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172 Fluidodinamica

7. MOTI QUASI-UNIDIMENSIONALI e sostituendo la (7.2) nella (7.1) si ha:


QUASI-STAZIONARI
2 ∆ pr
Fr =
ρ r g r Lr
7.1 Introduzione
Va fatto comunque notare esplicitamente che esistono delle condizioni
Nel par. 5.13 è stata discussa l'applicabilità dell'ipotesi di quasi- di moto di gas in cui i contributi gravitazionali sono determinanti (ad es.,
stazionarietà. In questo capitolo verranno particolareggiate le equazioni del fenomeni di convenzione naturale, moti atmosferici, etc.), così come esistono
bilancio per moti unidimensionali e stazionari e verranno discusse sia l'ipotesi delle condizioni di moto di liquidi in cui i contributi gravitazionali sono
di quasi-unidimensionalità, sia alcune caratteristiche generali dei moti trascurabili (ad es., il moto in una turbina Pelton).
stazionari successivamente analizzati. Alcuni dei concetti esposti non sono Per caratterizzare in un punto le condizioni termofluidodinamiche di
necessariamente vincolati all'ipotesi di moto unidimensionale e/o stazionario un fluido a tre gradi estensivi di libertà sono necessari tre parametri di cui due
anche se, per convenienza di esposizione, essi saranno introdotti in questo termodinamici (scalari) ed uno cinetico (vettoriale). Se il moto è
capitolo. unidimensionale il parametro cinetico è anch'esso in generale uno scalare, per
Una prima considerazione di carattere generale è che, salvo esplicita cui, ad esempio, la determinazione della pressione, della temperatura e della
eccezione, nei moti esaminati in seguito non si terrà conto delle forze di velocità scalare del fluido in un punto (o in una sezione del condotto)
massa (in particolare di quelle dovute alla gravità) e, di conseguenza, caratterizza completamente lo stato termofluidodinamico del fluido in detto
dell'energia potenziale gravitazionale. In base alle risultanze dei paragrafi punto (o sezione). Occorre peraltro osservare che la scelta dei tre parametri,
5.11 e 5.12, ciò è possibile se il numero di Froude è abbastanza elevato. purché indipendenti tra loro (il che comporta che almeno uno abbia un
Quest'ultimo, definito come Fr = Vr2 Ar / grV r , può essere anche posto nella contenuto cinetico), non è univoca potendosi scegliere alternativamente: la
forma: densità, l'energia interna, l'entalpia, il flusso di massa, l'entropia, la velocità,
l'energia cinetica specifica del fluido, etc.. Poiché la descrizione è di tipo
specifico (due gradi di libertà termodinamici), in quanto si vuole
Vr2
Fr = (7.1) caratterizzare lo stato in un punto od in una sezione, i suddetti parametri
g r Lr saranno necessariamente intensivi o specifici.
I parametri che si possono scegliere non sono necessariamente limitati
dove Lr è una opportuna lunghezza di riferimento che, nel caso in cui g r a quelli già menzionati potendosi scegliere, come si vedrà successivamente al
rappresenti l'accelerazione di gravità, conviene di solito assumere nella stessa par. 7.7, delle combinazioni degli stessi.
direzione di quest'ultima. Pur essendo il numero di Froude indipendente dalla
densità del fluido, nel caso di moto di gas e per le situazioni qui di interesse,
esso è sufficientemente elevato da permettere di trascurare i termini 7.2 Descrizione integrale e differenziale del campo di moto
gravitazionali nelle equazioni del bilancio della quantità di moto e
dell'energia. Ciò è dovuto al fatto che, a parità di differenza di pressione, le Nello studio della termodinamica è stato visto che la si può affrontare
velocità che si raggiungono nel moto di un gas a causa della sua minore con due approcci differenti: uno microscopico che tiene conto della natura
densità sono maggiori di quelle raggiungibili nel moto di un liquido. Ad particellare della materia e l'altro macroscopico, forse più grossolano, ma
esempio, nell'ipotesi di moto incompressibile, adiabatico e non viscoso, è decisamente molto più semplice.
stato già detto al par. 5.13 che si può porre: Anche lo studio del campo di moto di un fluido può essere condotto
con due approcci differenti: il differenziale che utilizza le equazioni del
Vr2 = 2 ∆ pr / ρ r (7.2) bilancio scritte per un sistema di controllo elementare (ad es. l'intorno
infinitesimo di un punto), come già fatto ad esempio con le equazioni (5.16),
Moti quasi-unidimensionali quasi-stazionari 173 174 Fluidodinamica

(5.31) e (5.35), e quello integrale che, viceversa, utilizza le stesse equazioni Innanzitutto occorre osservare che, per l'ipotesi del continuo, il fluido
scritte per un sistema finito, come riportato nelle (5.14), (5.30) e (5.34). assumerà sulle pareti del condotto la stessa velocità delle pareti, ovvero, in un
Beninteso, a differenza di quanto accade in termodinamica, entrambe queste sistema di riferimento solidale al condotto, una velocità nulla. Ciò sembra
descrizioni sono di tipo macroscopico e cioè sviluppate nell'ambito contrastare con l'ipotesi di unidimensionalità che, tra l'altro, prevede la
dell'ipotesi del continuo. La principale differenza tra esse consiste nel fatto costanza della velocità in ciascuna sezione retta del condotto. Invero, se il
che, mentre l'approccio differenziale tende a descrivere il comportamento del numero di Reynolds riferito al diametro equivalente della sezione è molto
fluido punto per punto del campo di moto, quello integrale porta elevato, il profilo di velocità nella sezione stessa è relativamente piatto con
essenzialmente in conto quanto scambiato sulla superficie di controllo del una brusca diminuzione della velocità in prossimità della parete e, purché
sistema studiato ed in maniera globale quanto accade nel volume di controllo. nello studio del moto si consideri la velocità media nella sezione, gli errori
Poiché trascura il dettaglio del campo di moto, l'approccio integrale è che si commettono sono molto bassi. Come già visto al par. 5.11, l'essere Re
senz'altro più semplice ed immediato. D'altro canto occorre osservare che, >> 1 garantisce, infatti, la trascurabilità degli sforzi viscosi rispetto alle
poiché non considera tutto ciò che avviene all'interno del sistema di controllo, forze d'inerzia a condizione che il condotto non sia molto lungo.
l'approccio integrale conduce esclusivamente a informazioni di carattere Se poi il condotto è a sezione variabile, come mostrato ad esempio
globale; inoltre molto spesso la sua applicazione dipende da dati già noti (ad nella Fig. 7.1 nella quale è spiegata la simbologia adottata, la condizione:
esempio per via sperimentale) che occorre fornire a priori per risolvere il
problema studiato. 2L dA
<< 1
L'approccio integrale è particolarmente conveniente nei problemi che ( Ai + Au ) dx
studiano il moto di un fluido all'interno di condotti (fluidodinamica interna),
mentre nei problemi di fluidodinamica esterna è quasi sempre preferibile garantisce una variazione dell'area della sezione molto graduale e, quindi, il
impiegare l'approccio differenziale. Lo sviluppo degli elaboratori elettronici e poter considerare il vettore velocità praticamente costante in ciascuna sezione
dei metodi di fluidodinamica numerica ha peraltro permesso di impiegare più retta del condotto.
agevolmente l'approccio differenziale ai più svariati tipi di campi di moto.
L'approccio integrale può dare, in particolare, risposte abbastanza
accurate quando il moto all'interno di un condotto può essere considerato
quasi-unidimensionale e cioè quando i parametri del moto (velocità,
temperatura, pressione, etc.) possono essere considerati costanti su ciascuna
sezione permeabile normale all'asse del condotto (mentre saranno, in
generale, variabili lungo l'asse del condotto stesso).
Nel cap. 5 le equazioni del bilancio sono state ricavate con un
approccio di tipo integrale perché didatticamente ritenuto più efficace. Per
passare al caso differenziale si è fatto uso del teorema della divergenza
ottenendo di conseguenza le equazioni (5.16), (5.31) e (5.35).
Fig. 7.1 - Condotto ad area variabile

