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5) WAGNER E STRAUSS

L’avvento del corno a macchina, per quanto lento e graduale, segna una svolta alquanto radicale
nell’uso dello strumento che i compositori inseriscono nelle loro partiture.
Il più audace nel percorrere la nuova strada è con ogni probabilità R. Schumann che nel “Adagio
und Allegro” OP.70 per Corno e Piano ed ancor più nel “Conzertstück” OP.86 per 4 corni ed
orchestra del 1849, si spinge drasticamente oltre quelli che fino a quel momento sono stati i limiti
tecnici imposti dal corno a mano.
Il seme della follia che funesterà gli ultimi anni di vita del grande compositore tedesco è
riscontrabile nella parte solistica di quest’ultima composizione che, seppure sia lavoro di indubbio
genio, per un secolo rimane un brano considerato praticamente ineseguibile, cadendo così
nell’oblio, prima di venire riscoperto e valorizzato.

Discorso a parte dal punto di vista della nuova struttura meritano Wagner e Strauss.
Richard Wagner compone le sue prime opere in un clima culturale decisamente ancorato al passato
ed alla tradizione di C.M. von Weber. La scrittura cornistica risulta essere quelle delle tradizionali
“quinte dei corni” care a Mozart e Haydn, ma è proprio nell’evoluzione compositiva di Wagner che
più si coglie la metamorfosi tecnica e tonale dello strumento. Nella tetralogia, che inizia con i
famosi arpeggi di Mi bemolle dei corni del prologo “Das Rheingold” Wagner compie la dicotomia
auspicata nel frontespizio del Tristano, l’uso dei suoni della serie naturale sapientemente mescolato
alle risorse del cromatismo, creando effetti mai uditi fino ad allora ed aprendo la strada alle nuove
tecniche di scrittura e di impiego del corno.
Ma Wagner da attentissimo ricercatore di suoni quale è, va ben oltre la scrittura , spingendosi fino
al progettare e fare costruire uno strumento che prenderà il suo nome, la Tuba Wagneriana.
Da lui stesso meticolosamente disegnata, la Tuba Wagneriana è concepita come una sorta di ponte
tonale tra i corni ed i tromboni.
Suonata dai cornisti con lo stesso bocchino usato per il corno, la tuba è costruita in due tonalità,
tuba tenore in si bemolle e tuba bassa in Fa.
La forma è simile a quella del flicorno tenore ma il canneggio, ossia il diametro dei tubi, è più
vicino a quello del corno. Il suono che ne risulta è profondo e imponente, bene si presta
all’esecuzione del regale leitmotiv del “Walhalla” e ad accompagnare l’incedere degli Dei.

Il legame tra Richard Strauss (1864-1949) ed il corno affonda le sue radici a prima della nascita del
compositore Bavarese. Il padre Franz Joseph (1822-1905) è infatti una delle figure più importanti
della vita musicale di Monaco; compositore, didatta accademico e, soprattutto, corno solista
dell’orchestra di corte Bavarese.
La fama di Franz Strauss supera i confini della Baviera, tanto da spingere Hans von Bülow,
famoso direttore d’orchestra, a definirlo “Joachim del Corno” e Wagner (che ne odiava il non facile
carattere) ad ammettere che “Strauss è un uomo insopportabile, ma quando suona il Corno non
puoi, più essere in collera con lui”.
Convinto anti Wagneriano e diffidente nei confronti delle avanguardie musicali, Franz Strauss
trasmetterà al figlio Richard l’amore per i compositori classici, Mozart e Haydn in testa, amore che
quest’ultimo tradurrà in tributi sottoforma di citazioni nell’uso del corno nei suoi brani e
nell’utilizzo della caratteristica serie armonica naturale nonchè delle “quinte dei corni”, ormai quasi
cadute in disuso.
La gran parte dei temi cornistici Straussiani, concerti per corno compresi, si compone in
larghissima misura dei suoni che nel “nonno Waldhorn” si sarebbero suonati con il corno aperto,
cioè senza la chiusura della campana, e questo ha consegnato ai posteri un prezioso suggerimento
sulle sonorità più efficaci dello strumento.
Strauss non verrà mai meno ad un uso più che appropriato del Corno, non andando mai oltre i limiti
della ragionevolezza tecnica ma, nel contempo, presentando al cornista parti più stimolanti, ed all’
ascoltatore l’emozione di sonorità veramente uniche.

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