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Lo Piparo, Il linguaggio: foglio di carta o nastro di Mbius

FRANCO LO PIPARO
Versione italiana di Le signe linguistique est-il deux faces? Saussure et la topologie,
Cahiers Ferdinand de Saussure, 45, 1991, pp. 213-221.

Il linguaggio: foglio di carta o nastro di Moebius?

1.
Il segno linguistico leggiamo nel Cours di Saussure unentit
psichica a due facce (CLG, 99). Le due facce sono il concetto o significato,
l'immagine acustica o significante. Per rendere ancora pi evidente la
intrinseca bifaccialit del segno linguistico Saussure ricorre all'immagine
esemplificativa, diventata famosa, del foglio di carta: La lingua
paragonabile a un foglio di carta: il pensiero il recto ed il suono il verso;
non si pu ritagliare il recto senza ritagliare nello stesso tempo il verso;
similmente nella lingua, non si potrebbe isolare n il suono dal pensiero n il
pensiero dal suono; non vi si potrebbe giungere che per unastrazione il cui
risultato sarebbe fare della psicologia pura o della fonologia pura (CLG,
157).
La bifaccialit del segno linguistico un concetto cos radicato nel
senso comune della linguistica teorica da fare apparire temerario un qualsiasi
tentativo di metterlo in discussione. Eppure, la domanda si impone: quello di
bifaccialit concetto adeguato alla specifica complessit del linguaggio?
Volendo restare allinterno del paradigma saussuriano: la natura bifacciale del
segno linguistico compatibile con la lingua come sistema di valori
relazionali o, nella terminologia di Saussure, arbitrari?
Per rispondere alla domanda propongo di abbandonare il terreno delle
definizioni intuitive e utilizzare invece le definizioni rigorose che la geometria
topologica fornisce delle figure a una faccia e di quelle a due o pi facce.
2.
Una figura ha una sola faccia ci spiega la topologia quando due
suoi qualsiasi punti possono essere uniti tracciando una linea continua che
soddisfi due condizioni: (1) non fora la superficie; (2) non attraversa nessun
bordo o frontiera. Nessuna delle due condizioni soddisfatta dalle figure
plurifacciali.
Dal momento che intuitivamente evidente che le considerazioni svolte
sulla bifaccialit a maggior ragione valgono per figure con un numero di facce
superiore a due, sufficiente restringere qui lattenzione alle sole figure

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bifacciali. Sfera e foglio di carta sono esempi di figure a due facce.


Chiamiamo A e B le due facce. Rispetto ad un osservatore comunque situato
una di esse la faccia interna, l'altra la faccia esterna.
Prendiamo il saussuriano foglio di carta come figura bifacciale di
riferimento. In essa le facce A e B formano due insiemi discontinui di punti
che possono essere messi in collegamento in due modi: (i) mediante una
deformazione della superficie: la linea che passa da una faccia all'altra fora la
superficie (fig. 1a); (ii) percorrendo un cammino che in un determinato istante
x non si trover in nessuna delle due facce della superficie: la linea che passa
da una faccia all'altra si trover in un dato istante x, per cos dire, a cavalcioni
delle due facce senza trovarsi n nell'una n nell'altra (fig. 1b).

fig. 1a

fig. 1b

In entrambi i casi, la linea che unisce il punto della faccia A con il


punto della faccia B deve uscire da una faccia e rientrare nell'altra. Quello che
chiamiamo l'entrare da una faccia e l'uscire dall'altra l'immagine visiva della
discontinuit ed eterogeneit radicale dei due insiemi dei punti A e B. come
se le due facce, nonostante la loro contiguit spaziale, potessero comunicare
solo mediante qualcosa di qualitativamente diverso da entrambe. Mediante
qualcosa che stia fuori sia della faccia A che della faccia B. Chiamiamo

