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IL SISTEMA GIURIDICO ITALIANO CARLOFIORE
Professore ordinario nell'universitlt di Napoli
DIRITTO PENALE
Parte Generale
UTET UTET
INDICE
3. TI diritto penale dell'etllliberale ..... ~ .................................................... . p. 37 C) Delitti politici cornmessi aIl'estero. La nozione di "delitto politi-
3.1. Francesco Carrara e la Scuola "classica" del diritto penale ........ . » 37 co" a!- ~ensi dell'art.8 c.p. e il problema dei limiti costituzionali all'e-
3.2. TI codice Zanardelli ....................................................................... » 41 stradlZlone .......................................................................................... . p. 99
3.3. Scuola Classica e scuola positiva del diritto penale. Gli esiti di
un dibattito .......................................................................................... . » 43
4. Il codice penale del 1930 .................................................................... . » 47 ..ji CAPITOLO TERZO - 1 limiti personali all'obbligatorieta della
5. TI diritto penale italiano fra il Codice Rocco e la Costituzione repub- » 104
blicana. Gli atteggiarnenti della dottrina ........................................... .. » 52 legge penale: le "immunita" ................................................ ..
1. Nozione di irnmunitll penale personale .............................................. . » 104
2. Le irnmunitll di diritto interno ............................................................ . » 105
PARTE SECONDA 3. Le irnmunitll di diritto internazionale ................................................. . » 106
LA LEGGE PENALE
CAPITOLO PRIMO - Legge penale e Stato di diritto ................ . » 59 PARTE TERZA écu> UeH-
1. 1 diversi aspetti del principio di legalitiL. ........................................... . » 60 ILREATO
2. La riserva di legge in materia penale.................................................. . » 61
2.1. Esclusione della potestll legislativa delle Regioni in materia
penale .................................................................................................. . » 63 SEZIONE PRIMA - CAPITOLO DNICO - Introduzione alla dottri-
2.2. Leggi delegate e decreti legge ..................................................... . » 64 na del reato ............................................................ ·.. ·.. ···· .. ···· .. » 109
2.3. Consuetudine e diritto penale ...................................................... . » 65
2.4. Nulla poena sine lege .................................................................. . » 67 1. Premesse generali all'analisi del reato ............................................... .. » 110
3. TI principio di "tipicitll" dell'azione punibile ...................................... . » 68 1.1. Oggetto e funzioni della teoria generale del reato ...................... .. » 110
3.1. Principio di legalitll e principio di tipicitll ................................... . » 68 1.1.1. La parte generale del codice penale come referente essenziaIe
3.2. Il principio di "tassativitll e determinatezza" della fattispecie della dottrina del reato ............................................... ·· .. ··· .. ·.. ·· .... ·.. ·· .. · » 111
legale .................................................................................................. . » 69 1.2. Considerazioni prelirninari sul metodo della dottrina del reato ... » 113
3.3. Tecniche normative e principio di legalitll: struttura del bene 2. Lo schema "tripartito" del reato nella configurazione tradizionale.
tutelato e struttura del precetto ........................................................... . » 71 La dottrina di E.Beling ...................................................................... .. » 117
4. Il divieto di analogia ........................................................................... . » 74 2.1. L'emers~one d~~ c~n~e~o.d~ ",~atto tipico" e la sua separazione
5. L~gge,~ fonti subordinate. Il problema delle c.d norme penali "in dalla categona dell anuglundlcltll .................................................. .. » 117
blanco ................................................................................................ . » 79 2.2. TI valore dell'antigiuridicitll nel modello belinghiano della tri-
6. Il principio di irretroattivitll ................................................................ . » 81 partizione ............................................................................................ . » 118
6.1. Irretroattivítll e non ultrattivitll delle norme penali incrinúnatrici ... . » 81 2.2.1. Le ulteriori determinazioni dell'antigiuridicitll. Il problema
d~~le f~ttisv.ecie "a forma aperta" e la c.d. antigiuridicitll "espressa"
6.2. "Favor reí" e successione di leggi penali.. ................................... . » 84 e speclale ........................................................................................ .. » 120
6.3. Nozione di legge "piu favo{eyole" .............................................. . » 88 2.3. La dottrina degli "elementi negativi del fatto". Critica .............. .. » 124
6.4. Successione di leggi tempoiimee, eccezionali e finanziarie ........ . » 89
6.5. Leggi dichiarate incostituzionali e decreti legge non convertiti .. . » 91 3. La categoria della "colpevolezza" nella cdncezione tradizionale del
reato .................................................... ·.. ··· .. ·.. ·.. ·.. ·.. ·........................... . » 129
4. 1 limiti della concezione belinghiana e la successiva evoluzione
della dottrina del fatto tipico ............................................................. .. » 130
CAPITOLO SECONDO - L'efficacia della legge penale nello 4.1. L'iI?-~,lusione. ~~, elemeI?-t~ ':soggettivi" nell'antigiuridicitll e di
spazio ....................................................................................... . » 95 elemenU normaUVl nella UpICltll...................................................... . » 130
4.2. Bene giuridico, causalitll, azione nella dottrina del fatto típico.
1. Regole generali sull'efficacia della legge penale nello spazio. La crisi del concetto "causale" dell'azione ........................................ .. » 132
Nozione di "territorio dello Stato" nel diritto vigente e determina- 4.2.1. TI concetto "finalistico" dell'azione e il suo significato per la
dottrina del fatto tipico ...................................................................... .. » 134
zione del "locus commissi delicti" ..................................................... . » 95 4.2.2. Cio che e vivo e cio che e morto della dottrina finalistica del-
2. 1 limiti di perseguibilitll dei reati cornmessi aIl'estero ........................ . » 97 l'azione ............................................................................................... .. » 136
A) Reati cornmessi aIl'estero incondizionatarnente punibili .............. . » 97 5. Dalla concezione "psicologica" alla concezione "normativa" della
B) Altri delitti non politici commessi aIl'estero .................................. . » 98 colpevolezza ........................ :.............................................................. . » 139
XII Indice Indice XIII
6. La struttura del reato nell'ordinarnento vigente .................................. . p. 144 CAPITOLO SECONDO - Condotta ed elemento psicologico nel
7. La funzione politico-criminale delle categorie dommatiche .............. . » 149 reato doloso di azione ............................... '" .......................... . p. 211
CAPITOLO QUINTO - Le cause generali di esclusione del 5. Ulteriori cause di giustificazione e altre esimenti normativamente
fatto tipico ............................................................................... . previste .............................................................................................. .. p. 343
p. 269
6. a) Principi informatori e limiti di funzionamento delle "scusanti"; b)
l. Premessa ............................................................................................ .. » 269 i limiti istituzionali della punibilita ................................................... .. » 344
2. Le ipotesi normative di esc1usione del fatto penalmente rilevante .... . » 271 7. Aspetti problematici di alcune ipotesi di non punibilita..................... . » 348
2.1. Forza maggiore ............................................................................ . » 271 8. Errore ed eccesso nella disciplina normativa delle "circostanze di
2.2. Caso fortuito ................................................................................ . » 272 esclusione della pena" ........................................................................ . » 351
2.3. Costringimento fisico ................................................................. .. » 273 8.1. La regola della "rilevanza oggettiva" delle circostanze di esc1u-
3. Le ipotesi normative di esclusione dei presupposti dell'imputazione sione <l;ella pena <.art.5~, lOco., c.p.) e i1 problema dell' elemento
soggettiva: l'errore sul fatto ............................................................... .. » 275 soggettIv? ~e~e eSlffientI .,' ........,'.:..........,' ... :: .....,' ....,' ............................. . » 351
3.1. Il problema della qualificazione giuridica della condotta viziata 8.2. La discIplina delle eSlffientI putatIve . RmvIo .......................... .. » 354
da errore colposo ................................................................................ . » 277 8.3. L'eccesso colposo ........................................................................ . » 354
3.2. Errore "sul fatto" ed errore sul divieto: limiti corrispettivi ........ .. » 277 9. Cause di giustificazione e reati colposi ............................................. .. » 356
3.2.1. Gli aspetti problematici della discriminazione tra errore sul 10. Cause di non pumbilita in senso stretto e cause generali di estinzio-
fatto ed errore sul divieto: l'errore sugli elementi normativi del fatto. » 279 ne del reato ......................................................................................... . » 359
3.3. Responsabilita per un reato diverso ............................................. . » 283
3.4. Errore su! fatto determinato dall'altrui inganno .......................... .. » 285
4. Ulteriori cause di esc1usione della tipicita: il reato "putativo" e il
reato "impossibile". Il concetto di azione "socialmente adeguata" .... . » 286 SEZIONE QUARTA
4.1. L'errore sul reato impossibile e sull'adeguatezza sociale ........... .. » 292
LA COLPEVOLEZZA
L'AUTORE
ABBREVIAZIONI
SoMMAruO: 1. Nozióne ed ambito del diritto penale vigente. - n. Funzione e caratteri del diritto pena-
le. - 1. II diritto penale come 'sistema di tutela dei beni giuridici. - 2. Diritto penale enorme
morali. - !lI. Oggetto e partizioni della scienza del diritto penale. - l. La scienza del diritto
penale. - 2. Scienza del d,iritto penale e "teorie della pena". - 3. Partizioni della scienza del
diriito penale. - IV. Le fOJ;1ti nonnative del diritto penale italiano.
3.2. Nella misura in cui al diritto penale spetta in via esc1usiva di stabi~ n . FUDziODe e caratteri del diritto peDale.
lire a quali comportamenti umani debba conseguire l' app~icazione di una
1. TI diritto peDale come sistema di tutela dei beDi giuridici.
sanzione di carattere giuridico-penale - e .a quali condiziopi - i1 diritto
penale occupa in realta un posto a se stante nell'ambito del d~ritto pubblico:
La funzione pratico-giuridica del diritto penale e pensabile solo nel qua-
di q1!i la sua autonomia scientifica e sistematica. •
di un ordinamento sociale, quale dato che storicamente gli preesiste.
. .Relativamente recente, per altro, e la separazione fra dirittp peDale,
Come ogni altro tipo di regolamentazione giuridica, infatti, il diritto
~lrIttP prpcessuale peDale e diritto deU'esecuzioDe peDale; cOsi da legit-
da un lato, presuppone un universo di norme sociali, relígiose, eti-
tImare, quanto meno storicamente, una nozione di diritto penale in senso
ecc., in cui affondano le sue radici; dall'altro, contribuisce in modo ri1e-
ampio, che li ricomprende.
aHa tutela e alla disciplina delle formazioni sociali in cui e chiamato
In realta diritto penale, diritto processuale penale e diritto den' esecuzio-
ne pen~e appartengono ad un sottosistema unitario di controllo sociale, in ;~l:l operare, esercitando un molo significativo aH" terno l ' ma col1t: .. '.
. del 11 . 1 .1:..... J'). 1"\ ~QIf\J
contro o sona e.t"~.(\f~
.
g
.A- Q.v(¿ ,.Q-
. <O-tt,O -tll t r') ~
cui l'~o non. sarebbe ~~nsabile senza l'altro. Allelf&rme di <;!iri!t9 penl!le p1esslvO l
TI mezzo specifico di cui l'ordinamento s~per rego1are e indiJiz- €.~)f9\.o '
spetta, In partlcolare, dI nspondere alla domanda: se ad un determinato sog-
zare la vita collettiva secondo determinati fini di política sociale, e costitui- So"" c,\ o,",J::,\
getto debba essere applicata una misura di carattere giuridico-penale e, in
caso affermativo, quale; esse, cioe, indicano il o ' tOIiilap'wdü~r;;;dTn~WedíCOñ(fP¡ta:]i~]]§I~:a,qüalldo occor-
re; viene perseguita in forma coattiva, cioe mediante l'uso della forza. Se,
iliTatti, l'ordinamento'silimitásse semplicemente a prendere atto dell'osser-
reag.ire. .
vanza o dell'inosservanza dei suoi comandi e dei suoi divieti, esso perde-
Le norme del dirittp proces~ual~ penale e quelle di dirittq dell' esecuzio-
tebbe rapidamente ogni capacita di disciplinare e indirizzare la vita colletti- Ao\ ..v'-l>.,
ne penale, dal c¡m!Q loro, ciascunll per la sua parte, stabiliscono le regole
vá. La coazione giuridica tende, per altro, ad assumere, nei vari settori ~\¡~6
all~ qu~i gli or~~i statuali incaricati delÍll prevenzione e della repressione
, dell'esperienza, la forma piu adeguata allo scopo da raggiungere. All'ina- 'f' .
del reatl debB~l10 attenersi nel procedere ai relativi accertamenti e nel far
luogo alla concreta llPplicazione delle diyer~~ misure giuridico-penali. dempime~~2mratto,.~~~,l!.,f~~
)ñl2iirs~~~llll~~i.~Sl19_2,tzL~~je!2~!.
quando ~i yllole distinguere il diritto per¡¡¡l~daJ diritto processuale penale si .l?ec~n.!.~.!? al mancato pagamento di un tributo consegue l'esecuzione for-
ncorr~ t~!Y8~ta a~l'e~pressione "diritto pe!l~Jf! $ostanziale (o "diritto penale zata; l'edificio costruito in violazione dei regolamenti edilizi puo essere
matenale)~ 10cuzlOne che ha un senso solo s~ ap.operata in via di contrapposi- demolito; l'esercizio commercia1e non in rego1a con le autorizzazioni di
zione al ~l~f~ma del diritto processuale p~r¡iiIe': Il suo significato, infatti, e in polizia ~ soggetto a chiusura, e cosi via.
tutto e. p~r.tutto equivalente aquello dell'espresllfone "diritto penale" senz'altra
aggettJ.y~zlp~e. '
~~~5l"ll¡i~~,p.e del
diritto arnministrativo, ~~R~l1"lJ!~~i~=~JU~i..Q
perché e impossibiÍe ripristinare la situazione preesister:te, conforme
all'aspettativa dell'ordinamento (si pensi aIl'uccisione di un uomo) o per-
g.e la semE!i~é E!.2M?~ttiva del s~stino c,oll~ivOl prex~bilmente, noñ
sortirebbe l' effetto di distogliere ~os§e;Q(.anza siella OQrma (ill R~I)~~
~dro~!lQ.il C~!!JLl!l!r..2.E:~lJig. se non guellg di dbyer.Iesti~jl
furto venga stdtlertb, la cosa sottratta).Jn casi del genere, la sola via prati-
c!bile per ütrenere l'effetto di scor!lggi-ªL~,la vi<!l~ione tlella norma di con-
dQ!~L-:;:~."quintli,¡j?~r l!~a ~~~S~~!~!~.g~,~~~2-
teggere - e costitilita da1 ricorso alla _Qne qjfiJflle, il-E!!. contenu!2
co.o:i~, ti'adizionalmente, ad un intervento particolarmente eenetrante
- e percio 7tssai' teínibile neiIa sfera peij'óna1e _irIPC~l sog¡r!:_
to che ha trasgtedito la norma. E, invero, anche a prescindefe~agli ordina-
;>''*' ---¡---~
Introduzione 7
Introduzione
6
menti che tuttora ammettono la pena di morte, sta di fatto che il contenuto guali beni giuridici richiedano la tutela dcl.dilit.tQ.nenale, non puo esse-
deIla sanzione penaIe, consiste, nella maggior parte dei casi, in una priva- stabilito una volta per tutte, ma.4i~lli!!u~~~~~~~~~~~~~ll
zione piu o meno durevole, o addirittura permanente, della liberta personale
(sanzioni detentive temporanee, ergastolo) o in una sua sensibile limitazio- ~~WlWlim~W¡~~~' quindi, m ultima' analisi, dalla struttura della
ne (liberta controllata, divieto di soggiomo in un determinato luogo, ecc.) lUIJ'al',J'U~ sociale e dagli ordinamenti politici che essa si e dati. L'evolu-
ovvero in una piu o meno consistente diminuzione patrimoniale (pene del sistema dei beni giuridici, nel tempo, dipende anche dallo svilup-
pecuniarie, confisca); o, infme, in forme di incapacitazione giuridica (c.d. economico, tecnico, scientifico e culturale e puo talora subire brusche
sanzioni interdittive: per es. interdizione dai pubblici uffici, sospensione da in rapporto a contingenze storiche eccezionali .(si p~ns~ ~o. s~ato
una certa professione, ecc.); sempre comporta una pubblica squalificazione guerra) che possono accentuare l'importanza di alcU~l ~em ~mndic1 ~
del fatto e del suo autore, talora espressamente prevista come sanzione di l'esigenza della loro protezione, in quanto condizlOne dI sopravv1-
carattere accessorio (es. pubblicazione della sentenza di condanna). della comunita.
1.1. Oltre alla gravita delle sanzioni, cio che caratterizza il diritto pena- 1.3. La serieta delle conseguenze minacciate dal diritto penale trae co~
le, rispetto ad ogni altro ramo dell'ordinamento giuridico 2 e il fatto che se alc~ne implicazioni, di cui la coscienza giuridica contemporanea SI
esso prevede l'uso della forza, non gia in funzione della coercibilita (in 11l0stra pienamente consapevole. . . .
forma diretta o per equivalente) di uno specifico obbligo giuridico, bensi La prima e piu generale implicazione che SI connette alla mtrmseca gra-
come reazione dell'ordinamento giuridico statuale alla realizzazione di vita delle sanzioni penali - la cuí applicazione, come si e sottolineato, co~
determinati comportamenti. Il ruolo specifico del diritto pen,ªl~, all'intemo porta di regola il sacrificio di fondame~tali in~ressi dell'ind~viduo.- conSI-
del¡ sistema complessivo del controllo sociale,. e_precisamente quello di ste nell'esigenza che il diritto penale Clfcoscnva realm~nte ti suo. mterv~nto
tfo ~are il :.$,.WLc. ortamenti socialmente . . ti alla sfera degli interessi che si percepiscono come magglOrmente rilevanU per
rn: 1ante atttvazlOne 1 un meccan1smo 1 lssuaslOne. a unzlOné~ la vita della collettivita. L'intervento del diritto penale, inoltre, deve configu-
controllo, infatti, non si esplica qui nelle forme del ripristino ( o dell 'instau- rarsi come necessario per la salvaguardia dei beni giuridici tutelati. Esso,
razione coattiva) della situazione conforme alle aspettative dell'ordinamen- dunque, non soltanto dovrebbe intervenire solo lit dove il suo in~ervento e
to e neppure e affidata a interventi direttamente impeditivi dei comporta- richiesto dalla effettiva importanza degli interessi in gioco; ma il ncorso alla
~enti indesidefati (questo e comito, ~rw.nai, della polizia di sicurezza); minaccia penale deve altresl a arire inevitabile e, uindi ne~ss¡1J:io) W
.A ~\..~ riplb~~s~!~é~%i:tfitttmmaffia d'élIa sanzione e ~a sua concreta -ill!~~~lsce .z: .
_inflizio~..e, pe: il"~so di e~~i~azT~~~,w~1 c;IEEo~~ito~-
~. La mmaCC1a adra sanZlOne concorre a scoraggiare i consociati dal
violare la p.o~!-~~L~~~~E.enafe, la SIIK"'punTll'ale In nso ._, ~~~'!~~W;'.\l,~~,i'J;'k~.\lI4~~~!1~~4"-
appI1cazlOne d 1" . t t urt tt . ~l ,.,,,=Q)'~Wi""~""-'
~,._.",,J,.9ll~.,:¡:l,Mt•.)JQJJll,~J,L~,,U~_.c!,~!!;l,,,~~",~.~~~!:"!a
"""redi s¡¡¡jdifrisPetto'agliartríSettori w.n'OIdiU~ gimjdic9'
vahd1ta e contq!:>U1sce a raffoq;are nei destinatari la convinzione della _w§'-lipmfClfo ai "sussidiarieta" del diritto. penale, c~e. n~ s.o~tolinea il
obb~ta~i'~~~~drgr~ridi~~~p;;';it'~~·_----,~·w~". carattere di ultima ratio nella gerarchia degb strumentl gmndic1 del con-
"" ..'..' ......,"", ,~ ~"'N ,.'S., ,~. "', ",k"~,",{"'" h","",Y"0'~ _,'!."'/'"'" '·c':· ·,J;r"'¡:'¡IU"'~n:~;~;J'<:":f"t'.,=l\,~)~''!I.
trollo sociale, non ha niente a che vedere con l'idea, oggi del tutto superata,
1.2. In questa forma specifica il diritto penale assicura una tutela parti- che il diritto penale abbia una funzione meramente sanzionatoria, rispetto
colarmente intensa alle situazioni considerate socialmente piu rilevanti e alle altre branche dell'ordinamento giuridico: che esso, cioe, si limiti a san-
agli interessi individuali e collettivi che vi si connettono. Le entita cosi pro- Zionare ulteriormente, rafforzandoli mediante al minaccia della sanzione
tette dal diritto penale sono designate dalla dottrina contemporanea cOñiI penale, comandi o divieti gia posti altrove, in particolare nel diritto priva~o.
~ dI ;6eniijug¡i". --- In realta, non solo cio avviene in via del tutto occasionale e sporad1ca,
poiché d'ordinario il precetto penale si presenta come regola originaria (si
pensi al divieto dell'omicidio e in genere dei reati contro la ~ers~na,
2 Con la sola eccezione di quella branca del diritto amrninistrativo che va sotto iI nome di dirit-
to disciplinare; da cui lo distingue, pero, la qualitii delle sanzioni e la competenza ad applicarle.
l'onore, ecc.); ma anche quando alcuni dei presupposti della appbcaz10ne
~ oU(' ~\WJU. Ji ·Si &-t ~Qrt dQ,~~ ~r~üA4'1 ~::-
~V"AC.};): ~ ~I..Á \.,.L ~oLl .'
8 4- \,... Ci I h ~ &-\;~ f?,VU ~~ v\OV .te t,u ¡J\-t' \. '
Introduzione ~\!\~Á\l~ ( , L r I "'~J",t-.
ní: \."; 1 ""'¡I'_ .o
~'VO\.AOv\'! • Introduzion.e, t:::J... ~"4 I~';~''''A
... 'c,,,'7' - •
della norma penale risultano ricavabili in misura pili o meno larga da altri o...\.it\ v.A.O;rQ(l _ . .. .
realta, come ogni altro sistema di norm~ gmndlche, e ~ppunto ~?
settori deH'ordinamento, e comunque del tutto autonomo da essi il coHega-
tale, il diritto penale, mediante la minaccla deHa pena, mlfa ~on gla
mento che, attraverso la norma penale, si viene a stabilire tra il fatto vietato
(il reato) e la sua conseguenza (pena, misura di sicurezza) . bttenlere l'adeguamento della condotta. individuale ad un ~tratto 1mpera-
morale, bensl a disciplinare e indirizzare l'agire nmano nella sfera
.In altre .parole, se e yero che per configurare l'idea del furto e indispen-
sabile far ncorso ai concetti di proprieta, possesso, ecc. e se e yero che la
norma che punisce il furto svolge una funzione rafforzativa della difesa del
diritto. di proprieta, il comando "non robare" ha la sua fonte originaria ed
escluslVa neHa norma di diritto penale che assume l'azione furtiva, con le
sue specifiche caratteristiche, fra i comportamenti ~ quali riserva la conse-
guenza giuridica della pena crimina/e.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~;;~~
¡j diInprincipio,
secondo
all'intrinseco valore di moralita o immoralita deí comportamenti
.. ~.4. ~l!tutela app~!,'i~ qat dir!tt2.lt~W,Sl.l)$d¡J~~~Üeni ~
o vietati. Cio e facilmente dimostrabile in base all'osservazione
n!icl ha un carattere necessariamente" . . n diri~~nale, infat-
colui il quale si astiene dal compiere un'azione moralmente riprove:ole
~el. pro~v~<fér~~ '~.-. 1fite\'Wsl:'''~', che sia anche vietata penalmente - solo per il timore deIla sanzlOne
tra le infinite posslbill forme di a.ggresslOne, solo alcune fra le~i~ficati-
ve e caraRenzzafe: 1m ',~._- , .. ,,-~ non agisce certo secondo un principio moralmente valido, e tuttavia
r~si~~,lt,~~:QWSR2P~tL!!!~~~,~~~~
in conformita deIle pretese del diritto; per converso, puo ben accade-
glii'ñ<ITC~!!!!: leCltl, ,2~!L,.~0 l~differenti g~iU!iIj.tto~e (ancorché che colui il quale violi la legge penale, agisca tuttavia in modo non ripro-
. . . dal punto di vista etico. Cio e tanto yero che l'art. 62, n° 1 c.p. pr~
~rm1atñientern.ecrtiPer altri ~"lrOrdülament07uridico). L'inadem- vede come causa di diminuzione della pena il fatto clí av~ commesso 11
pimento di una obbligazione, ma anche íl C.d. "arricchlmento senza causa"
.. reato "per motivi di particolare valore morale e sociale".
(~. 20~1 ~el codic.e ~ivile) sono, ad esempio, suscettibili di una risposta san-
ZlOnatona m sede clvlle, ma non sono rilevanti per l'ordinamento penale.
2.1. Il distacco del diritto penale dall'etica e ulteriormente connotato
La frammentarieta della protezione penalistica e del resto connaturale
dalla predeterminazione deH'intervento penale sull'esclusiva base di sc~pi
come si e accennato, alla StruttUJa delle sue previsioni, neHa misura in cuí:
di difesa e sviluppo sociale, secondo una logica di bilanciamento fra costi e
attraverso di esse, viene configurata, in via di "tipizzazione", una. moltepli-
benefici che e del tutto indipendente dalla circostanza che i comportamenti
cita di .acc~dimenti deHa vita sociale, il cui ripetersi nel tempo ha appunto
comandati o vietati siano approvati o disapprovati, da/ punto di vista mora-
suggento 1 apprestamento deHa risposta penale. Da questo punto di vista,
le. Vero e che i comandi e divieti del diritto penale sottin,tendono necessa-
oltre che "frammentario", il diritto penale si presenta anche necessariamen-
te "lacunoso" neHe sue previsioni. riamente un giudizio di valore: questo pero non riguarda il significato deIla
condotta secondo la legge etica, ma riguarda esclusivamente la sua utilita o
dannosita, dal punto di vista degli scopi di regolamentazione deHa. vita
2. Diritto penale enorme morali. sociale, perseguiti dall'ordinamento giuridico.
. . I~ diritto penal~ e certo il settore deH' ordinamento giuridico in cui e pili Cío non ha niente a che vedere con il fatto che, quanto piu estesa e la coinciden-
vlslblle .la ~o~~sslOne .di molti precetti e regole di funzionamento con gli
za fra le nonne penali positive e gli orientamenti dell'~tica soc~ale, st~ricamente
condizionati, tantQ piii aumentano le chances che 1 ,p!ecettl p~n~h ven,gano
analoghl pnnclpl morah (o tout court religiosi) ai quali si ispira la vita della osservati· e che viceversa, un ordinamento penale pOSItIVO che Sla ID marufesta
c?mu~ta ..Ma le coincidenze, le intersezioni ~ e gli stessi indubbi rapporti contraddizione ~on il sentimento etico della comunitil, abbia scarse possibilita di
dI denvazlOne dei pili diffusi precetti penali da preesistenti principi enorme imporre le sue tegole, a dispetto della minaccia d~lla pena. Si d:ve anche sotto~
morali - non autorizzano comunque a configurare il diritto penale come la lineare che, talora, gli orientamenti etico-culturah della comumta sono assuntI
dalla legge positiva come punto di riferlmento obbligat~ per definire ~'?ggetto o
proiezione di esigenze, sia pur "minimali", dell'etica socia1e o religiosa.
i limiti di un comando o di un divieto penale. Un esemplO molto esphclto e dato
Introduzione
11
10 Introduzione
111 • Oggetto e partizioni della scienza del diritto penale.
C?, che, "agli effetti deIla legge penale", defmisce come osee-
d~ll'art..52~, ~lt.
n¡ (e qU~dI vletatIa n~rma del precedente arto 528) "gli atti e gli oggetti che,
secondo il eomune sentlmento, offendono il pudore". 1. La scienza del diritto penale.
non possono in aleun modo essere ignorati nelIa, interpretazione del sistema
normativo del diJ;itto penale.
ji
3. ~tig~nt~~<~.r2t~~~~.E"sitivo!w~~9~~m-m~di
Ilr
I legg~n ~_<!L~J2~IJal~~i~wlifjMpmaIi.miWl!rJ~
I
e""'dí guerra, approvati con il r.d. 20 febbraio 1941, n° 303, e in vigore dal
"r' otto5re 1'941. Le norme in essi contenute si applicano rispettivamente "ai
militari appartenenti ad armi, corpi, navi, aeromobili o servizi in generale,
destinati ad operazioni di guerra" (art. 6 c.p. mil. g.).
CAPITOLO UNICO
SOMMARIO: 1. Al1e origini del dhitto penale moderno: il giusnaturalismo laico. - 2. TI diritto penale
dell 'illuminismo. - 2.1. Lo stato della legis1azione penale al1e soglie del secolo xvrn. - 2.2. La
filosofía politica dell'illuminismo e il problema penale. Montesquieu. - 2.3. (Segue): Cesare
Beccaria. - 2.4. L'illuminismo penale e le origini del diritto penale liberale. - 3. TI dhitto pena1e
dell'etilliberale. - 3.1. Francesco Carrara e la "Scúola classica" del diritto penale. - 3.2. 11
Codice Zanardelli. - 3.3. Scuo1a c1assica e scuo1a positiva del diritto penale. Gli esiti di un
dibattito. - 4. 11 codice pena1e del 1930. - 5. Il dhitto penale italiano fra il Codice Rocco e la
Costituzione repubblicana. Gli atteggiamenti della dOltrina.
BIBLIOGRAFIA: M. A. CATIANEO, La teoria della pena in Hobbes, in: Jus, 1960, 168 ss.; ID.,
Delitto e pena nel pensiero di Christian Tomasius, Milano, 1976; F. CORDERO, Criminalfa. Nascita
dei sistemi penali, Bari, 1985; P. COSTA, Il progetto giuridico, Milano, 1974; L. FERRAIOÚ, Diritto e
ragione. Teoria del garantismo penale, Bari, 1989; D. MELOSSI- M. PAVARINl, Carcere efabbrica.
Alle origini del sistema penitenziario, Bologna, 1977; 1. MEREU, Storia dell' intolleranza in Europa,
Milano, 197; S. MOCCIA, Carpzov e Grozio. Dalla concezione teocratica alla concezione laica del
diritto penale, Napoli, 1979,9; M. PORZIO, Sistemi punitivi e ideologie, Napoli, 1965; G. RUSCHE -
O. K.rRCHENHElMER, Punishment and Social Structure, tr. il.: Pena e struttura sociale, Bo1ogna,
1978; M. SBRlCCOLl, Crimen laese majestatis, Milano, 1974; G. TARELLO, Il "problema penale" nel
secolo XVIII, in Idee e atteggiamenti sulla repressione pena le. Materiali per una storia della cultura"
giuridica, raccolti da G. TARELLO,V, 1975, 13 ss.; H. WELZEL, Naturrecht und materiale
Gerechtigkeit, 1951, tr. it.: Diritto naturale e gistizia materiale, Milano, 1965, P. ID, 163 ss.
Per guanto sia largamente invalso l'uso di far coincidere la nascita del
diritto penale moderno con la sua elaborazione nel pensiero i1l~--rstl.COdcl
------~---------------------------- ~ ~
1 presupposti culturali e istituzionali del diritto penale vigente 21
20 Parte prima
I b\k&
<tu-~ 1 Illeclto VIene ldentlf!.fato .S2.~Xatto che contraddice alle regole di una
U;;¡, in base a criteri di ragione rivestiril implicaziom 1 gran e rilievo per la
I -\. v-.J:Jv..
W· ,l. Jl.. t?j..,t. oidínata e pacifica co~u!H..t! di ess~Et raiioñatr.L~;-grtiñaiCa appare
~t!~Cll\.."",,00~'fo ~W "'~ )\ ,--"-,~",w,,_,
I - <t ~>.u;Á ~l.~ Tf)? .~i.i¡I. 9 S, MOCCIA, op. cit., 46 ss,
10 De jure belli ac pacis libri tres, 2, XX, l, l. S. MOCCIA, op. cit., 55, ha oppo~~~e~te
7 S. MOCCIA, Carpzov e Grozio, cit., 22. sottolineato. che la citatissima definizione Groziana trova nella sua stessa opera slgmfIcauve
.¡;Orre,dollÍ in senso utilitaristico, fra l'altro attraverso l'estesa citazione del De Ira di Seneca:
8 B. CARPZOV, Practica Nova Imperialis Saxonica rerum criminalium (1635) a cura di J
S, F, Bohmer, Francofurti ad Moenum 1758, ID, 134.1,356. , . prudens punit quia peccatum est, sed ne peccetur. Revocari enim praeterita non pos-
símt: futura prohibentur" (De jure, 2, XX, IV, 2).
24 Parte prima
1 presupposti culturali e istituzionali del diritto penale vigente 25
tutela dei diritti individuali: la cui considerazione nell .
. . .. ' a prospettIva della tutte quelle condotte che comunque interferissero con l' esercizio
conceZIOne teocratIca del dintto era pratI'came t ' . ¡anr!"n!,
Ul ' . .... '. n e IneSIstente. potere o con l'interesse del sovrano~ Per i delitti di lesa maesta, la l2ena '
tenon paSSI In dlfezIOne dI una maggiore tutela dei dirittI' dell" di .
duo saranno '. . In VI- !:..E~~!m~~~':'1~IlA~Yii~~adoperata su larghissima scala anche-t SI '.¡" ti?
, 00 inflitta nei modi piii vari ed atroci. 1 ~ ~
. COmplUtI, soprattutto a partire dal secolo XVIII d
all 'Ideologia utilitaristica si affiancheranno in parte com d . ' ~uan ~ non particolarmente
quell .d i ' " '. ' e envazIOne dI mutamenti della struttura economica, connessi con il trapasso ~ ... ~
Critic:' ~ e~ ~gIe . um~n.ltane" e "~rop?rzionalistiche", convergenti nella
feudale alla nascente societa capitalistica davano luogo di tanto in ~~\'O~
d' ' s~IICIt~ o ~phclta, alla legIslazIOne vigente, e ispirate all'obiettivo
1 una razlO.nal!z~a~lOne ed umanizzazione degli ordinamenti penali e dell a veri e propri fenomeni di repressione di massa (per esempio del ..!l.AA
procedure glUdlzlane. e gal,olldalgglo) alla cui origine vi era il pericolo costituito dai fenomeni di ~t'.J
upceri:lz3LZI<me e di supersfruttamento dei ceti contadini e dalla nascita del
ttol,roletan,ato nei grandi agglomerati urbani: reati di incerto statuto -
pubblico e privato - si aggiungevano cosl a quelli tradizionali; e ovun-
2.11 diritto penale dell'iIIuminismo.
incrudeliva la difesa della proprieta. infrazioni di lieve entita si
BIBLIOGRAFIA: AA.VV., Secondo centenario della '. , non solo alla
pene" di Cesare Beccaria a cura dell'Accademi d' !!ub~/¡cazlOne dell opera "Dei delitti e delle
gno internazionale su C~sare Beccaria a cu:a ~I II~ceI, ~o~a, 1965; AA.VV., Atti del conve-
AA.VV., Atti del congresso internazionale~ Cesare B~ ~ca emIa .d~IIe ~ci~nze, Torino, 1966;
del Centro Nazionale di Prevenzione e Dffi S 'al cca,na e la polmca cnmlnale moderna, a cura
e legislazione, Milano, 1966; In., Anselm ;:a OCI e, MIlanO, 1~91i M.~. CAITANEO, llluminismo
o dottrina penale di Karl Grolman nellafil::se;;}:c~fi~~~ofo e glU:~s~allb~rale, Milano, 1970; In.,
na della cultura giuridica cit rn 1 Bolo 1973 glUn lca del cntlclsmo, m Materiali per una sto-
sofia di Kaht, Milano, 1'981'; A: CAVAJ!,:a, L 'dif,.261.ss.; In., Dign.ita um.ana e pena nellafilo-
FOUCAULt, Sourveiller et punir. Naissance de l~ CO.1 IcaZlone pen.a le In Itaba, Milano, 1975; M. relative "poenae extraordinariae"), a cui si e gia
della prigione, Torino, 1976; G. GUARNERl D' pr!so,:, 1~75, tr. It.: S0rv.egliare e punire. Nascita
ca tra Feuerbach e Grolman sugli scopi d l~scusslOm an~lChe e nuove. VIva attualita della polemi-
accennato. L'assolutismo monarchico, in particolare quello francese, cono-
pen., 1942,1,7; M. MAEsTRO Cesare e ? pena e .s~ !ondam~nto dell'imputabilita, in Giust. sceva, del resto, strumenti mediante i quali il sovrano si sostituiva,
MocclA, Contributo ad uno s;udio SUll:~~~~;~ap:~:I;';¡f'li 'f;ll; rY;0rma pena. le , .Milano, 1977; S. all'occorrenza, al potere giudiziario, infliggendo finanche la pena diretta-
1984, 131 SS.; E. PALOMBI, Mario Pa ll' " . . : egel, m RIV. a. dir. proc. pen.,
Napoli, 1979; P. NUVOLONE Delitto e pgaeno a le on8,lnl de.lla SClenza penalistica del secolo XIX
' na ne penSlero dI G DR" . . '
mente, attraverso un suo ordine ("lettre de cachet'). Ma ovunque il genera-
pen., 1961 , 595 SS.; G. SOLAR!, Kant e la dottrina ena ' .. 0m:'gnO~I, m RIV. a. dir. proc. le disordine normativo, l' oscurita delle disposizioni e la diseguaglianza
~I. I?a Kant a Comte, a cura di L. Firpo, Bari, 19~ le dell~ refrlbuzlOne, m f:afilosofia politica.
aallano da Cesare Beccaria ai nostri giorni 3' d
codificazione penale nel secolo XVIII G '
'1:
79 SS., U. SPIRITO, Stona del diritto penale
~., lTenze, 1974; G. TARELLO, Le ideologie della
nella loro applicaiione facevano della legge tino strumento adatto, phI che a
e atteggiamenti, cit., 201 ss. ' enOVa s .. , ma 1973; ID., Montesquieu criminalista, in Idee rendere gi.ustizia. alla rovina dei cittadini inermi e alIa impunita organizzata
degli appartenenti alie classi dominanti e dei ribaldi di ogni ceto.
La produzione leglslativa era ovunque caratterizzata da ripetitivita,
<'~l.• LgJ/~~
~,
dAel~?t1az!ope penale al/e soglie del secolo XVIII
\~lNl~ .
sovrabbondanza, ricorso all'enumerazione casistica, difficile conoscibilita,
\"'"\",,-\.1\.. dovuta all'inesistenza finanche di semplici raccolte, o repertori affidabili.
. E c~rta~ente superfluo soffermarsi piii che tanto o abbondar . La segretezza del processo, il sostanziale disconoscimento del diritto di
phficazIOm d 1 1 ' e In esem- difesa, la pratica legale della tortura, facevano il resto. Forse neJ!uno ha"
namenti penali e ede~~sto arg:nent~ n~te -:- sulle ~aratteristiche degli ordi-
'. . e proce ure CnmInalI nel penodo a cavallo tra il XVII sintetizzato questo stato di cose cou.J'effis,ac:¡ja ¡c.2!!..;:ui ilManzoni ,d~
e.11XY?J! §t(,solo. Ineguaglianze di trattamento disordine no t' "Colonna 1 ~ cogliere la dimensione oppress1vadi un sistema di
seguenti arb'tr . ta . " 'T·. ' rma IVO e con- leggi,~~i~
le altre. 10 ~o~~ , ehis~e~a lcrubdelta, connotavano ad ogni livello gli uni e
_ uog SI ce e raYano ancora - pur '. . "GliS'Crittori [ .•. ] moltiplicavano le leggi con l'intepretarle, stendendone,
che in passato - processi per m'a ia e str:-. se In mISUfa mmore per analogia; l'applicazione ad altri casi, cavando regole generali da leggi
zione dei reatI' era-'an~'-----al g. ~WleWl.
cora ~ener mente fond ta 11 ~~ue la classifica-
'~~-:-:-:-._- speciali; e, quando questo non bastava, supplivano del loro, con quelle
m~tr
1m con 01. diri'~"-P '" :
tti ~nmini "di
di 1 ~.su,a.SlJ1fl.ma
.• . , dlvlSlg ~n'-
. '-.-0 _ regole che gli paressero piii fondate suIla ragione, sull' equita, sul diritto
ei'eñ'Coeraanaaiósempre accr~sreruro~~tF (dIVIna e umana), il cui naturale, dove concordamente, anzi copiandosi e citandosi, gli uni con gli
~~ \'\ <" c:. ~\¡"".l M I CJ.:)~1lt(). ~ .. mpo, ~~ a te~~~a a ricom- t altri, dove con disparita di pareri: e i giudici, dotti, e alcuni anche autori, in
~OfL\"\Ñ' ~\ ~~ ~~~ ~I\«,
I
I
1 presupposti culturaJi e istituzionaJi del dirirto penaJe vigente 27
26 Parte prima
gressista; e tuttavia presente un forte atteggiamento di critica nei confronti rincipio utilitaristico - a cui fornira pero un fondament~
un p contrattualistico _ Beccaria derivera la formula quasl
del diritto vigente: in particolare per quanto attiene alla repressione del
delitto politico (e segnatamente del mero dissenso politico) e con riguardo da cui fa dipenderé la bonta delle ~ggi: v~e a dire l~ lor~
alla tendenza ad estendere ai funzionari l' accentuata tutela apprestata al "la massima felicita divisanel magglOr num~ro (De~
sovrano mediante la categoria dei delitti di maesta e la corrispondente pras- :fielid:lie~lli~eWp~e~ne~,~§ 1). Ma il SUD contributo p?ncipal~ ~Il~ teone penall
si repressiva. 'illumlinísmo consistera neIl'aver saldato a111dea utlhtana una conce-
de11e finalim de11a pena in cui risultano valorizzate, al tem~ stesso,
,..{"~ne:tti,,e de11a sua umanizzazione - fino a11' aperta P?lem~c~ c?ntro
2.3. (Segue): Cesare Beccaria. Ji Ec..!.....E:"'" \~ -:¡. ci..~ 'J,",,'?~).\t , della pena di morte - e l'esi.senza deIla sua proporzl0n~I~.\~~,,):.~
misura del delitto.tl~ 'f~~~~~\~U ,'B~c.t.~~\
U»\
\""",,\v..A.>Ali!. ,;,~é "'~Mfl¡¿ fi>~":' , ' . .. U.
Per quanto una parte della storiografia piu recente tenda a collocare Prc)POlrzlon:am;a e ragionevoleiza dellepene sono infattl configura~ dl~U~ ~~}O
..••.•.••..., ._ che riprende qui un punto di vista gia espresso ~ Montesq~eu ~ ~~4.."
Montesquieu - per l'asserita dimensione "relativistica" del suo pensiero
- fuori dalle linee di tendenza del movimento illuministico penale, rimane come attributi che ne condizionano l' efficacia, vale a d~e la capaClta ~ ~'.vi 10M s1v
í..t>:;
tuttavia innegabile la sua influenza e il suo decisivo contributo al program- i delitti. Ma da Montesquieu deriva soprattutto 1 altr~ nota ~0~11~d'e.Í,.( ~-:t"O .\\:,:Á
ma riformatore degli illuministi e, dunque, la collocazione del suo pensiero dell'opera di Beccaria, accanto alli-rinnovata concezlOne del fm~ ~N'-I.NO t~
all'origine del dibattito penalistico settecentesco. Il contributo principale di pena: e cioe l'intransigente legalismo~ interamente.l~ perv~de . .f¿V-~I.'t~<:;;\) rt
Montesquieu al successivo s~uppo della dottrina penale dell'illuminismo SuIle órme di Montesquitm, Beccaria indica ne11a legaltta la pn~a ~o~- ~\N.. ~\.t.
viene ravvisato nell'aver egh mdicato JeS!lii §nw staGili, precostituite al deIla liberta e traduceespressamente questa esigenza nel pnnclplO ~~~,;.o...
una vera e propria riserva di legge: "Le sole leggi possono decretare le ~
~ - e~~~!l!e I?rog~~t;J:f da w:gapo di'1?e{lW..da 1 giugicante -
come criterio fondamentale di razionalizzazione di ogni sistema penale; . autorita non
fuori dell'ipotesi dispotica (considerata non idonea aH'Europa) e dell'ipote-
si aristocratico-repubblicana (ritenuta instabile) 14. La dimensione relativi-
stica del pensiero di Montesquieu - apparentemente diretto non all'indica-
zione del miglior diritto penale, in assoluto, ma piuttosto all'individuazione
di quello piu adatto alla conservazione di ciascun assetto storicamente dato
- in nessun modo diminuisce l'importanza di questo contributo, ne il
significato delle critiche al diritto vigente, che con accenti di grande sugge-
stione, e con immensa fortuna, saranno riprese, poco meno di vent'anni
, dopo da Cesare Beccaria.
Dal punto di vista delle premesse filosofiche, Beccaria aPEare, senza
~bio,come un eclettico; ne sono mancati aquesto riguardo, fino ai giomi
nostñ, cnilcñe 'e 'ñOínlerisionamenti del SUD contributo allo sviluppo 'úel
pensiero penalistico 15. Sta di fatto che l' eclettismo di Beccaria - forse non violato il contratto sociale; poiché anora la naz~one si. .
cosl inconsapevole come qualcuno ha ritenuto - mise capo ad una teoria 6é'1íiCIiiepartJ:~reSeñfatadal sovrrulO."Jibe ~s~~~~
pen~e dotat:~'un,!!~~~ c~~!!. WifiU.(cóme i fattrSi1~;ro- d~l contratto e raln!!' !hUl'i!:CC!!~a,~.o.ega (Del de~l~tl e delle pene, ~
"--~. d' h' della venta del fatto: che VI
llI). E dunque ne~sano c~rzo g!u }~'~.'~~'.~'.;7""'~--'
_" . 1( •
ñOdí'diiiiOStrare},"m¿:U1 vennero a convergere, in una sintesi assai felice, i .
diversi filoni delle ideologie penali che percorsero il secolo xvrn. - . . , un magistrato le cui sentenze possano conslstere m mere asserzlO-
Sla C l O e . . al' d d ranno
__ __
'·''''''''''''-~'''''''~-'~--'''''''~'"'.1I_· t'' ' '_ _ _ _=_ _ __
'>'''''''''''''~~'!>.'t.l'~,..
ni ~ negative di fatlÍ particolari" (ivi). ~~_.~:~t&'~,E.~Il_,"!~_U!).~' ov
14
15
G. TARELLO, Montesquieu, cit., 259 S.
Per tutti: U. SPIRITO, Storia del diritto penale italiano, Torino, 1932, 28 s.
rk Sto.-to 1I'~S.dL {J\J.:'A vJ!f\ ~~. t~Q ~tto~~~
16 Esprit des lois, L. VI, ch. XllI e XIV. . \
@ ~ " ~AttQ.C\A~
\\ l
31
1 presupposti culturali e istituzionali del diritto penale vigente
30 Parte prima
questo aspetto, Beccaria prosegue con decisione un discorso gia
~~lOre dtm""~fecraTe''"e=-'~ un,ñil}9! wa BWSIQi la
~sere tali da consentire da parte del iudice" . .
RS avviato da altri; ma cio che contrassegna in modo peculiare la
alla legge;ra'COñSegiieñZa~~~~~~e, a mm~re 1 ~zlo~~nform~¡ o no. _ anche rispetto alla successiva evoluzione dell'illuminismo
IV): cio eSigeumañ'Zi"fUtioTeii--..':' ::.~'p~~_(Del delitti e delle pene, § specialmente italiano - e la coerenza delle opzioni politico-crimi-
niera" al 1 (h ggl scntte, e scntte in una lingua non "stra- il fondamento contrattualistico del diritto di punire e con la finalitil
contrarioP~fno o clie lo pOhrrebbe ~ella "dipendenza di alcuni pochi") ma al pena, identificata da Beccaria con l'ufficio di "impedire i1 reo dal far
, una ngua c e fOrm1 di un libr
privato e domestico" In le " c e
. .
1 ? so1enne e pubbhco
ggI SIllatte a scnttura e al tem
.
uno quasi
' danni ai suoi concittadini e di rimuoverne altri dal fame uguali" (Dei
po stes~o consa-
crazlOne e condizione di stabilita del atto s . ."
e delle pene, § XV). E . la matrice del sistema
societa non prendera mal' una "'
.
Pfi o~Iale.
~orma Issa dI govern [ ]"
...senza la scnttura una
.
malterabili, se non .dalla volont'a genera1e, non SI. corromp o... m cm led leggl
1 a folla degli interessi privati'" . . ano passan o per
mento del patto sociale com ,e,. mvero, se non eSlste "uno stabile monu-
, e reslsteranno le leggi all 1) • • •
tempo e delle passioni?" (D . d l' . d a orza mevltablle del
: el e lftl e elle pene, § V). de/itti e delle pene, § XVII). Ed e ancora
preSlse 11 fattoda )ilu.Due cOs'l"""""tc'e-·s~l.~,""-·~.~,,,·~"·,-,~,,·····,J?'i{Q e cbuw;e e
~a l~gge P!'Il!~~ J~.~icola:e~ dovra descrivere con 1 . del diritto di punire che deriva anche la pretesa di leggi penali
h oIilIlj!~' 1 ! ' ~<~ possa reallzzare senza ecce' .
anc e nell amblto delle leggi di polr~"'''''-''M"-,,,,,,,,,,,,,,,~m -
di chiarezza e certezza, proprio perché "stabile monumento del patto
cittadino deve sapere quando . - aSSlOma generale" che "ogni
Sla " m . base a La coscienza giuridica contemporanea ha coito dunque con molta preci-
Iel ~~A'f~-
~.A .\)~r< A ··_''''k~,,,,•••¡·,,,~·w.N:''''-'''''""''_"''''''''''V'''''''''',,,,,,,,,
tuttI 1 clttadini" (D . i1 peculiare contributo di Beccaria al progresso del diritto penale,
e e e pene, S Jl..JI..lll). . el
'!i.I'1<11iIUV lo ha indicato nell'''aver reso consapevole il pensiero moderno
~ 1:
GVLQ:CO~(:)'oMt~\I~IJ~La funzione di garanzia della legge in materia al d. ,. dell'esigenza di una vera scienza del diritto penale, intesa come costruzione
I'.~ esten••_erSl_ -érefII1in'
~¡;;U, azlone ael casi '- [!el! e, "reovra mfine
in rni ~ ronnc",':;;i
deIr"""accusato aeJ:iéfOi1lli-~"'i"'"w.:.•~._~J~la cattur(iJ
'\1.,,;)
'"" ."" l!A :;;istematica derivante da un superiore principio direttivo" 18.
~~.L'I."'!Á
'1";'-"~ '":!1':_".n""",_,J,,,~_~-2rme
1l1.~adelle v ' "__""""Y"""".",,,,,m,,,,,,,,,,,,_,,,,.~,,,,
del gmdizl, che dovranno . ~.",_,,,,,,,_y~se.r~iu
. bb"i'"lCl,
'"': della
.. TI trattato "Dei delitti e delle pene", in realta, non fu soltanto "l'invoca-
'r ~,'ft\ A -AJ2.!':,'1S~~A Ú ' . .~_~~.&.B~l~,QU?,~ei delitti e delle p'~';~~ XIV)"
1" <."j\
(~'\J)(,JV'V"i~/
~{)'IPlAJ'wi costituiscono una determl'naz' p ez~a che le regole della procedura tita al tempo stesso in cui, attraverso una grande quantita di argomentazioni
~;r)
• lOne essenzIale del si t _ talvolta con ineccepibile rigore deduttivo, talaltra senza un ordine evi-
caso, le pagine dedicate alla pratica della tortura (§ a penale. Non a
'~J""'~'" e; ~ che concemono la pena di m rt ., sono, con quelIe
dente, ma sempre con grande efficacia di persuasione - si indicava ai
C).lQ..Q", \,\.l}";"~) libro; e quelle in cui piu si fa o e/§ ~y:r tra le ~m note, e le piu alte, del
), riformatori la strada da percorrere.
delle ideologie penali "uman'tse~ l~e, letro la facclata utilitaristica, l'afflato Deducendo dall'idea contrattualistico-utilitaria una concezione della
1 ane . pena, che sostituiva alla sacralita della funzione espiativa e satisfattoria
Nell'opera di Beccaria, il processo di secolarizz . . .
_ ancora ben lontano o r. ~'"'''~_.'''~. .. ~~..diritto eenale della pena una logica tutta umana, Beccaria poneva in realta le remote pre-
_ " . . w. ~,. co~ nelia le!!islazio e 11 .
~,,~~~~SI
. messe di una scienza penale che assumesse come coordinate essenziali i
appare mteramente realizzato . Dalle_.sue mam 11 dmtto penale esce defin'- . "fini" e i "mezzi" del diritto penale, e in quella prospettiva andasse anch~
-uñi"~~ 1 ~ra
o 1u 1 It!"o'd[sumrt1tmrSuf~~"'1~"~~~ efaborandole sue costruzioni concettuali.
, oveva mIsurare i co·
La pena stessa nulla conservava d'u ms.po~d ' .
entl compensI e le pene" 17.
col negare ogm' c . na esplazlOne, cosicché Beccaria finiva
onneSSlOne tra la concezio r'
cato e la scienza della legislazione penale. ne re 19lOsa del male e del pec-
18 G. DELITALA, Cesare Beccaria e il problema penale, in Riv. it. dir. proc. pen., 1964,
965.
19 P. CALAMANDREI, Prefazione a C. BECCARIA, Dei delitti e delle pene, Firenze, 1965,79.
17 F. VENTURI, Settecento riformatore, 1, Torino, 1969,706.
32 Parte prima 1 presupposti culturali e istituzionali del diJjtto penale vigente 33
2.4. L' illuminismo penale e le origini del diritto penale libera le.
"""
~\;:~\o... ~a fortuna letteraria e civile dell'opera di Beccaria fu rapida e straordi-
¡no( ú..... ~:;~~~a; altre~anto estesa e penetrante fu la sua influenza sulIa legislazione
~_(i)"í, '0~~ ~. d~l decenm che seguirono. Né l'una né l'altra cosa possono sorprendere,
~~ ~~ VIStO che, da ~ lato, ~l c~to ~egli intelIettuali era quanto mai predisposto a
~<:,\O" ~-\.,U. quel genere dI solIecltazlOlll e che, dalI'altro, l'iniziativa riformatrice di
'?'t\~~ sovrani illuminatPO era oramai prossima al suo sbocco in una fase di complUta ed organica :Ul ;Gflf!!p.0
J2 \ ~~~4"'; p.rofonde .tr~sfo~azio~i sociali e istituzionali. Dal punto di vista cultllf~t<
¡ (1752-1788), con La scienza della legislazione. il cui terzo libro,
oM ~u~s¿"det~rmmo aSSaI rapldrunente una sorta di corto circuito tra Beccaria e la leggi criminali, pubblicato nel 1784, a vent'anni esattí dalla prima
~tb. to-'V1t. ~~chla ~egli enciclopedisti, che egli apertrunente aveva proclamatQ s~o'i edizione delI'opera di Beccaria, perviene nei suoi enunciati quasi alla cón-
\. lsplraton e maestri 21; da essi gli venne la piu ambita delIe consacrazioni cretezza delIe determinazioni di un codice. In una prospettiva di sostanziale
fJ attraverso le edizioni francesi del suo libro; presto corredate dalle note ili continuita , rispetto alla linee generali del pensiero penalistico di Beccaria
D. Diderot e in seguito addirittura di un Commentaire, iniziaImente ~noni- - in particolare per quanto attiene alle finalita delIe leggi penali e agli
mo, ma sicurrunente opera di Voltaire. ' scopi deIla pena - Filangieri compie una poderosa sistemazione concet-
.Quan~ ~ee. ~i. ~eccari~~~~N~~.u,~J?J,'$!rivol!JZ.io- tuale delIe piu rilevanti categorie penalistiche: daIl'imputabilita, al dolo, al
nana lo SI vIde, pOI, dal testo delIa Dichiarazi .. " , tentativo; ed elabora su b,asi la el
~ (ltáV·(i7~e-' tra- !L1!!L~~a che an' ,
, ussero in espliciti p ª!9MUi degli enunciati niu siJm~ti- sche 24.
vi Gel trattato del deli ._.~--",","''''~
~~,~"w..l'!i'1'~'
22 ¡;¡;;;;.r - .
-Vesigenza di uno studio analitico dei principi e delle categorie del dmt-
.1
¡i I to e della procedura penale e evidente anche nell' opera' di Mario PMano
(1748-1799): un pensatore che, sotto diversi aspetti, oltrepassera gli oriz~
zonti del pensiero penalistico tardo-ottocentesco. Da un lato, nena definí-
zione delIa pena e nelIa accentuazione del requisito della proporzione fra
delitto e pena, Pagano sembra anticipare, primo fra gli illuministi europei. il
revival che, sia pure su basi in parte diverse, le istanze retribuzionistiche
conosceranno nelIa dottrina penal' . alI'aItro, con la teo-
pena rill delIa minaccia penale c o m e , r i s p e t t o ai motivi a
--------
In pru:ticolare n~lla famosa lettera al suo traduttore francese, A. Morellet, il cui testo
delinquere, anticipera l' elaborazibne i .prevenzione generale,
completo e nprodotto m C. BECCARlA, Dei delitti e delle pene a cura di F Ventun' Torm'o
1965,361-68. ' , , ,
, ,2~ D~l~a, Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789, particolarmente
slg~if¡catIvI m ,questo sens? sono gli artt, 5 ("La Legge non ha diritto di vietare che le azioni
nOClVe alla SOCleta, Tutto CI? che non e vietato dalla legge non pub essere impedito e nessuno 23 F. Hommel fu chiamato "il Beccaria tedesco"; lit sua ainmirazione per Beccma e chia-
pub essere costretto a fare clb che essa non ordina"); 7 ("Nessuno pub essere accusato arresta- ramente espressa dal titolo che egli diede alla edizione dell'opera di Beccaria da lui curata nel
t~ o detenuto che nei casi ~~nsentiti dalla legge, e secondo le forme che essa ha prescrltte"); 8 1778: "L'opera immortale del marchese Beccaria sui delitti e le pene", La traduzione italiana,
( La Legge no? deve sta~ilrr~ ~he ,pene strettamente ed evidentemente necessarie, e nessuno dell'introduzione di Hornmel all'edizione di Beccaria da lui curata trovasi in BECCARlA, Dei
pub essere pum~o se non m vntii di una legge stabilita, promulgata anteriormente al delitt delitti e delle pene, a cura di F. Venturi, cit" pp, 597-624,
legalmen~~ a~~~lcata"), L'art, 1 della L?ic~iarazione dei diritti dell'uomo del 1793, dal c;;;t~ 24 Filangieri sostiene che la "divisione generale dei delitti I .. ,] consiste I .. ,] nel ridurre ad
suo, stabillva, ~essuno deve e~sere gmdlcato e punito se non in virtU di una legge stabilita, alcune classi i delitti relativamente a'loro oggetti e distingue i delitti in dieci classi (cui corri-
promulgata antenormente al dehtto e legalmente applicata", e il successivo art 15 add' 'ttur spondono categorie diverse di pena), a seconda che essi siano diretti contro la Divinita, contro
proclamava: "Dare effetto retroattivo alla legge e un delitto" l'art 16 infi "b di ~l a il sovrano, contro l' ordine pubblico, la fede pubblica, il diritto delle genti, il buon ordine delle
cetto che "La 1 d ' , , . me, n a val con-
, "egge non eve assegnare che pene strettamente ed evidentemente necessarie" e famiglie, la vita, la dignita, l'onore, la proprieta privata. La scienza della legislazione, Lib, m,
precIsava che le pene devono essere proporzionate al delitto e utili alla societa", p, 2", Cap, XLm, Milano, 1855, 726 ss,
1 presupposti culturali e istituzionali del diritto penale vigente 35
34 Parte prima
con le
1nche per x.;;t,K2I~~ ~ dj,¡i¡tQ J2e.uíilllii..r~U!:~:ia, quello, di '''''''30C'V!I evoluzione della scienza penalIStICa 10 Gennama, favorendo Il _t :)tA.
di istanze contrapposte, nel quadro di un sistema che~~~
prevenire i delitti, come in Becca{ia e in Filllngieri; ed e appunto in
quest'ordine di idee che egli yerra precisando la sua teoria del contrario lraIlltis:se un soddisfacente equilibrio fra la tutela dell'individuo ~ la tute~a Q~
motivo: "Avendo dunque illegislatore in mano il diritto di punire, alla vio- societa. Sia per i teorici della prevenzione generale che per 1 s~stem-
lenza altrui questo potentissimo ostacolo delle pene oppone: allo spirito dei della prevenzione speciale come scopo della p~n~, l'.ista~za hberal-
rei cittadini, che da fallaci piaceri vengono al misfatto invitati, propone un fini cioe per assumere un'importanza pnontana, nspetto al~a
contrario motivo che ne li richiami, propone il timor della pena, argine for- DUIC,,¿.a delle concezioni teoriche 30. TI pensiero penalistico italiano di den-
tissimo e potente ostacolo. In tal maniera, prevenendo i delitti, prestando il illuministica lascera, viceversa, affiorare via via piu nettam~nte ~a
suo soccorso, quando sia il tempo, al cittadino oppresso, o, vendicando, col ¡VC,,.,,·"'··...." di due orientamenti culturali, destinati, alla lunga, a sfocIare 10
giusto castigo dei rei, la liberta civile protegge, e fa nascere la civile sicu- irriducibile contrapposizione.
rezza e tranquillita" 27. Dottrine fra loro opposte, quanto al criterio costitutivo della ~en~, son~
La configurazione della pena come controspinta alla spinta criminosa quelle, rispettivamente, di Pellegrino Rossi (1787-1848) e dI GIovanm
contrassegna anche la teoria penale di G. Domenico Romagnosi (1767- (1768-1747): rigoroso utilitarista il secondo, che alla pena non
1835), univocamente ispirata alla concezione del diritto penale come stru- ~ri,ilclloJLnlJLol¡OsJlcUe;U"altro fine se non quello della pura int~mi?azione e difesa 31;
mento di difesa sociale 28. Degna di nota e, ancora una volta, la significativa sostanzialmente retribuzionista i1 primo, che raVVlsa 11 fondamento della
sintonia con la coeva enunciazione di Feuerbach, per il quale, premessa la pena in un principio assoluto di giustizia, ~ ~ercio - pur ~onvenen~o ~he
rigorosa separazione tra sfera giuridica esfera morale, la pena civile (bür- la pena incontri un limite nel suo scopo (clOe ~a c~ns~~azIon~ de~ ordine
gerliche Strafe) si configura come "coazione psicologica" aIl'osservanza sociale) - finisce tuttavia per aff~~are che 11 ~nncIp~o~O.st~tUtIV~ della
del precetto 29. pena e pur sempre quello antichIssImo dello JUS talzonls. OCChlO per
Feuerbach e consi<!eL¡ttQ,¡m~,Q~i, dalla dottrina di lingua tedesca, occhio, dente per dente" 32.
~E1e i!londa!Qte.~mo.dem.a,.~ª,"~~k¡, .fuef!~tti;egfi Le teorie penali del seco XIX registrano, comunque, un generale arretra-
mento delle concezioni utilitaristiche, proprie dell'illuminismo settecentesco.
~2!!;;iH~",~iu~~,~g~~~:.~ ...~l!~EJ2ar~,. ~!.,5!~~~~.~~!.~~.~~~a e
dall IIlumImsmo penale ItalIano, ma getto anche - non senza qualcne con-
traddizione - un ponte verso il criticismo Kantiano;~'~~!!Rv.~!i'\Qm.o
30 Alla teoria penale di Feurbach, ispirata all'i<lea <lella prevenzione generale: p~a Cad
STUBEL (1764-1828), poi Karl GROLMAN (1755-1829) contrapposero il punto dI vls~a della
prevenzione speciale. La lunga, civilissima, pol~mica fra. F~urbach e Grolman costltul una
tappa fondamentale nella evo1uzione della dottnna penallstlCa tede~ca. Grol~an, per altro,
25 Principij del codice penale, in Opere filosofiche, politiche ed estetiche di F. Mario senza rinunciare al suo punto di vista sugli scopi della penalita, non eSlt? a re~plfe le osserv~
Pagano, Napoli, 1848, 323. zioni di Feurbach che piii nettamente si caratterizzavano in senso gar~tlsta, e 11 Feurbach leg~
26 Op. cit., 324. slatore, dal canto suo, accolse i suggerimenti di Grolm~, per esemplo quanto alla p~edete.nm-
27 Saggi politici, Saggio V (1780), cap. XV, in Opere, cit., 211. nazione legislativa della pena fra un minimo e un masslmo. Sul punto GUARNERI, D¡ScUSSlOne,
11,22,23; CATTANEO, Anselm Feuerbach, 377 S.; La dottrina penale di Karl Grolman, 321.
28 Cfr. Genesi del diritto penale, Capo xvrn, Napoli, 1825, 119 ss.
31 Cfr. Elementi del diritto criminale, t.l, Malta, 1847, § 297 S., 320.
29 P. J. A. v. FEuERBACH, Leherbuch des gemeinen in Deutschland gültigen peinlichen
Rechts, 3" ed., Giessen, 1805, 14 s. 32 Traite de droit pénal, Bruxelles, 1835, lib. m, ch. IV, 427.
Parte prima
1 presupposti culturaIi e istituzionáli del diritto penale vigente 37
L'emersione deIle istanze retributive rappresenta, inizialmente, soprat-
,t;t11tjVO -vale a dire la funzione deIla pena - ma. ~che una progressi-
tutto una reazione aIla forte accentuazione deIle esigenze difensive di deri-
.. nza ai contenuti della legge penale (quali SI nflett~no, soprattut-
vazione illuministica, in cui si intravedevano pericoli per la liberta indivi-
mdiffere eciale dei codici), a favore di un accentuato n:!la l~pegno
duale. Le rime codificazioni ottocentesche, a cominciare dal codjce 12enale
?~Eo~eoll!co_d~L1810<=- ~e:!OmIi'! lr:-~ -:::- er~ labc:>ra;~lPoartJle~~Na
parte generale e, segnatamente, deIla c.d. "teona del reato .
mfattl saldamente organizzate intomo al~a prevenzione generale
e-;-qumdi, sotto l'iñflusso del ~n.to dT;,ista degli illuministi fin de siecle, , ' . Wce("~~ i. ~ ~.A..~
~u.<? a~.Ú({"Ü lJWOJA-O
-'l>
(alcuni dei quali - in particolare Feuerbach _ furono anche apprezzati 3.11 diritto penale dell eta hberale. l.i.I::eW:
legislatori). La nota dominante di questa legislazione e quella deIl'intimi-
dazione, finalizzata aIla conservazione dell'ordine costituito. Nel passaggio •..• a cura di U.
.
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Lev~,
AlVv
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diritto penale in Italia tra O tto e Novecento .. , ID'. Qua
1
rn¡ flOr .. .
. 1 1883-1912 in: Quadernifiorentlnl, CIt.,
tive del seco XIX non sono altro che la "proiezione in campo giuridico deIle dieo moderno, 1973,2,609 SS.; ID., Il dmtto pena e SOCia e , .
conquiste politiche e deIle acquisizioni morali della societa liberale" 33, poi- 1975, 557 ss. ~. - v....o ~v..O .... ~'i.(.v....C- .'
ché riflettono l' affermazione della liberta individuale quale valore non f'e\' ...l.~ ~!::Co~ I ~..A.R.A<7~¡\ \l ~ \f*w\-l.~ I ~ ~c~".:0\
assoggettabile alle esigenze preventive dello Stato. Al riguardo giochera un
ruolo decisivo la grande filosofia borghese, in particolare le conceZioni
~w::l~~CI Il. °a ~e
a ;~S;:;;ola~" del diritto penale. ~~~"L
3.1. Francesco arrar e la ",5 .1t"... -~i~ 't."'.\~_
punitive di Kant e di Hegel, sui cui enunciati _ talora non senza durevoli
fraintendimenti - la dottrina penalistica delI' ottocento, e oltre, fondera il La situazione spirituale ~ena s~i,enz:r:e~u~!s~~~l ~~~:a d~ ;;::c~!:
cento trovo la. s~a ~si;ess~o~~~~~l~ c1~SiCll" del diritto penale, la cui
suo concetto "etico-retributivo" della pena.
L'immanenza della funzione generalpreventiva nei sistemi codicistici -Carrara, capOStIplt~il punto
opera rappresenta e a c ·: nír·~ a di tutte le teorie penalistiche di
d1 co ue z
del tempo, da un lato, e la continua riproposizione a livello teorico, di istan-
ze specialpreventive e correzionaliste, dall'altro, indurra tuttavia la dottrina deriyazione illu~is1ica. , d' h' t nte
..L<>gg·~e C-arrara assegna aIla seienza pe~al~ e lC lara a~e .
1)1)::>--1;
dominante ad assumere, sullo specifico problema del fondamento e dei fini
o " ., h <> essere pmclUto dettare neL van
della pena, posizioni piil o meno dichiaratamente eclettiche, o "conciliati- altro
di dalla
. le.gge pOlS itiva:'t~o~ n:tlOta ~'neeIPcuodice i~utabile d~Ila ragione".
1" ma a ven a lse .
ve". Questo atteggiamento finira spesso per implicare non solo una sostan- co Cl u~an '.. . enali subordinate "ad una norma assoluta", esse
ziale rinuncia alla costruzione del sistema penale a partire dal suo principio Essendo, mfattl, le leggl p , diventare relative nella
sono "nei principii cardinali assolute: ne· possono
33 M. PORZIO, Sistemi punitivi e ideologie, 102. fO~:!:: ~~;::::i~::~~~:. solo fra una parte generale e ~a parte s.:-
, , fr a una p arte puramente pratlca e una p
dale del diritto penale, ma altresl e
39
1 presupposti culturali e istituzionali del diritto penale vigente
38 Parte prima
come unico fondamento queDo della dif~sa, si .auto~z~~~;bb~
teoriea della scienza penale. "Esaminare [... ] intomo ai delitti in specie, quali ;Sv~',lla~~~ .. a l ' i sotto il colore dI pubbhca utlhta e SI
sono le nozioni e i rispettivi rapporti, secondo i quali vengono definiti e misu- restrizione di attl non m vag¡,. . , . . "38
"all' autorita sociale la trranrua dell arbltno . . .
rati dalla legge che ci govema: ella e parte puramente pratiea e positiva". 'rCITden~IJ[)e h Carrara deduce l'implicazione che 11 maglste-
Nella parte "teorica" del diritto penale, per contro, "si interpreta una legge E da queste pre~esse c e l l'berta individuale" 39: enunciato
ale . "destmato a proteggere a l .
eterna ed irnmanchevole come archetipo a cui devono uniformarsi le opinioni p~nd. s:~nga sull'idea che egli aveva della legge pe~ale, e.ssenzI~ente
di tutti i sapienti; ed a cui deve obbedire lo stesso legislatore. Nella parte pra- a Ice d' 'a Non vi e dubbio che egh espnma, ne a sua
tica si interpreta una legge umana e variabile, come autorita alla quale, noi stru~~nto lp f::aa~~:d~oIOgia del diritto penale liberale. Si tratta,
tutti, e sudditi e magistrati, dobbiamo, fintantoché vige, uniformarci, sieno plU c?m . ' l ' ad onta della matrice trascendente del suo
quali si vogliono le nostre opinioni" 34. Lo studio della parte pratiea del dirit- tutto dI un SIstema aleo, d' :ti .
, che in realta non gioca altro ruolo se non quello l omrre
to penale, pero, non e oggetto della scienza: essa "si pertiene alle cattedre iUSrenmatuolrto:awfo,InlldUa'mento al diritto di punire dell~.St~to.
liceali e di perfezionamento: queste, come guida dei giureperiti alla attuazio- della Carrara 11
ne del diritto nel foro, hanno per testo la legge scritta, per luce l' ermeneutica,
e i monumenti giurisprudenziali: e con l' aiuto della critica debbono coordina-
re questi ad un sistema: e con l' aiuto della ragione teorica rilevare in quella i
difetti, e propome le utilí categorie". La cattedra, viceversa, "non guarda il
giure penale che sotto il punto di vista filosofico", perché insegna non le
leggi di una singola nazione, "ma i principii comuni a tutta l'umanita" 35.
Il giusrazionalismo di Carrara lascia dunque affiorare un disegno molto
preciso: rintracciare le verita iscritte " della ra 'one"
per derivarne una riglia di nnCI i a a os tu-
. ZIon e a ';,ui ll! stesso l~~~ sia obblj~to '!.JlUifq~i. Nelle ultime
~..61 ~ [~~izioni -aeI "P1ógramma, del resto, Carrara rendera ancor piu manifesta d di una definizione eminentemente ideologiea, le
t:: \,\ ~
o,t·~""~I-'t;(-t"n2.
l'ispiraz' . suo sistema, assegnan<!g espressamente alla
~~ar,~rr"7;,;,n;. rlo.11;'autw;jti¡ sQciaJe nel
...... 42. .
Si tratta, come SI ve e, . ..' . paiono sin-
cui ascendenze illuministiche sono ben ViSlbl~l; .cohsl dcolmSeecVlXIXap. daÍ pnn. _
. . '\:,J~ '" J scienza __ ClO
~~~~~ . l'b al garantlstlc e e . .
.O~ ~~~ 1 ressione e nel giudizf2,. onde questa si mantenga nelle vie teticamente riassunte .l~ Istanz~.I t er d~11a regola della irretroattivita de11a
~~ l.Q... di giustizia e non degenen IuTifan;¡;'-' 36. --. • --- cipio di stretta legahta, pr~s.I la o 1 me sl'stema di tutela di beni, al
11" d del dintto pena e co .
¡.J) ~--bw "mlene"1~mru>illCaIT"íifa"Circa il fondamento della potesta puniti- legge penal~, a l e~ M l'importanza del contributo di Carrara SI
: ~~\l"~Jva, aben vedere, ha lo stesso contrassegno, perché esso si traduce in una principio dI colpevo ezza. . a o del suo programma, per la capacita che
¡lA;)... ¡;¡i.~Q~~ doppia limitazione del magistero punitivo, che "all'uoll1o e devoluto soltan- coglie sopr~ttutto, ?ello sv11iP tt "deontologico" del reato l'elabora-
ti- \l.~ v.,... to in quanto occorre alla eonservazione dei diritti della umanita", ma sem- egli vi manifesta di saldare conce o . . .mi s unti di
. . t' del diritto positivo lasclando affiorare l pn P
pre "soggiace alle norme della giustizia" 37. Riconoscendo alla punizione ZlOne SIstema lca '
umana il solo fondamento della giustizia, si autorizzerebbe pero "un sinda-
cato morale anche la dove non e nocumento sensibile" cosl che l' autorita
sociale usurperebbe "il magistero della divinita, rendendosi tiranna dei pen- . la misura della pena pub avere conseguenteme.nt~:
Programma, CIt., 3' ed., 1~. Neppure "
38 ttostare ai criteri giuridici impretenbili
sieri col pretesto di perseguitare il vizio e iI peccato". Ma, se alla pena si i suoi criteri nell' arbitrio del 1eglsl~tore, ma .dev~!:ente al danno patito dal diritto o al peri-
che ne regolano la qualitli. e la quantJta pr~porzl~n
colo corso dal medesimo" (Programma, CIt., 10 ed., 14).
39 Programma, cit., 3a ed., 24.
34 Programma del corso di diritto criminale, P. gen., 3a ed., Lucca 1867, 25.
35 Op. cit., 26 S. 40 ivi, § 615, p. 357.
36 Programma, cit., lOa ed., Firenze, 1907, 8. 41 ivi, 316.
42 ivi, § 21, p. 36 (corsivo dell'autore).
37 Programma, 3a ed., cit., 15 S.
1 presupposti culturali e istituzionali del diritto penale vigente 41
40 Parte prima
e i1 modus operandi, soprattutto negli ultimi vent'anni del
analisi del fatto penalmente rilevante, dando corpo, cioe, ad una teoria uu..u,.-..·-
mento del diritto penale dalla re.alta sociale e fornira una oggettiva copertu- .... ~e:~iioni!~~; di fa~to gia non applicata da un
ra al ruolo di conservazione dell'ordine costituito, che lo Stato liberale di
diritto dell'800 riservava al diritto penale; e che ne caratterizzo la concreta ar
<íeé'eñnio tempo della promulgazio~e del codice. " ressivo" del
Non era questo, naturalmente, 11 solo connotato r,9K iN" ?'"
-~~~::-;:;-;;~~~I'l'ñ-=_.. 1 ova 1 . enale a anva
nuovo Cod1ce. J\!eI suo comp'~a nu .
43 In una recente rilettura del contrlbuto di Carrara·allo sviluppo della dogmatica penale,
~iñtO·a:rñil ,a••";'; preve. end . le
T. PADOVANI, Francesco Carrara e la teoria del reato, in Riv. it. dir. proc. pen., 1988,902, ~_' . 1S. ecedente e contemplando, qu~~o .al
afferma senz' altto che Carrara collegando funzionalmente la dottrlna del reato alle finalita ~~, . ~he la c d riprensione giudiziale per i rat1 dI lleve
della pena fu probabilmente il primo ad ayer perseguito nei fatti l'idea che l'analisi del reato pene vere e propne, . . . 1" ! _ ! - di oporon7;nnp. ~l
., . . d e 1 unibilita del te~g, _!!!~
debba svilupparsi in connessione con il senso politico-criminale delle categorie dogmatiche. In entlta; nc.h1~ eV!!;.d2 ! a I? o/ :tillÍta dei concorrenti nel reato:
, . - ; ;. .
ogni caso, tuttavia, non sembra che, sotto questo profilo, la lezione di Carrara fosse stata rac- del' ueva e graduava a P . ~~~e~gM:l1
colta dai giuristi che, nei decenni succe~sivi, si presentarono come i continuatori degli orienta-
menti culturali della Scuola classica.
1 presupposti culturali e istituzionali del diritto penale vigente 43
42 Parte prima
.' 1 ma al tempo stesso, anche il
cumulo delle pene nel concorso di piu reati:~~i~~~p!~~~!2~~,~~Ta volta di progr~ss;:::li:g!:~~~~~l~~~I:;~:i=ioni' della scuola "giuri~ica" di
, .. e, ~~~~r i..~~J~j.n!!2~1!~~X8.l:i§JJ.tuto dell~ ,s~ p 1 _ ebbe anche l'effetto di spaccare letteralmente m due la
._~~ _ _1. lmlor4ont:a .hb~r~ e . ata da una profonda divergenza sulle premess.e
a costruZlOne e a parte generale, il codice rispecchiava in pieno lo glU~:~,:~:~~:a~a un lato, infatti, l'applicazione d~l nuovo ~od~:
spirito dei tempi, esprimendo, nella sostanza, i postulati della "gloriosa" fil{)SOltlc:n.,eos e le motivazioni della contesa política into~o a1.contenutl ~lU
s
Scuola classica, pero nella prospettiva eclettica della C.d. "terza Scuola". TI non n~i repressione classista, presenti nella l.eg1s~az~0:e~1~:~~0~~
codice non si impegnava, infatti, sul terreno delle premesse filosofiche, l' o osizione delle nuove scuole alle teonzzaz~om. . .
quanto alla funzione della pena; nei fatti si teneva ben saldo agli scopi della . pp . . ' ll'arnministrazione della glUStlZta penale SI
:CI:a:;:;1"" ed al metod1 pratlcat1 ne di . o
prevenzione generale, pur riflettendo nella determinazione dei presupposti .trasformo, quasi automaticamente, in opposizione al nuovo co ce e m pr -
e nella graduazione della responsabilita penale, le istanze etico-retributive
della dottrina liberale. Sulla scorta delle indicazioni di questa, forniva una poste di radicale riforma.
soddisfacente sistemazione alle categorie dell'imputabilita - fondata sulla
coscienza e liberta dei propri atti - ai criteri di imputazione soggettiva del 3.3. Scuola classica e scuola positiva del diritto penale. Gli esiti di un
reato (dolo, colpa, responsabilita obiettiva), alle cause di giustificazione. In
modo pienamente espresso e coerente, si troyano enunciati nel nuovo codi- dibattito.
ce i postulati fondamentali, oramai del tutto consolidati, propri del garanti- . ,. circa dalla meta degli anni '70 del secoloscorso,.1a,;.l~a-
smo illuministico-liberale: dal principio di stretta legalita alla regola della A.,part,.ued' (t11 'a' a
~ rm~.
. m "lass1co" '"~e-ta
el .uitto pemuo,-1 éÜÍc~ rap-
irretroattivita della legge penale. La parte speciale del codice - che, z=:~~~ssa in discussione, da un
all'esito di un lungo dibattito, ricomprese anche la materia delle contrav- pOrtO ira reato e pena era s . ' 44 . do progressiva-
punto di vista teorico, dal filosofo Gio:a.nm.~~~~d Scuo:la
venzioni - appare saldamente organizzato attorno alla nozione dell'inte- 1 d attorno alle pOSlZlOnl espresse . . ti ' t ...
resse offeso (c.d. oggetto giuridico del reato), in base a criteri di classifica- mente coagu an o . d" o di pensiero che prese inizia men e
D ••
..:,"':!I':'f!J81tzva df 1 diritto~penale'.: un m lflZZ
d d . t dal positivismo scientl'fi1CO-
zione destinati in gran parte a passare anche nella legislazione successiva. ~e da una VlSlOne del mon o, enva a
Nella parte speciale, tuttavia, ad onta del generale carattere di mitezza
delle pene, le esigenze di tutela di classe affiorano nettamente, sia nel siste- materialistico. . . . d' uesto orientamento e costituita
La prima espresslOne slstematlca 1 q L b 45 che partendo
ma dei delitti contro la sicurezza dello Stato, che in relazione ad altre cate- · tropologo Cesare om roso ,
gorie di reati; anche a prescindere dall'uso, spesso distorto, che una magi- dall'opera di un me d1CO e ~ d" re pervenuto alla deterrninazione
, . empirica ntenne 1 esse .
stratura fortemente legata all'esecutivo non manco di fame, nelle fasi stori- dall osservazlOne '. (d r uente-nato) e, su queste baS1,
che di maggiore tensione sociale e politica. D'altronde, secondo un mecca- del tipo antropologico del dehnquente . e':oiogia associando, in seguito,
. l' . f ndamenti di una nuova c n m 1 , .
nismo caratteristico dello Stato liberale dell'Ottocento, i contenuti garanti- 1mpoS o 1 ~ ' . del delinquente altre figure di classificazlOn~,
sti del codice penale venivano puntualmente elusi dal ricorso alla legisla- alla categona antropOloglca n antropologiche, ma psicolog1-
. . . emergendo altre cause, no d'
zione di pubblica sicurezza e alle misure di polizia; ove le garanzie dei m cm vemvano. . uccessivi contributi, soprattutto 1
che e sociali, f: ~eh~~E=~;:: ~ ~a Scuola positiva pervenne alla fo~
l
diritti individuali si attenuavano fin quasi a scomparire. Al magistero di
buon governo, o di polizia - di cui la dottrina liberale aveva puntualmente =:;:~n~~~ pr~po:te radicalmente innovative del sistema penale trad1-
teorizzato la separazione dal magistero penale - restava di fatto affidato il
controllo della criminalita comune e poli tic a, vale a dire il controllo ;ul
campo delle "classi pericolose".
AlI'interno del sistema codicistico, per converso, assai limitato era lo 44 Saggio critico del diritto penale, NapoJi, 1872. all . . rudenza e alle discipline
45 L' uomo delinquente in rapporto all' antropologia, a g¡UrlSP
spazio concesso alle crescenti istanze culturali e scientifiche, volte ad una
piu efficace considerazione dell'autore del reato e delle esigenze di preven- carcerarie, Milano, 1876.
46 Criminologia, Torino, 1891
zione poste dalla sua personalita. Non ci si puo dunque sorprendere se il
47 Sociologia criminale, Torino, 1892
codiee del 1889 - che certo segnava un momento decisivo di unificazione
\ \A ..
/
45
1 presupposti culturali e istituzionali del diritto penale vigente
44 Parte prima
57 Soprattutto con Carrara e Pessina. Al riguardo, cfr. ancora M. SBRICCOLl, op. cit., 638
ss., 662 ss.
58 M. SBRICCOLl, op. cit., 663. Sul carattere essenzialmente "positivistico" dell'indirizzo
52 II problema e il metodo delta scienza del diritto penale in Riv di dl·r e proc tecnico-giuridico, acutamente U. SPIRITO, Storía del diritto pena/e, cit., 168 ss.
1910,263 ss. ' . . . pen.,
59 Fra i penalisti impegnati sul tema dei delitti politici, nel corso degli anni '90, vanno
:: Art. Rocco, L' oggetto ~el. r~ato e delt~ tutela giuridica penale, Torino, 1913, 125. ricordati Pietro Nocito, Luigi Majno, Michele Angelo Vaccaro, Adolfo Zerboglio, Eugenio
V. MANZINI, Trattato dI dmtto penale Italiano, 2a ed. Torino 1920 vol 1 3 5 Plorian.
55 Trattato, cit., 1, 10 ' , , ., e . 60 Naturalmente, non senza rilevanti eccezioni: prima fra tutte la fondamentale monogra-
fIa di G. DELITALA, Il fatto nella teoría generale del reato, Padova, 1930, ove l'analisi della
56 Cosl E. MAsSARI, Le dottrine generali del diritto penale, Spoleto, 1928, l.
Parte prima
1 presupposti culturali e istituzionali del diritto penale vigente 49
Politiea eriminale e riforma del diritto penale . '.l 1
derivazioni nel codice penale italiano in' Tr~~' u~'d.9~~, 463; P. NUVOLONE, Antinomie fossili
, c. Ir., , Milano, 1960,261 ss.
r:
1969, 703 SS.; G. VASSALLI, Codice pe~al~ in lln and".l lVIIlritt~ e procedura penale, vol. Padov:
,-
tempo stesso, a ciascuna con-
TI codice p.enale entrato in vigore do . ",",'.",,,,,.,,.u'" dell'area coperta dalla penalita, confor-
breve, il 10 luglio 1931 e t tt .' po una gestazlOne relativamente al programma di una lotta senza quartiere al delitto e ai delin-
..
diSpOslzloni ' u ora Vigente nella mag .
appare quanto . glOr parte delle sue (coQluni e politici). Alla stessa duplice logica corrispondono, nel
. ..' mal coerente con il prog dI' .
glUndlco; in particolare con le im o '. rantma e tecmclsmo "Dé{reo e della persona offesa dal reato", la disciplina deIl'imputabi-
Rocco, che ne fu I'ispiratore e il p. StazlOlll metodologiche di Arturo 'escIusione della rilevanza degli stati "emotivi e passionali", la statui-
uno strumento normativo dotato ;ass~o artefice. ~sso costituisce, infatti, .de11a punibilita dell'azione commessa in stato di ubriachezza piena
matico - e quindi tendenzialment~ ~~hi~;o~ado ~l ~oerenza logico-siste-
nelle premesse teoriche 61 ecletti II d - ~lchl.aratamente agnostico
della risposta sanzionatori~. co ne a etermmazlOne ed articolazione
TI nuovo codice penale presenta una .
mente strutturata che acc t . . . parte generale asSal estesa e forte-
e alla pena, contiene 'un ti:l~ ~p~rn; due tit~li, de~icati alla legge penale dei casi presunta ex lege). Con questa innovazlOne
t
degli elementi essenziali e accide~t ;~ato, ncco dI d~finizioni analitiche 1::11'<1U·.<1.il Codice Rocco perseguiva a un tempo tre obiettivi: rendere
si di non-punibilita. Nonostante .t~. ~. reato e dell~ plii collaudate ipote- I'VJ'UU'U~ un ulteriore e assai duttile strurnento di controllo della crimina-
1
individualistico-liberali la nuo 1 lC larato ostraCismo alle concezioni attirare il consenso della cultura penalistica di estrazione positivistica,
. . , v a egge penale generale no' " al . ,
c~tte~co dei principi illurnmi-t"",_.~~_ _",,~~ZlO plU .eltlLdelre anche per questa via la scelta fra le opzioni di fondo sul tema della
. . d' --........~ . " S lCl m matena Denale val dire iI .
,SlPlO 1 stret~a le¡¡¡HJii;¡J~~","-"':·""·"""'!~""!"AA~",l.~".'a~ ,~_-''"_ RiP-
di rimúovere una regola r~cÍicat - ~ e CIO SIa per la ovvia difficoIta Le istanze specialpreventive sono infatti quasi interamente scaricate sul
giuridica europea, sia per la sost::~al. ~ oltre un ~ecol0 nella coscienza sistema delle misure di sicurezza, di cuí peraltro si escIude la pertinenza al
Stato autoritario che ben i' rt zlale lITllevanza di essa nel quadro delIo sistema penale propriamente detto;..!a funzione della 1?ena, invece,Y~f,2~jA
re contro i suoi ~vverSari ~~ .~~~ 1ame~te di quello liberale poteva utilizza- ~OlTIRi~.e-~~~ '.___ . - ~fi,~~!~"di¿rfJi._-
repressivo D'altra parte'l ~ I~l .e ~lsure di polizia e il relativo apparato . !fe {íenerale (mediante intimidazione : ispirazione, questa:; cne Womma
1 pnncIElO dI lep"alita - ad on ta de11a sua ongme
. .
mcontrastata lit Íluova lene ~ Rispetto.!-l fi!l~~~.l'rev~~.22~
. . .
garantlStlco-Ilberate SI di ,..~ .~¡;;........,
llel suo insieme a Crite mqua a coerentemente in un si a improntato generale ris. ordinata e, t~o, strumentale, la funzione retri-
h urre
~__
ffillllmo 1 ,12aZl mternretatlvI e ouelli delIa rl;~ -:""'"e tuno "
tesa....a
. .
utlva della pena. La Relazione del Guardaslgtlb [a"üefillisce, "íñfatb, füñ-
Zlale. La parificazion~'~t,:,~",~~~j;[~~ona]¡ta gllMb- zWné' lfsatisfattoria", e sottolinea che anch'essa e "in un certo senso, di pre-
disCiplina del rapporto di causalita lte dI ~~~t~ 1 con~orr~ntl nel reato,.la. venzione generale, perché la soddisfazíone che il sentimento pubblico rice-
te~'tle11~__ ' a pum lhta de h attl reparatori nel ve dall'applicazione della pena evita la vendetta e la rappresaglia" 62.
~' 'pUllsa a e reg -~
Ql reati, il regime delle circostati , o e su concorso Nel sistema delle pene, elementi di . e affiorano tutta-
_ _ _*~~!!~!!!~, a bondanza di presunzioni vía in qualche modo ne li istltutl onale della p~
(artt. e s . c. c. . , roai
struttura del reato e condotta su basi diverse . -~~"<l~~~' ""
..,minQn, nspetto ai quali so tanto il nuovo co Ice (art. 142) riconosce alla
Ernst B~Iin?, la distinzione tra fatto e antigi~~7~~~:.ti( a vaI~riz~are, sulla Scorta degli studi di
stessa direzlOne, G. BEITIOL, Sul metodo delta l.a su ~U1 v. l~fra Parte 3" e passim). Nella pena concorrenti finalita dí "rieducazione morale". Istanze specialpreventi-
pen., 1938, 513 ss., ora in Scritti giuridici ci~o;S~:;azl~~ umtaria del reato, in Riv. it. dir. ve sono implicitamente presenti anche nella disciplina dettata per la com-
penr:le, 1, Padova, 1943, 285 ss. Per una' '" ss.,: PETROCELL!, Principi di diritto
Dehtala n~lla evoluzione storica della dou!::~aIe collocazlOne del contributo di Giacomo misurazione della pena daIl'art. 133; ol~ve~al~·i~:!ri~te~:.m:·~'~~~~~r;¡w;OO
del r:~to, In Studi Delitala, m, 1643 ss. el reato, G. VASSALLI, II fatto negli elementi correlati alla obiettiva "gravita" del reato, 1 codice affianca il riferimento
~,~~~~%)~~~U'W~_
. C.fr. la Relazione del Guardasi illi al r . . .
codlce dI procedura penale, vn, Rom~ 1930, ~'31.n Lavor¡ preparator¡ del codice penale e del
62 Relazione del Guardasigilli, cit., 16.
~------------~---------------=~~~~-"---
1 presupposti cultUlali e istituzionali del diritto penale vigente
51
50 Parte prima
I ,(.U.I)~ ~ ~ l. (f~'.~ ar; 65 E. RESTA, Atteggiamenti verso la eodifieazione penale, in Il Codiee Roeeo
63 G. VASSALLI, Codiee penale, in Ene. Dif.\rr, l'tO~ 274. l cinquant'anni dopo, cit., 1981, 141.
\C'~({,\lf\ ~
_ l~l!;~tJlvn{r
<
..QPOO\llA,r.tWil- ~ .rJ
"-1<= b\ 0Ifa..te
9..1fJ fl- ~ f2\sG~i\- bl ~c..~ ~~
52
Parte prima ~S' Go!M~ ri S{ú)~~~
¡( v..,>: MI
Ii m c.l!9 ammlnJ:il!1!!_,=~,,,~_~___.
a teLfTiY a . ; e . ivo de enalizzato,.,.,i!,llargo il
e ~
1 - . .
dell'f rlella
deIle -sanzioni penah, ~e a pr.os~e de11'area di applicazt~~e elle pene
BmLIOGRAFIA: AA.vv., Bene giuridico e riforma delta parte speciale, Napoli, 1985; AA.VV., . 11 ttiva dI una contrazlOne '?-< ea to,..c:
Beni e tecniche delta tutela penale, Milano, 1987; AA.VV., Responsabilitii oggettiva e giudizio di
colpevolezza, Napoli, 1989; F. BRlCOLA, Teoria generale del reato, in: Nss. Dig. it., XIX, Torino, penalita in generale e, III partlco are, 1 1 determinazione e
1973,7 SS.; E. DOLCINI, A. GIARDA, F. MUCCIARELLI, C. E. PALlERO, E. RIVA GRUGNOLA,
Commentario delte "modifiche del sistema penale", Milano, 1982; P. NUVOLONE, Le leggi penali e detentive brevi; introdusse, inoltre, nuove .re:~ eu-r:: : diSe'gUa'gITáñZaiñt
la" Costituzione, Milano, 1953; ID., Norme penali e principi costituzionali, in: Trent' anni di diritto e
procedura penale, cit., 1, 678 SS.; F. C. PALAZZO, La recente legislazione penale, 3'.ed., Padova
rapphcazione delle p~ne pecuD1ane:.~~t.'aU: s;",5iº!,lJrll~~~ a
1985; ID., Valori costituzionali e diritto penale, in: A. PIZZORUSSO e V. VARANO (a cura di), ab ienti e non a len 1. '" ~n~n~ame . iaria e costituito dalla ten-
L'influenza dei valori costituzionali sui sistemi giuridici contemporanei, t.í, Milano, 1985,529 SS.; egge dell'81 e e u~g!,g~.!1f.9~.R~~.u¡-~'""!"'(-iri~i_
M. PORZIO, Norme penali incostituzionali e sentenze interpretative delta Corte Costituzionale, Roma nza alla C.d.
1966; P. ROSSI, Lineamenti di diritto penale costituzionale, Palermo, 1953; M. SPASARI, Diritto
penale e Costituzione, Milano, 1966; G. VASSALLI, La riforma penale del 1974, l')1i1ano, 1975; G.
VASSALLI (a cura di), Problemi generali di diritto penale, Milano, 1982. . . . . . uesta sede, dare conto in dettaglio dei
comunque 1mposs1bIle, III q . ttoriale che obbliga
enzionati interventi legislativi, dato Illoro carattere se .. '
m , ali' d momento successivo dell' espos1zlOne.
a rinviarne 1 ~ SI a ~ fi d'ora e il significato che per il diritto
Cio che lllteressa nlevare III d d die a la Costituzione della
. t o le norme che a esso e .
~:n~~~(¡~:~:~nSOICO de11a cui attuazione, d~l
resto, quelle riforme SI pon-
gO~o, ~arz~ale
sia pure in modo e. largamente 1mperfetto. cioe
costttuZ1onah
sta fase l'interesse e piu frequentemente rivolto alla parte speciale del dirit- riflessione sulla dogmatica
ale Non a caso, la temauca c
d~l re~~ :pps~~e ~:~;:::e~~~::~::~~s~~~~
.., 1 " 77
to penale, per demistificame il carattere classista e segnalame la persistente pen . r 'f del c .d . "prinCIpIO
che concerne fondamento e Iffil I
di colpevo ezza
tendenza a reprimere il dissenso politico e sociale, non mancano apporti di
piu ampio respiro: dall'approfondimento delle problematiche legate ai con-
tenuti del principio di legalita al rilancio del tema dell'azione 72. Emerge, in
questo periodo, una dottrina del bene giuridico costituzionalmente orientata
73, che tende a circoscrivere la legittirnita del ricorso alla sanzione penale
alla sola tutela di beni socialmente rilevanti, che siano pero dotati di rile-
vanza costituzionale 74. In questi stessi anni riprende quota il dibattito sulle
finalita della pena, ormai arricchito di nuova consapevolezza 75 ~ si avvja,
al tempo stesso, ~~p'~~J2r~:~.~~~ot;!ll.$ p. cui frutto piu con-
troverso e c.?st~t.2 ~all~of(;Ij'l~~~, oscillante fra
autoritarismo e utopia. A partire dagli anni successivi, e via via tmo agli
orientamenti piu attuali, la dottrina appare caratterizzata, da un lato, dalla
rinnovata consapevolezza dei rapporti tra politica criminale e diritto pena-
le 76, dall'altro, dall'accresciuta e affinata capacita di trarre dal confronto
con la normativa costituzionale uno strumento sempre piu penetrante di
MODONA, Sciopero, potere político e magistratura -1870/1922, Bari, 1969. In materia penale,
l'impegno "politico" dei giuristi si coagula soprattutto iutorno alla rivista "Quale Giustizia",
organo di una corrente associativa della magistratura; mentre gli iudirizzi criminologici radica-
li fanno capo a1la rivista "La questione crimiuale", diretta da Franco BrucoLA e Alessandro
BARAITA, filosofo del diritto a cui si devono due ricerche che influenzarono notevoImente
l' orientamento di una parte della dottrina penalistica di quegli anni CAntinomie giuridiche e
conflitti di coscienza, Milano, 1963; Positivismo giuridico e scienza del diritto penale, Milano,
1966). Acceso e il dibattito sui limiti alla liberta di espressione, oggetto in quegli anni di peri-
colosi attacchi; sull'argomento C. FIORE, 1 reati di opinione, Padova, 1972, a cui si rinvia
anche per la bibliografia.
72 G. MARlNuCCI, 1l reato come azione. Critica di un dogma, Milano, 1970.
73 F. BruCOLA, Teoria generale del reato, iu Nss. Dig. it., XIX, 1973.
74 La tematica del bene giuridico ha iu seguito sempre mantenuto un ruolo centrale nel
dibattito della dottrina, come punto di orientamento nell'analisi dei problemi dommatici, che . 84' D PULITANO' política criminale, in Enc. dir.
soprattutto la "giovane" dottrina affronta con crescente consapevolezza delle loro implicazioni e riforma del sistema penale, Napoh, 19 , ' . . ti' N'ote dommatiche e politico-crimi-
. 1985' G MARlNUCCI Fatto e SCr/mman .
ideologiche. V., fra gli altri, E. Musco, Bene giuridico e tutela delt' onore, Milano, 1974; V. XXXIV, MIlano, " , . Al . degli scritti citati in questa e nene note pre-
PATALANO, Significato e limiti delta dommatica del reato di pericolo, Napoli, 1975; G. naU, in Riv. it. di,:. proc. p'en ., 1983, 1l9~,. inC~IMARINUCCI, _ E. DOLCINI Ca cura di): Diritt~
FlANDACA, Note sui reati di pericolo, iu 1l Tommaso Natale, 1977; ID., 1l reato commissivo cedenti sono stati successlvamente racco tI. 'f' . ' tn'butI' di dottrina anche nel Volurnl
. M'1 1985 Slgm IcatIVI con . G
mediante omlssione, Milano, 1979; C. F. PALAZZO, 1l principio di determinatezza nel diritto penale in trasformazwne, l ~o, . '. 1 C ntributo alta riforma Ca cura dI .
penale, Padova, 1979; collettanei: Problemi general! del dmtto :~n; e~ g~uridico e riforma delta parte speciale,
75 Cfr. E. DOLCINI, La commisurazione delta pena, Milano, 1979; M. ROMANO - F. VASSALLI), Milano, 1982 e A. STIL~ Ca ~ura l'~ri:;rudenza nel diritto penale, Napoli, 1991.
STELLA Ca cura di), Teoria e prassi delta prevenzione generale dei reati, Bologna, 1980; T. Napoli, 1985; ID., Le discrasiefr~ ~ttrma e gl revenzione, in Riv. it. dir. proc. pen.,
77 G FIANDACA Considerazwnz su colpevol
ezza e P . d 11 pena ivi 798 Si vedano
PADOVANI, L' utopia punitiva.ll problema delle alternative alta detenzwne nelta sua dimensio- . , . d II lpevolezza e SCOpl e a " .... .
ne storica, Milano, 1981; L. MONAco, Prospettive dell'idea delto 'scopo' nella teoria delta 1987, 836; T. PADOVANI, Teon~ e a co d') Responsabilitil oggettiva e glUdlzlO di
pena, Napoli, 1984. inoltre i contributi ~i AA.VV., ln~. S~EDca=\lt~~ito e colpevolezza nell'imputazione del
76 G. V. DE FRANCESCO, In tema di rapporti tra política criminale e dommatica: sviluppi colpevolezza, Napoh, 1989. Da Ui~rr;\t 'pe~ale ;ra essere e valore, Napoli, 1992.
e prospettive delta dottrina del reato, iu Arch. pen., 1975,1,27; S. MOCCIA Política criminale reato, Milano, 1991; S. MOCCIA, ¡r¡ o
PARTE SECONDA
LA LEGGE PENALE
CAPITOLO PRIMO
SOMMARIO: 1. 1 diversi aspetti del principio di legalitll. - 2. La riserva di legge in materia penale. -
2.1. Esclusione della potestlllegislativa delle Regioni in materia penale. - 2.2. Leggi delegate e
decreti legge. - 2.3. Consuetudine e diritto penale. - 2.4. Nulla poena sine lege. - 3. TI principio
di "tipicitll" dell'azione punibile. - 3.1. Principio di legalitll e principio di tipicitll. - 3.2. TI prin-
cipio di "tassativitll e determinatezza" della fattispecie legale. - 3.3. Tecniche normative e prin-
cipio di legalitll. Struttura del bene tutelato e struttura del precetto. - 4. IJ divieto di analogia. -
5. Legge e fonti subordinate. IJ problema delle c.d. norme penali "in bianco". - 6. Il principio di
- Ín:etroattivita. - 6.1. Irretroattivitll e non ultrattivita delle norme penali incriminatrici. - 6.2.
"Favor rei" e successione di leggi penalL - 6. Nozione-aílegge "piil favoriovolé":' =6-.-4.
Successione di leggi temporanee, eccezionali e finanziarie. - 6.5. Leggi dichiarate incostituzio-
nali e decreti legge non convertiti.
'1
I BmLlOGRAFIA: E. BELING, Il significato del principio "nulla poena sine lege penali" neUa deter-
minazione dei caratteri fondamentali di diritto penale, in Giust. pen., 1931, ; F. BRICOLA, Legalita e
crisi: l' arto 25, commi 2 e 3 deUa Costituzione rivisitato aUa fine degli anni '70, in La questione
crim., 1980,204 ss.; M. A. CAITANEO, Anselm Feurbach,filosofo e giurista liberale, Milano, 1970;
P. GRASSO, Il principio "nuUum crimen, nuUa poena sine lege", nella Costituzione italiana, Milano,
1972; G. MARlNI, Nullum crimen, nulla poena sine lege, in Ene. dir, XXVI1l, Milano, 1978,950; T.
PADOVANI, Tipicita e successione di leggi penali. La modificazione legislativa degli elementi della
fattispecie incriminatrice o della sua sfera di applicazione neU' ambito dell' arto 2, 3° comma c.p., in
Riv. it. dir. proc. pen., 1982, 1354 ss.; A. PAGLIARO, Legge penale: principi generali, in Ene. dir.,
xxm, Milano, 1973, 1040; F. C. PALAZZO, Il principio di determinatezza in diritto penale, Padova
1979; A. PECoRARO-ALBANI, Riserva di legge-Regolamento-Norma penale in bianco, in Riv. it.
dir. proc. pen., 1959, 798 SS.; M. RONCO, Il principio di tipicitd della fattispecie penale nell' ordina-
mento vigente, Torino, 1979; P. SIRACUSANO, Successione di leggi penali, 1, Messina, 1988; G.
VASSALLl, Nullum crimen sine lege, in Nss. Dig. it., XI, Torino 1965,493; ID., Analogia nel diritto
penale, in Dig. disco pen, I, Torino, 1987, 158 ss.
61
La legge penale
60 Parte seconda
eIl'ar!:. 14 delIe c.d. Prel~ggi 3: "Le leggi penali e queIle che fanno ecce-
1. 1 diversi aspetti del principio di legalita. ~one a regole generali o ad altre leggi non si applicano oltre i casi e i tempi
in esse considerati". n principio di legaliti't e poi ~ssunto al..!:~~
. Nella ~ornice dell'odierno Stato di diritto -la cui caratteristica es sen- W. cQstituzionale" per il tra~~}!lrart: :!3, ~ cO., 'C~st.: .'1'-lessu~o puo
z¡al~ consIste n~l vincolare alla legge l' esercizio di ogni potere dello Stato ssere unito se non in forza di una'ieg'ge che SIa entrata In vIgore runa del
-: SIa la pro~uzlOne de.lle nonne penali che la loro applicazione sono presi- fatto cQmmesso". n 3° co. delIo stesso arto 2 costituzionalizza a sua voltft,
dIate d~ un ngore parncolare, che esalta, in questo campo, la funzione di ~cipio di legalita n~na materia delIe misu}!..9i sic~rez1:at Nes.su~o puo
garanzIa: gene~atn:ente assegnata alla legge 1. Cio si spiega agevolmente, essere sottoposto a misure di sicurezza se non nel caSI prevlStl dalla
q~ando SI consIden la gravita delle conseguenze per la liberta il patrimo- legge" 4. Nonostante la differenza di fonnulazione fra l'art. 1 c.p. e l'art. 25,
~o e l'ono.re de!l'individuo, che si connettono all'esercizio del ~otere puni- CO. 20 e 30 Cost., nessun dubbio puo sorgere circa il fatto che la norma
tIvo. ~egh or~Inamenti giuridici moderni, la funzione di garanzia delle costituzionale _ pur apparendo focalizzata sulla regola della irretroattivita
legge, In mat~na. p~nale, si rias.sume nel c.d. principio di legalita dei reati delIa legge penale incriminatrice - abbia comunque inteso ~ferir~i a tutti
e delle p~ne : SIa Il fatto. costImente reato. sia la conjsgQ!!Qente sanzjgqe gli aspetti del principio di legalita (piu compiu~m~nte es~re~sI negh arto 1 e
- nonche la natura, specIe ed entita di questa devono essere previsti dalla 2, lOco., c.p.), conferendo ad essi rango ed efficacla coStltuzlOnale .
legge. -'-,-~,-,- L' opzione politico-ideologica connessa alla costituzionalizzazione del
. .La~oscie~a giuridica .contem~or~ea ravvisa concordemente nel prin- princi io di le aliti't dei reati e delIe ene risulta ul~~~nne te r orz. -
CIpIO di legalIta ~e seg~e~tI detennInazlOni fondamantali: 1) la posizione di verso la ratifica, con la 1. 4 agosto 1955, n. 848 (CUl SI nconosce rango di legge
un coman?o o dI un divIeto penalmente sanzionato non puo derivare dalla ¿ostituzionale)" deIla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti
cons~emdIne o da un procedimento di interpretazione analogica; 2) le leggi dell'uomo e deU;z¡¡;;;.ta!ondamentali, del 4 novembre 1950, il cuí arto 7 sta-
penah devono essere fonnulate in modo tale che il contenuto del divieto o bilisce: "Nessuno puo essere condannato per un azione o una omissione che al
com~ndo e. le relative conseguenze di carattere sanzionatorio risultino in momento in cuí fu cornrnessa non costituisce reato secondo il diritto interno o
m~mera chlara dalla nonna di legge che li prevede; 3) la legge penale non il diritto internazionale. Non puo del parí essere inflitta alcuna pena superiore
puo avere efficacia retroattiva. a quella che era applicabile al momento in cuí il reat~ e stato co~esso". .
N~Il'.OI~dinamento italiano, il principio di legalita. nelle sue diverse arti- La portata del principio di legalita, nell'ordmamento VIgente, vlen~ ~
C?I~IOm, e. f~n.nulat0.!l~t~~.gg~,~JlÜllWia ed e pre- generalemente articolata nelIa enunc' ione di quattro regole fondamenta,ll,-'" fi
sIdiato COS!ltuzlOnatñíente. L'art. 1 del c.p. vigente stabilisce: "Nessuno puo che son 1 a c.d. riserva di leg e a regól~,~a tassativita e determi-
essere pumto per un tatto' che non sia espressamente preveduto come reato natezza delIa fattls eCle enal 1 divi~o di inte~e!!.t$jolle qnaIagica;
2 l! legge, ne con pene che non siano da essa stabilite'" . i o arto
4 ' irretroattivita della le e enale.
,leo., a sua,Xº-~,J~E~~~~<);.;",:",,~,!!llo l?~o .~.R.1!nit2J2er un fatto chl<.. L' analisI 1 queste essenziali detenninazioni del principio di legalita
§,~condo la ~e~ge d~l tempo In~n commesso. non costituiva reato". costimisce un passaggio obbligato per la comprensione del suo significato e
~lY!~to dI applicazione analogica delle nonne penali e contenuto
~"" :!!t·¿lIIi'l!lll!ó.U ~"'4_ delIa sua reale portata nel diritto vigente.
• 1 L'art. 23. Costo stabilisce: «Nessuna prestazione personale o patrimoniale puo esser . a riserva di legge in materia penale.
unposta se non m base alla legge». e
d tt 2 :~llla s~a mo~e~a. fo~ulazione il principio di legalita costituisce un caratteristico pro- La c.d. riserva di legge - il principio, cioe. secondo cuí reati. pene e.
? o e. a cu ~a ~undICa di matrice illuministica (supra, P. r, 2). Quale remoto ascendente
~I menzlOn~, di. solito, la. «Magna Charta Libertatum» inglese (1215), il cui arto 39 stabiliva
misu!5UÜ sjcurezza"ñon éQ!!~avere.wa fonte che non sia la legge -l..
?e pene ynvative della liberrta potessero infliggersi ad un uomo libero solo «per legale iudi-
c~um panum suorum .ve! ~r legem terrae». Aquesta nonna si attribuisce, pero, o i, essen-
zlalmente un valore.dI clvilta. Molto piu vicine all'attuale accezione del principio "!!llum cri- 3 Disposizioni sulla legge in generale, approvate preliminarmente al codice civile con r.d.
;~nd ~~la(f7o;:)a sme lege». so~o ~e ~n~c~ioni inserite nella Dichiarazione dei diritti di 16-3-1942, n. 262.
~ ~ ~ la , nelle COStltuzlOlli di smgoli Stati nordamericani e nelle Dichiarazioni dei 4 Per la differente accezione del principio, nella materia delle m.s., V. infra, vol. n.
dmtti emanate durante la Rivoluzione francese (v. supra, P. r, 2, 4, nt. 22).
LA-R.~\lA S)\ ~Cte. E .... fLs....~.;rA ¡LA. 4,uAlIlto >/'tS,fP..tto, Q
-{O\;l-b,' W v>e,f S-t . -L ~ ~Hq ~(..Ü,()( ({. pre Ut.-L t."Q u..tlQ" fO-A:"h e..oLo. rI
. ...R..- *
o.:~ l!;;\, ,J,tfO..r,Á'~1)¡. &\D.JÓC'\QJ{ O~&tQ¡t\),.. +v1evrd...Q
?c-e~'\,lL 62~' : ~'tl av:
\}l~\:\(.partes((Conda ~u. ~u\'D ~O~,~
otDt. ~. dJ-fu.¡¿~' ~ ~uQU ~é.~ o~ «:Jfl8Vl"'CQ\44E'/..1-t1 La legge penale 63
pre&eit-!:::t. ~ t R . " . .
~3 e .ennm~IOne p~u ov~ (e m certo senso omnicomprensiva) del prin~
_p~o dI l~~alit!!z. consldera~o nel suo aspetto forma/e. L'espressione "riserva cedimenti di cui agli artt. 70-74 Cost. •..Q an~he l~ ~eg~~ (.art. 76
dI leg~e , del resto, non e altro che una fonnulazione sintetica della regola Cost.) e gli altri atti aventi forza di~~ partlcolare 1 decretl-legge
emanati dal Govemo a nonna dell'art. 77 Cost.).
enunClata dall'art. 1 c.p. e presidiata, a livello costituzionale, dall'art. 25
Cost. ,
.. Negli ordinamenti politici di tipo liberal-democratico, fondati sul prin-
2.1. Esclusione della potesta legislativa delle Regioni in materia
CIpIO de!la r~pp~esentanza, pa~lamentare, alla ~serva di legge in materia
p~nale ~1, attlibUlscono pero, nspetto alla genenca accezione del principio n~, ~.20 Jt, ?;. (q,::lt>\'
di legalita, un fondamento e un significato particolari.
La guestione della evenruale potesta legislativa ¡ delle regioni in materi~
1!~JjfjmeA.te.
ez ~l Erinc~~_~~~~~,~~J>~t!.'E~.~~seIl:~~!!l1ente esigenze W penale si puo onnai ri enere riso Ita in YO, una volta superafi 1
cea " che nchied~no leggl scntte e stabili, emanateanterionnente alla
i§]~miSsioJl~. deL..t:eat9..~. '§2t1!att~~~'?1!i12!lL~RE!!f~~i2ii¡:~1:!!r!illdQ del u 1 susCltati, fra l' altro, anche da una remota pronuncia ~el1a Cort~
Costiruzionale 5. Le iniziali perplessita nascevano da!l'assenza.dl arg?mentl
p? ere es~cutlvo e i quello giudiziario. _TI mq~<2. pri~cipi'l:2ella ~~~"
d
~ l~gge ~ntegra queste. Istanze fondament~on una ult~0!~~9:_che tesruali decisivi sia per esc1udere la legge regionale dalla nOZIOne d~ le~ge
ex. arto 25, 2° co. Cost.; sia per negare l'attribuzione di potesta legIslatIVa
~~~ .O%.~\~~.~~r' e lbUe di detenninare una restrizione dei
p~nale alle Regioni, nelle materie che l' ~ ~ ~ Cos~. ,~~b~i~ce alla loro
llrí:.
dmtti mdivlduall di l.iberta, ~aturisca in via esclusiva dalla y'Q!Q.nta popola-
competenza, con il solo limite della compatlblhta con 1 pnnclpl fondamen-
~,¡,,'per come_~~~_sl. e~~e ~!§Aversql~~~!?~~a Earlam,eptare, tali stabiliti dalle leggi dello Stato" (art. 117, lOco., Cost.).
hberamente eletta. SI ntlene, CIOe, che solo 1 procedimenti di fonnazione
de~le leggi, ~ostiruziona1mente previsti, P9~E2...garantire un controllo suf- . Un argomento di qualche rilievq ,si trae, rutt2:~a dal te..!W.~.. 120,
/'i,c1li,,~3° fanuo divieto alla Regioni di "adottí!!e proy:yed1wellt! che
~ente,,~~~o dell? stru~~.R~3.~ soprattutt~~ impedire che os~olino in gualsiasi mod.,2 la libera ci¡:cola~{;me ~l~ per~.P\l~ ~ delle
;r~~ctI~~~~~~2,;:r-<!L2l?P.~~~.!5>ne d~~~~2!~.~t? <?,~.F~,ecu- cose fra le Re~i.qnf' ! <I!,.1~ il diritto de~ ci ?im d~ es~rcltare m ~~
~~~n. ~;. Ul,!?..wJ2I?!.. ._~n. .Q!t!~rmm!!tt~ella sede parlamentare, infatti,
le Opp~slzIOm sono poste, quanto meno, in grado di sindacare e, se del lunque parte del territorio n~~0l!ale l~!?!~~~~~~~ ,
caso, di.~ontenere l~ scelte criminalizzanti dell'esecutivo o della maggio- dagüest'idísj)üSiziOiii'SiOOvret,bedeSUmere, a Jortzon, 11 dlVleto. per le
r~za; CI0 dovrebbe m certa misura garantire che alla coercizione penale si RygiQni di "limitare" con nonne pen~1i la libe~a pe~sonale: ,Ma gh argo-
n.co~a solo per la rutela di interessi non contingenti, e di tale importanza da menti di maggior peso, per la risoluzlOne dell onn~ non plU ~?ntro:~rsa
questione, sono altri. E in primo luogo evidente la mopp~~mta POhtlCO:
glUStlfic~f:.l:bcompression~ della ~iberta ~ersonale, che vi si connette. Per
questa via,'la.re~~ della !:L~~rva.dll~gg~ ~}!~.~!~~-!l2.~!!&e
.. as sume dunque
costituzionale dell'affidamento della potesta punitiva - CIOe della facolta
di emanare leggi che toccano beni fondamentali della persona - ad. ~ssem-
un valore e un slgnIficato sostanZlale, quale strumento tendenzialmente ido-
neo a ~alj~are. int~§Q gu.!!y blee rappresentative d~ c~m~nita inf~riori aquell~, stat~~le .. Ma. d~ClSIVO, al ,
riguardo, e sopratutto 11 nchlamo all ~,3C~st..( ~ 1 ~1llil:dlm [ ... ] sono ~ ~ ceI'V.
eguali davanti alla legge"), in rapporto all eSlgenza dI eVItare che una~o~ ~
. ..
Una volta cosi stabilita la
di legge in materia penale, risulta phI agevole definime i
diversa regolamentazione di carattere penale venga a contra.stare con ~~,t !;L.
llffiltl el' esatta portata. l'unifonnita di trat~ento g~uridico ~i tutti i ~itta~ni. !¿esc1usIOne dell~f'~~ ~
La prima questione da risolvere conceme il significato tecnico-giuridico otesta le islativa re IOnale m matena penale lmp.hca, naturatmente, non !Oft~a) .
cp.e !l tennine "legge" assume nell'art. 25, ::ro 'SQ:J;;.Q§1.(e,(ij-coñsegueImr;- solo il divieto per le Regioni d~~, nonne pena 1 (a nonne che estenda- .;¡\,{)~ ...J)
ne11. art. ~ c.~.). Sl..tr~ttll....J;ili!...~~i§,~..m~~~lll!ire: 1l~~"pel1a sna
no la sanzione penale oltre i casi e i limiti previsti ~lla.legg~ dello Sta~o); rf'~~
~~o~e nen!,mo solo le le . dello Stato, ovvero anche le leggi regIOiiaiie ma altresl l'i!legittimit~,"s~~~~e, ~~~f!.S~~~~{J''i&f::fX
!!!. pa{tlcolare. I!li f . d 11 R . . ',:¡--""_._"w........~~.."."w....._ ' -t QN.
. '---l..J¡¡¡;~.,_.!YU-~~$?.Ktgllu:~·_~l<;! .s,Eeciale (art. c.JV{Lt~* ~.~
116 Cos~.); ~ se, nel rifenrsi alla leIme, l'art. 25, 2°co., Cost:~in;da solo
la legge lIL~!!§Q1QJlll~&~.~.:foIo:w~ru:2J!U!!i~lL§s(~llQ!'l"i,nro_- ~"
5 Con la sent. 25 giugno 1957, n. 104, la Corte Costituzionale ritenne la Regione Sicilia
competente ad emanare nonne penali a tutela della propria legge elettorale
64 Parte seconda
La legge penale 65
b di
. ... A""':'· 41)
( ~&".t.<;;;,I!'_1l....
c~me a rogatlve_ nonne penali statu~.1..g ne limitino l'ambito di applica-
.1 ge le perplessita risulterebbero ancora maggiori, perche, da un lato, le
eg , di ponderazione richieste dalla nonnazione penale sembrere~ber~
zlOne 6. Non e possibile condividere neppure l'opinioM di chi ritie;;-
atnmissibile che una legge regionale tolga carattere di illiceita ad alcuni dei
comportamenti concreti, suscettibili di rientrare nella previsione generale e . ntrasto con le ragioni di "necessita e d'urgenza" che dovrebbero glUStl-
ID co '1 . d di
astratta della nonna penale statuale 7, in base al rilievo che, "verificandosi ticare l'emissione dei decreti legge; dall'altro, almeno per tutto 1 p~no o .
un ampliamento della sfera delIa liceita (penale)" verrebbero meno "le v~
. enza del oecreto'prima
. deIla conversione in. legge, e eluso, ro dI fatto, 11
ragioni sostanziali tradizionalmente sottese alla riserva di legge statale in sifidacato dal Parlamento suIla eventuale nonnaZlOne pe~~le '. .
materia penale" 8. Anche in tal caso, infatti, risulterebbe violato il principio In realtª- - senza per questo ignorare il valore pollt~co di ~serve aIla
dell' eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. CUl. radl'ce
. .c'e , piii che altro , il dato storico.deIl'abuso
• . del decrettlegge
. -
.vn
diffe~e?te t~a~ta~nto ,~i~:~~~llo st~2.2.2m:E.0rtam~
ReglOne a ReglOne e m rerul1 ammlsslbIle, S'OlO'a condizione che la stessa
sta di fatto che, quanto aIle leggi deleg~e, 11 ngor~so nspe~o ~ quanto sta:
bUi.t9. neIl' arto 76 Costo ("r' esercizio deIla f~nzl~ne lew~I~t1~Q~~
l~ge pe!§lt: s~~Vís'tO"takdiversificazione~ di ~tattam, e~sere delegato al Govemo se non con de!5:..nnma~1o~e .<!i~~~l_~.s~!}.
