non permissibili ai sensi del
diritto internazionale, collegate ad atti previsti dalle disposizioni del presente paragrafo o a
crimini di competenza della Corte; (ix) sparizione forzata di persone; (x) crimine di apartheid;
(xi) altri atti inumani di analogo carattere diretti a provocare intenzionalmente grandi
sofferenze o gravi danni all’integrità fisica o alla salute fisica o mentale. Cfr. L’art 7 dello
Statuto di Roma della CPI.
54 Per crimine di genocidio s’intende uno qualsiasi dei seguenti atti commessi nell’intento di
distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, e precisamente:
(i) uccidere membri del gruppo; (ii) cagionare gravi lesioni all’integrità fisica o psichica di
persone appartenenti al gruppo; (iii) sottoporre deliberatamente persone appartenenti al gruppo
a condizioni di vita tali da comportare la distruzione fisica, totale o parziale, del gruppo stesso;
(iv) imporre misure volte ad impedire le nascite in seno al gruppo; (v) trasferire con la forza
bambini appartenenti al gruppo ad un gruppo diverso. Cfr. l’art. 6 dello Statuto di Roma della
CPI.
55 Per crimine di guerra si possono distinguere quattro categorie di cui le prime due si
riferiscono ai conflitti armati internazionali e le altre due ai conflitti armati non internazionali:
(i) le gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto del 1949; (ii) le altre gravi
violazioni delle leggi e degli usi applicabili, all’interno del quadro consolidato del diritto
internazionale; (iii) le gravi violazioni all’art. 3 comune alle quattro convenzioni di Ginevra del
12 agosto 1949 e (iv) le altre gravi violazioni delle leggi e degli usi applicabili, all’interno del
quadro consolidato del diritto internazionale. Cfr. L’art 8 dello Statuto di Roma della CPI.
!43
raggiunto tutti i requisiti e infine, creare delle zone sicure dove i combattenti
potessero permanere per un certo periodo56.
Lo Stato, come risultato di questo accordo, presentò la Legge n. 436 del
2003 conosciuta come Ley de alternatividad penal. Questo progetto fallí perché
la legge era ritenuta poco rispettosa verso i diritti delle vittime e non
rappresentava un buon modello di giustizia transizionale: non onorava il diritto
alla verità, giustizia, riparazione e garanzia di non ripetizione per cui il
Congresso decise di ritirarla57.
Proprio per questo motivo, l’ONU ed altre organizzazioni Non
governative in difesa dei diritti umani non vollero partecipare alla
smobilitazione dei gruppi armati. La legge non dava le giuste garanzie affinché
loro potessero dichiarare i loro crimini ed i loro complici (funzionari politici e
non). Un altro motivo per il quale non ci fu alcun tipo di appoggio per questa
negoziazione era che i paramilitari erano strettamente vincolati al narcotraffico
e, come tali, non avevano diritto di ricevere un trattamento o un riconoscimento
come attori politici poiché avrebbero goduto di vari diritti, come poter
legalizzare i loro beni, scappare all’estradizione ed evadere di fronte alla
giustizia colombiana e internazionale (CPI) per tutti i crimini commessi, inclusi
quelli contro l’umanità58.
L’unica organizzazione che si compromise per il raggiungimento della
smobilitazione fu la Organización de los Estados Americanos (OEA), la quale
firmò un accordo nel gennaio 2004 con il quale costituì una Misión de apoyo al
proceso de paz en Colombia (MAPP-OEA) con i gruppi armati illegali il cui
obiettivo era monitorare e accompagnare la politica di pace in Colombia. La
Missione era indipendente, guidata dal rispetto delle dinamiche territoriali e
!44
dalla sua fluida interazione con gli attori chiave nel campo della pace. Mirava
anche a costruire legami di fiducia e a costruire ponti tra comunità ed istituzioni
contribuendo così, a generare ambienti favorevoli per la costruzione di una pace
stabile e duratura59 .
!45
come las Autodefensas Gaitanistas de Colombia, Los Rastrojos, Libertadores
del Vichada, la Empresa, Bloque Meta, Los Paisas, la Oficina de Envigado,
Águilas Negras, la ‘Constru’ e los Botalones61 .
La legge 975 del 2005 anche conosciuta come Ley de justicia y paz, é
considerata di forte innovazione poiché implica un nuovo quadro giuridico per
la giurisdizione colombiana cercando di rispondere agli standard internazionali
in materia di giustizia transizionale.
Il diritto internazionale e i principi che proteggono i diritti delle vittime
in termini di verità, giustizia e riparazione indicano la strada che lo Stato e la
società devono seguire per realizzare la pace e la giustizia.
La legge non aveva tali requisiti bensì, completava un quadro giuridico
per l’impunità iniziato con l’emissione della Legge n. 782 del 2002 e del
Decreto n.128 del 200362. Successivamente, la sentenza C-370 del 2006 della
Corte costituzionale controllò la costituzionalità della legge 975, a causa di una
forte domanda da parte dei cittadini, sull’incostituzionalità della legge, grazie
alla quale, vennero apportate delle modifiche63 .
61
Anon., El paramilitarismo en Colombia ¿realmente se desmontó?, 14 dicembre 2015, http//
www.verdadabierta.com/rearme/6121-el-paramilitarismo-en-colombia-realmente-se-desmonto.
62 Con le quali si regolamenta la legge 418 del 1997, ampliata e modificata dalla Legge 548 del
1999 e dalla Legge 782 del 2002, sono strumenti consolidati per garantire la validità dello stato
di diritto sociale e democratico e garantire la pienezza dei diritti e delle libertà fondamentali
riconosciuti nella Costituzione Politica e trattati internazionali approvati dalla Colombia. […] Le
persone smobilitate nell’ambito di accordi con organizzazioni armate al di fuori della legge o in
maniera individuale possono beneficiarsi, nella misura consentita dalla loro situazione giuridica,
di programmi di reintegrazione socio-economici che vengono stabiliti dal governo nazionale.
63Comisión colombiana de juristas, Colombia: el espejismo de la justicia y la paz. Balance
sobre la aplicación de la ley 975 de 2005, Bogotá, Coljuristas, 2007, pp. 73-85.
!46
contro l’impunità, il Principio 38 afferma che gli Stati devono riformare le leggi
e le istituzioni che contribuiscono all'impunità e attuare le necessarie misure
legislative per garantire la protezione dei diritti umani e salvaguardare le
istituzioni e i processi democratici64 .
Inoltre, d’accordo con la risoluzione dell’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite sui principi e linee guida sul diritto delle vittime di gravi
violazioni delle norme internazionali sui diritti umani e gravi violazioni del
diritto umanitario internazionale per presentare ricorsi e ottenere riparazioni,
qualsiasi processo di transizione verso la pace e la democrazia deve prendere in
considerazione tali principi65 .
Questa legge pone quindi, un'attenzione particolare sui diritti delle
vittime riguardo l'amministrazione della giustizia. L'articolo 37 stabilisce i diritti
specifici delle vittime in un processo giudiziario; (i) trattamento dignitoso e
umano; (ii) protezione e privacy, comprese le loro famiglie e testimoni; (iii)
riparazione tempestiva e completa del danno causato dal perpetratore o dal
complice del reato; (iv) di essere ascoltato e di essere autorizzato a fornire prove
all'accusa; (v) conoscere la verità dei fatti che hanno causato le circostanze del
crimine di cui sono stati vittima; (vi) essere informato sulla decisione finale del
procedimento giudiziario e utilizzare le azioni giudiziarie quando è possibile;
(vii) essere assistiti durante il processo da un avvocato fidato; (viii) ricevere
assistenza finalizzata al loro pieno recupero; e (ix) di essere assistito
gratuitamente da un traduttore o interprete in caso di non conoscenza della
lingua della procura. Tutte queste disposizioni legislative, come sarà presentato
!47
in seguito, sono state dichiarate in conformità con la Costituzione dalla Corte
Costituzionale colombiana66.
!48
in tempi ridotti (60 giorni). Per quanto riguarda le pene, invece, la legge dichiara
una pena alternativa che può essere da un minimo di 5 ad un massimo di 8 anni
in base al tipo di crimine commesso e per averlo confessato. Per le condizioni di
riparazione non si esige la restituzione dei beni acquisiti illegalmente come
terreni ed immobili, così come stabilire i danni morali e il corrispettivo in
denaro. Il fondo per le riparazioni, istituito appositamente risulta essere
insufficiente, giacché le risorse provengono dalla consegna volontaria di beni
dati dagli attori paramilitari68.
68O. S. Cabrales, Ley de justicia y paz y el marco legal para la paz ¿un paso más hacia la
impunidad? , in «Justicia juris», Vol. 8, n.1, gennaio - giugno 2012, pp.84-5.
69 R. A. Rivadeneira, Derechos humanos como limite a la democracia. Análisis de la ley de
justicia y paz, Bogotà, Editorial Norma, 2008, pp. 82-129.
!49
L’ottenimento del beneficio, era dato da un accordo di contributo storico
alla verità di fronte al Centro di memoria storica e l’impegno era di non
recriminare e di apportare dei risarcimenti per le vittime (se possibile).
