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CORSO RADIO STEREO - Teorica 41°


RICEZIONE IN MF
Quando si iniziarono le regolari trasmissioni dei programmi in MF, vennero messi in commercio vari tipi di
SINTONIZZATORI MF, che servivano per adattare i normali ricevitori MA alla ricezione dei nuovi programmi.

Ai sintonizzatori MF era affidato il compito di amplificare e rivelare le onde modulate in frequenza, mentre i
segnali BF ottenuti dal rivelatore venivano amplificati utilizzando gli stadi BF dei ricevitori MA.

Un sintonizzatore MF si può dunque considerare come un ricevitore MF privo degli stadi BF, che pertanto
richiede un amplificatore BF separato.

Ben presto, però, vennero realizzati ricevitori MA/MF, cioè apparecchi in grado di ricevere i programmi
trasmessi sia in MA sia in MF.

Attualmente la maggior parte dei ricevitori commerciali è di quest'ultimo tipo, mentre l'impiego dei
sintonizzatori MF è limitato a complessi per riproduzioni ad alta fedeltà, per i quali interessa la ricezione
della sola MF.

Tuttavia, nella presente lezione considereremo in primo luogo i sintonizzatori MF, che, comprendendo
esclusivamente i circuiti per la ricezione MF, permettono di vederne più chiaramente le particolari
caratteristiche.

Successivamente ci occuperemo degli attuali ricevitori MA/MF, considerando le soluzioni adottate per la
loro realizzazione.

 
1. - SINTONIZZATORI MF
I sintonizzatori MF sono del tipo supereterodina come i ricevitori MA, perché la conversione di frequenza
permette di ottenere i migliori risultati anche nella ricezione MF.

Pertanto gli stadi di un sintonizzatore MF differiranno dai corrispondenti stadi di un ricevitore


supereterodina per MA soprattutto per quanto riguarda il rivelatore, il cui funzionamento è totalmente
diverso da quello di un rivelatore MA, come si è visto nella lezione precedente.

Tuttavia, anche la parte del sintonizzatore che precede il rivelatore presenta differenze rispetto ad un
ricevitore MA, come sì può immediatamente constatare dalla fig. 1, in cui è riportato lo schema a blocchi di
un tipico sintonizzatore MF.

Si vede infatti che il convertitore non è più il primo stadio dell'apparecchio, essendo ora preceduto da uno
stadio amplificatore RF; inoltre, per l'amplificazione del segnale a frequenza intermedia ottenuto dal
convertitore si usano due stadi anziché uno solo come avviene nei ricevitori MA.

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Nella parte che precede il rivelatore, un sintonizzatore MF ha dunque due stadi amplificatori in più rispetto
ad un ricevitore MA; ma, oltre che per il loro numero, gli stadi differiscono anche a causa delle particolari
soluzioni circuitali adottate.

Queste soluzioni sono imposte dal fatto che il sintonizzatore deve funzionare su frequenze molto più alte
ed avere anche una banda passante notevolmente più ampia rispetto ad un ricevitore MA. Ricordiamo infatti
che le normali trasmissioni MF vengono effettuate su frequenze comprese tra 88 MHz e 100 MHz e che il
canale MF può anche raggiungere una larghezza di 240 kHz.

Per ottenere un soddisfacente funzionamento in queste condizioni occorre impiegare circuiti e tubi
alquanto diversi da quelli che si usano nei ricevitori MA, come ora vedremo considerando i vari stadi di un
sintonizzatore MF.

 
1.1 - Gruppo MF
L'amplificatore RF ed il convertitore di un sintonizzatore MF, dovendo funzionare alle stesse frequenze,
vengono realizzati spesso in un unico complesso denominato GRUPPO MF, che in tal modo può risultare di
costruzione molto compatta ed essere interamente schermato rispetto agli altri circuiti del ricevitore.

Il gruppo MF è munito generalmente di un unico tubo, più precisamente di un doppio triodo, una sezione
del quale viene utilizzata per l'amplificatore RF, mentre l'altra serve per ottenere la conversione di
frequenza.

Occorre notare che per l'amplificazione RF si usa un triodo, sebbene un pentodo sarebbe più adatto per
evitare la retrocessione del segnale dal circuito anodico al circuito di griglia, avendo una capacità anodo-
griglia minore del triodo.

Si noti inoltre che anche la conversione di frequenza si ottiene mediante un triodo, anziché con i normali
tubi convertitori descritti nelle lezioni precedenti.

L'impiego dei triodi è dovuto al fatto che questi tubi, avendo soltanto tre elettrodi, presentano una struttura
interna più semplice dei pentodi e, a maggior ragione, dei normali tubi convertitori che hanno un numero 
di griglie ancora superiore ai pentodi.

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La semplicità della struttura interna fa sì che risulti minore il RUMORE prodotto da un tubo. Tale rumore è
dovuto al fatto che il numero degli elettroni emessi dal catodo di un tubo non è esattamente il medesimo
ad ogni istante, ma varia, sia pure di poco, da un istante all'altro.

Di conseguenza, anche la corrente anodica costituita da questi elettroni non sarà costante ma varierà
leggermente da un istante all'altro, come se al tubo fosse applicato un segnale variabile in ampiezza ed in
frequenza.

Tale segnale, amplificato dai successivi stadi di un ricevitore, sarà reso udibile in altoparlante, costituendo
il rumore di fondo che accompagna la riproduzione del normale segnale BF.

A seconda dei casi il rumore di fondo può essere avvertibile sotto forma di lieve fruscio oppure di soffio
anche abbastanza intenso.

Il fatto che il rumore prodotto da un tubo dipenda dalla maggiore o minore complessità della sua struttura
interna si può spiegare considerando che in un pentodo la variazione della corrente anodica è dovuta non
solo alla variazione della emissione catodica, ma anche alla presenza della griglia schermo.

Infatti, anche gli elettroni raccolti da questo elettrodo sono in numero diverso da un istante all'altro, ma
poiché tali elettroni vengono sottratti alla corrente anodica, si ha un'ulteriore variazione di questa corrente,
che rende maggiore il rumore di un pentodo rispetto a quello di un triodo..

Ovviamente, tale inconveniente è ancora più sensibile nei tubi con molte griglie, quali sono appunto i
normali tubi convertitori; in generale si può dire che il rumore prodotto da un tubo è tanto maggiore
quanto più complessa è la sua struttura interna.

Poiché il rumore prodotto dai tubi ha le stesse caratteristiche del disturbo che sarebbe causato da un
segnale variabile sia in ampiezza sia in frequenza, in un sintonizzatore MF avrà influenza soltanto la
variazione di frequenza di tale segnale, in quanto il rivelatore a rapporto è insensibile alle variazioni
d'ampiezza.