7.3 Condizioni per un moto quasi-unidimensionale Infine, se il condotto non è ad asse rettilineo, come rappresentato nella
Fig. 7.2, l'esistenza della quasi-unidimensionalità richiede che sia verificata la
Delle condizioni per le quali un moto si può considerare quasi- condizione:
stazionario si è già discusso al par. 5.13, in questo contesto ci si occuperà
delle condizioni fondamentali per le quali un moto all'interno di un condotto ∆
<< 1
può essere considerato quasi-unidimensionale. R
Moti quasi-unidimensionali quasi-stazionari 175 176 Fluidodinamica

in cui ∆ rappresenta la dimensione trasversale del condotto nel piano in cui 7.4 Conservazione della massa per moti unidimensionali
esso ha raggio medio di curvatura R. stazionari

Di seguito le equazioni del bilancio, già formulate per un sistema di


controllo euleriano ai par. 5.3, 5.4, 5.5 e 5.6, verranno specializzate al caso
particolare di moti quasi-unidimensionali e quasi-stazionari. Le condizioni
necessarie per l'utilizzazione del modello di moto quasi-unidimensionale e
quasi-stazionario sono state già discusse. Giova peraltro osservare che tale
modello prevede:
− trascurabilità del termine instazionario relativo alla variazione nel tempo
della generica grandezza G all'interno del volume di controllo V ;
− uniformità (costanza del valore) di tutte le grandezze
termofluidodinamiche su ogni superficie permeabile appartenente alla
Fig. 7.2 - Condotto curvo superficie esterna che delimita il volume di controllo.
Va precisato che per la seconda condizione sono permesse variazioni
Quest'ultima relazione garantisce la costanza delle proprietà dei valori delle grandezze termofluidodinamiche da una superficie permeabile
termodinamiche in ciascuna sezione retta del condotto. ad un'altra, ma sulla stessa superficie permeabile detti valori sono costanti.
V2 Indicando con Ai (i = 1,2, .., m) l'area di ciascuna superficie
Infatti, per effetto della forza centrifuga dM agente su ciascuna permeabile appartenente a D (considerata piana per semplicità) sulla quale si
R
particella di massa dM e velocità V, la pressione aumenta nella direzione r, verifica detta costanza, con n i il versore della normale da essa uscente, e
radiale, dal centro verso l'esterno e, per l'equilibrio della particella in tale ricordando che il termine instazionario si annulla, l'equazione di
direzione, risulta: conservazione della massa (5.14) diventa:

 ∂p 
 
 ∂r  r = R
= ρ
V2
R
∫D
ρ V ⋅ n dA =
∫A1
ρ V ⋅ n dA +

A2
ρ V ⋅ n dA + ... +

Am
ρ V ⋅ n dA =

da cui, approssimando la derivata con il corrispondente rapporto incrimentale, = ρ 1 A1V 1 ⋅ n 1 + ρ 2 A2 V 2 ⋅ n 2 + ... + ρ m Am V m ⋅ n m = 0


si deduce:
e cioè:
∆p ∆
≅ 2
1 R m
ρV 2
2 ∑ρAV
i =1
i i i ⋅ ni = 0 (7.3)

dove ∆p è la massima differenza di pressione nella sezione.


∆ Se ad esempio il sistema di controllo è una porzione di condotto quale
Pertanto la condizione << 1 assicura che la variazione della
R quello rappresentato in Fig. 7.3, e su ciascuna delle due uniche superfici
pressione statica nella generica sezione del condotto sia trascurabile rispetto permeabili della superficie di controllo del sistema (e necessariamente solo su
al valore della pressione dinamica (per la definizione di pressione dinamica si ciascuna di esse) è ipotizzabile sia la costanza (vettoriale) della velocità che
veda il par. 7.7) nella sezione stessa. della densità, la formula precedente diventa:
Moti quasi-unidimensionali quasi-stazionari 177 178 Fluidodinamica

dρ dV dA
+ + = 0 (7.7)
ρ 1 A1V 1 ⋅ n 1 + ρ 2 A2 V 2 ⋅ n 2 = 0 (7.4) ρ V A

se inoltre ciascuna superficie è ortogonale al corrispondente vettore velocità La (7.7) rappresenta l'equazione della conservazione della massa in
(poiché V 1 ⋅ n 1 = − V1 e V 2 ⋅ n 2 = V2 ), si ha: forma differenziale per un condotto nel quale un moto stazionario può essere
considerato unidimensionale in qualunque sezione retta dello stesso.
ρ 1V1 A1 = ρ 2V2 A2 (7.5)

Va fatto esplicitamente notare che nel moto stazionario di un fluido in 7.5 Bilancio della quantità di moto per moti unidimensionali
un condotto del tipo di Fig. 7.3 è sempre verificata la costanza della portata stazionari

∫ ρ V ⋅ n dA attraverso ciascuna sezione permeabile del condotto di area A,


A
Con il medesimo procedimento adottato per l'equazione di
conservazione della massa, supponendo l'accelerazione di gravità costante
ma l'eguaglianza (7.5) è esprimibile solo tra le due superfici su ciascuna delle all'interno del volume di controllo, si ottiene a partire dalla (5.30):
quali è stata ipotizzata la costanza sia di ρ che di V.
m

∑ A (ρ V V
i =1
i i i ni + pi n i ) + S = M g (7.8)

avendo tenuto presente nella (5.30) che:


– il termine instazionario si annulla per il modello di moto in esame;
– i termini relativi agli sforzi viscosi sono stati ritenuti nulli sulle superfici
permeabili Ai; va fatto esplicitamente notare che, perché ciò sia vero, su
Fig. 7.3 - Condotto con due superfici permeabili dette superfici deve essere trascurabile il termine che rappresenta la parte
dissipativa della componente normale dello sforzo sulle superfici stesse.
Se detta costanza è applicabile ad una qualunque sezione retta del Ciò è vero in particolare se il moto è incompressibile, o se la velocità varia
condotto (di area A) si può ovviamente scrivere: debolmente nella sua stessa direzione. La componente tangenziale è
identicamente nulla stante l'ipotesi di unidimensionalità;
m& = ρ VA = GA = cost (7.6) – la quantità S rappresenta l'integrale di tutti gli sforzi superficiali (parte
dissipativa e non) sulle superfici impermeabili del sistema; essa
dove ρ, V e G = ρV sono rispettivamente la densità, il modulo del vettore rappresenta pertanto la spinta totale del fluido su dette superfici (in quanto
velocità ed il modulo del vettore flusso di massa in ciascuna sezione retta di positiva al primo membro);
area A. La (7.6) può essere anche scritta nella forma: – la quantità M rappresenta la massa totale del sistema presente nel volume
di controllo.
ln ( ρ VA) = ln ρ + ln V + ln A = ln ( cost ) Ancora una volta occorre precisare che per la validità della (7.8) è
necessario e sufficiente che il moto sia stazionario rispetto ad un sistema di
che differenziata dà luogo all'eguaglianza: riferimento inerziale e che il moto sia unidimensionale solo sulle superfici
permeabili appartenenti alla superficie di controllo del sistema. La (7.8) è una
equazione vettoriale in quanto rappresenta il bilancio di forze (d'inerzia, di
massa e superficiali) che, proiettata sugli assi di un opportuno sistema di
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riferimento, dà luogo a tre equazioni scalari. normale n avente stessa direzione di V. Nella letteratura anglosassone si fa
Se il condotto è del tipo con due sole superfici permeabili, tenendo spesso uso della quantità ℑ = IA definita come funzione impulso (impulso
conto della (7.4), si ha: totale).
In analogia a quanto fatto per la conservazione della massa, occorre
m& (V 2 − V 1 ) + p1 A1 n 1 + p2 A2 n 2 + S = M g (7.9) ricercare l'equazione del bilancio della quantità di moto in forma differenziale
per un condotto nel quale il moto può essere considerato unidimensionale in
qualunque sezione retta dello stesso. A tale scopo si consideri il tratto
elementare di condotto rappresentato nella Fig. 7.4 delimitato da due sezioni
permeabili normali all'asse e di lunghezza infinitesima dx per cui il tratto
stesso può essere praticamente considerato diritto ( n 1 = − n 2 ). Applicando
la (7.9) e proiettandola lungo la direzione dell'asse del condotto, si ottiene:

− m& V + m& (V + dV ) − pA + ( p + dp )( A + dA) + dS x = ρ Adx g ⋅ i

La spinta dS x , nelle sue due parti dissipativa e non, vale:

dS x = − pdA + τ p P dx (7.12)

dove P è il perimetro della superficie permeabile e τ p è lo sforzo tangenziale


alla parete supposto anch'esso unidimensionale, cioè indipendente dalla
Fig. 7.4 - Tratto elementare di condotto posizione sulla parete stessa. Nelle due formule precedenti sono stati
trascurati differenziali di ordine superiore al primo nella valutazione delle
dove per S ed M valgono le considerazioni espresse in precedenza. Se inoltre forze di massa e della spinta. Sostituendo la (7.12) nella formula ad essa
ciascuna delle due superfici permeabili è ortogonale al vettore velocità, si ha: precedente, tenendo presente che dx g ⋅ i = − gdz , dove per semplicità si è
V 1 = − V1 n 1 e V 2 = V2 n 2 e la (7.9) diventa:
posto g ≡ g , e trascurando ancora i differenziali di ordine superiore al

(p 1 ) ( )
+ ρ 1V12 A1 n 1 + p2 + ρ 2V22 A2 n 2 + S = M g (7.10)
primo, si ottiene:

m& dV + Adp + ρ gAdz + τ p P dx = 0


2
Introducendo la quantità I = p + ρ V detta impulso specifico, la
(7.10) può essere posta alternativamente nella forma: da cui, dividendo per A ed indicando con:

I 1 A1 n1 + I 2 A2 n 2 + S = M g (7.11) De = 4A/P (7.13)

il diametro idraulico, o equivalente, della sezione, si ha infine:


L'impulso specifico rappresenta il flusso di quantità di moto nelle sue
parti convettiva (o macroscopica) e diffusiva (o microscopica) reversibile dx
(non dissipativa). dp + ρ VdV + ρ gdz + 4τ p = 0 (7.14)
De
Più propriamente, I è il modulo della componente vettoriale del flusso
di quantità di moto (nelle sue due parti dette) che attraversa la superficie di
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∫ ∫ (τ )
che rappresenta l'equazione del bilancio della quantità di moto in forma + J q ⋅ n dD − ⋅ V ⋅ n dD = 0 (7.18)
differenziale per un condotto nel quale il moto può essere considerato D D d
unidimensionale in ogni sezione retta.
Nel caso di moto in cui sia trascurabile lo sforzo tangenziale alla È necessario precisare quanto segue:
parete τ p (moto non viscoso), e cioè quando Re → ∞, la (7.14) diventa la – la (7.18) è valida se, e solo se, il moto è stazionario rispetto ad un sistema
cosiddetta equazione di Bernoulli in forma differenziale: di riferimento inerziale ed è unidimensionale su ciascuna delle superfici
permeabili del sistema;
dp + ρ VdV + ρ gdz = 0 (7.15) – l'integrale relativo al flusso di energia nel modo calore deve essere esteso a
tutte le superfici del sistema, permeabili e non, in quanto, pur essendo la
che può essere integrata dando luogo all'equazione di Bernoulli per moti temperatura costante su ciascuna superficie permeabile, sono consentiti
compressibili: gradienti di temperatura (e di conseguenza flussi di calore) in direzione
normale alla superficie. Poiché la normale n è orientata verso l'ambiente,
l'integrando è positivo se J q è anch'esso diretto verso l'ambiente. Per
V2

dp
+ + gz = cost (7.16) rispettare la convenzione secondo cui la quantità di calore è positiva se
ρ 2
ceduta dall'ambiente al sistema, è conveniente porre:
Per un moto in cui siano trascurabili le variazioni di densità, moto
incompressibile (ρ = cost), si ha infine:
∫D
J q ⋅ n dD = −Q& (7.19)

p V2
+ + gz = cost (7.17) dove Q& è la quantità totale di energia scambiata per unità di tempo nel modo
ρ 2
calore attraverso tutta la superficie di controllo del sistema. Se Q& è positivo,
che rappresenta l'equazione di Bernoulli per moti stazionari, non viscosi, il sistema riceve energia nel modo calore dall'ambiente, se negativo, cede
incompressibili. Nell'ambito delle ipotesi fatte la (7.15), e quindi la (7.16) e la energia.
(7.17), sono applicabili anche se il moto non è unidimensionale, ad esempio L'integrale relativo al flusso di energia nel modo lavoro (nella sua
lungo una linea di corrente. parte non di pressione) è nullo sulle superfici permeabili perché, come detto
al paragrafo precedente è ivi nullo τ ; detto integrale dà inoltre contributo
d
nullo anche sulle superfici fisse rispetto al sistema di riferimento perché per
7.6 Conservazione dell'energia per moti unidimensionali l'ipotesi di continuità è ivi nulla la velocità del fluido V. Esso rappresenta,
stazionari pertanto, unicamente la potenza di elica cioè il lavoro per unità di tempo che
l'ambiente scambia con il sistema attraverso le superfici di controllo
Con procedimento analogo a quelli adottati in precedenza, ricordando impermeabili. Poiché l'integrando è positivo se il sistema riceve lavoro
che l'accelerazione di gravità deve essere costante all'interno del volume di dall'ambiente e la convenzione più usuale è quella di considerare positivo il
controllo (ed in effetti lo deve essere per l'espressione adottata per l'energia lavoro ceduto dal sistema all'ambiente, è conveniente porre:
potenziale gravitazionale) e che il termine instazionario si annulla, a partire

∫ (τ )
dalla (5.34) si ottiene:
⋅ V ⋅ n dD = − L& (7.20)
D d
m
 Vi2 

i=1

ρ iVni Ai hi +

 2
+ gzi  +


(7.18)
dove L& è la quantità totale di energia scambiata per unità di tempo nel modo
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lavoro (potenza d'elica) attraverso tutta la superficie di controllo del sistema.


