Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
RIVISTA
ITALIANA
di
ONOMASTICA
RION, XX (2014), 1
Ambaradan: un deonimico?
Paolo D’Achille (Roma)
ABSTRACT. (Ambaradan: a deonymic?) This study talks about the word ambaradan
‘confusion, mess’ or ‘complicated organisation’. To explain it, it has often been proposed the
derivation from the toponym Amba Aradam, where a bloody battle between Ethiopians
and Italians took place in 1936. But the chronological distance between this date and
that of the first lexicographical registration of the voice (1994) raises doubts about it.
Thanks to the finding of first examples (1974 and 1982) of ambaradam not related to
toponym, but in place of a phonetically similar sequence into the known Italian counting
rhyme ambarabà ciccì coccò, the author supposes that the use of ambaradan as ‘compli-
cated business’ (documented from 1985) started from here. From this meaning probably
depends the other ‘confusion, mess’, which seems to be explained by the toponym memory
(alive also in odonymy).
ambaradan /ambara’dan/ (am-ba-ra-dan) s.m. inv. CO [sec. XX; etim. incerta, forse da
Amba Aradam, massiccio montuoso dell’Etiopia presso il quale, nel 1936, si svolse una
cruenta battaglia tra le truppe italiane e quelle abissine] scherz., grande confusione, ba-
raonda: creare un a. | attività, amministrazione e sim., particolarmente complessa: gestisce
da solo tutto l’a.
La derivazione dal toponimo, qui avanzata con molta cautela, è ripresa e sostenuta
con più sicurezza in CASTOLDI / SALVI (2003: 11) e poi, quasi sempre con un certo
margine di dubbio, in vari testi in rete (a partire dalle voci ambaradan e Amba Ara-
dam di Wikipedia). Anch’io, in un contributo scritto insieme a Claudio Giovanardi
sui derivati da nomi propri nel romanesco e nella varietà regionale romana (D’ACHIL-
LE / GIOVANARDI 2006: 161 n. 4), ho inserito ambaradan tra i deonimici, non esclu-
dendone l’origine romana, forse favorita dal toponimo: a Roma via dell’Amba Ara-
dam,3 compresa tra piazzale Metronio e piazza San Giovanni in Laterano, è molto
trafficata data la sua centralità e la presenza (al n. 9) dell’Ospedale San Giovanni.
L’ipotesi di un’origine deonimica non sarebbe ostacolata né dalla semantica, né
dalle modifiche fonetiche (l’elisione con conseguente univerbazione e la sostituzione
della originaria -m con -n sono infatti conformi all’italiano) e neppure dal mutamen-
to di genere, anch’esso avvenuto secondo le “regole” dell’italiano (cfr. THORNTON
2009): infatti amba è in italiano femminile, mentre ambaradan è usato prevalente-
mente al maschile, come rivela la locuzione tutto l’ambaradan citata opportunamente
nel GRADIT per documentare l’altro valore della voce, quello di ‘attività particolarmen-
te complessa’, che CAFFARELLI 2014 ritiene giustamente «ormai lontano da qualsiasi
ricordo bellico».
Confesso però che ora non sono più così convinto della derivazione. Lo studio di
Caffarelli citato in apertura documenta infatti che le lessicalizzazioni dei nomi di
teatri di battaglie sono avvenute quasi sempre a pochi anni di distanza dagli eventi;
in questo caso, invece, il GRADIT offre una generica datazione al sec. XX (e così il De-
voto/Oli; il GDLI riporta un esempio del 2004), che la chiavetta USB annessa al vol.
VII (2007) sostituisce con 1994, lo stesso anno indicato nello Zingarelli, che fa riferi-
mento alla prima registrazione lessicografica da parte di questo stesso dizionario.