Occorre tuttavia tenere presente che il segnale disturbatore presenta svariatissime frequenze e che quindi
risulta tanto più avvertibile quanto maggiore è la larghezza di banda dell'apparecchio ricevente, perché
entro tale banda viene ad essere compreso un maggior numero di frequenze disturbatrici.

Ciò si verifica appunto nel caso della MF, perché, come si è detto, il canale MF può raggiungere anche una
larghezza di 240 kHz. In pratica, per una buona riproduzione può essere sufficiente che l'apparecchio
ricevente abbia una banda passante di 200 kHz, che comunque è già notevolmente più ampia della banda
di soli 9 kHz dei ricevitori MA.

Dal momento che nella ricezione in MF si ha la possibilità di eliminare i disturbi dovuti a modulazione
d'ampiezza del segnale ricevuto, si è cercato di ridurre al minimo anche il rumore di fondo, in modo da
ottenere una riproduzione per quanto possibile priva di disturbi.

Appunto per questo motivo nell'amplificatore RF e nel convertitore di un sintonizzatore MF si usano i triodi,
che tra tutti i tubi producono il rumore minore, avendo la più semplice struttura interna.

Occorre anche tenere presente che i pentodi sono poco adatti a funzionare alle alte frequenze in gioco negli
stadi suddetti a causa delle loro maggiori capacità interelettrodiche che ne limitano le prestazioni.

L'impiego dei triodi è limitato ai primi stadi del sintonizzatore, in quanto il rumore prodotto dai tubi di
questi stessi stadi deve essere ridotto il più possibile, dal momento che viene amplificato dai successivi due
stadi FI.

Si è constatato inoltre che, quando un triodo viene usato quale convertitore di frequenza, produce un
rumore maggiore che quando viene usato quale amplificatore: ciò significa che lo stadio convertitore
introduce il maggior disturbo nel segnale ricevuto.

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Di conseguenza, è utile amplificare il segnale ricevuto prima di provvedere alla sua conversione di
frequenza, in modo che risulti ben più ampio rispetto al rumore che verrà introdotto dal convertitore e
quindi sia meno influenzato dal disturbo relativo; a tale amplificazione preliminare provvede appunto
l'amplificatore RF che precede il convertitore.

Questo stadio è anche utile per aumentare il guadagno complessivo del gruppo MF, dal momento che,
impiegandosi triodi, questi devono essere utilizzati in circuiti particolari che non consentono di ottenere
guadagni molto elevati.

Infatti, per l'amplificatore RF si deve tenere presente la necessità di evitare la retrocessione del segnale
attraverso la capacità anodo-griglia del triodo, mentre per il convertitore occorre che il triodo provveda
anche alla produzione dell'oscillazione locale necessaria per ottenere la conversione di frequenza.

Nella fig. 2 sono mostrati i circuiti di un tipico gruppo MF in cui sono impiegati appunto due triodi.
Il triodo V1, che viene utilizzato per l'amplificatore RF, presenta la particolarità di avere la griglia collegata
direttamente a massa. Pertanto, in questo caso il segnale ricevuto che si ottiene ai capi del secondario L2
del trasformatore RF d'entrata viene applicato al catodo del tubo.

Nella fig. 2 si vede infatti che tale secondario risulta collegato in serie al gruppo R1 C1 che è connesso al
catodo per ottenere la polarizzazione del tubo.

In tal modo la corrente anodica viene fatta variare con la frequenza del segnale ricevuto variando il
potenziale del catodo rispetto a quello della griglia, che è costante ed uguale al potenziale di massa.

Il fatto che la griglia si trovi al potenziale costante di massa fa sì che questo elettrodo si comporti come una
griglia schermo, separando il circuito anodico dal circuito catodico del triodo, perché la capacità tra l'anodo
ed il catodo risulta tanto ridotta da non permettere un'apprezzabile retrocessione nel circuito d'entrata del
segnale amplificato presente nel circuito d'uscita.

Facendo funzionare il tubo con la griglia a massa risulta dunque possibile utilizzare il triodo anche alle
elevate frequenze usate in MF.

Il segnale amplificato si ottiene ai capi del circuito risonante L3 C3, che costituisce il carico anodico del
triodo e che si può accordare sulla frequenza voluta variando l'induttanza dell'induttore L3.

Ciò si ottiene introducendo più o meno nell'induttore il nucleo di cui è munito l'induttore stesso; tale
sistema di accordo è detto A PERMEABILITÀ VARIABILE, in quanto lo spostamento del nucleo fa variare la
permeabilità all'interno dell'induttore, con conseguente variazione dell'induttanza.

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Naturalmente l'accordo si può anche ottenere nel solito modo, cioè mediante un condensatore variabile che
in questo caso dovrà avere una piccola capacità.

Si noti che, invece, nel circuito d'entrata del tubo V1 non vi è alcun elemento variabile che permetta
l'accordo con la frequenza del segnale ricevuto; a prima vista può sembrare persino che all'entrata non vi
sia alcun circuito risonante, dal momento che nello schema compare soltanto l'induttore L2.

Bisogna però tenere presente che in realtà tra le spire di questo induttore e la massa vi è una capacità che,
pur essendo piccola, è tuttavia sufficiente, data l'elevata frequenza del segnale, a costituire un circuito
risonante per tale frequenza.

Con un opportuno dimensionamento dell'induttore L2 si può ottenere che la frequenza di risonanza di


questo circuito corrisponda alla frequenza centrale della banda MF, in modo che tutti i segnali la cui
frequenza è compresa entro tale banda si possano ricevere senza che vengano eccessivamente attenuati dal
circuito risonante: non è così necessario l'impiego di un elemento variabile per l'accordo, e risulta
semplificato di conseguenza il comando di sintonia del gruppo MF.

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Al primario L1 del trasformatore d'entrata perviene il segnale captato dall'antenna, la quale, come vedremo
più avanti, può anche essere esterna, nel qual caso viene collegata al sintonizzatore per mezzo di
un'apposita LINEA DI DISCESA.

Come si è visto nella Teorica 30, per poter utilizzare l'intero segnale trasmesso lungo una linea RF occorre
che la linea stessa sia chiusa sulla sua impedenza caratteristica in modo che non si verifichino riflessioni al
suo estremo.

Poiché il circuito d'entrata del tubo V1 si comporta come un'impedenza di valore diverso dall'impedenza
caratteristica della linea di discesa d'antenna, il trasformatore d'entrata deve adattare l'impedenza del tubo
a quella della linea, così come un trasformatore d'uscita BF adatta la resistenza dell'altoparlante alla
resistenza di carico del tubo finale.