.QeIp.-ª!}~H!Wo.l~~~!: pote~t~. a}l~?l,~I~E!,s!~,~~~.!~~ali 9:•.lng,ue- direttivi e soltanto er tempo limitato e per oggettl defimt:.,l doy!:~e
garantire il contr0llo del e mmoranze.sI! a llI.~ uZ1(5~~11ll~.,~
~~~JcJ~~!.~I!!!!:~.;~I,,~"~g~!~~.~~al~~~c~m¡¡~a . f,,2lP~ np9RI. j~&._ Una sCéit'áCií criminalizzazione, infatti, non dovrebbe ~at .es.se~e, frutt~ dI
Q.el pr~c~.!!2 penale statuaie; ! risutta percio assimilabile ad Ogul tra fonte
s~bordinata, quanto ai limiti di ammissibilita del procedimento di integra- una autonoma determinazione dell'esecutivo, pena la IIleglttlmlta costttu-
ZlOne fra legge e fonte non legislativa (su cui v. appresso, § 5). zionale deIla legge delegata (ex arto 76 Cost.); la legge del~ga?te, dal canto
suo aIlorche autorizza scelte di penalizzazione, dovrebbe mdlcare con ~uf-
fici~nte detenninazione sia l'ambito della sua applicazi<?ne, sia la speclt(\e ~ ~l'~
2.2. Leggi delegate f! decreti legge. . deIle pene.
l'entita
. . . .
~ \ v.-..t-~Al S ..
olJ..fJ.M. -bo \ CCt .
'Eien2...~~~Il~ lmltl e !~,c~~~oche ~u. ~,¡,Ov
".
1...QQ\t.~
o ~e~e (art. 76 e .77, co. ~ o Cost.) e d~c~eti legg~ (art. 77, co. le Camere esercitano dopo la loro emanazione' 1 pro eml co~
, ono
~ 111~ 3 .' C.ost.) ~~~!~!~nnattve alle qU~J?J!!~ ~on particolari
~.,,-~-
provv _~
W tazlOm, l~ CO~~!U~lone,!1~~~~ e1kjka¡;rn:~1j ªUi ,lJ,QlJIlatiyi ª cuí stati in realta fortemente ridimensionati dalla sentenza n. . d~
c?mpete ~a g~r~fkª. J:!1 kgge m~~I'!ru!~ sono ritenute font", legittilJlll CostttuzionaIe, cui tremo a proposlto e ~ 18Clp ma re atlva~Ila. suc-
dJ. prodq;QQD~~I\2JIDe Ren&i. cessione di ~gi penali (infra, 6.5). Conclusiv2!!!.en~.l.,,~_ll!!!?,;,.!lte~~o
Sul ~iano sostanziale, sono state tuttavia avanzate delIe riserve. Quanto di ~~!!li~i9¡fiti~ne, che""de<!l!,~,,: ~Ila panfica~
~le. legg1 delegate, si e rilevato che, rispetto ad esse, il potere legislativo si Zione ·costttuzionale dell'efftcac ~i'"¡:a.~W~~~l
h.mlta a fonnulare criteri direttivi piii o meno dettagliati, ma la concretizza- decreti eggl aquella deIle leg i in senso stretto anche~!seg~enza d~lla
ZlOne del precetto e rimessa poi al potere esecutivo; quanto al decreto lor9~lssl Ita come fon~<!i.,2~""
-_""""".¡/)1'~<m1i,,,,~}~jffiC0,in/¡.\I';¡Wl'!;;;''*>."''¿&;' '
In questo senso C. Cost.: sen~.. 12~5-1977, n. 79, che ha escluso la competenza della
.6ne 2.3. Consuetudine e diritto penale .
ReglO. ,!,osc~a ad emanare dlsposlzlonl con carattere abrogativo di norme penali statali, in
mat~na di c~ccla~ e, da ultimo, C. Cost., sent. 23-10-1989, n. 487, che ha sancito l'illegittimitii
~el~ arto ~, 1 . ~ 2 cO., della legge regionale siciliana 15-5-1986, n. 26, che aveva esteso i limi-
Fra i I!o~:~~Wen~\'de+~~Jffd1igalita, e confonnen:ente aIle
ti di applicabllitii del condono edilizio di cui alla 1. n. 47/85. sue 'origini storiche, va annoverata l.'.e.§.flusione deIla cOQsuetudme ~al~
7 .
esto
senso P. NUVOLONE, Responsabilita penale per inquinamento idrico e leggi' fonti del diritto I!enalej prima di tutto ~~~e in nessun caso la cn~2:
. In.ll q.u
,:egl<:na. , I? Ind. pen., 1975, p. 6 estr.; R. BAJNO, La legge regionale come fonte di "dirittti"
In RIV. lt. dir. proc. pen., 1975,708 ss. , ~aliz~azione ~i U?, com~~~~~~""iitIi~
8 Cosi G. FrANDAcA - E. Musco, Diritto penale, Parte.generale, 2" ed., Bologna 1989, 62.
9 Div~rsi ~sempi in questa direzione pub offrire l' attuale disciplina della tutela delle
acque dall inqUInamento (l. 10-5-1976, n. 319 e successive modificazioni). 10 Queste riserve appaiono in qualche misura condivise da G. FIANDACA - E. Musco, op.
cit., 61.
La legge penale
67
66 Parte seconda
. e di cause
'"':W.">.~~~~
Con l' es~usione della consuetudine dalle fonti d~ diritto penale non
,,'" ta e i (rectius: non codificate). Un esempio carat~~
'\ . ~u.:o h~o niente.a ch~_y"e~altri fenomeni, talvolta impropriamente richia-
sti~~~b e;'s;e g;lli):7ícl c!~:a"¡ªf4Li ciffi?iJqf'n;giw~listica: in quanto
I
Perche"l . .. di 1egal"Ita ad
I pnnclplO ' a una re ale fun zlOne
empla . . oleJ.!-~,,",v'\f'
d'1 aranzla, ~ 1 VVI,.,M,A
y)\M
e dungue necessario c e la fattispes!e~~~~.2el~~ata seco~d~
criteri di tassativitaJ<.. de¡"mjOlMizza 16 che rendano possibile la riconJlu-
iioñe' del shlgolo, concreto fatto p~~ll2w.d.~a¡¡~J~neJlJ:.,Q,..dal
ie~~!1~.a. sLl~u~zu!ne). . .sI
TI . Cip10di tassativita, che la dottrina italiana ~ senza esitazione
dall co. , ost., esprime, aben vedere, una implicazione, in chiave
garant ~ del gia accennato canone di frammentarieta della legge penale
(v. supra, Introduzione, n, 1.4): se e Yero, infatti, che il diritto penale reagi-
sce solo a tleterminate e ben circoscritte modalita di aggressione di detenni-
nati beni giúridici, ne consegue riecessariamente che dalla norma penale
debba emergere con sufficiente precisione sia il bene che si vuole prbtegge-
re con la minaccia della pena, sia Íe specifiche modalita di aggressione, a
cui e riservata la risposta penrue. La legge, cioe, non puo limitarsi a diGhia-
rare che il furto e reato, ma deve fomire il markllq dele w:j¡;me futalia. E
stato, del resto, giustamente osservato che la stessa pretesa di .obbedienza
della norma risulta sminuita di efficacia, non appena il contenutd del
comando risulta dubbio o difficilmente riconoscibile. Ne si e maneato di
mettere in evidenza che lo stesso principio costituzionale di obbligatorieta
dell'azione penale (art. 112 Cost.) risulterebbe impraticabile, in mancanza
costituire
di una puntuale configurazione normativa dei fatti, in relazione ai quali In questa prospettiva, si e
vige l'obbligo di agire 17.
giustamente rilevato che l'esigenza ~i dete~inatezza: costit.uendo ~l
~J!lteri?re im,Eli~~!l~.~.~~ga tasj&.iyiti(~ cQ~!iJ!!~la stretto vincolo del giudice alla legge, SIa propno da consIderarsI come 11
~~~"~~=!lJittt;"o."Xl,e!j~'!~~ .r~~~L~~ ~,?~:~~~~~ Qi "erifjcªwi n,Ua nriinc:ipilo sovraordinato a quello di irretroattivita o, almeno, in rapporto con
realta, CQ§I da essere nconoscIbIle nelIa sua tIpicIta: "cio che nessun giudi- 21
ce puo provare, infatti, neppure il legislatore EUO assumere ~ ~ •eSSO come le due facce di una stessa medaglia •
dei suoi divieti" 18. - ~,._--
Tassativita e determinatezza delIa fattispecie legale, in materia penale,
3.3. Tecniche normative e principio di legalita. Struttura del bene tute-
sono assunte dalla C. Costituzionale come requisiti di validiti't delle norme
• •• •• 19
mcnmmatricI . Al relativo principio va dunque riconosciuta una fonda- lato e struttura del precetto.
me~tale importanza, quale criterio di rilevanza costituzionale, per la formu-
Uno degli aspetti piii rilevanti sotto cui viene oggi conside~ato il ~an?ne
lazlOne delIe leggi penali. Se e Yero, infatti, che le istanze di tassativita e
costituzionale della determinatezza e costituito dalla sua funzIOne di onen-
det.erminatezza delIa normazione penale sono sorte storicamente per opera-
tamento per la selezione delle tecniche piii idonee pe~ una compiu~ espl~
re m funzione di limite al potere giudiziario 20, il relativo principio e stato
cazione del principio di legalita. La tecnica di redazIOne delle fattISpeCIe
elaborato sopratutto per ricavame canoni di legiferazione.
penali, svolge, infatti, un ruolo decisivo per la ~conoscibilita ~e~ divieto
Nella misura in cui viene invocato per desumeme limiti alla interpreta-
legale, e quindi per il concreto realizzarsi delle eSlgenze sostanzIalI, s~ttes~
al principio di legalita. E del !!;!tto evideJll:e, infatti, Ele, .91!an~ ,W:ªg~~~ \~~
zione giudiziale, il principio di tassativita manifesta evidenti connessioni
con il divieto di analogia in materia penale (v. infra, 4). Con il principio di
irret~oattivita (infra, 6) ha in comune la ratio della certezza, intesa come
la precisione della form' .. ., .'.lantp~~
~assI~~ pr~determinazione della.legge: ~ tanto si puo parlare, infatti, di
ñSülta ,.e_~~1~,.ID2Jl~~~-
grevIt. ~!'~~~.!1~ª.J.1~Qllli!,D42, !,.t:L.9~anto esso non solo esista, ma sia
'_fI"""",~~"",.,~~,~ ~; tener conto, pero, del fatto che la norma penale contiene pur
sempre un comando astratto e generale e ch~ iI grado ~ concr~tizzaz~one
17 F. BRICOLA, Lega/ita e crisi: ['arto 25, commi 2 e 3 della Costituzione rivisitato al/a
del precetto, che la norma puo attingere, vana necessanamente 1ll funzlOne
fine degli anni '70, cit., 210. del suo contenuto prescrittivo.
18 Questo principio, limpidamente enunciato da A. FEUERBACH (Revision der Grundsat:ze Se la norma descrive processi biologici (o piii in generale accadimenti
und Grundbegriffe des positiven peinlichen Rechts, 2' p., Chemnitz 1800, rist. ano Aalen 1966, percepibili con i sensi, puo raggiungere, ad esemp~o, u~ g~ado di pre~isione
12 s) e .s~to po~to d~la C:. Cost.. a base d~lla dichiarazione di illegittimita den' arto 603 c.p.,
che mcnml~ava II del.Jtto di «plagl?», de~cnvendolo come il fatto di chi «sottopone una perso- maggiore, rispetto ad altri casi. La norma che purusce ch1Unqu~ cagIOna l~
na al propno potere: m modo da ndurla m totale stato di soggezione». Con la sent. 9-4-1981, morte di un uomo" (art. 575 c.p.) ha, evidentemente, un maggIOr grado dI
n. 96, la C. <;:ost., nscontra~o che l'art. 603 c.p. prevedeva «un'ipotesi non verificabile nena concretezza rispetto a quena che punisce chiunque promuova associazioni
sua effettuazlOne e nel SUD nsultato», non essendo «dimostrabile, in base alle atruali conoscen-
z,e e~ esperienze, che ~ossano esistere esseri capaci di ottenere, con solí mezzi psichici, dirette "a distruggere o deprimere il sentimento nazionale" (art. 271 c.p.) o
I anmen~~nto t0t.at~.dl ~a p~rs~na», conc1udeva nel senso dena indeterminatezza den'art. a quelle che incriminano la rivelazione di segreti "senza giusta causa" (artt.
6?3, per <~I Imposslbill~a di. attribUlre ad essa un contenuto oggettivo, coerente e razionale»;
donde «1 assol.uta ?Tb.lr:an~ta dell.a .sua concreta applícazione». Secondo il pensiero della 618,621,622 c.p.).
Co~e, d~que, Il I,'nnclplO di tassativlta non solo «richiede una descrizione intellegibile della
Differente risulta, conseguentemente, anche l'efficacia vincolante della
fattlspecle», ma nsulta osservato solo «fintantoche nelle norme penali vi sia riferimento a previsione normativa nei confronti del giudice, che nei casi del secondo
fenomeni I~ cui possibilita di realizzazione sia stata accertata in base a criteri che allo stato tipo dispone indubbiamente di piii ampi margini di discrezionalita sostan-
delle attuah conoscenze appaiono verificabili».
ziale, quando si trova a giudicare della conformita di un comportamento
19 Oltre aquella richiamata nella nota che precede, V. anche le sent. C. Costo 27-5-1961
n. 21, e 16-12 -1970, n. 191. ' concreto al modello legale del reato.
. .2 o n"'di
pnnc~plo d'
:te~matezza tende, in ulti~a analisi, a vincolare il piil possibile l'atti-
vlta ~~terpretativa del ?I?dlce all!lle~ge positiva. E evidente, infatti, che quanto maggiore e la
preclSlone della descnzlOne legislativa del reato, tanto piil il giudice risultera vincolato dal
contenuto del precetto. In argomento, F. C. P ALAZZO, Il principio, cit., 131 ss., 296. 21 F. C. PALAZZO, op. cit., 37.
72 Parte seconda
La legge penale 73
Molteplici sono, comunque, i fattori in funzione dei quali si definisce il
rapporto fra generalita delIa norma e concretezza del precetto, dal cui diffi- d lI' to (come nelI , omlCl . 'd'1 0art : . 575 c. p) . , costruendo fattispecie
dato e even. '. cifiche modalita del comportamento
cile equilibrio dipende il grado dí tassativita e determinatezza delIa previ- · causalmente orz.entate, o BUlle). ~e ure sull'atteggiamento della vittima
sione penalistica. Giuocano un molo significativo, aquesto riguardo, la (
Come nel furto. P. '. FI~ art 614 c p). o sulla finalita che
. larto
' 624.Cd d· omlCl
n~lla VlOn:Z~~:~e ~ell'esercizio
10'. . . ,
natura del bene protetto dalla norma, la sua importanza nel sistema degli
(come arbitrario delle proprie.ragioni:. arto
interessi tutelati; il grado di prossimita delI 'azione vietata, rispetto al l'autore )SINe propo
momento delIa lesione del bene; la prevalenza di elementi puramente 92 consegue' m .mlsura
. plU., o meno ampia, una ,magglOre o mmo- .
3 c.p':., 7. della revisione normativa. Qqeste pnme
descrittivi o, viceversa, di elementi valutativi nella previsione delIa condot- re tassatlv~ta ~ determmate:zamOdali~ di redazione delle fattispecie pena,-
ta vietata; il grado di complessita dell'azione avuta di mira dallegislatore. considerazlOlll
Le opzioni di tutela del legislatore - la scelta, cioe, di tutelare con la ' .. d'suldetermmatezza
rapp0:t0 ra sono ...",en lungl' dall'esaurire I'argomento.
li e pnnClplo 1 ' r 'ani e risvolti che non ne consentono
pena determinati beni - e quelIa, correlativa, delI' ambito entro cui circo- Esso, fra l'altro, p:ese~ta lmP lcaz~~ per la necessita di fare riferimento a
un'ad~guata trattazl?ne m i:oe~::~~ affrontate, Una provvisoria ~onc1u~
scrivere la tutela, risuItano, per altro, decisive, poiche la struttura del bene t
protetto condiziona in parte anche la struttura delIa norma e la sua capacita tematlche che solo m segu 1 d'ffi Ita di pervenire ana enunciazlOne dI
di concretizzazione del precetto.
sione riguarda: c~munq~e, al. ~e:~oin via generale, determinate modalita
1 beni "materiali" (la vita, la salute, la liberta personale, il domicilio) regole puntnah, drrette a .esc q tr' to c n il p'rincipio di determinatezza.
hanno un maggior grado di "afferrabilita", dal punto di vista delIa descri- . 'penale per illoro con as o . '1
di normaZlOne ,. . l' .o e tuttavia posslbl e,
zione normativa, di quanta non ne abbiano beni, pur assai importanti, come Da un punto di ~is~a essenzlalmente c ta: fattis eci~ a forma vincolata,
il buon funzionamento delIa giustizia, l' economia nazionale, l' ordine pub- " '
gtamqu esta sede , dlstmanere,
~.da' un U~ la o, r . dp ......... ....... .. . dettagli"
" meno a,o
~ono c~i, i~ec~:~~: ~~:~:~ ;e~~ d~:~ ~enaLe
••
blico, ecc. Quanto piii ampia e la sfera di protezione assicurata al bene dal che uene. in (ad .es., arto
diritto penale, inoItre, tanto meno acuta e l'esigenza di differenziazione fra
le diverse modalita di aggressione, che risulta invece decisiva, quando si
·qual! s0E2..~ ~ .
624 c.p.) e fattlSpecle a fo ..~a ap~rta, 1
.n cui il legislatore appare mdlffe-
. XDiando invece la
tratta di isolare, fra tutte le possibili forme di aggressione, quelIe, e soltanto - ifi he modalita del comportamento, lillPec- ..-
rente alle spec . c ,. in termini di lesione o messa in perico-
quelIe, a cui la norma penale intende reagire. La tutela pen&le del patrimo- p!,evisi2ne sul r~"a~ ~ell ~1.9!?1' a aperta sono in genere quelle formu-
nio, ad esempio, si rivolge solo ad alcune specifiche forme di aggressione lo del bene protetto; fg.ttlS¡WC1e \t~rm , ., gl'a' avuto occasione di
ad esso e richiede, pertanto, un alto grado di differenziazione nelIa deterrni- lazioni normatlVe, ' causa1m ente.:=orzentate s " Pr j)éSC1<-\\)~~ LA ""7''11 \~r."
a CUt SI e T " . i I . - - r A r ['" ..
nazione delIe condotte punibili e nelIa delimitazione di una fattispecie di
reato dalI' altra. accennare. B..G.t<..&~"t:\ C~ ~:'fra elementi descrittivi
Da altro punto dI VIsta,. e ~SSl enale uelli' cioe che si con~retano: ~I!
Quando un bene, poi, e talmente importante da doversi difendere anche (in senso stretto e a. attl~ eCle p " ;, e elementi c.d. norma-
contro il mero pericolo di una lesione, ancor piii delicato e il procedimento ÜÍia mera descrizione.~l datl d~lla re 'ess;Io il ricorso a a Q,);~
di tipizzazione delIa condotta vietata, poiche essa non pub essere ancorata tivi,
· ...... , per l'intelligenzael cu;t~nte~u~o
...,.. d' sa da nue a mcnrnma ~~:c , ovvero aun glU nor-to
1 10 ~~....,_
al dato delIa lesione del bene, ma va connotata in base alIa potenziale ido- norma gmnulca lver 01 • • • ' . o non Eongono,
mátivo na. giuridico. Gli ele~~~~e~~::::~~zz:~ssend~i<iía jndjyi-
neita delIa condotta a comprometteme 1'integrita. Quanto maggiore, infine, n
e il peso di elementi valutativi nelIa descrizione del fatto vietato, tanto piii in lmea di masslIDa, probleml 1 . • . ridica (eventualmente extrl!P~
ardua risulta la concretizzazione del precetto, poiche essa richiede una o piii duablle con suffi~ie~te c~~:~~~ n:;::.:gll~truita della cosa soitráija';'sne
mediazioni culturali: pub giocare, qui, un molo decisivo il grado di genera-
lizzazione del consenso intomo ai valori fondamentali della comunita. Sono n.~~t ~a.'l~-e~::o~b~Ffattispec~ava_~
costl Ulsce. . .,. . d' ro rieta e !,!ossesso.
evidenti, ad esempio gli spazi che apre all' interpretazione _ ma anche
all'incertezza del diritto - una norma ~he, come l'art. 529 c.p., evochi il
m~~lvlh.L~m~_LE.~~=pms~ntaiio
Gli elem i normatlvl del secon o lp
invece aspetti di
. ostume
. bl t' 'ta trattandosi del nnvlO a re o e .~l k!(_."~-,,,
"comune sentimento del pudore" quale criterio ¡ondante per il concetto magglOre ro em~ lCl , _:!!. . petto alle nq~~u~
delI'''osceno'', penalmente rilevante. Quanto alla tecnica prescelta per con- ecc., ver definizione assal plU lUcerte e .!,U!l~o e d~s li atti "osceni", o deg 1~
trassegnare la condotta punibile, essa pub far leva indifferentemente sul ~. Si pensi, ancora una volta, alla defmlz10~,;~~__,"¡;¡¡;áhm¡:;::;1l~_ __
atti "cOñtr~~.-n~'J' "
74 Parte seconda
La legge penale 75
TI grado di detenninatezza della fattispecie dipende qui interamente, si
~uo. dire, dal grado di puntualita e conoscibilita delle regole di giudizio
nchlamate. ;~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~i~Lapre-
'~ analogica di non
:8, per altro, alquanto velleitario contrapporre nettamente fra loro due contraddizione, in forza del quale dalla ratio sottesa a un~ detennin~ta
opposte tipologie di nonnazione, a seconda che la Struttura della nonna sia disposizione (o dai principi secondo cuí e regolata un~ d~t~nnID~ta m~tena,
. armonia con í principi generali dell'ordinamento gmndlco) VIene ncava-
descrittiva, ovvero fondata, "sinteticamente", sul rinvio ad una fonte ad essa
estema. Non solo, infatti, salvi alcuni casi limite, la realta della nonna- : la disciplina di ca~
non regolatí. L' analogía costituisce
zione penale e contrassegnata da un intreccio di elementi descrittivi e di di integrazione de-1ílordinamento "
elementi nonnativi; ma c'e altresi da considerare che, da un lato, a nonne
~\~~, fondate, in apparenza, interamente su elementi desc~ittivi,- puo non corrl- Questo particolare procedimento di produzione ~Orw..ilt.jyª pon ~
\ ~~~po~dere affatto u~ tipo de~ttuoso s~~cientemente detenninato 22; e che,
ammesso nel dirjtto..pena1e che, in tal modo, salvaguarda 11 suo carattere dI
to~\ÍL
1
dall altro, anche gli elemenh nonnatlvl hanno una funzione descrittiva _ "frammentarleta", e con esso anche la sua caratteristica "incompletezza" e
~ ~,(t\"~"'sl'a pure bl'S g di d" 1 . , le sue provvidenziali "lacune" (v. supra, Introduzione, n, 2.4~ .
¡ICi....o o..;:. ~. . . o ~osa. una ~e l~lOne cu turale - a cm e assolutamente
I • Impo.ss.I~lle ~lnUnCIare. SI agg.1Unga che spesso elementi tipicamente In sostanza, allorche un caso c<?~9le, .sec2!2~~1~~t,l:l",t~!
<:;¡1e.s.C.r<-\i~\J~ '¿eScnttiVI -:- In quanto correl¡tti a dati della reaIta empirica _ presuppon- sottesa a una detennmata nonna.. dovreb~JIi:~l'er~ cor,.t~rnJZI~~,
r~ttl.V¡ gono tuttavla momenti valutativi: si pensi al significato dei tennini "incen- non puo tuttavia farsi rieñtrare nei t!ossi!>i~,~~letterall del te~
I\<D.J..J_h::\~)dio", "disastro" e simili, negli arto 424 e segg. c.p. ("Delitti di comune peri- iiíaüVO,ilgiüdiée' en¡tl~ it~~' uO-m?.e,~~"~~lo~iCttn:zenf~,2,~~!?V-
\J~ LÁ ~ colo mediante violenza"). ve en o COSl a colmare la lacuna della prevlSlone le sla~~~e
Ji:. A% <..Q.. In omaggio al principio di detenninatezza, il legislatore penale dovreb-
I «)v-. ce, possibl e neg l altri setton e 1 ord~~entol .• ~uesta re.g~l.a vale Sla per
~ de,..( . be comun~ue rifug~ire. dal ricors? ad el~m~n~i che siano destinati a restare le {acune dI carattere originario, sia per le lacune nconduclblh ad un muta-
~'\ del tu~to .l~determmatl, p.er .la ?l.ffi~olta dI nntracciare, anche nelIa sfera mento sopravvenuto nell'ambito delle situazioni regolate dalla l~gge pena-
~ . . . ~\) ~extraglUndlca, la regola di glUdlZlO ldonea a conferirgli detenninatezza. La le; come effetto, ad esempio, del progresso scientifi~~ e tecnologlC? 23.
~ x ~~nonnazione penale, inoltre, dovrebbe ridurre al minimo l'uso di una tenni- AH' esclusione dell' analogía dalle~ d~l ~lf~tto. enale SI sareb~e
~ nologia connotativa, carica cioe di elementi di valore ideologicamente non senza dubbio pervenuti in applicazione del pnnc o dI l,º-
neutri (associazione "sovversiva", notizie "tendenziose", ecc.) e, in ogni assenza luna apposl a ~~~!?l!!;;"-,,,,.,~~.,x''''"''"''fI',,,,,~~">,,",,,,,.,,,,,,,~,.,,,'I!'''''"'~~
ca ~ corñüíiql'rtresplicüamente ~~~2,,,,q.ellart;\"f: deue UlSpOSIZWnl su
L
caso, dovrebbe designare nel modo piu chiaro il bene che intende protegge-
re, dando anche qui la preferenza a tennini semplici e di univoco significa- legg~ !ñ'gener'líTe,'"c1l."eStáb'i\'isCe: "Le leggi pe!1!!,11 e quelle c~e!~~~~
too Infine, quanto piu la condotta vietata e lontana dal punto della concreta zione a regole generah o ad altre leggi non S! al?pIica!l(~.*0Itr:o!.S~1!U,~-l.>1
lesione di un bene giuridico, tanto piu la sua descrizione dovrebbe essere i~sse conSíaerati".'Né]Jüb-esservídubbio - n te qualche opmlOne
Pminuzlliosa~ le.!attispecie 4 a.!<?,~ vin~2~.!!.9:~~~[ll!- eS§5lre preferite
a que e a ~onna aperta." ,
contrana - cHe, attraveiSOiit fonñüÍa CieIPart.
costituzionale del principIO l egalitií. inclu a anche !~l
O. 2, e . .il.p!"ofi~
<~",....,,,,,._,,,,, ''''''"'''''''''''''<''''''C''''''''''''~''''<\~''''',,,,,,<'':t 'r
~!2Eta21.
~analogia, com'e noto, e quel.er!?~edimento in~!J?retativo che, in man- to che, per consentire l'estensione del reato di furto (art. 624.c.p.). allIp~tesI dI sottrazlOne dI
energia elettrica, illegislatore del 1930 ricorse ad un'apPosIta dISposIzIon~ (art. ?24, co. 2,
canza dI una espressa statuizione legislativa, deduce la regolamentaz1oñe"di c.p.), non potendosi far rientrare quel bene (se non, appunto, ricorrendo a11. ~alogIa~ sotto la
un caso non regolato dalla regola dettata per un caso siInile (~4f!J.,lejfis) nozione di «cosa mobile». Problemi de110 stesso genere si presen!ano,.ogg~, m r~lazlOne all~
criffiinalita da computer per la difficolta di far rientrar~ nelle fattISpe~Ie eSIstentI. cond?tte dI
aggressione patrimoniale, realizzate mediante utilizzazlOne non autonzzata, mamp.olazlOne ~
. 22 Si ricordi ancora, aquesto proposito, la vicenda della norma incriminatrice del «pla-
sabotaggio di software e/o hardware. In argomento v. CORRERA-MARTUCCI, 1 reatl commeSSI
gIO» (retro, nt. 18). con l'uso del computer, Padova, 1986.
24 Contra M. BosCARELLl, Compendio di diritto peoole, P. gen., 7' ed., Milano, 1991, 16 s.
o«f(...é. 8=-R\~¡NftNTI -'t:> ~~dC:';W::;¡ ~~_ ~ \N:)\..l-
?-,-~",4;L de-\ ~ .f'~'~\O c..o\.A.<.G>u.o-t~O 4:> \ftS)v...
¿pV\!P V\..O<,VU·¡;2. ~~ el'~ """-,U \?~V\l!~ 'vú){~-.J'..
76 Parte seconda
~\A... ~"ÜQJ.., 1<:._ q~~gg'fi?~a1e ?(,,,....e...(', g'O'-"-~O~7
.L (\OVJ ..Q..C~~C;)~
norma non sia desumibile il criterio di similitudine, alla cui stregua si
dovrebbero individuare i casi non espressamente menzionati 28.
Una questione di grande portata concerne, per altro, la definizione
dell'ambito corrispondente alla nozione di "leggi penali" nell'art. 14 delle
Prelegg i.
E pacifico che il divieto di applicazione analogica concerna non solo le
norme ,en;;¡¡p mcrumnatncI', quelle cio~~.2-Il~ura .M~.
~, fiel: suoi ek;;;nti costimffiii e§~exWi!1i, l~!.~la!!,y~_~~i
<L!!:~~ li effetti enali ella condanna, le eventuali ctrcostanze
ag~¡>]!1ibilit~ ~c.; ma si estenda anche a quelle
'disposizioni che concorrono, in via generale a definire i presupposti della
punibilita. Si' . ' ' 'tener'
~Sh;"ge~~~~~,;,g....ana¡~9t~j~~~!l9'tlI?a:~~~: 1ale a dire ffl~"
relazlOne alle norme che d$l fattowQ,t\(xt;-
sto come"r!;l&to, o ipotesi di attenuazlOne e
- L' orientamento lár amente revalente della dot .
ammissibilita dell' analogia in bonam partem, anche se le motivazioni
addotte non sono uniformi.
In realta l' estensione analogica delle norme c.d. "scriminanti", che sul
piano storico e ideologico e postulata dalle stesse ragioni costitutive del
divieto di applicazione analogica delle norme incriminatrici ("tutelare il
popolo sovrano da scelte criminalizzanti non compiute dallegislatore"), sul
piano della teoria generale del diritto ha un fondamento altrettanto nitido.
1&. norme che "tolgono" illiceita al fatto llenalmente sanzionatqJ,~~1fon
son() norme enali ~sl...autonome norme'ñon penali, a:y"enti ef !?tto~
!.2.!!!1;¡;;¡Fin
S':!:-_!:.ll te 1ta giurjdjGQ.(,e ¡vaci~dkt.I!.~nale); ne
segue senza strappi la loro possibile estensione analogica, inibita alle sole
norme p'en~i in senso stretto, p'er le peculiari esigenze garantistiche che ne
presi4ianói ' applicázione29~
" .. . .' . ~
2~ f,er un caso controverso, C: ~p~t. 23-J-~961. n. 27. La qt¡!'s!i?nt; pguardava l'art. 121
del T.U.L.P:S. che vieta l'eserciZlP non ~t¡tP:fizzatQ del «J!1!lsti¡:t~' áinoul<lilte dí venditore, o
dístríbutoré di merci, generi alimenr!lti obáVaÍl!le, di sPritti o diSegni, d,i ¿~~~taio10, saltimban-
co, cantante, suonatore, servitore ¡li píazZi}, f~céh¡no, cocchíerl?, COhdut~~r§ di autoveicoli dí
píazza, barcaiolo, lustrascarpe, e me~tiP'i i:111~lp$hi» (corsivo nostro). Si p~s~rva che la nonna
non indica in modo unívoco íl par'lffi~tf0 all~ stregua del quale dovr!lbpero individuarsi i
25L • CAJAN!, Analogza,
. .ID Ene dir II 1958 360 mestieri «analoghÍ» ai molteplici enumerati nel corpo della norma. In argomento V. C. F.
26' . ." , .
Caso nso1to affennativamente da C ass., Sez. II, 20-12-1961, in Cass. peno Mass. ann., GROSSO, L' arto 121 T.U. delle leggi di pub./lliea sieurezza 18 giugno 1931, n. 733 e il divieto di'
1962,320, m. 545.
analogia in diritto penale, in Giur. it., 1961,1, 1043 ss.
27 Caso 29 In questi tennini, limpidamente, cfr., da ultimo, G. MARINUCCI, Fatto e scriminanti,
1961,463, m.deciso
1005. nega:tivamente da Cass., Sez. II, 10 dic. 1960, in Cass. peno Mass. ann.,
cit., 1228 ss.
79
La legge penale
78 Parte seconda
ste, e non a quelle, che si porrebbe la questione di una eventuale estensione
anal~: :~l~~~: ~:~:~n:!°rii:u~~:::amen~o peor l'~~ss~~ilita della codo per analogia.
f,!vore sara infatti suscettibile di estens~ anc e eVl~entl 1 lmutl, La nonna di
Va, infine, precisato che i1 divieto di analogía non riguarda le nonne del
to sia espressio~e di ~'-'-'_,,_Qne aI}~UPP'mtQ se o@iR'tQaR diritto processuale penale.
,,_ _ _~..&lp.erale-<kll.:QJ;gi!l~ d'
glUri~i~a, ovunque localizzata nell;ordinamento ~ e d t~ 1 una ~onna
'1':
i ~~j.+b1lr~~~~~~~~~~~~f~:!!~1!;f;.~t;;;~d~~~f~~:;;;;~~
sostanze stupefacenti). L'integi'azione normativa puo risultare annnissibile,
a condiZione peró che la legge predetermini almeno i criteri in base ai quali
la fonte secondaria concorrera alla specificazione del precetto 32. Una volta
rispettataquesta condizione fondamentale, l'etero-integrazione ea:tnmissi-
bile, anche quando la norma di legge contempli la variabilita, nel tempo,
degli elementi del precetto la cuí determinazione e rimessa alla fonte secon-
darla (per esempio, nel caso in cui prevede il periodico aggiornamento di
elenchi, tabelle, ecc.). .
c) In tutti gli altri casi in cui una fonte secondaria sia chiamata ad inte-
grare, in via non puramente tecnica, il contenuto di un precetto penale, la
legittimita costituzionale del relativo atto legislativo statuale dipende dalla
misura della predetertninazione legislativa della regola di condotta penal-
mente sanzionata. Investita della qu~stione di. costituzionalit~, delle c:d.
n0!!!1;:,~1l~.~~~P}~ªs:.?~Ji·~~iiii;Q_~~:~~~~.I~~i~C2ii~t?,Jj!
t:~~~~~~~!l1rÜlsJl?i2~J,l\'?~i,!!-% neUa molteplicita delle sue impliGazio-
DI, ~1!'?'\"l~1;,~~~~~2W.2.~.v.~~u2~~.~~~1l!~~&~,5!~1~ ..v~l'!!? - non L'art. 25 c
~ d'
Cos. . del fatto commes-
eO"lJe "che SIa entrata.m YJ&Q¡!;<omlma",_",~-~--~",,,,,-
importa se dIVerSa da quella incriminatrice - a stabilire i. caratteri~ J.~ non m forz~!)}U~"M¡;¡¡;¡'''.''':''N.","","_."",.".m''''"'·f a di tutela elementare con-
. ltr'e~a costl'tuire'
~1?*~;~7J~~~7~Yia~~~~~~~a~n,*{?~~¡jj~tfl~T:~~o'n9nj~.~l~~!1:.. so-;;-"0" in VIa
. generale,.. una . . orm . .tii. h nche una precI- .
'ir;¡'arbitrio dellegislatore, il p~~IpIO ~I ~eltroattIv: ' a ~onnessione con
d 1 unto di vista polluco-enmma e, per a sua .
<;"'T;'oñeñfrun'eí'1to"'aelta~-e~e5suúíZlO'ílaI~c'~~~J~T;"'p~rtinenza del tema, sa valenza, a P .. 1 mediante orientamento culturale: 11
non tanto alla problematica della nsetva di legge in senso formale (e, inve~ la funzione di p~ev~n~~O:a~~~~~:are l' autore, solo quando esista come
ro, la questione in tanto si pone, in quanto esista una norma di legge che comando normauvo ~u~ . u' e altrettanto evidente la connessio-
contenga il rivio ad una fonte secondaria); quanto piuttosto alla regola della Iegge. Da un punto dI. VIsta SIstema co,
tt' 't' con il fondamento della responsa 1 Ita
b'l' ,
l rincipio di Irretroa IVI a
ne d e p ,; l ' h 'lita della norma, ne presup-
enale che, presupponendo almeno a conoscl, l . . .
p . " . tutto l'esistenza e la vigenza nell ordmamento POSItI~O.
32 L'art. 14 del O.P.R. 9-10-1990, n. 309, ad esempio, vincola aben determinati criteri pone InnanZI ., ~"n"l¡> ,,¡'l'I entrattil'l i!l..JQggre Sl Qe:\,\efar
l'inclusione delle sostanze stupefacenti o psicotrope nelle tabelle, previste dal precedente arto .. Per stabilire quando una legge ~-ll' 1 : (art~·t '70 e ss.
13, da approvarsi con decreto ministeriale. - ' , al' ull Tnn 10"azlOne de e ,.~ .
ricorso alle (e.g~U\ll,Sª,IU;~.... ..,.J.~"_,,",,C_'-'" . ""', ~.t~\. 5ull.~
33 In questi termini la sentenza costituzionale 8 luglio 1971, n. 168. La decisione non
mancO di suscitare riserve in dottrina, non per i principi in astratto enunciati, ma per 1'applica-
--cPst., artt. 10 e ss. Disp. sulla legge m genera~;~=, . '4~A.C.o::t: 'O lQ.Lfft "'11 ;
zione che la Corte ne aveva fatto, in concreto. La sentenza, infatti, dichiaro non fondata la que- . ~ ...e..\):l~O ',\(', ~\~ oeti
stione di legittimita dell'art. 650 c.p. che punisce il fatto di chi «non osserva un provvedimen-
34 C Cost sent. n. 168/71, cit. di he per I"\.D\~
to legalmente dato dall' Autorita per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d'ordine 35 ~. 11:'CO. 1 delle Disposizio~i della legge in generale: «La legge non spone e
pubblico o d'igiene»; con cio non sembrando affatto descrivere «tassativamente» - come inve-
ce affermato dalla Corte - tutti gli elementi costitutivi della contravvenzione. l' avvenire: essa non ha effetto retroattivo».
83
La legge penale
82 Parte seconda
=~;;;~~*;f:!~tiiifj}i~~~';;:e~~~;:~f:~i~9:~~~,,,
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3, co. 1
'co;t.) , .2oiche eVrl" 1" ~,_aptªM,ª ameDL . '
. .T"¡""'3"''''~ .. d nna _ o comunque
~
mente vi sar~b che scontano un~
~.w,w,.w.~,..",_·.'"''ffl.W~''' . • 'd' h ti - ner ayer c~º"JJlktanp
-t v..cv..... ~CW.JP (cioe il risultato lesivo, causalmente connesso all'azione, e di risentono conseguenze glUn lC e nega ve """"\~-' . . ' '
regola necessario per il configurarsi dell'illecito penale) si potrebbe incor- .l reahzzaz. . .lone, donq ,l'__Il%.".,.9L~~y,."",,,_,m,·,,
br ionp. delIa__ legge mcnmmatnce, n0l!",e
,,~,,,,,,,,,,,,,,,,w,,,.,"''''·''dn'··''~''··dNan-1··''M··o
CU
rere proprio in un'applicazione della legge penale, in flagrante contrasto _laiu.....oggetto ~'<1 "~1,~$1j,~""~.r~~ MiWJ;'~,"f,~,·,,,,",,·
·,,····,'''··''''''d:· __
1.. di·.vleto
. nenale.
,
In ogm' caso anch e a presc In ere
' .
a eSl -
P _'""''''.-'"''~''''''.''!''''''''''''''l''N·'''~'···''·l· . tto al quale
con la ratio del divieto di irretroattivita. Se l'evento suerifica AJJna certa 'he def pnnclplo dI uguag lanza-nspe . si potrebbe . m qualche
d!~:anza di te~o dal ~~~~~Jl~~i.f?J}~, j!:1[~!tid~J~ n0rIDll incrimi-
d evocare la disparita di situazioni iniziali- vlene glUstamente osse~ato
natñc~v~~nuwªta neJ~.riq~g,gj~!~!!ll?2.jmsr~,g~PJ~,,ªjl..cDlllIlÍllleJlW-.
~o o l'abrogazione di un illecito penale costituisce il ~isultato dI una
cale, se. dl' compatibilita fra la condotta in questione e l'mteresse collet-
~1l'azion~,~(!1.W,...~~L~~l?!~}:;~,~.".S9wm~,,,tl<~I,ú»,,e il verificarsi.ºelr.eX~ v utazlOne . . .
. arebbe quanto mai "irragionevole" continuare ad mfllggere un~ punl-
l' ~utlre~",~e"I!~~~~tRl!n~tq~~!lU~Qj,. UW!..,nQ.J;ma.,Jla",llÁ. . nqn p~~o~~~,~e tlVO, S . 'd' 36 S lo lffipro
. fatto ormai tollerato dall' ordinamento glUn lCO . o -
(e,:::,,"~ t;t!?~~S~~~~~~9, ~~a.:!!2'ffl<!~ll!lm~§§,l!.iJJ~~»J:ri;\rQ~JJ,ª,~!.lIuiSQ1\WQ!lMm.. ZIone per un
. d unque, 1'1 c 2° dell'art
fi' .. . t al
"YS\Qn.til.",'w -. pnamente O . · 2 c.p. potrebbe de mrSl lsplra . dir o
. ., 'd del "favor rei". Questo costituisce, invece, come SUbltO e~
Naturalmente, la praticabilita del criterio della condotta, al fme di stabi- pnnclplO c. . . d 11 . e dl
tire il tempo del "fatto commesso", comporta che si tenga conto delle pecu- mo il fulcro della disciplina codicistica, nelIa matena e. a success~on d'
liarita strutturali del fatto stesso e della corrispondente ipotesi di reato. Ad
leg~i penali, che presuppone, per definizione, l' assenza dI una SOluzlone 1
esempio, nel reato omissivo (in/ra, P. 3a , Sez. 2a , ID), il tempus commissi continuita nella rilevanza penale del fatto.
delicti coincide con l'ultimo momento utile in cuí il soggetto doveva agire,
e non ha agito; nei reati caratterizzati da! protrarsi della condotta esecutiva
per un certo tempo, sara rilevante solo quella parte di condotta realizzata
dopo l' entrata in vigore della norma, e cosi via.
Alla regola della irretroattivita del1 a ]~lme penale fa d!l..2!.':'22j?.!~LiL
contra osto pn • ·~.~Q~~p~pale: ~
che essa non si sua a b r ' . nel
36 Come sottolineano G. FlANDACA - E. Musco, op. cit., 77.
s
84 Parte seconda La legge penale 85
6.2. "Favor rei" e successione di leggi penali. do cioe, la rilevanza penale della condotta oggetto della norma sostituita;
ovvero se si sia in presenza ..2LP;1)!l t0t:a!eq~ Solo
<ii"el primo caso, come si e gia detto, trova mgresso la disciplina dettata
dall'art. 2, co. 3 c.p. con il conseguente obbligo di individuare la norma
"piu favorevole", da applicare al reo 37. S\o.".u,...o i~, ~~ c;AJ \.lMJL, ~~
cabile". a irrevo- . .,. . ..~~. '.'-" ~
SI tratta, pm preCIsamente, dI stabIlrre Srta--VIce a normatIva SI confi- ~(..u::~ñ~V~
..... P;r~he si possa parlare di "successione" di 1 . . ti . . . guri realmente come sostítuzione di una nuova a una vecchia disciplina, ~(J-.~ ''f!,.J.Á."l'
de11''''' 2 3 ' .. ' . eggI. aI,_IlI~gb effettI
s~· , co. c.., e necessano ~~lo Sl?!lll!.9-r..Lameato co~- relativamente ad unfatto che, essendo gio previsto come reato dalla norma J:l!.. ~\.,.t~tINi.
te : ' . e, pur attraverso il susseguirsi ncl abrogata, continua ad esserlo nel quadro delta nuova normativa. Per non \Ó~....t .
ropo 1 a 1 egIs atlvI dIve c e o concemono Se infattI' l'
legge " " fi . " , a nuova correre il rischio di apporre l'etichetta di "legge piu favorevole" ad uJla vera t,~
cr~a una Igura. dI ~e~to del tutto nuova, ovvero se, ne11' abrogare e propria abo litio criminis, occorre dunque attentamente verificar~ se
una .preesIstente norma mcrunmatrice, non vi sostituisce alcun altro precet- il mutamento di disciplina giuridico-penale lasci tuttavia emergere un
to di contenuto analogo (dand " 1 nueleo comportamentale, di cui si possa dire che era punibile alla stregua eJG!l. . . \Á ~
" . o, ClOe, uogo ad una mera abolitio criminis)
non v. e. ~he da applIcare le regole generali sulla irretroattivitil e su11a no della disposizione abrogata e che punibile e tuttora. Solo aqueste condizio- ~O ~.....,..,
ultrattIvIta delle norme penali. Vi e invece n ni, infatti, si pub ritenere non violato il principio di iretroattivita della legl;?;~~~,~t i~A
co. 3 quando una - ' ,
penale. finA _ ,+-,
Scarsamente problematíci - salva la determinazione del regime san-ft'·~·....~ 1<..>'" ü ..~
zionatorio piu favorevole - sono i casi in cuila legge modificatrice "rifor- ~ ~ '"
mula" si il precetto, da un punto di vista linguistico-espressivo, roa non
~ , innovando in '. . una norma preesistente lascia alcun dubbio circa il fatto che la nuova disposizione ricopra esatta"
~s¡ '~ . ' qu~sIaSI . m essa contenuta. Nell 'ipotesi mente l'ambíto di applicazione di quella previgente. Lo stesso dicasi per le
~. ~, sub c) nentr.ano InnanZI tutto i casi, nei qualí, restando inalterato il conte- ipotesi in cui la legge modificatrice, lasciando intatta la punibilita delle
t'~,~" fV~ut? precett~vo del~a norma penale, la nuova legge si limita a modificare il condotte originariamente incriminate, aggiunge allo schema típico del reato
V\J.... \N..IOW~Ime sanZlOnatono del reato: innovando, ad esempio, la pena nella s e- altre ipotesi, o modalita, di condotta, prima non incriminate (che, pertanto,
~ ~ ti. ov:;:. , oppure aumentandola o diminuendola nel minimo e/o nel massi~o' risulteranno punibili solo se poste in essere dopo l' entrata in vigore della
~troducendo o elimin~do l'applicabilita d~pene accessorie o di misure di
~Icurez~a, .o:,ve~o m~d¡fi~andone il regime{-applicativo; creando o rimuo-
endo lIm~tI all ~ppl~cazlOne della sospensione condizionale della perta, 37 Un discorso a parte conceme quelle ipotesi di modificazione delle norme penali che la
:c. In tuttI questi caSI: ~essun dubbio puo sorgere sulla perdurante rilevan- dottrina definisce «mediate» (T. PADOVANI, Tipicita e successione di leggi penali. La modifi-
d lfe~ale d~l !atto,~~,e, m genere, sufficientemente agevole la ricognizione cazione legislativa degli elementi della fattispecie penale incriminatrice o della sua sfer~ di
applicazione nell'ambito dell'art. 2, 3 comma, c.p., in Studi Delitala, n, Milano, 1984,991
e a Spos.lZl0ne PI~ f~:or~".ole" (sul punto v. comunque, infra, 6.3). ss.). Si tratta dei casi in cui la classe degli oggetti sussumibili nella fattispecie muta «in conse-
Del pan agevole e 1 mdIvIduazione della regola da applicare quando guenza di atti o fatti che non incidono sulla sua struttura, ma solo sulla possibilitil di applicarla
sem~re fermo restando il precetto, la modifica riguardi determinati ' ad un determinato caso concreto; atti o fatti, dunque, che si riferiscono ad elementi della fatti-
P?StI della punibilita, come potrebbero essere, in concreto' un nPuroevsouPe- specie concreta rilevanti per quella normativa, non gia direttamente a quest'ultima». Gli esem-
dIverso termin d' .. ' . pi proposti sono quelli den' abrogazione di una figura di reato, rispetto alla q1lale si era in pre-
una .. e.I pre~c.~z~one, la introduzione, ovvero la rimozione, di cedenza verificata una calunnia, o della revoca del provvedimento arnministativo che non era
condIzI~ne ~ p~bIlita, la sostituzione della perseguibilita a querela stato osservato; dell'esclusione della qualitil di p.u. in soggetti in cui era in precedenza ricono-
con quella d uffiClO o VIceversa, e simili. sciuta e che nel possesso di tale qualitil avevano cornmesso delitti contro la P.A. Vi si potrebbe
utilmente aggiungere 1'ipotesi dell'abrogazione di un illecito penale, a cui consegua la non
punibilitil di un fatto di ricettazione (art. 648 c.p.) di cose provenie~ti da quel reato ovvero di
un fatto di «procurata inosservanza di pena» (art. 390 c.p.) commesso in favore di un condan-
nato per quel reato. Tutte queste ipotesi debbono essere tenute ben distinte dalle modificazioni
«immediate» della fattispecie incriminatrice; contrassegnate, cioe, da un intervento del legisla-
tore che incide direttarnente sulla struttura del tipo di un determinato reato.
86 Parte seconda La legge penale 87
nuova disposizione); o, all'inverso, restringa l'ambito della punibilita
escl~d~ndo aleune condotte che ricadevano nella previsione della norm~
S.oStltUlta (e che, pertanto, da quel momento in poi non saranno piu punibi- nuan O applicarsi ai caSI non contrasse nati d e eme C1 1 - ~ lL ~/I..
h, anche se commesse sotto il vigore della disposizione modificata: arto 2, a normativa su a successione di leggi - con la conseguente ricerca ~ ....,...(
C? 2). ~~he quand~ la n.u0va legge scinda la condotta vietata in piu ipote- legge piu favorevole - si ~~lichera, quindi, soltanto alle co~do~te,~.tt.
SI o. addmttura ~e npart1sca la previsione fra piu disposizioni di legge, caratterizzate dall'elemento spec1al1zzante, che sono state, per COS1 due, ~"-Y~ I
lasc1~do t~~av1a sop~avvivere ~er intero l'ambito di rilevanza segnato "estrapolate" dalla vecchia disposizione (che gia le contemplava) ed inseri- ~, ~,.¡
dalla d1Spos1zlOne prev1gente, un problema di successione di legge si pone te in una nuova, autonoma previsione 40. Anche nel caso inverso al prece- \Iv. v . .r
s?ltan.to se .l~ nuova. legge abbia apportato modifiche al regime sanzionato- dente - quando, cioe, la nuova norma incriminatrice copra l'intero ambito
no del reatl In questlOne 38.
coperto dalla norma preesistente, togliendo al tempo stesso rilevanza ad..t ~
. Ben piu problematiche sono le ipotesi in cui la v.ecchia e la nuova unO o piu elementi specializzanti in essa presenti - la soluzione dipende ~'t ~"",J
diSpos1zlOne SI un ra ¡roño tare¿fieüii~ di esse slPoss a defi- dal fatto che la disposizione preesistent~ sia sta~ o m~no a~rogata: Se lo e1 \e.h.~,,")
stata, vi e un fenomeno molto chiaro di succeSSlOne dI legg1 penali, ex arto .~.
2, cO. 3, c.p. e dunque ai fatti commessi sotto il vigore della vecchia legge, ~ 'T,»,
che risultino sicuramente punibili sia alla stregua di essa, sia alla stregua . J~
della non disciplina, si applichera la legge piu favorevole. Se, invece, la t' ~~"\(,
"Quando piu leggi pena~i o piu disposizioni della medesima legge pena- vecchia normativa e rimasta in vigore, per i fatti prima non rilevanti (e
le regolano la stessa mat~na, ~a. legge o la disposizione di legge speciale divenuti tali solo dopo la creazione della nuova fattispecie) vigera il divieto
deroga alla legge o alla d1Spos1zlOne di legge generale salvo che sia altri- di applicazione retroattiva della nuova disposizione, mentre per quelli gia
menti stabilito". '
preveduti nella vecchia disposizione (divenuta "speciale", dopo la creazio-
Al ~guar~o ve~o~o individuate, con riferimento alla disciplina della ne delle nuove norme) continuera ad applicarsi la precedente incriminazio-
s~ccesslOne dI legg1, dlVe;rse ipotesi, di aleune delle quali la recenú<, legisla- ne estando dunque escluso un fenomeno di successioni di leggi penali.
ZlOne penale offre diversi esempi.
na ulteriore i,eotesi da consiºe~em~ ils;"ll,§.<? W..Q..ui all'abro-
a nu~va disJ?Qsizione tillUUlJK;e 1'~~9~ precettjVQ dí una gazlOn:di ~ norma incriminatrice speciale, non sostituita con una nu~
prees1stente, aggiungendo ero al ti o della condotta i . . ta
uno o PI e~emen 1 specIa 1zzanti" che, quindi, ne delimitano ulteriormente
1~.Jm~ c~~ u sto cas li effetti_della vicenda normativa
saranno d1vers1, a seconda c~e vi ~~~~~~~""""~,,,::.....a...b...r...oBlgliíiaziiiliioi''O;;.;:ne
del contenuto della comunicazione o conversazione, solo quando avvenga «mediante qualsi.asi
mezw di informazione al pubblico». Non altrettanto pacifica si puo dire, invece, l'attuale
disciplina dei fatti che erano, in precedenza, incriminati rispettivamente dagli artt. ~23
«<Abuso d'ufficio in casi non preveduti specificamente dalla legge») e 324 (<<Interesse pnva-
to») del c.p.: disposizione, quest'ultima, espressamente abrogata dall'art. 13 della 1. 26~4-
1990, n. 86 «<Modifiche in tema di delitti dei pubblici ufficiali ~on~ro la pubb.lIca
Arnministrazione»). Sui molteplici problemi di successione di legge, SUSCltati da questa nfor-
ma, cfr. AA.VV., Commento articolo per articolo alla l. 26-4-1990, n. 86, in Leg. peno 1990,
la}egge che risulti piu favorevole 3 • 263 ss.; nonche i contributi raccolti nel volume 1 delitti contro la Pubblica Amministrazione
~~~ dopo la riforma (Atti del primo Congresso Nazionale di diritto penale), Napoli, 1991.
40 E questo il caso dei rapporti fra l'ipotesi generale dell'art. 640 cpv. c.p. (Truffa ~n
damIo dello Stato o di un altro ente pubblico) e l'art. 640 bis c.p., che prevede una pena pUl
38 ~ il caso dell'attuale formulazione degli artt. 334 e 388 co 3 _ 4 c p fr' al' elevata nel massimo, quando il fatto «riguarda contributi, finanziamenti, mutui agevolati ovve-
state "dlstribuite" le previsioni, prima tutte ricadenti sotto l' art 334' , . . , a 1 qu 1 sono ro altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate, concessi o erogati da parte dello
~ . ~
Stato, di altri enti pubblici o delle Comunitil. europee». E dubbio, invece, se l'art. 640 bis,
PUO valere c~me e~empi~ quello dell'art. 617 cO. 2 c.p., che originariamente revedeva introdotto con l'art. 22 della 1. 19-3-1990 n. 55, debba ritenersi anche abrogativo dell'art. 2,
~me reato la ge~enca «nve.lazlOne», senza giusta causa, di una comunicazione tel~ rafica o cO. 1, della 1. 23-12-1986, n. 299, concemente l'indebito conseguirnento, «mediante l'esposi-
di una conversazlOne teleforuca fra altre persone se dal fatto "osse de' t g
1 1 8-4 1974 . ' nva o nocurnento; e che zione di dati o notizie falsÍ», di «premi, indennitil., restituzioni, contributi o altre erogazioni a
, n. 98, e stato modificato nel senso di prevedere come reato la rivelazion~
l'
con a. - carico totale o parziale del Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia».
88 Parte seconda
La legge penale 89
cie e alla misura della pena prevista, all' eventuale applicabilita di pene
accessorie"misure di sicurezza, ecc., ma al regiII?-e dellap'unibilita, nel suo
insieme. Se, ad~e~empio, ,per un,rellto, originariamente perseguibile c;li uffi-
cioTa-'ieggeintroduce la perseguibiliffi a querela di parte, o .viceversa, si
do~a:appiicare, in quanto piu favorevole, la legge che dichiara il fatto pe~- (f.s::-
s~guibile, solo a querela di parte: come e c?ncret~~nte a~ve~uto a ptOpoS1-
to delle lesioni volontarie lievi in danno d1 pross1m1 cOIllP~Iltl (art. 582, co.
2 c.p.,mo{lif. diíÜa L2o"gennaTó"1963, n. 24 e successivamenté dall'art. 91.
24 novembre 1981, n. 689). . .. .. . . ',' \l,CM.~fol"l\I,)..>"d
I! rapporto~::"~,!.~~~.::~~~~!e!m~;m~,;~.~=~~:e~~"~~~ u.
ClOe comparan o 1 ns a !". e ~EE.!.1~ , •.,-"'~ ';,f¿.{ :r<tfie;k~r
,,'¡¡¡¡'¡¡IIlIilJ-
J~~~l,.!1~ll~$t~~pnctá.. eio. significa ch,e .~'!,n!1;g~e:...~lo, ~i(., ~f~!) 1:)
elevasse la ena mID1ma a hcablle ad un reat~, ma conte~e~~ ¡ "" . "
!,P..iE~~~qJ¡U1JJlli~ª",~",yj~~~~":~J~&~'!1~J;~~~<!J~~a,w"10l>~~~ ~
pi~ f~~~~~~1~~~,se~Q!}Qª'&~~~~!-~J?1t~,;~~~tS~~~1~!l,~11
iíÍinimo o~l ,m~~,~~~.!!~tll~ Del pan, nel caso d1 ~as ormazlOn~ di un
üréc~'ileda deiitto a contravvenzione, questa mod1fica, da cons1derar-
si in linea di massima come favorevole al reo (per la minore gravita delle
conseguenze giuridiche genericamente connesse alle contra:ven~ioni:
rispetto ai delitti) potrebbe tuttavia risultare sfavorevole, nelIa m1sura III C~l
consentisse, ad esempio, la punibilita di una condotta che non poteva conS1-
derarsi punibile nel quadro delIa precedente normativa, perché realizzata
non intenzionalmente 43.
41 Con l'opportuna avvertenza che la norma generale, per cosi dire, non succede «a se
stessa», bensl a ,!uell~ speciale a?ro.gata, la cui previsione viene ad essere inglobata nella
Va infine s,Q.tWjn~".2~~<J,Y~J"~,,,,~~~~~WU
~ ~ . .. .. .
norma generale ?la eS1stente, e qumdi senza alcuna lesione del principio di irretroattivita. (T. favorevole non conceme soltanto i rawom fra n0!Jlls.ws<om!Patpc! Sllecta-
PADOVANI, op. clf., 1004). rr:-;;;;it;;n-;7ariazioni interven.ute in norme di parte gcnetale da (;;,ui
42 9uest'~ltima ipotesi ricorre nell'abrogazione, con l'intero titolo X del c.p. (<<Delitti -;~e~~n es~mpio puo essere costi~u~to
contro 1 ~tegnta e la s~ita della stirpe»), anche dell' arto 552 c.p. (<<Procurata impotenza alla dall'elevazione del limite d1 pena suscett1btle di essere sospesa cond1ZlO-
pr?CreazlOne») che pumva con la reclusione da sei mesi a due anni e con la multa il fatto di
chl, col ~onsen~? ~l s?ggetto passivo, compisse su di lui atti diretti a renderlo incapace alla nalmente (art. 163 e segg. c.p.) e dalla contestuale modificazione delle con-
procreazlOne. L Ispu:azlO~e complessiva della riforma attuata con l' arto 22 cO. II della 1. 22-5- dizioni che ostano alla sospensione stessa (cfr. arto 11 D. L 11 aprile 1974,
1?78,.n.. 194, rende mfattl m~ife~t?, al ~i la di ogni ragionevole dubbio, !'intento legislativo n. 99 e arto lO4 L 24 novembre 1981, n. 689).
di legl~ru:e le proc~dure ~ s~nhzzazlOne vOlontaria, e non gia quello di renderle punibili
co~e leslOm volontaríe gravIsslme (art. 583 c.p.) sanzionate con la reclusione da sei a dodici
ann¡; e~~~o ~~, si otterrebbe ove si ritenesse che le condotte previste dall' abrogato arto 552
fossero riflUl~e nella figura generale delle lesioni volontarie (il consenso del paziente non 6.4. Successione di leggi temporanee, eccezionali efinanziarie.
potrebbe funzlOnare come causa di liceita della condotta, perche urterebbe contro il divieto
de~'art. 5 c.c')'. A conclusioni opposte si deve pervenire, invece, per quanto concerne la sosti-
tuzlOne della figura dell'infanticidio «per causa d'onore», con quella dell'infanticidio com- TI comma 4° delI'art. 2 c.E. stabilis<;:e "Se si ttj!tta di leggi ecc¡;:z;ionali o
messo dalla madre. <~in condizioni di abbandono materiale e morale connesse al parto» (art. teml;oranee, non Sl apphcano le disposizioni dei capoversi precedenti".
578 c.p. co~e modifl~ato dalla l. 5-8-1981, n. 442). Qui la condotta di infanticidio commesso - _ _ _ _ _ _.~J ..... $¡~;~~,~-~
<<p~r ~~usa d ono:e» viene appunto ad essere riassorbita nella previsione generale del delitto di
omlcldl?, a segUlto dell~ espressa ab~ogazi?ne della rilevanza penale della «causa d' onore»,
con ~ cltata 1. 442/81, drretta a soppnmere il trattamento di favore riservato dal c.p. ai delin-
quentI per «onore».
43 Cfr. artt. 42 e 43 c.p.
90 Parte seconda
La legge penale 91
.
~ gente del contesto nel quale, e in funzione del quale, sono state emanate.
~. ~.l tI~ Vn~a~o a parte e costituit~ dalla disciplina dettata per le lesgi fipíW¡t
-t ne ~nlh. 20 della l. 7 gennalO 1929, n. 4, che stabilisce: "Le disposiziom
r
~ ~~¡"~~ali .~~lle. ~na~~~~.l
le&gi ...J si,appli,cano ai fatti commessi gujilldo tali
.g,U ~,..Qr¡),\{,.. sposlZlOn.I erano In vIgore.. aqcorch~ diseosil;ioni ~~~e siano abro-
\Q.Qt.~~ gate o modlficate al tempo della loro applicazione".
iJ . J ' ¡ - Secondo iI giudizio",(ieIÍa C. CostifúZí~, l'ultratti;d,ta delIe le,Ui
~ena1i fInáilzi~!.-g"{l!~~~~~~s.~e primario alla
n'SCO§s,I.2,.~1t~l.¡:ri,Q,uti'';''44, che giustificherebbe la disparita di trattamento, á
'"'Sj'áVóre dei soli autori di reati fiscali. La dottrina prevalente non condivide
queS~)lSsUp.t(), rilevando che, per interessi di pari o maggiore rilievo _
rispetto aquello della riscossione dei tributi - non si riscontra alcuna dero-
ga alla disciplina comune. Si e pero ancl;le o¡¡servato che, nelIa vicenda
d~I1e le~gi finanúarie, alla continuita dell'illecito tributario, nelIa sua
essenza didisvalore,fa riscontro, di regola, una totale eterogeneita dercon-
tenuti nonnativi, irriducibilmente legati alla disciplina dei singoli tributi;
per cui non sipotre~be "nemmeno prospettare 1'idea di una successione" 45.
Di qui l'esigenza di assicurare la continuita della risposta penale ~.ovvia-
44 .. , .
C. Cost., 6-6-1974, n. 164. sull argomento, amplamente, G. FLORA Profili penali in
materia di imposte dirette ed l. VA., Padova, 1979, 98 ss. '
45 T. PADOVANI, Tipicita, cit., 1020.
46 T. PADOVANI, op. cit., 1021.
92
Parte seconda
La legge penale 93
non rea
(art. 2, co. '1 c.p.).
Ma ne l'abolitio c.riminis, ne la mo<!~.
ficazio,ne in senso~~!v~r;te al
reo PºtrªIiñP:JJl~are etfeUQ tlei €Quf..r,Q,pti ~~_
L _teSi-
denti all'emanazione ~el decreto~~~~~l restera affi-
~~%ii~w~abG.~~
favorev9le.
, La pronunzia della Corte appare rispettosa del principio di irretroattivita
dell'incriminazione penale; al tempo stesso, contiene un efficace antidoto
rispetto all 'ipotesi di un esecutivo che tenti, con un colpo di mano, di can-
cellare la rilevanza penale di determinate condotte pregresse, allo scopo di
assicurare immeritate impunita.
Meno realistico e, in verita, il rischio residuale che si potrebbe Connet-
tere ad una abolitia criminis, contenuta in un decreto non convertito: quel-
lo, cioe, che nel breve periodo della sua vigenza, ci si affretti a porre in ~~~=ti.
Questa re ola, n
te trova il suo limite - come per i decre~i
en , oattivita e non ultrattl-
essere le condotte temporaneamente rese non punibili dalla deliberata e col-
pevole compiacenza dell'esecutivo. Si tratta, in effetti, di una ipotesi politi-
camente cosi grave da indurre a ritenere che una maggioranza parlamentare
saprebbe trame tutte le conseguenze; o, in mancanza, da far pensare che lo
stesso ordinamento politico-costituzionale sia vicino alla propria dissolu-
zione.
Questioni in arte analoghe si riconnettono alla i hiarazione di ineo-
s che se ad una prima lettura l'art. 136
Costo sembri non las ciare spazio a aubbi circa l' efficacia ex nunc della
dichiarazione di incostituzionalita. L' art 136 Costo stabilisce infatti che
"quando la Corte dichiara 1'ille ittimita costituzionale di uña normadi
legge o di un altro at~ ~.f!?¡Zil di Jeg~~ª'd¡ ,íiiie e~
ci.iiia! gi~ni~ sll~;;;~Pl)bI;¡IiS~ion~ deJla d¡;:cjsi,Q¡¡e". . norma'penale "d'1 f av~r~"..
Saffermazione della eura e se~~e.effi:~c~.,!!~~c.,~~a,mdi~hiara_ a slcura • ~t resso 1'1 ~m • d'Ice a ~ uo (conseguenza, questa, non.
nel.Erocesso pen en e I? "._.... """~"":' ....", ''"'"'''25 o 2 Cost) ~va anZI
- d
zione Oí incostituzionalita avrebbe ero da!2.,~o aa up-s!!?:~~~!.~o lUSQn- -". .. d" etroattlvlta ex arto , c . , . ._
Vlenente l'e c -. . . . .. "'ta derogabile, del prmclplo llIT . . dd'rittura er la innammissibi-
rindQtto "lL-:•. 2 4-. "'!'qwo,...., ... MM'" I '-"le ¿~'ii~menti n011l1,e,.Ren "L.}
1 C C sftuzionale ad espnmersl a 1 E """,,--,,.. al'l'l""'!'d'
IHa ,Q,~ne questl?11f dl,l~e~~:d1~rsa accezione del
f~ di '1 anza onentato alla cqonsl'derazione degli effetti della. d'pro-
,
concetto n ev
. sul sistema - - ; - - .pmttosto
normatlvo . ch sull'esito e del singolo
. gm .IZlO,
n~~I:te§sib~1 ~~tYlj,QLH¡J~ §e¡}~
... ba i!,w:.Q.bl'¡;lJél <l~ ¡;¡~UJ1-
94 Parte seconda
CAPITOLO SECONDO
S0MMAR10: 1. Regole generali sull'efficacia della legge penale nello spazio. Nozione di "territorio
dello Stato" nel diritto vigente e detenninazione del "locus conunissi delicti". - 2. 1 limiti di
perseguibilitii dei reati cornmessi all'estero. - A) Reati cornmessi all'estero incondizionatamen-
te punibili. - B) Altri delitti non politici commessi all'estero. - C) Delitti politici commessi
all'estero. La nozione di "delitto politico" ai sensi dell'art. 8 c.p. e il problema dei limiti costitu-
zionali all' estradizione.
• ""'-'Y é
ampie In particolare, il rimo comma definisce l' ambito di validita s a- .
l.
'árt.6c.p. dopoaver stabilito (co. l°) ch~e pupito second~ la l~gge
z~ale~~!!~.L~~~~~~ms~2olo to" (la cui . .an . ue commette un reato nel territ2n.S>=d~,l1~ Statg~T,~'
12 "TI reato si considera commesso nel territorio de110 Stato, quand~ az - cn~o
nozione e fomita dal Successivo arto 4), all . . " a di
"eEcgioni::""clle~sostanzlal~.nte."~~»,Q~~,í~~di immunit, _ _ ", uta in tutto o in Darte, ovVero
ne: O l-'om1'ssione, che lo COStitu1Sce,
¡
e 1v~~~;z.~n --~d -\.
. 'l"-ef,"'!"''''''''~~.''
1'1 A •
..e~rsonali (su cui V. infra, Cap.lII). TI secondo cO. dell'art. 3, daí suo canto, ' e Ia conseguenza
-:""e ivi verificato l'evento che .. dell' azlO,
. ne o onusslOn ' . A-- dQ,IA.O " .
sembra dare un certo spazio al c.d. principio di "universalitii" della legge SI., "i l1í~sráÉEñc~~~ ~
all'i~~~e~~~:l~~~iCidio coml2iut~'da c~a d~~ conf~e"~l!'~ot~et~i
f.' ""
penale nazionale, poiche ne estende l' ambito di validita, oltre i confini del
territorio nazionale limitatamente, pero, aben determinate ipotesi che a w~_______ - . tr al dI la ael couune, Sla
\.)&\&0\ \A
--. e uccide una ~ ~
;;,.:;_¡¡;.;¡;.........
__ <u 1 -;:
dal momento che con l'art. 23 del trattato di pace, ratificato nel 1941; !'Italia ha rinqnciato ad
ogni diritto o titolo sui suoi possedimenti in Africa; dal 1-7-1960, e inoltre' cessata anche
porzione del golfo, del seno ~ della baI~ c~ p .ne _ El soggetta altresl alla sovranitii dello
1'amminist:razione fiduciaria italiana della Somalia. . , . m resa entro la linea retta tirata tra i due punti piü
3 Per il testo modificato dell'art. 2 C. nav., contenente la nozione di mare territoriale, V. foranei distanti tra loro v~ntlqua~tro m~g a ~.an i iia marine lungo le coste continentali ed
3rt unico 1. 14 agosto 1974, n. 359: «Sono soggetti alla sovranitii deIl(), Stato i golfi, i seni e le stato la zona di mare. dell estens~o~~ di d~:~o~gfungenti i punti estremi indicati nel cornma
baie, le cui coste fauno parte del territorio della Repubblica, quando la distanza fra i punti insulari della Repubbhc~ e lu~go . e mee re . ea costiera segnata dalla bassa marea.. Son~
estremi dell'apertura del golfo, del seno o della baia non supera le ventiquattro miglia marine. precedente. Tale ~sten~l~ne. SI ml~~a d~~.~~ per determinati effetti di leggi o regolamentl
salve le diverse disposlzlom c~e ~I~O s 1
Se tale distanza e superiore a ventiquattro miglia marine, e soggetta alla sovranitii dello stato la ovvero da convenzioni intemazlOnah».
=trtn. ,~ ~~ ~~, 'G~ ~~~ f;>:V,
~~ -~ ~MA'e~\~~ oJ)..' .I1A-I.".~ 'O
98 dci'2-
'tt~1\O <::> Q.~~ t$.t~~ t.'\O •
Parte seconda
:. • ' a legge I?enale ~~..~ ~Wl 9? ~ ~-rO
" ~ Q..1"QV\.A. ~ 'df..h.- ~- :&,:,v.,,\;\,.~~",Q..
inerenti alle loro funzioni; 5) di ogni altro reato per il quale speciali dispo- i '~'<r ~ O\'-~4 ~..
c.p.; infra, lett. C) d~parte del governo de~ St!lt~ 1.2~,!!,11_deJltto !l.~fO.L'" !....b4A__
sizioni di legge o convenzioni internazionali stabiliscono l'applicabilita 5 - • A..tAJ.,"O
della legge penale italiana. ~. ."
Si discute in dottrina, se sia necessario che 11 dehtto commesso all este- ,'\.,.4ot..!!.. '. ,g
Queste eccezioni al principio di territorialita si ispirano, per quanto 'I~".l~;¡..."""~"~"
fO costituisca, illecito penale anche secondo la legge del1o S tato stranlero, !t'
:J~;¡¡.J\i)
attiene all'ipotesi da 1) a 4), al c.d. principio di difesa, cioe alle esigenze di
nel cui territorio il fatto e stato cornmesso 6, • • .
autotutela dello Stato, cui appartengono gli interessi offesi dal reato, consi-
L'art. 1O~. ~~l;i.otesi di. delitti cornmeSSl III temto
derati meritevoli di una protezione particolarmente intensa. Le ipotesi di cui
da 1ínO'straniero, a danno delto Stato ztalzano
al n. 5) vengono invece variamente ricondotte a criteri di opportunita o di
collaborazione internazionale, ma anche collegati al c.d. principio di uni-
n
versalita, quando si tratta di perseguire, per atto di legge unilaterale o suHa
he il colpeyQl$( si trnyi Del territrnjo
base di convenzioni internazionali, fatti che per loro natura coinvolgono
he vi sia nei con i7a§,i,..~Letl~~ttl sk:l, lllilli&I:Q di ,gx.:azia.e
interessi di piiiStati o sollecitano una piii attiva cooperazione internaziona-
giustizia, ovvero istanw o !l!!~l~",,~~a. . ,
le. Si pensi al dirottamento aereo o al traffico internazionale di stupefacenti,
~'S'epér6 11 detrito' e'SÍato cornmesso a danno di uno ~tranlero o ~ u~o
ma anche ai c.d. defieta juris gentium, il cui esempio piii rilevante e costi-
Stato estero, il colpevole e punibile secondo la legge italIana s?lo a n~~e
tuito dal delitto di genocidio, introdotto nell'ordinamento penale italiano
sta del ministro di grazia e giustizia e quando si tratti di un dehtto pumb11e
con la 1. 90ttobre 1967, n. 962, in attuazione della Convenzione di N. York
del 9 dicembre 1948. __ ,,",,,"-k
con l'ergastolo o la reclusione non inferiore a tre anni; nonche (sempre ch~
B) Altri delittic:Jt¡¡~t¡f¡ltici commessi al!' estero '~,.9i~ l~c'E. sta- si trovi nel territorio italiano), all'ulteriore condizione che "l'estradizione dI
lui non sia stata conceduta, ovvero non sia stata accettata dal Governo .dell~
bilisce che, fuori dei casi previsti dall' arto 7~J!im e " . linati dal
Stato in cui egli ha cornmesso il delitto, o da quello dello Stato a Cul egh
successivo arto ~ ("Delttto pohhcocominés'so aH'estero", su cui V. appresso,
lett. nibile . o c e om t- appartiene" (art. 10, cO. 2 c.p.) . . " . . . ;,
Cl Defitti politici eommessi al!' estero. La nozwne dI delato polzt~e~
1d~ lil!}. te~~emJW,je1itto l?,srJt~~~~~.jt1M~~Qª peña iá , rt. 8 e.p. e il problema 4f!Uimi{(.r;,q,$titu;ionali al!' estrqcllzw-
e 'er astolo o . .. ..' nL La
neo re ola con nna d' . . a a s~ stante l'applicabillta della
legge pena e Italiana all'i oteSI ... ..... . .,\tl~I'SR~Y~&l,.;.f~~ro _
CI o o da uno straniero, non nentrantl fra uelll lllcondlZlOnatamente
! e ... ,~gg~e, e delitto politico ogni delitto, che offende un inte- siva quando e conceduta. .
resse POÜtIco dello Stato, ovvero un diritto politico del cittadino. E altres'l L'estradizione e di origine essenzialmente pattizia (e, nelIa magglOr
considerato delitto politico il delitto comune determinato, in tutto o in parte dei casi, e contemplata da convenzioni internazionali).
parte, da motivi politici". L'art. 13 c.p. prevede che l'estradizione e regolata, oltre che dalla legge
SCgme si vede, la definiz!one che ,del delit~2.p'oli1i<¡'QJornisce l'art. 8, co. penale italiana, "dalle convenzioni e dagli usi in~e~azi?n~i" .. Lo ste.ss~ arto
2, e molto am ia. Da essa si ricavano, tradizionaIrnente, due distinte cate- 13 (co. 2) stabilisce il principio c.d. delIa doppta zncrzmznazwne: dlchlara,
gone e Itti olit·cl. a coms 0~~r(;~7di delitto politico cioe inammissibile l' estradizione, "se il fatto ehe forma oggetto della
insenso oggettivo (o deliuo "oggettivamente politico"), definibile in ragio- dom:mda di estradizione, non e preveduto come reato dalla legge italiana e
ne ~~lla,natura del,l'interesse attaccato dal reato~gett!vamente dalla legge straniera".
~!!~2 ~~t?~~ic '0' !9::Ml1i:su:~ n c.p. non fa espressa menzione, invece, del C.d. principio di reciprocita
_ a cui si ispirano diverse legislazioni - che consiste nel subordinare la
nO~lO~e ~?..w.m1ill§L~ ,<!1.~~~nil~fo!.~~.21 governo,
~; SI ntIene generalmente che non rientrino, invece, neIla categoria dei concessione delI'estradizione alla condizione di analogo trattamento da
delitti oggettivamente politici quelli che offendono lo Stato-amministrazio- parte dello Stato estero riehiedente. L'art. 13, cO. 3, precis~, anzi, che
ne o il potere .g~udiziari~. S.2P0 ~~~l,,2~l~~~tici - per l'estradizione "puo essere conceduta od offerta, anche per reatl non preve-
~spressa s~atUlzlOne dell arto 8, cO. 2 - ~~ll.l..s¡~,~o!I1J sJiritt2'l2oli- duti nelle convenzioni internazionali, purche queste non ne facciano espres-
tICO del clttadino, inteso come diritto di parteci are alla fo ione delia so divieto".
In
L'art. 13, cO. 4, c.p. stabilisce, infine: "Non e ammessa l'estradizione
...,R.<YliJi... ~ .ci, ecc.na fattispecie generale esemplificativa e costituita ~l del cittadino, salvo che sia espressamente consentita nelle convenzioni
riguardo dall'art. 294 c.p. 7. internazionali". Una disposizione perfettamente analoga e contenuta nel co.
Delitto soggettivamente político e invece il delitto comune che sia 1 dell'art. 26 Cost.: "L'estradizione del cittadino puo essere consentita sol-
"determinato, in tutto o in parte, da motivi pOlitici';. La fig~ra legislativa ha tanto o-ve-sia--espr.ess-amente prevista dalle convenzioni internazionali" . .!.!!!
d'a101tiogo a quaIcñe Hlcertezzaiñterpretati~ per la difficolta di defini- qui la disciplina codicistica dell'estradizione. A~~
zione e di accertamento di un profilo squisitamente soggettivo qual'e la que a cos na e, c e al IrnI 1
motivazione (specie se non esc1usiva) e sia per i dubbi relativi alla valenza i si c
del motivo socia/e, inteso quale motivo che ispira la condotta del soggetto, n~ a stessa.s!J.e_~§&.~·' e
suIla base di una concezione della societa non direttamente significativa per se, In tal caso le ";i"~;¡j't~zionali contengano un mero rinvio, (non
quanto attiene alla forma politica. recettizio) alla formula della legge ordinaria o senz'altro la sua "costituzio-
Una problematica alquanto complessa concerne infine i rap orti fra nalizzazione" (con la conseguente necessita, in quest'ultimo caso, che si
l'art. 8i cO . .' c.p'_. s OSIZlOlll contenute negli arto 1 ult.~~,~ 26, cpv. provveda con legge costituzionale alIa ratifica di quelle convenzioni che
Cost., che nspettlVamente escludono 1 ammISSI ilita dell'es'tradizione deroghino al divieto degli artt. 10 e 26 Cost.); o se, viceversa, dalla C~a
~o stra.riie'ro (art. 'YO) e üer'EIfllillíño"fa'it:"!bj' "perreatrporrtic~ costituzionale debba desumersi un concetto diverso e autonomo del dehtto
L' e~trf!4izione e un istituto del diritto internazionale coñ;istente nella politico.
consegna di un indfviduo;d~ parte delió Stato, ad inl¡iitf<r~tatO: perchesia La perfetta coincidenza delle due noE.~_g~.!illa
,§]ues!:lI'!Nl~epróCeSsüaI~~\ill'esecuzione COdlcIsbca e quella costi~i.2E€-;,j~~tenu~ Racifi~~1 sop~
'<4o~~,t,~q""4""""""",,,{j'Ú'''-''''''i'':':~ ñi"" tritt:o-irrgmrisprudenza 8 fu ~_Ul,J!\Scussione dA aouolla·
I.;"¡f-premessaai questo'íí:ñi'tiÜnento di indirizzo e costituita dalla presa d'atto
7. L'art. 29~ C.p,. «<~ttentati ~ontro.i d":itti politici del cittadino») stabilisce: «Chiunque
con vlolenza, ~maccla o mganno.Impedlsce m tutto o in parte l'esercizio di un diritto politico,
ovvero determma taluno a esercltarlo in senso difforme dalla sua volonta, e punito con la
reclusione da uno a cinque anni». ' 8 A cominciare dalla sent. Cass., Sez. Un., 5-3-1948, in Giusto peno, 1949, I1, 281.
La legge penale 103
102 Parte seconda
che la nozione costítuzionale del reato politico non puo dipendere dalla
definizione contenuta in una legge ordinaria, perché, cosI facendo, "si
invertirebbe l'ordine logico della normazione"; il problema della definizio-
ne di delitto politico ai fini della estradizione va dunque affrontato, ricer-
cando "lo spirito delle norme costituzionali di cui e questione [... ] nelloro
contesto" 9.
La comune premessa costituita dal riconoscimento della autonomia
della nozio~e costituzionale .del r~ato político, ai fini del diritto d'asiloe
della éstradizione, ha dato tuttavia luogo ad interpretaziopi largamente dif-
ferenziate e con implicazioni pratiche fortemente divergenti 10. Fra le tesi Il secondo co. del O s esso arto 698 ha stabilito che, qualora per il fatto
piu accreditate, quella, variamente argomentata, che individua nelle liberta per il quale e domandata l'estradizione, e prevista nello stato estero la pena
democratiche garantite dalla Costituzione italiana, o piu genericarnente nei di morte, l' estradizione possa essere concessa "solo se il medesimo stato da
principi costituzionali, il criterio discretivo fra i delitti politici ai quali si assicurazioni, ritenute sufficienti sia dall'autorita giudiziaria sia dal mini-
applicherebbe il divieto di estradizione, e quelli che sarebbero invece stro di grazia e giustizia, che tale pena non sara inflitta o, se gia inflitta, non
esclusi dal privilegium degli artt. 10 e 26 Costo In pratica, il divieto di sara ese guita" . Va notato, pero, che le disposizioni contenute negli arto 697
estradizione non coprirebbe delitti politici particolarmente odiosi e disuma- ss. c.p.p. si applicano, a norma del precedente arto 696, solo se mancano o
non dispongono diversamente, le convenzioni internazionali in vigore per
ni, o manifestamente contrari ai principi della Costituzione, ovvero!.a quel
nucleo essenziale di valori, comune a tutti gli Stati della comunitií. interna- lo Stato italiano, o le norme di diritto internazionale generale.
zionale 11. . . '.
JA 'U)...~~. 0-1\_-,",', .{O A..Ste ~~ lo Seopo deQ
Nella giurisprudenza e nella dottrina piu recente, tuttavia - anche in
base all'analisi della prassi convenzionale in materia - si va facendo stra- ~~V!JJJ '.J; ~ ~~cA.l ~ ~~- .. ~
da l'opinione che'i limiti del divieto di estradizione non possano essere ~o.JL~~..ovtl ~l, . O ~. lM pro('..L.s..~
ricavati da una IÍozione tendenzialmente restrittiva del reato politico; ma
alla stregua, invece, di una interpretazione del divieto costituzionale, secon- g.J-s.e;Jvv-\.~~e 1_ X e»-A- \ C~ ~UQ.J."L~-\1P "'~
do lo scopo per il quale e stato posto: e cioe la protezione dell'estradando ~~~ ~n~ieo\;
contro il pericolo di essere sottoposto, nello Stato richiedente, ad un.proces-
so discriminatorio o a persecuzioni politiche 12. La tutela della personalita
dell'estradando da un processo discriminatorio o da persecuzioni politiche
- assunta come ratio del divieto - costituirebbe, dunque, il solo limite
nel quadro della teoria generale del reato - c~ l~mitiamo qui di seguito ~
elencare le situazioni di immunira penale ch~ SI ~vengono nel nos~o ordi-
namento; distinguendo, a seconda della nspettlva fonte norm~tlVa, tra
immunita di diritto pubblico interno e immunita di diritto internazLOnale.
~,~,~, -
"
2. Le Immumta
" , d' d" "tt • t
l I r I O ID erno.
~....•...."-_d.~~t-~
~ e.! ~_í¿;o.lA" e ¡ ~~!t\ ""
~ '-" ' .. _11:-
. ..
Le immunita penali derivantI da1 dmtto ubblico mtemo concemono. TI -
I
'i!Jl...... ,,~ ) oMeuAÍof'.~' e $,M,
Ica; Il Presidente del Senato; I me,m~
stituzionale;
3. Le irnrnunita di diritto internazionale. o le. irnmunila, analoghe a quelle riconosciute nei Paesi di ~ppartenen
za, spettanti ai membri del Parlamento europeo (art. 10 Prot. dI Bruxelles
Quanto alle irnmunita che derivano dal diritto internazionale - fonda- del 1965, reso esecutivo con 1. 437/66); . . . .
te, cioe, su una consuetudine internazionale rico 1 diritto interno 8) l'irnmunita di cui,godOPo gli appartenentl a COrpl ~ repartl. dI ~ppe
yero su convenziom mternaZIOn 1 - vanno ricordate: ' straniere, che si troyano nel territorio delIo Stato, prevIa autonzzaZIOne;
lmmum a n nos ratta'o e aterano al Sommo nonche i membri e le persone al seguito delle forze arma~ della N.:A. T.O .
Pon efice,Ia'Curpersó'h;rdeflnita "sacra e inviolabile"; trattasi di irnmu- di stanza nel territorio italiano; questi ultimi sono soggettl alle leggl e alla
ruta assoluta che concerne il.Pontefice non solo nella sua veste di Capo di giurisdizione militare dello Stato di appartenenza per i reati contro questo o
S estero, ma anche nella sua posizione di ,J;um..d.dIa cristianita; contro un membro delle sue forze armate o un funzionario o altra persona a
suo carico (Conv. 15 giugno 1951, stipulata fra gli Stati partecipanti al
'i!llffiuruta totale, denvante dal diritto internazionale generale, di cui
go ono altresl i Cap! div Stati esteri e i Reggenti, che si trovino in tempo di Trattato Nord Atlantico, resa esecutiva con 1.133 5/55).
pace neI territorio italiano' l'irnmuruta si estende aTTaiñIiLm che li accom- Sara i1 caso di precisare che le prero ~.~ immunil~,sopraelenc&e
págñiñOeiii seguito; _ _"c"'''''''''",..-_ _ _- - - - non esc1udpno e e le lJeJ:sQlle..~ e 1 avore esse sono ~c~nosciute o~an~
~gli organi di Stati esteri (capi di governo,
risondere penalmente dei loro atti e com ortamentl dI ~ leggl
m . stri, missioni speciali di Stati esteri, ecc.) per i [atti commessi" -J;¡. ~W ~ Ci:i~1 ~i'I,
~izió delle funzioni (Conv. Vienna 1961 e 19'bT,reseésecuuve éoii. 1"J>.~.rYIL'J
1f7-~:""'" - -
¿J: lvu du¿..vt~ "" .
~.SQ~
l • n~·~~- . r.N' )
. 'V~~ ~~J(u.t~M.~ ~
.. ov<t/O I ); • ,
PARTE TERZA
Ijl
11 U;,REATO
SOMMARIO': 1. ~m6sse generali all'arialisi del 'reato. ~ 1.1. Oggetto e funzioni della teoria generale
del reato. - 1.1.1. La parte generale del cddiee penale come referente essenziale della dottrina
del reato. - 1,2. Considerazioni prelirr\inari sul metpdo della dottrina del reato. - 2. Lo schema
"tripartito" del reato nella configurazione tradizionale. La dottrina di E. Beling. - 2.1. L'emer-
sione del concetto di "fatto tipico" e la sua separazione dalla categoria dell'''antigiuridicita''. -
2.2. TI valore dell'antigiuridicitll nel modello belinghiano della tripartizione. - 2.2.1. Le ulteriori
determinazioni dell' antigiuridicitll. TI problema delle fattispecie "a forma aperta" e la C.d. anti-
giuridicitll "espressa" e "speciale". - 2.3. La dottrina degli "elementi negativi del fatto". Critíca.
- 3. La categoria della "colpevolezza" nella concezione tradizionale del reato. - 4. 1 limiti della
concezione belinghiana e la successiva evoluzione della dottrina del fatto típico. - 4.1. L'inclu-
sione di elementi "soggettivi" nell'antígiuridicitll e di elementi "normativi" nella tipicitll. - 4;2.
Bene giuridico, causalitll, azione nella dottrina del fatto tipico. La crisi del concetto "causale"
dell 'azione. - 4.2.1. TI concetto "fmalistico" dell'azione e il suo significato per la dottrina del
fatto típico. - 4.2.2. CiD che e vivo e cío che e morto nella dottrina fmalistíca dell'azione. - 5.
Dalla concezione "psicologica" alla concezione "normativa" della colpevolezza. - 6. La struttu-
ra del reato nell'ordinamento penale vigente. - 7. La funzione politico-criminale delle categorie
dogmatiche.
L'analisi del reato e la sua costruzione sistematica si compiono appunto orto di causalita", in conformitit ad una risalente tradizione terminologica
attraverso la sua scomposizione nelle parti che lo costituiscono, secondo il :d al suggerimento contenuto nella intitolazione dello stesso arto 40.. ,
procedimento caratteristico della moderna dottrina del reato. Con cio non si sara soltanto individuata una premessa normativa dI
La dottrina del reato ha il suo ,referente gognativo essenziale - anche carattere generale per l'even~ale attribuzione idell'evento storico ~ ,a Tizio,
eJ¡pQ.- ,,\,~e no~ escl~siv.o -: nella ~ar~e. genera~e del codice, wesente nel nostro
autore dell'azione y o dell'omissione Z, che lo ha prod~tto; SI e anch~
~.l@.~ ~ come m tuttI gh ordma.Ele!l!l dltI:e~ con~~JJ..Q.J;.QJ?)1 com1l,Ito al determinato un requisito costitutivo del concetto ,do~matIC? del reat? di
~ ..... ,~,,:::-,,~1.
f'~>"Y+ ~",);'V~
~nire, in via iri&UJ
_
gener:.ale. i requisiti normativamente richiesti per il -prodursi
i rus.'" ~
evento (v. infra, Sez. 2a , l, 3); il cui significato unltano, ovvtamente, nsul-
~'t:~ ~~ff~ \Jl.. ~lle conse~uenze giuridic~, che l~ legge r.ico.llega ~l v~.tif~~ar~i di un tera dalla ricomposizione di tutti gli elementi che lo compongono, come
i ;!~~~.Jít ato. el VI ente c. . a uesto uffi le, martlc,Qlare, 11 JMe1g IR parti fra loro "distinte, ma non separate" 2.
~1..Ls~~, ch~&t'2~2!!!!2J," 1 reato.
a teoria generale del reato, nella sua odierna fisionomia, risulta con-
~~, ~ dizionata dalla struttura dei sistemi codificati del diritto penale, cio non 1.2. Considerazioni preliminari sul metodo del/a dottrina del reato.
C\~~~,f..\{.,evuol dire, pero, che essa - sia pure in forma assai meno compiuta e non
~:::t,", altrettanto sistematica - non abbia ~~olto,,-l!!!J;Uolo anche in epoca anterio- L' analisi del reato e stata storicamente condotta sec0t;t.~o meto<!01.~
fA~\1;:.. re al costituirsi di quei sistemi normatM.~J!SsaiIcavava i suoi concetti, in differenti, a cui corrisponde una dIfferenfe prospeftazlOne del concetto
s.~J Col A ~ via di astrazione dalle caratteristiche comuni, o differenziali, delle singole... dommatico del reato. .
figure criminose (l'omicidio, il furto, l'incesto, ecc.), e da quelle celfcava1di Un primo schema di analisi della struttura del reato muove dalla dif-
(]v eJ)..;ú)W~~alire, a regole generali, valide per tu~i i seati~ --:- o per ~et~rminati~~ppT
ferente essenza naturalistica degli elementi in cui e possibile scomporre un
w~ 'at'1éatl - e alla conseguente determm,azlOne di categone dommatlclle dI comportamerito umano, e cioe l'elemento de~la.fisicita (l',accadere visibile
carattere generale: quali ad esempio il d~ lDutabilita, le concliziopi di nel mondo e~terpo) e l'elemet;lto p~icologlCO che sostIene la condotta
I . '
punibili~, e cosi via. ~CO!~,,,.ill:L~~.!~tJ.l!,"2.~!!rtna,,,~~Lreato non ricava dell'uomo vale a aire il suo atteggiamento znterlOre. ',
le...E!.2P~t~.2!l$!~Lusi.Y-ª.rrumt~g~U~.l!2~~_gj_P.~LaJ.,~_J}1a Distin~uendo, cOSt, in via preliminare, tra un elemento og~ettivo e un~
ela.,bora in funzione integrativa della sistematica generale del reato anche i soggettivo, quali compo,nenti generali della condotta um~~, SI propone dI
marerrarraen-¡tparu;';peCíáIé~'--'-"'------'-""~-'---"'-'---,\ ripartire gli elementi della descrizione legale del reato (sta 1ll gener~le: ch.e
- I~cedinieñto logico di sussunzione del fatto concreto nello con riferimento alle singole figure di illecito) , a seconda che esse SI nfen-
s¿ema astratto della fattispecie legale di Y.ll reamo uY'u.ax.Ys:Wre soJo mña scano all'aspetto, o momento, oggettivo ovvero aquello soggettivo de~ fatto
base della ermanente mí ione fra la normativa di arte enerale e uella punibile. Nella determinazione della struttura del reato, questo proced~~n
parte speciale (v. supra, Introduzione, ID, 3): il principio di legalim obbliga, to di analisi mette capo ad una concezione di esso che ce lo presenta dIVISO
~iñfafh, T pumo luogo, alla ~~~ne..1~'L~a~tifninatrice speciale in due parti (destinate ovviamente a ricomporsi nell'unitario concetto giuri-
dico del reato): ad una di esse si assegna tutto cio che ne costituisce l'ele-
~~~2..S.?~ ~~Jl~~J>~~!i!~fÍllJ~~~.~a disposizione di
parte speciale non potrebbe mai ~ módo compiuto la fisionomia Gel mento oggettivo; nell'altro si fa rientrare cio che ne rispecchia, invece,
tatt'O pená1'i1reIite ñTeVañte, e'~iiñ~iñellopotrebbe rispondere allo SCQPO di sta- l'elemento soggettivo.
.~ guali sian?, per cosi dire, le condizioni . de 'intervento punitivo: Questo schema di scomposizione del reato si puo dire senz'altro
vale a dire i re uisiti necessari a costituire un reato. Pro ' caratteristico della tradizione penalistica italiana, in particolare della
questo, c~me s!,~.~ett~~••serv~!!!''.:~~':'!~~?~._.M .,_"g~u~rllle. Scuola classica. Francesco Carrara, come si e gia avuto occasione di
-xGesemplO, (faIfa OísiJOslzlOne secondo la quale "Nessuno puo essere ricordare, distingueva, appunto, nel reato, una forza fisica e una forza
punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se l' evento dannoso o morale (v. supra, Parte ¡a 3,1).
pericoloso, da cui dipende l'esistenza del reato, non e conseguenza della Ai giorni nostri questa impostazione della teoria del reato appar~ ~cor~
sua azione o omissione" (art. 40, cO. 10 c.p.), la teoria del reato desume la autorevolmente rappresentata; in particolare nell' opera manuahstIca dI
rilevanza di un elemento, comune a tutti i reati per la cui sussistenza e
richiesto il verificarsi di un evento. A questo elemento da il nome di "rap- 2 G. DELITALA, Il/atto nella teoría generale del reato, cit., 8.
114 Parte terza Il reato 115
Francesco Antolisei 3, che riveste tuttora un ruolo eminente nella formazio- si assegnava il contenuto psichico dell'azione (dolo, colpa); mentre,
ne degli studiosi di diritto penale, soprattutto a livello universitario. evoluzione delIa dottrina del reato, ci si e andati progressivamente
· . ?).Il modello di dottrina del reato compiutamente elaborato fin dagli Qri.entarlUo verso il superamento di questa concezione "psicologica" della
IruZI dI questo secolo in Germania, ivi largamente dominante ed autorevol- a favore di una concezione normativa di essa, nella cui pro-
mente condiviso anche in Italia 4, si caratterizza per un diverso approccio al i:PI"ttlva il giudizio di riprovevolezza dell"agente dipende essenzialmente
problema. Il concetto dommatico del reato e, infatti, costruito su basi nor- , verifica dei presupposti di maturita e normalita psichica (da cui la
mativo-valutative: nel senso che gli elementi della costruzione vengono legge fa dipendere l'imputab~lit~ del soggett?: arto 85 s~ ..c:p .) e delle altre
ricavati dai diversi livelli di collegamento che si stabiliscono tra il fatto condizioni, normativamente nchIeste per la rzmproverablhta della condotta.
a
penalmente rilevante e l'ordinamento giuridico, dando luogo ad altrettante Sul punto tomeremo, diffusamente, piu avanti (§ 5 e S~z. 4 ) : . ,.
figure di qualificazione del fatto stesso. Poiché da luogo a tre elementi Tipicita, anti iuridicita, colpevolezza, sono dun ue 1 redicatl delI azlOne..
costitutivi del reato, questo schema di analisi dell'illecito penale va sotto il .. O dell'ornis~ne Re.nruwellte.riley"_· ... . a de ,~ liP
none di concezione "tripartita" del reato. . .-f!{Pciíale. nelIa classica configu:azione delIa ~o~e~a teopa !.Wl mato..:;.. \, Ne'.t
· La prima e piu importante figura di qualificazione del fatto penalrnente c) Alla concézione "tripartIta:' de.l reato SI e npetutamente contrapposta
nlevante - strettamente collegata alle esigenze dello Stato di diritto _ una articolazione "bipartita" degli elementi costitutivi del reato, il cui punto
conceme la sua dimensione di conformita alla descrizione normativa di un di partenza e rappresentato dall'asserzione che la previsione legale del reato
reato, che viene designata col nome di tipicita. La conformita al tipo e il non contenga una mera descrizione dei requisiti dell'azione vietata, ma
contrassegno caratteristico ed elementare del fatto penalmente rilevante; altresi un giudizio di valore, circa il carattere antigiuridico del fatto.
essa, pero, non esaurisce la struttura dell'illecito penale, POiché,l'da, sola, Questa dottrina rovescia, in pratica, il rapporto tra fatto tipico e antigiu-
non implica nec~ssariamente anche l,a contrarieta del fatto con J"mdina- ridicita cosi come delineato nella cóncezione belinghiana, poiché per essa
~ mento giuridico. E possibile, ad esempjQ che l'uccisione di un uomo Jazio- l'antigi~rid~cit~ costituisce, iI\ un c.erto senso, il presupposto della tipic~ta:
"il/~";3irne.contorme a 9.uell~ descritta ~ey'art. 5.z2, c.p.) sia avvenutaju COndiZjQDj e
sarebbe, cioe, ratio essendi non gia semplicemente ratio cognoscendl dI
W,y. talI da. doverla consIde¡;~~I?"'!!yy'!~~~!.jl,Ía!lS;! c9mmesso in. essa. La fattispecie del reato 'viene a configurarsi come "antigiuridicita
stato di legittima di esa (art. 52 c.p.) . Solo la verifica dell' assenza di parti- tipizzata": consegueníemente la mancanza di cause di giustificazione (per
colari con iZlOni di liceita della condotta, permette, in realta, di affermame es. legittima difesa) rientrerebbe nel carattere della tipicita; e, per converso,
la contrarieta con il diritto oggettivo (antigiuridicita), di cui la conformita la loro presenza dovrebbe configurarsi come una causa di esclusio~e d~ll?
al tipo costituisce soltanto un indizio. stesso fatto tipico. Per tale ragione, aquesto orientamento dommatlco SI da
· L'~teriore fi~ura di qualificazione conceme la verifica dei presupposti il nome di "dottrina degli elementi negativi del fatto".
dI ordme soggettlvo che permettono applicare una pena aH'autore del fatto. Sullo specifico significato e sui lirniti di questa concezione ci soffenne-
~uesto terzo ed ultimo elemento costitutivo del fatto punibile viene tradi- remo a suo luogo (infra, 2.3). Cio che importa rilevare fin d'ora e che la
zlOnalmente contrassegnato col nome di colpevolezza. Il contenuto di dottrina degli elementi negativi del fatto, anch~ se propone una differente
quest'ultima categoria non appare, tuttavia, definito in modo uniforme, articolazione degli elementi costitutivi del reato - in particolare una diver-
nell'ambito della stessa concezione "tripartita". Originariamente ad essa, sa accezione della tipicita, in quanto comprensiva del carattere "antigiuridi-
co" del fatto - condivide tuttavia con la concezione "tripartita" il metodo
dell'analisi e della costruzione del concetto di reato.
· 3 Cfr. F. ANTOLISEI, Manuale di diritto penale, Parte generale, 11 a ed. a cura di L. Co'nti
MIlano, 1989, 183 ss. '
E dunque improprio assimilare la teoria degli elementi negativi del fatto
all'indirizzo di pensiero che, richiamandosi alla c1assica dicotomia traforza
4 DELIT~, /l f.atto, cit., 13. e passim,; B. PETROCElLI, Principi di diritto penale, Padova,
1943, 286 s" ll?' .Rzesame deglz elementz del reato, cit., 337 SS.; G. BETI'IOL-L. PETI'OELLO física e forza morale del reato, di carrariana memoria, organizza poi intomo
MANTO':ANI, Dlrl~t~ pen?le, Parte generale, 12" ed., Padova, 1986, 232 SS.; G. VASSALLI, ai poli dell'oggettivo e del soggettivo la disciplina normativa del reato.
Cause dz non pumbzlztil, ID Ene. dir., 1960,613 SS.; ID, /lfatto negli elementi del reato cit
529 ss.; D . .S~~, Lineamenti di una dottrina delle esimenti, cit., 51 ss.; G. ~cc;:
Fatto e scrzmznantz, CIt., 1190 ss.; ID, Antigiuridicitil, cit.; M. ROMANO, Commentario cito Pre-
Art. 39, 269; G. FlANDACA - E. Musco, Diritto penale, Parte generale, Bologna, 1989, 138 ss.
/ 5 Quella cioe di E. BELING, Die Lehre vom Verbrechen, Tubingen, 1906.
TI reato 117
116 Parte terza
Occasionali coincidenze terminologiche e asserite convergenze "sostan- mento giuridico. Tanto meno, poi, possono essere trascurate le origini stori-
ziali" 6 non possono infatti oscurare la diversita del punto di partenza: nor- che della "tripartizione" 9 e le premesse ideologiche che hanno condizionato,
mativo per la dottrina c.d. degli elementi negativi del fatto; empirico e fat- anche successivamente, l'evoluzione deIla dottrina del reato; né la ricchezza
tuale per l'orientamento che si fonda sulla scomposizione del reato negli ele- di elaborazione concettuale, che I'ha contrassegnata nel tempo.
menti oggettivi e soggettivi, che ne costituiscono il sostrato naturalistico.
Concezione "tripartita" del reato e dottrina degli elementi negativi del
fatto, in altre parole, si distinguono fra loro solo per una diversa collocazio- 2. Lo schema "tripartito" del reato nella configurazione tradizionale.
ne del momento valutativo dell'antigiuridicita. La mera scomposizione del La dottrina di E. Beling.
reato in elemento oggettivo e soggettivo, invece, prescinde del tutto dalla
categoria dell'antigiuridicita; di cui, anzi, contesta la funzione costitutiva, 2.1. L' emersione del concetto di ''fatto tipico" e la sua separazione
nell'ambito del concetto del reato. Ne, in realta, potrebbe essere altrimenti dalla categoria del!' "antigiuridicita" .
poiché, come viene esplicitamente sottolineato, se si prova "a scomporre il
fatto delittuoso nei suoi elementi strutturali", ci si trova di fronte a "un fatto La distinzione ottocentesca fra elemento "oggettivo" ed elemento "sog-
umano e un atteggiamento psichico"; non, invece, all'antigiuridicita poiché gettivo" del reato si radica nella risalente esigenza di distinguere il mero
"essa non e un quid che si distingua dagli altri due e possa isolarsi - quale accadimento naturale dal fatto umano penalmente rilevante. Gia nella dot-
entita in sé - dagli stessi, ma la loro risultante" 7. trina penale pre-illuministica - tanto piu in segu~t?:- si era costante~~~t~
n rilievo e innegabilmente esatto, ma rivela al tempo stesso, l'eq1\livoGo manifestata la necessita di ancorare la responsablhta penale alla posslblhta
che si annida in questa posizione teorica e nella correlativa denuncia deIla di attribuire un evento ad un determinato soggetto, non solo in ragione
concezione "tripartita", come una superflua "complicazione" analítica 8. dell' esistenzá di un nesso causale' obiettivo fra la sua azione e l' evento
Questa critica, in realta, non tiene conto della radicale diversita dell'appr,oc- (imputatio fa¡:ti), ma altresl ~al punto di vista deIla sua attribuibilita
cio, che contrassegna le due metodologie fondamentali di costruzione del all'agente sulla base di un atteggi~entO' psicologico rimproverabile ~im!,~
reato. E evidente, infatti, che la categoria dell'antigiuridicita non potrebbe tatio juris). Con' il consolidamento delle reg01e proprie deIlo Stato dI dlflt~
mai trovare posto in uno schema di analisi del reato, fondato su basi natura- to, e della correlativa funzione di garanzia deIla legge penale - quale SI
listiche. Dovrebbe essere altrettanto evidente, pero, che nella scomposizione esprime nel principio di stretta legalita - viene pero in primo piano soprat-
degli elementi costitutivi delI'illecjto penale, proposta dalla moderna dottri- tutto l'esigenza di isolare il dato che condiziona in modo essenziale l'i~ter~
na del reato, si riflettono non gia i dati naturalistici che compongono il fatto vento punitivo deno Stato: l'essersi, cioe, verificato, in concreto, propno zl
penalmente rilevante, bensl i risultati di un triplice giudizio di relazione tra il model!o di condotta, descritto da una norma incriminatrice di parte speciale.
fatto concreto e l'ordinamento giuridico: tale da restituircene la fisionomia In connessione con il definitivo affermarsi dei sistemi codificati di dirit-
complessiva, dal punto di vista del!a sua rilevanza giuridico-penale. t2.,Er.,ñáie, fonlií'tl sul .Enusi~.,1,~[~yt'K," emer.E~$.til12:ii~~H§]tlfa
Cio non toglie, beninteso, l'astratta legittimita di qualsiasi proposta di tip~~ita deU'azione, PMibjJe:vale a dire resrsteñza del connotatl, estenor-
analisi del reato e, in definitiva, il carattere (relativamente) convenziOlilale di mente riconoscibili, ~.a_~uj dipende l'ingresso stesso deIl'azione nel campo
ciascuna di esse. Nell'operare le relative scelte metodologiche, si deve pero dena rilevanza penal'e.tfall'interno della fattispecie general~l}}e
tenere conto della rispettiva idoneita ad esaurire la dimensione deIl'illecito so come 1'i~eme den%ííií,§.l[li:iJ.élle:~¡;Uu1ii'~~~:ii'~~<aw.ti
penale e a riflettere le graduazioni di valore, espresse da:IIo stesso ordina- ilefi¡" prodursi deIla conseguenza giuridica dena ena (fattispecie del reato
senso amplO emerge COSl la !l~s.,dell~fattispecie del reato in sentir.
str~tto: vale a drre quelia 4es~mibile da?li ,e~..ll!i$-.descrizi9E-? contenuti\ 11'-"(;\1
,6A cui accenna ROMANO, Commentario, cit., 269. nena norma incriII,!inatrice, in 9uant~~et, a !.,t~b!~:. la c?~sB,~~ <Ifi:s >
7 F. ANrOLISEI, op.cit., 184. Conf.: F. MANTOVANI, Diritto penale, cit., 1988, 138. "" tr!,fatto concreto e tipo le1La.,l~EE~~~~~~~~
8 Cfr. ANTOLISEI, op, cit., 184 SS.; MANTOVANI, op. cit., 133,136. G. MARINUCCI
Antigiuridicita, cit., 14 ss. dell'estratto, ha giustamente indicato nelle contraddittorie enuncia~ ~,
zioni di Art. Rocco, L' oggetto del reato e delta tutela giuridica penale, Torino, 1913,471 SS., '"'"9S u cui v. per un'acuta suitesi T. PADOvANI,Alle radici di un cfogma: appunti sulle origi-
546, l' origine di questi durevoli fraintendimenti. ni dell' antigiuridicita obiettiva, in Riv. it. dir. proc. pen., 1983,532 ss.
1'\ ~.
.......
. 118 __ / "
::.....1JvJ:.) ~ ~ ~,t-L~\U"l ,x
'. Parte terza n reato 119
<-9&~ ~ .~" -'1-, S,,\~. !J(W. ~~"'" . . , . .
.ll- .~.l> &JiU. La tlplcaa regale dI un reato divlene COSl 11 "predlcato" essenziale della Da un lato, in linea con le esigenze di certezza del diritto, proprie della
~.c.~~~ condo~ penalmente rilevante: la sua costatazione e il primo passo da compie- cultura penalistica di derivazione liberal-garantistica, la distinzione tra
~Q_ ~íM~uell acc~rtamento della responsabilita penale e, correlativamente, anche il t
"fatto" e "antigiuridicita" ~ottolinea la necessita di separare 08.8.etto a~
'\lo. ~\.n t~. pnmo gradino da percorrere nella costruzione sistematica del concetto di reato. V1fJ1f:.t<!:z}one (illatto coñforine al. tipq2 e la valutazione. dell' 08.8.etto (~
n fatto típico entra cosi nel concetto dommatico del reato, come1?~rta-. "IDini della sua cpntrarieta al diritto). Cio comporta, com'e evidente, una
g>re de!le. e.sigenze d~ 5ararzw. connaturali alle concezioni penali dello netta separazione fra gh eleméñiT"'descrittivi della fattispecie e i momenti
Stato di dmtto; ~al teID.l22~a quale centro di imputazione e di riferi- valutativi di essa.
~~nto per i &.!1~Lp.i ~lp.~e, successivi alla determinazione della tipi- Dall'altro, il concetto dell'antigiuridicita implica la presa d'atto che
c~ta; vale a drre,?p~~Ll!lteriq!t;vredicati" del fatto pu.W_ l'esistenza di una lesione di beni che contrasti con il diritto obiettivo non ha
blle: l'anti iuridici' 10. Solo l'azione tipica puo entrare nulla a che vedere con l'esistenza dei presupposti per una incolpazione, vale
~ , quindi, suscettibile delle ulteriori a dire per un giudizio di riprovevolezza nei confronti dell'autore.
qual.!!!~~i0?2!~~~dlCltá e~!!?~~~&s!a cü'f'"diRend~ l:~~ Quest'ultima tesi era stata elaborata, in modo puntuale, da R. V.
~ w::J'Í ~~~a~:ñ:/:esuppongon?yc?~ormlta del. fa.tt~~~z}pn~ le~ale..2i Jhering, per quanto attiene al diritto privato; ma l'idea dell'antigiuridicita
~.11... ' a. obiettiva, come autonomo momento costitutivo dell'illecito penale - come
.Q.Y.. I!.J.-;¡"A: • 1 ha'
e~. '. mgo¿~w...... infatti proprjmnente I'ufficio e stato opportunamente ricordato anche di recente - era affiorata netta-
~
. d~ife c~~a. La realizzazione della fattispe- mente gia nena dottrina di Feurbach, il quale aveva appunto individuato,
cle, nonostante la sua contrarieta ad una norma di divieto, non costituisce pero come ulteriore presupposto perché una condotta umana costituisca reato,
~ ~. necessariamente ~c~e .un fatto ~tigiuridico, poiché l' ordinamento giuridi~o, accanto alla estema riconoscibilita dell' azione lesiva, il difetto di una
~Q"~ u..Y\ oltre alle norme di dlvleto, contiene anche norme "pennissive". ESse hanno "ragione, giuridica", capace di qualificarla secondo una dimensione di
~1/o.Á~f-to..¡¡''1Q\..la.EP~to la funzione di rendere lecito, in presenza di particolari circostanze, il conformita a}le pretese dell'or~inamento giuridico.
\..lle..c~ ccQ. cbliípimento di azioni tipiche, altrimenti vietate: si pensi ancora una volta Da Belin in" odema dottrina del reato ~
r~"!f§!} \.~.Q..a? :uccisio~e di. ~ ~o~o in ~ta~o ~ legittima difesa. fu questicasi,.l' azione dell ' anti' . . , anza di cause di giu-
V\C\Á -CE ~h:;)tlplca non e anuglUndica, pOlche 1 antigi.uridicita non e data dal contrasto del stificazione. n a tti, risultare non-antigiuridico, se esiste
~""h~;.,t f~tto con una .sin~ola no~a, ma dal con~asto. con l'intero ordinamento giuri-; una norma dell'ordinamento che l' u Zl o . f1 a,""l'?lef?!!s.~ (si
~.~.. dlCO: .nel suo mSleme. DI fronte alla realizzazlOne del fatto tipico, quindi, per 'Pensi all"'a mpimento di un dovere": arto 51, cO. 1°, c.p.).
~P';\.%I.I.Á'. stabilrre se l'autore na agitoantigiuridicamente, bisogna sempre accertare se La presa d'atto dell'esiste~!.2i una norma ennissiva ch .o
~~~';":. n?n f~sse operante, in quel determinato caso, una norma pennissiva, che impe- (= non-antigiuridicoj1i fatto, non puo esse[e~~~~~~
; .
~,;" ~Ij., dlsse il tradursi dell'astratta norma di divieto in uno specifico dovere di aste- dimensione della tipicitª-, neeeure com~ ,llJ! .t1!9, ~le~ento neg.,ativo .• ~~'" I N~
~~~~I1r~er~i.d~ ~ompimento del fatto tipico. Non esistono, infatti, fattispecie "in sé" 9.9~.a, infatti, e il iudizio di corrispondenza dell" _~~ ~
~~ 1.v,A~1'J'l anuglUndiche, ma soltanto realizzazioni antigiuri(/,iche di unafattispecie. descritt 1U ZlO crrca 11 suo tese
\.).. "\~ \~~b\J.,.R:l C'4 ~~, .\"""- ~,,~.;t~'1:-SL.~. ·~-l.t. ~)\reofVlJ.\$...t Giustamente, dunque, per quanto attiene al pro-
v...u.. ~~~ -':'~J""~ ,:\~ ~.t;., .....Á'~,J,,"" "J\0:;:::~o ~ ..)
\.~~ ( Q.\¡..~\..
blema della antigiuridicita, e in questo limitato senso, il fatto appare come
22
.. JI valore dell' ant"19lun'd'"
lezta ne1mode11o belmghiano
.
' ~~"; '. .
""""'\'-M' .~.
della tripartizione. "neutro", o "privo di valore"; e infa~onostante la s ·s ondenza al
X -. ~ , modello legale, il fatto puo essere lecito o illecito" !l.
~k:k~\.,~ 'La "scoperta" delrantigiuridicita e .la sua configurazio!!.e come all'¡V o - --"CóStituisce, auñ¿¡ue,~ della concezione triparti-
~ \~:"O mo. elemento cosututlvo deL re~ conuene una dU12lice si~cativa impli- ta la connotazione dell'antigiuridicita - per altro in una sostanziale nega-
1/'fJ\A... ~i;),~ cazlOne..... -. .
zione della corrispondente categoria dommatica - come "1' essenza" o la
~,'1:)).,oJ¡-~.ijJ~.lr""~· "A~l '. r ~~:;~}JLVÁ~
~ \l,t"~ l.: ~M' 1 x.s.~ . "natura intrinseca" del reato; o, come anche e stato detto, come "l'in sé del
~ ~~ • "lOPAJ?ov~, A:lle rad~ci, cit., 550 ss; MAR!NuCCI, Antigiuridicita, cit., 11, ove si sottoli-
~\.~~ . n~a la den:azlOn~ IdeologlCa del concetto di antigiuridicita oggettiva dall'ordine di idee del
'C J glUsnaturallsmo laiCO.
\~~lfl~\\~ 'a.~\t:~.fL ~ '( ~ ~\>-Q.l ~\-Á)\V, .OJJ50
11 DELITALA, Il fatto, 92.
QJ1S1.Á(,-;:l!.J...J. -\A ~ ~: ~ •,
Ufi>VJ.O X ~. ~~¿~)~ ~ ~ WJ- l u-C0
\\)0 ,¡;: I.L\I\ ~\elM o..u.'lO'fIO(\l\O (le.\),.' ~b\"IQ <).Q~.
"""Q~ ~
~~ \?~ "!,~ (:;j'é';~ ~~rx
4
Ú \90..-1;0 I .l'l.
Iv:.rk~·f:\\A. J-'-.).. ~~~ Jw' ou..,CI \'1J~,.Lu.-f', Jt \J..A;fi_,
- .~o\f\J, TI reato Q.tóJ.,. 1'"-- ?r~."..Q'\J (::A2lMl 'J~ F~~~l,
120 Parte terza
~;;~;:;j:~::~=¡"::'-~=-= ~ f'ü cto \vl ~, W'-.t. U vVJ (~-
reato" 12. Co~enziale al modello tripartito e, infatti, proprio l'esigenza che del e perfettamente coerente con la prassi e la logica dell'accerta- -
~ol?o l'~ertameptg del faJl;Q" sj,.faccj¡¡ IJJPgQ.~ I.U<certamwtQ¡¡ mento giudiziale, ov~ alla constatazione della tipicita, cui si accompagni la
'" ~e .co?ce~~ la s~~,"anti2i~~fj!~A decidere di questa non sara la norma
presa d'atto della assenza di cause legali di giustificazio~~, c~~segue appunto, L:Y,i l,,!//.
l6;l,~ ll:cnmmatnce speclale bensl Il rapporto del fatto con l' intero ordinamento senza ulteriori passaggi, l'~ermazione del ~arattere antiglundico del fatto.
~iuridico. e cioe con tutte le sue norme. "Sulla nOfIlla che.yjeta la realizza- L'equazione "antigjJl,u4i<;;ita = mancanza di cause (legali) di giustifica-
::;;;~e... zione
•tJ.- ViOC"W del fatto¡Jluo !¡emnre elevarsi una norma di rang;o superiore ,~ che zipne del fatto tipico", per il SUD carattere dichiaratamente e irriducibilmen-
t~iormale, ha suscitato fin dall'inizio il bisogno di rivestire di connotati
~_~~X¡ -<!'Il2tf,);,mi;';;;;;"';'¡;;;~~~'''~'!>!l!i:'N'..w,,,,,,_......_~~,~~
.
1.11' Si puo distinguere, cioe, e si distingue comunemente, fra un illecito penale, specie che contengono una esauriepJ:~~éa des~~zione_~.. co~dott~
,. u,~jlle~lQ~h:il~JJn illecit!}~nt~tratlv?l e co§f'yS ma essi sono tutti ~ata (c.d. fattispecie "a forma chiusa" o a forma "vmcolata")i...sus~Itano,
11 latti egualmente "antigiuri.ma'. L'antigiuridicita, insomma, e una e indivi- ~e, perplessita le previsiQPj p()fJJJative cbe,ric~gg.ll~IJlxnt?
.1 S'i6TIeper l'intero ordinamento giuridico. 20 che e "antigiuridico"ln un ~grazione della "ma.terj.~~~~4· fattl-
11' setto~~~~~J9..~~ come si capisce age- -. . . . . . . .~.. "a forma
Sl1.eCI . aperta")'
. ..•. ' specie neI caSI m Cul SI nchlede addinttura . un.
. volmente quando si riflette, da un lato, che la legittima difesa (art. 52 c.p.) iJ{&pendente giudizio di valore sull'azione concreta. ~ questo.?ro~~sIt~, s~
¡ :1 deve essere riconosciuta anche per la reazione ad un comport~nto che e ripetutamente parlato della necessita di un procedlmento pOSItIVO dI
I . non sia penalmente rilevante, ma solo civilmente illecito e che, per conver- accertamento dell' antigiuridicita.
¡( .' so, il fatto non antigiuridico conserva questo suo carattere rispetto a tutti il ,
In realt,a;" ne e~.
N'
11 d fat!;I!~lW~~fi.""!.,;)"">i_\"""'~-
..