Siamo dunque molto distanti dal 1936. Spicca, certo, l’assenza del termine nei re-
pertori di neologismi, che peraltro può essere variamente interpretata: come termi-
nus post quem specie nel caso del Dizionario moderno di Alfredo Panzini e dell’Ap-
pendice di Bruno Migliorini (1942); come mancata percezione della “novità” della
parola (e quindi indizio di un già avvenuto acclimatamento) almeno nei dizionari
degli ultimi vent’anni.
È vero, comunque, che le datazioni fornite dai dizionari sono spesso suscettibili di
retrodatazioni anche considerevoli: esemplare, al riguardo, il caso di caporetto, che il
GRADIT e il DI datano tardivamente al 1959 e al 1950, ma che – come risulta appunto
dallo studio di Caffarelli – il corpus DiaCORIS4 documenta, lessicalizzato, già nel
1918. Dunque, anche per ambaradan non è esclusa la possibilità di reperire qualche
attestazione anteriore al 1994 che consenta di colmare il gap cronologico rispetto al
1936 dell’evento e dunque di confermare la derivazione dal toponimo.
3 La via fu così intitolata nel 1937: cfr. RICCI 2005: 212 n. 13.
4 In rete all’indirizzo <http://corpora.dslo.unibo.it/DiaCORIS/>.
5 Il DVD considera i romanzi vincitori del Premio Strega e altre opere di narrativa tra il 1947
e il 2006.
6 In rete all’indirizzo <http://dlib.coninet.it/?q=node/8>.
7 In rete all’indirizzo <http://dev.sslmit.unibo.it/corpora/corpus.php?path=&name=Repubblica>.
8 In rete all’indirizzo <http://archiviostorico.corriere.it>. L’archivio parte dal 1992.
sta quasi esclusivamente da studenti della Bocconi e della facoltà di Economia della Cat-
tolica. Così, accantonati per una sera libri di statistica e appunti di contabilità e bilancio,
gli economisti del Duemila si sono scatenati al ritmo dei “vecchi”, patinati Depeche Mo-
de e Thompson Twins, gruppi ormai archiviati dall’ondata di “rap” e “grunge” anni ’90.
1) Sommergibili: Sparide, Murena, Grongo, Ambaradam (NINO ARENA, RSI. Forze armate
della Repubblica Sociale Italiana. La guerra in Italia (1945), Parma, Albertelli 1999, p. 38).
3) Bene: alla fine di tutto questo ambaradàn, passa un po’ di tempo, e che cosa succede?
Arrivano i giapponesi: con i loro calcolatorini (ALESSANDO ZIGNANI, Telemaco. L’odissea
della scuola, Rimini, Guaraldi 1999, p. 48).
4) Mescolò nel pentolone le sostanze che aveva portato e cominciò a declamare la formu-
la magica del maleficio:
9 Ad essa ho attinto proficuamente già in altri miei lavori; cfr. per es. D’ACHILLE 2012.
10 Ma il primo caso in Google Libri è questo: «Badoglio aveva vinto la battaglia dell’Endertà,
aveva conquistato l’Amba Aradan e distrutto l’armata di Ras Mulugheta» (RENATO BOVA
SCOPPA, La pace impossibile, Torino, Rosenberg & Sellier 1961, p. 151). Nel database del
CONI c’è qualche esempio ancora anteriore.
6) Se fosse venuto qui l’anno scorso, Bloch non era ancora andato in pensione e non avrei
potuto impedirgli di stargli addosso, si sarebbe dovuto beccare tutto l’ambaradan, leuco-
citi marcati, anticorpi monoclonali, chemioterapia sperimentale e via dicendo... (MARTIN
WINCKLER, La malattia di Sachs, Milano, Feltrinelli 1999, p. 113; trad. dal francese di Ya-
smina Melaouah).
7) Ovvio, non potevo credere, come lei voleva, che questo tipo muscolare [...], o laggiù,
appoggiato a un’alzata in finto marmo, questo signore calvo [...] circondato da tre o quat-
tro ragazze colorate [...], che tutta questa fichizia, questo ambaradan, insomma, fosse sol-
tanto un gioco (MARCO FERRANTE, Mai alle quattro e mezzo, Roma, Fazi 1998, p. 102).
