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Università degli Studi “Mediterranea” – Reggio Calabria Corso di Misure Elettroniche

SOMMARIO

TARATURA DI UN VOLTMETRO ..................................................................... 3


Analisi di regressione lineare ................................................................................... 5

Analisi di regressione parabolica............................................................................. 7

Determinazione dell’errore standard della stima .................................................... 8

Listato Script Matlab utilizzato per eseguire i calcoli ............................................. 9

Listato Matlab dei calcoli effettuati ........................................................................ 11

PROVA RIFLETTOMETRICA.......................................................................... 14
Determinazione sperimentale del coefficiente di riflessione ............................... 18

Determinazione analitica del coefficiente di riflessione ....................................... 20

MISURAZIONE DI FASE ................................................................................. 22


Modalità Base dei Tempi ......................................................................................... 23

Modalità XY............................................................................................................... 25

METODO DEL PONTE DI WHEATSTONE ..................................................... 27

LABVIEW: INTRODUZIONE ........................................................................... 33


Descrizione componenti utilizzati .......................................................................... 34

LABVIEW: IDENTIFICAZIONE DI UNO STRUMENTO .................................. 42


Esaminiamo il primo metodo .................................................................................. 42

Esaminiamo il secondo metodo ............................................................................. 45

LABVIEW: ACQUISIZIONE DI UNA FORMA D’ONDA .................................. 48

LABVIEW: MISURAZIONE DI TEMPERATURA TRAMITE SONDA.............. 54

Tesina – Esperienze svolte in Laboratorio  2


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Taratura di un Voltmetro
In questa prova di laboratorio si intende eseguire la taratura di un
voltmetro col Metodo del Confronto e si intende ricavarne la classe,
le Curve di Taratura mediante analisi di regressione lineare e
parabolica, l’Errore Standard della Stima.

VG VC VX

Con VX si è indicato il voltmetro da tarare, con VC il voltmetro


campione e con VG il generatore di tensione variabile.

Si fa variare la tensione erogata dal generatore dal valore minimo


0V al fondo scala dello strumento da tarare VFS = 15V e si effettua
il confronto dei valori misurati da tale strumento con lo strumento
campione.

Per tale prova si suppone che il generatore eroghi una tensione


esattamente pari a quella indicata dal voltmetro campione, che si
suppone abbia un’accuratezza di due ordini maggiore rispetto al
voltmetro da tarare.

Si sono rilevati i seguenti valori di tensione riportati in tabella.

Vx Vc Ex Vx Vc Ex
0.50 0.51 +0.01 8.00 8.03 +0.03
1.00 1.01 +0.01 8.50 8.51 +0.01
1.50 1.51 +0.01 9.00 9.00 +0.00
2.00 2.01 +0.01 9.50 9.49 -0.01
2.50 2.50 +0.00 10.00 10.00 +0.00
3.00 3.01 +0.01 10.50 10.48 -0.02
3.50 3.49 -0.01 11.00 11.01 +0.01
4.00 4.01 +0.01 11.50 11.49 -0.01
4.50 4.51 +0.01 12.00 12.01 +0.01
5.00 5.01 +0.01 12.50 12.49 -0.01
5.50 5.48 -0.02 13.00 13.00 +0.00
6.00 6.01 +0.01 13.50 13.48 -0.02
6.50 6.50 +0.00 14.00 14.00 +0.00
7.00 7.01 +0.01 14.50 14.50 +0.00
7.50 7.50 +0.00 15.00 15.00 +0.00

con Ex = Vc − Vx errore commesso in ogni singola misura.

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La classe dello strumento, definita come rapporto tra l’errore


massimo commesso dallo strumento e il valore di fondo scala, è pari
a:

E MAX
cl = ⋅ 100
VFS

e poiché l’errore massimo rilevato è pari a E MAX = +0.003V mentre il


valore di fondo scala è pari a VFS = 15V si rileva che lo strumento ha
una classe pari a:

E MAX 0.03
cl = ⋅ 100 = ⋅ 100 = 0.2
V FS 15

La classe di uno strumento non assume qualsiasi valore ma solo


alcuni prestabiliti: 0.05, 0.1, 0.2, 0.5, 1, 1.5, 2.5, 5.

In tal caso la classe di appartenenza è proprio la cl = 0.2 , comunque


regola generale è approssimare la classe dello strumento da tarare
al valore di classe standard successivo a quello determinato
mediante le misurazioni.

Effettuiamo adesso l’analisi di regressione lineare e parabolica per


la determinazione delle curve di taratura.

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Analisi di regressione lineare


Una distribuzione di punti su un piano è ben approssimabile da una
serie di funzioni, attraverso il metodo dei minimi quadrati, con
errore quadratico minimo.

Quando la serie di funzioni utilizzata impiega polinomi la curva è


detta “di regressione”. Se i polinomi non sono di grado superiore al
primo allora la curva è chiamata “retta di regressione” ed ha la
seguente espressione:

y ( x) = mx + q

per cui considerando una serie di N campioni si vuole determinare la


retta y = mx + q tale che la somma degli scarti quadratici medi,
chiamata residuo, sia minimo.

Lo scarto quadratico è definito come differenza tra valore reale


appartenente alla serie di campioni e quello stimato dalla retta di
regressione:

[ yi − y ( xi )]2

con y ( xi ) = mxi + q , per cui il residuo è pari a:

N N
ε = ∑ [ y i − y ( xi )]2 = ∑ [ y i − mxi − q ]2 (1)
i =1 i =1

Affinché y ( x) = mx + q sia la retta di regressione, cioè tale che ε sia


minimo, essa deve passare per il minimo locale della (1), funzione
di due variabili m e q.
La ricerca di un minimo locale implica la risoluzione del seguente
sistema:

⎧ ∂ε ⎧N N

⎪⎪ ∂q = 0 ⎪∑ i y = m ∑ xi + Nq
⎪ i =1 i =1
⎨ ⇒ ⎨N
⎪ ∂ε = 0
N N
⎪ y x = q x + m x2
⎪⎩ ∂m ⎪⎩∑
i =1
i i ∑
i =1
i ∑
i =1
i

Risolvendo tale sistema lineare di 2 equazioni in 2 incognite si


ricavano i parametri m, q della retta di regressione che ha quindi
espressione:

y ( x) = 0.9991x + 0.0092

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Analisi di regressione parabolica


In tal caso la serie di funzioni che ben approssima una
distribuzione di punti su un piano è una curva parabolica di
espressione:

y ( x) = lx 2 + mx + q

Facendo ragionamenti analoghi al caso precedente, di regressione


lineare, i coefficienti l, m, q della curva di regressione si
ottengono risolvendo il seguente sistema lineare di 3 equazioni in 3
incognite:

⎧ ∂ε ⎧N N N N

⎪ ∂l = 0 ⎪∑ y x
i i
2
= l ∑ x 4
i + m ∑ x 3
i + q ∑ xi2
⎪ ⎪ i =1 i =1 i =1 i =1

⎪ ∂ε ⎪ N N N N

⎨ = 0 ⇒ ⎨∑ y i xi = l ∑ xi3 + m∑ xi2 + q ∑ xi
⎪ ∂m ⎪ i =1 i =1 i =1 i =1
⎪ ∂ε ⎪ N N N
⎪ ∂q = 0 ⎪∑ y i = l ∑ xi + m∑ xi + qN
2

⎩ ⎩ i =1 i =1 i =1

Risolvendo tale sistema lineare di 3 equazioni in 3 incognite si


ricavano i parametri l, m, q della curva di regressione che ha
quindi espressione:

y ( x) = −(4.1713 ⋅ 10 −6 ) x 2 + 0.9991x + 0.0091

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Determinazione dell’errore standard della stima


L’Errore Standard della Stima è pari a:

∑ ( y( x ) − y )
2
i i
S xy = i =1

N −2

e il valore misurato nei due casi è pari a:

S xy = 0.0107 Regressione Lineare


S xy = 0.0107 Regressione Parabolica

Il fatto che i due valori dell’errore standard della stima siano


uguali indica che in tal caso la regressione lineare è già
sufficiente per la determinazione della curva di taratura.

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Listato Script Matlab utilizzato per eseguire i calcoli


%Definizione dei dati di base
%============================
%Numero di campioni
N=30

%Vettore delle misure del voltmetro da tarare


Vx=[0.5:0.5:15]

%Vettore delle misure del voltmetro campione


Vc=[0.51 1.01 1.51 2.01 2.50 3.01 3.49 4.01 4.51 5.01 5.48 6.01 6.50 7.01 7.50
8.03 8.51 9.00 9.49 10.00 10.48 11.01 11.49 12.01 12.49 13.00 13.48 14.00 14.50
15.00]

%Regressione Lineare
%===================
%Si è indicato con Sx la somma dei valori del vettore Vx
Sx=sum(Vx)

%Si è indicato con Sx2 la somma dei quadrati dei valori del vettore Vx
Sx2=sum(Vx.^2)

%Si è indicato con Sy la somma dei valori del vettore Vc


Sy=sum(Vc)

%Si è indicato con Sxy il prodotto scalare tra i vettori Vx e Vc


Sxy=Vx*Vc'

%Per la soluzione del problema, per semplicità, scriviamo il sistema nella


%forma AX=B
Bl=[Sy;Sxy]
Al=[N Sx;Sx Sx2]

%La soluzione è X=inv(A)*B che è vettore colonna con X=[q;m]


Xl=inv(Al)*Bl

%Dobbiamo adesso confrontare i valori misurati dal voltmetro campione con


%quelli del voltmetro da tarare.
figure(1);plot(Vx,Vc,'*');xlabel('Vx');ylabel('Vc');title('Valori effettivi
misurati col voltmetro campione');grid on

