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MV 1549

EDI-PAN
LA PREPOLIFONIA
Le più recenti pubblicazioni della serie MEDIOEVO-RINASCIMENTO.

Dischi:

PAN DX- MA 51 MUSICHE VOCALI E STRUMENTALI DAL '200 AL '600


(Concentus Antiquz).
PAN DX- MA 52

PAN DX- MA 53
MUSICHE MEDIOEVALI E RINASCIMENTALI
(Gruppo Musica Insieme).
«MA CHIERE DAME» DAI TROVATORI A G . DE MACHAUT
IL LAUDARIO CORTONESE
n. 91
(Gruppo Musica Insieme).
PAN DX- MA 54 MUSICHE PROFANE E SPIRITUALI A FIRENZE
TRA IL '400 E IL '500
(Ottetto Vocale Italiano) .
PAN DX- MA 55 ARIE E DANZE STRUMENTALI TRA IL '500 E IL ' 600
(Concentus Antiquz).
PAN DX- MA 56 «ISTAMPITA ISABELLA» MUSICHE STRUMENTALI ITALIANE
DEL X.V E XVI SECOLO
(Gruppo Musica Insieme).
PAN DX- MA 57 GlOV ANNI PIERLUIGI DA PALESTRINA Pellegrino M. Ernetti O. S. B.
(Coro Polzfonico «Giovanni Pierluigi» diretto da Pio Fernandez).
Laura Rossi Leidi

In preparazione:

JOHN DOWLAND
(Gruppo Musica Insieme).

Edizioni Musicali EDI-PAN- Viale Mazzini, 6- 00195 ROMA- Te!. 38.55.74.


EDI-PAN
ROMA
Il laudario cortonese n
EDI-PAN LA PREPOLIFONIA LA PREPOLIFONIA Ernetti, 'el~~ t-~no ttJa.t~

Principi filosofici e teologici della musica


di P. Pellegrino M. Ernetti O. S. B.

«LA PREPOLIFONIA» colma il grande vuoto che va dalle origini della musica sino al nostro 1200;
di quell'epoca cioè in cui la musica era qualcosa di «incarnato» nella vita quotidiana dell'uomo .
P. Pellegrino M. Emetti O. S. B., docente di Prepolifonia al Conservatorio «B . Marcello» di Vene-
zia raccogliendo tutto il materiale di tanti secoli, si è preoccupato di curare meticolosamente la
composizione , la melodia, il ritmo, la struttura modale interna, l'estetica delle forme, l'armonia,
l'ethos della musica, e lo ha distribuito in dieci volumi così elencati:
l.
2.
3.
Principi filosofici e teologici della musica.
Isocronismo e percezioni musicali o Estesiologia musicale.
Ritmica.
IL LAUDARIO CORTONESE
n. 91
4. Estetica.
5. Modalità sanscrita, esacordale, ochtoechos.
6. Direzione chironomica .
7. Armonizzazione a stile sanscrito e discantistico.
8. Composizione a stile prepolifonico.
9. Storia della Prepolifonia.
10. Paleografica prepolifonica generale.

Dischi:
PAN PRF 201/2 INNODIA CRISTIANA DAL IV AL XVIII SECOLO
(Coro della chiesa di S. Francesco Gallarate diretto da P. Ernettz). Pellegrino M. Ernetti O. S. B.
PAN PRF 203 LE MESSE I • (Messa di Pasqua e del!' Ascensione) Laura Rossi Leidi
(Coro delle Suore Benedettine di Ferrara diretto da P. Ernettz).
PAN PRF 204 LE MESSE W (Messa del Giorno e della Notte di Natale).
(Coro delle Suore Benedettine di Ferrara diretto da P. Ernettz).
PAN PRF 205/6/7/8 LAUDARIO DI CORTONA cod. 91
(Solisti e coro <d PREPOLIFONJSTh diretto da P. Ernettz).

In preparazione:
INNO SUMERICO E CANTI GRECI.
·=--· ... " •
LE MESSE. Fondo
KYRIALE . ' :':" Armando Gentilucci
·~···_.,.. -..~.......... . -~ .. -
Il l. volume della serie «La Prepolifonia» e i dischi sono disponibili presso la EDI-PAN - Viale
Mazzini, 6- 00195 ROMA- Te!. 38 .55.74.
EDI-PAN
ROMA
BIBLIOGRAFIA

(Diamo soltanto la bibliografia essenziale sul resto musicale e poetico).

PER IL TESTO MUSICALE

I) HANDSCHI NJ. , Ube rdle Laude, in «Acta Musicologi ca», X , 1938. fase. 1-2 . pp. 14-31.
2) Li UZZI F. , Melodie Italian e In edite del Duecento. in «Archivum Romanicum », XIV. 1930. pp. 527 ss.;
IDEM. Ballata e Lauda alle onglnl della /Inca musicale Italiana, in «A nnu ario della Reale Accademia di S. Cecilia>> , Roma 1930-3 1,
pp . 531 ss.;
IDEM, Profilo musicale dljacopone. in «N uova Antologia», CCLXIX. sec. VII. 1931. pp. 171 -192 ;
IDEM, La lauda e lpnmordl della melodù1 Italiana, voli. 1-11. Roma 1934 -35.
3) LUCC HI L , Laudl Cortonesl. Verona 1974.
4) MONTEROSSO R.. Il linguaggio musicale della lauda dugentesca, nel vo l. Il movimento dei Dùczpllnatl.... Perugia 1962. pp. 447-464;
IDEM, La tradizione melùmatlca sino aii'«Ars Nova», in vol. L 'Ars Nova Italiana del Trecento, Certaldo 19 70, vol. III . pp. 29-50.
5) NERI F.. Recensione all'edizione del Liuzzi in «Giornale storico della Letteratura Italiana», CIX . 1937, pp . 130-135 ;
IDEM, Le laude del Laudanò Cortonese secondo la trascnzlone In musica figurata dell'ace. can. don Nicola Garzi, in «Accademia Etrusca
di Cortona- Secondo Annuario, 1935 », Roma 1936. pp. 12 -36.
6) ROKSETHJ , Les Laudes et leu rédltlon par M. Lluzzl. in «Romania», LXV . 1939, pp . 383-394.
PELLEGRINO ERNETTI 7) TERN I C. Laudanò da Cortona, Siena 1964;
IDEM , Per una ediZione cnilca del Laudanò d/ Cortona. in «C higiana», XX I. n. s., l , 1964. pp. 111-129 .
Trascnzione e revisione musicale 8) VAR ANINI G ., Laude dug entesche, Padova 1972. pp . 94 -105 (nel quale vo lume il citato LUCCHI ha serino su Intorno alle melodie del
Laudan·o d/ Cortona).
9) VECCHI G .. Tra monodla e poltfonla. in «Collecran ea historicae musicae», II , Firenze 1956. pp . 447-494
LAURA ROSSI LEIDI IO) ZII NO A., Strutture strofi.che nel Laudanò di Cortona. 2 voli. , Palermo 1968;
IDEM, Frammenti d/ Laudl nell'Archivio d/ Stato d/ Lucca, in <<C ultura neol at ina», XXXI , 197 1. pp . 295- 3 13;
Revisione·filologico- letterale IDEM, Adattamento muJtcale e tradiZione manoscnita nel repertonò del Duecento, nel vol. Studi/n onore d/ Luzgl Ronga. Milano-
Napoli 1973, pp . G53-GG9.

PER IL TESTO POETICO :

I) BALDE LLI L , La Lauda e l DùctjJiinatl, in «Medioevo vo lgare da Montecassino ali 'Umbria», Bari 1971, pp. 323-363;
IDEM , Codici toscani nell'Archivio delle confrate rnite del DISCijJIInatlperuginl. ivi. pp . 365-370.
2) BANFI L , A proposito d/ una antologia dllaude dugentesche, in «G iornale storico della Letteratura itali ana», CL!, 1974. pp . 26 1- 277.
3) BRUNACCI G., Il codice e l'oratono del Laudesl. in «Polimnia», VIII, 1931 . n. l , pp. 873-880;
IDEM, Ancora sul Laudan·o d/S. Francesco, ivi. VIII. 1931, pp. 968-97 0;
IDEM, Altre vanazlonl sul Laudanò d/ S. Francesco, iv i, IX , 193 2, pp. 1041 - 1056;
IDEM. La dùpoJtzione delle Laudl nel Codice Cortonese 91. iv i. X , 19 3 3, n. 2, pp. 1169-1182;
IDEM, Le /audi della Il parte del Laudanò Cortonese, in «Accademia Etrusca di Cortona- Secondo Annuario . 1935», Roma 1936.
pp . 39-84.
4) CERUTI BURGIO A., Una nuova lauda d/ Garzo, in «Stu di di paleografia , diplomatica e storia medi eva le di Pisa e della Toscana in
memoria di Natale Caturegli», Pisa 1975.
5) CONTI NI G., Laude cortonesl, in «Poeti del Duecento» , Milano-N apo li 1960. II. pp. 11 -59 e 863.
6) DI BENEDEHO V.. Le /audi d/Ser Garzo dei/'Inàsa. in «Drammaturgia», dice mbre 1956. pp . 422-441.
7) GUAHERI G., Il bisnonno del Petrarca, Firenze 1904 .
8) LANDINI P. G., Il codree aretino 180 (Laudl antiche d/ Cortona), Roma 19 12 .
9) MA NCINI F., Lapoesrarelrgiosain Umbna e Toscana , 1-11 , Perugia 1973.
IO) MANCINI G. , l manoscn.ttl della llbrena e de// 'Accademza Etrusca d/ Cortona. Cortona 1884.
Il) MAZZONI G . . Laudl corto n es/ del secolo Xlii, nel «Propugnatore», n. s., vo l. II. 1889. p . II , pp . 205-2 70 e vol. III. 1890, p . l, pp . 5-48 ;
IDEM, Ancora su Garzo, ivi, n. s., vo l. III , 1890, p . I, pp. 238-239
12) MEERSSEMAN G. G., Nota .ru//'orrglne delle compagnie dei Laudesl (Siena 1267) , in «f\ivista di Storia della Ch iesa in Italia», XVII ,
1963 . pp. 395-405
13) MONTI G . M. , Le confraternite m edievali nell'alta e medza !talla. l , Venezia 192 7.
14) PAPA P. , La leggenda di Santa Caterina d 'Aiessandrra In decima n·ma, in «Mi sce ll anea nuziale ·Rossi- Tei ss», Bergamo 1897,
pp . 455-509.
15) PATRONO C M., Ancora del bùnonno del Petrarca. Supp l. alla <<Nuova Rassegna», III, n. 2, febbraio 1905.
16) PI AHOLI R., Per una mrgllore datazione del laudanò di Cortona. in «Studi di fi lolog ia italiana» , XXVII, 1969. p . 5 s.
17) REN IER R .. Un codice antrco d/ flagellanti nella Biblioteca com unale d/ Cortona, in «Giornale storico della Letteratura italiana», XI.
1888 , pp. 109- 124.
18) RONZONI A. , Le nme d/Ser Garzo dell'lncùa, Verona 1972.
19) STAAFF E., Le Laudanò de P/se (du ms. 8521 de la Biblzòthèque de I'Arsenal de Pans), Uppsala-Leipzig 1931.
20) TERRUGGIA A. M., In qual momento l Dùcrpllnati hanno dato angine al loro laudanò?, nel vol. Il Movimento del Disciplinati nel
settimo centenanò dal suo lmzro, Perugia 1962, pp. 434-459.
21) VARANTI NI G., DI una ma/nota testimomanza manoscn.tta d/ tre /audi cortonesi, in «Annali della Facoltà di Economia e Commercio
in Verona», serie Il, vol. I. 1966-67;
Tutti i diritti riservati anche per le riproduzioni parziali. IDEM, Laude dugentesche , Padova 1972 ;
IDEM , Un terzo laudanò cortonese, in «Studi e Problemi di critica testuale» , 6, aprile 1973. pp. 69- 71;
IDEM, Il Manoscn.tto Tn'vulzlano 535 - Laude antiche d/ Cortona. ivi, 8, aprile 1974. pp . 13-72.
© EDI-PAN- ROMA 22) ZENAHI A. , Il bùnonno del Petrarca, nel Propugnatore», n. s., IV , 1891 , pp. 415-421.

Il Laudario Cortonese E. P. 1003 3


NOTE DI INTRODUZIONE

l. Il VOLUME IN SE STESSO

Molti autori (vedi bibliografia citata) si sono già interessati al nostro codice cortonese: non intendiamo perciò
ripetere quanto essi hanno già detto.
È un codice membranaceo di l 71 carte , di cm. 2 2,6 x l 7, 2. Tale ampiezza di misura va dalla l alla 132 carta;
dalla 13 3 alla l 71 la larghezza viene ridotta a cm. 21,5.
L'indice contenente le laude musicate è nelle cc. 133 , 134 , 135 .
Il codice, per la parte letterana, fu trascritto la prima volta da Guido Mazzoni già nel 1889-1890; la parte
musicale invece, insieme a quella letteraria, fu trascritta da Fernando Liuzzi nell935, e da Nicola Garzi nell936 .
Il citato Terni divide , giustamente , il codice in cinque parti:
la pn.m à comprende le prime 122 cc. divise in quindici quaderni di 8 cc. ciascuno, eccettuati il 5 • e il 6 •. Le
iniziali di ogni lauda alternano i colori azzurro e rosso. Mentre è dato il testo di tutte le laude, la musica è soltanto
alla prima strofa e al ritornello, eccetto la quinta lauda;
la seconda comprende le cc. 123-132 cioè un quaderno di lO cc.; le iniziali sono tutte in rosso, con testo poe-
tico e musicale;·
la terza contiene l'indice della prima parte nelle carte 133, 134 , 135, con iniziali alternate rosso-azzurro;
la quarta comprende le cc. 136-163 con iniziali tutte rosse e reca soltanto il testo poetico;
la quinta comprende un quaderno di 8 cc. da 164 a 171 con solo testo poetico.
A noi interessa soltanto la prima parte che contiene 47 laude , con testo in lingua volgare del sec. XIII, e con
melodia scritta sul ritornello e sulla prima strofa di ciascuna lauda , eccetto la quinta, che ha il rigo musicale
senza note .
Il testo letterario pare scritto con caratteri gotici dell'epoca; mentre la musica è in notazione quadrata italica
e romana, simile a quella dei Graduali , Antifonari, Kyriali e Responsoriali dell'epoca stessa, e che ci danno il can-
to gregoriano.
Il rigo è di 2, 3, 4 linee , secondo la necessità dell ' ambitus melodico; le chiavi musicali sono quelle gregoria-
ne, cioè di FA e di DO, usate in tutte le linee secondo la necessità proprio come usa il canto gregoriano da quanto
esiste il rigo guidoniano.
Ornamenti miniaturistici compaiono alla prima lettera delle singole laude , con colori azzurro e rosso che si
alternano: cioè se la lettera è in rosso, l'ornamento è azzurro e viceversa.
ABBREVIAZIONI DEI MANOSCRITTI Le 47 laude sono così distribuite:
le prime 15 sono indirizzate alla Madonna;
la 16 a S. Caterina d'Alessandria;
Abc 180 della Fraternità dei Laici - Biblioteca Comunale, Arezzo. la l 7 alla Maddalena;
A br 8251 della Bibliothèque de l' Arsenal, Parigi . dalla 18 alla 31 vengono rievocati i misteri della Redenzione: dal Natale sino alla SS. Trinità;
ASB 705 della Biblioteca Comunale di Assisi (Illuminati).
Ca m 194 del Fitzwilliam Museum, Cambridge (CatalogoJames). dalla 32 alla 35 si parla del disprezzo del mondo e dell 'amore a Cristo;
Co 91 della Biblioteca Comunale di Cortona. la 36 e la 37 sono per S. Francesco;
Fil 90 inf. 47 (Laur. plut.) della Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze. la 38 è per S. Antonio da Padova;
Fim ms. dell'Archivio della Curia Arcivescovile (senza segnatura), Firenze. la 39 ancora alla Maddalena;
MI-Fini BR 18 ( = Il, l , 122): Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze .
M2-Fin2 BR 19 ( = II, l, 212): Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze . la 40 a S. Michele Arcangelo;
Pi-Mo 742, The Pierpont Morgan Library, New- York. la 41 a tutti i Santi;
Pi-A Archivio di Stato: carte di guardia in «Comune di Pisa - Div . A, n. Il». la 42 e 43 a S. Giovanni Battista;
Sii I, Il , 4 della Biblioteca Comunale degli Intronati, Siena. la 44 è una esortazione ad amare Cristo;
Si2 I, VI, 9 della Biblioteca Comunale degli Intronati , Siena.
Triv. 535 della Biblioteca Trivulziana , Milano . la 45 agli Apostoli;
W or Collezione Mr. Frank C. Smith - Worcester USA . la 46 è il saluto finale alla Madonna.