Siccome nel montaggio con griglia a massa l'impedenza presentata dal circuito d'entrata del tubo è di solito
minore dell'impedenza caratteristica della linea, per realizzare il dovuto adattamento tra queste impedenze
occorre che il secondario L2 del trasformatore d'entrata abbia un numero di spire minore del primario L1.
Ciò significa che la tensione RF ottenuta ai capi di L2 e con la quale si comanda il tubo V1 risulta minore
della tensione presente ai capi di L1.

In conseguenza di questo fatto, l'amplificazione ottenuta complessivamente dallo stadio RF non può
risultare molto elevata, per cui viene anche adottato per tale stadio un altro tipo di circuito, nel quale il tubo
presenta all'entrata un'impedenza maggiore dell'impedenza caratteristica della linea di discesa d'antenna,
permettendo così l'impiego di un trasformatore d'entrata il cui secondario ha un numero di spire maggiore
del primario.

Questo diverso circuito è detto AD ENTRATA MISTA, perché, come si vede nella fig. 3-a in cui è riportato il suo
schema, il segnale viene applicato sia alla griglia sia al catodo del tubo, collegando a tali elettrodi gli
estremi del secondario L2, che ora è accordato sulla frequenza centrale della banda MF mediante un
apposito condensatore C2.

Si noti che, poiché il secondario L2 è munito di una presa intermedia collegata a massa, le due tensioni
ottenute ai suoi estremi ed applicate al tubo risultano in opposizione di fase, cioè quando una aumenta
positivamente, l'altra aumenta negativamente e viceversa.

In questo circuito si presenta però la necessità di neutralizzare l'effetto della capacità anodo-griglia del
tubo, che nella fig. 3-a è rappresentata mediante il condensatore Cag collegato tra l'anodo e la griglia del
tubo stesso.

Infatti, attraverso tale capacità il segnale d'uscita, costituito dalla tensione Vu presente tra l'anodo del tubo
e la massa, retrocede nel circuito d'entrata.

La fig. 3-b mostra come ciò avviene: la tensione Vu fa circolare una corrente RF nel circuito, disegnato con
linea più marcata, che comprende il condensatore Cag ed una parte dell'avvolgimento L2, indicata con L'2.

La tensione Vu si suddivide quindi tra questi due elementi dipendentemente dalla reattanza offerta da
ciascuno di essi alla corrente RF.

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Di conseguenza, il potenziale a cui si trova il punto G collegato alla griglia del tubo varierà non solo per
effetto della tensione d'entrata, ma anche a causa della tensione d'uscita Vu.

Per eliminare questo inconveniente si dispone tra l'anodo ed il catodo del tubo il condensatore di
neutralizzazione C4 (fig. 3-a).

La fig. 3-c mostra che la tensione Vu fa così circolare una corrente RF anche nel circuito, disegnato con
linea più marcata, che comprende il condensatore C4 ed una parte dell'avvolgimento L2, indicata con L"2.

Anche in questo caso, la tensione V„ si suddivide tra questi due elementi, dipendentemente dalla reattanza
offerta da ciascuno di essi alla corrente RF; scegliendo opportunamente la capacità del condensatore C4 si
può ottenere che la tensione Vu si suddivida tra C4 e L"2 allo stesso modo che tra Cag e L'2.

In tali condizioni, il punto K collegato al catodo del tubo viene a trovarsi allo stesso potenziale del punto G
collegato alla griglia del tubo stesso e perciò tra questi due elettrodi non si ha alcuna differenza di
potenziale per effetto della tensione d'uscita Vu.

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Pertanto, la tensione tra griglia e catodo varia soltanto a causa del segnale applicato all'entrata, come
occorre per il regolare funzionamento del tubo.

Accorgimenti analoghi vengono anche usati per il convertitore di frequenza, come ora vedremo
considerando il suo circuito.

Il convertitore usato per i gruppi MF è del tipo detto AUTOOSCILLANTE, in quanto gli stessi elettrodi del triodo
che servono per la conversione di frequenza sono anche utilizzati per produrre l'oscillazione locale
necessaria per  ottenere  tale  conversione.

Nella fig. 4, in cui è riportato lo schema del solo stadio convertitore del gruppo MF già considerato nella fig.
2, è stato tracciato con linea più marcata il circuito con il quale si produce l'oscillazione locale.
La frequenza di questa oscillazione è determinata dal circuito risonante L4 C4, che è collegato da un lato
direttamente alla griglia del tubo V2 e dall'altro lato a massa tramite i due condensatori in serie CIO e CU,
di cui si vedrà più avanti lo scopo.

La frequenza di risonanza del circuito L4 C4 può essere variata agendo sul nucleo dell'induttore L4, che
viene spostato insieme al nucleo dell'induttore L3, come è indicato nella fig. 2, in modo da poter
sintonizzare  il  gruppo  MF  con  la  stazione  che  si  desidera  ricevere.

La reazione necessaria per mantenere in oscillazione il triodo viene ottenuta per mezzo dell'induttore L5
accoppiato magneticamente all'induttore L4 e collegato all'anodo del tubo tramite il condensatore C5, che
impedisce alla componente continua della corrente anodica di giungere a massa attraverso L5.

Il segnale da convertire di frequenza proveniente dallo stadio amplificatore RF viene inviato direttamente
alla griglia del triodo V2 tramite il condensatore C8, che impedisce alla componente continua della tensione
anodica del triodo V1 (fig. 2) di giungere alla griglia del triodo convertitore.

Bisogna però tenere presente che, come il segnale RF può passare dall'amplificatore RF al convertitore, così
l'oscillazione locale può passare dal convertitore all'amplificatore RF e giungere in tal modo all'antenna
dalla quale viene irradiata.

Ciò deve essere evitato, perché l'oscillazione locale e la sua seconda armonica, avendo frequenze molto
prossime a quelle usate per alcuni canali televisivi, possono venire irradiate dal circuito d'antenna del

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ricevitore MF e venire captate dai televisori funzionanti in vicinanza dell'apparecchio MF sui canali suddetti,
determinando disturbi sul video.

Per evitare l'irradiazione dell'oscillazione locale da parte dell'antenna si collega il condensatore C9 come è
mostrato nella fig. 4.

Per comprendere perché in tal modo si evita l'irradiazione, consideriamo la fig. 5 e notiamo che la tensione
avente la frequenza dell'oscillazione locale presente ai capi del circuito risonante L4 C4, cioè tra i punti A e
B, fa circolare una corrente nel circuito disegnato con linea più marcata nella fig. 5-a, comprendente i due
condensatori in serie C10 e C11 ed il resistere R2.

