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Riassunto linguaggio e regole del diritto privato

Diritto Privato (Università Commerciale Luigi Bocconi)

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DIRITTO PRIVATO
Giovanni Iudica - Paolo Zatti
XVI edizione - 2015

Giacomo Da Mommio
RIASSUNTI

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CAPITOLO 1: L’ORDINAMENTO GIURIDICO 12


LE PAROLE DEL DIRITTO 12
DIRITTO, REGOLA, NORMA 12
DIRITTO, GIURE, GIUSTIZIA 12
DIRITTO, LEGGE, LEGGI 12
IL DIRITTO E I DIRITTI 12
PRESCRIZIONI, REGOLE, NORME 13
COSA È UNA REGOLA? 13
COSA È UNA REGOLA DI DIRITTO? 13
L’IDEA DI “FONTI DEL DIRITTO” 13
L’ORDINAMENTO GIURIDICO 14
LE FONTI DEL DIRITTO ITALIANO 14
IL QUADRO TRADIZIONALE 14
L’ORIZZONTE EUROPEO 15
L’APPLICABILITÀ DELLE NORME E L’ENTRATA IN VIGORE 15
L’ABROGAZIONE DELLE NORME E IL PRINCIPIO DELLA IRRETROATTIVITÀ 15
RAPPORTI TRA FONTI DIVERSE: PARITÀ, PREVALENZA, COMPETENZA 16
ILLEGITTIMITÀ DELLE NORME 16
L’EVOLUZIONE DELLE FONTI 16
DOTTRINA E GIURISPRUDENZA 17
LA RICERCA DEL DIRITTO VIGENTE 17
LE NORME DI LEGGE 17
SENTENZE 17
DOTTRINA 17

CAPITOLO 2: L’APPLICAZIONE DELLE NORME GIURIDICHE 18


LA STRUTTURA DELLA NORMA GIURIDICA 18
IL TESTO NORMATIVO: NORMA E DISPOSIZIONE 18
L’INTERPRETAZIONE DELLE DISPOSIZIONI NORMATIVE 19
L’IDEA DI SISTEMA E L’INTERPRETAZIONE 19
L’ANALOGIA E I PRINCIPI GENERALI 20

CAPITOLO 3: IL DIRITTO PRIVATO E LE SUE FONTI 21


L’AMBITO DEL DIRITTO PRIVATO 21
LA CODIFICAZIONE 22
DIRITTO CIVILE E COMMERCIALE: CENNI STORICI 22
IL CODICE CIVILE DEL 1942 22
LA COSTITUZIONE E I RAPPORTI TRA PRIVATI 22
IL DIRITTO PRIVATO E LE RELAZIONI TRANSNAZIONALI 23

CAPITOLO 4: LE SITUAZIONI GIURIDICHE 24


PRESCRIZIONI, SITUAZIONI, RAPPORTO GIURIDICO 24
LE SITUAZIONI ELEMENTARI: DOVERE-OBBLIGO, FACOLTÀ, POTERE 24
SOGGEZIONE E ONERE 25
IL DIRITTO SOGGETTIVO 25
L’INTERESSE LEGITTIMO NEL DIRITTO PRIVATO 25
UFFICIO O FUNZIONE 25
DIRITTI ASSOLUTI E RELATIVI 26
DIRITTI POTESTATIVI 26
L’OBBLIGAZIONE 26
LA TITOLARITÀ, LA SUCCESSIONE 26
L’ESTINZIONE DI DIRITTI E OBBLIGHI: LA RILEVANZA DEL TEMPO 27
ALTRE POSIZIONI PROTETTE: INTERESSI DIFFUSI, ASPETTATIVE, SITUAZIONI DI FATTO 27
L’ABUSO DEL DIRITTO 27

CAPITOLO 5: I FATTI E GLI ATTI GIURIDICI 29


FATTI E ATTI NEL DIRITTO PRIVATO, ATTI GIURIDICI IN SENSO AMPIO 29

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GLI ATTI ILLECITI, L’ILLECITO CIVILE 29


GLI ATTI (LECITI) NEL CODICE CIVILE 30
L’IDEA DI AUTONOMIA PRIVATA 30
DISTINZIONE TRA ATTI GIURIDICI 30
ATTO E DOCUMENTO 31
LA DISCIPLINA DEGLI ATTI NEL SISTEMA DEL CODICE 31
IL SISTEMA DEL CODICE E LA NOZIONE DI NEGOZIO GIURIDICO 31
EFFICACIA E VALIDITÀ DEGLI ATTI GIURIDICI 31
LA SOSTITUZIONE NELL’ATTIVITÀ GIURIDICA: LEGITTIMAZIONE, RAPPRESENTANZA 32
LA RAPPRESENTANZA ORGANICA 33

CAPITOLO 6: I SOGGETTI 34
L’IDEA DI SOGGETTO DI DIRITTO 34
LA DETERMINAZIONE DEI SOGGETTI: SOGGETTO E PERSONA 34
LA CAPACITÀ GIURIDICA 35
SCOMPARSA, ASSENZA, DICHIARAZIONE DI MORTE PRESUNTA 35
I LUOGHI DELLA PERSONA: DOMICILIO, RESIDENZA, DIMORA 35
CAPACITÀ D’AGIRE 36
LA POSIZIONE DEL MINORE, LA RESPONSABILITÀ GENITORIALE 36
LA PROTEZIONE DEL SOGGETTO DEBOLE MAGGIORENNE 37
UNIVERSITAS E SINGULI 37
FUNZIONE DELLA PERSONALITÀ GIURIDICA 37
L’ESTENSIONE DELL’AUTONOMIA PATRIMONIALE 38
IL PANORAMA ATTUALE 38
I TIPI DI PERSONE GIURIDICHE PRIVATE 38
CONNOTATI GENERALI DELLE PERSONE GIURIDICHE 38
LE CAPACITÀ DELLE PERSONE GIURIDICHE 39
LE PERSONE GIURIDICHE PUBBLICHE 39

CAPITOLO 7: I BENI 40
IL CONCETTO DI BENE NEL CODICE CIVILE 40
RELAZIONI TRA LE COSE 40
DIVERSE CATEGORIE DI COSE 41
COSE E VALORI, IL CORPO UMANO 41
OLTRE LE COSE 41
BENI IMMOBILI E BENI MOBILI 42
LE UNIVERSALITÀ, IL PATRIMONIO 42
I FRUTTI 42
BENI PUBBLICI 42

CAPITOLO 8: LA TUTELA DELLE SITUAZIONI GIURIDICHE 44


PREMESSA: LA TUTELA DEI DIRITTI (LIBRO VI E DINTORNI) 44
NOZIONI GENERALI 44
PUBBLICITÀ IMMOBILIARE E FORME ANALOGHE 45
ALTRI MEZZI DI PUBBLICITÀ 46
PRINCIPIO DISPOSITIVO E ONERE DELLA PROVA 46
MEZZI DI PROVA 46
PROVE DOCUMENTALI 46
PROVA PER TESTIMONI 47
CONFESSIONE E GIURAMENTO 47
PRESUNZIONI 48
GLI ATTI DELLO STATO CIVILE 48
PRESCRIZIONE 48
DECADENZA 49
DIRITTO E AZIONE 49
AZIONE, INTERESSI QUALIFICATI, INTERESSI DIFFUSI 49
PROTEZIONE DEL CONSUMATORE 49
ECCEZIONE 50

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CAPITOLO 9: I DIRITTI DELLA PERSONA 51


PERSONALITÀ E DIRITTI INVIOLABILI 51
INTEGRITÀ, SALUTE, AUTODETERMINAZIONE 51
NOME, IMMAGINE, IDENTITÀ 52
DIRITTO ALLA VITA PRIVATA E ALLA RISERVATEZZA 52
LESIONE DELLA PERSONALITÀ E MEZZI DI TUTELA (RINVIO) 53

CAPITOLO 10: UGUAGLIANZA E DIFFERENZE 54


PREMESSA 54
STATUS 54
CITTADINANZA (CENNI) 55

CAPITOLO 11: IL DIRITTO DI PROPRIETÀ 56


CONTENUTO DELLA PROPRIETÀ: PROBLEMI E FONTI NORMATIVE 56
PROPRIETÀ E NEW PROPERTIES 56
PROPRIETÀ PRIVATA NEL CODICE CIVILE 57
LA PROPRIETÀ FONDIARIA 57
RAPPORTI DI VICINATO 58
PROPRIETÀ EDILIZIA 58
PROPRIETÀ AGRICOLA 59
MODI DI ACQUISTO DELLA PROPRIETÀ 59
MODI DI ACQUISTO DELLA PROPRIETÀ PUBBLICA 60

CAPITOLO 12: I DIRITTI SU COSA ALTRUI 61


DIRITTI REALI LIMITATI 61
USUFRUTTO, USO, ABITAZIONE 62
SUPERFICIE E PROPRIETÀ SUPERFICIARIA 62
ENFITEUSI 63
LE SERVITÙ PREDIALI 63

CAPITOLO 13: LA COMUNIONE 64


COMUNIONE 64
CONDOMINIO DEGLI EDIFICI 65
MULTIPROPRIETÀ 65

CAPITOLO 14: IL POSSESSO 67


NOZIONE DI POSSESSO 67
RILEVANZA DEL POSSESSO 67
REQUISITI DEL POSSESSO, LA DETENZIONE 68
ACQUISTO DEL POSSESSO 68
EFFETTI SOSTANZIALI DEL POSSESSO 68

CAPITOLO 15: LA TUTELA DELLA PROPRIETÀ E DEL POSSESSO 70


AZIONI PETITORIE 70
AZIONI A DIFESA DELLA PROPRIETÀ 70
AZIONI A DIFESA DI DIRITTI REALI LIMITATI 71
AZIONI POSSESSORIE 71
AZIONI DI NUNCIAZIONE 71

CAPITOLO 16: IL CREDITO 72


RAPPORTO OBBLIGATORIO E SUE FONTI 72
PRESTAZIONE 72
RAPPORTO TRA DEBITORE E CREDITORE 73
CORRETTEZZA E BUONA FEDE 73
OBBLIGO E RESPONSABILITÀ 73

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CAPITOLO 17: DISCIPLINA E VICENDE DEL RAPPORTO OBBLIGATORIO 74


L’ADEMPIMENTO 74
MODALITÀ DELL’ADEMPIMENTO 75
SOGGETTI DELL’ADEMPIMENTO 75
INADEMPIMENTO 76
EFFETTI DELL’INADEMPIMENTO 76
MORA DEL DEBITORE 76
MORA DEL CREDITORE 77
RISARCIMENTO DEL DANNO 77
MODI DI ESTINZIONE DIVERSI DALL’ADEMPIMENTO 78
OBBLIGAZIONI PECUNIARIE 79
OBBLIGAZIONI CON PLURALITÀ DI OGGETTI 80
OBBLIGAZIONI CON PLURALITÀ DI SOGGETTI, SOLIDARIETÀ 80
TITOLARITÀ NEL RAPPORTO OBBLIGATORIO 80
SUCCESSIONE NEL CREDITO: SURROGAZIONE, CESSIONE 81
SUCCESSIONE NEL DEBITO: DELEGAZIONE, ESPROMISSIONE, ACCOLLO 81

CAPITOLO 18: LE GARANZIE 83


RESPONSABILITÀ PATRIMONIALE DEL DEBITORE 83
LIMITAZIONI DI RESPONSABILITÀ E PATRIMONI DI DESTINAZIONE 83
CAUSE DI PRELAZIONE 84
PRIVILEGI 84
GARANZIE DEL CREDITO 84
PEGNO E IPOTECA 85
FIDEIUSSIONE 85
MEZZI DI CONSERVAZIONE DELLA GARANZIA PATRIMONIALE 86

CAPITOLO 19: L’AUTONOMIA CONTRATTUALE 88


CONTRATTO: REALTÀ E DEFINIZIONE 88
FUNZIONE ED EFFICACIA DEL CONTRATTO 88
CONTRATTO COME ATTO GIURIDICO 89
PRINCIPIO DI BUONA FEDE 89
AUTONOMIA CONTRATTUALE E SUOI LIMITI 89
FORZA DI LEGGE DEL CONTRATTO 90
LIBERTÀ DI CONTRARRE 90
AUTONOMIA CONTRATTUALE E CONTENUTO DEL CONTRATTO 90

CAPITOLO 20: GLI ELEMENTI DEL CONTRATTO 92


REQUISITI DEL CONTRATTO, ACCORDO 92
MANIFESTAZIONE DELLA VOLONTÀ CONTRATTUALE 92
CONCLUSIONE DEL CONTRATTO 93
TRATTATIVE E RESPONSABILITÀ PRECONTRATTUALE 94
CONTRATTO PRELIMINARE 94
CONTRATTI DI SERIE E CONTRATTI DEL CONSUMATORE 95
CAUSA DEL CONTRATTO, MOTIVI 96
CLASSIFICAZIONE DEI CONTRATTI IN BASE ALLA CAUSA 96
OGGETTO 97
FORMA 97
FORMA SCRITTA E STRUMENTI INFORMATICI 98
ELEMENTI ACCIDENTALI: CONDIZIONE, TERMINE, ONERE 98

CAPITOLO 21: L’EFFICACIA DEL CONTRATTO 100


FORZA DI LEGGE 100
VINCOLO E RECESSO 100
DIVERSI TIPI DI EFFICACIA 101
DETERMINAZIONE DEGLI EFFETTI DEL CONTRATTO 101
INTERPRETAZIONE DEL CONTRATTO 101

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INTEGRAZIONE DEL CONTRATTO 102


EFFICACIA DEL CONTRATTO RISPETTO AI TERZI 102
CESSIONE DEL CONTRATTO E SUBCONTRATTO 103
RAPPRESENTANZA E PROCURA 103
SIMULAZIONE DEL CONTRATTO 104
USO INDIRETTO E FIDUCIA, IL TRUST 105

CAPITOLO 22: VALIDITÀ E INVALIDITÀ DEL CONTRATTO 106


LE VICENDE DEL VINCOLO CONTRATTUALE 106
NULLITÀ E ANNULLABILITÀ 107
PRINCIPALI CASI DI NULLITÀ 107
CAUSE DI ANNULLAMENTO, INCAPACITÀ 108
VIZI DEL CONSENSO 108
TUTELA DELL’AFFIDAMENTO 109
AZIONI DI NULLITÀ E ANNULLAMENTO 110
NULLITÀ SPECIALI O PROTETTIVE 111
CONTRATTO INIQUO, RESCISSIONE 111

CAPITOLO 23: LO SCIOGLIMENTO DEL CONTRATTO 112


SCIOGLIMENTO DEL CONTRATTO 112
RISOLUZIONE PER INADEMPIMENTO 113
(SEGUE) CLAUSOLA PENALE E CAPARRA 113
RISOLUZIONE PER IMPOSSIBILITÀ SOPRAVVENUTA 114
RISOLUZIONE PER ECCESSIVA ONEROSITÀ 114
PRESUPPOSIZIONE 114

CAPITOLO 24: I CONTRATTI DI ALIENAZIONE 116


PREMESSA 116
VENDITA 116
SOMMINISTRAZIONE 119
CONTRATTO DI SUBFORNITURA 119
CONTRATTO ESTIMATORIO 119
AFFILIAZIONE COMMERCIALE (FRANCHISING) 120
CESSIONE DEI CREDITI D’IMPRESA (FACTORING) 120
CONTRATTI DI RENDITA 120

CAPITOLO 25: I CONTRATTI DI UTILIZZAZIONE 121


LA LOCAZIONE 121
LOCAZIONE DI IMMOBILI URBANI 122
LEASING 123
L’AFFITTO E I CONTRATTI AGRARI 123
COMODATO O PRESTITO D’USO 123
MUTUO O PRESTITO DI CONSUMO 124

CAPITOLO 26: I CONTRATTI DI PRESTAZIONE D’OPERA O DI SERVIZI 125


APPALTO E CONTRATTO D’OPERA 125
TRASPORTO 126
MANDATO 126
COMMISSIONE E SPEDIZIONE 127
AGENZIA 127
MEDIAZIONE 128
DEPOSITO 128
SEQUESTRO CONVENZIONALE 129
VENDITA DI PACCHETTI TURISTICI 129

CAPITOLO 27: I CONTRATTI PER LA SOLUZIONE DI CONTROVERSIE 130


TRANSAZIONE 130

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CONVENZIONI D’ARBITRARIATO 131


CESSIONE DEI BENI AI CREDITORI 131

CAPITOLO 28: ATTI E FATTI DIVERSI DAL CONTRATTO 132


PREMESSA 132
PROMESSE UNILATERALI 132
GESTIONE DI AFFARI 133
PAGAMENTO DELL’INDEBITO 133
ARRICCHIMENTO INGIUSTIFICATO 134

CAPITOLO 29: I TITOLI DI CREDITO 135


ESIGENZE DEL COMMERCIO E NASCITA DEI TITOLI DI CREDITO 135
INCORPORAZIONE 135
LETTERALITÀ 135
AUTONOMIA 136
TITOLI CAUSALI E ASTRATTI 136
CIRCOLAZIONE DEI TITOLI DI CREDITO 136
CLASSIFICAZIONE DEI TITOLI DI CREDITO 136
ECCEZIONI OPPONIBILI AL POSSESSORE DEL TITOLO 137
AMMORTAMENTO 137
SMATERIALIZZAZIONE DEI TITOLI DI CREDITO 137
TITOLI ATIPICI 137
DOCUMENTI DI LEGITTIMAZIONE E TITOLI IMPROPRI 137
CAMBIALE: CARATTERI E FUNZIONE 138
REQUISITI FORMALI DELLA CAMBIALE 138
CAMBIALE IN BIANCO 138
CAPACITÀ E RAPPRESENTANTI NELLA CAMBIALE 139
ACCETTAZIONE DELLA CAMBIALE TRATTA 139
GIRATA 139
AVALLO 139
PAGAMENTO, PROTESTO E AZIONI CAMBIARE 139
AZIONI EXTRACAMBIARIE 140
CAMBIALE FINANZIARIA 140
ASSEGNO: CARATTERI E FUNZIONE 140
ASSEGNO BANCARIO 140
ASSEGNO CIRCOLARE 141

CAPITOLO 30: L’ILLECITO CIVILE 142


PROBLEMI E FUNZIONI DELLA RESPONSABILITÀ CIVILE 142
FONTI DI RESPONSABILITÀ 142
REGOLA DELL’ART. 2043 143
ELEMENTI OGGETTIVI DELL’ILLECITO: IL DANNO INGIUSTO 143
NESSO CAUSALE 144
ELEMENTI SOGGETTIVI: IMPUTABILITÀ E COLPEVOLEZZA 144
RESPONSABILITÀ OGGETTIVA 144
RESPONSABILITÀ PER DANNO ALTRUI 145
DANNO 145
RISARCIMENTO 146
RESPONSABILITÀ CONTRATTUALE ED EXTRACONTRATTUALE 147

CAPITOLO 31: IMPRENDITORE E IMPRESA 148


IMPRENDITORE E INIZIATIVA ECONOMICA 148
IMPRESE COMMERCIALI E AGRICOLE 149
PICCOLO IMPRENDITORE 149
IMPRESA FAMIGLIARE 149

CAPITOLO 32: I BENI DELL’ IMPRENDITORE 150

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AZIENDA 150
SEGNI DISTINTIVI DELL’AZIENDA: MARCHIO, DITTA, INSEGNA 151
INVENZIONI INDUSTRIALI E OPERE DELL’INGEGNO 151
INFORMAZIONE E FATTORI IMMATERIALI 152

CAPITOLO 33: LA CONCORRENZA 153


LIBERTÀ DI CONCORRENZA 153
CONCORRENZA SLEALE 153
PUBBLICITÀ COMMERCIALE 154

CAPITOLO 34: LE SOCIETÀ IN GENERALE 155


ESERCIZIO DELL’IMPRESA IN SOCIETÀ 155
NOZIONE DI SOCIETÀ: CONTRATTO E CONFERIMENTI 155
ESERCIZIO IN COMUNE DI UN’ATTIVITÀ ECONOMICA 156
SCOPO DI LUCRO 156
SOCIETÀ COME SOGGETTO DI DIRITTO DISTINTO DAI SINGOLI SOCI 156
SOCIETÀ E COMUNIONE 156
TIPI DI SOCIETÀ PREVISTI DALLA LEGGE 157
DIFFERENZE GENERALI FRA SOCIETÀ DI PERSONE E SOCIETÀ DI CAPITALI 157
ASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONE 158
JOINT VENTURE 158
G.E.I.E. 158
CONTRATTI DI RETE 158

CAPITOLO 35: LE SOCIETÀ DI PERSONE 159


SOCIETÀ SEMPLICE: CARATTERI GENERALI 159
RAPPORTI FRA I SOCI 159
RAPPORTI CON I TERZI 160
SCIOGLIMENTO DEL RAPPORTO SOCIALE 160
SOCIETÀ IN NOME COLLETTIVO 160
SOCIETÀ IN ACCOMANDITA SEMPLICE 161

CAPITOLO 36: LE SOCIETÀ DI CAPITALI 162


CARATTERI GENERALI DELLE SOCIETÀ DI CAPITALI 162
SOCIETÀ PER AZIONI 162
CONDIZIONI PER LA COSTITUZIONE DELLE SPA 163
AZIONI 163
ORGANI DELLA SOCIETÀ PER AZIONI: ASSEMBLEA 163
AMMINISTRATORI 164
COLLEGIO SINDACALE E ORGANO DI CONTROLLO CONTABILE 165
OBBLIGAZIONI 165
BILANCIO 165
MODIFICAZIONI DELL’ATTO COSTITUTIVO E OPERAZIONI SUL CAPITALE 166
SCIOGLIMENTO, LIQUIDAZIONE ED ESTINZIONE DELLA SOCIETÀ 167
TRASFORMAZIONE, FUSIONE E SCISSIONE DI SOCIETÀ 167
GRUPPI DI SOCIETÀ 167
SOCIETÀ CON PARTECIPAZIONI DELLO STATO O DI ENTI PUBBLICI 168
SOCIETÀ QUOTATE IN BORSA 168
SOCIETÀ IN ACCOMANDITA PER AZIONI 168
SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA 168

CAPITOLO 37: LE SOCIETÀ MUTUALISTICHE E I CONSORZI 169


SOCIETÀ COOPERATIVE 169
DISCIPLINA DELLE SOCIETÀ COOPERATIVE 170
MUTUE ASSICURATRICI 170
CONSORZI TRA IMPRENDITORI 170

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CAPITOLO 38: ENTI NON PROFIT 172


CONQUISTA DEL RUOLO SOCIALE 172
ASSOCIAZIONI RICONOSCIUTE 172
FONDAZIONI 173
ASSOCIAZIONI NON RICONOSCIUTE 173
COMITATI 174
EVOLUZIONE DEL SETTORE NON PROFIT: ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO, ENTI DI PROMOZIONE SOCIALE, ONLUS E
IMPRESA SOCIALE 174

CAPITOLO 39: LA BANCA E I CONTRATTI DI BANCA 175


ORDINAMENTO BANCARIO E OPERAZIONI DI BANCA IN GENERALE 175
SINGOLI CONTRATTI BANCARI: IL DEPOSITO DI DENARO E DI TITOLI IN AMMINISTRAZIONE 176
SERVIZIO DELLE CASSETTE DI SICUREZZA 176
APERTURA DEL CREDITO 176
ANTICIPAZIONE BANCARIA 177
SCONTO BANCARIO 177
CONTO CORRENTE DI CORRISPONDENZA 177

CAPITOLO 40: I CONTRATTI DI BORSA 178


BORSA 178
MERCATO FINANZIARIO 179

CAPITOLO 41: LE ASSICURAZIONI 180


IMPRESE DI ASSICURAZIONE 180
CONTRATTO DI ASSICURAZIONE 180
ASSICURAZIONE CONTRO I DANNI 181
ASSICURAZIONE CONTRO RESPONSABILITÀ CIVILE 181
ASSICURAZIONE SULLA VITA 181

CAPITOLO 42: FORME E DISCIPLINA DEL LAVORO 183


INTERESSI PRIVATI E COLLETTIVI NEL LAVORO SUBORDINATO 183
CONTRATTO COLLETTIVO 183
CONTRATTO INDIVIDUALE DI LAVORO 184
TUTELA DEL LAVORATORE SUBORDINATO 184
CAUSE DI ESTINZIONE DEL RAPPORTO 184
SCIOPERO 185
LAVORO IN AUTONOMIA 185
CONTRATTO D’OPERA MATERIALE 185
CONTRATTO D’OPERA INTELLETTUALE 185

CAPITOLO 43: LA TUTELA DEL CONSUMATORE 186


DIRETTIVE EUROPEE ED EVOLUZIONE LEGISLATIVA ITALIANA 186
DIRITTI DEI CONSUMATORI E DEGLI UTENTI 186
DISCIPLINA DELLE PRATICHE COMMERCIALI SCORRETTE 187

CAPITOLO 44: IL GRUPPO FAMILIARE 188


NOZIONE GIURIDICA DI FAMIGLIA 188
PRINCIPI COSTITUZIONALI 188
RELAZIONI FAMILIARI: CONIUGIO, PARENTELA, AFFINITÀ 189
SISTEMA MATRIMONIALE ITALIANO 189
MATRIMONIO NEL CODICE CIVILE, LA DISCIPLINA DELL’ATTO 189
EFFETTI DEL MATRIMONIO 191
REGIME PATRIMONIALE DELLA FAMIGLIA 191
CRISI DELLA FAMIGLIA: SEPARAZIONE PERSONALE 192
SCIOGLIMENTO DEL MATRIMONIO: IL DIVORZIO 193
FILIAZIONE, STATO DI FIGLIO 194

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PROCREAZIONE ASSISTITA 195


FILIAZIONE NEL MATRIMONIO 196
FILIAZIONE FUORI DAL MATRIMONIO 196
ADOZIONE 197
FAMIGLIA DI FATTO 198
ALIMENTI 199
INTERVENTO DEL GIUDICE NELLA FAMIGLIA (CENNI) 199

CAPITOLO 45: LE SUCCESSIONI A CAUSA DI MORTE 200


EFFETTI DELLA MORTE, LA SUCCESSIONE 200
OGGETTO DELLA SUCCESSIONE: EREDITÀ E LEGATO 201
APERTURA DELLA SUCCESSIONE, DELAZIONE, VOCAZIONE 201
TITOLI DI SUCCESSIONE 201
CAPACITÀ DI SUCCEDERE E INDEGNITÀ 201
VOCAZIONE LEGITTIMA 202
VOCAZIONE TESTAMENTARIA 202
TESTAMENTO COME ATTO DI ULTIMA VOLONTÀ 203
DIRITTI DEI LEGITTIMARI 204
ACQUISTO DELL’EREDITÀ DEL LEGATO 205
BENEFICIO DI INVENTARIO, SEPARAZIONE DEI BENI 206
PETIZIONE DELL’EREDITÀ, EREDE APPARENTE 207
DEVOLUZIONE DELL’EREDITÀ, MECCANISMI DI SOSTITUZIONE 207
COMUNIONE EREDITARIA E DIVISIONE 207

CAPITOLO 46: LE LIBERALITÀ TRA VIVI 209


DONO E LIBERALITÀ 209
DISCIPLINA DELLA DONAZIONE 209

CAPITOLO 47: LA GIUSTIZIA CIVILE 211


INTRODUZIONE 211
PROCESSO DI COGNIZIONE IN GENERALE 211
GRADI DI GIURISDIZIONE 212
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO CIVILE 212
APPELLO E RICORSO PER CASSAZIONE 212
PROCESSI SPECIALI E SOMMARI DI COGNIZIONE 213
PROCESSO DI ESECUZIONE 213
ARBITRATO 214
MEDIAZIONE CIVILE E COMMERCIALE 214
NEGOZIAZIONE ASSISTITA 214

CAPITOLO 48: LE PROCEDURE CONCORSUALI 216


PREMESSA 216
IL FALLIMENTO: NATURA E PRESUPPOSTI 216
DICHIARAZIONE DI FALLIMENTO 217
EFFETTI DEL FALLIMENTO 217
PROCEDIMENTO 218
CHIUSURA DEL FALLIMENTO 218
CONCORDATO FALLIMENTARE 219
CONCORDATO PREVENTIVO 219
LIQUIDAZIONE COATTA AMMINISTRATIVA 219
AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA DELLE GRANDI IMPRESE IN STATO DI INSOLVENZA 220
PROCEDIMENTI DI COMPOSIZIONE DELLA CRISI DA SOVRAINDEBITAMENTO E DI LIQUIDAZIONE DEL PATRIMONIO 220

DOMANDE 221

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Capitolo 1:
L’Ordinamento
Giuridico
Introduzione

Le parole del diritto


Diritto, regola, norma
Diritto (latino medievale directus) delinea l’idea di avere la funzione di governare o indirizzare i comportamenti umani.
Regola consente di distinguere ciò che è lineare; il diritto è composto da regole.
Norma significa regola di comportamento ma anche normalità.

Diritto, giure, giustizia


Diritto (latino classico ius, giustizia) come regola, che pronuncia e che ha lo scopo di giustizia: perseguire in una comunità
organizzata un ideale di giustizia. Il diritto deve riuscire a convogliare il bisogno individuale di giustizia verso un criterio
condiviso socialmente.
La regola del diritto deve essere percepita come giusta.

Diritto, legge, leggi


Legge come insieme (universo di regole); legge come testo legislativo o raccolta di leggi; legge come regola o norma intesa
come prescrizione di comportamento.

Il diritto e i diritti
Il diritto è un universo di regole; la regola riconosce o attribuisce un diritto.
Diritto oggettivo: indica un insieme di regole legali.
Diritto soggettivo: indica una possibilità, una libertà, una posizione di vantaggio garantita da una regola legale.

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Prescrizioni, regole, norme

Cosa è una regola?


Una regola è una proposizione la cui funzione è quella di prescrivere un comportamento: qualificandolo come obbligatorio
(deve essere tenuto), vietato (non deve essere tenuto) o lecito (può essere tenuto).
La regola non descrive ma prescrive.
• Individuale: comportamento di uno o più individui.
• Concreta: vale in una o più situazioni concretamente determinate (se x allora y)
• Generale: comportamento di chiunque in una certa situazione
• Astratta: vale per ogni situazione eguale a quella prevista (ogni volta che x allora y)
EX: ordinanza (generale e concreta); sentenza (individuale e concreta).
Regola di diritto: sono quelle regole che descrivono in modo generale e astratto ciò che si può o si deve fare in ogni situazione
che corrisponda alle situazioni-tipo previste dalle regole stesse.
NB: le regole contenute nei codici/leggi/decreti/regolamenti – salvo eccezioni – sono generali e astratte.
Regola è sinonimo di norma: entrambi richiamano concetti che esprimono il ripetersi costante di fatti o comportamenti.
Una prescrizione di comportamento (norma-precetto) può essere resa efficace dal collegamento con una regola strumentale
(norma-sanzione), che prevede conseguenze negative per chi viola la prescrizione (sanzioni civili, amministrative o penali).

Cosa è una regola di diritto?


Regole legali e non legali: bisogna tracciare un confine tra esse, creando un criterio di riconoscimento della regola legale.
“Un sistema giuridico è un sistema di regole la cui applicazione è affidata all’autorità di un giudice”
In un sistema maturo, la libertà del giudice di scegliere la fonte cui attingere le regole del giudizio è sempre limitata.
Le regole ricavabili da queste fonti possono essere riunite in raccolte ufficiali.
La regola del diritto è solo quella che si forma in uno dei modi di produzione previsti dallo stesso sistema.

L’idea di “fonti del diritto”


Fonte del diritto: qualsiasi atto o fatto idoneo a produrre norme giuridiche in un sistema dato.

Sistemi tradizionali
Fonti scritte: regola formulata in un testo scritto.
Fonti non scritte: ricavata da elementi diversi (EX: osservazione degli usi)
NB: in realtà conta anche l’interpretazione, quindi non è propriamente così.

Sistemi contemporanei
Precedente giudiziario: decisione già avvenuta di un caso analogo a quello che si tratta di decidere (si ricava una regola dalla
decisione già presa).
Atto legislativo: procedimento con cui un’autorità che ha il potere di legiferare produce un testo che contiene regole di
diritto.
NB: sistemi di fonte giurisprudenziale con più importanza nella fonte legislativa; sistemi di fonte legislativa – attraverso
l’interpretazione – sempre più importanza nella giurisprudenza.
Norme di produzione: regole che disciplinano i modi di produzione delle norme in un sistema giuridico.
NB: il punto fermo di tutto (a ritroso) è sempre un fatto storico.

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L’ordinamento giuridico
Attraverso il sistema delle fonti si crea un ordinamento giuridico: un universo di regole di diritto che formano un insieme
unitario ed ordinato perché sono prodotte in conformità ad un apparato di fonti legittimato da un unico fatto costitutivo
che ha dato vita all’organizzazione di un gruppo sociale.
Importante è adattamento alla relatività del concetto di diritto e alla pluralità degli ordinamenti giuridici.
Il diritto internazionale ha le proprie fonti (consuetudini internazionali e trattati) e regola i rapporti tra gli stati. Ogni stato
deve impegnarsi ad osservarlo.
Le norme internazionali diventano efficaci all’interno dell’ordinamento italiano solo attraverso la ratifica.
Il sistema può selezionare le regole che entrano a far parte dell’ordinamento.
EX: solo atti legislativi oppure fonti extralegislative (come equità, opinioni).
Sistemi giurisprudenziali: distinzione sfumata, il precedente giudiziale è fondamentale, però le decisioni si ricavano dalle
regulae iuris (quindi è in parte chiuso come sistema).
Un modello assolutamente chiuso è irrealizzabile, perché esiste sempre l’interpretazione.

Le fonti del diritto italiano

Il quadro tradizionale
Fonti del diritto (art. 1, disposizioni preliminari):
1. Le leggi
2. I regolamenti
3. Le norme corporative
4. Gli usi
Costituzione: da quando è stata emanata è la prima tra le fonti del diritto. Nella parte prima enuncia diritti e doveri dei
cittadini ed alcuni principi fondamentali dei rapporti civili, etici, economici e politici.

Leggi
Tutti quegli atti con cui si esercita la funzione legislativa secondo la nostra costituzione:
- Legge in senso formale (atto specifico secondo la costituzione).
- Atti legislativi, che hanno la stessa forza della legge anche se prodotti in maniera diversa (decreto-legge, decreto
legislativo delegato).
NB: alcune competenze legislative sono delegate a livello regionale (alcune leggi esclusive altre concorrenti).
A livello della legge si pongono anche le ratifiche delle convenzioni internazionali.

Regolamenti
Sono subordinati rispetto alla legge, possono essere emanati dal governo (tendono a disciplinare l’esecuzione delle leggi),
dalle regioni, dalle province e dai comuni.

Norme corporative
Erano regole che trovavano fonte nei contratti collettivi sindacali, abolite. Esiste una norma di contratti collettivi con
efficacia normativa generale ma non è mai stata applicata.

Usi
Sono una fonte sussidiaria, le cui regole fanno parte dell’ordinamento a queste condizioni:
a) In quanto richiamate dalle fonti precedenti (EX: richiamate da un articolo).

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b) In materie non regolate da altra fonte (solo se è una “generale e costante uniformità di comportamento” e vi è la
“convinzione di osservare un obbligo giuridico”).

Distinzioni in campo privatistico


Usi normativi: consuetudine come fonte del diritto, che si applicano in mancanza di regole scritte o per espresso richiamo
(EX: integrazione contratto in relazione a situazioni o conflitti non previsti, art. 1374).
Usi contrattuali: prassi contrattuale diffusa nel traffico economico o in particolari zone/ambienti (EX: considera inserite nel
contratto le clausole d’uso, art. 1340).
Usi interpretativi: modo in cui viene comunemente inteso un termine o una clausola (EX: un criterio per stabilire clausole
contrattuali ambigue, art. 1368)

L’orizzonte europeo
Con l’avvento dei trattati a livello europeo cambia il quadro delle fonti. Soprattutto dopo i trattati CEE e poi i trattati UE e
la Costituzione Europea.
Si è diffuso il principio della prevalenza del diritto comunitario sul diritto nazionale nelle materie di competenza dell’UE.
Ovvero si vincola il legislatore nazionale al rispetto dei contenuti essenziali dei diritti previsti dalla Carta dei diritti
fondamentali dell’UE e della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo.
Il consiglio UE può emanare dei regolamenti che hanno immediata efficacia nel diritto interno degli stati membri.
Armonizzazione delle legislazioni: il trattato prevede direttive volte a riavvicinare il diritto dei singoli stati su quelle materie
che hanno incidenza nel mercato comune.
Ogni stato, secondo il proprio sistema, deve armonizzare le proprie disposizioni legislative.
NB: si è affermato il principio che le direttive inattuate hanno immediata applicazione quando sono “incondizionate, chiare
e sufficientemente precise”, in questi limiti diventa fonte di diritto.

L’applicabilità delle norme e l’entrata in vigore


L’entrata in vigore è subordinata alla pubblicazione e decorso il periodo della vacatio legis.
Pubblicazione: riproduzione del testo nella gazzetta ufficiale della repubblica oppure nel bollettino della regione o
nell’affissione all’albo comunale (garantire la conoscibilità).
Vacatio legis: di norma 15 giorni, ma può essere anche immediata o ridursi.
L’ignoranza della legge non è scusabile, la legge entra in vigore dopo la vacatio legis.

L’abrogazione delle norme e il principio della irretroattività


Ciascuna produzione di norme di eguale fonte può sempre produrre nuove forme giuridiche; finché non sono in contrasto
con quelle preesistenti ciò non causa problemi ed arricchisce l’ordinamento giuridico di nuovi elementi.
Un conflitto tra norme può essere risolto attraverso la cancellazione della norma precedente (a causa di nuove esigenze o di
politiche legislative), ma può succedere che se ne accorga solo con l’interpretazione.
Il criterio è in questo caso cronologico, vale la norma più recente a parità di fonte (fonti omogenee).
Abrogazione (art. 15 disp. prel.):
- Per dichiarazione espressa del legislatore.
- Per incompatibilità tra le nuove disposizioni e le precedenti.
- Perché la nuova legge regola l’intera materia già regolata dalla legge anteriore.
La prima è abrogazione espressa, le altre due abrogazione tacita.

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NB: anche il referendum secondo l’art. 75 della costituzione (non su leggi tributarie, di bilancio, di amnistia, indulto e trattati
internazionali).
NB: la norma più antica può rimanere in vigore nel caso soddisfi esigenze particolari di un caso (norma speciale), visto
l’emanazione di una norma generale.
La desuetudine non causa l’abrogazione.
L’abrogazione NON prevede la scomparsa dall’ordinamento, perché perde vigore solo a partire dall’abrogazione.
Irretroattività delle leggi: la legge non dispone che per l’avvenire (art. 11 disp. prel.).
Nell’ambito delle leggi penali: “nullum crimen sine lege” (art. 25 cost.).
Diritto transitorio: norme dirette a risolvere i casi che avvengono sotto la vecchia disciplina ma si risolvono nella nuova.

Rapporti tra fonti diverse: parità, prevalenza, competenza


Problemi derivanti dalla concorrenza di una molteplicità di fonti del diritto che producono norme con forza diversa rispetto
alla stessa materia.
Se non sono in contrasto si affiancano.
Se sono in conflitto dipende il rapporto tra fonti, in termini di grado e competenza.
Pari grado: omogenee, come leggi e decreti legislativi; si usa il criterio cronologico.
Grado diverso: entra in gioco il principio gerarchico (prevale la fonte superiore per grado, non quella successiva nel tempo)
Se ci sono più fonti con ciascuna un differente ambito di materia (competenza) ed i limiti dell’ambito sono violati, la norma
posta è illegittima e si può eliminare.

Illegittimità delle norme


Illegittima: rilevare un vizio nella sua formazione, che la rende inidonea alla sua funzione regolatrice (EX: violazione di
criteri di competenza o contrasto con fonte superiore).
Illegittimo NON significa nullità o inesistenza: esistono dei meccanismi di eliminazione, nel frattempo si tollera in via
provvisoria l’antinomia e la norma illegittima continua a svolgere la sua funzione finché non viene cancellata.
Illegittimità costituzionale: chiesta dal giudice richiesto di applicare la norma, viene valutata dalla Corte costituzionale.
Per i regolamenti la valutazione può essere fatta dal giudice ma solo quello amministrativo può annullarla.

L’evoluzione delle fonti


Panorama internazionale: assumono rilievo i documenti di soft law indirizzati agli stati aderenti per indicare le linee di
indirizzo cui adeguarsi.
Materia contrattuale: vale l’intreccio tra prassi e fonti formali.
Le parti di un contratto possono scegliere di sottoporre il loro rapporto alle regole di un determinato ordinamento con il
limite dell’ordine pubblico.
La libertà contrattuale consente la creazione di modelli che si consolidano (usi contrattuali).
Rapporti professionali e il diritto del consumo: normi deontologiche e codici di autodisciplina: sono documenti normativi
con finalità di auto-regolazione.

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Il nostro ordinamento dice che il giudice è soggetto alla legge: la decisione della causa avviene sulla base delle norme reperibili
nelle fonti.
L’equità non è una fonte del diritto. Tuttavia la stessa legge può espressamente dire che il giudice può o deve risolvere la
causa secondo equità. (EX: valutare un danno, art. 1226).

Dottrina e giurisprudenza
La giurisprudenza è sempre più importante con le sue decisioni e l’attività degli organi giudiziari, creando la forza di fatto
del precedente (grazie all’interpretazione e all’applicazione delle norme)
In particolare le decisioni della Corte di Cassazione hanno una funzione di indirizzo: causa di inammissibilità di ricorso in
cassazione.
Dottrina: è il lavoro di studio che si svolge attorno alla legge e alla giurisprudenza, con le loro opinioni i giuristi possono
influenzare (grazie alla creazione di schemi e concetti da cui attinge il legislatore).

La ricerca del diritto vigente

Le norme di legge
Trovare le norme non è sempre semplice, in generale tutti gli atti devono essere pubblicati ma non è sempre facile. In genere
la materia è disciplinata con il sistema della codificazione.
Codice civile: corpo fondamentale del diritto privato, 6 libri più preleggi.
Procedura civile/penale/codice penale
Al di fuori dei codici ci sono anche delle leggi speciali che disciplinano gli oggetti più vari.
Le leggi dello stato vengono pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica

Sentenze
Le sentenze vengono raccolte da privati, poiché in genere non sono soggette a pubblicazione legale, come accade invece per
le sentenze della Corte Costituzionale (Gazzetta Ufficiale).
In genere vi è una sintesi del caso chiamata rubrica, e una massima con cui si enuncia il principio di diritto.

Dottrina
La dottrina fa parte della ricerca del diritto, che si trovano in studi privati, riviste e cose del genere.

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Capitolo 2:
L’Applicazione delle
Norme Giuridiche

La struttura della norma giuridica


L’astrattezza è un carattere normale della regola di diritto: prescrizione destinata a valere in una serie indefinita di situazioni.
Schema logico costante: regola di comportamento condizionate che prevede che, se si verificano certi fatti, allora si dovrà o
potrà comportarsi in un certo modo.
Fattispecie: indica la situazione a cui si collega la conseguenza.
Astratta: situazione tipo/Concreta: situazione pratica.
Qualificazione di un comportamento come lecito, obbligatorio o vietato.
Un fatto ha certi effetti o conseguenze giuridiche (contenuti prescrittivi), e questo è il collegamento tra fattispecie e
qualificazione.
Fattispecie complessa: è una somma di elementi distinti.
Fattispecie (complessa) a formazione progressiva: non si forma istantaneamente ma prima si realizza un elemento e poi
l’altro.
Sussunzione: riconoscere nel caso concreto la fattispecie astratta; viene fatto dal giudice.

Il testo normativo: norma e disposizione


Qualsiasi norma per essere applicata deve essere formulata come una regola di comportamento, ovvero deve avere un
contenuto prescrittivo.

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Disposizione normativa (ovvero il testo normativo): è il testo scritto, ovvero un complesso di parole a cui si deve attribuire
un significato.
NB: ferma la disposizione può cambiare la norma.
La norma giuridica è il significato (risultato dall’interpretazione) della disposizione normativa.
A volte una regola di comportamento deve essere ricavata da diverse disposizioni. In genere il legislatore cerca di
raggrupparle per renderle consultabili.
L’unità di base è l’articolo. All’interno ci sono i commi. A volte se il testo legislativo è ampio si può ripartirli in gruppi e
sottogruppi (codice civile: libri – titoli – capi – sezioni – articoli).

L’interpretazione delle disposizioni normative


Interpretazione della legge: ricerca del significato delle disposizioni normative.
Interpretazione significa attribuire significato:
a) Nell’ambito di ciò che è compatibile con il testo.
b) Secondo criteri non arbitrari e soggetto ad un controllo di razionalità.
Criteri d’interpretazione:
• Teoria dell’interpretazione: suggerisce diversi metodi interpretativi.
• Criteri normativi: nell’ordinamento italiano esiste una disposizione legislativa riguardo l’interpretazione.
Tipi d’interpretazione:
1. Interpretazione letterale (art. 12 disp. prel.): non si può attribuire altro senso che quello palese dal significato delle
parole secondo la loro connessione.
2. Interpretazione logica (art. 12 disp. prel.): quale è il risultato pratico che la prescrizione è diretta a raggiungere;
inteso anche come intenzione del legislatore, tuttavia si parla di senso storico-politico, però l’interprete non può
ritenersi vincolato.
L’unico vincolo è quello teleologico, ovvero come scopo: il risultato razionale che la norma deve perseguire quando
viene applicata.
3. Interpretazione giudiziale: fatta dal giudice nel caso che deve decidere; è la formulazione di una regola concreta che
applica il giudice per risolvere la controversia.
Questa non è costante, gli orientamenti derivano dalle decisioni della Cassazione.
4. Interpretazione dottrinale: hanno qualche influenza le proposte di interpretazione degli studiosi del diritto.
L’autorità del giurista è una fonte per il giudice.
5. Interpretazione autentica: fatta dallo stesso legislatore con una o più nuove disposizioni normative che prescrivono
come si debbano interpretare le disposizioni vigenti.
NB: si può distinguere interpretazione estensiva (quando la regola risultato dell’interpretazione ha più applicazioni rispetto
al significato letterale) o restrittiva (nel caso opposto).

L’idea di sistema e l’interpretazione


Le disposizioni normative non sono testi isolati ma fanno parte di un ordinamento giuridico.
Istituto giuridico: il giurista e il legislatore tendono ad individuare dei sistemi di norme, ciascuno dei quali si presenta come
un complesso coordinato in modo da perseguire un unico fine. Questo è dunque la risposta unitaria che l’ordinamento dà a
un problema di organizzazione della vita sociale.
Ogni regola che abbia riguardo a quell’ordine deve essere letta e interpretata alla luce dell’intero istituto.
Codici, nei quali troviamo:
• Un linguaggio omogeneo: termini uguali in contesti simili.
• Trama di istituti: già preparata ed evidente.

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• Principi generali: che sono alla base del codice.


L’idea stessa di ordinamento pone l’esigenza di considerare la totalità delle norme come un sistema.
Interpretazione sistematica: attribuire ad una disposizione normativa quel significato che essa può avere in relazione con
tutte le altre che fanno parte del sistema.

L’analogia e i principi generali


Se esiste una lacuna il giudice non può creare una norma, deve però risolvere comunque il caso e non negare giustizia.
Postulato della completezza dell’ordinamento (necessario per mantenere la chiusura del sistema): un qualsiasi caso può
essere risolto sulla base delle regole dell’ordinamento giuridico.
Regole per ottemperare la chiusura:
a) Analogia legis: si utilizzano disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe. La somiglianza tra casi va
riconosciuta alla ratio della regola che si vuole utilizzare, ovvero deve porre un problema analogo a quello che
un’altra norma vuole risolvere.
L’analogia non porta ad applicare al caso la regola che disciplina il caso simile; ma avendo riguardo della
disposizione e poi verrà stabilita una regola concreta (per questo non si possono applicare alle leggi penali o
eccezionali).
b) Principi generali dell’ordinamento giuridico (analogia iuris): ogni singola norma risponde a una ratio, è cioè
diretta a conseguire un certo risultato razionale; prescrive quindi di ricavare le linee generali e di utilizzarle come
principi.
A volte sono espressi, a volte no.
NB: non vanno confusi con le applicazioni a regole ampio, chiamate clausole generali (tipo secondo buona fede) che
servono a concretizzare il criterio di comportamento genericamente prescritto.

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Capitolo 3:
Il Diritto Privato e le
sue Fonti

L’ambito del diritto privato


Strumenti con cui il diritto provvede alla disciplina delle varie materie: principi fondamentali, tecnici di soluzione dei
conflitti, istituti, linguaggio normativo caratterizzano e differenziano i diversi rami del diritto.
Rami: privato/pubblico, sostanziale/processuale, civile/penale, amministrativo…
Diritto privato: diritto degli interessi particolari che sono trattati come disponibili (bisogni, esigenze, finalità). Diritto
commerciale, del lavoro, civile e altri.
Diritto pubblico: interessi generali che non sono disponibili da un singolo di interessati o da un gruppo. Sono affidati alla
pubblica autorità. Diritto costituzionale, amministrativo, penale, processuale e altri.
La diversa considerazione degli interessi giustifica la diversità degli strumenti. Nel privato vi è reciproca uguaglianza
(nessuno è soggetto all’autorità di un altro) ed autonomia privata (regolare i propri interessi da soli).
Nel diritto pubblico vi è un esercizio di autorità con posizione di supremazia. I poteri sono comunque caratterizzati da un
vincolo: lo scopo di realizzare interessi della collettività.
Separare privato e pubblico non significa tracciare un confine, quanto affrontare i problemi in due modi.
Non è la natura dei soggetti ad essere decisiva: anche tra pubblico e privato o tra soggetti pubblici esistono spesso rapporti
disciplinati dal diritto privato.

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La codificazione
L’ordinamento italiano è definito come diritto codificato. Sono quegli ordinamenti nei quali si è cercato di riordinare ed
unificare il diritto dello stato, attraverso la pubblicazione di grandi testi legislativi ed abrogando ogni norma preesistente.
Codificazione a partire da Napoleone, poi il Regno d’Italia. Le motivazioni sono di coerenza, chiarezza e certezza
dell’apparato normativo.
Prima della codificazione non esisteva un apparato unitario di regole e la legge non era uguale per tutti. Molto veniva dal
diritto consuetudinario ad esempio.
La complessità delle fonti inoltre si combinava con quella delle giurisdizioni (potere di dettare norme e fare giustizia) del
sovrano che si incrociava con quelle feudali, municipali e canoniche.
Ogni ceto sociale trovava regole e giurisdizioni particolari.
Idee guida: unità del soggetto, unità della proprietà e libertà dei beni e libertà contrattuale.
Invecchiamento del codice si affronta con:
• Novellazione: mantenere l’unità del corpo legislativo modificandone parti più o meno ampie.
• Leggi collegate: nuove leggi vengono affiancate al vecchio codice.

Diritto civile e commerciale: cenni storici


Distinzione risale alle origini del diritto moderno. Valore normativo dell’uso e la funzione giurisdizionale della
corporazione.
Usi mercantili: regole di condotta che valevano tra i mercanti (attività economiche cittadine), anche se non erano scritte
questi usi consuetudinari valevano come regole scritte.
Ciascuna categoria di commercianti e artigiani era organizzata una specie di associazione professionale (corporazione o
arte), alla quale si riconosceva il potere di disciplinare quel certo tipo di attività.
I mercanti avevano il privilegio del foro, ovvero potevano essere chiamati in giudizio solo davanti ai loro giudici (della
mercatura). Ciò non si eliminò completamente, rimase nel senso che i giudici della mercatura erano organi giudiziari speciali
dello stato.
Il codice di commercio si è trasformato nel libro “Del lavoro” del codice civile. Venne dunque commercializzato il diritto
privato.

Il codice civile del 1942


Risentiva di troppe influenze del ventennio fascista, venne quindi ripulito di queste norme. Al centro di esso – una cosa
molto innovativa – vi era l’impresa con il contratto, al posto della proprietà.

La costituzione e i rapporti tra privati


La costituzione contiene numerose norme riguardo i diritti della persona, i rapporti familiari, l’iniziativa economica, la
proprietà e l’impresa, il rapporto di lavoro: soprattutto nei principi fondamentali.
La costituzione come fonte di norme e strumento di lavoro del civilista nasce intorno agli anni ’60.

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• Norma costituzionale che viene in rilievo nell’interpretazione di singole norme del diritto privato (ex. diritto
fondamentale alla salute che reinterpreta l’art. 2043 per i danni biologici).
• Costituzione come deposito di principi fondamentali che riguardano anche i rapporti tra privati e valgono come
principi generali.
• La costituzione a volte è direttamente applicabile (ex. sempre art. 32 cost.).

Il diritto privato e le relazioni transnazionali


In diverso modo ci sono dei contrasti:
a) Uniformare il diritto interno dei diversi stati.
b) Regolare situazioni e relazioni che non si esauriscono nel territorio di un singolo stato.
Per il diritto uniforme ci sono le convenzioni internazionali.
Nel caso italiano esiste il diritto internazionale privato, dettate dagli art. 17-31 delle preleggi. Nel ’95 sono stati aboliti e
adesso c’è un testo più dettagliato.
L’art. 1 determina:
• L’ambito della giurisdizione italiana
• I criteri per l’individuazione del diritto applicabile
• L’efficacia delle sentenze e degli atti stranieri
Linee generali:
1) La legge nazionale regola lo stato e la capacità di persone fisiche e i diritti della personalità, i rapporti di famiglia, la
protezione degli incapaci, la successione a causa di morte, le donazioni. Ovvero i rapporti che fanno riferimento alla
persona.
Anche la natura, la capacità e la struttura delle persone giuridiche sono regolate dalla legge dello stato in cui si trovi.
2) La legge del luogo regola il possesso, la proprietà e i diritti reali sui beni mobili, immobili e sui beni immateriali, e
le questioni di forma degli atti giuridici.
3) La legge indicata dalla volontà delle parti regola le obbligazioni contrattuali, quindi possono scegliere la legge a cui
assoggettare tutto il contratto o parte di esso.
Per uniformare il legislatore ha previsto che le disposizioni non pregiudichino eventuali convenzioni internazionali e la loro
applicazione.
NB: in nessun caso comunque la legge straniera è applicabile se i suoi effetti sono contrari all’ordine pubblico. Dove ordine
pubblico significa principi fondamentali di carattere etico-sociale che sono alla base dell’ordinamento giuridico italiano ed
hanno perciò il carattere di inderogabilità (come quelli della costituzione o la nostra cultura giuridica).
L’ordine pubblico internazionale limita l’efficacia in Italia di sentenze, atti, convenzioni private straniere. Si differenzia ma
è simile all’ordine pubblico interno, che limita al solito modo l’autonomia privata nell’ambito del nostro ordinamento.

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Capitolo 4:
Le Situazioni
Giuridiche
Categorie generali

Prescrizioni, situazioni, rapporto giuridico


Prescrizione: impone un certo comportamento.
Situazione giuridica: posizione nel quale si trova un soggetto che viene collocata da una regola quando essa trova
applicazione (la regola colloca in una situazione giuridica un soggetto).
Rapporto giuridico: è una relazione disciplinata dalla legge che viene stabilita tra i soggetti della situazione giuridica.
Situazione giuridica soggettiva: situazione, o posizione, in cui viene a trovarsi un soggetto, per effetto della applicazione di
una o più regole di diritto.
Può essere:
• Attiva: ci si trova la parta avvantaggiata, ovvero quella il cui interesse è protetto nel rapporto.
• Passiva: ci si trova la parte svantaggiata, ovvero quella il cui interesse è sacrificato.
Ogni norma quindi deve descrivere il rapporto giuridico che crea, indicare le situazioni giuridiche e permettere di rendersi
conto dell’equilibrio di interessi che esse intendono realizzare.

Le situazioni elementari: dovere-obbligo, facoltà, potere


Dovere: categoria logica che impone ai suoi destinatari un determinato comportamento, questa certa condotta deve essere
dovuta. Solo il comportamento come quella della norma soddisfa la prescrizione. Può essere formulato in modo positivo o
negativo.
Obbligo: situazione soggettiva della persona che è tenuta ad un certo comportamento.
La situazione opposta è il divieto.

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Facoltà: situazione del soggetto che può lecitamente compiere un atto (è lecito dunque tenere il comportamento descritto
dalla norma).
Potere: situazione del soggetto che può efficacemente compiere un atto (può quindi produrre determinate conseguenze
giuridiche).
NB: la prima indica la posizione di chi può lecitamente compiere un atto, il secondo la posizione di chi può efficacemente
compiere un atto.

Soggezione e onere
Sono situazioni da distinguere dall’obbligo.
Onere: situazione nel quale il risultato può essere ottenuto solo se il soggetto terrà un certo comportamento (EX. art. 2697,
onere della prova).
Soggezione: situazione di un soggetto che senza essere obbligato ad un determinato comportamento, subisce le conseguenze
dell’esercizio di un potere altrui.

Il diritto soggettivo
Diritto (a livello generale): situazione giuridica di un soggetto nel quale una o più norme assicurano la possibilità di
soddisfare un certo interesse economico o morale.
Il diritto soggettivo dovrebbe essere questo ma visto dal punto di vista del soggetto.
Problematico dare una definizione unitaria di diritto soggettivo:
a) Si sono moltiplicate le situazioni in cui si parla di diritto soggettivo.
b) Anche nei diritti classici si è mano a mano complessa la situazione.
Definizione unitaria è possibile perché sono presenti due aspetti nei quali si parla di diritto soggettivo:
1. L’attribuzione di un potere.
2. Lo scopo immediato e diretto di tutelare l’interesse del soggetto, cui quelle prerogative sono conferite.
Diritto soggettivo: la legge attribuisce a un soggetto un potere per la tutela primaria e diretta del proprio interesse.

L’interesse legittimo nel diritto privato


Nel diritto pubblico si parla di interesse legittimo per indicare quelle situazioni in cui l’attribuzione di un potere ad un
soggetto non avviene in vista di una protezione dell’interesse del titolare, ma ne garantisce una protezione mediata,
dipendente cioè dalla coincidenza dell’interesse particolare con quello generale che si vuole realizzare.

Ufficio o funzione
Funzione o ufficio: quelle posizioni distinte dal diritto soggettivo in cui si combinano insieme potere e dovere.
Conseguenze di queste posizioni:
a) L’attività giuridica oggetto del potere è anche oggetto di un dovere (un soggetto può e deve fare qualcosa).
b) Il potere stesso è vincolato allo scopo, ogni atto che si discosti dallo scopo costituisce un abuso.

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NB: vi sono casi nei quali la funzione o l’ufficio attribuito ad un soggetto ha un contenuto tale che il rapporto con l’interessato
perde quei caratteri di parità che sono propri di ogni rapporto privato, assumendo i connotati della autorità (EX. art. 30
cost.).

Diritti assoluti e relativi


La categoria dei diritti soggettivi è varia, perché gli interessi sono di varia natura e lo sono anche gli strumenti, ci sono quindi
degli schemi di base.
Diritti assoluti: si possono far valere verso chiunque.
Diritti relativi: si possono far valere solamente nei confronti di determinati soggetti.
Diritti reali: categoria di diritti assoluti che attribuiscono al titolare facoltà e poteri di vario contenuto, aventi ad immediato
oggetto una cosa.
Diritti di credito: categoria di diritti relativi che si identificano come la pretesa a una prestazione.

Diritti potestativi
Diritti potestativi: ad un soggetto è attribuito un potere a cui non corrisponde un obbligo, ma una soggezione. Ovvero il
titolare esercitando il suo potere non fa valere una pretesa, ma determina direttamente una modificazione a proprio
vantaggio.
Oppure: il titolare del diritto ha il potere di determinare un mutamento della situazione giuridica che l’altra parte subisce.

L’obbligazione
Obbligazione: situazione in cui un soggetto è tenuto ad una prestazione, cioè ad un comportamento diretto a soddisfare
l’interesse di un altro soggetto; questa prestazione deve essere suscettibile di valutazione economica.

La titolarità, la successione
Titolarità del diritto o dell’obbligo: la relazione di appartenenza di un diritto o di un obbligo.
Titolo: fonte dell’acquisto, ovvero la fattispecie che ha per conseguenza l’acquisto del diritto o dell’obbligo.
Acquisto a titolo originario: il diritto si costituisce in capo a persona senza dipendere dalla posizione di un precedente
titolare.
Acquisto a titolo derivativo: il diritto ha fonte nel diritto del precedente titolare e perciò la sua esistenza e i suoi limiti
dipendono dall’esistenza e dai limiti di questo.
Due principi:
1. Nessuno può trasmettere alla persona più di quello che ha.
2. Se viene meno il diritto dell’alienante, viene meno anche il titolo del diritto dell’acquirente.
Acquisto derivativo traslativo: si trasmette lo stesso diritto.
Acquisto derivativo costitutivo: si costituisce un diritto nuovo che però ha fonte nel diritto dell’autore.
Successione: acquisto a titolo derivativo, successore è l’avente causa.

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Successione (in generale): ogni sostituzione di un soggetto a un altro come titolare di un diritto o di un obbligo; indica
quindi la continuità del rapporto giuridico attraverso il mutare dei titolari.
Due tipi:
• A titolo universale: a causa di morte, con la successione dell’erede nell’universalità di diritti e obblighi.
• A titolo particolare: ogni altro tipo di successione, che riguarda uno o più rapporti giuridici determinati.

L’estinzione di diritti e obblighi: la rilevanza del tempo


Diversi fatti possono determinare l’estinzione di un diritto o di un obbligo:
• Rinunzia: il titolare rinuncia, purché si tratti di un diritto disponibile.
• Abbandono: cessa di esistere fino a che non rinascerà a titolo originario in capo a chi occupi la cosa abbandonata.
Alcuni diritti si acquisiscono con la nascita e si perdono con la morte, altri invece no.
I diritti possono essere di carattere perpetuo (EX. la proprietà).
Carattere temporaneo: ad esempio le obbligazioni possono essere limitate pe un periodo di tempo, stabilito dal titolo
d’acquisto.
Da altri punti di vista diventano rilevante la prescrizione e la decadenza (cap. 8).

Altre posizioni protette: interessi diffusi, aspettative, situazioni di


fatto
Esistono situazione soggettive che non hanno una struttura definita né una generale protezione, ma che possono attribuire
ad un soggetto un rimedio a tutela del proprio interesse.
Interessi diffusi: interessi che non fanno capo a singoli individui o gruppi, ma che sono riferibili ad intere categorie.
La protezione trova ostacolo nella determinazione del soggetto:
a) Legittimazione ad agire: il potere di attivare la tutela giudiziale e amministrativa dell’interesse leso.
b) Il risarcimento del danno o l’inibitoria delle attività: ovvero il contenuto della tutela intesa come possibilità di
sacrificare più definiti interessi individuali o di gruppo.
Aspettativa legittima: indica una situazione che è ben distinta da quella che si avrà con l’acquisto del diritto, ma che richiede
una qualche protezione perché presenta già alcune premesse dell’acquisto del diritto.
Aspettativa di fatto: si fonda su eventualità future rispetto alle quali nessun elemento della fattispecie si è definitivamente
formato.
Aspettativa (in generale): è usato in dottrina e giurisprudenza per denotare alcune posizioni che secondo una favorevole
giurisprudenza danno titolo ad una tutela risarcitoria.
Situazioni di fatto: cap. 14 e 44.

L’abuso del diritto


Nella funzione ad esempio si definisce abuso ogni atto non giustificato dalla finalità per cui è stato attribuito.
Nell’ambito del diritto soggettivo il potere è stato assegnato per realizzare l’interesse dello stesso titolare.
Abuso del diritto: difficile realizzare se sia giustificato il comportamento, essendo che gli interessi sono del soggetto stesso
che agisce, o se sia deviato dallo scopo. Molto spesso si richiede la giusta causa.

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In molti casi il limite si ricava dalla funzione stessa del potere, ovvero il fatto che il rappresentante deve fare l’interesse del
rappresentato, e può esserci il conflitto d’interessi.
In generale questo è un problema che ha tante facce e tante soluzioni.
[Vedi meglio pag. 63.]

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Capitolo 5:
I Fatti e gli Atti
Giuridici

Fatti e atti nel diritto privato, atti giuridici in senso ampio


Fatto giuridico: ogni fatto al quale una norma giuridica collega un qualsiasi effetto.
EX: nascita, morte, matrimonio.
Bisogna distinguere i fatti in senso stretto (considerati in modo oggettivo) dagli atti (azioni umane, dove è rilevante l’aspetto
soggettivo).
Atto giuridico: ogni comportamento, lecito o illecito, che la legge prende in considerazione in quanto imputabile ad una
persona come sua propria azione.
Atto lecito: una norma attribuisce rilevanza giuridica ad una condotta lecita (EX: fare uso di liberà o esercitare poteri).

Atto illecito: quando un comportamento viene in considerazione proprio perché è contrario ad una norma o ad un principio
dell’ordinamento giuridico ed ha come conseguenza una sanzione.

Gli atti illeciti, l’illecito civile


Illecito: lede gli interessi protetti da una norma. La norma quindi si considera violata solo quando si può affermare che il
comportamento è tale da ledere gli interessi protetti dalla regola legale.
Talvolta le norme sono scritte per vietare espressamente il preciso comportamento; talvolta per vietare di ledere gli interessi
e quindi assicurare il risultato.
Illecito penale: comportamenti che la legge considera lesivi di un bene la cui tutela è di interesse generale, e che espressamente
prevede come fattispecie di reato, cui si collega una pena a carico dell’autore dell’illecito.

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Illecito amministrativo: comportamenti che violano norme poste a tutela di quegli interessi di ordine generale, la cui
soddisfazione è affidata alla pubblica amministrazione.
Illecito civile:
• Lede direttamente un interesse particolare protetto da una norma giuridica.
• Provoca un pregiudizio per il soggetto leso.
L’illecito civile è fonte di responsabilità e cioè dell’obbligo di risarcire il danno cagionato.
Illecito contrattuale: inadempimento dell’obbligazione, la condotta del debitore che non adempie la prestazione dovuta e
lede l’interesse del creditore (artt. 2018 e ss.).
Illecito extracontrattuale: qualunque fatto doloso o colposo che cagioni ad altri un danno ingiusto (art. 2043).
Tutela inibitoria: l’ordine giudiziale di cessare l’attività lesiva.

Gli atti (leciti) nel codice civile


Atto talvolta significa comportamento, azione. Ogni persona acquista la capacità di compiere con la maggiore età tutti gli
atti per i quali la legge non dispone un’età diversa.
Tra questi atti leciti, i principali sono dichiarazioni o manifestazione di volontà, oppure altri sono dichiarazioni di
conoscenza o di verità.
Ad ogni modo tutti questi atti consentono a chi li compie di disporre dei propri interessi (ovvero di decidere da sé circa la
sorte dei propri interessi).

L’idea di autonomia privata


Autonomia significa dare regole a se stessi, farsi le proprie regole. L’ordinamento giuridico sceglie di far decidere la disciplina
di una gran parte degli interessi dalla decisione degli stessi interessati.
L’autonomia privata dipende dal modo in cui sono considerati gli interessi. Disponibili o non disponibili (che vanno garantiti
anche contro la volontà delle parti).
L’autonomia non è mai pura ma sempre parziale.
Autonomia: gli atti dei privati divengono fonte di un regolamento di interessi congruente con il contenuto dell’atto stesso.
Gli effetti dell’atto consistono in un regolamento di interessi che realizza, sempre nel complesso, la sistemazione voluta dalle
parti.

Distinzione tra atti giuridici


Per la struttura:
• Atti unilaterali: consistono in una dichiarazione proveniente da una sola parte (procura, diffida, voto).
• Atti bilaterali: dichiarazioni provenienti da più parti (contratto).
• Atto unipersonale: può essere fatto da una sola persona (testamento).
• Atti collegiali: manifestazione di volontà che si forma attraverso più soggetti riuniti in un collegio.
Per l’oggetto:
• Atti patrimoniali: regolano primariamente interessi economici (contratto).
• Atti non patrimoniali: regolano interessi personali (matrimonio).
NB: esistono gli atti personalissimi, atti che possono essere compiuti solo personalmente e direttamente dall’interessato.

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Per la funzione:
• Atti tra vivi: destinati a regolare rapporti tra vivi.
• Atti a causa di morte: destinati a regolare la successione nei diritti e negli obblighi dopo la morte del titolare.

Atto e documento
Documento: una dichiarazione che si consegna ad uno scritto.
Atto infatti indica sia la manifestazione di volontà sia il modo in cui essa è consegnata.
NB: la nozione di documento si è ampliata con l’ingresso dei mezzi informatici. Il documento fornisce una prova dei meri
fatti giuridici.

