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ANDREA

ANDREA LAMPIS
LAMPIS

STUDIARE
VELOCEMENTE
VELOCEMENTE
Tecniche di Memoria e Strategie di Gestione
Tecniche
del Tempodiper
Memoria e Strategie
Studiare di Gestione
con Rapidit à
del
e Tempo
Senza per Studiare con Rapidità
Fatica
e Senza Fatica BRUNO
BRUNO
EDITORE
EDITORE
Ebook per la Formazione
Ebook per la Formazione
ANDREA LAMPIS

STUDIARE VELOCEMENTE

Tecniche di Memoria e Strategie di Gestione del


Tempo per Studiare con Rapidità e Senza Fatica

Tutti i Diritti Riservati - Vietata qualsiasi riproduzione del presente ebook


Titolo
“STUDIARE VELOCEMENTE”

Autore
Andrea Lampis

Editore
Bruno Editore

Sito internet
http://www.brunoeditore.it

ATTENZIONE: questo ebook contiene i dati criptati al fine di un


riconoscimento in caso di pirateria. Tutti i diritti sono riservati a norma di
legge. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta con alcun mezzo
senza l’autorizzazione scritta dell’Autore e dell’Editore. È espressamente
vietato trasmettere ad altri il presente libro, né in formato cartaceo né elettronico, né per
denaro né a titolo gratuito. Le strategie riportate in questo libro sono frutto di anni di studi e
specializzazioni, quindi non è garantito il raggiungimento dei medesimi risultati di crescita
personale o professionale. Il lettore si assume piena responsabilità delle proprie scelte,
consapevole dei rischi connessi a qualsiasi forma di esercizio. Il libro ha esclusivamente
scopo formativo e non sostituisce alcun tipo di trattamento medico o psicologico. Se
sospetti o sei a conoscenza di avere dei problemi o disturbi fisici o psicologici dovrai
affidarti a un appropriato trattamento medico.

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Sommario

Introduzione pag. 5
Capitolo 1: Come studiare in modo attivo pag. 10
Capitolo 2: Come organizzare un piano di studio pag. 41
Capitolo 3: Come sostenere un esame orale pag. 81
Conclusione pag. 115

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Introduzione

Lo studio rappresenta un momento importante per tutti noi: si sente


spesso di persone che passano l’intera giornata sui libri e spesso rendono
meno di quando dovrebbero e vorrebbero, sacrificando tanto tempo che
potrebbe essere utilizzato per altre attività.

Sono tantissime le persone che spesso intraprendono una carriera


universitaria e si arrendono dopo il primo anno o alle prime difficoltà,
e spesso finiscono per cambiare di continuo facoltà, illuse di non aver
trovato quella giusta, mentre il problema fondamentale si trova dentro
di loro. Mi correggo, la parola problema non è delle migliori, io parlerei
più di sfida: è più stimolante e allo stesso tempo rievoca in misura minore
il senso di impotenza che spesso ci assale di fronte agli ostacoli. Perché
sì, la vita è piena di problemi, l’università è solo uno dei tanti, spesso
rimaniamo fermi, senza reagire e senza affrontare le difficoltà che si
pongono di fronte, spesso non abbiamo stimoli e finiamo le giornate a
fare sempre le stesse cose.

Spesso cerchiamo un modo per cambiare, iniziamo, ma alle prime

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difficoltà e alle prime critiche che le altre persone ci fanno con frasi del
tipo: «Questo non sei tu!» ci blocchiamo e torniamo al punto di partenza.
Invece quello che la maggior parte della gente non riesce a capire e per
cui si sente abbattuta, è riassunto nelle seguente semplicissima frase,
peraltro conosciuta da tutti quelli che hanno letto qualcosa di PNL o
miglioramento personale: «La gente si aspetta di ottenere conseguenze
diverse facendo sempre le stesse cose».

Questo non è possibile, serve un cambiamento radicale in noi stessi che


si riflette su un miglioramento globale della qualità di vita. Vi esorto
quindi a non arrendervi alle prime difficoltà dopo aver letto questo corso,
ma soprattutto di seguire passo per passo quello che vi dico. Se avete
comprato questo corso c’è un motivo: voi avete capito che qualcosa
non va bene, che vi meritate di più, che siete stanchi di passare le vostre
giornate sui libri e di vedere gente che prende 30 e lode studiando un
quarto del vostro tempo. Spesso vi giustificherete dicendo: «Ma lui
è un genio, io non sono come lui» o altre frasi del genere, che sono
convinzioni limitanti. È solo il vostro cervello che è convinto di ciò e
farà di tutto per confermarlo.

Siete stufi di spendere soldi per le tasse universitarie e soprattutto della

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sensazione di non vivere, di sprecare le vostre giornate? Se rientrate
in un target del genere o volete semplicemente migliorarvi, questo è il
corso che fa per voi. Il solo fatto che avete notato che qualcosa non va
vi distingue dal 90% della popolazione per il vostro spirito critico!
Mi presento, sono Andrea Lampis ho 24 anni. All’età di soli 16 anni ho
iniziato a informarmi su internet circa alcuni argomenti quali la PNL, il
self-improvement, l’ipnosi, la vendita e la seduzione.

Da allora è sfociata la passione per lo studio e notando il mio rendimento


ho deciso di fare un’autoanalisi e di approfondire il tutto. Da qua è
nata l’idea di scrivere questo ebook, dopo un’accurata documentazione
utilizzando anche conoscenze di neurofisiologia e psicologia generale.
Mi piace immaginare che tutti noi siamo nati con un dono, spesso non
sappiamo di cosa si tratti e lo scopriamo solo in ritardo, altre volte invece
non ci basta un’intera vita per scoprirlo.

Il mio ottimo rendimento scolastico, la mia cultura che è vasta in alcuni


campi e vuota in altri mi ha permesso di capire che il mio dono è una
curiosità sfrenata e insaziabile. Ci sono campi in cui anche dopo aver
letto libri su libri non mi sento mai abbastanza pronto e voglio sapere
sempre di più, questi campi coincidono con le materie per cui ho una

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vera e propria passione che coltivo di continuo, come la psicologia e la
crescita personale. Ho quindi deciso di cercare di risvegliare in ciascuno
di voi il vostro dono, la vostra passione!

Se leggete questo corso è perché avete capito che qualcosa non va, che
potete ottenere di meglio e che non ne avete abbastanza. Spero che
riuscirete a trovare la forza per rendere migliore il vostro approccio allo
studio e voi stessi, ma per farlo dovrete applicare continuamente i principi
scritti in questo corso e avere fede. Solo con impegno, determinazione e
con le giuste strategie si possono raggiungere i risultati sperati.
Questa è l’unica cosa che ti chiedo, avere fede in me e permettere di
farti da allenatore. Per te sarò un coach che tira fuori in te le risorse
che già possiedi, che ti motiva a dare il massimo col minimo sforzo. Il
percorso non sarà semplice, infatti bisogna cambiare il modo di pensare,
ma ogni cosa è stata difficile prima di diventare facile, anche guidare la
macchina o imparare a leggere.

Ora sono cose che riuscite a fare automaticamente pensando ad altro. So


che i concetti che spesso vi sono stati propinati vi potrebbero scoraggiare
e che potreste essere scettici riguardo al mio metodo, ma è giunto il
momento di dare di più. Abbiamo due scatole nella nostra testa: una

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che è piena di incapacità e l’altra che invece è ricca di abilità. Il nostro
compito è svuotare la prima e riempire la seconda; canalizzare le energie
per dare il meglio di noi stessi è il nostro scopo ma per riuscirci dovete
cambiare forma mentis.

Ho deciso quindi di iniziare il libro parlando di come il nostro sistema


scolastico ha reso l’apprendimento e lo studio una delle cose più noiose
che si possa fare, scoraggiandoci e rendendo il tutto il più irritante
possibile. Partiamo quindi dal primo argomento: il metodo di studio
attivo.

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CAPITOLO 1:
Come studiare in modo attivo

Il metodo di studio passivo


Ho sempre notato che l’approccio allo studio è vissuto dalla maggior
parte delle persone come qualcosa di doveroso per poter andare avanti
nella carriera, noioso, difficoltoso e passivo. Spieghiamo uno ad
uno questi termini, sarà un buon inizio per riuscire a entrare appieno
nell’argomento.

DOVEROSO: la maggior parte delle persone ritiene che studiare sia un


dovere e che sia un investimento per la vita futura. L’argomentazione
che viene continuamente usata a favore di ciò è che senza lo studio
ormai non si va avanti, che non è possibile trovare un lavoro neanche
con le lauree più prestigiose. Inoltre si dice che anche trovando un lavoro
spesso quest’ultimo non ci appaga e anzi siamo sottostimati per le nostre
capacità e sottopagati.

Senza entrare in dibattiti politici relativi alla meritocrazia, ritengo che


non ci obbliga nessuno a studiare al termine delle scuole dell’obbligo,

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anzi spesso sono proprio altre le professioni più remunerative. Più una
professione permette di appassionare ed emozionare la gente più questa
è redditizia, ma in primo luogo deve essere appagante per chi la esercita.
Esorto quindi il lettore, se non è appassionato allo studio e se non ha
un animo curioso di provare a seguire le proprie passioni e provare a
cambiare approccio allo studio. L’approccio si può cambiare in 2 modi:
1. Studiando con nuove metodologie, spesso non ci viene insegnato
un metodo di studio, cosa che invece dovrebbe essere fatta sin
dalla più tenera età, e alla fine si finisce non solo per studiare a
memoria, ma addirittura ripetere senza aver compreso a fondo i
concetti. Inoltre si dimentica tutto in un periodo che va da pochi
giorni ad alcuni mesi dall’interrogazione o esame.

I metodi attuali si basano sul ripetere, che oltre ad essere un processo


passivo non stimola la fantasia ed è monotono e noioso. Pensate ai
risvolti pratici di questo: un medico si laurea, conosce a memoria tutte
le malattie che ha studiato ripetendo decine e decine di volte gli stessi
concetti e passando ore sui libri.

Con quale amore pensate farà la sua professione? E soprattutto avrà la


passione che gli darà gli stimoli per aggiornarsi continuamente? (cosa

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peraltro fondamentale nella Medicina o più in generale in ogni scienza)
o si fossilizzerà sulle sue conoscenze che presto saranno obsolete,
chiudendo una volta per tutte “le sudate carte”?

SEGRETO n. 1: provate a cambiare approccio allo studio senza


considerarlo un obbligo, cercate nuovi modi originali per studiare
evitando di basarvi sul metodo della ripetizione, che spesso non
porta ai risultati sperati. La ripetizione è la strada più veloce per
stancarsi dello studio.

1. Modificando la percezione stessa dello studio, cioè cambiando


luogo dove studiare, e iniziando a studiare senza sentirsi in dovere
di farlo. Bisogna seguire le proprie passioni, assecondare la
propria curiosità e specializzarsi in ciò che più ci piace. Inoltre
per provare a cambiare la percezione dello studio potete fare il
seguente esercizio: pensate a una cosa che vi piace molto fare, di
quelle che fareste per tutto il giorno.

Una volta pensata, scrivete cosa vi piace esattamente di quella attività


e quali bisogni soddisfa. Ponetevi una serie di domande come: soddisfa
il mio bisogno di sicurezza? Soddisfa il mio bisogno di varietà? E di

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importanza? Di legame\amore? Di auto-miglioramento? E di contributo
agli altri? Questi sono i sei bisogni principali dell’uomo, elaborati da
Robbins sulla base della scala dei bisogni di Maslow. La teoria è molto
più complessa e io vi sto solo offrendo un accenno utile per studiare con
piacere.

Quando almeno 3 di questi 6 bisogni sono soddisfatti l’attività crea


dipendenza. Dopo aver pensato all’attività che vi piace fare assegnate un
voto da 1 a 10 (dove 1 è scarso e 10 è il massimo) ad ognuno di questi sei
bisogni in base al grado di soddisfazione raggiunto per ognuno facendo
una data attività. Una volta fatto questo cercate di fare lo stesso lavoro
con lo studio (se non vi piace darete voti bassi ad ognuno dei bisogni)
e provate a scrivere in che modo potreste soddisfare i vostri bisogni
studiando.

Ovviamente prendete spunto dall’attività che vi piace fare e trasferite


nello studiare i modi con cui soddisfate i vostri bisogni tramite essa.
Vedrete che la troverete molto più interessante. Tutti noi abbiamo delle
passioni. Quante volte avete detto: «Non sopporto proprio studiare
matematica». Poi arriva un nuovo professore che riesce a farvi amare la
materia e improvvisamente diventate dei geni della matematica. Magia?

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Non credo. Ciò che è cambiata è la percezione della materia.
E se credi di non aver passioni ti sbagli: ti basterà dedicare 10 minuti del
tuo tempo a pensare e a scrivere ciò che più ti piace fare nella vita: sarai
in grado di riempire un foglio intero molto probabilmente. Ogni persona
presenta delle predisposizioni, queste possono essere di diverso tipo. La
memoria non è una predisposizione, toglietevelo dalla testa!

La maggior parte delle persone pensa di non essere portato per lo


studio o di non riuscire a concentrarsi, in realtà sono i METODI e gli
APPROCCI che sono sbagliati. Lo stesso concetto che bisogna studiare
per l’interrogazione o per l’esame è sbagliato, in quanto ci sentiamo
obbligati perché dovremo rispondere a delle domande o fare uno scritto,
mentre il valore dell’apprendimento è tutt’altro. Voglio ribadire che il
processo di apprendimento è molto più facile in presenza di interesse e
passione.

SEGRETO n. 2: studiate seguendo le vostre passioni e approfondendo


ciò che vi incuriosisce. Evitate di studiare solo per l’esame in quanto
non vi lascia niente, se non un senso di frustrazione.

• NOIOSO: spesso il metodo della ripetizione fa perdere molto tempo,

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non permette di capire a fondo i concetti e porta con sé un profondo
senso di noia. Lo stesso atto di immaginarsi una seduta di studio porta
spesso a un cambio drastico dell’umore nella giornata. Ci vediamo
chini sui libri mentre magari fuori è una bella giornata, azzeriamo
la nostra vita sociale e spesso non otteniamo neanche i risultati che
vorremmo.

Nel seguente corso illustrerò dei metodi per rendere lo studio molto più
profittevole e divertente: le fonti su cui mi sono basato sono diverse e si
rifanno sia alla mia esperienza personale che alla psicologia generale e
alla PNL.

• DIFFICOLTOSO: la maggior parte delle persone non riesce spesso


a memorizzare e impiega più tempo rispetto ad altre persone. Così
facendo sacrifica ore utili della sua vita (e spesso abbandona carriere)
e spesso si giustifica dicendo di non avere stimoli, di non essere
concentrata, di avere altro per la testa e di farsi prendere dall’ansia.
In realtà le persone che riescono a memorizzare meglio spesso sono
proprio quelle che utilizzano inconsciamente alcune delle tecniche
come quelle di memorizzazione o le mappe mentali.

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Scordatevi il luogo comune che la memoria è qualcosa di genetico, questa
può essere allenata da tutti ed esistono delle tecniche che ci permettono
di farlo. L’uomo ragiona per immagini e associazioni mentali, secondo
alcune teorie psicologiche un processo complesso come il pensiero
addirittura è fatto da una successione di immagini collegate fra loro da
varie sinapsi.

SEGRETO n. 3: la memoria non ha basi genetiche, ma può essere


allenata da tutti. Spesso le persone che riescono a imparare più
velocemente rispetto agli altri utilizzano inconsciamente alcune
tecniche di memoria che possono essere imparate da tutti.

• PASSIVO: i metodi che si basano sulla ripetizione sono ormai


obsoleti, ma non ci viene mai insegnato un vero e proprio metodo di
studio. I corsi di scienze della formazione hanno anche lo scopo di
formare figure professionali che devono dare gli strumenti agli alunni
per un miglior apprendimento, ma quanti di voi hanno imparato alle
elementari a fare mappe concettuali o a memorizzare? Immagino
quasi nessuno. Il modo con cui si è abituati a studiare si basa sul
leggere e ripetere, al massimo evidenziare i concetti più importanti.
Ma è sempre un metodo passivo, equivale ad assorbire informazioni

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che talvolta rimarranno nel cervello e talvolta usciranno dall’altra
parte delle orecchie; ciò ci lascerà frustrati e obbligati a ripetere lo
stesso processo ogni giorno per non dimenticare i concetti.

Il metodo di studio attivo


Al contrario il tipo di studio attivo si basa sulla curiosità, sul porsi quesiti,
cercare soluzioni alternative o cercare di anticipare la spiegazione,
rendendo da una parte il tutto più divertente e dall’altra stimolando lo
sviluppo dell’intelligenza laterale. Quindi i vantaggi di un apprendimento
attivo sono i seguenti:
1. si impara di più;
2. il tempo trascorre più velocemente e ci si diverte;
3. non si usa fatica;
4. si accumulano energie: infatti se si pongono le giuste domande il
nostro corpo reagisce dando più energia al posto di toglierla.

È il caso di chi non avendo nulla da fare dorme molto e si sente sempre
stanco; il motivo di ciò è dovuto il fatto che il nostro corpo va a risparmio
e se non ha compiti da effettuare ci offre meno energia. Lo stesso vale
nell’apprendimento passivo.