70Alto Comisionado para la paz, Acuerdo final para la terminación del conflicto y la
construcción de una paz estable y duradera, 24 novembre 2016, Bogotà.
!50
installato un primo tavolo delle trattative con la presenza del capo negoziatore
del Governo Humberto de la Calle e delle FARC, Ivan Márquez.
A novembre iniziò il primo ciclo di conversazioni a La Habana (Cuba) e
le FARC dichiarano il cessate il fuoco unilaterale di due mesi per impostare
positivamente l’inizio dei dialoghi di pace. Nel 2013, iniziarono i forum a
Bogotà per la partecipazione attiva della società civile sui punti dell’agenda
negoziale. Nonostante alcuni momenti caldi, in cui le FARC annullarono il
cessate il fuoco, ritornarono alle armi e gli accordi vennero sospesi. Tra il 2013 e
il 2015, le delegazioni per la pace raggiunsero i punti principali riguardanti
l’accordo. Allo stesso tempo, si formarono nuovi organi come il Consejero para
el posconflicto, la seguridad y los derechos humanos; una subcomisión técnica
del fin del conflicto; una comisión histórica del conflicto y sus víctimas ed altre.
Il 2016 rappresentò l’anno più importante, dove si arrivò
all’approvazione di zone speciali di concentramento per i membri delle FARC e
l’atto legislativo che ufficializzava gli accordi tra le due parti. A settembre, a
Cartagena, il Presidente Juan Manuel Santos e il Comandante delle FARC
Timochenko e un rappresentante delle Nazioni Unite firmarono l’accordo che si
pensava fosse definitivo ma, il plebiscito di ottobre, sulla ratifica dell’accordo
da parte del popolo colombiano, votò per il “no”. Le delegazioni si riunirono
nuovamente a La Habana per discutere sulle modifiche dell’accordo che venne
firmato il 13 novembre a Bogotá nel Teatro Colón71.
!51
Il punto 1 definisce la politica di sviluppo agrario integrale: mette le basi
per la trasformazione dell’area rurale creando condizioni di benessere per la
popolazione contadina. Tra gli obiettivi principali vi sono: cercare di sradicare la
povertà rurale; istituire un fondo per le terre di distribuzione; istituire dei sussidi
integrali e dei crediti speciali per comprare i terreni; istituire un programma di
restituzione delle terre per le vittime di sfollamento forzato; creare un catasto
rurale; attivare una nuova giurisdizione agraria per risolvere facilmente i
conflitti dovuti all’uso e al possesso delle terre e creare programmi di sviluppo
territoriale nelle regioni più povere, colpite dal conflitto e dove c’è la presenza
di economie illegali.
73 L’Estatuto de oposición é uno strumento mediante il quale i partiti politici e i movimenti con
personalità giuridica che si dichiarano in opposizione al governo, possono liberamente
esercitare la funzione critica di fronte ad esso, e proporre e sviluppare alternative politiche. A
tal fine, saranno garantiti i seguenti diritti: accesso alle informazioni e documentazione
ufficiale, con restrizioni costituzionali e legali; l'uso dei social media statali o di quelli che
fanno uso dello spettro elettromagnetico in conformità con la rappresentazione ottenuta nelle
elezioni del Congresso immediatamente precedenti.
!52
Il punto 3 stabilisce la fine del conflitto con un programma preciso di
azioni da seguire. Secondo l’ordine cronologico, una volta firmato l’accordo, ci
sarà il cessate il fuoco bilaterale, le FARC inizieranno il processo di disarmo e
lo sfollamento alle zone speciali di concentramento conosciute come zonas
veredales transitorias de normalización. Inizierà il meccanismo di monitoraggio
e verifica, sia da parte dell’Esercito che dagli Enti Internazionali e verranno
consegnate le armi gradualmente alle Nazioni Unite. Una volta che le FARC
avranno consegnato tutte le armi, verranno fatti uscire dalle zone veredales e
inizierà il processo di reinserimento politico da gruppo armato a partito politico
e socio-economico che porti alla reintegrazione di questi alla vita civile,
includendo programmi di aiuto sociale. Tutto ciò avverrà solo se si adempierà a
quanto scritto nell’accordo di pace e dopo aver fatto le verifiche e gli
accertamenti necessari.
!53
Il punto 5, il più rilevante per questa ricerca, parla delle vittime
attraverso cinque meccanismi e misure che integrano il sistema integrale di
verità, giustizia, riparazione e non ripetizione. Vuole soddisfare i diritti delle
vittime, garantendo la sicurezza giuridica di chi partecipa e assicurando la
convivenza, riconciliazione e non ripetizione come elementi essenziali per la
transizione verso la pace.
Questo sistema integrale (SIVJRNR) è composto da diversi meccanismi
giudiziari ed extra-giudiziari come (i) la Commissione per la chiarificazione
della verità, convivenza e non ripetizione, uno strumento imparziale ed
indipendente, di carattere transitorio ed extra-giudiziario. (ii) Un’unità per la
ricerca delle persone date per scomparse, organo indipendente di carattere
umanitario ed extra-giudiziario. (iii) Alcune misure di riparazione integrale per
le vittime. (iv) La giurisdizione speciale per la pace (JEP) la quale è formata da
un insieme di organi che amministrano la giustizia esercitando funzioni
giudiziarie le quali, insieme allo Stato, investigheranno, giudicheranno e
sanzioneranno i delitti commessi durante il conflitto ed infine, (v) le garanzie di
non ripetizione che sono il risultato dell’implementazione dei meccanismi
precedenti. A questo sistema, sono invitati a partecipare le vittime, i guerriglieri
che hanno firmato gli accordi, gli agenti statali che hanno commesso crimini, i
paramilitari smobilitati e i civili che hanno avuto relazioni con questi attori e
che, di conseguenza, abbiano commesso dei delitti.
!54
Analizzando l’Accordo de La Habana, si può notare che si tratta di un
accordo diverso dai precedenti, innanzi tutto per la fermezza di entrambe le parti
e per la completezza tecnica del quale è dotato.
A differenza degli Accordi del Caguán, questa volta non c’è sfiducia da
parte delle FARC, poiché si trovano fortemente debilitate dagli otto anni di forti
attacchi militari da parte della politica di Uribe.
Bisogna tenere in considerazione, inoltre, la smobilitazione dei gruppi
paramilitari, che fino a prima erano causa di forte sfiducia, per poter arrivare a
delle reali negoziazioni. In questo accordo, inoltre, è previsto: il disarmo totale,
il monitoraggio nazionale ed internazionale e le zone speciali di concentramento
delle FARC. Elementi sicuramente nuovi rispetto ai precedenti accordi i quali
evidenziano l’innovazione di questo processo.
Oltre al rispetto reciproco degli accordi, è prevista l’applicazione di un
modello di giustizia transizionale, con il sistema integrale di verità, giustizia,
riparazione e non ripetizione (SIVJRNR) che fino a quel momento si era
presentato in modo parziale, con i gruppi paramilitari e, quindi, consente non
solo garanzia per le vittime, ma, anche, una transizione vera e propria da una
situazione di conflitto armato interno ad uno Stato di nuova democrazia.
Altri elementi importanti da considerare, sono i limiti temporali e le
clausole pianificate ed accordate che quindi prevedono il compimento effettivo
dell’accordo.
Tutti questi nuovi elementi fanno pensare che l’accordo porti a dei veri e
propri esiti positivi per la storia colombiana e che finalmente, segnerebbe la fine
di uno dei conflitti più lunghi della storia. Nonostante i buoni propositi però,
non bisogna dimenticare che purtroppo, sul territorio colombiano, continuano ad
esserci molti altri attori conflittuali, come ad esempio l’ELN con il quale ancora
non si è riuscito a raggiungere un accordo, gruppi di narcotrafficanti e altri
gruppi armati illeciti che continuano ad uccidere e a delinquere.
!55
A livello internazionale, tale accordo può essere riconosciuto come
“accordo speciale”. Infatti, secondo il Comitato Internazionale della Croce
Rossa, nel suo aggiornamento dei commenti alle Convenzioni di Ginevra,
pubblicato nel marzo 2016, ha incluso il concetto di “accordo speciale”, ovvero
le condizioni per le quali un accordo di pace parziale o definitivo possa essere
considerato “speciale” alla luce del diritto internazionale umanitario.
Il documento indica che un accordo di pace, un accordo di cessazione
delle ostilità o un accordo simile possono essere considerati “accordi speciali”
se contengono clausole per creare altri obblighi derivanti dalle Convenzioni di
Ginevra e / o dai loro protocolli aggiuntivi. Questo è contemplato nell'articolo 3
comune, che si applica ai conflitti armati interni. L'articolo 3 comune stabilisce
che "le parti in conflitto si sforzano di far rispettare, attraverso accordi speciali,
tutte o parte delle altre disposizioni della presente Convenzione". Il caso più
chiaro di un “accordo speciale” ai sensi dell'articolo 3 comune è un accordo
firmato tra un gruppo armato non statale e lo Stato contro cui sta combattendo o,
tra due gruppi armati non statali che combattono tra loro74.