La disciplina degli atti nel sistema del codice


Il codice detta solo poche regole comuni a tutti gli atti giuridici.
Esistono diversi gruppi di norme organiche e complete che regolano una certa disciplina (EX: matrimonio, contratto,
testamento).
Non esiste però un complesso di regole unitario che preveda e risolva tutti i problemi comuni agli atti di autonomia.
Sono pochi gli atti che regolano la generalità degli atti: sono la capacità (maggiore età, interdizione), la forma (mezzo per
compiere l’atto), e la volontà (problemi di errore, violenza, dolo).
Si dichiarano applicabili ad una serie di altri atti giuridici le norme sul contratto:
a) Unilaterali.
b) Tra vivi.
c) Con contenuto patrimoniale.
Applicabili quindi a tutti gli atti di autonomia nel campo degli interessi economici.

Il sistema del codice e la nozione di negozio giuridico


Negozio giuridico: manifestazione di volontà diretta a costituire, regolare o estinguere rapporti giuridici.
Utile per:
1) Individuare e raccogliere in una sola categoria i diversi strumenti dell’autonomia negoziale (atti con i quali si esercita
quella speciale libertà dei privati di regolare da sé i propri interessi).
2) Riconoscere una certa omogeneità di problemi nel campo degli atti di autonomia e sfruttare l’interpretazione
sistematica e l’analogia per risolverli.

Efficacia e validità degli atti giuridici


Esiste sempre un problema di corrispondenza della realtà con la fattispecie astratta, bisogna quindi verificarne gli elementi
e i requisiti.
I requisiti o elementi dell’illecito sono quei connotati della fattispecie che devono in concreto sussistere perché si produca la
conseguenza giuridica consistente nell’obbligo di risarcire il danno.
Colpevolezza, imputabilità, causalità, antigiuridicità.

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Nel contratto sono: accordo, oggetto, causa.


Le norme che prevedono i requisiti di un atto di autonomia sono come una specie particolare di norme di produzione.

[
Atto valido: se l’atto presenta tutti i requisiti che la legge prevede come necessari perché quel tipo di atto possa valere come
fonte di autodisciplina.
Atto inefficace: avviene per diversi motivi anche se l’atto è valido.
EX: difetto di potere, non si aveva il potere di disporre dei beni o degli interessi.
Atto invalido: non ha tutti i requisiti richiesti dalla legge, presenta un vizio in uno dei requisiti, dobbiamo concludere che

[
non è in sé idoneo a produrre i suoi effetti.
Nullità: deriva dalla mancanza di un requisito essenziale o dalla illiceità dell’atto ed è radicale e tendenzialmente
irrimediabile (non ha dunque forza di legge).
Annullabilità: è un vizio di uno dei requisiti; l’atto annullabile non è in sé idoneo a produrre i suoi effetti in modo definitivo,
poiché l’esistenza del vizio permette di ottenere una sentenza di annullamento.

La sostituzione nell’attività giuridica: legittimazione,


rappresentanza
Un atto giuridico è efficace solo se compiuto da un soggetto legittimato a compierlo.
Legittimazione: potere di compiere efficacemente un atto giuridico con riguardo a un determinato rapporto (EX: proprietà
della cosa mi permette di venderla).
Rappresentanza: fonte particolare di legittimazione, il potere conferito ad un soggetto di compiere atti giuridici che
producano direttamente i loro effetti nei confronti di un altro soggetto.
Il rappresentante può essere conferito dalla legge o dal diretto interessato (art. 1387).
Procura: atto con cui ognuno può conferire ad un’altra persona il potere di rappresentanza.
Atto unilaterale, diretto ai terzi. Se usa la procura il rappresentante deve comportarsi in modo da fare l’interesse del
rappresentato.
Messo (nuncio): ha il potere solo di trasmettere una dichiarazione dell’interessato, la volontà espressa è esclusivamente
volontà del rappresentato.
Il rappresentante è parte formale dell’atto, mentre il rappresentato è parte sostanziale.
Rappresentanza diretta: il soggetto ha il potere di agire in nome e per conto di un altro.
Rappresentanza indiretta: un soggetto agisce per conto di un altro ma in nome proprio (l’atto compiuto non ha effetti
immediati sull’interessato, che se ne potrà appropriare in seguito).
Rappresentanza legale: attribuzione del potere è prevista dalla legge, ma deriva sempre da una fattispecie (EX:
rappresentanza legale dei genitori per i figli minori).
In altri casi è conferita da un provvedimento del giudice (tutore per il minore o interdetto).
NB: anche l’esercizio del potere non è sotto il controllo dell’interessato, ma si attua secondo norme particolari dirette a
proteggere l’interesse del rappresentato con il controllo del giudice.
La revoca può essere effettuata per abuso di potere o violazione dei propri doveri.
Assistenza: la volontà di un soggetto terzo si affianca, senza sostituirla, a quella dell’interessato (diversa dalla rappresentanza
legale), come il curatore dell’inabilitato.
Ci sono esempi in cui il potere ha effetti diretti ma non nell’interesse del soggetto (EX: curatore fallimentare).

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La rappresentanza organica
Rappresentanza particolare che si realizza nelle collettività, provviste di personalità giuridica, e nelle istituzioni sia private
che pubbliche.
Tutte queste realtà possono essere considerate come organizzazioni: combinazioni funzionali di persone e mezzi che
producono attività per un certo scopo.
Diciamo che:
a) Ogni collettività ha un ordinamento interno.
b) Queste regole attribuiscono a collegi o individui il compito e il potere di prendere decisioni.
c) Gli atti giuridici compiuti da questi soggetti secondo le regole interne sono considerati come atti del gruppo o delle
istituzioni.
d) Questo meccanismo di distribuzione delle competenze per il riferimento di atti all’ente è dal punto di vista giuridico
l’organizzazione dell’ente.
Rappresentanza organica: quanto il potere attribuito a un organo consiste nel compiere atti giuridici in nome e nell’interesse
della collettività o dell’ente.
Differenza con la rappresentanza ordinaria: nella ordinaria si distinguono due soggetti, ognuno porta la sua volontà; qui
c’è un solo soggetto, l’ente, che agisce tramite l’organo.
Nelle collettività più semplici il rappresentante agisce per il gruppo e rappresenta tutti gli altri individui.

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Capitolo 6:
I Soggetti

L’idea di soggetto di diritto


Se guardiamo all’ordinamento giuridico come ad un sistema di composizione dei conflitti d’interessi, vediamo i portatori di
interessi come uomini, gruppi, organizzazioni, categorie, istituzioni, che ci appaiono come titolari di situazioni giuridiche
attive o passive a loro imputate, e quindi come parti dei rapporti giuridici regolati dalle norme.
Al portatore d’interessi regolati viene riferita anche l’attività giuridica.
Soggetto inteso come il protagonista delle relazioni e delle attività regolate dal diritto:
a) Soggetto di diritti e obblighi: capo d’imputazione di situazioni e rapporti giuridici.
b) Soggetto di attività giuridica: capo d’imputazione di atti giuridici.
c) Soggetto di diritto: (ci si riferisce in genere al primo dei due ruoli) centri d’imputazione dei rapporti regolati dalle
norme dell’ordinamento.
d) Soggetto dell’attività giuridica: centri d’imputazione di atti e fatti.

La determinazione dei soggetti: soggetto e persona


Ogni ordinamento giuridico individua i propri soggetti: stabilisce chi possa avere diritti e obblighi nell’ambito
dell’ordinamento stesso.
Ciò può avvenire tramite:
- Espressa disposizione dell’ordinamento.
- Implicitamente, in base al modo in cui le comuni norme dell’ordinamento attribuiscono diritti e obblighi.
Il nostro codice non parla espressamente di qualità di soggetto. Parla di persone nel primo libro:
a) Persona fisica: esseri umani (si usa l’espressione capacità giuridica).
b) Persona giuridica: centri di interesse diversi dall’uomo singolo (si limita a stabilire in quale modo i gruppi acquistano
la personalità giuridica).

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La capacità giuridica
Capacità giuridica: attitudine ad essere titolare di diritti e obblighi, ovvero di rapporti giuridici. Si acquista con la nascita
(art. 1 cod. civ.).
Capacità giuridica lascia intendere il modo in cui un uomo è considerato dal diritto. È una prerogativa costituzionale.
Lo straniero extracomunitario gode dei diritti civili a condizione di reciprocità, a meno che non siano regolarmente
soggiornanti.
Al nascituro vengono riconosciuti dei diritti:
a) In ambito patrimoniale si risolve nella capacità di succedere (per successione legittima o per testamento e di ricevere
una donazione.
b) In ambito non patrimoniale si discute molto se ci siano diritti personali del nascituro concepito (EX. interruzione di
gravidanza).
Capacità giuridica speciale: una persona è considerata dal nostro ordinamento idonea a essere titolare di un determinato
rapporto giuridico.
EX: possibilità di sposarsi a 16 anni e riconoscere un figlio.
Nascita si collega con la soggettività (nascita significa prova dell’autonoma respirazione).
Si è anche andata a dare una definizione di morte, che una volta nel codice era lasciata agli accertamenti medici: la morte si
identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo.
Esistono casi di scomparsa della persona. Caso di commorienza (in caso non si possa accertare chi sia morto prima).

Scomparsa, assenza, dichiarazione di morte presunta


Fasi della scomparsa:
1. Nell’immediato il tribunale può nominare un curatore che amministri i beni dello scomparso (simile alla
rappresentanza legale).
2. Dopo due anni si può chiedere la dichiarazione di assenza che consente l’apertura del testamento. Coloro che
sarebbero eredi o legatari per testamento o per legge, se l’assente fosse morto nel giorno in cui risale la sua ultima
notizia, ottengono l’immissione nel possesso temporaneo dei beni. L’immesso ha il potere di amministrare i beni,
usandoli e godendone i frutti. Sono quindi in grado di rappresentare lo scomparso, che rimane il titolare.
3. Dopo 10 anni di regola, si può chiedere la dichiarazione di morte presunta, è una sentenza che accerta l’altissima
probabilità di morte. Crea una fictio iuris, lo scomparso si considera morto.

I luoghi della persona: domicilio, residenza, dimora


Domicilio generale: luogo in cui una persona ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi. Conta l’oggettiva
prevalenza di una sete di affari e interessi, gli interessi sono non solo di natura economica.
Esiste il domicilio speciale: il soggetto dichiara un domicilio in una sede per determinati atti o affari (come presso il
procuratore legale per una causa).
Domicilio legale: domicilio dell’incapace di agire. Il minore ha il domicilio nel luogo di residenza della famiglia.
Residenza: luogo in cui la persona ha dimora abituale.
Si può avere più di una residenza di fatto, la residenza è comunque un fatto giuridico oggetto di pubblicità nei registri
anagrafici.

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Capacità d’agire
Capacità d’agire: attitudine a compiere atti giuridici. Si acquista per la generalità degli atti a partire dal compimento del
diciottesimo anno d’età.
La capacità di agire è necessaria per compiere validamente atti giuridici con riguardo ai propri interessi.
Tante sono le condizioni umane che possono influire sulla capacità di autogernarsi, esistono perciò tre ordini correttivi:
a) Ipotesi in cui la capacità d’agire del maggiorenne può essere perduta o limitata in modo duraturo (interdizione,
inabilitazione, amministrazione di sostegno).
b) Un soggetto capace di agire può trovarsi temporaneamente in uno stato di concreta incapacità di intendere o di
volere.
c) Più di recente si è aperto a dare rilievo alla concreta capacità del minorenne di assumere autonomamente decisioni
responsabili.
Interdizione: persona privata della capacità di agire per effetto di un provvedimento del giudice (presuppone un’abituale
infermità mentale grave da rendere la persona incapace di provvedere ai propri interessi).
Interdizione legale: per effetto di una condanna penale, privata della capacità di agire per atti patrimoniali tra vivi.
In entrambi i casi la persona è sostituita nell’attività giuridica patrimoniale attraverso la rappresentanza legale attribuita
al tutore.
Inabilitazione: situazione di limitata capacità di agire, fondata su una infermità di mente meno grave o su altri
presupposti.
Amministrazione di sostegno: limitazione delle capacità con riferimento ad alcuni atti.
Inabilitazione, interdizione (e in certi casi amministrazione di sostegno), sono provvedimenti che pongono la persona in
uno stato di incapacità dichiarata, e insieme alla minore età esauriscono il campo dell’incapacità di agire.
Si parla anche di incapacità naturale o di fatto: ad esempio si annullano quegli atti giuridici per incapacità di intendere
e di volere (ovvero di capire il contenuto dell’atto e di decidere autonomamente).
Al minore si danno invece delle capacità d’agire speciali, in parte poi esistono le capacità di discernimento su cui si sta
valutando.
Per gli atti illeciti, il criterio per riferire l’atto al soggetto per accoglierne la responsabilità è la pura capacità di intendere
e di volere nel momento in cui l’atto è compiuto.

La posizione del minore, la responsabilità genitoriale


La maggiore età determina l’acquisto della capacità di compiere tutti gli atti per i quali non è stabilità un’età diversa.
Una volta si parlava di potestà genitoriale. Dopo la convenzione di Strasburgo non è così, è stato abbandonato il termine
potestà genitoriale.
Si parla invece di responsabilità genitoriale:
a) Un complesso di prerogative che riguardano la cura della persona del figlio, si tratta del diritto-dovere di mantenere,
istruire ed educare i figli.
b) Ha un potere di amministrazione dei beni di cui i figli minori siano titolari.
c) Potere di rappresentanza legale.
d) Usufrutto legale sui beni del figlio.
La responsabilità si esercita di comune accordo tra i genitori.
Si può disporre anche la decadenza del genitore nel momento in cui si prevede una violazione di doveri o un abuso di poteri
che rechi grave pregiudizio al figlio.

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Tutela: i figli vengono sottoposti a un tutore legale nel caso di decadenza/morte.


I poteri dei tutori sono simili a quelli dei genitori, ha cura della persona del minore, provvede all’amministrazione dei beni
e ha rappresentanza legale.
Mano a mano che il minore cresce il potere di indirizzare il comportamento ha un’estensione sempre minore.
NB: Se il minore entra in un rapporto di lavoro acquista la capacità di esercitare i diritti e le azioni che dipendono dal
contratto di lavoro.
Più complessa è l’interruzione di gravidanza, o altre cose, tipo il consenso per l’adozione.
Il minorenne che si sposa acquista lo status di minore emancipato.

La protezione del soggetto debole maggiorenne


L’interdizione e l’inabilitazione sono considerati come mezzi di protezione dell’incapace, che così non è messo in condizione
di nuocere ai propri interessi.
Ciò lasciava privi di sostegno i soggetti che non fossero in questa condizione di abituale infermità.
Amministratore di sostegno: riforma che mira a tutelare i soggetti deboli (prive in tutto in parte di autonomia
nell’espletamento delle funzioni della vita quotidiana), attuando interventi di sostegno temporaneo o permanente.
Interdizione giudiziale: abituale infermità di mente, tale da rendere incapace di provvedere ai propri interessi.
L’attività giuridica preclusa all’interdetto è svolta per suo conto da un rappresentante legale, che lo sostituisce. Si tratta del
tutore nominato con la sentenza di interdizione.
Il potere di rappresentanza del tutore non si estende agli atti personalissimo, che sono quindi del tutto preclusi all’interdetto.
Tutti i provvedimenti relativi all’interdizione sono sottoposti a doppia pubblicità, essi debbono essere iscritti nel registro
delle tutele, poi annotati al margine dell’atto di nascita.
NB: l’interdizione legale deriva da sentenze penali e non da ipotesi di incapacità.
L’inabilitazione presuppone un’infermità di mente non così grave da richiedere l’interdizione, oppure diverse situazioni
(prodigalità, abuso abituale di bevande alcoliche..).
Lascia comunque all’inabilitato la capacità di compiere tutti gli atti di ordinaria amministrazione e gli atti personali. Per gli
atti straordinari l’inabilitato deve essere assistito dal curatore. Si può però prevedere che qualche atto venga compiuto anche
da solo.
Amministrazione di sostegno si attua con il decreto di nomina, il giudice stabilisce per quali atti è richiesta l’assistenza è per
quali è richiesta la sostituzione dell’amministratore di sostegno (che in questo caso agisce in nome e per conto)
È uno strumento elastico che mira a proteggere i deboli, è un provvedimento che può essere anche temporaneo ed è soggetto
a pubblicità.

Universitas e singuli
NADA, pag. 104.

Funzione della personalità giuridica


Lo scopo della personalità giuridica è quello di stabilire una distinzione tra universitas e singuli, mettendo questi ultimi in
grado di controllare le risorse e l’attività dell’ente ma tenendoli al riparo dalle conseguenze della titolarità diretta di rapporti
attivi e passivi.

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È un brillante espediente del linguaggio giuridico, permette autonomia patrimoniale: consente di parlare di beni della
persona giuridica e debiti della persona giuridica. Si agisce non come rappresentante dei singoli, ma in nome e per conto
della persona giuridica.

L’estensione dell’autonomia patrimoniale


Il settore economico si appropria di quest’idea ben presto.
L’indicatore principale di autonomia è la disciplina per la responsabilità dei debiti:
a) Finché la società dura i creditori del singolo socio non possono aggredire direttamente i beni della società, come
avverrebbe in una semplice comproprietà.
b) La responsabilità del singolo per i debiti della società diviene sussidiaria o addirittura limitata alla sola quota.
Conferimento: segna un vero passaggio di proprietà.
L’autonomia si rafforza con i limiti imposti alla trasferibilità della stessa quota sociale e con la rappresentanza unitaria in
giudizio.

Il panorama attuale
Enti a scopo di profitto (società di persone e di capitali) ed enti che non hanno scopo di profitto (associazioni, comitati ed
alcune società).
Enti provvisti di personalità giuridica (associazioni riconosciute, fondazioni e società di capitali) ed enti non personificati
(associazioni non riconosciute, comitati, società di persone).
Corporazioni (organizzazioni di tipo associativo con scopo personale) e istituzioni (organizzazioni private o pubbliche in cui
l’elemento personale non è dominante).
Tra gli enti personificati occorre distinguere tra persone giuridiche private e pubbliche.

I tipi di persone giuridiche private


a) Associazioni e fondazioni.
b) Società per azioni.
c) Società a responsabilità limitata.
Associazioni: prevale l’elemento associativo, con la volontà degli associati.
Fondazioni: attività legata al rispetto della volontà del fondatore.

Connotati generali delle persone giuridiche


Si distinguono due elementi costitutivi, un elemento materiale e un elemento formale.
Aspetti giuridici materiali:
1. Le persone giuridiche private sono di regola caratterizzate dalla presenza di una pluralità di individui. Questo profilo
è essenziale nelle associazioni e nelle società con un contratto tra più persone.
2. La persona giuridica ha sempre una base patrimoniale.
3. L’attività delle persone e l’impiego dei mezzi sono diretti ad uno scopo determinato dall’atto costitutivo.

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4. Il tutto si lega in quanto anche sul piano giuridico si costituisce un’organizzazione. L’organizzazione segue un
modello tipico nelle società, è più elastica in associazioni e fondazioni.
Elementi secondari: denominazione e sede.
A questo elemento materiale è necessario aggiungere l’elemento formale, ovvero il riconoscimento formale. Che intende
ammettere e dare rilevanza.
Tradizionalmente si distingueva tra un sistema concessorio (il riconoscimento deriva dall’autorità governativa, è rimasto
per le associazioni e le fondazioni) e normativo (disposto per le società di capitali che deriva dall’iscrizione al registro delle
imprese).
Oggi si attenua questa differenza, con la semplificazione delle procedure di riconoscimento delle persone giuridiche private.
Oggi bisogna iscriversi al registro delle persone giuridiche (prefetture oppure regioni).
Carattere comune è la pubblicità della costituzione e degli atti che ne modificano l’organizzazione. Questa serve ai terzi per
conoscere la dotazione patrimoniale, il capitale, i conferimenti, ed è condizione di opponibilità di taluni atti.

Le capacità delle persone giuridiche


L’idea di una distinta soggettività delle persone giuridiche fa si che i giuristi estendano anche a questi soggetti i concetti di
capacità giuridica e capacità d’agire.
Un tempo la legge prevedeva alcuni limiti per l’acquisto di diritti da parte della persona giuridica, oggi invece da questo
punto di vista non ce ne sono.
Riguardo l’attività giuridica la possibilità di riferire a un ente diverso dall’uomo un atto giuridico compiuto dai suoi organi
non è soggetta a limiti precostituiti, che dipendano dalla natura del soggetto e dell’atto. L’ente ha una capacità generale, non
limitata a determinati tipi di atto.
Problema dell’organo: la persona giuridica funge da termine di riferimento solo per quegli atti che siano stati posti in essere
secondo le regole proprie alla organizzazione dell’ente.

Le persone giuridiche pubbliche


Le persone giuridiche pubbliche non sono soltanto lo stato e gli altri enti territoriali.
Enti pubblici riconosciuti come persone giuridiche, per dire che essi godono dei diritti secondo le leggi e gli usi osservati come
diritto pubblico.
Le persone giuridiche private sono costituite tramite un atto dell’autonomia privata e perseguono interessi particolari.
Hanno gli strumenti del diritto privato.
Gli enti pubblici sono di regola costituiti direttamente dalla legge o da un atto dell’autorità amministrativa sulla base di una
previsione di legge. Scopo di carattere pubblico: perseguono gli interessi della collettività.
La natura di ente pubblico è in molti casi accertata attraverso gli atti normativi di costituzione o di riconoscimento. Talvolta
questi enti hanno poteri di carattere pubblicistico, che consentono di porsi in rapporti di supremazia verso i privati.
In anni recenti vi è la tendenza a perseguire fini pubblici attraverso strumenti privati: Privatizzazione, in modo da
assoggettarli alle regole delle SPA per i vincoli di bilancio e l’eventuale riduzione del capitale per perdite.

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Capitolo 7:
I Beni

Il concetto di bene nel codice civile


Beni: sono beni le cose che possono formare oggetto di diritti.
a) Cosa: indica un’identità materiale, non significa visibile o tangibili, ma ad esistente nel mondo della materia (tutto
ciò che è empiricamente verificabile e quantificabile).
b) Oggetto di diritti: l’attribuzione di un diritto risolve sempre un conflitto d’interesse, che sorgo solo se c’è scarsità
(acqua, mare, aria non formano oggetti di diritto).
c) Può formare oggetti di diritto: ci sono cose che non sono oggetto di diritti ma che possono diventarlo (sono le cose
di nessuno).
Cosa di nessuno è anche la cosa abbandonata, tutte le cose che non siano di nessuno, si dicono in patrimonio.
Possono essere in commercio o extra commercio: possono costituire oggetto di rapporti di diritto privato secondo le regole
sull’appropriazione.

Relazioni tra le cose


Pertinenza tra le cose: rapporto nel quale si individua una cosa principale ed un’altra, chiamata appunto pertinenza, che è
destinata in modo durevole al servizio o all’ornamento della prima.
Tale rapporto può istituirsi tra beni mobili e immobili.
Atti e rapporti che hanno per oggetto la cosa principale comprendono anche le pertinenze se non è diversamente disposto.
Si potrebbe anche costituire atti distinti per gli oggetti.
Cosa composta: l’integrità della cosa composta esige la compresenza di tutti gli elementi essenziali (a differenza della
pertinenza).

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Diverse categorie di cose


Cose generiche: quelle di cui non interessa alle parti l’identità, ma solo l’appartenenza a un genere, definito da certi
connotati, sono perciò determinate solo per quantità, numero, misura.
Cose specifiche: quelle che vengono in considerazione per la loro particolare identità (quel determinato oggetto).
Individuazione: trasforma l’oggetto del rapporto, si individua una cosa specifica in una generica.
Processo di smaterializzazione della moneta, che non ha più valore intrinseco ma un valore ideale. Ora si parla di moneta
elettronica ad esempio.
Cose fungibili: sostituibili una all’altra (denaro).
Cose infungibili: insostituibili (tutte le cose non prodotte in serie).
NB: tutto dipende dal modo in cui le parti considerano una cosa.
Cose consumabili: si consumano con l’utilizzo, ovvero la normale utilizzazione ne implica l’estinzione.
Cose inconsumabili: non si consumano con l’utilizzo.

Cose e valori, il corpo umano


Al corpo umano è riservato uno statuto particolare.
La legge si preoccupa di vietare quegli atti di disposizione da cui derivi una lesione permanente, che siano contrari all’ordine
pubblico e al buon costume.
Il soggetto è proprietario delle parti staccate del proprio corpo (capelli, sangue).
Anche il cadavere è una cosa, di cui non si può disporre se non nei modi stabiliti dalla legge (dignità e riservata una
protezione).

Oltre le cose
Cose incorporali: beni come l’opera dell’ingegno, oggetto di diritto d’autore o brevetto.
Beni che non sono cose ma che hanno utilità economiche, e possono formare oggetto di diritti.
La realtà economica vede sempre di più smaterializzare verso i servizi.
In questo modo la nozione di bene non solo si amplia ma si sposta, perché invece che indicare l’oggetto del diritto indica il
diritto stesso.
EX: art. 2740 si parla del debitore che risponde con tutti i suoi beni, compresi i crediti.
Si può parlare di beni in due sensi:
1. Bene è qualsiasi utilità che può formare oggetto di un diritto.
2. Bene è ogni diritto che abbia ad oggetto una utilità economica.
3. [Bene è qualsiasi interesse protetto dal diritto]

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Beni immobili e beni mobili


Beni immobili: il suolo, le sorgenti e i corsi d’acqua, gli alberi, gli edifici, le costruzioni (anche se unite al suolo a scopo
transitorio) e tutto ciò che naturalmente o artificialmente è incorporato al suolo.
Beni mobili: tutti gli altri beni.
Per i beni mobili non si richiedono criteri particolari, mentre ci sono delle formalità maggiori per quelli immobili. Fanno
eccezioni gli autoveicoli e in generale i beni mobili registrati, per i quali serve pubblicità.

Le universalità, il patrimonio
Universalità di mobili: pluralità di cose che appartengono ad una stessa persona e hanno una destinazione unitaria.
L’universalità può essere considerata un bene, quindi basta l’atto di vendita dell’universalità per trasferire la proprietà di
tutte le cose.
Anche l’azienda si considera un’universalità: il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa
(comprende beni immateriali e anche l’avviamento).
Talvolta la legge tratta come unità un insieme di rapporti giuridici attivi e passivi: l’eredità è definita come un’universalità di
di diritto.
Il patrimonio della persona vivente non è considerato come un unico oggetto di vicende giuridiche, esso appare come unità
nel solo senso della imputazione dei diversi rapporti all’unico titolare (responsabilità patrimoniale).

I frutti
Esistono beni fruttiferi.
Frutti naturali: provengono direttamente dalla cosa, vi concorra o no l’opera dell’uomo (prodotti agricoli, legna, prodotti
delle miniere). Per un certo tempo questi frutti sono parte della cosa, poi se ne separano e sono considerate cose a sé stanti.
Frutti civili: corrispettivo che si ricava da una cosa in cambio del godimento che si cede ad altri, come gli interessi su somme
date a prestito.

Beni pubblici
La proprietà è pubblica o privata, i beni economici appartengono allo stato, ad enti o a privati.
NB: anche lo stato e gli enti possono dunque essere titolari di proprietà privata.
Beni pubblici: proprietà dello stato o di altri enti pubblici, destinati all’utilità pubblica o a un pubblico servizio.
a) Beni demaniali che appartengono allo stato o alle province o ai comuni. Sono demanio naturale (lidi, spiaggia, fiumi,
laghi) e demanio artificiale (strade, autostrade, aeroporti).
b) Beni del patrimonio indisponibile dello stato, delle province e dei comuni, come le foreste, le miniere, le cave, le
caserme, gli aerei militari, le cose mobili di interesse storico.
I beni demaniali sono inalienabili e non possono formare oggetto di diritti privati se non nei modi stabiliti dalla legge (EX:
concessione, come per la spiaggia).
I beni del patrimonio indisponibile invece hanno gli stessi limiti, ma in più non possono essere sottratti alla loro destinazione.

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Tutti gli altri beni sono nel patrimonio disponibile, che sono quindi oggetto di un diritto di proprietà.
c) Beni pubblici sono in beni che appartengono a enti pubblici non territoriali e sono destinati a un pubblico servizio;
non possono essere sottratti alla loro destinazione, se non nei modi previsti dalla legge.

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Capitolo 8:
La Tutela delle
Situazioni Giuridiche

Premessa: la tutela dei diritti (libro VI e dintorni)


Tutela dei diritti: strumenti di protezione e attuazioni delle situazioni giuridiche soggettive.
Le funzioni sono quelle di prevenire o rendere più facile e prevedibile la loro soluzione.
Certezza delle situazioni giuridiche:
- Strumenti di tutela sostanziale dei diritti (mezzi di pubblicità, istituti di prescrizione e decadenza).
- Strumenti per il terreno della lite (disciplina dei mezzi di prova).
Sicura attuazione dei diritti:
- Istituti della tutela del credito (obbligazioni, con riguardo alle procedure concorsuali).
- Giudizio (azione ed eccezioni).

Nozioni generali
Gran parte del diritto privato ruota attorno alla circolazione di ricchezza. Una caratteristica dei diritti moderni è quella di
tendere ad una circolazione veloce.
Occorre:
1. Informarsi con facilità sulla condizione giuridica dei beni che vuole acquistare.
2. Poter contare sulla sicurezza degli acquisti fatti.
Occorre anche assicurare la condizione delle persone fisiche, la struttura e gli organi delle persone giuridiche.

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Il sistema della pubblicità dei fatti e degli atti giuridici serve a questi scopi, tende ad assicurare conoscibilità legale.
Tre categorie in base alle conseguenze giuridiche della pubblicità:
A. Strumenti di mera pubblicità-notizia: predisposto per assicurare conoscibilità legale di determinati fatti e senza
connettervi un particolare effetto di efficacia del fatto o dell’atto reso pubblico. (EX: interdizione, inabilitazione
annotati al margine dell’atto di nascita; tuttavia se non viene fatto la sentenza NON viene cancellata).
B. Strumenti di pubblicità dichiarativa: la conoscibilità condiziona l’efficacia dell’atto, la mancanza della pubblicità
rende inefficace l’atto, ovvero non può essere fatto valere verso determinati terzi (inefficacia relativa o
inopponibilità). EX: trasferimento proprietà beni immobili, efficaci a partire dalla trascrizione.
C. Strumenti di pubblicità costitutiva: non produce effetti se non quando è stato reso pubblico. EX: condizione di
ipoteca, l’iscrizione FA NASCERE l’ipoteca.

Pubblicità immobiliare e forme analoghe


Trascrizione: strumento di pubblicità predisposto per gli atti relativi all’acquisto della proprietà o di diritti reali sui beni
immobili e su alcune categorie di beni mobili.
Consiste nel riportare il contenuto essenziale in appositi registri.
Questo istituto si inserisce in un sistema di circolazione dei beni immobili costruito sulla base del principio consensualistico:
la proprietà e gli altri diritti si trasferiscono per effetto del solo consenso legittimamente manifestato tra le parti.
La trascrizione non ha efficacia costitutiva, è un modo per risolvere determinati conflitti. Ha solo effetto giuridico
dell’opponibilità vero terzi che vantino diritti sullo stesso bene in base ad un atto non trascritto o trascritto in data posteriore.
Chi non provvede alla trascrizione rischia l’inefficacia relativa.
Trascrivere è un onere per la parte interessata e un obbligo per il pubblico ufficiale.
La trascrizione non si può eseguire se non in forza di sentenza, di atto pubblico o di scrittura privata autenticata o accertata
giudizialmente.
Deve essere legalmente certa la provenienza dell’atto.
Gli atti si trascrivono con riferimento alle parti che li compiono: ogni atto di alienazione viene trascritto sia contro
l’alienante, sia a favore dell’acquirente.
La certezza di acquisto si ha solo sulla base della continuità delle trascrizioni, che risalga fino ad un acquisto a titolo originario
(EX: usucapione).
Atti soggetti a trascrizione:
a) Si trasferisce la proprietà dei beni immobili.
b) Si trasferiscono, si costituiscono o si estinguono diritti reali limitati.
c) Si costituiscono rapporti di locazione ultranovennale.
d) Si conferiscono immobili per durata ultranovennale in società o in associazione.
e) I contratti che trasferiscono diritti edificatori.
NB: Usucapione, si tratta di un acquisto a titolo originario che può essere fatto valere contro chiunque, indipendentemente
dalla trascrizione.
E’ però utile come pubblicità notizia e per stabilire la continuità delle trascrizioni.
Si possono trascrivere anche le domande giudiziali, per evitare che magari durante le cause in corso venga venduto il bene
oggetto del contenzioso, rendendo conoscibile a tutti la causa in corso.
Annullamento da incapacità legale e dichiarazione di nullità: i diritti di terzi non sono tutelati, tuttavia la trascrizione della
domanda può produrre gli effetti della pubblicità sanante.
Sistema analogo per i beni mobili registrati.

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Altri mezzi di pubblicità


Il possesso è il meccanismo di certezza della circolazione dei beni mobili non registrati.
Per i diritti di credito c’è una funzione vicina che è quella della notificazione della cessione al debitore.
Per le persone giuridiche, il registro svolge funzioni di vera pubblicità dichiarativa che condizione l’opponibilità degli atti.
Il registro delle imprese ha effetto costitutivo dell’acquisto della personalità giuridica, ma effetto di pubblicità dichiarativa
per altri atti (nomina, revoca amministratori).

Principio dispositivo e onere della prova


I rapporti regolati dal diritto privato hanno riguardo a interessi particolari e disponibili, è solo l’interessato a poter decidere
se e a quanto occuparsi e preoccuparsi di curare e perseguire il proprio particolare interesse (principio dispositivo).
Non è il giudice a dover ricercare le prove, è compito di ciascuna parte dimostrare l’esistenza dei fatti che fondano le sue
ragioni.
Se sono in gioco interessi della generalità, o che sono oggetto di una particolare protezione che li rende indisponibili, esiste
il principio inquisitorio: il giudice deve cercare la verità e il compito delle parti è suggerire o di offrire la prova di fatti
rilevanti.
Onere della prova: chi vuol far valere un diritto in giudizio, ha l’onere di provare i fatti che ne costituiscono il fondamento,
mentre chi eccepisce che il diritto si è modificato o estinto deve provare i fatti su cui l’eccezione si fonda.
Inversione dell’onere della prova: In alcuni casi l’ordinamento giuridico tende a rendere più facile la tutela di un interesse,
trasferendo l’onere della prova sull’altra parte, che quindi sopporta un maggiore rischio.

Mezzi di prova
Le regole sull’onere della prova rendono molto stretto il rapporto tra situazione giuridica sostanziale e processo: la titolarità
del diritto conta poco se non si dà la prova dei fatti che ne sono il fondamento.
Dare prova significa dimostrare che un fatto è accaduto, non sempre la dimostrazione arriverà a stabilire la certezza assoluta
del fatto, in genere si arriva a una certezza pratica (riduzione dell’incertezza a margini di poco rilievo).
Mezzi:
1. Prove documentali: quando la funzione della prova è affidata ad un mezzo materiale che serve da documento di un
fatto o di un atto (prove precostituite perché si predispongono per futura necessità di prova). Documento significa
qualsiasi mezzo o sostrato di materiale capace di raccogliere e conservare la memoria dell’accadimento di un fatto
o di un atto (atto pubblico, scrittura privata autenticata o non, documento magnetico o informatico).
2. Prove semplici: non precostituite ma che si formano in corso di causa (testimonianza, giuramento, confessione,
ispezione, perizia), anche la presunzione semplice di fatti non direttamente verificabili.

Prove documentali
Atto pubblico: documento redatto da un notaio o altro pubblico ufficiale autorizzato ad attribuire all’atto pubblica fede (EX:
Rogito notarile), come il verbale di un udienza o duna commissione.
Questo atto fa “piena prova fino a querela di falso”).

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Prova legale: il giudice è vincolato a decidere ritenendo accertati i fatti cui si riferisce la prova.
Ciò vale fino a che non si prova il falso, come negare l’esistenza dei fatti attestati dal documento, ma prima deve fare una
querela del falso.
In generale altrimenti le prove sono valutate liberamente dal giudice.
Scrittura privata: semplice documento scritto, sottoscritto dalle parti; la scrittura privata fa piena prova fino a querela di
falso, se colui che l’ha prodotta ne riconosce la sottoscrizione (ovvero è legalmente riconosciuta).
Sottoscrizione: importante per verificare un documento.
Telegramma: non ha sottoscrizione però è come una scrittura privata se l’originale è stato sottoscritto dal mittente o anche
solo da lui consegnato o fatto consegnare.
Riproduzioni meccaniche (magnetiche, fotografiche, cinematografiche): fanno piena prova dei fatti se la persona contro cui
sono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti e alle cose rappresentate.
Scrittura privata autenticata: ha valore di prova legale, consiste in un documento redatto dalle parti e sottoscritto davanti a
un pubblico ufficiale.
Ha lo stesso valore una scrittura privata verificata.
Data della scrittura: è molto importante, se la data è certa (atto pubblico, scrittura autenticata) è coperta da prova legale.

La scrittura privata non ha data certa, però si può acquistare tramite la registrazione o attraverso la validazione temporale
per i documenti informatici.
Quando il documento è sottoscritto con firma elettronica qualificata o con firma digitale, tale documento ha l’efficacia
probatoria di una scrittura privata. Tuttavia ci sono delle problematiche legate alle “chiavi”.

Prova per testimoni


Consiste nelle dichiarazioni rese al giudice durante l’interrogatorio del testimone sui fatti di cui egli abbia avuto diretta
conoscenza. È chiara la diffidenza per falsa testimonianza.
Il limite generale alla prova testimoniale riguarda i contratti, quindi non vale per le sottoscrizioni dei contratti, però è a
discrezione del giudice.
Per alcuni invece la prova del testimone è sempre ammessa: quando vi è un principio di prova per iscritto, quando non si
riesce a procurarsi la prova, quando il documento è stato perduto.

Confessione e giuramento
Confessione: dichiarazione che una parte fa della verità di fatti ad essa sfavorevoli e favorevoli all’altra parte.
La confessione resa in giudizio è prova legale dei fatti dichiarati, se verte su fatti relativi a diritti disponibili; stessa efficacia
ha la confessione extragiudiziale.
Ci deve essere la capacità di disporre.
Giuramento: è l’ultima spiaggia delle prove; se non si dispone di prove sufficienti, può allora deferire all’altra il giuramento,
per farne dipendere la decisione della causa. Il rifiuto di giurare fa perdere la causa; il giuramento è prova legale, se la parte
giura non è più ammessa prova contraria; la sentenza deve dare ragione a chi ha giurato e non può essere revocata neanche
se poi fosse provata la falsità del giuramento.
Falso giuramento: si può richiedere risarcimento (se il reato è estinto) ed è un reato.

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Presunzioni
Presunzione: indica un’argomentazione che sulla base di un fatto noto risale a fatto ignoto.
La presunzione del giudice si chiama presunzione semplice, più che un mezzo di prova è un modo di valutare i risultati delle
prove. Spetta al giudice trarre le conseguenze che la sua prudenza gli suggerisce.
La presunzione vale solo nei casi in cui è ammessa la prova testimoniale.
Presunzione legale: la legge può considerare per accaduto un fatto senza necessità di darne la prova.
Presunzione assoluta: si ha quando la presunzione legale non ammette prova contraria.
Presunzione relativa: è ammessa prova contraria, che si risolve con l’inversione dell’onere della prova.
Finzione: quando il legislatore assoggetta una determinata situazione di fatto alla disciplina prevista per una situazione
diversa. EX: il caso A si regola come se (finzione) sussistesse il caso B.

Gli atti dello stato civile


Rispondono all’esigenza di assicurare certezza e conoscibilità dei fatti più rilevanti per la condizione giuridica della persona
(matrimonio, morte, nascita).
Sistema dei registri dello stato civile: atti di nascita, matrimonio e morte.
L’atto di stato civile è più di una prova, infatti queste cose si provano SOLO allegando l’atto di stato civile.
Funzione come un titolo dello stato, tuttavia in due casi la necessità può essere superata:
- Quando i registri siano stati smarriti, distrutti o non tenuti.
- Ipotesi particolari in cui ha rilevanza il possesso di stato.
Questi atti hanno la funzione di mezzi di pubblicità.

Prescrizione
Prescrizione: ogni diritto si estingue per prescrizione, quando il titolare non lo esercita per il tempo determinato dalla legge.
La prescrizione è un modo di estinzione dei diritti fondato sulla inerzia del titolare.
Certezza dell’esigenza delle situazioni giuridiche: è compromessa quando il diritto non è esercitato per un lungo periodo di
tempo.
Inerzia: tende a sfavorire il titolare inerte.
Le norme sulla prescrizione sono inderogabili dai privati, perché fanno parte dell’ordine pubblico. Tuttavia l’interesse
protetto dalla norma è particolare, quindi è possibile la rinunzia alla prescrizione già compiuta.
La prescrizione deve essere eccepita dall’interessato e non può essere rilevata d’ufficio dal giudice.
La prescrizione non opera per tutti i diritti, si esclude per:
a) Diritti indisponibili (relativi allo stato familiare, personalissimi, e alcuni patrimoniali).
b) Altri diritti indicati dalla legge (usualmente anche il diritto di proprietà).
Modo di operare della prescrizione:
1. Decorrenza: la prescrizione decorre dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere.
2. Sospensione: esistono alcuni casi in cui si blocca tempo finché dura la causa di sospensione.
3. Interruzione: quando cessa l’inerzia del titolare la prescrizione si interrompe; la cessazione dell’inerzia deve essere
certa, quindi ci deve essere un atto in cui si inizia un giudizio.

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4. Durata: il termine ordinario di prescrizione è di 10 anni, a meno che la legge non disponga diversamente.
Prescrizioni presuntive: serie di casi che riguardano prevalentemente prestazioni di commercio, di lavoro o di opera
professionale, il cui termine è stabilito in sei mesi, in un anno, in tre anni. Questa presunzione però può essere fatta decadere
per giuramento o confessione giudiziale.

Decadenza
Nella decadenza l’esigenza di certezza è assoluta.
Decadenza: il diritto deve essere esercitato entro un dato termine, in genere molto breve, per rendere la situazione
definitivamente chiara.
La decadenza può essere stabilita dalla legge o dal contratto.
Quando è stabilità dalla legge si distingue a seconda che siano diritti indisponibili o disponibili:
- Indisponibili: non possono rinunciarvi né modificarne la disciplina.
- Si può derogare.
NB: vale lo stesso per stabilire se la decadenza debba essere eccepita dalle parti o rilevata d’ufficio dal giudice.

Diritto e azione
Avere un diritto significa che un soggetto si trova nella situazione prevista da una regola generale ed astratta che gli
attribuisce un certo complesso di facoltà e poteri, ed impone ad altri i correlativi obblighi.
Azione: potere di agire in giudizio, ovvero la possibilità di far valere in giudizio il proprio diritto.
Per proporre una domanda in giudizio è necessario avervi interesse; ovvero è necessaria esserci la legittimazione ad agire,
che suppone un interesse ad agire.
In generale l’interesse di agire esiste quando l’attore è titolare di un diritto soggettivo.

Azione, interessi qualificati, interessi diffusi


L’azione non è solo strumento di tutela dei diritti, al contrario si possono fare azioni perché si è attribuito un potere
d’iniziativa.
Interessi qualificati: non sono titolari di un diritto soggettivo ma si ritengono portatori di interesse qualificato (EX: azione
per interdizione o inabilitazione da parte dei congiunti).
Interessi diffusi: singolo, che fa parte di una collettività genericamente interessata, possa agire in giudizio assumendo il ruolo
di ideologica plaintiff (EX: Class action).
Ciò avviene soprattutto per la tutela ambientale e la protezione dei consumatori.

Protezione del consumatore


Si prevede una vera e propria azione popolare nei limiti della denuncia disponendo che chiunque vi abbia interesse (come
le associazioni rappresentative dei consumatori) può portare a conoscenza dell’autorità garante gli elementi necessari per
l’istruttoria volta ad accertare violazioni ai divieti posti dalla legge.

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Ad esempio per impedire l’uso di clausole vessatorie (azione inibitoria).


Le associazioni dei consumatori non impediscono comunque ai consumatori individuali che siano danneggiati di agire in
giudizio.
Oggetti della class action:
- Diritti contrattuali di una pluralità di consumatori e utenti che versano nei confronti di una stessa impresa in
situazione omogenea.
- Diritti omogenei spettanti ai consumatori finali di un determinato prodotto o servizio nei confronti del produttore
(anche a prescindere dal rapporto contrattuale).
- Diritti omogenei al ristoro del pregiudizio derivante agli stessi consumatori e utenti da pratiche commerciali scorrette
o da comportamenti anticoncorrenziali.
Si domanda la tutela di diritti individuali purché si tratti di diritti omogenei e di interessi collettivi.
Il giudice ne verifica l’ammissibilità e dopodiché ne dà pubblicità per consentire di aderire al giudizio (si deposita presso la
cancelleria per un tot di tempo).
Comunque è diversa dalla class action americana, qua devono dare adesione i consumatori ad esempio, in USA no.

Eccezione
Il giudizio civile vede due protagonisti: chi propone la domanda (attore) e chi è chiamato a difendersi (convenuto), che si
difende sollevando eccezioni.
Eccepire: opporre ad una affermazione una contro-affermazione.
Analogo è il significato tecnico, ad una pretesa rivolta contro di me io oppongo fatti che paralizzano o limitano la pretesa
avversaria; ad una domanda giudiziale oppongo fatti che ne escludono o ne limitano il fondamento.
Eccezione è un potere che la legge riconosce sulla base di un interesse da proteggere. L’annullabilità di un contratto no potrà
essere eccepita da un terzo interessato ma solo dal contraente che avrebbe potuto agire per l’annullamento.

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Capitolo 9:
I Diritti della Persona

Parte terza: interessi e rapporti.


Sezione prima: persona.

Personalità e diritti inviolabili


Si è sentita sempre di più l’esigenza di proteggere interessi di carattere personale, anche nei rapporti tra privato e privato.
La costituzione tutela ampiamente la personalità individuale, la dignità di ogni cittadino e le libertà fondamentali.
La convenzione europea dei diritti dell’uomo (1950) diventa diritto nel 1955. Inoltre vi sono la Convenzione sui diritti
dell’uomo e la biomedicina e la Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Inoltre gli articoli del codice civile, le norme penali di
tutela dell’integrità fisica e le leggi speciali.
“La repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge
la sua personalità”.
a) Stabilisce una correlazione tra il valore della personalità individuale e i diritti inviolabili dell’uomo.
b) I diritti inviolabili sono garantiti non solo al singolo ma anche nelle formazioni sociali.
Quindi comporta un’ampia gamma di diritti che hanno in comune la funzione di garantire lo svolgimento della personalità,
ovvero i diritti della personalità.

Integrità, salute, autodeterminazione


L’integrità della persona è un valore primario tradizionalmente protetto dall’ordinamento giuridico. Si parla di atti di
disposizione del proprio corpo, vietandoli quando ne consegue una diminuzione permanente dell’integrità (ordine pubblico,
buon costume).
NB: Deroghe per i trapianti.
Autodeterminazione: diritto di decidere in merito alla propria sorte, non è menzionato direttamente perché indica
disponibilità di ciascun interesse protetto. EX: le necessità del consenso al trattamento medico e il diritto di rifiutare le cure
si fondano sul principio dell’autodeterminazione.
NB: Particolare attenzione ai prelievi e trapianti di organi e tessuti da cadavere.

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L’autodeterminazione si articola nelle libertà fondamentali: personale, di circolazione, di riunione, di associazione, di fede
religiosa, di manifestazione del pensiero.

Nome, immagine, identità


Valore dell’identità che appare prima nel nome, poi nell’immagine ed infine nella vera e propria identità personale.
Nome: comprende prenome e cognome, è protetto contro l’uso che altri indebitamente ne faccia (cessazione e risarcimento).

Il prenome è dato dai genitori di comune accordo, il cognome secondo criteri legali: preso dal padre se nato nel matrimonio,
fuori dal matrimonio acquista il cognome del genitore che lo ha riconosciuto per primo (salva sua volontà).
La moglie aggiunge al proprio il cognome del marito e lo conserva fino a divorzio o annullamento del matrimonio.
Le modifiche al nome sono ammesse ma l’iter è complesso.
Lo pseudonimo è tutelato quando abbia acquistato l’importanza del nome (EX: per ragioni artistiche).
Domain name: il nome del sito, ha i soliti problemi, assume però un valore e diventa un bene.
Immagine: ne è vietata la riproduzione, la diffusione senza il consenso della persona (salvo casi di personaggio o
avvenimento di interesse pubblico, con rispetto di onore e decenza).
La norma protegge l’immagine fisica ma anche – per analogia – la voce etc.
La difesa avviene con l’inibitoria (ordine di cessare abuso).
Identità personale: diritto a non essere presentati agli occhi del pubblico in modo falsato rispetto ai valori ed hai connotati
fondamentali con i quali si caratterizza la presenza sociale della singola persona.
Identità genetica: tutela della manipolazione, accesso ai dati genetici, diritto a conoscere le proprie origini genetiche.

Diritto alla vita privata e alla riservatezza


Difesa di una zona di intimità in cui essere lasciati in pace e riferimenti a controllo sulle informazioni che riguardano la
nostra persona (fisiche, affettive, morali, di opinione, patrimoniali).
Ad oggi esistono limiti su ricerca, raccolta e conservazione di notizie, anche alle intercettazioni e alle riprese visive nei luoghi
di privata dimora e anche alla raccolta di informazioni per la tutela della sicurezza pubblica.
Diritto alla vita privata (privacy) ratificata nell’89, trattamento dei dati personali: tutela delle persone e di altri soggetti
rispetto al trattamento dei dati personali.
Vi è un intero codice di 186 articoli sulla garanzia della protezione dei dati personali. Si definiscono dapprima i diritti
dell’interessato e poi le regole generali sul trattamento dei dati.
Trattamento: qualunque operazione o complesso di operazioni effettuati concernenti la raccolta, registrazione,
organizzazione, conservazione, consultazione etc.
Dato personale: qualunque informazione relativa a persona fisica, identificata o identificabile, anche indirettamente,
mediante riferimento a qualsiasi informazione.
Dati sensibili (rientrano nei dati personali): dati personali idonei a rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni
religiose, filosofiche o altro, politiche, o anche stato di salute e vita sessuale.
Ci deve essere espresso consenso e documentato per iscritto dell’interessato per trattare i dati personali.
Per trattare i dati sensibili invece serve l’autorizzazione del Garante oltre al consenso iscritto dell’interessato.
NB: I giornalisti invece possono trattare i dati personali anche senza consenso di nessuno, ma solo nei limiti del diritto di
cronaca e dell’essenzialità dell’informazione riguardo a fatti di interesse pubblico.
Diritti dell’interessato: ottenere conferma dell’esistenza dei diritti, comunicazione degli stessi, avere indicazione della loro
origine, finalità e modalità di trattamento. Cancellazione e integrazione dei dati.

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Ci sono discipline speciali per la difesa e la sicurezza dello stato.


Colui che cagiona danno ad altri per effetto del trattamento dei dati personali deve risarcire il danno stesso a norma dell’art.
2050.

Lesione della personalità e mezzi di tutela (rinvio)


Mezzi di tutela: inibitoria, pubblicazione delle sentenze, risarcimento del danno.
Non sempre sono espressamente previsti ma si ricavano per analogia.
Limite dovuto al danno non patrimoniale, tuttavia nel cap. 30 è spiegato meglio.

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Capitolo 10:
Uguaglianza e
differenze

Premessa
Talvolta si è osservato come l’occasione e il modo in cui ciascun diritto può trovare protezione dipende da una speciale
qualità della persona protetta (lavoratore, coniuge etc.), dipende cioè dagli status.

Status
In genere l’organizzazione si è sempre basata su disuguaglianze giuridiche tra esseri umani. Diritti e obblighi variavano a
seconda di ordine, classe sociale o casta etc.
Vi era dunque un particolarismo giuridico fatto di giurisdizioni concorrenti e diritti differenziati ed ineguali.
La rivoluzione del 1789 porta l’idea di eguaglianza giuridica per tutti gli uomini: la legge è uguale per tutti.
Venne quindi introdotto il principio per cui (uguaglianza formale) tutti sono eguali davanti alla legge: si esprime attraverso
l’attribuzione della capacità giuridica a tutti i cittadini.
Da sola, l’uguaglianza si dimostrava insufficiente, poiché in concreto le differenze economiche determinavano profonde
disuguaglianze sostanziali.
Si è notato un processo di differenziazione (diritto particolare) in base alle discipline (ovvero donne in maternità, lavoratore,
inquilino etc.), per rispondere meglio alle esigenze di uguaglianza.
NB: Vi è comunque il rischio di privilegio.
Status: utilizzato dove diverse situazioni soggettive di cui è titolare una persona, ci appaiono come un solo insieme; è una
posizione complessa ma unitaria, occupata dal soggetto in un certo campo di relazioni giuridiche che derivano a loro volta
dall’appartenenza ad un gruppo sociale più o meno coeso.

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EX: Status di coniuge, figlio, genitore all’interno di una famiglia, si possono far valere attraverso il sistema degli atti dello
stato civile.
L’idea di status implica quella di un diritto particolare: prerogative, diritti e obblighi che non sono di tutti, ma solo di occupa
quella particolare posizione.
Lo status sfiora talvolta il problema del privilegio: gode di privilegio la persona cui non si applica una regola che vale per
tutti gli altri; che è quindi in una posizione di immunità (EX: immunità diplomatica o parlamentare).

Cittadinanza (cenni)
Status di cittadinanza: si ottiene in diversi modi.
a) Per nascita se figli di padre o madre cittadini.
b) Se nati nel territorio della repubblica:
- da genitori ignoti o apolidi;
- da genitori stranieri la cui legge non preveda che il figlio segue la loro cittadinanza.
c) Si acquista per adozione da parte di cittadino italiano.
d) Si acquista per matrimonio con cittadino italiano dopo due anni di residenza in Italia o dopo tre anni dalla data del
matrimonio se residente all’estero.
e) Concessione con decreto del Presidente della Repubblica (EX: risiede da dieci anni in Italia o prestazione del servizio
militare).

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Capitolo 11:
Il Diritto di Proprietà

Sezione seconda: proprietà.

Contenuto della proprietà: problemi e fonti normative


Titolo II del Libro III denominato “Della proprietà”.
“Il proprietario ha il diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l’osservanza degli
obblighi stabiliti dall’ordinamento giuridico”.
È si e no una colonna del nostro sistema giuridico.
Il proprietario è definito con una formula che non delimita le specifiche possibilità di uso del bene: signoria sulle cose.
La seconda parte sembra oscurare la prima, perché la pienezza può essere intaccata, ridotta e la norma non dice fino a che
punto.
La norma non ha più rango costituzionale (prima del ’48 lo era), dove la proprietà aveva valore pieno ed esclusivo (eccetto
norme speciali).
Le esigenze della società moderna hanno imposto di disegnare in modo diverso i poteri e le facoltà del proprietario a seconda
del bene che è oggetto della proprietà; ma anche l’identità del proprietario.
L’incapace legale (minore o interdetto) non ha facoltà di libero godimento o di libera disposizione, e chi agisce per lui ha lo
scopo di conservare il bene e assicurarne un uso conveniente per l’incapace.
Se la proprietà è di un gruppo o di persone giuridiche, le prerogative si allontanano sempre di più dal modello della proprietà
individuale, ogni facoltà è infatti limitata o alterata mano a mano che si fa più forte il vincolo allo scopo.
Anche nel caso di patrimonio destinato, come nell’eredità con beneficio d’inventario o nel fondo patrimoniale.
Nel caso di bene disponibile dello stato è legato alle finalità di interesse pubblico.

Proprietà e new properties


Si sta ampliando la categoria di bene, originariamente legata alle cose e adesso include diversi oggetti di diritto.

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Giuridicamente si parla di new properties: ovvero di diritti su beni diversi per i quali il diritto di proprietà non basta a
definirne l’utilizzo e il controllo.
Immagine, frequenza, informazione appartengono a qualcuno e sono oggetto di diritti, che sono al limite tra diritti reali e
diritti obbligatori.

Proprietà privata nel codice civile


Nel codice la proprietà tende a coincidere con la proprietà fondiaria, perché la maggior parte degli articoli riguardano questa.
Il contenuto della proprietà si concentra nei due aspetti del godere e del disporre, in modo pieno ed esclusivo.
Godere: trarre utilità dalla cosa; sia con uso diretto, sia ricavandone i frutti naturali/civili.
Disporre: decidere e attuare operazioni materiali sulla cosa, come destinarla ad un certo uso o trasformarla (più o meno
come godere).
Disporle in senso stretto significa disporre del diritto di proprietà (vendere, donare, costituire diritti altrui sulla cosa).
Pieno: senza vuoti, senza limiti, ma dopo si aggiunge entro i limiti stabiliti dall’ordinamento. Quindi se la legge non stabilisce
limiti, non ce ne sono.
Esclusivo: è l’aspetto più importante, vale come diritto di escludere gli altri, vi è la pretesa verso tutti a un comportamento
che non ostacoli il libero e pieno godimento del bene.
NB: L’articolo dopo dice che non rientra nelle facoltà del proprietario di usare la cosa in un modo che abbia il solo scopo di
nuocere ad altri (atti emulativi); tuttavia non si fa una proporzione tra interesse sacrificato e avvantaggiato, ma si predilige
il proprietario.
La proprietà non soffre limiti di tempo, non è assoggettabile a termine finale e non vi è nemmeno la prescrizione.
L’imprescrittibilità del diritto non è espressamente prevista dalla legge, però essa sancisce l’imprescrittibilità dell’azione con
cui il proprietario può rivendicare la cosa da chiunque l’abbia in suo possesso.
L’inerzia può contribuire però al formarsi di un’estinzione del diritto: come l’usucapione nel caso in cui la cosa cade in
effettivo possesso di persona diversa dal titolare. In questo modo la proprietà viene acquistata a titolo originario dal
possessore; infatti veniva chiamata prescrizione acquisitiva.

La proprietà fondiaria
Ragione per il quale la proprietà del suolo e degli immobili (fondi agricoli o urbani) prende così grande parte del Libro della
proprietà, ad esempio per l’importanza economica, anche se oggi è sovrastata dalla proprietà di titoli azionari.
Il bene immobile è un bene la cui utilizzazione può incidere sugli interessi individuali di altri proprietari (confinanti, vicini)
e sugli interessi della collettività.
La proprietà fondiaria è soggetta a regole particolari per il conseguimento di scopi di interesse pubblico.
In linea di massima, le norme che tendono a risolvere i rapporti di vicinato sono in prima linea norme che risolvono conflitti
di interessi tra proprietari, le norme che riguardano urbanistica e proprietà agricola hanno generalmente obiettivi di interesse
pubblico.
Proprietà del suolo: una volta era vista come la proprietà di tutto ciò che sta sotto e sopra il suolo, in realtà adesso può
formare oggetto di diritto ciò che presenta una utilità per il titolare; dunque si esclude quando la profondità o l’altezza è tale
che manca l’interesse ad escludere.
NB: Non può ad esempio sfruttare miniere, cave e torbiere che fanno parte del patrimonio indisponibile di stato e regioni,
non può appropriarsi di reperti archeologici.
Il proprietario può in qualunque momento chiudere il fondo, ovvero recintarlo, per impedire l’accesso al fondo.
Tuttavia in alcuni casi deve permettere l’accesso a qualcuno, come il vicino che debba fare delle opere a casa sua, a chi deve
recuperare una sua cosa.

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Rapporti di vicinato
Il rapporto di vicinato è fonte di vari limiti della proprietà privata: automaticità (limiti che nascono in automatico per la
situazione); reciprocità (sacrificio e vantaggio reciproci); gratuità (non esistono compensi).
Divieto di immissioni: la norma vuole risolvere i fastidi che si propagano da un fondo all’altro, come rumori, immissioni di
fumo o di calore.
Il criterio previsto è quello della normale tollerabilità, adattabile anche alla condizione dei luoghi.
L’attività produttiva gode ad esempio di tutela particolare (contemperamento delle ragioni della proprietà con quella della
produzione).
Rimedi: cessare l’abuso (inibitoria), risarcimento del danno.
Le immissioni si sono spostate sul piano sociale, come inquinamento ambientale. Ci sono dunque delle leggi speciali su
campi elettrici, magnetici, fumi ed esalazioni etc.
Distanze: ci sono distanze minime che devono essere tenute tra le costruzioni; il codice indica 3 metri, tuttavia il proprietario
che costruisce per primo può farlo anche sul confine (salvo finestre o regolamenti comunali), l’altro però può o arretrare
all’interno del proprio fondo, oppure costruire in aderenza.
Nel caso in cui il primo proprietario costruisca a meno della metà della distanza minima, si ha un diritto potestativo sul
fondo: può ottenere la comunione forzosa del muro e pagare la proprietà della striscia di terra dal confine del muro.
Per quanto riguarda le finestre esistono:
- Vedute o prospetti: che permettono di affacciarsi e guardare di fronte, obliquamente e lateralmente.
- Luci: che non permettono ciò, ma solo passaggio di aria e luce.
La distanza minima delle vedute è la metà di quella delle costruzioni, e la sua apertura influisce sulla distanza legale tra
costruzioni.
Se il proprietario ha il diritto di avere vedute dirette sul fondo del vicino (servitù di veduta), il proprietario del vicino dovrà
mantenersi alla distanza di tre metri dal muro in cui è aperta la veduta senza poter costruire in aderenza. Diverso è per le
luci, che non contano (eccetto servitù di luce).
La violazione delle norme può portare a riduzione in pristino (abbattimento della costruzione o di una sua parte, chiusura
di pozzi o cisterne, chiusura di luci o vedute etc.) o risarcimento del danno, o anche entrambe.

Proprietà edilizia
Il problema di queste norme è combinare l’interesse dei privati a edificare sul suolo di loro proprietà all’interesse generale
ad assicurare uno sviluppo razionale dell’edilizia.
Queste norme derivano da varie fonti:
- Codice civile (distanze, luci).
- Leggi speciali (standard urbanistici, norme antisismiche).
- Piano regolatore (approvato dal comune e dalla regione).
- Regolamenti edilizi comunali.
Ai fini pratici la sintesi è affidata proprio al piano regolatore, che determina le norme da seguire nelle costruzioni.
Ius aedificandi: è la facoltà di edificare del proprietario che intenda costruire un edificio sul proprio terreno, oppure
riedificare o modificare un edificio esistente.
Ci vuole l’autorizzazione (una volta chiamata licenza, poi concessione e poi permesso di costruire), legata al pagamento di
un contributo.
Sono subordinati al permesso gli interventi di maggiore entità (nuove costruzioni, grandi ristrutturazioni, modifiche di
volumi o superfici), mentre alcune opere edilizie possono essere eseguite senza alcun titolo abilitativo (attività edilizia
libera), come la manutenzione ordinaria e alcuni interventi per eliminare le barriere architettoniche.

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Per le opere che non sono soggette né all’una, né all’altra cosa, sono necessarie le segnalazioni certificate di inizio attività,
che deve essere accompagnata da una relazione di un progettista. Ci sono 30 giorni di termine in cui l’amministrazione
competente può bloccare i lavori.
Contributo di costruzione: consiste di una quota commisurata alle spese di urbanizzazione e di una quota commisurata al
costo di costruzione.
NB: Il comune dispone dell’espropriazione delle aree edificabili, quando l’inerzia dei proprietari ostacoli l’attuazione dei
piani di sviluppo.
Norme di edilizia: rispondono ad esigenze diverse ed attribuiscono al privato situazioni giuridiche differenti.
Alcune hanno lo scopo di migliorare l’utilizzazione della proprietà private (distanze), altre sono dirette ad interessi generali
(criteri di igiene o estetica).

Proprietà agricola
Anche questa coinvolge interessi pubblici fondamentali: sfruttamento razionale del suolo; equi rapporti sociali.
Si limitano l’estensione della proprietà, promuovendo la bonifica delle terre e la trasformazione del latifondo.
Per scopi di bonifica o di difesa fluviale, i proprietari possono essere riuniti obbligatoriamente in consorzi.
Compendio unico: estensione di terreno necessario al raggiungimento del livello minimo di redditività determinato dai
piani regionali di sviluppo rurale per l’erogazione del sostegno di investimenti previsti dai regolamenti comunitari in
materia. Non si possono frazionare, sono nulli tutti gli atti che hanno per effetto il frazionamento del compendio unico.

Modi di acquisto della proprietà


Modi di acquisto a titolo derivativo: più frequenti e importanti, si tratta di contratto e successione a causa di morte.
Esiste una relazione di dipendenza tra il diritto dante causa e quello dell’avente causa:
a) L’avente causa acquista il diritto così come era in capo all’autore o dante causa;
b) Se il titolo del dante causa viene meno, viene meno anche il diritto dell’avente causa.
Modi di acquisto a titolo originario: occupazione, invenzione, accessione, unione o commistione, specificazione, usucapione;
oppure l’acquisto del possesso in buona fede di cose mobili.
1. Occupazione: è un modo di acquisto che riguarda le cose mobili che non sono proprietà di alcuno (res nullius); si
acquistano prendendone possesso. Devono essere abbandonate e non smarrite. EX: i pesci delle acque pubbliche.
Gli immobili abbandonati diventano dello stato.
2. Invenzione: riguarda le cose mobili smarrite, chi le trova ha il dovere di restituirle al proprietario o consegnarle al
sindaco. Da ciò deriva o l’acquisto della proprietà dopo un anno, o il diritto ad un premio se il proprietario si
presenta a reclamare la cosa.
NB: Il tesoro (sepolto e di cui nessuno può reclamare la proprietà) è di proprietà per metà di chi la trova e metà del
proprietario del fondo.
3. Accessione: quando un bene viene in rapporto con un altro, che lo attrae, così che tutto diventa proprietà del titolare
del bene principale. EX: piante e i materiali da costruzione, sono attratti nella proprietà del suolo.
Esiste il meccanismo dell’accensione invertita: nel caso in cui il costruttore, cominciando ad edificare nella sua
proprietà, sconfini nell’attiguo fondo altrui, nella convinzione di costruire sempre sul suo suolo, può chiedere al
giudice di respingere la domanda di demolizione; a patto di risarcimento danni, più un conguaglio del doppio del
valore del terreno.
4. Unione o commistione: vale tra cose mobili, come se io vernicio l’automobile con il colore di un altro, bisogna
vedere quale è la cosa più importante e il proprietario paga il valore. Altrimenti si dividono in proporzione al valore
delle cose la proprietà.
5. Specificazione: si adopera una materia che non ci appartiene per trasformarla in una cosa nuova, il lavoro prevale
sui materiali, quindi chi ha fatto l’opera è proprietario, ma deve ripagare il prezzo della materia. Se però il valore
della materia è maggiore della manodopera, è il contrario.
6. Usucapione: acquisto del possesso di buona fede di cosa mobile, vedi cap. 14.
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7. Esercizio del diritto di riscatto: diritto di riacquistare o acquistare la proprietà di una cosa mediante dichiarazione
unilaterale di volontà. E’ un diritto potestativo, rispetto al quale il precedente proprietario si trova in posizione di
pura soggezione.
Può essere di fonte contrattuale (diritto che spetta al venditori in caso di vendita con patto di riscatto), oppure legale
(diritto di prelazione, per il coerede rispetto alla vendita di quota di eredità).

Modi di acquisto della proprietà pubblica


L’acquisizione dei beni al patrimonio dello stato e altri enti pubblici può avvenire anzitutto secondo i modi di acquisto di
diritto comune: possono comprare i beni sul mercato.
In certi casi l’interesse pubblico può richiedere di uscire dalle regole del mercato, assicurando la proprietà di determinati
beni: è prevista l’espropriazione per motivi di interesse generale.
a) Necessità di una causa di pubblico interesse prevista dalla legge.
b) Pagamento di una giusta indennità.
Non bisogna ledere né il diritto del proprietario al ristoro del sacrificio da lui imposto, ma nemmeno pagare il prezzo di
mercato. In genere è pari al valore venale del bene, suscettibile di essere ridotto del 25%.
Si stabilisce una riserva di legge: solo attraverso una legge formale si possano stabilire cause di espropriazione (principio di
legalità). Esistono norme generali quali l’abbandono e l’abbandono di cose artistiche/storiche.
Si possono nazionalizzare anche le imprese, salvo indennizzo, per servizi pubblici essenziali che hanno carattere preminente
di interesse generale.
Accensione invertita tra PA e privato: se diventa illegittima, non può più essere rivendicata dal privato, nel caso in cui è
stata importante per la realizzazione di un’opera pubblica. Determina quindi il passaggio dell’area nella proprietà della PA
(occupazione acquisitiva).
Attualmente è necessario però un indennizzo, in assenza di un valido ed efficace motivo di esproprio per pubblica utilità.
Requisizione: avviene in caso di gravi ed urgenti necessità pubbliche, militari o civili (come i terremoti); non priva il
proprietario del suo diritto, ma gli sottrae temporaneamente il godimento e la disponibilità della cosa.

