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Obiezioni di Catherus

Sono importanti perché come Cartesio si immaginava si tratta di una sorta di test. Come può reagire un
teologo scolastico , fautore della metafisica aristotelica ordinaria a un testo rivoluzionario come quello delle
Meditazioni?

Catherus ci fa vedere come un lettore senza "occhiali cartesiani" potesse leggere le Meditazioni.

Le sue obiezioni si concentrano sostanzialmente su due questioni: la teoria di Cartesio sul pensiero (che
cos'è il pensiero, cosa sono le idee) e le dimostrazioni dell'esistenza di Dio.

Cartesio ha inventato la nozione di cosa pensante/ di pensiero e che la mente è qualcosa (Catherus non
capisce tutto ciò perché per uno scolastico il pensiero sostanzialmente è una semplice funzione della
sostanza uomo).

La conoscenza per gli scolastici, come per Aristotele è in primo luogo conoscenza sensibile. Tutta la filosofia
di Cartesio si regge sul fatto che i pensieri sono qualcosa, che le idee sono qualcosa cioè delle modificazioni
della sostanza pensante, sono qualcosa di reale che esiste, un qualcosa di cui è lecito chiedersi la causa.

Per Catherus l'idea è una denominazione estrinseca, è un niente, è come le essenze.

Catherus rifiuta la dimostrazione dell'esistenza di Dio proprio per l'inconsistenza del fondamento; le idee
sono un niente e sul niente non ci si può chiedere nulla. In questo modo, Catherus ha già distrutto le prime
due prove e si concentra sulla terza prova cioè quella ontologica. Ripropone contro Cartesio la stessa critica
che S.Tommaso aveva fatto a Sant'Anselmo.

Catherus riconosce subito nella prova di Cartesio un recupero della prova anselmiana.

La critica di S. Tommaso si basava sul fatto che secondo lui la prova ontologica di Anselmo resta ferma al
livello del concetto. Questa prova non mi dice se esiste realmente un essere dotato di tutte le perfezioni. La
critica tomistica è detta anche critica logica.

Per opporsi all'argomento ontologico (dice che Dio è l'essere dotato di tutte le perfezioni; l'esistenza è una
perfezione dunque Dio esiste), bisogna negare la validità delle cose in quanto tali, ma vale solo per il
concetto di un essere infinitamente perfetto.

Diversa sarà la critica di Kant anticipata da Gassendi nelle quinte obiezioni, che riguarda la premessa minore
dell'argomento (diranno che l'esistenza non è una perfezione cioè una qualità ma qualcosa che riguarda
l'ente nel suo complesso).

La prova di Cartesio varrebbe soltanto per i concetti dell'essere infinitamente perfetto ma non vale per
dimostrare veramente l'esistenza di Dio.

Risposte di Cartesio:

Le risposte di Cartesio sono state scritte a caldo in quanto continuavano il pensiero delle Meditazioni. In
queste avanza una tesi dirompente: Dio è causa di se stesso (causa sui). Questa tesi emerge in Cartesio
perché Catherus di passaggio aveva criticato il secondo della terza meditazione, quello fondato sulla
risposta alla questione: Chi mi tiene in essere?
Catherus aveva risposto che seguendo questa strada di Cartesio sarebbe impossibile dimostrare che esiste
un Dio perché  se torniamo indietro nella linea delle mie cause dovevamo arrivare a un essere che esiste di
per sé, ma Cartesio perché dovrebbe pretendere di chiedersi quale sia la causa di quest'essere che esiste di
per sé nel senso che è la causa di sé stesso.

Per tutta la filosofia scolastica Dio non ha cause. Il concetto di causa si applica soltanto alle creature e non a
Dio. La nozione di causalità diventa una sorta di paradigma generale dell'essere. Tutto ciò che esiste è
causato; c'è sempre una ragione o una causa che fa esistere qualcosa.

Questo principio è universale, vale per le creature ma vale anche per Dio. L'essenza di Dio è causa
dell'esistenza di Dio. Lo stesso esistere di Dio dipende da una potenza di Dio.

Cartesio propone l'idea di un Dio che è essenzialmente potenza causale e che in qualche modo riproduce se
stesso.

Cartesio risponde a Catherus che la prova ontologica per come l'ha riformulata lui non parte da una
semplice definizione ma parte dalla nozione di essere infinitamente perfetto pensata da me che esiste.

E' come se Cartesio in un certo senso fondesse insieme tutte le sue prove. la prova ontologica acquista una
determinazione causale quindi si ricollega a quella della terza meditazione; acquista senso e valore soltanto
se pensata non come semplice esplicitazione di un concetto ma come radicale domanda causale (che cos'è
che causa l'essere).

Il rapporto tra essenza ed esistenza in Dio, per Cartesio non è logico ma dinamico, causale; Dio è ciò che da
l'essere a se stesso e all'intero mondo.

Risposte di Cartesio a Catherus sulle prove della terza meditazione:

"Tu Catherus ti scandalizzi che io non seguo le vie di S.Tommaso, che parto dall'idea di Dio ma attento; o
seguiamo la mia strada che parte dall'idea di un essere infinitamente perfetto oppure non dimostreremo
mai che esiste un Dio. Cartesio vuole dire nella sua risposta che da effetti finiti, contenuti di conoscenza
finiti non potremo mai arrivarci alla conoscenza dell'essere infinito; c'è proprio una sproporzione
epistemologica che non si può superare.

Per pensare il Dio come essere infinitamente perfetto bisogna fare un salto dalla sensibilità al concetto e
questo e questo salto può farcelo fare soltanto l'idea di Dio.

Le prove tomistiche, dice, Cartesio non dimostrano che c'è un Dio ma una causa dell'essere; ma questa
causa/principio resta oscuro. Soltanto con un elemento a priori si può dimostrare che esiste Dio.

Kant dirà che le prove cosmologiche cioè aposteriori di S.Tommaso al massimo dimostrano che c'è una
causa del mondo stesso e non che questa causa è Dio; per sapere che questa causa è Dio occorre un
elemento a priori che soltanto la nozione di Dio come essere infinitamente perfetto può dare.

Cartesio punta a un Dio conosciuto nella sua essenza /concetto. Conoscere l'essenza di Dio con strumenti
filosofici!

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