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25 ottobre: Il ritorno di
Ulisse a Itaca e la
datazione
astronomica dei
poemi omerici
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! Pubblicato: 25 Ottobre 2019

Archeologia Arte

Era il 25 ottobre 1207 a.C. quando, dopo


venti anni di assenza e dieci anni di lunghe
peripezie, l’eroe dal “multiforme ingegno”, a
bordo di una nave fornitagli dal re Alcìnoo,
approdò a Itaca e, ancora addormentato, fu
deposto dai compagni Feaci sulla riva della
sua terra amata. Così sostengono i sei
ricercatori che nel 2012 pubblicarono un
articolo sulla rivista “Mediterranean
Archaeology and Archaeometry”.

Atena rivela Itaca ad Ulisse, Giuseppe Bottani (1717-


1784)/Fonte: Wikimedia Commons

In questo articolo, il gruppo di ricerca


coordinato dal professore di Geofisica
Stavros P. Papamarinopoulos si dichiarava in
grado di datare con precisione il giorno in cui
Ulisse, travestito da mendicante, entrò nella
sua reggia e fece la strage dei Proci e, quindi,
di stabilire anche la data del suo ritorno che
secondo il testo omerico accadde cinque
giorni prima. Adottando un approccio
interdisciplinare, attraverso una lettura attenta
e un’interpretazione filologica e astronomica
dell’Odissea, e facendo uso dell’Elenco delle
eclissi di Sole della NASA e del programma
astronomico Starry Night, il gruppo riuscì a
determinare che l’evento celeste menzionato
da Omero nell’episodio della strage dei
pretendenti fosse un’eclissi solare parziale
verificatasi il 30 ottobre 1207 a.C. Questa
datazione astronomica offrì, in seguito, a loro
la possibilità di ricostruire un calendario della
Guerra di Troia, contribuendo così al dibattito
-ancora acceso- intorno alla sua storicità e
alla sua presunta decennale durata.

La strage dei Proci in una illustrazione di Gustav


Schwab/Fonte:Wikimedia Commons

I poemi omerici tra mito e realtà

A prima vista, la sopraccitata notizia, non può


che sembrare inverosimile. Pretendere da un
testo letterario un tale livello di veridicità e
trattare i poemi epici di Omero come se
fossero un resoconto fattuale, sarebbe
irragionevole. A una distanza di circa quattro
secoli, Omero, la cui stessa esistenza e
storicità è ancora incerta, non poteva avere
una conoscenza di prima mano degli eventi
riportati nell’Odissea e certo non possedeva i
mezzi a noi disponibili per indagare sul
passato. Inoltre, scrivere un resoconto
accurato sulla Guerra di Troia non era nelle
sue intenzioni. Il mitico poeta non poteva
essere uno storico avanti lettera. La
storiografia, nel senso moderno del termine,
ossia il racconto e l’analisi degli eventi storici
senza l’aggiunta di elementi mitici e
trascendentali, dovette ancora aspettare fino
al V sec. a.C, quando Tucidide formulò i primi
principi e metodi adeguati a tale attività.
Tuttavia, questo non significa che tutte le
informazioni e osservazioni presenti nei testi
omerici siano frutto di mera fantasia.
Parlando a proposito di questo rapporto
complicato tra mito e realtà presso gli antichi,
Plutarco scriveva: “Dunque, che l’antica
scienza della natura presso Greci e barbari
fosse un discorso scientifico avvolto in miti,
velato per la maggior parte di enigmi e
simboli, cioé una ‘teologia mistica’ in base
alla quale alla gente comune quanto veniva
detto risultava meno chiaro di ciò che era
taciuto e ciò di cui si taceva era più incerto di
ciò che veniva detto [...]” (Frammenti, p. 179).