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Capitolo 12:
I Diritti su Cosa Altrui

Diritti reali limitati


Principio di libertà dei beni (CC ’42): da un lato si afferma il diritto pieno ed esclusivo, dall’altro evitare che si riproduca una
rete di vincoli sulla proprietà tale da ostacolarne la circolazione e l’impiego economico.
- Vincoli a carattere personale: la libertà dei beni limita solo eccezionalmente l’autonomia contrattuale; il
proprietario in genere può obbligarsi a non esercitare questa o quella prerogativa, le parti possono inventarsi schemi
non previsti dalla legge.
- Vincoli reali: la legge prestabilisce alcuni tipici diritti su cosa altrui; benché nessuna norma affermi espressamente
che essi costituiscano un numero chiuso, si ritengono tali per tradizione.
NB: Se un proprietario vuole stabilire diritti diversi da quelli previsti, può farli ma solo con effetti obbligatori, ovvero
si attribuisce una pretesa protetta con azione personale e non un diritto da far valere verso tutti e difeso dalle azioni
reali.
Diritti reali limitati: diritti reali su cosa altrui; vale l’opposto del diritto di proprietà, comprimono la proprietà e la libertà del
bene, perciò le facoltà e i limiti imposti al proprietario sono solo quelli che possono ricavarsi da positive indicazioni
normative.
Elasticità della proprietà: la proprietà non è mutilata, è semplicemente compressa, quindi si riespande non appena il diritto
altrui viene a cessare.
Tale diritto vale solo su cose di cui il titolare non è proprietario. EX: il caso in cui il proprietario di un terreno acquista quello
vicino, gravato da servitù a favore del primo fondo (confusione, fondere insieme).
Diritti reali di godimento: superficie, enfiteusi, usufrutto, uso, abitazione, servitù; assicurano in varia misura l’utilizzazione
della cosa da parte del titolare del diritto limitato.
Diritti reali di garanzia: pegno, ipoteca; che assicurano al creditore pignoratizio o ipotecario la possibilità di soddisfarsi sul
bene a preferenza di altri creditori.
Diritti collettivi: consentono l’uso o il godimento limitato di proprietà altrui, pubbliche o private (usi civici: diritti che
spettano ai membri di una comunità locale, di carattere pubblico, imprescrittibile).

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Usufrutto, uso, abitazione


Usufruttuario: ha il diritto di godere della cosa, ovvero uso diretto e indiretto, nonché la percezione dei frutti naturali e
civili. Può trarre dalla cosa ogni utilità che questa può dare. Per realizzare il godimento l’usufruttuario ha il diritto al possesso
della cosa (disponibilità materiale).
NB: egli può disporre del proprio diritto anche limitatamente nel tempo; può dare in locazione per i frutti civili; egli deve
rispettare la destinazione economica della cosa, non può modificarla ma solo migliorarla.
Quasi-usufrutto: se ha per oggetto cose consumabili, allora si ha diritto di servirsi delle cose, consumandole, e di pagarne il
valore al termine dell’usufrutto (acquisto la proprietà con obbligo di restituzione del solo valore).
Obblighi dell’usufruttuario:
a) Usare la diligenza del buon padre di famiglia nel godimento.
b) Fare l’inventario e prestare garanzia.
c) Pagare le spese per ordinaria manutenzione e amministrazione.
d) Pagare le imposte, i canoni e in generale tutti i pesi che gravano sul reddito.
Al proprietario rimarrà la nuda proprietà: non ha facoltà di godere, però conserva un certo controllo sulla cosa (mutare
destinazione economica, riparazioni straordinarie).
La nuda proprietà è un valore, poiché prima o poi si espande e torna proprietà, infatti quanto più la fine dell’usufrutto è
vicina, tanto più essa vale.
L’usufrutto nasce per volontà privata (contratto, testamento) o per usucapione.
L’usufrutto ha durata limitata e non può eccedere la vita dell’usufruttuario e, se questi lo aliena, il diritto cessa comunque
alla scadenza prevista nel titolo o alla morte del primo titolare.
Casi di estinzione:
- Prescrizione per non uso ventennale.
- Riunione di usufrutto e proprietà nella stessa cosa (confusione).
- Totale perimento della cosa (se è un edificio rimane sull’area).
- Abuso (estinzione per provvedimento del giudice).
Uso: attribuisce al titolare non solo il diritto di servirsi della cosa, ma anche quello di goderne i frutti, limitatamente ai
bisogni suoi e della sua famiglia.
NB: L’uso è personalissimo, non può essere ceduto e si estingue con la morte dell’usuario.
Abitazione: facoltà d’uso di un immobile al solo scopo di abitarvi; è incedibile e il titolare può far godere dell’abitazione i
soli membri della famiglia (compresi le persone che servono).

Superficie e proprietà superficiaria


Incide direttamente sul modo d’essere della proprietà immobiliare e comprende un tipo particolare di proprietà.
Ricordando l’accessione, è possibile che questo meccanismo sia escluso (per volontà delle parti o per legge) e quindi ci sia
una separazione tra proprietà del suolo e ciò che è costruito sopra o sotto il suolo.
Può succedere quando il proprietario di un’area costituisce ad un altro il diritto di costruire (diritto reale su cosa altrui).
Vi è da una parte il diritto di superficie (un diritto reale limitato che si esaurisce nella facoltà di edificare), dall’altra la
proprietà superficiaria (ovvero piena, ma limitata all’edificio anzi che all’area).
Condominio: il suolo è proprietà comune dei condomini, mentre i singoli appartamenti sono proprietà individuale di
ciascun condomino (proprietà individuale orizzontale).

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Enfiteusi
È il meno limitato dei diritti reali su cosa altrui.
Enfiteusi: si realizza quando il proprietario di un fondo concede ad un’altra persona (enfiteuta) il diritto di goderne, con
l’obbligo di migliorarlo e di pagare un canone annuo in denaro o in natura.
L’obbligo di miglioria è essenziale: l’istituto nasce per porre rimedio all’abbandono di terreni agricoli.
NB: Esiste però anche l’enfiteusi edificatoria.
Durata minima ventennale, necessaria per consentire un impiego prolungato di lavoro e di capitale con la prospettiva di
goderne i risultati.
L’enfiteuta può disporre del suo diritto per atto tra vivi o per testamento, inoltre può acquistare la proprietà del fondo
pagando una somma di 15 volte l’ammontare del canone annuo.

Le servitù prediali
Servitù prediale: consiste nel peso imposto sopra un fondo per l’utilità di un altro fondo appartenente a diverso proprietario.
In concreto è un obbligo a carico del proprietario di un fondo (fondo servente) e una reciproca pretesa a favore del proprietario
di un fondo vicino (fondo dominante).
Può essere un obbligo di non fare o di lasciar fare; lo scopo non è un vantaggio personale, ma l’utilità.
La servitù si instaura tra i proprietari dei due fondi, come tali, e permane anche nel passaggio della proprietà.
La servitù quindi determina un vero e proprio limite della proprietà.
Il doppio legame con i fondi si riassume nella parola prediale.
Servitù personali: obbligo personale del proprietario che ha con me contratto e una pretesa mia verso di lui (cioè un rapporto
obbligatorio) non invece un diritto reale limitato su cosa altrui. Quindi se il proprietario vende non è gravato da alcun peso.
NB: Si possono creare varie specie di servitù, però all’interno del tipo previsto dalla legge.
Costituzione della servitù:
- Coattivamente: prevedono una serie di situazioni in cui la piena utilizzazione del fondo esige che sia imposto un
peso ad altri fondi (servitù di passaggio, di elettrodotto).
La situazione prevista crea il diritto di ottenere la costituzione di una servito, nonché l’obbligo di contrarre (per la
seconda parte); se non vi è l’accordo ci sarà una sentenza costitutiva.
NB: servitù militare per esigenze di carattere pubblico.
- Volontariamente: tutte quelle servitù la cui costituzione non è obbligatoria, ad esempio per contratto o per
testamento (predialità all’interno del numero chiuso di diritti reali limitati).
- Per usucapione: si applica alle servitù apparenti, tramite il possesso (esercizio di fatto) durato ininterrottamente per
20 anni (o per il periodo minore previsto dalle norme sulla usucapione di diritti reali di godimento).
- Per destinazione del padre di famiglia: si applica alle servitù apparenti (quelle che richiedono un’opera visibile e
permanente), se il fondo viene diviso e vi è evidenza che per stato di cose servirebbe una servitù, allora alla divisione
si applica la servitù.
Esercizio delle servitù: deve essere fatto nel modo in cui rechino minore incomodo al proprietario del fondo servente.
Le servitù si estinguono per confusione e per prescrizione in caso di non uso prolungato per 20 anni (non è causa di estinzione
l’impossibilità di esercitarla o il venir meno dell’utilità).

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Capitolo 13:
La Comunione

Comunione
Norme che regolano la situazione in cui la proprietà o altro diritto reale spetta in comune a più persone.
Comunione: contitolarità di un diritto reale, comproprietà, cousufrutto, cosuperficie, etc. Ciò può essere anche per beni
immateriali, e anche credito o debito.
Origini della situazione:
- Comunione volontaria: si realizza per volontà delle parti.
- Comunione incidentale: si attua indipendentemente dalla volontà delle parti (per testamento).
- Comunione forzosa: imposta dalla legge a una o più parte (EX: comunione forzosa del muro).
Comunione legale tra coniugi: riguarda i beni acquistati anche separatamente dopo il matrimonio, nel silenzio si applica la
comunione.
Problema riguardante la contitolarità dei diritti: ciascun partecipante può servirsi della cosa comune, purché non ne alteri
la destinazione e non impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti uso secondo il loro diritto (prima prerogativa).
A ciascuno spetta un diritto su una quota del bene, non una parte materiale, ma una frazione ideale, matematica dell’intero
(seconda prerogativa).
La quota è a sua volta un bene, che rappresenta un cespite attivo nel patrimonio del singolo partecipante.
Diritto allo scioglimento della comunione: si può richiedere in ogni momento e la domanda va rivolta al giudice se gli altri
non lo consentono (però può esserci un patto di non divisione per 10 anni), inoltre non si può chiedere quando si tratta di
cose che cesserebbero di servire all’uso cui sono destinate (terza prerogativa).
Per fare atti di disposizione del diritto sulla cosa comune (alienazione, costituzione di diritti reali su un fondo comune) è
necessario il consenso di tutti i partecipanti (all’unanimità).
Per l’amministrazione invece, prevale un criterio di tutela dell’interesse collettivo (principio di maggioranza).
NB: Per straordinaria amministrazione invece serve la maggioranza di due terzi.
La comunione non stabilisce alcun vincolo di destinazione dei beni.

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Condominio degli edifici


Condominio: particolare forma degli edifici, che combina in sé proprietà individuale e comunione. Individuale di piani o
porzioni di piano, forzosa delle parti comuni.
Supercondominio: in presenza di più unità immobiliari o edifici, che abbiano parti comuni come viale d’accesso, zone verdi,
portineria, etc.
Parti comuni: suolo, fondazioni, muri maestri, tetti, lastrici solari, scale, cortili e tutte le parti necessarie all’uso comune.

Le parti comuni sono indivisibili, a meno che tale divisione possa farsi senza recare nocumento agli altri condomini e con il
consenso di tutti i partecipanti; inoltre la quota ideale del bene comune (proporzionale al valore dell’unità immobiliare) può
essere ceduta solo insieme alla proprietà esclusiva di piano o o di porzioni di piano.
Amministrazione:
a) Atti di ordinaria amministrazione e riparazioni straordinarie ma di modesta entità: si richiede un numero di voti
che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del valore dell’edificio.
b) Atti di straordinaria amministrazione che non siano innovazioni: due terzi presenti, maggioranza necessaria.
c) Innovazioni dirette al miglioramento, all’uso più comodo o al maggior rendimento delle cose comuni: due terzi
presenti, maggioranza qualificata.
Se sono più di 8 condomini, serve un amministratore di condominio (C/C del condominio e RC).
Con più di 10 condomini, serve un regolamento (ma non può vietare di possedere animali domestici).
La proprietà individuale dei piani o porzioni di piano è regolata secondo le norme comuni in tema di proprietà, le norme
del regolamento inoltre non possono in alcun modo menomare i diritti di ciascun condomino.

Multiproprietà
Multiproprietà: forma di utilizzazione degli immobili che si discosta dagli schemi classici.
Si vende un immobile con atti separati ad una pluralità di acquirenti, in genere località turistiche. Il contratto in genere
prevede che ciascuno abbia diritto ad una utilizzazione esclusiva dell’unità prescelta solo per un determinato periodo di tempo
(essenzialmente in settimane), si parla di proprietà turnaria.
Si potrebbe vedere nella multiproprietà una comunione, in cui ogni proprietario è titolare di una microquota. Oppure si
potrebbe pensare ad un diritto di proprietà individuale sul tempo.
Multiproprietà azionaria: immobile è in proprietà di una SPA, il multiproprietario acquista solo la posizione di socio
azionista, caratterizzata da un diritto d’uso esclusivo per il turno stabilito, del bene oggetto di proprietà sociale.
Multiproprietà alberghiera: godimento turnario del bene sia assicurato, insieme a molti servizi, solo attraverso la
cooperazione di un gestore cui l’acquirente si lega con un contratto misto.
Nel codice, non si parla tanto di diritto di multiproprietà, quanto di contratti con cui lo si acquista, a prescindere dalla
natura, reale o obbligatoria del diritto acquistato.
Contratto multiproprietà: contratto superiore ad un anno tramite il quale un consumatore acquisisce a titolo oneroso il
diritto di godimento su uno o più alloggi per il pernottamento per più di un periodo di occupazione.
L’operatore ha obblighi di informazione nella fase precontrattuale, le informazioni devono essere rese a titolo gratuito ed
essere accurate e sufficienti.
Le informazioni formano parte integrante del contratto, e non si possono inserire previsioni difformi da quanto previamente
detto.
Diritto di recesso dal contratto entro 14 giorni dalla data della stipulazione del contratto preliminare o definitivo, senza
pagare penali o addurre motivazioni.
Durante il periodo in cui è esercitabile il recesso, è vietato il versamento di denaro a titolo di acconto, la prestazione di
garanzie, l’accantonamento di denaro etc.

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Nel caso in cui l’alloggio oggetto di contratto è in corso di costruzione, l’operatore è obbligato a prestare una fideiussione
bancaria o assicurativa.

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Capitolo 14:
Il Possesso

Nozione di possesso
Possesso: non indica l’appartenenza giuridica di una cosa al possessore, ma il solo fatto che una persona si trovi ad averne
la disponibilità, indipendentemente dalla circostanza che abbia o non abbia il diritto di farlo.
Definizione giuridica: il possesso è il potere sulla cosa che si manifesta in un’attività corrispondente all’esercizio della
proprietà o di altro diritto reale.
La fattispecie che la norma descrive è una attività, cioè un comportamento che corrisponde all’esercizio della proprietà o
altro diritto reale: tale quale la condotta del proprietario.
Possessore è colui che di fatto ha in suo potere la cosa.
Il possesso comporta l’esercizio di altri diritti reali, come il possesso a titolo di proprietà, di usufrutto, di servitù, etc.

Rilevanza del possesso


Ordini di effetti del possesso:
a) Sistema di protezione dello stato di fatto esistente contro spoliazioni, turbative e molestie (azioni possessorie).
b) Possibilità di trasformare la situazione di possesso senza diritto nella titolarità del diritto corrispondente (acquisto a
titolo originario).
Si vuole proteggere lo stato dei fatti, scoraggiando chi volesse forzarlo per stabilire da sé il proprio diritto. Quindi attraverso
l’azione possessoria si ripristina la situazione precedente (EX: servitù di passaggio), e poi attraverso l’azione petitoria si apre
la questione relativa a tale diritto.
Giudizio possessorio e petitorio sono separati, ma il possessorio “predomina”, nel senso che non si può inquinare con uno
petitorio.
In conclusione il potere di fatto investe il possessore di almeno il potere giuridico di agire per la difesa dello stato di fatto.

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Requisiti del possesso, la detenzione


Requisiti della fattispecie:
1. Il controllo o l’uso della cosa non può derivare solo dalla benevola tolleranza del proprietario.
2. Possessore è colui che tiene o utilizza la cosa come la terrebbe il titolare di un diritto (non è quindi possessore colui
che dà segno di riconoscere un diritto altrui).
NB: Non si considera il fattore psicologico, ma il comportamento.
Detenzione: potere di fatto sulla cosa di chi la tiene o la utilizza riconoscendo un diritto altrui. Non conta l’intenzione, ma la
condotta.
La detenzione NON può mutarsi in possesso per effetto della pura volontà del detentore, se non c’è un oggettivo
cambiamento della situazione, occorre un atto di opposizione (con cui il detentore dà segno di non riconoscere un potere
altrui).
Per legge, il possesso si presume in colui che esercita il potere di fatto, bisogna provare invece che ha cominciato ad esercitarlo
come detenzione.
Interversione del possesso: compiere atti di opposizione contro il potere del proprietario per mutare il suo possesso a titolo
di usufrutto (ad esempio) in possesso a titolo di proprietà.

Acquisto del possesso


Il possesso si acquista in modo originario per apprensione; in modo traslativo per consegna (anche simbolico).
L’acquisto derivativo del possesso può realizzarsi anche senza la consegna, quando:
1. L’acquirente è già detentore e diviene possessore;
2. Chi cede il possesso conserva la detenzione della cosa e costituisce nel possesso l’acquirente (costituto possessorio).
Il possesso attuale non fa presumere il possesso anteriore, tuttavia:
a) Se la persona ha posseduto in tempo più remoto, si presume il possesso intermedio.
b) Se la persona possiede in base a un titolo, si presume che possiede dalla data del titolo (salvo prova contraria).
Si distinguono successione nel possesso (possesso del defunto continua nell’erede) e l’accessione del possesso (per cui il
successore può unire al proprio possesso quello del suo autore per goderne gli effetti).
Possesso in buona fede: colui che possiede ignorando di ledere l’altrui diritto (non occorre che sia convinto di avere un
diritto sulla cosa).
Ciò che qualifica la buona fede è lo stato soggettivo del possessore, che consiste in una ignoranza non colpevole.
E’ uno stato soggettivo presunto e basta che sussista al tempo dell’acquisizione (se viene meno successivamente, gli effetti
favorevoli non sono pregiudicati).

Effetti sostanziali del possesso


Si ha il diritto ad appropriarsi dei frutti (che spetta al possessore in buona fede, mentre chi deve restituirli può avere il
rimborso spese). Riparazioni, miglioramenti e addizioni hanno diritti diversi. Diritto di ritenzione al solo possessore di
buona fede (facoltà di non restituire la cosa rivendicata finché non sia stata pagata l’indennità o siano state prestate idonee
garanzie.
La persona a cui è alienato un bene mobile ne acquista la proprietà, anche se l’alienante non era proprietario della cosa
(acquisto a non domino), a due condizioni:
1. Che vi sia stato acquisto del possesso in buona fede.

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2. Sulla base di un titolo astrattamente idoneo a trasferire la proprietà.


NB: la regola non si applica ad universalità e beni mobili registrati; ci sono inoltre norme penali derivanti dall’incauto
acquisto.
Titolo astrattamente idoneo: vuol dire che l’atto deve avere tutti i requisiti che sono necessari perché sia idoneo a trasferire
la proprietà, ovvero deve essere valido anche se in concreto non potrebbe produrre l’effetto perché manca il potere di
disporre dell’alienante.
Se due acquirenti acquistano lo stesso oggetto dalla solita persona, acquista la proprietà il primo dei due che ne ha il possesso
in buona fede.
Usucapione: possesso prolungato porta all’acquisto della proprietà. Sia perché si premia l’attiva utilizzazione delle cose, sia
perché si fa coincidere la situazione di diritto con una situazione di fatto consolidata nel tempo.
Requisiti: il possesso deve essere pacifico e pubblico (non in modo violento o clandestino) e continuato per il tempo previsto
dalla legge, inoltre non deve essere stato interrotto per atto del proprietario o di terzi che ne abbiano privato il possesso per
oltre un anno.
Tutti i diritti reali possono essere acquistati per usucapione (per le servitù ci deve essere l’apparenza).
Il termine ordinario per l’usucapione è di 20 anni (per tutti i beni), però nel caso di buona fede si riduce a 10 anni per gli
immobili, nel caso di titolo idoneo a trasferire la proprietà e trascrizione dell’atto. Sono 3 anni per i beni mobili registrati con
gli stessi requisiti.
La buona fede fa ridurre in generale il termine a 10 anni, mentre la presenza di buona fede e titolo idoneo determina l’acquisto
immediato della proprietà.

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Capitolo 15:
La Tutela della
Proprietà e del
Possesso

Azioni petitorie
Azioni petitorie: azioni con cui il diritto reale si fa valere in giudizio; quindi tale diritto vale erga omnes (verso tutti). Dispone
quindi di una azione reale e non personale.

Azioni a difesa della proprietà


Rivendicazione: si chiede la consegna o la restituzione della cosa di cui il proprietario ha perduto o non ha mai avuto il
possesso.
L’azione si svolge contro chiunque tiene presso di sé la cosa, si dice che l’azione segue la cosa perché è rivolta contro chiunque
ce l’abbia.
Bisogna provare di essere proprietari: questa prova nella tradizione è diabolicamente difficile.
Ogni acquisto a titolo derivativo attribuisce all’acquirente solo ciò che l’alienante può trasferirgli (e quindi se è vero
proprietario), bisogna perciò accertare l’acquisto a titolo originario (anello fisso a cui attaccare la catena).
“Basta” che qualcuno tra i vari soggetti abbia posseduto la cosa per un periodo di tempo sufficiente ad acquistare comunque la
proprietà a titolo originario. Questo periodo si può anche sommare i periodi brevi dei diversi soggetti che hanno
venduto/acquistato.
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Se il proprietario ha interesse solo alla restituzione della cosa (e non all’accertamento del suo diritto di proprietà), può
ricorrere ad azioni possessorie o all’azione che deriva da un contratto per il quale ha diritto alla restituzione. In genere alla
rivendicazione ricorre chi ha perduto la possibilità di agire per tutelare il possesso, chiedendo l’accertamento della proprietà.
Azione di accertamento: non è una rivendicazione, si può chiedere anche senza domanda di restituzione.
Il diritto di proprietà non è prescrittibile, così anche l’azione di rivendicazione.
Azione negatoria: diretta a far dichiarare l’inesistenza di diritti affermati da altri sulla cosa, quando il proprietario ha motivo
di temerne pregiudizio.
Il proprietario può chiedere che il giudice ordini la cessazione delle eventuali molestie (inibitoria) e condanni a risarcire il
danno.
Il confine di due proprietà può essere definito in via giudiziale: azione di apposizione di termini (senza controversia, si sono
accordati).
Azioni di nunciazione: azioni concesse sia al proprietario che al possessore.

Azioni a difesa di diritti reali limitati


Il titolare di servitù può:
1) Farne riconoscere in giudizio l’esistenza contro chi ne contesta l’esercizio;
2) Far cessare le turbative e gli impedimenti;
3) Chiedere la rimessione in pristino (ricostituito lo stato precedente le turbative);
4) Risarcimento dei danni.
Azione confessoria: immagine speculare dell’azione negatoria, qui vi è l’interesse del titolare ad un diritto reale su cosa altrui
a farne dichiarare l’esistenza (azioni di accertamento che si concludono con l’inibitoria).
Non vi è un’eguale azione per i diritti di usufrutto, uso, abitazione, si applica per analogia l’azione confessoria.

Azioni possessorie
Gradi di protezione del possesso:
a) Qualunque possessore è protetto contro lo spoglio (ovvero la privazione violenta o clandestina del possesso); egli
può chiedere di essere reintegrato entro un anno nella sua posizione: azione di reintegrazione.
Questo perché si basa sullo stato di fatto (sia detentore che possessore).
b) Azioni di manutenzione: più completa tutela disposta a possessori di immobili o universalità di mobili, possesso
protetto contro
- Molestie.
- Privazione del possesso non violenta né clandestina.
L’azione può essere fatto entro un anno.

Azioni di nunciazione
La denunzia di nuova opera può essere esperita quando si ha ragione di temere che da nuova opera possa derivare un danno
alla propria.
Denunzia di danno temuto: si riferisce al pericolo di un danno grave e prossimo, ma derivante da uno stato di cose già
esistente (casa, albero, o altra cosa).
In entrambi i casi il giudice può disporre una cauzione a carico della parte che ottiene ragione in via provvisoria.

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Capitolo 16:
Il Credito
Sezione terza: il credito.

Rapporto obbligatorio e sue fonti


Obbligazione: rapporto tra un debitore e un creditore; il primo obbligato verso il secondo a dare (consegnare una cosa,
trasferire diritti) o fare (un servizio, un’attività professionale) o non fare qualcosa: in sintesi ad una prestazione suscettibile
di valutazione economica.
Qualsiasi relazione economico-giuridica che preveda obblighi tra le parti riveste i caratteri dell’obbligazione.
Come ogni rapporto giuridico nasce da un fatto o un atto che ne è il titolo o la fonte.
Fonti dell’obbligazione: contratto, fatto illecito e ogni altro atto o fatto idoneo a produrle in conformità dell’ordinamento
giuridico.
Al contratto e all’illecito la norma riconosce il ruolo di rapporti obbligatori; per altri atti o fatti si fa rinvio ad altre norme
dalle quali risulti di volta in volta l’idoneità a fungere da fonte di obbligazione.
Fonti quali promessa o dichiarazione unilaterali (nei casi previsti dalla legge): promessa al pubblico e ricognizione di debito,
titoli di credito, si prevedono anche la gestione d’affari, il pagamento dell’indebito e l’arricchimento senza causa.
Le fonti diverse dal contratto e dall’illecito sono molte ed estese (matrimoni, filiazione, testamento, provvedimenti del
giudice, obblighi fiscali, etc.).
Anche il contatto sociale è una fonte di obbligazione, tale da consentire di riconoscere il fondamento di una responsabilità
contrattuale. Per la prima volta è successo quando si risolve la questione della natura del medico dipendente da struttura
ospedaliera (ha responsabilità di natura contrattuale).
Questo modello è stato esteso anche ad insegnante-allievo, alla responsabilità del mediatore.

Prestazione
Il codice civile stabilisce i caratteri essenziali della prestazione che forma oggetto dell’obbligazione: deve essere suscettibile
di valutazione economica e deve corrispondere a un interesse, anche non patrimoniale, del creditore.
L’obbligazione si caratterizza per l’oggetto.

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Contenuto della prestazione: si distingue in base a dare, fare e non fare.


Dare: consegnare qualcosa o determinate cose, si intende non solo in senso materiale, ma anche come trasferimento della
proprietà.
Fare: il debitore è tenuto a svolgere un’attività, il cui compimento soddisfi l’interesse del creditore.
Non fare: esse richiedono al debitore un omissione, cioè di astenersi da un’attività (divieto).
Interesse del creditore: deve essere soddisfatto un interesse. Definire l’interesse significa stabilire il parametro con cui
valutare se la condotta del debitore soddisfa quanto l’obbligazione gli impone, o se lo lascia inadempiuto. Esistono
obbligazioni al risultato o al comportamento. In alcuni caso sono complesse.
Patrimonialità: la prestazione deve essere suscettibile di valutazione economica, deve essere possibile determinarne il valore.
Il rapporto tra le parti deve essere caratterizzato da un indice di patrimonialità, ma non implica la patrimonialità
dell’interesse da soddisfare.

Rapporto tra debitore e creditore


Debitore non è il soggetto debole e creditore non è il soggetto forte.
Il sistema tende a favorire il credito, per favorire la circolazione di ricchezza.
Entrambe le parti (disp. prel.) hanno dovere di correttezza.
Debitore: media diligenza nell’adempiere l’obbligazione, ed ha doveri di informazione (soprattutto contrattuali).
Creditore: dovere di collaborazione affinché il debitore possa adempiere.

Correttezza e buona fede


Lo schema del rapporto obbligatorio si realizza ogni volta che tra le due parti si stabilisca una relazione giuridicamente
rilevante a carattere patrimoniale.
In materia contrattuale è importante il richiamo alla buona fede; impone alle parti un comportamento secondo buona fede.
Serve a definire un dovere di comportamento (buona fede oggettiva), il dovere di correttezza.
A volte è invece importante definire una situazione psicologica, chiamata buona fede soggettiva, che giustifica la protezione
accordata all’interesse di una delle parti.
Buona fede soggettiva: consiste in una ignoranza, che deve essere incolpevole, non deve cioè dipendere da negligenza o
leggerezza.
La buona fede è presunta, è la controparte che deve provare la malafede.
Tutte le norme fanno riferimento al modello della persona onesta e reale, che stabilisce che il contratto deve essere
interpretato secondo buona fede.
Principio di buona fede: ha il suo nucleo forte in materia di obbligazioni e contratti, ma si espande in tutto l’ordinamento.

Obbligo e responsabilità
L’obbligazione ci appare come una specie di obbligo, tuttavia si parla più di un vincolo: vi è qualcosa di più di un dovere. Vi
è un maggiore legame tra dovere e responsabilità patrimoniale.
Il debitore risponde dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri; i creditori possono rivalersi
sui beni del debitore per soddisfare il loro interesse quando il debitore manca di adempiere.
In questo senso si ha obbligo e responsabilità, si assume la responsabilità con i beni presenti e futuri.

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Capitolo 17:
Disciplina e Vicende
del Rapporto
Obbligatorio

L’adempimento
L’obbligazione va adempiuta.
Adempimento: esatta esecuzione della prestazione dovuta.
Inadempiente è quel debitore che non esegue esattamente la prestazione.
a) Criterio della diligenza nell’adempimento: il debitore deve usare la diligenza del buon padre di famiglia (persona
di buona senso che non fa le cose male, con una cura ragionevole).
Il difetto di diligenza (negligenza o imperizia) costituisce colpa del debitore.
Nell’’attività professionale si parla di diligenza tecnica, indicata dalla natura dell’attività esercitata.
b) La rilevanza del risultato nell’adempimento: l’obbligo di eseguire la prestazione è funzionale a soddisfare un
interesse del creditore. Non sempre si soddisfa nella sola condotta diligente del debitore.
In molti casi si parla di effettivo risultato, dove l’esatto adempimento richiede la produzione del risultato.
Dipende dai singoli rapporti contrattuali, esistono infatti le obbligazioni di fare (e non di risultato): la diligenza
diviene l’oggetto stesso dell’obbligazione (EX: avvocato o medico), si è tenuti a svolgere al meglio la propria attività.
La differenza dipende dalla causa del contratto, che addossa ad una parte o all’altra il rischio dell’esecuzione della
prestazione.
Obbligazioni di mezzi o di risultato; distinzione relativa, perché un risultato è sempre contemplato nell’obbligazione.

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Modalità dell’adempimento
Criteri fondamentali: correttezza tra le parti, diligenza del debitore, interesse del creditore.
Se il debitore offre un adempimento parziale, il creditore può rifiutarlo (a meno di legge o usi diversi).
Luogo dell’adempimento: si guarda all’accordo, agli usi, alla natura e ad altre circostanze; infine ci sono tre regole suppletive:
- Consegna di cosa determinata: nel luogo in cui era la cosa quando è sorta l’obbligazione.
- Pagamento di somma di denaro: va fatto al domicilio che il creditore ha al tempo della scadenza.
- Altre prestazioni: vanno eseguite al domicilio che il debitore ha al tempo della scadenza.
I debiti che devono essere pagati al domicilio del creditore sono portabili; quelli al domicilio del debitore chiedibili.
Tempo nell’adempimento: usa gli stessi riferimenti del luogo, ma se la convenzione non stabilisce un termine, la prestazione
va compiuta immediatamente; se gli usi, la natura, il modo o il luogo richiedono il termine, lo stabilisce il giudice.
Decadenza dal beneficio del termine: il creditore può esigere immediatamente la prestazione se il debitore è divenuto
insolvente o ha diminuito le garanzie date o non ha dato quelle promesse.
Se esistono più debiti verso il solito creditore, bisogna stabilire a quali obbligazioni imputare il pagamento; se il debitore non
dichiara di quale debito, vi è un ordine: debito scaduto, poi quello meno garantito, poi il più oneroso, poi il più vecchio; se
tutti i debiti sono alla pari si fa proporzionale.
La prestazione deve essere uguale a quella dovuta (non diversa); il creditore può però accettare una prestazione offerta dal
debitore in luogo dell’inadempimento (EX: un credito ceduto o un assegno anziché contanti), si dice prestazione in luogo
dell’inadempimento.
NB: il debitore ha diritto a ricevere una quietanza.

Soggetti dell’adempimento
Problemi di adempimento:
1. Capacità del debitore: il debitore che ha eseguito la prestazione dovuta non può impugnare il pagamento a causa
della propria incapacità.
Il pagamento è un atto giuridico in senso stretto, quindi anche se un interdetto o un minore pagano un debito (se
capaci di intendere e di volere), non possono impugnare il pagamento. Se incapaci di intendere e di volere è un altro
discorso.
C’è chi parla di pagamento come atto dovuto, e non si può restituire.
2. Capacità del creditore: il creditore deve accettare la prestazione, verificando che corrisponda a quella dovuta,
rilasciando una quietanza e liberando i beni dalle garanzie.
Il pagamento fatto a persona incapace di riceverlo non libera il debitore, a meno di dimostrare che è stato rivolto a
vantaggio dell’incapace.
3. Legittimazione a pagare: non è detto che debitori e creditori siano protagonisti materiali. Vi è la possibilità che un
terzo adempia l’obbligazione, anche contro la volontà del creditore, se non ha interesse a che il debitore esegua
personalmente la prestazione. Il creditore può rifiutare l’adempimento del terzo.
Il debitore può farsi sostituire nel pagamento, lo stesso il creditore può rifiutare la prestazione del sostituto (come
sopra).
4. Legittimazione a ricevere: il destinatario finale è il creditore, che non è però l’unico possibile legittimato a ricevere;
ci può essere anche un rappresentante del creditore. Può essere autorizzata a riceverlo una terza persona (indicata
dal creditore o dalla legge).
Creditore apparente: se appariva legittimato a ricevere anche se non lo era, e si ha pagato in buona fede, allora il
debitore può essere liberato.

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Inadempimento
Inadempimento oggettivo: la prestazione non è eseguita o non lo è puntualmente (molte e non tutte legate a una condotta
biasimevole del debitore).
Bisogna creare regole che distribuiscano il rischio di eventi di questo genere tra creditore e debitore.
Criterio dell’impossibilità: il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta deve risarcire il danno subito dal
creditore se non prova che l’inadempimento o il ritardo sono stati determinati da impossibilità della prestazione, derivante
da causa a lui non imputabile.
NB: il debitore è tenuto ad ogni possibile sforzo, la diligenza anche se massima non è in sé sufficiente a liberare il debitore,
se non si è realizzato l’adempimento; se invece vi è stata impossibilità, la negligenza fa ricadere sul debitore.
Impossibilità deve essere oggettiva e assoluta (tale da escludere anche la minima possibilità di eseguire la prestazione).
Causa non imputabile: il debitore deve provare l’esistenza di una causalità a lui esterna, ovvero un caso fortuito o una forza
maggiore o un atto di autorità.
Responsabilità oggettiva del debitore: si realizza anche senza colpa.
EX: la prestazione di denaro non è mai impossibile. Per intere categorie di obbligazioni la stessa liberazione per impossibilità
è esclusa.
La diligenza è un criterio di misura della precisione richiesta al debitore che adempie, non un criterio generale di liberazione
dall’obbligo di adempiere. Quindi soprattutto nelle obbligazioni di risultato ciò non basta, ci vuole il maggior sforzo
possibile.
Correttezza come criterio di valutazione di ogni atto del debitore o del creditore: ad esempio esigere l’adempimento in
circostanze che rendono l’impegno gravoso o difficoltoso si parla di abuso del diritto del creditore, la prestazione si ritiene
inesigibile.

Effetti dell’inadempimento
Il debitore è tenuto a risarcire il danno, se non esegue esattamente la prestazione dovuta.
Si distingue tra ritardo nell’adempimento e inadempimento (mancato o difettoso).
Tutte e tre danno comunque origine a responsabilità per inadempimento. Il ritardo comunque comporta una mora del
debitore.
Responsabilità patrimoniale (garanzia patrimoniale generica, distinta da quelle specifiche): il debitore risponde
dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri. Non è una conseguenza dell’inadempimento ma
un aspetto della stessa obbligazione (per questo si considera l’obbligazione come un vincolo), tuttavia il potere del creditore
presuppone inadempimento, quindi ne è un effetto.
Esecuzione coattiva o forzata: il creditore ricorre al giudice per cercare una soddisfazione concreta del proprio interesse
contro un debitore che non collabora. Vi è l’espropriazione dei beni nel caso di somme di denaro o cose determinate solo
nel genere.
Per le altre vi è un’esecuzione in forma specifica: consegna e rilascio forzati di una cosa; esecuzione a spese dell’obbligato;
sentenza costitutiva, etc.

Mora del debitore


Mora indica una situazione in cui il debitore è considerato giuridicamente inadempiente (non sempre coincide con il ritardo
materiale).

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Il debitore il quale manca di adempiere nel tempo dovuto deve essere costituito in mora mediante intimazione o richiesta di
adempiere, non è necessaria in tre casi:
- Quando il debito deriva da fatto illecito;
- Quando il debitore ha dichiarato di non voler adempiere;
- Quando è scaduto il termine, se la prestazione deve essere eseguita al domicilio del creditore (debiti portabili).
NB: vi è differenza tra il semplice fatto del mancato adempimento e la situazione giuridica di mora.
Offerta alla buona: il debitore è pronto ad adempiere, ma non lo fa perché il creditore non riceve la prestazione; l’offerta
non vale ad evitare la mora se il creditore aveva rifiutato per un motivo legittimo.
Nelle obbligazioni di non fare non si applicano le norme sulla mora, ogni fatto compiuto in violazione costituisce
inadempimento.
Effetti della mora:
a) Il debitore è tenuto a risarcire i danni provocati dal ritardo nell’adempimento.
b) Se il debitore non è in mora, la sopravvenuta impossibilità determina l’estinzione dell’obbligazione; il debitore in
mora invece anche se la prestazione divenga impossibile per causa a lui non imputabile, non è liberato ma
responsabile per la mancata esecuzione.

Mora del creditore


Un debitore potrebbe essere pronto ad adempiere ma non poter eseguire la prestazione perché il creditore non collabora.
Il primo interesse in una situazione del genere è evitare la mora del debitore, la semplice offerta alla buona protegge il suo
interesse.
Il debitore tuttavia ha altri interessi: liberarsi del debito ad esempio.
Il creditore può voler non ricevere la prestazione perché non la ritiene inadeguata.
Mora del creditore: se si tratta di obbligazioni di dare, il debitore farà un’offerta formale o solenne tramite un pubblico
ufficiale a ciò autorizzato. Ci deve essere corrispondenza tra prestazione offerta e dovuta.
Se il creditore non accetta, ci sarà un controllo del giudice, che la dichiari valida con sentenza, a questo punto il creditore è
considerato in mora fin dal giorno in cui ha fatto l’offerta il debitore.
Se il debitore ha fatto offerta secondo gli usi, gli effetti della mora si verificano dal giorno in cui egli esegui il deposito.
Nelle obbligazioni di fare le conseguenze della mora si producono con un’offerta fatta nelle forme d’uso.
Effetti della mora del creditore:
1. È a suo carico l’impossibilità della prestazione sopravvenuta per causa non imputabile al debitore.
2. Non sono più dovuti gli interessi né i frutti percepiti dal debitore.
3. Il creditore è tenuto a risarcire i danni derivati dalla sua mora e a sostenere le spese per la custodia e conservazione
della cosa dovuta.
Se il debitore vuole liberarsi dall’obbligazione, il debitore deve reagire con un deposito. Nelle obbligazioni di fare, ciò non è
possibile, quindi il debitore non si libera finché:
a) La prestazione non diviene impossibile.
b) L’adempimento non può più essere richiesto in relazione al titolo dell’obbligazione, alla sua natura o perché il
creditore non ha interesse.
c) Interviene la prescrizione.

Risarcimento del danno


Fino a che punto si può far carico al debitore di tutta la catena di conseguenze negative messe in moto dall’inadempimento
(vedi macchinari non consegnati che portano l’azienda a risarcire danni)?

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Danno non è solo perdita, ma anche il mancato guadagno.


Danno risarcibile è delimitato secondo tre criteri:
1. Il danno deve essere conseguenza immediata e diretta dell’inadempimento - nesso di causalità.
2. Il danno deve essere prevedibile al tempo in cui è sorta l’obbligazione (a meno che l’inadempimento sia doloso) -
prevedibilità.
3. Il danno non deve essere collegato ad un fatto colposo del creditore (ad esempio se ha concorso a determinarlo o se
poteva limitarne l’entità e non lo ha fatto) - concorso di colpa.
Nesso di causalità: le cause di un fatto sono tutti gli eventi senza i quali il fatto in questione non sarebbe accaduto. Tuttavia
rimane un concetto troppo ampio e si accollerebbero all’autore di un illecito la responsabilità di danni molto remoti.
Per questo si richiede che il danno debba essere conseguenza immediata.
Causalità adeguata: bisogna inoltre chiedersi se il fatto sia potenzialmente idoneo a produrre il danno che storicamente ne
è derivato.
Per il concorso di colpa, si prevede un vero e proprio esonero da responsabilità del debitore, nel caso in cui il creditore
avrebbe potuto evitare il danno usando ordinaria diligenza; nel caso di contribuzione al danno da parte del creditore, si
riduce il risarcimento.
Valutazione equitativa del danno: la valutazione di un danno non è sempre facile, quindi quando il danno non può essere
provato nel suo preciso ammontare, è liquidato dal giudice con valutazione equitativa.
Il creditore può anche esigere gli interessi, legali o in misura superiore se già corrisposti.
Anche le conseguenze non patrimoniali sono considerate tra i danni, come la lesione dei diritti inviolabili dell’uomo.
Clausole di esonero da responsabilità: può succedere che una delle parti in un contratto venga esonerata da responsabilità
in caso di inadempimento (sono nulli quelli per dolo o colpa grave o per violazione di obblighi imposti da norme di ordine
pubblico).

Modi di estinzione diversi dall’adempimento


Adempimento estingue l’obbligazione.
Modi di estinzione satisfattori: compensazione, confusione.
Modi di estinzione non satisfattori: novazione, remissione, impossibilità sopravvenuta.
Impossibilità temporanea: finché la prestazione resta impossibile, il debitore non è responsabile del ritardo
nell’adempimento; quando l’impossibilità viene meno e la prestazione ritorna possibile, l’obbligazione può comunque
estinguersi se l’impossibilità è durato fin quando:
a) Il debitore non può essere più obbligato a eseguire la prestazione per la natura del titolo.
b) Il creditore non ha più interesse.
Impossibilità parziale: il debitore si libera prestando la parte rimasta possibile.
NB: si può comunque riconoscere l’inesigibilità della prestazione.
Novazione: le parti si accordano per sostituire all’obbligazione esistente un’obbligazione nuova.
Elementi in base ai quali possiamo identificare un rapporto obbligatorio: titolo, oggetto, soggetti.
Dazione in pagamento: estingue l’obbligo con una prestazione diversa da quella dovuta, mentre nella novazione l’accordo
produce l’estinzione del vecchio debito e la nascita del nuovo.
Novazione soggettiva: in cui un nuovo soggetto è obbligato al posto di un vecchio debitore.
NB: nella novazione vale la regola per cui l’accordo è senza effetto se l’obbligazione originaria non esisteva o derivava da un
atto nullo.
Remissione del debito: estingue l’obbligazione quando è comunicata dal debitore, salvo che questi dichiari in un congruo
termine di non volerne profittare, però prima deve dichiararla il creditore.

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Compensazione: due persone sono obbligate l’una verso l’altra, e l’incrocio delle posizioni estingue i debiti per
compensazione per le parti corrispondenti.
La compensazione è legale se:
- I due debiti sono omogenei, ovvero abbiamo oggetto una somma di denaro o cose fungibili dello stesso genere.
- I debiti siano liquidi, ovvero determinati nel loro preciso ammontare.
- I debiti siano esigibili, ovvero non sottoposti a condizione, senza termine o a termine scaduto.
Se si verificano questi termini, ci deve essere una dichiarazione unilaterale della parte che vuole ottenere la compensazione.
Se esistono il primo e il terzo requisito, ma i debiti non sono liquidi, è prevista una compensazione giudiziale (purché i
debiti siano di facile e pronta liquidazione).
Compensazione volontaria: nel caso di mancanza dei requisiti, anche a condizioni preventivamente stabilite.
Confusione: riunione in capo a una persona di due posizioni giuridiche che possono sussistere solo in capo a soggetti diversi.

Obbligazioni pecuniarie
Obbligazioni pecuniarie: debiti somma di denaro sono una specie particolare del genere obbligazione.
È un debito che ha per oggetto una somma di denaro.
Somma di denaro: implica una disponibilità monetaria esistente in un rapporto con una banca, e in secondo grado di questa
con una banca centrale.
Perdita di potere d’acquisto: svaluta la somma di denaro, soprattutto in periodi di forte inflazione.
Principio nominalistico: debiti pecuniari quindi si estinguono con moneta avente corso legale nello stato al tempo del
pagamento e per il suo valore nominale (senza riguardo all’eventuale svalutazione).
Vi sono casi in cui l’obbligazione ha per oggetto di trasferire dall’altra parte un certo valore in somma di denaro, a questo
punto varia in base al potere d’acquisto.
Debiti di valore: debiti reali. Il valore dell’ammontare, viene determinato solo dopo che il danno è stato liquidato.
Debiti di valuta: debiti nominali.
Le parti possono evitare il principio nominalistico e caratterizzare un debito di denaro come debito di valore, concordando
delle clausole di riferimento a valore (merce, clausola oro, indicizzato, moneta straniera).
Interessi corrispettivi: veri frutti del denaro, fungono da corrispettivo per il godimento.
Li producono tutti i debiti di denaro liquidi ed esigibili, l’obbligazione di interessi si presenta come un’obbligazione
accessoria, anche se le parti non li hanno previsti.
In mancanza di un diverso accordo tra le parti si applica il saggio di interesse legale stabilito dal ministero del tesoro (pattuito
sulla base del rendimento annuo lordo dei titoli di stato a breve termine).
Per un interesse diverso da quello legale è necessaria la forma scritta: però vi è il divieto di usura.
Tassi usurai: superano una soglia di tasso medio del Ministero, tassi sproporzionati rispetto alla prestazione della
controparte.
Anatocismo: gli interessi scaduti diventano uguali ad un qualsiasi debito in denaro, tuttavia non producono a loro volta
interessi, se non dal giorno della domanda giudiziale o per accordo successivo alla scadenza (purché riguardino un periodo
superiore a 6 mesi); si può derogare in base agli usi.
Anatocismo bancario: è illegittimo capitalizzare gli interessi a carico dei clienti, quindi non producono interessi ulteriori.
Interessi moratori: sono dovuti a titolo di risarcimento del danno per il ritardo nel pagamento di un debito di denaro.
Possono essere oggetto d’accordo preventivo tra le parti, altrimenti vale nell’interesse legale.
Il creditore può provare di aver subito un danno superiore a quella misura:
a. Perdita: quantità di potere d’acquisto perduto dalla moneta o non compensato dall’adeguamento annuale
dell’interesse legale.
b. Mancato guadagno: il creditore non ha potuto disporre della somma per impieghi fruttiferi.

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Il maggior danno si assume quando il saggio medio di rendimento dei titoli di stato a breve termine sia stato superiori al
saggio degli interessi legali.
Nelle transazioni commerciali il creditore ha diritto alla corresponsione degli interessi moratori.

Obbligazioni con pluralità di oggetti


Spesso un debitore è obbligato a più prestazioni di cui una principale e altre accessorie.
EX: consegnare una cosa implica anche custodirla.
Rapporto obbligatorio fondamentale: non si può scindere.
Talvolta invece un singolo rapporto obbligatorio ha oggetto due o più prestazioni.
EX: obbligazioni alternative, quando si può scegliere di eseguire l’una o l’altra prestazione (abbonamento teatrale).
Il debitore si libera eseguendo una delle prestazioni dedotte in obbligazione.
La scelta concentra l’obbligazione su un unico oggetto, ovvero la prestazione indicata da chi ha facoltà di scegliere, perciò
dopo la scelta l’impossibilità della prestazione estingue l’obbligazione.
Obbligazione facoltativa: il debitore è obbligato ad eseguire una certa prestazione, ma è prevista, nel solo interesse del
debitore, una facoltà di liberarsi con una diversa prestazione.

Obbligazioni con pluralità di soggetti, solidarietà


Il rapporto obbligatorio può avere anche più soggetti: più debitori e più creditori.
Più debitori obbligati a una medesima prestazione divisibile:
a) Solidarietà del debito: ciascun debitore può essere costretto all’adempimento per la totalità (con rivalsa verso gli
altri, azione di regresso).
b) Obbligazione parziaria: ciascuno dei debitori è tenuto a pagare solo la sua parte.
I condebitori sono tenuti in solido se dalla legge o dal titolo non risulta diversamente. In certi casi la legge prevede
espressamente la solidarietà.
La solidarietà non si produce nei rapporti interni tra debitori.
Se è parziaria la sorte di ciascun debitore è indipendente da quella degli altri. Se è solidale, si ha una contitolarità nel debito:
tuttavia le vicende tra ciascun debitore e creditore possono seguire strade separate.
Questo perché ciascun debitore può avere eccezioni personali da opporre al creditore.
I fatti che hanno conseguenze favorevoli al debitore, producono effetti per gli altri; i fatti che hanno conseguenze sfavorevoli,
producono effetti solo nel rapporto tra singolo debitore e creditore.
NB: se il debitore muore non vi è più la solidarietà, gli eredi rispondono solo per una quota.
Credito solidale: ciascun creditore può esigere l’intera prestazione dal debitore.
Credito parziario: ciascun creditore può esigere dal debitore solo una parte della prestazione.
La solidarietà nei crediti esiste solo se prevista.
Quando la prestazione è indivisibile esiste solamente solidarietà.

Titolarità nel rapporto obbligatorio


Fatto o atto sono fonte dell’obbligazione, che determinano in base al titolo la posizione di creditore o di debitore.

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Obbligazione ambulatoria: passa da un soggetto ad un altro in dipendenza dal trasferimento della situazione giuridica che
le fa da supporto, ovvero la proprietà. L’obbligazione circola come un cavaliere se il cavallo è la proprietà della cosa.
Obbligazione reale: il debito è legato alla titolarità del diritto reale, quasi come un accessorio (tipicità o numero chiuso).

Il debitore si può liberare con l’abbandono della cosa o la rinunzia al suo diritto.
Oneri reali: prestazione periodica dovuta verso il titolare di un alto dominio sul fondo.
Ambulatorietà attiva dell’obbligazione: titolarità del credito alla proprietà di un documento, e la legittimazione all’esercizio
del diritto al possesso del documento stesso (EX: titoli di credito).

Successione nel credito: surrogazione, cessione


Credito come rapporto giuridico o come un bene.
Problema della continuità del rapporto attraverso il cambiamento delle sue parti, che si risolvono nel bene (ricchezza che si
può acquistare, vendere). Si parla di circolazione dei crediti.
Surrogazione: successione nel rapporto di credito per sostituzione di un terzo nei diritti del creditore.
a) Surrogazione per volontà del creditore: viene pagato da un terzo il debito, quindi il creditore surroga il terzo nei
suoi diritti verso il debitore.
b) Surrogazione per volontà del debitore: il debitore, prende a mutuo quanto necessario per pagare il debito, anche
senza il consenso del creditore; il debitore può dichiarare di surrogare nel credito il terzo mutuante.
c) Surrogazione legale:
1. Un creditore chirografario paga ad un altro creditore che gode di garanzia reale.
2. L’acquirente di un immobile ipotecato paga il creditore ipotecario per liberare l’immobile.
3. L’erede che ha accettato con beneficio d’inventario paga i debiti ereditari per evitare l’espropriazione dei beni
dell’eredità.
4. C’è separazione dei patrimoni e l’erede può essere creditore dell’eredità beneficiata.
Cessione del credito: contratto con cui si realizza il trasferimento del diritto dal creditore cedente ad un cessionario.
Qui è chiaro che il credito è un bene, poiché può essere ceduto senza il consenso del debitore.
NB: si può escludere di comune accordo la cedibilità del credito, ma il patto non è opponibile all’eventuale cessionario se
non si prova che egli ne era a conoscenza.
Norme per la cessione:
a) Garanzia: se la cessione è a titolo oneroso, il cedente risponde verso il cessionario della esistenza del credito, non
della solvenza del debitore, salvo che ne abbia assunto garanzia.
b) Efficacia tra le parti e opponibilità: il trasferimento del credito avviene per effetto del solo consenso (principio
consensualistico).
Verso il debitore ceduto la cessione diviene efficace (opponibile) solo quando il debitore l’abbia accettata o notificata.
Notificazione è la comunicazione al debitore dell’avvenuta cessione, altrimenti può pagare al vecchio creditore.

Successione nel debito: delegazione, espromissione, accollo


Identità del debitore non è mai indifferente per il creditore.
Il debitore deve essere solvente, oppure in grado di effettuare la prestazione.
La sostituzione del debitore non può avvenire, per successione a titolo particolare, senza la volontà del creditore.
Esistono delegazione, espromissione, accollo. Possono avere carattere privativo oppure cumulativo (a seconda che il creditore
consenta o non consenta la liberazione del vecchio debitore). Solo nel primo caso si può parlare di trasferimento del debito,
nel secondo si aggiunge un nuovo debitore e il vecchio rimane obbligato.
Delegazione: operazione per cui un debitore assegna al creditore un nuovo debitore il quale si obbliga verso il creditore.

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Il creditore può:
1. Rifiutare la promessa.
2. Accettare – anche tacitamente – senza liberare il debitore originario (delegazione cumulativa).
3. Accettarla dichiarando di liberare il debitore originario: si ha la liberazione del debitore (delegazione privativa o
liberatoria).
Rapporto di provvista: tra delegante e delegato.
Rapporto di valuta: tra delegante e creditore.
Possono nascere eccezioni, ovvero ragioni per rifiutare il pagamento.
Delegazione astratta, cioè slegata dai rapporti di valuta o di provvista; delegazione causale, cioè legata al rapporto di valuta
o di provvista.
Delegazione astratta alla base della cambiale tratta.
Delegazione di pagamento: il delegato non è invitato a obbligarsi verso il delegatario, ma solo a pagare il debito del delegante.
Il delegato non è tenuto ad accettare l’incarico, anche se debitore del delegante.
Espromissione: un terzo estraneo al rapporto tra debitore o creditore, di sua iniziativa, promette di pagare il debito (non è
adempimento del terzo). Il terzo quindi si obbliga a pagare e nasce un rapporto obbligatorio tra terzo e creditore. Qui si può
sempre opporre l’inesistenza del rapporto (non può essere astratta).
L’effetto può essere cumulativo o privativo (a seconda della dichiarazione del creditore).
Accollo: consiste in un contratto tra debitore e terzo, per cui questi si assume il debito.
Accollo semplice o interno: non espressamente previsto dal codice, l’accollante si limita ad obbligarsi verso il debitore e il
creditore non acquista alcun diritto nei suoi confronti.
Accollo esterno: effetto di obbligare l’accollante anche verso il creditore; il creditore può aderire alla convenzione (la
stipulazione a suo favore diventa irrevocabile).
Nell’accollo esterno il debitore originario resta obbligato a meno che il creditore non lo liberi.
L’accollante può sempre opporre eccezioni fondate su quel contratto.

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Capitolo 18:
Le Garanzie

Responsabilità patrimoniale del debitore


Strumenti di tutela del diritto del creditore di soddisfarsi sui beni del debitore in caso di inadempimento: responsabilità
patrimoniale, cause di prelazione e conservazione della garanzia patrimoniale.
Fanno parte degli aspetti del normale funzionamento del credito.
Responsabilità illimitata: il debitore risponde dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri.
Pari condizione dei creditori: ciascuno ha un eguale diritto di soddisfarsi sui beni del debitore, salve le cause legittime di
prelazione (privilegi, pegno, ipoteca).
NB: esistono regole ed eccezioni per limitare la responsabilità.

Limitazioni di responsabilità e patrimoni di destinazione


Alcuni cespiti attivi non sono soggetti ad espropriazione da parte dei creditori: gli oggetti di primaria necessità, il credito agli
alimenti e altri beni.
Patrimonio di destinazione: prevede che determinati beni siano destinati in modo primario o esclusivo alla garanzia di
determinati debiti, che in certi casi raccoglie una parte dei rapporti attivi e passivi che fanno capo ad un soggetto e che sono
distinti dal patrimonio generale dello stesso soggetto (patrimonio separato); in altri casi si riunisce in un complesso distinto
che fanno capo a più soggetti (patrimonio autonomo).
Patrimonio separato: eredità accettata con beneficio d’inventario; consiste nel tenere distinto il patrimonio del defunto da
quello dell’erede (si risponde ai debiti ereditari con i beni dell’eredità). Oppure anche la massa fallimentare e il fondo
patrimoniale.
Gli atti di destinazione relativi a beni immobili, diretti a stabilire un vincolo di destinazione ad uno scopo determinato.
I beni vincolati allo scopo possono essere impiegati solo per la realizzazione del vincolo di destinazione e quindi possono
costituire oggetto di esecuzione solo per i debiti contratti a tale scopo.

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NB: per i crediti contratti in funzione dello scopo rispondono tutti i beni del proprietario. Si realizza il nucleo di un
patrimonio separato. Il vincolo è reso opponibile ai terzi attraverso la trascrizione.
Patrimonio autonomo:
- Complesso i beni cui sono contitolari più soggetti che sono destinati a uno scopo.
- Disciplina che in varia misura mette al riparo questi beni dall’azione dei creditori personali (evita ai singoli di
rispondere illimitatamente).
- Unità patrimoniale composta di rapporti che fanno capo a più soggetti, ma che sono distinti dai patrimoni
individuali di ciascuno.
In generale si parla di autonomia patrimoniale.

Cause di prelazione
Principio della pari condizione del creditore, nominato precedentemente.
Si parla però di prelazione: quando un creditore ha il diritto di soddisfarsi a preferenza degli altri.
Cause: privilegio, pegno, ipoteca. I creditori sprovvisti di cause di prelazione si chiamano chirografari.
Vi è un ordine di preferenza tra creditori che hanno prelazione.
Surrogazione dell’indennità alla cosa come oggetto del diritto di prelazione: se la cosa soggetto a prelazione va distrutta o
deteriorata, le somme di denaro dovute agli assicuratori come indennità, sono vincolate al pagamento dei creditori prelatizi,
salvo impiegarle per riparare l’oggetto.

Privilegi
Privilegio: la legge protegge particolarmente certi creditori, il privilegio si accordo in considerazione della causa del credito.
Causa: ha un significato ampio, equivalente a titolo.
Si considerano con particolare favore certi crediti per diverse ragioni (fonte, titolo).
Ordine di preferenza: vi è un ordine di preferenza che riflette la proprietà nella protezione che il legislatore dà ai crediti.
Privilegio generale: riguarda tutti i beni mobili del debitore. E’ una pretesa a una particolare protezione del credito.
Privilegio speciale: riguarda determinati beni mobili e immobili. Comprende un diritto di seguito, ovvero si può esercitare
anche si beni sono stati venduti dopo il sorgere del privilegio (eccetto buona fede nell’acquisto del possesso).
Il pegno prevale sul privilegio speciale mobiliare, mentre il privilegio sugli immobili prevale rispetto all’ipoteca.

Garanzie del credito


Garanzie del credito: quei meccanismi che hanno funzione di procurare al creditore un mezzo di sicura soddisfazione del
credito, nel caso in cui l’adempimento non si verifichi.
Si distinguono garanzie personali e reali.
Garanzie personali: lo scopo di garanzia si raggiunge affiancando al debitore un garante, cioè un altro obbligato a cui il
creditore possa richiedere l’adempimento del debito.
Garanzie reali (pegno e ipoteca): la garanzia si fa specifica e significa che al creditore è attribuito un potere di espropriare un
determinato bene e di soddisfarsi con diritto di preferenza sul ricavato della vendita anche se la proprietà del bene sia passata
ad altri.
In sostanza le garanzie reali attribuiscono al creditore prelazione più diritto di seguito.

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La fonte di questi diritti è però anche l’autonomia dei privati: vi si negozia la concessione del credito.

Pegno e ipoteca
Pegno: diritto di garanzie su cose mobili, su universalità di mobili, su crediti o su diritti aventi per oggetto beni mobili, che
si costituisce tramite un contratto di pegno (contratto reale).
Cosa o documento possono essere consegnati ad un terzo designato dalle parti o rimanere in custodia a entrambi,
l’importante è che il costituente sia nell’impossibilità di disporne senza la cooperazione del creditore.
Diritti del creditore pignoratizio:
- Di far vendere la cosa secondo una particolare procedura regolata.
- Di farsi pagare con prelazione sulla cosa ricevuta in pegno, che sia rimasta in possesso suo o del terzo designato (la
restituzione fa perdere la prelazione).
- Di far suoi i frutti imputandoli prima alle spese e agli interessi, poi al capitale.
- Nel pegno dei crediti, il creditore pignoratizio può riscuotere il credito e se il suo credito è scaduto può trattenere il
denaro ricevuto quanto basta per soddisfarsi.
Ipoteca: può avere per oggetto i beni immobili, l’usufrutto, la superficie, l’enfiteusi; inoltre i beni mobili registrati e le rendite
dello stato. L’iscrizione nel pubblico registro determina l’opponibilità del diritto e la costituzione del vincolo (pubblicità
costitutiva).
L’ipoteca nasce quindi attraverso una fattispecie complessa, nella quale si distinguono l’esistenza del titolo e la costituzione
tramite iscrizione.
Il diritto a iscrivere ipoteca può nascere da:
1. Atti: a norma di legge danno senz’altro diritto alla costituzione dell’ipoteca (ipoteca legale). L’alienazione di un
immobile dà diritto all’alienante di iscrivere ipoteca sopra gli immobili alienati per i crediti che derivano dall’atto di
alienazione; la divisione da diritto ai coeredi, soci e altri condividenti, di iscrivere ipoteca sugli immobili assegnati
ad altri condividenti a garanzia del pagamento dei conguagli.
2. Sentenza di condanna: pagamento di una somma o all’adempimento di altra obbligazione o al risarcimento danni
(ipoteca giudiziale).
3. Concessione volontaria: può consistere sia in un contratto, sia in una dichiarazione unilaterale tra vivi con la forma
dell’atto pubblico, della scrittura privata autenticata o verificata giudizialmente (ipoteca volontaria).
L’ipoteca nasce con la successiva iscrizione che è regolata per i vari tipi di ipoteca.
Grado: l’ipoteca prende grado dal momento della sua iscrizione e più precisamente dal numero d’ordine delle iscrizioni, chi
sta davanti ha preferenza su chi sta dietro.
I creditori possono scambiarsi il grado, sia se sono contigui, sia se sono distanti (postergazione o permuta del grado, entro i
limiti dell’ammontare di grado anteriore).
Surrogazione legale nel grado a favore di un creditore che sia rimasto insoddisfatto (vedi esempio pag. 276).
Posizione del terzo acquirente di bene ipotecato, nel caso in cui venga espropriato, tre possibilità:
a) Pagare i creditori iscritti.
b) Rilasciare i beni stessi in modo da non sopportare gli oneri della esecuzione forzata.
c) Liberare il bene dall’ipoteca, offrendo una somma pari al prezzo stipulato per l’acquisto.
Cause di estinzione dell’ipoteca: si estingue il credito garantito, oppure se si rinuncia all’ipoteca, se non si rinnova.
Vi è la prescrizione del credito e la prescrizione ventennale fa estinguere l’ipoteca anche se il credito è ancora in vita.
Divieto di patto commissorio: è nullo ogni patto con il quale si conviene che la proprietà della casa ipotecata o data in pegno
passi in proprietà al creditore in caso di mancato pagamento.

Fideiussione
Garanzia reale solida ma macchinosa: si affianca al debitore un garante che assume personalmente il debito.

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Lo strumento principale della garanzia personale è il contratto di fideiussione: un soggetto garantisce l’adempimento di
un’obbligazione altrui obbligandosi personalmente verso il creditore e quindi rispondendone con tutti i suoi beni presenti e
futuri.
Non vi è una forma particolare, ma vi deve essere una dichiarazione espressa.
Poiché causa del contratto è la garanzia di un’obbligazione altrui, questa deve esistere; se il titolo dell’obbligazione garantita
è invalido, invalida è la fideiussione.
Effetto della fideiussione: rende il fideiussore e il debitore obbligati in solido verso il creditore garantito. Tuttavia le parti
possono pattuire il cosiddetto beneficio di escussione: il garante non è tenuto a pagare prima che il creditore abbia escusso
il debitore principale.
NB: la solidarietà opera anche tra più fideiussori.
Il fideiussore che ha pagato è surrogato nei diritti del creditore verso il debitore principale, subentra non solo nel credito ma
anche nelle garanzie (ha poi un’azione di regresso che comprende il capitale, gli interessi e le spese sostenute).
Fideiussione omnibus: un fideiussore presta garanzia non per uno o più debiti determinati, ma per tutte le obbligazioni
presenti e future del debitore verso la banca. Vi è un problema di determinatezza dell’oggetto.
Contratto autonomo di garanzia: schema base della fideiussione bancaria, però vi è il pagamento a prima richiesta, che
consente al creditore di esigere dal fideiussore il pagamento immediato, senza che il garante possa opporre le eccezioni che
avrebbe potuto sollevare il debitore garantito.
Lettera di patronage: la società capogruppo che manda una dichiarazione nella quale afferma di controllare l’adempimento
della società controllata. Il comportamento del patron può essere considerato come responsabilità extracontrattuale.
Anticresi: istituto di scarsa o nulla diffusione, il debitore si obbliga a consegnare un immobile al creditore a garanzia del
credito.

Mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale


Il debitore comunque conserva ovviamente il potere di disporre dei propri beni, come la liberà di rinunciare a diritti o lasciar
cadere pretese verso terzi.
L’autonomia del debitore non è protetta senza limiti, la responsabilità patrimoniale verso i creditori è pur sempre un aspetto
del vincolo assunto con l’obbligazione.
Il creditore è tutelato in caso di messa in pericolo della garanzia generica, trascurando di esercitare i propri diritti o tentando
di sottrarre i propri beni all’azione dei creditori.
Azione surrogatoria, revocatoria, sequestro conservativo.
Azione surrogatoria: il creditore può esercitare diritti e azioni che spettano verso i terzi al proprio debitore e che questi
trascura di esercitare (sostituzione riconosciuto al creditore solo per assicurare che siano soddisfatte o conservate le sue
ragioni).
Lo scopo dell’azione è quello di evitare un pregiudizio per la garanzia del creditore derivante dall’inerzia del debitore.
Effetto dell’azione del creditore è un acquisto al patrimonio del debitore e quindi la conservazione della garanzia anche a
favori di altri creditori.
Azione revocatoria: il creditore ha il potere di chiedere che siano dichiarati inefficaci nei suoi confronti gli atti di
disposizione del patrimonio con i quali il debitore rechi pregiudizio alle sue ragioni.
Si rivolge ad atti di disposizione con cui il debitore altera la consistenza del proprio patrimonio.
È necessaria:
a) La frode del debitore, cioè la conoscenza del pregiudizio e bisogna dimostrare il dolo.
b) Se l’atto è a titolo oneroso, il terzo deve essere stato partecipe della frode.
Gli ulteriori terzi, ovvero gli aventi causa dal terzo cui il debitore ha alienato, sono protetti, se hanno acquistato i loro diritti
in buona fede e a titolo oneroso.
Effetto della revocatoria: l’atto è dichiarato inefficace nei confronti del creditore che agisce, dunque l’atto che è valido resta
anche efficace sia tra le parti sia verso i terzi.
E’ però inopponibile al creditore, che può far valere le sue ragione come se latto non fosse compiuto.
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Esiste anche la revocatoria fallimentare, diversa da quella di prima ordinaria.


Sequestro conservativo: misura preventiva che il creditore può chiedere al giudice quando esistano ragioni oggettive per
temere la perdita delle garanzie del credito. Ha lo scopo di impedire l’alienazione dei beni e gli altri atti di disposizione.
Gli atti di alienazione sono inefficaci nei confronti del creditore sequestrante.

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Capitolo 19:
L’Autonomia
Contrattuale
Parte quarta: l’attività giuridica.
Sezione prima: il contratto in generale.

Contratto: realtà e definizione


Il contratto è un’antica esperienza umana ed uno strumento ineliminabile dell’attività economica.
Si parte dall’esperienza del patto, che all’inizio non era solo economica, poi si adatta alla società nel tempo.
Contratto: accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale.

Qualsiasi accordo è qualificabile come contratto se il rapporto su cui verte ha carattere patrimoniale (ogni volta che l’oggetto
è un bene in senso ampio).
Non ogni patto o promessa reciproca sono contratti.
Il contratto è lo strumento con cui si costituiscono le basi economiche e organizzative per attività di ordine culturale, politico
e religioso, con cui si regolano interessi personali ed ereditari.
Nucleo del contratto: consenso attorno un oggetto che sia economicamente valutabile.
Requisiti elementari:
a) Non possono mancare.
b) Non dipendo dall’entità o dalle circostanze dello scambio di consensi (accordo, oggetto, forma, causa).