%Dobbiamo adesso confrontare i valori della retta di regressione con i


%valori misurati e per far questo dobbiamo fare un grafico.
ql=Xl(1)
ml=Xl(2)
yl=(ml*Vx)+ql
figure(2);plot(Vx,yl);xlabel('Vx');ylabel('yl');title('Andamento della curva di
regressione lineare');grid on

%Confrontiamo su uno stesso grafico la retta di regressione e i valori


%misurati dal voltmetro campione.
figure(3);plot(Vx,yl,'r');hold on
figure(3);plot(Vx,Vc,'*');xlabel('Vx');ylabel('Vc * vs yl -
');title('Confronfronto: curva di regressione lineare / Valori voltmetro
campione');grid on

%Regressione Parabolica
%======================
%Si è indicato con Sx3 la somma dei valori del vettore Vx elevati al cubo
Sx3=sum(Vx.^3)

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%Si è indicato con Sx4 la somma dei valori del vettore Vx elevati alla quarta
Sx4=sum(Vx.^4)

%Si è indicato con Sx2y il prodotto scalare tra i vettori Vx e Vc


Sx2y=(Vx.^2)*Vc'

%Per la soluzione del problema, per semplicità, scriviamo il sistema nella


%forma AX=B
Bp=[Sx2y;Sxy;Sy]
Ap=[Sx4 Sx3 Sx2;Sx3 Sx2 Sx;Sx2 Sx N]

%La soluzione è X=inv(A)*B che è vettore colonna con X=[l;m;q]


Xp=inv(Ap)*Bp

%Dobbiamo adesso confrontare i valori della retta di regressione con i


%valori misurati e per far questo dobbiamo fare un grafico.
lp=Xp(1)
mp=Xp(2)
qp=Xp(3)
yp=(lp*(Vx.^2))+(mp*Vx)+qp
figure(4);plot(Vx,yp);xlabel('Vx');ylabel('yp');title('Andamento della curva di
regressione parabolica');grid on

%Confrontiamo su uno stesso grafico la retta di regressione e i valori


%misurati dal voltmetro campione.
figure(5);plot(Vx,yp,'r');hold on
figure(5);plot(Vx,Vc,'*');xlabel('Vx');ylabel('Vc * vs yp -
');title('Confronfronto: curva di regressione parabolica / Valori voltmetro
campione');grid on

%Calcolo dell'errore standard della stima


%========================================
%Errore commesso nella stima con la regressione lineare
ESL=sqrt((sum((yl-Vc).^2))/(N-2))

%Errore commesso nella stima con la regressione parabolica


ESP=sqrt((sum((yp-Vc).^2))/(N-2))

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Listato Matlab dei calcoli effettuati


N =

30

Vx =

Columns 1 through 11

0.5000 1.0000 1.5000 2.0000 2.5000 3.0000 3.5000 4.0000


4.5000 5.0000 5.5000

Columns 12 through 22

6.0000 6.5000 7.0000 7.5000 8.0000 8.5000 9.0000 9.5000


10.0000 10.5000 11.0000

Columns 23 through 30

11.5000 12.0000 12.5000 13.0000 13.5000 14.0000 14.5000 15.0000

Vc =

Columns 1 through 11

0.5100 1.0100 1.5100 2.0100 2.5000 3.0100 3.4900 4.0100


4.5100 5.0100 5.4800

Columns 12 through 22

6.0100 6.5000 7.0100 7.5000 8.0300 8.5100 9.0000 9.4900


10.0000 10.4800 11.0100

Columns 23 through 30

11.4900 12.0100 12.4900 13.0000 13.4800 14.0000 14.5000 15.0000

Sx =

232.5000

Sx2 =

2.3638e+003

Sy =

232.5600

Sxy =

2.3637e+003

Bl =

1.0e+003 *

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0.2326
2.3637

Al =

1.0e+003 *

0.0300 0.2325
0.2325 2.3638

Xl =

0.0092
0.9991

ql =

0.0092

ml =

0.9991

yl =

Columns 1 through 11

0.5088 1.0083 1.5078 2.0074 2.5069 3.0064 3.5060 4.0055


4.5050 5.0046 5.5041

Columns 12 through 22

6.0036 6.5032 7.0027 7.5022 8.0018 8.5013 9.0008 9.5004


9.9999 10.4994 10.9990

Columns 23 through 30

11.4985 11.9980 12.4976 12.9971 13.4966 13.9962 14.4957 14.9952

Sx3 =

2.7028e+004

Sx4 =

3.2962e+005

Sx2y =

2.7025e+004

Bp =

1.0e+004 *

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2.7025
0.2364
0.0233

Ap =

1.0e+005 *

3.2962 0.2703 0.0236


0.2703 0.0236 0.0023
0.0236 0.0023 0.0003

Xp =

-0.0000
0.9991
0.0091

lp =

-4.1713e-006

mp =

0.9991

qp =

0.0091

yp =

Columns 1 through 11

0.5086 1.0082 1.5078 2.0073 2.5069 3.0064 3.5060 4.0055


4.5051 5.0046 5.5042

Columns 12 through 22

6.0037 6.5032 7.0028 7.5023 8.0018 8.5014 9.0009 9.5004


10.0000 10.4995 10.9990

Columns 23 through 30

11.4985 11.9980 12.4975 12.9971 13.4966 13.9961 14.4956 14.9951

ESL =

0.0107

ESP =

0.0107

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Prova Riflettometrica
Il Metodo Riflettometrico viene utilizzato per la determinazione e
localizzazione della presenza di un guasto su una linea di
trasmissione: inviando sulla linea un segnale a gradino mediante un
generatore di onda quadra, e sfruttando le proprietà di riflessione
del segnale lungo la linea, si esegue una misurazione mediante
oscilloscopio dell’intervallo di tempo impiegato dal segnale per
ritornare al punto di partenza.

A partire da questa misurazione, conoscendo la velocità di


propagazione del segnale sulla linea (che verrà determinato mediante
apposite prove su una linea equivalente a quella guasta), si
localizza il guasto.

Lo schema della linea di trasmissione è la seguente:

Detta Z 0 l’impedenza propria della linea, e detto Z = R il carico


resistivo sul quale si chiude la linea, si evince un diverso grado
di riflessione sulla linea in funzione di R : il coefficiente di
riflessione ρ ∈ [− 1,+1] varia in funzione di R ∈ [0,+∞[ .

Tenendo conto che il tempo di riflessione totale t è pari al tempo


impiegato dal segnale per raggiungere il punto di guasto posto a
distanza x dal punto di applicazione del segnale più il tempo per
tornare al punto di partenza, tenendo conto che tali tempi sono
uguali, si ottiene la semplice relazione:

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t
x = v⋅
2
Per realizzare tale prova in laboratorio si è utilizzata una linea
campione di lunghezza pari a L = 15.79m con un errore percentuale
e L % = 0% , di impedenza Z 0 = 50Ω con un errore percentuale eZ 0 % = 1% ,
un generatore di forme d’onda impostato per fornire un’onda quadra
di ampiezza V PP = 1.530mVPP di frequenza pari a f = 2.00kHz , ed una
linea interrotta in un punto x incognito.

Per determinare la velocità di trasmissione del segnale si è usata


la linea campione di lunghezza nota L con Z = R → ∞ .

Si è poi interposto un’oscilloscopio digitale tra il generatore di


segnale sulla linea e lo si è tarato, utilizzando una scala dei
tempi pari a M = 25ns / div : si è misurato un tdiv = 6.4div corrispondenti
ad un t = M ⋅ t div = 160ns .

La velocità di trasmissione del segnale sul cavo campione è pari a:

L 2 L 2 ⋅15.79
v= = = −9
= 0.197375 ⋅109 m / s
t t 160 ⋅10
2

L’incertezza di misura dell’intervallo di tempo impiegato dal


segnale per la propagazione e la riflessione è pari a:

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M 25
∆t = = = 2.5ns
10 10

La divisione per 10 della scala è giustificata dal fatto che, nel


nostro caso, l’incertezza è dovuta al minimo intervallo che possiamo
valutare all’interno di una divisione, che è di 1/10 di divisione,
in quanto le tacchette sul visore sono 5 per divisione, ma noi
supponiamo di poter apprezzare anche la mezza distanza fra due
tacchette.

L’incertezza di misura di velocità è perciò pari a:

∂v ∂v 2L 2 ⋅ 15.79
∆v = ∆L + ∆t = − 2 ⋅ ∆t = ⋅ 2.5 ⋅ 10− 9 = 0.0030839844 ⋅ 109 m / s ≅ 0.003 ⋅ 109 m / s
∂L ∂t t (
160 ⋅ 10 −9 2
)
Quindi l’effettivo valore di velocità misurata è:

v = 0.197 ⋅ 10 9 ± 0.003 ⋅ 10 9 m / s

Eseguendo di nuovo la stessa operazione sulla linea interrotta,


l’oscilloscopio deve visualizzare il segnale gradino del generatore
seguito dalla riflessione.

Per una corretta visualizzazione di tutto il segnale si è dovuto


= ⋅
aumentare la scala portandola a M =.100ns / div con t div = 10div
corrispondenti ad un t M tdiv = 1000ns
Si è notata la presenza di oscillazioni attorno ai valori assunti
dal segnale dovuti alla natura Ohmica induttiva e/o capacitiva
dovuta al cavo e agli accessori utilizzati.

