Che il corno nell’antichità sia nato spontaneamente come strumento dal vario utilizzo e che solo in
seguito sia diventato strumento musicale a tutti gli effetti è cosa provata, come detto
precedentemente, dai ritrovamenti, avvenuti nei cinque continenti, di parecchi reperti e, soprattutto
di disegni , pitture e sculture varie che ritraggono i nostri progenitori nell’atto di suonare nelle più
disparate occasioni.
Fortunatamente più nel tempo ci si avvicina a noi più sono numerose le testimonianze che non
lasciano dubbi sul importanza sociale che questo strumento rivestiva.
Nei primi trattati medioevali sulla caccia troviamo riferimenti specifici sulla necessità di disporre di
un corno per richiamare l’attenzione dei cani o di altri cacciatori.
In particolare è notevole il “Libro dei tesori dell’Arte Venatoria” di Harduin De Fontaines Guerin
(1394), nel quale oltre ai vari metodi di caccia in uso all’epoca sono citati ben quattordici diversi
tipi di richiamo che ogni cacciatore avrebbe dovuto imparare a memoria per comunicare in ogni
situazione ed informare gli altri partecipanti alla battuta della presenza di animali, della loro specie,
degli eventuali rischi e possibilità di cattura. Il “linguaggio” scelto dall’autore era molto semplice,
consisteva infatti nella esecuzione di diverse figurazioni ritmiche della stessa nota, il che
funzionava con qualsiasi tipo di strumento e non richiedeva particolare abilità di esecuzione se non,
come detto, la memorizzazione degli schemi ritmici. E’ solamente nel 1573 che troviamo nel
trattato “La Venatoria” di Jacques Du Fouilloux, la prova dell’uso di figurazioni ritmico-melodiche
che prevedevano in maniera esplicita l’adozione di “Corni con note acute e gravi”.
E’ questo un momento di grande importanza, visto che si cominciano a costruire manufatti di
grosse dimensioni e si sviluppa l’abilità di piegare la lastra di metallo su sé stessa in modo conico
ed a più spire.
Storicamente notevole è il Parforce-horn impiegato per la cosiddetta “caccia forzata” ovvero la
caccia che veniva effettuata correndo.
Dalla caccia ed in considerazione dello sviluppo della tecnologia costruttiva, l’uso del corno si
estende ad altri campi della vita quotidiana, il più importante dei quali probabilmente ha a che fare
con il sempre crescente bisogno dell’uomo di comunicare e del suo mezzo in prepotente
espansione: La Posta.
Nel 700 le poste europee erano di proprietà di poche famiglie , la più importante delle quali era,
probabilmente, la nobile famiglia Austro-Tedesca “Della Torre e Tasso”, che disponeva per questo
servizio di migliaia di cavalli che percorrevano il lungo e in largo tutto il continente.
I tempi di consegna erano molto pressanti e costringevano i poveri postini, che allora erano
denominati postiglioni, a far correre i propri cavalli in continuazione ed a fermarsi solo alle stazioni
di posta per il cambio dell’animale e, meno frequentemente del cavaliere. La consegna vera e
propria avveniva effettuata senza fermare la corsa ed il destinatario doveva afferrare la posta al volo
se non voleva che la stessa contenuta in sacchi di pelle, si rovesciasse al suolo. L’arrivo del
postiglione era preceduto dagli squilli del corno che il cavaliere doveva suonare avvicinandosi al
luogo della consegna.
Altra struttura sensibile alle capacità di comunicazione del corno è l’esercito con la possibilità di
variare il tipo di messaggio musicale alternandone le basi ritmico-melodiche. I militari si rendono
conto della opportunità di segnalare spostamenti inviare ordini e disporre le truppe, creano così dei
codici, a volte segreti, che divengono irrinunciabili visto che la capacità di comunicare in breve
tempo può determinare l’esito di una battaglia.
Così, fra squilli di caccia, segnali di posta e fanfare militari arriviamo alla prima grande scoperta
che cambierà il corso della storia di questo strumento : La Serie Armonica.