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RESPIRAZIONE E IMBOCCATURA - LA PRODUZIONE DEL SUONO

Suonare il Corno implica movimento di aria, processo questo che non può prescindere da una
respirazione ampia e libera da costrizioni.
La colonna d’aria infatti, messa in vibrazione dalle labbra in tensione dello strumentista, passa
attraverso lo strumento arricchendosi delle proprietà tonali della serie armonica dello stesso.
La respirazione è probabilmente il tema tecnico sul quale sono avvenute le dispute più accese da
parte delle varie scuole di pensiero. Lungi dal volere aggiungere qualcosa di nuovo a quanto già è
stato detto e scritto, mi limiterò in queste pagine ad esporre ciò in cui credo, convinto che questa
non sia la sola strada percorribile ma che essa funzioni per molti ottimi strumentisti.

La respirazione è un processo spontaneo in ogni essere vivente; scopo specifico è lo scambio di gas
necessario al nostro corpo per sopravvivere.
Il sistema respiratorio umano si avvale, per svolgere la funzione di scambio gassoso, di un apparato
muscolare che svolge, oltre a quella respiratoria, anche altre funzioni necessarie alla vita, quelle
biologiche e, nel caso delle donne, il parto.
E’ ovvio che per potere svolgere queste altre funzioni l’apparato muscolare respiratorio debba
essere in grado di sviluppare una forte pressione interna che viene definita “pelvica”, e che si crea
mediante la contrazione di fasci di muscoli opposti gli uni agli altri. Questa potente contrazione è
detta “isometrica”.
Per potere sviluppare questa forte pressione interna la gola deve essere chiusa mediante la
contrazione della propria muscolatura; questa azione viene definita scientificamente “manovra di
Valsalva”, dall’anatomista bolognese Antonio Valsalva (1666-1732) che per primo ne studiò le
funzioni.
A questo punto è necessario fare un passo indietro per tornare all’idea secondo la quale suonare il
Corno presuppone movimento di aria per motivare la vibrazione delle labbra, in altri termini il
soffiare.
E’ mia fermissima convinzione che per creare il flusso di aria necessario a fare vibrare
l’imboccatura di un cornista non sia assolutamente necessario ricorrere alla pressione pelvica ed
alla contrazione muscolare isometrica, non si debba cioè ricorrere alla “manovra di Valsalva”, e che
anzi la compressione di aria nei polmoni sia la causa della maggiore parte dei blocchi di emissione
e delle ipertensioni muscolari.

Ora per chiarire praticamente l’essenza di questi principi veniamo al momento cruciale, quello
dell’immissione dell’aria nel nostro mantice, i polmoni.
Essi dovranno riempirsi pienamente ma in maniera confortevole, evitando le esagerazioni; è
dimostrato che la percentuale di aria che si controlla con il minimo sforzo è all’incirca quella
compresa tra il 90% e il 30% della massima capacità respiratoria del singolo individuo, per cui
bisognerebbe limitare alle situazioni musicali (rare!) di emergenza il superamento di queste “zone
limite”.
L’inspirazione deve avvenire attraverso la bocca, deve essere più silenziosa possibile, aiuterà in
questo, durante l’inalazione, la formazione della vocale “o”.
Da evitare nel modo più assoluto ogni rumore all’interno della bocca, soprattutto con la gola, dal
momento che ciò significherebbe tensione e costrizione.
Addome e torace, in conseguenza dell’immissione dell’aria nei polmoni, si espandono
gradualmente, senza irrigidirsi.
Alcuni didatti teorizzano la cosiddetta respirazione diaframmatica o addominale, che consisterebbe
nel riempire d’aria solo la parte sottostante dei polmoni e nel controllare l’emissione della stessa
con i muscoli addominali.
Questa tecnica respiratoria, analizzata, per mezzo di un fluoroscopio, non ha mostrato differenze
sostanziali rispetto alla pratica sopra citata se non nel fatto che la quantità di aria immessa nei
polmoni è, nel caso della respirazione solo addominale inferiore di circa il 30%, mentre il
diaframma svolge identico lavoro, essendo infatti un muscolo inspiratorio che durante l’emissione
di aria normalmente si rilassa.
Ne consegue che è impossibile prendere un respiro pieno senza espandere i polmoni anche nella
parte alta del torace.
E’ comunque vero che alcuni strumentisti gonfiano il petto ed alzano le spalle senza con questo
immagazzinare molta aria. Di fatto è possibile muovere il proprio corpo per simulare una presa di
aria che non avviene nella realtà, purtroppo i polmoni non hanno sensori che diano la esatta
percezione di ciò, ma per questo esiste un sensore infallibile, le nostre labbra.
Esse infatti dovranno essere prese come punto di riferimento per la sensazione psicologica di
“vento” che dovremo ricreare in opposizione alla errata tendenza alla pressione statica.
Completata l’immissione corretta di aria buona parte del lavoro riguardante la respirazione è
compiuto, visto che l’emissione ha a che fare con un’azione semplicissima il soffiare attraverso le
labbra vibranti.
Per quanto questa affermazione possa suonare semplicistica è proprio concentrandosi sul fatto che
le labbra funzionano semplicemente come corde vocali e lo strumento come un’amplificatore, che
si comprende l’essenza della produzione del suono con ogni strumento della famiglia degli ottoni.
Trombe, Corni, Tromboni e Tuba , infatti sono i soli strumenti dell’orchestra che presuppongono
che a produrre la vibrazione sia il corpo dell’esecutore, più specificamente le labbra dello stesso, e
non qualche oggetto esterno (ancia, corda, pelle, lamina o altro), e questa caratteristica li accomuna
direttamente alla voce umana.
Il processo psicologico della produzione del suono negli ottoni è quindi lo stesso del canto, è la
procedura tecnica che differisce su alcuni punti.
L’emissione dell’aria dovrebbe avvenire con facilità, in modo inconscio, così da concentrare la
propria attenzione sul fenomeno della vibrazione, che avviene riproducendo un suono che si deve
avere in mente, sia in altezza che, ad un livello più evoluto, di qualità tonale.

