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Elementi costruttivi non strutturali negli edifici

in C.A. in zona sismica


Cosa cambia con l’entrata in vigore delle NTC 2018?

Christian Pierini, Ingegnere libero professionista

1. PREMESSA

Facendo seguito all’approfondimento tecnico redatto dal sottoscritto e pubblicato in data


13/10/2016, nel periodo subito successivo al terremoto di Amatrice, con la presente si intende
fare il punto della situazione normativa per ciò che concerne gli elementi costruttivi cosiddetti
“non strutturali”, alla luce della recente uscita delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni
di cui al D.M. 17/01/2018. Come già sottolineato nel precedente articolo, la corretta
progettazione degli elementi “non strutturali”, tra cui le tamponature esterne ed i divisori
interni di edifici in c.a., riveste un ruolo di primaria importanza nell’adeguata risposta del
fabbricato all’azione sismica. Infatti i suddetti elementi, se non progettati correttamente,
possono generare collassi fragili e prematuri, tali da ridurre significativamente la sicurezza
delle persone.

(a) (b)

Figura 1 – Esempio di espulsione delle tamponature esterne (a) e dei divisori interni (b) in un edificio in c.a.

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In Figura 1 sono riportate due immagini di danneggiamento, rispettivamente delle
tamponature esterne e dei divisori interni in fabbricati in c.a. a seguito del terremoto dell’Aquila
del 2009, entrambi progettati senza presidi atti ad evitare il ribaltamento degli elementi a
seguito del sisma. Come si osserva, seppure l’impianto strutturale “principale” abbia resistito
all’azione sismica, gli elementi “non strutturali” hanno subito un collasso fragile e prematuro,
con espulsione fuori dal piano degli stessi. Appare evidente quindi l’importanza di una corretta
progettazione degli elementi non strutturali nei confronti degli Stati Limite di riferimento, a
seconda del livello prestazionale richiesto.
A tal fine, si procederà nel seguito ad un’analisi di come il nuovo D.M. 17/01/2018 affronta tali
aspetti, ponendo a confronto le nuove norme con l’oramai superato D.M. 14/01/2008.

2. CONFRONTO TRA NTC 2008 E NTC 2018

Le NTC 2008 trattano l’argomento degli elementi non strutturali al § 7.2.3 per ciò che concerne
i “criteri di progettazione”, al § 7.3.6.3 per quel che riguarda le “verifiche” e indirettamente al §
7.3.7.2 con riferimento alle “verifiche degli elementi strutturali in termini di contenimento del
danno agli elementi non strutturali”.
Le NTC 2018 invece, trattano l’argomento degli elementi non strutturali, sempre al § 7.2.3 per
ciò che concerne i “criteri di progettazione”, al § 7.3.6 e 7.3.6.2 per quel che riguarda le “verifiche
di stabilità (STA)” e indirettamente al § 7.3.6.1 con riferimento alle “verifiche di rigidezza (RIG)
degli elementi strutturali”.

2.1 CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI ELEMENTI NON STRUTTURALI


I “criteri di progettazione degli elementi non strutturali”, secondo il § 7.2.3 delle NTC 2008,
prescrivono che, “con l’esclusione dei soli tamponamenti interni di spessore non superiore a 100
mm, gli elementi costruttivi senza funzione strutturale, il cui danneggiamento può provocare
danni a persone, devono essere verificati, insieme alle loro connessioni alla struttura, per l’azione
sismica corrispondente a ciascuno degli stati limite considerati.

Gli effetti dell’azione sismica sugli elementi costruttivi senza funzione strutturale possono essere
determinati applicando a tali elementi una forza orizzontale Fa definita come segue:

S a  Wa
Fa =
qa

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dove:

Fa è la forza sismica orizzontale agente al centro di massa dell’elemento non strutturale


nella direzione più sfavorevole;
Wa è il peso dell’elemento;
Sa è l’accelerazione massima, adimensionalizzata rispetto a quella di gravità, che l’elemento
strutturale subisce durante il sisma e corrisponde allo stato limite in esame (§ 3.2.1);
qa è il fattore di struttura dell’elemento;

In mancanza di analisi più accurate, Sa può essere calcolato nel seguente modo:

 3  (1 + Z / H ) 
Sa =   S   − 0,5
1 + (1 − Ta / T1 )
2

dove:

α è il rapporto tra l’accelerazione massima del terreno ag su sottosuolo di tipo A da


considerare nello stato limite in esame (§ 3.2.1) e l’accelerazione di gravità g;
S è il coefficiente che tiene conto della categoria di sotto suolo e delle condizioni
topografiche (§ 3.2.3.2.1);
Ta è il periodo fondamentale dell’elemento non strutturale;
T1 è il periodo fondamentale della costruzione nella direzione considerata;
Z è la quota del baricentro del pannello rispetto al piano delle fondazioni;
H è l’altezza dell’edificio rispetto al piano delle fondazioni.

Infine, in assenza di specifiche determinazioni, per qa si possono assumere i valori riportati in Tab.
7.2.I:

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Secondo quanto indicato al § 7.2.3 delle NTC 2018, “Per elementi costruttivi non strutturali
s’intendono quelli con rigidezza, resistenza e massa tali da influenzare in maniera significativa la
risposta strutturale e quelli che, pur non influenzando la risposta strutturale, sono ugualmente
significativi ai fini della sicurezza e/o dell’incolumità delle persone.
La capacità degli elementi non strutturali, compresi gli eventuali elementi strutturali che li
sostengono e collegano, tra loro e alla struttura principale, deve essere maggiore della domanda
sismica corrispondente a ciascuno degli stati limite da considerare (v. § 7.3.6). Quando l’elemento
non strutturale è costruito in cantiere, è compito del progettista della struttura individuare la
domanda e progettarne la capacità in accordo a formulazioni di comprovata validità ed è compito
del direttore dei lavori verificarne la corretta esecuzione; quando invece l’elemento non
strutturale è assemblato in cantiere, è compito del progettista della struttura individuare la
domanda, è compito del fornitore e/o dell’installatore fornire elementi e sistemi di collegamento
di capacità adeguata ed è compito del direttore dei lavori verificarne il corretto assemblaggio.
(omissis)”.
La domanda sismica sugli elementi non strutturali può essere determinata applicando loro una
forza orizzontale Fa definita come segue:

S a  Wa
Fa =
qa

dove
Fa è la forza sismica orizzontale distribuita o agente nel centro di massa dell’elemento non
strutturale, nella direzione più sfavorevole, risultante delle forze distribuite
proporzionali alla massa;
Sa è l’accelerazione massima, adimensionalizzata rispetto a quella di gravità, che l’elemento
non strutturale subisce durante il sisma e corrisponde allo stato limite in esame (v. §
3.2.1);
Wa è il peso dell’elemento;
qa è il fattore di comportamento dell’elemento.

In assenza di specifiche determinazioni, per Sa e qa può farsi utile riferimento a documenti di


comprovata validità”.

Analizzando le differenze per quel che concerne il calcolo dell’azione sismica di progetto
sull’elemento non strutturale, poco cambia tra le due norme, rimanendo l’approccio pressoché
identico, salvo le incertezze introdotte nel calcolo dell’accelerazione Sa e del fattore di struttura

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(o di comportamento) qa, per i quali è opinione del sottoscritto che si possa fare ancora
riferimento alle indicazioni delle NTC 2008, o ad altre normative di comprovata validità, tra cui
l’Eurocodice 8.

Si osserva inoltre, che non vi è più menzione dell’esclusione nelle verifiche dei “tamponamenti
interni di spessore non superiore a 100 mm”, quindi a rigore, le verifiche di sicurezza
dovrebbero essere estese anche agli elementi divisori interni, a meno di diverse future
indicazioni presenti nella Circolare Esplicativa di prossima pubblicazione.

Infine, viene introdotta una parte, ambigua ma interessante, per quel che riguarda i compiti e
le responsabilità delle diverse figure professionali interessate, a seconda che l’elemento
strutturale venga “costruito” o “assemblato” in cantiere. L’ambiguità risiede nella definizione di
ciò che può ritenersi “costruito” e ciò che può ritenersi “assemblato”. Ad esempio, il caso di un
tamponamento esterno costituito da blocchi prefabbricati in laterizio o calcestruzzo, nei cui
giunti viene inserita un’armatura al fine di evitarne l’espulsione fuori dal piano, può essere
considerato “costruito” o “assemblato”? Si spera in un chiarimento nella Circolare Esplicativa.

