Delumeau riforma vista con gli occhi del credente nel lungo periodo; Febvre interpretazione laica e radicale come momento di rottura.
FEBVRE: Riforma esprime la testimonianza di una società che si va laicizzando;
nascita di una nuova cultura e un nuovo uomo che adatta le vecchie strutture religiose fino a deformarle per farle coincidere con i nuovi bisogni della società. Per individuare cause e origini della riforma ripensa interpretazione tradizionale in particolare quella degli studiosi francesi dell’800/900 che mossi da motivazioni nazionaliste e scioviniste, hanno avanzato tesi delle origini francesi della riforma con Lefèvre d’Etaples. Lefèvre non si distaccò mai dalla chiesa di Roma e non aderì mai alla riforma, tuttavia nel 1512 studiando epistole di San Paolo aveva ipotizzato tesi ardite. Individuano invece le cause nella reazione agli abusi: le macchie, le colpe, l’ignoranza dei prelati, il potere senza freni e controlli, lo scandalo delle vendite delle indulgenze. Febvre contesta questa tesi dicendo che gli abusi possono essere considerate cause solo intendendo la riforma come un fenomeno ecclesiastico e non religioso. Inoltre gli abusi erano già presenti nell’alto e basso medioevo ma al tempo non procurarono una tale frattura. La reazione agli abusi va intesa come prodotto e non causa della riforma. Dopo le cause sottopone a critica le origini, dovute, secondo storiografia tradizionale, ad un grande personaggio (Lefevre, Lutero o una élite che guida la trasformazione). Le origini vanno cercate non nel personaggio ma nel motivo per cui tanti uomini in tutta Europa seguirono Lutero. Il motivo è che Lutero, con la dottrina della giustificazione per fede, risolve la grande angoscia collettiva del primo 500 cioè la disperazione della salvezza. Lutero non è un intellettuale al di sopra della società ma al contrario ne è intrinseco, è l’uomo che riesce a interpretare e risolvere il dramma che è suo e di tutti gli uomini del tempo. La sua dottrina è il prodotto di una mentalità che avanza. Capire la riforma vuol dire capire le esigenze dei credenti, la loro volontà di adeguare l’esperienza religiosa ai bisogni della società, un problema quindi storicamente determinato legato alla scoperta della centralità dell’uomo, laicizzazione della società e trionfo dell’individualismo. Punti di partenza uguali di Delumeau e Febvre ma esiti diversi. Nuovi bisogni della società sono riscontrabili nei nuovi culti di inizio 500 come il cristo della Passione, quindi il Cristo uomo, e nell’iconografia in cui le rappresentazioni del Gesù Bambino o del cristo tra uomini e donne si impongono a discapito di quelle ieratiche medievali. Il Dio Altissimo lascia spazio al Dio che si umanizza di San Paolo. Centralità dell’uomo e sentimento individuale creano nuove devozioni ma anche nuovi ideali e nuovi valori che mutano forme del sentire religioso. Con il trionfo dell’individualismo, oltre ai valori del godimento e del guadagno, emerge la richiesta di una religiosità più chiara, semplice, non meccanica ma frutto della riflessione/della coscienza, una dottrina capace di esprimere amore per la vita e rinnovamento morale. La storia della riforma è la storia di un contrasto tra una società nuova che tenta di accordare fede con nuovi pensieri e bisogni collettivi e la chiesa che resta lontana dalla società e dai suoi bisogni. In tal modo il nuovo rapporto con le scritture e la dottrina della giustificazione testimoniano esigenza di adattare vecchie strutture fino a deformarli. Oltre a ciò il nuovo rapporto che gli uomini hanno con la scrittura determina una supremazia del testo sacro sulla teologia della chiesa, essi si erano innalzati tramite il lavoro ed il merito ed erano abituati a trattare da pari a pari con i principi. Questo rapporto, che esprime la scoperta della centralità dell’uomo e l’affermazione del sentimento individuale, si ripercuote anche nella fede dove si chiede un rapporto faccia a faccia con Dio, senza intermediari, una fede dove l’uomo è realmente presente, un incontro quasi tra pari = Adattamento della dottrina fino a deformarla. La dottrina della giustificazione per fede testimonia la laicizzazione della società. La confessione dei peccati non è impresa facile anche perché, per avere valore, deve essere completa; inoltre la morte può giungere improvvisa facendomi morire impreparato senza essermi confessato. Da qui l’angoscia della salvezza che accentua la drammatizzazione della morte, non più intesa come termine fatale dell’esistenza ma come un pensiero dominante che si estende per tutta la vita. La stessa angoscia che ha Lutero quando viene colpito dal fulmine e teme di morire impreparato. Con la giustificazione per fede si offre al credente una fede che supera la disperazione della salvezza, allontana il pensiero della morte riportandola a termine ultimo della fine della vita, la morte non spaventa più perché non può coglierlo impreparato, se l’uomo ha fede allora è salvo. Si delinea religiosità che è sentire religioso, scoperta dell’uomo, amore per la vita e sconfitta della morte.