Il Laudario Cortonese E. P . 1003 5


2. DATAZIONE DEL MANOSCRITTO Un altro cronista contemporaneo, Riccardo da San Germano, ricorda che Fra Benedetto faceva tre squilli di
tromba prima di cantare l'Alleluia, al quale seguivano i versi delle strofe (RICCARDO DA SAN GERMANO, Chronica, in
Le varie ipotesi della datazione del manoscritto nascono dal fatto che esso pare sia appartenuto all'Oratorio Mon . Germ . Hist., Script. XIX, p. 370).
Francescano di Cortona, sorto nel 1250-51. Abbiamo 4 ipotesi : Le miniature dell 'epoca riportano l'uso dei corni, delle trombe, delle tube per annunziare e per sorreggere il
canto (cfr. Libro del Battuti di S. Defendente di Lodi, in Arch. Stor. Lodigino, 1903, p. 30 ss.).
l) Poiché mancano due laude (quella del Beato Guido Vagnottelli, morto verso il 1250, e quella di S. Comunque è certo che in quell'epoca si usavano già, ad uso accompagnamento del canto, l'organo, la trom-
Margherita da Cortona, morta nel 1297), si pensa che la prima parte del ms sia stata scritta prima della ba, la viola , l'arpa, il liuto e la cetra .
metà del sec. XIII, mentre la seconda parte sarebbe stata scritta subito dopo: è l'ipotesi del Mancini. D'altra parte nel Laudario Cortonese del sec. XIV, conservato ad Arezzo (Cod. 180 della Bibl. della Fraterni-
2) Il Mazzoni invece sostiene che la prima parte del ms sarebbe stata scritta tra il 1260 e il 1297: quindi tà dei Laici) , alla lauda XII si legge:
prima della morte di S. Margherita da Cortona. <<Tucti cantano una voce
sença alcuna discordança».
3) Il Liuzzi pensa: eccetto le ultime due laude (anno 1297 circa), il resto sarebbe tutto redatto intorno al
1270, in quanto che vi sono due laude dijacopone da Todi («Troppo perde zf tempo ... » e «Oi me lasso») Tali versi fanno capire un canto monodico. Però, a nostro parere, non escludono l'accompagnamento degli
convertitosi nel 1268. strumenti, cosa, del resto, ovvia. Infatti non va confuso il canto monodico in contrapposizione a quello polifoni-
4) La nostra ipotesi: il ms pare sia un'ampia antologia laudistica che comprende laude raccolte tra il 1259 co, con il canto monodico accompagnato con strumenti.
e il 1270 circa. Infatti la lauda Madonna Santa Maria è quella dei Flagellati, già ricordata dal cronista
Padovano, a proposito della nascita dei Flagellati in Perugia. Il fondatore di questi fu l'eremita Ranieri
Fasani, che bandisce, a Perugia, nel 1259, la crociata della penitenza generale, e si flagella davanti al 4. AUTORI DEL CODICE
Vescovo e al ~opolo. Fu allora che turbe di genti scalze, macerate dalla penitenza, cantano mesti moduli
e severe melodie che strappano lacrime 1 • Un altro cronista dell'epoca ci dice chiaramente che fu «come In quattro laude appare il nome di Garço:
un miracolo>> «in civitate Perusii ceperunt homines ire per civitatem nudi verberando se cum flagellis a
maximo usque ad parvum». E cita il testo della lauda in latino: Domina Sancta Matta, recipite pecca- l) Nella lauda VII «Altissima luce .. . >> è detto nell'ultima strofa:
tores, et rogetis jesum Chnstum ut nobis parcere de beat, che è la prima strofa della IV lauda del nostro
«De la dolçore- Ke 'nte è tanta
codice cortonese, con melodia altrettanto severa e pregnante di una densità e rigidità unica 2 .
lingua nè core - non po' dicer quanta.
Garço doctore - di voi, donna, canta,
Virgine Sancta, - cum tutto honorança>>.
3. ESECUZIONE DELLE LAUDE
2) Nella lauda XIII «Ave Vergene gaudente ... » leggiamo pure nell'ultima strofa:
· È difficile dire una parola definitiva circa il modo di eseguire le laude, o meglio come le eseguissero. È risa- «Garço canta cum dolçore
puto, comunque, che l'ordine dei Servi di Maria sia nato nel1233 dalla Confraternita Fiorentina deiLaudesi. Set- per te versi cum laudore.
te nobili fiorentini, tutti già appartenenti ai Fratres de Poenitentia, ebbero l'apparizione della Madonna mentre, Sì sse' piena de savore,
con gli altri compagni, cantavano laude ad Essa, e abbandonarono il mondo 3 . cielo e terra fai fluente>>.
Il cronista contemporaneo, Fra Salimbene di Parma, descrive l'esecuzione dei versetti in forma alternata tra
un frate solista e il coro dei fanciulli. Egli pone dei versetti in bocca ad un certo Fra Benedetto, soprannominato 3) Nella lauda XXIX «Spiri tu Sancto glorioso .. . >> ancora nell'ultima strofa è detto:
«della cornetta>>, amico dei frati minori, il quale li accompagnava con una piccola tromba di bronzo, suonata da «Garço Ji la gran sperança
lui stesso tem.bzfiter necnon et dulciter. Venuto a Parma proprio nel 1233, Fra Benedetto (conosciuto dallo stesso a te, Cristo, per pietança:
Salimbene) aveva l'abitudine di fermarsi sulle piazze e in vulgan· dicebat: «Laudato et benedhetto et glonfi'cato tu n ' ài facti a tua sembiança,
sia lo patrel» Et puen· alta voce quod dixerat repetebant. Et postea eadem verba repetebat addendo: Sia lo fijo! Et prego ke ne dea riposo>> .
cum puen· resumebant et eadem verba cantabant. Postea tercio eadem verba repetebat addendo: Sia lo Spirito
Sancto! Et postea Alleluia, alleluia, alleluia. Deinde bucinabat... (SALIMBENE, Cronica, Holder-Egger, Monumen- 4) Infine nella lauda XLIV «Amor dolçe sença pare ... >> sempre nell'ultima strofa:
ta Germanica Hist., Scnpt. XXXII, p. 71).
«Dolçe amore amoroso
In altre parole, ecco come eseguiva Fra Benedetto: cum dolçore savoroso ,
di t ' è Garço gaudioso;
3 squilli di tromba: sovr' ogn 'altro se' d'amare>> .
Laudato et benedhetto et glorificato sia lo Padre! (i bambini ripetevano il versetto);
Laudato et benedhetto et glorificato sia lo Fijo! (i bambini ripetevano il versetto); Ad una prima osservazione, pare proprio che questo autore voglia apporre la propria firma alle singole citate
Laudato et benedhetto et glorificato sia lo Spirito Sancto! (i bambini ripetevano il versetto); laude: infatti il suo nome appare sempre all'ultima strofa .
Alleluia, alleluia, alleluia; Garço si autodefinisce «doctore». A quei tempi significava laureato in legge e notaio. Molti autori pensano
Suono di tromba ... fosse il notaio d'Incisa, poi trasferitosi a Cortona. Anzi lo dicono proavo del Petrarca, il quale parlando di Garço
dice: «Vir sanctissimus ... ingenio, quantum sine cultura literarum fien· potuit, clanssimo»; e «vir ut literarum
Il testo che Fra Benedetto cantava in lingua volgare, era lo stesso che (pure nel 1233) cantava in latino-
inops, sic praedives ingenii» (Lettere di Francesco Petrarca, V. Rossi, Firenze 1933 ). Il Petrarca dunque dà a Garço
volgare un domenicano, certo Fratejoannes (non sappiamo se fosse di Vincenza ovvero di Schio): tre qualità:
«Benedictu, laudatu et glorificatu lu Padre, l) uomo santtsstmo;
Benedictu, laudatu et glorificatu lu Fillu, 2) senza alcuna cultura letteraria;
Benedictu, laudatu et glorificatu lu Spiritu Sanctu .
3) di grandissimo ingegno.
Alleluia, gloriosa Domina!» .
A dire il vero, il giudizio del Petrarca, circa la cultura letteraria di Garço, ci sembra falso, almeno stando alle
composizioni poetiche di Garço stesso e all'uso di apporre il proprio nome alla fine delle poesie, uso derivato dai
trovèri e dalla scuola siciliana, cosa che facevano soltanto i «dotti>>. A meno che il Petrarca non abbia voluto giudi-
Cfr. Annali del Cronista Padovano, monaco del Monastero di Santa Giustina di Padova, in «Monum. Germ. Hi st. Script.», XIX, p. !79.
care Garço per invidia e per gelosia di mestiere poetico!
Cfr. Anna/es januenses, in «Monum. Germ. Hist. Script.>>, XVIII, p. 241. . E la musica? L'ha composta pure lui, prendendo spunti da motivi ecclesiastici gregoriani e popolari? Forse sì,
Cfr. G. M. MONTI, Le confraternite medievali dell'alta e medù1 Italia, 2 voli. , Venezia 1927, l, p. 369; POCCIANTI, Chronicon totius sacn· come era l'uso del tempo, in cui questi <<dotti>> conoscevano bene il trivio e il quadrivio, dunque anche la musica.
Ordinù Servorum, Firenze l 567. Del resto erano dei veri «cantautori>>.

6 Il Laudario Cortonese E . P. 1003 TI Laudario Cortonese E. P. 1003 7


Ma la nostra ipotesi si estende oltre. Eccetto le due laude diJacopone da Todi (XXXII e XXXIV), di cui par- LUCCHI laudaX
leremo, è nostra convinzione che proprio Garço sia l'aurore di tutto il Laudario Corronese, o, per lo meno, il rac-
coglitore di tutta l'antologia. La nostra ipotesi è suffragata da un fatto ben concreto, cioè il comportamento degli
autori di certi capolavori dell'epoca e dei secoli successivi. La firma la mettevano in vari posti sparpagliati e non
per ordine. Per esempio il celebre coro della Basilica di San Giorgio Maggiore di Venezia , il quale fu scolpito nel
1500 da Alberto de Brulle, flamengo (scolpendo tutta la vita di San Benedetto con legno e basso rilievo, a ogni
stallo una scena della vita stessa) porta la firma dell'aurore soltanto in due stalli , nel primo del semicerchio sini- Re-gi-na so-vra-nadegranpi-e- ta-de,en te,dol-ze ma-dre,a-giamre-po ~san-za!
stro inferiore e nell'ultimo del semicerchio sinistro superiore. Eppure nessuno dubita che egli sia l'aurore non sol-
tanto di questi due stalli, ovvero soltanto dei due semicerchi di sinistra, bensì di tutto il coro.
L'aver messo , Garço , il proprio nome sempre all'ultima strofa, e a quattro laude non consecutive, pare pro-
prio confermare la nostra ipotesi . Inoltre si potrebbe così dividere il Laudario Corronese in quattro sezioni, ciascu-
na delle quali porta la firma dell'aurore (naturalmente nella quarta sezione bisogna inserire le due laudi diJaco-
pone da Todi, che potrebbero essere state inserite posteriormente, cioè appunto dopo la sua conversione).
Stel-la chia-ri-ta colgran-dcspl(n-do-re, gen-tt sma-ri-te tra-(-ste d'er- ro -re;

(r.\)
)J}jil}) Il
vi-ta, sì ca tut-te l'o-re re·ser-viam le - an-za!

Abbiamo accennato aJacopone da Todi , nato tra il1230 e ill240 dalla nobile famiglia dei De' Benedetti di
Todi, dottore in legge, dalla gioventù dissipata, poeta e musicista . Si convertì in seguito alla dolorosa perdita del-
la sua giovane sposa sulle cui carni vide il rigido cilizio, dopo la tragica morte avvenuta durante una festa
danzante.
Fu autore di un centinaio di laude religiose e satiriche, riassumendo in sé tutti i caratteri e tutte le qualità
della lirica dugentesca , con vena originale e tempra maschia e vigorosa, dalla forza drammatica con la dolcezza
più raffinata del verso.
Certamente Jacopone conosceva la musica e, diciamo, anche l'effetto descrittivo e onomaropeico. Infatti nel-
la lauda alla Natività de Jesu Christo (è la 64 della edizione del Bonaccorsi) leggiamo: LIUZZI laudaX
«0 novo canto- c'hai morto el pianto
de l' uomo enfernaro.

