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Alessandro Demontis
luglio 2018
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Indice
Introduzione 5
BIT SHIMTI 7
NIN-IGIKU 9
APIN e DILGAN 11
Kakkab Shanamma ed EN.TI.MASH.SIG 14
TIL e TILMUN 17
Le serie *HE* e SHU* 21
DINGIR parte 1/3 24
DINGIR parte 2/3 28
DINGIR parte 3/3 35
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Introduzione
La questione dell' attendibilità delle traduzioni ed interpretazioni fatte da
Zecharia Sitchin di termini sumeri e accadici va avanti da ormai circa quindici
anni, ed iniziò nei primi anni 2000 con alcuni critici che mettevano in dubbio la
sua conoscenza di queste lingue.
Dal punto di vista linguistico, il suo maggior critico é senza dubbio lo studioso
di ebraico antico Michael S. Heiser, le cui critiche sono state sostanzialmente
riprese da quasi tutti i critici venuti dopo; sporadicamente, altri studiosi,
accademici e non, tra i quali anche alcuni italiani, hanno espresso giudizi
negativi sulle traduzioni di Sitchin, e la pagina Wikipedia dell' autore ne é un
buon sunto.
Negli oltre quindici anni in cui ho studiato il suo materiale, mi sono preso la
briga di verificare molte delle sue traduzioni, sia quando esse erano letterali,
sia quando rappresentavano personali interpretazioni od estensioni; il numero
dei termini che nel corso degli anni ho verificato approfonditamente si attesta
intorno ai quaranta, tra i quali ho effettuato una selezione per comporre questo
breve saggio.
Qui presento, quindi, una selezione di sedici termini, analizzati in nove distinti
capitoli, nei quali fornisco significati dei dizionari, e in molti casi anche le
equivalenze cuneiformi necessarie.
Per le mie analisi mi sono avvalso, nel corso degli anni, dei seguenti dizionari:
5
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BIT SHIMTI
Nel libro “Il pianeta degli dei”, Sitchin parla a lungo del processo di creazione
dell' Uomo. Descrivendo il luogo e la maniera in cui questa operazione venne
condotta, egli scrive:
IM = Vento
7
Quindi abbiamo le seguenti possibili traduzioni:
La Casa (BI.ID) dove entra (TI) il Vento (IM) della VIta (SHI)
La Casa (BI.ID) dove viene soffiato (SHI) il Vento (IM) della Vita (TI)
8
NIN-IGIKU
Voglio mostrare il risultato di una indagine condotta nel 2011 quando un utente
di un forum sostenne che Sitchin inventava molti nomi ed epiteti di divinità
mesopotamiche, tra i quali l' epiteto (o presunto tale) di Enki: NIN.IGI.KU
trattato da Sitchin nel libro "Il pianeta degli dei".
Fughiamo intanto il dubbio sull' esistenza effettiva di questo nome, e della sua
attribuzione a Enki. Lo si trova in una delle versioni assire del mito della
Creazione dell' Uomo, riportata da James B. Pritchard nel suo "Ancient Near
Eastern Texts Relating to the Old Testament with Supplement".
9
Veniamo ora all' analisi del termine in se, che é uno dei casi in cui Sitchin non
ha nemmeno dovuto interpretare o estendere i significati dei singoli segni (una
pratica che purtroppo ha messo in atto spesso, come nel caso del nome
“Ninurta”).
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APIN e DILGAN
Nel libro "Il pianeta degli dei" Sitchin parla del reperto assiro di origine sumera
catalogato come WAK8535. Riguardo a due segni in particolare nello spicchio
che prende in esame (per l' importanza ed il contenuto di questo spicchio
rimando al libro dell' autore) egli scrive:
Alcuni studiosi hanno avanzato l'ipotesi che questi fossero nomi di stelle
lontane o di parti di costellazioni, ma il significato dei nomi stessi porta a
escludere tale possibilità: DIL.GAN vuol dire infatti, letteralmente, "la
prima stazione"; e APIN, "dove viene stabilita la rotta giusta".