Le avventure di Ulisse (ca. 1460), Apollonio di Giovanni


e Marco del Buono/Fonte: Wikimedia Commons

A rendere più chiara questa mescolanza e


compenetrazione di mito e realtà presso gli
antichi, è il termine stesso di “μύθος” (mito),
molto spesso incontrato nei testi omerici,
dove con una notevole varietà di accezioni
può nel contempo designare una narrazione,
una chiacchierata, un’orazione, o
semplicemente le parole di qualcuno, o
ancora un consiglio, una conversazione, un
parere e persino un argomento logico. Infatti,
l’Iliade e l’Odissea, oltre al loro valore poetico
e al loro stato di testi fondamentali del
canone letterario mondiale, sono una fonte
preziosa e ricca di dati sul mondo preomerico
e omerico, un’enciclopedia del mondo antico
che tra l’altro contiene numerose informazioni
sulla vita culturale e materiale, sulle
conoscenze scientifiche, astronomiche e
tecnologiche degli antichi. Una datazione
astronomica basata sul testo di Omero,
appare così meno implausibile. Omero non
poteva certo aver scritto una storia della
guerra di Troia, ma alcuni fatti riportati nel
suo poema, fatti che essendo stati collegati a
eventi celesti, rimasero incisi nella memoria
dei loro contemporanei e furono trasmessi di
bocca in bocca alle generazioni successive,
potrebbero corrispondere alla realtà e, di
conseguenza, essere datati in base alle
osservazioni astronomiche presenti nel testo.

La datazione astronomica del ritorno


di Ulisse

All’interno dei poemi omerici, infatti, sono


tante le osservazioni astronomiche e i
riferimenti a eventi celesti, costellazioni e
stelle. La datazione astronomica del ritorno di
Ulisse è stata resa possibile grazie ad uno di
essi. Si tratta dell’evento celeste descritto nei
versi 350-357 del ventesimo libro
dell’Odissea (ΟD.20.350-357), in cui
l’indovino Teoclimeno, poco prima della
Strage dei Proci, dichiara che “il sole s’è
dileguato, in cielo diffusa e caligine tetra”
(traduzione di Ettore Romagnoli, vol. II, p.
161). Fin dall’antichità, tale evento fu
identificato da diversi studiosi dell’Omero con
un’eclissi solare (Eraclito di Ponto, nella sua
opera“Ὁμηρικά Προβλήματα, εις α περί
θεών Όμηρος ηλληγόρησεν”, Plutarco, ne
“Il volto della luna”, e Eustazio di Tessalonica
nei suoi “commentari all'Iliade e
all'Odissea”). In base al testo, l’evento
astronomico si verificò di pomeriggio, poco
dopo il pranzo, e prima della cena.

Eclisse solare parziale/Fonte: Wikimedia


Commons (Riyaz Ahamed at ml.wikipedia, Partial-Solar-
eclipse, CC BY-SA 2.5)

I tentativi precedenti di calcolare la data di


questa eclissi solare, intrapresi da Carl
Schoch nel 1926, da Baikouzis e Magnasco
nel 2008, e sempre nel 2008 dallo stesso
Papamarinopoulos, tutti conclusero che
l’evento descritto da Omero corrispondesse
all’eclisse solare totale del 16 Aprile 1178
a.C. Dopo un’attenta analisi del testo omerico
e un confronto dei dati astronomici in esso
presenti, il gruppo di ricercatori sotto la guida
del professore Papamarinopoulos
(Papamarinopoulos et al (2012)) confutò la
data proposta per una varietà di ragioni. Per
primo, gli autori dell’articolo affermarono che,
restando alla lettera del testo, il fenomeno
descritto da Omero non può costituire
un’eclissi totale ma soltanto una parziale.
Soprattutto, però, sostennero che la stagione
in cui l’eclisse si materializzò non poteva
coincidere con quella della primavera. Un
numero cospicuo di descrizioni presenti
nell’Odissea, relative alle condizioni
climatiche (l’accendere del fuoco per
riscaldarsi, le coperte pesanti, le foglie cadute
dagli alberi), alla durata dei giorni (p. es. il
passaggio ΟD.15.391-392, in cui viene
menzionato che le notti erano ‘ἀθέσφατοι’,
“lunge infinite” secondo la traduzione di
Romagnoli, il che concorda con un arrivo di
Ulisse a Itaca dopo l’equinozio d’autunno,
che in quell’epoca ricorreva il 4 ottobre
all’incirca), e altre concernenti le attività
umane, i lavori della terra e la presenza di
certi alberi da frutto (la vendemmia e le viti
cariche di uva, i peri, i meli, i fichi, i melograni
e.a.), fanno capire che l’evento ebbe luogo
d’autunno e non durante la primavera. A
corroborare “l’ipotesi dell’autunno”, sono
anche le costellazioni che indicano a Ulisse la
rotta da seguire per il suo ritorno e che
vengono citate da Omero nel passaggio
ΟD.5.270-277: “E dirigeva, al timone seduto,
con gran maestria, volto lo sguardo, né mai
gli piombava su gli occhi sopore, verso le
Pleiadi, verso Boote, che tardi tramonta,
verso le stelle de l’Orsa, cui dànno anche il
nome di Carro, che sempre fissa in un punto
si gira, spiando Orione […]” (qui nella
traduzione di E. Romagnoli, vol I., p. 100). La
compresenza simultanea nel cielo notturno di
tutte queste costellazioni –dell’Orsa
Maggiore, dell’Orione e del Boote- e
dell’ammasso delle Pleiadi può accadere alle
latitudini del Mediterraneo soltanto nelle
stagioni dell’autunno e della primavera.
Tuttavia, le Pleiadi sono visibili per tutta la
notte solo durante l’autunno, mentre in
primavera si abbassano poco dopo il
tramonto del sole. A parte questo, l’ipotesi è
ulteriormente rafforzata anche dal
comportamento del Boote, “che tardi
tramonta”, che solo d’autunno si trova verso
ovest. Da notare che il Boote, secondo
quanto dimostrato dal programma “Starry
Night”, in quegli anni non scompariva del tutto
dal cielo autunnale nelle latitudini del
Mediterraneo.