&
r-
Sopre el " fa" acuto - me pare emparuto
l \A J J J
j J :J JJ JJ; jJ J J
che 'l canto se pona ;
e nel ''fa'' grave - descende sua ve
Re - gt- na
i
so-vra--na
.
de gr a m
Jpt - fJ ta- de, c n
co 'l verbo reso n a». c -
Abbiamo cioè un effetto descrittivo della discesa di Cristo dall'altissimo cielo (fa acuto) sino alla terra (fa gra-

i r
ve). Del resto era il costume dell'epoca avere l'unicità d'autore e del testo poetico e della musica.
Ora di Jacopone abbiamo nel nostro Laudario due laude assai toccanti per contenuto: l~ J J r r r J J 11 @ J [tl Il
l)
2)
«Troppo perde 'l tempo chi ben non t'ama» (laude XXXII).
«Oi' me lasso e freddo lo mio core>> (laude XXXIV). re. do!- ce
1
ma-dre, a -gtam
t
--
re- po- san- ç a.
La prima si trova nella edizione fiorentina del Bonaccorsi del 1490: è la penultima ; e in tutte le edizioni suc -
cessive. La seconda appare in tre manoscritti: il Tudertino 194 ; il XIII C. 98 della Bibl. Nazionale di Napoli; lo
Spithover, già Assisi; tutti e tre del sec. XV.
4 [~l
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Srel-\a cbù-rt-ta
J r J
col
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gran- de
j 2 J
splen- dv- re,
j [il

5. IL PROBLEMA MUSICALE

Dal Liuzzi, con la sua prima edizione del 1934, sino al Lucchi con il suo saggio sul Laudario dell974, ci tro-
viamo davanti ad una specie, ci si permetta la parola, Di fiJsazione metn.co- musicale. Questi autori, cioè, mentre t.J
r r JJrJ \J W;JW J[tj ~ JJJ j J
da una parte sono tutti convinti che non è possibile stabilire una ritmica metrica per le nostre laude , dall'altra ~en-te sma-t~i- ta tra- be- stc d'er-ro-re: rcg-cgt LJ "VI- t.1 SI
parte non fanno altro che trascriverle in ritmo metrico. Ma il più curioso si è che tutti sono convinti di aver ragio-
ne , pur essendo convinti ancora e apertamente dichiarando di non avere motivi validi per una tale trascrizione
non essendovi documenti altrettanto validi e contemporanei.
Si arriva così a mettere le nostre !audi sul letto di Procuste: chi le stira da un lato con un ritmo, e chi le stirac-
chia dall'altro lato con un altro ritmo . Sicché, per esempio, assistiamo al fatto che, sempre in base alle loro varie
teorie metriche, le stesse laude chi le trascrive con un ritmo e chi con un altro. Riportiamo alcune laude trascritte
dal Liuzzi e le stesse trascritte dal Lucchi, lasciando al lettore , al musicologo , e soprattutto al musicista le
6 !~l
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tut -te l'o- re re
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an- ça.
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conclusioni:
laude X, XV, XXII, XXIII, XXIV, XXV, XXX ALLEGRETT\..ì, C. 24- r./ 2f v.
+
8 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 11 Laudario Cortonese E. P. 1003 9
LUCCHI laudaXV LUCCHI laudaXXII
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'gJl~fiJ fllì!Dlifflvii]JdiB)IJ J
:·e. sal • ve. mr • gn pt - a, gem - ma splen • di· da • Ma • ri - a/ Ben è cru ·de • le e spi-e - to • so cht- non St mo-ve a gran • dc • Jo • rr

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Or non fo gran - dr: di - s'i - an - za per - noi pren-der • u- ma • m - ta - te

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LIUZZI laudaXV
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·~ i~l J J r ·@ J e dar-si in al - trut po - · de - sta - de, quei -che so- vr'o - gn'è po - Je - ro so~

Sal- ve, sal- ve, \'Jr- go p1- a, g,e- ma sr1en- d1-

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10 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E_ P . 1003 11


LIUZZI lauda:XXII LUCCHI lauda XXIII

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è cru-de - l e e spt- e-to-so De la cru - del mor-te de Cri • sto o-n'om pian - ga a- ma-ra- men -
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ki non st r n o - ve a gr.1n do--lo--re Qyan-do ' l u • de ri Cri- sto pii - li a - ro, d' o-gne par - te lo cir-cun - d,; - 7'0,

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- pot -, GRAVE. C. fl r./ n r.
4- 4-
12 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E . P . 1003 13
LUCCHI laudaXXIV LUCCHI laudaXXV

On·ne o-mo ad al · ta uo - ce · lau-di la z>


e·ra · ce • ero . a!
Da-mi con-for-to. Di · o, et a • le • gran • za e ca- r1- tà per • Jet • t,J et

;fflAIKO l!JJJ!J } l Q!.~an-:o è di-p1a da lau-J11-re co-rt: no lo pò pen-sa· re, len·gua no lo pò - con •
a-mo - ran · za 1 Da-mi ,(ln·for·to, • Di· o, n - ar · do · re; a ca • ri - t a • d e

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LIUZZI laudaXXIV LIUZZI laudaXXV

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14 Il Laudario Co rton ese E. P. 1003 Il Laudario Corronese E. P. l 003 15
laudaXXX Lasciando da parte i mensuralisti, ci siamo messi per un'altra strada, più semplice, più naturale e ci sembra
LUCCHI più sentita, e che ci ha permesso di dare alla melodia una scorrevolezza assolutamente spontanea senza vincoli di
battute prefabbricate e preconcette con duine, terzine, quartine .. . assolutamente inconcepibili a quell'epoca e
per questo genere di canti .

Spi - ri- to san - to, dà ser - vt re, dan-n 'a/ co - re de t~ sen - ti te!
6. LA SCRITTURA NEUMATICA

È strettamente quella quadrata romana gregoriana con tutte le caratteristiche dei codici gregoriani graduali,
antifonali, responsoriali dell'epoca del Laudario Cortonese. Qualora pertanto si dovessero trascrivere queste laude
in forma metrica, ovviamente bisognerebbe trascrivere in altrettanto simile metrica tutti i suddetti brani gregoria-
S pi - ri - tu d i t>e • ri t a - d e e fon t a - na - de bo - 11 i - ta de, ni : cosa assolutamente assurda!
Abbiamo nelle !audi i seguenti neumi:
punctum quadratum • climacus~ •.

per
r la a he - ni-g11i - ta de la tu - a t>t - a ne fà se - gut re.
virga.,
pes ~
porrectus ~
scandicus . ; ~=
clivis 1\. li q uescen te .,
torculus ••• nota lunga finale - .
Da notare soprattutto due riflessioni:
l) Illiquescente, falsamente chiamato «plica» dai mensuralisti, è usato in tutto il Laudario soltanto sei volte:
una alla prima lauda, una alla trentunesima lauda, tre volte alla trentaduesima lauda, e una alla trenta-
treesima. Esso ha il valore gregoriano conforme le seguenti norme:
(Dal Trattato generale di Canto Gregoriano, P. ERNETII, Vol. I, p . 134).
Neumi lique.rcenti: sono piccole note terminali che indicano la retta pronuncia del testo. Quindi sono note
di carattere espressivo 1 •
LIUZZI laudaXXX Praticamente:
a) le liquescenze musicali non s'incontrano mai nei·vocalizzi puri;
b) ogni suono liquescente termina un gruppo melodico, e serve di passaggio a nuove sillabe;

l ~ J c)

d)
ciò a condizione che si verifichino certi incontri speciali di consonanti, o l'intervento di certe vocali (i
dittonghi);
non ne segue però che, date siffatte condizioni, si abbia sèmpre e necessariamente la liquescenza 2 •
san ---ero da <:.Cl - ·- V I re
Può essere liquescente il Punctum ( ~ ) 3 , il Pes ( ~ ) che si chiamerà Epiphonu.r, la Clivis ( ~ ) che si

J J '_..
;. J; J______..; J Il chiamerà Cephalicu.r, il Torculus ( ..'! ), il Climacus ( , •• ) chiamato Ancu.r, ed il Porrectus ( ~ ) 4 .
Sebbene più piccole le liquescenze, nondimeno devono mantenere la loro giusta lunghezza ed intensità sen-
za essere abbreviate: esse hanno il loro pieno valore melodico, quantitativo , intensivo e ritmico: quasi ritenute e
da nn' al co re de re sen-ti re . rotonde, in modo da pronunziare pienamente e distintamente sia il dittongo sia le consonanti sottoposte
alla melodia 5 •

r r
Però deve essere assolutamente evitato il difetto «orribile» di mettere e pronunziare tra una consonante e l'al-
r i •! •
l tra un'e semimuta francese 6 e cantare: Dominus (e), vobiscum (e), Amen (e), Hoc (e) de Filio ecc.
LtQUESCENZA AUMENTATIVA E DIMI NUTIVA:
Sp1- r:·- tu d1 ve-rÌ-ta --de e fon - ta --n a La esponiamo così come D. Cardine la insegna al Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, poiché ha delle forti ripercussioni anche
nella pratica, cioè nella esecuzione.

de bo-m-ra -dc,
r
t' C l
_..~
la
e
tu--a
r L'antica scrittura paleografica dei neumi liquescenti rappresenta sia una nota aumentata, sia un neuma con la seconda nota diminuita.
Così per esempio il Cephalicus ( /)della Scrittura sangallese, corrisponde sia alla nota aumentata o punctum liquescens ( ~ ) del-
l' Antiphonale Monasticum, sia ad una clivis diminuita ( ~ ) del Graduale.
Così pure tutti gli altri segni liquescemi hanno questo doppiO significato: l' Epiphonus può tradursi sia " sia
tradotto sia r~ sia !"') , e wsì tutti gli altri neumi.
J; l' ancus può essere

t:'\

1a
J....__j J)
tu--a
429 {j@
VI a
i J
ne
) J -"'
se- g u l - -··· re.
J7l «G . R.», De notularum cantusfiguns et usu , p. Xl; FERRETTJ-BARALLI, op. cr't., pp. 144-1)1.
«P.M.», Vol. II, pp . 37-86.
Il Punctum liquescente purtroppo non si trova nelle edizioni Vaticane , ma soltanto nell'A ntzphonale Monasticum e nei libri di canto
Ambrosiano.
4 «E. G.», I, p. 66.
4- «A.M.>, De neumarumforma, p. XIII.
-, MoDER :\ TO. C. 68 r. / 69 z:. ). GAJARD, La méthode de Solesmes, p. 81.
4-
16 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 17
Questo dopp to sig ni ficato del neum a liquescente porra a delle incomprensio ni ed anche a d egli equivoci nella esecu zione pratica. sottinteso» . L'autore , se avesse voluto, avrebbe potuto usare il b in quanto che lo conosceva benissimo ; e
Donde d eriva la possibilità d'una doppia esecuzione per chiari re l'anfibol ogia del segno liquescente. se non lo ha usato, vuoi dire che non lo voleva.
LI QUESCENZA AU MENTATIVA: indica il fatto che, oltre al suono norma le , abbiamo una ampia articolazione sonora della si ll aba che si b) Il famoso «diabolus in musica» cioè il tn'tono (FA-SI) appare in moltissimi codici gregoriani , mo-
aggiunge al suono normale e che quindi aumenta la durata complessiva di questa nora liquesce nte. Di farro tale liquescenza si ha oggi
col punctum liquescente soltanto, ma nei manoscrirri ricorre assai più frequentemente.
zarabici, aquitani, aquileiesi e, per chi volesse essere pignolo , anche negli inni greci prima di Cristo . Del
resto basti pensare al celebre responsorio «Tenebrae factae sunt» del Mattutino del Venerdì santo per con-
LI QUESCENZA DIM INUTIVA : indica la diminuzione non del suono della nota in se stessa, anche se scritta più piccola delle altre, ma del
suono vocalà:zato sulla nora liquescente . Cioè l'articolazione delle consonanti, che costi tuiscono la liqu escenza , deve eseguirsi tutra
vincersi di quanto diciamo . Ebbene l'intervallo FA-SI e il rispettivo rivolto sono di un effetto eccezionale,
nella durata de lla nota , e non dopo la nota , come avviene invece per la liquescenza aumentativa, nell a quale la durata complessiva del di una robustezza e contenuto assolutamente nobili e densi, e non si capisce perché si debba , nella trascri-
suono seguito dalla liquescenza eccede la durata del suono ordinario, perché l'articolazione delle consonanti avviene dopo . Qui in- zione , mettere il SI b se non perché costoro forse non conoscono troppo intimamente la storia delle forme
vece no: tutto deve essere articolato nella durata del suono come tale . Quindi la durata della nota deve essere uguale a tutre le altre ; melodiche dell'epoca e , quindi, si debba indulgere a uno sciocco romanticismo e svenevole sensazione
e dentro la sua durara deve esplodere l' articolazione liquesce nte delle consonanti. Si co mprende quindi che rale suono in se stesso uditiva, mai esistiti nelle melodie prepolifoniche .
viene diminuito, perché una ul tima parre viene assorbita dalla liquescenza. Ciò però non vuoi dire che venga per ciò stesso mutato
il suo significato melodico o ritmico , il quale resta inalterato. Questa liquescenza viene significata con le noticine più piccole , e quindi
non normalmente uguali alle altre.
7. LA MODALITÀ

2) La nota lunga finale, presentata come un triplice punctum quadratum unito, comunissimo in tutti i codici Mentre rinviamo il lettore alla rivista JUCUNDA LAUDATIO- RASSEGNA DI MUSICA ANTICA DEI
gregoriani dell 'epoca, non ha alcun valore se non quello di una nota lunga finale di tutto il brano come nei PADRI BENEDETTINI DI SAN GIORGIO MAGGIORE - VENEZIA, nn. 3-4, 1968 , ci permettiamo di
medesimi codici gregoriani (cfr. I codici pergamenacei, ad esempio, dell'Abbazia Benedettina di San ricordare quanto segue.
Giorgio Maggiore in Venezia). La modalità altro non è che la scienza teorico- musicale che ci insegna le relazioni dei toni e dei semi toni ri-
spetto ad una nota- base chiamata «tonica» (in greco «tonos», in sanscrito <<tana»). La modalità quindi insegna
A dire il vero chi non è un paleografo del mestiere può cadere in inganno circa il «ductus» dello scriba. Ma
quello che gli antichi teorici chiamavano l' «essere» e il «benessere» della melodia . In altre parole: mentre il ritmo
chi è esperto in paleografia musicale prepolifonica sa molto bene che ogni scuola ha un proprio «ductus>> o manie-
ci insegna la «cinetica» o il «fieri» o il «divenire» di una melodia; la modalità ci insegna lo «Status», la «COstruzione»
ra di scrivere , senza, per ciò, cambiare la sostanza e il contenuto melodico e ritmico del brano musicale.
interna della medesima.
Ora il nostro ammanuense deve aver usato una «penna d'oca» spuntata assai larga. Nello stesso tempo dove-
Ricordiamo anche una verità troppo dimenticata oggi e quasi mai insegnata nei conservatori, la distinzione ,
va impugnare la medesima penna in una forma direzionale particolare per cui, mentre veniva quasi rettangolare e
cioè, tra «tonalità» e «modalità». Diciamo subito che la tonalità è basata su un ciclo di tre accordi consecutivi, for-
piena la nota, ap pariva una coda finissima e delicata a quasi tutte le note semplici, in maniera tale da avere libera-
mati di terze e quinte aventi tra loro un rapporto di numero epimorio corrispondente a 2/3 , e inèominciando dal-
mente (senza alcuna teoria paleografica prefabbricata) le virghe e i punctum senza alcuna preoccupazione di sche-
la sottodominante: FA-LA -DO; DO-MI-SOL; SOL-SI-RE. La modalità invece è basata sulla linearità della melo-
ma ritmico; cosa, del resto simile a moltissimi codici gregoriani dell'epoca. E le stesse code finissime delle virghe o
dia dalla quale si ricava la base armonica. Pertanto tonalità è armonia dalla quale scaturisce la melodia; modalità
dei punctum compaiono molte volte anche nei gruppi neumatici senza, ripetiamo, alcuno schema preconcetto.
è melodia dalla quale scaturisce l'armonia.
Inoltre il lettore spassionato vede nel codice le chiavi gregoriane di DO = C e di FA = lfC ; e al termine ·
Supponiamo note le tre teorie modali antiche e medievali, cioè la sanscrita, la esacordale e quella dell'octo-
del rigo musicale abbiamo chiara anche la noticina-guida né più né meno come avviene nei codici gregoriani
echos . Rinviamo il lettore alla citata rivista .
dell'epoca.
Una cosa però è certa che tutte e singole le laude del nostro Laudario Cortonese sono melodie strettamente
Il rigo musicale è il tetragramma gregoriano , ovvero di tre e di due linee soltanto, secondo la necessità esigita
modali e, per di più, esacordali. Pertanto esse si comportano secondo tutte le leggi delle tre citate teorie modali. È
dali' ambitus o estensione melodica della singola lauda: anche questo è un uso strettamente gregoriano
quindi grave errore il voler, per fas et nefas, esigere in queste composizioni la presenza continua della sensibile to-
d eli' epoca.
nale in tutte le cadenze di tutti i modi . Sappiamo infatti che i modi gregoriani e, in genere , medievali (da non
Da tutte queste riflessioni di carattere paleografico, bisogna concludere che non è possibile pensare ad altro
confondere con i «modi ritmici» pure medievali) erano così raggruppati:
ritmo se non a quello libero gregoriano. E trascrivere queste divine melodie con presunti stiracchiati ritmi mensu-
rali significa non conoscere la paleografia musicale dell'epoca, o , per lo meno, confondere la notazione gregoria- l) modo minore ordinan·o il quale non solo non ammette mai la sensibile come sottotonica, ma esige sempre
na con quella mensurale. Ed è assolutamente inutile, come abbiamo già detto, stirare sul letto di Procuste queste il tono;
melodie con la speciosa ed erronea presunzione di un «possibile schema mensurale». A tal proposito rinviamo il 2) modo minore forte il quale, ugualmente, ha un tono come sottotonica, ed esclude categoricamente la sen-
lettore al nostro secondo volume, pp. 244-257 del Trattato Generale di Canto Gregoriano, Venezia 1961, dove sibile in tutte le cadenze;
abbiamo già confutato le varie teorie mensurali. 3) modo maggiore ordinanò il quale , solo, ammette il mezzo tono o sensibile nelle cadenze; però anche questo
Agli argomenti paleografici si aggiunge una riflessione pratico-modale : le laude nn . 10, 11, 25, 28 e 39 por- modo quasi sempre si sforza di ' evitare il semi tono in cadenza per scendere alla terza minore prima della
tano nell'ultima strofa l'Amen jì'nale. Il codice non porta la melodia di questi Amen. Come avrebbero cantato cadenza stessa;
questi Amen finali se non secondo le formule melodiche tradizionali gregoriane, cioè come gli Amen degli inni 4) modo maggiore forte il quale, come i primi due , non ammette mai la sensibile in cadenza, ed è il più ro-
liturgici in generale? Cioè abbiamo la stessa formula melodica, diversa però secondo i modi del!:octoechos: busto di tutti gli altri.

