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Il senso tragico del mondo

La riflessione di Nietzsche ha inizio con la pubblicazione nel 1871 della sua prima grande
opera: “ La nascita della tragedia dello spirito della musica” avente un contenuto
prettamente filosofico, segnato sicuramente dal pensiero di Schopenhauer, ma già
precedentemente aveva rifiutato la filologia accademica in nome della filosofia. Il filosofo
contesta in particolar modo l’immagine della grecità, secondo la quale i greci crearono opere
armoniose misurate perché il loro stesso spirito si caratterizzava come tale.Questa immagine
è sbagliata sia perché privilegia un genere di arte preciso, sia perché fissa l’antichità nel
momento della sua decadenza, quando lo spirito Greco ha ormai smarrito le “radici vitali”.
Certamente Nietzsche subì l'influenza di Schopenhauer ,egli stesso ha letto il mondo come
volontà e rappresentazione, è in accordo con il suo pensiero di un mondo governato dal
principio del dolore rispetto a cui l'esistenza umana non è altro che un istante destinato a
morire proponendo tuttavia, come testimoniano gli eroi della tragedia greca, un risvolto
differente. Attraverso una nuova e ardita interpretazione della tragedia incontra i temi del
vitalismo romantico superando in tal modo il pessimismo di Schopenhauer mettendo in
discussione la visione della grecità di stampo neoclassico definitivamente. Trova conferma
nell'opera di Goethe, il quale sottolinea il motivo della celebrazione positiva della vita e la
concezione dell'uomo come misura di tutte le cose. La vita è un volontà ,è una forza
espansiva che tende all'infinito, che la vita distrugga Poi ciò che produce e comporti per
l'uomo dolore non dovrebbe spingere a rinunciare alla vita, a volere il nulla, occorre
rispondere con “più vita”. Grazie anche l'influenza di Wagner che vide nella musica l'arte
dell'interiorità per eccellenza; la musica è nella sua essenza la forma d'arte più lontana dal
concetto che spezza i vincoli della ragione, infatti, solo nell'arte l'uomo può ricercare la
possibilità del riscatto e della salvezza.

L’apollineo
Secondo una concezione tipicamente romantica L'arte è in grado di spiegare l'essenza della
vita, la filosofia risulta così interpretata con l'ottica dell'artista è l'arte con l’ottica della vita.
Nietzsche scopre nella tragedia , in quanto opera d’arte, la chiave per comprendere l’essere.
La tragedia, è la massima espressione culturale della civiltà ellenica, poiché in essa si
riscontrano le due forze che animano lo spirito greco: l’apollineo e il dionisiaco. Lo
sviluppo dell'arte greca è legato a questa dualità, nei quali si rileva il contrasto primigenio
degli opposti che è il fondamento della vita come la nascita e la morte, il caos l’ordine. La
duplicità si mostra attraverso le maschere di Apollo e Dioniso.
● Apollo è il dio della luce, della chiarezza, della misura che trova espressione nella
scultura e nell’architettura:
● Dioniso è il dio della notte, del caotico, simboleggia l’istinto, il furore; la sua forma
espressiva è la musica che genera passione.
All’immagine della grecità dipinta dal classicismo fondata sull'esaltazione dell’armonia e la
compostezza, il filosofo contrappone una concezione diversa, in cui questi elementi apollinei
sono subordinati alla dimensione caotica e irrazionale del dionisiaco. L’origine della
tragedia è tutta nel segno di Dioniso, l'eroe tragico non è altro se non la maschera del dio
stesso, del quale ripete le sofferenze (nella morte dell’eroe è Dioniso stesso che muore, per
poi rinascere). La tesi incontrò una forte opposizione da parte dei filologi classici, generata
da un malinteso provocato dallo stesso Nietzsche; lasciò intendere che la “Nascita della
tragedia” fosse un vero e proprio libro della filologia, mentre era il primo in realtà, nel quale
non aveva ancora esposto la concezione filosofica del mondo.
Il gioco dialettico di apollineo e dionisiaco esprime un sistema di forze e impulsi che agisce in
ogni singolo individuo: l’apollineo è l’illusione, il sogno che rende sopportabile la vita, nel
dionisiaco si rivela l’abisso della sua condizione, il senso del dolore, ma al tempo stesso di
gioia poiché è una forza generatrice ed infrange i divieti, si libera dalle illusioni dicendo sì
alla vita .
Nel momento in cui Socrate pretende di chiudere in concetti l'esistenza, imponendo così alla
vita il primato della ragione “ La tragedia muore suicida” per mano di Euripide; tuttavia
il realismo euripideo è solo una conseguenza dell’ottimismo razionalista di Socrate (età della
decadenza). In seguito a tale fallimento vi è una possibilità a un ritorno della tragedia con
Wagner, in quando riunisce gesto, parola e musica all’altezza della tragedia greca.