2.2 RISPETTO DEI REQUISITI NEI CONFRONTI DEGLI STATI LIMITE


Per ciò che concerne invece i “criteri di verifica e il rispetto dei requisiti nei confronti degli stati
limite”, il § 7.3.6.3 delle NTC 2008 afferma che, “per gli elementi costruttivi senza funzione
strutturale debbono essere adottati magisteri atti ad evitare collassi fragili e prematuri e la
possibile espulsione sotto l’azione della Fa (v. § 7.2.3) corrispondente allo SLV”. Inoltre, nella
Circolare esplicativa n.617 del 02/02/2009 viene aggiunto, al § C7.3.6.3 che “la prestazione
consistente nell’evitare collassi fragili e prematuri e la possibile espulsione sotto l’azione della F a
delle tamponature si può ritenere conseguita con l’inserimento di leggere reti da intonaco sui due
lati della muratura, collegate tra loro ed alle strutture circostanti a distanza non superiore a 500
mm sia in direzione orizzontale sia in direzione verticale, ovvero con l’inserimento di elementi di
armatura orizzontale nei letti di malta, a distanza non superiore a 500 mm”.

Ponendo sempre in parallelo le vecchie norme alle nuove, il § 7.3.6 delle NTC 2018 che tratta il
“Rispetto dei requisiti nei confronti degli stati limite”, riporta che “Per tutti gli elementi
strutturali primari e secondari, gli elementi non strutturali e gli impianti si deve verificare che il
valore di ciascuna domanda di progetto, definito dalla tabella 7.3.III per ciascuno degli stati limite
richiesti, sia inferiore al corrispondente valore della capacità di progetto (omissis)”.

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Le nuove norme introducono quindi una esplicita “verifica di stabilità (STA)”, come meglio
specificato poi nel seguente § 7.3.6.2 “Elementi non strutturali (NS)”, in cui si riporta che “Per
gli elementi non strutturali devono essere adottati magisteri atti ad evitare la possibile espulsione
sotto l’azione della Fa (v. § 7.2.3) corrispondente allo SL e alla CU considerati”.

Quindi, per ciò che concerne le verifiche da effettuare sugli elementi secondari, nella sostanza
non cambia nulla tra le due normative, dovendo sempre eseguire verifiche per lo Stato Limite
di Salvaguardia della Vita (SLV). Le nuove norme specificano meglio che la verifica da effettuare
è una verifica di stabilità e che essa debba essere eseguita per le sole Classi d’Uso II, III e IV,
sebbene il requisito prestazionale richiesto risulti invariato.

Un aspetto molto importante, qualora il concetto non venga reintrodotto nella nuova Circolare
Esplicativa, è il fatto che non si possa più fare riferimento all’automatico conseguimento del
requisito prestazionale con il semplice inserimento di “leggere reti da intonaco sui due lati della
muratura, collegate tra loro ed alle strutture circostanti a distanza non superiore a 500 mm sia
in direzione orizzontale sia in direzione verticale, ovvero con l’inserimento di elementi di
armatura orizzontale nei letti di malta, a distanza non superiore a 500 mm”.

2.3 VERIFICHE DI RIGIDEZZA DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI IN TERMINI DI


CONTENIMENTO DEL DANNO AGLI ELEMENTI NON STRUTTURALI
Per quel che riguarda invece i “verifiche degli elementi strutturali in termini di contenimento
del danno agli elementi non strutturali”, il § 7.3.7.2 delle NTC 2008 afferma che “per le
costruzioni ricadenti in classe d’uso I e II si deve verificare che l’azione sismica di progetto non
produca agli elementi costruttivi senza funzione strutturale danni tali da rendere la costruzione
temporaneamente inagibile.