Orbene tutte !e laude del nostro Laudario Cortonese rientrano in uno di questi quattro modi senza possibili-
tà assoluta di uscita. Dunque anche sotto l'aspetto della costruzione «modale», le nostre melodie sono stretta-
E
I-II

... = Il ...
III-IV

; Il
V-VI

rh ~ Il ...
VII -V III

=
Il
mente gregoriane .

A-men A-men A - me n A - me n
8. LA RITMICA LIBERA

Per ritmo libero si intende il fluire melodico delle arsi e delle tesi liberamente costruito dal compositore sen-
È questo uno degli argomenti più forti al quale nessuno, eccetto il citato Terni, ha riflettuto seriamente, e di za alcuno schema metrico se non quello dettato dalla libertà del «cursus» verbale (cfr. P. ERNETII, Trattato genera-
fronte al quale bisogna assolutamente chinare la fronte e dire che tutte le melodie del Laudario Cortonese sono le di Canto Gregon{mo, Vol. II, Venezia 1961).
state scritte in notazione gregoriana e quindi devono essere trascritte come tutte le altre melodie gregoriane Questa libertà ritmica ci viene confermata anzitutto da quanto abbiamo detto sui motivi paleografici della
dell'epoca. scrittura musicale: cosa, del resto, che ogni lettore può rilevare dal testo originale stesso. Infatti abbiamo gruppi
Altra riflessione pratico-modale è la presenza o meno del Sib e, quindi, il famoso «cromatismo sottinteso>> binari, ternari, quaternari ... liberamente immessi dali ' autore così come riportano tutti i codici musicali antece-
che forma uno dei crucci più importanti dei trascrittori. A noi pare inutile insistere. Ma ricordiamo soltanto du e denti e dell'epoca del Laudario .
fatti irrefutabili : Tale libertà ritmica viene inoltre confermata dall'analisi estetica delle «forme melodiche>> le quali devono es-
a) all'epoca del nostro codice la conoscenza e l' uso del b erano scontati: basti dare uno sguardo a tutti i codici sere adattate al testo poetico : Abbiamo nei vari testi letterari strofe con sillabe «ipermetriche>> per cui non tutti i
gregoriani e non gregoriani dell'epoca. Dunque se il b non è usato nel Laudario , nessun trascritto re è au- versi della stessa strofa sono di ugual numero di sillabe. Questo fatto ci induce a confermare la nostra affermazio-
torizzato a metterlo per il solo motivo di una preconcetta e prefabbricata teoria di un ipotetico «cromatismo ne sulla libertà ritmica delle laude, in quanto che sono inevitabili le trasformazioni dell'analisi estetica, secondo

18 Il Laudario Cortonese E . P. 1003 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 19


cui una melodia può essere trasformata o per addizione di note esigite da un testo più lungo, o per sottrazione
qualora il testo fosse più ridotto, o per dieresi qualora il testo dovesse esigere lo scioglimento di gruppi neumatici, Venite a laudare
o per crasi qualora il testo esigesse il raggruppamento di più note con un solo neuma qualora il testo fosse più cor-
to. Ebbene tutti questi accorgimenti estetici li troviamo nelle nostre laude e ci confermano la libertà ritmica delle Ritornello
medesime. Un altro motivo di conferma per la nostra affermazione è dovuta ed esigita dalla scorrevolezza del (l )
~ ~
«cursus» ritmico verbale per cui gli accenti tonici delle singole parole e gli accenti fraseologici degli incisi, dei
membri e delle frasi sono liberamente immessi in maniera tale da non atrofizzarci in alcuno schema metrico. @l ,p ,p p D ~ p ~
Chiudiamo queste brevi note di introduzione sottolineando un fatto assai curioso: gli autori, dal Liuzzi al Ve - ni - te a lau - da re, per a - mo re ca n
Lucchi, si sono ripetuti o meglio copiati nel dirci che tali laude siano delle «ballate»' Noi , al contrario ci permet-
tiamo una semplice riflessione: la struttura innodica, formata da un ritornello e da strofe di varia forma è vecchia
~ lt.
per lo meno quanto l'esistenza dell' innodia stessa sia cristiana sia sinagogale e sia greca, tanto per citare alcuni k k
punti di riferimento. Basterebbe pensare all'inno «Pange lingu a gloriosi» di Venanzio Fortunato del sec. VI, ov-
vero al «Gloria laus» dell'VIII secolo per avere soltanto degli esempi convincenti. Dunque: o questi inni sono del-
@ ~ p D
J~
p ~ p D v· Jl tE tE Il
le ballate «avant lettre» ovvero le !audi cortonesi non sono affatto delle ballate avendo già dei precedenti esempla- - ta - re l'a - mo - ro - sa ver - ge ne Ma ri a.
ri classici da tanti secoli.
Ci è caro chiudere con una citazione, presa da Stona delia musica, di Giulio Confalonieri, ed. Accademia,
Milano 1975, pp . 51-52, a proposito della ritmica tra il 1100 e il 1300: Strofe
«La ritmica, infine, non mi sembra affatto chiarita dalle ingegnose e pur contraddittorie interpretazioni dei l

dotti. La misura ternaria in cui essi trascrivono quasi costantemente le melodie trovadoriche è forse un'anticipa-
zione troppo affrettata di tempi non ancora maturi; il risultato troppo sommario di un ' analisi metrica dei testi
poetici e del loro adeguarsi in ritmo musicale secondo le leggi della moderna prosodia.
@
1. Ma
D
-
v v p
ri a glo -
D
ri -
Cf p
o sa bi
D [jr
a
p
ta
p Ji
sem- pre
Per far tornare i conti in modo regolare, codesti studiosi son sforzati a ridurre i melismi in veri e propri 2. Pi e - to - sa re gi na so - vra n a, con - tar-
.
"gruppetti", ovvero a introdurre terzine, cinquine o figurazioni settenarie, alle quali poi attribuiscono il valore 3.Vi go ro sa po te n te bi a t a, per te e
di un'unità ritmica. Ciò mi par contrario a quel carattere di libera declamazione che il canto trovadorico dovette
certo possedere e al suo bisogno essenziale di far ben comprendere le parole, direi quasi di farle preminere di
fronte alla musica .

@ ;) o p o
Non vorrei che l'attrazione dei canti danzati (anche questi appartenenti al repertorio dei trovatori e natural- --k- --k-
mente più regolari nel ritmo) abbia esercitato un influsso tirannico sulle interpretazioni dei dotti occitanisti . A
mio avviso, per esempio , il fatto quasi costante che i versi delle poesie trovadoriche son tutti costituiti da proposi-
zioni logiche compiute (che la stessa proposizione, in altri termini, non prende quasi mai posto fra l'ultimo emi- 1. si' mo l
tE
to
--k-
tE
lau da
tE
t a;
()11
p p p
pre -
cl
ghiam
D
ke ne si' a -
stichio di un verso e il primo del successivo) fa pensare ali' esistenza di cesure musicali alla fine di ciascun verso , ce- 2.-ta la men- te ch'é va - na; ara n de me - di ci na
sure assai simili ai respiri "ad sensum" del canto gregoriano (forse riempite da accordi strumentali) le quali, co- 3. que-sta lau - de can-ta - t a; Tu se' la no- stra a-
munque, dovevano contrastare con la quadratura ritmica da noi moderni intesa».

~
(2)
~

@ p D p D p D p p J) (l' • J1 -{il)
J
F
j Il
1.-vo - ca - ta al tuo ti - liol, vir - go pi a. __
a, __
2. ke sa
3.-vo - ca -
n a,
t a,
a
la
...
iu
PIU
ta
te
ne
del
per
ke
tua cor-ti - si
mai si a . ___

N.B .: Tema e cadenze prettamente gregoriani di tetrardus autentico. sin dall'intonazione.

1) Nota liquescente, come nella scrittura gregoriana a causa del dittongo «aU» di «laudare» (N.B.: la nota liquescente si usa in gregoriano
e nelle scritture quadrate antiche per far bene pronunziare un dittongo ovvero un incontro di consonanti).
2) Nel ms. è un pes, purtroppo omesso o non visto dai vari rrascrittori , compreso il Liuzzi (p . 2~7) , ma è chiaro e vistoso; il «fa• sotto-
tonica riporta la melodia al tetrardus antico con effetto arcaico popolare.

20 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 21


Laude novella Ave donna santissima
Ritornello
Ritornello
fJ [J •
~

A J] fJJ i ]
Lau- de no - vel la si a ca n ta ta A - na san - tis- - si re-
a ve, don ma,

J
l'al
j J
ta don
J]
na en co
•l
- ro -
J
na -
J t a.
Il
- gi
J J
- na

po
l
J l
• - ten
-------3 J
•tis - • -
•l
si
3 ma .
Il

Strofe
StJ·ofe
J3 ~l
(1)
t)~ •l J •l JJ FJ R •b
1. Fre-sca ver - ge - ne don çel la, pri mo fior, 1. La ver tù ce le sti a -
•le col- la gra - ti -
2. Fon- te se• d'aq- qua sur gen- te, ma d re de 2. Oua- si co me la vi tre - ra, quan-do li ra-
3. Pre - go t',a - v o - ca - ta mi - a, ke ne met- 3. Stan-do con le por- te kiu - se en te Cri - sto

F'~ J ~)
) ~
JJ JJ Jì
~

J JJ YJ J
1. ro sa no vel la; tut - to'l mon do a
te· 1.- a su - per- na le en te, vir- go vir gi na-
2. Di o vi ven- te; tu se' lu ce de la 2. - i del so- le la fie ra, den-tro pas- sa quel - la spe-
3.-t~n bo na vi - a· que-sta no se ren- chiu- se : quan-do de te se de - schiu-
' stra com- pa •.•• • • • 3.

Jj J J J J' J J J~ J J JJ JJ :D
1. s'ap-pel la; nel -la
•~~ J~ Il 1. - le, di sce se be ni gnis- si ma .
Il
bo- nor fo - sti na·- ta .
2.... gen te, so - vra li an ge-li 2.-ra k'è tan to splen di dis si ma.
e - xal- ta- ta.
3:... ni a si - a - te sem p re com- 3.-se per- man si sti pu ris si ma.
men- da - ta .

N.B.: l) Tema e cadenze di protus autentico, con sottotonica espressa senza sensibile.
N.B.: l) Tema, cadenze e finale di protus totale (plagale e autentico) data l'estensione della melodia.
2) Uso della rima cadenzale dall'esacordo naturale a quello duro.
2) l gruppi neumatici dell'ultimo verso delle srrofe 2 e 3 devono essere sciolti a causa delle si llabe ipermetriche: abbiamo cioè 3) La cadenza finale del ritornello può essere trascritta ed eseguita in due maniere: la prima risponde al ms. (però è evidente lo
la dieresi neumatica; viceversa nel verso terzo delle medesime strofe abbiamo la crasi melodica , in quanto che essi sono orronari
sbag lio dell'ammanuense che ha spostato le sillabe); la seco nda è giusta e migliore perché risponde alle altre cadenze s•mli•
invece di novenari come è il corrispondente verso della prima strofa.
di «Santissima» e di «be nignissima».

22 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 23


Madonna santa Maria Ave regina gloriosa
Ritornello

fJ JJ l

Ma - don - na san ta Ma ri a, mer - ce


p
de A - ve,
CJ
re - gi - na glo -
(J
ri - o - sa,

JJ •
l
3 F l
•l JJ )!
noi pec ca - to ri; fai te pie - na d'o

gne con - so - lan ~a.
p re go al dol - se

•l J ) Il Strofe

Cri sto ke ne de gia per do na re.
) jJ J'l JJ
1. A ve, pul era mar ga ri ta, splen di - da
2. A ve, re gi na a- do ra ta, vir ge - ne
3. A ve, por to de sa - lu te; ki ben t'a-


J]J JJ J #
~\
J'l
1. lu ce eia ri ta; tre sca ro sa et au-
2. ma d re be a t a; ·poi ke fo sti sa lu-
3.-ma tu l'a iu te; guar- da ne di far ca-
2) Madonna Santa Maria 3) Misericordia, parre Deo,
che n'ài mostrata la via, de tutto'! peccato meo:
. .
ore scaoa ogne resia, e' so' quel malvascio reo
receve ki voi tornare. ke sempre volsi mal fare. fJJ •
J'l JJ J Il
1. -lo ri ta, no-stro gau- di - o et a le - gran- sa.
4) O tampinella e folle gente, 5) Iesu Cristo, manda pace; 2. -ta ta, ma- d re se' de - gran pi e - tan- sa .
tornate a Dio onnipotente, scàmpane da la fornace 3. -du te, trà - i - ci for de du- bi tan - sa.
ke ne fece de niente la qual gemai altro non face
ed a lui dovem tornare. che i peccatori atormentare.

Cfr. introduzione circa il testo e l'antichità della laude.