Linguaggio e la storia
Se il primo periodo della sua riflessione è determinato dal rapporto con la filosofia greca, vi è
una frattura tra i presocratici da un lato, Socrate e Platone dall’altro. Nietzsche vede nei
primi i “grandi uomini”, nelle loro dottrine egli scorge l’atto creativo del sapiente , sono i
guaritori e purificatori della cultura greca (si rivede in Eraclito, stesso modo di pensare).
Dall’estate del 1873, egli sviluppò una critica al concetto positivistico della verità affermando
che il linguaggio è una pura convenzione, è un sistema di metafore liberamente prodotto.
Rifacendosi agli antichi sofisti (da Pitagora) afferma che ciò che chiamiamo verità è solo “un
gioco di dadi” concettuale, una delle infinite interpretazioni dell’intelletto umano.

Il progetto di una rinascita della cultura tragica spinge il filosofo a criticare la civiltà e la
cultura occidentale, tuttavia egli non ha come obiettivo di fondare una cultura “diversa”.
Nella “nascita della tragedia” aveva esposto la sua concezione del mondo , rappresentando la
grecità dell’eta tragica. Grazie a Schopenhauer, figura esemplare com denuncia del
conformismo e ricerca della libertà e Wagner che incarna la figura del redentore, ovvero colui
che mostra la via della sola verità possibile, vagheggia un progetto di rinascita dell'umanità
che ha per protagonista la figura del genio, il quale si sforza di conoscere tutto, in quanto
artista che produce cultura (primo abbozzo del superuomo).

Nietzsche prende di mira anche uno degli aspetti più rilevanti dell’800: lo stoicismo, in
quanto gli uomini si riducono a vivere solo nel passato , senza più stimoli a creare una nuova
storia, viene meno la convinzione che non abbia senso impegnarsi per il futuro, si tratta di
una civiltà , di uomini rassegnati; questa saturazione della storia è pericolosa per la vita.
L’uomo occidentale si è ridotto a semplice spettatore degli eventi, per Nietzsche, invece,
bisogna agire in modo non storico, l’uomo ha bisogno imparare l’arte del dimenticare in
modo da poter agire con quel grado di incoscienza senza il quale c’è solo paura.
Distingue 3 modi fondamentali di porsi in un rapporto non dannoso con la storia:

1. La storiografia monumentale corrisponde all’atteggiamento di chi è attivo, di


chi si proietta nel futuro. A quest’uomo la storia serve solo come mezzo contro la
rassegnazione , dai grandi momenti della storia egli deduce la grandezza che una
volta fu possibile e che sarà possibile un’altra volta. Il rischio è quello di falsare il
passato, di mitizzare per renderlo degno di imitazione. Essa inganna, eccita
l’entusiasta;
2. La storiografia antiquaria di chi ama perseverare nella tradizione, la vita per
questi tipi di uomini è memoria e fedeltà ritrovando se stessi nella città e nella stirpe
a cui appartengono. Il limite è quello di servire la storia passata fino a mummificare
la vita. Essa degenera nel momento in cui inaridisce il presente e si mostra incapace
di generare il futuro.
3. La storiografia critica assume il presente per criticare il passato dato che per
vivere l’uomo è indotto a gettare il passato.

In conclusione afferma che solo la vita sa porsi grandi compiti; solo chi esprime una
potente volontà di futuro sa scoprire il futuro che vive nel passato stesso.