Se L& è positivo il sistema cede energia nel modo lavoro all'ambiente, se che coincide con l'equazione di Bernoulli (7.15). Si può concludere, dunque,
negativo riceve energia. che in questo caso l'equazione di conservazione dell'energia non fornisce
Se ora il volume di controllo è un condotto con due sole superfici alcuna ulteriore condizione vincolante sull'evoluzione del fluido.
permeabili del tipo di Fig. 7.3, la (7.18), tenuto conto della (7.6) e delle Va fatto osservare che la (7.21) è spesso presentata in altri testi nella
posizioni (7.19) e (7.20), diventa: forma:

 V2   V2  h2 + V22 / 2 + gz2 + l = h1 + V12 / 2 + gz1 + q (7.25)


m&  h2 + 2 + gz2  + L& = m&  h1 + 1 + gz1  + Q& (7.21)
 2   2 
dove l e q rappresentano rispettivamente l'energia scambiata nel modo
lavoro e nel modo calore per unità di massa del fluido evolvente.
Nella (7.21) i termini considerati positivi se uscenti, sono tutti al
In questo contesto il contributo dovuto all'energia gravitazionale si
primo membro, quelli positivi se entranti, al secondo membro. Dalla (7.21) si
( )
ricava che, in un moto adiabatico Q& = 0 ed anergodico (L& = 0 ) , le
supporrà, in generale, trascurabile, il che equivale ad esempio a considerare
z 1 ≅ z 2 ovvero Fr → ∞, per cui, introducendo la quantità H = h + V 2 /2,
quantità in parentesi non cambiano valore. Un moto di questo tipo si
definisce omoenergetico. Sarebbe più corretto definirlo omoentalpico (totale, che sarà chiamata, d'ora in poi, entalpia specifica totale o di ristagno, la
dove l'entalpia totale rappresenta la quantità in parentesi), ma poiché nei (7.21) diventa:
sistemi aperti l'entalpia totale prende il posto dell'energia totale è
consuetudine usare l'aggettivo omoenergetico. Se tale moto è m& ∆ H = Q& − L& (7.26)
unidimensionale su ciascuna superficie permeabile, si ha:
in cui ∆ H = H2 – H1 rappresenta la variazione di entalpia totale per unità di
2
h + V / 2 + gz = cost (7.22) massa.
La (7.26), che rappresenta il principio di conservazione dell'energia
ed in termini differenziali (g = cost): per un sistema aperto nel caso di moto unidimensionale e stazionario, ricorda
molto da vicino il primo principio della termodinamica M ∆ u = Q – L, che è
dh + VdV + gdz = 0 (7.23) il principio di conservazione dell'energia per un sistema chiuso. Le
differenze sostanziali sono che:
– il primo principio tratta essenzialmente (in un sistema chiuso) un processo
Ricordando che dh = Tds + dp/ρ la (7.23) diventa:
instazionario (si ha una variazione di U all'interno della massa di
controllo) mentre la (7.26) conserva l'energia (in un sistema aperto) in un
Tds + dp / ρ + VdV + gdz = 0 (7.24)
processo stazionario;
– la massa M che compare nel primo principio è quella contenuta nel
Per un moto adiabatico δ e s = 0 . Se, poi, in particolare sono nulle le sistema mentre nella (7.26) la m& è la massa che attraversa il sistema nella
forze di attrito e comunque le altre cause di produzione di entropia, sarà unità di tempo;
anche δ i s = 0 e quindi ds = 0. Nell'ambito di queste ipotesi la (7.24), che – l'energia interna è sostituita dall'entalpia totale.
rappresenta l'equazione di conservazione dell'energia per un moto In una macchina, motrice ( L& ≥ 0 ) od operatrice ( L& ≤ 0 ), per la
omoenergetico, diventa: quale siano trascurabili gli scambi di energia nel modo calore con l'ambiente
( )
Q& = 0 , si ha:
dp / ρ + VdV + gdz = 0 (7.15)
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m& ∆ H = − L& (7.27) che, sostituita nella formula precedente e ricordando la definizione di
diametro idraulico od equivalente (7.13) e quella di G data dalla (7.6), dà
Nella (7.27), che rappresenta l'equazione di conservazione dell'energia luogo a:
per moti adiabatici unidimensionali e stazionari, ∆ H risulta positivo, o
negativo, rispettivamente a seconda che la macchina sia operatrice (ad es., un dx
G dH = 4 q& (7.29)
compressore), o motrice (ad es., una turbina). De
In uno scambiatore di calore, nel quale non vi siano scambi di energia
nel modo lavoro con l'esterno (sono peraltro possibili perdite di carico che La (7.29) rappresenta l'equazione differenziale di conservazione
non comportano scambi di energia nel modo lavoro con l'ambiente), la (7.26) dell'energia per moti anergodici unidimensionali e stazionari.
diventa:

m& ∆ H = Q& (7.28) 7.7 Condizioni di ristagno di un fluido

Nella (7.28), che rappresenta l'equazione di conservazione dell'energia La condizione di ristagno (detta anche totale) di una particella di
per moti anergodici unidimensionali e stazionari, l'entalpia totale specifica fluido in moto è definita come la condizione termodinamica che la particella
del fluido (somma della parte sensibile più quella cinetica) aumenta se il raggiungerebbe qualora venisse rallentata fino a velocità nulla con una
( )
fluido riceve calore Q& ≥ 0 , o diminuisce se il calore è ceduto all'ambiente trasformazione adiabatica, isoentropica ed anergodica (omoenergetica ed
( )
Q& ≤ 0 .
isoentropica). Dei parametri che caratterizzano questa condizione sono
particolarmente rilevanti: l'entalpia, la temperatura, la pressione e la densità
L'equazione dell'energia (7.21) è già stata espressa in termini di ristagno (naturalmente solo due di essi sono indipendenti tra loro). Non ha
differenziali mediante la (7.23) nel caso di moto omoenergetico. Nel caso di significato parlare di entropia di ristagno in quanto, per definizione, essa
moti non omoenergetici non ha senso considerare un termine differenziale di ovviamente coincide con quella del fluido in moto.
scambio di energia per unità di tempo nel modo lavoro (potenza di elica) La condizione di ristagno non è quindi associata né alla condizione di
perché questo non viene, generalmente, rilasciato con continuità ma in modo moto quasi-unidimensionale, nè a quella di moto quasi-stazionario.
praticamente discreto in una determinata zona del campo fluidodinamico. È opportuno osservare esplicitamente che le condizioni di ristagno
Ha viceversa senso esprimere la (7.28) in termini differenziali e cioè: non rappresentano condizioni che debbono essere necessariamente presenti
nel campo di moto oggetto di studio; ad ogni stato termofluidodinamico del
m& dH = dQ& fluido è associato uno stato di ristagno. Ovviamente non è vero il contrario;
lo stato di ristagno di un sistema semplice è caratterizzato da due parametri
La quantità dQ& , che è la quantità elementare di calore scambiata sulla termodinamici indipendenti tra loro (manca il cinetico), lo stato
superficie impermeabile del condotto (del tipo rappresentato in Fig. 7.4), può termofluidodinamico da tre (due termodinamici più uno cinetico).
essere espressa in termini della componente normale a detta superficie del Dalla definizione di condizione di ristagno, applicando la (7.21), nella
flusso di calore q& = − J q ⋅ n , considerata positiva se entrante nel sistema. quale si trascurano i termini gravitazionali e si pone L& = Q& = 0 , tra lo stato
Se, poi, la quantità q& è costante lungo la periferia della sezione del condotto, del fluido in moto e quello di ristagno, si ricava, in accordo con quanto già
definito al par. 7.6, che, per un fluido avente velocità V e livello entalpico h,
per un tratto elementare di condotto (di lunghezza dx), del tipo rappresentato
l'entalpia totale o di ristagno è data dalla quantità già introdotta nel paragrafo
in Fig. 7.4 e con la stessa simbologia ivi impiegata, si ha la relazione:
precedente:
dQ& = q& P dx
H = h + V 2 /2 (7.30)
Moti quasi-unidimensionali quasi-stazionari 187 188 Fluidodinamica

