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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Q UES TO SI TO W E B UTILIZ ZA I C OOKI E P ER A S S I CURA R E U NA MIG LIO RE ES P ER IEN ZA DI NAVIG AZ ION E, OLT RE AI
ISTITUTO
CO OK IE DI NAT URA TE CN ICA S ONO (/ISTITUTO/)
U TI L IZZATI MAGAZINE
A NCH E C O OK IE DI P RO FILA ZIO(/MAGAZINE/) 
NE UT EN T E E CO O KIE D I T ERZ E
PARTI . P ER SA P E RN E DI P IÙ , CO NO SC ER E I CO OK IE UT ILIZZ AT I ED E S PR IME RE IL TU O CO N SE NSO ACCED I AL LA
PA GI N A C O OK IE (/F OOTE R/C OOK IE S . HTML ) - S E P ROS E G UI N ELLA NAVIGAZIO NE DI Q U ESTO SITO AC CO NSEN TI
(/index.html) A L L’UT ILIZZ O D EI CO OK IE .

CATALOGO (/CATALOGO/)

SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/) 

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

ITALIA
di G. Car., *, R. A., V. N., R. A., A. Bé., G. Col., G. S., R.
ACQUISTA A., R. B., R. A., Gi. Co., *, El. M., A. Alb. - G.
(/EMPORIUM/)
Tom., L. Cha., C. d. A., Gi. Co., A. M. R., Le. Se., G. Ga., U. An., G. Car., Ar. Mo., G. Vol., N. Ro., A.
M. G., F. Ch., A. P., R. A., *, C. Ba., Ger. R., G. Ma., C. T., *, V. Ros., R. B., R. C., R. C., A. Bon., P. L.,
Um. B., *, R. Vi., F. To., *, Al. M., G. N., R. Vi., M. Pa., D. C., L. A. M. - Gu. A. - R. Vi., R. Vi., *, R. A.,
P. T. V., A. Sap., * - Enciclopedia Italiana (1933)

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ITALIA (A. T., 22-23, 24-25-26, 24-25-26 bis, 27-28-29, 29 bis).

Il nome. - Secondo Antioco di Siracusa (Dion. Halic., I, 35), il nome d' Italia
derivava da quello di un potente principe di stirpe enotrica, Italo, il quale
avrebbe cominciato col ridurre sotto di sé il territorio estremo della penisola
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italiana, compreso tra lo stretto di Messina e i golfi di Squillace e di


Sant'Eufemia, e, chiamata questa regione da sé stesso Italia, avrebbe poi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
conquistato molte altre città. È questa una delle solite leggende a schema
(/index.html)
eponimico, ma se ne è voluto dedurre che l'estensione originaria del nome d'
CATALOGO (/CATALOGO/)
Italia non valicasse i confini dell'estrema punta della penisola, del che si è
cercata una conferma in Ecateo, del quale abbiamo frammenti, che assegnano
all'Italia Medma, Locri, Caulonia; ma non si può escludere che egli attribuisse
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
del pari all'Italia altre località, e nell'estensione assegnata da Antioco al nome
originario d'Italia non è lec. to vedere più che una semplice congettura
dell'autore. Quello cheLIBRIè certo è che, al tempoARTE
(/TRECCANILIBRI/) in cui egli visse, il nome d'Italia
(/TRECCANIARTE/)

designava la regione compresa tra lo stretto di Messina, il fiume Lao e il


confine orientale del territorio di Metaponto, come risulta da Strabone (VI,
24), e anzi Erodoto colloca Taranto TRECCANIin Italia
CULTURA(I, 93; III, 136, cfr. Dion. Halic., I,
(/CULTURA/)

73), ma poiché pure per Tucidide (VII, 33, 4) l'Italia comincia a Metaponto, è
meglio attenersi per allora a questo confine.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Anche Aristotele (Polit., VIII, 1329 b), seguendo Antioco, faceva derivare il
nome d'Italia dal re Italo. Ellanico, invece (Dion. Hal., I, 35), raccontava che,
mentre Eracle traversava l'Italia per condurre in Grecia il gregge rapito a
Gerione, gli fuggì un capo di bestiame, e, ricercandolo egli affannosamente, e
avendo saputo che, secondo l'idioma indigeno, la bestia aveva nome vitulus,
chiamò Ούιταλίαν tutta la regione. L'essenziale di questo racconto è la
riconnessione del nome d'Italia con la voce vitulus, la quale era affermata anche
da Timeo e da Varrone, quando costoro quel nome giustificavano così: quoniam
boves Graeca vetere lingua ἰταλοι vocitati sunt, quorum in Italia magna copia fuerit
(Gell, N. A., XI,1), perché è evidente che ἰταλός nel senso di vitulus sarebbe in
ogni caso una voce derivata dal Latino nel Greco dell'Italia meridionale.
Un'espressione figurata della stessa riconnessione si ha nelle monete osche
battute durante la guerra sociale con la figura del toro e nell'epigrafe Viteliu, sia

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che questa parola alluda alla capitale degl'Italici, Corfinio, che vediamo dagli
scrittori chiamata Italica, sia che debba intendersi qual nome della dea 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Italia (v.
Corp. Inscr. Lat., IX, al. n. 6088).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Se in conformità di queste opinioni degli antichi noi ammettiamo questa
riconnessione, la potremo spiegare semplicemente con la ricchezza in bestiame
bovino della regione, specialmente in quella
SCUOLA parte da cui il nome prese origine,
(/TRECCANISCUOLA/)
o anche si potrà pensare che il vitello fosse il totem della stirpe degl'Itali,
ricordando come anche i nomi di altre popolazioni italiche derivano da animali.
E, del resto, è più probabile che la regione abbia
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEpreso nome dal popolo che
(/TRECCANIARTE/)

non viceversa.

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)


Comunque, l'etimologia d'Italia da vitulus (umbro vitlu) lusinga: la caduta del v
iniziale si può agevolmente spiegare con l'essere stata la parola trasmessa ai
Romani per mezzo dei Greci dell'Italia meridionale,
ACQUISTA e con la stessa ragione o
(/EMPORIUM/)
con le esigenze metriche si può dar ragione della lunghezza della i iniziale di
Italia di fronte alla i breve della prima sillaba di vitulus. Ma se questa derivazione
è accettata dai più, non mancano storici, quali il Niese, e glottologi, quali il
Walde, che la ritengono incerta, e vi ha chi la nega addirittura, come M.
Orlando.

Nel corso del sec. IV a. C. il nome d' Italia si estese, dall'una parte, sino a
Posidonia e, dall'altra, comprese Taranto (Dionys., I, 74, 4 e Strab., V, 209);
intorno al 300 a. C. si allargò alla Campania (Theophr. presso Athen., II, 43 b).
Quando poi nei primi decennî del sec. III a. C. tutta la penisola, dall'Arno e
dall'Aesis allo stretto di Messina, fu amministrativamente e militarmente
unificata sotto la dominazione romana, e le diverse stirpi che l'abitavano,
Latini, Sabelli, Etruschi, Apuli e Greci furono costretti a combattere sotto le
insegne di Roma con la comune designazione di togati, cioè uomini della toga, il
nome d'Italia abbracciò tutta la penisola nei limiti indicati.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hil… 3/1196
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La conquista infine del territorio padano e la consapevolezza dell'unità


geografica della penisola pur
fecero sì che nel corso del sec. II il nome Italia,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

conservando in senso stretto il significato politico sino al limite Arno-Aesis, si


(/index.html)
allargasse di fatto a tutto il territorio tra le Alpi e i due mari italiani. Le prime
CATALOGO (/CATALOGO/)
testimonianze su questo uso più largo del nome sono in Polibio e in Catone. E
l'estensione anche ufficiale del nome a tutta intera la penisola fu compiuta
allorché Ottaviano nel 42 abolìSCUOLA
la provincia Cisalpina creata da Silla e comprese
(/TRECCANISCUOLA/)
anche l'Italia settentrionale nella sua divisione in regioni (v. oltre).

L'unione amministrativa LIBRIdella Sicilia, Sardegna


(/TRECCANILIBRI/) e Corsica,
ARTE che avevano formato
(/TRECCANIARTE/)

fino allora provincia a sé, all'Italia si ebbe solo con Diocleziano, che comprese le
tre isole nella diocesi italiciana. È peraltro curioso notare come la suddivisione
della diocesi italiciana dioclezianea in annonaria e urbicaria (la prima
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

corrispondente a un dipresso all'Italia settentrionale con la Rezia, la seconda


all'Italia centrale e meridionale con le isole, e rette rispettivamente dal vicarius
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Italiae residente a Milano, e dal vicarius Urbis residente in Roma) fece sì che
nello stesso momento in cui la designazione Italia in senso lato abbracciava
anche le isole, d'altra parte, in senso più ristretto veniva a escludere non solo le
isole stesse, ma anche tutta o quasi l'Italia peninsulare.

Per comprendere le vicende del nome d'Italia nel Medioevo, e soprattuito per
spiegaie le numerose contraddizioni e oscurità che si trovano nelle fonti, va
premessa una necessaria distinzione, tra un significato della parola largo,
unitario, affermatosi con l'impero e tradizionale fin dal tempo di Diocleziano
(vicariatus Italiae, dioecesis Italiciana), e un significato più limitato, di
denominazione riferentesi a un organismo politico-amministrativo autonomo.
Se la coscienza dell'unità ideale dell'Italia non si spegne mai del tutto, e ne sono
prova numerosi passi di scrittori medievali, diversa è invece la sorte della
seconda accezione, che subisce vicende varie secondo il succedersi degli eventi

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hil… 4/1196
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politici, portando al fiazionamento e spesso alla scomparsa del nome nelle varie
regioni, così che si puòISTITUTO
anche, benché 
con poca proprietà, parlare di diverse
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Italie medievali.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Particolarmente tormentate sono le vicende del nome nei secoli VI-XII. Non
era riuscito ai Goti di sostituire al sacro nome Italia quello di Gothia, ma sotto la
dominazione longobarda, dopoSCUOLA un certo periodo, in cui i due nomi d'Italia e
(/TRECCANISCUOLA/)
Longobardia vennero usati indifferentemente (ancora nell'806 un documento
ufficiale carolingio dice "Italiam... quae et Langobardia dicitur") il termine
Langobardia finì col prevalere, ma sempre riferito
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) alla regione sottoposta ai
ARTE (/TRECCANIARTE/)

nuovi dominatori.

Coll'epoca post-carolingica l'antica denominazione di regnum Italiae già


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

affermatasi con Odoacre e identificantesi presso a poco con la dioecesis italiciana,


risorge per circoscrivere generalmente i limiti
ACQUISTA dell'Italia longobarda dalla valle
(/EMPORIUM/)
padana al Friuli e all'Istria non costiera fino al Patrimonio di S. Pietro. Anche a
lungo si mantenne il nome d'Italia nel mezzogiorno della penisola, sottoposto
ai Bizantini, per quanto per le successive diminuzioni del loro dominio, finisse
più che altro con designare i territorî loro rimasti "in Italia", e nel tempo stesso
si venissero affermando gli altri nomi regionali (sul finire del sec. X troviamo
un catapano "d'Italia" detto qualche volta anche "d'Italia e Calabria").

Analogamente in altre regioni si trova l'espressione "d'Italia" con significato di


"in Italia": tipico il caso della marca d'Italia o in Italia per cui si intitolano
"marchesi d'Italia" un Bonifacio marchese aleramico (Monferrato) e un
Bonifacio di Toscana, e Ottone I crea per Alberto Azzo d'Este la "marca d'Italia"
(uno dei discendenti s'intitola "dux Italiae") e nel 1093 Umberto II di Savoia è
conte di Moriana e "marchio Italiae". Interessante la vicenda dei titoli di
Ruggiero II di Sicilia. Come Roberto il Guiscardo nel 1082 s'era intitolato
"invittissimo duca d'Italia, di Calabria e di Sicilia", e Ruggiero stesso "conte di
Calabria e Sicilia e di tutta la regione italica", poi, divenuto re nel 1130, si
chiamò "re d'Italia". Il titolo si riferiva senza duhbio ai territorî bizantini
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dell'Italia meridionale. Col sec. XI la denominazione viene assumendo limiti


più precisi, per quanto ISTITUTO
sempre (/ISTITUTO/)
circoscritti. In un diploma di Enrico lI, 
MAGAZINE (/MAGAZINE/)
a favore
del monastero di S. Sofia di Benevento, si accenna ai possessi "tam infra
(/index.html)
Italicum regnum quam eciam in Apuliae partibus" (1022): la penisola veniva
CATALOGO (/CATALOGO/)
dunque considerata divisa in due parti: il regno Italico e l'Apulia, termine
generico per l'Italia meridionale, all'incirca a sud della linea Garigliano-Pescara.
Nel 1208 il patriarca d'AquileiaSCUOLA
viene nominato da Ottone IV legato "tocius
(/TRECCANISCUOLA/)
Italiae" e cioè "tam in Lombardia quam per universam Tusciam necnon in
ducatu Spoleti et Marchia Anconitana et Romandiola".
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Nel corso del secolo XIII la suddivisione geografica d'Italia si va facendo sempre
più precisa e insieme il concetto dell'unità geografica d'Italia si viene
diffondendo, finché si giunge TRECCANI
all'affermazione
CULTURAsolenne di Dante, che, oltre a
(/CULTURA/)

delimitare i confini della nazione con assoluta precisione geografica, riconosce


l'unità linguistica, storica e culturale dei suoi abitanti, cioè l'unità nazionale
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dell'Italia. Da allora il concetto d'Italia rimane immutato.

Con il Settecento acquista più forte rilievo di fronte al significato tradizionale,


culturale, quello che già sopra fu detto politico-amministrativo. Più vivo si fa
negl'Italiani il senso di particolari necessità e problemi italiani, più netto il
distacco, la differenziazione da necessità e problemi di men vivo interesse
nazionale. La coscienza letteraria s'avvia a diventare coscienza più
determinatamente politica. Con l'avvento della Rivoluzione scrittori e giornali
invocano "la repubblica italiana una e indivisibile" (1796) o la riunione in "una
nazione dei diversi popoli d'Italia" (1797). Col 1802, infatti, la Repubblica
Cisalpina assume l'augurale nome di italiana, e d'Italia o italiano o italico sarà
tre anni dopo il nuovo regno, esteso a così gran parte della penisola. Pur
nell'incertezza provocata dalle delusioni recenti e dalla diversità delle
aspirazioni e dei programmi, il senso politico del nome d'Italia più non si perde.
Federalisti e unitarî pensano ormai a una "Italia" concreta e ben differenziata
dalle terre straniere. E il nome di "Ausonia" che i carbonari mettono innanzi
nel loro progetto di una repubblica, non è che un'effimera, letteraria
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invenzione; ché subito il nome ritorna ad essere quello d'Italia, che nel'32 lo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
statuto della Giovane Italia porrà alla cerchia delle Alpi e ai tre mari. E il regno
d'Italia, imposto dalla realtà nuova maturata in un secolo e mezzo di tentativi e
(/index.html)

di lotte e vivo già nelle coscienze CATALOGO


degli Italiani, nasce ufficialmente il 17 marzo
(/CATALOGO/)

1861, quando ancora Roma e Venezia e altre regioni sono sotto diversa
signoria.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Sommario. - Geografia: Italia fisica (p. 694); Regioni e provincie (p. 737);
Popolazione (p. 740); Condizioni economiche (p. 747); Comunicazioni (p. 765).
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
- Ordinamento: Ordinamento politico (p. 774); Forze armate (p. 777); Finanze
(p. 782); Educazione (p. 785); Dominî Coloniali (p. 790). - Preistoria e storia (p.
791). - Culti (p. 917). - Lingua e letteratura (p. 922). - Etnografia e folklore (p.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
960). - Arte: Arti figurative (p. 971); Tecnica costruttiva (p. 1000); Musica (p.
1005). - Diritto (p. 1017). - Gl'italiani all'estero (p. 1029).
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
GEOGRAFIA.

Sommario. - Italia fisica: Storia della conoscenza (p. 694); Confini e area (p.
696); Situazione (p. 698); Tettonica e genesi (p. 699); Descrizione
geopaleontologica (p. 702); Le forme del terreno e i tipi del paesaggio (p. 708),
Terremoti (p. 718); Clima e regioni climatiche (p. 723); Acque interne (p. 725);
Flora e vegetazione (p. 729); Fauna (p. 736). - Regioni e provincie (p. 737). -
Popolazione: Antropologia (p. 740); Censimenti (p. 742); Distribuzione e
densità della popolazione (p. 743); Insediamento rurale (p. 744); Migrazioni
interne ed emigrazione esterna (p. 746). - Condizioni economiche: Prodotti del
suolo (p. 747); Allevamento e pesca (p. 753); Prodotti minerarî (p. 755);
Industrie (p. 756); Commercio (p. 763). - Comunicazioni: Ferrovie (p. 765);
Strade (p. 766); Navigazione e porti (p. 768); Marina mercantile (p. 769);
Aviazione civile (p. 770); Turismo (p. 771); Poste, telegrafi, telefoni (p. 771). -
Bibliografia (p. 772).

Italia fisica.
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Storia della conoscenza. - Una descrizione completa, sistematica, dell'Italia, nel


senso inteso dalla moderna geografia, si cercherebbe invano presso gli
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
scrittori
dell'evo antico, ma ciò dipende anche dal concetto che allora si aveva della
(/index.html)
scienza geografica. Tuttavia i lineamenti generali della configurazione
CATALOGO (/CATALOGO/)
dell'Italia, che ne fanno un individuo geografico a sé, sono già chiaramente
indicati da Polibio (II, 14-17) e una descrizione assai ampia si ha nel libro V
della Geogra ia di Strabone. A essa poco aggiungono, nel campo della geografia
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
vera e propria, i libri di Plinio e di Mela e altre meno autorevoli opere
posteriori. Ma nessuna di queste opere ci espone organicamente tutto il
complesso delle conoscenze degli antichi, le quali,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) per taluni elementi, come il
ARTE (/TRECCANIARTE/)

rilievo, erano certamente ben più progredite di quanto non si ricavi dalle
notizie rimasteci. Quanto alle rappresentazioni cartografiche, le due sole
pervenuteci, quella della Tabula Peutingeriana, e quella della Geogra ia di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Tolomeo, rispondono entrambe a fini speciali; della carta di Tolomeo non si ha


poi, probabilmente, neppure una ACQUISTA
derivazione diretta, ma solo una ricostruzione
(/EMPORIUM/)
fatta sulla scorta del testo, che dà gli elementi astronomici di circa 565 punti
dell'Italia (comprese le isole).

Anche nel Medioevo le conoscenze erano certamente molto più sviluppate di


quanto non appaia dagli scritti pervenutici, i quali, in genere, o sono condotti
su fonti classiche di mediocre valore, o consistono in descrizioni frammentarie
e condotte con intenti particolari. Buone descrizioni e anche rappresentazioni
cartografiche dell'Italia si hanno in geografi arabi, soprattutto in Edrisi. Alla
cartografia nautica si deve la prima figurazione esatta dei contorni della
penisola e delle isole, figurazione la quale viene tuttavia assai presto (già nel sec.
XIV) riempita anche per le parti interne con una ricchezza di elementi
(orografia, idrografia, situazione dei centri) che sta a dimostrare appunto una
conoscenza più avanzata di quanto non risulti dalla letteratura.

Con l'Umanesimo appaiono le prime descrizioni generali d'Italia, tra le quali


primeggiano l'Italia illustrata di Flavio Biondo (1453) e la Descrittione di tutta
l'Italia di Leandro Alberti (1550); ma entrambe sono soprattutto opere
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hil… 8/1196
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d'erudizione classica; l'elemento attuale, derivato dall'osservazione diretta, per


quanto non manchi delISTITUTO
tutto, resta  a
molto in seconda linea. Il primo impulso
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

studî e ricerche sul terreno viene da cultori della geografia e topografia storica,
(/index.html)
volti a investigare in situ le reliquie della civiltà latina; perciò opere come l'Italia
CATALOGO (/CATALOGO/)
Antiqua e la Sicilia Antiqua di Filippo Clüver, che negli anni 1617-18 percorse a
piedi, in compagnia di Luca Holstenio, tutta la Penisola e la Sicilia seguendo il
tracciato delle vie romane (v. clüver;
SCUOLA holste), hanno importanza rilevante anche
(/TRECCANISCUOLA/)

per la storia della conoscenza geografiea del nostro paese. Ma le sintesi più
notevoli si hanno pur sempre nel campo cartografico: la grande carta d'Italia di
Giacomo Gastaldi (1561) corregge
LIBRI sagacemente
(/TRECCANILIBRI/) molti
ARTE degli errori di situazione
(/TRECCANIARTE/)

e configurazione risalenti ancora a Tolomeo; l'"Italia Nuova", di G. A. Magini


(1608) e il suo Atlante d'Italia pubblicato postumo dal figlio Fabio (1620)
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
segnano un progresso enorme, soprattutto perché utilizzano già lavori
topografici ufficiali eseguiti a cura dei governi dei singoli stati italiani. Il
commentario che accompagna il suddetto atlante - sintesi di una descrizione
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
geografica dell'Italia molto più vasta che non fu compiuta - ha invece modesto
valore. Nel sec. XVII e nella prima metà del XVIII, la figurazione dell'Italia si
perfeziona, soprattutto per il progresso nella rettificazione degli elementi
astronomici di posizione (carta del Delisle 1701, carta di G.B. D'Anville e
Analyse géographique de l'Italie dello stesso, 1744); mentre le descrizioni
geografiche generali dell'Italia, hanno, ancor per tutto il secolo XVIII, scarso
valore, soprattutto per quanto riguarda il quadro fisico: basta, per
persuadersene, richiamarsi all'art. Italia nel grande Dizionario geografico e
critico del Bruzen de la Martinière (1768) o ai volumi dedicati all'Italia
nell'edizione italiana della grande Geogra ia Universale del Büsching (Venezia,
1780).

Per uno studio scientifico del rilievo mancava del resto la base essenziale, la
conoscenza dell'altimetria, che ancor nel sec. XVIII è, si può dire, all'infanzia.
Ma nella seconda metà di quel secolo cominciano, anche in Italia, operazioni
geodetiche di precisione e compaiono alcune buone carte topografiche su base
geodetica, le quali contengono anche dati altimetrici, sempre più copiosi ed
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hil… 9/1196
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esatti (qualche dato risultante dall'applicazione del barometro alla misura delle
altezze, si ha già nel sec.ISTITUTO
XVII); (/ISTITUTO/)
tra la fine del  XIX si
sec. XVIII e il principio del
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

hanno di tali carte topografiche per quasi tutti i maggiori stati italiani
(/index.html)
(Piemonte, LombardoVeneto, Toscana, Stato della Chiesa, Regno di Napoli,
CATALOGO (/CATALOGO/)
ecc.).

Ma lo studio scientifico della geografia dell'Italia s'inizia dopo il 1870. Prima di


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
quest'epoca compaiono buone opere regionali, anche se in esse non di rado
s'avverte l'influsso prevalente d'una concezione statistica della geografia (Notizie
topogra iche e statistiche LIBRI stati sardi del De Bartolomeis,
sugli (/TRECCANILIBRI/) 1860-67; Notizie
ARTE (/TRECCANIARTE/)

naturali e civili sulla Lombardia di C. Cattaneo, 1844 Grande illustrazione del


Lombardo-Veneto di Cesare Cantù, 1858-62; Saggio statistico-storico dello Stato
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Ponti icio di G. Calindri, 1829; Description statistique physique... de la Sardaigne di
A. De la Marmora, ecc.), e ottimi dizionarî pure regionali (di G. Casalis per gli
Stati Sardi, 1833-36; di E. RepettiACQUISTA
per la Toscana, 1833-46; di L. Giustiniani per
(/EMPORIUM/)

il reame di Napoli, 1793-1805, ecc.); ma non mancano altresì opere generali


sull'intera Italia: tra esse meritano speciale menzione l'ottimo Prodromo della
Storia Naturale d'Italia di F.C. Marmocchi (1844); la Corogra ia d'Italia di C.
Rampoldi (1833-34); l'opera di egual titolo del Fabi (1854) e la monumentale
Corogra ia storica e statistica dell'Italia e delle sue isole di A. Zuccagni-Orlandini
(1840-45) in 12 volumi, con un atlante di ben 690 carte (5 volumi).

Dopo l'unificazione politica dell'Italia la conoscenza geografica del paese si


avvantaggiò soprattutto per l'opera di uffici pubblici ed enti governativi. In
prima linea l'Istituto geografico militare (v. firenze, XV, p. 460) al quale si deve
la Carta topogra ica del Regno d'Italia alla scala 1: 100.000 (con i rilievi originali al
50.000 e al 25.000), terminata nel 1902 ed estesa ai territorî annessi dopo la
guerra mondiale (323 fogli); poi l'Istituto idrografico della R. Marina, cui si
devono il rilievo delle coste e lo studio batimetrico dei mari; il R. Ufficio
geologico, che provvede alla carta geologica d'Italia al 100.000, non ancora
terminata, il R. Ufficio centrale di meteorologia e geofisica che raccoglie e
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coordina tutti i dati fondamentali per lo studio del clima; i varî uffici dipendenti
dal Ministero dei lavoriISTITUTO
pubblici, organizzati in un unico grande servizio
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
idrografico, per le ricerche sulle acque continentali (fiumi e laghi); il R.
(/index.html)
Comitato talassografico, di più recente istituzione; infine il R. Istituto centrale
CATALOGO (/CATALOGO/)
di statistica, cui si debbono innanzi tutto l'esecuzione dei censimenti generali
della popolazione (ogni decennio dal 1861, con la sola eccezione del 1891; ogni
quinquennio a partire dal 1931)SCUOLA
poi numerose rilevazioni statistiche su quasi
(/TRECCANISCUOLA/)
ogni ramo dell'attività economica dello stato e la pubblicazione dell'Annuario
statistico italiano, di un Bollettino mensile, del Catasto agrario, ecc. Contribuirono
specie al progresso della conoscenza
LIBRI geografica
(/TRECCANILIBRI/) dell'Italia
ARTE anche la Reale società
(/TRECCANIARTE/)

geografica italiana fondata nel 1867, il Club Alpino Italiano (1878) e il Touring
Club Italiano (1894)
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

L'opera dei singoli studiosi non può naturalmente essere esaminata qui. Ancora
per tutto il sec. XIX, più che a geografi specializzati, gli studî dei cui risultati si
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
avvantaggia la conoscenza del nostro paese, si debbono a geologi, a vulcanologi
(la vulcanologia si può anzi dire sorta in Italia nel secolo scorso), a idraulici, a
studiosi di statistica. Ma le nuove correnti della geografia penetrano in Italia e
trovano sempre più largo seguito sul finire del secolo XIX, soprattutto per
opera di Giuseppe Dalla Vedova e di Giovanni e Olinto Marinelli: s'iniziano o
si rinnovano le ricerche di morfologia (sulle Alpi e poi anche sull'Appennino);
quelle sui fenomeni carsici; sui ghiacciai, oggi coordinate da un apposito ente, il
Comitato glaciologico italiano; sui laghi; sul clima; più tardi e con minore
organicità d'indirizzo, quelle sui fiumi e sui mari d'Italia. Si sviluppano anche le
ricerche antropogeografiche, inspirate dapprima ai concetti di F. Ratzel e degli
antropogeografi francesi, ma poi volte a indirizzi originali, soprattutto per
opera di O. Marinelli. Anche i lavori corografici si moltiplicano e mostrano
sempre più l'applicazione di criterî e metodi rigorosamente geografici. Più
sparsa e poco coordinata appare tuttora la produzione nel campo della
geografia economica. Concorre in misura notevole al progresso della
conoscenza anche l'opera di geografi stranieri.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 11/1196
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Nel complesso ai nostri giorni si sono talmente moltiplicati, sia i materiali


offerti nei varî eampi dagli 
enti pubblici su ricordati, sia gli studî e e ricerche
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

particolari, che appare estremamente ardua la composizione di opere sintetiche


(/index.html)
sulla geografia d'Italia. All'alba del sec. XX apparvero due di tali opere
CATALOGO (/CATALOGO/)
particolarmente degne di menzione, e cioè il volume (quarto) dedicato all'Italia
nel grande trattato geografico La Terra diretto da G. Marinelli; e la Penisola
Italiana di T. Fischer, al cui rifacimento italiano (1902) collaborarono
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

validamente studiosi nostri. Analoghi tentativi di sintesi non furono in seguito


più ripetuti, ma sono comparse talune opere generali che costituiscono una
preziosa base preparatoria: tra esse l'Atlante dei
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE geogra ici dell'Italia di O.
(/TRECCANIARTE/)
Tipi
Marinelli (1922) e la Guida d'Italia del Touring Club Italiano. Una copiosa
bibliografia sistematica di tuttiTRECCANI
gli scrittiCULTURA
geografici concernenti l'Italia viene
(/CULTURA/)
pubblicata annualmente a cura della R. Società geografica italiana; di grande
aiuto riescono anche la più antica bibliografia inclusa nella Bibliographie
géographique annuelle (Parigi) e le ACQUISTA
rassegne (/EMPORIUM/)
periodiche del Geographisches Jahrbuch
di Gotha. Un valido impulso al progresso degli studî geografici sull'Italia
apportano i congressi geografici nazionali, che si raccolgono ogni tre anni (dal
1892) e dei quali si pubblicano regolarmente gli atti.

Confini e area. - Partendo dal principio che il concetto geografico di confine,


anche nel caso di un territorio politico, debba corrispondere a quello di un
ostacolo naturale, idoneo a formare una zona d'isolamento e perciò di
protezione tutt'intorno al territorio considerato, si può dire che tale concetto si
traduce in una realtà concreta per l'Italia, forse meglio che per qualunque altra
regione europea. Come è noto, infatti, la regione italiana è cinta da tre lati dal
mare - onde il suo spiccatissimo carattere peninsulare -, e nel lato lungo il quale
si salda al resto del continente europeo è circondata dalle catene alpine, che,
contenendo nella loro parte mediana, per quasi lungo l'intero arco, aree molto
elevate, coperte di nevi perenni o comunque disabitate e impervie,
costituiscono nel loro insieme una eccellente zona d'isolamento e di protezione.
Pertanto l'individualità dell'Italia, nettamente delimitata fra i tre mari e l'arco

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 12/1196
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delle Alpi, è concetto antichissimo, che si trova già chiaramente espresso da


scrittori latini e che si perpetua poi con costante ininterrotta tradizione
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) fino ai
nostri giorni, non soltanto presso i geografi, ma presso scrittori e pensatori di
(/index.html)
ogni categoria e che ha avuto, da parte di autori celebri, magnifiche definizioni
CATALOGO (/CATALOGO/)
in prosa e in verso. Anzi l'individualità dell'Italia entro la cerchia delle Alpi e
dei suoi mari, non è affatto un concetto puramente geografico, ma una verità
universalmente avvertita e quasi connaturata nell'espressione stessa Italia,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
secondo l'uso più comune e concreto di essa. Ed è anche antichissimo il
concetto che, volendo determinare entro quella zona d'isolamento che è
costituita dalle aree piùLIBRI
elevate delle Alpi, unaARTE
(/TRECCANILIBRI/) linea di confine, questa sia da far
(/TRECCANIARTE/)

coincidere con lo spartiacque principale. Tale concetto, che si legge già


chiaramente formulato presso scrittori latini, alludenti ai divortia aquarum come
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
ai limiti alpini dell'Italia, trova poi a partire dal sec. XVI la sua concreta
espressione nelle carte geografiche, non solo italiane (v. la carta del Magini a p.
698), ma anche straniere. E ancheACQUISTA
presso gli scrittori (non solo geografi, ma
(/EMPORIUM/)
anche politici) questa tradizione perdura ininterrotta dal sec. XVI in poi.

Il percorso di questo che si suole chiamare il con ine naturale alpino dell'Italia, è
quasi dappertutto molto evidente, salvo all'estremo orientale, dove, non
soltanto le catene alpine si abbassano, e per conseguenza, non più continue ma
saltuarie s'incontrano le aree molto elevate, inaccessibili e disabitate
rispondenti al più preciso concetto di confine, ma, per il carattere del territorio,
a tipo carsico, con idrografia prevalentemente sotterranea, non si può neppure
riconoscere sempre uno spartiacque superficiale.

Tuttavia nel complesso la linea del confine naturale può essere assai
chiaramente indicata, per concorde designazione dei geografi: a) a O. da una
diramazione delle Alpi Marittime, che, dipartendosi dal M. Pelat, limita a O. il
bacino del Varo, poi dalla linea che correndo sulla cresta delle Alpi Occidentali,
divide le acque che vanno al Po da quelle che vanno al Rodano, dal M. Pelat al
M. Bianco; b) a N. dalla stessa linea spartiacque corrente sulla cresta principale
delle Alpi Pennine e Lepontine fino al S. Gottardo, poi dallo spartiacque tra il
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Po e il Reno corrente sulle elevate creste delle Lepontine fino allo Spluga, e da
quello fra il Po e il Danubio dallo Spluga al Passo di Resia, e fra l'Adige
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
e il
Danubio da Resia alla Vetta d'Italia e alla Sella di Dobbiaco; c) a NE. e a E.
(/index.html)
ancora dalla linea dello spartiacque fra il Danubio e i fiumi veneti, segnata dalla
CATALOGO (/CATALOGO/)
dorsale principale delle Alpi Carniche, poi dalle Alpi Giulie fino al valico detto
di Nauporto. A SE. di questo si entra nella regione carsica cui sopra si
accennava, nella quale il confineSCUOLA
si può(/TRECCANISCUOLA/)
tuttavia seguire sulla dorsale che limita
a E. il bacino del lago di Circonio e contiene i monti Cervaro, Nevoso, Jelenck e
Rišnjak, indi scende col M. Tuhovič sul Canale del Maltempo a E. del vallone di
Buccari. LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Quanto al confine marittimo, va rilevato anzitutto che l'appartenenza all'Italia


delle tre maggiori isole è pure TRECCANI
un principio generalmente ammesso sino
CULTURA (/CULTURA/)

dall'antichità. Pertanto a O. il confine è evidentemente segnato dalla ripida


scarpata con la quale la breve piattaforma continentale fiancheggiante la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Riviera di Ponente scende verso le massime profondità del Mar Ligure e dalla
scarpata pure assai ripida con la quale la più ampia piattaforma, su cui posano
Corsica e Sardegna, scende verso le aree profonde del Mare Esperico; quivi a 80
km. dalla costa sarda si raggiungono già profondità superiori ai 3000 m. A S.
Pantelleria e il gruppo di Malta appartengono indubbiamente alla regione
italiana, perché giacciono al margine della piattaforma continentale costituente
l'imbasamento della Sicilia, e anche Linosa, di origine vulcanica, rientra, per
questo carattere, tra le formazioni insulari vulcaniche che fanno corona
all'Italia; invece Lampedusa sarebbe piuttosto da ascriversi all'Africa, perché
giace, di là del Canale di Tunisi, sulla piattaforma continentale africana e ha
anche una struttura tabulare che la ravvicina all'Africa settentrionale. Nello
Ionio e nell'Adriatico meridionale, privi d'isole, il confine marittimo è ben
chiaro; assai meno nell'Adriatico settentrionale; quivi tuttavia sono
indubbiamente da ascriversi alla regione italiana le Tremiti e Pelagosa e nel
Quarnaro Cherso, Lussin e Veglia che sono, sotto l'aspetto della struttura, una
continuazione dell'Istria (v. alle singole voci).

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Entro i confini naturali ora accennati l'Italia ha un'area di circa 321.700 kmq.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
I punti estremi sono rappresentati a N. dalla Vetta d'Italia (47° 5′ 30″ lat. N.), a
(/index.html)
S. dallo scoglio di Filfola presso Malta (35° 47′ lat. N.; la Cala Malùk sulla costa
CATALOGO (/CATALOGO/)
S. di Lampedusa è a 35° 29′ 24″ N.); a O. dalla Rocca Chardonnet nelle Alpi
Cozie (6° 32′ 59″ long. E.), a E. dal Faro di Capo d'Otranto (18° 31′ 18″ long. E.).
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Come è noto, l'attuale confine politico terrestre del regno d'Italia non coincide
dappertutto con i sopra indicati confini naturali alpini. A ovest, dal Mar Ligure
(circa a mezza strada fra Mentone
LIBRI e il Capo Mortola)
(/TRECCANILIBRI/) fino alle sorgenti della
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Stura di Cuneo, esso segue una linea molto irregolare, che esclude dall'Italia
una sezione della valle della Roia (coi paesi di Breglio e Saorgio), mentre
include una piccola porzione dell'alto
TRECCANIbacino del(/CULTURA/)
CULTURA Varo. Dalle sorgenti della
Stura di Cuneo corre sulla cresta spartiacque fino al M. Dolent (punto di
convergenza del confine italo-franco-svizzero) poi fino al Sempione (confine
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
con la Svizzera); indi, lasciando alla Svizzera la Val di Vedro, scende a sud-est
lungo le Alpi Ticinesi, taglia la parte nord-est del Lago Maggiore e il Lago di
Lugano raggiungendo di nuovo lo spartiacque allo Spluga; resta perciò inclusa
nella Confederazione Elvetica tutta l'alta valle del Ticino (Canton Ticino) e
resta isolato sul Lago di Lugano, in mezzo a territorio pure svizzero, il comune
italiano di Campione.

Tra lo Spluga e il Piz Lat (a ovest del Passo di Resia, punto di convergenza del
confine italo-svizzero-austriaco) il confine segue in genere lo spartiacque, ma
lascia alla Svizzera la Valle di Poschiavo (Adda) e la Val Monastero (Adige),
mentre include nel regno la valletta del Lei (Reno) e la Val di Livigno, solcata
dallo Spöl (affluente dell'Inn.)

Il nuovo confine con l'Austria, oggi interamente segnato mediante cippi dal Piz
Lat al M. Forno (altra vetta triconfinale: Italia-Austria-Iugoslavia), segue pure
nella massima parte del suo percorso la dorsale principale, assicurando tuttavia
all'Italia il possesso completo dei valichi di Resia, del Brennero e di Dobbiaco,
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includendo, anzi, in territorio italiano la testata della valle della Drava con
l'adiacente Val di Sesto,ISTITUTO
e, più a(/ISTITUTO/)
est, una parte notevole della valle della
MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Slizza
(Gail, Drava) con le conche di Tarvisio e di Fusine. Interamente determinato è
(/index.html)
oggi anche il confine con la Iugoslavia dal Piz Lat al Quarnaro, oggetto di
CATALOGO (/CATALOGO/)
laboriose trattative. Esso corre sulla dorsale principale delle Alpi Giulie fino al
valico di Nauporto, più a sud segue un percorso molto irregolare, lasciando alla
Iugoslavia l'intera conca di Circonio con i suoi tributarî, all'Italia il gruppo del
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Monte Nevoso.

Resta poi in territorio LIBRI


iugoslavo anche quasi ARTE
(/TRECCANILIBRI/) tutto(/TRECCANIARTE/)
il bacino del fiume Eneo, il
cui alveo solo nell'estremo tronco inferiore segna il confine del territorio di
Fiume incorporato nell'Italia in virtù dell'accordo di Roma tra l'Italia e la
Iugoslavia (27 gennaio 1924) insieme
TRECCANIcon una sottilissima
CULTURA (/CULTURA/) striscia litoranea che

lo unisce al resto dell'Istria. È rimasta alla Iugoslavia l'isola di Veglia, mentre


l'Italia ha annesso Zara con un limitato territorio circostante e l'isola dalmatina
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di Lagosta con alcune minori adiacenti.

L'area del regno d'Italia risulta pertanto di 310.319 kmq., così suddivisi: parte
continentale (comprese le isole minori a essa ascritte) 260.381 kmq.; Sicilia e
isole circostanti 25.738 kmq.; Sardegna e isole circostanti 24.090 kmq.; Zara e
Lagosta 110 kmq. Lo sviluppo del confine terrestre del regno è stato calcolato a
circa 1878 km., (con la Francia km. 487, con la Svizzera 725, con l'Austria 421,
con la Iugoslavia 245) di contro a circa 8.000 km. di confine marittimo (coste
della Penisola 3980 km.; della Sicilia 1115, della Sardegna 1336, de" e altre isole
1565).

Situazione. - Elemento fondamentale, che contraddistingue l'Italia come


individuo geografico, è la situazione centrale nel bacino mediterraneo, nel
quale essa, per il suo netto carattere peninsulare, si slancia come un gigantesco
molo proteso da NO. a SE. Come paese mediterraneo l'Italia ha, soprattutto dal
punto di vista climatico, caratteri comuni con le altre due penisole sudeuropee,
ma si avvantaggia più di esse dei benefici influssi del mare, per la sua situazione
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centrale e per la sua forma svelta, onde nessun punto, neppure nella parte
settentrionale più massiccia, dista dal mare più di 250 km. (nella Penisola
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Iberica vi sono punti distanti 350, nella Penisola Balcanica si arriva a 390).
(/index.html)
Circondata e compenetrata dal mare, l'Italia è un paese d'intensa vita marittima;
CATALOGO (/CATALOGO/)
il Tirreno è un nare prettamente italiano, ma anche l'Adriatico è dominato
dall'influsso dell'Italia. La penisola, con la Sicilia, divide il Mediterraneo in due
bacini; la distanza fra la Sicilia eSCUOLA
l'Africa(/TRECCANISCUOLA/)
è inferiore a 150 km. (C. Boeo-C. Bon);
quella fra la Sardegna e l'Africa inferiore a 200 (Cagliari-Biserta). La costa NO.
della Sardegna dista dalla costa spagnola (Barcellona) presso a poco quanto da
Napoli; Messina è posta all'incirca
LIBRI alla stessa distanza
(/TRECCANILIBRI/) da Gibilterra, da Suez e da
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Odessa. Il C. Passero, estremità sudorientale della Sicilia, dista circa 460 km. da
Tripoli, 600 dalla costa della Cirenaica e 780 da Creta. Per questa sua posizione
l'Italia ha sempre servito da intermediaria
TRECCANI CULTURAtra l'Europa meridionale e l'Africa,
(/CULTURA/)

con la quale i rapporti furono sempre molto stretti, a partire dalle guerre
puniche. Più stretti ancora i rapporti con la Penisola Balcanica, da cui dista
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
appena 73 km. nel Canale d'Otranto, e in genere con tutti i paesi del
Mediterraneo orientale verso i quali si protende l'estremità sudorientale della
Penisola. Ma anche i rapporti con la Penisola Iberica risalgono a tempo remoto,
almeno alle guerre puniche. Nonostante la presenza della chiostra alpina, per la
frequenza in essa delle valli trasversali e dei valichi, anche le comunicazioni con
l'Europa Centrale sono relativamente facili.

Tettonica e genesi. - L'Italia è terra giovane; all'opposto dell'Iberia, generatasi


da un nucleo primordiale che si andò ingrandendo attraverso le età geologiche
da addizioni successive, è sorta principalmente per opera del più recente dei
grandi corrugamenti orogenetici, l'alpino; gli avanzi delle strutture più antiche
sono, per ciò che riguarda l'estensione, subordinati e per posizione periferici.

Le orogenesi del Paleozoico (vedi europa: Geologia) avevano sollevato a


occidente dell'attuale penisola una terra, in seguito scomparsa quasi del tutto,
della quale sono nel Mediterraneo relitti la Sardegna, la Corsica, e il gruppo dei

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Maures con le isole Hyères in Provenza. Più a N., dove sorsero poi le Alpi, altre
terre collegavano le oraISTITUTO
nominate con le Ercinidi della Mesoeuropa. 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

(/index.html)
A questo antico paese ercinico appartiene il substrato generale paleozoico della
CATALOGO (/CATALOGO/)
Sardegna, dove dapprima s'inarcarono i sedimenti del Cambrico medio,
ricoperti poi dalla trasgressione ordoviciana e sconvolto il tutto subito dopo
dall'orogenesi caledonica, che produsse pieghe fortemente costipate e forse
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
anche carreggiamenti (Iglesiente e Nurra). Intorno alla terra così sorta si
depose il resto del Paleozoico, finché intervenne il ripiegamento ercinico nel
Carbonico superiore, seguito da intrusioni diARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) granito e da effusioni di porfido,
(/TRECCANIARTE/)

largamente sviluppate nella Sardegna orientale e nella Corsica di ponente. I


graniti della Sardegna sono accompagnati da gneiss, micascisti e filladi che già il
Lamarmora giudicò Paleozoico antico metamorfico.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Masse poderose di terreni antichi per lo più sotto forma di scisti cristallini si
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
trovano nelle Alpi e nell'Appennino meridionale, le quali, con minor sicurezza
che non la Sardegna e la Corsica, sono considerati come resti di Ercinidi
rinserrati fra le pieghe alpine. Le meno controverse, nei limiti della regione
italiana, sono l'Argentera, il Monte Bianco, il Gottardo e il Massiccio Calabro-
Peloritano, ritenuti autoctoni. Però di nessuno di questi si ha la prova che alla
fine del Paleozoico fossero in tutto o in parte emersi. Così rimane ignota
l'estensione vera della terra formatasi in quel tempo e durata con limiti non
troppo variabili tutto il Mesozoico. Da un lato di essa esisteva un mare
continentale a sedimenti con facies germanica; dall'altro la Tetide con depositi a
facies alpina.

Nel Mesozoico, era di calma relativa, l'epeirogenesi prevalse. Ne troviamo le


prove in Sardegna, dove lembi di Autuniano (Permico), di Mesozoico a facies
germanica, dal Trias fino al Cretacico, e di Eocene riposano ancora con penetta
orizzontalità sulla platea ercinica allo stesso modo come in Calabria e nei
Peloritani il Mesozoico. Non ebbe sosta l'attività eruttiva. Lo provano le
eruzioni di "Pietra Verde" del Trias nelle Alpi Orientali, e svariate eruzioni di
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Predazzo nel Trentino, le estesissime prasiniti, eufotidi e serpentine dei


calcescisti dell'alto Adige, dei Grigioni e delle Alpi Occidentali, i basaltidal
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Giurese in poi della Sicilia; le ofioliti appenniniche.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Le irresistibili spinte del diastrofismo alpino sollevano alla fine dell'Eocene in
pieghe grandiose i sedimenti della Tetide e li rovesciano contro i massicci
ercinici per modo che estese falde di carreggiamento li scavalcano.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

La Sardegna soltanto rimane immune, ma sotto l'enorme pressione si spezza da


N. a S. dando luogo a una
LIBRIfossa mediana (Campidano,
(/TRECCANILIBRI/) Logudoro) che sarà più
ARTE (/TRECCANIARTE/)

tardi colmata da sedimenti e da eruzioni, le quali, incominciate col prodursi


della fossa, persisteranno fino al Pliocene. Contro i graniti della Corsica dalla
banda di oriente sono sollevatiTRECCANI
in pieghe di carattere
CULTURA nettamente alpino gli
(/CULTURA/)

scisti lucenti con ofioliti di Capo Còrso e quelli che stanno a levante della linea
S. Fiorenzo-Corte-Ghisoni.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

L'opera maggiore del sollevamento fu il Sistema Alpino col caratteristico


decorso delle linee tettoniche che dirette quasi E.-O. nel settore orientale,
s'incurvano nell'occidentale in un vasto semicircolo che sembra raccordarsi con
l'Appennino per cingere il golfo padano. Curvatura attribuita alla presenza dei
tre massicci ercinici presunti autoctoni del Monte Bianco, di Belledonne-
Pelvoux, dell'Argentera, contro i quali le pieghe si sarebbero adattate
inflettendosi. Si ammette che il sistema sia costituito da due grandi unità: le
Alpidi propriamente dette a N., con tettonica tormentatissima di falde
sovrapposte e intenso metamorfismo, contro le quali si serrano da S. le
Dinaridi composte in prevalenza di strati secondarî e del terziario antico, a
facies normale, con struttura più semplice di pieghe ordinarie e dislocazioni per
frattura. La linea di separazione fra Alpidi e Dinaridi, non fatta evidente da
alcuna accidentalita morfologica, partirebbe da Ivrea, passerebbe a N.
dell'Adamello e proseguirebbe verso E. (linea alpino-dinarica o linea del Tonale
o insubrica; v. alpi: Geologia).

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Nel Miocene l'Appennino si delinea già dalla Liguria alla Sicilia dapprima non
ancora continuo, ma interrotto 
da bracci di mare, dei quali il più importante
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
lo
attraversava da NNE. a SSO. fra Umbria ed Abruzzo. A settentrione di questo
(/index.html)
canale corre, dalla Liguria e dal Piemonte fino all'Umbria, il largo fascio assiale
CATALOGO (/CATALOGO/)
di terreni in prevalenza terziarî (scisti argillosi e arenarie), con andamento
strutturale da maestro a scirocco (Liguridi), fiancheggiato dal lato di ponente
dalla Spezia in giù, dal Preappennino toscano (Apuane e Catena Metallifera)
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
ancora arcipelago, con terreni paleozoici e mesozoici preponderanti e direttrici
tettoniche a N. da NO. a SE. ma che verso mezzogiorno diventano N.-S. nel
Grossetano (Toscanidi). Dal(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI lato adriatico, infine, a cominciare dall'Urbinate
ARTE (/TRECCANIARTE/)

una zona orientale si addossa al fascio assiale, composta di terreni secondarî dal
Trias al Cretacico, che termina, assumendo andamento trasversale, nei monti
della Sabina; fascio tettonico diTRECCANI
pieghe eCULTURA
tipici carreggiamenti
(/CULTURA/) (Spoleto) le cui
direttrici, volgendo dapprima in senso meridiano fino al Monte Vettore,
tendono dopo, man mano che procedono verso S., a diventare NNE.-SSO.,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
interrompendo così il prolungarsi verso scirocco delle linee tettoniche del
fascio assiale. Le pieghe di questa zona orientale deviano verso SO. per
stringersi contro una linea Tivoli-Antrodoco-Monte Vettore, messa in
evidenza da un contatto anormale fra i terreni secondarî e i miocenici,
dislocazione trasversale, frattura o superficie di carreggiamento, di primaria
importanza, che segna non solo un limite tettonico ma corrisponde a un
cambiamento di facies del Sopracretacico appenninico che da scistoso-calcare
(scaglia, calcare rosato, scisti a fucoidi), facies abissale, a NO., diventa a SE. di
essa calcare ippuritico compatto, facies di scogliera, caratteristico di tutto
l'Appennino meridionale.

Oltre tale linea, a cominciare dall'Abruzzo, l'allineamento tettonico


dell'Appennino riprende la direzione da maestro a scirocco che aveva a N.,
sebbene con una ben diversa struttura, complicata di pieghe e dislocazioni
longitudinali con predominio del Secondario quasi del tutto calcare o verso il
Tirreno, del Terziario argilloso arenaceo verso levante.

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Al Vallo del Crati incomincia il blocco di scisti cristallini Calabria-Peloro, di


struttura ercinica, rimasto del tutto sommerso durante l'era mesozoica
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
come
attestano i lembi sovrapposti di calcare secondario di Monte Paleparto, di M.
(/index.html)
Coccuzzo (Cosenza), del M. di Tiriolo e altri minori, avanzi di un mantello
CATALOGO (/CATALOGO/)
mesozoico. Le linee tettoniche vanno da NO. a SE. nella Sila e diventano quasi
E.-O. nelle Serre e l'Aspromonte. Lungo l'orlo ionico del blocco si adatta il
sollevamento appenninico descrivendo un arco dal Golfo di Taranto al Mar di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Sicilia e passando dalla direzione tettonica maestro-scirocco della penisola a
quella E.-O. delle Caronie e Madonie.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

La spinta orogenica continuò gagliarda oltre il Miocene più antico in modo che
vediamo ora terreni miocenici recenti innalzati nell'Appennino centrale fino ai
2000 metri; più a S. nei LepiniTRECCANI
e AusoniCULTURA
e nei Monti dell'Irpinia i calcari
(/CULTURA/)

ippuritici sovrastare orizzontali per carreggiamento rispettivamente sul


Miocene inferiore e sulle argille scagliose. L'Appennino si è così saldato in una
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
lunga catena con numerosi solchi vallivi longitudinali che si vennero
colmando. Calabria e Sicilia rimangono ancora un complesso di isole staccate.

A levante della catena principale, come ondulazione lontana, si eleva il Monte


Conero di costituzione analoga all'Appennino marChigiano. Più a S. il Gargano
è un semplice inarcamento degli strati cretacei del tipo meridionale con lembi
eocenici. Più a S. ancora la vasta piattaforma calcare della Puglia si allunga con
strati orizzontali in senso parallelo all'Appennino, emergendo più lentamente
di questo, come dimostra la sua parziale copertura di sedimenti miocenici e
pliocenici.

Il Miocene si chiude con un movimento generale di emersione che dà luogo a


depositi litoranei e lagunari (zona gessoso-solfifera) dovuti in parte a una fase
caspica transitoria in quel Mediterraneo che si era andato formando durante il
diastrofismo alpino in luogo della Tetide. Il Pliocene segna invece una
trasgressione o periodo talassocratico nel quale sono invase dal mare tutte le

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insenature, canali e stretti rimasti fra le terre di recente sollevamento. La sola


Sardegna fa eccezione, ISTITUTO
perché in essa, emersa dopo il Miocene medio, 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
non v'ha
traccia della trasgressione pliocenica.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Il Quaternario segna un nuovo sollevamento generale dove più, dove meno
intenso, ma sempre forte, che innalza tutti i depositi pliocenici litoranei e
compone cosi nell'attuale unitàSCUOLA
tutte le(/TRECCANISCUOLA/)
parti fino ad allora disgiunte. Si
riuniscono in un tutto le varie isole plioceniche calabresi; si saldano
all'Appennino la Puglia, il Gargano e il Conero; viene ridotto e
successivamente colmato dalle
LIBRI correnti alpineARTE
(/TRECCANILIBRI/) il Golfo Padano. Il movimento è
(/TRECCANIARTE/)

così intenso, che il Pliocene viene in qualche caso portato fin oltre ai 1000 m.
sul mare (Monte dell'Ascensione, 1103 m. presso Ascoli); in Calabria il
graduale innalzarsi quaternario è segnato
TRECCANI sul versante
CULTURA tirrenico da una
(/CULTURA/)

quadruplice linea di terrazzi; il più alto dei quali ha la quota di 1200 metri.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Il diastrofismo alpino è accompagnato fino dal suo inizio da manifestazioni
eruttive. Fra le più antiche sono da annoverarsi nelle Alpi gli Euganei che
datano dal Cretacico, i basalti del Monte Baldo, del Veronese e del Vicentino
eocenici, e i Berici. Miocenici sono i graniti e porfidi dell'Elba e della Catena
metallifera, le sieniti di Biella e le dioriti di Traversella, i graniti di S. Fedelino.
In Sardegna trachiti e basalti si sono succeduti dal principio del Miocene fino
all'aprirsi del Quaternario. In Sicilia i basalti della Val di Noto continuano fino
al Miocene superiore un'attività iniziatasi nel Mesozoico nel centro dell'Isola.
Nel Quaternario avviene una ripresa grandiosa del vulcanismo. Nel lato interno
dell'Appennino Capraia, Monte Amiata, i Vulcani laziali, campani, pontici,
eolici e Ustica. Sul lato esterno il Vulture e l'Etna, oltre i centri più lontani di
Pantelleria e Linosa e quello sottomarino di Ferdinandea.

Descrizione geopaleontologica. - L'Italia esaminata dal punto di vista geologico


presenta una tale quantità di terreni, sia cronologicamente e sia litologicamente
considerati, una tale varietà e spesso complicazione di fenomeni tettonici, quale
non si riscontra altrove sulla Terra in un'area relativamente così ristretta. Non
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affiorano però, per la relativa recente formazione dell'Italia, le rocce arcaiche.


Infatti i terreni più intensamente i
cristallini, come gli gneiss, i micascisti,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

graniti e rocce simili, che compaiono ampiamente nelle Alpi Occidentali e nella
(/index.html)
regione calabrosicula e che per lungo tempo furoeio attribuiti all'era arcaica o
CATALOGO (/CATALOGO/)
archeozoica, ora invece si tende a ritenerli prevalentemente quali rappresentanti
metamorfici di terreni paleozoici.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Tuttavia non sembra improbabile che la parte più profonda di tali formazioni
gneissiche possa ancora riferirsi all'Arcaico superiore o Proterozoico.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

L'era paleozoica o primaria è rappresentata, invece, in Italia in quasi tutti i suoi


periodi, ma con facies assai diverse. Anzitutto è da notare che una buona parte
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
delle formazioni gneissiche, micascistose, granitiche e simili, eminentemente
cristalline, che si sviluppano abbastanza estesamente nelle Alpi, specialmente
Occidentali e nel cuore di quelle Centrali,
ACQUISTA nonché nella regione calabro-sicula, e
(/EMPORIUM/)
nella Sardegna centro-settentrionale, sono riferibili al Paleozoico, senza però
poterne generalmente precisare l'età per la mancanza di fossili, in causa
essenzialmente dell'intenso metamorfismo; la loro parte superiore è attribuibile
al Permo-carbonico per tracce carboniose, ma nella loro parte inferiore non si ha
finora possibilità di determinare sicure suddivisioni.

All'infuori di queste formazioni metamorfiche del Paleozoico si trovano in


Italia rappresentati i seguenti periodi:

Cambrico. - Compare essenzialmente nella Sardegna meridionale (Iglesiente)


per circa un migliaio di kmq., con uno spessore di varie centinaia di metri.

La serie è rappresentata, dal basso in alto, da scisti filladici, calcescisti e calcari


(il cosiddetto calcare metallifero, includendo esso parte dei noti giacimenti
minerarî della Sardegna); arenaria e scisti arenacei, qua e là ancora con calcari.

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Tale serie è spesso ricca di varî fossili, specialmente Trilobiti (Paradoxides,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Conocoryphe, ecc.), Lingule, Archeociati, Bilobiti, ecc. 

(/index.html)
Silurico. - Appare tipico specialmente nelle Alpi Orientali e in Sardegna.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Nelle Alpi Orientali la serie è complessivamente formata, dal basso in alto, da:
scisti e calcescisti brunastri o varicolori con molti Brachiopodi (Orthis,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Strophonema, ecc.), Cistoidei, ecc.; talora scisti brunastri ricchissimi in svariate


forme di Graptoliti; calcari brunastri, della potenza anche di 300-400 metri, con
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
frequenti e svariati Orthoceras, Cyrtoceras, Cardiola, Rhynchonella, qualche
Trilobite, diversi Corallarî, ecc. Alla base della serie costituente le Alpi Apuane
v'è qualche affioramento di calcari e micascisti
TRECCANI CULTURA con Orthoceras, che paiono
(/CULTURA/)

attribuibili al Silurico; dubbi sono i riferimenti analoghi di certi scisti dell'isola


d'Elba. Invece in Sardegna la serie silurica è assai bene costituita, dal basso in
alto: da brecce o conglomerati; daACQUISTA (/EMPORIUM/)
una potente formazione di scisti argillosi o
arenacei, brunastri, con parecchie Trilobiti (Asaphus, Trinucleus, Dalmanites),
Fillocaridi, svariati Brachiopodi (Lingula, Orthis, Strophonema, Leptaena, ecc.),
Crinoidei, Cistoidei, ecc.; da svariati argilloscisti grigiobruni con diverse forme
di Graptoliti; da calcari con numerosi Orthoceras e Cyrtoceras, parecchi
Molluschi (Cardiola, Pleurotomaria, ecc.), Ostracodi, ecc.

