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Prologo:
E’ il primissimo brano del Decameron, in cui Boccaccio descrive il fine dell’opera: portare
conforto e consiglio alle nobili donne afflitte dalle pene d’amore. Eleggendo come pubblico
privilegiato il mondo femminile l’autore compie un gesto completamente inedito rispetto alla
tradizione cortese preesistente, tanto da attirarsi poi per questo motivo svariate critiche, da cui
si difenderà nell’Introduzione alla IV Giornata, tramite la Novella delle Papere. Nel Proemio
il poeta esordisce sostenendo con una domanda retorica che è più opportuno donare il
conforto dalle sofferenze d’amore alle donne piuttosto che agli uomini, poiché queste prime,
mentre gli uomini hanno la possibilità di svagarsi viaggiando, cacciando, giocando o
commerciando, sono socialmente e fisicamente limitate dal volere di padri, fratelli e mariti.
Dunque Boccaccio si dice desideroso di porre rimedio a questo svantaggio della sorte,
redigendo cento “novelle, o favole, o parabole o istorie che dire le vogliamo, raccontate in
diece giorni da una onesta brigata”. In questo modo le fanciulle potranno trovare diletto e
consiglio, e conoscere “quello che sia da fuggire e che sia similmente da seguitare”. Per
concludere l’autore invoca l’aiuto di Dio e di Amore, in un binomio inedito di cristianità e
paganesimo.
La IV Giornata:
La IV Giornata è dedicata alle storie d’amore infelici, e non a caso ha come re Filostrato,
nome erroneamente interpretato dall’autore di Certaldo come “vinto d’amore”. In particolare
la tragicità della giornata è data dal trittico formato da I, V e IX Novella. In particolare
l’autore cerca qui di celebrare la fierezza d’animo delle donne, facendo prendere la via del
suicidio a tre eroine tragiche -Ghismunda, Ellisabetta e la moglie di messer Rossiglione-
distrutte dall’assassinio dei propri amanti da parte dei familiari. Con la V Novella viene anche
introdotto il carattere democratico dell’amore, che nobilita anche i non-nobili di sangue.
Motivi comici e d’avventura sono introdotti dalla II e dalla III Novella, con le storie di frate
Alberto (che per sedurre una donna si finge un angelo), e di tre coppie di amanti che si
rifugiano a Creta (una sola sopravviverà alle macchinazioni per gelosia, e si ritroverà
costretta a fuggire a Rodi). Infine la X Novella, di Dioneo, narra di come un amante può
scampare alla forca. Si verifica quindi una conclusione lieta in una giornata che altrimenti
sarebbe completamente dominata dalla tragedia.