Si determina quindi la posizione x del guasto lungo la linea:

−9
t 9 1000 ⋅ 10
x = v ⋅ = 0.197 ⋅ 10 ⋅ = 98.5m
2 2

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Sapendo che l’incertezza di misura dell’intervallo di tempo


impiegato dal segnale per la propagazione e la riflessione è pari a:

M 100
∆t = = = 10ns
10 10

allora risulta che l’incertezza di misura della posizione del guasto


è pari a:

∂x ∂x t v 1000 ⋅ 10 −9 0.197 ⋅ 10 9
∆x = ∆v + ∆t = ∆v + ∆t = ⋅ 0.003 ⋅ 10 9 + ⋅ 10 ⋅ 10 −9 = 2.485m
∂v ∂t 2 2 2 2

Quindi l’effettiva posizione del guasto sulla linea è x = 99 ± 2m .

Resta da determinare il coefficiente di riflessione che è pari a:

ρ = Vr V
i

sia per Z = R < Z 0 che per Z = R > Z 0 per via sperimentale e per via
analitica.

Per far questo si è utilizzata una resistenza variabile a scatti,


per cui ogni contributo alla resistenza totale è suscettibile di
un’incertezza diversa.

Per tenerne conto disponiamo della tabella seguente, sulla quale


sono indicati i valori delle singole incertezze percentuali per ogni
range di contributo alla resistenza:

Resistenza [Ω] Incertezza


0.1 0.5%
1 0.15%
10 0.05%
100 0.05%
1000 0.05%

Ricordiamo che il valore dell’impedenza di linea è pari a Z 0 = 50Ω


con un errore percentuale e Z 0 % = 1% .

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Determinazione sperimentale del coefficiente di riflessione

Primo caso: Z = R > Z 0

In tal caso poiché Z = R > Z 0 ⇒ R = 224.2Ω .


Si sono effettuate le seguenti misurazioni:

Segnale Inviato Riflesso


Lettura Vidiv = 4.9div Vrdiv = 4.9div
Scala M i = 100mV / div M r = 50mV / div
Valore effettivo Vi = Vidiv ⋅ M i = 490mV Vr = Vrdiv ⋅ M r = 245mV
Errore ∆Vi = M i / 10 = 10mV ∆Vr = M r / 10 = 5mV

Con tali dati risulta che il coefficiente di riflessione è pari


a:

Vr 245 ⋅ 10 −3
ρ= = = 0.5
Vi 490 ⋅ 10 −3

e l’errore commesso nella misura è pari a:

∂ρ ∂ρ ∆Vr V
∆ρ = ∆Vr + ∆Vi = + − r2 ⋅ ∆Vi = 0.020408163 ≅ 0.02
∂Vr ∂Vi Vi Vi

Quindi l’effettiva misura del coefficiente di riflessione è


pari a:

ρ = 0.50 ± 0.02

Secondo caso: Z = R < Z 0

In tal caso poiché Z = R < Z 0 ⇒ R = 23.1Ω .


Si sono effettuate le seguenti misurazioni:

Segnale Inviato Riflesso


Lettura Vidiv = 4.9div Vrdiv = 3.3div
Scala M i = 100mV / div M r = 50mV / div
Valore effettivo Vi = Vidiv ⋅ M i = 490mV Vr = Vrdiv ⋅ M r = 165mV
Errore ∆Vi = M i / 10 = 10mV ∆Vr = M r / 10 = 5mV

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Con tali dati risulta che il coefficiente di riflessione è pari


a:

Vr 165 ⋅ 10 −3
ρ= = = 0.33673469
Vi 490 ⋅ 10 −3

e l’errore commesso nella misura è pari a:

∂ρ ∂ρ ∆Vr V
∆ρ = ∆Vr + ∆Vi = + − r2 ⋅ ∆Vi = 0.017076218 ≅ 0.01
∂Vr ∂Vi Vi Vi

Quindi l’effettiva misura del coefficiente di riflessione è


pari a:

ρ = 0.34 ± 0.01

Tesina – Esperienze svolte in Laboratorio  19


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Determinazione analitica del coefficiente di riflessione


Il calcolo analitico invece prevede l’uso della formula seguente:

R − Z0
ρ=
R + Z0

Primo caso: Z = R > Z 0

Consideriamo R > Z 0 = 50Ω e precisamente settiamo la resistenza a


scatti perché fornisca il valore di R = 224.2Ω :

R = 224.2Ω = (2 ⋅100 + 2 ⋅10 + 4 ⋅1 + 2 ⋅ 0.1)Ω

ex %
ricordando che ∆X = ⋅ X l’incertezza totale sarà somma dei
100
singoli cotributi:

0.05 0.05 0.15 0.5


∆R = ∆R1 + ∆R2 + ∆R3 + ∆R4 = 200 ⋅ + 20 ⋅ + 4⋅ + 0.1⋅ = 0.1165Ω
100 100 100 100

Il ∆Z 0 vale invece:

e% 1
∆Z 0 = ⋅ Z0 = ⋅ 50Ω = 0.5Ω
100 100

Applicando la formula di propagazione dell’errore:

(R + Z 0 ) − ( R − Z 0 ) − 1 ⋅ ( R + Z 0 ) − (R − Z 0 )
∆ρ = ∆R + ∆Z 0
(R + Z 0 ) 2
( R + Z 0 )2

∆ρ =
(224.2 + 50) − (224.2 − 50) ⋅ 0.1165 + − 1(224.2 + 50 ) − (224.2 − 50 )
⋅ 0.5 = 3.136902206 ⋅ 10 −3
(224.2 + 50)2 (224.2 + 50) 2

Dunque calcoliamo il coefficiente di riflessione ρ con la


formula, lo approssimiamo alla prima cifra significativa
dell’errore e vi sommiamo/sottraiamo l’errore stesso:

R − Z 0 224.2 − 50
ρ= = = 0.635302698
R + Z 0 224.2 + 50

Tesina – Esperienze svolte in Laboratorio  20


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Quindi l’effettiva misura del coefficiente di riflessione è


pari a:

ρ = 0.635 ± 0.003

Secondo caso: Z = R < Z 0

Consideriamo R < Z 0 = 50Ω e precisamente settiamo la resistenza a


scatti perché fornisca il valore di R = 23.1Ω :

R = 23.1Ω = (20 + 3 + 0.1)Ω

l’incertezza di misura totale sarà somma dei singoli cotributi:

∆R = ∆R1 + ∆R2 + ∆R3 = 20 ⋅ 0.05 + 3 ⋅ 0.15 + 0.1⋅ 0.5 = 1.5Ω

Applichiamo quindi ancora la formula di propagazione


dell’errore precedentemente calcolata ed abbiamo:

∆ρ =
(23.1 + 50) − (23.1 − 50) ⋅1.5 + − 1(23.1 + 50 ) − (23.1 − 50 )
⋅ 0.5 = 0.032393831
(23.1 + 50)2 (23.1 + 50)2

In questo caso il coefficiente di riflessione ρ calcolato sarà:

R − Z 0 23.1 − 50
ρ= = = −0.367989056
R + Z 0 23.1 + 50

Quindi l’effettiva misura del coefficiente di riflessione è


pari a:

ρ = −0.37 ± 0.03

Notiamo infine che, come ci aspettavamo, il coefficiente di


riflessione è maggiore di zero nel caso di impedenza del carico
superiore all’impedenza del cavo e minore di zero nel caso opposto.

Ciò stà ad indicare che l’onda riflessa è tanto maggiore quanto


maggiore è l’impedenza del carico rispetto a quella del cavo.

Dunque un guasto, che si può vedere come un carico con impedenza


molto elevata, provocherà una elevata riflessione con coefficiente
maggiore di zero, ed è proprio su questo principio che si basa la
metodologia su mostrata per la determinazione del guasto stesso
sulla linea di trasmissione.

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Misurazione Di Fase
L’esercitazione in questione mira all’utilizzo dell’oscilloscopio
quale strumento per la misurazione di fase.

Per “misurazione di fase” intendiamo la valutazione dello sfasamento


fra due onde sinusoidali che, nel caso specifico, sono date
dall’ingresso e dall’uscita del semplice filtro passa basso
rappresentato in figura:

Tale misurazione può essere effettuata in due modalità differenti


che si basano sull’utilizzo di due differenti metodi analitici atti
a ricavare l’espressione dello sfasamento.

La prima delle due modalità si dice in “base dei tempi”, in quanto


si fonda sulla rappresentazione delle due sinusoidi su un diagramma
cartesiano che vede contrapposte tensioni su tempi.

La seconda modalità si dice invece in “base XY” in quanto si basa


sulla rappresentazione parametrica sugli assi X ed Y dei moduli
delle tensioni in questione in funzione del parametro “tempo”.

Le due modalità possono essere fisicamente scelte settando


opportunamente i comandi dell’oscilloscopio digitale nell’uno o
nell’altro senso.

Quale strumentazione di laboratorio disponiamo appunto di un


oscilloscopio digitale, di un generatore di segnale e di un filtro
passa basso opportunamente assemblato al fine di poter essere
connesso al resto delle apparecchiature.

Colleghiamo l’uscita del generatore con l’ingresso del filtro passa


basso e con il canale CH1 dell’oscilloscopio, nonché l’uscita del
filtro con il canale CH2 dell’oscilloscopio stesso come da
rappresentazione seguente:

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Modalità Base dei Tempi


Cominciamo col settare il generatore di segnale in modo che fornisca
un’onda sinusoidale. La frequenza e il valore picco-picco opportuni
ci vengono suggeriti da una osservazione del segnale stesso sullo
schermo dell’oscilloscopio.

Nel nostro caso si è ritenuto opportuno fermarsi a f = 1.57 kHz per la


frequenza e a Vi = 460.8mVPP per il valore di tensione.