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traduttori semiotici le linee che congiungono i punti della faccia A coi punti
della faccia B.
3.
Esaminiamo la bifaccialit del segno utilizzando i concetti topologici
qui richiamati. Seguendo Hjelmslev e la letteratura semiologica chiamo
piano dell'espressione la faccia esterna A, piano del contenuto la faccia
interna B. Per esemplificare mi riferisco a un esempio canonico: nell'insieme
dei segnali luminosi che formano il codice semiotico del semaforo, /luce
rossa/ una porzione (un insieme di punti equivalenti) del piano
dell'espressione, il significato che corrisponde nella lingua italiana alla
proposizione divieto di percorrere un determinato tratto di strada una
porzione (un insieme di punti equivalenti) del piano del contenuto.
Esaminiamo attentamente l'esempio. Le due facce appartengono a un
medesimo segno perch un osservatore esterno alle due facce traccia una linea
che in maniera continua unisce i punti della faccia A coi punti della faccia B.
La linea tracciata l'immagine metaforica della deduzione o implicazione
semiotica che, come gi Aristotele e gli stoici avevano spiegato, ha la forma
logica se questo, allora quest'altro: se questo punto della faccia A, allora
quest'altro punto della faccia B.
L'implicazione semiotica se questo, allora quest'altro la linea
topologica di congiunzione delle due facce. Rispetto alle due facce, dove si
colloca la linea topologica dell'implicazione? Evidentemente non sta
interamente n in A n in B. Parte da A (se questo) e arriva a B (allora
quest'altro), o viceversa. Per congiungere i due punti delle due facce deve
attraversare un'area di frontiera che non appartiene n ad A n a B. C' anche
di pi: perch la linea di congiunzione possa essere tracciata, il punto di
osservazione deve essere esterno ad A e B. L'osservatore che traccia la linea
deve, per cos dire, stare a cavalcioni delle due facce; solo a questa condizione
pu bene osservare i due punti da congiungere. Stare a cavalcioni delle due
facce vuol dire stare nel punto X della figura 1b. L'implicazione semiotica (=
linea continua che unisce A e B) pu essere dedotta a partire dal punto X,
esterno sia a A che a B, in cui le due facce sono visibili.
La descrizione topologica delle superfici bi-facciali rappresenta
perfettamente la natura di quella linea di congiunzione che l'implicazione
semiotica. L'implicazione semiotica non appartiene a nessuna delle due facce
che mette in relazione. tracciata da un osservatore esterno che si trova a
cavalcioni delle due facce e che utilizza strumentazione estranea alle due
facce: la linea tracciata dal giudizio semiotico proviene di solito da un sistema
altro che si chiama linguaggio verbale.

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Possiamo formulare il seguente corollario:


Le superfici e i segni a due facce non sono autosufficienti o, se si vuole,
non possono autoesplorarsi. L'avvio (a[rchv) e lo sviluppo dell'implicazione
semiotica che trasforma due entit differenti in facce di un medesimo segno
sono esterni al segno.
4.
Passiamo al linguaggio verbale e chiediamoci se la descrizione
topologica della bifaccialit sia adeguata alla spiegazione della relazione tra
significato e significante cos come la descrive Saussure.
Stando a una letteratura pi che bimillenaria le due facce sono facili da
identificare. Data una qualsiasi espressione verbale, ad esempio Il cane gioca
a palla, la faccia A la sequenza dei suoni o delle tracce scritte, la faccia B
il contenuto semantico che, seguendo le convenzioni canoniche, anche noi
indichiamo mettendo la frase tra apici Il cane gioca a palla.
Poniamo che sia tutto chiaro (ma non lo affatto) e che la
identificazione discontinua delle due facce non ponga alcun problema
empirico e teorico. Proviamo a tracciare la linea continua o implicazione
semiotica che congiunga le due presunte facce. La linea di congiunzione non
altro che una sequenza di parole del tipo:
La sequenza grafica o fonica /IL CANE GIOCA A PALLA/ significa
che un animale mammifero, quadrupede che abbaia si comporta con un
oggetto rotondo in modo che etc..
Come si pu facilmente costatare, il giudizio semiotico dello stesso
tipo dei due punti che mette in relazione. La linea di congiunzione non esce
mai dalla superficie. Nel linguaggio verbale non c' discontinuit tra
significante e significato e non c' discontinuit nemmeno tra significante e
significato da una parte e l'implicazione semiotica che li mette in relazione
dall'altra. In termini filosofici: i punti messi in relazione e la relazione
medesima ricadono nella medesima regione ontologica. Detto ancora pi
chiaramente: la bifaccialit del segno verbale solo una finzione,
didatticamente e teoricamente fuorviante e nociva. tra l'altro lo stesso
Saussure a insistere pi sulla inseparabilit e intrinseca unitariet che sulla
differenza qualitativa delle due facce. Cito dal Quaderno Constantin
delledizione Engler:

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[Nella lingua] le concept devient una qualit de la substance acoustique comme


la sonorit devient une qualit de la substance conceptuelle. (). On pourrait
comparer l'enitit linguistique un corps chimique compos, ainsi l'eau, o il y a de
l'hydrogne e de l'oxygne: <H2O>. Sans doute, la chimie, si elle spare les
lments, a de l'oxygne et de l'hydrogne, mais l'on reste dans l'ordre chimique. Au
contraire, si on dcompose l'eau linguistique <en prenant l'hydrogne ou
l'oxygne>, on quitte l'ordre linguistique: <on n'a plus d'entit linguistique>. Ce
n'est que pour autant que subsiste l'association que nous sommes devant l'objet
concret linguistique (CLG, ed. Engler, p. 233).