8) E Montezuma vorrebbe rispondere ma non ha più nemmeno il fiato per respirare e allora
Cortés affonda il suo colpo magistrale: “Ueh, Montes, senti, perché non ce la facciamo fuo-
ri io e te, che ti vedo in forma? Senti, c’hai in mente quella piramide a gradoni che c’è qua
vicino? Facciamo che quello di noi che arriva primo in cima si vince tutta Tenoch... Tecno-
city, tutto l’ambaradàn?” (LELLA COSTA, Che faccia fare, Milano, Feltrinelli 1998, p. 140).
10) «’Nti preoccupare professore, le lo farò io il tuo, ho già messo in moto tutto l’ambara-
dan...» (DANIEL PENNAC, Il signor Malaussène, Milano, Feltrinelli 1995, p. 443; trad. dal
francese di Yasmina Melaouah).
11) Però non se ne fece niente. Anche perché in fin dei conti Berlusconi aveva stravinto e
se noi avessimo montato su un ambaradam sulla x e il cross screen ci saremmo resi ridicoli
(ENRICO DEAGLIO, Besame mucho. Diario di un anno abbastanza crudele, Milano, Feltri-
nelli 1995, pp. 22-23).
12) – Comunque, non mi beccano, non da vivo e da morto non mi frega – dice Vento.
– Io – dice Mammut – prendo il mio Coppi e parto e finché la va la va e quando non la
va più faccio bum col Ford e tutto l’ambaradam. Amen, morta lì (IVAN DELLA MEA, Sveglia
sul buio, Bologna, Granata 1995, p. 126; un’altra occorrenza a p. 95: «finito l’ambaradam»).
13) Ma tu lo sai che in America c’è della gente che gode a dar delle martellate sulle statue
del Michelangelo? Come han fatto lì, come si chiama... al David che sta dentro al suo Uf-
ficio a Firenze? Sai com’è l’ambaradàn? Che a Firenze nell’Ufficio ci hanno il David, che
l’hanno già bell’e smartellato (PAOLO ROSSI, Era meglio morire da piccoli? Nuovi monolo-
ghi, Milano, Baldini & Castoldi 1995, p. 76).
14) Oh, finalmente questa volta eri pien di grana. E chi mi fermava più? Fulmineamente
puntai verso una bisca all’aperto, ma giocai solo un quarto dell’incasso e fu un bene per-
ché, anche se all’inizio del gioco azzeccai un filotto, ala fin de la fèera li persi tutti.
Ambaradam, come diciamo noi saggi, e con il resto mollai i dadi e tornai a casa.
E va ben inscì: ero in convalescenza, l’estate era arrivata, Loretta mi amava, la mente era
lucida (o quasi) e così decisi di farmi un po’ di vacanza al mare (BRUNO BRANCHER, Una
bellissima storia d’amore (Storie maudites), Milano, La Vita Felice 1994, p. 28).
15) E poi c’è un liquore di sorbe. Una marmellata di zucca. Un dolce ambaradam.
Cose che fanno da contrappeso dolce a tutta la tripperia di maiale, che verso est cono-
sce l’intrusione degli stracotti d’asina, e dappertutto, il correttivo della polleria (IVANNA
ROSSI, Nei dintorni di Don Camillo. Guida al “Mondo piccolo” di Guareschi, Milano, Riz-
zoli 1994, p. 302).
17) Noi scaliamo il monumento davanti alla scuola perché facciamo finta che sia l’Amba-
radam dell’Abissinia e poi c’è il prato della ferrovia abbandonata dove facciamo i tigrotti
di Mombracem (Hitler è buono e vuol bene all’Italia, a cura di BRUNO ROSSI / PAOLA PA-
STACALDI, Milano, Longanesi 1991, p. 88).