La situazione che appare sullo schermo dell’oscilloscopio è la


seguente: utilizzando una scala delle tensioni di M Vi = 200mV / div per
il canale CH1 e di M Vo = 100mV / div per il CH2 dell’oscilloscopio.

Per effettuare la misura dello sfasamento tra i due segnali andiamo


a misurare la distanza che intercorre fra i due punti più vicini fra
loro per cui le singole sinusoidi attraversano l’asse dei tempi con
derivata positiva.

Dopo alcuni tentativi, si è stabilita una scala dei tempi pari a


M t = 25µs / div , al fine di ottenere una maggiore precisione di misura.

Tale misurazione viene effettuata in divisioni e vale:

t div = 5.4div

Avendo utilizzato una scala di M t = 25µs / div , risulta:

Tesina – Esperienze svolte in Laboratorio  23


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τ = M t ⋅ t div = 25 ⋅ 5.4 = 135µs

Ancora al fine di ottenere una maggiore precisione di misura, invece


di effettuare la misura del periodo delle sinusiodi (regime
isofrequenziale) se ne misura il semiperiodo, cosa che consente
l’utilizzo di una scala maggiore della precedente e più accurata,
pari a M t ' = 50 µs / div , ottenendo:

⎛T ⎞ ⎛T ⎞
⎜ ⎟ = 6.4div ⇒ T = 2 ⋅ ⎜ ⎟ ⋅ M t ' = 2 ⋅ 6.4 ⋅ 50 = 640 µs
⎝ 2 ⎠ div ⎝ 2 ⎠ div

Per la determinazione dello sfasamento φ utilizziamo una semplice


proporzione:

φ τ τ 135 ⋅10 −6
= ⇒ φ= ⋅ 360° = ⋅ 360° = 75.9375°
360° T T 640 ⋅10 − 6

Le misurazioni sono affette da incertezza che, nel nostro caso, è


dovuta al minimo intervallo che possiamo valutare all’interno di una
divisione, che è di 110 div , in quanto le tacchette sul visore sono 5
per divisione ma supponiamo di poter apprezzare la mezza distanza
fra due tacchette.

Tenuto conto di questo possiamo scrivere:

M t 25 ⋅10 −6
Incertezza sullo sfasamento temporale ∆τ = = = 2.5µs
10 10
M ' 50 ⋅10 −6
Incertezza sul periodo ∆T = t = = 5µs
10 10

Utilizzando ora la formula di propagazione dell’errore possiamo


ricavare l’incertezza sullo sfasamento angolare φ :

∂φ ∂φ 1 τ
∆φ = ∆h + ∆H = ⋅ 360° ⋅ ∆τ + − 2 ⋅ 360° ⋅ ∆T = 1.999511719° ≅ 2°
∂h ∂H T T

e di qui la misura dello sfasamento tra i due segnali è pari a:

φ = 76° ± 2°

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Modalità XY
La modalità XY consiste nel realizzare il diagramma dei due segnali
uno in funzione dell’altro:

Vo = f (Vi )

Settando questa modalità tramite apposito comando si ottiene sullo


schermo dell’oscilloscopio un’ellisse, che altro non è che una curva
parametrica in cui la x e la y sono funzioni del parametro tempo.

Da un’analisi delle caratteristiche di questa curva effettuata in


relazione ai segnali da cui è composta si ottiene che lo sfasamento
φ si può ricavare dalla formula seguente:

⎛ 2h ⎞
φ = arcsin⎜ ⎟
⎝ 2H ⎠

dove 2h e 2 H sono le grandezze evidenziate in figura che andremo a


misurare direttamente sullo schermo dell’oscilloscopio.

Avendo usato per entrambi gli assi una scala di M = 100mV / div , i
valori ottenuti sono i seguenti:

⎧2hdiv = 3.9div ⎧2h = 2hdiv ⋅ M = 3.9 ⋅100 = 390mV


⎨ ⇒ ⎨
⎩2 H div = 4.5div ⎩2 H = 2 H div ⋅ M = 4.5 ⋅100 = 450mV

⎛ 2h ⎞ ⎛ 390 ⋅10 −3 ⎞
φ = arcsin⎜ ⎟ = arcsin ⎜⎜ ⎟ = 60.07356513°
−3 ⎟
⎝ 2H ⎠ ⎝ 450 ⋅10 ⎠

Le incertezze relative ai due parametri 2h e 2 H sono:

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M 100 M 100
∆h = = = 10mV ; ∆H = = = 10mV
10 10 10 10

Applicando la formula di propagazione dell’errore all’espressione di


φ , funzione di 2h e 2 H , abbiamo:

∂φ ∂φ 1 1 1 h
∆φ = ∆h + ∆H = ⋅ ∆h + ⋅ ∆H =
∂h ∂H ⎛ 2 h ⎞
2 H
⎛ 2 h ⎞
2 H2

1− ⎜ ⎟ 1− ⎜ ⎟
⎝ 2H ⎠ ⎝ 2H ⎠
1 1 −3 1 195 ⋅ 10 −3
= −3
⋅ 10 ⋅ 10 + −3 2
⋅ 10 ⋅ 10 −3 =
⎛ 390 ⋅ 10 −3 ⎞ 225 ⋅ 10 ⎛ 390 ⋅ 10 −3 ⎞ (225 ⋅ 10 )
2 2

1 − ⎜⎜ ⎟
−3 ⎟
1 − ⎜⎜ ⎟
−3 ⎟
⎝ 450 ⋅ 10 ⎠ ⎝ 450 ⋅ 10 ⎠
= 0.166295884° ≅ 0.2°

e quindi la misura dello sfasamento tra i due segnali è pari a:

φ = 60.1° ± 0.2°

Data la discrepanza dei valori ottenuti nelle due differenti prove


ci devono essere stati degli errori sulle misurazioni che in sede
d’esercitazione non è stato possibile valutare per oggettivi limiti
di tempo.

Dopo ripetuti tentativi si è pensato che tali discrepanze fossero


dovute al surriscaldamento delle strumentazioni o ad analoghe
cause difficilmente ponderabili in quella sede.
Si può comunque evidenziare, seppur con le dovute cautele del caso,
un miglioramento nell’accuratezza della misurazione con l’utilizzo
della metodologia in modalità XY.

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Metodo del Ponte di Wheatstone


Il Metodo del Ponte di Wheatstone consente la misura di resistenze
di valore medio (1Ω≤Rx≤1MΩ) poiché per tale range di valori la
misura non risente della presenza di resistenze parassite di
contatto e di dispersione.

Rc è una resistenza variabile; R1 e R2 sono resistenze campione


fisse; Rx è la resistenza incognita; G è il galvanometro posto lungo
la diagonale BD.

Il ponte è alimentato mediante l’uso di un generatore di tensione


continua e una resistenza a 3 morsetti che consente la variazione
della d.d.p. ai capi AC del ponte.

La resistenza incognita Rx è confrontata con una resistenza nota Rc


mediante due resistori di regolazione R1 e R2.

Il ponte si dice essere in “equilibrio” quando è nulla la corrente


IG circolante attraverso il galvanometro (rivelatore di zero).

L’equilibrio si ottiene variando il valore della resistenza di


confronto RC.

La condizione I G = 0 A (condizione di equilibrio), comporta VB = VD e


perciò:

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VAB = VAD R1I1 = Rx I x



VBC = VDC R2 I 2 = Rc I c

poiché inoltre I1 = I 2 ; I x = I c in condizioni di equilibrio, allora:

R1 I1 = Rx I x R1 Rx R1
⇒ = ⇒ Rx = ⋅ Rc
R2 I1 = Rc I x R2 Rc R2

All’atto dell’effettiva misurazione della resistenza incognita si


deve valutare l’errore relativo commesso nella misura della Rx, che
è pari a:

∆Rx ∆R1 ∆R2 ∆Rc


= + + +σ
Rx R1 R2 Rc

dove σ è la sensibilità del metodo di misura, che è data dalla


minima variazione relativa della grandezza incognita che si è in
grado di percepire attorno ad una condizione di equilibrio.

σ tiene conto dell’incertezza di misura della condizione di


equilibrio rivelata dal galvanometro e dell’incertezza del metodo
nel suo complesso.
Infatti, la sensibilità di uno strumento s è data dal rapporto tra
una variazione ∆x della grandezza incognita misurata e la
corrispondente variazione ∆λ della deviazione dello strumento ed è
legata in via teorica alla σ tramite una relazione di
proporzionalità del tipo:

1
σT ∝ ⋅ ReqG
s ⋅ V AC

dove s è la sensibilità dello strumento (il galvanometro), ReqG è la


resistenza equivalente del circuito vista dai morsetti dello
strumento, VAC è la tensione di alimentazione del ponte.

Per semplicità è invece utilizzata una relazione sperimentale per la


determinazione di σ, che d’ora in poi indicheremo come σs:

dλ ∆Rc
σs = ⋅
∆λ Rc

dove:

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9 ∆Rc = Rcsn − Rcdx è l’incremento della Rc;


9 dλ è la minima deviazione attorno allo zero apprezzabile dello
strumento;
9 ∆λ è la deviazione effettiva attorno allo zero misurata dallo
strumento.

Al fine di eseguire la misura in laboratorio ci siamo serviti di:

9 un generatore di tensione costante pari a Vcc = 5V ;


9 un galvanometro di sensibilità variabile da 1 ∞ a 1 [nA div ] ;
9 due resistenze di valore fissato e pari a R1 = R2 = 100Ω di errore
relativo percentuale eR % = 0.02% ;
9 una resistenza variabile a scatti RC di valori variabili
secondo la seguente tabella:

Valore Errore
percentuale
0.1Ω 0.5%
1Ω 0.15%
10Ω 0.05%
100Ω 0.05%
1kΩ 0.05%

Inoltre, nella prova effettuata non si è fatto uso del potenziometro


R per la regolazione della d.d.p. ai capi AC del ponte, come
diversamente mostrato in figura, in quanto il generatore fornisce
una tensione ritenuta adeguata al nostro scopo.