Devonico. - Fu ben riconosciuto nelle Alpi Orientali, dove vi appartengono


potenti masse di calcari grigiastri (dello spessore anche di un migliaio di metri),
per lo più a tipo di scogliera, con centinaia di specie fossili, con predominanza
ora dei Corallarî, ora dei Brachiopodi, ora dei Cefalopodi; frequenti sono i
generi: Pleurotomaria, Euomphalus, Murchisonia, Loxonema, Clymenia,
Posidonomya, Stringocephalus, Productella, Rhynchonella, Spirifer, Atrypa,
Stromatopora, Pentamerus, Syringopora, Cyathophyllum, Alveolites. In Sardegna
appartengono al Devonico superiore speciali calcari a Clymenia.

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Carbonico. - Per quanto non includano generalmente il vero carbon fossile


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
industriale, assai sviluppati  alla
sono in Italia i terreni di questo periodo. Oltre
facies metamorfica (scisti cristallini diversi, qua e là grafitosi o anche
(/index.html)
antracitiferi) che si sviluppa in particolar modo nelle Alpi Occidentali e in
CATALOGO (/CATALOGO/)
qualche punto della penisola, il Carbonico è rappresentato da scisti bruni di
vario genere, talora riccamente fillitiferi a Sphenopteris, Pecopteris, Cordaites,
SCUOLA
Calamites, Sigillaria, Lepidodendron, Annularia, Lepidophyllum, e
(/TRECCANISCUOLA/)
Asterophyllites,
nelle Alpi Orientali da scisti, da arenarie e da calcari bruni talora arenacei a
Fusuline, Coralli, Fenestelle, Crinoidi, Briozoi, Brachiopodi (Spirifer, Productus,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Chonetes), Molluschi (Conocardium, Bellerophon, Euomphalus).

È anche riferibile al CarbonicoTRECCANI


una parte delle svariate
CULTURA rocce eruttive (porfidi,
(/CULTURA/)

porfiriti, diabasi) e fors'anche alcune plutoniche (granitoidi e simili), che talora


si trovano associate alle masse scistose di tale periodo o di terreni più antichi.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

I terreni carbonici, spesso assai potenti e sovente con passaggio alla facies
metamorfica, si sviluppano nelle Alpi, essi riappaiono inoltre in parecchi punti
della Toscana, dell'isola d' Elba e della Sardegna, dove sono talora antracitiferi.

Permico. - I terreni appartenenti a questo periodo sono in Italia, come spesso


altrove, talmente connessi con quelli del Carbonico e ad essi analoghi per
caratteri litologici, che ne sarebbe logica la riunione in un solo tutto Permo-
carbonico (o Antracolitico).

Nelle Alpi Occidentali e Centrali, nonché in Toscana, il Permico appare in


parte con facies metamorfica (pseudogneiss, micascisti, talcoscisti, besimauditi),
passante a scisti varicolori, arenarie, quarziti, conglomerati (anageniti,
verrucano), nonché a scisti bruni qua e là con resti di Walchia, Sphenopteris,
Neuropteris, Callipteris, ecc.; mentre nelle Alpi Orientali, oltre alle forme
arenacee e conglomeratiche, vi appaiono pure, specialmente alla base, calcari a

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Schwagerina, Fusulina, Brachiopodi (Spirifer, Rhynchonella, Productus, ecc.),


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
calcari bituminosi e dolomie 
con Voltzia, Bajera, Avicula, Pecten, Bellerophon,
Athyris,
(/index.html)Spirifer.

CATALOGO (/CATALOGO/)
In Sicilia furono scoperti nella valle del Sosio a nord di Palermo piccoli ma
interessantissimi affioramenti di Permico calcareo marino riccamente
fossilifero (Schwagerina, Spugne,SCUOLA
Brachiopodi, Bivalvi, Gasteropodi,
(/TRECCANISCUOLA/)

Nautiloidei, Ammoniti, Phillipsia, ecc.).

LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)


In Sardegna debbono essere riferite a questo periodo varie formazioni
arenacee, conglomemtiche e anche scistose a Walchia, Callipteris, ecc.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Al periodo permico vanno pure attribuite importanti formazioni eruttive


(porfidi varî, spesso quarziferi, porfiriti, spiliti, tufi, ecc.) che si estendono
anche per centinaia di kmq. in varie parti delle
ACQUISTA Alpi.
(/EMPORIUM/)

I terreni dell'Era secondaria o mesozoica, mentre in complesso fasciano o


ammantano irregolarmente la regione alpina costituiscono l'ossatura
dell'Appennino, comparendo anche qua e là in Sicilia e in Sardegna; essi sono
essenzialmente calcarei, di deposito marino (talora di facies atollica) e spesso
assai fossiliferi, con potenza complessiva anche di oltre 1000 metri.

Triassico. - S'inizia generalmente nell'Italia settentrionale (Alpi in modo


speciale) con formazioni detritiche, litoranee, quasi come ultima fase della serie
permica, come arenarie micacee, quarziti, conglomerati (anageniti, servino,
ecc.), il cosiddetto Werfeniano, talora con resti di Equiseti, Voltzie. Talora
compaiono assai presto calcari con Pseudomonotis, Turbonilla, Naticella, ecc.

Seguono in alto potenti serie calcaree, più o meno dolomitiche, talvolta un po'
arenacee, non di rado passanti a marne più o meno scistose, con resti di
Equisetum e di Voltzia, spesso con innumerevoli resti di Alghe sifonee
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(Gyroporella o Diplopora), e con una ricchissima quanto svariata fauna (donde il


nome di Muschelkalk) a ISTITUTO Dadocrinus, Encrinus liliiformis, 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Rhizocorallium,
(/index.html) vulgaris, Rhynchonella, Spirigera trigonella, Daonella, Halobia, grandi
Terebratula
e binodosus,
Omphaloptycha, Ceratites trinodosusCATALOGO Trachiceras, talora anche con resti
(/CATALOGO/)

di pesci e di rettili. Famosa e ricca è la fauna dei calcari a scogliera di Esino.

Chiudono infine la serie triassica altre considerevoli formazioni calcaree e


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

dolomitiche (la cosiddetta Dolomia principale), con giganteschi Megalodon


Gumbeli e Dicerocardium, Pleutomaria solitaria, Gervillia exilis, marne (con la nota
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
fauna di S. Cassiano) e scisti a Carnites, Myophoria, Myoconcha, Pesci, ecc. (il
cosiddetto Raibliano), zone gessose, terminando in alto con calcari ad Avicula
contorta, calcari dolomitici a Terebratula gregaria, Plicatule, Cardite, Cardii,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Mitili, talora a grandi stampi di Megalodonti (Conchodon), Lumachelle, ecc.,


costituenti il cosiddetto Retico o Infralias (il Dachstein dei Tedeschi) di passaggio
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fra il Triassico ed il Liassico.

Nell'Appennino meridionale invece la serie triassica incomincia con scisti silicei


varicolori a Fucoidi o Condriti e Radiolarî, nonché Halobie, Posidonomie, ecc.,
e si continua in alto coi calcari marnosi fossiliferi (Cassianella, Myophoria,
Cardita, ecc.) e con potenti dolomie compatte o stratificate a Megalodontidi e
Giroporelle, con Wortenia, Neritopsis, Gervillia exilis, Avicula, Mytilus. Pecten,
Myophoria, Myoconcha, Cardita, ecc., nonché con la ittiofauna di Giffoni. Le
formazioni endogene, quasi solo marine, sono generalmente poco importanti
nel Triassico, salvo che in alcune regioni, per esempio nel Trentino, come
porfidi, porfiriti, melafiri, diabasi, oltre a varî tufi, nonché rocce sienitiche,
granitiche e simili assai varie, ma di età non sempre sicura. Dal punto di vista
economico è da ricordarsi che la dolomia è talora metallifera (galena, blenda,
calcopirite, calamina) e che al Triassico appartengono i famosi marmi bianchi e
grigi delle Alpi Apuane.

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Giurassico. - Formazione molto complessa e varia. La sua parte inferiore, o


Liassico, è rappresentataISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
per lo più  anche
da calcari brunastri o grigi, talora però
rossigni,
(/index.html) con moltissime Ammoniti (Arietites, Arieticeras, Amaltheus, Lytoceras,
Hildoceras), Belemniti, Aegoceras, Harpoceras, Phylloceras, Rhacophillites, Pettini,
CATALOGO (/CATALOGO/)

Mitili, Lime, Avicule, molti Brachiopodi (Terebratula, Pygope aspasia,


Rhynchonella, Spiriferina, Waldheimia, Spirifer). Nell'Appennino meridionale
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
prevalgono i calcari a Terebratule, Rinconelle, Lime, Pettini, Megalodi, ecc.

Seguono a costituire ilLIBRI


vero(/TRECCANILIBRI/)
Giurassico svariatissimi calcari grigi o varicolori, ma
ARTE (/TRECCANIARTE/)
prevalentemente di color rossigno (donde è poi venuto anche il nome di Rosso
ammonitico), fra cui sono predominanti Hildoceras, Harpoceras, Phylloceras,
Coeloceras, Lioceras, Aspidoceras,TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Peltoceras, Posidonomya alpina, Pholadomya,
Pecten, frequenti Brachiopodi (Rinconelle, Terebratule, ecc.), talora anche
calcari a Nerinee e Coralli o calcari marnosi
ACQUISTA o arenacei o silicei, o a noduli
(/EMPORIUM/)
selciosi, oppure infine speciali scisti ad Aptici.

Infine la serie giurassica si chiude generalmente con i calcari grigi del


cosiddetto Titonico, oppure biancastri (la maiolica dei Lombardi, il biancone dei
Veneti, il calcare rupestre dell'Appennino), passanti al Cretacico inferiore, con
molti Corallarî, Brachiopodi (fra i quali ricorderemo Pygope diphya,
Pygopejanitor, e altri), Belemniti, Diceratidi, molte Ammoniti.

Vi sono poi tipi di regimi intermedî, i quali divengono quasi la regola, quando
si ha a che fare con bacini fluviali di grande estensione. Ciò ha valore
soprattutto per il Po, le cui portate medie mensili mostrano oscillazioni assai
meno marcate di quelle degli affluenti alpini e appenninici; giacché i regimi
diversi dei due versanti si compensano in qualche modo fra loro, dando luogo a
un andamento molto più regolare (v. Po).

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L'intensità delle piene, carattere comune alla maggior parte dei fiumi
appenninici e insulari, èISTITUTO
accompagnata 
da un'intensa azione erosiva, favorita
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

anche dalla grande diffusione delle rocce argillose, sabbiose, ecc. poco resistenti.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Nell'Italia meridionale e in Sicilia, dove nel periodo estivo alla siccità
prolungata si associa l'intensa evaporazione, molti torrenti minori sono asciutti
per un periodo assai lungo; le cosiddette iumare, numerosissime nella Calabria
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
e nella Sicilia, restano a secco per molti mesi, anzi molte portano acqua
superficiale solamente durante i periodi delle piene, allorché strappano ai
terreni attraversati, che sono
LIBRI quasi sempre erodibilissimi,
(/TRECCANILIBRI/) enormi quantità di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

materiali; questi nel tronco inferiore, nel quale per la minor pendenza l'energia
di trasporto naturalmente si attenua, restano a ingombrare il fondo, che risulta
pertanto larghissimo in proporzione allo sviluppo del corso d'acqua.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

La diffusione, già accennata, delle rocce calcaree, tanto nelle Alpi e Prealpi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
orientali, quanto nell'Appennino centrale, fa sì che in parecchie regioni d'Italia
assuma notevole sviluppo l'idrografia carsica. Vaste aree prive interamente di
circolazione superficiale (cioè con idrografia esclusivamente sotterranea) si
hanno per vero solo nel Carso e nella Penisola Salentina; ma zone più ristrette
si riscontrano sia nelle Prealpi orientali (Altipiano dei Sette comuni, Cansiglio),
sia nei massicci abruzzesi (Velino, Duchessa, Maiella, Matese) e in quelli del
Subappennino Romano (bacini dell'Aniene, del Salto e del Turano) e anche qua
e là altrove (Lepini, massicci irpini, Madonie). Di solito l'acqua che circola in
seno a questi massicci calcarei, affiora poi alla base di essi in sorgenti
localizzate, spesso molto copiose; il loro comportamento ha grande influenza
sul regime dei corsi d'acqua che esse alimentano, la loro distribuzione è di
primaria importanza come fattore determinante della distribuzione dei centri
abitati, che spesso si affollano intorno alle sorgenti, delle coltivazioni, ecc.

Bacini lacustri. - Tra le penisole dell'Europa meridionale l'Italia è la più ricca di


bacini lacustri, pur essendo ben lontana dall'uguagliare la Finlandia, la
Scandinavia, e anche la Svizzera. Questa ricchezza di laghi era ancor maggiore
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in epoche geologiche recenti. p. es. nel Pliocene; un gran numero di conche


lacustri, anche di dimensioni  si
considerevoli, allora esistenti nella penisola
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sono prosciugate; in certi casi ne sono rimasti residui fino in età storica (Vallo
(/index.html)
di Diano) e le tracce permangono tuttora.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Oggi i laghi di maggiore estensione appaiono essenzialmente raggruppati in


due zone, una subalpina, l'altra SCUOLA
corrispondente all'Antiappennino tosco-
(/TRECCANISCUOLA/)
romano. Per l'origine, assai complessa, dei grandi laghi subalpini, v. alpi. La
maggior parte dei laghi dell'Antiappennino sono laghi vulcanici; essi occupano,
cioè, il fondo di crateriLIBRI
di apparati vulcanici spenti,
(/TRECCANILIBRI/) ovvero cavità più ampie
ARTE (/TRECCANIARTE/)

risultanti in sostanza dalla fusione di più crateri contigui (laghi di Bolsena, di


Bracciano, di Vico, di Albano, di Nemi, ecc.; v. alle rispettive voci); altri minori
laghetti della stessa origine sono ora prosciugati.
TRECCANI Non è tuttavia un lago
CULTURA (/CULTURA/)

vulcanico il più ampio bacino dell'Italia peninsulare, il Trasimeno, che occupa


un'area depressa, interposta fra i rilievi dell'Antiappennino e del
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Subappennino, chiusa e trasformata in conca (di piccolissima profondità) da
materiali alluvionali deposti da corsi d'acqua vicini (v. trasimeno). Laghi di
analoga origine si hanno anche altrove (laghi di Bientina e Fucecchio; laghi
reatini).

Numerosissimi sono poi in Italia i laghetti di piccole dimensioni, che non


appaiono nelle carte ordinarie. Nelle Alpi vi sono parecchie centinaia di laghetti
di circo, e taluni di essi s'incontrano anche nell'Appennino (considerato,
questo, in tutta la sua estensione, dai gruppi montuosi del Piacentino e del
Parmense al M. Pollino) e nelle Alpi Corse. Piccoli laghi intermorenici si
trovano in seno ai maggiori anfiteatri ai piedi delle Alpi e taluni fra essi hanno
una discreta estensione (laghi di Candia, di Viverone, ecc., nell'anfiteatro
morenico della Dora Baltea; laghi briantei; laghi dell'anfiteatro morenico
benacense, lago di Cavazzo nel Friuli, ecc.). Frequenti sono i laghi carsici, sia
nel Carso istriano (Lago d'Arsa ora prosciugato, lago di Circonio) sia qua e là
nell'Appennino e nel Subappennino (Lago del Matese, Lago di Canterno);

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alcuni di essi, di più ampie dimensioni, furono prosciugati. Non mancano laghi
di sbarramento, a prescindere  lago
dai morenici (sbarramento per frana o altro;
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

di Alleghe; lago di Scanno); parecchi di essi hanno peraltro esistenza precaria.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Numerosi sono poi, sia nella Penisola, sia in Sardegna e in Corsica, i laghi
costieri, sebbene parecchi, specie sul litorale tirreno della Penisola, siano stati
colmati o prosciugati anche artificialmente. I maggiori, nella Puglia
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
settentrionale (laghi di Lesina, di Varano, di Salpi), nel Lazio meridionale (laghi
di Fogliano, di Paola, di Fondi, ecc.), in Sardegna (laghi di Sassu, di Cabras, di S.
Giusta), sulla costa orientale della Corsica (laghi
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEdi(/TRECCANIARTE/)
Urbino, di Diana, di
Biguglia), sono quasi sempre antiche insenature separate da cordoni litoranei,
sia continui, sia interrotti in uno o più punti. Per altri laghi e lagune costiere,
come quelle dell'Estuario veneto, l'origine
TRECCANI è più(/CULTURA/)
CULTURA complessa (v. laguna: Laguna
veneta).

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
La seguente tabella dà i nomi e gli elementi dei principali laghi italiani (con area
superiore a 10 kmq.).

Flora e vegetazione. - La prima fu oggetto da 4 secoli in qua di molte ricerche


consacrate in opere estese a tutta l'Italia (v. flora) e a singole provincie e
distretti, e che hanno fatto conoscere, quanto alle piante vascolari, quasi tutte le
specie e le varietà che vi crescono. Meno studiato e approfondito fu il lato
ecologico e quello fitogeografico, che solo da alcuni decennî si affrontano con
criterio moderno, sicché restano molte lacune da colmare e di un cospicuo
numero di specie, se è abbastanza nota l'area, poco note sono le condizioni in
cui vegetano. Una prima sintesi geobotanica, rimasta incompleta, fu abbozzata
da Filippo Parlatore (1878): è un Prodromo quello di A. Fiori premesso al vol. I
della Flora analitica d'Italia (1908): ci manca, invece, un'opera d'insieme,
condotta con metodo rigoroso e perfettamente aggiornata.

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Complessivamente il numero delle vascolari italiane varia da 4 a 5000 e


sarebbero precisamenteISTITUTO
3877 (comprese le più largamente coltivate e 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

naturalizzate) secondo la Nuova Flora Analitica d'Italia del Fiori (1923-29), che
(/index.html)
ne è l'ultimo accurato censimento: le oscillazioni dipendono dal diverso criterio
CATALOGO (/CATALOGO/)
che gli autori si son fatti delle specie; molto comprensivo è stato quello adottato
dal Fiori. Sarebbe, invece, prematuro fissare il numero delle piante cellulari,
certamente assai ragguardevole,SCUOLA
come (/TRECCANISCUOLA/)
si ricava da quanto fu sin qui edito dalla
Flora Italica cryptogama, ma molte ne restano a scoprire; meno nota è la loro
distribuzione; perciò di esse daremo solo qualche cenno occasionale. Il numero
delle prime è indice di LIBRI
un'indubbia ricchezza ARTE
(/TRECCANILIBRI/) della(/TRECCANIARTE/)
flora nostrana non in
proporzione con la superficie come emerge dal confronto, ad esempio, con la
Francia e con la Penisola Iberica. Ma quest'ultima e la Balcanica la superano per
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
una più potente individualità e originalità, testimoniate dal più elevato numero
delle specie endemiche dovuto a una minore decimazione operata dal Glaciale,
come sarà detto a suo luogo. ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Tre climi fondamentali (nel senso con cui la parola climate è intesa dai
fitogeografi americani e inglesi) si contendono il dominio della penisola e delle
isole: quello mediterraneo di tipo marittimo, semi-arido e temperato, al quale
corrispondono consorzî in prevalenza di sempreverdi: quello montano, carico di
umidità e a tinta oceanica, di cui la faggeta è la più tipica espressione:
finalmente l'alpino, del resto poco noto, ed è il clima che si caratterizza al
disopra della cintura arborea e molto simile deve essere quello che regna nelle
zone più elevate dell'Appennino e delle isole, che l'Emberger ha di recente
chiamato clima mediterraneo di alta montagna, comprendendovi anche i
boschi di aghifoglie. Essi del resto offrono una quantità di forme per così dire
locali dovute alla latitudine, alla vicinanza della costa, all'esposizione dei
versanti, alla direzione delle valli e sono questi climi locali che, assieme ai
fattori edafici, hanno determinato un grande numero di associazioni, le più
estese delle quali sono designate col nome di formazioni; qui si passeranno in
rassegna le principali di esse in base alle zone di vegetazione.

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La prima zona (prescindendo per ora da quelle coperte dalle acque) è la


mediterranea, detta anche 
dei sempreverdi per il largo sviluppo di frutici,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

arbusti e alberi a foglie persistenti: sommano complessivamente a un centinaio


(/index.html)
di specie rappresentanti circa l'11% della sua flora, di fronte a 386 (41,2%) di
CATALOGO (/CATALOGO/)
sole piante annue; e la sproporzione aumenterebbe se nel compto si
comprendessero le bienni e le erbacee perenni. Dunque, non è il numero che
decide, ma la loro grande diffusione e la fisionomia che imprimono al paesaggio
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
litoraneo o prossimo alla costa, in confronto con quello delle zone retrostanti.

Una delle formazioni più estese


LIBRI e caratteristiche
(/TRECCANILIBRI/) ARTEè (/TRECCANIARTE/)
la "macchia mediterranea"
costituita dalla consociazione di arbusti e suffrutici per lo più sempreverdi:
quali i cisti (Cistus), le eriche (Erica), le filliree (Phyllyrea), l'oleastro (Olea
europaea oleaster), il mirto (Myrtus communis), il lentisco (Pistacia lentiscus, cui
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

spesso si associa la caducifoglia P. terebinthus), il corbezzolo (Arbutus unedo), tre


ginepri, un'euforbia dal portamento arborescente
ACQUISTA ma priva di foglie nella
(/EMPORIUM/)
stagione siccitosa (Euph. dendroides), una palma abbondante specialmente in
Sardegna e Sicilia, l'unica indigena da noi (Chamaerops humilis), parecchie
labiate ricche di olî essenziali quali il rosmarino, la stecade (Lavandula stoechas),
due timi (Thymus vulgaris e Th. capitatus), qualche leguminosa spinescente
(Calycotome, Genista sp.), alcune liane come gli Asparagus e la Smilax. ecc. Il
nome di cisteto, ericeto, palmeto e simili stanno a indicare il predominio che
alcune specie assumono; la macchia è bassa, con la prevalenza del corbezzolo,
del ginepro fenicio, di alcune filliree, col mescolarsi dell'alloro e dell'oleastro
come in alcuni settori della Sardegna e, dove predomina il leccio, trapassa a
macchia alta, detta anche macchia-foresta: una variante della prima è la gariga
(dal provenzale garigue) propria dei suoli calcarei. Con gli arbusti si mescolano
e ne riempiono le radure numerose piante erbacee (specialmente Graminacee,
Cariofillacee, Leguminose, Labiate, Composte) spesso annuali e, nei suoli
sterili, ridotte alle più piccole dimensioni e a fioritura accelerata (la cosiddetta
microflora mediterranea precoce), molte bulbose e tuberose (complessivamente
180 specie) quali gli Asphodelus e i Narcissus che si diffondono anche nelle
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intercluse o finitime formazioni pratensi, la Scilla maritima, la graminacea dalle


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
ampie pannocchie Ampelodesmos tenax, gigantesche Ombrellifere (Ferula,

(/index.html) Carduacee spinose dalle vistose infiorescenze (Onopordon, Cynara,


Thapsia),
Scolymus), mentre negli arenili unCATALOGO
po' umidi(/CATALOGO/)
vivono numerose microfite dei
generi Juncus, Sagina, Montia, Tillaea, insieme alle Isoëtes dalle foglie
graminiformi.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Ma nella fascia litoranea vi sono anche estese formazioni boschive


sempreverdi, dove la macchia entra come sottobosco, con predominio ora di
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Quercus ilex (lecceti), ora di Q. suber (sugherete), con vario mescolamento,
soprattutto là dove il suolo è profondo e fresco; e nel versante di terra, di
caducifoglie quali la rovere, il TRECCANI
cerro, l'ornello,
CULTURAil(/CULTURA/)
carpino, la carpinella, il
nocciolo, il castagno e, come sottobosco, qua e là la stessa Calluna vulgaris che
diventa più abbondante nella zona seguente. Ampie superficie sono pure
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
occupate da boschi di aghifoglie formate dal pino marittimo (P. pinaster) ancora
abbondante sulle pendici litoranee della Liguria e Toscana, dal pino d'Aleppo
(P. halepensis) più comune a sud e più legato alla vicinanza del mare e frequente
anche nel versante adriatico sino al Gargano, dal pino da pinoli (P. pinea), che
spontaneo incornicia le basse pendici dei Peloritani attorno a Messina, mentre
le estese pinete della Toscana e del Lazio, che del resto risultano di essenze
diverse, e quelle classiche del litorale ravennate sembrano dovute ad antica
introduzione dell'uomo. Ripete questa origine quel piccolo nucleo che forma il
bosco Nordio presso Cavanella d'Adige che ospita le ultime stazioni del leccio,
della fillirea, della Lonicera etrusca le quali, assieme ad altri tipi termofili,
ricompaiono entroterra sulle pendici soleggiate dei Colli Euganei e lungo il
mare nell'estesa pineda del Friuli alla destra e più ancora alla sinistra del
Tagliamento formata però dal pino nero (Pinus nigra var. austriaca) elemento
illirico-balcanico che spinge le sue propaggini anche sulle Alpi Carniche e
Trevigiane.

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Formazioni tipicamente litoranee sono quelle delle arene e delle dune e quelle
dei terreni salati e umidi 
e che acquistano la più larga estensione nei territorî
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

lagunari. Caratteristica delle dune mobili è l'Ammophila arenaria, graminacea


(/index.html)
con possente apparato radicale atto a fissarle, associata all'Agropyrum iunceum
CATALOGO (/CATALOGO/)
che spesso, però, la precede: i terreni salmastri e spesso paludosi o inondabili ad
alta marea, come nelle lagune, alimentano parecchie Salsolacee alofilo-igrofile
(Salicornia, Salsola, Suaeda, Arthrocnemum), alcune Statice, l'Aster tripolium, l'Inula
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

crithmoides che si diffondono anche sulle rupi litoranee spruzzate dal pulviscolo
marino. Pioniere di questa vegetazione nel litorale veneto-istriano è la
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
graminaeea Spartina stricta, tipo atlantico euro-americano.

La zona mediterranea, così largamente rappresentata


TRECCANI CULTURA in Italia, è un settore della
(/CULTURA/)
regione mediterranea, la cui posizione quasi centrale, la remota definitiva epoca
di emersione di qualche suo lembo, i pregressi rapporti di continuità con i
settori finitimi, hanno contribuitoACQUISTA
a popolare degli elementi floristici più
(/EMPORIUM/)

disparati ed esso stesso ha fornito e favorito la diffusione di quelli sorti nel suo
seno, di guisa che è ben difficile caratterizzarlo. Così l'attuale distribuzione della
Chamaerops humilis, che è soprattutto iberica e africano-atlantica, e da noi
esclusivamente tirrenica e sardo-sicula, svela i rapporti con l'antica flora
occidentale-atlantica, di cui si trovano esponenti, ad es., nel settore ligure di
ponente: Carex Mairii, Aphyllanthes monspeliensis, Leucojum hiemale, Genista
hispanica, che sono tipi provenzali o iberici. Viceversa le colonie di Apocynum
venetum disseminate nelle sabbie marine dell'Estuario veneto-padano da Trieste
a Ravenna sono gli estremi avamposti di una specie che Béguinot ha potuto
seguire dalla regione del loess nella Cina, attraverso la zona stepposa dell'Asia,
dove ha i suoi eongeneri, per poi diffondersi lungo i litorali (eventualmente
aiutata nella sua espansione dalle correnti litoranee) mentre altri tipi steppici,
attraverso la valle del Danubio e affluenti, si spinsero sin nel cuore dell'Europa
e penetrarono nello stesso dominio delle Alpi. La presenza in Puglia di due rare
querce balcaniche, la Quercus aegilops e la Q. troiana (= Q. macedonica) e quella di
numerose piante erbacee e fruticose circoscritte nel versante adriatico, dal
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Gargano in giù, fa pensare a un' irradiazione dall'opposta sponda, favorita forse


da un'intercapedine nell'Adriatico meridionale (la cosiddetta Adria). È 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
più
abbondante
(/index.html)
la magnifica Quercus farnetto Ten. che si trova anche nel versante
tirreno sino al Lazio meridionaleCATALOGO
ed e quasi(/CATALOGO/)
tutt'uno con la Q. conferta che
forma estesi boschi nella Balcania. Sno elementi tropicali la Woodwardia
radicans, le Pteris longifolia e cretica, tre felci che si trovano sporadiche qua e là e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
in alcuni valloni della costiera amalfitana distinta per l'alta piovosità, il Cyperus
polystachyus delle fumarole d'Ischia, i muschi Calymperes Sommieri di Pantelleria
e Barbella strongyloidesLIBRI
dello(/TRECCANILIBRI/)
Stromboli; di origine capense è, tra gli altri, il
ARTE (/TRECCANIARTE/)

genere Romulea che, con qualche sua specie nell'alta zona del Chilimangiaro e
del Camerun, si è diffuso verso i paesi circummediterranei dove ha formato
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
parecchie specie endemiche anche da noi, prova del remoto avvento di questo
ceppo paleoafricano. Tanti altri fatti interessanti e tanti lati oscuri ci svelano,
illuminandoli, appunto gli endemismi; questi, secondo il Buscalioni, sarebbero
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
52 su 2418 specie esodemiche e su un totale di 202 riscontrati in tutta l'Italia,
ma il numero appare ben al disotto del reale, come emerge chiaro da una
recente memoria di Béguinot e Landi quantunque limitata solo alle entità
endemiche delle minori isole e a quelle che queste hanno in comune con le
maggiori e la Penisola. Per importanza il primo posto è occupato dai
paleoendemismi che si riconoscono per l'area molto isolata e circoscritta,
ovvero disgiunta, per le affinità oscure o remote, per il frequente monotipismo.
Ricordiamo l'Helicodiceros muscivorus Engl., monotipo che la Sardegna e la
Corsica hanno in comune con le Baleari, il Pancratium illyricum L., unico
rappresentante europeo della sez. Halmyra che cresce nelle isole nominate e a
Capraia, l'Helxine Soleirolii Req. monotipo corso-sardo, Kochia saxicola Guss. di
Ischia, Capri e Strombolicchio (Eolie) affine a K. pubescens Moq. del C. di B.
Speranza; Morisia monantha Asch., strana Crucifera geocarpa e monotipa
confinata nella Sardegna e Corsica ma anche nella zona montana; Bupleurum
dianthifolium Guss. e Scabiosa limonifolia Vahl delle Egadi con affinità ibero-
balcaniche; Mentha Requienii Benth. di Sardegna e Corsica, di Caprera e
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Montecristo affine, secondo il Briquet, a M. Cunninghami della Nuova Zelanda;


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Nananthea perpusilla DC. monotipo esclusivo di alcune isolette circostanti alla
Corsica e Sardegna; Melitella pusilla Somm. che si trova a Malta e Gozo, la quale
(/index.html)

per l'abito ricorda l'abissino Dianthoseris,


CATALOGO mentre remote affinità la collegano
(/CATALOGO/)

con il mediterraneo Zacyntha, Centaurea horrida Bad. esclusiva delle piccole isole
sarde di Asinara e di Tavolara e quivi solo nel versante nord-est dove affiora il
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
granito, affine a C. spinosa L. della Grecia e dell'Arcipelago Egeo, ecc. Ma non
meno interessanti sono parecchi microendemismi discendenti da un capostipite
a larga area distributivaLIBRI
nei(/TRECCANILIBRI/)
territorî circummediterranei che si è frammentato
ARTE (/TRECCANIARTE/)
in razze locali, alcune forse di origine mutativa, e che l'isolamento ha
mantenuto, quali le Brassica che fanno capo a Br. oleracea: le centauree
appartenenti al ciclo di C. cineraria L. e CULTURA
TRECCANI specie affini e cito tra queste ultime: la
(/CULTURA/)

C. Friderici Vis. limitata alla Pelagosa Piccola e che ha i suoi prossimi parenti in
endemismi dello scoglio Pomo presso Lissa, la C. aeolica Guss. ex DC. che le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Eolie hanno in comune con l'isola di Ventotene (Ponziane) e Ischia, la C.
gymnocarpa Mor. et Dntrs. di Capraia, la C. Veneris (Somm.) Bég. della piccola
Palmaria, ecc. Questi fatti mostrano interferenza dei ceppi più diversi, affinità
multiple e spesso remote che fanno del Mediterraneo una concentrazione di
fossili viventi delle più disparate prosapie ma, come si vedrà, non mancano
accessioni anche relativamente recenti.

Il passaggio dalla zona mediterranea alla submontana è segnato dal prevalere


delle caducifoglie rappresentate dai querceti del tipo farnia e più ancora di
varietà e razze che fanno capo a Q. lanuginosa, e a Q. cerris, dai castagneti nei
suoli silicei, mentre in esposizioni propizie e dove la piovosità si accentua si
trova lo stesso faggio che un tempo si abbassava ancora di più e anche a quote
minori si trova l'emblema della brughiera, la Calluna che, per citare un solo
esempio, entra a costituire il sottobosco del versante di terra del promontorio
di Portofino coperto di caducifoglie, mentre le pendici sul mare hanno il pino
marittimo, l'Erica arborea, i cisti, il leccio e tanti altri tipi della macchia e del

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bosco sempervirenti: ché anzi è una caratteristica della zona di ospitare


elementi dei due consorzî, ora a
ora in continuità con le formazioni litoranee,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

isole là dove le condizioni sono parzialmente propizie: i lecceti vi raggiungono i


(/index.html)
1000-1200 m. intersecando con il faggio o con questo spingendosi sino alla
CATALOGO (/CATALOGO/)
sommità del versante a bacio: nell'Appennino meridionale la Q. farnetto
acquista importanza su questa zona: in Sicilia, la Q. cerris vi forma una fascia
compresa fra i 700 e i 1000 m., SCUOLA
più di rado a 1500 m., e che si sovrappone ai
(/TRECCANISCUOLA/)

sughereti, ma vi è una zona d'intersezione dove crescono magnifici esemplari di


Q. pseudo-suber concepita come un prodotto di incrocio fra le due essenze: sono
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
due elementi ad affinità orientale l'ontano di Napoli (Alnus cordata Ten.) diffuso
nell'Appennino meridionale che ha il suo omologo nell'A. subcordata Mey. del
Caucaso e una forma locale delTRECCANI
PlatanusCULTURA
orientalis in alcune vallate della
(/CULTURA/)

Basilicata e Calabria e, più abbondante ancora, nella Sicilia orientale. Zona,


dunque, di tensione e di contrasto la cui vegetazione riflette forse meglio di
altre quelle oscillazioni climaticheACQUISTA
che caratterizzarono
(/EMPORIUM/) il Quaternario e

l'immediato postglaciale e l'opera modificatrice dell'uomo, come sarà meglio


detto avanti. A essa si può assimilare, a parte l'altitudine, la zona padana con gli
annessi distretti collinari e gli apparati morenici: i querceti misti, le brughiere
degli altipiani diluviali dove domina la Calluna, i castagneti, le isole di macchia
mediterranea negli Euganei, le colonie microtermiche dove affiorano torbiere,
le propaggini di steppa nei substrati più clastici del morenico recente, mentre
l'antico ha la mediterranea Erica arborea, sono altrettanti elementi di contrasto
che è, come si disse, quasi un appannaggio di questa zona. Di essa è facile
riconoscere i segni e gli esponenti nella più o meno ampia fascia pedemontana
delle Alpi e attorno alle conche lacustri con i castagneti del settore insubrico, le
macchie di cisto salviefolio e dell'erica arborea nei solatii del lago di Como, i
laureti della sponda bresciana del Garda e un po' dovunque il bosco misto di
Quercus lanuginosa e di Q. ilex che riveste anche le pendici della bassa valle del
Sarca sino alla conca di Toblino e sino a circa 1000 m. dove il leccio raggiunge,
con l'olivo che si arresta un po' più in basso, una delle latitudini più elevate e
un'altra sua colonia c'è nel bacino di Gorizia, ben noto per il suo clima
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invernale temperato: molto estesa e del tutto isolata è la colonia di Erica arborea
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
nella media valle del Chiese tra Caffaro e Brione dove, con Calluna e

Sarothamnus,
(/index.html) costituisce il sottobosco di estesi castagneti. Questi fatti portano
alla conclusione che la regione mediterranea con le sue espansioni giunge sino
CATALOGO (/CATALOGO/)

ai limiti estremi della zona submontana e sono queste irradiazioni una delle
cause di quel mosaico di consorzî che la caratterizzano.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

La zona montana è propriamente il clima del faggio e delle conifere di alta


montagna. Le Alpi hanno in comune il primo con tutto l'Appennino, Sicilia e
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Corsica (v. alpi; appennino): faggete ora pure, ma più spesso consociate con
l'abete bianco (Abies alba) che ha esigenze ecologiche simili al faggio nelle Alpi,
con l'abete rosso (Picea excelsa)TRECCANI
atto a resistere
CULTURAa(/CULTURA/)
un clima più rigido e
continentale e che finisce perciò per sovrapporglisi, in Calabria e sull'Etna col
Pinus laricio mentre si giustappone a questo nelle alte montagne della Corsica
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
preferendo il pino i versanti più soleggiati. Altri consorzî sono il Pinus silvestris,
che preferisce i terreni sciolti e asciutti dove forma pinete anche pure e che
serve di collegamento con la zona precedente ritrovandosi, a quanto pare,
anche nell'Appennino settentrionale e in Corsica, e lo stesso larice (Larix
europaea), la sola decidua fra le conifere nostrane, che del resto forma lariceti
puri e compatti ai quali sovrastano individui isolati a rami contratti quasi
colonnari che si avanzano nella zona subalpina, come fa il congenere L. sibirica
che si spinge oltre il limite della foresta siberiana, nel terreno gelato della
tundra. Eliofilo e, quindi, preferibilmente nelle esposizioni solatie, è sostituito
in quelle a bacio dal cembro (P. cembra) che tende pure a occupare le posizioni
più elevate raggiungendo i 2500 m. e con individui isolati anche più: cembro,
larice e picea sono elementi siberiani mancanti nell'Appennino e nelle isole.
Tutte le conifere nominate tendono a prendere il predominio e finiscono per
sostituire il faggio, essenza fondamentalmente oceanica, a mano a mano che
dalle Prealpi e dalle vallate più periferiche si penetra nel cuore della catena o ci
si inoltra in vallate a scarsa piovosità come, ad es., la parte media e superiore
della Val Venosta, dove il settore sottostante alle abetaie del versante a solatio e
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lembi più o meno estesi di quello a bacio sono coperti da una formazione a
fisionomia e a strutturaISTITUTO
di steppa nella quale il Pinus silvestris è ridotto 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
a piccoli
nuclei e la stessa Quercus lanuginosa si trova a disagio e finisce quasi del tutto per
(/index.html)
scomparire da Castelbello in su. Vi si sostituisce una rada boscaglia di juniperus
CATALOGO (/CATALOGO/)

communis, Berberis vulgaris, Hippophaë rhamnoides con interposte cenosi a base di


Andropogon ischaemum, di Stipa capillata (più rara e a piccole colonie la St.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
pennata), di Lasiagrostis calamagrostis nelle frane e nei dirupati, ecc.: molto
abbondanti e ovunque diffusi alcuni Astragalus e Oxytropis di tipo steppico (A.
excapus, onobrychis, leucanthus; Oxytr. velutina,ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) pilosa, ecc.), il Telephium Imperati
(/TRECCANIARTE/)

che si riscontra pure nelle colonie xerotermiche della Val di Susa e Val d'Aosta,
ecc. Nel versante opposto i boschi di conifere sono orlati da una cintura più o
meno spessa di Betula alba (verrucosa) e in generale si nota in quei distretti dove
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

questa pianta e l'ontano verde (Alnus viridis) diventano abbondanti, il faggio è


scarso o manca del tutto. BisognaACQUISTA
tenere presente che la betulla ha una sua
(/EMPORIUM/)
razza endemica nell'alta zona boscosa dell'Etna e l'ontano trova un suo
omologo nell'A. suaveolens Req. che ricinge le elevazioni maggiori della
Sardegna e della Corsica tra 1600 e 1900 m. e se ne deve di necessità concludere
che tali collegamenti tra catene così distanti dipendono da qualche fattore
distributivo generale cui si accennerà in seguito. Le formazioni forestali della
zona montana delle Alpi hanno un carattere fondamentalmente centro-
europeo e tale si mantiene nell'Appennino settentrionale, mentre nel centrale
la presenza di P. nigra, in quello meridionale questo stesso e P. brutia e P.
leucodermis che sono tutti elementi balcanici e quella di P. laricio che la Calabria
ha in comune con la Sicilia e Corsica e che si spinge sino alla Spagna dànno a
questi consorzî impronta meridionale a colore specialmente orientale; e ciò
dimostra che le affinità transadriatiche non sono limitate alla zona litoranea, né
del resto riguardano solo le essenze legnose. Un lavoro di A. Trotter sugli
elementi balcanici in Italia in rapporto all'intercapedine che si chiamò Adria
svela quanto cospicuo sia il contributo di piante erbacee di origine illirica
nell'Appennino centrale e meridionale.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 40/1196
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Altre formazioni della zona sono i pascoli e le rupi aride e stillicidiose, e detriti
di falda, ecc., ma troppoISTITUTO
lunga riuscirebbe l'esemplificazione delle loro
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
specie
più caratteristiche e delle endemiche.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Al disopra della vasta e cupa cintura arborea, interrotta da prati e da
scoscendimenti rupestri, è molto sviluppato nelle Alpi un consorzio di arbusti
gregarî, molti dei quali trasmigrati dalle sottostanti foreste e che caratterizzano
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
meglio di altri la zona subalpina che qualche vecchio botanico designava col
nome di zona dei mughi dall'abbondanza del Pinus mugo (= P. montana) che
riveste specialmente i dirupati dolomitici, cuiARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) si associa una forma nana e
(/TRECCANIARTE/)

prostrata del comune ginepro (Jun. montana), parecchie Ericacee, alcuni salici a
fusti aderenti al suolo e a piccole foglie che salgono anche alla zona successiva
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
(Salix herbacea, reticulata, retusa), l'Empetrum nigrum, ecc. Se ne trovano tracce
nell'Appennino settentrionale: il ginepro nano e un suo congenere, il J.
hemisphaerica, la Daphne glandulosa, una razza
ACQUISTA di mugo (P. pumilio) sono a
(/EMPORIUM/)

ricordarla nel centrale assieme al faggio che diventa cespuglioso e a fusti


contorti. Il consorzio è molto sviluppato nell'Etna col ginepro emisferico, il
Berberis aetnensis, l'endemico Astragalus siculus Biv. di un ceppo orientale, la
giunchiforme Genista aetnensis DC. che l'Etna ha in comune con la Sardegna.
Qui e in Corsica un'altra Berberis (B. Boissieri Schn.) che sembra però identica
all'aetnensis e il già ricordato Alnus suaveolens stanno a designare questa zona che
presenta molti dei suoi componenti xerofili alcuni dei quali sono sempreverdi.

Lo stesso carattere impronta molte delle specie della zona propriamente alpina
nella quale penetra qualche suffrutice e vegetano alcune poche annuali, mentre
il percento assai più elevato è dato dalle piante erbacee perenni atte a compiere
il ciclo vitale nel breve periodo di 3-4 mesi: ma naturalmente, date le molto
disparate condizioni ecologiche, non mancano specie con adattamenti igrofitici
e consorzî igrofili. Rimandando alla voce alpi (II, p. 609 segg.) per quanto
concerne le condizioni e i limiti altimetrici, diremo che, secondo i calcoli del
Fiori, la nostra flora alpina presa nel suo complesso (da 1600-2100 m. in su)
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 41/1196
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conta di proprio 371 specie, cui vanno aggiunte 521 in comune con la montana
e 153 con questa e la mediterranea. La catena delle Alpi anche nel suo 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
versante
sud, che è quello che ci riguarda, offre una delle più tipiche concentrazioni
(/index.html)
d'ipsofite e certo la meglio studiata. Esse derivano da capostipiti già presenti nel
CATALOGO (/CATALOGO/)
piò recente Terziario con affinità ora molto strette e ora solo di genere con le
ipsofite evolutesi in altre catene montuose elevate dell'Eurasia e dell'America
alle quali vennero aggiungendosi specie di origine mediterranea e subtropica
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
mancanti alle catene oloartiche (Phyteuma, Achillea, Anthyllis, Sempervivum,
Globularia, Erinus, Berardia, ecc.), specie di origine circumpolare ovvero
steppica che raggiunsero la (/TRECCANILIBRI/)
LIBRI catena nel Quaternario grazie a quelle alterne
ARTE (/TRECCANIARTE/)

condizioni di clima ora continentale e ora oceanico di cui si dirà avanti, ma


alcune sono così strettamente imparentate con capostipiti esistenti nelle zone
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
più basse o nelle pianure e valli intergiacenti o finitime da doversi considerare
come derivazioni in posto per adattamenti all'altitudine non ereditarî
eventualmente replicatisi in luoghi e tempi diversi (variazioni parallele
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
politopiche). L'influenza del Glaciale si fece risentire su tutta la catena
determinanoo l'abbassamento del livello delle nevi perpetue e obbligando le
ipsofite ad abbassare i loro limiti, a scendere a valle o a emigrare in massicci
periferici. Ma che nel versante sud e specialmente nelle zone estreme delle Alpi
Marittime e Orientali le crisi glaciali siano state meno potenti si deduce da una
trentina di endemismi, tra arcaici e neogenici, salvatisi in corrispondenza di
questo versante nei cosiddetti massicci di rifugio: sta di fatto che nel versante
opposto, se si prescinde da forme di origine apogama o dovute a mutazione,
mancano endemismi propriamente specifici. Nel ripopolamento avvenuto
dopo l'ultima crisi glaciale molta importanza hanno avuto le immigrazioni
dall'Oriente e specialmente dalla Balcania il cui percorso, come ha dimostrato
da noi R. Pampanini, è stato guidato dalla natura fisico-chimica del terreno e ha
trovato i suoi arresti in corrispondenza delle principali vallate e dei laghi.
Queste barriere sarebbero state il massiccio tra l'Adige e il Brenta,
corrispondente al limite occidentale delle Alpi dolomitiche, l'Adige, il lago
d'Iseo con la Val Camonica, il braccio specialmente orientale del lago di Como
e il lago Maggiore: arresti che, almeno in parte, coincidono con i limiti delle
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 42/1196
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regioni naturali delle Alpi quali furono stabiliti dal Haug su dati geologici e
geofisici. È l'estrema propaggine 
di un oriente anche più remoto la Wulfenia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

carinthiaca
(/index.html)
Jacq. che sfiora appena il suolo italiano presso Pontebba e che si
trova in Carinzia, Carniola e Montenegro, ma della quale sono specie affini la
CATALOGO (/CATALOGO/)
W. Baldacci Deg. dell'Albania, la W. orientalis Boiss. della Siria e la W.
Amherstiana Benth. dell'Asia centrale.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Importante, anche per la sua originalità, è la zona alpina dell'Appennino e


particolarmente del centrale con un numero ragguardevole di specie in comune
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
con le Alpi, poche le alpine-circumpolari e in generale le eurasie-americane,
parecchie e altamente indiziarie quelle in comune con la Balcania (Saxifraga
glabella Bert., S. porophylla Bert., Scabiosa
TRECCANI silenifolia
CULTURA W. et K., Hypochaeris cretensis
(/CULTURA/)

Chamb. et Bory), una trentina almeno di endemismi alcuni dei quali


rappresentati da razze geografiche di cui la vicaria è presente nelle Alpi
(Saxifraga tridens Jan. del ciclo di S.
ACQUISTA L.; Astrantia pauci lora Bert. del
(/EMPORIUM/)
androsacea
ceppo di A. minor L.; Gentiana Columnae Ten. di G. campestris L.; Pedicularis
elegans Ten. di P. gyro lexa; Androsace Mathildae Lev. di A. alpina L., ecc.), e altri
che con le Alpi non hanno nulla da vedere e rappresentano ceppi mediterranei
o balcanico-orientali (Malcolmia Orsiniana Parl., Adonis distortus Ten.,
Hedraeanthus graminifolius DC. f., ecc.). Degno di nota il rinvenirsi di alcune
specie o forme affini in Sicilia, ovvero Sardegna e Corsica (Colchicum parvulum
Ten., Arenaria Bertoloni Fi., Bunium alpinum W. et K., Hipochaeris cretensis Ch. et
Bor., Robertia taraxacoides DC. ecc.) in quanto lascia intravedere certi
collegamenti anche con sistemi montuosi piuttosto distanti, prova di antichi
scambî e interferenze.

Poche le specie di carattere ipsofilo che si spingono nell'Appennino


meridionale che ha di proprio, ma limitata nella zona montana, la bella
Cryptotaenia Thomasii DC. di cui un'altra specie vive nel Camerun e una terza
nell'America Settentrionale. È pure solo montano ornamento del siculo
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Valdemone così povero di endemismi, la singolare Petagnia saniculaefolia Guss.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
che costituisce un genere 
monotipico fra i più aberranti tra le Ombrellifere.
Fatte poche eccezioni di cui si è accennato, i parecchi endemismi dell'alta
(/index.html)
regione dell'Etna, compreso il senecio aetnensis, si rivelano forme di adattamento
CATALOGO (/CATALOGO/)
di specie planiziarie o di bassa montagna.

Ragguardevole è il complesso d'ipsofite che popolano la zona alpina della


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Sardegna e della Corsica al disopra della cintura di Alnus suaveolens. L'analisi


fatta per quest'ultima isola dal Briquet svela i varî componenti, tra i quali non
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
manca il boreale-alpino e l'alpino, ma è degna di nota la mancanza di generi più
ricchi in specie nelle Alpi (Campanula, Gentiana, Pedicularis, Primula, Androsace,
ecc.). Una trentina almeno gli TRECCANI
endemismi alcuni dei quali certo paleogenici e
CULTURA (/CULTURA/)
valga per tutti il raro Delichrysum frigidum W. della sez. Virginea DC. che
comprende il nominato, l'H. virgineum Boiss. della zona alpina del M. Athos,
l'H. Amorginum Boiss. et Orph. dell'isola
ACQUISTA di(/EMPORIUM/)
Amorgo (Cicladi) e l'H. Billardieri
Boiss. et Bal. del Libano. Ma anche più cospicuo è nelle due isole il contingente
di forme endemiche della zona montana alcune delle quali salgono su dal
litorale e, tenendo conto di quanto già si disse della ricchezza di endemisari
mediterranei, è lecito concludere che l'arcipelago corso-sardo rappresenta da
noi la massima concentrazione di specie proprie, molte delle quali di tipo
arcaico.

Alle notizie sulle varie zone terrestri giova aggiungere quelle relative alle zone
coperte dalle acque marine o dolci e che interessano piante immerse nelle acque
ma aderenti alle sponde, piante sospese nelle acque, il cosiddetto itoplancton, e
piante del fondo costituenti il itobentos. Nelle acque del mare a una profondità
non superiore ai 30 m. vivono pochissime fanerogame delle quali le piti
comuni sono: Posidonia oceanica, Cymodocea nodosa, Zostera marina e nana che
formano vaste praterie sottomarine e, a eccezione della prima, anche in fondi
lagunari con l'aggiunta di Ruppia maritima e a volte di Zannichellia palustris.
Numerosissime sono, invece, le alghe. Per quelle aderenti alla costa è stata
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distinta una zona litorale o intercotidale alternativamente scoperta o coperta


dalla marea; una zona tra 
questa e la profondità di 5 m.; una sino alla profondità
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

di 35 m.; e finalmente un'ultima fra la quota 35 e il limite inferiore che in


(/index.html)
generale non oltrepassa i 150 m. Nelle prime due zone prevalgono le
CATALOGO (/CATALOGO/)
Cloroficee, nelle ultime due le Rodoficee; le Feoficee sono soprattutto nei livelli
intermedî, ma in generale quasi tutte le cenosi contengono un vario miscuglio
dei tre tipi e tutto si riduce alle SCUOLA
proporzioni diverse degli stessi. Anche per le
(/TRECCANISCUOLA/)
alghe, che pur si prestano a un facile trasporto, si notano singolari
localizzazioni e, quindi, forme endemiche. Una di queste è il Fucus virsoides
(Don.) Ag. così frequente
LIBRIed esclusivo della zona
(/TRECCANILIBRI/) ARTEintercotidale dell'alto e medio
(/TRECCANIARTE/)

Adriatico, ma che d'altra parte è affine a specie del nord-atlantico. Così nel
golfo di Fiume l'afflusso di acque sotterranee fredde determina le condizioni
opportune per l'esistenza dellaTRECCANI
Diatomea Thalassiothrix Nitzschioides e di
CULTURA (/CULTURA/)

parecchie naviculoidi dei mari del nord non certo importate dalle correnti
attuali, perché queste correnti non arrivano nell'Adriatico, ma vi è pure
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
qualche rappresentanza di tipi orientali trasportati da correnti litoranee e
questo ricorda il caso già ricordato dell'Apocynum venetum.

Ma molte alghe (soprattutto Cloroficee, Diatomee, ecc.) sono abitatrici delle


acque dolci e, quindi, dei laghi, stagni, paludi, corsi d'acqua, ecc. che offrono
svariate condizioni ecologiche anche alle altre cellulari (licheni, muschi, ecc.) e
alle stesse piante superiori che si sogliono distinguere in igrofile e idrofile.
Interessante è quanto si constata nei laghi nei quali i limnologi hanno
riconosciuto: la riva o spiaggia insommergibile o solo temporaneamente
sommersa; il litorale da questa sino alla profondità di 15-30 m.; una zona
bentonica da quest'ultima quota al fondo; una zona limnetica comprendente la
massa d'acqua occupata dagli organismi planctonici. Varia è la successione delle
cinture di vegetazione, ma una delle più frequenti è, per le igrofile, la serie
cariceto-fragmiteto-scirpeto (con predominio, rispettivamente, di specie del
genere Carex, della cannuccia di palude o Phragmites communis e dello Scirpus
lacustris) e per le idrofite la serie nimfeeto o nenufareto-potamogetoneto o
potameto-caraceto comprendente piante radicanti al fondo o sospese con foglie
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appoggiate alla superficie delle acque, come appunto la Nymphaea alba e il


Nuphar luteum (lamineto), o con il corpo totalmente sommerso come è
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
la
(/index.html) spiralis e come sono poi le Chara, le Nitella, ecc., costituenti il
Vallisneria
caraceto con cui terminano alla profondità di 20-30 m. i macrofiti. Molte
CATALOGO (/CATALOGO/)
conche lacustri sono circondate da torbiere o ne sono indipendenti: risultano di
muschi con prevalenza di Polytrichum (politricheti) e di Sphagnum (sfagneti) che
mantengono un substrato perennemente umido sul quale s'insediano specie
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

igrofite montane e alpine tra cui Drosera e Pinguicola, note piante insettivore (v.
carnivore, piante), mentre Aldrovanda e Utricularia sono carnivore sommerse.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Le torbiere di pianura come nella Padania, in Toscana, Lazio alle Paludi
Pontine, ospitano un certo numero di orofite il cui abbassamento si ritiene
avvenuto nelle crisi glaciali e che si sono
TRECCANI potute(/CULTURA/)
CULTURA mantenere grazie al substrato
perennemente inzuppato. Sono le colonie microterme e tra le specie più
caratteristiche ricordiamo: Deschampsia caespitosa, Carex Davalliane, Eriophorum
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
latifolium, Gymnadenia conopsea, Caltha palustris, Drosera rotundifolia, Gentiana
pneumonanthe, Pedicularis palustris, Cirsium palustre, ecc. Anche i corsi d'acqua
hanno consorzî idrofili sul tipo dei lacustri con svariati adattamenti delle specie
al movimento e alla profondità delle acque, e ricca è la flora spondicola e
alluvionale a base di salici, pioppi, ontani cui si mescolano, in molti dei solchi
vallivi del settore alpino e dell'Appennino settentrionale e centrale, l'Hippophaë
rhamnoides e Myricaria germanica che sono elementi steppici penetrati da
distretti litoranei; e difatti il primo si riscontra qua e là nell'Estuario veneto-
padano: ma i corsi d'acqua rapinando frutti, semi o anche intere piante di zone
elevate e deponendoli nel basso corso, concorrono ad abbassare i limiti e a
creare stazioni eterotopiche più o meno stabili.

Un substrato speciale indipendente dalla terra e dalle acque è quello che le


parassite trovano sugli organismi viventi, come sono un grande numero di
funghi e di batterî: tra le fanerogame ricordiamo il Cytinus hypocistis, unica
Citinacea europea che parassita alcune specie di Cistus della macchia

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mediterranea; lo strano Cynomorium coccineum, unica Balanoforacea europea


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
parassita di varie alofilo-igrofile  isolata
a Malta, Sicilia, Sardegna e qualche altra
stazione;
(/index.html)
il vischio e il loranto su svariate piante arboree; le numerose
Orobancacee tutte parassite e le parecchie Cuscute indigene ed esotiche, alcune
CATALOGO (/CATALOGO/)
assai dannose alle piante pratensi. Le epifite sono da noi limitate alle briofite e
ai licheni e, quanto alle piante superiori, sono frequenti quelle epifite
occasionali che A. Béguinot e G. B. Traverso
SCUOLA designarono col nome di
(/TRECCANISCUOLA/)
arboricole che formano piccoli giardini pensili specialmente sui salci e gelsi a
capitozza caratteristici del paesaggio padano.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

È necessario dare anche un rapido sguardo al passato della nostra flora e alle
vicende che la condussero, in seguito a variazioni di clima e di terre, all'assetto
e alla struttura attuale. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Per quel che concerne la regione mediterranea la fitopaleontologia ha


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dimostrato che nei territorî mediterranei e finitimi, naturalmente con una
configurazione molto diversa dalla presente, esistevano nel Terziario e
specialmente dal Neogene in qua (gli esempî più numerosi e istruttivi
promanano dai ricchi depositi fillitiferi della Francia meridionale) parecchie
specie identiche o strettamente affini a quelle che compongono i boschi e le
macchie sempervirenti, quali le querce del gruppo del leccio, della sughera,
della coccifera, l'oleandro, il mirto, due pistacie affini a P. lentiscus e a P.
terebinthus, la fillirea, il siliquastro, la palma nana, un gruppo di generi che
oggidì forma le foreste delle Laurinee nelle isole Canarie, quali Laurus, Persea,
Ilex, Notelaea, Oreodaphne, Celastrus di cui sono avanzi il comune alloro (L.
nobilis) affine al vivente L. canariensis che resse da noi sino al tardo
Quaternario, e con tutta probabilità l'Arbutus unedo affine ad A. canariensis e
l'Erica arborea che pur vegetano in quei boschi, ma non furono sin qui trovati
allo stato fossile. Sorprende pure la mancanza di specie del genere Cistus oggi
così diffuse, la scarsità delle filliti riferibili all'olivo, alla palma nana e in
generale alle sclerofille ora dominanti: ma ciò si deve probabilmente al fatto che
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le zone inferiori, quindi più vicine ai luoghi di fossilizzazione, erano popolate


da una vegetazione affatto 
diversa e poi in grande parte scomparsa composta
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
di
rappresentanti di famiglie proprie delle parti più calde del globo (Mimosacee,
(/index.html)
Sapotacee, Malpighiacee, Combretacee, Sterculiacee, molte Palme, ecc.),
CATALOGO (/CATALOGO/)
mentre le attuali sclerofille dovevano starsene confinate in zone asciutte e
soleggiate di media montagna. Comunque la presenza nel Terziario di molti
costituenti della flora mediterranea è accertata dai numerosi paleoendemismi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
parecchi dei quali monotipici, dalle specie ad area disgiunta e frazionata
comprendendovi nel novero quelli e quelle vegetanti in zone elevate e le stesse
ipsofite che hanno origine
LIBRI mediterranea. Forse
(/TRECCANILIBRI/) in (/TRECCANIARTE/)
ARTE nessun settore l'impronta
arcaica è così manifesta come in Sardegna e in Corsica e ciò si deve all'antica
definitiva emersione di quelle isole che sono da noi gli avanzi più cospicui di
una configurazione di terre e di mari diversa
TRECCANI CULTURAdall'attuale,
(/CULTURA/)ma non meno allo

stato di relativo isolamento in epoca geologicamente recente quando le masse


continentali e le stesse penisole subirono quei profondi mutamenti floristici che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
caratterizzarono il Quaternario. Il primo motivo, che si collega con la nota
ipotesi della Tyrrhenis o Tirrenide, ci dice come si siano potute arricchire, il
secondo come abbiano potuto conservare tanti superstiti di paleoflora, ma ciò
non esclude che anch'esse abbiano ricevuto alcune recenti per quanto limitate
infiltrazioni.