La tensione presente tra A e B si suddivide perciò stabilendosi in parte ai capi dei due condensatori in serie
ed in parte ai capi del resistere.

Mediante i condensatori C8 e C9 si realizza un circuito, disegnato con linea più marcata nella fig. 5-b, che
risulta collegato ancora tra i punti A e B e nel quale la tensione presente tra questi punti si suddivide perciò
anche tra i due condensatori stessi.

Scegliendo opportunamente il valore di tali condensatori si può ottenere che la tensione presente tra A e B
si suddivida tra C8 e C9 nello stesso modo in cui si suddivide tra R2 ed i due condensatori C10 e C11 in
serie.

In queste condizioni, il punto M compreso tra i due condensatori C8 e C9 viene a trovarsi allo stesso
potenziale del punto T compreso tra il resistore R2 ed i due condensatori C10 e C11 in serie.

Ma quest'ultimo punto è costituito dalla massa e ciò significa dunque che tra il punto M e la massa non si
ha alcuna differenza di potenziale a causa della tensione a frequenza locale presente tra A e B.

In altre parole, questa tensione non risulta applicata al circuito collegato tra il punto M e la massa, cioè al
circuito d'uscita dello stadio amplificatore RF, sul quale non ha pertanto alcun effetto.

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Osserviamo infine che l'amplificatore RF mostrato nella fig. 2 è anche utile per impedire l'irradiazione del
segnale a frequenza locale a causa dell'effetto schermante della griglia del tubo collegata a massa; tale
vantaggio non si ha invece con l'amplificatore ad entrata mista mostrato nella fig. 3-a.

Il segnale a frequenza intermedia ottenuto dal convertitore è presente ai capi del circuito risonante L6 C6
(fig. 4) accordato appunto sulla frequenza intermedia.
Tale segnale viene quindi trasferito al circuito risonante L7 C7 che è accoppiato magneticamente con il
primo in modo da formare un trasformatore FI, dal quale il segnale stesso viene inviato agli stadi
amplificatori a frequenza intermedia.

Bisogna però tenere presente che il segnale FI può anche retrocedere nel circuito di griglia del tubo
convertitore, attraverso la capacità anodo-griglia di tale tubo.

Con rappresentazioni vettoriali piuttosto complesse, che pertanto saranno omesse, si può dimostrare che il
segnale a frequenza intermedia pervenuto nel circuito di griglia attraverso la capacità suddetta risulta in
fase con quello presente nel circuito anodico, come avviene nel caso di un segnale retrocesso all'entrata di
uno stadio per mezzo di un circuito  di  controreazione.

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Pertanto il segnale retrocesso determina una riduzione del guadagno dello stadio convertitore, perché tale
è appunto l'effetto di una controreazione, come si è visto nelle lezioni precedenti.

Per ovviare a questo inconveniente si ricorre al condensatore C11 ed al resistore R3 ai capi dei quali si
ottiene una tensione FI in opposizione di fase con quella che risulta applicata alla griglia del convertitore
per effetto della capacità anodo-griglia, come si potrebbe dimostrare con rappresentazioni vettoriali che
sono qui omesse perché anch'esse molto complesse.

La tensione ottenuta ai capi del condensatore C11 viene applicata alla griglia del convertitore tramite il
condensatore C10; scegliendo opportunamente la capacità di questi due condensatori, si può ottenere che
la tensione applicata alla griglia risulti uguale a quella retrocessa attraverso la capacità interelettrodica,
determinando così il suo annullamento.

Si può anche fare in modo che la tensione applicata alla griglia risulti maggiore di quella retrocessa,
ottenendo in tal modo una reazione positiva, che determina un aumento del guadagno di conversione.

Abbiamo visto così la funzione di tutti gli elementi presenti nello schema di un gruppo MF; occorre però
tenere presente che sul funzionamento di tale gruppo influiscono anche le diverse capacità interelet-
trodiche dei tubi nonché quelle degli stessi collegamenti, che, sebbene piccole, presentano  ridotte 
reattanze  alle  elevate  frequenze  in  gioco.

Pertanto, di queste capacità si dovrà tenere debito conto nel fissare il valore dei condensatori usati, ad
esempio, per neutralizzare l'amplificatore RF ad entrata mista, per evitare l'irradiazione dell'oscillazione
locale e per ottenere la reazione positiva.

Questo problema, tuttavia, è di competenza del progettista, mentre al radiotecnico interessa conoscere le
soluzioni adottate, per comprendere il funzionamento dei vari circuiti.

Riguardo a tali circuiti è bene precisare infine che possono riscontrarsi leggere differenze tra un tipo e
l'altro di gruppo MF, ma in ogni caso i problemi che si presentano sono sempre gli stessi indicati sopra ed
anche le soluzioni adottate si basano tutte su principi molto simili.

 
1.2 - Stadi amplificatori FI
Come si è già accennato nella lezione precedente, il segnale ottenuto da un convertitore per MF ha la
frequenza di 10,7 MHz.

La ragione principale che ha determinato la scelta di questo valore per la frequenza intermedia è la
necessità di evitare eventuali interferenze causate dalla frequenza immagine.

Ricordiamo che, quando le trasmissioni MF cominciarono a svilupparsi, fu riservata per tali trasmissioni la
banda compresa tra 88 MHz e 108 MHz, di cui attualmente si utilizza soltanto la parte compresa tra 88
MHz e 104 MHz per i vari tipi di trasmissioni MF.

Poiché la banda riservata alla MF si estendeva inizialmente per 108 — 88 = 20 MHz, si è scelto per la
frequenza intermedia il valore di 10,7 MHz, perché, essendo un po' superiore alla metà dell'estensione della
banda, che è di  10 MHz, era possibile evitare ogni interferenza dovuta alla frequenza immagine;
ricordiamo infatti che la frequenza immagine di una data stazione si ottiene sommando alla frequenza della
stazione stessa il doppio della frequenza intermedia.

Pertanto, con una frequenza intermedia di 10,7 MHz, anche quando l'apparecchio è sintonizzato sulla
frequenza più bassa della banda (88 MHz), la frequenza immagine risulta di 88 + 10,7 + 10,7 = 109,4 MHz
e quindi su tale frequenza non possono esservi stazioni MF interferenti, in quanto la massima frequenza
della banda MF è di 108 MHz.

Per la MF il valore della frequenza intermedia risulta dunque molto maggiore di quello adottato per la MA;
tale maggior valore è anche dovuto ad altri motivi e precisamente al fatto che la banda passante di un

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amplificatore FI deve essere una piccola percentuale della frequenza intermedia, affinché tutte le frequenze
comprese nel canale trasmesso possano essere amplificate abbastanza uniformemente.