Si è innanzitutto impostata la sensibilità del galvanometro al


valore minimo:
1 A
⋅10 −9
∞ div

e successivamente ad un valore pari a 500Ω la resistenza variabile


a scatti RC .

Si è quindi alimentato il ponte e per tale valore di RC si è


osservata una elevata deviazione dell’indice verso fondo scala, che
sta ad indicare una notevole corrente circolante nel galvanometro
I G ≠ 0 A e quindi una condizione molto lontana dall’equilibrio che ci
spinge ad aumentare il valore di RC .

Aumentando a RC = 595Ω otteniamo ancora una deviazione rispetto allo


zero ma inferiore a quella precedente.
Questo ci autorizza dunque a procedere aumentando la sensibilità a:

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1 A
⋅10 −9
1000 div

e settando la resistenza variabile ad un valore pari a RC = 599.4Ω si


è notata una deviazione rispetto allo zero di una divisione verso
sinistra.

Diminuendo la resistenza ad un valore pari a RC = 599.3Ω si trova la


condizione di equilibrio I G = 0 A .

Poiché si vuole una maggiore precisione di misura e poiché si ha


ancora un certo margine di aumento della sensibilità del
galvanometro, allora l’aumentiamo fino a portarla a:

1 A
⋅10 −9
100 div

e osserviamo che con un valore di resistenza di RC = 599.8Ω si ottiene


una deviazione dell’indice a destra di una divisione.

C’è ancora la possibilità di portare la sensibilità del galvanometro


a:

1 A
⋅10 −9
10 div

ottenendo stavolta:

9 per un valore di resistenza RCsn = 599.9Ω una deviazione


dell’indice a sinistra di 18 divisioni;
9 per un valore di resistenza RCdx = 599.8Ω una deviazione
dell’indice a destra di 26 divisioni.

Non c’è motivo di effettuare altre misurazioni per due motivi:

1. la resistenza variabile RC in dotazione non consente variazioni


inferiori al decimo di Ohm;
2. aumentando la sensibilità si verifica che comunque l’indice del
galvanometro va a fondo scala.

Si deve quindi determinare il valore di RC che corrisponde alla


condizione di equilibrio I G = 0 A partendo da questi ultimi dati
rilevati.

Per far ciò eseguiamo un’interpolazione lineare.

Tesina – Esperienze svolte in Laboratorio  30


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Data l’equazione di una retta passante per due punti:

x − x1 y − y1
=
x2 − x1 y 2 − y1

si assumono:

x1 = RCdx = 599.8Ω ; x2 = RCsn = 599.9Ω ; y1 = ∆λdx = 26 ; y 2 = ∆λsn = −18

Perciò si ottiene:

⎡ y − y1 ⎤
y = y1 + ⎢ 2 ( x − x1 )⎥
⎣ x2 − x1 ⎦

e dato che si vuole cercare la x = RC ∋ y = ∆λ = 0 allora l’equazione


risultante è la seguente:

⎡ y − y1 ⎤ x2 − x1
y1 + ⎢ 2 ( x − x1 )⎥ = 0 ⇒ x = x1 − y1
⎣ x2 − x1 ⎦ y 2 − y1

Sostituendo i valori del nostro caso in esame:

Rcsn − Rcdx 599.9 − 599.8


Rc = Rcdx − ⋅ ∆λdx = 599.8 − ⋅ 26 = 599.86Ω
∆λsn − ∆λdx − 18 − 26

Dalla relazione:

R1
Rx = ⋅ RC
R2

possiamo determinare il valore della resistenza incognita Rx ;


sostituendo i valori delle resistenze costituenti il ponte si trova
che:

R1 100
Rx = ⋅ RC = ⋅ 599.859 = 599.86Ω
R2 100

Al fine di eseguire il calcolo dell’errore relativo di misura della


Rx eseguiamo dapprima il calcolo della sensibilità del metodo di
misura σ, secondo la sua espressione sperimentale:

Tesina – Esperienze svolte in Laboratorio  31


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dλ ∆RC
σs = ⋅
∆λ RC

Indichiamo i valori dei singoli termini:

∆RC = RCsn − RCdx = 0.1Ω ; dλ = 1 ; ∆λ = ∆λsn + ∆λdx = − 18 + 26 = 44

e allora risulta:

dλ ∆RC 1 0.1
σs = ⋅ = ⋅ = 3,79 ⋅10-6
∆λ RC 44 599.86

Possiamo finalmente eseguire il calcolo dell’errore relativo


commesso sulla determinazione della Rx :

∆Rx ∆R1 ∆R2 ∆RC


= + + +σs
Rx R1 R2 RC

Sapendo che:

∆R1 ∆R2 eR % 0.02


= = = = 0.0002
R1 R2 100 100

∆RC ∆R i + ∆R ii + ∆R iii + ∆R iv R i e%i + R ii e%ii + R iii e%iii + R iv e%iv 1


= = ⋅ =
RC RC RC 100
(500 ⋅ 0.05) + (90 ⋅ 0.05) + (9 ⋅ 0.15) + (0.8 ⋅ 0.5) 1 25 + 4.5 + 1.35 + 0.4
= ⋅ = = 5.2 ⋅10-4
599.86 100 599.86 ⋅100

allora:

∆Rx ∆R1 ∆R2 ∆RC


= + + + σ s = 0.0002 + 0.0002 + 5.2 ⋅ 10− 4 + 3.79 ⋅ 10− 6 = 0.00092379
Rx R1 R2 RC

∆Rx
⇒ ∆Rx = ⋅ Rx = 0.00092379 ⋅ 599.86 = 0.5541446694 ≅ 0.6Ω
Rx

Quindi il valore della resistenza incognita Rx è pari a:

Rx = 599.9 ± 0.6Ω

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Labview: Introduzione
Nelle esperienze di laboratorio che seguono si è realizzato un
sistema automatico di misura facendo uso dell’ambiente di sviluppo
Labview, per il controllo remoto della strumentazione.

La strumentazione utilizzata è perciò di tipo numerico ed è fornita


di protocollo di comunicazione standard IEEE-488.2.

Ogni dispositivo (o periferica) possiede la propria interfaccia


IEEE-488.2 e sono tutti collegati tramite appositi cavi (Bus Cable).
I dispositivi possono essere utilizzati in tre diverse modalità:

• Talker: è consentita la trasmissione dati ad altri dispositivi;


• Listener: è consentita la ricezione dati da altri dispositivi;
• Controller: è il dispositivo che invia i comandi alle
interfacce delle periferiche collegate sul Bus per regolarne le
attività.

Alcuni dispositivi sono utilizzati solo come Listener, alcuni solo


come Talker, o in entrambe le modalità in base alle loro
caratteristiche e alle necessità del caso.

Il Controller, che opera sia come Talker che come Listener, regola
l’attività dei dispositivi e stabilisce la sequenza delle azioni da
compiersi. Tipicamente tale ruolo è svolto da un PC dotato di
apposita interfaccia.

Poiché nelle nostre esperienze si è avuto a disposizione un solo


controller (un solo PC) il relativo Bus di comunicazione assume
sempre indirizzo 0.

Con il Labview si crea lo schema logico di misura nel Diagram e si


realizza l’interfaccia virtuale nel Panel con l’immissione dei
relativi comandi da inviare agli strumenti in uso.

Tesina – Esperienze svolte in Laboratorio  33


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Descrizione componenti utilizzati

Tale blocco abilita la programmazione in remoto dei dispositivi


GPIB. Gli ingressi di tale blocco sono:

1. Bus: è il numero identificativo del bus su cui è collegato il


PC che funziona da controllore;
2. Address List: serve per indicare la lista degli indirizzi dei
dispositivi collegati;
3. Error In: descrive le condizioni di errore che si verificano
prima dell’esecuzione della misura mediante lo strumento
virtuale progettato, e può provenire da altri strumenti
virtuali o da funzioni già eseguite; la condizione di default è
l’assenza di errori codificata con 0.

Le uscite sono:

1. Status: è un array di booleani nel quale ogni bit descrive uno


stato del Controller, ma non è da noi richiesto il suo
utilizzo;
2. Error Out: contiene le informazioni su eventuali errori che si
verificano o prima che tale strumento virtuale vada in
esecuzione oppure quelli prodotti dallo strumento stesso; anche
qui la condizione di assenza errori è codificata con lo 0.

Tale blocco invia dati al dispositivo remoto indicato. Gli ingressi


sono i seguenti:

1. Bus: è stato descritto in precedenza;


2. Address: è l’indirizzo del dispositivo remoto cui inviare i
dati;
3. Mode: indica come segnalare la fine dell’invio dati al
dispositivo remoto; se è pari a 0 non invia alcuna stringa per
terminare il trasferimento dei dati allo strumento, se è pari a
1 invia la stringa NL con l’EOI a fine pacchetto dati, se è
pari a 2 invia solo la stringa EOI;

Tesina – Esperienze svolte in Laboratorio  34


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4. Data String: contiene i comandi da inviare al dispositivo


remoto;
5. Error In: è stato descritto in precedenza.

Le uscite sono:

1. Status: è stato descritto in precedenza e non è da noi


richiesto il suo utilizzo;
2. Byte Count: indica il numero di byte che passano sopra il GPIB
e non è da noi richiesto il suo utilizzo;
3. Error Out: è stato descritto in precedenza.