' . " Cnnna aaoeenrtaa" ee. de10ari in tutte aue1-
Ilí rami dell'ordinamento giuridico. le cOstrui~,secon<!s> ~o ~E1ie,21!.,,~ l!,r!,~ISIO?e¡,!?1plo e gen~
'¡I M!.vUCI'::..~!~~y~g,l!indi, ribadire che il giudizio ffi¡ bisognose di una internretazjane "reswttiv'~f~sfe~a .d~ ~s~ratta
di antigiuridicita, inteso come momento autonorño~(tella costruzione SiSte- applicabilita della nonu:a, non vi e che !;1~ro problema dI tlplclta: nel
matka del réáto;-mnM eáfáttere IfflMeI6Ifinente lórmale. MéÍioche e mm senso crie Ir modelIó'r~gale ~~~1S~~l!t.s:Es2~
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I '1\A ~~'d'~n:§'"aI5üe'Iá'co~zl.one rrarañügmnoiCidt, appunto, formale e una
~ pretesa antigiuridicita materiale che, in realta, non esiste, ovvero corrispon-
-vm~.:.p!! .. ~.C.ll?~..:i, ricavabili o dallo stesso ordm~ento gm~;tlco ,
0* a . tri sistemi normadvi,cOsiCiacirCo~ilca~u~
~1!.r;JJ... ~}Á-Y.~ 1.\ ,de~ un dato costitutivo della tipicita del fatto: vale a dire al suo specifico condoti~esprimono re mente il contenuto di ()ff~~~, come a~bla
111 ~~ .~~hté"nuto di offesa dei beni tutelati (su cio, v. infra, Sez. 2', 1, 2). 1, ""mo VIstO, c~mntewem;¡;¡~m:-iU~~~ Si p~o .m::or-
¡,II \ 'Q.)A J,..\~..ur-. In conclusione, un fatto tipico o e "contrario al diritto'~, perché: 1) urta dare, ancora una volta, la normativa degli arto 528 e 529 c.p., da Cul SI nca-
".¡I,I O'e\ i~j::?nu:o un~ norma di dkieto eIJ non,e c~perto da alcuna ipotesi legale di va che il carattere "osceno" di un comportamento va desunto dalla sua con-
!1l11 ~OIN::J b-U:lcegmStlficazlOne; oppur~ "conforme al diritto", se un'altra norma dell'ordi- traríeta ad un' .sistema valu,tativo 'extra~giuridico, costituito dal "comune
!1:i~E-(,,~lt hamento lo autorizza o lo impone. Cio vuol dire che non vi e alcuno spazio sentimento del pudore". , '
111"~\ ~~tper la determinazione di ulteriori presupposti o contenuti "rriateriali" Di antigiuridicita "espressa" e di antigiuridici~a "spe.c~ale" ~i p~la, poi,
¡¡II ~0A~V,i'. dell'antigiuridicita 17. a proposito di quelle fattispecie di re~to nella CUlo des~nzlOn~ 11. l~gIs~at?~e
i¡ill ~~',jQl);:~ J~i.e.o,sse.rvato ~he nella.evocaz~one ~ un cont~nut? ~a~eriale dell'~ti~ adopera, con effetto vinco1artte per l'mterprete, al fim del glUdI~lO ?I tIPI-
'ji' ~ ~ gmndlclta SI manlfestava, m realta, la ncerca del pnnclpI sovralegah, al cita, espressioni del tipo "indebitamente", "ingiustamente':' "~bltranamen
ji 'i"C(~ ,....1" • .QtWi ancorare cause di giustificazione non codificate e, percio, bisognose te", "senza giusta causa", e simili: quasi ad anticipr:re,. al ~m ~lla stessa
I[ ~~~ \fOl5friCRteri fondanti, che, a loro volta, finivano per essere configurati come riconoscibilita deHa condotta vietata - o per megho due al fim deHa su.a
I ~~'v.J{ l.s~~ áspetti "materiali" dell'antigiuridicita 18. Nella evoluzione della dottrina del delimitazione - il dato della contrarieta al diritto, in cui si esprime il predI-
'j, Ql~ \J,.y'l • reato, tuttavia, il dibattito sull'antigiuridicita lascio emergere anche proble- cato della antigiuridicita. . .
'1' p'OCsuD\. mi reali, suscitati dalla particolare struttura di alcuni tipi di illecito, COSI da L' analisi di questa casistica ha condotto a distinguere fra loro le IpotesI
t ~o,,*::J.-JQ) suggerire particolari determinazioni di questa categoria dogmatica. in cuí illegislatore ha semplicemente inteso richiamare i1 ~udice al.dovere
: ~~ ~.~. Si e ripetutamente osservato, in primo luogo, e in via generale, che non di un controllo particolarmente attento sulla presenza di eventual! cause
! ,~~ ~t:~Óf-ni fattispecie di ?ivie~o e formula~a in modo tale che il car~ttere añtigi'iiri="' lega1i di giustificazione, da altre a cui corrisponde una poc~ piu che pleona-
! ~~"',A
I
"f ,~;U¡.J, 2.ICO d.ella sua reallzzazlOne pos~a multare.da un meLa pro~aiW:&Il¡Q. ne&!-
c..tM "t! 4,j.. ~I accertamento della mancanz!,. di cause legalj dj giustificazione. Al
stica riaffermazione del contenuto di illiceita del fatto, e, mfine, da ~uelle
che, imponendo l'autonoma verifica deHa contrarieta del ~a~to a ~peclfiche
Ii riguardo non sorgono problemi, almeno in via di principio, per quelle fa!§- norme extrapenali, arricchiscono la descrizione del fatto tIpICO, dlVenendo-
" , ne un elemento; e, in quanto tali, pongono ovviamente un problema del
'(:,~.~"l~C ~oi cl;...Q ~(~, ~a\1l1/¡ .~ , -rl tutto diverso da quello generale deHa mancanza di cause di giustificazione.
v\"'lrU¿R J",Xc,ft;\'~~i~) (J-c~\A,,:I_. ~~J'\).l' (~t1',.:u~,~í<h"'A':')("'~~ ~ La problematica deH'antigiuridicita "espressa" e "spec~ale" h~ in~eresse
~~~~ In questl stessl terrnllll, di recente, MARINUCCI Antigiuridicita, '30; ROMANO,
¡ UJV) \.J. 'Commentario,280 soprattutto per le significative implicazioni che essa contiene al fim della
determinazione dell'oggetto del dolo, di cui ci occuperemo a suo luogo
ji QJ;)W\~Qa1~().~ Q~~U~~~ 3~.
11
,ji
1I
1,
11
124 Parte terza lireato 125
(infra, Sez. 2', III, 3). Per il momento, sara sufficiente sottolineare che '1
Ne consegue un rovesciamento del procedimento tradizionale di costru- \..Q...
accanto alla "scoperta" degli elementi normativi del fatto e dei c.d. elemen~
zione del reato, alla stregua del quale l'acc~~a~e.n~o, del fatt~ tí?icO - che ~;?"l..Á"Q., itií
ti soggettivi delI'antigiuridiciUt (su cui v. infra, 4.1) il dibattito su queste non implica ancora il giudizio sulla sua anhgmndiclta - costitUlsce un pre- 'N F,.IIA
categorie della dogmatica penale segno, nelIa evoluzione della dottrina del supposto per il suo accerfamepto. L'esistep.za delI'antigiuridicit~ infatti, e
reato, un progressivo affinamento nelIa determinazione dei confini tra fatto bensi, "indiziata" dalla costatazione del fatto tipico, ma pqo essere afferm1!.;.
típico e antigiuridicita, da un lato, fra antigiuridicita e colpevolezza,
ta solo quando sía anche aCCertataJamilnc~.QL~di.giustif.ic!,Z~e.
dall'altro. Parallelamente aquesto processo, nella dottrlna del fatto típico
" Per la concezíone bipartita del reª-!Q, viceversa, e 1'l1PziuriQifita, in un
~e~íva messa in discussione, con implicazioni di rilevante portata, la stessa certo senso, a c"~imJl mesunuOBtg sella pnjci1il. n carattere típrco
ngIda contrapposizione fra "oggettivo" e "soggettivo", fino ad allora as so-
lutamente dominante nella dottrina del reato.
dell'azio~be dato appunto dalla sua antigiuridicirn e, 12ercio. presul1-
porrebbe ancheJa rr.JE!fcanza d,flllf! cau!!_4~iu~tfJi:2azio~2este~!p.E~
Prima di pa,ssare ad esaminare questa svolta decisiva delIa dogmatica senterebbero, conse~..entemente . . . . e-
del reato, e pero necessario prendere le distanze da un orientamento teorico ......-. . . ' - .- .~' . . nea
ilcui leit motive costituito dell'assunto dell'equivalenza dommatica fra gli
elementi costitutivi del fatto tipico e le cause di esclusione delI'antigiuridi- ~~~~ '. .,.
Non e evidentemente contestabIle che, dal punto dI VIsta delIa 10gIca
cita. Ci riferiamo alla c.d. dottrlna degli elementi negativi del fatto, a cui si astratta, sia possibile formulare una nozione di "fatto típico" che ricom-
e gia avuto occasione di fare riferimento e che, dopo ayer riscos so uncerto prenda (in forma negativa) anche le circostanze di fatto su cui si fo~dano le
successo in Germanía negli anni '50 (per essere tuttavia progressivamente cause di giustificazione. Sí deve stabilire, pero, se questo schema dI rappre-
abbandonata in seguito dalla maggior parte degli studiosi) vant~ ancora sentazione degli elementi del reato risulti piu o meno idoneo agli scopi, in
notevole seguito nella dottrina italiana\ .
vista dei quali si ricorre a determinate figure di qualificazione dommatica
per rappre~entl¡l1'e la struttura dell'iUecito·penale; in particolare, se esso con-
figuri la reciproca posizione degli elementi del reato secondo uno schema
che ne esprimai reáli rapporti oi valore giuridico.
La questíone a cui la proposta di uno schema bipartito del reato chierle.
di dare una risposta e precisamente questa: se le C.d. cause di giustificazio-
ne (legittima difesa, adempimento di un dovere, consenso delI'avente dirit-
to, ecc.) siano realmente CÍo che íl loro nome tradizionalmente designa,
vale a dire circostanze la cui sussistenza hit l' effetto appunto di giustificare
(cioe rendere lecito) il compimento di un'azione, gÍlt conforme al modello
legale di un reato, o non siano, invece, circostanze che eliminano in radice
la sussistenza della stessa condotta tipica 20.
liana, M. GALLO, Dolo (dir. pen.), in Ene. dir., XIII, Milano, 1964,775; C. F. GROSSO, L: erra-
re sulte seriminanti, Milano, 1961,5 SS., 93 SS.; G. NEPPI MODONA - L. VIOLANTE, Poten delta
Stato e sistema penale, Torino, 1978,226 ss.
20 E appena necessario chiarire che la configurazione delle cause di giustificazione come
elementi negativi delfatto, ·non ha nulla a che vedere con l'ovvia poss~b~litli che taluni.elemen-
ti costitutivi del fatto tipico di un determinato reato vengano descnttI dalla legge In forma
negativa. Ad esempio: procurato aborto "senza il consenso della donna" (art. 181. 22-5-1978,
n. 194); duello "senza l'assistenza dei secondi" (art. 397 c.p.), ecc .. Qui la mancanza del cOl~
senso, l'assenza dei secondi, ecc., non sono altro che circostanze del fatto a eontenuto negatl-
19 E. ~GER, V~m Sinn ~er stra[r~ehtliehen Tatbestiinde, in F estsehr. f. Traeger, 1926, va, che fanno parte degli eiementi costitutivi delle condotte rispettivamente descritte nell' arto
11. Alla dottrma degh elemenll negallvI del fatto aderiscono espressamente nella dottrina ita- 18 1. 194/78 e nell'art. 397 C.p.. E importante notare fm d'ora che, mentre la mancanza del
126 Parte terza n reato 127
Si deve preliminarmente sottolineare che il conflitto fra le due conce- materia del divieto e l'uccisione di un uomo, attraverso il momento "legitti-
zioni del reato non sta affatto nel modo in cui si concepisce il rapporto che ma difesa" essa non viene eliminata (e, invero, resta il fatto che un uomo e
pass a fra la norma di divieto e le norme su cui si fondano le cause di giusti- stato ucciso, sia pure per legittima difesa); viene soltanto eliminata l'effica-
~cazione, perché per entrambe si tratta di un rapporto di contrapposizione. cia del divieto di uccidere, che in. quella partic,olare situazione non si applica.
E infatti pacifico che la previsione di una causa di giustificazione abbia una Si e giil. ripetutamente sottolineato, del resto, che le norme a contenuto
efficacia impeditiva (o, se si vuole, negativa) dell'applicabilita del divieto. "permissivo" esprimono principi dell' ordinamento giuridico generale, e
Se, pero, partendo da questo punto di vista, e senz'altro arnmissibile confi- non soltanto del diritto penale, che vengono a trovarsi in collisione con i
gurare, sul piano della teoria generale del diritto, l'esistenza di una norma comandi e i divieti del diritto penale e possono esc1uderne l' applicazione.
piu complessa, rispetto aquella contenente il divieto - una norma, cioe, la Questo rapporto che riflette lo schema tipico del concorso di norme (infra,
cui efficacia, in concreto, risulti da una serie di limiti interni ed esterni al Vol. II), e del tutto snaturato, quando la norma permissiva viene configurata
precetto - resta pero ancora una volta da chiedersi se un tale schema rap- come "interna" alla norma incriminatrice speciale. Attraverso l'inc1usione
presentativo risulti poi utile per il concetto dornmatico del reato 21! nella fattispecie legale del reato di momenti c.d. "negativi", corrispondenti
Orbene, si e giil. piu volte ricordato che la c1assica distinzione tra fatto alle ipotesi delle cause di giustificazione, la fattispecie incriminatrice viene
tipico e antigiuridicitil. e connessa a un'esigenza propria dello Stato di dirit- privata della sua specifica funzione di tipicizzazione - descrivere cioe
to, poiché salvaguarda la funzione di garanzia della fattispecie legale, come quello che e giuridicamente rilevante come tipo di reato - poiché in essa
effettiva tipicizzazione dell'illecito penale. La regola della espressa previ- si fanno rientrare elementi che sono fuori della descrizione legale e la cui
sione delle condotte costituenti reato non significa altro, se non che 19 Stato rilevanza, di norma, e comune ad un numero indefinito di fattispecie. Si
deve fornirci la "materia" dei suoi divieti: deve, cioe, darci il "quid" del finisce, cosi, anche per confondere lo specifico disvalore del fatto, quale
divieto, descrivendo chiaramente, oggett~vamente, concretamente, che cosa tipizzazionedi una lesione di beni, con gli eterogenei valori, su cui si fon-
e proibito dal diritto penale. L' an del divieto rimane pero del tutto impre- dano le singqle 110rme permissiye. - '
giudicato, poiché esso non dipende dal contenuto della fattispecie legale. Cio ~he va ul1;eriormente ribadito e che la distinzione tra fatto tipico e
La realizzazione delle condotte descritte nelle norme incriminatrici speciali, antigiuridicitil. corÍsegue alla presa d' atto di una reale diversitil. della loro
infatti, non e proibita sempre e comunque: non e, cioe, incondizionatamente rilevanza giuridica, e n<;m semplicemente alla scelta di un determinato sche-
antigiuridica. Perfino l'uccisione di un uomo e permessa, se, ad esempio, ma didattico di esposizione della parte generale. Essa, inoltre, non dipende
viene compiuta per reagire a un' aggressione ingiusta, o in stato di necessitil.. affatto dalla tecnica legislativa-di previsione del reato: le singole cause di
Queste situazioni, e moltissime altre, sono descritte e disciplinate da norme giustificazione potrebbero, infatti, essere previste e disciplinate nelle stese
giuridiche che hanno appunto l'ufficio di stabilire le condizioni, in presenza disposizioni incriminatrici, senza per questo rientrare nel fatto tipico. Si
delle quali la realizzazione del fatto vietato e permessa dall'ordinamento. supponga che l'art. 575 c.p. fosse formulato, all'incirca, cosi: "Chiunque
Le norme che prevedono quelle situazioni, pero, in nessun modo limitano o cagiona la morte di un uomo, senza esservi stato costretto dalla necessitil. di
modificano la "materia" del divieto (cioe la condotta tipica) ma semplice- difendere un diritto proprio o altrui dal pericolo di un danno grave alla per-
mente eliminano l' obbligo di osservare il divieto, in quella particolare sona, e punito, se il fatto non e stato commesso nell'esercizio di un diritto o
situazione. La distinzione tra fatto tipico e antigiuridicitil. si rifil. qui all'anti- nell'adempimento di un dovere, con la rec1usione ecc.". Non per questo,
ca distinzione fra divieto ~ materia del divieto (lex e materia legis). Se la evidentemente, cambierebbe qualcosa nella distinta rilevanza del fatto tipi-
co e delle cause di giustificazione.
TI fatto tipico, nel senso della dottrina del reato, costituisce infatti un
consenso della donna, l'assenza dei secondi, ecc, appunto in quanto elementi del fatto che momento autonomo nella costruzione sistematica del concetto di reato che,
costituisce il reato (art. 47 c.p.) fanno parte dell'oggetto del dolo (devono cioe essere cono- come tale, e indipendente dalla tecnica della previsione normativa; la sua
sciuti dall' agente) lo stesso non puo dirsi per quanto conceme i presupposti delle cause di giu- distinzione dalle cause di giustificazione corrisponde non ad una esigenza
stificazione, che non sono elementi descrittivi della specie del fatto penalmente rilevante; ed e,
in effetti, impensabile che, per la sussistenza del dolo, si richieda volta per volta la coscienza stilisitico-formale, ma a precise differenze di valore giuridico, che non pos-
della mancanza di essi da parte dell'agente! sono essere misconosciute. L'uccisione di un uomo in stato di legittima
21 E in rapporto alle funzioni politico-criminali che vi si riconnettono: su cio v. infra, § 7. difesa, infatti, non puo essere in nessun caso co'nsiderata equivalente
128 Parte terza
22 BELING, Die Lehre, cit., 180; sostanzialmente conforme F. v. LISTZT, Lehrbuch des
Strafrechts, 8' ed., Berlín, 1897, 154.
130 Parte terza llreato 131
fondl:ll'!!.~~lla ~!
vazione liberale e, a un tempo, l'atteggiamento mentale caratteristico del
va
positivismo giuridico. ~L~a~~r;;;;,~~~~'a;~~~~:~;;~~'~~~~~;2!~~~~=~ I an o cos rogressiva~1e
<OUllC,gi:U.i:l alle ~',nUU.·llU.Li1L,lVLH
c ere ogge IV an Igiuridicita - cioe il fatto che
essa funziona alla stregua di un criterio oggettivo, che prescinde dalla rim-
proverabilita del singolo agente - non significa affatto che non possa
avere come oggetto anche anche elementi di carattere soggettivo, e in parti-
colare determinati contenuti psicologici del fatto 25.
Ilsuperamento della contrapposizione fra "oggettivo" e "sog;gettjy1L. ,sil fino a eomptendere tutto cio che la norma penale, o, ancor piu in generale,
. cui si fon~y.!1~ sistematica c~~~a, sEianp ~da.ad W;¡,Jll.lQyo, ¡¡:¡¡~~ l'~j:ero ordinamepto giuridico, hanno l'ufficio di tutelare; o quando si tra-
ro della dottrina del reato 26, destmato, fra l'altro, a costituire un argine con- sforma, con una diversa denominazione, nello scopo delta legge; come era
tr<rírischl ill "rrañ'"ái:ñcrrto" della concezione tripartita, sotto l'atl:<!.cCo che accaduto nella C.d. tendenza metodologü;:a della teoria del bene giuridico 29.
proveniva dalle tendenze di un rinverdito concetto "unitario" del reatP con- X La ddttriria tradizionale, pero, anche quando concepiva il bene giuridico
trassegnato pero nei suoi sviluppi da una impronta spiccatamente ilÚp~rale, come dggetto specifico della tutela normativa, lo collocava fuori della sua
quando non dichiaratamente totalitaria 27. sfera di vitalita: in un mondo senza vita e afunzionale, simile alle vetrine di
un museo. bgni azione che presenti un efficienza cau.sale per la modifica-
..z.i.wle di una situaziope .l?.reesis~.,¡, urot$<tta dall' ordiUWl);ento 12e..!Jf:le,
4.2. Bene giuridico, causalita, azione nelta dottrina del fattq tipico. La costituisce aggressione del bene ed assume il carattere della tipicim. Di quj
crisi del COncetto "causale" delt' azione. . f'abltuale cotmotazlOne derconcetto1di azione della'dottri'ña"'tñi(tizionale
che si fifaceva a Beling e a Liszt, com'e cC!l.J.?~tN.~ft\l~1I:le~9lr~Ú0lle.
La natura dell' oggetto protetto comp~rta, in~~ce, iÍs~peramento del
feticcio della sua intangibilita ed implica, nello stesso tempo, un nuovo cri-
terio per valutare l'idoneita dell'azione a costituire il nucleo del fatto tipico:
questa non puo piii essere determinata esclusivamente in base alla sua effi-
i cienza causale per la lesione del bene, ma deve essere stabilita a partire dal
che coniugo una 8 suo significato come processo delta vita sociale.
rinnovat , qua e e emento di ricostru- La "relativizzazione" dell'idea del bene giuridico - anche nel senso
zione della fattispecie, alla penetrante rivisitazione del cp~cetto di azione, della subordinazione del momento della lesione del bene al disvalore speci-
I ,
posta alla base della dottrina del fatto tipico. .. fico della cOlíldotta, nella struttura del fatto tipieo - si salda cosi con le
1! bene giuridi.co, secondo Welzel, andava restituita innanzi tutto la nuove p¡9mettivé ap.~rte al concetto di azione, nella direzione, gia da tempo
f~oneptjgine¡¡ia con cui era entrato nella dottrina dfl diritto penale,~ segnata (íafWe1zel, ~l 'iiítJliiriP¡n~ della concezlone me~muep.te '~aqsa
de!!ftarvi l'oggetto della tutela normativa.:. contro cui si dirige la condotta le" di essa, aTaVill-e W"UPª slla "m;¡Úgm:¡Wmut ~~ionefJI!.alisti¡;;a".
incnminata. Questa dehmitazlone del concetto e dell!!. funzione del bene """TPr~u~jJostl' cuTturali della dottrina finalistica sono costituiti, in primo
giuridico e essenziale per la sua utilizzazione. La nozione di bene giuridico, luogo, dall'abbandono dei postulati dello "scientismo", di marca positivisti-
infatti, perde ogni sua autonoma validita quando viene (Úluito ed allargato, ca, su cui si fondava il concetto puramente naturalistico dell' azione, proprio
della dottrina di Liszt e di Beling; viera implicito, pero, anche il distacco da
quelle posizioni della filosofia neokantiana che, attraverso la separazione
estata di recente puntnalizzata con molta chiarezza da PADOVAM, All~ radici, cit., 543 e nt. ivi; ove fra dato e valore, finivano pur sempre per identificare nella causalita la cate-
si ricorda come questa precisazione fosse gia esplicita addirittnra nejla fOfrnulazione di Jhering,
rirenuto comunemente uno dei "padri fondatori" del concetto di "antigiÜridi6lta obiettiva". goria piu importante della realta empirica. )'fQ,t..lJQ..;a-JO
26 D. SANTAMARIA, Prospettive del concetto finalistico di azion.;, cit., 415; in argomentQ v. Dal punto di vista della scienza giuridico-peIU!!.e, e per quanto attiene in ~
anche C. FlORE, L'azione socialmente adeguata, cit., 194 SS.; ID, )).:¡done finalistica, in Ene. particolare alla dottrina dell'azione, !'intima adesioqe aquesto orientamento ~'
giur. cit.
culturale aveva comportato lo smembramento dell'azione che, in quanto O-\"A..
27 Ci riferiamo agli orientamenti di una parte cospicua della dot!rina penalistica tedesca
degli anni trenta, la cui versione estrema coincideva con I'idea di un "diritto penaIe dell'auto- modi~cazi2-ne del mondo sensibil~ (e c~~e ca9~veniva ID consi~1.Q..L/~
re", apertamente eversivo delle regole garantistiche del diritto penaIe del fllttO, proprio della lrl!- derazlOne, a~nuto significativo e, in primo luogo, d&
dizione illuministico-libefllle, e implicante iI sostanziaIe superamento dellil categoria del bene ~uo contenuto di volonta. Anc~12n~~.!!~z,~§~~a
giuridico. Sulla vaIenza ideologica di questo indirizzo, v. soprattutto i contributi di G. BEmOL,
ora raccolti in Scritti giuridici, vol. 1, Padova, 1966, 318 ss. (Bene giuridico e reato); 388 ss. b!!§.e del iatt.2.~~~,~ ~~one volontaria (nel sens~..she d2.~~
(Sul metodo della considerazione unitaria del reato); 491 (Sistema e valori nel diritto penale).
28 Studien zum System des Strafrechts, in ZStW 58, 1939,491 ss.; dello stesso A., in lin-
29 Su cui, nella lett~ratnra italiana recente, cfr. F. ANGIONI, Contenuto e funzioni del con-
gua italiana, v. La posizione dogmatica della dottrina finalistica dell' azione, cit. cetto di bene giuridico, Milano, 1983,20 ss. .
Parte terza llreato 135
134
L'assunto metodologico fondamentale, da cui muove la dottrina finali- _ finiscono proprio la, dove dove cominciano i problemi del fatto tipico.
stica dell' azione, nella critica delle concezioni tradizionali, e costituita dalla Alla concezione tradizionale che esauriva la tipicita della condotta nella
rivendicazione della "struttura categoriale" dell'azione umana e della con- sua efficienza per la lesione del bene, la dottrina finalistica sostituiva, cosI, il
nessa affermazione che i concetti d~lla legge e della scienza giuridica devo- concetto dell'azione come processo della vita sociale, ricco di significato,
no saper cogliere ed ordinare le strutture e le forme reali della vita, nella qua!' e appunto alla base c;lella descrizione normativa del reato. Questa fonda~
interezza e nella complessita delle loro determinazioni. Queste strutture mentale imp]J.cazione della dottrina finalistica viene trascurata, quando la SI
"ontologiche", precostituite, illegislatore e la scienza possono "cogliere", o restringe -'- corrie talvolta: e' avvenuto --- in un significato puramente psicolo-
mancare, nelle loro descrizioni e concettualizzazioni; ma non possono gico. Com'e stato opportunamente sottolineato,il contenuto psichico dell'azio-
mutare arbitrariamente, ne tanto meno "foggiare". ne viene qui in considerazione proprio in quanto e in primo luogo questa
Ora, cio che distin ue l'azione dell'uomo da o ni altro accadimento sostanza interiore d~lla condotta a "plasmare" il comportamento con una fisio-
d~ realta e il fatto che essa cos Ulsce esercizio della finalita, vale a dire nOlnia riconoscibile nel mondo estemo: "con un significato sociale che e impli-
attivft¡-~rieñtafit(O aImeno orienta6Ité'jíñ"ffiO]O'"~. Qm:sta proprieta cito nella stessa iniziativa del soggetto, nel muoversi tra i suoi con.sociati 30.
dell'azione contrassegna la sua posizione nel mondo dei fenomeni causali. La considerazione dell'illiceita sotto il duplice profilo della volonta anti-
L'uomo inf i sulla ba della conoscenza delle le i della causalita, e in giuridica di azione e della lesione del bene introdusse sostanziali variazioni
grado di antivem,re, entro una determinata estensione, I OSSI e . erra nel concetto dell'illecito penale. Essa pennise, infatti, di elaborare l'aspetto
s~ azl?ne e, conseguentemente, "pilotare'~s~ndo sc~pi differenti, il prq- del disvalore di azione, accanto a quello del disvalore di evento; spianando
pno aIDre verso d !!,l'.!!ltato avuto (tI mITa, m modo del tuttq.J1ianificato. ulteriormente la via, da un lato alla chiarificazione del concetto stesso della
"Azione" ~guindi4 W1~~~~~ flna7¡;¡¡¡ca:-eñOñSeiiiPlicemente-causale. lesione del bene, quale elemento di ricostruzione del fatto tipico, dall'altro,
~ contrario, proprio perché l'uomo e in grado di orientare i suoi atti e control- alla accentuazione dell'aspetto "personale" dell'illecito penale. Questo, infat-
1~~~~l!!~jl..Qix..e.nir~..c~,est~ suo agi[e ti, non si esaurisce nella mera causazione di un danno, ma si configura nella
c~~~2!2ll~fin~i~tJ.J;,lYn~q!~,,,§Qy,m4~~.. 1'.i4imrurne in m040 sua caratteristica dimensione antigiuridica, quale illecito personale, legato alle
essenziale dal mero accadimento causale. Qoosto ultimo; infatti, non e Clié'la posizioni di dovere e alle presupposizioni di scopo di un autore determin~to.
riSUltante occaslOnale delle preesistenti condizioni causali: in questo senso, si Ma il nuovo concetto di azione costitul, soprattutto, la premessa di una
puo dire che la causalita e "cieca", tanto quanto la finalita e "veggente". revisione della sistematica d~l reato.., aJ~artire dalla nozione del fatto tipico.
g /
Poiché la struttura "finalistica" dell' azione dipende dalla capacita
dell'uomo di antivedere, entro certi limiti, le conseguenze del proprio agire 30 SANTAMARIA, Prospettive, cit., 138.
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136 Parte terza Il reato
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P.2ig,hé 'ifinaljtB" f? "sJQM(, n~lle azioni final:\§!iyA!t1ente,indirizzate aUa Jll.Il- dere per 'azione' nella costruzione del concetto dornmatico del reato?", non .
lizzazione di u2l"'~<?~i.~~ente indesl~~~sono ngzioni de! tutt;Q ha conseguito l'obiettivo di fomire un concetto "unitario" dell'azione:
e811JYilijU, la.E~~~~~~,~~'~12!.le, sul piano capace, cioe, di esprimere senza residui le qualita generali che conferisco-
dornmatico, fu la mcluslone del dolo nel atto ti ico il cui ufficio appunto e no a un processo della realta il carattere deW"azione" rilevante per il diritto
quello di d c o a vieta ,m tutti i suoi fattori costitutivi. penale e, in particolare, per il concetto di reato 33.
La ricomposizione degli elementi oggettivi e di quelli soggettivi nella Sotto questo aspetto il concetto finalistico de11' azione ha prestato il fianco
categoria della tipiciUt si deve considerare come una acquisizione irreversi- alle stesse obiezioni, a cuí era andato incontro ogni tentativo analogo. Se il con-
bile della dottrina contemporanea. Essa segno un deciso progresso nella cetto "causale" dell'azione, da Uljllato, era apparso inidoneo ad espritnere la
dornmatica del reato. L'anticipazione della collocazione del dolo, dalla cQl- differente qualita dell'agire um~no rispetto ai fenomeni della natura e,
pevolezza al fatto tipico, introdusse, fra l'altro, decisivi elementi di chiarifi~ dall'altro, non era riusoíto a individuare un momento di causalitil nei reati omis-
cazione nel problema dei rapporti fra imputabilitB e dolo, da un lato, fra sivi puri, al concetto finalistico dell'azione si oppose fin dall'inízio il carattere
dolo e coscienza dell'antigiuridicitB, dall'altro.
problematico della assirnilazione <lelle condotte dolose di azione, di quelle col-
. Si venne definitivamente chiarendo, cosi, anche la tormentata proble- pose - specie nelle ipotesi deUa c.d. colpa incosciente (v. infra, Sez. 2', Iv,
matica dell'errore: aUa dicotomia tradizionale fra errore di fatto e errore di 3.1) - e di quelle omissive, sotto uno stesso concetto di genere (la "finalitil").
diritto - fonte di continui fraintendimenti e di inesauribili controversie _ L'incessante revisione dei rapporti tra azione finaUstica e colpa, da parte
si sostitul progressivamente la contrapposizione fra errore sul fatto (che degli stessi finalisti e, in effetti, la spia evidente di questa difficolta 34.
esc1ude l'esistenza del dolo) e errore sul divieto, che esc1ude la rimprovera-
bilitB - e quindi la colp~volezza de11 'autore - solo quando e inevitabile.
Anche per questa via, dalla dottrina, finalistica venne una spinta decisiva
33 Al cbncetto di azione quale "elemento fondamentale" del sistema si attribuiscono soli-
alla elaborazione del concetto "normativo" della colpevolezza (su cui v. tamente una ;nol1;eplicitA di funzio~i e di esige~ze ?ommat~c.he: d~ cla~sifica7;ione, innanzi
infra, § 5 e Sez. 4'). tutto: per cui esso dpvrebbe essere tale da accQghere ID se tutti I modl d~1I .operare um~o che,
in generale, assumoho rjlevanza p~r il d.iritto penale; da questo .punto di vI.sta, dunque.. 11 con:
cetto di azione tlovrebbe potersi configurare qualeigenus proxlmum, a cm possano nportarsl
(come differentiae specificae) le varie configurazioni della condotta punibile (condot~ dolosa,
4.2.2. Ció che e vivo e ció che emorto nella dottrinafinalistica dell' azione. condotta colposa, ecc.); ma il conct(ttQ di azione, per funzionare come elemento di collega-
mento con le ulteriori determinazioni della rilevanza penale di un comportamento, deve anche
risultare "neuttale" rispetto al fatto, all'antigiuridicita e alla colpevolezza (cioe alle successive
Si riconosce oggí generalmente che gli esiti dornmatici del concetto finalisti- qualificazioni giuridiche dell'azione) senza per questo essere totalmente privo ~ con~en~to ~
co de11'azione - e in particolare le implicazioni che essa riveste sul piano della di "forza espressiva", poiché in tal caso non riuscirebbe neppure ad assumere I predlcatI del
dogmatica del reato - sono da condividere, anche a prescindere dal consenso successivi li.velli valutativi; il concetto di azione, infine, deve essere capace di fungere da ele-
mento di delimitazione, nel senso di esc1udere fin dal principio dal sistema quei fatti e quei
sulla metodología e sull 'ispirazione complessiva della dottrina finalistica 31. compOJ:tamenti che in nessun modo possono venire in discussione pe: un!1 rilev~za pen~e: L~
Non e per nulla necessario, in realta, sottoscrivere gli enunciati di ordine difficoltil (e forse l'impossibilitA) di configurare un tale concetto di azlOne (nvestIto clOe di
teoretico che fondano, nella dottrina di Welzel, l' assunto della "irriducibilita" t~tte le proprietil indicate) ha indotto una parte rilev.ante de11a dottrina a rinunciar~ ~,e~'aln:o
al concetto di azione quale elemento fandante del sistema penale, proponendone Il dissolvl-
delle strutture ontologiche, per riconoscere che i dati della realtil non sono illi- mento" nella nozione di fatto tipico. 11 referente primario del sistema sarebbe dato, cioe, dalla
mitatamente manipolabili dal legislatore; e tanto meno per dare atto, con condotta "confomw alla fattispecie" (e, quindi, volta a volta dalla condotta dolo~a, ~lp?sa,
riguardo allo specifico problema della tipicita, che e impossibile configurare il omissiva, ecc, quale e configurata nella previsione legale del reato). Nella dot~na ltall~a
questa posizione e rappresentata soprattutto da MARlNUCCI, II reato come azione CIt.. La d.ottn-
valore della condotta (anche come azione típica) astraendo dal SUD contenuto na tuttora prevalente, anche in Germania, e pero dell'opinio.ne che non si possa del tutto nnun-
psicologico e, piil in genera1e, dal suo significato come processo sociale 32. ciare, quanto meno alla funzione "deJimitativa" del concetto di azione, posto alla base del fatto
Si deve riconoscere, d'altra parte, che la dottrina finalistica, nella misu- tipico. Si porrebbe, infatti, in ogni caso ~l problema di stabilire c~e c~s~ de?,ba essere, e q~ale
substrato comune debba pres¡;ntare, l'azlOne o la condotta che SI defimsce confo~~ al tIp~:
ra in cui voleva essere una risposta alla domanda "Che cosa si deve inten- quali siano, cioe, i dati "che appaiono idonei per un~ pos~ibile v.~utazio?e.",. ~r dls.tInguerh,
"da quelli che non sono a tal fine idonei, per mezzo di qualltil posltive defIDlblh che h rendono
'azioni'" (RoXIN, Il concetto di azione, 2103 s. e nt. ivi.
31 Per tutti, H. H. JESCHEcK, Lehrbuch des Strafrechts, AlIg. Teil, 4" ed., Berlin, 1988, 189.
32 Cfr. ROXIN, Politica crimina/e, cit., 71. 34 Sull' evoluzione del concetto di fatto colposo nel quadro de11a dottrina finalistica,
PrORE, Azion~ finalistica, cito '
138 Parte terza llreato 139
Quanto all' omissione, poi, la dottrina finalistica sembra non dubitare affatto 5. Dalla concezione "psicologica" alla concezione ''normativa'' della
che essa sia, da ogni punto di vista, una "non-azione": come tale insuscetti- colpevolezza.
bile di essere "ricompresa" nel concetto di azione finalistica, intesa quale
elemento fondamentale del sistema Nel linguaggio della dottrina penalistic~ il termine "colpevolezza" ha
L'impossibilita di configurare il concetto finalistico delI'azione come tradizionalmente designato queh'aspetto dell'illecito, in cui si esprime il
concetto "superiore" di azione non sminuisce, pero, il valore della categoria momento della disubbidienza ai comandi dell'ordinamento giuridico, e a
delIa "finalita", come punto di riferimento per la costruzione dei diversi tipi cui si collega il giudizio di riprovazione nei confronti dell'autore. A partire
di illecito (su cio infra, Sez. 28 ,1,5). dalla dottrina giusnaturalista, l'idea della colpevolezza si era legata indisso-
Non solo l'equazione finalita-dolo, come si yedra (infra, Sez. 28 , n, 2.2) lubilmente al dogma della liberta del volere ed era entrata nelIa dommatica
risulta in se appropriata, e pienamente convincente; essa contribuisce a chia- del reato a contrassegnare gli elementi della "responsabilita", intesa sostan-
rire anche la struttura psicologica dell'azione e il fondamento della respon- zialmente come attribuibilita soggettiva del fatto a un determinato autore.
sabilita nelle ipotesi di dolo c.d. eventuale (infra, Sez. 2', n, 2.4). Ma anche Nel concetto di reato fondato sulla netta separazione tra oggettivo e sog-
la teoria dell'illecito colposo e debitrice di taluni chiarimenti essenziali alla gettivo, allo specifico contenuto di valore che contrassegnava la categoria
dottrina tlnalistica dell' azione. Cio riguarda in particolar modo la doppia della colpevolezza, si sostitui una sua configurazione in termini puramente
funzione che, dal punto di vista dommatico, riveste la violazione della dili- psicologici. ,L'elemento soggettivo dell'azione, staccato dalle componenti
genza oggettiva: una prima volta quale elemento costitutivo della fattispecie oggettive di essa, venne "colloCato"" nella colpevolezza e ne costitui il "con-
legale, una seconda volta quale presupposto delIa "rimproverabilita" del tenuto", espresso senza equivoci nella definizione secondo cui la colpevo-
fatto e, quindi, delIa "colpevolezza" delI'autore (v. infra, S~z. 4', ID, 2). lezia é "il rapporto psichico tra l' autore e l' evento criminoso"; ad esso si
NelIe sue formulazioni piu mature, ~el resto, la dottrina finalistica ha "collega",it,giudizio di responsabilita nei cOIUronti dell'autore (supra, 3).
lasciato sostanzialmente cadere l' assunto che il concetto finalistico Questa concezione riflette l',esigenza,che "si debba punire solo un.preci-
dell'azione si configuri, da un punto di vista sistematico, come un "super- so atteggiardento J?siéhico riportabile alla volonffuieta e che la pena debba
concetto" di azione, capace veramente di ricomprendere tutte le specie di ru
essere propo~zionata 'singolo atto d~ volonta- in se considerato" 35. Se, pero,
condotta penalmente rilevanti. Si puo dire, anzi, che l'idea -fin dal1'inizio in questo modo di inteildere la colpevolezza ~ppare nettament~ ribadito il
coerentemente portata avanti dai finalisti - che il fatto doloso e il fatto principio <:he la responsabilita penale deve fbndarsi sulI'attribuibilita psichi-
colposo si differenzino non soltanto nelIa colpevolezza, ma gia nella tipi- ca del fatto, dal punto dI. vista della dottrina de! reato la categoria che ne
cita, costituisca un contributo quanto mai utile, proprio nelIa costruzione costituiva la risultante sí rivelo presto insostenibile,-sul piano sistematico.
"separata" dei tipi di reato. Le precisazioni delIa dottrina finalistica sulla Essa sostituiva, infatti, al contenuto di valore della colpevolezza, il mero
struttura delI'azione introducono, infatti, un prezioso punto di orientamen- dato, costituito dall'insieme degli elementi dell'illecito di natura "soggetti-
to, e decisivi elementi di chiarificazione, circa il modo in cui le singole va": l'imputabilita (come "presupposto" della colpevolezza); il dolo e la
norme incriminatrici possono rapportarsi alla condotta penalmente rilevante colpa (come "forme", o "specie" di essa). 1 momenti di debolezza di questa
(su cio infra, Sez. 28 , 1, 5).
costruzione furono subito evidenziati. Da un lato, non appariva sostenibile la
Sono date, cosi, le premesse essenziali per una costruzione differenziata collocazione del dolo e delIa colpa sotto uno stes~o concetto di ~enery, per la
della tipicita delI'illecito doloso di azione, rispetto alI 'illecito colposo, da manc®za di un comúne dénominatore. n dolo, infatti, puo essere desG,ritto
un lato, aquello omissivo, dal1'altro. interamente come strutfura psichica; la cólpa, viceversa, si puo cogliere solo
Come si e gia accennato, il dibattito suscitato dalla dottrina finalistica rifacendosi ad un elemento normativo, costituito ,dalla violazione della regola
contribui inoltre in modo decisivo al superamento della tradizionale conce- obiettiva di diligenza che qualifica la'causazione (non volontaria) dell'evento. '
zione "psicologica" della colpevolezza (supra, 3). La "restituzione" Nella colpa c.d. incosciente, d'altronde, sembra addirittura mancare un
dell'elemento psicologico dell'azione alla categoria del fatto tipico rese coefficiente psichico e non si saprebbe, quindi, a che cosa ancorare il giudi-
possibile, infatti, una costruzione della colpevolezza in termini puramente zio di colpevolezza.
normativi, agevolando la conc1usione di un processo di revisione del con-
cetto tradizionale di colpevolezza, gia molto avanzato. 35 SANTAMARIA, Colpevolezza, cit., 649.
140 Parte terza n reato 141
La concezione psicologica della colpevolezza, del resto, era maÍJ.chevole valeva che ~~jsse" 38. n fatto doloso e un fatto volontario che non si doveva
proprio, nel determinare ilfondamento del giudizio di colpevdleiza e, corree volere, il faJio colposo un fatto che non si doveva produrre. Ma, naturalmen-
lativamente, le ragioni della sua esclusione, nelle ipotesi in cui; pur essendo- te: il giU'dizip di riprovaZione normativo puo sussistere solo fm dove e poss~
vi dolo o colpa, tradizionalmente si escludeva la colpevolezzá deÍl' agente. bile avanzare la pretesa ad un comportamertto osservante della norma, POl-
Non a caso la dottrina psicologica della colpevolezza entro in cnSi attravetso ché esistono-circostanze oggettive (per esempio una situazione di necessita)
l'approfondimento della tematica dello stato di necessita (v. infra, Sez. 3", Í; ~ di natm:~¡;oggettiva (per esempio un inferniita psichica) in rapporto alle
4), ove la questione dei rappOl;ti fra dolo e colpevolezza dell'agente sí tire- quali l'ordinamento autolimita la sua pretesa; In cui, cioe, non funziona il
sentava particolarmente acuta. n concetto psicologico di colpevolezza, íiii:Jl: vincolo r,ecato dalla norma d' obbligo 39. Questo concetto e limpidamente
tre, Qon riusciva a dare una soddisfacente collocazione a quei fattori della espresso in una celebre massima della giurisprudenza tedesca che esprimeva
colpevolezza - s~curamente rilevanti per la cornmisurazione della pena - l'equaz~one fra "colpevolezza" e "riprovevolezza": "con il giudizio di disva-
che non potevano essere sistemati ne nel dolo, ne nell'imputabilita. Si pensi lore qella colpevolezza viene rimproverato al soggetto che egli non si e
alle motivationi dell'azione, al contesto personale, familiare e sociale di COlUpO¡.tato in conformita al diritto e che si e deciso per l' illecito, nonostante
essa, al grado di istruzione dell'autore: tutti elementi a cui l'ordinamento che potesse comportarsi in conformita al diritto e decidersi per il diritto" 40.
giuridico (p'er il nostro ordinamento cfr. arto 133, cO. 2 c.p.) e la prassi giudi- ,p.erché il concetto "normativo" di colpevolezza si configuras se effetti-
ziaria attribuiscono una rilevanza giuridica e che, tuttavia, sicuramente non vam~rtte come "relazione modale in cui il dato psicologico sta con la rnisu-
"appartengono" alla struttura psichica dell'azione, pur giocando un ruolo nel r~di valore prestabilita" (GOLDSCHIMDT) era pero necessario un passo ulte-
costituirsi del giudizio di riprovazione della norma e nella sua graduazione. riore: e cioe l' estromissione dell' elemento psicologico dalla categoria della
Per definire questo aspetto del giudizio normativo sulla condotta si ado- c;ípevolezza. Infatti, "se la colpevolezza e relazione tra il dovere e la
pero il termine "riprovevolezza" (FRANK) 36: l'approfondimento dell'istanza volonta [ ...~ nel senso che la formazione di volonta non avrebbe 'dovuto'
di valore che questo concetto ricopriva ~ soprattutto attraverso l' analisi e¡;s~~e, c?si perché essa 'potey~' essere ,conforme al diritto, s,e, ne dev~
della figura dello stato di necessita - condusse ad una maggiore consapevo- dedurre che, il dolp non non e elemento della colpevolezza perche e uno del
lezza dei termini del problema. Si comprese, cioe, che il valore normativo termihi della correlailone" 41. ' i
del comportamento doloso o colposo "deve stare al di fuori di esso, non den- ',' Si capisce, quindi, agevolmente pe,rché la spinta decisiva al compimen-
tro", poiché altrimenti "non si potrebbe riportare ad una misura di valutazio- to di questo processovenne dalla dottrina finalistica dell'azione. Nell'atto
ne un contenuto di volonta che gia la contenga in se" 37. La portata della stesso in cui l'elemento' psicologico veniva "restituito" all'azione e ricon-
disobbedienza - e la sua stessa rilevanza - devono dunque essere valutate
alla stregua di una "norma d'obbligo" che costituisce appunto la sua misura
di valutazione: accanto ad ogni norma giuridica che richiede al singolo un 38 DELITALA, Fatto, cit., 85. Anche la colpa incosciente potrebbe rlentrare in questo con-
determinato comportamento esteriore c'e una norma "che impone al singolo cetto, perché anch' essa sarebbe contrassegnata dal fatto che i1 soggetto ha agi~o "s~nza tener
corito della possibilitli del verificarsi dell' evento delittuoso, mentre, data la SltuazlOne nella
di unifOm1are il suo comportamento come' e necessario perché possa corri- quale ha agito, avrebbe dovuto tener conto di questa possibilitli e !n consegue~za, avrebbe
spondere alle pretese dell'ordinamento giuridico" (GOLDSCHIMDT). dovuto agire diversamente" (DELITALA, op. e loe. ci~.,). Per la conc~zlo~e ?orm~tIva dell~ col-
Si afferma cosi un concetto "unitario" di colpevolezza, rispetto al quale pevolezza, pur con varianti concettuali e terminologlche, nella dottr¡l1ª Italiana SI pronunz~~o,
oltre a BETIIOL _ PETIOELLO MANTOVANI, D,iritto penale, cit., 42() S8.; MANTOVANI, Dmtto
dolo e colpa possono stare insieme, perché in tutti e due i casi l'autore "ha penale, cit., 281 SS.; FIANDACA - Musco, Diritto penale, cit., 4;35 ss.; inoltre ROMANO,
agito, consapevolmehte o meno, in modo difforme da come l'ordinamento Commentario, cit., 290.
39 Affiora, cosl, i1 concetto della "inesigipilitli" 4~lle condotte p¡:¡nformi all'obbligo. Sulla
categoria della inesigibilitli, v. infra, ~ez. 4", p:I, 4. ~ella letteratur~ italiana meno recente,!--.
SCARANO, La non esigibilita nel dirittp penale, Napoh, 1948. Da u1t¡mo G. FORNASARl, Il przn-
Sul punto H. ACHENBACH, Riflessioni, cito
36
cipio di inesigibilita nel diritto penale, Padova, 1990.
. 37 SANT~, op. ult. ~it., 6~4, a cu! si rinvia anche per la ricchissima bibliografia. Per 40 BGHSt., 2, 200: cit. da R. MAPRACH, De¡,ttsches Strafrecht. AlIg. Teil. Ein Leherbuch
gh opportu~1 a!'lglOrnamentI sull evol~zlOne della dottrina della colpevolezza, ROMANO, 3" ed. Kar1sruhe 1958,298 (corsivo nostro). Per una impostazione in termini analoghi del con-
Comm~ntarlO? C¡~". pre:art. 39, p. 289 SS.; moltre: AA.VV. in A. STlLE (a cura di) Responsabilita
cetto di colpevolezza M. GALLO, Il concetto unitario di colpevolezza, cit.
oggettlva e gludlZIO di colpevolezza, Napoli, 1989; B. SCHüNEMANN, L' evoluzione della teoria
delta colpevoleiza nelta Repubblica Federale tedesca, in Riv. it. dir. proc. pen., 1990, 3 ss. 41 SANTAMAruA, Colpevolezza, cit., 655. '
142 Parte terza Il reato 143
dotto alla categoria del fatto tipico, la colpevolezza risultava "depurata" dal del passaggio dal concetto psicologico al concetto normativo della colpevo-
suo contenuto psicologico e si profilava, conseguentemente, quale puro lezza. In nessun caso, pero, questo potrebbe comportare il regresso a una
concetto normativo. In analogia alla operazione condotta da Beling a pro- dottrina psicologica della colpevolezza: non solo perché del tutto insuffi-
posito dell' antigiuridicita, anche per la colpevolezza si realizzava, cosl, la ciente, come si e visto, sul piano dommatÍ<;o; ma anche perché cio signifi-
separazione fra l' oggetto della valutazione e la valutazione dell' oggetto: il cherebbe disperdere la grande ricchezza di acquisizioni che ha caratterizza-
dolo e la colpa, in quanto concetti tecnico-giuridici relativi alla "specie" del to l'incessante elaborazione dottrinale dell'idea di colpevolezza.
fatto, attengono al modello legale del reato; il giudizio di colpevolezza Per quanto attiene alla sistematica del reato, il passaggio dal concetto
esprime invece la relazione che passa fra l' atteggiamento antidoveroso psicologico al concetto normativo di colpevolezza rappresenta, in realta, un
della volonta e la pretesa dell'ordinamento all'osservanza della norma. punto di non ritorno, perché solo la dottrina normativa della colpevolezza si
Nello sviluppo del concetto normativo di colpevolezza vennero via via e dimostrata capace di corrispondere all' esigenza di ricondurre a una cifra
puntualmente individuati gli elementi che permettono di configurare questa dommatica unitaria il complesso degli elementi di ordine soggettivo, su cui
dimensione dell'illecito penale: in primo luogo l'imputabilita, che ne costi- si fonda la responsabilita del singolo autore. Nella evoluzione della dottrina
tuisce ilpresupposto essenziale, poiché corrisponde alla capacita di autode- del reato, d'altra parte, si e infine riconosciuto come un falso problema la
terrhinarsi del soggetto, fondata sui requisiti della maturita e "normalÍta" questione se il dolo "appartiene" al fatto tipico o alla colpevolezza. La
dell 'atto intellettivo; le circostanze per cui si agisce; la coscienza (o almeno verita e che l' elemento psicologico dell' azione e, da un lato, indispensabile
la possibilita di essere cosciente) del disvalore della norma, nella situazione per il configurarsi della tipicita (come la dottrina finalistica si e incaricata
concreta; infine la personalita del soggetto. di dimostrare), poiché contribuisce alla descrizione del fatto, cosl che senza
Diventa cosl possibile anche una graduazione dell~ colpevolezza _ di esso la previsione legale del reato non si puo realizzare nella forma
estremamente problematica nel quadro ?ella concezione psicologica - si e richiesta dallo Stato di diritto. Dall'altro lato, pero, il riferimento al dolo e
chiarificano i parametri alla cui stregua commisurare la pena all' entita della alla colpa e altrettanto rilevante per la colpevolezza, ove l'uno e l'altra
colpevolezza 42. devopo ess~re copfigurati nel loro specifico significato, secondo i principi
Il tramonto della dottrina psicologica della colpevolezza, e delle formu- valutativi propri del giudizio di colpevolezza 43.
lazioni dommatiche che vi corrispondono, segnala la tendenza al supera- La determinazione concreta degli· elementi che vengono in considera-
mento di una concezione, in cui la disobbedienza era valutata unicamente in zione per la colpevolezza, e, d'altro canto, strettamente dipendente dalle
rapporto al dato psichico dell' azione ed appariva, quindi, strettamente corre- opzioni ideologiche circa il rapporto tra il fatto penalmente rilevante e il
lata all'idea della retribuzione per il singolo fatto. Inizialmente, anche il suo autore; nonché dal punto di vista sulla funzione della pena. Non per
concetto normativo della colpevolezza resto all'interno di una concezione nulla il concetto di colpevolezza - oltre a risultare condizionato nella sua
etico-retributiva della pena, orientandone il riferimento alla personalita del evoluzione dai problemi che a volta a volta ne hanno suggerito la revisione
soggetto, che veniva assunta come centro di imputazione del giudizio di - segue cosl da vicino gli orientamenti culturali del proprio tempo.
riprovevolezza personale. Il punto focale del giudizio di colpevolezza ten- Per cercare di corrispondere a un criterio di verita, la dottrina della col-
deva cosI a spostarsi dal fatto all'autore; e, a un certo punto della sua evolu- pevolezza deve quindi sforzarsi di rappresentare gli elementi che condizio-
zione dottrinale, la concezione normativa si trovo molto prossima aH 'idea di nano e definiscono la rilevanza dell'atteggiamento antigiuridico alla stre-
una colpevolezza "d'autore": una tendenza che tuttora si esprime nelle for- gua di un ordinamento sto ricamente dato. La concezione "normativa" della
mulazioni volte ad ampliare il giudizio di colpevolezza, dalla colpevolezza ;yolezza, in fondo, non esprime altro se non, appunto, l'~i8ienza <Ji
"per il fatto" alla colpevolezza "per la condotta di vita" o per il "carattere". stabilire come ~iano definiti dale on;jinam,ento p(jiiiiio nitys!JJ;m2§.tiAiJ},~li-
Il timore di una dissoluzione del diritto penale del fatto, attraverso la jg soggettivo: in base a~ qu~i ~La~~~~~'?!!~~Ll!at!:!. aut?!e ,!l!,1a
configurazione di una colpevolezza di personalita, e probabilmente all'ori- responsabzTíia per la realIzzazlOne dI un fatto tlplCO antlglUnruco.
~"",~,,·~~9l\lW!<"""',*,,~~i$lJi :::w u AllPat 4il4l""""'l:Jl z¡ 1l", lQ!¡¡i¡¡o¡¡¡
gine delle resistenze di una parte della dottrina a trarre tutte le conseguenze tlJ414J!1liU
43 Nella dottrina tedesca si parla, aquesto riguardo, di una "doppia funzione" o addirittura
di una "dopp,ia collocazione" del dolo e della colpa. Per tutti, JES,cHECK, Lehrbuch, cit., 218 s.,
42 Sui rapporti fra colpevolezza e cornmisurazione della pena, infra Sez. 4", l, 3 e vol. II. 387,509 s.
144 .'- Parte ter:! 1\ "" ~.AJ!:Lt , n reato \ .• 145
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~' IlA.lIó \ 'diQJv..
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6. La struttura dél reato nell ordinamento penale vigente.
("
. la lJgte contrappone al verificarsi di un fatto corrispondente a~ mo~elloeo~~M.
legale di un reato, la rilevanza obiettiva di circostanze COnComltantl alla "fA U,A-{ '4 -
,t"
rJI.Jii:..X ~ ~\j.)J., ~ .. ,'4,;u""':'I]\ ~
_ \'), L'interpretazione sistematica della parte gengale de! c,p. (in particolare condotta, che hanno l'efficacia di escludere la punibilita del "fatto" (e quin- Jdt). c,~~
f~'t: ~ t. ~ePd'el Titolo III, Del reato, del Libro l, Dei reati in generale) ~~!lida la
e di l'esistenza di un "reato':). In particolare glia:t. 52 ("Difesa legi~tima") e ~Q1~~~,t~
f"'1'< ~\I:.t:~ ~scelta di uno schema di anal~,~~l!e~to s~lfF 54 ("Stato di necessita") sono contrassegnah da una formulazlOne che ~
i GOL. \ . C(j;.t, p~~ coStitutlV1, ' appare inequivocabile, nel differenziare l~ ..<potenziale) rilevanza,della con-~hó
Non c'e dubbio, iunanzi tutto, che il c.p. adoperi la locuzrone "fatto", dotta, sotto il profilo dena sua conformlta al modello legale ?l un reato, ~ ~'V
esattamente con il significato che la dottrina contempóranea del reato attri .. dalla concorrente efficacia di una situazione che ne esclude la nlevanza per (í ~
buisce all'espressione "fatto tipico". In particolare, la dove enuncia o riba.. 'b'l'+); 49
1apuOl 1 ha .
Qt..(- "',.:~)
. , O''''''~ ,
disce la regola "nullum crimen sine lege", il c.p. esprime il concetto del In queste ipotesi il C.p. sembra dellOeare, m modo molto netto, da un ~
fatto tipico mediante le locuzioni: "fátto costituente reato"; "fatto preveduto lato, il valore della tipicita quale indizio della contrarieta al diritto e,
d,alla legge come reato"; o, nei congrui casi, "fatto preveduto dalla legge dall'altro, l'autonomo significato di una valutazione diretta a stabilire
come delitto"; cosi e, ad esempio, oltre che nell'art. 1, anche negli artt. 13, l'antigiuridicita del "fatto", questa volta ana stregua di un principio genera-
co. 2°44, 40 co. 1° 45, 42 co. 2° 46, 49, CO. 1° 47 • le dell'ordina:mento.
La funzione di garanzia, assegnata in sede dommatica alla categon.a La distinzione tra fatto e antigiuridicita si puo cogliere in modo molto
della tipicita, si manifesta esplicita:mente anche nell'art. 202, co, 1°, che puntuale nel raffronto fra due disposizioni, che hanno in comune il riferi-
stabilisce: "Le misure di sicurezza possono essere applícate soltanto rule mento ana particolare situazione psicologica, in cui puo venirsi a trovare un
persone socialmente pericolose, che abbiano cornmesso Un fatto preveduto soggetto, nel realizzare gli estremi obiettivi di un fatto preveduto dall~
dalla legge come reato". . , legge come reato: l'errore. Ci riferia:mo agli artt, 47 e 59, uIt. co., ove SI
-La realizzazione di un fatto tiEico appare dunque, con tutta evidenza, disciplina, liÍspettivamente, l'errore "sul fatto che costituisce reato" e l'erro-
cáne il.12resuPEosto minir.ua c!J.e, (:!i.mi!OlA.!~.,riEil~~!.o ~ge ~~ re sulle "circostanze di esclusione della pena". Gia nel trattare le due ipote-
1,'!RI!lic!!il~ dia,!!!a pena ch.e per l'applicabilita di una misura di sicurezza. si in modo separato: la legge ci segnala la' distinta rilevanza degli elementi
E altrettanto evi ente lOvece, c e o Ice nozlOne egl" den'illecito, a cui l'errore si riferiscé. Le "circostanze di esclusione della
slativa del "fatto" non esau'rÍsce que a e reato - on e ito come pena" ci rimandano, inf.atti, a un dato che non puo essere valutato di per se,
rJ.nsJ.emedegli elementi necessari e su cienti al prodursi della conseguen.. ma solo in rapporto ad un altrb dato, rispetto al quale esse operano con una
za giuridicá della pena ~ di cui costituisce solo un momento parziale ~.. funzione "paralizzante" degli effetti (la pena), che questo sarebbe altrimenti
dizionante, all'intemo della '. a rilevanza complessívámper I'applícazlOne destinato a produrre. L'implicito termine di riferimento della loro efficacia
'della pena. Cio e reso qu o mai chiaro dalle disposizioni della p.g., in cui e appunto "il fatto che costituisce il reato": espressione che la legge adope-
'"",. \'~~\S'O\~O~ ~ ra per designare l'insieme degli elementi che definiscono la conformita del
\,~c~ \,.l' ~,,~ V..d::,~ ot; "J.M ~'\.Ñ fatto al tipo legale del reato e che funziona da punto di riferimento per una
-...I.c'1.),A ~i..,!,/: ,.!' \~",).).:t J~w/l. ~'¡:I:l- \4...
44 "L'estradizione non essa7'se il fatto che fonna oggetto della domanda di esttadi- rilevanza che le "circostanze di esclusione della pena" hanno appunto la
zione, non e preveduto come reato della legge italiana e dalla legge straniera". ~ funzione di elidere 50.
45 "Nessuno puo essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se l' evento 'f-/Lv¡
dannoso o pericoloso, da cui dipende l'esistenza del reato, non e conseguenza della sua azione •
od omissione",
49 L' art, 52 c,p. stabilisce: "Non e punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato
46 "Nessuno puo essere punito per un fatto prevedutó dalla legge come delitto, se se non
costretto dalla necessita di difendere lIn fliritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di
l'ha commesso con dolo, salvi i casi di delitto preterintenzionale o colposo espressamente pre-
un'offesa ingiusta, sempre che l!l difesa gi¡i proporzionata all'offesa". ' ."
veduti dalla legge",
L'art. 54, co. 1°, c.p. stabilisc!l: "NoIl ~ punibile chi ha commesso il fatto per esservl stato
47 "Non e punibile chi cornmette un fatto non costituente reato nella supposizione erronea costretto dalla necessita di salvar!l se od altri dal pericolo attuale di danno grave alla p~rsona,
che esso costituisca reato". pericolo da lui non volontariamente causatp, he ¡lltrimenti evitabile, sempre che il fatto Sla pro-
48 TI 2° co. dell'art. 202 c.p. prevede infatti la possibilitlt che la legge detennini specifiche porzionato al pericolo",
ipotesi in cui "a persone socialmente pericolose possono essere applicate misure di sicurezza 50 In questi termini, con grande chiarezza, SANTAMARIA, Lineamenti, cit., 53.
per un fatto non preveduto dalla legge come reato". Prescindiamo, qui, naturalmente, dalla questione relativa alla detenninazione dell' area delle
146 Parte terza TI reato 147
Le implicazioni che si possono trarre dal rapporto fra l'art. 47 e l'art. 59 E significativo.. ancora una volta, che la mIRsaP81: di imw5Wi1ita,~
ci riconducono all'idea fondamentale che e alla base stessa della categoria avendo l' effetto di escludere la punibilita 53, non possa pero ID alcun modo
dell'antigiuridicita. Se lo stato di necessita ha la funzione di elidere la puni- essere assimilata alle "circostanze di esc'¡usione della pena", per quantü-
bilita per un fatto, evidentemente cio presuppone una preliminare rilevanza conceme la riieVanza dell'.errore. Non e, i~fatti, nepp"üreconcepibile che
del fatto stesso, che e data appunto dalla sua conformita al tipo descritto da taluno commetta un fatto costituente reato, nell'erronea opinione di essere
una norma incriminatrice speciale: lo stato di necessita non modifica il tipo i'nfermo di mente; tanto meno, poi, e pensabile che possa, per questo, anda-
di fatto, ma "viene in considerazione solo dopo che si e potuto ravvisare su re esente da pena! Non solo la condizione di infermo di mente, ma anche
quale specie di fatto e destinato ad operare per escludeme la rilevanza" 51. quella di minore infra-quattordicenne - in relazione alla quale potrebbe
La posizione corrispettiva delle due norme -l'art. 47 e l'art. 59 --:- si essere astrattamente pensabile un errore dell'agente - puo assumere rile-
rivela quindi tutt'altro che privo di significato, perché corrisponde ad un vanza unicamente in quanto situazione di fatto realmente esistente. Rispetto
rapporto logico di precedenza e successione, che non puo essere sottovalu- ad essa, l'opinione dell'agente non puo avere alcun effetto 54.
tato 52; Esso esprime, infatti, la priorita logico-giuridica della categoria della L' accertamento della imputabilita contrasse~a, in realta, il punto di
tipicita; rispetto all'autonomo e successivo giudizio di antigiuridicita, che biforcazione del sistema vigente: es so e infat~estinato a stabilire ~e. al
scaturisce appunto dall'accertamento della mancanza di una delle "circo- soggetto dovra essere licata una ena ovvero - se risultera non-imputa-
stanze di esclusione della pena", di cui all'art. 59 c.p. Tutta la organizzazio- 01 e, ma socialmente pericoloso -_'!~~,.!!!~~~!;..
ne della materia del Titolo lIT, Libro 1 , del resto, appare contrassegnata ~ N"on VI ~ auoBlO, quindí,' ctÍeÍ".¡mputabilita si configuri , nel sistema del
dalla stessa logica. Non a caso, le disposizioni (artt. 40-43) in cui il codice
~a,~~
enuncia in via astratta e generale gli' elementi (sia oggettivi che psicologici) n or vale a drre come presupposto di un giudizio di
del fatto - cioe gli elementi che lo costituiscono nella sua "tipicita" - e responsabilita, per la re lZzazione di un fatto che gia contiene tutti i requi-
quelle relative ad ipotesi di non punibilita che si riconnettono alla mancan- siti per dnairilevanza penale.L'imputabilita, in particolare, non ha niente a
za dell'uno o dell'altro di quegli elementi (artt. 45-47), precedono la serie che vedere ~il:'.R-W2~0 ps~cologico tra il fatto e il suo ~uto~e; ma conc~r
delle disposizioni (artt. 50-55), ID cui sono previste le situazioni, dalle quali ne propri~ente~6rto dell'autore'coli la pretesa dell ordmamento glU-
scaturisce la non punibilita di un fatto, gia rivestito di tutti i requisiti del ridico-penale all'osservanza dei suoi comandi e dei suoi divieii. - ••
fatto penalmente rilevante sotto il profilo della tipicita. ' PerclO l'esistenza di, una cJndotta ~he realizzi gli estremi~gettivi di un
Del pari marcata, appare, nel c.p., la differenza fra le ipotesi di non . fatto tipico e la sua appartenenza (attribuibilita) psichica a un determinato
punibilita dotate di una rilevanza oggettiva (indipendente, cioe, da ogni autore, nei termini di una rilevania prestabilita dalla legge (dolo, colpa, pre-
riferimento al singolo autore) e quelle che si radicano, viceversa, in una terintenzione) sono dati il cui accertamento deve logicamente precedere
condizione soggettiva, strettamente riferita alla persona dell' agente: in l' accertamento della imputabilita. Lo stesso vale anche per quanto conceme
primo luogo l'imputabilita (artt. 85 ss. c.p.). Anche qui appare indicativo l'accertamento della mancanza di cause oggettive di esclusione della punibi-
l'ordine di collocazione delle norme. Il codice tratta dell'imputabilita in un lita. E, IDvero, se l'evento dannoso o pericoloso, da cuí dipende l'esistenza
capo a se stante, all'intemo di un titolo, espressamente dedicato agli autori di un reato, non e riconducibile sul piano causale all' azione di un deterrnina-
del reato e alle sue vittime (Tit. IV, Del reo e delta persona offesa dal to soggetto, o se questi versa ID errore sulle crrcostanze oggettive dell' azio-
reato), dopo ayer esaurito sia la descrizione degli elementi costitutivi del ne, o, i'nfine, se il fatto ricade sotto l' efficacia di una norma perrnissiva, la
"fatto preveduto dalla legge come reato", che la determinazione delle prin- non punibilita dell'agente dipendera dall'una o dall'altra di queste situazio-
c~pali ipotesi in cui la sua rilevanza viene meno per il contrapposto operare
dI una norma "permissiva".
53 L'art. 85 c.p. stabilisce: "Nessuno puo essere punito per un fatto preveduto dalla legge
ip~tesi. nonnative ricomprese nella categoria delle "circostanze dI esclusione della pena"; su come reato se, al momento in cui lo ha commesso, non era imputabile".
CU1 v. mfra Sez. 3", § 2. 54 Cfr. Rel. sul prog. dej., in Lav. Prep., l, 106, ove si sottolinea esplicitamente che "e
51 SANTAMARIA, op. ult. cit., 55. ir!ammissibile, ad es., che taluno agisca, ritenendo per errore di essere infenno o semiinfenno
di mente", ma che anche rispetto all' errore ch,e cada sulla rninor,e etil, "e evidente che l' opinio-
52 Sul punto cfr. ancora SANTAMARIA, op. loco cit.
ne dell'agente non possa avere alcuna influenza".
n reato 149
148 Parte terza
L'antiginridicita, poiché corrisponde all'ambito normativo in cui ven- relativi a ciascuna di esse, sulla base del riferimento ad una fenomenologia
gono in considerazione problematiche relative a interessi individuali con- empirica delle circostanze di fatto in cui ricorrono. Si e cosi pervenuti, per
trastanti fra loro, ovvero esigenze sociali che contrastano con pretese indi- talune sÍtuazioni tradizionalmente problematiche, a soluzioni maggiormen-
viduali, deve essere ricondotta all'esigenza della regolamentazione social- te appaganti, derivate dall'interazione tra i criteri di comportamento desu-
mente giusta degli interessi in conflitto. mibili dall'astratto principio digiustificaziohe e le esigenze politico-crimi-
n fondamento e la misura della colpevolezza, infine, dal punto di vista nali che vengono in rilievo nei casi concreti 61.
politico-criminale vengono indagati con preminente riferimento ai fini di Quello della colpevolezza, infine, e sicuramente l'ambito nel quale la
politica statuale, in termini di prevenzione sia generale che speciale; senza sistematizzazione delle categorie del reato sulla base delle rispettive funzio-
tuttavia porre in ombra il valore del principio di colpevolezza, quale limite ni politico-criminali ha introdotto i mággiori elementi di revisione dei con-
garantistico all'esercizio delle pretesa punitiva 58. cetti tradizionali e ha registrato il piií ampio dibattito nelIa dottrina.
Non vi e dubbio che questa proposta metodologica abbia arricchito di Cio si spiega agevolmente, quando si consideri la stretta ed evidente
ulteriori determinazioni le categorie tradizionali del reato, fornendo preziosi correlazione che passa tra il modo di intendere la categoria della colpevo-
punti di orientamento per la risoluzione delle ipotesi controverse e per la lezza e le diverse opzioni sugli scopi della pena 62. L'abbandono di un'otti-
definizione del rispettivo ambito di applicazione. ca retributiva nella teoria della pena costituisce infatti un momento prelimi-
Le prospettive aperte dalla valorizzazione delle funzioni politico-crimi- nare nella "¡:ifondazione" dell'idea di colpevolezza su basi politico-crimina-
nali della categoria del fatto tipico si rivela, invero, estremamente feconda. E li. Certo, il principio retributivo e astrattamente del tutto idoneo afondare il
stato sottolineato, fra l'altro, che l'assunzione nel fatto tipico delle esigenze principio nulla poena sine culpa; esso, pero, non lascia spazio aleuno alIe
politico-criminali non deve essere intesa come limitata al mero profilo for- considerazioni di ordine preventivo, in relazione alle quali si puo spiegare
male del nullum crimen. Essa implica; ad esempio, un "logica concretizzatri- perché ~'ordinamento rinunci alla applicabilita della sanzione, anche la
ce" dei beni protetti, tale da conseguire; anche de jure condito, l'obiettivo di dove, arigore, non e possibile escludere la rimproverabilita dell' azione nei
limitare la protezione penalistica a beni "capaci di tutela e di offesa, e in temiicl dellil concezione classica: come, ad esempio, nel c.d. stato di neces-
grado al contempo di tradurre l'offesa in autentici elementi, che consentano sita nei reati contio l1amministrazione della giustizia (art. 384 c.p.).
al bene giuridico di adempiere veramente alla sua funzione limitatrice del Cio non vuol dire che le tematiche. ~ttu~li della colpevolezza, pur essen-
fatto, riducendone gli arbitri ricostruttivi" 59. n fatto, quale categoria siste- do ormai generalmente ricondQtte dalla dottrina al rapporto fra colpevolez-
matica, appare cosi ricco di compiti politico-criminali sia de jure condendo za e prevenzione, abbiano cessato di essere controverse 63. L' orientamento
che de jure condito, poiché ha appunto l'ufficio di individuare specifiche della dottrina della colpevolezza all'idea preventiva ha contribuito pero in
forme di offesa ai beni giuridici, incorporando "verificabili tipologie empiri- modo decisivo a chiarire progressivamente le sue distinte funzioni: da un
co-criminologiche di forme di offesa, a oggetti capaci di essere offesi, e in lato, cioe, come principio e limite garantistico - ad esempio per la esclu-
grado di apporre al fatto un serio limite garantistico" 60. sione di ogni rilevanza delle ipotesi di responsabilim oggettiva - dall'altro
La definizione del ruolo sistematico dell'antigiuridicita, tenendo conto come categoria dommatica di riferimento degli scopi di prevenzione
delle peculiarita politico-criminali delle cause di giustificazione, ha riaper- (soprattutto di prevenzione speciale) che la pena persegue in concreto.
to, a sua volta, la strada ad una valorizzazione dei criteri di orientamento
58 Per questa incisiva sintesi dei compiti politico-criminali delle categorie dommatiche
della dottrina del reato, cfr. ROXIN, Politica criminale, cit., 40 ss. 61 Per una convalida, mediante questo procedimento, degli orientamenti della prassi in
59 MAruNuCCI, Fatto, cit., 1221 (corsivo dell' A.) relazione al problema dell'obbligo di fuga, nella legittima difesa, di fronte all'aggressione di
bambini o malati di mente, ROXIN, op. cit., 55. Sui criteri delle cause di giustificazione, infra,
60 MAruNuCCI, op. ult. cit., 1226. In un sistema come il nostro appare senz'altro lecito
Sez. 3', § 3,4.
argomentare nel senso di una "costituzionalizzazione" delle funzioni politico-criminali del
"fatto", cosi configurate. In particolare, l'esigenza della "incorporazione" nel fatto tipico di 62 Sul punto, per tutti, ROXIN, Sul problema del diritto penale della colpevolezza, cit.;
una base empírico criminologica verificabile, e indicata come costituzionalmente rilevante dello stesso A., in precedenza, Considerazioni di política criminale sul principio di colpevo-
dalla giil ricordata sentenza n. 96/81, abrogativa del delitto di "plagio" (v. supra, Parte 2', l, lezza, ivi. 1980, 3 ss.
3.2), come opportunarnente sottolineato da MAruNuCCI, Fatto, cit, 1210. 63 Per i riferimenti bibliografici, v. supra, Parte l, 5, nt. 75
)
152 Parte terza
64 Da ultimo ROXIN, Prefazione, cit., 24. Nella dottrina italiana, per tutti DOLCINI La com-
misurazione della pena, cit. '
65 Cfr. DOLCINI, La commisurazione, cit., 34 ss., 107 s.
154 Parte terza llreato 155
di un fatto corrispondente aquello descritto da una nonnf!, incriminatrice di "cagiona la morte di un uomo" (art. 575 c.p.) o chi "distrugge, disperde, dete-
e,ar!.tUl2.!!!iale,li-.d. fattispecie legale del reato). riora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o irnmobili, altrui"
11 fatto storico in cui siano on¡senti tutti gli elementi che compongono l~ (art. 635 c.p.) o chi "cagiona un incendio" (art. 423 c.p.), senza alcun riguar-
__ ~jli~E!f,g~.,~~~~JlI100i~~~l,Q_~[atto tipico¡ poic~é ~fl:tte, do al mezzo adoperato e alle modalita della condotta. Per contro, il fatto tipi-
\ ~~ l!!~_COncreto, 1 lrnmagme astrattamente configurara m una nonna mcnmma- co dell'insolvenza fraudolenta 1, della circonvenzione di persone incapaci 2,
:L- ~ rttri<;:e' vale adjre jJ "tipo di fatto" incnmmafo o¡UI'ordmam:§!o. den' usura 3, si realizzano solo in presenza di requísiti comportamentali ben
~~V\QU..l~~Nrealta, poiché le tecniche di redazione delle fattispecie sono estrema- detenninati, e in presenza di particolari qualim o condizioni dell' autore del
:'~VíQ..C) ~ente variablli (supra, Parte 2", 1, 3.3) solo un'analisi della parte speciale - e reato o della sua vittima; l'istigazione a delinquere e l'apologia di delitto (art.
~~ clOe delle singole fattispecie - potrebbe esaurire tutte le implicazioni di que- 414 c.p.) costituiscono reato solo se cornmessi "pubblicamente", e cosi via.
~oQI ~,. sto tema. La teoria generale del reato, tuttavia, puo gettare un ponte fra parte Le fattispecie del primo tipo, come si ricordera, (v. supra, Parte 2", 1, 3. 3)
~~ '.;..- generale e parte speciale del diritto penale, col fomire gli stmmenti per la si definiscono "a fonna aperta"; quelle del secondo tipo "a fonna chiusa" o
~O ricognizione della tipicita, in relazione alle diverse tipologie di fattispecie. "vincolata". La distinzione e importante, perché determina a priori l'ampiez-
~~Se.o Ilmetodo e, ancora una volta, quello analitico, vale a dire della scom- za (potenziale) dell'area ricoperta dall'incriminazione, che e massima nelle
,r;jol,~j.,...,~ • ( posiziOl¡e del fatto negli elementi che condizionano la sua rilevanza. fattispecie a fonna aperta, ove la tipicita del fatto, almeno dal punto di vista
el~\)j\ 1:::$Y'ht,<J~~
e >/.{t\'Q , 'uesto procedime~.!.~~glco, l' d'lf~.,!._~SSl!UZ;,l~_~t;!<!..concr\?.!o
11 . dI" oggettivo, dipende quasi escIusivamente dalla efficienza causale dell'azione
~ ~); ne~~~~~~~q~liJ;J.~JlQmlf1,Jp.criminatrice, e rispetto alla produzione di un certo evento (per es. la morte di un uomo); e
~¡},,,- . ' re~!i~~m~~~,~,.,,,~~~~_~l di I.f~~~~lla
minore nene fattispecie a fonna vincolata, in cui per il configurarsi del tipo
o~--\.\.~\A.. \)¡ nOlJ11a. In particolare, non risulta decisiva, al riguardo, la distinzione"rra giocano un molo essenziale anche le specifiche modalita della condotta.
-e~enti c.d. "descrittivi" ed elementi C.d. "nonnativi" de11a fattisEecie
légare.~sre~gia·avutao'earsiOnetsúpra71>arte'2", 1, 3)df'sottolineare il carat-
2.I1benegiuridico come elemento di fattispecie.
te~e' assai re~!~~~..~Uru:.i,u~!;'~,~~J?:~2.}!L!~.~1~~,92 ele~~~~ , ; I
:O~~~:st:~~~:i~~~' ill~~l!2ce;~~~~~;~~i;~~~~~=~;~~
• 3 Art. 644 c.p.: "Chiunque, fuori dai casi previsti dall'articolo precedente, ap~ro?ttando
dello stato di bisogno di una persona, si fa da questa ~are o prom~ttere, sotto qual.sIas~ forma:
per se o per altri, in corrispettivo di una prestazione dI denaro. o dI altra. cosa moblle, mtere~sI
iñeñto~añoTIñ~'W(giuridiche),'cosrda4seiiiliiar~tsii6lt(),ír caráttere ·s'lJ.l1IStra- o altri vantaggi usurari, e punito con la resc1usione da uno a cmque anm e con la multa da lITe
menie"noññiiuvo dei corrispondenti eIementi di fattispecie. sei milioni a lire trenta milioni. Alla stessa pena soggiace chi, fuori dei casi di concorso nel
Merita, sernmai, di essere richiamata la distinzione tra le fattispecie in cui delitto preveduto dalla disposizione precedente, procura ad una persona in stato di bis0!ll10 una
somma di denaro o un'altra éosa mobile, facendo dare o promettere a se o ad altn, per la
la condotta e incriminata del tutto indipendentemente dalle sue specifiche mediazione, un compenso usurario. Le stesse pene sono aumentate da un terzo alla meta se !
modalita e quelle in cuí assumono un molo tipicizzante il mezzo, l' oggetto, il fatti di cui ai cornmi precedenti sono cornmessi nell'esercizio di un'attivita profess~ona1e o dI
tempo, iI luogo o altre modalita della condotta. La legge punisce chiunque intermediazione finanziaria". .
156 Parte terza
n reato 157
)
158 Parte terza llreato 159
ragioni" (artt. 392 e 393 c.p.) si realizza soltanto quando si eserciti violenza Occorre subito precisare che la qualita di "autore" e del tutto indipen-
sulle cose, ovvero minaccia o violenza alle persone; il "danneggiamento" dente dal giudizio sulla colpevolezza del soggetto che agisce e, in generale,
(art. 653 c.p.) rileva esc1usivamente in quanto fatto intenzionale, mentre dalla sua punibilita in concreto. Il minore non imputabile che sottrae un
l' omicidio e le lesioni personali hanno una rilevanza nettamente distinta e oggetto dal banco di un, supermercato o·il figlio che TUba al padre (non
differenziata, a seconda che siano cagionati volontariamente o per semplice punibile a norma dell'art. 649 c.p.) non per questo ces sano di essere "auto-
negligenza (cfr. artt. 575, 582, 589, 590 c.p.), ecc .. ri" del fatto tipico del furto; tanto e yero che tale loro qualita puo rappre-
sentare il punto di riferimento per la punibilita o la maggiore punibilita di
terzi che ne siano stati i complici (cfr. arto 111 e segg. c.p.; per la differenza
3. La struttura generale del fatto tipico: fattispecie oggettiva e fatti- fra autore e partecipe, V. infra, voL II) e per l'esercizio di un'azione civile
specie soggettiva. per il risarcimento del danno.
aa) Reati "coml!-ni" e reati
Dal punto di vista della teoria generale del reato, mediante l'integrazio- veduto d~all~ail~e~rt~
ne del contenuto delle singole norme incriminatrici con la normativa di
parte generale che stabilisce i requisiti oggettivi e soggettivi del fatto penal-
mente rilevante (artt. 40-49 c.p.), si perviene ad una preliminare distinzio-
ne,"ªl1:,iliY¡~~~~1rJl,~~e~~~",l',g¡¡;e!lfXQ:Jp*i.,le e' mUí-
specie soggettiva. ' .
-'""_'_Jm:_'.1LiíñWa:;r-,..aJ~:gnallg-igli~,~!.!(J ~---... g. C.p. ~~IJ
quali . lavoro'" il delitto di peculato (art. 314 c.p.)
tI solo da un ICO ufficiale" o da un "incaricato di pubblico servizio"; i
fatti di bancaro~ta ~artt. 2l6e 217 L falL) solo da "imprenditori", ecc ..
.l. ~eat\¡"~_yt~o""t~==~~~~~i~;~i
3.1. Gli elementi delta fattispecie oggettiva: a) l' autore; b) il soggetto dicono ~~~tl~OI~W:~lI; uelh dI CUlos.sono essere auton soitanto eterm¡-
passivo del reato; c) l' oggetto materiale; d) la condotta; e) l' evento.' ~~~~~~~ ~f9pri. Nel rt:,ato ijroRno¡ co~.si ye9~
assurne una s eco . .' ., ~,
a) L' Autore. c e vea podo in una particolare relazione ~on il º!f..1J:f. e:r;,~
Come elementi costitutivi della fattispecie oggettiva devono essere con- norma: la vita del neonato, il patrimonio della P.A., e cosl via. 'ra s eciale
siderati, innanzi tutto, quelli che concernono l'autore del fatto.(altrimenti 'feiaZ'i6ne dell' autore con il bene tutel .
detto soggetto attivo del reato).
"~uto~~::.~,S2I.lli~SI}~ realizza nel mondo esterno. il fatto tipico di un
determ4wto reato Pll!L€!§s~~~ un essere uman~, i~_ altt y
parole una" ." uanto attuale, e ricco di Ispunti s~-
vi, possa ~~ta
ena alla
to o oe lf!11
¡;y¡¡~~~"!i,ll!'caricato di p.S. che ne abbia la disponibi-
4 efr. sul tema F. Bricola, II costo del principio "societas delinquere non potest" NUVOLONE), Milano, 1971, 97 SS.; G. PECORELLA, Societas delinquere potest, in Riv. giur. lav.,
nell' attuale dimensione del fenomeno societario, in Riv. it. dir. proc. pen., 1970, 1010 SS.; G. 1977, IV, 365; A. ALESSANDRI, Reati di impresa e modelli sanzionatori, Milano, 1984. Per una
MAruNuCCI, M. ROMANO, Tecniche normative nella repressione degli abusi degli amministra- sintesi dei termini attuali del problema, da ultimo: C. FlORE -.B. ASSUMMA - E. BAFFI, Gli ille-
tori di societa per azioni, in AA.VV., 11 diritto penale delle societa commerciali (a cura di P. citi penali degli amministratori e sindaci delle societa di capitali, Milano, 1992, 9 ss.
160 Parte terza Il reatu 161
Soggetti passivi del reato POSSOQQ ~ssere sia persone fi§is;¡be sja lo StilW,
(per es. nei delitti di cui agli artt. 241 ss. c.p.)....la...fA. (artt. 315 ss. c.p.) o le
. ~~ms:;..g:wtW1:c.w:o...a~LWWi)..pIW>lNO (ad es. societa per azioni: arto 2621
c.c.); ma anche collettivita non personificate (associazioni non riconosciute,
fondazioni, partiti politiCi, ecc.).
~i sono anche reati con soggetto R.a~sW ¡wqmiUilo, quando l'inte-
resse aggredito 0aI rearo appartiene ad una cerchia indeterminata di soggetti
(come avviene nei reati contro la pubbliea ineolumita: artt. 422 ss. c.p.). 1
~n soggetto R.i!§§iyo indetelJ1ljOID:Q yengono talvolta definiti reati
v~$.hi ovaga~ti 5. ,..},~..
N<La catéi~oria del soggetto pa~sivo concorre, c9me ogn.i altro elemento
della fattispecie oggettivo-materiale, a determinare il carattere ti leo dél
~~~""-':. -
fatto. Anche se, nella mag lor arte el reati, soggetto passivo puo essere
"chiun?u~, in nop 12~chi casi le qu .!!!l!~~~~~,~~~<m.0
a~!.~.urlJWW!i¡Jl~b~~J!~.~~l?i~? ? .l2~r dis!!'2.~ere un
fatto tipico dall' altro~i soggetto di eta minore degli anni sedicI,
ñoññiOñiJi'ñeñte'CoITotto, e essenziale' er il configurarsi della fattispecle
oggettiva del reato di eorruzione di minorenne, (art. 3 c.p.); quella di
minore degli anni quattordici per la c.d. violenza Cámale presunta (art. 519,
cO. 2, n. 1); quella di donna minore degli anni diciotto per il fatto tipico
b) Il soggetto passivo del reato. della sed.uzion~ con , promessa di matrimonio (art. 526 c.p.); qUella di donna
~~,.s~~J?~~!.t~Jl~,~~~,"~,~2,~rW-~~~ non eoniugata per il ratto 'a fine dí matrimonio (art. 522 c.p.), ecc.; il fatto
tipico dell'oltraggio (art. 341 c.p.) si configura solo ifi quanto il soggetto
me~-~!~~lU;k~{S:JMJD~I~~,l~ co~~~Jl¡>~~:
~~~~~~r'.:~!l. reato :JríeslOni personali o ~ru!io e dungue la passivo rivesta la qualita di'pubblico ufficiale o incaricato di pubblico ser-
p~!"Qna fenta o~; 11 soggetto passivo dell'ingiuria o della diffamazio- vizio; e cosi via 6. '
ne ~~. ~94, 595 c.p.) e la persona il cui onore o la cui reputazione vengono
offeSI dal fatto dell'autore; soggetto passivo della violenza carnale (art. 519
c.p.) e la persona che subisce la coartazione della propria liberta sessuale e 5 Si parla, invece, talvolta. di "reatis~m:a vi~~a", con riferimentoa ipotesi di reato in
cosi via. ' .&lIi non solo e del tutto jn¡lefinibile l'.a¡ea di "titnlariW' de!!'interesse protetto, maJlUest'ulti-
mo e assai difficile da "concretizzare" ad e s ' e conisponde á un " s ' "-
I.::'espressione "soggetto I!assi~s..l!.m:i.4.Wl.qye un sinonimo di si ritiene diffuso nella
persona offe~a dal reato: locuzione che il c.p. adopera per individuare il ~. IV, Capo m, iL.::§entimento nazip~ (art. 271 c.p.), comu-
n~timento del n1!dqre.:~art. 529 c.p.). La dottrina inelude fra i reati senza vittima anChe"
titolare del diritto di querela (art. 120) . .!:..1!..JJ,Q~,.QL!:.oggett9 passivo (o cT.'tt(fl!1i;í'otJSÚldes", o reati ostativi: cosi definiti perche 1'azione in essi incriminata e ben
persona offesa dal reato) ~~j!ls;i,d.e, invece, necessariamente con guella difficilmente configurabile come direttamente aggressiva di un concreto bene giuridico; dimo-
~~t~¡¡to ..ch!ri,~sig~~~~.e«il4aÍmo, patrl- doche 1'incriminazione si giustifica solo in quanto si tratta di comportamenti che costituisco-
no, o possono costituire, il presupposto dell'aggressione a un ben definito bene giuridico: la
~~~~~~~~imento. Soggetto loro repressione, quindi, e concepita dal legislatore quale "ostacolo" alla comriJ.issione del
passlVO del f~rto, ad esemplO, e colui che viene privato della detenzione fatto, piií direttamente aggressivo del bene protetto. Alla categoria dei délits obstacles, appar-
dell~ cosa; m~ -::- quando il detentore non si identifica con il proprietario o tengono, ad esempio, le ipotesi di incriminazione, imperniate sulla mancanza di autorizzazioni
arnministrative concepite in funzione di un controllo su attivitli suscettibili di aggredire beni
con ~l possessore (in senso civilistico) della cosa sottratta - questi ultími, e giuridici, per lo piií di ordine collettivo, come il territorio, l' ambiente, ecc.
non 11 sog~ett~ pas~iv~, sar~o ~ danneggiati dal reato.~~oJ ~o~ 6 Il soggetto passivo, considerato quale "vittima" del reato, costituisce lo specifico púnto
&<11.o.eass~~ vlttrma dell azlOne omicidai...<!anne~u.lwece, sono g[: di riferimento di un moderno settore della criminologia: la C.d. vittimologia. Negli ultinii
s~~~_ " decenni, per altro, anche nell'ambito del diritto penale, e ripetutamente affiorata la tendenza ad
162 Parte terza Il reato . 163
c) L' oggetto materiale del!' azione. L'oggetto materiale dell'azione puo essere uno solo, o piu di uno: ad.
Un altro elemento che concorre eventualmente a c ltuire la fattispecie esempio, nel delitto di rapina (art. 628 c.p.), costituiscono al contem?o
oggettiva del reato e il c.d. oggetto materiale dell' ione: ~..r.essione con oggetto materiale dell'azione sia la persona minacciata o sottoposta a VI0-
cui si designa ¡l'entita !u cui incide a con otta tlpica, qli"ando si concreti lenza, sia la cosa sottratta mediante l'uso della minaccia o violenza.
nell'estrinsecazione di energia fisica. Oggetto materiale dell'azione puo L'utilita della nozione di oggetto materiale sta nel fatto che anche la
esser~d~9.ue u~ad es. il documento che viene contrattaftó O alteTa natura e la qualita dell'oggetto concorre a definire la tipicita del fatto, dal
to, nei reati di falsita documentale: artt. 476 ss. c.p.),.J,Ill..~ed es. punto di vista oggettivo-materiale. Le fattispecie del furto (art. 624 c.p.) e
l'animale "aizzato" o "spaventato" di cui all'art. 672, co. 2~:)~ dell'appropriazione indebita (art. 646 c.p.) si realizzano solo se oggetto
(f3 ~(coSI e nei delitti di omicidio, lesioni personali e percosse e, materiale dell'azione e il denaro o la cosa mobile altrui; il danneggiamento
in genere in tutti i reati cornrnessi median~e l' eser izio della viol.enza contro (art. 635 c.p.) e invece una fattispecie che puo avere per oggetto anche cose
;("IWlI"ClI.O f\~ -t.'~~~v.o4l
la persona). In guesti caSI, come SI v-ede, oggetto matehale <1e:n'azione immobili; i delitií di offesa alla religione mediante vilipendio di cose (artt.
coincidt<. con, i! "s~Qgget.t0 J2assivo (supra, b); macrsñOn iml?H,s'~lli2,vvl~.:n 404, 405 c.p.) sussistono solo se il vilipendio cade su cose "che formino
te, una COl1!1!~mú'J:.{tk.W;¡'s;_IJ~jm1i. oggetto di culto, o siano consacrate al culto, o siano destinate necessaria-
""""; E, inoltre, appena necessario avvertire che la nozione di o etto mate- mente all'esercizio del culto"; e cosI via 7.
riale dell'azione (o, come anche si dice, del reato) non va in alcun mo o
confusa con quella del bene giuridico, ch~ come gia ricordato, una consoli- ~) La cohdotta.
data tradizione terminologica ~efmisce tu~via-tMetto ,giuridico del reato _ Nuc1eo essenziale della fattispecie oggettivo-materiale e la .del
(v. supra, § 2).~ M'tO ,( ~ ... ~~~t'lMQ ~~ JUi q~~ ~('1.....{ soggetto che, per essere ti ica UlO lenZla mente rilevante er il
:!h-o:.~ ) t ~0Mw dQl 1 lLCiÁf) te b. 1iJ).... c.l
A nulla rileva, aquesto riguarno, il fatto elie fiíTóra l'interesse protetto o pen e) deve corris ondere, nelle sue esteme modalita di realizzaziQ;- ,
. . ..··al ~o.tH\'" Q,.
sia, per cosI dire, "incorporato" nell'oggetto materiale dell'azione, come ne, a que a scntta da una no~a m~nmmatnce s ecl e. .. ¿,.
nei delitti contro la vita e l'incolumita individuale (ma anche in taluni delit- a con o~a ti~ica uo con~lstere m un_~R.mp9rtí¡l;Jl1,ento pOSltlV~! CI0~ lOow.i~t-!o~
ti contro il patrimonio: per esempio il furto, ove il passaggio della cosa ..!JI}, "fa¡~" azlOne lO senso stretto), Qvvero Jll.J!P c?mp0rtm,nento negatz~o,-'i> ~ ~"
mobile dall'una all'altra sfera di detenzione, segna appunto il momento ~ nel "non fare" qualcosa (omissione). La distinzione fra condQtta attzv~ ~
della lesione, giuridicamente rilevante). !:l c<mdPtta awi,xsiva ha una grande importanza siste~ati~a: .§1!..,2t e~ss.a_sl
Nella maggior parte dei casi la distinzione e, per altro, assai netta: in basa, ffa l'altro, la c1assificazione ti 010 ka fondamentale degli illeciti
particolare nei casi in cui il bene-interesse protetto dalla norma e costituito ~ v. zn ra, 5).
da una entita concettuale o spirituale, ovvero da un apparato istituzionale Le modalita oggettive con cui la condotta dell' autore si presenta nel
(comune sentimento del pudore, sentimento religioso, amministrazione mondo estemo rappresentano, in realta, il dato costitutivo essenziale per il
della giustizia, ecc.), mentre il referente materiale della condotta (quando SUD inserimento nella fattispecie oggettiva di un reato, poiché e qui che si
via sia) puo assumere le piu diverse determinazioni (un dipinto oscenamen- coglie, innanzi tutto, il manifestarsi di un'azione od omissione che corri-
te imbrattato, una reliquia danneggiata, il danaro o la cosa proveniente da sponde esattamente al "tipo" di fatto descritto dalla legge. La fattispecie
un reato, che viene occultata a scopo di favoreggiamento, ~cc.). oggettiva del delitto di calunnia (art. 368 c.p.) si realizza solo nell'ipotesi in
cui qualcuno "con denuncia, querela, richiesta o istanza, anche,se anonima
o sotto falso nome, diretta all' Autorita giudiziaria o ad un' altra Autorita che
a quena abbia obbligo di riferirne, incolpa di un reato taluno che egli sa
elaborare modelli interpretativi che consentissero di ridisegnare i limiti dell'intervento penale, innocente, ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato"; la fattispecie
anche in relazione al parametro "vittimologico", in particolare per quanto attiene ad ipotesi in
cui il rapporto fra autore e soggetto passivo, per il suo particolare atteggiarsi, suggerisca una
ridefinizione dell' ambito di operativiÚl delle norme. In questa direzione si e giunti fmo a pro-
spettare una "vittimodornmatica", nel senso di una dottrina del reato atta a valorizzare al mas- 7 L'oggetto materiale del reato pub coincidere con il c.d."corpo del reato" ~artt. 23.5, 253,
simo la prospettiva "vittimologica". Per una valutazione sostanzialmente negativa di questo 416,431,454 c.p.p.) nella cui nozione legislativa rientrano "le cose sulle quall o medIante l~
indirizzo, si veda l'accurata analisi di V. DEL TUFO, Profili critici della vittimo-dommatica, quali il reato e stato commesso nonche le cose che ne costituiscono il prodotto, il profitto o il
Napoli, 1990. prezzo" (art. 253 co. 2, c.p. p.).
164 Parte terza n reato 165
oggettiva dell'omissione di soccorso (art. 593 c.p.) ricorre esclusivamente 1 reati la cui fattispecie legale si esaurisce nella descrizione del compor-
nel comportamento dí chi "trovando abbandonato O smarrito un fanciullo tamento incriminato, cosl da non consentire l'identificazione di un accadi-
minore degli anni dieci, o un' altra persona incapace di provvedere a se stes- mento di tipo naturalistico, che si possa isolare dalla condotta e distinguere
sa, per malattia di mente o di corpo, per vecchiaia o per altra causa, omette da essa, come sua conseguenza" vengono invece tradizionalmente definiti
di dame immediato avviso all' Autorita" e nel caso di chi, "trovando un reati di pura condotta; e vengono distinti in reati di pura azione e reati di
corpo umano che sia o sembri inanimato, ovvero una persona ferita o altri- pura omissione, a seconda che la condotta incriminata consista in unfare o
menti in pericolo, omette di prestare l' assistenza occorrente o di dame in un nonfare (omettere).
immediato avviso all' Autoriill"; ecc .. Caratteristico reato con evento naturalistico el' omicidio; reato di pura
Un comportamento che non presenti, oggettivamente, tutte le caratteri- azi<me, nel senso accennato e, invece, ilfalso giuramento in giudizio civile
stich~ descritte da una norma incriminatrice, non puo assumere alcuna rile- (art. 371 c.p.); reato di pura omissione e l'omissione di denuncia di reato
V~ll per ~~cheéSPrima uñ'cont~uto di (artt. 361 e 362 c.p.) da parte di un p.u. o di un incaricato di p.s.
dlsVaIOre anaIogo a quello che contrassegna la condotta vietata; e perlino SXL Non si deve credere, pero, che nei reati c.d. di pura condotta (attivi ed
realizza la lesione de.!,."medesiIJ1Q..J~m~.,gi~. Il principio di stretta lega- omissivi) al contenuto della fattispecie legale sia estraneo qualsiasi riferi-
litif'costHulsce, rñfatti, aquesto riguardo, un limite davvero insuperabile 8. mento al contenuto dannoso o pericoloso di essa (c.d. evento lesivo).
Considerando l'evento dal punto di vista della lesione del bene protetto,
e) L' evento. 1 C.d. reati di "pura c o n d o t t a " . ¡ non esistono; in realill, reati "senza evento", poiché 11 reato e, per definizio-
Sono, per altro, relativamente poche le ipotesi in cui III fattispecie ogge't- ne, aggressione ad un bene giuridico e il risultato di questa aggressione non
tiva del reato si esaurisce nella descrizione delle modaliill del comportamen- puo che identificarsi con un evento di lesione o di messa in pericolo del
to incriminato. Nella maggior parte dei casi, infatti, la legge penale non si bene. Questo, pero, non necessariamente coincide con una modificazione
limita a descrivere l'azione o l'ornissione vietata; ma contiene, altresl, il rife- della reaita naturale. Anche i reati di "pura condotta" implicano, in realta,
rimento espresso ad un accadimento, configurato come modificazione della un "evento" di lesi0ne,del bene, anche se es so non si manifesta nella forma
realill estema preesistente, che consegue alla condotta dell'autore. di una modificazione del monao estemo, distinguibile dalla , condotta del
1 reati in rapporto ai quali la legge penale descrive, quale elemento soggetto.
costitutivo della fattispecie legale, un determinato accadimento naturalisti- La dottrina penalistic~ italiana e stata a a lungo segnata dalla contrappo-
co (corrispondente, cioe, ad una modificazione della C.d. "realta sensibile"), sizione fra i sostenitori ;della concezione "naturalistica" dell'evento e i
ben distinto dalla condotta, anche se individuabile come sua conseguenza, sostenitori della concezióne "giuridica" di esso 9. 1 primi ritenevano che la
si dicono comunemente reati di evento (rectius: reati con evento naturalisti- nozione di "evento" dovesse essere intesa in una accezione puramente natu-
co o, piu genericamente, con evento in senso materiale). ralistica; e che, conseguentemente, esistessero reati "con evento", (in cui il
fatto típico consiste in una condotta umana piu un risultato naturale della
stessa) e reati "senza evento", (in cui l'ipotesi tipica corrisponde soltanto ad
8 Un esempio significativo e costituito dalla questione insorta, dopo l'introduzione del un comportamento umano, a prescindere dal suo risultato).
divorzio nella legislazione italiana, circa l'applicabilita al coniuge div,9rziato dell'ipotesi pre- Per í sostenitori della concezione giuridica non esistono, invece, reati,
vista ,dall' art. 570 C.p., che punisce, fra l' altro, la condotta di chi fa mancare "al coniuge" i "senza evento", poiché la lesione, o minaccia di lesione, del beue-interesse
mezzi di sussistenza. Fra la giurisprudenza di merito e quella della Cassazione si era inizial-
mente registrata una netta contrapposizione, sostanzialmente fondata sulla diversa interpreta- protetto dalla norma penale e una conseguenza immancabile dell'azione
zione che veniva fomita della qualifica di "coniuge" e, correlativamente, della permanenza o vietata e si configura indipendentemente dal fatto che essa sia piu o meno
meno di tale status, sia pure limitatamente al perdurare di obblighi di assitenza alimentare "incorporata", per cosl dire, in un accadimento percepibile con i sensi: per
(Cfr.: Pret. Torino 22 giugno 1977, in Dir.fam, 1978,578; Cass. 30 aprile 1979, in Cass. peno
mass, 1981, 1052, n. 924, con nota di UCELLA; 19-2-1981, ivi, 1982, 1179, n. 1049, con nota di essi, insomma, la nozione di evento si identifica con un entita puramente
G. LATIANZI; Sez. Un. 26-1-1985, in Foro it., 1985, n, C. 537 s. Molto opportunamente, il
legislatore, con l'art. 21 della 1. 6 marzo 1987, n. 74, ha inserito nella 1. 10 dicembre 1970,
n.898, un arto 12 sexies, con il quale ha previsto l' applicazione delle pene previste nell' arto 570
c.p. anche al coniuge divorziato che si sottragga all' obbligo di corresponsione dell' assegno
posto a suo carico. 9 Sui termini di questa disputa, V. per tutti D. SANTAMARIA, Evento, cit., passim.
166 Parte terza Il reato 167
concettuale, che corrisponde all'idea del bene protetto, nena forma della Per meglio ancorare alla nozione del fatto tipico questo irrinunciabile
lesione o della esposizione a pericolo. requisito, una parte della dottrina ricorre alla nozione di "offesa" e la distin-
1 termini di questa controversia non appaiono piu attuali e, almeno in gue da quella di evento: per offesa si dovrebbe intendere la lesione o messa
parte, si sono sviluppati intomo a un falso problema. Non vi e dubbio, in pericolo del bene protetto, ql,1ale requisito essenziale del fatto, sostanzial-
infatti, che il termine "evento" si presti a una duplice connotazione, a mente coincidente con l'lntero suo contenuto di disvalore; mentre alla
seconda che ci si riferisca alle conseguenze della condotta, sul piano natu- nozione di evento dovrebbe riservarsi un significato piu ristretto, sostan-
ralistico, ovvero al risultato giuridicamente rilevante di essa; per cui l'inter- zialmente coincidente con quella dell'evento in senso naturalistico. L'offe-
prete deve attribuire aquella espressione, quando ricorre nel linguaggio sa, quindi, sarebbe presente in qualsiasi reato, ivi compresi quelli C.d. di
legislativo, il significato che essa assume nel contesto lessicale e logico in pura condotta; l'evento, invece, sarebbe presente solo in quelle fattispecie
cui e adoperata. E, del pari, fuori discussione che la legge configuri sia reati in cui esso appare isolabile dalla condotta, in quanto modificazione del
con evento naturalistico, che reati senza evento naturalistico; e, dunque, mondo estemo sensibile.
sotto questo profilo, e certamente legittima una corrispondente tipologia Sul piano domm3Jiico, questa precisazione terminologica puo contribui-
dicotomica dei reati. E pero altrettanto vero che nessuno ha mai seriamente re utilmente ad evitare fraintendimenti in ordine al rapporto fra evento e
dubitato - neppure i piu convinti sostenitori della concezione naturalistica lesione del bene e a superare, per questa via, la contrapposizione ira conce-
dell'evento - che "evento" dell'ingiuria o della diffamazione sia l'offesa zione naturalistica e concezione giuridica dell'evento. Bisogna pero stare
all'onore o alla reputazione altrui; che "evento" del delitto di atti osceni sia bene attenti a non fame derivare implicazioni fuorvianti sul terreno
l'offesa al "comune sentimento del pudore"; che l"'evento" dell'omissione dell'interpretazione. Dev'essere chiaro, cioe, che la proposta di riservare
di referto sia costituito dalla lesione dell'interesse dell'amministrazione alla nozione dommatica di evento il piu ristretto significato che ad essa
deIla giustizia di venire a conoscenza di tutti i fatti che possono presentare i assegna la concezione naturalistica non puo affatto significare, sul piano
caratteri di un delitto perseguibile di ufficio, ecc .. Si puo dire, insomma, interpretativo, che il termine evento, nelle disposizioni di legge in cui ricor-
pacifico, in dottrina e in giurisprudenza, il riconoscimento, quanto meno re, abhia sempre e ~oltanto quel significato, poiché esso dipende, inve-
sostanziale, che esistono eventi immateriali, la cui nozione coincide in tutto ce, dall'oggetto e dalla funzione pratico-giuridica delle singole norme in
e per tutto con il concetto deIla lesione del bene; e in rapporto ai quali, sem- cui si trova inserito; e in alcune di esse si identifica propdo con quello che
mai, cio che risulta particolarmente problematica e la distinzione ira evento corrisponde al concetto dell' "offesa", come sopra delineato. Anticipando
di danno e evento di pericolo (su cui v. infra, 6.6). quanto meglio si dira in seguito (v, infra, 4.3 en, 3.1), si puo fare l'esem-
TI dibattito sul concetto di evento copre, in realta, contrapposte opzioni pio dell'art. 43, co. 10 c.p. che, nel formulare una definizione generale
di carattere ideologico, una delle quali tende a risolversi nell'eversione di dell'elemento psicologico del reato - imperniata appunto sul rapporto di
una regola fondamentale dell'ordinamento: e cioe quella per cui il reato questo con l"'evento dannoso o pericoloso" - non puo che riferirsi
costituisce sempre un'aggressione al bene tutelato. Deducendo da un'acce- all'evento nel senso di offesa al bene tutelato, perché, altrimenti, conterreb-
zione dell' evento in termini puramente naturalistici l' esistenza di reati privi be una definizione soltanto parziale dell'elemento psicologico, in quanto
di evento, a costituire i quali sarebbe sufficiente una determinata condotta non riferibile ai reati di pura condotta, nei quali non e presente un evento in
umana, senza a1cun riguardo al suo effetto lesivo (c.d" reati formali) si senso naturalistico.
rinuncia, di fatto, all'accertamento del dato per cui la legge considera un
comportamento umano rilevante per un'ipotesi di reato: vale a dire il suo
contenuto di aggressione per i beni tutelati 10. 3.2. Il nesso di causalitafra condotta ed evento.
3.3. Le ipotesi normative di estl:nsione della tipicita oggettiva. arto ~75 c.p., ?okhé ma~c~~tehbe. J!~Q degli e~nti ~ostit~~~~~~~i-
spec~~.J(¡g,~l:~;~:~nt? morte. ._~
L'esistenza del fatto ti ico dipende, di regola,dalla presenza di tutti i ~a ulteriore deroga al principio gener~¿~!.!olo l'azione tipica
r~~m!i~llJll~l1~~~L9~~~!!J!!!!jízr~i~, e 1 ea a costituire la fattispecie oggettiva di un reato, Ce mü'bOOrtIr'tt1rlla
ananticamente considerati ... .". - nOññativadíR~~:§l~E~?3r~~nartt. 110 ss. c:p:)-:-
~JlkLO,¿ o Queste disposizioni permettono di considerare rilevanti per la fattispecie
§erra:Eu:lsEecie oggettiVQ-materiale wLa-..!!!,an~~~a ~he di uno solo degli oggettiva di un reato I!!lche co.~~!,~~~Q~2
elementi che costituiscono la ., . <
~q,Jl~.l~.!:~~lt~~~~~",<!,a ~~~~~<WfJiWjp.,!!ti~
taa-afliile've , , sg,eciale, quando esse si inseriscono in una condótta collettiva, con la por-~~~~
fijw ~7q~f~i;'dei1a'sua'ñieváñ!~1?,~ª¡rf~-'~' tata di un contributo causale al verificarsi del fatto tipico. Esempi c1assicf'O~ c;:,&.
Si deve7j?efó:1ñíCForaprécisaTe c1Í:la nOnnativa di parte generale del possono essere: ~ell~"~~l!. SllccesSO, a CQmmetteJ:e..un VfM~~
, . introduce nel sistema alCUDe der,ogkesJ.ltellll!< a guesta regola. furto, O gli fOflllsce-gli strumenti per commetterlo; qg.<illg dj chj fa .da~~ie-~
I(..eft{ ev~ OIAA ' '. 40 ~o,:~:S,~,_Sll!:~1i¡;~~: ':N.,2.n i~ u~ evento, c?edi ~ ~.!~...:1~~2!?J!li<;:L~y,~i~i~0 lln'abitaz!on$; qu~llo di c~i r~al~zza';"c.......-o ,t.Q.
~~. Q\,.' a b~~2.~!!,fld~~2w~2:!l1~E~~!~~,~I!_~~~.g1~k~0- SOlOüñá parte della condotta tlplca, come puo essere 11 caso dI Chl tIene r1.A ~" ¡.:~
fermaJavittima mentre altri gli svuota le tasche; ecc .. In tutte queste iPoter.~· ,
:
volonta" dell'azione e dell'omissione. L'art. 42, co. l°, c.p., infatti, stabili- come disciplinato dal2° e 4° co. dello stesso arto 42 e dal successivo arto 43
sce: "Nessuno pub essere punito per un'azione od omissione preveduta del c.p.
dalla legge come reato, se non l'ha cornmessa con coscienza e volonta".
~'art. 421 ~~come si vede, un c~
. 1~~~_~,.,dere!&1üi1F~~~,~!:,~e attriJllii~~ ai 4.2. 1 criteri dell' impuiazione-soggettiva, in generale. Cenni sul proble-
1\1 r ~ un ~~1!2..2.~.12",qy~t,,&~,ug~,,I<~G~~ ma della c.d. responsabílita oggettiva. . - "'.' ,.
_.}:,~<?~~Si pub dire, d'altronde, che questa disposizione fornisce, al tempo
stesso, una nozione delimitativa del concetto di azione ed omissione rile- TI 2°co. dell'art. 42 c.p. stabilisce: "Nessuno pub essere punito
vante per il diritto penale 12; escludendone a priori gli atti che non siano fatto preveduto dalla legge come delitto, se non commess -rna
rivestiti dei requisiti della "coscienza e volonta". sarvrr caSI 1 e lttO p .
Secondo la nostra legge, in altre parole, e suscettibile di una valutazione da a legge . co. e o stesso articolo stabilisce, invec~¡j;hx,.,!!t~!~n-
in termini di tipicita, antigiuridicita, colpevolezza, soltanto la condotta
J[':;;:Y~':L:~~'Jffi'aeaetrm~i:i~~o~~missione
(oggettivamente tipica) che sia sorretta dalla volonta e assistita dalla con- cosciente e volontaria, Sta essa do~lposa .
sapevolezza del proprio operare nel mondo esterno.
-mr·m.2~~~L1:~~~~~~LalJ.Jn
Non sono "azione", dunque, nel senso del diritto penale, i movimenti base a ,cui un fatto "preveduto dalla legge come reato" (rectius: oggettiva-
che si compiono durante il sonno, le parole pronunciate sotto l'effetto della m~nte ti p o e pJ.2re.
narcosi durante un intervento chirurgico, l' estensione di un arto provocata Questa disposizlOne definisce, cioe, i criteri per .la imputazione soggettiva
dalla stimolazione di un rifles so nervoso nel corso di una visita medica, il
der'fáffO,:r!É~6:!!!~~!1~~~ffe~u~~~~,!~~attrit!!i-
mancato azionamento di uno scambio da parte del casellante caduto preda mmaai ún fatto penalmente nfevante a un determmato auto~e~E!Jíl1~
del sonno, e cosi via; ad onta del fatto che, sul piano causale, ne sia scaturi- ~~~S'ítgili'--.atthbuífsi,(fíÜ·ñunto"·"Oi"vls'ta"'aeí'Cñtéñ":~'1lim1!t~~
_"'¡6;$.\~,~!W"""",>0m~'(~~\~'}'1:~"'l,»&,,¡;r,;~'~'~':1"~"Wdtí0~"'\'\IW~,~
, ,iI<\",c'iJlf
ta come conseguenza la lesione di un bene protetto: 1'altrui incolumita per- ogge!!J;Y.a., 1
sonale, l'onore di un terzo, la sicurezza dei trasporti 13. ---Lin!!tatamente ai delitti, ran. 42, CQWS §i e Yisto,~~,~~..,il.erincipio
La determinazione di questo coefficiente psichico dell' azione e per cui, in mancanza di diverse statuizioni normative, il filtto tipico si inten-
dell'omissione costituente reato non e tuttavia cosi agevole corqe pub sem- ~mpr~oñ}~~9jJifll1E,i111~I:if~~~j!§,!Effi..y~
brare dagli esempi proposti. Soprattutto, come si yedra, pub risultare letto come se dicesse: "Chiunque cagiona con dolo la morte di un uomo, e
alquanto problematico "isolare" il dato della coscienza e della volonta dal pUñftOeCé'.~·:~--~-'~-
yero e proprio elemento psicologico della condotta; con il quale, soprattutto Per il configurarsi di un delitto colposo o preterintenzion~~~Jp.~
nella prassi giurisprudenziale, coscienza e volonta vengono sovente confu- ce,la regola op¡5OSti'~taüna"éSiir~~~~Jl,~Im,~~.
. >''''''~''''', '" '"'''''''''i'~''''I.<K~'\~''';$,*''i$'~''''''''"':''>''''''''':' ""-,~~,;.<¡¡;~,,,""'~"""
si, quando non addirittura identificati. tI' ''iro',''W'y"w
p~'c~@Yi~iiaf<J~~.'y~Ie !~..L~la~si~~aJ1~~
., :j "
In realta, il re "coscienza e volonta" dell'azio~,Jld Qwis- mento psicologico, C?nClü. i1fa.~t2,~ie.~~ "~,ml~,m~§§~<i",,s!~lg~~~~e,
==-=~.~~l ~!,4ell~!!,.~~wP~~Dlexante~ soiiOao·egüa1molo~ é"senzil'olsogno di espressa previsione, validi criteri di
~on. es~um.~.! 2:m2... am. lt . . . .. . psi~g:~e :iOno. . e.ilt)-.'.·~m..W.fflfr'R'flest¡ts'''e(;ie''qQnéC1Fo~'''w~~~,cw,~-",,--
irñ¡Ji:lttiz..i(¡ffi ~.. ''I.};:,;;"~>:'l.~"",,,~.,,~'f,rh~''-' ,~,""'''''''' .~,~
lJ.S~~~1 per mtegrare la fattlspecie soggettiva. In particolare non pub essere -~t!~3C~11~Íl.~~~telu,;jQPe¡ lo stabi-
confus~se t'6rme aerr"'e1ement<¡, psicologico del reato", cOSl liscél' arto 42J;.J2:....gi&Jli sllhjto..,faremt:},,,ce.DJJD·.-:Va,",,,¡'Bftm~Fl0tatQ,.G~.
~ o.. ~\)\~¡''i\ ... .loL0 42-,-é·o:3":Poi<P-.t~,~~~~s~.s:hS?,1~L~~ge.,~t?~!!1~,i~~~!,2~La~~!,i,.l',~~~~~
(\) \fi'~) \ BOc..,t>1+- ~ pos~_q~i~~~..s~22.,~~~!,:a.~~~!~~.S2!ll"t?=~g!;l~~~~~~~s!~~~J!¡¡'~~Q!ly
od omissione", introduce ne~~~a,n~W~l,¡¡,~\?,~~}.2U~,~a
12 Sulla funzione "delimitativa" del concetto di azione, cfr. retro, P. 3' Sez. la, nt. 33. OaUñCñten~a~.~s:ettiyqJl~",f~n2; altribllendolo"a...un..s.ag,;:,
13 Tutt' altro problema e quello della configurabilita di una responsabilita a titolo di colpa gétto sulla base dei soli criteri della~mp~t~!,Q!1Sl,..ogg,t;1tiva;,in~.PIDic..Q!m:.e
per un eventuale contegno precedente (ad es. una eccessiva libagione che ha prodotto sonno-
lenza, e simili: sul punto infra, IV, 2, 3).
su]1abasedID~~aM,§,¡iJIi[Jª,"I!!!~,d-':;t~mÜ,U~!~.S!?~~E!~~r
_._-,... .' . . ¡/.
rninato evento (c.d. responsabUita obiettilra).
~.~. ~~OA~oL\J
~~~ eL;.e.:L
f)\.Ql Q ......t ,,'") ¡/1,-f' M-Ü ~
174 Parte terza 11 reato 175
Vedremo a suo tempo se, ed entro quali limiti, questa disposizione puo che dalla condotta posta in azione scaturisse appunto, come conseguenza,
ritenersi ancora operante nel nostro ordinamento giuridico (infra, Sez. 3", l' evento previsto dalla norma incrirninatrice speciale.
11, 3). Va intanto sottolineata, pero, l'esigenza che la condotta del soggetto Nella struttura del dolo si individuano, dunque, due momenti costituti-
s~a comunqJle assistita daJJ.a..:.:coscar f¡ W!0nt~' dell'azjone o dell'omis- vi: uno e di carattere puramente intellettivo, ed e dato dalla rappresentazio-
SIQ!W. co.si come richiesto nel primo co. dell'art. 2. Coscienza e volonta in ne anticipata (previsione) delle possibili conseguenze del proprio agire;
quanto t}.d!!ri di imJ2!:!J.~ÍJ211c..dc~ od omissione, si delineano, infatti, l'altro corrisponde all'atto di impulso con cui la volonta del soggetto mette
comeuna sorta di piattafo o une d~iFeTemento psÍcütOg'iC'O{OOlo, in moto le energie causali, preventivamente selezionate come idonee a pro-
co pa, preterintenzione), esprimendo jI cQefficiente sogi,e ({vo JYlin]mo - durre l' evento, e va sotto il nome di volizione. Momento intellettivo e
necessario m!2!.2,~_ su~,$~!~_;:;;;;:;;..~~9..Eg..'?~~~~~,1~sti- momento volitivo sono egualmente imprescindibili nella nozione del dolo,
tuente reato come opera dI un determmato autore.
~~,~d{){/&'='P="<~'~""":>=~"""_/""'''''iI1',1~
poiché non puo darsi un atto di volonta, se es so non e fondato su una pre-
ventiva rappresentazione delle conseguenze dei propri atti nel mondo ester-
no; ne, d'altra parte, puo assumere alcuna rilevanza per il diritto una mera
4.3. Nozione di dolo, colpa, preterintenzione. rappresentazione di possibili eventi, se ad essa non segua un atto di volonta
che metta in moto energie causali, dirette alla modificazione della realta
Ma che cosa si deve intendere per "dolo", "colpa" e "preterintenzione"? preesistente.