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SEGRETO n. 4: l’apprendimento attivo si basa sul creare schemi,
mappe mentali, mettere in pratica quello che si è studiato e utilizzare
strumenti didattici alternativi. I vantaggi di questo metodo sono
i seguenti: si impara di più, è divertente, non è stancante ed anzi
produce maggiori energie.

Per quanto riguarda l’efficacia dell’apprendimento di tipo attivo questa


può essere evidenziata da numerosi studi che evidenziano la percentuale
di nozioni apprese utilizzando metodiche diverse. Nel caso della lettura
di un testo scritto senza immagini il lettore riesce a ricordare a distanza
di 24-72 ore solamente il 10% di quello che c’è scritto.

Se invece ascolta un seminario o una lezione, la percentuale di


apprendimento sale al 15%: questo è dovuto all’abilità del professore di
esporre i concetti e all’utilizzo del linguaggio paraverbale (pause, ritmi,
timbro e tono di voce) che serve a sottolineare i concetti più importanti
e tralasciare quelli meno importanti.

In ogni caso è ancora poco e questo dimostra come le tipiche lezioni


frontali permettano allo studente di memorizzare solo un 5% in
più rispetto al leggere il libro da soli. Inoltre le lezioni frontali sono

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estremamente noiose e spesso fanno perdere del tempo. La percentuale
di memorizzazione sale al 35% se si legge un libro con immagini, il
motivo è che si utilizzano due tipi di fonti e allo stesso tempo si sfrutta
la memoria fotografica.

Inoltre il nostro encefalo funziona per immagini e quelle visualizzate


possono servire a creare maggiori ricordi e associazioni mentali. Quando
invece si vede e si ascolta, come nel caso di un seminario con la lavagna e
con le diapositive accuratamente illustrate, si può arrivare a memorizzare
il 55% delle informazioni.

Con questo si conclude l’apprendimento passivo, mentre le prossime


procedure di memorizzazione e apprendimento sono di tipo attivo. Se si
prova a spiegare quello che si è appena appreso a un amico o a un collega
si arriva all’80%: il semplice fatto di ripetere quello che si è imparato
rielaborandolo a parole adatte alla persona in questione va a creare
maggiori sinapsi (collegamenti fra i neuroni, le cellule che compongono
il nostro cervello). Infine se si fa quello che ci viene insegnato si arriva
ad una percentuale di memorizzazione del 90-95%.

Spesso non è possibile mettere in pratica quello che abbiamo studiato;

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in ogni caso si può cercare di immaginarlo vividamente per aumentare
la memorizzazione.

SEGRETO n. 5: mentre il metodo di studio passivo permette di


memorizzare dal 10% al 55%, quello attivo raggiunge percentuali
pari al 95%. Il modo migliore per imparare è spiegare i concetti
studiati a un’altra persona o mettere in pratica quello che si studia.

Tecniche di studio attivo


Le lezioni frontali possono essere migliorate notevolmente se si pongono
problemi agli alunni, stimolando la competizione positiva, dando esercizi
da svolgere durante la spiegazione e facendo partecipare a tutti. Spesso,
infatti, molti non partecipano perché è sbagliata l’idea di fondo delle
lezioni nella quale si punisce l’alunno che sbaglia e non si premia quello
che risponde correttamente.

Capita spesso di vedere un compito pieno di errori cerchiati in rosso,


ma mai un compito nel quale sia evidenziato un passaggio di un
esercizio scritto particolarmente bene con un commento che recita:
«Complimenti! Svolgimento eccellente e preciso!» In questo modo si
possono migliorare notevolmente le funzionalità dell’istruzione. Ad

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esempio stanno nascendo delle scuole innovative che si basano su questi
principi e nelle quali dopo un certo tot di lezione si esegue ginnastica
per una decina di minuti.

È stato constatato infatti che se si esegue del movimento si può migliorare


la memoria. Dobbiamo ricordarci, infatti, che anche le strutture muscolari
sono controllate dal cervello con stimoli afferenti e questo può aiutare
a stimolare la creazione di sinapsi. Infatti, vi consiglio di eseguire dieci
minuti di ginnastica ogni ora di studio, magari sfruttando la pausa studio.
Sarebbe bene inoltre dopo una dura giornata di studio fare una corsa
leggera di circa mezz’ora per riordinare le informazioni e scaricare la
tensione: il rilascio di endorfine vi farà sentire meglio e riposati. Per
quanto riguarda l’apprendimento attivo vi consiglio inoltre di prendere
appunti durante le lezioni.

Infatti, lo scopo principale degli appunti non è avere qualcosa di


scritto, ma stimolare ulteriormente l’encefalo durante la spiegazione
incrementando così il numero di sinapsi. Il semplice fatto di scrivere
e fare movimento potenzia la capacità di apprendere. Ognuno, poi, si
trova meglio con i propri appunti.

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SEGRETO n. 6: prendete appunti durante le lezioni in maniera
sintetica o facendo schemi. Lo scopo è quello di stimolare la
creazione di connessioni nervose che rafforzano l’apprendimento
stesso. Inoltre i propri appunti si trovano maggiormente in linea
con i propri schemi di ragionamento.

Potete anche eseguire delle mappe mentali al posto di prendere appunti.


Esistono interi libri che trattano le mappe mentali e i modi con cui creare
schemi per facilitare il ripasso. Per rendere l’apprendimento più attivo
potrete inoltre utilizzare materiale didattico alternativo quali video su
YouTube, spiegazioni su internet, immagini da affiancare ai testi, schemi
e persone che vi sappiano spiegare le procedure.

I video su YouTube sono utili per processi che possono essere visualizzati
meglio con animazioni piuttosto che tramite descrizioni. Consiglio inoltre
di ripetere con un collega che sia bravo o quanto voi o leggermente di
più in modo tale da trovarvi a vostro agio.

SEGRETO n. 7: utilizzate materiale didattico alternativo come video


su YouTube, dispense, immagini e diapositive animate per rendere
più chiaro lo studio stesso. Cercatevi un collega con cui ripetere.

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Le mappe mentali
Le mappe mentali sono una procedura alternativa rispetto allo studio
passivo; di conseguenza ho deciso di trattare l’argomento, anche se
brevemente.

Esiste una differenza fondamentale fra mappe concettuali e mappe


mentali: le prime vengono utilizzate per schematizzare concetti e sono
ad uso prevalentemente didattico; possiamo dire che i flow-chart e
la rappresentazione a diagrammi siano delle sottocategorie di mappe
concettuali. Al contrario le mappe mentali sfruttano maggiormente
l’aspetto creativo della mente umana e vengono utilizzate per riuscire a
organizzare idee. Queste hanno la caratteristica di essere quindi colorate e
presentare disegni evocativi. Inoltre le mappe mentali hanno una struttura
gerarchico-associativa, cioè possiedono solo due tipi di collegamenti: o
quelli gerarchici e quindi fra un concetto vasto che ne racchiude alcuni
più semplici, o associativi ovvero fra due elementi dello stesso livello
che sono collegati fra di loro da qualcosa.

Si può dire che le mappe mentali utilizzano l’emisfero destro del cervello
deputato alla creatività e alla fantasia, al contrario quelle concettuali
l’emisfero sinistro deputato alla logica. Esistono diversi software che

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sono in grado di realizzare mappe mentali, ve ne segnalo successivamente
alcuni nel caso non siate molto bravi a disegnare. In questo modo inoltre
farete prima: la filosofia del libro è ottenere il massimo nel minimo tempo
possibile, essere sia efficienti che efficaci quindi.

Le due tipologie di mappe presentano delle differenze anche nell’utilizzo:


mentre quelle concettuali sono più utili nello studio e nell’organizzazione
dei concetti, quelle mentali invece lo sono nei lavori di gruppo e
nell’apprendimento, tuttavia per il fatto che hanno schemi che possono
generare ambiguità sono meno utili per studiare.

SEGRETO n. 8: le mappe concettuali utilizzano maggiormente


l’emisfero sinistro del cervello associato alla logica e alla schematicità
e vengono usate per l’apprendimento, mentre le mappe mentali
utilizzano l’emisfero destro che è maggiormente associato alla
creatività e vengono utilizzate nei lavori di gruppo.

Di conseguenza è stata creata la solution map che rappresenta un buon


compromesso fra le due tipologie di mappe. Le caratteristiche principali
della solution map sono le seguenti:
• struttura gerarchico-associativa come le mappe mentali;

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• utilizzo sia di disegni come le mappe mentali che di testo;
• scritto esteso come nelle mappe concettuali;
• utilizzo di simboli evocativi e disegni che stimolano l’emisfero
destro;
• utilizzo di codifiche, ad esempio riquadri di una certa forma o scritte
di un certo colore.

Esiste una piccola controversia, ovverosia se creare le mappe mentali


a mano o tramite dei software, l’autore stesso delle mappe mentali,
Buzan, suggerisce che è meglio crearle a mano visto che si stimola
maggiormente la creatività e si possono personalizzare. Per me è meglio
crearle come meglio credete: se siete bravi e siete più veloci a mano
sarebbe meglio farle a mano, se vi trovate meglio col pc e siete più
veloci potete utilizzare i software. Scegliete la metodica che preferite, in
ogni caso vi lascio una lista con alcuni siti di software gratuiti. Cercate
il sito su google di questi programmi e scegliete il più adatto: XMind,
FreeMind, Cayra, mentre a pagamento vi consiglio MindManager, uno
strumento completo per creare le solution map. Altrimenti prendete carta
e penna e iniziate a scrivere.

SEGRETO n. 9: esistono diversi software per creare mappe mentali,

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alcuni di essi completamente gratuiti. Fra questi vi consiglio di
scaricare Xmind, FreeMind, Cayra.

Vi posso dare alcuni suggerimenti pratici. Io personalmente ho riassunto


300 pagine in 15. Inoltre il libro l’avevo preso dalla biblioteca e l’ho
riassunto in 4 pomeriggi. Per prima cosa la struttura base di un testo è
il macro-argomento. Ad esempio può essere un apparato in anatomia o
una branca della fisica come l’ottica o l’elettromagnetismo o il gruppo
degli articoli del Codice Penale che trattano dei delitti contro lo Stato.
Insomma valutate voi quanta è l’ampiezza delle parti che riuscite a
racchiudere come macro-argomento. Da qui poi c’è la sottodivisione in
capitoli che coincide di solito con la lunghezza di un capitolo del libro
di testo.

Ora la prima cosa da fare è mettere il foglio in posizione orizzontale


così che possiate allineare lo sviluppo della mappa col vostro campo
visivo. Partite da una prima pagina e scrivete in alto e al centro il macro-
argomento dell’esame, poi iniziate col primo capitolo da schematizzare.
Scrivete il nome del capitolo al centro del foglio in maiuscolo e in un
angolo in alto la data entro cui realizzate il riassunto. Un capitolo di 20
pagine abbastanza fitte dovete schematizzarlo in massimo 2-3 pagine

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ugualmente fitte. Dovete proseguire collegando il titolo del capitolo
tramite frecce a caselle cerchiate che rappresentano i sotto-concetti e
collegarli ad altri concetti. Scegliete il senso con cui disegnare i rami; io
vi consiglio il senso orario. Usate pochi concetti che vi devono apparire
chiari in testa e vi possono far creare un discorso: la parola che dovete
scrivere come concetto deve essere la più evocativa possibile per voi.
Per trovarla dovete pensare a quella parola che, nel caso vi bloccaste nel
bel mezzo del discorso, se suggerita vi potrebbe far continuare a parlare
per cinque minuti. I rami che si diramano dal titolo del capitolo sono i
più grandi, e via via che si passa ai sotto-concetti saranno sempre più
piccoli. Utilizzate colori diversi per ogni ramo e, se volete, associate
disegni ai concetti. Questi possono essere fatti da voi o stampati da
immagini prese sul computer.

SEGRETO n. 10: per creare una solution map trovate il macro-


argomento di un esame, che contiene diversi capitoli e scrivetelo in
alto al centro. Poi scrivete al centro della pagina il nome del capitolo
e collegate diverse caselle all’argomento base. I riassunti devono
essere schematici e contenere solo le parole più importanti.

La nostra mente funziona per associazioni e la bella notizia è che più si

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creano associazioni insolite con altre materie più potete parlare senza
fare scena muta e facendo collegamenti con altre materie. Possiamo
paragonare questi collegamenti che fate a degli ipertesti: immaginate che
voi collegate un cassetto della vostra mente che è in fase di riempimento
a un altro che è già riempito. Il cassetto che è in riempimento è l’esame
che state studiando e quello già riempito è un esame o una conoscenza che
avete che può essere collegata in maniera non forzata al primo cassetto.
Inoltre è probabile che qualcuna delle parole del collegamento che avete
fatto vi permette di ricordare altre parole chiave della mappa concettuale.
I vantaggi di fare collegamenti sono 4 diretti più uno indiretto:
1. i collegamenti che avete fatto vi fanno parlare per più tempo
evitando scena muta;
2. il professore rimane stupito del dettaglio con cui sapete le cose;
3. le parole usate per evocare il collegamento vi possono far ricordare
ancora altre parole del discorso base;
4. il collegamento con un altro argomento o un’altra materia è “gratis”
in termine di tempo e non richiede studio in quanto l’avete già
studiato. Questo se sfruttate collegamenti che provengono dalla
vostra memoria naturale;
5. il fatto che parlate molto e fate collegamenti spesso può far
terminare prima l’interrogazione e il professore vi interrompe

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magari proprio prima che siate in difficoltà. Si tratta di un vero
bluff e questo costituisce un vantaggio indiretto.

Per creare un collegamento potete disegnare semplicemente accanto alla


parola chiave una freccia che collega la scritta: vedi lo stesso argomento
studiato in “materia x”. Sarà sufficiente a creare l’associazione senza
dover spendere tempo a scrivere altro. Inoltre per i concetti che risultano
più ostici potete scrivere qualcosa di più e sottolinearli.

SEGRETO n. 11: create collegamenti ipertestuali con concetti noti


da altre materie. Questo avrà notevoli vantaggi: parlerete per più
tempo, dimostrerete di saperne di più e utilizzerete altre parole che
vi faranno ricordare altre parti importanti del discorso base. Inoltre
creare il collegamento è gratuito in termini di energie spese.

Vi consiglio di alternare fasi in cui utilizzate una struttura verticale ad


altre a struttura radiale come quelle di cui ho appena parlato. Inoltre
date alla pagina una certa forma, così potete utilizzare anche la memoria
fotografica per memorizzare la mappa. Nel caso vi aiutassero i disegni,
metteteli; addirittura potete sostituire le parole con disegni nel caso vi
possa aiutare. Per riassumere ecco i punti fondamentali della vostra

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solution map:
1. devono riassumere delle pagine in un rapporto 1 a 10\20. quindi
10 pagine riassunte in una ad esempio;
2. devono usare parole che vi vengono evocate alla mente in un
attimo e vi sono chiare. La parola giusta è quella che vi permette di
seguire il filo dell’intero discorso se ricordata. Quindi non scrivete
le parole che sapete di ricordarvi, ma quelle base che vi permettono
di ricordare automaticamente le altre;
3. nelle parti più semplici da memorizzare utilizzate una struttura
radiale;
4. se ci sono frasi difficili da ricordare utilizzate invece elenchi e/o
sottolineatele;
5. utilizzate saggiamente l’alternanza fra struttura radiale ed elenchi
per facilitare la memoria fotografica;
6. utilizzate disegni al posto delle parole in certi casi o strutture che
siano più simili a quelle della vostra mente;
7. fate collegamenti ipertestuali con altre materie e soprattutto:
divertitevi nel crearle!

Le lezioni frontali e la lettura veloce


Terminato l’argomento delle mappe concettuali vi offro altri consigli

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per quanto riguarda le spiegazioni. Durante esse dovrete trovare
dei riferimenti personali che possono esservi familiari per rendere
più agevole l’apprendimento. In questo modo potete personalizzare
l’argomento spiegato secondo la vostra forma mentis. Ad esempio vi è
mai capitato di leggere un libro e dopo vedere il film e rimanere molto
delusi? Il motivo è che il libro lo immaginate in base ai vostri concetti e
alle vostre visualizzazioni mentali. Lo stimolo del testo scritto funge da
ipnotizzatore per evocarvi nella mente le immagini descritte.

Al contrario al cinema vi vengono mostrate le idee dell’autore; non


sarà presente il castello come l’avete immaginato voi o la ragazza
immaginata come piace a voi (nata magari usando come base una ragazza
che vi piaceva in passato). Nelle spiegazioni voi dovrete fare lo stesso:
utilizzarle come una voce che ipnotizza e immaginare vividamente
quello che vi viene spiegato utilizzando i concetti che più vi stanno a
cuore e le immagini con le quali avete confidenza.

SEGRETO n. 12: durante le spiegazioni cercate di utilizzare


riferimenti personali: la voce del professore servirà a ipnotizzarvi
e rievocare in voi immagini familiari e che generano emozioni. Il
coinvolgimento emotivo, infatti, accelera l’apprendimento.