Consente la lettura dei dati dal dispositivo remoto. Gli ingressi


sono i seguenti:

1. Bus: è stato descritto in precedenza;


2. Address: è l’indirizzo del dispositivo remoto da cui ricevere i
dati;
3. Mode: indica come segnalare la fine della ricezione dati al
dispositivo remoto; è un valore decimale compreso tra 0 e 255.
Il carattere ASCII corrispondente a tale valore è il carattere
di terminazione. Di default è posto a 256 cioè la ricezione dei
dati termina in corrispondenza dell’END.
4. Count: è il numero di byte da riservare in memoria per la
stringa dei dati;
5. Error In: è stato descritto in precedenza.

Le uscite sono:

1. Data String: è la stringa di dati ricevuti dal dispositivo


remoto e di dimensione definita nel Count;
2. Status: è stato descritto in precedenza e non è da noi
richiesto il suo utilizzo;
3. Byte Count: è stato descritto in precedenza e non è da noi
richiesto il suo utilizzo;
4. Error Out: è stato descritto in precedenza.

Tesina – Esperienze svolte in Laboratorio  35


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Scrive il contenuto di Data sul dispositivo GPIB indicato


nell’Address String. Gli ingressi di tale blocco sono:

1. Timeout ms: l’operazione viene terminata se non è completata


all’interno nell’intervallo di tempo indicato. In tal caso il
bit 14 dello status è settato. Per disabilitare tale controllo
impostare il timeout a 0;
2. Address String: contiene l’indirizzo del dispositivo GPIB con
il quale la funzione comunica;
3. Data: è il dato che la funzione scrive sul dispositivo GPIB;
4. Mode: indica come terminare la scrittura, secondo una delle
seguenti modalità:
Mode
0 Invia EOI con l’ultimo carattere della stringa;
1 Accoda il carattere CR alla stringa e invia EOI con CR;
2 Accoda il carattere LF alla stringa e invia EOI con LF;
3 Accoda il carattere CR LF alla stringa e invia EOI con LF;
4 Accoda il carattere CR alla stringa e non invia EOI;
5 Accoda il carattere LF alla stringa e non invia EOI;
6 Accoda il carattere CR LF alla stringa e non invia EOI;
7 Non invia EOI;

5. Error In: è stato descritto in precedenza.

Le uscite sono:

1. Status: descrive lo stato del controller GPIB;


2. Error Out: è stato descritto in precedenza.

Legge un numero di byte indicati nel Byte Count provenienti dal


dispositivo GPIB indicato nell’Address String. Gli ingressi di tale
blocco sono:

1. Timeout ms: l’operazione viene terminata se non è completata


all’interno nell’intervallo di tempo indicato. In tal caso il

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bit 14 dello status è settato. Per disabilitare tale controllo


impostare il timeout a 0;
2. Address String: contiene l’indirizzo del dispositivo GPIB con
il quale la funzione comunica;
3. Byte Count: specifica il numero di byte che la funzione deve
leggere dal dispositivo;
4. Mode: specifica le condizioni, oltre quella raggiunta tramite
il byte count (EOI), per terminare la lettura. Il carattere di
fine stringa (EOS) può essere uno dei seguenti:

Mode
0 Nessun carattere EOS;
1 Il carattere EOS è CR; la lettura termina su EOI, byte
count, oppure su CR;
2 Il carattere EOS è LF; la lettura termina su EOI, byte
count, oppure su LF;

5. Error In: è stato descritto in precedenza.

Le uscite sono:

1. Data: è il dato letto dalla funzione;


2. Status: descrive lo stato del controller GPIB. La funzione GIPB
Read termina quando si verifica uno dei seguenti eventi:

ƒ lettura del numero di bytes richiesti;


ƒ rilevazione di un errore;
ƒ superamento del tempo limite, Timeout;
ƒ rilevazione di fine messaggio, EOI;
ƒ rilevazione di fine carattere, EOS, (se è abilitato
l’ingresso Mode);

3. Error Out: è stato descritto in precedenza.

Abilita il controllo locale dei dispositivi. Gli ingressi di tale


blocco sono:

1. Bus: è stato descritto in precedenza;


2. Address List: è stato descritto in precedenza;
3. Error In: è stato descritto in precedenza.

Le uscite sono:

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1. Status: è stato descritto in precedenza e non è da noi


richiesto il suo utilizzo;
2. Error Out: è stato descritto in precedenza.

Converte la stringa dei dati acquisiti in un array di dimensione e


tipo specificato. Questa funzione può essere usata sia per array di
stringhe che per array di numeri. Gli ingressi di tale blocco sono:

1. Delimiter (Tab): è la stringa utilizzata per la separazione dei


dati all’interno del file;
2. Format String: indica come convertire la stringa di dati in
ingresso in un array numerico;
3. Spreadsheet String: la stringa di dati ricevuti dal dispositivo
remoto separati in base al Delimiter;
4. Array Type: è il tipo di dato dell’array in ingresso; di
default è un array bidimensionale di numeri in virgola mobile a
doppia precisione.

Le uscite sono:

1. Array: è la stringa dati convertita in array di dimensione e


tipo specificato nell’Array Type.

Esegue il prodotto tra due ingressi, che possono essere numeri


scalari, vettori, etc…

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Esegue la stima dei livelli AC e DC del segnale di ingresso.


L’ingresso di tale blocco è:

1. Signal (V): l’ingresso nel dominio del tempo, di solito


espresso in Volt; almeno tre periodi del segnale devono essere
contenuti nella sequenza dati per ottenere una stima valida.

Le uscite sono:

1. AC Estimate: è la stima del livello AC del segnale di ingresso,


generalmente espresso in Volt RMS se anche il segnale di
ingresso è espresso in Volt;
2. DC estimate: è la stima del livello DC del segnale di ingresso,
generalmente espresso in Volt se anche il segnale di ingresso è
espresso in Volt.

Assembla un cluster a partire da singoli elementi, può essere usato


anche per cambiare i valori di singoli elementi in un cluster già
esistente senza dover specificare nuovi valori per tutti gli
elementi. Gli ingressi di tale blocco sono:

1. Cluster: è il cluster del quale si vuole cambiare i valori. Per


default viene creato un cluster. Non è da noi richiesto il suo
utilizzo;
2. Element 1…n: sono gli elementi, di qualsiasi tipo, con cui
viene creato o modificato il cluster.

L’uscita è:

1. Output Cluster: è il nuovo cluster, modificato o creato.

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Valuta la formula matematica o l’espressione indicata al suo


interno.

Converte i caratteri compresi tra 0 e 9, +, -, e, E, il separatore


decimale, contenuti in String -a partire da un Offset, in un numero
in virgola mobile con notazione ingegneristica, esponenziale o in
forma fratta e lo restituisce in Number. Gli ingressi di tale blocco
sono:

1. Use System Decimal Point: indica il separatore decimale;


2. String: può essere un astringa, un cluster di stringhe, un
array di stringhe, o più cluster di stringhe;
3. Offset: è il punto di partenza e deve essere un numero.
L’offset del primo carattere della stringa è 0. Se non è
connesso oppure assume un valore inferiore a 0 è assunto per
default a 0;
4. Default: specifica la rappresentazione numerica di Number. Di
default è posto a 0.

Le uscite sono:

1. Offset Past Number: è l’indice in string del primo carattere


dopo il numero;
2. Number: Può essere un numero, un cluster, un array di numeri,,
o un array di cluster; in base alla struttura di String. La
seguente tabella mostra come i valori di string, offset, e
default influiscono su number:

Caso 1 Caso 2
string –4.7e–3x +5.3.2
offset 0 0
default 0 0
offset past number 7 4
number –0.0047 5.3
x non e secondo punto decimale non
commenti consentito consentito, e la conversione è fer-
mata in quel punto

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Restituisce True se x è minore di y altrimenti restituisce False.

Attende lo specificato numero di millisecondi e restituisce il


valore del timer.

Ripete il diagramma al suo interno fino a quando la condizione


terminale assume un particolare valore booleano. Il terminale di
iterazione (i) fornisce l’indice corrente del ciclo while.

Si hanno poi i “blocchi variabile” Costant, che sono utilizzati per


l’immissione di dati costanti indicati nel Diagram stesso, Control,
che sono utilizzati per l’immissione di dati dal Panel, e Indicator,
che servono per la visualizzazione dei dati nel Panel.

Tutti questi blocchi sono configurabili a seconda delle esigenze del


caso; per esempio: formato e alla precisione dei dati numerici,
array o stringa...

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Labview: Identificazione di uno strumento


Si vuole identificare per via remota uno strumento utilizzando due
diversi metodi: il primo fa uso delle librerie IEEE-488 per inviare
i comandi e per ricevere le informazioni dallo strumento, mentre il
secondo metodo fa uso delle sole librerie IEEE-488.2.

Lo strumento in questione è il generatore di forme d’onda HP 33120A.

Esaminiamo il primo metodo


Nella finestra Diagram, dalla barra strumenti Function, al menù
Instruments I/O → GPIB → GPIB 488.2 si inseriscono i blocchi
EnableRemote, EnableLocal; dal menù Instruments I/O → GPIB si
inseriscono i blocchi GPIB Read e GPIB Write.

Tali blocchi sono stati in precedenza esaminati, perciò adesso


verifichiamo solo i collegamenti e le impostazioni da effettuare.

Nel nostro caso il Bus essendo l’unico assume valore 0.


L’Address List contiene l’indirizzo IP del generatore di forme
d’onda, pari a 10.
Per l’Error In, poiché ammettiamo assenza di errori prima
dell’esecuzione, si imposta il codice a 0.

Bus, Address List e Error In sono provenienti da appositi blocchi


Control; in particolare il Control del Bus è unico per gli altri
blocchi, così come quello dell’Address List.