Funzione ed efficacia del contratto


Il contratto è lo strumento con cui si realizza l’autoregolazione degli interessi in campo patrimoniale.
Funzioni del contratto:

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- Costituire, regolare o estinguere un rapporto giuridico patrimoniale tra le parti (autoregolazione, autonomia).
- Il contratto ha forza di legge tra le parti; i privati si danno legge.
Effetto del contratto: regolare, ovvero stabilire un certo regolamento di interessi.
Modi elementari di funzionamento del contratto:
- Traslativa: trasferisce una proprietà, riguarda ogni possibile diritto (anche di credito).
- Obbligatoria: fa nascere obbligazioni tra le parti.
Per la fattispecie il contratto ci appare come un atto giuridico (contratto-atto), si guarda alla formazione, interpretazione e
validità.
Se guardiamo alle conseguenze giuridiche dell’accordo, viene in evidenza il rapporto contrattuale che regola interessi
(contratto-rapporto), si guarda ai diritti e obblighi, alla durata, esecuzione e scioglimento.

Contratto come atto giuridico


Il contratto è un accordo.
L’accordo è definito con espressioni come incontro di volontà e simili.
Il contratto si compone di manifestazioni di volontà concordi, con cui le parti manifestano la propria volontà di realizzare
un certo tipo di interessi.
L’elemento dell’accordo fa del contratto un atto giuridico bi- o plurilaterale, che si compone di manifestazioni di volontà di
due o più parti.
Parti: centri d’interesse.
Le parti possono presentarsi come due controinteressati, ovvero titolari di interessi in conflitto; quindi ci vuole equilibrata
protezione delle due parti.
Molte regole dettate per i contratti hanno senso solo perché il contratto ha due o più parti.
Atti unilaterali ricettizi (diretti a un destinatario determinato) e non ricettizi (dichiarazione di voto), nei primi il
destinatario assume il ruolo di controinteressato.

Principio di buona fede


Si impone la buona fede come regola fondamentale in tutte le fasi di realizzazione del contratto, che sono il frutto più prezioso
della commercializzazione.
Nelle trattative e nella formazione dell’accordo, le parti sono tenute a comportarsi secondo buona fede: dovere di correttezza.
EX: dovere reciproco di informazione con riguardo ad eventuali vizi del contratto.
Responsabilità precontrattuale: quando vi è condotta di malafede in sede di contrattazione.
Buona fede è anche il criterio di interpretazione del contratto (ci si stabilisce il significato delle manifestazioni di volontà che
formano l’accordo contrattuale).
Si impone buona fede anche nell’esecuzione del contratto: fonte di integrazione degli effetti del contratto.
Buona fede come principio generale a fondamento e criterio di disciplina di tutta la materia contrattuale (per atto e
rapporto).

Autonomia contrattuale e suoi limiti


Autonomia contrattuale: liberismo economico, ovvero libertà dei fini in economia.

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Lo stato non interviene a dettare gli obiettivi dell’attività economica.


Vettori del fatto che il liberismo talvolta ha ceduto alla necessità di garantire interessi generali o collettivi irrealizzabili
attraverso il laissez faire:
a) Tutela di interessi tenuti prevalenti rispetto alla libertà di mercato: essa non può svolgersi in contrasto con l’utilità
sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana (limiti alla proprietà e
all’autonomia contrattuale); utilizzazione di fonti energetiche, tutela ambiente e servizi fondamentali.
b) Tutela della libera concorrenza: la libertà del mercato va difesa anche contro se stessa; concentrazione di imprese
va evitato, perché la libertà assoluta sopprime la concorrenza stessa. EX: antitrust.
c) Tutela delle parti deboli nel mercato: soggetti forti e deboli, nel mercato si lascia soccombere i deboli (EX:
licenziamento immotivato); bisogna proteggere i consumatori e gli utenti (EX: strumento di controllo di prezzi di
particolari beni).
Tutto ciò porta a limiti nell’autonomia contrattuale, inoltre vi è esigenza di uniformare i diversi ordinamenti, con lo
strumento delle Direttive del tratto dell’UE.

Forza di legge del contratto


Autonomia: ciascuno è signore dei propri interessi nei limiti stabiliti dalla legge.
Qualsiasi modificazione della sfera giuridica di un soggetto richiede il suo consenso.
Di regola, un contratto NON produce effetti per i terzi.
Non è ammessa l’ingerenza, per questo anche donazione o remissione dei debiti non sono efficaci se la controparte rifiuta.

Libertà di contrarre
Aspetto essenziale dell’autonomia: libertà di concludere o non concludere un contratto; nonché facoltà di revoca della
proposta o dell’accettazione del contratto fino al momento della conclusione.
Può esistere l’obbligo a contrare:
a) Obbligo legale a contrarre: per determinazione di legge, ad esempio in regime di monopolio legale.
b) Obbligo convenzionale a contrarre: deriva da un vincolo assunto in base a precedente contratto, nasce da un
preliminare, con il quale le parti si obbligano a concludere un definitivo.
Esecuzione coattiva in forma specifica: nessuno può essere costretto a consentire il contratto, anche se ha l’obbligo di
concluderlo, tuttavia il giudice può emettere una sentenza costitutiva che produce gli effetti del contratto non concluso.

Autonomia contrattuale e contenuto del contratto


In tutti i sistemi giuridici il legislatore predispone dei modelli di contratto raccogliendo dalla realtà le funzioni e gli schemi
di rapporto più importanti e frequenti.
All’interno della cornice (disciplina del tipo contrattuale), le parti possono determinare liberamente il contenuto del
contratto.
I patti con cui le parti stabiliscono punto per punto il contenuto del contratto si chiamano clausole.
Contratti atipici o innominati: contratti che si creano quando le esigenze reali dell’accordo sono tali da non corrispondere
ad uno dei tipi predisposti dal legislatore (libero campo alla costruzione di contratti diversi, non conosciuti o non regolati
dalla legge).
NB: purché diretti a realizzare un interesse meritevole di tutele, limite che vale solo ad escludere i contratti illeciti.

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Contratti misti (particolare categoria di contratti innominati): risultano dalla combinazione di elementi propri a diversi
contratti tipici. EX: contratto d’albergo combina elementi della locazione, della somministrazione e del deposito.
Limiti all’autonomia contrattuale:
1. Legale: inderogabilmente ci sono certe norme da rispettare, oppure clausole imposte per legge.
NB: la clausola difforme da clausole imposte viene sostituita di diritto (il contratto resta valido).
2. Convenzionale: ad esempio il contratto normativo, ovvero quel contratto con cui si stabilisce il contenuto dei
contratti che in futuro si potranno concludere fra le parti.

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Capitolo 20:
Gli Elementi del
Contratto

Requisiti del contratto, accordo


Quattro requisiti: accordo, causa, oggetto, forma.
Apposita sezione del codice per ogni requisito.
La mancanza, l’illiceità, il vizio di uno dei requisiti, sono le cause della nullità o annullabilità del contratto.
Accordo: sostanza stessa del contratto, manifestazioni di volontà tra due o più parti.
Due aspetti dell’accordo:
- Soggetti: assumono il ruolo di parte contrattuale e devono essere dotati delle qualità che la legge richiede per poter
essere titolari del rapporto (capacità giuridica e d’agire).
- Volontà contrattuale (convergenza delle manifestazioni di volontà nell’accordo).

Manifestazione della volontà contrattuale


Ci deve essere un mezzo di manifestazione di volontà.
Forma del contratto: qualsiasi mezzo con cui la volontà si manifesta.
Manifestazione espressa: la volontà è dichiarata, comunicata con parole oralmente o per iscritto; anche il gesto può
esprimere volontà (EX: ad un’asta pubblica).
Manifestazione tacita: non si impiegano segnali che abbiano lo scopo di comunicare volontà ma ci si comporta in un modo
che implica (lo si suppone) la volontà di contrarre.
NB: la condotta tenuta deve avere oggettivamente quel significato.

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Esempi:
- Comportamento concludente: io non posso pretendere che la mia condotta non implichi conclusione del contratto.
- Quando ci si comporta come parti di un contratto, il contratto si suppone concluso (EX: società di fatto).
- Rinnovo tacito: automatico quando manca la dichiarazione di recesso entro il termine previsto.
NB: la manifestazione tacita richiede una condotta che possa essere intesa come segno i consensi (da non confondersi con il
silenzio).

Conclusione del contratto


Due ruoli: proponente e accettante.
Si considera l’accordo come uno scambio di due dichiarazioni di volontà, la proposta e l’accettazione.
Proposta: dichiarazione con cui la parte che assume l’iniziativa offre all’altra la conclusione del contratto.
Accettazione: dichiarazione con cui la parte che riceve la proposta dà il suo consenso al contratto così come risulta
dall’offerta.
Effetto della proposta: espone il proponente all’accettazione dell’altra parte, nel senso che una volta fatta la proposta se l’altra
parte accetta il contratto si conclude.
Requisiti della proposta: tutti gli elementi essenziali del contratto che si vuole concludere e manifestare una volontà attuale
di contrarre; altrimenti è un invito a proporre.
Accettazione: deve corrispondere esattamente alla proposta; se è anche in parte diversa vale come controproposta (non come
accettazione).
Offerta al pubblico: offerta non rivolta a una persona determinata ma a tutti o a persone con certi requisiti. L’offerta è una
vera proposta contrattuale se contiene gli estremi essenziali del contratto, salvo che risulti diversamente dagli usi o dalle
circostanze.
Dichiarazione congiunta o contestuale: non è possibile distinguere la posizione di chi prende l’iniziativa o di chi l’accetta
(documento sottoscritto da entrambe le parti); lo scambio di dichiarazioni si verifica in modo praticamente simultaneo.
Momento della conclusione: il contratto è concluso nel momento in cui chi ha fatto la proposta ha conoscenza
dell’accettazione dell’altra parte.
NB: nel caso di comunicazioni scritte tra persone lontane, si presume la conoscenza nel momento in cui la dichiarazione
giunge all’indirizzo del destinatario; salvo impossibilità di averne conoscenza dimostrata.
Principio di cognizione: un atto diretto ad una persona determinata ha effetto nel momento in cui quest’ultima ne ha
conoscenza (oppure principio della spedizione, quando si spedisce).
Contratti consensuali: contratti che si concludono con il solo consenso.
Contratti reali: si concludono solo con la consegna delle cose o delle cose cui il contratto si riferisce (EX: mutuo).
Il silenzio non vale l’accettazione, anche se è vero per il diritto che chi tace acconsente. L’accettazione deve essere manifestata.

EX: nei contratti a distanza in caso di fornitura non richiesta, il consumatore non è tenuto ad alcuna prestazione, l’assenza
di risposta non significa consenso (il fornitore se vuole manda a ritirare a sue spese).
In alcuni casi la dichiarazione di accettazione può mancare:
a) Esecuzione prima della risposta: è possibile che chi riceve la proposta debba eseguire la prestazione senza preventiva
accettazione del contratto; in questi casi la condotta della parte che esegue il contatto tiene luogo dell’espressa
accettazione (il proponente ha diritto a ricevere un avviso di iniziata esecuzione).
b) Contratto con obbligazioni per il solo proponente: l’accettazione può del tutto mancare nel caso in cui una parte
proponga all’altra un contratto da cui derivano obbligazioni per il solo proponente (EX: offerta di una fideiussione
fatta al creditore da chi si propone come fideiussore).
Finché il contratto non è concluso, le parti conservano la propria libertà contrattuale e possono quindi revocare sia la
proposta che l’accettazione. Alla revoca si applica il principio della cognizione: ha effetto quando giunge a conoscenza
dell’atra parte (la revoca deve giungere prima dell’accettazione).

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Proposta irrevocabile per volontà del proponente o per accordo delle parti:
a) Iniziativa dello stesso proponente: dichiara di tenere ferma la proposta per un certo tempo (proposta ferma).
b) Patto di opzione tra le due parti: si accordano nel senso che una di esse rimane vincolata alla propria dichiarazione
per un certo tempo, mentre l’altra rimane libera di accettare o meno.
NB: nemmeno la morte o la sopravvenuta incapacità rendono inefficace la proposta.
Contratti aperti all’adesione di terzi: il nuovo contraente dà il proprio consenso ad un contenuto contrattuale predisposto ai
contraenti originari (proposta come iscrizione o ammissione, nelle associazioni o cooperative).

Trattative e responsabilità precontrattuale


Molti contratti si concludono in modo rapido e senza negoziazioni; invece i contratti più importanti o delicati sono il
risultato di una contrattazione o trattativa più o meno difficile.
Si impone alle parti nello svolgimento delle trattative e nella formazione del contratto, il dovere di comportarsi secondo buona
fede (oggettiva), cioè con correttezza e lealtà reciproca: la violazione di questi obblighi costituisce un illecito come
responsabilità precontrattuale.
Esiste una causa di invalidità del contratto: una delle parti ne è a conoscenza ma non ne informa l’altra, la parte che è in
buona fede una volta accertata la nullità ha diritto al risarcimento (danno risentito per avere confidato nella validità del
contratto, perdite e mancato guadagno).
Questo danno si chiama interesse negativo (mentre quello positivo è il contratto valido non adempiuto).
Recesso tardivo ed ingiustificato dalle trattative: può essere contrario alla correttezza, e rende il recedente responsabile del
danno che l’altra parte abbia subito per aver confidato nella conclusione del contratto (magari fatto per distogliere l’altra da
un affare, condotta scorretta),

Contratto preliminare
Si stila per avere sicurezza che l’affare è in porto, senza arrivare alla conclusione, ci si vincola su alcuni punti essenziali.
Contratto preliminare: le parti assumono l’una verso l’altra, l’obbligo di stipulare entro un dato termine un contratto
definitivo.
In senso proprio, un contratto preliminare è un contratto a effetti obbligatori, dal quale nasce un obbligo a contrarre, cioè a
stipulare un contratto di un dato tipo.
Preliminare improprio: comunemente un preliminare contiene un definitivo consenso che manca della forma non per la
validità, ma per la trascrizione (detto anche compromesso); produce tutti gli effetti del contratto che le parti intendono
concludere, in più fa nascere un obbligo a riprodurre il consenso in altra forma.
Il codice civile regola soltanto la forma.
Esecuzione specifica dell’obbligo di contrarre: se una delle due parti rifiuta di stipulare il contratto definitivo, l’altra può
rivolgersi al giudice e chiedere una sentenza costitutiva che produca gli effetti del contratto non concluso.
Trascrizione del preliminare: bisogna trascrivere quei preliminari che abbiano come oggetto il futuro trasferimento della
proprietà o la costituzione di diritti reali limitati su beni immobili.
Serve ad anticipare l’opponibilità alla data in cui il contratto preliminare è stato stipulato (senza aspettare il definitivo).
L’effetto della trascrizione del preliminare è limitato nel tempo: cade se il contratto definitivo o la domanda rivolta al giudice
per ottenere la sentenza non sono a loro volta trascritti entro un anno dalla data in cui era prevista la stipulazione del
contratto definitivo, e comunque non oltre tre anni dalla trascrizione del preliminare.
NB: l’uso del preliminare improprio nel trasferimento di immobili è dovuto al costo del trasferimento. Se chi l’ha sottoscritto
si rifiuta di riprodurre il consenso in atto pubblico, si rimedia con la verificazione della scrittura privata.

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Minuta o puntualizzazione: si ha quando le parti senza voler assumere l’obbligo di contrarre vogliono fermare per iscritto
l’accordo che hanno raggiunto su certi punti e continuare la trattativa su altri aspetti (non nasce un obbligo di contrarre, ma
ha rilievo per l’interpretazione del contratto poi concluso.
Contratto normativo: non obbliga le parti a contrarre, ma ad inserire nei futuri contratti determinate clausole.

Contratti di serie e contratti del consumatore


Qualsiasi fornitura di beni o di servizi si attua attraverso contratti standard (o di serie) nei quali di regola è esclusa la fase
delle trattative.
Una parte predispone interamente il contenuto del contratto, l’altra dà il consenso.
Esigenza di uniformità in una massa di rapporti contrattuali.
Condizioni generali di contratto: clausole contrattuali uniformi che caratterizzano i contratti standard e che una parte
predispone per inserirle in una serie di contratti con cui esercita la sua attività.
NB: le clausole entrano nel contratto se l’altra parte le ha conosciute o se avrebbe potuto conoscerle usando l’ordinaria
diligenza. Conoscibilità equivale a conoscenza.
Clausole vessatorie: non hanno validità se non sono specificamente approvate per iscritto; sono clausole che stabiliscono
particolari vantaggi per il predisponente o particolari oneri per l’altra parte.
Modulo o formulario già predisposto: serve a contenere le condizioni generali del contratto, che il contraente è invitato a
firmare.
Ma:
a) La firma apposta al modulo non è sufficiente per far ritenere specificatamente approvate le clausole vessatorie.
b) Se sono aggiunte al modulo clausole scritte a mano o a macchina, queste prevalgono su quelle prestampate (anche
se le predisposte incompatibili non sono state cancellate).
Contratti del consumatore: nascono per esigenza di protezione del consumatore.
Nasce per disciplinare in modo uniforme le clausole abusive inserite nei contratti tra professionisti e consumatori (si trova
oggi nel codice del consumo).
I contratti del consumatore sono quelli conclusi tra un professionista (operatore economico professionale, che svolge in
forma non occasionale un’attività di natura economica) e un consumatore (destinatario finale dell’attività produttiva di beni
e servizi).
Si considerano vessatorie tutte quelle clausole che determinano a carico del consumatore in maniera contraria alla buona
fede un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto.
All’espressione clausole abusive ha preferito il tradizionale clausole vessatorie. Il contratto resta valido ma le clausole
vessatorie sono nulle e inefficaci.
Precisazioni:
1. Lo squilibrio che rende vessatoria una clausola non deve riguardare il corrispettivo o la scelta del bene/servizio
offerto. Tuttavia si deve rispettare il principio di trasparenza (chiaro e comprensibile).
2. Esistono clausole per le quali vige una presunzione di vessatorietà (salvo prova contraria).
3. Nessuna clausola può ritenersi vessatoria se è stata oggetto di trattativa individuale. Onere della prova al
professionista.
4. Esistono un gruppo ristretto di clausole che sono nulle ed inefficaci anche se si possa dimostrare che sono state fatte
oggetto di specifica trattativa.
Opera solo a favore del consumatore (EX: morte del consumatore o danno al consumatore).
Strumenti di prevenzione dell’interesse diffuso sono l’azione inibitoria (che camere di commercio o associazioni
rappresentative possono chiedere al giudice che inibisca l’uso se è accertata l’abusività) e la tutela amministrativa (si
dichiara/denuncia la vessatorietà delle clausole impiegate in contratti conclusi mediante adesione a condizioni generali di
contratto).
Inoltre il professionista è obbligato a dare informazioni precontrattuali ai consumatori, devono essere chiare e comprensibili
(salvo risultino già apparenti dal contesto). EX: a pag. 308, prezzo totale, modalità di pagamento e consegna etc.

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Commercio elettronico: impone al prestatore numerosi e dettagliati obblighi di trasparenza e di informazione e regola la
responsabilità in funzione di diversi ruoli che un prestatore può assumere nell’e-commerce.

Causa del contratto, motivi


Come sappiamo il contratto deve essere diretto a realizzare interessi meritevoli di tutela: deve avere una funzione economico-
sociale apprezzabile (ovvero lecita).
Se lo schema contrattuale è disegnato dal legislatore, la funzione è presente in astratto.
Compravendita, ha la funzione di scambio di beni con denaro; il codice non lo dice espressamente ma indica gli effetti
essenziali della vendita. Gli effetti di giustificano l’una in vista dell’altro, ovvero insieme e solo insieme realizzano la funzione
di compravendita.
Funzione: logica caratteristica, ripetibile, che si riprodurrà in tutte le operazioni simili.
Questa logica interna al contratto viene detta causa.
Causa viene menzionata tra gli elementi essenziali del contratto perché a differenza che in altri sistemi, la funzione giuridica
del contratto (trasferire diritti o creare obbligazioni) deve sempre essere collegata ad una funzione economico sociale.
Individuata la causa, possiamo confrontare la fattispecie concreta con le fattispecie tipiche che regola il codice (contratti
nominati) oppure con le altre fattispecie che la prassi contrattuale ha consolidato (contratti innominati).
Bisogna tenere in considerazione anche il concreto assetto di interessi realizzato dalle parti con la conclusione di uno
specifico contratto. Si pone il problema di assenza o illiceità della causa in concreto.
Contratti collegati: può succedere che un’operazione economica richieda talvolta la conclusione di più contratti collegati
che rimangono distinti ma connessi in vista della finalità complessiva dell’operazione.
Si applica la stessa interpretazione e si valuta la liceità nell’insieme e nel singolo.
La causa manca quando il contratto non può fin dall’origine produrre uno dei suoi effetti essenziali, perché ne mancano i
presupposti giuridici.
EX: I contratti assicurativi sono nulli se il rischio non è mai esistito.
La causa è illecita (illiceità della causa) quando il contratto è in frode alla legge (ovvero è distorta in concreto per servire a
scopi pratici disapprovati dalla legge, anche se è in sé lecita). Altrimenti nei contratti tipi gli effetti essenziali sono determinati
dallo stesso legislatore.
Causa: funzione costante e tipica.
Motivo: ragione individuale soggettiva che spinge la parte a utilizzare quel determinato schema.
Il legislatore tende a non dare rilevanza ai motivi nell’ambito del contratto.

Classificazione dei contratti in base alla causa


Contratti a prestazione corrispettive: la causa sta nella funzione di scambio tra due prestazione, che si giustificano l’una con
l’altra (sinallagma e contratti sinallagmatici).
Difetto genetico: quando il sinallagma manca fin dall’origine; il contratto si risolve se vi è impossibilità; se non si adempie;
se la prestazione diventa eccessivamente onerosa.
Contratti unilaterali: le obbligazioni sono a carico di una sola parte, e non si applicano le regole dei contratti sinallagmatici,
ma hanno regole particolari.
Contratti di collaborazione: non hanno funzione di scambio, ma di collaborazione tra più soggetti, che non hanno
prestazioni corrispettive.
Tra contratti a prestazioni corrispettive si distinguono:
- Contratto aleatorio: contratto nel quale una parte è gravata da una prestazione mentre per l’altra è incerto se una
prestazione dovrà eseguirla (EX: scommesse autorizzate).

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- Contratto commutativo: lo scambio non si lega al rischio, ma è previsto sulla base di un rapporto di corrispettività
economica; il quadro delle prestazioni è certo e soggetto a rischio economico.
Contratti a titolo oneroso: ciascuna parte, mentre ricava un vantaggio dal contratto, sopporta anche un sacrificio.
Contratti a titolo gratuito: il sacrificio è di una sola parte, mentre l’altra riceve solo vantaggio.
Hanno ciascuno la propria causa, che giustifica la prestazione unilaterale.
NB: non si deve confondere la gratuità con lo scopo di liberalità, che caratterizza solo la donazione.
NB: ci può essere un contratto a titolo oneroso in cui manca il legame di corrispettività (come il mandato oneroso ha la sua
causa nella fiducia).
Il mutuo è un caso ibrido, il contratto si presenta come unilaterale, perché tutte le obbligazioni sono a carico del mutuatario,
ma realizza uno scambio tra godimento del danaro e pagamento dell’interesse (è dunque un contratto a prestazioni
corrispettive).
Alcuni contratti sono essenzialmente gratuiti (comodati, che a pagamento sono locazioni) o naturalmente gratuiti (si
presume se non stabilito diversamente), o essenzialmente onerosi (tutti i contratti di scambio) o naturalmente onerosi (il
mandato si presume oneroso).

Oggetto
L’oggetto di un contratto deve essere possibile, lecito, determinato o determinabile.
La prestazione o le prestazioni devono avere questi requisiti; oppure a volte i beni inclusi, oppure l’intera operazione in sé.
Possibilità: equivale alla possibilità delle prestazioni, quindi la validità non c’è quando per leggi naturali la prestazione sia
irrealizzabile; il contratto è nullo per radicale impossibilità oggettiva e assoluta.
Tuttavia il contratto può avere ad oggetto il trasferimento della proprietà di cose future, o più ampiamente la cessione di
diritti futuri.
Lecito: quando la prestazione non è contraria alla legge.
Illecito è l’oggetto contrario a norme imperative, all’ordine pubblico o al buon costume.
NB: la liceità dell’oggetto va tenuta distinta da quella della causa.
Determinato o determinabile: la prestazione dedotta in obbligazione dovrà essere definita; nei contratti traslativi dovrà
essere identificata la cosa in numero, misura o quantità.
Criterio di determinazione del prezzo: se non è scritto, si può ricorrere al prezzo normalmente applicato, ai listini di borsa
o a un giusto prezzo stabilito da un terzo (naturalmente le parti possono determinarne uno loro, come le clausole-oro).
Nel silenzio delle parti, ci si rimette ad un equo apprezzamento, salvo espressamente previsto l’arbitrio.

Forma
Nessun contratto può essere privo di forma, ovvero di un mezzo (o segno) che manifesti la volontà delle parti.
La forma è sempre elemento essenziale del contratto.
La forma dei contratti è di regola libera, per rendere più semplice la circolazione del traffico contrattuale.
Molte situazioni infatti si risolvono affermando l’esistenza di impegni contrattuali assunti verbalmente, per telefono,
tacitamente, per comportamento concludente.
In alcuni casi (se si hanno come oggetto diritti reali o diritti di godimento ultranovennali su beni immobili) si richiede la
forma scritta, pena la validità del contratto, ovvero l’annullamento. Per altri (convenzioni matrimoniali, donazione,
costituzione di società SPA, SAPA, SRL) serve l’atto pubblico.
In altri casi la forma scritta non è richiesta a pena di nullità, ma solo per la prova in giudizio, rimane tuttavia valido.
NB: è diversa la forma richiesta per la trascrizione.

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Una forma determinata può essere richiesta per il contratto a seguito di un precedente accordo tra le parti. EX: utilizzo della
mail per ordinare e confermare.
La forma convenzionale così pattuita si presume voluta per la validità del contratto.
Inoltre per la forma di certi atti si applica un criterio per relationem, ovvero facendo rinvio alla forma richiesta per un atto
di cui il primo è strumento.

Forma scritta e strumenti informatici


Vi è una rivoluzione a partire dagli strumenti informatici.
Forma scritta: dichiarazione a simboli alfabetici impressi con vari mezzi su un sostrato materiale.
Il documento informatico è valido, e trattato nel codice dell’amministrazione digitale.
Distinzioni:
a) Documento informatico generale (validi e rilevanti ai fini di legge, se conformi al codice).
b) Documento informatico sottoscritto con firma elettronica semplice (liberamente valutabile in giudizio, tenuto
conto delle sue caratteristiche di qualità, sicurezza e immodificabilità), è dato dai semplici dati in forma elettronica
allegati o connessi.
c) Documento informatico sottoscritto con firma elettronica avanzata (qualificata o digitale): questo documento ha
efficacia probatoria come una scrittura privata, a condizione di regole tecniche del codice.

Elementi accidentali: condizione, termine, onere


Si dicono elementi accidentali condizione, termine e modus (o onere).
Elementi accidentali: clausole contrattuali che fanno parte del contenuto dell’accordo ma solo in modo accidentale, ovvero
legato a una espressa determinazione della volontà delle parti.
Non sono quindi requisiti, ma altri aspetti del contenuto dell’accordo.
Servono ad adeguare lo schema contrattuale ai particolari interessi delle parti, collegando gli effetti del contratto ad
avvenimenti estranei, che incidono sull’interesse delle parti a vincolarsi (condizione) o collocando l’efficacia nel tempo
(termine) o collegando la liberalità verso un donatario con l’obbligo a suo carico che serve a realizzare un particolare
interesse del donante (onere).
Condizione: clausola in cui le parti possono subordinare l’efficacia o la risoluzione (ovvero lo scioglimento) del contratto o
di un singolo patto a un avvenimento futuro e incerto.
Condizione sospensiva: si sospende il contratto fino a che non si verifica l’avvenimento.
Condizione risolutiva: se si scioglie il vincolo, vengono meno gli effetti del contratto (se accade x, il contratto è sciolto).
Funzione della condizione: fa si che il motivo di una parte divenga determinante per l’efficacia del contratto.
Retroattività: gli effetti retroagiscono al momento della conclusione del contratto (ovvero in caso di condizione sospensiva,
la validità è comunque prima che accadesse il fatto).
Pendenza della condizione: situazione delle parti nel periodo di incertezza; non hanno acquistato il diritto ma potrebbero
acquistarlo e risultare titolari fin dal momento del contratto (è una situazione di aspettativa).
L’aspettativa è protetta imponendo all’altra parte un dovere di comportarsi per buona fede; se l’evento non si verifica per
causa imputabile a quella parte che aveva interesse ad evitarne gli effetti, la condizione si considera avverata secondo il
modello della fictio iuris.
NB: le parti hanno un diritto sottoposto a condizione, quindi possono disporne ma gli effetti dell’atto di disposizione sono
subordinati alla condizione.
Condizione impossibile: rende nullo il contratto, perché equivale all’impossibilità che il contratto abbia mai effetto.

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Condizione illecita: rende nullo il contratto al quale è apposta.


Attraverso l’interpretazione del contratto si potrebbe ricostruire una condizione tacita: oggetto di una manifestazione di
volontà sebbene non in modo espresso.
Presupposizione: ci sono casi in cui le circostanze di fatto nelle quali il contratto viene stipulato non riguardano motivi
individuali ma appaiono come il presupposto oggettivo che giustifica l’intera operazione economica.
Condizione casuale: se il verificarsi dell’evento non dipende dalla volontà di una delle parti ma dal caso o da volontà di terzi.
Condizione mista: se concorrono sia il caso o la volontà di terzi, sia la volontà di una delle parti.
Condizione potestativa: se dipende soltanto dalla volontà di una delle parti.
NB: non deve però essere puro arbitrio dell’alienante, sarebbe alienazione del diritto e quindi nulla (condizione meramente
potestativa).
Condicio iuris: è la legge e non la volontà delle parti a subordinare l’efficacia del contratto al verificarsi di un determinato
fatto giuridico (EX: contratti stipulati dalla PA).
Termine: clausola in cui si fissa nel tempo l’inizio o la cessazione degli effetti del contratto. Si può indicare una data o un
periodo di tempo o un avvenimento il cui verificarsi è certo anche se incerto il momento.
Il termine può essere iniziale o finale, stabilendo il principio o la cessazione.
Si distingue il termine di efficacia (o del contratto) dal termine di adempimento o termine dell’obbligazione.
Il termine ha la funzione di limitare nel tempo gli effetti del contratto.
La scadenza non ha efficacia retroattiva, gli effetti cominciano o cessano dal momento in cui il termine scade.
Termine essenziale: la scadenza determina lo scioglimento del contratto.
Onere: obbligo imposto al beneficiario che è tenuto ad adempierlo nei limiti del valore della cosa donata (è previsto per la
donazione modale).
L’onere non muta la causa del contratto; la disciplina dell’onere impossibile o illecito è diverso da quella della condizione:
l’onere si considera non apposto, salvo che risulti che ha costituito il solo motivo determinante della donazione.

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Capitolo 21:
L’Efficacia del
Contratto

Forza di legge
Quando un contratto è concluso nasce tra i contraenti un vincolo, un legame giuridico: possono liberarsi solo nei casi previsti
dalla legge.
I contraenti esercitando la loro autonomia stabiliscono un regolamento di interessi che sono tenuti a rispettare: il contratto
è fonte di una legge privata che ha per le parti la forza prescrittiva propria delle norme giuridiche.

Vincolo e recesso
Le parti non possono sciogliersi con decisione unilaterali dagli impegni derivanti dal contratto.
Diritto di recesso può essere attribuito però dalla legge o dallo stesso contratto.
Più propriamente è detta facoltà di contratto: potere che costituisce un diritto potestativo, il cui esercizio provoca lo
scioglimento del vincolo contrattuale.
La facoltà di recedere è talvolta limitata e richiede gravi motivi, giusta causa o giustificato motivo (EX: licenziamento).
Il recesso si deve esercitare prima che il contratto abbia avuto un principio di esecuzione.
Nei casi di contratti di durata (a esecuzione periodica o continuata, EX: locazione) il recesso ha funzione di consentire a una
parte di far cessare gli effetti; il mancato recesso può costituire una rinnovazione tacita.
Recesso oneroso: collegato ad un corrispettivo.
Caparra: potrebbe avere funzione di corrispettivo dell’eventuale recesso (caparra penitenziale).

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NB: per i contratti del consumatore (contratti a distanza o fuori dai locali commerciali) si applicano delle norme di tutela;
la facoltà di recesso diventa un vero e proprio diritto al pentimento ed è irrinunciabile (diritto potestativo a scogliere il
contratto), si può esercitare entro 14 giorni dal giorno di conclusione del contratto o dal giorno di acquisizione del possesso
del bene (10 giorni).
Inoltre bisogna fornire tali informazioni per iscritto.

Diversi tipi di efficacia


L’accordo può avere funzione ad efficacia traslativa o obbligatoria.
Contratti con funzione traslativa: contratti ad efficacia reali, con effetti reali; sono quei contratti che hanno per oggetto il
trasferimento della proprietà di una cosa determinata, la costituzione o il trasferimento di un diritto reale o di un altro diritto
(EX: credito).
Principio consensualistico (vale per questo contratto): il diritto si trasmette e si acquista per effetto del consenso delle parti
legittimamente manifestato.
Ovvero l’acquirente è proprietario dal momento della conclusione del contratto.
Pubblicità degli atti giuridici: cosa mobile, chi per primo acquista il possesso; immobile, chi per primo trascrive; debitore
ceduto, chi per primo notifica.
NB: nel trasferimento di cosa generica la proprietà si trasferisce con l’individuazione.
Contratti ad efficacia obbligatoria: effetti regolati dalle norme previste per i singoli contratti o dalle norme generali
sull’obbligazione.
In generale prevale il primo che ha conseguito il godimento.
Contratti ad efficacia immediata: compravendita.
Contratti di durata: i cui effetti si prolungano nel tempo, perché l’esecuzione è differita o perché continuata o periodica.

Determinazione degli effetti del contratto


Come sapere quali sono gli effetti che produce un contratto (diritti e obblighi)?
Bisogna anzitutto determinare esattamente il contenuto dell’accordo (ovvero le convergenti manifestazioni di volontà delle
parti).

Interpretazione del contratto


Il contenuto dell’accordo si determina in primo luogo con l’interpretazione del contratto.
Interpretare: attribuire un significato a una/due manifestazioni di volontà che - si suppone e si dovrà accertare - si sono
incontrate nell’accordo.
Bisogna indagare quale sia stata la comune intenzione delle parti senza limitarsi al senso letterale delle parole: non bisogna
ricercare una volontà interna, ma determinare la volontà manifestata attraverso le parole o gli altri segni; ovvero il significato
che quelle parole o quei segno potevano avere in considerazione del contesto.
Criteri interpretativi: extra-legali; sono criteri di comprensione della lingua parlata o scritta o degli altri modi di
comunicazione non verbale.
Regola-base: il contratto deve essere interpretato secondo buona fede.
Al testo del contratto deve essere dato quel significato che ad esso attribuirebbe una persona corretta e leale.
Nel caso in cui ci siano delle clausole ambivalenti o dubbie, bisogna attribuire solo uno dei due o più significati possibili: si
usa un criterio di interpretazione oggettiva, sempre secondo buona fede.
Si attribuisce il significato che dà qualche effetto al contratto/clausola; quel significato secondo gli usi interpretativi nel
contesto; quello più conveniente alla natura/oggetto del contratto; meno favorevole a chi ha predisposto la clausola; equo

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contemperamento degli interessi o minimo sacrificio per l’obbligato.


NB: quindi usi, natura dell’affare, equità.
Talvolta l’interpretazione può precedere l’accertamento della conclusione per verificare che convergano le manifestazioni
d’interesse.

Integrazione del contratto


Non ogni aspetto del regolamento contrattuale deve essere previsto e stabilito nell’accordo.
Un accordo può essere molto tecnicizzato oppure basato solo sugli aspetti essenziali della sostanza dell’accordo, oppure
addirittura tacito.
Tra volontà manifestata ed effetti del contratto si deve verificare corrispondenza, non coincidenza.
Dopo che si ha qualificato (individuato gli effetti essenziali che le parti avevano stabilito) il contratto, si può dunque
procedere all’integrazione dello stesso.
Integrazione: procedimento che sulla base dell’accordo manifestato dalle parti ne completa il contenuto o ne determina
compiutamente gli effetti.
(1) Dapprima si inseriscono quelle clausole che entrano a far parte dell’accordo come se le parti le avessero effettivamente
stipulate.
Integrazione dispositiva (se le parti non hanno stipulato diversamente) o imperativa (anche se le parti non hanno stipulato
diversamente).
Dispositive sono le clausole d’uso (a meno che le parti non le abbiano volute).
Imperativa: prevede che le clausole o i prezzi di beni o servizi imposti dalla legge o dei contratti erga omnes siano inseriti di
diritto nel contratto, anche in sostituzione di clausole difformi.
(2) Dopo si integrano gli effetti: si devono estendere a tutte le conseguenze che ne derivano secondo legge, usi ed equità
(secondo quest’ordine delle tre fonti d’integrazione).
NB: solo la legge ha la forza di correggere la volontà dei privati, andando contro un’espressa determinazione.
La fonte legislativa esiste per i contratti nominati, per quelli innominati?
La controversia non si decide con una precisa disposizione, ma si usa il criterio dell’analogia.
L’analogia dovrà riguardare la funzione economica (causa) e in caso non si trovi si terrà conto degli usi, infine nell’equità.
NB: ci deve essere buona fede oggettiva nell’esecuzione, che diventa strumento di integrazione del contratto (cosicché non
ci si possa trincerare dietro una formale attuazione alla lettera).

Efficacia del contratto rispetto ai terzi


Autonomia contrattuale significa possibilità di regolare i propri rapporti: né sacrifici né vantaggi possono essere imposti a
terzi.
Principio di relatività del contratto: il contratto NON produce effetti rispetto ai terzi, salvo casi previsti da legge.
Effetti diretti nella sfera giuridica dei terzi: diritti e obblighi che hanno fonte nel contratto possono costituirsi o trasferirsi
solo in capo alle parti contraenti.
Effetti riflessi verso i terzi: si indica l’opponibilità; nei confronti dei terzi si possono far valere gli effetti del contratto.
Contratto a favore di terzi: una parte (promittente) si obbliga nei confronti dell’altra (stipulante) a eseguire una prestazione
a favore di un terzo (EX: assicurazione sulla vita).
NB: il creditore deve avere un interesse – anche non patrimoniale – che il promittente esegua la sua prestazione a favore del
terzo.
Il terzo acquista il diritto per effetto della stipulazione, salvo rifiutare.
Basta il non rifiuto per accettare; tuttavia l’accettazione rende irrevocabile la stipulazione a favore dell’accettante.
Contratto per persona da nominare: non è un’eccezione al principio di relatività; quando una parte al momento della
conclusione si riserva di nominare successivamente la persona che deve acquistare i diritti e assumere gli obblighi nascenti

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dal contratto stesso.


NB: il terzo deve manifestare la volontà, salvo
- Il terzo avesse dato procura allo stipulante prima del contratto.
- Il nominato accetti.

Cessione del contratto e subcontratto


Cessione di contratto: consiste in un contratto tra un cedente e un cessionario; la cessione riguarda di norma un rapporto a
prestazioni corrispettive e implica perciò anche una successione del debito.
A differenza della cessione di credito in cui un effetto riflesso si produce per il debitore senza suo consenso (salvo casi
particolari), la cessione di contratto non opera senza il consenso dell’altra parte (contraente ceduto).
NB: si può preventivamente inserire una clausola che rende cedibile il contratto (il contratto circola per girata).
Cessione legale: il giudice assegna il contratto ad un’altra persona (EX: inquilino sposato, si separano, la casa viene assegnata
al coniuge).
EX: la vendita del bene locato non fa cessare il contratto di locazione.
Successione a titolo universale mortis causa e fusione di società: il successore subentra nei contratti in corso.
Subcontratto: operazione diversa dal contratto, non si intende realizzare una sostituzione nel primo contratto, ma costituire
una situazione nuova, derivata da quella esistente (tra le parti e un terzo).
Problemi:
1. Occorre stabilire se il contratto originario attribuisca una tale facoltà al contraente o sia necessario il consenso.
2. Bisogna vedere se il subcontratto fa nascere rapporti diretti tra il primo contraente e il terzo subcontraente.

Rappresentanza e procura
Molto spesso i contratti si stipulano con dei rappresentanti.
Questo modo di stipulazione è un particolare modo di produzione degli effetti del contratto: il rappresentante (usando il
potere di sostituirsi al rappresentato) manifesta una volontà e forma un accordo che produce effetti nella sfera giuridica di
quest’ultimo, che è parte sostanziale del contratto.
Procura: atto unilaterale rivolto ai terzi, costitutivo del potere di rappresentanza.
Forma richiesta: è la forma prescritta per l’atto che il rappresentante dovrà compiere (principio di forma libera, finché una
forma particolare non sia imposta dalla natura del contratto).
Procura tacita: può ricavarsi dal comportamento dei soggetti o dalla situazione di fatto.
Parte sostanziale: rappresentato, che deve avere la capacità di agire (poiché è suo l’esercizio di autonomia privata).
Parte formale: rappresentante, che deve manifestare la volontà di contrarre e deve essere capace di intendere e di volere.

Se c’è un errore che determina la conclusione del contratto o buona o mala fede, si guarda al rappresentante.
NB: messo o nuncio, il rappresentante si limita a trasmettere una volontà altrui.
Il rappresentante può agire solo nei limiti della procura e nell’interesse del rappresentato.
Eccesso di potere: chi è del tutto sprovvisto di procura (falso procuratore) oppure se il rappresentante eccede i limiti della
procura.
I contratti da lui stipulati non hanno effetto sulla sfera giuridica del rappresentato, se non con la ratifica.
Ratifica espressa (dichiarazione che abbia la forma richiesta per la procura) o tacita (pura e semplice spontanea esecuzione
del contratto).
In mancanza di ratifica il contratto è inefficace.

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Rimane la responsabilità precontrattuale del falso rappresentante, che ha violato il dovere di correttezza, che deve risarcire i
danni ai terzi.
NB: il rappresentato subisce gli effetti dell’atto concluso quando abbia dato causa con un proprio comportamento ad una
apparente legittimazione (apparenza imputabile).
Abuso di potere: il potere è stato usato in modo deviante dallo scopo; il contratto è efficace, ma il rappresentante ha il potere
di chiederne l’annullamento (conflitto di interessi o contratto con se stesso).
La procura è di regola revocabile, ma va portata a conoscenza dei terzi con mezzi idonei, altrimenti il contratto produce
effetti per il rappresentato.

Simulazione del contratto


Simulazione: le parti sono d’accordo – nel concludere un contratto – per escludere che esso abbia a produrre effetti tra di
loro, ovvero intendono far apparire che un contratto è stato da loro concluso, ma che questo non regoli effettivamente il
loro rapporto (EX: A vuole donare a B ma far risultare una vendita).
Spesso la simulazione è inquinata da uno scopo illecito, tuttavia non sempre, quindi gli interessi devono essere regolati.
Simulazione richiede:
- La stipulazione di un contratto.
- Un accordo in base al quale quel contratto è solo apparente, ovvero destinato a non avere effetti tra le parti (accordo
simulatorio).
NB: la simulazione può comprendere anche un ulteriore accordo, ovvero quello diretto a concludere un contratto vero, che
le parti vogliono mantenere nascosto (contratto dissimulato), in questo caso si parla di simulazione relativa (se il contratto
nascosto non c’è allora è simulazione assoluta).
Interposizione fittizia di persona: si simula l’acquisto di un bene da parte di A, mentre il vero acquirente è B.
Interposizione reale: patto di fiducia tra A e B senza che stipuli il terzo, quindi tra il venditore e A la vendita è avvenuta
davvero.
Effetti della simulazione:
a) Il contratto simulato non ha effetto nei loro rapporti.
b) Quando esiste un contratto diverso da quello apparente, si producono gli effetti del contratto dissimulato (purché
ne esistano i requisiti di sostanza).
NB: quando lo scopo non è lecito, la simulazione è fraudolenta, se il contratto dissimulato è in sé illecito, esso è nullo.
Tutela dei terzi: problema riguardo chi può avere fatto affidamento sulla situazione apparente o chi è interessato alla
situazione giuridica reale.
Equilibrata protezione degli affidamenti:
1. Terzi, pregiudicati dalla simulazione, possono farla valere nei confronti delle parti.
2. Né le parti, né gli aventi causa o i creditori del simulato alienante possono opporre la simulazione ai terzi, che in
buona fede hanno acquistato diritti dal titolare apparente.
3. Non può essere opposta nemmeno ai creditori del simulato acquirente che abbiano in buona fede l’iniziata
esecuzione forzata.
4. I creditori del simulato alienante possono far valere la simulazione che pregiudica i loro diritti, ma ci sono anche i
creditori del simulato acquirente che possono aver fatto conto su quel bene (se hanno costituito ipoteca o pegno o
iniziato l’esecuzione si cade nei casi 2 e 3; se i creditori sono chirografari soccombono di fronte ai creditori del
simulato alienante (se la data del credito è anteriore alla simulata alienazione).
Prova: è sempre ammissibile la prova per testimoni della simulazione; vale anche per dimostrare l’illiceità del contratto
dissimulato.

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Uso indiretto e fiducia, il trust


Uso indiretto del contratto: certi risultati che le parti si propongono vengono raggiunti non direttamente ma indirettamente,
ovvero usando un contratto con uno schema causale diverso, che consente però di raggiungere per via traversa il risultato
voluto o un risultato equivalente.
Patto di fiducia: un contratto che ha l’effetto di trasferire la proprietà viene accompagnato da un patto con cui si impone
all’acquirente di conservare il bene per restituirlo all’alienante o ad altra persona.
Due ipotesi:
1. Fiducia cum creditore: vendo un bene, con il patto che appena potrò restituirgli il prestito, me lo restituirà (mutuo
con garanzia reale); sul filo dell’illiceità. (vedi pag. 341).
2. Fiducia cum amico: trasferisci la proprietà a un congiunto per amministrare e disporre i beni, poi li restituisca (o il
loro prezzo se li vende).
Un principio nel nostro ordinamento è l’efficacia esclusivamente obbligatoria della fiducia: il fiduciario è nella piena
titolarità del diritto con il solo limite di un obbligo che lo lega personalmente al fiduciante. Dunque il fiduciario
viola il contratto, gli atti sono efficaci, ma vi è un illecito contrattuale.
Trust (sistema anglosassone): un soggetto (trustee) acquista la proprietà del bene, vincolata allo scopo del trust.
Anche qua sono validi secondo la riconoscibilità nel paese giuridico di riferimento.
Trust secondo la convenzione: rapporti giuridici istituiti da una persona, qualora dei beni siano stati posti sotto il controllo
di un trustee nell’interesse di un beneficiario o per un fine specifico.
Caratteristiche:
- Beni del trust costituiscono una massa distinta e non fanno parte del patrimonio del trustee.
- Beni del trust sono intestati a nome del trustee o di un terzo per conto del trustee.
- Il trustee è investito del potere e onerato dell’obbligo – di cui deve rendere conto – di amministrare, gestire o disporre
beni secondo i termini del trust e norme di legge.
Ora si prevede nell’ordinamento la trascrizione di atti di destinazione per la realizzazione di interessi meritevoli di tutela
(vedi pag. 342). Vincoli erga omnes.
Sia la fiducia che la simulazione possono caratterizzare l’interposizione di persona (fittizia o reale). Se manca l’accordo il
contratto produce effetti soltanto tra i contraenti, e chi acquista per conto altrui è obbligato a ritrasferire la proprietà.

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Capitolo 22:
Validità e Invalidità
del Contratto

Le vicende del vincolo contrattuale


Il contratto crea un vincolo, che lega le parti fin tanto che il regolamento contrattuale ha per loro forza di legge.
Tuttavia il vincolo può:
a) Non formarsi affatto, perché manca uno dei requisiti essenziali del contratto.
b) Formarsi in modo fragile, perché i requisiti del contratto sono presenti ma difettosi.
c) Formarsi bene, ma rompersi successivamente per fatti sopravvenuti che incidono sul rapporto contrattuale.
A e B sono difetti originari del contratto, un guasto del contratto-atto, ovvero la mancanza o la malformazione del titolo.
C è un elemento nuovo, che incide sugli effetti.
A e B determinano invalidità, C determina scioglimento.
Idea di validità/invalidità:
a) Se il contratto è valido, diciamo che:
- Si è formato in modo conforme a quanto prescritto dalla legge.
- Il contratto è idoneo a produrre effetti.
b) Se un contratto è invalido, diciamo che:
- Si è formato in modo difforme rispetto a quanto prescritto dalla legge.
- Il contratto è del tutto inidoneo a produrre effetti (nullo) o è inidoneo a produrre effetti stabili (annullabile).
Dall’invalidità deriva, in caso di nullità, l’inefficacia, oppure in caso di annullabilità può derivare inefficacia.
Però:
a) Un contratto invalido può essere efficace (così come un contratto annullabile).
b) Un contratto valido può essere inefficace (sottoposto a sospensiva o stipulato da un soggetto incapace) o diventare
incapace (condizione risolutiva o ipotesi di scioglimento).
Lo scioglimento del vincolo contrattuale non suppone alcuna idea di inidoneità, ma cessa di produrre effetti per:

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a) Concorde volontà tra le parti (nuovo accordo che le libera).


b) Recesso di una delle parti nei casi stabiliti dalla legge o dal contratto.
c) Risoluzione del contratto (per inadempimento, impossibilità, onerosità eccessiva).
Rescissione: misto tra annullabilità e risoluzione.

Nullità e annullabilità
Nullità: il contratto è assolutamente inidoneo a produrre i suoi effetti, quindi non produce alcun effetto fin dall’origine e non
ha rimedio.
Annullabilità: Il contratto produce i suoi effetti, ma è dato ad una delle parti il potere di chiedere al giudice di toglierli di
mezzo.
Si sceglie la nullità quando si ritiene che i difetti del contratto mettano in gioco interessi superiori a quelli dell’una o dell’altra
parte (interessi generali o superprotetti).
Si sceglie l’annullabilità quando gli interessi sono solo particolari.
Fondamento della nullità: il contratto è nullo quando è contrario a norme imperative, salvo che la legge disponga
diversamente (violazione di una norma inderogabile).
Consegue a:
- Mancanza di uno dei requisiti fondamentali.
- Illiceità del contratto (della causa, dell’oggetto, del motivo, della condizione).
- Altri casi stabiliti dalla legge.
A differenza del principio di nullità, per l’annullabilità ci sono singole e tassative cause di annullamento.
Nullità virtuale (senza espressa previsione), annullabilità testuale (richiede una specifica previsione).

Principali casi di nullità


La mancanza di un elemento essenziale del contratto causa nullità.
Accordo: può mancare sotto due punti di vista, soggetti e volontà.
- Quando manca del tutto un soggetto, oppure quando uno dei contraenti difetta di capacità giuridica.
- Quando manchi una dichiarazione di volontà minimamente attendibile.
EX: firmato per scherzo o per violenza.
Contratto simulato considerato come inefficace tra le parti (vi è mancanza di volontà).
NB: si parla di mancanza di accordo come causa di nullità per un contratto concluso, non si deve confondere con la mancata
formazione.
- Mancanza della causa, come assicurazione contro rischio inesistente.
- Mancanza dell’oggetto: oggetto impossibile o indeterminabile.
- Mancanza della forma: richiesta per la validità dell’atto, non quella richiesta solo per la prova.
Illiceità del contratto:
a) Quando è illecito uno dei suoi elementi essenziali (causa, oggetto).
b) Quando sono illeciti il motivo comune o la condizione.
I parametri di illiceità sono in contrasto con norme imperative, con l’ordine pubblico e con il buon costume.
Se la norma violata è imperativa, il contratto è nullo, anche se la nullità non è espressamente prevista; a meno che la legge
non disponga diversamente.
Ordine pubblico: insieme al buon costume sono i limiti generali all’efficacia per qualunque tipo di atto (private convenzioni,
sentenze internazionali). Si tratta di linee fondamentali e inderogabili dell’ordinamento giuridico.

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Buon costume: valori della morale corrente.


Non è facile talvolta distinguere l’illiceità della causa e dell’oggetto.
Illiceità della causa può non implicare quella dell’oggetto (EX: prostituzione); l’illiceità dell’oggetto implica anche illiceità
della causa in concreto (magari in astratto è lecita).
Illiceità del motivo: un contratto è illecito quando le parti si sono determinate a concluderlo esclusivamente per un motivo
illecito comune a entrambe.
NB: se al contratto è apposta una condizione illecita, allora il motivo è accolto nel contratto, quindi lo stesso contratto è
illecito.
Frode alla legge: una funzione in astratto lecita, viene piegata in concreto per un fine contrario alla legge.
Frode ai creditori: il debitore pregiudica le ragioni dei creditori (EX: vendita della garanzia), in questo caso il contratto è
inopponibile ai creditori.

Cause di annullamento, incapacità


Annullabilità per incapacità legale (minore, interdetto, per atti straordinari minore emancipato e inabilitato).
In questi casi l’annullabilità non è data dall’incapacità di intendere o di volere, ma dalla mancanza di capacità legale.
La capacità di fatto non ha quindi rilevanza, a meno che il minore raggiri per nascondere la sua età.
Annullabilità: conseguenza prevista per difetti dell’atto compiuto dai rappresentanti legali dell’incapace.
EX: contratti di straordinaria amministrazione senza autorizzazione giudiziale.
Annullabilità per incapacità di intendere e di volere.
Per il primo comma, ci devono essere due presupposti:
- L’autore per qualunque causa, anche transitoria, sia stato incapace di intendere o di volere al momento della
conclusione del contratto.
- L’atto derivi da un grave pregiudizio per l’incapace.
Quindi non solo deve essere incapace, ma dimostrare che l’atto è pregiudizievole.
Per il secondo comma, per i contratti si prevede anche la malafede dell’altro contraente, che può risultare dallo stesso
pregiudizio o dalla qualità del contratto.
Il primo comma si riferisce agli atti patrimoniali tra vivi esclusi i contratti, il secondo si occupa dei contratti.
NB: la persona che in buona fede soggettiva conclude il contratto con l’incapace (non sa che è incapace) è protetta. Inoltre
la buona fede si presume, deve essere l’altro contraente a provare che la controparte era a conoscenza del suo stato di
incapacità.
Nel caso di incapacità legale l’ignoranza è sempre colpevole; a meno che il minore non raggiri la controparte.

Vizi del consenso


Consenso dato per errore, estorto con violenza, carpito con dolo. La parte si trova legata a un contratto al quale non avrebbe
consentito se non si fosse verificato un suo errore, l’altrui violenza o il dolo della controparte.
Errore: falsa rappresentanza della realtà.
Diversi tipi di errori:
- Errore-vizio: una persona viene indotta a contrarre a causa di un errore. Vi è quindi un errore che motiva o vizia la
formazione (detto anche errore-motivo).
- Errore ostativo: errore che si inciampa nella manifestazione della volontà o nella sua trasmissione; si forma una
coincidenza di dichiarazioni e quindi un accordo che non corrisponde alla reale volontà della parte che ha sbagliato
(divergenza tra volontà e dichiarazione).
Requisiti dell’errore: deve essere essenziale e riconoscibile dall’altro contraente.

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Errore essenziale implica:


- Che l’errore sia determinante per il consenso.
- Che riguardi certe circostanze.
Quattro casi di errore essenziale:
1. Errore sulla natura o sull’oggetto del contratto. Natura sembra riguardare la causa; oggetto sembra identificarsi
con le prestazioni che determinano il senso del contratto.
2. Errore sull’identità dell’oggetto della prestazione o sulla qualità dell’oggetto.
L’errore sul valore implica annullabilità: se compro un oggetto credendolo una cosa è annullabile, se conosco la
qualità e lo valuto male mi arrangio.
3. Errore sull’identità o sulle qualità dell’altro contraente, determinanti per il suo consenso. EX: debitore diverso da
quello che credevo.
4. Errore di diritto che sia stato la ragione unica o principale del contratto: l’ignoranza di una norma o il suo
fraintendimento che determinano il consenso.
Ci possono essere casi in cui l’errore è determinante ma non essenziale, perché riguarda circostanze diverse da quelle
indicate.
Errore sui motivi: i motivi erronei non sono rilevanti nel contratto.
Riconoscibilità dell’errore: l’errore si considera riconoscibile quando in relazione al contenuto alle circostanze del contratto
o alla qualità dei contraenti, una persona di normale diligenza avrebbe potuto rilevarlo.
Tutela dell’affidamento: i criteri consentono di proteggere l’interesse di chi in buona fede confida nell’attendibilità della
dichiarazione ricevuta.
Rettificazione del contratto: l’annullabilità per errore è limitata quando l’altra parte offre tempestivamente di eseguirlo in
modo conforme al contenuto che la prima intendeva concludere.
Violenza morale: l’espressione indica minaccia per estorcere il consenso del contratto.
Caratteristiche:
a) Deve fare impressione su una persona sensata (avendo riguardo al contesto).
b) Deve riguardare un male ingiusto e notevole alla persona o ai beni del minacciato.
Ingiustizia indica quel male che lede un interesse giuridicamente protetto e che non trova giustificazione in una norma
giuridica.
Ingiusto può essere anche minacciare di far valere un diritto per conseguire vantaggi ingiusti.
NB: se la minaccia riguarda altre persone l’annullamento è rimesso alla prudente valutazione del giudice.
Timore: NON è causa di annullamento del contratto anche se abbia determinato il consenso.
Il timore è quella situazione psicologica in cui si trova una persona che immagina o prevede un male che la potrà colpire.
Se il timore è indotto dall’esterno, si parla di violenza morale, se non è in relazione con una minaccia altrui, il contratto non
è annullabile.
Confine incerto quando la relazione tra due persone le porta ad avere una paura dell’altra.
NB: Se la controparte si accorge di timore, vi è violazione del dovere di correttezza che la obbliga a risarcire il danno.
Dolo: raggiro usato da uno dei contraenti per carpire il consenso.
Richiedere il raggiro significa richiedere che una parte si sia data positivamente da fare per ingannare l’altra.
Dolo incidente: ha solo indotto la parte ingannata a contrarre a condizioni diverse (contratto valido, malafede risponde dei
danni).
Dolo determinante: senza raggiri l’altra parte non avrebbe contratto.
L’autore del dolo è un terzo, tuttavia la controparte ne era a conoscenza e ne ha tratto vantaggio.

Tutela dell’affidamento
Tutela della volontà: nessuna modificazione della sfera giuridica può prodursi per un soggetto senza il suo consenso.

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Principio di autoresponsabilità: chi dichiara significa impegno, deve portare il rischio in qualche misura (esigenza di serietà
nelle contrattazioni).
Equilibrare le due esigenze si riassume nella tutela dell’affidamento: protezione della volontà limitata dove si riconosce
l’esigenza di proteggere quella parte che ha fatto affidamento sulla dichiarazione emessa dalla controparte.
Questo criterio opera in tutte le cause di annullamento.
Vizi del volere: errore essenziale ma esclude i motivi, errore riconoscibile e dolo del terzo.
Incapacità legale: norma su raggiri.
Incapacità naturale: buonafede della controparte protetta.
Conflitto di interessi: solo se il conflitto sia conoscibile da un terzo.
Violazione di un divieto non comporta tutela ma nullità.

Azioni di nullità e annullamento


Esiste un rapporto stretto tra le cause di invalidità e i rimedi che il legislatore predispone.
In ogni caso di invalidità c’è un interesse leso.
Legittimazione ad agire: la nullità è assoluta (opponibile verso chiunque), l’annullabilità è relativa (può essere fatta valere
solo dalla parte nel cui interesse è stabilita dalla legge).
NB: nullità relativa prevista dal cliente per contratti bancari conclusi da violazione delle norme sulla trasparenza;
annullabilità assoluta nel caso di incapacità derivante da interdizione legale (due eccezioni).
Convalida: atto unilaterale che contenga la menzione del contratto, della causa di annullabilità e la dichiarazione che si
intende convalidarlo (prodotta da chi potrebbe richiedere l’annullabilità).
NB: convalida tacita, quando la parte a conoscenza del vizio esegue volontariamente il contratto.
Per la nullità non è ammessa convalida, poiché la nullità supera il suo interesse.
Conversione: possibilità di convertire il contratto nullo in valido, che abbia i requisiti di sostanza e forma. Bisogna dimostrare
che i contraenti conoscendo le cause di nullità avrebbero concluso quel contratto diverso valido.
NB: ci sono casi in cui la legge dispone la conversione, senza che si debba indagare sulla corrispondenza tra contratto
convertito e volontà delle parti.
Conversione formale: atto pubblico (da persona incompetente o incapace) vale come scrittura privata se sottoscritto dalle
parti.
Principio di conservazione del contratto: il legislatore tende finché possibile a dare efficacia alle decisioni assunte dai privati
e quindi a salvare gli atti di autonomia da essi compiuti (EX: norme di nullità parziale o annullabilità dei contratti
plurilaterali).
Vi è un rapporto tra invalidità e inefficacia del contratto.
Nullità è la conseguenza giuridica del fatto previsto, la sentenza si limita a dichiararla.
Annullabilità è la conseguenza giuridica di quei fatti, quindi la possibilità di ottenere l’annullamento, che va domandato e
pronunciato: annullamento è l’effetto della sentenza.
L’annullamento ha efficacia retroattiva, perché viene meno il fondamento sul quale si sostenevano gli effetti del contratto.
La sentenza di nullità è dichiarativa, la sentenza di annullamento è costitutiva.
Norme sulla prescrizione: l’azione di nullità non si prescrive; l’azione di annullamento si prescrive in cinque anni a partire
dalla cessazione dell’incapacità legale, della violazione o dalla scoperta dell’errore o del dolo, negli altri casi dalla conclusione
del contratto.
NB: nel caso in cui il contratto non sia stato adempiuto, ma l’annullabilità è prescritta, si può comunque respingere la
richiesta di adempimento con l’eccezione di annullabilità.
L’annullamento non pregiudica i diritti acquistati dai terzi in buona fede e a titolo oneroso, salvi gli effetti della trascrizione
della domanda (tutela buona fede soggettiva).

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La nullità è assolutamente opponibile.


Pubblicità sanante: eccezione della nullità, nel caso di immobili e mobili registrati, quando vi è un divario di più di 5 anni
tra la trascrizione dell’atto impugnato e la successiva trascrizione della domanda per ottenere la sentenza di annullamento o
nullità.
Nullità parziale: caso in cui la nullità riguardi solo una parte del contratto o singole clausole; il contratto è nullo, se risulta
che i contraenti non lo avrebbero concluso senza la parte colpita.
Bisogna quindi stabilire se il contratto privo della parte realizza egualmente gli interessi che le parti si proponevano di
raggiungere.
NB: questa regola non si applica quando le clausole nulle sono sostituite di diritto da norme imperative.
Contratto plurilaterale: le prestazioni di ciascuna parte sono dirette al conseguimento di uno scopo comune; nullità o
annullabilità colpiscono il vincolo di una sola delle parti, il contratto intero cade o sta in piedi a seconda che la partecipazione
invalida debba o non debba ritenersi essenziale.

Nullità speciali o protettive


A seguito di normative comunitarie caratterizzate da protezione nei confronti di determinate categorie di contraenti deboli.
Nullità di protezione: rimedio duttile e flessibile che si conforma agli interessi del contraente debole, nei contratti
caratterizzati dall’asimmetria di potere contrattuale.
I meccanismi hanno comunque l’intento di mantenere il contratto piuttosto che demolirlo, sempre nel rispetto dell’interesse
della parte debole.

Contratto iniquo, rescissione


Il diritto protegge contro i contratti ingiusti, iniqui?
Esiste autonomia contrattuale, finché il legislatore non stabilisce un limite ad essa.
Di regola, il privato corre il rischio della poca convenienza economica dei propri affari.
L’iniquità non ha grande rilievo in vista dell’invalidità.
Ogni soggetto capace di agire è considerato di per sé in grado di valutare i propri interessi.
Solo quando lo squilibrio economico sia dovuto a dolo è possibile chiede il rimedio del risarcimento del danno.
Rimedio della rescissione possibile in alcuni casi.
Il presupposto è l’approfittamento dello stato di pericolo o di bisogno.
E’ rescindibile il contratto in cui una parte ha assunto obbligazioni a condizioni inique per la necessità, nota alla controparte,
di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona.

Rescindibile è anche il contratto concluso a condizioni inique per lo stato di bisogno di una parte del quale l’altra abbia
approfittato per trarne vantaggio; non basta qualsiasi proporzione, occorre che la lesione ecceda metà del valore che la
prestazione della parte danneggiata aveva al momento della conclusione del contratto (lesione ultra dimidium).
Un contratto aleatorio non è mai rescindibile.
NB: stato di bisogno significa condizione economica, non necessità di una cosa.
L’azione di rescissione si prescrive nel breve termine di un anno.
Si può anche evitare la rescissione riportando il contratto a equità.
La rescissione non opera come una forma di invalidità, ma come uno scioglimento, non pregiudica i diritti acquistati dai
terzi, salvi gli effetti della trascrizione.

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Capitolo 23:
Lo Scioglimento del
Contratto

Scioglimento del contratto


Art. 1382: il contratto ha forza di legge tra le parti e non può essere sciolto che per mutuo consenso o per cause ammesse dalla
legge.
I diritti o obblighi derivanti dal rapporto contrattuale (che deriva dall’accordo manifestato) possono non nascere mai o
nascere precari, se l’atto è nullo o annullabile.
Possono altrimenti nascere e poi venire meno per una ragione che riguarda direttamente ed esclusivamente il rapporto
stesso.
Nel primo caso il contratto è invalido, nel secondo caso si scioglie.
Scioglimento: gli effetti del contratto vengono a cessare per cause che non riguardano il titolo ma che ineriscono allo
svolgimento del rapporto contrattuale.
Ci sono diversi motivi per lo scioglimento.
Mutuo consenso: successivo accordo delle parti di sciogliere il contratto.
Il contratto può contenere clausole che ne prevedono lo scioglimento, come la condizione risolutiva e la clausola risolutiva
espressa.
Clausole di recesso del contratto: casi di scioglimenti previsti dalla legge sono tutti quelli in cui è previsto un potere di
recesso, revoca o rinuncia.
Risoluzione del contratto: modo di scioglimento che riguarda i contratti a prestazioni corrispettive (contratti di scambio).
Può verificarsi un difetto funzionale del sinallagma. La disfunzione può verificarsi anche perché una delle parti non adempie,
oppure per impossibilità avvenuta o eccessiva onerosità.
Effetti dello scioglimento del contratto: hanno effetto retroattivo tra le parti.
Se il contratto è a esecuzione continuata o periodica allora l’effetto non si estende alle prestazioni già eseguite.

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La risoluzione è inopponibile ai terzi e quindi non pregiudica i diritti da loro acquistati (non si distingue nemmeno
buona/mala fede o titolo oneroso/gratuito).
Risoluzione del contratto plurilaterale: il venir meno del rapporto verso uno dei contraenti NON determina la risoluzione
dell’intero contratto.

Risoluzione per inadempimento


In caso di inadempimento, si può valutare se insistere per l’attuazione del contratto o se liberarsi dai legami e chiedere
eventualmente il risarcimento del danno da inadempimento.
La legge permette di muoversi in entrambe le direzioni, salvo il risarcimento del danno.
L’inadempimento di una parte, attribuisce all’altra il diritto potestativo di risolvere il contratto.
NB: il contratto non si può risolvere se l’inadempimento di una delle parti ha scarsa importanza, avuto riguardo all’interesse
dell’altra.
Non basta l’inesatto adempimento, che è sempre fonte di responsabilità, a mettere in moto la risoluzione, ma richiede che il
rapporto sinallagmatico non sia più funzionale: l’interesse di una delle due parti deve essere seriamente insoddisfatto.
L’adempimento è reversibile; la scelta della risoluzione è irreversibile, perché suppone una scelta definitiva.
Clausola risolutiva espressa: la valutazione del rapporto tra inadempimento e funzione del contratto è già avvenuta, quindi
la risoluzione opera di diritto; ovvero la risoluzione opera di diritto.
L’interesse dell’adempimento si ritiene venuto meno quando per la prestazione di una delle parti fosse fissato un termine
che dovesse considerarsi essenziale nell’interesse dell’altra.
In mancanza di notizia entro tre giorni il contratto si considera risoluto di diritto.
Diritto di determinare la risoluzione, si può esercitare in due modi:
- Domanda giudiziale: la parte adempiente può chiedere al giudice di risolvere il contratto ed eventualmente
condannare l’altra parte a restituire la prestazione ricevuta, salvo risarcire il danno.
- Extragiudiziale (procedimento monitorio): attraverso una diffida ad adempiere si può ottenere la risoluzione. La
diffida è un atto che intima l’altra parte ad adempiere entro un termine adeguato; passato questo termine il contratto
si considera risoluto.
La parte inadempiente deve comunque risarcire il danno cagionato dal ritardo, per l’inadempimento o per la risoluzione.
Eccezione di inadempimento: ciascuna delle parti può rifiutarsi di adempiere la sua obbligazione, se l’altra parte non
adempie o non offre di adempiere contemporaneamente alla propria.
L’eccezione NON può essere opposta, se:
a) Sono stabiliti termini diversi per le due prestazioni.
b) Avuto riguardo alle circostanze, il rifiuto è contrario alla buona fede.
NB: se una parte è tenuta ad adempiere per prima, si può sospendere la prestazione se le condizioni patrimoniali sono
divenute tali da porre in evidente pericolo il conseguimento della controprestazione.
Solve et repete: le parti possono pattuire che non siano opponibili eccezioni alla pretesa di adempimento; si può richiedere
la restituzione. La clausola non vale per nullità, annullamento, rescissione.

