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LA CIVILTÀ MICENEA

Generalità

La civiltà micenea, o achea, è l'ultima, in ordine cronologico, delle cosiddetta civiltà Egee, denominazione
che racchiude al proprio interno tutte i popoli che fin dal neolitico hanno popolato la Grecia e le isole
circostanti. Raggiunse il periodo di massimo splendore attorno al 1600-1500 a.C. (gli studiosi tuttavia
hanno opinioni contrastanti) ed essa prende il nome dalla sua città più importante, Micene, nella regione
dell’Argolide, nel Peloponneso settentrionale. Oltre a questo, diversi furono i centri fondati dal popolo
acheo, che stando alle testimonianze assumevano l'aspetto di città stato, realtà autonome che quindi
abbastanza di frequente non esitavano a farsi la guerra: Tebe, nella regione della Beozia, Tirinto, sempre
nell'Argolide, e Atene, odierna capitale della Grecia, nell'Attica. Su di esse si impose, però, come è
possibile dedurre, la dinastia degli Atridi, la famiglia regnante di Micene, la più importante tra le grandi
casate che detenne il potere durante il periodo di predominio miceneo.

Storia

I Micenei erano una popolazione indoeuropea, e giunsero in Grecia attorno al 1900 a.C. Tuttavia, è a
partire dal 1500 che essi, specialmente nel Peloponneso, diedero inizio ad un movimento espansionistico
tramite il quale annetterono alle città stato precedentemente fondate, come per esempio Micene, la più
antica, Creta, Rodi, diverse isole dell'Egeo e alcune aree dell'Asia Minore. Ciò permise a questa
popolazione, di carattere estremamente bellicoso, di allargare il raggio dei propri traffici commerciali. Nel
quadro di questa espansione va probabilmente collocato il conflitto di una federazione di principi achei
contro Troia, una città-stato dell’Asia Minore che controllava i commerci verso il Mar Nero, episodio che
chiaramente è stato d'ispirazione per la stesura dei suoi Iliade e Odissea al grande poeta greco Omero,
circa 800 anni dopo. La civiltà micenea decadde rapidamente tra il 1200 e il 1100 a.C. a causa dell’arrivo
dei Dori, una popolazione proveniente da nord, che invase i territori achei e ne distrusse le roccheforti. I
Dori però non rappresentarono l’unica causa della decadenza della civiltà micenea, in quanto ci furono
un'insieme di fatti, tra i quali anche terremoti e carestie, che ne determinarono la fine.

Organizzazione della società

La civiltà micenea era palaziale, come quella cretese. Quindi, il palazzo rappresentava la sede principale
dove si svolgevano tutte le attività politiche e amministrative. A differenza però degli aperti e sontuosi
palazzi cretesi, il palazzo miceneo era posto su alture e difese da poderose mura, segno evidente di una
civiltà guerriera. Sono le cosiddette mura ciclopiche: possenti mura di pietra, costruite con grandi massi
squadrati. Il termine deriva dal nome dei Ciclopi, i giganti con un occhio solo, che secondo la leggenda
avrebbero costruito quelle mura per Perseo, fondatore e primo re di Micene. Al vertice della piramide
sociale vi erano il wanax, una sorta di re che deteneva il potere assoluto, e la vanassa, sua moglie .
"Sotto" di lui si trovava la sua corte (lavos) , composta da nobili guerrieri, a capo della quale vi era Il
lawaghetas, la figura militare di maggior prestigio solitamente posta a capo delle spedizioni militari, e da
sacerdoti. La stragrande maggioranza della popolazione era composta dal damos, ovvero allevatori,
pescatori, agricoltori e artigiani. Questi ultimi godevano di un certo rispetto, poichè si riteneva che
dipendesse dalla fattura delle armi che producevano la buona riuscita di una guerra.

La scrittura

Sebbene esistano molte differenze tra la civiltà minoica e la civiltà cretese, esistono anche tra le due
numerosi tratti di continuità, il cui esempio più eclatante è rappresentato dalla numerose similitudini che
emergono tra i due tipi di scrittura che queste popolazioni utilizzavano. Infatti, la scrittura in Lineare A,
"inventata" dai cretesi, venne fatta propria dai micenei, i quali la adattarono alla loro lingua per redigere
documenti amministrativi e commerciali. Questa lingua scritta è oggi stata denominata Lineare B . Si
scriveva da sinistra a destra e presentava oltre 200 segni, dei quali circa 90 erano sillabici con valore
fonetico, mentre i restanti erano ideogrammi con sola valenza semantica. Si sono ritrovate testimonianze
anche riguardo un sistema numerico decimale, costituito da linee verticali per le unità, orizzontali per le
decine e cerchi per le centinaia. Le prime testimonianze di questa scrittura si trovano su tavolette
risalenti ai secoli XIV e XIII. I testi in lineare B sono stati trovati dall’archeologo britannico Arthur Evans
nel 1900 a Creta, nel Palazzo di Cnosso; altri esemplari furono rinvenuti in Grecia, a Pilo, Micene e Tebe.
La traduzione della Lineare B si deve a Michael Ventris e John Chadwick che riuscirono a decifrarla tra il
1952 ed il 1953.

Religione

I Micenei erano politeisti, e non ci sono molte differenze tra le loro divinità e gli dei simbolo della Grecia
dei quali leggiamo nei poemi omerici : Veneravano Zeus, il padre degli dei, Demetra, dea dei campi e
della casa, Era, dea del parto e del matrimonio, Poseidone, dio del mare, Ade, dio degli inferi....
Rappresentavano gli dèi con un aspetto umano, solitamente sotto forma di statuette, e proprio come gli
uomini essi provavano sentimenti e passioni. Edificavano in onore delle divinità santuari, spesso sulla
cima di montagne, e, su altari a forma di grandi corna, i sacerdoti celebravano riti sacri. Offrivano agli déi
i frutti della terra e sacrificavano colombe, capretti, vitelli e buoi.