74CICR, ¿Qué dice el DIH sobre los acuerdos especiales en el marco de un proceso de paz?,
https://www.icrc.org/es/document/acuerdos-especiales-acuerdos-de-paz-dih-colombia-
comentarios-convenios-de-ginebra, 20 giugno 2016.
!56
CAPITOLO III
GLI STRUMENTI DELLA GIUSTIZIA TRANSIZIONALE
75 L’Ufficio dell’Alto Commissariato per i diritti umani in Colombia è un organo nato nel
territorio colombiano in virtù dell’accordo del 29 novembre del 1996 tra il governo della
Colombia e l’ONU. Osserva, esamina ed analizza il contesto della violenza e del conflitto
armato che il Paese vive per permettere a tale ufficio di presentare periodicamente dei rapporti
sulla situazione colombiana.
76 Alto Comisionado para los derechos humanos en Colombia, Para lograr la paz se necesitan
justicia, verdad y reparación. Reflexiones sobre la necesidad de aplicar los derechos a la
verdad, a la justicia y a la reparación para poder superar el conflicto armado interno en
Colombia y lograr una paz duradera y sostenible, Seminario internacional “Experiencias de
alternatividad penal en procesos de paz”, Barcellona, 28 febbraio 2004.
77 Naciones Unidas, E/CN.4/2005/102 , Op. Cit., pp.10-26.
!57
il diritto alla verità è quel diritto che il popolo ha, di conoscere la verità dei fatti,
in modo veritiero, trasparente e dei motivi e delle circostanze dei crimini atroci
che sono stati commessi. Di questo diritto, fa parte il diritto al sapere, che ha il
compito di mettere a conoscenza le vittime sui fatti accaduti in merito ai gravi
delitti in base al Diritto Internazionale. Un altro diritto correlato è il dovere a
ricordare, compito dello Stato in questione.
78 Cfr. l’art. 3 comune alle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 e l’art. 1 del Secondo
Protocollo addizionale del 1977.
!58
limitazione e proporzionalità, e ignaro dei requisiti internazionali per il rispetto
di questi79.
!59
rapporto finale che deve essere reso pubblico nella sua interezza e avere la più
!60
L’articolo 24 della Convenzione Internazionale per la protezione di tutte le
persone dalla sparizione forzata del 2006 adottata dall’Assemblea Generale
delle Nazioni Unite con la risoluzione n. 61/117 del 20 dicembre 2006, afferma
che:
“ogni vittima ha il diritto di sapere la verità circa le circostanze della
sparizione forzata, gli sviluppi e i risultati delle indagini e che ne è stato della persona
scomparsa. Ogni Stato parte adotta misure appropriate per tale scopo”.
!61
“Il diritto alla verità è un diritto di carattere collettivo che permette alla società
di accedere alle informazioni essenziali per lo sviluppo dei sistemi democratici e allo
stesso tempo un diritto individuale per le famiglie delle vittime, il quale permette una
forma di riparazione, in particolare, nei casi di applicazione delle leggi di amnistia. La
Convenzione Americana protegge il diritto ad accedere e a ricevere informazioni nel
suo articolo 13”85.
!62
a mancare la promozione dello stato di diritto, uno degli obiettivi principali che
la giustizia transizionale vuole raggiungere, viene intaccato86.
86Naciones Unidas, Informe del relator especial sobre la promoción de la verdad, la justicia, la
reparación y las garantías de no repetición, Pablo de Greiff (a cura di), A/HRC/21/46, 9
agosto 2012.
87 E. Naidu, The ties that bind: strengthening the links between memorialisation and
transitional justice, Centre for the study of violence and reconciliation, agosto 2006, p. 8.
!63
simbolo per l’impegno di una comunità con certi valori, fare in modo che le
nuove generazioni siano consapevoli dei fatti del passato e promuovere il
dialogo tra la comunità88.
!64
istituzionale, l’indagine di precedenti, la rimozione della carica o la
combinazione di tutti questi89 .
La giustizia di transizione deve cercare di esaminare più esaustivamente
le cause profonde dei conflitti e le violazioni connesse dei diritti umani,
compresi i diritti economici, sociali e culturali così come i diritti civili e politici.
Come ha segnalato l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti
umani90:
suo scatenamento”.
!65
da Neil Kritz nella sua collezione che pubblicò per l’Istituto per la Pace degli
Stati Uniti - USIP91 .
La prima fase della genealogia è la fase del post guerra, cominciata nel
1945, associata alla cooperazione tra gli Stati. Con Norimberga si sentenziano i
processi per i crimini di guerra.
Emerge la decisione di stabilire procedimenti internazionali che
riflettano le circostanze politiche predominanti, in relazione ai limiti che
esistevano sulla sovranità nazionale e la governabilità internazionale in quel
periodo. Si cominciarono ad evitare giudizi a livello nazionale anzi, si cercò la
responsabilità criminale dei leader nazisti a livello internazionale.
L’obiettivo delle norme di giustizia transizionale di questa fase era la
determinazione delle responsabilità (accountability), l’innovazione più
impressionante era il raggiungimento di un diritto penale internazionale e
l’estensione della sua applicazione che andasse al di là dello Stato e, quindi,
all’individuo.
N. J. Kritz, Transitional justice: how emerging democracies reckon with former regimes,
91
Washington, USIP, 1995.
92R. G. Teitel, Genealogía de la justicia tradicional, in «Harvard Human Right journal» n. 16,
2003, pp. 69-94.
!66
Questo periodo, posteriore alla Seconda Guerra Mondiale si considera
l’apogeo della giustizia transizionale poiché si abbandonano le risposte
nazionaliste precedenti e ci si avvicina verso una politica internazionalista come
garanzia dello stato di diritto e del diritto visto come strumento di
modernizzazione dello Stato.
La vera svolta verso il diritto internazionale era che si volle dare una
risposta legale internazionale che fosse gestita dal diritto internazionale dei
conflitti armati (DICA). Ciò si vide con la creazione del Tribunale di
Norimberga come istanza permanente, la Convenzione contro il genocidio del
1948 e successivamente le quattro Convenzioni di Ginevra del 1949.
!67
La terza fase vede il fenomeno della giustizia transizionale
normalizzarsi, cioè passare da una situazione legale associata a condizioni di
post conflitto straordinarie, ad un’altra, costituita dal conflitto permanente, dalla
guerra in tempi di pace, dalle guerre piccole, dagli stati deboli e dalla
frammentazione politica.
Il simbolo di questa fase é la Corte Penale Internazionale (CPI), la nuova
istituzione internazionale stabilita alla fine degli anni ’90 che successe ai
tribunali internazionali ad hoc istituiti per rispondere ai conflitti genocidi nei
Balcani e in Ruanda. La CPI simbolizza il consolidamento del modello di
Norimberga, quindi, la creazione di un tribunale internazionale permanente
designato per mettere a processo gli autori dei crimini di guerra, genocidio e
quelli contro l’umanità.
L’uso del diritto dei diritti umani e del diritto della guerra è cambiato
dopo l’abbandono della teoria dello Stato moderno in favore dell’idea di un
periodo di globalizzazione.
In questa fase contemporanea, la giurisprudenza transizionale regola un
discorso amplio di giustizia umanitaria costruendo un’organicità del diritto
associato ai conflitti onnipresenti, contribuendo così allo stabilimento dei
fondamenti del diritto emergente sul terrorismo. I dilemmi della giustizia
transizionale in epoca contemporanea mettono in rilievo temi che hanno a che
vedere, in generale, con gli sforzi per stabilire lo stato di diritto in un mondo che
si sta globalizzando. Ciò include come sviluppare riforme legali e progetti di
giustizia alla luce di una crescente interdipendenza globale e vedere fino che
punto adattare le strutture locali alle forze esterne nella società locale.
!68
di obiettivi. Una buona parte dei suoi rappresentanti, si basa sul diritto o sulla
filosofia e quindi, molte soluzioni sono meramente normative ed in molti casi
fondate sulla conoscenza, profonda o superficiale, del quadro legale che ha
accompagnato la creazione delle varie proposte di giustizia transizionale93.
Attualmente, si conta con istituti specializzati di giustizia transizionale
che studiano e raccolgono le esperienze e la produzione accademica di studi
sulla giustizia transizionale, come le Università di Oxford, Harvard, Notre
Dame, Ulster e Wisconsin. Mentre a livello di centri di pensiero, esiste il Centro
Internazionale per la Giustizia Transizionale (ICTJ) il quale ha sedi in molti
Paesi e informa e consiglia sulla materia i vari Governi94.
Tutti i programmi di giustizia transizionale dovrebbero rispettare i
quattro obiettivi fondamentali: il primo, è determinare la verità di quanto
accaduto, in modo da stabilire quali sono state le violazioni di diritti umani; il
secondo, è far sì che si abbia giustizia il che non implica che sia
obbligatoriamente di livello penale; il terzo, è la realizzazione di una riforma
democratica significativa con il fine di ricostituire delle istituzioni che
garantiscano che le violazioni di diritti umani e di diritto internazionale
umanitario non si ripetano e, per ultimo, assicurarsi che si arrivi ad una pace
duratura di modo da garantirsi che il ritorno ad una situazione di violenza sia
abbastanza improbabile95 .