Ho voluto accomunare in uno stesso capitolo respirazione ed imboccatura in quanto a mio modo di
vedere questi due fattori sono in relazione inscindibile l’uno dall’altro nella produzione del suono
di tutti gli ottoni.

Con il termine imboccatura si vuole definire l’assetto dell’insieme labbra-muscoli facciali che viene
messo in vibrazione dalla colonna d’aria.
Per potere vibrare l’imboccatura deve essere costituita da muscoli che, propriamente messi in
trazione, raggiungono l’elasticità necessaria a produrre le frequenze (gli herz) che formano i suoni.

L’imboccatura dovrebbe essere naturale, conservare cioè qualcosa di istintivo su cui costruire la
propria abilità.
Regole generali esistono, ma esse vanno sempre prese come indicazioni di massima ed applicate
senza eccessiva rigidità. visto che esse sono state spesso smentite dai fatti.
Il piazzamento del bocchino, per esempio, dovrebbe essere al centro delle labbra, ma vi sono
eccellenti cornisti che, forse a causa di malformazioni dentali o labiali, tendono a suonare fuori dal
centro esatto, nulla di male se ciò non causa loro problemi tecnici.
Leggermente più delicata è la questione di quanto, sopra o sotto, il bocchino debba essere
appoggiato alle labbra. La posizione che nella maggiore parte dei casi ha dato buoni risultati è
quella che prevede il bocchino 2/3 sul labbro superiore ed 1/3 u quello inferiore.
Anch’essa non va presa come valore assoluto, variazioni anche notevoli a queste percentuali, ve ne
sono, ma l’ampiezza di registro del corno, unita alla enorme gamma dinamica, portano a quasi
sempre questo assetto.
Le labbra devono essere messe in trazione evitando di aprirle troppo verso l’esterno, come
nell’azione del sorridere, visto che così facendo si priverebbe il centro dell’imboccatura della
necessaria consistenza muscolare, rendendo il suono troppo chiaro ed inconsistente e rischiando, in
casi estremi, di danneggiare i tessuti.
Da evitare anche il difetto opposto, ovvero l’accentrarsi troppo, come nel fischiare.
Per quanto questo difetto sia molto più raro del precedente ed i suoi effetti non siano così dannosi
per i tessuti., incorrervi porterebbe comunque a grossi problemi nel controllo del suono, specie
nelle dinamiche di piano e pianissimo, e ad una articolazione molto imprecisa.

Un consiglio generale per trovare l’assetto migliore è quello di lavorare con il solo bocchino
creando una buona vibrazione, morbida e intonata.
Normalmente quando il suono risulta puro e si ha un’estensione di almeno un’ottava e mezzo nel
bocchino, si è trovata quella che è la posizione più naturale su cui costruire la propria imboccatura.
L’eseguire facili melodie con il solo bocchino dovrebbe essere uno degli obiettivi da conseguire
già nei primi mesi di studio del Corno e lo studente andrebbe, a mio parere, incoraggiato a
sviluppare questa abilità.

Un altro fattore causa di diatribe tra le varie scuole è quello inerente la quantità di pressione che il
bocchino dovrebbe esercitare sull’imboccatura.
E’ mia opinione che una moderata pressione su di una imboccatura muscolarmente sviluppata non
sia dannosa e che anzi sia deleterio tentare di eliminarla completamente. Coloro che hanno tentato
di percorrere la strada della non-pressione hanno spesso sviluppato tensioni muscolari eccessive e,
paradossalmente, sono incorsi in ciò che tentavano di evitare, la stanchezza precoce e la mancanza
degli estremi nei registri. Il suono, inoltre, tende ad essere “vuoto” ed a mancare di grande sonorità.
E’ bene ricordare che io credo in una moderata pressione e che una spinta eccessiva può portare
guai anche molto seri all’imboccatura, ma che una buona postura, spalle rilassate e soprattutto
bicipite sinistro morbido, dovrebbero escludere questa eventualità.

In conclusione è bene ricordare che una volta reso automatico un processo respiratorio ampio e
rilassato non ci sono più ragioni di preoccuparsi di esso, l’aria si dovrebbe usare pensando al vento,
senza tentare di risparmiarla, con flusso morbido e senza eccessiva compressione.

Acquisita una imboccatura funzionale sarebbe consigliabile dimenticarsene e lavorare sul vero
obiettivo finale, il suono.
Il pensare troppo alle procedure muscolari è un’atteggiamento deleterio che porta spesso a blocchi
difficili da rimuovere; il suono è lo stimolo, l’assetto muscolare la reazione, assolutamente non
viceversa.
L’imboccatura infatti reagisce a uno stimolo nervoso che molto ha a che fare con il canto, e dal
canto si dovrebbe sempre partire quando si vogliono motivare i processi di emissione negli ottoni.
Il pensare a pronunciare vocali può aiutare molto mentre il pensare all’assetto muscolare può
paralizzare anche il cornista più esperto.

Lo strumentista che indulge troppo all’analisi tecnica perde spesso di spontaneità e sacrifica molto del
piacere che la musica può dare .

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