Il Timeout ms, nel nostro caso, non è utilizzato.


L’Address String contiene l’indirizzo del generatore di forme
d’onda, pari a 10.
Il Data contiene le istruzioni da inviare al generatore di forme
d’onda:

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Comandi Generatore
Con “*” si imposta il dispositivo di indirizzo 10 come
*IDN? Listener, con “IDN” si invia il comando di richiesta
identificazione e con “?” si disabilita il dispositivo dalla
modalità Listener.

Il Mode indica come terminare l’invio delle istruzioni e, nel nostro


caso, è impostato a 0, cioè invia EOI con l’ultimo carattere della
stringa.

Address String, Data e Mode provengono dai rispettivi blocchi


Control.

Il Timeout ms, nel nostro caso, non è utilizzato.


L’Address String contiene l’indirizzo del generatore di forme
d’onda, pari a 10.
Il Byte Count specifica il numero di byte, nel nostro caso 50 byte,
che si devono ricevere dal generatore di forme d’onda.
Il Mode, nel nostro caso, è impostato a 1, cioè il carattere EOS è
CR: la ricezione dati termina su EOI, byte count, oppure su CR.

Il Data contiene la risposta dello strumento alla richiesta di


identificazione.

Address String proviene dallo stesso blocco Control utilizzato per


il blocco GPIB Write; Byte Count e Mode provengono dai rispettivi
blocchi Control.
Data è collegato ad un blocco Indicator per la visualizzazione della
risposta alla richiesta di identificazione del generatore di forme
d’onda.

Nel nostro caso il Bus essendo l’unico assume valore 0.


L’Address List contiene l’indirizzo IP del generatore di forme
d’onda, pari a 10.

Error Out è collegato ad un blocco Indicator per notificare che la


misurazione conclusa sia andata a buon fine.

Di seguito riportiamo il diagramma e il pannello di controllo.

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Esaminiamo il secondo metodo


Nella finestra Diagram, dalla barra strumenti Function, al menù
Instruments I/O → GPIB → GPIB 488.2 si inseriscono i blocchi
EnableRemote, EnableLocal, Send e Receive.
Tali blocchi sono stati in precedenza esaminati, perciò adesso
verifichiamo solo i collegamenti e le impostazioni da effettuare.

Nel nostro caso il Bus essendo l’unico assume valore 0.


L’Address List contiene l’indirizzo IP del generatore di forme
d’onda, pari a 10.
Per l’Error In, poiché ammettiamo assenza di errori prima
dell’esecuzione, si imposta il codice a 0.

Bus, Address List e Error In sono provenienti da appositi blocchi


Control; in particolare il Control del Bus è unico per gli altri
blocchi, così come quello dell’Address List.

Nel nostro caso il Bus essendo l’unico assume valore 0.


L’Address contiene l’indirizzo IP del generatore di forme d’onda,
pari a 10.
Il Mode è impostato al valore 1 per inviare la stringa NL con l’EOI
a fine pacchetto dati.
Il Data String contiene le istruzioni da inviare al generatore di
forme d’onda:

Comandi Generatore
Con “*” si imposta il dispositivo di indirizzo 10 come
*IDN? Listener, con “IDN” si invia il comando di richiesta
identificazione e con “?” si disabilita il dispositivo dalla
modalità Listener.

Address, Mode e Data String sono provenienti da appositi blocchi


Control.

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Nel nostro caso il Bus essendo l’unico assume valore 0.


L’Address è pari a 10, in quanto è quello del generatore di forme
d’onda.
Il Mode è impostato al valore 256 (valore di default).
Il Count è impostato al valore di 50 byte.

Address è collegato allo stesso blocco Control del Send; Count e


Mode sono provenienti da appositi blocchi Control; Data String è
collegato ad un blocco Indicator in modo da visualizzare i livelli
della forma d’onda rilevati.

Nel nostro caso il Bus essendo l’unico assume valore 0.


L’Address List contiene l’indirizzo IP del generatore di forme
d’onda, pari a 10.

Error Out è collegato ad un blocco Indicator per notificare che la


misurazione conclusa sia andata a buon fine.

Di seguito riportiamo il diagramma e il pannello di controllo.

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Labview: Acquisizione di una forma d’onda


Si vuole acquisire mediante un oscilloscopio digitale TEKTRONIX TDS
210 una forma d’onda generata da un generatore di segnali HP33120A.
Una volta acquisiti i dati dagli strumenti si vuole ricavare un
grafico del segnale, determinare l’ampiezza del segnale e la sua
componente continua espresse in Volt.

Con il Labview si crea lo schema logico di misura nel Diagram e si


realizza l’interfaccia virtuale nel Panel con l’immissione dei
relativi comandi da inviare agli strumenti in uso.

Nella finestra Diagram, dalla barra strumenti Function, al menù


Instruments I/O → GPIB → GPIB 488.2 si inseriscono i blocchi
EnableRemote, Send, Receive, EnableLocal. Dal menù String si
inserisce il blocco Spreadsheet String To Array. Dal menù Numeric si
inserisce il blocco Multiply. Dal menù Analyze → Signal Processing
→ Time Domain si inserisce il blocco AC & DC Estimator. Dal menù
Cluster si inserisce il blocco Bundle.
Tali blocchi sono stati in precedenza esaminati, perciò adesso
verifichiamo solo i collegamenti e le impostazioni da effettuare.

Nel nostro caso il Bus essendo l’unico assume valore 0.


L’Address List contiene gli indirizzi IP del generatore di segnali,
pari a 10, e dell’oscilloscopio, pari a 1.
Per l’Error In, poiché ammettiamo assenza di errori prima
dell’esecuzione, si imposta il codice a 0.

Bus, Address List e Error In sono provenienti da appositi blocchi


Control; in particolare il Control del Bus è unico per gli altri
blocchi, così come quello dell’Address List.

Si sono utilizzati 3 Send: il primo per l’impostazione del


generatore di segnali, il secondo per l’impostazione
dell’oscilloscopio e il terzo per comandarlo.

Nel nostro caso il Bus essendo l’unico assume valore 0.

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Per il Send relativo al generatore di segnali l’Address è pari a 10;


per i due Send relativi all’oscilloscopio l’Address è pari a 1.
Il Mode è impostato al valore 1.
I Data String sono differenti per il generatore di segnale e per
l’oscilloscopio:

Comandi Generatore
APPL:SIN 1000, 2; Si genera un segnale sinusoidale con frequenza di 1kHz e
ampiezza 2VPP.

Impostazioni Oscilloscopio
CH1:SCA 500E-3 Impostazione della deflessione verticale.
HOR:MAI:SCA 500E-6 Impostazione della deflessione orizzontale.
TRIG:MAI:EDGE:SOU CH1 Selezione del canale sorgente per il trigger.
TRIG:MAI:EDGE:SLO RIS Condizione trigger sul segnale: pendenza positiva.
TRIG:MAI:LEV 0; Condizione trigger sul segnale: tensione di riferimento
del trigger nulla.

Comandi Oscilloscopio
DAT:SOU CH1 Canale sorgente dati.
DAT:STAR 1 Numero di campioni da acquisire.
DAT:STOP 500
DAT:ENC ASCI Tipo di codifica dati.
DAT:WID 1
CURV?; Restituzione forma d’onda.

Address e Mode sono provenienti da appositi blocchi Control; in


particolare il Control del Mode è unico per tutti i blocchi Send.
I blocchi Control del Data String per i 3 Send contengono le
istruzioni sopra descritte.

Nel nostro caso il Bus essendo l’unico assume valore 0.


L’Address è pari a 1, in quanto è quello dell’oscilloscopio.
Il Mode è impostato al valore 256 di default.
Il Count è impostato al valore di 2000 byte.

Count e Mode sono provenienti da appositi blocchi Control; Data


String è collegato ad un blocco Indicator in modo da visualizzare i
livelli della forma d’onda rilevati.

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Nel nostro caso il Bus essendo l’unico assume valore 0.


L’Address List contiene gli indirizzi IP del generatore di segnali,
pari a 10, e dell’oscilloscopio, pari a 1.

Error Out è collegato ad un blocco Indicator per notificare che la


misurazione conclusa sia andata a buon fine.

Il Delimiter contiene, come separatore dati, il carattere virgola.


Il Format String è impostato con la stringa “%d” per la conversione.
Il Spreadsheet String proviene dal blocco Receive, cioè
dall’oscilloscopio.
L’Array Type è impostato come numero in virgola mobile a doppia
precisione.

Spreadsheet String proviene dal blocco Indicator collegato al Data


String del blocco Receive. Gli altri ingressi sono collegati ai
rispettivi blocchi Control.

Il primo ingresso x proviene dal blocco Spreadsheet String To Array.


Il secondo ingresso y, il passo di quantizzazione verticale, è
invece imposto, tramite un blocco Control, partendo dalla seguente
osservazione: il passo di quantizzazione verticale è determinato dal
prodotto della deflessione verticale DV dell’oscilloscopio per il
numero di divisioni ND e diviso il numero di livelli usati per la
visualizzazione, che è pari a 26.

DV ⋅ ND 500 ⋅10−3 ⋅ 8
∆V = = = 16 ⋅10− 3V = 16mV
26 250

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Così facendo si crea un array di dati, espressi in Volt, compatibile


con l’AC & DC Estimator.

Esegue la stima dei livelli AC e DC del segnale di ingresso. I


risultati sono visualizzati su due blocchi Indicator.

L’ingresso Signal (V) proviene dal blocco Multiply.

Nel nostro caso è utile per la costruzione di un array


bidimensionale.