93 M. Futurama, Individual and collective guilt: post-war Japan and the Tokio war crimes
tribunal, in «European review», Vol 14:4, 2006.
94 C. Bell, Transitional justice, interdisciplinary and the state of the Field or Non field, in «The
international journal of transitional justice», Vol. III, 2009.
95N. J Kritz, Policy implications of empirical research on transitional justice, Washington,
Unites States institute for peace, 2009, p. 33.
96H. B. Van der Merwe, Justicia transicional en Colombia: algunas herramientas conceptuales
para el ánalis del caso colombiano, in «Foro», n. 53, 2005, pp. 45-55.
!69
creare una memoria collettiva o storica comune per un futuro che non è
determinato dal passato di violenza;
!70
Il problema è che esistono tensioni tra le esigenze giuridiche
internazionali, relative al diritto alla verità, giustizia e riparazione per le vittime
e, le restrizioni imposte dalle negoziazioni di pace, portate avanti dagli attori
armati, con il fine di raggiungere la pace. La normativa internazionale 99 impone
di individuare e sanzionare i responsabili delle gravi violazioni di diritti umani.
Una questione sempre più ricorrente è che l’imposizione di sanzioni di questo
tipo può ostacolare o in certi casi far naufragare gli Accordi di Pace poiché, in
una situazione di conflitto, nessun attore sarebbe disposto a partecipare ad un
accordo di pace che non abbia alcun elemento attraente per lui. Si può arrivare
ad affermare che, di conseguenza, tutte le strategie di giustizia transizionale
implicano necessariamente il sacrificio di alcuni elementi o il raggiungimento di
alcuni compromessi. Per questa ragione, ogni società progetta la sua propria
formula di giustizia di transizione in base alle condizioni politiche e giuridiche
imposte dall’ambiente in questione.
.
Vengono identificati quattro tipi di giustizia transizionale che si
distinguono in base al peso della punizione verso i criminali, in relazione alle
garanzie dei diritti delle vittime oppure se vengono concessi il perdono per i
crimini commessi e la dimenticanza verso i fatti accaduti in passato:
1. Il perdono amnésico è quello che è stato attuato per il caso della Spagna
che ha contemplato delle amnistie generali e che non ha tenuto alcun
conto di strategie per la chiarificazione della verità o per le riparazioni
delle vittime.
!71
3. Il perdono responsabilizzante che si vede per il Sudafrica con lo
stabilimento di una Commissione per la verità, esigenza di una
confessione totale dei crimini atroci, previsione di certe riparazioni e la
concessione del perdono individuale e condizionato per alcuni crimini.
Per quanto riguarda il perdono amnésico, il fatto che il diritto alla verità,
giustizia e riparazioni non venga compiuto, fanno sì che il perdono e la
dimenticanza dei crimini ostacolino la riconciliazione nazionale, vera e duratura,
e costituirebbero un seme di violenza futura. Si denota, quindi, che un castigo
che consenta di avere tutti quegli elementi connessi quali verità, giustizia e
riparazione sia necessario e fondamentale per il successo di una pace stabile e
duratura che impedisca il sentimento che si genererebbe dall’impunità poiché
verrebbe fatta giustizia. In questo modo si otterrà l’equilibrio. Per questi motivi,
il modello di giustizia tre risulta essere quello che rispetta più i principi
democratici e i diritti delle vittime101.
100Dall’accordo di Londra del 1945 nasce il tribunale di Norimberga, dopo la prima guerra
mondiale per la necessità che si aveva di evitare l’impunità per gli atroci crimini commessi.
Questo aveva competenza per i crimini contro la pace, crimini di guerra e contro l’umanità. Sul
modello di Norimberga, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite istituisce due tribunali ad
hoc: uno per la ex Jugoslavia con risoluzione n. 827 del 25 maggio 1993 e uno per il Ruanda
con risoluzione dell’8 novembre 1994 per giudicare i crimini di guerra e contro l’umanità nelle
zone colpite dai due conflitti.
101 R. Y. Uprimny, Justicia transicional en Colombia: algunas herramientas conceptuales para
el ánalisis del caso colombiano, in «Foro», n. 53, 2005, pp. 45-55.
!72
diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Questi sono dei diritti di cui
sono titolari le vittime di tali violazioni. Le Convenzioni di Ginevra e i
Protocolli aggiuntivi stabiliscono in relazione ai gravi crimini l’obbligo degli
stati di prevenire, investigare e giudicare i colpevoli di tali crimini.
In questo contesto, anche la Corte Interamericana dei diritti umani e la
Corte Penale Internazionale rappresentano degli strumenti importanti qualora si
producessero delle violazioni. D’accordo con il diritto internazionale e,
specificatamente con i trattati internazionali sui diritti umani (come ad esempio,
la Convenzione Internazionale per la protezione di tutte le persone dalla
sparizione forzata o la Convenzione sull'eliminazione di ogni tortura ed altre
pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti), il compimento di alcuni o
dell’insieme degli obblighi, genera una responsabilità internazionale del
rispettivo Stato, in relazione ai diritti che risultano essere stati violati, a causa
del suddetto inadempimento102.
!73
protezione dei diritti umani come la Corte e la Commissione Interamericana per
i diritti umani la quale ha definito l’impunità come:
!74
− impediscono i processi contro persone che possono risultare
penalmente responsabili di crimini di guerra, genocidio, crimini
contro l’umanità o violazioni gravi di diritti umani, compresi i delitti
che colpiscono concretamente la donna e la violenza di genere;
105 Oficina del Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los derechos humanos,
Instrumentos del estado de derecho para las sociedades que han salido de un
conflicto.Consultas nacionales sobre la justicia de transición, op.cit., pp. 15-45.
!75
diritti umani e alle violazioni gravi del DIU. Sebbene, in alcuni casi, la
rivelazione completa della verità in merito alle violazioni possa giustificare una
riduzione della sentenza di una persona, le misure della giustizia di transizione,
come lo stabilimento ed il funzionamento delle commissioni per la verità, non
devono esonerare gli autori di un giudizio penale in cambio della sua
testimonianza. Allo stesso modo, la riparazione concessa alle vittime per le
violazioni di diritti umani o di diritto internazionale umanitario non riduce
l’obbligo degli Stati di far occultare i giudici dei crimini di guerra o delle gravi
violazioni di diritti umani.
!76
promozione delle norme internazionali di diritti umani nel servizio
pubblico, il compimento della legge, i mezzi di comunicazioni,
l’industria e i servizi psicologici e sociali.
106 Oficina del Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los derechos humanos,
Instrumentos del estado de derecho para las sociedades que han salido de un conflicto.
Programas de reparación, New York e Ginevra, 2008, p. 6-20.
!77
finalità della commissione è precisamente evitare di segnalare i colpevoli e
limitarsi a denunciare l’esistenza dei fatti di violenza e dei nomi delle vittime.
!78
Le Commissioni per la verità, sono organismi con potere limitato, non
solo in materia di investigazione dei fatti ma anche di trasformazione della
realtà. Non è provato che i rapporti delle Commissioni abbiano un effetto
preventivo. Tuttavia, il fatto che venga riconosciuta la verità, ha un effetto di
dignità per le vittime e contribuisce alla visibilità della loro sofferenza.
Le Commissioni, da sole, non costituiscono una transizione, ma fanno
parte di un’ampia gamma di strumenti di cui si avvalgono gli Stati e la società
civile per passare ad uno Stato liberale.
Nonostante i suoi limiti, le Commissioni sono spazi privilegiati nei quali
le persone denunciano persone ed istituzioni. Ciò contribuisce per la
ricostruzione della memoria e, nel momento in cui si analizzano le cause degli
abusi e delle violazioni, si possono fare delle raccomandazioni affinché i fatti
non si ripetano. In questa misura, le Commissioni rappresentano degli strumenti
adeguati alla trasformazione, che fungono da ponte per far sí che certe
istituzioni dello Stato vengano riformate o che certe persone non facciano più
parte del Governo o delle istituzioni statali come la magistratura o le forze
armate.
Le Commissioni per la verità, ugualmente ad altri meccanismi di
giustizia in epoca di transizione, sono strumenti che possono contribuire alla
pace attraverso la narrazione dei fatti ma possono anche essere un ostacolo per
gli Accordi iniziali di Pace. Su questo punto, non esiste nessuna formula
prestabilita e dipendentemente dal contesto, la Commissione può essere creata
come parte delle negoziazioni o in una tappa post conflitto, una volta che la
democrazia sia più stabile e la verità possa essere accettata.
Ad ogni modo, il rischio che si corre con le Commissioni per la verità è
che queste vengano viste come sostitute della giustizia penale e vengano
utilizzate come strumento per occultare la verità e per garantire l’impunità dei
criminali108.
108 Ibidem
!79
Analizzando lo strumento dell’Ufficio dell’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i diritti umani sulle Commissioni per la verità, possiamo
analizzare alcune linee guida su come far funzionare una Commissione109 .