(segue) Clausola penale e caparra


Clausola penale: quando il contratto prevede che se una certa prestazione non sarà adempiuta, la parte inadempiente deve
pagare una determinata somma.
Se non espressamente pattuita, il creditore non può chiedere il risarcimento di un danno maggiore; il giudice può però
disporre un’equa riduzione.
Caparra confirmatoria: è diversa dalla penale, è una somma di denaro o di una quantità di cose fungibili che viene versata
da una parte all’altra alla conclusione del contratto, a conferma della serietà dell’impegno, in acconto sul prezzo o sulla

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prestazione.
NB: se l’altra parte (quella che non ha versato) non adempie, deve restituire il doppio.
Esiste anche la caparra penitenziale (vedi recesso del contratto).

Risoluzione per impossibilità sopravvenuta


L’impossibilità sopravvenuta libera il debitore quando sia dovuta a un fatto a lui non imputabile.
L’impossibilità quando si libera il debitore provoca automaticamente la risoluzione, senza bisogno di alcuna attività.
La parte liberata per effetto dell’impossibilità non può più pretendere la prestazione dell’altra, se l’ha ricevuta si tratta di una
prestazione non dovuta (la risoluzione ha effetto retroattivo), che deve essere restituita secondo le norme dell’indebito
oggettivo.
Impossibilità parziale: prevede che il debitore si liberi eseguendo la prestazione nella parte che è rimasta possibile; riducendo
la prestazione dovuta dalla controparte.
Impossibilità temporanea: può determinare lo scioglimento del rapporto, secondo cui l’obbligazione si estingue anche per
effetto di impossibilità temporanea quando il creditore non abbia più interesse a riceverla una volta ridivenuta possibile.
Impossibilità nei contratti traslativi: la prestazione riguarda il trasferimento della proprietà, il rischio per il perimento della
cosa è sopportato dall’acquirente che è già proprietario, che è quindi tenuto a pagare il corrispettivo (salvo sia dovuto ad
inadempimento di custodia).

Risoluzione per eccessiva onerosità


Il rapporto di corrispettività si basa su una certa valutazione economica delle due prestazione che può essere più o meno
equa, ma che nell’accordo giustifica lo scambio.
Il sinallagma si altera anche quando il rapporto originario viene a mutare, diventando eccessivamente onerosa rispetto
all’altra.
La questione non si pone nei contratti a esecuzione immediata, il rimedio è dunque limitato ai contratti ad esecuzione
differita oppure ad esecuzione continuata o periodica.
L’onerosità indotta dal verificarsi di avvenimenti straordinari e imprevedibili è l’unica che la legge considera.
Inoltre la sopravvenuta onerosità deve superare la normale alea del contratto.
Offerta di modificazione: la risoluzione può essere evitata tramite l’offerta di modificare le condizioni del contratto secondo
equità.
Contratti unilaterali: l’eccessiva onerosità non libera il debitore, ma gli dà il diritto di chiedere una riduzione della
prestazione o una modificazione delle modalità di esecuzione, tanto da ridurla ad equità.

Presupposizione
Presupposizione oggettiva: il vincolo contrattuale è legato a una situazione di fatto che funge da base oggettiva o da
presupposto di regolamento di interessi; quindi il vincolo dovrebbe cadere quando la sopravvenienza di diverse circostanze
fa venire meno quel presupposto.
In questa situazione il giudice può stabilire se il mutamento delle circostanze abbia prodotto una situazione incompatibile
con l’esecuzione del contratto, nella quale pretendere l’adempimento sarebbe contrario alla correttezza.
Presupposizione soggettiva: la volontà contrattuale di una delle due parti muove dal convincimento che una certa situazione
di fatto fosse destinata a persistere, in questo caso si tratta di errore di previsioni o di motivi, quindi è irrilevante.

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Condizione tacita: se risulta pattuita una condizione tacita attraverso l’interpretazione del contratto; non è quindi necessario
il ricorso alla presupposizione.

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Capitolo 24:
I Contratti di
Alienazione

Premessa
Alla base di ogni espressione di vita economica c’è uno scambio.
Si distinguono tra loro gli scambi.

Vendita
E’ la più antica e diffusa forma di scambio.
All’inizio vi era la permuta (baratto) che sta vivendo una rinascita.
Da quando c’è la moneta, il contratto più diffuso è lo scambio di bene verso denaro (vendita, compravendita).
Il carattere distintivo è la funzione di scambio tramite un prezzo (ovvero un corrispettivo in denaro).
Vendita: contratto che ha per oggetto il trasferimento della proprietà di una cosa o il trasferimento di un altro diritto verso
il corrispettivo di un prezzo.
Anche la vendita del credito o di un brevetto.
Prestazioni essenziali: trasferimento della proprietà o del diritto dal venditore; pagamento del prezzo dal compratore.
La vendita è sempre destinata a produrre un effetto traslativo, ma non è sempre immediato.
Il diritto si trasferisce al momento della conclusione del contratto.
NB: la vendita non ha efficacia reale (effetto traslativo immediato), quando riguarda cose determinate solo nel genere; il
trasferimento avviene con l’individuazione.

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L’efficacia reale è esclusa anche nella vendita di cose future, nella vendita di cose altrui, nella vendita con riserva di proprietà.
L’efficacia immediata è solo obbligatoria: il venditore assume l’obbligazione di procurare al compratore l’acquisto della
proprietà (vendita obbligatoria o a effetti obbligatori).
Obbligazioni del compratore: pagamento del prezzo nel tempo e nel luogo fissati dal contratto.
Obbligazioni del venditore:
a) Consegnare la cosa al compratore (vendita ad effetti reali).
b) Fargli acquistare la proprietà della cosa o il diritto (vendita ad effetti obbligatori).
c) Garantire in ogni caso il compratore dall’evizione o dai vizi della cosa.
L’obbligazione di consegna si adempie trasferendo al compratore il possesso della cosa; comprende anche l’obbligazione di
custodia fino alla consegna.
Costituto possessorio: il venditore trattiene la cosa presso di sé, ma costituisce come possessore il compratore dichiarando
di detenere la cosa in sua vece.
Vendita di cosa futura (EX: vendita vino futuro o appartamenti in costruzione): si configura come un contratto
commutativo o aleatorio:
- Commutativo: il compratore non corre il rischio della mancata realizzazione, se la cosa non viene ad esistenza il
contratto è inefficace.
- Aleatorio: il compratore corre il rischio che la cosa non venga ad esistenza e compra la speranza; il contratto è efficace
e deve pagare lo stesso.
NB: nella vendita di immobili da costruire il costruttore è tenuto a procurare alla controparte una fideiussione di importo
pari alle somme versate o da versare prima del trasferimento dell’immobile, nonché un’assicurazione decennali per i danni.
Vendita di cosa altrui: vende una cosa di cui non è proprietario o di cui non lo è interamente.
Il venditore non ha il potere di disporre (difetto di legittimazione), perciò il contratto produce solo effetti obbligatori
immediati (EX: procurare l’acquisto della proprietà).
L’effetto traslativo si produce automaticamente quando il venditore acquista la proprietà dal titolare della cosa venduta.
Protezione del compratore:
- Se il compratore era a conoscenza dell’altruità della cosa, la vendita si regola come un normale contratto
obbligatorio, si ha inadempimento e si risolve secondo l’art. 1453.
- Se il compratore ignorava che la cosa non era di proprietà del venditore, ha a disposizione una risoluzione speciale,
può chiedere subito la risoluzione del contratto, salvo che non abbia ricevuto la proprietà nel frattempo.
Il venditore ha l’obbligo di garantire il compratore dall’evizione e dai vizi della cosa venduta.
Evizione: un terzo fa valere un diritto di proprietà o un altro diritto reale sulla cosa altrui e vincendo sottrae/limita la cosa
al compratore.
Il pericolo di rivendica consente al compratore di sospendere il pagamento se ignorava il pericolo al tempo della vendita.
Inoltre vi è il risarcimento per l’evizione totale.
Se vi è evizione parziale il contratto si risolve o il prezzo si riduce salvo risarcimento del danno.
La garanzia per evizione è un effetto naturale del contratto di compravendita, si applica anche se le parti non la prevedono,
ma i contraenti restano liberi di escluderla (in tal caso il venditore rimborsa le spese e il prezzo).
Garanzia per i vizi protegge il compratore contro i vizi materiali della cosa, che la rendano inidonea all’uso cui è destinata o
diminuiscano in modo apprezzabile il valore.
Anche questa è un effetto naturale del contratto.
Diversa dalla garanzia di buon funzionamento, che comprende le riparazioni che si verificano entro una certa data.
La garanzia può essere esclusa o limitata, ma non ha effetto se il venditore ha in malafede taciuto i vizi della cosa.
La garanzia permette al compratore di scegliere tra:
- Risoluzione del contratto (in giudizio si parla di azione redibitoria).
- Riduzione del prezzo (in giudizio si parla di azione estimatoria).
La scelta è irrevocabile se fatta in giudizio.
Il venditore ha l’obbligo di controllare, nei limiti dell’ordinaria diligenza, se la cosa venduta è immune dai vizi.

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Garanzia per vizi soggetta a breve termine: il compratore decade dal diritto se non denunzia i vizi entro otto giorni dalla
scoperta, poi c’è un anno di tempo dalla consegna della denuncia per esercitare il diritto.
Mancanza di qualità promesse essenziali per l’uso della cosa: rimedi previsti per inadempimento; risarcimento del danno o
risoluzione del contratto.
Contratti conclusi dal consumatore: hanno una disciplina propria.

Principio di conformità al contratto: consente alla riconduzione di tutte le possibili difformità alla categoria normativa
unitaria del difetto di conformità. Impone al venditore l’obbligo di consegnare al consumatore beni conformi alle pattuizioni
contrattuali, e vi è la responsabilità del primo per qualsiasi difetto di conformità esistente al momento della consegna del
bene.
Profili di disciplina:
1. Bene di consumo: qualsiasi bene mobile (anche da assemblare).
2. Presunzione di conformità al contratto sulla base di una serie di indici (qualità delle prestazioni abituali di un bene
dello stesso tipo, dichiarazioni pubbliche come pubblicità o etichettatura).
3. La rilevanza del difetto è esclusa se al momento della conclusione del contratto il consumatore ne era a conoscenza.
4. Rimedi a disposizione del consumatore:
- Chiedere la riparazione (senza spese a sua carico).
- Sostituzione (sempre senza spese).
5. In caso in cui la riparazione e la sostituzione siano entrambe impossibili o eccessivamente onerose, oppure che
impieghi troppo tempo, o abbia subito dei danni per i ritardi: si può richiedere una congrua riduzione del prezzo e
la risoluzione del contratto.
6. Il venditore a seguito della manifestazione del vizio è libero di proporre qualsiasi rimedio disponibile.
7. Il consumatore può agire in base al tipo e alla gravità del difetto del bene; in caso sia di lieve entità non ha il diritto
di risoluzione, al massimo ha riparazione, sostituzione o riduzione del prezzo.
8. Difetto di conformità deve presentarsi entro due anni dalla consegna; inoltre il consumatore decade dalla tutela se
non denunzia il vizio entro due mesi dalla scoperta.
NB: questa disciplina si applica anche a permuta, somministrazione, appalto, opera e tutti gli altri contratti finalizzati alla
fornitura di beni di consumo da fabbricare o produrre.
Vi è un diritto uniforme internazionale per i contratti di vendita internazionale (regime parallelo che si discosta da quella
internazionale).
Vendita con patto di riscatto: il venditore si riserva il potere di riacquistare la proprietà della cosa.
Requisiti:
- Dichiarazione unilaterale comunicata al compratore entro un termine fissato (non maggiore di 2 anni mobili, 5 anni
immobili).
- Restituzione del prezzo pagato, oltre ai rimborsi per spese e riparazione; ogni patto che prevede un prezzo maggiore,
è nullo per la parte eccedente.
Il compratore è in soggezione del diritto potestativo del venditore; se il patto è opponibile, anche i futuri acquirenti subiscono
l’effetto.
Patto di retrovendita: patto con cui compratore e venditore assumono l’obbligo di contrarre una nuova compravendita, che
faccia riacquistare al venditore la proprietà della cosa venduta.
E’ una sorta di preliminare, perché occorre la stipulazione di un nuovo contratto dato dalla pretesa.
Vendita a scopo di garanzia: A vende a B un bene e ne riceve il prezzo, se nel termine fissato sarà in grado di restituire la
somma eserciterà il riscatto, altrimenti il bene rimarrà di B.
NB: può costituire frode alla legge, se diretto a eludere il divieto di patto commissorio (quel patto tra creditore e debitore con
il quale si stabilisce che un bene passi in proprietà del creditore nel caso in cui un debito non venga pagato.
Vendita a rate con riserva di proprietà, caratteri:
a) Concluso il contratto, la proprietà non passa immediatamente al compratore, ma rimane al venditore fino al
pagamento dell’ultima rata.
b) La cosa viene però consegnata al compratore, che ne acquista immediatamente il godimento.
c) Il rischio per perimento fortuito è a carico del detentore.
d) L’inadempimento del compratore determina la risoluzione del contratto: il mancato pagamento di una rata che non
superi l’ottava parte del prezzo, non è causa di risoluzione.
La risoluzione determina l’obbligo al venditore di restituire le rate, salvo equo compenso per l’uso e il risarcimento.
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NB: non tutte le vendite a rate sono con riserva di proprietà.

Somministrazione
Somministrazione (fornitura, abbonamento): una parte si obbliga, verso corrispettivo di un prezzo, a eseguire a favore
dell’altra prestazioni periodiche o continuative di cose.
Catering: contratto che ha per oggetto la fornitura di pasti preconfezionati e alimenti in genere, l’entità della
somministrazione non viene determinata fin dall’inizio, ma riferita al normale fabbisogno entro un minimo e un massimo.
Vendita a consegne differite: diversa dalla somministrazione, quando si vende un qualcosa in molti volumi e ne verrà
consegnato uno ogni certo lasso di tempo.
La periodicità è solo un modo di esecuzione, la funzione del contratto è lo scambio fra l’intera cosa venduta e un prezzo
globale.
Concessione di vendita: una parte si impegna ad acquistare e a rivendere esclusivamente i prodotti di una determinata
impresa.

Contratto di subfornitura
Subfornitura: contratto in cui il subfornitore si impegna ad effettuare per conto di un’impresa committente lavorazioni su
prodotti semilavorati o su materie prime fornite dalla committente medesima o si impegna a fornire all’impresa committente
prodotti o servizi destinati ad essere incorporati o utilizzati nell’ambito di attività economica del committente.
Molto simile ad appalto e somministrazione.
Caratteristiche:
- Le parti devono avere qualità di imprenditore.
- L’oggetto del contratto è vario (può essere dare o fare).
- Ciò che caratterizza la fattispecie è la situazione di dipendenza economica del subfornitore rispetto al committente.
Per questo la disciplina mira al riequilibrio della posizione delle due parti.
Obbligo di forma scritta, contenuti:
- Requisiti specifici del bene o del servizio richiesti.
- Prezzo pattuito.
- Termini e modalità di consegna, collaudo, pagamento.
Clausole nulle: patto che riserva ad una delle parti la facoltà di variare unilateralmente una o più clausole del contratto o
che attribuisce a una parte il diritto di recedere senza preavviso.
Abuso di dipendenza economica: approfittare di un vantaggio dovuto a eccessivo squilibrio di diritti e obblighi; EX:
impegnare un subfornitore con una costosa riorganizzazione della sua azienda. È vietato.
Controversie si risolvono prima in camera di commercio, se fallisce il tentativo vi è il procedimento arbitrale.

Contratto estimatorio
EX: vendita di giornali, libri e cose di questo tipo.
Contratto estimatorio: attribuisce al commerciante la disponibilità materiale e il potere di vendere, senza però trasferirgli la
proprietà delle cose, senza imporgli il pagamento del prezzo (conto-vendita o conto deposito).
Il contratto si conclude quando una parte consegna all’altra una o più cose mobili.
Il consegnatario si obbliga a pagarne il prezzo salvo restituzione di quando non ha venduto.

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Affiliazione commerciale (franchising)


Funzione economica: stabilire una rete di distribuzione con caratteristiche organizzative e segni distintivi omogenei, ma
gestita da imprenditori indipendenti dal produttore.
Contratto misto che integra somministrazione, beni, servizi, licenza di marchio e d’insegna, patto di esclusiva.
Contratto di affiliazione commerciale: intercorre tra due parti economicamente e giuridicamente indipendenti con cui l’una
concede all’altra dietro corrispettivo la disponibilità di un insieme di diritti di proprietà industriale o intellettuale etc.
Richiede forma scritta e può essere a tempo determinato o indeterminato (minimo tre anni).

Cessione dei crediti d’impresa (factoring)


Factoring: cessione dei crediti, un imprenditore si accorda con un altro (factor) per cedere a quest’ultimo la massa dei crediti
via via derivanti dall’attività di impresa, dietro il pagamento di una percentuale delle somme da riscuotere.
Funzione economica: evitare a un imprenditore i costi di esazione dei crediti ed assicurare liquidità costante.
Il cedente deve essere un imprenditore; il cessionario deve essere una società o un ente avente personalità giuridica il cui
atto costitutivo preveda il factoring come oggetto. Inoltre deve avere un capitale minimo pari a 10 volte le SPA.
Factor sottoposti alla vigilanza della Banca d’Italia (intermediazione nel mercato dei capitali).
Se la cessione dei crediti non ha i presupposti menzionati si applica la disciplina ordinaria del codice civile.
La cessione avviene pro-solvendo, quindi il cedente garantisce la solvibilità del creditore; il pro-soluto avviene solo in casi
particolari (stato o enti pubblici).
Efficacia della cessione verso terzi; l’opponibilità si ottiene con il pagamento (totale o parziale) del corrispettivo avente data
certa e opera verso:
a) Aventi causa dal cedente.
b) Creditore del cedente che abbia pignorato il credito in data successiva al pagamento.
c) Fallimento del cedente dichiarato dopo la data del pagamento.

Contratti di rendita
Alienazione di un bene che può prevedere anche una rendita.
Rendita perpetua: rara applicazione, alienazione di un immobile o di un capitale in cambio del diritto di esigere in perpetuo
la prestazione periodica di una somma di denaro o di una certa quantità di cose fungibili.
NB: il debitore può liberarsi pagando la somma che risulta dalla capitalizzazione della rendita annua sulla base dell’interesse
legale (diritto di riscatto).
Rendita vitalizia: l’alienante si assicura un reddito per il resto della sua vita cedendo un bene (simile all’assicurazione caso
vita); non è ammesso il diritto di riscatto.

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Capitolo 25:
I Contratti di
Utilizzazione

La locazione
Convenienza di uno scambio tra chi dispone di un bene e ha interesse a ricavarne un frutto e chi non ne dispone e ha
interesse a poterlo utilizzare pagando un corrispettivo.
Locazione: contratto con il quale una parte (locatore) si obbliga a far godere all’altra (conduttore) una cosa mobile o
immobile per un dato tempo, verso un determinato corrispettivo.
La locazione è un genere di contratto, che ha delle disposizioni generali destinate a valere per due specie di contratti:
locazione in senso stretto e affitto.
Si deve distinguere dalla locazione il noleggio, in cui il noleggiante conserva la disponibilità della cosa e si impegna a farne
uso secondo le indicazioni del noleggiante.
Obbligo fondamentale del locatore è far godere la cosa al conduttore.
Tre obblighi principali:
- Obbligo di consegna in buono stato: non è adempiuto se la cosa è affetta da vizi che ne diminuiscano in modo
apprezzabile l’idoneità all’uso (riduzione o risoluzione). Il locatore risarcisce i danni derivati dai vizi.
- Obbligo di manutenzione: impone al locatore di eseguire tutte le riparazioni necessarie, eccettuate quelle di piccola
manutenzione (per le cose mobili, tutta l’ordinaria manutenzione è a carico conduttore).
- Obbligo di garanzia: riguarda le molestie di diritto, cioè quelle provocate da terzi che pretendono di avere diritti
sulla cosa, perciò limitano l’uso o il godimento.
Garanzia significa che il locatore deve assumere la lite se chiamato in causa nel processo.
Obbligazione del conduttore è il pagamento del corrispettivo; altra obbligazione è prendere in consegna la cosa e osservare
la diligenza del buon padre di famiglia nel servirsene per l’uso determinato nel contratto.
A locazione finita, il conduttore deve restituire la cosa al locatore nello stato medesimo in cui l’ha ricevuto, salvo
deterioramento o consumo risultante dall’uso svolto in conformità del contratto.
Responsabilità oggettiva dei danni causati da un terzo o da lui stesso.
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Sublocazione: salvo patto contrario, il conduttore ha facoltà di dare in sublocazione la cosa, ma non può cedere il contratto
senza consenso del locatore.
Durata del contratto: limite massimo di trent’anni.
Locazione a tempo determinato cessa alla scadenza senza disdetta (a meno che il conduttore è lasciato nella detenzione della
cosa); locazione senza determinazione convenzionale di tempo cessa solo se viene comunicata la disdetta (mancata disdetta
vale come rinnovazione tacita del contratto).
La locazione è opponibile al terzo acquirente se il bene viene alienato.

Locazione di immobili urbani


È diventato sempre di più un problema politico per problemi di natura sociale.
Diversi interventi legislativi nel corso degli anni.
Disciplina immobili ad uso abitativo: si richiede la forma scritta e ci sono due modi di stipulazione del contratto (quasi due
sottotipi).
1. Modalità privatistica: se il contratto è stipulato dalle due parti senza interventi di controllo, il contenuto
dell’accordo (e in particolare il canone) è rimesso all’autonomia dei contraenti salvi alcuni rilevanti limiti legali.

- Durata del contratto che non può essere inferiore ai 4 anni.


- Alla prima scadenza è previsto il rinnovo automatico per ulteriori 4 anni, con facoltà di diniego del rinnovo
solo per casi particolarmente previsti.
- Il conduttore ha libera facoltà di diniego del rinnovo e può recedere dal contratto in qualsiasi momento, con
preavviso di sei mesi.
- Il conduttore gode di altre prerogative:
a. diritto di prelazione sulla vendita.
b. diritto al ripristino del rapporto di locazione se non lo adibisce entro 12 mesi.
2. Modalità assistita: i limiti e le regole sopra esposti possono essere derogati di comune accordo, ricorrendo a
una diversa modalità di stipulazione.
- Predeterminazione di condizioni contrattuale in base ad accordi di tipo parasindacale.
- Durata del contratto non inferiore a tre anni.
Esistono strumenti di tutela da accordi simulati o patti in frode alla legge.
E’ nullo ogni patto diretto a stabilire un canone diverso da quello che risulta dal contratto.
E’ nullo ogni patto volto ad attribuire al locatore un canone superiore a quello previsto dai contratti-tipo o a derogare i limiti
di durata.
Se l’inquilino accetta questi contratti, entro sei mesi dalla riconsegna può chiedere la restituzione delle somme e che la
locazione venga ricondotta a condizioni conformi alla legge.
Contratto in nero costituito giudizialmente tramite sentenza.
Successione nel contratto: in caso di morte, di separazione, di convivenza.
Negli immobili ad uso diverso da quello abitativo, l’interesse maggiormente tutelato è la continuità dell’attività produttiva.
Non possono essere previste variazioni per i primi tre anni del rapporto, dopodiché le variazioni devono essere entro il 75%
dell’indice dei prezzi al consumo.
Il conduttore ha diritto ad una indennità per la perdita dell’avviamento quando il rapporto contrattuale cessa per cause non
imputabili a lui.
Durata non può essere di regola inferiore a 6 anni.
Prerogative del conduttore:
a) Può sublocare l’immobile e anche cedere il contratto a terzi senza il consenso del locatore, se insieme dà in affitto o
cede l’azienda.
b) Il diritto di prelazione, in caso di alienazione tra vivi a titolo oneroso.

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Leasing
Il leasing è contratto innominato ma non atipica, perché segue modelli costanti e perché trova menzione in qualche testo
legislativo.
Leasing operativo: una parte concede all’altra verso il corrispettivo di un canone periodo e per tempo determinato
l’utilizzazione di un bene; e si conviene che al termine del contratto il conduttore potrà scegliere se restituire la cosa o
rinnovare il contratto o acquistare la proprietà della cosa.
Leasing finanziario (schema base della locazione): operazione di finanziamento del conduttore, tre parti (concedente
finanziatore), conduttore e fornitore del bene; il finanziatore è proprietario del bene locato, lo acquista e lo loca al locatario
(conduttore), che ne paga l’utilizzo, alla fine ha la scelta di acquisto del bene per un riscatto.
NB: il conduttore si assume il rischio per perimento e deterioramento del bene.
Sale and lease back: il proprietario di un bene li vende ad una società di leasing che concede nuovamente il bene in leasing
al proprietario.

L’affitto e i contratti agrari


Affitto diverso dalla locazione, ha per oggetto il godimento di una cosa produttiva mobile o immobile. L’affittuario è
obbligato a curarne la gestione in conformità della finalità economica della cosa.
L’affittuario è sempre un imprenditore.
Fiducia del locatore nell’affittuario: deve essere capace di curare la gestione della cosa. Vi è il divieto di subaffittare senza
consenso del locatore.
Contratti agrari: affitto, mezzadria, colonia parziaria oltre a vari contratti innominati un tempo, oggi è rimasto solo l’affitto.
Mezzadria e colonia sopravvivono ancora se non è stata effettuata la conversione.
Equo canone all’affitto del coltivatore diretto, il contratto non può essere inferiore a 15 anni e ha diritto alla proroga, nonché
alla prelazione a titolo oneroso.

Comodato o prestito d’uso


Comodato: contratto con il quale una parte consegna all’altra una cosa mobile o immobile affinché se ne serva per un tempo
o un uso determinato, con l’obbligo di restituire la stessa cosa ricevuta.
Oggetto del comodato è una cosa infungibile, che si suppone essere inconsumabile.
Comodato è un contratto reale che si conclude con la consegna delle cose; l’accordo di prestare non è un comodato.
Obbligo del comodatario di custodire e conservare la cosa con diligenza; si esclude il subcomodato.
Il comodatario risponde della perdita o della distruzione.
Ci può essere un termine per la restituzione, stabilito nel contratto.
Obbligazione del comodante: risarcire i danni derivanti dai vizi della cosa.

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Mutuo o prestito di consumo


Mutuo: ottenere la disponibilità di una certa somma di danaro o di altre cose fungibili con l’obbligo di restituire altrettanto
della stessa specie e qualità.
Il mutuo è un prestito al consumo: le utilizzo e poi gliene do altre. Invece nel comodato non posso consumarle.
Anche il mutuo è un contratto reale che si perfeziona con la consegna della cosa; prima della consegna vi è solo una promessa
di mutuo.
Le cose consegnate si confondono nel patrimonio del mutuatario.
Effetto fondamentale del mutuo oltre la restituzione è il pagamento degli interessi, però può essere anche gratuito: il mutuo
è naturalmente oneroso (effetto naturale).
Il mutuo è un contratto con obbligazioni da una sola parte, però dal punto di visto economico vi è concedere la disponibilità
in cambio di interessi.
Mancato pagamento corrisponde a risoluzione del contratto.
Responsabilità per danni a carico del mutuante in caso di vizi.

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Capitolo 26:
I Contratti di
Prestazione d’Opera o
di Servizi

Appalto e contratto d’opera


Lo scambio può avere ad oggetto anche un fare: il compimento di un’opera o di un servizio.
Contratto d’appalto: una parte si obbliga al compimento di un’opera o di un servizio e l’altra si obbliga a versare un
corrispettivo in denaro.
Si ha appalto però solo quando il compimento dell’opera è assunto con organizzazione dei mezzi necessari e con gestione a
proprio rischio.
Appaltatore è chi:
- Dispone di una organizzazione di mezzi (capitali, risorse materiali, personale).
- Assume a proprio rischio la gestione dell’attività produttiva (assume il rischio economico dell’eventuale
inefficienza).
L’appaltatore è un imprenditore.
Oggetto dell’appalto: molto ampio, vi rientrano il contratto per la costruzione di immobili, di organizzazione di campagne
pubblicitarie, etc.
Allo schema di appalto si può ricondurre l’engineering, nel quale una parte assume l’incarico di elaborare un progetto edilizio
o industriale o di realizzarlo chiavi in mano.
Conclusione: non si stabiliscono particolari norme, ma è di norma in forma scritta.

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Subappalto: l’appaltatore NON può dare in subappalto l’esecuzione dell’opera o del servizio, se non è autorizzato dal
committente.
Nel caso in cui muoia l’appaltatore, il contratto non si scioglie, ma è continuato dagli eredi.
Effetti dell’appalto: equilibra gli interessi delle due parti, delimitando il rischio dell’appaltatore e tutelando il committente
contro la mancata corrispondenza tra risultato prodotto e promesso.
Ci possono essere variazioni: concordate, necessarie o ordinate.
Verifica dell’opera in corso di esecuzione: il committente può controllare lo svolgimento dei lavori; se non procede secondo i
patti, può intimare l’appaltatore di conformarsi.
Collaudo: verifica di controllo finale che precede la consegna.
Accettazione: il committente che riceve la consegna senza sollevare riserve accetta l’opera.
Se l’opera non corrisponde a quanto previsto nel contratto o presenta difetti, l’appaltatore è tenuto a garanzia per difformità
o vizi: difformità o vizi non riconoscibili dal committente o dolosamente taciuti dall’appaltatore.
NB: anche i casi di rovina o difetti dell’immobile entro 10 anni dalla consegna.
Tutela dei dipendenti: hanno azione diretta contro il committente per le somme loro dovute a titolo di retribuzione, fino a
concorrenza di quanto il committente deve all’appaltatore.
Lavoro autonomo: eseguire un’opera o un servizio in favore di un’altra verso un corrispettivo, con assunzione di rischio ma
senza organizzazione d’impresa (contratto d’opera e professioni intellettuali).

Trasporto
Trasporto: simile all’appalto, ha come oggetto il servizio di trasportare; il vettore si obbliga verso un corrispettivo a trasferire
persone o cose da un luogo a un altro.
Trasporto di cose: mittente affida le cose al vettore, ne assume la custodia.
Trasporto di persone: manca la funzione di custodia e rimane solo l’obbligo di trasporto; implica la responsabilità per i
danni.
Servizi pubblici di trasporto: hanno l’obbligo a contrarre e la regola di parità di trattamento (speciali condizioni ammesse a
parità di condizioni).
Nel trasporto di persone il vettore assume anche l’obbligazione di evitare sinistri. Il sinistro o la perdita determinano una
responsabilità da inadempimento.
Trasporto gratuito comporta responsabilità (contratto di trasporto però deve esistere); trasporto di cortesia è regolato
dall’illecito extracontrattuale.
Trasporto di cose con destinatario diverso: contratto a favore di terzi stipulato dalle prime due. Il mittente può sospendere
il trasporto e indicare un diverso destinatario.

Mandato
Mandato: contratto con il quale una parte (mandatario) si obbliga a compiere uno o più atti giuridici per conto dell’altra.
Si ha nel momento in cui una persona ha necessità di farsi sostituire per agire in suo conto, ma non nel nome.
Particolare caratteristica del contratto è la fiducia tra mandante e mandatario.
Si può comunque revocare e vi è un carattere personale nel rapporto tra mandante e mandatario.
L’interesse del mandante governa l’esecuzione del contratto.
Il mandato si presume oneroso, e l’interesse è protetto, perché se viene revocato senza giusta causa si deve risarcire.

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NB: se vi è un interesse del mandatario all’esecuzione del mandato, la revoca non estingue il mandato (senza giusta causa);
il mandante non ha potere di revoca.
Con il mandato si dà un incarico di compiere atti giuridici, ma ci sono distinzioni dalla procura: rapporto tra interessato e
sostituto e rapporto verso terzi.
Ai terzi non può essere rivolto un atto diretto a investire il sostituto del potere di agire con effetti diretti sulla sfera
dell’interessato.
Quindi è la procura che è rivolta a terzi, e che non comporta un obbligo ma solo un potere.
Dunque:
- Il mandato è il contratto con cui si dà e si assume l’incarico: il mandatario si obbliga al compimento di atti giuridici
per conto del mandante.
- Il mandato da solo NON dà un potere verso i terzi (ovvero una rappresentanza).
- La rappresentanza deriva solo da una procura che accompagna il mandato, che permette di agire in nome e per
conto.
Effetti del mandato: il mandatario acquista i diritti e assume gli obblighi derivanti dagli atti compiuti con i terzi.
Il mandante ha l’azione di rivendicazione per i beni mobili; invece per i beni immobili vi è l’obbligo di ritrasferire al
mandante quanto acquistato.
Il mandatario ha inoltre dovere di custodia, di informazione e deve agire con diligenza.
Il mandante deve fornire i mezzi necessari per l’esecuzione del mandato, rimborsare spese e risarcire i danni.

Commissione e spedizione
Sottotipi di mandato: commissione e spedizione.
Commissione: mandato che ha per oggetto l’acquisto e la vendita di beni per conto del committente e in nome del
commissionario.
Il commissionario assume le obbligazioni proprie al mandatario.
Egli assume di regola il star del credere: risponde nei confronti del committente per l’esecuzione dell’affare.
Spedizione: mandato con cui una parte assume l’obbligo di concludere in nome proprio e per conto dell’altra parte un
contratto di trasporto e di compiere le operazioni accessorie.
NB: non bisogna confonderlo con il vettore, che è il soggetto con il quale lo spedizioniere conclude il contratto di trasporto.

Agenzia
Agenzia: funzione economica di intermediazione, l’agente si impegna a un fare e cioè ad assumere stabilmente un incarico
di promuovere per conto del preponente la conclusione di contratti in una zona determinata; il preponente si obbliga ad
una provvigione.
Il mediatore è un intermediario occasionale, mentre l’agenzia ha un vincolo stabile.
L’agente è spesso chiamato rappresentante di commercio, ma ci sono distinzioni:
- Dipendente dell’impresa, retribuito in parte con provvigioni.
- Agente: piena autonomia, senza subordinazione e assumendo il rischio dell’organizzazione.
L’agente normalmente è un imprenditore ed esercita un’attività economica organizzata.
Se l’agente deve anche stipulare il contratto, allora l’agenzia si combina con il mandato.
Per il contratto d’agenzia è prevista la forma scritta ai fini della prova.
Contratto di agenzia si caratterizza per il diritto di esclusiva, che può essere escluso, ma è un effetto naturale del contratto.

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Obblighi degli agenti simili a quello dei mandatari (tutelare interessi del preponente e agire con lealtà), non si applica la
regola del star di credere.
I diritti dell’agente riguardano le provvigioni e il diritto ad una indennità di fine rapporto.
Obblighi del preponente: mettere a disposizione la documentazione relativa a beni o servizi e fornire le informazioni
necessarie all’esecuzione del contratto.
Per l’eventualità di scioglimento può essere stipulato un patto di non concorrenza, deve non avere durata superiore a due
anni; l’accettazione del patto comporta il diritto ad una specifica indennità alla cessazione del rapporto.
Agenti di assicurazione: stessa cosa, ma se non sono derogate dalla disciplina degli accordi collettivi, degli usi e compatibili
con la natura dell’attività.

Mediazione
Mediatore: colui che mette in relazione due o più parti per la conclusione di un affare, senza essere legato ad alcuna di essere
da rapporti di collaborazione, di dipendenza o di rappresentanza.
Il diritto alla provvigione sussiste se l’affare è concluso per effetto del suo intervento.
Diritto alla provvigione nasce da una situazione di fatto: l’intervento del mediatore. Non è necessario un accordo.
Il nesso di causalità sussiste anche quando le parti usano qualche accorgimento per mettere fuori il mediatore.
Il mediatore è una figura imparziale, per questo motivo deve avere un compenso da entrambe le parti.
Se ha un rapporto che lo lega ad una parte, sarà quella parte a doverlo pagare (magari ha un mandato).
Responsabilità del mediatore:
- Dovere di informazione verso le parti.
- Risponde dell’autenticità della sottoscrizione delle scritture e dell’ultima girata dei titoli.
- Risponde dell’esecuzione del contratto se non manifesta ad un contraente il nome dell’altro.
NB: il mediatore deve dare la segnalazione certificata di inizio attività.
Broker di assicurazioni: mette in relazione soggetti interessati alla copertura di rischi con imprese di assicurazione o
riassicurazione.

Deposito
Deposito: contratto con il quale una parte riceve dall’altra una cosa mobile con l’obbligo di custodirla e di restituirla in
natura.
È un contratto a struttura reale che si conclude con la consegna.
Il deposito è naturalmente gratuito, occorre un’espressa pattuizione del compenso.
L’oggetto del deposito di per sé è infungibile (oppure viene considerata come tale), il depositario che la custodisce non può
servirsene.
Il depositario ha obbligo di custodire e restituire la cosa, ma può chiedere (salvo diverso convenuto) di riprendere la cosa.
Il depositante deve rimborsare le spese di conservazione e non causare perdite a causa del deposito; deve anche pagare il
compenso.
Banca: deposito irregolare, sono cose fungibili.
Deposito in albergo: la responsabilità è limitata al valore della cosa fino all’equivalente di 100 volte il prezzo di locazione
dell’alloggio per una giornata.
Deposito dei magazzini generali: hanno l’obbligo di contrattare a tariffe determinate essendo un servizio pubblico.

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Sequestro convenzionale
Sequestro convenzionale (funzione legata alla gestione delle controversie): due parti in lite riguardo una cosa la affidano ad
un terzo, che si impegna a custodirla e a restituirla a quella parte che ne ha diritto.
Contratto oneroso che realizza una funzione di tutela dei diritti che è propria ad un provvedimento giudiziale.

Vendita di pacchetti turistici


Si parla di vendita del pacchetto turistico, che è composto da un fascio di prestazioni collegate dal programma del viaggio
proposto.
Si deve garantire qualità e garanzia riguardo ciascun prestazione.
Regole principali:
- Contratto di vendita in forma scritta con termini chiari e precisi.
- Opuscolo informativo.
- Caparra confirmatoria di prenotazione.
- Si può cedere il contratto a terzi.
- Revisione del prezzo è ammessa se espressamente prevista (massimo 10%).
- Cancellazione (non per colpa del turista) comporta il diritto a un pacchetto turistico alternativo o al rimborso della
somma.
- Mancato o inesatto adempimento comportano risarcimento del danno.
- Fondo nazionale di garanzia per rimborsare il consumatore o per farlo rimpatriare.

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Capitolo 27:
I Contratti per la
Soluzione di
Controversie

Transazione
Transazione in genere è equivalente ad accordo, combinazione, affare. Indica tutti quei fenomeni ai quali nel linguaggio
giuridico si riferisce l’espressione contratto.
Transazione: particolare tipo di contratto che svolge la funzione di porre fine a una lite già cominciata o prevenire una lite
che può sorgere, tramite reciproche concessioni.
Entrambe le parti sostengono un sacrificio per appianare la loro controversia.
Reciproche concessioni: riguardano rapporti diversi da quello che ha formato oggetto della pretesa e della contestazione
delle parti.
La funzione della transazione si giustifica sulla base della disponibilità degli interessi sui quali si transige.
La transazione deve essere provata per iscritto anche se non richiede una particolare forma per essere valida (se è su diritti
reali su immobili o proprietà deve essere scritta).
Le parti non possono riaprire la controversia davanti al giudice conclusa la transazione: effetto preclusivo.
Però la transazione può essere annullata per errore di fatto sulla questione che è oggetto della lite.

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Convenzioni d’arbitrariato
Convenzione di arbitrariato, si caratterizza per:
- Compromesso: quel contratto con cui le parti si obbligano a far decidere da arbitri la lite tra loro insorta (controversie
già insorte).
- Clausola compromissoria: deferibilità della decisione delle controversie che potrebbero sorgere dal contratto.
- Convenzione d’arbitrariato in materia non contrattuale: accordo con cui le parti possono stabilire che siano decise
da arbitri le controversie future relative a uno o più rapporti non contrattuali determinati.

Cessione dei beni ai creditori


Un debitore che vuole evitare l’esecuzione forzata dei beni può incaricare i suoi creditori o alcuni di essi a liquidare tutte o
alcune sue attività e ripartirne tra loro il ricavato.
È sempre necessaria la forma scritta a pena di nullità.
Il debitore perde la disponibilità dei beni ceduti ma conserva un potere di controllo sulla gestione e ha diritto al rendiconto.
Venduti i beni si spartiscono il ricavato nella proporzione dei rispettivi crediti; il debitore è liberato nei limiti di quanto i
creditori hanno ricevuto.

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Capitolo 28:
Atti e Fatti diversi dal
Contratto
Sezione terza: fonti non contrattuali di obbligazione.

Premessa
Esistono altri atti o fatti leciti che sono fonti di obbligazione.
Promesse unilaterali, gestione di affari, pagamento dell’indebito, arricchimento senza giusta causa.

Promesse unilaterali
Le promesse unilaterali di prestazioni non producono effetti obbligatori fuori dei casi ammessi dalla legge.
Sono fonti tipiche di obbligazione, non esiste libertà di invenzione.
Promesse unilaterali: promessa di pagamento, ricognizione di debito, promessa al pubblico, titoli di credito con struttura di
promessa.
Promessa di pagamento e ricognizione di debito: dichiarazioni unilaterali con cui il dichiarante promette di pagare una
determinata somma, o si riconosce debitore di una somma.
Ha lo scopo di sollevare dall’onere di provare il rapporto fondamentale.
Promessa al pubblico: dichiarazione unilaterale al pubblico con cui una persona promette una prestazione a favore di chi si
trovi in una determinata situazione o compia una determinata azione.
La promessa è vincolate appena manifestata al pubblico; è possibile una revoca ma per giusta causa.
Offerta al pubblico diversa da promessa al pubblico: che ha il carattere di una proposta contrattuale, revocabile fino
all’accettazione.

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Gestione di affari
Principio di non-ingerenza: una persona NON può ingerirsi di sua iniziativa negli affari degli altri.
Gestione di affari: ingerenza legittima, efficace nei confronti dell’interessato.
Presupposti della gestione:
- Una persona senza esservi obbligata, che assume scientemente la gestione di affari altrui, dispone che questa persona
sia tenuta a continuare a condurre a termine la gestione finché l’interessato non sia in grado di provvedervi da se
stesso.
- Titolare degli interessi deve trovarsi in una situazione che gli impedisce di provvedere da sé.
- Ci sono obblighi a carico dell’interessato solo se:
a) Sia stata utilmente iniziata la gestione, anche se il risultato non fosse positivo.
b) Non sia avvenuta contro il divieto dell’interessato.
Gestore: obbligo di continuare la gestione, è soggetto alle solite obbligazioni di un mandato.
Interessato: deve adempiere le obbligazioni in nome di lui assunte dal gestore.

Pagamento dell’indebito
Ogni spostamento di ricchezza deve essere giustificato (giusta causa dell’attribuzione patrimoniale): se questa manca si ha
un arricchimento a spese altrui, che il diritto non ammette e che rimedia con l’obbligo di restituzione.
Pagamento dell’indebito: tutti i casi in cui viene eseguita una prestazione non dovuta.
Indebito oggettivo: chi ha eseguito un pagamento non dovuto, si verifica quando alla base del pagamento NON c’è un
rapporto obbligatorio che lo giustifichi. EX: pago un debito per un contratto nullo.
Indebito soggettivo: chi ha pagato un debito altrui, si verifica quando si paga per errore un debito altrui. La legge chiede che
il pagamento sia dovuto a errore scusabile.
Quando il pagamento avviene per errore, ma è inscusabile, prevale la tutela dell’affidamento del creditore, quindi chi ha
ricevuto estingue il suo credito, e chi ha pagato subentra nei diritti del creditore.
In entrambi i casi nasce per il percipiente un obbligo di restituzione.
Vi è una differenza: il creditore che riceve una prestazione soggettivamente non dovuta non è obbligato alla restituzione se
si è privato in buona fede del titolo e delle garanzie del credito.
Oggetto della restituzione: equivalente di prestazione di denaro o di cose fungibili; se ha ricevuto in malafede deve frutti e
interessi dal giorno di pagamento, se in buona fede solo dal giorno della domanda.
Nel caso sia un’alienazione, si deve dare la cosa in natura o il suo valore.
Obbligazioni naturali: non è ammessa la ripetizione di quanto è stato spontaneamente prestato in esecuzione di doveri
morali e sociali, salvo che la prestazione sia stata eseguita da un incapace.
Quindi i vincoli morali e sociali non si traducono in obblighi giuridici ma sono considerati come idonei a giustificare
spostamenti patrimoniali.
NB: il debito prescritto, che non è azionabile ma può giustificare un pagamento spontaneo, o anche i debiti derivanti da
scommesse lecite ma non autorizzate.
EX: famiglia di fatto; non vi è una pretesa dell’adempimento di doveri morali e sociali, ma sono giustificabili.
Prestazione non dovuta contraria al buon costume: il contrato è nulla e la prestazione è non dovuta, il pagamento non è
ripetibile.

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Arricchimento ingiustificato
Arricchimento senza causa: se una persona senza causa si arricchisce a spese di un’altra è tenuta ad indennizzare chi si è
impoverito.
Perché nasca l’obbligazione, deve sussistere una derivazione causale diretta tra l’impoverimento di una parte e
l’arricchimento dell’altra.
L’obbligazione ha oggetto un indennizzo e non il risarcimento, perché non è un illecito.

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Capitolo 29:
I Titoli di Credito

Esigenze del commercio e nascita dei titoli di credito


Il credito è un bene giuridico la cui importanza si è progressivamente accresciuta.
Se si ipotizza una serie di cessioni il discorso è complesso, perché si perdono le informazioni sulla solvibilità.
Ben difficilmente il credito potrà essere oggetto di una vera e propria circolazione.
Caratteristiche del credito: incorporazione, letteralità, autonomia.

Incorporazione
Il credito non è un bene materiale: è stato risolto creando un documento che rappresentasse il credito stesso.
Credito e documento diventano una sola cosa: il proprietario del documento è proprietario del diritto di credito.
Incorporazione: il diritto di credito è incorporato nel documento e non può essere scisso.
È valido il possesso vale titolo in buona fede.
Può succedere che la titolarità del titolo di credito ed il suo possesso non coincidano; vale che il possessore di un titolo ha
diritto alla prestazione in esso indicata.

Letteralità
Letteralità: ciò che risulta dal titolo è tutto ciò che si può legittimamente pretendere.
Il contenuto del diritto di credito è esattamente quello che risulta dal tenore letterale del titolo che lo incorpora.
Titoli a letteralità completa (cambiale), che riportano l’intero contenuto del diritto; titoli a letteralità incompleta (azioni),
che richiamano in modo diretto o indiretto altri documenti che meglio specificano il contenuto del diritto.
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Autonomia
Chi acquista un titolo di credito acquista a titolo originario.
Ogni volta che il titolo viene trasferito l’acquirente diviene titolare di un diritto caratterizzato dalla autonomia rispetto al
diritto di tutti i suoi predecessori.

Titoli causali e astratti


Titoli astratti (cambiale): NON si fa alcun riferimento alla causa che ha generato l’obbligazione.
Il debitore non può riferirsi al sottostante, ma deve pagarlo senza eccezioni (eccetto ipotesi in cui il titolo viene presentato
dal primo prenditore).
Titoli causali (polizza di carico): fanno riferimento alla causa dell’emissione del titolo.

Circolazione dei titoli di credito


A. Titoli al portatore: questi titoli circolano semplicemente con la consegna del titolo.
La semplice traditio legittima ad esercitare il diritto contenuto.
B. Titoli all’ordine: si trasferiscono con la consegna del titolo accompagnato dalla girata.
Girata: il soggetto che trasferisce (girante) deve impartire al debitore un ordine con il quale gli indica di effettuare la
prestazione a favore del soggetto al quale il titolo viene trasferito (giratario).
Il possessore del titolo all’ordine è legittimato all’esercizio del diritto in esso contenuto solo in base ad una serie continua di
girate (girata piena).
Girata in bianco: consiste nella semplice apposizione della firma del girante senza indicazione del giratario.
Girata per incasso: legittima il giratario ad incassare in nome e per conto del girante.
Girata a titolo di pegno: attribuisce al giratario la legittimazione all’esercizio del diritto contenuto nel titolo, ma non gli
consente di girarlo a sua volta.
C. Titoli nominativi: è la più complessa, l’intestazione ad un soggetto oltre ad apparire sul titolo, appare anche in un
registro che si trova nelle mani dell’emittente; questi titoli si trasferiscono con la consegna del titolo e con la doppia
annotazione o il rilascio di un nuovo titolo, oppure con una girata piena datata e autenticata.

Classificazione dei titoli di credito


Titoli di credito in senso stretto: prestazione di una somma di denaro (cambiale, assegno).
Titoli di credito in senso ampio:
a) Titoli rappresentativi di merci: incorporano il diritto alla consegna delle merci specificate nel titolo stesso. Diritto
alla custodia e alla riconsegna.
b) Titoli di partecipazione: hanno un contenuto complesso, in quanto attribuiscono diritti e poteri di diversa natura.
Nell’ambito dei titoli di credito si distinguono i titoli pubblici (stato) dai privati (società); singoli o individuali (emessi
separatamente e differenti, come gli assegni) e titoli di massa (emessi in serie, azioni od obbligazioni).

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Eccezioni opponibili al possessore del titolo


Eccezioni reali (opponibili a qualunque possessore):
- Eccezioni relative alla forma del titolo.
- Eccezioni fondate sul contesto letterale del titolo.
- Eccezioni di falsità della firma, di difetto di capacità o di rappresentanza al momento dell’emissione.
- Mancanza delle condizioni necessarie per l’esercizio dell’azione (EX: prescrizione).
Eccezioni personali: riguardano i rapporti tra debitore ed il possessore.
NB: in caso il creditore venda il titolo a terzi perché vuole evitare eccezioni personali, il debitore contro i terzi in mala fede
può far valere le eccezioni personali (exceptio doli generalis).

Ammortamento
Il titolo smarrito, sottratto o distrutto viene privato della sua efficacia, ed in capo all’ex possessore viene ricostituita la
legittimazione ad esigere la prestazione dal debitore.
NB: potrebbe essere che il titolo potrebbe circolare tra acquirenti in buona fede.
L’ex possessore deve dirlo al presidente del tribunale che pronuncia un decreto di ammortamento e notificarlo al debitore
(così che non paghi al terzo).
Se in 30 giorni non si presenta l’ex possessore può pretendere il pagamento (procedura di ammortamento).
NB: non è permesso per i titoli al portatore.

Smaterializzazione dei titoli di credito


Titoli di massa: rischi di possesso materiale, adesso hanno una registrazione elettronica e gli ordini sono elettronici.

Titoli atipici
E’ possibile emettere titoli atipici che lasciano spazio all’autonomia privata.
Tuttavia l’emissione deve essere espressamente prevista dalla legge.
Vi è un vincolo per evitare la creazione di una moneta parallela.

Documenti di legittimazione e titoli impropri


Documenti di legittimazione: servono ad identificare il soggetto che abbia diritto ad una determinata prestazione.
Bisogna ricorrere alla procedura di ammortamento.
Titoli impropri: documenti che servono a rendere più spedita la circolazione del diritto in quanto non richiedono le
formalità della cessione del credito.

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Cambiale: caratteri e funzione


Cambiale tratta: un soggetto (traente) ordina ad un altro soggetto (trattatario) di pagare ad un terzo soggetto una
determinata somma di denaro.
Rapporto di valuta tra traente e prenditore; rapporto di provvista tra traente e trattatario.
Caratteristiche:
- E’ dotata di letteralità completa.
- E’ dotata di autonomia.
- E’ dotata di astrattezza: quindi il rapporto sottostante è irrilevante.
La cambiale può essere emessa anche senza che il traente sia o voglia divenire debitore del primo prenditore (cambiale di
favore).
- E’ un titolo all’ordine.
- E’ un titolo esecutivo: il possessore in caso di inadempimento non è tenuto ad instaurare alcun giudizio, ma può fare
una procedura esecutiva.
- E’ un titolo formale e bisogna osservare dei principi nella redazione.

Requisiti formali della cambiale


Vi è un apposito modulo in vendita dallo stato con l’imposta di bollo.
Requisiti:
- Denominazione di cambiale.
- Ordine o promessa incondizionata di pagare una somma determinata.
- Nome del trattatario.
- Nome del prenditore.
- Data di emissione.
- Sottoscrizione del traente.
La scadenza è un requisito molto importante e può essere:
a) A giorno fisso.
b) A certo tempo data (dopo un periodo determinato).
c) A vista (pagabile in ogni momento).
d) A certo tempo vista (scade dopo un certo periodo a partire dal momento in cui è stata presentata al debitore).

Cambiale in bianco
Cambiale in bianco: al momento dell’emissione è sufficiente che il documento contenga la denominazione di cambiale e la
sottoscrizione del traente, potendo gli altri elementi essere inseriti in un secondo tempo.
NB: in caso venga riempita violando gli accordi ci può essere l’eccezione di abusivo riempimento.
Vi è la decadenza di 3 anni.

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Capacità e rappresentanti nella cambiale


E’ un atto di straordinaria amministrazione; per la rappresentanza invece è obbligato come si avesse firmato lui stesso.

Accettazione della cambiale tratta


La cambiale tratta prevede che il traente ordini al trattario di pagare una certa somma ad un terzo.
Affinché questo posso essere obbligato nei confronti dei prenditori, è necessario che il trattario esprima la sua accettazione
che deve essere riportata sul titolo.

Girata
La cambiale circola mediante girata, che non può essere condizionata.
Può essere piena o in bianco; ma NON parziale.
Si rendono i giranti responsabili nei confronti dei giratari, quindi più la cambiale gira più si rafforza il credito.
Il girante può apporre una diversa clausola con cui vieta una successiva girata.
Una girata successiva al protesto o alla scadenza produce anch’essa gli effetti di una cessione ordinaria.

Avallo
L’obbligazione cambiaria può essere garantita con una particolare garanzia personale denominata avallo.
L’avallo produce un’obbligazione di garanzia che ha natura di obbligazione cambiaria.
L’avallante risulta obbligato in solido con l’avallato, con il pagamento l’avallante acquista i diritti inerenti la cambiale nei
confronti dell’avallato e coloro che sono obbligati cambialmente verso quest’ultimo.

Pagamento, protesto e azioni cambiare


Non tutti gli obbligati cambiari si trovano sullo stesso piano:
Obbligati principali:
a) Trattario che abbia accettato.
b) Emittente del vaglia cambiario.
c) Gli avallanti del trattario accettante.
Obbligati in via di regresso:
I. Il traente.
II. I giranti.
III. Gli avallanti del traente o dei giranti.
Prima si richiede ai principali, poi in via di regresso. Il portatore NON può rifiutare un adempimento parziale, in questo
caso si può pretendere che il pagamento venga annotato o che si rilasci quietanza.

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Azione cambiaria diretta (si agisce nei confronti degli obbligati principali) e azione cambiaria di regresso.
Prima di procedere all’azione si deve sollevare il protesto: è un atto pubblico che viene redatto da un notaio con il quale si
constata in forma solenne il rifiuto del pagamento.
Fatto questo, si può procedere verso gli obbligati di regresso: quando questi avranno pagato potranno rivalersi sugli obbligati
a lui precedenti.
L’azione cambiaria si prescrive in 3 anni.

Azioni extracambiarie
Azione causale: basata sul rapporto sottostante l’emissione o alla trasmissione della cambiale; quest’azione è subordinata a
determinate condizioni, finalizzate ad impedire che l’obbligato si trovi nell’impossibilità di esercitare l’azione di regresso.
Requisiti:
- E’ stato elevato il protesto.
- Il portatore ha offerto la restituzione del titolo e l’ha depositata presso la cancelleria.
- Il portatore abbia compiuto le formalità necessarie per conservare le azioni di regresso.
Quest’azione causale permette di ricorrere all’azione di ingiusto arricchimento.

Cambiale finanziaria
Sono titoli emessi in serie da società che si trovano in possesso di determinati requisiti e che abbiano necessità di
finanziamento a breve termine.
Sono sottoposti ad una particolare regolamentazione.

Assegno: caratteri e funzione


Assegno: titolo di credito che contiene un ordine o una promessa di pagamento, ma a differenza della cambiale è un mezzo
di pagamento.
L’avvento delle carte di credito ha segnato l’utilizzo degli assegni (bancari o circolari).

Assegno bancario
Ha la stessa struttura della cambiale tratta: il sottoscrittore ordina ad una banca di pagare una certa somma a favore di un
determinato soggetto.
Il trattario è una banca che stipula con il proprio cliente una convenzione di assegno.
L’assegno bancario può essere all’ordine o al portatore.
NB: se sono maggiori a 1000 euro devono recare l’indicazione del nome del beneficiario.
Deve esistere un rapporto di provvista tra banca e traente.
Se non esiste la provvista (ovvero non ci sono fondi), l’assegno è a vuoto, ma il portatore può agire contro il traente e i giranti.
L’assegno bancario è per sua natura pagabile a vista ed ogni disposizione contraria si ha per non scritta.

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NB: esistono gli assegni postdatati (non legittimi), trasformandolo in un effettivo mezzo di credito, senza pagare il bollo;
infatti sono ugualmente pagabili anche il giorno stesso di emissione.
La banca trattaria NON può non accettare l’assegno; l’obbligazione è extracartolare e deriva dalla convenzione di assegno.
L’assegno bancario è destinato ad una circolazione di breve durata, se la girata è all’ordine.
Però vi è un breve termine per il pagamento; tuttavia la banca in genere paga anche dopo che sia trascorso tale termine a
meno che non abbia dato ordine di non pagare.
Altre clausole:
a) Assegno non trasferibile: può essere pagato solo al prenditore o accreditato sul conto corrente.
b) Assegno sbarrato: può essere pagato solo ad un banchiere o ad un cliente della banca trattaria.
c) Assegno da accreditare: non è pagabile in contanti, ma solo tramite accredito dell’importo sul conto del
presentatore.

Assegno circolare
Assegno circolare: titolo all’ordine che contiene la promessa incondizionata di una banca di pagare a vista una somma
determinata.
L’assegno può essere emesso unicamente per le somme che la banca abbia disponibili al momento dell’emissione.
Normalmente viene rilasciato da una banca su richiesta di un cliente.
E’ più facilmente accettato rispetto al bancario, poiché sono praticamente nulli i rischi di non ottenere il pagamento, in
quanto l’obbligato è una banca.

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Capitolo 30:
L’Illecito Civile
Sezione quarta: l’illecito civile.

Problemi e funzioni della responsabilità civile


Di fronte ad un danno concreto ci poniamo delle domande:
1. Qualcuno deve pagare, o il danno resta a mio carico?
E’ il problema del danno risarcibile che si trasforma in danno ingiusto.
2. Se qualcuno deve pagare, chi e in base a quali criteri?
E’ il problema dei criteri di imputazione dell’illecito, ovvero di responsabilità soggettiva od oggettiva.
3. Quanto dovrà essere pagato?
Vi è il problema della causalità (fino a che punto rispondi dei tuoi danni) e della valutazione del danno.
Il perno del discorso è la funzione della responsabilità civile.
Risarcimento del danno: ha funzione riparatoria accompagnata da funzione sanatoria.
NB: molto spesso però i danni potenziali sono del tutto sproporzionati rispetto alle risorse economiche del singolo
responsabile.
Vi è un passaggio da un’impostazione prevalentemente sanzionatoria a una prevalentemente riparatoria:
a) Il passaggio da una responsabilità fondata sulla illiceità della condotta a una responsabilità fondata sulla illiceità
della lesione provocata.
b) Il passaggio da una responsabilità fondata sulla colpa (responsabilità soggettiva) a una responsabilità fondata su
criteri diversi (responsabilità oggettiva).
La responsabilità civile può svolgere anche una funzione preventiva: per dissuadere dai comportamenti nocivi e spingere
verso comportamenti virtuosi (misura dei risarcimenti).

Fonti di responsabilità
Illecito civile: atto o fatto lesivo di un interesse protetto da una norma giuridica e dal quale derivi un pregiudizio per il
soggetto leso.
E’ la fonte primaria di responsabilità per danni.

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Due fattispecie fondamentali di illecito:


1. Inadempimento dell’obbligazione (responsabilità contrattuale, illecito contrattuale):
a) esiste un rapporto obbligatorio tra le parti.
b) si verifica un inadempimento imputabile al debitore.
c) dal quale derivi un danno al creditore.
2. Fatto illecito (responsabilità extracontrattuale, illecito extracontrattuale): qualsiasi fatto doloso o colposo, che
cagioni ad altri danno ingiusto.
NB: vi è una terza ipotesi, la responsabilità precontrattuale (violazione dell’obbligo di comportarsi secondo buona fede nelle
trattative contrattuali).

Regola dell’art. 2043


Fuori dall’inadempimento e responsabilità precontrattuale, la funzione di selezione dei danni risarcibili viene a cadere sulle
norme che disciplinano il fatto illecito.
Il danno deve essere:
- Ingiusto.
- Legato al fatto commesso da un atto di causalità.
La responsabilità del danno è accollata a chi ha commesso il fatto con dolo (volontariamente) o con colpa (negligenza), a
condizione che fosse capace di intendere e di volere.
Elementi dell’illecito:
- Elementi oggettivi: danno ingiusto e il nesso.
- Elementi soggettivi: imputazione e colpevolezza.

Elementi oggettivi dell’illecito: il danno ingiusto


Significato tradizionale: ciò che compio violando il diritto altrui e non in base ad un mio diritto (antigiuridicità).
Dall’antigiuridicità del comportamento lesivo all’antigiuridicità della lesione: la violazione di un dovere, ovvero chi
cagionava ad altri un danno ingiusto violava perciò un dovere giuridico, quello di non recare pregiudizio agli interessi altrui.
Ampliamento dell’area di danno ingiusto: inizialmente era la lesione di un diritto soggettivo assoluto (ovvero protetto nei
confronti della generalità).
Ha cominciato dunque ad ampliarsi, l’illecito aquiliano si risolveva in uno strumento di protezione dei diritti reali, sui beni
immateriali e della persona.
Piano piano vengono superate in due direzioni.
Tutela aquiliana del credito: un soggetto terzo rispetto al rapporto debitore-creditore può determinare con la sua condotta
la lesione dell’interesse del creditore.
Un creditore leso da un terzo nella possibilità di esigere una prestazione infungibile (cioè legata alle particolari attitudini e
qualità del debitore) può chiedere un risarcimento al danneggiante a titolo di responsabilità extracontrattuale.
Tutela aquiliana di situazioni diverse dal diritto soggettivo:
- Interesse legittimo: si ammetteva la risarcibilità nei rapporti tra privati; ma adesso anche la PA.
- Interessi diffusi: vi è anche il danno ambientale.
- Aspettative legittime: il danno non consiste nella perdita di una prestazione cui il soggetto leso aveva attuale diritto,
ma di prestazione sui cui il soggetto leso potesse legittimamente confidare.
- Possesso: situazione di fatto ma protetta dalla legge.
NB: non tutti sono sempre ingiusti questi danni, potrebbe essere che il danneggiante avesse diritto di compiere o di
adempiere un dovere o che i suoi comportamenti non fossero illeciti (si confrontano gli interessi).

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Causa di giustificazione: gli interessi più sicuramente protetti cedono di fronte all’esistenza di tale causa (EX: legittima
difesa, stato di necessità).
Legittima difesa: quando il comportamento lesivo è tenuto per difendere sé o altri da un’aggressione obiettivamente ingiusta;
il pericolo deve essere attuale e la reazione proporzionata.
Stato di necessità: il comportamento lesivo è l’unico modo di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla
persona.

Nesso causale
Il danno deve essere stato cagionato dal fatto illecito; si richiede un nesso di causalità tra illecito e pregiudizio.
Causalità adeguata: si considerano provocati solo quei danni che possano considerarsi conseguenze dell’illiceità secondo
una valutazione dei rapporti tra cause ed effetti condotta in base al criterio di ciò che normalmente accade.
Regime di solidarietà nel debito: il danneggiato può chiedere l’intero ad entrambi e il carico di responsabilità si distribuirà
tra i responsabili nella misura determinata dalla gravità della rispettiva colpa e delle conseguenze derivate.

Elementi soggettivi: imputabilità e colpevolezza


Imputabilità: si considera il comportamento di una persona per addossare all’autore una responsabilità, solo quando
esistano dei requisiti mini di coscienza e volontà.
Chi non aveva capacità di intendere e di volere non risponde delle conseguenze del fatto dannoso, a meno che lo stato di
incapacità derivi da sua colpa.
Capacità di fatto che si verifica caso per caso.
L’incapacità non esclude l’imputabilità quando è dovuta a colpa del soggetto
La legge comunque prevede la responsabilità indiretta di chi è tenuto alla sorveglianza dell’incapace salva la prova di non
aver potuto impedire il fatto.
Se il danneggiato non può ottenere il risarcimento per questa via, il giudice può condannare l’autore del danno a un’equa
indennità (tenuto conto le condizioni economiche delle parti).
Colpevolezza: dolo o colpa.
Colposo: evento dannoso che si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi,
regolamenti, ordini e discipline.
Doloso: evento dell’agente preveduto e voluto come conseguenza della propria azione od omissione.
Il debitore deve comportarsi secondo una diligenza media: nella responsabilità per fatto illecito, il criterio della diligenza
media vale come minimo, al di sotto del quale sicuramente c’è colpa.

Responsabilità oggettiva
Vi sono altri criteri di imputazione oltre a proprio comportamento.
Ad esempio alcune norme rendono irrilevante la colpa e realizzano una responsabilità oggettiva.
Per imporre ad un soggetto la responsabilità oggettiva di un danno in base a un suo rapporto con l’autore dell’illecito, o in
base al fatto che svolge un’attività, o in base al controllo che ha di certi beni, è necessaria una previsione legale: fuori dalla
clausola generale si cade in un sistema di casi tipici.
Anziché il criterio della colpa si usa quello del rischio: supporta il rischio dei danni che possono derivare da ciò che fa.

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Responsabilità del datore di lavoro: danni arrecati dal fatto illecito dei loro commessi nell’esercizio delle incombenze a cui
sono adibiti.
Attività pericolose: deve risarcire i danni che ne derivino, a meno che non provi di aver adottato tutte le misure idonee ad
evitare il danno.
Anche il danno da animali e da cose in custodia.
Rovina dell’edificio legato alla proprietà.
Circolazione dei veicoli è in carico al conduttore; ma solidalmente al proprietario poiché è legato all’uso del veicolo (a meno
che provi la sua non volontà).
Danni provocati da prodotti difettosi causano anch’essi responsabilità oggettiva del produttore, ora è contenuta nel codice
del consumo.
Responsabilità del produttore per morte, lesioni dell’integrità fisica, distruzione o deterioramento di cosa diversa dal
prodotto stesso (il danno deve essere maggiore di 387 euro).
Può liberarsi provando:
- Circostanze che escludono il nesso di causalità (non aver messo in circolazione il prodotto o che il difetto non
esisteva quando è stato messo in circolazione).
- Che il difetto è dovuto all’osservanza di una norma imperativa o di un provvedimento vincolante.
- Che lo stato delle conoscenze scientifiche e tecniche non permetteva di considerare il prodotto come difettoso.
Se non si individua il produttore, il rischio è assunto dal distributore, se non comunica al danneggiato entro tre mesi l’identità
e il domicilio del produttore.

Responsabilità per danno altrui


Talvolta si accolla il danno ad un soggetto diverso.
Come il datore di lavoro o la circolazione di veicoli.
Anche la responsabilità di genitori o tutori per i danni provocati dal fatto illecito del minore non emancipato o dell’interdetto
che abiti con essi.
La responsabilità non si fonda sulla sorveglianza, ma sul fatto che il soggetto è legalmente incapace e soggetto ai genitori che
ne guidano la condotta.
Sulla vigilanza vera e propria invece è fondata la responsabilità di chi è tenuto alla sorveglianza di una persona incapace di
intendere o di volere (che non è personalmente responsabile); salvo prova di non aver potuto impedire il fatto.

Danno
Danno: si usa sia per definire la fattispecie (chi cagiona un danno ingiusto), sia nel prescrivere la conseguenza (deve risarcire
il danno).
Nel linguaggio giuridico, danno:
a) Come equivalente a lesione di un interesse.
b) Nel senso più ristretto di pregiudizio (patrimoniale o morale) derivante dalla lesione di un interesse.
Si stabiliscono i criteri di valutazione del danno, nei quali il danno è considerato come perdita o mancato guadagno (come
pregiudizio economico).
Danno non patrimoniale (concezione tradizionale): si è sempre inteso il danno morale (cioè la sofferenza psicofisica subita
dalla vittima del reato); il risarcimento avrebbe funzione di compenso del dolore subito.
Basi della concezione tradizionale del danno:
a) Carattere normale del danno risarcibile è la patrimonialità (il danno è il danno patrimoniale, che consiste in un
pregiudizio economico).

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b) L’interesse leso non ha carattere patrimoniale, ma è necessario che la lesione abbia conseguenze negative di ordine
patrimoniale.
c) Queste conseguenze si concretano con le differenze tra lo stato patrimoniale del soggetto leso prima e dopo l’illecito
(perdita e mancato guadagno).
d) Nel caso in cui l‘illecito costituisca fattispecie di reato, è risarcibile il danno non patrimoniale, inteso come danno
morale soggettivo.
Poi la situazione è cambiata, perché tale sistema NON permetteva un’efficace riparazione di tutte le lesioni agli interessi
protetti.
Danno biologico: lesione dell’integrità fisica o psichica in sé e per sé considerata, indipendentemente dalle conseguenze
economiche.
E’ andato poi affermarsi anche un altro tipo di danno, il danno esistenziale: quel pregiudizio che ostacola le attività
realizzatrici della persona umana.
La Cassazione ha espresso che il danno non patrimoniale si può risarcire – oltre nei casi previsti dalla legge – ogni volta che
il danno sia conseguenza di diritti inviolabili della persona umana.
a) Quando il fatto illecito costituisce reato (è il più importante dei casi previsti dalla legge) è possibile il risarcimento
del danno patrimoniale.
b) Al di fuori dei casi previsti dalla legge, il risarcimento deve essere ammesso in ogni caso di lesione di diritti inviolabili
della persona riconosciuti dalla costituzione.
c) Per danno non patrimoniale non deve intendersi solo il danno morale soggettivo, ma ogni conseguenza non
patrimoniale del fatto.
d) Si tratta di danni-conseguenza e non di danni-evento (danno non patrimoniale da reato, danno biologico, danni
da lesione di diritti inviolabili), quindi deve esserne fornita la prova.
NB: ciò vale anche per le obbligazioni, in caso di lesione di un diritto inviolabile.
Danno ambientale: qualsiasi deterioramento significativo e misurabile, diretto o indiretto, di una risorsa naturale o
dell’utilità assicurata da quest’ultima.
Ha legittimazione ad agire il ministero dell’ambiente; vi è il risarcimento in forma specifica e in subordine per equivalente.
Inoltre ci sono le misure di riparazione previste dalla legge che l’autore deve fare.
Vi è responsabilità oggettiva di chi esercita attività elencate nella legge e coloro che lo producono rispondono solo per dolo
o colpa.

Risarcimento
Funzione principale della responsabilità: riparare il danno; tende a cancellare le conseguenze dell’illecito.
Forme di riparazione del danno:
1. Risarcimento per equivalente: somma di denaro tale da riparare il pregiudizio.
2. Risarcimento in forma specifica: ripristinare la situazione così come sarebbe se l’illecito non si fosse verificato.
Criteri di valutazione del danno:
- Regola base che prevede la risarcibilità delle perdite e del mancato guadagno.
- Valutazione equitativa quando non si può stimare un preciso ammontare.
- Ha rilevanza la condotta del danneggiato, che abbia concorso con sua colpa o che non abbia usato diligenza.
NB: se manca il dolo il risarcimento è limitato ai danni prevedibili, altrimenti a danni prevedibili e imprevedibili.
Il danno non patrimoniale deve essere allegato e provato; l’ammontare del danno biologico si determina sulla base di criteri
standard (sistema tabellare per l’invalidità).
Tuttavia il ricorso a criteri standard non deve escludere la personalizzazione del danno in ragione della peculiarità del caso
concreto.
Sulla base di questi criteri avviene la liquidazione del risarcimento, che può essere convenzionale (per accordo delle parti) o
giudiziale (per sentenza).

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Il suo effetto è di mutare la natura del debito del danneggiante, il debito nascente con l’illecito è un debito di valore, anche
se destinato a esprimersi in termini monetari.
Solo con la liquidazione diviene un debito di valuta soggetto al principio nominalistico.
Risarcimento in forma specifica, due sottospecie:
a) La vera e propria reintegrazione in forma specifica (materiale ripristino dello stato di cose alterato dall’illecito
oppure forme diverse di riparazione in forma specifica).
b) Risarcimento pecuniario in forma specifica (consiste nel pagamento di una somma di denaro corrispondente alla
somma necessaria a ripristinare la situazione precedente).
Il danneggiato stesso ha la possibilità di chiedere la valutazione equitativa o la forma specifica; salvo che il giudice non
disponga che la reintegrazione sia troppo onerosa.
Riparazione pecuniaria nel caso di diffamazione: il danneggiato può ottenere oltre al risarcimento dei danni non
patrimoniali e morali può richiedere una somma a titolo di riparazione, commisurata all’entità dell’offesa.
Danni esemplari: sanzione per il danneggiante e di mezzo di dissuasione a ripetere la lesione e per altri compierla.
Indennità (a proposito del danno provocato da un incapace di intendere o volere): prestazione che ha lo scopo di compensare
il pregiudizio patrimoniale sofferto dal danneggiato, ma non deve corrispondere esattamente al danno subito.

Responsabilità contrattuale ed extracontrattuale


Onere della prova: nell’illecito contrattuale, l’attore deve provare di avere un credito esigibile; nella responsabilità
extracontrattuale il fatto è l’illecito, dunque è il danneggiato che avanzi la sua pretesa di provare il fatto dannoso, il danno e
il dolo/colpa del danneggiante.
In tutti i casi di responsabilità oggettiva, il danneggiato dovrà provare solo il fatto e il nesso di causalità, dopodiché è il
danneggiante a dover dare l’onere di una prova liberatoria.
- Diversa è la prescrizione che, nell’inadempimento, è quella ordinaria decennale o più breve per certi contratti.
- La norma sulla reintegrazione in forma specifica è scritta solo in tema di fatti illeciti.

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Capitolo 31:
Imprenditore e
Impresa
Parte quinta: i protagonisti della vita economica.
Sezione prima: l’imprenditore.

Imprenditore e iniziativa economica


L’imprenditore è il protagonista dell’iniziativa economica.
Egli esercita un’attività essenzialmente rischiosa.
A volte i rischi sono esterni all’impresa.
Autonomia imprenditoriale (nella costituzione): nessuno può imporre o fa cessare l’attività di imprenditore.
Imprenditore: colui che esercita professionalmente un’attività economica organizzata diretta alla produzione o allo scambio
di beni o di servizi.
Impresa: indica l’attività esercitata dall’imprenditore.
I seguenti sono i caratteri dell’impresa.
Attività economica: designa una serie di atti coordinati e diretti allo stesso scopo, una singola operazione economica non
basta.
NB: pur essendo il conseguimento di un utile il motivo più frequente dell’attività imprenditoriale, non sempre lo scopo di
lucro è un carattere essenziale.
Professionalità: tassello coessenziale della nozione di impresa, si vuole indicare che l’attività economica deve avere natura
stabile.
La durata nel tempo può essere limitata: non è occasionale un’attività stagionale.
L’elemento dell’organizzazione completa la definizione: si ritrova nella definizione di azienda, che è il complesso dei beni
organizzati dall’imprenditore per l’esercizio di impresa.
L’attività dell’imprenditore riguarda la produzione e lo scambio di beni o servizi.

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Imprese commerciali e agricole


Statuto generale dell’imprenditore: complesso di norme che sottopongono alle disposizioni che il codice detta in riferimento
all’impresa.
NB: qualche norma deroga ai criteri generali di disciplina dei contratti (quando una delle due parti è un imprenditore).
Responsabilità illimitata: si applica sempre per l’impresa individuale, e l’imprenditore è illimitatamente responsabile con
tutti i suoi beni presenti e futuri, per l’adempimento delle obbligazioni che assume nell’esercizio dell’impresa.
Alcune società non ce l’hanno, si deroga alla responsabilità limita.
Statuti particolari: leggi speciali che dettano disposizioni particolari con riferimento ad imprese operanti in determinati
settori economici. Per questo è importante la distinzione tra impresa agricola e commerciale.
Impresa agricola: attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, all’allevamento di animali e alle attività
connesse.
Si deve trattare di attività dirette alla cura ed allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, di
carattere vegetale o animale, che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque.
Attività connesse: manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione.
Attività commerciali, sono le seguenti:
a) Attività industriale, diretta alla produzione di beni o servizi.
b) Attività intermediaria nella circolazione dei beni.
c) Attività di trasporto per terra, acqua, aria.
d) Attività bancaria o assicurativa.
e) Altre attività ausiliarie delle precedenti (mediatore, agente, agenzie di pubblicità, attività svolte da un imprenditore
a vantaggio di un altro).
Distinzione tra imprese commerciali ed agricole: è importante, poiché solo le imprese commerciali sono soggette all’obbligo
di tenuta delle scritture contabili e alle procedure concorsuali.

Piccolo imprenditore
Disciplina a favore dell’impresa artigiana, sotto il profilo civilistico, previdenziale, creditizio o tributario.
Artigiano: attività organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia.
E’ dunque necessario esercitare in prima persona l’attività imprenditoriale e l’attività personale/famigliare deve essere
prevalente.
Caratteristiche:
- Non è soggetto all’obbligo d’iscrizione nel registro delle imprese.
- E’ esonerato dalla tenuta dei libri obbligatori e dalle altre scritture contabili richieste dalla natura e dalle dimensioni
d’impresa.

Impresa famigliare
Può accadere che i familiari di un imprenditore prestino continuativamente e di fatto la loro attività lavorativa nell’ambito
della sua impresa.
Riconosce a questi familiari una serie di diritti: diritti al mantenimento, al partecipare agli utili e agli incrementi, in
proporzione al lavoro prestato.
Le decisioni strategiche dovranno essere adottate con il consenso della maggioranza dei familiari.

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Capitolo 32:
I Beni dell’
Imprenditore

Azienda
Azienda come universitas: complesso dei beni organizzato dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa.
Beni aziendali: l’appartenenza del bene all’azienda non dipende dal fatto che sia o non sia di proprietà dell’imprenditore,
ma dalla sua destinazione economica, dall’oggettiva utilizzazione per l’esercizio dell’impresa.
Nel caso di cessione dell’azienda in queste ipotesi sono potenzialmente in conflitto le ragioni della proprietà e quelle
dell’impresa.
La disciplina è di favore dell’impresa: deroga alle disposizioni di carattere generale.
La specialità della disciplina attiene ai profili che seguono:
- Cessione dei contratti: nei contratti a prestazioni corrispettive la cessione è subordinata al consenso sia del cedente
che del ceduto; nel caso di cessione dei contratti stipulati per l’esercizio dell’azienda, invece il cessionario subentra
automaticamente nel contratto.
- Cessione dei crediti: ha effetto dal momento dell’iscrizione del trasferimento nel registro delle imprese anche in
mancanza di notifica al debitore o di sua accettazione.
- Successione nel debito: è sempre richiesto il consenso del creditore ceduto.
L’imprenditore è libero di vendere l’azienda oppure separatamente i singoli cespiti rientranti nel complesso aziendale.
Divieto di concorrenza: a tutela dell’acquirente dell’azione a carico dell’imprenditore cedente, per una durata massima di
cinque anni.
Il contratto di cessione dell’azienda deve essere provato per iscritto.

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Segni distintivi dell’azienda: marchio, ditta, insegna


Si utilizzano segni distintivi nello svolgimento dell’attività imprenditoriale: può succedere che a questi segni sia garantito il
diritto all’uso esclusivo.
Sono il marchio che contrassegna i prodotti; la ditta che identifica l’imprenditore; l’insegna che contraddistingue i locali
dell’azienda.
a) Il marchio è il segno che viene apposto sui prodotti e servizi offerti dall’imprenditore, per marcarne la provenienza e può
consistere in un emblema, una denominazione o entrambe.
L’uso esclusivo si acquista con la registrazione presso l’ufficio brevetti.
E’ necessario che sia nuova e che abbia capacità distintiva (non si possono chiamare delle scarpe “scarpe”).
Preuso: viene tutelato l’imprenditore che pur non avendo provveduto alla registrazione del marchio, di fatto abbia utilizzato
da tempo un marchio successivamente registrato da altri, nei limiti in cui anteriormente se ne è valso.
b) La ditta contraddistingue l’imprenditore: è il nome sotto il quale opera l’imprenditore.
La ditta deve contenere il cognome o la sigla dell’imprenditore individuale.
Nonostante ciò può essere trasferita per atto tra vivi purché sia trasferita anche l’azienda e vi sia il consenso dell’alienante.
L’imprenditore ha diritto all’uso esclusivo della ditta da lui prescelta; quindi l’imprenditore che successivamente usasse una
ditta uguale o simile che possa creare confusione, deve integrarla o modificarla per differenziarla.
c) L’insegna contraddistingue i locali: ha funzione di immediato richiamo della clientela.
Acquista importanza soprattutto per imprese che operano a diretto contatto con il pubblico.
Accanto a ciò emerge il ruolo molteplice del domain name registrato in internet; è vietato adottare come domain name
aziendale un segno uguale o simile all’altrui marchio.

Invenzioni industriali e opere dell’ingegno


Invenzione industriale: idoneità dell’invenzione ad avere un’applicazione industriale.
Il legislatore ne enumera alcuni esempi, quali nuovi metodi o processi di lavorazione, macchine, strumenti o utensili o
l’applicazione tecnica di un principio scientifico (purché ne dia immediati risultati industriali.
Brevetto: diritto esclusivo di utilizzazione e sfruttamento economico della propria invenzione, limitato nel tempo.
NB: vi è anche il brevetto europeo.
Licenze: lo sfruttamento economico in genere non avviene direttamente ma attraverso la concessione ad opera del titolare
del brevetto, di licenze, dietro il pagamento di un corrispettivo (chiamato royalty).
La durata del brevetto è pari a 20 anni, ma si perde per uso non prolungato per tre anni (poiché la disciplina ha vantaggio
che venga utilizzato).
Segreto industriale: i può decidere di sottrarsi alle conseguenze di rendere pubblica la propria invenzione mantenendone il
segreto, che potrà sfruttare in esclusiva; si tratta di un’alternativa rischiosa, poiché chiunque venga a conseguenza di ciò può
brevettarla salvo diritto di chi avesse già fatto uso in proprio (preuso) ma senza esclusiva.
Invenzioni del lavoratore subordinato: vi è un regime particolare, si parla di aspetto patrimoniale (spetta al datore lo
sfruttamento economico) e morale (spetta al lavoratore).
NB: l’inventore ha comunque diritto a un equo premio.
Modelli di utilità: innovazione tecnica in grado di conferire a invenzioni già esistenti una particolare efficacia o una
particolare comodità di impiego.
Questi sono brevettabili.
Anche il design e i disegni sono brevettabili, in quanto hanno di per sé carattere creativo e valore artistico.

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Tutela delle opere d’ingegno: attiene alla qualità di autore, coesiste con i diritti sui beni immateriali, sotto la specie di
proprietà intellettuale.
Diritto d’autore: opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alle scienze, alla letteratura, alla musica, alle arti
figurative, etc. qualunque nel sia il modo o la forma.
Il diritto si acquista a titolo originario con la creazione.
L’autore ha il diritto morale alla paternità dell’opera (imprescrittibile, inalienabile, irrinunciabile) e un diritto di inedito
(diritto di vietare la pubblicazione dell’opera o di ritirarla dal commercio.
NB: il diritto morale non si trasmette, quello di tutela si.
Nelle opere collettive è più complesso, il diritto morale spetta congiuntamente, e diritto d’autore spetta di regola a chi
organizza o dirige.
Diritto patrimoniale d’autore: consiste nel diritto esclusivo a pubblicare l’opera e ad utilizzarla economicamente nei modi
consentiti dalla natura dell’opera.
Questo diritto è commerciabile, la durata è stata elevata a 70 anni dopo la morte dell’autore.
Software: vi è il diritto d’autore. Il diritto di sfruttamento invece è fissato per tutta la vita dell’autore e per i 5 anni successivi
la morte; se è una persona giuridica è per 50 anni dal primo utilizzo.
Le idee non possono essere tutelate (anche se sono utili e suscettibili di essere sfruttate economicamente).

Informazione e fattori immateriali


Conoscenza o informazione: l’insieme dei valori immateriali costruiti sulla specificità della storia e dei problemi che la
singola impresa ha affrontato e deve affrontare.
E’ diverso rispetto al know-how: che comprende sia invenzioni che i segreti di fabbrica (pertanto può essere oggetto di
accordi).
La conoscenza è un valore immanente e coessenziale all’impresa, ne rappresenta l’anima (si annovera tra i beni immateriali
dell’azienda); sono trasmissibili solo congiuntamente ai beni materiali che la compongono.

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Capitolo 33:
La Concorrenza

Libertà di concorrenza
Libera iniziativa e libera concorrenza si sovrappongono, poiché vi è il sistema della costituzione e della libertà di concorrenza.
Concorrenza: presenza sul mercato di diversi operatori in competizione tra loro.
Vi sono talvolta limiti incisivi all’iniziativa economica privata, che possono essere insiti o prevedere l’introduzione di divieti
legali.
EX: i cartelli sono vietati, perché rendono più oneroso l’ingresso sul mercato.
Legislazione antitrust: simili pattuizione sono nulle a tutti gli effetti; anche le intese, gli abusi di posizione dominante e la
concentrazione di imprese che hanno per oggetto o per effetto impedire, restringere o falsare in maniera consistente il gioco
della concorrenza.
Abuso di posizione dominante: imposizione di esclusiva ai supermercati ad esempio.
Concentrazione: vieta la fusione di imprese che avrebbero il controllo del 75%.
Talvolta vi è il monopolio legale, con conseguente obbligo di contrarre osservando la parità di trattamento tra tutti i
consumatori o utenti.

Concorrenza sleale
Il dettato costituzionale sancisce il rilievo pubblicistico della tutela dei beni della libera iniziativa economica e della libera
concorrenza.
Gli imprenditori possono liberamente stipulare patti di non concorrenza.
La competizione può essere agguerrita, ma deve essere corretta e leale.
Concorrenza sleale: sono vietati certi comportamenti dei quali si avvale un imprenditore per affermarsi sul mercato o per
sottrarre clientela ai propri concorrenti.
Tre categorie:

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- Quelli idonei a produrre confusione tra i nomi o segni distintivi utilizzati dall’imprenditore e i nomi o i segni
distintivi legittimamente usati da altri e tra i propri prodotti e la propria attività e quella di un concorrente.
- Gli atti di denigrazione, ovvero di diffusione di notizie o apprezzamenti sui prodotti o sull’attività di un concorrente
idonei a determinarne il discredito (EX: pubblicità negativa).
- Ogni altro mezzo non conforme ai principi della correttezza professionale in quanto idoneo a danneggiare l’altrui
azienda. EX: storno dei dipendenti altrui.
- La legge presume la colpa una volta che siano stati accertati gli atti di concorrenza sleale.
Azioni: inibitorie, rimozione.

Pubblicità commerciale
Problema della pubblicità su due fronti: tutela della concorrenza e correttezza verso i destinatari.
La pubblicità deve essere palese, veritiera e corretta.
E’ vietata la pubblicità ingannevole.
Bisogna distinguere tra l’aspetto in cui la pubblicità dichiara oggettive e riscontrabili qualità del prodotto e gli aspetti di
lusinga che rimangono accettati.
La pubblicità comparativa è lecita quando presenta determinati requisiti, come il fatto che il confronto verta su
caratteristiche essenziali, pertinenti, verificabili e rappresentative dei beni o servizi di chi fa pubblicità e dei suoi concorrenti.
Tutela della concorrenza nei rapporti tra imprenditori su pubblicità: si considera come atto di concorrenza sleale.
Vi è anche la tutela del consumatore: i beni devono presentare le qualità e le prestazioni abituali di un bene dello stesso tipo
che il consumatore può ragionevolmente aspettarsi, tenuto conto della natura del bene e delle dichiarazioni pubbliche sulle
caratteristiche specifiche, in particolare nella pubblicità ed etichettatura.
Dunque se vi è pubblicità ingannevole c’è un difetto di conformità.

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Capitolo 34:
Le Società in Generale

Sezione seconda: le organizzazioni.

Esercizio dell’impresa in società


Avviamento ed esercizio d’impresa comportano investimento, costi e rischi, che un soggetto magari non vuole affrontare da
solo o non ha i mezzi per farlo.
Il rischio d’impresa è condiviso da tutti i partecipanti; eventuali utili e perdite non saranno sopportate da uno solo.
Forma societaria è la più diffusa; il più elementare è quello familiare.
L’impresa individuale è sempre più rara.

Nozione di società: contratto e conferimenti


Anzitutto bisogna trovare altre persone con cui condividere il rischio. Nasce quindi da una scelta libera e volontaria (tramite
contratto) il rapporto di collaborazione ed organizzazione.
Società legali: sono casi rari, società imposte per legge.
Società: è il contratto con cui due o più persone conferiscono beni o servizi, per l’esercizio in comune di un’attività
economica, allo scopo di dividerne gli utili.
NB: possono nascere anche da atto unilaterale (SRL e SPA), come società unipersonale.
Conferimento: le parti per dare vita ad una società devono conferire beni o servizi per l’esercizio dell’attività economica;
questi beni vengono separati dal proprio patrimonio.
Possono essere denaro, beni in natura, immobili; per servizi si intende invece il caso in cui un oggetto si impegna a svolgere
un’attività lavorativa a favore della società.
Fondo comune della società: è composto da tutti i beni della società, denominato patrimonio sociale, che è tendenzialmente
autonomo dal patrimonio dei soci e vincolato ad una specifica destinazione.

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Esercizio in comune di un’attività economica


Esercizio in comune dell’attività economica prescelta: ovvero l’oggetto sociale, è uno dei requisiti essenziali; significa che
tutti i soci possono partecipare, secondo le regole del tipo sociale prescelto, alla gestione dell’impresa sociale.
La divisione dei poteri varia per ogni tipo di società:
- Società semplice o SNC: spetta ad ognuno salvo diverso accordo.
- SAS: chi ha potere (accomandatari) e chi no (accomandanti).
- SPA: affidato esclusivamente ad un organo.
- SRL: sia consiglio di amministrazione, sia soci.
L’impresa esercitata dalla società si dice impresa collettiva.
NB: le società perseguono istituzionalmente fini lucrativi, le imprese no (non profit).
Non si menziona il requisito della professionalità, quindi possono esistere società occasionali per svolgere attività ogni tanto.

Scopo di lucro
Le società perseguono uno scopo di lucro: svolgono attività economica al fine di produrre utili, per poi distribuirli tra soci.
Lo scopo lucrativo distingue le società dagli enti che non hanno finalità di profitto (associazioni e fondazioni).
NB: l’impresa collettiva può comunque essere NON societaria (EX: associazioni non profit che si sostengono offrendo
beni/servizi).
Patto leonino: patto con il quale un socio è sempre escluso da ogni utile o perdita; è vietato (società di persone).
Nelle SPA sarà l’assemblea a deliberare se e in quale misura distribuire gli utili.

Società come soggetto di diritto distinto dai singoli soci


La società si configura come un soggetto di diritto distinto dalle persone dei singoli soci.
Essa è dotata di capacità di essere titolare di diritti e obblighi, e avrà un patrimonio – tendenzialmente autonomo – gode
quindi di autonomia patrimoniale.
Nelle società di capitali tale distinzione è netta e assoluta, i creditori non possono mai soddisfarsi sui beni dei singoli soci e i
creditori dei singoli soci non possono su quelli della società; nelle società di persone vi è separazione, ma è più sfumata: i
creditori possono soddisfarsi sui beni dei soci solo dopo aver sottoposto ad esecuzione forzata il patrimonio della società.
La società può essere proprietaria dei beni, ha il diritto ad essere creditrice, al nome, alla reputazione.
La società esercita i diritti di cui è titolare tramite una persona fisica che la rappresenta, la quale fa valere tali diritti in nome
e per conto della società.

Società e comunione
Nella comunione i partecipanti si propongono uno scopo di godimento e non di lucro.
Dalla comunione NON nasce un’organizzazione autonoma rispetto ai soggetti che partecipano al gruppo (diritti e obblighi
continuano a fare capo ai singoli).

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Tipi di società previsti dalla legge


Il sistema legislativo delle società è chiuso.
La ratio è che le società esercitano un’attività rischiosa, e chi si confronta con loro deve conoscere con esattezza come
funziona la società e come è regolata.
Società di persone: società semplice, società in nome collettivo, società in accomandita semplice.
Società di capitali: società per azioni, società in accomandita per azioni, società a responsabilità limitata.
NB: vi sono anche la società cooperativa e la mutua assicuratrice.
Talvolta delle regole di funzionamento o di organizzazione possono essere derogate dalle parti.
Società commerciali: hanno per oggetto l’esercizio di un’attività commerciale; queste possono scegliere solamente tra SNC,
SAS, SPA, SAPA, SRL.
Non possono quindi scegliere la SS, tuttavia se l’attività non è di natura commerciale, si può scegliere qualsiasi di quelle
sopraelencate.

Differenze generali fra società di persone e società di capitali


Le società di persone nascono nella preistoria: per svolgere attività di caccia l’uomo aveva bisogno di associarsi ad altri
uomini.
Sono ancora oggi adatte per svolgere attività economiche di modeste dimensioni, basate sul rapporto personale di pochi
soci.
Si chiamano di persone poiché si conta soprattutto sulle doti di onestà e di affidabilità dei soci; essi decidono di rischiare
insieme perché tra loro corre un fluido di stima e di intesa, un rapporto di reciproca fiducia (intuitus personae).
Nelle società di persone ogni socio è amministratore e rappresentante della società; ossia ha il potere di gestire e di
rappresentare la società.
NB: nella SAS gli accomandanti non hanno compiti di amministrazione e hanno responsabilità limitata.
A fronte del suo illimitato potere, ciascun socio amministratore sopporta una responsabilità patrimoniale illimitata.
Regole riguardanti il trasferimento per atto tra vivi e mortis causa delle quote sociali: in genere si può trasferire solo con il
consenso degli altri soci ed in caso di morte del socio il rapporto sociale non continua con l’erede, se gli altri soci non sono
d’accordo.
Le società di capitali hanno una struttura adatta alle attività particolarmente rischiose che richiedono massicci investimenti.
Qui le persone contano in base a quanto investono.
I soci di queste società godono di responsabilità limitata: non rispondono personalmente delle obbligazioni sociali, a cui
risponde solo il patrimonio della società.
I soci in genere non amministrano, ma sono socius pecuniae, non socius mercator; anzi in genere si assumono tecnici o
manager.
Libera trasferibilità delle quote di partecipazione della società e in caso di morte l’erede subentra automaticamente.
Modificazioni del contratto sociale: persone, richiede il consenso di tutti; capitali, basta la maggioranza.
Nelle società di persone i singoli soci (anche se non amministratori) hanno diritti di controllo molto ampi, infatti non
possono esercitare attività in concorrenza.
Nelle società di capitali invece no.
Nelle società di persone alcune vicende personali influiscono sul rapporto sociale: fallimento, interdizione e inabilitazione
del socio possono portare all’esclusione.
Nelle società di capitali no.

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Associazione in partecipazione
I soggetti possono scegliere altre forme di collaborazione economica che non rientrano nello schema della società.
Oggetto dell’associazione in partecipazione: un soggetto fornisce apporto all’impresa, l’imprenditore promette in
contropartita una determinata quota di utili.
L’associante attribuisce all’associato una partecipazione agli utili della sua impresa o di uno o più affari verso il corrispettivo
di un determinato apporto.
E’ un contratto di scambio.
L’associato partecipa anche alle perdite derivanti dall’impresa nella stessa misura in cui partecipa agli utili, e nei limiti del
suo apporto.
NB: i terzi acquistano diritti ed assumono obbligazioni solo nei confronti dell’associante.

Joint Venture
Contratto atipico di collaborazione: le parti si accordano per realizzare, ciascuna con i propri mezzi, un’opera normalmente
di grandi dimensioni oppure complessa, che esige per essere realizzata l’integrazione verticale od orizzontale di diverse
competenze ed economie; senza dar vita ad una società.
Si dice anche associazione temporanea di imprese, rimangono autonome l’una all’altra.
Si intende anche per l’esecuzione di grandi opere pubbliche. Ciascun imprenditore risponderà verso il committente in solido
con gli altri coventurers per l’adempimento dell’intero appalto.

G.E.I.E.
Gruppo Europeo di Interesse Economico: organizzazione che nasce da un contratto stipulato tra imprenditori o tra liberi
professionisti che esercitino la propria attività in uno dei paesi dell’UE al fine di sviluppare la propria attività o migliorarne
i risultati.
L’organizzazione in sé è non profit, però ciascun membro può svolgere attività lucrativa.
Funzione: agevolare, estendere, migliorare i risultati dell’attività economica degli aderenti.

Contratti di rete
Contratti di rete: più imprenditori perseguono lo scopo di accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità
innovativa e la propria competitività sul mercato e a tal fine si obbligano a collaborare in forme e in ambiti predeterminati
attinenti all’esercizio delle proprie imprese ovvero a scambiarsi informazioni o prestazione di qualsiasi natura o ad esercitare
in comune una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa.
Bisogna soddisfare specifici requisiti nell’atto di costituzione: indicazione di obiettivi strategici e innalzamento capacità
competitiva dei partecipanti, enunciazione dei diritti e obblighi di ciascun partecipante.
Si può prevedere la nascita di un fondo patrimoniale comune e di un organo.
Può essere dotata di soggettività giuridica.

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Capitolo 35:
Le Società di Persone

Società semplice: caratteri generali


Ideata per l’esercizio di un’attività economica non commerciale: un’attività agricola o professionale.
Si definisce semplice perché il contratto non è soggetto a forme speciali, salve quelle richieste dalla natura dei beni conferiti.

Infatti il contratto può anche essere concluso oralmente o tacitamente, come nel caso di persone che si comportano come
soci (società di fatto), oppure si ha una società occulta (quando ci si accorda nascostamente).
E’ unicamente prevista una forma di pubblicità-notizia attraverso l’iscrizione nella sezione speciale del registro delle imprese.
La disciplina della SS si applica anche - per espresso rinvio - alle altre due società di persone; salvo disposizioni particolari.
NB: nel caso in cui SNC o SAS siano irregolari (non iscritte nel registro delle imprese), la disciplina della SS si applica
integralmente.

Rapporti fra i soci


Nella SS ciascun socio può prendere in piena autonomia decisioni su una determinata operazione sociale, senza consultare
gli altri (sistema di amministrazione disgiuntiva).
Tuttavia gli altri soci possono opporsi (a maggioranza) prima che tale operazione venga compiuta.
Le parti possono derogare allo schema sopra ed occorrerà il consenso di tutti per il compimento delle operazioni sociali
(amministrazione congiuntiva).
Se l’amministrazione spetta solo ad alcuni soci, gli altri conservano comunque un potere di controllo.
Il contratto sociale si può modificare solo con il consenso di tutti.
Il socio non può servirsi senza il consenso degli altri delle cose appartenenti al patrimonio sociale per fini estranei a quelli
della società.

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Rapporti con i terzi


La società acquista diritti ed assume obblighi per mezzo dei soci che ne hanno la rappresentanza, ossia agiscono spendendo
il nome della società.
Generalmente tutti i soci sono amministratori e rappresentanti; talvolta il contratto può conferire questi poteri diversamente,
attribuendo la rappresentanza ad alcuni.
I creditori possono far valere i loro diritti sul patrimonio sociale; per le obbligazioni sociali inoltre rispondono personalmente
e solidalmente i soci che hanno agito in nome e per conto della società, e salvo patto contrario, gli altri soci.
Personalmente e illimitatamente (solidalmente): il creditore può chiedere tutto ad un singolo socio e poi ci sarà l’azione di
regresso del socio sugli altri.
La SS è comunque dotata di una certa autonomia patrimoniale.
Si può firmare un patto che esoneri uno o più soci dalla responsabilità illimitata (purché questi non agiscano in nome della
società), ma per essere opponibile ai terzi deve essere portato a conoscenza.
Beneficio di escussione: i soci possono evitare di pagare, purché indicono ai creditori su quali beni della società essi possano
preventivamente esercitare l’esecuzione forzata.
Il creditore particolare del socio, non può soddisfarsi sulla società, ma finché essa esiste può chiedere la liquidazione della
quota del suo debitore.

Scioglimento del rapporto sociale


Scioglimento:
a) Viene meno il rapporto fra tutti i soci.
b) Viene meno la partecipazione di uno dei soci.
Scioglimento della società:
- Decorso del termine di durata.
- Conseguimento dell’oggetto sociale.
- Impossibilità del conseguimento dell’oggetto sociale.
- Volontà dei soci.
- Venir meno della pluralità dei soci (se nel termine di sei mesi non è ricostituita o per altre cause previste dal
contratto).
Si apre la fase di liquidazione: si pagano i debiti e poi si procede alla divisione tra i soci del patrimonio sociale, rimborsando
i conferimenti secondo il valore che essi avevano al momento in cui sono stati eseguiti; se rimane un’eccedenza, si ripartisce
proporzionalmente tra i soci.
Scioglimento del rapporto sociale con un socio:
- Morte: si liquidano gli eredi del socio defunto, salvo accordo tra eredi e soci superstiti.
- Recesso: dichiarazione del socio di voler uscire dalla società, è ammesso incondizionatamente (salvo preavviso di 3
mesi) se la società è a tempo indeterminato; negli altri casi è ammesso per giusta causa.
- Esclusione: si verifica automaticamente in caso di fallimento personale del socio e in caso di liquidazione della sua
quota richiesta da un creditore; può essere anche decisa dagli altri soci in caso di gravi inadempienze, si delibera a
maggioranza.
NB: in tutti i casi in cui un socio esce dalla società, il socio o i suoi eredi hanno diritto alla liquidazione della quota.

Società in nome collettivo


E’ il tipo di società più semplice e diffuso per esercitare un’attività di natura commerciale.

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Ragione sociale: deve indicare il nome (prenome e cognome) di uno dei soci e il tipo di rapporto sociale (s.n.c.).
Le società commerciali devono iscriversi nel registro delle imprese e bisogna depositare l’atto costitutivo (che indichi anche
amministratori e rappresentanti della società).
Società irregolare: se NON è iscritta nel registro, si applicano le regole della SS.
Tutti i soci rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali; il patto contrario (a differenza delle SS)
non ha effetto nei confronti di terzi.
NB: tale patto può avere rilevanza interna, quindi se qualcuno internamente ha responsabilità limitata, può rivalersi sugli
altri.
Beneficio di escussione: qui a differenza della SS, la procedura è automatica, ovvero prima si soddisfano con il patrimonio
della società, poi con quello degli altri.
Diritti dei creditori particolare: non possono chiedere la liquidazione della quota, a differenza della SS.
Cause particolari di scioglimento: si scioglie in caso di dichiarazione di fallimento; il rapporto col singolo si soglie in caso in
cui il socio abbia esercitato un’attività concorrente.

Società in accomandita semplice


Due categorie di soci:
1. Accomandatari: come dei soci di una SNC.
2. Accomandanti: sono soci risparmiatori e rispondono solo nei limiti della quota conferita. E’ loro vietato (divieto di
immistione) ingerirsi nell’amministrazione della società o compiere singoli atti di amministrazione, in caso
contrario rispondono illimitatamente e solidalmente verso terzi.
Ha comune poteri di controllo (comunicazione annuale del bilancio, controllarne l’esattezza, consultazione di libri
e altri documenti societari).
Ragione sociale: deve comprende il nome di almeno uno dei soci accomandatari e l’indicazione di s.a.s. in modo da indicare
chiaramente ai terzi almeno uno dei soci che rispondono personalmente con il loro patrimonio.
Oltre alle cause di scioglimento della SNC, si può sciogliere quando rimangono soltanto soci accomandanti o soci
accomandatari, a meno che nel termine di 6 mesi non sia sostituito il socio che sia venuto meno.

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Capitolo 36:
Le Società di Capitali

Caratteri generali delle società di capitali


L’idea nasce quando i borghesi si trovarono invogliati ad investire una parte del proprio denaro nelle imprese
transoceaniche, così alle compagnie delle Indie venne in mente grazie alla Regina di avere dei vantaggi per questi
investimenti:
- I borghesi non dovevano occuparsi degli aspetti pratici delle iniziative.
- I borghesi potevano partecipare agli utili senza limiti, se l’affare fosse andato a buon fine.
- I borghesi rischiavano solo il capitale investito, limitatamente alla perdita di quella somma.
Inoltre si cercò di rendere questo diritto il più circolabile possibile (EX: quando si sapeva che le navi erano sulla via per il
ritorno le probabilità di successo aumentavano sempre più).
Si incorporò il diritto di partecipazione in un documento (titolo azionario, azione), dopodiché tale privilegio di responsabilità
limitata si estese per iniziative sempre meno rilevanti.
Nel 2003 vi è stata una riforma completa sulle società di capitali, due azioni:
- Fornire nuovi strumenti e più flessibili.
- Differenziare di più le SPA dalle SRL.

Società per azioni


Nelle società per azioni per le obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il suo patrimonio; la partecipazione sociale
è rappresentata da azioni.
La SPA possiede autonomia patrimoniale perfetta, e si acquisisce la personalità giuridica.
Ogni socio in proporzione con il conferimento iniziale risulta titolare di un certo numero di azioni, che rappresentano una
determinata quota di partecipazione rispetto al capitale complessivo della società.

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Condizioni per la costituzione delle SPA


La denominazione sociale deve contenere l’indicazione di società per azioni, espressa in SPA.
Il capitale sociale deve essere non inferiore a 50.000 €.
La società si costituisce per atto pubblico mediante la stipulazione del relativo contratto da parte dei soci fondatori
(costituzione simultanea), l’atto costitutivo deve contenere tutti i dati dei soci e della società; inoltre all’atto è allegato lo
statuto che contiene le regole decise dai soci riguardo il funzionamento della società (che integrano o modificano quanto è
consentito dalla legge).
NB: si può costituire per atto unilaterale in caso di SPA unipersonale; oppure per pubblica sottoscrizione (raramente
utilizzata).
La società deve essere iscritta al registro delle imprese; la legge connette l’iscrizione con l’attribuzione della personalità
giuridica (lo fa il notaio).
NB: finché non si è iscritti, i soci rispondono illimitatamente e solidalmente delle azioni compiute ed è vietata l’emissione di
azioni.

Azioni
L’ammontare del capitale sociale è suddiviso in un certo numero di frazione, rappresentate ciascuna da un documento, che
è chiamato azione.
Le azioni devono essere di uguale valore.
Azioni: titoli di credito di partecipazione che incorporano i diritti connessi alla qualità o status di socio e sono trasferibili
secondo le regole che governano la circolazione dei titoli di credito.
Le azioni devono essere nominative; possono essere al portatore solo le azioni di risparmio emesse da SPA quotate.
Principio della nominatività: le azioni devono essere intestate al nome di un soggetto che ne è titolare, tale nome risulta
anche nel libro soci della società.
Esistono categorie speciali di azioni:
1. Azioni privilegiate: danno un diritto di preferenza e priorità, sia in sede di ripartizione di utili, sia di rimborso al
momento dello scioglimento della società; tuttavia tali azioni possono comportare limitazioni nel diritto di voto.
2. Azioni di risparmio: le possono emettere solo le SPA quotate, sono prive di diritto di voto, dotate di particolari
privilegi di natura patrimoniale.
3. Azioni a voto plurimo: massimo 3 voti per azione.

Organi della società per azioni: assemblea


Quattro organi per il funzionamento e l’organizzazione, ognuno con una propria sfera di competenza:
1. Assemblea dei soci.
2. Organo di amministrazione (consiglio di amministrazione, consiglio di gestione o amministratore unico).
3. Collegio sindacale (controllo di legalità degli atti societari).
4. Organo di controllo contabile.
L’assemblea nomina ed eventualmente revoca gli amministratori; può intentare un’azione di responsabilità se l’hanno gestita
male; l’assemblea modifica l’atto costitutivo.
NB: molti soci in genere incassano i dividendi e non si occupano del controllo, quindi pochi soci possono controllare
l’assemblea.
Esistono due tipi di assemblee.

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1. Assemblea ordinaria (che assume ruoli distinti se abbiano scelto o meno il sistema dualistico):
a) NO sistema dualistico: approva il bilancio, nomina e revoca gli amministratori e i sindaci, ne determina il
compenso, nomina il soggetto cui è demandata la revisione contabile, delibera sulla responsabilità di amministratori
e sindaci.
b) Sistema dualistico: nomina e revoca i consiglieri di sorveglianza, ne determina il compenso, delibera sulle loro
responsabilità e nomina il soggetto cui è demandata la revisione contabile. La revisione del bilancio spetta al
consiglio di sorveglianza che spetta pure i componenti dell’organo amministrativo che prende il nome di consiglio
di gestione.
2. Assemblea straordinaria: delibera su affari straordinarie, come le modificazioni dell’atto costitutivo o la nomina e
la determinazione dei poteri dei liquidatori.
NB: esistono anche le assemblee speciali (quelle che riuniscono i portatori di particolari categorie di azioni), che sono
sottoposte alle regole dell’assemblea straordinaria.
Deliberazioni dell’assemblea: devono essere adottate da tanti soci che rappresentino la maggioranza prescritta dalla legge o
dallo statuto della società.
Tali delibere possono essere assunte in violazione di norme legali o statutarie (la legge gradua la sanzione in base alla gravità
e alla natura, annullabilità o nullità).
Annullabilità: se non sono prese in conformità della legge o dell’atto costitutivo (numero di voti insufficiente rispetto alla
maggioranza richiesta), purché l’impugnazione venga esercitata entro 90 giorni dalla delibera (possono impugnarla
amministratori, consiglio di sorveglianza, collegio sindacali e i soci assenti o dissenzienti, che devono avere o l’1 per mille
delle quotate o il 5% delle non quotate.
Si annullano anche per conflitto di interessi con la società:
1. Qualora possa recare danno alla società.
2. Qualora il voto del socio in conflitto sia stato determinante per raggiungere la maggioranza.
Nullità: quando sono vulnerati interessi generali che trascendono quelli dei soci o di gruppi di soci, come illiceità o
impossibilità dell’oggetto, oppure deliberazioni adottate in assenza di una convocazione dell’assemblea. Si prescrive in 3
anni e può essere esercitata da chiunque vi abbia interesse.

Amministratori
Agli amministratori spetta la vera e propria gestione d’impresa sociale; possiedono tutto il potere fino a che l’assemblea non
lo revoca (solo per giusta causa o con azione di responsabilità).
Tre sistemi di amministrazione (introdotti nel 2003):
- Tradizionale: amministratore unico o CdA eletti dall’assemblea dei soci.
- Dualistico: l’assemblea dei soci elegge il consiglio di sorveglianza (che sorveglia sull’amministrazione), che a sua volta
nomina il consiglio di gestione (che amministra).
- Monistico: l’assemblea dei soci nomina il CdA, il quale nel suo seno individua i componenti del comitato per il
controllo della gestione (che sarebbe come il collegio sindacale).
La legge e l’atto costitutivo impongono agli amministratori una serie di obblighi la cui violazione determina a loro carico
una responsabilità e quindi un obbligo di risarcire i danni.
Come in caso di conflitto di interessi, di concorrenza, di compiere operazioni diverse da quelle esclusivamente finalizzate
all’integrità del patrimonio sociale in caso di scioglimento della società stessa.
Inoltre tutti gli amministratori sono responsabili delle decisioni degli altri.
L’azione di responsabilità è deliberata dall’assemblea, dai soci con una certa quota di capitale o dal collegio sindacale a
maggioranza di 2/3.
Gli amministratori rispondono verso i creditori sociali per l’inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione
dell’integrità del patrimonio sociale; l’azione di responsabilità può essere proposta dai creditori sociali solo quando il
patrimonio sociale risulta insufficiente al soddisfacimento dei crediti.

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Collegio sindacale e organo di controllo contabile


Nelle SPA i soci esercitano diritti nell’assemblea, ma non hanno il potere di entrare nella sede della società a
vedere/controllare quello che fanno.
I poteri di vigilanza e controllo spettano al collegio sindacale e all’organo di controllo contabile.
- Collegio sindacale: funzione di controllo generale della legalità sociale. L’attività dell’assemblea e degli
amministratori deve svolgersi in conformità di legge e statuto.
- Organo di controllo contabile (che può essere un revisore legale o una società di revisione): è l’organo cui è
demandata la funzione del controllo della contabilità sociale e della rispondenza del bilancio alle scritture contabili.
NB: in caso non ci sia bilancio consolidato e non si faccio ricorso al mercato azionario, lo statuto può demandare al collegio
sindacale il controllo contabile.
I sindaci possono in qualsiasi momento procedere ad atti di ispezione e controllo, chiedere notizie sull’andamento o su
determinati affari; può promuovere l’azione sociale di responsabilità.
Partecipano alle riunioni del CdA e sono responsabili solidalmente con gli amministratori per i fatti o le omissioni di questi
(se il danno non si sarebbe prodotto in caso di diligente vigilanza).
Ogni socio può denunciare i fatti che ritiene censurabili al collegio sindacale, il quale deve tenerne conto in relazione
all’assemblea (deve essere almeno il 5% o il 2% di una quotata) e indagare senza ritardo sui fatti denunziati, presentando le
conclusioni all’assemblea.
Se vi è fondato sospetto di gravi irregolarità nell’adempimento dei doveri degli amministratori, i soci che rappresentano il
10%/5% quotate possono denunziare i fatti al tribunale, che può ordinare ispezioni e addirittura revocare amministratori e
sindaci (nominando un amministratore giudiziario).

Obbligazioni
Sono uno strumento alternativo di finanziamento.
Le obbligazioni incorporano il diritto alla restituzione del capitale rimborsato (salvo fallimento della società) e agli interessi
(che costituiscono un rendimento minimo fisso).
Le obbligazioni hanno le caratteristiche di un vero e proprio titolo di credito, infatti è in generale soggetto alle regole proprie
di questo istituto.
Le obbligazioni sono facilmente trasferibili e quotabili sul mercato.
Limiti all’emissione: la società può emettere obbligazioni (nominative o al portatore) per somma complessivamente non
eccedente il doppio del capitale sociale, della riserva legale e delle riserve disponibili risultanti dall’ultimo bilancio approvato.

NB: si considerano anche relative garanzie e non si può ridurre il capitale sociale se non in proporzione alle obbligazioni.
Assemblea degli obbligazionisti: si riunisce per deliberare su alcune materie, come la nomina e la revoca del rappresentante
degli obbligazionisti e le modificazioni delle condizioni del prestito.
Obbligazioni convertibili: devono essere offerte in opzione agli azionisti secondo i principi che valgono in genere per gli
aumenti di capitale.

Bilancio
Ogni anno alla chiusura dell’esercizio sociale deve essere redatto il bilancio.

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Gli amministratori devono redigere il bilancio di esercizio, costituito da SP, CE e nota integrativa. Deve essere redatto con
chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato
economico dell’esercizio.
SP: consistenza del patrimonio della società, nell’attivo il valore dei beni sociali, nel passivo i debiti.
Attivo: crediti verso soci per versamenti ancora dovuti, immobilizzazioni, attivo circolante.
Passivo: debiti, capitale sociale, riserve.
CE: tutte le spese sostenute e tutti i ricavi incassati durante l’anno.
NI: informazioni sulle voci degli altri documenti contabili, ovvero spiegare il bilancio.
Principi di redazione: verità, chiarezza, prudenza (EX: le immobilizzazioni non possono essere iscritte per un valore
superiore al prezzo di costo).
Il bilancio deve essere corredato da una relazione degli amministratori, che contenga un’analisi fedele, equilibrata ed
esauriente della situazione della società, dell’andamento e del risultato della gestione.
Una volta completo, si comunica al collegio sindacale e al revisore per eventuali correzioni/osservazioni/proposte, poi si
presentano all’organo sociale per l’approvazione (entro 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio), successivamente si deposita
presso il registro delle imprese.
NB: l’invalidità può essere fatta valere dai soci assenti o dissenzienti.
Si possono distribuire utili ai soci, tuttavia il 5% degli utili deve essere accantonato come riserva legale finché non abbia
raggiunto il 20% del capitale sociale. Inoltre lo statuto può prevedere anche una riserva statutaria; esistono anche riserve
facoltative che i soci possono decidere di accantonare.
Bilancio in forma abbreviata: per chi non abbia superato due delle tre soglie dimensionali.
Il bilancio delle SPA deve essere controllato anche da un soggetto esterno alla società (revisore legale o società di revisione
legale). In caso non siano quotate può farlo anche il collegio sindacale.
Questo revisore controlla anche in corso dell’esercizio la regolare tenuta della contabilità.
Tali soggetti possono richiedere notizie e informazioni, avendo diritto di ottenere dagli amministratori documenti e potendo
procedere all’esame delle documentazioni.
Nelle società quotate, in caso di giudizio negativo o dichiarazione di impossibilità di esprimere un giudizio (o altro come
credere che stia per fallire o che non riesca a continuare l’attività), i revisori devono informare tempestivamente la CONSOB.
NB: in caso di giudizio senza rilievi, la delibera può essere impugnata dal 5% dei sci o dalla CONSOB.
Le società di capitali che controllano altre società devono redigere un bilancio consolidato del gruppo.

Modificazioni dell’atto costitutivo e operazioni sul capitale


Delibera a maggioranza dell’assemblea straordinaria.
Aumento del capitale: emissione di nuove azioni, a pagamento o gratuito. Se è a pagamento la società raccoglie nuovi
conferimenti (l’aumento di capitale funziona come uno strumento di finanziamento), se è gratuito è perché si imputano a
capitale le riserve (si assegnano agli azionisti in proporzione alle azioni già possedute).
NB: sia per le azioni che per le obbligazioni convertibili bisogna offrire in opzioni ai soci in proporzione al numero delle
azioni possedute.
Riduzione del capitale: obbligatoria quando il capitale è diminuito di oltre un terzo in conseguenza di perdite. Se la perdita
di oltre un terzo riduce questo al di sotto del minimo legale, è necessario aumentarlo a una somma non inferiore al minimo
legale, oppure si trasforma la società in una per cui non vale quel limite, oppure si scioglie la società.
NB: esiste anche facoltativa, i soci si rimborsano i conferimenti già fatti o con la liberazione dall’obbligo di versamenti ancora
dovuti; tuttavia ciò potrebbe comportare un pregiudizio per i creditori; la legge dispone che la delibera non può essere
eseguita prima che siano passati 90 durante i quali i creditori possono fare opposizioni. Il tribunale può permettere la
delibera in caso ritenga infondato il pericolo.

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Scioglimento, liquidazione ed estinzione della società


Scioglimento: si verifica per decorso del termine, conseguimento oggetto sociale o impossibilità, impossibilità di funzionamento
per inattività dell’assemblea, riduzione del capitale al di sotto del minimo legale, decisione sovrana dell’assemblea.
NB: se è un’attività commerciale anche in seguito alla dichiarazione di fallimento.
Quando si verifica una causa di scioglimento sugli amministratori cala il divieto di nuove operazioni, quindi gestiscono la
società al fine di conservare l’integrità e il valore del patrimonio sociale: rispondono personalmente e solidalmente dei danni
fatti.
Entro 30 giorni convocano l’assemblea straordinaria, che deliberi la liquidazione e la nomina dei liquidatori ai quali gli
amministratori consegnano i beni sociali.
In caso non si riesca a nominare i liquidatori, la nomina la fa il presidente del tribunale.
I liquidatori devono principalmente pagare tutti i debiti sociali in modo da estinguere ogni passività, si redige un bilancio
finale che indica la parte spettante a ciascuna azione nella divisione dell’attivo; si chiede la cancellazione dal registro delle
imprese e la società è estinta.

Trasformazione, fusione e scissione di società


Trasformazione: passaggio da un tipo all’altro, tendenzialmente i passaggi ammessi sono tutti.
A norma un passaggio da società di persone a società di capitali deve risultare da atto pubblico e contenere le indicazioni
prescritte dalla legge per l’atto costitutivo di tali società.
NB: i soci che prima erano a responsabilità illimitata, lo rimangono per le obbligazioni assunte prima dell’iscrizione della
delibera di trasformazione nel registro delle imprese (salvo consenso degli stessi creditori).
Fusione: due o più società si uniscono per formarne una; può eseguirsi mediante la costituzione di una società terza o
mediante l’incorporazione.
Gli amministratori redigono un progetto di fusione: deve integrare anche il rapporto di cambio delle azioni o delle quote,
nonché l’eventuale conguaglio in denaro.
La fusione implica rischi per i creditori, che possono fare opposizione entro due messi dall’iscrizione nel registro delle
imprese.
Scissione: trasferimento dell’intero patrimonio di una società o di una parte di esso ad altre società preesistenti o di nuova
costituzione, con conseguente assegnazione delle azioni o quote di queste ai soci della prima.

Gruppi di società
Gruppi di società: quadro imprenditoriale unitario, unite e coordinate da un punto di vista economico, mentre sotto quello
giuridico sono autonome.
Le società che esercitano attività di direzione e coordinamento di altre società sono direttamente responsabili nei confronti
dei soci di queste per pregiudizio arrecato alla reddittività e al valore della partecipazione sociale, nonché dei creditori sociali.
Vi è in genere una società capogruppo (holding) che possiede una percentuale delle azioni delle società ad essa collegate.
Società controllate, se:
1. Si dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell’assemblea ordinaria.
2. Dispone di voti sufficienti per esercitare un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria.
3. Sono sotto l’influenza per effetto di particolari vincoli contrattuali con essa (EX: vendita esclusiva).
Società collegate: si esercita un’influenza notevole, almeno il 20% dei voti, 10% se quotata.

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Società con partecipazioni dello stato o di enti pubblici


Società per azioni in mano pubblica: stato o enti pubblici hanno la maggioranza delle azioni.
Tale intervento si svolge secondo le norme del diritto privato, in quanto è sostanzialmente soggetta alla stessa disciplina di
qualsiasi SPA privata.
L’unica particolarità è che in caso non siano quotate, lo statuto può conferire allo stato o agli enti la facoltà di nominare uno
o più amministratori/sindaci/componenti del consiglio di sorveglianza.
Società di interesse nazionale: si applica la disciplina comune delle SPA ma compatibilmente con le norme di leggi speciali
(che regolino i vari aspetti della vita sociale).

Società quotate in borsa


Le società per azioni quotate in borsa hanno una specifica disciplina.
Vi è un controllo pubblico da parte della CONSOB.

Società in accomandita per azioni


La SAPA ha due categorie di soci, quelli accomandatari (solidalmente e illimitatamente) e i soci accomandanti
(limitatamente).
Si applicano le norme della SPA con alcune particolarità: i soci accomandatari sono amministratori di diritto, la revoca degli
amministratori deve essere deliberata con la maggioranza prescritta per le deliberazioni dell’assemblea straordinaria della
SPA; le modificazioni dell’atto devono essere approvato da tutti i soci accomandatari (oltre ai principi generali per le SPA).

Società a responsabilità limitata


Per le obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il suo patrimonio.
Quote di partecipazione dei soci: non possono essere rappresentate da azioni; il capitale sociale non può essere inferiore a
10.000 € salvo la SRL semplificata (capitale sociale da 1 € a 10.000 €).
Possono emettere titoli di debito.
Società unipersonale: costituita per atto unilaterale da un solo socio, però deve essere adeguatamente pubblicizzata.
I soci che non partecipano all’amministrazione hanno diritto ad avere notizie, il socio può conferire anche prestazioni
d’opera o di servizi alla società, l’atto costitutivo può vietare il trasferimento delle quote salvo il diritto di recesso, si può
escludere il socio per giusta causa (norme che avvicinano la SRL alla SNC).

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Capitolo 37:
Le Società
Mutualistiche e i
Consorzi

Società cooperative
I consumatori o gli utenti di beni e servizi interessati a risparmiare possono costituire tra loro una società (definita
cooperativa) che produce essa stessa quei beni o servizi, fornendoli ai soci a un prezzo inferiore al loro prezzo corrente
mercato, perché non è inclusa la quota di profitto dell’intermediario.
Oggetto: risparmio di spesa.
Cooperative di consumo: acquistano all’ingrosso generi alimentari e li rivendono al dettaglio ai soci, fornendoli a prezzi
inferiori.
Cooperative edilizie di abitazione: evitano l’intermediazione dello speculatore edilizio.
Hanno uno scopo non lucrativo ma mutualistico; hanno una funzione sociale.
Il socio non stipula solamente il contratto sociale, ma conclude successivamente altri contratti per assicurarsi quei benefici.
Ci sono anche strutture più complesse di cooperazione, con due categorie di soci: soci sovventori (soci finanziatori che
conferiscono capitale e si distribuiscono l’utile) e i possessori di azioni di partecipazione cooperativa (azioni di risparmio
delle SPA, prive del voto ma si privilegiano negli utili, nel rimborso e possono essere al portatore).
La legge non impedisce che le cooperative svolgano pure attività produttive nei confronti di terzi, realizzando entro limiti
legali una ripartizione degli utili.

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Disciplina delle società cooperative


Sono società a responsabilità limitata, le partecipazioni possono essere quote o azioni.
Si applicano tendenzialmente le disposizioni delle SPA o delle SRL in base alle dimensioni, vi sono però alcune leggi speciali
anche relative alle varie categorie cooperative in base all’oggetto.
Non sono rivolte prevalentemente alla realizzazione del profitto e alla sua distribuzione fra i soci, e questi contano per la
loro identità e non per i capitali personali conferiti.
- Nessun socio di regola può avere una partecipazione maggiore a 100.000 €.
- Il diritto di voto è assegnato in modo uguale a ciascuno e non in proporzione al valore.
- Il numero dei soci è variabile e la variazione non comporta modifiche all’atto costitutivo.
- I nuovi soci devono possedere requisiti sociali o professionali previsti dall’atto costitutivo.
- Il capitale della società non è fissato ma può variare.
Gli organi sono gli stessi di SPA o SRL, con l’aggiunto di un eventuale altro organi: il collegio dei probiviri (ha la funzione
di dirimere le controversie interne tra soci).
Le società cooperativo sono sottoposte ad un sistema di controlli amministrativi per evitare elusioni e garantire l’effettivo
perseguimento dello scopo mutualistico.

Mutue assicuratrici
Società cooperativa che ha lo scopo di consentire ai soci esposti ad un medesimo tipo di rischio di assicurarsi a condizioni
particolarmente favorevoli.
I soci sono in quanto tali anche assicurati, senza necessità di ulteriori contratti. Non si può acquistare la qualità di socio se
non assicurandosi presso la società.
È prevista la categoria di soci sovventori, che non sono assicurati ma sono soggetti che versano un conferimento che forma
un fondo di garanzia (si remunera con la distribuzione degli utili).
La disciplina è quella delle cooperative.

Consorzi tra imprenditori


Contratto di consorzio: specifiche fasi della loro attività vengono affidate ad un’organizzazione comune autonoma; si
istituisce un’organizzazione comune per la disciplina o lo svolgimento di determinate fase delle rispettive imprese.
All’organizzazione comune è affidato il compito di svolgere o coordinare una o più fasi dell’attività economica dei singoli
imprenditori consorziati.
EX: consorzi per appalti, che procura i contratti e fornisce assistenza tecnica nell’esecuzione.
I consorzi hanno finalità mutualistica piuttosto che lucrativa: cercano di realizzare una cooperazione tra imprenditori che
consenta di risparmiare.
Si distingue dalla cooperativa perché è stipulato esclusivamente da imprenditori.
Può costituirsi in forma di società consortile.
Tipi di consorzi:
- Consorzi con attività interna: rivolto verso i consorziati, opera nei confronti dei singoli membri sostituendosi a loro
nello svolgere alcune fasi.
- Consorzi con attività esterna: il contratto prevede l’istituzione di un ufficio destinato a svolgere attività con i terzi
(EX: stipulando contratti di pubblicità, oppure negozi comuni di vendita dei propri prodotti).

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Sono soggetti ad alcune regole supplementare:


a) Sono iscritti al registro delle imprese.
b) Le obbligazioni assunte dal consorzio come tale sono garantite con il fondo comune consortile (i terzi possono
agire su quello); le obbligazioni assunte in nome e per conto dei consorziati, sono in solido responsabili gli
imprenditori consorziati.

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Capitolo 38:
Enti Non Profit

Conquista del ruolo sociale


Tali enti svolgono un ruolo dominante nella realtà politica, sociale, culturale ed economica del paese. Sono società
intermedie tra l’individuo e la collettività.
Non conseguendo profitto sono sempre state viste in modo particolare; le associazioni erano malviste e mal tollerate.

Associazioni riconosciute
Associazioni riconosciute: contratto associativo con il quale più persone si obbligano reciprocamente a perseguire un fine
diverso da quello di lucro, costituendo un’organizzazione con un fine non profit.
Deve avere la forma di atto pubblico, deve prevede un organo di indirizzo e un organo di amministrazione.
Assemblea: organo di indirizzo governata con il metodo della collegialità (è validamente costituita quando tutti gli aventi
diritti sono stati posti in grado di intervenire alla riunione) e dal principio di maggioranza.
Talvolta ci può essere un quorum costitutivo, in genere le delibere sono validamente assunte con la maggioranza.
L’assemblea è sovrana: nomina e revoca gli amministratori, può deliberare ogni modifica dell’atto e sciogliere l’associazione
o modificarne i fini.
Consiglio di amministrazione: delibere dell’assemblea e governa il patrimonio e l’attività dell’associazione.
La presenza di questi elementi permette all’associazione di ricevere il riconoscimento, acquistando personalità giuridica
(responsabilità limitata).
Il codice prevede un controllo pubblico in tutti i momenti essenziali della loro esistenza.

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Fondazioni
Fondazioni: patrimonio (un fondo) che il fondatore ha destinato a raggiungere uno scopo non lucrativo di carattere
generale. Nemmeno lui stesso può cambiarne la destinazione una volta che abbia acquistato personalità giuridica.
Regole caratterizzanti:
1. Possono essere costituite tramite atto pubblico o con testamento.
2. Lo statuto e l’atto costitutivo devono contenere i criteri e le modalità di erogazione delle rendite. E’ un ente di mera
erogazione.
3. L’autorità governativa vigila esercitando un controllo penetrane sull’amministrazione della fondazione.
4. Quando lo scopo è esaurito, divenuto impossibile o di scarsa utilità si può dichiarare l’estinzione dell’ente o
provvedere alla sua trasformazione (allontanandosi il meno possibile dalla volontà del fondatore).
Attualmente le fondazioni non sono quelle di merca erogazione come previsto nel codice civile, ma sono fondazioni
d’impresa (richiedono la predisposizione di una stabile organizzazione).
La fondazione d’impresa esige non solo un patrimonio iniziale, ma anche un fondo di gestione, quindi si apre la fondazione
agli apporti economici e alla partecipazione di soggetti diversi dai fondatori. Questo ente non profit si configura come
fondazione aperta (fondazione di partecipazione): permette a più persone di partecipare alla gestione e di concorrere alle
scelte politiche.
Fondazioni speciali: lirico-sinfoniche, fondazioni bancarie (vincolate ad interessi generali, che erano sorta di speciali
fondazioni che gestivano l’attività bancaria, si è separata la gestione profit da quella non profit).

Associazioni non riconosciute


Sono associazioni prive di personalità giuridica (EX: sindacati e partiti).
L’associazione non riconosciuta è regolata in base agli accordi degli associati, non possiede personalità giuridica e non si è
quindi sottomessi al controllo pubblico.
- L’associazione sta in giudizio nella persona di chi ne ha la presidenza o la direzione.
- Finché l’associazione dura gli associati non possono chiedere la divisione del fondo comune né pretendere la
restituzione della quota in caso di recesso.
- I creditori possono far valere le loro ragioni sul fondo comune e far rispondere personalmente chi ha agito per
l’associazione (ma non i soci o gli amministratori in quanto tali).
Vi è un’ampia dose di autonomia contrattuale quindi.
Da quando sono nate sono proliferate, e si sono diffuse di qualunque tipo.
In genere si preferisce l’associazione non riconosciuta in quanto implica un controllo dell’attività governativa che è visto
come un rischio (soprattutto sindacati e partiti).
Vantaggi: autonomia patrimoniale imperfetta, ma solo chi agisce risponde in solido con il fondo dell’ente, inoltre mancano
i penetranti controlli dell’autorità governativa; l’autonomia statutaria permette di adottare il modello organizzativo ritenuto
ottimale.
Ora l’associazione non riconosciuta può essere titolare di immobili.
Associazione Europea: persona giuridica delineata di autonomia patrimoniale perfetta, hanno scopo di interesse generale e
promuovere interessi settoriali e professionali, ma ha una disciplina simile a quella delle società.

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Comitati
Comitato: gruppo di persone (promotori) che organizza la raccolta fondi necessari a opere di soccorso, beneficenza, opere
pubbliche, monumenti etc.
Chi contribuisce viene detto sottoscrittore.
Anche il comitato ha una relativa soggettività giuridica: vi è una distinzione meno forte tra fondo del comitato e patrimoni
dei membri, i promotori sono personalmente e solidalmente responsabili (anche se non hanno personalmente contratto), i
sottoscrittori sono obbligati per quanto promesso.
Il comitato sta in giudizio nella persona del presidente.
NB: il comitato può ottenere il riconoscimento giuridico, in questo caso è disciplinato con lo schema della fondazione.
Il comitato viene quindi visti quasi come una sorta di fondazione non riconosciuta.

Evoluzione del settore non profit: organizzazioni di volontariato,


enti di promozione sociale, ONLUS e impresa sociale
Lo sviluppo di tale settore ha posto il problema di configurare con più chiarezza e trasparenza le attività e le organizzazioni
nel campo della solidarietà.
Sistema di registrazione per le organizzazioni di volontariato, anche quelle costituite come associazioni non riconosciute.
L’organizzazione iscritta (struttura democratica, formazione del bilancio, elettività e gratuità) gode di accessione a contributi
pubblici, convenzioni con enti pubblici e agevolazioni fiscali.
Tuttavia la destinazione dopo lo scioglimento esclude la divisione tra gli associati.
NB: non muta la responsabilità dei debiti.
Impresa sociale: per l’esercizio di attività di interesse generale possono essere utilizzate tutte le organizzazioni private,
tuttavia NON si può distribuire (anche indirettamente) gli utili. Inoltre l’attività sociale deve essere almeno il 70% dei ricavi.
Organizzazioni di promozione sociale: attività svolta dagli associati che non possono essere remunerati, solo in caso
particolare si possono assumere dipendenti; devono iscriversi presso un registro nazionale o regionale in base alle
dimensioni dell’attività, iscrivendosi godono di benefici particolari.
ONLUS: regime tributario organico applicabile agli enti non lucrativi, oltre al carattere non profit hanno in comune quello
di svolgere la loro attività in determinati settori (assistenza sociale, sanitaria, beneficenza, istruzione, formazione, sport, arte,
ricerca).

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Capitolo 39:
La Banca e i Contratti
di Banca
Sezione terza: gli intermediari.

Ordinamento bancario e operazioni di banca in generale


Per evitare sia che si affidino in custodia i propri risparmi a soggetti inaffidabili, sia che non ci si rivolga a malfattori o usurai
per ricevere finanziamenti, e per ordinare tutto in maniera razionare, si è intervenuti massicciamente nel settore del credito,
prendendo la posizione persino a livello costituzionale.
Testo unico in materia bancaria e creditizia: leggi ordinaria che servono a disciplinare, coordinare e controllare l’esercizio
del credito.
Banche: quelle imprese che esercitano l’attività bancaria.
L’attività bancaria è soggetta ad autorizzazione, rilasciata dalla Banca d’Italia; può essere concessa in presenza di determinate
condizioni, come la forma giuridica (SPA, cooperativa a responsabilità limitata), un’entità minima di capitale, la
presentazione di un programma di attività, atto costitutivo e statuto.
Anni ’90 pieni di privatizzazioni, anche banche pubbliche.
La banca è assoggettata ad un regime di vigilanza, tramite la Banca d’Italia (che è sostanzialmente un ente pubblico) e tramite
il comitato interministeriale per il credito ed il risparmio ed il ministero del tesoro (chiamate autorità creditizie).
In caso di gravi irregolarità il ministero del tesoro può sottoporre le banche ad amministrazione straordinaria o a
liquidazione.
Operazioni bancarie: si distinguono in passive (banche assumono debiti verso la clientela) o attive (banche diventano
creditrici dei clienti), oppure accessorie (servizi di investimento, custodia titoli, etc.).
In relazione ai contratti riguardanti operazioni bancarie, si predispongono in genere norme uniformi, che costituiscono le
condizioni generali di contratto (anche se non sono obbligate ad utilizzarle).
Trasparenza delle operazioni contrattuali: disciplinata dal TUB, impongono alle banche di rendere note in modo chiaro le
condizioni offerte alla propria clientela e di stipulare i relativi contratti in forma scritta (pena di nullità) e di consegnare
copia al cliente.