N.B.: l) Il ms. riporta soltanto la musica trascritta; però ha anche le linee musicali e le parole della seconda strofa, ma senza la musica.
Probabilmente l'amman uense aveva pensato alla prima strofa come al solito ritornello dell e altre !audi , mentre poi si è accorto
che la laude era composta soltanto di strofe di quattro versi ciascuna, senza ritornello.
2) La melodia è di deuterus plagale. Pertanto la cadenza finale non è <<aperta» come vorrebbe il Liuzzi (p. 271). bensì di un «m inore
forte» come esige il deuterus plagale gregoriano. A controprova abbiamo la sotroronica di un tono intero espressa, il RE.
3) Potrebbe impressionare l'intervallo cadenzante del secondo verso (FA-SI inferiore). In realtà sia la monodia ecclesiastica del
tempo (gregoriano, ambrosiano, aquileiese, mozarabico ecc.), sia i discanti aquileiesi, sia i canti popolari avevano tanto il tritano
ascendente (FA-SI superiore) quanto il rispettivo rivolto. N.B.: Melodia di protus autentico con sottotonica espressa di tono pieno a tutte le cadenze principali.

24 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 25


Da ciel venne messo novello Altissima luce
Ritornello Ritornello
• •
J'ì JJJ ji
J1 )l •l J
Da ciel ven - ne m es so no - vel - lo ciò Al - tis - si - ma lu - ce col gran- de splen do - re , in


J J J fJ J 3 Il J'ì fJ
fo l'an gel Ga - - bri - el - lo . voi, dol - ge a - mo - re, a - giam con - so - - la n - ga .

Strofe Strofe
• ' J1• J1•
J4 •b
k:
J1 J J1 •b stel - la ma ri-
1. A - ve, re - gi - na, pul - geli' a - mo ro - sa,
1. Nel- la ci tà di Ga - li - le - a; là 'v'e ra la 2. A - ve Ma ri a, di gra ti - a pie - na, tu se' la vi-
2. A - ve Ma ri a, gra - tia pie - na; Dio ti sal vi, 3. Ver- ge - ne pu - ra cum tut ta bel le - ga, sen - sa mi su-
3. Re- spo - se la kia - ra stel- la : «<o so n qui ke


J'ì
J JJ } )i J'4 )i }
1. gen - te iu de -
)l
v el 1. -n a ke non stai na - sco- sa, lu - ce di - vi n a, vir tù gra-
J i

a, fa la va - noin len- gua e-


2. stel - la se re- na: Di o è con te co che ti 2. - a c'a vi ta ci me na; di te ne- bri a tra e - sti e
3. so' su' an cel- la: si a se cun - do la tua fa- 3.-ra e la tua gran- de - ga : no -. stra na- tu ra re ca - stia

• ,p•
J JJ J' l J4 J J J) Il
1.-bre a in ci tà et in ca - stel lo . 1.-ti- o - sa, bel le ga for-mo- sa, di Dio se' sem blan- ga.
2. me na en- nel pa ra di so bel lo . 2. di pe- na la gen te ter- re - na k'e - ra'n gran tur ban - ga .
3.-vel la, eu- SI mi chia-mo et ap pel lo». 3.fran- ke- ga k'e - ra a vi - le- 9a per mol-taof-fe san--sa.

L' ultim a strofa dice: «Garço docrore di voi donna canta»; è il nome dell 'a utore «Garço» (vedi introduzione).
N. B.: Mentre , apparentemente, il ritornello ca nta in tritus plaga le , la strofa in vece è di protus autentico; la rim a melodica final e de l ri -
N.B.: Melodia di pro tu s autentico, con cade nza di deuteru s nei vers i interm ed i. Abbiamo qu indi co ntemporaneamente il fascino del tornell o ( = in FA) e quella della srrofa ( = in RE) ci parl ano invece di modulazio ni esacordali: il ri tornell o cadenza alla mediante
minore ordinario co l minore forre. del protus , mentre la strofa cadenza all a ton ica con sonotonica espressa.

26 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E . P. 1003 27


Fammi canta·r l'amor... O Maria, d'omelia
R it ornello Rito r nello
'
Er E E! l) EJ }:f)}
Fam ·- mi can - tar l'a - mor di la be - a- O Ma- ri - a, d'o - me - li - a se' fon- ta na, fior e

Jj J J )' t Il J } Il Il
- ta, quel la ke de Cri - sto sta gau - den te . gra- na : de me a - ia pi e- - tan-sa . A- men l

Strofe Strofe

•b v E r E V[! El EJD
L Dam-mi con-for-to, ma dre de l'a-mo re , et met - te tuo- 1. Gram re - na, chi in - chi- na eia- scun re-gno, sì m'af - ti na
2 . Con- for - ta - mi di te, ma- don na mi a, et gior-n~t no- 2 . Ro- s 'au- len te sp len di- en te, fa' ve ni - re me fai - len te
3. Ver - gi - ne bel - la, fior so-vr'o gni ro sa , sen - sa car- n al 3- Gran ru - gia ta can - di - da ta pur' e ne- eta , an- ti na ta

El piJ
1. - co et fiam ba nel mio co- re; ki t'a-mas - se tan-to a 1. la eu - ri - na quan - do se-gno, io non de - - gno, 'neo re te- gno
2.-cte a l'o ra de la di - a; co - me se' dol - se a chia- 2. tuo ser-ven-te o - - be - di - re, cum se-chi- re re ve - ri-re,
3. a - mo- re se' di - le - cto- sa ; a - ma - ta fo - st i et se' so- 3. per be- a - ta da Di'e- - le- eta, tu m'a-spe - - eta ch'io ri - met-ta,


Er E JJ JJ Il Uv Ji fJ Il
1. tut te
E!
l'o re k'io ne tran-smor- tis- se spes-sa - me n- te. 1. tuo fi- gu ra chiar ' e pu- ra , ch'on-gne mal m 'è 'n o - bli - - an- ~a .
2.-mar, Ma-ri a, ke par ke rim - bai -di se a tut-ta gen -te . 2. te lau-dan do ho- no - ran- do: a - gia de te con - so - - lan - ~a .
3.- vr'o gni co sa, nel pa - ra - di - so se' la piÙ pia- cen- te . 3 . ch ' io sum ci - so ma l as - si - so, ch'io non va - - da 'n per - - dan-~a .

N. B.: È u n pu ro tetrard us con sottotonica d i un tono in tero espressa. Stando all a teori a esacordale , il ri to rn ello vie ne tutto ripetuto una
q ui nta supe rio re (cioè al terzo esacordo) a parti re da lle paro le «tÒ non degno» della strofa . Sicché avrem o all ora la necessi tà , per
N. B.: T utto il brano , ritornello e strofa , è di protus autent ico co n melodi a ripetuta nel ritornell o e ne ll a strofa . Il protu s autent ico grego- leggi esaco rdali, d i bemolli zzare il SI dell a cadenza d el rito rne ll o , pe r ave re la so ttotonica d i un tono in tero , come esige la stessa
riano , in questa laude , è quan to mai co mpl eto poiché abbracc ia tutta la gamm a da l RE al RE. teo ria; ma non viceversa, cioè mettere il ~ al FA fi nale sensibile, che sarebbe un grave e imperdo nabile errore!

28 Il Laudario Cortonese E. P . 1003 Il Laudario Corto nese E. P . 1003 29


Regina sovrana Ave Dei genitrix
Ritornello Ritornello
• l

Re - gi na so - vra - na de gram pi
•e l ~ JJ ;
ta de, A- ve, De - i g e - - ni -tri x, ton-ta - na d'a -le-gran- -sa .

Il Strofe
en te, do l ma - dre, a - giam re - po - san - sa .

1. A - ve, fon - te con - si-gna ta, de la stir- p e Da


2. Va - ri - ò for - te na- tu ra quan-do'n te, ver- ge
Strofe
3. Don - na, de lau- de se' de - - gna, ké por- t a - sti l'al

1. Stel - la
2. Giar - din
chia
or
ri
na
ta
to
col
de
gran - de
tre - sca
splen - do
ver - du
re,
ra,
gen -
fo -
te
sti ser-
sma-
Jj J J
3. Bel gil - lio d'or- to, cri stai - lo splen - den - te, l'om ch'e- ra 1. -vid na- - ta, piÙ de null' - al - tra se' be- a -
2. -ne pu - - ra, lo si- gnor p re - se fi - gu-
3. -ta 'nse- - gna, lo sal- va - tor ke vi - v'et re -

1. - ri ta
2. -ra - to
tra -
de
he - ste
for - te
:FJ
d'er - - ro - re:
clau - - su - ra;
reg - gi
tuo
la
fru - cto
vi
na
ta
to
SI ch'a
non po- 1. -ta:
n IJ; n m a - ve - st'in De o ve - ra - ce
)i JJJ]JJ)jj
a- man- sa .
Il
3. mor- to' fa - ce - sti vi - - ven- te: se' gran con- for - to a l'om 2. - ra sen - sa car - nal de- le- ctan- sa .
3 . -gna per cui sem for de ma- li - - gnan - - sa.

~
k
.tl l l
J J J fJ Il
1. tut te l'o- re re - ser - via m le - - an - sa o A men.
2.- se na-tu-ra ma gran- de spe- ran- sa.
3. pe - ni - ten - te, e dai - li fer - - m an - sa o

N.B.: Mentre il ritornello appare di tritus plagale, la m elodia della strofa è chiaramente di protus autentico con tutte le caratteristiche, N.B.: Tutto il brano è di protus autentico. Occorre molta attenzione nel sottoporre le si llabe delle strofe alla melodia a causa di molte
a tal punto da far pensare che lo stesso ritornello cant i più alla mediante del protus che non al tritus plagale. si llabe ipermerriche

30 Il Laudario Cortonese E. P . 1003 Il Laudario Cortonese E . P . 1003 31


O Maria, Dei cella Ave, vergene gaudente

.
Ritornello
- ~
~

DP v ElEJ ~'

A- ve, ver- ge - ne gau-den- -te, ma- d re de l'on- ni- po- ten - te.
o Ma- ri - a, De - cel- la, sia a voi lu- ce sem-pi- ter - na.

Strofe Strofe

~ ;~ J J J JJ ~ p v
~

;• lfi E fJ r FE r
l. o Ma- ri a, sa - vi a d'a-mo re, sì fort' a- 1. Lo si - gnor per ma - ra - ve gla de te
2. o Ma- ri a, vir - ge - ne pu ra, por - ta se'
2. o be - a ta ke ere- de sti al mes-
3. o Ma- ri - a, cum gran- de pie ta de a voi kia-
3. o Ma - ri - a, vir - go de - gna, prie- ga

Er CF CJ 1. fei - ce
rrrr
ma dree ti - lia, ro - sa
CJ
bi am- ch'e
1. -ma - sti Di - - o si gno - re, ke de te te ci sua
2. del cie - lo si eu ra; ki per te v'en-tra 2.- sag - gio ke ve - de sti, lo sa - lu to re -
non
3.-mam cum hu mi li ta de, ke tu 3. Cri sto ke ne te - gna; al suo re - gno, ne
ce de - bia sem-

-
p Il r r r r EJ fJ J J J fJ Il
l. ma scio- ne al - lor
El
ke pre se al - ber - go 'n ter ra. 1. ver- me gla so- vr'o gl'al - tro fio- reau- len te.
2. tro-va mu - ra ne' ser ra me ke lo re - te gna. 2. -ti - ne - sti col- la gra ti - a fer- ven - te.
3.-pr'ai - ta - re dal ni - mi - - co ke non ce pren da. 3. so- ve - gna, per noi sia en - ter ce - den - te.

N.B.: Questa melodia è di trirus.


N.B.: Tutta la melodia è di rrirus di primo esacordo. L'ultima strofa porta il nome dell'autore: <<Garço canta cum dolçore perte versi cum laudare». È «Garço>> (vedi introduzione).

32 Il Laudario Cortonese E . P. 1003 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 33


O divina virgo, flore Salve, salve, virgo pia
Ritorn e llo R it ornello
~

JìCJvP p f3
O di - vi- na vir- go, fio re au- lo- ri - - ta d ' o - gn~u - lo- re . Sal- ve, sal- ve, vir - go pi - - a, ge - ma splen - di- da, Ma - ri - a.

Strofe
S trofe
·~
LJ CF 1. Or can tiam cum gram di - le- cto de l'a- m or no - stro
EJ per- te - cto,
l. Tu se' fior ke sem - pre gra - - ne, mol - ta
2 . Or ca n - ti a m con a - le - gran- sa de la bel - la no stra_!lman - sa '
2. Tu se ' via de ve - ri - ta de, sca - la
3. A te.!...a mor a - ve n ca n- t a - t o: bel - la, col san-to por-ta - to
3. A - ve , vir go in co - ro - na - - ta, a - ve,

f Il
l . gra - ti a in te
l! per - ma ne ; tu por ta - st i 'l vi - no e
1. ke pre - chi pro no- bis Cri - sto, ke si - a no- stra lux et vi - a.
2. k'el- l'è no- stra con- so - l an - sa : se m pre be ne di- eta si a.
2 . se' d'u mi li - ta de; de te pre - se hu - ma - n i -
3. tac- ci star dal de- xtro la - to, pos si- am far - te com-pa-gni- a .
3 . De o - bum - bra ta, ke 'm ciel se ' en - co - ro-

• ~'
~

E fJ J5 Il
-
i

l. pa ne , ciò è 'l no - stro


l!
re - dem - pto re.
2. - ta - de Je - sù no - - stro re - dem - pto re .
3.- na - ta ma - dre d'o - - gne pec - ca - to re.

N. B.: Melodia d i pu ro tetra rd us au tent ico .


La melodia d el ri to rn ell o è ripe tuta interamen te nell a seco nda pa rte d ella strofa. N. B.: La me lodia si p resenta bimodale: tr itus p laga le per il ri tornello, e te tra rdus a u te n t ico pe r la strofa .

34 Il Laudario Cortonese E . P. 1003 Il Laudario Cortonese E . P . 1003 35


l
l
Vergene donçella Peccatrice nominata
R i to1·nello Ritornello

;• J4• Il
Ver- ge-ne don-sei- la da Di-~-ma-ta, Ka-ta-ri-na mar-ti-re be- a - t a. Pec-ca - tri -ce no - mi - na - t a, Ma - da - le - na da Di - - ~- ma - ta .

Strofe
Strofe
~
.ti J3 . i=
J4 J ~ p p J4•
u 1. Mag-da - le-na
(fJ
dee
tuo
ta ste - sti
fra- tel - lo,
dal ca - stel
san- to, iu- sto, buo
nel
EEJ
qual n a- sce- sti,
n~ bel- lo;
1. Tu fo - sti be a - ta da fan- ti na, per- ké fo 'n te la 2. Las- sa - ro fo
2. Fil lia fo de re e de ra - na la be a ta san- 3. Fo- sti pie-na de pec-ca - to; gi - stia Cri- sto re be- a - to:
3. Stan - do nel pa las- so gr a ti o - sa tut - ta fo sti de


J4 fJ J Jsll
1. gra - ti - a di - vi - na; fo - sti en 1. Mar- ta per so- ro - re a- ve - sti; nel van- ge- lio a -sai lo- da t a.
na - ta ter - ra a - le - x an-
2. - ta Ka te - ri na, de li er - ran - ti gram me - di- 2. Cri- sto a - mÒ sen-sa ri- bel lo, poi k'a lu - fo- sti tor-na ta.
3. Di - o a - mo - - ro sa; cum gran vo- lun - tà de - si - de- 3. nel con - vi - to l'à tro-va to, de Sy- mon ke t' à sprescia - ta.