Le crisi termiche e in generale i profondi cambiamenti climatici che


caratterizzarono il Glaciale e l'immediato Postglaciale hanno interessato il
versante sud delle Alpi, e, per quanto in maniera più attenuata, l'intera penisola
non esclusi i distretti litoranei o prossimi alla costa. Una prova decisiva sta nei
risultati dello studio dei vertebrati di numerose caverne, quando sono
accuratamente esplorate, che mostrano la sostituzione della fauna quaternaria
calda a base d'ippopotamo, di rinoceronte di Merck e di elefante antico con una
fauna in cui si trova una varia mescolanza di tipi artici, di elementi di steppa e
di foresta che lascia supporre nelle varie regioni della penisola compresi i
distretti meridionali (esempio tipico la Grotta Romanelli nel Leccese) una
vegetazione nella quale erano rispettivamente possibili e probabilmente in
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 48/1196
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tempi diversi diversamente estese le condizioni rispettivamente della tundra,


della steppa e di formazioni boschive oggidì proprie della zona montana,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
testimoni le prime due di un clima continentale e le seconde di un'accentuata
(/index.html)
piovosità e, quindi, di un clima oceanico. Le acme glaciali determinarono la
CATALOGO (/CATALOGO/)
scomparsa di quasi tutti i tipi tropicali del Terziario anche più recente, la
discesa verso il litorale della macchia sempreverde e il suo accantonamento in
distretti privilegiati, l'emigrazione sin nelle alte montagne della Sicilia d'ipsofite
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
alpine e alpino-boreali (si ricorda la Betula aetnensis semplice razza della betulla
bianca), la discesa in pianura di specie microterme sin nel Lazio meridionale
nelle Paludi Pontine (Deschampsia caespitosa, Rhynchospora
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) alba, Eriophorum
ARTE (/TRECCANIARTE/)

latifolium, Caltha palustris). Sembra logico ammettere che proprio sotto l'impero
di queste condizioni sia avvenuto lo scambio, forse favorito dalla cosiddetta
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Adria, tra la flora orofila della Balcania e quella dell'Appennino centrale e
meridionale, in seguito a che vennero rendendosi più intime e strette quelle
affinità che preesistevano al Quaternario
ACQUISTAe(/EMPORIUM/)
ciò senza bisogno di ammettere che
il collegamento sia stato fatto da terre molto elevate, e perciò stesso troppo
ipotetiche. La presenza nella zona subalpina della Sardegna e della Corsica
dell'Alnus suaveolens così affine all'ontano verde delle Alpi, e quella di parecchie
nemorali di media montagna (Anemone hepatica, Saxifraga rotundifolia, Sanicula
europaea, Adoxa moschatellina, Asperula odorata, ecc.) fanno pensare a rapporti di
continuità o almeno di maggiore vicinanza di quelle isole con la terraferma con
l'intermezzo delle isole toscane in coincidenza di una fase pluviale: ma deve
essere stata una ben debole e fugace interferenza ove si tenga presente quanti
pochi elementi della fauna quaternaria calda e fredda riuscirono a penetrare
nella Corsardegna. Clima oceanico a medie termiche corrispondenti, ad es., a
quelle del Portogallo e a piovosità uniformemente distribuita postula la
presenza di Rhododendrum ponticum nella breccia di Hottinga, di una forma
locale di questo assieme ad Acer laetum Aesculus hippocastanum e ad altri elementi
della cosiddetta flora pontica in depositi fillitiferi insubrici che si sogliono
riferire all'interglaciale riss-wurmiano, mentre sembrano più recenti e, quindi,
postglaciali quello di Re in Val Vigezzo (Valle d'Ossola) dove si rinvenne pure
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 49/1196
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il rododendro, quello di Calprino, ecc. Anche la penetrazione del componente


atlantico che il Negri haISTITUTO
rintracciato nella flora piemontese e toscana e
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
che ha i
suoi più tipici esponenti nei suoli argillosi e freschi e in settori piovosi deve
(/index.html)
essere avvenuta in ondate successive coincidenti con fasi oceaniche che
CATALOGO (/CATALOGO/)
spinsero, inoltre, il faggio a vegetare a una quota più bassa dell'attuale o in
distretti isolati come sono gli Euganei, il Gargano, ecc. Erano, invece, probabili
superstiti di flora terziaria il Laurus canariensis, la Persea amplifolia e indica, l'Ilex
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
canariensis, la Zelkova crenata e acuminata (tipi canariensi i primi tre, asiatici gli
ultimi due) riconosciuti da Béguinot in filliti dei dintorni di Palermo riferibili a
un Quaternario recente e forse
LIBRI all'interglaciale
(/TRECCANILIBRI/) riss-wurmiano.
ARTE La loro
(/TRECCANIARTE/)

scomparsa deve ascriversi, più che a nuovo rincrudimento del clima, al


crescente suo inaridimento e questo fattore deve aver fatto risentire la sua
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
influenza, ad es., nel gruppo delle isole Maltesi, avanzo di un'intercapedine
afro-sicula già ricca di vegetazione come dimostra la fauna di vertebrati e la
stessa presenza del papiro, piantaACQUISTA
di resorgive, scomparsa solo nella prima metà
(/EMPORIUM/)
del secolo scorso, e la povertà di paleoendemismi nonostante una relativamente
antica emersione di questa terra.

Molto studiate fuori d'Italia sono le oscillazioni climatiche verificatesi dopo


l'ultima acme glaciale - la wurmiana - e che furono documentate, fra l'altro, con
l'analisi del polline fossile trovato nelle torbiere e nei ganghi palustri. I pochi
dati raccolti sin qui da noi non permettono generalizzazioni: diremo solo che
alle oscillazioni di Achen si tende a riferire quel periodo aquilonare (Kerner) o
xerotermico (Briquet), durante il quale specie mediterranee e alcuni degli stessi
componenti della macchia e del bosco sempreverde hanno potuto irradiare ed
espandersi formando, nella zona pedemontana delle Alpi e specialmente nei
versanti più propizî delle conche lacustri e qualche volta penetrando nelle
stesse valli, quelle colonie termofile che abbiamo a suo luogo ricordate.
Interessante per la sua completezza e per l'attuale suo isolamento nel
bassopiano padano è quella insediata nei versanti sud ed est dei Colli Euganei
con Quercus ilex, Cistus salvifolius con il suo parassita Cytinus, C. laurifolius
(scomparso sui primi dello scorso secolo), Erica arborea, Arbutus unedo, Spartium
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junceum, Ruscus aculeatus, Asparagus acutifolius, con attorno alle sorgenti termo-
orientale Polypogon monspeliensis, Lepturus
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
minerali ai piedi del versante
(/index.html) juncus acutus e maritimus, Spergularia Dillenii, Aster tripolium, Sonchus
incurvatus,
maritimus, e altre alofite oggidì scomparse
CATALOGO testimonianti
(/CATALOGO/) un'antica linea di

spiaggia e in complesso una termofilia più accentuata che in corrispondenza


dell'attuale litorale. Degna di nota la presenza d' isolate colonie di Ruta patavina,
le cui più vicine stazioni sono aSCUOLA
Parenzo(/TRECCANISCUOLA/)
e a Postumia e che è un elemento
orientale irradiato dall'Asia Minore in Grecia e quindi, attraverso l'Illiria, sino
in Istria e poi nel Padovano, ed è d'irradiazione transadriatica la macchia
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
mediterranea che riveste alcune isole del Quarnaro, l'Istria meridionale e
qualche punto del golfo di Trieste. Viceversa il Cistus laurifolius (già esistito
negli Euganei), il C. albidus fraTRECCANI
Torri delCULTURA
Benaco(/CULTURA/)
e Albisano (Garda),
l'Aphyllanthes monspeliensis al Dragoncello presso Brescia hanno evidentemente
irradiato da territorî occidentali. Carattere saliente di queste colonie è il loro
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
isolamento e questo lascia supporre che l'immigrazione sia stata favorita da un
clima più caldo e più secco dell'attuale, quale è il supposto xerotermico, ma
negli Euganei qualche tipo può essere prequaternario. Hanno un'origine e una
costituzione diversa le colonie steppiche, ad es., della Val Venosta, di cui si fece
cenno, ma non è ancora chiaro a quale fase climatica si debbano sincronizzare.

Si deve infine osservare che il fattore antropico esercitô un'azione in Italia,


culla di antiche civiltà e teatro delle più diverse immigrazioni, particolarmente
profonda e che tuttora continua e anzi s' intensifica. È ad esso che si deve la
distruzione di tanta parte delle primeve foreste, il prosciugamento di vaste zone
paludose, la protezione di alcune essenze a scapito di altre per cui si vennero a
turbare i naturali rapporti ecologici, l'insediamento di formazioni pratensi dove
c'era bosco, o di prati artificiali, la creazione di qualche nuova condizione quali
i ruderati e le concimaie che richiamarono associazioni di piante nitrofile
(urtiche, parietarie, chenopodi, ecc.), ma più che tutto l'introduzione di tante
piante esotiche o un razionale sfruttamento delle indigene in quel paesaggio
colturale che maschera in alcuni settori quello stesso naturale. Azione, dunque,
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molto complessa che si è esercitata specialmente nella zona submontana; e


basta pensare agli ampîISTITUTO
squarci (/ISTITUTO/)
del suo ammanto  del
forestale, all'introduzione
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

castagno o al suo sfruttamento dove preesisteva, all'ampio sviluppo della


(/index.html)
viticultura e dell'olivicultura che del resto ha in comune con i distretti litoranei.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Ma sulle principali coltivazioni si è detto abbastanza alle voci alpi e appennino.
Con le sementi delle piante coltivate l'uomo ha inconsapevolmente introdotto
numerose specie alcune delle quali restarono confinate alle colture e altre
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
passarono a inquinare formazioni naturali. Il rilascio della zavorra delle navi,
l'introduzione delle lane, la risicoltura nella Padania, i prati artificiali, furono
altrettanti punti d'insediamento di specie esotiche
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dai quali alcune irradiarono e
ARTE (/TRECCANIARTE/)

si estesero. Ma un altro punto di partenza fu la stessa coltura intenzionale di


specie straniere che hanno trovato nel nostro suolo condizioni eccezionalmente
propizie per propagarvisi, quali la Robinia
TRECCANI CULTURA lungo gli argini
(/CULTURA/)
pseudoacacia
ferroviarî e nei terreni franosi, l'Agave americana e alcune Opuntia (fico d'India)
piantate al sud e nelle isole ai margini dei campi e lungo le vie, diventate parte
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
integrale del paesaggio botanico e qui si ricordano le Tulipa, i Narcissus,
l'Anemone coronaria coltivati e perfezionati con la selezione e l'ibridazione negli
antichi orti di alcune città (Firenze, Bologna, Lucca) e poi sfuggiti alla coltura e
naturalizzati a tale punto da mentire l'aspetto di piante insorte nello stato di
natura. Complessivamente Béguinot e Mazza hanno enumerato 538 specie
esotiche trovate allo stato avventizio, delle quali 216 riconosciute naturalizzate
e alcune diventate affatto infestanti quali la Oxalis cernua nei campi e negli
agrumeti dell'Italia meridionale e insulare, la Galinsoga parvi lora e l'Acalypha
virginica nelle ortaglie del nord e del centro, l'Azolla caroliniana e iliculoides e
l'Helodea canadensis nelle acque tranquille, alcune Cuscuta parassite nei prati
artificiali, la Oenothera biennis nelle arene marine e nelle sabbie alluvionali, ecc.

Fauna. - La fauna italiana si presenta ricca e varia, per quanto le vicissitudini


climatiche, il diboscamento di grandi estensioni, l'estendersi delle colture e la
caccia abbiano fatto scomparire o abbiano ridotto l'area di distribuzione di
parecchie specie. L'uomo quaternario conobbe il mammut, l'uro, l'alce, il
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bisonte, l'ippopotamo, l'orso delle caverne, la iena delle caverne, il gulo. Le


pianure erano battute da 
elefanti, da buoi e da cavalli selvatici. La Sardegna
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ebbe anche due specie di scimmie e potamocheri; e un rosicante, il Prolagus


(/index.html)
corsicanus, pare vivesse nell'isola di Tavolara fino a due secoli or sono.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Attualmente i grossi Mammiferi non sono numerosi e si presentano piuttosto


strettamente localizzati. Lo stambecco (Capra ibex), nei tempi preistorici sparso
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

su tutte le Alpi ed esteso fino alle catene nevose dell'Europa centrale, sarebbe
scomparso, se a cominciare dal 1816, non fossero state emanate delle leggi per
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
salvaguardare gl'individui che sopravvivevano nei massicci montuosi del Gran
Paradiso e della Grivola. Oggi il Parco Nazionale del Gran Paradiso alberga
circa 3000 stambecchi.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Altra bella specie alpina è il camoscio (Rupicapra rupicapra): se ne rinviene


ancora in discreto numero su tutta la catena
ACQUISTA delle Alpi; ma solo nel Parco
(/EMPORIUM/)

Nazionale del Gran Paradiso, severamente protetto dalla caccia, prospera


indisturbato. Il camoscio si estendeva ancora sull'Appennino, ma ormai nella
penisola è ridotto all'Abruzzo e precisamente al gruppo montuoso che si
estende fra Opi, Civitella-Alfedena (Sulmona) e Settefrati (Caserta). Assai più
diffuso è il capriolo (Capreolus capreolus), il quale, oltre a trovarsi piuttosto
abbondante in Valtellina e nelle Alpi Venete, abita, benché scarso, tutto il
versante tirrenico dalla Toscana alla Sila, nonché il Gargano. In quanto al cervo
(Cervus elaphus) esso è raro sulle Alpi orientali; indigeno si mantiene, grazie alla
protezione, nel bosco della Mesola presso le foci del Po. I cervi sardi (Cervus
corsicanus) sono relativamente abbondanti nell'isola. Esclusivi della Sardegna
sono il daino (Dama dama), ormai scomparso dal continente, e il caratteristico
muflone (ovis musimon).

Il più abbondante dei grossi Mammiferi che vivono allo stato selvaggio è il
cinghiale (Sus scrofa): eccezionale verso i confini occidentali del Piemonte e
della Liguria, lo si trova, spesso numeroso, lungo tutto il versante tirrenico
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dall'Arno alla Calabria e non manca al Gargano e in Puglia; frequente è in


Sardegna, ove ha una particolare fisionomia.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 

(/index.html)
L'orso si conserva nelle boscaglie attorno al Gruppo di Brenta, in Val di Tovel e
CATALOGO (/CATALOGO/)
in Val di Genova (Orso delle Alpi) e nell'alta valle del Sangro. La lince (Lynx
lynx), ridotta a qualche località del Piemonte, è divenuta rarissima. I lupi, altre
volte assai diffusi, permangonoSCUOLA nell'Appennino centrale e meridionale e in
(/TRECCANISCUOLA/)

Sicilia; le volpi si trovano dappertutto e sulle Alpi raggiungono i 2500 m.


Sparso su tutta la penisola, ma poco abbondante soprattutto nelle provincie
meridionali, è il tasso, LIBRI
amante delle località montuose.
(/TRECCANILIBRI/) In quanto ai gatti
ARTE (/TRECCANIARTE/)

selvatici (Felis silvestris), che bisogna ben distinguere da quelli rinselvatichiti,


sono rari dappertutto salvo che nella Maremma, nel Gargano e in Calabria;
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
anche la Sardegna ne possiede, ma diversi da quelli del continente (Felis ocreata).
Schiettamente alpino è l'ermellino (Putorius ermineus); la donnola (Putorius
nivalis) si trova anche nelle isole, ACQUISTA
ove è rappresentata da particolari forme;
(/EMPORIUM/)

diffusa nel continente è la puzzola (P. putorius); la martora (Mustela martes) vive
anche nelle isole, ove manca invece la faina (M. foina). La lontra (Lutra lutra),
assente dalle isole, è rara in tutto il continente.

Comune anche nelle isole è il riccio (Erinaceus europaeus); le talpe mancano


tanto in Sicilia quanto in Sardegna. Piccoli Insettivori sono i toporagni e le
crocidure, abbastanza diffusi e abbondanti; il piccolissimo mustiolo toscano
(Pachyura etrusca) vive dalla Toscana alle provincie meridionali, nonché in
Sardegna.

Fra i Rosicanti si hanno specie prettamente alpine: tali la lepre bianca (Lepus
variabilis), la marmotta (Marmota marmota) e il piccolo campagnolo delle nevi
(Arvicola nivalis), che si spingono nelle zone fra 3000-4000 m. di altitudine.
L'istrice (Hystrix cristata), al contrario, è specie meridionale non infrequente in
Sicilia, piuttosto rara sul continente, ove si spinge fino in Toscana. La lepre

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comune (Lepus timidus) si trova in tutta Italia e in Sicilia; la Sardegna possiede il


L. mediterraneus, più piccolo; il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus)
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
abita
soprattutto
(/index.html) la Val d'Aosta, l'arcipelago toscano, la Sicilia e la Sardegna. Lo
scoiattolo (Sciurus vulgaris) e il ghiro (Myoxus glis) costituiscono una
CATALOGO (/CATALOGO/)
popolazione arboricola comune ai nostri boschi: il secondo si trova anche nelle
due isole maggiori. Pure assai diffusi sono il topo quercino (Eliomys quercinus) e
il moscardino (Muscardinus avellanarius). Varie specie di topi e di arvicole
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

apportano danni considerevoli negli abitati e soprattutto nelle campagne.


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Numerose specie rappresentano il gruppo dei Pipistrelli fra cui il Vesperugo
maurus è tipicamente alpino.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Una specie di foca (Pelagius monachus) frequenta le nostre spiagge solitarie e


rocciose.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Ricca, varia e multiforme è l'avifauna: se si prescinde da quelli che vi capitano


eccezionalmente, l'Italia possiede circa 400 diverse specie di Uccelli, ma solo
poco più di un terzo vi sono stazionarie. Come esclusivo dell'Italia possiamo
considerare il passerotto comune (Passer Italiae) proprio del continente.

Una delle regioni meglio caratterizzate è certamente quella alpina. Quivi, nel
folto dei boschi elevati vivono quei magnifici gallinacei che sono i tetraonidi: il
gallo cedrone (Tetrao urogallus), ormai raro e localizzato nel Cadore, nel
Trentino, nel Friuli e in qualche altro sito delle Alpi lombarde e venete, il
francolino di monte (Tetrastes bonasia), il fagiano di monte (Lyrurus tetrix), la
mutevole pernice di monte (Lagopus mutus). Esclusivi delle Alpi sono il picchio
cenerino (Gecinus canus), specie settentrionale stazionaria nel Trentino, il
magnifico picchio nero (Dryocopus martius) e, benché talora se ne allontani, la
nocciolaia (Nucifraga caryocatactes); mentre, diffusi in tal zona più che altrove,
notiamo anche i gracchi (Pyrrhocorax alpinus, Fregilus graculus), il sordone
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(Accentor alpinus), il fringuello delle nevi (Montifringilla nivalis), il picchio


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
muraiolo (Tichodroma muraria), il rampichino alpestre (Certia familiaris)e altri
uccelli, che possono anche rinvenirsi nella penisola e nelle isole.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
La regione subalpina e la pianura padana non presentano spiccate peculiarità: vi
notiamo peraltro il precoce arrivo delle specie migranti che giungono dal
settentrione, e il ritardo di quelle che vengono
SCUOLA dal mezzogiorno. Durante
(/TRECCANISCUOLA/)

l'inverno v'è gran copia di varie specie di tordi. Nella pianura padana fa non
rare e spesso abbondanti comparse l'oca lombardella (Anser albifrons), mentre le
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
lagune e le paludi, soprattutto nell'estuario veneto, richiamano gran copia di
trampolieri e palmipedi, fra i quali sono notevoli la moretta grigia (Fuligula
albifrons), la moretta pezzata (Harelda glacialis), l'orco e l'orchetto marino
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
(Oedemia) e le strolaghe (Colymbus).

Altri Uccelli nordici capitano invece in Liguria:


ACQUISTA tali le caratteristiche alche
(/EMPORIUM/)

(Alca) e il curioso pulcinella di mare (Fratercula arctica). La Liguria è peraltro la


regione più ricca d'Italia in fatto di uccelli, specialmente per il gran numero di
specie di passo e di stazione estiva o autunnale che si susseguono durante
l'anno.

Anche in Toscana l'avifauna è ricca; nella Maremma comincia a incontrarsi con


una certa abbondanza la calandra (Melanocorypha calandra), che si fa sempre più
numerosa nelle provincie meridionali e nelle isole; vi abbondano il pagliarolo
(Calamodus aquaticus), il forapaglie castagnolo (Lusciniola melanopogon), la
salciaiola (Lusciniopsis luscinioides), ecc.

Sulle vette appenniniche si rinviene ancora qualche elemento alpino; nelle


regioni meridionali scompare il gracchio (Pyrrhocorax pyrrhocorax), ma il
gracchio corallino (P. graculus) continua a esser comune in Calabria, in Sicilia e
in Sardegna. Nelle pianure dell'Italia meridionale, oltre a buona parte delle

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specie comuni alla centrale, si vedono frequentemente la volpoca (Tadorna


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
tadorna) e altri palmipedi; (Otis
in alcune località vive la bella gallina prataiola
tetrax).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Uno dei fatti più singolari delle grandi isole è la mancanza del comune
passerotto, sostituito dal Passer hispaniolensis. Caratteristiche della Sicilia sono la
rara quaglia tridattila (Turnix sylvatica) e il bellissimo e ormai estinto francolino
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

(Francolinus francolinus). Il pollo sultano (Porphirio caeruleus), abbondante in


quest'isola, si trova anche nella Puglia e in Sardegna. Il fenicottero
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
(Phoenicopterus roseus), raro in Sicilia, è invece comunissimo negli stagni di
Cagliari e di Oristano: questo uccello, a differenza di tutte le specie migranti
che vengono dal sud, arriva daTRECCANI
noi in autunno
CULTURAe(/CULTURA/)
ne riparte in primavera. Gli
stagni della Sardegna offrono acconcia dimora a gran numero di trampolieri e
di palmipedi, come volpoche (Tadorna tadorna), fistioni turchi (Fuligula ru ina),
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
gobbi rugginosi (Erismatura leucocephala), ecc., mentre le scogliere litoranee
sono frequentate dal marangone col ciuffo (Phalacrocorax Desmaresti). Le colline
albergano la gallina prataiola e la caratteristica pernice sarda (Perdix petrosa).
Ma ciò che maggiormente colpisce nell'avifauna sarda è l'abbondanza e la
varietà dei grossi rapaci, così scarsi nel continente: comunissimi gli avvoltoi
(Aegypius monachus), i grifoni (Gyps fulvus), gli avvoltoi degli agnelli (Gypaëtus
barbatus); comune l'aquila del Bonelli (Nisaëtus fasciatus); non rare l'aquila di
mare (Haliaëtus albicilla) e l'aquila reale (Aquila chrysaëtus), a cui si aggiungono il
falco pescatore (Pandion haliaëtus), il nibbio reale (Milvus milvus), l'astore (Astur
palumbarius), ecc.

Passando ai Rettili, la testuggine palustre (Emys orbicularis) è diffusa in tutto il


continente e nelle isole; mentre la terrestre (Testudo graeca) è specie
meridionale e insulare, benché la si trovi indigena anche in Liguria e nell'Istria.
Comunissima dappertutto la lucertola muraiola (Lacerta muralis); il ramarro (L.
viridis) manca in Sardegna. L'orbettino (Anguis fragilis) è proprio del
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continente. Le tarantole (Tarantola mauritanica, Hemidactylus turcicus)


appartengono alla faunaISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
peninsulare 
e insulare. Assai diffusa è la vipera
comune (Vipera aspis) che manca solo in Sardegna; un'altra vipera, il marasso
(/index.html)
palustre (V. berus) è propria dell'Italia settentrionale; più localizzate la Vipera
CATALOGO (/CATALOGO/)
Ursinii e la vipera cornuta (V. ammodytes). La biscia acquaiola (Tropidonotus
natrix) vive dappertutto. La Sardegna è peraltro poverissima di serpenti e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
manca di colubri (Coluber) e di coronelle (Coronella).

Mancano in Sardegna LIBRI


anche(/TRECCANILIBRI/)
la salamandra, ilARTE
rospo comune e le rane; mentre
(/TRECCANIARTE/)
queste popolano il continente e la Sicilia con varie specie, di cui la rana comune
(Rana esculenta) è la più diffusa. Schiettamente insulare è il discoglosso
(Discoglossus pictus). I tritoni (Molge) vivono,
TRECCANI se (/CULTURA/)
CULTURA si eccettua una specie sarda, solo
sul continente. Interessante è il proteo (Proteus anguinus), che abita le acque
sotterranee dall'Istria al nord dell'Erzegovina.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Le acque dolci nutrono gran copia di Pesci. Gli storioni (Acipenser sturio, ecc.)
s'inoltrano solo nei grandi fiumi e soprattutto risalgono il Po. Le anguille sono
abbondantissime dappertutto e popolano anche le acque salmastre e i bacini
non comunicanti con i corsi d'acqua. Diffusissime sono anche le tinche (Tinca
vulgaris) e i salmoni (Salmo fario), il luccio (Esox lucius) e il pesce persico (Perca
luviatilis) mancano nelle provincie meridionali e nelle isole.

Numerosissimi sono gl'Insetti, i Molluschi e gli altri invertebrati. L'Italia non è


immune dalle orde devastatrici delle cavallette: gli Acridium e gli Stauronotus
compiono le loro devastazioni soprattutto nelle isole, il Caloptenus italicus nelle
regioni centrali e settentrionali, il Pachytylus migratorius dappertutto.

Temuti sono anche parecchi Coleotteri e principalmente il maggiolino


(Melolontha vulgaris). La fillossera (Phylloxera vastatrix), originaria dell'America,
si è estesa compromettendo, spesso gravemente, le nostre viti. Non vi sono in
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 58/1196
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Italia Artropodi il cui veleno sia veramente pericoloso per l'uomo: se


abbastanza temibili sono 
le scolopendre (Scolopendra), poco lo sono i piccoli
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

scorpioni
(/index.html)
(Euscorpius) viventi in Italia, e tanto meno la tarantola (Lycosa
tarentula) e la malmignatta o ragno volterrano (Latrodectes tredecimguttatus).
CATALOGO (/CATALOGO/)

Regioni e provincie.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Regioni augustee. - Augusto, non sappiamo in qual momento precisamente,


divise l'Italia (per i confini dell'Italia in epoca augustea, vedi appresso p. 799) in
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
undici regioni, e tale divisione Plinio mise a fondamento della sua corografia
dell'Italia (Nat. Hist., III, 5, 46 segg.). Par certo che in questa divisione ogni
regione fosse contrassegnata da un numero
TRECCANI d'ordine
CULTURA progressivo e non da una
(/CULTURA/)
speciale denominazione, mentre le località venivano registrate in serie
alfabetica, facendosi speciale segnalazione delle colonie.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Le prime otto regioni di Augusto comprendono l'Italia peninsulare fino alla


Magra e al Rubicone, che sono i confini antecedenti all'annessione della Gallia
Cisalpina, i confini, cioè, dell'Italia preaugustea, e le ultime tre comprendono
l'Italia settentrionale con quello che invece fu il confine augusteo. In
considerazione di ciò il Mommsen congetturò, forse a ragione, che Augusto
non avesse creato di sana pianta la sua divisione, ma avesse preso le mosse da
una precedente divisione dell'Italia peninsulare in otto regioni e a queste avesse
aggiunto la Gallia Cisalpina, dividendola in tre ulteriori distretti. Le undici
regioni sono le seguenti: 1. Campania e Lazio, 2. Apulia e Calabria, 3. Bruzzio e
Lucania, 4. Sannio, 5. Piceno, 6. Umbria, 7. Etruria, 8. Emilia, 9. Liguria, 10.
Venezia e Istria, 11. Gallia Transpadana.

Popolazione.

Antropologia. - Il primo saggio scientifico sull'antropologia dell'Italia nel suo


insieme è dovuto a G. Nicolucci. Nel lavoro di questo autore però, se è bene
sviluppata la parte che si riferisce alle tradizioni e ai dati storici relativi ai
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movimenti delle popolazioni che abitarono la penisola, è poco sviluppata la


parte veramente antropologica, 
relativa ai caratteri fisici descrittivi e metrici
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

degl'Italiani.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Il lavoro fondamentale per l'antropologia dell'Italia e quello che, ancora oggi,
rimane quasi unico per il numero delle osservazioni individuali, su cui è
fondato, per l'elaborazione statistica di esse, per la cautela delle deduzioni, è
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
quello di R. Livi. Questo lavoro può dirsi non solo il massimo sull'antropologia
italiana, ma quello che ancora oggi è il migliore esempio di una ricerca simile
estesa a una nazione civile, in guisa che esso può
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEdirsi veramente un vanto della
(/TRECCANIARTE/)

scienza antropologica italiana. Il Livi si valse dei risultati metrici e descrittivi,


raccolti dal corpo medico-militare sui militari delle classi '59-'63. I rilievi
furono eseguiti in base a uno schema,
TRECCANIdetto foglio
CULTURA sanitario, immaginato e
(/CULTURA/)

proposto dal colonnello medico Salvatore Guida. Il numero delle osservazioni


individuali fu di circa 300.000.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

L'inchiesta che si ebbe in mira aveva anche scopi medici, ma a noi interessano
solo i risultati antropologici. Tre caratteri furono considerati in modo
particolare: l'indice cefalico, il colorito, la statura; ma furono osservati anche
altri caratteri. La scelta di questi ultimi però non può dirsi esente da riserve, che
debbono anche estendersi al modo del loro rilievo.

Indice cefalico. - Tanto nella carta per circondarî, quanto in quella per
mandamenti (amministrativi) la distribuzione dei valori medî dell'indice
cefalico appare assai più regolare di quella degli altri due caratteri. La media
generale è di 82,73. Siccome l'indice cefalico nel vivente si calcola abbia un
valore superiore a quello del cranio di due unità e siccome lo strumento di
misura che fu usato, il cosiddetto quadro a massima, alza alquanto il valore
dell'indice, dobbiamo ritenere che la media suddetta corrisponda praticamente,
se pure non a un valore più basso, almeno al valore di 80 sul cranio, che è anche
la divisione che si suole fare tra forme dolicoidi e brachioidi del cranio,
allorquando si fa uso di una divisione binaria.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 60/1196
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L'indice cefalico in Italia va, parlando all'ingrosso, decrescendo dal nord al sud:
i valori medî andando da  sita
88,7 a 74,2. La sede prevalente della brachicefalia,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

a nord dell'Appennino settentrionale, s' inoltra attenuata, ma continua,


(/index.html)
nell'Italia centrale con uno sperone la cui punta, situata nell'asse della penisola,
CATALOGO (/CATALOGO/)
arriva presso a poco a Rieti. Ma poco oltre, al sud, essa ricomincia, con l'attuale
provincia di Frosinone e con la provincia di Chieti a nord-est. Con gradi
iniziali essa occupa tutta la parte meridionale occidentale della Campania e la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Lucania centro-orientale. È assai interessante un'area di forme presso a poco al
confine fra brachioidi e dolicoidi, ma tutto sommato, più dolicoidi, e che è
circoscritta da un semicerchio di forme brachioidi,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dato appunto dalle zone
ARTE (/TRECCANIARTE/)

sopra riferite: provincia di Chieti, provincia attuale di Frosinone, Campania


meridionale-occidentale, Lucania centro-orientale. Questa zona di relativa
dolicocefalia corrisponde all'ingrosso
TRECCANIa CULTURA
una zona(/CULTURA/)
di colorito chiaro che
vedremo. Quest'ultima però è più larga, comprendendo la provincia di Chieti.
La Sicilia è tutta compresa nella dolicocefalia, ma la sua intensità è molto
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
variabile. La Sardegna invece presenta i gradi più intensi di quella. A questo
quadro generale occorre però aggiungere alcuni fatti sempre assai importanti:
nella valle del Po è constatabile che la zona debolmente dolicocefalica della
Liguria si continua nella parte meridionale e orientale del Piemonte e quindi,
dirigendosi verso nord-est, arriva alla provincia di Brescia, con una breve
interruzione in corrispondenza del circondario di Lodi. La Liguria presenta una
lieve dolicocefalia, ma essa è assai intensificata all'estremo bordo della Toscana,
a quella adiacente, cioè nei circondarî di Lucca e Castelnuovo di Garfagnana,
come nella parte meridionale di quello di Massa. Questa zona, diciamolo subito,
è caratterizzata anche da statura alta e da colorito piuttosto scuro. Un fatto
interessante è che la Romagna presenta brachicefalia più sensibile di quella che
si riscontra nelle regioni circostanti e soprattutto nella valle del Po e nel
Veneto. Riguardo al rapporto fra altimetria e indice cefalico, il Livi credette di
poter asserire una differenza fra nord e sud, nel senso che nel nord la zona
altimetrica sita sopra i 400 metri sul livello del mare avrebbe maggior
frequenza di brachicefali, nel sud invece di dolicocefali. Questa differenza
sarebbe, secondo il Livi, determinata semplicemente dal fatto che la montagna,
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luogo di scarso movimento etnico, conserverebbe meglio la forma caratteristica


della regione. Sennonché 
il Sera obietta che l'esame particolare delle regioni,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nel grafico relativo del Livi (p. 84) non permette di trarre con sieurezza la
(/index.html)
conclusione di fatto assunta dal Livi e, più ancora, fa rimanere dubitosi sulla
CATALOGO (/CATALOGO/)
legittimità della causa da quello supposta. La prevalenza della brachicefalia nella
montagna, per il Veneto, brachicefalico, è assai esigua; l'Emilia, brachicefalica,
ha la montagna più dolicocefalica della pianura e lo stesso vale per le Marche;
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
per l'Umbria, brachicefalica, la differenza è minima, ma caso mai, contraria alla
regola del Livi; il Lazio, dolicocefalico, è più brachicefalico nella montagna e in
misura sensibile; la Puglia,
LIBRI dolicocefalica,
(/TRECCANILIBRI/)ha indice più elevato nella montagna.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

La Sardegna, infine, che ha l'indice più basso, dovrebbe offrire maggiori


evidenze, e invece ha una piccola differenza fra montagna e pianura, e ancora
in senso contrario. La spiegazione delleCULTURA
TRECCANI differenze fra montagna e pianura per
(/CULTURA/)

l'indice cefalico è data dal Sera in maniera diversa, come si vedrà.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Colorito. - Per ciò che riguarda il colorito, il suo rilievo fu fatto in base agli occhi
e ai capelli e non alla pelle, e i risultati di esso furono tradotti cartograficamente
in quattro maniere e cioè per frequenza di tipi puri e di tipi misti. Sono tipi
puri il tipo a capelli e occhi scuri o neri (tipo bruno) e quello a capelli biondi e
occhi azzurri o grigi (tipo biondo). S'intendono per tipi misti le percentuali che
si hanno sommando tutti gli occhi scuri o neri e tutti i capelli neri, ovvero tutti
i capelli biondi e gli occhi azzurri o grigi, anche quando non si trovano sullo
stesso individuo e riferendo tali somme al numero totale delle osservazioni. Da
tutte e quattro le carte del Livi per circondarî, come dalla grande carta per
mandamenti del tipo bruno misto, risulta press'a poco la stessa distribuzione
geografica del colorito e cioè: le popolazioni più bionde sono tutte aggruppate
verso il confine settentrionale d'Italia, formando un tratto di unione con le
popolazioni della Savoia, della Svizzera, dell'Austria, notoriamente più bionde
assai degl'Italiani. È singolare osservare che tutta la valle del Po è più bruna
decisamente di alcune regioni dell'Italia centrale, Toscana, Umbria, Marche.
Nella Valle Padana è decisamente più bruna tutta la parte al sud del Po e una
fascia preappenninica. L'Appennino settentrionale è invece piuttosto chiaro.
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Un'altra zona chiara è data dalle provincie di Chieti, Campobasso, Benevento,


Avellino. La Calabria èISTITUTO
più bruna  le
della Sicilia, ma la Sardegna supera tutte
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

altre regioni per brunezza.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
È singolare a questo proposito il fatto, rivelato bene dalla carta per
mandamenti, che mentre Puglia, Calabria e Sicilia manifestano differenze
spesso sensibili per il colorito fra mandamenti prossimi gli uni agli altri, la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Sardegna, sita presso a poco alla stessa latitudine dell'Italia meridionale
continentale, dimostra assai piccole differenze. Chiaramente tale fatto esclude
un fattore climatico e invece indica la presenza
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) d'un
ARTE fattore etnico nell'Italia
(/TRECCANIARTE/)

continentale e in Sicilia, fattore rimasto in gran parte assente in Sardegna.


Riguardo al rapporto fra colorito e abitato montagnoso, il Livi stabilì che nelle
montagne (luoghi al disopra diTRECCANI
400 metri) la proporzione
CULTURA (/CULTURA/) dei capelli biondi è

sempre maggiore e quella degli occhi bruni è minore. Solo una regione forma
eccezione, l'Abruzzo, ma questa è una regione montuosa e la proporzione dei
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
pianigiani in essa è insignificante. Nelle montagne, secondo il Livi, si avrebbe
maggiore proporzione di tinte chiare, perché in esse vi è maggior numero
d'individui sottoposti a influenze generali o locali che ritardano lo sviluppo
corporeo e la normale evoluzione del colore, che, come è noto, si scurisce dalla
nascita in poi.

Sembra tuttavia che la spiegazione sia assai più complicata e, pur non
escludendo il fattore del Livi, si dovrebbe far ricorso, almeno per l'Italia
centrale e la parte più settentrionale della meridionale, a un fattore raziale,
come si vedrà poi. A questo proposito è degno di ricordo che ben piccola
differenza fra pianura e montagna si verificherebbe per la Lombardia, ove un
fattore etnico è appunto più evidente.

Statura. - La statura media generale risulta essere di m. 1,645. Questa statura


corrisponde anche alla media generale dell'umanità. Dobbiamo però osservare
che questa cifra, come le altre che esporremo, si riferisce a giovani "idonei",
cioè a un gruppo selezionato. Il Livi stesso esaminando la statura dei giovani di
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cinque classi, precedenti a quelle qua considerate, ma per tutti gli "iscritti",
trovò una statura di 21 ISTITUTO
mm. inferiore. 
D'altra parte occorre anche considerare
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

che i giovani a 20 anni non hanno raggiunto la loro statura definitiva. Siccome
(/index.html)
però le grandi statistiche della statura si riferiscono per lo più, nelle nazioni
CATALOGO (/CATALOGO/)
civili, ai giovani sui 20 anni, è possibile un giudizio relativo dell'altezza. Dai dati
del Livi risultano comporre la popolazione italiana: 18,2% di statura sotto m.
1,60; 35% di stature fra m. 1,60SCUOLA
e m. 1,65, 29,2% di stature fra m. 1,65 e m. 1,70;
(/TRECCANISCUOLA/)
17,6% di statura sopra m. 1,70. Dalle carte si distribuzione del Livi, risultano
esistere in Italia tre principali centri di alte stature. Uno, il più vasto,
comprende la massimaLIBRI parte del Veneto; uno,ARTE
(/TRECCANILIBRI/) tosco-emiliano, che occupa la
(/TRECCANIARTE/)

parte settentrionale della Toscana (con una piccola invasione in Liguria) e la


porzione orientale dell'Emilia, tramezzato da una chiazza di basse stature,
corrispondente ai due circondarî montuosi
TRECCANI di Pavullo
CULTURA e di Vergato; e un terzo,
(/CULTURA/)

lombardo, nella parte orientale e settentrionale della Lombardia. Le


popolazioni di più bassa statura formano invece una larga striscia, che,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
cominciando dalla metà meridionale delle Marche, ristretta dapprima fra
Adriatico e Appennino, si estende verso il sud, passando per il Sannio e va a
raggiungere la Lucania e la Calabria. Un centro di basse stature è anche ben
delineato sulla costa meridionale della Sicilia. Un altro centro di popolazioni
bassissime è costituito dall'intera Sardegna, fatta eccezione di una zona a nord-
est. Il Livi crede che la spiegazione delle differenze di statura sia da cercare
nell'azione combinata della razza e dell'ambiente. L'intervento del primo fattore
è, per il Livi, indubitabile e risulta bene nel confronto di certe zone che
presentano press' a poco le stesse condizioni economiche e sociali e pur tuttavia
statura diversa. Tali, ad es., Veneto e Piemonte, Toscana occidentale e
orientale, Abruzzo centrale e orientale. Fra le variazioni determinate
dall'ambiente è da considerare in primo luogo quella della montagna, giacché
buona parte del suolo italiano, soprattutto nel mezzogiorno, è montagnosa. Il
Livi ha asserito l'esistenza di un'influenza deprimente della statura da parte
della montagna, nel senso almeno che questa influenza è sensibile fino ai 900
metri. Tale influenza però non sarebbe di natura fisica, ma solo economico-
sociale. Ciò risulterebbe, per il Livi, dall'esame della statura media dei tre
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gruppi sociali da lui stabiliti nei giovani soldati: 1. Studenti, professionisti,


impiegati, ecc.; 2. Contadini; 3. Altre attività. Anche nei capoluoghi di
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

provincia siti a maggiore altezza (Cuneo, Perugia, Aquila, Campobasso,


(/index.html)
Potenza, Caltanissetta) il primo gruppo presenta statura assai più elevata. Tra i
CATALOGO (/CATALOGO/)
fatti generali di distribuzione più cospicui è la presenza di una fascia,
abbastanza larga, di stature relativamente basse, in corrispondenza
dell'Appennino settentrionale eSCUOLAche dal(/TRECCANISCUOLA/)
Piemonte arriva alle Marche, per
riattaccarsi alla zona di stature basse che abbiamo già detta. La carta di
distribuzione della statura per l'Italia conferma quanto per questo carattere è
noto in generale, cioè LIBRI
il suo(/TRECCANILIBRI/)
scarso valore raziale
ARTEe(/TRECCANIARTE/)
la sua influenzabilità da
fattori peristatici (ambientali), onde, anche per l'Italia, non possiamo dare alla
statura in generale un grande valore per stabilire gli elementi raziali che sono
intervenuti nella sua composizione etnica.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Altezza del cranio. - Più che dalla variazione dell'indice cefalico orizzontale, ci si
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
potrebbe attendere schiarimenti dalla variazione dell'altezza del cranio (v.
cefalici, indici) e meglio ancora dall'esame dei caratteri descrittivi della faccia (v.
fisionomia: Fisionomia facciale etnica). Per ciò che riguarda il primo oggetto,
valevoli contributi sono stati portati dal Pelizzola, il quale si valse nelle sue
estese misurazioni dell'altezza sopra-auricolare, come più squisito mezzo di
analisi, in confronto della comune basilo-bregmatica. Le sue conclusioni perciò
hanno una grande sicurezza, sotto il riguardo della distribuzione dei tipi di
altezza. Ma anche il materiale di dati raccolti da parecchi studiosi su serie
craniensi storiche e preistoriche (dati in cui però l'altezza del cranio è misurata
con la basilobregmatica) permette utili deduzioni. Le ricerche del Pelizzola si
sono limitate purtroppo, finora almeno, all'Italia settentrionale e parte della
centrale. Da esse risultano tuttavia alcuni fatti di grande interesse: 1. La
brachicefalia dell'Italia settentrionale è da scindere in due unità morfologiche,
una brachicefalia di tipo platicefalico, propria della montagna elevata, che
possiamo perciò dire propriamente alpina, e una brachicefalia che abbraccia la
zona prealpina e la pianura e che è di tipo ortocefalico. La zona romagnola
sarebbe persino caratterizzata da una certa frequenza di forme ipsicefaliche che
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si spingono anche nelle Marche. 2. In alcuni luoghi dell'Appennino


settentrionale sono presenti forme platicefaliche, ma a differenza delle
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
alpine,
piuttosto lunghe (Liguria, S. Maria del Taro, Ospitale presso il Cimone).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Le ricerche più speciali del Pelizzola sul Tirolo meritano di essere qua ricordate
per la loro importanza etnologica, culturale e, sotto certi aspetti, politica. Il
Pelizzola infatti poté dimostrare, come l'annessa cartina indica, che nella valle
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dell'Adige sul versante italiano, l'elemento dolico-basso, identificabile in questa
zona con l'elemento etnico germanico, non è affatto prevalente, essendo invece
prevalente, nelle più alte valli
LIBRI secondarie, l'elemento
(/TRECCANILIBRI/) platibrachi e nella valle
ARTE (/TRECCANIARTE/)

bassa il brachiortocefalo. L'elemento dolico-platicefalo, di provenienza


germanica, si trova invece in stato di concentrazione soltanto sul versante
opposto, nella valle dell'Inn. Per ritornare
TRECCANI però (/CULTURA/)
CULTURA al soggetto principale,
dobbiamo dire, riguardo alla seconda delle due conclusioni del Pelizzola, da noi
ricordate come più importanti, che dalla rieerca del Pelizzola non risulta se
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
l'elemento basso appartenga al tipo xantocroico ovvero al tipo facciale stesso
dei brachioidi.

Indichiamo col nome di xantocroico, come per primo fece Th. H. Huxley, il
tipo chiaro a capelli biondi e occhi azzurri, che molti chiamano nordico e anche
germanico. Quest'ultima denominazione è affatto da rigettare, non essendo
affatto questo tipo prevalente in Germania. Ma anche la denominazione di
nordico non è propria, non essendo affatto dimostrato, anzi essendo
improbabile, che questo tipo tragga la sua origine dal nord dell'Europa.

Inoltre il Pelizzola riterrebbe che i dolico-ortocefali presentino concentrazioni


sull'Appennino, mentre i brachioidi ortocefali sarebbero il risultato di una
violenta invasione da regioni finitime all'Italia della Penisola Balcanica, in guisa
che essi da un lato avrebbero respinto i brachiplati sulle Alpi e dall'altra i
dolicocefali sull'Appennino. Questa conclusione pare al Sera inaccettabile ed è
dovuta al fatto che il Pelizzola, come il Livi, non osservarono che i dolicocefali
dell'Appennino settentrionale e centrale sono, con ogni probabilità, almeno in
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parte, del tipo xantocroico e quindi arrivati in Italia in tempi relativamente


recenti, al più presto nelISTITUTO
Neolitico, con probabilità maggiore nell'età del
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) bronzo
e più probabilmente nell'età del ferro, ma soprattutto che essi, contrariamente a
(/index.html)
quanto ritiene il Pelizzola, hanno ricacciato verso l'occidente dell'Appennino
CATALOGO (/CATALOGO/)
un tipo precedente proprio a questo, come si dirà poi. Allo scopo di avere su
questo e altri punti la maggiore chiarezza possibile, il Sera ha studiato il
comportamento dell'altezza delSCUOLA cranio,(/TRECCANISCUOLA/)
quale risulta dai dati relativi a più serie
esistenti nella letteratura e ha potuto fare parecchie constatazioni importanti
delle quali faremo qui un breve cenno: 1. La regione veneta (dati del Tedeschi)
presenta una piccola altezza del cranio. Questo
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) carattere
ARTE distacca la detta
(/TRECCANIARTE/)

regione da quella padana e romagnola, con le quali la brachicefalia pareva


ravvicinarla e nello stesso tempo è piuttosto sfavorevole all'ipotesi della
provenienza balcanica dei brachioidi
TRECCANI padani.
CULTURA2. (/CULTURA/)
Nella regione emiliana (dati del
Giuffrida-Ruggeri) la massa della popolazione è brachiortocefala. Esistono solo
scarsissimi dolico-platicefali. 3. Nelle Marche, mandamento di Camerino (dati
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di Legge), abbiamo una popolazione assai mescolata per l'altezza, come per
l'indice cefalico orizzontale; esiste con frequenza notevole un elemento
piuttosto basso e lungo, le cui affinità si tratta di stabilire in base ai caratteri
facciali. Questo elemento piuttosto basso sembrerebbe più frequente nei cranî
antichi di Camerino, certamente appartenenti agli Umbri (dati di Frassetto). 4.
Nell'Umbria, una serie di Todi (dati di Zanolli) dimostra una brachiortocefalia
assolutamente predominante, ma anche rivela la presenza indubbia di un tipo
platicefalico ma corto, cui perciò il Sera tende a precludere affinità
xantocroiche. Un altro gruppo più piccolo e più evidente nella serie femminile,
potrebbe essere ad affinità xantocroiche. 5. La serie dei cranî di Pompei antica
(illustrata dal Nicolucci) stabilisce nettissimamente la presenza di due
componenti, l'una piuttosto lunga (indice 75-80) e platicefalica, l'altra più corta
(indice 79-84) e ortocefalica. Lo studio dei caratteri facciali di 20 pezzi di questa
serie che si conservano nell'Istituto di Antropologia di Napoli, ha dimostrato al
Sera assenza assoluta di un tipo xantocroico. I cranî appartengono tutti al tipo
etiopico-caucasiano (v. fisionomia: Fisionomia facciale etnica). Pur non
volendo escludere che un numero maggiore di casi possa fare risultare la
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presenza del tipo xantocroico, il Sera ritiene che questo possa essere stato in
ogni caso raro, ciò che del resto le pitture murali di Pompei confermano,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  sia
per i colori degli occhi, della pelle, dei capelli dei soggetti ivi raffigurati, sia per i
(/index.html)
caratteri facciali. La serie dei cranî pompeiani antichi è molto importante,
CATALOGO (/CATALOGO/)
perché dimostra la presenza di un elemento platicefalico in latitudini assai basse
in Italia, dovendosi escludere per la sua frequenza (oltre la metà dei casi) un
accesso dal nord, supposizione SCUOLA
che si presenterebbe a tutta prima, dato che
(/TRECCANISCUOLA/)
Pompei era in una zona di notevole attrazione etnica. 6. Una serie di Messina
(dati di Mondio) ha in complesso una forma ortocefalica lunga. Pochi sono i
brachioidi. Esiste invece un(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI piccolo gruppo platicefalico e assai lungo, che è
ARTE (/TRECCANIARTE/)

difficile attribuire a un tipo determinato. Un'altra serie siciliana, ma


proveniente da luoghi diversi (dati di Moschen), conferma i dati della serie di
Messina. 7. Le serie dei cranî sardi illustrate
TRECCANI da (/CULTURA/)
CULTURA Duckworth presentano forme
ortocefaliche e lunghe, quasi allo stato di purezza assoluta.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Questi dati sull'altezza del cranio, pur essendo ancora piuttosto scarsi, ci
permettono d'interpretare meglio i fatti che pongono in luce le tre grandi carte
del Livi, facendoci vedere dei legami ove parrebbe fossero solo differenze e
differenze dove sembrerebbe esistessero identità, se ci si limitasse al solo indice
cefalico. Purtroppo invece manchiamo ancora di una ricerca diagnostica
sistematica sui caratteri descrittivi della faccia, ricerca che sarebbe d'importanza
di gran lunga maggiore, per la chiarificazione dei rapporti etnici italiani.
Tuttavia il Sera ritiene che il tipo facciale di gran lunga predominante in Italia
sia l'etiopico-caucasiano, che è forse nella sua maggiore purezza in Calabria. Per
la Sardegna non saprebbe escludere la confluenza con altri tipi facciali, pur
essendo comuni con questi indice cefalico orizzontale, altezza del cranio,
colorito, ecc. L'unicità di tipo della Sardegna potrebbe esser solo apparente e
provenire dalla scelta dei caratteri usati per le misure, caratteri che sarebbero
assai meno validi di quelli descritti della faccia, a darci le distinzioni
fondamentali raziali. Secondo il Sera, l'unità dei cosiddetti Mediterranei, pur
volendosi limitatamente considerare come tali solo i dolicocefali, è affatto
illusoria ed è proprio il carattere, secondario e subordinato nel suo valore, della
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forma lunga del cranio cerebrale, che crea questa unità illusoria. Ma, oltre a ciò,
non vi è nessuna ragione 
positiva per escludere dai Mediterranei i brachioidi,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

che certamente non hanno niente a che fare con l'Asia, secondo quanto
(/index.html)
vorrebbe il Sergi.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Il Sera ritiene che, per l'Italia, il colorito si manifesta un carattere


discriminativo migliore persinoSCUOLA dell'indice cefalico. Ciò per la ragione che esso
(/TRECCANISCUOLA/)
ci aiuta a distinguere due tipi che l'indice cefalico confonde, e cioè il tipo
dolicocefalico bruno, cosiddetto mediterraneo, e il dolicocefalico chiaro,
cosiddetto nordico ovvero LIBRI xantocroico. Si è visto
(/TRECCANILIBRI/) ARTE che un colorito assai chiaro è
(/TRECCANIARTE/)

su tutta la cintura alpina, ma qua non si ha più a che fare col tipo xantocroico,
bensì col tipo di alta montagna, brachiplaticefalico, il vero tipo alpino, il quale è
differente dal tipo brachioide che troviamo
TRECCANI diffuso
CULTURA nella valle padana, tipo il
(/CULTURA/)

quale ha un colorito più scuro. A questo tipo alpino, o meglio a una sua varietà
a statura alta, forse, ma non con certezza, si deve ancora attribuire in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
prevalenza il colorito chiaro del Veneto. In guisa che risulta il fatto
apparentemente singolare che in alta Italia il tipo xantocroico sarebbe presente
con una certa frequenza solo nella parte settentrionale e occidentale della
Lombardia. Qua però si presenterebbe con le tre caratteristiche classiche:
dolicocefalia, colorito chiaro, alta statura. La carta di distribuzione per
mandamenti dell'indice cefalico è piuttosto favorevole all'ipotesi che la
brachicefalia della valle padana sia l'evoluzione della dolicocefalia ligure. In
seno a una stratificazione di dolico-ortocefali bruni, su tutta la valle padana, si
sarebbero prodotti tre centri brachicefalici, uno per il Piemonte, l'altro per la
bassa Lombardia e l'Emilia occidentale, il terzo per la Romagna. Ma il fatto più
singolare che le due grandi carte del Livi pongono in luce, secondo il Sera, è la
presenza di una forte componente xantocroica in tutta l'Italia centrale e
soprattutto orientale: Umbria, Toscana, Abruzzo e parte settentrionale e
orientale dell'Italia meridionale; Molise, Beneventano, Puglia settentrionale,
parte settentrionale e orientale della Lucania. Da questa zona s'irradierebbero le
propaggini disperse del tipo che si riscontrano nelle altre parti della penisola e
nella Sicilia. Il tipo xantocroico sarebbe praticamente assente nella Sardegna.
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La localizzazione della maggiore massa di questo tipo fa pensare a una


provenienza dal nord eISTITUTO
dall'oriente, 
cioè che esso sia disceso in Italia, seguendo
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

la costa adriatica, senza penetrare addentro nella pianura padana, ma,


(/index.html)
deduzione assai più importante, sembra che a mano a mano che si discende
CATALOGO (/CATALOGO/)
verso il sud, esso abbia sede sui monti. Si può pensare qua a una preferenza
originalmente data a questo ambiente, per una minore resistenza del tipo stesso
al clima caldo del mezzogiorno SCUOLAitaliano(/TRECCANISCUOLA/)
o anche perché il tipo, un tempo esteso
alla costa, sia ivi scomparso per fatti di selezione eliminativa. A ogni modo,
dalla distribuzione dell'indice cefalico che abbiamo visto nella parte
settentrionale dell'Italia meridionale,
LIBRI è chiaroARTE
(/TRECCANILIBRI/) che (/TRECCANIARTE/)
il detto tipo dovette
respingere perifericamente una popolazione bruna e brachioide, che si ha
ragione di credere fosse autoctona nella regione. La popolazione di Pompei
antica dimostra appunto i caratteri di questa
TRECCANI gente
CULTURA respinta dall'Appennino,
(/CULTURA/)

prima che essa subisse larghe contaminazioni. Sul tratto di Appennino in


parola, cioè, le più alte zone contenevano platicefali, dolicoidi o brachioidi che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fossero; le zone più basse, ma sempre montuose, brachiortocefali. È naturale
che gli uni e gli altri fossero rigettati promiscuamente verso occidente.
Nell'Italia centrale, secondo il Sera, il respingimento periferico dei brachioidi,
alti e bassi, primitivi abitatori, non risulterebbe altrettanto evidente finora, per
le differenti caratteristiche orografiche della regione, ove predominano le valli
parallele e in direzione nord-sud, mentre abbiamo le opposte condizioni nella
regione innanzi detta (valli disposte da est a ovest). I brachioidi là si sarebbero
disseminati tra i dolicoidi xantocroici. Ma accurate ricerche per unità
territoriali più piccole dei mandamenti dovrebbero render manifesto il
fenomeno. A ogni modo sarebbe proprio la sede montuosa di questo tipo
xantocroico la ragione del fatto osservato dal Livi dell'indice più basso e del
colorito più chiaro dei montanari dell'Italia centrale e meridionale orientale. È
probabile che questo tipo xantocroico sia disceso in Italia all'epoca del ferro, se
non prima, e che sia stato il portatore del linguaggio ariano. La serie preistorica
di Alfedena dovrebbe contenere abbondantemente tale tipo, secondo il Sera.
Ma la parte più meridionale della zona relativamente chiara di colorito
(Beneventano, Avellinese e, allo stato sporadico, tutto il mezzogiorno calabrese
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e siculo) deve forse il suo carattere ad afflussi assai più recenti (Longobardi,
Normanni). L'assenza dei 
caratteri facciali xantocroici nella serie di Pompei
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dimostra la tardività dell'avvento dei caratteri del tipo chiaro nella regione,
(/index.html)
caratteri che nell'attualità troviamo abbastanza frequenti.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Il Sera ricostruisce provvisoriamente e nelle linee generali gli eventi


antropologici della penisola italiana nella guisa seguente: in tempi di antichità
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
geologica ricoprì la penisola un tipo umano a caratteri facciali prevalentemente
etiopico-caucasiani (in certe regioni però non sono escluse mescolanze
relativamente precoci LIBRI
con i(/TRECCANILIBRI/)
due tipi facciali negritoide e atlanto-indico). Questo
ARTE (/TRECCANIARTE/)

tipo era bruno, a piccola statura, a cranio cerebrale lungo e orto-ipsicefalico.