5.
Se mettiamo insieme le definizioni rigorose della topologia e le
osservazioni teoriche di Saussure sul funzionamento del linguaggio verbale
bisogna concludere che le espressioni verbali non sono segni bifacciali e che
il foglio di carta un cattivo modello geometrico della teoria saussuriana oltre
che, naturalmente, delleffettiva natura delle lingue storiconaturali.
Preciser meglio questa tesi fornendo un esempio di superficie con una
sola faccia.
La figura qui disegnata possiede la caratteristica che la rende superficie
a una sola faccia: ciascun punto di essa pu essere raggiunto a partire da un
qualsiasi suo altro punto tracciando una linea continua che non fora in nessun
punto la superficie e non oltrepassa mai la sua frontiera. In altre parole essa
pu autoesplorarsi: un ipotetico viaggiatore situato sulla sua superficie pu
percorrerla interamente senza uscire mai da essa. Dal nome del suo inventore
una superficie siffatta si chiama nastro di Mbius. Ne riporto qui una delle
raffigurazioni fatte nel 1963 da Escher:

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6.
Lingua verbale e nastro di Mbius condividono le medesime
caratteristiche topologiche. Sono universi autosufficienti, monofacciali,
illimitati.
Sono autosufficienti. A partire da un punto, arbitrariamente scelto, dei
loro rispettivi universi possibile raggiungere un qualsiasi altro punto senza
uscire mai dalluniverso. Le lingue si possono autoesplorare senza ricorrere a
sistemi semiotici esterni.
Sono monofacciali. Significanti e significati non sono due facce
separate e da collegare mediante una implicazione semiotica (se questo
allora quest'altro) ma punti dinamici di un universo che unitario non perch
diventa unitario ma perch nasce unitario. In quanto universi monofacciali
non sono divisibili in una parte interna e in una parte esterna.
Sono illimitati ovvero senza bordi. Non possibile individuare un
limite esterno alle capacit espressive del linguaggio verbale. Linguaggio e
nastro di Mbius sono universi i cui abitanti non possono pensare universi che
si trovino effettivamente al di l. L'ineffabile un particolare modo di dire,
l'al di l condannato ad essere un continente dell'al di qua. Come dir
Wittgenstein, noi non possiamo dire ci che noi non possiamo pensare (T
5.61) e, pertanto, per gli animali linguistici lunico modo per riferirsi
allindicibile rappresentare chiaramente il dicibile (4.115).
7.
Esaminiamo un'altra delle caratteristiche che differenziano le superfici
monofacciali da quelle bifacciali rispetto al rapporto tra il tutto e le sue parti.
Se di una superficie bifacciale (ad esempio, un foglio di carta) si ritagliano
con delle forbici delle parti, si ottengono ancora delle superfici bifacciali.
Superfici bifacciali si ottengono anche da tagli operati sul nastro monofacciale
di Mbius. Il corollario dell'esperimento sorprendente e suggerisce alcune
considerazioni: le superfici monofacciali hanno come parti proprie superfici
bifacciali ma non vale l'inverso. Ossia: la monofaccialit pu generare la
bifaccialit ma non viceversa.
La medesima caratteristica si ritrova nel linguaggio verbale. Data una
lingua sempre possibile esaminarne una sua parte propria come sistema
semiotico bifacciale. stato questo fatto a dare l'illusione del successo
esplicativo alle semiotiche linguistiche. Ai semiolinguisti sfuggiva il fatto
fondamentale che formuliamo in questo modo: la monofaccialit del
linguaggio verbale la matrice generativa delle semiotiche bifacciali. Dato
un qualsiasi numero n di sistemi semiotici bifacciali ritagliabili da una lingua

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verbale sempre possibile mostrare che la lingua verbale sta altrove. Detto
diversamente: una lingua verbale non la sommatoria degli infiniti sistemi
semiotici bifacciali che possibile identificare in essa.
Lo stesso concetto Saussure formula nelle lezioni sul valore linguistico.
Cito dalle fonti manoscritte:
Le schma {a doppia faccia}:

n'est pas initial dans la langue. La distribution des ides dans les mots d'une langue
nous donne les contours de l'ide elle-mme; une fois que nous avons les contours,
ce schma {a doppia faccia}:

fasc. 2, p. 264).

peut entrer en jeu (Engler, 1899,

Gli editori del Cours rendono bene il pensiero di Saussure:


Lo schema

vuole dire che in francese un concetto juger unito allimmagine acustica juger;
insomma, esso simboleggia la significazione; ma resta inteso che questo concetto
non ha niente di originario, che esso solo un valore determinato dai suoi rapporti
con altri valori similari, e che senza tali valori la significazione non esisterebbe:
Quando io affermo semplicemente che una parola significa qualche cosa, quando io
mi attengo allassociazione dellimmagine acustica col concetto, faccio
unoperazione che pu in una certa misura essere esatta e dare unidea della realt;
ma in nessun caso io esprimo il fatto linguistico nella sua essenza e nella sua
ampiezza (CLG, p.162; cors. mio).