Affinché un Paese sia pronto per avere una Commissione per la verità,
sono necessari tre elementi: (i) deve esistere la volontà politica che permetta e
appoggi attivamente le investigazioni degli abusi commessi in passato attraverso
finanziamenti o accesso illimitato agli archivi ufficiali dello Stato. (ii) La
seconda situazione, di importanza fondamentale, è che il conflitto, la guerra o le
azioni criminose e violente siano giunte al loro termine poiché la Commissione
lavori in un ambiente dove tanto le vittime quanto i testimoni non debbano
ricevere pressioni esterne o sentirsi minacciati. (iii) L’ultima condizione, è che ci
sia la piena volontà delle vittime e dei testimoni di collaborare affinché si
realizzi questo processo di investigazione, anche grazie l’aiuto e l’appoggio di
Organizzazioni Non Governative o processi di base locale meno
istituzionalizzati.
109 Oficina del Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los derechos humanos,
Instrumentos del estado d derecho para sociedades que han salido de un conflicto. Comisiones
de la verdad, New York e Ginevra, 2006, pp. 5-37.
!80
strategia più ampia in materia di giustizia di transizione, che devono
essere considerate in congiunto con possibili iniziative in materia di
azioni penali, riparazioni, processi di depurazione
nell’amministrazione pubblica o altri programmi di riforma.
!81
legislazione, mediando tra i funzionari pubblici e gli stessi cittadini affinché ci
sia una divulgazione appropriata della Commissione proposta, ma il loro ruolo è
molto importante anche per la divulgazione del rapporto finale, affinché la
popolazione in questione, partecipi in modo attivo e si sensibilizzi, a sua volta.
!82
testimoni e possano avere il potere di concedere immunità parziale,110 per
garantire alla persone che testimoniano che le informazioni che loro utilizzino
non vengano utilizzate contro di lui, in nessun procedimento penale. Dovrebbero
essere dotate inoltre, della possibilità di sanzionare, attraverso delle multe o di
pene, coloro che interferiscano con il suo lavoro di protezione testimoni o di
falsa testimonianza.
La maggior parte delle Commissioni non hanno la facoltà di giudicare gli
autori dei crimini ma, possono raccomandare nel loro rapporto finale, che
l’azione penale venga intrapresa, riportando alle autorità competenti le prove
raccolte durante le investigazioni oppure possono raccomandare la amnistia o
concedere un’esenzione limitata e condizionata della responsabilità penale.
Bisogna pensare, inoltre, in un’ottica volta alla salvaguardia delle vittime e dei
testimoni, non solo in termini di protezione e segretezza ma anche di sostegno
psicologico per coloro che testimonieranno, rivivendo cosi il trauma vissuto.
La creazione della Commissione, generalmente, avviene per mezzo di un
Decreto Presidenziale o mediante Legislazione nazionale e, quindi, attraverso
una legge. Ovviamente, il mandato deve far sì che il Governo e il potere
legislativo siano compromessi per prendere seriamente in considerazione le
raccomandazioni fatte dalla Commissione.
Un altro fattore di estrema rilevanza sono i componenti della
Commissione, che idealmente dovrebbero essere membri rispettati dalla società
o personaggi internazionali, la quale neutralità sia accettata da entrambe le parti
del conflitto. Possono parteciparvi professionisti di vari settori, e per questi, il
mandato deve prevedere un periodo preparatorio che va dai 3 ai 6 mesi
dell’inizio dell’operazione, per poter preparare tutte le attività, il progetto ecc.
La maggior parte delle Commissioni, nei suoi rapporti finali, formulano
forti raccomandazioni in termini di programmi di riparazioni per le vittime,
110L’immunità parziale non deve essere confusa con l’amnistia. L’immunità parziale garantisce
ad una persona che l’informazione che usa non sarà usata contro di lui in nessun procedimento
penale mentre l’amnistia garantisce la cessazione della condanna e l’estinzione del reato.
!83
come ad esempio, compensazioni economiche o misure educative o simboliche.
Un altro importante obiettivo della Commissione è quello di promuovere nuove
riforme giuridiche, legislative, giurisdizionali e politiche. La Commissione
dovrebbe prevedere, al fine del suo compimento, un organo complementare che
può essere un Comitato o un Ufficio Permanente del Governo che verifichi che
le raccomandazioni fatte da quest’ultima vengano implementate.
!84
CAPITOLO IV
IL CASO COLOMBIANO
!85
emancipatrice, e che quindi, vuole lottare contro l’impunità ed usa gli strumenti
di diritto alla verità, giustizia e riparazione112.
!86
integrali, attraverso mezzi di restituzione, indennizzo, riabilitazione,
soddisfazione e garanzie di non ripetizione. La quarta esigenza prevede
l’adozione di riforme istituzionali e di meccanismi che garantiscono la non
ripetizione dei danni e delle atrocità subite113.
113 R. Y. Uprimny e altri. ¿ Justicia transicional sin transiciòn? Verdad, justicia y reparación
para Colombia, Bogotá, Ediciones Antropos, 2006, pp. 8-20.
114 Corte Constitucional Colombiana, sentenza C-370 del 2006.
!87
"Il diritto di ogni persona di accedere all'amministrazione della giustizia è
garantito".
!88
da parte delle autorità pubbliche, che dovrebbero fornire l'aiuto necessario per
recuperare il loro minimo di sussistenza e diritti” 116.
118 Ibidem.
!89
oggetto di amnistie. Sebbene la Costituzione stabilisca che queste
misure procedano solo per "reati politici", la sua definizione e la
possibilità di includere "reati connessi" non sono regolamentati in
essa.
2. Il secondo meccanismo transitorio previsto nella Costituzione fa
riferimento ai poteri di concessione delle grazie da parte del ramo
esecutivo rappresentato dal Presidente della Repubblica. Secondo
l'articolo 201.2 della Costituzione, il Governo ha il potere di
concedere la grazia per i crimini politici nel modo in cui la legge lo
stabilisce. La tregua o il perdono è un'istituzione che riscatta una
pena giudiziaria, nel senso che lo Stato non perdona la commissione
per i crimini, ma soltanto le sue conseguenze legali. Questa idea
implica che l'indulto richieda che un processo giudiziario e una
sanzione legale, siano già esistenti contro una persona e, quindi, sia
un'azione particolare e concreta. Costituzionalmente, questo potere
appartiene al ramo esecutivo. In questo ragionamento, le differenze
tra amnistia e indulto sono che, il primo suppone l'oblio del crimine
commesso, legalmente l'estinzione dell'azione criminale, e quindi, è
generale e astratto; ma l’indulto è la sospensione della sanzione già
imposta dalla magistratura per la commissione di un crimine ed è un
atto particolare e concreto. Entrambi i casi, sono esempi di motivi
per la risoluzione anticipata di un procedimento penale. Entrambi
procedono solo per i crimini politici, ed entrambi corrispondono a
meccanismi di transizione119.
3. Il terzo meccanismo previsto dalla Costituzione, per risolvere
l'eventuale collisione tra il diritto alla pace e alla giustizia, nel
contesto di un processo di transizione, è più recente. Questo
meccanismo, è stato creato da una riforma costituzionale, attuata dal
!90
Congresso, nel 2012. Questa riforma è stata chiamata Marco
jurídico para la paz, perché per i loro autori, l'obiettivo principale
era stabilire un quadro costituzionale per la strategia di una
transizione alla giustizia che faciliterebbe, in futuro, il
raggiungimento di una pace stabile e duratura. Questa riforma della
Costituzione è davvero rilevante. Si stabilisce nel quadro della
giustizia transizionale dove il legislatore adotta una legge che generi
un trattamento differenziato per i gruppi armati e che includa anche
gli agenti dello Stato. Si stabiliscano strumenti tanto giudiziari
quanto extra giudiziari di investigazione e sanzione dei massimi
responsabili, segnalazione di meccanismi di natura extra giudiziaria
per chiarire la verità e risarcire le vittime, criteri di selezione dei
casi, dei procedimenti penali e dei più responsabili per i crimini
contro l'umanità, di genocidio o di guerra, tenendo conto del loro
grado di serietà e, sotto la responsabilità dell'Ufficio del Procuratore
Generale della Nazione si stabiliscono i casi, i requisiti e le
condizioni per la sospensione condizionale dell'esecuzione della
sanzione 120.
120Il Congreso Nacional de Colombia con la legge 733 del 2002 indica le misure che tendono a
sradicare i delitti dei sequestri, del terrorismo e dell’estorsione.
!91
violazioni dei diritti umani e infrazioni del diritto internazionale umanitario
durante il conflitto armato e nel quadro di un processo di giustizia transizionale,
volto a far rispettare i rispettivi diritti di verità, giustizia, riparazione e garanzia
di non ripetizione, in modo che venga riconosciuta la condizione di vittima e si
rispetti attraverso il concretarsi dei suoi diritti costituzionali.
La legge prevede assistenza per le vittime sfollate e non, un aiuto
umanitario attraverso assistenza medica, psico sociale, legale, funeraria, accesso
gratuito all’istruzione e protezione integrale per i bambini.
In materia di riparazione invece, la legge prevede delle misure di restituzione
delle terre indebitamente sottratte (quando possibile) ma anche di un indennizzo
per via amministrativa121.
121PNUD, El ABC de la ley de víctimas, in «Hechos de paz», n.61, agosto -settembre 2011, pp.
7-11.
