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Spaventa

I promotori dell’idealismo in Italia sono stati Augusto Vera, Angelo Camillo de Meis e
Bertrando Spaventa. Facciamo un breve panorama di ciò che accadeva in Europa in
quegli anni perché volendo delineare i temi della filosofia europea prodotti nel corso
dell’Ottocento e del Novecento possiamo utilizzare due parole chiavi Idealismo e
Anti-idealismo. Bisogna tenere presente queste due parole chiave. Per Idealismo
intendiamo possiamo intendere la filosofia che si identifica con la metafisica e con la
logica, per anti-idealismo intendiamo la filosofia che rifiuta la metafisica e la logica
per aprirsi al dialogo con le scienze positive. Un anno particolarmente significativo
per la demarcazione tra idealismo e anti-idealismo può essere considerato il 1831
che è l’anno di morte di Heghel e segna la frattura tra il periodo dell’idealismo
prodotto in Germania da Fichte, Shelling ed Heghel e il periodo prodotto sia in
Germania che in altri paesi europei. La prima reazione all’idealismo avviene
all’interno la scuola di Heghel. Alla sua morte i suoi allievi si divisero in desta e
sinistra.
Tra le varie correnti anti-idealiste dobbiamo ricordare il realismo di Herbeart, la
categoria del singolo di Kierkgaard, il volontarismo di Shopenauer, il positivismo di
Comte e l’anarchismo di Stirner. Per completare il quadro dei filosofi anti-idealisti
possiamo fare riferimento a Marx con il suo materialismo storico e a egli siamo
debitori per averci insegnato cos’è l’alienazione. Accanto a Marx mettiamo anche
Feuerbach che si intrattiene sul concetto di alienazione.
Tornando alla dualità idealismo anti-idealismo, possiamo dire che oltre alla filosofia
dell’ottocento può essere riferita anche alla filosofia del ‘900 e in questo caso
dobbiamo spostare la nostra attenzione alla filosofia prodotta in Inghilterra e in
Italia. Per quanto riguarda l’Inghilterra occorre ricordare che al Trinity college di
Cambridge nel 1903 Moore pubblica nella rivista “Mind” la confutazione
dell’idealismo e sancisce la rottura con i colleghi di Oxford che si erano fatti
sostenitori e promotori del ritorno all’idealismo. Quindi in Inghilterra abbiamo due
filoni: il filone di chi sostiene il ritorno all’idealismo e sono i filosofi che operarono ad
Oxford e il filone dei filosofi che ritengono che l’idealismo sia morto definitivamente
e tra questi c’è Moore che nel 1903 pubblica la confutazione dell’idealismo. Moore
opera al Trinity college di Cambridge dove si dice che l’idealismo è morto
definitivamente invece a Oxford si torna a parlare di Heghel. Non è strano che
Moore, rappresentante del neopositivismo, nel 1903 abbia avvertito l’esigenza di
scriver un saggio sulla confutazione dell’idealismo perché lui da neopositivista
riteneva che l’idealismo fosse definitivamente morto. Nel 1860 quindi qualche anno
prima in Germania si era attuato il ritorno a Kant mentre in Inghilterra si attua il
ritorno ad Heghel. Quindi possiamo dire che circa 30 anni dopo la morte di Heghel si
torna a parlare di Heghel e dopo 50 anni dalla morte di Kant si ritorna a parlare di
Kant prendendo spunto dalla filosofia di ognuno di loro. Per il ritorno a Kant
ricordiamo Heller e per il ritorno all’idealismo ad Oxford ricordiamo Stirling, Green e
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McTaggart. In Italia che si occupano del ritorno a Kant sono stati Augusto Vera,
Angelo Camillo de Meis e Bertrando Spaventa, ma il vero contributo si ha da Croce e
Gentile.
In Italia, nel 1903 si ritorna all’idealismo ad opera di Croce e Gentile. Però in realtà il
ritorno all’idealismo si ha già qualche anno prima del 1903 e quindi anche qualche
anno prima di Croce e Gentile perché il maggiore rappresentante dell’idealismo
italiano fu Bertrando Spaventa.