8.
Ancora una considerazione. I sistemi bifacciali in quanto incapaci di
autofondarsi sono necessariamente convenzionali: i punti delle due facce A e
B sono collegabili mediante una linea di implicazione che, essendo
qualitativamente diversa da A e da B, stabilisce dall'esterno e
convenzionalmente la connessione. Il linguaggio verbale, invece, in quanto
costituzionalmente monofacciale , volendo usare la terminologia della fisica

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contemporanea, un sistema bootstrap: si tira su reggendosi, per cos dire, sui


tiranti dei propri stivali. Caratteristica questa che alcuni interpreti di Saussure
indicarono ricorrendo alla nozione di arbitrariet radicale: non esiste un
punto o un luogo non linguistico su cui fare leva per spiegare il
funzionamento del linguaggio, cos come non esiste un punto fuori
delluniverso fisico a partire da cui dedurre le leggi delluniverso. Il
linguaggio, come lUniverso, poggerebbe su quella che i fisici chiamano una
singolarit, cio su una discontinuit radicale con ci che lo precede.
9.
Larbitrariet radicale, cos intesa, non concetto diverso da quello di
irriducibile naturalit della specie-specificit degli animali linguistici.
laccezione naturalistica con cui Wittgenstein usa il termine: Nel linguaggio
l'unico correlato di una necessit naturale una regola arbitraria. l'unica
cosa che da questa necessit naturale si possa travasare in una proposizione
(PU, I,, 372). Per spiegare questo strano ibrido di arbitrariet naturale e
necessaria, la Grammatica filosofica ( 133) ricorre al significato della parola
non: dove trovare le regole che ne governano il significato se non negli usi
della parola medesima? Il fatto che tre negazioni neghino (~~~p = ~p) e due
negazioni affermino (~~p = p) dato arbitrario nel senso che lunica
spiegazione che se ne possa dare descriverlo come fatto connesso con la
natura della mente linguistica dellanimale umano. La nostra natura
connessa con entrambe e, pertanto, non pu esserci nessuna discussione se
le regole corrette per la parola non siano queste o quest'altre (voglio dire se
siano conformi al suo significato). Infatti, senza queste regole, la parola non
ha pi nessun significato; e se cambiamo le regole ha un significato diverso (o
nessun significato) e possiamo benissimo cambiare anche la parola (PU, I,
nota a 554; PG, I, 133).
Arbitrariet, probabilmente rispetto a questo ordine di questioni,
termine poco felice e, per questo, fonte di equivoci. Ma limportante
intendersi sugli usi che delle parole facciamo.
10.

Alcune precisazioni terminologiche e concettuali prima di proseguire.


(a) La nozione di faccia o piano non va confusa con quella di
dimensione. Le dimensioni sono coordinate che definiscono uno spazio. Nello
spazio bidimensionale, le figure a noi appaiono monofacciali perch le
vediamo dentro lo spazio tridimensionale, a rigore non hanno nessuna faccia.
Lo spazio tridimensionale consente, invece, al proprio interno la formazione
di una molteplicit indeterminata di figure o oggetti plurifacciali: ad esempio,
la sfera ha due facce, il cubo ne ha dodici, etc.

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Lerrore della moderna riflessione teorica sul linguaggio lavere


cercato ausilio esplicativo nella geometria delle figure piuttosto che in quella
dello spazio. Tenuto conto delle conoscenze scientifiche disponibili nel primo
decennio del Novecento a uno studioso non specialista di fisica e di
matematica, Saussure rimane il pi innovativo1.
(b) Il nastro di Mbius rappresenta pi uno spazio che una figura: non
ha confini, le geometrie euclidee delle figure piane e dei solidi sono in esso
possibili. Potrebbe essere una rappresentazione approssimativa dellUniverso
in cui siamo immersi.
(c) Pensare il linguaggio verbale in termini di nastro di Mbius vuol
dire pensarlo come un corpo vivente la cui logica di auto-organizzazione con
la quale si riferisce al Mondo va cercata dentro e non fuori del suo corpo. un
modo scientificamente pi adeguato per rappresentare librido saussuriano e
wittgensteiniano della nozione di arbitrariet naturale e necessaria.

Una lettura della linguistica aristotelica in termini di dimensioni, piuttosto che di facce o piani, ci siamo sforzati
di fare in Lo Piparo 2003.

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