!92
leggi di violazioni di guerra, quando i tribunali nazionali non sono disposti o
non sono in grado di indagare e perseguire tali crimini.
Di conseguenza, per la Corte è chiaro che il funzionamento della CPI
implica una limitazione della sovranità nazionale perché sarà la CPI che decide
quando uno Stato non è disposto o non è in grado di indagare e perseguire i
crimini indicati nello Statuto. Questa limitazione è adeguata alla Costituzione
colombiana, a causa dei principi e dei valori costituzionali perseguiti dalla CPI.
Di conseguenza, la Corte Penale Internazionale ha stabilito che qualsiasi
attuazione diretta a sottrarre alla giustizia un autore di reato arruolato nello
Statuto o l'incapacità dello Stato di impartire giustizia in tali casi sarà contraria
non solo alla Costituzione colombiana, ma anche agli impegni internazionali
vincolanti per il Paese perchè entrambi includono l'obbligo di indagare e punire
gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario122.
!93
crimini contro l'umanità, il genocidio e i crimini di guerra sistematici devono
essere in ogni caso indagati e puniti, e in secondo luogo, la rinuncia al
procedimento penale per gli altri comportamenti è condizionata dalla
smobilitazione, dalla verità e dalla riparazione delle vittime.
Benché la maggioranza della Corte abbia dichiarato la costituzionalità
dell'emendamento per tali oneri, nella sentenza, la Corte ha fissato alcuni
parametri per la corretta interpretazione e lo sviluppo di tali disposizioni.
Tra gli altri, la Corte Costituzionale ha stabilito che i criteri di "priorità"
e "selezione" dei comportamenti soggetti a procedimento penale devono essere
trasparenti e partecipativi con le vittime, e anche che tutti, senza eccezioni, i
crimini contro l'umanità, di genocidio, di guerra ed i crimini commessi su una
questione sistematica devono essere indagati e puniti attraverso i criminali più
responsabili123.
!94
Secondo l’art. 3 della Costituzione, i trattati e le convenzioni
internazionali ratificati dal Congresso che riconoscono i diritti umani che
proibiscono la loro limitazione negli stati di emergenza hanno priorità sul piano
nazionale. Inoltre, l'articolo 94, afferma che l'enunciazione dei diritti e delle
garanzie contenute nella Costituzione e negli accordi internazionali in vigore
non dovrebbero essere intese come una negazione di altre che sono inerenti
all'essere umano nonostante non siano espressamente menzionate nella
Costituzione125 .
La Colombia ha ratificato il Patto internazionale sui diritti civili e politici
con la legge n. 74 del 1968 e questa norma è stata riconosciuta come parte del
blocco costituzionale126 dalla Corte Costituzionale.
Sebbene il Patto non stabilisca esplicitamente il dovere degli Stati di indagare,
perseguire e punire le violazioni dei Diritti Umani, questo obbligo si basa
sull'articolo 2.3 della suddetta Convenzione che stabilisce il dovere di ciascuno
Stato Parte di:
“Garantire che ogni persona i cui diritti o libertà come qui riconosciuti sono
violati devono avere un rimedio efficace, nonostante che la violazione sia stata
commessa da persone che agiscono in veste ufficiale”.
!95
La Colombia ratificò la Convenzione Interamericana dei diritti dell'uomo
con la Legge numero 16 del 1972 e questa norma è stata riconosciuta come parte
del blocco costituzionale dalla Corte Costituzionale.
Ai sensi della Convenzione, gli Stati parte hanno l'obbligo di fornire
efficaci rimedi giudiziari alle vittime di violazioni dei diritti umani (articolo 25),
rimedi che devono essere motivati in conformità con le regole del giusto
processo (articolo 8, paragrafo 1), il tutto in linea con l'obbligo generale di tali
Stati di garantire il libero e pieno esercizio dei diritti riconosciuti dalla
Convenzione a tutte le persone soggette alla loro giurisdizione (articolo 1)128.
!96
venissero rispettati e garantiti certi standard e dove i criminali avessero uno
spazio a loro dedicato per essere giudicati130 .
130Oficina del Alto Comisionado para la paz, Proceso de paz. Acuerdo sobre las víctimas del
conflicto, 2017, pp.20-1.
131 Acto legislativo n. 001 del 4 aprile del 2017.
!97
verità. Sarà un meccanismo imparziale e indipendente, di natura transitoria,
dovrà avere un processo di partecipazione ampio e pluralistico, sarà un'entità a
livello nazionale, ma con un approccio territoriale, avrà un focus differenziale e
di genere e sarà un meccanismo extra-giudiziario.
!98
un Comitato Consultivo composto da entità statali e organizzazioni della
società civile.
Questi due organi fanno parte del sistema integrale di verità, giustizia,
riparazione e non ripetizione concordato dall'Ufficio di presidenza per
soddisfare i diritti delle vittime, porre fine al conflitto e raggiungere la pace133.
133Oficina del Alto Comisionado para la paz, ABC de la Comisión de la verdad y la Unidad de
búsqueda de personas desaparecidas, (n.d.), http://www.altocomisionadoparalapaz.gov.co/
Prensa/Paginas/2017/Abril/Comision-para-el-esclarecimiento-de-la-verdad-la-convivencia-y-
la-no-repeticion.aspx.
!99
noti del conflitto, spiegandone in modo esauriente la complessità, in
modo che una società condivisa favorisca la comprensione, come
l'impatto del conflitto su bambini e adolescenti e la violenza di
genere.
!100
particolare quelli che riflettono i modelli o hanno un carattere di
massa, che ha avuto luogo durante il conflitto armato nei contesti e
nelle dinamiche territoriali in cui questi sono avvenuti.
!101
f. Il contesto storico, le origini e le molteplici cause del conflitto,
prendendo in considerazione come input le relazioni della
Commissione storica del conflitto e delle sue vittime.
!102
a. Indagare su tutte le componenti del suo mandato, attraverso le
metodologie e le forme di raccolta e analisi delle informazioni
necessarie a tale effetto, considerando quelle generalmente accettate
dalle scienze sociali, con un approccio di genere e tenendo conto dei
precedenti sforzi di costruzione della verità, incluso come input di
base, tra gli altri, i rapporti della Commissione storica del conflitto e
delle sue vittime.
!103
d. Informare la JEP sulla partecipazione alla CEV delle persone
soggette alla sua giurisdizione.
e. Preparare una relazione finale che tenga conto dei diversi contesti,
rispecchi la ricerca intorno a tutte le componenti del mandato e
contenga le conclusioni e le raccomandazioni del loro lavoro,
comprese le garanzie di non ripetizione. La CEV presenterà il
Rapporto in modo ufficiale attraverso un atto pubblico ai rami del
potere pubblico e all'intera società colombiana e lo renderà
pubblico. La pubblicazione della relazione finale sarà effettuata
durante il mese successivo alla conclusione dei lavori della CEV.
!104
ogni caso, le conclusioni della CEV dovrebbero essere prese in
considerazione dal Museo Nazionale della Memoria.
!105
garantiscano a chi vi partecipa le dovute garanzie e un trattamento
equo, dignitoso e non discriminatorio.
!106
Il suo lavoro si concentrerà sui crimini più gravi e rappresentativi del
conflitto armato, in conformità con i criteri di selezione e di priorità definiti
dalla legge e dai magistrati. In particolare, sarà in grado di conoscere i crimini
commessi dagli ex combattenti delle FARC-EP, membri della forza pubblica,
altri agenti dello Stato e civili. Per questi ultimi due, la Corte Costituzionale ha
chiarito che la loro partecipazione alla JEP sarà volontaria.137
!107
(v) presenta le risoluzioni delle conclusioni sui casi prioritari di
fronte al Tribunal para la paz.
- La Sala de Amnistía o Indulto, ha il compito di (i) concedere
l’amnistia o il perdono; (ii) garantire la libertà transitoria e
condizionata ai componenti delle FARC e li rimette alla sala
precedente; (iii) applicare trattamenti legali speciali alle persone che
sono state inviate dall’altra sala e (iv) ricevere dichiarazioni
individuali e collettive.
- La Sala de Definición de Situaciones Jurídicas, deve (i) definire le
situazioni legali per i casi meno gravi, meno rappresentativi per i
soggetti con partecipazione non determinante in fatti relativi al
conflitto armato; (ii) definire la situazione legale delle persone della
forza pubblica che abbiano avuto delle condotte che abbiano una
relazione diretta o indiretta con il conflitto armato; (iii) concedere e
supervisionare la libertà transitoria, condizionate e anticipata; (iv)
definire la situazione giuridica di terze persone che si sottomettano
in modo volontario alla JEP (agenti dello Stato diversi dalla forza
pubblica e dai civili) ed infine (v) cessare i processi in caso di
proteste sociali.
!108
- L’unità di investigazione e accusa.
- La segretaria esecutiva.
- La segretaria giudiziaria.
- Un gruppo di analisi delle informazioni.
- L’organo di presidenza.
- Un ente governativo.
Inoltre, con l’Accordo 001 del 9 marzo del 2018 sono state indette delle
Commissioni e dei Comitati:
138 Ibidem.
!109
durante il processo della consegna delle armi delle FARC. Le condotte che sono
avvenute dopo quella data saranno di competenza della giustizia ordinaria.