(J Il
1. - dri- na, in om- gni sci - en - ti - a col lau - da ta .
2.-ci - na, di spu - tan do da l or ve ne - ra ta.
3 .- ro - sa a Je - su' di le et o de spon - sa ta.

N. B.: l) La melodia del ritornello è ripresa una terza superiore nel terzo e guano verso della strofa. Questo fatto comporta una modu·
!azione modale: cioè. mentre il ritornello canta in puro protus autentico con sottotonica di un tono, gli ultimi due versi della
strofa cantano in tritus plagale , donando alla strofa una vaghezza strettamente medievale e , insieme , riportando la strofa al-
l' attacco iniziale del ritornello con lo stesso FA.
2) Le sillabe ipermetri che vengono variamente distribuite , come nelle altre !audi, specialmente negli ultimi due versi della strofa.
N.B.: La melodia è un tetrardus totale.

36 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 37


Cristo è nato et humanato Gloria 'n cielo
Ritornello
Ritornello
,p• ,p• •
~ DJ ;
n
l
----k- ----k-

EE u v
~
v Et Et ;, fJ
tE } Jl vv ~
tfl
Cri- sto e na - - - to et hu- ma- na - to per sal-var
D
la gen-
D J~ •h ppv D D pp p J~
D p • t3 Il
Glo- ri - a 'n cie- lo e pa-ce 'nter- ra, na t'è 'l no-stro sal- va - to - re.

Jj ;. ]1 ,p•
~ vv
Strofe
D v ~J v pppv p J] J ]1 Il •
~ fJ jJ p p c·J
~ ~
) )j ~ J1 J1 v Dv D
-te k'e- ra per- du - - ta e de- sca- du - ta nel pri-mer pa- ren - - te.
1. Na- t'è Cri- sto glo- ri o so, l'al-to Di - o ma- ra -
CL! v
vel- lio-
2. Pa- ce 'n ter- ra sia c an - ta t a; glo-ria 'n cie- lo de si - de- ra -
Strofe 3. Nel pre - se - p~ - ra be -
(l ) a to quei kein cie-lo e' con- tem-pia-
}l .
it· J~ )j JJJ]J]J D CFFjg
1. Na - to è Cri - sto per fa- r~-qui - •
2. Summ'a- le- greg- ga, sum-ma for-te -
sto de noi pec-ca-
ga, Cri- st~ na-to
J1
1.-so; fac-t•è ho- mò de - si - de - ro so lo be - n i - gno ere - a - t o re.
2.- ta; la don- gel - la con - se - - era ta par-tu- ri- t'à'l sal- va- to re.
3. -to, da- i san- ti de - si - de - ra to re- guar dan-dl2.!ll suo splen-do re.

1. -to - - ri; k'e- ram par-ti - ti e di- spar-ti - ti dai suoi ser-vi -do-
2. 'nter- - ra; sum-ma for-te- - sa per cui se spres - sa ben o - gn'al-tra guer-

1. -ri; per-ké fal-len ti e nonser-ven- ti ma des - ser- vi- do- ri


2. - ra de lo n i- mi - - co ser-pent~n-ti - quo nostr~n - gan-na- to - - re;

1. e - ra-mo fac ti da eu -lui trae ti k'e tu - tor fal-len - te.


2. de cui va- lo - re do- n i a tut- t'o - re, a ki li con- se n - te .

N.B.: l) È un pes subqua rripuncris per cui è evidente l'errore del copista a mettere il primo punctum romboidale sullo stesso grado
melodico della seco nda nota del pes.
Melodia tutta di tetrardus autentico sia per le cadenze , co n sottotonica FA naturale, sia per lo slancio melodico, sia per l'esten· N.B.. Il brano è di trirus autentico. Mentre però il ritornello cadenza in FA. primo esacordo; la melodia della srrofa cadenza in DO alto,
sione, sia per gli intervalli molto arditi. cioè al rritu s autentico di terzo esaco rd o. Quindi vi è soltanto la modulazione esacordale e non modale .

38 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 39


Stella nuova Piangiamo quel crudel basciar
Ritornello Ritornello

Er ~
J Er
Stel la nuo - va'n fra la gen te Pian- gia - mo
p
quel cru ba sciar ke

} tJ J JJ J JJJ J JJJJ JJ
k'a - pa - rui sti no va - me n te .
té per no- De- o cru- eia - - re .

Strofe Strofe

~ } EJ1. Stel- la k'ap- pa - ri - st'al


c:r r rr
mun - do
cr
quan-do naq-
v EJrfrr
2. Le tre Ma - gi l'ab- ber ve-. du 1. Ven-ne Ju - da tra- di to re ,
t o, to sto l'eb- ba - scio li
3. Cia- sche dun col suo re - - a - me sì lo pre-
2. Ouel fo si - - gno ai Ju - de r i: non co- no-
3. Ad An-na prin - - ci - pe el me- na - ro ; i - - nu -do

~ ) J J J ) J J JJ TEJ
1. -que 'l re io- con -do, stet -t'e[n] mes-so a tut-to 'l
1. die - de gran do lo - re;
2.- ber co gno- sciu t o; di - ser: « Na- t•è lo sa - - lo qual fa - ciam noi per a mo-re
2. - sce- v an suo mi ste- ri,
3.-s~ se gui - ta re co 'r -ricc• of - fer ·- te da lau- - Ju - da li te- ci ve - ri:
3. na - to lo spo lia -ro, bat - tìr - lo for- t~t sì 'l le ga - ro

~ rr f JJ J )i J J JJ Il •l J •~ l
fJ J 3
1. mon do per a - lu - mi - nar la gen te.
l. a
Il
lui fo si - gno di pe - na
2. -lu to Di o pa- dr~m-ni - - po - ten te». re .
2. per um suo ba-scio lo te - ce pi - glia
3.- da - re, la qual fo mol - t'a - ve - nen te . re .
3 . et ter - lo tut - t~n - san-gui - na re .

N. B.: I) Il bran o è di terrardus plagal e co n cade n za a stile «pasqua le» g regoriano (cfr. Alleluia della notte di Pasqua) .
N. B.: Intonazione temat ica e ambitus e cadenze di tetrardus autentico gregoriano. 2) Le cadenze del ritornello e d e ll a strofa hanno la legge dello «s tacco neumatico» per cui la nota forse viene disgregata dal
La melodia della strofa ripete per due volte quella del ritornello. seg uente gruppo neumatico.

40 Il Laudario Cortonese E . P. 1003 Il Laudario Cortonese E. P . 1003 41


,
Ben e crudele De la crudel morte de Cristo
Ritornello Ritornello
• • •
f D - -J5
J5 Il
Ben e' cru-de- le e spi- e - to so ki non si m o- ve a gran do - lo -
De la cru-del mor-te de Cri- sto on' hom pian-ga a- ma-ra-men-te .

Strofe
-re de la pe-na del sal-va-to- re che di noi fo SI a- mo-ro-so .

Strofe 1. Ouan- do Iu de ri Cri - sto



pii
i
3 lia ro, d'o - gne par-
2. Tren ta de nar fo lo mer - - ca to ke fe - ce
3.Mol -t'e ra tri - sta san - eta Ma - ri a, quan - do 'l suo

1. A - mo- ro - so ve ra-men-te fo di noi cum gram pie- tan- sa, poi ke


2. Do - lo - ro - so fla gel -lan- do in -co-ro na - ro


di spi-na, vis' e

1.- te lo cir cun da - ro; le sue


)
ma
i
J J
ne strec - to
J; J
le-

El v FEJ fJ] 2. Ju
3. fi
d~et
gli o
fo
en
pa - ga
de
to.
a;
Mel
eu m
li o
gran
li
do
fo-ra non
lo-re for - te
es ser
pian-
1. d'al- t'on- ni - po - ten- te di- sce-se ad no - stra sem-blan-sa . Or non
2 . cor-po san - gui- nan - do di voi fer gran di - sci- pii - na; eu m gr a m

1.- ga ro co- mo la - dro vii


JJ }] Il
la na - me n te.
2. na to k'a - ver pec - ca to SI' du - ra me n te .
3.-ge - va di - cen do : «Trista, las sa, do - le n te .
1. fo gran-de di - si- an - sa per noi pren-der hu- ma n i - t a - te et dar -
2. tem-pe-sta, cum gram rui - na vi fe- cer la ero- ce por-ta-re, et me -


J~ ,p-.. )5 fJ J Il
1. -s.!!.n
al - trui po- de - sta - de quei k'è so-vr'o gne po - de - ro-so?
2.-nar-v 'ad iu- sti- ti - a re ad gui- sa de la - dron o - t io - so .

A la colonna fo spoliato Nel suo vulto li sputàro ,


per tutto 'l corpo flagellato, e la sua barba sì la pelaro ;
l'ogne parte fo ' nsanguinato facendo beffe, l'imput:lro
commo falso amaramente. ke Dio s'è facto falsamente .

N . B. : l) Melodia di modo trirus.


2) N otare le cadenze ridondanti col doppio FA , che danno un senso di pace serena.
3) La strofa è doppia: nella prima parte si ripete due volte nell' alto ; nell a seconda parte invece ripete altre due volte la melodia N .B. · Melodicamente e modalmente forse è la più bella e più perfetta: è un protus totale ( plagale e autentico) sia per l' estensione me-
del ritornello. lodica e sia per il comportamento .

42 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E . P. 1003 43


Dami conforto Dio Omne homo
Ritornello Ritornello

o JJfJfJ
Da - mi con for t o, Di - o, et a - - le - gran - Om-ne ho-mo ad al - ta vo - - ce lau-di la ve-ra - ce cro-ce .

St1·o{e

J •b ) J
et ca - ri tà per - tec - ta et a - mo - ran sa.
1. Quan-to e' di - gna da lau-da- re, co - re no lo pÒ pen-sa- re, len-
2. La su - a ma- dre cum do- lo- re kia-mé!!l di- ce:«Dol - - s~-mo- re, oi-
3. Di - ce Cri- sto: « O ma-dre mi- a, que-st' è l'ob- be- di e n - - sa mi- a: ke
Strofe

1. Da- mi con: for- to,


u Di - o, et ar - do - re: a ca- ri ta- de
Ji• J'!• Il
2. Rammen - ta - me la pe- na ke por - ta - sti, a- mor , e quan-d~
1. -gua no lo p o' con- t a - - re, la ve - ra- ce san eta ero -ce .
3. Fo - sti bat - tu - to e spo- lia - t~ scherni - to, e da' Iu- dei for-
2.-mé, fil- lio e si gno- - - re, per- ké fo- sti po sto in cru- ce?))
3. se com-pi~jn que sta di - - a k'i - o mo- i a nel la cro-ce».

1. le - ga lo mio co - re, ke non mi sia ve - - ta - to lo tuo a-


2. la ero c~n - - da - sti: fo- sti bat -tu - to et tut -toen san-gui-
3. -te - men te col - pi - to, e d'u-na lan-cia en- nel cor te-

1.-mo re: in me non pos- sa nul la ria in- di- gnan- sa . A - men .
2.-na sti, o - i - me las - so, de tal do - lo - ran - sa .
3.- ri t o, e per in - vi - dia fuéì tal a - ro- gan- t i - a .

N.B.: Il brano di protus di terzo esacordo con cadenza in LA sia nel ritornello sia nella strofa .
Nel terzo verso della strofa abbiamo una. pseudomodulazione modale in tetrardus con rima di cadenza alla settima superiore
N.B.: Tetrardus di primo esacordo, con finale DO e sottotonica Slb. (nientemeno') rispetto alla melodia della cadenza del primo inciso del ritornello.

44 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 45


Jesu Cristo glorioso Laudamo la resurrectione
Ritornello Rito1· nello

Je - su Cri - sto glo - ri o - so, a te sia lau-dee se- chi- men-to, Lau-da-mo la re - sur- ree-ti- o- ne e la mi- ra- bi- le a- scen- si - o - ne.

E! p EJ iJ Strofe

n
(2 )

r rr
~
ke per no- sur- re - xi-men-to fa -ce - sti vie - to - ri - o -so.

l. Di Je- su Cri sto


v
ti -
El
liol de Di - o
,[1
ch'al suo pa-dre
Strofe
2. In ter- ra ri ma si la glo rio- sa, la ver gi - ne

@+ D D V D V (D' O EU Cff Ef Jì ifJ U p W


1
3. Li a - po- sto li po n'an da - ro, per
(3)
tut to'l mon-

l. Vie-to-ri -o-soel ter


2. De
3. Pen
si- o - se lor
so- si fra lor
-so di
con-ta
es-sen-
e
ro
fa- ce- sti
ciÒ ke Cri
l'ap-par- be'l
sur- re -
sto de -
si-gnor
xi-
ct'a-
ve-
;] fJ rr F p El tr D
do,
l. se ne Ql- - o, e'n co - tal dÌ en ci - el sa lÌ - o:
2. ma-dre pre-tio- sa, san - ta Ma - ri - a pi e to - sa,
(2) - l~ r:::1
rrr o OSi crrrr r ;n P
3. -do pre di- ca-ro. La vi - ta e - ter na e'l re gno ca- ro

1.-men-to; per un-ger le tre


2.- ve- a: lo l or de- cto de
Ma-ri -
spressa - - ro,
- e lo tu
ere- di -
o cor -
a - no
po al
fos-se
i] i] ~
T Il J J J J1 Il
3. - ra- ce; di- xe:«Non an- da-te te- men - do de· me, k'i- o non
1. san Mar-co'l di ce in su - o ser mo ne. A - men.
2. k'è no- stra con- so la ti o ne.
3 . Di - o ne de- a per gui dar . do ne.

l. mo ni-men-to an-dar cum pre-ti-- os' un guen-to: l'an-gel di- xe:«Non è qui-
2. fan - - ta- si- a.Po- i ra-par be'n quel-la di- a; a duo di- sci-pu-li te' ce-
3 . so' fal-la-ce.Sempr~-via-t~n fra v o - i pa-ce, et cer-ca- te le kia-va -du-

i- =l~ ~ 1~ --~ dH~~


@ jli:O l P v v v Et P ~ v D D CJ P DD P kJ i~ i~ il
l. -e; in Ga - l i - - le- a, ké sur - re- x1- o, vo-i pre ce-de-rà gra-ti - o-so» .
2. -na; al ca stel-lo d'Emau, a- pe-na l'a vi- sar, lo' fo na- scoso.
3.-re, ke le men-te a-via- te pu-re: di me ogn'omsia c o - p i - o-so».

N.B.: li l) è un pes chiarissimo da non scindere; il 2) è un pes + porrectus uniti in un unico ritmo quinario. N.B.: l) Le parole «e la» sono ripetute due volte con note; però preferendo la prima si hanno poi le note sufficienti per le altre sillabe,
I versi contrassegnati con sopralinea, nel ms. hanno irregolarità di posizione di chiave, ma la melodia è identica ai precedenti e rispettando i gruppi neumatici; preferendo la seconda, mancano le note, ovvero bisogna scindere i gruppi neumatici.
quindi da non trasportare. 2) È un pes inscindibile anche se le sillabe siano due «SU-O».
Modo tetrardus autentico con sottotonica un tono come richiede il modo stesso. 3) La parola «ciel» è posta: la prima sillaba sul RE e in fine rigo; la seconda sillaba sul pes MI-FA e all'inizio del seguente rigo.
Molte sono le cadenze ridondanti, tutte però su note modali. Modo tetrardus autentico con tutto l'ambitus e le cadenze.