Poiché in MF l'amplificatore FI deve avere una banda passante di almeno 200 kHz, molto maggiore della
banda passante di un analogo amplificatore per MA, che è di soli 9 kHz, anche la frequenza intermedia
risulta di conseguenza più elevata in MF che in MA.

Osserviamo che il valore della frequenza intermedia adottato per la MA è circa 50 volte maggiore della
banda passante: infatti, se tale valore fosse, ad esempio, di 470 kHz, si avrebbe 470 : 9 = 52,2  circa.

Quasi lo stesso rapporto tra la frequenza intermedia e la banda passante si può ottenere anche nel caso
della MF con il valore di 10,7 MHz scelto per la FI, perché, con una banda passante di 200 kHz, cioè di 0,2
MHz, si ha 10,7 : 0,2 = 53,5, risultato che non è molto diverso da quello ottenuto per la MA.

Il circuito dell'amplificatore FI di un sintonizzatore MF si presenta come si vede nello schema della fig. 6,
dal quale si può constatare che non differisce sostanzialmente dal circuito di un amplificatore FI usato per i
ricevitori MA, a parte il fatto di avere due stadi anziché uno solo. L'impiego di due stadi FI è dovuto al fatto
che, dovendosi amplificare una banda di almeno 200 kHz, il guadagno di ciascuno di essi risulta ridotto.

Per l'amplificatore FI si usano pentodi, il cui funzionamento è ora soddisfacente, dal momento che la
frequenza intermedia è molto più bassa di quella in gioco nel gruppo MF; d'altra parte il maggior rumore
introdotto da questi tubi non ha più grande influenza, perché il segnale è stato ormai amplificato dal
gruppo MF in modo da risultare molto maggiore rispetto al disturbo.

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Essendo impiegati due tubi, vi sono ora tre trasformatori FI, il primo dei quali, in pratica, è compreso entro
il gruppo MF; osserviamo inoltre che il terzo trasformatore FI ha un secondario adatto per il rivelatore a
rapporto a cui deve applicare il segnale FI.

Poiché l'amplificatore FI deve avere un'ampia banda passante, converrebbe adottare per i trasformatori FI
un accoppiamento tra primario e secondario leggermente superiore a quello critico.

Nella fig. 7 si vede infatti che, con questo tipo di accoppiamento, si ottiene una banda passante compresa
tra le frequenze f1' e f2', maggiore della banda ottenibile con un accoppiamento critico, che è compresa
soltanto tra le frequenze f1 e f2.

I trasformatori FI con accoppiamento superiore al critico non sono però molto usati, perché risultano di
messa a punto piuttosto complessa, avendo una curva di risonanza che presenta due massimi situati
simmetricamente rispetto alla frequenza di 10,7 MHz.

Si preferiscono perciò i trasformatori con accoppiamento critico, la cui taratura può effettuarsi allo stesso
modo dei trasformatori usati per la MA, dal momento che hanno lo stesso tipo  di accoppiamento.

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In questo caso, la necessaria ampiezza della banda passante dei trasformatori FI può ottenersi scegliendo
opportunamente il fattore di qualità dei loro circuiti risonanti, dal quale dipende appunto l'ampiezza di tale
banda, come si è visto nella Teorica 25.

Poiché la banda passante aumenta al diminuire del fattore di qualità, in alcuni casi si collega un resistore in
parallelo ai circuiti risonanti dei trasformatori per ridurre il loro fattore di qualità ed ottenere una maggior
banda passante.

Dopo aver visto così tutti gli stadi che costituiscono un sintonizzatore MF, possiamo passare a considerare
lo schema completo di tale apparecchio.

1.3 - Schema completo di un sintonizzatore MF


Questo schema si ottiene molto semplicemente riunendo gli schemi dei singoli stadi descritti finora, come è
stato fatto nella fig. 8.

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Da questa figura si vede infatti che il circuito del gruppo MF è il medesimo già considerato nella fig. 2,
mentre l'amplificatore FI ha lo stesso circuito mostrato nella fig. 6, con la sola differenza che il primo
trasformatore FI è contenuto entro lo schermo che racchiude completamente il gruppo MF.

In quanto al rivelatore a rapporto, si riconosce immediatamente il circuito del rivelatore simmetrico


descritto nella lezione precedente.

Dallo schema completo del sintonizzatore si può rilevare la mancanza del circuito RAG, usato invece per i
ricevitori MA.

Ricordiamo che il circuito RAG ha il compito di ridurre il guadagno degli stadi che precedono il rivelatore
quando si ricevono segnali forti, per evitare che l'eccessiva amplificazione di tali segnali produca distorsioni
del segnale BF che li modula in ampiezza.

Nel caso della MF, il segnale BF modula la portante non in ampiezza ma in frequenza, e perciò non può
risultare distorto anche se il segnale RF viene amplificato fortemente.

Inoltre, in MF non è di alcuna utilità l'azione di compensazione delle evanescenze che il circuito RAG può
esercitare, in quanto il segnale MF non è soggetto a tali evanescenze per il motivo che vedremo più avanti.

Per le ragioni suddette, il circuito RAG non viene generalmente usato negli apparecchi riceventi per MF.

Osserviamo infine nella fig. 8 i vari elementi variabili che permettono la taratura del sintonizzatore, per la
quale si presentano gli stessi problemi di allineamento già considerati a proposito dei ricevitori MA.

E' bene tenere presente, tuttavia, che molto spesso il gruppo MF viene fornito già tarato dal costruttore, per
cui la taratura si riduce all'allineamento degli stadi FI sulla frequenza di 10,7 MHz.

Per quest'ultima operazione può essere sufficiente un oscillatore che produca un segnale a 10,7 MHz, non
modulato né in ampiezza né in frequenza.

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Applicato tale segnale all'entrata degli stadi FI, si agisce sui nuclei dei trasformatori fino ad ottenere il
massimo valore della tensione continua misurata tra la massa ed il punto indicato con A nella fig. 8.

Bisogna però ricordare che ciò vale per tutti i nuclei dei trasformatori FI ad eccezione del nucleo del
secondario dell'ultimo trasformatore.

Infatti, quest'ultimo nucleo deve essere regolato in modo che la tensione continua misurata tra la massa ed
il punto indicato con B nella fig. 8, cioè all'uscita del rivelatore, risulti uguale a zero.

Nella lezione precedente abbiamo visto, infatti, che la curva di risposta di un rivelatore MF indica una
tensione d'uscita nulla in corrispondenza all'esatto valore di 10,7 MHz della frequenza intermedia.

Concluso così l'esame di un sintonizzatore MF, passiamo a considerare ora i circuiti di un normale ricevitore
MA/MF.