Sul piano normativo, la risposta aquesta domanda e contenuta nell'art. 43 Un punto r:;rticiale
J ,
nella dottrina del dolo e costituito dalla determinazio-
c.p., il cui testo e il seguente: ne del SUD oggetto. E fuori discussione che, in quanto. unÍta di rappresenta-
"TI delitto: zione e volizione, il dolo abbia quale oggetto non solo l'evento (come
e doloso, o secondo l'intenzione, qUaJ1do l'evento dannoso o pericoloso espress~ente richiesto dalla legge) ma altreslla condotta stessa del sog-
che e il risultato dell' azione o dell' omissione e da cui la legge fa dipendere getto ,e l'intero contesto in cui essa si svolge.
l'esistenza del delitto, e dall'agente preveduto e voluto come conseguenza Nón el invece, pacifico in dottrina e in giurisprudenza quale sia la
della propria azione od omissione; nozione di "evento", da assumere come termine di riferimento, nella defmi-
e preterintenzionale, o oltre l'intenzione, quando dall'azione od ornissione zione dell'oggetto del dolo. Si ripropone qui, infatti, come si e gia accenna-
deriva un evento dannoso o pericoloso piii grave di .quello voluto dall' agente; to, la dicotomia fra la concezione "naturalistica" e quella "giuridica"
e colposo, o contro l'intenzione, quando l'evento, anche se preveduto, dell'evento: con la conseguenza che, rifacendosi alla concezione dell'even-
non e voluto dall' agente e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o to in senso "materiale", e questo soltanto che si as sume come oggetto della
imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline. rappresentazione e della volizione; mentre alla stregua della concezione
La distinzione tra reato doloso e reato colposo, stabilita da questo arti- c.d. giuridica, la nozione del dolo si amplia fino a includere la consapevo-
colo per i delitti, si applica altresi alle contravvenzioni, ogni qualvolta per lezza di aggredire il bene penalmente tutelato (sul punto v. infra, 11,3.1).
queste la legge penale faccia dipendere da tale distinzione un qualsiasi b) La nozione di colpa, gia,a prima vista, appare alquanto problematica.
effetto giuridico." La legge, infatti, descrive - se cosi si puo dire - solo in termini negativi
Da queste definizioni e possibile ricavare, in via di prini,a approssima- la struttura psicologica della condotta colposa; e precisamente la dove
zione, e sulla base dei caratteri differenziali che emergono dalle proposizio- richiede che l'evento non debba essere voluto dall'autore. Ma non basta.
ni normative, una nozione generale del dolo, della colpa e della preterinten- Nel delitto colposo la stessa previsione del risultato e considerata dalla
zione, alla stregua dell' ordinamento vigente. legge come una mera eventualita, legittimando, in tal modo, una suddivisio-
a) Perché un fatto penalmente rilevante si possa definire "doloso" e ne dei fatti colposi in due distinte classi, a seconda che l' evento sia stato
necessario che es so sia contrassegnato da un atteggiamento psicologico previsto o meno dall'agente. Nel primo caso si parla di "colpa con previsio-
dell 'autore, per cui si possa dire che egli: 1) si e prefigurato un determinato ne", o colpa cosciente; nel secondo caso di colpa incosciente. Ora, mentre
evento (corrispondente aquello tipizzato nella norma incriminatrice) quale nei casi di colpa c.d. cosciente e innegabile che la condotta si presenti assi-
possibile conseguenza di una determinata condotta; 2) ha consapevolmente stita da un coefficiente di ordine psicologico (e cioe appunto la previsione
agito sulla base delle sue personali conoscenze ed esperienze, in modo tale dell'evento che, nei delitti colposi, as sume, fra l'altro, rilevanza come "cir-
176 Parte terza TI reato 177
costanza aggravante" del reato: cfr. arto 61, n. 3, c.p.), un analogo coeffi- Sul piano della fattispecie oggettiva, assume rilevanza la distinzione fra
ciente psichico, sembra, invece, mancare nella colpa c.d. incosciente, ove condotta attiva e condotta omissiva; sul piano della fattispecie soggettiva,
l' accento appare posto interamente sul rapporto di causaliffi fra l' evento la differenza e data dai criteri dell'imputazione soggettiva, che vengono di
lesivo del bene giuridico e la violazione di una regola di diligenza, da parte volta in volta in questione.
dell' autore. Di qui la tendenza a costruire il concetto di colpa in termini Si individuano, cosi, tre categorie fondamentali dell'illecito penale:
~_3m»~i\' aQmu~
puramente "normativi", rinunziando a definire la struttura della condotta in ,;1'
~ comando. ~se comandan2>, infatti, di lUt;!aprendere geterminate delitti, tuttavia le due categorie dei reati non sono distinguibili, in via di
!!ztonj, .i~..9.!!,~!2j2.~~~-!~~!!"!:",!ilt!~2!li,J2.~J»~MQsitiye o.Jld principio, ne in base alla qualita dell'illesito, ne in base alla sua intrinseca
evitare il realizzarsi di situazloni socialmente indesiderate: cíb che vi gravita. Beni giuridici, anche di primaria importanza, vengono tutelati pre-
'G." _~~~~""¡~.w~~""",,,
penalizzato, per converso, e il mancato atf etto enso valentemente mediante la previsione di reati contravvenzionali (cosl e in
nc lesto or mamento. a ttlspecíe oggettiva nell'omissione penal- materia di tutela ambientale, nella prevenzione degli infortuni sul lavoro,
rt'íe'ñte'ñieVaiite,j)ero"mñ<fri pub mai essere configurata come mero "non nella materia fiscale, ecc.); d'altra parte, anche ponendosi dal punto di
agire", bensl sempre e soltanto come mancato compimento di una determi- vista delle pene comminate, sarebbe difficilmente sostenibile che una con-
nata azione: quella, appunto, pretesa dalI'ordinamento (beninteso sempre travvenzione sanzionata con il massimo della pena dell'arresto (tre anni)
che sussistesse l'oggettiva possibilita di agire in conformita di tale pretesa). sia meno grave di un delitto' punibile con una multa di lieve entÍta.
TI dolo dei reati omissivi, dal canto suo, corrisponde, alI' omissione coscíen- Neppure la specie dell'elemento psicologico pub essere utilizzata come
te e volontaria dell' azione che l' ordinamento si attende, con la consapevo- criterio discretivo fra le due categorie di reato, dal momento che sia i delit-
lezza di poter agire nel senso richiesto. ti che le contravvenzioni possono configurarsi come fatti dolosi o come
Le differenze e le particolarita strutturali dei tre tipi fondamentali fatti colpo~i. Si aggiunga che, proprio per il fatto che le contravvenzioni,
delllillecito penale, cosl sornmariamente delineati, suggeriscono per ciascu- in ragione dell'indifferenza della specie dell'elemento psicologico (art. 42,
no di essi una costruzione parzialmente separata del momento della tipicita. ult. co., c.p.: supra, 4.2) si'presentano di piu facile accertamento e implica-
Cib non impedisce, per altro, la trattazione unitaria di quegli elementi della no, quindi, maggiqre potenzialita repressive, acéade frequentemente che il
fattispecie oggettiva, a riguardo dei quali risultano sostanzialmente irrile- legislatore opti per la qualificazione contravvenzionale, anche in presenza
vanti quelle differenze di struttura. di fatti che potrebbero considerarsi suscettibili di essere qualificati ~ome
E appunto il caso dell' evento e del ¡;apporto di causalita, su cui dovre- delitti per la loro gravita.
mo in seguito soffermarci per un'analisi piii ravvicinata. ~,~agle, si pub dire, tuttavia, che la scelta
dell'incriminazione a titolo contravvenz ti
~~~~~~rr~?!:f:l:1:~c~~~:;;Pf~;~~!~it~=::~~~:~~-
legge.
...
~~&m'h/,r,rp::-~~".'~..:. ,:Z .'-:z~ ,<" "~', 'N<-"",: ...",\;'!~::~,:")l'::¡,~:::"s:,t:',~:;;:;~~~1::-~:t"c~"";'~A':~'N"""1~'1':\~i~ • ••
camente SI puo dlre che nella categona ael 'reah contrayvenzlOnah Sla
rifluita parte dei c.d. illesiti di polizia, che negli ol'dinarr¡.enti ansien regi- 6. Le tipologie dell'offesa.
me, ricadevano nella competenza esc1usiva dell'autorita amministrativa.
Questo dato di carattere storico non pub perb in alcun modo rappresentare BIBUOGRAFlA F. ANGIONI, Il pericolo concreto come elemento della fattispecíe penale, 2 volL,
Sassari, 1981-}984; G. DELlTALA, Reati di pericolo, in Studi Petrocelli, ID, Milano, 1972, 1731; G.
un criterio sostanziale di distinzione fra contravvenzioni e delitti, poiché FIANDACA, Note sui reati di pericolo, in TI Tommaso Natale, 1977, 175 SS.; ID., La tipizzazione del
nella odiema realta istituzionale e legislativa i fattori che inducono a quali- pericolo, in AA.VV., Beni e tecniche della tutela penale, Milano, 1987, 49 SS.; E. GALLO, Riflessioni
sui reati di pericolo, Padova, 1970; G. GRASSO, L' anticipazione della tutela penale: i reati di perico-
ficare un determinato illecito penale come delitto o come contravvenzione lo e i reati di attentato, in Riv. it. dir. proc. pen., 1986,689 SS.; V. PATALANO, Significato e limiti
sono molteplici e non sempre univocamente definibili. Anche se non vi e della dommatica dei reati di pericolo, Napoli, 1975. Si vedano, inoltre, i fondamentali contributi sul
tema raccolti negli Atti del X Congresso Intemazionale di diritto penale (Roma, 29 settembre - 5
dubbio che le aggressioni piii allarmanti alle condizioni della civile convi- ottobre 1969), sul tema "1 reati di pericolo", pubbL a cura del Gruppo Italiano dell' A.I.D.P., Roma,
venza - in altre parole i reati piii gravi - trovino collocazione fra i 1974.
180 Parte terza llreato 181
6.1. Reati di danno e reati di pericolo. Nozione. il dato che corrisponde all'evento e che concreta al tempo stesso, l'offesa
(lesione o messa in pericolo) del bene. In questi casi e, infatti, agevole sta-
alizzaziq,ne di .~a CQQ9PJt~¡;t 12~~~JJJk ¡;;;~~la bilire se la legge richieda, per il realizzarsi della fattispecie, l' effettiva lesio-
'st' mazione) di un bene i. . . i- ne del bene; o se, viceversa, ritenga sufficiente la sua mera esposizione a
nare soltanto . un ..§.itf~~e. Di regola, la mera esposizio- pericolo. Se si pongono a raffronto l'art. 575 C.p. che incrimina il fatto di
~'~~oiO 1 un ne giuridico non e sufficiente ad inte~are la fattispe- chi "cagiona la morte di un uomo" e l'art. 450 C.p. che punisce la condotta
cie di un reato, perlomeno nella forma del c.d. reato "perfetto '. di chi " cbn la propria azione od ornissione colposa fa sorgere o persistere il
Nella maggior parte dei casi, infatti, la legge richiede, per il perfezio- pericolo di un disastro ferroviario, di un'inondazione, di un naufragio, o
narsi del reato, che si verifichi una effettiva lesione del bene protetto: per- della sommersione di una nave o di altro edificio natante", appare subito
ché si abbia un omicidio (art. 575 c.p.) e necessario che all'azione omicida chiaro che nel primo caso si configura un caratteristico reato di danno,
segua effettivamente la morte di un uomo; per il reato di danneggiamento mentre nel secondo siamo di fronte ad un típico reato di pericolo. Non
(art. 635 c.p.) si richiede che la cosa altrui sia realmente distrutta, dispersa appena, pero, il bene protetto perde di spessore "materiale", e in particolare
o deteriorata; il delitto di furto (art. 624 c.p.) si verifica solo quando sia quando esso corrisponde ad entita di carattere ideale (come l' onore, il
avvenuto l'effettivo spossessamento del detentore, da parte del ladro, e cosI pudore, 1'0rdinepubblic01 ecc.), o si presenta correlato alla funzionalíffi di
via. In tutti questi casi, le condotte tipiche che non abbiano prodotto il risul- organi ed apparati isiituzionali (la P.A., l'arnministrazione della giustizia,
tato a cui erano dirette, potranno solo assumere rilevanza, a determinate ecc.) divenút hnntediatamente piu,difficile stabilire se la legge ha inteso
condizioni, come tentativo di delitto (retro, 3.3 e infra, vol. ll). Non di rado, minacciare la pena solo per il caso di un effettivo pregiudi~io del bene tute-
tuttavia, la legge ritiene sufficiente, per la punibilita del fatto, la mera espo- lato, o anche in rapporto al semplice pericolo che un tale pregiudi,zio si
sizione a pericolo del bene tutelato: ci~ avviene, di solito, in relazione a verifichi; e cio per l'oggettiva, ineliminabile difficolta di distinguere tra
beni di particolare importanza o di natura tale che solo una penalizzazione, effettivo ,nocumento e pericolo di nocumento in rapporto a beni giuridici
per cosl dire, anticipata delle condotte idonee a porre in pericolo il bene "irnrllateriali", o comunque non "afferrabili" dal punto di vista naturalistico.
puo garantirne una adeguata protezione. Di qui anche la tendenza so rattutto giuris rudenzi~le, a connotare
..!r~l!:ti}~~~~,,~~,i&~l,~,,~tt:x.n!x,~,J~~1g~~~~,?J¡~t.to, come "reati di pericolp" ttis ecie in cui 1'0 etto e ,~,!ggres~
~,l9Íf1,2I~,,<;l""'t~At~,lW. ~~~~e<;~~!~~o q~~li Sla un bene . ricorrendo di frequente per essi alla
~.Jl . na fattis ecie, ~$llÜ:~~~~~l!fficiente la inquietante definizione di, formale", che sottintende, in pratica, la
,,~~~~e a eericolo_fIe1 b~e.: Piu precisamente, in coerenza rinunzia a qualsiasi accertamento in ordine al carattere aggres:;;ivo del fatto,
con l'assunto che la lesione o la messa in pericolo del bene protetto dalla rispetto al bene protetto dalla norma. TI crescente ricorso alla categoria del
norma sia un requisito immancabile del fatto tipico (e che, quindi, sotto danno e del pericolo "presunto" - non bisognoso di accertamento giudi-
questo profilo, non esistono reati senza evento) si dovrebbe parlare di reati ziale, ne suscettibile di pf(W~,<?<lIl1¡(ari¿t. ;-;;(:fb,e c~uisce un~ im~licaz~one
-
con evento di danno e di reati con evento di pericolo. :8, infatti sulla diversa
.~,~~~~
di questi orientamenti, ha"t1n1tO per-aete'tihíñare ~~ ec:e~~l~~.E.
~~!ill:~~~~~,~~~!;~~~~~~LgL<!~~~2:~~<!L. della cate oria dei reati di ericolo, e ne ha reso ultenormente pr(( ematlca
pericolo: com'e reso manlfesto, d'altra parte, dal tenore d~gli artt. 40 e 43 e controversa a e lZlOne e a sistematica, dando luogo al bisogno di un
c.p., cHe espressamente distinguono fra evento "dannoso'.' ed evento "peri- continuo aggiornamento terrninologico e concettuale.
coloso", quali possibili conseguenze dell'azione od omissione preveduta
come reato dalla legge.
Finclusi~~~~ljjJle~itU~~a..Gategorja - 6.2. La sistematica tradizionale dei reati di pericolo.
+~~~~;;;i~~ir~tinzi~~: J~~~~á!~í2~;;!~!~;~~1~ic;:ri~ Nell'ambito dei reati di pericolo si distingue tradizionalmente fra r~ati
cólo nsulnf"'T!reilmente praticabile solo in relazione ai reati con evento di p~ricolo concreto e reati di pericolo astr:atJa.
"materiale" (o "naturalistico") (v. supra, 3.1), in cui la norma incriminatrice <:: Le due categorie di fatti presentano come caratteristica comune, il dato
isoli nettamente, come risultato dell'azione od omissione costituente reato, dell' antici azione le . ~~~ del danno efkJ!.i.vo
§~J~!~,2!!1~,i1~~ pericol0 di danno).:.Las1!!,~ zioni di fatto, obiettivamente accertate. La circostanza che siano stati posti
ferenzial~ stare~e~_ invece, .1J~~!!~t.s~t.c..W,~ru~.i.ll.!mcgjg c~ dei grossi massi sui binari di una linea ferroviaria, pochi minuti prima del
_"t'i7!fol1fCCe"'rtaiñento del verificarsi del pericolo dev'~e cQmpiutQ ~so passaggio di un convoglio, pu:o costituire, ad esempio, la base di fatto per il
~'''Éer' C'¡iSf.'dá!giü~~§7§' re~L~~2-~~ert,fU11ento non giudizio di pericolo richiesto dall'art. 432 c.p., che punisce la condotta di
s~e~~~~~~~ºJ.l2j!JY~,~'llJl_qf!i5i5?ll!~"Si};1$J!i.;~~~~ta chi "pone in pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti per terra, per acqua
~un7e~~~!}~t~f}i~2:~~~~~~t~~f¡¡~~tE~~~~7;~:;l~!~
o per aria".
b) Oggetto del giudizio di pericolosita puo essere tanto una situazione
~tya~~:rFrñ'qJlrl:"d~thfu~tr~di~flaIe:¡r~ pr¿b~!~ti~~'d~r;~;t~'di;ri- di fatto che consegue alla condotta dell' agente (come nell' esempio fatto
colo richiede pero di essere esaminata piii. da vicino; sia per dare conto innanzi), quanto la condotta medesima, se in essa e insito il rischio del veri-
delle diverse impostazioni concettuali e sia per la necessita di dissipare ficarsi di un certo evento dannoso. Un esempio potrebbe essere, sempre in
aleuni equivoci e sgombrare il campo da taluni falsi problemi, che hanno rapporto all'art. 432 c.p., quello di chi compia, a bordo di un natante, speri-
finito per complicare la gia controversa sistemazione della categoria. colate evoluzioni in mare, intralciando il percorso di un mezzo marittimo di
linea.
c) Il giudizio.in cui si concreta l'accertamento del pericolo e contras se-
6.3. 1 reati di pericolo concreto. gnato dallQ scIlema .della c.d. prognosi postuma, che e quella di un giudi-
zio di probabi\ita\ c:h~, pur essend9 formulato ex post factum, tuttavia si
1 reayi di pericolo concreto sono di agevole individuazione, in base al riporta idealmente alla situazione ex antea (tenendo quindi conto di tutte le
tenore della previsione normativa, che pur utilizzando le piii. diverse formu- circostanze esistenti al momento del fatto), per dedurne la verosimiglianza
lazioni, lascia comunque sempre desumere l' esigenza che si accerti, in di una probabile verificazione dell'evento materiale da essa cagionato:
quanto yero e proprio evento del reato, l' avvenuto verificarsi del pericolo.
Es. : arto 422 c.p.: "Chiunque compie atti tali da porre in pericolo l~ pub- . , . \
blica incolumita e punito ecc. ; art. 437 c.p.: "Chiunque attenta alla sicurez- 6.4./ reati di pericolo astratto e di pericolo presunto. (.R.IC>, 1r>ÜI \U. ftQ... w. €..U-'tO )
za delle officine, delle opere, ecc. destinati alla produzione o alla trasmis- \ 'OU·eo ,.
sione di energia elettrica o di gas [.... ] e punito, qualora dal fatto derivi Come si e gia accennato, si parla di reati di pericolo astratto in relazio-
perico lo alla pubblica incolumita, ecc. "; art.A32 c.p.: "Chiunque [.... ] pone ne alle ipotesi in cui il legislatore incrimina un certo tipo di fatto in base
in pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti e punito ecc.". Oltre ad es_sere alla presunzione che in esso sia insita, nella normalita dei casi, la esposizio-
facilmente riconoscibile, il reato di pericolo concreto non presenta aspetti ne a pericolo di un determinato bene giuridico, senza richierlere espressa-
particolarmente problematici. Sul piano dornmatico, in realta, la categoria mente (come avviene, invece, nei reati a pericolo concreto) caso per caso
dei reati di pericolo concreto coincide, in tutto e per tutto, con quella dei l'accertamento che la messa in pericolo si sia effettivamente verificata.
reati con evento (materiale) di pericolo; ove e perfettamente naturale che Si sottolinea solitamente che nei reati di pericolo astratto il pericolo non
l' esistenza del pericolo debba essere puntualmente accertata caso per caso, rappresenterebbe un elemento costitutivo della fattispecie e che, pertanto, a
poiché il pericolo, appunto in quanto evento, rappresenta qW un elemento differenza che nei reati a pericolo concreto, esso non debba essere accertato
essenziale della fattispecie oggettiva. Accertare l' esistenza di un pericolo dal giudice. Questo assunto richiede, come vedremo, alcune pr~cisazioni e,
significa accertare l'esistenza di una situazione oggettiva, il cui evolversi comunque, puo essere condiviso solo a patto di distinguere in modo netto il
- in mancanza dell'insorgere di circostanze impeditive - avrebbe verosi- concetto dell'offesa (sálic.: lesione o messa in pericolo del bene) dalla
milmente condotto ad un evento di lesione del bene protetto. nozione di evento, inteso come modificazione del mondo estemo, conse-
Questa definizione del pericolo (nei teimini che interessano la categoria guente alla condotta e da essa isolabile (c.d. evento in senso materiale).
dei reati di pericolo concreto) contiene aleune essenziali implicazioni, su Il fatto che, nei c.d. reati di pericolo astratto, un tale evento possa non
cui e opportuno soffermarsi. essere richiesto, non significa, infatti, che in essi sia irrilevante il dato
a) L' accertamento del pericolo, che in se per se non e un dato reale, dell ' offesa al bene che e, viceversa, irrinunziabile in qualsiasi ipotesi di
oggettivo, si traduce, in realta, in un giudizio suIla "pericolosita" cli. situa- reato, sia pure nella forma della mera esposizione a pericolo.
184 Parte terza Il reato 185
In realta, il rischio di trasformare i reati di pericolo astratto in illeciti di Si capisce, allora, come il problema cruciale dei reati di pericolo astrat-
mera disobbedienza, prescindendo interamente dal momento dell'offesa, e to sia, in' realta, quello deIla vincibilita o meno deIla presunzione di perico-
notevole; tanto da ayer fatto dubitare della loro compatibilita con il c.d. lo, insita neIla previsione legislativa. La giurisprudenza dominante e da
principio di offensivita e, dunque, secondo una parte della dottrina, deIla sempre attestata, al riguardo, su una posizione negativa; ed e facile com-
loro stessa legittimita costituzionale 14. prendeme i1 perché, aIla luce deIle esigenze di política criminale, appena
Per una corretta impostazione del problema, occorre partire dagli scopi accennate, che sono sottese alla categoria normativa dei reati di pericolo
di política criminale, a cui queste fattispecie sono destinate. Si deve prende- astratto. Queste esigenze, come abbiamo visto, risulterebbero completa-
re atto che, nella odiema realta socio-economica e produttiva, e del tutto mente frustrate, se si trasformassero i reati di pericolo astratto in altrettanti
impensabile che si rinunzi aIla tutela di determinati beni, di grande impor- reati di pericolo concreto; che e precisamente queIlo che si teme possa
tanza (e di sicuro rilievo costituzionale), che tuttavia spesso non e realizza- avvenire, qualora si accedes se, sic et simpliciter, alla tesi che sia sempre
bile, o risulterebbe comunque insufficiente, se ristretta alle sole ipotesi di possibile escludere la tipicita del fatto, mediante la dimostrazione che, nel
pericolo concreto. La struttura di deterrninati beni, in particolare di taluni caso concreto, era assolutamente impossibile il sopravvenire di un danno o
beni collettivi, e infatti tale che la loro protezione non puo che essere affi- di un peric~lo per il bene.
data aHa pretesa dell'osservanza generalizzata di regole di condotta idonee D' altra parte,.!' assoluta invincibilita deIla presunzione legislativa di
ad evitare il rischio che una indefinita reiterazione di condotte potenzial- pericolosita detla cOndotta; non solo puo condurre a risultati aberranti; ma
, " I
mente pericolose finisca per pregiudicare la salvaguardia della integrita del si presenta in 'c(,m~asto con una regola espressa dal nostro ordinamento, a
bene. Si pensi alla circolazione stradale, o alla tutela ambientale. Pretendere cui non sembra, in verita, che possano sottrarsi i c.dO' reati di pericolo astrat-
la preventiva abilitazione, mediante rilascio della "patente", di tutti coloro too ei riferiamo all'art. 49 cO. 2°, c.p. (sulla cuí portata generale V. infra, V,
che circolano alla guida di un veicolo a ¡notore, costituisce una esigenza 4) che esclude la punibilita del fatto, quando, "per la inidoneita deIl'aZione
mínima per la sicurezza del traffico; d'altra parte, richiedere in concreto la o per l'iriesistenza deIl'oggetto di essa, e impossibile l'evento dannoso o
prova che questo o que1 guidatore sfornito di patente non costituiva, in con- pericoloso". ,
creto, un pericolo per la circolazione stradale frustrerebbe ogni scopo di E poiChé la pericolosita presunta dal legislatore altro non e, e non puo
tutela. Del pari, nei reati di inquinamento idrico che consistono nell'effet- essere, se non l'idoneita deIla condotta all' aggressione del bene tutelato -
tuazione di scarichi eccedenti i c.d. límiti tabellari, normativamente prede- vale a dire la sua capacita potenziale a cagionare l' offesa - la dimostra-
terminati, esigere l'accertamento di un effettivo pericolo per l'ambiente, zione della assoluta impossibilita di questa dovrebbe condurre, anche nei
significherebbe proporsi un obiettivo non solo di difficile realízzazione, ma reati di pericolo astratto, a negare la rilevanza penale deIl'azione "inido-
senz'altro fuorviante, dal momento che il danno all'ambiente si configura nea".
come effetto "curnulativo" di una serie di condotte aggressive, e proprio per Un esame appena piii ravvicinato consente, per altro, di prendere atto
que sto puo essere scongiurato solo mediante un rigoroso controllo, a che l'estensione ai reati di pericolo astratto della regola posta dall'art. 49
"monte", delle singole fonti di scarico. cO. 2°, c.p. non implica affatto la loro confusione con i reati di perico lo
A siffatte esigenze di tutela corrispondono, dunque, necessariamente, concreto; ne sembra inficiare la valenza politico-criminale della categoria
ipotesi normative, in cui il legislatore incrimina determina(e condotte in del pericolo astratto.
base al presupposto che esse realizzano, secondo l'id quod p,lerumque acci- Da un lato, infatti, l'autonomia concettuale dei reati di pericolo concre-
dit, l'esposizione a pericolo di determinati interessi. Si puo dire, quindi, che to rimane in ogni caso fuori discussione, contrassegnata com'essa e dalla
nel reato di pericolo astratto il legislatore abbia incriminato il fatto per la presenza di un evento di pericolo, isolabile dalla condotta tipica, come sua
sua ritenuta attitudine lesiva rispetto al bene tutelaJb, pur senza richiedere conseguenza, ed apprezzabile secondo lo schema deIla prognosi postuma.
che si accerti, caso per caso, il verificarsi di un danno effettivo o di un con- Quanto ai reati di pericolo "astratto", una piii accurata elaborazione del
creto pericolo di danno. tema - suIla scorta di significative acquisizioni deIla dottrina contempora-
nea - consente un marcato ridimensionamento dei rischi che sembrano
connettersi all'amrnissione della c.d. prova contraria alla presunzione legi-
14 Per questa tesi M. GALLO, 1 reati di peric%, in Foro pen., 1969,8. slativa di pericolo.
186 Parte terza n reato 187
Si devono preliminarmente distinguere i casi in cui il legislatore, pur verso il fine descritto dalla norma, anche in assenza della benché minima
non richiedendo un evento di pericolo concreto, ha tuttavia delineato la fat- attitudine lesiva: come potrebbe essere il fatto di un altoatesino di lingua
tispecie in modo tale che, pur risolvendosi in una anticipazione della tutela, tedesca, che inviasse una petizione individuale al Governo austriaco per
rispetto al momento del pericolo concreto, la previsione normativa impone, sollecitare l'annessione dell' Alto Adige all' Austria! In taluni casi, del resto,
tuttavia, la valutazione caso per caso della "pericolosita" della condotta; sia la norma incriminatrice esige espressamente il requisito della idoneitii del
pure apprezzata in una fase, per cosi dire, "prodromica" rispetto al yero e fatto: e cosi, ad esempio, negli artt. 501 e 501 bis C.p., che prevedono
proprio evento di pericolo. Norme di questo tipo sono quelle contenute rispettivamente la condotta di chi "divulga notizie false, esagerate o tenden-
negli artt. 440 e 441 c.p. che puniscono, rispettivamente, il fatto di chi "cor- ziose o adopera altri artifici atti a cagionare un aumento o una diminuzione
rompe o adultera acque o sostanze alimentari, prima che siano attinte o del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di base o nego-
distribuite per il consumo, rendendole perico lose alla salute pubblica", o la ziabili nel pubblico mercato" e il fatto di chiunque compie manovre specu- .
condotta di chi "adultera o contraffa', in modo pericoloso al/a salute pub- lative ovvero occulta, accaparra o incetta materie prime [.... ] in modo atto a
blica, cose destinate al commercio, diverse da quelle indicate nell'articolo determinare la rarefazione o il rincaro sul mercato interno".
precedente" . In tutti ,questi casi, come si vede, il carattere di "astrattezza" del perico-
E evidente che qui il problema della vincibilita di un asserita "presun- lo non solo non sembra inibire la prova contraria; ma si puo dire che sia la
zione" legislativa di pericolositii della condotta non si pone affatto, perché e legge stessa, ad arpmptteme implicitamente la rilevan~a, nel punto in cui
la legge stessa che evoca, ai fini dell' accertamento della condotta tipica, delinea la fat1il'pe!.cie del reato. Ur¡.a parte della dottnna opportunamente
l'apprezzamento della sua idoneita a determinare un pericolo per il bene propone di riservare solo aquesta categoria di fatti la denominazione di
tutelato. TI pericolo incriminato rimane, bensi, "astratto" nel senso che esso reati "a pericolo astratto"; suggerendo, per contro, di connotare come reati
non si e ancora profilato come rischio concretamente corso da uno o piu di pericolo presunto quelle ipotesi normative in cui la legge descrive in
soggetti determinati o determinabili (e quindi come evento di pericolo); ma modo plu o meno puntuale la condotta incriminata, senza lasciare alcuno
l'affermazione della tipicita della condotta e interamente affidato ad un giu- spazíq all'in,terprete e al giudice in ordine alla valutazíone del pericolo, che
dizio sulla sua attitudine lesiva. Negli artt. 656 e 657 C.p. , per fare un altro il legíslaiore ha ritenuto di collegare in vía, appunto, presuntiva, alla con-
eseinpio, la legge, nel punire chiunque "pubblica o diffonde notizie false, dotta vietata. .
esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l'ordine pubbli- Ipotesi non controverse di reati a pericolo presunto sono configurate, ad
co" (art. 656) ovvero chiunque "annuncia o grida notizie, dalle quali possa esempio, dalle norme che vietano la fabbricazione, la detenzione o il com-
essere turbata la tranquillita pubblica o privata" (art. 657), evidentemente mercio di armi e di materie esplodenti (art. 435, 678 c.p.), la detenzione e il
sollecita l'interprete e il giudice a valutare caso per caso l'idoneita della porto abusivo di armi (art. 697, 699 c.p.), la detenzione e lo sp~ccio.di
condotta a turbare l'ordine pubblico o la pubblica tranquillitii 15. sostanze stupefacenti (art. 14, co. 1,1. 26 gíugno 1990, n. 162), la nmozlO-
A maggior ragione, l'idoneita di una condotta a cagionare un pericolo ne od omissione dolosa di impianti, apparecchi o segnali destinati a preve-
per il bene protetto deve essere valutata per giudicare della tipicitii del fatto, nire disastri o infortuni sullavoro (art. 437 c.p.). E, invero, si deve conveni-
quando la legge la descrive con esclusivo riferimento alla tensione degli atti re che, in questi casi, la presunzione legislativa di pericolosita della condot-
verso un risultato di lesione del bene. Si pensi all'art. 241 c.p., che punisce, ta non puo essere vinta dalla prova contraria (dalla prova, cioe, che gli inte-
fra l'altro, con l'ergastolo, chi "commette un fatto diretto a sottoporre il ter- ressi protetti non corressero alcun rischio rilevante). Ma non. gia per una
ritorio dello Stato o una parte di esso alla sovranita di uno Stato straniero": astratta ragione di principio; bensi per una sorta di invincibilitii strutturale,
qui l'elusione della regola dell'idoneitii comporterebbe come conseguenza essendo praticamente impossibile fornire, per ogni singolo caso, sia la
la rilevanza penale di qualsiasi manifestazione soggettivamente diretta prova del pericolo sia quella del contrario.
Solo l'interpretazione delle singole fattispecie incriminatrici consente,
comunque, di stabilire quando si e di fronte ad una ipotesi di pericolo pre-
15 Si consideri, ancora, l'art. 661 c.p., che punisce "Chiunque, pubblicarnente, cerca con sunto, nel senso appena chiarito; e quando, invece, l'applicabilita in concr~
qualisiasi impostura, anche gratuitamente, di abusare della credulita popolare e punito, se dal to puo essere circoscritta attraverso l'apprezzamento giudiziale della 'pen-
fatto puó derivare un turbamento dell'ordine pubblico, con l'arresto fino a tre mesi o con
l'arnmenda fino a lire due milioni". colosita del fatto. In tutti i casi, pero, e preliminare l'accertamento dl una
188 Parte terza TI reato 189
condotta che rivesta effettivamente i caratteri del comportamento incrimína- zione esige il compimento di una 'p'~alit!,di_~.!!! si d~.2.Laplurisussi
too Nel reato di incendio di cose altrui - generalmente considerato un tipi- stenti.
co reato di pericolo presunto - e certamente yero che la legge prescinde E bene chiarire, pero, che questa distinzione non riguarda la fisionomía
dalla dimostrazione, in concreto, del verificarsi di un pericolo per la pubbli- della condotta tipica in astratto, ma la forma particolare con cui essa si pre-
ca incolumita; ma e altrettanto yero che il fatto debba comunque presentare senta in concreto. Lo stesso reato 12.uo infatti.manife~j tanto neUa fonna·
quei connotati di diffusivita che rendono, di norma, perico loso un "incen- della condotta unisussistente, quanto nella roona dj nn'attivita complessa. TI
dio". Se, cioe, taluno distrugge dolosamente col fuoco una costruzione -reato di ingiurie, ad esempio, puo realizzarsi sia con la pronunzia di una
altrui, eretta in un luogo desertico, e poi del tutto abbandonata, potra ben sola parola - e presentarsi quindi con le caratteristiche di un fatto unisussi-
essere negato che il fatto rivesta i caratteri dell'incendio (reato contro la stente - e sia mediante la redazione e l'invio di uno o piu scritti. In questo
pubblica incolumita), posto che il piu lieve reato di "danneggiamento" _ secondo caso es so assume la forma del reato plurisussistente, poiché consta
sicuramente ricorrente nella specie - assume la ben piu grave qualificazio- di una attivita complessa, suscettibile di frazionamento in piu atti; il che e
ne di "incendio", proprio e solamente in vista del suo carattere di aggressi- appunto cio che rileva, come vedremo, soprattutto in tema di tentativo
vita per l'incolumita pubblica, presuntivamente ritenuto dallegislatore. (infra, vol. P:).
Quanto alla compatibilita delle ipotesi di pericolo presunto con i princi-
pi di un ordinamento fondato sull'idea del reato come aggressione ad un , ,1 ';
,
l' I
'
bene giuridico, essa resta affidata alla ragionevolezza della presunzione 7.2. Reati\aQit~ali (o a condotta plurima).
normativa di pericolosita della condotta ed alla puntualita della sua defini-
zione normativa. La dottrina sottolinea, inoltre, la necessita che la previsio- Aleune ipotesi di reato non si realizzano, se non a patto che si configuri
ne di reati di perico lo presunto sia destinata alla tutela di beni, particolar- una serie di condotte, ciascuna delle quali, in se considerata, o non costitui-
mente rilevanti, la cui protezione nella forma del pericolo concreto risulti sce affatto un reato, oppure riveste gli estremi di un reato diverso. La reite-
insufficiente, per la impossibilita, o la estrema difficolta, di precisare i ter- raziobé dei vari atti o delle varíe condotte e il loro collegamento in una
mini di probabilita della lesione: di modo che risulti obbligata la scelta tra serie ~ignificativa - in guisa tale da profilarle come un comportamento
la rinunzia alla anticipazione della tutela e la incriminazione di condotte usuale del soggetto - da luogo, invece, all'autonomo reato abituale, la cui
genericamente pericolose per il bene. tipicita nesce dal significato di offesa inerente all'insieme delle condotte
poste in essere. ,
Reato abituale e il delitto di maltrattamenti in farniglia (art. 572 c.p.)
7. Ulteriori classiticazioni dei reati. che presuppone una serie di comportamenti aggressivi di urío o piu beni
giuridici (integrita personale, dignita, liberta di movimento, ecc.) la cui rei-
L'analisi della struttura generale della fattispecie oggettiva lascia emer- terazione nel tempo fa emergere la lesione della personalita del soggetto
gere ulteriori suddistinzioni degli illeciti penali, in rapporto a caratteristiche passivo, come offesa caratteristica di questo tipo di reato, ben distinta da
differenziali della condotta típica, dell' evento, o di entrambi. Alle piu quelle portate volta a volta contro i singoli oggetti di tutela; che, natural-
comuni di esse e opportuno accennare fin d'ora; con riserva, per altro, di mente, conservano la loro autonoma rilevanza come reati di ingiuria, lesio-
richiamatle nella trattazione di uno o piu temi specifici, ove la loro rilevan- ni personali, sequestro di persona, violenza privata, ecc ..
za si manifesta piu nettamente. Altri esempi di reato abituale sono costituiti dalla relazione incestuosa
(art. 564, cO. 2°, c.p.), che presuppone una serie di condotte di incesto, ripe-
tute nel tempo; o il fatto previsto dall'art. 3, n. 3 della 1. 20 febbraio 1958,
7.1. Reati unisussistenti e reati plurisussistenti. n. 75, del proprietarío, gerente o preposto ad un locale di pubblicoeserci-
zio, il quale "tollera abitualmente la presenza di una o piu persone che,
all'interno dellocale stesso, si danno alla prostituzione". In quest'ultimo
caso, la rilevanza dell' abitualita delle condotte e particolarmente evidente,
anche perché esplicitamente evocata dalla norma di legge, che rende chiaro
190 Parte terza n reato 191
come un isolato atto di tolleranza non sia penalmente rilevante. Secondo risulta, di regola, aggredito uno o piu interessi del calunniato (repu-
una parte della dottrina, alle ipotesi di questo tipo si dovrebbe riservare la ,ta~~lO:llC,liberta personale, credito commerciale, ecc.); cio perché tali inte-
nozione di reato abituale proprio; mentre i casi nei quali la condotta abitua- non sono comunque rilevanti per il configurarsi della fattispecie.
le presuppone comunque il compimento di piu fatti, ciascuno dei quali meno, poi, potrebbero assumere rilevanza, sotto il profilo della plu-
costituirebbe di per se reato, andrebbero definiti come reati abituali impro- .rioffensivita, quelle situazioni in cui il pregiudizio di determinati interessi
pri. Alcuni autori suggeriscono per i reati abituali, in genere, la definizione . non e che un effetto indiretto, o riflesso, del yero e proprio evento lesivo: si
di reati a condotta plurima. Quest'ultima scelta terminologica non appare pensi al pregiudizio economico che, a seguito di un omicidio, possono
pero opportuna, in quanto suscettibile di determinare confusione tra l'ipote- risentire i congiunti della vittima, se illavoro di quest'ultima rappresentava
si considerata e quelle previsioni normative caratterizzate dal fatto che la 1'unica fonte di sostentamento della famiglia.
norma incriminatrice prende in considerazione un ventaglio piu o meno Cosi delimitata, la categoria dei reati plurioffensivi risulta utile, fra
ampio di comportamenti, ciascuno dei quali e ritenuto rilevante per il confi- l'altro, per la determinazione dell'oggetto del dolo e per la individuazione
gurarsi della fattispecie tipica (c.d. fattispecie a condotta plurima). Es. arto del soggetto passivo del reato. E evidente, per altro, che la sua utilizzazione
635 c.p.: "Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in presuppone una corretta defmizione dell'oggetto protetto e della sua titola-
parte, inservibili cose mobili o immobili altrui, e punito, ecc."; arto 648 rita, specie qu~do si sos~enga la rilevanza determinante, tra i diversi beni
c.p.: ... chi...acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da un qual- aggrediti, di quen?~~e rappresenta ed esprime l'essenza - come si dice-
siasi delitto, o comunque si intromette nel farle acquistare, ricevere od del contenuto Qffersivo di una data ,fattispecie.
occultare, e punito, ecc.".
11 re~lQ_puo_~ff~~.~!1..§j!!g2.kU2~~~~JIl,Q'&Q ~ ~io-
d ?íun~ moIfei5Tícítrdíbeni·o
n~
~mote .
in§~~i:~::.~!1üs.ULgve§¡iil secQD.-
. . . . i. Al riguar-
do, viene pero opportun,amente suggerito dl s nguere, a seconda che la
plurioffensivita del fatto derivi necessariamente dalla struttura della condot-
ta incriminata, o sia un risultato solo eventuale dell' atteggiarsi concreto del
comportamento, ovvero un effetto solo indiretto dell'aggressione portata ad
un determinato oggetto, considerato il solo rilevante dal punto di vista della
tutela penale.
Solo agli esempi del primo tipo, secondo l'opinione dominante, si
dovrebbe riservare la qualificazione di reati "plurioffensivi"', poiché in essi
la tipicita del fatto e gia in astratto condizionata dalla minaccia contestual-
mente portata a piu beni giuridici. Cio avviene, ad esempio, nella rapina
(art. 628 c.p.) ove si aggredisce sempre, ad.un tempo, il patrimonio del sog-
getto passivo e la incolumita personale o la liberta morale dello stesso; ma
anche nel delitto di false comunicazioni sociali (art. 2621 c.c.) per la cui
sussistenza si ritiene necessaria la lesione, alternativa o cumulativa, degli
interessi patrimoniali della sociern, dei soci e dei terzi.
Non sarebbe un reato plurioffensivo, invece, la calunnia (art. 368 c.p.)
anche se, accanto all'interesse alla corretta amministrazione della giustizia
Parte terza llreato 193
192
ne del reato puo avere rilevanza solo aí fini della sua punibilitil in concreto, reato permanente non e pero affatto presente in tutti i casi; nello stesso
o nella sfera degli effetti giuridici di natura extrapenale, ma non altera la sequestro di persona, da un lato e ipotizzabile una condotta fin dal principio
fision~mia:, ormai compiuta, della fattispecie oggettiva. In altri casi, pero, it omissiva (come riel caso di chi approfitti di una situazione casualmente
perfezlO~~me~to d~2!!~!.:~~~attisl?ecie, m~
determinatási per istaurare il sequestro); dall'altro e pur possibile che la
condotta susseguente alla privazione di liberta si concreti in comportamenti
~1Z;~O .~~e dz caQ{u'llWW1JtL<!el rf'!!2,,J~~.~tm~ta a,J,U:Q-
trarsIE::2!,:~~r:~~~!!P~!2~~!~_\!ltim~91~.§.i ~~ rorris-pQ1ld e attjyi (custodia del prigioniero, suo spostamento da un luogo all'altro, inter-
venti diretti a meglio \lssicurarne lo stato di cattivita, ecc.), piuttosto che in
l~áfegona del reatl .perJ:nan~ntl. Si pensi al sequestro di persona: fin dal
pl'ffif<rísfañrein~éuiírs'ó'ggettopas;vo e privato della liberta di movimento, una condotta meramente omissiva. Vi sono, inoltre, ipotesi non dubbie di
il reato e certo perfetto in tutti i suoi elementi - evento compreso - e tut- reato permanente - si pensi alle fattispecie dei reati associativi, alla rela-
tavia il momento consumativo si dilata, per COSI dire, fillO a coprire tutto zione incestuosa, ecc. - in cui la condotta non e assolutamente riconduci-
l'intervallo di tempo, che intercorre fra il momento in cui la vittima del bile ad una struttura bifasica.
sequestro e stata privata della liberta e quello in cui la riconquista. Da altro punto di vista, si e os servato che un reato permanente, aben
vedete, sarebbe configurabile solo in presenza di beni giuridici che, per
loto natura, siaho. suscettibili di essere, per COSI dire, "compressi" per un
certo tempo, ,co~se~¡:u¡ido pero la capacita di riassumere l' originaria espan-
sione nel punto ,in ~ui cessi la "compressione" indotta dal comportamento
del soggetto attlvo. L'esempio addotto e ancora una voha quello della
illtrec:cio fra la condotta dell' agente el' liberta personale che, a differenza della vita, dell'incolumita perso~ale,
ne del bene che conferisce al reato permanente la sua caratteristica nS,lOllO· dell'onare, puo riassumere l'originaria pienezza, pur dopo il piu o meno
mia. TI semplice riferimento alla lesione del bene, non e, infatti, sufficiente lungo periódo in cui il soggetto passivo ne e stato privata; ma si fa anche
a darci l'idea della permanenza nel reato. La maggior parte dei reati - il riferimentoal diritto di proprieta, con riguardo, ad esempio, al delitto di
furto, l'omicidio, il danneggiamento - da luogo, di norma, ad eventi di invasione di terreni o edifici (art. 633 c.p.). Anche questo enunciato - per
lesione, i cui effetti, talora del tutto irreversibili, sono, comunque, destinati quanto colga una caratteristica senz'altro assaí ricorrente del reato perma-
a perdurare nel tempo; il che non toglie, pero, che si tratti pur sempre di nente - non sembra, tuttavia, esprimeme l'essenza, visto che, in altri casi,
reati):stantanei, poiché la consumazione di essi si e esaurita in un determi- la supposta "elasticita" del bene aggredito, non si attaglia affatto alla sua
nato punctum temporis. D'altra parte, il mero riferimento all'estendersi struttura; si pensi all'ordine pubblico o alla morale famili~e, oggetto
della condotta nel tempo non permetterebbe di distinguere la figura del rispettivamente della condotta di associazione per delinquere e di relazione
reato permanente dalla piu generica categoria dei reati plurisussistenti incesruosa.
(supra, 7.1). Solo quando si sottolinea il particolare nesso che intercorre fra In realta, come si e gia detto, l'essenza del reato permanente sta nel rap-
la condotta del soggetto e il perdurare nel tempo della lesione del bene, con porto che si stabilisce fra la condotta (attiva ed omissiva) dell'autore ed il
il conseguente protrarsi del momento consumativo del reato, e possibile protrafsi del momento consumativo del reato. Non a caso, come la dottrina
cogliere il carattere della permanenza del reato. concordemente riconosce, il perdurare della lesione del bene deve essere
Una parte della dottrina ha cercato di dimostrare"che i!.reato permanen- "sostenuto" dalla volonta del soggetto attivo. Se il sequestrator(!, perduran-
te sarebbe caratterizzato da una struttura c.d. bifasica: nel senso che ad una do la prigionia della vittima, perde conoscenza, o viene a sua volta a trovar-
condotta necessariamente attiva - indiri~zata a cagionare la lesione del si in una condizione di costringimento fisico, il residuo periodo di privazio-
bene - seguirebbe immancabilmente una parte dí condotta omissiva, con- ne di liberta del sequestrato non puo esserglí addebitato.
trassegnata dalla mancata rimozione della condotta antigiuridica, determi-
nata dalla precedente condotta attiva. Nel sequestro di persona (art. 605
c.p.), ad esempio, alla privazione di liberta, realizzata con un comporta-
mento attivo, seguirebbe una condotta omissiva, consistente nella mancata
restituzione in liberta del soggetto passivo. L'asserita struttura bifasica del
194 Parte terza Il reato 195
8. Causalita e imputazione oggettiva dell'evento nella struttura del TI successivo arto 41, tuttavia, contiene una disciplina piu articolata del
fatto. rapporto causale, con cui l'interprete e obbligato a misurarsi e che, a diffe-
renza dell'art. 40, puo fornire taluni criteri di orientamento per una ricostru-
zione del modello giuridico-normativo della causalita.
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~"",,.,_ilIl _
J:ázlOne oa omISSlOne e l evento.
? -.-,-"""-,,,~~_~:.oo
penalmente rilevante di causa: la condizione necessaria, in Riv. it. dir. proc. pen., 1988, 1217 ss. --'!=r.e""""e_'1rii!lmL~¡;s.-.t!l~ó';ip""r~av;,;;venute escludono il r . .,
state da sole sufficienti a determin el' evento. In tal caso se a
óiñlSsio~de~te~ente! cornm:~~~~~~~am.,si~.allplica
8.1. L' insufficienza delta disciplina normativa del rapporto di causalita. la pena per quest~!~E!!t. .
Le dispos@"'<Qni \precedenti si applicano.!m.~h.~!g!Ullld.Q.:lª~Qª,Y~ªw,m:~Sl-
~ •..
-",,,,---,,._',",,,,,,,,-,,,,_.,.,,~_ ,\
.,.,,,,."""'''''''''--'~'
7)
196 Barte terza Il reato 197
L~~~E.~~i~i~,~.ª,~ell~~.\:41 e ~i~~~~!~.}n.:~oIrlPl~~~hé - come namento, resterebbe soprattutto da spiegare perché, alla stregua di un crite-
vedremo - .E2!L~§ª~,ee~0 re lpotesl problem8:tic!le del raru>ortQ.~di nOslffatto,'crovreooeesSei'e~di1'téfeñteTa-rTk';an"Z'á'de'íie"'coñCáuse'pr~m'!:~
~ causalit!i..ma, come si e detto, la Slla formulazione suscita, di per se, rile- .§.temí e ~!m~k~~wg~Y~~mi~~~:-~. "'C~ \.lL
~) vanti perplessita: prima di tutto per la difficolta di comprel!dere quando, e a d!:;lla dottrina ritiene, in verita, che sia .... . l' esten- cJ')~ \'
, " guali condizionk.~úña causa "sopravvenuta" possa ritenersi sufficieñ~'da si0t:~~~lle.,,~~\l~~~.Br~l, ' -.-imultanee ... , . -~-~ ~;~. ~,
I q . ft.1}"rj ~~, sola, a d~~~.iE.are !:.evenl<i,.~'iSü'er~e·lmPossibileJlal 4I:' co;l, per le sole ~ause sopravvenute; posslblhtll_<aill~~!!~~!!!!:1"'y2S1 ~~,o
I~J c¡tQ. mlltn!mtaw~,Xlmnta.."P$I.~IJ!zio.~~."l~..E.°- ~.2asejirn~YQ, cli~.r~,;~(;;~oooe~.eSR¡~~~ª",gt§,~ipJil\il••QxJle ; ( f \ u..V . ·L
c~use antec~deriti e .c<.!Ac,o~~.L~~2...~~"J,g¡º.jgjl~er 9..~
I ~'~'~~, lo? ..s9ll!~5:h~,1~Y~·~~~12!!~"J!}~r~,,~~!~~~~
~(). Jt. - &fSSO causale gia ayyiato, con determinate caratteristi<:he; e da esso, quindi,
.~ QI, ~X. ~~-?_u-º-~~t~ܺ~~E.3:~~n.~~_~~t<l~?~~.:, Peml1Q_~41~§§!2~.~e,se_ di- cui.non §~ puo P!r~ che ,áag,ui..~lma.lacWla.JlWlllatiMa",b¡.§.p- ~ ('!)..NV .
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mcendIO, m tanto SI e potuta venficare, m quanto 11 fento SI e trovato nco- ~!~u~~~;6?~~i~~~~!~~~~~~~~~~~!~~~!:~7~~~~,~~~!!ada osserva- 'iLI"""Af;¡';l.,·'
v~rat6
~=~,_ !l"ro'ño"'uel"'ºm6'~",,:-1['~é'"'''"'nlfo'os''''*~~=''''-'''
•.,~, ., q ,~~,gl",..,,,,_,m q:u ...,.H~~,.J;Jll));".".""RI::H.!:!4~,',,,.-'1.,~~ re che la cqDtraddiz~one implicita nel trattamento diffetente di situazioni
d!!!i~il(!,.(t: al.tra,· pa¡.te,Jl,egnar~ jl.~Qpfjl1esh~,. all ll s.t:t:~~l!a,,1~!:"~;, !~, riconducibili 'al¡la medesima ratio sembrerebbe giustificare il rietJrso all' art.
d . hh la ,," ." .""" ~"",
3 Cost. per contestare la singolare discriminazione operafu dail'art. 41 c.p.
,~V.M~",~.~um;,¡p:~~"QllS~"Wprny.x~P,\lt!<,,,.a,ª,1?Q!f<, ¡¡uffi~~lJ,ll,~~J~~e
1 evento, da quelle che non possiedono ta1e~9lfatt.erist,i.ca. C'e differenza, e fra le diverse specie di cause concomitanti, unicamente in rappo,rto al
qu~i1-;Oiñceñdlo"derrospedaIe~e"i;'iii"2i&~i~'~tr~da:l~ di cui il ferito'rlma- momento temporale del loro insorgere.
ne vittima mentre e in corso il suo trasporto verso l'ospedale? E fr~'questi Sta di fatto che e proprio la ratio dell'art. 41 a risultare di non agevole
due casi e l'insorgere di complicazioni medico-chirurgiche, del tutto ecce- ricostruzione; anche a causa di una formulazione infelice, che inibtsce
zionali, da un punto di vista statistico? E evidente che, rest!!lldo fe~ alla l'applicazione della norma secondo il suo tenore letterale. D'altra parte,
lettura dell' arto 41, la disciplina che questa disposizione ,contiene risultereb- non si puo certo dire che l' arto 41 esaurisca l'intera tematica del rapporto
be assai scarsamente praticabile. causale, nel punto in cui stabilisce, in via di principio, l'irrilevanza dei fat-
Quanto meno, il secondo comma dell'art. 41 va necessariamente letto tori concomitanti; sia purecon una significativa quanto problematica dero-
nel senso che la causa sopravvenuta escIude la rilevanza del rapporto di ga per le cause sopravvenute.
causalita fra la condotta e l'evento, quando, per la sua natura e le sue carat- In realta il tentativo di disciplinare normativamente la rilevanza del rap-
teristiche, le si debba riconoscere, gia in astratto, una efficienza causale, porto causale non puo dirsi affatto riuscito, se e yero che dottrina e giuri-
rispetto alla produzione dell'evento, che permetta di prescindere totalmente sprudenza,praticamente senza eccezioni, sono costantemente andate al di la
dalla circostanza "storica" che la collega alla condotta dell'autore. Da que- delle perplessita suscitate dalla formula dell'art. 41 c.p., ricollegandosi
sto punto di vista, appare certo piü visibile la differenza che passa fra sostanzialmente all'una o all'altra delle posizioni teoriche, con le quali si e
l'incendio dell'ospedale, o il disastroso accidente stradale, da una parte, e le tradizionalmente inteso circoscrivere l' area della condotta penalmente rile-
complicazioni medico-chirurgiche, dall'altra. Non 'a caso, piü d'una tra le vante, dal punto di vista dei principi giuridici della causalita, escIudendo da
formule suggerite dalla dottrinafin de siécle, per risolvere il problema della essa tutta una serie di casi particolarmente problematici.
rilevanza delle "concause", usava far leva sulla distinzione fra causa ed
occasione; degradando, appunto, a mera "occasione" la condotta dell'agen- 8.2. Le ipotesi problematiche in tema di rilevanza del rapporto causale
te, quando l'efficienza causale del fattore concomitante sia configurabile e le proposte di soluzione tradizionali: le teorie delta «condicio sine qua
anche a prescindere dalla coincidenza con i fattori causali direttamente non» e delta «casualita adeguata».
riconducibili alla condotta dell ' autore.
TI confine tra "causa" ed "occasione" rimane, peraltro, difficile da trac- Nella maggior parte dei casi che l'esperienza quotidiana ci propone,
ciare con precisione. Ma non basta. ~n specifico @riguardo al nostro ordi; accertare se, dal punto di vista dell'esistenza di un nesso causale, un deter-
198 Parte terza TI reato 199
minato evento possa essere imputato ad un determinato autore, non presen- ApoCO deceduta per un cancro ,giunto al suo stadio terminale; ~.$.B, con
ta aspetti partic01armente problematici. Se Tizio esplode uno o piu colpi di azioni reciprocamente indipendenti, propinano a C due dosi di veleno, cia-
pistola contro Caio, perfettamente sano di mente e di corpo, attingendo un sc;;'a'dellequali~¿~~~~~~?
c::..\ 1J¡o~O ~gano vitale, non e difficile stabilire che l'esplosione del colpo di pistola e -as!~.!~c;W.~~~2,,~.~~e.2t~,r!J~§,RW~
\ ~o""\\S'~ (M stata la "causa", giuridicamente rilevante, della morte di Caio, che vi ha aíl'evento, perché es so sar~~.9.",Ilg¡¡¡¡lw¡(JJte,.~tJ~s!~l\!..~~~
C\ll f...,\ INS<J'\«j;e;~o seguito. c .. causa lita addizionale).
b\ f+\\\¡()'\Ü \>\ Non sempre, pero, le cose stanno in modo altrettanto chiaro; e non solo uart
,W~ } per l'eventuale insorgere di fattori concomitanti. Volendo ridurre ad uno
~ fr>-\ u::)l1. í'\f>J'\\ \ schema sintetico il ventaglio delle ipotesi in cui l' accertamento del nesso
~r\ ?E~~ causale, giuridic~~n.ferilevante si presenta problematico, i vari casi pos-
IVO~ LXS
F........... ,_ @\ O
sono essere suddlVlSl come segue:
e
n primo ~~mprenct~ i casi n~i gua!L!:evento a~"wepte
p~~afi:~;;~~,,~~2M~'"·§~'~~~Ü:;·~!!~'IW8·,,"N~~~~&~~~~w!~i
nOÍl c e, Ual punto di vIsta m ,1 proOlema causate SI presenta con caratte-
\,'~~~~ il. tt~ q.i un¡ pluralitaaljái'iori causali, in..P~iS2l~<::~2i~~~~~ ristiche an!!1oghe a quelle configm:ate sub e) 1.
t:;t 1'\1 ~ .... ~ dI condotte. otto un,9"u~!~U~g",~,ª,e,~~,ll§~~ c.o~ t:.ciA ~""
0~Jj ¡L,\\~"'·''''Ei;;Ílm~l'jp,lª,o/.!!D"~~Rll~Q*~!~ B~!!~l!2.,~~~ll>~itaJe; la condotta ,dell'a te, e~.I??st, &,1 rivela cansalmente riJexant~etto 8--\L<S\I ANtE
.
s..~~~~~~!! ;¡.º.A . u.n. c.olpn,smJ;~m~~iQt-A;t~t~!JJ;J,jll~la"devi~dsiJl:~, all'evento, anc e e il prb~es~~'~ausale indotto dalla sua azione non era perC.K ~
in mod?~.~~~ ..'?E~J3.!~,~!1..§'2!Rli~~meD1e.,fptitPP.~tra,.p~ .•~ nulla da lui dominabhe. ESTml!~",.,.ru!90,§"~$,)J?~gi ..@¡~q!t~SI,,,,!~~);!~~,,,t~ti.~o ~~"\ ~
.
~e.:~~!f.r ~.~p.~.Jt~~~'d1~ . ~... ~2HP~R,gg,~ttiy,ªmente.j~qt~gUL.~st."A...,~
.Jf~m!>11~ lln automobilista, cbe ~e.d.5Lª~do~non pmdepziale,
zio ~ ,a~~~iii!t~~Nn~~~~~!~,!~"~~.~¡,,~Yl!~,~~~~Jl,,,~h~,.~y~ig~!~~ t "b:~~
i~~~~~.L~~!!!dO~l~,El.,2.u~_~!ll?~lJU< c.b e gll.si"e..pm;atQ.,al~o u tIma s lpotesi problematiche - pero sotto un diverso pro-O N c\Í t;..1hJ\O
d.tva~~! che s~te...,~,2!~!!l.t2~!:ch~.~l~~_~~,. J:!roceduto¿ filo - conceme i casi nel qu 1 non e conoscmto, o comunque non e dimo- _- ($)I'!Sii~M!i,,"'
vefOclta reg1)''lfiñentare. La morte del ~~~~~~~~$~g,~jWJlll~ alla;-BQn- strabile il processo eziologico produttivo dell'evento che~ tuttavia, da un ¡t~ l';:,1 Ul'lUt
~?tta dell' ..tn~.g7~..S;;,.l'~H!Ü.ngm,~~<!~~¡\;~~!1!!:. punto di vista puramente statistico, segue con notevole puntualita ad una COl·'l~zA.~"
~7'''w.v.s,~,."'76c.,:y.~l~~i>,!S.~~~,S!!U!!;,Sl~ll~_ql!mLllgJum;Mb~ ~A1a
d_ '. "'_ . . ,.&M•.
c~rta condotta. Esemp~o: apa soromjnistrazione di una cert~_s.ost~a medi-,N 01.J-rJ:)
cl.llllk alle donne gravlde, 1,I1 un numero notevolmente alto di caSI, ha fatto Btc 1
~
b \Fl
1~1~~~!~!,¡,,~~~~~~,~,b,w~!~~~9l,~~~~:te di e (causalita c.d. cumula-
tl s~ito l'insorgere dI millormazlOni del feto, senzaClleS'ía'~ato, peró, -di 0{4"G' t-~ ,
n sec tituito da i otesi di decorso causale atipico, ri~on~~e §otto una legge s~ie~liifica n~ta Ie~cosl nsc~~~~tepropne~.:~a- ~A'\ \ Q\ \ C(;tt
al ui radice vi e, comunque una condotta vietata. Esempio: ~ K to oglche del prodotto SOrnmIDlstrato (caso ael 22 tharrcromloe"J.
liaco. muore per dissanguameI!!0}!.5~s!t';l;u.'ll!~~rit,a ip'erta.Jli Come si vede, 1 problehñña'Séen,ti ,Q.~. gl!el!19~~!.!!:BlL~~ilE.ote~i I!2.ll
...J1a.,B.;..x..~, dopo ess$~Jl\1yJ1U((ñlq~lilws~- trovan~t1!!~LJ!P'ª'~ti~~.~.t~s.§a'!ti~'!!'~~U,~~J2!.<2E0sl~L<?!1i. normativy de,gli
to....stradale causato c!~J3".¡' . !U!. 40 e 41 q~ .. , ~u.i,J.ruealta.v.Si.rica;v;ano.•GQlil.certezza"due·.~ll!t
~ l' atl!9,Yl~:z;.~,~~h~12_trasportav , una ciad: 1) cHe it~v.anza..,p.eJlale, la.,condotta,.de11:.agente",¡;l~e
successiva infezione delia'teñta o ID conseguenza al Ul.l errato trattamento _potersi effettiv~~f!:~J:j.,S<;?J.}'.Q,§~~~,&,~~~Ity,ll;;l'tmt2 tiJ2ico;~lll~.lil
~!'~Q.~~clc~;;o¿feira(fegeniltCoi;'seguente a:iievi'íe"~~ presenza'di fattori. <:~r.!,co~t..~tr,.t.!L~&~!U!2!l_yal~u!fL~§,\;(.lY2.~~..l.L.~~so
-una colluttazione con B. -----.--,~ causlIle, anche quand<JSiidentifichi con la condotta illecita di un terzo.
'&.§tf!,,:.rua:~. . .g.!l~~ guali condizioni una condot.!!U?0ss,a eff!(Wl'Wlllim-
t!:1.,Jic~i,.(,l0me~~a" g~eamente-m~~.deter
minato;- e quale sia realmente il}ilyjl!:(g~l!:jx.!i!evanza dei fattori chenanno
iVütO Un rublo ¿óñcoñlltanteli'eUa pmd)lZjgne dclFeiemo:----
~,~~lfi"¡I1'=.,.", _
riche tradizionali, con cui si e cercato di dare unª, soluzione appagante al colpa, ecc. non solo e metodologicamente fuorviante - come si dira piu
problema giuridico della causalita. avanti - ma non sempre permette di giungere al risultato che si vuole per-
Q.Jy: sano esseIlhjalment~("Je"J?JoRost,f_tY,~"aUe.. quali - con varianti seguire; in ogni caso, queste categorie non dovrebbero giocare alcun molo
sostanzialmente poco piu che nominali - s~...mente riferi- in una teoria pura della causalita, quale pretende di essere la teoria della
~o: la piu risalente si ispira al principio c.d. della condido sine qua non; equivalenza delle condi:doni.
l'altra all'idea della causalitd adeguata. L'obiezione piu calzª,nte all'assunzione tout court del principio condi-
L'una e l'altra, in conformita alla comune origine positivistica, propongo- zionalistic'o come criterio giuridico della rilevanza causale ~ stata rivolta ad
zioni fondate sulle categorie naturalistiche della causalita materiale. essa, del resto, proprio sul piano logico, quando si e osservato che la teoria
I .\:. O;!l.~~1a, teoria condizi()nalistica. Si tratta della prima, e piu accreditata, della conditio sine qua non, poiché si fonda sul principio dell'equivalenza
o~ ~~m . onedel problema della causalita nel diritto penale. Essa propone delle condizioni, non fomisce affatto un criterio di risoluzione dei casi con-
-:>q:0...J-. , di stabilire la rilevanza causale della condotta di u~autore sulla base di un troversi; piuttosto risponde in anticipo, una volta per tutte, alla domanda:
~~ no~~~;~~~~~:~!:;~~~~
"quale condizione dell'evento puo considerarsi come causa giuridicamente
te di,esso?" .
:;~"",- n~EQ<;v.grjti(¿~r.si..r;h(UJQ!!J!g~!.~~~.~~t¿,r!.,!!lf!.!!:l!!d'!!:~;t!,~:!~,!inata, senza teori(l della "causalita adeguata". Si tratta di un orientarnento
.
\' A,~q
'. A
clJ.!~.);.~r!:-~~/!!.Pw'JP,."Lf{YSlJtg.~t~~~f!e,<"(;.º!1+Jg•.,¿1f¡f!,,,S&!!/;i,~~,!g1i!!-2!!~9~ teonco che ha come. qbiettivo il temperamento degli eccessi a cui puo. con-
at!lav~~!~t~ {9.!!R-.llI~~.Lc!J!!di~!ope~1l ',~~~~~JlJ!!~, il ran$.o durre una rigetosa\ applicazione del principio dell' equivalenza delle condi-
1:~~¡¡¡L¡&~~~~~~~~~i~ti~~!~~=~!~~;e:f~'if!!t1~
zioni. Essa propone, aquesto scopo, di considerare ,come causa dyll'evento
solq.9.l\s<lJ~~,yezx¡imil_tel e cioe secondo l'íd quod pl~rum
tffttar_1 ~a causalita come precipitato della accezione naturalistica ;ju"; accidit, si presentanoQ(~me ilIipossiCili antecedenti dell'evento, e cioe
del principio causale e permette con cio di raggiungere in modo agevole .3.,0me ca~sa.,q~E:!~:~:'~!a:y'~'~tr~güa<:ü'qü'ésta?~1~mirá-
risultati del tutto univoci. Gli stessi risultati, pero, non si presentano del zione della rilevanza causare (fene~lOm, 11 nessQ causale fra 1 azlOne e
tutto convincenti agli occhi del giurista. E, invero, attraverso la rigorosa l'evento potrebbe essere escluso nella maggior parte dei casi che sono Con-
applicazione della teoria condizionalistica il rapporto di causalita dovrebbe trassegnati da un decorso causale atipÍ<;o: ivi compreso quello deIr esito
essere affermato in tutti i casi problematici dianzi schematizzati, con la sola letale di una lieve ferita, per effetto di una complicazione medico-chirurgica
eccezione dell'ipotesi descritta sub d (interruzione del nesso causale). Dal attere eccezion~e. E a:ge~ole rilevar~_~~e ~~ ~!!!?~!!!?~~"''''''''
punto di vista pratico, in realta, la teoria condizionalistica non solo non da ero ec "~"l,,~~iWl~lJi:~~~~ e per pm; ~rt..
rispo sta soddisfacente ai problemi posti daUe ipotesi di pluralita di condotte alla s~egua di criteri ass~ P?C? rigorosi, qu:u~ S?~O quelli della "comun~\toa~ ll.jl <¡,..(\(~
causative (vedi supra, sub a) ma lascia senza risposta le ipotesi in cui e sco- espenenza" o della "veros1m1g1uinza". Quest1 hmIt1 non sembrano superat1 ~ ~\
nosciuto o non dimostrabile scientificamente il rapporto causale fra condot- dal tentativo di raggiungere una maggiore precisione nell'enunciazione del N2:S~ ~
ta ed evento (caso del thalidomide); non consente, inoltre, di esc1udere il principio di adeguatezza causale e una minore estensione dei suoi effetti (~QJÁ~t;;,t:
rapporto di causalita nei casi sub e), nonostante illoro carattere paradossale ablativi del rapporto di causalita, mediante una fOfQlulazione in negativo: il ov..Q.Q4L_
e la manifesta insosten\bilita di una rilevanza penale della co:p.dotta, rapporto di causalita sussisterebbe, ogni qualvolta non siaimprobabile che pfot.--e. bH.,'j"
dell'agente.~\~ ~ •.Q..-! "".~" '.t,· ?f;~~,t\¡-{) '10"" , ~,
-~b"",,\AA...~ e..... al 1t\i::l(!.,,,,4 "1';,
l'azione possa produrre l'evento. E stato giustarnente osserva~o, ad esem- ,~"'".l e,
Da un punto di vista piu gener e, si e obiettatp alla .t~.Qti~'"~.Y.!;. pio, che, alla stregua di questo criterio, si dovrebbe attribuire all'autore di.,.Q~·.u..v. ,
lenza delle condizioni che la lista delle "condizioni" dell'evento e tenden- un grave ferimento (azione suscettibile di provocare la morte) il decesso del """"'....·J~""K.j~.
zial teudo in essa annov~~;;;;i:"p~~"~;~;;Pio, la vendita ferito, conseguente all'incendio dell' ospedale, nel quale egli veniva curato ~ 3!l ., /'o ¡'I,A.
, assassmo¡la sua fabbricazione, e sue peculiai-í caratteristicne con crescenti possibilita di guarigione! /l(A..:~!oJ2 .
~ (tali, ad 'esempio, da pedn~ttertrapeñorazró~~"di"'üñglñ650tro In realta, l'idea di fondo della teoria della causalita adeguata risiedeva ~
antiproiettile), ecc .. nell'intuizione che l'imputazione oggettiva del risultato - nei termini della
La "correzione" dei risultati a cui giunge la teoria dell'equivalenza, sua rilevanza giuridica - non puo che riposare sulla idoneita della condot-
mediante il ricorso a categorie estranee al rapporto causale, quali il dolo, la ta tipica a produrre il rischio dell'evento contemplato dalla norma incrimi-
202 Parte terza llreato 203
natrice. Ma, prospettata e intesa come pura teoria della causalita, l'idea taluni casi "scolastici", per la cui soluzione il riferimento alI'elemento psi-
della adeguatezza causale si presenta viziata da un errore metodologico cologico non e di nessun aiuto. Si pensi al caso di chi induce lo zio ricco ad
fondamentale, poiché essa pretende di interpretare (anzi di "correggere") un viaggio in aereo, nella speranza che egli resti vittima di un disastro; se il
una categoria di ordine naturalistico (la causalita) utilizzando un criterio disastro effettivamente si verifica, risulterebbe estremamente difficile -
normativo-valutativo. Non a caso 1'evoluzione del punto di vista della cau- una volta affermata l' esistenza del nesso causale - escludere tuttavia la
salita adeguata condurra, in un secondo momento, a distinguere nettarnente responsabilita a titolo di dolo, non potendosi invero negare, ad onta di ogni
il problema dell'esistenza del rapporto causale (a cui corrisponde necessa- legge statistica contraria, che 1'evento sia stato in questo caso, "preveduto e
riamente la legge delI'equivalenza delle condizioni) dal problema della sua voluto" come conseguenza delI'azione del soggetto (induzione del riccozio
rilevanza, che abbisogna appunto di risposte fondate su criteri normativi. al viaggio in aereo)!
Questo mutamento di rotta - il passaggio, cioe, dalle teorie della causalita Questi inconvenienti segnalano, in realta, l'errore metodologico impli-
alle teorie deil'imputazione oggettiva - caratterizza significativamente, cito nelIa pretesa di delimitare i criteri della imput~zione oggettiva, median-
come vedremo, gli attuali orientamenti della dottrina sul tema. te l'anticipato ricorso a criteri della imputazione soggettiva (dolo,
colpa), cqn il risultato di alterare i termini del problema causale. Aquesto
addebito non si sottrae una proposta di soluzione, largamente accreditata
8.3. La "correzione" della teoria condizionalistica mediante il ricorso nella dQttrina,' italiana, e solitamente designata come cau~alita, 1!-mana. Si
al!' elemento psicologico del reato. tratta di w:{ tep.ta\:i.v~ di sol~el !2ro!>leW~_s"Q.!(,"ll['!:?l).A~l~"lD~,§§,~~,d.iiía
previsione aeU'art. 4rCü:2 che, come si ricOJ;dera, esclude la rilevanza del
Gli "~c$~~~~brerebbe condurre, in materia di rapporto causale, r~porto ¿aüS'á1e, in prese~ di cause sopravvenute "da sole sufficienti a
il principio c()ndizionaliSti'C'ü,"in"'reaUi"ñoñ"'ñ'1nM(jiñlü'Soverchlamente detel1l)inare l' evento". .
~.o 1$.\eJ; :4I:'rfrileñzmorap;a~~r.\iñqüañtO ci si e sempre resi conto che un certo genere Qpesta formula legislativa, come si e visto, non puo che essere letta
li2Uif-.J1J:X-\ ~risultati sarebbero stati comunque evitabili, in ragione della mancanza di come:tiferita a "concause" che, pur in presenza di un inelirninabile nesso
ít{('fQ::1»~' un nesso psichico, penalmente rilevante, tra condotta ed evento. E evidente, condizionalistico fra condotta ed evento, presentano tuttavia una rilevanza
01.- yCf:1\j;t in!!tti, ch~Ea?r:~e.~',o~i~ida,.~ chi ?a P!~~2,J!~\~~~~~o causale preponderante e si connotano altresl come straordinarie ed eccezio-
1 ~~;,c~D~·e~otr:b6:
,1C'~
~sse,~: ~?!~~~,,~1!2~~~J11~~,~,l?,~!:,~~~a
.1t!!m~~ lll'llíñatbgo correttlvo nelle IpoteSI dI dehtto colposo, e COStltUlto
,
naIi. Essa autorizzerebbe, c:Íunque, ad integrare la tradizionale soluzione
condizionalistica, medianteil ricorso all'idea della eccezionalita della
, dalIa necessita di affermare, per il configurarsi delIa responsabilita penale, causa sopravvenuta. Conseguehtemente, la c trebbe essere identi-
la prevedibilita dell'evento, secondo l'id quodpláumqueuccidit e/o la vio- ficata come causa dell'evento, a due co
lazione di una regola di diligenza da parte del soggetto.",
I ºuesto..t~oluzione del problemacausale, e, pero, solo in apparen-
za appagllI!te. In prfuü;'luogo."éSSü'raScia"SéOperti "túi'ti" i" casiín'cw:'''':'Ton-
'y¡:)ll\ ~~ ~1ío~1íddebi~0 sulla C.d. ~esponsabilita obiettiva, e del tutto fuori causa base delle sue conQscenze;, ap:pll.,D.tl;>"tru,¡;,,,,,,,~lW§~º€"~~.eJ;;r,el:J,1M:<,JlWá!ílQ".JlJllg;~llé
Il ' ~ o>--- 11 nfenmento all elemento pSIcologico del reato; resterebbe dunque insolu-
''
~\~
ta, fra l'altro, la problematica dei C.d. "delitti aggravati dall'evento" (v.
infra, vol. II), in relazione ai quali e stata, non a caso, inizialmente elabora-
~~~~~·~;~~~nr~~"~"~~nii~~~f5':~~~ª~tli~1;;~~~;r:~~
controllabilita (dominabilita) da parte dell'agente.
1
, \ oAk {'O(\ ta la teoria c.d. della causalita adeguata (supra, 8.2.), intesa appunto a limi- AlmerioiñqüesÜiiOññUl1aion'e(félla~c.d. della causalita umana,
\'0" tare la rilevanza del nesso causale fra condotta ed evento, quando 1'evento i rischi di uno slittamento sul terreno dell'imputazione soggettiva sono evi-
.- "':~Z~@¡\to ulteriore -. da cui dipende la maggiore gravita del reato - si presentasse denti: non foss' altro per la necessita di riferirsi all' ambito delle particolari
'vJt~ \l,~~" come eccezlOnale ed anomalo, rispetto all'id quod plerumque accidit. cognizioni dell' autore, che nel caso concreto potevano includere anche la
~j).. ~~r;¡;J) In secondo luogo, se la pretesa "correzione" del principio condizionali- previsione di un decorso causale oggettivamente del tutto anomalo.
,?S"~ ~ stico dovesse fondarsi interamente sul ricorso all' elemento psicologico Viene, inoltre, giustamente rilevato che, almeno nella sua originaria
¡; '\ cJ1'-I _dell'azione, si giungerebbe a risultati imbarazzanti proprio in rapporto a proposizione, la teoria della causalita umana, pur assumendo la formula
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Qr - t;('O
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della conditio sine qua non come base della rilevanza causale, tuttavia non certo cosa ben diversa dal1'accertare 1'eziologia di un processo morboso,
enunciava i criteri, in base ai quali andrebbe accertatá la dipendenza causa- probabilmente indotto dal1'assunzione di un farmaco, le cui proprieta hon
le, nell'atto in cui si dovrebbe operare la c.d. "eliminazione mentale" del sono interamente note e possono essere desunte solo dalla reiterazione,
fattore causale in questione. statisticamente osservata, di certi effetti (come nel caso, gia menzioilato,
del thalidomide).
La risposta e generalmente orientata nel senso di attribuire rileYll!lza, ai
8.4. Gli orientamenti attuali sul problema della causalita. fin~QEi!~~~,!lé.~~iiJ~~;~l!L~~~,.!~~~~,,.
L'interr2K~~~dere.una teoria del nesso
. ,, evidentemente, il diritto penare non puo assolutamente n . -
ca~~~§!illl~,W!pente il J,~\Wll1&;',JI,.~c2p.<;lizi~ni una determinatil' versáIl,"'3:ttéíí"splegare con certezza la conseguenzialita dei fenom.~l!i; tant'e
;5?~~~~~,,~~.Rl¡l~,c:~n~~~¡;:«~I,Jl.JI/l;t(¿{ll.l'Úti-¡{ia4iSq¡~\ii]~- ch~'líCfñagg¡:orpañe- ente"accet:;'"
~:;~~~:~~~~1~:~~~;t;a;ti~f~iií~~~~t~~rrr~~~R~~~~~~~~~~
mma,to evento?
-"~'''"·Nell.' approfondimento del tema, 1<~..;.~~~,,2~~!S2:~S¡&pJ;~~~.!f!!
va man!!~~~o ,~~~~.!!!~_~2!:s. ~~~~.~~,~.~ e, contro tal une apparenze, causale, quest;a risulterebbe inibita in un altissimo numero di casi. Si e gia
soStanzlale cbmcldenza dI vedute su talune premesse fondamentali, la avutaoccasione di r;totare, del resto, che il problema del nesso causale non
prima delle quali riguarda l'esigenza c!1URL9blf",l!lÁ$!~L~~~~ attiene sempliceÍnente alIe vicende delIa causalita naturale, ma concerne
.
.DQ.§~u~~~~.~ . !~ .,~m!?j!9;.ti~,9!,Q~.~~~~ ev~~~,~~~~ ogni specie di reato di evento, compresi quelli coa evento c.d. immateriale,
dove l' accertamento del rapporto di causalita ha ben poco a che ved~re con
sul plano della ImputazlOne SO$g~ttlva:
-·-·NelI""atfti"~r;·clábo;;;:zióñé"deí"l.a""aottrina sembra inoltre superato il le leggi c.d. universali.
rischio, piii volte affiorante in passato, della sovrapposizione delle due Ne1. ricorso a giudizi probabilistici, vale a dire a leggi statistiche, si
distinte problematiche in cui si articola, in realta" il tema della imputazione impor\epero il massimo rigore nelIa verifica della fondatezza probabilística
oggettiva. della "legge", assunta come base dell'accertamento del nesso causale. Essa
j\pI:!are, infattt, generalmente chiaro che una cosa e deteJlIlinare i criteri deve essere tale da spiegare il maggior numero di casi e, d'altra parte, il
ip. base ai quali va accertata l'esistenza del rapporto di causalita e che caso concretamente esaminato non deve avere altra spiegazione in termini
tutt'altra cosa e, per contro, iñaivlduarese~' e qüaIí,'~noñ:nativi osso- di maggiore probabilita.· ~ntesil la co";dotta puo essere ritenuta causa
no" essere adottati per del~~!~1:i~<!jsa..2..~.B;~~2,~!'~ dell'evento quando esso non abbia altra causa certa o maggi?rmente proba-
preventivamente ¡reCl!ffi'ifO come esistente.
~~. _ _ _ - .....
,,"~,W.~_"<4'''' ____ <A_Cj\"¡~
bile e quando se ne presenti come conseguenta, secondo la migliore cono-
scenza ed e¡;pl'(rienza del momento. TI riferimento alla "migliore conoscenza
ed esperielizadellTIomento" - a preferenza che alle conoscenza dell'agen-
8.4.1. La riconduzione del rapporto causale sotto leggi scientifiche. te, o a quelle d~n'ipotetico "uomo medio" - ha l'indubbio pregio di
"obiettivizzare'~, Í>er cosl dire, il giudizio sul rapporto causale; al tempo
stesso permette di non trascurare le personali superiori cognizioni
dell' autore, CQn l~ qll@. PllP eventualmente coincidere il mas,simo di cono-
scenza eg esperienza:·~tPrieamente date.
te afondare l'imputazione dell'evento a un determinato autore. Soprattutto connesse soprattutto alla previsione dell'art. 41 c.p. largamente giustifica-
nelle ipotesi di sviluppo anomalo del rapporto causale, si possono indivi- no, anche nel quadro sistematico del nostro ordinamento, il ricorso a canoni
duare molto bene i termini del problema. Ne1 consueto esempio del ferito integrativi della (malferma e lacunosa) disciplina codicistica. E cio tanto
che muore a seguito dell'incendio del nosocomio, ovvero per un incidente piu in quanto, sia pure attraverso letture assai diversificate, l'art. 41 co. 2 e
stradale nel corso del trasporto in ospedale, e evidente che la mera verifica- stato comunque costantemente utilizzato proprio per la soluzione dei casi di
zione del rapporto di causaliffi non aiuta minimamente a risolvere il proble- rapporto causale anomalo: a partire dai compilatori del codice, a cui risale
ma dell'imputazione dell'evento al feritore; neppure con l'ausilio di leggi il piu citatd degli esempi al riguardo 17. Sta di fatto che il ricorso a criteri
scientifiche di copertura. Non vi e dubbio, infatti, che secondo la migliore direttivi impemiati sull'idea che la causalita non sia altro se non un
scienza ed esperienza, lesioni di una certa entita esigano una terapia ospe- momento parziale condizionante, all'intemo della piu ampia categoria con-
daliera e che, quindi, vi sia un nesso eziologico tra la condotta che ha pro- cettuale "imputazione oggettiva", agevola la soluzione dei casi maggior-
vocato le lesioni e gli eventi successivi. Resta, pero, il fatto che il ferito mente problematici, fra quelli piu ricorrenti nelle esemplificazioni della let-
decede a seguito di un decorso causale del tutto diverso da quello che, sem- teratura penalistica.
pre secondo la migliore scienza ed esperienza, e inerente alle lesioni subite. ~S,'&l,~o/pr,Q,vJll,,~,,~~~~~~l!:i~;,m;~~~~a (sub
La dottrina penalistica contemporanea ha cercato una soluzione a pro- 8.2), e ~jJ,Y"",~f2~lª!~~'''~'~~"3i~<i~,&~~~.A&~~~JJh,,},~~~,,~~~ti
;;I~~nit~'~"~:~~~11~~~!~1~i~~~~~-~a
blemi di questo tipo nel superamento dell'impasse costituita dal principio
condizionalistico, mediante criteri di giudizio idonei afondare, dal punto di
vista giuridico, l'imputazione dell'evento. Beninteso, non si tratta di utiliz- L no tr . te le leslOfll
zare un criterio alternativo alla causaliffi, bensl di integrare l' accertamento ~creato, né accresciuto -;;;-~lJi,diwinuito - ilrischl9. <!~~e
del nesso causale con valutazioni politico-criminali, tali da fomire una tipica \8. Nel caso dell'automobilista che, procedendo a velocita non pru-
soluzione razionale ai casi piu problematici. La premessa di una siffatta denziale"investe un passante che gli si e parato improvvisamente davanti, e
teoria dell'imputazione oggettiva e costituita dall'assunto che, una volta invece 'i,megabile che l' agente abbia determinato, con la sua condotta, il
accertata l' esistenza del rapporto causale, occorra procedere a una uIteriore rischio di una lesione di beni giuridicamente riprovata; ma, se e provato che
indipendente valutazione, per stabilire se la rilevanza del rapporto causale, l'investimento sarebbe ugualmente avvenuto anche se l'auto avesse proce-
in quanto tale, corrisponda anche alle esigenze dell'ordinamento giuridico. duto a velocita regolamentare" allora e altrettanto innegabile che l'evento
Le teorie dell'imputazione oggettiva, pertanto, presuppongono l'accerta- verificatosi in concreto non e ¡nerente al tipo di rischio creato dalla condot-
mento del rapporto causale e lo completano con un giudizio sulla confor- ta imprudente dell'automobilista.' Questa soluzione, fra l'altro" si accorda
mita dell' imputazione alle fondamentali opzioni politico-criminali perfettamente con il quadro'normativo di riferimento; se e yero che l'art. 43
dell'ordinamento. Secondo una c1assica formulazione di questo punto di c.p., richiede esplicitamente che l'evento dannoso o pericoloso si verifichi
vista, per l'imputazione oggettiva dell' evento a un determinato autore si "a causa" di negligenze, imprudenze, imperizie, ecc. ipotizzando con cio un
richiede non solo che egli l'abbia causato; ma che con la sua condotta abbia collegamento normativo (e non semplicemente causale!) fra la condotta
creato (o accresciuto) il rischio, giuridicamente riprovato, di una lesione di negligente, imprudente, ecc. e l'evento che causalmente ne deriva 19. Anche
beni conforme aquella descritta in una fattispecie incriminatrice; pericolo ne11e ipotesi di causaliffi C.d. cumulativa (supra, 8.2, sub a, 3) l'ovvia solu-
che si e poi concretizzato nello specifico evento lesivo di cui si discute. zione in termini positivi del problema dell'imputazione oggettiva.(in accor-
E perfettamente comprensibile che l'elaborazione del concetto di impu- do con la disciplina normativa del rapporto di causalita) trova piena corri-
tazione oggettiva sia stata particolarmente ricca in un ordinamento che, spondenza nei criteri direttivi dell'imputazione oggettiva: ciascuno degli
come quello tedesco, non contiene una disciplina espressa del rapporto di
causaliffi; ma, com'e stato esattamente rilevato 16, le permanenti ambiguita
17 Come sottolinea in particolare M. ROMANO, op.loc. cit.
18 L'esclusione dei requisiti per l'imputazione oggettiva dell'evento renderebbe, dunque,
superflua l'lndagine sulla esistenza di un principio di giustificazione dell'azione (per es. legit-
16 M. ROMANO, Commentario, cit., 317, 342 SS.; A. R. CASTALDO, L'imputazione oggetti- tima difesa).
va nel delitto colposo di evento, cit., 88 s. 19 A. R. CASTALDO, op. cit., 88.
208 Parte terza Il reato 209
avvelenatori, infatti, ha contribuito a detenninare il rischio, giuridicamente riori criteri di~sc:l!l,~igJ1~ 47,1[~l!!!~1~2~~!lya 21: principio di aQtQno-
riprovato, della lesione di beni che si e poi effettivamente prodotta, sia pure ñiladetravittima; pertinenza dell'evento alla sfera di responsabilita profes -
con il cbncorso di una causa concomitante (costituita dalla condotta si'Onale di un terzo; n'On c'Oincidenza del peric'Ol'O realizzato cü':r~~ ,
dell'altro). tutela deIla nonna viola a. In partic'Olare quest'ultimo criteri'O d1i1U1Zí ."",i,,~
In 'relazione ai casi di decorso caúsale atipico (retro, 8.2, sub b), i criteri nsultare eClSlVO per a s'Oluzione dí i otesi f'Ortemente r ,
nonnativi dell 'imputazione oggettiva forniscono un prezioso supporto per Valga per tutti il caso -npe ente pervenuto all'esame della giurispru-
una corretta soluzione. L'evento potra essere imputato all'agente sia nel denza - della morte del t'Ossic'Odipendente a seguit'O deIl'assu~~ione di
caso deIl'emofiliac'O, che in quello di una c'Omplicazione infettiva, poiché droghe pesanti: in relazione a tale event'O si discute della re~ponsabilita
nell'uno e nell'altro caso ricade neIl'ambit'O del rischi'O antigiuridico creato deIlo spacciat'Ore, a titolo di colpa, di preterintenzione ('O, al limi!e~ di dol'O
dalla sua condotta. L'imputazione oggettiva dell'evento dovra invece essete eventuale: v. infra, n, 2.4), dal momento che egli ha sicuramfnte p'Ost'O una
esclusa nel caso dell'incendio dell'ospedale (e dello SCOfltrO automobilisti- condizione dell'evento e, d'altro canto, non poteva non c'O~Qseere i pericoli,
co durante il trasporto del ferito), poiché questi eventi appartengono a un anche mortali, connessi all'assunzione di droghe 22. Ques,t'O caso non puo
genere di tischio tutt'affatto differente, tispetto aquello creato dalla Con- trovare c'Orretta soluzione mediante il riferimento al pri:ncipio causale, né
dotta dell'agente. L'imputazi'One deIl'event'O dovrebbe, del pari, restare tantomenó invocand'O it difetto di colpa (o di d'Ol'O eventuale); ma neppure
esclusa, per le stesse ragioni, nel cas'O in cui ess'O c'Onsegua a un gr'Ossolano puo es'sere tiso~t'O facendo ric'Orso all'ide1!- dell'elevazion,e'del rischio, poi-
errore terapeutico. ché e innegabil¿ che lo spacciat'Ore ha posto in essere u~'azione causalmen-
Le ipotesi di decors'O causale ip'Otetico,. o alternativ'O (v. supra 8.2, sub te adeguata alla creazi'One di un rischio per la salute del fossicodipendente.
c) in rapporto ai quali la rilevanza del rapp'Ort'O causale e comunque fuori Il problema si inquadra nella giusta luce, pero, quando lo si consideri sotto
discussione, vedono confennata tale soluzione affennativa, nel quadr'O dei it profilo dello "sc'Op'O di tutela del diviet'O": alla stregua, cioe, del principio
criteri dell'imputazione oggettiva; 'Ove essa si radica neIla presa d'atto che in f'Orza del quale la causazi'One di un evento - anche se "adeguato" alla
in tutti i casi c'Onsiderati l'autore ha post'O in essere il rischio, giuridicamen- condotta - puo essere ric'Ondotta alla fattispecie di un de~rrninato reat'O
te riprovat'O, che si e poi concretato nell'evento. solo quando in essa si realizza il peric'Ol'O che la nonna viola!a (e il relativo
Proprio per l' obiettiva assenza di un rischio giuridicamente riprovato d'Overe di diligenza) mirava a prevenire. Quest'idea porta ad escludere che,
va, invece, esclusa l'imputazi'One deIl'event'O nell'abusat'O caso di scu'Ola del nel caso di m'Orte del tossicodipendente sussista, di regola, un delitt'O di
nip'Ote che induca il vecchio zio a un fatale viaggio in aereo. E evidente che 'Omicidi'O, 'Oggettivamente imputabile aUo spacciatore. Cio, n~turalmente,
aquesta. soluzione si perviene abbastanza facilmente anche mediante il non ha n~ che vedere c'On la punibilita del commercio o in generale
semplice richiamo della disciplina codicistica (art. 41 C'o. 2 c.p. ) ma, in della cessione di droga: Ma se e come questo fatto debba essere punito e un
tealta, in questo c'Ome in altri casi, la lettura "intelligente" dell'art. 41 C'O. 2 pr'Oblema di applicazione della legge sugli stupefacenti e n0Yl; attiene
altro non e, in fond'O, che la s'Ovrapp'Osizione di criteri normativi di imputa- alZ' ambito delZe norme che incriminano l' omicidio 23. Non si dovr~bbe tra-
zione, piu 'O men'O coerenti, al rigore del principi'O causallstic'O; che e quanto seurare il fatto che nella ratio delle nonne che puniscon'O il c'Ornmercio e la
cercano di fare le attuali teorie dell'imputazi'One oggettiva, nel quadro di
una elaborazione sistematica, intesa a fondare su basi razionali di p'Olítica
criminale la soluzione di ip'Otesi tradizionalmente"controverse 20. 21 Su cui vedi, per un ampia sintesi, M. Donini, Lettura sistematica delle teorie del!' impu-
tazione oggettiva dell' evento, P. TI, in Riv. it. dir. proc. pen., 1989, 1114 ss.
~ V~~~,,~~~~2~~::.s[Í~~~~!L<ij!LErt!~rL<!~~~~=ne 22 La giurisprudenza di merito e, successivamente, la Cassazione hanno fatto anche ricor-
~~_}v.!,.s!."~~""!~~l!19J,2,,,U~!!~!!Yllª,,,tf(,!ii.t;P'¡~~~1~9.2¡~!Qne, ,.dl.!!1te- so, aquesto riguardo, alla ipotesi dell'art. 586 c.p. ("Morte o lesioni come conseguenza di
altro delitto"), generalmente considerata come un caso di responsabilita oggettiva. Cfr. Cass.
24-5-1985, in Riv, pen., 1, 921. Per la tesi dell'omicidio preterintenzionale, Cass. 26-6-1985, in
Cass. peno mass., 1987, m. 1438.
20 Appartiene, invece, allo stretto ambito del problema causale la soluzione dei casi in cui 23 La soluzione ¡ji questo caso in base al criterio dello "scopo di tutela della norma" appa-
il processo eziologico produttivo dell' evento e ignoto o non sufficientemente dimostrabile da re intrecciata con il riferimento al principio dell'autonomia della vittima in C. ROXIN, Die
un punto di vista empirico. TI ruolo decisivo spetta qui al rigore del modeIlo di sussunzione Problematik der objektive Zurechnung, Relazione al Seminario su "TI diritto penale tra dom-
sotto leggi scientifiche (su cui v. retro, 8.4.1). matica e politica criminale", Napoli, ottobre 1987, p. 19-20 del dattiloscritto.
210 Parte terza
CAPITOLO SECONDO
~) SOMMARIo: 1. La condotta del reato commissivo doloso. - 2. L'elemento soggettivo della condotta
nel fatto doloso. - 2.1. La struttura del dolo. - 2.2. Finalita e dolo. - 2.3. n dolo diretto. - 2.4. n
dolo indiretto (o "eventuale"). - 2.5. L'oggetto del dolo. - 2.5.1. Dolo e coscienza dell'offesa.-
2.6., Ulteriori forme, classificazioni e partizioni del dolo. - 2.7. L'accertamento del dolo'.
@ I í'\"\'t~R).j~\Df\l'~ ~L Ni;,~") Ene. dir., XX, Milano, 1970,43 ss/; Ó. SAl'ITAMARIA, Interpretazione e dommatiea nella dottrina del
dolo, Napoli, 1961; R. VENDITIT, Dolo (dir. pen.), inNss. Dig: it., VI, 1960, 154 ss.
~~ \ ~&Qy!M~+t \O{tvl6k 00.) OQ-t'¡.-e, stessa (come giocare, passeggiaré, ballare) sono, ín realti;t, orientate secondo
2. 'elemento soggettivd della condotta nel fatto doloso. uno scopo: divertirsi, fare moto, sviluppare relazioni sociali, ecc. n movi-
~ 11\j~,,~\fO mento del corpo, diretto a realizzare la finalita che l'agente si propone e
2.1. La struttura del dolo. <.. '_''te.., t¡
-.J"C><v (\j O dunque in ogni caso "pilotato" da una volonta che lo indirizza allo scopo.
Questa volontafinalistica abbraccia, a un tempo, lo scopo da raggiungere e i
TI dolo, in un'accezione assai generale, ~~~~~.mf volonta di mezzi prescelti per il suo conseguimento; e, nel presceglierli, tiene anche
reart;;¡¡;;[a fattispecie oggettiva di reato. Si e gia detto (supra, 1, 4.3) che conto delle conseguenze secondarie che si connettono al loro uso. L'uomo,
elementi c 'tutivi del dolo sono: la rappresentazione (elemento c.a::::Jñt?:. infatti, conoscendo le leggi della causalita naturale ed essendo, entro certi
1 ' e la volonta (elemento c.d.~. Alla struttura generale del dolo limiti, capace di dominarle (supra, 1, 4.2), e anche in grado di antivedere -
ap engono, p~re~i~te:2L lll;. volonta 2!.:~i!~.!.!ealizzazione e tenere quindi in conto - glí effetti del suo comportam!!nto nel mondo
___del fatto tipic<::.Jl.la conoscen~zll~~ircostam:e in cuí si ag,isce, come esterno.Semplici esempi possono chiarire meglio questa affermazione: chi
con~~J?~L~~~!a dell'atto volitivo. Sono questi, appunto, gli ele- apre un uscio in una giornata di vento, in corrispondenza di una finestra
mentl a cui si riferisce l'art. 43, nel definire il delitto doloso (o "secondo ugualmente aperta, sa che provochera una corrente d' aria; muovendosi al
l'intenzione") come quello in cui "l'evento dannoso o pericoloso [... ] e buio verso l'llscio, in un ambiente ingombro di oggetti fragili, sa che potra
dall'agente previsto e voluto come conseguenza della propria azione od facilmente inciamp~e in qualcuno di essi ed eventualmente infrangerlo, ecc.
omissione" .
Un esame piiI ravvicinato richiede, pero: 1) che si precisi l'effettivo
significato del termine "voluto" (che cosa, ai fini del dolo di un determinato 2.3. Il dolo diretto.
reato, si deve far rientrare nella "volonta" di cagionare l'evento; o, piiI sem-
plicemente, quando un evento puo dirsi "voluto" dall'agente?); 2) che si Quale autore di un fatto penalmente rilevante, l'uomo puo dunque (pre-
stabilisca, altresi, quali circostanze l'agente deve "conoscere" perché si vedere e) volere l'evento dannoso o pericoloso, di cui parla l'art. 43 c.p.: 1)
in quanto tale evento concreta la finalita per cui egli agisce; 2) in quanto
concreti il dolo di un determinato reato (sulla base di quali premesse cono-
costituisce il mezzo necessario per raggiungere quena finalita; 3) in quanto
scitive si puo dire che egli ha "preveduto" l'evento proprio di un determina-
scaturisce, come conseguenza che l'autore ritene non evitabile, dall'uso dei
to reato, come conseguenza della sua condotta?).
mezzi prescelti per la realizzazione de110 scopo.
n reato 215
In tutti e tre i casi, aH'autore puo imputarsi, a titolo di dolo, la causazio- II) e vengono in considerazione per la tipicita del fatto solo quando siano
ne dell'evento (che sia oggettivamente imputabile alla sua azione), perché espressamente evocati dalla norma incriminatrice (c.d. reati a dolo specifi-
in tutti e tre i casi egli ha (preveduto e) voluto quell'evento, come conse-1 co: infra, 4).
guenza deHa sua azione od omissione. Sono questi i casi del c.d. dolo
"intenzionale" o dolo diretto di primo grado, che corrispondono alla forma
in cui piii caratteristicamente si esprime la volonta finalistica di azione. 2.4. Il dolo indiretto (o "eventuale").
AH' essenza di questa appartiene, infatti, non solo lo scopo per cui si agisce,
ma altresI la selezione dei mezzi per il conseguimento deBo scopo e, quin- Ai fini del dolo, secondo una indiscussa tradizione interpretativa, si
di, dei processi causativi dell'evento che lo realizza. Si ha dolo diretto di considera, inoltre, come voluto anche cio che l'agente si e ragionevolmente
0~cidi?,,,,;:t4,~~ • .lJQ,Q,$Q!l.kqu.a.nQg, ~.agj,¡)~e..aJ~e e fondatamente rappresentato come possibile conseguenza del proprio
qu. cu:, m!...anc~~~2?-~_~J19Jnc¿~"M~Q,JJJ;~WtQ lIer agire, accettando, quindi, l' eventualita del suo verificarsi. TI dolo relativo a
re~___~_~Y~!ll2gl11~tq¡!!","<1i~~~;"Il~J:~~J1j,g~saAAlWla, questi eventi che 1'agente si e configurati come possibili, - senza per que-
alI,9 scopo di pen~trare jn !!na,ista!1ªzi~ sto rinunciare ad agire secondo determinate modalitií - si definisce dolo
Si parla, invece, di dolo diretto di secondo grado, in rapporto a quegli indiretto, o e,ventuale. Tale ultimo attributo, ovviamente, non concerne
eventi che rientrano nella volonta di azione dell'autore, in quanto costitui- l' esistenza del dolo, ma il carattere solo possibile (cioe appunto "eventua-
scono effetti secondarí altamente probabili (e comunque non sicuramente le") del risultato in questione.
evitabili) delle concrete e specifiche modalitií della condotta posta in essere. Presupposto essenziale del dolo eventuale e che 1'autore si sia rappre-
Ana rappresentazione den' evento che l' autore si propone di realizzare sentato come possibile 1'accadimento. L'effettiva previsione dell'evento
non puo infatti non collegarsi la rappresentazione di altri eventi, quando non puo essere sostituita dal1'assunto che 1'autore, il quale non abbiá previ-
essi costituiscano un effetto certo (id est: altamente probabile) della condot- sto una dete:tminata eventualitií, "avrebbe potuto" o "dovuto" prevederla; o
ta prescelta: in questi casi, il soggetto che agisce e consapevole che alla rea- dalla presunzione che, se l'avesse prevista, avrebbe agito ugualmente. Si
lizzazione del suo disegno si coHegano ulteriori effetti, cioe altre "conse- tratta di valutazioni che non hanno niente a che vedere con 1'accertamento
guenze" nel senso dell'art. 43 c.p .. QueHo che l'autore si rappresenta come del dolo (non a caso, esse vengono in questione a proposito della responsa-
c()nseguenzadella sua azione, e in ogni casoCiaiüi~che bilita per colpa).
PEilr~~e~ti']n~~Íti~, o Per altro, la previsione dell'evento semplicemente come possibile, inte-
provoca l'affondamento di un battello, allo scopo di riscuotere un'assicura- gra tuttavia una ipotesi di dolo diretto, tutte le volte che l'agente si e impe-
BOll»--pll!.9PendQ-Gk@-'f~~;;';'e~~-probahi!i~la guato proprio in vista di quel risultato, anche se lo riteneya poco probabile.
morte di un uom.?. ~!I~~~12~Ho élt.aQiL~_o a bordo del battello"Jlyra agito Chi spara contro taluno allo scopo di ucciderlo, e in dolo diretto (e rispon-
tf!'10samenie¡.ll2~~1~~~~2t!t!!L~~~w~ll.I~~~~ma an~e dera, quindi, di omicidio, consumato o tentato), anche se ha agito con la
r~ti.SL,ª!!5Lf~t!l~~S!~,,<!s!l~Ul~.lc}i2i anche se avrebbe volentieri fatto a consapevolezza che, a causa della notevole distanza, il verificarsi
meno di pagare un tale prezzo per raggiungere il proprio scopo! Gli effetti den'evento era assai poco verosimile. Sono ugualmente da qualificarsi
secondari dell'azione, che l'agente si rappresenta come conseguenza di come ipotesi di dolo diretto quelle in cui l'agente si rappresenta come alta-
essa, appartengono infatti alla sua volonta finalistica di azione, anche se per mente pro1?abile l'evento, anche se esso non coincide affattQ con lo scopo
lui non rivestono alcun interesse. Cio si accorda, in generale, con 1'irrile- della sua azione e non e da luí "desiderato" (per gli esempi v. supra, 2.2);
vanza delle motivazioni interiori deH' autore e degli scopi che egli persegue giudicando come assai probabile il verificarsi den'evento "collaterale",
oltre 1'evento. Cio che e al di la dell'evento, in linea di principio, non inci- senza per questo astenersi dall'agire, si puo dire che egli l'abbia "voluto" al
de sulla struttura del fatto tipico e, percio, neppure ha influenza sul dolo. TI parí den' evento principale. Cio indica che i confini tra dolo diretto e dolo
dolo dell'omicidio resta identico sia che 1'agente uccida per pura malvagita, eventuale, non sono poi COSI netti come potrebbe sembrare, essendo, in
per vendetta, per conseguire una eredita o per togliere di mezzo uno scomo- realta, contrassegnati dal labile confine tra "probabilita" e "possibilita";
do rivale. Questi profili den' elemento psicologico riguardano, di regola, d'altra parte, cio che e pensato come verosimile e possibile, spesso e inve-
unicamente il piano delle circostanze aggravanti e attenuanti (v. infra, vol. rosimile, e viceversa.
216 Parte terza TI reato 217
Riguardo al punto di vista dell'agente, lo spazio occupato dal dolo indi- La risposta alla seconda domanda ("quali circostanze l' agente deve
retto o eventuale si puo dire corrispondente a quello del dubbio (circa la conoscere perché ricorra il dolo di un determinato reato?") si misura invece
possibilita che un certo evento si verifichi). La problematica del dolo even- con la problematica dell' oggetto del dolo.
tuale sta dunque tutta nell'interrogativo: quando si puo dire voluta l'evento Alla stregua dell'art. 43 c.p., il dolo ha come suo caratteristico oggetto
che l'autore si e rappresentato solo come possibile (ma dubbia) conseguen- l'evento dannoso o pericoloso, da cuí la legge fa dipendere 1'esistenza del
za della propria condotta? reato. Ma, in realta, non vi e dubbio che quanto meno il momento intelletti-
Per dare risposta aquesta domanda, nelIa dottrina del dolo sono state vo del dolo abbia come oggetto l'intero complesso dei dati della re alta
proposte diverse formule, caratterizzate volta a volta dal far leva sul empirica, che sono rilevanti per la realizzazione di una determinata fattispe-
momento volitivo ("teorie della volonta") o su quelIo intelIettivo ("teorie cie delittuosa.
della rappresentazione"). Questo principio e anche normativamente fondato: infatti, 1'.ru:t.47,
Ponendosi dal punto di vista della rappresentazione, si fanno rientrare lOco. c.p.,¿tabilisce: .::k'errore sul fatto che costituisce il reato esclude la
nel dolo tutte quelle conseguenze dell' azione che il soggetto si e rappresen- ~ta dell' agente". E poiché la stessa norma prevede che "se si tratta di
tate con alto grado di verosimiglianza. Accentuando eccessivamente la por- &roredeterrninato da colpa, la punibilita non e esclusa, quando il fatto e
tata delI'elemento intellettivo del dolo a scapito di quelIo volitivo, si rischia preveduto dalla legge come delitto colposo", se ne deduce agevolmente che
pero di alIargare eccessivamente l'ambito del dolo eventuale: e stato notato l'errore o l'ignoranza di uno o piii. fra gli elementi costitutivi delfatto tipico
che vi si potrebbe far rientrare anche la condotta del medico che intrapren- esclude la punibilita, perché esclude 1'esistenza del dolo.
da l'unico trattamento praticabile per salvare la vita del paziente, nelIa con- Si puo dire guindi, che l'art. 47, co. 1, (su cuiv. comunque, infra, V, 3)
sapevolezza che le sue condizioni generali rendono assai verosimile che concomo a contrario. in modo decisivo, alla determinazione dell'lj>ggettP
egli non sopravviva al trattamento! d511 dolo, jdentificandolo appunto nel "filga sl1 Mlll¡fiS il
e iOw'" ~ale ~
AlIa luce di queste obiezioni, si spiega la diffusa adesione alla c.d. teo- dire nell'jnteoo fattQ tipico..u dolo, in altre parJe, l~coU2§cenza di
ria del consenso, che affida la delimitazione del territorio del dolo eventua- .!!!:!Jl.-gli eleW8ptj che sano neceuari e sulficiell,ti a realizzare la fattispecie
le al criterio che ne individua l'essenza nel fatto che l'autore abbia non solo a.biettiva di un reato. Beninteso le circos . i cui I'agente deve
tenuto conto della possibilita che l' evento si realizzasse; ma abbia, per cosi essere consapevole (che deve cioe conoscer re sono:naturru-
dire, "approvato" il suo verificarsi; abbia, cioe, "acconsentito" alla sua rea- m~tanto) q\lelle che hanno per il fatto tipico un caratfere
lizzazione. L'utilizzazione di questo criterio puo tuttavia condurre ad una ". nel senso'd1é~~a'fema foSSero"iñailcanll,Ó
eccessiva restrizione delI'ambito del dolo eventuale, poiché potrebbe indur- , on sussisterebbe nemmeno 1
re ad escludeme i casi nei quali il soggetto, pur "auspicando" l'evento, tut- reato.
tavia "si rassegna" al suo verificarsi. - A d esempio¡ per la sussistenza del dolo nel reato di furto e bensi neces-
La formula piii. accreditata nella dottrina contemporanea e, percio, quel- sario che l'agente sappia che la cosa sottratta e "altrui"; e invec~,~o
la che identifica il dolo eventuale con l'atteggiamento psicologico di chi, irrllevante che egli sappia a chi, in pa~tsolare, llt~.~l2Eartj~~La
pur ritenendo in concreto la realizzazione dell' evento una possibile conse- voÍonta di cagionare la morte di un uomo sussiste indipendentemente dalla
guenza della propria azione, tuttavia non se ne astiene, accettando quindi esatta previsione dei processi fisiologici che la deterrnineranno e prescinde
consapevolmente il rischio del suo verificarsi (teoría dell' accettazione del anche dalle qualita della persona, diverse dal suo essere "uomo"; come
rischio: per le differenze con la c.d. colpa cosciente, v. infra, IV, 3.1.1). potrebbe essere il sesso, o la stessa identita personale. Se A uccide volonta-
riamente B, scambiandolo per e, realizza ugualmente una fattispecie dolo-
sa di omicidio, salva la disciplina di aspetti secondari delIa responsabilita
2.5. L' oggetto del dolo. --l\;' k~~~V:O c~ c.o~ I~\() I Sc..e penale (art. 60 c.p.) ; per i casi C.d. di aberratio, infra, vol. II). Ma se, vice-
versa, Tizio, durante una battuta di caccia, spara contro una sagoma intravi-
La dottrina del dolo indiretto contiene una risposta esauriente alla prima sta tra gli alberi, che ritiene essere un cinghiale, mentre si tratta di un uomo,
delle domande formulate sopra (§ 2.1): "entro quali limiti un evento puo il quale resta conseguentemente ucciso, alla fattispecie oggettiva dell'art.
dirsi preveduto e voluto ai fini del dolo?" 575, cosi realizzata, non corrisponde per nulla il dolo dell'omicidio.
218 Parte terza llreato 219
L'agente, infatti, non poteva prevedere (e quindi non poteva volere) come realizzato "abusivamente", "indebitamente", "íllegittimamente", ecc. 11
possibile conseguenza della propria condotta la morte di un uomo. dolo del reato si configura solo se 1'agente si rende conto del carattere inde-
a) Come alcuni degli esempi appena fatti segnalano, l'agire doloso bito, abusivo, ecc. della propria condotta.
implica, dunque, in primo luogo, la conoscenza dei presupposti, la cui esi- c) Oggetto del dolo, nei reati di azione, e, naturalmente, la condotta
stenza e necessaria per l'esistenza del fatto tipico. stessa del soggetto, nelle sue specifiche modalita, quando la legge attribui-
L' agente deve sapere che sta sparando contro un essere umano, che la sce ad esse unafunzione costitutiva del tipo di reato. Nei reati c.d. aforma
cosa sottratta e altrui, ecc., ma deve, parimenti, essere consapevole libera e invece sufficiente che il soggetto si renda conto dell'efficacia cau-
dell'Ínnocenza dell'incolpato nel delitto di calunnia (art. 368 c.p.) , dell'eta sale della propria azione, rispetto alla realizzazione dell'evento (per la dif-
del soggetto nella sottrazione consensuale di minore (art. 573 c.p.) , della ferenza tra fattispecie a forma libera e vincolata, v. supra, 1, 3, Id).
provenienza illecíta delle cose acquisite nella ricettazione (art. 648 c.p.), e d) Quanto al nesso causale, anche'esso deve essere percepito,
cosi via. nell'essenziale, dall'agente; non e pero necessario che egli conosca, in det-
Tra i presupposti del fatto, naturalmente, rientrano anche le qualifiche taglio, i processi causativi dell'evento. Se Tizio colpisce Caio con una col-
soggettive dell'autore stesso, da cui eventualmente dipenda 1'esistenza del tellata all'addome, e sufficiente che egli preveda la possibilita dell'instau-
fatto tipico, come nei c.d. reati propri (supra, 1, 3.1a). L'ignoranza della rarsi di un decorso causale capace di condurre ad esiti letali; ma e del tutto
qualifica rivestíta impedisce infatti all' agente anche di cogliere il carattere indifferente che egli sappia e preveda, che la morte avverra per dissangua-
tipico del suo agire. Si deve pero specificare che oggetto del dolo non e la mento, o per uh diverso processo fisiologico, con analogo esíto finale.
qualifica soggettiva nella sua configurazione giuridica, bensi il substrato di Anche un decorso causale completamente differente da (¡uello programma-
fatto che ne determina la rilevanza: l'ímprenditore commerciale in dissesto to resta nell'ambito del dolo iniziale, quando puo farsi rientrare nella
che occulti, in danno dei creditori, parte dei suoi beni, rispondera di banca- volonta di azione del soggetto. Si pensi a chi getta taluno dall'alto di un
rotta fraudolenta (art. 216 1. f.) (poiche e perfettamente consapevole del ponte, con l'intento di farlo annegare nel fiume sottostante, ma in modo tale
carattere sostanziale della sua attivita) anche se per avventura ignori che la chequegli, viceversa, perda la vita per essere urtato contro uno dei piloni di
legge penale lo qualifica "ímprenditore". sostegno del ponte: il dolo di omicidio (tanto piiI trattandosi di un reato a
Cio vale anche per quei presupposti del fatto, che rientrano nella cate- forma libera) permane inalterato, essendo le modalita di causazione
goria degli elementi normativi della fattispecie (supra, 1, 1): 1'altruita della dell'evento finale perfettamente prevedibili, al momento dell'azione; anche
cosa nel furto, la perdurante validita del precedente matrimonio nella biga- se l' agente si pi:ospettava un processo causale del tutto differente.
mia (art. 556 c.p.) ecc. Naturalmente, anche qui non si richiede una cono-
scenza puntuale del presupposto, sotto il profilo giuridico-normativo; ma e
sufficiente una conoscenza tale da consentire il generico apprezzamento U 1. Dolo e coscienza dell' offesa.
del valore della circostanza sul piano del diritto. Ai fini di un reato di falso
documentale, ad esempio, non e certo necessario che l'agente distingua Nei reati con evento materiale, l'agente deve, naturalmente, prevedere e
1'atto pubblico (art. 476 c.p.) da un certificato o autorizzazione ammini- volere, come conseguenza della sua azione, l'evento che appartiene alla fat-
strativa (art. 477 c.p.) , ma e sufficiente che egli si renda conto di operare tispecie oggettiva del reato e che concreta la leslone del bene protetto.
la contraffazione di un documento, in modo tale da alterarne il valore pro- Ma non vi e dubbio che, anche nei reati senza evento materiale - nei
batorio con un caratteristico effetto di inganno nell' ambito delle relazioni quali, cioe, non e dato registrare un accadimento, naturalisticamente inteso,
giuridiche. Lo stesso dicasi per gli elementi normativi di carattere extra- come risultato della condotta (v. supra, 1, 3.1e), 1'agente debba rappresen-
giuridico, o misto: il carattere "osceno" dell'atto (artt. 527, 529 c.p.) , tarsi (e quindi volere) come conseguenza della sua azione, la lesione di beni
1'assenza di una "giusta causa" per la rivelazione di un segreto (artt. 621, che contrassegna la fattispecie tipica. Allo stesso modo che, nel delitto di
622 c.p.) ecc. omicidio, l'autore prevede che alla pugnalata inferta all'avversario seguid
b) Analogo trattamento, in quanto oggetto del dolo, deve riservarsi alle la morte di questo, nel falso giuramento o nella falsa testímonianza (artt.
c.d. ipotesi di illiceita o antigiuridicita speciale (supra, 1,2.2.1). Sono que- 371 e 372 c.p.) egli si rappresentera come "evento" la distorsione del corso
sti i casi in cui la norma richiede, per la punibilita del fatto, che esso sia della giustizia, nella diffamazione (art. 595 c.p.) la lesione della reputazione
220 Parte terza llreato 221
della persona offesa, nell'evasione fiscale il mancato introito da parte del da cui la legge fa dipendere l'esistenza del reato"; con una chiara opzione,
fisco di somme da lui dovute, e cosi via. quindi, in direzione delI'evento in senso giuridico (scilic.: lesione del bene
Beninteso, come si e accennato, non e affatto necessario che l'autore si protetto), come gia a suo tempo sottolineato (retro, l, 3. le). Questa inter-
rappresenti la lesione del bene giuridico nella interezza delle sue implica- pretazione dell'art. 43 co. 1, del resto, non e che i1logico corolIario delIa
zioni, e con i caratteri che la contrassegnano nelI' elaborazione dei giuristi; concezione del reato come lesione di un bene giuridico; concezione che
e tuttavia necessario che egli si configuri i1 realizzarsi dei momenti di fatto, trova, per di piu, piena corrispondenza in un altra regola delI'ordinamento:
su cui si radica l'offesa penalmente rilevante. Non si tratta di una generica quelIa dell'art. 49 co. 2, che sembra appunto assumere l'attitudine lesiva
consapevolezza del c.d. carattere antisociale del fatto 1, che mai comunque del fatto come un requisito costitutivo della sua tipicita (su cio infra, V, 4) 4.
potrebbe contrapporsi, o sovrapporsi, con effetti giuridicamente rilevanti, L'importanza pratica dei casi in cui potrebbe assumere rilievo la manca-
alla valutazione legislativa. Cio che viene in questione e piuttosto la consa- ta coscienza dell' offesa non puo, dunque, essere ricondotta allo stesso
pevolezza che il fatto realizzato presenta un contenuto di offesa all' interes- ambito nel quale, dopo l'intervento della Corte Costituzionale sull'art. 5
se tute lato dalla norma. c.p. (su cui v. infra, Sez. 4", ID, 3), potrebbe farsi valere l'efficacia scusante
L' assunto che tra gli attributi del dolo debba farsi rientrare la coscienza dell' errore sulla legge penale 5.
delI'offesa ha sempre trovato resistenza, per la verita, in una parte tutt'altro Non sono" infatti, ipotesi di errore sul divieto quelle che esigono rile-
che irrilevante della dottrina italiana 2, principalmente in base al riUevo che vanza attraverso l' assunzione della coscienza dell' offesa come momento
in tal modo si rischierebbe di far rientrare nel dolo la consapevolezza delIa costitutivo del dolo. Vengono, invece, in questione i casi. di errore rilevante
contrarieta del fatto a un divieto penalmente sanzionato (rectius: coscienza ex arto 47 c.p., in cui l'errore dell'agente non cade propriámente ne sui pre-
dell' antigiuridicita) che e, invece, di regola, irrilevante. D'altronde - si supposti del fatto, ne sulle modalita della condotta, ne sul rapporto di cau-
os serva - vi sono situazioni nelIe quali la consapevolezza della lesione salita, ma concerne appunto il contenuto lesivo del fatto.
dell'interesse pr~to sembra addirittura presupporre la conoscenza della Si pensi a chi indirizzi a un terzo, in pubblico, epiteti di cui conosce
valutazione negativa, operata dall'ordinamento: sarebbe questo soprattutto benissimo l'innocuo significato lessicale, ignorando pero che, secondo l'uso
il caso dei c.d. reati di pura creazione legislativa, nei quali manca un conte- locale, costituiscono grave ingiuria. In questo caso i1 fatto risulta oggettiva-
nuto di disvalore evidente, e da tutti percepibile, al di fuori della valutazio- mente lesivo dell'altrui reputazione; ma nelI'agente manca i1 dolo dell'ingiu-
ne normativa 3. ria o della diffamazione, proprio perché e assente la consapevolezza del
L' obiezione non e tuttavia calzante. La coscienza delI' offesa, infatti, significato di offesa che la condotta assume rispetto al bene tutelato.
non puo in nessun caso essere confusa con la coscienza dell'antigiuridicita
penale, poiche essa non ha niente a che vedere con la conoscenza o meno
del divieto penalmente sanzionato, ne inelude la puntuale conoscenza dei 2.6. Ulterioriforme, classificazioni e partizioni del dolo.
termini giuridici della lesione del bene; ma corrisponde, molto piu sempli-
cemente, alla consapevolezza della portata offensiva dell'evento, rispetto Nella dottrina del dolo sono state storicamente individuate ulteriori spe-
alI'interesse (o agli interessi) tutelati. cie, connotazioni e partizioni del dolo.
La tesi che il dolo comprenda la coscienza dell' offesa - nel sensó a) La distinzione piu significativa, ai fini delIa nozione del fatto típico,
chiarito - trova, fra l'altro, un evidente supporto normativo in una puntua- e quelIa fra dolo generico e dolo specifico. n dolo "generico" corris.poud,e
le lettura delI'art. 43 co. 1 C.p., che indica come oggetto del-dolo non gia alla previsione e volonta d$411'e~o, nel senso chiarito in precedenza;,.2'
semplicemente l'evento, bensi proprio "l'evento dannoso o pericoloso [oo.] piu precisamente, alla coscienza e volonta di re~~zzl!!e tutti gli estremLji
un fatto coshfuente re~~ E questa la forma in cui si presenta i1 dolo nelIa
maggior parte dei reati, in cui non ha rilevanza 10 scopo per cui l' agente ha risponde a titolo di dolo, anche se, rispetto a tale disastro, ha inizialmente
cornmesso il fatto, ne le sue peculiari motivazioni. agito con mero dolo di pericolo.