46 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 47


Spiritu sancto Spirito sancto
Ritornello

{J
Spi - ri- tu san- - cto, dol-se a-mo- re, tu se' no-stro gui-da-to- re . Spi ri to san - cto
E;
glo
c r; r___.rr
ri
..... o -

Strofe EJ fl ;• Il

•b
~
T! Jl -so, so - vra noi sia gr a - ti- o so.

1. Lo spi ri tu san- cto e fo - coar- den- te, lo cor a - lu-


2. Spi ri tu san- cto be ne - de - cto, guar- da - ne Strofe (2)

o
3. be - a - ta tri ni - ta - de, o di - vi-

D cr E![] r F E F r Er
{J 1. Ké con gran dol - so - re ve ni sti, la pen
2. Tu, dol - so - re cum dol se tu, so
1. - mi na e la men- te; ch'el li e' l'al- to a - mor po- 3. Gar- so dè la gran spe ran a te,
2. da que - sto de cto; e me na - ne al dol - se
3 . -na ma - je - - sta - de, per la tu - a gran pi - e-

E r l• f Il 1. -te co - - ste tu con - pi - sti; li di


po
sci - pu li
1. - ten te lo qual pas - sa om- gne dol so re . 2.- a ve cum pi a ge sa. tu, ten - te per
2. Cri - sto lo qual e no stro re - dem- pto- re. 3. Cri sto, per pi e - tan- sa; tu n'ai fa- ctia tua
3.- t a -de rem - pie - ne del tu - o a - mo- - re.

fJ •R Il
1. rin - pi - sti del tuo a - - mo - re gau - di - o - so .
2. for te - sa. co- me si - - gnor pon - de - ro - so .
3. sem- bian- sa. pre- go ke ne de - a ri - - po - so .

N.B.: l) Esiste nel ms. la «e», ma non la nota.


2) Il gruppo neumatico sulla si llaba «sti» di «venisti» è uno scandic us subbipunctis e quindi forma un gruppo neumatico inscin-
N .B.: Tetrardus autentico con cadenze ed estensione m elodica. dibile ritmicamente.
Troppi i casi di si llabe ipermetriche in cui va adottata la classica regola dell'Estetica del Ferretti circa le varie norme di modificazione La laud a è dell'autore «Ga rço» come è detto n ell'ultima strofa.
melodica in base al testo ampio ovvero ristretto . È di tritus plaga/e.

48 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 49


Spirito sancto Alta trinità beata
Ritornello Ritornello

J1•
Al-ta tri - n i - tà be - a - ta, da noi sem-pre ' a -do - ra-ta.
Spi- ri - to san - cto da ser-vi - re , dann'al co- re de te sen - ti- -re. SI

Strofe
Strofe

- ·m
~}'/
-- -
tEk
@ v p Cl v v p Cl

il --l:s
tfl J j [3 n l . Tri - ni - ta - de glo-ri- o -
2 . Spi- ri - tu sancto,amor io- c un-
sa,
do
u - ni- tà ma - ra- vii - lio -
ke rem- pi- sti tut- to'l mon-
sa,
do,
tu
tu
l. Spi ri tu di ve - ri ta de, e fon ta na
2. Tu mo san Fran - ce - sco
3. O ve - ra - ce ~ tri - ni - ta - -de fa' per la tu - a pie- t a - de ke
stra stia el se ra p h in
3. De li iu sti se' do l - so - re, pa tre de li
(l )

@ v J)• --l:s
tfl JJ --k'
tE v D Cl v v D D Cf
fJJEJ J~

Il
l. de bo ni ta de, per la tu- - a be - n i gni- ta- l . se' man-na sa- vo - ro- sa a tu- t'or de - si - de - ra ta .
2. ne guar-da dal pro - fun- do et per-do-na li pec - ca ta .
2. cru ci - fi xo ; le pia ghe de I e - su Cri-
3 . pec ca - to ri; l'a ni me san- c te et pu-
3. no- stra hu- mi - li- - ta- de en vi- té!!!-ter-na sì ex- al - ta ta .
fai

• •
@ J~ ]1 J J 1\ •l] JJ Jì l Jì J
,iilll

•i •reR. Il
l . -de la tu - a vi - - a ne fa' se gui -
2.-sto in lu fa -ce sti re fio ri re.
3.- re, et a glo ri - a per ve ni re .

N. B.: La melodia è un tetrardus plaga/e di primo esacordo con cadenza fi nale in DO naturale al ritornell o e all a strofa; mentre nei due
N. B.: Melodia in protus autentico con una m odulazion e in deuterus al seco nd o ve rsetto della strofa. primi versi della strofa abbiamo la cadenza rego lare del tetrardu s in SOL. e nel terzo verso una cadenza sospens iva in FA, sottotonica.
La cadenza sos pensiva in LA, è all a dominante del modo. l) È una clivis liqu escente nella quale è bene sent ire anche la seconda nota che prepara la cadenza ridondante sospensiva in FA.

50 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E . P. 1003 51


Troppo perde 'l tempo Stomme allegro
Ritornello
(2)
(1)

J) fJ
Troppo perde'! tem-po ki ben non t'a- ma, do l- s'a-mor, le- su, sovr'ogn'a - mo-re. Stomme al - le gr~t la - ti - - o - so que-sto mon-do de - le - ctan-do :

(3) (4 )

Strofe
(1) (1) (1)
CJEJ fJ J] ) JS Il
lJ ~'
w' fJ fJP •'b !' J4.
~
• ma'l iu di- cio ri - men - bran-do sto do- - len-te e pau - - ro - so .

1. A-mor, ki t'a - ma non sta o - ti - o - so, tan to li par dol-se de Strofe


2 . Fred-di pec-ca - to - ri, el gran- de tuo- co nel lo in - fer ~ no v'è a-
3. Con-for- ta lo mio co- re ke per te lan- gue-sce ke Se n- sa te non VO- le al-
){3 ' D El D
• • • • l •
e'
ff Ji J4 Ji 1. P a - u - - ro - so di fai - - lan- sa que-sto mon-do pien d'er ro -
• Jl 2. Lu - mi - - no - si splen-di - - e n- ti an - ge - - li da ciel ver ra-

1. te gu - sta - re; ma tut-ta-sor vi-ve de-si- de-ro-so co-me te pos-sa


2. -pa-re - chia -to, se
3. -tro con - for- to. O i
que-sto bre-ve tem-po, k'è sì po-co, d'a-mor lo
me las- so, piÙ de- giu-n~n-de- bolesce, el co- re
vo-stro
ke tu non ocr fJ
1. -re: si- gnor, fai - te pe - n i - ten- tia, ke s'a proc-cia'l grand'er - - ro- re :
2. -no; le cor-po- ra de la gen-te tut- te quan-te ri - fa - - ran- no:

1. stre-cto piÙ a - ma- re; ke tan-to sta per te lo c or gio- iO- so; ki noi
2. cor non è scal - da-to: pe-rÒ cia-scun si stu-d.lln o-gni luo-go d'a-mor
3. p a -sc.!21 vi- ve m or- t o; ma se de lo tu- o a- mo-re a - sa- gias-se re- vi - vi- sce, ed or
1. ke'l ni mi-co a-rà'l va - lo- re; ciÒ fie a la fi - ne del mon-
.
J~ ~Q
~
2. al- tri cum tu- -be so- - nan-do di - ran-noai mor- ti : « Sur- re - xi-

1. se n- tis- se noi sa- prie par-la -re quan-t'è dol-~;'a gu-star lo tuo sa vo- re. •
2. di Cri-sto es-sar a- bra-cia-to e con-for-ta- - to del sua- ve o do- re.
Ji DDDv El DP Il
- -
3. m'a-iu- ta,a-mo-reen que-sto por-to, tu ke se' so- - pré!?gn~ltr~ - i - ta to -re.
1. -do,
2.-te!
ke eia- se un si - rà re- - m o n- do
di- nan-s~1 iu -di -ce ve- ni- te
d'e- sto di - le- cto
di ren-der ra- scion
te - to - ro - so.
d'o - gn'o- t io- so» .

N. B.: l) Le cli vis co lla nora l ) so no delle note liquescenti nel ms . e ho preferitO trascrivere anche la seconda nota di ogni clivis . Se
confrontiamo la melodia che si ripete nel terzo e quarto verso dell a strofa. si sente bene la differenza .
2) È una melod ia di protus autentico chiarissimo non solo per le cad enze ridondanti alla ronica RE , ma sop rattutto per la sottO- N.B.: TuttO il brano è di tn"tus autentico , eccetto la cade nza del primo verse tto del ritorne llo e dell'ultimo della strofa che sono di
tonica DO che le precede sempre . tetrardus . Inoltre: l) è un pes legato nel ms .; così pu re il 2) e il 4). mentre il Liuzzi li separa in due note distinte, falsamente sia
3) La lauda è di Jacopone da Todi. per le crasi sia per il ditrongo. Il 3) è una cli vis liquesce nte con note RE-SI.

52 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 53


Oi me lasso Chi vole lo mondo despreççare
Ritornello Ritornello
'
J1• J J )} ,
• 'J
Oi - me las - so, e tre d do lo mi - o co re,
Chi vo- le lo mon-do de-spressa- - re sempre la mor-te de- a pen- sa - re.
~ ~

J1 Jì Il Strofe

•~ •b •IJ fJ •b
ke non so- spi- ri tan-to per a-mo re ke tu mo- ris se? i

l. La mor- teè te rae du rae for- te, run- pe mu- ree


Strofe 2. Pa pa col lo' npe - ra do ri, car - di - na - li e
' 3 . La morte vie ne co - me fu ro re, spo- gla l'o-mo co-
f) •b } •
l . Mo - ri
2. Pe - ri
re
re
do
po
va
ta
re
re
st i,
- sti
fai
SI
so
non
sco
se'
no
de
scen- te,
te - so
vii-
dal •n fJ]
~


Q
3. Tran-smor- ti sci, cuo- - re, e va' gr i dan- do; e
l. pas - sa por te; el - la e ne SI co - mu- ne
2. gran
si gno ri, iu- - sti et san ti et pec - ca-

' . 3.- me la dro ne, satol- -li e tre schi fa di-


• J~ f
1. -la no, c ie co, pi gro e ne- gli - gen te, ké per a - mor • l
JJ •b D fJ J J]
~

Il
2. gran- de a - mor Je- sù da cui se' a - te - SO: vol-t~braccia - r~
1. sor te ke ne - u no ne po' cam-pa r e.
3. pu- r~ mo- re a - mo - r~ mo - r~- man- do, ke no l'ài pu-
2 . -t o ri fa la mor- te ra guai- lia re .
3. -giu ni e la pel- le re mu - ta re .

J3 Il
1. non vi- vi fer- ven te SI' ke lan- gui se.
2. staen ero- ce de- ste so, s'a lui ve- nis se .
3 . -ra- men-tea-ma - to va' do lo - ran do, e par- tu - ri - - se e.

N. B. : La melodia è un tritus con modulazione all a mediante a partire dal secondo verso della strofa , donando un effetto di vera sorpresa ,
come è la sorpresa della mone stessa .
N.B.: La lauda è attribuita a]acopone da Tod i. Le varie note tra parentesi. immesse già ne l ritornello e nella prima strofa, sono si ll abe e note •penteriche» ovvero •soprannumerarie»
È di protus con sorrotonica espressa (tono intero). come insegnano i testi di estetica musicale . Stanno a dimostrare , ancora una vo lta di più , la falsità della trascrizione metrica.
La nora ultima della srrofa. nel ms. è scritta in forma lunga triplicata: la solita forma delle note finali dei codici gregoriani dell ' epoca Infatti di tali sillabe e note ne è pieno tutto il laudario e, in genere , tutti i canti di tutti i tempi , quando non si pensava affatto
laudisrica che poi viene spesso trovata anche in cod ici posterio ri del XIV e XV secolo. ad una RITMICA METRICA.

54 Il Laudario Corronese E. P . 1003 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 55


Laudar volli o per amore Sia laudato san Francesco
Ritornello Ritornello
(l}
(l )
~ ~

Ji (JJ) ~~~ fJJJ DJ F[f CF


Lau-dar vol-lio per a-mo - re lo pri- mer fra-- te mi- no- - re. Si- a lau - da - to san Fran-ce- sco, quel-li c'a- - par-

(3 }

Strofe } Il
' i]
UC!U
-veen ero - ce fi - XO co-mo re - dem - pto - re.

1. San Fran- ci - sco, a mor di - lec to, Cri sto t•à nel
2. Tut- t~l mon-do a ba n do- na sti, no vel l'or - di - Strofe
3. Tan - to fo - sti a mi coa De o ke le be - stie ~

j\ Cf r FJ
- v o cr
(fJ } FJ J~ ) } J J J) 1. A Cri
2. Quan-do
sto
fo
fo
da
con- fi
Di o
gu - ra
man-da
to:
to
de
san
le
Fran
pia-ghe
ce sco
1. suo co- spec - t o, per- hÒ ke . fo sti ben per- fec - 3. O lu cer- na, so le et lu ce, tu ne go ver-
2.-ne pian - ta sti, pa ce in ter ra an nun- tia
3. t'u bi - diè no; l'u ciel - li in ma n~ te ve - niè

)' i

to
JJ J fJ) Il 1. fo
2. lo
cr Ci
si
be
gna - to, em per
Cf ciÒ k'a -ve -
E fJ
a por-
1. -to e suo di - ric ser- vi do re. a - to, lo mon do k'e- r~n- te ne
2.-sti co mo fe- ce el sal va to re. 3.-nae ne con - du - ce: SI sia no - stro por - to et
3.- no a u - dir lo tu o ser mo ne.

(5}

} )1 Il
1. -ta - to scrip- to
EJ in co re lu su - - o a mo re.
2.-bra- to re ce vet- te gran de splen do re.
3. fo - ce o ra, sem-pre et tut- te l'o re.

N. B.: Melodia di tetrardus autentico evidentissimo sia per l'estensione, sia per le cadenze, sia per la sottotonica espressa.
N.B.: Melodia di protus con sottotonica espressa e con cadenze sospensive al terzo esacordo (in LA). l) Nel ms. è un pes legato: il Liuzzi lo scioglie in due note, a torto; infatti sotto il testo canta un dittongo.
l) La nota tra parentesi LA conferma rutta la teoria della estetica musicale delle forme del Ferretti a proposito delle «addizioni» 2) Nota soprannumeraria come nelle !audi precedenti.
delle note allorché le sillabe sono soprannumerarie. Tale teoria, come pure quella delle «Sottrazioni» delle note, è applicata 3) Nel ms. è una clivis legata: il Liuzzi la scioglie, a torto; infatti il verso non lo esige.
in tutte le laude, essendoci strofe con versi di otto, di nove, di dieci sillabe.. 4) È una nota sciolta e distaccata dalla clivis precedente nel ms.: ciò dimostra ancora una volta la teoria delle cadenze ridondanti
Tali teorie estetiche sono il punto e il motivo principale contro cui cozza la teoria del mensuralismo musicale dei vari trascrittori, qualora il testo lo esiga , come nella terza strofa cantata alla parola «conduce».
dal Liuzzi in poi. 5) La nota finale non è una «longa• in senso metrico, come già detto altrove.

