La prima fase della Repubblica è segnata dal lungo e, duro
scontro tra patrizi e plebei.
I suoi due momenti più significativi per la storia giuridica sono rappresentati da:
A) la redazione delle Dodici Tavole (451-449 a.C.) ;
B) il c.d. compromesso politico-istituzionale del 367 a.C.
Nei primi anni di Repubblica il patriziato avevando l’egemonia
totale nella vita pubblica introdusse il divieto di conubium “connubio”, ossia di contrarre un matrimonio valido con chi non è patrizio. I plebei seppur essendo un gruppo eterogeneo e con obiettivi differenti si mostrarono coesi di fronte a tale provvedimento.
-I plebei poveri, avevano come obiettivo la cancellazione o,
almeno, la mitigazione dei debiti e l’assegnazione di ager publicus “terra pubblica”.
-I plebei ricchi desideravano l’equiparazione politica cioè di
avere accesso alle cariche pubbliche (magistrature) e quindi alla gestione del potere politico cittadino.
A) Poco prima del 450 a.C., i tribuni della plebe,proposero al
patriziato di istituire una commissione mista patrizio-plebea, con il compito di mettere per iscritto norme giuridiche soddisfacenti per tutti. I patrizi si mostrarono favorevoli all’idea , ma contrari alla partecipazione plebea a iniziativa. Dopo il ritorno dell’ambasceria, inviata – anche a scopo dilatorio – in Grecia e in Magna Grecia ) per trascrivere le leggi di Atene e per informarsi su altri ordinamenti giuridici di matrice greca, si decide di costituire un collegio di decèmviri, tutti patrizi, che ricevono il compito di mettere per iscritto norme giuridiche valevoli per tutti e, durante il loro anno di carica, redigono dieci tavole contenenti norme comuni, senza però concludere la redazione come da programma stabilito.
Così tra il 450-449 venne istituito un secondo collegio, con la
presenza di alcuni plebei con il compito di redigere le ultime 2 Tavole.
Ciò che avviene in seguito è un colpo di stato da parte dei patrizi
contrari all’integrazione dei plebei nelle istituzioni cittadine.
Ciò nonostante, l’assemblea centuriata approva le due ultime
tavole, contenenti fra l’altro la conferma del divieto di connubio, che viene abolito 4 anni dopo.
lo storico Livio (attivo nell’età di Augusto),definisce le tavole
(riferendosi alle prime dieci) come “la fonte di tutto il diritto pubblico e privato”.
B) nel 367 a.C., dopo molti anni di tensioni si giunge al
compromesso politico-istituzionale fra PATRIZI E PLEBEI, quando i concili della plebe approvano, con una unica votazione, tre plebisciti (= decisioni della plebe), che presero il nome di leges Liciniae Sextiae.
1) mitigazione dei debiti plebei e una dilazione nei pagamenti.
2)pone per i patrizi dei limiti alle concessioni di possesso di ager publicus e al pascolo di bestiame su di esso, premessa necessaria per allargare le concessioni anche ai plebei.
2) stabilisce che uno dei due pretori-consoli può essere plebeo.
Questi tre plebisciti, di per sé valevoli per la sola plebe,furono
poi accettati dal patriziato, sùbito sul piano politico (di fatto), poi forse su anche su quello giuridico formale attraverso la auctoritas “ratifica” dal senato.
Il compromesso patrizio-plebeo prevede anche la creazione di
nuovi magistrati, di speciale rilievo per il diritto privato: un terzo pretore, accanto ai due pretori-consoli già esistenti,
Al nuovo PRETORE è affidato il compito di esercitare la
giurisdizione civile, che svolge, soprattutto nel II periodo, un ruolo incisivo nella evoluzione del diritto privato, specialmente nel fornire tutela a situazioni nuove generate dalle trasformazioni economiche.
Nel diritto romano del I e II periodo, la iurisdictio
“giurisdizione” ha riguardo al solo processo civile nella sua prima fase, quella dedicata alla impostazione dei termini della controversia, che sarà giudicata nel merito da un giudice privato nella seconda fase. Poi la crescita di contrasti tra romani e stranieri ha portato alla creazione la creazione, nel 242 a.C., di un altro pretore giusdicente che si occupi prevalentemente di queste liti, detto “peregrino”. Nei trent’anni successivi al compromesso, si assiste a una integrazione dei plebei nelle istituzioni, che accedono a qualunque magistratura originariamente patrizia e, anni dopo, nel 300 a.C., allargano il processo di equiparazione istituzionale all’ambito religioso entrando a far parte dei due principali collegi, quello dei pontefici e quello degli àuguri. Poi grazie agli effetti di unioni matrimoniali miste fra i due ceti viene a formarsi un gruppo dirigente patrizio-plebeo, nobìlitas “nobiltà (delle cariche)”, che manterrà fino alla crisi delle istituzioni repubblicane il controllo della politica interna ed estera di Roma.