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25 marzo 2022 - 07:55 > Versione online

Addio Marco Pivato, vero giornalista scientifico


TRIESTE – Marco Pivato era un “vero” giornalista scientifico: tutta la sua formazione e professione si sono svolte
nel solco della divulgazione e della informazione della ricerca. A partire dal master Franco Prattico, seguito presso
la Sissa di Trieste, la città dove ieri sera è morto tragicamente, a soli 42 anni, precipitando dai piani alti di un
albergo. A dire il vero, Marco Pivato si è interessato anche di altri temi, per esempio della Valmarecchia,
l’entroterra riminese al quale aveva dedicato anche un saggio. E non a caso aveva ricevuto un’offerta
professionale dalla stampa locale, con tanto di contratto regolare e praticantato, una di quelle che ai nostri tempi
non si ricevono spesso e non si rifiutano mai. Eppure lui l’aveva fatto, per continuare a proseguire la sua carriera
da cronista della scienza, della ricerca, della medicina. In molte testate e spazi importanti, a partire dal dorso “TST
Tutto scienze e tecnologia” della Stampa di Torino, oggi del gruppo Gedi al quale afferisce anche Repubblica, che
di recente gli aveva aperto una collaborazione.
La sua ultima attività professionale era stata, sempre all’insegna della “libera professione”, l’apertura di una
società, di un’agenzia e di una testata di carattere medico-scientifico, Dna Medialab. Proprio in tale occasione
avevamo – inciso personale – avuto occasione di risentirci, poiché mi aveva chiesto un contributo da inserire in
una serie di testimonianze di giornalisti impegnati a vario titolo nel settore.
Nel corso degli anni, poi, aveva consolidato la collaborazione con la Società italiana di farmacologia. Ma una
parte non secondaria dell’attività di Marco Pivato è stata quella di saggista. E anche da questa si deduce come la
sua forte vocazione per la divulgazione delle scienze naturali e dure non escludesse affatto interessi diversi, ampli,
allargati.
Significativo in particolare in tal senso il libro “Noverar le stelle”, teso a evidenziare i non pochi punti di contatto
tra poeti e scienziati: proprio di recente avevo avuto modo di rileggerlo e di citarlo nella bibliografia finale della
prefazione alla raccolta di versi di un ingegnere, Riccardo Trichilo.
Ricordiamo poi le sue poesie, in “A poca voce”, l’importante saggio “Il miracolo scippato. Le quattro occasioni
sprecate dalla scienza italiana negli anni sessanta”, l’ultimo “Usare il cervello. Ciò che la scienza può insegnare
alla politica” e “Comunisti sulla luna. L’ultimo mito della rivoluzione russa”, che ancora in questi giorni
rileggevamo nella redazione dell’Almanacco della scienza, scritto con il padre ed ex rettore dell’Università di
Urbino, Stefano.
Proprio alla famiglia va ovviamente ora il pensiero di tutti. Inimmaginabile il dolore dei genitori e della moglie,
incomprensibile l’accaduto, ancor più considerando che Marco Pivato lascia una figlia piccola, adorabile e da lui
adoratissima, Caterina. ( giornalistitalia.it )
Marco Ferrazzoli

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