La quantità h è chiamata entalpia specifica sensibile, o statica, per 1.4) a M = 0.1 (che a temperatura ambiente corrisponde ad una velocità di
distinguerla da quella di ristagno. Si definiscono condizioni statiche di una circa 120 Km/h), l'entalpia di ristagno è superiore a quella sensibile di appena
corrente quelle misurate con uno strumento che si muove alla velocità del il 2 per mille. Correnti di questo tipo vengono dette microsoniche o
fluido, cioè con uno strumento rispetto al quale il fluido è fermo. iposoniche e, come vedremo in seguito, se l'evoluzione del fluido è
La (7.30) esprime in particolare il concetto che, se una corrente avente adiabatica, il moto può considerarsi incompressibile. Ovviamente il limite, in
un'entalpia specifica h ed una velocità V viene rallentata fino a velocità nulla termini di numero di Mach, dell'applicabilità del modello di moto iposonico
con una trasformazione adiabatica ed anergodica, la sua entalpia specifica dipende dall'accuratezza di calcolo che si richiede nel singolo problema
aumenta della sua energia cinetica specifica (per unità di massa) V 2 /2. Si esaminato.
osservi che, contrariamente alla convenzione adottata al par. 1.2 per la quale Viceversa, in una corrente ad elevato numero di Mach, l'entalpia di
si avrebbe H = hM, d'ora innanzi al simbolo H sarà dato il significato ristagno risulta di gran lunga maggiore di quella sensibile, il cui contributo
espresso dalla (7.30) per cui H rappresenterà l'entalpia totale specifica (per può essere al limite trascurato. Ad esempio in una corrente di aria a M = 10,
unità di massa). se è possibile mantenere l'ipotesi di gas più che perfetto, risulta che l'entalpia
È interessante notare che, nell'andare a considerare il rallentamento sensibile rappresenta appena il 4,8% dell'entalpia totale. Correnti di questo
del fluido, la trasformazione espressa dalla (7.30) può non essere tipo vengono dette ipersoniche.
necessariamente isoentropica (come imposto dalla definizione di condizione In un gas l'entalpia sensibile h è associata prevalentemente al moto di
di ristagno) potendo l'entropia in questo caso anche aumentare; non può agitazione peculiare delle molecole ed in un modello semplificato è
ovviamente diminuire perché la trasformazione è adiabatica. La sola proporzionale all'energia cinetica delle stesse misurata da un osservatore che
condizione necessaria alla (7.30) è l’omoenergeticità della trasformazione. La si muove con la velocità di massa del gas. Essa può quindi essere assunta a
condizione di isoentropicità è peraltro necessaria, in generale, per poter misura dell'energia cinetica disordinata delle molecole del gas per unità di
determinare tutti gli altri parametri termodinamici di ristagno. massa del gas stesso. La quantità V 2 /2 rappresenta viceversa l'energia
Nel caso di un gas più che perfetto, h = c p T e c p = γ R/(γ − 1) , la cinetica ordinata, sempre per unità di massa, del gas. Si ricordi che V è la
(7.30) diventa: velocità di massa del gas ossia la velocità del centro di massa di tutte le
molecole appartenenti ad una particella e, quindi, la velocità di insieme di
dette molecole. È possibile, dunque, concludere che l'entalpia totale o di

H = h 1 +
(γ − 1)V 2  ristagno rappresenta la somma delle energie cinetiche ordinata e disordinata

 2γ RT  del gas e che il numero di Mach al quadrato rappresenta una misura del
rapporto tra di esse. Più esplicitamente per un gas più che perfetto
uguagliando le (7.30) e (7.31) si ricava:
e poiché per lo stesso modello di gas si ha a L2 = γ RT (vedi par. 3.1),
ricordando la (1.12), definizione del numero di Mach (laplaciano) M = V/a L ,
V2 / 2
si ottiene la relazione: M2= (7.32)
(γ − 1)h / 2
 γ − 1 2
H = h 1 + M  (7.31) In un moto iposonico quindi sarà prevalente l'energia cinetica
 2  disordinata delle molecole rispetto all'ordinata, mentre in un moto ipersonico
sarà vero il contrario.
dalla quale si vede che l'importanza relativa del termine cinetico rispetto a La Fig. 7.5 mostra schematicamente sul piano entalpia-entropia le
quello relativo all'entalpia sensibile è misurata dal quadrato del numero di condizioni del fluido avente entalpia h e velocità V (punto A) e quelle di
Mach.
ristagno ad esse associate, ottenute aggiungendo ad h la quantità V 2 /2
In una corrente a basso numero di Mach l'entalpia di ristagno coincide
secondo una isoentropica (punto o) in accordo con la (7.30). Poiché il sistema
praticamente con quella sensibile. Ad esempio in una corrente di aria (γ =
Moti quasi-unidimensionali quasi-stazionari 189 190 Fluidodinamica

è semplice e cioè a due gradi specifici di libertà, qualunque sia il modello Le considerazioni già fatte per l'entalpia totale (per bassi ed alti
termodinamico di fluido (gas più che perfetto, gas perfetto, gas reale) è numeri di Mach) possono essere identicamente riproposte per la temperatura
possibile determinare gli altri parametri termodinamici di ristagno quando ne di ristagno To . La temperatura T è detta temperatura statica, o sensibile, della
siano già noti due (ad es. H ed s o ). corrente. Come già detto, quest'ultima può essere anche definita come la
temperatura misurata da un termometro che viaggiasse alla stessa velocità
della corrente.
Dalla relazione fondamentale entropica per un gas più che perfetto
(2.26), si ricava che, per una trasformazione isoentropica
( ∆s = s − so = 0 ), la relazione tra la densità di ristagno ρ o e quella
statica ρ è la seguente:

1
cv / R
v ρ T   T γ −1
= o =  o = o (7.35)
vo ρ T  T 

per cui, sostituendo la (7.34) nella (7.35), si ottiene l'espressione della densità
di ristagno ρo:
Fig. 7.5 - Entalpia statica e totale 1
 γ − 1 2 γ − 1
ρ o = ρ 1 + M  (7.36)
Dalla figura si nota che una trasformazione adiabatica ed anergodica  2 
non-isoentropica (curva tratteggiata) condurrebbe alle condizioni o'
caratterizzate dalla stessa entalpia H ma non dalla stessa entropia s o . Ciò Sostituendo nella (7.35) la prima equazione di stato p = ρRT di un gas
significa quindi che, pur raggiungendosi la stessa entalpia totale, lo stato più che perfetto, si ottiene il rapporto tra la pressione di ristagno po e la
termodinamico di ristagno sarebbe diverso. Ad esempio, per un gas perfetto, pressione statica p della corrente:
le uniche grandezze che in questo caso resterebbero le stesse sono la
temperatura e l'entalpia di ristagno. Il pedice o indicherà d'ora in poi le γ
condizioni di ristagno. po  T γ −1
=  o (7.37)
Nel caso di gas più che perfetto, la temperatura di ristagno, o totale, p T 
To è immediatamente derivabile dalla (7.30) dividendo entrambi i membri
per c p : per cui l'espressione della pressione di ristagno per un gas più che perfetto
risulta essere:
To = T + V 2 /2c p (7.33) γ
 γ − 1 2 γ − 1
po = p  1 + M  (7.38)
ovvero, in termini di numero di Mach, dalla (7.31) dividendo sempre per c p :  2 

Anche la pressione statica è quella misurata da un manometro che


 γ − 1 2 viaggia alla stessa velocità della corrente.
To = T  1 + M  (7.34)
 2  Sviluppando la (7.38) in serie di Mac-Laurin si ottiene:
Moti quasi-unidimensionali quasi-stazionari 191 192 Fluidodinamica

 γ γ γ (2 − γ ) 6  V2
po = p  1 + M 2 + M 4 + M + ... H = h+ = cost (7.30)
 2 8 48  2

od in altra forma: La massima velocità raggiungibile da un gas che possiede un’entalpia


totale pari ad H, detta anche velocità limite o velocità massima, è data da:
γ  M2 2 −γ 
po − p = pM 2  1 + + M 4 + ... (7.39)
2  4 24  Vl = 2H (7.42)
 
che corrisponde alla condizione per cui si annulla l'entalpia sensibile h = 0. Si
Poiché la quantità γ pM 2 /2 = ρ V 2 /2 , la (7.39) diventa:
noti come la (7.42) ricordi la ben nota formula di Torricelli V = 2gH che
esprime la velocità raggiunta in un moto incompressibile sotto un battente di
V2  2 
po − p = ρ  1 + M + 2 − γ M 4 + ... (7.40) pressione H. In quel caso, infatti, l’energia potenziale trasformata dal fluido
2  4 24  in energia cinetica, per unità di massa, è gH mentre in questo caso è H.
 