56 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 57


Ciascun ke fede sente Magdalena degna da laudare
Ritor n ello Ritornello

j J] ) jJ J] J } JJJJ •b
Cia-scun ke te - de sen - te ve - gn'a lau - dar SO- Mag- da - - le - na de - gna da lau - da - re,

fJ J3•
o
} )1 J JJ Il
-ven - te l'al - to sant ' An - to ni - be - a to. sem - pre deg ge Di o per no- - pre - ga - re.

S trofe

v)vfJB Strofe

1. Cia - scun lau - da- - re et a - ma re lo de- a de buon co- ra- - fJ J J J ]1 J~ ; J] J


2 . In gran- de a - mo-re di co - re Dio l'eb- b~m- n i - po- te n - - 1 . Ben e' de- - gna d'es- sa - re lau- da- ta, ké fo - e pec-
3. Si - a glo - ri - a - ta, lau- da - - ta l'al- tis - si - ma ma- ie- - 2. Lo suo pec-ca- to pian- se cum do- lo - re e del mon-do
3. A li piei de Cri- sto s'im - -chi-nò- e et mol-to dol-

1.
2. - -
-
-
g io , ké de ben fa-
te, ke 'l fe - ce doc-
re se
to - re ,
for - sa
vie-to
re
re,
voi- se
del fa
pie - co-
ro pro- •b
J j JJ J~ j]
3. - stà; rin - gra - t i - a - - - ta or- ra - - - ta, ke del mon- d'è
1. -ca - tri - ce no - mi - na - t a: per ser- vi re fo ben me-
2. voi - s~u - sci - re d'er - ro - re, et a Cri - sto cum ve- ra -
• l 3. - ce - men- te li ba - sciÒ - ne; di la - gri - me tut - ti li
J'i )1
1. -lc~_e- t a - gio . Tut- t'o - re pen-sa - re for- ma - re CO-
2 . - vi- de n-
3 . po-de-
te;
sta,
e
de la
die- li kia- ro -
be- a -
re
ta
splen - do
or - na -
re
ta
de
vir-
JJ J J J' r
J'i J JJ Il
1 . - ri - ta - ta; le -su Cri- sto voi- se se qui - ta - re.

}J]JfJJ J'i• lll J1
2.-c~-
3.
mo-
ba - gnÒ -
-
-
re
e,
in suoi
col - li
ma - ni si
ca - pef - li
voi -se com-men-da
pre- se - 1~- schiu - ga -
re .
re.

1 . - m'a Di - o fa r~uma - gio po-tes-se , d'U- li- sbo- - na si


2. ve de re ve-ra - men - te la som-ma de - i - ta - - de nel-
3. - go na - to con fe - sta . Lui eu m gran di_tlu- mi- li - tan- sa di -


J'i v E! Jl l J4•
1. par-te, se con- su - ma la l e - gen-da, là un-de fo na-to. A - men .
2 . la gran-d~n - fer- ta - de de la qua le pas-s~l glo-ri - fi- ca- to .
3 . - man- diam per - do - na n - sa k~l iu - di -c io sia dal di- ric - to la - to .

N.B.: Protus autentico sia per la strutt ura interna dell a melod ia; sia per le cadenze semplici in RE; sia per· le cadenze ridondanti del ri-
to rnello e della strofa; sia pe r la sortostanza DO espressa. N. B.: È un p rotus autentico per struttura intern a dell a melodia e per le caden ze ridond anti sulla tonica RE , co n son oto nica DO espressa.

58 Il La udario Cortonese E. P . 1003 Il Laudario Cortonese E. P . 1003 59


L' alto prence archangelo Faciamo laude a tutt'i sancti
Ritornello Ritornello

;i'' ..

L'al - to pren - ar - c han- ge - lo


DCJGJ
lu - cen - -te, san-
t i
Fa- eia - mo lau- de a tut- t'i san - - cti col - la ver- ge-ne
J J1
mag-giu- re,

CFJ J ] J )i Jtt:F3 iJ J J J J J J Il
de buon co- re, cum dol-se can - ti, per a - mor del ere - - a - to - - re .
- cto Mi - chel, lau- - - di ci - a - scun scen - te.

Strofe
Strofe

J~·~
~ Jl• lP " (l)
.. L ..
;i~ EJ
1. Per a- mor del ere - a - to re cum t i - mor e re- ve- ren-sa.
1. So- ven te lo iau- dia-mo, et u - - bi - - de n- sa eia- se un li
2. Re, fi - liol, de gran - d~m- pe rio, ke re- ge - te tut- to'l mon-do
2. La gen te cri - sti - a - na li e com - mis- sa per guar-dar
3. Tut- ta gen te di - can a - ve a la ver- gen ma- d re de' san- c ti,
3 . Gau - den te star po' cum gram sci - gu - ran- sa; chi 'n que- sto

;io.

J] J4• J-?~ ;• JJ
1. fa - - eia cum gram re - ve ren- sa. k'el- l'è
vct
mi - ni - stro de l'om -
1. e -
2. per
xul - tan - do cum
vir - tù del gram
bai - do -
mi - ste
re
rio
per
de
di- vi - na pro- vi-den-sa
lo spi - ri - to io- cun- do,
tut-t'i
a voi
3. k'el - l'à in - gem-gno - sa kia ve ke li ser - ra tut- ti quan-ti: el- l'è
2. et per con - dur pa - ce 'nfra es- sa; ma la su - per- bia in fra
3.mon - do à pa ce et con- so lan- sa; san- cto Mi- chel l'a - i - ta a

• •
f Ji
J4

J 3 ]ij] Jl' Il
EJ
1 . san - et i per a-mo - re, in ten- di - a m eu m ex - ce - le n- sa de far
2. sì fa- ciam pre-ghe - ro ke man- dia - te pa- ce al mon-do en- tr'a
1 .-n i - po - te n- sa per l'a - ni - me re - ce - per da la gen-te . 3. por - to lor su - a ve, el - l'è stel-la de l'ir- ran- ti; tut- ta
si e'
2. noi
3. la
mes-sa
bi- - lan- sa.
ke'l suo con- tra- rio
Fol - le
e
chi'm so- per- bia
ve -
re -
nu - t~ nien- te .
sta fer- - ve n - te. DJ(l)
- !) Il
1. te - sta a lor pi - a - gen - sa eu m gran- dis- si - mo fer - vo - - re.
2. la gen-te cri - sti - a - na ke non vi- v~n tan- - toer- ro- re.
3. la ce - le - sti - al cor - te la re-sguar-da tut - - te l'o- - re.

N. B.: È un tetrardus plaga/e sottO runi gli aspeni, con cadenze median e ridondanti e sotroronica espressa.
La formula I) del ritornello l'h o trascrina come quella finale della strofa essendo identica ecce no nelle due ultime note: nel ritor-
N.B.: Tn.tus autentico con cadenze sia al primo esacordo natural e in FA (sotrotonica espressa MI) sia al terzo esacordo duro in DO nello il ms. ha SI-LA invece di LA-SOL: pare evidente la distrazione dell'ammanuense. diversamente la formu la cadenzale non
(sonoronica espressa SI naturale) . sa rebbe conc lu siva.

60 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 61


San Jovanni Qgn'om canti
Ritornello Ritornello

) j) ;J~ -i tl
( ') J~ Il
San Io-van-ni al mon-d'è na-to: o-gn'om lau-di Dio pi - e - to - so. 0- gn'om can-ti no-vel can--to a san Io-van-ni, au-len-te f i o - - re.

Strofe

JJ Jl
Strofe
@ JJJlln J] J~ j, l
•b ~ J~ Js k

•EJ
)l
1. Di- o per su- a gran cor-te
2. En-con-te-nen te la so
- JP si
vra
a
na
Jl
Ga- bri- el
ver-ge- ne
eu m pro-phe - ti -
Ma-ri -a
a
di- a- n a
@p
1. o
D D D
Io van- n i, tre -
Cf [r fl

sc'au -
EJ Cl EGrro ra,
v v
mol- t'e
J]
ri
3. Pro- phe- tò la ve- - kia rei la k'a-vea'n cor po l'al-ta stel - la: 2. o Gio - van - n!.:_a- mor di - le cto, Cri sto a
3. La ve - ri - tà que sto di ce : la su - a

@ ;, fJ
~ t.
J1 Jlk ,p
~

Jì k
,p k k
fJ 3 ) Il j1J v v v v v Cf p F j F
]i ;1
~
k
Jl ) Jl p ifl Jl
FJ ifl
k
Jl ""iii
ffl
l. man-dÒ a san ga- cha- ri - a k'a -va- rea fi li o l gra-ti o - so. 1. gar - ~:;o - ne a - lo ra quan- do Cri sto eu m gran eu-
2. per li mon -ti to- st'an- da - va: ve- n'al par-to co pi - o so. 2. te se fe - ce le et o quan-do li dor- mi - st'in pe-
3. « Be - ne - di - eta tu, poi- sei- la, pie- na del sol lu - mi- no- SO». 3 . ma d re, tu' la te ce; a li e' te las -sÒ'n sua ve-

W= ,p J\ il J J •~ :FJ !F
~ ~
k

o D p p i'
ce
Jl
e pa sto re.
Il
l. -ra a - po sto lo te te
2.- cto nel la ce na de l'a mò re.
3. -ce en sul la ce na de la m or te .

N. B.: Nonostante le cadenze in FA con sotto tonica espressa in MI della strofa, il brano è tetrardus plaga/e, chiaramente manifesto nel
ritornello e nell'arpeggio DO-MI-SOL della strofa (in primo esacordo naturale). Sicché le cadenze in FA della strofa vanno con-
siderate sospensive sino alla conclusione che si ottiene con la ripetizione del ritornello. N.B.: Il tritus autentù:o è palese e chiaro sia per l'ambitus sia per l'arpeggio FA-LA-DO, sia per le cadenze.

62 Il Laudario Cortonese E. P. 1{)03 Il Laudario Cortonese E. P. 1003 63


Amor dolçe sença pare Benedicti e llaudati
Ritornello Ritornello

)l il )lfJ
A-mor dol- c;;e sen- c;;a p a- re se' tu, Cri- sto, per a - ma-re. Be- ne- di- et i e llau-da - ti sem- pre si- a -te a tut- te l'o- re,

Strofe

~
tE cl - ~­
l;; 1
J rr san-cti a - - po-sto - li be - a - ti ser-vi del no-stro se-gno- re .

1. A - mor, sen- c;;a co- min - cian - c;;a se' tu, pa-
2 . A - mor gran- de for mi - su ra di cui nul-
Strofe
3. Dol- S~ - mo- re a - mo- eu m ..
f ----
ro - so dol - c;;o-
~
.!
J Jj J~

1.- d re in sem - bian - c;;a; in tri ni tà


cr per
cr~-
a -
u 1. San -
2. Man-
- cti
- te -
a
ne -
-
te -
po - sto -
nen'
li, voi
en
lau
tal
da
vi
mo
a
de
ke
3. Vo - - i chia - mam per a VO ca ti no-
2.- la ere - - a tu - ra puo - tea ve re in sè, na-
3.- re sa - vo - ro so, di t'è Gar - c;;o gau- di -
.
J5 •
..
,p R Jì J) Jl•
Il 1. bon co - re no ct~t di - - a, et a VO-i rac-
1. -man- sa fil li o et spi ri tu re gna re. 2. po - tiam per- se ve ra - re a ser vi- re ed
2. -tu ra, di te a mar si sa scu - sa re . 3.- ctee dÌ o - - gni sta - scio- ne, a - po - - sto-li glo-
3. -o so; (so vr'o- gn'al - tro se' d'a ma re).
so - vr'o - - gn'al - tro se' d'a - ma re.

JF?J J J j )4 R J] Il
1. -co - man - da - mo tut - ta no stra com - pa - gni - a.
2. a lau - da re Cri - sto no - stro re - dem - pto - re.
3. - ri fi - ca ti pie - ni di con so - la - tio - ne.

N. B.: L' autore è Garço. come è detto nell'ultima strofa.


Il brano è tetrardus autentico in SOL con sottotonica FA , e con cadenze alla dominante RE. N. B.: Protus palese da cima a fondo, con sotto tonica DO espressa alle cadenze.

64 Il Laudario Cortonese E. P . 1003 Il Laudario Cortonese E. P . 1003 65


Salutiam divotamente
Ritornello

)fJ
Sa - lu - ti - am di-vo - ta- men te l'al- ta ver - ge - ne be- a - ta,

et di- eia- mo: a - ve, Ma-ri - a, sem--pre si- a .,,


da nu- - lau-da-ta.

Strofe

~ ;ok Rk )', fJ p p fJ
k k k k
·J] ) }i ,rl R

"
~1 R D D
1. Sa - lu - ti - al - la dul- ce- men te et eu m gr a m so- le n n i - t a -te,
2. L'an gel dis - se : «A- ve, Ma-ri - - a, sie - te pie-na de vir- tu - te,
3. La poi - sei - la con a- m o - re hu - mel-men-te re spon-de - a:

f 1.
J]
kj
) ]1 J1 ]1 J', [J }
---k-

sa- pem ve- ra- ce- men te


l
D
ke per
p v p v---fJ
la sua u - mi
) )l )i±
li - t a- de
2. Do mi- nus eu m te - co si - - a da cui ven-go -- no le sa lu- te;
3.« An cii- la so'delmio si - gno - re, ·'
CIO che pia- ce a lu-i sì si- a)),

(l )

@ J] ) -1.5
,rl ID
---k
J] R )1 1\ p p fJ ) fJ ---k
Jl ,p• ,p• Il

1. la di - vi - n a ma - ie- sta- de fo di le- i in- na mo-ra - ta.
2. tu c te gra - tie a - dem-piu- te in te, verge- ne sa lu- i: a ta.
3. A lo- rala ver- ge-ne Ma-ri - a di Je- su' fo in-gra - vi - da - ta .

N .B.· È un tn"tuJ plaga/e misto al teuardus plagale avendo cadenze ridondanti sia in FA e sia in SOL
La melodia del verso finale non è chiara nel ms. essendo abrasata; però è ricostruita fedelmente in quanto che tutta la melodia dei
due ultimi versi della strofa corrisponde a quella del ritornello. Riproduzione e stampa: Tipo-Litografia Armena - Venezia 1980

66 Il Laudario Cortonese E . P . 1003


Tutta la nostra mus1ca discende dal canto gregoriano, e non la sola musiCa
italiana... Il canto gregoriano è la chiave che apre tutte le porte che
conducono alla musica, alla vera musica, cioè a quella che crede possa
discendere dall'alto.
(G. F. Malipiero)

PELLEGRINO M. ERNETTI O.S.B.

EDUCAZIONE MUSICALE
AL
CANTO GREGORIANO

per conservatori e scuole statali

Il volume di 211 pagine è diviso in due parti: la prima contiene la Teoria


generale del Canto Gregoriano, in sette lezioni; la seconda parte invece gli
Elementi propri del Canto Gregoriano, in dodici lezioni. Il tutto è quindi
presentato in forma di lezione e si va dalle nozioni più elementari sino alla
composizione a stile gregoriano, alla modalità, alla ritmica, alla armonizza-
zione, alla analisi estetica, alla storia.

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