Si parla, invece, di dolo "specifico", quando la norma incriminatrice (;') Con riguardo al momento in cui il dolo si manifesta, si usa distingue-
menziona fra gli elemen1L92~tim!L'i del f~~.lil.I2ªllis;;ol~e finalita, re fra d~~o ifliziale, concomitante e succe~sivo, a seconda che il dolo: 1) sia
~~ls~a ae!f!l_9,l!~~}1 ~~!!;~~e~~Jet;,~~~2P1-1?iutg..per co1!iwonde¡e.WUt filt- preííeiíte sol~ nel momento inizi!!J.~ del.IlIQcesso .<;ausativo, che tutta~ia si
~~l~l~!I<nQL9.g1(tQ~~~.Q"w sviluppa in seguito, fino all'evento, in assenza di dolo; 2.21.0 acco!l!Pagiji
Si definiscono, conseguentemente, reati "a dolo specifico" quelle ipote- dÚrante tutto il SUD svol ersi' ovve ) sorga solo dopo che l'ageAú< ha.rea,
si normative in cui la legge fa dipendere l'esistenza del reato, o una sua par- !~zato, senza dolo, la fattispecit: gggettixa di mato... Dolo soltanto inizia-
ticolare qualificazione, dalla presa d'atto di uno scopo dell'autore, che si le si avrebbe, ad esempio, nel caso di Tizio che spiani un'arma contro Caio
proietta al di la dell'evento avuto di mira e fomisce alla condotta una pecu- con l'intenzione' di uccidere, ma desista poi dallo sparargli: si chiede se a
liare connotazione. Tizio possa attribuirsi la morte di Caio conseguente all' accidentale esplo-
n~e un delittpuolo speci(ico, 1?2iS(l!~~,~~Q.,d&o~p se la liot- sione di un colpo dell'arma impugnata da Tizio. L'esempio usuale del dolo
~,i,?~~§1!~.~Jn1j~ílXX~l1~,::~JlJl~.~QLtrm;oo~.w:~o"; i1 falso successivo e quello del medico o dell'infermiere che, avendo somministrato
In scnttura privata (art. 485 c.p.) sussiste solo se il fatto e compiuto "al fine accidenta1men~e ad un paziente una sostanza letale in luogo del medicinale
di procurare a se o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un darmo". In prescritto, avvedutosi di cio, decida tuttavia di lasciar morire il paziente.
questi esempi, la sussistenza del dolo specifico e necessaria per l' esistenza Dovrebbe essere evidente che il dolo c.d. iniziale e il dolo C.d. successi-
stessa dell'illecito penale; in altri casi il riferimento al dolo specifico serve, vo non costituiscono in a1cun modo ipotesi di dolo penalmente rilevante: in
invece, a distinguere una fattispecie di reato dall' altra. Chi sottrae o ritiene, nessuna delle due ipotesi, infatti, l'agente ha consapevolmente messo in
con violenza, minaccia o ingarmo, una donna maggiorenne non coniugata moto le energie causali idonee a cagionare l'evento (tutt'altra questione e se
- ferma restando l'identita della fattispecie oggettiva - cornmette il delit- questo potra essergli addebitato a titolo di colpa o se la condotta successiva
to di cui all'art. 522 c.p., se il ratto e cornmesso "a fine di matrimonio", sia assistita o meno da un autonomo dolo concomitante). Nell'uno e
quello del successivo arto 523 se e commesso, invece, "a fine di libidine". 11 nell'altro caso, si tratta, in realffi, di figure, la cui residua utilita consiste nel
sequestro di persona si inquadra in fattispecie diverse - e ben diversamen- concorrere a delimitare l'ambito del dolo. La rilevanza del dolo e caratteri-
te sanzionate - a seconda che sia cornmesso con mero dolo generico (art. sticamente segnata, infatti, dal rapporto con l'atto, mediante il quale l'agen-
605 c.p.), a scopo di estorsione (art. 630 c.p.) o, infine, a scopo di terrori- te, per cosi dire, si spoglia(volontariamente) del dominio della causalita
smo o di eversione dell'ordine democratico (art. 289 bis c.p.). materiale, "liberando" le forze produttive dell'evento.
Sara il caso di precisare che, per la sussistenza del reato, non e necessa- d) Una problematica in qualche misura affine e quella 'connessa alla
i
, I rio che 10 scopo che l'agente si era prefisso venga effettivamente realizzato; discussa configurazione del c.d: dolo generale, che secondo a1cuni copri-
1I e sufficiente che esso sia presente in quanto elemento della fattispecie sog- rebbe l'evento che, pur costituendo l'originario oggetto del dolo, e tuttavia
gettiva del reato. prodotto da una condotta non pii1 dolosa dell'agente. Es.: Tizio, agendo allo
¡Ii b) In relazione all'oggetto del dolo, piu precisamente al carattere scopo di uccidere Caio, lo tramortisce, e, successivamente, credendo di
dell'evento avuto di mira dall'agente, si distingue il dolo di danno dal . dolo averlo ucciso, ne getta il corpo in un fiume, ove in realta Caío muore per
I1 di pericolo, a seconda che il dolo si concreti nella"volonta di cagionare la armegamento. Si discute se il caso debba essere valutato alla stessa stregua
lesione del bene ovvero la sempIíce sua esposizione a pericolo. La contrap- delle ipotesi di decorso causale deviato (supra, 2. 5d), che si ritiene, di
posizione fra dolo di" darmo e dolo di péricolo costituisce;Tn sostanza, un regola, irrilevante per l'esc1usione del dolo di omicidio; o se debba qui con-
riflesso della differente struttura delle corrispondenti fattispecie oggettive, figurarsi l'eventuale concorso fra un mero tentativo di omicidio e un omici-
dal punto di vista delle tipologie dell'offesa (v. supra, 1, 6). Si deve pero dio colposo, la cui fattispecie corrisponde alla serie causale innescata dalla
sottolineare che una fattispecie di danno puo ben essere realizzata cOfrdolo condotta dell'agente successiva all'evento. Questa seconda soluzione e cer-
di pericolo, e viceversa. Es. : Tizio, che intende danneggiare una chiusa tamente la piu corretta; conc1usione, questa, che implica la reiezione di una
(dolo di danno), risponde ai sensi dell'art. 427 c.p., delpericolo di inonda- figura di dolo generale, capace di inc1udere in se anche comportamenti non
zione derivato dal fatto; se l'inondazione si verifica (reato di danno), ne sorretti dal dolo, in rapporto all'evento di cui si discute. Diverso, natural-
224 Parte terza n reato . 225
mente, e il caso in cui nell' agente sussista il dubbio circa l' avvenuta morte 2.7. L' accertamento del doló.
della vittima: qui, invero, la seconda parte della condotta puo configurarsi
come una fase ulteriore dell'azione omicida, sia pure sorretta da un dolo
soltanto eventuale (Tizio nell'esempio di cui sopra, se ha il dubbio che Caio
sia ancora vivo, non puo non rappresentarsi l' eventualita che egli muoia per
annegamento ).
e) Non hanno reale autonomia concettuale altre connotazioní del dolo,
risalenti all'elaborazione meno recente della dottrina del dolo, e costituentí,
in realta, forme particolari di dolo diretto di secondo grado (supra, 2.3).
Tale e senz'altro il c.d. dolo alternativo, che, secondo l'accezione piii diffu-
sa, ricorrerebbe in tutte le ipotes! in cui l' agente vuole indifferentemente
uno o piii, fra gli eventi che la sUa azione puo cagionare: come puo essere il
{~~~~~~~~~~~~~~~~~~~g~~~~
un movente o, prova
(l'assenza di
~1!t2r~
caso di chi spara contro un gruppo di persone, prospettandosi come Conse- .!i!!i~t;r~~,l!l¿¡.usibile l'ipotesi di un gesto
guenza della sua azione, indifferentemente, la morte o il ferimento di una, compiuto solo per scherzo, con un'arma ritenüti'SC"aríci'e: quifiru,"avvató-
due o piii fra esse. In relazione ad lpotesi di questo genere si parla pero r~~~~~" -
anche di dolo indeterminato, espressione che sembra caratterizzare in modo '--In línea di m@sima, si puo dire che ~!.xN-tdit!_~ella reg2!!t~<!L~nza
sufficiente i casi in cui l'agente vuole, alternativamente o,cumulativamente, puo essere ~~~2io dalla ,I!.~o,!lL,~irc?"s!~nze_!~,"!l[arC@ono
piii eventi fra loro non compatibili; secondo questo punto di vista, di dolo 1egittimo ritenere che, nel caso concreto, i fatti si sono svolti in maniera
alternativo si dovrebbe parlare solo quando i!.!2,ggetto si rappresenta ~o ~~~!u~?l~~-:fuñrttrTCasl:Pero,
~nti, dei quali, pero, u~~~i; e vuol~"jndifferente ·'íÍdOfOdeve costituire oggetto di specifico e re accertamento, dovendosi
mente rüñOO'"ra~ il caso di chi si configura come conseguenza considerare inanunissibile il ricorso a qualsiasi presunzione dell'elemento
aii:ernatlVa della própna áZione la morte, o il semplice ferimento del sogget- psicologico. Ovviamente, la "prova" del dolo puo risultare piii o meno age-
to passivo; si e fatto anche l'esempio di chi distribuisce a piii persone, a vole a seconda del tip~~lññeS'SUñ#§Jr~SSefr
scopo omicida, dei confetti, dei quali uno solo e avvelenato. ritenuto "implícitamente" sussistente, una volta che sia stata accertata l'esi-
f) Una ulteriore distinzione e quella fra dolo d' impeto e dolo di proposi- SIéñZa del reqmslt1 oggettT"i aeITá fattlSpecie. I.'jdea del ~r;tre
too 11 dolo e d'impeto quando la decisione criminosa sorge all'improvviso e ip~Q ~ categoria di creazionegiurisprudenziale che tende a legittimare la
J2d.0<Ol..r.v..t~! si traduce irnmediatamente nell'azione esecutiva del reato; e ,di proposito, presunzione del dolo nena commissione del fatto - deve essere pertanto
~~ ~ per converso, quando tra la risoluzione e l'esecuzione intercorre un certo respinta in linea di principi0.i...anche se puo essere comprensibile che moda-
~c:.~c~~ lasso di tempo. Nel casi in cui l'intervallo temporale e utilízzato per la lita di azione del tutto univoche (in mancanza di allegazioni in senso con-
~1J..l..-\.V:::~ preordinazione dei mezzi e delle modalita dell'azione criminosa si ha dolo trario) rendano superflua una specifica dimostrazione dell'esistenza del
\l '\..IlJ}J.." \ al premedÜaZlOne. Queste ulhme connotazioni delle volonta di azioneCbn- dolo. M~io puo riguardare solo casi concreti, nei quali il processo
~ ~ cernono la intensita del dolo: nozione complessa, che viene solitamente di obiettivizzazione del dolo e particolarmente marcato e univoco nel suo
\UJ,p\\::Ñ-J~~ riferita anche alla graduazione del dolo diretto (di primo e secondo grado) e significato; non puo, invece, costituire il fondamento per una c1assificazio-
~ 0,.\.~ del dolo eventuale. ne dei reati in relazione a un preteso carattere "soggettivarnente pregnante"
\\).. "'J-A~~ev.tn giudizio sull'intensita del dolo deve tenere cont6 di tutte le variabili, della fattispecie; tale da consentire, in ogni caso, di desumere l'esistenza
~ '\J quantitative e qualitative, (;he contrassegnano il grado di partecipazione del dolo dalla esistenza della fattispecie oggettiva.
della coscienza e volonta nella realizzazione del reato; esso assume un
ruolo significativo per la commisurazione della pena (cfr. arto 133 c.p.) ; il
dolo di premeditazione, in particolare, da ingresso a specifiche circostanze
aggravanti nei delitti di omicidio e lesioni personali volontarie (artt. 577,
585 c.p.).
CAPITOLO TERZO
$OMMARlO: 1. Nozione del reato 'omissivo. - 1.1. La distinzione fra reati omissivi "propri" e "impro-
pri". - 2. La fattisp~cie oggettiva dei reatiomissivi. - 2.1. 1 presupposti generali dell'omissione
penalmente rilevante. - 2.2. La regola dell'art. 40 cpv. c.p. - 2.2.1. n problema causale nei reati
omissivi impropri. - 2.3. L'ambito soggettivo di applicazione delle fattispecie omissive: la c.d.
"posizione di garante". A) Nei reati omissivi propri. B) Nei reati omissivi impropri. - 3. n dolo
nei reati omissivi.
tuttavia ci appare chiaramente res onsabile della morte del bambino. per via legislativa, o addirittura giurisprudenziale. L'elaborazione
~ 0..ID.!§§.!Y2.,- il dato, cioe, che contrassegna la rilevanza ,llulatlCa e lo stesso inquadramento sistematico dell'illecito omissivo -
pena1e dell'omissione - non e costituita, pero, dal semplice nonfare, ma, in rapporto ai reati colposi - sono, per altro, inadeguati alla crescen-
come pure si e gia av~.oé.§ili>ñédí l\Y.Y~~<@' non eompiere una aw- e alla perdurante problematicita della categoria. Il fatto e che,
ne(jjosltlva) eñe a"';i attendeva: in questo sens~~J!!:~~~ l'on;tissione oricamfmte, il reato omissivo ha costituito fino a pochi decenni orsono
e" "1':.. c~ \ '-:sv;¿¡\ .\,-"",~~ c:;j." ~ eccezionale, per non dire anomala, nel quadro complessivo delle
- _'_M_ .,_",,_~~,<=__~~~"~ut..~~2!~W:Jlptiw~n 11,;11l1l.U1(;u,.'v~u penali; in coerenza con l'impostazione di principio dello
c~!.!~~.~,,~~~~~~J2.~~~~nte~~~te. ~oiché l'omission~ e, da ogni p~to liberale, in cui la tutela dei beni giuridici era prevalentemente affidata
di vista (anche "ontologlco~Tuna non-azwne, essa non puo essere conceplta repressione delle condotte attive di aggressione alla sfera giuridica
e descritta, se non in relazione ad un comportamento attivo che l'autore era . L' odiema fisionomia dello Stato sociale di diritto ha, viceversa,
tenuto a realizzare. In questo senso deve essere considerata tuttora valida la 'U'U~"~ una espansione delle fattispecie omissive, specie nel campo del
tradizionale connotazione del r~~p~i§,§i~,Q,~ual~.tm~,gre~ione di un penale c.d. "complementare" (diritto penale previdenziale e del lavo-
eq"n¡fJJ3& p~~o .(cgE!:e,,~I]~ec~_s~tu<~ti&o de~:!,§1ü ro, diritto penale societario, tributario ed economico in genere, ecc.21 nel cui
~vo). Naturalmente l'autore dI una omlSSlone penalmente sanZlOnata ambito si sono andate rapidamente moltiplicando le previsioni di obblighi
infrange pur sempre il "divieto" di realizzare la fattispecie legale di un reato di fare, penalmynte sanzionati.
(omissivo); ma l'essenza della trasgressione penalmente rilevante sta intera-
mente nel maneato eompimento del!' azione doverosa. La concordanza prati-
camente unanime della dottrina contemporanea circa il carattere normativo 1.1. La distinzione fra reati omissivi "propri" e "impropri".
del concetto di omissione rende orami superfluo contestare la praticabilita
delle dottrine che, nell'intento di cogliere la specifica "tipicita" del fatto 1 reati omissivi si distinguono in reati omissivi propri (o "di pura omis-
omissivo, hanno individuato, volta a volta, nella "inerzia", nella "tensione sione") e imP!!>l?~is,~I.vi m~iañ~2!U~sioñe". •• ..,.
interiore" a non agire, o addirittura nell'aliud agere (vale a dire nel diverso -l;I,j Nei reati _omissivi propri, a int~!:;y~J~~J~tti~pe¿'ie legale del ~2.
"""""-'~"~_;;:_",,,"''''~Wi!JI.*.~~ •
comportamento tenuto dall'agente), l'essenza del reato omissivo. < ' \ ' ,
1 Cib potrebbe influire sulle opzioni politico,criminali dellegislatore (quali beni esigono
princpio di stretta legalitli per effetto della incriminazione di condotte omissive? in quali casi
di essere tutelati anche contro i pericoli derivanti da condotte omissive? quanto pub soffrire il un obbligo di agire pub mettere in discussione valori di liberta? ecc.
230 Parte terza Il reato 231
matica nell' ambito dei reati omissivi. Non a caso, le problematiche che concemono l'obbligo di impedire
L' essenza del reato commissivo mediante omissione sta nel fatto che (c.d. posizione di garanzia: v. infra, 2.3) costituiscono, nell'attuale
'''JJlVvv'U al tema, uno dei punti cruciali della teoria del reato omissivo.
l'aut?re ¡umim~v~!,Í.!ls.a!§.Ldi-qp_~~- SlllJl!iJ~,~~
median.1~ 'va - Q1~e:eta la.fattispecie obiettiva di un
reato, essendo giurid!c:amente 0Rbliº"3;to ad fmpecfire'l'l'eveñto stesso. - -
-'1iU&í'caS!:l;ordiii""'~~~~p:;~d~"~p~ameñter:co~otta omissiva
-1S,~IWJ~~",ª~k""'.Qm~:iit~i[,~tiiqria~te dI t1mt 2. La fattispecie oggettiva dei reati omissivi .
.1t:?~i.Que".diw,b@i: cosi, ad esempio, negli artt. 450, 607 e 659 c.p:, l quili
rispettivamente prevedono: il fatto di chi "con la propria azione od omissio, 2.1. 1 presupposti generali del!' omissione penalmente rilevante.
ne colposa" fa sorgere o persistere il pericolo di un disastro ferroviario o di
altri eventi di comune pericolo; il fatto del p. u. che, essendo preposto a un n giudizio sUIla rilevanza penale di una condotta omissiva comporta la
carcere giudiziario o ad analoghi stabilimenti, vi riceve taluno senza un verifica di alcuni presupposti essenziali.
ordine dell' Autorita competente, ovvero "non obbedisce all' ordine di libe- :~~p~~are; l:t:sis.tenza d,i~~.!Únis&QJJe l2enalmente fÍl~ ~ve
razione dato da questa Autoritil' e, infine, la condotta di chi, "suscitando o potersi affennare jpuapzj tuttQ, la PQssibilitiJ. di (;Qmpi~l:~omessa:
non impedendo strepiti di animali" disturba le occupazioni o il riposo delle sia in generale, cioe d~ part; di chiunque si trovasse nella ~on'fur~~
persone. In tali casi, se si prescinde dalle questioni genrali che concemono dell' autore, sia indivídualmente, da parte dello specific~ autore dell' omjs-
la C.d. posizione di garante (su cui v. inlra, 2.3) e il problema della "causa- sione. Omettere.QilanEl!1.~!Jl!J!,S,g,U~.J?~!Jt~~,lI2~~Yo '!;ID ba~ante in peri-
lita" dell'omissione (inlra , 2.2.1), l'identificazione della condotta penal- colo non costituisce omissione di soccorso, se per le condizioni del mare o
mente rilevante non appare soverchiamente problematica, poiché e la stessa per Iá<1'iStáñza derbagñiiñte'daña"riv~ca ogni cha~i effettuare il
nonna incriminatrice a prevedere, accanto all'ipotesi dell'azione, quella salvataggio. D'altra parte, chi non sa nuptare1 non ['uo sa!v!l!~una pers0,u.!
dell'omissione, come modalita di realizzazione del fatto tipico. che rischia di annegare in alto mareo
In tutti gli altri casi, invece, a dispetto della "intuitiva" evidenza della b) L'azione positiva che dsi attendevadall'autore deve poter essere
responsabilita dell'autore, la riconoscibilita di· una condotta omissiva rile- concretamente pretesa; essa, quindi non dev' essere .tale da esporre l' autore
vante per la fattispecie di un reato potrebbe trovare un ostacolo non facil- stesso, o altri, a rischi e pregiudizi non esigibili. L'esigibilita dell'azione
mente superabile nel principio di stretta legalita e nel correlativo divieto di dovuta non appartiene qui al piano della colpevolezza individuale, ne
analogía in materia penale. E ovvio, infatti, che "cagionare la morte di un postula il ricorso a specifiche ipotesi di giustificazione, ma corrisponde a
uomo" non e lo stesso che "non impedirla"; il fatto di "procurare o agevola- un principio regolativo dell' omissione penalmente rilevante, che condizio-
re l'evasione" (art. 386 c.p.), a stretto rigore potrebbe non inc1udere il com- na direttamente il piano della fattispecie oggettiva.
portamento di chi semplicemente non la impedisce; "cagionare un'epide- e) 1 requisiti generali, appena descritti, di una omissione penalmente
mia mediante la diffusione di genni patogeni" (art. 438 c.p.) non e la stessa rilevante devono, naturalmente, essere inerenti a una condotta di omissjone
cosa che omettere di intervenire per evitame l'insorgere, e cosi via. che sia til,;¡jca: O~~H¡~e confonne alla preyjsiooe es,pt:essl:! di 110 rel:!to di,
~ ~ 1vJ\~rt \~~~ ,'~_N ~: ~. ~!<;;J~
\ Gbb\· O,~ eN- \v..>f.Q~
232 Parte terza
2mis~iQD.t: (proprio O improprio); O ~~~!]!.~.~.!i~~-,~ cui la fattispecie legale non e incentrata sulla causalita, ma riposa
de!!:~~):.~~nzl!=S~!1~!!l~<!ü~)lL~l'~. 4Q.~X~R:- su11a violazione di obblighi comportamentali incombenti al
d) Cio comporta, in relazione ai reati omissivi impropri (non espressa- fa apparire incongruente - e comunque superfluo - il richiamo
mente previsti), la verifica di un ulteriore presupposto. Occorre, infatti, sta- cpv. Si pensi a reati come l'infedelta del patrocinatore o del con-
bilire, con elevato grado di verosimiglianza, che il compimento de11' azione (art. 380 c.p.), ove il nocumento agli interessi deIla parte puo essere
dovuta avrebbe scongiurato il verificarsi de11'evento lesivo. Quest'ultima reIllternelllte arrecato con una azione positiva (interrogando, ad esem-
considerazione introduce il difficile tema de11a "causalita" dell'onlÍssione, testimone in modo pregiudizievole per il proprio cliente) o con una
di cui si impone una analisi piu ravvicinata (infra, 2.2.1). omissiva (ad esempio, omettendo di produrre una prova documen-
verifichi una inondazione, ecc .. In que sto modo, pero, potrebbero restare cuí ambito, tuttavia - disponendo di un dato empirico, sia pure sosltan-
fuori dell'ambito di applicazione dell'art. 40 cpv. tutte le ipotesi in cui, pur inclte:tic:o - diventa possibile riportare il caso concreto sotto leggi "di
essendo fuori discussione l'esistenza di un obbligo giuridico di agire, sareb- . Si dovra, cioe, accertare, secondo la migliore scienza ed espe-
be tuttavia alquanto azzardato parlare di una vera e propria efficienza cau- se l' attuazione della condotta dovuta avrebbe indotto una deviazione
sale dell'omissione. Si pensi al non impedimento di un reato da paqe della processo causale, tale da inibire il verificarsi dell' evento lesivo. Ad
polízia giudiziaria, o al mancato intervento del superiore gerarchico per ini- nel caso del ferroviere che abbia omesso di attivare uno scambio,
bire ad un inferirore la commissione di un fatto costituente reato. da provocare lo scontro fra due treni, ci si chiedera se il compimento
In realta - ferma restando l'incompatibilita strutturale di talune fatti- azione doverosa avrebbe evitato il verificarsi della collisione.
specie (reati abitutali, reati "di mano propria", ecc.) con il paradigma Una formulazione sintetica di questo procedimento mentale puo efficace-
dell'art. 40 cpv. -l'ambito di operativita di questa disposizione puo essere ricalcare, rovesciandoli, i termini caratteristici della formula della con-
utilmente circoscritta, come si yedra, solo quando l'obbligo di agire, che sine qua non (supra, 1, 8.2). Si potrebbe dire, cioe, che l'omissione e
incombe al soggetto, venga posto in una relazione significativa con le sue dell'evento, allorché essa non puo essere idealmente sostituita con
concrete possibilita di intervenire per l'impedimento dell'evento. l' azione doverosa, senza che, al tempo stesso, anche l' evento venga meno.
Questa valutazione, naturalmente, non va compiuta in astratto, ma dovra
tenere conto di tutti gli elementi di fatto che contrassegnano il caso concreto.
2.2.1. II problema causale nei reati omissivi impropri. Cosi, nell'ipotesi di omessa attivazione di uno scambio, si giungera a conclu-
sioni differenti, a seconda che l'operazione doverosa costituisse un adempi-
Non essendo l'omissione un dato della realta empirica, ma un puro con- mento di routine, da assolvere ad intervalli di tempo prestabiliti; o se, invece,
cetto normativo, il giudizio sul valore "causale" della condotta omissiva dovesse esssere compiuta a seguito di un mutamento di percorso, comunicato
non puo essere, evidentemente, identico a quello che caratterizza la verifica sul momento all'operatore. In quest'ultimo caso, se l'ordine fosse giunto
del nesso causale fra condotta ed evento, nei reati di azione. L'art. 40 cpv., troppo tardi perché lo scambio potesse essere efficacemente azionato, verreb-
del resto, col dichiarare che "non impedire un evento che si ha l'obbligo be meno una omissione penalmente rilevante, poiché l' evento lesivo si sareb-
giuridico di impedire, equivale a cagionarlo", postula espressamente ---= be ugualmente verificato, nonostante il compimento dell' azione doverosa.
come si e gia sottolineato - un diverso criterio di imputazione oggettiva
dell'evento: evento che l'omissione non puo ayer propriamente "cagiona-
to"; trattandosi, per definizione, di un processo causativo, su cui l'autore si 2.3. L' ambito soggettivo di applicazione delle fattispec,ie omissive: la
e astenuto dall'intervenire. Cio non significa, pero, che non si possa ricon- c.d. "posizione di garante".
durre sotto leggi scientifiche l'analisi dell'accadimento concreto, al fme di
stabilire se sussistono i presupposti per dichiarare l' equivalenza dell' omes- A) Nei reati omissivi propri. Un reato di omissione, come sappiamo, in
so impedimento con un processo attivo di causazione dell'evento. tanto e conceeibil.y in guanto eó'rrispon?e al ,~ncato compimento eh
n punto di riferimento per il giudizio di equivalenza causale e costituito un'azione richiesta dall'ordinamento per una finalita ~gññ'i'!"
dall'azione dovuta (che il soggetto ha omesso). Nell'essenziale, il contenu- dicr.~sa-dTurÍ,;,ai1onepoSrtiva'(;ootiniiic~a.Pi:eiñ:es·Sj{"S"(jttmteSil.-cJi
to di questo giudizio e stato gia delineato quando si e annoverato fra i Ogñí' reato omissivo; 'non,solamente, quindi, ctéi 1Ji&U~Qm!P~~Yl,l!le~~!e
requisiti dell'omissione penalmente rilevante l'efficienza causale dell'inter- omi!~~~;2!!!,~~~ de¡lr~JtQ,Qli.fi5~~tpJ1li" l~~uict.a\t\sp}(..cie risulterebbero--
vento omesso (supra, 2. 1.). Piu in dettaglio, si puo dire che si tratta di un aaamttura inconceplbili, se non correla'ie"aIlñvTh'taZ'iOñ'é di un obbligo di
~~~"'ItI).iW:¡MW.~~~«~'-~(l'XiZ'¡¡'¡_~~
giudizio ipotetico, poiché esso si concreta nell'ipotizzare un decorso causa- ;!?ir~~,ll!:.~~!wm¡y9jA,QJ,!?~l}¡tgi~2i~i~~is,:gl&~•.ri!~~~a.
le differente, partendo dal supporre come realizzata l' azione doverosa che e j¿Q.bb!ig,q,.gt~~"R~t,l!k.WlX¡~",~~!l~.Jlmt~ttq~~il§!i~~¡Mtw~ un
stata omessa, per giudicarne la rilevanza causale impeditiva dell'evento. In
altre paro le, ci si dovra chiedere se, in presenza dell' azione doverosa,
( presupposto generale della responsabilita per omissione, sia nei reatl di
pílr'aOiñisSiOñe;"'Siain+"queffrcoñiñ{rssivríñéaranle'oñflsSioñe~Tn"qüam:m
l'evento lesivo sarebbe venuto meno. Come per tutti i giudizi prognostici, si ti¡1CR'imardnelffl¡~sivo:"ín~reálHl;"UtO'ndameiito"delriñcñillmazmhe va sem-
tratta, ovviamente, di un giudizio di carattere meramente probabilistico, pre ricercato nel fatto che al soggetto - o in virtU di una sua preesistente
236 Parte terza TI reato 237
qualificazione, O per la posizione in cui viene a trovarsi al momento del ~ C91ID~SSQ obbligo giuridico di im~ed!re l'evento.
fatto - e attribuito dall' ordinamento un ruolo di garanzia rispetto al bene Va subito chiarito che il riconoscimento di una posizione di garante in
tutelato. Mentre, pero, come vedremo, nei reati omissivi impropri, all'origi- capo all'autore appartiene al piano dell'imputazione oggettiva dell'evento
n~ del dovere di azione pub esserci una qualsiasi fonte normativa - purché (tant'e che la sua caratteristica problematica e comune sia ai fatti dolosi che
~1 carattere giuridico - e perfino la consuetudine (se nella specifica mate- a quelli colposi): la sua sussistenza va quindi preliminarmente accertata, nei
na ad essa la legge attribuisce rilevanza), nei reati omissivi propri, fonte singoli casi, poiché condiziona la stessa rilevanza "causale" dell'omissione,
dell'obbligo di agire e sempre la legge penale, a nulla rilevando che, indi- quale potrebbe essere determinata sulla base dei giudizi prognostici ipoteti-
rettamente, l'obbligo stesso possa radicarsi nel diritto civile o arnministrati- ci, di cui si e detto innanzi.
YO; o trovi origine in norme etico-sociali. Solo la legge penale, infatti, pub La determinazione dell'ambito di coloro a cui spetta la posizione di
trasformare in reato la mera violazione del dovere di agire, che corrisponde garante ex arto 40 C.p. costituisce uno dei temi piu ardui fra quelli che pro-
alla condotta di'pura omissione. pone la teoria e la sistematica del reato omissivo.
~i reati omissivi ProRri (e in quelli impropri espressamente preveduti Negli ultimi anni la dottrina italiana ha manifestato un vivace e crescen-
dalla legge) l'individuazione dell'obbligo di agire non presenta, percio, alcun te interesse per il tema; ma tradizionalmente es so - forse anche per la
aspetto problematico; ne, .in definitiva, riveste pratica rilevanza. Poiché fonte scarsa utilizzazione giurisprudenziale dell'art. 40 c.p. - e stato assai poco
diretta dell'obblig~c~'Vre appena sottolineato, e qui sempre la ~ approfondito; e raramente si e andati al di la della individuazione e classifi-
:~W Repal e . e piu precisamente, la norma incrimiñatrice di arte~s e' , cazione delle fonti dell'obbligo di agire, con il correrlo di una esemplifica-
Me prevede il reato omissivo - ~ infatti ab astanza agevole determinare zione scama, e scarsamente problematica.
"am~'-!'~~:!~~agire per2!. tuteladel X L'orientamentgJ.radizi9I1al~ materia elaborava l'argomento, partendo
~ perche tale amblto e preventivamente definito cra'l1íi"oorma medIante da una classificazone formale delle posizioni di garante, in base alla fonte
~rimento a una speciale qualificazione soggettiva (pubblico ufficiale, dell'obbligo giuridico. Le fonti ric sciute v o solitamente riass
incaricato di pubblico servizio, esercente una professione sanitaria, ecc.); o ". ~ade (o "trifoglio") costituito all dal contratto c Q!
p~rché pub ~ssere agevolmente definito e circoscritto, in base ai presupposti una precedente azione pericolosa.
di fatto a cm la legge collega l' attribuzione di questa particolare "posizione di - ~.!! tegge:t::ílZiP_:ms~~o".~ssert; f2~ di ?bJ;>~hL~~ri_gi~j.
garan.z;ia" nei confron~ del bene tutelato. Anche nelle ipotesi in cui il soggelc: rilevanti anche er la fattis ecie di un reato omissivo, e evidentemente fuori \ \..
to attivo del reato puo essere "chiunque" (come nell'omissione di SOCc.O~Q"; discusslOn~ meno agevole, pero, e stabilire quan ~fubbii- ~ 'flN:>cl.
art..59? c.p.), l'indic~ione normativa dei presupposti della responsabilita per ro extrapenale·di agire si converte nell'obbligo di impedir~ l'evento, di cui ~
all'art. 40 c.p. Cio e tanto piu yero ,quanto piu generico e omnicomprensivo;vt lQJ( ,
omlSSlOne consente lmmediatamente di stabilire quando si pub diventare
"autori" di, ques~o sp~cifi.co reato omissivo. ~~L~w~~sione df sia l'obbligo extrapenale positivo. E facile dedurre, ad esempio, dall'art. 30 ~ -
soccorso, 1 obbhgo dI agITe per la salvaguardia della vita e dell'mcolumIJ Costo la responsabilita dei genitori per il caso di morte del bambino, delibe- """~
~ :fiñIeper gH'éi:ie'tii dell'art. 593, so~e si in capo a "chjunqw<"UIll ratamente non nutrito; assai piu problematico e stabilire se i genitori debba- t;.
~\<:;')V\.l....
s~<?~~o?O le situazioni ~,St;i;~I}ell~E~criminatri;: e no rispondere dell& morte di un figlio diciassettenne a seguito di una over- ~
Cl~~~,!~~~~~!"'~~~~~t~~.JnmQf~,g~eanni dieci 2- dose di sostanze stupefacenti, per avere omesso una adeguata informazione, F/
~~~~ª"'~~~~<!~~~p ~~.~~~~~.i:~EJZ~~!!'2.vi "un co~ diretta a mettere in guardia il minore dai pericoli connessi all' assunzione di
~/
~. .~~;~e~,f~~~!;'~~!'!,!?~~~~~~!~m~~!J!~r,~Q~"f,{(~~.~~wel!l! m droghe pesanti.
Variamente controversa e, dal canto suo, l'ipotesi della "precedente
l?:~ll~_o :_ u e s~ ~~nte cOlOr~ ~Ile vengono a trovarsl m una di gueste
s~azlOm sono COStitultl m una pOSlZlone di garanzia, rispetto ai beni protetti. azione pericolosa" come fon~e dell'obbligo di impedire l'evento. n prinCJ'!\o
B) Nez reaiz omzsslvi .impropri. Meno agevole'~, per contro, individuare invocato sarebbe ui dato dall'obbligo, insorgente a carico di chÍha osto
~ circ~~ere l'ambito di coloro a cui compete la c.d. poszzione di i~~~,ji adoperarsi poi P!!r"im~~Ure c~,t? .•~
-.!arante, nel mlitt commlSSlVI mediante omlssio!1.Y-, guand.o m,anchi ~a es§.a derivino conseguenze dannose per i teui, Come esempio si pub pro-
~í~s~a.e!~v!~!?ne ª~~t~sí?ec!e omissiY¡:e Ya sua~~anz!..debba esse- porre il caso di chi consenta al proprio autista, durante un viaggio, di inge-
re stablhta medIante 11 ricorso all' equivalenza causale stabilita dall' arto 46
~~-~~-~~,~:)l,1W._~";'1;"~(l,jj!*,-¡;'I!IW_'\~)'})*PA':rttl~""'"'~"~~_ _ __
rire bevande alcoliche, fino all'Jlbriachezza piena, senza poi impedirgli di
238 Parte terza Il reato 239
~ J ~'~
1) Le posizionj. di ca ntr4 110 implicano un doveJ:e...giuridico di utraliz-
zare specifiéi'i'¡fonti di pericolo. Tale dovere puo trovare ori in una
precedente can dalla antjdoverosa delJ'autare steSSQ (si pensi al caso, gia
,-uenzienato , dellavoro di sca~L:¡.LQ!U~.1t!;(_m.G..G..~ssivamerÍt:e l;adegüata-_
altro (con parti- segnalazian.eOj.l!..o.bblighi,..d¡,.s.Qt",egliª"Q.~~E~!!.lli:Lª4-~anufatti e,
c:;~;;;:-ii~~~~~';alle condotte colpose) la del riferimento in~,;...c~~.c,YiJ;.PJl~~¡;x,~j~~~,~~.lijj~,e,~Il¡gQi~~! la
all'art. 40 cpv., la dove sarebbe sufficiente il richiamo agli obblighi precau- r~~i!ita (come nel caso del proprietario di uno stabile pericolante:<J
zionali che accompagnano il compimento dell'azione positiva pericolosa 6. della produzione di rifiuti nocivi)(D~b~lighL<!Ly~~~i
di persone, della cui co~~tta,!!~2,U§~ili,(e ques~ il cas~ei genitori
Sta ~J!nQJ,l!&<J;.iwli;~Ú;!Y,~",,~onti su cui puo radicarsi l' assun-
riguardo ai figli minon, <Tí coloro cui e affidata la custodia di alienati o
zione di una l?osizione di garante - fra cui' alcuñi aútorlañii'overano á.ñcJie
_~1'ó~~~
- incapacl, ecé.).'-
la negotiorum gestio e la consuetUdine - j ido_Il~~l2..~iU!!l!!mlimina,e
d.gltmita,tione,~degli,Qbbli~Mg~j~Jl f9misce criteri.4iscretivi,
2)cLe PQs.izi(}J},i.fJi.o¡;f211lZi~~~,~D,l:I~~~~~~<!2Y.s:~~o,
a!ti a st;;tbUire in S'12!i saS:Í l:gJ;>12~iK~Ul~.~~~~~~:'7:';;~la inGombente al so~t!Mi,R.-!:PfflYYJ<.c:1eJ:e~,tutela,d~IJJ1,C;~rt.Q,l>c~Q~,gÜ!4sIJcB;
_ specifica rilevanza che vi attribuisce l' arto 40 cpv.
~onseguen . ,~$.üHi4i~ªm~pJ;~,~x;;m,te.. con
')( ~i;:)~ L'elaborazione piu recente del tema - sia nella letteratura di lingua
\,l.,~~~~ • tedesca, sia nella dottrina italiana - tende percio a privilegiare un approc- __t~!,_"t.="~_9~!-"~_~",,'''_'' ' (e~~L<':~~.2o,~(!1.~,r.!'?,~~~t°ri-
fi~, cui e iner~nt~~igo di ~~~z~~~~.~L~€ilLrpl!1-.9ri) ,P-~!~!f~t!2«9i
:~~'" cio ~i tipo diver~o, ca:atterizz~to d~ ri~o~o ~ criteri sostanziali di indivi- l!!1 contrattll (o, in genére:aIüñ atto negoziale, come nel caso della baby-
duaZlOne e c1assificazlOne degh obbhghi dI ague, che fanno leva sui profili sitter, che assume temporaneamente l'obbligo di sorvegliare un bambino, in
funzionali della responsab~lita per omesso impedimento. assenza dei genitori);es~,CJl.gÍQn~_qLwm,. tipiJ;liJ;ªp.JlQtti,_.n9n.,IDa.~,~!!;!~
11 punto di partenza e costituito dalla proposta di una bipartizione delle nei casi sub a).~.,,§y!>-º,l: puo essere questo il caso del medico che intrapren-
osizioni di garanzia in due tipi fondamentali: ':&osizione di controllo" e de la cura di un paziente.
" .. ~a_"* . ]~_"';Sl~~~'MlIil<'liii\i><31,;¡¡~Wll~ilI16*i·;!b.'4Jf~.J;!W2 ~~~
sara, ovviamente, sanzionabile ex arto 40 cpv. il venir meno ad uno specifi- soc:coJrso nel fatto di chi, trovandosi in una delle situazioni descritte
co obbligo funzionale, come nel caso dell'agente di scorta ad un uomo poli- dell'art. 593, ometta di dame avviso all' Autorita perché ignora
tico, che rimanesse del tutto inattivo di fronte ad un'aggressione violenta ai di un posto telefonico pubblico che potrebbe agevolmente rag-
danni del soggetto della cui protezione e incaricato 7. Allo stesso modo, e crede, invece, che l'azione dovuta sia realizzabile solo a patto di
mentre sarebbe incongruo ritenere che l' esistenza di una generica posizione il guado di un torrente in piena.
di controllo da parte del superiore gerarchico nei confronti dei suoi dipen-
denti determini automaticamente e in ogni caso la sua responsabilita per
mancato impedimento di reati da parte dei subordinati, quando ad un sog-
getto competa uno specifico potere giuridico di impedire la commissione di infine parte dell' auto-
determinati reati, dovra essere riconosciuta l' esistenza di una caratteristica tt~~~~re;~~d~e~i~p~r~e~s~u:p~p~o~st~i:,' giuridici o di fatto, su cui si radica la
posizione di garanzia, rilevante per l'art. 40 cpv. Esempio tipico, al riguar- di garante nei confronti del bene tutelato. Al riguardo, sara
do, e quello dei sindaci delle societa per azioni, rispetto ai fatti illeciti degli ,~,.,.rtT,"()
chiarire fin d'ora che la conoscenza dei presupposti (o elementi)
amministratori (cfr. arto 2402 c.c.): posizione di garante non ha niente a che vedere con la conoscen~a
'obbligo di agire che, nei reati omissivi, haesattamente la stessa POSl-
¡e.i1ff>~~~"
3. TI dolo nei reati omissiv~. < 00 UON"i:''A:=-
che, nei reati di azione, ha l'obbligo di astenersi dal compiere l'azio-
'ne vietata. Cio ha grande importanza, come vedremo, nei casi di errore
(infra, V, 3): nel padre, il quale ignori che il proprio figlio e minacciato da
<l!L~~del dolo nei reat!•. owi~iiixtsono gli stessi che un grave pericolo, manca il dolo dell'omissione, nel caso di non intervento;
contrassegnano la struttura del dolo nei reati di azione: anche nel reato che e presente, invece, se egli e a conoscenza del pericolo, ma crede, erro-
omissivo l' autore dev circostanze in cui la su neamente, di non dover fare nulla.
iJ~i~:;:ae;¡UU~ otta 6m~Q7;~úiél:¡eati,pmj~ Anche l'elemento volitivo del dolo di omissione, si atteggia in modo
~$~llrj,ll'~a ,,,essa nco ega 1 e secondo la regola dell'art. 40 cpv. particolare e risulta, di conseguenza, difficile distinguere il dolo di omissio-
Naturalmente, essend<;> diversa la struttura della fattispecie oggettiva dei ne da altri atteggiamenti psicologici; per es. dalla c.d. colpa cosciente (v.
reati omissivi, rispetto aquella dei reati di azione, non puo non risultare infra, IV, 3.1).
parzialmente ~§g•.l:2~~!!~L~~.i~~~~~ers~~~?rré~~~:~.ente\ la sua Sta di fatto che, nei reati di azione, il momento della risoluzione si tra-
struttura. ~ ..""""""" ~ \ (;Á Q.;~Ov"V... duce sempre nel pilotaggio di un agire positivo sorretto, quanto meno,
Nell'essenziale il dolo dei reati omissivi e costituito dalla volonta di dall' accettazione del realizzarsi degli elementi oggettivi della fattispecie.
non compiere l'azione dovuta, unito alla consapevolezza di poter agire nel Nei reati omissivi, invece, trattandosi di una "decisione" che si concreta nel
senso richiesto dall'ordinamento. Considerato analiticamente, que sto non intervento -'-- vale a dire nellasciare che l' accadere estemo segua il suo
secondo elem~~~~~e: corso - non sempre e possibile identificare il momento della volizione,
1) la conosce~ª-~~~~l!:s~!~ze da cui deri!~!?2!~2,2,L~g~ come dato autonomo dalla rappresentazione. Cio e possibile, ad esempio,
:f~:!f;~~!Í~~~\~~~~;~~ri&~;~~t1i~~~
nel caso di chi, imbattendosi in un corpo che sia o sembri inanimato (cfr.
593, cO. 2, c.p.), si allontani velocemente dal luogo, per evitare grane, ma
593 C.p.; -~.~,~--_._~~"_., "".q.• ,. '
diventa ben piu problematico, nel caso del cittadino che solo gradualmente,
2) la rappresentazione delle circostanze che abbiamo indicate come pre- attraverso crescenti indizi, acquisisca consapevolezza del fatto che suoi
supposti generali dell'omissione penalmente rilevante (supra, 2.1); e cioe vicini di casa o conoscenti stiano consumando un delitto contro la persona-
la possibl~enerale e individuale) di. compiere Lazi.Q!Jt..~~,!l~~,lft~,§yª" lita dello Stato e, fino all'ultimo, non si risolva a denunciare il fatto
ésigibilit3.1!l_~~!~ Si dovra, ad esempio, escludere i1 dolo dell'omissio- all' Autorita. In questo caso, il momento della "risoluzione" (la decisione di
non agire) e praticamente inseparabile dal momento della rappresentazione
degli elementi della fattispecie oggettiva e, pertanto, di problematico accer-
7 G. FIANDACA - E. Musco, op. cit., 454 s. tamento. Cio ha indotto addirittura a negare l'esistenza stessa di un momen-
242 Parte terza
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insolubile?, in Riv. it. dir. proc. pen., 1983, 1559; M. GALLO, Colpa penale, in Ene. dir., VII,
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nell'illecitQpenale, Milano, 1983,241 SS.; P. NUVOLONE, Colpa civile e colpa penale, in Trent'anni
di diritto e procedura penale, Padova, 1969,696 SS.; A. PAGLIARO, llfatto di reato, Palermo, 1960,
247 SS.; M. SPASARI, Esegesi e dommatica della colpa, in Studi Delirala, cit., 1463 ss.
aIl'estinzione di un incendio, o al salvataggio o al soccorso contro disastri o o dal ribaltamento deIla vettura, che non siano in alcun modo in rapporto
infortuni sullavoro". con la direzione vietata che il soggetto stava percorrendo. Del pari, chi pro-
A costituire la fattispecie oggettiva, di questo com~ cede.a velocita ecc~ss~~a rispondera ~~ fatti connessi con la vio~~ione deIla
meracondotta, ~ sííMaeñie~'comeSívede;raütore abbia tenuto un compor- speclficaregola dI dlhgenza che gh lmponeva un'andatura pm moderata
taiñeiírO;atnvo''''~o, obiettivamente ~~~~';~:~'O~a'di'd!1igenza (rispondera, da esempio, dell'investi ento di un pedone, reso inevitabile
e~~~2'.Ursttra~unqii, difattiSpecied1peñcOIóaStñíiW, dalla necessita di un piñ ampio spazio di frenatura richiesto dalla velocita);
nel senso in precedenza chiarito (supra, 1, 6.4), in relazione alle quali la costata- ma non certo per essersi trovato - avendo marciato ad elevata velocita -
zione di un concreto pericolo, eventualmente corso dai heni protetti, non e rile- ,esattamente nel luogo e nel momento in cuí un incauto pedone abbia intra-
vante per la punibilita ma, al piñ, per la determinazione della gravita del fatto. preso all'improvviso e senza alcuna cautela l'attraversamento della carreg-
Quanto ai reati colposi di even~,,",Jnnanzi tutto, che in essi giata! La rilevanza del rapporto caus~!2~~!!~!!.e~~~ti ;!~'!~ 9.!!~
l' ev~io;'at"~~iiñ" cnenéi"'reañ'ü01OsÍ, uo confi ur~;is1'i"éomeev""'"'''' di do si ~~Cñ certezza, die una condotta conforme
..u~"''';:¡''~:><'''~''''''!N.?'¡)'''IE'''~~~''f~j~~~.'K1t"$t'!'<.~&«¡tp{I')J[&'¡;'~.íá'U-'S~:'''3~~i::!'i:'m~~~A~
d<!!.Ml2",Jl~,~2m:.t:",~~~~t?~i J>ericolo (concreto). arraregoi'á precauzlO tp"" OSI, ad
La maggior párte' dei aeU'itrC(jTposi e senz'altro costituita da delitti di esempÍo,Toltrepassamento 1 una linea spartitraffico continua, in occasione
evento, modellati di solito suIla corrispondente ipotesi dolosa (cfr. arto 449 di un sorpasso, non puo giocare alcun ruolo per un'ipotesi di colpa penal-
C.p.: "chiunque cagiona per colpa un incendio o un altro disastro ..."; arto 450 mente rilevante, in rapporto aIla collisione che eventualmente si verifichi a
c.p.: "Chiunque, con la propria azione od omissione colposa, fa sorgere o seguito di sbandamento verso sinistra del veicolo di cui si effettuava il sor-
persistere il pericolo di un disastro ferroviario, di un'inondazione, ecc." arto passo. E, invero, la violazione deIla norma di comportamento che impone di
589 c.p.: "Chiunque cagiona per colpa la morte di un uomo", e cosl via). non invadere la opposta corsia di marcia, non solo non ha creato il rischio di
Deve essere respinta l'idea che l'evento, nei reati colposi, costituisca una collisione con l'altro veicolo, ma - nello specifico esempio - l'ha
una mera condizione di punibilita del fatto (per la nozione di condizione di addirittura diminuito, poiche ha accresciuto la possibilita di evitare la colli-
punibilita V. infra, Sez. 4', I1, 3.2.3) e non entri, quindi, a comporre la fatti- siohe. Determinante e comunque la presa d'atto che una condotta conforme
specie oggettiva del reato. Anche se e yero che il subentrare del danno o del alla diligenza obiettiva (sorpasso effettuato mantenendo il veicolo all'interno
pericolo nuIla toglie e nulla aggiunge al disvalore obiettivo di azione del della propria carreggiata di marcia) non sarebbe valso ad evitame l'evento.
fatto colposo - costituito dalla violazione deIla regola di diligenza - tut- La soluzione di questi casi, come si vede, discende direttamente dalla
tavia esso appartiene al contenuto di illecito della fattispecie colposa, poi- applicazione all'ambito dei reati colposi dei criteri della imputazione ogget-
che rappresenta la forma specifica in cui la violazione della diligenza si tiva: in primo luogo quelli cd. dell'aumento del rischio e,dello scopo di
concretizza e assume rilevanza. L'evento di danno o di pericolo, infatti, non tutela delta norma (supra, 1, 8.4.2). In sintesi, si EUO ~e che ~~.. ril~a
solo deve essere causalmente collegato alla violazione della regola precau- ort~~l!sale dieen,da gl!,.Üt~_~~!c~~ostatazione:
zionale, ma costituisce, come vedremo, il punto di riferimento obbligato he l'evento si e rodotto in conseguenzamüüacoñ(lotta obiettiva-
per la costruzione dei momenti soggettivi dell'illecito colposo. ont .a a una re ola re he l' osservilliZíi. dei:iii'fe óla
Per affe e avrebbe con ogni probabilita evitato il rodursi dell'ev
~
necessario che si ev - E[~auzi,Q~~~jX$4X~9JP~_~!?.i>l'gl!.~2R~W
~ on gener 1, a suo tempo enunclate (supra, 1, 8). Ma, come ~~i<l~~-
si e appena accennato, ~LJ~~k~g!g2~t",I?,;BJ1,.~""~Af;f.i~nt&l~Wla1t.Q,,di
JW.,lnf'?¡9,L~Jil~U:$;&,gi..". ,S:~JM;lQ!~·$,,(l,~~~tl~
..gt!f/!;!!q~'t{CJ,{~'&ifJlk~~,lj4¡lLflrm~a 2.2. La violazione delta diligenza oggettiva.
P~:~~~:'{~~!;"~8T~.,~,u,8,"~I'~~i.t!~2,,,~~,j~~l~!}!>.U~)~!~~!;,1~!!!~i,,~~2~,
rappresentare la concretizzazione del danno o del pericolo fhe la prescrizio- 2.2.1. Rilevanza e limiti delt' obbligo di diligenza.
neOel1'iifegola di dil'Igenza vlOlata rnir~va ~Euntoad impedire. Chi guida
un'autt)'iñdíiezionevreüít::r,H6'ñper questo ri~p~~<i~~~déiIe lesioni o della
morte di un trasportato, cagionate dall'improvviso scoppio di un pneumatico ,
, . 'r'IvQ'V\\.\.
~ ,¡t;,,", rt,¡s.~~ (;:;,~\,)~~\,t' 'V-u:>~ ~~c. ~c~\
~) l't<J¡;M\:Q ~... 'P~'(M V Ao:;i\u\\':i;;ff:0 _.t~'(:'~ L,~." NoR itA)
It), ~:;,\ '-\ '" t N ~A "-rf::.rÜ;jt~V A Ab ut'~~ ~ ;~dV 1.\,
."":\ ' \
(~
~
250 Parte terza n reato 251
;::}:~~ m~detl~):~~esraño:'percló:'''s~ii1~r~1;gñ~~:~;t\kt~~m~~~~
evento sia stato cagionato "per colpa". La norma incriminatrice fornisce, in
agente altre parole, solo una sorta di "cornice", che deve essere di volta in volta
oggett~va dei delitti colposi !e. i?~t~~iA~~ decorso causale abnorme, quindi riempita, mediante il riferimento ad altre norme, in cui l' obbligo di diligen-
oggettlvamente non prevedlblh; t ma sldovra tener c<mto, per converso, za si concretizza in modo piu o meno accentuato. Solo riguardo a certi set-
delle particolari conoscenze dell'agen!;;"';;'(;;;;;t;;:'clle"í-';;ñdessero da parte tori di attivita e possibile il riferimento a regole di condotta molto dettaglia-
~\M.'i:'~t"4".S",t-i""\l>#'%"':'}:~>~'}"'"~;·~«"Io/l!I''1'':·?!t~,1t'':'<..'<1'1':':!K-''<''''I'!I';jn:'~,i&"""","'07~7"'·I'?r,,/r..'~{"·~'~'l<m.~'!R%'Vl _ ", ...".,
252 Parte terza
I llreato 253
te: per esempio, nella materia della circolazione stradale o in quella della .IDJidare l'alltomobile ad elevata velocita); quanto all'imperizia, si puo di~
prevenzione degli infortuni sullavoro; il piu delle volte, anche in materie di che essa sia una forma quaImcata m ItñpñideñZa:]'ñ~.f2ng§!e !1.!LlLo..ILf~
alta specializzazione tecnica - si pensi alle cd. regole dell'arte sanitaria- uso~ o Q.!1,~o aUSOt delle cok!!ii@.ru~fi!!~~~~<!2~
le norme di condotta "codificate" sono alquanto rareo Nella maggior parte no (o si dovrebbero possedere) ai tini dell'esercizio di attivita che esigono
dei casi, infine, manca del tutto la possibilita di riferirsi a norme di condotta 'Páñicol~~mR~e~"~ e/2.~!;l~!!.!L.si péñSr aii;eserCiZi'O"'CieTIaClüñirgm,
dettagliate, e tanto meno codificate; all'origine del dovere di diligenza stan- all'usodelle armi da fuoco da parte degli appartenenti alla forza pubblica,
no le concrete circostanze del fatto, sulla cui base dovranno essere commi- ecc. Un addebito di imperizia, dunque, non puo concemere chi, per defini-
surate, alla stregua di parametri generalissimi, sia i limiti dell'obbligo di zione, e inesperto: non potra, ad esempio, essere mosso all'allievo di una
diligenza, sia l' esistenza di una condotta contraria alla diligenza obiettiva. scuola-guida, in relazione al compimento, durante un'esercitazione, di una
Si distingue, percio, tra colpa generica e colpa specifica, a seconda che manovra errata, se la manovra corretta richiedeva particolare esperienza
il carattere colposo della condotta vada ricondotto alla violazione di norme nella guida.
di cautela dettate dalla comune prudenza ed esperienza, ovvero alla inosser- La puntuale c1assificazione della condotta colposa, dal punto di vista
vanza di puntuali regole di comportamento, dettate con specifico riferimen- della sua qualificazione come imprudente, negligente, ecc. non va comun-
to all' ambito di condotta di cui si tratta. que enfatizzata, poiche cio che e decisivo e l'individuazione della regola
Nel nostro ordinamento, per altro, la distinzione fra colpa "generica" e di diligenza violata. Si tratta, per altro, di un accertamento che non puo
colpa "specifica" trova un puntuale riscontro nella distinzione, operata mai prescindere dalle circostanze del caso concreto. Dichiarare che e
~ dall'art. 43 c.p., tr~§i il!.cui l'evento dannoso o p~r!coloso si verifica "a "imprudente" las ciare dei medicinali a portata di mano dei bambini, ad
. ~ c~usa di negligenza o imprudenza o imperizia" e quelli in cui í' evento stes- esempio, non e certo sufficiente per decidere se una determinata condotta
~eQ... so s(pr,~I}~~~.i§.m~~~.~~ii?ordlm O" ha violato o meno una regola obiettiva di diligenza. Cío dipendera da una
~ r,J'V.JV.... ~ .!l!~lfu~':,f,er quest'ultima serie di ipotesi, cio che viene in questione e la serie di fattori: l'eta del bambino, le sue abitudini, il regime di vita fami-
~ y ~)J.J¡,\ \0N...: contrarieta della condotta a specifiche regole di comportamento, a contenu- liare, il grado di pericolosita del medicinale, le modalita della sua conser-
; VI(" 09 f 'M ¡¿ },.o precauzionale, dettate da specifiche norme, siano esse propriamente giu- vazione, ecc.
lo.;.. ,({jj..,:a~M7t~k'diche (leg~i, regol~menti, ordini d~ll' Autorita), ovvero tecniche, o !-a colpa spe.cifi~~ presenta: risp!!~. a"iu~ll~. e~~...~~~~..
·~J:i~L'\;:;R.. comunque dI fonte pnvata (per esemplO un regolamento aziendale). La una. m e mdivIduazlOne e .che,\e~p.r~
&Jtl\~ condotta caratterizzata da negligenza, imprudenza o imperizia e, invece, ventivament a. Come si desum!< dall'art. 43
~W\JJ.J'~. ~'l.~ella "genericamente" contr~a a regole di comportamento consuetudina- c:p."~¡¡@~"ñ'01-ma d{¡;fg;:;;cl;:;~~;i;:-i;'~;:;~-
Jt~~ ~ l"tl.e, dettate dalla comune espenenza, o dal senso cOllmne; e quindi di origi- dóita;;'"~rrispondente ad un reato contravvenzionale, d~o precau-
e 89IJ¡ ~iuridica,ma sociale. Per questo motivo, a proposito della colpa zionale, puo ben costituire, ad esempio, l'elemento oggettivo di un delítto
~~~i parla appunto solitamente di contrarieta della condotta agli "usi colposo (e qu6sta senz'altro la regola, ad esempio, in materia di circolazio-
~.,.....sociali" . .s~q~ iJ;~..:~M~ i tIJ.ÁPN~..t(~I(' [\J/\ p\,.~~{).., ne stradale e di infortuni sullavoro). P~~2Lun-ª nO,l(fia regolamen-
'. Le qualIficazioni della colpa generica (ilnprudenza, negligenza, imperi- tare, cioe contenuta in un atto normativo, promanante dall'autontli antmini-
~ ~~eke) sono sostanzialmente tra loro intercambiabili e sovente sono cumulati- \ stñitlva e contenente regole generali per disciplinare lo svolgimento di
v..:c~ vamente riscontrabili nelle singole condotte colpose'(non a caso, fra l'altro, r<)' " determinate attivita. Puo trattarsi di "ordi¡lÍ", provenienti ~
sono quasi sempre menzionate congiuntamente nelle contestazioni giudi- ~ : blici~, aventi co;unqy~ r~'u"t:¡;rit~ diñi~;;e n;~e cqJlWortamen-
I
, ziali). Si distinguono, tuttavia, almeno concettualmente, in base alle caratte- tali: si pensi al divrei:~< te~p~r~ci~I'~=ari"¿;ne Qi~~7;;7t~:;ra~Tn~~
. ristiche salienti che le contraddistinguono. Negligente e la condotta contras- aafrane, o alla disciplina di fabbrica. V..engQllQ, infioe, jo cODsiderazione R, cjA~r\
dalla di una regola precauzionale: essa, consegüeirte- quegli insiemi di regole, a contenuto eminentemente precauzionale, che
~---,~~~---
pm m un omlSSlone (per es., non ayer guardato presIeoono, da un puntodi vista tecnico-disciplinare, al1'!~tti~tlt.sF c!:<u:h~~
nello§Eec~tto retrovisore nell' accingersi ad un. sorpasso); iñi¡;;üaéñté'"e prttoefen:rñnate .9Ls(),g~!!t",Si~1?~t~' regolamenti sportivi, ai manuali tec-
-laC(;'ndoHa c~rlesüe moaa~.t.W1i-~~ª ,!lll..rilevante nico-operativi che regolano l'esecu 'one di determinate attivita nell'indu-
~~~~~.~E.§~~~!lf:h.!.l!~a.,,"J~~,U$<,.~~~b~Jli.~(ad~ stria, nei trasportí, ecc.; o alle cd. reg le dell'arte sanitaria.
\
~ 'T~cdJ:D Vvt<3\jJ~
254 Parte terza n reato 255
Beninteso, la mera violazione della regola comportamentale espressa c) ipotesi in cui il contenuto dell'obbligo di diligenza si traduce in un
non e di per se sufficiente, almeno nei reati di evento, a costituire la fatti- dovere di informazione: per l' esercizio di determinate arti e professioni, o
specie oggettiva di un reato colposo; occorrera, altres!, accertare che fra la genericamente per l'intrapresa di determinate attivita si esige dall' agente
violazione della regola e la produzione dell' evento esista un rapporto cau- che egli acquisisca, ed aggiorni nel tempo, le cognizioni, capacita ed espe-
sale e che sussistano gli altri presupposti per l'imputazione oggettiva, rienze necessarie per un corretto svolgimento dell' attivita in questione: il
secondo quanto gia sottolineato; la violazione della diligenza oggettiva medico ha il dovere di tenersi al corrente del progresso della ricerca, per
sara, ad esempio, irrilevante se si accerti che l'evento si sarebbe egualmen- quanto attiene all'introduzione di nuovi rimedi terapeutici e ai loro effetti
te prodotto in presenza di una condotta rispettosa della diligenza: come nel collaterali; l'imprenditore deve prendere cognizione delle norme di scurez-
caso di un investimento stradale, che si sarebbe egualmente verificato za inerenti una deterrninata lavorazione, ecc.
anche se l' automobilista avesse viaggiato alla velocita consentita.
Per converso, l'osservanza della regola comportamentale positivizzata
non e sufficiente ad esc1udere la violazione della diligenza oggettiva, se le 2.2.3. Ulteriori limiti al dovere di diligenza. Il principio della divisione
circostanze del caso concreto esigevano una ulteriore misura di cautela, dellavoro e il principio dell' affidamento.
come nel caso dell'automobilista che procede si alla velocita consentita
nell'attraversamento di un centro abitato, ma in presenza di condizioni par- Per la determinazione dei contenuti specifici del dovere di diligenza
ticolari che imponevano una prudenza ancor maggiore (per esempio avendo gioca un ruolo anche il principio della divisione del lavoro. Nelle condotte
scorto dei bambini intenti a rincorrersi tra loro sulla carreggiata). in cui concorrono piu soggetti, questo principio influisce significativamente
In casi del genere, naturalmente (quando non soccorra una diversa e spe- sui limiti e sulIa conformazione dell' obbligo di diligenza oggettiva, in
cifica norma comportarnentale espressa) la violazione della diligenza ricade ragione della ripartizione dei compiti tra i diversi esecutori. Vene qui, per-
nell'ambito della colpa generica, cioe dell'inosservanza di generiche norme tanto, in considerazione anche quella particolare forma di responsabilita per
di cautela, dettate dall' esperienza comune a tutela dei beni giuridici protetti. colpa che si definisce culpa in eligendo; essa ricorre quando sia violato, da
A prescindere dalla distinzione fra colpa generica e colpa specifica - parte di chi riveste una posizione gerarchicamente sovraordinata, l' obbligo
che attiene all'individuazione delIafonte delI'obbligo di diligenza -la prudenziale di scegliere in modo appropriato i suoi collaboratori e di con-
dottrina ha cercato di operare un'analisi del contenuto di tale obbligo. Si trolIarne l'operato. Solo aqueste condzioni, infatti, diviene rilevante il
sono, COS!, individuate: fenomeno della delega e del conseguente trasferimento di funzioni, che
a) ipotesi in cui alla diligenza oggettiva corrisponde tout court l' obbligo implica, nei congrui casi, anche il trasferimento del dovere q.i diligenza e
di astenersi dal compiere determinate azioni, in ragione della loro elevata della corrispondente responsabilita colposa.
pericolosita: non ci si deve porre alIa guida dell'auto, ad esempio, dopo Si tratta di un tema notevolmente complesso - che non puo in questa
ayer ingerito bevande a1cooliche in quantita tali da attenuare la necessaria sede essere nenllneno sfiorato - di cui va segnalata la grande attualita nel
prontezza dei riflessi; non si deve intraprendere un intervento chirurgico di campo del diritto penale societario e dellavoro, per la sua connessione con
alta specializzazione, se non si possiedono adeguate competenze professio- l'odierna realta imprenditoriale er la soluzione dei relativi problemi
nali o si e privi della necessaria strumentazione; viene, per altro, in questione u enerale al dovere di diligenza¡ tra-
b) ipotesi - e sono la stragrande maggioranze ,,- in cui l' intrapresa dizionalmente contrassegnato co ·ncipio dell'affidamento": in base al
dell'azione, nonostante presenti determinati rischi, di per se non viola la ¡Iuale si afferma che colui il quale agisce nel rispetto dei doveri di diligenzl!
diligenza oggettiva, se e in quanto sia accompagnata dall;adozione di parti- ,oggettiva, e legittimato a fare aff~~~~to su "~omportamento egualmen-
colari misure di cautela (preventive, contestuali o successive al suo compi- te .. . otta interleiisce ~a
mento) dirette ad eliminare, o ridurre al minimo, il rischio di conseguenze trova naturalmente il suo limite nel e lpotesi in Cul 1 so o non debba,
dannose o pericolose; e questo il contenuto della regola di diligenza che
presiede allo svolgimento della maggior parte delle attivita industriali a
rischio, all'esercizio dell'arte medica, all'uso dei mezzi di locomozione ad 1 Sul tema, ampiamente, A. FIORELLA, Il trasferimento di funzioni nel diritto penale
alta velocita, ecc. del/' impresa, Firenze, 1964.
256 Parte terza n reato 257
D~i,..y~~YJ:J,~i due sono, come si e visto, condizioni per la sua imputa:llone all'autore. L'accertamentQ..~a
le ipotesi di colpa penalmente rilevante, rifles se nella definizione d~lJ' Ilrt- in altre parole, co~~ll~,.,E,s.Uu~J2?ffi~IJ2..~~~~te iIA ~~;;¡
43 c.p .. Ad es se corrisponde la tradizionale (~~!2ll~Jl~.~2!2,:~.,c~$Clente el ~~~~: vi sarebbe un fatto colposo, solo quando si apossibile muovere ~?
colpa incosciente¡ , un rimprovero per norl ayer os servato la regola precauzionale, -~l I
~_ Sj ha colpa coscjente <],uando l'autore, nell'atto in cui realizza una con- . <ti.i:etta a prevenire la lesione di bení. Lo stesso concetto di azione, proposto f ~~1 c:¡".
- ~~~_~!?ie!tLamente contraria ad un obbli~0§L2ll!genza, si rappresenta pe! ,i reati colposi - almerio nei ,tasi di colpa incosciente - non avrebbe
)ensl come possibil~~JJlí~1Ls..,1l~§io~2!iQmi§,&2~ il verifi- tlü1Ía di descrittivo, ina dovrebbe essere considerato come puramente
carsi di un evento dannoso· . ene protetto, ma ritiene che ascrl'ttivo, poiche servirebbe soib a fissare le condizioni di imputazione di
réveñto stesso non si !Ileñt~~~Jn auto üñ un fatib all'autore, e non gi~ a "descrivere" il fenomeno reale "azione" 5.
luog? abitato a velocita sost~~!~.._ _ _=.,!!.~~~~~H¡" un gn.rn" In qúésto modo; pero, sirischia ancora una volta di confondere l'ogget-
-ptn:lt__~E!]!,ocá'!1!-néOITefS1 sul.~~~~.~~Jl~~~ 10 della valutazione con la valutazione delI' oggetto; e cioe le condizioni per
~~Il.mwi!lYlm~~~~.~QF~!1~,,~~2~ )1gualmell~ l'imputazione soggettiva con i suoi presupposti, che appartengono pur sem-
evitare di investirlí. Lª,..§!rJlttura psjL:ologica della..~a...~sgiente e, dun- pre al piano descrittivQ delIa fattispecie. Cio e yero per la fattispecie sog-
.....",:;---,'~-".~,=',!,',~~~ ~
q . os.!!.~~!!'?',,2!JJl,llJ}.Q,O;;~0~jp~ gettiva, non meno che per la fattispecie oggettiva dei reati colposi.
d , costituito dalla ra r~sentazione Alla fattispecie soggettiva del reato colposo, appartiene, in primo
luogo, la non-volizione delI'evento, che nella colpa cosciente si organizza
~ls~,~l?,gi~!~~~~!~~q~r,.e (evidentemente fondata su una nelIa sua previsione (accoppiata alla erronea convinzione che l'evento, in
valutazlOne erronea) che esgO non si verificru:ra. Sara il caso di sottolineare concreto, non si verifichera); e, nelIa colpa incosciente, si radica sulla man-
che l' addebito di colpa coscierng non puo che riguardare i solí reati di cata o erronea rappresentazione delle circostanze - oggettivamente cono-
evento (v. supra, l, 3.1), poicl1e,' reí
reati cd. di mera condotta, la consape- scibili - da cui scaturiva l' obbligo di osservare una particolare regola di
i
vole violazione della regola preca!l~ionale presidiata dalla nOflllél incrimi- diligenza.
I natrice realizza senz'altro unaipotesi di comportamentó doloso. Su questa peculiare struttura psicoiogica della condotta colposa si
íi Nell'ambito dei reati di evento, i casi cU"colpa cosciente pongono, d'altro apllUnta il giudizio da cui scaturisce l'adilebito finale di colpa (la cd. pos si-
.'
'1 canto, il problema di una puntuale disHn~i~~e dalle ipotesi di dolo eventua- bilita di muovere un rimprovero) che, assumendola come suo oggetto, non
le (su cio infra, 3.1.1.). puo eSsere confuso con essa, ma conceme, irtvece, la esigibilitil, in concre-
Da un punto di vista dommatico, il punctum dolens delIa dottrina del reato to, dell'osservanza delIa norma di diligenza violata, da part¡;: del singolo
colposo e comunque rappresentato dalla 'éa~g~ria delIa colpa incosciente. autore (ed. inisura soggettiva delIa colpa: v. infra, 3.2).
-h Si ha col a incosciente quando l'alltp!:~, nell'atto in cuí realiz~a la fatti- + Ne ci páte che nei casi di colpa incosciente si debba esc1udere, in via di
sIt~~ o~ 1 un reato colposo,-if~iola in modo consapevole la principio, ia présenza dei coefficienti minimi per l'imputazione soggettiva,
regola oggettiva ruoiligeñZa,ñe"'íailloml'mo si rappresenta - nei reati di identificati dilll'art. 42 c.p. nella coscienza e volonta del fatto (e a suo tempo
evento - il rischio a cui co~cre!WJ1!).t~ espone il be~ pro~tto. Si pensi indicati come requisiti minimi dello stesso concetto normativo di azione). 11
all' automobihsta che imbocchi una strapa in direzione vietata, senza essersi fatto del conducente che prosegua nelIa condotta del giudare in una determinata
neppure avveduto pella ¡:dativa segnalazione, perche la slla attenzione era direzione, non essendosi avveduto del cartello che segnala una interruzione stra-
rivolta altrove; oppure alla madre ~he, uscell<!g_~i casª~emplicemente dale, cosl provoeÍllldo un sinistro, non ha niente a che vedere con il caso di chi
dimenti~Ldié:~e in un lU~~~ªl~2rta~_~~~! bambiiii, subisce una perdita di coscienza; anche se a quest'evento possono conseguire
un medlcmale altamente tOSSlCO . niovimenti o stati di inerzia corporea suscettibili di produrre la cuasazione di
....-,yrañcañc:Tolñ-qu~ta la previsione che la volonta delI'evento e, danni a terzi. In c¡uesto secondo caso, infatti, non si pone un problema di colpa
piu in generale, la consapevolezza di violare una regola oggettiva di dili-
genza, parte della dottrina inclina ad escludere nelIa colpa incosciente la
presenz.a di componenti psicologiche reali; cosl da far coincidere, dal punto 5 G. MARINUCCI, 1l reato come azione, cit" 230 s.; sostanzia1mente conforme: G.
di vista soggettivo, il concetto stesso del "fatto colposo" con la presenza FÍANDACA - E. Musco, ojJ, cit., 396, 414.
262 Parte terza n reato 263
incoscente, ma entra senz'altro in gioco la regola dell'art. 42, lOco. c.p. che, 3.1.1. Il criterio discretivo fra colpa cosciente e dolo eventuale.
come si e gia avuta occasione di precisare - e come e stato puntualmente
affermato dalla giurisprudenza - pone, "le condizioni minime perche un
fatto umano, astrattamente costitutivo di reato, divenga penalmente rilevan-
te" 6. Conseguentemente, di fronte al caso dell'automobilista coIto da malo-
re mentre e alla guida - cosicche la sua auto sbanda, schiantandosi contro
un ostacolo e provocando la morte di un passeggero - si dovra semplice-
mente prendere atto che egli non ha agito nel senso del diritto penale: cioe
nel senso del concetto normativo del/' azione penalmente rilevante, quale si
desume dall'art. 42, 1° co. c.p .. Questa posizione teorica, come gia rilevato, i limiti delle
E importante sottolineare che questa conc1usione non muta affatto, a teorie "pure" della rappresentazione e della volonta, evita l'eccessivo allar-
seconda che l'insorgere del malore sia stato del tutto improvviso ed impre- gamento, o l'ingiustificata restrizione, del territorio del dolo eventuale, che
vedibile, ovvero sia stato preceduto da segni premonitori piu o meno univo- potrebbero derivare sia dal farvi rientrare tutti (e soltanto) i casi in cui il
ci. Non vi e dubbio che cio influisca sulla responsabilita dell'autore; ma la soggetto si rappresenta la verificazione dell' evento come dotata di un eleva-
condotta che gli yerra imputata nella seconda ipotesi (e la prassi delle con- to grado di verosimiglianza - ma senza alcun riguardo all' atteggiamento
testazioni giudiziarie potrebbe fornirne una imponente conferma) non sara della volonta - sia dal farvi rientrare tutti (e soltanto) i casi in cui il sog-
quella posta in essere al momento del sinistro, benslla condotta precedente getto e "d'accordo" con il verificarsi dell'evento, indipendentemente dal
che si presenti come violazione consapevole di una regola di diligenza fatto che cio costituisca solo una remota ed insignificante possibilita.
obiettiva: quella, ad esempio, che imponeva di non porsi alla guida Dopo quanto si e appena detto a proposito della colpa cosciente, dovreb-
dell'auto in malferma condizione di salute; in coerenza, del resto, con uno be essere chiaro che il problema peculiare di entrambe le categorie (dolo
schema normativo esplicitato dal nostro ordinamento in tema di imputabi- eventuale e colpa cosciente) sta nel tracciare un confine sufficientemente
lita (cd. actio libera in causa: arto 87 c.p., V. infra, Sez. 4",3.1.2). netto fra di esse. Problema di grande rilevanza pratica - basterebbe pensare
Per le stesse ragioni - anticipiamo qui un argomento sul quale tomere- all'enorme differenza che corre, sul piano sanzionatorio, fra un omicidio
mo piu diffusamente in seguito - deve essere respinta l'idea che l'art. 42, , doloso ed un omicidio colposo - e tuttavia di soluzione non agevole, nep-
cO. l°, abbia un contenuto identico aquello dell'art. 45 C.p. ("Caso fortur.:.) pure a livello teorico. Cio dipende dal fatto che non solo le due componenti
to") o ne costituisca una specificazione 7; e l'idea stessa che il fortuito dell'elemento psicologico - rappresentazione e volonta - - ¡ malamente si
costituisca il limite generale della colpa, se con cio si vuole intendere che prestano ad una considerazione isolata, ma che l'una e l'altra sono suscetti-
esso incida sulla cd. "misura soggettiva" di essa. Se e yero che il caso for- bili di una graduazione, tutt'altro che priva di implicazioni. Quanto alla rap-
tuito incide sull' evitabilita dell' evento, e altrettanto certo, tuttavia, che esso presentazione, 'o previsione, si va dalla certezza, o per meglio dire dalla pre-
opera su un piano interamente oggettivo e che, pertanto, la sua rilevanza sta visione con alto grado di verosimiglianza, alla mera possibilita, ecc.; ma
tutta nell'escludere i presupposti della imputazione oggettiva del fatto anche tra l'auspicare o il desiderare intensamente un evento, e il non voler-
all' autore; senza alcuna necessiffi, quindi, di pervenire al livello dei criteri lo, esistono gradi intermedi che vanno dalla franca accettazione del rischio
della imputazione soggettiva. all'atteggiamento di chi vi "si rassegna": dimensioni, queste, fra l'altro, tipi-
camente emozionali, con cui non e affatto agevole misurarsi.
La ricerca di un punto di orientamento per la determinazione del confi-
ne fra dolo eventuale e e colpa cosciente richiede, pero, una considerazione
Cass. Sez. Un., 14 giugno - 17 novembre 1980, in Cass. peno mass.", 1981, p. 172.
6 non isolata delle due componenti dell' elemento psicologico - volonta e
7 Come esattamente precisato nella sentenza cit. alla nt. precedente. Per la tesi che indivi- rappresentazione - e dei rapporti che intercorrono fra di essi. La rappre-
dua nel caso fortuito illimite generale della condotta colposa, G. GREGORI, Premesse storico
dommatiche ad una indagine sul caso fortuito, in Ind. pen., 1974,431 e, nella manualistica, F.
sentazione, infatti, costituisce un presupposto della volonta, poiche non e
ANrOLISEI, Manuale, P. gen., cit., 332. Sul tema, cfr. G. FlANDACA, Caso fortuito eforza mag- possibile "volere" alcunché - almeno nel senso che interessa la teoria del
giore nel diritto penale, in Dig. disco pen., 11, Torino, 1988, 107 ss. dolo - senza compiutamente rappresentarsi le circostanze in cui si agisce;
264 Parte terza llreato 265
non e vera pero la reciproca, giacche l'intensita del volere non ha nulla a "esteme" rispetto all'elemento psicologico, potranno far pensare al
che vedere con il grado di verosimiglianza del risultato sperato: si puo ten- ma si dovra parlare di colpa cosciente se, in luogo di una mera dimen-
dere spasmodicamente verso la realizzazione di un evento, anche se e quasi ticanza, vi sia stato un errato calcolo di probabilita: se, ad esempio, la
impossibile che es so si realizzi. madre era si consapevole che il bambino poteva impossessarsi del medici-
Accordando, quindi, rilevanza esclusiva al momento conoscitivo, si fini- . nale, ma - conoscendone 1'indole e le abitudini, avendolo lasciato addor-
rebbe, paradossalmente, per far derivare la scelta fra dolo e colpa da un ele- ii11erltato, contando di assentarsi per un tempo brevissimo, ecc. - aveva
mento, per cosi dire, "oggettivo", giacché, in definitiva, la scelta dipen- giudicato cne tale evento non si sarebbe verificato.
derebbe pur sempre dalla percentuale di probabilita che 1'evento si verifi~ 'te dg\1.\ ~~ t'e
chi; con risultati tutt'altro che convincenti. Si dovrebbe, infatti, coerente-
mente, pervenire ad affermare il dolo nella condotta di chi si rappresenta 3.2. La "misura soggettiva" delta colpa ~
v.;... dQl.ll ~f \J~~
bensi come largamente "verosimile" il verificarsi dell'evento, ma tuttavia óe~ ~:J\,J;¿. e;:J"A ~·U~. ~
confida che esso non si verifichera; il che e proprio quanto avviene nel piu Come gia si e accennato, una registrata 1'esistenza di una condot- \-Jv ~~.
abusato esempio di colpa cosciente: quello dellanciatore di coltelli che, pur ta, cosciente e volontaria, che Cj41iltrllStl con una regola oggettiva di diligen-
avvertendo un leggero abbassamento di vista (e conseguentemente rappre- za (misura oggettiva delIa e si presenti con la caratteristica struttura
sentandosi il concreto rischio di colpire il bersaglio umano con la cui psicologica della colpa o incosciente), e pero ancora necessario
immota collaborazione si esibisce), e tuttavia sicuro che la sua consumata pelrch~~~sa..J!ll1)KSvere al soggetto un addebito di colpa - stabilire la
abilita ed esperienza gli consentira ancora una volta di evitare il deprecato ~;;];;~~~~~~~~ regola di condotta violata, da parte del singolo e
evento, e agisce proprio sulla base di questa convinzione. 1 risultati p\U specifico soggettiva della colpa).
accettabili si ottengono, in realta, mediante l'equilibrato ricorso alla cd. teo- In realta, la tematica della misura soggettiva delIa colpa, a stretto rigore,
ria del consenso; con l'indubbio vantaggio di far emergere, nelIa gíusta non appartiene al piano del fatto típico, ma conceme piuttosto il giudizio sulIa
misura, anche la dimensione di valore dell' elemento psicologico, aitrimenti colpevolezza delI' autore; e cío soprattuttoquando alla categoria delIa colpevo-
destinata a rimanere del tutto in ombra. TI confine tra dolo eventuale e colpa lezza cí si riferisca nelI'accezione normativa di essa (supra, Sez. P,5).
..
COSClente nmane COSI' 1p ausI'b'l 'lilll1Ii4I. -
1 mente traCclato ~ EIIQ;~
WM~,j}",~O E tuttavia opportuno anticipare qui la trattazione delI'argomento, su cui
-lñ15ase a iiricñtiñOCfleassegña'álr~bi'ttt~o i casi in cui l' autore tomeremo anche in seguito (infra, Sez. 4"., UI), per la sua rUevanza ai fini di
. agÍsce suIta baSe' ñí una nigiOñewrn~m:mr~'T'eVeñt'O'PossaveñfiCar una compiuta intelligenza dei limiti della responsabilita a titolo colposo.
SÍ, e accettan(fb"Íl~'"WÍls~~Y<5Imente'il.ñS'C1ño';éasseina,iñve¿e, all' añibito L' accertamento delIa concreta esigibilita da parte del singolo m:¡tore costitui-
della colpa coscieñ"te ¡casi jñ ¿Íli 1:auí.Qi¡;:ñíi eñe L2§Úibzjé il verific§i sce, infatti, un ulteriore presupposto dell'imputazione soggettiva a titolo di
....-----
dell'evento, ma con da che esso non si verifichera.
~~~
-..
Nell'applicazl 'ne pratica, naturalmente, queste formule costituiscono
'- colpa, in quanto introduce l'eventualita di uno scarto fra i limiti oggettivi delIa
diligenza richiesfa - riferibile .al cd. agente modelto - e i limiti entro i quali
solo un punto 7irüdeútañieñiüpcrrasot· ,. ...., ovefSl; ma ID l' osservanza della regola pQ.teva essere pretesa da un determinatQ autore.
I...l:'~" \:~ ne'gS11rrmttettrpo~soñ{)flfléirereremñmíeS1Uiñ'aMeCoñcu~to psi- In pratica, cio significa che, una volta stabilito quale condottaera ogsetti-
de...~~dct ,cologico del fatto si presenta nelIa real~; del resto, concetti come "elevata vamente dovuta, (in quanto idonea a scon' lurare, in una deteffilÍData situazio-
'\. verosimiglianza", "mera possibilita", "accettazione del rischio", ecc., pre- ne, il nschio di una eSlone 1 eni), si deve stabilire anche se uel determina-
sentano una permanente ambiguita di significato, che solo la concretezza to autore,aJIastreguaaeilé sue per
del singolo caso - nelIa pienezza del riferimento a una specifica esperien-
za di vita - puo ve¡;amente sciogliere, fomendo alI'interprete e al giudice i
dati che permettono di stabilire, ad esempio, se il soggetto ha veramente
fatto i conti con la possibilita del verificarsi delI'evento, nei termini propri
di una "accettazione del rischio".
Cosi, nelI'esempio della madre che imprudentemente lasci un medici-
nale pericoloso alla portata del figlio di pochi anni, solo circostanze parti-
266 Parte terza
~~~~,~~~~. ~~ d~finiz~one dell~ mis.ura sog?ettiva della colpa pone, "me pressione psicologica che deriva dalla responsabilita di tante vite, che
percIO, I probletnl tIplCI dI ogm generallzzazIOne: e ID primo luogo, la sele- incombe su di lui.
zione dei dati che concorrono a formare la base di giudizio per la determina- Analoga rilevanza ai fini della concreta esigibilita dell'osservanza di
zione delle capacita individuali di osservare l' obbligo di diligenza oggettiva. una regola oggettiva di diligenza possono assumere fattori "interni"
Qualche ulteriore esempio puo contribuire a chiarire i termini del pro- dell'operare umano. TI piii preparato dei chirurghi puo incorrere in un erro-
blema e a fomire alcuni punti di orientamento; al tempo stesso, sara pos si- re, a causa di stanchezza, stress, superlavoro, ecc. Ma la rilevanza di questo
bile evidenziare la molteplicita dei fattori che condizionano, a livello sog- fattore soggettivo sara certamente diversa, a seconda che le condizioni di
gettivo, la rilevanza della violazione oggettiva della diligenza. stress siano riconducibili all'ininterrotto presidio del pronto soccorso di un
Chi continua a guidare un'auto, pur avendo percepito un allentamento grande ospedale metropolitano, o all'inesausta sete di guadagno del titolare
della sua prontezza di riflessi, a causa della stanchezza, agisce certo in con- di una clinica privata, che si e indotto ad un superlavoro, al quale poteva
trasto con la diligenza oggettiva; ma que"sta condotta non potra fondare un agevolmente sottrarsi.
rimprovero di colpa, se l'interruzione del viaggio lo avrebbe esposto a peri- Anche l'esistenza di un conflitto di doveri puo assumere un'efficacia
coli mortali: per esempio, in vista dell'approssimarsi di una bufera di neve, per l'esclusione dell'obbligo di diligenza, secondo la sua misura soggettiva:
nottetempo, lungo un percorso di montagna isolato e'particolarmente aspro. per esempio, in rapporto a un ordine dei superiori gerarchici, che imponga
Tutt'altro problema e, naturalmente, stabilire se in
segmento di condotta una condotta contraria alla diligenza oggettiva; ovvero in presttnza di dispo-
precedente presenti gli estremi (anche soggettivi) ~er un addebito di colpa: sizioni contrastanti.
non essersi preventivamente informato sulle condizioni meteorologiche o
addirittura, ayer intrapreso il viaggio nonostante che la bufera fosse pr~vi~
sta. Cio vale, naturalmente, anche per le ipotesi in cui siano venute meno 3.3. Il grado delta colpa.
coscienza e volonta del fatto. All'infemlÍera, clle,si-addormenti nel corso
<!~Jl~Ll!n,~s~lQ~~~L~~E.,~ essere
d
a~~~t~~b~~~~'
IZIO rey
di dil~~en~~~~~~~~to le ;00:,
' . . . he- l:as~~eSsi!ii~;vañzaIffi1m~ 8. Cio non avviene nel diritto penale, ove la
1"v<u"ca della colpa per un'ipotesi di reato e indipendente dal grado dí
essa, nel senso che puo qui venire in considerazione anche la piii lieve delle
!:if~~;íyx,L}Ml",~lJ},ll.~M ~~~~~~~ colpe; in analogía, del resto, alle caratteristiche storiche della cd. responsa-
-~~",=\~ª"wY,Ql9JJ.tª,.J<,.gl:!.J~¡Jl","M,=,,,,,,,,,,,,.~,,,,.,,iJi,:,,R~t,~er
bilita aquiliana, o da fatto illecito.
I!~~" ~y~~, ti~~YJ1tº jl~~!!AJ.Piºo/,i.ll_.Ql$ill~<l!l~~9i"",qJJ~,~~si gossibilita di ,l>~ve-
~~~~~~~~¿l~i~;T;r~~~~alu- 8 Secondo quanto una parte della dottrina civilistica desume dalla differenza testuale fra gli
3rt 1176 e 2043 C.C •• Per una esauriente disamina del problema della rilevanza del grado della
~~,?",~,~~.~~!!!,~:?:~'!!f~.Z!!O;,,~~~~e!~~,~,~~:~~~~!,,!?-~~~,al~e.- colpa nel diritto penale, T. PADOVANI Il grado della colpa, in Riv. it. dir. proc. pen., 1969,818 ss.
/
268 Parte terza
CAPITOLO QUINTO
~';l,Q-!1~y~4.!!~!~~~t!:",~~~<¡?!}~2,II.g~",,~!J;f,~j~~,~~~!~~-e-
• - _o
"sul divieto": lifuiti corrispettivi. - 3.2.1. Gli aspetti problematiCl della dlscnmmazlOne tra errore
sul fatto ed errore sul divieto: l'errore sugli elementi nonnativi del fatto. - 3.3. ResponsabilitA per
Vl!!..2,!!~~12a. Non solo, qui'ii:d'i, la colpa cosciente costitmsce lpotesl di un reato diverso. - 3.4. Errore sul fatto determinato dall'altrui inganno. - 4. Ulteriori cause di
esclusione della' tipicim: il reato "putativo" e il reato "impossibile". n concetto di azione "social-
maggior gravita rispetto aquella incosciente (come e attestáto dall'art. 61, mente adeguata". - 4.1. L'errore sul reato impossibile e sull'adeguatezza sociale.
nO 3, c.p.); ma lo stesso tipo di errore colposo potra avere un peso diverso,
agli effetti dell'art. 133 c.p., a seconda che si sia di frclnte ad un soggetto di
BmLlOGRAFIA: M.VV., Problemi generali di diritto penale, a cura di G. VASSALLl, Milano,
provata esperienza e capacita - dal quale era lecito átlendersi una condotta 1982, p. 41 SS.; G. FiANDACA, Caso fortuito eforza maggiore nel diritto penale, in Dig. disco pen., n,
pienamente rispettosa della diligenza pretesa - o di lÜl apprendista. Torino, 1988, 107 SS.; C. FIaRE, Il reato impossibile, Napoli, 1959; Id., L'idoneita dell' azione nella
Assumono, inoltre, rilevanza le condizioni soggettive che possono ayer struttura del fatto tipico, in Foro pen., 1963,246 SS.; ID., L' azione socialmente adeguata nel.diritto
penale, Napoli, 196.6; G. FLORA, Errore, in Dig.,. ~V ed., To~o, 19~0; R. ~?SALI,.Errore, m Nss.
dato causa, o concorso a dare causa, alla violazione della diligenza: diversa Dig. it., VI, Torino, 1960,672; ID., L' errare nel dmtto penale, ID Stud. Anto[¡sél,~, ~an?, 1965,547
SS.; C. F. GROSSO, Errore, in Enc.giur., Roma, 1990; G. MAruNuCCl, Fatto e scrlmlnantl. Note dom-
sara, nel grado, la colpa del casellante che ometta una rriafiovra di scambio, matiche e politico-criminali, in Riv. it. dir. proc. pen., 1983, 1190 SS.; F. MANToVANI, L,' errore. ,!el
a seconda che egli sia stato vinto dal sonno perche sttemato da un lungo diritto pena/e, iI¡ srudi Musotto, III, P~enno, 19.81, 219 .ss.~ G . .NEP~I M~DONA, 11 reato lI1!posslblle,
turno di servizio o perche distrattosi ad amoreggiare con la fidanzata. Milano 1965; T. PADOVANI, Costringlmento fíSICO e pSlchlCO, ID Dlg. dISC. pen., III, Tonno, 1989,
209; F.'C. PALAZZO, "Voluto" e realizzato, nell' errare sulfatto e nell' aberratio delicti, in Arch. giur.,
~(l1tt()ri oggettivi e quelli sogsettivi dovranno, dühqi,te; eombinarsi, 1973, 27 SS.; ID., L' errore su legge extrapenale, Milano, 1974; A. PECORARO ALBANI, Caso fortuito
(dir. pen.), in Ene. dir., VI, Milano, 1960, 390; ID., Costringimento físico, ivi, ~, 1962,.242; ID.,. JI
~~!l~yálutazione, rimessa al giudice dall'art. 133 c.p., crrcáil "grado" deUa concetto di violenza nel diritto penale, Milano, 1962; D. PuLrrANo, 19noranza (dlr. pen.), ID Enc. dlr.,
CQrpa~ con la conseguenza che essi potranno concorrere fihrVo¿amenú~el XX, Milano, 1970,43 ss.; D. SANTAMARIA, Lineamenti di una dottrina delle esimenti, Napoli, 1961;
dar luogo ad un giudizio di maggiore o minore grav.ita della condottá colpo- F. STELl.A, L' errore sugli elementi specializzanti, in Riv. it. dir. pen." 1964,88; ID., La t~oria d.el.be~e
giuridico e i c.d.fatti inoffensivi conformi al tipo, ¡vi, 1973, 3ss.; O, VANNINI, Il reato lmposslb.le, m
sa; oppure dar luogo a un riequilibrio del relativo giudizio. ti superamento Arch. pen., 1949,1, 363 ss.; G. VASSALLl, Cause di non punibilita, in Enc. dir., VI, Milano, 1960,609;
in misura elevata di un limite d velocita, all'origine di ún sinistfó (elemento ID., Considerazioni sul principio di offensivita, in Studi Pioletti, Milano, 1982, 617.
oggettivo di colpa grave) potra essere temperato dalla considefaZione dei
motivi che hanno indotto a superare illimite: per esempio, l'ansia di recarsi
presso un congiunto gravemente arnmalato. 1. Premessa.
1I~~1¡~~~,~!!l11~ di cio che abbiamo ripetutamente designato ad esempio, nel caso dell'errore "sul fatto che costituisce il reato": nel
comiLtonq;SO' entita concettuale, a cui la legge penale si riferisce con comume riferimento agli elementi oggettivi del fatto tipico, dolo ed errore,
diverse OCUZlOlll fra loro equivalenti ("fatto preveduto dalla legge come si condizionano a vicenda condo una logica di reciproca esclusio-
reato": arto 40 cO. 10, arto 202, cO. 10 c.p.; "fatto che costituisce il reato": neo L' errore disciplinato dall' arto . altre parole, non corrisponde a una
arto 47, cO. 10 c.p.); o anche, piu semplicemente, con il termine "fatto" (artt. .curco1st2mz;a che viene in considerazione per escludere la punibilita di un
45,46, 52, 54 lOe 3 cO., 55 c.p.).
0
in cui gia ricorrano tutti gli elementi della típicita; ma incide gia sulla
"I~_~~i~!.t;,~~~ ,~~.~?,,!~"t!~0~!~~,~~,.SB~~!!~~Y~ coI?~ ~~ppiamQ_\lJtj>!~~1lmI~- • speciedel fatto, poiché elide uno degli elementi che ne condizionano l'esi-
""""§J:~Q,Jl.~~.§.§ª'!'Q••~ª,,,~~~')!J1!R'l'FmD'ftl. ~ª"juí~~ stenza, e cioe il dolo, cosi come e descritto dall'art. 43. Chi spara contro
~~!~_t¿J~Jl.~~wl1S¡."~ti~tt9,,,pL~U~,.ID2¡mWe,~t1~1 . . 9a~.g . 22n~!~~~.g¡=í);~~ una sagoma affiorante da un cespuglio, nell'erronea convinzione di trovarsi
addiri.ttw:ªj!UPQ~ lª,te.ali2;ZªziQne·,<kl·J~=);.gme ..a;YMiMe.mI1el!a ipgtgsi.- di fronte ad un cinghiale, mentre si tratta di un uomo, non realizza il tipo di
della legittima difesa o dell'adempimento del dovere (v. infra, Sez. 3"). fatto del!' omicidio doloso - anche se per avventura "cagiona" la morte d
"""""'T:1t"'ISunwllñá"'det fatto uo risultare esclusa, inoltre, per il ricorrere di un uomo - perché l'art. 575 C.p. incrimina l'omicidio volontario, vale a
'~1üJ:"¡m¡8ffM @bito dUre un'azione sorretta dalla previsione e dalla volonta di realizzare la morte
m ~ P&l!Qlsza,j,udi;~id,w¡l~, cpme nel caso del fatto c~mmesso di un uomo: previsione e volonta che sono del tutto assentí nell'ipotesi di
~ un 1!lin2&P"~.!ll1JJ:!g.ªl?ª,S;$LQ."int~': p~r h venfiéiUS'tdiTaiti o Cómpor- chi spara contro un uomo, credendo che i tratti di selvaggina.
tamenti, successivi alla realizzazione del fatto típico, a cui la legge attribui- M3•. anche le d' .... e®e quelle contenute nell'art.
sce l'efficacia di "annullare" il disvalore della condotta antigiuridica. Si 49 disciplinano, in re alta, altrett2mte lpote I in cui si deve escludere la sussi-
pensi al recesso da una banda armata (art. 309, cO. 1, n. 2, c.p.) o alla ritrat- stenza di un requisito essenziale del fatto típico e si puo dire, quindi, che
tazione della falsa testímonianza (art. 376 c.p.). costítuiscano, unitamente all'art. 47, una serie normativa che, nel suo insie-
In tutti questi casi, si puo dire che la legge escluda l' applicabilita della me, configura cause generali di esclusione della tipicita.
!
.
rt.? ,:\) ~ª.Jn~ml~Y":,ª~~E,l~~"§ della tiPIcitr. Di
qm la necessIta dI mdlVlduare, J?.r~.J1.!lllnarmente, auef!e JpoiisCÜm !~
TI contenuto aen!!''!'lItfgljte11terisi@Iti~~ora essere distin-
tamente analizzato, per coglierne la specifica rilevanza e per definirne
che, VIceversa, sembrano P"(",!11r1prf\.low"sJ;essº,":~~"fiP"11rarsi del fatto tipico l' ambito di applicazione.
~ ~~""~'
Si possono, infattí, di~~~.®.~.i22~~~~~vlu",9ui Yi~u~j~
E facile rendersi conto, ad esempio, che la previsione dell'art. 49, 10 questloñeT; esistenza de0~i,tL.lllWimLg.i"UDJl,..CºllSl~ rilevapte P.n1<I il
cO., c.p. (il cd. reato "putativo") non costítuisce altro se non la specificazio- .Gifltto""p't!n eTpotesi in cui sideve escludere l:esistenza deipresuPRJ!.-
ne espressa della regola contenuta nell'art. 1 c.p .. Non si puo considerare sti ." _"_. (li¡g:Qggeii&a-(;~"(iL.qu.cli[~ ~irnIl.-Yt;;i~Qñ-;:¡ºggettlX~~)
punibile "chi commette un fatto non costituente reato nella supposizione le il?~t~inw¡;;JJi..m.atlC.aA:;omunque.laJipirit~stt?Lf~~to: vuoi per l'assenza éIl
erronea che esso costituisca reato", appunto perche l'art. 1 stabilisce che uillinorma che 'lo incrimini, vuoi per la mancanza' del requisito della lesi-
"nessuno puo essere punito per un fatto che non sia espressamente prevedu- vita, rispetto ai beni tutelatí, che condiziona la rilevanza della fattíspecie
to come reato dalla legge", vincolando cosi ad una fonte normativa la pun- concreta per una ipotesi di reato.
tuale determinazione degli el enti costitutivi del fatto tipico.
In effettí, proprio l'art. .p., appena menzionato, chiude una serie
normativa ?he appare rivolta a disciplinare ipotesi di non punibilita, in cui
. la legge prende distintamente in considerazione i diversi momenti che con-
dizionano il configurarsi di un fatto tipico. Si tratta degli artt. 45 ("Caso for-
tuito e forza maggiore"), 46 ("Costringimento fisico"), 47 e 48 ("Errore sul
fatto che costituisce il reato"; "Errore determinato dall'altrui inganno"), le
cui previsioni appaiono in certo senso speculari, rispetto a quelle contenute
negli arto 40 - 43, ove il codice enuncia, in via generale ed astratta, gli ele-
mentí oggettivi e psicologici del fatto típico. Cio e particolarmente eviden-
/
272 Parte terza n reato 273
.~.m~r~~~~~~.J?'r~Y~,~~\kl*fA e _~~~"~~,9E<:lR~~.~~!:!!~,~,22~91ta".2i la condotta del soggetto, pUf essendo causalmente connessa all'evento lesi-
.p,~~~. !~~:?~,,~t?tYl1?Jl~~, l! . ~~~~~~9#~.,.~,2Il1.q~;~~~!LJ}.~qggfjlp,¿"~~.,S!!!g~ll.~º,,,,~ vo, risulta irrilevante per l' imputazione oggettiva. Al riguardo, e forse
1?~~.,J~~.5t9:w.~taSI R()~~!blll~a. 9i p~~()~~~.e;F:lfP.Y.l~...S?,QJl~~~~~; coslcche opportuna una precisazione. L'art. 45, evidentemente, non si riferisce ai
tutti gli eventi che possono esservi connessi da ulipunto di vista causale, casi in cui l'evento e interamente un prodotto del caso, senza alcun proces-
non sono a lui riconducibili quali esiti di una azione rilevante per il diritto so di interazione con una condotta umana. In questa ipotesi, infatti, la non
pe punibilita deriverebbe direttamente da1l'art. 40,1° cO., c.p. ("Nessuno puo
. .(;~e}2~i,~~ente .sil~~~~,ce~~,.~~~~,,~l~~~~~tt,q,"~J"wa essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se l'evento
. quello dI un lmprovvrso F~~, (o di una frana, o dello dannoso o pericoloso, da cui dipende l'esistenza del reato, non e conse-
spostamen o'tF~aná:"tmtsll.t:(j·dtt'tih~espfosióne aCCI entale, ecc.) che sospin a guenza della sua azione od omissione"). L'art. 45 va percio riferito ai casi
~~i~Hr!%~11i~m~*1~~.;ti!!!~}I?X¿alll~tttu4s!g~~,2"~~,,i!tJiS in cui il/oril;!!!o":::;,~lw fattore '~,~~~~~" - ~~~~~¡Un
~~';,I.L~,,(",!~;'"' ...Ia;6~::":~~~¿~:'~!'«';'~'~'"b>"1.i)k~*..(,~l\${~ una sene causale lnnescat~comr~ana - o comunque ad essa
Il valore giurichcó' dI questa situazione, per il diritto penale, viene sinte- r1conduclblÍe - Plegandone il decOf~o7in(iiriiz'iñdoi~ verso esiti
tic~ente esp~esso col d.ire che,. in casi del genere,!l",!O~~non agit, sed ~il2en~LlJlla devÍazloht;-aerrílttrezzóTáñciát()'(l'!lúñ'diséobolo, per. 1
agltur~~a~wml\!~;m~~~. un improvviso colpo di vento;.~~J?i~~~:12~~~!~~Q.~,dl rli:GGa
Non '\1"e~"aubm'oc'ñelnüñasihiazíorie del genere manchere bero, in ep appena montato, ecc. .
ogni caso, i presupposti per l'imputazione oggettiva dell'evento; ma la COf- ~asi del ,,genere, ~LJ;¡¡"W gire_sl!~,maqy'hi.i! I2resul'P<?~,to. eS~I~We.r
retta elaborazione dell'ipotesi induce a collócarne la rilevanza ancora piu a 1'imputazione oggettiva, gi~~:h~.i,~~~!!~,~,J?,~,J1,,2~~_&!1,~~~.P.w:JP ~
monte, per cosi dire, nella sistematica del teato. ~Ifl~¡t~1~i¡~~~~¡~~~ sra:to~mato aliI1'msmgere dI un.lmJ?revecllbl{e ~e di
dell'evento, ,,1 '
~~e, ~~~~~,~~I~~!~:~~!r~t~!~~~~i~~rr~~ii~~~~:~l~
-gurruidi un'auto munita di pneumatici nuovi e correttamente montati -
con la sua condotta non ha ne creato, ne acc~e.~,:l~~9i.m.~e.~",!i~s,~,~~~i
cmnente"l ipro'(lmY~'l:t"b'e'l:re'Pftrt~fm~""~""""'" .",.
@9l~~. (t\S]
.!J!l3:l.¡;~Gacf,ip9tOOF'Bem;mti1l.a.".Qi,m~,?~za dei resupposti per
1'iIIlPl!t¡p;iºº,e ..Qgge.tti:~a.~~~itui.Ji.a~"i.mfe!,t~.,~ll,,:figm: .so'tOft'ttito",
che"P art.
45 prevede e disciplina unitamente alla "forza magglOre .
La dimensione del "fortuito" contrassegna processi causali giuridica-
mente irrilevanti, perché alla radice dell'evento vi e un fattore causale non
dominabile dall'autore e quindi da lui "non prevedibile". n ricorso aquesta
locuzione non deve far pensare, pero, che venganó qui in gioco criteri
dell'imputazione soggettiva: la "imprevedibilitií" del fortuito gioca il suo
molo, infatti, su un piano interamente oggettivo, nel senso che lo sviluppo
del processo che produce l'evento e del tutto anomalo, rispetto a decorsi
causali che la comune esperienza indica come "normali".
Nello stabilire la non punibilita del fatto "commesso" per caso fortuito
il legislatore non ha fatto altro, in sostanza, che codificare le ipotesi in cui
/
274 Parte terza Il reato 275
l'
'~~dubbio che manchino, comunque, i presupposti per l'imputazione oggettiva
in capo a chi subisce la violenza. yero "aut8re" ~Liª!W",,~",l,;,,~
~,~~h~,,,§i.~~~,,,,9S.l1&!,"xiUimª,,,,,<;¡¡Qm~_~YIl~;~~~
\~¡wm
.~~j21-,f(,Q:I;~~~mbiliª&.~"jt:IJ.¡ª§t~Bm~lY9~;j,mRI!~~.,lgª,,~bl~llilW:e
il",<;2~m.qgim~9;!9:;Q.«~iS2,ª",C.QJ,!g..glQ!J~~~§§,~.t;~{~ l¡i~~~) Caio,
"mlin poligono di tiro, spara contro un uomo, che rimane ucciso, credendo
S.!..~~l~H~~tgh,r!~dg~~ '~ill2l:eii.¡¡~f' al!u~endi~ :~n 9P~~~ di ayer mirato a un fantoccio; 3) Sempronio, dimorante temporaneamente
espresslOne a latto c e, le autore. matena e per COSl re lmme la-
n)4Tdenatto:'vi'e"'ül1%mfr'o~~gg;tt~'''~h~::"~i~p~~ in via indiretta, e il vera
; ;
I in un residence, si introduce nell'appartamento di un terzo, ritenendo che si
auto~~1tórtlt~l'l~tfefie ómi trat1:i del SUD Íllloggio, situato invece al piano inferiore; 4) Mevio, nel rioJ-
dena"'ffg~taeIrjaiitt}f~~(a7t2t!1 o meg ltO, quando dinare un archivio, invia al macero un atto pubblico originale, credendolo
te\. ~"A:. Q si trattera del concorso di persone nel reato (infra, vol. II). Per ora, ci limi- una fotocopia.
In tutti . l' a ente realiz~!1~t~cie
" ' ~" \" <¡Lo li~2 a rilev~e che un analogo effetto. di "t:asferimento" della responsabi-
1"A~\::f\k'<;¡¡J!"'"1Tt"1r1>enale SI produce anche nel caso m cm taluno commette un reato per oggettiva, rie ,. .. (art. 624 c.p.), omicidio (art.
~ .. 0 Q (""t.. esservi stato costretto dall' altrui minaccia; l'ipotesi non si inquadra, pero, ~~lazione di domicilio (art. 614 c.p.), soppressione di atti pubbli-
. ~"' ¡rJp\ ~~nella figura del costringimento fisico, ma nella disciplina della esimente ci (art. 490 c.p.): giacché una cosa altrui viene sottratta alla disponibilita del
V",'\..;; 1" dello "stato di necessita" (art. 54 c.p.). Tra i problemi interpretativi del proprietario, un uomo rimane ucciso, un domicilio e vio lato, un atto yero
"costringimento fisico" vi e, percio, quello di una puntuale delimitazione viene distrutto. . di . .' '.' . . '
tre violenza e minaccia, ai fini della discriminazione fra i casi in cui, per ché
effetto della violenza, mancano i presupposti stessi della imputazione
oggettiva, e quelli in cui al soggetto rimane comunque la possibilita di ql.i~lita'di"uo~o .
"scegliere" se commettere o meno il reato ("tamen coactus, voluit';). documento soppresso.
Quest'ultima ipotesi ha in comune con quelle dell'art. 46 sia l'effetto di Come gia si e sottolineato, dolo ed errore sul fatto si condiziollano a
esc1udere la punibilita dell'autore materiale del fatto, sia quello di "trasferi- vicenda, in una logica di reciproca;sclusfone:=dove'c""'eerrore~sut1att~"~on
~3lo~~m) ". ~'~A1"f'.-""'-'}""\'!l>"''''''N'r_'';~_~--dT-''=i:~
re" la punibilita in capo all'autore della minaccia; e tuttavia diverso e il suo RJ.l,!?~~Q.....ll~tappte~!ltª~lgU5). . m ..e"lª,ct-.tájJ.libi~¡;e
statuto dommatico: vale a dire la sua collocazione rispetto ai singoli ~che una volizione rilevant~e~E~!~!B.~E:.!?J~§i&Ql~.~o. Se Caio,
momenti di rilevanza della struttura del reato. TI fatto commesso in stato di a cagione dell'erronea rappresentazione in base a cui agisce, non era in
necessita, deterrninato dall'altrui minacce, e infatti inquadrato espressa- condizioni di "prevedere" la morte di un uomo come conseguenza della
mente nell'ambito di una causa di non punibilita del fatto tipico: quella propria azione, non puo neppure averla "voluta", nel senso rilevante per
appunto dello "stato di necessita" (infra, Sez. 3·, 1,4). l'art. 43 c.p.
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216 Parte terza llreato 277
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278 Parte terza llreato 279
di nün cügliere affattü l'essenza e i limiti dell'errüre rilevante ex arto 47 c.p. fatto e, pertanto., esclu~er~ la puni~lit~:)\:'¡:$!1J!!?SJr9 .~il?t<tw~., g,el resto., ciO si
Ql!~2~,~~J~ti~~~~"!~,,~~,:!~~,~!,[fj!!/1"!!!!J¡lJ¡f~,,¡dt.AÜ:¡¡/.[JI s~idistingue in ~umeespr¡:crrMheIl'ittaarto~ste~S'():'C~. 47, HI. düve stabilisce '~h~'r'erro~
q~~~~,~ª,~~to, se si vuüle, in base alla sua fünte~~ "Sü:iiiuJ,e-'é¿¡;~;~~
W...s: dan~'l~""';'~~~~e'es¿liiéIe"ra"'iililblñlti;-qmtf\'l:to""mí
::,.c""60M~~.,~.,~,; .¡;:~,.",,,~1l,,,,;.::;,..,,-.t.¡,;"'~"')"Y"~";¡;J¿',.''¡''''O<:'i'',. '1",.e*~>C'01' ,~'
4 ':"""'.ciLV,,:,:v;:;"%' • "-·"4 '
tenutü, al sUü üggettü) ma nün se ne cüglie in a1cun müdü la differente rile- cagio.nato. un errüre sulkttü che co.stituisce iÍ reato":" '" "" "''',<".0 ... ,-"
vanza giuridicü-p~nale. E, in:~rü, 1~"rr,g~~~¡,}~~RJ?JJ~~P,_~~~ '-"''''PérC!;tc;. i~p~rtit:¡arq{i~st~'~r§pt)~i~i'Sil~''flf''¡~tata assai impüverita da
~~~~«f~i1~J,ª",w~.,,,Q!,~tqw,y,,,,~e un4.ptassi tenacemente riduttiva della' sua applicaziüne, essa riveste tuttavia
'~~~rx~?~t;t,i~~~~a~~t~,,(~~~~~i~~f~r~*~n~~:1~'1*<~~~~~~i~~f.¡~
q{ia grande impürtanza per la düttrina dell' errüre, püiché fo.rnisce elementi
~\""< 1,."" "~\.:;t;~"';'~':'\ ;;'~ ~","-:.::,:".,,""1~'>\K4')-' '¡'.:.<,"~·r""Zl'{;<:t(,',;~~~t.f!'\
decisivi per stabilire i limiti della rilevanza dell'errüre sui cd. elementi nor-
~tivi della fattispecie: tema, quest'ultimo., che co.rrispünde senza dubbiü a
•
se<;;oo<illd;;b~,.l"t!; he
cost!!/J,{~c¿e,tlreat ,g.¡¿·,12 \ . <JA.A un punto. nevralgico. nella disciplina dell'errüre sul fattü.
=""""Ó6'cÍle si deve stabilrre e se l~e dell'agente abbia indüttü, o. meno.,
in lui una falsa rappresentaziüne del fatto che egli sta realizzandü. Che cio
derivi da una errünea rappresentaziüne di un presuppüstü giuridicü, e per- 3.2.1. Gli aspetti problematici della discriminazione tra errore sulfatto
fett~mente ,indifferente, püiché ~~~9:"'~'~~"'~'¡'N~~~I~iY2".Ji>~rJ;,.J,~~~~l~~l!ll~"" ed errore sul divieto: l' errore sugli elementi normativi del fatto.
~1L~rr9r~"~3,W~~¡~.trw""l*xJ,,.S?,,:ff~tS'!?i,9~!t~J~l.. . l "-
renda .., .
~,.~lmJJ,Q,~g~~~~~.}l}"~S~~,,.~U;,xl~mXi9!~,(~~~s~,lSl'&
","y.-.M .. .~tü, cün- ¡"
nessa cün l' erro.re che ha impeditü all' agente di percepire la pürtata üggetti-
va della cündütta.
~~ffi -
tr,iTl:!'ó~'tt()ñeuñPréSupPbstO:sia-;fu,e;;'m~'S'Sa(ñe'Sias't"llra,
cGme·.si'"1l&!t"aiTe';""1n<!l a-
penale si c?n:e~!.:~~~,.,~~r.~J;!l~•.lT~~l'~P~,!c.!;ls&,..
"I1Ifésrlt·íhfér!5tetazlOne - co.me la maggiür parte della ctüttrina üsserva
- cO'íTíspOñoe'a<rüüa""vera
'I~""
ei;lrüp,ria abro!!:aziüne dell'art. 47, co.. 3 c.p., ~ ~ 1~
"'~-.1<t"",·,'","\!il'I1/<t."$:~N;.ilr,~,rr.";'(~¡,lI~~;: -"-~W.i'r~,.\~~."41.'I;o'!:'<~;;(sti~~~'*~
•• ' ,','
'"
pe§hé. m verita, nün si cümprendt;...cüm~.!:~rr~~e~~~~e.IJ¡;¡Ie-~t¡¡)'~~
püss~ determi~~ u1l. el!Q~..•~.2Lf~!.t2.-~J,!,,,,Q.2,WL~~tr,!R,~~~,1~l,t¡¡,,"Á~<Jll,A~n JJ.:~1;:, íl:!-f>
qualche mü~g.s;~tlu;l~.Jl,,~ªJ~~, inverü, la giurisprudenza nün~"t,,, . l)J.J,
e rilaírili'scita rt fürmulare un criterio. cünvincente per la selezione dei casi_tY\./"h"~_
in cui il precettü inco.rpürerebbe la no.rma extrapenale, da quelli in cui tale:('.,f·~ ~":/_.;:o
fenümenü di "incürpürazio.ne", o. "integraziüne" nün avrebbe luügü. ,¡ti"t;;)y.,.- ~Itf\'~, '?
Applicato cünseguentemente, questü criterio cündurrebbe, ino.ltre, al para-~' (S~i~.
re düssale risultatü di esc1udere l'efficacia dell'erro.re sui cd. elementi norma~
invo.catü dall' agente a sua disco. pa . tivi del fattü (per la cui no.ziüne, supra, Sez. 1",4.1), ügni qualvo.lta il para- u...Jv-\."'::O...
"'~'AI:qr:f:UQñ''''aer'lElS1'lJf~~~''tli i no.ranza della le e enale non yLe metro. di valutazio.ne dell'elementü nürmativü sia cüstituito da una dispüsi~~,,~~~jJA ,,-
~H~0~i¡9lP~r'~~Q:.S~~:in:~~~')¡:t~~ª~~~~p~.~~e~f~ii~fiS·~t~9~a~'zta¡t~ zio.ne di légge che, mai cüme in questü caso., si düvrebbe ritenere "incorpo.-L •.
~~M~~~9~;;;:::;.:v.ale,3wdit~1:.eP;Qf~.. 44 dJrit!o ~ I?oss'a oélefminare un errüre sul rata" nel precettü penale.
La realta, pero, e che cün l'art. 47 cü. 3 c.p. nün si e affattü inteso.
restringere l'ambitü di efficacia dell'errore sul fatto.; ma, al cüntrariü, stabi-
2 Sui limiti apposti alla regola enunciata nell'art. 5 c.p. dalla sentenza costituzionale n. lire una dero.ga al principio. generalissimü, secündü cui "ignürantia legis
364/88 v. infra, Sez. 4', 1lI, 3.2. nün excusat", cül ribadire esplicitamente che il limite della rilevanza
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280 Parte terza llreato 281
dell' errore e segnato dalla sua pertinenza all' errore sul fatto, e la sua irrile- determinata fattispecie, da quelli in cui abbia la funzione di specificare i
vanza, per converso, dal suo configurarsi come errore sul divieto. Jyt1;~ tennini stessi del divieto.
volte, cioe, che l' errore su un elemento normativo (qualunque sia il parame- Si pensi all'art. 348 c.p., che incrimina la condotta di chi "abusivamen-
tro va u a lVO 1 n enmento, e perclO, anc e In quanto sia costituito da una te" esercita una professione per la quale e richiesta una speciale abilitazione
norma di legge) abbia determinato nell' agente la rappresentazi dello Stato. Qui la parola "abusivamente" si riferisce certo alla violazione
fatto diverso da 'que o tlplcO - C - delle disposizioni legislative, extrapenali, che regolano l'esercizio delle
~C1üaerrOoIO'Oel'1'iffiotlI)iCO::::"ñe&eséfuCIeíir"ia puni- professioni; e tuttavia, l'ignoranza di queste disposizioni di regola non
-~tte le vorre:"iñvece,:"Crro'~ñ'~erenrerrteF'fletmttl!¡'V'() nUd íiIDíia potra essere invocata a propria scusa da chi eserciti senza la prescritta abili-
@bito la rappresentazl~_ªa artedélPagente di unfutto corrlspondente tazione, poiche solo in particolarissime situazioni essa si puo risolvere in
~gJ;i~!í~llJ1~t,~i!i2P.i~~?'!} circa a l , errore sul fatto, mentre generalmente si configura come un yero e proprio
~~~"~_WIrJMl¡~~¿~~~~~:"~'~~,"Y''''.i''''J~M.~~l1:J}¡~~"",,,,,, errore sul divieto. In un'accurata disamina del problema e stato opportuna-
<\l;,assumere aleuna efficacia scusante. versa, ád esempio in errore sul divieto mente sottolineato come la c.d. presunzione di conoscenza delIa legge
cliC'·es~imO""l~m~t'fft1:1··Iñ'al:'ññiOñio avente tuttora effetto civile in Italia, penale (art. 5 c.p.) venga qui con il suo fondamento ad orientare lo stesso
contragga un secondo matrimonio credendo che, in quanto musulmano, cio ragionamento di interpretazione convalidato da costante giurisprudenza3 ; e
gli sia consentito in forza dell'art. 8 Cost.; versa invece in errore sul fatto, si e segnalata la differenza con i casi, pure esaminati dalla giurisprudenza,
chi ritenga di essere libero da un primo matrimonio, per effetto di una sen- in cui si puo dire che l' agente versa in errore su una norma extrapenale che
tenza straniera di divorzio, non ancora delibata in Italia. Nel primo caso, qualifica un elemento delfatto. Tale e stato ritenuto, ad esempio, il caso del
infatti, l'agente "vuole" il fatto incriminato dall'art. 556 C.p. ("bigamia") sindaco di un 'Comune che iscriva un nato da donna coniugata come figlio
ritenendolo erroneamente lecito; nel secondo caso, per contro, nOn si rap- naturale di costei - contro il divieto di legge all'epoca esistente - ritenen-
presenta per nulla un fatto corrispondente al delitto di bigamia e, in effetti, do che il marito delIa donna, disperso in Russia, fosse da considerarsi
non vuole contrarre un secondo matrimonio in costanza del precedente che morto 4. Inqtiesto caso, e evidente che il soggetto non cade in errore
egli crede, viceversa, estinto, sia pure per un errore "di diritto". sull'art. 567 c.p., che incrimina l'alterazione dello stato civile di un neonato
Da quest' esempio si puo vedere molto bene che l' errore su una legge nella formazione di un. lI¡tto di nascita; ma sulla legge civile, in relazione
extrapenale escIude la punibilita dell' agente, quando ha cagionato errore su alla qualita di "donna coni~gata" della madre. L'errore sulla norma extrape-
un elemento "normativo" del fatto, tale che l' agente venga a trovarsi nelta nale porta dunque ad, unerrore su un elemento normativo del fatto (lo stato
identica situazione psicologica di chi ha agito in base alZa falsa rappresen- civile spettante al neonato) ed e percio rilevante per l'art. 47 c,p.
tazione di un dato delta realtil naturale. TI fatto che l'errore sia stato deter- Analoghe difficolta si incontrano nelIa determinazione del criterio
minato dalla falsa rappresentazione di un dato giuridico-normátivo non ha discretivo tra errore sul fatto e errore sul divieto, quando i parametri norma-
nessuna importanza, perché cio che e decisivo e la conseguenza dell'errore, tivo-valutativi I siano di carattere non-giuridico (sociali, morali, ecc.). In
e non la suafonte. Chi si impossessa della cosa altrui, scambiandola per la materia di atti osceni, ad esempio, - prescindendo qui, si intende, da ogni
propria, e chi asporta la cosa altrui in base ad un' erronea opinione circa giudizio sull' opportunita di incriminazioni penali in materia - e evidente
l' efficacia di una sentenza che gliene ha attribuito la proprieta, da un punto che si debba considerare irrilevante l' eventuale errore dell' agente sul carat-
di vista psicologico versano nelle stessa situazione. Entrambi, infatti, credo- tere osceno dell'atto, perché cio significherebbe sostituire al parametro
no erroneamente che la cosa non sia altrui (versano cioe in errore su un tipi- oggettivo (il "comune sentimento del pudore"), a cui il giudice dovra infor-
co elemento normativo del fatto) e mancano, quindi del dolo del furto. mare le sue valutazioni, la personale opinione dell' autore su cio che e o non
Cio non vuol dire che, nei casi di errore su un elemento normativo, sia e oscenoL Non e certo difficile cogliere la differenza che passa tra questa
sempre agevole distinguere le ipotesi di errore sul fatto da quelle di errore ipotesi - che configura un esempio tipico di errore sul (l'oggetto del)
sul divieto. E anzi particolarmente difficile fissare un preciso e univoco cri-
terio di distinzione fra i casi in cui l'elemento normativo serve a contrasse-
gnare la qualiffi di un soggetto, di un fatto o di una situazione che deve rien- 3 D. SANTAMARIA Lineamenti, cit., 90 ss.
trare nel fuoco dell'intenzione perché si abbia il dolo caratteristico di una 4 Cass. 12-2-1957, in Giust. pen., 1957, II, 178.