Qua e là nella penisola, all'avvento del Glaciale, questo tipo dovette subire
influenze climatiche, che lo modificarono alquanto,
TRECCANI CULTURA facendolo localmente
(/CULTURA/)

deviare più o meno nel senso della morfologia della razza di Neanderthal (v.
paleoantropologia). È dubbio che nell'Italia però si sia mai raggiunta una
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
morfologia tipica di questa razza, quale la vediamo in Francia. Solo forse alcuni
caratteri, come la platicefalia, si produssero chiaramente, sempre in zone poco
estese e isolate. L'appartenenza del cranio fossile di Saccopastore, recentemente
trovato, alla razza di Neanderthal pare al Sera, fino a prove migliori, assai
dubbia. Col ristabilirsi del clima attuale, i monti furono nuovamente abitati e
mentre i platicefali erano sospinti sulle zone più alte, sia sulle Alpi, sia
sull'Appennino, gli abitatori delle zone montuose sottostanti si evolvevano
verso la brachiortocefalia. Ciò si verificò però solo per le regioni ove le masse
montuose hanno grande estensione in superficie, non per quelle dove, come la
Calabria, la Sicilia e la Sardegna, hanno estensione piuttosto lineare. Le
popolazioni di queste regioni rimasero dolico-ortoipsicefale, come le troviamo
attualmente.

L'evoluzione verso la brachicefalia nella pianura padana fu forse più tardiva, se


addirittura non fu per lenta immigrazione dei brachioidi montani circostanti, a
mano a mano che il golfo pliocenico si colmava e si rendeva abitabile. Nella
zona romagnola però il Sera tende a vedere una persistenza, nel nord, del tipo
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 71/1196
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più primitivo che abitò l'Italia, con la sola variazione notevole della
brachicefalia, ma del resto meno modificato che in altri luoghi. Un'altra
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) zona di
relativa persistenza del tipo nei suoi caratteri è quella della Lucchesia, ove
(/index.html)
l'evoluzione invece si sarebbe determinata nella statura. Nel sud il tipo
CATALOGO (/CATALOGO/)
primitivo italico si sarebbe conservato meno alterato in Calabria. Questa
condizione di cose, relativamente semplice, fu modificata da avventi del tipo
xantocroide in epoche assai differenti. L'avvento di gran lunga più importante
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
fu certo quello che si verificò nell'epoca del bronzo o, più sicuramente, del
ferro. Il possesso di questo metallo diede alle genti che lo portavano un
vantaggio, che, per lungo
LIBRItempo forse, supplìARTE
(/TRECCANILIBRI/) alla (/TRECCANIARTE/)
relativa scarsezza del numero
e permise loro di stabilirsi largamente nelle parti centrali della penisola,
mantenendosi però a preferenza nelle zone montuose e, a poco a poco,
fondendosi con la popolazioneTRECCANI
preesistente. Le (/CULTURA/)
CULTURA invasioni barbariche diverse,
avvenute in epoche successive, portarono non così grandi cambiamenti. Il
maggiore forse di essi, è quello della zona nord occidentale della Lombardia,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
che abbiamo vista, determinato forse dai Longobardi.

I varî avventi di genti per via di mare, colonizzazioni greche, albanesi, slave,
compresa anche l'etrusca, non possono aver prodotto neppure localmente
cambiamenti profondi; a ogni modo tali cambiamenti sono documentabili con
estrema difficoltà, per cause diverse.

Censimenti. - Riesce assai difficile il calcolo della popolazione italiana nelle


epoche passate, specialmente prima del secolo XIX, perché le basi che si hanno
per i computi sono estremamente malsicure. G. Beloch calcolò la popolazione
dell'Italia peninsulare (esclusa la Gallia Cisalpina e le isole) prima della guerra
annibalica, a 5 milioni di abitanti, ma il computo, fondato sulle notizie
tramandateci circa il numero dei maschi atti alle armi, è probabilmente
alquanto esagerato. Più vicino al vero è forse il dato di 7 milioni di abitanti
(comprese le isole) per il 28 a. C.

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Per quasi tutto il Medioevo ci manca qualsiasi dato per calcoli attendibili; è da
presumersi tuttavia cheISTITUTO
la popolazione 
fosse piuttosto diminuita alla caduta
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dell'Impero Occidentale e continuasse a diminuire (tranne forse nell'Italia


(/index.html)
meridionale e in Sicilia) nel periodo delle cosiddette invasioni barbariche, per
CATALOGO (/CATALOGO/)
poi riprendere a crescere, lentamente dapprima, assai più rapidamente dopo il
Mille. Varî dati, per vero assai frammentarî, dànno valore alla supposizione che
nei primi decennî del sec. XIV SCUOLAl'Italia avesse 10-11 milioni di ab. In quest'epoca
(/TRECCANISCUOLA/)
si cominciano già ad avere, per alcuni stati italiani, numerazioni di fuochi e col
secolo seguente queste numerazioni si fanno più frequenti, più regolari, più
esatte; nel sec. XVI, si LIBRI
hanno già in alcuni casiARTE
(/TRECCANILIBRI/) anche censimenti per teste,
(/TRECCANIARTE/)

paragonabili in certo modo agli attuali; i computi divengono pertanto meno


incerti, ma restano tuttavia approssimativi anche perché le numerazioni nei
varî stati d'Italia si facevano a TRECCANI
epoche diverse.
CULTURALa prima metà del sec. XIV
(/CULTURA/)

sembra rappresentasse un periodo di acme anche dal punto di vista


demografico; la seconda metà del secolo vide una stasi e il secolo seguente forse
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
anche una diminuzione; il dato di 10 milioni, che si dà per l'Italia alla fine del
Medioevo, starebbe a provarlo. Per contro il secolo XVI rappresenterebbe un
altro periodo d'incremento notevole: alla fine di quel secolo l'Italia superò certo
i 12 milioni di ab. e toccò i 13 verso la metà del sec. XVII. Questi dati, intesi
come largamente approssimativi, si possono ritenere come assai attendibili, al
pari dell'altro che fa ascendere a 14 milioni gli ab. alla fine del sec. XVII; dal che
si dovrebbe dedurre che l'incremento fu in questo secolo minore che nel
precedente. Nel sec. XVIII abbiamo finalmente per tutti gli stati italiani
censimenti o numerazioni della popolazione, che, nei loro risultati generali,
appaiono degni di fiducia: un calcolo assai accurato fatto in base a essi, dà per il
1770 circa 16.475.000 per l'Italia nei confini prebellici; riferendoci ai confini
attuali, si superano i 17 milioni. Per il 1800 si possono calcolare 18.125.000 ab.
nei vecchi confini e 18.800.000 nei confini attuali; nel 1825 circa 20,5 milioni e
nel 1852 un po' più di 25 milioni (confini attuali). A partire dal 1861 furono
eseguiti nel Regno d'Italia regolari censimenti decennali (con la sola eccezione
del 1891), dapprima al 31 dicembre, poi a epoche varie. A partire dal
censimento 1881, accanto alla popolazione presente fu calcolata quella
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residente, determinata aggiungendo al numero dei presenti con dimora abituale


gli assenti temporaneamente, ritorno
cioè quelli che si presumeva dovessero far
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

entro un periodo di tempo inferiore a un anno.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
La seguente tabella riassume i dati principali risultati dai varî censimenti dal
1861 al 1931:
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Dai dati ora esposti si può dedurre che la popolazione italiana si è all'incirca
raddoppiata negli ultimi cento anni; pochi altri paesi d'Europa hanno
dimostrato nel periodoLIBRI
corrispondente un ritmo
(/TRECCANILIBRI/) ARTEdi aumento così rapido.
(/TRECCANIARTE/)

Questo aumento è dato, come è noto, da un lato dall'eccedenza dei nati vivi sui
morti, dall'altra dall'eventuale eccedenza degl'immigrati sugli emigrati. Le cifre
della penultima colonna della TRECCANI
tabella mostrano che tale aumento si è
CULTURA (/CULTURA/)

mantenuto, nell'ultimo settantennio, con notevole costanza, poco sopra o poco


sotto il 7 per mille.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Ma si deve osservare che, mentre fino al 1881 l'emigrazione era, come


vedremo, un fenomeno di entità modesta, in seguito assunse proporzioni
rilevantissime, in modo da sottrarre annualmente contingenti molto elevati di
popolazione; tale sottrazione fu pertanto bilanciata da un aumento
dell'eccendenza dei nati sui morti. In effetto tale eccedenza, che era appena del
7 per mille circa nel periodo 1872-1880, salì nel quinquennio seguente (1881-
85) al 10,7 per mille e raggiunse il 12,6 per mille nel periodo 1911-14. La guerra
e le epidemie arrestarono bruscamente il ritmo dell'aumento demografico, anzi,
come è noto, nel 1918 vi fu una diminuzione di oltre 525.000 ab. pari al 14,8
per mille. Poi il ritmo dell'aumento riprese rapidamente: l'eccedenza dei nati
vivi sui morti raggiungeva già il 13 per mille nel 1920, e ancora nel 1923. Negli
anni successivi, fino al 1929, questa eccedenza mostrò una costante tendenza a
diminuire, fino a ridursi a poco più del 9 per mille; il fenomeno cominciava a
destare serie preoccupazioni, ma, in seguito alla campagna energicamente
condotta dal governo contro la limitazione delle nascite e a favore delle famiglie

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numerose, sembra arrestato; infatti nel 1930 l'eccedenza ha di nuovo superato il


12,5 per mille. L'annesso 
diagramma esprime graficamente i dati per l'ultimo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sessantennio.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Se si considera l'eccedenza dei nati sui morti nelle varie parti del regno si nota
eh'essa si comporta molto diversamente. Nel 1929, anno nel quale la media fu,
come si è detto più sopra, moltoSCUOLA
bassa (/TRECCANISCUOLA/)
(9,1 per mille) si superò il 15 per mille in
Lucania e in Calabria, il 14 per mille in Puglia (oltre 19 per mille in provincia di
Lecce), mentre la Liguria superò di poco il 3 per mille, il Piemonte restò sotto
al 2 per mille (0,26 perLIBRI
mille(/TRECCANILIBRI/)
in provincia di Vercelli). Sotto al 4,5 per mille
ARTE (/TRECCANIARTE/)

rimase la Venezia Giulia, e la Toscana superò di poco il 5 per mille; anche


alcune provincie della Lombardia mostrarono quozienti molto bassi (Pavia 2,7
per mille). Essi sono indubbiamente dovuti
TRECCANI a volontaria
CULTURA (/CULTURA/)limitazione della prole.
Nell'Italia settentrionale il più alto quoziente di eccedenza è dato dal Veneto
(11,4 per mille); nell'Italia meridionale il più basso quoziente è dato dalla Sicilia
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
(9,1 per mille).

Quanto all'emigrazione, per quanto come si dirà, essa sia molto diminuita
rispetto al periodo prebellico (la media annua nel periodo 1901-13 fu di oltre
625.000, mentre nel 1930, che diede la più alta cifra del quinquennio ultimo, fu
di 300.000 o poco più), tuttavia in alcune regioni d'Italia sottrae ancora
un'aliquota notevole. Per il che, in conclusione, anche attualmente l'aumento
della popolazione, considerato per compartimenti e provincie, si manifesta
assai disforme. Nell'intervallo corso fra gli ultimi due censimenti vi è una sola
regione in lieve diminuzione, la Sicilia (prov. di Agrigento, Catania, Enna,
Palermo, Ragusa e Trapani), dove alla natalità piuttosto scarsa si aggiunge una
notevole emigrazione. Il Piemonte, considerato nel suo insieme, mostra un
lieve aumento, cui concorre soprattutto la provincia di Torino, ma sono in
diminuzione le provincie di Alessandria, Aosta, e Cuneo per scarsa natalità e in
parte anche per emigrazione interna. Altre provincie con diminuzione sono
Pavia, Trento, Belluno, Udine, Vicenza e Pistoia; alcune di esse sono
caratterizzate da scarsa eccedenza dei nati sui morti, in altre, a spiccato
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carattere montano, si verificano esodi di popolazione, che trovano migliori


condizioni di vita in regioni più basse, o in zone industriali, o anche si
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

trasferiscono a colonizzare altri lembi italiani conquistati all'agricoltura e al


(/index.html)
popolamento dalla bonifica integrale, come si accennerà più oltre. Per contro
CATALOGO (/CATALOGO/)
alcune provincie dell'Italia meridionale (Abruzzo e Lucania), che nel penultimo
decennio (1911-1921) mostravano una diminuzione della popolazione,
accennano ora a riprendere il ritmo normale dell'aumento, per effetto della
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
diminuita emigrazione e anche in genere delle migliorate condizioni sociali ed
economiche.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Distribuzione e densità della popolazione. - Secondo il censimento del 21 aprile


1931, la densità della popolazione era, in Italia, in media di circa 133 ab. per
kmq. (125 nel 1921); ma le deviazioni
TRECCANIda questo(/CULTURA/)
CULTURA valore medio sono fortissime,
anche guardando alle sole provincie, come risulta dalla tabella a p. 739. Un
quadro generale della distribuzione della densità è offerto dalla carta annessa. Si
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
rileva da essa anzitutto un'evidente influenza del rilievo: normalmente la
densità diminuisce col crescere dell'altezza e tanto nelle Alpi quando
nell'Appennino oltre i 500 m. scende di solito sotto i 50 ab. per kmq. e al di
sopra di 1000 m. normalmente sotto i 10. Ma un esame accurato mostra che il
quadro della distribuzione della popolazione in montagna è molto variopinto,
poiché, di contro alle aree elevate presso che vuote, si hanno ampî fondi vallivi
e conche coltivate anche a notevole altezza, nelle quali la popolazione si
addensa sovente fino al sovrapopolamento: basti guardare alla Val di Susa, alle
valli confluenti ai laghi Maggiore e di Como, alla Val d'Adige e anche ad alcune
valli e conche umbre e abruzzesi (Foligno, Terni, Sulmona; Fucino).
Normalmente la popolazione tende anche ad affollarsi verso il mare, il che è
ben naturale in un paese di così antica vita marinara come l'Italia, ma questa
norma ha pure notevoli eccezioni: sono a questo riguardo indifferenti o
negative le coste sarde, quelle della Toscana meridionale e del Lazio, notevoli
tratti delle coste ioniche, le coste a lagune dell'Adriatico settentrionale, ecc.

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Si osserva inoltre che nell'Italia peninsulare e nelle isole, regioni che hanno
ancora un'economia prevalentemente  nel
agricola, la densità della popolazione
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

maggior numero dei casi misura il grado di produttività del suolo: cosi si
(/index.html)
spiegano le aree ad alta densità, nelle vallate e colline della Toscana, dell'Emilia,
CATALOGO (/CATALOGO/)
della Campania, della Sicilia. Valori massimi (oltre 250-300 ab. per kmq.) si
raggiungono in zone a suolo particolarmente fertile, come le colline vulcaniche
dell'Antiappennino, la pianura SCUOLA
campana, la regione etnea, mentre sono
(/TRECCANISCUOLA/)
scarsamente popolate alcune zone collinose costituite da argille sterili, ingrate,
franose, del Sannio, della Lucania, della Calabria, della Sicilia, ecc. In alcuni casi
un notevole sviluppo industriale si aggiunge ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) a determinare il concentramento
(/TRECCANIARTE/)

della popolazione (Valdarno inferiore, Liguria centrale, dintorni di Napoli).

Questo fattore - la concentrazione dovuta


TRECCANI alle industrie
CULTURA - agisce poi in molto
(/CULTURA/)

più larga misura nell'Italia settentrionale; in Piemonte, in Lombardia, nel


Veneto la densità raggiunge perciò valori molto elevati, non solo in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
corrispondenza alla floridezza dell'agricoltura nelle regioni pianeggianti e
collinose, ma anche in virtù del congestionamento determinato dalla grande
industria; la nostra carta mette anzi in vista le aree a economia agricola
prevalente, nelle quali la densità si mantiene di regola fra 100 e 200 ab. per
kmq., e quelle a economia industriale dove si supera questo ultimo valore.

Le città costituiscono poi di per sé stesse, in generale, dei centri di attrazione


della popolazione, e fanno sentire il loro effetto anche nella zona circostante;
questo in Italia si verifica non solo per i grandi centri, la cui influenza in questo
senso è messa in vista anche dall'annessa carta, ma altresì per numerose
cittadine minori, che hanno, per ragioni storiche, un'importanza superiore alla
loro entità demografica e che nella loro esistenza molte volte secolare hanno
potuto esercitare questa azione di richiamo.

I nostri censimenti distinguono la popolazione raccolta in centri (di qualsiasi


entità) da quella sparsa in campagna; ma questa distinzione non è stata sempre
fatta con criterî uniformi, per il che i risultati sono da accogliersi come
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largamente approssimativi.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Nella tabella seguente sono messi a confronto, regione per regione, i dati offerti
(/index.html)
dal censimento 1931 con quelli di tre censimenti precedenti (1871, 1901, 1921).
CATALOGO (/CATALOGO/)

Nonostante il valore approssimativo delle rilevazioni, si può segnalare come


indice evidente del carattere agricolo di alcune regioni dell'Italia settentrionale
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
e centrale la forte percentuale di popolazione sparsa nelle campagne (Veneto,
Emilia, Marche, Umbria, Toscana); tale percentuale è minore là dove lo
sviluppo industriale (Lombardia), o l'attività ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) marinara (Liguria) o anche ragioni
(/TRECCANIARTE/)

storiche (Piemonte) hanno favorito l'agglomerazione in centri. Invece


nell'Italia meridionale, per un complesso di cause, che sono in parte eredità di
epoche passate, anche la popolazione
TRECCANIagricola
CULTURAvive agglomerata in centri,
(/CULTURA/)

spesso assai grossi, ma a carattere rurale, laddove scarsissima è la proporzione


della popolazione sparsa (Puglia, Lucania, Calabria, isole). Ma si osserva anche
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
che, nel sessantennio considerato, la popolazione agglomerata tende in
complesso nell'Italia settentrionale (compresa la Toscana) ad aumentare,
soprattutto a causa della concentrazione dovuta al progresso delle industrie,
mentre nel resto d'Italia è invece la popolazione sparsa che tende piuttosto ad
aumentare, per quanto lentamente, sia per il graduale venir meno di alcune
delle cause che tenevano gli abitanti lontani dalle campagne, sia per il
popolamento di zone recentemente conquistate all'agricoltura (Lazio).

Questi medesimi fatti spiegano anche, almeno in parte, la diversa fisionomia


dei centri. Nell'Italia meridionale e nelle isole luoghi che per entità di
popolazione si dovrebbero chiamar città, hanno talora piuttosto l'aspetto di
grossi villaggi, non solo per l'assoluto prevalere della popolazione occupata
nell'agricoltura, ma anche per la presenza, nel nucleo urbano, di edifici e locali
connessi con le occupazioni rurali o con l'allevamento del bestiame, laddove
nell'Italia settentrionale, centri con poche migliaia di abitanti (meno di 5000,
talora meno di 2000) hanno, per il carattere degli edifici e delle vie, per la

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presenza di una cinta murata, per lo sviluppo dell'attività industriale e


commerciale, per l'esplicazione  di
della vita intellettuale, ecc., la fisionomia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

città.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Del resto vi è un'enorme varietà nel tipo dei centri italiani, così come nella loro
situazione e nella configurazione planimetrica. Per molti dei maggiori, i quali
ebbero varie fasi di sviluppo, queste fasi si possono riconoscere nella pianta
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
stessa, fino a rimontare al nucleo più antico, non di rado risalente all'età
romana, e caratterizzato spesso, in tal caso, dal reticolato ortogonale delle vie.
Ma non sempre questoLIBRI tipo(/TRECCANILIBRI/)
regolare di reticolato
ARTE a maglie quadrate o
(/TRECCANIARTE/)

rettangolari denota l'origine da centri dell'epoca romana. Nelle città di origine


medievale è invece spesso caratteristica l'irregolare e complicata disposizione
delle vie, tortuosamente disposte intorno
TRECCANI a una(/CULTURA/)
CULTURA chiesa, a un castello o fortezza,
ecc. Nella configurazione di molte città di pianura, libere di svilupparsi in ogni
senso, è evidente di solito l'influsso esercitato dalla rete delle strade di grande
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
comunicazione, ovvero l'influsso dei fiumi, specie in prossimità di ponti o
passaggi. In collina e in montagna il centro ha invece dovuto adattarsi al rilievo
e si è sviluppato secondo in possibilità da questo offerte (Cuneo, Siena, Perugia,
Potenza sono esempî caratteristici). Ragioni di difesa hanno pure spesso
determinato, soprattutto nell'Italia centrale e meridionale, la situazione e anche
il tipo dei centri (su cocuzzoli, su dorsali, su sproni, ecc.).

Riguardo all'entità demografica, nel 1931, i comuni con più di 20.000 ab. erano
244 (sul totale di 7310) e di questi 66 soltanto superavano i 50.000 ab. e 22 i
100.000. Questi ultimi raccoglievano tuttavia 7.165.000 ab., cioè circa il 17,5%
dell'intera popolazione d'Italia. Ma i centri con più di 20.000 ab. erano in
numero minore; la cartina qui annessa ne dà la distribuzione, anche in riguardo
all'altezza sul livello del mare.

L'incremento delle grandi città è stato nel sec. XIX molto notevole. Intorno al
1800 infatti non vi erano che 5 città con più di 100.000 ab. (Napoli oltre
400.000; Palermo oltre 200.000; Roma 153.000; Venezia 140.000; Milano
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135.000); nel 1871 si aggiunsero Torino, Firenze, Genova, Trieste, Bologna,


Venezia e Messina. ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 

(/index.html)
Lo sviluppo successivo delle grandi citta è messo in evidenza dalla seguente
CATALOGO (/CATALOGO/)
tabella.

Nel giudicare dell'incremento, molto ineguale, dei centri indicati dalla tabella,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
bisogna tener conto anche dell'ingrandimento recente di taluni di essi per
aggregazione di comuni limitrofi (Genova, Firenze, Milano, Napoli, Reggio,
Venezia). Per maggioriLIBRI
particolari vedi alle singole
(/TRECCANILIBRI/) voci.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

La tendenza ad affluire dalle campagne verso i grandi centri, per quanto non
abbia in Italia assunto le proporzioni
TRECCANIdimostrate da stati a più intenso sviluppo
CULTURA (/CULTURA/)

industriale (Gran Bretagna, Francia, Germania), tuttavia sembrò procedere,


negli ultimi decennî, con un ritmo accelerato, che poteva divenire inquietante;
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
opportuni provvedimenti sono intervenuti a frenare quanto di eccessivo vi era
in questa tendenza; di fatto da alcuni anni il ritmo d'incremento delle maggiori
città si è attenuato.

Insediamento rurale. - L'Italia presenta grandi contrasti nei modi di


localizzazione della sua popolazione rurale, con insediamenti fortemente
accentrati in villaggi compatti e grossi borghi, con abitazioni tutte sparse sui
fondi e con molteplici forme miste o intermedie. Le regioni meridionali e le
isole conservano ancora in molti luoghi le forme di maggiore accentramento,
in cui tutta la classe rurale dimora nel "paese" e i contadini compiono due volte
al giorno il percorso fra questo e i fondi coltivati, posti talora a distanza
notevole: la campagna è priva di abitazioni e presenta soltanto "pagliare"
(capanne di paglia) o i più modemi "casini", usati per la custodia di attrezzi o
provviste e per un soggiorno temporaneo. Il grande sviluppo demografico nel
sec. XIX ha fatto di molti tali borghi (Sicilia, Puglia) vere città rurali. Questo
tipo d'insediamento, comune a molte regioni del Mediterraneo, ha cause
storiche, etniche e fisiche, come la scarsa sicurezza politica o sociale del passato,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 80/1196
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l'indole delle genti meridionali incline alla vita urbana, la malaria e la scarsità
delle acque d'alimentazione: ma riposa soprattutto su un vecchio tipo di
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
economia agraria basato sulla cerealicoltura estensiva e su colture arboree
(/index.html)
(olivo, vite), condotta col sussidio di un largo ceto di braccianti e accompagnata
CATALOGO (/CATALOGO/)
da un assai modesto allevamento animale (ovini). L'introduzione di colture
specializzate (agrumi, mandorlo, tabacco), o lo sviluppo dell'allevamento, specie
dei bovini, o il passaggio alle colture promiscue, ha, dovunque, condotto alla
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
fondazione di masserie, cascinali, case coloniche isolate. In molte regioni
meridionali, il vecchio borgo contiene ormai, dei rurali, quasi soltanto i
giornalieri: coloni, fittavoli, piccoli proprietarî
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) hanno
ARTE la casa sui fondi.
(/TRECCANIARTE/)

Fuori dell'Italia meridionale, l'insediamento accentrato coincide generalmente


con la presenza di un ambienteTRECCANI
agrario CULTURA
poco favorevole, p. es. la montagna. Le
(/CULTURA/)

condizioni topografiche e la riduzione e frammentazione della superficie


coltivata hanno dato però agl'insediamenti accentrati della montagna caratteri
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
particolari: nell'Appennino, frazionando anche l'abitato, il quale appare perciò
formato da una quantità di piccoli nuclei compatti, villaggi e casali: nelle Alpi,
integrandosi inoltre con le dimore temporanee poste a diversi livelli per lo
sfruttamento dei pascoli e del bosco. Anche questi tipi d' insediamento hanno
dato origine a forme miste, soprattutto nelle Prealpi e nelle zone collinari
dell'Appennino, dunque nelle più fertilî plaghe marginali, che sono anzi, forse,
le forme più diffuse.

La necessità di aziende rurali isolate fu sentita, probabilmente, dapprima nelle


regioni in cui l'esistenza di vaste estensioni di terreni pascolativi favorì lo
sviluppo dell'allevamento e delle industrie derivate. Si diffuse, così, più di altri
tipi (casali dell'agro laziale, vecchie masserie padronali delle pianure
meridionali), il tipo della corte rurale, formata da più costruzioni disposte
intorno a uno spazio chiuso, adatta alla custodia degli animali, dei foraggi e dei
raccolti, facile anche a essere difesa, che oggi ancora s'incontra in larghe zone
della Pianura Padano-veneta e nell'agro campano. Ma la corte isolata è, in
genere, un'eccezione e, nei riguardi della forma dell'insediamento, appare
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invece caratteristica la sua tendenza a raggrupparsi in modo da formare piccoli


aggregati rurali e, in qualche caso, anche grossi centri composti unicamente
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  di
corti rurali. Questo fatto e la facilità con cui la corte si presta a servire da
(/index.html)
abitazione per più famiglie permette di porla fra le forme d'insediamento
CATALOGO (/CATALOGO/)
intermedie fra l'accentramento e la dispersione.

Le regioni italiane nelle quali siSCUOLA


è più nettamente affermato l'insediamento
(/TRECCANISCUOLA/)
rurale di tipo disperso sono, anzitutto, quelle in cui domina il contratto agrario
della mezzadria, con la divisione delle proprietà in poderi di entità
proporzionata alla capacità lavorativa di una ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) famiglia di contadini (Toscana):
(/TRECCANIARTE/)

poi, varî distretti di vecchie e nuove bonifiche idrauliche e, qua e là, le plaghe
particolarmente favorite nelle quali si è sviluppata la piccola proprietà. L'area
della più recente bonifica padana presenta
TRECCANI invece
CULTURA un tipo intermedio di
(/CULTURA/)

insediamento, con le case allineate e talora concentrate lungo le strade e sugli


argini. Un tipo da segnalare è anche quello dei villaggi a case disseminate che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
prevale, fuori delle vallate principali, nella zona a popolazione tedesca dell'Alto
Adige.

Migrazioni interne ed emigrazione esterna. - L'aumento della popolazione


italiana, verificatosi, come si è visto, in misura molto notevole soprattutto dopo
il 1880, non è sempre andato di pari passo con l'aumento dei mezzi di
sussistenza: specialmente in alcune regioni di montagna, scarso di suolo
agricolo e povere d'industrie, si è pertanto venuto determinando uno
squilibrio, consistente in ciò che una parte della popolazione non trovava più
nella propria regione le risorse o l'occupazione necessaria a sostentarsi ed era
spinta a cercarle altrove. Cooperavano a questa spinta le migliorate
comunicazioni, che eliminavano la difficoltà di trasferirsi da luoghi prima
chiusi e segregati, e anche l'intensificarsi dei rapporti fra le varie parti d'Italia e
fra l'Italia e i paesi stranieri.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 82/1196
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La ricerca di occupazione e di guadagno fuori dclla propria regione ha dato


luogo al fenomeno delleISTITUTO
migrazioni interne e a quello dell'emigrazione
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
vera e
propria. Le migrazioni interne sono in parte notevole periodiche, essendo
(/index.html)
effettuate da persone che si spostano dalla propria sede per impiegarsi solo per
CATALOGO (/CATALOGO/)
alcuni mesi dell'anno in lavori agricoli o industriali, e fanno poi ritorno alla
propria residenza per il resto dell'anno. Le migrazioni per lavori agricoli hanno
maggiore rilievo e si verificanoSCUOLA
specialmente alla fine della primavera e al
(/TRECCANISCUOLA/)
principio dell'estate (maggioluglio) o in settembre; le regioni che a esse dànno
maggior contributo sono la Puglia, l'Emilia, l'Abruzzo, il Veneto, la Lombardia.
Nel complesso duranteLIBRIgli ultimi anni, nei quali
(/TRECCANILIBRI/) ARTEqueste migrazioni furono
(/TRECCANIARTE/)

accuratamente sorvegliate, si ebbero circa 300-350.000 individui (per ¾


maschi) interessati annualmente in tali spostamenti. Ma si hanno anche
migrazioni interne permanenti, cioè trasferimenti
TRECCANI di gruppi di popolazioni da
CULTURA (/CULTURA/)

regioni povere di risorse in altre di recente conquistate all'agricoltura con opere


di bonifica, ecc.: così durante il sec. XIX la graduale bonifica maremmana diede
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
luogo a stanziamenti di genti provenienti dalle regioni meno produttive
dell'Appennino toscano, e altrettanto è avvenuto nelle aree bonificate della
Romagna; più di recente scesero dall'Appennino e Subappennino centrale
coloni a stabilirsi nell'Agro Romano, e oggi, con provvedimenti
opportunamente disciplinati, si favorisce il trapianto di famiglie di agricoltori
da zone ove la pressione demografica è più forte in aree redente dalle opere
della bonifica integrale e scarse di braccia proprie (come ad es., la Sardegna e
oggi la pianura pontina). Una tendenza spontanea ad abbandonare talune
regioni di montagna, nelle quali la vita è aspra e poco remunerativa, si è
manifestata da tempo e per varie cause, specialmente in più parti delle Alpi
piemontesi, e qua e là nelle Alpi lombarde e venete e anche nell'Appennino: vi
contribuiscono in parte la naturale spinta verso le vallate e le pianure ove sono
le regioni più produttive e le grandi vie di comunicazione, in parte la ricerca di
lavoro negli stabilimenti industriali sorti o sviluppatisi di recente, o comunque
il desiderio di procacciarsi occupazioni più lucrose, in parte la decadenza di
alcune piccole industrie e attività proprie dei paesi di montagna (industrie
domestiche, industrie connesse col bosco, ecc.), in parte altre molteplici cause;
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questo spopolamento montano, che non frequentemente appare in forme gravi


ed è del resto fenomenoISTITUTO
comune  ma
non solo a tutta intera la cerchia alpina,
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

anche a molte altre zone montuose, è oggi oggetto di accurati studî.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Maggior importanza ha avuto, specialmente in passato, il fenomeno
dell'emigrazione vera e propria, determinata anch'essa dalla crescente pressione
demografica e dalla spinta a ricercare fuori dei confini della patria fonti di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sussistenza e di lucro.

Il fenomeno cominciòLIBRI
ad assumere importanza
(/TRECCANILIBRI/) ARTErilevante solo nella seconda
(/TRECCANIARTE/)

metà del sec. XIX, e manifestò la tendenza a un rapido incremento nell'ultimo


quarto del secolo. Ma ancora nel 1875-80 gl'Italiani che ogni anno emigravano
non erano più di centomila, mentre negli
TRECCANI anni immediatamente
CULTURA (/CULTURA/) precedenti la
guerra mondiale, si raggiunse una cifra sette o otto volte maggiore.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Le correnti emigratorie hanno esse pure in parte carattere temporaneo, in
parte carattere permanente. L'emigrazione temporanea è data da coloro che
abbandonano l'Italia soltanto per alcuni mesi (di solito i mesi nei quali si
attenuano da noi i lavori agricoli) e si dirige di preferenza ai paesi dell'Europa
centrale e occidentale o del bacino mediterraneo mentre l'emigrazione
permanente è data da coloro che abbandonano la patria col proposito di non
più tornarvi, almeno per lungo tempo, e si dirige soprattutto oltre Oceano.

Fino al 1886 prevalse l'emigrazione per i paesi europei e mediterranei: in


quell'anno su circa 168.000 emigranti, circa 85.000 erano diretti a questi paesi,
83.000 oltre Oceano (nel 1881 le cifre erano 95.000 e 41.000 rispettivamente).
Da quell'epoca l'emigrazione transoceanica sale rapidamente e supera, di solito,
e notevolmente, quella per i paesi più vicini: nel 1901 gli emigranti annui sono
in complesso già più di mezzo milione (533.000, di cui 253.000 nei paesi
europei e mediterranei, 280.000 oltre Oceano). In seguito, mentre
l'emigrazione per i paesi europei non superò che raramente la cifra suindicata
(massimo nel 1913: 313.000), quella transoceanica continuò ad aumentare fino
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a raggiungere nel 1913 i 560.000; in quest'anno dunque emigrarono circa


863.000 persone! Durante la guerra mondiale l'emigrazione fu ridotta 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
al
minimo (poco più di 28.000 nel 1918, e di questi appena 4000 oltre Oceano),
(/index.html)
anzi avvennero numerosi rimpatrî (almeno 500.000 persone in tutto il periodo
CATALOGO (/CATALOGO/)
bellico). Ma subito dopo la guerra, si ebbe un nuovo slancio: 253.000 emigranti
nel 1919, 615.000 circa nel 1920, dei quali due terzi oltre Oceano.
Successivamente i provvedimenti restrittivi adottati in alcuni paesi, soprattutto
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
negli Stati Uniti, hanno indebolito le correnti emigratorie transoceaniche, onde
dal 1922 tornò a prevalere l'emigrazione per i paesi europei e mediterranei, più
tardi la crisi della disoccupazione, che si allarga
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) sempre
ARTE più, interviene ad
(/TRECCANIARTE/)

attenuare le correnti migratorie, disciplinate e controllate ormai dall'opera del


governo; il flusso annuo diminuisce notevolmente (183.000 emigranti in
complesso nel 1928, poco più TRECCANI
di 150.000 nel 1929);
CULTURA un rinnovato richiamo
(/CULTURA/)

verso taluni stati europei (Francia, Svizzera) ha determinato un transitorio


aumento nel 1930 (circa 280.000; nel 1931 si è di nuovo discesi a 165.000).
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Il maggior contingente all'emigrazione temporanea è dato da talune regioni di


confine, la Venezia, l'alta, Lombardia, il Novarese; poi da alcune provincie
dell'Emilia, della Toscana, delle Marche. Negli anni precedenti la guerra
Francia; Germania e Svizzera assorbivano, con aliquote poco differenti, la parte
maggiore di questa emigrazione; ora l'emigrazione verso la Germania si è quasi
annullata (1000-1500 individui l'anno e anche meno, in confmnto a 60-80.000
negli ultimi anni prebellici) e quella diretta verso la Svizzera è assai ridotta, per
quanto dal 1922 tenda ad aumentare lentamente (7500 individui nel 1922;
26.000 nel 1930 e nel 1931, in confronto a 80-90.000 negli anni prebellici); il
flusso maggiore si dirige verso la Francia (oltre 200.000 nel 1924; 167.000 nel
1930; 75.000 circa nel 1931).

All'emigrazione transoceanica davano, prima della guerra mondiale, il maggior


contributo la Sicilia, la Calabria, l'Abruzzo (provincie di Chieti e Campobasso),
la Lucania, la Campania; tra le regioni dell'Italia centrale le Marche, tra quelle
della settentrionale il Piemonte; oggi si aggiungono, con notevoli contingenti,
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il Veneto e la Venezia Giulia. Fino alla fine del secolo scorso il maggior numero
di emigrati veniva assorbito dall'America Meridionale (Brasile, Argentina,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Uruguay); dal 1902 passano in prima linea i paesi dell'America Settentrionale
(/index.html)
(Stati Uniti e secondariamente Canada). Ad es., nel 1895 oltre 141.000
CATALOGO (/CATALOGO/)
emigranti si diressero nell'America Meridionale, meno di 40.000 negli Stati
Uniti e Canada; nel 1913 le cifre relative erano invece 145.000 e 407.000. Dopo
la guerra il flusso tendeva a riprendere le medesime direzioni: nel 1920 meno di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
50.000 emigranti si volsero al Brasile e agli stati del Plata, invece oltre 350.000
agli Stati Uniti e al Canada. Ma negli ultimi anni, per le limitazioni cui sopra si
è fatto cenno, l'emigrazione negli Stati Uniti ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) è tornata ad affievolirsi, e il
(/TRECCANIARTE/)

maggior contributo di emigranti è di nuovo assorbito dall'Argentina; tra gli


altri paesi americani hanno importanza anche il Canada e il Brasile.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Sulle condizioni attuali degl'Italiani residenti nei paesi che sono meta alla
nostra emigrazione, vedi sotto: il paragrafo Italiani all'estero ed i cenni sotto le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
voci di ciascun paese.

In conclusione si può asserire che in Italia, per il costante, vivace aumento della
popolazione, la pressione demografica si manifesta, ai nostri giorni, assai
intensamente. La bonifica integrale mira sostanzialmente a mettere a
disposizione della crescente popolazione tutto il territorio nazionale comunque
utilizzabile; la disciplina delle migrazioni interne, mediante trasferimento
permanente di coloni nelle plaghe nuovamente conquistate alla coltura, mira ad
adeguare, fin dove è possibile, la densità della popolazione rurale alle risorse del
suolo. Ma con ciò non si provvede che in modesta misura alle necessità di
espansione della gente italiana, la quale è spinta naturalmente a traboccare fuori
dei confini della patria e, non trovando che spazî limitati negli attuali
possedimenti esterni, giustamente reclama più largo posto e più libero respiro
nel mondo.

Condizioni economiche.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 86/1196
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Prodotti del suolo. - Messa a confronto con le altre due penisole dell'Europa
mediterranea, l'Italia appare 
in condizioni più favorevoli dal punto di vista
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dell'utilizzazione del suolo, sia per la presenza di una vasta pianura a nord (nella
(/index.html)
quale le condizioni climatiche sono anche propizie, per lo meno a talune
CATALOGO (/CATALOGO/)
colture erbacee più essenziali) e di altre minori pianure e fasce pianeggianti
costiere, sia per lo sviluppo delle regioni collinose, abbastanza bene innaffiate
da piogge, sia per il clima, che presenta minori contrasti in confronto all'Iberia
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
e alla Balcania. Molto più sfavorevole è invece il confronto coi paesi
dell'Europa centrale. Il suolo montuoso sottrae interamente all'Italia notevoli
spazî all'agricoltura e in altri(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI limita le possibilità
ARTE agricole o richiede dall'uomo
(/TRECCANIARTE/)

grande sforzo di preparazione e adattamento del terreno.

Secondo una statistica ufficialeTRECCANI


sono classificati come pianura 63.322 kmq. del
CULTURA (/CULTURA/)

territorio nazionale, ossia il 20,4%; come collina 124.132 kmq., cioè il 40%, e
come montagna un'area poco inferiore, 122.565 kmq., cioè il 39,6%. L'Italia
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
settentrionale ha più della metà dell'area classificata come montagna, ma circa i
due terzi dell'area di pianura. Quanto al clima, è da ricordare che in molte parti
dell'Italia peninsulare e nelle isole, la siccità estiva, spesso assai cruda e
prolungata, come si è già accennato, può essere molto nociva ai lavori agricoli e
non meno nocivo è il regime irregolare, sia come quantità sia come epoca, delle
piogge autunnali e primaverili. Il lavoro che l'uomo prodiga sul suolo non è
dunque né facile, né di esito sicuro.

Tuttavia l'agricoltura può dirsi la base fondamentale dell'economia nazionale.


Esercitandosi da millennî, con strumenti e procedimenti sempre più sviluppati,
l'opera di utilizzazione agricola del suolo ha conseguito risultati imponenti,
come è attestato anche dalle statistiche. Queste indicano che nell'Italia presa nel
suo insieme il 49,4% del suolo è coltivato (44,1% a seminativi; 5,3% a colture
legnose specializzate); il 20,3% è a pascoli naturali e a prati; il 18% è occupato da
boschi (compresi i castagneti, 2%); solo il 12,3% è incolto e di questo incolto, un
terzo circa è pure in qualche maniera produttivo. La percentuale di terreno
improduttivo è assai piccola per un paese così montuoso, ed è inferiore a quella
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di tutti i maggiori stati europei. Tuttavia, come vedremo tra breve, vi sono
ancora in Italia aree inutilizzate le quali possono essere conquistate 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

all'agricoltura, e oggi vengono effettivamente a grado a grado risanate secondo


(/index.html)
un programma sistematico di bonifica.
CATALOGO (/CATALOGO/)

L'importanza prevalente dell'agricoltura in Italia risulta anche dal fatto che,


secondo il censimento agricoloSCUOLAdel 19 marzo 1930, ben 8.810.000 persone
(/TRECCANISCUOLA/)
avevano come loro principale occupazione un'occupazione agricola e altri
4.105.000 erano interessati all'agricoltura e occupazioni connesse, in linea
secondaria. Ma è pur da osservare
LIBRI che, della somma
(/TRECCANILIBRI/) totale degli agricoltori,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

appena il 28% sono proprietarî dei terreni, interessati perciò a curarne con ogni
mezzo il massimo rendimento; il 41% sono fittavoli legati da patti agrarî di
diverso tipo; il 30% e più sonoTRECCANI
lavorantiCULTURA
alla giornata. Questi e quelli hanno un
(/CULTURA/)

interesse meno diretto a un razionale e progressivo miglioramento della


produzione nei terreni loro affidati. In particolare, la diffusione delle grandi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
proprietà (latifondi) con le forme di economia a esse connesse e perpetuanti
spesso condizioni di cose non più rispondenti agl'interessi attuali, ostacola
l'introduzione e lo sviluppo di sistemi agricoli più idonei e convenienti. A ciò si
cerca di porre rimedio con trasformazioni fondiarie promosse per ragioni di
pubblico interesse: vi sono oggi 43.255 kmq. di terreni soggetti a tale
trasformazione, soprattutto nel Tavoliere di Puglia e nella cosiddetta Fossa
Premurgiana, nella Lucania, in Sardegna, nell'Agro Romano e in Maremma,
nell'Istria, nella Bassa Bresciana, nell'Emilia, ecc.

Riguardo alla distribuzione delle colture, esiste un contrasto fra l'Italia


continentale da un lato e la peninsulare con le isole, dall'altro; in quella, piogge
abbastanza ben distribuite, vaste zone pianeggianti, larghe possibilità
d'irrigazione e perciò ambiente favorevole alla coltura intensiva e specialmente
a quella dei cereali, del riso, dei foraggi; nella penisola e nelle isole clima
mediterraneo e perciò ambiente favorevole alle colture arboree: vite, olivo,
alberi da frutto. I cereali, specialmente il grano, sono per vero da tempo antico
molto diffusi anche qui, anzi proporzionalmente occupano un'area maggiore
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che nell'Italia continentale e si estendono anche su zone altimetriche poco


adatte; ma i raccolti, specialmente  isole
in certe regioni del Mezzogiorno e delle
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sono alquanto aleatorî e frustrano talora le fatiche dell'agricoltore.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
L'area coltivata a cereali non può andar soggetta a notevoli variazioni in un
paese di antico sfruttamento agricolo, come il nostro; essa occupa il 23,6% della
totale superficie territoriale (media del quinquennio 1928-32). Il frumento da
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
solo assorbe più di due terzi di quest'area, cioè circa 4.8-4.900.000 ettari, area
leggermente superiore alla media prebellica (4.790.000 ettari nel quinquennio
1909-1913) e soggetta LIBRI
a lievi oscillazioni annue.
(/TRECCANILIBRI/) ARTEIn(/TRECCANIARTE/)
linea assoluta, la maggiore
estensione di terreno coltivato a grano lo ha la Sicilia, dove la granicoltura è
tradizione antichissima, mai venuta meno; seguono, a grande distanza, l'Emilia,
la Puglia, la Toscana, il Piemonte e l'Abruzzo.
TRECCANI CULTURAMa l'area coltivata non è affatto
(/CULTURA/)

in rapporto diretto con la produzione, perché, mentre nell'Italia settentrionale


la coltura è intensiva, in tutto il Mezzogiorno - salvo che nelle pianure
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
campane e pugliesi - è estensiva. Per la produzione l'Emilia (che pur dedica alla
granicoltura appena i 6/8 del terreno che a essa è destinato in Sicilia) viene al
primo posto; seguono la Sicilia, la Lombardia, il Piemonte, il Veneto e la
Toscana. Se la superficie coltivata a grano è, rispetto al periodo prebellico, solo
lievemente aumentata, il raccolto si è accresciuto in misura di gran lunga
maggiore: la media del quinquennio 1909-13 fu di 50,4 milioni di quintali,
quella del quinquennio 1927-31 fu di 62,2 milioni (in questo quinquennio il
1929 raggiunse la cifra altissima, senza precedenti, di 70,8 milioni; ma il 1927
diede 53,3 milioni di quintali soltanto). Nel 1932 il raccolto superò i 75 milioni
di quintali con un nuovo cospicuo balzo in avanti sulle cifre del 1929.

È noto che, nonostante questi rilevantissimi progressi conseguiti, il grano


prodotto in Italia non basta ai bisogni della popolazione, perché il consumo
aumenta pure gradualmente; in media si consumano oggi 180 kg. l'anno per
abitante, mentre nel 1860 il consumo era calcolato alla metà. Se si tiene conto
del grano necessario per le semine, si può valutare a 82 milioni di quintali il
fabbisogno annuo dell'Italia; 15-18 milioni di quintali debbono perciò essere
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importati dall'estero. La cosiddetta battaglia del grano, promossa dal governo


con grande energia e con mezzi adeguati all'importanza del fine, mira 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
a liberare
l'Italia da questo gravame. Più che l'aumento dell'area dedicata alla granicoltura
(/index.html)
- che non è vantaggioso se non nei casi in cui i lavori di bonifica in corso
CATALOGO (/CATALOGO/)
mettano a disposizione nuovi terreni particolarmente idonei (Pianura pontina,
Maremma, Sardegna, ecc.) - si cerca di aumentare il rendimento migliorando i
sistemi di coltura (impiego di varietà
SCUOLAdi grano adatte alle condizioni varie di
(/TRECCANISCUOLA/)
suolo e di clima, processi razionali di semina e soprattutto concimazioni
idonee). I risultati già ottenuti si possono misurare in base alle cifre del
rendimento medio; esso era(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI prima della guerra di (/TRECCANIARTE/)
ARTE q. 10,5 per ettaro in tutta
l'Italia, mentre salì a 12,5 nel 1928, a 13,8 nel 1931, a 15,2 nel 1932. Il
rendimento di 16-17 q. per ettaro necessario a coprire l'intero fabbisogno
nazionale, mantenendo l'area TRECCANI
attualmente coltivata, fu nel 1931 superato di
CULTURA (/CULTURA/)

gran lunga in tutta l'Italia settentrionale (q. 21 per ha.; Lombardia 25,2; prov. di
Cremona 31,6); mentre invece nell'Italia centrale non si raccolsero che 12,2 q.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
per ettaro e nella meridionale e isole 10,1-10,2 quintali. Le differenze sono
dunque ancora molto elevate; ma la possibilità di arrivare in un prossimo
avvenire a provvedere all'intero quantitativo necessario al paese non sembra,
giudicando dai progressi fatti in pochi anni, da revocarsi in dubbio.

Come si è già accennato, il grano ha un'importanza assolutamente soverchiante


sugli altri cereali, che sogliono perciò dirsi minori. Tra questi va ricordato
anzitutto il riso, coltura propria di alcune tra le aree più basse della Pianura
Padana, dove può essere facilmente praticato il necessario adacquamento. Su
circa 140.000 ettari coltivati, 74.000 spettano al Piemonte (Vercellese), quasi
60.000 alla Lombardia (Lomellina, dintorni di Ostiglia), il resto al Polesine e ad
alcune zone romagnole. L'area coltivata tende a restringersi, mentre i progressi
della tecnica colturale accrescono il rendimento, che da 33 q. per ettaro (media
1909-13) è salito a 45 e più, e potrebbe ancora accrescersi notevolmente. La
produzione annua oscilla fra i 6 e i 7 milioni di quintali ed è molto superiore al
fabbisogno nazionale; un desiderabile aumento del consumo interno incontra
ostacoli nelle abitudini delle popolazioni dell'Italia peninsulare e insulare, che
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non apprezzano abbastanza il riso come alimento abituale; lo smercio all'estero,


nonostante che il prodotto italiano sia apprezzatissimo in confronto ai
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
risi
asiatici, incontra oggi qualche difficoltà.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
La coltura del mais, che dal sec. XVI si è diffuso largamente nell'Italia
settentrionale e specie nel Veneto, è oggi in regresso. L'area coltivata, ormai di
poco superiore a 1.300.000 ettari, si è ristretta di 250.000 ettari nell'ultimo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
ventennio, e, poiché il rendimento medio rimane stazionario anche il raccolto
tende a diminuire (18-25 milioni di q. annui; il 1932 ha segnato peraltro un
nuovo aumento). Ha nociuto a questa colturaARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) la crescente predilezione per
(/TRECCANIARTE/)

l'alimentazione granaria, mentre non è ancora molto diffusa l'utilizzazione del


mais come foraggio. Il Veneto coltiva a mais un'area (250.000 ettari) poco
inferiore a quella coltivata a grano; in Lombardia
TRECCANI l'impulso a una maggiore
CULTURA (/CULTURA/)

produzione di frumento ha determinato una contrazione della coltivazione del


mais. Ma per la quantità raccolta, la Lombardia supera il Veneto; seguono il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Piemonte, l'Emilia, le Marche, il Lazio, l'Abruzzo.

L'orzo ha ormai perduto l'importanza che ebbe un tempo per l'alimentazione;


l'area attualmente coltivata si ragguaglia in media a 230.000 ettari; la
produzione tende a elevarsi per l'aumento del rendimento annuo (2,38 milioni
di quintali annui nella media 1927-31, in confronto a 2,08 nella media 1909-
13). È una coltura dell'Italia meridionale; ¾ dell'area coltivata e 4/5 della
produzione sono dati dalla Puglia, Sicilia e Sardegna unite; vengono poi la
Lucania, l'Emilia, la Venezia Tridentina e la Giulia; in queste ultime due regioni
il prodotto trova impiego anche per la fabbricazione della birra. La segala,
cereale di montagna, ha importanza in prima linea in Piemonte, poi in
Lombardia, nella Venezia Tridentina e in Calabria; si dedicano a essa in media
120-125.000 ettari e il raccolto è di 1½-1¾ milioni di quintali (per due terzi dal
Piemonte e Lombardia). L'avena ha un'importanza maggiore, sia per area
messa a coltura (510.000-520.000 ettari), sia come produzione; essa viene
impiegata esclusivamente come foraggio. Il raccolto, che pur attraverso grandi
oscillazioni tende ad accrescersi per aumento del rendimento annuo, è dato in
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 91/1196
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prima linea dalla Puglia, dalla Lucania, dalla Calabria, regioni dove peraltro,
anche a causa del clima,ISTITUTO
le oscillazioni annue sono molto grandi; nella 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Lombardia, in Toscana, nel Lazio, che vengono in seconda linea per entità del
(/index.html)
prodotto, i raccolti sono tuttavia meno oscillanti.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Tra i prodotti del suolo che entrano in assai larga misura nell'alimentazione
degl'italiani sono ancora da menzionarsi la patata, i legumi, gli ortaggi. L'area
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
che l'Italia dedica alla coltura della patata (oltre 350.000 ettari, per un quarto
consociata ad altre colture) è cospicua, ma la produzione - circa 20 milioni di
quintali l'anno - non èLIBRI
adeguata. Nell'AbruzzoARTE
(/TRECCANILIBRI/) e Molise (che da solo assorbe
(/TRECCANIARTE/)

poco meno di un quarto dell'area) si raccolgono circa 20 q. per ettaro, laddove


nella Venezia Tridentina e in Lombardia si arriva a 110 quintali. Questo
enorme divario è in rapporto TRECCANI
con la qualità dei (/CULTURA/)
CULTURA terreni adibiti a tale coltura e
coi metodi agricoli, che sono ancora molto arretrati nell'Italia centrale e
meridionale. Per la produzione sono alla testa la Lombardia, il Piemonte, il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Veneto, la Toscana; Abruzzo, Campania e Calabria vengono in seconda linea.
Nel complesso peraltro la patata non ha da noi l'importanza che, come
integratrice dei cereali, essa ha assunto nell'Europa centrale, dove inoltre è
largamente utilizzata anche per usi industriali.

Tra le leguminose ha da tempo antico grande diffusione la fava (Sicilia,


Sardegna, Italia peninsulare) la cui produzione è in aumento (3,7-4,7 milioni di
quintali annui); seguono a grande distanza i fagioli, di uso comune in tutta
l'Italia, poi altri legumi di consumo più limitato e localizzato (piselli, ceci,
lupini). Mentre le fave dànno luogo a esportazione, gli altri legumi non bastano
a coprire il consumo nazionale.

Condizioni propizie di suolo e di clima favoriscono in Italia le colture orticole,


ovunque sussidiate dall'adacquamento o dall'irrigazione; esse fioriscono
intorno ai grandi centri di consumo, ma hanno assunto carattere intensivo in
talune zone del Napoletano, della Sicilia, della Liguria, della Toscana, del
litorale veneto (Chioggia) e pugliese, e anche in aree di recente bonifica; i
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 92/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

prodotti circolano in tutta l'Italia affluendo verso le maggiori città. La


produzione media annua di quelli che si denominano "ortaggi di grande
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
coltura" è di 16-17 milioni di q.; spetta il primo posto ai pomodori (⅓ del
(/index.html)
prodotto totale; nel 1929 la metà); seguono cavoli, cocomeri e poponi, cipolle e
CATALOGO (/CATALOGO/)
agli, carciofi, cardi, finocchi, sedani. Questi prodotti varcano le nostre frontiere
e alimentano una considerevole esportazione; l'incremento delle colture
orticole è anzi da riguardarsi come un fattore non trascurabile di ricchezza
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nazionale.

La principale coltura arborea dell'Italia è la vite,


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEche occupa circa 4 milioni di
(/TRECCANIARTE/)

ettari, dei quali circa 1.030.000 a coltura specializzata, il resto a coltura


promiscua (associata ad altre colture, per lo più erbacee); un ragguaglio
approssimato permette di computareTRECCANIche il prodotto
CULTURA effettivo è pari a quello
(/CULTURA/)

che si otterrebbe da 1.920.000 ettari di vigneto esclusivo, il che equivale a più


del 6% dell'area totale d'Italia. Nessun paese dedica alla vite un'area così vasta
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
(Francia e Spagna 3% circa); essa si è tuttavia ridotta nell'ultimo ventennio (del
10% circa) e tende ancora a diminuire. La viticoltura è praticata in tutte le
regioni d'Italia; il vigneto esclusivo predomina assolutamente nell'Italia
meridionale e nelle isole, dove il clima è prettamente mediterraneo; nell'Italia
centrale e settentrionale prevale invece, specie in collina, la coltura promiscua.
La raccolta dell'uva varia da 60 a 90 milioni di quintali, dei quali circa il 95% è
destinato alla vinificazione. La produzione del vino - soggetta, come è noto, a
grandi oscillazioni - negli ultimi anni si è mantenuta fra i 33 e i 47 milioni di
ettolitri (media del quinquennio 1926-31: circa 40 milioni); è diminuita
notevolmente rispetto al periodo prebellico (media del quinquennio 1909-13:
46 milioni), anzi negli anni 1930-32 ha accentuato in modo cospicuo tale
diminuzione. Tuttavia questa non colpisce tutte le regioni italiane; è massima
in Sicilia e rilevante nella Puglia, nella Campania, nelle Marche, nel Piemonte,
nel Veneto; in questa ultima regione si attribuisce in parte alle conseguenze,
tuttora vive, delle devastazioni causate dalla guerra; altrove è da ascriversi
principalmente alla fillossera; in talune zone è peraltro collegata con
trasformazioni agrarie avvenute di recente.
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Per la produzione del vino, sono alla testa oggi il Piemonte e l'Emilia; seguono
Campania, Toscana, Puglia, 
Lombardia, Sicilia, Veneto. Il vino viene in
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

massima parte consumato in Italia; circa l'esportazione di alcune qualità di vino


(/index.html)
si dirà qualche parola più avanti.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Coltura più specificamente mediterranea è quella dell'ulivo, che in Italia si


coltiva su 2.120.000 ettari, dei quali soltanto 830.000 esclusivamente a uliveto,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
il resto a coltura promiscua; in totale l'area si ragguaglia a 1.260.000 ettari di
uliveto esclusivo, pari al 4,1% dell'area dell'Italia. La stessa percentuale si ha a
un dipresso nella Spagna,
LIBRIcon la quale pertanto
(/TRECCANILIBRI/) il nostro
ARTE paese divide un
(/TRECCANIARTE/)

primato assoluto. La coltura specializzata è propria dell'Italia meridionale e


della Sicilia (un po' anche della Liguria), regioni che sono pure alla testa (in
primissima linea la Puglia) perTRECCANI
area coltivata;
CULTURA seguono la Toscana e le Marche,
(/CULTURA/)

nelle quali tuttavia prevale la coltura promiscua. La produzione è naturalmente


soggetta a fortissime oscillazioni annue (2.278.000 hl. nel 1931; 1.343.000 hl.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nel 1930; 3.113.000 nel 1929); nel complesso si può ritenere in aumento
rispetto al periodo prebellico, mentre l'area coltivata variò di ben poco. Enorme
è la differenza nel rendimento fra regione e regione, differenza che solo in
parte può dipendere da condizioni naturali, ma in parte maggiore dipende
probabilmente da diversità di tecnica colturale. Sembra che, pur senza
accrescere notevolmente l'area, la produzione possa essere notevolmente
aumentata. Alla testa per la produzione sono oggi la Puglia, la Calabria, la
Sicilia; a distanza seguono la Toscana, l'Abruzzo, il Lazio.