APIN: a proposito di questo termine segnalo che i critici Ian Lawton e Gerald
Foster fanno notare che Sitchin traduce con ‘dove viene stabilita la giusta
rotta’, mentre in ogni versione dei lessici APIN è l’ aratro. Questo è senz’ altro
vero, infatti questo è uno dei pochi errori di Sitchin, ma non è un errore di
traduzione, bensì di ‘licenza’. L' oggetto celeste APIN normalmente viene
identificato con la costellazione Orsa Maggiore o meglio con il 'Grande Carro'
che rappresenta l' asterismo in Orsa Maggiore. Il nome antico era 'Aratro' per
la somiglianza con la forma di un aratro. Come si collega l' Aratro al significato
di 'dove viene stabilita la giusta rotta'? Bisogna riflettere su cosa sia un aratro
e quale sia la sua funzione.
L' aratro é un attrezzo per fare solchi e filari, che corrono dritti in un campo. L’
aratro serve per tracciare filari dritti, il ‘giusto percorso’, la 'giusta rotta' per la
semina. Ecco il significato assegnato da Sitchin. E’ una licenza molto fastidiosa,
e i critici fanno bene a segnalare l’ errore di Sitchin, ma che non pecca in
riscontro nel significato.
DIL = Uno
11
Potremmo essere più precisi usando la traduzione: “Fermata 1”, ma bisogna
ammettere che la versione di Sitchin 'prima stazione' rende molto meglio.
12
Qui di seguito l' identificazione dei segni nella tavola in questione:
13
Kakkab Shanamma ed EN.TI.MASH.SIG
Ricordiamo cosa scriveva Sitchin nel 1976 ne "Il pianeta degli dei":
Kakkab Shanamma:
come sostantivo: altro, un altro, una cosa diversa, una imitazione, una
cosa simile
Troviamo il termine Shanamma in svariate ricorrenze tra cui una frase in "A
New Boundary Stone of Nebuchadrezzar I from Nippur" di W.J. Hinke:
14
In questa frase 'shanam' é utilizzato per indicare il concetto che chi cancellava
(da una lista) i nomi dei re e degli dei metteva il proprio al loro posto
'imitando' gli stessi dei e re. Compiva idealmente una imitazione, faceva un
'duplicato' della linea, ma con il proprio nome al posto di quello del dio o del re.
Il libro "The royal correspondence of the Assyrian Empire" edito dalla MacMillan
Company per la University of Michigan riporta:
Shanamma = un altro
EN.TI.MASH.SIG:
EN = signore
TI = TIL(A) = vita
SIG7 = verde
E da dove viene l' aggettivo "fulgida" ( = dall' aspetto luminoso) che leggiamo
nel libro di Sitchin? Questo é purtroppo un errore di traduzione, o meglio una
aggiunta bella e buona fatta dai traduttori per la edizione italiana. La versione
originale inglese é:
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Purtroppo i traduttori hanno separato 'bright' da 'greenish' e hanno tradotto
come 'fulgida e verdeggiante'. In realtà il concetto di 'bright greenish' (verde
chiaro) é incluso in SIG7 che rappresentava in sumero proprio il verde chiaro
tendente al giallo.
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TIL e TILMUN
TIL = MISSILE
In "The wars of Gods and Men" (in Italia: guerre atomiche al tempo degli dei)
Sitchin scrive:
Enlil instructed Ishkur to go back and tell Ninurta: "In the battle do not
tire, prove thy strength!". More practically, he sent Ninurta a tillu - a
missile to attach to the Stormer that shoots the projectiles"
Tra parentesi riporta il segni pittografico a cui assegna il valore accadico "tillu"
e sumero TIL. Questo segno, con tutta la citazione di Sitchin, é riportato qui
sotto:
E' importante notare che in questo passaggio Sitchin cita solo il termine
accadico "tillu" e non il sumero TIL.