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Dopo aver concluso la descrizione dei punti che rendono più complicata
la vita dello studente, ora ci concentreremo su un aspetto fondamentale
del libro: come questo libro va letto e come metterlo in pratica.

Lungo i capitoli del libro saranno presenti delle situazioni particolari o


vi verranno dati dei consigli, vi invito a metterli in pratica dal momento
stesso in cui li trovate. Come ho detto precedentemente, questo corso è
stato fatto per facilitare la vita dello studente, rendere meno difficoltoso
l’apprendimento e per migliorare la qualità stessa della cultura.

Spero che lo applichiate appieno: sono sicuro che se usato correttamente


può portare a sviluppare le vostre passioni e ognuno di voi potrà quindi
contribuire con la propria conoscenza agli argomenti più disparati.
Ritengo sia fondamentale migliorare la cultura generale per portare a un
miglioramento globale della qualità di vita.

SEGRETO n. 13: la pratica svolge un ruolo importantissimo


nell’apprendimento.

Sarò sincero su ciò che potrete ottenere e ho piena fiducia in voi,


immaginate quindi di:

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1. Non dover più dedicare intere giornate allo studio e uscire quasi
ogni giorno, riuscire così ad isolarsi dal contesto pre-esame e a
passare serenamente le vostre giornate. Vi assicuro che in qualsiasi
facoltà voi studiate, se applicherete a fondo questo metodo non
dovrete studiare più di 4 ore al giorno nei periodi di massimo
studio, potendo così uscire ogni notte o dedicare il vostro tempo
libero alle vostre passioni, o infine fare lo studente lavoratore a
pieni voti e laureandovi in tempo.
2. Riuscire a gestire l’ansia dei periodi pre-esame, fare degli opportuni
programmi di studio che vi permettono di creare e realizzare
degli obiettivi e breve e medio termine. Sarete come un dio nei
libri! Voi create con la vostra mente quello da realizzare, entrate
nello stato, lo realizzate e mettete la crocetta sul vostro obiettivo
e passate al successivo. Esempio: avete poco più di un mese e
dovete preparare 3 esami, diciamo due di medie dimensioni e uno
piccolo. Vi illustrerò come organizzare un programma di studio
per passarli tutti con buoni voti, usando come arma una semplice
penna e un foglio di carta.
3. Stupire i professori e i vostri colleghi per la qualità della vostra
esposizione (ogni tanto ci riesco anche io) e prendere voti dal 28
in su. Per quelli che non sono “principianti” dello studio, direi

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anche dal 30 in su.

Bene, ora che avete immaginato vividamente la felicità con cui potrete
vivere la vostra futura vita, vi invito prima di tutto ad avere lo spirito
giusto per la lettura di questo corso. Metterò a vostra disposizione buona
parte delle mie conoscenze in questo campo, voi dovete solo leggere
un capitolo per volta, magari una volta al giorno, impararlo e fare gli
esercizi che vi mostro.

Lo spirito è quello di qualcuno pronto a sperimentare sempre e a


imparare, di qualcuno curioso e affamato di conoscenza. Vi ricordo che
probabilmente ciò che ci ha differenziato dagli altri animali è la voglia
di sapere, di sperimentare. Ogni volta che ci accingiamo a studiare una
materia stiamo imparando cose che hanno richiesto migliaia di anni e di
tentativi per essere apprese.

Con la lettura veloce 3x potrete letteralmente divorarvi libri, farvi una


cultura letteraria e leggere anche diversi libri al giorno, e il tutto è gratuito.
Vi esorto quindi se volete approfondire ulteriormente l’argomento, di
leggere qualche ebook sulla lettura veloce, soprattutto Lettura Veloce
3X di Giacomo Bruno. Io conosco questa tecnica e da un po’ la utilizzo

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con successo. Inoltre questo tipo di tecnica può essere applicata meglio
nelle materie di tipo umanistico, mentre in quelle scientifiche o ancor
peggio matematiche spesso sarà necessario rileggere il tutto più volte e
spesso molto lentamente.

SEGRETO n. 14: seguite un corso o comprate un ebook di lettura


veloce 3x, vi sarà molto utile per velocizzare la lettura e saper scegliere
le informazioni più importanti. La lettura veloce è particolarmente
utile per le materie umanistiche e per il ripasso.

SEGRETO n. 15: più un testo è complesso, più dovrà essere letto


lentamente e compreso mediante schemi riassuntivi. I concetti poco
chiari devono essere riletti, dato che spesso sono propedeutici per
comprendere i punti successivi. La velocità con cui va letto un testo
è proporzionale alla sua semplicità.

Vale la regola che le materie puramente teoriche come matematica


sono le più complesse da apprendere, seguite da quelle scientifiche con
ragionamento, scientifiche da memorizzare ed infine quelle letterarie.
Inoltre è meglio studiare dapprima gli argomenti più semplici per poi
arrivare a quelli più difficili.

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SEGRETO n. 16: studiate prima gli esami propedeutici in modo
tale da avere le giuste basi per le materie più complesse.

Dopo questa capitolo introduttivo vi esorto nuovamente a mettere in


pratica quello che leggete e a non arrendervi alle prime difficoltà e
di svolgere tutti gli esercizi che verranno posti nel momento stesso e
nell’ordine in cui sono presenti. Se non avete il materiale per svolgerlo,
meglio rinviare la lettura a un momento successivo, quindi tenete a portata
di mano una penna e un foglio di carta e un testo da utilizzare su cui
svolgerli. L’impegno che metterete adesso è un ottimo investimento per
il futuro! Il corso è strutturato in capitoli, ognuno dei quali si configura
come una lezione con i compiti per casa, ovverosia gli esercizi. Buona
lettura!

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RIEPILOGO DEL CAPITOLO 1:
• SEGRETO n. 1: Provate a cambiare approccio allo studio senza
considerarlo un obbligo, cercate nuovi modi originali per studiare
evitando di basarvi sul metodo della ripetizione, che spesso non
porta ai risultati sperati. La ripetizione è la strada più veloce per
stancarsi dello studio.
• SEGRETO n. 2: Studiate seguendo le vostre passioni e approfondendo
ciò che vi incuriosisce. Evitate di studiare solo per l’esame in quanto
non vi lascia niente, se non un senso di frustrazione.
• SEGRETO n. 3: La memoria non ha basi genetiche, ma può essere
allenata da tutti. Spesso le persone che riescono a imparare più
velocemente rispetto agli altri utilizzano inconsciamente alcune
tecniche di memoria che possono essere imparate da tutti.
• SEGRETO n. 4: L’apprendimento attivo si basa sul creare schemi,
mappe mentali, mettere in pratica quello che si è studiato e utilizzare
strumenti didattici alternativi. I vantaggi di questo metodo sono
i seguenti: si impara di più, è divertente, non è stancante ed anzi
produce maggiori energie.
• SEGRETO n. 5: Mentre il metodo di studio passivo permette di
memorizzare dal 10% al 55%, quello attivo raggiunge percentuali
pari al 95%. Il modo migliore per imparare è spiegare i concetti

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studiati a un’altra persona o mettere in pratica quello che si studia.
• SEGRETO n. 6: Prendete appunti durante le lezioni in maniera
sintetica o facendo schemi. Lo scopo è quello di stimolare la
creazione di connessioni nervose che rafforzano l’apprendimento
stesso. Inoltre i propri appunti si trovano maggiormente in linea con
i propri schemi di ragionamento.
• SEGRETO n. 7: Utilizzate materiale didattico alternativo come video
su YouTube, dispense, immagini e diapositive animate per rendere
più chiaro lo studio stesso. Cercatevi un collega con cui ripetere.
• SEGRETO n. 8: Le mappe concettuali utilizzano maggiormente
l’emisfero sinistro del cervello associato alla logica e alla schematicità
e vengono usate per l’apprendimento, mentre le mappe mentali
utilizzano l’emisfero destro che è maggiormente associato alla
creatività e vengono utilizzate nei lavori di gruppo.
• SEGRETO n. 9: Esistono diversi software per creare mappe mentali,
alcuni di essi completamente gratuiti. Fra questi vi consiglio di
scaricare Xmind, FreeMind, Cayra.
• SEGRETO n. 10: Per creare una solution map trovate il macro-
argomento di un esame, che contiene diversi capitoli e scrivetelo in
alto al centro. Poi scrivete al centro della pagina il nome del capitolo
e collegate diverse caselle all’argomento base. I riassunti devono

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essere schematici e contenere solo le parole più importanti.
• SEGRETO n. 11: Create collegamenti ipertestuali con concetti noti
da altre materie. Questo avrà notevoli vantaggi: parlerete per più
tempo, dimostrerete di saperne di più e utilizzerete altre parole che
vi faranno ricordare altre parti importanti del discorso base. Inoltre
creare il collegamento è gratuito in termini di energie spese.
• SEGRETO n. 12: Durante le spiegazioni cercate di utilizzare
riferimenti personali: la voce del professore servirà a ipnotizzarvi
e rievocare in voi immagini familiari e che generano emozioni. Il
coinvolgimento emotivo, infatti, accelera l’apprendimento.
• SEGRETO n. 13: La pratica svolge un ruolo importantissimo
nell’apprendimento.
• SEGRETO n. 14: Seguite un corso o comprate un ebook di lettura
veloce 3x, vi sarà molto utile per velocizzare la lettura e saper scegliere
le informazioni più importanti. La lettura veloce è particolarmente
utile per le materie umanistiche e per il ripasso.
• SEGRETO n. 15: Più un testo è complesso, più dovrà essere letto
lentamente e compreso mediante schemi riassuntivi. I concetti poco
chiari devono essere riletti, dato che spesso sono propedeutici per
comprendere i punti successivi. La velocità con cui va letto un testo
è proporzionale alla sua semplicità.

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• SEGRETO n. 16: Studiate prima gli esami propedeutici in modo
tale da avere le giuste basi per le materie più complesse.

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CAPITOLO 2:
Come organizzare un piano di studio

Importanza del piano di studio


Uno degli aspetti che riveste maggiore importanza nello studio è
l’organizzazione del tempo, ovverosia saper ottimizzare il proprio
tempo disponibile e avere in mente quali esami dare e in che ordine e
fare per ognuno di essi un piano di studio. In questo capitolo tratterò
alcuni argomenti che permettono di velocizzare lo studio, fra i quali
giocheranno un ruolo fondamentale le convinzioni, le mappe mentali, la
concentrazione e la realizzazione degli obiettivi.

SEGRETO n. 17: uno dei segreti del successo nello studio è


organizzare accuratamente un piano di studio dove sono contenute
le interrogazioni da sostenere e gli argomenti da studiare giorno per
giorno così da poter organizzare la giornata al meglio.

Il primo consiglio che vi posso dare per ottimizzare il tempo è di studiare


argomenti o materie simili nello stesso periodo. In questo modo otterrete

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due vantaggi: dovrete studiare la materia una sola volta e la fisserete
meglio in mente in quanto, stimolerete ad un livello più profondo la
curiosità e la formazione di sinapsi. Inoltre è molto importante fare
dei collegamenti fra le diverse materie. In questo modo potete avere
un’esposizione più accurata e una maggiore apertura mentale.

Del resto ve lo avevano detto già alle superiori o alle medie: non studiate
le varie materie a compartimenti stagni, fate i collegamenti! Lo stesso
vale per un’interrogazione o un esame, quello che conta è prima di tutto
dire al professore quello che vi ha chiesto con precisione, e poi fare
eventualmente dei collegamenti che possano dimostrare il vostro grado
critico.

SEGRETO n. 18: non studiate a compartimenti stagni. È molto


importante fare i giusti collegamenti fra una materia e l’altra.

Quindi consiglio di studiare nello stesso periodo materie simili che si


completino a vicenda se questo è possibile.

Gli obiettivi
Un altro importante argomento riguarda gli obiettivi che vi ponete e le

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loro caratteristiche: questi devono essere realistici, chiari e con scadenze
e soprattutto bisogna scriverli.

Cosa fa la differenza fra un sogno e un obiettivo? Il sogno rimane senza


una scadenza temporale, spesso è solo una speranza che non spinge il
nostro cervello a muoversi attivamente per raggiungerlo. Rimane così
qualcosa di inafferrabile, di irraggiungibile, che in ogni caso crea il suo
fascino. Ma noi dobbiamo creare solide realtà, realizzare quello che
desideriamo, perché lo vogliamo! Dovete motivarvi! E per fare questo
dovete immaginare vividamente come vi sentirete una volta che avete
passato l’esame. Al contrario l’obiettivo ha una scadenza, quindi la
definizione di obiettivo che si può dare è la seguente: l’obiettivo è un
sogno con una data entro il quale realizzarlo. Ha una notevole importanza
sapere quali sono i vostri obiettivi.

Infatti, essi costituiscono la bussola che permette di orientarci nella


vita, sono la stella polare che ci dice in che direzione muoverci. Gli
obiettivi non sono altro che il riflesso dei vostri valori, infatti voi nella
vita realizzerete ciò che avete radicato dentro di voi. Esistono due tipi
di obiettivo: quelli di percorso e quelli di risultato. I primi sono obiettivi
che vi permettono di migliorare voi stessi o una vostra caratteristica

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durante lo svolgimento stesso dell’obiettivo. Un esempio può essere:
«Migliorare ogni giorno la velocità di studio».

Gli obiettivi di risultato invece indicano una meta che dovrete raggiungere
ad esempio: «Laurearvi entro due anni col massimo dei voti». Esistono
delle caratteristiche in comune nelle persone che sanno realizzare gli
obiettivi. Prima di tutto sanno cosa vogliono, quindi sanno decidere i
loro obiettivi. In secondo luogo sanno perché lo vogliono e infine come
raggiungerlo. Roberto Re chiama il metodo che permette di realizzare
i propri obiettivi e di raggiungere il successo metodo OSA, che è un
acronimo per obiettivo-scopo-azione. Le fasi che compongono questo
metodo sono tre. La prima consiste nel definire un vostro obiettivo, la
seconda nel riuscire a capire perché volete realizzarlo, e infine, la terza,
agire per poterlo realizzare. L’obiettivo deve avere alcune caratteristiche
per poter essere definito valido. Queste caratteristiche sono riassunte in
una serie di punti:
1. Specifico, definito e misurabile: è buona norma riuscire a definire
un obiettivo, magari tramite numeri (esempio: voglio dimagrire
3 kg in un mese). In questo modo si riesce a capire se vi state
avvicinando o meno alla meta e se è necessario cambiare qualcosa;
2. Con una scadenza: senza scadenza resta solo un sogno. Inutile

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rimandare, non servirà a niente. Quindi, decidete una data entro la
quale realizzarlo;
3. Espresso in positivo: ricordate che il NON non viene letto dal
cervello. Se vi dico di non pensare a un pinguino con gli occhiali
da sole ve lo immaginerete all’istante. Questo perché la mente
ragiona per immagini che non possono essere negate. Il vostro
obiettivo dovrà quindi dire cosa volete realizzare, non cosa volete
evitare;
4. Realizzabile: se vi ponete un obiettivo irrealizzabile, mollerete
presto. Ricordate di aggiornare i vostri obiettivi: se vedete che
avete mirato troppo in alto scendete un po’ e ricalibrate. Un errore
che spesso viene fatto è di mollare completamente una volta che
fallite le prime volte perché il nostro cervello ragiona secondo il
principio “o tutto o niente”. O realizza l’obiettivo o lo abbandona;
5. Motivante: «Voglio riuscire a studiare una pagina in più all’ora»;
si commenta da solo il fatto che non potrete riuscire ad essere
stimolati da un obiettivo che è già alla vostra portata. Presto vi
annoierete e lo mollerete. Morale della favola: mirate in alto;
6. Scritto: se scrivete l’obiettivo sarete più motivati a realizzarlo e
inoltre, il solo fatto di vederlo scritto vi spronerà a doverlo realizzare
in quanto non potrete mentire a voi stessi dicendo che non fosse

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abbastanza importante;
7. Non in contrasto con i vostri valori: se voi avete come valore
l’onestà di sicuro non potrete porvi come obiettivo quello di
diventare i più abili copiatori nei compiti scritti. Semplicemente
va contro i vostri valori e farete di tutto per sabotarvi. Riflettete
su ciò che volete e su quello che per voi conta e verificate che il
vostro obiettivo non sia in contrasto con esso;
8. Immaginabile: il nostro cervello funziona per immagini e non
distingue un’esperienza vividamente immaginata da una realmente
vissuta. Se iniziate a immaginarvi l’obiettivo troverete sempre
più modi per realizzarlo. Inoltre provando l’ebbrezza di vederlo
realizzato vi motiverete di più;
9. Condivisibile con gli altri: se iniziate a comunicare il vostro
obiettivo agli altri sarete obbligati a realizzarlo. Il nostro corpo
funziona ricercando il piacere ed evitando il dolore. Vi assicuro che
pur di evitare di fare una figuraccia quando la gente vi chiederà:
«Beh come procede la dieta?» vi metterete davvero a dieta. Questa
è la leva che ha spinto persino a me a scrivere questo ebook. C’è
stato un periodo nel quale non riuscivo a procedere di una sola
pagina, ma pensare al fatto che i miei amici o i miei genitori si
aspettavano che scrivessi questo libro mi ha dato la forza per finirlo

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e anche più in fretta e meglio del previsto;
10. Divisibile in sotto-obiettivi: in questo modo sapete a che punto
siete arrivati e se sta procedendo bene. Vi consiglio di disegnare
in una mappa le tappe intermedie in modo tale da avere un’idea
concreta del percorso. Ogni volta che realizzate un sotto-obiettivo
cancellatelo dalla lista.
11. Far bene a se stessi: chiedetevi se l’obiettivo che vi ponete vi
permetterà di automigliorarvi. Se non vi serve a migliorare o se
non è salutare o può essere rischioso, formulate l’obiettivo in
un altro modo. Nel caso dello studio eviterei obiettivi del tipo:
«Imparare a copiare meglio negli esami scritti» o «Studiare 8 ore
al giorno», il primo perché imparare a copiare non vi servirà a
niente, il secondo perché non conta il numero di ore di studio.
Infatti, a parità di pagine studiate è più efficiente impiegare meno
tempo. Un obiettivo più interessante potrebbe essere: «Studiare
TOT pagine al giorno impiegando un’ora in meno»;
12. Far bene agli altri: cerca di non nuocere agli altri per raggiungere
i tuoi obiettivi;
13. Essere sotto la propria responsabilità: evitate di pensare di poter
cambiare gli altri o di contrastare la sfortuna. Per ogni evento
negativo che vi capita chiedetevi: «In questo evento io cosa posso

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fare?» Se non potete davvero fare niente inutile pensarci su, ma
se potete fare qualcosa per migliorare la vostra situazione allora
ponetevi il giusto obiettivo. Quindi, ponetevi obiettivi che siano
sotto il vostro diretto controllo;
14. Definiti e valutati in base sensoriale: il vostro obiettivo dovrà
essere espresso utilizzando termini tipici del vostro sistema
rappresentazionale. Questo vi permette di valutarlo al meglio.
Se siete delle persone che valutano in maniera visiva formulateli
utilizzando termini visivi, se invece ascoltate i suoni utilizzate
termini che si rifanno ai suoni ecc.
15. Aggiornabile: se non può essere realizzato in un modo trovate una
maniera alternativa o modificate l’obiettivo. Se è troppo ambizioso
scendete un pochino, mentre se lo avete realizzato in metà del
tempo, fare di più di certo non è una cattiva idea.