Tra gli alberi da frutto, il primo posto spetta agli agrumi (113.000 ettari circa,
dei quali tuttavia solo 48.000 a coltura specializzata), coltivati per tre quarti in
Sicilia, poi in Calabria, sul litorale del Lazio meridionale e della Campania, qua
e là in Sardegna, in Puglia, ecc. La produzione annua, alquanto caduta nel
periodo postbellico, tende ora a riprendere, e si ragguaglia a 7,5-8 milioni di
quintali annui, pari presso a poco alla media degli ultimi anni anteguerra. Essa
alimenta un'esportazione diretta ora soprattutto nell'Europa centrale, perché

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gli Stati Uniti consumano ormai precipuamente la produzione propria; una


parte del prodotto è peraltro utilizzata per la preparazione dei derivati
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

agrumarî.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Gli altri alberi da frutto, numerosissimi (circa 60 specie diverse se ne
annoverano in Italia), sono coltivati in gran parte promiscuamente con altre
piante; la coltura specializzata siSCUOLA
è andata tuttavia estendendo dal 1920 in poi,
(/TRECCANISCUOLA/)
particolarmente per talune frutta di alto rendimento industriale. Tra queste si
contano il pesco, la cui coltura ha assunto carattere specializzato in alcune zone
della Romagna, della provincia di Cuneo, della
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Riviera
ARTE di ponente, ecc.; il
(/TRECCANIARTE/)

ciliegio (Campania, Emilia, Venezia Tridentina), il melo (Venezia Tridentina),


ecc. Colture proprie di talune regioni sono il fico, albero prettamente
mediterraneo, che in Calabria,TRECCANI
in Puglia, in Sicilia
CULTURA forma associazioni molto
(/CULTURA/)

estese, quasi dei piccoli boschi; il mandorlo, che è una coltura tradizionale
quanto l'olivo in Sicilia e in Puglia, e conferisce ivi una speciale fisionomia al
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
paesaggio; il noce e il nocciolo (Campania, Sicilia, Piemonte), il pistacchio
(Sicilia). Nell'economia italiana hanno peso soprattutto le frutta secche, che
meglio si prestano all'esportazione: in prima linea le mandorle, poi noci e
nocciole, e anche fichi e susine, che vengono seccati con diversi processi. La
produzione della frutta oscilla fra 8 e 11 milioni di quintali annui e tende ad
aumentare. In questa cifra non è compresa la produzione delle castagne, che da
sola raggiunge i 5,5-6 milioni di quintali con tendenza all'aumento. Per
estensione dei castagneti (in complesso oltre 600.000 ettari) e per entità di
produzione ha il primato la Toscana; seguono la Liguria, il Piemonte, la
Calabria, l'Emilia.

La maggior parte delle colture alimentari che abbiamo fin qui menzionato è di
antica introduzione in Italia; il Medioevo ha veduto la diffusione di uno solo fra
i cereali, il riso; dall'America sono venuti il mais e la patata; dall'Oriente nel
Medioevo gli agrumi e qualche altro albero da frutta di modesto valore; in
epoca ancora più recente talune colture orticole. Diverso è invece il caso per le
colture di piante che forniscono materie prime all'industria.
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Tra le piante tessili, quella di più antico uso in Italia, il lino, ha ormai poca
importanza; la coltura del 
lino per fibra, sparsa in varie parti d'Italia (Sicilia,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Calabria, Abruzzo, Lazio, Lombardia, Sardegna), occupa zone ristrette e la


(/index.html)
produzione tende piuttosto a contrarsi (23-25.000 quintali l'anno); un po' più
CATALOGO (/CATALOGO/)
estesa, ma tuttavia in rapido declino è la coltura del lino da seme, che si fa
soprattutto in Sicilia, ma anche in Calabria, nell'Emilia, ecc. (circa 50.000 q.
l'anno). La canapa, già nota all'età romana, ha un'importanza molto maggiore;
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
anzi dopo l'U. R. S. S., l'Italia è il primo tra i paesi produttori e concorre, in
media per un quinto circa, al prodotto mondiale. La coltura è presso che
esclusiva dell'Emilia e LIBRI
della (/TRECCANILIBRI/)
Terra di Lavoro; l'area coltivata varia notevolmente
ARTE (/TRECCANIARTE/)

col variare della convenienza di adibire a questa coltura terreni che sono adatti
anche per altro. La produzione è alquanto aumentata rispetto al periodo
prebellico; il massimo fu toccato nel 1925
TRECCANI con oltre
CULTURA 1.200.000 quintali, poi si
(/CULTURA/)

ebbe una diminuzione, sensibile soprattutto negli anni 1931-32 (1932: 555.000
quintali). Va ricordato che, mentre nell'U. R. S. S. la canapa viene in gran parte
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
consumata in paese, l'Italia dedica circa i due terzi del suo prodotto
all'esportazione ricavandone considerevoli benefici; è perciò il primo stato
esportatore del mondo e ha il massimo interesse a conservare tale primato, il
che giustifica l'attenzione conferita oggi a questa nostra coltura.

La coltivazione del cotone, che ancora poco più di mezzo secolo fa era
discretamente diffusa in Sicilia e dava un prodotto annuo di circa 300.000
quintali (cotone greggio), ora è limitata ad alcune aree molto ristrette della
pianura di Gela e regioni vicine, e, nonostante il lieve incremento degli ultimi
anni precedenti alla presente crisi cotoniera, contribuisce in misura
assolutamente infima al fabbisogno dell'industria nazionale. La cotonicoltura
sembra tuttavia suscettibile di qualche maggiore sviluppo, oltre che nella Sicilia
meridionale, anche in Sardegna, nel Tarantino, in Calabria, sempre col sussidio
dell'irrigazione.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 96/1196
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Ma le due piante industriali, cui spetta oggi la maggiore importanza in Italia, la


barbabietola e il tabacco, sono d'introduzione recente. Non è più di un
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
terzo di
secolo che si è iniziata da noi la bieticoltura per estrazione di zucchero, e già
(/index.html)
l'Italia dedica a essa ben 110-115.000 ettari, dei quali più che i nove decimi
CATALOGO (/CATALOGO/)
spettano al Veneto (Rovigo) e all'Emilia (provincie di Ferrara e di Bologna); la
produzione, in aumento fino al 1930, anno in cui superò i 40 milioni di quintali
(media prebellica circa 18 milioni), è poi anch'essa discesa; rimane tuttavia
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sempre sufficiente ai bisogni nazionali e ci ha perciò svincolato da un pesante
gravame verso l'estero.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Per il tabacco, che, sia per la lavorazione sia per la vendita, è monopolio dello
stato, l'introduzione e lo sviluppo sono ancor più recenti. Tanto l'area destinata
alla coltura, che supera ormai TRECCANI
i 40.000 ettari,
CULTURA quanto la produzione, crescono di
(/CULTURA/)

anno in anno. Poco meno della metà dell'area coltivata è in Puglia (Leccese),
dove s'incontrano condizioni favorevoli di clima e anche di suolo ma parecchie
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
varietà si coltivano oggi nel Veneto, in Campania (Terra di Lavoro, agro di
Salerno), in Toscana, nell'Emilia, nell'Umbria. La produzione, salita sopra i
500.000 quintali (quasi quintuplicata rispetto agli ultimi anni prebellici),
sopperisce ormai per quattro quinti al consumo, pur sempre crescente, del
paese, mentre prima della guerra le nostre fabbriche importavano dall'estero
oltre il 70% del tabacco in foglie. Della gelsicoltura si farà cenno più avanti
parlando dell'industria serica.

Infine, nell'esame delle produzioni agricole d'Italia, non vanno dimenticati i


foraggi, prodotti dei prati artificiali, stabili. Questi, secondo i dati ufficiali,
occupano un'area di oltre 2¼ milioni di ettari (compresi gli erbai) e dànno un
prodotto di fieno pari a 230-270 milioni di quintali annui. Le colture foraggere
tendono a estendersi, soprattutto in Lombardia, nell'Emilia, in Piemonte, in
Toscana, ma nuove aree vengono conquistate anche altrove. Il loro progresso è
in stretto rapporto con lo sviluppo e il miglioramento degli allevamenti, specie
di bovini, come tra poco si dirà.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Date le condizioni di clima altrove accennate, molte colture sono in Italia


sussidiate dall'irrigazione, necessaria a integrare l'entità del contributo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
che le
precipitazioni apportano all'umidità dei terreni. Gli studî in proposito, per il
(/index.html)
passato alquanto trascurati, sono stati ora condotti innanzi sistematicamente,
CATALOGO (/CATALOGO/)
sia per quanto riguarda le condizioni pluviometriche delle varie regioni italiane
(già precedentemente esaminate), sia per quanto riguarda il regime delle acque
superficiali e sotterranee, allo scopo di determinare le disponibilità idriche dei
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
principali corsi d'acqua nel semestre aprile-settembre, che è quello nel quale si
effettua quasi esclusivamente la distribuzione di acqua a uso irrigatorio. Il
diagramma di pag. 756LIBRImostra il diverso comportamento
(/TRECCANILIBRI/) di alcuni fiumi italiani
ARTE (/TRECCANIARTE/)

assunti come tipici. Le pratiche relative all'irrigazione sono diversissime, non


solo in regioni discoste, ma anche in località vicine, e le modalità della
distribuzione dell'acqua non sono ancora
TRECCANI ovunque
CULTURA regolate in modo razionale.
(/CULTURA/)

In tutta la Pianura Padana, dove la pratica dell'irrigazione è più diffusa, essa


viene usata soprattutto nelle risaie (marcite), nei prati da foraggio e in terreni
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
seminativi; nell'Italia peninsulare, oltre che nei prati, largamente nelle colture
orticole, e nel Mezzogiorno e isole anche per l'agrumeto e il vigneto. In
Lombardia il 33% della superficie agraria è irrigata, in Puglia e in Sardegna
appena il 0,3%. Il cartogramma di pag. 755 dimostra la superficie attualmente
irrigata nelle varie regioni d'Italia.

I boschi occupano in Italia circa 49.800 kmq. (esclusi i castagneti) dei quali poco
più di 1500 appartengono al demanio forestale dello stato; l'Italia, con una
percentuale del 16% di foreste sull'area totale, è uno fra i paesi più poveri di
boschi di tutta l'Europa, preceduto solo dalla Gran Bretagna (4%), dall'Olanda
(8%), dalla Danimarca (9%). Ma mentre in questi paesi, come in altri
dell'Europa centrale, il bosco è stato estirpato per far posto alle coltivazioni o ai
prati artificiali, in Italia, purtroppo, non sempre è avvenuto così.

Gl'intensi diboscamenti, determinati dallo sfruttamento del legname per


costruzioni edilizie e soprattutto navali, per usi industriali, ecc., datano da
tempo remoto e hanno siffattamente denudato talune plaghe montane da
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 98/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

lasciarle in preda agli agenti atmosferici e alle acque selvagge, che hanno ormai
messo allo scoperto la roccia 
viva, desolata, priva di ogni sorta di mantello
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

protettore. I disboscamenti avvennero invero a varie riprese e non dappertutto


(/index.html)
nello stesso tempo e con la stessa intensità. Nell'Appennino i primi di grande
CATALOGO (/CATALOGO/)
intensità sembra si avessero nell'età classica, soprattutto dopo lo sviluppo della
potenza marinara di Roma, mentre l'alto Medioevo pare abbia rappresentato
un periodo di sosta, durante il quale il mantello boscoso poté anzi riguadagnare
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
una parte delle aree perdute. Il bisogno di legname si fece di nuovo sentire
vivace a partire dal basso Medioevo e da allora il diboscamento, ripreso
intensamente nell'Appennino, si estese ancheARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) alle (/TRECCANIARTE/)
Alpi; e continuò sempre, con
diverse alternative, ma in genere in modo oltremodo inconsulto, nonostante i
sagaci, ma sporadici interventi di alcuni governi più illuminati.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

La situazione è lievemente migliorata dopo l'aggregazione della Venezia


Tridentina che è la regione più ricca di boschi; seguono le Alpi Carniche e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Giulie settentrionali, l'Appennino toscano, il Gargano, la Sila e gli altri rilievi
calabresi. Tra le latifoglie predominano il faggio e la quercia; tra le aghifoglie
varie specie di pino, l'abete, il larice. Per i limiti altimetrici nelle Alpi e
nell'Appennino molto spesso perturbati dall'uomo vedi alle rispettive voci. Le
regioni più povere di boschi sono la Puglia e la Sardegna.

Nelle regioni collinose e anche nelle pianure litoranee dell'Italia centro-


meridionale e nelle isole, in luogo del bosco d'alto fusto, era prevalentemente
diffusa la macchia, formazione di sempreverdi, tipicamente mediterranea. Ma
anch'essa è stata estirpata in larghissima misura; aree un po' estese ne
rimangono nel Lazio meridionale, nella Sicilia centrale, in Sardegna. Tra i
componenti della macchia vi è la Quercus suber, il cui prodotto, il sughero,
largamente raccolto, alimenta un'esportazione in notevole incremento. Invece
il legname da costruzione (abete, larice, quercia, faggio) che viene fornito dai
boschi italiani, sopperisce ai due quinti appena del fabbisogno nazionale.
Mancano poi quasi totalmente in Italia le essenze (pioppo del Canada, abete)

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

che oggi vengono adoperate per la preparazione della pasta da carta. Lo stato
italiano promuove attualmente  ultimi
notevoli lavori di rimboschimento; negli
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

anni si sono rimboschiti in media 4500 ettari di suolo all'anno.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Per concludere quanto riguarda i prodotti del suolo, si ricorderà che nell'Italia,
paese a popolazione molto densa e in forte incremento, paese nel quale le aree
destinate a uso agrario sono giàSCUOLA
proporzionalmente estesissime, il problema di
(/TRECCANISCUOLA/)
utilizzare queste aree nel modo più razionale e di conquistare nuovi spazî per le
coltivazioni, in una parola il problema della migliore valorizzazione del
territorio nazionale per i bisogni
LIBRI presenti e per
(/TRECCANILIBRI/) l'incremento
ARTE futuro del paese, è
(/TRECCANIARTE/)

un problema di altissimo interesse sociale. Esso non può perciò essere lasciato
all'iniziativa privata, ma deve essere affrontato dallo stato in modo totalitario.
A ciò tendono i provvedimentiTRECCANI
per la bonifica
CULTURAintegrale
(/CULTURA/)(per i quali v. bonifica).
Qui giova avvertire tuttavia che tali provvedimenti non riguardano soltanto la
sistemazione idraulica dei terreni acquitrinosi e il loro risanamento, ma anche
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
l'utilizzazione di terreni aridi, che hanno piogge scarse e irregolari; la
preservazione della montagna dalla degradazione per opera delle acque
selvagge, delle frane, delle alluvioni; il restauro e la redenzione di aree lacerate
da calanchi; la protezione del bosco; il miglioramento dei pascoli montani. I
provvedimenti per la bonifica integrale si collegano perciò a tutti quelli che
riguardano la regolarizzazione e l'uso delle risorse idriche, e ancora a quelli che
concernono le migrazioni interne, mediante le quali si provvede al
popolamento dei territorî nuovamente conquistati all'agricoltura. Per dare una
idea dei progressi conseguiti in questa opera grandiosa, complessa e molteplice,
si dirà che dal 1865 in poi si sono bonificati oltre 15.000 kmq. di territorio
nazionale e che il complesso dei territorî ai quali si estendono le diverse opere
di bonifica previste dalle leggi attuali abbraccia oltre 37.000 kmq. La
distribuzione delle bonifiche attuali o in corso è dimostrata dalla cartina a
pagina 757.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 100/1196
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Allevamento e Pesca. - Per quanto riguarda il patrimonio zootecnico, l'Italia ha


alcuni caratteri comuniISTITUTO
con gli (/ISTITUTO/)
altri paesi mediterranei: 
la prevalenza degli
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ovini sui bovini e suini, degli asini e muli sui cavalli. Ciò deriva dal fatto che
(/index.html)
all'allevamento bovino si presta in modo egregio soltanto la grande Pianura
CATALOGO (/CATALOGO/)
Padano-veneta, con le sue vaste superficie di prati artificiali e le estese
coltivazioni di piante foraggere ad alto rendimento. Qui solamente
l'allevamento bovino può essereSCUOLA esercitato nelle forme più razionali e si associa
(/TRECCANISCUOLA/)
all'agricoltura; i bovini sono stabulati nelle vaste aziende agricole, che pertanto
utilizzano direttamente il concime naturale: una medesima azienda può
dedicarsi alla cerealicoltura o ad altre coltivazioni
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e nello stesso tempo
ARTE (/TRECCANIARTE/)

all'industria dei latticinî, che è di fatto fiorentissima. Oltre che nella pianura del
Po, l'allevamento si esercita anche in talune pianure litoranee della penisola e si
unisce all'agricoltura in Toscana, nelle Marche,
TRECCANI ecc., senza tuttavia dar
CULTURA (/CULTURA/)

generalmente vita a grandi aziende come nella Pianura Padana. Dei 6.892.000
bovini censiti al 10 marzo 1930 (ultimo censimento agricolo) il 65% erano nelle
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
quattro regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia) che si dividono la
Pianura Padano-veneta. Nella zona alpina una parte del bestiame utilizza in
estate i pascoli d'alta montagna, dove esistono perciò dimore temporanee e
costruzioni adibite all'industria dei latticinî (alpi, casere, malghe, ecc.). I bovini
sono in aumento: erano 4¾ milioni nel 1881 (vecchi confini), 6.240.000 nel
1918. La Pianura Padano-veneta ha anche il predominio per i suini (una metà
circa del totale, che è di 3.150.000 circa), i quali tuttavia sono discretamente
diffusi anche altrove, nell'Italia peninsulare, in Calabria, in Sardegna.
L'aumento dei suini è stato maggiore di quello dei bovini; il numero calcolato
nel 1881 (1.165.000) era raddoppiato nel 1918 (2.340.000) e poi si è ancora
accresciuto notevolmente.

I prati più magri e i pascoli naturali della penisola e delle isole, a clima più
secco, sono invece campo all'allevamento degli ovini, che dà luogo a un altro
tipo di economia, interamente separato da quella agricola, anzi talora almeno in
parte in contrasto con essa. I pastori utilizzano in estate gli alti pascoli
appenninici, spesso magrissimi, e d'inverno conducono i greggi nelle pianure
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litoranee, tirreniche o adriatiche; esercitano perciò una specie di


seminomadismo e hanno  in
dimore temporanee tanto nelle sedi estive quanto
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

quelle invernali, che lunghe vie, riserbate ai periodici spostamenti dei greggi
(/index.html)
(tratturi, trazzere), congiungono. I greggi dimorano all'aperto, sia d'estate sia
CATALOGO (/CATALOGO/)
d'inverno. Queste abitudini risalgono a tempo remotissimo (se ne ha chiara
notizia già nell'età classica), anzi un tempo erano diffuse anche nell'Italia
settentrionale, dove del resto non sono(/TRECCANISCUOLA/)
SCUOLA del tutto scomparse; nel Mezzogiorno
sono regolate da norme governative, che risalgono al Medioevo. Ma
l'allevamento ovino è in complesso in forte diminuzione. Verso la fine del
Medioevo si vuole cheLIBRIil Tavoliere di Puglia ospitasse
(/TRECCANILIBRI/) d'inverno 4½ milioni di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

ovini; oggi non vi stanziano più di 600-700.000 capi. Complessivamente in


Italia nel 1930 si censirono circa 8.900.000 pecore e 1.800.000 capre. Nel 1881
le cifre rispettive erano 8.600.000 e 2.016.000. Da allora fino al 1918 vi fu un
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

aumento e in quell'anno si contarono 11¾ milioni di pecore e circa 3.100.000


capre; in seguito si è avvertita una nuova diminuzione, forte soprattutto per le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
capre, che recano gravi danni all'agricoltura. La messa a coltura di vaste zone
già adibite a pascolo nel Tavoliere di Puglia, nella Campagna Romana, in
Maremma, ecc., sottrae continuamente spazio ai pascoli naturali. Si rimedia a
ciò accrescendo il rendimento nelle aree che restano a disposizione,
migliorando le pratiche dell'allevamento, procurando anche di sostituire la
stabulazione alla dimora all'aperto dei greggi, ecc. Le tradizionali, antichissime
forme dell'allevamento ovino vanno dunque, sia pur lentamente,
modificandosi. Anche l'industria dei latticinî che deriva dell'allevamento degli
ovini dà prodotti cospicui.

I pochi bufali che si trovano nella Campagna Romana, in Terra di Lavoro, nella
piana di Pesto, sono in diminuzione (16.000 nel 1930 in confronto a 24.000 nel
1918). I cavalli (975.000) sono numerosi in Lombardia (1/5 circa), nel Veneto,
nell'Emilia, ma anche nella Campagna Romana, in Puglia e in Sicilia; gli asini
(870.000) e i muli (465.000) si trovano numerosi in Sicilia, in Campania, nel
Lazio, ecc.; tutte e tre queste categorie di equini hanno subito una diminuzione
rispetto al 1918.
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La pesca è, in più o meno larga proporzione, occupazione di tutte le


popolazioni litoranee dell'Italia; ma nel Mediterraneo in generale, e neimari
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

che bagnano l'Italia in specie, si verificano in piccola misura le condizioni


(/index.html)
fisiche che altrove (p. es., nell'Europa di nord-ovest), determinando una
CATALOGO (/CATALOGO/)
speciale abbondanza della fauna marina, permettono lo sviluppo della grande
pesca. La piattaforma continentale, che è l'area più pescosa, ha grande
estensione solo nell'Adriatico settentrionale, dove si può effettuare la pesca
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
meccanica d'alto mare; ma quasi ovunque altrove è ristretta a una limitata
cornice, nella quale spesso s'incontra anche fondo roccioso, costituente un
grave ostacolo all'uso di taluni
LIBRI sistemi di pesca
(/TRECCANILIBRI/) (reti
ARTE a strascico). Perciò la pesca
(/TRECCANIARTE/)

è rimasta, in gran parte d'Italia, alle condizioni della piccola pesca costiera,
esercitata con navi a vela e con pratiche antiquate; la pesca d'alto mare, con
battelli a propulsione meccanica, viene CULTURA
TRECCANI esercitata, oltre che nell'alto Adriatico
(/CULTURA/)

nell'area compresa tra la Sicilia, Malta e la Tunisia, in prossimità delle coste


dell'Africa settentrionale, dall'Egitto al Marocco, e da alcuni anni anche fuori
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dello Stretto di Gibilterra, sulle coste del Rio de Oro, ecc.

Il numero dei pescatori è di 110-120.000; il numero delle barche e battelli è di


circa 41.000 (al 1° gennaio 1932) per un tonnellaggio superiore a 105.000 tonn.
È assai aumentato il numero dei battelli a propulsione meccanica, che nel 1915
erano appena 10, nel 1925 erano saliti a 208 e nel 1931 a 500 circa. Un terzo e
più dei pescatori appartiene ai porti adriatici; segue a breve distanza la Sicilia e
al terzo posto vengono i porti tirrenici della Penisola.

Carattere e importanza speciale ha la pesca del tonno, che, come è noto, in


determinate epoche dell'anno viaggia in grandi branchi seguendo rotte ben
conosciute; su queste rotte sono situate le tonnare, delle quali la cartina a pag.
757 mostra la distribuzione. Le più importanti sono quelle sulle coste della
Sicilia e della Sardegna. Pesche speciali sono quella del corallo, che si esercita
soprattutto nelle zone di mare poco profondo fra la Sicilia e l'Africa, e anche
nelle acque algerine, tunisine e nel Mar Egeo; quella delle spugne presso
Lampedusa, Malta, sulle coste libiche e nel Mar di Levante.
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La pesca nei fiumi e nei laghi ha poca importanza, ed è assai trascurata, mentre
sembrerebbe suscettibile di grande sviluppo. Notevole è l'allevamento 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
delle
anguille e di altri pesci nelle valli da pesca e lagune dell'Estuario Veneto e nelle
(/index.html)
Valli di Comacchio; di recente sviluppo l'ostreicoltura nel Mar Piccolo di
CATALOGO (/CATALOGO/)
Taranto, nel Lago Fusaro presso Napoli e altrove.

Il popolo italiano non è grandeSCUOLA


consumatore di pesce; ciò nondimeno la
(/TRECCANISCUOLA/)
produzione italiana, assorbita quasi interamente dal consumo interno, è
insufficiente al bisogno; s'importano perciò notevoli quantità di pesce
preparato (specialmente merluzzo,
LIBRI salmone, aringa,
(/TRECCANILIBRI/) sgombro) per un valore
ARTE (/TRECCANIARTE/)

superiore a mezzo miliardo l'anno. L'esportazione, che consiste soprattutto in


tonno preparato, sardine, ecc., si ragguaglia invece a meno di un decimo di quel
valore. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Prodotti minerarî. - Nel complesso l'Italia non è molto favorita per le risorse
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
del sottosuolo; un paese minerario non è stato mai, ma oggi le sue condizioni
d'inferiorità, rispetto, non solo ai grandi stati extraeuropei meglio dotati, ma
anche alla maggior parte di quelli europei, derivano essenzialmente da due
cause: da un lato dalla penuria di alcuni prodotti, dei quali il bisogno e il
consumo sono cresciuti a dismisura in tempi recenti (combustibili fossili,
petrolio, ferro, rame, ecc.), dall'altro dalla esiguità e dalla disseminazione di
molti giacimenti minerarî, che ne rendono oggi economicamente poco
conveniente l'utilizzazione, praticata invece sovente con profitto in passato,
quando tutte le industrie avevano un raggio più limitato.

Le miniere e le cave hanno dato occupazione, in questi ultimi anni, a 110.000


persone appena, e hanno procurato un reddito non superiore a 1,1-1,2 miliardi.
Grandi centri minerarî non esistono: nelle Alpi i distretti minerarî sono
sparpagliati e di modesta entità; nella penisola il distretto più importante è in
una delle parti geologicamente più antiche, la cosiddetta Catena Metallifera

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toscana con l'Elba; esso ha un riscontro in quello della Sardegna di sud-ovest


(Iglesiente). Un posto ragguardevole  alle
spetta anche alla Sicilia per lo zolfo,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Alpi Apuane per i marmi.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Tra i prodotti delle miniere vere e proprie il primo posto per valore spetta allo
zolfo, che si rinviene qua e là in tutto il Subappennino, in una caratteristica
formazione miocenica, che si dice formazione gessoso-zol ifera, ma, come si è
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
detto or ora, dà luogo a sfruttamento soprattutto in Sicilia (zolfare della
provincia di Agrigento e Caltanissetta) e secondariamente in Romagna. La
produzione italiana, che culminò
LIBRI nel periodoARTE
(/TRECCANILIBRI/) 1899-1905 ed era allora in prima
(/TRECCANIARTE/)

linea in tutto il globo, decadde di fronte alla concorrenza degli Stati Uniti, che
dànno oggi un prodotto all'incirca triplo di quello italiano. Questo si aggira
intorno a 2-2,3 milioni di tonnellate di minerale, pari a 325-350.000 tonn.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

annue di zolfo greggio; da alcuni anni è di nuovo in costante e notevole


aumento. Per le condizioni nelle quali si effettua l'estrazione, v. sicilia.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Per la produzione del ferro il centro più importante è tuttora l'isola d'Elba;
vengono poi le miniere della Val d'Aosta (Cogne), della Val Camonica e regioni
vicine, e della Sardegna (Iglesiente, Nurra); fra queste ultime alcune, attivate
durante la guerra mondiale, sono ora inattive; si cerca infatti di risparmiare, fin
dove è possibile, le modeste riserve italiane (forse appena 150 milioni di
tonnellate di minerale, secondo calcoli di grande approssimazione). La
produzione del minerale, che era di circa 560.000 tonn. annue nell'ultimo
quinquennio prebellico, si avvicinò a 1 milione durante la guerra (994.000
tonn. nel 1917), poi cadde; dal 1925 è in ripresa e nel 1929-30 raggiunse di
nuovo le 700.000 tonn. In questa cifra non sono comprese le piriti di ferro, che
si estraggono largamente (per un quantitativo press'a poco eguale) soprattutto
nella Catena Metallifera toscana. La produzione è diminuita nel 1931-32. Per i
minerali di piombo e zinco, l'Italia viene terza in Europa, ma a grande distanza
dopo la Spagna e la Prussia; la produzione raggiunge 200-280.000 tonnellate
annue, per tre quarti dall'Iglesiente (inoltre Catena Metallifera toscana; miniera
dell'Agordino, ecc.). Associato ai minerali di piombo (soprattutto alla galena) si
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trova l'argento (circa 15.000 kg. annui estratti). In progresso è l'estrazione della
bauxite, che data, si puòISTITUTO
dire, dal 1920 (90.000 tonn. nel 1926; 192.000
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
nel 1929
e 161.000 nel 1930; nel 1931 si verificò una forte diminuzione,
(/index.html)
presumibilmente temporanea) dalla quale si ricava l'alluminio (miniere in
CATALOGO (/CATALOGO/)
Abruzzo e in Istria), ma il prodotto è ben lontano dal bastare al fabbisogno
italiano, che va aumentando di anno in anno, come in tutti i paesi civili
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
L'Italia ha il primato nel mondo per la produzione del mercurio, fornito dalle
miniere del M. Amiata (Toscana) e d'Idria (Gorizia) (220-240.000 tonn. annue
di minerale pari a 2000LIBRI
tonn. di mercurio metallico)
(/TRECCANILIBRI/) e ha qualche miniera di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

ferro manganesifero (Sardegna) e di antimonio (Toscana); produce invece


quantità di rame modestissime (circa 15.000 tonn.; in aumento dal 1928:
Toscana, Alpi Liguri) in confronto ai bisogni
TRECCANI CULTURAsempre crescenti. Più grave è la
(/CULTURA/)

mancanza di combustibili fossili, elemento indispensabile alla grande industria


moderna. A prescindere dalla piccolissima produzione di antracite e litantrace
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
vera e propria, si estrae, nell'Istria, una certa quantità di combustibile che per
tenore di carbonio si avvicina al litantrace e ha la denominazione di carbone
liburnico (200-220.000 tonn. annue). Abbonda invece la lignite, che nel periodo
bellico fu attivamente estratta, ma oggi, venute meno le più impellenti
necessità, si utilizza solo nei giacimenti più ricchi e meglio accessibili (Valdarno
superiore, dintorni di Spoleto, Iglesiente, Valdagno nel Vicentino); il
quantitativo annuo tende a diminuire (da 600-700.000 a 300-400.000 tonn.).
Anche alcune torbiere sono abbandonate, restando in attività le più abbondanti
(una decina, che dànno un prodotto di 7-8000 tonn.).

Alla deficienza di carbon fossile da utilizzarsi per usi industriali si è cercato di


riparare con lo sfruttamento dell'energia idraulica, della quale l'Italia è assai ben
provvista. Numerosi studî recenti hanno accertato il quantitativo disponibile e
hanno condotto all'esecuzione d'ingenti lavori per regolarne la distribuzione.
Nel 1898 la potenza installata degl'impianti idroelettrici per forza motrice non
arrivava a 100.000 kilowatt, mentre oggi supera i 3½ milioni di kilowatt.
Concorrono per circa tre quarti gl'impianti del Piemonte, della Lombardia, del
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Veneto e della Venezia Tridentina, cioè dell'Italia alpina, che ha fiumi più
copiosi d'acque e regime più regolare; l'impianto più grandioso è quello
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) di
Cardano sull'Isarco (182.000 kW. di potenza installata); altri otto impianti
(/index.html)
superano i 50.000 kW. Seguono per importanza il Lazio (impianti sull'Aniene),
CATALOGO (/CATALOGO/)
l'Umbria (Nera e Velino), l'Abruzzo (Pescara), la Calabria (Ampollino e Neto).
Altri grandi impianti sono in corso d'esecuzione.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Nonostante le numerose e diligenti ricerche proseguite negli ultimi anni,
scarsissima è la produzione del petrolio; le tasche oggi utilizzate si trovano
quasi soltanto al piede LIBRI
delle(/TRECCANILIBRI/)
ultime propagginiARTE
appenniniche degradanti verso la
(/TRECCANIARTE/)

Pianura Padana, nelle provincie di Parma e Piacenza a diverse profondità;


piccole quantità vengono dalla provincia di Frosinone (San Giovanni Incarico);
altrove gli assaggi non hanno TRECCANI
finora dato l'esito(/CULTURA/)
CULTURA sperato. Il quantitativo, da
meno di 5500 tonn. nel 1926, è salito a circa 8000 nel 1930, percentuale minima
rispetto al quantitativo totale richiesto dai bisogni nazionali. In misura
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
alquanto superiore si ricavano asfalto, bitume e prodotti affini, utilizzati oggi
anche per la preparazione di olî lubrificanti, ecc.; gli scisti bituminosi sono assai
diffusi nel Subappennino peninsulare e siculo (dintorni di Ragusa: asfalto), ma
non dappertutto appaiono redditizî; anzi negli ultimi anni la produzione (220-
320.000 tonnellate) tende a diminuire.

Altri prodotti, che hanno qualche importanza in Italia, sono la grafite (Cuneo,
Carrara: 6-7000 tonnellate annue); l'allumite (Tolfa presso Civitavecchia: 825
tonn. nel 1930); il salgemma (quasi solo in Sicilia: 60-70.000 tonnellate annue).
Più ricca è la produzione di sale marino (500-650.000 tonn. annue), che si
ottiene da sei o sette saline attive (Cagliari, la più importante per produzione;
Margherita di Savoia, in Puglia; Pirano; Cervia; Comacchio; Tarquinia;
Trapani; Siracusa); ad essa si aggiunge il sale di sorgente (saline di Volterra).

Tra i prodotti delle cave, vengono anzitutto i marmi, i quali anzi, ragguagliati
in valore, hanno il primo posto assoluto tra i prodotti del sottosuolo italiano, a
causa dell'alto pregio del marmo bianco statuario delle Alpi Apuane, che ha
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

dato luogo a una fiorente industria marmifera; Carrara, che ne è il centro, è


anzi la città italiana cheISTITUTO
ha la maggiore  a
percentuale della popolazione dedita
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

occupazioni connesse con l'estrazione dei minerali. Marmi bianchi vengono


(/index.html)
anche dalla Val Venosta (Lasa) e dal Novarese; marmi colorati da molte zone
CATALOGO (/CATALOGO/)
alpine e da qualcuna dell'Appennino e Antiappennino. Le pietre da costruzione
o da taglio sono poi numerose e varie: graniti, porfidi, sieniti, dioriti delle Alpi,
ardesie a Lavagna (Riviera di Levante), arenarie in Toscana, travertino nel
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Lazio, tufi vulcanici, peperini, ecc., pure nel Lazio e in Campania, pietre
calcaree di notevole valore in Puglia (tufo, pietra leccese); e poi alabastro
(Volterra), gesso; inoltre talco,
LIBRI pomici, ecc. ARTE (/TRECCANIARTE/)
(/TRECCANILIBRI/)

Un'altra ricchezza del sottosuolo, di cui l'Italia è ben provvista, è infine offerta
dalle sorgenti minerali, ora a temperature elevate
TRECCANI CULTURA (termali) soprattutto nel
(/CULTURA/)

dominio di apparati vulcanici attivi o spenti (Abano presso Padova, Agnano,


Ischia, ecc.), più spesso a temperatura ordinaria. Tra queste alcune hanno larga
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fama per qualità terapeutiche e hanno perciò dato vita a fiorenti luoghi di cura
(Roncegno, Levico, Recoaro, Peio, S. Pellegrino, Salsomaggiore, Montecatini,
Porretta, Tivoli, Telese, Fiuggi, Termini Imerese e tante altre); in talune
sorgenti si effettua anche l'estrazione di sali (oltre il sale di sorgente, anche
solfati, carbonati, ecc.). Un posto a parte spetta ai soffioni boraciferi della
Toscana (bacini della Cecina e della Cornia: Larderello, Serrazzano e
Castiglione) che sono emissioni di vapor acqueo costanti ad altissima
temperatura (120°-190°) e a forte pressione (fino a 4 atmosfere); essi sono da
tempo utilizzati per l'estrazione dell'acido borico, di altri sali borici e anche di
carbonato di ammonio, ecc., ma più recentemente hanno permesso
un'applicazione ben più importante, in quanto, per la costanza del getto e la
costanza della temperatura, vengono convenientemente impiegati per azionare
centrali termoelettriche. Si tratta in sostanza delle prime utilizzazioni
industriali del calore appartenente a strati interni della Terra.

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Industrie. - Come si è già accennato, l'agricoltura è tuttora, in Italia, la base


dell'economia nazionale, ma non può più dirsi oggi, come sessant'anni
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
fa, che
l'Italia sia un paese esclusivamente agricolo. Il progressivo sviluppo della
(/index.html)
grande industria moderna è, anzi, uno dei fatti più salienti che caratterizzano la
CATALOGO (/CATALOGO/)
trasformazione dell'Italia dopo la sua unificazione. Intorno al 1870, infatti,
l'industria si trovava ancora quasi soltanto allo stadio della piccola manifattura
domestica o dell'artigianato, cheSCUOLA
aveva(/TRECCANISCUOLA/)
dato all'Italia un primato glorioso nel
Medioevo e al principio dell'età moderna e aveva anche creato nobilissime
tradizioni di lavoro e d'arte industriale con maestranze preziose e mano d'opera
specializzata ed esperta.LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

La grande industria moderna, ostacolata dalla penuria del carbon fossile,


inceppata anche dalle molteplici ereditàCULTURA
TRECCANI della frammentazione
(/CULTURA/) politica, ha
tardato a svilupparsi, in confronto di altri grandi stati europei meglio favoriti;
ma, nell'ultimo quarto del secolo XIX, ha manifestato chiari segni d'un
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
movimento ascendente, che si è andato facendo sempre più vivace nel sec. XX,
soprattutto di pari passo col progresso dell'utilizzazione dell'energia
idroelettrica. Tale movimento ha determinato non solo la trasformazione delle
vecchie industrie domestiche o artigiane, ma anche il sorgere di rami
interamente nuovi, i quali oggi non sono certo i meno progrediti e attivi (v.
industria: Origini e sviluppo della grande industria in Italia).

Le industrie si sono localizzate in Italia in maniera assai varia, secondo


l'influsso di differenti fattori. Alcune, specie tra le più antiche, sono tuttora
strettamente connesse ai luoghi di produzione della materia prima, come, ad
es., parecchie delle industrie alimentari (industria enologica, casearia;
zuccherificio), come l'industria serica, legata da tempo remoto ai centri della
coltura del gelso, che sono anche quelli di allevamento del baco; altre sono
piuttosto legate ai centri di consumo del prodotto (come il pastificio e talune
industrie meccaniche), ovvero ai porti, quando si tratta d'industrie i cui
prodotti si esportano largamente. Ma talune industrie, specie tra le più recenti,
si sono invece sin dall'origine localizzate presso le grandi centrali idroelettriche;
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

così è accaduto di parecchie industrie chimiche e anche, in più casi, delle


metallurgiche; queste ultime 
si trovavano poi già in gran parte localizzate
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

presso la cerchia alpina, sin da tempo remoto, quando cioè dalle Alpi proveniva
(/index.html)
principalmente la materia prima. Per altri rami delle industrie chimiche,
CATALOGO (/CATALOGO/)
metallurgiche, meccaniche, infine evidente la localizzazione in prossimità dei
grandi nodi delle comunicazioni, i più adatti a favorire in larga misura
l'irraggiamento dei prodotti. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Per il complesso di queste cause, piuttosto che per maggiore attitudine della
popolazione o per altriLIBRI
fattori d'ordine storico-sociale,
(/TRECCANILIBRI/) le regioni più industriali
ARTE (/TRECCANIARTE/)

si trovano oggi nell'Italia settentrionale. Secondo il censimento industriale del


1927, su 1000 abitanti sopra i 10 anni si avevano 129 addetti alle industrie come
media globale per tutta l'Italia;TRECCANI
ma la percentuale saliva a 253 per la Lombardia,
CULTURA (/CULTURA/)

a 202 per la Liguria, a 192 per il Piemonte; prossime alla media del regno, ma
un po' al di sopra, erano la Venezia Giulia, il Lazio, la Toscana, poco al di sotto
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
il Veneto (con la Venezia Tridentina) e l'Emilia; tutti gli altri compartimenti
venivano molto addietro.

Industrie alimentari. - Le tre principali industrie alimentari, quella vinicola, il


caseificio, e lo zuccherificio, sono localizzate in prossimità dei centri di
produzione. La prima non è assurta finora a quel grado di progresso che ha
raggiunto altrove, soprattutto quanto a preparazione di tipi costanti di vini fini
destinati all'esportazione. A questo riguardo, accanto a taluni vini della Toscana
(Chianti) e del Piemonte, hanno importanza dei tipi speciali, come il marsala,
gli spumanti (Asti, Conegliano), il vermut, ecc. L'esportazione si è tuttavia
negli ultimi anni contratta, anche in causa del regime proibizionistico
introdotto negli Stati Uniti e altrove. Il caseificio ha per centro la Valle Padana,
dalla quale provengono sia il burro sia tipi ben noti di formaggi, in quantità tale
da fornirne non solo il resto dell'Italia, ma anche altri paesi europei. Per il
formaggio vanno tuttavia ricordati anche il Lazio, la Campania, la Sardegna, la
Sicilia, che confezionano tipi con latte di ovini (e anche di bufalo). La
produzione totale del formaggio supera i 2 milioni di quintali annui.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 110/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

L'allevamento dei suini, che prospera pure, come si è veduto, nella Pianura
Padano-veneta, ma anche nell'Italia centrale, ecc., alimenta la fiorente 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
industria
dei salumi. Dello zuccherificio si è già parlato precedentemente.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Altre industrie alimentari sono localizzate presso i centri maggiori di consumo
o presso i porti, come il pastificio (Napoli e dintorni, Roma, Genova),
l'industria delle conserve alimentari, delle marmellate, della cioccolata.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Meritano d'essere ricordate anche l'industria della birra, che ha svincolato quasi
interamente l'Italia dall'importazione estera, ma che tuttavia non può avere
grande diffusione in unLIBRIpaese così riccamenteARTE
(/TRECCANILIBRI/) dotato di vini; la preparazione
(/TRECCANIARTE/)

dell'alcool e degli spiriti (800.000 hl. annui), la preparazione delle acque


gassose, quella dei liquori, che ha raggiunto una notevole perfezione, ecc.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Industrie metallugiche. - Sono legate alla necessità d'importare la massima parte


della materia prima e perciò non hanno assunto in Italia uno sviluppo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
paragonabile a quello di altri paesi, il cui sottosuolo è più ricco di minerali
metallici. I maggiori centri siderurgici si trovano o presso i luoghi di
produzione del ferro (Elba, Piombino; Cogne in Val d'Aosta), o in prossimità
dei porti e di centri d'industrie meccaniche (Savona, Voltri, Sestri, ecc. in
Liguria; Trieste, Bagnoli presso Napoli), o presso cospicue sorgenti di energia
idroelettrica (Terni). La produzione della ghisa e dell'acciaio, portata durante la
guerra mondiale a grande sviluppo, declinò in seguito; ma nel 1922 aveva una
vivace ripresa superando poi notevolmente la produzione stessa del periodo
bellico. Infatti nel 1929 si sono prodotte oltre 670.000 tonnellate di ghisa
(media prebellica 370.000; anni di guerra 465-470.000) e oltre 2¼ milioni di
ferro e acciaio (media prebellica 970.000; anni di guerra 1.300.000). Dal 1930 la
produzione è in diminuzione. Scarsissima importanza hanno la produzione del
rame, dello zinco, ecc.; è in aumento quella dell'alluminio (8763 tonn. nel
1930), che oggi si estrae oltre che dalla bauxite, dalla leucite, molto più
abbondante in Italia, con processo nazionale (processo Blanc).

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 111/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Tra le industrie meccaniche un'importanza veramente rilevante hanno soltanto


quelle dei veicoli d'ogniISTITUTO
categoria: paese
anzitutto le navi, come è ovvio in un
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nel quale l'attività marinara è cosi antica e sviluppata (grandi cantieri della
(/index.html)
Liguria, di Livorno, Napoli, Palermo, ecc.); poi il materiale ferroviario
CATALOGO (/CATALOGO/)
(locomotive, vagoni, caldaie, rotaie), le biciclette e motociclette, le automobili e
gli autocarri, industria recente che ha assunto grande sviluppo a Torino e
Milano, infine gli aeroplani. Il progresso di questi più recenti rami
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dell'industria meccanica ha messo l'Italia in grado di concorrere con altri paesi
europei nella conquista di mercati esteri.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Un altro ramo dell'industria meccanica assai sviluppato è quello dei materiali


bellici: corazze, cannoni, fucili, proiettili (Terni, Torino, Sampierdarena). Tra i
rami meno sviluppati possiamo citare laCULTURA
TRECCANI fabbricazione di macchine agricole, di
(/CULTURA/)

strumenti di precisione, la coltelleria, la fabbricazione dei caratteri da stampa;


per tutti questi e altri rami l'Italia è ancora vincolata all'importazione dall'estero
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
(soprattutto per macchine d'ogni genere e strumenti di precisione).

Industrie tessili. - Per il peso che hanno nell'economia generale dello stato
italiano, il primo posto fra le industrie spetta di gran lunga alle industrie tessili:
sono quelle che hanno fatto in tempi recenti i maggiori progressi; occupano
normalmente circa 650.000 persone, il 16% della popolazione totale addetta alle
industrie, e determinano un movimento di denaro che, tra importazioni ed
esportazioni, si avvicina a 10 miliardi di lire. Primeggia il setificio, per il quale
l'Italia ha un posto assolutamente preminente in Europa. Esso si è localizzato
nell'Italia settentrionale, dove il gelso trova condizioni favorevoli di sviluppo
nelle regioni collinose subalpine (p. es., sugli anfiteatri morenici) e nell'alta
pianura, e dove perciò la bachicoltura ha potuto assumere grande sviluppo
come occupazione domestica, cui attende soprattutto l'elemento femminile. Su
52,7 milioni di kg. di bozzoli prodotti nel 1930, l'85% furono dati dalla
Lombardia (35% circa), dalla Venezia Euganea (circa altrettanto) e dal
Piemonte presi insieme. La bachicoltura ha ancora qualche importanza
nell'Emilia, nelle Marche, nella Toscana, in Calabria, nella Venezia Tridentina.
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La Francia, che dopo l'Italia è la maggiore produttrice di bozzoli in Europa, ne


diede nel 1930 meno diISTITUTO
3 milioni di kg. La produzione della seta greggia
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) filata
in Italia superò i 5½ milioni di kg. negli anni 1928 e 1929 (secondo i calcoli
(/index.html)
ufficiali; altri calcoli dànno cifre anche più elevate, intorno a 6½ milioni), poi si
CATALOGO (/CATALOGO/)
è contratta, di poco nel 1930, assai più nel 1931, a causa del ribasso delle sete
(forse ⅓ di meno che nel 1930). In media circa il 90% della seta greggia è filata
da bozzoli prodotti in Italia, onde questa industria conserva ancor oggi il suo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
carattere prettamente nazionale. Una parte della seta greggia è esportata
(semplice, addoppiata o torta) soprattutto in Francia, negli Stati Uniti, in
Svizzera, in Germania;LIBRI un'altra parte è tessutaARTE
(/TRECCANILIBRI/) in Italia. Le tessiture seriche
(/TRECCANIARTE/)

sono per la maggior parte in Lombardia e dispongono di circa 25.000 telai


meccanici e 3000 telai a mano; dànno lavoro normalmente a 30.000 operai. Ma
una gran parte degli stabifimenti lavoraCULTURA
TRECCANI oggi anche il rayon (seta artificiale) e
(/CULTURA/)

nella produzione dei tessuti le due provenienze non sono ben distinte
statisticamente. Questa del rayon è un'industria recentissima, che si è
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
sviluppata in Italia con grande rapidità, a causa del buon mercato del prodotto;
dal 1926 al 1929 la produzione (esclusi i cascami) è più che triplicata superando
i 32 milioni di kg. annui (massimo 34,6 nel 1931); gli stabilimenti di
produzione (27) sono localizzati nel Piemonte e in Lombardia. Sulla
produzione totale dei manufatti serici (seta naturale e rayon) non si hanno
statistiche precise, ma ce ne possiamo fare un'idea, considerando che almeno
una metà, e forse più, del prodotto è normalmente inviata all'estero. E le
esportazioni, in continuo aumento dal 1922 al 1927, hanno in quest'anno
raggiunto 1182 milioni di lire (ragguaglio al valore attuale) mantenendosi sopra
al miliardo anche nei due anni successivi; la diminuzione, molto considerevole
nel 1930 (737,4 milioni di lire, rappresentata per 244,1 milioni da manufatti di
seta e 493,3 da manufatti di rayon) è dovuta non tanto a contrazione nell'entità
della merce esportata, quanto alla crescente proporzione dei manufatti di
rayon, che valgono assai meno, e al ribasso generale dei prezzi. Le esportazioni
hanno due direzioni principali: in prima linea l'Europa centro-occidentale

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

(Gran Bretagna, al primissimo posto; poi Svizzera, Francia, Germania), in


seconda linea l'AmericaISTITUTO
(Stati Uniti, il
Argentina; in piccola misura anche
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Brasile). Una minore corrente si avvia in Egitto.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Un altro ramo dell'industria tessile, con tradizioni antiche in Italia, è quella
laniera, un tempo alimentata in massima parte da materia prima italiana. Oggi
peraltro la produzione italiana di lana greggia è relativamente scarsa (180-
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
200.000 q. di lana sudicia; 90-100.000 q. di lana lavata di cui forse la metà
impiegata per filatura) perché l'allevamento ovino si volge piuttosto a ricavare
latte e carne: la maggior parte
LIBRI delle lane lavorate
(/TRECCANILIBRI/) ARTEnegli stabilimenti sono
(/TRECCANIARTE/)

importate dall'estero (soprattutto lane naturali, ma anche lane lavate, pettinate


e cascami). L'industria laniera era fino al 1930 in notevole incremento; essa
dispone di 800 pettinatrici, 520.000
TRECCANIfusiCULTURA
di cardato, 610.000 fusi di pettinato,
(/CULTURA/)

21.000 telai meccanici e 2000 a mano; dà lavoro normalmente a 75-80.000


operai. I centri principali sono in Piemonte (Biella, Cossato, Borgosesia, Valle
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Mosso, Alessandria, Vercelli, ecc.); seguono la Lombardia (Bergamo, Gandino,
Desio, Lodi, ecc.); il Veneto (Schio, Arsiero), la Venezia Tridentina (Rovereto),
la Toscana (Prato), ecc. La maggiore parte dei manufatti di lana è assorbita dal
consumo nazionale; infatti, per i tessuti, su circa 300.000 q. consumati in Italia,
negli ultimi anni, circa 280.000 erano tessuti nazionali; il piccolo residuo di
tessuti importati è quasi esclusivamente rappresentato da qualità molto fine.
Ma l'industria italiana alimenta per contro una notevole esportazione, cresciuta
dal 1924 in poi con grande slancio (70-80.000 quintali l'anno) e che non
accenna a diminuire (si è contratta invece, negli ultimi due anni, l'esportazione
di tessuti misti). Tale esportazione è diretta per più della metà in Asia (India,
Cina), poi in Europa (Gran Bretagna); modeste correnti si avviano
nell'America Meridionale e in Egitto.

Alimentata in massima parte dal prodotto nazionale è l'industria della canapa la


quale lavora in media 300.000 quintali di canapa nazionale, e 40.000 di canapa
importata (compresa la canapa di Manila), mentre l'industria del lino, che ha
scarsa importanza in Italia, lavora in media appena 70.000 quintali, dei quali
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50.000 importati. Le filande di canapa e di lino si trovano in prima linea in


Lombardia; inoltre nel ISTITUTO
Veneto,(/ISTITUTO/)
nell'Emilia, MAGAZINE
ecc.; dispongono 
di oltre 120.000
(/MAGAZINE/)

fusi; le tessitorie dispongono di 8000 telai. Gli operai impiegati sono 20-25.000
(/index.html)
(oltre 5-6000 occupati nella fabbricazione di cordami di canapa). Filati, tessuti e
CATALOGO (/CATALOGO/)
cordami sono largamente esportati; a partire dal 1930, in conseguenza della
depressione economica generale, le esportazioni si sono notevolmente
contratte. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Di recente introduzione in Italia è invece l'industria cotoniera, la quale ha


tuttavia rapidamente guadagnato il secondo posto
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) fra le industrie tessili, per
ARTE (/TRECCANIARTE/)

quanto lavori quasi interamente materia prima importata dall'estero. Nel 1871
il cotone greggio importato per alimentare l'industria italiana era di circa
270.000 quintali; alla fine del secolo
TRECCANIeraCULTURA
salito a (/CULTURA/)
oltre 1¼ milioni, negli ultimi
anni si è aggirato intorno a 2-2½ milioni (scendendo solo a 1,7 milioni nel 1931
per effetto della depressione economica attuale). Il progresso era stato dunque
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
assai notevole. Il cotone greggio viene in massima parte dagli Stati Uniti, poi
dall'India e dall'Egitto. L'industria cotoniera occupa normalmente ben 250.000
operai e dispone di circa 6 milioni di fusi (di filatura e torcitura) e di 150.000
telai meccanici; di questi circa 100.000 spettano agli stabilimenti lombardi; oltre
30.000 ai piemontesi; 7000 al Veneto; seguono la Liguria, la Toscana, la
Campania. Si producono in media 2 milioni di quintali di filati (media 1926-
29), che provvedono al consumo nazionale (fortemente contratto nel 1930),
lasciando un margine del 10-12% e più per l'esportazione; la produzione dei
tessuti raggiunge 1,5 milioni di quintali, dei quali all'incirca un terzo si esporta.
L'esportazione si rivolge ai paesi balcanici (Iugoslavia, Romania, Bulgaria,
Grecia), alla Turchia, all'Egitto, all'India; al Levante insomma, nel quale lo
smercio italiano anzi si irradia sempre più, conquistando mercati assai lontani
(i tessuti arrivano ora anche nelle Indie Olandesi). Fra i paesi americani è
cliente dell'Italia, in misura assai larga, solo la Repubblica Argentina. Ancora
nel 1930, anno in complesso poco lieto per l'industria cotoniera italiana, l'Italia

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

ha esportato per oltre 1,4 miliardi di lire di prodotti derivati dal cotone
(materie gregge, semilavorate 
e finite), valore che supera, sebbene di poco,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

quello dei prodotti serici.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Da ultimo, fra le industrie tessili che lavorano materiale importato, è da
ricordare lo iutificio, che importa per 500-550.000 quintali di fibra
(principalmente dall'India) e la SCUOLA
trasforma in sacchi, tessuti varî e altri manufatti,
(/TRECCANISCUOLA/)
in parte notevole esportati. Gli stabilimenti sono concentrati a Terni,
Alessandria, Bergamo e dintorni.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Un'idea complessiva dell'importanza che le industrie tessili hanno sulla bilancia


economica dell'Italia, può aversi ancora considerando il valore globale delle
esportazioni che, secondo i calcoli del Mortara,
TRECCANI si può riassumere nella tabella
CULTURA (/CULTURA/)

qui sopra riportata.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Industrie chimiche. - Un altro ramo d'industrie di recente diffusione in Italia, e in
sempre crescente sviluppo, è quello che viene genericamente designato col
nome d'industrie chimiche.

Esse sono localizzate soprattutto o in vicinanza delle grandi centrali elettriche,


che forniscono l'energia, o in prossimità dei maggiori centri di consumo. I
prodotti sono svariatissimi e trovano gl'impieghi più diversi. Tenendo conto
dell'entità del prodotto fabbricato, sono al primo posto la fabbricazione
dell'acido solforico, dell'acido nitrico, del cloridrico e del citrico, quella del
carburo di calcio, degli estratti tannici, dei perfosfati, dei superfosfati e di altri
concimi chimici, della soda caustica, delle sostanze coloranti (sia minerali sia
vegetali), dei prodotti farmaceutici; poi la fabbricazione dei fiammiferi, delle
candele, dei saponi, ecc.

Altre industrie. - Un'industria molto recente è quella del caucciù, che lavora
materia prima importata (in massima parte da Ceylon, dall'Indocina, dalle Isole
della Sonda) e la trasforma nei più svariati articoli (rivestimenti per condutture
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 116/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

elettriche e per cavi; pneumatici, ecc.) in parte anche esportati. I centri


maggiori sono a MilanoISTITUTO
e a Torino.
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 

(/index.html)
Un'industria antica e fiorente è quella della carta; i maggiori stabilimenti (385
CATALOGO (/CATALOGO/)
in tutto) sono localizzati nelle provincie di Novara (Varallo, Borgosesia,
Serravalle e Romagnano), Varese, Vicenza (Arsiero), Ancona (Fabriano),
Roma (Tivoli) e Frosinone (Ceprano, Isola del Liri); la materia prima (pasta di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
legno e cellulosa) è quasi tutta importata; la produzione si avvicina a 3,5 milioni
di quintali annui.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Molto sparsa in Italia, con prevalente accentramento in prossimità dei grandi


centri urbani, è l'industria dei cementi, delle calci idrauliche e dei laterizî.
L'industria, schiettamente nazionale, della
TRECCANI porcellana,
CULTURA è invece concentrata in
(/CULTURA/)

due grandi stabilimenti (Doccia presso Firenze e S. Cristoforo presso Milano),


mentre quella delle maioliche e ceramiche, molto antica, è assai sparsa; essa
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
richiede mano d'opera esperta, fornita di senso d'arte, ed è ancora rimasta in
alcuni centri minori, ricchi di gloriose tradizioni, allo stato dell'artigianato o
della piccola industria (Faenza, Pesaro, Deruta, Gubbio e altri luoghi
dell'Umbria; Castelli nel Teramano; Caltagirone in Sicilia, ecc.); pochi i grandi
stabilimenti recenti (Laveno).

L'industria vetraria è poco sviluppata, ma si va diffondendo; solo alcuni rami


speciali (per esempio i vetri soffiati a Murano e oggi in alcuni piccoli centri
toscani, ecc.) hanno larga rinomanza. Ma per molte categorie di prodotti fini
l'Italia è ancora cliente dell'estero (Boemia, Francia, Belgio).

Tra le minori industrie, molto florida e diffusa è quella dei mobili; grandi
fabbriche si hanno principalmente in Lombardia (Milano, Monza, Varese,
Cantù, Brianza); ma le fabbriche piccole, molto attive, sono sparse un po'
dappertutto. Infine si ricordano le industrie delle pelli e derivati, alimentate in
gran parte da prodotti nazionali (guantificio, calzaturificio), le industrie

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

poligrafiche (Torino, Milano, Roma, ecc.), la lavorazione dei bottoni (valle


dell'Oglio) alimentata inISTITUTO
parte da 
prodotti provenienti dalle Colonie (noccioli
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

di palma dum), ecc.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Commercio. - Allorché, nel 1870, l'Italia raggiunse la sua unificazione politica,
gravissimi ostacoli si frapponevano ancora agli scambî commerciali e ai traffici
fra le varie parti del nuovo stato, tanto esteso in senso meridiano e tanto
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
accidentato: le comunicazioni ferroviarie erano del tutto inadeguate, anche la
viabilità ordinaria era insufficiente e non omogenea. Moltissimo si è fatto da
allora per agevolare e intensificare le relazioniARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) d'ogni specie fra le diverse
(/TRECCANIARTE/)

regioni d'Italia, come si dirà più avanti, parlando delle comunicazioni; se la


fittezza e la distribuzione delle ferrovie e delle grandi strade di comunicazione è
ancora assai diseguale, tuttaviaTRECCANI
il commercio interno
CULTURA si svolge ora liberamente e
(/CULTURA/)

i prodotti italiani circolano da un capo all'altro della penisola. Così ad esempio,


all'approvvigionamento della capitale in derrate alimentari possono oggi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
concorrere prodotti di ogni regione italiana; i manufatti tessili della Lombardia
si distribuiscono in ogni angolo della penisola e delle isole; anche
l'amalgamazione, dal punto di vista economico, col resto dell'Italia delle
provincie annesse dopo la guerra mondiale, si va compiendo con molta
rapidità. Anche per le merci di prima necessità che affluiscono dall'estero ai
grandi porti italiani, ciascuno dei quali serve un proprio retroterra, l'inoltro
senza difficoltà, sempre all'interno, si compie più speditamente.