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282 Parte terza Il reato 283
divieto - e il caso di chi compie atti osceni in un luogo privato, ma espo- Controversa e, infine, la rilevanza dell' errore sulla norma extrapenale
sto al pubblico, nella erronea convinzione di essere assolutamente al riparo che funzioni come norma integratrice della cd. norma penale in bianco
da sguardi indiscreti: qui l'errore cade su un elemento del fatto -la pos si- (supra, P. 2', 1, 5). Al riguardo, non vi e dubbio, per altro, che l'errore sul
bilita di percezione dell'atto da parte del "pubblico" -la cui mancata rap- contenuto della norma integratrice sia irrilevante, quando si traduca in un
presentazione esclude il dolo richiesto per il tipo di fatto incriminato errore sull'ambito di applicazióne del divieto: come, ad esempio, nel caso
dall'art. 527 c.p .. di chi ritenga, erroneamente, che una determinata preparazione non sia
Analogamente, per la punibilita dei fatti previsti dagli artt. 620 - 622 compresa nell' elenco delle sostanze psicotrope o stupefacenti, indicate
c.p., consistenti nella rivelazione, "senza giusta causa", di segreti epistolari, nelle tabelle emanate e periodicamente aggiomate dall' Autorita di control-
documentali o professionali, risultera irrilevante l'eventuale errore di valu- lo, e di cui e vietata la vendita senza autorizzazione a norma dell'art.13,
tazione da parte dell'agente, circa la giustizia o ingiustizia della causa che D.P.R. 90ttobre 1990, n.309.
ha dato luogo alla rivelazione; ma potra rilevare, invece, il suo errore in
ordine alla sussistenza di una circostanza di fatto che, se esistente, avrebbe
dato luogo ad una "giusta causa" di rivelazione del segreto. 3.3. Responsabilita per un reato diverso.
Una volta stabilita l'assimilazione dell'errore sulla norma di legge extra-
penale a quello su ogni altro elemento normativo del fatto, resta ancora da A norma dell'art. 47 co. 2: "L'errore sul fatto che costituisce un deter-
stabilire se, nella nozione di "legge diversa da quella penale" debbano farsi minato"~:t~w:;~'~~~~g~~;'~qt:<Ur~
rientrare anche quegli elementi normativi definiti da una norma penale, che ,~~,.9tt~~m:in~~~
as suma funzione di qualificazione ai fini del tipo di fatto descritto da
un'altra norma incriminatrice. Ci si chiede, ad esempio, se dovra rispondere ~~~f~~~g4~'~i~~
di calunnia (art. 368 c.p.) chi incolpi altri di un atto costituente reato, sapen- "Ja
dolo innocente, ma nell' erronea opinione che il fatto denunciato costituisca
un mero illecito civile o un illecito anuninistrativo "depenalizzato". La dot-
d~l~k~~%~f~~f~!~~<l~(l?~kr~~~~"'~~~"fl(~!f~i!lf,~~~~~?~rf~f~i'f~~~~$~
,,¡¡~~~~;~~~~!!~~~::~~,~~g~~~~~~~q~li\t~~f\;~Q~t~~,~~ll§~~,~,~~~,.~,>"
trina e per lo piii orientata giustamente ad anunettere, in casi del genere, la
rilevanza dell'errore, in base alla considerazione che il soggetto comunque
non vuole un fatto corrispondente a quello previsto nell'art. 368 c.p., e cioe mil,l .".. ~mi~glisi
rappresenta .. complUta~eQ.t~'f!t,,.~n~101'm,.r$1~~~,,,
la incolpazione di taluno per un "reato", di cui lo sa innocente. La nozione ,mmPttpre. '~rpari:'8'11rlJiiten(f~"tiñ['(5b'gá'>áIi:riír:
·1>'v%~~¡§~'Sm· ,
"cr~dendola pro-
di legge "diversa da quella penale" verrebbe dunque a coincidere con quella pria, non rispondera del delitto di cui all' arto 423, cO. 10, c.p., ma - sempre
di legge diversa dalla norma penale incriminatrice. Non e infatti in base che ne consegua un pericolo per la pubblica incolumita - sara punibile ai
alla natura, o collocazione, della norma che si pub stabilire se si tratti di sensi del 2° cd. dello stesso articolo, che incrimina appunto l'incendio di
errore sul fatto o errore sul divieto; e, quando si tratti di un errore che incide cosa propria.
sulla rappresentazione del proprio "fatto" da parte dell'agente, non vi e Nonostante i dubbi affiorati al riguardo in dottnn~~'~a~,..~.~~~~~':~~2~~.::~j
alcuna ragione discretiva per escludere la rilevanza dell'errore. In quel caso, la.!=:ºl!l~tB ",!lU L.IVl.1v d~~añ't~t~",~,!~.~!.~+,.~ .•~~~,~~~,,}(
l
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284 Parte terza 11 reato 285
al principio che, per attribuire a taluno la responsabilitli di un determinato reato, debba sussi-
stere almeno la colpa quale "collegamento subiettivo tra 1'autore del fatto e il dato significati-
vo [... ]addebitato", ha dichiarato la illegittimita costituzionale dell'art. 626, lOco., n. 1 c.p., cie del fatto non gia dalla oggettiva presenza del requisito che lo dif~erenzia d~l'ipotesi d,?l
"nella parte in cui non estende la disciplina ivi prevista alla mancata restituzione, dovuta a furto ordinario, ma dall'atteggiamento intenzionale dell'autore. Sulla nlevanza dI questa deh-
caso fortuito o forza maggiore, della cosa sottratta"; facendo, cosl, in pratica, dipendere la spe- cata decisione per il tema della colpevolezza, infra, Sez. 4", Il, 2.
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286 Parte terza "\~o...
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od ~ n reato l,'
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287
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s.eguenza dell'aziope od.2.W~j~~,~Üll~; gY~"JlltjWO, tl\ressi tutelati, m~ntre non puo ritenersi estesa anche a quelli che solo
~~~~.!1e!t~~"~~~!L~'i,til",~,p,~P,.'¡;¡~X~~,J;1,~o,l{,l.Wle.,,.J;~ (falsa attesta- apparentemente si inquadrano nel tipo de11a condotta vietata, poiche man-
zione, ~orte di ~n uomo) :.~~~~lm~.IJ1~,~2!111~~J2,,ª,~r,QJ2¡i~,,~. cano di ogni attitudine offensiva. In altre parole, l'art. 49, cO. 2° c.p. serve a
Bemnt.e.so,. 1 e. secutore r.P:~teñN~... ~eJffl:ttCl,.,nqn..§J1J,!HrÍfil..allaxesponsabi- rendere chiaro che, nel configurare il modello legale di un reato, la norma
.!i~~!l~m~]21it~lrtri~n~Sidim~~ilchtcií;'1;;r':m~-ri~h1·ama inie- penale si riferisce sempre ad azioni idonee, vale a dire tali da costituire una
gr~liriente.le disposizioni del precedente arto 47), 9,~~2~~~,JJc~Jl;j,wjw;§:b~ effettiva minaccia per i beni protetti dall'ordinamento: il fatto tipico costitu-
~!I~"".;;;;;-
SIa pure per effetto dell'inganno perpetrato ai suoi danni - abbia .. uvo di un reato, cioe, si avrebbe soltanto allorché, insieme con i connotati
tuttavia~<?.!!tto elementari roislJre di cllJ.l.tela. Puo essere questo il caso del esteriori di una fattispecie legale, sia presente altresi un' effettiva capacita
'CaccIatore che accetti precipitosamente l' esortazione a sparare da parte del lesiva dell'azione.
callido compagno di battuta, senza esercitare il benche minimo controllo L'idea che l'attitudine aggressiva del fatto costituisca un momento
sulle sue affermazioni. essenziale della conformita al tipo - idea condivisa da chi scrive e da una
parte rilevante della dottrina - pur avendo incontrato, di recente, crescenti
e significativi riconoscimenti anche nella giurisprudenza 11, non riscuote
4. Ulteriori cause di esclusione della tipicim: iI reato "putativo" e iI tuttavia unanime consenso.
reato "impossibile". 11 concetto di azione "socialmente adeguata". Le perplessita avanzate concemono, in primo luogo, una asserita incon-
ciliabilita fra le tesi prospettate e un sistema impemiato, come il nostro, sul
I Si e giil. avuto occasione di osservare che la ipotesiriormativa del principio di legalitil.. Si osserva, da un lato, che un fatto conforme al model-
I R f\J'\~\)O =r " to" non costituisce altro, se non la espressa spe- lo legale. roa al' ú<lIl12º stesso -erivo di lesivita, sembra costitulre una sorta di
CI I~. . .
ego a con enuta nell'art. 1 c.p .. J::~:<?~ sLpJ!.Q, ~ousid~t< contraddizione in te~~~l1:.w::s.;[~:m1t~l~~!!,!!E,~~~
p~~~;:~:..~~.~~!!~. "I!~,~;;t!~~.ll~~,co~tit~~mt~.r,((.~tp.p~Uª,~ijppg.§iÚ&U~, COSI dlie, "rormale", del fatto,~~"t~~t~~lJ!Y12~~J!.qir~~o
e~0~~~ ..f,nt:,~ss2~~~t~t!l;!S.f'~0[~~t9'" perche l'art. 1 vincola l'interprete e il caCríteri extr - - . . ·'~2&.~~,~~;;.~~~~::.~ . ~~,,!!~~ . 2i,,"~,
glUdlce alla regola della corrispondenza dell' azione punibile aquella ne .~19.ll.Lg!ill~.mu_g~a~'!~,U 13.
descritta, con determinati requisiti, dalla norma incriminatrice speciale che Le obiezioni non semprano calzanti. Non la prima, dal momento che
configura il "tipo" di un determinato reato, in tutti i suoi elementi costituti- l'art. 49 cO. 2 sembra proprio difetto a co~~)'t;,y~~_~~~
vi. L' opinione dell' a ente circa la corrispondenza del proprio fatto ad una reali esigenze di tutela'e l'ecce,sso di tutela; aenvante dal fatto che la norma
il2.0tesi di reato non puo dunque assumere cuna n evanza se il fatto com- incnminií1ñce, mnelf~~ft ~neraIita e astrattezza, non puo certo
méss(rñoilj)'feSe'ñta.Ín"'r:;~:·lr;et¡üí'SFto1let¡:;:;;¡;~~Dza 'ií tipo, che discriminare la infinita dei casi che l' esperienza concreta presenta: con la
l'art. 1 C.p. esige, nell'ambito di una rigorosa certezza legale che ne assicuri conseguenza chr anche la migliore tecnica di tipicizzazione puo finire per
la funzione di garanzia per i destinatari delle norme penali. ricomprendere ipotesi, in cui la formale rispondenza a110 schema normativo
Non vi e dubbio, quindi, che se anche il nostro codice penale non conte- non ricopre pero un'effettiva lesivita della condotta. Viene anche opportu-
nesse una disposizione come quella dell'art. 49, cO. 1°, il principio ivi namente rilevato che lo "scarto" fra (apparente) conformita al tipo e lesivita
espresso troverebbe egualmente applicazione, per effetto de110 stesso prin- puo ben verificarsi, ne110 sviluppo storico, in relazione alle vicende degli
cipio di legalita, cosi come formulato nell'art. 1 c.p .. ' interessi tutelati, dimodoche l'interpretazione dell'art. 49 alla stregua della
Maggiopnentl' J1mblem ati ca, ma certamente piu densa ~ignificato, L-. c.d. concezione realistica dell'illecito penale potrebbe realizzare anche fina-
inve':,~J~~2§.j~Il~""~~q,~,,Jle12° co. d~.IJQ st~,S.§9,,,,llll;.~~.p., che sta-
~~ _~~;,."~a ~uru.biliffi_~~?,Ur~~,~~~l~!,~..9!!,~Q~qzp~r~J.~i~~~~,~e
L~i;~c~,¡})"
-
'" ~Q..I!~r ll.a-~?~~S!~E~,l!;,2.t;!!,"~&~~!!<?~~.~."~~?~~~!.I!!:P.~,~S.~b~~~1'.~X.~Ill2..~2
Ol\...t!.... ¡:>enco oso . 11 Da ultimo Cass. 15-5·1989, in Cass. peno mass., 1991, p. 572, n. 508, nota di C.
CASTELLAN!, L' arto 49 c.p. tra tentativo e reato impossibile, p, 575 SS., a cui si rinvia anche per
-'''Questa" aisposizione, come si vede, sembra enunciare in modo molto ulteriori riferimenti giurisprudenziali.
esplicito la regola, secondo cui 1'incriminazione deve considerarsi limitata 12 F. STELLA, La teoría del bene gíurídíco, cit., 3 ss.
solo a quei fatti che presentino l'idoneita per un'aggressio,ne effettiva degli 13 G. FIANDACA - E. Musco, Dirítto pena/e, cit., 352 s.
288 Parte terza n reato 289
lita di adeguamento dello schema legale al mutamento delle esigenze socia- dall'attuale arto 49 cO. 2, attribuirono espressamente "valore generaIe e fon-
li di tutela 14. damentaIe anche per il reato consumato", in quanto attinente "all'esecuzio-
Quanto ai timori relativi alla certezza del diritto, essi, in verita, si con- ne del reato, ossia alla condotta punibile, elemento essenziale del reato" 16.
nettono a preoccupazioni legalistiche non dissimili da quelle che si rivolgo- l:!9D puO in effetti. ravyisarsi illecito penale, la doye non solo manchi
no a qualsiasi tipo di "c1ausola generale", di cui l'interprete sia chiamato a una lesione effettiva vi era la possibilita che
fare uso nell 'interpretazione del sistema: con la sostanziale differenza che
qui si tratta pur sempre di una c1ausola normativa - vale a dire di una
regola espressa dall'ordinamento - con cui l'interprete e il giudice sono
obbligatoriamente chiamati a fare i conti 15.
In realta, la derivazione del principio formulato nell'art. 49 co. 2 da
quello piu generale c.d. di offensivita (o necessaria lesivita) dei fatti costi-
tuenti reato e evidente ed innegabile: parlare di una necessaria attitudine
lesiva del fatto non significa altro se non ribadire, sotto diversa forma, la
regola dell'ordinamento vigente, per cui l'illecito penale si configura solo
in funzione dell' effettiva aggressione a qualcosa che rappresenta un bene
della comunita o del singolo, cosi importante da doversi tutelare con la
minaccia della pena. Le premesse di questa affermazione, a livello costitu-
zionale, sono state ripetutamente sottolineate in dottrina: sia quando s e
notato che 1'irrogazione di una pena in presenza di condotte prive di effetti-
va lesivita avrebbe una funzione puramente "preventiva", in contraddizione
con le diverse ragioni giustificative, proprie rispettivamente delle llene e
delle misure di sicurezza; e sia - indirettamente - quando si e sottolinea-
1:
ta esigenza che il sacrificio di un bene costituzionalmente garantito, come
la lIberta personale, su cui viene a incidere la sanzione penale, si giustifica
solo in relazione a un concreto bisogno di tutela di interessi, anch'essi
oggetto di tutela costituzionale.
Ma, anche a prescindere da queste impostllZioni, non vi e dubbio circa il
fatto che il cd. principio di offensivita costituisca ormai un canone general-
mente ricevuto, tra i fondamenti del vigente sistema, nella elaborazione
dottrinale; il che rende ancora piu singolare le persistenti riserve sul signifi-
cato e sulla collocazione sistematica che_all'art. 49 co. 2 c.p. assegna la cd.
"concezione realistica" del reato. Ne, in verita, e possibile trascurare del
tutto l'intenzione dei compilatori del codice, che' al principio enunciato 16 Re!. sul progetto preliminare, in Lav. Prep., IV, l, 56 S.
17 Cio e ancora piii evidente in relazione all'ipotesi del reato impossibile "per inesistenza
dell'oggetto": sia che si intenda per oggetto, nel contesto dell'art. 49 co. 2, il C.d. oggetto
materiale del reato; e sia, a maggior ragione, che il termine "oggetto" venga qui inteso come
, 1~ ~ul.pun~o: ? ~EPPI MO?ON;\, La riforma delta Parte generale del codice penale, il "oggetto giuridico", e cioe come sinonimo o equivalente di "bene giuridico protetto" (cfr.
p:mclpw di leslVlta ed I rapportl con la parte speciale, in Problemi generali di diritto penale, supra, l, 2, 3.1).
Clt, 77 ss, 18 Non si puo mancare di sottolineare che, contro la tesi che assegna all'art. 49, co. 2 un
.15 L'art 4 del gia ricordato schema di delega legislativa per I'emanazione di un nuovo mero valore rafforzativo della non punibilitll del tentativo inidoneo sta anche il fatto che I'art.
codlce penale ~v. supra, Parte l, 4, nt. 66) enuncia, fra le direttive per il legislatore delegato, 49, riferendosi al "reato" in generale, e applicabile anche ai fatti contravvenzionali; in relazio-
anc~e que~a. di prevedere "che la norma sia interpretata in modo da limitare la punibilitll ai ne ai quali il problema della punibilit1t del tentativo non si pone affatto, dal momento che l' arto
fattl offenslvl del bene giuridico". 56 C.p. limita I'incriminazione a titolo di tentativo ai solí delitti.
/
290 Parte terza n reato 291
dotta - cosi che l' attitudine aggressiva del fatto si profili come un momento ogni caso, la dazione di danaro, o la sollecitazione del favore del p.u. con
essenziale della sua tipicitit - e facile capire che la funzione dell'art. 49, co. il cui elevato valore economico potrebbe rappresentare un fattore
2 sta proprio nel consentire il superamento dei limiti connessi con un'acce- . inquinamento delIa purezza delI 'ufficio o del servizio 21.
zione puramente causale della fattispecie: e in primo luogo, dunque, , L'art. 49 co. 2 si profila, quindi, anche come il veicolo normativo attra-
nell' offrire una soluzione per i casi in cui, al dato che rappresenta l' evento in . cui dare ingresso, nei congrui casi, alla regola della irrilevanza pena-
senso naturalistico, non corrisponde un' apprezzabile compromissione delle cd. "azioni socialmente adeguate": quelle azioni, cioe, che - per
dell'interesse tutelato dalla norma incriminatrce. Non per nulla la casistica loro coerenza con lo stile di vita, storicamente condizionato, della comu-
giurisprudenziale dell'art. 49, co. 2 conceme essenziaImente ipotesi di falso _ non possono farsi rientrare, al tempo stesso, nella fattispecie di un
documentale "innocuo", o grossolano; ma anche reati contro il patrimonio: 22. L'idea della sociale non e altro che un punto di vista
quando, ad esempio, l'oggetto sottratto o quello rinvenuto siano di cosi infi-
mo valore economico (un foglio di carta, un chiodo, una spilla da balia) da
non permettere di configurare l'offesa all'interesse protetto dagli artt. 624 nasce da una
(furto) o 647 (appropriazione di cose smarrite) del nostro codice penale. conc,ezi.one del bene alIa nozione "statica" di
Non riteniamo, tuttavia, che all'art. 49, cO. 2 spetti l'ufficio di risolvere esso, una visione dinamico-funzionale del suo ruolo nella vita sociale, che
la problematica dei cd. "reati bagatteIlari" 19; quanto, piuttosto, quello di ne valorizzi il reale significato. Si pensi alla condotta di "atti osceni" (art.
costituire un prezioso punto di orientamento, proprio per stabilire l'esisten- .. . c.p.): fino a che si resta legati ad un concetto meramente causale d~l
za dell'offesa, allorche il bene protetto corrisponda a un'entita astratta e '. bene giuridico e si finisce quindi per identificare l"'atto os ceno" con la eSI-
"immateriale": la fede pubblica, appunto, il comune sentimento del pudore, 'bizione di certe parti del corpo, non si riuscira mai a comprendere la vera
la fedelta all'ufficio, l'innocenza sessuale, ecc .. ragione per cui non e punibile la modella che posa nuda davanti.a una clas~
La non punibilita della "corruzione di minorenni" (art. 530 c:l0.9.ua~..2.. se di allievi dell' accaderilia d' arte, o la madre che, nelIa sala dI aspetto dI
jL~~LSoll~m:!!mt!!m_:aíí;¡;mr&:.".mJ;:ondoJ non e altro, se una stazione, scopre il seno per allattare il proprio bambino. Per stabilire la
~~2~J~w.§l!~~~i;fu;~1l~1,~le!!!,~!W!i.J:~,ªt,Q,,,imp,~~~Za non punibilit~ di queste condotte si finisce infatti spesso per ricorrere a
~.J2gg.e~infatti, quando manca del tutto il bene-valore tutelato dalla improbabili ipotesi di giu~tíficazione; che pero non potrebbero mai spiega-
norma penale, manca anche uno degli elementi fondamentali della specie di re perche lo stesso comportamento - per esempio un abbigliamento che
fatto che costituisce il reato. lasci scoperto il seno, - sia ammissibile su una spiaggia, e non in chiesa;
L'inidoneita dell'azione, in realta, deve essere riconosciuta in tutti i casi ne dar conto del costante adatt;unehto della soglia di punibi\itit delIe con-
in cui la condotta non riesce a raggiungere un livello di aggressivitit, a cui si dotte di atti osceni all'evoluzione del costume sociale. In realta, il disvalore
possa connettere il rischio di una lesione del bene. Si pensi al reato di cor- giuridico delIa condotta e qui strettamente connesso alla sua capacita di
ruzione del p.u. per un atto dovuto (art. 318 c.p.). La giurisprudenza ha aggredire, nel 'contesto concreto in cui si inserisce, lo stile di vita deIla
avuto spesso occasione di occuparsi del problema dei cd. "munuscula";per comunita, che e poi quanto dire - nel nostro esempio - la con~ezione,
esempio degli omaggi di modestissimo valore economico che al p.u. puo storicamente condizionata, del comune sentimento del pudore. E facile
accadere di ricevere, senza averli ne sollecitati ne richiesti, in occasione di capire, ad esempio, che l'esclusione dell'opera d'arte o di scienza dal
festivita come il Natale e il Capodanno, e che costituiscono mera espressio- novero degli oggetti osceni (art. 529 cpv. c.p.) non e se non l'esplicita pre-
ne di stima o di gratitudine: libri, fiori, oggetti omamentali, la cui offerta, visione di una ipotesi caratteristica di condotta "socialmente adeguata".
evidentemente, non ha niente a che vedere con la malizia che caratterizza, Ogni indagine veramente scientifica, infatti, "esprime l'interesse alla ricer-
ca e resta estranea al contrasto tra l'inibizione del pudore e l'impulso ses- Lo stesso discorso deve farsi per i casi di errore sulI' adeguatezza socia-
suale da cui nasce l'oscenita" 23. le. Non sara punibile per corruzione il p.u. che accetti in dono una preziosa
Si puo dire, in generale, che l'adeguatezza sociale inibisca la rilevanza e rara incisione, nelIa convinzione erronea che si tratti di una riproduzione
delle condotte che si inquadrano in una attivita di promozione degli stessi fotografica di infimo valore; ma la punibilita non potra invece essere esclu-
beni che, sul piano causale, possono tuttavia soffrire di un pregiudizio. Non sa, se egli l'avra accettata ritenendo che sia "socialmente adeguato". anche
a caso si e parlato dell'adeguatezza sociale come criterio di liceita il comportamento di chi accetta donativi di elevato valore economlCO. In
dell' esercizio della violenza fisica, nello sport; in quanto miswa dell' eserci- questo caso, infatti, l'errore nell'adeguatezza sociale non nasce da un errore
zio di moderati mezzi di correzione nei confronti di minori e in altri casi, in sul fatto, ma costituisce un tipico errore sui limiti del divieto e risulta, per-
relazione ai quali il ricorso a una diversa ipotesi di non punibilitil (consen- cio, irrilevante.
so,jus corrigendi, ecc.) risulta spesso problematico 24.
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SEZIONE TERZA
L' ANTIGIURIDICITA
CAPITOLO UNICO
SoMMARÍO: 1. TipiciÚl e antigiuridiciÚl nella struttura dell'illecito penale: rapporti fra norma di divie-
to enorme permissive. - 2. Profili di una sistematica generale delle circostanze di esclusione
della pena (art. 59 c.p.): indivl?uazione della categoria delle "esimenti". - 3. Le ipotesi normati-
ve delle cause di giustificazione. - 3.1. n problema del fondamento delle cause di giustificazio-
neo - 3.2. Aspetti caratteristici della disciplina delle cause di giustificazione. - 3.3. Le singole
cause di giustificazione: ,presupposti, principi informatori e limiti di funzionamento. - 3.3.1. n
consenso dell'avente diritto. - 3.3.2. L'esercizio di un diritto e l'adempimento di un dovere
come cause di giustificazione. - 3.3.3.' La difesa legittlma. - 3.3.4. L'uso legittirno delle armi.-
4. Lo "stato di necessiÚl" fra cause di giustificazione e "scusanti". - 4.1. n fondamento dello
stato di necessiÚl e il problema della sua qualificazione dommatica. - 4.2. Presupposti e limiti
dello stato di nec¡;essiÚl ex arto 54 c.p. - 4.3. Limiti soggettivi all'applicabilita dell'art. 54. - 4.4.
Lo stato di necessita determinato dall' altrui minaccia. - 5. Ulteriori cause di giustificazione e
altre esimenti normativamente previste. - 6. a) Principi informatori e limiti di funzionamento
delle scusanti b) 1 limiti istituzionali della punibilita - 7. Aspetti problematici di alcune ipotesi
di non punibilita. - 8. Errore ed eccesso nella disciplina normativa delle "circostanze di esclu-
sione della pena". - 8.1. La regola della "rilevanza oggettiva" delle circostanze di esclusione
della pena (art. 59, lOco., c.p.) e il problema dell'elemento soggettivo delle esimenti. - 8.2. La
disciplina delle esimenti "putative". Rinvio. - 8.3. L'eccesso colposo. - 9. Cause di giustifica-
zione e reati colposi. - 10. Cause di non punibiliÚl in senso stretto e cause generali di estinzione
del reato.
BIBLIOGRAFIA: G. AzZALI, L' eeeesso eolposo, Milano, 1965; 1. CARACCIOLI, L' esercizio del
diritto, Milano, 1965; G. V. DE FRANCESCO, La proporzione nello stato di neeessita, Napoli, 1978;
G. DELITALA, II "fatto" nella teoria generale del reato, Padova, 1930; R. DELL'ANDRO,
Antigiuridicita, in Ene. dir., n, Milano, 1958, 533; R. DOLCE, Lineamenti di una teoria generale
delle seusanti nel diritto penale, Milano, 1957; C. F. GROSSO, Legittima difesa, in Ene. dir., XXIV,
Milano, 1974,27; ID., L'errore sulle seriminanti, Milano, 1961; H. HEINrrz, Svolgimenti sulla dottri-
na dell'illieeita materiale, in Jus 1964,9; H. J. HIRSCH, La posizione di giustifieazione e seusa nel
296 Parte terza llreato 297
sistema del reato, in Riv. it. dir. proc. peno 1991,758; F. MANTOVANI, Esercizio del diritto, in Ene. namento giuridico. Ogni norma permissiva, in sostanza, viene a trovarsi in.
dir., XV, Milano, 1966,644; G. MAruNuCCI, Fatto e scriminanti. Note dommatiche e politico-crimi-
nali, in Riv. it. dir. proc. pen., 1983, 1190; ID., Antigiuridicitil, in Dig. disco pen., 1, Torino, 1987, una situazione ~ ceeflittq c~ 1l0rmSLC~ ~~tim~ il ~i~~.~.2~~
172; ID., Cause di giustificazione, ivi, 11, Torino, 1988, 130; S. MESSINA, L' antigiuridicitil nella teo-
ria del reato, Spoleto, 1942; E. MEzGER, L' importanza della teoria finalistica per i concetti di azio-
sañzionatQ. In questo conffi'~,~~~~,,~§1W.il.:t&-1W~~
ne, antigiuridicitil e colpevolezza, in Jus 1952; P. MiELE, Cause di giustificazione, in Ene. dir., VI, i¡@te a_al.s» in guañt~ pres~n~, ~s~etto all¡¡,~rpa_<!!ji~to~
Milano, 1960, 590; A. MOLAR!, Profili dello stato di necessitil, Padova, 1964; A. MORO, L' antigiuri- mento s ecia l • essa, mfattt, disclplma, sostanzlalmente, i caSi m CUl,
dicitil penale, PaIenno, 1947; P. NUVOLONE, Le due forme dell' eccesso colposo, in Giust. peno 1949,
11,803; T. PADOVANI, Alle radici di un dogma: appunti su l'origine dell'antigiuridicitil obiettiva, in o tre a tutti g l e ementi descritti dalla singola norma incriminatrice, sono
Riv. it. dir. proc. pen.", 1985,382; B. PETRoCELLI, L'antigiuridicitil, 4' ed. riv., Padova, 1966; C. altresi presenti quelli descritti dalla norma permissiva. Si pensi a chi uccide
ROXIN, Kriminalpolitik und Strafrechtssystem (1970), trad. il. a cura di S. MOCCtA, Politica criminale
e sistema del diritto penale, Napoli, 1986; D. SANTAMARIA, Lineamenti di una dottrina delle taluno, da cui sia stato proditoriamente assalito: il caso appare, in astratto,
esimenti, Napoli, 1961; G. SPAQNOLO, Gli elementi soggettivi nella struttura delle scriminanti, regolato contemporaneamente sia dall'art. 575 C.p., - che punisce chiunque
Padova, 1980; A. M. STILE, Der Irrtum als Unrechts-undloder Schuldausschluss im italienischen
Strafrecht, in Beitriige und Materialien aus dem Max·Planck Institut fur Ausliindisches und interna- "cagiona la morte di un uomo" - che dall'art. 52 c.p., che stabilisce, in via
tionales Strafrecht Freiburg, Band 26, 1990, 317; A. M. STILE (a cura di), Le discrasie tra dottrina e generale, la non punibilita dei fatti, preveduti dalla legge come reato, che
giurisprudenza in diritto penale, Napoli 1991; G. VASSALLI, Cause di non punibilitil, in Ene. dir., VI,
Milano, 1960, 623; ID., La dottrina italiana dell' antigiuridicitil, in Festschr. für H. H. J escheck, 1, vengono cornmessi per la necessita di difendere un diritto proprio o altrui
Berlin, 1985, 927.
dal pericolo attuale di un'offesa ingiusta. Se, nell'ipotetico conflitto fra le
due norme, a soccombere fosse l'art. 52, la disposizione ivi contenuta risul-
terebbeinutiliter data, perche mai applicabile; la sua prevalenza, nei singoli
1. Tipicita e antigiuridicita nella struttura dell'illecito penale: rap- casi, invece, non esclude affatto la validita generale del divieto di uccidere,
porti fra norma di divieto enorme permissive. che rimane applicabile a tutti i casi di uccisione, in cui non sia contempora-
neamente presente l' elemento specializzante "legittima difesa".
Quanto detto a suo luogo (supra, Sez. 2', 2) sul valore dornmatico del L'art. 52, dunque, non modifica il contenuto della norma che incrimina
concetto di antigiuridicita e sulla posizione di questa categoria nella struttu- l'omicidio; allo stesso modo che l'esistenza della legittima difesa non toglie
ra del reato, ci esime dal riproporre per esteso la tematica dei rapporti tra per nuJ1a il fatto che un uomo e Stato ucciso; ma questo fatto, pur gravido di
fatto tipico e antigiuridicita. Bastera qui ricordare che l'accertamento un contenuto dioffysa cosl pregnante, non riveste, tuttavia, i caratteri del
~,~~
C1leifr'!~~~t~!lU!S9.,U,~jB.,2~g~tt~~I.9.~s,i,.descritti nell~ ~~~~ E facile comprendere, quinQi, che dal punto di vista della esposizione
kgate di"un reato. Sull'esistenza del fatto tipico, si fonda, di regola, la sistematica della dottrina del reato, il capitolo dell'antigiuridicita si traduce
ragiOñevolé'presUli'rlone di essere anche di fronte a un fatto antigiuridico: a quasi per intero nella individuazione" e rtell'analisi delle fattispecie permis-
cio si allude quando si dice che la tipicita del fatto costituisce un "indizio" sive, che possono affiancarsi al fatto tipico con l'effetto di escludeme la
della sua antigiuridicita:..1:~~~~'?~~;.~J~iE!i<.!isLt.~,•.~~~ contt:arieta al diritto oggettivo.
~}!l?po~_~~,g~!!!!~tl,!!~!1~a,j"i""~2,U,2k~!!Pl~,",,ti&J},~g~"i('I,,1J!~ n procedimento di ricostruzione delle fattispecie "permissive" e pero
~~~~i~c~~~i~~;~~~~?4n~;;;~!1~~~H~~;J~!t~~~~~ alquanto differente da quello che caratterizza l'individuazione degli ele-
menti del fatto tipico, e per nulla speculare ad esso. Cio dipende essenzial-
genere';"vien(tmeno;'1i1fatirWii~~rore 7ña¡zUlñt(rael'fatto·r.í~i~2;::~~ mente dal fatto che, mentre la risposta alle domande che concemono l'esi-
r~ª!illlUM~;,=Jy1t~~ái1t.i¡1t";ca{t1l;'I!eI.~r!~¡!2,·~L~!l~" "OC eDfl?
.vtfTe~¡~~~iclfi:~~~*~~~~~~i!~~;~;jd~;~i~;;~Q·!!~~~~E~jl§~
stepzadiun fatto tipico e interamente contenuta nel diritto penale, la rispo-
sta alla domanda se quel fatto tipico sia anche un fatto antigiuridico, va
~~-~P9rtrfra~~~"p;;::;¡;;¡~;;~~"~"ónñad7di~¡;to sono contrassegnati
invece ricercata guardando all'intero ordinamento giuridico. Nel primo
caso, infatti, si tratta di stabilire se si e verificato, in concreto, un fatto che
dal fatto che l'eventuale operare della norma "permissiva" non modifica, ne corrisponde aquello descritto in una norma incriminatrice; nel secondo, si
limita, la materia del divieto, ma soltanto ne esclude l'applicabilita ai casi tratta, invece, di confrontare il fatto tipico con l' insieme delle regole espres-
concreti, in cui ricorra anche l'ipotesi prevista dalla norma permissiva. n se da un ordinamento giuridico.
principio fondamentale, sottostante a tutte le ipotesi di giustificazione di un La fonte delle singole fattispecie permissive puo infatti essere rinvenuta
fatto tipico e dunque ilprincipio di non contraddizione (e di unita) dell'ordi- non solo nell'ambito del diritto penale, ma anche in altri settori dell'ordina-
,JOJJ..t,..t;O
{1CV'I 8:::;(:0
298 Parte terza n reato 299
mento, ove quelle norme servono spesso a conseguire scopi che oltrepassano determinate condizioni, come causa di liceita del deljtto di djffamazione a
la funzione "giustificativa" che ad esse spetta nel quadro del sistema penale. m,ezzo stampa.(v. infra, 7).
Basti pensare alle disposizioni costituzionali. La norma che riconosce il Le cause di giustificazione espressamente previste, del resto, rappresen-
diritto di sciopero (art. 40 Cost.) ha evidentemente una destinazione di tarro, a loro volta, la codificazione di regole, da lungo tempo elaborate dalla
carattere generale, che trascende sicuramente il ruolo che essa puo essere scienza giuridico-penale e infine fissate dall' ordinamento positivo in pun-
chiamata occasionalmente a svolgere nel diritto penale; e tuttavia e proprio tuali formule legislative, allo scopo di perseguire certezza e uniformita
nell'art. 40 Costo che dev'essere attualmente ricercata la fonte della non nell'applicazione del diritto. Per quanto conceme, in particolare, il nostro
antigiuridicita di talune condotte tipiche: per esempio, di un fatto di inter- ordinamento, esso esibisce una disciplina particolarmente accurata ed este-
ruzione di un pubblico servizio (art. 340 c.p.), che si realizzi nell'ambito di sa - anche comparativamente ad altri sistemi positivi - delle piii collau-
una condotta di sciopero. date ipotesi di giustificazione. Lo studio di queste previsioni normative,
S!3~~,.s~~~r~!!,~~~ssibilt? fom1!e un cat~o~, esaustixo soprattutto di quelle contenute nella parte generale del codice penale, e di
g,~,E,~ll~.,jl,&ustificazione che, !!! cOIJlr.ill:tf1.,forrisl2ondoncill un elenco grande importanza per l'individuazione dei principi ispiratori - comuni e
~l?$~..!..:!l~ill~~~ªggWll~~_!~.~, ~ii~-púb,1iiOítre,¡ differenziali - delle diverse ipotesi; anche al fine di delineare, per quanto
esse:t;...~~Y..~l~~~"t~l~;,.%~,,~.2~~,!:,,ºD~.i4ilílUa:::dQi@ña possibile, una sistematica generale, non solo delle cause di giustificazione
_~.~~t~t,iQ~~nk%itl.Ul:~t~.Wt;,,flLWl~~.gW~ione - ma non solo di propriamente dette, ma di tutte le ipotesi in cui viene esclusa la punibilita di
queste, come vedremo - ... . un fatto, che tuttavia presenta i requisiti per una rilevanza come fatto tipico.
(su cui supra, Parte 2', C
b·1·~f!"!!?2~~?~"l~"~f~~~!!~!!;!!1~.t~!1.~~,,~,~~~!~~L<}j,,.~- 2. Profili di una sistematica generale deUe "circostanze di esclusioÍle
:',l.!2~~~~~!~2,~~.:.,,,~~~1!~,~~!;!:l.,~Jl~.,,r;~IJIJ/-.. i (quand' anche
sIan? c~~tenute nel codlce pe,!lale) ~~cDmtP.i¡¡,~ºnQ,Jlºm!~_~<?!~i~~f!1!.n- della pena" (art. 59 c.p.): individuazione della categoria delle "esimenti".
\.
10 ,gmru!f,~~tl~iX~, di cui esprimono principi validi anche al di la dello , ,~,
\
300 Parte terza TI reato 301
na di esse assume, rispetto ai singoli momenti costitutivi della struttura vo e costituito dall'art. 59 C.p. n 1° cO. di questa disposizione stabilisce, fra
dell'illecito penale. l'altro: "Le circostanze che [... ] escludono la pena sono valutate a favore
Studiando le ipotesi di "non punibilita" disciplinate dagli artt. 45-49 dell'agente anche se da lui non conosciute, o da lui per errore ritenute inesi-
C.p., si e gia visto come aqueste previsioni normative corrispondano altret- stenti". n 4° co. dello stesso articolo, a sua volta, dispone: "Se l'agente
tante ipotesi in cui, per la mancanza di uno o piu fra i suoi elementi costitu- ritiene per errore che esistano circostanze di esclusione della pena, queste
tivi, e lo stesso fatto tipico che non si configura,' con la sua caratteristica sono sempre valutate a favore di lui".
rilevanza (supra, Sez. 2', Cap. V). Ma e anche facile rendersi conto che le L'art. 59 C.p. obbliga dunque l'interprete a stabilire a quali situazioni il
previsioni normative in cui si esclude la punibilita del fatto a cagione di una legislatore si sia riferito con le locuzioni "circostanze che escludono la
condizione o qualita personale - come l' eta o Id stato di mente - non pena" e "circostanze di esclusione della pena"; e legittima, al tempo stesso,
hanno nulla a che vedere con il fondamento e la logica delle cause di esclu- la configurazione di una categoria normativa unitaria, corrispondente
sione dell'antigiuridicita. Esse attengono, infatti, a quell'ulteriore momento all'ambito di applicazione della doppia regola della rilevanza oggettiva e
valutativo, in cuí vengono in considerazione i presupposti che consentono dell'efficacia scusante dell'errore. D'altro canto, e proprio la disciplina
di formulare un giudizio di responsabilita individuale, a livello del singolo dell'errore, cosi com'e formulata nell'art. 59, 4° co. c.p. a confermare che,
autore, per la commissione di un fatto tipico e antigiuridico: concemono, in con l'espressione "circostanze di esclusione della pena", il codice ha inteso
altre parole, il giudizio di colpevolezza (su cui V. infra, Sez. 4', spec. Cap. designare tutte quelle ipotesi normative di non punibilita che, da un lato,
lIT) e non possono essere confuse, per definizione, con quelle che apparten- presuppongono la realizzazione di un fatto típico e, dall'altro, non si riferi-
gono al piano dell' antigiuridicita. scono all'imputabilita o ad altre condizioni o qualita personali del sogget-
Si puo dire, quindi, che la dimensione della tipicita, da un lato, quella to,rilevanti per il giudizio di colpevolezza.
della colpevolezza, dall'altro, segnino i confini entro i quali deve essere col- E invero il fatto stesso che l'art. 59 disciplini l'errore sulle circostanze
locata una serie di ipotesi di non punibilita che e definita, a monte, per cosi di es~lusion~ della pena come ipotesi a se stante, rispetto all' errore "sul
dire, dalla sussistenza di un fatto tipico e, a valle, dalla rilevanza di condi- fatto che costituisce il reato" (art. 47 c.p.) rende di per se evidente che
zioni o qualita personali dell'agente, che vengono in considerazione esclu- l'ambito delle "circostanze di esclusione della pena" non puo essere confu-
sivamente ai fmi del giudizio di colpevolezza individuale. so con quello del fatto'típico: quando l'errore cade su un elemento essen-
Pur cosi delimitata, per altro, la categoria appare comunque piu ampia ziale del fatto e l'art. 47 ad applicarsi, e non l'art. 59 uIt. co ..
di quella che corrisponde alle tradizionali cause di giustificazione. Non in D'altra parte, la logica dellá rilevanza dell'errore, che e comune a
tutte le previsioni normative che vengono in questione ricorre infatti una entrambe le ipotesi - quella dell'art. 47 e quella dell'art. 59 - sembra
logica di giustificazione dell'azione tipica; ne tanto meno e possibile con- essere per defmizione estranea alle cause di esclusione della colpevole!'za.
nettervi gli effetti giuridici che contrassegnano la rilevanza delle situazioni Cio e particolarmente evidente per quanto conceme l'imputabilita. E in
in cui, per la presenza del fatto "giustificante", rimane del tutto esclusa la effetti del tutto impensabile che l' ordinamento giuridico possa attribuire rile-
contrarieta della condotta al diritto oggettivo. vanza all' errore del soggetto sulla propria capacita di intendere e di volere:
E evidente, ad esempio, che la non punibilita di chi redige una fals~eri non sembra arnmissibile, in altre parole, che taluno possa andare esente da
zia per salvare l'onore di un prossimo congiunto (art. 373, 384 c.p.), o del pena, per il fatto di ayer agito nell' erronea opinione di essere infermo di
figlio di famiglia che deruba il padre (art. 649 c.p.) non esime certo ne l'uno mente, o di eta minore! Com'e confermato anche dai Lavori Preparatori', il
ne l'altro dalle responsabilita di ordine civilistico, derivanti dal fatto com- giudizio sull'esistenza dell'imputabilita e, con ogni evidenza, un giudizio
messo; e non esclude neppure la punibilita dei terzi che abbiano eventual- sull' agente: dotato, percio, di una valenza interamente oggettíva, e quindi
mente concorso nel reato. Di quí la necessita di una classificazione dei diver- rigorosamente riservato agli organi della giurisdizione penale e del tutto sot-
si gruppi di ipotesi, secondo criteri di orientamento che diano conto della tratto alle valutazioni del soggetto agente, il cui eventuale errore al riguardo
specifica rilevanza con cui ognuno di essi si presenta nel sistema positivo. non puo assumere alcuna rilevanza per l' esclusione della punibilita.
La dottrlna ha tuttavia individuato un dato normativo comune a tutte le
ipotesi, che si rivela infine decisivo, come vedremo, anche per stabilime la
posizione nella struttura dell'illecito. Questo punto di riferimento normati- , Lav. Prep., V, 1, 106
302 Parte terza n reato 303
Ma la regola dell' efficacili dell' errore traccia anche la linea di demarca- stato di legittima difesa. 1 fatti coperti da una esimente del tipo dell' arto 627
zione fra le "circostanze di esclusione della pena", di cui parla l'art. 59, e o 649 c.p. possono, inoltre, fungere da presupposto di un reato "accessorio"
altre situazioni - normativamente previste - che fanno venir meno la rile- (ad es. ricettazione: arto 648 c.p.): cosa che, viceversa, non puo mai avveni-
vanza penale del fatto in un momento successivo a quello in cui essa si e re quando si tratti di un' azione che corrisponde alI' esercizio di un diritto o
costituita: come avviene nelIa ritrattazione della falsa testimonianza, o nella di una facolta legittima. Si aggiunga, infine, che, a differenza di quanto
procurata cattura dell'evaso da parte del custode che ne abbia colposamente avviene per le cause di giustificazione, esimenti del tipo in discussione non
determinato l'evasione (art. 387 c.p.). Poiche, in queste ipotesi, la non puni- possono essere mai applicate per via analogica: la loro configurazione nor-
bilita del fatto dipende da un evento che sopravviene ad incidere sulIa sua mativa e infatti contrassegnata da un carattere di tassativita, che ne impedi-
rilevanza in un momento successivo a quello in cui il fatto e stato realizza- sce l' estensione per via interpretativa e che viene riconnessa al carattere
to, sembra del tutto evidente che l'eventuale errore dell'agente circa la loro "eccezionale" delle norme che ne stabiliscono la rilevanza 3.
esistenza, non puo che esseÍ'e del tutto irrilevante; al pari di cio che avviene Anche aqueste ipotesi, viceversa, sembra adattarsi senza problemi la
per le c.d. cause di estinzione del reato (v. infra, 10 e vol. II), come l'amni- logica delIa rilevanza delI'errore: non si vede perche dovrebbe sottrarsi
stia, la prescrizione, la remissione della querela, ecc .. all'applicabiliffi delI'art. 59 ult. co. ed essere ritenuto, conseguentemente,
Sembra dunque ragionevole limitare l'efficacia dell'errore sulle "circo- punibile, chi commette un furto nelIa convinzione che la cosa sottratta sia
stanze di esclusione della pena", a quelle ipotesi di non punibilita, in cui la di proprieta del fratelIo con lui convivente; o, a maggior ragione, chi renda
situazione scriminante incide sulla rilevanza di un fatto tipico con cui si falsa testimonianza per salvare dal carcere colui che ha sempre creduto
realizza contestualmente, o al quale addirittura preesista. Sul piano termi- essere il proprio padre! Ciononostante, il differente fondamento giuridico e
nologico, per questa categoria normativa e stata proposta - come equiva- la scontata diversita di effetti - a parte la rilevanza delI' errore - che con-
lente della locuzione "circostanze di esclusione della pena" - la denomi- trassegna rispettivamente le cause di giustificazione e le esimenti in cui non
nazione di esimenti, gia largamente adoperata nella pratica giudiziaria e sembra ricorrere un principio di liceita delIa condotta, rende opportuna una
forense, e non estranea allinguaggio della dottrina 2: del termine "esimenti" classit'is;azione delIe "circostanze di esclusione delIa pena", tale da rendere
(che ha il vantaggio di non risultare a priori impegnativo sul piano domma- visibile la diversa rilevanza. delIe corrispondenti ipotesi normative e la loro
tico) ci serviremo, di qui in poi, anche noi, per denominare nel loro insieme collocazione nelIa struttura,del reato. Quest'ultima esigenza non corrispon-
le ipotesi di non punibilita, disciplinate dall'art. 59, ult. co., c.p .. de ad un astratto obiettivo di ordine teorico, ma costituisce un necessario
All'ambito delle esimenti vanno ovviamente assegnate, in primo luogo, riflesso della specifiGa rilevanza che le regole, espresse o implicite,
le ipotesi tradizionali delle cause di giustificazione. Ma, come si e gia delI'ordinamento, assegnano al configurársi delIe diverse ipotesi.
accennato, la categoria e piii ampia, poiche essa ricomprende anche ipotesi Alle sole cause di giustificazione compete, in realffi, di essere qualificate
che non hanno nulla a che vedere con la logica di esclusione delI'antigiuri- come vere e proprie cause di esclusione del!' antigiuridicita, nel senso che a
dicita, che caratterizza le cause di giustificazione e che implica, fra l'altro, questa espressione si attribuisce nelIa dottrina del reato. Questa connotazione
l'inibizione di qualsiasi conseguenza giuridica a carico dell'autore. Si non sembra adattarsi, invece, lille situazioni in cui non puo dirsi esclusa l'illi-
pensi, ancora una volta, lilla non punibilita del furto fra stretti congiunti o di ceiffi del fatto lilla stregua dell' intero ordinamento giuridico; e tanto piii quan-
quello commesso in danno del socio o coerede, nei limiti della quota spet- do non siano escluse altt;e conseguenze giuridiche "intrasistematiche" -
tante alI'autore, quando si tratti di cose fungibili (art. 627, cpv., c.p.). Le interne cioe lillo stesso ortlinamento penale - come la eventuale rilevanza
restituzioni e il risarcimento del danno sono, in questi casi, conseguenze del del fatto quale presupposto per un reato accessorio, o per la penale responsa-
tutto ineccepibili. Ma non basta: il furto non punibile delfiglio di famiglia biliffi di un concorrente. Cio non significa, pero, che la rilevanza di queste
o del coerede puo ben essere impedito dalla vittima designata o da altri, situazioni di non punibiliffi possa, quasi automaticamente, trasferirsi sul terre-
mentre non si puo contrastare legittimamente un' azione commessa no della colpevolezza. La dimensione della colpevolezza e infatti contrasse-
nelI'esercizio di un diritto o nell'adempimento di un dovere giuridico, o in gnata da giudizi e valutazioni individualizzanti, riferite cioe al singolo autore
- se non addirittura impemiati sulla sua personalita - che sembrano del dono l'illiceita del fatto alla stregua dell'intero ordinamento giuridico; e,
tutto estranee alla ratio di queste ipotesi di esclusione della pena. dall'altro, non hanno ancora alcun rapporto con i giudizi individualizzanti
Anche quando, come nel caso dell'art. 384 c.p., l'esclusione della pena che contrassegnano il momento della colpevolezza; ne tanto meno con i
sembra riportarsi a una logica di "non esigibilita" della pretesa normativa, profili "funzionalistici" 5 del relativo giudizio, imperniati sulla personalita
si tratta pur sempre di una inesigibilim che non si radica nella soggettivita del soggetto. Esse escludono la rilevanza del fatto tipico, solo per quanto
del singolo autore, bensi in una condizione soggettiva tale da rendere inesi- concerne l' inapplicabilita di una pena o di una misura di sicurezza, ma
gibile da chiunque una condotta conforme al diritto. In altre parale, lasciano impregiudicate sia le conseguenze giuridiche di esso in altri settori
l'impossibilita per l'autore di essere efficacemente motivato dalla norma di dell'ordinamento, sia taluni aspetti di rilevanza intrasistematica, che conse-
divieto non dipende dal suo personale rapporto con la pretesa normativa, guono alla commissione di un fatto tipico e antigiuridico.
ma dall'esistenza di una situazione, tipizzata dall'ordinamento proprio per- In via di prima approssimazione, le esimenti possono quindi essere sud-
che tale da escludere la possibilita che chiunque, in quella situazione potes- divise in tre distinti sottogruppi, diversamente connotati dal punto di vista
se uniformare la propria condotta al precetto. del fondamento logico-giuridico e degli effetti normativi che rispettivamen-
Decisivo e comunque il rilievo che, in presenza di situazioni del tipo di te li contraddistinguono.
quelle descritte dall'art. 384 o 649 c.p., si deve escludere l'applicabilim sia n primo e piii importante gruppo di ipotesi corrisponde alla categoria
delle pene che delle rnisure di sicurezza; la dove l'esclusionedella colpevo- tradizionale delle cause di giustificazione.
lezza - caratteristico punto di biforcazione del sistema penale "a doppio Al secondo gruppo di esimenti si puo riservare, invece, la denominazio-
binario" - non solo non inibisce, ma in molti casi addirittura costituisce il ne di scusanti. Questa scelta terminologica, nonostante il rischio di frain-
presupposto per l'applicabilita di una misura di sicurezza: come avviene tendimenti 6 sembra la piii idonea a contrassegnare situazioni che, pur non
appunto per i non imputabili, socialmente pericolosi (artt. 219, 222, 224 c.p.). potendosi ritenere conformi alle esigenze dell'ordinamento giuridico, tutta-
Dal punto di vista della sistematica del reato, le esimenti diverse dalle via vengono ritenute non punibili, secondo una logica di inesigibilita della
cause di giustificazione devono dunque essere collocate in uno spazio inter- prete~ll normativa, che ben si presta ad essere qualificata come una posizio-
medio fra l'antigiuridicita e la colpevolezza 4, poiche, da un lato, non esclu- ne di "scusa".
Un terzo ed ultimo gruppo di esimenti raccoglie una serie di ipotesi nor-
mative, in cui il criterio della non punibilita appare essenzialmente collega-
4 Nella dottrina del reato, I'idea di un momento di valore la cui rilevanza andrebbe stabili-
ta dopo l' accertamento della tipicita e dell' antigiuridicita, ma prima della formulazione del
to a valutazioni di opportunim politico-criminale. Per questa categoria di
giudizio di colpevolezza, e stata tradotta in una precisa proposta dommatica da R. MAURACH esimenti e stata suggerita dalla dottrina la denominazione di "limiti istitu-
(Schuld und Verantwortung im Strafrecht, Wolfenbüttel-Hannover, 1948; Deutsches
Strafrecht, allg.T., Karlsrube, 1954,293). La categoria proposta dal Maurach e da lui denomi-
nata "responsabilita per il fatto", corrisponde a un grado di accertamento della punibilita che
non comporta ancora un rimprovero personale, ma indica semplicemente che I'autore non ha discano I'applicazione sia della pena che della misura di sicurezza; ma appare, piii in generale,
fatto uso del "poter-agire", presunto in rapporto a un tipo medio di autore. Il giudizio di idonea a raccogliere tutte le ipotesi in cui, pur non potendosi escludere ne la tipicita ne I'anti-
"disapprovazione" al riguardo, percio, non e ancora "rimproverabilita", nel senso della colpe- giuridicita del fatto, non vi e comunque alcun rapporto con le valutazioni indivídualizzanti,
volezza; esso rimane escluso tutte le volte che il carattere illecito del fatto non puo essere proprie del giudizio di colpevolezza. Rispetto alle cause di giustificazione, d'altro canto, il
addebitato al soggetto, perche questi ha agito in presenza di situazioni - suscettibili di essere valore autonomo della categoria risulterebbe connotato in modo decisivo dalla sua esclusiva
tipizzate dall'ordinamento - tali da far apparire inesigibile per"chiunque una condotta osser- rilevarrza "intrasistematica", limitata cioe ai soli effetti giuridico-penali e non estesa alle valu-
vante del precetto. La costruzione del Maurach, che non ha avuto molto seguito nella dottrina tazioni di liceita o illiceita riferite ad altri settori dell'ordinamento (sul punto, in particolare, T.
tedesca (cfr. al riguardo, di recente, H. J. HIRSCH, La posizione di giustificazione escusa nel PADOVANI, Teoría, cit., 818). Per I'importanza di quest'ultimo aspetto, ai fini di una puntuale
sistema del reato, cit., 773 s.) suscita periodicamente, e non senza ragione, I'interesse della classificazione delle ipotesi di non punibilita presenti nel sistema del codice, cfr. anche A. M.
dottrina italiana. V., fra gli altri: F. BruCOLA, Fatto del non imputabile e pericolasita, Milano, STILE, Der Irrtum als Unrechts- und/oder Schuldausschluss im italienischen Strafrecht, cit.
1961,76 S.; D. SANTAMARIA, Colpevolezza, cit., 658 e, di recente: T. PADOVANI, Teoria della
colpevolezza e scopi della pena, in Riv. it. dir. proc. pen., 1987,816 S.; V. DE FRANCESCO, II 5Orientati, cioe, dalloro rapporto con le funzioni della pena.
"modello analitico" fra dottrina e giurisprudenza: dommatica e garantismo nella collocazio- 6L'espressione "scusanti" e generalmente adoperata, nella dottrina italiana, come sinonimo
ne sistematica dell' elemento psicologico del reato, ivi, 1991, 14l. In effetti, la categoria a suo equivalente di "cause di esclusione della colpevolezza", sulla scorta di una ineccepibile tradu-
tempo delineata dal Maurach offre non solo la possibilita di spiegare perche - a differenza zione della corrispondente locuzione tedesca Entschuldingungsgründe; il cui significato dom-
delle cause di esclusione della colpevolezza - le situazioni esimenti ad essa riconducibili impe- matico, per altro, appare vincolato, anche da un punto di vista semantico, all'idea della esclusio-
discano l'applicazione sia della pena che della misura di sicurezza; ma appare, piii in generale, ne della colpevolezza (Schuld), certo piii di quanto non lo sia il termine italiano scusante.
306 Parte terza TI reato 307
zionali della punibilita", che meglio di altre ci sembra configurare la logica riesce solo a fornire una rappresentazione piii ravvicinata dell'asserito fon-
delle ipotesi considerate 7. damento delle cause di giustificazione, consentendone cosi la ripartizione
in due gruppi distinti; all'interno di ciascuno di essi, tuttavia, si ripropongo-
no le particolarita di ciascuna ipotesi normativa.
3. Le ipotesi normative delle cause di giustificazione. In realta, tutte le formule suggerite - siano esse di tipo monistico o plu-
ralistico - aben vedere riflettono semplicemente la vocazione che caratte-
3.1./1 problema delfondamento delle cause di giustificazione. rizza la disciplina positiva di tutte le situazioni che, da un punto di vista
dommatico, vengono ricondotte al piano dell'antigiuridicita: che e il piano,
Si ritiene generalmente che gli arto 50 ("Consenso dell'avente diritto"), appunto, della risoluzione dei contlitti. Ma non per questo risultano anche
51 ("Esercizio di un diritto o adempimento di un dovere"), 52 ("Difesa idonee ad esprimere i criteri di regolazione degli interessi in conflitto, che
legittima"), 53 ("Uso legittimo delle armi") del c.p. vigente riflettano in emergono soltanto dalla concreta disciplina delle singole figure normative.
modo puntuale il modello della causa di giustificazione. Se proprio si vuole rinvenire un principio comune alle diverse cause di
Un eguale statuto dommatico viene oggi riconosciuto dalla dottrina giustificazione, occorre forse uscire dall'ottica della ricerca di un astratto
dominante anche all'ipotesi dello "stato di necessita" (art. 54 c.p.), la cui principio regolativo, per focalizzare piuttosto l'attenzione sul rapporto che
collocazione ha lungamente oscillato tra il piano dell'antigiuridicita e quel- intercorre fra la realizzazione del fatto tipico e l'instaurarsi della situazione
lo della colpevolezza (v. infra, 4). Se, pero, vi e sufficiente accordo per descritta dalla norma "permissiva". Diventa cosi agevole rilevare un dato che
quanto attiene alla individuazione della rilevanza che accomuna queste ipo- sembra essere comune a tutte le ipotesi generalmente configurate come cause
tesi dal punto di vista degli effetti normativi, eguale concordanza di vedute di giustificazione. In tutti i casi, la situazione delineata dalla legge sembra
non si ritrova, ne in dottrina ne in giurisprudenza, quanto al fondamento presentare, infatti, una caratteristica saliente, consistente nel fatto che il rea-
della non punibilita: vale a dire per quanto attiene alla determinazione del lizza1:si del diritto obiettivo passa necessariamente attraverso il compimento,
principio di giustificazione, che si ritiene comune alle diverse ipotesi. La da páfte dell' agente, di unfatto preveduto dalla legge come reato 8.
maggior parte della dottrina, anzi, contesta in radice la stessa possibilita di n tenore delle previsioni contenute negli arto 52, 53 e 54 c.p. conferrna
una reductio ad unum del fondamento delle cause di giustificazione. nel modo piii esplicito q4esta intuizione, giacche in esse la "necessita" di
Storicamente, il ritenuto fondamento "unitario" delle cause di giustifi- compiere il fatto tipico e espressamente indicata come requisito della fatti-
cazione e stato racchiuso in formule di vario tenore, ed espresso volta a specie giustificante. La legge allude infatti, in modo del tutto esplicito, al
volta nell'idea del "perseguimento di uno scopo giuridicamente approvato fatto che la difesa di un diritto PfOprio o altrui, il mantenimento o il ripristi-
attraverso un mezzo adeguato", nel principio della "prevalenza del vantag- no della legalita, la salvaguardia del piii elementare fra i diritti - quello
gio sul danno", nella regola del "bilanciamento" degli interessi in conflitto. della conservazione della vita e della salute - rendono necessaria la com-
Ognuna di queste formule esprime indubbiamente, in maniera piii o missione di un fatto tipico.
meno felice ed esaustiva, i criteri ai quali il legislatore sembra essersi atte- Ma non vi e dubbjo che anche nell'adempimento di un dovere "imposto
nuto nel configurare le fattispecie normative delle cause di giustificazione; i da una norma giuridica o da un ordine legittimo della pubblica Autorita",
principi in es se sintetizzati richiedono tuttavia pur sempre di essere "riem- l'agente non abbia alcuna possibilita di scelta, se non fra l'inadempimento
piti", mediante il riferimento agli elementi costitutivi di ciascuna ipotesi. di un dovere giuridico e la realizzazione del fatto preveduto come reato; di
Ma anche il tentativo di ricostruire in termini pluralistici il fondamento talche anche per questi casi si dovra prendere atto che il realizzarsi
generale delle cause di giustificazione non si sottraeallo stesso inconve- dell'ordinamento giuridico richiede necessariamente il realizzarsi del fatto
niente. Attraverso la proposizione di due diverse formule, quella dell'inte- tipico. Altrettanto evidente e che, anche nell 'ipotesi di esercizio del diritto,
resse mancante e quella dell'interesse prevalente, la dottrina "pluralistica" l'art. 51 c.p. contempli casi in cui, per esercitare un diritto, occorre com-
mettere un fatto lesivo di un interesse tutelato. Cio appare in modo molto
7 Per questa proposta terrninologica e per la corrispondente impostazione sistematica, cfr.
D. SANTAMARIA, Lineamenti, cit., 285 SS., 291, alla cui magistrale elaborazione del terna que-
ste pagine sono largamente debitrici. 8 In terrnini sostanzialrnente analoghi, D. SANTAMARIA, Lineamenti, 145 ss.
308 Parte terza llreato 309
chiaro nell'esempio della interruzione o irregolare prestazione di un servi- accennato: n2!LEuo esservi legittima difesa, ad esempio, .coptrg nn...fa."o
zio di pubblica necessita (art. 331 c.p.) derivante dall'attuazione di uno co~~~ nell'~IEl?ptento ~~_~ dove:e ~~~.to ~~~,!ll2!!!!!.~~~~!fa O
sciopero, nei limiti stabiliti dalla legge 9. da ~ ordine 1~ID!!i~~,giiiSijfj~ moTIfe, come pure SI e avuto
11 valore esimente della necessita e certo meno visibile nell'ipotesi occasione di accennare, non puo costituire presupposto per un reato acc~
regolata dall'art. 50 c.p. ("Consenso dell'avente diritto"); e tuttavia non vi e rio; ne e possibile ipotizzare la puni6:m:ta dI arrrno~ con-
dubbio che anche in que sto caso si tratti del conseguimento di uno scopo -cOrso alla sua realizzazione, com'e, invece, perfettamente concepibile in
giuridicamente tutelato - o, se si vuole, del realizzarsi dell' autonimia presenza di altre cause "personali" di non punibilita; o quando la non punibi-
negoziale dei privati - attraverso il compimento di un fatto tipico, a cui si lita dell' autore dipenda da una causa di esc1usione della colpevolezza: ad
collega la lesione di un interesse, che resta comunque pregiudicato. Si pensi esempio dalla sua condizione di non imputabile (cfr. artt. 111, 112 c.p.).
allo scienziato che inoculi ad un paziente, a scopi sperimentali, l'agente Dall'assenza di un contrasto con l'ordinamento giuridico generale con-
patogeno di una malattia: anche qui, per realizzare le finalita in vista delle segue direttamente un'ulteriore connotazione del fa~~<.?~stifis~an
quali il consenso e stato prest~to, risulta "necessario" commettere il tipo di to fatto~cO, ~so rim~e lecito..R.~i se,Uore de~Qrdi
fatto incriminato nel modello legale del reato, con il connesso pregiudizio ~to: e~rtan!Q..!l,.9..v....mlt.l:tm;ru1lJI.[~,~~tw~~~0
dell'integrita fisica 10. -d~~~ anche i!!,~~l&to 1J9J1-..J1~~~~.,~~\ii~t.l!~,:"~lA~,QQl1~~@!"
3~sarci!E~nto, si!.Ia J¿~ili!!.~~,~!?g,~!~~~.!~~~m~~~11'I~~~,2,.~-
nistrative di qualsiasi genere.
3.2. Aspetti caratteristici delta disciplina delte cause di giustificazione.
11 carattere "necessitato" del fatto coperto da una causa di giustificazio- 3.3. Le singole cause di giustificazione: presupposti, principi informa-
ne, poiche ci segnala l'irriducibilita dell'alternativa fra "delitto" e "diritto", tori t; limiti difunzionamento.
se cosi si puo dire, nelle valutazioni dell'ordinamento, ci aiuta a capire,
forse piu di altri criteri proposti, perche alle cause di giustificazione si con- N~n e difficile rendersi conto che la qualificazione ~lh;;.canse dj gjnRti;
netta una disciplina generale degli effetti giuridici, in cui si riflette con ficazione come.J;Ause ch~ esc1udqgpJ.' antigi~!i:1 fattp, se vale a
grande chiarezza 1'assenza di ogni contrasto tra il fatto commesso e il dirit- spiegame l' ampiezza di effetti giuridici, non e pero, idonea, di per se, a dar
to obiettivo. Questo significa, del resto, dire che le cau:;1,f di gim¡ti:fi¡;;ª~on6. conto della logica che condiziona i' diversi aspetti della loro regolamenta-
sono.&~lllRo s~, cause di esclusione delt' antigiuridicita. zione giuridica.
Questa specifica connotazione delle cause di giustificazione e al1'origi- L'antigiuridicita, del resto, e definita proprio dalla mancanza di cause di
ne della disciplina giuridica, che per concorde opinione si ritiene propria di giu~tlÍÍcªzJQne....!leI senso che il su~~~",~
questa categoria di esimenti. 11 fatto giustificato non e soltanto un fatto che to "~", che coni§:~~l ~~2j.t(U;:íi\§~~
~. p~.?"!~!~_~g_l!t.~,S~D.sz~p~ii:iIiD~¡¡rQ~:iit¡~iii:iima o di giustificazione derratro tlplCO.1! p~rclo eVIdente 1 lmposslblhta di pervem-
una..e;t!sur~,,~~~!!!:~; es~o,!, al~si{¡¡ n0'ildiMi/ijlle, come piu volte 'í"é""aüñadetelitiña'zWneplW"ravvicinata del contenuto e della logica delle
cause di giustificazione, a partire dal concetto di antigiuridicita, poiche que-
sto significherebbe esaurire la ricerca in un circolo vizioso.
9 In quest'esempio si vede molto bene come l'esercízio del diritto implichi la necessitii di La stessa idea della "necessita" del fatto giustificato, pur segnalando
commettere un tipo di fatto, incriminato nella parte specíale del codice, ma non punibile, quello che sembra un contrassegno comune delle cause di giustificazione,
nonostante comporti la lesione di un interesse rilevante per la comunita. Si deve sottolineare permettendoci cosi di riconoscerle e di distinguerle da altri gruppi di esi-
che e proprio la lesione di un bene che pone l' esigenza e il problema della giustificazione - e
dei suoi limiti - in rapporto a un'azione che, altrimenti, deriverebbe la sua liceitii non dal1'eser- menti, tuttavia non puo dirci molto sui principi informatori e sui limiti di
cizio di un diritto, ma dal fatto stesso che non sacrifica alcun interesse. funzionamento delle singole ipotesi, poiche in ciascuna di es se la necessita
10 Non appena si pensi, al consenso presunto (su cui v. infra, 3.1.1) appare gia piii evi- di compiere il fatto tipico si combina variamente con altri dati, che solo
dente che la giustificazione del fatto non dipende tanto dal realizzarsi dell'interesse di colui
che e rappresentato nel consenso, quanto dalla necessita di una decisione indifferibile, che in
un'analisi dei contenuti specifici di ciascuna fattispecie giustificante per-
un particolare momento deve essere presa nelle vecí di colui al quale spetterebbe di decídere. mette di enuc1eare.
310 Parte terza Il reato 311
303010 Il consenso del!' avente dirittoo altol funzione. se non queUa di autorW:J!Le la célusazi.om: dell'(efftz.tti~2)
J2I~Jli~jo del be o o m im~~
opo.~tabili~~:!::l~!;t~J2!IDil;>~~~,Q pope ip ¡;JktÍ.I;;olo"llQ.._ anche se in virtu del consenso prestato
...illliUg"",s2L~~11~~~~,2"sl~!1~,~~~~~!!~,,,,~!!,~g1fi~~jg~~~J.lWiDe" o11 fonda- ~copi per i quali il c~nsenso .
mento specIfico dI questa lpotesi di non punibilita viene generalmente indi- de, si realizzano proprio attraverso la realizzazione dell' azione tipicao
cato nel venir meno dell'interesse, da parte dell'ordinamento, alla tutela di Nei reati, invece, il cui contenuto cli offesa consiste ro rio ne i-
un bene giuridico, alla cui integrita lo stesso titolare del bene non mostra di memo eh unaoéteriñiñata"a:J;ne contr~~~~ -
avere interesse (ovvero subordina tale interesse al raggiungimento di un ~nerravioTaziolle~icilioo¡eLreatidi,;y;~tmk,,,,,-,,,~
o scopo, il cui conseguimento e per lui di prevalente importanza)o s~tt?,~~w~~L~2~UQl].¡1l~etteAi.~~~~~~, ~
o 1J.~~~:~~~~~~~~~,~:~~~~.d,kMIU1~m<¡¡~- essa non si realizza aff,!U9: la condotta dell' autore e, in realta, radicalmente
t o d 1 sua o uo álternatlva ñspetto ií" quella configurata nel tipo di fatto incriminatoo Un
{óiiao'~iilto sco o ese o _ ~e~.!.t.o ses~~~ '22fisen~~ Una yjQleQ~a, 88ftl:ale "a1!~n~
s~...', ~~jdS'}~,'~').S, <~":'~'~;':<;/'<':1Á\,:;:;,:;¡;g'r;j,I;~N'R!R¡I'!:':%~'i":C'F¡q:{,:'C'l$!.;:"'~":\!I':B-' "'~
& , a un ncercato
re dI moculargh 11 Vlrus del ríífft(!(l'ooreper poter studiare le capacita irnmu- la::, allo stesso modo che una visita a un amico non e una violazlOne di
nizzanti di tale procedimentoo 1 limiti di applicabilita dell'esirnente in que- domicilio giustificata!
stione, come meglio si yedra in seguito, coincidono con quelli assegnati La fattispecie del consenso ~i~if~~g~!~~20 Co
dall'ordinamento all'autonomia dei privati (i cui scopi si realizzano qui definisce attraverso tre elementl cñe ne contrassegnano la strut
attraverso il "necessario" compimento dell 'azione incriminata)o Si pensi al reqUlsiti di validit'
celebre aneddoto di Vittorio Alfieri che comanda al proprio servitore di ñe o, se SI vuo e, n
legarlo alla sedia; ma anche al tossicodipendente che accetti di farsi rin- lim~!L2.?JP..l*!yb eventuahñénté'appost~clco'ñséñsoo
chiudere a chiave nella sua stanza, per affrontare una crisi di astinenzao --:¡¡i /a).J'er cio che ~guarda la validita del consenso, vengono in primo luogo
S2~~~,t~~~!l!e,:," le ipotesi del consenso "giustificante" devono e~~e1l? in considerazlOne e qualita e condizio~en¡0.&íi ~olui che presta il
~te di~ii.Íit~'dat~~1'''''¿;~~m'''m'''cu1'1tconseñsó'e~2iiid~'''t';t'''*'';7~ consenso alla lesione del ben~~arsMrt un s3'ggetto capace odi p':!; 9,.. O h¡l~ O~A'
del fatto; 'it~e"avvieñe"qu~dO~~i~onTeIllit~"di'~ff~~~:~rf~:~···~~~:;~ stare tale consenso: chtf abbia, cioe, sufficiente matunfá 01 glUOlZlO per~ ~~
pñOñel~u~~¿'~ñtaaer iiloZá"r/"ael bene: come ad vl'il:llláte U Signtt'i'Eato e la portata della lesione di beni a cui presta il suo~· ot:'l· /
esempio, nella violazioiit;"drdo~lcmo'tart:"gr4"c~p"J~n.ei"~~¡tttdij{iOknza assensoo Si tratta, dunque, della Codo capacita naturale, la cui presenza ee.9..M • ')r~
;ó~~~1&i1(;:,..\,¡;&};¡¡~;¡¡I!lIII l!I!l,......,illIi!dSi&.
sempre indispensabile, come requisito minirno richiesto per la validita 1 Qi,Q¡\4A't~,~.
, .... ••
.se~,ecc ..
L'arto 614 incrimina proprio e solamente la condotta di chi "s'introduce consenso o
nell'abitazione altrui [000] contro la volonta espressa o tacita di chi ha il In determinati casi, pero, puo essere richiesta anche una specifica capa- l ~
diritto di escluderlo"; e, dunque, nell'ipotesi dell'ospite gradito, che si reca cita di agire, legata a requisiti normativamente stabilitio Per consentire vali- ..u.O.. Ctl( -.
a casa di un amico per fargli visita, non vi e alcun bisogno di ricorrere damente alla lesione di diritti patrimoniali, ad esempio, si ritiene necessario Q>O~
all'arto 50, perche non vi e una condotta tipica da "giustificare", ma una che il titolare del bene abbia compiuto il diciottesimo auno di eta, vigendct=='<;;,)~~
manifestazione della vita di relazione, che non ha nulla a che vedere con la al rig,uardo il p~nc~pi? civilistic? c~~ ~ssa ~ rag~i~gimento della maggio- y:;!;¿tt:::~.,
tutela penale della inviolabilita del domicilio o re eta la facolta dI dlsporre del dirittl patnmomall 110 Per essere efficace, 52J;l
oLa differenza con gli esempi fatti in precedenza e evidente~l ca§,o di ovviamente, il deve essere stato "consen- ~ ~~.:i''''
sh!..~ente alla distruzione di una cosa di sua l?!PErieta o ad una tempo- ~~~ un~~=~
ranea limitazione delIa sua li6erta~~: o di chi accetta di farsi yero consensoo consenso deve altresi essere non. ;Á r.l~lQ
inoculare un germe patogeno per fini sperimentali, la lf(§iQU!; de! bl<JJe.&. ._______u_n_l_~~::O, perp~§to'" t ( ¡{gM~
,,~~E.: in og~i caso con l~ rilevanza caratteristica delÍa tipicita e i en-
dentemenf~'~senso o dal dissenso e
iñañur¡ffiO'e:ea7meñte'{üsti:li"tt;;~'i;"'rili~rtrp~~;~~ale limitata la buona salute 11 Per quanto attiene alla sfera sessuale, dagli arto 519, 521 e 530 c.po si desumono invece
compromessa:".~í§~~,','!!·,~~n~Q. J!l!~n;;!~I!~?'.,J?~t5:i~~~vere limiti diversi.
312 Parte terza Il reato 313
dall'autore del fatto o da terzi; ne deve, comunque, essere viziato da un tema del molo spettante al consenso in materia di lesioni medico-chirurgi-
more di chi presta il consenso. ---~------------ _ che e della liceita del trattamento sanitario, in genere: tema che, in realta,
'-'-Irappeña necessano SjJecificare che il consenso, per essere operante, non pub affatto esaurirsi nell'ambito della problematica che concerne l'art.
deveprove~i!t;:.<!~J.i!Q!~~JieLdititloJ~uiJesiQ~.fl.i.i!lll2!izza (o, nei con- 50 c.p. 12.
gruTcasi; da chi per legge lo rappresenta: genitore, tutore, legale rappresen- TI consenso deve sussistere al momento in c!!!, iUatto=yj~n.t.fQ!D1l~·
tante,ecc.); ~.Sl!~;:-'penantQ,.$e..,pi.iLsQnQ_LtitQlªri..d.d..9jritto? il consenso Un consenso successivo - una sortáCioé di ratifica - ha un senso, solo in
debba essere prestato da tutti. - qUañi:oserv~::ia$~~~nso, ~2~",,~s resso in
~··~~~~~.i>~~2...l~effi~L<;.gQ§enso per la non !ácitameIilitJ:}!~~· TI conse~ i~~~~~,,_t;;~~~!,~~
PU~~2!:.?!.~!.2~~~a ~~ere iliQaill"'1Ma diritto, l'!.2uL mibile con certezza da un comportamento UnIVOCO, del tltolare del dmtto
1~I22~.~tt2.~~~Disponibili sono considerati, di ma~ima, i
h\2 . J.::-::.\S~; diritti che attengono ai beni individuali o, comunque, di esclusiva pertinen-
4\ ~r. za del privato, o dei privati, che ne sono titolari. Alla salvaguardia di beni
.J . . collettivi, o di prevalente interesse collettivo - come l' ordine pubblico, la
" \~r l U.A, pubblica incolumita, la fede pubblica, ecc. - nessuno pub validamente
Q~ ~(' ~\l,,, rinunciare. La sfera dei diritti di cui il singolo pub "validamente disporre" zignj dj decídete, avrebbe Il¡;~stato il~1!~ Si Ilell~.i_~wC'l~<!i>~~L~
,~~-QAq¡\.Q.J.J.;Cí' secondo la formula dell'art. 50 c.p. - e, di conseguenza, alquanto circo- Í1¿troduce nell 'abit~i.on,~ ~~i:Ltif,mR...rulg,,'&¡Q~Qi.~R~~
}~ . scritta, coincidendo tendenzialmente con quella dei beni che non presenta- pío di incendio;,
).~l/AI?:,~~..\.,..- no una diretta utilit~ social~ e c?e~ono ricon~sciuti e ~telati dall'ordina- - Nll..tl!r~!:!?;!~~~~,LL~~~J1.~~~~~~.u~~~
\ cV. JJ1A.. mento al solo fine di garantirne 11 lIbero e paCifico godlmento da parte del pub r i s u ' .
! ~\~J:IJ.,L. singolo. Vi rientrano, quindi, con certezza, i diritti patrimoniali; vi rientra- ma in, r" ", ,', " ,(c.d. consenso putatillg). Entra qui dunque in
Ir'}Q,I"(':¡ ~ no, inoltre, ma con notevoli limiti, i diritti inerenti alla sfera della persona- ~"gí'oco'~~(;;;;-epüreñereipotesi di errore sui limiti di un consenso effetti-
I \QJ2.,.~ ,.l. ) lita: onore, liberta personale, diritto alla riservatezza, ecc .. Dottrina e giuri- vamente prestato -la disciplina dell'errore sulle esirnenti (art. 59, uIt. co,
1 ' /)",)l~ spmdenza concordano generalmente nel ritenere che, rispetto alla lesione di c.p.), su cui, da un punto di vista generale, torneremo in seguito (v. infra,
'I'l'~~ tr"\~t<: BYe;;ti beni, il consenso non ha comunque efficacia, quando abbia ad ogget- Sez. 4a, Cap. III, 3.2.2). Sara tuttavia opportuno soffermarsi, gia in questa
.,~~. . .ilJ'-">lo i1 sacrificio totale del bene (tale sarebbe il caso di chi accettasse, ad sede, su alcuni aspetti caratteristici della disciplina del consenso presunto e,
~ esempio, di essere segregato a vita dai familiari); e, comunque, quando si
:0 '\ in particolare, del consenso putativo.
I~ "':~X'~gRn contrasto con specifiche disposizioni di legge, con il "buon costu- In primo luogo, va sottolineato che, essendo l'uno e l'altro una sorta di
: M 1J</ü \.1 tl,me", o con l'ordine pubblico. "surrogato" del consenso effettivo, e in ogni caso necessaria l' eSlstenza dei
I ~ " .l - Per guanto concerne, il bene dell'integrita fisica, vi e eguale concordia presupposti generali di efficacia del consenso: titolarita del diritto, capacita
:1\llt;;&'I/...'tn,A .-\;¡, di opinioni circa i limiti in cui il consenso pu~assumere efficacia giustifi- di prestare il consenso, disponibilita del diritto, ecc ..
I .Q) lt 1) I cante. w.,disponibile e il bene della vita, come si desume sia dagli arto 579 e Sulla base di questi presupposti comuni, le ipotesi del consenso presun-
580 c.p. - che incriminano rispettivamente l' omicidio del consenziente e to vengono distinte di solito in due categorie, a seconda che nella condotta
l'istigazione al suicidio - e sia, indirettamente, daJl:.aJl'o~s:,,~~Quest'ulti dell'agente si ravvisi: a) un'azione intrapresa nell'interesse del titolare del
m~rma, col vietare gli a!ti.s!L<!.!2?~~!~:me del proprio corpo che";;'ig~ bene; b) un'azione, rispetto alla quale sembri mancare un interesse del sog-
~~~,Jlerrnªnente,,~¡;.:ll:.iu,.~, SIca, ovvero siano trimen- getto passivo alla tutela del bene.
• ·1'>.11 ..... la.crrr.a ,. • ~Ilr_~~~
tl .~~I}1!¡y;¡.~"~.,a1~.,pubbJj,~.9_.Q.,,ªLg,!lJm~2~tl!~, segna, lllraIU,
e_a~, t~~E~,~!~e~~~,:.w!",,~t~i!L2L.y,~~!5t~!~,~~t~2~,~~,~,S?:, rispetto alle lesioni -
de1T llltegnta fislca. Affiora, qUl, il problema aeIIa vatm~"'eOnse1iS6"
-preSfiifoper"c¿iüs'(l"illecita, cioe per conseguire un fine vietato dalla legge: 12 Sul punto infra, 7.
13 La giurisprudenza e piuttosto rigorosa in materia. Cfr. Cass. 10.1.1972, in Cass. pen,
come potrebbe essere il caso di una lesione personale inferta allo scopo di mass., 1973, p. 480, m. 579. In dottrina, anche per la differenza fra consenso presunto e con-
ottenere il pagamento di un'assicurazione. Nello sfondo, si profila altresl il senso putativo, v. C. PEDRAZZI, Consenso dell' avente diritto, in Ene. dir" IX, 1961, 151.
314 Parte terza Il reato 315
Le ipotesi riconducibili alla categoria sub a), per cui si evoca di solito A differenza di altre fattispecie di giustificazione - come la legittima
come fondamento la figura civilistica della negotiorum gestio (art. 2028 ss. difesa o l'uso legittimo delle armi - puntualmente descritte dalla stessa
c.c.) sono di gran lunga le piu significative: vi ricadono, in particolare, tutti i legge penale, l'ipotesi delI'art. 51 c.p. ci appare come una sorta di finestra
casi in cui sia impossibile, al momento dell' azione, ottenere l' assenso del aperta sull' ordinamento giuridico generale, attraverso cui la serie indefinita
titolare del bene. Oltre all'esempio giii. proposto, di chi si introduca nelI'abi- dei diritti e dei doveri giuridici irrompe nel sistema penale, con la caratteristi-
tazione altrui per spegnere un incendio, si menziona, di solito, l'ipotesi ca efficacia di autorizzare il comp~mento di fatti ~pic~
delI'intervento chirurgico di pronto soccorso, su soggetti in stato di inco- senta quindi, una e . che. SI potrebbe definire In blanco , ~
scienza. L'efficacia giustificante del consenso fa leva, in questi casi, sulIa 12Pli~a !!~~~~!!!!!~~~~.<". ,r!P~i2,'A~a onte .' ª,_<JiyeJl~t~!lffi2.,~
ragionevole presunzione che, se il titolare del diritto fosse stato in grado di ~xtra2enale""~.s~! il diritto o il dover~~~!!~riY~~ poiche l' e etto
decidere tempestivamente, avrebbe dato il propriü'conSeñso all'azione diret- gfustificante - o permissivo - comporta la non-apphcazlOne della norma
ta a salvargli la vita, o ad evitare la distruzione dei propri beni. penale, ne consegue che la fonte originaria del diritto (come del dovere) no~
Esempi del secondo gruppo possono essere quelli della moglie che puo che essere rinvenuta nella legge ordinaria (statuale) o in una norma costi-
regali gli abiti smessi del marito a un mendicante, in forza di una consuetu- tuzionale, trattandosi comunque di disapplicare la legge penale incriminatri-
dine in tal senso, a lei nota; o di chi si impossessi di qualche frutto, fra ce; il che non puo avvenire in forza di una legge regionale, ne di un regola-
quelli caduti da un albero e abitualmente non raccolti dal proprietario. mento, ne tanto meno della consuetudine, a cui non si possono riconoscere
~t,i~lle",~,ºmlill!;(mc:lllt\'l",.sh!:4m,p~~",~.l,n,j~!!ire efficacia iustificante a un efficacia abrogativa, o limitativa dell'applicazione della legge penale.
consenso solamente pre , . Beninteso, cio non significa che la legge, ordinaria o costituzionale, debba
1: eIfonea conVIn compiutamente prevedere e descrivere il diritto o il dovere, il cui esercizio, o
de;;:¡~e'
...,....,...
. il cui adempimento, sono destinati a prevalere sull' applicazione delIa norma
incriminatrice. E sufficiente che l'uno o l'altro siano riconducibili a una
!~~~~~'d~rb~ne"fÓSS(tstafo'acoñoscenzadenectr~ost~~~h~'~
to ..
raUtoreh';a;c~ñip1ére'it"Pratto·:A\ \~óIb,J\~';'~';.'\:''1'."'''i::~';:';j:¡,~k~t4\,_·,~~.t.~u.;~~,,lew,\'O:~';;'M.,~,¡Jj.~~:~~~~¡¡~_~
norma o a un "principio", contenuto nelIa legge dello Stato, e che ad esso si
conformino; anche se espressamente regolati e defi~ti da una legge regiona-
le, da un regolamento, da un atto amministrativo. E altresl del tutto pacifico
che la norma autorizzante puo essere contenuta in un provvedimento giuri-
3.3.2. L' esercizio di un diritto e l' adempimento di un dovere come sdizionale o arnministrativo, emanati in base alla legge, o derivare da un con-
cause di giustificazione. tratto, visto che, a norma dell'art. 1372 C.C., il contratto "ha forza di legge tra
'1 le parti". Se e in quanto richiamato da una legge dello Stato, anche un ordi-
1LL~.'!?2:.,2~![~.:2Lc.p. stabilisce: "L'esercizio di un diritto o l'adempi- namento giuridico straniero (nonche l'ordinamento canonico) possono essere
J!1~ptQ..dLll!l do~~¡]li[liiiUii~ii~!iI~¡9]¡'ii1:o!~ legitti- fo di norme permissive, rilevanti per l'art. 51 c.p ..
~llmRuQblica aulQ{jl¡' unibiliHt". ~~""~~#~
Questa ,~~'%~~'N~
disposizione 'esercizio diufldirift(2. Da quanto si e fIn qui osservato, appare evi-
dente che l' ~ti~~';~s¿~~';~~~i suo jure utitur neminem laedit" non riflette
. . .
espnme In modo molto netto 1 i
instaura fra la norma Een per nulla in modo appropriato lo schema di funzionamento della causa di
J¡iii¡¡iiiiiifu'o~:?1~.:S,ir{€?te.?L~~!p.~.sti.qQ,~, q~~,<!,<¿. gli.~t2~!L~!E! giustificazione prevista dall'art. 51, poiche essa appare, invece, contras se-
gnata proprio dal fatto della lesione di un bene, anche se questa non riveste
f~~*tt~~~~s=~}~'~~i~~~;;:U~~Íf;Jt~~}fatt~a:~~~~;;~~;t~~l~~~ft~ il carattere del torto antigiuridico. L'IDltigi~m del fatw,. - ancorche
l'adempimento del dovere implicano)l sacrificio di un interesse diverso lesivo di un bene giuridico - resta ~sa, ne potrebbe essere diversamen-
che, di regola, e penalmente tutelat0\Íl proprie' fondo dominante te, in virtU del"
-", . -~----,~-~,w"'~-''l'-ztim'"
. . I.~""ª,y'~",q~,,J,..$;!I:~~Jl~
ch~,~§,~,LQjti1tL~Y!lllti da una servlti1, p. U Cl e glUdi- mento n eSlstenza di un diritto e, dall:rut~
Zfario che asporta un ogge1tüpignorat(7)"agente .. che procede alla .l~afe g~ente le conl1otte IÍisunljj¡¡H¡i¿¡~,~iiil. .
cattura di un latitante, comprimono interessi individuali, anche penalmente "D" ", ñelsé~51 c.p., e qualsiasi gotere ziuri<fu¡o di
tutelati attraverso specifiche incriminazioni. tr~,-rrlñanzi1üftO,í poTeñ spettantÍ agli organi pub-
316 Parte terza Il reato 317
blici e i diritti soggettivi; ma anche le potesta (come ad es. la potesta dei rappresentare un limite all'esercizio del diritto. 11 problema si intreccia talo-
genitori), i c.d. diritti potestativi e le mere facolta giuridiche (ad esempio la ra con quello dell'abuso del diritto, che si configura ogni qualvolta i limiti
facolta di arresto da parte dei privati nei casi previsti dall'art. 383 c.p.p.): Vi normativi, espressi o taciti, all'esercizio del diritto vengono superati: o per-
rientrano, secondo una parte della dottrina, anche i c.d. interessi legittimi, a che le modalita di esercizio superano l'ambito delle facolta inerenti al dirit-
condizione pero che essi pos sano riconnettersi ad una situazione giuridica to in questione o perche vengono in collisione con la salvaguardia di diritti
che implichi un potere, o facolta, di agire (che secondo alcuni, sarebbe pero altrui di pari rilevanza. 11 diritto al pacifico godimento della cosa propria
strutturalmente estranea aqueste posizioni giuridiche soggettive) 14. non legittima, ad esempio, la risposta violenta a qualsiasi forma di turbati-
§i e gia rilevatq.~!!e la,J?!~Y~I~!J!ell~ ermissiv ~~ nODDe va, che, pertanto - in mancanza dei presupposti di altre cause di giustifica-
incriminatrici ri osa sull' efficacia del c.d. . zione, quale ad es. la legittima difesa - puo dar luogo a responsabilita
cw ~e penali, quanto meno per il delitto di "esercizio arbitrario delle proprie
.;!~gza~Ji~~:E~~~~~~to (v. ragioni" (art. 394 c.p.). Del pari, se la recisione delle radici, nella ipotesi
retro, 1). Questo aspetto del rapporto fra norma incriminatrice e norma per- prevista dall'art. 896 C.C., avvenisse con modalita tali da arrecare danno h-- r~l
missiva risulta particolarmente significativo, quando si tratta dell'applicazio- irreparabile agli alberi del vicino, lo sconfinamento dall'esercizio del dirit- ~~
ne dell'art. 51 c.p. e, in particolare, in materia di esercizio del diritto. to, rendendo inapplicabile l'esimente, restituirebbe intatta la sua efficacia (lA.~ \~A.J.
L'!..~ete..jniªni..A,~J!l,m:sr.!@in,~~~te a ,s!~!?!!ire se non sia ~utto applicativa all'art. 635 C.p.. ~t.-~c
s~~~.~~I1E,~ p~~~~a~!!?~urre uE-a .~!~&~,,,9~~r.m~~ aa:aiLiiiíW Anche da questo punto di vista, la problematica dell' esercizio del diritto ,
una lml1tazlOne al diritt~~!:15!uestione, c~1É!g}![ª1~J12§ÜI!liPl!Lf~!ll~ si manifesta con particolari caratteristiche, quando si tratta dell' esercizio di
speéiaté;'ñspencra'¡¡eTIache 'attiibiii'ce il diritto:",~",,'
.....,~~~~.""'á',',..~",.;""'9:~'~'.ld,";W"""'¡j(..'f,¡¡«'"'~¡,.y""=v,!o,""""'''~"w,"""':'-"'¡'\"'¡'¡'1V:'~~
n un diritto riconosciuto a livello costituzionale.-"""-,~",,-~_w~"~~""~"~'"''''"M''''''_'''''
It2.~!,~~~~~trice aprevalere, e no.~x1S~Y.~~§íf' G ' he solitamen- Due sOE2iE~~1~pdaiñ~~~,!i~~ti&~~
te si adducono ill'ñguáf'aocrua11:SCoñoefficacemente i . del problema. la n'Oñiia'aí1eg~órilinan~e uindLlIJlPll~~a-
S~",J~~6_c.c·~ªtt,t}.~~~~,~~~LEl~rt.e,tari9_s!~lJq,~~.,.!!..2!!jl~!!L!g,&t~le trr~~ non uo p r e v a l e r e ' 1
li ...~;~:,l,:rf~!.~~~~,
,}~J~~.m",~}&,
~el.;"i~!~O.,. ~h~#..~t .~~~~!!!d~w":I!:~j~~~,,,!2!!~ il
1)·.1,..·l::gmllP9U"$¡•. ~~~~Y.J;>.QfP.",,ar.W.JRQtt<,§.!'W~'.'$;lJj,J}J;¡'~~
sens'Odi"'clideme del tutto i
-~hi~i!~_I1QJ1"~"",,Qi.m1J1JA~.,~~Mª,~
~t2.~~ •.E~l:!}li!~ª,nqw¡.,!l,<l~u:m,,··QJ~,"~p~,.mª-~Qsi",~o ~~llJ~,.JmS~!~"~",~!!r,t~iDltL,2Jn-!~r~,~.§j,h,~~~~~!!!~,,~l;2~~1!!,Ü!~
r~·.!!,J;?:~jl?~!~~l..~:S,Et?Si;I.~::,.9,i.Jl~~W,[lm~.n!Rc?. j,n~q!.lru:ltg."S;~flat~ .• Costituzione. Da cio' derivano alcune conseguenze. Da un lato si devono
~!L~'i~
limitata dalle esigenze di protezione di altri interessi, di eguale o preminen- anche le nonne di rango inferiore alla legge. La nonna su cui si fonda il
te rilevanza costituzionale. E questo il caso dell'onore e della dignita della cróVe'fé drigire, a Cul Fart. 51 attrfb;;r;ce valore-éslmente, puo appartenere
persona, la cui tutela viene ricondotta addirittura aH' ambito dei "principi anche a un ordinamento straniero, quando, in virtu delle nonne di diritto
fondamentali" della nostra Carta Costituzionale. Di qui 1'elaborazione di internazionale generalmente riconosciuto (art. 10 Cost.), tale dovere sia
criteri diretti al contemperamento degli interessi in conflitto, cosl da garan- assunto come valido anche per 1'ordinamento interno.
tire un equilibrio nel ralizzarsi delle contrapposte istanze costituzionali, Quanto all' ordine de ll' autorita, per assumere efficacia esimente, esso
configurate nel loro valore funzionale rispetto alle esigenze di sviluppo deve coS1'ítii"rreñJlIltlestazione di volonta emanata nell'ambito di un rappor-
della vita collettiva. L'elaborazione dottrinale e giurisprudenziale del c.d. to di subordinazione di diritto pubblico, non essendo in a1cun modo rilevan-
diritto di cronaca giornalistica - per altro discutibile sotto alcuni profili te un ordine proveniente da soggetti privati, quand' anche dotati di una
- garantisce, ad esempio, la "copertura" costituzionale dell'art. 21 alle "autorita", per altro verso legalmente riconosciuta (si pensi ai dirigenti di
condotte lesive dell'altrui reputazione, solo a certe condizioni - verita o, un'aziend~) .. Solo 1'0 . . inf:J!!lc~2!~h~~L~~~-
almeno, verosimiglianza dei fatti narrati, interesse pubblico alla loro cono- J>,2rt~lU¡lJ2r
scenza, modalita di espressione - la cui sussistanza manifesta il prevalere , uo determinar
di esigenze di infonnazione, funzionali al costituirsi della c.d. pubblica opi- .l2!~~,,,2LQinroJJm!tfUt~ . .~'pl?,.r~~!,,~1~,,~,!.:~!~;~~.~~_~l~9,~!",f,enale.
nione, che giustificano il sacrificio dei beni individuali coinvolti nella mani- Non e tuttavia pacifica la nozione di "puoblica autorita", poiche uitil"i'me
festazione del pensiero. della dottrina vi fa rientrare i soli pubblici ufficiali, mentre altri - sia in
b) L'adempimento del dovere - ~ll'esercizio d~~¡;.m Sl..c.fñ' dottrina che in giurisprudenza - vi ricomprendono gli incaricati di pubbli-
~~, neIl' e~~~!!~_5!~~.~,S!~.2~.!~J~"E1l.IJ.j!2Üi~~1l~.J' i~lASi co servizio e gli esercenti servizi di pubblica necessita.
d~~~emlli.~j2_gL~u;_<!~~~!~~~f2,~q~;1!ll,~J1SI!m~~~2i~,~~wj~ E invece pacifico che l' efficacia esimente dell' ordine concerne sia gli
.,1; 1. . • . rloll~ ,,1,.1,.1;, Ant .,,,
1 Q!~~¿~~Q~all!W.~~,ª,~f~WJta,;~_, .. ordini emanati nell'ambito di un rapporto qualificato di dipendenza pubbli-
I 1!}•.cÜ3.Mf qlJ La prev1Sl0ne contestuale delle due figure non e certo casuale: ldentlco, cistica, che implichi la subordinazione di un inferiore a un superiore (ordine
\1.)J. ~\I €AJ,.infatti, e nei due casi il fondamento logico dell'esimente e il suo principio c.d. gerarchico), sia gli ordini promananti daH'autorita competente a regola-
ti:J\.kh~ infonnatore. L'unita dell'ordinamento giuridico e il connesso principio di re detenninati aspetti della vita collettiva, rispetto ai quali esiste un generale
'~.oJ)J';¡.f), non contraddizione implicano la non punibilita dei comportamenti che rica- dovere di obbedienza da parte dei soggetti privati, individuali o collettivi.
f\a()\A . .._ dono sotto una ipotesi di incriminazione, ma corrispondono, al tempo stes- L'efficacia esimente dell'ordine e, in ogni caso, vincolata alla sua legit-
;;;,.).t\¡,jo\ l.J~ so, al "necessario" attivarsi del soggetto per l' adempimento di un dovere timita. L'ordine illegittimo non puo escludere 1'antigiuridicita del fatto e,
~\.)o.. c.Q. giuridico. Viene anche sottolineato come l'ipotesi delradempimento di un del resto, poiche manca in radice il dovere di obbedirvi, e 10 stesso presup-
'Ó'\kÜ 'Aaw. dovere evochi, a livello soggettivo, un potenziale conflitto di doveri; questo posto della esimente che viene a mancare. Quanto stabilito dai cO. 3° e 4°
\tl-0.I, ~:k t\J~ yrofilo, come vedremo, pur non apparendo direttamente significativo sul dell'art. 51 in ordine alla eventuale non punibilita dell'esecutore concerne
;}"t?:<\A piano dell'antigiuridicita obiettiva del fatto, ha tuttavia un rilievo, quanto percio esc1usivamente il piano della responsabilita individuale, per un fatto
J ~\'\~QJ\ al1'estensione del concetto di dovere giuridico. che resta obiettivarn,ente antigiuridico (v. infra, Sez. 4., Cap. III, 3
~ 0.' A ~ Esempi c1assici di adempimento del dovere sono quelli dell' agente di dal1' . di nTP","r,,;,,,,,t;
, 010,( D. \A.. polizia che procede a un arresto in flagranza - nei casi in cui 1'arresto e
o¡.pJJ ,J)ht j obbligatorio - privando cosl taluno della liberta personale (art. 605 c.p.), o
0'<f~",,1\ • del testimone che, nel deporre, in udienza pubblica, con l'obbligo di dire la
verita, riferisca fatti lesivi dell'altrui reputazione (cfr. arto 595 c.p.).
~~~~~~~~~~~~~~
, -
ordinamento processuale,
e dunque non eseguibile - un'ordinan-
d~~I~:¡~!~1G~;I;k~~~!ñ¡;~~i;¡¡i~f;~ee~:;¿t.1Je26e~~~~.1~i~~
za di custodia cautelare emessa dal P.M., ovvero comunicata solo oralmente
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.' .,., .• ,.W·',·~"?,y,"'.\""M"«~.,.Ol!i 110 _-"::"-'" "~ ••••.'.•. _
all' organo di polizia giudiziaria competente per l' esecuzione.
QJ;dilJ&=lcglUlJlJlJ,wdlJ,L!~~a autorlfa.
pottrirm~ giurisErudenzáOOñCüroano generalmente nel ritenere che la r~~ª"'~!f~i"
12"'0';~~'~_~(" "'N'1"1'~',~','\',"Ci
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o
"t!:$:'$',~I;'):;l'<,:m,'~~)t'I''''''4''''''"''''~'~~'~~';'>;/'''"{:;;I\'.''.''"~'''''';<'\''''\~~'t''''''J<l'"':.'_~'"'~~~
¿ozione di "nonna giuridica", ai sensi dell' arto 51, si estenda a compreiidere all'ipotesi dell'ordinanza di custodia cautelare, éssaprésuppone 1'esistenza di
¡I
1
'
320 Parte terza n reato 321
gravi indizi di colpevolezza a carico del catturando. La distinzione fra legitti- dell'ordinamento giuridico, come sistema di regolamento della convivenza
mita formale e legittimita sostanziale ha una notevole importanza, come civile e di tutela dei diritti individuali. Da cio si fanno derivare i caratteri
vedremo, per quanto attiene alla eventuale non punibilita dell' esecutore. particolari di questa causa di giustificazione, nel cui ambito possono risul-
L'ordine illegittimo, poiche non costituisce attuazione dell'ordinamento tare legittimate azioni difensive quanto mai penetranti ed "energiche" con-
giuri.dico - non potendo essere considerato come perseguimento degli tro il pericolo di offesa.
SCOpl per cui il potere ordinatorio e stato dato - in nessun caso potra "giu- Il duplice principio informatore della legittima difesa costituisce un
stificare" il compimento del fatto tipico. L'eventuale rilevanza di un ordine punto di orientamento essenziale, come vedremo, non solo per la decisione
illegittimo per la non punibilita dell'esecutore conceme esc1usivamente dei casi problematici, ma gia per definire, in via preliminare, i requisiti
come gia detto, il piano della responsabilita individuale; e per questo moti~ costitutivi e i limiti di funzionamento di questa causa di giustificazione.
vo la relativa problematica yerra affrontata in altra sede. a) 1 presupposti dell' azione difensiva legittima - A norma dell'art. 52
c.p., versa in una situazione rilevante come "legittima difesa" chi viene a
trovarsi nella condizione di dover agire per neutralizzare il pericolo attuale
3.3.3. La difesa legittima.:(
r-:
?..¿
1')
e 'fJ\ di una lesione di beni, derivante da una aggressione che rivesta il carattere
dell'ingiustizia. La determinazione dei requisiti della legittima difesa
~~el?unW~.,S!Ü,1l~S<?~~~,~2,~t!~JX<¡.~~.em~l~w~tIettQ dalla richiede quindi che si stabilisca: 1) quali beni siano tutelabili attraverso
~~,§!l~~ÜiIMlJl~~~~i!i~<Z.R.Ij!l",~U1li~tit¡!?Jl,R~Ji~~ttuale di l'azione difensiva; 2) che Cosa si debba intendere per "pericolo attuale"; 3)
~_~~~~'!:li~~~~~!f~~J,1lJ?Jé~~.~~,~J~~ts~~,. .~A,~,f~LÉ que- in quali termini debba essere inteso il requisito della "necessita" di difen-
sta la defimzlOne normativa della "difesa legittima", ipotesi che a buon dirit- dersi, che costituisce uno dei presupposti essenziali della legittimazione ad
to puo considerarsi come l' archetipo delle cause di giustificazione e che, agire; 4) quando l'aggressione possa definirsi "ingiusta".
con lo stato di necessita (art. 54 c.p.) e senza dubbio l'esimente piii ricca- 1) Per quanto attiene all' ei beni tutelabili, la dottrina e concor- ])t~
mente elaborata, e certo non da oggi, dalla dottrina e dalla giurisprudenza. de nen'assegnare al termin ,.-1.I!l:ª~cezio.¡;¡,e~a§s,¡P...junRia¡ comprensi- f'¿;R-!~'\J~U
ff~~.~~.~,,~~!,l:,~!!l.!n~RJ~w,!!f}?~~,2~~I.~.~2.,~~,~, ~lla base della non punibilita va di quals~asi situazione g 1 ica attiva, ricollegaCfre' a un interesse 0.,"
delt,~~,lim~ f!?,tptn~ssa in stato di legittimadife'sa:""vi""si3"\iñ"d'U'íiCe tónaa:- den' agente, o di altri sogg¡etti, e riconducibile ana figura del diritto sogget- .:v lJ<- ;
..,~'º~ il ilirit~di'a'i:tt~t;te1a'aers~iií"g~i;';#reesig~n""::didif;;;'d;'TFr¡;;;-
. tivo, propriamente detto. Nella previsione dell'art. 52 ricade, quindi, in fA I ~\vVt~
- nel senso dell' ordinamento giuridico obiettivo - contro 1'illecit~ primo luogo, l~~~lfJll~~l~~~.slU~,~~!?~~- ~9~~V
N ella giurisprudenza l' espressione forse piu compiuta.,dell' idea e all'incol . ,". ,. , liberta di autodeterminazione sessuale,
dell'autotutela (e, al tempo stesso, delle premesse d,a cui questa facolta in ilio - ~i,9+ti~i:,*fb~'¡~1>~tur~~~"'"
deriva) si rinviene in una remota decisione della Corte di Cassazione: "La te
difesa individuale del diritto proprio o altrui contro una violenza attuale ed a t~~~Jh,,,gili¡tg_~~~~~_"'y . 1
ingiusta e legittima perche determinata da un motivo rispondente alla . . , in genere, ogni altro interesse giuridicamente tutelabile, pur-
necessita di evitare un danno irreparabile in un momento in cui la pubblica e con uClbile alla tutela di un interesse individuale. Solo entro questi
difesa dello Stato non puo esercitarsi o e insufficiente" 16. Ma l'ambito lirniti, e amrnissibile anche la difesa di interessi collettivi o diffusi: la legit-
coperto dalla esimente non potrebbe essere correttamente determinato se tima difesa iQlplica, infatti, il riconoscimento di una facolta di autotutela, e
non facendo riferimento anche al secondo profilo del fondamento in bas~ al non gi~ l' esercizio da parte dei privati di funzioni di polizia per delega degli
quale l'autotutela risulta legittimata: vale a dire il suo cárattere di difesa da ordini pubblici. In materia di tutela ambientale, ad esempio, mentre si deve
un'aggressione, la cui realizzazione segnerebbe la soccombenza del diritto escludere che l' arto 52 attribuisca al singolo il diritto di impedire con la
d~ f~o~te all'illecito. Chi difenda da un inopinato attacco i propri interessi, forza l'inizio di una costruzione che deturpi il paesaggio, si dovra invece
gmndlcamente tutelati, difende sempre, al tempo stesso, anche la validita riconoscergli la facolta di agire per evitare 1'inquinamento di un corso
d'acqua, al quale egli stesso attinga per scopi alimentari o di irrigazione.
206.
16
Cass. 4 agosto 1941, in Riv. it. dir. pen., 1941,509, cit. da D. SANTAMARlA, Linearnenti, ~2!S~~."l.~", le~itti;nadifesa e data ~~~!"p~"L~J;!!.!!:I~. d~_u~
~~~",~~~_~:~~~~~~~"i~~~~~.,9,.~~]2,,,@l
322 Parte terza llreato 323
SR~~itl.l~~~e dunqu: l!_~J!'?lf~~!.~~~§l~~iqL~,,~~,ll~}~g~tt~Illadif:sa: comunemen- ne oggi dotninante, neppure "antigiuridica"; ma cio non toglie che ad essa
te espressa con il riferimento alla "inevitabilÍta'" den~Cre~lízi6ff~$ difensiva.
wn·..
A, ~"",~1Z.'$
si possa legittimamente reagire (su cio, v. anche infra, 4.2). Lo stesso dicasi
~~s~o ~literio si rifa anche l' opinione, generru,!ll!,!nte so!!4i':!!l~h"\(.g~,~~w per altre condotte, egualmente "non punibili", ma per un titolo diverso
l'applicá6iIit~-<.l~lWJeZitt~í;íül·dtfes~,.·4uando la ,situazione di pericolo sia dall'esercizio del diritto o dell'adempimento del dovere: si puo certo reagi-
~. st~tli ~~·.e. cagj,?c!1:~t~",,4~l:~~ii;~,~¡to~:'coille 'ner'caso"aiC"tlf'af>b'i':'"
det~aggreSSiVa con una grave provocazione. Del pari, si
re legittimamente a un tentativo di furto fra stretti congiunti o fra coeredi,
rispettivamente non punibili ex arto 649 e 627 C.p ..
ritiene comunemente che si autoescluda dalla legittima difesa chi accetti in E ormai egualmente pacifico, infine, che la legittima dífesa spetti anche
qualsiasi modo una "sfida". Non solo, quindi, la legittima difesa non potra quando si tratti di reagire all' azione di minori o incapaci, o aH' assalto di un
essere invocata da chi accetti di battersi in un duello - sia esso cavalIere- al1Írnlile; azioni insuscettibili di uha valutazione in termini di punibilíta. Ma
seo o "rusticano" - o prenda parte ad una rissa; ma anche, ad esempio, da gli áspetti problematici di una defihizione dell'ingiustizia dell'offesa sono,
chi, essendo stato avvertito che taluno 10 attende in un certo luogo per in reaítil, altrove; ne la loro soluiiotie puo essere trovata ricorrendo all' espe-
aggredirlo, e pur potendo benissimo evitare di passarvi, vi si reca egual- diente di porsi dal punto di vista dell'aggredíto, per giungere aHa conc1usio-
mente, (scartando, cioe, l' alternªtiva offerta da una sorta di commodus ne éhe l'aggressione e ingiusta, hel senso dell'art. 52, tutte le volte che, aHa
discessus, per cosi dire, "preventivo"), ~ stfeguá dei princípi deÜ'brdinamento giuridico obiettivo, egli non e tenuto a
Si deve sottolineare, p~r altro, che al giudizio sulla necessita della rea- subirla. do e sicuramente yero, ma si risolve in un evidente circolo vizioso,
zione non e mai del tutt9 estraneo i1 calcolo della proporzione fra i beni in poiche fmisce per desumere l'impedibilita dell'azione dal suo carattere di
conflitto, che a rigor di logica concerne il diverso tema dei limiti della dife- ingiustiziá e quest'ultima, a sua volta, da1 diritto dell'aggredíto di opporvi
sa legittima (su cui v. infra, b); lila che si insinua, in realta, anche nella resistenza!
determinazione dei suoi presupposti. Si ritiene, infatti, concordemente, che d;altra parte, la possibilíta di ancorare a un parametro rigorosamente
il provocatore venga a trovarsi in stato di legittima difesa, quando la reazio- tecníéo il carattere dell'ingiustizia dell'offesa, appare dubbia almeno in
ne sia del tutto sproporzionata rispetto al fatto provocante. Quando la rea- tutte le ipotesi in cui la legittimita della dífesa costituisce la conseguenza
zione oltrepassa l' originario rapporto di misura con la provocazione, infatti, degli sviluppi imprevedibili di un contesto di azione-reazione, innescato
"si profila un diverso episodio di sopraffazione con un disvalore giuridico proprio dall'aggredito, cOme nel caso della legittima dífesa del provocatore
che legittima la difesa" 17. Lo stesso avviene, del resto, per il duellante il che si trovi di fronte a un pericolo sproporzionato rispetto a quello che egli
cui avversario abbia inopinatamente alterato le modalita originarie dello stesso ha "ingiustamente" suscitato.
o nel senso di una maggiore pericolosita. Ma la deterínÍnazione del requisito deÜ'ingiustizia dell'offesa puo risul-
Q)lesti ultitni esempi segnalano fino a che punt,o possa risultare com- tare ancora pili problematica: si pensi alla violenza esercitata nei confronti
pIe sa la determinazione del requisito che deve caraÚerizzare l' offesª di chi sta per suicidarsi. Si afferma, giustamente, che l'intervento nei con-
minacciata al diritto dell'aggredito; vale a dire l'ingiustizip dell'attacco. . fronti delI'''autoaggressore'' sia da inquadrarsi nelIa difesa legittima; e, iliVe-
~~~~~~i,g~&kzgi~~",,~~o di~iQne che'cor- rp, non e pensabile che si tratti di mero stato di necessita ex arto 54 c.p., se
risponde all'esercizio di un diritto o di una facolta legittima, ivi cOlilpresá non altro perche ne deriverebbe una duplice assurda conseguenza: non solo
qiíeIfá""d~rivante"'Oaiffi"'l:óñseñsovalid'O'''~i''';;rt~'~n'''C':p':':-,,:m1i:&}2~.,~g.~~~, l'obbligo, a carico del salvatore, di un eventuale indennizzo, ai sensi
~~~p.~.~..,.c;:~n~,ll!~r~~!"C::~!J.!~jlt,f~~"alJ.!A~.,.~,~~~!~!!?JA.~,9i"U~~~~~2I}~~~l~!i dell'art. 2045 C.C., a favore dell'aspirante suicida; ma, soprattutto, a
l'91ih,&~ioPtlS9J~·me~~,1:!,Q~!J:IIf!~.WJ?,im~~t,.2.¡,sü,"H!l,,,~2,,.we: come nell'ipptési quest'ultimo, nell'atto in cui resiste all'intervento diretto a salvarlo, andreb"
di un arresto, nei casi in cuí e obbligatorio. Ed e altrettanto ovvio che be riconosciuta la giustificante della legittima difesa, non essendovi da parte
l'ingiustizia dell'attacco non implica la punibilita dell'ag~essore e neppure sua l'obbligo di subire l'azione, secondo quanto pacíficamente si ritiene in
l' antigiuridicita del fatto, nel senso della dottrina del reato. L' azione com- tema di stato di necessita! í":"ingiustizia" dell'offesa che l'aspirante suicida
messa in stato di necessita (art. 54 c.p.) non e punibile e, secondo l'opinio- porta a se stesso, d'altra parte, non puo essere affermata desumendola dagli
arto 579 e 580 C.p., dal momento che nessuna di queste norme incrimina il
suicidio, in quanto tale; ne dall'art. 5 C.C., poiche e davvero difficile consi-
17 D. SANTAMARIA, op. u1t. cit., 156. derare il suicidio come un "atto di disposizione del proprio corpo".
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Per questo, come per altri casi, si sarebbe dunque tentati di condividere legittim1m ente sacrificato ~r la salvaguardia di un bene di minore impor-
il punto di vista di chi ritiene che l'ingiustizia dell'offesa possa stabilirsi tanza. L' azione di tutela di un bene patrimoniale, a certe condizioni, puo
anche rifacendosi alle valutazioni sociali che costituiscono "il substrato legittimamente pervenire, nel suo sviluppo, fino a mettere in gioco l'incolu-
sostanziale" dell'ordinamento giuridico. Ma, in realta, quando si ricordi che mita, o addirittura la vita altrui. E tuttavia il diverso rango dei beni giuridici
alla radice della causa di giustificazione prevista dall'art. 52 c.p., accanto in conflitto puo riassumere un ruolo decisivo, quanto meno nei casi di una
all'idea della difesa del diritto, c'e quella dell'autotutela, non e poi difficile estrema "sproporzione" fra il male minacciato e quello che si infligge: spa-
rendersi conto che questo principio informatore della difesa legittirna e in rare, per uccidere o ferire, contro illadruncolo intento a rubare arance da un
grado di fornire anche un punto di orientamento per la soluzione dei casi albero, non e azione riconducibile ai limiti della legittima difesa 19.
piu controversi. Proprio per questo motivo, la dottrina dominante ha ormai ripudiato il
In una fini~sirna analisidelproblema e s~to S?~olin~~f~,,'2b~,¡:,m~ criterio che desumeva la proporzione dal rapporto fra i mezzi usati
delf'ifiracco,tsÍ 'coilfiº,ifra'Kdí!Íil'''l'íuáIV('Jrm1<'~S'st1'',§'i:1f"flf@§enti~o;ne nresunnosto
~~J~¡IDJl¡.~~~~~~Glj¡~~~tU~~ ~A.m~~ .... 'fuW' _ 6'~;
dall' aggredito e quelli a sua disposizione; ovvero fra quelli rispettivamente
~~~~~~t:!ll-~~!ll,~~j!Jlt""~~~~i¡",~i~~~~S,!l;,U1~l~,~,,~~ll!i,,,iJ,JlUy~,w adoperati dall'aggress6re e dall'aggredito. E, in verita, nel primo caso, non
S;~,~~l~t1~~n!~,§jJ,~.!~~~¿.wJ:m~~Ql~~~iíkl1~k2~. ' si instaura a1cun rapporto tra offesa e difesa - come richiede l'art. 52 -
La rilevanza dell'aggressione, ai fini del configurarsi di una reazione legitti- ma si evoca, semmai, un particolare profilo sotto cui puo essere valutata la
ma, si desume appunto dal fatto che, nella situazione data, "gli organi della necessita della difesa; nel secondo caso, si potrebbe giungere a conc1usioni
tutela pubblica possono e devono intervenire a scongiurare il pericolo" 18. aberranti: come quella di ammettere che, di fronte al ladro di arance, il pro-
n valore di quest' orientamento si comprende ancor meglio, quando si prietario del fondo possa legittimamente sparare per ferire o uccidere, se
consideri che i limiti ai quali la pubblica autorita ispira, o dovrebbe ispirare, impossibilitato ad intervenire diversamente - per esempio perche immobi-
i suoi comportamenti, diretti alla salvaguardia dei beni protetti, appaiono lizzato da una ingessatura - m.ag~ dopo ave~ i~v~o te~tato di allontana-¡
decisivi anche per stabilire entro quali limiti, per ritenersi giustificata, deve re illadro esplodendo un colpo m ana a scopo mt1mldatono.
svilupparsi l'azione difensiva del privato; i due elementi della fattispecie In, realta, il giudizio di proporzionalita tra . .
giustificante -l'ingiustizia dell'attacco e la proporzione nella reazione -
ris*o, dunque, strettamente collegati.
~I ¡¡miti della reazione difensiva. - 1 limiti a cui devono attenersi gli
organi pubblici, nell'intervento a tutela dei beni giuridici minacciati da un
pericolo di offesa, costituiscono dunque anche il criterÍo di misura della
"proporzione", che condiziona la legittimita della reaz~(:me difensiva ex arto
52 C.p .. Beninteso, non si tratta certo di una formula magica, atta a risolvere ,. '. .... anche i~ rapporto· . . . . . .. . dell' aggres~ore ~ <l~,l\l¡lh~~~'~~
d'un colpo tutti i problemi, ma di un valido punto di riferimento che - pur
con gli opportuni distinguo - risulta tanto piu significativo, quando si
<?~~~~a~l~:~~da~i,fh~R~?ü~~~~:~e~~E~~!"'~~~~;~!'~~'~!:.,a,;~~~"g,~~~~Sl-
"~l:.Q'''~"''t_J!,J~''''''''''''''/''''''''''M,i.'''ill_''''''~''''",",,. "',..
In particolare per quanto attienem"chlcolo del valore del bem, es so non
. .
tenga conto dell' opinione, ormai generalmente condivisa, secondo cui la
proporzione deve configurarsi in una prospettiva che, coinvolgendo a un puo tradursi nello stabilire una "proporzione meccanical', ma deve guardare
tempo sia l'importanza degli interessi in conflitto che ogni altro elemento anche alle circostanze in cui si e determinata la sopraffazione antigiuridica.
dell'aggressione e della difesa, si configura, in definitiva, come una valuta- La qualificazione in termini di proporzionalita fra l'atto di una fanciulla che
zione di equilibrio e di proporzione fra azioni: quellá offensiva, cioe, e
quella difensiva.
Che non si tratti di un astratto rapporto tra i beni in gioco, risulta in 19 Secondo l'orientamento oggi dominante nella dottrina, all'aggredito non e consentito
modo indiscutibile dal fatto che anche un bene di maggior valore puo essere ledere un bene dell'aggressore, di valore marcatamente superiore aquello dell'aggredito. Cfr.,
nella manualistica: F. ANTOLESI, Manua/e, cit., 267; F. MANTOVANI, Diritto pena/e, cit., 272;
íl) ," \
'-~#4\~tf~ \~'\t)f\t ""'~ D1\.A....,
G. BEmOL - L. PETTOELLO MANTOVANI, Diritto pena/e, Padova, 1986, 385; A. PAGLIARO,
Principi di diritto pena/e, P. gen., Milano, 1987,457; G. FIANDACA - E. Musco, Diritto
18 D. SANT\MARIA, op. ult. cit., 182. pena/e, cit., 218; T. P ADOVANI, Diritto pena/e, cit., 202 S.
Il reato 329
328 Parte terza
uccide con una coltellata lo stupratore nell' atto stesso in cui sta per usarle mente innocui, che puo eSSere praticata (e pretesa) dalla forza pubblica.
una brutale violenza puo essere diversa da quella che accede alla condotta Sara invece sufficiente - ma anche necessario per la sua le~ittimazione -
di cm freddamente esploda una fucilata contro l'irriducibile corteggiatore che l'azione difensiva si svolga nel rispetto delle regole e dei valori es sen-
che, dopo averla seguita sino alla porta di casa, tenta di introdurvisi. Ma ziali, che lo stesso ordinamento giuridico pone alla base della contrapposi-
anche in quest'ultimo caso, le circostanze concrete (tempo di notte, luogo zione fra illecito e l'illecito. X
isolato, determinazione di violenza altre volte concretamente manifestata,
sproporzione di forza fra i soggetti, ecc .. ) possono fondare quel principio di
giustificazione che, tendenzialmente, si sarebbe portati ad esc1udere. 3.3.4. L'uso legittimo delle armi.