Il mito degli Atridi

La dinastia Atride è stata senza alcun dubbio la più potente e importante dinastia micenea. Dietro
quest'aurea di potere si celano però varie leggende riguardanti vari membri della famiglia, che unite
danno origine ad un mito a dir poco spaventoso: Atreo re di Micene odiava mortalmente il fratello Tieste.
Questi i aveva infatti sedotto sua moglie Erope e aveva cercato con l’inganno di sottrargli il trono. Per
vendicarsi Atreo invitò il fratello Tieste a un banchetto; uccise i tre figli di lui, li fece a pezzi, li cucinò e
glieli diede da mangiare a sua insaputa; poi gli mostrò le teste e lo esiliò. Egisto, figlio di Tieste nato
qualche tempo dopo il crudele banchetto, si vendicò dell’orrendo delitto dapprima uccidendo Atreo, poi
seducendo Clitennestra, la moglie dell’Atride Agamennone, impegnato nella guerra di Troia. Al ritorno da
Troia, Egisto e Clitennestra uccisero Agamennone e la principessa troiana Cassandra, sua schiava.
Clitennestra non aveva infatti perdonato al marito il sacrificio della figlia Ifigenia al tempo della partenza
della flotta greca per Troia. Oreste, il figlio di Agamennone, concluse la tragica catena di vendette
uccidendo la madre Clitennestra e il suo amante Egisto. Eschilo rielaborò la vicenda degli Atridi in una
trilogia, l’Orestea, scritta e rappresentata con grande successo ad Atene nel 458 a.C.
Il culto dei morti e le tombe

La sepoltura dei cadaveri era una pratica essenziale, in quanto per i Micenei senza tale rituale il morto
non avrebbe potuto godere della pace negli inferi. Questi tumulavano i morti con il proprio bottino di
guerra e con le ricche armi usate per combattere, se si trattava di militari. Una stele funeraria, scolpita
nella pietra, illustrava e ricordava le imprese del morto che, in genere, veniva raffigurato su un carro da
guerra. Il cadavere veniva seppellito con una maschera funeraria modellata a partire dal calco del volto
del morto che raffigurava il guerriero con gli occhi chiusi subito dopo la morte. Ora, se per un soldato la
sepoltura seguiva queste regole, possiamo solo immaginare quanto sfarzoso doveva essere il rituale che
riguardava per esempio il wanax. Ne abbiamo le prove: intorno al 1500 a.C, le famiglie aristocratiche di
Micene, per far si che il loro potere risultasse ancora più evidente, ordinarono la costruzione dei
cosiddetti tholoi (tholos al singolare), un tipo di tomba monumentale consistente in una camera
sepolcrale sotterranea in pietra a pianta circolare, sormontata da una falsa volta, cui si accedeva tramite
un lungo corridoio, dal nome di dromos che si restringeva mano a mano che ci si avvicinava dell’entrata.
Il più maestoso e meglio conservato è stato rinvenuto a Micene, e prende il nome di Tesoro di Atreo o
tomba di Agamennone.

IL TESORO DI ATREO

Tesoro di Atreo (esterno), Rocca di Micene

Tesoro di Atreo (interno ), Rocca di Micene

Descrizione
Il Tesoro di Atreo, detto anche Tomba di Agamennone, è una maestosa tomba a tholos di 13 metri di
altezza per 14 metri e mezzo di diametro datata 1350 - 1250 a.C, rinvenuta a Micene, nella regione
dell'Argolide, dall'architetto Heinrich Schliemann nel 1874-76. Nonostante in parte sia stato scavato
direttamente nella roccia, il Tesoro di Atreo è stato per la maggior parte costruito con gigantesche pietre,
posizionate con impressionante precisione al fine di garantire sia la stabilità alla volta alle forze di
compressione del peso, sia per ottenere una superficie interna perfettamente levigata, dovendo infatti
risaltare al tempo le decorazioni in oro, bronzo e argento. L'edificio presenta un corridoio (dromos)
lungo 36 metri e largo 6 le cui pareti di contenimento a filari orizzontali crescono mano a mano che ci si
avvicina alla tholos. L'accesso avviene tramite un'ampia apertura di forma leggermente trapezoidale alta
5.4 metri e larga 2.7 sormontata da un architrave. Ora, l'unico ornamento della facciata è costituito dalle
cornici dell'architrave, ma originariamente la decorava un complesso di elementi composto da
semicolonne collocate al fianco dell'apertura, al di sopra delle quali due piccole colonne delimitavano
una lastra ornata con motivi a spirale di ispirazione minoica, i quali probabilmente erano anche colorati.
L'architrave è sormontato dal cosìdetto triangolo di scarico, un accorgimento costruttivo che porta il peso
sovrastante a gravare sui piedritti della porta. In questo modo l'architrave sostiene soltanto il proprio
peso. Esso, infatti, benchè monolitico, sarebbe comunque stato soggetto a rompersi con facilità, avendo
sotto di se il vuoto dell'apertura e non una solida massa muraria. La tholos è una sala circolare
originariamente decorata con rosette di bronzo a imitazione di un cielo stellato, che originariamente
conteneva il corredo funebre. La camera sepolcrale vera e propria infatti si trova in posizione attigua
rispetto alla tholos, ed è costituita da un ambiente quadrangolare.

Curiosità

Nonostante ora sappiamo per certo che l'edificio aveva la funzione di tomba ed apparteneva alla più
ricca e prestigiosa famiglia Micenea, quella degli Atridi, prima degli scavi si credeva che essa fosse stata
un enorme forno.

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