SEGRETO n. 19: per riuscire a studiare entro la data prefissata


dovete fissare degli obiettivi. Ciascun obiettivo deve possedere delle
caratteristiche ben precise per essere raggiunto.

Come primo esercizio imparate a memoria le caratteristiche di un buon


obiettivo. Una volta fatto questo scrivete almeno 3 obiettivi: il primo da

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realizzare entro un mese, il secondo entro tre mesi ed infine il terzo entro
due anni. In questo modo vi esercitate a programmare obiettivi a breve,
medio e lungo termine. Gli obiettivi a lungo termine spesso possono
essere suddivisi come detto precedentemente in sotto-obiettivi a medio
o breve termine. Ricordate inoltre che la gente vuole tutto e subito e
spesso sopravvaluta quello che può fare in un anno e sottovaluta quello
che può fare in cinque anni.

Provate a pensare come sarete una volta realizzati questi obiettivi. Cercate
di immaginarvi le caratteristiche che dovete avere per realizzarlo. Inoltre
immaginate che tipo di persone sarete una volta che lo avrete realizzato.
Io vi posso assicurare una cosa: ciò che conta non è la meta ma il viaggio,
l’obiettivo non è altro che una coordinata, ma ciò che vi renderà felice
oltre a realizzarlo sarà ciò che diventerete. Una volta che avrete scritto
questi obiettivi chiedetevi il motivo per cui li volete realizzare. Dovete
motivarvi. Solo con una buona motivazione e con un buono scopo potrete
trovare i mezzi per realizzare gli obiettivi più difficili.

«Chi ha un perché abbastanza forte, può superare qualsiasi come»


Friedrich Nietzsche

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Dopo aver realizzato le prime due fasi del metodo OSA manca ancora la
terza: l’azione. Spesso il come verrà dettato dallo scopo, ma di sicuro sarà
una buona idea riflettere sui modi in cui potrete realizzare l’obiettivo e
su ciò per cui vi serve. La parte finale di questo esercizio richiede quindi
che voi troviate un modo per realizzare i vostri tre obiettivi. Ovviamente
vi consiglio di svolgere l’esercizio dei tre obiettivi per motivarvi a
migliorare lo studio.

Vi faccio degli esempi concreti: l’obiettivo a breve termine può essere


passare un esame, quello a medio termine raddoppiare la vostra velocità
di studio e quello a lungo termine laurearvi o leggere 50 libri. Poneteveli
sfruttando le caratteristiche scritte nel decalogo e sfruttando il metodo
OSA, i risultati non tarderanno ad arrivare! Abbiate fiducia in voi.

SEGRETO n. 20: il metodo OSA si basa su obiettivo, scopo, azione.


La prima azione da fare sarà creare un buon obiettivo con tutte le
caratteristiche descritte, la seconda trovare dentro di voi il motivo
per cui volete realizzarlo e la terza trovare gli strumenti-attrezzi che
vi servono per raggiungerlo e agire.

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Credenze e convinzioni
Un’altra tematica che servirà a darvi maggiore fiducia e cambiare la
vostra mentalità è quella relativa alle convinzioni. Secondo la PNL
esistono delle convinzioni, ovverossia delle credenze che abbiamo
riguardo il mondo. Più precisamente ci sono credenze riguardo a noi
stessi e la nostra identità, credenze universali che riguardano gli altri e il
mondo, ed infine le regole, credenze che sono più salde e radicate delle
altre. Spesso i litigi nascono proprio da un conflitto tra le nostre regole
e quelle degli altri.

Non esistono convinzioni negative o positive: in natura, infatti, ogni evento


è neutro. Siamo noi, gli osservatori ed è il nostro sistema di credenze
e valori a creare la realtà. Pensate di no? Ve ne do una dimostrazione:
per noi la morte è un qualcosa di terribile, è vista come la fine di tutto,
il punto ultimo della nostra vita. Quando un lutto ricade su di noi siamo
depressi, piangiamo e spesso tantissime persone si ammalano dopo la
perdita del proprio amato.

Ci sono tuttavia alcune popolazioni indigene di Bali che al contrario


considerano la morte come un momento felice, in quanto la persona
morta va in paradiso, in un posto migliore e si libera del corpo che è

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considerato la prigione dell’anima. Infatti quando nel villaggio muore
una persona si organizza una festa in loro onore; affliggersi per il morto
in un contesto del genere sarebbe considerato maleducato!

Lo stesso vale per noi: vi immaginate se iniziate a saltare di gioia


durante una messa funebre? Senz’altro verreste visti di cattivo occhio e
ci vorrà poco prima che qualcuno senza delicatezza vi inviti a smettere
immediatamente. Un altro esempio riguarda la leggenda del miglio in
meno di 4 minuti: in passato si pensava, a seguito degli studi effettuati,
che era impossibile riuscire a correre il miglio (1600 metri) in meno di
quattro minuti.

Addirittura si pensava che il cuore sarebbe letteralmente scoppiato


ed era stato stabilito come regola generale che era impossibile per un
uomo compiere una tale impresa. Il primo che riuscì a compiere questa
impresa fu Roger Bannister, uno che si era visualizzato mentalmente
questa impresa giorno dopo giorno.

Paradossalmente dopo che lui ci riuscì nel giro dello stesso anno altri
atleti giunsero allo stesso obiettivo e in pochi anni erano un centinaio le
persone capaci di compiere questo benedetto miglio in meno di quattro

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minuti. I limiti ve li ponete voi, in base alle vostre credenze, quindi
ricordatevi che l’unica cosa che è impossibile è quella cui voi non credete
veramente.

SEGRETO n. 21: per realizzare un obiettivo è necessario crederci


veramente. Le convinzioni sono ciò che la nostra mente crede.
Non esistono convinzioni negative o positive ma solo convinzioni
potenzianti che permettano di migliorare voi stessi e realizzare i
vostri obiettivi.

Non esiste una sola impresa che sia stata realizzata senza essere stata
vissuta dapprima nella mente. Quindi l’immaginazione e le proprie
credenze generano un ruolo primario nel riuscire a vivere al pieno delle
proprie risorse la propria vita. Di conseguenza imparate a smontare le
vostre convinzioni limitanti, questo vi permetterà di diventare più veloci.

Applicazioni pratiche delle convinzioni


Una legge molto importante che riuscirà a migliorare la vostra efficienza
è la legge di Parkinson. Per efficienza si intende «la capacità di produrre
un bene utilizzando meno risorse possibili». Nel nostro caso le risorse
sono la concentrazione e il tempo. Il tempo è una delle poche cose che è

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uguale per tutti; abbiamo sempre 86400 secondi al giorno, ma è differente
il modo in cui riusciamo a sfruttarlo. E il peggio è che nessuno potrà mai
restituircelo. Di conseguenza, a parità di tempo, se una persona studia
40 pagine in 3 ore è più efficiente di un’altra che le studia in 5.

Possiamo quindi usare un indice della nostra efficienza, il cosiddetto


PAGE RATE, ovverosia il numero di pagine studiate in un’ora. Ipotizzate
di fare una sessione di studio di tre ore e in queste tre ore studiate 50
pagine, in questo caso il vostro indice di efficienza si ottiene dividendo
le pagine studiate (50) per il numero di ore di studio ed in questo caso è
di 50 pagine\3 h = 16.6 pagine; approssimiamo a 17.

SEGRETO n. 22: calcolate il vostro PAGE RATE. Questo indice


esprime la vostra efficienza nello studio. Per calcolarlo vi basterà
dividere il numero di pagine studiate per le ore di studio. Non
superate le due ore consecutive di studio nella prova.

Questo vi darà un riscontro approssimativo della vostra velocità, alta o


bassa che sia. Ma c’è un riscontro positivo: infatti, la legge di Parkinson
recita che: «Più tempo si ha e più tempo si spreca». Pensateci bene,
spesso rendiamo al meglio proprio gli ultimi giorni prima di un esame;

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aumentiamo notevolmente la velocità dell’apprendimento, questo è
dovuto al fatto che c’è una sorta di autoregolazione che ci permette
di ottimizzare le nostre risorse mentali nelle situazioni di “emergenza”
(panico permettendo).

SEGRETO n. 23: la legge di Parkinson recita che più tempo si ha


a disposizione più se ne spreca. In condizioni di scarsità di tempo si
tende ad apprendere prima.

Come sfruttare al meglio questa legge? Non so se voi avete delle credenze
riguardo allo studio, credenze limitanti del tipo: «Bisogna studiare
almeno 6 ore al giorno», «Per preparare questo esame ci vuole almeno
un mese». Ma pensateci a fondo: come fate a sapere se ci vuole davvero
un mese e non tre settimane?

Le vostre credenze spesso derivano dal vostro sentito dire, magari spesso
da gente impreparata che è andata male a un esame, o da gente che
studia troppo o che magari è più veloce nell’apprendimento della media.
Insomma voi non potete sapere come sia effettivamente un esame. Avete
però dei dati oggettivi per conoscere il vostro nemico: domande del
professore, vastità del programma con le quali potete iniziare a farvi

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un’idea. Probabilmente se non rendete come dovreste o come vorreste
(intendo come efficienza di studio e quindi PAGE RATE) uno dei motivi
fondamentali si può ricondurre a queste due categorie:
1. Mancanza totale di un piano di studio: in questo caso la terapia
è semplice: leggete questo corso, iniziate a creare un calendario e
a farvi un’idea su come organizzarvi, su quanto tempo libero avete
e su come sfruttarlo. Insomma, razionalizzate e utilizzate criteri
oggettivi per valutare le vostre risorse e lavorate su quelle.
2. Convinzioni limitanti: quelle di cui ho parlato precedentemente,
spesso non derivano da esperienze da voi vissute ma da quelle
che vi vengono raccontate. Sono dannose e impongono limiti alle
vostre capacità. In questo caso può esservi utile fare un lavoro per
smantellarle.

Lo so ora vi starete chiedendo: «Com’è possibile decidere di punto in


bianco di studiare nella metà del tempo e rendendo anche meglio?» Ora
vi dimostro che è possibile, o meglio sarete voi stessi a dimostrarlo.
Come? Qui torna la legge di Parkinson, che avete sfruttato inconsciamente
spesso, e tante persone ne abusano con risultati scadenti. L’avete
fatto un migliaio di volte: lasciare indietro 60 pagine da studiare per
l’interrogazione del giorno dopo! E spesso l’interrogazione ha avuto

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un esito sufficiente. Vedete? Già in questi momenti avete aumentato
“improvvisamente” la vostra capacità di studiare, la vostra velocità e
di conseguenza la vostra efficienza. Perché non sfruttare sempre questi
momenti? E soprattutto come fare?

È molto semplice, basterà calcolare il vostro page rate e poi decidere


da quel momento di studiare il doppio delle pagine in quell’intervallo
di tempo. Prendetelo come una sfida: un giorno decidete di studiare le
stesse pagine in metà delle ore. Ad esempio se avete un programma di
studio che prevede 80 pagine in 8 ore voi dovete cercare di farle in 4
ore. Obbligatevi a farlo, decidete di studiare o solo la mattina o solo la
sera: dovete vivere nella condizione di scarsità del tempo in modo che il
vostro cervello sia costretto a dare il meglio di voi!

L’atteggiamento deve essere di sfida, il vostro obiettivo è studiare più


velocemente del solito e migliorarvi ogni volta. Un buono stratagemma
consiste nel posizionare un cronometro vicino a voi e cercare di studiare
il più possibile, velocemente ma senza per questo abbassare la qualità!
Deve essere visto come un gioco, vedrete che riuscirete a studiare in
molto meno tempo. Certamente all’inizio potreste non ottenere i risultati
sperati, magari studiate 60 pagine in metà del tempo al posto delle

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vostre 80. Ma in questo modo avete superato un limite e questo sarà un
potente aiuto per la vostra autostima. Dimostrando di riuscire a studiare
in meno tempo quelle pagine, date una prova della veridicità della legge
di Parkinson e delle vostre capacità.

SEGRETO n. 24: provate a studiare un certo numero di pagine


in metà tempo. In questo modo sfruttate la legge di Parkinson e
abbattete i vostri limiti mentali, migliorando la velocità di studio.

Una convinzione è come la creazione di un’autostrada nel cervello, più


volte viene solcata tanto maggiormente sarà visibile. Con l’avvento
delle neuroscienze è stato dimostrato che un pensiero altro non è che la
formazione di un collegamento fra due o più neuroni: questo collegamento
avviene tramite delle sinapsi che possono essere paragonate a dei ponti
con i quali si crea un passaggio fra un neurone all’altro.

Tanto più si rafforza questo ponte, tanto più questo pensiero sarà radicato
in voi. Ed essendo le credenze e le convinzioni un tipo di pensiero,
voi potete rafforzarle sia vivendole continuamente sia semplicemente
immaginando. Vivere un’esperienza solo con la propria mente ma in
maniera dettagliata e con coinvolgimento emotivo equivale ad averla

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realmente vissuta. Tornando al discorso delle convinzioni voi potete
rafforzarle in diverse maniere. Le convinzioni in sé sono neutre, come
del resto lo è ogni evento della nostra vita prima di essere filtrato dal
nostro sistema di valori che è presente nel nostro cervello. Non esistono
convinzioni negative o positive, esistono piuttosto convinzioni limitanti
o potenzianti.

Le prime servono a incasinarci la vita, e guarda caso portano


all’insuccesso e sono quelle che preferiamo per rovinarci i nostri sogni
o meglio obiettivi. Le seconde invece sono degli aiuti che ci permettono
di dare il meglio di noi stessi in quanto non ci pongono limiti e ci danno
forza. Il massimo cui si può aspirare è riuscire a dare il meglio di sé e
quindi rendere al 100%.

Esistono diversi studi che dicono che noi utilizziamo il nostro cervello
al 10%; di sicuro ognuno di noi non sfrutta al massimo il proprio
cervello, a prova di ciò c’è ad esempio il fatto che in determinati stati
mentali rendiamo di più che altre volte. Oppure potete pensare al senso
di frustrazione che avete quando non siete riusciti a concludere niente in
una serata di studio. Delle prove oggettive del fatto che non sfruttiamo
appieno il nostro cervello ci giungono dai risultati che si ottengono dopo

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i corsi di lettura veloce 3x o dall’aumento del proprio SPAN anche di un
fattore 5 dopo aver appreso le tecniche di memoria.

Non dovete credere alle stregonerie che vedete in televisione, spesso le


persone che vengono mostrate come geni della memoria mentre in realtà
utilizzano delle tecniche banalissime che insegnano a corsi accessibili
e a buon prezzo. L’uomo ha questo ingente bisogno di automigliorarsi,
ma spesso non viene percepito adeguatamente e finiamo per rimanere
all’interno dei nostri limiti della nostra zona di confort. Le convinzioni
limitanti non ci permettono di rendere il massimo.