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Nel caso delle costruzioni civili e industriali, qualora la temporanea inagibilità sia dovuta a
spostamenti eccessivi interpiano, questa condizione si può ritenere soddisfatta quando gli
spostamenti interpiano ottenuti dall’analisi in presenza dell’azione sismica di progetto relativa
allo SLD (v. § 3.2.1 e § 3.2.3.2) siano inferiori, per l’edificio in oggetto, al limite indicato nel seguito:
a) per tamponamenti collegati rigidamente alla struttura che interferiscono con la deformabilità
della stessa:
dr < 0,005 h (7.3.16)

b) per tamponamenti progettati in modo da non subire danni a seguito di spostamenti di


interpiano drp, per effetto della loro deformabilità intrinseca ovvero dei collegamenti alla
struttura:
dr ≤ drp ≤ 0,01 h (7.3.16)
(omissis)
dove:
dr è lo spostamento interpiano, ovvero la differenza tra gli spostamenti al solaio
superiore ed inferiore, calcolati secondo i §§ 7.3.3 o 7.3.4;
h è l’altezza del piano.

Per le costruzioni ricadenti in classe d’uso III e IV si deve verificare che l’azione sismica di progetto
non produca danni agli elementi costruttivi senza funzione strutturale tali da rendere
temporaneamente non operativa la costruzione.
Nel caso delle costruzioni civili e industriali questa condizione si può ritenere soddisfatta quando
gli spostamenti interpiano ottenuti dall’analisi in presenza dell’azione sismica di progetto relativa
allo SLO (v. § 3.2.1 e § 3.2.3.2) siano inferiori ai 2/3 dei limiti in precedenza indicati.”

Analogamente, il § 7.3.6.1 delle NTC 2018 afferma che, “la condizione in termini di rigidezza
sulla struttura si ritiene soddisfatta qualora la conseguente deformazione degli elementi
strutturali non produca sugli elementi non strutturali danni tali da rendere la costruzione
temporaneamente inagibile.
Nel caso delle costruzioni civili e industriali, qualora la temporanea inagibilità sia dovuta a
spostamenti di interpiano eccessivi, questa condizione si può ritenere soddisfatta quando gli
spostamenti di interpiano ottenuti dall’analisi in presenza dell’azione sismica di progetto
corrispondente allo SL e alla CU considerati siano inferiori, per l’edificio in oggetto, al limite
indicato nel seguito:

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a) per tamponature collegate rigidamente alla struttura, che interferiscono con la deformabilità
della stessa:
qdr ≤ 0,0050 h per tamponature fragili
qdr ≤ 0,0075 h per tamponature duttili

b) per tamponamenti progettate in modo da non subire danni a seguito di spostamenti di


interpiano drp, per effetto della loro deformabilità intrinseca ovvero dei collegamenti alla
struttura:
qdr ≤ drp ≤ 0,0100 h
(omissis)
dove:
dr è lo spostamento interpiano, ovvero la differenza tra gli spostamenti al solaio
superiore ed inferiore, calcolati secondo i §§ 7.3.3 o 7.3.4;
h è l’altezza del piano.

Per le CU III e IV ci si riferisce allo SLO (v. Tab. 7.3.III) e gli spostamenti d’interpiano devono essere
inferiori ai 2/3 dei limiti in precedenza indicati.

Come si osserva, per quel che concerne le verifiche da effettuare, la sostanza tra la nuova e la
vecchia norma non cambia. Tuttavia viene introdotta una distinzione importante, ovvero tra
tamponature “fragili” e tamponature “duttili”. Un tamponamento può essere considerato fragile
quando presenta una rottura repentina e priva di deformazioni prima del collasso, come
avviene per i normali tamponamenti non armati, mentre può essere considerato duttile
quando, prima di giungere al collasso, esplica una certa deformazione, come avviene per i
pannelli di tamponamento armati. Tale aspetto è di fondamentale importanza, non solo per
l’elemento di tamponamento in sé, che se armato è molto più performante e consente il rispetto
dei requisiti richiesti al §7.3.6, ma anche per la struttura nel suo complesso. Infatti se si
progettano tamponamenti duttili, le nuove norme consentono uno “sconto” sulle restrizioni
imposte alle deformazioni per lo SLD della struttura, il che si traduce in una struttura “più
leggera” e di conseguenza meno onerosa.