DELUMEAU: Tema del rinnovamento precedente alla riforma protestante, diffuso e
preparato dalla sensibilità religiosa del 300/400 e diffuso ancor di più dalla cultura umanistica. Prima età moderna generale riforma della chiesa che si divarica in due riforme distinte e antagoniste: quella cattolica e quella protestante. Non riforma e controriforma ma un unico grande processo di rinnovamento. Anche per lui le cause non sono gli abusi della chiesa usa lo stesso esempio del medioevo e ne aggiunge anche altri due: Erasmo nell’elogio della follia 1511 era stato duro con il sacerdote con i vescovi e con il Papa ma non aderì alla riforma, quando la chiesa cattolica corresse ed elimino abusi le chiese riformate non fecero niente per rientrare in accordo con Roma. Anche per lui la grande adesione alla riforma è dovuta alla risoluzione dell’angoscia collettiva, angoscia dovuta al senso di precarietà della vita dovuto alle continue guerre, pestilenze e carestie altomedievali. Questi flagelli si pensa siano dovuti al peccato e che il mondo sia prossimo alla fine con il ritorno dell’anticristo e il giudizio universale: nelle iconografie del tempo prevalgono infatti le rappresentazioni del giudizio, dell’inferno con le sue pene e delle danze macabre (che esprimono secondo Delumeau l’uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla morte). Viene meno il senso collettivo e emerge individualità, la morte e la salvezza diventano problemi personali. Ne è una dimostrazione anche il culto delle reliquie e le indulgenze, molto diffusi in quel tempo, che offrivano assicurazioni per l’aldilà. Il pagamento delle indulgenze, secondo Delumeau, lasciava comunque ai fedeli un dubbio che ciò non bastasse a garantire la salvezza, dubbio che è al centro dell’angoscia collettiva e della disperazione della salvezza che faranno la fortuna dei protestanti. La chiesa resta lontana dalle angosce dei fedeli e lo stesso individualismo, che genera la disperazione della salvezza, determina anche la laicizzazione della società: avanza la brama di denaro, l’affermazione di sé, i valori della vita terrena mentre la scienza si svincola dalla chiesa. Viene meno distinzione tra sacro e profano. Laicizzazione pervade anche il clero dove la distinzione tra sacerdoti e laici tende ad annullarsi, si arriva a considerare un laico di santa vita migliore di un prete. Si delinea quindi, già prima della teorizzazione del sacerdozio universale, l’idea che non è necessaria la mediazione del clero per la salvezza dell’anima; venuto meno il sacerdote la fede è riposta solo in Dio che ha lasciato il suo messaggio nelle sacre scritture. Nella religiosità del 400 si delineano questi punti che esploderanno con Lutero, l’umanesimo spiana la via a Lutero: contribuisce al ritorno della sacra scrittura e si configura come una esperienza religiosa più consapevole/interiore che relega in secondo piano gerarchia, culto santi e cerimoni religiose ma non rompe con ortodossia.