 
2. - RICEVITORI  SUPERETERODINA MA/MF

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Nei ricevitori supereterodina MA/MF si sono riuniti i circuiti per la ricezione in MA e per la ricezione in MF,
cercando di utilizzare per quanto possibile gli stessi tubi per entrambi i tipi di circuiti, in modo da ridurre al
minimo il numero dei tubi impiegati, compatibilmente con le prestazioni  dell'apparecchio.

La soluzione generalmente adottata è mostrata nella fig. 9, in cui è riportato lo schema a blocchi di un
ricevitore MA/MF.

Per la ricezione in MA, i tre deviatori S1, S2 e S3 del ricevitore vengono disposti come si vede nella fig. 9-a,
in cui si ritrovano gli stessi stadi già considerati a proposito dei ricevitori per sola MA.

In queste condizioni non funzionano il rivelatore MF ed il gruppo MF, al quale non viene inviata l'alta
tensione fornita dall'alimentatore anodico.

Per passare dalla ricezione in MA alla ricezione in MF, i tre deviatori dell'apparecchio vengono disposti nella
posizione visibile nella fig. 9-b.

In tal modo, al preamplificatore BF risulta collegato il rivelatore MF anziché il rivelatore MA, mentre l'alta
tensione viene inviata ora al gruppo MF e tolta all'oscillatore locale del convertitore MA, che pertanto

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rimane inattivo insieme al rivelatore MA. Inoltre, l'entrata del convertitore MA viene staccata dalla relativa
antenna e collegata all'uscita del gruppo MF.

Per vedere con maggior chiarezza su quali circuiti del convertitore MA agiscono i deviatori S1 e S2,
conviene considerare la fig. 10, in cui sono riportati lo schema del gruppo MF descritto nella fig. 2 e lo
schema di un convertitore MA con triodo-esodo già descritto nelle lezioni precedenti.

I due deviatori sono disegnati nella posizione in cui vengono disposti per la ricezione MF, onde mostrare
come risultano modificati i circuiti del convertitore MA in queste condizioni.

Per mezzo del deviatore S1 la griglia controllo dell'esodo del tubo convertitore viene staccata dal
trasformatore d'entrata che la collega all'antenna MA e connessa al cavetto schermato proveniente dal
primo trasformatore FI racchiuso nel gruppo MF; per mezzo del deviatore S2 la tensione anodica viene tolta
all'anodo del triodo del tubo convertitore ed applicata invece agli anodi dei due triodi del gruppo MF.

In tal modo il triodo non può più funzionare come oscillatore locale e non viene utilizzato durante la
ricezione MF, mentre l'esodo amplifica il segnale a frequenza intermedia ottenuto dal gruppo MF ed
applicato alla sua griglia controllo.

Durante la ricezione MF, lo stadio convertitore MA svolge dunque la funzione di primo stadio amplificatore
FI, per mezzo dell'esodo del suo tubo convertitore, mentre il triodo dello stesso tubo rimane inutilizzato.

Dall'anodo dell'esodo si otterrà perciò un segnale FI con frequenza di 10,7 MHz durante la ricezione MF,
oppure un segnale FI con frequenza compresa tra 455 kHz e 475 kHz durante la ricezione MA.

Di conseguenza, l'amplificatore FI che segue il convertitore MA funzionerà quale secondo stadio FI per i
segnali MF e quale unico stadio FI per i segnali MA, come è anche indicato nella fig. 9.

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Tale amplificatore è preceduto e seguito come al solito dai trasformatori FI, che nel caso di un ricevitore
MA/MF sono del tipo mostrato nella fig. 11-a.

I  trasformatori per MF e per MA sono riuniti generalmente entro uno schermo unico ed hanno i primari
collegati tra loro, come pure i secondari, nel modo visibile nella figura suddetta.

Così facendo, attraverso i primari può essere portata la tensione anodica al tubo che precede il
trasformatore, mentre attraverso i secondari la griglia del tubo che segue il trasformatore può essere
collegata al circuito RAG, come si vede nella fig. 11-b, in cui è riportato lo schema dello stadio FI di un
ricevitore MA/MF.

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Fanno eccezione i secondari del secondo trasformatore FI, che sono separati, dovendo essere collegati a
due circuiti rivelatori distinti, come vedremo più avanti.

II  fatto che i primari siano collegati tra loro, come pure i secondari del primo trasformatore FI, non influisce
sul funzionamento dei trasformatori stessi, in quanto i loro circuiti risonanti sono accordati su valori molto
diversi della frequenza intermedia.

Infatti, durante la ricezione MF i condensatori del trasformatore MA, avendo una capacità non molto
piccola, costituiscono quasi un cortocircuito per la frequenza relativamente alta di 10,7 MHz, per cui il
segnale FI risulta presente ai capi del solo trasformatore MF, proprio come occorre.

Viceversa, durante la ricezione MA gli induttori del trasformatore MF, avendo un piccolo numero di spire,
costituiscono quasi un cortocircuito per la frequenza relativamente bassa compresa tra 455 kHz e 475 kHz,
per cui il segnale FI risulta presente ai capi del solo trasformatore MA, come occorre in questo caso.

Occupiamoci ora dei collegamenti, non indicati nella fig. 11-b, ai secondari del secondo trasformatore FI,
cioè vediamo come sono realizzati i rivelatori per MA e per MF del ricevitore.

In quanto ai circuiti, tali rivelatori non differiscono da quelli già descritti nelle lezioni precedenti e vi è
quindi solo da considerare il fatto che per la loro realizzazione si usa generalmente un tubo appositamente
costruito, che racchiude nel suo bulbo, oltre ai diodi rivelatori,  anche  il  triodo  necessario  per  la 
preamplificazione  del  segnale BF rivelato.

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Per la MA, non essendo indispensabile una regolazione automatica di guadagno ritardata, per i motivi
esposti nelle lezioni precedenti, può bastare un unico diodo, dal quale si ottiene sia il segnale BF sia la
tensione RAG; invece per la MF il rivelatore a rapporto richiede due diodi, come si è visto nella lezione
precedente.

Il tubo suddetto dovrà pertanto contenere tre diodi, oltre al triodo, cioè dovrà essere un triplo diodo triodo.

Poiché i piedini che servono per collegare un tubo al suo circuito di utilizzazione devono essere in numero
necessariamente limitato, per ragioni costruttive, si è dovuto fare in modo che il catodo del triodo possa
essere utilizzato anche per qualcuno dei diodi, in modo da ridurre il numero di piedini occorrenti per i
catodi.

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Nelle lezioni precedenti abbiamo già visto che, usando per il triodo BF la polarizzazione per corrente di
lancio, il suo catodo si può collegare direttamente a massa e quindi si può impiegare anche per il diodo
rivelatore MA.