Ipotizziamo che una persona renda al 70%, probabilmente avrà qualche


convinzione limitante che non gli permette di dare il massimo, ma allo
stesso tempo qualche convinzione potenziante che gli dà una mano.
L’entità di queste convinzioni fa la differenza fra una persona da 7 e
una da 10! Dovete eliminare le vostre convinzioni limitanti e rafforzare
quelle potenzianti. Uno dei modi per rafforzare le convinzioni potenzianti
è quello di vedere migliorato il vostro Page Rate applicando le tecniche
di studio. Oppure potete fare questo esercizio in 5 semplici passaggi:
1. Pensate a una cosa che pensate di non riuscire a fare, ad esempio:
«Io per la chimica sono veramente negato»;

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2. Cercate di capire le vostre convinzioni limitanti riguardo ad essa:
«Non sono bravo in chimica perché chiedo sempre aiuto agli altri»;
«L’ultima volta ho preso 5 in un compito»;
3. Mettetele in dubbio: «Ma è davvero sempre così?» «Ho preso
qualche voto bello in chimica?»;
4. Pensate ai casi in cui siete riusciti a svolgere bene quell’attività:
«Ora che ci penso ero molto bravo nelle ossidoriduzioni»;
5. Sostituite infine le vostre convinzioni limitanti con quelle
potenzianti: «Forse sono portato per la chimica, in effetti spesso
mi è andata bene e le volte che mi è andata male è perché o ero
stanco o son partito scoraggiato».

Vedete come in cinque semplici passaggi si è passati da: «Sono veramente


negato per la chimica» a «Forse sono portato per la chimica, in effetti
spesso mi è andata bene». Bene, l’importante è che voi svolgiate
l’esercizio per smontare le vostre convinzioni limitanti in modo tale da
tendere al meglio.

SEGRETO n. 25: smontate le vostre convinzioni limitanti sullo


studio e sostituitele con convinzioni potenzianti mediante il metodo
a 5 passaggi.

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Il ciclo del successo
Per spiegare al meglio l’importanza delle convinzioni utilizzerò un
esempio: il ciclo del successo. Michele è un ragazzo che pensa di piacere
alle ragazze, approccia una ragazza per strada e riesce a ottenere un
appuntamento: questo fatto nella sua mente viene interpretato come una
conferma del fatto che piace alle ragazze e gli darà maggiore sicurezza
per chiedere un appuntamento anche a una ragazza successiva. Questo
crea un circolo virtuoso dove la persona si mostrerà sempre più sicura e
avrà sempre prestazioni migliori.

Lo stesso esempio lo potete applicare nel caso una persona sia convinta
di andare bene agli esami: il giorno che si siede nella sedia per essere
interrogato parte già sicuro di sé, questa carica gli da maggiore forza e
gli permette di rendere il massimo e prendere un 30. Il voto così rafforza
ulteriormente la sua convinzione e per il prossimo esame sarà ancora più
sicuro. Cosa succede se invece abbiamo convinzioni limitanti? Facciamo
un esempio:

Ilaria è una ragazza in leggero sovrappeso che deve perdere 4 kg, decide
di iniziare una dieta pensando che non è fatta per dimagrire e che quei
4 kg gli rimarranno. Inizia la dieta e dopo la settimana arriva il primo

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verdetto nella bilancia: l’ago non è sceso di un grammo (quando in
realtà è dovuto ad una piccola ritenzione idrica o a normali variazioni
che avvengono durante la giornata a seconda di quello che mangiamo),
nella sua mente si forma l’idea che aveva ragione e che non è capace di
seguire una dieta, inizia a mangiare e i suoi sforzi per dimagrire sono
stati vani.

Qual è la differenza fra i due casi? Le CONVINZIONI! Nell’ultimo caso


sono limitanti mentre nel primo caso sono potenzianti. Questo permette
di dare o il meglio di sé o il peggio, è la differenza che fa la differenza.
Si può interrompere questo circolo? Ma certo! Nel caso del ciclo del
successo nelle persone più labili basterà una piccola sconfitta, mentre in
quello dell’insuccesso bisogna dimenticare gli errori che appartengono
al passato, generare nuove convinzioni e mettersi subito alla prova,
dapprima con le cose più facili e ovvie. Dopo bisogna ottenere conferma
col risultato positivo e rafforzare la convinzione, passare alle prove più
difficili e infine rafforzare le convinzioni con i propri successi creando
così un circolo virtuoso.

SEGRETO n. 26: il ciclo del successo parte da una convinzione


riguardo a qualcosa cui segue una prova reale di ciò. Dopo la

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prova si fanno le valutazioni e se il risultato è positivo si rinforza
la convinzione iniziale. Sfruttatelo ogni volta per aumentare le
convinzioni potenzianti.

Il potere del focus: usa il tuo S.A.R.


Ricordatevi: qualsiasi cosa pensiate su di voi, avrete sempre ragione!
Pensate di non riuscire a imparare una lingua? Troverete conferma in
ogni vostro minimo difetto di pronuncia e abbandonate l’idea da subito.
Il vostro dialogo interno dirà: «Visto? Non so pronunciare correttamente
“house”, sono proprio una frana con l’inglese!» Se eliminate questa
distorsione della realtà riuscirete a realizzare i vostri obiettivi.

Quello che noi operiamo, infatti, è una vera e propria creazione della
realtà: le nostre credenze sono come degli occhiali che filtrano la realtà,
spetta a noi decidere se usare degli occhiali con colori accesi o delle
lenti che rendono tutto grigio. Un’ultima prova che vorrei fare a favore
dell’importanza delle convinzioni è l’attivazione del SAR, il sistema di
attivazione reticolare. Normalmente la nostra mente riesce a percepire
un numero limitato di informazioni che sono circa il 10% della realtà
circostante: infatti con così tanti stimoli sensoriali, tutti in un solo istante,
non sarebbe possibile dare lo stesso livello di attenzione a tutti. Di

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conseguenza la mente è costretta a filtrare le informazioni e a dedicarsi
a queste una alla volta.

Le informazioni che riusciamo a percepire sono quelle che entrano nella


nostra mente conscia mentre le rimanenti vanno a far parte dell’inconscio.
L’attenzione ha lo scopo di scegliere quali stimoli captare consciamente e
quali scartare ed è gestita dal sistema di attivazione reticolare (SAR) che
può essere attivato a proprio piacimento. Vi è mai capitato di comprare
il cellulare nuovo e di iniziare a vedere il vostro stesso modello in mano
a chiunque? Non è una coincidenza ma avete attivato il SAR.

Avete quindi diretto il vostro focus su quel modello di cellulare che


prima semplicemente non notavate. Lo stesso vale per le donne che si
lamentano di trovare sempre dei fidanzati che le trattano male: il motivo
base è perché inconsciamente ricercano quelli. Alcuni la chiamano legge
di attrazione, ma dal punto di vista scientifico siete voi che semplicemente
scartate alcuni elementi e ne andate a cercare altri. Siete come delle
macchine fotografiche che mettono a fuoco un oggetto alla volta: quale
siete voi a sceglierlo.

Immaginate di essere a una serata in discoteca o a un concerto e fate delle

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riprese con la videocamera. La gente balla, si diverte ed è felice. In un
angolo c’è un litigio fra due persone perché una ha urtato l’altra e inizia
una piccola rissa che si conclude subito. Da un’altra parte la gente si
lamenta della birra che non è buona, ma globalmente si divertono tutti.
Se voi vi dedicate a filmare unicamente quelli che litigano e la gente
che si lamenta per la birra per tutta la durata della festa è logico che chi
vedrà il video dirà che è stata una serata pessima, mentre in realtà è stata
divertente.

Allo stesso tempo voi potete scegliere in cosa focalizzarvi: se continuare


a pensare ai momenti in cui siete in ansia, agli esami che non sono andati
bene, ai vostri lati negativi o iniziare a valorizzare i vostri lati positivi,
le volte che la vita vi è andata bene. La scelta è vostra, ma smettetela di
lamentarvi della sfortuna, di quello che siete, dei vostri difetti. Non lo
meritate, iniziate a pensare a quello che vi valorizza.

SEGRETO n. 27: sfruttate il vostro sistema di attivazione reticolare


(SAR) per imparare a focalizzarvi in ciò che di positivo avete. In
questo modo potete iniziare a ottenere sicurezza in voi stessi e a
tirare fuori le migliori risorse.

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Il potere del focus: le domande costruttive
Iniziate anche a farvi delle domande costruttive. Sono le domande che
indirizzano l’attenzione: domande cattive porteranno risposte negative
mentre domande costruttive permetteranno di migliorare e di risolvere
le sfide di ogni giorno. Il cervello non può non pensare, quindi una volta
che gli viene fatta una domanda cercherà una risposta e continuerà a
pensare finché non la trova. Se non c’è una risposta è la domanda ad
essere sbagliata ma il cervello continuerà a pensare.

Se voi continuate a farvi domande quali: «Come mai sono così lento a
studiare?», «Perché non riesco ad avere una vita sociale e devo dedicare
così tanto tempo allo studio?» non troverete risposta, e il vostro cervello
continuerà a rimuginare spendendo inutilmente energie. Inoltre ciò che
è sbagliata è la premessa in quanto, date per scontato che non riuscite
a studiare velocemente. È il momento di cambiare: iniziate a porvi
domande costruttive, fatelo in due momenti della giornata: al risveglio
e alla sera. Vi lascio una lista di domande che serviranno da spunto per
migliorare voi stessi nello studio:
• Come posso migliorare l’efficienza nello studio?
• Con chi posso preparare un esame?
• Conosco qualcuno che ha già dato l’esame? Se sì, mi può aiutare

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nello studio?
• Cosa chiede di solito il professore? Fa domande a piacere?
• È molto difficile l’esame in questione? Lo sto sottovalutando o
sopravalutando?
• Quanto vale la pena studiare per un voto in più?
• Come posso organizzarmi la giornata in modo tale da avere diverso
tempo libero?
• Come posso procurarmi degli ottimi appunti su cui studiare?
• Come posso migliorare l’esposizione? Quali sono gli errori più
comuni?
• Il fatto che sto continuando a studiare è legittimo o è scaramanzia?
• In quanto tempo posso preparare questo esame? Come posso
organizzare una tabella di marcia?

Queste sono le domande principali: ponetevele al risveglio e prima di


andare a dormire o dopo che avete eseguito una tecnica di rilassamento
in modo da essere più concentrati. Ovviamente potrete aggiungerne altre
di personalizzate e, anzi, vi invito a farlo.

SEGRETO n. 28: fatevi le domande potenzianti per ottenere il meglio


da voi stessi in due momenti della giornata. Meglio al mattino e alla

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sera. In questo modo il vostro cervello si impegnerà a cercare la
risposta a quelle domande dentro di voi e nel mondo circostante.

Per iniziare a creare delle convinzioni potenzianti dovete trovare dei


riferimenti che a volte non ci saranno, di conseguenza vi invito ad
abbandonare i pregiudizi e iniziare ad immaginare vividamente il
successo.

Migliorare la concentrazione
I fattori che permettono di apprendere al meglio sono l’interesse per la
materia e la concentrazione, quest’ultima può essere migliorata mediante
la fase di preparazione allo studio. Per il primo punto spero vi venga in
aiuto il fatto che abbiate scelto una facoltà che vi piaccia, altrimenti se
proprio la materia non vi va giù, potete affrontarla da altri punti di vista,
o studiando da altri libri o utilizzando riassunti. Inoltre dovete cercare di
smontare la convinzione che la materia non vi piaccia, magari trovando
qualche argomento interessante.

Questo spesso potrà ravvivare l’interesse e se proprio non funzionasse


dovete convincervi che una volta eliminata, una volta fatto quindi il
piccolo sforzo di studiarla, non tornerà più. Anzi cercate di immaginare,

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magari in silenzio e concentrandovi in una stanza in penombra e ad
occhi chiusi, la sensazione che proverete una volta superato l’esame e
la leggerezza di non dover più studiare la materia. Questo spesso darà la
forza per andare avanti e per sostenere il relativo esame il prima possibile.
Un concetto molto importante nell’ambito dello studio è la concentrazione,
che può essere migliorata mediante la fase di preparazione allo studio,
che a sua volta si suddivide in preparazione interiore e preparazione
esteriore. Per quanto riguarda la prima, questa prepara il vostro stato
d’animo che servirà a migliorare la vostra concentrazione durante lo
studio, mentre la seconda migliora l’ambiente nel quale studiate.

Questi sono alcuni consigli per migliorare il vostro ambiente di studio: se


la vostra casa è rumorosa, prendete dei tappi per le orecchie per isolarvi
al meglio, non state in una stanza dove in genere fate altro o dove c’è
altra gente, non state in luoghi dove ci possono essere distrazioni e poi
un consiglio, forse il più importante: spegnete il cellulare! Cellulare,
Facebook, Messenger o chat devono essere spenti! Secondo alcuni esperti
nell’attuale società veniamo interrotti da uno strumento elettronico (pc,
cellulare ecc.) ogni 11 minuti. Come potete trovare la concentrazione se
circa 6 volte all’ora siete distratti da qualcos’altro?

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Se siete di quelle persone che si distraggono facilmente e ci impiegano
molto tempo per ottenere la concentrazione vi consiglio di staccare
anche il telefono di casa specie per le telepromozioni, e di avvisare gli
altri coinquilini di non disturbarvi. In più se avete paura di ricevere
chiamate urgenti impostate dei filtri e consentite le chiamate solo a certe
persone, o mettete la suoneria solo per certe persone. Vi prenderà un
po’ di tempo ma vi assicuro che se studiate mentre mandate SMS o
chattate non concluderete molto. Se non lo fate interromperete la vostra
la concentrazione ogni due minuti: come pretendete di studiare bene?

Se vi piace studiare in biblioteca assicuratevi che non sia rumorosa,


ma con i miei accorgimenti spesso è sufficiente la casa come ambiente
di studio per avere la giusta concentrazione. Quindi ricapitolando:
compratevi dei tappi per le orecchie in farmacia e spegnete telefono e
pc. Se riuscite a studiare con la musica non ci vedo nulla di male, anzi
secondo alcuni studi la musica classica in sottofondo aiuta a sviluppare
l’intelligenza, la memorizzazione e favorisce la concentrazione. Anche
se consiglierei di più la musica in altre situazioni, come ad esempio
durante lo svolgimento di esercizi o se state scrivendo al computer o
comunque se state svolgendo dei compiti che non richiedono elevata
concentrazione. La musica consigliata è quella strumentale, senza

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parole in quanto, potrebbero interferire nell’apprendimento. Valuterete
voi. Nel caso aveste altri pensieri per la testa fateli scivolare via, spesso
il metodo migliore è eseguire 10-15 minuti di tecniche di rilassamento.
Fra queste vi consiglio il training autogeno o la meditazione. Comunque
ne trovate diverse su internet, anche su YouTube. Si tratta di video da
ascoltare con gli auricolari contenenti musiche rilassanti e voci che vi
guidano nell’esercizio. Per quanto riguarda il training autogeno funziona
benissimo l’esercizio della pesantezza che ridurrà le tensioni. Inoltre vi
ricordo che la prima volta potrà sembrare una perdita di tempo fare questi
esercizi, ma dopo alcune volte sarà un ottimo investimento, fidatevi di
me.

Dopo che avrete eseguito l’esercizio una volta al giorno per una
settimana sarete ogni volta sempre più rilassati, rigenerati e concentrati.
Meglio perdere un quarto d’ora prima della seduta di studio che avere
continuamente i pensieri della vita di tutti i giorni a disturbarvi. Ci sono
alcuni piccoli accorgimenti per migliorare la concentrazione: eseguite
del movimento durante le pause, ossigenate bene la stanza tenendo una
finestra aperta, bevete molta acqua per mantenere il corretto equilibrio
idrico (siamo fatti per il 70% di acqua). Infine nella stanza ci deve essere
una temperatura leggermente fresca per evitare di sentirvi troppo a vostro

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agio (il caldo favorisce il sonno).

Esempio di un piano di studio


Ora vi porto un esempio di come mi sono organizzato l’ultimo anno
della mia laurea. In un solo anno ho studiato oltre 20 esami, praticato il
tirocinio e scritto (e ovviamente discusso) la tesi.

Dapprima ho creato in Excel un programma per organizzarmi le giornate


con lezioni e tirocini, poi ho calcolato il numero di pagine di ogni esame
e quanto tempo mi richiedeva studiarle e ho fatto dei programmi di studio
in cui scrivevo che esami dare ciascun mese e quanti argomenti studiare
ogni giorno. Se avevo un esame valutavo il programma, la difficoltà e la
lunghezza e tenevo in conto di studiare l’intero esame una volta e altre
due di ripasso. Distribuivo quindi gli impegni nel corso della giornata e
studiavo in ogni ritaglio di tempo libero, anche mentre facevo la fila alle
poste o subito dopo pranzo.

Mi sono distribuito in maniera omogenea gli argomenti da studiare nei


giorni prima dell’esame e li ho divisi in argomenti da studiare la mattina
e la sera. La mattina mettevo un argomento ostico e a fine mattinata uno
facile. La sera gli argomenti di media difficoltà, di primo pomeriggio i

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più semplici o il ripasso delle pagine studiate a fine sera. Unica regola era
non superare le quattro ore di studio e continuare ad andare in palestra e
uscire. Di solito mi svegliavo alle nove e iniziavo a studiare dalle dieci
fino all’una. Di sera altre due ore in completa concentrazione.