L’ammasso aperto delle Pleiadi/Fonte: Wikimedia


Commons

Consultando l’Elenco delle Eclissi di Sole


della NASA, che permette di individuare
eclissi avvenute dal 3.000 a.C. fino ai nostri
giorni, il gruppo cercò quindi un’ecclisse
capace di soddisfare i criteri sopra
menzionati, tenendo in considerazione anche
un dato aggiuntivo riportato nel testo, cioé
che cinque giorni prima della strage dei Proci
e dell’eclisse in questione, all’arrivo di Ulisse
sull’isola, Venere era ben visibile
sull’orizzonte Est prima dell’alba. Il periodo
preso in esame, quindi, conformemente alle
indagini e i reperti archeologici, era quello
compreso fra il 1400 e il 1130 a.C. L’unica
data in grado di rispettare le descrizioni
omeriche e i criteri prestabiliti era il 30 ottobre
1207 a.C. che corrispondeva a un’eclisse
parziale con una copertura del disco solare
fino al 74,7%, avvenuta tra il 14.31 e il 17.23.
Di conseguenza, Ulisse sarebbe tornato alla
sua terra natia il 25 ottobre dello stesso anno,
cinque giorni prima dell’eclisse.

Fonti di informazione:

Baikouzis, C. and Magnasco M.O. (2008) “Is


an eclipse described in the Odyssey?”
in Proc. Natl. Acad. Sci. U.S.A., vol. 105(26),
pp. 8823-8828.
Omero, Odissea, (testo greco), (consultabile
qui).
Omero, Odissea, volumi I e II, traduzione
di Ettore Romagnoli, illustrazioni di Adolfo De
Carolis, Bologna, Zanichelli, 1926.
Fonte: Opal Torino (consultabile qui).
Papamarinopoulos St. P., Preka-Papadema
P., Mitropetros P., Antonopoulos P.,
Mitropetrou E., Tsironi A., (2012) “A new
astronomical dating of Odysseus’ return to
Ithaca”, in Mediterranean Archaeology &
Archaeometry, vol. 12, No 1, pp. 117-128.
Papamarinopoulos, St. P., Preka-Papadema,
P., Mitropetros, P., Antonopoulos, P.,
Mitropetrou, E. and Saranditis, G. (2014) “A
new astronomical dating of the Trojan War’s
end”, in Mediterranean Archaeology and
Archaeometry, vol. 14(1), pp. 93-102.
Παπαμαρινόπουλος, Στ. Π., (2018),
«Αστρονομική χρονολόγηση του τέλους
του Τρωικού Πολέμου και της επιστροφής
του Οδυσσέα στην Ιθάκη», in Clio Turbata
(disponibile qui).
Plutarco, Frammenti, a cura di Volpe
Cacciatore Paola, Napoli, M. D'Auria, 2010.

s.d.

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