D'altra parte, considerando i rivelatori a rapporto, si è visto che è stato studiato un rivelatore di tipo
asimmetrico, che permette di collegare direttamente a massa  il catodo  di uno  dei  suoi  due  diodi.

Avendo la possibilità di collegare a massa il catodo di due diodi e del triodo, si è quindi realizzato un triplo
diodo triodo del tipo mostrato nella fig. 12-a, nella quale si può vedere che il catodo K2 serve sia per gli
anodi A2 e A3 di due diodi, sia per l'anodo A4 del triodo.

Nel tubo è anche disposto il catodo Kl, separato dal precedente, che con l'anodo Al costituisce un diodo
distinto, come occorre appunto per il rivelatore a rapporto, che richiede almeno un diodo i cui elettrodi non
siano in comune con altri elettrodi.

Nella fig. 12-b è mostrato il circuito d'impiego del triplo diodo triodo, circuito che risulta alquanto
complesso, comprendendo il rivelatore MA, con il relativo circuito RAG, il rivelatore a rapporto asimmetrico
e lo stadio preamplificatore BF.

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La fig. 13 permette tuttavia di riconoscere lo schema di questi tre circuiti: infatti, nella fig. 13-a è stato
disegnato con linea marcata il circuito del rivelatore MA, mentre nella fig. 13-b è stato disegnato con linea
marcata il circuito del rivelatore MF; inoltre, in entrambe le figure è disegnato con linea sottile il circuito del
preamplificatore BF, a cui viene applicato il segnale ottenuto dall'uno o dall'altro rivelatore.

A ciò provvede il deviatore S3, già indicato anche nella fig. 9, che collega al potenziometro per la
regolazione del volume l'uscita del rivelatore MA oppure del rivelatore MF.

Nella fig. 12 si può vedere inoltre un quarto deviatore, indicato con S4, di cui è mostrata la funzione nella
fig. 13.

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In sostanza, tale deviatore collega a massa il circuito RAG quando il ricevitore funziona in MF e quindi tale
circuito non viene utilizzato.

Concluso così l'esame dei singoli stadi di un ricevitore MA/MF, vediamo infine lo schema completo del
ricevitore stesso, riportato nella fig. 14.

Riguardo a questo schema non vi è ormai molto da dire, perché è evidente che è stato ottenuto riunendo gli
schemi dei singoli stadi esaminati in precedenza ed aggiungendovi lo stadio finale di potenza, lo stadio
alimentatore e l'indicatore ottico di sintonia, dei quali conosciamo già il funzionamento.

Osserviamo soltanto che ora alla griglia dell'indicatore ottico, oltre che il segnale prelevato tramite un
resistore dal rivelatore MA, viene applicato anche, tramite un altro resistore, il segnale prelevato dal
rivelatore MF, per poter controllare la sintonia del ricevitore sia in MA sia in MF.

Osserviamo infine che nello schema della fig. 14 è anche indicata la PRESA FONO, cioè la presa che permette di
collegare all'apparecchio la testina di un giradischi, per utilizzare gli stadi BF del ricevitore come un
amplificatore BF per la riproduzione fonografica; è da notare che tale presa viene usata non solo nei
ricevitori MA/MF, ma anche nei ricevitori per sola MA.

Nella fig. 14 si vede che una delle due boccole della presa fono è collegata a massa, mentre l'altra può
essere collegata al regolatore di volume spostando il deviatore S5 dalla posizione R (radio) alla posizione F
(fono).

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In tal modo, il segnale BF ottenuto dalla testina fonografica viene applicato all'entrata degli stadi BF del
ricevitore, che lo amplificano, permettendo la sua riproduzione in altoparlante: in queste condizioni si dice
che il ricevitore funziona IN FONO.

Quando il ricevitore funziona in fono, si toglie la tensione anodica al gruppo MF ed all'oscillatore locale del
convertitore MA per impedire all'apparecchio di funzionare quale ricevitore: a ciò provvede il deviatore S6,
che viene spostato pure esso dalla posizione R alla posizione F, togliendo così anche la tensione anodica
all'indicatore di sintonia che non viene utilizzato durante il funzionamento in fono.

Notiamo che quando si toglie la tensione anodica ad alcuni stadi del ricevitore, ad esempio al gruppo MF
durante la ricezione MA, si lasciano accesi i filamenti dei tubi non utilizzati, in modo che, quando viene di

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nuovo applicata la tensione anodica, i tubi stessi possano riprendere immediatamente a funzionare, senza
che si debba attendere il tempo necessario ai catodi per portarsi alla temperatura voluta.

Come si è visto, per far funzionare il ricevitore in MF, oppure su una delle varie gamme MA, oppure in fono
occorre agire contemporaneamente su diversi deviatori, che predispongono i circuiti al particolare tipo di
funzionamento voluto.

La soluzione generalmente usata per il comando contemporaneo dei deviatori consiste nell'impiego di una
tastiera, ad ogni tasto della quale corrisponde un particolare tipo di funzionamento.

Ad esempio, premendo il tasto che dispone il ricevitore per il funzionamento in MA sulla gamma delle onde
medie, i deviatori vengono portati nella posizione visibile nella fig. 14.

Osserviamo ancora che il ricevitore MA/MF deve essere munito di due antenne, una per la MA ed una per la
MF; questa lezione pertanto sarà conclusa con alcune nozioni sulle antenne riceventi per MF.

3. - ANTENNE RICEVENTI  PER MF


Mentre per la ricezione in MA può bastare normalmente quale antenna un semplice conduttore lungo
qualche metro, collegato alla presa d'antenna del ricevitore, per la ricezione MF può essere conveniente
impiegare un'antenna adatta per le frequenze da captare, specialmente se l'apparecchio non si trova in
prossimità della stazione trasmittente.

A questo riguardo bisogna però tenere presente che in MF non è possibile ricevere stazioni molto distanti
come avviene in MA.

Infatti i trasmettitori MF hanno una PORTATA OTTICA, cioè le loro emissioni possono essere ricevute
praticamente soltanto nei punti da cui è visibile direttamente l'antenna trasmittente.

Ciò è dovuto al fatto che le elevate frequenze usate per queste trasmissioni permettono di far giungere ai
ricevitori soltanto le onde dirette, in quanto le onde di superficie vengono assorbite dal terreno, mentre le
onde ionosferiche non vengono deviate verso terra.

Quanto si è detto in precedenza riguardo all'inutilità del circuito RAG per compensare le evanescenze è
dovuto appunto al fatto che le onde ionosferiche, a cui sono dovute tali evanescenze, non si ricevono in MF.