Ho usato quindi gli altri impegni come l’allenamento in palestra, la corsa o


i tirocini per crearmi le condizioni di scarsità di tempo ed essere obbligato
a studiare più veloce (un buon esempio di come sfruttare bene la legge
di Parkinson). Se avevo previsto un weekend con feste e\o impegni,
redistribuivo alcuni argomenti da studiare nei giorni precedenti per poi
avere il weekend libero. Non ho mai spostato gli orari dell’allenamento
e alle 18:30 smettevo categoricamente di studiare in quanto la mente è
meno recettiva e quindi meno efficiente. Quello che facevo era scrivere
al massimo una o due pagine di tesi prima di uscire la sera.

Inoltre se vanno male le cose e saltano i piani dovete trovare un piano B,


farvi le giuste domande e in qualche modo il come realizzare l’obiettivo
lo troverete.

SEGRETO n. 29: aggiornate i vostri programmi e tenete conto degli


imprevisti. Nel caso avvengano dovete trovare un piano alternativo.

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Potete anche farvi come domande della sera: «Come posso trovare
un’alternativa?» La notte spesso aiuta a trovare una soluzione,
soprattutto nella fase REM del sonno.

Vi confesso che diverse volte stavo per mollare ma aver comunicato


a tutti la data della mia laurea mi ha dato la forza per non cedere mai
sino a ottenere ciò che volevo. Condividete i vostri obiettivi con i vostri
amici: il dispiacere di non realizzarli vi darà la forza per farcela. Le
risorse sono dentro di voi.

Come tecniche da utilizzare vi ricordo di informarvi sull’esame che


dovete dare, sulla presenza di sbobinature, sulle date degli appelli. Inoltre
fatevi un piano di studio seguendo i seguenti dieci passaggi.
1. fissate l’appello;
2. calcolate le pagine dell’esame e il tempo che vi richiede studiare
il programma;
3. andate a ritroso dalla data dell’appello sino al giorno di studio
numero uno;
4. fatevi una lista degli argomenti dell’esame e mettetene alcuni ogni
giorno dividendoli equamente fra mattina e sera ricordando di
studiare al mattino i più impegnativi;

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5. finite il programma dell’esame la prima volta nella metà del tempo
disponibile e dedicate l’altra metà dei giorni prima dell’esame al
ripasso che sarà più veloce;
6. calcolate eventuali giornate di riposo o in cui non volete studiare
per altri impegni e spostate gli argomenti di studio del giorno di
riposo ad altri giorni precedenti ripartendoli equamente;
7. siate flessibili, se un giorno non avete voglia di studiare mettete
gli argomenti che vi restano al giorno successivo o viceversa se
vi sentite particolarmente in forma iniziate il programma di studio
del giorno dopo;
8. inserite le pagine da studiare in base agli impegni della giornata (se
avete lezione di mattina studiate solo la sera e ovviamente meno
argomenti);
9. ogni volta che finite un argomento cancellatelo dalla lista in modo
tale da poter vedere concretamente mentre vi avvicinate alla
realizzazione dell’obiettivo;
10. se ci sono imprevisti cercate un piano b e sfruttate ogni momento
libero della giornata per studiare, anche alla fermata del pullman
o guardando le slide dal cellulare.

SEGRETO n. 30: prendete spunto dalla situazione da me esposta e

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vissuta e dal decalogo per organizzare il piano di studio per poter
organizzare al meglio le vostre giornate ed avere più tempo libero e
risultati più evidenti.

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RIEPILOGO DEL CAPITOLO 2:
• SEGRETO n. 17: Uno dei segreti del successo nello studio è
organizzare accuratamente un piano di studio dove sono contenute
le interrogazioni da sostenere e gli argomenti da studiare giorno per
giorno così da poter organizzare la giornata al meglio.
• SEGRETO n. 18: Non studiate a compartimenti stagni. È molto
importante fare i giusti collegamenti fra una materia e l’altra.
• SEGRETO n. 19: Per riuscire a studiare entro la data prefissata
dovete fissare degli obiettivi. Ciascun obiettivo deve possedere delle
caratteristiche ben precise per essere raggiunto.
• SEGRETO n. 20: Il metodo OSA si basa su obiettivo, scopo, azione.
La prima azione da fare sarà creare un buon obiettivo con tutte le
caratteristiche descritte, la seconda trovare dentro di voi il motivo
per cui volete realizzarlo e la terza trovare gli strumenti-attrezzi che
vi servono per raggiungerlo e agire.
• SEGRETO n. 21: Per realizzare un obiettivo è necessario crederci
veramente. Le convinzioni sono ciò che la nostra mente crede.
Non esistono convinzioni negative o positive ma solo convinzioni
potenzianti che permettano di migliorare voi stessi e realizzare i
vostri obiettivi.
• SEGRETO n. 22: Calcolate il vostro PAGE RATE. Questo indice

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esprime la vostra efficienza nello studio. Per calcolarlo vi basterà
dividere il numero di pagine studiate per le ore di studio. Non superate
le due ore consecutive di studio nella prova.
• SEGRETO n. 23: La legge di Parkinson recita che più tempo si ha
a disposizione più se ne spreca. In condizioni di scarsità di tempo si
tende ad apprendere prima.
• SEGRETO n. 24: Provate a studiare un certo numero di pagine in
metà tempo. In questo modo sfruttate la legge di Parkinson e abbattete
i vostri limiti mentali, migliorando la velocità di studio.
• SEGRETO n. 25: Smontate le vostre convinzioni limitanti sullo
studio e sostituitele con convinzioni potenzianti mediante il metodo
a 5 passaggi.
• SEGRETO n. 26: Il ciclo del successo parte da una convinzione
riguardo a qualcosa cui segue una prova reale di ciò. Dopo la
prova si fanno le valutazioni e se il risultato è positivo si rinforza
la convinzione iniziale. Sfruttatelo ogni volta per aumentare le
convinzioni potenzianti.
• SEGRETO n. 27: Sfruttate il vostro sistema di attivazione reticolare
(SAR) per imparare a focalizzarvi in ciò che di positivo avete. In
questo modo potete iniziare a ottenere sicurezza in voi stessi e a
tirare fuori le migliori risorse.

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• SEGRETO n. 28: Fatevi le domande potenzianti per ottenere il
meglio da voi stessi in due momenti della giornata. Meglio al mattino
e alla sera. In questo modo il vostro cervello si impegnerà a cercare
la risposta a quelle domande dentro di voi e nel mondo circostante.
• SEGRETO n. 29: Aggiornate i vostri programmi e tenete conto degli
imprevisti. Nel caso avvengano dovete trovare un piano alternativo.
Potete anche farvi come domande della sera: «Come posso trovare
un’alternativa?» La notte spesso aiuta a trovare una soluzione,
soprattutto nella fase REM del sonno.
• SEGRETO n. 30: Prendete spunto dalla situazione da me esposta e
vissuta e dal decalogo per organizzare il piano di studio per poter
organizzare al meglio le vostre giornate ed avere più tempo libero e
risultati più evidenti.

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CAPITOLO 3:
Come sostenere un esame orale

La comunicazione
La comunicazione gioca un ruolo importante in ogni campo della vita,
difatti esistono diverse teorie della comunicazione che vengono studiate
in ambito psicologico. Lo scopo di questo capitolo è di insegnarvi
come sostenere un adeguato colloquio d’esame. Vi ricordo che esistono
alcuni assiomi sulla comunicazione, uno dei più importanti afferma che
è impossibile non comunicare. Infatti, per comunicazione si intende il
rapporto che avete con altre persone. Immaginatevi una persona che
sta seduta in disparte in pullman, leggendo il suo giornale: ebbene
anche lui comunica di non voler comunicare. Quindi come prima regola
fondamentale si può dire che ogni atto che noi facciamo è un atto di
comunicazione.

SEGRETO n. 31: la comunicazione gioca un ruolo fondamentale nella


vita di tutti i giorni. Un importante assioma dice che è impossibile
non comunicare. Di conseguenza migliorando la comunicazione si
può migliorare l’esito di un esame orale.

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Le comunicazione si può suddividere in: comunicazione verbale,
paraverbale e comunicazione non verbale. Per quanto riguarda la prima
si intende una comunicazione effettuata mediante l’utilizzo di parole; la
comunicazione paraverbale invece valuta il modo in cui vengono dette le
parole, ovverosia il timbro, la velocità, le pause, il tono di voce. Infine la
comunicazione non verbale riguarda il modo in cui ci disponiamo nello
spazio e i gesti che compiamo: in questo caso è importante la postura,
la distanza che teniamo dal soggetto, le espressioni facciali e il modo in
cui muoviamo le mani.

È molto importante sapere che le parole che si dicono contano solo


per un 7%, infatti spesso non è importante CHE COSA diciamo ma
COME lo diciamo. Il restante 93% della comunicazione (che è quello
su cui dovete puntare perché viene percepito molto di più) è dato dal
paraverbale con un 38% e il non verbale col 55%.

SEGRETO n. 32: la comunicazione si può suddividere in verbale,


paraverbale e non verbale. In una conversazione la comunicazione
verbale conta per il 7%, quella paraverbale 38% e quella non verbale
55%. È fondamentale concentrarsi su come vengono dette le parole
oltre che sulla sostanza.

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Quindi riassumendo: è molto importante il tono di voce e la velocità con
cui si parla, ma ancora più importante è il modo di porsi, la gestualità
e le espressioni. Vi sarà capitato di sentire parlare una persona e di non
trovarla sicura di quello che dice, oppure provate voi stessi a dire: «Sono
allegrissimo!» con un tono di voce triste o con le spalle abbassate e senza
sorridere, non sareste credibili!

Questo è dovuto al fatto che il corpo umano recepisce come più importanti
il linguaggio non verbale e paraverbale, e questo è ciò su cui dovrete
puntare all’esame per sembrare più sicuri o per evitare di sabotarvi.
Vi posso ricordare, infatti, che se partite molto sicuri a un colloquio
spesso dopo la prima domanda vi potrebbero liquidare con un bel voto: i
professori non hanno sempre tempo e voglia di interrogare, se vi vedono
veramente sicuri può bastare anche una sola domanda per finire l’esame.
Spesso quello che conta è come vengono dette le cose. Quante volte vi
è capitato di sentirvi dire dal professore che vi ha messo un voto più
basso, nonostante abbiate risposto a tutto, perché vi ha trovati insicuri?
Il motivo di tutto questo è perché vi siete impegnati nel linguaggio
verbale tralasciando il paraverbale e il non verbale, che invece è il più
importante.

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SEGRETO n. 33: il linguaggio non verbale può fare la differenza
fra un’interrogazione da 7 e una da 10, inoltre i professori spesso se
vedono che siete sicuri vi fanno una sola domanda e poi considerano
concluso l’orale.

La comunicazione paraverbale
Ora andremo ad analizzare le caratteristiche richieste per migliorare
questi due aspetti. Partiamo dalla voce, che costituisce il paraverbale.
Questo consta di diversi elementi: tono, frequenza, ritmo e silenzio. È
stato constatato che fra persone di diverso livello sociale quella con il
livello sociale più elevato usa un tono più grave. Sono importanti anche
le pause, che possono essere di due tipi: vuote, quando sono costituite
da un breve silenzio, piene quando si usano intercalari come «ehm»,
«dicevamo», «dunque», «beh!»

Una voce per essere definita sicura deve possedere alcune caratteristiche:
prima di tutto deve essere calda, deve prendere le giuste pause ed essere
allo stesso tempo leggermente spedita. Nel caso di un colloquio orale
spesso è buona cosa avere un ritmo elevato ma comprensibile, quindi
senza esagerare; questo è un indice di sicurezza che spesso viene
apprezzato. Inoltre vi consiglio di sottolineare con un cambio di tono di

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voce le frasi più importanti. Se possibile evitate di usare spesso pause
piene in quanto, possono indicare insicurezza, mentre usate leggermente
quelle vuote per enfatizzare l’importanza di qualcosa a fine frase. Vi
potete esercitare a casa, magari vi fate ascoltare mentre ripetete. Quello
che conta è che voi prepariate un discorso su ogni argomento e lo ripetiate
alcune volte per riuscire a rendere al meglio. Potete anche registrarvi e
analizzare i vostri errori nell’esposizione.

SEGRETO n. 34: migliorate il vostro paraverbale usando le


caratteristiche di una voce sicura, abbastanza spedita, chiara e senza
tremolii. Sono importanti le pause al momento giusto e i cambi di
tono per sottolineare le frasi più importanti. Esercitatevi con un
amico o registrando la vostra voce.

La comunicazione non verbale


Infine per quanto riguarda il non verbale esercitatevi a fare gesti mentre
esponete e allo stesso tempo mantenete una postura dritta ma rilassata che
deve comunicare sicurezza. Il linguaggio non verbale è universalmente
riconosciuto da tutte le culture in quanto, è nato prima del linguaggio
verbale. Esso conta di tre componenti: il sistema cinesico, la prossemica
e l’aptica. Il sistema cinesico che valuta gli atti comunicativi emessi dal

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nostro corpo fra cui la mimica facciale, i gesti, la postura e il contatto
visivo. I nostri muscoli facciali hanno tantissime tipologie di movimento
e dalle loro combinazioni nasce la mimica facciale, molto importante
per comunicare in quanto, ad ogni emozione è associata una determinata
espressione del nostro volto. Paul Elkman e la scuola di Palo Alto in
California hanno classificato ben 44 possibili movimenti facciali (es.
corrugare la fronte, alzare le sopracciglia, sbadigliare ecc.) dalla cui
combinazione nasce un’espressione facciale.

Quando noi sorridiamo comunichiamo fiducia, sicurezza ed allegria, vi


consiglio di sfruttarlo a un colloquio orale. L’importante è che il vostro
sorriso sia spontaneo e non sorridiate come ebeti!

SEGRETO n. 35: il sorriso è un’arma formidabile per dimostrare


sicurezza e creare empatia con l’interlocutore. Usatelo ma in maniera
naturale!

Esiste una branca della psicologia, la prossemica, che valuta la distanza


fra due persone ai fini comunicativi. Si possono identificare così quattro
zone: la zona intima, la zona personale, la zona sociale e la zona pubblica.
La prima ha una distanza compresa fra 0 e 50 cm ed è riservata ai partner

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e ai familiari. La zona personale si allarga da 50 cm a un metro ed è
riservata agli amici e a qualche conoscente. La zona sociale è quella
nelle quali si svolgono le conversazioni formali e quindi anche i colloqui
di lavoro o un esame. La distanza varia da 1 a 3 metri.

Infine la zona pubblica è quella fra due sconosciuti con una distanza
di oltre tre metri. Per l’esame vi consiglio di avere una postura aperta,
quindi braccia e gambe leggermente divaricate ma che, allo stesso
tempo, non invada la zona del professore; quindi dovete rientrare fra
la zona sociale e quella personale, a seconda del grado di confidenza.
Spesso non ci saranno problemi in quanto, c’è la cattedra o la scrivania
a separarvi. L’importante è non invadere comunque eccessivamente la
zona del professore.

Per quanto riguarda il contatto oculare (Eye Contact: EC) vi consiglio


di guardare il professore negli occhi ma di non esagerare. Spesso ci si
trova di fronte a due tipi di professori: quelli che hanno un atteggiamento
interessato al vostro discorso e quelli che rimangono impassibili.

Nel caso dei primi potete calibrare le vostre parole e cambiare il discorso
in base alle sue reazioni facciali, mentre per i cosiddetti professori

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impassibili vi consiglio di non esagerare col contatto visivo e di lasciar
perdere interpretazioni di vari segnali di approvazione. È soltanto una
perdita di tempo e vi distrae. Il contatto visivo ha due funzioni: quella di
mostrarvi sicuri e quella non sembrare eccessivamente concentrati nel
ripetere a memoria ma di rendere l’esame una discussione a due e non
qualcosa di formale.

SEGRETO n. 36: durante l’esame, se è possibile, usate come feedback


le espressioni del volto del professore per valutare l’andamento della
vostra esposizione.

Il sistema prossemico valuta il contatto fisico fra due persone, come


ad esempio una pacca sulla spalla o una stretta di mano. Spesso non
è richiesta in un esame orale, ma nel caso il professore vi stringa la
mano ricordatevi la caratteristica principale di una stretta di mano: deve
essere salda, abbastanza solida e sicura. Senza esagerare ovviamente,
calibratevi in base alla stretta del professore. Vi consiglio, nel caso
andiate a un appuntamento nello studio del professore per chiedere
chiarimenti, di stringere la mano con le caratteristiche appena esposte
e ringraziarlo; in questo modo spostate la cornice del discorso verso un
incontro fra pari piuttosto che verso un incontro dove lui è il superiore.

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Dopo aver analizzato questi aspetti della comunicazione si può passare
ad analizzare altri due argomenti: il canale di comunicazione e il rapport.

SEGRETO n. 37: per avere un ottimo linguaggio non verbale


mantenete una postura dritta e rilassata, sorridete e fate gesti per
spiegare al meglio il discorso. Mantenete inoltre il giusto contatto
visivo. La postura deve essere espansiva, occupando le giuste distanze
rispetto all’interlocutore.