La competenza della JEP si estende agli ex membri del FARC-EP, ai membri
delle forze di sicurezza, così come terze parti tra cui altri agenti dello Stato e
civili e terze parti (persone che sono state processate per protesta sociale).
Agenti dello Stato e terzi possono comparire dinnanzi alla JEP volontariamente,
a differenza degli ex membri delle FARC-EP e dei membri della forza pubblica.
!110
primo dicembre 2016 , e coloro che si sono impegnati a comparire nel sistema
integrale della verità, della giustizia, della riparazione e non ripetizione non
verranno estradati negli Stati Uniti mentre se il crimine è stato commesso dopo
la citata data, il caso passerà alla sezione di riconoscimento della JEP. La
persona potrà ottenere dei benefici solo se contribuirà alla verità e alla
riparazione delle vittime140.
!111
CONCLUSIONI
!112
promesse incompiute da parte del Governo e successivamente agli attacchi
militari verso alcune zone che sfuggivano al controllo statale. Negli anni ’60,
con l’influenza della rivoluzione cubana vediamo emergere altri gruppi
guerriglieri di origine comunista, tra questi le FARC-EP e l’ELN. Quale
conseguenza della nascita di questi gruppi armati, vediamo nascere i gruppi
paramilitari: un insieme di mercenari assoldati dai grandi latifondisti per
rispondere alla minaccia guerrigliera che si era espansa sempre di più ed in
seguito appoggiati anche dallo Stato, per fronteggiare i gruppi armati insorgenti.
Il periodo tra il ‘65 e l’81, è marcato dagli scontri tra i gruppi guerriglieri
e lo Stato.
Nel periodo tra l’82 e il ’95, si registra una tendenza crescente dovuta
all’espansione della guerriglia, all’irruzione dei gruppi paramilitari, alla
propagazione del narcotraffico, alle riforme democratiche e alla profonda crisi
dello Stato.
Dal ‘96 al 2002, il conflitto registra livelli critici mai registrati fino a
quel momento dovuti alla lotta contro il narcotraffico e i gruppi armati
guerriglieri.
Dal 2002 al 2016, con il Plan Colombia, le politiche di sicurezza e gli
accordi con le AUC del Presidente Uribe Vélez, vediamo un forte indebolimento
delle FARC, la smobilitazione di molti gruppi paramilitari e l’estradizione negli
Stati Uniti dei narcotrafficanti più sanguinari del Paese.
!113
Il regime politico è sempre stato un regime democratico formale e
debole, ridotto ai processi elettorali e incapace di garantire i diritti politici dei
sui cittadini. Lo dimostra anche il fatto che per 30 anni, prima che si arrivasse
alla Costituzione del ’91, in Colombia regnava l’Estado de sitio dove lo Stato si
era sottomesso al potere militare e di conseguenza vigeva uno stato di
emergenza dove non vi era libertà di espressione o manifestazione nonostante si
trattasse di una democrazie e non di una dittatura.
La forte instabilità politica a livello istituzionale dimostra quanto i
diversi governi che si sono succeduti non siano stati in grado di garantire una
democrazia stabile, una pace duratura e delle garanzie nel rispetto dei loro
cittadini.
!114
FARC, senza ritirare gli Accordi de la Uribe ma limitando la negoziazione al
tema del disarmo, della smobilitazione e privilegiando le comunità più colpite
dal conflitto, attraverso il piano di riabilitazione nazionale (PNR). Tutto questo,
però, condusse ad una sfiducia da parte delle FARC che successivamente
abbandonarono gli accordi.
Gli Accordi del Caguán o Acuerdos de los pozos (1998 - 1982) con il
Presidente Pastrana hanno rappresentato un buon tentativo di negoziazione e una
speranza di pace per la popolazione colombiana. Data la situazione tesa tra i due
gruppi armati, si decide di fare due negoziazioni separate ma parallele con le
FARC e con l’ELN che però si dimostrarono anch’esse inconcludenti. Quando
iniziarono i dialoghi, vennero stipulate delle condizioni essenziali per
proseguire: (i) che venisse istituita una zona di distensione per stabilire un
dialogo sicuro e senza interferenze, (ii) che l’esercito combattesse il
paramilitarismo e (iii) che il Presidente fosse in grado di riunirsi con il gruppo
guerrigliero. Si trattò di una negoziazione durante il conflitto dove non si
contemplò il cessate il fuoco. Un elemento chiave in questo processo, fu
l’articolo 8 della Legge 418 del 1997, che sospendeva l’ordine di cattura per i
rappresentanti della guerriglia, senza violare le norme penali e garantendo loro,
sicurezza ed integrità, per partecipare ai processi di pace. Importante
avvenimento fu la Diplomacia por la paz, una strategia politica che cercava il
coinvolgimento internazionale, da cui nacque il il Plan Colombia, un accordo
bilaterale tra il Governo colombiano di Pastrana e quello degli Stati Uniti,
progettato per promuovere la pace, lo sviluppo economico, aumentare la
sicurezza e porre fine al traffico illegale di droga.
Con il Presidente Uribe Vélez si apre una nuova era nel panorama delle
negoziazioni di pace. Una delle prime cose che il Presidente decise di fare fu, in
maniera strategica, ratificare lo Statuto di Roma della Corte Penale
Internazionale, appellandosi alla disposizione dell’art. 124, mediante la quale la
giurisdizione penale, in relazione ai crimini di guerra, veniva posticipata di 7
!115
anni. In questo modo, voleva raggiungere un Accordo di Pace con le forze
armate illegali prima che lo Statuto di Roma fosse operativo, in modo che i
criminali autori dei crimini di guerra si consegnassero alla giustizia senza la
paura di cadere in mano alla CPI. Lo Statuto di Roma entrò in vigore, nella
giurisdizione colombiana, nel novembre 2002, per i crimini contro l’umanità e
genocidio.
Gli Accordi di Santa Fe de Ralito (2002 - 2008) con il Presidente Uribe
Velez, rappresentarono fino a quel momento gli accordi che ebbero più
successo. Firmati tra lo Stato e i gruppi di Autodefensas Unidas de Colombia
AUC, questi accordi prevedevano la smobilitazione dei gruppi paramilitari, il
cessate il fuoco bilaterale e la reintegrazione dei gruppi alla vita sociale e
politica del Paese. Ciò portò all’approvazione da parte del Governo della Legge
n. 975 del 2005, conosciuta come ley de justicia y paz che rappresentò un
quadro giuridico che cercava di rispondere, in parte agli standard di giustizia
transizionale in materia di diritto alla verità e giustizia per le vittime.
Nel 2016, si è arrivati agli Accordi de La Habana tra il Presidente Juan
Manuel Santos e il gruppo guerrigliero delle FARC-EP. L’accordo racchiude sei
punti, in cui sono enumerate tutte le misure di giustizia transizionale, attraverso
un sistema di integrale di verità, giustizia, riparazione e non ripetizione, che fino
a quel momento si era presentato in modo parziale o quasi nullo. Questo accordo
consente, non solo le garanzie per le vittime, ma una transizione vera e propria
da una situazione di conflitto armato interno ad uno stato di nuova democrazia.
Si tratta di un accordo senza precedenti, innanzi tutto per la fermezza di
entrambe le parti e per la completezza tecnica del quale è dotato.
A differenza dell’Accordo del Caguán, questa volta non c’è sfiducia da
entrambe le parti e ad aiutare sono stati gli Accordi di Santa Fe de Ralito, grazie
ai quali c’è stata la smobilitazione dei gruppi paramilitari. Ciò, ha notevolmente
avvantaggiato le negoziazioni, poiché la loro smobilitazione era vista dalle
FARC come un requisito essenziale per procedere.
!116
Il contenuto dell'accordo sulla giustizia e le vittime, concordato tra il
Governo nazionale e le FARC-EP, rappresenta un modello di giustizia
transizionale che è assolutamente diverso da quello implementato con le AUC.
Sebbene, in sostanza, siano strumenti sviluppati nello stesso contesto di violenza
generalizzata, rispondono a contenuti, sviluppi e aspirazioni profondamente
diverse.
Inoltre, il modello di transizione concordato con le FARC-EP, è un
riferimento importante nella disciplina della giustizia transizionale a livello
internazionale, data la novità e la praticità delle sue disposizioni. In questo
senso, il suo contenuto evidenzia un processo di trasformazione e adattamento
alle realtà politiche e sociali del Paese, arricchendosi dalle lezioni e dagli errori
del passato, al fine di fornire meccanismi di transizione sempre più consolidati.
Questo ha inserito la Colombia al centro della discussione e l'analisi di giustizia
di transizione, a livello internazionale.
Dato che si tratta di un argomento in pieno svolgimento, è troppo presto
per stabilire se questa esperienza può superare le numerose sfide date
dall’accordo, o stabilire se questo modello garantisca una transizione efficace
post bellica che normalizzi la democratizzazione del Paese.