In conclusione, analizzando le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, si può osservare una
maggior sensibilità nei confronti della progettazione degli elementi non strutturali, lasciando
da parte il carattere “prescrittivo” delle vecchie norme per un approccio più “prestazionale”.

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3. SISTEMI ANTI-ESPULSIONE DELLE TAMPONATURE

Sul mercato sono presenti diversi sistemi o metodi, certificati e non certificati, atti ad evitare il
ribaltamento/espulsione delle tamponature o dei divisori interni negli edifici in c.a. Il metodo
più diffuso ad oggi è senza dubbio l’inserimento di barre di armatura orizzontali nei corsi di
malta, o l’inserimento di “leggere” reti porta intonaco sui due lati dei tamponamenti, come del
resto suggerito dalla Circolare Esplicativa delle NTC 2008 al § C7.3.6.3. Ovviamente anche tali
sistemi, per così dire “artigianali”, andrebbero dimensionati ed eseguiti a regola d’arte, ossia le
barre d’armatura nei corsi di malta dovrebbero avere un certo diametro ed un interasse
derivante dal calcolo e dovrebbero essere efficacemente collegate agli elementi strutturali, così
come le reti d’armatura poste sui due lati dei tamponamenti; anch’esse andrebbero collegate
tra loro e alle strutture circostanti con dei fori passanti nel tamponamento o divisorio stesso.

Figura 2 – Esempio di errato posizionamento di barre d’armatura nei letti di malta.

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Una delle conseguenze nel consentire l’applicazione in cantiere di metodi “non certificati” è
quella di trovarsi in situazioni analoghe all’esempio di Figura 2. Come si osserva, il requisito
prescrittivo imposto dalla Circolare Esplicativa delle NTC 2008 risulta di fatto rispettato, in
quanto sono presenti armature orizzontali nei letti di malta a distanza non superiore a 500 mm.
Tuttavia i collegamenti alle strutture circostanti risultano del tutto inefficaci in quanto vi è
un’assoluta incompatibilità tra l’armatura e il sistema di collegamento scelto. Infatti la Norma
non parla di come collegare tali armature alle strutture circostanti, lasciando campo libero alla
fantasia del progettista e del costruttore. Inoltre la posizione delle barre d’armatura stesse è
spesso lasciata al caso, visto che anche per questo aspetto non vi sono requisiti prestazionali
specifici richiesti.

Le nuove NTC 2018 hanno cercato di limitare tali situazioni, con tutta probabilità, inserendo la
ambigua prescrizione al § 7.2.3, riportato in precedenza, ovvero “Quando l’elemento non
strutturale è costruito in cantiere, è compito del progettista della struttura individuare la
domanda e progettarne la capacità in accordo a formulazioni di comprovata validità ed è compito
del direttore dei lavori verificarne la corretta esecuzione; quando invece l’elemento non
strutturale è assemblato in cantiere, è compito del progettista della struttura individuare la
domanda, è compito del fornitore e/o dell’installatore fornire elementi e sistemi di collegamento
di capacità adeguata ed è compito del direttore dei lavori verificarne il corretto assemblaggio.

Sarebbe tuttavia più semplice imporre, anche per gli elementi “non strutturali”, dei sistemi
“certificati”, al pari di quanto già avviene per i materiali o prodotti ad uso strutturale di cui al
Cap.11 delle NTC 2018, ovvero l’utilizzo di materiali o prodotti ricadenti nei casi A), B) o C) del
§11.1 delle Norme.

È utile segnalare che già da tempo sono presenti sul mercato prodotti certificati, come già
accennato nel precedente articolo, come ad esempio il traliccio tipo Murfor® di Bekaert nel
seguito descritto. Tale sistema è costituito da tralicci in acciaio protetti, a seconda dell’utilizzo
e della classe di esposizione ambientale richiesta, con semplice zincatura (Murfor RND/Z o
EFS/Z), mediante rivestimento con resine epossidiche (Murfor RND/E) o realizzati in acciaio
inossidabile (Murfor RND/S o EFS/S). Tale sistema risulta conforme al caso A) del §11.1 delle
NTC 2018, ovvero è provvisto della Marcatura CE in conformità con la norma EN 845-3: giunti
orizzontali di armatura per murature.