Periodo illuministico
“Umano troppo umano” dedicata a Voltaire (1878), “Aurora” (1881) e “La gaia scienza”
(1882) segnano un momento di rottura con Schopenhauer e Wagner (il suo incontro con il
cristianesimo gli erano apparsi come un tradimento, segno di debolezza). Viene spinto dal
desiderio di formarsi una cultura scientifica: trattati di fisica, chimica, psicologia. L’arte ora
viene chiamata in giudizio come un’illusione per essere smascherata dalla scienza; al
contrario dello scienziato, l’artista esprime una moralità debole nei confronti della verità e
della conoscenza.
La scienza per Nietzsche è analisi criticA, esercizio del dubbio, metodo del sospetto, da essa
ci dobbiamo aspettare un modelli di pensiero più libero e spregiudicato. In analogia con il
metodo dello scienziato, quello del buon filosofo è critico anche delle verità più certe e
storico in quanto concepisce l’uomo un risultato delle circostanze storiche. Nietzsche diventa
così illuminista apprezzando di tale filosofia il disincanto e la riduzione delle forme di vita
alle loro basi sensistiche più di tutte il piacere, rifiuta l’enciclopedia. Da qui si avranno tutti i
suoi interrogativi sull’uomo. Il filosofo rivolge un violento attacco alla trascendenza
considerata apparenza, il cosiddetto “sovrumano” è solo un’illusione, è un errore della
ragione. Le ipotesi metafisiche, così come quelle religiose sono un inganno cui l’uomo
involontariamente soggiace. Il romanticismo è espressione di uno spirito pessimista,
decadente, mentre il positivismo è frutto di un ingenuo ottimismo che riduce la scienza a
sistema. Nietzsche condanna anche la morale, i valori morali bloccano lo sviluppo della vita
subordinandola alla trascendenza, quindi negandola; la metafisica ha negato che le cose
siano il prodotto della lotta dei contrari come sosteneva Eraclito- Il filosofo vuole
smascherare i grandi sentimenti dell’umanità e riaffermare la radice umana.