Il sistema rappresentazionale: visivo, cinestico, auditivo


Secondo la PNL ogni persona possiede un canale preferenziale per
comunicare, questo varia col tempo e con le esperienze vissute dal
soggetto. I canali di comunicazione sono fondamentalmente tre: visivo,
auditivo, cinestesico. Il primo si basa sulla vista e sull’utilizzo di termini
che ricordano la visione come: «Vedo tutto più chiaro», «Ci sono molte
ombre», «Il ragionamento non fa una piega». Le persone che utilizzano
questo linguaggio di solito parlano veloce, in quanto ragionano per
immagini e nella loro mente le immagini appaiono veloci e spesso
pensano più velocemente delle persone normali.

Allo stesso tempo è stato constatato che quando una persona si ricorda

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un avvenimento, gli occhi si trovano o centrati oppure in alto verso
destra o verso sinistra. Queste persone spesso apprendono studiando per
immagini e con schemi e si trovano a loro agio con altre persone visive.
La seconda categoria è quella delle personalità auditive: queste ultime
basano la percezione del mondo sul senso dell’udito, utilizzano modi di
dire che si rifanno al suono come «Non mi suona bene», «Ti sento forte
e chiaro», e hanno un tono di voce moderato e una velocità media.

È la categoria più equilibrata e si trova a proprio agio con categorie


simili. Il movimento degli occhi in questo caso è a destra o sinistra.
Infine una terza categoria è quella delle persone cinestesiche: queste
ultime utilizzano come sensi principali i restanti tre con particolare
considerazione per il tatto. Sono persone che parlano lentamente perché
vogliono gustarsi il momento e utilizzano locuzioni come «È dura»,
«Mi è sfuggito di mano». Basano la percezione del loro mondo sulle
sensazioni, sia esteriori che interiori.

C’è da ricordare che ogni persona possiede tutti e tre i canali di


comunicazione, ma uno dei tre è dominante. Il nostro scopo è di scoprirlo
per poi utilizzarlo e per entrare in sintonia con il nostro interlocutore.
Per poter scoprire il tipo di personalità spesso basta far parlare un po’

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la persona e ascoltarla, sentire la velocità della sua voce e i termini che
utilizza. Un espediente che spesso viene utilizzato è quello di ascoltare
il racconto che fa una persona e valutare la terminologia utilizzata.

SEGRETO n. 38: secondo la PNL esistono 3 tipi di persone: quelle


visive (V) che basano la loro realtà sulle immagini, quelle auditive
(A) che la basano sull’ascolto dei suoni e quelle cinestesiche (K) sulle
sensazioni. Scoprite il canale comunicativo utilizzato dal professore
per creare empatia.

Una volta che avete appreso, seguendo anche le lezioni, il tipo di


personalità del professore potete utilizzare l’informazione per ottenere
un notevole vantaggio durante il colloquio.

Spesso si potrà utilizzare la velocità corrispondente alla sua personalità


e se possibile l’utilizzo di termini che si basano sul suo sistema di
percezione. Ovviamente quest’ultimo caso non sarà sempre possibile, è
più facile magari nelle materie dove si può argomentare. Di solito due
persone non vanno molto d’accordo fra di loro se appartengono a due
categorie opposte.

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Così una persona visiva si stancherà presto della lentezza di una
cinestesica e, allo stesso modo, quest’ultimo avrà una vera e propria
difficoltà a seguire il visivo. Al contrario le persone auditive sono quelle
considerate più equilibrate in generale. Due personalità uguali invece
spesso si trovano molto d’accordo fra loro perché ognuna rispetta i
tempi e i vocaboli. Un altro consiglio che posso dare è quello di cercare
di capire la personalità del professore anche in altre occasioni: seguirlo
a dei congressi, chiedendo un appuntamento per delucidazioni ecc.

Un ulteriore modo è quello di essere interessati alle loro ricerche e agli


argomenti di cui parlano, facendo domande intelligenti al momento
opportuno (senza interrompere la spiegazione in momenti critici).
Ovviamente tutto questo è più importante se siete in un piccolo corso di
studi: spesso i professori si ricorderanno di voi e, se vi mostrate brillanti a
lezione, magari sapendo rispondere alle domande durante le spiegazioni,
partite con una marcia in più all’esame.

SEGRETO n. 39: due persone dello stesso canale comunicativo si


trovano a proprio agio fra loro, mentre due persone con un canale
opposto spesso non vanno d’accordo. Per capire il canale del
professore fate domande alle lezioni e ascoltate i termini che utilizza

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mentre spiega.
Le strategie
È stato dimostrato, inoltre, che lo sviluppo di ogni singola sensazione
segue un percorso e un ordine ben preciso. Ogni passaggio corrisponde
a un canale sensoriale differente. Questo processo viene chiamato
strategia. Il numero di passaggi necessari è variabile ed è tanto maggiore
quanto più è difficile ottenere il risultato; in ogni caso ognuno di questi
passaggi termina con una sensazione cinestesica interiore che fa provare
quel determinato stato d’animo. Inoltre ognuna di queste sensazioni può
essere interna o esterna, avendo così sei possibili combinazioni: visivo
interno (Vi) e visivo esterno (Ve), auditivo interno (Ai) e auditivo esterno
(Ae), cinestesico esterno (Ke) e cinestesico interno (Ki).

Un esempio può essere la strategia di innamoramento che spesso parte


da una sensazione esterna, prosegue con una interna e termina con
cinestesica interna. Un esempio può essere una ragazza che sente prima
la voce di un uomo che le piace, poi passa a valutarlo dal punto di vista
fisico, successivamente si immagina lei che fa un viaggio con lui o come
potrebbe essere la vita con lui, la sua voce interna poi dice: «Sì mi trovo
proprio bene con lui, è l’uomo adatto a me» e, infine, prova la sensazione
interiore di innamoramento. In questo caso prima ha una sensazione

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uditiva esterna, poi una visiva esterna, poi una visiva interna, una
auditiva interna e il tutto termina con la sensazione cinestesica interna
di avvenuto innamoramento.

Il tutto può essere schematizzato in: Ae – Ve – Vi – Ai – Ki. È molto


importante imparare a riconoscere sia le strategie dell’interlocutore sia
le proprie. Basterà riflettere e ripercorrere a ritroso la sequenza di eventi
che vi fa innamorare o che vi permette di essere sicuri.

Consiglio di sfruttare le strategie più per essere sicuri di voi stessi che
per scatenare stati d’animo in un professore in quanto questa procedura
sarebbe eccessivamente laboriosa da applicare per un esame orale.
In ogni caso un utilizzo adeguato del paraverbale e del non verbale e
l’utilizzo del giusto canale di comunicazione fanno parte delle strategie
di rapport.

SEGRETO n. 40: le strategie sono una sequenza ordinata di


percezioni (V, A, K) esterne e interne che scatenano, se vissute,
uno stato d’animo. Sfruttate le vostre strategie per innescare stati
d’animo produttivi.

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Il rapport
Con rapport, in PNL, si intende una particolare situazione nelle quale
due persone instaurano un rapporto di affinità e fiducia che sfocia in
empatia. Oltre alle precedenti tecniche esistono altre due tecniche
importanti per creare rapport e quindi fiducia e sensazioni di benessere
nell’interlocutore. Una è il cosiddetto mirroring, rispecchiamento.

Come dice il nome stesso, questa strategia consiste nel rispecchiare gli
stessi atteggiamenti del vostro interlocutore. Se ci fate caso, due persone
normalmente a loro agio quando parlano tendono a imitarsi a vicenda
per creare maggiore empatia: questo avviene inconsciamente ma voi
potete sfruttare questo comportamento in maniera conscia per creare
situazioni di maggiore comfort. Provate a vedere un gruppo di amici
molto affiatati al bar, rispecchiano spesso le stesse posizioni: se uno ha
le gambe incrociate anche gli altri tendono a disporsi così, quando uno
tamburella con le dita spesso anche un altro si mette a tamburellare,
addirittura respirano allo stesso modo.

Questo meccanismo potete applicarlo anche agli esami orali imitando


lievemente la posizione, il tono di voce e quello che fa il vostro professore.

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Ovviamente non esagerate altrimenti potete cadere in situazioni ridicole,
ma vi assicuro che se imitate uno o due comportamenti il professore o
più genericamente l’interlocutore non si accorge di niente. Se lui sposta
il braccio sinistro voi potete spostare quello destro, o la spalla destra. Il
mirroring corretto si fa ricalcando piccoli comportamenti e modificandoli
leggermente. Le persone simili cercano altri simili, è questa è una delle
strategie più adatte.

SEGRETO n. 41: per rapport si intende una situazione di profonda


empatia fra due o più persone. Una delle tecniche migliori per crearlo
è il cosiddetto mirroring che consiste nel rispecchiare leggermente i
movimenti del vostro interlocutore.

Le fasi per creare il rapport sono tre: calibrazione, mirroring e leading.


La prima consiste nel valutare il sistema rappresentazionale del vostro
interlocutore e il linguaggio verbale, paraverbale e non verbale. È una
fase di osservazione. La fase successiva è il mirroring di cui ho già
parlato, che può essere o verbale, imitando cioè le locuzioni e i modi di
dire dell’interlocutore (sarebbe ottimo utilizzare parole del suo sistema
rappresentazionale) o non verbale, andando a imitare quindi il tono di
voce, le pause e la postura.

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La terza fase infine è quella di leading, dove sarete voi a condurre il gioco:
provate a cambiare postura o tono di voce, se il vostro interlocutore vi
segue significa che siete entrati pienamente in rapport.

SEGRETO n. 42: la prima fase del rapport è la calibrazione, in cui


osservate il vostro interlocutore. La seconda fase è il mirroring in cui
rispecchiate i suoi movimenti e le sue espressioni verbali e infine la
terza fase è quella di leading, nella quale sarete voi ad essere imitati
in caso di riuscito rapport.

Il meccanismo con cui si instaura l’empatia è stato spiegato nel 1995 da


alcuni ricercatori dell’università di Parma che hanno scoperto un nuovo
tipo di neuroni: i neuroni mirror (a specchio). Questi ultimi si trovano in
un’area detta area di Broca che è fondamentale per il linguaggio.

I neuroni mirror si attivano in maniera inconscia osservando una persona


che si muove e sono fondamentali nell’apprendimento motorio per
imitazione. Hanno quindi funzione motoria ma si attivano tramite input
visivi e spiegano perché le persone tendono ad assumere posizioni simili
durante un discorso. La parte conscia del cervello funge da controllo e

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inibisce questo movimento di rispecchiamento nei casi in cui non ci
troviamo a nostro agio. Il meccanismo appena citato secondo alcune
teorie ha permesso ai primati di sviluppare il linguaggio nel corso
dell’evoluzione.

SEGRETO n. 43: il segreto del rapport sta in un gruppo di neuroni,


detti a specchio, che si attivano con l’osservazione e permettono di
imitare i comportamenti dell’interlocutore.

Tecniche di gestione dell’ansia


Questi sono i fondamenti della comunicazione: c’è anche da ricordare
che l’esame orale spesso crea preoccupazione nello studente e l’ansia
può giocare brutti scherzi facendo rendere molto meno gli studenti. Di
conseguenza ho deciso di parlare brevemente di alcune tecniche per
rendere al massimo agli esami orali; sono tecniche conosciute sia dagli
esperti di PNL che dagli sportivi. Fra queste possiamo citare diverse
tecniche di rilassamento, che permettono di ottenere stati d’animo
positivi e che possono essere applicate per arrivare rilassati all’esame.
Ce ne sono di diversi tipi, dallo yoga all’autoipnosi al tranining autogeno.
Io consiglio quest’ultima tecnica in quanto, mi ha davvero aiutato in
certe situazioni di stress. Il training autogeno è stato ideato da Schultz

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negli anni 30 e consiste di diversi esercizi. Come dice la parola stessa,
training, questa tecnica si basa su un allenamento continuo mediante
una o due sedute al giorno per riuscire a rendere permanenti le modifiche
neurofisiologiche.

Invece, il termine autogeno si riferisce gli stati che vengono riprodotti


a livello fisico, e quindi sul soma (il corpo), e che si ripercuotono
sull’autopercezione che a sua volta si ripercuote sul corpo. La respirazione,
la nostra posizione, lo stato della muscolatura, il battito cardiaco e la
pressione vanno a costituire la fisiologia del nostro corpo che costituisce
un binomio indissolubile con la mente: se abbiamo una fisiologia rilassata
questo si ripercuoterà nella nostra mente che ricevendo gli stimoli del
nostro stesso corpo rilassato potrà ottenere uno stato d’animo rilassato.
Allo stesso tempo, se siamo tristi o felici questo si ripercuoterà in una
particolare fisiologia del nostro organismo.

Secondo gli studi di Daniel Goleman (nel suo libro Intelligenza emotiva)
le emozioni sono dei programmi preimpostati che servono a metterci nella
condizione di agire in un determinato modo. La rabbia quindi ci prepara
a uno scontro aumentando il battito cardiaco, scatenando il rilascio di
glucosio e quindi energie nel sangue e cambiando la respirazione. Di

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conseguenza da tristi noi avremo una fisiologia abbattuta, al contrario se
siamo felici il nostro corpo si adatterà di conseguenza. Si può interrompere
questo circolo modificando uno dei due stati: ad esempio se siete tristi,
potete provare a saltare battendo le mani e urlando «Sono triste!» Piano
a piano vi accorgerete di non essere tristi perché quello che il vostro
cervello riceve dal corpo è in totale contraddizione con quello che prova
e si adatterà di conseguenza. Il training autogeno sfrutta in parte questi
principi e, a differenza dell’ipnosi, non necessita dello psicoterapeuta
ma può essere appreso e utilizzato a proprio piacimento. Esistono diversi
corsi sul training autogeno che durano alcune ore: io vi consiglio di
svolgere gli esercizi col training autogeno guidato che potete reperire
online o comprando le registrazioni o in maniera gratuita su YouTube.
Questa tecnica consta di sei esercizi ma basterà effettuarne anche solo
uno basilare per ottenere notevoli benefici.

SEGRETO n. 44: l’ansia non permette di rendere al massimo.


Sfruttate le tecniche di rilassamento come il training autogeno per
ridurre il livello di ansia e rendere al meglio.

Gli esercizi basilari sono quello della pesantezza e quello del calore.
Il primo ha il compito di portare il rilassamento nella muscolatura

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striata, il secondo quello di scatenare una vasodilatazione periferica
generando così una sensazione di calore. Gli altri quattro esercizi detti
complementari sono: del respiro, del plesso solare, del battito cardiaco
e della fronte fresca. Gli esercizi si possono eseguire in tre posizioni:
sdraiati, in poltrona e con la posizione a cocchiere.

Io vi consiglio di farli da sdraiati nel letto, scalzi e senza abiti o accessori


(come orologi ecc.) che vi creino disturbo, isolati dal suono e in penombra
o al buio e con gli occhi chiusi. Inoltre spegnete cellulare e pc in quanto,
per i venti minuti dell’esercizio dovete essere rilassati. Gli esercizi potete
anche leggerli su internet, in ogni caso sfruttano delle frasi che dovrete
ripetere per generare quel particolare stato d’animo. La respirazione
deve essere lenta e controllata ma soprattutto spontanea. Allenatevi a
eseguire una corretta respirazione addominale: il modo migliore di farlo
è respirare lentamente e pensando di spostare con l’addome che si gonfia
un oggetto che è posato sopra di esso. Il modo migliore resta comunque
quello di eseguire il training autogeno tramite degli audio guidati.

SEGRETO n. 45: eseguite il training autogeno con un audio guidato


nella vostra posizione preferita. Scegliete un posto calmo, caldo, con
luci soffuse e utilizzate degli auricolari per essere isolati.

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Per quanto riguarda altri esercizi di rilassamento posso ricordare lo yoga
del quale esistono diversi corsi e diverse varianti. Cercate nella vostra
città quella più adatta a voi. Anche queste tecniche di meditazione hanno
un discreto successo. Esistono delle tecniche di rilassamento che si
possono effettuare in luoghi rumorosi e ad occhi aperti. Una di queste si
basa sulla ripetizione di frasi che sono percepite come vere, i cosiddetti
truismi, associate poi a frasi di suggestione.

Questa tecnica può essere eseguita in qualsiasi posto, anche in treno o


durante una riunione o in viaggio. Si parte pensando circa sette otto frasi
assolutamente vere che vengono ricavate dall’ambiente: se siete seduti
ad una riunione su una poltrona mentre parla un vostro collega, potete
ad esempio iniziare a pensare: «Sento la sensazione della poltrona sulla
mia schiena» «Sento la voce del mio collega che parla» ecc. continuate
così sino ad utilizzare sette o più frasi ricavate dall’ambiente esterno
e che appartengono a tutti e tre i sistemi rappresentazionali. Nel caso
precedente le due frasi provengono dal canale cinestesico e auditivo.
Una volta ripetute le sette frasi passate a ripeterne sei e la settima sarà
una frase di suggestione del tipo: «Sento una sensazione di calma
scendere», «Sono sempre più sicuro di me», «Mi sento più riposato».