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Figura 3 – Sistema a traliccio Murfor® di Bekaert.

Figura 4 – Collegamenti alle strutture Murfor® Anc di Bekaert.

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Come si osserva, tale sistema è applicabile a tutte le comuni tipologie di tamponamento, sia con
giunti di malta tradizionali, sia con giunti a colla, ultimamente molto diffusi nelle costruzioni.
Inoltre i tralicci presentano larghezze variabili tali da poter essere utilizzati per qualsiasi
spessore di laterizio e sono forniti di ancoraggi speciali che si adattano a qualsiasi posizione del
tamponamento rispetto alle strutture.

Figura 5 – Traliccio in acciaio Murfor® di Bekaert.

Figura 6 – Traliccio in acciaio Murfor® collegato alla struttura in c.a.

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Una recente evoluzione del sistema Murfor® a traliccio è il più flessibile sistema Murfor®
Compact, costituito da una mesh di fili in acciaio ad alta resistenza intrecciati con tessuti in
fibra di vetro. I fili di acciaio possono essere anch’essi semplicemente zincati o in acciaio
inossidabile a seconda dell’esposizione ambientale.

Di seguito si riportano le diverse tipologie di Murfor® Compact:

- Murfor® Compact I, realizzato in acciaio zincato, disponibile per murature in laterizio e


in blocchi di calcestruzzo, esposti in ambienti ad aggressività moderata;
- Murfor® Compact A, realizzato in acciaio zincato, disponibile per murature in
Calcestruzzo Areato Autoclavato (AAC), esposti in ambienti ad aggressività moderata;
- Murfor® Compact E, realizzato in acciaio inossidabile, disponibile per murature in
Calcestruzzo Areato Autoclavato (AAC), esposti in ambienti aggressivi.

Figura 7 – Sistema Murfor® Compact (da sinistra a destra I-A-E).

Le differenze principali rispetto al sistema a traliccio precedentemente descritto sono:

- Velocità di posa: essendo il rinforzo fornito in rotoli, presenta una più facile
movimentazione e applicazione sulla muratura;

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- Acciaio ad alta resistenza: l’acciaio costituente il sistema è un acciaio ad alta resistenza,
con resistenza allo snervamento > 1700 MPa per i fili in acciaio zincato e > 1525 MPa
per i fili in acciaio inossidabile. Questo aspetto consente di avere diametri inferiori e
quindi un sistema più sottile e flessibile.
- Marcatura CE: il sistema Murfor® Compact, essendo un prodotto innovativo, non risulta
conforme al caso A) del §11.1 delle NTC 2018, ovvero non provvisto della Marcatura CE
in quanto non esiste una norma europea armonizzata di riferimento, ma è comunque
conforme al caso C) del §11.1 delle NTC 2018, ovvero è provvisto di Marcatura CE a
seguito della Valutazione Tecnica Europea (ETA) n.18/0316.

Figura 8 – Esempio di applicazione del sistema Murfor® Compact I.

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4. CONCLUSIONI

Le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, di cui al D.M. 17/01/2018, sembra abbiano
imparato dagli errori passati, imponendo un approccio più “prestazionale” e meno
“prescrittivo” per ciò che concerne la progettazione degli elementi costruttivi cosiddetti “non
strutturali”. Infatti, a meno di repentini cambi di direzione della Circolare Esplicativa di
prossima pubblicazione, sono stati eliminati i dettami presenti nelle precedenti norme,
obbligando di fatto il progettista a verificare il rispetto dei requisiti minimi di sicurezza richiesti
agli elementi non strutturali, al pari di quelli strutturali. Di fondamentale importanza è poi
l’introduzione, anche se poco chiara, dei requisiti di “qualità” nella costruzione o assemblaggio
in cantiere degli elementi non strutturali, definendo le responsabilità dei vari soggetti, e
conducendo questi elementi nella direzione inequivocabile dell’obbligo di certificazione.

5. RINGRAZIAMENTI

L’autore ringrazia la ditta Leon Bekaert s.p.a., nella persona di Pier Paolo Fumagalli, per aver
fornito la documentazione per il presente articolo.

Contatti con l’autore:

Dott. Ing. Christian Pierini:


pierini@perazziniepierini.com

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