Spaventa aveva insegnato a Napoli dal 1861 al 1883, anno della sua morte. Al nome
di Spaventa bisogna accostare il nome di Augusto Vera, Angelo Camillo de Meis,
Sebastiano Maturi e Donato Jaja. Tra questi però Spaventa rappresenta l’interprete
più importante e significativo dell’idealismo italiano. Spaventa va collocato tra il
1817 e il 1883. È il maggior rappresentante dell’idealismo italiano della seconda
metà del 19esimo secolo. Ha iniziato i suoi studi a Chieti li ha proseguiti a
Montecassino e a Napoli assieme al fratello Silvio. Nel 1861 Spaventa all’università
inizia l’insegnamento di filosofia e tiene una prolusione sulla circolazione del
pensiero italiano nel contesto del pensiero europeo. Questa prolusione ha un titolo
emblematico infatti il titolo è “Carattere e sviluppo della filosofia italiana” e
costituisce l’introduzione al volume “La filosofia italiana nelle sue relazioni con la
filosofia europea”. Questo volume è stato pubblicato da Gentile nel 1909 e nei saggi
che lo compongono troviamo anche la tesi sulla circolazione del pensiero europeo.
Questa tesi è sostenuta per legittimare il pensiero italiano soprattutto se si riflette
sul periodo rinascimentale perché durante il rinascimento in Italia ci sono stati
filosofi di rilievo come Telesio e Bruno Campanella. Tra le altre opere di Spaventa
bisogna ricordare “La raccolta di scritti filosofici” che è stata pubblicata da Croce e
Gentile nel 1900. In essa è presenta il disagio sulle prime categorie della logica di
Heghel e inoltre Spaventa obbietta ad Heghel che il primo atto del pensiero non può
essere rappresentato dalla triade essere- non essere- divenire ma deve essere
rappresentato dal pensiero stesso perché il primo atto del pensare non è l’essere
indeterminato di cui parlava Heghel all’inizio della scienza della logica, ma è il cogito
pensante o il cogito del soggetto pensante o come ci dirà Gentile l’atto del pensare.
Vi è una divergenza tra Croce e Gentile rispetto ad Heghel sull’atto del pensare. Già
spaventa obbietta ad Hghel che il primo atto del pensiero non può essere
rappresentato dalla triade essere- non essere- divenire ma deve essere
rappresentato dal pensiero stesso perché il primo atto del pensare non è l’essere
indeterminato come sosteneva Heghel ma è il cogito del soggetto pensante. Ciò
significa che essere e pensiero non sono due categorie disgiunte o antitetiche in
quanto si coniugano nell’atto del pensare. Quest’orientamento di pensiero di
Spaventa fu proseguito anche da alcuni dei suoi allievi che meritano di essere
ricordati tra cui abbiamo Sebastiano Maturi e Donato Jaja, ma l’allievo per
eccellenza deve essere considerato Gentile che a Napoli nel 1903 cioè 20 anni dopo
la morte di Spaventa tenne la famosa prolusione sulla rinascita dell’Idealismo. Ad
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ogni modo possiamo dire che la ripresa dell’idealismo in Italia deve essere ricordata
sulla base dell’attività svolta da Croce e da Gentile che con la loro collaborazione nel
1903 avviarono la rivista la critica. La direzione della rivista fu affidata a Benedetto
Croce e Gentile invece divenne suo stretto collaboratore. Quindi teniamo presente il
1903: a Napoli Croce e Gentile fondarono la rivista “La Critica” e sostengono le
ragioni della filosofia dell’idealismo. In Italia accadde qualcos’altro nel 1903? Quella
di Croce e Gentile è l’unica iniziativa? Non lo è perché nel 1903 De Sarlo a Firenze
apre il laboratorio di psicologia sperimentale sancendo un tipo di filosofia di
orientamento culturale diverso da quello dell’idealismo: l’orientamento di De Sarlo
era di matrice neokantiana e quindi di una filosofia aperta al dialogo con le scienze
naturali e con la filosofia rifiutava la metafisica. A Napoli invece la filosofia la filosofia
del nuovo idealismo si faceva sostenitrice di una filosofia metafisica cioè che
rifiutava il dialogo con le scienze naturali e con lo psicologismo. In Italia da un lato si
lavora per tornare ad Heghel dall’altro si lavora per discostarsi dalla filosofia di
Heghel i maggiori rappresentanti del neoidealismo sono Croce e Gentile.

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