L'esigenza della proporzione, considerata nel suo significato complessi-
vo di adeguatezza della difesa all' offesa, in realta non puo essere isolata Questa causa di giustificazione - disciplinata dall' .p. - si puo
dalla pretesa del rispetto dei valori essenziali della comunitil; dalla pretesa considerare come una particolarita del nostro ordinamen o penale, nella
cioe che l' aggredito si faccia carico delle stesse esigenze di cautela e di fisionomia da esso assunta, (e tuttora per quest'aspetto pen:lurante) con il
umanita, alla cui stregua si comporterebbe ipoteticamente la forza pubblica c.p. del 1930. n primo co. dell'art. 53 stabilisce: "Ferme le disposizioní
nel respingere l'aggressione. Per questo si esige, ad esempio, che l'aggredi- contenute ne~ due ru.:ticoli precedenti, n~nli~ LilmhUrS nfljMe
to, fra piu mezzi a disposizione, scelga il meno dannoso; e per questo si ch~~,§!1~~~22~~2~ uso~~,~~.,o~"",,!!:,"
pretende addirittura da lui che rinunzi alla difesa del bene, quando essa auar uso gelle armi o di un altro mezzo di coazione fisiCa, quando e Vi
prende cos'i. per quale motivo la difesa contro gli esseri irresponsabili - pur ~~tims:,I~'il~Q~"~e~"~i.;!r~~J:.~QJ,,,\!~~ ;c~usa di glU~td'i~azlOne~ro~za~f:¡¡'
nella sua ovvia legittimita - debba ispirarsi a una misura di cautela parti- v· '~" d~,ll~~.?~¡t~T!~~~~.?ate&qlHl !ÍÍ s9gg~m.~1,~,~",~e
colarmente elevata e, in generale, perche si debbano evitare danni partico- "tIene generalmente che la norma non possa apphcar-
larmente gravi alla persona, e soprattutto evitare di uccidere, quando l'ucci- si aglí "incaricati di un pubblico servizio" e agli "esercenti un servizio di
si~ne non e assolutamente necessaria 20. pubblíca necessita" 21; secondo alcuni, anzi, la sua applicazione dovrebbe
Proprio per questo, il riferimento al contegno a c,ui si atterrebbero gli essere ulteriormente circo~oritta ai solí ufficiali e agenti di pubblica sicurez-
organi di pubblica tutela nelle medesime circostanze, puo risultare decisivo za. b!..~~"~i~Jifi~,~iQ1l~x~~,tutt&\fiª$"esten~igg~,~y~~,.~ . PÜY~!i,5~,~,;,
per stabilire l'esistenza della proporzione fra offesa e difesa. Naturalmente,
bisognera farsi carico anche delle differenze che tra la pubblica e la privata ~~e~~;Jjl&B:,fi~~~·'
difesa determina il diverso grado di professionalita e di addestramento, la
maggior capacita dissuasiva dell'intervento stesso della pubblica autorita,
anche indipendentemente delle sue modalita di esercizio, ecc .. Al privato
\, .p~-
,:4_ e ~LL
aggredito nei suoi beni fondamentali non potra certo chiedersi la stessa
freddezza nella predisposizione della difesa, la stessa precisione nella mira, 21 Secondo il testo recentemente modificato degli artt. 357 e ss. C.p., sono "pubblici uffi-
ciali" coloro i quali esercitano una "pubblica funzione legislativa, giurisdizionale o ammini-
la stessa capacita di neutralizzazione dell'aggressore con mezzi sostanzial- strativa"; sono "incaricati di un pubblico servizio" coloro i quali "a qualunque titolo, prestano
un pubblico servizio"; sono, infine, esercenti un servizio di pubblica necessita "i privati che
es~rcitano professioni forensi o sanitarie, o altre professioni il cui esercizio sia per legge vieta-
20 L'art, 2 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, da considerarsi operante
to senza una speciale abilitazione dello Stato, quando dell' opera di essi il pubblico sia per
anche nel diritto interno, stabilisce testualmente che la morte non e considerata illecita solo legge obbligato a valersi"; nonche i privati che, "non esercitando una pubblica funzione, ne
"quando e assolutamente imposta dalla necessita di difendersi da una violenza illegittima". In prestando un pubblico servizio, adempiono un servizio dichiarato di pubblica necessita
argomento, C. F. GROSSO, Legittima difesa, cit., 31. mediante un atto della pubblica Amministrazione".
c .. ,
330 Parte terza
~<..1
IJw~,t¡5G2!!9J~é,!;m~MQ,;,litiw~~,.$t~ig~!1~.~.,~;~Jl~c,¡ª".~QJlJl~,,&9JJ.t~;~,H:~ta 1 criteri di interpretazione suggeriti dalla giurisprudenza e dalla dottrina
nelI'art 53 ' r I ; . 'd' '. . .... ~, '. 0_.".,.,..".,,,,
~";". ,.,.,.¡..••,,,.«,.c~·,.OOm1ª,_&;aJ;.a~ SlfSSI zano. essa, ClOe, puo trovare apphca- per la definizione dei limiti di questa causa di giustificaziQne tendono per-
zione s?lo qu~do non risUl!!..~!~,l~~,,1.,2.X~.,?~~L~:.E~,,9l.!íMl~,", cio a ricondurla nell'alveo dei principi che caratterizzano il vigente ordina-
~~9_t?,.'_E2n Slano presenti gli estremi costitutivi delI' esercizio gí<~ mento mediante una lettura restrittiva dei ¡:>resupposti della" .
~IJ~dl<mpmi!iii!p':(:l,~r4QY~i~:~Q,~ªil¡~I~gritim;·<lifesa. '§e~~~~~: uno' dei Si 'insiste, quindi,sui r.e*7~lrt:reIf:costriz¡oñe~ a necessita, propo-
problemi applicativi delI'art. 53 e ~ostituit~p~op'rio'd;ha difficolta di riser- nendone una letturadel tutto analoga aquella proposta in sede di legittima
vare a questa norma un autonomo ambito di efficacia; se non a patto, come difesa. Si inoltre, che l'arma (o il diverso mezzo di coazione fisica)
meglio si dira in seguito, di rinunziare del tutto alI'esigenza di una propor- il dove-
zionalita fra la situazione necessitata del pubblico ufficiale.
Di qui anche le perplessita sul fondamento delI'art. 53, norma di cui e
facile cogliere il substrato ideologico, ma per nulI~ agevole ricostruire com-
piutamente i principi informatori e la logica di funzionamento. alL'~~e limitato al conseguimento dello scopo, in
Con l'art. 53, illegislatore del 1930 intese sicuramente affermare con vista<iei<iúTe;rgrustifica.
forza il principio delIa prevalenza - ad ogni costo, si sarebbe tentati di dire di . 1 (d" . "\ d"
~J~_.~.!~. .~2n~¡~,~~_.,.2!~!~q"_"~,,,,J~,~!.9~~!~L~,,"~.¡:l¡Lg¡~l§L<:a~!l~a
{rI
- del potere coercitivo pubblico sugli interessi individuali (in questo caso "v~~sse per lo piti vengono connotate nel senso dI ncondurre queste
la vita, l'incolumitii, la liberta personale) che con es so abbiano ad entrare in ipotesi di comportamento alle fattispecie di reato descritte negli arto 336 e
c?nfIitt~. ~.~~ .e~t9. gi...ti§~~~'f1~HI'l11"si'~mp¡;~ 337 c.p. 22; e, per cio che attiene al car~tu;~e"n~ce!~i,tq!.? della con~!~
z!2.!l~"2! ..,~!l.~"~U9'¡;!!Ml,¡ªd,,hg,,:,,•..dal momento che l'art. 51 c.p. sicuramente p.u., esso" in coereñia-"con h1 configurazione della esimente
"copre" la condotta del p.u., per quanto attiene aIl'esercizio appropriato (e
necessitato) della forza, al fine di superare eventuali ostacoli frapposti
in termini
P'~.:J~<?p;I~.a, . il
comp¡.ere,prQpno
ª.
~2~~«~9Pi!¡llQ!1.4.tlnty .\ffiª~Ül!ª~i2n~LI!sl!:i"jl
. . .dQ.vyr~ •......... . dI'
aH",Jl1"\lQI1,~
f ..,nS(º¡~.
all'adempimento dei suoi doveri di ufficio. Ne, del parí, puo esservi dubbio so alle, armi o.aci altro mezzodi(i)~iolle,-HsiGa-Si...aggiuu~infine, ~
circa il fatto che, di fronte a una violenza in atto da parte dal privato, il p.u. mezzi idonei asua disposizione, il p.u. dovra adoperare quello meno lesivo.
venga a trovarsi comunque nelIa situazione di chi e costretto a difendere un -'li~~~~;·~g~~~t~meñte:'coiitroversac·ia'possi6mt1tai'méiüdere'fraie"Sitili:"
diritto (proprio o altrui) dal pericolo attuale di un'offesa ingiusta (art. 52 zioni rilevanti per l'art. 53 la c.d. resistenza passiva (ad es. il sit in, sui
c.p.), essendo sicuramente "ingiusta" la violenza esercitata contro un'atti- binari di una stazione ferroviaria, da parte di un gruppo di dimostranti).
vita, che non solo non puo essere impedita, ma che corrisponde alI'adempi- E~almente discussa e la le ittimita di f<tL uso ~-ª!lIJ,i..jll..tapportQ ai casi
mento dei doveri funzionali del p.u .. uga, ove ancor piti stridente si profila il divarío di valore tra i beni in
-2l! delt~f~~~: :=~~¿c~~~~~~~a!rj~~~r~d{;:~fd;~" :~'~~7::~~~::~~t:' cOl ltto, ~che_ come giustamente si osserva -la fuga, in se conside-
rata, non Iede.APoneJn.R~r,i,f2!!:L~~niE!::0z~~,A~Q,U!!!llQlle.Jaliclia"p¡~
per arrestare chi sta co~ettendo un reato grave. 1.~fondato ~ ~tit!l. L'~nione dominante e, comunque, per la soluzione
~l!2i2,.s!!! !:~~.9I.Ü,á 2rey.i§l~_Uú2J:m.~~&id.Lfl~Ila i ~- pOSitiva, saldame~te ancor~, al requisito della proporzione,
vist<l d"ll'art 53 ." . rlahh t' l'
1S",w<~'\\~'~N"l;;~t,h1Nt~*,~~,;.~~~~,:~tll~i1~'ª~~§~~~~2c~,'1~~,}JJ!'1¡~"I;~~~,l}~"r.~~9:~'~,i""
U' .
. .. . ~,!.tns<~,?,;i~~·~~,J¡~,,"~~~~~,.,P?!J,.m.!?p,~9n~, '
, orzione fra o esa e . esa CO~1
~:'hm;,t7,fi&lil!';"'~W$'}~11~,';';:(, <J:l:',:;'-"','¡<;~~1!®~;!i!:;;' '::~M1.<8\'.¡'l)'S;ib-~ 22 L'art. 336 C.p. stabilisce: "Chiunque usa violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o ad
fi. . . . Icazl<:!2~.~18~~2l0"!l~J2~t!2"~~~ un incaricato di pubblico servizio, per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri, o ad
omettere un atto dell'ufficio o del servizio, e punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.
-':~2B~~GD:¡¡P~~~~ii~:;~:"~~~U~~:~h~:~::~P~~~!~:n~e~~~:t~od~~u:f~: La pena e della reclusione fino a tre anni, se il fatto e commesso per costringere alcuna
delle persone anzidette a compiere un atto del proprio ufficio o servizio, o per influire, comun-
que, su di essa".
~\llil1~~~~ . ,.s'aVr~!ízieieb15e¡··~¡t leSIone ig!ut!!"'''' ,xjQlabili L'art. 337 c.p. stabilisce: "Chiunque usa violenza o minaccia per opporsi a un pubblico
..JI, p~·n¡¡ a l di fuoridrog¡m'ro'ma~ai'¡'¡r¡"
d,,~n g n orzl'on"e' a m~ezzl'e ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, mentre compie un atto di ufficio o di servi-
fini. N.,····.,· ..·.··.¡··..·,·,.·.,.·.. ,···,,,.•• "'O;;'0C •• ,,'M.,,"""""""""""~' zio, o a coloro che, richiesti, gli prestino assistenza, e punito con la reclusione da sei mesi a
cinque anni".
332 Paite terza n reato 333
mediante il quale si integra la proposizione normativa. La resistenza passi- nOfIlla deIlo stesso arto 53, puo ritenersi autorizzata 1191q quando egli sia
va, e la~, percio, .legittimanul'impiego deIla forza e, al limite, "cQstretto" all'uso deIla violenza per adempiere i doverj. ~~ SUD ufficio.
~che l'uso deIle atmi, purche esso si ispiri a regole di cautela e di,wQdera- Un ulteriore punto controverso, neIla interpretazioQ.e deIl'art. 53, con-
clfé eVl~o",!!}~Si<!.~~~i!!~~~. Contro un cerne il significato da attribuire al requisito del fine a cu~ il fatto del p.u. e
pe~~Q::lii!taJlte,.mj'lJga..JIJ2.,!;I;,~2.tr~~,~~~plodere COlPl ~a diretto. La condotta giustificata daIl'art. 53 e, infatti, queHa del p.U. che usi
fuocQ,._l:!1a s.Q.lQÁp.e.l..arrestame.la"G~~".".Q!¡ljp.j,.k"~del ovvero ordini di far uso deIle armi (o di altro mezzo 4i fpazione fisica) «al
corpo non v!~~i.. contra scioperanti distesi sui binári potÍanno es seré usati fine di adempiere un dovere del proprio ufficio".
mezzi di coercizione anche violenti, ma particolarmente mederati (idranti, La dottrina e divisa fra una interpretazione, per ~psi dire, "oggettiva"
sfollagente, ecc.), ma non sara concepibile sparare per uccidere o ferire, e del fineperseguito dal p.u. - identificandolo, quindi¡ con illimite deIla
COSl via. "strumentalita" della condotta rispetto aU'adempimento dell'ufficio - e
Da un punto di vista pragmatico, questo orientamento e da condividere, una lettura "soggettiva", che tende in qualche modo l!: dare rilevanza alle
nena misura in cui puo costituite un argine contro l'applicazione senza motivazioni interiori deIl'autore: cosicché l'esimente npn sarebbe applica-
limiti di una norma, che illegislatore repubblicano non solo non ha fin qui bile, nell'ipotesi in cui il p.U. fosse animato da spirito di vendetta, di rancO-
ritenuto di dover abrogare, ma ha áddirittura arricchito di ulteriori ipotesi, re personale, ecc ..
come subito si dira. Cio non togÍie; pero, che, una volta integrato dal requi- Questa seconda proposta interpretativa - che configpra il fine di adem-
sito deIla proporiione, l'art. 53 giustifichi ancor meno la sua sopravvivenza piere i doveri dell 'ufficio cone un yerO e proprio elemento soggettivo
nel sistema, poiche verrebbe ad occupare lo stesso spazio applicativo deIl'esimente in questione - non appare, pero, convincente. Si osserva
coperto dalle disposizioni rispetto alle quali dovrebbe funzionare come giustamente in dottrina, che fino a quando il comportamento del p.U. si
norma "sussidiaria'; 23. mantiene all'intemo dei limiti oggettivi del fatto delineato dall'art. 53, la
Le ulteriori situaziorti "necessitantL....inserite neIl' arto 53 daIl' arto 14 sua liceita sembra indubbiamente riscontrata dalla legittimita deIl' analoga
d~lIa 1. 22 maggio 1§7~:ff~;..1~t;:::;:,,<;,.oi:;.w~~~~to alla necessita di "im,ge- condotta, che nella identica situazione potrebbe essere tenuta da qualsiasi
dire-I-a-c6nsum~~l!~ea~!.sle.tÜti ,<!i..§t,r.ªg~,.~qt!l-,~l!~.Q:~rsjope, diga altro soggetto, parimenti qualificato. Rimanendo all'intemo di quest'ottica,
~~r.~.:a~i.at?Yi~():·?~_a~!!!J.1~~?~i~:~~;H~~iSi,cli9 .,xgJ,2.nta~io, rapina a mano puo dunque essere condiv)so il punto di vista di chi ritiene che le motiva-
e~§ ..~,,§~qJJSlstm.-di.J2~I'§'911a'§ - non se~J:)J;:a.ªp~~statIT-' zioni soggettive del p.u. siano irrilevanti solo fino a che si trovino semplice-
termini,?!l,gr?~~~~,~;""Lei~o~e!i_~<:>l1t~p1plat~, inf~l~pran~ Racif~ mente "associate", per cosi dire, al perseguimento deIl'ufficio, che costitui-
~conauclblll.. Je .nppaleart.,?~_S'P"-l,,,l!Jm!4lQal1'amhitQ,del,:~~ sce la finalita "ogg~ttiva" deIl'azione, e non alterÍllo i caratteri deIl'inter-
aiC5'3; aménodi non voler ritenere che l'autorizzazione aIl'uso deIle armi ,
,,' ,~,-,,',.:." "" o,' ""'~'e >.j~ """"~'7\7"'"'''''''''"'''''''''''--''''''-'-''''''''''''''.~?~, vent~.
"pér"~~~:~~f~~ ,1~,~2V§1l.~~,~~H~::~~~~~~~~~~~~~~ i:~. 53, in altre parole, resta applicabile, indipendentemente dal senti-
sS~~:~~,Il~a,~~<:s~ antec~den~e <:l Hllli~~,~h~~S2I}tr"~~~~ pIentQinteriore
.'" t, '.
di soddisfazione o di piacere che il. p.u. abbia eventualmente
zion,r;d~I-x~ªto:,.ipPt~~'wqll~sfi. g~S!,s~~I}~e" Íllqlli~~p.~,,li~,,,<!~~~JJi:.....
,,:",l
i . , .....
a,.prov¡p:~
\. ~~
peIl'usare
'--
, (,
la forza contro il privato
. che SI
..opponga all autonta; ma
spondere.,ad una,'autentiea!,!Hee . . re", anche in rapporto a fatti noI)., mV!(G~, quando i suoi personali rancon ne onentmo la condotta: come
assai.!!:.~E.d:iSJl~ttQªtl:· _. .,~~ ~,,",W'''C«,_"~"Q~ Yl!9..2tS1J?l1Ifi~1!l!!ífetmt. potrepbé'(;s~e.te, nel caso di chi, avendo avuto l'ordine di usare le armi con-
Una conseguenza del genere, per altro, sembra in yerita da escludere, in tro \lll.af.Qíi~'~ tumulto, prenda freddamente la mira contro una determinata
funzione del concorrente requisito deIla necessitii deIl'azione del p.u. che, a perSQn~, 'f,p~fi~pdo l'occasione per sbarazzarsi di un SUD nemico.
L'ultimo e<l. deIl'art. 53 C.p. rinvia alla "legge" la determinazione di
"altrl casi';, »~1 quali l'uso delle armi o di un diverso mezzo di coazione
23 Tanto piil. che non sembra possibile prescindere, ai flni dell 'uso legittimo delle armi fisica puo rit:ipersi autorizzato. Al riguardo, si menzionano solitamente:
nep~ure dalla "ingiustizia" del fatto che concreta la violenza o la resistenza. Deve, infatti, i~ l'art. 41 ss.d~ll'ordinamento penitenziario (1. 26 luglio 1975, n. 354), in
ogm caso trattar~i di fatti che richiedono un intervento repressivo particolarmente energico, da
parte dell'autonta; ma questo requisito dell'azione violenta implica inevitabilmente anche
materia di traduzione di detenuti e di evasioni; l'art. 169 del r.d. 2584/37,
l'ingiustizia dell'attacco, che per indiscussa interpretazione deve concretarsi in una flagrante con riferimento agli agenti di custodia, esteso dalla 1. 374/77 alla forza pub-
violazione della legge. blica e ai militari in servizio di vigilanza estema alle carceri; all'art. 1 ss.
334 Parte terza TI reato 335
della 1. n.100/58, relativo all'uso delle armi da parte della G. di Finanza, Si pensi, da un lato, a chi sia costretto a sfondare 1'uscio di una casa
nella repressione del contrabbando. Nei casi disciplinati da queste disposi- altrui, per cercare riparo da una bufera di neve che 1'ha coIto durante una
zioni, presupposti e limiti dell'uso legittimo delle armi si intendono, ovvia- escursione in alta montagna; dall'altro, a chi si impossessi di un'autovettu-
mente, regolati dalla normativa "speciale" anche in deroga alla previsione ra, per sfuggire all'inseguimento di un malvivente che lo minaccia con una
generale dell'art. 53.
pistola; o, ~nfme, ,)..I!,ª,~!fnl~?~~,~. . t.e. ".~.. ~.'~...'ponte,
~SLalla*P[Q~~!l~~!i!!~J!y().a . .
:.'."'~.'.".'.~.".'~.n.~.a',"'.~.'.cUl~gl~&~.L.~.,,~~~~.
2..W.\E. .".~~.2,,~~~~~~~~,,?~ D
ducibile alla sfera giuridica del titolare . . . •. . '...... che vie~e. ..,. .
_7:ome nel caso di chi p.!.ovve<Ia a d~mg,l~rr:ün::!!r~i!ia!ri"~~lciñ~~
~~~~~!~\~~~;;!~i~0~~:~;'~P;~~;~1~~;:rq~~~i~yt~;~~~t~To
;:as~~i~=:C;~;!~:!~~f~~!i!~~f~~ffffs~~~~I~~!~!~:i~l~~
ghi,~~hitro;r¡ri¡~-r~d~i1~'b:1fef;¡¡.¡rn¡uñ 'aóitaiione altnii:ta'ffilrereñZ~¡¡Cu
tra"le-aue'iP~t~~r~~'rl~~m¡:~:p~t··aItro:·~ss~~zia.í~en.·St(!·tl"'pnmQ:~'v,iIf&i~~:
.~_""".~w"q¡¡...-"";t,,,')',;d"""M"AI<<l\,,,>,*:.'l<J'''/'~'l'''''''' ",' .,~""" ,~".,. ",>~ ,~, ,,' "" ,,"" ""","'", ".::~~'1ifu~:':;i!
vare' a dire l' eventuale rilevanza della condotta necessitata pér qUanto athe::'
ne alla responsabilita civile dell'agente. TI fatto compiuto in stato di neces-
sita puo dar luogo, infatti, a obblighi di natura risarcitoria, per il darmo
cagionato al terzo; come ci conferma il gia ricordato arto 2045 del vigente
C.C., ove e stabilito che, nel caso in cui il fatto dannoso sia stato COrnmesso
in stato di necessita, "al danneggiato e dovuta un'indennita, la cui misura e
rimessa all'equo apprezzamento del giudice".
. La diversa rilevanza giuridica dello stato di necessita - rispetto ad
altre ipotesi di non punibilita - per quanto conceme ,le conseguenze di
ordine civilistico, e fra l'altro all'origine del punto di vista, tuttora condivi-
so da una ~ d,W1ª dpttrjp¡¡, ~!r~ám~"~ff~!,.I~",,~!~!2~~f~~E,~~,~j,t~""tL~~'&:a&UWh-
),~ºº~,YQª"¡;;~Y§'ª,\$C;Ü"gi~tiij,~~~c2~~?o,*,~,~ KgQ:y~~~.~~. . ,~~,~,~~~,,~,!,lg~~~,¡;~
'2all~~ di ~sc.lu,s.iQJ,J,~. .,g~n~.~()1p,~v,01~~~~~,!,~is:h.~.1ª§'9,1<J;t<A1;:J~m!attl;!wil,Q~
to di Cl:nti$i~ridicitit, del f~tto.
~. ""Questá.'tesi'na\l.¡{ s1~~ro antecedente nell'opinione che, nell'ambito del
concetto naturalistico del reato (e, quindi, nella prospettiva di una concezio-
ne interamente psicologica della colpevolezza) riconduceva sostanzialmente
lo stato di necessita all'idea della c.d. "forza irresistibile". Nell'azione com-
~~~
;:'\
'}UJ-t:,t J,
336 Parte terza llreato 337
messa in stato di necessitii., in altre parole, si sarebbe dovuto prendere atto di giuridico. Ne risulta, conseguentemente, inibita anche una valutazione
una sorta di coazione psicologica, tale da esc1udere le condizioni per una dell'azione necessitata in termini di disapprovazione giuridica.
libera autódeterminazione dell'agente e, quindi, i presupposti per l'imputa- n canoné del bilanciamento dei beni non e pero idoneo a fondare la non
zione soggettiva del fatto. Questa tesi e oggi com.pletamente superata; se punibilita delle condotte compiute in stato di necessita, nelle ipotesi norma-
non altro per il fatto che, essendo lo stato di necessitii. riconosciuto anche la tive in cui il rapporto di proporzione fra i beni in conflitto sia, invece, a
dove si tratti di scongiurare un pericolo incombente su 'altti (c.d. "soccorso fayore del bene che viene sacrificato. In questi casi, la non esigibilita di una
di necessita") sarebbe difficilmente configurabile, almeno in relazione a condotta rispettosa del divieto si profila percio, senza dubbio, quale esc1usi-
qu~sti casi, 1'idea di una abnorme sollecitázione emotiva, tale da rendere vO fondamento della non punibilita.
psicologicamente inesigibile dall'agente l'astensione dal compimento del Si consideri, ad esempio, la disposizione contenuta nell'art. 384, lOco.,
fatto tipico 24. n superarn.ento di una concezione "psicologica" dello statl;} di c.p. che dichiara non punibili la maggior parte dei delitti contro l'arnmini-
necessitii. non ha pero eliminato la discordanza di opinioni in ordine alla col- ~trazione della giustizia, quando la falsa testimonianza, il favoreggiamento
locazione dornmatica di questa ipotesi, nel quadro della moderna concezio- ecc .. sia stato cOrnmesso da chi vi e costretto "dalla necessitii. di salvare se
ne "tripartita" del reato. Secando una parte della dottrina, nei casi di azione medesimo o un prossimo congiunto da un grave e inevitabile nocumento
compiuta in stato di necessita, i1 fondamento della non punibilita, trattando- nella liberta o nell'onore".
si comunque di un fatto antigiuridico, andrebbe pur sempre ricercatonella Non crediamo si possa dubitare che, fra i beni in "bilanciamento", sia di
impossibilitii. di esigere dalt' autore un comportamentb conforme al precetto maggior rilievo quello che corrisponde all'interesse a un corretto esercizio
e si risolverebbe, pertanto, in un elemento negativo della coipevolezza. della giustizia penale; e tuttavia l'ordinamento esibisce una valutazione pre-
Secondo l'opposto punto di vista, il fondamento della non punibilita ventiva, nel cui ambito gioca un molo decisivo appunto la inesigibilita di
risiederebbe viceversa, esc1usivamente nel principio del bilanciamento una scelta conforme alla pretesa normativa, da parte di chi si trova, ad
degli Z'fl'teressi in conflitto; quando la comparazione fra i beni in conflitto esempio, davanti all'alternativa fra il dire la verita ed esporre a conseguenze
mette capo a un giudizio di prevalenza del bene, alla cui salvezza 1'azione penali un prossimo congiunto. Sara appena il caso di chiarire che non si
era diretta, rispetto aquello sacrificato, l'azione dovrebbe ritenersi non tratta qui di una inesigibilita psicologica, ma squisitamente normativa. Di
antigiuridica, e quindi giustificata. Ne le conseguenze muterebbero, nelle fronte alla assoluta inconcHiabilita fra i doveri di lealta verso l' ordinamento
ipotesi di equivalenza dei beni in gioco: dal momento che l'impossibilita di giuridico e le sollecitazioni emotive, connesse con l'universo degli affetti
salvare entrambi gli interessi confliggenti (per es. la vita di entrambi i nau- familiari, e l'ordinamento stesso che "autolimita" la sua pretesa, connotan-
fraghi, nell'esempio di cui innanzi) non puo non determinare una situazione dola normativamente come "non esigibile".
di indifferenza dell' ordinamento giuridico, di 'front~ alla prospettiva del Sul piano sistematico, le esimenti che si fondano esc1usivamente sulla
sacrificio comunque inevitabile di uno di essi (o addirittura di tutti e due). inesigibilita della pretesa normativa, come abbiamo visto, devono essere
Questa seconda impostazione del tema coglie sicuramente un aspetto collocate non fra le cause di giustificazione, ma nell' ambito delle ipotesi di
essenziale della ratio che informa la disciplina dello stato di necessita ~o~ punibilita che si e convenuto di definire "scusanti". La diversa qualifi-
nell'art. 54 c.p.. n bilanciamento degli interessi in conflitto esc1ude, infatti, qaziOrie dommatica, rispetto alle cause di giustificazione, e del resto con-
il disvalore di evento del fatto tipico "necessitato", perche, in termini di nessa';illa'loro diversa rilevanza giuridica. Non a caso,'alle condotte men-
danno sociale, il risultato che consegue all'inevitabile sacrificio di uno dei zioQ.ate ri~lr'·iUt. 384, lOco. non e applicabile il disposto dell'art. 2045 e.e.,
beni in gioco e comunque il migliore possibile, nella situazione data. Ma il dovenpósi; vicevérsa, ritenere l'autore obbligato all'int~grale risarcimento
rapporto di proporzione fra i beni si riflette altresi sul disvalore giuridico di di eY@Jltuali danni p'atrimoniali; ne sara pensabile la comunicabilita della
azione del fatto, dal momento che la condotta dell'autore e orientata secon- esimenmad eventuali'concorrenti nel reato (infra, vol. 11).
do un criterio di valutazione che e conforme alle esigenze dell' ordinamento , Ma. anche nelle ipotesi disciplinate dall'art. 54, tutte le volte in cui il
rapporta di proporzioni fra i beni non risulti manifestamente sbilanciato a
favore del bene che l'aZione necessitata tende a salvaguardare, e la logica
24 Un ulteriore argomento si trae dalla esclusione dell'applicabilita dell'art. 54 a coloro su
delle scusanti - fondata essenzialmente sulla non esigibilitii. del comando
cui incombe "un particolare dovere giuridico di esporsi al pericolo": sul punto v. infra, 4.3. - ad apparire decisiva per l'esc1usione della punibilita. Si consideri ancora
338 Parte terza Il reato 339
una volta l' esempio dei due naufraghi che si contendono un rottame di minata sia da un punto di vista qualitativo (in relazione cioe all'importanza
legno inidoneo a sostenere il peso di entrambi: nell'ottica della giustifica- del bene minacciato), sia da un punto di vista quantitativo (se il pericolo di
zione, non sarebbe possibile spiegare la reciproca impedibilita della violen- lesione e graduabile): in materia di incolurnita fisica, ad esempio, e ovvio
za e risulterebbe alquanto problematico lo stesso riconoscimento della che la perdita di un arto e altra cosa da una momentanea, anche se fastidio-
legittima difesa, che sicuramente compete a colui che, alla stregua delle sa reazione allergica. ~ comunque, dettlJ.t!2...l2.ru;.ific;,~<;¡ht!_.n,\?1~2~~tto .~i
concrete modalita dell'episodio, deve essere qualificato come "aggredito". danno grave alla persona rientrino il pericolo di vita e quello di gravi ieSiü::-'
2J~~~~~:!~~~f~~~~::r~~~:i~~jrLi~!:~~"~:c~!~~~::~~~"·'w
Risulta, dunque, confermata la impossibilita di una configurazione uni-
taria delle ipotesi di non punibilita che si ricollegano a uno "stato di neces-
sita" 25; le previsioni normative che, esplicitamente o implicitamente, evo- sfera della persona: liberta, dignita personale, riservatezza, ecc .. La mag-
cano questa categoria si prestano, infatti, ad essere ricondotte all'una o gior parte della dottrina, argomentando ex arto 2 Cost., propende attualmen-
all'altra categoria di esimenti, a seconda della logica che prevalentemente te per un'accezione estensiva del concetto di "danno alla persona", ritenen-
le ispira. Per la definizione dei casi controversi, risultera decisivo il rappor- do rilevante per l'art. 54 c.p., quanto meno, il pericolo attuale di lesione dei
to di proporzione fra i bení. 11 fatto cornmesso in stato di necessita puo con- "diritti inviolabili dell'uomo" e pronunciandosi, conseguentemente, per la
siderarsi "giustificato", solo quando es so comporti il sacrificio di un bene tutelabilita di tutte le situazioni "strumentali", che piu strettamente si con-
di minor valore, rispetto a quello da salvare; in tutti gli altri casi esso--sara nettono alla sfera della personalita morale. La questione si e concretamente
solamente "scusabile": il che significa che potra essere legittimamente posta, in particolare, per quanto concerne il diritto all'abitazione, con riferi-
impedito e che restano impregiudicate le eventuali conseguenze di carattere mento al caso di occupazione di edifici vuoti da parte di persone o famiglie
civilistico derivanti dall' azione necessitata. rimaste prive di alloggio. E questione risalente, d'altra parte, quella, piii
generale, della eventuale rilevanza che lo stato di bisogno economico assu-
me nel configurarsi dello stato di necessita. La Cassazione ha quasi costan-
4.2. Presupposti e limiti dello stato di necessita ex arto 54 c.p. temente negato, in via di principio, che lo stato di bisogno possa equivalere
allo stato di necessita rilevante per l'art. 54; in contrasto, pero, con non
po e decisioni dei giudicJ di merito, diversamente orientate.
comune Nell'elaborazione della dottrina e della giurisprudenza, il problema si
~{)2b'¡~t~:<,\:\18);r:\il1'*%~~
E!,o!yt!J,.~. a ""::t~lf,. ' V " . ". ..•... .' .coo ~ . i trova spesso connesso alla determinazione dell'ulteriore requisito dello
~.•¡;;.8geJ~!i~~. attiene 3irequlSil1:(raená~"á.ttnartta"'·'tl~t'I/I\M{:ít'l~ stato di necessita giustificante, che corrisponde alane.SiütNi p¡i~
non",~"s1Íssr~tóno
~,,,, ;~'?'.f ,'~, .j ~~,:,,,,a,J?JZ"-l:\'
'1';, '?' .. , , .•• " ::~'4· "~'::';:¡0 ~'díIféréíiiefradife'saJe·ttirri~
rezzal:liH .""t, i,< )'~' ~c/i "'1«','''''''' .,-,:. ","'ti ' . , ,~,:', , :,',,'.," ",:' .",'" (' :<, ,gt,
r 't' '(. ",.' "
t~trt~~"ái!1'i':t~ces:~
'~«'M'~'~~',l':","'~: ..l2:.. La Cassazione, ad esempio, ha sovente affe'hnato l'irrifev\lnza dello
sita. Le differenzetra le dueipotesi concernono, invece: 1) la deterrnrña:zlo: stato di bisogno, in considerazione delle alternative offerte dalla moderna
ne dei beni, per la cui salvezza e invocabile lo stato di necessita; 2) il carat- organizzazione sociale e assistenziale. Sul punto, si sottolinea giustamente
tere di "inevitabilita" del pericolo; 3) l'esclusione dell'applicabilita dell'esi- in dottrina che la valutazione circa l' esistenza di valide alternative alla com-
mente quando il pericolo sia stato "volontariamente" causato dall'agente; 4) rnissione del fatto tipico non deve essere compiuta in astratto; ma tenendo
la diversa logica che sembra ispirare, nei due casi, il requisito della "pro- conto della concreta possibilita di farvi tempestivo ricorso, da parte
porzione". dell'agente: della possibilita, ad esempio, di ottenere subito un alloggio cor-
U.4.~~gtI;~,}~J~&~~t,~!:'!1~g.itl;¡S~. ~. ri<;;P'IJ,9.~9~Vtl!1:l;ll'.in.<iÍ\Ti<iu?:.e~r,J~.~~~,~~J~" rispondente alle proprie impellenti necessita, da parte di una famiglia sfrat-
~ªl§!p,§~"KM9iJ:,J!to ~,1' \lzion~ .~pmm~ss~ in stato di neée.s~f.t~\,a esynt!'<'i9~" •. tata, in condizioni di estrema miseria, dalla precedente abitazione.
pena, solo quando si sia trattato di scongiurare il pericóló >' .''-:
,
attuale di. un .
), ":;,,,' ,',,,,j,,,, ~",' " ' . , " ' ' '"',,,, ' ,,,,,,·,,':":"':"~':':"·":·;<'~'{':1')1':8.'f~'$l1&'ViZl'
lu.CJJitqlMJ,jtiJ. Glilk:tl,-wjcolg...in altri termini, si~fis...~~lm.¡ll!LQ...
", I?:~~l?n,ª ,Q,~.,;La grávita dd dariÍJ.o 'vadeter- ~~s.~ellJ.~_'!l..s.Q.tpJ;!.im,~I!~~~!~~~Ul~i~2..~Q~"gJJlll,w¡a¡t¡(~
. . ~ti~,2tg"."~!~'2~!}<;:~etamente a disposizione dell ;~,$-
~~ Per l'applicabilita d~if~e'sl'meñte"'ClellOst¡itO~drñ~~ssita, l'art. 54
. 25 TI superamento della configurazione unitaria dello stato di necessita appare ratificato, a
livello di diritto positivo, nel c.p. tedesco, che prevede distintamente le ipotesi dello stato di e anche, esplicitamente, che ~ . .R~ig"¡~Il"ll~~",~J;~~r~
necessita "giustificante" (§ 34 StGB) e dello stato di necessit1i "scusante" (§ 35 StGB). t~~~illma_te""~x,i,~i;lj,ta,,e ...rnv;Glo11~.,n
340 Parte terza n reato 341
l?,~ri~91g .99~4i;z;iol}at}o" ne!Jª cºn.f;j.g!JJ:~iop,e. J;lOXlllflvv,a .deIlo~~~o ~i"e~;~~~,.,,, aggredisfe e per quello ~~~e si~fende, ~ª :4~te~~~a~io~~,~ell'i~~n~~ta •. ,~
".,;~=~~~ii;~:~:~~~~~2~!~~i~~~~~i[~~~~1~~~;r~1i~~1f;· "ij@l'illI~.a,Ql..Egjp!]g~ la finahla per Cut SI comJ:ll.~~lii.9~~
ciitutela eventualmente esistenti, ecc .. Come viene esattamente sottolineato,
getto deve essere capitato involontariamente: se egli non ha subito l'alter- , la stessa dlgnitit dí tutela aerríñteresse e strettamente collegata al grado di
nativa, ma l'ha, viceversa, creata, o ha contribuito á crearla, la sua azione pericolo e allivello di probabilita della sua efficace tutela: "in misura dire~
non puo essere scusata (ne tanto meno' giustificata), poiche non sussistono i tamente proporzionale al crescere di talí dati probabilistici aumenta anche tI
presupposti su cui si fonda l'irriducibilita della scelta e la conseguente grado di necessarieta dell'azione e, con esso, l'istanza di valore provenien-
costnzione ad agire. te dal bene" 26.
n riconoscimento dello stato di necessita sembra, in realta, postulare
~"'''_'-' ,'~":"-(,,,\,,..-.ü, ~;;r,,",,~',''<'t,",*;''~.i·,,.V,,,,(>:",\,~",,,,,,,,,,,, ","J"",\~\""¡:,l:;¡""~,,,,~,,, s;f"... ...'....:0I;,;'>E.,;.'''''',~"'''.:t;.~W¡1o-<,\;;t,~),¡,¡¡',_.,i'''',,_~_ _ _ _ _ _ ~ La concretizzazione del valore del bene nel momento dinamico della
c~~~~,S~~~~1!92}()JJ,l1S~~M,l11P.8;yy¡;sJ.ÑC.ill1,'l-9g~~~t,,~wR~;:I~~~~,~~,~'"~~~~!~,~~1!2- condotta ci segnala l'intimo collegamento normativo fra necessita e propor-
v::':~,~.e~a,si~~~m~~"9!,',pe.J:.icº19.~QI.,'ª'tJ:~t(ggifW}~!}t.2"~~,,S<?!'~ .,~75,~~~~!!!~~~~ zione, che orj.enta il giudizio finale sulla liceita della condotta. Naturalmente:
'"f!5"s,ol() in pf!,lj:k,fºAdatº,¡¡jlJJaJ~~yr~ t~s~aly ..geltª' Pc()WH~,S"~,§P~$~~,¡.!',,fc~~:_ quando il div:ario di valore fra i beni in conflitto e assai ~lev~to, gli el~ment1
bi1!llt!n!e, 9~n ilJ~!!º ,,~hY J' ~iºneQ~y~§,}t¡'la. .noAle.AY,,,J;Qm~,,!lyl!~,,,,~~,~ -> di concretizzazione della comparazione hanno una mCIdenza mmore.
legÍttima, gli interessi dell' aggressore, ,lll~,per !~pi!!".qlJelli.Wc,.,l!t),,~t~,!;~o, Quando si tr~tti, ad esempio, di salvare una vita umana mediante un' azione
",""" "'1"""'" '."'" " . ' ",,,.,,.,'0"'" '~ 1 "'L" .'. . El 1
és~r¡:tg,~,g"a,l 41;f.tt<rmuw.SJ,PlQellª,~QA~,Jíls~cu~g,Q~~. '.. lllte.tJ;U:~~QR~","w di danneggiamento (si faccia il caso di chi debba scardinare il cancello di una
iequisi~~c~t;!I!l;:~nRnY91PIl~¡tp,~t~'.:g.KlcPy*0IQ.e.l?~ic91~~n!~1.ri~i2~.~~!!~ villa per trarre in salvo talup,.o in procinto di annegare in una piscina), .l'~io
~iun~i>~a~~~~~~he. mLfORlP2!;1~~Jm'2lQl1¡!!!i22"m,~~~,g~~~on- né sara giustificata, anche ~e le possibilita di buon esito siano scarslss~e.
o'1'C"Ml1".r·"'~oI1&'11;';"'1:."1·'''~t···
"'nesso'c6n Uñ .attegg!Mn~l,1tQ.... }:!.~!CQ~q~,!~o ~inegli2:enza, vi~n~>s()u~i~erato
~··J.¡i~di"i~~~tat~~r~~=ta. Ñon'ub<ll1'\}o~a-
Ma le cose stanno esattamente nel modo opposto, quando i beni in gioco
~l .•.,.MQJrl,m~"'~\,,,,ll9.j':1., •..9,'"'''''I',,,,.{,_.?}W'''''''.• '......"".,,,.,.•',,/'.',,.•..,.,,••'" p.. siano di pari importanz~. n medico addetto a una c.d. macchina cuore-pol-
re l'esimente, quindi, l'automobilista che, per aver impboccato una direzIo- mone" che alteri' l' ordine di priorita fra due pazienti, o addirittura sostituisca
ne vietata o per non ayer osservato l' obbligo di tenere la destra, sia poi un paiient~ con un altro, condannando il primo a una rapida fine, potr~ ess~
costretto a una manovra di emergenza, produttiva di lesioni a terzi; ne tanto re giustificato solo se, da /lIllato, si prospettasse comunque una morte.lmml-
meno il tossicodipendente che, in crisi di astinenza, commetta un reato con- nente e dall' altro, viceversa, vi fossero rilevanti chances di sopravvIvenza,
tro il patrimonio per procurarsi il denaro necessario ad acquistare eroina. interamente affidate all'uso tempestivo della maccWna.
:per. intendere. cOlT~ttame!1tei tY~~llª,:.: . " indicata La relativizzazione del' valore dei beni e ancora piu marcata, quando sia
~~~!:le:~~od~~~:~~ri~tt~
~ ,':" ;,' ,," .'
a~r~~~!Y~"ir!~~~~~~
,;N'~·'·9'%!!"t':~~{~7~1",~":':~"~~':"'W'~~~;'·';o"":,,~n:."l'~'1"Y"W!:~'JK,.~~I"'l¡'i"~}!I"'l:~"\~~)~,~""'.w<:'M"'lI"~"'~"'''''<!A.~~'if~
"., '. ,,' "",~~ .....
26 G. V. DE FRANCESCO, La proporzione nello stato di necessitii, cit., 205 (corsivo
creIlicondotta tipica reauzzata,' il grado del pericolo pe! l'interesse die si
''>'''',j~" :;"-<0. ~'. ,'-"~O " ¡(¡1",!l)':l :'v,'"" ," ,."""" ',: ',¡..; '",,;. :",' """ ";,..,,,,);,'JM."'k<,", ";,,,., '>.""",,' dell'A.).
342 Parte terza Il reato 343
donna sia obbligata a percorrere un lungo tratto di strada, e potra essere, sacrificio della vita: anche chi ha un dovere giuridico di esporsi al pericolo
invece, negato se il fatto e cornmesso di notte e la donna abiti a pochi metri e1iütOñzzatoa'provvedere alIa propria salvezza, quando le circostanze non
dalla spiaggia deserta 27. gli consentirebbero assolutamente - o con minime possibilita di riuscita
Un' ultima notazione conceme il carattere necessariamente ex ante dei - un intervento diretto a salvare beni altrui.
giudizi da formulare nella comparazione dei rischi che incombono sui beni
contrapposti; la cui valutazione, come si e appena sottolineato, integra in 4.4. Lo stato di necessitit determinato dall' altrui minaccia.
modo significativo il "bilanciamento" degli stessi. Guidare un'auto a velocita
non prudenziale, con il rischio di provocare un incidente stradale, resta un L'ultimo...sQ.",~Lart; 54 stabilisce: "La disposizione della prima parte di
fatto cornmesso in stato di necessita, se e compiuto per trasportare in ospeda- quest'~olo si app11caanctreselostatOdiiíeéesslfre'<retél'l'tttfrllft>
le chi rischia la perdita di una mano (o di un orecchio, o del dito di un piede), (laH'altni"í mfuaccÍi; ma in "tal "cáso7derIattocoñññe'SSü<ial:'IiiPerSoñii
anche se un incidente realmente si verifichi e, in conseguenza di esso, taluno minac ~~'i'd~;ha"Costretto'a'cOñüñetreitoj;·:"'''''''·'''''--'--'-_'W''
resti ucciso 28. Ex ante, infatti, il rischio che una vita umana fosse distrutta '~«"""L~~~i~;i~i~~~:rc~ili~t~r~~de~"'ooatogaaqUerra contenuta nell' arto 46,
era statisticamente molto basso, mentre assai elevato era il rischio di distru- co. 2°, in materia di "costringimento fisico". La differenza tra violenza fisi-
zione di un bene (integrilli fisica), anch'esso di notevole importanza. ca e minaccia (alias: violenza morale) .~R~~~s<:~¿l'er6,-ner.~:a.s()(I~P.':,~·
54, di parlare di autore mediato (supra, Sez. 2a, Cap. V, 2.3). L'esecutore
nflIféñaTedef'tariO;'ciüé'Iipersona minacciata, ne e infatti, da ogni;'untodi
4.3. Limiti soggettivi al!' applicabiltit del!' arto 54. vista, anéñeT'auiore,"'Sii''''ure ·llor;:'~~;r;:ibilé:"coluicfieña"postor;;':;~~;~'i3.
" ""0"" "",~,w", """i~~'" :e""",:,
i""'''''),,'' '1'.., ""'""" ('~:" :.;,',¡,v,E,. 'W'_"""M'.,,,,,,,,;;,,,,"W,:.I-k~{,¡,;,,~,·.·",:"..l;C\
'ú, i',"", k";" •• < , "
~'¡'"~'
~jl,bagnÍJlQAi·~.¡¡J.~~!!!;~~L~, ~!!!~.i~~1,1l~f()rz"~¡z~2~!~~,,!¡,,,1~.JWida.~.
_~a, ecc. non possono anteporre la propria incolumita personale ai doveri del ~~~~~,,!~!!!~l?~,S~~~~~~Ü!,!s.,E:~~!L.,w,. ., il !lQ~ttº,~.~~~~m~,,~~!-
" loro stato. Risulta cosi, indirettamente confermata, fra,l'altro, la dimensione ~~~l~,~~.~~,,!~t:~ip~t~~i,~i . ??!;, .R~~~,ll!!h~PRU~~~U.t..~,¡¡~~t~m:~~~1¡~,.t~!li-
interamente normativa delIa inesigibilitit, nelIa struttura delIa esimente
~fo1t~~ii~~~~,~~nz~~~~~~11mr~~~1~~i~~~1~a~~AlIa {o r~:tI:~
gmr.!Irrc.azíonft~I~ifuxma:¡d.'::~~~;pr~'··i'ilp~t~;fpr~~istl dalF~~ 242,"co.
disciplinata dall'art. 54 c.p .. Se si trattasse, infatti, semplicemente di pren-
dere atto della condizione psicologica di chi e sopraffatto dalla paura, que-
sto umanissimo sentimento assumerebbe rilevanza indipendentemente dallo 2;.S:..:~~h~.~,iS!I,!~~ ~qnpu.rÜbile U ci,tta¡::tino<::ll,e .:~r¡~y1;lndosi, dUJ:ant~'X~
status dell'agente! L'osservanza del precetto rimane esigibik 91;l.splomsu ostililli, n~U~Irit()riodelIo
Stato n(!mico"~porta le arrrti contro 10 Statoita-
c~QW,Q~w1,lll obhligo giuridicó dCés~rarpér;colo, per~h~ í;'¿;di~.:" ~2.:R~~!ª~i~iX~~~o ñelle forz~ arm~tedi u.noSktoin,gA~PllttP'j9"
mento si att~~d~tda"'essl'Pres~z~()maaegúate"au¡~dd~strame~t""'e'armezzi
"'l"',!,'" .... , . "'e ,.,' .. , .: "'h;"l' '. ''" ¡,,,'c· ,... ,.,.",.. ""'1,.",,,,.,,,;,.,,,. ";""', .... ,.... ',., ''';e' "". ,. .. .. •. . ,g,~""","",""",,,
Sta1Q,jJ;aliano:•.. ~:per ysservi stato cosqetto da uno1?Nigohnpostogli dall~
dI mj~~~m.<? ,,~. CIII .. ~ fO~ISCe?9,.¡::tp')(,!;~J)p¡:(.,.KQaM~,lf,. l~""~:!!?,,~!~!~.lll~~~sitp.o,,. Un principio di giustificazione dell'aZione f'
~~WJ1teso, illimite della esigibilita, anche per questi so~tti non coin- anche alla base della non punibilita del sanitario che ometta il referto, nei
cid~~I!0'conl~·p'feté'g~'·diPféS~~:t:.r<?w·.:~~i~l~~~'~·'et~t~"~em;:~~¡;¡~~t'tt6,:: casi in cui sarebbe obbligatorio, quando esso "esporrebbe la persona assisti-
ta a procedimento penale" (art. 365, co. 2, c.p.). Anche l'esclusione della
punibilita dei fatti di ingiuria e diffamazione, nelle ipotesi previste dai nn. 1
27 G. V. DE FRANCESCO, La proporzione, cit., 207. e 2 dell'art. 596 appare ispirata all'idea delIa giustificazione, radicata sulla
28 Per i rapporti Ira cause di giustificazione e fatti colposi, v. comunque infra, 9. evidente prevalenza dell'interesse pubblico alIa conoscenza dei fatti che
344 Parte terza Il reato 345
".,.
concernonb lá gestione della cosa pubblica o l'andamento della criminalitii, Guardando aqueste fattispecie di non punibilitii, si puo vedere con
sull'interesse del diffamato alla conservazione della propria onorapilitii 29. molta chiarezza la differ~!lZ<,l she passa fra cause di giustificazione e scu-
~!l:, iI'9!~,~i, 9ar~tteristic~ <:li,!!yto1.ll¡:el~l,pm~cAt?~"9,,u~A?..Lq,~,ll~j;l,,~ santi. A fü~~~~~pri~~.:-:,~e s~~J~E:.,~.!,~~lwto~ge!ttt[2!:tln
dell' esercizio del diritto e della difesa legittima, e rappresentata dalla non 1.'fIt'éfeSse gll!.!l.<!lcamértte tllfétaro; ne1Te scusantl, VIceversa, l lllter~s~e che
puni15iIíttCdell'uccísloneo 'danneggiamenro'di' anTÍnaíraíiiUr"~andorauto fálegge prende i';'C6hs1d1rario~e'per're·sclusf()'ne"üeifá·,en!re=solosogget-
rdrá cómmesso
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"1íiíclmeñ;e"pre~areí:ité:'''' , ',,, . 'M,,', .~"."" ••" •. ",,,,,.. ,.= '""".",,,,'-'.',.'~" ".",',,,,.,.,,.,,".',,,,. v ....
:i~¡t~~~~!:!'~=::P~~~~1:~~i~,"i~~J~~~:~fl:-
nel momento in cui gli recano danno:'{art. 638, 3° co., c.p.).
~·""F'uoñx·a:ar~.p.,·Wia·~rg;;rfi~~ti~~ipotesi di giustificazione dell'azione e
ravvisabile nella norma che esclude l'applicabilitii delle disposizioni che 'andTebbe"íñcoi:itr(taa~uña'$rgrematica inosservanza. Nün si deve dimentica-
incrirninano i delitti di violenza, resistenza e oltraggio "quando il pubblico re, per altro, che dietro noffi.1e del genere si cela comunque un sistema di
ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio ovvero il pubblico impiegato valori - ad esempio gli aftétti familiari - ricünosciuto e tutelato dallo
abbia dato causa al fatto [... ] eccedendo con atti arbitrari i limiti delle sue stesso ordinamento giuridico e che questo non fa altro che riconoscere nella
attribuzioni" (art. 4 d. 19s.1t. 14 settembre 1944, n. 288)/ sua vali<Íitii, nel puntó ihcui determina in anticipo la misura della esigibi-
litii di un dato comportamento.
29 In argomento, C. FIORE, Cronaca giornalistica e delitti contro l' onore, in Foro pen., 30 In questi termini D. SANTAMARIA, Lineamenti, cit., 282 s.
1967,n.4. 31 Su cib infra, Sez. 4'.
346 Parte terza TI reato 347
rilevanza delle esimenti in questione precede, e non segue, l' accertamento stanza dell'azione, ma si connette esclusivamente all'appartenenza del sog-
dell'imputabilita e non puo costituire la base per l'accertamento di una getto all'ambito familiare. Sembra, dunque, che l'ordinamento penale guar-
pericolosita sociale dell' autore 32. di al nucleo etico-patrimoniale della famiglia come ad un limite della sua
l.a~JQg~~~5!~11t;! scusanti ne permette l'estensione in via analogica (si applicabilita.
pen~.i..ilUª.fal~.ªJt<§..tiDiº~cQmme.s:¡ti:,R~,.sl!x~evom~~ffilic<m'V1V{:6- Nel caso delI'art. 627, a prima vista puo sembrare che sia la mancanza
-te"a cui~ "~si sia legati
" ""~,
da un durevole eprofondo affetiO)';"ma:k(fi1terenzíi~m'
" , . ' _", ;¡, ':"i ," ,",';' .-$.'-~"""'-"~'., ".~'~~,',~1>t""
:w"<'1:",;¡"'r,>".}5";\;,;,,:.''''''': "',, ,,;. ,') ",,'" '//';"-':"""""":.:!'<''''>''?'':,
di un pregiudizio economico a costituire la ratio della esenzione da pena.
"'ca~se di giustificaz;h)~~~queste ipotesi sono carafiérizzate dalla possmilita Ma, in realta, un danno patri¡:noniale per i comproprietari, soci o coeredi
~h; ifázior;~·~··an~~;ciJ.~ho¡;:"pt;nmtt~""'\fefigaclegittimamemé'1Ceon:trlfs~tn non puo affatto essere escluso a priori: basti pensare a un asse ereditario da
dete~~~ti ~~;i: '~'~oñ dete~lñati 11ffilñ;possonodarlÍ1'6g()~a"re~mam'lttll cui, sia pure nei limiti della quota spettante all' autore, venga sottratto tutto
clVile··~~.:··Íi(jn 'SotitJ;'ifi:liIíea'(nlhas'Sim'1l:i;'¡eóh11ffiiett1:1m~>ai(\\e'm't~ff'~~-;>'¡~ il danaro contante. Si deve alIora riconoscere che anche questa esimente e
¡'~:'f~\k;;,~,,,,,):3,',, j
sogti~tte, naturalmente, alla regola della rilevanza dell' errore. riferita a un ambito istituzionale in cui il diritto penale sceglie di non pene-
(h~Fuori della logica della giustificazione e della logica della non esigi- trare, per la difficolta di stabilire la logica delle relazioni, anche soltanto
biliffi si pongono, infine, altre ipotesi di non punibilita in cui l'autolimita- patrimoniali, rispetto alla cosa comune. Si potrebbe dire che l'ordinamento
t~l'zione della pretesa di obbedienza sembra essenzialmente determinata da un rinunzi, a determinate condizioni, all'esercizio della potesta punitiva, quan-
criterio politico-criminale di opportuniffi, per lo piu connesso alla validita do esso comporterebbe la penetrazione di esperienze comunitarie le cui
di una organizzazione comunitaria, alle cui regole di funzionamento l'ordi- regole si collegano a delicati equilibri intemi. Non a caso, per questa cate-
{A' y.~amento sembra riconoscere una dignita istituzionale. goria di esimenti e stata proposta, tra le varie denominazioni, quella di
,\ Esimenti di questo tipo sono state riconosciute dalla dottrina nelle ipotesi "limif· . lla unibiliffi" 35.
1{9' di cui all'art. 627 co. 2° c.p. e nella previsione dell'art. 649 c.p. che dichiara-
'..Jv\, no non punibili, rispettivamente, la sottrazione di cose comuni in danno del . .'" .. " ~,;"",~,:2~~tii;';~~to~'~~~af~1~;~~Sr:t,w
l:tp:nt~tf!:. . ~§~l"&l:y;~~... aU ..aPIl~~t$,\",4e,... """''''~T''''''''''~'P. ",lI,.,. ·.. ·... ··l.,.,·,·,··".·.,..... ",.,.,. . .'"
comproprietario, socio o coerede, se il fatto e commesso su cose fungibili, il t~!:ate: ;l~. altr;e,~9~~~guel1~~ gi~d~ch,e .d~!,J~!!~.;."~~~.J.l,~!l,;~1;lj,t~Ml~,,,~~!:ltto
cui valore non ecceda la quota spettante all' autore; e i delitti non violenti penale, sia negli altri.settQÍiq.e,lt9tam@}~nt:Q.• Non soltanto l'azione puo
contro il patrimonio commessi in danno del coniuge non legalmente separa- es-S-ereléghtírnamente impedita, ma le relative previsioni normative non
to, di un ascendente o discendente, di un affine in linea retta, dell'adottante o possono essere interpretate in via analogica, per essere estese al di la dei
dell'adottato, del fratello o della sorella che convivano con l'autore. casi tassativamente previsti, ne si comunicano ai concorrenti "estranei";
In particolare per quanto conceme questa seconda esimente, appare possono, inoltre, costituire idoneo presupposto per un reato accessorio (ad
quanto mai chiaro che l' esclusione della pena non deriva da alcuna circo- es. ricettazione); sono, infine, subordinate alle altre esimenti nell'ordine
della rilevanza giuridica e, naturalmente, la loro applicazione non esclude la
responsabilita civile dell' autore.
32 Cfr. sul punto anche T. PADOVANI, Teoria, cit., 817. Altrove, per altro, lo stesso A. Le esimenti che si configurano come limiti istituzionali espressi della
sembra configurare espressarnente le scusanti come cause di esclusione della colpevolezza, punibilita condividono, pero, con le altre "circostanze di esclusione della
pur sottolineando che esse implicano nella loro tipizzazione un riferimento "di carattere ten-
denzialmente obiettivato" (corsivo dell' A): Diritto pena/e, cit., 227, 295. pena", la regola della rilevanza dell'errore, che non sembra in contrasto con
33 L'art 598 c.p., nello stabilire la non punibilita delle offese "contenute negli scritti pre-
la logica che la caratterizza. Non vi sarebbe infatti motivo di escludere la
sentati o nei discorsi pronunciati dalle parti o dai loro patrocinatori nei procedimenti dinanzi responsabilita di chi commetta un furto in danno di persona che ha sempre
all' Autorita giudiziaria, ovvero aun' Autoritii arnministrativa, quando le offese concemono ritenuto essere suo padre, anche se in realta non lo era; o dell'erede che sot-
l'oggetto della causa o del ricorso amministrativo", prevede tuttavia, al co. 2°, oltre alla sop-
pressione o cancellazione degli scritti offensivi, su disposizione del giudice, sia la possibilitii tragga cose comuni fungibili, in base a una errata conoscenza del valore
di provvedimenti disciplinari che quella di "assegnare alla persona offesa una sornma a titolo dell'asse ereditario, per cui erroneamente ritiene che i beni sottratti ricada-
di risarcimento del danno non pattimoniale". no nei limiti della quota a lui spettante.
34 Nello stato di necessita che si comunica al concorrente non si realizza una deroga al
principio della incomunicabilitii delle scusanti: e, invero, il "concorso" nello stato di necessita,
o e esso stesso stato di necessita, o si configura nella forma del "soccorso di necessitii", previ- 35 D. SANTAMARIA, Lineamenti, cit., 291; C. FlORE, Sottrazione non punibile di cose
sto nella formula alternativa dell'art. 54 ("necessita di salvare se od altri"). comuni e appropriazione indebita, in Riv. it. dir. proc. pen., 1963,22.
348 Parte terza n reato 349
7. Aspetti problematici di aleune ipotesi di non punibi~ita. un fuor d'opera la definizione di un'area, corrispondente all'esercizio di un
diritto, destinato a rendete non punibili condotte che altrimenti costituireb- 1
bero reato. AJ.~ ~ott~ delI!.conqo~ inC?~~ ne~'art."571 n?n ~:e che un I ~'\:-f'1
moderato esercIzI~ di m~zzl C?rrezlOnall, che npetOñOia Wro hceIta diretta~~ e.JV1 h::,
mente dalla loro dunenSlOne di adeguatezza sociale, senza che vi sia bisogno ...e ~l
di ricorrere ad una causa di giustificazione dai,R!,oblematiCicoññíñ'3l1:'2d~~''''',~
lJñaitrü tem, tra;tÍzíoI!_'te'~-"~~;rs9~;;;;'~e;ne~il1ñ'té"';etaz1one
delréffjcacia~~"::t~~;~~irwdrt~t~l~
d~ri.~t!.S!!!-o spinato, C<p1~.~1li~llP~~iwsh1~~t!~~~~MmúiFi~~
2i.~!!!illY-LY~l.lWl ., . suscettibili di c~l?~ri- ~Q ~,
colo per.i t",-W. La collocazione di questa ipotesi e da sempre in bilico fra~..(.>~~,
l'~s~rci~io de~ diritto e la legitt~a difes~. ~a logica di quest'ultima causa v~
dI gmStlficaZlOne sembra megho áttagharsl a una corretta soluzione del~'~
to
problema. TI richiamo all'art. 51 c.p., infatti, postula in ogni caso l'indivi- ~'
duazione dei limiti entro cui iI ricorso agli offendicula rientra nell'esercizio ~~
del diritto di proprieta. L' inquadramento dell' ipotesi nelIa legittima difesa, .oC ~. ,
evoca, invece, irnmediatamente l'idea di una proporzione fra l'offesa e la ')<..0- \ (
difesa, idonea a fomire un limite rula non punibiliffi del fatto: non sarebba~~
1
certo accettabile, ad esempio, che a difesa di un fondo si installasse un ,0 •
dispositivo, in grado di infliggere scosse elettriche mortali, o altamente J~,.J ,./1'
nocive! L'obiezione connessa con il carattere soltanto potenziale dell'offesa ~L.P:r
al diritto di proprieta - che sembrerebbe esc1udere il carattere di attualita ~~" '.
dell' aggressione - si supera facilmente in base al rilievo che l' eventuale eto\~"""
le~io~e ,di ben~ si realizza pr~P?o, e solam~nte quando l' attacco alía pro- A/Y'V'"-A'~'I ,1
pneta SI attuahzza: quando, clOe, 11 ladro da la scalata al muro o tenia di ,'v-J.l}•.o.M-1> ~
sonnontare il cancello. A stretto rigore, quindi, non v'e un'anticipazione
della difesa, tale da esc1udere l'applicabilita dell'art. 52 c.p.; e chiaro,
d' altra parte, che per eventuali danni a terzi, che abbiano a verificarsi al di
fuori dell'attualita di un'aggressione al diritto di proprieta, valgono le rego-
le generali in tema di responsabilita per colpa.
Ben piu complessa e la problematica che con~1Jle fonti e limiti di liceita
del trattamento medico-chirurgico e, piu in generale, dell1attivita terapeutica,
!!~~~mi§Yrák4u¡w"essalm1?liea l,appj,9J2~!"Íf>~~l~,ia~,1.;!~~2~~!,g,~
~~!.e. P~S?-~llª';~ª"§i~j¡lli~¡;L~:~,:,,2~~!!;i!<$~,~~~,~,,I~~~~~
~Ji!.Qm ..§anl~~,ªm2~t:~~<2~ta dalle lel!~!. dello Stato; ma e
e almente' b" " 'v """ ""'_~<;;\. ,,""""~,w. _ __
~__~Ü~¡!!,,,!J!Ql~~,,¡¡ ~~pazIe9te spetta
~.L~~¡1t~a¡~~l!~J~~i!!'j~~~'(¿ per non parlare de le ovvi~'"ITíterre:
renze, nei congrui casi, con la figura dello stato di necessita.
36 Sul punto, per ulteriori precisazioni, C. FIORE, L' azione socialmente adeguata, cit., 25 ss,
\~ ~~ \'a::u-.',,¡"~ ~*l!~ ~'\.Q. ~. f-V 1,:::-YfLf,b
- l ' h ....~I .p¡""'" i" r Q' .r", J'~ lLC),tA -R.: ~~ y~ ..........
\,,~.._:I:'\ ~ . \-
~ :t
o{\J" 'Je'\
u.OJ''; i9,,~ 1\ t t.L .125J~\ A(;¡j~ ~ :y",",3 ~¿}/. 1;;:*-.A..Q.J!,.A...... -
,j5U" Parte terza llreato 351
':t\ ~D'1;ll:~J\'~ Ci"N ~,~ \JJ,l r~. -..{AA
't.\.-~,oU::J \cuG,)\ Una definitiva soluzione dei problemi connessi con l'attivWi. terapeutica Beninteso, anche quando manchi il consenso del paziente, 1'intervento
vA.il,,~ íl pub ~enire, in relata, solo. da una apposita disciplina legislativa, come signi- sanitario non differibile, diretto a salvare la vita del paziente, e in ogni caso
t:J\j.i)..,Qtrt,cL" ficatlvamente proposto di recente in sede di studi per la riforma penale 37. giustificato nell'ambito dell'art. 54 c.p .. Qualche riserva e stata avanzata in
~: 'Q Allo stato della legislazione, non appaiono inutili, tuttavia, talune precisa- dottrina sulla liceita dell'intervento stesso contro la manifesta volonta del
( J ' . zioni. Non v'e dubbio, ad esempio, che nei casi in cui l'attivita medico-chi- paziente, come nel caso di alimentazione forzata di detenuti che attuino lo
(1 \ ,J'j',l\:'l . . l' h' .
V\'JV , "rUrglca unp IC l un SICurO pregiudizio per la salute e l'integrita del corpo- sciopero della fame 39.
\;IH:"\.\A~ come nel caso di chi si offra come cavia per l'inoculazione di un virus,
r¿ (j'~ t'J. nella sterilizzazione volontaria o nell'espianto di organi da viventi - si sia
~.~ft\~~:\.p. ~~'
Ji,
"... di fronte a un fatto di lesioni personali volontarie che solo il consenso del
~¡
8. Errore ed eccesso nella disciplina normativa delle "circostanze di
\J 1, q'.,) .~':, I " \ soggetto pa~siv~ pub giustificare, ovviamente nei limiti dell'art. 50. Le cose
,
lit~~~"lª,.&I;?Jl,~~R~X;5;l~~~~~",5!~l!:,~~~n~~,~~Jl:~,!t l' esistenza üei pre- zioni dell' agente risultano totatmente'mievaññ;'"añcñe"J:rrúrtctíTapro'S'Süñt"
s . ..,. ,. 1" "'congiu~tr(art. 62t9c:p:Yoqqueno"cteT"~i~"'o~Co'erede nei limiti della quota
s.tr.1!t!,!!l;~ "gtJpgt~,s¡,JlQm!ati}i~",C4~,,,,~~~ltsi!!lmy!J!~,,~,i (art. 627 c.p.) restano non punibili, indipendentemente dal fatto che l'autore
c~n!Ta,ss~!;na~ da,~~~,_i~~~"~.!l~ si rappresenti o meno i presupposti della causa di non punibilita.
Irrilevante e anche l'eventuale concorrere di uno scopo, o motivazione
individuale, con quello che costituisce il nucleo dell'elemento "soggettivo"
40 F. ANTOLESI, Manuale, cit., 240; A. PAGLlARO, Principi, cit., 464; C. F. GROSSO, della causa di non punibilita. Il p.u. che faccia uso delle armi o di un alko
L' errore sulle scriminanti, cit., 115 ss. "
mezzo di coazione fisica contro una folla in tumulto, restera non punibile
41 Cosi, da ultimo, T. PAOOVANI, Diritto penale, cit.,180.
ex arto 53 c.p. - salvi i profili di eccesso, altrimenti rilevanti (su cui v.
42 Cfr. G. SPAGNOLO, Gli elementi soggettivi nella struttura delle scriminanti, cit., anche
per ulteriori convincenti esempi e, da ultimo, S. MOCCIA, Il diritto penale tra essere e valore,
Napli, 1992,203 ss. 43 G. SPAGNOLO, op.cit., 71.
354 Parte terza n reato 355
-_.
_~~~te. ~s. Tizio, rientrando a casa di notte, scambia per un'aggres-
sione la fes tosa e'CcitaziOñeactrmñ.icoUñ''fru''·'
lóCoklscecOñ"(fft-·'tlgm~'S'erertore'cáüe;'lñ
e~olW~J?,.,;:t;,;""w"...&.1'~;~IM_'''M:1''''4;g,.;:;::¡,.>.'>1,*;¡~ •
, su a portata delIa
,
pre-
VISIOne normativa, 10 quanto errore sul dlvieto, non scusa. Per dar luogo
alla non punibilita, inoltre, l'errore deve essere invincibile; in caso contra-
rio, non e esclusa la responsabiliffi a titolo di colpa (su cio, piil ampiamente,
infra, Sez. 4a , Cap. ID, 3.2.2).
cotltmss~Dato>dana in)[~taT,de "'~!i>J:".~
La connotazione dell'eccesso ex arto 55 c.p. come ipotesi di colpa
8.3. L' eccesso colposo. impropria (ma in realta dolosa) e esatta, pero, con riferimento solo ad una
delIe due serie di casi riconducibili alIa fattispecie nOrInativa: e precisa-
Sia in presenza dei presupposti oggettivi di una causa di esclusione mente alle situazioni in cui l'eccesso derivi da un errore (colposo) nella
della punibilita, sia nelIe ipotesi di esimente erroneamente supposta ex arto valutazione dei limiti dell'intervento necessitato. Solo in queste ipotesi,
39, .fcí"'c~'., I?~ ac_cadere che l'agente, nel dar corso alI'aZione, sUI?eri invo- infatti, si puo dire che l'agente "vuole" l'evento lesivo e che la punibilita "a
lontariamente i li~iti segnati oalI'lpofesl normativa: o per un errare- titolo di colpa" derivi da una pura opzione normativa. Quando invece si
í1elPüs61telmezzi;"operUo"errorttdl vafliia~i~ri~-dclfu situazione di fatto, tratti di un uso improprio dei mezzi di azione, lo schema della condotta -
che lo induce ad eccedere nelIa stessa predisposizione dei mezzi di azione.
Q!1este ip9te§LS:~()Lr!§J?.Q.l!!!JIDQ..,ªlliLfUU!.tL<kL&ft. ecce sso colposo,
essamente previsto, per le principali cause di giustificazione, nell'art. 44 Parte della dottrina ritiene non configurabile l'eccesso colposo nelle cause di giustifica-
zione "putative", in base a una asserita incompatibilita "psicologica" fra i due tipi di errore. In
p., c~~. C.Q§L4i~l??~~:~':Q9ªt!dQJJ.elc,Qmm~tr~r~,~t~!!~2" dei fatti prevedu-
• *,~,Ji}'"*J_.¡.s"""~"~""N;;¡<iRl"'\if'¡¡':';",,,,-
questo senso G. BETIlOL - L. PETrOELLO MANToVANI, Diritto pena/e, cit., 397 S•
356 Parte terza TI reato 357
anche soggettivamente - riflette, in realta, in modo del tutto puntuale, la non distinguono ~~\t~J!!l-~Lt!!fq.,,~q{R{~i~t~~~~,~<3:p~.m~ ~o.n,vi e
struttura della responsabilita colposa. E infatti esclusa, in ogni caso, per áICun üu1515lO cñe, anche In relazlOne a questl ultlml, l' antlgi.undIclta -
definizione, la volonta del fatto che concreta l' eccesso: se cosi fosse, "indiziata" dalla sussistenza del fatto tipico - possa risultare esclusa per il
saremmo di fronte a un fatto tipico doloso, che si porrebbe automaticamen- ricorrere dei presupposti di una causa di giustificazione.
te fuori dell' ambito coperto dalla ipotesi permissiva. In queste ipotesi, in Se, infatti, la presenza dei presupposti di una causa di giustificazione ha
altre parole, l'autore agisce sempre per uno scopo tutelato dall'ordinamen~ l' effetto di rendereñOñ'purlí6ife'ráconaQtrªj1ªta;.;tcíle~Í:ll)'!2tá:faToftatOíIDá
to; solo che nelIa concretizzazione del suo scopo, agisce, per eccesso di _
lesionedit>eñí,'''amá-'"i~¡ra'''i'''~~~~'''S~i~ffeftr'i~dici
determinatatWY!..,.,.,-."""'.w,~'.X'":.:OiIU;l:/;., <f,<:s.'1;N"¡,:j5:~,~«>\#: ':::>'J~i,p..
.. •• g ,00 "~ gl. "".,t~'~<"A,<,;"'i;'~,(,(,,,,~¡~,\'j~gp,¡')'f':0)l);;-;i;lIll?b'f-.1!:
<·.,'i"""." \,
precipitazione o per un' altra causa, in modo oggettivamente non appropria- dovranno c?n~~~~~t.l1~!lJJ?c9,t~~Llll..,SJ,ül~.r:yJ~t,. ~~s!~.tt!W~..,S;,q:SQ·.~,t~~~.~j
to alla situazione di fatto, in cui si trova ad operare. a eSIl5ne di beni si verific~,S2~~,~~~~~&I:~~f:I"Ai".,m¡,ª,,~_
Allorche l' eccesso corrisponde alla produzione di un evento piu grave cose~n~ta
l . . o
di quello preveduto e voluto dalla'agente, l'identiffi con lo schema del delit-
to colposo, cosl come descritto nell'art. 43, e del tutto evidente, poiche la in~ meglio~::~':unto. SU~JJ~~~f~,~~ _
causazione non voluta dell' evento piu grave si innesta qui sulla volonta del aggredito da Caio, armato di coltello, con clüru:.Qjº,g¡ºtQ"JJllliCi~",<~
fatto tipico giustificato. Ma anche quando l'agente preve de e vuole l'avento ~ a_",_,~"~14~""fM\.,,,M"lt,lYMl+,,,.,,.,,,,ul~¡¡~W~~Ji1§Qa
g un revOíverct1é1ia'iñ'tasc"K""""c1:'e"~'a"'~"!""-a' m '. . . ta,
naturalistico che costituisce il risultato effettivo della sua azione - ad p~ un colP~_S~_W~•.~",&~g4"!ti;l¡.1~~i~~l"\9it~~f!.".s;h~.,,.n~1~
esempio per una sopravvalutazione delle necessita di difesa - alla base
~~~~=:di~?~~~t~~ár~ITf{~~:$ti,d~~e,'J:f~~~~ti~~~~~:;~~§~~T~~:
gñ}SJiñCt~1:j~'liroto'''ríf'¡coñ<1:''''''''''''''~'''~¡:~''E;~mpr'd-;;f't~tt~~!i~hi si
dell' eccesso c' e sempre una erronea percezione della realta, che esclude la
volizione di un fatto tipico non giustificato. E dunque del tutto naturale che
ne scaturisca un addebito a titolo di reato colposo, se all'origine della scelta possono conceplfe e In relazione all'esimente dell'uso legittimo delle
comportamentale vi e stata imprudenza, negligenza o imperizia. La possibi- armi e per quanto conceme lo stato di necessita.
lita di muovere un addebito in termini di colpa costituisce un elemento Non solo i casi di colpa incosciente possono venire in considerazione
essenziale della fattispecie disciplinata dall'art. 55 c.p .. In mancanza, il sotto il profilo della giustificazione dell' azione, ma anche quelli di colpa
fatto resta pienamente giustificato, anche quando il risultato ecceda oggetti- c.d. cosciente, o con previsione (supra, Se. 2", Cap. IV, 3.1). In pratica, un
vamente i limiti delIa giustificazione. Se Tizio reagisce sparando aquella problema di giustificazione sorge ogniqualvolta un comportamento si collo-
che ritiene un'aggressione a mano armata, mentre l'oggetto a cui e di fronte ca, oggettivamente e soggettivamente, a un livello inferiore aquello della
e una pistola-giocattolo in tutto simile a un'arma da fuoco vera; o se Caio diligenza doverosa, a cagione di una situazione di necessiffi che condiziona
rimane colpito mortalmente all'addome a seguito di un suo improvviso la condotta. Si pensi a chi si pone alla guida di un'auto che sa dotata di
movimento, pur avendo l'aggredito correttamente mirato a parti non vitali, freni difettosi, o la conduca ad eccessiva velocita, per trasportare d 'urgenza
la norma sulla legittima difesa dovra trovare senz'altro applicazione, non in ospedale un ferito grave, nonostante cio comporti un rischio per l'incolu-
esse!1 do l'eccesso riconducibile a colpa dell'autore. mita di altri utenti della strada.
~~!!:"~~nione che la disciplina normativa dell'eccesso colposo, Beninteso, l'applicabilita dell'esimente richiede in ogni caso l'esistenza
pur essend2 .2$!ttata. §.010.1~, r~!~z~~~,;.p"N~bIle di una proporzione fra i rischi indotti dalla condotta necessitata e il pericolo
Mcne aIre ipotesi di eccesso nelI'azione giustificata dal consenso delÍ aven- che incombe sul bene che la condotta colposa mira a salvaguardare.
té-dmtt "f3í1"SOc····)···"c.·.·,,""'·,,·%·¡""'' ,·'' ,,·''·'·.ar.······ ....... ~., '. .
o ~'"''.'~,:",.R; .¡:~",§3~"J~~e9,e~."',~, ~JCE1~~.~blle .¡t t1l:tt~.g.H:¡¡¡m,l;\;;;~M;J¡~.:;:,;~,,~~, '&'I'!!.~_"." Nelle ipotesi appena esemplificate, dunque, una condotta di guida del
~~.,.." ..• ""'*"'~,
'.0,>.
~~ ;,ep'U!l!?cllVIS~ .~lst~T~:atlco, p~~s~o essere assimila~,•.~~~li",~ffetti giu- tutto sconsiderata - o una guida imprudentemente veloce, anche in assen-
ndIcI,~lle cause dI gmstlficazione: . . . '¡¡':li.,••• "",,,,_ za di un serio pericolo per la persona soccorsa - darebbero luogo
senz' altro a una responsabiliffi colposa, in caso di incidenti.
9. Cause di giustiticazione e reati colposi.
45 Come esattamente osserva V. PATALANO, 1 delitti contra la vita, Padova, 1984,363, la
~Ie~.xi¡~~<ll~~~wj,~~"I~. §m~9.1~¡!ofJ!¡}!§.&("'Qix~,Il.~!i;t1~~~Q~~,,~,.4A,~9.Q,§i~e- necessitli difensiva costituisce la ratio della non punibilita di tutti i reati, siano essi dolosi o
rarSI applicablll anche al reati colposi. Non solo gli arto 50-54 c.p., infatti, colposi, realizzati in quella situazione.
fIf<,'f,W.J;tct~~:\wJ::.l:.t:'~'"i'i',,"',"'.,',:,:<~:'i;\)I:\'~,K,;f:;..,:~l"":"."',,.<';,,'i,"·""'1'c',':¡..'.:'~',,',',:",'~,;~-.t,,·4.:'<·,;:Q:''';:~~5iAl("S;fF2~1~~
358 Parte terza Il reato 359
Le ipotesi di fatto colposo giustificato non vanno confuse con i casi di intervento con mezzi di fortuna, giudicato dal medico come unica chance di
eccesso colposo nelle cause di giustificazione. L'eccesso colposo presuppo- salvezza dell' accidentato.
ne, infatti, un'azione intenzionalmente diretta a una lesione di beni, che nei n consenso dell' avente diritto viene anche indicato come fonte di liceita
risultati appare pero sproporzionata, rispetto alle necessita di tutela: o per- delle lesioni colpose, conseguenti all 'uso della violenza nello sport, quando
che l'agente ha erroneamente valutato la situazione di fatto, o p~rche ha. es se siano connesse a violazioni non gravi delle regole del gioco e non
impropriamente adoperato i mezzi a sua disposizione. Le cose stanno diver- siano senz'altro riconducibili alla dimensione dell'adeguatezza sociale. )(
samente, quando l' azione non e affatto diretta intenzionalmente a una lesio-
ne di beni, ma la cagiona, o ne crea il rischio, per effetto di una violazione
della diligenza oggettiva.
10. Cause di non punibilita in senso strelto e cause generali di estin-
E appena il caso di precisare che, se nella condotta del soggetto non sus-
siste alcuna violazione della diligenza oggettiva, o manchino comunque i zione del reato.
presupposti per un'imputazione soggettiva a titolo di colpa, il problema della
Nel Titolo VI, Capitolo 1, del Libro I il vigente c.p. prevede e discipli-
sua "giustificazione" non si pone affatto. Cosl e nel caso in cui l'evento lesi-
na, sotto l'epigrafe "Della estinzione del reato", le ipotesi in cui, per il
vo si determina del tutto accidentalmente, o debba escludersi la C.d. "misura
sopravvenire di determinati eventi (morte del reo, amnistia, remissione
soggettiva della colpa" (supra, Sez. 2a , Cap. IV, 3.2). Si pensi ancora una della querela, oblazione, ecc.), rimane esclusa l'applicabilita della pena nei
volta al medico che, in una situazione di emergenza e in mancanza di valide
confronti dell'autore di un reato.
alternative, intraprenda un intervento chirurgico con mezzi di fortuna (e, L'argomento delle "cause di estinzione del reato", poiche non appartiene
quindi, con minime chances di successo): in questo caso, nonostante la viola- al piano della C.d. struttura del reato, non va affrontato in questa sede e yerra
zione della diligenza oggettiva, l' addebito di colpa non sorge proprio e non adeguatamente approfondito (unitamente aquello delle cause di estinzione
v'e bisogno, quindi, neppure di ricorrere all'ipotesi dello stato di necessiffi. della pena), quando si trattera delle vicende della punibilita (infra, vol. 11).
Controversa in giurisprudenza - ma arnmissibile a giudizio di chi scri- La nozione delle cause generali di estinzione del reato viene qui antici-
ve e di buona parte della dottrina - e la configurabiliffi del consenso ex arto pata solo perche, salvo particolari aspetti della loro disciplina, esse costitui-
50, quale causa di giustificazione di una condotta colposa. scono un tendenziale modello di riferimento per una serie di ipotesi di non
Si e obiettato, in particolare, che la struttura del consenso richiederebbe punibilita che, pur non essendo annoverate fra le cause di estinzione del
necessariamente una convergenza della volonta dell'agente con quella del reato pmpriamente dette (quelle, cioe, disciplinate dagli arto 150-170 del
soggetto passivo, in rapporto alla lesione di un bene del secondo: di qui la c.p.), ad es se tuttavia sembrano potersi assimilare, sia per quanto concerne
impossibilita di attribuire una efficacia esimente al consenso, relativamente gli aspetti giuridici, che per quanto attiene al loro rapporto con i veri e pro-
a condotte da cui esula, per definizione, una volonta di lesione. Si dimenti- pri elementi costitutivi del reato.
ca, pero, che l'art. 50 configura il consenso dell'avente diritto, non solo in .,feJ.:.g~tW,m,_ cause di iustificazione e dalle altre esimenti, a (,2
rapporto alla lesione di un bene, ma anche con riguardo alla messa in peri- ste__ipll.tesi ,si,,12!.Kb,t;isru;v~, . ((I)JJ.../.lt Q.-
colo dello stesso. Ora, e proprio partendo da cio, che si comprende come il ~'. ' lo esemplifi'
A tito cativo dll
e e prevlslom ncon UCl aq ~¡'l
~ ...~._
·•
consenso puo funzionare da causa di giustificazione "di una condotta colpo- cate~ona SI possono .m~nzi~n~e.le cause di non punibiliffi rispettivamente <"',~,¿A~
sao Chi liberamente acconsente ad una esposizione a rischio, che violi la preVIste dalle seguenti diSposlzlom del c.p.:
diligenza oggettiva, e d'accordo, necessariamente, anche con il verificarsi _ artt. 308 e 309 c.p. (non punibiliffi del partecipe dei delitti di associa-
della lesione, che eventualmente consegua alla condotta imprudente posta in zione e cospirazione politica e di banda armata, che disciolgano o comunque
essere con il suo consenso. Beninteso, se fin dall'inizio la condotta pericolo- determinino lo scioglimento dell'associazione della banda, recedono
sa compromette beni non disponibili, il consenso sara comunque inefficace. dall'accordo, dall'associazione o dalla banda, ovvero si arrendano consegnan-
Anche il consenso presunto puo assumere un ruolo per la giustificazio- do o abbandonando le armi o, infine, impediscano l'esecuzione dei delitti per
ne di una condotta che violi la diligenza oggettiva. Presunto e, ad esempio, cuí l'associazione o la banda fu formata);
il consenso del paziente -che sia in stato di incoscienza - in tutti i casi di - arto 376 (ritrattazione della falsa testimonianza);
360 - Parte terza
Sl 6\(, __ ,",
¿01-4;- arto 387, cO. 2 (non punibilita del custode che procuri la cattura
dell'evaso, a lui imputabile per colpa);
- arto 463 (non punibilita del concorso in falsificazione di carte di
pubblico credito e valori di bollo, per chi riesce a impedire la contraffazio-
ne, l'alterazione, la fabbricazione o la circolazione dei valori stessi);
- arto 596 n° 3 (non punibilira dell'autore di fatti di ingiuria e diffama-
zione, fuori dei casi previsti dai n. 1 e 2 dello stesso articolo, quando il que-
relante abbia formalmente richiesto che il giudizio si estenda ad accertare la
verita degli addebiti, e questa sia provata in giudizio);
- arto 641, cO. 2° (non punibilira dell'insolvenza fraudolenta, a seguito
dell' adempimento dell' obbligazione).
Queste previsioni normative sono tutte ,coJl!!~~~~~'~lm1m.íJ:0,che la
circos~2:a riIevañreper'iañOñ·puru"t~tr'r';;sÚtuita da un comDpf!:~ento
derreO,succésslvoarla~coñSümáZioo~'"aerreatQ;¡We'tacco:S~-~~
,~\':<\.l.}<V~:*""~"",~...:.:~"".:,~; ':',;,~~¡;~"Ú'\'"i:;:"S *~'"\";:";, "~~.;:;,>""",.,:o\~~':t~h~>'\"'~;'<1'í:~al:"'"',,\i}:!f~~i",.,v~
..... .. 'w"".,.M"",.,.:-•• ti!Rl*"~,,,t~~ SEZIONE QUARTA
;;;~:;~;;~~~~t~!~~r~?r~1l~~;~1~~~~~e~t~~~;J:;;~~a,\~ftJ::h7k LA COLPEVOLEZZA
~l;(i: tiPr«1tt'qWr'~tigiUri~2ita~~' dHÜlcotRevoi~?~a',:1ñ'qü31ché caso, del
resto, e la legge' ~tessa'aétassimlláiéesp1l:2'iamibrite'í~'S1ngola ipotesi consi-
derata allo schema della causa di estinzione. Cosi e, ad esempio, nell'art. BIBLlOGRAFIA: H. ACHENBACH, Riflessioni storico-dommatiche sul/a concezione delta colpevo,
641, cO. 2°, c.p., ove espressamente si stabilisce che l'adempimento lezza di Reinhard Frank, in Riv. it, dir. proc. pen., 1981,838: F. ANGION!, Condizioni di punibilito. e
principio di colpevolezza, in Riv. it. dir. proc, pen., 1989, 1440; G. BALBI, Infermito. di mente e impu-
dell'obbligazione avvenuto prima della condanna "estingue" il reato di tabiUto., in Riv. it, dir. proc, pen., 1991, 844; M. BERTOLINO, L'imputabilito. e il vizio di mente nel
insolvenza fraudolenta 46. sistema penale, Milano, 1990; G. BETIlOL, Colpevolezza giuridica e colpevolezza morale, in Riv. it.
dir. proc, pen., 1980; 1007; S. CANESTRARl, L'illecito penale preterintenzionale, Padova 1989; A.
Ma anche negli altri casi menzionati non vi e dubbio circa la sostanziale CRESPI, Imputabilito. (dir, pen.), in Enc, dir., XX, Milano, 1970,766; M. DONINI, Illecito e colpevo-
identira con le cause di estinzione del reato e la conseguente analoga collo- lezza nel/'imputazione del reato, Milano 1991;G. FIANDACA, Considerazioni su colpevolezza e pre-
venzione, in Riv, it, dir. proc, pen" 1987, 836; G. FORNASARI, Il principio di inesigibilitii nel diritto
cazione dommatica. ~i tratta sempre di fatti e comportamenti che si realiz- penale, Padova, 1990; M. GALLO, Il concetto unitario di colpevolezza, Milano, 1951; C. F. GROSSO,
zano . ,. w""~'.'¡""'~,'"'·'e·"'sséñ1a'(ft''álM''m3resrctr
, . ,. ~fªtJ;9.J!PJ,CO
,,,,,,,,,,,,,,,,,4lJYIJ,,cb~ fu",C!;ltnJ!lel'!!Q, JJ:\1'l.",,", ... , "''''''''''"W'''''''',,~i!lJ''''_
Responsabilito. penale, in Nss. Dig" XV, Torino, 1968,707; W, lfASSEMER, Principio di colpevolez,
o. za e struttura del reato, in Arch. pen., 1982,42; H. J. HiRSCH, La posizione di giustificazione escusa
nOlj~pxlbQ¡~~,~l~t~{".gco~~u:ibili a una esimente. J~j.!lt~,Yª,~ª",ªª"!~,,~~~~~ nel sistema del reato, in Riv. it. dir, proc. pen., 1991,758; L. JlMENEZ DE ASUA, La colpevolezza nor-
stinzione delf(ba{óje'iñfam~'íf]}l?T8mtl"t'lf;'11§Tpetto
~$"~'f~':':;:<.;.J,~J)\;'.::",:«~:f:"'i;:-,
.,'--"'"Y'• .''',~.. alla eventuale·':">,:r:;·\;>.6:>%'/!>$,~1WWJ{,\'
rilevanza di ' "",'
mativa e il giudizio di rimproverabilito., in Sc. pos" 1963,401; E. MEZGER, L'importanza della teo-
riafinalistica per i concetti di azione, antigiuridicito. e colpevolezza, in fus, 1952,308; L. MONACO,
una eSlmente. . Prospettive del/'idea del/o 'scopo' nella teoria della pena, Napoli, 1984; T. PADOVANI, Appunti
"""''(')t~etre''dalla subordinazione ad altre ipotesi di non punibilita (cfr. arto sull' evoluzione del concetto di colpevolezza, in Riv. it. dir, proc. pen" 1973, 554; ID., Teoria della
colpevolezza e scopi della pena, ivi, 1987,798; A. PAGLIARO, Fatto, condotta illecita e responsabi-
129, cO. 2°, c.p.p.), le cause di non punibilita in senso stretto sono contras- litO. obiettiva nella teoria del reato, in Riv. it. dir. proc. pen., 1985, 623; ID., Responsabilito.
segnate dalla inestensibilita ai concorrenti, dal divieto di applicazione ana- oggettiva, in Studi Vassalli, 1, Milano, 1991, 179; V. PATALANO, Pretl'rintenzione, in Enc. dir.,
XXXV, Milano, 1986, 351; M. PORZIO, La responsabilito. penale nella Costituzione italiana.
logica, dal permanere delle conseguenze civili, disciplinari e amministrati- Premesse all'interpretazione dell' arto 27 della Costituzione, Napoli, 1961; D. PULITANO, Ignoranza
ve del fatto illecito, dalla idoneira a fungere da presupposto per un reato della legge (dir. pen.), in Enc. dir., XX, Milano, 1970,23; ID., L'errore di diritto nella teoria del
reato, Milano, 1976; ID., Una sentenza 'storica' che restaura il principio di colpevolezza, in Riv, it.
accessorio; e infine esclusa, ovviamente, ogni rilevanza' all' erronea suppo- dir. proc, pen., 1988,686; M. ROMANO, Cause di giustificazione, cause scusanti, cause di non puni-
sizione della loro esistenza da parte dell' agente. ,1. bilito., in Riv, it, dir. proc. pen., 1990, 55; e ROXIN, Considerazioni di política criminale sul princi-
pio di colpevolezza, in Riv, it, dir. proc. pen" 1980, 369; ID., Sul problema del diritto penale della
colpevolezza, ivi, 1984, 16; ID., Was bleibt von der Schuld im Strafrecht ubrig?, in SchwZStr. 1987,
356: D. SANTAMARIA, Colpevolezza, in Enc.dir., VII, Milano, 1960,646; L. SCARANO, La non esigi-
bilito. nel diritto penale, Napoli, 1948; B. SCHÜNEMANN, L' evoluzione della teoria della colpevolezza
nella Repubblíca Federale Tedesca, in Riv. it. dir, proc. pen" 1990, 3; A. M. STILE. (a cur~ di),
46 La stessa fmmulazione contrassegnava la previsione dell'abrogato art, 544 c,p., che disci- Responsabilito. oggettiva e giudizio di colpevolezza, Napoli, 1989; A. M. STILE (a cura di), Le dlscra'
plinava come causa di estinzione dei reati contro la liberta sessuale (artt. 519-526 c.p.) e del reato sie tra dottrina e giurisprudenza in diritto penale, Napoli, 1991; H. WELZEL, Il volto nuovo del siste-
di corruzione di minorenne (art. 530 c.p.) il matrimonio fra l'autore del reato e la persona offesa. mapenale, infus, 1952.
TI reato 363
"libero" e consapevole orienta il principio di colpevolezza, nella sua pro- samento fortemente critico delle sue premesse tradizionali 3. Quest'orienta-
spettazione originaria, in cui esso appare strettamente legato al dogma della mento implica in primo luogo un ridimensionamento della portata delle
liberta del volere e, conseguentemente, ad una concezione prettamente obiezioni tradizionalmente avanzate contro i postulati su cui si e sempre
"retributiva" della pena. Solo se e in quanto si riconosce all'individuo la fondata l'idea della colpevolezza: in particolare, l'impossibilita di provare
possibilita di scegliere liberamente fra diritto e illecito, sembra infatti che empiricamente la C.d. "possibilitií. di agire diversamente" da parte dell'auto-
abbia un senso rivolgergli un "rimprovero" per la scelta compiuta e inflig- re (su cui dovrebbe fondarsi il "rimprovero" dell'ordinamento) e la conse-
gergli, di conseguenza, una pena. guente legittimazione dello Stato ad infli.gger~!a pena: .. , . .
In questa forma, l'idea della colpevolezza - ad onta della vivace conte- In realta, non vi e dubbio alcuno cuca 1 Imposslblhta dI costatare, m
stazione da parte delle dottrine "deterministiche" (supra, Parte 1', 3.3) e ogni singolo caso, se l'agente aveva realmente la possibilita di operare ~a
della opinabilita filosofica e scientifica del dogma della liberta del volere - scelta; e giocoforza accontentarsi di passare, di regola senza alcuna med~a:
si afferma nei sistemi penali di impronta liberale, consolidandosi infine zione (almeno fino a prova contraria), dal po~tulato generale ,della cap~cIta
nella formula del "poter agire diversamente", che felicemente sintetizzava i dell'uomo di decidere liberamente la propna condotta, all affermazlOne
presupposti della "riprovevolezza". L'evoluzione recente della dottrina della dell'esistenza di questa capacita, nel caso concreto. Ma questo non significa
colpevolezza ci mostra, per altro, che questa categoria della penalitií. man- _ come non di rado si e detto - che asserire la capacita di colpevolezza
tiene un molo essenziale, anche nel quadro di un diritto penale contras se- corrisponda in ogni caso a una "finzione", di cui l'ordinamento non pu~
gnato dal tramonto della concezione retributiva della sanzione penale e da fare a meno. Sta di fatto - sulla base delle odieme acquisizioni della PSI-
valutazioni ordinamentali diversamente orientate, per quanto attiene alla cologia e della psichiatria - che non e per nulla insus~ettibile di sperimen-
funzione della pena. tazione scientifica e di prova il fatto che un determmato autore fosse o
La persistente validita dell'idea di colpevolezza - almeno nel suo meno in grado di autodeterminarsi secondo scelte ~i valore e che. fosse,
nucleo irriducibile - ha sicuramente a che vedere con il senso comune e con quindi, suscettibile di un orientamen~o da p~e d~~ sl~tema normatIv? ~a
illinguaggio della vita quotidiana, ove ciascuno sa bene cosa vuol dire quan- capacita di colpevolezza puo essere I~ r~alta stabIhta .I? ?as.e .a un cnteno
do afferma che taluno "ha colpa" o "non ha colpa" di qualcosa. Ma l'irrinun- che e stato definito "empirico-normatIvo . Sulla capacIta mdivIduale, da .un
ciabilita del principio di colpevolezza emerge soprattutto dalla costatazione punto di vista psichico, di autodeterminarsi - che e empiric~~~te .venfi-
dei progressi, di cui il diritto penale contemporaneo gli e debitore. cabile - si fonda infatti il postulato normativo della sua posslblhta dI com-
L' elaborazione del principio di colpevolezza e infatti alla base della for- portarsi secondo le pretese dell'ordinamento. Cio n~n ha nien~e a che, vede-
mulazione di criteri di imputazione soggettiva sempre piu precisi, che re con l'antica disputa sulla liberta del volere, perche non eqUivale all affer-
hanno comportato il superamento delle ipotesi di responsabilita fondate mazione che l'uomo e libero, ma vuol dire semplicemente che, quando le
sulla mera causazione dell'evento, o almeno ne hanno posto le premesse; sue capacita di autodeterminazione, da un pu~to d! vista psi~~ic?, sono
ha inoltre consentito di attribuire rilevanza all' errore inevitabile sul divieto intatte, egli deve essere trattato come se fosse [¡bero : la capacIta dI. colpe-
(infra, Cap. ID, 3.2.1). Solo con l'ausilio dell'idea di colpevolezza, inoltre, volezza non e altro, infatti, che "la capacita dell'individuo di dommare e
e possibile impostare correttamente il problema dei rapporti fra dolo e indirizzare i propri impulsi psichici e la conseguente capacita di essere
imputabilita e quello che conceme la responsabilita per i fatti commessi in . .', ~ " 5
motivato dalle pretese normative, in una determmata sltuazlOne . . .
stato di ebbrezza alcolica o da sostanze stupefacenti (i!lfra, Cap. IlI, 3.1.2). Un concetto di colpevolezza cosi conformato esc1ude confuslOlll e
L'idea di colpevolezza, infine, appare praticamente insostituibile quale cri- sovrapposizioni fra giudizio giuridico e giudizio morale. Cio ~eriva gia dalla
terio di graduazione della misura della pena, e in particolare per quanto separazione di principio fra diritto e morale (supra, IntroduzlOne, Il, 2) ma
attiene alla funzione di costituire un limite rispetto alle esigenze, tenden-
zialmente illimitate, della prevenzione generale e della prevenzione speciale
(infra, vol. Il). 3 Per questa impostazione, con grande chiarezza, C. ,RoXJN,.Sul pr?blema del ~~ritto pena-
TI principio di colpevolezza, dunque, e tutt'altro che una vuota formula, le delta colpevolezza, cit., 24 SS.; cfr. B. SCHÜNEMANN, L evoluzlOne, CIt., 14 e nt. IVI.
ma e ricco, al contrario, di implicazioni pratiche di grande importanza, che 4 Cosi, da ultimo, C. RoXJN, Was bleibt von der Schuld, cit., 356 ss.
inducono a connotarlo come non rinunciabile, anche nel quadro di un ripen- 5 C. RoXJN, Was bleibt, cit., 369.
366 Parte terza Il reato 367
deve essere ribadito in modo particolare a proposito della colpevolezza, poi- le oggi acquisita, ne dalla collettivita, ne dall'agente e rimarrebbero, percio,
che essa in qualche modo si dirige al1'futeriorita dell'uomo. Cio non vuol dal punto di vista preventivo, prive di effetto 6.
dire, pero, che ad essere sollecitata sia la sua coscienza morale, che non com- In una prospettiva che identifichi con la prevenzione - generale e spe-
pete alla Stato di salvaguardare e rafforzare. Il valore morale dell'azione, ciale - le funzioni della pena, il molo della colpevolezza, pero, non puo
naturalmente, puo giocare un molo, quando per 1'interpretazione della norma essere piu quello di fondare la necessita di una pena, come nell'ambito
sia necessario farvi riferimento (si pensi alla circostanza aggravante di ayer della concezione "retributiva". La necessita di infliggere una pena non puo
commesso il fatto "per motivi abietti o futili": arto 61 n° 1 c.p.) o quando che derivare da esigenze di carattere preventivo. nell'interesse di una pacifi-
l' etica sociale sia espressamente evocata dalla norma giuridica (come nella ca e sicura convivenza sociale, la pena viene inflitta perche l'autore sia
definizione dell'osceno: arto 529 c.p.). Il "rimprovero" di colpevolezza non distolto dal commettere altri reati e perche, mediante l'irrogazione della
implica quindi in a1cun modo anche un rimprovero morale; per il diritto pena, sia riaffermata la validita delle norme giuridiche nei confronti della
penale e sufficiente dedurre dalla colpevolezza dell'autore che egli dovra general ita dei consociati.
rispondere per il fatto commesso, secondo la rnisura della sua colpevolezza. Vincolare l' ammissibiliti1 dell' inflizione di una pena alla colpevolezza
Liberato da ogni sovrastruttura ideologica, o addirittura metafisica, dell ' autore, significa pero innalzare un argine contro l' espansione, poten-
l'odiemo concetto di colpevolezza non solo si presta assai meglio ad essere zialmente illimitata, delle esigenze di carattere preventivo. In quest'ottica, il
definito nei suoi contenuti, giuridicamente rilevanti, ma si rivela tutt'altro principio di colpevolezza svela la piu significativa fra le funzioni che la dot-
che esclusivo di una concezione retributiva del diritto penale. Al contrario, trina contemporanea gli riconosce: quella appunto di costituire un limite
risulta del tutto funzionale a un diritto penale essenzialmente orientato dai alfa ammissibiliti1 di sanzioni, orientate secondo criteri di prevenzione 7.
criteri della prevenzione. Il rapporto di reciproca delimitazione fra principio di colpevolezza ed
In termini di prevenzione genera/e, solo un diritto penale rispettoso del esigenze della prevenzione riguarda la colpevolezza, non solo in quanto
principio di colpevolezza puo aspirare aquella funzione di "orientamento presupposto della responsabilita penale, ma anche in quanto criterio di
culturale" dei consociati che concorre a determinare la sua efficacia "dis- determinazione della misura della pena. Riservando ad altra sede (infra,
suasiva". Questo particolare aspetto della prevenzione generale, infatti, in vol. II) 1'approfondirnento del molo della colpevolezza quale criterio con-
tanto ha un senso, in quanto lo si possa concepire come una sorta di appello corrente nella commisurazione della pena, ci limitiamo qui a porre in evi-
rivolto alla volonta del singolo, perche non si orienti verso la realizzazione denza che, nella misura in cui si attribuiscono alla pena finalita di preven-
di fatti vietati dall'ordinamento; ma un tale "appello" e concepibile solo zione (generale e speciale), solo il rispetto del principio di colpevolezza puo
nella rnisura in cui influisca proprio sulle capacita' di autodeterrninazione costituire un argine contro il rischio di strurnentalizzazione della persona
del potenziale autore e non potrebbe, dunque, neppure configurarsi qualora umana per fini di politica criminale. Cio tende ad avvenire, ad esempio,
la legge punisse, invece, qualsiasi causazione di evento, anche indipenden- quando il moltiplicarsi di un certo tipo di reati, anche indipendentemente
temente dalla colpevolezza dell'agente, cioe dalla sua capacita di indirizza- dalla loro gravita - si pensi al furto di autoveicoli - induce la tentazione
re e controllare i propri impulsi psichici. D'altra parte, non e affatto provato di infliggere condanne "esempIari": e cioe eccedenti la misura della pena
che la minaccia di una pena, anche in assenza di colpevolezza, abbia una che sarebbe adeguata alla gravita del singolo fatto. Considerazioni analoghe
maggiore efficacia deterrente; ma, anche se cio puo apparire plausibile, possono valere in rapprto a una eccessiva dilatazione della misura della
sembra altrettanto ragionevole ritenere che solo una pena dipendente dalla pena per finalita di prevenzione speciale; ad esempio per pretese finalita
colpevolezza dell'autore - per il fatto di essere considerata giusta dalla rieducative. Anche qui, e iI principio di colpevolezza a tutelare il singolo da
generalita dei destinatari - meglio si presti a svolgere una funzione di
orientamento dei consociati (prevenzione generale) e di risocializzazione
del reo (prevenzione speciale). Anche nel quadro di un sistema penale
orientato dagli scopi della prevenzione, infatti, la penalizzazione di una 6 C. ROXIN, Sul problema, cit., 21.
responsabilita senza colpevolezza (per esempio della responsabilita oggetti- 7 Del tutto esplicitamente, in questo senso, C. ROXIN, Was bleibt, cit., 373. Sull'intreccio
fra l' approccio "funzionale" e quello "garantista" nella dottrina contemporanea della colpevo-
va), o dell'errore inevitabile sul divieto, cosl come la prassi di pene eccessi- lezza, D. PULITANO, Appunti, cit., 89 ss .. Ampiamente, sul tema, T. PADOVANI, Teoria, cit.; G.
vamente dure, non verrebbero comunque accettate, nella situazione cultura- FIANDACA, Considerazioni, cit. passim.
368 Parte terza
Ma, a parte cio, l'assunto che, nel sancire il carattere "personale" della le affermazioni di principio - il rigetto delle eccezioni con un implicito
responsabilita penale, i costituenti intendessero porre, quanto meno, l'esi- richiamo agli elementi di colpevolezza rinvenibili nelle ipotesi normative
genza di un legame psicologico - e non meramente "causale"- tra fatto e sottoposte al suo esame 1.
autore, risulta confermato, quando si consideri che l'ordinamento conosce Con la sent. nO 364/88, la Corte e andata ben oltre quelle ambigue
numerose ipotesi in cui, pur non essendo il fatto realizzato "di mano pro- aperture. In questa fondamentale decisione la Corte Costituzionale fa
pria" da un soggetto - si pensi al concorso nel reato, all'autore mediato, manifestamente proprio il punto di vista, da tempo dominante in dottrina,
ecc. - esso gli viene attribuito, appunto in base all'esistenza di un legame secondo cui, con il carattere "personale" della responsabilita penale, l' arto
di ordine psicologico, che lo renda "proprio" del soggetto. Se, dunque, e 27, co. 10 volesse esprimere non solo e non tanto l'esclusione della
pacifico che, a decidere dell' appartenenza del fatto a un determinato autore responsabilita per fatto altrui, quanto piuttosto la necessita che il fatto sia
non e, in ultima analisi, l'esistenza dei presupposti per l'imputazione ogget- "opera" di chi lo ha commesso: non dal punto di vista della materiale cau-
tiva di esso, ma, al contrario, l'esistenza dei presupposti per una attribuibi- sazione, ma in quanto prodotto delle scelte di un agente che si trovas se in
lita sul piano soggettivo, sarebbe poi assai singolare che dal mero legame condizioni di governare i propri impulsi psichici e di orientarli nell'una
causale tra fatto e autore i costituenti avessero inteso far dipendere il carat- piuttosto che nell'altra direzione. La Corte Costituzionale, in altre parole,
tere "personale" della infrazione penalmente rilevante, nel punto in cui lo ha identificato il precetto dell' arto 27, co. 10 Costo con il principio di col-
assumevano a canone inderogabile della responsabilita penale. pevolezza ed ha perentoriamente affermato, al riguardo: "La colpevolezza
La norma contenuta nell'art. 27, co. 10, Costo viene inoltre intesa da costituzionalmente richiesta non costituisce elemento da poter essere, per
tempo, in dottrina - con crescente consapevolezza delle sue implicazioni discrezione del legislatore, condizionato, scambiato, sostituito con altri o
- come espressiva della regola secondo cui il semplice fatto di ayer cagio- paradossalmente eliminato".
nato un evento lesivo non puo costituire una base sufficiente per muovere Ma non basta. Nella stessa sentenza, e per la prima volta, la Corte
all'agente un "rimprovero"; e, quindi, per applicargli una pena che, appunto Costituzionale ha collegato in modo significativo il lOco. dell'art. 27 con il
perche fondata sulla rimproverabilita personale delle condotte lesive, legit- 3 0 co. della stessa disposizione, ove si stabilisce, fra l'altro, che le pene
tima la pretesa "rieducativa" dello Stato. Ne si potrebbe concepire una fun- "devono tendere alla rieducazione del condannato". La Corte ha infatti
zione di orientamento culturale idoneo a determinare o rafforzare l'adesio- testualmente osservato che, "comunque si intenda la funzione rieducativa
ne dei consociati ai valori dell'ordinamento, poiche tale effetto non puo che [ ... ] essa postula almeno la colpa dell'agente in relazione agli elementi piu
legarsi ad una pena vissuta dal reo e dai consociati come "giusta", o "meri- significativi della fattispecie tipica". Non avrebbe senso - precisa espres-
tata": il che sarebbe illusorio attendersi se l'inflizione della pena potesse samente la Corte - la "rieducazione" di chi, non essendo almeno "in
interamente prescindere dalla cqlpevolezza individuale. colpa" (rispetto al fatto) non ha, certo, "bisogno" di essere "rieducato".
Il collegamento fra colpevolezza e prevenzione e dunque del tutto
esplicito; cosl come estremamente esplicita el' adesione della Corte
2. La sentenza costituzionale n. 364/88 e iI suo significato per la dot- all'idea che il nuc1eo del concetto di colpevolezza consista nella "rimpro-
trina della colpevolezza. verabilita" del fatto e che il primo, necessario "presupposto" per la formu-
lazione del "rimprovero" sia dato dalla tipicita del fatio, non solo sotto il
In tempi relativamente recenti, la Corte Costituzionale ha fornito un profilo oggettivo, ma anche sotto il profilo degli elementi "subiettivi" di
contributo decisivo alla identificazione del principio di ''personalita'' della esso, identificati con il dolo e con la colpa. Ne la Corte manca di sottoli-
responsabilita penale ex arto 27 Costo con il principio di colpevolezza. In neare la insostituibilita della funzioni di garanzia che la dottrina penalisti-
precedenza, invece, la Corte Costituzionale aveva ripetutamente interpretato ca contemporanea assegna alla colpevolezza, in quanto "limite al potere
l'art. 27, co. 10 nel prevalente significato di un divieto della responsabilita statuale di punire".
penale "per fatto altrui". Per la verita, anche in quest'ottica limitata, la
Corte aveva manifestato la tendenza a ravvisare, nelle ipotesi sottoposte al
suo esame, un qualche "requisito psichico", idoneo a renderla immune da
censure di illegittimita ex arto 27 Cost., coonestando in tal modo - a parte 1 Cfr. al riguardo le sentenze nn. 3/1956, 54/1964, 17/1971.
372 Parte terza n reato 373
Si puo, quindi, affennare che, almeno a partire dalla sentenza costitu- zazione della persona umana in vista delle esigenze - potenzialmente
zionale n° 364/88, debbano considerarsi come requisiti costituzionali della senza limiti - della prevenzione generale o speciale 2.
responsabilita penale:
1) l' attribuibilita psichica del fatto al suo autore, nella fonna del dolo o
della colpa, perlomeno per quanto conceme "gli elementi piu significativi 3. Principio di colpevolezza e responsabilita oggettiva.
della fattispecie" (su cio infra, 3);
2) 1'esistenza degli ulteriori presupposti, in base ai quali il fatto doloso 3.1. Elemento psicologico e "rimproverabilita" nella recente giurispru-
o colposo e "rimproverabile" al1'autore medesimo. denza costituzionale.
La costituzionalizzazione del principio di colpevolezza, nel senso appe-
na precisato, implica quindi, da un lato, il ripudio di tutte le ipotesi della c.d. Conseguenza minima del carattere "personale" della responsabilita
responsabilita oggettiva (infra, 3); dall'altro, l'esigenza del riconoscimento, penale - cosl come definita dalla Corte Costituzionale - sembra essere
nel singolo autore, della possibilita di orientare le proprie scelte secondo le 1'illegittimita costituzionale delle disposizioni che si configurino come ipo-
pretese dell'ordinamento, come u/teriore, inderogabile presupposto del tesi di responsabilita oggettiva: basate, cioe, sul mero rapporto di causalita
"rimprovero" di colpevolezza. Aquesto secondo elemento del giudizio di materiale fra condotta ed evento, anche in assenza di un elemento psichico,
colpevolezza, si lega, del resto, espressamente, il dispositivo della sentenza rilevante per la colpevolezza (dolo, colpa, preterintenzione).
n° 364/88, recante la dichiarazione di incostituzionalita dell'art. 5 C.p., Al livello di legge ordinaria, la categoria della responsabilita oggettiva,
"nella parte in cui non esclude dal1'inescusabilita dell'ignoranza delle legge come si ricordera (supra, Sez. 2a, Cap. 1,4.2) risulta legittimata dall'art. 42
penale l'ignoranza inevitabile" (su cio, infra, Cap. ID, 3.2.1). c.p .. Questa nonna, oltre a menzionare la responsabilita oggettiva nella
Si deve anche rilevare che, nel punto in cui distingue nettamente l' ele- rubrica, ne enuncia l'essenza la dove (co. 2°), dopo ayer definita la struttura
mento psicologico del reato (quale "primo, necessario 'presupposto' della del fatto doloso, colposo e preterintenzionale, stabilisce: "La legge detenni-
punibilita") dalla "valutazione e rimproverabilita del fatto stesso", la Corte na i casi nei quali l'evento e posto a/trimenti a carico dell'agente, come
Costituzionale legittima ulterionnente sia le modeme concezioni "normati- conseguenze della sua azione od omissione".
ve" della colpevolezza, sia una nozione del fatto tipico che valorizzi la fun- La casistica della responsabilita oggettiva e piuttosto ricca. Ad essa
zione tipicizzante del dolo e della colpa. vengono concordemente ricondotti i c.d. delitti aggravati (o qualificati)
Ma 1'implicazione ordinamentale piu rilevante della sentenza costitu- dell'evento (infra, vol. ll); la maggior parte della dottrina vi include la figu-
zionale n° 364/88 e sicuramente quella che conceme l'affennazione - mai ra del delitto preterintenzionale (infra, 3.1) e le previsioni degli artt. 116 e
cosl esplicita in precedenza - delle funzioni preventive della pena e del 117 c.p. (infra, vol. ll); piuttosto controversa e, invece, la pertinenza della
carattere "fondante" che la destinazione preventiva delle sanzioni penali c.d. aberratio delicti (art. 83 C.p.: infra, vol. 11) e delle condizioni oggettive
assume, rispetto alla categoria della colpevolezza: che la Corte collega, da di punibilita (infra, Cap. 11, 3.2.3) al tema della responsabilita oggettiva. La
un lato, alle finalita rieducative della pena; dall'altro, alla "funzione di responsabilita oggettiva viene inoltre in questione in diverse ipotesi di parte
orientamento culturale e di detenninazione psicologica operata dalle leggi speciale: ad esempio, a proposito della irrilevanza dell'errore sul1'eta della
penali". Ne potrebbe essere piu esplicito il riconoscimento, che ne conse- persona offesa nei delitti contro la liberta sessuale (art: 539 c.p.), nonche a
gue, del ruolo "garantistico" del principio di colpevolezza. Nel sottolineare proposito della responsabilita per i reati commessi a mezzo della stampa
che la categoria della colpevolezza deve essere "arricchita" - rispetto a (art. 57 c.p.).
quanto previsto dagli artt. 42, 43, 47, 59 C.p. - anche di un ulteriore Parte di queste ipotesi sara esarninata nella sede appropriata; cio che qui
"requisito minimo d'imputazione" costituito dalla "effettiva possibilita di interessa, intanto, e stabilire, in tennini generali, entro quali limiti gli orienta-
conoscere la legge penale" la Corte Costituzionale precisa, infatti, esplicita-
mente, che e proprio tale possibilita di conoscenza della legge penale a fon-
dare "la sicurezza giuridica delle consentite, libere scelte d'azione". L'irro- 2 "Per precisare ancor meglio l'indispensabilita della colpevolezza quale attuazione, nel
sistema ordinario, delle direttive contenute nel sistema costituzionale - scrive la Corte - vale
gazione di una pena che prescinda dal1'insieme, cosl integrato, dei requisiti ricordare [...] che tal sistema pone al vertice della scala dei valori la persona umana (che non
della colpevolezza costituirebbe, pertanto, una inammissibile strumentaliz- pub, dunque, neppure ai fini di prevenzione generale essere strumentalizzata)".
374 Parte terza n reato 375
menti piu recenti della Corte Costituzionale assecondino il punto di vista della tratta, quando la mancata restituzione sia dovuta a caso fortuito, o a forza
dottrina, circa l'illegittimita costituzionale della responsabiliffi oggettiva. maggiore. La restituzione delIa cosa - questo il ragionamento delIa Corte
In re alta, proprio aquesto riguardo, la sentenza costituzionale n. - "costituisce elemento essenziale e particolarmente significativo delIa fatti-
364/88, di cui si e gia detto, introduce, sia pure incidenter tantum, talune specie di furto d'uso"; ma "altrettanto significativa e la mancata restituzione
precisazioni, che sembrano voler delimitare solo ad alcune ipotesi il divieto delIa cosa sottratta" 5, al cui obiettivo verificarsi la legge colIega l'inapplica-
costituzionale di prevedere forme di responsabilita oggettiva. La Corte biliffi delIe ridotte sanzioni previste per il furto d'uso e la conseguente appli-
Costituzionale distingue, in sostanza, fra i casi in cui "il risultato ultimo cazione delIe piu gravi sanzioni previste per il furto ordinario. TI dato obietti-
vietato dallegislatore non e sorretto da alcun coefficiente psichico" (defini- vo delIa mane ata restituzione necessita, dunque, per essere addebitato
ti casi di responsabilita oggettiva "pura" o "propria") e quelli in cui "un alI'agente, d'essere integrato dai "correlativi requisiti subiettivi": dev'essere,
solo, magari accidentale, elemento del fatto, a differenza di altri elementi, cioe, investita dal dolo o almeno dalla colpa delI'agente. L'elemento psicolo-
non e coperto dal dolo o dalla colpa dell'agente". In relazione aquesta gico del furto d'uso deve essere dunque ravvisabile in relazione a ciascuno
seconda serie di ipotesi (definite di responsabilita oggettiva "spuria od dei due momenti delIa condotta (sottrazione e mancata restituzione), perche
impropria"), la Corte escIude esplicitamente che il primo coroma delI'art. solo la loro sussistenza in relazione a entrambi questi elementi oggettivi del
27 Costo contenga "un tassativo divieto" di responsabilita oggettiva. Al fatto e idonea "a generare il rimprovero di cui all'art. 27, primo coroma,
riguardo, si dovrebbe volta per volta stabilire quali sono gli "elementi piu Cost.". La concIusione tratta da queste premesse e chiara e conseguente: la
significativi delIa fattispecie", che non possono non essere "coperti" alme- mane ata restituzione, "se dovuta a caso fortuito o forza maggiore, non e
no dalla colpa delI'agente, per non incorrere nelIa violazione del disposto addebitabile al soggetto agente: il caso fortuito e la forza maggiore - non
di cui alI' arto 27, 1° cO., Cost. nelIa parte "relativa al rapporto psichico tra consentendo il rimprovero di colpevolezza, attinente all' oggettiva mancata
soggetto e fatto". La Corte Costituzionale, del resto, non ha dichiarato restituzione delIa cosa sottratta [oo.] - impediscono, di conseguenza, il rim-
l'illegittimita costituzionale delI'art. 42, c.p. nelIa parte in cui annovera la provero, a titolo di furto comune, delI'unitaria predetta ipotesi" 6.
responsabiliffi oggettiva fra i criteri di imputazione del fatto; anche se, in Con questa decisione, la Corte Costituzionale ha dunque fomito un illu-
verita, l'enunciato dell'art. 42 cO. 3°, ipotizzando la responsabilita oggetti- II,linante esempio di cio che essa intende per elementi "altamente significativi
va per l'evento, appaia sicuramente riferibile a un elemento "significativo" e caratterizzanti" della fattispecie, che obbligatoriamente devono essere
della fattispecie: in particolare a quello, a cui la stessa Corte sembra allude- "coperti" dal dolo o dalla colpa delI' agente. Ha inoltre colto l' occasione per
re, la dove parla di "risultato ultimo" vietato dallegislatore 3. ribadire ulteriormente la distinzione fra il dato corrispondente all' elemento
In una pronuncia successiva (n.1085/88), la Corte Costituzionale ha psicologico del reato e il momento delIa sua valutazione, in sede di giudizio
avuto, per altro, occasione di tomare sull'argomento, con ulteriori specifica- di colpevolezza; lasciando ancor piu nettamente intravedere iI concetto, squi-
zioni del proprio punto di vista. Chiamata a decidere delIa costituzionalita sitamente "normativo", di colpevolezza, gia implicito nelIa sentenza n. 364.
delI'art. 626 c.p. 4, la Corte ha dichiarato costituzionalmente illegittima la NelIa sentenza n.1085 e infatti quanto mai evidente il riferimento alla
norma in esame, nelIa parte in cui non estende la disciplina del "furto d'uso" c.d. doppia funzione del dolo e delIa colpa: una volta, quali elementi carat-
alle ipotesi di mancata restituzione, dopo l'uso momentaneo, della cosa sot- terizzanti il tipo di fatto ("e indispensabile che tutti e ciascuno degli ele-
menti che c,oncorrono a contrassegnare il disvalore delIa fattispecie siano
soggettivamente collegati alI'agente"); e, una seconda volta, in quanto
3 Per un'esauriente disamina dei contenuti della sentenza cost. n. 364/88, anche sotto que- oggetto del giudizio di colpevolezza ("e altresi indispensabile che tutti e
sto profilo, si rinvia a D. PULITANO, Una sentenza storica, cit., 686 ss., in particolare 703 ss.; ciascuno dei predetti elementi siano allo stesso agente rimproverabili e cioe
cfr. inoltre G. FIANDACA, Principio di colpevolezza ed ignoranza scusabile della legge penale:
"prima lettura" della sentenza n. 364/88, in Foro it., 1988, 1, l385 ss., 1934; F. ANGIONI, anche soggettivamente disapprovati").
Condizioni di punibilita, cit., 1500 ss..
4 L'art. 626 c.p. ("Furti punibili a querela dell'offeso"), stabilisce, fra l'altro: "Si applica
la reclusione fino a un anno ovvero la multa fIno a lire quattrocentomila, e il delitto e punibile
a querela della persona offesa:
1) se il colpevole ha agito al solo scopo di fare uso momentaneo della cosa e questa, dopo 5 Corsivo nostro.
l'uso momentaneo, e stata irnmediatamente restituita". 6 Corsivo nostro.