Anche il commercio con l'estero si venne a poco a poco sviluppando, sebbene


dapprima piuttosto lentamente. Nel 1871 si ragguagliava a poco più di 2
miliardi; alla fine del secolo (1900) salì fino a 3. Ma dal 1872 in poi le
importazioni superarono sempre le esportazioni, dapprima di 100-200 milioni
di lire annue, poi perfino di 400-500 milioni negli anni 1885-1887 che furono i
più critici del secolo passato; in seguito lo squilibrio della bilancia commerciale
tornò ad attenuarsi. Tale squilibrio aveva tuttavia le sue contropartite (spese
dei forestieri, rimesse degli emigrati, ecc.), cosicché lo stato italiano non aveva
bisogno di contrarre debiti all'estero in misura notevole. Più rapidi furono i
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 118/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

progressi dal principio del sec. XX, sia per il considerevole slancio delle
industrie italiane, sia per 
lo sviluppo della navigazione e dei porti, cui si
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

accennerà più oltre. Nell'ultimo quinquennio di relazioni normali con l'estero


(/index.html)
anteriormente alla guerra mondiale, il commercio salì al valore globale di 5,85
CATALOGO (/CATALOGO/)
miliardi circa, dei quali oltre 3,4 all'importazione e 2,4 all'esportazione. Se
ragguagliamo, per comodità di confronto, queste cifre commisurandole al
valore attuale della lira, secondoSCUOLA
il procedimento dell'Ufficio centrale di
(/TRECCANISCUOLA/)
statistica e le paragoniamo a quelle prebelliche, a quelle del periodo culminante
della guerra mondiale e poi alle attuali, si hanno i dati esposti nella seguente
tabella: LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Lo squilibrio nella bilancia commerciale, che era dunque di circa 3,6 miliardi di
lire attuali nel quinquennio prebellico, salito alla(/CULTURA/)
TRECCANI CULTURA enorme cifra di quasi 30
miliardi nel 1918, è disceso a poco più di 5 miliardi annui nel 1930 e tende a
diminuire ancora; dal 1921, anno nel quale, nel periodo postbellico, si ebbe il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
minimo delle importazioni, queste sono nuovamente cresciute fino al 1928, per
poi ancora diminuire; le esportazioni tendevano invece a crescere con
confortante slancio, prima che intervenissero i sintomi dell'attuale depressione
economica mondiale. Giova peraltro avvertire - come confortante indice del
progresso industriale italiano - che il confronto dell'attuale commercio estero
con quello del periodo prebellico, dimostra una chiara tendenza verso una
riduzione degli acquisti italiani all'estero in prodotti fabbricati e verso una
maggiore importazione di merci gregge occorrenti alle industrie italiane; a
questa tendenza fa riscontro la minore esportazione di merci gregge e
semilavorate e la maggiore esportazione di manufatti e prodotti finiti.

I maggiori gravami con l'estero sono rappresentati per l'Italia dall'importazione


del frumento (1930, ancora oltre 1½ miliardi; circa 3 miliardi nel 1928), del
mais (400 milioni circa nel 1930; circa 800 nel 1928), del legname (oltre 600
milioni), del carbon fossile (1⅓ miliardi nel 1930), del petrolio e altri carburanti
(oltre 600 milioni). Le esportazioni sono rappresentate in prima linea dalla seta
greggia, dai tessuti di seta e misti, e dalla seta artificiale (2,3 miliardi nel 1930;
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 119/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

oltre 3 nel 1929), dai tessuti di cotone (1-1,3 miliardi), dagli agrumi, frutta,
ortaggi, dai latticinî (formaggi,  è
ecc.), dalle automobili. In tutti questi rami
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

indubbiamente possibile all'Italia di raggiungere, in condizioni normali


(/index.html)
dell'economia mondiale, un maggiore sviluppo. Un'altra caratteristica del
CATALOGO (/CATALOGO/)
commercio italiano con l'estero è il progressivo estendersi del raggio mondiale
dei traffici; sia per le importazioni sia per le esportazioni, si allacciano rapporti
con paesi sempre più lontani, come è dimostrato, tra l'altro, dall'espansione
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
delle linee di navigazione, delle quali si dirà più oltre.

Sette stati si trovano tuttavia all'avanguardia ARTE


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) delle(/TRECCANIARTE/)
relazioni commerciali con
l'Italia: cinque europei (Germania, Gran Bretagna, Francia, Svizzera, Austria) e
due americani (Stati Uniti e Argentina); essi assommavano nel 1930 il 55% delle
importazioni e il 62% delle esportazioni. Per le importazioni
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/) sono al primo
posto gli Stati Uniti, ma la loro preponderanza tende a diminuire, soprattutto
per la diminuita importazione di derrate alimentari; al secondo posto dal 1925 è
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
tornata la Germania; seguono Gran Bretagna e Francia; a notevole distanza gli
altri paesi. Per le esportazioni al primo posto è ora la Germania, seguita subito
dagli Stati Uniti; vengono poi Francia e Gran Bretagna; a non grande distanza
Svizzera e Argentina.

Ma, accanto a questi pochi paesi, che pesano per la massa del traffico, non
vanno dimenticati i molti, verso i quali, sia pure con corrente di minore
intensità, irraggiano le esportazioni italiane. Ora è sintomatico il fatto che
queste correnti minori, ma vivaci, sono quasi interamente rivolte all'Oriente:
agli stati balcanici, all'Egitto, alla Turchia, all'India, e oggi anche verso paesi più
lontani. E da questi stessi paesi vengono in misura considerevole anche materie
prime per le industrie e perfino prodotti alimentari. Modesti sono ancora i
traffici italiani con i paesi africani (Egitto escluso), anche con le sue colonie;
ma, prima del periodo di depressione economica generale, essi tendevano
tuttavia a estendersi e a intensificarsi: anche l'Italia seguiva dunque la tendenza
generale dell'Europa a stringere sempre più i rapporti commerciali con quel

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

continente che, per la sua vicinanza, per le sue possibilità economiche e per la
sua situazione politica, ISTITUTO
si configura sempre meglio come il più naturale
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

integratore dei bisogni dell'economia europea.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Come chiusa di questo esame delle condizioni economiche attuali dell'Italia,
riferiamo i dati sull'entità numerica degli addetti alle categorie principali di
occupazioni, secondo il censimento del 1921 (i dati corrispondenti per il 1931
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
non sono ancora conosciuti). Si avevano allora oltre 10.275.000 persone
occupate nell'agricoltura nelle attività connesse con le foreste e nella pesca (pari
al 55,7% della popolazione
LIBRI lavoratrice), oltre ARTE
(/TRECCANILIBRI/) 4.220.000 persone occupate nelle
(/TRECCANIARTE/)

industrie e miniere (22,9%), circa 1.860.000 persone occupate nel commercio


(10,1%). Il residuo è dato da persone occupate nei servizî pubblici (compreso
l'esercito) o in professioni libere (1.247.000,
TRECCANI pari(/CULTURA/)
CULTURA a 6,8%), da persone attendenti
a servizî domestici (445.600 pari a 2,4%) e da categorie varie di occupazioni
(382.000 pari a 2,1%).
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Comunicazioni.

Ferrovie. - Come già si è accennato, la natura del paese oppone molto gravi
ostacoli alla creazione di una rete organica di comunicazioni rapide,
pienamente rispondenti alle moderne esigenze del trasporto di merci e
viaggiatori tanto entro i confini del regno, quanto fra il regno e gli stati
limitrofi. Alla configurazione allungata nel senso della latitudine, onde fra gli
estremi punti settentrionali e meridionali intercorrono distanze maggiori che
in altri stati molto più estesi, si aggiungono la presenza del sistema montuoso
appenninico, che ostacola le comunicazioni dirette fra i due mari principali, la
struttura geologica sfavorevole di molte plaghe, dove la presenza di rocce
argillose, instabili e franose, rende difficile la costruzione e costosa la
manutenzione delle strade ordinarie e ferrate, il carattere irregolare di molti
corsi d'acqua, le cui ampie vallate soggette a inondazioni debbono essere
piuttosto sfuggite che ricercate dalle vie di comunicazione, infine la presenza,
soprattutto in passato, di zone paludose lungo le coste, evitate anche per
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l'infierire della malaria. A queste difficoltà naturali si aggiungeva poi in passato


anche il frazionamentoISTITUTO
politico(/ISTITUTO/)
e la divergenza gli
d'interessi economici fra
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

antichi stati.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Il primo tronco ferroviario italiano, da Napoli a Portici, fu aperto il 4 ottobre
1839; prima del 1850 non esistevano in Italia più di 600 km. di ferrovie. La
lunghezza totale era salita a 6200 km. nel 1870, al momento dell'unificazione,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
ma si aveva a che fare, in parte almeno, con linee create per servire i singoli
stati e non nell'interesse del traffico attraverso il nuovo stato unitario. Dal 1870
in poi grandi progressiLIBRI
sono(/TRECCANILIBRI/)
stati effettuati, mercé l'intervento diretto del
ARTE (/TRECCANIARTE/)

governo, e, sebbene l'attuazione del programma ferroviario abbia subito soste e


rallentamenti, gli ostacoli naturali sovra accennati sono stati gradualmente
sormontati con impiego di mezzi tecnici
TRECCANI talora (/CULTURA/)
CULTURA grandiosi (costruzione di lunghe
gallerie), e successivamente si è vinto anche l'ostacolo maggiore che si
frapponeva al collegamento ferroviario con gli stati finitimi, la catena alpina,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
valicata ormai da sette grandi linee e da alcune altre minori. L'attuale rete
ferroviaria italiana, se anche per fittezza di maglia rimane indietro a quella degli
altri maggiori stati europei più favoriti per condizioni naturali, va via via
assumendo il carattere di un sistema organico, adattato bensì necessariamente
alle condizioni geografiche, ma sempre meglio rispondente ai bisogni delle
industrie e delle intensificate relazioni interne ed estere.

La rete, ragguagliata a circa 20.000 km. prima della guerra mondiale, è salita (1°
gennaio 1932) a 22.522 km., e a 26.557 se s'includono le ferrovie secondarie e le
tramvie extraurbane. Sono a scartamento normale circa 21.700 km. e di questi
circa 3000 km. a trazione elettrica. Allo stato appartengono 16.850 km., dei
quali oltre 4000 a doppio binario e 1940 a trazione elettrica. Questo sistema di
trazione è stato notevolmente sviluppato negli ultimi anni, anche in linee di
primaria importanza (come la Modane-Torino-Genova-Livorno, la più lunga
linea a trazione elettrica attualmente in esercizio in Italia); alla fine del 1931 si
avevano in complesso in Italia oltre 3400 km. di linee elettrificate (comprese le

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secondarie). Il piano completo dei lavori per i prossimi 10 anni comprende


l'elettrificazione delle arterie  per un
fondamentali del sistema ferroviario statale
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

complesso di oltre 4000 km. di linee.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Come media si hanno in Italia poco più di 8 km. di ferrovie per ogni 100 kmq.,
mentre nella Gran Bretagna se ne hanno 13, nella Germania 12, nella Francia
10 (nel Belgio 37). In relazione SCUOLA
alla popolazione si hanno poco più di 5 km. per
(/TRECCANISCUOLA/)
ogni 10.000 abitanti (Francia 13, Germania 9, Gran Bretagna 8, Belgio e
Svizzera 14). Nessun centro comunale italiano dista più di 50 km. da una
stazione ferroviaria. LaLIBRI
rete(/TRECCANILIBRI/)
più fitta si ha nella Pianura
ARTE Padano-veneta, sia
(/TRECCANIARTE/)

perché ivi mancano grandi ostacoli naturali, sia soprattutto perché qui è la sede
delle più fiorenti e sviluppate industrie. Due sono le massime arterie di questa
regione, una corrente ai piedi TRECCANI
delle AlpiCULTURA
(Torino-MilanoVerona-Venezia
(/CULTURA/) -
Udine-Trieste) e una ai piedi dell'Appennino (Alessandria-Piacenza-Bologna-
Rimini); esse sono riunite da numerose trasversali (principali: Torino -
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Alessandria; Milano-Bologna; Verona-Bologna; Venezia-Ferrara-Bologna,
ecc.). Grandi nodi ferroviarî sono Milano, Torino, Verona, Bologna e Venezia-
Mestre. Alle anzidette linee si allacciano da un lato quelle che traversano le
Alpi, conducendo in Francia (Torino-Nizza e Torino-Modane; inoltre la
litoranea Genova-Nizza-Marsiglia), in Svizzera (Milano-Domodossola-Briga e
Milano-Chiasso-Lucerna), in Austria (Verona-Bolzano-Innsbruck e Bolzano-
Lienz; Venezia-Udine-Villaco), nella Iugoslavia (Trieste - Postumia - Lubiana;
e Fiume - Zagabria), dall'altro le linee per l'Italia peninsulare. In questa, due
linee longitudinali di grande traffico corrono lungo la costa o a breve distanza
da essa, l'una da Genova (anzi dal confine francese a Ventimiglia) per Livorno,
Roma e Napoli, fino a Reggio Calabria, l'altra da Rimini, per Ancona, Foggia e
Bari a Brindisi, e da Bari, per Taranto, a Reggio Calabria. La più importante
linea longitudinale interna è quella da Bologna, per Firenze, a Roma e a Napoli;
essa varca l'Appennino toscano a notevole altezza (616 m.). L'Appennino è poi
valicato da una decina di linee trasversali (v. appennino). Le ferrovie che fanno
capo a Reggio Calabria sono collegate mediante ferry-boats alla rete sicula, che
ha per principali arterie la Messina-Palermo e la Messina-Catania-Siracusa. Le
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comunicazioni tra la penisola e la Sardegna si effettuano invece principalmente


da Civitavecchia (e anche da Livorno e Genova) a Terranova, congiunta
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  per
ferrovia tanto a Cagliari quanto a Sassari.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Nell'Italia meridionale e nelle isole, dove, per il mediocre sviluppo delle
industrie, il traffico è ancora modesto, il collegamento di molti centri minori
alle ferrovie principali si effettua mediante linee secondarie a scartamento
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
ridotto, molte delle quali sono notevoli per l'ardimento con cui superano i forti
dislivelli mediante ingenti opere d'arte o con applicazioni di sistemi eccezionali
di trazione (cremagliera).LIBRIInvece nelle regioniARTE
(/TRECCANILIBRI/) nelle quali il movimento è
(/TRECCANIARTE/)

maggiore, si tende ad abbreviare i percorsi, sia con l'introduzione di treni


rapidi, sia con la creazione di linee direttissime, come la Roma-Napoli (per
Formia) e quella, di prossima apertura, da Firenze a Bologna che attraversa
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

l'Appennino in una nuova galleria lunga circa km. 18,5, la più lunga in
territorio interamente italiano e la seconda del mondo per lunghezza, dopo la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
galleria del Sempione.

È da notare che le linee trasversali della Pianura Padano-veneta servono oggi


anche al traffico di transito fra l'Europa occidentale e l'orientale (o fra quella di
nord-ovest e quella di sud-est): passa infatti sulla linea Domodossola-Milano-
Mestre-Trieste una delle massime comunicazioni ferroviarie europee, il
Simplon-Orient Express, al quale s'innestano altre linee internazionali
provenienti da Nizza e da Modane. È invece diminuita oggi d'importanza,
come arteria internazionale di comunicazioni per il Levante, l'Egitto e l'Asia, la
linea Modane-Bologna-Ancona-Brindisi, prima utilizzata dalla valigia delle
Indie.

Nel complesso circolarono negli ultimi anni (1925-29) sulle ferrovie dello stato
circa 108-115 milioni di viaggiatori e 55-65 milioni di tonnellate di merci
l'anno (escluso il bestiame); si aggiungono ad essi 60-70 milioni di viaggiatori e
9-10 milioni di tonnellate di merci trasportate nelle ferrovie private (escluse le
tramvie). Dal 1930 la depressione economica generale ha prodotto
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

naturalmente una forte restrizione del traffico: tra il 1929 e il 1931 è diminuito
del 24% il numero dei viaggiatori  dalle
e del 27% il peso delle merci trasportate
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ferrovie statali.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Strade. - La rete delle strade ordinarie accessibili a veicoli a ruote supera i
225.000 km.; oltre 20.000, costituenti la rete delle grandi comunicazioni, sono
di pertinenza dello stato, e un'apposita azienda, l'Azienda autonoma della
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
strada, ne cura la manutenzione e il miglioramento, in relazione allo sviluppo
del traffico. Anche le strade ordinarie sono diventate, infatti, mezzi di
comunicazione rapida,LIBRImercé lo sviluppo dell'automobilismo,
(/TRECCANILIBRI/) che si va
ARTE (/TRECCANIARTE/)

diffondendo sempre maggiormente: infatti il numero delle automobili,


calcolato a circa 57.000 nel 1924, si è da allora più che quadruplicato, quello
degli autocarri (25.000 nel 1924) è quasiCULTURA
TRECCANI triplicato. Servizî automobilistici
(/CULTURA/)

pubblici allacciano fra loro le stazioni di linee ferroviarie diverse o a queste i


paesi più lontani, e perciò sono, specialmente nelle regioni di montagna, un
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
utile complemento delle ferrovie. Alla fine del 1931 erano in esercizio oltre
3000 linee automobilistiche per una lunghezza di circa 70.000 km.; la
Lombardia, l'Emilia, la Toscana, il Piemonte, la Sicilia ne sono più fornite.
Esistono già anche autostrade, destinate all'esclusivo transito delle automobili.
Il traffico automobilistico, per servizio viaggiatori e merci, tende a far
concorrenza alle ferrovie, specie su percorsi brevi e su linee di non grande
movimento. Su alcuni percorsi í servizî ferroviarî sono anzi già stati surrogati,
in tutto o in parte, da servizi automobilistici; su altre linee si sperimenta la
sostituzione ai treni ordinarî di autovetture e autoconvogli su rotaie. In un
paese montuoso come l'Italia il futuro sviluppo delle comunicazioni rapide
appare senza dubbio legato alla risoluzione del problema di una sagace
combinazione e integrazione dei due sistemi di trasporto, quello ferroviario e
quello automobilistico.

Navigazione e porti. - Il traffico marittimo dei porti italiani, considerato in base


al quantitativo totale delle merci caricate e scaricate, era di circa 32 milioni di
tonn. nel 1913; dopo la depressione seguita alla guerra mondiale, ha raggiunto
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di nuovo questa cifra nel 1924, poi ha continuato a crescere, pur con
interruzioni, toccando ISTITUTO
nel 1929(/ISTITUTO/)
il massimo MAGAZINE
di 39,5 milioni; sono
in seguito si
(/MAGAZINE/)

fatti sentire gli effetti della crisi economica mondiale, che ha prodotto una
(/index.html)
sensibile restrizione del traffico nel 1930 e una più considerevole nel 1931 (34,5
CATALOGO (/CATALOGO/)
milioni). Ma un fatto meritevole d'essere rilevato è la sempre maggiore
compartecipazione della bandiera italiana al traffico dei porti nazionali: da poco
più del 50% nel 1913, tale compartecipazione è salita al 67% nel quadriennio
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
1926-29. Il traffico è costituito per la massima parte da scambî con l'estero, e in
esso si osserva, come fu accennato, un forte squilibrio tra la mole
preponderante delle importazioni e quella delle
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEesportazioni.
(/TRECCANIARTE/)

Un'altra caratteristica rispetto all'anteguerra, è l'allargato raggio dei traffici,


non essendovi ormai più nessun paese CULTURA
TRECCANI del mondo, tra quelli che hanno una
(/CULTURA/)

qualche importanza commerciale, che non sia in relazione diretta con i porti
italiani, e a questi collegato anche da linee di navigazione italiane. La corrente
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
principale dei traffici è quella da e per i porti europei oltre Gibilterra, che
assorbe da sola circa la metà del commercio totale con l'estero; segue la
corrente mediterranea, che contribuisce (incluso il Mar Nero) con un altro
quarto circa; vengono successivamente la corrente dell'America Settentrionale,
quella dell'America Meridionale e Centrale, quella oltre Suez (paesi dell'Oceano
Indiano e del Pacifico) e ultima, finora molto debole, la corrente da e per i porti
dell'Africa occidentale. Nel traffico con l'Europa occidentale e settentrionale
prevale la bandiera estera (con predominio della britannica), e questa è in
prevalenza anche negli scambi con l'America Centrale e Meridionale e con
l'Australia; in tutte le altre correnti ha la prevalenza la bandiera nazionale; al
traffico tra i porti italiani e gli altri del Mediterraneo partecipano tuttavia anche
la Spagna e la Grecia.

Tra i porti italiani, quelli che hanno un qualche movimento commerciale sono
un centinaio, e una ventina hanno oggi un traffico superiore o prossimo a un
milione di tonnellate (stazza netta). Per numero di navi entrate e uscite, il
primo posto spetta a Trieste, cui seguono Napoli, Fiume, Genova, Venezia,
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Livorno e Messina. Ma per la mole delle merci sbarcate e imbarcate, Genova


supera di gran lunga tutti 
gli altri; seguono, in ordine decrescente, Venezia,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Trieste, Napoli, Savona, Livorno, Civitavecchia, Palermo, Fiume, Ancona, ecc.


(/index.html)
Per numero di viaggiatori imbarcati e sbarcati, Trieste e Napoli hanno un
CATALOGO (/CATALOGO/)
primato assoluto; il movimento di Napoli è tuttavia diminuito in seguito alla
contrazione dell'emigrazione. Questa contrazione ha anzi influito
notevolissimamente nel ridurreSCUOLAil traffico globale dei viaggiatori con l'estero
(/TRECCANISCUOLA/)
(da circa 1.100.000 viaggiatori nel 1913 a meno della metà nel 1929),
mutandone anche la fisionomia; oggi infatti, almeno per importanza
economica, il movimentoLIBRIturistico supera quello
(/TRECCANILIBRI/) ARTEmigratorio.
(/TRECCANIARTE/)

Tra le linee di navigazione nell'interno del regno hanno il primo posto


naturalmente quelle che effettuano il collegamento
TRECCANI con le due isole maggiori
CULTURA (/CULTURA/)

del Tirreno e con Zara sulla sponda orientale dell'Adriatico. Per le


comunicazioni con la Sardegna, è al primo posto la linea Civitavecchia-
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Terranova (giornaliera); seguono le settimanali Civitavecchia-Cagliari e
Napoli-Cagliari. Per la Sicilia l'unica linea importante, in concorrenza con la
ferrovia, è la giornaliera Napoli-Palermo. Zara è collegata ad Ancona (servizio
giornaliero), a Trieste, a Venezia; Venezia è pure collegata a Trieste da una
linea giornaliera. Hanno anche un notevole movimento le linee da Genova a
Livorno, a Napoli, a Palermo; da Livorno ai porti sardi; da Napoli a Messina, da
Bari ad Ancona, da Ancona a Fiume, ecc. Tra le linee mediterranee sono da
ricordare anzitutto quelle di collegamento con la Libia, che fanno capo
principalmente a Siracusa. Tra le altre linee hanno la prevalenza quelle
determinate dalla già segnalata situazione geografica dell'Italia, che appare quasi
un molo proteso verso il Levante, onde comunicazioni celerissime con l'Egitto,
da Trieste, Venezia, Brindisi, Genova e Napoli (il percorso da Brindisi è oggi il
più breve percorso marittimo tra l'Europa e l'Egitto ed è perciò largamente
utilizzato dal movimento internazionale dei viaggiatori); comunicazioni
frequenti tra i porti adriatici e quelli dell'opposta sponda balcanica (sopra tutto
con l'Albania), comunicazioni tra gli stessi porti e quelli dell'Egeo, del Levante
asiatico, del Mar di Marmara, del Mar Nero e del Danubio inferiore. La
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

situazione geografica favorisce anche le comunicazioni tra la Sicilia e la Tunisia,


tra la Liguria e la Catalogna. Molto meno importanti le comunicazioni
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
con
l'Algeria e il Marocco.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Per le linee transoceaniche hanno importanza, come punto di partenza o
d'arrivo, quasi soltanto i due porti tirrenici di Genova e Napoli e quelli adriatici
di Trieste e Venezia. Le linee più importanti in partenza dai due porti tirrenici
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
(che di solito vengono entrambi toccati sia nell'andata sia nel ritorno) sono
quelle dirette ai porti atlantici dell'America Settentrionale e dell'America
Meridionale, servite daLIBRI
piroscafi e motonavi ARTE
(/TRECCANILIBRI/) moderne e veloci, soprattutto per
(/TRECCANIARTE/)

il trasporto dei passeggeri; seguono le linee dirette, oltre Suez, ai porti


dell'Africa orientale, dell'Asia meridionale, dell'Estremo Oriente, delle Indie
Olandesi e dell'Australia; una linea è diretta
TRECCANI al Canale
CULTURA di Panamá, e oltre questo,
(/CULTURA/)

ai porti sudamericani del Pacifico; una ai porti atlantici dell'Africa fino a Città
del Capo. Ai due porti adriatici fanno capo invece i collegamenti più frequenti e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
rapidi con l'Asia meridionale e l'Estremo Oriente; inoltre due linee, dirette
all'America Centrale, e oltre Panamá ai porti nordamericani del Pacifico; una
linea che compie l'intero periplo africano, una diretta ai porti del Plata e altre di
minore importanza.

La navigazione interna è pochissimo sviluppata in Italia. Si esercita la


navigazione a vapore sui laghi Maggiore, d'Orta, di Como, di Lugano, d'Iseo, di
Garda, sul Trasimeno e sulle lagune venete, per un complesso di appena 560
km. di linee (435 se si escludono le lagune); per il trasporto dei viaggiatori
hanno il primo posto i laghi Maggiore e di Como, per quello delle merci ha il
primato assoluto il lago d'Iseo (4/5 del traffico totale). I corsi d'acqua italiani si
prestano poco alla navigazione (in confronto a quelli dell'Europa centrale e
orientale) per le già accennate caratteristiche di regime, pendenze, ecc. Il Po è
classificato tra le arterie navigabili di prima classe da Casale fino alla foce (540
km.), ma solo fino alla confluenza col Mincio possono risalire natanti di
qualche mole (fino a 600 tonn.); inoltre nel delta la navigazione è spesso
ostacolata da barre, per il che si utilizza il canale che unisce Cavanella Po a
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 128/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Brondolo nella laguna veneta; l'unico scalo fluviale di qualche importanza è


Pontelagoscuro. Sono in 
corso di sistemazione lavori per rendere possibile
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

l'accesso a natanti di 600 tonnellate fino alla foce dell'Adda. Degli affluenti del
(/index.html)
Po, sono navigabili il Ticino da Pavia (dove si sta costruendo un porto fluviale)
CATALOGO (/CATALOGO/)
alla foce (47 km.), l'Adda da Pizzighettone alla foce, l'Oglio a valle di Pontevico,
il Mincio dal lago inferiore di Mantova (che ha un piccolo porto fluviale) alla
foce, oltre ad alcuni tratti minori intermedî degli stessi fiumi. La navigazione
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sull'Adige, che ebbe in passato considerevole importanza, è ora limitata per
natanti di oltre 100 tonnellate ad alcuni tratti. Nei fiumi veneti la navigazione è
limitata ai tronchi inferiori (Livenza da Portobuffolè
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) alla foce per 75 km.; Piave
ARTE (/TRECCANIARTE/)

da Zenson a Cortellazzo 34 km.; Sile da Treviso alla foce, ecc.). In Lombardia,


nel Veneto e nelle Romagne la navigazione è integrata da una rete di canali
navigabili (Canale di Vizzola, TRECCANI
Naviglio CULTURA
Grande,(/CULTURA/)
Naviglio di Paderno, della
Martesana, di Volano; Canale di Primaro; Canale dal Po di Levante all'Adige;
Naviglio Brenta; Canale Battaglia, Canale Piòvego; Canale Bisatto, Canale Este-
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Monselice; Naviglio Adigetto; Canale Gorzone, ecc.). Per mezzo di tronchi
fluviali e di canali interni e lagunari si sono stabilite negli ultimi anni talune
linee notevoli, come quella che unisce l'Isonzo al Po (183 km.), la più lunga,
quella da Venezia a Padova, quella da Vicenza a Este e Monselice, ecc. Parecchie
di queste vie d'acqua, accompagnate sempre da alzaie, sono a chiuse. Numerose
e importanti sono le opere progettate o in corso; di maggior considerazione
quelle dirette a collegare all'Adriatico il massimo centro lombardo, Milano, che
sarà dotato di un porto fluviale.

Nella penisola ha qualche importanza la navigazione sul Tevere da Roma a


Fiumicino e quella sull'Arno a valle di Pisa, sussidiata dal Canale dei navicelli.
Nel complesso le vie d'acqua interne variamente utilizzate oggi non
raggiungono (esclusi i laghi) i 1500 chilometri.

Industria aeronautica. - È nata, per la massima parte, durante la guerra mondiale.


Per quello che riguarda la costruzione dei velivoli ricordiamo: la "Società
aeronautica d'Italia" appaitenente al gruppo "Fiat" con officine a Torino; la
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

"Società Caproni" con officina a Taliedo (Milano); la "Società idrovolanti Alta


Italia (SIAI)" con officine  a
a Sesto Calende; la "Società Macchi" con officine
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Varese; la "Società italiana E. Breda " con officine a Sesto S. Giovanni (Milano);
(/index.html)
la "Società costruzioni meccaniche aeronautiche", derivata dalla "Dornier" di
CATALOGO (/CATALOGO/)
Friedrichshafen con officine a Marina di Pisa, del gruppo "Fiat"; la "Società
officine ferroviarie meridionali", con officina a Napoli; i "Cantieri riuniti
dell'Adriatico", controllati dallaSCUOLA
"Cosulich", con cantieri a Monfalcone; la
(/TRECCANISCUOLA/)
"Società Piaggio", con cantieri a Finale Marina; la "Compagnia nazionale
aeronautica" (Roma), che si limita solamente alla costruzione d'interessanti
prototipi e alla gestione di una
LIBRI scuola di pilotaggio.
(/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Parallelamente all'industria della costruzione degli aeroplani si è sviluppata


quella dei motori; basti ricordare: la "Fiat"
TRECCANI con officine
CULTURA a Torino, la "Isotta
(/CULTURA/)

Fraschini" con officine a Milano; la "Alfa Romeo" con officine a Milano; la


"Piaggio" con officine a Pontedera (Pisa); le "Officine Colombo" con
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
stabilimento a Milano.

Vi sono poi società che si sono dedicate alla preparazione dei piloti, come la
"Scuola Caproni", con officina a Vizzola, che ripara anche apparecchi; la
"Compagnia nazionale aeronautica" a Roma; la "Gabardini" a Cameri; la
"Breda" a Sesto S. Giovanni (Milano), ecc.

Nel 1931 l'esportazione di apparecchi e motori d'aviazione dall'Italia è salita ad


oltre 60 milioni di lire.

Turismo. - L'importanza del turismo per l'Italia risulta evidente solo che si
pensi alle svariatissime caratteristiche e manifestazioni che possono attirare
verso l'una o l'altra località della penisola e delle grandi isole l'elemento italiano
o straniero: i numerosi luoghi di cura e di riposo, le stazioni climatiche e
balneari, le fiere e i mercati periodici, le competizioni sportive, i monumenti e

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gli spettacoli d'arte antica e moderna, le feste tradizionali, le grandi


manifestazioni politicheISTITUTO
e religiose costituiscono altrettanti motivi per
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
cui il
turismo assume in Italia un'importanza affatto caratteristica.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Al complesso delle industrie e delle attività turistiche italiane presiede il
Commissariato del turismo (r. deereto-legge 23 marzo 1931, n. 31), cui spetta il
compito di dirigerle e coordinarle, promovendone lo sviluppo e vigilando su
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
tutti gli enti e istituti che se ne occupano. Suo organo esecutivo centrale è
l'Ente nazionale per le industrie turistiche (E.N.I.T.). Gli organi periferici sono
i Comitati provinciali LIBRI
del turismo, che si costituiscono
(/TRECCANILIBRI/) in base ad accordi tra il
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Ministero delle corporazioni, il Commissariato e i prefetti e che si occupano dei


problemi turistici provinciali.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

A questa attività multiforme ha risposto, dal 1920 in poi, un continuo aumento


di turisti dapprima (1920-26), quindi una costanza di afflusso nonostante la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
crisi (1927-31). Le statistiche per i singoli anni dànno:

Tali cifre statistiche riguardano il movimento via mare, quello di transito ai


varî posti di frontiera e il traffico nelle singole stazioni di cura, soggiorno, ecc.:
località riconosciute dalla legge come "turistiche". Per il 1931 le percentuali dei
turisti stranieri, distinti per nazionalità, offrono le cifre seguenti: Inglesi 10,5;
Francesi 6,4; Belgi 1,5; Tedeschi 26,4; Austriaci 7,8; Ungheresi 3,5;
Cecoslovacchi 4; Iugoslavi 1,2; Olandesi, Danesi, Scandinavi 3,6; Spagnoli,
Portoghesi 1,3; Svizzeri 4,9; Albanesi, Bulgari, Greci, Turchi, Romeni 2,1;
Russi o,6; Polacchi 1,8; Egiziani 0,5; Nordamericani 17; Sudamericani 2,9; varie
nazionalità 4.

La bilancia economica italiana, negli anni 1923-32 per la voce "turismo", dà le


seguenti cifre:

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Poste, telegrafi, telefoni. - Ordinamento amministrativo. - L'amministrazione


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
postale-telegrafica dipende 
dallo stato che la gestisce attraverso una speciale
direzione
(/index.html)
generale presso il Ministero delle comunicazioni. I servizî postali e
telegrafici nell'ambito di ogni provincia dipendono direttamente dalle direzioni
CATALOGO (/CATALOGO/)
provinciali. Il r. decreto 18 giugno 1931, n. 1827, andato in vigore nel marzo
1932, ha istituito delle direzioni compartimentali delle poste e telegrafi con
giurisdizioni su più provincie. llSCUOLA
provvedimento ha avuto inizio di applicazione
(/TRECCANISCUOLA/)
con la costituzione della direzione di Cagliari con giurisdizione sulla Sardegna.

Fino al 31 giugno 1925LIBRIi servizî telefonici dipendevano


(/TRECCANILIBRI/) dallo stato. A partire dal
ARTE (/TRECCANIARTE/)

1° luglio 1925 l'Italia è stata divisa in cinque zone (1. Piemonte e Lombardia; 2.
Tre Venezie, Fiume e Zara; 3. Emilia, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise; 4.
Liguria, Toscana, Lazio, Sardegna; 5. Italia meridionale e Sicilia) e i servizî
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

telefonici urbani e interurbani compresi in ciascuna zona sono stati ceduti ad


altrettante società private (rispettivamente: 1. "Società telefonica interregionale
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
piemontese e lombarda", STIPEL; 2. "Società telefonica delle Tre Venezie",
TELVE; 3. "Società telefonica Italia media-orientale,, TIMO; 4. "Società
telefonica tirrena", TETI; 5. "Società esercizî telefonici", SET). Nel giugno 1925
fu creata - alla dipendenza amministrativa del direttore generale delle Poste e
telegrafi - l'Azienda di stato per i servizî telefonici, per l'esercizio diretto da
parte dello stato delle grandi linee telefoniche regionali e internazionali e per il
controllo e la sorveglianza sulle linee concesse in esercizio all'industria privata.

Servizî postali. - Al 30 giugno 1932 esistevano in Italia 11.293 stabilimenti


postali. Durante l'esercizio 1931-32 il movimento delle corrispondenze postali
ha raggiunto la cifra di 2.309.016.000 unità, delle quali 2.201.195.000 a
pagamento e 107.821.000 in esenzione di tassa. Durante lo stesso esercizio il
movimento generale dei pacchi fu di 14.415.050 pacchi. I pacchi spediti a tariffa
ridotta contenenti libri furono complessivamente 1.197.787. I pacchi soggetti a
privativa, trasportati da concessionarî, furono 4.424.330.

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Servizî a denaro. - Durante l'esercizio 1931-32 furono emessi in complesso


(3.816.428 di servizio; 201.102 internazionali)per un
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
24.233.587 vaglia postali
valore di L. 13.515.134.000 (11.555.640.000 per i vaglia di servizio; 71.468.000
(/index.html)
per i vaglia internazionali). Il servizio dei conti correnti postali ha svolto
CATALOGO (/CATALOGO/)
durante l'esercizio 1931-32, 12.745.000 operazioni (3.092.816 durante il 1924-
25) per conto di 91.936 correntisti (9312 durante il 1924-1925) che hanno un
credito complessivo di lire 477.413.000 (43.435.676 durante il 1924-25). Il
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
credito dei libretti postali di risparmio al 30 giugno 1925 era di L.
10.003.000.000, e al 30 giugno 1932, L. 8.465.000.000. La cifra investita nei
buoni postali fruttiferiLIBRI
era di L. 163.000.000 al
(/TRECCANILIBRI/) 30 (/TRECCANIARTE/)
ARTE giugno 1925 ed è salita a
6.956.000.000 al 30 giugno 1932.

Servizî telegra ici ordinarî. - GliTRECCANI


stabilimenti postali con servizio telegrafico
CULTURA (/CULTURA/)

ammontavano complessivamente (al 30 giugno 1932) a 10.375. Questi uffici


erano dotati alla stessa data di 12.989 apparati Morse, 923 apparati Hughes, 280
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
apparati Baudot, e numerosi altri apparati. Lo sviluppo delle linee della rete
telegrafica ordinaria comprendeva km. 65.308 con un totale di km. 541.711 di
fili (288.174 di proprietà dell'amministrazione telegrafica). La lunghezza dei
cavi sottomarini con fili telegrafici era di km. 6809 con 7010 km. di fili.
Durante l'esercizio 1931-32 sono stati accettati circa 26.684.185 telegrammi
privati, mentre il traffico complessivo è stato di 142.793.046 telegrammi.

Servizî della compagnia Italcable. - La compagnia Italcable gestisce il cavo


transatlantico Anzio-Malaga-Las Palmas-S. Vincent-Fernando di Noronha-Rio
de Janeiro-Montevideo (13.000 km. circa di lunghezza) attivato a sua cura il 12
ottobre 1925. Ha inoltre attivato: 1. il cavo Anzio-Malaga-Azzorre (che si
allaccia al cavo Azzorre-New York della compagnia americana associata
Western Union); 2. il cavo Anzio-Barcellona e Barcellona-Malaga (posato nel
1927 come raddoppio della preesistente linea cablografica Anzio-Malaga
richiesto dalle esigenze del traffico); 3. il cavo Malaga-Lisbona; 4. il cavo

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Cagliari-Palermo (attivati nel 1929); 5. il cavo Lisbona-La Panne (Belgio)


attivato nel 1930. Durante 
il sesto anno di esercizio (1930-1931) del cavo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sudamericano il traffico telegrafico è stato di 2.291.515 parole unitarie.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Radiocomunicazioni. - L'Italia è stata una delle prime nazioni che abbia creato
delle stazioni per radiocomunicazioni: fin dal 1910 infatti la Somalia e l'Eritrea
erano radiocollegate mediante le stazioni
SCUOLA di Massaua e Mogadiscio mentre le
(/TRECCANISCUOLA/)
comunicazioni delle colonie con l'Italia erano assicurate dalla stazione
ultrapotente di Coltano. In seguito, col graduale perfezionamento degl'impianti
radioelettrici, la radiotelegrafia è entrata in decisa
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) concorrenza con i
ARTE (/TRECCANIARTE/)

collegamenti a filo fra punti fissi e in particolare con i cavi sottomarini.


Presentemente (1933) esistono in Italia tre grandi stazioni radio: 1. centro di
radiocomunicazioni della R. Marina di Roma-S. Paolo, creato durante la guerra
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

e adibito oggi soprattutto ai collegamenti con le colonie; 2. il centro di Roma-


Torrenova, gestito dalla "Società Italo Radio" (costituita nel 1923-24), adibito ai
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
collegamenti europei e transcontinentali e fornita (dal 1932) d'impianti per il
servizio radiofonico transoceanico che permettono di parlare da ogni città
d'Italia con qualsivoglia corrispondente della rete telefonica argentina o
brasiliana, 3. centro di Coltano-Radio, gestito dalla "Società Italo Radio",
costituito di due stazioni (cioè della trasmittente di Coltano e della ricevente
duplex di Nodica) ed esclusivamente adibito (dal 1929-30) alle comunicazioni
radiomarittime con le navi in navigazione in ogni mare; il centro di Coltano è
anche fornito di apparecchiature radiotelefoniche che permettono ai passeggeri
di alcuni dei più grandi transatlantici (fra i quali quelli nazionali Conte Rosso,
Conte Verde, Rex e Conte di Savoia) di scambiare durante la navigazione
conversazioni con gli abbonati delle reti telefoniche italiane e dei varî stati
europei.

Oltre a queste tre grandi stazioni esistono numerose stazioni costiere (Genova,
La Maddalena, Cagliari, Napoli, Messina, Trapani, Vittoria, Brindisi, Ancona,
Venezia, Fiume e Zara) con servizio limitato alle sole comunicazioni di
carattere ravvicinato o d'interesse portuale e alla vigilanza per segnali di
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

soccorso. Ad analogo servizio sono destinate nelle colonie le stazioni costiere di


Tripoli, Bengasi, Derna,ISTITUTO
Tobruch, Rodi, Lero, Massaua, Assab, Alula, 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Obbia,
Mogadiscio, Brava, Merca, Chisimaio.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
In Italia esiste altresì una completa organizzazione radioelettrica a zervizio
dell'aeronautica (servizî di radiocomunicazione, servizî radiogonometrici e di
radiofaro interessanti la sicurezza del volo). Generalmente le stazioni
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
radioelettriche adibite ai servizî aerei sorgono nei principali aeroporti
commerciali o in prossimità di essi. Attualmente esistono nel regno e nelle isole
45 stazioni aeronautiche terrestri
LIBRI e varie di esse
(/TRECCANILIBRI/) ARTEanche nelle colonie.
(/TRECCANIARTE/)

Durante l'esercizio 1931-32 il servizio radiotelegrafico fra punti fissi ha


trasmesso 981.811 telegrammiTRECCANI
con 17.901.984
CULTURA parole. Il totale generale delle
(/CULTURA/)

parole trasmesse a bordo delle navi in navigazione dalle stazioni costiere


(comprese quelle delle società concessionarie) e ricevute da bordo è stato di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
circa un milione e mezzo.

Servizî telefonici. - L'ordinamento dei servizî telefonici in Italia consta di una


rete interregionale e internazionale riservata alla gestione di stato; di reti
urbane e di una rete interurbana e internazionale di secondaria imponanza
gestita dall'industria privata. La rete telefonica interurbana gestita
dall'amministrazione di stato era costituita quasi esclusivamente, prima del
1922, di linee aeree che non davano garanzia sufficiente sia di stabilità delle
comunicazioni, sia anche di buona audizione. Fra il 1922 e il 1932 fu studiato e
attuato un vasto programma di comunicazioni sotterranee a mezzo di cavi
convoglianti gran numero di linee: fu così realizzata una completa rete di
comunicazioni dirette fra i centri più lontani: 18 fra Roma e Napoli, 8 fra Roma
e Firenze, 17 fra Roma e Milano, 8 fra Genova e Roma, 8 fra Bologna e Roma,
4 fra Torino e Napoli, 4 fra Milano e Napoli, 4 fra Venezia e Milano, 3 fra
Venezia e Roma, 5 fra Bologna e Milano. Si provvedeva contemporaneamente
ad attivare il servizio telefonico con la Sardegna prima a mezzo di un ponte-
radio costituito da onde corte a fascio di 9 metri di lunghezza, quindi a mezzo
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

di un cavo sottomarino (la più lunga comunicazione telefonica sottomarina


esistente) attivato il 28 ISTITUTO
ottobre (/ISTITUTO/)
1931 e che permette di effettuare, oltre
MAGAZINE (/MAGAZINE/)
alla
comunicazione telefonica, anche due comunicazioni telegrafiche in duplice.
(/index.html)
Prossimamente verrà messa in esercizio la tratta di cavo fra Napoli e Bari,
CATALOGO (/CATALOGO/)
mentre proseguono i lavori per la posa e la messa in opera del tratto Napoli-
Reggio-Messina-Catania-Palermo.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Allo sviluppo e al perfezionamento delle comunicazioni interurbane hanno
concorso anche le società concessionarie di zona: la STIPEL, con l'attivazione
di un cavo sotterraneoLIBRI
fra Torino-Milano
(/TRECCANILIBRI/)e la zona
ARTE dei laghi; la TIMO, col cavo
(/TRECCANIARTE/)

fra Bologna e Ancona; la TETI con il collegamento a mezzo cavo di Savona,


Genova, La Spezia, Lucca, Pisa, Pistoia, Livorno, Firenze.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Nel 1922 la rete telefonica italiana comprendeva 20 circuiti internaxionali e


1470 interurbani, con uno sviluppo complessivo di 74.500 chilometri di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
circuito. Nel 1932 (30 giugno) si avevano 115 circuiti internazionali e 5.535
circuiti interurbani con uno sviluppo complessivo di 275.734 km. di circuito.
Gli uffici collegati alla rete interurbana italiana al 30 giugno 1932 erano 2235.
Le conversazioni interurbane statali e sociali da circa 12.000.000 effettuate nel
1922 raggiunsero circa i 29.000.000 nel 1932 (con una percentuale, nelle linee
dello stato, dell'1,65% per conversazioni di stato; 11,94% di borsa; 14,26% di
stampa; 72,15% del pubblico). Le conversazioni internazionali nello stesso
periodo sono salite da 280.000 a 1.430.000.

Il servizio telefonico urbano, che nel 1922 era costituito da 439 reti urbane e da
132.372 abbonati, dei quali soltanto 7000 erano automatici, al 30 giugno 1932
comprendeva 957 reti con 339.364 abbonati collegati direttamente, dei quali
268.100 automatici, pari al 79% del totale. Alla stessa data i telefoni in servizio
raggiungevano i 467.066 apparecchi. La percentuale degli abbomati automatici
è superiore di molto a quelle raggiunte anche dalle nazioni telefonicamente più
progredite. Le reti urbane predette comprendono collegamenti fino a un
massimo di 10 km. dal centro di rete. I posti telefonici in estensione di reti
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urbane che nel 1922 erano 3410, hanno raggiunto nel 1932 la cifra di 14.101.
L'incremento degli abbonati 
e lo sviluppo in genere del servizio telefonico
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

urbano sono principalmente dovuti alla automatizzazione del servizio che,


(/index.html)
iniziato prima nelle grandi città come Torino, Milano, Genova, Roma, è oggi
CATALOGO (/CATALOGO/)
esteso a 387 reti. Nelle principali città d'ltalia le società concessionarie hanno
organizzato una serie di servizî telefonici accessorî a vantaggio degli abbonati
(ora esatta; orario ferroviario; notizie sportive; orario dei musei; teatri e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
cinema; notizie varie; sveglia; sorveglianza abbonati assenti, ecc.).

Radiodi fusione circolare. - Il (/TRECCANILIBRI/)


LIBRI servizio di radiodiffusione telefonica ha cominciato
ARTE (/TRECCANIARTE/)

a svilupparsi in Italia dal 1925, ma ha ricevuto notevole incremento solo nel


quinquennio 1928-1933.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Attualmente sono in funzione le seguenti stazioni per il servizio di


radiodiffusione: Roma (2 stazioni: onde medie e onde corte), Milano, Milano
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Vigentino, Genova, Torino, Trieste, Firenze, Napoli, Bari, Palermo, Bolzano. Il
servizio è affidato all'Ente italiano audizioni radiofoniche (EIAR).

Trasmissione telegra ica d'immagini. - Il servizio fototelegrafico è eseguito in


Italia, con l'apparato Siemens-Karolus ed è ammesso fra l'Italia e Austria,
Cecoslovacchia, Danimarca, Francia, Germania, Inghilterra, Svezia, Ungheria,
Stati Uniti d'America. Le stazioni fototelegrafiche dei predetti stati
corrispondono per mezzo della rete internazionale dei cavi telefonici con la
stazione fototelegrafica di Roma, la sola in Italia aperta al servizio pubblico.
Tutti gli uffici telegrafici di capoluogo di provincia accettano, peraltro,
fototelegrammi che inoltrano all'ufficio di Roma per mezzo di raccomandata
espresso.

Bibl: A partire dal 1894 una bibliografia geografica dell'Italia è stata curata per il
Geographischen Jahrbuch (pubblicato a Gotha), prima da T. Fischer, poi da R.
Alagià. L'ultima puntata (nel vol. XLVI, 1931, pp. 137-202) riguarda gli anni
1925-30. Dal 1890 è pubblicata regolarmente anche la Bibliographie géographique
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 137/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

annuelle (vol. XLI, 1931), alla quale collaborano studiosi italiani. Dal 1925 una
Bibliogra ia geogra ica dell'Italia è stata edita prima a cura del Comitato 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
nazionale
per la geografia (1925-1928), poi nel numero di dicembre d'ogni anno del
(/index.html)
Copiose(/CATALOGO/)
Bollettino della R. Società geogra ica.CATALOGO indicazioni nel IV volume della
Terra di G. Marinelli; in F. Cardon, Saggio di catalogo di pubblicazioni geogra iche
stampate in Italia fra il 1800 e il 1890, Roma 1892, e in Catalogo metodico della
Biblioteca sociale (1868-1901) dellaSCUOLA
Società(/TRECCANISCUOLA/)
geogra ica italiana, Roma 1903, pp. 207-
301. Una bibliografia metodicamente ordinata è annessa alla guida bibliografica
di R. Almagià, La geogra ia, 2ª ed., Roma 1922.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Circa il nome d'Italia: J. Marquardt, Römische Staatsverwaltung, I, 2ª ed., Lipsia


1881, p. 217; E. Pais, Storia della Sicilia e della Magna Grecia, I, Torino 1894, p.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

387 segg.; E. Meyer, Geschichte des Altertums, II, Stoccarda 1893, p. 496; G. De
Sanctis, Storia dei Romani, I, Torino 1907, p. 110 segg.; E. Ciaceri, Storia della
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Magna Grecia, I, Milano 1924, p. 42 segg.; B. Heisterbergk, Über den Namen
Italien, Friburgo in B. 1881; M. Orlando, Il nome Italia nella prosodia, nella
fonetica, nella semantica, Torino 1928 (cfr. G. Pasquali, in Studi it. di il. clas., VII,
1929, p. 312 segg.); M. Schipa, Le "Italie" del Medioevo (per la storia del nome
d'Italia), in Archivio storico per le provincie napoletane, XX (1895); id., Per i nomi
Calabria, Sicilia, Italia nel Medioevo, in Atti Accademia Pontaniana, XXVI (1896);
G. Scaramella, Dove sia sorto per la prima volta il nome Italia, in Studi storici, IV
(1896); O. De Grazia, in Bollettino della R. Società geogra ica (1919).

Principali opere geografiche sull'Italia: a) fino al 1900: Strabone, La descrizione


d'Italia (trad. di L. O. Zuretti del libro IV dei Geographica), Milano 1923; Plinio il
Vecchio, La descrizione d'Italia (trad. di L. Domeneghi della parte relativa
all'Italia della Naturalis Historia), Milano 1920; M. Amari e C. Schiapparelli,
L'Italia descritta nel "Libro del re Ruggero" compilato da Edrisi, Roma 1883; Flavio
Biondo, Italiae illustratae, Verona 1482; Leandro Alberti, Descrittione di tutta
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 138/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Italia, Bologna 1550; J.-B. D'Anville, Analyse géographique de l'Italie, Parigi, 1744:
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
A. F. Büsching, L'Italia geogra che
ico-storico-politica, Venezia 1780 (in 2 voll.,
fanno parte della Geogra ia universale, tradotta in italiano, con aggiunte di G.
(/index.html)
Jagemann); A. Zuccagni Orlandini, Corogra(/CATALOGO/)
CATALOGO ia storica e statistica dell'Italia e delle
sue isole, Firenze 1835-45, voll. 12 in 19 tomi e atlante; C. F. Marmocchi,
Prodromo della storia naturale d'Italia, Firenze 1844; A. Stoppani, Il Bel Paese,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Milano 1876; E. Reclus, Nouvelle géographie universelle, I, Parigi 1876, pp. 299-
630; A. Amati, Dizionario corogra ico dell'Italia, Milano 1878, voll. 8; L. Gatta,
L'Italia. Sua formazione,LIBRI
suoi (/TRECCANILIBRI/) Milano
vulcani e terremoti,ARTE 1882; H. Nissen, Italische
(/TRECCANIARTE/)

Landeskunde, Berlino 1883; W. Deecke, Italien, Berlino 1898. - Per la


descrizione dell'Italia in opere di viaggiatori e studiosi stranieri fino al 1815 è
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
da vedere A. D'Ancona, L'Italia alla ine del secolo XVI, giornale del viaggio di
Michele Montaigne in Italia nel 1580 e 1581, Città di Castello 1889 (con bibliografia
riguardante 500 opere di viaggiatori stranieri).
ACQUISTA - b) Dopo il 1900: G. Marinelli,
(/EMPORIUM/)

La terra: IV (in 2 tomi), L'Italia, Milano 1902 (capitoli sul clima di L. De Marchi,
sulla flora di G. Paoletti e A. Fiori, sulla fauna di E. H. Giglioli, sulle lingue e
genti di F. L. Pullè); T. Fischer, La Penisola italiana. Saggio di corogra ia
scienti ica, Torino 1902 (traduzione a cura di V. Novarese, F. M. Pasanisi, F.
Rodizza); G. De Lorenzo, Geologia e geogra ia isica dell'Italia Meridionale, Bari
1904; G. Jaja, L'Italia, Geogra ia economica, Roma 1912; G. Greim, Italien,
Breslavia 1925; K. Hielscher, Italien, Milano 1925 (raccolta di vedute); G. Pullè,
Italia continentale. Italia peninsulare e insulare, Firenze 1925-26; H. W. Ahlmann,
Études de géographie humaine sur l'Italie subtropicale, in Geogra iska Annaler,
Stoccolma 1925, pp. 257-322, e 1926, pp. 74-124; N. Krebs, Italien, in
Geographie des Welthandels, I, Vienna 1926, pp. 815-68; O. Maull, Italien, in
Länderkunde von Südeuropa, Vienna 1929, pp. 133-298; H. Kanter, Italien, in
Handbuch der geogr. Wissenschaft, Wildpark-Potsdam 1933. Sono poi da vedere i
volumi della coll. Italia Artistica dell'Istitituto d'arti grafiche di Bergamo, le

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 139/1196
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monografie regionali della coll. La Patria, geogra ia dell'Italia, dell'Unione


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
tipografica editrice torinese 
e soprattutto la Guida d'Italia del Touring Club
(/index.html)compilata da L. V. Bertarelli.
Italiano,
CATALOGO (/CATALOGO/)
Per quanto riguarda lo sviluppo della rappresentazione cartografica dell'Italia
del del sec. XIV al XVII si veda l'opera di R. Almagià, Monumenta Italiae
chartographica, Firenze 1930, e per i lavori eseguiti prima dai diversi stati e poi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

dal regno d'Italia quella di Att. Mori, La cartogra ia u iciale in Italia e l'Istituto
geogra ico militare, Roma 1922. Un'ampia bibliografia di carte sull'Italia e nel
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
volume di P. Arrigoni ed A. Bertarelli, Le carte geogra iche sull'Italia conservate
nella raccolta delle stampe e dei disegni del comune di Milano, Milano 1930. La carta
fondamentale che serve di baseTRECCANI
per ogniCULTURA (/CULTURA/)
altra costruzione cartografica è la
Grande carta topogra ica del Regno d'Italia, alla scala di 1 : 100 mila, costruita sotto
la direzione del corpo di Stato maggiore, per cura dell'Istituto geografico
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
militare di Firenze, tra il 1862 e il 1900. Essa constava in un primo tempo di
277 fogli (o meglio di 271 perché 6 non contengono disegno), per formare i
quali concorsero 1666 minute di campagna, 661 (dette quadranti) fatte al 50
mila e 1005 (tavolette) al 25 mila. A ogni foglio al 100 mila corrispondono 16
originali di campagna se eseguiti alla scala di 1 : 25 mila e 4 se alla scala di 1 : 50
mila. L'origine delle longitudini della carta è il meridiano di Monte Mario, le
cui coordinate sono state fissate il 41°55′26″ per la latitudine e 12°27′06″ E. da
Greenwich per la longitudine; la proiezione adottata e è quella policentrica.
Con l'annessione delle nuove provincie furono aggiunti altri 26 fogli, che sono
contrassegnati con numeri romani per distinguerli dagli altri numerati con
cifre arabiche. D'altra parte i rilievi al 25 mila, che erano limitati alle zone
pianeggianti e di minore importanza demografica, sono stati ripresi nelle zone
precedentemente rilevate al 50 mila e proseguono tuttora allo scopo di dotare
tutto il suolo nazionale di una carta topografica sufficientemente dettagliata.
Una raccolta di stralci di queste levate, ordinati secondo argomenti geografici,
opportunamente raccostati per le diverse regioni d'Italia e con
accompagnamento di opportune spiegazioni, costituisce l'Atlante dei tipi
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 140/1196
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geogra ici di O. Marinelli (Firenze 1922). La prima edizione della carta alla scala
di 1 : 100 mila è in neroISTITUTO su rame e, nelle edizioni successive,
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
(incisione su zinco
e(/index.html)
su pietra) con orografia a curve e a tratteggio. Successivamente sono state
eseguite tre edizioni policrome, con l'orografia a sole curve di livello, con
CATALOGO (/CATALOGO/)
l'orografia a curve e sfumo e con l'orografia a curve e tratteggio (quest'ultima in
corso avanzato di edizione). Esiste anche un'edizione in bistro con i limiti
amministrativi dei comuni e una in calco
SCUOLA pallido. L'Istituto geografico militare
(/TRECCANISCUOLA/)
ha pubblicato anche una Carta corogra ica del Regno d'Italia e delle regioni
adiacenti alla scala di 1 : 500 mila, che consta di 35 fogli (proiezione conica di
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Bonne); esistono quattro edizioni, a due colori e senza orografia, a quattro
colori con l'orografia a sfumo, a due colori senza orografia, in calco pallido con
i limiti amministrativi. L'istituto ha pubblicato anche 5 fogli della carta del
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
mondo al milionesino, in cui è rappresentata quasi tutta l'Italia (manca solo la
Sardegna meridionale, che è compresa nel foglio di Tunisi edito dalla Francia).
Tra le carte non ufficiali è da ricordare quella
ACQUISTA del Touring Club Italiano alla
(/EMPORIUM/)
scala di 1 : 250 mila (61 fogli). Di essa esiste l'indice generale (Milano 1916), che
è il massimo repertorio toponomastico italiano. Carattere turistico ha l'Atlante
stradale del Touring Club Italiano in scala 1 : 250 mila, dell'Istituto d'arti grafiche di
Bergamo (35 fogli).

Per i confini: V. Adami, Storia documentata dei con ini del Regno d'Italia: I, Con ine
italo-francese; II, Con ine italo-svizzero (in due parti); III, Con ine italo-austriaco;
IV, Con ine italo-jugoslavo, Roma 1920-1931.

Per l'area: Istituto geografico militare, Super icie del Regno d'Italia calcolata nel
1884, Firenze 1884 (3ª appendice, 1901); O. Marinelli, Area dell'Italia naturale, in
Atti del II Congresso geogra ico italiano, Roma 1895; id., L'area e la popolazione dei
territori assegnati all'Italia col trattato di Rapallo, in Rivista geogra ica italiana,
1920.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 141/1196
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Per la situazione: P. Silva, Il Mediterraneo dall'unità di Roma all'unità d'Italia,


Milano 1927; H. Hassinger, Die geopolitischen Probleme Italiens, in Italien.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Moderne
Entwicklungen
(/index.html) und Probleme, Stoccarda 1932, pp. 39-54.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Geologia, vulcanismo: Bibliographie géologique et paléontologique de l'Italie,
Bologna 1881 (continuata ora da M. Gortani); C. F. Parona, Trattato di geologia,
Milano 1924; F. Sacco, Les AlpesSCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
occidentales, 1913; id., L'Appennino settentrionale
e centrale, Torino 1904; id., L'Appennino meridionale, 1912; L. Baldacci, La carta
geologica d'Italia (Cinquant'anni I), Roma
di vita italiana,ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) 1911; R. Ufficio
(/TRECCANIARTE/)

geologico, fogli al 100.000 della Carta geologica d'Italia; Carta geologica d'Italia alla
scala di un milionesino (1931); G. Mercalli, Vulcani e fenomeni vulcanici, Milano
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
1883; H. J. Johnston-Lavis, Bibliogr. of the geol. and erupt. phenom. of the more
important volcanoes of Southern Italy, Londra 1918. - Per i terremoti è da vedere:
M. Baratta, I terremoti d'Italia. Saggio di storia,
ACQUISTA geogra ia e bibliogra ia sismica
(/EMPORIUM/)

italiana, Torino 1901; A. Sieberg, Einführung in die Erdbeben und Vulkankunde


Süditaliens, Jena 1913. La maggior parte degli scritti sui terremoti italiani è
raccolta nei 30 volumi del Bollettino della Società sismologica italiana. L'elenco
dettagliato dei macrosismi e microsismi viene pubblicato annualmente nel
Bollettino sismico del R. Ufficio centrale di meteorologia e geofisica. - Per la
tettonica e genesi si veda l'ultima edizione del citato Trattato di C. F. Parona, nel
quale si troveranno anche copiose indicazioni sugli scritti più importanti
(specie nel paragrafo: Origine e struttura delle Alpi e degli Appennini, pp. 566-
74).

Per le forme del terreno e i tipi di paesaggio: oltre al già ricordato Atlante dei tipi
di O. Marinelli, il Trattato di geologia morfologica di G. Rovereto (voll. 2, Milano
1923-24), la Relazione sui terrazzi luviali e marini d'Italia di M. Gortani (in
Rapport de la Commission des terrasses pliocènes et postpliocènes, Firenze 1928; cfr.
anche dello stesso: Bibliogra ia dei terrazzi marini e luviali d'Italia, Imola 1931).
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 142/1196
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Per il fenomeno carsico: L. V. Bertarelli e E. Boegan, Duemila grotte, Milano


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
1926, e la bibliografia sull'idrografia  di
sotterranea di M. Gortani, in Giornale
geologia pratica, XIX (1924), pp. 29-84. - Per le frane: R. Almagià, Studi
(/index.html)
geogra ici sulle frane in Italia, Roma 1907-10(/CATALOGO/)
CATALOGO (voll. 2). - Per i ghiacciai quaternarî
e attuali: T. Taramelli, L'epoca glaciale in Italia, in Atti della Società italiana
progresso scienze, IV (1910), pp. 235-75; C. Porro, Elenco dei ghiacciai italiani.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Monogra ia statistica, Roma 1925; id., Atlante dei ghiacciai italiani, Firenze 1927.
Dal 1913 viene pubblicato regolarmente il Bollettino del Comitato glaciologico,
che contiene anche unaLIBRI completa bibliografiaARTE
(/TRECCANILIBRI/) di tutti gli scritti glaciologici
(/TRECCANIARTE/)
italiani. - Per le coste: Portolano delle coste d'Italia, Genova 1923-32, Istituto
idrografico della R. Marina (voll. 5). - Per il clima manca un'opera recente che
aggiorni quella di G. Roster, Climatologia
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
dell'Italia nelle sue attinenze con l'igiene e
con l'agricoltura, Torino 1909. Si hanno tuttavia alcuni lavori di F. Eredia, Le
precipitazioni atmosferiche in Italia dal 1880 al 1905, Roma 1908; I venti in Italia,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Roma 1909; La temperatura in Italia, Roma 1911; lo stesso autore ha pubblicato
anche tutti i dati sulle piogge anteriori al 1920. A partire da questa data ha
cominciato a funzionare la rete delle stazioni climatiche e idrologiche
impiantate per conto del Ministero dei lavori pubblici, del Servizio idrografico.
L'attività di quest'ultimo è riassunta nel volume Il servizio idrogra ico italiano,
pubblicato (Roma 1931) in occasione del XV Congresso internazionale di
navigazione tenuto a Venezia nel settembre 1931; ivi sono pure raccolti alcuni
importanti articoli sul clima e l'idrografia dell'Italia. I dati delle numerosi
stazioni, a cura delle sezioni del Servizio idrografico, vengono pubblicati negli
Annali idrologici (ogni anno una ventina di fascicoli). Per le acque interne, oltre
alla vecchia opera di L. De Bartolomeis, Idrogra ia del Regno d'Italia, Torino
1864, e ai dati raccolti nei già ricordati Annali idrologici, si hanno 38 volumi di
Memorie illustrative della Carta idrogra ica d'Italia, Roma 1888-1916. - Per i laghi:
G. De Agostini, Atlante dei laghi italiani, Novara 1917, e R. Riccardi, I laghi
d'Italia, in Bollettino della R. Società geogra ica italiana, 1925, pp. 506-87.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 143/1196
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Per la flora: F. Parlatore, Études sur la géographie botanique de l'Italie, Parigi 1878;
Adr. Fiori, Prodromo di ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
una geogra  id.
ia botanica dell'Italia, ecc., Padova 1908;
Nuova lora analitica d'Italia, Firenze 1923-29; C. J. Forsyth Mayror, Die
(/index.html)
Thyrrhenis, in Kosmos, XIII (1883); R. Pampanini,
CATALOGO Essai sur la géographie
(/CATALOGO/)

botanique des Alpes et en particulier des Alpes sud-orientales, Friburgo 1903; A


Trotter, Gli elementi balcanico-orientali della lora italiana e l'ipotesi dell'"Adriatide",
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
in Atti R. Ist. d'Incoraggiamento di Napoli, s. 6ª, IX (1912); L. Nicotra, Adria e
rispettiva lora adriatica, in Atti R. Accademia Peloritana, XXVI (1915) e XXVIII
(1916); id., I superstiti della
LIBRI paleo lora mediterranea,
(/TRECCANILIBRI/) in Malpighia, XXVI (1913) e
ARTE (/TRECCANIARTE/)

XXVII (1914-15); H. Bessel Hagen, Geographische Studien über die loristischen


Beziehungen des mediterran. und orientalischen Gebietes zu Afrika, Asien u. Amerika,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
I, in Mitt. d. Geogr. Gesellsch. in München, IX, 1 (1914); L. Buscalioni e G.
Moscatello, Endemismi ed esodemismi nella lora italiana, in Malpighia, XXV
(1912) e XXVI (1913); A. Béguinot,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Gli aspetti e le origini della vegetazione
d'Italia, in Ann. R. Università di Modena, 1927-1928; id. e Traverso, Ricerche
intorno alle "arboricole" della lora italiana, in Nuovo giornale botanico italiano, n. s.,
XII (1905); id. e Mazza, Le avventizie esotiche della lora italiana, ecc., in Nuovo
giorn. bot. ital., XVIII (1916); id. e M. Landi, L'endemismo nelle minori isole italiane
ed il suo signi icato biogeogra ico, I, in Archivio botanico, VI (1930) e VII (1931); A.
Béguinot, Considerazioni intorno al "Monotipismo" e sui generi monotipici della lora
italiana, I in Archivio botanico, V (1929); L. Emberger, La végétation de la région
méditerranéenne, ecc., in Rev. de Botanique, XLII (1930), nn. 503-04; P. Keller,
Die postglaziale Entwicklungsgeschichte der Wälder von Norditalien, Berna-Berlino
1931.

Fauna: G. Colosi, La fauna d'Italia, Torino 1933.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 144/1196
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Per la suddivisione amministrativa e regionale: O. Marinelli, La divisione


dell'Italia in regioni con particolare riguardo alle Venezie, in L'Universo, IV
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
(1923);
S. Fabbri, La circoscrizione politico-amministrativa delle Provincie del Regno d'Italia,
(/index.html)
Milano 1930; Dizionario dei comuni secondo (/CATALOGO/)
CATALOGO le circoscrizioni amministrative vigenti
al 15 ottobre 1930, Roma 1932.

SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Per il movimento della popolazione esiste dal 1862 la pubblicazione annuale
Movimento della popolazione secondo gli atti dello stato civile, edita a cura
dell'Istituto centrale diLIBRI
statistica.
(/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Antropologia: G. Nicolucci, Antropologia dell'Italia nell'evo antico e nel moderno, in


Atti R. Acc. sc. is. mat. Napoli, s.TRECCANI
2ª, II (1888); R. Livi,
CULTURA Antropometria militare, I,
(/CULTURA/)

Roma 1896; W. Z. Ripley, The races of Europe, New York 1899; V. Giuffrida-
Ruggeri, A sketch of anthropology of Italy, in Journ. R. Anthrop. Institute, XLVIII
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
(1918); C. Pelizzola, Linee generali della distribuzione dell'altezza del cranio nella
penisola italiana, in Atti Soc. ital. sc. natur., LVII (1918); G. Sergi, Italia. Le origini,
Torino 1915; J. Deniker, Races et peuples de la terre, 2ª ed., Parigi 1926.

Opere sull'economia italiana: P. Maestri, Italia economica, Firenze-Roma 1867-


73, voll. 5; G. Sensini, Le variazioni dello stato economico d'Italia nell'ultimo
trentennio del sec. XIX, Roma 1904; B. King e T. Okey, L'Italia d'oggi, 2ª ed., Bari
1904; Movimento economico dell'Italia, a cura della Banca Commerciale Italiana (a
partire dal 1909, annuale); R. Bachi, L'Italia economica (annuale, dal 1909 al
1920); P. Lanino, La nuova Italia industriale, Roma 1916-17; L'economia italiana
nel suo divenire durante l'ultimo venticinquennio e nelle sue condizioni attuali, voll. 2
Milano 1921; G. Mortara, Prospettive economiche, Milano, pubblicazione annuale
(dal 1921); V. Porri, L'evoluzione economica italiana nell'ultimo ciquantennio, Roma
1926; C. E. Ferri, Aspetti economici della vita italiana, Milano 1927; Atlante della
produzione e dei commerci, Novara 1930; E. Corbino, Annali dell'economia italiana,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 145/1196
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Napoli 1931-33 (tre volumi finora pubblicati per il periodo 1861-1890).


Principali pubblicazioniISTITUTO
statistiche: Annuario statistico italiano (iniziato 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
nel
1878), annuale; Bollettino mensile di statistica, mensile (dal novembre 1926).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Per i prodotti del suolo, allevamento e pesca, miniere: G. De Angelis d'Ossat, La
carta dei terreni agrari d'Italia, in Boll. Soc. geol., 1928, pp. 275-90; Super icie
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
territoriale e super icie agraria e forestale dei comuni del Regno d'Italia al 1° gennaio
1913, Roma 1913; Catasto agrario del Regno d'Italia, Roma 1911-1915 (5
fascicoli); è in corso la LIBRI
pubblicazione del nuovo Catasto, con i dati relativi al
(/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
1929; Bollettino mensile di statistica agraria e forestale (dal 1928); per il periodo
anteriore: Annali di agricoltura (1870-79) e Notizie periodiche di statistica agraria.
Roma 1930; T. Virgilii, L'Italia agricola odierna,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Annuario dell'agricoltura italiana,
Milano 1930; L'Italia agricola (rivista mensile; settanta annate fino al 1933); A.
Buongiorno, Le boni iche in Italia nei riguardi geo isici, storici, tecnici ed economici,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Roma 1927; H. Bernhard, Die landbauliche Wasserwirtschaft, Berna 1919; Le
irrigazioni in Italia, Roma 1931; Italia forestale, Firenze 1926; C. Manetti,
Geogra ia zootecnica italiana, Catania 1928; La pesca in Italia, Roma 1931, voll. 3;
Rivista del servizio minerario (annuale).

Per le industrie: Censimento commerciale e industriale al 15 ottobre 1927, Roma


1929-32, voll. 8; L'industria italiana, Roma 1929; E. Corbino, serie di articoli
sulle varie industrie nella rivista L'Ingegnere (1930); R. Morandi, Storia della
grande industria in Italia, Bari 1931.

Per il commercio: Movimento commerciale del Regno d'Italia (annuale); Statistica


del commercio speciale di importazione e di esportazione (mensile); Le esportazioni
italiane negli anni 1911-13 e 1923-27, Roma 1928.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 146/1196
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Per la distribuzione e densità della popolazione: G. Beloch, La popolazione


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
d'Italia nei secoli XVI, XVII 
e XVIII, Firenze 1888; Censimenti generali della
(/index.html) del regno per gli anni 1861, 1871, 1881, 1901, 1911, 1921, 1931; E. Raseri,
popolazione
Atlante di demogra ia e geogra ia medica d'Italia,
CATALOGO Roma 1906; G. Mortara, La
(/CATALOGO/)

popolazione delle grandi città italiane, Torino 1908; Annuario statistico delle città
italiane, Roma, anno VII, 1929; F. Coletti, La popolazione rurale in Italia e i suoi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
caratteri demogra ici, psicologici e sociali, Piacenza 1925; M. Haberlandt, Die
Bevölkerung der italienischen Halbinsel, in G. Buschan, Illustrierte Völkerkunde, vol.
II, 1925; P. Biasutti e altri,
LIBRIRicerche sui tipi degliARTE
(/TRECCANILIBRI/) insediamenti rurali in Italia, in
(/TRECCANIARTE/)

Mem. della R. Soc. Geogra ica italiana, XVII, Roma 1932.

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)


Per l'emigrazione e le migrazioni interne: Statistica dell'emigrazione italiana per
l'estero (biennale; cessa col 1920); L'emigrazione italiana dal 1910 al 1923, Roma
1926; Annuario statistico dell'emigrazione italiana
ACQUISTA dal 1876 al 1925 con notizie
(/EMPORIUM/)

sull'emigrazione negli anni 1869-75, Roma 1926; Bollettino dell'emigrazione


(mensile, cessa col 1928); Le migrazioni interne in Italia. Dati statistici (annuale,
dal 1928).

Per le ferrovie: Sviluppo delle ferrovie italiane dal 1839 al 31 dicembre 1927, Roma
1928, e la Relazione annuale del Ministero delle comunicazioni. L'intera rete
stradale, le ferrovie in servizio, le linee di navigazione sono segnate nella Carta
itineraria del Regno d'Italia alla scala 1 : 300 mila (in 29 fogli) dell'Istituto
geografico militare. Per le strade si veda pure la Guida itineraria delle strade di
grande comunicazione, Milano, Touring Club Italiano, 1927-30, voll. 4. Per la
navigazione e porti: Movimento della navigazione del Regno d'Italia (annuale);
Monogra ia storica dei porti dell'antichità nella Penisola italiana e nell'Italia insulare,
Roma 1905; G. Ricci, I grandi porti marittimi d'Italia, Roma 1931. E per la
navigazione interna: La navigazione interna dell'Alta Italia, Roma 1931. - Per la
marina mercantile v.: Inchiesta parlamentare sulla marina mercantile 1881-1882,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 147/1196
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voll. 7, Roma 1881-83; G. Roncagli, L'industria nei trasporti marittimi, in


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Cinquant'anni di storia italiana, 
Milano 1911; C. Supino, La marina mercantile
(/index.html)Bologna 1919; Sulle condizioni della marina mercantile italiana. Relazione
italiana,
del Direttore generale della marina mercantile
CATALOGO a S. E. il Ministro delle
(/CATALOGO/)
Comunicazioni, Roma 1926; G. Ingianni, Navigazione e tra ici, in Mussolini e il
fascismo, Roma 1929; L. Fea, La marina mercantile moderna, in Rivista marittima,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
settembre 1931; N. Albini, Il problema dei cantieri navali, in Riforma sociale,
luglio agosto 1932; M. W. Van de Velde, La marina mercantile italiana, Milano e
Roma 1933. - Per le poste,
LIBRI telegrafi, telefoni, ARTE
(/TRECCANILIBRI/) v. le (/TRECCANIARTE/)
Relazioni annuali pubblicate
dal Ministero delle comunicazioni.

ORDINAMENTO. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Ordinamento politico (p. 774); Il Re (p. 775); Il governo (p. 775); Il Gran
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Consiglio del fascismo (p. 775); Il parlamento (p. 775); Il Partito nazionale
fascista (p. 776); Potere giudiziario (p. 776); Ordinamento corporativo (p. 776);
Amministrazioni locali (p. 777). - Forze armate: Esercito (p. 777); Marina
militare (p. 779); Aviazione militare (p. 781). - Finanze: Le finanze dell'Italia
dal 1914 (p. 782); Bilanci e debito pubblico (p. 784); Moneta e credito (p. 785). -
Educazione: Ordinamento scolastico (p. 785); Istituti scientifici e culturali (p.
789). - Dominî coloniali (p. 790).

Ordinamento politico.

Lo stato italiano ha assunto il nome di Regno d'Italia per la legge 17 marzo


1861, n. 4671, che ha conferito al re Vittorio Emanuele II e ai suoi successori il
titolo di re d'Italia. Tuttavia, secondo l'opinione prevalente fra i giuristi, esso
non si deve ritenere come uno stato nuovo, formatosi in seguito alla fusione
dei varî stati prima esistenti nella penisola, ma come la continuazione del
Regno di Sardegna, che di mano in mano ha allargato i proprî confini con
successive annessioni.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 148/1196
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Questo spiega perché la costituzione fondamentale dell'Italia sia tuttora lo


statuto elargito dal re Carlo Alberto ai popoli del Regno Sardo il 4 marzo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  1848,
che si è venuto estendendo successivamente ai territorî annessi senza bisogno
(/index.html)
di leggi apposite, ma con una semplice pubblicazione, che in qualche provincia,
CATALOGO (/CATALOGO/)
ad esempio l'Umbria, non è nemmeno avvenuta. Redatto sulla carta francese
del 1830, a sua volta informata agli ordinamenti inglesi, lo statuto, pure
essendo una costituzione elargita dal monarca, è, per il suo contenuto, una vera
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
legge. Anzi, nel suo preambolo, esso è qualificato "legge fondamentale,
perpetua e irrevocabile della monarchia".
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Tuttavia, nonostante queste due ultime qualifiche, lo statuto non è da ritenere


affatto immutabile. Invero non solo le norme dello statuto possono venir meno
o modificarsi in forza di consuetudini,
TRECCANI come è di(/CULTURA/)
CULTURA fatto avvenuto per talune di
esse, ma possono anche essere, e sono state in più punti modificate dal
parlamento, non essendosi mai ritenuto necessario, per far questo, creare un
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
apposito potere costituente o una procedura speciale per la riforma della
costituzione o per le cosiddette leggi costituzionali (salvo ora l'obbligo per il
governo, sancito dalla legge sul Gran Consiglio del fascismo, di chiedere il
parere del Gran Consiglio stesso sui progetti di legge relativi a parecchie
materie che toccano lo statuto). L'italiana non è dunque una costituzione rigida,
ma elastica.

Non tutto, quindi, il diritto pubblico italiano è compreso nello statuto: molte
leggi importantissime e fondamentali, che hanno dato nuovo assetto a istituti
costituzionali o altri ne hanno creati, si sono aggiunte: basti citare quelle sul
capo del governo, sul Gran Consiglio del fascismo, sulla facoltà del potere
esecutivo di emanare norme giuridiche, sull'ordinamento corporativo, ecc. La
trasformazione più profonda nelle istituzioni costituzionali è stata portata,
dopo lo statuto, dall'avvento del fascismo al potere. Se la forma non ne è stata
sostanzialmente modificata, grandissima è invece stata la trasformazione
intima, poiché sono mutate la concezione e la struttura sociale su cui si basava
in passato la costituzione italiana.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 149/1196
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Anzitutto, ripudiando i principî fondamentali del liberalismo democratico, il


fascismo ha sostituito allo stato astrazione lo stato come concreta
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
manifestazione di volontà, di potenza e di autorità, di fuori del quale non
(/index.html)
possono esistere né individui, né gruppi ed ha rafforzato il prestigio e i poteri
CATALOGO (/CATALOGO/)
del governo e del primo ministro. Ancora, il fascismo ha portato nella vita
pubblica un elemento originale e potentissimo, quello corporativo, in quanto
alle concezioni liberale e socialista del diritto degl'individui e delle classi isolate
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nello stato (che rendevano possibile una loro attività antistatale o almeno
extrastatale), ha sostituito quella tipicamente fascista del diritto degl'individui e
delle classi solo in quanto
LIBRIparti della nazione ARTE
(/TRECCANILIBRI/) organizzata sulla base corporativa
(/TRECCANIARTE/)

e ha creato un sindacalismo nazionale, dando agli enti sindacali facoltà


normative e tributarie, nonché la rappresentanza dei rispettivi gruppi sociali,
che si manifesta e opera ancheTRECCANI
nella formazione di organi amministrativi e
CULTURA (/CULTURA/)

politici e raggiunge la sua più significativa espressione nel concorso alla


formazione della Camera dei deputati. Così, con la Carta del lavoro, il fascismo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ha posto un nuovo fondzmento alla nazione concepita come un solido fascio di
forze produttive, e, con il Consiglio nazionale delle corporazioni, ha creato un
organo centrale di controllo e di direzione della vita economica e sociale dello
stato.

Il re. - Il primo organo costituzionale del vigente ordinamento politico italiano


è la corona, costituito da una sola persona fisica, il re, che ripete il suo ufficio
direttamente dalla costituzione ed esercita poteri dello stato in nome e per
conto dello stato. Il trono è ereditario secondo la legge salica, interpretata nel
senso che sono escluse le donne e si dà la preferenza alla linea discendente sulla
collaterale e nella stessa linea al primogenito. Sono ammessi alla successione
solo i discendenti legittimi e sempre che appartengano alla dinastia regnante,
cioè alla famiglia reale. Il passaggio della corona si opera ipso iure al momento
della morte. Il re, salendo al trono, presta, in presenza delle camere riunite, il
giuramento di osservare lealmente lo statuto. La persona del re è rivestita di
alcuni diritti speciali, costituenti speciali prerogative (v. re; lista civile). Quando
il re si trovi nell'impossibilità fisica o giuridica di esercitare i poteri della
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 150/1196
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corona, si fa luogo all'istituto della reggenza (v.). La consuetudine ha ammesso


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
l'istituto della luogotenenza  dal
(v.), consistente in una delega provvisoria, fatta
re stesso a una persona, di tutti o parte dei poteri regi, di solito quelli relativi ad
(/index.html)
affari correnti. CATALOGO (/CATALOGO/)

Il re è l'organo supremo dello stato italiano: è "il capo supremo dello stato" (art.
5 dello statuto), di cui rappresenta l'unità.
SCUOLA Nell'attività legislativa, al re spetta
(/TRECCANISCUOLA/)

l'iniziativa delle leggi, la loro sanzione e la promulgazione; nell'amministrativa,


egli è l'organo costituzionale essenziale del potere esecutivo; nella
giurisdizionale, la giustizia emana dal re ed è ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) amministrata in suo nome dai
(/TRECCANIARTE/)

giudici ch'egli istituisce (art. 68 dello statuto). Al re inoltre compete il diritto di


grazia.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Il re nomina i senatori, convoca il collegio elettorale nazionale, apre e chiude o


proroga le sessioni parlamentari eACQUISTA
nomina(/EMPORIUM/)
a tutte le alte cariche dello stato. Al
re spetta il comando di tutte le forze militari e quindi il potere di chiamare alle
armi i cittadini sia per leva sia per mobilitazione e di provvedere
all'organizzazione delle forze militari, per quanto di fatto l'effettiva
organizzazione delle forze stesse rientri nelle attribuzioni del governo e il capo
di Stato maggiore generale sia alla diretta dipendenza del capo del governo. Il re
rappresenta lo stato nei rapporti internazionali, dichiara la guerra, fa i trattati
di pace, di alleanza, di commercio (art. 5 dello statuto). Il re è quindi il sovrano:
questa posizione, però, del re non pone gli altri organi costituzionali dello stato
in una condizione di subordinazione di fronte a lui. Ciò sarebbe incompatibile
col carattere costituzionale di quegli organi: ma egli ha una competenza più
larga degli altri organi, perché partecipa a tutti i poteri fondamentali dello stato
e ha una preminenza, che però sugli organi costituzionali è solo di forma.
Inoltre nessuna attribuzione può essere esercitata dalla corona senza il
concorso di un altro organo dello stato, normalmente di un ministro.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 151/1196
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Il governo. - L'art. 1 della legge 24 dicembre 1925, n. 2263, sulle attribuzioni e


prerogative del capo delISTITUTO
governo,  dal
dispone: "Il potere esecutivo è esercitato
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

re per mezzo del suo governo. Il governo del re è costituito dal primo ministro
(/index.html)
segretario di stato e dai ministri segretarî di stato. Il primo ministro è capo del
CATALOGO (/CATALOGO/)
governo". La legge citata ha mutato fondamentalmente sia la forma del
governo, sia la posizione del primo ministro. Secondo l'applicazione che fin dal
1848 si era sempre data agli articoli dello statuto relativi ai ministri (non vi si
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
parlava né di ministero come ente collegiale, né del presidente del Consiglio), il
governo aveva senz'altro assunto in Italia la forma tipicamente parlamentare
perché il ministero, per quanto
LIBRI nominato dalARTE
(/TRECCANILIBRI/) re, era considerato quasi un
(/TRECCANIARTE/)

comitato della maggioranza parlamentare e non poteva restare al potere se gli


veniva meno la fiducia del parlamento. Il presidente del Consiglio aveva una
posizione di preminenza sugliTRECCANI
altri componenti del ministero, in quanto egli
CULTURA (/CULTURA/)

rappresentava il governo e ne manteneva l'unità d'indirizzo politico e


amministrativo, e in genere aveva compiti di direzione e coordinamento, ma
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
era anch'esso subordinato al parlamento. Per la citata legge del 1925 il capo del
governo, presidente di diritto del Gran Consiglio del fascismo, è il solo
responsabile dell'indirizzo generale politico del governo. Il capo del governo è
responsabile direttamente e personalmente verso il re e i ministri lo sono verso
il re e verso il capo del governo per tutti gli atti e provvedimenti dei loro
ministeri (art. 2). Ogni responsabilità politica del capo del governo e dei
ministri verso il parlamento è quindi venuta meno. La preminenza del governo
sulle camere risulta pure da altre disposizioni della legge sul primo ministro,
dirette a rafforzare la posizione del governo e a difenderlo contro l'abuso di
discussioni o mezzi procedurali, come quella per cui nessun oggetto può ora
essere posto all'ordine del giorno di una delle due camere, senza l'adesione del
capo del governo.

Quanto alle attribuzioni del governo, la legge del 31 gennaio 1926 gli ha
riconosciuto la facoltà di "emanare norme giuridiche aventi valore di legge, con
decreto reale nei casi straordinarî, nei quali ragioni di urgente e assoluta
necessità lo richiedano". Il primo ministro capo del governo in tale sua specifica
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 152/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

qualità controfirma la propria nomina, propone al re la nomina e la revoca


degli altri ministri e deiISTITUTO
sottosegretarî dei
di stato, dirige e sorveglia l'opera
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ministri, decide delle controversie che possano sorgere tra loro. Da lui
(/index.html)
dipendono direttamente alcuni organi o corpi amministrativi. È presidente del
CATALOGO (/CATALOGO/)
Consiglio nazionale delle corporazioni. Ad altre attribuzioni partecipano
collegialmente tutti i membri del governo, che costituiscono così il Consiglio
dei ministri, che è però sempreSCUOLA
convocato e presieduto dal primo ministro: ad
(/TRECCANISCUOLA/)
esso può essere chiamato ad assistere, con decreto reale, su proposta del capo
del governo, il segretario del Partito nazionale fascista. Le materie di
competenza del Consiglio LIBRIdei ministri sono quelle
(/TRECCANILIBRI/) relative ai disegni di legge, ai
ARTE (/TRECCANIARTE/)

regolamenti generali, ai rapporti internazionali, alla nomina e revoca dei


funzionarî più elevati, ecc. La presidenza del consiglio non ha un proprio
ministero, ma ha un sottosegretario
TRECCANIdi CULTURA
stato e un gabinetto. Ogni ministro poi
(/CULTURA/)

ha le sue competenze speciali, come capo di una parte dell'amministrazione,


cioè di un ministero, il cui numero, costituzione e attribuzioni sono stabilite
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
con decreto reale su proposta del primo ministro. Attualmente i ministeri sono
tredici: Affari esteri, Interno, Colonie, Grazia e giustizia, Finanze, Guerra,
Marina, Aeronautica, Educazione nazionale, Lavori pubblici, Agricoltura e
foreste, Comunicazioni, Corporazioni. Di regola, ogni ministro ha la direzione
di un solo ministero e, solo eccezionalmente e temporaneamente, di più d'uno
di essi. Al primo ministro può invece essere affidata la direzione stabile di più
ministeri. A fianco d'ogni ministro si hanno uno o più sottosegretarî di stato,
che lo coadiuvano: essi non hanno attribuzioni proprie, ma solo quelle loro
delegate dal ministro rispettivo.

Il Gran Consiglio del fascismo. - Accanto al governo del re e subito dopo di


esso, ha preso posto, fra gli organi costituzionali dello stato italiano, il Gran
Consiglio del fascismo che "coordina ed integra tutte le attività del regime sorto
dalla rivoluzione dell'ottobre 1922" (art. 1 della legge 9 dicembre 1928, n. 2693,
modificato da quella 14 dicembre 1929, n. 2099). Esso è organo di collegamento
fra partito e stato, e dei diversi organi costituzionali statali fra loro. Il Gran
Consiglio s'inserisce nel potere esecutivo, accanto al governo del re, sebbene
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abbia attribuzioni che interessano anche il potere legislativo, pur non


facendone parte integrante.  che gli
Grandissima è l'autorità del Gran Consiglio,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

viene dal fatto di essere presieduto dal capo del governo e dal modo della sua
(/index.html)
formazione: esso rappresenta tipicamente la fusione del partito nello stato, ed è
CATALOGO (/CATALOGO/)
lo strumento maggiore per armonizzare i bisogni della nuova società nazionale,
plasmata dal fascismo, con le istituzioni politiche: esso è il supremo organo
consultivo politico della coronaSCUOLA
e del governo. Il Gran Consiglio del fascismo è
(/TRECCANISCUOLA/)
presieduto dal capo del governo: suo segretario è il segretario del Partito
nazionale fascista. Per la composizione del Gran Consiglio e altri particolari v.
consiglio, XI, pp. 196-197.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Il parlamento. - Accanto alla Corona e agli altri organi costituzionali,


l'ordinamento politico italianoTRECCANI
ha postoCULTURA
il Senato e la Camera dei deputati: ha
(/CULTURA/)

adottato, cioè, come la maggior parte degli stati moderni, il sistema bicamerale,
perché le due camere possano equilibrarsi e integrare meglio la rappresentanza
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
politica e, nello stesso tempo, perché l'opera legislativa sia più ponderata e
perfetta. Ciò naturalmente importa che le due camere, che, nonostante siano
designate spesso con la parola comprensiva "parlamento", sono organi separati,
indipendenti l'uno dall'altro e non subordinati, siano formate in modo diverso.
Rinviando per maggiori particolari alle voci rispettive (camera; senato), è bene
chiarire qui questi punti: il Senato, di nomina regia, è rimasto immutato nella
sua forma, nelle sue linee essenziali e nel suo funzionamento, quale fu creato
dallo statuto; la Camera dei deputati, elettiva, ha invece subito una profonda
trasformazione; la posizione costituzionale del parlamento poi, nei suoi
rapporti con il governo, si è essenzialmente modificata, come si è detto
parlando del governo.

Le camere sono organi dello stato, ma non sono persone giuridiche: sono
organi essenzialmente legislativi, in quanto la loro competenza ordinaria è di
cooperare alla funzione legislativa; hanno però anche funzioni di carattere
amministrativo (specialmente per la propria organizzazione interna, ma anche
in altre materie, ad esempio nell'emanare le leggi relative alla dotazione della
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 154/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Corona e agli appannaggi dei principi reali, alle mutazioni nelle circoscrizioni
amministrative, all'approvazione 
dei bilanci, atti tutti che sono sostanzialmente
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

atti amministrativi), e il Senato ha anche attribuzioni di carattere giudiziario.


(/index.html)
Godono d'autonomia per la quale hanno facoltà di determinare per mezzo di
CATALOGO (/CATALOGO/)
regolamenti interni il modo d'esercizio delle loro attribuzioni. Però tale
autonomia ha limiti costituzionali: anzitutto nei poteri della Corona, che deve
mantenere il coordinamento traSCUOLA i varî (/TRECCANISCUOLA/)
organi dello stato e dalla quale solo
dipende il determinare i periodi di effettivo lavoro parlamentare, cioè di aprire
e chiudere le sessioni (che ormai, in pratica, coincidono con le legislature):
quindi, tranne in caso LIBRI
di semplice aggiornamento
(/TRECCANILIBRI/) dei lavori per determinate
ARTE (/TRECCANIARTE/)

ricorrenze o per l'esaurimento dell'ordine del giorno, il funzionamento di


entrambe le camere è subordinato alle disposizioni della Corona; inoltre i lavori
delle due camere debbono compiersi
TRECCANI entro la stessa
CULTURA sessione e ogni riunione di
(/CULTURA/)

una camera fuori di questo periodo è illegale e gli atti ne sono interamente
nulli. Con la chiusura della sessione o legislatura, la Corona determina il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
decadere di tutto il lavoro parlamentare che sia ancora pendente innanzi alle
camere. Un limite di fatto è costituito, poi, dall'obbligo che le camere hanno,
per assicurare la vita stessa dello stato, di approvare ogni anno i bilanci. Inoltre
l'autonomia delle camere trova dei limiti nei poteri del capo del governo, come
si è visto a suo luogo. L'autonomia quindi va intesa piuttosto nel senso
dell'amministrazione e del reggimento interiore delle assemblee che non in
quello costituzionale e politico.

La potestà legislativa, secondo l'art. 3 dello statuto, è esercitata collettivamente


dal re e dalle due camere. Per l'art. 10, l'iniziativa delle leggi spetta al re, che la
esercita per mezzo del governo, e a ciascuna camera, ed essa può esercitarsi da
qualsiasi senatore o deputato. Vi sono a tale diritto d'iniziativa due limiti: per
disegni e proposte di legge di carattere costituzionale occorre il preventivo
parere del Gran Consiglio del fascismo, e, come si è detto, nessuna proposta di
legge può essere messa all'ordine del giorno di una camera senza la preventiva
adesione del capo del governo. Un disegno di legge può essere dal governo
presentato indifferentemente all'una o all'altra camera, ma, per l'art. 10 dello
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 155/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

statuto, le leggi che riguardano imposizione di tributi (e quindi anche emissioni


di prestiti) e approvazioni 
di bilanci e di conti (v. bilancio) debbono essere
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

prima presentati alla Camera dei deputati. Il re partecipa al potere legislativo


(/index.html)
anche e principalmente con la sanzione, cioè con l'approvazione del disegno di
CATALOGO (/CATALOGO/)
legge, la quale si verifica con la apposizione della firma del sovrano. Essa è un
atto giuridicamente libero, in quanto il re potrebbe anche negarla. Divenuta
perfetta la legge con la sanzione, il re, come organo supremo del potere
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
esecutivo, provvede a promulgarla, a renderla cioè esecutiva e obbligatoria,
ordinandone la pubblicazione, che è compiuta dal ministro della Giustizia. Nel
promulgare le leggi costituzionali, è prescrittaARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) l'esplicita indicazione che il Gran
(/TRECCANIARTE/)

Consiglio del fascismo ha espresso il suo parere.

Accanto alla funzione legislativa, le camere


TRECCANI hanno
CULTURA anche quella che alcuni
(/CULTURA/)

chiamano funzione ispettiva politica, per mezzo della quale esercitano un


controllo sull'azione di governo; essa si estrinseca nelle interrogazioni verbali e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
scritte, nelle interpellanze, nelle mozioni e nel diritto d'inchiesta. Sembra però
più consono ai rapporti attuali tra i poteri in Italia il ritenere tali istituti,
piuttosto che estrinsecazione di una funzione ispettiva, mezzi che le camere
hanno per ottenere notizie e comunicazioni. Una vera forma di controllo
politico e finanziario in relazione con il bilancio è piuttosto quella che il
parlamento esercita sulle registrazioni con riserva effettuate dalla Corte dei
conti (v. corte, XI, p. 543 segg.).

Il Partito nazionale fascista. - In connessione con il Gran Consiglio del


fascismo, va rilevata la posizione che nel diritto pubblico italiano è andato
assumendo il Partito nazionale fascista. Prima della rivoluzione del 1922, esso
rappresentava un'organizzazione politica fuori dello stato, che mirava a
conquistare il governo dello stato per attuarvi il proprio programma. Ma,
assunto il fascismo al potere, il partito si è inserito nello stato è entrato a far
parte dell'organizzazione statale come forza propulsiva delle fondamentali

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 156/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

manifestazioni della vita nazionale. Esso oramai, conservando il nome di


partito, si è trasformatoISTITUTO
in un'istituzione 
sussidiaria dello stato, a questo
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

subordinata: cioè, come è stato qualificato, in un "ausiliario dello stato".


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Di questo riconoscimento giuridico del partito molte sono le prove. Lo statuto
del partito è approvato con decreto reale (lo statuto vigente è stato approvato
con r. decreto 17 novembre 1932, n. 1456); il segretario del partito è nominato
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
per decreto reale e i membri del direttorio con decreto del capo del govemo; il
segretario del partito può essere chiamato a partecipare alle sedute del
Consiglio dei ministri;LIBRI
è, fra(/TRECCANILIBRI/)
l'altro, membro ARTE
di diritto della Commissione
(/TRECCANIARTE/)

suprema di difesa, del Consiglio superiore dell'educazione nazionale, del


Consiglio nazionale delle corporazioni e del Comitato centrale corporativo;
egli, e i suoi vice-segretarî, fanno parteCULTURA
TRECCANI del Gran(/CULTURA/)
Consiglio. Egli ne è il
segretario; designa alcuni membri della giunta provinciale amministrativa e di
altri enti pubblici; nelle precedenze a corte sono assegnati posti di rango a
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
cariche del partito; a tutti gli enti, associazioni e istituti promossi dal partito
può essere riconosciuta la capacità giuridica, che, fra l'altro, è stata riconosciuta
alla direzione del partito; il fascio littorio è considerato, a tutti gli effetti,
emblema dello stato ed è stato incluso nello stemma dello stato.

Ecco dunque che, se il partito nel suo complesso non può considerarsi persona
giuridica, né pubblica, né privata, né organo vero e proprio dello stato, è
indubbiamente un'istituzione pubblica riconosciuta dallo stato e integrativa
dell'azione di questo.

Potere giudiziario. - Quanto al potere giudiziario, rinviando alla voce


giudiziario, ordinamento, basterà qui n0tare che l'art. 68 dello statuto dispone
che "la giustizia emana dal re ed è esercitata in suo nome dai giudici che egli
istituisce". Però ciò va inteso solo nel senso formale: in sostanza i giudici
esercitano le loro funzioni indipendentemente da ogni delegazione regia: il
potere giudicante è un potere costituzionale, che trae la sua origine
direttamente dalla legge. Non solo per lo statuto, ma anche, per la legge citata
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 157/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

31 gennaio 1926, n. 100, solo la legge può disciplinare l'ordinamento


giudiziario e la competenza dei giudici. Per quel che riguarda i rapportifra i
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

varî poteri, nel nostro diritto il magistrato non può sindacare la costituzionalità
(/index.html)
delle leggi e dei decreti legislativi o dei decreti legge: può invece esaminare la
CATALOGO (/CATALOGO/)
legalità dei regolamenti. Il potere governativo non può turbare l'ordine
costituzionale delle giurisdizioni, né dare ordini ai giudici sul modo come
risolvere le questioni loro sottoposte. Alla funzione giurisdizionale il re
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
partecipa direttamente, con il potere di grazia spettantegli (v. estinzione:
Diritto penale) non come organo del potere giudiziario, ma come organo
costituzionale del governo: si tratta cioè di unARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) potere politico.
(/TRECCANIARTE/)

Ordinamento corporativo. - La nuova concezione dello statonazione, la


concezione corporativa, ha il suo documento
TRECCANI nella
CULTURA Carta del lavoro (v. carta,
(/CULTURA/)

IX, pag. 206 segg.), atto fondamentale del regime riconosciuta dal parlamento
quale norma di diritto pubblico. La sua proposizione prima, dice: "La nazione
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
italiana è un organismo avente fini, vita, mezzi di azione superiori per potenza
e durata a quelli degli individui, divisi o raggruppati, che la compongono. È una
unità morale, politica ed economica, che si realizza integralmente nello stato
fascisia". La Carta del lavoro, pur riferendosi precipuamente ai rapporti del
lavoro, proclama i seguenti principî fondamentali dello stato fascista sotto
l'aspetto economico e sociale: gl'interessi e le attività individuali sono
subordinate all'interesse della nazione organizzata a stato; il lavoro è elevato a
dovere sociale, a funzione civica; l'organizzazione sindacale o professionale è
libera, ma solo il sindacato legalmente riconosciuto e controllato dallo stato ha
il diritto di rappresentare legalmente la sua categoria; la solidarietà fra i varî
fattori della produzione si concreta nel contratto collettivo di lavoro; le
corporazioni costituiscono l'organizzazione unitaria delle forze produttive; lo
stato corporativo considera l'iniziativa privata nel campo della produzione
come lo strumento più efficace ed utile all'interesse della nazione: ma essendo
l'organizzazione privata della produzione una funzione d'interesse nazionale,
l'organizzatore è responsabile di fronte allo stato: l'intervento dello stato nella
produzione ha luogo solo quando manchi o sia insufficiente l'iniziativa privata
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 158/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

o quando siano in giuoco interessi politici dello stato. Questi concetti sono a
base di quello che si chiama, con espressione sintetica ormai molto diffusa,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  lo
stato corporativo, non nel senso che tutti i cittadini solo in tanto partecipino
(/index.html)
alla vita pubblica in quanto siano membri di corporazioni o nel senso che tutti i
CATALOGO (/CATALOGO/)
poteri pubblici si esplichino attraverso le corporazioni, ma nel senso che lo
stato ha accolto come principio fondamentale d'organizzazione sociale il
riconoscimento anche come istituzioni pubbliche delle categorie economiche e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
la loro partecipazione alla vita politica e amministrativa dello stato, ordinando
su basi sindacali nazionali i rapporti di lavoro sotto il proprio controllo. Inoltre
lo stato nell'esplicazione della
LIBRI propria funzione
(/TRECCANILIBRI/) ARTEsociale ritiene di dovere
(/TRECCANIARTE/)

esercitare il controllo della direzione della industria nazionale: e tipica


importantissima e profondamente originale manifestazione di questo suo
diritto è la nuova legge 12 gennaio 1933,
TRECCANI n. 141,(/CULTURA/)
CULTURA che ha delegato al governo i
poteri per sottoporre ad autorizzazione i nuovi impianti industriali. E tale è
l'importanza riconosciuta nel nuovo diritto pubblico italiano all'ordinamento
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
sindacale e corporativo, che esso è dichiarato espressamente nella legge sul
Gran Consiglio materia costituzionale (v. corporazione, XI, pp. 463-465).

Al vertice dell'ordinamento corporativo è il Consiglio nazionale delle


corporazioni, il quale è alle dirette dipendenze del capo del governo, che lo
presiede di diritto, come presiede del pari tutti gli organi del consiglio, ma che
può delegarne la presidenza al ministro delle Corporazioni. Esso fu istituito con
regio decreto 2 luglio 1926, n. 1131, come organo di pura consultazione interna
presso il Ministero delle corporazioni, ma è stato radicalmente riformato nella
composizione, nelle attribuzioni e nel funzionamento dalla legge costituzionale
20 marzo 1930, n. 206, e dal decreto reale 12 maggio 1930, n. 908. A quanto è
detto nel citato articolo corporazione occorre aggiungere che, per l'art. 32 del
decreto 12 maggio 1930, n. 908, in merito al potere normativo del consiglio è
stato stabilito non potere il consiglio emanare norme su materie già disciplinate
da leggi o regolamenti. Vivissima è la disputa tra i giuristi sulla natura giuridica
del Consiglio nazionale delle corporazioni, specialmente sul quesito se sia o
meno organo costituzionale, o puramente amministrativo, e quali siano i suoi
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rapporti col parlamento e col governo. Quello che si può sicuramente affermare
è questo: il Consiglio nazionale delle corporazioni ha preso posto
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
nell'ordinamento politico italiano, quale organo statale di diritto pubblico, con
(/index.html)
funzioni non solo consultive ma anche creative di norme giuridiche e con
CATALOGO (/CATALOGO/)
funzioni di coordinamento e di controllo su tutto l'ordinamento corporativo,
alle dirette dipendenze del capo del governo che gli dà impulso e ne presiede
l'attività: esso non rappresenta SCUOLA
quindi una terza camera legislativa, né si
(/TRECCANISCUOLA/)
sostituisce in modo alcuno al parlamento, poiché la sua facoltà regolamentare è
subordinata alle leggi e perfino agli altri regolamenti statali, che non può
modificare. Esso è unaLIBRI
creazione originale, che
(/TRECCANILIBRI/) non
ARTE può essere paragonata agli
(/TRECCANIARTE/)

altri consigli economici istituiti presso parecchi stati, essendo assai più ampie le
sue facoltà e diversi i principî su cui si basa.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Amministrazioni locali. - Il quadro delle istituzioni che possiamo chiamare di


governo si completa con l'ordinamento delle amministrazioni locali,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
considerato sotto i due punti di vista dell'amministrazione governativa e di
quella degli enti autarchici territoriali. Si tratta, è vero, di istituti rientranti
nell'organizzazione amministrativa, ma che hanno un contenuto politico di
grandissimo rilievo, in quanto gl'interessi generali dello stato
nell'organizzazione amministrativa vengono perseguiti non solo al centro della
vita statale, ma in tutto il territorio. Lo stato è diviso in circoscrizioni
territoriali, le provincie e i comuni. Nelle provincie l'organo più elevato che
rappresenta il governo, è il prefetto, il quale, alle dirette dipendenze del
ministro dell'Interno, assicura l'unità d'indirizzo politico nello svolgimento dei
diversi servizî spettanti allo stato e agli enti locali, e coordina l'azione di tutti i
pubblici uffici, amministrativi, corporativi, finanziarî, ecc. La legge 3 aprile
1926, n. 660, per l'estensione delle attribuzioni dei prefetti, ha avuto
importanza fondamentale, attuando il principio organico dell'unità etica e
politica dello stato, anche nelle provincie, in conformità dell'ordinamento
statale del fascismo. Tuttavia il coordinamento politico affidato ai prefetti non
implica invasione delle singole sfere di competenza tecnica dei varî
rappresentanti delle altre amministrazioni dello stato nella provincia. Accanto
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al prefetto e da lui presieduti, sono, come organi consultivi o di controllo, il


Consiglio di prefettura,ISTITUTO
il Consiglio 
provinciale di sanità, la Giunta provinciale
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

amministrativa e il Consiglio provinciale dell'economia corporativa, istituito,


(/index.html)
in sostituzione delle antiche camere di commercio, dalla legge 18 aprile 1926, n.
CATALOGO (/CATALOGO/)
731, e meglio coordinato all'ordinamento corporativo dello stato dalla legge 18
giugno 1931, n. 875. Esso, composto principalmente di rappresentanti
sindacali, è l'organo unico che nella provincia rappresenta, armonizza e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
coordina gl'interessi economici e le forze sociali rivolte all'incremento
dell'economia corporativa, dell'attività assistenziale e del progresso sociale, e
che al tempo stesso esplica
LIBRI opera di consulenza
(/TRECCANILIBRI/) nelle
ARTE materie relative
(/TRECCANIARTE/)

all'economia pubblica e al lavoro.

Organo statale nell'amministrazione


TRECCANIlocale è poi,
CULTURA nell'ambito del comune, il
(/CULTURA/)

podestà, quale ufficiale del governo. Quanto all'amministrazione degli enti


autarchici territoriali, comuni e provincie, essa nell'ordinamento politico
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
vigente in Italia, si basa sugli stessi principî che reggono l'ordinamento statale:
abolizione dell'elettorato e accentramento dei poteri nelle mani di autorità di
nomina regia che siano al disopra delle passioni e degl'interessi di parte. Questo
concetto è alla base della riforma degli ordinamenti comunali e provinciali. La
riforma (v. comune; consulta; podestà; per il governatorato di Roma, v. roma),
attuata con la legge 4 febbraio 1926, n. 237, e coi decreti-legge 9 maggio 1926,
n. 818, e 3 settembre 1926, n. 1910, ha mirato anche a combattere le difficili
condizioni in cui versano specialmente i piccoli comuni, anche per la loro
incapacità a darsi amministratori adatti. La riforma dell'amministrazione
provinciale, effettuata con la legge 27 dicembre 1928, n. 2962, ha sostituito alla
deputazione provinciale e al suo presidente, tutti sorgenti da elezione, un
preside e un rettorato tutti di nomina regia (v. preside; provincia; rettorato).

L'ordinamento politico vigente in Italia, frutto di un'evoluzione d'istituti


costituzionali accelerata dalla guerra e dal nuovo sviluppo, con l'avvento del
fascismo al potere, dei rapporti politici e sociali, può riassumersi così: l'Italia è
uno stato monarchico rappresentativo, con forma di governo costituzionale
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 161/1196
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avente caratteristiche sue proprie, cioè governo fascista, con parlamento


bicamerale, ma con la camera dei deputati che richiama le sue origini 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

prevalentemente da organizzazioni corporative. La nazione è concepita come


(/index.html)
un blocco avente unità morale, politica ed economica, che si realizza
CATALOGO (/CATALOGO/)
integralmente nello stato fascista; quindi l'autorità statale è stata potentemente
rafforzata: il potere esecutivo o, meglio, di governo ha una funzione
preminente ed è, con la collaborazione del Gran Consiglio del fascismo,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
l'espressione delle forze nazionali organizzate nel partito fascista.

Bibl.: Oltre i Discorsi diLIBRI


B. Mussolini, cfr.: Commissione
(/TRECCANILIBRI/) presidenziale per lo
ARTE (/TRECCANIARTE/)

studio delle riforme costituzionali, presieduta da G. Gentile, Relazioni e proposte,


Roma 1925 (2ª ed., Firenze 1932); C. Costamagna, Elementi di diritto
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
costituzionale corporativo fascista, Firenze 1929; O. Ranelletti, Istituzioni di diritto
pubblico: Il nuovo diritto pubblico italiano, 2ª ed., Padova 1931; A. Ferracciu, Norme
e riforme costituzionali in Italia, in Studi di diritto
ACQUISTA pubblico in onore di O. Ranelletti, I,
(/EMPORIUM/)

Padova 1931; L. Raggi, Ordinamento corporativo e stato italiano, in Studi di diritto


pubblico in onore di O. Ranelletti, II, Padova 1931; G. Bortolotto, Lo stato e la
dottrina corporativa, 2ª ed., Bologna 1931; S. Panunzio, Leggi costituzionali del
regime. Relazione al I Congresso giuridico italiano, 1932; P. Chimienti, Manuale
di diritto costituzionale fascista, Torino 1933; R. Purpura, Il Consiglio nazionale
delle corporazioni, Bologna 1932; S. Romano, Corso di diritto costituzionale, 3ª ed.,
Padova 1932; Partito nazionale fascista, Il Gran Consiglio nei primi dieci anni
dell'era fascista, Roma 1933.

Forze armate.

Esercito. - Cenno storico. - Sino dall'inizio dell'unificazione d'Italia e poi, sempre


più, col procedere e col completarsi di essa, si manifestò la necessità di
costituire un forte esercito "italiano". Erano disponibili per tale costituzione
elementi numerosi, ma disparati e di varia efficienza; esisteva peraltro un
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nucleo saldo, fidato, ottimo, attorno al quale era possibile raggruppare gli altri
elementi: l'esercito sardo, sistemi
il quale possedeva tradizioni, ordini moderni,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

amministrativi sani, devozione provata alla causa italiana. Fu perciò adottato il


(/index.html)
sistema di fondere successivamente nell'esercito sardo le forze armate dei
CATALOGO (/CATALOGO/)
singoli stati o parti di stato che divenivano provincie del nuovo regno:
contingenti cioè lombardo, toscano, emiliano, borbonico, ai quali si aggiunsero
gli elementi garibaldini. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Il nucleo sardo era stato completamente riorganizzato tra il 1849 ed il 1859.


Alla vigilia della campagna del 1859, il reclutamento
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) era nazionale, tranne per
ARTE (/TRECCANIARTE/)

la brigata Savoia. Le ferme erano due: una d'ordinanza per alcune categorie di
militari di carriera, della durata di 8 anni, da passare interamente sotto le armi;
una provinciale, per tutti gli altri (due categorie,
TRECCANI determinate dall'estrazione a
CULTURA (/CULTURA/)

sorte: 1ª categoria, 5 anni alle armi e 6 in congedo illimitato, 2ª categoria, 5


anni a disposizione e istruzione di 6 settimane). L'esercito comprendeva: 91
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
battaglioni di fanteria, 9 reggimenti di cavalleria, 3 reggimenti d'artiglieria, 1
reggimento del genio. Lo stato era diviso in 5 divisioni territoriali (Torino,
Alessandria, Liguria, Savoia, Sardegna) e 2 sottodivisioni (Novara e Nizza). Le
due campagne del 1848 e 1849 avevano permesso una larga selezione di ufficiali
generali e superiori, la quale, nel complesso, aveva dato buoni risultati; gli
ufficiali provenivano, per due terzi, dall'Accademia militare di Torino, per il
rimanente terzo dai sottufficiali; la loro carriera era ben regolata da apposite
leggi. Nella campagna del 1859 l'esercito era stato costituito su 5 divisioni;
all'esercito regolare si erano aggiunti molti volontarî, parte dei quali era stata
incorporata nei reggimenti sardi e parte aveva formato 4 reggimenti cacciatori;
con disertori e volontarî ungheresi si era formata 1 legione ungherese.

Il contingente lombardo (in parte volontario, in parte proveniente dall'esercito


austriaco) fu il primo che venne ad accrescere l'esercito sardo subito dopo la
campagna del 1859. Era prevalentemente costituito da elementi disciplinati e
accuratamente istruiti, ma scarsamente provvisto di ufficiali. La sua

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ammissione consentì la nuova formazione di 6 brigate di fanteria, 6 battaglioni


bersaglieri, 3 reggimenti  del
di cavalleria, 12 batterie da campagna. Alla fine
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

1859 l'esercito italiano fu così portato ad 8 divisioni.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
L'esercito toscano era stato riordinato sul tipo austriaco nel 1853, quanto a
reclutamento, a sistemi disciplinari e amministrativi e persino alla foggia
dell'uniforme. Doveva formare,SCUOLAin caso(/TRECCANISCUOLA/)
di guerra contro il Piemonte, l'ala
sinistra dell'esercito austriaco. La ferma era di 8 anni; il rimpiazzo era
obbligatorio per gli acattolici. Comprendeva: 1 battaglione veliti (guardie), 1
battaglione cacciatori, LIBRI
10 battaglioni fanteria ARTE
(/TRECCANILIBRI/) di linea; 2 squadroni cacciatori a
(/TRECCANIARTE/)

cavallo; 2 batterie da campagna; 1 compagnia artiglieria da piazza; 5 compagnie


cannonieri guardacoste (doganieri). Per l'eventualità di guerra era previsto uno
sdoppiamento delle unità (ciò TRECCANI
che in parte avvenne
CULTURA durante la campagna del
(/CULTURA/)

1859). Dopo la campagna del 1859 il colonnello Raffaele Cadorna, piemontese,


divenuto ministro della Guerra in Toscana, ebbe l'incarico di preparare la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fusione dell'esercito toscano con quello dell'Italia settentrionale. Egli organizzò
le truppe toscane in 4 brigate di fanteria, 2 battaglioni bersaglieri, 2 reggimenti
di cavalleria, 1 reggimento artiglieria da campagna, 6 compagnie artiglieria da
piazza. Le maggiori deficienze qualitative esistevano nei quadri degli ufficiali, i
quali erano molto giovani anche nei gradi più elevati, in conseguenza di
promozioni affrettate, più che per riconoscimento di speciali benemerenze.
Immessi nell'esercito nazionale, essi costituirono perciò un elemento poco
omogeneo.

Le truppe modenesi, dopo la campagna del 1859, avevano seguito il loro duca a
Mantova. L'esercito emiliano fu perciò costituito con le sole truppe parmensi
(1 reggimento di fanteria, 2 squadroni di cavalleria, 1 compagnia d'artiglieria),
oltreché con reparti pontifici che avevano aderito alla rivoluzione di Romagna
e con corpi di volontarî di varie regioni. Di tale costituzione fu incaricato il
generale dell'esercito sardo Manfredo Fanti, modenese, il quale formò 7 brigate
di fanteria, 9 battaglioni bersaglieri, 2 reggimenti di cavalleria, 9 batterie
artiglieria da campagna, 9 compagnie artiglieria da piazza. L'ufficialità emiliana
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era di piovenienza diversissima; focosa, dotata di buone attitudini militari, ma


non molto malleabile. Così riordinati i due eserciti centrali, la fusione 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
tra gli
stessi e l'esercito sardo fu operata dal generale Fanti, che fuse i primi nel
(/index.html)
secondo, formando, in complesso, 13 divisioni omogenee, raggruppate in 5
CATALOGO (/CATALOGO/)
corpi d'armata.

L'esercito borbonico, durante laSCUOLA


campagna del 1860, comprendeva: fanteria, 18
(/TRECCANISCUOLA/)
reggimenti, più 19 battaglioni; cavalleria, 9 reggimenti; artiglieria, 2 reggimenti
a piedi, 1 battaglione operai e pontieri, 1 batteria a cavallo; genio, 2 battaglioni;
guardie del corpo; fanteria
LIBRI marina; compagnie
(/TRECCANILIBRI/) provinciali
ARTE di veterani;
(/TRECCANIARTE/)

numerosa gendarmeria. L'esercito era reclutato con la coscrizione sul


continente, con arruolamenti volontarî in Sicilia. L'obbligo di servizio era di 10
anni, dei quali 5 di ferma; ma,TRECCANI
in pratica, il governo,
CULTURA valendosi di una propria
(/CULTURA/)

facoltà, teneva i soldati 8 anni alle armi, indi li congedava definitivamente. Gli
ufficiali provenivano, in massima parte, dai sottuffciali; pochi - e questi erano
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ottimi - delle armi d'artiglieria e del genio, uscivano dal collegio militare della
Nunziatella; il sovrano aveva inoltre facoltà di conferire il grado di ufficiale a
guardie del corpo e paggi. Dopo la campagna del 1860 l'esercito borbonico, in
parte accettò il nuovo stato di fatto, in parte si rifugiò in territorio pontificio; la
rimanente parte capitolò all'atto dell'annessione. Tutte le classi; meno le 4 più
giovani, vennero congedate. Degli ufficiali, i più preferirono ritirarsi, i
rimanenti furono ammessi nell'esercito nazionale col grado che coprivano
nell'esercito borbonico prima del settembre 1860.