18) Accaldata d’afa vasta alla savana, passa all’amba araba, all’armata afra – aspra masna-
da, amalgama d’abracadabra, casamatta, santabarbara d’Ambaradam.
Basta. Amara, s’ammazza all’Asmara. Cala la bara (U MBERTO ECO, Vocali, Napoli,
Guida 1991, p. 34).
19) Però non si fa incantare, spesso concluso l’ambaradan le fionda via senza neanche of-
frirgli la ronfata in comune... ecco, ecco, vuol dire che della donna vuole il nettare senza
moine accessorie, è un genere di macio che mi piace da godio (LIVIA CERINI, Arrapati ma
senza impegno, Milano, Rizzoli 1987, p. 24).
20) Ma sin dai primi mesi di quella quasi convivenza, la madre di Angelo aveva trovato
sconveniente che lei si presentasse al lavoro con bimba e tutto l’ambaradan per cambiarla
e, sospirando sulle giovani sposine che non sanno far niente, nemmeno farsi sposare, si era
offerta di tenergliela lei (ALDO BUSI, Vita standard di un venditore provvisorio di collant,
Milano, Mondadori 1985, p. 371 della rist. del 1995).
21) Per la nonna della Nicola i grissini devono essere fatti unicamente a mano (soltanto
un negozio a Milano); le perle infilate con la cantilena portafortuna delle vecchie infilatri-
ci («Ambaradam Cicì Cocò – quante perle sul comò» oppure: «Aiulì alulè – fa el to’ me-
stè»), la messa solo di rito ambrosiano (CAMILLA [CEDERNA], Avere una nonna, nella ru-
brica Il lato debole, «L’Espresso», XX, 20 ottobre 1974, pp. 178-79).
Credo che il complesso della documentazione, pur non fornendo elementi risolutivi
a dirimere la questione etimologica, offra però qualche motivo di riflessione. Anzitut-
to, l’ipotesi di una derivazione dall’odonimo romano mi sembra ora sicuramente da
scartare, visto che i testi sono prevalentemente di autori settentrionali (nati tra Pie-
monte, Lombardia ed Emilia-Romagna) o comunque attivi al Nord;11 prende invece
consistenza l’ipotesi di una voce di matrice regionale, settentrionale in generale12 e
specificamente del Nord-Ovest.13
I significati di ‘confusione’ e/o di ‘affare complicato’ (‘casino’ verrebbe da parafra-
sare) sono quelli prevalenti; il primo si colora a volte di connotazioni sessuali (si veda-
no gli esempi 9 e 19). A parte i passi 2 e 16 (entrambi, si noti, di autori del centro-
sud), nei quali l’uso della voce non può dirsi “scherz[oso]” (GRADIT), le attestazioni si
trovano prevalentemente in opere di narrativa, che usano un italiano colloquiale (e in
due casi, 6 e 10, in traduzioni dal francese della stessa traduttrice).14
Per il resto, troviamo ambaradan come nome storico di un sommergibile della RSI
(e dunque con iniziale maiuscola), accanto a tre ittionimi (1), come nome di un dol-
ce (15) e con riferimento diretto alla montagna abissina in un contesto di gioco in-
fantile (17). In un caso (14) ambaradan sembra avere il valore di una semplice escla-
mazione; in altri tre si trova all’interno di conte e filastrocche (4 e 21) o comunque è
utilizzato per il significante più che per il significato (18). Anzi, nel più antico di que-
sti esempi, tratto dalla nota rubrica di costume della milanesissima Camilla Cederna,
ambaradan sostituisce ambarabà all’interno della famosa conta;15 a tal proposito pos-
11 Fanno eccezione Augusto Pieroni, Marco Ferrante, Ivan Della Mea e Antonio Giangrande.
12 Di tale origine si ha una chiara percezione negli interessanti interventi sulla parola che si
leggono in rete nel sito <www.achyra.org/cruscate/viewtopic.php?t=1162>.