376 Parte terza llreato 377
Tutti gli elementi "che contribuiscono a contrassegnare il disvalore zerebbe il delitto preterintenzionale porrebbe, dunque, un problema di legit-
oggettivo del tipo" restano dunque assoggettati ai criteri dell'imputazione timita costítuzionale della relativa previsione 7.
soggettiva e alla regola della "rimproverabilita", che v'e correlativa. Si sot- n contrasto della figura del delitto preterintenzionale con il principio di
trarrebbero aquesta regola solo gli elementi estranei alla materia del divie- colpevolezza - sotto il profilo della riferibilita psicologica del fatto all'auto-
too Al riguardo, la Corte indica espressamente come esempio le "condizioni re, almeno a titolo di colpa - viene escluso da altra parte della dottrina che,
estrinseche" di punibiliffi, in quanto esse - precisa la Corte - "restringen- sia pure con impostazioni parzialmente diverse, ravvisa nel criterio di imputa-
do l'area del divieto, condizionano appunto, quest'ultimo o la sanzione alla zione del fatto preterintenzionale, l'implicito riferimento a un elemento di
presenza di determinati elementi oggettivi" (sul punto, V. infra, 3.2.3). colpa nella condotta dell'agente, tale da sottrarre il disposto dell'art. 42 ad
ogni censura di incostituzionalita, in rapporto all'art. 27, cO. 1°, Costo
E stato giustamente notato che, in realta, il delitto preterintenzionale,
3.2. Ipotesi problematiche. piu che configurare una ipotesi di dolo misto a colpa - formula, questa,
largamente accreditata in dottrina - rivela precipue analogie strutturali con
n riconoscimento della "costituzionalizzazione" del principio di colpe- la condotta colposa 8. Anche qui, in ultima analisi, cio che viene incrimina-
volezza, attraverso la pronuncia della Corte Costituzionale, ha reso partico- to e un' azione, realizzata volontariamente, da cui deriva un risultato diverso
larmente attuale il dibattito intomo ad a1cune ipotesi normative, il cui rap- da quello propostosi dall'agente, e comunque da lui non voluto. Ora, quan-
porto con il principio di colpevolezza e da sempre considerato problematico. do si consideri che assegnare il delitto preterintenzionale all' ambito della
Ci riferiamo alla figura del delitto preterintenzionale (art. 42, 1° cO., responsabilita oggettiva, piuttosto che a quello del fatto colposo, significa
c.p.); alla disciplina della responsabilita del direttore o del vice-direttore escludere ogni rilevanza al dato della prevedibilita dell'evento piu grave, e
responsabile per i reati commessi a mezzo della stampa periodica (art. 57 facile rendersi conto che nella tesi che riconduce la preterintenzione allo
c.p.); alle condizioni oggettive di punibilita (art. 44 c.p.). schema della responsabilita oggettiva si annida una evidente inversione
metodologica, poiche essa desume da una aprioristica configurazione dom-
matica della preterintenzione determinati effetti giuridici, e non vicevers.a.
3.2.1. Il problema del delitto "preterintenzionale". Il ricorso all'interpretazione sistematica, invece, permette subito di accor-
gersi che il piu severo trattamento dell'omicidio preterintenzionale, rispetto
Come si ricordera, l'art. 42, cO. 1°, c.p. elenca, fra i criteri dell'imputa- all'ipotesi generale dell'art. 83 ("Evento diverso da quello voluto dall'agen-
zione soggettiva, anche la "preterintenzione", mentre il successivo arto 43 te") e di quella specifica dell'art. 586 ("Morte o lesioni come conseguenze
stabilisce che il delitto e preterintenzionale, "quando dall'azione od omis- di altro delitto"), in cui la legge espressamente richiama lo schema della
sione deriva un evento pUl grave di quello voluto dall'agente". responsabilita colposa, non avrebbe nessuna ragionevolezza, se la responsa-
Ipotesi incontroverse di delitto preterintenzionale costituiscono l'omici- bilita a titolo di "preterintenzione" dovesse prescindere dalla prevedibilita
dio preterintenzionale (art. 584 c.p.: morte cagionata con atti diretti a per- dell'evento, segnando con cio la sua differenza dallo schema della respon-
cuotere o ferire) e l'aborto preterintenzionale (art. 18, cO. 2°, L. 194/1978: sabilita colposa.
interruzione della gravidanza cagionata con azioni dirette a provocare lesio-
ni alla donna).
n problema della effettiva natura del titolo di imputazione dell' evento 7 La C. Costo (sent. n. 162/81) ha respinto la censura di costituzionalitl!. dell'art. 584 c.p.,
"phI grave" e assai risalente; es so interferisce con la problematica della proposta sotto il profllo della violazione del principio di uguaglianza, in relazione al trattamen-
responsabilita oggettiva, in quanto una parte consistente della dottrina rav- to meno severo riservato dalla legge al caso della morte conseguita all'interruzione della gra-
vidanza provocata con atti diretti a cagionare lesioni. La Corte ha giudicato le due ipotesi nor-
visa nella preterintenzione una ipotesi di dolo, misto a responsabilita ogget- mative come corrispondenti a situazioni diverse, ritenendo, in particolare, la morte della donna
tiva: nel senso che, su una condotta dolosa per definizione (quella cioe incinta come conseguenza dell' aborto, sia doloso sia preterintenzionale, come "una circos tan-
diretta a cagionare l'evento meno grave), si innesterebbe una responsabilita za aggravante speciale che porta a configurare un reato appunto aggravato dall'evento, e non
gil!. un delitto preterintenzionale secondo la previsione di cui all'art.43 c.p.". Sulle implicazioni
per l'evento piu grave, fondata sul mero rapporto di causalita fra condotta sistematiche di questa pronuncia, V. PATALANO, 1 delitti contra la vita, cit., 246, 292 s.
ed evento. Questa interpretazione del criterio di imputazione che caratteriz- 8 V. PATALANO, Delitti, cit., 251 ss.
378 Parte terza lireata 379
In realta, il fatto di cagionare un evento antigiuridico, non voluto, "piu lita oggettiva. La previsione di una ipotesi generale di responsabilita prete-
grave" di quello (egualmente antigiuridico) voluto dall'agente, non e altro rintenzionale corrisponde al1'esigenza dellegislatore del '30 di dare conve-
che lo schema atto a delimitare la tipicita del delitto preterintenzionale; ma niente collocazione, nel nuovo quadro sistematico, ad una figura - quella
non per questo deve necessariamente ritenersi eversivo dei criteri generali dell' omicidio preterintenzionale - fonte di inesauribili controversie. Il
dell 'imputazione soggettiva. trattamento sanzionatorio piu severo, rispetto alle ipotesi generali prevedute
Del resto, quando si consideri che il delitto preterintenzionale, conside- dall'art. 83 e aquella disciplinata dal1'art. 586 - che apparirebbe irragio-
rato sotto il profilo della imputazione oggettiva, non puo non trovare un nevole e iniquo, se a costituire la responsabilita per 1'evento piu grave fosse
sicuro limite nel caso fortuito - in quanto ipotesi caratteristica di irrile- sufficiente il mero rapporto causale - ha una precisa motivazione
vanza del rapporto causale (supra, Sez. 3", Cap. V, 2.2) - e facile rendersi nell' omogeneita dei beni, rispettivamente oggetto dell' aggressione inten-
conto che, dal punto di vista dell'imputazione soggettiva, in tutti i casi di zionale e della lesione finale. In concreto, sia nell'omicidio che nell'aborto
preterintenzione in cui non dovra escludersi lo stesso rapporto di causalita, preterintenzionale, si configura una sorta di escalation nell'aggressione
risulta quasi per definizione riconoscibile un elemento di prevedibilita dell'incolumita personale, da parte di un soggetto che, per il suo versari in
dell'evento "piu grave", di per se sufficiente a fondare un rimprovero in ter- re illicita, risulta tanto piu rimproverabile per la caduta di controllo che
mini di colpa. In altre parole, si tratta di prendere atto che l'evento piu porta a un ampliamento della misura del danno, la cui prospettazione sem-
grave, in quanto progressione non imprevedibile del risultato perseguito bra gia implicita nell'attacco al1'incolumita personale.
dall'agente, poteva da questi essere evitato mediante un piu attento control- Per quanto conceme, in particolare, 1'omicidio preterintenzionale, non
lo dei decorsi causali 9. Ne dovrebbe apparire singolare, o contraddittorio, vi e dubbio che 1'evento "piu grave" dovrebbe prospettarsi alla mente del
che al divieto di un'azione si accompagni un contestuale comando, finaliz- reo come una eventualita non tanto remota --,. in quanto conseguenza di atti
zato alla "corretta" esecuzione del fatto vietato lO. 11 dovere di cautela, in gia di per se diretti ad offendere l'incolumita personale - e questo sembra
quanto norma d'obbligo, sottostante ad ogni ipotesi di delitto colposo essere tutt'altro che irrilevante per la determinazione di una pena autono-
(supra, Sez. 2", Cap. 1, 5.2) deve, infatti, ritenersi inerente a qualsiasi con- ma, e di gran lunga maggiore, rispetto alla corrispondente fattispecie colpo-
dotta, lecita o illecita: anche nell'esecuzione del reato, incombe sull'autore sa e alle ipotesi di concorso fra il reato di lesioni volontarie o percosse ed
il dovere di non produrre, mediante una condotta sconsiderata, eventi ulte- omicidio colposo.
riori, rispetto aquello intenzionalmente perseguito, che una condotta piu
accorta avrebbe potuto evitare. Non si tratta, pero, di una colpa per inosser-
vanza di legge, in cui la disposizione violata si identificherebbe con la 3.2.2. La responsabilita per i reati commessi a mezzo della stampa.
norma penale che incrimina il reato doloso, che l'agente intendeva com-
mettere! Si tratta, piu semplicemente, della violazione delle ordinarie rego- L'art. 57 c.p., nel testo originario, stabiliva che, nell'ipotesi di reati
le di cautela che e d'obbligo porre in essere nel pilotaggio finalistico di commessi a mezzo della stampa periodica, il direttore o redattore responsa-
qualsiasi decorso causale nel mondo estemo: anche la responsabilita a tito- bile della pubblicazione periodica, rispondesse, "per cio solo" del fatto
lo di colpa, nell' aberratio delicti plurilesiva (art. 83, cpv., c.p.) e nell'ipote- (salva, beninteso, la responsabilita dell'autore della pubblicazione). Per la
si della morte o delle lesioni come conseguenze non volute di altri delitti stampa non periodica, lo stesso arto 57 stabiliva una sarta di responsabilita
(art. 586 c.p.), non rappresenta, in fondo, che un addebito, per cosi dire, sussidiaria dell'editore, per il caso in cui fosse ignoto o non imputabile
"supplementare", riferito alla scarsa "diligenza", nell'esecuzione del reato l' autore della pubblicazione; e dello stampatore, nel caso in cui fosse igno-
voluto (su cio, infra, vol. 11). . to o non imputabile anche l' editore.
Ricondotta nell'alveo della responsabilita per colpa, la figura del delitto Con una delle sue prime sentenze (la n. 3/1956) la Corte Costituzionale
preterintenzionale si rivela, dunque, estranea alla tematica della responsabi- rigetto la censura di incostituzionalita avanzata contro 1'art. 57 c.p., in base
al rilievo che "il direttore del periodico risponde per fatto proprio, per lo
9 In questi termini V. PATALANO, Delitti, 250; ID., Omicidio (dir. pen.), in Ene. dir., meno perche tra la sua omissione el' evento c' e un nesso di causalita mate-
XXIX, Milano, 1979,973 ss. riale, al quale si accompagna sempre un certo nesso psichico (art. 40 c.p.)
10 Costruzione giudicata contraddittoria da T. PADOVANI, Diritto pena/e, cit., 271. sufficiente, com'e opinione non contrastata, a conferire alla responsabilita il
llreato 381
380 Parte terza
connotato della personalita". Con la stessa sentenza, per altro, la Corte sot- colposo commissivo mediante omissione (supra, Sez. 2a, Cap., ITI, 1.1), la
tolineava 1'opportunita di un intervento legislativo di modifica, poi effetti- cui illiceita e impemiata sulla posizione di garante, che ai soggetti conside-
vamente attuato con la 1. 4 marzo 1958, n.127. rati compete in rapporto ai fatti illeciti che possano essere commessi con il
In base alla nuova disciplina, leggibile nel nuovo testo dell'art. 57 e nel mezzo delIa pubblicazione. 11 reato commesso col mezzo delIa stampa
successivo arto 57 bis del c.p., ferma restando la responsabilita delI'autore costituisce, dunque, l'evento, del cui verificarsi il garante risponde ex arto
della pubblicazione e fuori dei casi di concorso nel reato, i1 direttore o vice- 40, ult. cO., c.p .. Per "reato commesso" si intende un fatto tipico e antigiuri-
direttore responsabile - nel caso di stampa periodica - "il quale omette di dico; non ha alcuna rilevanza, infatti, la colpevolezza personale dell'autore
esercitare sul contenuto del periodico da lui diretto il controllo necessario della pubblicazione (che per disposizione di legge, del resto, puo essere
ad impedire che col mezzo della pubblicazione siano commessi reati, e igQoto o non imputabile). 11 reato commesso (dal1'autore della pubblicazio-
punito a titolo di colpa, se un reato e commesso, con la pena stabilita per ne) funge da punto di riferimento solo ai fini della determinazione, per rela-
tale reato, diminuita in misura non eccedente un terw". Nel caso di stampa tionem, della pena applicabile.
non periodica, le stesse regole si applicano all'editore, se 1'autore della Questa interpretazione della responsabilita ex arto 57 c.p. richiede, per il
pubblicazione e ignoto o non imputabile, ovvero allo stampatore, se 1'edito- suo configurarsi, sia 1'inosservanza dei doveri di controllo (violazione della
re non e indicato o non e imputabile. diligenza oggettiva), sia la esigibilita, a livello soggettivo, della loro os ser-
La normativa vigente ha ricevuto tre diverse interpretazioni. Secondo un vanza (c.d. misura soggettiva della colpa). In caso contrario, non sarebbero
primo e piu risalente punto di vista 11, anche 1'attuale arto 57 configurere- rispettate, infatti, le esigenze minime del principio di colpevolezza: ~'impu~
bbe una ipotesi di responsabilita obiettiva - o per meglio dire una sorta di zione del fatto a titolo di colpa risulta, conseguentemente, condlzlOnata, ID
presunzione di colpa, ne1 senso che il fatto dell'omesso controllo rileve- via generale, dalla struttura organizzativa delI'azienda giomalistica, dalla
rebbe comunque in via oggettiva, salva la sua punibilita come se si trattasse natura e dall'oggetto della pubblicazione incriminata, dalle circostanze con-
di un fatto colposo. La tesi non appare, in verita, sostenibile, gia per il suo crete in cui l'omesso controllo si inquadra. Quanto piu complessa e la struttu-
contrasto con gli obiettivi della riforma attuata nel 1958; in ogni caso, ra organizzativa, ad esempio, tanto meno sara possibile prevedere un capilla-
postulerebbe, alla stregua degli attuali orientamenti della giurisprudenza re controllo da parte del direttore: non e esigibile la stessa misura di interven-
costituzionale, l'illegittimita del "nuovo" arto 57, per violazione del princi- to su un articolo di fondo e su una marginale notizia di cronaca; ne possono
pio di colpevolezza. essere trascurate, ai fini di un giudizio di responsabilita personale del diretto-
Una seconda tesi interpretativa, pur rispettosa del principio dicolpevo- re le condizioni in cui concretamente si e trovato ad operare: per esempio,
lezza, appare tuttavia fortemente discutibile da un punto di vista tecnico- p:rche colpito da un malore, cosl da non poter procedere al controllo finale ~i
giuridico, nelIa misura in cui riconduce il fatto del direttore, editore, ecc. un testo, ecc .. Si ritiene anche, nella prospettiva di un bilanciamento fra l' eSl-
nello schema del concorso di persone nel reato. Da un lato, infatti, l'art. 57 genza di prevenire la commissione di reati e quella di non comprimere ecces-
c.p. espressamente esclude dall'oggetto della speciale disciplina in esso sivamente la liberta di espressione, che il controllo del direttore debba essere
contenuta i casi di concorso nel reato; dall'altro, l'ipotesi stessa del concor- particolarmente rigoroso, per quanto attiene alla verifica delle fonti di infor-
so colposo in un fatto doloso altrui e, in via generale, controversa nella sua mazione; ma tendenzialmente meno penetrante per quanto attiene all'aspetto
ammissibilita (su cio infra, vol. TI). "valutativo", che in un deteffilÍDato testo si accompagni all'informazione.
E dunque da condividere l'opinione attualmente dominante in dottrina e
in giurisprudenza, secondo la quale 1'omesso controllo della pubblicazione
- fuori ovviamente dei casi di concorso doloso con l' autore - configuri
una autonoma fattispecie di reato: e precisamente una fattispecie di reato 3.2.3. Condizioni oggettive di punibilita e principio di colpevolezza.
Come fondamento di questa disposizione - fonte di inesauribili con- punibilita: ponendosi, quindi, in una prospettiva che, lungi dal definire
troversie in dottrina e in giurisprudenza - si adduce tradizionalmente l'esi- l' are a coperta dalle condizioni di punibilita a partire da un principio di
genza dellegislatore di subordinare, in base a motivazioni di ordine politi- rango superiore, la ricaverebbe, induttivamente, delle stesse figure legali
co-criminale, la punibilita di condotte, in cui e presente un disvalore giuri- della condizione, finendo cosi per tomare al punto di partenza, vale a dire
dico-penale, gia apprezzato come tale dall' ordinamento, al verificarsi di le opzioni politico-criminali dellegislatore 15.
determinate circostanze di fatto, dal cui instaurarsi dipende il concreto inte- In realta, questo come altri tentativi di fondare teoricamente la rilevanza
resse statuale alla punizione del reo. oggettiva delle condizioni di punibilita non aggiunge ne toglie nulla al dato
In verita, cosi espressa, la ragion d'essere delle condizioni di punibilita di partenza che, nell' ordinamento italiano, e costituito da una previsione
risulta a tal punto generica, da ayer consentito di prospettarle sia come. stru- normativa, con cui illegislatore si riserva, in via generale, di subordinare la
mento per una sostanziale dilatazione dell'area della penalita (quale risulte- punibilita di un fatto al verificarsi di un evento, che per deterrninazione di
rebbe dalla escIusione della necessita di provare l'esistenza di un legame legge e pero svincolato dalla volonta del soggetto. Ecco perche il yero pro-
psicologico fra l'agente e l'evento condizionante); sia, all'inverso, come blema posto all'interprete dall'istituto delle condizioni di punibilita non e
espressione del principio di extrema ratio 12. Da un punto di vista storico, quello del suo fondamento (che e probabilmente di esc1usiva natura politico-
all' origine delle condizioni di punibilita si e voluto scorgere, di recente, un criminale) e neppure quello di una conveniente collocazione sistematica
profilo garantistico, ravvisabile nella previa delimitazione normativa di ipo- della categoria; ma essenzialmente quello di stabilire se (o eventualmente in
tesi che, in precedenza, rientravano nella valutazione discrezionale degli che misma) la figura delle condizioni di punibilita sia compatibile con il
organi della persecuzione penale 13. Ma, per la verita, la storia dell'istituto principio costituzionale di colpevolezza. Ma poiche la risposta aquesto
- non solo nel nostro ordinamento - ne conferma l' origine pragmatica e interrogativo puo essere diversa, a seconda deiconfini che si assegnano alla
la prevalente destinazione a sottrarre certi elementi della fattispecie alla categoria delle condizioni di punibilita, occorre preliminarmente domandarsi
rilevanza dell'elemento soggettivo 14. Questa "vocaziony" delle condizioni quale ne sia il concetto normativo: quello, cioe, ricavabile dall'art. 44 c.p ..
obiettive di punibilita non e certo modificata dal tentativo di fondazione Sta di fatto, pero, che questa norma, piu che definire le condizioni di
teorica della categoria, largamente accreditato nella dottrina tedesca, che punibilita, si limita a fissame il regime di imputazione: quando per la puni-
nella presenza di una condizione di punibilita ravvisa una ipotesi di non bilita e richiesto l'avverarsi di una condizione, cio che conta e il suo ogget-
coincidenza fra la dimensione della c.d. meritevolezza di pena e quella del tivo sopravvenire, senza che vi sia alcun bisogno di rico llegarla alla volonta
bisogno di pena (supra, Introduzione., n, 2.2): nel senso che, alla previsio- dell' agente. Altri riscontri testuali sembrano indicare, tuttavia, che in tanto
ne di una condizione corrisponderebbe un fatto che, di per se, e meritevole si possa parlare di condizioni di punibilita, nel senso dell'art. 44, in quanto
di pena, ma per la cui punibilita occorre tuttavia, che si aggiunga un quid il fatto per la cui punibilitd e richiesto dalla legge il verificarsi di una condi-
- rappresentato appunto dall' evento condizionante - per fondare anche la zione, presenti, per intero, i caratteri di un fatto tipico, antigiuridico e col-
necessitd della pena. Al riguardo, si e giustamente osservato che, essendo pevole: l'art. 44, infatti, non solo qualifica il soggetto agente come "colpe-
estremamente problematico individuare in una fattispecie cio che e essen- vole", ma definisce l'efficacia della condizione come relativa a un "reato".
ziale per la "meritevolezza" da cio che fonda, invece, il "bisogno" di pena, Sembra, quindi, che la previsione dell'art. 44 c.p. collochi la condizione di
non resterebbe che rifarsi al punto di vista del legislatore, desunto dagli punibilita in uno spazio esterno alla struttura dall'il1ecito penale, con
indici testuali e linguistici che segnalano la previsione di una condizione di l'escIusiva funzione di rendere punibile un "reato", gia completo di tutti i
suoi elementi costitutivi, compresa la "colpevolezza" dell'autore.
. Se cosi fosse, la questione dei rapporti fra condizioni di punibilita e
12 V. al riguardo i rilievi di F. ANG!oNI, Beni costituzionali e criteri orientativi sull' area principio di colpevolezza sarebbe risolta in partenza, giacche un problema
dell'illecito pena/e, in: AA.VV., Beni giuridici e riforma della parte speciale, Napoli, 1985,
108; e, soprattutto, le ulteriori riflessioni dello stesso a. sull'argomento delle condizioni di
punibilita: F. ANGIONI, Condizioni di punibilitd, cit., 1440, 1484 ss.
15 F. ANGIONI, op. ult. cit., 1491. In relazione al problema dei rapporti fra colpevolezza e
13 Per questa tesi G. NEPP! MODONA, Concezione realistica del reato e condizioni obietti-
ve di punibilitd, in Riv. it. dir. proc. pen., 1971, 184 ss. condizioni di punibilitli - osserva giustamente l' A. - cio significa costruire il principio di .co~
pevolezza adeguandolo al sistema vigente, invece di interpretare il sistema alla luce del pnncl-
14 F. ANGIONI, Condizioni, cit., 1485 s.
pio costituzionale (sovraordinato) di colpevolezza (ivi, 1481).
384 Parte terza n reato 385
di colpevolezza non si pone, se non con riguardo agli elementi che appar- Anche se, come si e appena detto, la distinzione fra condizioni "intrin-
tengono alla struttura dell'illecito penale. seche" ed "estnnseche", accettabile in via di principio, non sembra ayer
Sta di fatto, pero, che la tradizione interpretativa delle condizioni di condotto a risultati affidabili, ne tanto meno a conclusioni univoche 18, con
punibiliUl, sulla base dei dati linguistici e testualí che sembrano indiziare la essa e, comunque, necessario misurarsi, dal momento che la Corte Costi-
presenza di una condizione obiettiva di punibilita - come 1'uso legislativo tuzionale l'ha éspressamente evocata cOme limite all'espansione del princi-
di locuzioni, appunto "condizionali", come le preposizioni "se" o "qualora" pio di colpevolezza, quando ha connotato le condízioni estrinseche di puni-
- ha spesso ricondotto alla categoria delle condizioni d,i punibilita eventi e bilitii come "elementi estranei alla materia dffl divieto" e, quindi, sottratti
situazioni che difficilmente potrebbero ritenersi "esteme" al reato 16. La alla regola della rimproverabilita ex arto 27, 1° cO. Costo 19. Se ne dovrebbe
casistica e ampia e significativa: dal "pubblico scandalo" che condiziona la desumere, a contrario, la rilevanza del profilo soggettivo dell'imputazione
punibilita dell'incesto (art. 564 c.p.), alla sorpresa in flagranza in luogo per le c.d. condizionj di punibilitii intrinseche. Quanto ai confini di questa
pubblico o aperto al pubblico, da cui dipende la punibilita o meno ultima categoria - che si e visto essere piuttosto fluidi - essi dovrebbero,
dell'ubriachezza (art. 688 c.p.); dal "pericolo di malattia", al cui insorgere e a loro volta, poter essere definiti in base alle enunciazioni della stessa Corte
subordinata la punibilita dell'abuso dei mezzi di correzione (art. 571, co. 1° Costituzionale, la dove ha cercato di individuare gli elementi della fattispe-
c.p.), al "nocumento", la cui possibile verificazione e richiesta dalla legge cie, rispetto ai quali non püo essere esclusa la rilevanza dell'elemento psi-
p~r la punibilita della rivelazione, senza giusta causa, di un segreto profes- cologico.
slOnale (art. 622 c.p.); dalla dichiarazione di fallimento, quale necessaria Nella sentenza n. 364/88, come sa,ppiamo, la Corte --,-:- nell'escludere
premessa della punibilita dei reati di bancarotta prefallimentare (art. 216 ss. che l'art. 27, co. 1,° Costo contenga un divieto tassativo della responsabilitii
1. f.) al pericolo di nocumento all'interesse nazionale, richiesto dall'art. 264 oggettiva - ha affermato che tale divieto conceme solo "gli elementi piu
c.p. per la punibilita dell'infedelta in affari di Stato, ecc .. significativi della fattispecie tipica", precisando che va, di volta in volta,
L' elenco potrebbe continuare; ma cio che preme mettere in evidenza e stabilito, a proposito delle diverse ipotesi, quali siano gli elementi piu signi-
la generale discordanza di vedute circa la pertinenza o meno dei casi men- ficativi della fattispecie, che non possono non essere coperti almeno dalla
zionati, e di altre ipotesi, all'istituto della condizione obiettiva di punibilita. colpa dell'agente. Nella successiva sentenza n. 1085/88, la Corte ha ulte-
Non solo vi e frequente disparita di vedute fra dottrina e giurisprudenza riormente chiarito che tale esigenza conceme "tutti e ciascuno degli ele-
(per esempio a proposito della natura giuridica della dichiarazione di falli- menti che concorrono a contrassegnare il disvalore della fattispecie", i quali
I?ento), ma, in dottrina, si perviene a soluzioni opposte, riscontrabili gia a non solo devono essere soggettivamente collegati all'agente, ma anche allo
hvello della letteratura manualistica, nonostante l' adozione di criteri di stesso agente "rimproverabili e cioe anche soggettivamente disapprovati".
classificazione apparentemente omogenei 17. n contributo di cltiarificazione che questa enunciazione porta alla solu-
La distinzione piu accreditata e quella fra condizioni estrinseche e con- zione dei rápporti fra colpevolezza e (vere o supposte) condizioni di punibi-
dizioni intrinseche di punibilita. Le prime non presenterebbero alcun nesso litii appare decisivo. Anche se la sua portata domanda di essere, di volta in
funzionale con l' offesa al bene protetto, nel senso di non aggiungere nulla volta stabilita, in via di principio essa conduce alla dissoluzione della cate-
alla sua lesione, riflettendo mere valutazioni di opportunita, connesse ad un goria delle condizioni di punibilita C.d. intrinseche, che finiscono per con-
interesse "estemo" al profilo offensivo del reato; le seconde registrerebbe- fluire nella dimensione delfatto tipico. Essendo quest'ultimo caratteristico
ro, invece, una forma di progressione o aggravamento dell'offesa, gia
implícita nella commissione del reato.
18 Secondo F. ANGIONI, Condizioni, cit., 1473 s., non esisterebbe, in realta, uno spazio
giuridico autonomo ,per la categoria delle condizioni di punibilita c.d. estrinseche: esse, in
16 Osserva giustamente F. ANGIONI, op. ult. cit., 1444, che se rart. 44 si fosse voluto rife- quanto estranee al ptofilo offensivoi del reato, dovrebbero percio farsi confluire nella catego-
rire solo a condizioni esterne al reato, non avrebbe avuto molto senso avvertire che non occor- ria llinitrofa delle condizioni di procedibilita, estranee per defmizione alla problematica della
re che la condizione sia voluta, ni! inserire la disposizione fra quelle che determinano e disci- cQlpevolezza. L'án. 13 del cit. Schema di delega legislativa per l'emanazione di un nuovo
plinano gli elementi costitutivi del reato. codice penale vineola illegisiatore delegato a prevedere come eondizioni di punibilitli operanti
17 Pur rif~ce~dosi allo stesso criterio di distinzione, giungono, ad esempio, a conc1usioni
oggettivamente solo "aceadimenti estranei all'offesa tipiea del reato". Per la nozione di eondi-
opposte, con nfenmento agli arto 564 e 571 c.p., T. PADOVANI, Diritto penale, cit. 439 ss. e G. zione di proeedibilita V. infra, nt. 2l.
FiANDAcA - E. Musco, Diritto penale, cit. 599 ss. 19 Sent. n. 1085/88, cit.
386 Parte terza
portatore del disvalore (di azione e di evento) che ne fonda l' antigiuridicita,
non sembra infatti sostenibile che elementi significativi per l' offesa non. vi
rientrino 20.
m esito al confronto con le esigenze del principio sovraordinato di colpe-
volezza, iscritto nell'art. 27 Cost., l'applicabilita della regola contenuta
nelI'art. 44 c.p. risulta dunque delimitata a quelIe che la tradizione definisce
condizioni estrinseche di punibilita e che di recente si e proposto, non a caso,
di far confluire nelIa categoria lirnitrofa delIe condizioni di procedibilitii 21.
m termini pratici, cio significa che una parte rilevante delle ipotesi soli-
tamente ricondotte alla categoria delle condizioni di punibilita deve essere
spostata sul piano del fatto tipico, concorrendo a definirne il disvalore e, CAPITOLO TERZO
conseguentemente, a fondame il carattere antigiuridico. TI giudizio sulIa
colpevolezza dell' agente, a sua volta, segue, e non precede, l' accertamento LA COLPEVOLEZZA NELLA STRUTTURA DEL REATO
della supposta "condizione", poiche implica, quanto meno, l'accertamento
della sua "rimproverabilita" all'autore. Quanto al tipo di collegamento psi-
cologico richiesto, e indifferente che si tratti del dolo o della colpa. Al SOMMARIo: 1. n ruolo della colpevolezza nella costruzione sistematica del reato. - 2. Elemento psi-
cologico del reato e colpevolezza. - 3. Oli elementi della colpevolezza e le cause che la esclu-
riguardo, riteniamo di condividere il punto di vista di chi ritiene sufficiente dono. - A. L'imputabilita. - 3.1. L'imputabilita come presupposto della colpevolezza. - 3.1.1.
la colpa dell'autore, assimilando la disciplina delle condizioni di punibilita Nozione di imputabilita. - 3.1.2. Imputabilita e dolo. - 3.1.3. Le cause che escludono l'imputa-
bilita. - 3.2. La disciplina dell'ubriachezza nel c.p. vigente e l'actio libera in causa. - 3.3. Stati
offensive - o, se si vuole, intrinseche - a quella del delitto preterintenzio- ernotivi e passionali. - 4. (Segue): Oli elementi della colpevolezza e le cause che la escludono.
nale e dei delitti qualificati dall'evento. Nell'uno come nell'altro settore, il - B. La coscienza dell'antigiuridicita e il conflitto di doveri. - 4.1. Il problema dell'ignorantia
legis. La possibilita di conoscere il precetto come elemento della colpevolezza. - 4.1.1. 1 limiti
principio costituzionale di colpevolezza avrebbe, in definitiva, determinato del principio di inescusabilita dell 'iguoranza legis dopo la sentenza costituzionale n. 364/88. -
una "trasformazione" dell'imputazione oggettiva, originariamente prevista, 4.2. L'erronea supposizione di una esimente. - 4.3. L'ordine illegittimo vincolante.
in "imputazione soggettiva colposa complementare", nel senso di "supple-
mento all'imputazione soggettiva del fatto base principale" 22.
1. 11 ruolo della colpevolezza nella costruzione sistematica del reato.
Nella dottrina del reato, il ricorso alla categoria della colpevolezza con-
trassegna il passaggio, dal piano dei giudizi di valore che concemono il
¡atto, aquello delle valutazioni che si riferiscono all'autore (di un fatto tipi-
co e antigiuridico), per definire la rilevanza del suo atteggiamento interiore,
in rapporto alle pretese dell'ordinamento. Il giudizio di colpevolezza ha
20 A conclusioni sostanziaIrnente confonni ci pare pervenga F. ANGIONI, Condizioni, cit., sempre come termine di riferimento le scelte di azione di un determinato
1497 S. autore, poiche la sua specificita consiste appunto nelIa vocazione. indivi-
21 Supra, nt. 18. Sono "condizioni di procedibilita", a nonne degli arto 336 ss. c.p.p., la dualizzante in cui questa dimensione dell'illecito penale si configura.
que re la, l' istanza, la richiesta, l' autorizzazione a procedere: istituti la ·cui trattazione appartie-
ne aIl'ambito del diritto processuale penale, e di cui e pacifica l'estraneita al tema degli ele-
E facile comprendere perche, nell'ordine delle valutazioni giuridico-
menti del reato; le condizioni di procedibilita si riferiscono, infatti, al!' esercizio dell' azione penali, l'accertamento della tipicita e dell'antigiuridicita del fatto necessa-
penale, di talche illoro difetto incide non gia sulla punibilita del reato, bensl sulla cognizione riamente preceda il giudizio sulla colpevolezza dell' autore. La valutazione
di esso da parte del giudice. Condizione di procedibilita deve essere ritenuta anche la presenza
del reo nel territorio·dello Stato, richiesta per la punibilita di taluni reati commessi aIl'estero
della conformita della condotta al tipo di un determinato reato e l'apprezza-
dagli arto 9 e 10 c.p. (supra, Parte 2", Cap. n, 2). mento del valore scriminante di una causa di giustificazione o di un'altra
22 In questi tennini F. ANGIONI, Condizioni, cit., 1510 s., a cui si rinvia per ulteriori pun- ipotesi di esimente, infatti, non solo rende superflua la valutazione della
tualizzazioni sul tema.
colpevolezza personale delI' autore, ma e obbligatoriamente sottratta
388 Parte terza Dreato 389
all'influen?:/l ~i elementi di valutazione, che appartengono ad una fase Suc- concreto di una condotta conforme alle pretese deU;brdihiuhento: che e
cessiva de1!'accertamento giudiziale l. La valenza garantistica di questa quanto dire il riconoscimento di una possibilita ¡Jer 1'autore di agii:e diver-
necessaria gerwchizzazione delle categorie sistematiche del reato puo esse- samente da come ha agito 3.
re colta assai :fu:Cilmente, quando si consideri che, se 1'indagine sulIa capa- 1 parametri ai quali ancorare i1 giudizio sulla pdssibilita di agíre diversa~
cita di intendtlftl ~ di volere delI'agente - caratteristico requisito della col- mente vengono generalmente riferiti: a) alla calj'á'cit~ di tolpe{¡olezza del
pevolezza ---o aQv~sse interferire con i1 giudizio di tipicita o di antigiutidi- soggetto (che e quanto dire alla sua imputabilita); 6) a1~a co,sr:ienza det
cita del fatto --::.- p addirittura precederli - si correrebbe il rischio di appli- carattere antigiuridico del fatto; c) al1'inesistenza di pecriliari drcostiinze,
care una mis,qra di sicurezza a chi ha commesso un fatto non preveduto incidenti sui processi motivaziona1i dell'autore, con 1'effetto di annullare le
dalla legge cQtlle reato, o lo ha commesso in stato di legittima difesa! sue possibilita di sce1ta.
Ma l'aIlttlctldenza logico-giuridico dell'accertamento della tipicita e La determinazione analitica dei "requisiti" della co1pevo1ezza non e tut-
dell' antigi~dicitií, rispetto al giudizio di colpevolezza, dipende anche da tavia univoca in dottrina. A parte l'influenza che su talune soluzioni eserci-
un'ulteriore QPflIlotazione strutturale di queste categorie dell'illecito pena- tano pecu1iari caratteristiche dei diversi ordinamenti 4, l' odiema dottrina
le. 1 giudizl cli valore che es se sottointendono, infatti, prescindono total- della co1pevo1ezza, specialmente in Italia, sembra risentire dei "residui" di
mente dal r!f~tim~nto alla persona di un determinato autore, ma sono, al una diversa configurazione delIa struttura del reato, soprattutto per quanto
contrario, riferjJ1Hi 11 qualsiasi autore 2. TI principio di rilevanza a cui eSSe si attiene al rapporto fra co1pevo1ezza ed elemento psico10gico del reato
uniformano, rilllanl!, per cosi dire, "oggettivo", anche quando, fra gli ele- (infra, 2). Al riguardo e dunque opportuna una ulteriore puntualizzazione 5.
menti che concqrrono a costituirla, figurano per avventura uno o piu dati di
carattere soggettivo: ad esempio condizioni o qualitií personali dell'agente
(prossimo congiunto, pubblico ufficiale, ecc.). Anche in questi casi, la tipi- 3 B. SCHÜNEMANN, L' evoluzione, cit., 21, propone di riportare alla dimensione dell'illeci-
to penale "la dannosita sociale (qualificata) ed alla colpevolezza in senso ampio invece la
citií o 1'antigiuridicitií del fatto, per quanto radicati (anche) in elementi delIa riprovevolezza (qualificata), consistente nella possibilitií e conseguente esigibilitií di confor-
fattispecie a contenuto soggettivo, non implicano, comunque, in nessun marsi alla norma (nel senso precisa,to, in via definitiva, dalle singole cause di esclusione della
modo, una individualizzazione del relativo giudizio; ne tanto meno recla- colpevdlezza)".
mano una fondazione personalistica del giudizio di responsabilita; come 4 Si pensi, da un lato, al fatto che, nel codice penale tedesco riformato, e presente una
dupiice espressa configurazione dello stato di necessita (una volta come stato di necessitií
avviene, invece, quando si tratta di stabilire la capacitií di intendere o di "giustificahte": § 34 StGB; e una seconda volta come stato di necessita "scusante": § 35
volere delI'autore o di analizzare la normalita dei processi motivazionali StGB), collegato ad una espressa qualificazione normativa della seconda ipotesi come causa di
che lo hanno indotto all' azione. esclusione della colpevolezza; dall'altro, alla configurazione unitaria, nel nostro codice, delle
"circostanze di esclusione della pena", sotto il profilo della rilevanza scusante dell'errore.
Su queste basi, la dottrina contemporanea del reato aggiunge un ulterio-
5 All'interno di una coerente configurazione normativa della colpevolezza si colloca,
re fondamento alla netta separazione tra fatto e antigiuridicita, da una parte, vicéversa, la proposta di tina diversa dislocazione dommatica di talune situazioni, tradizional-
colpevolezza, dall'altro. Al fatto vanno assegnate tutte le componenti, sia ménte assegnate alla categoria delle cause di esclusione della colpevolezza. Da questa dimen-
oggettive che soggettive, dell'illecito penale, nelloro valore descrittivo del siorte valutativa dell'illéeito dovrebbero essere esclusi tutti quegli elementi che, pur condizio-
narldo iá possibilita dell' autore di agire diversamente, tuttavia non sembrano avere alcuna rela-
tipo; con il giudizio sull'antigiuridicita, l'insieme degli elementi (oggettivi ziorte con il giudizio "funziohalistico" imperniato sulla personalita. In questi termini, da ulti-
e soggettivi), checompongono il fatto, vengono apprezzati sotto il punto di mo, y; DE FRANCESCO (Il 'mdíiello analitico', cit., 139), secondo il cui punto di vista dovreb-
vista della loro contrarietií o conformitií al diritto obiettivo; 1'accertaw.ento bero, edl1seguentemente, restare fuori della dimensione della colpevolezza non solo esirnenti
del tipó dell'art. 54 e dell'att. 3M C.p., ma altresi le ipotesi di errore ex arto 59 ult. cO. e quelle
della colpevolezza e invece la risposta alla domanda se l'autore del fatto di étrore ihevitabile sul divieto, in cui non vengano in questione caratteristiche personali
típico e antigiuridico puo anche essere ritenuto personalmente responsabi- dell 'agertte; Questa recente pUl1iitalizzazione si richiama esplicitamente all'esigenza di una piil
le, alla stregua di criteri individualizzanti, che mirano a stabilire - nelIa accrirata ripartizione "interna" t:lell'¡¡rea coperta dal giudizio sulla responsabilita; istanza gia
presente tierra dotttina tedesca dell'imrnediato dopoguerra, come si e avuto occasione di ricor-
prospettiva di un concetto normativo di colpevolezza - la esigibilita in dare (suprá; Sez. 3", 2, nt. 4).:El probabilmente yero che lo scarso consenso riscosso nella dot-
trina tedesea dalla categoria delÍa "responsabilitií per il fatto" si deve anche a resistenze "stori-
che" di frol1te alla prospettiva di passare da un modello tripartito del reato a uno sostanzial-
mente "guádripartito" (cosi V. OE FRANCEsco, loe. cit.); sta di fatto, pero, che la proposta
1 Come giustamente sottolinea, da ultimo, V. DE FRANCESCO, Il 'modello analítico', cit., 141. dommaticá del Maurach, nella ihislua in cui mirava a una piil conveniente sistemazione di
2 Supra, Sez. 3', 2. talune ipotesi di "scusanti", appáre, alla stregua del nostro ordinamento, sostanzialmente
390 Parte terza TI reato 391
2. Elemento psicologico del reato e colpevolezza. tornare. Va solo ulteriormente sottolineato che il valore sistematico della
concezione normativa della colpevolezza si puo cogliere appieno, solo
L' esistenza di un nesso psichico tra l' autore e il suo fatto - nella forma quando lo "svuotamento" della colpevolezza - cioe l'estromissione da
del dolo o della colpa - costituisce una premessa essenziale del giudizio di essa dei contenuti psichici dell'azione - viene posto in relazione con la
colpevolezza. Parlare del dolo e della colpa come "forme" della colpevolez- "restituzione" delI'elemento psicologico del reato alIa dimensione della
za, non significa, pero, identificare la colpevolezza con l'elemento psicolo- tipicitil.. E proprio la collocazione del dolo e della colpa nel fatto, che per-
gico del reato; come avveniva, invece, nel quadro della concezione psicolo- mette di distinguere la funzione che alle due "forme" della volonta colpe-
gica della colpevolezza (supra, Sez. la, 5). L'odiema dottrina della colpevo- vole spetta nel configurarsi della tipicita, dal significato con cui dolo e
lezza, come sappiamo, non assegna aquesta categoria del reato il ruolo di colpa vengono in considerazione per il giudizio di colpevolezza.
un concetto di genere, destinato a "contenere" dolo e colpa; ne tanto meno All'interno del fatto, dolo e colpa assumono un ruolo costitutivo della
l'ufficio di "descrivere" l'elemento psicologico del reato; bensi quello di conformita al tipo, in cui si esaurisce senza residui illoro valore empirico-
fornire i parametri, normativamente determinati, alla cui stregua dolo e descrittivo; rispetto alla colpevolezza, dolo e colpa svolgono invece la fun-
colpa devono essere valutati ai fini del giudizio sulla responsabilita zione, altrettanto essenziale, di delimitare l'oggetto del rimprovero: questo,
dell' autore di un fatto penalmente illecito. Nella concezione normativa infatti, puo dirigersi solo nei confronti di chi ha realizzato dolosamente o
della colpevolezza, dolo e colpa non "appartengono", dunque, al contenuto colposamente un fatto penalmente illecito.
della colpevolezza, ma si configurano come il suo oggetto, in quanto forme La riferibilita psicologica del fatto alI'autore, nelIa forma del dolo o
della volonta contraria all' obbligo 6. della colpa, e, quindi, un requisito essenziale per il configurarsi della colpe-
Sull'evoluzione del concetto dommatico di colpevolezza ci siamo gia volezza; ma non per questo fa parte del suo contenuto. L'accertamento del
altrove soffermati (supra. Sez. la, 5) e non crediamo di dover ulteriormente dolo o della colpa delI'autore costituisce una condizione imprescindibile
della sua "rimproverabilitil.", ma dolo e colpa non costituiscono il "criterio"
del rimprovero, bensi soltanto un suo necessario presupposto.
superflua. Come si e visto, la considerazione unitaria, nell'art. 59 ult. co., c.p., di tutte le "cir- Per quanto attiene al dolo, la sua rilevanza per il giudizio di colpevolez-
costanze di esclusione della pena", ai fini della rilevanza dell' errore, consente, difatti, un za non richiede alcun ulteriore momento valutativo. E infatti del tutto suffi-
appropriato inquadramento delle scusanti nella piu ampia categoria delle esimenti (supra, Sez.
38 , e 6), senza per questo pregiudicarne la netta distinzione dalle cause di giustificazione, per ciente che la sussistenza del dolo sia stata accertata in sede di fatto tipico;
quanto attiene al criterio fondante e agli effetti giuridici che rispettivamente contrassegnano l' eventuale esclusione della responsabilita dell' autore potra qui dipendere
Puna e 1'altra categoria. Sul punto, cfr. anche T. PADOVANI, Teoria, cit., 818. solo dall'assenza di altri requisiti della colpevolezza: imputabilita, possibi-
Non riteniamo di condividere, per altro, l'estromissione dall'ambito della colpevolezza
dei casi di ignoranza ed errore inevitabile sul divieto e dell'errore sulle esimenti. Non solo ci lita di conoscere la norma violata, ecc.
sembra difficile escludere profili - se non "personalistici" - almeno marcatamente individualiz- Diversamente stanno le cose per cio che riguarda i fatti colposi. E, inve-
zanti, nel determinarsi della rilevanza di queste ipotesi; quanto meno in rapporto alla irripetibi- ro, l'apprezzamento della C.d. misura soggettiva della colpa, per il suo
lita "storica" delle circostanze dell'azione. Si deve, per converso, sottolineare che 1'impossibi-
lita di configurare un errore dell' agente in ordine a tali situazioni segna in modo molto netto il carattere individualizzante e personalistico, costituisce un tipico problema
loro distacco dalle "circostanze di esclusione della pena" e convalida ulteriormente, anche di colpevolezza. Non si tratta, infatti, di accertare e descrivere il carattere
sotto questo aspetto, illoro inserimento fra le cause di esclusione della colpevolezza. Cio com- oggettivamente imprudente, negligente, ecc., di una determinata condotta
porta, fra l' altro, la possibilita di applicazione di una misura di sicurezza, qualora lo richieda
1'accertata pericolosiia dell'autore (come puo avvenire nei casi dl errore "condizionato" da una (come avviene al livello del fatto tipico), ma di stabilire se era possibile
malattia mentale: su cui infra, 3.1.2); l'applicabilita di una misura di sicurezza dovrebbe, vice- pretendere l'osservanza delI'obbligo di diligenza, da quel determinato
versa, essere in ogni caso esclusa, se aqueste ipotesi si riconoscesse lo statuto di "scusanti", autore.
nel senso ripetutamente precisato.
Sui criteri di valutazione della misura soggettiva della colpa ci siamo
6 Com'e stato giustamente sottolineato, con 1'affermarsi della concezione normativa della
colpevolezza la distinzione fra illecito e colpevolezza non e piu segnata dalla contrapposizione gia soffermati in precedenza (supra, Sez. 2a , Cap. IV, 3.2) e non e il caso di
fra oggettivo e soggettivo, ma dalla contrapposizione fra "dovere" e "potere" (H. v. WEBER, ritomare. Sara tuttavia opportuno sottolineare ancora una volta che, a diffe-
Grundriss des deutschen Strafrechts, Bonn, 1948,108): piii precisamente, il momento della renza di quanto avviene per l'illecito doloso, l'affermazione di una respon-
1[1
colpevolezza entra nel concetto dornmatico del reato, per contrassegnare "la possibilita di
'1'
11 autodeterminazione della volonta secondo il contenuto dell'obbligo" (H. WELZEL, Das deut- sabilita colposa richiede una vera e propria doppia valutazione della colpa:
'1'
1 ;
sche Strafrecht, Berlin, 1969, 140. una volta, a livello del fatto tipico (alla stregua di un parametro costituito
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392 Parte terza llre<J,to 393
dalla diligenza obbligatoria per chiunque, nella situazione data); una secon- do~ ha un senso, solo se riferita ad un autore che possedeva la capacita di
da volta, secondo un parametro di giudizio relativo alla misma di diligenza orientare diversamente il proprio agire e di essere, in tale direzione, motiva-
che puo essere richiesta (e quindi "rimproverata") al singolo autore. to dalle norme giuridiche. Ma il significato di questa regola si coglie con
precisione ancora maggiore quando si faccia riferimento alle funzioni della
pena. La minaccia della sanzione penale non puo infatti svolgere il suo
3. Gli elementi della colpevolezza e le cause che la escludono. ruolo general-preventivo - distogliendo cioe dal cornmettere reati - se
non a patto che i destinatari siano in grado di essere motivati da tale minac-
A. L'imputabilita. cia; d'altra parte, la concreta inflizione ed esecuzione della pena non puo
conseguire correttamente i suoi car;,ttteristíci obiettivi di rieducazione e
3.1. L' imputabilita come presupposto della colpevolezza. recupero (prevenzione speciale) se il condannato non e capace di compren-
dere il significato del trattamento e recepirne gli effetti.
3.1.1. Nozione di imputabilita. Quando la "motivabilita attraverso norme" manchi - come nei soggetti
irnma,turi o nei malati di mente - la pena non puo adempiere ne alla fun-
L'art. 85 c.p. stabilisce: "Nessuno puo essere punito per un fatto preve- zione (general-.preventiva) di coazione psicologica, ne ;d suoi compiti (spe-
duto dalla legge come reato, se al momento in cui lo ha cornmesso, non era cial-preventivi) di riabilitazione e recupero. La coscienza sociale contem-
imputabile. E imputabile chi ha la capacita di intendere e di volere". poranea, d'altra parte, rifiuta come ingiusto l'assoggettamento a pena di chi
Questa disposizione ha, dunque, un contenuto precettivo, che consiste e incapace sia di sentire il vincolo della norma, sia di avvertire e recepire
nell'assumere l'imputabilita come presupposto della punibilita (rectius: gli effetti rieducativi della sanzione penale.
della responsabilita penale); e un contenuto definitorio, che mette capo all~ L'imputabilita costituisce il classico punto di biforcazione del sistema
identificazione della imputabilita con la "capacita di intendere e di volere" penale c.d. "a doppio binario". L'affermazione dell'imputabilita costituisce
dell 'autore. infatti una premessa essenziale per l'affermazione della colpevolezza (in
Secondo l'accezione generalmente ricevuta di questa formula legislativa assenza di altre cause che la escludono) e, quindi, per l' applicazione della
- e con i limiti propri di ogni definizione -la capacita di intendere corri- pena; mentre l' esclusione dell 'imputabilita lascia aperta la strada solo
sponde alla capacita del soggetto di percepire la realta estema e di rappor- all'eventuale applicaziQne di mlsure di sicurezza, quando siano presentí esi-
tarsi ad essa, in guisa tale da comprendere (anche) il significato del proprio genze di tutela dt'li beni giuridici, a cagione della "pericolosita" dell' autore
agire nell'ambito delle relazioni umane e sociali (soprattutto per quanto (v. infra, vol. ll) 7.
conceme le possibili conseguenze in danno dei terzi); per "capacita di vole- Negli artt. 87 e ss. c.p. la nozione legislativa di imputabilita viene ulte-
re" si intende, invece, la capacita di controllare i propri impulsi e di orienta- riormente definita, sia attraverSo regole che ne precisano il contenuto, attra-
re le proprie determinazioni di volonta alla stregua del significato e della versO la disciplina di ipotesi, in cui la imputabilita deve per legge ritenersi
portata del proprio agire nel mondo estemo. Per la sussistenza dell'imputa- esclusa; e sia attraverso altre disposizioni che, derogando all'equazione
bilita si richiede i1 possesso, da parte dell'agente, di entrambe le "capacita" imputabilita = capacita di intendere e di volere, ne limitano la portata.
distintamente menzionate dall'art. 85. Ma e facile comprendere che, in
realta, la capacita di "volere", poiche presuppone la"capacita di percepire il
7 La perfetta coerenza formale del sistema penale "a doppio binario" non puo certo far
significato dei propri atti, entra in gioco come auto nomo requisito igmfare che esso e oggetto, si puo dire da sempre, di riserve e critiche, ánche radicali e per
dell'imputabilita, solo se questa non debba essere gia esclusa, per l'assenza e
molti aspetti fondate. Non questa la sede per approfondire l'argomento. ei limiteremo ad
della "capacita di intendere", come sopra definita. 'osservare che la "crisi" del ~stema del "doppio binario" e a un tempo il frutto dei dUbbi e delle
controversie, mai sopite, sulla distinzione stessa degli. autori in imputabili e non imputabili -
Sinteticamente, l'imputabilita puo definirsi come la capacita del sogget- che e quanto dire in "responsabili" e "irresponsabili" - e delle difficoltil di configurare una
to di autodeterminarsi secondo valori: in particolare, secondo i valori di cui nozione "penalistica" di imputabilita che non sia il mero riflesso di canoni di giudizio propri di
sono portatrici le norme giuridiche. La regola dell' ordinamento che assume altri ambiti scientifici e disciplinari - come la psichiatria, la psicologia, l' antropologia, ecc. -
cosi da risentire, fra l' altro, irnmediatamente, delle divergenze di orientamento che contrasse-
l'imputabilita come presupposto della colpevolezza ha dunque un ovvio gnano queste espetienze scientifiche. Nella letteratura piu recente, per tutti: M. BERTOLINO,
fondamento teorico nell'idea che la personale rimproverabilita della con- L' imputabilita, cit" spec. 441 ss. e passim.
394 Parte terza .TI reato 395
Si ritiene che le cause di esc1usione dell'imputabilita, normativamente circostanze storiche, non puo che condurre direttamente alla esc1usione
previste, non costituiscano un elenco tassativo, nel senso che dalla regola della colpevolezza, quando manchi l'imputabilita dell'autore e, conseguen-
generale che identifica l'imputabilita con la capacita di intendere e di vole- temente, la possibilita di pretendere da lui l'osservanza della norma.
re possano anche desumersi ipotesi di esc1usione della imputabilita, non Meno agevole appare una corretta impostazione dei rapporti fra imputa-
ricadenti nell'ambito delle cause contemplate dagli arto 88 ss. del c.p. 8 bilita e dolo.
Al riguardo, pur essendo ormai generalmente accettata in dottrina l'idea
che anche il non imputabile possa essere capace di dolo, e pero ancora per-
3.1.2. Imputabilita e dolo. sistente l'idea di una differenza "ontologica" fra il dolo degli imputabili e
quello dei non imputabili, tale da indurre a negare che per questi ultimi si
Nell'ambito della concezione "psicologica" della colpevolezza, si e a possa .affermare "1' appartenenza del fatto al suo autore nel senso indicato
lungo discusso se il non imputabile dovesse ritenersi capace di dolo. del principio di colpevolezza" 10.
Nella nostra dottrina, la rispo sta affermativa aquesta domanda ha fatto Un tale assunto non puo essere condiviso. Non c'e dubbio che il dolo
solitamente leva sulle disposizioni degli artt. 222 e 224 c.p. che, ipotizzan- dell'omicida paranoico, affetto da delirio di persecuzione "non puo [... ]
do differenze di trattamento del non imputabile, a seconda del carattere essere posto sullo stesso piano del dolo dell'omicida pienamente imputabi-
doloso o colposo del fatto da lui commesso, sembrano presupporre nel non le" 11; ma il "piano", su cui il dolo dei due soggetti si presenta con uno sta-
imputabile la capacita di dolo 9. La tesi opposta partiva, invece, dall' assunto tuto e una valenza differenti, e appunto quello in cui l'uno e l'altro si pre-
che una condotta qualificabile come dolosa o colposa non puo che essere sentano come oggetto del giudizio di colpevolezza (dal punto di vista della
espressione di conoscenza (o conoscibilita) e volizione (o prevedibilita) che motivabilita attraverso norme), e non gia quello della attribuibilita all'auto-
presupporrebbero comunque uno stato di maturita e normalita psichica, re, secondo i criteri della imputazione soggettiva. Un omicidio volontario
assenti per definizione nel non imputabile. "appartiene" (o "non" appartiene) alla volonta e alla personalita (abnorme)
L'affermarsi del concetto normativo della colpevolezza ha senz'altro del paranoico, esattamente come a quella di un soggetto sano di mente.
indotto un chiarimento essenziale dei termini del problema, poiche ha con- Solo che la mancanza di imputabilita dell'autore rende quel coefficiente
sentito in ogni caso di distinguere fra il dato della riferibilita psicologica del psicologico rilevante non gia per la pena, ma solo, eventualmente, per la
fatto all'autore - nelle forme del dolo o della colpa - in quanto necessa- misura di sicurezza.
rio presupposto per un giudizio di colpevolezza, e la sussistenza dei requisi- Certo, si devono distinguere i casi in cui esistono capacita intellettive -
ti, normativamente stabiliti, che consentono di muovere all'autore un rim- anche se non sufficienti a svolgere alcun effetto motivante sul soggetto - da
provero per il suo fatto: nel che consiste, propriamente, il giudizio di colpe- quelli in cui, per l' estrema immaturita dello sviluppo psichico o per il livello
volezza, nell'accezione della dottrina contemporanea del reato. Non sara, di gravita dell'alienazione mentale, manchi ogni capacita di discernimento,
tuttavia, inutile qualche ulteriore precisazione sul tema, e un cenno ad alcu- cosicche non sia possibile neppure parlare di una volonta di realizzazione del
ne ipotesi, particolarmente controverse. fatto, sia pure abnorme. Si pensi al bambino di uno o due anni, che colpisca
Quanto alle condotte colpose, il generale riconoscimento dell' esigenza con un oggetto contundente al viso la propria baby-sitter, o all'esplosione di
di una doppia valutazione della colpa (supra, Sez. 2", Cap. IV, 3.2), rende .. violenza incomposta di un folle, nel corso di una crisi accessuale. Ma e anche
particolarmente agevole la impostazione dei rapporti fra colpa e imputabi- chiaro che in casi del genere si dovra esc1udere la stessa "coscienza e
lita. L'apprezzamento della colpa secondo la sua misura soggettiva, poiche volonta" dell'azione od omissione nel senso richiesto dall'art. 42 c.p. e, quin-
non e altro se non un giudizio sull'esigibilita, in concreto, della condotta di, l' esistenza di una condotta capace di inserirsi nella dimensione del "fatto"
rispettosa della diligenza, da quel determinato autore, in qm;lle determínate preveduto dalla legge come reato (supra, Sez. 2", Cap. 1, 4.2); non diversa-
8 Si fa, al riguardo, di solito, l' esempio di un soggetto proveniente da una civiltil incom-
mensurabile alla nostra (il C.d. "selvaggio"), al quale non potrebbe essere riconosciuta la con-
dizione di imputabile, in mancanza di un adeguato processo di acculturazione. 10 T. PADOVANI, Diritto pena/e, cit., 229.
9 Per tutti, A. CRESPI, Imputabilita, cit., 766 ss. 11 T. PADOVANI, loc. cit. (corsivo nostro).
396 Parte terza n reato 397
mente da quanto avviene nelle ipotesi del fatto "commesso" per caso fortuito vieta di "anticipare" l'indagine sull'imputabilita ad un momento anteriore
o per forza maggiore (supra, Sez. 2", Cap. V, 2). rispetto all' accertamento dell' esistenza di un fatto tipico e antigiuridico.
Ne risultera inibita, conseguentemente, anche l'applicazione di una Ad analoghe conclusioni si deve pervenire, del resto, anche quando si
misura di sicurezza - in mancanza del presupposto, richiesto dall'art. 202 tratti di errore "sul fatto che costituisce il reato": si pensi al non iniputabile
c.p., della commissione di un "fatto preveduto dalla legge come reato"- che sottragga un minore perche, sulla base di una sua pervadente ossessio-
per difetto della componente soggettiva della tipicita. Naturalmente, ove ne ne, lo identifica con il ñglio morto da molti anni. Non vi e dubbio, infatti,
ri<;orra la necessita, alla tutela dei beni minacciati dalla eventuale pericolo- che, per l'imputabile come per il non imputabile, l'errore escluda il dolo.
sita del soggetto (non qualificata ex arto 202 c.p.), si potra provvedere con i Cio che rimane da stabilire e se si sia trattato di un errore inevítabile, anche
mezzi di intervento e i rimedi giuridici, di carattere non penale, presenti per un soggetto pienamente capace di intendere e di volere (nel qual caso
nell'ordinamento giuridico: per esempio, mediante il ricovero nei servizi nessuna differenza di trattamento e evidentemente ipotizzabile rispetto
psichiatrici di cui alla 1. 13 maggio 1978, n. 180. Al di fuori di questi casi" all'incapace); o si tratti, invece, di un errore, nella cui genesi sia ravvisabile
. limite, l'esistenza dell'elemento psicologico - nelle forme aitérhative del una violazione della diligenza oggettiva, tale, cioe, da dar luogo, in ipotesi,
dolo e della colpa - va invece accertata prima, e del ruttb indipendenté- a una responsabilita a titolo di colpa. Sembra, per altro, abbastanza ovvio
mente, dalla imputabilita. Il contenuto psicologico (quai1éÍo sia altresi pré- che, quando l' errore sia realmente condizionato dalla malattia mentale, esso
sente l'antigiuridicita del fatto) costituira la premessa (e hjggetto) dal giu- non puo nOn configurarsi come evitabile, mediante l'uso della diligenza
dizio di colpevolezza, quando si tratti di un soggetto iniputabile; mentre, nei oggettivamente richiesta. Cio che viene in questione, e percio, in ogni caso,
confronti del non imputabile, l' appartenenza psichica del fatto alI' autote la sola misura soggettiva della colpa: e, dunque, ancora una volta, un pro-
potra costituire la premessa per l'accertamento dellá sua (eventuale) perico- blema che concerne propriamente la colpevolezza del soggetto.
losita. Naturalmente, quando si tratti di fatti che rilevano solamente quali reati
Nel dibattito dottrinale sulla posizione sistematiea dell'iniputabiíita tifi 4olosi, anche nel caSo di errore "condizionato" restera esclusa qualsiasi
caratteristico punto di crisi e costituito dal trattamento d.eli'errore "cotidi- forma di rilevanza penale, ivi compresa l' eventuale applicazione di misure
zionato" dallo stato di mente del soggetto: vale a dité Ílori eoticepibile ai di <h' ~icurezza a canco del non imputabile. La difesa contro la eventuale peri-
fuori deBo stato di infermita da cui deriva: come nel caso di chi, affetto da colosita del soggetto dovra, anche in questi casi, essere ricercata in ambiti
delirio persecutorio, uccida il presunto persecuton:; avendo sdinibiato per ordinamentali diversi da queIlo penale l4 •
aggressivo un atteggiamento del tutto innocuo.
Alla coerenza sistematica che, dalla rigorosa áhtecedenza logicb-gitiri-
dica delle questioni che concemono la tipicita e l i antigiuridicita, rispetto 3.1.3. Le cause che escludono l'imputabilita.
all'indagine sull'imputabilita, deduce l'inapplicabiHtit, iri t¡uesté ipotesi, di
una misura di sicurezza 12 fa riscontro la perplessitil susCÍtáta dall'e1evatis~ Il vigente C.p. considera espressamente come cause di esclusioue (o di
simo indice di pericolosita, denotato dalla causa patbioglca che ha detérini" diminuzione) dell'imputabilita: a) l'eta minore; b) il "vizio di mente"; c)
nato e orientato la condotta del soggetto 13. il sordomutismo; d) l'intossicazione cronica da alcool o sostanze stupefa-
In realta, l'errore sull'esistenza di una causa di ghtstificazione - poi- centi; e) l'ubriachezza accidentale.
che presuppone sia la tipicita del fatto che la sua ahtigitiridicita (v. infra,
3.2.2) e pone, quindi, un puro problema di colpevoleztá =- nofi inlpedisce a) Eta minore. - Il piu elementare dei fattori che la legge prende in
affatto l'applicazione di una misura di sicurezza, quando Íb richiedá la peri- considerazione per la esclusione deU'iwpqta.l:Inita, e la immaturita del sog-
colosita sociale del soggetto. In casi del genere, dunque; l'apprezzáihefito getto, a cagione di uno sviluppo fisiºo"psic~i¡:;Q, ancora non sufficiente a
dell'imputabilita non contraddice la regola implicita deH'otdifiámeiito; che consentirgli una capacita di orientawl;}nto in bWi~ ~ valori. A norma dell'art.
12 A. CRESPI,lmputabilita, cit., 768. 14 Cfr., nello stesso senso, A. CRESPI,lmputabilita, cit., 768, 769. Conf.: Cass. 9.11.1967,
13 F. BRICOLA, Fatto del non imputabile, cit., 34. in Cass. peno mass., 1968, 1085.
398 Parte terza llreato 399
97 c.p. ("Non e imputabile chi, al momento del fatto, non aveva compiuto i capacita di intendere o la cap'acita di volere. Per converso, anche una con-
quattordici anni") e esclusa, per presunzione assoluta di legge, la capacita di clamata malattia mentale puo non determinare l'inimputabilita del soggetto,
responsabilita penale dei minori infraquattordicenni (sussiste, ovviamente, la se non ne ha compromesso in concreto la capacita di intendere o di volere.
possibilita di applicare misure di sicurezza, se ne ricorrono le condizioni). E, per altro, controverso, se il concetto di "infermita" rilevante per l'art.
Rispetto ai minori fra i quattordici e i diciotto anni, l'imputabilita - o 88 debba rifarsi interamente a un modello "medico" - riconducibile cioe a
per meglio dire la capacita di intendere e di volere su cui essa si fonda - una base organica e comunque ad una patologia ben classificabile da un
deve essere accertata caso per caso dal giudice 15, sulla base dei fattori punto di vista medico-nosografico - oppure si estenda anche a disturbi
fisio-psichici e ambientali, che possono ¡lver condizionato il processo di psichici atipici - per esempio alle c.d. "nevrosi" - e, piu genericamente,
maturazione psicofisica del soggetto 16. E comune opinione che, in concre- all'intero quadro delle psicopatie, non riconducibili al paradigma medico
to, al minore infradiciottenne possa essere riconosciuta l'imputabilita del vizio di mente. Si tende, comunque, ad escludere dal novero delle infer-
rispetto ad alcuni reati - in particolare quelli il cui disvalore etico-sociale mita rilevanti per l'art. 88 le anomalie del carattere o del sentimento, che
sia facilmente percepibile, come l'omicidio, il furto, ecc. - mentre essa non costituiscano espressione di una vera e propria patologia mentale.
puo restare esclusa rispetto ad altri, la percezione del cui contenuto di L'incapacita di intendere o di volere, per escludere l'imputabilita, deve
disvalore richieda una piu alto grado di maturazione psichica e di apprendi- sussistere nel momento in cui l'agente ha commesso il fatto; il che implica
mento culturale. la possibilita di riconoscere l'imputabilita, anche in presenza di gravi infer-
mita mentali che, essendo pero di carattere accessuale, possono dar luogo a
b) Il "vizio totale di mente". - Oltre il diciottesimo anno di eta, la periodi di assenza del disturbo psichico che esclude la capacita di intendere
capacita di intendere e di volere - e con essa l'imputabilita - deve rite- o di volere.
nersi legislativamente presunta, sia pure con presunzione meramente relati- Si ritiene generalmente che non sia necessario accertare la derivazione
va, essendo sempre possibile la prova contraria: quando sussistano, ad eziologica del fatto cormpesso dalla natura della malattia: sia perche una
esempio, malattie mentali o altre cause, a cui la legge attribuisca analoga tale interpretazione restrittiva non e autorizzata dal tenore letterale dell' arto
rilevanza. 88; e sia per l'estrema difficolta di distinguere tra fatti che dipendono, e
L'art. 88 c.p. stabilisce: "Non e imputabile chi, nel momento in cui ha fatti che non dipendono, dalla malattia; tanto piu che il livello di compro-
commesso il fatto, era, per infermita, in tale stato di mente da escludere la missione delle facolta intellettive, evocato dall'art. 88, sembra tale da coin-
capacita di intendere o di volere". volgere, in ogni caso, l'intera personalita del soggetto.
TI trattamento penalistico del c.d. vizio di mente suscita problemi di tale
~omplessita e varieta, da non poter in questa sede essere neppure sfiorati 17. bb) L'art. 89 C.p. prende in considerazione l'ipotesi in cui la capacita di
E quindi giocoforza limitarsi a fornire, in proposito, le poche nozioni gene- intendere o di volere, a causa dell"'infermita", sia non esclusa, ma "grande-
ralmente ricevute, e accennare ai temi piu accentuatamente controversi. mente scemata". In questo caso, la responsabilita penale sussiste, ma la
Dall'art. 88 C.p. si desume, innanzi tutto, che qualsiasi "infermita" _ pena e diminuita, salva la possibilita di assoggettare il colpevole anche a
dunque anche una infermita non psichica, mafisica - puo assumere rilievo una misma di sicurezza. Su alcuni aspetti della disciplina del vizio parziale
per escludere l'imputabilita, purche abbia avuto l'effetto di escludere la di mente torneremo in seguito (vol. ll); rileviamo, per'intanto, che si tratta
di una categoria controversa, sia quanto alla sua configurabilita in via di
principio, sia quanto al trattamento. Una ulteriore precisazione riguarda il
15 L'art. 98 C.p. stabilisce: "H imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto,
aveva compiuto i quattordici anni, ma non ancora i diciotto, se aveva capacita d'intendere e di
fatto che la qualificazione del vizio di mente come "parziale" concerne la
volere". sua dimensione quantitativa, rispetto alla capacita di intendere o di volere,
16 L'art. 9 del D.P.R. 22 settembre 1988, n. 448, recante "Disposizioni sul processo pena- e non gia il suo eventuale tradursi in incapacita circoscritta a determinati
le a carico di imputati minorenni", prevede l'obbligo per il P.M. e il giudice di acquisire "ele- settori della vita di relazione. Anche le C.d. "monomanie" - il cui esempio
menti circa le condizioni e le risorse personali, familiari sociali e ambientali del minorenne al
fine di accertarne l'imputabilita e il grado di responsabiliti't". piu ovvio e la cleptomania - possono infatti dar luogo ad una statuizione
17 Nella letteratura phI recente, oltre a M. BERTOLINO, L'imputabilitil, cit., si veda G.
di non imputabilita se, rispetto aquello specifico impulso, debba escludersi
BALBI, Infermitil di mente, cito la capacita del soggetto.
400 Parte terza n reato 401
c) II sordomutismo. - L'art. 96 c.p. indica quale causa di esc1usione- stupefacenti (art. 94 c.p.), casi in relazione ai qqf!li !lj:>n ~ esc111sa n~ pimi-
e, correlativamente, di diminuzione - dell'imputabilita il sordomutismo, se nuita la responsabilita: di queste ipotesi ~raneremq appresso (infra, 3,2).
i1 sordomuto, "nel momento in cui ha commesso il fatto, non aveva, per
caUS'iLdella sua infermita, la capacita d'intendere o di volere". Non v'e qui, e) Ubriachezza "accidentpfe". -:- Lo st!!:to di ebbrezza alcoolica, ~he
conYé si vede, alcuna presunzione ~ neppure relativa - di inimputa.bilita, assuma il carattere dell'ul>fiach@z~¡t "pien~", e l'equivalente condizipne
roa si richiede un concreto accertamento giudiziale circa H fatto che, ti dovuta all'azione di sos~~ stupefacenti - che abbiano fatto venir mf!no
causa della sua infermita, i1 sordomuto si sia trovato in condizioni di inca- la capacita di intendere 9 g~ volere -:-: escludono l'imputabilita, qu an40
pacita di intendete o di volere. siano derivate da "caso fQrrnitp" o da "forza maggiore" (art. 91 e 93 c.p.);
Per quanto Ja legge non operi alcuna distinzione, parte della dottrina come nel caso den' operaiq gi una distilleria, reso ebbro dai vapori inalati a
inclina a ritenei"e che l' arto 96 si riferisca non a tutte le categorie di sordo- causa di un accidentale gID.\&W all'impianto di depurazione, o di chi ingeri.,.
m,uti, ma solo a quelle inquadrabili nella patologia del sordomutismo con- sca una sostanza stupefacente fO!lSegnatagli per errore in luogo di un medi-
genito o ptecoce, che ostacolerebbe gravemente 10 sviluppo psichico del cinale. Come si vede, la rilev3.llza di queste ipotesi e legata a due fatti, ¡::Q.e
soggetto 18, mentre non potrebbe rifetirsi al sordomutismo acquisito dopo la convergono a determinare la non colpevolezza dell'agente: da lln lato,
fase dell'apprendimento sociocuituíale; beninteso, quando il s~rdomutismo l'assenza della capacita di intender.e e di volere; dall'altro, l'impossibilita di
acquisito sia l'effetto di patologle gravi, in particolare di natura cerebrale, formulare un qualsiasi addebito al soggetto per il determinarsi della condi-
saranno queste ad assumere eventuale autonoma rilevanza, nell'ambito zione di incapacita, di cui egli e del tutto "incolpevole".
dell'art.88 c.p. 19, L'ubriachezza non derivante da caso fortuito o da forza maggiore, inve-
ce, non esc1ude ne diminuisce l'imputabilita. La comprensione del signifi-
d) Cronica intossicazione da alcool o da sóstanze stupefacenti. - La cato politico-criminale e della portata delle relative disposizioni di legge
intossicazione cronica da alcool e da sostanze stupefacenti e disciplinata (artt. 92-94 c.p.) richiede, pero, la contestuale definizione quella particolare
dalla legge alla stregua di una malattia 'tnentale: l'art. 95 c.p. stabilisce, ipotesi di responsabilita, che va sotto il nome di "actio libera in causa".
infatti, che ai fatti "commessi in stato di cronica intossicazione prodotta da
alcool ovvero da sostanze stupefacenti si applicano le disposizioni contenu-
te negli arto 88 e 89". 3.2. La disciplina dell' ubriachezza nel C.p. vigente e f actio libera in
Cio vuol dire che, rispetto a questi casi, l'imputabilita e esclusa, q'uando causa.
lo stato di degrado psicofisico prodotto dalla intossicazione ha determinato
una condizione, in cui il soggetto non puo in alélln modo determinare le Al di fuori dei casi di ubriachezza accidentale, il C.p. vigente non consi-
proprie scelte ed e da considerarsi come un vero e proprio infermo di dera l'ubriachezza rilevante per l'esc1usione den'imputabilita.
mente. Gli aspetti problematici di questa disposizione - o per meglio dite n lOco. den'art. 92, infatti, stabilisce: "L'ubriachezza non derivata da
la sua destinazione a disciplinare ipotesi poco piu che residuali - si coglie caso fortuito o da forza rnaggiore non esc1ude ne diminuisce l'imputabilita".
non appena si consideri l'estrema difficolta di discriminare fra la condizio~ n 2 0 co. della stessa disposizione stabilisc~, asua volta: "Se l'ubria-
ne estrema, della cronica intossicazione, considerata dalla legge ~oíne chezza era preordinata al fine di commettere il reato, o di prepararsi un1l-
causa di esc1usione dell'imputabilita, e la parallela disciplina della ubrla- scusa, la pena e aumentata".
chezza "abituale" e del fatto commesso da chi "e dedito" all'uso di sostanze Un aggravamento della pena per il reato compIesso in sm.to di ubria-
chezza e previsto, inoltre, dall'art. 94 nel caso in cui l'ubriachezza sia "abi-
tuale" 20.
L'art. 93 equipara, nel trattamento, il fatto comtp.~sso in stato di ubria-
18 Sul punto, cfr. per tutti, F. MANrovANI, Diritto penale, cit., 676. chezza aquello commesso sotto l' azione di sostanze stupefacenti; l' arto 94,
19L'assunto che la mancanza di parola e di udito pregiudichi la capacita di autodetermi-
nazione del soggetto e ritenuta oggi alquanto discutibile (cfr. in proposito G. FIANDACA - E.
Musco, Diritto penále, cit., 257). Lo schema di legge delega per la riforma del c.p., piu volte 20 Il co. 2 dell'art. 94 c.p. stabilisce: "Agli effetti della legge penale, e considerato ubriaco
citato, non contempla il sordomutismo fra le cause di esclusione dell'imputabilita. abituale chi e dedito all 'uso di bevande alcooliche e in stato frequente di ubriachezza".
402 Parte terza n reato 403
co. 3°, infine, stabilisce che l'aggravamento di pena'previsto nei casi di espressione di una concezione della colpevolezza "per la condotta di vita",
ubriachezza "abituale" si applica anche "quando il reato e commesso sotto che appare sostanzialmente priva di giustificazione.
l'azione di sostanze stupefacenti da chi e dedito all'uso di tali sostanze". L' atteggiamento rigoristico del legislatore del '30 nei confronti dei
A parte l'ipotesi delIa "cronica intossicazione" da alcool e da sostanze fenomeni di etilismo e di intossicazione da stupefacenti, del reato, si mani-
stupefacenti (assimilata alla malattia mentale) l'ubriachezza, dunque - festa chiaramente anche nel trattamento dell'ubriachezza "preordinata", di
ferma restando in ogni caso l' equiparazione ad essa del fatto previsto sotto cui al co. 2° dell'art. 92, che stabilisce: "Se l'ubriachezza era preordinata al
l'azione di sostanze stupefacenti - e considerata dal c.p. vigente sotto cin- fine di commettere il reato, o di prepararsi una scusa, la pena e aumentata".
que distinte figure di qualificazione: TI profilo di particolare rigore di questa previsione si coglie quando si consi-
a) ubriachezza accidentale, derivante cioe da caso fortuito o da forza deri che la "preordinazione" dello stato di incapacita non e considerata
maggiore; come circostanza aggravante nell'ipotesi di carattere generale, prevista
b) ubriachezza volontaria; dalI'art. 87 C.p., ma solo con riferimento ai casi in cui la incapacita "preor-
c) ubriachezza colposa (che ricorre nei casi in cui, pur non essendo dinata" derivi da ubriachezza o da assunzione di sostanze stupefacenti.
stata l'ubriachezza voluta dal soggetto, tuttavia non e derivata da caso for- L' arto 87, infatti, si limita a stabilire che "la disposizione della prima parte
tuito o forza maggiore); dell'art. 85 22 non si applica a chi si e messo in stato di incapacita d'inten-
d) ubriachezza preordinata; dere o di volere al fine di commettere il reato, o di prepararsi una scusa",
e) ubriachezza abituale. senza pero comminare - a differenza che nell'art. 92, cO. 2° - una pena
Solo l'ubriachezza accidentale, come si e gia detto, esclude l'imputabi- piii grave di quella ordinariamente stabilita per il reato.
lita del soggetto; per tutti gli altri casi, il c.p. vigente deroga invece espres- A parte queste differenze di trattamento, in verita scarsamente giustifi-
samente alla regola che esige, ai fini della punibilita, la presenza della capa- cabili, se non all'intemo di una logica di "colpa d'autore", non c'e dubbio
cita di intendere e di volere al momento della commissione del fatto tipico. che l'art. 87 e gli artt. 92 ss. C.p. vadano configurati come un sottosistema
Dal punto di vista politico-criminale, questa disciplina cosl puntigliosa unitario di deroghe al principio, per cui l'imputabilita richiede la concreta
- contrassegnata, fra l'altro, dal trattamento particolarmente severo riser- esistenza della capacita d'intendere e di volere al momento delfatto.
vato ai casi di ubriachezza preordinata e abituale - si radica in esigenze L'ipotesi delineata nell'art. 87 (di cui quella dell'art. 92, cpV., costitui-
generalpreventive, esplicitamente enunciate dai redattori del codice 21, e sce una specificazione) corrisponde in modo puntuale allo schema della C.d.
tutt'altro che immuni da critiche. Si osserva, fra l'altro, che la distinzione actio libera in causa. Con questa espressione si designano tradizionalmente
fra ubriachezza "abituale" e cronica intossicazione a1coolica e alquanto i casi in cui l'autore del fatto commesso in stato di incapacita d'intendere o
problematica e che, per quanto attiene alla cronica intossicazione da sostan- di volere, in un momento antecedente nel tempo, trovando si nel pieno pos-
ze stupefacenti, il problema delIa imputabilita presenta caratteristiche pecu- sesso delIe proprie facolta di autodeterminazione, tiene una condotta (actio
liari, difficilmente assimilabili a quelle riscontrabili nell'intossicazione da praecedens), diretta a "programmare" lo stato di incapacita nel quale yerra
sostanze alcooliche, e gia rilevanti al livello della situazione di tossicodi- a trovarsi al momento della commissione del fatto. Poiche, nel momento in
pendenza, con particolare riguardo all'insorgere delle crisi di astinenza. cui realizza l'actio praecedens, il soggetto agisce con volonta libera e
Quanto al piii severo trattamento riservato all'ubriaco abituale (a cui, a responsabile, egli e chiamato a rispondere anche della condotta posta in
norma dell'art. 221 c.p., puo essere applicata, oltre alla pena, anche la essere successivamente, nello stato di incapacita a cui egli stesso ha delibe-
misura di sicurezza della liberta vigilata) e evidente chel'aggravamento di ratamente dato causa (di qui l'espressione "actio libera in causa"). La strut-
pena - in assenza di qualsiasi relazione con i1 fatto commesso - sia tura dell'ipotesi prevista dall'art. 87 viene generalmente accostata aquella
contemplata nel precedente arto 86, a norma del quale "se taluno mette altri
nello stato d'incapacita d'intendere o di volere, al fine di fargli commettere
21 Cfr. Relazione al Re, n. 55: "I delitti cornmessi in stato di ubriachezza, comunque pro-
curatasi, sono purtroppo assai frequenti e allannanti, ed e buona politica penale cercare di por
freno a questa forma di dellilquenza, negando all'ubriachezza, non derivante da caso fortuito o 22 "Nessuno puo essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se, al
da forza maggiore, effetto sull'imputabilitil". momento in cui lo ha commesso, non era imputabile".
404 Parte terza n reato 405
un {eato. del reato commesso dalla persona resa incapace risponde chi ha tempo della questione, sottp í1 duplice profilo deUa violazione del principio
cagionato lo stato di incapacita" 23. di eguaglianza (ravvisata nella parificazione delI'ubriaco al soggetJ;o piena-
Si- osserva che le due norrne poggiano su un identico fondamento, poi- mente capace di intendere e di volere) e del principio di personalita della
che nello stato preorrlinato di incapacita ex arto 87 si puo dire che il fatto responsabilita penale, connesso con la presunzione (rectiu$: finzione) di
commesso non e che la conseguenza di un comportamento libero e consa- una piena capacita dell'ubriaco.
pevQle, mediante il quale i1 soggetto rende se medesimo strumento di un La Corte ha respinto le censure di incostituzionalita, osservanrlo che
piano delittuoso 24, in perfetta analogia a quanto praticato su altri, nell'ipo- l'ubriaco, pur essendo incapace al momento in cui commette iI fatto, non lo
te.sLdell'art. 86. era, pero, "quando si e posto in condizione di eommetterlo": riconducendo,
Quest'idea e implícita, in fondo, anche nella tesi, largamente seguita 25 quindi, la sua responsabilita al momento in cui i1 soggelíO si posto in stato e
che, per spi~gare la punibilita del fatto commesso in stato di incapacita pro- di incapacita ed avvalorando, cosl, esplicitamente il ricorso allo schema
oorata, individua, nei casi regolati dall' arto 87, l' inizio dell' azione esecutiva caratteristico dell' actio libera in causa.
I[
del reato, non nel momento in cuí si pone in essere il fatto "prograrnmato", Non vi e dubbio, del resto, che aí fini del giudizio sulla responsabilita
ma nel momento in cui l'agente pone la condizione, reputata necessaria per dell'autore, la condotta rilevante, in tutti i casi di incapacita autoprocurata,
realÍzzarlo: vale a dire nel punto in cui, ponendosi in stato di incapacita sia costituita dall' actio praecedens. Resta, pero, da nsolvere quello c,he
d'intendere e di volere, egli libera le energie causali che condurranno aIla sembra costituire il nodo maggiorrnente problematico in tutti i casi dí dero-
realizzazione del fatto. ga alla necessaria coincidenza fra imputabilita e capacita di intendere e di
Aquesta tesi si obietta, pero, che essa dilata eccessivamente la nozione volere al momento del fatto: vale a dire il titolo dclla imputazione soggetti-
dell' attivita esecutiva, facendovi rientrare anche quella che e, da ogni punto va, per i fatti commessi nello stato di incapacita. .
di vista, un'azione precedente; e, in realta, si puo aggiungere, sovrapponen- Al riguardo, si devono pero distínguere i casi preveduti dall' arto 87 e dal
do al problema della tipicita quello che e un puro problema di responsabilita. 2° co. dell'art. 92 (incapacita preordinata aIlo scopo di commettere un
La ratio delle disposizioni che stabiliscono la punibilita delle azioni . reato) da quelli in cui il soggetto non abbia preordinato lo stato di incapa-
commesse in stato di incapacita preordinato - e il relativo principio di cita al fine di delinquere; ma si sia posto in tale stato - volontariamente o
responsabilita - non e stata maí posta in discussione. Da un punto di vista colposamente - senza perseguire aleuna tinalita criminosa; anche se, suc-
politico-criminale, e del tutto ovvia l' esigenza di punire cm abbia program- cessivamente, ha commesso, neHo stato di incapacita, unO o piii reati.
mato la propria incapacita per gli scopi indicati negli artt. 87 e 92, cpv., c.p. Quando si tratti di incapacita preordinata, non vi e dubbio che il sog-
(ma anche cm volontariamente, o per leggerezza, si sia posto in condizioni getto, qualora realizzi esattamente il reato "prograrnmato" debba risponder-
di non poter controllare, successivamente, i propri atti, dei quali pertanto ne a titolo di dolo intenzionale 26.
dovra rispondere, come se fosse stato pienamente capace di intendere e di E altrettanto pacifico che, quando non vi sia alcuna relazione tra il reato
volere). Controversi sono pero i confini delle ipotesi normative di actio libe- progettato e quello realizzato, ma quest'ultimo e il risultato di una condotta
ra in causa e soprattutto il titolo di responsabilita per il fatto commesso in colposa - sia pure radicata neIla situazione di incapacita autoprocurata -
stato di incapacita; nonche la stessa assimilazione, innanzi prospettata, delle l' agente ne rispondera a titolo di colpa, nei limiti della disciplina generale
ipotesi di ubriachezza volontaria e colposa (arI:. 92, co. 1°, c.p.) allo schema della responsabilita per colpa. Si puo fare l'esempiodi Tizio, che, avendo
dell'actio libera in causa, propriamente detta (art. 81, arto 92, cpV., c.p.). progettato di sopprimere Caio, dopo essersi drogato per trovare il coraggio
Per cio che attiene a quest'ultima questione, in senso afferrnativo si e di eseguire l' omicidio, nel recarsi in auto nel luogo in cui ha in animo di
pronunciata la Corte Costituzionale (sent. n. 33/1970), investita a suo assassinare Caio, cagioni la morte di un 'terzo (o, in ipotesí, dello stesso
Caío!) a seguito di un sinistro, cagionato dall'eccessiva velocita di guida 27.
23 Sui rapporti fra l'ipotesí dell'art. 86 c.p. e la disciplina del concorso di persone nel
reilto V. in/ra, vol. n. 26 Per i rapporti
con le ipotesi discipIinate dall'art. 83 C.p. (c.d. aberratio delicti), v. infra, vol. II.
24 In questi terrnini gia R. VENDfITI, Actio libera in causa, in Ene. dir., r, Milano, 1958, Ovviamente, qualora sia da escJudersi qualsiasi violazione della diligenza oggettiva,
27
534. nessuna responsabilita dell'agente e ipotizzabile, quand'anche egli cagioni un evento cOrrÍ-
25 Per tutti, R. VENDfITI, loco cit. spondente aquello prograrnmato.
406 Parte terza n reato 407
Quanto al titolo - doloso o colposo - della responsabilita per le azio- un rimprovero, per il fatto di essersi posto colpev~lmente, quando era pie-
ni commesse in stato di incapacita non preordinato alla commissione di un namente capace di intendere e di volere, in una condizione che avrebbe
reato, ma che tuttavia debbano ricondursi alla perdita di autocontrollo da comportato la perdita o la diminuzione delle sue capacita di autocontrollo.
parte dell' agente che, volontariamente o colposamente, si e posto nello Ad analoghe conc1usioni, si deve pervenire anche per i casi di incapa-
stato di incapacita, diverse sono le soluzioni proposte in dottrina. cita preordinata, quando il soggetto - fuori dei casi di cui an' arto 82 e 83
Da una parte, si sostiene che del fatto l' agente debba rispondere alla C.p. - commetta un qualsiasi fatto, diverso dal reato programmato; non
stregua dell' elemento psicologico con cui esso risulta commesso in concre- soltanto nelle ipotesi di fatto colposo, come gia sottolineato, ma altresi
to. Dall'altra, si ritiene che - a parte la difficolta di ricondurre alle forme nell'ipotesi di fatti dolosi, scaturiti dalla condizione dell'agente, ma senza
"tipiche" del dolo e della colpa atteggiamenti psichici comunque influenza- alcun rapporto con 1'originario piano delittuoso.
ti dallo stato in cui l' agente si e posto - per determinare il titolo della Beninteso, la soluzione proposta non e del tutto appagante: se non altro,
responsabilita si debba guardare piuttosto all' actio praecedens: nel senso perche sostanzialmente essa rivaluta latesi tradizionale dellafictio di impu-
che la responsabilita dovrebbe essere a titolo di dolo (eventuale) quando tabilita (ma non per questo, ci pare, cade nell'equivoco di configurare ipo-
l' agente, ponendosi in stato di incapacita, si e rappresentata la possibilita di tesi di responsabilita oggettiva, come e stato talora ritenuto). E anche inne-
commettere il reato, accettandone il rischio; a titolo di colpa, quando non si gabile l'influenza che la condizione di incapacita esercita sui processi psi-
e rappresentata la possibilita di commettere il reato, ma avrebbe potuto rap- chici che contrassegnano la condotta dell' autore al momento del fatto; non
presentarsela. sembra pero che il problema si presenti qui con una fisiononna diversa da
In questo modo, pero, si sovrappongono indebitamente due momenti quena che contrassegna in ogni caso i rapporti fra imputabilita ed elemento
che sono, invece, nettamente distinti nella struttura della colpevolezza, rela- psicológico del reato.
tivamente ai fatti commessi in stato di incapacita autoprocuratasi. Se e, dunque, da condividere l'esigenza, su cui concorda ormai buona
La qualificazione dell'elemento psicologico con cui il fatto viene com- parte della dottrina, di una revisione della materia da parte dellegislatore 29,
messo e, infatti, del tutto indipendente dal giudizio sulla possibilita di muo- c' e pero da sottolineare, al riguardo, che non possono non destare perples-
vere un rimprovero al soggetto, nonostante la sua condizione di non impu- sita tutte le soluzioni che facciano dipendere il titolo della responsabilita
tabilita al momento del fatto. La prevedibilita del fatto al momento in cui il dal dato della rappresentazione o, per converso, della mera prevedibilita del
soggetto si e posto in stato di incapacita, in particolare, non sembra possa fatto, da parte dell' agente, al momento in cui si e posto in stato di incapa-
giocare alcun ruolo ai fini dell'accertamento del tipo di elemento psicologi- cita: nel senso di ritenere realizzato con dolo il fatto che il soggetto si sia
ca con cui il fatto e stato poi realizzato. I1 fatto commesso - in altre parole rappresentato come di possibile realizzazione, accettandone il rischio; rea-
- rimane in ogni caso qualificato dall'elemento psicologico (dolo, colpa, lizzato per colpa, invece, queno di cui il soggetto, pur non essendosene rap-
e, perche no, preterintenzione), da cui appare connotato alla stregua degli presentata la possibile verificazione, avrebbe tuttavia potuto rappresentarse-
ordinari parametri di accertamento. L' actio praecedens non puo giocare la 30. Basti considerare che, in questo modo, nei casi di ubriachezza
altro ruolo, se non quello di togliere in anticipo ogni rilevanza alla condi- colposa, il titolo della responsabilita per il fatto commesso non potrebbe
zione di incapacita che, altrimenti, condurrebbe ad esc1udere la responsabi- che essere immancabilmente anch'esso colposo - a dispetto di ogni evi-
lita dell' autore 28. denza probatoria in contrario - dal momento che, non avendo l' agente
Cio che viene addebitato all'autore che si era posto (volontariamente o volontariamente determinato il proprio stato d'incapacita, tanto meno si e
colposamente) in stato di incapacita, e il fatto, doloso, preterintenzionale o potuto rappresentare come possibile la realizzazione del fatto tipico, suc-
colposo, che in tale stato egli ha commesso: tale addebito e reso compatibi- cessivamente commesso!
le con il principio di colpevolezza dalla possibilita di muovere al soggetto
29 Nel sistema attuale, fra l' altro, non risulta espressamente regolato il caso di incapacita
La tesi opposta condurrebbe alla conseguenza paradossale, nei casi di fatto colposo
28 non preordinata, diverso dall 'ubriachezza e dalla intossicazione di sostanze stupefacenti (per
conseguente ad ubriachezza volontaria o preordinata, di usare un trattamento ingiustificata- es. l'ipnosi) che, nel quadro della vigente normativa, sembrerebbero doversi considerare rile-
mente piii rigoroso di quello riservato dall' arto 86 a chi abbia determinato in altri lo stato di vanti come cause di esclusione dell' imputabilita.
incapacita al fine di fargli cornmettere un reato. 30 E questa la soluzione suggerita dallo Schema di progetto di delega legislativa, cit (art 35).
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408 Parte terza n reato 409
3.3. Stati emotiili e passionali. damento politico nell' esigenza di non compromettere l' efficacia delle
norme penali col subordinarne l' applicazione alla loro conoscenza da parte
L'art. 90 C.p. stabilisce: "Olí stati emotivi e passionali non escludono ne dei destinatario Secondo un punto di vista fortemente radicato nella nostra
diminuiscono l' imputabilita". tradizione giuridica, l'affievolimento della regola di irrilevanza dell'igno-
Questa disposizione riflette il duplice intento dellegislatore del '30 di rantia juris esporrebbe l' ordinamento ad esiti addirittura rovinosi, dal
"contenere", da un lato, l'apprezzamento della "passione", soprattutto a momento che, per sfuggire ai rigori delle norme penali, basterebbe tenerse-
favore deglí autori di determinati delitti; di ribadire, dall'altro, la stretta cor- ne all'oscuro. Quando, come nel c.p. del 1930, il principio di irrilevanza
rispondenza fra "vizio di mente", escludente l'imputabilita, e "malattia della conoscenza o non conoscenza della legge da parte dell' obbligato e
mentale". assoluto e del tutto sganciato dalla disciplina della colpevolezza, esso
11 significato attuale della disposizione dell' arto 90 viene identificato con segna, per altro, 1'incondizionata prevalenza della legge e degli interessi
una sorta di appello normativo ad esercitare sulle proprie spinte di carattere pubblici di cui e portatrice, rispetto ad una piu puntuale valutazione delle
emozionale un controllo diretto ad inibire impulsi antisociali. Nella prassi, condizioni personali che ne hanno accompagnato la violazione, e suona
l'incidenza della norma e modesta; la dottrina ne auspica, in genere, l'abro- come la riaffenrtazione dell' arbitrio illimitato della legge sulla coscienza
gazione: vuoi perche essa potrebbe costituire un ostacolo al riconoscimento dei sottoposti 31.
di stati transitori di mancanza dell'imputabilita, relative ad ipotesi in cui una In una concezione psicologica della colpevolezza, l'esigenza di annove-
condizione emotiva (ad es. panico), in relazione alla personalita del sogget- rare fra i presupposti del rimprovero la conoscenza dell'obbligo violato,
to e/o alla sua intensitá, puo assumere le caratteristiche e la valenza di una risulta del tutto incoficiliabile con la contrapposta esigenza di non attenuare
vf:ra e !,ropria infermita, ricadente nell'ambito dell'art. 88 C.p .. l'efficacia vincolanté dell'obbligo, attribuendo efficacia scusante alla igno-
ranza della normá, Non potendosi negare, in via di principio, che la cono-
scenza della nonna violata costituisce un requisito non eliminabile della
4. (Segue): GIi elementi della colpevolezza e le cause che la escludono. colpevolezza, rolí negandosi, al tempo stesso, l'arnmissibilita di un accerta-
mento diretto a stabilirne, caso per caso, l'esistenza, in quanto dato psicolo-
B. La coscienza dell' antigiuridicita e il conflitto di doveri. gico, non restavá. altra soluzione praticabile al di fuori del ricorso alla pre-
sunzione assolutá (o allafinzione) di conoscenza della legge. Soluzione in
4.1. Il problema delt' ignorantia legis. La possibilita di conoscere il pre- ogni caso inappagante, e difficilmente inquadrabile in una costruzione dog-
cetto come elemento delta colpevolezza. matica coerente 32: sia che venisse fondata sul dovere di conoscenza della
legge, e sia che richiamasse, piu o meno esplicitamente, ad esigenze di
Dal punto di vista del senso comune, e sicuramente indebito "rimprove- semplificazione probatoria.
rare" a taluno l'inosservanza di una regola di comportamento, che il sogget- Solo nel quadro dell' odierna concezione normativa della colpevolezza i
to inosservante non conosceva affatto. terrnini del problema poterono avviarsi a un chiarimento, rivelatosi infine
Applícata al diritto penale, questa regola del senso comune dovrebbe decisivo anche per la definizione dei limiti del principio di inescusabilita
comportare come conseguenza l' esclusione di un giudizio di colpevolezza dell'ignorantia legis. La coscienza dell'antigiuridicita cessa, infatti, di
per l'impossibilíta di muovere il "rimprovero" che essa sottintende, nei apparire come una controversa e problematica componente del dolo, per
confronti di chi abbia violato un precetto penalmente sanzionato, di cui configurarsi come un autonomo elemento del giudizio di colpevolezza.
pero non conoscesse l'esistenza, o versando in errore sul suo contenuto. Nella dimensione normativa della colpevolezza non e pero l'effettiva cono-
Come gia sappiamo, gli ordinamenti giuridici contemporanei sono vice- scenza della norma - in quanto dato psicologico - a venire in questione;
versa contrassegnati da un principio, piu o meno rigido, secondo il quale
nessuno puo addurre come scusa per la violazione di una norma penale
l'ignoranza, o l'errore su di essa. Per quanto concerne il nostro ordinamen- 31 D. PuLITANO, 19noranza, cit. 26.
to, l'art. 5 del vigente c.p. stabilisce appunto: "Nessuno puo invocare a pro- 32 Per una lucida analisi dei tentativi di fondazione teorica del principio di inescusabilitil
pria scusa l'ignoranza della legge penale". Questa regola ha un ovvio fon- dell'ignorantiajuris, D. PULITANO, 19noranza, cit., 25 ss.
410 Parte terza n reato 411
ma e la possibilita di conoscerla, ad essere assunta come condizione del- 4.1.1. 1 limiti del principio di inescusabilita del/' ignorantia legis dopo
l' obbligo 33. L' affermazione della conoscibilita del comando, d' altra parte, la sentenza costituzionale n. 364/88.
per risultare sufficiente a legittimare la pretesa dell'ordinamento, non puo
scaturire da una "presunzione" astratta; essa deve esistere in concreto, per- Come si e gia avuta occasione di sottolineare, fra le premesse sistemati-
che l'obbligo di concoscere la legge - implicito nella condizione del citta- che fondamentali della sentenza costituzionale 'nell'art. 5 c.p. e da annove-
dino libero e partecipe del potere dello Stato - non puo non essere condi- rare la netta distinzione, all 'interno dei requisiti della colpevolezza, fra i
zionato nella sua effettivita dall' assenza di situazioni che rendano la legge requisiti subiettivi minimi dell'imputazione soggettiva - intesi come spe-
oscura o inconoscibile. cifico rapporto tra soggetto ed evento - e la diversa relazione che deve
Nel quadro di ordinamenti non contrassegnati da una regola di sbarra- intercorrere fra soggetto e legge. La Corte distingue infatti ripetutamente e
mento rigida come quella contenuta nell'art. 5 C.p., la moderna dottrina iniquivocabilmente fra l' elemento psicologico del fatto e la sua "rimprove-
della colpevolezza ha potuto cosi realizzare, fin dagli anni '50, rilevanti rabilita":
acquisizioni nella delimitazione del principio di inescusabilita e nel tratta- "La 'tipicita' (oggettiva e soggettiva) del fatto costituisce [oo.] primo,
mento dell'errore di diritto, soprattutto con riferimento alle ipotesi di reato, necessario 'presupposto' della punibilita ed e distinta dalla valutazione e
in cui la qualificazione normativa non corrisponde ad un preesistente disva- rimproverabilita del fatto stesso".
lore etico-sociale, immediatamente percepibile dai destinatario In Italia, il L'esigenza costituzionale di riscontrare almeno la possibilita di cono-
tenore dell'art. 5 c.p. ha inibito a lungo un reale progresso della dottrina scema della norma violata si deduce, a giudizio della Corte, dal collega-
della colpevolezza, sul terreno della rilevanza da attribuire all'errore e mento tra ill o e i13° co. dell'art. 27 Cost.: vale a dire dal riferimento alle
all'ignoranza inevitabile della legge penale. funzioni "rieducative" della pena. "Dal collegamento tra il primo e terzo
Nella materia contravvenzionale, di fronte ai casi piii. eclatanti di errore cornma dell'art.27 - prosegue, infatti, la Corte - risulta (oo.] insieme con
inevitabile, la giurisprudenza della Cassazione aveva, tuttavia, manifestato la necessaria 'rimproverabilita' della personale violazione normativa, l'ille-
una qualche apertura, elaborando il punto di vista C.d. della "buona fede", gittimita costituzionale della punizione di fatti che non risultino essere
che permetteva di riconoscere una rilevanza scusante a determinate situa- espressione di consapevole, rimproverabile contrasto con i (od indifferenza
zioni: in particolare, quando l' erronea opinione di liceita del fatto fosse ai) valori della convivenza, espressi delle norme penali", sulla cui base sol-
stata indotta nell' agente da un provvedimento o parere dell' autorita arnmi- tanto hanno un senso il ristabilimento dei valori "dispregiati" e "l'opera rie-
nistrativa, da una precedente pronuncia assolutoria, infine dalla persistente ducatrice ed arnmonitrice nel reo". Da cio la conclusione che, "anche quan-
tolleranza manifestara dall' autorita competente a intervenire. Per quanto do non si ritenesse, la 'possibilita' di conoscenza della legge penale requisi-
ispirata ad apprezzabili considerazioni equitative, la soluzione del problema to autonomo d'imputazione costituzionalmente richiesto, ugualmente si
era tuttavia contraddittoria e, da un punto di vista sistematico, manifesta- dovrebbe giungere alla conclusione che, tutte le volte in cui entra in gioco il
mente insostenibile, dal momento che la C.d. buona fede - non implicando dovere d'osservare le leggi penali ['00] la violazione di tale dovere (oo.] non
in nessun caso un problema di elemento psicologico, rilevante ex art.47 c.p. puo certamente divenire rilevante, e dar luogo alla pena, in una pura dimen-
- non si sarebbe potuta comunque sottrarre al rigore della regola di ine- s.ione obiettiva od in una 'subiettiva', limitata alla colpa del fatto.
scusabilita posta dall'art. 5. Trattandosi ['00] dell'applicazione di una pena [oo.] edovendo la violazione
Solo con la memorabile sentenza costituzionale n. 364/88 34 il tratta- del precitato dovere essere 'rimproverabile', l'impossibilita di conoscenza
mento dell'errore e dell'ignoranza inevitabile della legge penale, ha ricevu- del precetto (e pertanto, dell'illeceita del fatto) non ascrivibile alla volonta
to, anche nel nostro ordinamento, un assetto che si puo 'considerare tenden- dell'interessato deve necessariamente escludere la punibilita": e cio in
zialmente compatibile con il principio di colpevolezza. quanto il vigente sistema costituzionale "non consente che l' obbligo di non
ledere i valori penalmente garantiti sorga e si violi [oo.] senza alcun riferi-
mento, se non all'effettiva conoscenza del contenuto dell'obbligo stesso,
33Cfr. gill D. SANTAMARIA, Colpevolezza, cit., 664. almeno alla 'possibilita' della sua conoscenza". Yero e che l'oggettiva pos-
34Per aItro anticipata da lucide proposizioni della dottrina. Al riguardo va segnalato sibilita di conoscenza della legge penale si traduce in conoscenza effettiva
soprattutto il fondamentaIe contributo di D. PULITANO, L' errore di diritto nella teoria del
reato, cit. mediante l'attivita conoscitiva dei singoli, che a sua volta costituisce per
412 Parte terza n reato 413
essi un "dovere strumentale" di informazione radicato nella Costituzione; tamenti realizzativi degli obblighi strumentali di diligenza nel conoscere le
ma chi adempie aquesto dovere, e ciononostante versi nell'ignoranza della leggi penali".
legge penale - a cagione della sua "non conoscibilita", non puo essere Ulteriori importanti precisazioni della Corte riguardano: 1) la delimita-
trattato allo stesso modo di chi non vi adempie, perche non puo essergli zione, quanto meno tendenziale, della scusabiliffi dell'errore, essenzialmente
mosso alcun "rimprovero" per la sua ignoranza. a quei reati che, "pur presentando un generico disvalore sociale, non sono
Su queste basi, la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimita costi- sempre e dovunque previsti come illecito penale ovvero di reati che non pre-
tuzionale dell'art. 5 c.p. "nella parte in cui non esclude dall'inescusabilita sentino neppure un generico disvalore sociale" 36; 2) l'esclusione della scu-
dell'ignoranza della legge penale 1'ignoranza inevitabile", precisando in sabiliffi nei casi in cui l' agente, pur ignorando, in concreto, che il fatto sia
motiva.zione che il "nuovo testo" dell'art. 5, derivante dalla dichiarazione di antigiuridico, tuttavia si sia rappresentata tale possibiliffi (essendo il soggetto
parziale incostituzionalita, deve intendersi cosI formulato: "L'ignoranza obbligato a risolvere l' eventuale dubbio attraverso l' esatta e completa presa
della legge penale non scusa tranne che si tratti d'ignoranza inevitabile" 35. di conoscenza della singola legge); 3) la necessiffi di un'attenta valutazione,
1 limiti alla inescusabilita dell'ignoranza e dell'errore nella legge pena- da parte del giudice, delle ragioni per le quali l' agente non si e, invece, nep-
le, quali risultano dalla pronuncia n. 364/88 della Corte Costituzionale, pure prospettato un dubbio sull'illiceiffi del fatto, accompagnata dalla preci-
pongono aH'interprete l'obbligo di individuare i criteri di massima alla cui sazione che, "se l'assenza di tale dubbio discende, principalmente, dalla per-
stregua va determinata l'inevitabilita dell'errore. Al riguardo, la stessa sonale non colpevole carenza di socializzazione dell'agente, l'ignoranza
Corte Costituzionale ha ritenuto di dover fomire talune indicazioni. della legge va, di regola, ritenuta inevitabile".
Oltre a rinviare la giurisprudenza ai criteri generali che, in tema di
responsabiliffi a titolo di colpa e di "buona fede" nelle contravvenzioni, la
stessa era andata via via adottando, la Corte ha sottolineato che la inevitabi- 4.2. L' erronea supposizione di una esimente.
lita dell'ignoranza e dell'errore non puo farsi discendere da criteri soggetti-
vi "puri" - fondati cioe su parametri commisurati esclusivamente sulla L'art. 59, ult. co., c.p., stabilisce: "Se l'agente ritiene per errore che esi-
base delle specifiche caratteristiche personali dell' agente - bensI su criteri stano circostanze di esclusione della pena, queste sono sempre valutate a
di tipo oggettivo, o misti. favore di lui. Tuttavia, se si tratta di errore determinato da colpa, la punibi-
Come attinenti a criteri del primo tipo, la Corte ha indicato i casi lita non e esclusa, quando il fatto e preveduto daHa legge come delitto col-
dell'assoluta oscurita del precetto, o di un "gravemente caotico atteggiamen- poso". L'esame di questa disposizione e la corretta collocazione sistematica
to interpretativo degli organi giudiziari", che mettano capo ad una sorta di delle ipotesi in essa considerate, richiedono alcune precisazioni preliminari,
oggettiva mancanza di riconoscibilita del dato normativo; quali ipotesi ricon- che concemono il suo ambito di applicazione.
ducibili a criteri di tipo misto, la Corte ha indicato i casi in cui l'inevitabilita E pacifico, innanzi tutto, che l'errore contemplato dall'art. 59 ult. co.
dell'errore sia derivato da particolari circostanze "positive" di fatto, in cui si non riguarda i casi in cui l'agente supponga come esistente una "circostan-
e formata l'opinione dell'autore: per esempio, "assicurazioni erronee" di za di esclusione della: pena" che in realffi non e affatto prevista dalla legge,
persone istituzionalmente destinate a giudicare sui fatti in questione, prece- ovvero attribuisca ad una esimente, effettivamente prevista, limiti di appli-
denti giudicati, varie assoluzioni dell'agente per il medesimo fatto, ecc .. cabilita diversi o piñ ampi (come nel caso di chi ritehesse, ad esempio, lo
La Corte ha pero precisato che il fondamento della "scusa" per l'inevi- stato di necessita riferibile anche alla salvaguardia di beni patrimoniali). In
tabile ignoranza della legge penale "vale soprattutto per chi versa in condi- entrambe queste ipotesi l'errore sull'esimente configura, infatti, un errore
zioni soggettive d'inferiorita" e non certo per quei soggetti "dai quali, per la (indiretto) sul divieto, che non scusa (se non nei limiti oggi apposti aH'art. 5
loro elevata condizione sociale e tecnica, sono esigibili particolari compor-
36 E stato giustamente notato, peraltro, che anche in relazione ai c.d. reati "naturali" non si
puo escludere a priori l' esistenza di particolari situazioni che rendano inconoscibile il precetto:
si e proposto come esempio quello dello straniero proveniente da una cultura molto diversa
35 La soluzione e sostanzialmente corrispondente aquella accolta attualmente dal codice dalla nostra e giunto da poco nel nostro Paese, che attribuisca all' incesto una portata piil ristret-
penale tedesco (StGB, § 17). ta di quella stabilita dall'art. 564, lOco., c.p. (cfr. T. PADOVANI, Diritto pena/e, cit., 301).
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c.p.) e non ricade, pertanto, nell'ambito di applicazione dell'art. 59, ult. In particolare non riteniamo possa essere condivisa - per quanto mag-
co .. Questa nonna, in realta, si riferisce esc1usivamente alle ipotesi in cuí il gioritaría -l'opinione, secondo cui l'errore sulle esimenti esclude il dolo
soggetto suppone (erroneamente) l' esistenza dei presupposti di fatto di una dell'agente. Fra l'altro, questo punto di vista - se e del tutto coerente con
esimente: si rappresenta, cioe, per errore, una situazione di fatto tale che, se una struttura bipartita del conetto di reato (supra, Sez. 1", 2), che escluda
effettivamente sussistente, renderebbe ilfatto da lui commesso inquadrabile l'autonoma rilevanza dell'antigiuridicita come suo elemento costitutivo -
in una ipotesi esimente. risulta a dir poco sorprendente nel quadro di una sistematica del reato a tre
Esempi: Caio, in una strada buia, scambia l'amico, che scherzosamente elementi. EssÍl appare, infatti, in contraddizione con la preliminare delirni-
gli si avvicina agitando un bastone, per un aggressore, e lo ferisce; tazione dell'oggetto del dolo (che, per definizione, non include la coscienza
Sempronio porta via con se una cosa altrui, equivocando sul significato di del!' antigiuridicita) e con la stessa rigorosa definizione dei confini delfatto
un gesto o di una parola del proprietarío, che ha scambiato per consenso tipico.
all'impossessamento della cosa; Mevio, per salvarsi dal pericolo di un In realta, chi agisce nell' erronea supposizione che esistano i presupposti
incendio, danneggia gravemente l'altrui proprieta, ad es. svellendo un infis- di fatto di una esimente, prevede e vuole gli elementi oggettivi del fatto tipi-
so, mentre esisteva una diversa e agevole via di scampo. In questi casi, si co - cos! come sono individuati nella concezione "tripartita del reato" -
parla di legittima difesa putativa, di consenso putativo, di stato di necessita poiche si rappresenta compiutamente condotta, rapporto di causalita ed
putativo, ecos! via. evento; e "vuole" altres! la lesione di beni che con il suo fatto realizza: feri-
La rilevanza dell'errore non e pero limitata ai casi di errore sulle cause re il presunto aggressore, impossessarsi di una cosa altrui, danneggiare
di giustificazione; essa si estende anche alle altre ipotesi di esimenti (supra, l'infisso. Cio che egli erroneamente "suppone" e che il fatto tipico sia per-
Sez. 3", l, 2, 6), il cui ambito, come abbiamo visto, e appunto definito dalla messo; che cioe il divieto non si applichi, in virtU delle circostanze che egli
regola della rilevanza dell'errore: dovra ritenersi non punibile ex arto 59, crede esistenti.
ult. cO., anche chi abbia commesso un furto ai danni del padre putativo (art. Nell'ipotesi dell'art. 47, l'agente non sa quel che fa (questo significa,
649 c.p.) o abbia reso falsa testimonianza per salvare da un grave pregiudi- appunto, dire che manca il dolo); nell'ipotesi dell'art. 59 ult. cO. egli sa,
zio nella liberta o nell'onore colui che ha sempre ritenuto essere suo fratel- invece, benissimo cosa sta facendo; crede, pero (erroneaménte) che gli sia
lo, ignorando che trattavasi, invece, di un trovatello accolto,fin dall'infan- permesso farlo. Non e, dunque, il dolo ad essere escluso; lo e, pero, la col-
zia nella casa dei propri genitori. pevolezza del soggetto, il cui atteggiamento e, semmai, analogo a quello di
In tutte queste situazioni, al parí che nell'ipotesi di errore su una causa chi versa in errore sulla legge penale. Entrambi si troyano, infatti, in una
di giustificazione, deve essere esclusa la colpevolezza dell'agente. E, inve- posizione in cui non sono motivabili dalla nonna di divieto: l'uno, perche
ro, pur essendo il fatto antigiuridico (e oggettivamente non scusato, ne altri- non ne conosce l'esistenza; l'altro, perche crede che l'efficacia del divieto
menti esentato) tuttavia l'agente, da un punto di vista soggettivo, agisce sia paralizzata da una nonna antagonistica.
nella stessa condizione in cuí si troverebbe, se sussistessero i presupposti di L'identita di trattamento non puo cancellare le evidenti differenze di
applicazione della scusante o della diversa ipotesi di esenzione da pena, struttura fra errore sul fatto ed errore sull' antigiuridicita del fatto, ne il dif-
volta a volta in questione. ferente rapporto in cui le due ipotesi si troyano con gli elementi costitutivi
Se l'ambito di applicabilita dell'art. 59, ult. cO., c.p. puo dirsi sostan- del reato. Anche per quanto conceme la disciplina dell'errore "detenninato
zialmente pacifico, alquanto controversa e invece la sua collocazione siste- da colpa", le analogie fra i due casi sono soltanto apparenti. Nell'errore sul
matica che, ovviamente, dipende anche in larga misura dallo schema di fatto cio che si punisce e un yero e proprio reato colposo: la condotta, cioe,
analisi del reato che essa presuppone. Va detto, al riguárdo, che la dottrina di chi realizza, attraverso una violazione della diligenza oggettiva, un even-
dominante tende ad assimilare l' errore sulle circostanze di esclusione della to lesivo che non ha preveduto ne voluto (si pensi all'esempio usuale del
pena all'errore sul fatto, previsto dall'art. 47; ma fra le due ipotesi, in cacciatore che uccida o ferisca un compagno di battuta, sparando, con
realta, esiste solo una analogia di disciplina (anche per quanto conceme il eccessiva precipitazione, in direzione di un cespuglio dietro il quale ha cre-
trattamento dell'errore "detenninato da colpa"); esse, pero, differiscono duto di intravvedere la sagoma di un animale). Nell'erronea supposizione
profondamente, per quanto conceme i rapporti con gli elementi costitutivi di un'esimente, l'eventuale punibilita conceme, invece, sempre un fatto
del reato. volontario (oggettivamente antigiuridico) e l'oggetto del giudizio di colpe-
416 Parte terza n reato 417
volezza e costituito propriamente dal processo motiva?:ionale che ha pro- stretta e pronta obbedienza deIl'inferiore: com'e caratteristico essenzial·
dotto il dolo del fatto: a cui si riferisce, appqnto, l'apprezzamento del- mente delle gerarchie militari 38. In altri tipi di organizzazione geratchica,
l' eventuale violazione della diligenza oggettiva. . infatti, il principio che vige e esattamente queIlo opposto; nel senso che il
Quando l' errore sull' antigiuridicita appare scusabile (perche non evita- controllo di legalita dell'ordine da parte del subordinato - perlomeno dal
bile), i1 dolo dell'agente risulta irrilevante per la colpevolezza; ma, anche punto di vista del diritto penale - prevale senz'altro sul dovere di obbe-
quando l'errore sia inescusabile, sarebbe egualmente ingiustificato un rim- dienza.
provero di colpevolezza a titolo di dql(J: la ~olpevolezza dell' agente, infatti, L'art. 17, cO. 3°, del n.p.R. 10 gennaio 1957, n. 3 (Statuto degli impie-
non si radica nella volonta di azione, 9he si e costituita e cOIÚ'ormata sulla gati civili deIle Stato), ad esempio, prevede espressamente che l'impiegato
base dell'errore, bensl sulla violllzione della diligenza oggettiva, da cui e non deve eseguire l'ordine del superiore, quando l'atto che gli viene richie-
scaturito l' errore. sto di compiere "sia vietato dalla legge penale". Ma, anche nell'ambito di
rapporti di subordinazione contrassegnati da una particolate rigidita, si
ritiene tuttavia concordemente che il dovere di obbedienza, su cui si fonda
4.2. L' ordine illegittimo vincolante. la non punibilita deIl' esecutore, incontri almeno due limiti fondamentali.
1) E in ogni caso sindacabile la legittimita c.d. esterna (o formale)
L'art. 51 c.p. (co. 2° e 3°), stabilisce che, se un fatto costituente reato e dell'ordine. n subordinato, cioe, ha sempre la possibilita (anzi l'obbligo) di
commesso per ordine dell' Autorita, di esso rispondono sia il pubblico uffi- disattendere l' ordine, in mancanza dei requisiti di validita dello stesso, che
ciale che ha impartito l' ordine, sia chi lo ha eseguito, salvo che "per errore attengono alla competenza di chi lo ha impartito ea queIla di chi dov!ebb.e
di fatto, abbia ritenuto di obbedire a un ordine legittimo". eseguirlo, nonche alla forma prescritta per quel deterrninato ordine. E eVi-
n 4° co. dello stesso arto 51 stabilisce, a sua volta: "Non e punibile chi dente che l'ufficiale di PoI. Giud., ad esempio, non puo eseguire un ordine
esegue l'ordine illegittimo, quando la legge non gli consente a1cun sindaca- di custodia cautelare (art. 285 c.p.p.) se non in base ad atti che siano stati
to suIla legittimita dell' ordine". redatti in un certo modo (forma scritta, sottoscrizione del magistrato com-
Quando si leggano congiuntamente i1 3° e il4° co. dell'art. 51, si desu- petente, puntuale identificazione del catturando, ecc.) e provenienti da chi
me agevolmente che l'applicazione della disposizione di cui al 4° co. pre- ha la competenza ad emanarli.
suppone nell'esecutore la percezione del carattere "illegittimo" dell'ordine. Sono, invece, insindacabili - sempre nell'ambito di rapporti di subor-
Se, infatti, egli ritiene di obbedire a un ordine legittimo, a suo favore si dinazione gerarchica di tipo militare, o assimílati 39 - i profili di illegitti-
applichera non il 4°, ma il 3° co. dell'art, 51; che, d'altra parte, non e se mita deIl'ordine che siano di natura sostanziale, che attengano cioe al meri-
non una ipotesi particolare di erronea sUPPQsizione dei presupposti di una to dell'ordine. Per restare fermi all'esempio dell'ordine di custodia cautela-
causa di giustificazione, la cui rilevanza si ricaverebbe, comunque, daIl' arto re, non potrebbe certo riconoscersi all'ufficiale di PoI. Giud., comandato ad
59, ult. cO., C.p. 37. eseguirlo, il potere di sindacare l' ordine sotto il profilo dell "esistenza di Una
Al di fuori dei casi di errore, la punibUita deIl' esecutore di un ordine congrua motivazione o di sufficienti indizi di colpevolezza del catturando,
illegittimo - ma si dovrebbe parlare senz'altro di ordine criminoso, trat- 2) Il secondo limite che generalmente si appone all'insindacabilita
tandosi per definizione deIl'ordine di compitlre un "fatto costituente reato" dell' ordine e costituito dalla sua manifesta criminosita; che ricorrerebbe, ad
- puo tuttavia restare esclusa, quando si tratti di un ordine "insindacabile": esempio, nel caso di un ufficiale di polizia che ordini ai militari da lui
quando, cioe, la legge non consentiva all'esecutore ne di discutere ne di dipendenti di sparare su un gruppo di passanti inermi.
disattendere l'ordine ricevuto. Ordini di tal fatta si nnvengono solo nel- Al carattere manifestamente criminoso dell'ordine faceva espresso rife-
l'ambito di rapporti di subordinazione gerarchica, la cui natura esiga la piii rimento l'abrogato arto 40 c.p.m.p., che prevedeva testualmenté: