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L’immunità umorale è mediata dagli anticorpi di secrezione nel suo ruolo di difesa da microbi extra-
cellulari e tossine microbiche. I tipi di organismi che vengono combattuti con questo tipo di difesa
sono batteri extracellulari, funghi e occasionalmente parassiti intracellulari obbligati nel momento di
esposizione al di fuori della cellula.
(a) I virus e molti batteri stimolano le risposte TH 1 con produzione di IgG che legano fagociti,
natural killer e attivano il complemento.
(b) I parassiti elmintici stimolano risposte TH 2 con produzione di IgE che legano e attivano mas-
tociti e basofili le cui citochine attivano gli eosinofili, particolarmente efficaci nell’eliminare
questi patogeni.
4. Anche se molte delle funzioni effettrici sono mediate dalle regioni costanti, tutte sono scatenate
dal legame dell’antigene alle regioni variabili.
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la maggior parte è IgA. Gli anticorpi più efficaci nell’atto della neutralizzazione sono quelli a più alta
affinità, quelli cioè risultanti dal processo di maturazione.
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quali l’interferon-γ oltre che a scaricare i contenuti dei loro granuli che mediano l’uccisione delle cellule
bersaglio.
Eliminazione degli elminti anticorpo mediata I parassiti elmintici (vermi) sono troppo grossi per
essere fagocitati e resistono ai prodotti microbicidi di neutrofili e macrofagi ma possono essere uccisi
da una proteina estremamente basica (detta proteina basica principale) contenuta nei granuli degli
eosinofili. Le IgG e le IgA che ricoprono gli elminti possono legarsi ai recettori Fc degli eosinofili causan-
done la degranulazione e il rilascio della proteina. In aggiunta le IgE riconoscono gli antigeni superficiali
degli elminti e possono dar vita alla degranulazione locale dei mastociti le cui chemochine e citochine
possono attrarre gli eosinofli nella sede di infezione.
1. L’attivazione del complemento richiede la proteolisi sequenziale di vari enzimi per generare nuovi
complessi con attività proteolitica. Le proteine che acquisiscono attività catalitica a seguito di
azione di una proteasi sono dette zimogeni.
2. I prodotti dell’attivazione del complemento sono covalentemente attaccati alle superfici dei microbi
o agli anticorpi a loro volta legati a microbi o ad antigeni. La piena attivazione e le funzioni
biologiche del complemento sono limitate alle superfici microbiche o ai siti dove gli anticorpi legano
gli antigeni e non capitano mai nel sangue.
3. L’attivazione del complemento è inibita da proteine regolatrici presenti normalmente sulle cellule
dell’ospite ma assenti su quelle microbiche. Queste proteine minimizzano i danni derivanti dal
complemento all’host e allo stesso tempo permettono l’attivazione del sistema a danno dei microbi.
La via alternativa Questa via risulta nella proteolisi di C3 e nel legame stabile di C3b alle superfici
microbiche senza intervento di un anticorpo. La proteina C3 contiene un legame tioestere reattivo se-
polto sotto un ampio dominio detto domino tioestere. Quando C3 viene spezzata, C3b subisce modifiche
conformazionali che espongono il legame tioestere. Normalmente nel plasma C3 viene continuamente
spezzata a bassi regimi per generare C3b nel processo detto di “tickover”. Una piccola quantità di C3b
può dunque legarsi alle superfici cellulari attraverso il legame tioestere che reagisce con gruppi am-
minici o polisaccaridici di proteine o polisaccaridi. Se questi legami non si formano C3b rimane in fase
3 Il nome alternativa deriva dal fatto che è stata scoperta dopo, ma è quella filogeneticamente più antica.
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fluida e il legame tioestere viene velocemente idrolizzato rendendo la proteina inattiva: l’attivazione del
complemento non può procedere.
Quando C3b subisce le modifiche conformazionali espone anche un sito di legame per una proteina
plasmatica detta fattore B. Il fattore B legato viene a sua volta spezzato da una serina proteasi plasmat-
ica detta fattore D: questo genera un frammento Ba e un frammento Bb che rimane attaccato a C3b. Il
complesso C3bBb è la C3 convertasi della via alternativa: spezza più molecole di C3 che generano C3b
che rimane attaccato alla cellula e C3a che viene invece rilasciato.
Se il complesso C3bBb viene formato su cellule di mammifero viene rapidamente degradato grazie a
diverse proteine; la mancanza di queste proteine sui microbi consente l’attivazione della convertasi. In
aggiunta un’altra proteina della via alternativa, la properdina, può legarsi e stabilizzare il complesso e
questo è favorito sulle cellule microbiche: la properdina è l’unico regolatore positivo conosciuto per il
complemento.
Alcune delle molecole di C3b generate in questo modo si legano alla convertasi stessa con formazione
di un complesso che contiene un misto di una molecola di Bb e due di C3b: questo è la C5 convertasi
della via alternativa che spezza C5 iniziando gli ultimi step del’attivazione del complemento.
La via classica La via classica è iniziata dal legame della proteina del complemento C1 ai domini CH 2
delle IgG o ai CH 3 delle IgM che hanno legato un antigene. Nell’uomo le IgG più efficaci in questo amboto
sono IgG1 ed IgG3. La proteina C1 è un complesso composto da C1q, C1r e C1s; C1q lega l’anticorpo
mentre le altre due subunità sono proteasi. La subunità C1q lega in modo specifico le regioni Fc delle
catene pesanti µ e di alcune γ. Ogni regione Fc della Ig ha un singolo sito di legame per C1q e ogni
C1q deve legare almeno due catene pesanti per essere attivata: questo spiega perchè il complemento si
attiva solo per anticopi legati ad antigeni e non per quelli liberi. La struttura pentamerica delle IgM può
legare due molecole C1q alla volta e questa è una delle ragioni per cui questo anticorpo è più efficare
nel legare il complemento rispetto ad IgG.
C1r e C1s sono serina proteasi. L’attivazione di C1q porta all’attivazione enzimatica di C1r che spez-
za e attiva C1s. La forma attiva di C1s spezza la proteina successiva della cascata, C4, generando C4a
e C4b. C4 è omologa a C3 e C4b ha un legame tioestere interno simile a C3b che è in grado di legare
complessi antigene-anticorpo: questo garantisce che l’attivazione proceda solo in caso controllato. La
proteina successiva, C2, poi complessa con C4b legata alla cellula e viene spezzata da una molecola
C1s vicina in un frammento C2a solubile e uno C2b che rimane associato a C4b. Il complesso risul-
tante C4b2b è la C3 convertasi della via classica. Il legame di questo complesso a C3 è mediato dal
frammento C4b mentre la proteolisi è catalizzata da C2b. La rottura di C3 risulta nella rimozione del
frammento C3a mentre C3b può formare legami covalenti con le superfici cellulari o con l’anticorpo
dove il complemento è stato attivato. Quando C3b è stato depositato questo può legare il fattore B
e generare altra C3 convertasi lungo la via alternativa; l’effetto finale è l’amplificazione e centinaia o
migliaia di C3b finiscono con il depositarsi.
Alcune delle molecole di C3b generate lungo la via classica si legano alla convertasi e formano il
complesso C4b2b3b che funziona da C5 convertasi classica.
Esiste una insolita via anticorpo indipendente della via classica nelle infezioni da pneumococco. I
macrofagi splenici marginali esprimono una lectina di superficie detta SIGN-R1 che lega polisaccaridi
pneumococcici e C1q; il legame del batterio o del polisaccaride alla lectina attiva la via classica e
promuove la copertura del pneumococco con C3b.
La via della lectina La via della lectina è ativata in assenza di anticorpi dal legame di polisaccaridi
microbici a lectine circolanti, come la lectina plasmatica legante mannosio (MBL) o le ficoline. Queste
lectine solubili sono membri di una famiglia di collectine e strutturalmente somigliano a C1q. MBL
lega il mannosio insieme a serina proteasi MBL associate (MASP) come MASP-1, MASP-2 e MASP-3.
Queste proteasi formano complessi tetramerici simili a quelli formati da C1r e C1s e MASP-2 si porta a
spezzare C4 e C2. Gli eventi seguenti sono identici a quelli della via classica.
Passi successivi dell’attivazione La C5 convertasi generate nelle varie vie da il via agli ultimi passi
dell’attivazione del complemento che culminano nella formazione del complesso di attacco alla mem-
brana (MAC). La convertasi genera un frammento C5a che viene rilasciato e uno C5b che rimane at-
taccato alle proteine del complemento depositate sulla superficie cellulare. Le rimanenti proteine della
cascate del complemento (C6, C7 e C8) sono strutturalmente correlate e non hanno attività enzimatica.
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C5b mantiene transientemente una conformazione in grado di legare C6 e C7. La componente C7 del
risultante complesso C5b,6,7 è idrofobica e si inserisce nel doppio strato fosfolipidico della membrana
dove diventa un recettore ad alta affinità per C8. C8 è un trimero composto da tre diverse catene, una
delle quali lega il complesso C5b,6,7 e forma un eterodimero con la seconda catena; la terza si inserisce
invece nel doppio strato fosfolipidico. Il complesso così creato, C5b-8 ha limitata capacità di lisare le
cellule. La formazione del MAC è ottenuta dal legame di C9 al complesso. C9 è una proteina del siero
che polimerizza al sito dove è legato il complesso C5b-8 e forma pori nelle membrane plasmatiche;
questi pori permettono il passaggio di acqua e ioni e quindi la rottura delle cellule sulle quali MAC è
depositato.
Molti meccanismi di controllo sono tesi a impedire la formazione o l’attività della C3 convertasi nelle
prime fasi di attivazione, o analogamente della C5 convertasi o infine del MAC.
L’attività proteolitica di C1r e C1s è inibita da una proteina detta C1 inibitore (C1 INH), una serina
proteasi che mima i normali substrati di questi enzimi. Se C1q lega un anticorpo e comincia l’atti-
vazione, C1 INH diventa bersaglio della attività enzimatica: l’inibitore viene spezzato e diviene legato
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covalentemente alle proteine del complemento, con il risultato che il complesso C1r2 − C1s2 si dissocia
da C1q e la via classica viene inibita.
Una patologia autosomica dominante, l’edema angioneurotico ereditario, è dovuto a una carenza di
C1 INH. Le manifestazioni cliniche comprendono accumuli intermittenti acuti di fluido nella cute e
nelle mucose che causano dolori addominali, vomito, diarrea e ostruzione delle vie aeree. In questi
pazienti i livelli plasmatici di C1 INH sono ridotti a meno del 30% del normale: l’attivazione di C1 non
è controllata e nemmeno il complemento in generale.
L’assemblaggio delle C3 e C5 convertasi è inibito da proteine regolatrici che legano C3b e C4b
sulle superfici cellulari. Se C3b si lega alla superficie di una cellula normale di mammifero viene
legato da parecchie proteine, tra cui MCP (Membrane Cofactor Protein), il recettore complemento tipo
1 (CR1), DAF (Decay Accelerating Factor) e fattore H. C4b in maniera simile viene legato da DAF, CR1,
da C4BP (C4 Bingind Protein). Tutte queste proteine inibiscono per via competitiva il legame degli
altri componenti del complesso convertasi, bloccando ulteriori progressi nella cascata di attivazione.
Ovviamente queste proteine sono espresse nelle cellule di mammifero ma non in quelle batteriche.
DAF è una proteina di membrana legata a lipidi espressa su cellule endoteliali ed eritrociti. La carenza
dell’enzime richiesto a formare i legami proteina-lipide porta al fallimento nella sua espressione ed è alla
base della patologia detta emoglobinuria parossistica notturna. La patologia è caratterizzata da episodi
ricorrenti di emolisi intravascolare, almeno in parte legati all’attivazione incontrollata del complemento
a danno dei globuli rossi: si ha così anemia emolitica cronica e trombosi venosa.
C3b associato alle cellule viene degradato per via proteolitica dal fattore I, una serina proteasi plas-
matica attiva solo in presenza di altre proteine regolatrici. MCP, il fattore H, C4BP e CR1 sono tutti
cofattori per la degradazione mediata da fattore I di C3b e C4b. L’azione di questo fattore produce
i frammenti C3b, C3dg e iC3b che non attivano il complemento ma sono comunque riconosciuti dai
recettori su fagociti e linfociti B.
La formazione del MAC è inibita dalla proteina CD59 che funziona incorporando in se stessa il MAC
in fase di assemblaggio subito dopo l’inserzione del complesso C5b-8, in pratica inibisce l’aggiunta di
C9. L’assemblaggio di MAC è inibito inoltre da proteine plasmatiche quali la proteina S che lega il
complesso C5b,6,7 impedendone l’inserimento nella membrana.
Stimolazione delle risposte infiammatorie I frammenti C5a, C4a e C3a inducono risposte infi-
ammatorie acute attivando mastociti e neutrofili. Tutti e tre questi peptidi legano i mastociti causan-
done degranulazione e rilascio di mediatori vasoattivi quali l’istamina; questi peptidi sono anche detti
anafilatossine perchè scatenano risposte caratteristiche dell’anafilassi. Nei neutrofili C5a stimola in-
oltre la motilità, l’adesione alle cellule endoteliali e (ad alte dosi) il burst respiratorio con produzione
di ROS; questa molecola potrebbe inoltre agire direttamente sull’endotelio e indurre un aumento di
permeabilità e l’espressione della selectina P che promuove il legame dei neutrofili. Gli effetti proin-
fiammatori di C5a, C4a e C3a sono mediati da recettori specifici tra i quali il più studiato è quello
per C5a. Questo recettore è di tipo accoppiato a proteina G e viene espresso su moltissime tipologie
cellulari.
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Altre funzioni del complemento Legandosi ai complessi antigene anticorpo le proteine del comple-
mento ne promuovono solubilizzazione e clearance fagocitaria. Piccole quantità di questi complessi si
formano frequentemente in circolo e se lasciate accumulare rischiano di portare a reazioni infiamma-
torie e danni tissutali. La formazione di questi immunocomplessi richiede interazioni tra le porzioni Fc
di molecole Ig vicine: il complemento evita questo grazie all’ingombro sterico delle sue componenti.
La proteina C3d generata da C3 lega CR2 sui linfociti B facilitandone l’attivazione e l’avvio delle
risposte immunitarie umorali. C3d viene generata quando il complemento è attivato da un antigene
o da un complesso antigene-anticorpo. I linfociti B possono legare l’antigene grazie alle loro Ig ma
possono legare anche C3d grazie a CR2, potenziando in tal modo la segnalazione.
1. Reclutamento delle proteine regolatrici dell’host. Molti patogeni esprimono acidi sialici che reclu-
tano il fattore H inibendo così la via alternativa (il fattore H separa C3b da Bb). Alcuni patogeni
sottraggono acido sialico dalle cellule dell’host mentre altri hanno evoluto metodi di produzione
autonomi.
2. Produzione di proteine specifiche che mimano quelle regolatrici umane. E.Coli produce una pro-
teina che lega C1q e impedisce il legame con C1r e C1s. S.Aureus produce la proteina SCIN che
inibisce la C3 convertasi.
3. Inibizione dell’infiammazione complemento-mediata grazie a prodotti di geni microbici.
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