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Ogni condizione di variare il tasso d’interesse in senso sfavorevole deve essere espressamente indicata nel contratto e con
clausole specificamente approvata dal cliente.
Le modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali devono essere espressamente comunicate al cliente, con preavviso di
due mesi. Il cliente ha il diritto di recedere senza spese altrimenti si considera approvata la modifica.
Si applica il codice del consumo per i contratti bancari, soprattutto riguardo le clausole vessatorie.
Il cliente ha diritto di recedere da un contratto a tempo indeterminato senza penalità e senza spese, salvo il rimborso spese
sostenute in relazione a servizi aggiuntivi da questo richiesti in occasione del recesso (devono essere espressamente
individuate dal comitato interministeriale).

Singoli contratti bancari: il deposito di denaro e di titoli in


amministrazione
Deposito di denaro: strumento tramite il quale la banca realizza la raccolta di risparmio e d’altro lato il cliente mette al sicuro
il suo denaro, con la possibilità di riottenerne con prontezza la disponibilità e di incassare gli interessi.
Nei depositi presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria a
scadenza del termine convenuto: deposito irregolare.
E’ molto frequente il conto corrente.
Libretto di deposito a risparmio: i versamenti e prelievi si annotano su un libretto e fanno piena prova delle operazioni.

Il libretto può essere al portatore o nominativo.


NB: se è pagabile al portatore la banca senza dolo o colpa grave adempie la prestazione, è liberata anche se non è il depositante
(e anche se il libretto è intestato al nome di un’altra persona).
La banca può assumere il deposito di titoli in amministrazione, li custodisce, esigerne gli interessi o i dividendi e curare le
riscossioni; dietro versamento di compenso.

Servizio delle cassette di sicurezza


Mette a disposizione una cassetta metallica, collocata in locali blindati, dove si può riporre denaro, gioielli e documenti.
La cassetta si può aprire solo con il concorso della banca e del cliente (in quanto ciascuno possiede la chiave).
Ma il contenuto della cassetta rimane segreto alla banca, che lascia il cliente da solo a prelevare/depositare.
La banca risponde per l’idoneità e la custodia dei locali e per l’integrità della cassetta (si risarcisce il danno salvo caso
fortuito).

Apertura del credito


Uno dei modi con il quale la banca esercita il credito, erogando prestiti alle imprese o alle famiglie.
Con tale contratto (che si chiama fido) la banca si obbliga a tenere a disposizione dell’altra una somma di denaro per un
dato periodo di tempo o a tempo indeterminato, in genere in conto corrente. Il cliente può utilizzare più volte il credito e
ripristinare la sua disponibilità con successivi versamenti.
Per l’apertura può essere data garanzia reale o personale.
Se è a tempo determinato la banca non può recedere, salvo giusta causa; a tempo indeterminato ciascuna parte può recedere
con preavviso di 15 giorni.

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Anticipazione bancaria
Accettazione bancaria: una banca può prestare ad un imprenditore o a un cliente una somma di denaro solo a condizione
di ricevere in garanzia un pegno su titoli o merci.
La somma prestata rappresenta una certa percentuale del valore dei beni dati in garanzia, che deve rimanere costante per
tutta la durata del contratto (il cliente può rimborsare parte del prestito e riprendere parte della garanzia).
NB: se il valore della garanzia si riduce di oltre 1/10 si può richiedere un supplemento o precedere alla vendita.
Di regola la banca non può disporre delle cose ricevute in pegno, salvo facoltà conferita diversamente (pegno irregolare).

Sconto bancario
Sconto bancario: contratto con il quale il cliente cede alla banca un credito verso terzi non ancora scaduto e la banca anticipa
al cliente l’importo del credito, previa deduzione dell’interesse (chiamati sconto).
La cessione è fatta salvo buon fine, nel senso che la banca agisce sul cliente cedente in caso il debitore ceduto dovesse risultare
insolvente.

Conto corrente di corrispondenza


Il conto può essere intestato a più persone, in questo caso gli intestatari sono considerati creditori o debitori in solido dei
saldi.
Se è a tempo indeterminato, ciascuna parte può recedere con un preavviso di 15 giorni (o previsto secondo gli usi).
Conto corrente di corrispondenza: contratto atipico molto diffuso, il cliente incarica la banca di compiere per suo conto
una serie di operazioni bancarie, quali pagamenti (tasse, canoni di locazione, bollette) o riscossioni di crediti (cambiali,
assegni).

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Capitolo 40:
I Contratti di Borsa

Borsa
Borse valori: quei mercati regolamentati in cui si scambiano i cosiddetti strumenti finanziari. Nella Borsa possono essere
scambiati soltanto i titoli ammessi alle quotazioni (quelli pubblici lo sono di diritto, quelli privato hanno un complesso iter
procedurale).
Borsa merci: mercato delle merci prodotte in serie o delle derrate agricole.
I titoli possono essere scambiati solo con l’intervento di intermediari specializzati (soprattutto banche e SIM).
CONSOB: svolge il controllo sulla borsa, che è volta a perseguire gli obiettivi della salvaguardia della fiducia nel sistema
finanziario, la sua competitività e l’osservanza delle disposizioni in materia finanziaria.
La sua competenza concorre con quella della Banca d’Italia.
L’attività di organizzazione e gestione di mercati regolamentati di strumenti finanziari ha carattere di impresa ed è esercitata
da SPA anche senza scopo di lucro.
Contratti di borsa: si trasferiscono dagli alienanti agli acquirenti titoli di serie e cose generiche (solo al momento della
consegna).
- Contratti per contanti: i titoli e il prezzo devono essere scambiati entro il terzo giorno di borsa aperta successivo alla
stipulazione.
- Contratti a termine: esecuzione rinviata ad un momento successivo alla conclusione del contratto.
- Contratti a premio: una delle parti con il pagamento di un premio si assicura alcune particolari facoltà da esercitare
a scadenza, quali ad esempio quella di poter recedere dal contratto o modificarne il contenuto.
Contratti di vendita:
- Vendita a termine: il venditore si impegna a trasferire al compratore una data quantità di titoli di credito allo scadere
di un certo termine, mentre l’acquirente si impegna a pagare alla stessa scadenza il prezzo corrente alla data di
conclusione del contratto (si limitano poi a liquidare la differenza).
- Riporto: un soggetto (riportato) trasferisce in proprietà all’altro (riportatore) una data quantità di titoli di credito di
una data specie verso il pagamento di un prezzo, ed il riportatore assume l’obbligo di trasferire al riportato la
proprietà di altrettanti titoli alla scadenza del termine convenuto, verso rimborso del prezzo, che può essere
maggiore (riporto), inferiore (deporto) o uguale (alla pari).
E’ un contratto reale, si scambiano effettivamente i titoli.

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NB: esiste il riporto bancario, che si fa con i titoli, che permette di avere un finanziamento a condizioni migliori di quelle
ottenibili normalmente sul mercato.
I contratti relativi alla prestazione dei servizi di investimento delle SIM devono essere redatti per iscritto e consegnati ai
clienti.

Mercato finanziario
L’oggetto degli investimenti sul mercato finanziario sono gli strumenti finanziari (valori mobiliari, quote degli organismi di
investimento collettivo del risparmio, strumenti di mercato monetario).
Strumenti derivati: future, opzioni, swap, accordi per scambi sui tassi e altri derivati.
Gestione del risparmio individuale: affidata soprattutto a imprese d’investimento e banche.
Per imprese d’investimento si intendono essenzialmente le SIM, che devono essere autorizzate dalla CONSOB e devono
essere iscritte all’albo.
Servizi: negoziazioni per conto proprio, esecuzione di ordini per clienti, sottoscrizione e collocamento, gestione di
portafogli, consulenza di investimenti.
Gestione del risparmio collettiva: viene svolta unitamente a favore di più clienti; più propriamente le SGR, le SICAV, le
SICAF svolgono un servizio che si realizza attraverso la gestione di organismi d’investimento collettivo del risparmio e dei
relativi rischi, mediante l’emissione e l’offerta di quote o azioni.
OICR aperti (diritti di farsi rimborsare le quote) e OICR chiusi (quelli diversi da quelli aperti).
OICR:
- Fondo comune d’investimento: OICR con forma patrimoniale autonoma, suddiviso in quote; la gestione del fondo
deve essere in generale affidata ad una SGR che ha un patrimonio distinto dalla società.
- SICAV: OICR aperto costituito in forma di SPA a capitale variabile, con sede legale e direzione in Italia, ha per
oggetto l’investimento collettivo dei capitali ottenuti con l’emissione di azioni.
- SICAF: OICR chiuso costituito in forma di SPA a capitale fisso con sede e direzione in Italia, avente per oggetto
esclusivo l’investimento collettivo del patrimonio raccolto mediante l’offerta di proprie azioni.
NB: devono essere autorizzate e rispettare certi requisiti.
Fondi pensione: costituiscono un’altra forma di organismo di investimento collettivo del risparmio, mirano ad assicurare
trattamenti pensionistici complementari a lavoratori dipendenti o autonomi.
Offerta al pubblico di prodotti finanziari: ogni comunicazione rivolta a persone che presenti sufficienti informazioni sulle
condizioni dell’offerta e dei prodotti finanziari offerti, così da mettere un investitore in grado di decidere di acquistare o di
sottoscrivere tali prodotti finanziari.
Deve essere data comunicazione preventiva alla CONSOB.
OPA: offerta, invito o messaggio finalizzati all’acquisto o allo scambio di prodotti finanziari e rivolti ad un dato numero di
soggetti.
Bisogna comunicarlo alla CONSOB.
Esistono anche le OPA obbligatorie.
OPA totalitaria: chiunque venga a detenere una partecipazione superiore al 30% deve promuovere un’offerta pubblica di
acquisto sulla totalità dei titoli ammessi alla negoziazione (promossa entro 20 giorni, a un prezzo non inferiore a quello più
elevato pagato dall’offerente).

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Capitolo 41:
Le Assicurazioni

Imprese di assicurazione
Istituti assicurativi: copertura dei rischi, che richiede la raccolta di grandi quantità di denaro attraverso il cumulo dei premi
di assicurazione.
L’assicurazione è anche un intermediario finanziario in senso tecnico, sia per certi prodotti assicurativi, sia perché sono veri
e propri promotori finanziari che offrono sul mercato diverse forme d’investimento.
Assicuratore: è necessariamente un imprenditore, possono essere enti pubblici, SPA o cooperative.
Sono soggette al controllo del Ministero delle attività produttive e alla vigilanza dell’IVASS.
Non sono soggette al fallimento, ma a liquidazione coatta amministrativa.

Contratto di assicurazione
Assicurazione: contratto con il quale una parte (assicuratore) verso pagamento di una somma di denaro (premio) si obbliga
a tenere indenne l’assicurato del danno ad esso prodotto da un sinistro, ovvero pagare un capitale o una rendita al verificarsi
di un evento attinente alla vita umana.
Due tipi di accordo (ramo): danni o vita.
Le assicurazioni si sostengono sulla base di calcoli statistici, che stimano a probabilità di dover pagare, quali somme deve
raccoglie e quanto deve pagare.
E’ un contratto aleatorio, che si fonda su un rischio; dalla parte dell’assicuratore questo rischio è assorbito dalla legge dei
grandi numeri.
Contratto consensuale che deve essere scritto ai fini di prova (polizza).
Rischio: è un elemento essenziale della causa del contratto; se il rischio non esiste al momento della conclusione del
contratto, questo è nullo per difetto di causa.
Il rischio può venir meno durante lo svolgimento del contratto, si scioglie ma l’assicuratore ha diritto al pagamento dei premi
finché non ne è a conoscenza.

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Se il rischio si attenua si può esigere solo il minor premio, ma se si valuta poco conveniente questo contratto, può recedere.
L’aggravamento del rischio determina l’aumentare del premio o la rescissione del contratto.
Principio indennitario: in conformità con esso, la cui funzione è di tenere indenne l’assicurato.
Riassicurazione: avviene per grandi impegni assicurativi, il contratto obbliga il riassicuratore a tenere indenne l’impresa
riassicurata di quanto dovrà pagare in adempimento del contratto di assicurazione.

Assicurazione contro i danni


Copre il rischio per sinistri che determinano la perdita di un cespite patrimoniale o di un profitto sperato.
Vale la regola del principio indennitario, per cui si esclude che l’indennizzo possa superare il danno sofferto; si dispone che
l’assicurato deve fare il possibile per evitare o diminuire il danno.
Regola proporzionale: caso in cui l’assicurazione copre soltanto una parte del valore del bene (sottoassicurazione).
Surrogazione dell’assicuratore: un assicuratore che paga per un sinistro verificatosi per il fatto di un terzo, dispone della
surrogazione, che può far valere nei confronti del terzo responsabile; cosicché l’assicurato non sia due volte indennizzato
(principio indennitario).
NB: l’assicurazione segue la cosa assicurata, non si scioglie di diritto, ma solo per eventuale recesso di acquirente o
assicuratore.

Assicurazione contro responsabilità civile


E’ una sottospecie dell’assicurazione contro i danni.
Si impegna a tenere indenne l’assicurato dalle conseguenze patrimoniali di un atto illecito; non si estende ai danni derivanti
da un atto doloso.
L’assicuratore è obbligato verso l’assicurato al rimborso di quanto questi debba pagare al danneggiato; può pagarlo
direttamente e deve farlo se l’assicurato lo richiede, non è obbligato direttamente verso il danneggiato.
RCA: assicurazione obbligatoria per le automobili. In caso di sinistro il danneggiato ha azione diretta contro l’assicuratore
del responsabile civile.
In caso il danno sia tra due veicoli e non si siano prodotti danni alla persona del conducente non responsabile superiore ad
una certa entità, si deve prima chiedere il risarcimento al proprio assicuratore, contro il quale potrà proporre azione diretta
(risarcimento diretto), poi le imprese medesime si mettono d’accordo.
NB: il terzo trasportato ha azione diretta nei confronti dell’assicuratore del veicolo a bordo del quale si trovava.
Fondo garanzia per le vittime della strada: interviene a favore di coloro che sono stati danneggiati da un veicolo non
identificato, non assicurato o contro la volontà del proprietario.

Assicurazione sulla vita


Funzione previdenziale, prevedere l’obbligo – in genere – di pagare un capitale o una rendita al verificarsi di un certo evento
connesso con la vita umana.
a) Caso morte: collegato al verificarsi della morte dell’assicurato o di un terzo (consenso provato per iscritto), il diritto
alla prestazione non sorge in caso di suicidio entro i due anni dalla stipulazione.
b) Caso vita: prevede il pagamento in caso in cui l’assicurato o un terzo sia ancora in vita dopo un certo numero di
anni.
c) Mista: pagamento della prestazione all’assicurato che sopravviva a una certa data oppure a un beneficiario se
l’assicurato cessa di vivere prima di quella data.

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Beneficiario: noto dalla disciplina del contratto in favore di terzi; la designazione può avvenire nel contratto o con successiva
comunicazione all’assicuratore (anche per testamento).
Acquista un diritto proprio ai vantaggi dell’assicurazione, perciò i creditori dell’assicurato non possono rivalersi sulla somma
dovuta dall’assicuratore.
NB: se non viene pagate il premio del primo anno l’assicuratore può agire per esecuzione (perché serve a rimborsare le
spese), per gli anni successivi il mancato pagamento determina la risoluzione di diritto e i premi pagati restano
all’assicurazione (salvo condizioni di riscatto della polizza o riduzione della somma assicurata).

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Capitolo 42:
Forme e Disciplina del
Lavoro

Sezione quarta: il lavoratore.

Interessi privati e collettivi nel lavoro subordinato


Rapporto tra datore di lavoro e prestatore di lavoro; sono portatori di interessi in parte antagonisti.
Si evidenzia un interesse collettivo nel regolare questo rapporto e proteggere il lavoratore, proprio per questo si sviluppano
le organizzazioni sindacali.

Contratto collettivo
Sistema ideato: nella costituzione si sarebbe previsto sindacati con personalità giuridica che tramite rappresentanze unitarie
avrebbero stipulato contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie cui il
contratto si fosse riferito.
Non è mai successo perché i sindacati non vogliono assoggettarsi ad uno statuto ed al controllo governativo.
Sistema attuale: il contratto concluso tra le parti vincola soltanto i loro iscritti (non ha efficacia erga omnes), è come un
qualsiasi altro contratto.
Tuttavia si è aperto un varco per favorire la generale efficacia dei contratti collettivi, che ha immediata applicazione, è nulla
ogni clausola contenuta in un contratto individuale che stabilisca una retribuzione inferiore a quel livello.
Contrattazione di prossimità: i contratti collettivi, sottoscritti a livello aziendale o territoriale, da associazioni dei lavoratori
rappresentative sul piano nazionale o territoriali, possono realizzare specifiche intese con efficacia nei confronti di tutti i
lavoratori interessate (se sottoscritte dalla maggioranza delle rappresentanze).

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Contratto individuale di lavoro


Contratto di lavoro: modo di costituzione del rapporto di lavoro, si definisce la figura del prestatore di lavoro subordinato
come collaboratore dell’imprenditore.
Caratterizzato da subordinazione, quindi entro l’organizzazione predisposta dall’imprenditore.
Obbligo di fedeltà: il lavoratore non può fare concorrenza all’imprenditore, né in proprio né per conto di terzi e non può
divulgare notizie sull’impresa.
NB: può esserci il patto di non concorrenza se è stato stipulato prevedendo un corrispettivo ed entro un limite di tempo non
superiore a 5 anni (dirigenti) o 3 anni.
La prestazione del lavoratore si precisa all’atto dell’assunzione con la determinazione delle sue mansioni, egli deve usare
diligenza.
Il codice prevede tre qualifiche, più una aggiunta successivamente, le leggi speciali determinano i requisiti: dirigente,
impiegato, operaio.
Retribuzione: esistono diversi tipi, a tempo o a cottimo (risultato raggiunto); in mancanza di accordo è determinata dal
giudice.

Tutela del lavoratore subordinato


Viene tutelata la libertà e dignità del lavoratore, il diritto del sindacato e si sanzione la condotta antisindacale
dell’imprenditore.
Vi sono delle norme inderogabili, che servono a proteggere il sistema della disciplina della tutela.
E’ una forma di annullabilità, il prestatore può proporre un’impegnativa entro 6 messi dalla cessazione del rapporto di
lavoro.
La nullità o l’annullamento non producono effetto per il periodo in cui il rapporto ha avuto esecuzione, salvo si tratti di
nullità dovuta a illiceità dell’oggetto o della causa.

Cause di estinzione del rapporto


Il rapporto può essere a tempo determinato (si può recedere con giusta causa prima del termine) o indeterminato.
In un contratto indeterminato, il licenziamento può avvenire:
- Con preavviso, per giustificato motivo: notevole inadempimento degli obblighi o ragioni inerenti l’organizzazione o
l’attività produttiva.
- Senza preavviso, per giusta causa: fatto tale da non consentire la prosecuzione (EX: furto).
In caso di licenziamento illegittimo si poteva procedere alla reintegrazione, adesso invece ci sono quattro diversi livelli di
tutela:
a) Nullità del licenziamento (discriminatorio, maternità, contiguo al matrimonio): la sanzione è la reintegra classica.
b) Ingiustificatezza macroscopica (insussistenza del fatto): reintegrazione, ma vengono ridotte le conseguenze
risarcitorie.
c) Licenziamento disciplinare illegittimo, economico ingiustificato: sanzione economica rilevante per 12-24 mesi.
d) Violazioni di carattere formale/procedurale: tutela indennitaria, ma dimezzata rispetto al terzo livello, 6-12 mesi.
Adesso nel 2015 è entrato il contratto a tutele crescenti; la tutela opera solamente nel caso di discriminatorio e disciplinare,
per il resto è indennitario.

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Sciopero
Diritto di sciopero: astenersi collettivamente dal lavoro.
Ne esclude la punibilità, sebbene comporti la perdita del diritto alla retribuzione per il periodo dell’astensione dal lavoro.

Lavoro in autonomia
Lavoratore autonomo: si obbliga a compiere un’opera o un servizio verso un corrispettivo, offrendo ad un altro soggetto le
sue personali competenze e capacità, scegliendo autonomamente i mezzi e i modi in cui soddisfare le richieste del cliente.
NB: NON è un imprenditore e NON è subordinato.
Contratto d’opera, lavoro autonomo materiale; contratto con prestazione d’opera intellettuale, lavoro autonomo
intellettuale.

Contratto d’opera materiale


Contratto di scambio di lavoro in autonomia verso un corrispettivo.
Il prestatore si assume il rischio, è un’obbligazione di risultato (come appalto).
Presunzione di esistenza di una collaborazione coordinata e continuativa, quando ci sono almeno due presupposti (per
combattere le false partite IVA):
a) Durata complessiva superiore a 8 mesi o per 2 anni consecutivi.
b) Corrispettivo superiore all’80% dei corrispettivi annui complessivamente percepiti dal collaboratore nell’arco di due
anni solari consecutivi.
c) Disponibilità di una postazione fissa di lavoro presso una delle sedi del committente.
Lo riconduce a lavoratore subordinato a tempo indeterminato, sanziona con la conversione automatica l’assenza di
progetto.

Contratto d’opera intellettuale


Scambio tra una prestazione d’opera professionale e il corrispettivo di un onorario.
Avvocato, medico, architetto, attore, etc.
Si limita la responsabilità del professionista per i danni causati al committente in caso la prestazione implichi la soluzione
di problemi tecnici di particolari difficoltà (risponde solo per dolo o colpa grave).
Norme deontologiche: leggi speciali per ogni professione, che stabiliscono come debba comportarsi il professionista in certe
situazioni.

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Capitolo 43:
La Tutela del
Consumatore
Sezione quinta: il consumatore.

Direttive europee ed evoluzione legislativa italiana


E’ nata una tutela crescente nei confronti del consumatore o dell’utente di servizi privati e pubblici.
Tutti possiamo essere consumatori o utenti.
Vi è una strategia unitaria a livello europeo, con un obiettivo comune di fondo in tutti i settori (EX: responsabilità del
produttore per danno, pubblicità ingannevole, credito al consumo, contratto a distanza, etc.).
In Italia le direttive recepite sono nel codice del consumo principalmente.
Clausole abusive: si cerca di impedire che l’imprenditore possa approfittare della debolezza del consumatore.

Diritti dei consumatori e degli utenti


E’ una sorta di carta dei diritti del consumatore.
Consumatori o utenti: persone fisiche che agiscono per scopi estranei all’attività imprenditoriale, commerciale, artigianale,
o professionale eventualmente svolta.
Diritto alla tutela della salute: si ricollegano i diritti alla sicurezza e qualità dei prodotti, ad informazione e corretta
pubblicità, a correttezza e trasparenza delle pratiche commerciali.
Azione di classe: da parte di un singolo componente di una classe, che può agire in giudizio nei confronti di un’impresa.

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Disciplina delle pratiche commerciali scorrette


Si applica anche alle microimprese (meno di 10 persone, fatturato non superiore a due milioni di euro).
Pratica commerciale: qualsiasi azione, omissione, condotta o dichiarazione, comunicazione commerciale, posta in essere da
un professionista, in relazione alla promozione, vendita o fornitura di un prodotto ai consumatori.
Quelle scorrette sono vietate, l’autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCOM), inibisce la continuazione ed
elimina gli effetti di tali pratiche.
Una pratica commerciale è scorretta se è contraria alla diligenza professionale ed è idonea ad alterare sensibilmente la capacità
del consumatore medio (o di una microimpresa) di prendere una decisione consapevole.
Tipi:
1. Pratiche commerciali ingannevoli: contengono informazioni non vere che inducono o sono idonee ad indurre il
consumatore medio o la microimpresa in errore con riguardo a determinate caratteristiche del prodotto.
Si ha un’omissione ingannevole quando il professionista ometta di fornire informazioni rilevanti di cui il
consumatore medio ha bisogno per prendere una decisione consapevole (o quando sono occultate o ambigue).
2. Pratiche commerciali aggressive: limitano o sono idonee a limitare considerevolmente la libertà di scelta o di
comportamento del consumatore medio in relazione al prodotto, mediante molestie, coercizione, indebito
condizionamento.
NB: la legge prevede alcune serie di condotte che devono considerarsi in ogni caso ingannevoli, altrimenti deve essere
verificata in concreto la presenza degli elementi da cui dipende il carattere ingannevole o aggressivo.

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Capitolo 44:
Il Gruppo Familiare

Sezione sesta: famiglia e successioni.

Nozione giuridica di famiglia


Il concetto di famiglia si è evoluto nel corso del tempo: fino alla metà del secolo scorso avrebbe incluso un gruppo ampio,
comprendente diverse generazioni e discendenze.
Oggi il nucleo domestico è formato da una coppia e dai figli, oppure il genitore singole e i figli.
Il legame di coppia può essere o non essere coniugale, e la differenza di sesso nelle copie non ha più quel connotato di
requisito imprescindibile.
Famiglia e famiglia legittima sono riferite alla famiglia nucleare: coniugi e figli.
NB: il gruppo di riferimento per l’impresa famigliare comprende i parenti entro il 3° grado; nelle successioni fino al 6° grado.
Famiglia coniugale (matrimonio avvenuto); famiglia di fatto (sulla base della convivenza).

Principi costituzionali
Tre fondamentali articoli (art. 28-29-39):
a) Riconoscimento dei diritti della famiglia legittima, come società naturale fondata sul matrimonio; eguaglianza
morale e giuridica dei coniugi.
b) Doveri e diritti dei figli: mantenere, istruire ed educare i figli; anche ai figli nati fuori dal matrimonio è assicurata
ogni tutela giuridica e sociale.
c) Compiti della Repubblica in ordine di protezione della famiglia come gruppo sociale, maternità e infanzia.
La famiglia è anche una formazione sociale; viene riconosciuta come società naturale fondata sul matrimonio.
Lo stato quindi si astiene dall’intervenire a guidare dall’esterno la vita della famiglia (principio dell’autonomia della
famiglia).
La tutela dei rapporti di ordine familiare non è limitata alla famiglia legittima, ma anche alla famiglia di fatto.
Eguaglianza morale e giuridica tra i coniugi: viene limitato quando l’uguaglianza si possa rendere incompatibile con l’unità
(EX: discordie tra i genitori).

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Mantenere istruire ed educare i figli è dovere e diritto dei genitori.

Relazioni familiari: coniugio, parentela, affinità


Coniugio: rapporto che si stabilisce tra marito e moglie, cessa soltanto con lo scioglimento del matrimonio.
Parentela: vincolo che unisce le persone che discendono da uno stesso stipite (linea retta, discendono una dall’altra, e
collaterale).
Legame primario di discendenza (rapporto di filiazione, legittima, naturale o adottiva): nodo che forma le reti di parentela.
La differenza tra legittima e naturale riguarda gli effetti giuridici patrimoniale, la parentela naturale aveva piena rilevanza in
linea retta, poi adesso anche tra fratelli.
Inoltre vi è stata l’estensione della nozione giuridica di parentela: nel caso in cui la filiazione è avvenuta all’esterno del
matrimonio vale uguale (anche nel caso in cui il figlio sia adottivo).
Gradi di parentela: nella linea retta ci sono tanti gradi quante generazioni (1° grado tra padre e figlio, 2° grado tra nonni e
nipoti); nella linea collaterale i gradi corrispondono al numero di generazioni fino allo stipite comune e discendendo fino
all’altro parente (fratello e sorella 2° grado). Il limite legale di rilevanza è il 6° grado.
Affinità: è quello tra un coniuge e i parenti dell’altro coniuge (EX: fratello della moglie e marito sono affini di 2° grado,
marito e suocera sono affini di 1° grado).
L’affinità non dà alcun titolo alla successione ereditaria: l’eredità si devolve allo stato in mancanza di parenti entro il 6°
grado.

Sistema matrimoniale italiano


Matrimonio, ha due aspetti:
1. Matrimonio-atto: costituisce il vincolo coniugale, attiene la disciplina delle condizioni necessarie per contrarre il
matrimonio (celebrazione, cause d’invalidità, impugnazioni).
2. Matrimonio-rapporto: lega tra loro i coniugi, attiene la disciplina dei diritti e doveri dei coniugi, della separazione,
dello scioglimento e dei rapporti patrimoniali.
Esistono il matrimonio civile e quello religioso con effetti civili (matrimonio concordatario).
Il matrimonio canonico (celebrato davanti al ministro del culto cattolico) acquista efficacia civile solo con la trascrizione nei
registri dello stato civile.
Quindi lo stato accetta di rendere efficace un matrimonio secondo le regole di un altro ordinamento, che disciplinano non
solo la forma, ma anche le condizioni di validità e di invalidità (riconosciuta la giurisdizione della Chiesa con il concordato
del ’29).
La corte d’Appello deve solo controllare il rispetto dei principi fondamentali inderogabili dell’ordinamento italiano.
Il matrimonio ha effetti civili, e il rapporto di coniugio civile è regolato solamente dalle norme dell’ordinamento statuale.
Culti acattolici: la celebrazione può avvenire a opera del ministro del culto, che può arricchire gli atti formali come si addice
al rito; è soltanto una variante del matrimonio civile, poiché il ministro del culto celebra in qualità di delegato del sindaco.

NB: l’atto deve quindi corrispondere ai requisiti richiesti e deve essere trascritto.

Matrimonio nel codice civile, la disciplina dell’atto


L’istituto del matrimonio è governato da regole inderogabili, vi è una rigida tipicità.
Qualsiasi patto aggiunto è nullo se deroga qualche effetto giuridico, se la deroga è totale si ha simulazione.

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Atto puro: non sopporto condizione o termine; in caso ci fossero, le clausole sono nulle mentre il matrimonio è validamente
celebrato.
Atto libero: libertà matrimoniale fondamentale, non si può obbligare qualcuno a sposare qualcun altro.
Per questo la promessa di matrimonio è priva di effetti obbligatori, è nulla qualsiasi convenzione o clausola che preveda
l’obbligo di sposarsi o non sposarsi.
NB: anche per i testamenti, è vietata la condizione apposta a un erede che ne voglia impedire le nozze o obbligarlo a sposare
qualcun altro.
Atto personalissimo: non ammette sostituzione o rappresentanza (né volontaria, né legale).
Matrimonio per procura: quando uno degli sposi sia militare o risieda all’estero o non possa essere presente per gravi motivi,
si usa un nuncius che sostituisce lo sposo assente solo nell’espressione formale del consenso.
Atto solenne: requisiti inderogabili di forma, la mancanza di una celebrazione davanti al pubblico ufficiale è ritenuta causa
di inesistenza e non di mera nullità del matrimonio.
Atto pubblico con particolari caratteri di atto complesso: combina la manifestazione di volontà degli sposi che le attestazioni
e dichiarazioni di un pubblico ufficiale.
L’atto di matrimonio è titolo dello stato, poiché la mancanza dell’atto equivale al difetto di un presupposto sostanziale dello
stato di coniuge.
Possesso di stato: nel caso in cui sia discussa la legittimità di un figlio che abbiano pubblicamente vissuto come marito e
moglie e siano morti entrambi; se manca l’atto di celebrazione il legame coniugale è ritenuto esistente.
Pubblicazioni: servono a dare modo, a chi sia a conoscenza di impedimenti, di farli valere prima che il matrimonio sia
celebrato con l’opposizione.
Capacità di sposarsi: si acquista con la maggiore età; un minore di 16 anni può chiedere al tribunale di contrarre matrimonio
per gravi motivi; l’interdetto non può concludere matrimonio; l’inabilitato e l’amministrazione di sostegno si.
Nullità del matrimonio:
- Fattispecie in cui il matrimonio nullo può essere impugnato da tutti coloro che abbiano un interesse legittimo e
attuale (anche il pubblico ministero in caso di interesse pubblico, dicasi nullità assoluta).
a) Matrimonio concluso da persona già coniugata.
b) Matrimonio contratto da soggetti legati da parentela in linea retta o in linea collaterale fino al terzo grado, oppure
di affinità in linea retta o in linea collaterale di secondo grado, o legami connessi all’adozione.
c) Matrimonio contratto tra persone delle quali l’una sia stata condannata per omicidio consumato o tentato sul
coniuge dell’altra (impedimento del delitto).
NB: la diversità di sesso è implicita nella concezione del nostro ordinamento. Ci sono infatti problemi riguardo il
cambiamento di sesso durante il matrimonio, il matrimonio si scioglie, tuttavia consente di mantenere un rapporto
di coppia giuridicamente tutelato.
- Fattispecie come il difetto d’età la cui nullità non è assoluta, ma la legittimità è estesa: sposi, genitori e PM.
- Nullità relativa: l’azione spetta solo a uno dei due coniugi, in caso di incapacità naturale, errore essenziale o violenza.
La nullità può essere:
1. Insanabile: come nella parentela, nella persona già sposata.
2. Sanabile: attraverso la coabitazione dei coniugi che perduri per un certo tempo (un anno) dopo la cessazione del
vizio (EX: interdizione, violenza ed errore).
Nullità per incapacità naturale: richiede soltanto la prova dell’incapacità di intendere o volere per qualunque causa, anche
transitoria, al momento della celebrazione; non si prevede neppure la necessità della malafede dall’altra parte.
Vizi di volere: anche violenza morale, timore e l’errore.
Come la minaccia che comporta a costringere il matrimonio.
L’errore deve vertere sull’identità della persona dell’altro coniuge o avere la natura di errore essenziale sulle qualità personali
dell’altro coniuge.
Errore sull’identità: deve consistere in un vero e proprio scambio di persona.
Errore sulla qualità: qualità espressamente elencate dalla legge, come esistenza di malattie o anomalie tali da impedire lo
svolgimento della vita coniugale.
Simulazione: spesso si verifica per far acquistare la cittadinanza italiana a cittadini stranieri, è l’accordo con cui gli sposi
convengono di non adempiere agli obblighi e di non esercitare i diritti; deve avere i requisiti dell’accordo simulatorio.

NB: riserva mentale quando in realtà non si manifesta questa volontà di simulazione (l’altro coniuge è incosciente).
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Effetti della nullità del matrimonio, in linea di massima la nullità è retroattiva, eccetto:
a) In caso di matrimonio putativo (celebrato in buona fede da almeno uno dei coniugi) o per effetto di violenza o
timore per cause esterne.
b) Figli nati e concepiti durante il matrimonio conservano il loro stato, anche nel caso di malafede.
c) Figli nati prima del matrimonio ma riconosciuti dai coniugi, purché almeno uno in buona fede.
Responsabilità del coniuge: chi è in malafede è tenuto a pagare un’indennità che corrisponda almeno al mantenimento per
3 anni, anche se non è data prova di un danno realmente offerto.

Effetti del matrimonio


Diritti e doveri del matrimonio hanno carattere di eguaglianza e reciprocità.
- Doveri personali: fedeltà, assistenza morale e materiale, collaborazione, coabitazione.
- Doveri economici: contribuzione ai bisogni della famiglia in proporzione alle loro capacità di lavoro professionale
o casalingo.
NB: unico limite all’uguaglianza è il nome, che la donna aggiunge al proprio cognome fino al divorzio o
annullamento del matrimonio; in caso di separazione il giudice può disporre che possa o debba non usare il
cognome del marito.
- Doveri verso i figli: mantenere, istruire, educare, assistere moralmente i figli nelle loro capacità, inclinazioni naturali
ed ispirazioni.
NB: vale sia per il figlio nato nel matrimonio che per quelli fuori.
Autonomia della famiglia: l’indirizzo della vita familiare e la fissazione della residenza sono lasciati all’accordo dei coniugi;
tutte le decisioni che riguardano i figli devono essere assunte dai genitori di comune accordo.
Nel caso di disaccordo tra i coniugi si può ricorrere al giudice (che non decide, ma suggerisce).
In caso di disaccordo sulla prole, il giudice può affidare ad uno solo dei genitori il potere di decidere.
La violazione dei doveri coniugali è il presupposto per ottenere in sede di separazione l’addebitamento della pronuncia al
coniuge colpevole (con rilevanti conseguenze sfavorevoli di ordine patrimoniale).
I doveri patrimoniali sono coercibili, ovvero il dovere di contribuzione non può essere leso e si può chiedere al giudice la
condanna.

Regime patrimoniale della famiglia


Comunione dei beni: regime patrimoniale legale della famiglia, è derogabile (norma suppletiva).
Convenzioni matrimoniali: accordi con i quali prima del matrimonio, all’atto o dopo, gli sposi possono creare un regime
patrimoniale convenzionale.
Comunione degli acquisti: oggetto della comunione legale sono soltanto i beni che i coniugi acquistano durante il
matrimonio (quelli prima rimangono in proprietà individuale di ciascuno degli sposi).
Beni personali dei coniugi: oltre a quelli di acquisto precedente al matrimonio, i beni acquistati per successione o donazioni;
i beni ad uso strettamente professionali; quelli che servono ad esercizio della professione; ottenuti a tiolo di risarcimento del
danno; acquistati con il ricavato della cessione di altri beni personali.
Redditi: sono oggetto di comunione se risultano non consumati al tempo in cui la comunione si scioglie (comunione del
residuo).
Quindi il risparmio è in comunione, mentre il reddito corrente non lo è, tuttavia i coniugi sono gravati in proporzione al
loro reddito dall’obbligo di contribuzione.
Amministrazione ordinaria: spetta a ciascun coniuge disgiuntamente; amministrazione straordinaria: spetta la
partecipazione di entrambi (in caso si ricorre al giudice).

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Difetti di legittimazione: in caso di atto compiuto da uno dei coniugi senza il consenso; se l’atto riguarda beni immobili o
mobili registrati è efficace ma annullabile (entro un anno). Se riguarda beni mobili invece è valido ed efficace, ma il coniuge
deve pagare l’equivalente.
Responsabilità dei debiti: per ogni debito assunto da uno di loro o da entrambi rispondono i beni della comunione, salvo
responsabilità sussidiaria di ciascun coniuge con i suoi beni sussidiari (ma solo per la metà del credito).
NB: per i debiti assunti separatamente e non giustificati dall’interesse della famiglia, il creditore può aggredire i beni della
comunione solo sussidiariamente.
La comunione si scioglie per separazione, divorzio, scioglimento del matrimonio per morte, accordo dei coniugi che
cambiano regime, provvedimento del giudice su domanda di uno dei due coniugi oppure fallimento di uno dei coniugi.
Lo scioglimento trasforma la comunione legale in comunione ordinaria, la fase successiva è la divisione, nella quale in genere
si dividono i beni in parti uguali.
Convenzioni matrimoniali: sostituiscono o modificano il regime patrimoniale. Si può aggiungere ad esempio un fondo
patrimoniale.
Regole:
- Forma dell’atto pubblico, in ogni tempo e in ogni tempo può essere modificata.
- Pubblicità per il regime patrimoniale, devono essere annotate a margine dell’atto di matrimonio; in caso non ci sia
segnato niente sull’atto per i terzi è comunione legale.
- Il minore può stipularla con l’assistenza del genitore o del tutore; l’inabilitato con quella del curatore.
- Non possono derogare i diritti e gli obblighi patrimoniale stabiliti nell’art.143 (regime patrimoniale primario della
famiglia).
Separazione dei beni: si esclude la comunione degli acquisti, è favorita dall’attenuazione dei requisiti formali (anche nell’atto
di celebrazione del matrimonio).
Comunione convenzionale: si modifica quella legale mettendo limiti o riservando proprietà specifiche. Non è tuttavia
possibile una comunione totale e indiscriminata.
Fondo patrimoniale: si costituisce attraverso la destinazione di determinati beni immobili o mobili registrati o titoli di
credito ai bisogni della famiglia; è soggetto alla stessa pubblicità delle convenzioni matrimoniali (costituisce un patrimonio
autonomo soggetto ad un vincolo di destinazione).

Crisi della famiglia: separazione personale


Fino al 1970 si poteva ottenere solo la separazione legale.
Esiste anche la separazione personale: separazione a domanda di uno dei coniugi anche senza la necessità di provare colpe
dell’altro.
Nel 2015 si è introdotto il divorzio breve, accorciando il termine della separazione a 12 mesi.
Separazione di fatto avviene quando senza alcuna procedura i due coniugi vivono separatamente:
a) Se uno dei due coniugi senza consenso dell’altro se ne va dalla casa e rifiuta di tornare, si sospendono i doveri di
assistenza morale e materiale (allontanamento ingiustificato); quando è una reazione alla violazione dei doveri però
è giustificata.
b) E’ equiparata alla separazione legale in qualche aspetto (EX: locazione).
Di separazione personale in senso proprio si parla quando il giudice pronuncia la separazione (separazione legale).
Separazione consensuale o giudiziale, frutto di un atto di giurisdizione volontario o contenzioso.
Separazione consensuale: richiede un accordo dei coniugi, che regoli anche i rapporti patrimoniali e l’affidamento dei figli.

Il giudice deve inoltre controllare che i contenuti dell’accordo non siano contrari all’interesse dei figli e del coniuge più
debole (decreto di omologazione poi rende efficace l’accordo e lo stato di separazione).
NB: può anche rifiutare l’omologazione e aspettare un nuovo accordo.
Esiste anche la possibilità di una negoziazione volontaria assistita da un avvocato.

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C’è anche la possibilità di un accordo attraverso separate dichiarazione dei coniugi rese innanzi al sindaco (purché non vi
siano figli non autosufficienti e non si debbano concludere patti di trasferimento patrimoniale).
Il sindaco stende l’accordo. In caso non fosse una modificazione ma fosse l’accordo di separazione, il sindaco invita le parti
a confermare.
Separazione giudiziale: quando le parti non riescono ad accordarsi; quando si verificano fatti tali da rendere intollerabile la
prosecuzione della convivenza o da recare grave pregiudizio all’educazione della prole.
Il vincolo matrimoniale NON si scioglie con la separazione legale, ma il rapporto viene modificato e ridotto al minimo:
a) Cessa l’obbligo di convivenza, di assistenza morale e materiale.
b) Si attenua il dovere di fedeltà (si limita all’obbligo di non offendere).
c) La moglie conserva il cognome del marito, ma il giudice può autorizzarla a non farne uso.
d) Si scioglie se sussisteva la comunione legale.
e) Il coniuge che non ha mezzi o capacità concrete di lavoro sufficienti può chiedere che il giudice stabilisca a carico
dell’altro un assegno di mantenimento o un’assegnazione una tantum.
f) I coniugi conservano reciprocamente i diritti successori.
Se la separazione è addebitata ad uno dei coniugi in ragione del suo comportamento contrario ai doveri del matrimonio:
- Non può chiedere il mantenimento ma solo un assegno alimentare se è in stato di bisogno.
- Perde i diritti successori (assegno alimentare a carico dell’eredità).
NB: ci possono anche essere gli estremi per un illecito civile in caso di violazione degli obblighi patrimoniali, che può dar
luogo al risarcimento dei danni.
Effetti suoi figli: anzitutto si sancisce il diritto del minore di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno
dei genitori e riceva cura, educazione ed istruzione da entrambi.
Criteri:
- I provvedimenti relativi ai figli vanno assunti con esclusivo riferimento al loro interesse morale e materiale
(autonomia dei genitori).
- Il giudice deve ascoltare il minore che abbia compiuto 12 anni, o anche meno ove capace di discernimento.
- Si predilige l’affidamento condiviso, determinando i tempi e le modalità della loro presenza presso ciascun genitore.
Comunque il giudice può disporre l’affidamento esclusivo, in quanto si ritiene di essere nell’interesse del minore.
Le decisioni di ordinaria amministrazione sono prese singolarmente, quelle straordinarie da entrambi.
Il dovere di mantenimento grava su entrambi i coniugi in modo proporzionale stabilito dal giudice.
In caso di figli maggiorenni non dipendenti economicamente il giudice può disporre un pagamento di un assegno in loro
favore.
NB: in caso di handicap grave si applicano le norme dei minori.
I genitori possono chiedere in ogni momento la revisione delle disposizioni.
Casa famigliare: è attribuita tenendo prioritariamente conto dell’interesse dei figli, l’assegnazione può però influire
sull’assegno di mantenimento.
Questo diritto viene meno quando cessi di abitarci, quando conviva more uxorio e quando contragga nuovo matrimonio.
Il provvedimento di assegnazione e revoca sono trascrivibili per opponibilità.
NB: in caso di mutamento della residenza o del domicilio se interferisce con le modalità di affidamento.
Questo stato di separazione dura finché o non si divorzia o non avviene la riconciliazione (può essere anche tacita), nel quale
i coniugi tornano a vivere come marito e moglie.

Scioglimento del matrimonio: il divorzio


Si può sciogliere anche per morte dei coniugi, attribuendo diritti successori e altri al coniuge.
Divorzio: vincolo coniugale viene meno e libera i coniugi dal loro legame.
Fondamento del divorzio: il giudice lo pronuncia quando accerta che la comunione spirituale o materiale tra i coniugi non
può essere mantenuta o ricostituita per l’esistenza di una delle cause previste dall’art. 3 (rottura irreversibile).
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Cause:
- Sentenza di separazione fra i coniugi, o separazione consensuale omologata.
Adesso il termine è di 6 mesi consensuale e 12 mesi giudiziale, dalla data di comparizione dei coniugi al tribunale o
dalla data certificata nell’accordo di separazione concluso con avvocati o pubblico ufficiale.
- Cause penali o connesse a fatti penalmente rilevanti:
a) Sentenze di condanna penale (ergastolo o superiore a 15 anni, connessi a prostituzione, a particolari delitti, contro
uno della famiglia o incesto).
b) Assoluzione per infermità di mente da uno dei delitti sopra.
c) Estinzione del reato per i delitti sopra o per difetto di pubblico scandalo dal delitto di incesto.
- Altre cause civili:
a) Annullamento o scioglimento ottenuto all’estero, oppure nuovo matrimonio contratto all’estero.
b) Non consumazione del matrimonio.
c) Rettificazione di sesso.
Simile al divorzio consensuale: i coniugi possono proporre una domanda congiunta di divorzio, con le condizioni inerenti
la prole e i rapporti economici; il tribunale sente i coniugi, controlla i presupposti di legge e l’interesse dei figli, poi pronuncia
il divorzio (tuttavia qui è il giudice a stabilire i provvedimenti tenendo conto dell’accordo, a differenza della separazione).
NB: disponendo riguardo l’assegno si può tenere conto delle ragioni della decisione, ma non esiste l’addebito come nella
separazione.
Nel 2014 è stata introdotta la possibilità di negoziazione assistita da avvocato con la possibilità di concludere l’accordo di
scioglimento davanti al sindaco, quando sia già stata pronunciata la sentenza di separazione.
Effetti: la donna perde il cognome del marito, anche se può essere autorizzata ad usalo dal tribunale (per interesse suo o dei
figli).
Rapporti patrimoniali: si perde il diritto successorio.
Diritti patrimoniali del divorziato:
a) Tenuto conto delle ragioni del divorzio e delle condizioni economiche, il giudice può disporre un assegno periodico,
che può essere sostituito da una somma in unica corresponsione (con criterio di adeguamento automatico).
b) Dopo la morte, l’assegno può essere confermato a carico dell’eredità.
c) In caso di morte dell’ex-coniuge, il titolare dell’assegno di mantenimento (se non si è sposato) ha diritto alla
pensione di riversibilità e anche ad una parte del TFR.
Le norme per i figli sono quelli già dette sopra.

Filiazione, stato di figlio


Filiazione: rapporto giuridico tra genitore e figlio, nucleo degli status di figlio e di genitore.
Un tempo si distingueva tra legittima (nel matrimonio) e naturale (fuori dal matrimonio), adesso sono la stessa cosa.
Tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico, quindi si disciplinano in modo unitario e indifferenziato i loro diritti.
Norme:
a) Il figlio ha il diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori.
b) Ha diritto di crescere in famiglia e mantenere rapporti significativi con i parenti.
c) Il figlio che abbia 12 anni ed età inferiore ma capace di discernere deve essere ascoltato in tutte le questioni e le
procedure che lo riguardano.
d) Il figlio deve rispettare i genitori e contribuire in relazione alle proprie capacità al mantenimento della famiglia,
finché vive con essa.
Il riconoscimento produce effetti riguardo al genitore da cui fu fatto e riguardo ai parenti di esso.
Lo stato di figlio si riconosce con l’allegazione di un atto di nascita (titolo dello stato di figlio).
Si provvede a dichiarare la nascita entro 10 giorni presso il comune del parto, o entro 3 giorni presso la direzione sanitaria
dell’ospedale/casa di cura; l’ufficiale di stato redige l’atto di nascita.
La maternità è accertata nell’attestazione, salvo il non voler essere nominata.

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La paternità dipende dal fatto che la donna sia coniugata o nubile:


- Coniugata: presunzione legale che attribuisce paternità al marito.
- Nubile: dichiarazione del padre o accertamento giudiziale.
Il solo fatto della procreazione non è in sé e per sé sufficiente a determinare la costituzione di un rapporto giuridico di
filiazione e di uno stato di figlio.
Effetti del fatto:
a) La parentela è da sé rilevante per quanto riguarda gli impedimenti al matrimonio e la sussistenza di un incesto.
b) Fa nascere un obbligo di non lasciare il figlio in stato di materiale abbandono.
Possesso di stato: situazione di fatto che fa ritenere l’esistenza di un rapporto di filiazione.
Caratteristiche:
- Il genitore abbia trattato la persona come figlio con mantenimento, istruzione ed educazione (tractatus).
- Considerato socialmente come figlio (nomen).
- Riconosciuto in detta qualità dalla famiglia (fama).
Lo stato non può essere oggetto di contestazione, se non attraverso tipiche azioni di stato che servono a reclamare ciò che
gli è attribuito o contestare lo stato:
1. Reclamo: per reclamare uno stato di figlio nato nel matrimonio da parte di chi risulti figlio di ignoti; per reclamare
uno stato di figlio nato nel matrimonio secondo le regole che governano la presunzione di paternità, da parte di chi
è stato riconosciuto come figlio nato fuori dal matrimonio; per reclamare un diverso stato di figlio quando il
precedente è stato rimosso.
2. Contestazione dello stato di figlio.
Entrambe possono essere esercitate nei casi di supposizione di parto o di sostituzione di neonato.
NB: la prova della filiazione è completamente libera.

Procreazione assistita
Consente di avviare una gravidanza indipendentemente da un rapporto sessuale.
Omologa: si usano i gameti di una coppia richiedente.
Eterologa: gamete di un soggetto esterno alla coppia.
Sia con embrione in utero che in vitro (comporta il dover conservare embrioni umani congelati ed eventualmente in
distruggerli).
Linee originali (poi abrogate):
- Riservato a coppie coniugate o conviventi, maggiorenni in età potenzialmente fertile, entrambe viventi (questa
rimane in vigore).
- Ammessa solo a coppie infertili come rimedio all’infertilità e in subordine ad altri rimedi medici possibili.
- A tutela dell’embrione, vietava la crioconservazione e la soppressione (al massimo 3 embrioni alla volta).
- Vietata la conservazione eterologa.
Oggi:
- Limite alla formazione degli embrioni in vitro e alla crioconservazione (rimesso alla valutazione medica); era ritenuto
anticostituzionale poiché imponeva trattamenti uguali a situazioni diverse.
- Diritto a ottenere la diagnosi pre-impianto sull’embrione già formato: in caso di rischio di malattie genetiche.
- Non vi è più l’esclusione per le coppie fertili, ad esempio nel caso di portatrici di malattie genetiche trasmissibili.
- E’ possibile la conservazione eterologa.
Lo stato dei figli segue i criteri comuni, ci sono però differenze riguardo le azioni di stato.

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Filiazione nel matrimonio


Due presunzioni legali: presunzione di concepimento durante il matrimonio e la conseguente presunzione di paternità.
Non c’è quindi bisogno di riconoscere il figlio che nasce nel matrimonio, avviene in automatico.
Si è però ritoccato il sistema:
a) Il marito è il padre del figlio concepito o nato durante il matrimonio.
b) Si presume concepito il figlio nato quando non sono ancora trascorsi 100 giorni dalla data dell’annullamento, dello
scioglimento, della cessione del matrimonio.
La stessa cosa vale per i casi di separazione, divorzio e annullamento, la fine della presunzione si anticipa alla data della
prima comparizione dei coniugi davanti al giudice.
Il figlio nato oltre può comunque reclamare lo stato di figlio.
Disconoscimento della paternità: la presunzione di paternità è suscettibile di prova contraria, chi esercita l’azione è ammesso
a provare che non sussiste rapporto di filiazione tra il figlio e il presunto padre.
NB: la sola dichiarazione della madre non esclude la paternità.
La moglie può tuttavia riconoscere il figlio come nato fuori dal matrimonio ed evitare la formazione dello stato di figlio nato
nel matrimonio.
Fecondazione eterologa: il coniuge o il convivente che ha dato il consenso NON può esercitare l’azione di disconoscimento
della paternità.
Regole:
a) Il marito non può disconoscere il figlio nato da PMA.
b) La madre non può rifiutarsi di essere nominata nella attestazione.
c) Il donatore di gameti non acquisisce alcuna relazione giuridica parentale con il nato e non può far valere alcun
diritto.
Il diritto di conoscere la propria identità genetica, si rifanno per analogia a quelle dell’adozione legittimante.
Legittimazione ad agire e termini: il marito entro un anno dalla nascita o dalla notizia (di adulterio ad esempio); il figlio
entro un anno dalla maggiore età o dall’avvenuta conoscenza dei fatti; la madre entro sei mesi dalla nascita del figlio o notizia
d’impotenza del marito.
NB: se sono padre o madre l’azione deve essere entro 5 anni dal giorno di nascita, a favore della certezza e stabilità dello stato
di figlio.

Filiazione fuori dal matrimonio


Nel caso di filiazione fuori dal matrimonio, un pieno rapporto giuridico di filiazione si costituisce solo per effetto di atto
volontario del genitore (atto di riconoscimento) o di accertamento ad opera del giudice (dichiarazione giudiziale di paternità
o maternità).
NB: la maternità può risultare senza espressa dichiarazione della madre.
Il fatto della procreazione ha comunque rilevanza giuridica: è fonte di responsabilità per i genitori (penale e civile) e di
reciproci diritti del figlio.
Riconoscimento: dichiarazione di scienza, è un atto unilaterale ma può essere fatto anche congiuntamente; è personalissimo,
puro e irrevocabile. Sulla base della dichiarazione si forma l’atto di nascita.
Riconoscimento inammissibile: quando è in contrasto con lo stato di figlio nato nel matrimonio; in questo caso bisogna far
cadere lo stato giuridico esistente esercitando le azioni di stato a ciò dirette.
Ovvero se è già contenuto il nome di padre e madre, non si può trascrivere il nuovo riconoscimento senza aver rimosso il
precedente (anche per figlio nato fuori dal matrimonio).

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Riconoscimento dei figli da incesto: una volta era vietato, adesso è subordinato all’autorizzazione del giudice, che valuta
nell’interesse del figlio.
Capacità: bisogna aver compiuto 16 per riconoscere il figlio, si tratta di una capacità giuridica speciale (in quanto condiziona
non solo l’atto, ma la possibilità di essere portatori di diritti e doveri).
NB: anche a meno di 16 anni dal 2012, ma valuta il giudice.
Il riconoscimento è un atto unilaterale, tuttavia se ha più di 14 anni il figlio, deve darne il consenso lui stesso.
Se ne ha di meno, è necessario il consenso del genitore che lo abbia riconosciuto per primo. Ma il consenso non può essere
rifiutato se risponde all’interesse del figlio (si va dal giudice e si valuta un’opposizione palesemente fondata o meno, lui
prenderà i provvedimenti necessari).
NB: si può riconoscere anche un nascituro, al concepimento.
Forma, il riconoscimento può avvenire:
a) Nell’atto di nascita (dichiarazione accolta dall’ufficiale di stato).
b) Con dichiarazione apposita (ricevuta dall’ufficiale di stato, dal giudice o notaio).
c) Con testamento.
Nel primo caso è un atto pubblico; nell’ultimo può essere una scrittura olografa privata.
Gli effetti del riconoscimento si eliminano con l’impugnazione, prevista per:
a) Difetto di veridicità (contrasto oggettivo con la verità dei fatti, legittimazione assoluta).
b) Violenza morale (relativa).
c) Interdizione giudiziale (relativa).
Dichiarazione giudiziale di paternità o maternità: strumento per riconoscere i diritti al figlio, anche nel caso in cui il
genitore sia morto, vi è comunque un limite alla ricerca della paternità.
Lo stato del figlio nato fuori del matrimonio è il solito, in quanto tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico.
NB: se il genitore è però sposato e questo nasce fuori del matrimonio, non può essere immesso nella casa familiare, se non
con autorizzazione del giudice con il consenso dell’altro coniuge e dei figli maggiori di 16 anni (ascoltati i 12enni e capaci di
discernere).
Responsabilità genitoriale:
a) Il genitore che ha riconosciuto il figlio ne è investito.
b) Se entrambi i genitori riconoscono il figlio a entrambi spetta l’esercizio di tale responsabilità.
c) Se uno dei genitori fosse escluso dal giudice da tale esercizio, egli conserva un potere di vigilare sull’educazione,
istruzione e condizioni del figlio.
Cognome: il figlio assume il nome del padre in caso di riconoscimento congiunto, in caso di riconoscimento separato assume
il cognome di chi lo ha riconosciuto per primo; se però fosse stato riconosciuto prima dalla madre, il figlio se vorrà potrà
assumere quello del padre.
Nei casi in cui non può proporsi l’azione per la dichiarazione giudiziale, si apre il problema della tutela del minore dal punto
di vista del suo diritto fondamentale, egli può agire in giudizio per ottenere – senza costituire uno status di filiazione – che
il genitore provveda al mantenimento.

Adozione
Adozione: si parla di filiazione civile.
Adozione dei minorenni: riguarda i minori che sono dichiarati in stato di adottabilità dal tribunale dei minori perché sono
in stato di abbandono.
Di regola gli adottanti possono essere due coniugi con criteri di stabilità (matrimonio da tre anni e non separati); chi non
abbia questa anzianità può dimostrare la stabilità del legame con la convivenza; il single può adottare solo in casi particolari.
Gli adottanti devono essere effettivamente idonei e capaci di educare, istruire e mantenere i minori.
La differenza d’età minima tra adottati ed adottanti è 18 anni, la massima 45. Tuttavia tale norma è derogabile, quando la
mancata adozione causerebbe un danno grave e non evitabile al minore.

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Il limite è superabile se:


- Il limite sia superato solo da uno per un massimo di 10 anni.
- Hanno già figli naturali o adottivi di cui almeno uno minorenne.
- Quando riguarda l’adozione di un fratello o una sorella di minore già adottato.
Il minore che ha più di 14 anni non può essere adottato se non dà il proprio consenso.
Ma anche quelli con capacità di discernimento devono comunque essere sentiti dal giudice.
Questa forma d’adozione rescinde completamente i legami con la famiglia d’origine: il minore acquista lo stato di figlio
legittimo degli adottanti ed è inserito nella famiglia (adozione legittimante).
Affidamento: situazione rivolta a regolare e risolvere la situazione di un minore che sia temporaneamente privo di un
ambiente familiare idoneo.
NB: vi è la forma particolare di affidamento preadottivo, per valutare se la convivenza con l’adottando sia positiva.
Adozione di maggiorenni: non ha lo scopo di dare una famiglia, ma di dare una discendenza all’adottante. I legami con la
famiglia d’origine non vengono recisi.
Non si instaura nessun rapporto con la famiglia dell’adottante, ma si instaura verso l’adottante un rapporto di filiazione
legittimo; i suoi diritti verso la famiglia di sangue permangono.
Il cognome dell’adottante deve essere anteposto al proprio.
Richiede il consenso dell’adottando, dei genitori dell’adottando, de coniugi di entrambi.
L’età minima di differenza è 18 anni, è la minima età dell’adottante è 36.
NB: è vietata l’adozione dei figli nati fuori del matrimonio (esiste l’atto di riconoscimento).
Adozione in casi particolari: ipotesi in cui non si verificano i presupposti indicati; l’adozione si in questi casi è consentita
anche da chi non è coniugato, sono infatti considerate tecniche alternative, subordinate, che servono a realizzare la finalità
primaria dell’adozione.
Fino al 2012 gli effetti dell’adozione particolare erano quelli dell’adozione di maggiorenni, poi adesso è uguale a quella del
minorenne, anche se resta limitato al rapporto verticale con l’adottante l’effetto di adozione del maggiorenne in casi
particolari.
Garanzie processuali: il minore, i suoi genitori e i parenti entro il 4° grado con un rapporto significativo devono essere
invitati a nominare un difensore.
Il minore deve essere informato sulla sua condizione adottiva da parte dei genitori, l’identità dei genitori biologici può essere
conosciuta dall’adottato solo dopo che ha compiuto 25 anni (o malattie o autorizzazione del tribunale).
Adozione internazionale: soluzioni non sempre limpide nel terzo mondo, che dava il via ad un mercato delle adozioni.
Vi sono dei requisiti previsti, quando vengono dichiarati idonei vi è un ente autorizzato che si occupa di curare la procedura
di adozione. Deve essere comunque dichiarato lo stato di abbandono del minore nel paese di origine
L’adozione pronunciata all’estero ha gli effetti dell’adozione dei minori.

Famiglia di fatto
Se ne parla per indicare in che limiti una convivenza di tipo coniugale tra uomo e donna non uniti in matrimonio possa far
nascere tra loro relazioni giuridiche.
EX: muore uno dei due e l’altro dipendeva economicamente, la pensione di reversibilità, la successione nel contratto di
locazione.
Nel caso ci siano figli essi sono protetti come se si trattasse di crisi del matrimonio.
Tra le formazioni sociali si può comprendere la famiglia di fatto, che è fonte di doveri morali e sociali di ciascun convivente
nei confronti dell’altro (obbligazioni naturali).
Nascono dunque delle legittime aspettative, come il diritto al risarcimento del danno per la morte del compagno; vi è anche
la successione nel contratto di locazione.
Lo stesso nella protezione del malato emerge un ruolo simile a riconoscere il convivente di fatto.

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Alimenti
Espressione di solidarietà legata a rapporto di parentela o gratitudine, è un particolare obbligo.
Il primo obbligato è il donatario, nei limiti di quanto ricevuto (eccetto donazione obnuziale e remuneratoria).
Dopo il donatario sono obbligati, oltre al coniuge, i più stretti parenti e affini, secondo un ordine (che permette a quelli più
in basso di rifiutare se uno degli obbligati più in alto è in condizione di somministrarli).
Stato di bisogno: presupposto dell’obbligo, significa non essere in grado di provvedere al proprio mantenimento. La misura
degli alimenti dipende dalla gravità dello stato di bisogno.
Distinzione tra alimenti e mantenimento in entrambi i casi è somministrazione di quanto necessario per i bisogni della vita,
però negli alimenti si considerano i bisogni essenziali.
I genitori ad esempio sono tenuti a mantenere i figli fino alla maggiore età e oltre, come fino al termine degli studi se li hanno
avviati a un corso di studi che non consente loro di mantenersi dopo la maggiore età.
Anche il coniuge che non ha mezzi sufficienti può chiedere l’assegno di mantenimento, se però la separazione gli è
addebitata, ha diritto solo agli alimenti.

Intervento del giudice nella famiglia (cenni)


Fuori dalle ipotesi di rottura dell’unità familiare e in campo civile:
a) In caso di disaccordo tra i coniugi sull’indirizzo della vita familiare.
b) In caso di disaccordo tra genitori su decisioni educative.
c) In caso di condotta pregiudizievole verso la prole di uno o entrambi i genitori nell’esercizio della loro responsabilità
genitoriale.
d) In caso di minore temporaneamente privo di adeguato ambiente familiare o di minore in stato di abbandono.
Ordini di protezione degli abusi familiari: ampia possibilità d’intervento del giudice, che riguarda le relazioni nel suo
complesso; ordinando la cessazione del comportamento, allontanando chi commette abuso etc.

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Capitolo 45:
Le Successioni a Causa
di Morte

Effetti della morte, la successione


Quando una persona muore, viene meno il titolare di un universo di diritti e obblighi.
Vi sono rapporti che si estinguono, che non si trasmettono, la cui cura è rimessa ai discendenti.
Principi fondamentali della successione:
- Libertà testamentaria: ognuno ha il potere di stabilire la sorte dei propri beni per il tempo in cui avrà cessato di
vivere.
- Trasmissione familiare della ricchezza: in mancanza di testamento vi è un sistema di successione legittima tra i
parenti (fino al 6° grado), secondo un criterio base secondo cui il più prossimo esclude i più lontani.
Anche contro la volontà testamentaria, una quota dei beni è riservata ad alcuni stretti congiunti (detti legittimari).
Successioni anomale: ci sono cespiti patrimoniali con regole speciali di attribuzione, come le indennità di fine rapporto
(devolute ai superstiti con regole particolari); come la successione nell’affitto o nella locazione.
Divieto dei patti successori: al di fuori di testamento, accettazioni o rinunzia, non sono consentite scelte private (essendo
materia di ordine pubblico).
Il patto successorio è vietato, e come tale nullo:
a) Qualsiasi convenzione con cui una persona dispone della propria successione (impegnandosi a dare qualcosa a
qualcuno, escludere qualcun altro etc.).
b) Qualsiasi atto con cui un soggetto dispone dei diritti che gli potranno spettare in una futura successione altrui.
Deroga al divieto: solo nel caso in cui (patto di famiglia) si parli del trasferimento relativo ad un’impresa famigliare o le
partecipazioni societarie di cui l’imprenditore sia titolare, tra uno o più discendenti; deve essere un atto pubblico, e devono
partecipare il coniuge e i legittimari.

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Oggetto della successione: eredità e legato


Oggetto della successione è la totalità dei rapporti trasmissibili, attivi e passivi, cui una persona è titolare al momento della
morte (i rapporti si indicano con asse ereditario).
Vengono considerati un’universalità di diritto.
La successione nell’eredità è successione a titolo universale: erede è colui che succede al defunto nella totalità dei rapporti o
in una quota matematica del tutto.
Si verifica anche la confusione dei patrimoni (dei debiti del defunto dovrà rispondere con tutti i suoi beni).
E’ possibile che singoli beni del defunto vengano staccati dall’eredità e assoggettati a una successione a titolo particolare. Ciò
avviene nel legato: attribuzione fatta per testamento di un bene determinato o di una quantità di beni fungibili.
NB: legato ex lege, in caso sia assegnato dalla legge.

Apertura della successione, delazione, vocazione


Apertura della successione: avviene con la morte, prendono vigore le norme che regolano la successione.
Vocazione all’eredità: si parla di un titolo a succedere per i soggetti indicati come eredi dalla legge o dal testamento.
Delazione dell’eredità: l’apertura della successione rende efficace la vocazione, e vengono chiamati all’eredità, quindi gli si
devolve, offre l’eredità; delazione è quindi l’acquisto del diritto di accettare.
Il chiamato all’eredità ha il potere di compiere atti conservativi, di vigilanza e di amministrazione temporanea dell’eredità,
e di esercitare azioni possessorie.

Titoli di successione
Legge e testamento sono titoli del diritto e fonti di disciplina.
Successione legittima (regolata dalla legge, si fa luogo solo quando manca in tutto o in parte il testamento): successori
legittimi sono quei soggetti che hanno titolo a succedere in base a una delle norme che regolano la successione legittima (nei
casi detti tra parentesi).
Vi è un rapporto di subordinazione tra questa successione e quella testamentaria, hanno valore di norme suppletive.
Successione testamentaria: successione regolata dal testamento, atto revocabile con il quale taluno dispone per il tempo in
cui avrà cessato di vivere, di tutte le proprie sostante o di parte di esse.
Diseredazione: è possibile fare un testamento che abbia per contenuto solo l’esclusione di un successore legittimo? Si, si può
escludere interamente qualcuno, il testamento è valido.
NB: si fanno comunque salvi i diritti dei legittimari, che sono alcuni stretti congiunti (coniuge, figli e ascendenti), ai quali la
legge riserva una quota della ricchezza del defunto (al netto dei debiti). Si parla di successione nella legittima o necessaria.

Capacità di succedere e indegnità


Il chiamato deve essere capace di succedere nell’eredità o nel legato.
Capacità giuridica sono capacità a succedere e di ricevere testamento; capacità d’agire è la capacità di accettare l’eredità.
Il nascituro ha capacità di succedere. Sono capaci di succedere tutti coloro che sono nati o concepiti al momento dell’apertura
della successione (già concepito per presunzione chi sia nato entro 300 giorni dalla morte). Quindi la successione viene
regolata come se egli fosse già nato.

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NB: nel caso di vocazione testamentaria è valida anche l’istituzione di un erede o il lascito di un legato a favore di un
beneficiario non ancora concepito, purché figlio di una persona determinata, vivente al tempo della morte del testatore.
Incompatibilità: il tutore, il notaio che ha ricevuto il testamento, i testimoni, il redattore di un testamento segreto, non
possono ricevere da un determinato testatore o addirittura in base a un determinato testamento.
Indegnità: colpisce l’erede e il legatario che abbiano compiuto azioni particolarmente gravi contro il defunto, come l’attentato
alla vita, una denuncia calunniosa, raggiri sulla volontà testamentaria.
Causa una rimozione dalla successione, può essere riammessa solo se la persona lo riabilita espressamente con atto pubblico.