Gaia scienza
E’ possibile un’umanità libera dalle illusioni, in cui l’uomo abbia la forza di vivere in modo
autentico? Sì. Protagonista di questa riforma morale è lo spirito libero ( Freigeist) che non
crede ciecamente alla ragione, ma diffida e pone interrogativi, è il grande scettico; il suo
mondo è organizzato sul principio della gaia scienza, libero dall’ignoranza. La sua etica è il
coraggio, la responsabilità che appartiene agli uomini artefici del proprio destino; conquista
la propria esistenza , inventa con coraggio la proprio condotta, gioca con l’incertezza e il
rischio (vi sono stati grandi uomini dell’Umanesimo e del Rinascimento, Napoleone, ecc.).
Questa è solo una figura di passaggio, egli vagheggia una umanità a venire. La sua gaia
scienza proprio perché non ha ha la solenne serietà del concetto , non smarrisce il senso
storico, anzi, esprime l’intera storia dell’umanità come la “propria storia”, avere la forza di
portare con sé il passato sentirsi erede delle sconfitte e delle vittorie, del dolore dell’umanità
come della sua gioia: è questa la felicità che l’uomo non ha mai conosciuto.
Il superuomo
Nell’aforisma 125 della “Gaia scienza” annuncia la morte di Dio, riassumendo che il
mondo moderno è dominato dal nichilismo, ( condizione pessimistica e passiva di
un’umanità per la quale nulla ha più senso) gli ideali e i valori su cui la civiltà europea ha
costruito la propria regola di comportamento grazie al cristianesimo con la morte di Dio sono
tramutati non ha più senso parlare di morale, l’uomo riconosce l’insensatezza del, mondo e
sviluppa un sentimento di dolore, risentimento , l’essere stesso si avvicina al nulla.
Annunciata nella “gaia scienza” la filosofia di “Così parlò lo Zarathustra” trova il
linguaggio per i suoi pensieri più radicati: 3 insegnamenti fondamentali ( la dottrina del
superuomo, quella dell’eterno ritorno e la volontà di potenza).
Il termine "superuomo" rappresenta la traduzione originale che fu data all'espressione
Übermensch; tuttavia è rilevante l'interpretazione successiva di Gianni Vattimo, il quale
afferma che la traduzione "oltreuomo", secondo lui più letterale, risulta più appropriata e
rispecchia meglio l'ideale perseguito da Nietzsche.
Il superuomo abbandona le ipocrisie dei moralisti e afferma se stesso, ponendo di fronte
alla morale comune i propri valori. Egli identifica il ritorno al mondo del pensiero
dionisiaco, guidato dalle passioni. l'uomo è dunque solo corpo e deve lasciarsi guidare
dalle proprie pulsioni, lacerando così il "Velo di Maya" introdotto da Schopenhauer,
ovvero l'apparenza che cela la Volontà opprimente l'individuo.
Lo scopo del superuomo non è posto in un universo trascendente, ma trascendentale che
punta alla felicità immanente tramite la capacità creativa. Egli è visto come il grado più
alto dell'evoluzione, ed esercita il diritto dettatogli dalla forza e dalla superiorità sugli
altri. Questo diritto gli si presenta tuttavia anche come dovere di contrapporsi
all'ipocrisia della massa e va contro la stessa tradizionale etica del dovere. Il superuomo
contrappone al "Tu devi!" kantiano il nietzschiano "Io voglio!".
Nel concetto di superuomo è essenziale la volontà di potenza, che va vista come movente
della storia dell'uomo. Essa si presenta nella creazione della natura così come nelle strutture
sociali, e va continuamente oltrepassata. Nel superuomo non rientra tuttavia alcuna
prospettiva di violenza o spirito di dominio
La volontà di potenza
è per Nietzsche la volontà che vuole se stessa, è cioè una volontà impersonale intesa
come perpetuo rinnovamento dei propri valori;
Quindi la volontà di potenza non si afferma come desiderio concreto di uno o più oggetti
specifici, ma come il meccanismo del desiderio nel suo stesso funzionamento incessante:
il desiderio vuole continuamente e senza sosta il suo stesso accrescimento, dato che il
desiderio è pulsione infinita di rinnovamento. È evidente in tal senso il nesso profondo
che lega il tema della volontà di potenza con quello dell'oltreuomo e dell'eterno ritorno: è
caratteristico dell'oltreuomo, infatti, poter assumere su di sé con leggerezza tutto il peso
di questa volontà creatrice, accettando e affermando l'inesorabile ripetizione dell'attimo
creativo, che soggiace alla teoria dell'eterno ritorno. la volontà deve al contempo volere
ma anche negare se stessa, per evitare di soffermarsi su un punto di vista ritenuto
conclusivo. Alla potenza della creatività deve succedere di volta in volta il suo
annientamento, per poter nascere di nuovo: ogni verità appena raggiunta è già una
non-verità
3 metamorfosi
La prima parte si apre con uno dei discorsi più famosi di Zarathustra: vengono qui descritte
le tre fasi principali che la mente umana oltrepassa attraverso il processo della scoperta di se
stessi e della verità insita dentro sé. "Vi sono 3 metamorfosi dello spirito", annunzia il
profeta, la prima delle quali identificata col cammello, la seconda col leone e l'ultima col
"fanciullo".
Il cammello raffigura i valori d'umiltà, rinuncia, abnegazione e frugalità, obbedienza e
capacità d'adattamento alle circostanze avverse, vale a dire la capacità di soffrire: è lo spirito
paziente che s'inginocchia, felice di portar pesi, porgendo l'altra guancia e amando il proprio
nemico. Ma nel deserto per il cammello ha luogo una trasmutazione e lo spirito diventa
leone.
Il leone simboleggia l'obiettivo di conquistare una propria "potenza" attraverso l'ordine
gerarchico dato dalla società d'appartenenza; si raggiunge qui la Libertà nel senso di
sovranità del più forte e conquista dell'autodeterminazione. Il suo ultimo padrone, il
Dio-Drago che dice "Tu devi", diviene il suo acerrimo nemico: il leone dice difatti "Io voglio".
Ma al leone non è ancora possibile "lavorare" in modo costruttivo, non è capace di creare
nuovi valori ma solo di distruggere i vecchi per lasciar spazio libero: "crearsi un sacro no
anche di fronte al dovere".
Una terza trasformazione è pertanto necessaria, per ricreare i valori del mondo dominati fino
ad allora dall'imposizione morale: il leone predatore deve diventare fanciullo. Egli
rappresenta un nuovo inizio, in una forma originale d'innocenza e dimenticanza, un
ricominciare nuovamente da capo in forma di gioco; solo così l'uomo può giungere alla vetta
del suo cammino e divenir creatore, dopo che i vecchi valori sono stati scartati e superati.
Dietro quest'idea vive già la teoria dell'eterno ritorno dell'identico (delle stesse cose):
l'immagine del bambino è presa qual nuovo punto di partenza e risultato finale del percorso
dell'umanità tutta, come arco di sviluppo che si estende al di là della mera individualità. Tal
idea conduce infine a quella utopica data dal concetto d'oltreuomo: la terza trasmutazione ha
vinto debolezze, malattie e dipendenze umane.

Il pensiero di Nietzsche ebbe un'importante influenza sugli autori anarchici. Spencer


Sunshine scrive che "C'erano molte cose che hanno attirato gli anarchici a Nietzsche: il suo
odio per lo Stato; il suo disgusto per il comportamento sociale irragionevole delle "greggi"; il
suo anticristianesimo; la sua diffidenza verso l'effetto sia del mercato sia dello Stato sulla
produzione culturale; il suo desiderio di un 'superuomo' ("overman") - vale a dire, di uomo
nuovo che non doveva essere né padrone né schiavo; il suo elogio del sé estatico e creativo,
con l'artista come suo prototipo, che avrebbe potuto dire, 'Sì' per l'auto-creazione di un
nuovo mondo sulla base del nulla; e la sua trasmissione della 'trasvalutazione dei valori'
come fonte di cambiamento, in contrasto a una concezione marxista della lotta di classe

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