Osservando inoltre che per un gas più che perfetto
che per M << 1 coincide con quanto si ricaverebbe dall'applicazione h = c p T = γRT/ (γ − 1) , si ha (γ − 1)h = a 2 [e quindi (γ − 1)H = a o2 in
dell'equazione di Bernoulli (7.17) (in cui viene trascurato il termine cui a o è la velocità del suono laplaciana in condizioni di ristagno (V = 0 ) ]
gravitazionale) applicata tra lo stato di moto del fluido e le sue condizioni di
ristagno. È possibile pertanto concludere che, nel caso di moto omoenergetico per cui la (7.30) diventa:
(adiabatico ed anergodico) ed isoentropico a basso numero di Mach, il moto
si può considerare incompressibile. Si noti che queste erano praticamente le a2 V2
+ = 1 (7.43)
ipotesi alla base della (7.17). ao2 Vl2
La quantità ρ V 2 /2 è spesso chiamata pressione dinamica. Essa
naturalmente ha un significato pratico solo se il numero di Mach della la quale rappresenta l’equazione di una ellisse in forma canonica. Per
corrente è basso. semplicità in a è stato omesso il pedice L.
Il rapporto: La (7.43) rappresenta la cosiddetta ellisse delle velocità raffigurata,
per il quadrante di interesse, nella Fig. 7.6. Si ritrova ovviamente che per
po − p  M2 2 −γ  a = h = 0 → V = Vl e per V = 0 → a = a o . È interessante notare come
Fc = = 1 + + M 4 + ... (7.41)
ρV2  4 24  all’aumentare della velocità V, la velocità del suono a diminuisca e viceversa.
/ 2  
Nella figura è anche indicata la bisettrice del quadrante, di equazione
V = a, che corrisponde alle condizioni soniche per le quali si ha M = 1. Per
è definito come fattore di compressibilità del moto. Per moti incompressibili
Fc = 1 . tali condizioni la velocità del fluido V * , che coincide con quella del suono
a* [si veda anche la (5.71)], è pari a:

7.8 L’ellisse delle velocità 2H (γ − 1) γ −1 2


V * = a* = = Vl = ao (7.44)
γ +1 γ +1 γ +1
Si è visto al par. 7.7 che, in condizioni omoenergetiche e stazionarie,
si ha: Le condizioni termofluidodinamiche corrispondenti a M = 1 si
Moti quasi-unidimensionali quasi-stazionari 193 194 Fluidodinamica

presenti nel campo di moto forti gradienti di entropia causati dalla presenza di
onde d'urto ad inclinazione fortemente variabile. Nel caso di corpi affusolati,
inoltre, le variazioni delle proprietà del fluido sono confinate ad una zona
molto prossima alla superficie del corpo detta strato, o zona, d'urto.
La zona dell'ellisse posta a cavallo della bisettrice del quadrante, per
la quale M = 1 , è generalmente indicata come zona di moto transonico.

7.9 Velocità di propagazione dei piccoli disturbi di pressione

La Fig. 7.7 illustra schematicamente la propagazione di un fronte


d'onda piano, costituito da una piccola sovrapressione (lo stesso
Fig. 7.6 - Ellisse delle velocità ragionamento può essere applicato ad una piccola depressione) di intensità
dp, in un fluido inizialmente in quiete (cioè fermo) e che si trovi nello stato
indicano sempre con l'apice ∗ e sono dette condizioni critiche. termodinamico p, ρ, T. La velocità dell'onda (da determinare) è indicata con a
Poiché M = V/a = cotg δ , la zona dell’ellisse a sinistra della retta M =
1 corrisponde a condizioni di moto subsonico (M < 1) mentre quella a destra
a moto supersonico (M > 1).
Nell'ambito di queste due zone è possibile riconoscerne altre due: una
per numeri di Mach molto bassi ( M < 0.2 ÷ 0.3) , già detta di moto
iposonico, e l'altra per numeri di Mach molto alti ( M > 5 ÷ 6 ) , già detta di
moto ipersonico.
La prima zona (iposonica), che corrisponde al tratto di curva a sinistra
dell'ellisse delle velocità dove è possibile approssimare l'ellisse stessa con la
sua tangente (orizzontale) nel punto (V = 0 , a = ao ) , è caratterizzata dal
fatto che il fattore di compressibilità del moto è molto prossimo all'unità (per
M = 0.2 → Fc = 1.010) e quindi il moto, se omoenergetico reversibile, può
essere considerato incompressibile.
La seconda zona (ipersonica), che corrisponde al tratto di curva a
destra dell'ellisse delle velocità dove è possibile approssimare l'ellisse stessa
con la sua tangente (verticale) nel punto (V = Vl , a = 0) , è caratterizzata
dal fatto che [vedasi ad es. la (7.32)] l'energia cinetica ordinata V 2 / 2 è
molto maggiore di quella disordinata h.
Va qui comunque osservato che, nel caso di moto ipersonico, gli
effetti di gas reale possono diventare molto importanti per cui occorre
abbandonare l'ipotesi di modello di gas più che perfetto. Ciò è dovuto alla
presenza di onde d'urto molto forti che danno luogo a notevoli innalzamenti
di temperatura con conseguente eccitazione dei gradi di libertà vibrazionali,
ionizzazione del fluido ed eventuali reazioni chimiche. Possono inoltre essere Fig. 7.7 - Propagazione di un piccolo disturbo di pressione
Moti quasi-unidimensionali quasi-stazionari 195 196 Fluidodinamica

e si supponga che quest'ultima si muova da sinistra a destra con velocità


costante in un sistema di riferimento inerziale.
Il passaggio dell'onda non solo porterà la pressione da p a p+dp, ma
causerà anche variazioni dρ e dT dello stato termodinamico ed impartirà al
fluido a valle di essa (cioè quello già interessato dal passaggio dell'onda) una
velocità dV. Si vedrà in seguito che il fluido a valle dell'onda tenderà a
muoversi nello stesso verso di questa se il disturbo è di compressione (dp >
0), ovvero in verso opposto se il disturbo è di depressione (dp < 0). La Fig.
7.7 mostra anche la distribuzione di pressione nel fluido in un dato istante,
funzione della sola coordinata x in quanto il moto si ritiene unidimensionale.
Il moto di Fig. 7.7 è peraltro non stazionario in quanto, in un
determinato punto, lo stato termofluidodinamico del fluido cambia a causa
del passaggio dell'onda. Tuttavia, se si attribuisce a tutto il sistema una
velocità uguale ed opposta a quella di propagazione dell'onda, il sistema di
riferimento così ottenuto è ancora inerziale perchè si muove con velocità
costante rispetto al precedente.
Nel nuovo sistema di riferimento l'onda sarà ferma ed il moto del
fluido sarà stazionario; il fluido a monte dell'onda si muoverà da destra verso
sinistra con velocità – a ed il fluido a valle dell'onda si muoverà ancora da
destra verso sinistra ma con una velocità – (a – dV); l'asse della coordinata x
manterrà lo stesso verso. Il cambio di sistema di riferimento non altererà gli
stati termodinamici del fluido a monte ed a valle dell'onda ma cambierà
senz'altro il suo stato dinamico (velocità, grandezze di ristagno etc.).
La trasformazione di sistema di riferimento effettuata equivale a far
muovere l'osservatore alla velocità dell'onda (o come si dice in gergo a
cavallo dell'onda). La nuova situazione è indicata nella Fig. 7.8 dove è anche Fig. 7.8 - Piccolo disturbo di pressione stazionario
rappresentato il volume di controllo al quale si applicheranno le equazioni del
bilancio nella loro forma quasi unidimensionale e quasi stazionaria. Trascurando la forza peso, l'equazione del bilancio della quantità di
L'equazione di conservazione della massa (7.7) diventa: moto (7.15) diventa:

dρ dV dp + ρ VdV = 0
+ = 0
ρ V
che, tenendo ancora conto che V = – a, conduce a:
che, tenendo conto che V = – a, dà luogo a:
dp = ρ adV (7.46)

dρ Le (7.45) e (7.46) mostrano che dρ , dp e dV hanno lo stesso segno;


dV = a (7.45)
ρ ne consegue che, nella rappresentazione di Fig. 7.7, se il disturbo è di
compressione (dp > 0) , il fluido dopo l'onda segue quest'ultima (dV > 0) ,
altrimenti si muove in verso opposto.
Moti quasi-unidimensionali quasi-stazionari 197 198 Fluidodinamica