Vocazione legittima
Categorie di successibili: coniuge, discendenti, ascendenti, collaterali, altri parenti, stato.
Non vi è più una qualifica distinta tra figli legittimi o naturali.
Ordine di devoluzione:
- Successione dei parenti: la posizione più favorita è quella dei figli (inclusi quelli adottivi nel caso di adozione di
minore età) con cui concorre il coniuge.
I figli non riconoscibili sono esclusi dall’eredità, quindi la chiamata all’eredità è presupposta al riconoscimento; essi
però hanno diritto ad un vitalizio, pari alla rendita della quota cui avrebbero diritto.
- Successione del coniuge: basta da sola (in mancanza dei figli) a escludere tutti i parenti collaterali oltre il secondo
grado, il coniuge quindi concorre con i fratelli e gli ascendenti. Il coniuge ha SEMPRE diritto a una quota di eredità
e ha il diritto di abitazione della casa, nonché uso dei mobili.
Il coniuge separato senza addebito conserva i diritti successori (che perde solo con la sentenza di divorzio), con
addebito ha diritto ad un assegno vitalizio in caso avesse già ottenuto gli alimenti.
Il coniuge divorziato (escluso dalla successione) può ricevere un assegno a carico dell’eredità se aveva già ottenuto
un assegno alimentare, deve essere in stato di bisogno e non sposato.
- Successione di fratelli e sorelle: concorrono con il coniuge e con i genitori e gli ascendenti. La presenza di fratelli e
sorelle esclude tutti gli altri collaterali.
Germani (figli di stessi genitori) e unilaterali (un genitore in comune), i secondi hanno diritto alla metà dei primi.
- Successioni dei parenti collaterali dal terzo al sesto grado: succedono solo in mancanza di figli, genitori, ascendenti,
coniuge e fratelli.
- Successione dello stato: se non ci sono nemmeno parenti fino al sesto grado e non c’è testamento, l’eredità è devoluta
allo stato, che è erede del tutto e acquista senza bisogno di accettazione, inoltre non risponde dei debiti ereditari
oltre il valore dei beni acquistati.

Vocazione testamentaria
Testamento: atto revocabile con il quale taluno dispone per il tempo in cui avrà cessato di vivere di tutte le proprie sostanze
o di parte di esse.
E’ dunque un atto a contenuto patrimoniale.
Le disposizioni tipiche sono l’istituzione di erede, il legato e il modo o l’onere. Sono il contenuto tipico del testamento.
Erede: intento di designare una persona come proprio successore (destinato non a raccogliere un solo lascito) che sostituisca
il testatore come titolare del patrimonio (per l’intero o quota).
L’istituzione di erede può risultare con un consapevole uso del termine o da espressione diversi (EX: lascito della totalità dei
beni o di quote indicati con frazioni o percentuali).
Può anche risultare dal lascito di determinati beni indicati per categorie o singolarmente.
Legato: lascito testamentario di un singolo cespite patrimoniale.
Tipi:

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- Legato di specie: ha per oggetto la proprietà della cosa determinata o un altro diritto (credito) esistente nel
patrimonio del testatore. L’effetto è la successione nella titolarità del diritto, mentre a carico dell’erede sorge un
obbligo di consegna della cosa.
- Legato di genere: ha per oggetto una somma di denaro o una quantità di cose fungibili, esistenti o non esistenti nel
patrimonio del testatore. Sorge un debito a carico dell’onerato e un credito in capo al legatario.
- Legato di diritti reali limitati: effetto derivativo costitutivo.
- Legato di debito: libera il legatario da un debito nei confronti del testatore.
- Legato di alimenti: simile al legato ex-lege del separato per colpa/divorziato.
Categorie:
- Sublegato: legato a carico di un legatario.
- Prelegato: quando il legato è disposto a uno degli eredi, si detrae l’asse e poi si ridivide a carico di tutti gli eredi.
NB: il legato può essere anche a carico di un solo erede, di più eredi o di tutti.
Gli eredi rispondono dei legati anche oltre il valore dell’asse ereditario, a meno che non abbiano accettato l’eredità con
beneficio d’inventario (salvo caso di scoperta successiva all’accettazione dell’eredità).
Il beneficiario di un legato non risponde dei debiti del defunto.
Onere o modo: obbligo imposto al beneficiario di una liberalità, che limita la disposizione liberale. Può trattarsi di un obbligo
di fare o di dare, come donare in beneficienza, o imporre agli eredi di fare determinate cose.
Rispetto alla condizione, il modus obbliga ma non sospende l’attribuzione principale, mentre la condizione si.
Il legato sopporta sia la condizione sia il termine (iniziale o finale), mentre l’istituzione di erede può essere sottoposto a
condizione sospensiva o risolutiva, ma non a termine.
Se vi è una condizione illecita, e si suppone che questa sia stata l’unico motivo che ha indotto a disporre, è causa di nullità
della disposizione; altrimenti si considerano semplicemente non apposte.
Contenuto atipico: si possono regolare anche interessi non patrimoniali, come vietare di pubblicare scritti (diritto morale
d’autore) o riconoscere un figlio.
Il testamento è sempre revocabile, ma il riconoscimento di un figlio contenuto in un testamento rimane efficace anche se il
testamento è revocato.

Testamento come atto di ultima volontà


Il legislatore si preoccupa di assicurare la funzione di atto di ultima volontà, deve manifestare una decisione che il defunto
ha mantenuto e voluto fino alla fine.
Atto revocabile: fino all’ultimo il testatore può pentirsi delle sue disposizioni e farle cadere o sostituirle.
La revoca può essere espressa o tacita. Espressa può essere contenuta in un testamento successivo o in un atto ricevuto da
notaio in presenza di due testimoni; tacita se risulta incompatibile con il testamento successivo, anche la distruzione del
testamento olografo o il ritiro del testamento segreto.
La successione può anche essere regolata da più testamenti (e in più anche dalla legge).
Revoca di diritto nel caso di sopravvenienza di figli: casi in cui nasca uno dei figli della persona al tempo del testamento
oppure in cui riconosce un figlio dopo aver fatto testamento (anche se era stato solo concepito).
Atto unipersonale: non è legata a decisioni di più persone, infatti non sono ammessi i testamenti congiuntivi e i testamenti
reciproci.
Ci sono diversi requisiti essenziali dell’atto testamentario.
Il minore d’età e l’interdetto per infermità sono legalmente incapaci di testare.
Inabilitato, amministrazione di sostegno e interdetto legale sono legalmente capaci di testare.
NB: è incapace di testare chiunque si trovi in condizioni di incapacità di intendere o di volere nel momento in cui fa
testamento.
Forma:

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- Testamento olografo: forma più semplice, atto scritto di pugno dal testatore, datato e sottoscritto; può essere
qualunque cosa purché contenga la volontà di disporre.
Ha il vantaggio che ne è a conoscenza solo il testatore, solo che può essere distrutto o contestato.
- Testamento pubblico: redatto dal notaio che riceve le dichiarazioni del testatore davanti a due testimoni, le rilegge,
sottoscrive insieme con testatore e testimoni. E’ conservata nell’archivio notarile una copia.
- Testamento segreto: scritto dal testatore, sottoscritto e consegnato in busta sigillata, dal testatore in persona, davanti
a due testimoni e al notaio.
Il testamento segreto ritirato dal testatore conserva validità se ha requisiti del testamento olografo, altrimenti
equivale a revoca.
NB: testamento segreto e olografo non possono essere eseguiti finché non ne è stata effettuata la pubblicazione davanti a un
notaio.
Testamento internazionale: per iscritto alla presenza di una persona abilitata (notaio o agente diplomatico, consolare), deve
sottoscriverlo alla presenza dei testimoni e redigere un attestato nel quale certifica che sono stati rispettati i requisiti prescritti
dalla legge uniforme.
Testamento speciale: sono ammessi in caso di malattie contagiose, calamità pubbliche, infortuni, durante viaggio, da parte
di militari o forze armate al tempo di guerra.
Sindaco, giudice, ministro del culto, comandante, ufficiali sono competenti a raccogliere e redigere le volontà testamentarie.
Requisito della volontà: va considerato con riguardo alle singole disposizioni testamentarie e controllarne i vizi; tuttavia la
disciplina dei vizi è diversa.
Nullità: difetto di forma (in caso sia segreto si può convertire formalmente in olografo).
Un testamento nullo può essere spontaneamente eseguito, mentre uno inesistente no.
Può essere nullo anche per illiceità: motivo illecito, condizione illecita, onere illecito. Il motivo illecito rende nullo il
testamento se è la sola cosa che ha determinato il testatore a disporre.
Fiducia testamentaria: il testatore nomina erede o legatario A che si impegna verso di lui a ritrasferire i beni a B. Il patto è
nullo poiché ricade tra i patti successori.
Annullabilità: incapacità legale, naturale.
Vizi del volere: sono tutti e tre previsti come cause di annullamento delle disposizioni testamentarie che ne risultino viziate.

Tipi:
- Errore sulla formazione della volontà: errore sui motivi è causa di annullamento, l’errore ostativo invece può tenere
conto dell’effettiva volontà erroneamente manifestata (se si può risalire in modo non equivoco).
- Violenza: è prevista ma non definita, si riguarda alle norme del contratto.
- Dolo: rispetto al dolo contrattuale assume implicazioni maggiori, gli interpreti danno rilevanza al comportamento
di chi si adoperi per guidare la volontà del testatore (captazione).
L’annullabilità è assoluta, può essere esperita l’azione da chiunque vi abbia legittimo interesse.
Preclusione dell’azione di nullità: chi abbia confermato o dato spontaneamente esecuzione a una disposizione testamentaria
nulla, conoscendo la causa di nullità, non può più far valere l’invalidità.
Nel testamento pubblico eseguibilità ed efficacia coincidono con l’apertura della successione.
Nel testamento olografo e nel segreto, l’eseguibilità è subordinata alla pubblicazione da parte di un notaio.
Esecutore testamentario: quando il testatore provvede a nominare una persona il cui compito è di curare che siano
esattamente attuate le ultime volontà.

Diritti dei legittimari


Rigida difesa quando si parla dell’interesse del gruppo familiare ristretto (coniuge, figli, e in mancanza di figli ascendenti).
La legge riserva a questo nucleo una quota delle sostanze del defunto: da un minimo di metà a un massimo di tre quarti a
seconda dei casi, tale quota è indisponibile da parte del titolare sia per testamento che per donazione tra vivi.
La quota indisponibile è detta legittima, i soggetti cui essa è riservata sono legittimari.

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Quota indisponibile si calcola su una base data dalla somma:


a) Del valore dei beni che il defunto ha lasciato alla sua morte (detratti i debiti)
b) Del valore dei beni usciti dal patrimonio del defunto durante la vita per effetto di donazioni (determinato al
momento dell’apertura della successione), quest’operazione si chiama riunione fittizia.
Se c’è stata lesione, i legittimari agiscono in riduzione contro le disposizioni che hanno determinato la lesione: prima contro
le istituzioni d’erede o i legati fatti con il testamento (in proporzione al valore di ciascuno) poi contro le donazioni, risalendo
dall’ultima all’indietro.
Si può avere la restituzione in natura dei beni dei legatari/donatari o il diritto di conseguirne il valore il denaro.
Se il donatario ha già alienato il bene, il legittimario deve cercare di ottenere dal donatario il valore, e poi chiedere al terzo
la restituzione del bene o il suo valore (entro 20 anni dalla trascrizione della donazione).
Imputazione ex se: prima condizione per poter agire in riduzione. Essenzialmente se uno dei due legittimari ha già ricevuto
in donazione, quella donazione si sottrae dalla sua quota indisponibile.
Onere di inventario: particolare condizione che limita il diritto del legittimario ad agire in riduzione contro persone diverse
dai coeredi; di modo che i terzi possano verificare lo stato patrimoniale dell’eredità.
Sia la quota indisponibile in totale, che quelle che spettano ai singoli legittimari variano a seconda della composizione del
gruppo familiare: se il genitore lascia un solo figlio, ha diritto a metà; se i figli sono più di uno, la quota riservata è 2/3; il
coniuge, se solo, ha diritto a metà e alla stessa quota ha diritto se concorre con gli ascendenti (ai quali va ¼); in caso di
concorso coniuge/figlio, 1/3 a ciascuno; in caso di più figli/coniuge, ai figli la metà e al coniuge 1/4; gli ascendenti da soli
hanno diritto a 1/3.
Diritto di abitazione: spetta al coniuge sulla casa adibita a residenza familiare (assieme al diritto d’uso dei mobili). Si tratta
di legati ex lege.
NB: il coniuge separato senza addebito conserva tutti i diritti successori anche a titolo di legittimario (se addebito ha diritto
a un assegno vitalizio se godeva degli alimenti).
Vi è un modo in cui il testatore può estromettere i legittimari dall’eredità, rispettando i loro diritti: legato in sostituzione di
legittima.
E’ un lascito a titolo particolare, che dal testamento risulta attribuito in sostituzione della legittima, in modo da tacitare le
pretese del legittimario estromettendolo dall’eredità (il legittimario può rifiutarlo e chiedere la legittima o viceversa).
Legato in conto di legittima: il testatore dispone di un legato a favore del legittimario ma non esprime una volontà di stabilire
alternativa (in sostituzione), vale quindi la regola di imputarlo alla quota di legittima, cosicché riduca o elimini la lesione dei
diritti del legittimario.
Cautela sociniana: se il testatore lascia ai legittimari la nuda proprietà dei suoi beni e disponga a favore di altri un usufrutto
o una rendita vitalizia che supera il reddito della parte disponibile, i legittimari possono o eseguire la disposizione o
abbandonare al legatario la parte disponibile.

Acquisto dell’eredità del legato


L’acquisto dell’eredità si consegue solo con l’accettazione, anche se l’effetto retroagisce al momento dell’apertura della
successione.
E’ un atto unilaterale, puro (non sopporta condizione) e irrevocabile.
E’ espressa quando il chiamato dichiara in atto scritto di volerla accettare o quando, sempre per iscritto, assume il titolo di
erede.
E’ tacita quando il chiamato compia atti incompatibili con la volontà di rinunciare; anche il silenzio vale come accettazione
(quando è nel possesso e lasci passare 3 mesi dalla morte).
La rinunzia fatta verso corrispettivo o a favore di alcuni, vale come accettazione.
Il diritto si prescrive in 10 anni, a partire dalla delazione. Comunque chiunque abbia interesse, può chiedere al giudice la
fissazione di un termine per accettare (una decadenza), trascorso il quale si perde il diritto di accettare (actio interrogatoria).
La rinunzia è un atto solenne, che si fa con dichiarazione ricevuta dal notaio o dal cancelliere del tribunale, è un atto puro e
necessariamente totale (è nulla quella parziale). E’ revocabile fino a quando un chiamato ulteriore non abbia accettato; può
essere impugnato per violenza o dolo. L’effetto è retroattivo: il chiamato rinunziante si considera come mai chiamato.

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Eredità giacente: situazione nel quale si nomina un curatore dell’eredità su istanza degli interessati, nel tempo di attesa tra
l’apertura della successione e l’accettazione (nel caso in cui il chiamato non sia in possesso effettivo dei beni).
Il legato invece si acquista senza bisogno di un’accettazione; il legatario però può rinunziare.
L’effetto traslativo perciò si produce fin dal momento della morte del testatore, frutti compresi.
NB: il legato di cosa dell’onerato o di terzo, o di prestazioni periodiche hanno tutti un effetto costitutivo che si produce al
momento della morte, ma nei primi due casi i frutti sono dovuti solo dal giorno della domanda giudiziale (o il giorno in cui
l’onerato ha promesso la prestazione).

Beneficio di inventario, separazione dei beni


La successione a titolo universale che si realizza con l’accettazione dell’eredità, fa subentrare l’erede nella totalità o in una
quota di beni e debiti che facevano capo al defunto e si determina con la confusione dei patrimoni.
Il rischio di una responsabilità illimitata per i debiti e per i legati, potrebbe scoraggiare il chiamato, così esiste l’accettazione
con beneficio d’inventario: consente di assumere la successione senza rischiare le proprie sostanze.
L’ereditario accetta, tuttavia i beni e i debiti di provenienza ereditaria formano un patrimonio separato:
a) Se l’erede aveva crediti o debiti verso il defunto li conserva, si fa pagare come creditore e deve pagare come debitore.
b) L’erede risponde dei debiti ereditari solo con i beni ereditari.
c) I creditori dell’eredità e i legatari hanno preferenza sui beni ereditari di fronte ai creditori dell’erede (che in
subordine possono cercare di soddisfarsi).
Tre strade per provvedere al pagamento dei debiti ereditari:
a) Pagare creditori e legatari via via che si presentano, fino all’esaurimento dell’asse; ma è preclusa se un creditore o
legatario fa opposizione.
b) In caso di opposizione o autonomamente, si liquida tutto con l’aiuto di un notaio.
c) Si rilasciano tutti i beni ereditari a favore dei creditori e dei legatari.
Se il chiamato non è in possesso dei beni ereditari non esistono termini particolari, vi è il termine ordinario di prescrizione,
tuttavia deve fare l’inventario entro 3 mesi altrimenti è considerato erede puro e semplice.
NB: se procede all’inventario senza avere accettato deve accettare entro 40 giorni, altrimenti perde il diritto di accettare.
Se è nel possesso dei beni ha 3 mesi di termine per fare l’inventario, se il termine trascorre è considerato erede puro e
semplice. Fatto l’inventario ha poi 40 giorni per accettare o rinunziare, nel silenzio è erede puro e semplice.
Accettazione con beneficio di inventario richiede l’atto pubblico e deve essere iscritta nel registro delle successioni.
Questo tipo di accettazione è obbligatoria quando all’eredità sia chiamato un minore, un interdetto o un inabilitato, una
persona giuridica, un’associazione, fondazione o ente non riconosciuti. Mentre non è obbligatoria quando sia chiamata una
società.
Numerose norme prevedono la decadenza dal beneficio di inventario (alienazione dei beni senza autorizzazione, omissioni,
mancato rispetto delle regole di liquidazione).
Separazione dei beni del defunto: avviene nei casi in cui creditori del defunto e legatari corrono il rischio della confusione
del patrimonio con quello di un erede che abbia una cattiva situazione patrimoniale. La separazione si effettua su singoli
beni.
Creditori e legatari separatisti hanno diritto di prelazione di fronti ai creditori dell’erede ed ai creditori non separatisti.
La legge non tutela i creditori dell’erede dall’accettazione di un’eredità dannosa. La tutela è presente invece per i creditori
che potrebbero trarre vantaggio dall’accettazione dell’eredità, di fronte al debitore che non si decide; di fronte ad una
rinunzia, i creditori possono farsi autorizzare ad accettarla in sua vece, al solo scopo di soddisfarli (forma di inefficacia
relativa, il chiamato non è erede ma per i suoi creditori è come se lo fosse).

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Petizione dell’eredità, erede apparente


La stessa vocazione può essere dubbia o contestata, oppure i beni sono in possesso di soggetti che dispongono senza titolo
dei beni.
Petizione dell’eredità: azione diretta a far riconoscere la qualità di erede dell’attore e ottenere la restituzione dei beni
ereditari, l’azione è universale e si distingue dalla rivendicazione.
Erede apparente: accade nel caso in cui un soggetto si trovi ad apparire erede senza averne in realtà il titolo, si protegge
l’affidamento in buona fede limitatamente agli acquisti in buona fede, così anche il possessore di eredità in buona fede.

Devoluzione dell’eredità, meccanismi di sostituzione


Devoluzione: delazione che consiste nel mettere l’eredità a disposizione di un altro successibile.
I meccanismi dipendono dalla volontà di un testatore o dalla legge; vi è un ordine di priorità.
Per la vocazione testamentaria il primo criterio è la sostituzione volontaria, che può essere ordinaria o fedecommissaria:
1. Sostituzione ordinaria: il testatore dopo aver istituito un erede, nomina un sostituto nel caso il primo non voglia
accettare. Il testatore può sostituirlo anche con più persone.
NB: anche per i legati.
2. Sostituzione fedecommissaria: sostituzione successiva, ovvero il primo chiamato riceve l’eredità con l’obbligo di
conservarla perché alla sua morte sia acquistata da un secondo chiamato (ammessa per la tutela dell’incapace, come
interdetto, minore etc.).
Il secondo sistema è dato dalla rappresentazione: se il primo chiamato è figlio, fratello o sorella del defunto, in caso di cause
per i quali non accetta, i primi chiamati sono i suoi discendenti (sia per l’eredità che per il legato); prendono quindi il posto
direttamente.
Nel caso in cui il primo chiamato è sostituito da più persone, si dividono tra di loro quella quota (divisone per stirpe e tra
ogni stirpe per rami).
Delazione attribuisce il diritto di accettare, perciò se il chiamato muore tale diritto passa in eredità; non è una successione
diretta come la rappresentazione, ma è ereditaria.
Accrescimento delle quote tra coeredi o collegatari: se uno dei coeredi o collegatari non ha potuto o voluto accettare, le
quote degli altri si accrescono fino ad assorbire la quota del primo.
Presupposti:
a) Più eredi siano stati istituiti nello stesso testamento o senza determinazione di quote oppure in quote eguali.
b) Non risulti volontà diversa del testatore (EX: sostituzione volontaria o espressa esclusione dell’accrescimento).
c) Non sussistano i presupposti per rappresentazione.
d) Non sussistano i presupposti per la trasmissione del diritto di accettare.
A questo punto la quota del chiamato si devolve agli ulteriori successibili secondo le regole della successione legittima.

Comunione ereditaria e divisione


Tra i coeredi che abbiano accettato l’eredità si stabilisce una situazione di comunione (incidentale), destinata a risolversi con
la divisione.
Oggetto della comunione ereditaria: NON coincide con l’intero asse, infatti non comprende i beni dei legati, i debiti.
I crediti invece secondo la recente giurisprudenza entrano nella comunione ereditaria.
Collazione: quando coeredi siano discendenti e il coniuge, essi devono conferire ai coeredi ciò che hanno ricevuto dal
defunto per donazione, diretta o indiretta, salvo che il defunto li abbia dispensati.

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Poiché la donazione molto spesso è come un’anticipazione dell’eredità.


La collazione può avvenire in natura (beni immobili o denaro) o per imputazione (ne computa il valore nella sua quota
ereditaria, al momento dell’apertura della successione).
Alienazione della quota: si può fare, ma ogni coerede deve comunicare agli altri l’intenzione e il prezzo, gli eredi hanno un
diritto di prelazione di due mesi; se è mancata la comunicazione, gli eredi hanno diritto di riscatto (retratto successorio) sia
dall’acquirente, sia dai successivi, finche dura la comunione.
La comunione si scioglie con la divisione, che ciascuno degli eredi può chiedere in ogni momento:
a) I coeredi riescono a mettersi d’accordo tra loro e stabiliscono pacificamente la composizione delle porzioni (divisione
convenzionale, è un contratto tra coeredi).
b) In mancanza di accordo, si procede alla divisione giudiziale (anche su domanda di un solo erede), le porzioni sono
assegnate secondo regole a sorte.
Regole per l’assegnazione della divisione: il testatore può pilotare la divisione in modo più o meno stringente, può stabilire
che si effettui secondo la stima di una persona di sua fiducia (che non sia né erede né legatario).
Può anche determinare lui stesso la composizione delle porzioni, imponendo dei criteri con cui esse debbano essere formate
(assegni divisionali).
I criteri dettati sono vincolanti: se le quote però contrastano con l’effettivo valore dei beni compresi nell’assegno divisionale,
prevale l’indicazione della quota, quindi le porzioni vanno formate in modo diverso da quello disposto dal testatore.
Il testatore può evitare la necessità della divisione, distribuendo lui stesso tra gli eredi tutti i suoi beni (quota indisponibile
compresa), si parla di divisione fatta dal testatore.
In questo caso NON sorge la comunione ereditaria.
NB: per i beni non menzionati si apre la successione legittima.
Ciascun erede ha diritto di ottenere una parte in natura dei beni mobili e immobili; perciò se non ci sono beni indivisibili,
in ciascuna porzione deve essere compresa una quantità di mobili o immobili di eguale natura e qualità.
La divisione ha efficacia retroattiva.
La divisione è soggetta ad annullamento per violenza o dolo. La norma tace dell’errore, tuttavia è annullabile per incapacità
legale o naturale.
La nullità può derivare dal difetto di forma.
Rescissione per lesione: è sufficiente la lesione oltre il quarto e non è necessario lo stato di bisogno del soggetto leso; la
norma si estende a tutti quegli atti che non sono divisione ma possono servire a far cessare la comunione.

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Capitolo 46:
Le Liberalità tra Vivi

Dono e liberalità
Dono: dare gratuito, si lega a situazioni molto diverse tra loro.
Ogni atto di dono ha un significato morale, che rientra nella sfera dei motivi.
Donazione: è un contratto, che consiste nell’arricchire un’altra parte per spirito di liberalità (questa causa definisce un atto
di autonomia).
La donazione ha per oggetto un bene o una prestazione, quindi significa che donante e donatario devono essere d’accordo e
manifestare reciprocamente questa volontà.
Solo nella donazione obnuziale (in vista delle nozze) non occorre l’accettazione, mentre il matrimonio è condizione di
efficacia.
La liberalità non coincide con il mero carattere gratuito del contratto, la gratuità sussiste se ad una prestazione non
corrisponde una controprestazione.
L’atto gratuito può essere liberale, ma anche l’atto oneroso può avere questa funzione.
Donazione remuneratoria: chi dona lo fa per sdebitarsi; solo quando sia dovuta secondo gli usi cessa di essere donazione ed
è sottratta a collazione.
Obbligazione naturale nel caso in cui una persona trasferisca cose o denaro ad un’altra perché si ritiene obbligata da un
dovere morale o sociale.

Disciplina della donazione


La donazione può avere ad oggetto qualsiasi diritto disponibile di cui il donante sia titolare, oppure l’assunzione di
un’obbligazione da parte del donante verso il donatario.
E’ vietata e nulla la donazione di beni futuri.

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E’ richiesta la forma dell’atto pubblico (pena di nullità), alla presenza irrinunciabile di due testimoni. Fa eccezione la
donazione manuale (regalo: donazione di cosa mobile, di modico valore, che venga consegnata al donatario).
Donazione indiretta: vendita a prezzo minimo, contratto d’opera con compenso esagerato, comodato di automobile o casa.
Donazione dissimulata: quando un contratto non liberale concluso tra le parti sia simulato al fine di nascondere una
donazione; la prova della simulazione può servire ad applicare la disciplina propria alle donazioni.
Molte regole scritte per esigenze di tutela della volontà del donante sono simili a quelle che si osservano nel testamento.

Ma le differenze tra due atti restano fondamentali: atto tra vivi e contratto; atto unilaterale, unipersonale, a causa di morte.
Disciplina:
a) L’incapacità naturale è causa di annullamento della donazione senza che si faccia questione di grave pregiudizio
derivante dall’atto o di malafede. La capacità legale segue la regola generale (estesa al minore emancipato e
all’inabilitato solo se la donazione è fatta nel contratto di matrimonio).
b) Capacità di ricevere la donazione: simile a quella di ricevere per testamento (estesa ai nascituri anche non concepiti).
c) Incompatibile con la posizione di donatario è quella di tutore o protutore del donante.
d) Può essere impugnata per errore sui motivi, benché sia un contratto, perché consente di tutelare l’affidamento. La
regola sul motivo illecito è simile a quella del testamento.
e) La donazione può essere limitata da un modus (come nel testamento).
f) Possibilità di conferma della donazione nulla: sia espressamente, sia attraverso la volontaria esecuzione da parte
degli eredi dopo la morte del donante.
g) La donazione può essere revocata per la sopravvenienza o l’esistenza non conosciuta al momento della donazione
di un figlio o discendente.
h) Le sostituzioni sono ammesse con gli stessi limiti del testamento.
i) La causa di liberalità limita il diritto alla garanzia per evizione (è dovuta solo se espressamente promessa dal
donante).

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Capitolo 47:
La Giustizia Civile

Parte settima: gli strumenti processuali.

Introduzione
Si ha diritto quando un sistema di regole è affidato a un giudice.
Vi è un sistema di norme che disciplina la giurisdizione.
Processo civile come tutela dei diritti e degli interessi privati.

Processo di cognizione in generale


Con cognizione si intende l’attività del giudice, che è chiamato a conoscere la causa.
Processo civile, dialogo tra:
a) Una parte che chiede una sentenza in suo favore.
b) Una parte che resiste, cioè contrasta la domanda dell’attore.
c) Il giudice che deve rispondere accogliendo o rigettando la domanda.
Attore: chi agisce in giudizio, è colui che fa valere dinnanzi al giudice le sue ragioni in fatto e diritto (causa petendi) e pone
una questione che si conclude con una richiesta.
Convenuto: ha interesse a far respingere la domanda dell’attore, interloquisce nel dialogo facendo valere le sue ragioni,
chiedendo o di respingere la domanda o di accogliere la sua (domanda riconvenzionale).
La questione costituisce il merito della causa:
- Di fatto: riguarda l’esistenza dei fatti posti a fondamento della domanda; pone il problema della prova.
- Di diritto: riguarda la scelta delle norme applicabili a quella situazione; pone il problema di sussunzione dei fatti alle
norme e di individuare le norme applicabili.
Questioni di rito sono quelle che riguardano la corretta applicazione delle norme che regolano lo stesso processo.
Processo ordinario di cognizione: in genere il giudice è chiamato a conoscere la tutela di un diritto soggettivo.
Tre tipi:

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- Sentenza di condanna: l’attore lamenta che il convenuto ha violato un suo diritto e chiede che si ordini al convenuto
di tenere la condotta necessaria a sanare la violazione.
- Sentenza di accertamento: l’attore ha interesse a stabilire quale sia la vera situazione giuridica nei suoi rapporti con
il convenuto e chiede che il giudice accerti l’esistenza o l’inesistenza di fatti giuridicamente rilevanti (che può poi
portare alla condanna).
- Sentenza costitutiva: si valuta l’esistenza dei presupposti e si pronuncia una sentenza che produce l’effetto voluto
dall’attore.
Il processo civile funziona di regola sulla base dell’iniziativa di parte (impulso di parte).

Gradi di giurisdizione
Esistono una pluralità di gradi nel sistema, si può chiedere ad ogni diverso organo di valutare il merito o la legittimità della
decisione.
Processo civile:
- Giudice di primo grado (tribunale o giudice di pace): per determinare una certa controversia.
- Giudice di secondo grado (Corte d’appello): si ricorre per un nuovo giudizio, quando si ritenga che la sentenza di
primo grado non sia fondata in fatto o in diritto.
- Giudice di ultimo grado: è ammesso di regola solo dinnanzi alla Suprema Corte di Cassazione, per far valere la
violazione o la falsa interpretazione della legge da parte del giudice di secondo grado.
Ogni organo ha una sua competenza, secondo criteri di causa, materia o territorio.

Svolgimento del processo civile


Tre fasi:
a) Introduttiva: si propone la domanda in giudizio mediante l’atto di citazione, che significa chiamare l’altra parte a
comparire in giudizio (deve contenere tutte le indicazioni necessarie per definire la questione posta dalla domanda).
Comparsa di risposta: atto con cui il convenuto risponde alla chiamata in giudizio, dove propone tutte le sue difese.
b) Fase istruttoria: la questione di fatto deve essere istruita, quindi si raccolgono le informazioni e gli elementi di
giudizio sulle questioni di fatto, necessarie affinché il giudice possa formarsi una convinzione.
Non è altro che l’attività di acquisizione delle prove.
c) Fase decisoria: le parti precisano le loro conclusioni, riassumono le proprie ragioni in comparse conclusionali e si
rimettono alla decisione. Il giudice si ritira in camera di consiglio per la decisione; il giudicante scioglie le vare
questioni e scrive e sottoscrive la sentenza, che contiene il dispositivo e la motivazione.
La sentenza è poi resa pubblica mediante il deposito presso la cancelleria.

Appello e ricorso per cassazione


La parte soccombente può impugnare la sentenza proponendo appello al giudice di immediato grado superiore; va proposta
entro un termine che va da 10 giorni a 30 giorni.
Il giudizio di appello è un giudizio sulla sentenza di primo grado, infatti non solo non possono essere proposte nuove
domande, ma neppure nuove eccezioni o mezzi di prova.
La parte soccombente in appello può entro 60 giorni dalla notificazione fare ricorso alla Corte di Cassazione.
La Cassazione si occupa di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, davanti alla corte non si
ridiscute la questione, ma si impugna la sentenza dal punto di vista della violazione o falsa applicazione di norme sostanziali
o processuali.
Il ricorso deve essere quindi una questione di diritto.

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Ricorso alla cassazione inammissibile quando:


a) Il provvedimento impugnato abbia deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della corte e
l’esame dei motivi non evidenzino elementi per confermare o mutare tale orientamento.
b) Il motivo di impugnazione sia la violazione dei principi regolatori del giusto processo e tale motivo risulti
manifestamente infondato.
Se il ricorso è respinto, la decisione d’appello non può più essere impugnata (salvo revocazione) e diventa definitiva, passa
in giudicato; la sentenza fa stato tra le parti (anche eredi e aventi causa):
- La questione decisa non può essere riproposta in giudizio e la domanda eventuale deve essere respinta.
- In ogni altra controversia tra le parti, in cui la questione decisa con sentenza definitiva sia pregiudiziale, il giudice
non può riesaminare il merito ma deve decidere sulla base del giudicato.
Se il ricorso è accolto, e la sentenza impugnata viene cassata (ovvero soppressa), la Corte rinvia a tal fine il caso davanti a un
giudice di merito dello stesso grado di quello che aveva emesso la decisione impugnato; è vincolato a decidere sulla base del
principio di diritto che la corte ha enunciato.

Processi speciali e sommari di cognizione


Ci sono alcuni procedimenti di cognizione che si applicano quando la controversia riguarda alcuni particolari tipi di
rapporto.
Processo del lavoro: oralità, concentrazione e speditezza; gli atti decisivi sono il ricorso e la discussione orale.
Per le cause in cui il tribunale giudica in composizione monocratica è prevista la possibilità di utilizzare il procedimento
sommario di cognizione, salvo che il giudice ritenga che le difese richiedano un’istruzione non sommaria. Procedura
semplificata, si fa con ricorso (non citazione).
Il procedimento prevede una fase istruttoria deformalizzata e si chiude con un provvedimento che ha la forma
dell’ordinanza.
Sommarietà: l’esame della questione è limitato allo stretto necessario per un primo apprezzamento che potrà essere
approfondito su iniziativa della parte interessata.
E’ comune a più processi di cognizione.
Ingiunzione: è un procedimento sommario al quale può ricorrere un creditore, che voglia costringere il debitore
all’adempimento o ottenere l’esecuzione forzata.
Il decreto ingiuntivo ordina al debitore di pagare.
NB: se non paga e non fa eccezione il decreto passa in giudicato ed ha valore di titolo esecutivo.
Non è previsto per qualsiasi obbligazione, ma solo per somma di denaro, cose fungibili o cosa mobile determinata.

Processo di esecuzione
Ha lo scopo di realizzare coattivamente la soddisfazione di un interesse protetto dal diritto.
Titolo esecutivo: serve per avviare il processo di esecuzione forzata.
Tipi:
a) Sentenza di condanna con efficacia esecutiva.
b) Decreto ingiuntivo, che abbia efficacia esecutiva.
c) Cambiale o altro titolo di credito equivalente.
d) Scrittura privata autenticata.
e) Atto pubblico.
L’attore che disponga di questo titolo notifica dall’altra parte tramite un ufficiale giudiziario un precetto (intimazione ad
adempiere entro un termine non inferiore a 10 giorni).
Tipi di esecuzione: consegna, rilascio, esecuzione specifica dell’obbligo di fare o non fare, espropriazione forzata tramite
pignoramento e vendita forzata dei beni.

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Arbitrato
Il processo civile in Italia è lentissimo, occorrono anni e anni molto spesso per pervenire ad una sentenza.
In genere mancano le competenze specifiche nei giudici, le udienze sono pubbliche e alcuni soggetti hanno interesse a tenere
riservate le loro controversie.
Giustizia arbitrale: giustizia alternativa, nella quale le parti scegliendo il loro stesso giudice (arbitri) ottengono una giustizia
più rapida, competente e riservata.
Tipi:
1. Rituale: si svolge secondo le regole del codice di rito, la decisione finale si chiama lodo arbitrale (ha gli effetti della
sentenza pronunciata dall’autorità giudiziale).
2. Irrituale: con disposizione scritta, le parti danno mandato agli arbitri di comporre la controversia mediante una
determinazione che esse si impegnano a priori a fare propria. E’ una sorta di contrattazione.
L’arbitro si avvicina alla figura di arbitratore (terzo qui le parti rimetto la determinazione dell’oggetto della
prestazione), che però non risolve la controversia, ma integra il regolamento contrattuale.
Gli arbitri giudicano di regola applicando il diritto (arbitrato di diritto), ma talvolta le parti possono attribuire di integrare
le regole di stretto diritto, giudicando secondo equità (arbitrato di equità).
Il potere arbitrale trova sempre la sua fonte nella volontà delle parti e nella convenzione d’arbitrariato. Non tutte le materie
possono essere demandate agli arbitri, ne sono escluse le controversie che riguardano diritti indisponibili.

Mediazione civile e commerciale


Consiste nell’attività svolta da un terzo imparziale (mediatore) finalizzata ad assistere due o più soggetti nella ricerca di un
accordo amichevole per la composizione di una controversia.
Il mediatore ha il potere di formulare una proposta per la risoluzione della controversia stessa, ma è in ogni caso privo del
potere di rendere giudizi o decisioni vincolanti.
Per numerose materie il procedimento di mediazione è condizione di procedibilità della domanda giudiziale: è obbligatorio
farvi ricorso prima di esercitare in giudizio la relativa azione.
Se l’accordo viene raggiunto, il mediatore forma il processo verbale che deve essere sottoscritto dalle parti e dal mediatore (e
anche dagli avvocati in caso ci siano).
In mancanza di accordo si procederà alla domanda in giudizio (sanzione in termine di spese processuali per la parte che
abbia rifiutato l’accordo proposto dal mediatore il cui contenuto risulti conforme alla decisione definitiva presa dal giudice).
Se le parti lo chiedono o in caso di accordo non raggiunto, il mediatore può formulare una proposta e se il giudizio termina
con decisione conforme alla proposta del mediatore, il giudice esclude possano essere rimborsate le spese sostenute dalla
parte vincitrice che ha rifiutato la proposta e condanna la parte vincitrice al pagamento delle spese sostenute dalla
controparte, oltre che al versamento di un’altra somma.
Tempi di procedimento: non superiore a 3 mesi, dalla data di deposito della domanda di mediazione.

Negoziazione assistita
E’ uno strumento nuovo diretto a risolvere le controversie in sede non giudiziale.
Convenzione di negoziazione: accordo stipulato dai litiganti, che convengono di cooperare in buona fede e lealtà per
risolvere in via amichevole una controversia e prevedere un termine finale per la negoziazione.
Forma della scrittura privata, formata con l’assistenza di uno o più avvocati.

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Accettato l’invito, si passa alla negoziazione che può concludersi con un accordo o meno.
In caso di insuccesso si redige una dichiarazione di mancato accordo.
La negoziazione assistita è prevista in campo familiare per separazione e divorzio.
Negoziazione obbligatoria: questioni riguardanti il risarcimento del danno da circolazione di veicoli e natanti; per le
domande di pagamento a qualsiasi titolo di somme inferiori a 50.000 (salvo mediazione obbligatoria); per i contratti in
materia di trasporto e sub-trasporto.

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Capitolo 48:
Le Procedure
Concorsuali

Premessa
Cause della crisi di un’impresa possono essere molteplici.
Quando un imprenditore entra in crisi non è raro che si apra tra i creditori una corsa all’esecuzione forzata, dove ognuno
cerca di aggredire esecutivamente il patrimonio del debitore, cercando di soddisfarsi.
Per evitare che si realizzino questi pericoli, il legislatore ha predisposto le procedure concorsuali:
1. Impedire che l’imprenditore in crisi compia operazioni dannose per i creditori.
2. Garantire la partecipazione coordinata di tutti i creditori alla liquidazione del patrimonio del debitore affinché a tutti
i creditori sia riservato lo stesso trattamento.
E’ interesse generale che l’impresa dissestata sia eliminata dal mercato, ma anche che tale eliminazione avvenga al minor
costo sociale possibile e secondo regole razionali.
Inoltre si cerca il più possibile di conservare i mezzi organizzativi e le capacità produttive.
La procedura concorsuale più importante è il fallimento.
Esistono anche concordato preventivo, liquidazione coatta amministrativa e amministrazione straordinaria delle grandi
imprese in crisi.

Il fallimento: natura e presupposti


Non tutti i soggetti possono essere dichiarati falliti (a differenza degli USA ad esempio), questa procedura riguarda solo
l’imprenditore commerciale.

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Non sono soggetti al fallimento gli imprenditori che dimostrino di non superare determinati limiti relativi all’ammontare
dell’attivo, dei ricavi e dei debiti anche non scaduti.
Sono soggetti al fallimento anche l’imprenditore che abbia cessato la sua attività e quello defunto; ma solo entro l’anno
successivo la cancellazione dal registro delle imprese o alla morte, purché lo stato di insolvenza si sia manifestato prima della
cancellazione medesima o prima della morte, o nell’anno successivo.
Il socio illimitatamente responsabile di una società dichiarata fallita è soggetto al fallimento.
Anche i soci occultim la cui esistenza sia accertata successivamente alla dichiarazione di fallimento.
Stato di insolvenza: necessario presupposto oggettivo del dichiarato fallimento, significa incapacità di far regolarmente
fronte all’adempimento delle proprie obbligazioni.
L’insolvenza rappresenta una situazione in cui l’imprenditore ha perso credito nei confronti dei suoi creditori e versa in uno
stato di irreversibile difficoltà finanziaria.

Dichiarazione di fallimento
Il fallimento viene dichiarato dal tribunale in seguito al ricorso di uno o più creditori, su richiesta del debitore o su istanza
del PM.
Il tribunale conduce un’indagine e dichiara il fallimento o rigetta la richiesta (l’ammontare di debiti scaduti deve essere
superiore a 30.000 €).
In caso di rigetto si può fare reclamo alla corte d’appello.
Sentenza dichiarativa di fallimento: è sottoposta a pubblicità, porta alla nomina di un curatore fallimentare (amministra il
patrimonio del fallito) ed il giudice delegato (esercita funzioni di vigilanza e controllo).
Contro la sentenza dichiarativa del fallimento è possibile proporre reclamo dinanzi alla corte d’appello. Il reclamo può essere
proposto da qualsiasi interessato, ma non sospende l’esecuzione (salvo gravi motivi, che può sospendere in tutto in parte la
liquidazione dell’attivo).

Effetti del fallimento


Ci sono effetti di fallimento gravi per imprenditore, creditori e terzi.
Spossessamento: il fallito viene privato della disponibilità dei suoi beni, la cui amministrazione è demandata al curatore
fallimentare.
NB: gli atti compiuti dal fallito sono inefficaci dopo la sentenza.
Tutte le utilità che il fallito consegue nel corso della procedura sono acquisite al fallimento.
NB: non si estendono le norme ai beni di natura strettamente personale o ai beni impignorabili per legge (stipendi, pensioni,
salari, ciò che occorre al mantenimento suo e della famiglia, frutti dell’usufrutto legale sui beni dei figli, beni del fondo
patrimoniale).
Effetti sulla persona: il fallito è tenuto a comunicare al curatore ogni cambiamento di residenza o domicilio; deve consegnare
al curatore la sua corrispondenza di ogni genere (anche quella elettronica) riguardante i rapporti compresi nel fallimento;
ha delle incapacità giuridiche (no tutore o amministratore SPA).
NB: in caso di bancarotta fraudolenta il fallimento comporta conseguenze penali.
Effetti per i creditori: non posso iniziare alcuna azione individuale, si apre il concorso con il quale i creditori possono essere
soddisfatti solo all’interno della procedura fallimentare.
I debiti pecuniari si considerano scaduti dal giorno della dichiarazione del fallimento e da questo momento cessano di
decorrere gli interessi.
Azione revocatoria fallimentare (per gli atti compiuti dall’imprenditore considerati pregiudizievoli per le ragioni dei
creditori):
a) Non è richiesta la prova del pregiudizio alle ragioni dei creditori, né di un intento fraudolento.

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b) Viene esercitata dal curatore e giova tutti i creditori concorsuali.


c) E’ destinata ad assicurare il rispetto della par condicio.
Tre diverse categorie di atti pregiudizievoli e trattamenti:
1. Inefficaci ex lege gli atti a titolo gratuito ed i pagamenti dei debiti non ancora scaduti il giorno della dichiarazione di
fallimento, qualora siano stati compiuti nei due anni anteriori alla sentenza dichiarativa del fallimento.
2. Revocati (salvo buonafede dell’insolvenza) gli atti che presentano caratteri tali da renderli sospetti, nell’anno o nei
sei mesi anteriori alla dichiarazione del fallimento.
3. Revocabili se compiuti nell’anno anteriore i seguenti atti:
a) Atti a titolo oneroso a prestazioni sproporzionate (più di 1/4).
b) Pagamenti di debiti scaduti effettuati con mezzi anormali.
c) Garanzie reali prestate per debiti preesistenti non scaduti.
4. Revocati (salvo buonafede dell’insolvenza) i pagamenti di debiti liquidi ed esigibili, gli atti di diritto di prelazione e
gli atti a titolo oneroso, entro i sei mesi anteriori la dichiarazione di fallimento.
A seguito della revoca il terzo deve restituire al fallimento il pagamento o il bene ricevuto e può richiedere di partecipare in
via concorsuale.
Se viene revocata una garanzia il creditore partecipa come chirografario.
NB: gli atti tra coniugi sono nulli a meno che il coniuge non provi che ignorava lo stato di insolvenza del coniuge fallito.
Esenzioni della revocatoria fallimentare: i pagamenti di beni e servizi nei termini d’uso (bollette); rimesse bancarie in c/c;
pagamenti delle prestazioni di lavoro effettuate da dipendenti e altri collaboratori del fallito.
Vendite e i preliminari di vendita trascritti al giusto prezzo su immobili a titolo abitativo (anche di suoi parenti); atti a titolo
oneroso per trasferimento di proprietà o diritto reali di godimento su immobili da costruire.
Rapporti contrattuali non esauriti: il curatore può scegliere se subentrare o sciogliere il vincolo (salvo contratti ad effetti
reali con trasferimento già effettuato).
NB: si sciolgono automaticamente il c/c, il mandato, la commissione, l’appalto, l’associazione in partecipazione; non si
sciolgono l’assicurazione danni e i contratti di locazione di immobili.

Procedimento
Il curatore procede all’inventario ed inizia a formare lo stato passivo, compilando un elenco dei creditori e dei diritti di
prelazione.
Comunica un termine entro il quale costoro devono far pervenire le domande di ammissione al passivo.
Il curatore poi predispone un progetto di stato passivo e rassegna le sue conclusioni motivate.
I creditori esclusi o ammessi con riserva possono fare opposizione e i creditori ammessi possono impugnare l’ammissione
di crediti o di prelazione riconosciuti ad altri creditori (poi decide il tribunale).
Dopo il decreto di esecutività, si liquida l’attivo, si cerca di vendere più in blocco possibile.
Si procede a ripartire il ricavato secondo un ordine: prededuzione delle spese della procedura fallimentare e debiti della massa;
poi creditori concorsuali (prima i privilegiati, poi i chirografari) per l’ammontare per il quale ciascuno di essi è stato
ammesso al passivo.

Chiusura del fallimento


Compiuta la ripartizione finale il fallimento si conclude, a meno che:
a) Non siano state presentate domande di ammissione al passivo nei termini previsti.
b) Con le ripartizioni iniziali sono stati soddisfatti tutti i creditori ammessi e sono stati pagati tutti i debiti e le spese da
soddisfare in prededuzione.

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c) Nel corso della procedura si accerti che la prosecuzione non consente di soddisfare né i creditori concorsuali né i
crediti prededucibili.
Con la chiusura del fallimento il fallito riprende possesso del suo patrimonio ed i creditori riacquistano il libero esercizio
delle azioni esecutive verso il debitore per la parte non soddisfatta dei loro crediti (salvo esdebitazione, ammesso alla persona
fisica, con condizioni di meritevolezza però).

Concordato fallimentare
Quando il fallimento si chiude con un accordo tra fallito e creditori.
Uno o più creditori, oppure un terzo o il fallito (ma solo dopo un anno dalla dichiarazione del fallimento e prima di due
anni dalla dichiarazione di esecutività), possono avanzare una proposta di concordato, che può prevedere la suddivisione dei
creditori in classi diverse in ragione dei diversi interessi economici.
La proposta può anche prevedere la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti mediante qualsiasi forma.
Richiede un giudizio del tribunale per verificare i criteri di legge.
Il concordato vincola il fallito e tutti i creditori anteriori alla sentenza dichiarativa del fallimento.
Nel concordato può intervenire un assuntore che si accolla gli obblighi di pagamento dei creditori di fronte alla cessione dei
beni che costituiscono l’attivo fallimentare.

Concordato preventivo
Consente all’imprenditore in stato di crisi di perseguire l’obiettivo della ristrutturazione dell’impresa, cercando di evitare il
fallimento.
Piano che può prevedere:
a) Ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma.
b) Attribuzione delle attività dell’impresa ad un assuntore, che può essere uno dei creditori o società partecipate.
I creditori possono essere divisi in classi con trattamento differenziato.
La gestione della crisi può anche essere demandata ad un contratto tra il debitore ed i creditori, proponendo un accordo di
ristrutturazione stipulato con almeno il 60% dei crediti.
Si presenta la domanda di concordato al tribunale, che ne verifica la completezza e la regolarità.
Se viene negata è vi è uno stato di insolvenza, si procede alla dichiarazione di fallimento.
Se viene accettata deve essere approvato dai creditori che rappresentano la maggioranza dei crediti; in caso di approvazione
dei creditori si omologa il concordato e i crediti anteriori al provvedimento di ammissione alla procedura non possono
iniziare o proseguire azione esecutive sul patrimonio del debitore.
L’imprenditore ammesso al concordato NON è spossessato dei suoi beni, tuttavia l’attività di amministrazione ed esercizio
di impresa è sottoposta alla vigilanza del commissario giudiziale.

Liquidazione coatta amministrativa


Per banche, imprese di assicurazione, SIM e altre società che svolgono attività che coinvolgono l’intero interesse pubblico
(sottoposte a vigilanza della PA), si ricorre ad un diverso procedimento di liquidazione, che avviene a cura della PA:
liquidazione coatta amministrativa.
Non è indispensabile lo stato di insolvenza, si può generare da ragioni di opportunità diverse (come gravi violazioni di legge).

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Effetti simili a quelli del fallimento: spossessamento del patrimonio e commissario liquidatore (ha poteri più ampi) che liquida
il patrimonio distribuendolo tra i creditori concorsuali.
NB: tali imprese sono in genere sottratte al fallimento.

Amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di


insolvenza
Serve a disciplinare casi che avrebbero un grave urto sociale a seguito dell’eliminazione dal mercato.
Ha lo scopo di conservare al mercato ove possibile la grande impresa in crisi.
Questa procedura soddisfa l’interesse pubblico di continuazione e non quello dei creditori.
Imprese con più di 200 dipendenti in stato di insolvenza e che abbiano debiti non inferiori a 2/3 dell’attivo patrimoniale e
del fatturato annuo.
Si nomina un commissario giudiziale che dichiara le cause dell’insolvenza e se ci sono prospettive di recupero si apre la
procedura di amministrazione straordinaria (altrimenti si dichiara il fallimento).
Il commissario e i commissari straordinari nominati dal ministero dello sviluppo economico gestiscono l’impresa e i beni
dei soci illimitatamente responsabili ammessi alla procedura.
Presentano poi un programma di prosecuzione dell’esercizio d’impresa (cessione dei complessi aziendali) o un programma
di risanamento (ristrutturazione economica e finanziaria).
NB: nei casi di imprese con più di 500 dipendenti, il procedimento è più snello e l’autorità governativa ha un ruolo di primo
piano, deve ammettere l’impresa alla procedura.

Procedimenti di composizione della crisi da sovraindebitamento e


di liquidazione del patrimonio
Sovraindebitamento: situazione di perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte e il patrimonio prontamente liquidabile
per farvi fronte, che determina la rilevante difficoltà di adempiere le proprie obbligazioni, ovvero la definitiva incapacità di
adempierle regolarmente.
Il debitore può proporre un accordo di ristrutturazione dei debiti e di soddisfazione dei crediti (accordo di composizione
della crisi); viene depositata presso il tribunale e in caso di insufficienza di beni deve essere sottoscritta da terzi garanti.
I creditori devono accettare la proposta se il tribunale la dichiara valida.
Piano del consumatore: se il debitore è un consumatore, ovvero persona fisica che ha assunto obbligazioni esclusivamente
per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta.
Questo coincide in buona parte con quello di composizione della crisi. Anche qui deve essere omologato dal giudice e
sottoscritto da una percentuale minima dei creditori.
Sono obbligatori per tutti i creditori anteriori al momento della pubblicità, mentre quelli successivi non possono procedere
esecutivamente sui beni oggetto dell’accordo.
In alternativa a questi piani, il debitore in stato di sovraindebitamento può chiedere la liquidazione di tutti i suoi beni. Il
giudice apre la liquidazione e nomina un liquidatore e vieta le azioni cautelari o esecutive dei creditori.
Si vara un programma di liquidazione e viene data esecuzione.
Esdebitazione: liberazione dai debiti residui nei confronti dei creditori concorsuali non soddisfatti; tale beneficio è
subordinato al ricorrere di determinati requisiti di meritevolezza indicati dalla legge ed escluso per certe categorie di debiti
(obbligazioni di mantenimento/alimenti, risarcimento di danni da illecito extracontrattuale).

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Domande

• Responsabilità contrattuale e responsabilità oggettiva.


• Legittimari e eredi legittimi.
• Diritto di uso e abitazione.
• Diritto potestativo e soggezione.
• Risarcimento da inadempimento.
• Rescissione.
• Prestazione di mezzi e di risultato.
• Risoluzione di diritto.
• Collazione e donazione.
• Casi di risoluzione del contratto.
• Ascendenti e discendenti (eredità).
• Spa e le società.
• Fideiussione.
• Termini di prescrizione e dilazione.
• Diritti del nascituro.
• Commorienza.
• Gerarchia delle fonti.
• Invalidità del contratto + patto commissorio e successorio.
• Patto di riscatto/riservato dominio.
• Interdizione/inabilitazione/curatore/tutore.
• Testamento olografo.
• Errore e compensazione.
• Appalto, pubblicità e ipoteca.
• Imprenditore, definizione del cc e spiegazione.
• Come funzionano capitale e responsabilità nelle varie aziende, differenza fra ss e snc.
• Possesso vale titolo.
• Comunione legale e separazione dei beni nel matrimonio e differenze in caso di successione.

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• Usucapione, contratto preliminare e obblighi del venditore (garanzie di vizio ed evizione).


• Contratto preliminare in tutte le salse.
• Il fallimento e il concordato di fallimento.
• Le cause di nullità del contratto e degli esempi.
• Altro esempio del patto commissorio che non sia quello dell'immobile e ipoteca.
• Usufrutto ed enfiteusi.
• Testamento olografo.
• Metodi di acquisto della proprietà (tutti da spiegare).
• Art 1153.
• Quale dei diritti reali di godimento costituisce una eccezione al principio di accessione (superficie e spiegare).
• Comodato d'uso.
• Le caratteristiche del contratto e le condizioni affinché si possa stipulare un contratto di questo tipo.
• Contratto reale.
• Prescrizione e decadenza.
• L'ipoteca.
• I termini vari della prescrizione.
• Cosa dispone l’articolo 428 cod. civ. in merito all’ annullamento degli atti e dei contratti?
• Quali sono le cause di nullità?
• L’ azione di annullamento in quanti anni si prescrive ed il termine da quando decorre?
• Quando si può chiedere la rescissione?
• Quali sono i casi di risoluzione di diritto?
• Che cos’ è la caparra confirmatoria? E quella penitenziale?
• Che cos’ è la clausola penale?
• Che cos’ è la risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta?
• Che cos’ è la rendita vitalizia?
• Che cos’ è la presupposizione?
• Cosa s’intende per imprenditore, impresa ed azienda?
• Chi può essere definito piccolo imprenditore?
• L’art. 2135 cod. civ. nel qualificare l’imprenditore agricolo parla di allevamento di animali e di attività connesse, cosa
significa?
• Che efficacia hanno nei confronti dei creditori sociali, i patti limitativi della responsabilità di alcuni soci di una S.S. e di
una S.N.C.?
• Quali sono le caratteristiche per brevettare un’invenzione?
• Che cos’ è il marchio e che caratteristiche deve avere per poter essere registrato? Che cos’ è il preuso?
• All’ inventore si riconosce un diritto morale e patrimoniale, cosa significa?
• Che cos’ è la ditta?
• Quali sono gli atti di concorrenza sleale e cosa comportano?
• In caso di cessione d’azienda cosa succede in relazione ai crediti, ai debiti ed ai contratti stipulati per l’esercizio
dell’impresa?
• Cosa succede se una promessa di matrimonio non viene rispettata?
• La S.S. può svolgere attività commerciale?

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• Una S.P.A. può svolgere attività agricola?


• Per quanto riguarda la responsabilità dei soci per le obbligazioni sociali che differenza c’è tra i differenti tipi di società?
• Che differenza c’è tra accomandanti ed accomandatari?
• Con riferimento all’ iscrizione delle società nel registro delle imprese, in alcuni casi si parla di pubblicità costitutiva ed
in altri di pubblicità dichiarativa, cosa significa?
• Possono esistere società di persone irregolari?
• Cosa significa personalità giuridica e come si acquista?
• Esistono limiti contrattuali della concorrenza per dirigenti e dipendenti? E per chi cede l’azienda? E tra imprenditori?
• In alcuni casi si parla di responsabilità diretta dei soci ed in altri responsabilità sussidiara, cosa significa?
• Nella S.A.S. a chi è attribuita l’amministrazione?
• Cosa succede qualora un accomandante dovesse compiere atti di gestione o il suo nome venisse inserito nella ragione
sociale?
• Quali sono le condizioni necessarie per contrarre matrimonio?
• Quali sono vincoli di parentela e di affinità dispensabili?
• Cosa s’intende per impedimentum criminis?
• In caso di dichiarazione di morte presunta del coniuge ci si può risposare? E qualora il presunto morto dovesse tornare
o se ne dovesse accertare l’esistenza, cosa succede?
• E’ possibile sposare un cognato o un nipote?
• Come si calcolano i gradi di parentela in linea retta, in linea collaterale e di affinità?
• Che differenza c’è tra diritto al mantenimento e diritto agli alimenti?
• Primo tra tutti a dover pagare gli alimenti, chi è?
• In caso di separazione, quando il coniuge perde i diritti successori?
• Se chi muore non lascia testamento, come va suddivisa l’eredità?
• Come si calcola la legittima? In caso di lesione, cosa si può fare?
• Che cosa significa quota disponibile?
• Che cos’è la collazione?
• Che cos’è la rappresentazione?
• L’indegno a succedere, in che modo può essere riabilitato e quali sono le conseguenze?
• Il legittimario leso, in che modo può tutelarsi? Quando può procedere alla riduzione delle donazioni?
• Che cos’è il legato in conto di legittima? E quello in sostituzione di legittima?
• Cosa sono i patti successori?
• Cosa succede se lascio un immobile ad un amico a titolo di legato a condizione che alla mia morte si sia sposato?
• Cos’è l’azione di riduzione, a chi compete ed in quanti anni si prescrive?
• Cosa succede quando colui che è chiamato a succedere non voglia o non possa accettare l’eredità?
• Che differenza c’è tra sostituzione testamentaria e fede commissaria?
• Che differenza c’è tra eredi legittimi e legittimari?
• Chi sono i fratelli consanguinei, uterini e germani?
• I testamenti speciali hanno una durata limitata?
• Che cos’è il testamento olografo?

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• Che differenza c’è tra diritti assoluti, relativi, potestativi, trasmissibili ed intrasmissibili, patrimoniali e non
patrimoniali, reali e di credito. Dopo aver dato la definizione fai degli esempi
• Che differenza c’è tra dovere, obbligo, soggezione ed onere?
• Che differenza c’è tra diritto di uso di abitazione e di usufrutto per quanto riguarda l’intrasmissibilità?
• Classifica i seguenti diritti soggettivi:
• il diritto alla vita è
• Il diritto del coniuge alla fedeltà da parte dell’altro coniuge è
• il diritto del professionista di essere pagato dal cliente è:
• il diritto di proprietà è:
• il diritto all’identità personale è
• il diritto alla salute è
• il diritto all’integrità fisica è

• Che differenza c’è tra interdetto legale ed interdetto giudiziale?
• Che differenza c’è tra norme imperative e norme derogabili? Queste ultime a loro volta si distinguono in norme
dispositive e supplettive, cosa significa?
• Quando una norma entra in vigore?
• Il principio di irretroattività delle norme contenuto nell’art. 11 delle preleggi può essere derogato?
• Che differenza c’è tra abrogazione espressa e abrogazione tacita? In quest’ultimo caso perché si dice che il criterio
cronologico deve fare i conti con quello gerarchico?
• Che differenza c’è tra analogia legis ed analogia iuris?
• Le norme penali in virtù del principio nullum crimen sine lege possono essere applicate per analogia? E le norme
eccezionali?
• Che differenza c’è tra norme precettive e proibitive? Tra norma giuridica e norma etica?
• Che cosa s’intende per sussunzione?
• Dopo aver dato la definizione di atti unilaterali, unipersonali, personalissimi e recettizi, fai degli esempi
• Che cosa significa autonomia negoziale?
• Quali sono gli enti dotati di personalità giuridica? Che cosa significa ed in che modo si acquista?
• Se una snc non si iscrive nel registro delle imprese esistono lo stesso come soggetto di diritto?
• Che cosa significa responsabilità solidale illimitata? E diretta e sussidiaria? Indica la responsabilità che contraddistingue
le diverse società di persone tenendo in considerazione anche il caso in cui non dovessero iscriversi nel registro delle
imprese
• Per le obbligazioni assunte da un comitato chi è responsabile? E per quelle assunte da un’associazione non riconosciuta?
• Che differenza c’è tra capacità giuridica e d’agire?
• Che cos’è la morte presunta?
• Che differenza c’è tra domicilio generale, elettivo e legale?
• Per quanto riguarda la capacità per l’esercizio dell’impresa che differenza c’è tra incapaci assoluti, inabilitati e minori
emancipati?
• Perché si dice che gli atti dello stato civile costituiscono prova legale del proprio status?
• Che cosa sono le pertinenze?
• Che differenza c’è tra patrimonio autonomo e separato? Tra demanio necessario e accidentale?
• Che differenza c’è tra prove precostituite, semplici e legali? E tra presunzioni semplici e legali? Queste ultimi si
distinguono in assolute e relative, cosa significa?

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• Per il fondo patrimoniale è prevista una doppia pubblicità, quale ha efficacia dichiarativa e quale ha semplicemente una
funzione di pubblicità notizia?
• Che differenza c’è tra prescrizione e decadenza?
• Che cos’è il diritto all’autodeterminazione del paziente?
• Che cos’è il diritto all’immagine?
• In quali casi la lesione del diritto a nascere sano può essere risarcito da parte del medico?
• Con riferimento alle immissioni che cosa dispone l’art. 844 c.c.?
• Che cosa sono gli atti emulativi?
• Che differenza c’è tra comunione volontaria, incidentale e forzosa?
• Cosa sono le azioni di nunciazione?
• Che differenza c’è tra azione di reintegrazione e di manutenzione?
• Quali sono le azoni petitorie?
• Quali sono i presupposti per l’inabilitazione?
• Che cos’è l’incapacità naturale?
• Che differenza c’è tra tutore e curatore?
• Chi è l’amministrazione di sostegno?
• In relazione alla capacità di esercizio dell’impresa, che differenza c’è tra incapaci assoluti, inabilitati ed emancipati?
• Un interdetto può essere titolare di un’impresa? Si No
• Che differenza c’è tra pubblicità dichiarativa, costitutiva e di fatto
• Perché è importante iscrivere i fatti nel registro delle imprese?
• Che tipo di pubblicità è?
• Quali sono le fonti dell’obbligazione?
• Che differenza c’è tra promessa al pubblico, offerta al pubblico, promessa di pagamento e ricognizione di debito?
• Che cos’è la gestione di affari altrui?
• La ripetizione dell’indebito quando è esclusa?
• Che differenza c’è tra prestazioni di mezzi e di risultato?
• Colui che subisce l’inadempimento che cosa può fare?
• Che differenza c’è tra danno emergente e lucro cessante? Fai un esempio
• Quali sono i presupposti della responsabilità extracontrattuale?
• Che cosa s’intende per responsabilità oggettiva?
• Che cos’è la responsabilità da contatto sociale?
• Che cosa sono le servitù prediali? Che differenza c’è rispetto alle servitù personali?
• Il diritto di uso e di abitazione sono trasmissibili? perché hanno assunto rilevanza con la riforma del diritto di famiglia?
• Che cos’è il diritto di usufrutto? L’usufruttuario può modificare la destinazione economica del bene? Può cedere il suo
diritto? Come vengono ripartite le spese tra usufruttuario e nudo proprietario?
• Per possesso vale titolo che cosa s’intende?
• Che differenza c’è tra possessore e detentore?
• Il creditore pignoratizio è detentore o possessore?
• Quando il diritto di cronaca prevale sul diritto all’onore?
• Quali sono i modi di acquisto della proprietà? Che differenza c’è tra occupazione ed invenzione?
• Che cosa s’intende per accessione?

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• Che cos’è il diritto di superficie?


• Che differenza c’è tra abuso di potere ed eccesso di potere del rappresentante?
• Che cos’è il fondo patrimoniale?
• Che cos’è l’azione revocatoria?
• Che cos’è l’azione surrogatoria?
• Che differenza c’è tra autonomia patrimoniale perfetta ed imperfetta?
• Che cos’è la vendita con patto di riscatto?
• Che cos’è un diritto potestativo?
• Che cosa s’intende per gerarchia delle fonti? La consuetudine che caratteristiche deve avere e dove è collocata a livello
gerarchico tra le fonti del diritto?
• Che differenza c’è tra decreto legge e decreto legislativo?
• Che cos’è il contratto preliminare? Ed il compromesso detto anche preliminare improprio che cos’è?
• Che cos’è il rapporto obbligatorio? Un rapporto tra debitore e creditore avente per oggetto
una…………………………………………….. (che può consistere in un dare………) diretta a soddisfare un interesse
anche non…………………..del creditore
• Per il pegno e l’ipoteca si parla di divieto del patto commissorio, che cosa significa?
• Che cosa s’intende per grado di ipoteca?
• Che cos’è la fideiussione? E cosa significa principio di accessorietà?
• Che cos’è la fideiussione omnibus?
• Che cos’è il contratto autonomo di garanzia?
• Il tesoro che trovo su un fondo altrui a chi appartiene? E se si trattasse di una cosa di interesse storico archeologico e
artistico?
• Qual è la forma richiesta per vendere un bene immobile? E per rendere l’atto opponibile ai terzi?
• Che cosa s’intende per bene in senso giuridico?
• Che cosa s’intende per prestazione in luogo di adempimento? Che differenza c’è con la novazione oggettiva?
• Che cosa può fare colui che subisce l’inadempimento contrattuale? Che cosa dispone a tal riguardo l’art. 1453?
• Fai un esempio di danno emergente e di lucro cessante
• Che cosa significa valutazione equitativa del danno?
• Che cos’è il danno non patrimoniale? Può essere provato anche attraverso presunzioni?
• Che cos’è l’onere della prova? Quando si parla di inversione dell’onere della prova?
• Che differenza c’è tra illecito contrattuale ed extracontrattuale?
• Che differenza c’è tra modi di estinzione dell’obbligazione satisfattori e non satisfattori?
• La confusione e la compensazione legale che cosa sono e tra i modi di estinzione dell’obbligazione dove si collocano?
• Che cos’è l’impossibilità sopravvenuta della prestazione?
• Che cos’è la delegazione? E l’espromissione? E l’accollo? In questi casi quando si ha novazione soggettiva?
• Che differenza c’è tra presunzione assoluta e presunzione relativa?
• Che cos’è il giuramento decisorio?
• Che cosa s’intende per commorienza?
• Che cos’è la presupposizione?
• Che differenza c’è tra buona fede soggettiva e buona fede soggettiva?
• Il pagamento al creditore apparente quando libera il debitore?

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• Art. 1350/1418/832/1173/1321/1324

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DIRITTO PRIVATO
Giovanni Iudica - Paolo Zatti
XVI edizione - 2015

Giacomo Da Mommio
RIASSUNTI

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