Quando in altri punti del libro (e in altri libri) parla del TILMUN (la terra degli
dei), egli traduce come TIL.MUN = "Terra dei missili". E' quel che succede per
esempio in "The stairway to heaven" (in Italia: le astronavi del Sinai) in cui
scrive:
17
Dunque possiamo ritenere che per Sitchin vale l' equivalenza se non altro
fonemica: TIL -> tillu con significato di "missile". Ha ragione?
Intanto bisogna chiarire che segno é TIL. I dizionari di sumero che riportano i
segni pittografici e cuneiformi riportano diverse varianti di TIL/DIL, che ho
numerato come 1, 2 e 3 nell' immagine a fine analisi. Se si osserva il segno
disegnato da Sitchin si constata che esso corrisponde esattamente al segno
che ho marcato come 3 e reso TI(I), che Prince, autore del dizionario, riporta
nella sua forma più comune che significa generalmente "vita" (per intenderci é
il segno utilizzato nell' Enuma Elish per il nome TI.AMAT). Si tenga a mente
questo particolare.
Il territorio chiamato nei testi sumeri DILMUN, menzionato già a partire dal III
millennio a.C. nella letteratura sumera di vario genere, era chiamato in questa
maniera solo come resa fonetica. Il suo nome infatti non si scriveva con i segni
di TIL.MUN, ma con i segni di NI.TUK (come riportato da Jean Jacques Glassner
citando Englund e Nissen nel suo articolo "Dilmun, Magan and Meluha"), il cui
significato non é ancora stato chiarito (per NI si accettano in genere i significati
di "Olio, straripante, riposare, suffisso di 3a persona" e per TUK si accettano i
significati di "avere, prendere possesso"). Bisogna quindi analizzare la resa
fonetica DILMUN (presente in lungo e largo dalla metà del III millennio fino al I
millennio) nelle sue possibili traduzioni o interpretazioni.
18
La resa DILMUN diversa da quella di Sitchin TILMUN non deve ingannare,
foneticamente TIL e DIL corrispondevano ed erano intercambiabili; in testi
DILMUN viene menzionato come la terra degli dei, e nell' epopea di Gilgamesh
esso viene chiamato "la terra dei viventi", come fa notare Sitchin in "The
stairway to heaven" (le astronavi del Sinai) in cui scrive:
In three days, "a run of a month and fifteen days"—a forty-five day
journey overland—"they left behind." He arrived at TIL.MUN—"The Land
of the Living."
Al punto precedente abbiamo constatato la possibile valenza di TIL come 'missile', ora
il fatto che la stessa parola significhi "vita" (riportato sia da Sitchin che da Prince) e
che DILMUN in Gilgamesh viene chiamato "terra dei viventi" rende accettabile l'
equivalenza.
19
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Le serie *HE* e SHU*
Doi seguito analizziamo alcuni nomi che Sitchin in "Il pianeta degli Dei", nel
contesto della sua descrizione del sistema solare, riferendosi a non precisate
fonti. Possiamo dividere questi termini in due serie, -HE- e SHU-, più alcuni
nomi fuori serie:
GIR.HE.A
MU.HE
UL.HE
SHU.NU
SHU.PA
SIB.ZI.AN.NA
SAG.ME.GAR
MU.HE = Confusione delle navette, sempre dal fatto che secondo Sitchin
i MU sono le navicelle degli Anunnaki (ricordiamo il suo ragionamento di
SHU-MU = Ciò che é un MU). Dimostrerò nel capitolo apposito che
effettivamente i MU possono essere le navette degli dei.
21
UL.HE = Banda di confusione, e qui non abbiamo nessuna
corrispondenza, ma abbiamo in sumero UL4-HE2 col significato di 'base
del cielo'.
