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ESTENSIONE

Il Corno è, tra gli strumenti a fiato, quello che copre in assoluto la maggiore estensione, ed il
cornista moderno deve, contrariamente a ciò che avveniva fino a pochi decenni orsono, avere buona
padronanza anche dei registri più estremi.
Le partiture orchestrali richiedono una escursione di oltre tre ottave ed attualmente non è più una
rarità ascoltare un cornista che ne suoni agevolmente più di quattro.
In passato si riteneva che lo specializzarsi in un particolare registro fosse la soluzione tecnica ideale
a risolvere il problema dell’estensione, tanto da spingere alcuni didatti ad avviare gli studenti ad un
iter formativo specifico finalizzato a farne “Corni alti” o Corni bassi”.
Sebbene sia indubbio che ognuno di noi abbia più facilità in un registro piuttosto che in un altro io
sono convinto che le odierne tecniche di emissione si siano talmente evolute e raffinate da
consentire una buona flessibilità tra i registri alla maggior parte dei cornisti senza contare poi
l’enorme varietà di modelli di bocchini e corni oggi sul mercato, varietà che consente di trovare
sempre la combinazione adatta alle caratteristiche fisiche dello strumentista.
Il punto di partenza per lo studio dell’estensione è il REGISTRO CENTRALE, la cui qualità tonale
è da prendersi come obiettivo primario, unitamente ad una comodità di emissione che renda facile
spostarsi GRADUALMENTE alle estremità.
Una imboccatura troppo contratta e un flusso di aria compresso possono passare inosservati nel
registro centrale, ma causare difficoltà sia nell’acuto che nel grave pregiudicando spesso lo
sviluppo tecnico dello studente.
Ho voluto sottolineare il principio di gradualità in quanto sono convinto che creare una buona
vibrazione nel registro centrale, per poi spostarsi a poco a poco alle frequenze più acute e più gravi,
sia la strada più breve per riuscire nello sviluppo dell’estensione; in fondo note acute e note basse
non sono altro che vibrazioni veloci e lente ed è sempre al fenomeno della vibrazione dell’aria che
si dovrebbe fare riferimento.
Sia il registro acuto che quello grave necessitano di un serio studio quotidiano ed è buona regola
inserire nel proprio piano di lavoro giornaliero esercizi di flessibilità, arpeggi e scale (ottime in
cromatiche), che coprano l’intera gamma dei suoni del corno, cercando di passare da un registro
all’altro con la maggiore naturalezza possibile.
E’ proprio in questo passaggio che ci si rende conto del movimento e del lavoro che i muscoli
facciali svolgono e, nonostante qualcuno sostenga che l’imboccatura debba rimanere immobile, io
penso invece che senza alcun movimento non vi sia cambio di tensione cioè di altezza di
vibrazione.
Ovviamente si devono evitare le contorsioni eccessive, ma anche in questo caso vale la regola che è
sempre corretto ciò che risulta giusto all’ascolto.

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