13 Segnalo che ambaradàm compare anche in un testo in dialetto pubblicato nell’aprile 2012
sul periodico «El Pontesel: Notiziario Comunale di Vattaro e Pian dei Pradi», in provincia
di Trento, ma l’attestazione è troppo recente per far testo.
14 Al momento non mi è stato possibile attingere direttamente agli originali. La traduttrice
Yasmina Melaouah, con cui sono riuscito a mettermi in contatto grazie alla collega Laura
Santone, ha gentilmente risposto alla mia domanda in questi termini: «A memoria, credo
che alcune volte ho usato “tutto l’ambaradam” per tradurre l’espressione colloquiale france-
se “tout le saint-frusquin” ma non posso giurare che sia questo l’originale dei due esempi da
lei citati. Posso solo dirle che in questo come in molti altri casi attingo dal lessico personale-
familiare e solo in un secondo tempo faccio eventuali verifiche lessicografiche e soprattutto
mi accerto che la parola o l’espressione sia, se non usata, almeno compresa da un buon cam-
pione di lettori italiani di provenienze geografiche diverse. Per me deve esserci in primis una
verità espressiva immediata, anche se del tutto soggettiva. Tutto il resto è riflessione a poste-
riori» (comunicazione personale del 27.11.2013).
15 Sulla quale cfr. ora, con una nuova proposta etimologica, BRUGNATELLI 2003.
16 Devo la segnalazione all’amico Domenico Proietti, che ringrazio anche per l’aiuto che mi
ha dato in alcuni controlli in rete. Ringrazio inoltre, per indicazioni e suggerimenti, Anna
M. Thornton, Aurelio Principato, Enzo Caffarelli, Riccardo Cimaglia e Andrea Viviani.
17 Segnalo che in rete ho trovato solo esempi recenti di tutto l’ambarabà.
fusione’, forse “rinforzato”, a Roma, dalla coincidenza con l’odonimo di una via traf-
ficatissima. Per questo secondo slittamento semantico non mi pare da scartare nep-
pure l’ipotesi di un influsso di baraonda, voce che presenta al suo interno la stessa se-
quenza fonetica bara (oltre tutto anche qui spesso preceduta dalla a dell’articolo).18
Se le cose stessero così, ambaradan non costituirebbe un vero deonimico – e comun-
que si tratterebbe di un deonimico da un teatro di battaglia nato non per via culta, ma
nel parlato comune – ma non potrebbe neppure essere considerato un esempio di “to-
ponomastica allusiva” (RANDACCIO 2006) o di “reinterpretazione paretimologica” in di-
rezione onomastica di una sequenza che potremmo definire onomatopeica o comun-
que puramente fonetica, da catalogare tra le “Sirene degli etimologi» indicate da
SCHWEICKARD (2008). Potremmo piuttosto chiamare in causa anche noi (come Eco)
Gianfranco Contini e applicare qui la sua nozione di “cortocircuito”: forse la sostituzio-
ne di ambarabà con ambaradan nella filastrocca non è stata determinate per quello che,
a mio parere, rappresenta il primo sviluppo semantico (‘organizzazione complessa’) del-
la voce, ma di certo l’esistenza del toponimo abissino ha prodotto l’ulteriore passaggio a
‘confusione’, chiudendo così il cerchio e legittimando... tutto l’ambaradan!
Riferimenti bibliografici
18 Tra l’altro, anche l’etimo di questa parola è dibattuto, come risulta dal DELIn (e cfr. ivi l’ipo-
tesi di un’origine onomatopeica per baruffa).
Agli autori di ciascun saggio o recensione sarà inviato il relativo abstract elettronico
in formato pdf.
Collaboratori e lettori sono invitati a fornire notizie utili per tutte le rubriche:
materiali bibliografici, incontri, corsi e seminari, ricerche, tesi di laurea o di dot-
torato, attività di argomento onomastico. La direzione di RION sarà ben lieta di
accogliere ogni suggerimento utile a migliorare gli spazi di informazione e di servizio.