Iniziamo subito a dire che non sono riuscito a trovare nessun riferimento a
'Confusione' per il termine sumero HE, la confusione in sumero era in genere
indicata con il termine SUH. Riguardo al termine UL.HE c' é da notare una cosa
curiosa... secondo Sitchin questi tre nomi erano utilizzati per descrivere la zona
esterna del sistema solare nell' avvicinarsi di Nibiru trovando i pianeti da
Plutone a Urano. Venendo dall' esterno, quella zona era davvero la 'base dei
cieli' (UL.HE) come per noi lo sarebbe la zona di Mercurio e Venere perchè
siamo all' interno del sistema. Sitchin ha dunque probabilmente dato una
traduzione errata ma, per coincidenza, fatto un riferimento corretto.
SHU = supremo
SHU.NU: Sitchin traduce una intera frase "the Seven Shiny Ones
SHU.NU" con "I sette che riposano nella parte suprema". Questa
traduzione non ha nessuna corrispondenza nei miei dizionari.
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SIB.ZI.AN.NA = la vera / giusta guida del cielo, che trova piena
conferma con:
ZI = giusto, corretto
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DINGIR parte 1/3
Questo é il primo di tre articoli relativi all' analisi linguistica e grafica del
termine utilizzato dai sumeri per descrivere le loro 'divinità', il termine DINGIR.
E' bene innanzitutto farsi una idea della conoscenza ufficiale riguardo gli dei
sumeri, riassumendo brevemente il rapporto che la linguistica sumera aveva
con questi esseri. Altresì bisogna sottolineare che la sumerologia ortodossa
tratta il termine in esame come una unica parola, scritta DINGIR al quale si dà
il significato di ‘dio, divinità, gruppo di divinità’ e che viene fatta derivare da DI
+ GAR = ‘emanare un decreto’, riferimento al fatto che questi esseri
regolamentavano la vita a Sumer.
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DINGIR. Essi non sono i segni di DIN + GAR, ma DI(N) + GIR. I segni per DIN
e GIR sono riportati, nella forma risalente alla metà del II millennio a.C. (e
stilizzati in forma artistica) nella figura [3].
Le linee in azzurro poste nel disegno mostrano come sia possibile ricavare da
questo le forme dei glifi che compongono il termine DINGIR.
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nostri Shuttle al rientro dalle missioni spaziali. Ciò é legato al fatto che secondo
Sitchin gli ‘dei’ sumeri erano esseri capaci di voli spaziali con mezzi di trasporto
aereo dei quali si trova traccia in vari miti sumeri.
Per quanto assurda possa apparire questa ipotesi, che ricordo essere basata su
decine di riferimenti nei testi, se fosse plausibile sarebbe la perfetta
spiegazione della composizione del termine DINGIR, come vediamo dalla mia
immagine composita, sia dal punto di vista grafico (i contorni delle due parti
della navicella, quella sotterranea e quella sopra terra) sia dal punto di vista
del significato (la navicella è rivolta verso l’ alto, verso il cielo, e serve appunto
per salire in cielo).
Questo termine dunque, composto da due glifi che ricalcano la forma di una
navicella o di un razzo multi stadio, per la proprietà di questa navicella di
‘dirigersi verso il cielo’, sarebbe poi stato reso dal glifo più semplice AN che
significa ‘cielo’.
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DINGIR parte 2/3
il termine DINGIR deriva dall' unione dei segni DIN+GIR che messi in fila
ricordano un razzo
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sprigiona fiamme dalla parte posteriore, mentre quella anteriore è
stranamente aperta. Proviamo ora a "scrivere" dingir combinando i due
segni pittografici: scopriremo che la coda del gir pinnato si inserisce
perfettamente nell'apertura frontale del din! (figure 84, 85). Ed ecco
dunque lo sbalorditivo risultato: ci troviamo davanti a una vera navetta
spaziale con razzo propulsore, munita di un modulo di atterraggio
perfettamente agganciato.