Il modello applicato alle AUC, invece, aveva più implicazioni, per essere
una sottomissione alla giustizia, in parte sviluppato alle spalle del Paese, senza
la partecipazione delle vittime, senza meccanismi di controfirma, che trasbordò
le capacità delle autorità giudiziarie di carattere nazionale. Il modello di
transizione progettato tra il governo e le FARC-EP ha gli elementi necessari per
potersi affermare come un’esperienza di transizione più sviluppata e completa
nella storia attuale del Paese.
Nel terzo Capitolo, abbiamo analizzato la questione del diritto alla verità.
La possibilità di conoscere la verità, non è solo una questione che porta le
vittime a sentire di aver raggiunto una giustizia personale. Il concetto di verità
!117
va al di là di questo: la verità, una volta ottenuta, condurrebbe alla costruzione
della pace, poiché solo attraverso una memoria storica collettiva che porti a
facilitare i processi di coscienza, collettività e sensibilizzazione verso le vittime,
si arriverebbe alla riconciliazione e al perdono.
Bisogna distinguere la “verità reale” dalla “verità procedurale”: la prima,
è correlata alla costruzione dei fatti, dei racconti che la società ha il diritto di
conoscere; la seconda, è legata al diritto di giustizia, riduzione dell’impunità e
applicazione delle sanzioni. Quest’ultima, ha il bisogno di essere aiutata da altri
strumenti, come dalla Commissione per la verità che si occupa delle indagini
extra giudiziarie che si creano in situazioni di debolezza istituzionale e mira a
dare uno slancio al lavoro giudiziario. Attraverso questa si materializza il
carattere riparatore, restauratore e simbolico di cui la verità si avvale.
L’obiettivo di creare una memoria storica collettiva, è importante perché questa,
formata dalle varie memorie dei singoli individui, aiuta a motivare la
convivenza, rafforzare la democrazia ma soprattutto promuove e difende i diritti
umani.
Abbiamo visto invece varie definizioni di giustizia transizionale ma è
importante precisare che, in un processo come questo, dove si fa una transizione
verso una democrazia, bisogna seguire la normativa internazionale che impone
di individuare e sanzionare i responsabili delle gravi violazioni di diritti umani.
Una questione sempre più ricorrente è che l’imposizione di sanzioni di questo
tipo, possono ostacolare o, in certi casi, far naufragare gli Accordi di Pace,
poiché in una situazione di conflitto nessun attore sarebbe disposto a partecipare
ad un Accordo di Pace che non abbia alcun elemento attraente per lui. Si può
arrivare ad affermare che, di conseguenza, tutte le strategie di giustizia
transizionale, implicano necessariamente il sacrificio di alcuni elementi o il
raggiungimento di alcuni compromessi. Per questa ragione, ogni società
progetta la sua propria formula di giustizia di transizione in base alle condizioni
politiche e giuridiche imposte dall’ambiente in questione.
!118
Oggi, da parte della comunità internazionale, esiste una maggiore
chiarezza rispetto alle violazioni dei diritti umani a livello normativo e, in base a
ciò, ci sono degli strumenti di cui si avvale la giustizia transizionale, come il
diritto alla verità, alla giustizia, alla riparazione e alle garanzie di non
ripetizione, i quali sono riconosciuti negli strumenti internazionale del diritto dei
diritti umani e del diritto internazionale umanitario, come ad esempio nello
Statuto di Roma, nella Convenzione americana per i diritti umani o nel Patto
Internazionale sui diritti civili e politici.
Per quanto riguarda, invece, l’impunità, non bisogna dimenticare quanto
previsto dal diritto internazionale, come ad esempio la Corte Interamericana dei
diritti umani che critica fortemente gli Stati che consentono l’impunità e non
permettono che venga fatta giustizia, non assicurando così alle vittime, le giuste
garanzie di riparazione e non ripetizione.
Le Commissioni per la verità sono organi che si occupano di studiare il
passato, avere un’immagine più completa possibile di certi abusi di diritti umani
o di violazioni del DIU commesse in un determinato lasso temporale. Queste si
caratterizzano per il loro carattere temporaneo e di solito posseggono un tipo di
autorità per collezionare le testimonianze e i dati che documentano il passato
ma, quasi sempre, non hanno potere giudiziario per andare al di là nella
determinazione della verità.
!119
Analizzando la CEV, possiamo riscontrare che questa rispecchia i 5 principi
delineati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani:
− La decisione avvenuta a livello nazionale attraverso il referendum popolare
che ha permesso l’attuazione degli Accordi di Pace e, quindi, l’istituzione
della Commissione;
− Le azioni penali che avverranno attraverso la JEP;
− La Commissione è unica in quanto si è stabilita in base all’unicità del suo
contesto, dando luogo ad un maggior senso di appartenenza, anche
attraverso il report sulla verità che verrà redatto alla fine del mandato; si
tratta di un organo che si è stabilito grazie alla volontà politica, alla fermezza
degli accordi;
− L’indipendenza operazionale si può osservare nella sua composizione e nel
suo funzionamento. La Commissione è un organo trasparente ma non è del
tutto indipendente a livello economico nonostante abbia un budget
prestabilito;
− L’appoggio internazionale è un’altra componente presente ma abbastanza
distaccata, non direttamente collegata con la CEV. Come abbiamo visto,
negli accordi, le Nazioni Unite hanno avuto un ruolo partecipativo e
simbolico nel fare da garanti per la consegna delle armi da parte delle
FARC.
La Commissione rispecchia quasi tutti i canoni presenti nelle
raccomandazioni dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti
umani sugli strumenti del rule of law per le società che hanno sofferto un
conflitto armato, in quanto viene approvata da un Accordo di Pace, è dotata di
un mandato, un regime legale e una natura giuridica proprie e ben specifiche.
Può beneficiare delle autorità, per investigare liberamente e agire indisturbata
sul territorio, anche attraverso le 26 case della verità che l’aiutano a compiere il
suo dovere riuscendo a coprire buona parte del Paese. Informa e raccomanda la
JEP sulle persone soggette alla sua giurisdizione dopo averle convocate o
!120
ricevute. Ha un periodo preparatorio di 6 mesi dopo il quale inizieranno i lavori
di due anni e mezzo per un totale di un mandato di tre anni alle fine del quale
preparerà una relazione finale che divulgherà dove all’interno verranno fatte
delle raccomandazioni sulle garanzie di non ripetizione.
La Unidad invece, è un altro organo extra giudiziario stabilito grazie al
sistema SIVJRNR, che ha lo scopo di dirigere, coordinare e contribuire
nell’attuazione di azioni umanitarie, per cercare di localizzare le persone
considerate scomparse, a causa del conflitto armato, e in caso di morte, quando
possibile il recupero, l’identificazione e la consegna dignitosa dei resti e, quindi,
contribuire al soddisfacimento delle vittime. Questo è un meccanismo che
possiamo leggere in chiave del diritto alla riparazione e alla giustizia delle
vittime.
È la prima volta che viene attuato nell’ambito di un contesto di giustizia
transizionale, poiché, di solito, le riparazioni che avvengano, sono più di natura
economica o nulle. Ma, pur avendo un ruolo extra giudiziario, questa compie
una funzione di giustizia poiché garantisce che i rapporti forensi e gli elementi
materiali associati ai cadaveri possano avere un valore probatorio giudiziario.
La JEP, al contrario dei primi due strumenti, è un organo giudiziario, ed è
stata creata per soddisfare il diritto alla giustizia delle vittime, offrire loro la
verità e contribuire alla loro riparazione in termini morali. Ha il compito di
indagare, chiarire, giudicare e sanzionare i crimini più gravi. Parteciperanno gli
ex combattenti delle FARC, i membri della forza pubblica, altri agenti dello
Stato e i civili in forma volontaria.
In merito all’impunità, possiamo sostenere che nel contesto nel quale ci
troviamo, non è prevista, poiché è stata prestabilita una sala apposita che
analizzerà i casi individualmente e deciderà unilateralmente se concedere la
libertà vigilata, condizionata, oppure, concedere l’amnistia o l’indulto, una pena
totale o scontata.
!121
In generale, penso che l'attuazione della giustizia transizionale in
Colombia si stia realizzando in maniera appropriata e conforme alle necessità
del caso, seppure si deve notare una preoccupante lentezza nella sua
concretizzazione. Inoltre, si presenta come un nuovo modello di giustizia nello
scenario attuale in quanto, non solo ha creato un sistema integrale inedito, in
grado di soddisfare a pieno i diritti delle vittime, ma ha creato un meccanismo
giudiziario efficace e pro-attivo. Adesso si può solo aspettare e osservare se
tutto andrà come previsto nei prossimi anni.
Nonostante la pace pattuita, bisogna ricordare che in Colombia,
continuano a coesistere vari attori criminali su buona parte del territorio, con cui
non si è ancora giunti ad un accordo. Questo provoca una grande sfiducia ma al
contempo dà anche speranza, che grazie ai grandi passi in avanti fatti, si potrà
arrivare ad un punto fermo e giungere ad una vera pace, stabile e duratura.
[…] la pace perpetua, che succederà alle tregue, chiamate falsamente trattati
di pace, non è un’idea priva di senso, ma un compito che, risolto poco a poco, si
avvicina costantemente al suo fine, poiché, i progressi dell’umanità seguono un moto
che diviene, col tempo, sempre più veloce.
!122
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