Avendo la possibilità di ricevere soltanto le onde dirette, provenienti perciò da una direzione determinata,
conviene usare un'antenna direttiva, rivolta verso l'antenna trasmittente, in modo da escludere dalla
ricezione altre eventuali trasmissioni provenienti da direzioni diverse, che potrebbero produrre
interferenze.

Si usa perciò un'antenna Yagi che, come si vede nella fig. 15-a, è costituita da un dipolo preceduto di solito
da un solo elemento direttore e seguito da un elemento riflettore, ai quali è dovuta la direttività
dell'antenna, come si è detto nella Teorica 30; l'antenna, essendo direttiva, deve essere rivolta verso il
trasmettitore, come è indicato nella fig. 15-a.

Nella Teorica 30 si è descritta l'antenna Yagi con riguardo alla trasmissione, ma la stessa antenna può
anche essere usata in ricezione, perché, se la lunghezza del dipolo è uguale alla metà della lunghezza
d'onda del segnale captato, in esso si produrranno onde stazionarie di

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tensione e di corrente analoghe a quelle descritte nella Teorica 30° nel caso in cui l'antenna è
collegata allo stadio finale di un trasmettitore.

Dall'antenna usata in ricezione si può dunque derivare una corrente che, per mezzo della linea di
discesa, viene inviata all'entrata del ricevitore.

Con un'opportuna scelta del diametro dei tubi metallici costituenti il dipolo e della loro reciproca
distanza si può ottenere che l'antenna presenti un'impedenza di 300Ω, in modo da poter usare
per la linea di discesa la PIATTINA BIFILARE, che, avendo anch'essa un'impedenza caratteristica di
300Ω, non richiede alcun adattamento d'impedenza.

I  due conduttori che costituiscono la piattina bifilare possono perciò essere collegati senz'altro al
dipolo, come  si vede nella fig.  15-a.

All'altra estremità della linea i due conduttori della piattina vengono collegati agli estremi del
primario del trasformatore d'entrata del gruppo MF, come si vede nella fig. 15-b; ricordiamo che
il trasformatore funziona quale adattatore d'impedenza, come si è detto in precedenza.
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Poiché tale primario è provvisto di una presa centrale collegata a massa, si dice che il ricevitore ha
un'entrata BILANCIATA O SIMMETRICA.

Si noti che la stessa simmetria si riscontra anche nel dipolo, perché il suo punto centrale si può
considerare posto a massa attraverso il palo  di sostegno, che risulta  appunto in  contatto  con 
tale  punto.

II  fatto che il punto centrale del dipolo si trovi a massa non ha influenza sul funzionamento,
perché in tale punto si ha un nodo di tensione, come è stato dimostrato nella Teorica 30.

Collegando a massa la presa centrale del primario del trasformatore d'entrata si possono
eliminare eventuali disturbi captati dalla linea di  discesa d'antenna.

Infatti, mentre la corrente derivata dall'antenna percorre il circuito d'entrata nel senso indicato
dalle frecce nella fig. 15-b e quindi induce una tensione nel secondario, le correnti indotte dai
disturbi nella linea di discesa percorrono il circuito d'entrata nel senso indicato dalle frecce nella
fig. 15-c, e quindi, essendo dirette in sensi opposti nelle due metà del primario, inducono nel
secondario due tensioni uguali ed opposte, che pertanto si annullano a vicenda.

Come si vede, il sistema d'antenna per la ricezione MF risulta alquanto complesso, richiedendo
l'installazione di un'antenna esterna; bisogna tuttavia tenere presente che è necessario ricorrere a
questa soluzione solo quando il ricevitore si trova ai margini dell'area servita dal trasmettitore MF,
perché normalmente è sufficiente per la ricezione MF un semplice conduttore lungo all'incirca un
metro oppure un dipolo costituito da piattina e sistemato all'interno del mobile del ricevitore.

Nella prossima lezione torneremo ancora ad occuparci dei ricevitori, esaminando alcuni tipi di
apparecchi usati per applicazioni speciali.

ESERCIZIO DI RIPASSO SULLA TEORICA 41


1.  - Che cosa si intende per sintonizzatore MF?

2.  - Perché nei gruppi MF si usano triodi anziché pentodi?

3.  - Quale vantaggio si ha usando un amplificatore RF con griglia a massa?

4.  - In che cosa consiste il sistema di accordo a permeabilità variabile?

5.  - Perché il convertitore di frequenza usato per i gruppi MF è detto autooscillante?

6.  - Per quali motivi si è adottato il valore di  10,7 MHz per la frequenza intermedia dei
sintonizzatori MF?

7.  - Perché in un amplificatore FI per MF si usano due stadi?

8.  - Perché non si usa il circuito RAG per i sintonizzatori MF?

9.  - In un ricevitore MA/MF quale funzione svolge il convertitore MA durante la ricezione in MF?

10.  - A che cosa serve la presa fono di un ricevitore?

11.  - Perché i trasmettitori MF hanno una portata ottica?

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RISPOSTE ALL'ESERCIZIO DI RIPASSO SULLA TEORICA 40


1.  - Le differenze essenziali che un trasmettitore MF presenta rispetto

ad un trasmettitore MA consistono nel tipo di modulatore e nel fatto che la modulazione viene
effettuata nello stadio dell'oscillatore pilota anziché negli stadi finali.

2.  - Usando i moltiplicatori di frequenza nei trasmettitori MF si ha il vantaggio di poter far


funzionare a frequenza più bassa l'oscillatore pilota e di poter aumentare la deviazione di
frequenza, che in certi tipi di modulatori MF è molto ridotta.

3.  - Un  tubo  a reattanza  è  un normale  tubo  elettronico  di  piccola potenza, che viene fatto
funzionare in condizioni tali che si comporti come una reattanza.

4.  - Nei trasmettitori MF con modulatore impiegante un phasitron si può usare un oscillatore
pilota a quarzo perché il phasitron fa variare non la frequenza della portante, ma la fase.

5.  - Un ricevitore MA può essere usato per la ricezione in MF sintonizzandolo imperfettamente.

6.  - Per i ricevitori MF si possono usare il rivelatore a sfasamento ed il rivelatore a rapporto.

7.  - La curva a « S » di un rivelatore MF indica il valore della tensione ottenuta all'uscita del
rivelatore a seconda del valore assunto dalla frequenza del segnale applicato al rivelatore stesso.

8.  - Rispetto al rivelatore a sfasamento, il rivelatore a rapporto presenta il vantaggio di essere


insensibile alla MA e lo svantaggio di fornire una tensione d'uscita metà di quella ottenibile dal
rivelatore a sfasamento, a parità di ampiezza del segnale applicato e di percentuale di
modulazione.

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