Il primo elemento è l’istante iniziale t0 posto a 0, tramite un


blocco Control.
Il secondo elemento è il passo temporale imposto, tramite un blocco
Control, partendo dalla seguente osservazione: il passo di
quantizzazione verticale è determinato dal prodotto della
deflessione orizzontale DO dell’oscilloscopio per il numero di
divisioni ND e diviso il numero di campioni acquisiti, che è pari a
500.

DO ⋅ ND 500 ⋅10−6 ⋅10


∆t = = = 10 ⋅10− 6 s = 0.01ms
500 500

Per la ricostruzione e visualizzazione del segnale, si utilizza il


blocco Waveform Graph, che si inserisce attraverso la finestra Panel
al menù Control -> Graph, che ha per ingresso l’uscita del blocco
Bundle: il collegamento è realizzato successivamente nella finestra
Diagram.
Negli ingressi ai blocchi per le impostazioni degli strumenti si
sono usati i controlli che si inseriscono tipicamente dalla finestra
Diagram e si impostano dalla finestra Panel.
I segnali di Error In ed Error Out sono stati connessi in sequenza,
come mostrato in figura, in modo da effettuare un controllo lungo la
catena di misura.

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I segnali AC Estimate e DC Estimate sono ingresso ai rispettivi


visualizzatori, presenti poi nella finestra Panel.

Di seguito riportiamo il diagramma e il pannello di controllo.

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Labview: Misurazione di temperatura tramite sonda


Lo scopo della presente esercitazione è quello di misurare la
temperatura ambiente tramite l’utilizzo di una particolare sonda
denominata PT100.

Tale misurazione prevede l’uso, oltre che della sonda stessa, di un


multimetro digitale che nel nostro caso è il FLUKE 45, comandato in
remoto da un PC.

L’apporto del calcolatore si rivela, anche in questa misurazione,


fondamentale, in quanto consente, sempre tramite il programma
Labview, di convertire il dato fornito dal multimetro, che è
sottoforma di resistenza (espresso in Ohm), in un valore di
temperatura (espresso in °C).
La sonda PT100 è un particolare sensore al platino (PT) che varia la
sua resistenza interna al variare della temperatura. La cifra 100
nella sigla sta ad indicare il valore di resistenza in Ohm della
sonda alla temperatura di 0°C.
Sappiamo che esiste un legame analitico fra la resistenza della
sonda e la sua temperatura in un determinato istante. In particolare
esistono due polinomi interpolatori per due differenti range di
temperatura; considerato il range di interesse (0°C<T<850°C) si
giunge al seguente polinomio del secondo ordine:

RT
= 1 + AT + BT 2
R0

i valori della temperatura T che risolvono tale equazione sono dati


dalla seguente espressione:

⎛ R ⎞
− A ± A 2 − 4 B⎜⎜1 − T ⎟⎟
⎝ R0 ⎠
T=
2B

nella quale:

9 R0 è la resistenza della sonda a 100°C; R0 = 100Ω ;


9 A = 3.90802 ⋅ 10 −3°C −1 ;
9 B = −5.80200 ⋅ 10 −7 °C −2 ;

Essendo B negativa si scarta il valore di temperatura negativo, in


quanto privo di significato:

⎛ R ⎞
− A − A 2 − 4 B⎜⎜1 − T ⎟⎟
⎝ R0 ⎠
T=
2B

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Ricavando da questa relazione la temperatura T in funzione della


resistenza RT, forniamo al Labview la relazione da utilizzare per
convertire la misura di resistenza, che il PC riceve dal multimetro,
in temperatura.

Con il Labview si crea lo schema logico di misura nel Diagram e si


realizza l’interfaccia virtuale nel Panel con l’immissione dei
relativi comandi da inviare agli strumenti in uso.

Nella finestra Diagram, dalla barra strumenti Function, al menù


Instruments I/O → GPIB → GPIB 488.2 si inseriscono i blocchi
EnableRemote, Send, Receive, EnableLocal. Dal menù String →
String/Number Conversion si inserisce il blocco Fract/Exp String To
Number. Dal menù Structures si inseriscono i blocchi While Loop e
Formula Node. Dal menù Time & Dialog si inserisce il blocco Wait
(ms). Dal menù Comparison si inserisce il blocco Less?.

I segnali di Error In ed Error Out sono stati connessi in sequenza


in modo da effettuare un controllo lungo la catena di misura. Anche
il blocco While Loop deve essere interessato da tale controllo.
I blocchi citati sono stati in precedenza esaminati, perciò adesso
verifichiamo solo i collegamenti e le impostazioni da effettuare.

Nel nostro caso il Bus essendo l’unico assume valore 0.


L’Address List contiene l’indirizzo IP del multimetro, pari a 3.
Per l’Error In, poiché ammettiamo assenza di errori prima
dell’esecuzione, si imposta il codice a 0.

Bus, Address List e Error In sono provenienti da appositi blocchi


Control; in particolare il Control del Bus è unico per gli altri
blocchi, così come quello dell’Address List.

Nel nostro caso il Bus essendo l’unico assume valore 0.


L’Address è l’indirizzo IP del multimetro ed pari a 3.
Il Mode è impostato al valore 1 per indicare che la fine delle
istruzioni deve avvenire con un Linefeed.
Il Data String contiene le istruzioni da inviare al multimetro:

Tesina – Esperienze svolte in Laboratorio  55


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Comandi Multimetro
OHMS; richiede al multimetro una misura di resistenza
VAL?; indica al multimetro di restituire il valore misurato in uscita

Address e Mode sono provenienti da appositi blocchi Control.


Il blocco Control del Data String contiene le istruzioni sopra
descritte.

Nel nostro caso il Bus essendo l’unico assume valore 0.


L’Address è l’indirizzo IP del multimetro ed pari a 3.
Il Mode è impostato al valore 256 di default.
Il Count è impostato al valore di 1024 byte.
L’Address è proveniente dallo stesso blocco Control relativo al
Send.
Count e Mode sono provenienti da appositi blocchi Control.
Data String è collegato ad un blocco Indicator in modo da
visualizzare la stringa di in arrivo dal multimetro, cioè il valore
di resistenza misurato.

Tale valore, che chiameremo RT, viene fornito al PC sotto forma di


stringa rappresentante una cifra in notazione esponenziale, sarà
quindi necessario un blocco Fract/Exp String To Number che la
trasformi in decimale al fine di inserirla nel Formula Node; di
questi ne parleremo in seguito.

Il While Loop ripete il diagramma al suo interno fino a quando la


condizione terminale assume un particolare valore booleano.
Questo ciclo si rende necessario in quanto, prima di reclutare un
dato valido dal multimetro, si deve attendere che la temperatura del
sensore si stabilizzi (perché questo avvenga sono ritenuti
sufficienti 3000ms) e dunque il ciclo consente al computer di
bloccare l’elaborazione del dato in arrivo per il tempo necessario
alla stabilizzazione fisica del sensore stesso.

Tesina – Esperienze svolte in Laboratorio  56


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Per realizzare questa funzione all’interno del While Loop, si


utilizzano i blocchi Wait e Less?.

Attende lo specificato numero di millisecondi e restituisce il


valore del timer.

Restituisce True se x è minore di y altrimenti restituisce False.

Millisecond to wait è proveniente da un apposito blocco Control, dal


quale si può impostare il tempo di attesa affinché la temperatura si
possa ritenere stabilizzata (3000ms). Allo stesso blocco Control è
collegato l’ingresso y del Less?.

Millisecond timer value è collegato all’ingresso x del Less? per


poter effettuare il confronto tra i due valori.
L’uscita del Less x<y? va infine collegata al Conditonal Terminal
del While Loop.

Così facendo il Receive è bloccato da un Error In pari ad 1


fintantoché il conteggio del Wait va da 0ms a 2999ms e quindi il
Less dà True. Viceversa, nel momento in cui sono trascorsi i 3000ms
il Less dà False e quindi il While Loop termina di agire ponendo un
Error Out pari a 0 e consentendo al Receive di ricevere i dati dal
multimetro e trasmetterli al PC.

Come già detto, il blocco Receive fornisce il risultato della


misurazione fatta con il multimetro sotto forma di stringa
rappresentante una cifra in notazione esponenziale; è quindi

Tesina – Esperienze svolte in Laboratorio  57


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necessario il blocco Fract/Exp String To Number che la trasformi in


decimale.

L’ingresso String proviene perciò direttamente dal Receive e il


risultato della conversione è fornita all’uscita Number.

Valuta la formula matematica o l’espressione indicata al suo


interno.

Nel nostro caso possiamo trascrivere la relazione vista


precedentemente T=T(RT):

⎛ R ⎞
− A − A 2 − 4 B⎜⎜1 − T ⎟⎟
⎝ R0 ⎠
T=
2B

che correla la temperatura della sonda alla sua resistenza.

Si creano per il Formula Node i seguenti ingressi:

• RT proveniente dal Fract/Exp String To Number;


• A e B provengono dai rispettivi blocchi Costant nei quali sono
indicati i due valori;
• R0 è proveniente da un blocco Control nel quale è possibile
indicare il valore nominale della resistenza della sonda alla
temperatura di 0°C.

L’uscita T, una volta creata, è inviata ad un blocco Indicator che


etichettiamo con la dicitura Temperatura Misurata [°C].

Nel nostro caso il Bus essendo l’unico assume valore 0.


L’Address List contiene l’indirizzo IP del multimetro, pari a 3.

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Error Out è collegato ad un blocco Indicator per notificare che la


misurazione conclusa sia andata a buon fine.

Di seguito riportiamo il diagramma e il pannello di controllo.

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Tesina – Esperienze svolte in Laboratorio  60

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