Le figure citate da Sitchin nei suoi libri sono riprodotte, nella immagine
composita a fondo articolo, tramite la figura [1].
Il termine DINGIR poteva essere scritto con resa sillabica tramite i segni
DIN+GIR o era solo una lettura di un unico e singolo segno chiamato AN?
Finora abbiamo dimostrato che la risposta ai primi due punti é SI, quindi
adesso inizierò la mia analisi dal terzo punto, e poi ritornerò indietro per
28
aggiungere sui primi due punti.
Sulla questione qualche anno fa é intervenuto anche l' amico e studioso Biagio
Russo, uno dei più rigorosi e precisi studiosi che abbia avuto il piacere di
conoscere. Russo, per indagare sulla questione, ha contattato un emerito
professore di assiriologia, il prof. Claudio Saporetti, il quale ha definito la
scrittura sillabica DIN.GIR come un “errore grave”.
Quando scrissi il mio primo articolo relativo a questo termine (“Analisi del
termine DINGIR”, 2009), cercai materiale relativo alla questione per ben otto
mesi, e non riuscii mai a trovare nessun riferimento alla scrittura sillabica
DIN+GIR. Ma notando la somiglianza dei segni riportati da Sitchin con i simboli
di DI(N) + GIR trovati in una delle liste di segni in mio possesso (pur stilizzati)
mi convinsi che Sitchin aveva probabilmente assunto i valori sillabici dei due
segni ma che il suo discorso era più che corretto. In quell' occasione però non
condussi un' analisi linguistica ma mi limitai a notare la curiosa somiglianza dei
due glifi nella versione che aveva nella mia lista di segni con il reperto della
tomba di Hui che, secondo Sitchin mostra un 'razzo'. Supposi fosse anche per
questa somiglianza che Sitchin mentalmente collegò il termine ai 'razzi
fiammeggianti', ma mi ripromisi di ritornare sull' argomento.
Lo scrittore Gaston Maspero, a fine del XIX secolo, pubblico una monumentale
opera in 12 volumi, intitolata “Storia d' Egitto, Chaldea, Siria, Babilonia e
Assiria”, che racchiudeva il frutto delle sue esplorazioni e delle sue ricerche
condotte sia sul campo che nelle biblioteche; quest' opera fu edita niente po'
po' di meno che dal prof. Archibald Henry Sayce, eminente pioniere dell'
assiriologia linguistica, docente all' Università di Oxford, paradossalmente
ricordato più per i suoi studi sulla civiltà e linguistica ittita che per i suoi
contributi all' assiriologia.
Nel 3° volume, parte C, del suo libro, Maspero riporta una tavoletta bilingue
molto curiosa, dove troviamo (per ben 2 volte, il termine DINGIR in resa
sillabica, non di due, ma di 3 segni. L' interna tabella contenuta nella pagina
del libro é riprodotta in figura [3].
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formato elettronico dei più completi cataloghi di segni cuneiformi neo-assiri,
elenchi che sono il riferimento per le opere elettroniche contenenti caratteri di
questo periodo storico-linguistico.
Nella riga 20 abbiamo il segno denominato ITI definito come UDxESH, mentre
nella riga 21 abbiamo una sua variante chiamata ITI2 (scritto con la prima I
accentata) definita come ITIxBAD.
In ultima colonna, quella che mostra quali segni sono stati utilizzati per creare
le due versioni di ITI, abbiamo che ESH é definito U+U+U per la riga 20,
questo perchè, alla riga 711, ESH é definito come “3 volte il segno U”, come
mostrato in figura [5].
Questo modo di unire i segni, come detto, produceva omofoni (come nel caso
di ITI e ITI2) con diversi segni e nome completamente diverso dai due segni
che li compongono, ma anche segni con nome proprio che conservavano i due
(o più) segni dei nomi che li componevano, come nel caso della figura [6] nella
quale i segni di MASH e di U sono uniti per formare GIDIM2 con resa sillabica
MASH2.U.