Eliminando tra le (7.45) e (7.46) la quantità dV, si ottiene: campagna, si può sentire a lungo un grillo cantare. In effetti è dimostrato che,
in assenza di rumori di fondo, si può ascoltare il canto del grillo a più di un
∂ p chilometro di distanza. Ciò significa che il grillo mette in movimento almeno
a2 = (7.47)
∂ ρ tutta l’aria racchiusa in una semisfera di raggio un chilometro.
Questa semisfera ha un volume che può essere approssimato con
3
dove il simbolo di derivata parziale è giustificato dal fatto che la p non è solo 2 R (dove R è il raggio della semisfera) e che quindi risulta 2 × 10 9 m 3 .
funzione di ρ ma anche di un'altra variabile di stato. Poiché la densità dell’aria alla temperatura di 20°C (siamo in agosto) ed
Come già detto al par. 2.11, Newton inizialmente ipotizzò che la alla pressione di una atmosfera è pari a circa 1.2kg/ m 3 , risulta che il grillo
propagazione dei piccoli disturbi di pressione (in particolare il suono) fosse
mette in movimento con il suo canto 2.4 × 10 9 kg di aria. I disturbi di
isoterma. Anche i migliori possono sbagliare!. In effetti semplici misure
pressione corrispondenti devono essere decisamente piccoli poiché la potenza
successive, effettuate osservando il bagliore di un colpo di cannone e
sonora emessa dal violino del grillo è necessariamente limitata.
cronometrando il tempo necessario all'arrivo del suono ad una distanza nota,
L'errore di Newton è quindi giustificato dalla piccolezza dei disturbi
mostrarono che la velocità calcolata da Newton sottostimava di circa il 18%
di pressione, che in una trasformazione isoentropica sono accompagnati da
quella misurata. Laplace corresse il risultato di Newton, ipotizzando una
piccole variazioni di temperatura.
propagazione isoentropica, per cui la (7.47) va interpretata come:
Si vedrà in seguito che, per disturbi finiti di pressione ∆p , la
condizione di piccolo disturbo di pressione si traduce nel fatto che deve
∂ p
a L2 =   (7.48) essere ∆p p << 1 . I grossi disturbi di compressione viaggiano invece ad una
 ∂ ρ s velocità maggiore di quella del suono (si veda il par.8.4) che è tanto maggiore
quanto maggiore è il rapporto ∆p p .
dove il pedice L sta per laplaciana per distinguerla dalla velocità di
propagazione dei piccoli disturbi di pressione (del suono) newtoniana definita
dalla relazione: 7.10 Influenza del numero di Mach in un condotto ad area
variabile
∂ p
a N2 =   (7.49)
 ∂ ρ T Si consideri un moto quasi-unidimensionale, quasi-stazionario,
omoenergetico (∆ H = 0) ed isoentropico (basta che sia s& = 0 poiché è già
Attenzione: Per ricavare le (7.48) e (7.49) non è stata fatta alcuna δ e S = 0 ). L’equazione di conservazione della massa in forma differenziale
ipotesi sul modello di gas da utilizzare; esse sono di conseguenza del tutto è data dalla (7.7):
generali ed indipendenti dal particolare modello di gas. Per un gas più che
perfetto le loro espressioni sono date dalle (3.5) e (3.6). dρ dV dA
Nella gran parte dei casi è la (7.48) che modella la propagazione del + + = 0 (7.7)
ρ V A
suono. Esistono peraltro alcuni casi particolari (quando ad esempio il mezzo
rimane isotermo a causa della sua evoluzione e/o della presenza di reazioni
chimiche) in cui la propagazione del suono è meglio modellata dalla (7.49). che, ricordando che a L2 = (∂ p / ∂ρ )s , diventa:
Del fatto che il suono sia un piccolo disturbo di pressione ci si può
facilmente convincere con un aneddoto riportato in una delle edizioni della 1 dp dV dA
Enciclopedia Britannica. 2 ρ + V + A = 0 (7.50)
a
Se in una notte di agosto si ha la ventura di passeggiare in aperta
Moti quasi-unidimensionali quasi-stazionari 199 200 Fluidodinamica

La forma differenziale dell’equazione del bilancio della quantità di punto M 2 = 1 (dA = 0) è quindi un punto di biforcazione del
moto si ottiene dalla (7.14) tenendo presente che si può porre τ = g = 0 comportamento del fluido in quanto lo stesso può passare da moto
(poiché si trascurano le forze viscose e quelle gravitazionali): subsonico a supersonico o ritornare ancora subsonico, ovvero passare da
moto supersonico a subsonico o ritornare ancora supersonico;
dp
= − VdV (7.51) − in un condotto convergente (dA < 0) , un moto subsonico (risp.
ρ supersonico) può solo accelerare (risp. decelerare) fino a M = 1 .

Sostituendo la (7.51) nella (7.50) e ricordando la definizione del


( )
Per un gas più che perfetto a 2 = γ RT dalla (7.43) si ricava:
numero di Mach (laplaciano), si ottiene infine:
−1
V2 T  γ − 1 2
= 1− = 1 − 1 + M 
( )
dA dV =
= M2 − 1 (7.52) Vl2 To  2 
A V −1
γ −1 2 γ − 1 2
= M 1 + M 
Attenzione: Anche per ricavare la (7.52) non è stata fatta alcuna 2  2 
ipotesi sul modello di gas per cui essa è valida qualunque sia il modello di
gas utilizzato. e chiamando ξ la quantità V / Vl :
Nelle ipotesi di validità del modello di moto descritto, l’equazione
precedente porta alle seguenti conclusioni:
( )
− in un moto subsonico M 2 < 1 il fluido accelera (dV > 0) in un ln ξ =
1 γ − 1 2  1 
ln 
2  2
M  − ln  1 +
 2 
γ − 1 2
2
M 

condotto convergente (dA < 0) e decelera (dV < 0 ) in un condotto
divergente (dA > 0) . Si ha quindi lo stesso comportamento di un moto differenziando e notando che dξ / ξ = dV / V si ha:
incompressibile (moto iposonico);
( )
− in un moto supersonico M 2 > 1 il fluido accelera (dV > 0 ) in un dV  γ − 1 2
−1
dM
condotto divergente (dA > 0) e decelera (dV < 0 ) in un condotto = 1 + M  (7.53)
V  2  M
convergente (dA < 0) . Il comportamento del fluido è quindi esattamente
opposto a quello del moto subsonico; per cui sostituendo la (7.53) nella (7.52) si ottiene infine:
− se M 2 = 1 deve necessariamente essere dA = 0 cioè la sezione retta del
condotto deve avere un punto di stazionarietà, in particolare un massimo dA M2 − 1 dM
= (7.54)
od un minimo. È facile convincersi che, per raggiungere M 2 = 1 , il A γ −1 2 M
1+ M
condotto deve presentare una sezione di minimo. Infatti, se la sezione 2
presentasse un massimo, una corrente subsonica che si muovesse verso
detta sezione decelererebbe, mentre una corrente supersonica che, a meno della scala costituita dal denominatore della prima frazione del
accelererebbe senza mai poter raggiungere M 2 = 1 . Quando M 2 = 1 si secondo membro (sempre positiva), mostra una dipendenza funzionale di
può avere sia dV = 0 , che dV ≠ 0 e cioè il passaggio da moto dM/M da dA/A simile a quella di dV/V da dA/A.
subsonico a supersonico o viceversa; Dato ora un ugello convergente-divergente di cui sia nota la
− la condizione dA = 0 (gola del condotto) può comportare dV ≠ 0 solo distribuzione dell'area della sua sezione retta A = A (x) in funzione della
ascissa x fissata lungo l'asse del condotto, la (7.54) si può anche scrivere nella
se M 2 = 1 , potendosi comunque avere, anche per M 2 = 1 , dV = 0 . Il
Moti quasi-unidimensionali quasi-stazionari 201 202 Fluidodinamica

forma:

 γ − 1 2
M 1 + M 
dM  2  dA(x )
dx
=
( )
M 2 − 1 A( x ) dx
(7.55)

poiché, essendo il moto unidimensionale e stazionario, si ha


∂ / ∂ x = d / dx . Si noti che la (7.55) presenta un punto singolare per M =
1. La Fig. 7.9 mostra alcune soluzioni nel caso di un ugello bidimensionale
piano (cioè di larghezza costante in direzione ortogonale al foglio), con
profilo simmetrico rispetto alla sezione di gola ed avente una distribuzione
cosinusoidale dell'area con area di ingresso (e di uscita) doppia rispetto a
( )
quella di gola Ag A/Ag = 0.5 cos ( 2π x/L) + 1.5 . Il diagramma in alto
indica la distribuzione dell'area dell'ugello (adimensionalizzata rispetto a
quella di gola Ag ) lungo la coordinata assiale x anche essa
adimensionalizzata rispetto alla lunghezza dell'ugello L.
Il grafico al centro della Fig. 7.9 mostra alcune delle diverse soluzioni
possibili per l'equazione differenziale (7.55) al variare della condizione al
contorno (ad esempio, numero di Mach nella sezione di ingresso) per il caso
di γ = 1.4.
Le due curve soluzione che passano per il punto Q dividono il piano
M - x in quattro parti: una a sinistra, una a destra, una in basso, una in alto. Le
soluzioni presenti nelle parti a destra (curve g ed h) ed a sinistra (curve e ed f)
non sono fisicamente possibili; esse innanzitutto non connettono monte e
valle dell'ugello (il convergente con il divergente) ed in aggiunta prevedono
la condizione M = 1 per dA ≠ 0.
Le soluzioni presenti nella parte in basso del grafico centrale (curve m
ed n) prevedono un moto attraverso l'ugello tutto subsonico con un valore
massimo di M (e quindi della V) nella sezione di gola dell'ugello, mentre
quelle in alto (curve a e b) un moto tutto supersonico con un minimo del
numero di Mach (della velocità) ancora per dA = 0.
Il punto Q corrisponde al raggiungimento delle condizioni soniche
(M = 1) nella sezione di gola dell'ugello (dA = 0) e rappresenta il punto
singolare della (7.55). Attraverso questo punto passano due curve soluzione
della (7.55) (curve c, d, i ed l) per cui il fluido, che ad esempio raggiunge le
condizioni Q seguendo l'evoluzione rappresentata dalla curva i, può poi
seguire sia la curva l (dM = dV = 0) che la curva d
(dM = ( γ + 1) dV/(2V) > 0) . Ciò vale anche a partire dalla curva c. Fig. 7.9 - Soluzioni della (7.28) per diverse condizioni al contorno (γ = 1.4)
Moti quasi-unidimensionali quasi-stazionari 203 204 Fluidodinamica

Attenzione: Il lettore è invitato a confrontare le diverse curve del moto di questa corrente, nell'accelerazione a partire da un certo stato in un
grafico centrale di Fig. 7.9 con le conclusioni riportate dopo la formula (7.52) serbatoio, in cui si realizzano le condizioni di ristagno, sino a 120 km/h può
che ovviamente, in questo caso, valgono anche per la formula (7.54) in essere considerato, con ottima approssimazione, come incompressibile.
termini di dM (invece che di dV). Viceversa, se si pone una pentola di acqua (generalmente considerata
Il grafico in basso mostra invece gli andamenti della pressione lungo un fluido incompressibile) su un fornello acceso, si osserverà nell'acqua un
l'ugello per le diverse curve soluzione del grafico centrale. Questi andamenti moto di convezione naturale, spiegabile solo ed unicamente con variazioni
possono essere ricavati utilizzando la (7.38) poiché il moto è stato ipotizzato della densità dell'acqua che comportano, sia pure in senso lato, la presenza di
omoenergetico e reversibile. Ovviamente a valori bassi del numero di Mach una compressibilità nel moto.
corrispondono elevati valori del rapporto p / po (che comunque non possono Quanto sopra detto si applica anche ad altre situazioni. In particolare,
eccedere il valore unitario) e viceversa. non esistono fluidi viscosi e fluidi non viscosi. Tutti i fluidi generalmente
Il punto Q di Fig. 7.9 è anche denominato punto di biforcazione o utilizzati nell'ingegneria sono viscosi. Esistono, comunque, alcuni tipi di
punto di sella; è infatti possibile immaginare di ricavare le diverse moto per i quali si possono trascurare gli effetti associati alla viscosità del
soluzioni rappresentate in figura come intersezioni della superficie di una fluido. Questi moti sono detti non viscosi o, con una bruttura linguistica,
sella (con il cavaliere posto a cavallo dell'asse dell'ugello) con piani paralleli inviscidi. È stato già visto al par. 5.11 che, affinché ciò sia possibile, è
al suolo e proiettando le curve intersezione sul piano p / po - x/L . necessario che il numero di Reynolds sia molto elevato. Per converso,
esisteranno moti viscosi, o viscidi.
La (7.54) può essere integrata con la condizione al contorno (A = A*
Analogamente non esisteranno fluidi termicamente conduttivi e fluidi
per M = 1) dando luogo a:
non conduttivi. Esisteranno, invece, moti diabatici e moti adiabatici. Ancora
γ +1
A 1  2  γ − 1 2  2(γ − 1)
una volta, ciò sarà stabilito dai valori del prodotto tra il numero di Stanton e
=  γ + 1  1 + 2 M  (7.56) quello di Eckert opportunamente definiti.
A* M    In conclusione, non esisterà un fluido ideale bensì un moto ideale, la
cui idealità può essere, in alcuni casi, applicata solo a certe fenomenologie
Questa relazione sarà, comunque, più compiutamente discussa in (ad esempio la viscosità), e non ad altre (ad esempio la conducibilità termica),
seguito. Le curve c, d, i ed l, della Fig. 7.9 se messe in relazione con il in dipendenza dai valori assunti dai rispettivi numeri adimensionali.
diagramma in alto relativo alla distribuzione di area, non rappresentano altro
che il grafico della (7.56) perché per esse Ag = A* .

7.11 Qualche considerazione sul moto dei fluidi

Nel par. 7.7 si è visto che, sotto particolari condizioni (in particolare
di trasformazione omoenergetica e reversibile), il moto di un gas, per
M << 1 , può essere considerato incompressibile. Da tutto ciò deriva una
osservazione molto rilevante, cioè che l'incompressibilità è un attributo del
moto e non del fluido.
Non esistono quindi fluidi compressibili e fluidi incompressibili, ma
esistono moti compressibili e moti incompressibili. È stato osservato al par.
7.7 che una corrente di aria, avente a temperatura ambiente una velocità pari a
120 km/h, ha un numero di Mach pari a circa 0.1 cui corrisponde nella (7.41)
un fattore di compressibilità Fc = 1.0025 . Ne consegue, ad esempio, che il

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