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Le leggende intorno a Federico II

Tante sono le leggende che costellano la vita di Federico II, tanto ricca e da poter generare miliardi e
miliardi di storie. I racconti narrano che il re fosse Di pelo rosso-biondo-ramato (era pur sempre nipote di
Federico Barbarossa), non era di statura «imperiale»: i cronisti del tempo lo definiscono «non alto», e il suo
viso aveva tratti quasi fanciulleschi. Ma fin da piccolo mostrò un carattere forte e deciso. Si dice anche che
fosse capace di parlare ben nove lingue. Egli, inoltre, era talmente colto da saper trattare con perizia dei
temi più disparati: dall’astrologia alla matematica fino alla filosofia, insieme all’economia e alla scienza. (La
sua curiosità lo portò a compiere anche azioni brutali: famoso il suo esperimento su due condannati a
morte, che fece letteralmente a pezzi per studiarne i loro processi di digestione, oppure quello di isolare
neonati per comprendere se fossero in grado o meno di sviluppare un linguaggio) La caccia, invece, era il
suo passatempo preferito, che lo condusse anche a scrivere un trattato sulla falconeria dal titolo “ De arte
venandi cum avibus”.  A Palermo il sovrano impiantò anche uno zoo, che accoglieva un gran numero di
animali esotici. Appassionato di cucina, era famoso per i suoi sontuosi banchetti, e per aver introdotto dolci
come la cassata e i canditi.
Era molto attento all’igiene tanto che egli si preoccupò che anche la gente comune potesse accedere ai
bagni . In occasione della crociata, nel 1228, fece anche scrivere un vero e proprio trattato di medicina
militare, per illustrare ai soldati come difendersi dalle malattie che potevano incontrare durante il viaggio.
Alcuni dicerie narrano che Federico II, da bambino, amasse sfuggire ai suoi tutori per scorrazzare tra le vie
di Palermo. Lì, assaporava le diverse culture che abitavano la città. Proprio tra quelle strade, dove ascoltò
lingue diverse, poté apprezzare probabilmente il volgare siculo, che egli stesso volle valorizzare insieme ad
altri esponenti della scuola poetica siciliana.

La nascita

La madre Costanza d’Altavilla aveva quarant’anni al momento del parto, un’età di certo non consueta. Per
questa ragione, una leggenda narra che ella, al fine di scongiurare ogni dubbio riguardo alla sua maternità,
partorì in un baldacchino allestito nella pubblica piazza di Jesi. Tuttavia, ciò non bastò a evitare alla sovrana
le maldicenze. Alcuni, infatti, sostengono che in realtà il neonato fosse figlio di un umile beccaio, che lo
diede loro in adozione.
Federico II fu perfino definito l’Anticristo, poiché sarebbe stato generato dall’unione di un monaco e una
suora. Il padre, infatti, aveva pensato da giovane di intraprendere la vita monastica e la madre, prima di
contrarre matrimonio, pare avesse vissuto in convento.
Narra un'altra leggenda che durante la gravidanza di Manfredi, nato dalla relazione tra Federico II e Bianca
Lancia, l'imperatore, pazzo di gelosia, avesse fatto rinchiudere l'amante nella torre più alta del castello di
Gioia del Colle. Federico era ossessionato dall'idea che la principessa avesse commesso adulterio. Il finale è
macabro: umiliata dai sospetti di infedeltà, Bianca si sarebbe tagliata i seni e li avrebbe spediti
all'imperatore su di un vassoio assieme al neonato. E nella torre del castello detta ora Torre dell'Imperatrice,
si sentirebbe ancora il flebile lamento della donna, e il suo urlo straziante: «Sono innocente!».

La morte

Una leggenda narra che l’astrologo di corte avesse rivelato a Federico II che sarebbe morto “sub fiore”,
dunque in un paese il cui nome contenesse tale etimologia, vicino a un portone di ferro. Proprio per tale
ragione, il re di Sicilia aveva evitato di recarsi a Firenze, dal latino Florentia. A tale destino, tuttavia, il
sovrano non poté scampare. Infatti, secondo quanto riporta la tradizione, egli si trovava a caccia a Foggia,
nei pressi di un borgo chiamato Castel Fiorentino, quando accusò un malore. Il suo corpo privo di sensi fu
trasportato nel palazzo nobiliare. Nel momento in cui riprese conoscenza, Federico II si trovò in un letto di
fronte a una porta in ferro battuto murata
Altri raccontarono di come Federico II avesse ingannato anche la morte, inscenandola e svanendo. Le
Sibille urlarono a gran voce che il regnante sarebbe tornato trionfante, un giorno, alla fine dei tempi,
disceso agli inferi pronto a risalire. Alcuni erano dell’idea che si fosse nascosto al centro del cratere
dell’Etna, altri che a mille anni dalla sua morte, il 13 dicembre 1250, sarebbe risorto.

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