Verifichiamo cosa succede nel caso di DIN, DI e IN, in figura [7], notando che
DI e IN corrispondono alla resa grafica della tavola di Maspero. DIN invece -
figura [8] - é parecchio diverso dall' unione dei due singoli segni, anche se
presenta la 'punta' e il cuneo verticale di DI sommati al lungo cuneo
orizzontale di IN.
Per cercare di rispondere dobbiamo ora affrontare i primi due punti della
discussione - che ricordo, avevamo già confermato nella prima parte - sotto un
nuovo punto di vista: l' esistenza o meno dei due segni riportati da Sitchin e il
loro significato. A confermare la tesi di Sitchin ci pensa il “Material for a
sumerian lexicon with full syllabary and cuneiform signs” di John Prince,
autorevole etimologo e linguista di fine XIX secolo. A pagina 73 e 74 del suo
libro egli riporta la definizione proprio di DE2, riprodotta in figura [10],
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mostrando esattamente (con al dovuta differenza di stile di disegno) il segno
che secondo Sitchin sarebbe DIN, specificando che esso sarebbe una forma
dialettale di DU2 e DU3, e connesso a DI, DIM, DU, SI, SIMUG e UMUN.
Andiamo oltre: il libro di Prince non contiene una voce per DIN, ma contiene
una voce (figura [12]) per GI.IR che conferma il segno che Sitchin riporta per
GIR. Il segno originale aveva il significato di “irrompere” da cui derivano
“illuminare, illuminante” con un paragone con i fulmini. Il termine inglese
'lighting' bene rende l' idea del bagliore luminoso squarciante emesso dal
lampo. Questo simbolo - indicato da Prince sillabicamente GI.IR - nei cataloghi
attuali é reso come una unica sillaba GIR2 ed é esattamente quello indicato
come GIR nella tavola di Maspero. Ce ne rendiamo conto guardando figura
[13], ma sappiamo che nella notazione utilizzata attualmente GIR2 é indicato
come: NGIR2 (es: “Sumerian Lexicon” di J.Halloran - figura [14]).
31
la notazione attuale DINGIR sarebbe più corretta come DE2.NGIR2 e
corrisponde alla resa sillabica DI.IN.GIR
Nella terza ed ultima parte esaminerò altre occorrenze accademiche di GIR2, poichè
occasionalmente mi é stato criticato l' uso del dizionario di Prince (considerato
antiquato) e il lexicon di Halloran (considerato non abbastanza attendibile).
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DINGIR parte 3/3
Concluse le due analisi sul termine sumero DINGIR, sia dal lato linguistico che
iconografico, e dopo aver ricordato 1) quale idea il termine esprima, 2) come questo si
colleghi al segno cuneiforme AN comunemente usato per rappresentarlo, e 3) la
corrispondenza del suo significato con l' idea che Zecharia Sitchin gli attribuisce, in
questa ultima parte voglio fornire nuove indicazioni accademiche a supporto, poichè
occasionalmente son stato criticato di basarmi su materiale inadatto.
In questa occasione allora utilizzerò un estratto del dizionario di Marie Louise Thomsen
intitolato "The Sumerian language: an introduction to its history and grammatical
structure" edito nel 1984. Utilizzo questo perchè é recente e recensito molto
positivamente su JSTOR, uno dei principali siti accademici di studi linguistici e storici.
Dal suddetto dizionario mostro - in figura [1] nella immagine composita - la voce
GIR2, confermando in pieno i significati già stabiliti.
Alle forme grafiche, corrispondenti con quelle finora viste, troviamo tanti nuovi
significati attribuiti, tra i quali 'splendere' e 'perire' per DE, e 'fiamma' per 'DE2'. La
voce DI riporta 'giudice' e 'giudizio'.
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