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Una volta finita questa seconda ripetizione, dovrete ripetere solo 5 frasi
che provengono dall’esterno e introdurne un’altra oltre alla precedente
di suggestione. Procedete così eliminando un truismo ed introducendo
una frase di suggestione.

Lo schema sarà il seguente: 7 truismi dall’ambiente utilizzando i tre canali


comunicativi; 6 truismi dall’ambiente e 1 suggestione di rilassamento; 5
truismi e 2 suggestioni; 4 truismi e 3 suggestioni; 3 truismi e 4 suggestioni;
2 truismi e 5 suggestioni; 1 truismo e 6 suggestioni; 7 suggestioni.
In questo modo, ingannate progressivamente il cervello mescolando
frasi vere a frasi non vere in modo tali da confonderle e raggiungere
lo stato d’animo desiderato. Ricordate che se il rumore presente vi
disturba potete inglobarlo nelle vostre frasi di suggestione utilizzando
dei connettivi come «ma», «più...più», «e».

Ad esempio nel caso di un rumore circostante potete inglobarlo


utilizzando una suggestione del genere: «…e più sento il rumore e più
mi sento calmo», oppure: «Ho la sensazione che la sedia sia molto dura,
ma più sento la sedia dura più mi sembra sia morbida come un sofà». Il
vantaggio di questa tecnica è che può essere fatta in qualsiasi momento,
la consiglio prima dell’esame se siete particolarmente agitati.

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Tecniche per rievocare stati d’animo positivi
Prima dell’esame può essere usata un’altra tecnica: lo scarico. Poco
prima di iniziare l’esame potete immaginare di avere la tensione in tutto
il corpo: cercate di incanalarla in una sola pallina e di tenere questa
pallina fra le mani. Una volta che la tenete fra le mani e la vedete, la
sentite vividamente, stringete forte la mano e fatela sparire, facendo così
sparire anche le emozioni associate ad essa. La stretta con la mano deve
essere eseguita realmente, in questo modo con questo gesto scaricate le
emozioni poco prima di parlare.

Vi consiglio, a proposito di questi gesti, la tecnica dell’ancoraggio


emotivo. Questa è una tecnica che permette di associare a uno stato
emotivo un particolare gesto fisico. Sfrutta i principi del condizionamento
classico studiato da Pavlov. Vi capiterà di vederlo spesso negli sportivi,
che prima di eseguire una battuta a tennis o prima di giocare un rigore
eseguono un gesto per darsi forza. Lo scopo di questo è rievocare uno stato
d’animo potenziante. Prima però, di poter utilizzare un’ancora bisogna
crearla ed è necessario conoscere le caratteristiche di un’ancora emotiva.
Prima di tutto immaginate una particolare situazione nella quale avete
provato lo stato d’animo che volete ottenere, ad esempio la sicurezza.

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La situazione deve essere immaginata vividamente e deve essere molto
intensa. Una volta che l’avete pensata, poco prima di raggiungere il
picco dello stato d’animo, eseguite un gesto da associare a questo stato
d’animo, ad esempio stringere il pugno. Ripetete questo procedimento
diverse volte, sempre eseguendo lo stesso tipo di ancora. Vi consiglio di
ripeterlo una decina di volte. Se l’ancora è stata creata accuratamente,
dovreste riuscire a rievocare quello stato d’animo semplicemente
eseguendo quel gesto.

Potete creare diverse ancore, ognuna associata a un innesco (trigger)


diverso. L’ancora deve avere alcune caratteristiche particolari:
1. l’esperienza pensata deve essere intensa;
2. il gesto deve essere fatto un attimo prima del raggiungimento del
picco;
3. il gesto deve essere univoco e associato ad una sola ancora;
4. deve essere ripetuto nel tempo per essere rafforzato ma soprattutto
nella fase di elaborazione per renderlo più duraturo ed efficace;
5. infine deve essere unico e non essere eseguito spesso, quindi vi
consiglio di fare gesti che fate raramente nel corso della giornata,
andando a ricercare aree del vostro corpo poco stimolate come
l’orecchio o lo sterno;

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6. il gesto inoltre deve essere il più semplice e preciso possibile per
evitare che altri movimenti lo rendano meno specifico per quello
stato d’animo;
7. cercate infine gesti semplici da fare, che si possano eseguire in
qualsiasi momento voi vogliate ottenere quello stato d’animo senza
apparire dei pagliacci (non mettetevi a eseguire un urlo saltando).

Se volete maggiori informazioni sull’ancoraggio potete leggere diversi


testi di PNL o reperire gli articoli su internet. Vi anticipo solamente che
si possono creare catene di ancore che permettono di passare da uno stato
d’animo negativo a diversi stati d’animo positivi attivando in sequenza
ancore diverse (ad esempio una nel pugno, un’altra nell’avambraccio e
una nel braccio).

Infine se volete estinguere un’ancora, basterà ripetere continuamente


lo stimolo in stati d’animo opposti rispetto a quello che vi genera. In
questo modo desensibilizzate il trigger stesso. Esercitatevi con le ancore
già da adesso e ripetetele più volte al giorno, in questo modo arriverete
all’esame rilassati e con la capacità di evocare immediatamente uno
stato d’animo di sicurezza e tranquillità che vi servirà per rendere al
meglio. Potete eseguire un ancoraggio emotivo prima di studiare, magari

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rievocando una situazione in cui vi siete sentiti particolarmente veloci
nello studio. Ancora, per ottenere concentrazione potete eseguire un
training autogeno o un’altra tecnica di rilassamento prima di studiare in
modo da essere lucidi e riposati.

SEGRETO n. 46: sfruttate la tecnica dell’ancoraggio emotivo per


rievocare stati d’animo positivi che vi permettono di dare il meglio
sia prima di una sessione di studio che prima di un esame orale.

Un’ultima tecnica consiste nella visualizzazione di ciò che volete


ottenere. Ricordate che il cervello non distingue un’esperienza vissuta
da una vividamente immaginata! In questo modo se siete in ansia per
l’esame perché immaginate di fare scena muta o di entrare nel pallone c’è
una buona possibilità che ciò accada perché voi stessi, immaginandolo
ripetutamente, siete diventati esperti nel fare scena muta. Per evitare che
questo si verifichi, iniziate a cambiare mentalità, a cercare di concentrarvi
su cosa volete ottenere. Spesso, infatti, la gente pensa a ciò che non
vuole che accada, ma così facendo riprodurrà nella sua mente proprio
quelle immagini. Il NON non viene letto dal cervello perché questo
funziona per immagini che non possono essere negate. Siete scettici?
Non pensate assolutamente a un maiale che entra nella vostra stanza e

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inizia a ballare. Scommetto che ve lo state già immaginando, per quanto
vi sforziate di non farlo. Magari subito dopo lo modificate cancellandolo
o pensando ad altre cose, ma per un istante lo vedete. Se voi iniziate a
pensare: «Non devo entrare nel panico» vi immaginerete entrare nel
panico e sarà proprio quello che accadrà con buone probabilità. Iniziate
a ragionare quindi pensando a quello che volete ottenere.

Prima di andare a dormire o nei momenti in cui pensate con ansia


all’esame iniziate a pensare di passarlo, visualizzate vividamente voi
stessi che rispondete alle domande. Cercate di sentire la sensazione di
sicurezza mentre parlate, la felicità che provate nel vedere che avete
preso un bel voto. Può sembrare un atteggiamento ridicolo, specie per
chi magari non prende bei voti.

Ma vi ricordo che le credenze vengono rafforzate di continuo da quello


che immaginate, se sapete che immaginare certe scene vi porta ad avere
ansia e che l’ansia vi rovina perché continuare a pensare a questa ipotesi
che nella maggior parte dei casi è remota? Iniziate a pensare positivo, al
meglio. Molti la chiamano legge d’attrazione, per gli psicologi si chiama
incapacità appresa o profezia che si auto-avvera.

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SEGRETO n. 47: prima di andare a dormire o nei momenti in cui
siete meno coscienti visualizzate situazioni positive. In questo modo
il vostro cervello riceverà le informazioni senza filtri dovuti alla
ragione.

Consiglio in definitiva di iniziare a sostituire le situazioni di panico che


vi immaginate con situazioni di vittoria: può sembrare ridicolo all’inizio,
ma fatelo e piano piano vi sentirete più sicuri, e se non sarete più sicuri in
ogni caso sicuramente non proverete quegli stati d’animo depotenzianti
che spesso rovinano le vostre esposizioni all’esame orale. Ho parlato
quindi in questo capitolo di due tipologie di tecniche: quelle che possono
essere applicate a casa e quelle che possono essere applicate poco prima
dell’esame.

Le tecniche da svolgere a casa sono il training autogeno, il rilassamento


ad occhi aperti con truismi, gli ancoraggi e le visualizzazioni. Poco prima
dell’esame potrete usare sia il rilassamento ad occhi aperti con truismi
che gli ancoraggi. Inoltre potete aggiungere, pochi secondi prima di
essere chiamati per sostenere l’esame, la tecnica dello scarico emotivo.
Infine vi consiglio di svolgere gli esercizi di visualizzazione dopo il
training autogeno: in questo modo potete avere la mente libera e pronta

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a ricevere le informazioni senza avere il filtro della mente conscia e
quindi pronta a prendere per buone le visualizzazioni.

Inoltre sarete più concentrati e visualizzerete al meglio il successo.


Ricordo che gli esercizi e le tecniche spiegate in questo capitolo
richiedono costanza, quindi dovrete iniziare ad applicarle da subito. Per
quanto riguarda il rapport e il mirroring potete iniziare ad allenarvi anche
mentre fate le commissioni e siete in giro o anche con i vostri amici e
inizierete a notare i cambiamenti nella comunicazione e a migliorarla
sempre più.

SEGRETO n. 48: sfruttate le tecniche di rilassamento e il training


autogeno prima degli esami e utilizzate l’ancoraggio emotivo prima
di una sessione di studio e prima di un esame orale. Allenatevi a
migliorare la comunicazione durante la vita di tutti i giorni.

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RIEPILOGO DEL CAPITOLO 3:
• SEGRETO n. 31: La comunicazione gioca un ruolo fondamentale
nella vita di tutti i giorni. Un importante assioma dice che è impossibile
non comunicare. Di conseguenza migliorando la comunicazione si
può migliorare l’esito di un esame orale.
• SEGRETO n. 32: La comunicazione si può suddividere in verbale,
paraverbale e non verbale. In una conversazione la comunicazione
verbale conta per il 7%, quella paraverbale 38% e quella non verbale
55%. È fondamentale concentrarsi su come vengono dette le parole
oltre che sulla sostanza.
• SEGRETO n. 33: Il linguaggio non verbale può fare la differenza
fra un’interrogazione da 7 e una da 10, inoltre i professori spesso se
vedono che siete sicuri vi fanno una sola domanda e poi considerano
concluso l’orale.
• SEGRETO n. 34: Migliorate il vostro paraverbale usando le
caratteristiche di una voce sicura, abbastanza spedita, chiara e senza
tremolii. Sono importanti le pause al momento giusto e i cambi di
tono per sottolineare le frasi più importanti. Esercitatevi con un
amico o registrando la vostra voce.
• SEGRETO n. 35: Il sorriso è un’arma formidabile per dimostrare
sicurezza e creare empatia con l’interlocutore. Usatelo ma in maniera

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naturale!
• SEGRETO n. 36: Durante l’esame, se è possibile, usate come feedback
le espressioni del volto del professore per valutare l’andamento della
vostra esposizione.
• SEGRETO n. 37: Per avere un ottimo linguaggio non verbale
mantenete una postura dritta e rilassata, sorridete e fate gesti per
spiegare al meglio il discorso. Mantenete inoltre il giusto contatto
visivo. La postura deve essere espansiva, occupando le giuste
distanze rispetto all’interlocutore.
• SEGRETO n. 38: Secondo la PNL esistono 3 tipi di persone: quelle
visive (V) che basano la loro realtà sulle immagini, quelle auditive
(A) che la basano sull’ascolto dei suoni e quelle cinestesiche (K) sulle
sensazioni. Scoprite il canale comunicativo utilizzato dal professore
per creare empatia.
• SEGRETO n. 39: Due persone dello stesso canale comunicativo si
trovano a proprio agio fra loro, mentre due persone con un canale
opposto spesso non vanno d’accordo. Per capire il canale del
professore fate domande alle lezioni e ascoltate i termini che utilizza
mentre spiega.
• SEGRETO n. 40: Le strategie sono una sequenza ordinata di
percezioni (V, A, K) esterne e interne che scatenano, se vissute, uno

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stato d’animo. Sfruttate le vostre strategie per innescare stati d’animo
produttivi.
• SEGRETO n. 41: Per rapport si intende una situazione di profonda
empatia fra due o più persone. Una delle tecniche migliori per crearlo
è il cosiddetto mirroring che consiste nel rispecchiare leggermente i
movimenti del vostro interlocutore.
• SEGRETO n. 42: La prima fase del rapport è la calibrazione, in cui
osservate il vostro interlocutore. La seconda fase è il mirroring in cui
rispecchiate i suoi movimenti e le sue espressioni verbali e infine la
terza fase è quella di leading, nella quale sarete voi ad essere imitati
in caso di riuscito rapport.
• SEGRETO n. 43: Il segreto del rapport sta in un gruppo di neuroni,
detti a specchio, che si attivano con l’osservazione e permettono di
imitare i comportamenti dell’interlocutore.
• SEGRETO n. 44: L’ansia non permette di rendere al massimo.
Sfruttate le tecniche di rilassamento come il training autogeno per
ridurre il livello di ansia e rendere al meglio.
• SEGRETO n. 45: Eseguite il training autogeno con un audio guidato
nella vostra posizione preferita. Scegliete un posto calmo, caldo,
con luci soffuse e utilizzate degli auricolari per essere isolati.
• SEGRETO n. 46: Sfruttate la tecnica dell’ancoraggio emotivo per

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rievocare stati d’animo positivi che vi permettono di dare il meglio
sia prima di una sessione di studio che prima di un esame orale.
• SEGRETO n. 47: Prima di andare a dormire o nei momenti in cui
siete meno coscienti visualizzate situazioni positive. In questo modo
il vostro cervello riceverà le informazioni senza filtri dovuti alla
ragione.
• SEGRETO n. 48: Sfruttate le tecniche di rilassamento e il training
autogeno prima degli esami e utilizzate l’ancoraggio emotivo prima
di una sessione di studio e prima di un esame orale. Allenatevi a
migliorare la comunicazione durante la vita di tutti i giorni.

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Conclusione

Nel libro ho parlato di tre argomenti fondamentalmente: il primo è il


metodo di studio attivo che vi permetterà di studiare impiegando il tempo
in modo divertente e più efficace e spendendo meno energie. Ricordo che
l’apprendimento, se è svolto mettendo in pratica quello avete studiato,
aumenta in modo vertiginoso; ciò permette di memorizzare sino al 95%
delle informazioni studiate.

In secondo luogo ho discusso di come gestire al meglio il tempo e come


essere più efficienti, di come organizzare le vostre giornate e arrivare
pronti all’esame. Infine il terzo argomento trattato riguarda l’importanza
della comunicazione negli esami, che si esplica a tre livelli: linguaggio
verbale, paraverbale e non verbale. Con questi strumenti siete in grado
di padroneggiare delle armi potentissime che potranno aiutare sia chi
ha avuto sempre difficoltà nello studio sia chi è già esperto e vuole
migliorarsi.

Consiglio di rileggere le parti meno chiare del libro e di eseguire con


costanza gli esercizi. Solo dal sodalizio tra teoria e pratica nasce la

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comprensione più profonda di ciò che avete studiato. Anche se all’inizio
potrete trovare delle difficoltà negli esercizi e nelle abitudini che vi
ho illustrato vi ricordo che affinché avvengano cambiamenti tangibili
è necessario attendere almeno 21 giorni. Trasformate questo corso in
un’abitudine, iniziate sin da ora a preparare i piani di studio, a porvi le
domande potenzianti e a migliorare la vostra comunicazione, vi sarà utile
in ogni ambito. Potete inoltre copiare i segreti dal riepilogo e appenderli
nei posti della casa dove andate più frequentemente: questo vi permetterà
di iniziare sin da subito questo percorso volto al vostro miglioramento.
Insistete in questi esercizi sino a renderli un’abitudine e i risultati non
tarderanno ad arrivare. L’importante è che non vi arrendiate alle prime
difficoltà.

Vi ricordo che a ragionare in questo modo alternativo spesso vi sentirete


a disagio nei primi giorni: niente di più normale, è semplicemente
uscire dalla zona di confort. Presto la espanderete e tutto quello che
avete imparato vi sembrerà naturale. Il mio è solo un ebook tratto dalla
mia esperienza e dalla mia formazione personale, ma può essere un
trampolino di lancio per iniziare ad approfondire queste materie. Se
volete approfondire l’argomento, seguite corsi, leggete libri sulla lettura
rapida 3x, sulla comunicazione e sulle tecniche di rilassamento.

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Tipico della natura umana è il volersi migliorare: questo vostro primo
passo è la vostra opportunità per fare della vostra vita un capolavoro,
sono sicuro che ci riuscirete. Buona vita!

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