L'esercito garibaldino, dopo la campagna del 1860, comprendeva,


nominalmente, 7000 ufficiali e una forza a ruolo di circa 50.000 uomini; forza
però soltanto nominale e, in realtà, inferiore. Dopo qualche tentennamento,
l'esercito garibaldino fu sciolto. Alla truppa fu fatta facoltà di scegliere tra
l'invio in congedo con 6 mesi di paga e la ferma di 2 anni in un corpo speciale
di volontarî. I più chiesero di essere congedati; i corpi speciali di volontarî
ebbero un'esistenza effimera. Degli ufficiali, circa 1500 furono ammessi

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nell'esercito nazionale, previo giudizio di una commissione mista di generali e


volontarî. Dal concorsoISTITUTO
dei contingenti borbonici e garibaldini derivò
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

all'esercito italiano un nuovo aumento di 3 divisioni e di 1 corpo d'armata.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Il rapido processo di questa fusione non fu scevro d'inconvenienti: specie il
corpo degli ufficiali fu e rimase a lungo eterogeneo. Comunque, l'aver formato
in breve un forte esercito atto aSCUOLA
entrare(/TRECCANISCUOLA/)
in campagna, fu opera notevole, della
cui riuscita va fatto onore alla solidità del nucleo fondamentale sardo e al
patriottismo degl'Italiani.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Evoluzione organica sino alla guerra mondiale. - Nella campagna del 1866 l'esercito
raggiunse una notevole forza (20 divisioni di fanteria, riunite in 4 corpi
d'armata, 1 divisione di cavalleria). Dal 1866 al 1870 difficili condizioni
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

finanziarie indussero a ridurre al minimo le spese per l'esercito, lasciandone in


sospeso le necessarie riforme. Dal 1870 all'agosto 1914 l'esercito venne
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
profondamente trasformato e accresciuto con successivi ordinamenti,
principali quelli Ricotti 1872-1873; Mezzacapo 1877; Ferrero 1882-83; Bertolè-
Viale 1887, Mocenni 1894; Pelloux 1897; Ottolenghi 1902; Spingardi 1909-
1910. Dall'agosto 1914 al maggio 1915 si provvide a un' intensiva preparazione,
colmando le principali lacune ancora esistenti rispetto all'ordinamento
Spingardi e attuando successivi provvedimenti di mobilitazione occulta.
L'esercito italiano entrò così in campagna forte di circa 23.000 ufficiali e
852.000 uomini nella composizione indicata sotto guerra mondiale, XVIII, p.
144. Durante la guerra furono complessivamente mobilitati: nell'esercito
operante circa 4.200.000 uomini; nel territorio circa 840.000, per le industrie
circa 860.000; in totale, circa 5.900.000 uomini.

Evoluzione organica dopo la guerra mondiale. - In attesa della definitiva


sistemazione dell'esercito, veniva approvato, nel novembre 1919, un
ordinamento provvisorio (Albricci) ispirato al concetto di effettuare le
trasformazioni suggerite dall'esperienza bellica e tutte le riduzioni possibili in
quel momento, ripartendo l'esercito in un numero di grandi unità territoriali
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alquanto superiore a quello prebellico (15 corpi d'armata, 30 divisioni di


fanteria e 2 di cavalleria); 
forza bilanciata 210.000 uomini (inferiore a quella
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dell'anteguerra). Ulteriori riduzioni vennero attuate nell'aprile 1920 con un


(/index.html)
nuovo "ordinamento provvisorio" (Bonomi), inteso a ricondurre l'esercito a
CATALOGO (/CATALOGO/)
proporzioni e a forme pressoché eguali a quelle del periodo prebellico (10 corpi
d'armata, 27 divisioni di fanteria, 3 divisioni alpine, 1 divisione di cavalleria;
forza bilanciata 175.000 uomini). Seguì l'ordinamento 1923 (Diaz), inteso a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dare all'esercito un assetto definitivo e una salda intelaiatura. Con questo
ordinamento le grandi unità territoriali venivano di poco variate (10 corpi
d'armata, 30 divisioni LIBRI
di fanteria), ma ispettorati,
(/TRECCANILIBRI/) ARTE comandi, truppe e servizî
(/TRECCANIARTE/)

subivano notevoli modificazioni nel numero e nella composizione organica, in


relazione soprattutto alle prevedibili esigenze della mobilitazione. Nel 1926,
essendo titolare del MinisteroTRECCANI
della guerra Benito
CULTURA Mussolini, veniva approvato
(/CULTURA/)

un completo progetto di ordinamento (legge n. 396 dell'11 marzo) che, non


sostanzialmente variato, è attualmente in vigore.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Organizzazione 1930. - Comandante supremo è il re che delega, in pace, il


comando dell'esercito al ministro della Guerra. Il ministro della Guerra è
membro del governo e suprema autorità gerarchica dell'esercito. Egli ha alle
sue dipendenze il sottosegretario di stato alla Guerra, al quale conferisce le
attribuzioni che ritiene opportune. Per l'esercizio dei suoi alti compiti, il
ministro della Guerra si serve del Ministero della guerra, complesso organo
centrale, composto di: 1 gabinetto del ministro, 1 ufficio coordinamento, 1
ufficio dei generali, 11 servizî (direzioni generali, ispettorati, ecc.).

Alto consulente tecnico del ministro della Guerra è il capo di Stato maggiore
dell'esercito, che, alle dipendenze del ministro stesso, dirige gli studî e le
predisposizioni per la preparazione alla guerra. Egli è a capo del comando del
corpo di Stato maggiore, composto di varî uffici, presso il quale è coadiuvato
dal comandante in 2ª del corpo di Stato maggiore e da un generale addetto.
Quale organo consultivo, ai fini delle più importanti questioni relative
all'organizzazione, al funzionamento, alla mobilitazione dell'esercito e alla
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difesa nazionale, il ministro della Guerra dispone del Consiglio dell'esercito.


Dipendono infine direttamente 
dal ministro della Guerra e, per suo incarico,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ricevono direttive dal capo di Stato maggiore dell'esercito, gl'ispettori d'arma


(/index.html)
(delle truppe celeri, delle truppe alpine, dell'artiglieria, del genio), i quali
CATALOGO (/CATALOGO/)
sovraintendono all'istruzione, agli studî, alle esperienze relative all'arma o alle
specialità rispettive; i comandanti designati d'armata che eseguono gli studî e
dirigono le predisposizioni per SCUOLA
l'organizzazione della zona di territorio loro
(/TRECCANISCUOLA/)
assegnata e per la preparazione alla guerra di un'armata.

Ordinamento. - L'esercito comprende:


LIBRI una parte
(/TRECCANILIBRI/) metropolitana
ARTE e una parte
(/TRECCANIARTE/)

coloniale. La prima è alle dipendenze del Ministero della guerra, che provvede
alla spesa relativa; la seconda è alle dipendenze, per l'impiego, del Ministero
delle colonie, che vi provvede TRECCANI
col proprio bilancio. L'ordinamento della parte
CULTURA (/CULTURA/)

metropolitana è stabilito dalla legge 11 marzo 1926, n. 396 e successive


aggiunte e varianti; l'ordinamento della parte coloniale è mutevole a seconda
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
delle esigenze delle singole colonie.

La forza bilanciata in cifre arrotondate, per la parte metropolitana, è la


seguente (esclusi i carabinieri reali): ufficiali in servizio permanente effettivo
15.000; sottotenenti di complemento di prima nomina 3000; sottufficiali
13.500; truppa 220.000, di cui 162.000 a ferma ordinaria e 78.000 a ferma
riducibile. Per i carabinieri la forza bilanciata è di ufficiali 1100, sottufficiali e
truppa 50.000. Il bilancio del Ministero della guerra 1930-31 prevede spese
effettive per 2853 milioni di lire (2652 per la parte ordinaria e 201 per la parte
straordinaria), di cui 455 milioni per i carabinieri reali.

Il personale militare dell'esercito è costituito di ufficiali, sottufficiali, truppa, la


cui gradazione gerarchica è la seguente:

Generali: Maresciallo d'Italia (grado conferito esclusivamente per azioni di


guerra). Generale d'armata (grado conferito esclusivamente in guerra o in caso
di mobilitazione parziale o totale). Generale di corpo d'armata comandante
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designato d'armata. Generale di corpo d'armata. Generale di divisione, tenente


generale d'artiglieria, del 
genio, medico, commissario, del servizio tecnico
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

automobilistico. Generale di brigata; maggior generale d'artiglieria, del genio,


(/index.html)
medico, commissario del servizio tecnico automobilistico.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Superiori: Colonnello. Tenente colonnello. Maggiore.


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Inferiori: Capitano. Tenente. Sottotenente; sottotenente maestro direttore di
banda; sottotenente maestro di scherma. Aspirante (grado conferito durante la
guerra mondiale e mantenuto per alcune categorie
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) di militari che non hanno
ARTE (/TRECCANIARTE/)

potuto conseguire la nomina a sottotenente).

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)


Aiutante di battaglia (grado conferibile per merito di guerra a sottufficiali e
militari di truppa delle armi combattenti). Maresciallo maggiore; maresciallo
d'alloggio maggiore dei carabinieri reali. Maresciallo capo; maresciallo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
d'alloggio capo dei carabinieri reali. Maresciallo ordinario; maresciallo
d'alloggio ordinario dei carabinieri reali. Sergente maggiore; brigadiere dei
carabinieri reali. Sergente; vice-brigadiere dei carabinieri reali.

Caporale maggiore; appuntato dei carabinieri reali. Caporale; carabiniere.


Appuntato; soldato; allievo carabiniere.

La parte metropolitana dell'esercito consta dei seguenti elementi:

1. Corpo di Stato maggiore: è costituito degli ufficiali di Stato maggiore (350


dei varî gradi, da colonnello a capitano). 2. Arma dei carabinieri reali (v.
carabiniere). 3. Scuole militari: preparatorie (2 collegi militari); di reclutamento
per ufficiali (R. Accademia di fanteria e cavalleria; R. Accademia d'artiglieria e
genio; 10 scuole allievi ufficiali di complemento); di reclutamento per
sottufficiali (3 scuole allievi sottufficiali); di applicazione (scuola d'applicazione
di fanteria, scuola d'applicazione di cavalleria, scuola d'applicazione di
artiglieria e genio, scuola d'applicazione di sanità militare); di perfezionamento
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(scuola centrale di fanteria, scuola centrale d'artiglieria, scuola centrale del


genio, scuola centrale diISTITUTO
educazione fisica, scuola di guerra). 4. Armi difanteria,
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

di cavalleria, d'artiglieria, del genio, carri armati. 5. Servizio chimico militare,


(/index.html)
retto da un generale con organi di studio e di esperienza. 6. Distretti militari
CATALOGO (/CATALOGO/)
(105, più una sezione di distretto), i quali provvedono essenzialmente alla
chiamata e all'assegnazione ai corpi delle reclute, a tenere a ruolo la forza in
congedo (ufficiali inferiori, sottufficiali e truppa). 7. Corpo sanitario militare:
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
consta di ufficiali medici (866) e chimici farmacisti (117) e provvede, col
concorso delle truppe di sanità, al servizio sanitario (v. sanità militare). 8.
Corpo di commissariato militare:
LIBRI comprendeARTE
(/TRECCANILIBRI/) ufficiali commissarî (262) e di
(/TRECCANIARTE/)

sussistenza (152), e provvede, col concorso delle compagnie di sussistenza, al


servizio di commissariato (v. commissariato militare). 9. Corpo di
amministrazione militare: è formatoTRECCANI daCULTURA
ufficiali(/CULTURA/)
di amministrazione (939) e
provvede al servizio amministrativo. 10. Corpo veterinario militare: consta di
ufficiali veterinarî (176); provvede al servizio veterinario. 11. Servizio
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
automobilistico militare (v. carreggio). 12. Istituto geografico militare, il quale
provvede, essenzialmente, al servizio cartografico per le forze amiate dello stato
(v. firenze: Istituti di cultura). 13. Tribunale supremo militare e tribunali
militari (v. tribunale militare). 14. Reparti di correzione e stabilimenti militari
di pena: hanno lo scopo di educare e riabilitare gl'individui in essi incorporati e
comprendono 1 comando, 2 compagnie di disciplina, 12 carceri militari
preventive, 3 reclusorî militari, 3 carceri militari.

L'esercito è ordinato in: 1 comando del corpo di Stato maggiore, retto dal capo
di Stato maggiore dell'esercito; 4 comandi, designati d'armata; 11 corpi
d'armata territoriali; truppe della Sicilia; truppe della Sardegna; 29 divisioni
militari territoriali; 2 divisioni celeri. Presso i comandi di divisione militare
territoriale e delle truppe della Sardegna sono istituiti 30 ispettorati di
mobilitazione. Le grandi unità territoriali comprendono: 1 comando, truppe e
servizî in misura variabile.

Per la parte coloniale v. colonia: Le truppe coloniali.


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Reclutamento. - Si basa sul principio fondamentale dell'obbligo generale e


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
personale di servizio militare.  sono
In applicazione di tale principio, ai cittadini
fatti i seguenti obblighi militari: a tutti l'obbligo di leva; ai cittadini arruolati e
(/index.html)
chiamati: obblighi di servizio militare, ch'essi adempiono alle armi e in congedo
CATALOGO (/CATALOGO/)
illimitato. Le operazioni di leva avvengono tra l'anno in cui il giovane compie il
18° anno e quello in cui egli compie il 20° anno.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Le fasi di adempimento dell'obbligo di servizio militare sono le seguenti: anno
in cui il giovane compie il 21° anno e successivi: prestazione del servizio alle
armi; dal termine del servizio alle armi al 31 dicembre
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dell'anno in cui il
ARTE (/TRECCANIARTE/)

militare compie il 55° anno d'età congedo illimitato, durante il quale è assunto
in forza e tenuto a ruolo dal distretto militare di residenza stabile. In tale
periodo esso ha l'obbligo di tenere costantemente al corrente l'autorità militare
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

circa la sua residenza, di rispondere a chiamate di controllo, nonché a richiami


alle armi per istruzioni o per altre eventuali esigenze. Dopo il compimento del
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
55° anno di età, i militari sono collocati in congedo assoluto, e vengono
prosciolti da ogni obbligo militare.

Il principio dell'obbligo generale e personale non è applicato in modo


rigidamente assoluto; ciò nell'interesse dell'esercito, della società, della famiglia,
del bilancio. Il testo unico delle leggi sul reclutamento prevede: esclusione
degl'indegni (condannati all'ergastolo e alla reclusione con interdizione
perpetua dai pubblici uffici); esenzioni per inabilità fisica e intellettuale;
dispense provvisorie e definitive, a vantaggio degli arruolati residenti all'estero
e nelle colonie, di ministri della religione cattolica di individui limitatamente
idonei al servizio militare, ecc., temperamenti, consistenti in: riduzioni (ferme
più brevi di quelle ordinarie, congedamenti anticipati), rinvii a chiamate
successive, ritardi sino al compimento del 26° anno (studenti in determinate
condizioni).

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La ferma è di due specie: di leva, quando il cittadino è chiamato alle armi


d'autorità; speciale quando 
il cittadino si sottopone al servizio per propria
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

elezione. Le ferme di leva sono: la ferma ordinaria, di mesi 18; la ferma


(/index.html)
riducibile, non inferiore a 6 mesi; la ferma minima di 3 mesi. La legge di
CATALOGO (/CATALOGO/)
reclutamento dispone tassativamente quali iscritti di leva debbono essere
ascritti alle singole ferme predette. Le ferme speciali sono di durata varia, da
mesi 6 a 3 anni, per categorie diSCUOLA
volontari determinate dalla legge.
(/TRECCANISCUOLA/)

Provvedono alla chiamata i distretti militari, mediante invio di cartoline-


precetto alle singole reclute e pubblicazione di
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) apposito
ARTE manifesto. Le reclute
(/TRECCANIARTE/)

dichiarate fisicamente idonee dai consigli di leva, si presentano ai distretti


militari che le sottopongono a una nuova visita medica, le assegnano (in base a
"tabelle numeriche di assegnazione" compilate
TRECCANI CULTURA dal Ministero della guerra)
(/CULTURA/)

definitivamente ai corpi presso i quali debbono prestare servizio e le avviano ai


corpi stessi. Presso i corpi le reclute subiscono un'ultima visita medica e, se
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
incondizionatamente riconosciute idonee, vengono incorporate.

Il reclutamento dei militari per la "parte coloniale" dell'esercito avviene come


segue:

a) Militari nazionali. Sono tratti dalla parte metropolitana e posti a disposizione


del Ministero delle colonie; possono essere destinati in colonia a domanda o
d'autorità. L'ufficiale comunque destinato in colonia deve permanervi per
almeno due anni (4 anni se destinato a domanda in Eritrea e Somalia) e per non
più di sei anni successivi. Il sottufficiale, se destinato di autorità, deve rimanere
in colonia sino al compimento degli obblighi di servizio in corso; se destinato a
domanda, non meno di due anni; egli può far parte dei corpi coloniali sino al
compimento del 41° anno d'età, se di grado inferiore a quello di maresciallo
ordinario, senza limiti di età, se maresciallo dei varî gradi. Il militare di truppa,
se destinato d'autorità, compie in colonia la fermaa alla quale è vincolato, se a
domanda, contrae la ferma coloniale di anni due e può poi raffermarsi fino al
35° anno di età.
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b) Militari di colore. Il reclutamento è esclusivamente volontario. La ferma è


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
annuale in Eritrea e Somalia, biennale in Tripolitania e Cirenaica. Al termine

della ferma gl'indigeni possono raffermarsi (rafferme annuali o biennali)
(/index.html)
rimanendo in servizio sino a quando siano giudicati moralmente e fisicamente
CATALOGO (/CATALOGO/)
idonei al servizio stesso. Le loro famiglie sono alloggiate a carico
dell'amministrazione militare e normalmente possono seguire i capi famiglia in
occasione di trasferimenti. Nel SCUOLA
R. Corpo truppe coloniali dell'Eritrea e in quello
(/TRECCANISCUOLA/)
della Somalia esistono militari di colore indigeni, o reclutati nelle regioni
finitime; nei R. Corpi della Libia esistono, oltre militari indigeni, unità
composte di Eritrei appositamente reclutati inARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Eritrea e regioni finitime per
(/TRECCANIARTE/)

conto delle colonie libiche stesse.

Marina militare. - Alla costituzione del regno d'Italia esistevano due marine da
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

guerra nazionali: la napoletana e la sarda.


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
La prima, fondata da Carlo III, sviluppata da Ferdinando IV (ammiraglio J. F. E.
Acton), era andata grandemente decadendo nel sec. XIX, specie sotto
Ferdinando II. Essa nel 1860 aderì alla causa italiana. La marina piemontese,
chiamata poi sarda, fondata da Emanuele Filiberto e decaduta col volgere degli
anni, riprese vigore quando agli stati sabaudi venne aggiunta la Sardegna, ma la
sua vera organizzazione avvenne dopo il ritorno di Vittorio Emanuele I a
Torino. Essa era stata aumentata gradualmente durante il regno di Carlo Felice
e aveva partecipato con onore alla guerra del 1848-49. Dopo Novara, Cavour
sentì l'importanza di una forte marina da guerra e vi dedicò assidue cure: creò
la base navale de La Spezia, fece costruire navi, diede nuovo spirito a ufficiali ed
equipaggi.

Nel 1861, con la fusione delle marine sarda e napoletana, nacque la marina
italiana, la cui funzione si dimostrava fondamentale nell'esistenza della nazione,
che possiede oltre 6000 km. di coste con due grandi isole e un imponente
naviglio mercantile, che riceve dal mare i due terzi delle materie prime
necessarie alla sua vita, e che ha bisogno di colonie oltremare. I problemi
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organici della nuova marina furono vasti e ardui: si dovevano fondere in un


solo organismo uominiISTITUTO
che avevano 
abitudini, tradizioni, cultura del tutto
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

diverse; si doveva superare la critica situazione del naviglio, allora in profonda


(/index.html)
trasformazione.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Il giovane regno affrontò gli ostacoli che si opponevano al rapido sviluppo della
sua marina da guerra: il personale fu riorganizzato, il naviglio venne rinnovato,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
anche mediante ordinazioni all'estero. Ma la breve guerra del 1866, che colse la
marina nel delicatissimo periodo della trasformazione, e le polemiche che la
seguirono, apportarono un(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI momento di depressione: intorno al 1870 si arrivò a
ARTE (/TRECCANIARTE/)

discutere se convenisse conservarla o provvedere invece alla difesa del litorale


con batterie costiere. A. Riboty, S. di Saint-Bon, C. A. Racchia, G. Acton, A.
Albini, B. Brin combatterono TRECCANI
strenuamente l'ingiustificata
CULTURA (/CULTURA/) sfiducia, e la marina

risorse.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Il ministro Riboty poté far approvare dal parlamento il suo "Piano organico per
la marina" (1871) che, insieme con la legge del Saint-Bon sull'alienazione e il
rinnovamento del naviglio (1875), costituisce l'atto di nascita della marina
italiana da guerra. Il rinnovamento riguardò tutte le parti dell'organizzazione:
personale, armi e naviglio, impianti a terra. Si fondò l'Accademia navale a
Livorno (legge Brin, 1882), e la Scuola superiore d'ingegneria navale a Genova;
si procedette a una rigorosa selezione, adattando meglio gli uomini alle nuove
armi e ai nuovi mezzi meccanici; sì favorirono gli studî e le ricerche. I
grandissimi calibri, la loro manovra meccanica, la balistite, i siluri, le corazze
d'acciaio furono introdotti in Italia quasi prima che in ogni altra marina, e per
produrre i nuovi materiali bellici s'impiantarono grandiosi stabilimenti a Terni
(acciaierie), a Pozzuoli (artiglierie), a Venezia (siluri). Il Brin fu il degno
costruttore della nuova marina: svincolandosi da tutte le tradizioni, egli
progettò le grandi corazzate di linea Duilio e Dandolo, vere rivelazioni per la
loro epoca, le più potenti unità che allora solcassero i mari e che portarono la
marina italiana quasi al secondo posto nel mondo. Accanto a queste corazzate si
costruirono navi meno protette, ma anche più armate e più veloci, che
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

potessero seguire e sostenere il naviglio minore esplorante: l'Italia e la Lepanto,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
che furono il prototipo degli attuali incrociatori da battaglia. Numerosi

incrociatori
(/index.html)
leggieri e torpediniere costruite in Italia e all'estero completarono
allora la nostra flotta. Questo sforzo fu mirabile perché in Italia nel 1870 la
CATALOGO (/CATALOGO/)
costruzione in ferro era appena all'inizio e l'industria meccanica quasi non
esisteva; ambedue vennero energicamente sviluppate. Si trasformarono gli
arsenali esistenti (La Spezia, Napoli
SCUOLA e Castellammare di Stabia, Venezia), si
(/TRECCANISCUOLA/)
fondò il nuovo arsenale di Taranto, si diede grande impulso ai principali
cantieri e fabbriche di macchine (Ansaldo e Odero, Genova; Orlando, Livorno;
Guppy e Pattison, Napoli,LIBRIecc.), ricorrendo anche
(/TRECCANILIBRI/) a sperimentate
ARTE (/TRECCANIARTE/)

organizzazioni estere.

L'impianto a terra, così completato nella sua funzione industriale venne


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

integrato con adeguate piazze militari, rese necessarie dalla situazione


geografica e da quella politica della nazione italiana, che, cessata la tensione con
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
l'Austria-Ungheria, si era decisamente orientata verso le potenze centrali
(Triplice alleanza, accordo con la Gran Bretagna). A occidente, per la
delicatezza della situazione delle coste, per la sicurezza delle isole, per la
presenza della Corsica e delle basi nordafricane, si diede sviluppo alla base
principale de La Spezia e a quelle secondarie della Maddalena e di Messina. A
sud si creò la grande piazzaforte di Taranto. A oriente, dove pure la situazione
delle coste italiane è difficile rispetto a quelle prospicienti, si sviluppò la base
principale di Venezia accanto alle secondarie di Ancona e Brindisi. Il bilancio
della marina dal 1870 al 1895 passò da 38,5 milioni a 102,2 milioni.

In tutto questo periodo la marina rispose sempre degnamente ai compiti


affidatile. La guerra d'Africa del 1895-96, e l'ondata di sfiducia che a essa seguì,
ebbero una ripercussione anche sulla marina da guerra. Si continuarono a
costruire buone navi, ma con ritmo assai lento, e l'approntamento
dell'impianto terrestre fu ritardato, mentre anzi questo preponderava
passivamente sul naviglio, mentre si addensavano aspre e non sempre
giustificate critiche all'amministrazione (inchiesta sulla marina, 1903). Solo
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dopo il 1900 si ebbe una lieve ripresa nelle costruzioni, che ricevettero nuovo
deciso impulso per opera dell'ammiraglio Carlo Mirabello. Questi ebbea
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

collaboratori l'amm. Bettolo, e gl'ingegneri V. E. Cuniberti, che concepì


(/index.html)
genialmente la grande nave armata con 12 cannoni da 12 pollici (305 mm.),
CATALOGO (/CATALOGO/)
grande innovazione nel campo delle costruzioni navali, ed E. Masdea, che
realizzò tali idee (corazzate Dante Alighieri e Conte di Cavour).
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Al Mirabello l'Italia deve la bella ed efficiente flotta che tanto si segnalò durante
la guerra italo-turca. La conquista della Libia e del Dodecaneso influì sulla
situazione marittima nazionale, ponendo il problema
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) delle comunicazioni della
ARTE (/TRECCANIARTE/)

nuova grande colonia con la metropoli, e quello dei punti d'appoggio del
Mediterraneo orientale (Tobruch e Leros). Il bilancio della Marina dal 1895 al
1905 passò da milioni 102,2 a TRECCANI
136,1, e nel 1914 era di 313,5.
CULTURA (/CULTURA/)

Lo scoppio del conflitto mondiale trovò la marina italiana forte di spiriti e


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
pronta di navi, pur nelle difficili condizioni in cui la guerra navale dovette
svolgersi. Le differentissime caratteristiche della costa orientale adriatica
(austro-ungarica) e di quella occidentale (italiana) e la distanza delle basi navali
italiane resero necessario il blocco a distanza della flotta di superficie nemica,
cui occorreva poi aggiungere il compito di sbarrare ai sommergibili
austrotedeschi il canale d'Otranto, e di proteggere il traffico nazionale contro le
offese subacquee. Le perdite subite dal naviglio furono solo in parte
compensate dall'incorporazione di poche unità leggiere ex-tedesche ed ex-
austro-ungariche, ma le mutazioni portate nella situazione marittima nazionale
dalla guerra e dalla sistemazione politica del dopoguerra furono di gran lunga
più notevoli. In Adriatico la posizione dell'Italia venne migliorata con la
liberazione dell'Istria e della piazzaforte di Pola, e con la scomparsa della flotta
austro-ungarica. Nel Mediterraneo invece l'equilibrio preesistente fra le varie
potenze marittime fu profondamente modificato, quindi i compiti della difesa
marittima italiana si accrebbero, mentre la guerra aveva dimostrato
l'importanza essenziale del fatto che il paese dipende dalle importazioni
marittime via Gibilterra e Suez.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 176/1196
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Purtroppo nell'immediato dopoguerra la marina militare italiana fu trascurata,


le costruzioni navali furono 
abbandonate o rallentate, gli arsenali vennero
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

adibiti a produzioni industriali, i lavori delle basi navali sospesi. La maggior


(/index.html)
forza navale armata si ridusse ben presto a quattro grandi navi, e a una
CATALOGO (/CATALOGO/)
squadriglia di cacciatorpediniere. Alla conferenza di Washington (1921) il
coefficiente assegnato all'Italia, calcolato sulla base del tonnellaggio globale
delle navi di linea, fu assai basso. Tuttavia si ottenne l'esplicito riconoscimento
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
della parità dell'Italia con la Francia (Stati Uniti e Gran Bretagna 5, Giappone 3,
Francia e Italia 1,5).
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Il regime fascista, cosciente dell'importanza fondamentale della marina per la


potenza della nazione, affrontò in pieno anche questo problema: Benito
Mussolini si scelse a collaboratore il grande
TRECCANI ammiraglio
CULTURA Thaon di Revel, duca
(/CULTURA/)

del Mare. Gli elementi essenziali per la ricostruzione erano di tre ordini:
amministrativo-finanziario, organico, tecnico-costruttivo, e su ciascuno di essi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
il governo fascista portò la sua azione. Il bilancio venne successivamente
accresciuto, passando sino alla cifra di 725 milioni annui destinati alle nuove
costruzioni. Nello stesso tempo tutte le spese vennero sottoposte a un accurato
controllo, perché divenissero massimamente redditizie. A tale scopo venne
radiato tutto il naviglio non completamente efficiente, anche se i
corrispondenti tipi erano conservati in altre marine; e fu radicalmente ridotto
l'impianto a terra, che gravava soprattutto come spesa di mano d'opera. Quindi
i cinque arsenali (La Spezia, Napoli, Taranto, Venezia e Pola) furono ridotti a
due (La Spezia e Taranto), conservando due stabilimenti di lavoro
(Castellammare di Stabia e Venezia). Il bilancio nel decennio 1922-1932 passò
da milioni 1460,4 a 1633,2. Nel campo organico si provvide al completamento
dei quadri; fusione del corpo del genio navale e dei macchinisti; creazione del
corpo delle armi navali; riforma dell'Accademia navale e dei corsi di
specializzazione, creazione dell'Istituto di guerra marittima, della scuola di
comando, di istituti e di gabinetti scientifici per esperienze. Si diede inoltre vita
al volontariato a premio, si accrebbe la forza bilanciata, si procedette alla
riorganizzazione delle scuole per gli specialisti del corpo R. Equipaggi, ecc. La
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

soluzione dei problemi amministrativo-finanziarî e organici costituiva


l'appoggio indispensabile 
su cui fondare solidamente la ricostruzione della
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

flotta; compiuta in armonia con le disposizioni dei trattati internazionali, che


(/index.html)
limitavano le possibilità di rinnovamento di naviglio leggiero, costituendo un
CATALOGO (/CATALOGO/)
tutto armonico. La maggioranza della flotta attuale, a parte le grandi navi, è
stata costruita nel decennio 1922-32.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
La marina ha provato la sua rinnovata efficienza dall'incidente di Corfù (1923)
all'azione in Cina (1932). Il capo del governo, come ne ha curato lo sviluppo,
così ne ha difeso la potenza nelle nuove discussioni
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) internazionali (Londra
ARTE (/TRECCANIARTE/)

1930, Parigi-Roma 1931, Ginevra 1932), sostenendo il principio della parità


con le altre potenze europee continentali, rivendicando anzi il diritto teorico
dell'Italia a sviluppare anche più largamente
TRECCANI la sua
CULTURA marina. per evidenti ragioni
(/CULTURA/)

geografiche, economiche e storiche.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Oggi la marina militare italiana comprende il seguente naviglio, per
complessive tonn. 397.642:

4 corazzate: A. Doria e C. Duilio (1913), 21.900 tonn., 21 nodi, 13/305, 16/152,


6/76 antiaerei, 2 lanciasiluri; G. Cesare e Cavour (1911), 21.950 t., 20,5 nodi,
13/305, 20/120, 6/776 antiaerei, 2 lanciasiluri;

1 incrociatore corazzato: S. Giorgio (1908), 9350 t., 22 nodi, 4/254, 8/190,


18/76, 6/76 antiaerei, 2 lanciasiluri;

22 incrociatori leggieri: Trieste, Trento e Bolzano (1926-32), 10.160 t., 36 nodi,


8/203, 16/100 antiaerei, 8 lanciasiluri da 533; Zara, Fiume, Gorizia e Pola (1930-
31), 10.160 t., 32 nodi, c. s.; Giussano, Barbiano, Bande Nere e Colleoni (1930),
5150 t., 37 nodi, 8/152, 6/100 antiaerei, 4 lanciasiluri da 533; Diaz, Cadorna
(1931-32), 5089 t., 37 nodi, c. s.; Montecuccoli e M. Attendolo, in costruzione,
5950 t 37 nodi, e. s.; E. F. di Savoia e Principe Eugenio, in costruzione, 6850 t., 37
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

nodi, c. s.; Bari (ex-tedesco, 1914), 3248 tonn., 27 nodi, 8/152, 6/76, 2
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
lanciasiluri; Ancona (ex-tedesco, 1913), 3838 t., 27 nodi, 7/152, 4/76, 2

lanciasiluri;
(/index.html) Taranto (ex-tedesco, 1911), 3184 t., 26 nodi, c. s.; Quarto (1911),
2900 t., 28 nodi, 6/120, 7/76, 2 lanciasiluri; Libia (1912), 3700 t., 21 nodi, 8/120
CATALOGO (/CATALOGO/)

e 3/76 antiaerei;

i nave portaerei: Miraglia, piroscafo trasformato (1923), 5400 tonn., 21 nodi,


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

4/102 antiaerei, 20 velivoli;


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
20 esploratori: 12 tipo Vivaldi (1929-30), 1564 t., 38 nodi, 6/120 e 6 lanciasiluri
da 533; 3 tipo Leone (1923-24), 1550 tonn., 33,5 nodi, 8/120, 2/76 antiaerei, 4
lanciasiluri da 450; 2 tipo Aquila (1914-16),
TRECCANI 1306-1430
CULTURA t., 33,5 nodi, 4/120,
(/CULTURA/)

2/76, 4 lanciasiluri da 450; Premuda (ex-tedesco, 1918), 1550 t., 33 nodi, 4/149,
4 lanciasiluri da 500; 2 tipo Mirabello (1915-16), 1405 t., 33,5 nodi, 8/102, 4
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
lanciasiluri da 450;

40 cacciatorpediniere: 4 tipo Maestrale, in costruz., 1472 tonn., 38 nodi, 4/120 e


6 lanciasiluri 533; 4 tipo Folgore (1931), 1240 t., 38 nodi, armati c. s.; 4 tipo
Freccia (1930), 1225 t., 38 nodi, armati c. s.; 4 tipo Ze iro (1926-27), 1090 t., 36
nodi, armati c. s.; 4 tipo Nembo (1926-27), 1100 t., 36 nodi, armati c. s.; 4 tipo
Sauro (1926-27), 1075 t., 36 nodi, armati c. s.; 4 tipo Sella (1925), 950 t., 35
nodi, armati c. s.; 4 tipo Monzambano (1923-24), 982 t., 33 nodi, 4/102, 2/76
antiaerei, 4 lanciasiluri 450; 4 tipo S. Martino (1920-22), 875 t., 32 nodi, armati
c. s.; Rossarol (ex-tedesco, 1916), 756 t., 36 nodi, 3/120, 2/76 antiaerei, 4
lanciasiluri da 500; Ardimentoso (ex-tedesco, 1915), 816 t., 25 nodi, 3/102, 4
lanciasiluri 500; 2 tipo Poerio (1915), 858 t., 32 nodi, 5/102, 4 lanciasiluri da
450;

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 179/1196
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38 torpediniere: 2 in costruzione da 625 tonn.; 6 tipo Generali (1921-22), 645 t.,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
32 nodi, 3/102, 2/76 antiaerei, 4 lanciasiluri da 450; 7 tipo La Masa (1917-19),
645 t., 32 nodi, 4/102, 2/76 antiaerei, 4 lanciasiluri da 450; 4 tipo Sirtori (1916-
(/index.html)

17), 680 t., 32 nodi, 6/102, 4 lanciasiluri


CATALOGO da(/CATALOGO/)
450; Audace (1915), 638 t., 34 nodi,
7/102, 4 lanciasiluri da 450; 8 tipo Pilo (1915-16), 625 t., 32 nodi, 5/102, 4
lanciasiluri da 450; 6 tipo Ardente e Indomito, antiquate, 600 t., 5/102, 4
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
lanciasiluri da 450; 4 ex-austro-ungariche, tipo Grado, antiquate, 800 t., 2/100,
4/66, 4 lanciasiluri da 550.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Sommergibili: a) da grande crociera: 3 tipo Balilla, in costruzione, 1354/1997


tonn., 17 nodi, 1/120, 8 lanciasiluri da 533; 4 tipo Balilla (1927-1928),
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
1390/1904 tonn., 18 nodi, 1/120, 6 lanciasiluri da 533; Fieramosca (1929),
1361/1788 tonn., 19 nodi, 1/120, 1/100, 8 lanciasiluri da 533; b) posamine: 1
Pietro Micca, in costruzione, 1393/1913 tonn.,
ACQUISTA 16 nodi, 1/120, 6 da 533; 2 tipo
(/EMPORIUM/)

Bragadino (1929-30), 815/1608 tonn., 14 nodi, 1/102, 4 lanciasiluri da 533; 2


tipo X, antiquati, 394/460 tonnellate, 10 nodi, 1/76 antiaerei, 2 lanciasiluri; c)
media crociera: 4 tipo Settembrini, in costruzione, 894/1251 t., 17 nodi, 1/100, 8
lanciasiluri da 533; 2 tipo Squalo, in costruzione, 876/1186 t., 17 nodi, c. s.; 2
tipo Settembrini (1929-30), 810/1152 t., 17 nodi, 1/102, 8 lanciasiluri da 533, 4
tipo Squalo (1929-30), 823/1094 t., 16,5 nodi, c. s.; 4 tipo Manara (1929-30),
828/1096 t., 16,5 nodi, c. s.; 4 tipo Colonna (1927), 804/1057 t., 17 nodi, 1/102,
6 lanciasiluri da 533; 4 tipo Mameli (1926-27), 782/1010 t., 17 nodi, armati c. s.;
4 tipo Galvani, antiquati; d) piccola crociera: 12 tipo Rubino e Sirena, in
allestimento, 600/800 t., 14 nodi, 1/100, 8 lanciasiluri; 7 tipo Argonauta (1930-
31), 609-791 t., 14 nodi, 1/102 e 6 tubi di lancio; 3 tipo N, 7 tipo H, 5 tipo F,
antiquati.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 180/1196
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Inoltre: 6 posamine tipo Azio (1925-27), 700 tonn., 15 nodi, 1/102 e 200 mine;
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
4 posamine tipo Buccari (1925-26), 600 t., 10 nodi, 1/76 e 200 mine; una
trentina
(/index.html)di dragamine di vario tipo; 16 cannoniere tra cui Carlotto e Caboto per

servizî fluviali in Cina; 18 MAS diCATALOGO


vario tipo; 1 nave reale, Savoia (1925), 4980
(/CATALOGO/)

tonn., 21 nodi; 1 yacht del capo del governo, Aurora (1904-1928), 1430 tonn. e
13 nodi; 2 navi-scuola, A. Vespucci, C. Colombo (1930-31), 4000 tonn.; 1 nave-
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
officina, Quarnaro (1926), 8200 tonn. e 14 nodi; 2 navi-appoggio sommergibili,
Volta e Pacinotti (1921-22), 2400 tonn. e 19 nodi; infine navi-cisterna, acqua e
nafta; trasporti varî; rimorchiatori, navi idrografiche
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) (v. anche organica).
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Aviazione militare. - All'inizio della guerra mondiale le forze aeronautiche


facevano parte dell'esercito e della marina ed erano alle dipendenze del
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Ministero della guerra (direzione generale di aeronautica) e di quello della


Marina (ufficio del capo di Stato maggiore, 5° reparto).
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Le supreme necessità della guerra mondiale superarono ogni ostacolo derivante


da visioni particolari dell'efficacia della nuova arma, e gli organismi aeronautici
rapidamente si modificarono e aumentarono di numero e di efficienza.
Nell'immediato dopoguerra il programma d'un nuovo ordinamento delle forze
aeree, già in corso di attuazione, fu subitamente interrotto. Una smobilitazione
precipitosa condusse al disgregamento delle forze aeronautiche, proprio
quando già si preconizzava la fusione degli organismi aeronautici in un solo
ministero e si parlava dell'aeronautica come di una nuova temibile forza armata
per le guerre future.

Col decreto del 24 maggio 1923 i resti delle smobilitate aeronautiche


dell'esercito e della marina furono riuniti in un solo organismo denominato
Commissariato per l'aeronautica, con bilancio proprio e organizzazione
indipendente. Facevano parte del commissariato un comando generale di
aeronautica e una intendenza generale. Dal comando generale dipendevano
tutte le forze aeronautiche d'impiego, mentre l'intendenza abbracciava tutti i
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 181/1196
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servizî tecnici e civili. Nello stesso anno 1923 furono costituiti il corpo di Stato
maggiore dell'aeronautica, il corpo del Genio aeronautico e il corpo di
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Commissariato aeronautico, formando così la R. Aeronautica, cioè la terza


(/index.html)
forza armata dello stato. Tale organizzazione puramente transitoria si
CATALOGO (/CATALOGO/)
consolidò nell'agosto del 1925 con la trasformazione del commissariato in
ministero.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Questa legge creava, a sua volta, il primo ordinamento del nuovo grande
organismo militare. Fissato il principio informatore nella formula "unità
organica e professionale dell'arma
LIBRI e specializzazione
(/TRECCANILIBRI/) d'impiego", l'ordinamento
ARTE (/TRECCANIARTE/)

stabiliva la proporzione delle varie specialità dell'aeronautica, sulla base delle


prevedibili necessità di guerra e delle caratteristiche di mobilitazione, e definiva
la composizione organica dellaTRECCANI
nuova forza armata.
CULTURA (/CULTURA/)

Successivamente, con la legge 6 gennaio 1931, fermo restando il concetto


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
militare dell'unica entità tecnico-professionale, si dava alla forza aerea l'assetto
definitivo, valorizzando sempre più l'armata aerea, che riunisce attualmente
tutte le forze disponibili.

L'armata aerea è il complesso delle forze aeree destinate ad assolvere i compiti


della guerra aerea, compresa la difesa aerea del territorio. Essa è composta dalla
squadriglia, che ne è l'unità organica fondamentale; dal gruppo, che è costituito
da un comando e da un numero variabile di squadriglie; dallo stormo, costituito
da un comando e da un numero variabile di gruppi; dalla brigata, costituita da
un comando e da un numero variabile di stormi; dalla divisione aerea, costituita
da un comando e da un numero variabile di brigate; dalla squadra aerea,
costituita da un comando e da un numero variabile di divisioni. La squadra, la
divisione e la brigata costituiscono le grandi unità aeree. L'armata aerea è
costituita da 42 gruppi di squadriglie, raggruppabili in un numero variabile di
unità aeree di ordine superiore.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 182/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

L'aviazione per l'esercito comprende le forze aeree destinate ad assolvere i


compiti che in pace e inISTITUTO
guerra (/ISTITUTO/)
ad essa verranno assegnati dai comandi
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dell'esercito. Essa si compone di 15 gruppi di squadriglie da osservazione aerea,


(/index.html)
costituiti ciascuno da un comando e da un numero variabile di squadriglie; la
CATALOGO (/CATALOGO/)
squadriglia è l'unità organica fondamentale dell'aviazione per l'esercito. I
gruppi di squadriglie saranno ordinati in cinque stormi, aventi costituzione
analoga a quella degli stormi dell'armata aerea.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

L'aviazione per la marina è costituita dalle forze aeree destinate ad assolvere i


compiti in pace e in guerra ad essa assegnati dai
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEcomandi della marina. Essa si
(/TRECCANIARTE/)

compone di quattro comandi di aviazione, di un numero variabile di


squadriglie da ricognizione marittima e dagli aerei imbarcati sulle navi.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

L'armata aerea, l'aviazione per l'esercito e quella per la marina costituiscono


l'aviazione metropolitana. Vi è poi l'aviazione coloniale, costituita da tutte le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
forze aeree dislocate nelle colonie e destinata ad agire alle dipendenze dei
comandi delle truppe coloniali. L'aviazione coloniale comprende quattro
comandi d'aviazione: Tripolitania, Cirenaica, Eritrea e Somalia.

A seconda dei compiti di guerra per i quali vengono organizzate, le unità


dell'aeronautica si suddividono in: a) specialità da caccia, che raggruppa i mezzi
destinati all'offesa e alla difesa contro obiettivi aerei; b) specialità da
ricognizione, che raggruppa i mezzi adatti all'esplorazione lontana o strategica
e a quella vicina, tattica; c) specialità da bombardamento, che raggruppa i mezzi
adatti all'offesa su obiettivi terrestri o navali. L'aviazione da bombardamento,
già distinto in diurno e notturno, leggiero o pesante, va unificandosi verso una
sola specializzazione.

Per il corpo del genio aeronautico, v. genio (XVI, p. 533). ll corpo di


Commissariato militare aeronautico è costituito dagli ufficiali del
Commissariato aeronautico ed esercita funzioni logistiche, tecnico-
amministrative e contabili per quanto concerne i servizî di cassa, sussistenza,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 183/1196
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vestiario, equipaggiamento e casermaggio. Le scuole militari dell'aeronautiea


comprendono: a) la scuola (in
di guerra aerea con corsi di alti studî militari
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

corso di istituzione); b) la R. Accademia aeronautica, con sede a Caserta, dalla


(/index.html)
quale si reclutano gli ufficiali naviganti dell'arma aerea in servizio permanente
CATALOGO (/CATALOGO/)
effettivo; c) la scuola di osservazione aerea, con sede a Cerveteri, nella quale si
preparano gli ufficiali dell'esercito e della marina allo speciale servizio aereo di
cooperazione aeroterrestre e navale:
SCUOLA le scuole di specialità caccia e
d)(/TRECCANISCUOLA/)
bombardamento, con sedi a Lonate e Castiglione del Lago; e) la scuola
specialisti, con sede a Capua, per il reclutamento e il perfezionamento di tutte
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
le categorie di specializzati dell'aeronautica; f) la scuola di alta velocità
(superiore ai 500 km. orarî) di Desenzano; g) la scuola di navigazione d'alto
mare di Orbetello (v. anche organica).
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Accanto alle forze armate che hanno esclusivamente scopi bellici, v'è in Italia la
Milizia volontaria per la sicurezzaACQUISTA (/EMPORIUM/)
nazionale, caratteristica espressione della
rivoluzione fascista (v. fascismo, XIV, p. 878), di cui è trattato ampiamente in
apposito articolo.

Sono inoltre comprese nella qualifica generale di forze armate dello stato, la R.
Guardia di finanza (v. finanza, regia guardia di), e il corpo di agenti di polizia
(v. polizia).

Finanze.

Le finanze dell'italia dal 1914. - L'inizio della guerra mondiale colse l'Italia in
una situazione d'indubbia inferiorità nei confronti delle altre nazioni. Essa non
si era infatti ancora del tutto rimessa dalle perdite subite in conseguenza del
terremoto calabro-siculo e della guerra libica (6 miliardi circa) e le era mancato
inoltre quel periodo di prosperità economica di cui quasi tutti gli altri stati
avevano goduto nel 1909-12 dopo la rapida soluzione della crisi generale del
1907, che in Italia, verificatasi con un certo ritardo, si era tradotta invece in una
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 184/1196
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prolungata fase di marasma e di depressione degli affari. E per quanto questo


graduale processo d'infiacchimento che l'economia italiana subiva da oltre
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  un
quadriennio abbia potuto in un certo modo attutire la violenza della scossa
(/index.html)
iniziale, tuttavia fortissima, è certo che la non florida finanza e lo scarso reddito
CATALOGO (/CATALOGO/)
privato (oltre alla povertà di materie prime, all'esiguità dei mezzi di trasporto e
alla debole attrezzatura industriale) dovevano aggravare lo sforzo necessario
per far fronte alle nuove esigenze belliche. Il contribuente italiano era infatti
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
assai più onerato di quello di altri stati (basti pensare che 1/5 del reddito
nazionale era assorbito dai tributi mentre, per es., in Inghilterra la quota
riservata allo stato era LIBRI
di appena 1/ ) e molto gravoso era già il carico del
16
(/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

debito pubblico; il livello dei consumi era d'altra parte assai basso, benché col
miglioramento economico verificatosi dopo il 1900 si fosse iniziata anche in
Italia una graduale ascesa del tenore
TRECCANIdi vita (l'Italia
CULTURA era quasi sola infatti ad avere
(/CULTURA/)

ancora una bilancia fisiologica passiva). Le aliquote dei tributi esistenti furono
ciò nonostante inasprite e s'introdussero nuovi tributi straordinarî (imposta
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
sopra i profitti di guerra, sul patrimonio, ecc.) riuscendo con tali
provvedimenti, oltre che con l'allargamento del regime dei monopolî, ad
aumentare le entrate del bilancio da 2,5 miliardi nel 1913-14 a 9,7 nel 1918-19.
L'enorme aumento dei compiti dello stato causò però un ben più forte
incremento delle uscite, passate negli stessi esercizî da 2,7 a 32,5 miliardi; e i
varî esercizî si chiusero con sempre maggiori disavanzi (complessivamente dal
1913-14 al 1918-19, 62,7 miliardi; si noti però che l'ammontare delle sole spese
di guerra e dipendenti dalla guerra fino al 30 giugno 1919 fu di oltre 70
miliardi). Lo stato fu quindi costretto a contrarre prestiti all'estero (al 30
giugno 1919, 19,2 miliardi, contratti quasi esclusivamente con l'Inghilterra e
con gli Stati Uniti per l'approvvigionamento dell'esercito e del paese), ad
emettere sul mercato interno prestiti consolidati e redimibili e buoni poliennali
del tesoro (i primi, superando notevolmente il risparmio disponibile ed essendo
quindi in gran parte sottoscritti dalle banche, assunsero la tipica figura dei
prestiti espansionisti che si traducono in una subdola inflazione; i secondi
offrirono alle banche un comodo investimento per l'enorme quantità di danaro
che riaffluiva alle loro casse in conseguenza dell'inflazione stessa), ad emettere
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allo scoperto biglietti di stato e ad autorizzare l'emissione di biglietti di banca


per conto dello stato. AlISTITUTO
30 giugno 
1919 il debito pubblico estero e interno,
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

patrimoniale e fluttuante (comprese le anticipazioni in biglietti bancarî e la


(/index.html)
circolazione di biglietti di stato) aveva raggiunto così 79,4 miliardi, da 14,8 che
CATALOGO (/CATALOGO/)
era al 30 giugno 1914, e la circolazìone complessiva di banca e di stato era
salita, nello stesso periodo, da 2,7 a 14,5 miliardi, senza che si fosse verificato
un corrispettivo aumento delleSCUOLAriserve.(/TRECCANISCUOLA/)

Né tale stato di cose poteva immediatamente cessare col cessare delle ostilità,
ché troppo grande era LIBRI
stato(/TRECCANILIBRI/)
lo sconvolgimento causato
ARTE dalla guerra nella vita
(/TRECCANIARTE/)

economica del paese e troppi elementi d'incertezza pemmanevano nei rapporti


internazionali per permettere un rapido ritorno alla normalità (nel far finire al
30 giugno 1919 il periodo bellico precedentemente
TRECCANI considerato si è tenuto
CULTURA (/CULTURA/)

conto appunto della inopportunità di scindere in due fasi l'esercizio finanziario


1918-1919, data la stretta analogia che corre sotto molti punti di vista tra gli
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ultimi mesi di guerra e i primi dopo l'armistizio). Ingenti oneri gravavano
ancora il bilancio dello stato e altri se ne aggiunsero, sia per la liquidazione di
alcune gestioni di guerra (principalmente di quelle per il traffico marittimo e
per gli approvvigionamenti e consumi alimentari), sia per la necessità di
provvedere alla soddisfazione dei bisogni pubblici trascurati negli ultimi anni;
oneri che le entrate ordinarie, per quanto in sensibile aumento, non potevano
certo fronteggiare. Un'intensa domanda di consumi risorgeva frattanto
ovunque come reazione alla lunga astinenza, errata previsione e inadeguata
percezione della situazione monetaria alimentavano un generale senso
d'illusione e, non frenato da una politica restrittiva dello sconto, s'iniziava dopo
una breve fase di riservatezza un periodo di effervescenza degli affari. Non si
arrestò quindi il ricorso al eredito né l'emissione di biglietti, sia per conto dello
stato sia del commercio. L'inflazione toccò anzi il suo massimo (22 miliardi di
biglietti in circolazione alla fine del 1920) in questo immediato dopoguerra, i
cui caratteri fondamentali sono appunto il declinare del potere d'acquisto della
moneta (si ricordi anche che nel marzo 1919 erano venuti meno gli accordi
interalleati con cui i cambî erano stati artificialmente sostenuti negli ultimi
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 186/1196
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tempi della guerra) e la conseguente progressiva dissoluzione dell'organismo


economico, mascherataISTITUTO
da un'apparente 
prosperità. L'ingiusta redistribuzione
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

della ricchezza e l'instabilità dei redditi, che sempre si accompagnano


(/index.html)
all'inflazione, fomentavano frattanto i perturbamenti sociali e in particolare le
CATALOGO (/CATALOGO/)
agitazioni operaie, cui forniva motivo la crescente disoccupazione (in parte
dovuta alla smobilitazione) e tutto ciò doveva necessariamente aggravare la
difficile situazione dell'industriaSCUOLA
che già(/TRECCANISCUOLA/)
risentiva il disagio dell'esagerata
imprudente dilatazione degli impianti e i primi sintomi della prossima crisi.
Crisi che si manifestò in Italia con un certo ritardo sull'estero, raggiungendo il
suo punto culminante LIBRI
soltanto nell'anno 1921,
(/TRECCANILIBRI/) e il(/TRECCANIARTE/)
ARTE cui processo di liquidazione
non fu brusco e risanatore, come avvenne in paesi a struttura economica più
forte e a politica creditizia più severa, ma diede luogo invece a un marasma
negli affari a lento decorso. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Bilancio in forte disavanzo (7,9, 17,4 e 15,8 miliardi rispettivamente negli


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
esercizî 1919-20, 1920-21 e 1921-22), sia per il graduale esaurirsi dei tributi di
guerra, per l'inadeguato aumento del gettito dei tributi ordinarî e per le molte
evasioni fiscali, sia per la difficoltà di contenere le pubbliche spese e per
gl'ingenti deficit delle aziende industriali dello stato, specie delle ferrovie;
debito pubblico in progressivo aumento (da 79,4 al 30 giugno 1919 a 114,5 al
30 giugno 1922); circolazione viziata dall'inflazione (20,5 miliardi di biglietti
alla fine di ottobre 1922) e moneta ridotta a ¼ del suo valore di fronte alla
sterlina e a meno di ¼ di fronte al dollaro e all'oro (cambî, al 31 ottobre 1922,
rispettivamente a 100,95, 445,36 e 445,18): questa era la situazione delle
finanze italiane allorché assunse il potere il governo fascista.

La situazione fu subito decisamente affrontata dal ministro A. de' Stefani.


S'imponeva anzitutto un riordinamento dei tributi, sia allo scopo di ristorare le
finanze dello stato, sia per facilitare lo sviluppo economico della nazione,
ostacolato soprattutto da un pesante e mal distribuito carico fiscale. Ottenuti i
pieni poteri, il governo provvide quindi ad emanare una numerosa serie di
decreti al duplice scopo di creare un nuovo e razionale sistema tributario che,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 187/1196
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con l'elasticità del suo provento, assicurasse la possibilità di fronteggiare il


graduale decrescere delle imposte straordinarie e di colmare parte del 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

disavanzo; e di raggiungere nello stesso tempo un'equa distribuzione degli


(/index.html)
oneri tra le varie categorie di contribuenti, senza ridurre la capacità produttiva
CATALOGO (/CATALOGO/)
del paese e aumentandone anzi l'efficacia col liberare da vincoli i congegni della
produzione e degli scambî e con l'agevolare la formazione del risparmio e
l'afflusso dei capitali esteri ed emigrati. L'eliminazione delle soprastrutture
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
tributarie belliche e postbelliche, il riordinamento delle tre imposte dirette
fondamentali a carattere reale (sui redditi dei terreni, dei fabbricati e di
ricchezza mobile) e la loro
LIBRI integrazione con una
(/TRECCANILIBRI/) ARTEnuova imposta complementare
(/TRECCANIARTE/)

progressiva di carattere personale, la quasi generale riduzione delle aliquote, la


sostituzione di una nuova tassa ad aliquota unica alle molteplici che
intralciavano lo scambio della TRECCANI
ricchezza, l'abrogazione
CULTURA della nominatività
(/CULTURA/)

obbligatoria dei titoli, l'esenzione dall'imposta di ricchezza mobile dei capitali


stranieri, l'abolizione dell'imposta successoria nel nucleo familiare, le molte
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
riduzioni dei dazî doganali e le severe misure adottate per evitare e reprimere le
evasioni fiscali, sono gli elementi essenziali di questa riforma che diede all'Italia
un sistema tributario mite a larghissima base, elasticissimo, e che, nonostante
l'abolizione dei tributi straordinarî e la riduzione delle aliquote, si tradusse in
un notevole incremento delle entrate fiscali (il gettito delle imposte dirette,
delle tasse e delle imposte indirette sui consumi aumentò infatti da 10,5
miliardi nel 1921-22 a 13,3 nel 1924-25). Condotta contemporaneamente una
rigorosa revisione delle spese, unificati e rinsaldati i controlli, riordinata e
snellita l'amministrazione finanziaria, liberato lo stato dalla gestione di alcuni
servizî industriali con la creazione di aziende autonome, alla fine del 1923-24
l'equilibrio del bilancio era già quasi completamente raggiunto e l'esercizio
successivo poteva chiudersi con un avanzo effettivo di 417 milioni.

Perché il riassetto della finanza italiana fosse compiuto era necessario però
restituire il valore stabile alla moneta, che, indebolita dalla progressiva
svalutazione, era in balia delle circostanze (pur presentando in complesso tra le
monete deprezzate le meno accentuate fluttuazioni), e che nel febbraio 1925 era
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 188/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

stata scossa da una pericolosa crisi interna di sfiducia, nonostante che il popolo
italiano avesse saputo fin dal marzo 1924 che le entrate ordinarie sarebbero
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
state d'allora in poi sufficienti a fronteggiare le spese e che il governo si
(/index.html)
proponeva di utilizzare i previsti avanzi di bilancio per regolarizzare la
CATALOGO (/CATALOGO/)
circolazione e rimborsare gradualmente il debito fluttuante (al 30 novembre
1924 il debito pubblico era stato già ridotto infatti di 2,5 miliardi con un
miglioramento patrimoniale, alSCUOLA netto della diminuzione della cassa, di 1,9
(/TRECCANISCUOLA/)
miliardi ed era stata riscattata inoltre una gran parte dell'onere derivante dalle
polizze d'assicurazione per gli ex-combattenti). Il rapido deciso intervento del
governo e la severa disciplina imposta ai contratti
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) a termine, valsero allora a
ARTE (/TRECCANIARTE/)

mantenere il panico e la speculazione, ma a pochi mesi di distanza una nuova


violenta crisi comprometteva le sorti della lira e il 2 luglio il cambio con il
dollaro saliva a 29,88 (mentre TRECCANI
il massimo toccato
CULTURA nella crisi precedente era stato
(/CULTURA/)

25,13). La crisi era dovuta però questa volta soprattutto al giuoco della
speculazione internazionale; il raggiunto risanamento del bilancio, la graduale
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
diminuzione del debito fluttuante, l'aumento delle disponibilità in oro per la
difesa del cambio e il freno opposto dal rialzo del tasso dello sconto all'aumento
della circolazione non potevano interpretarsi infatti che come indizî di una
situazione interna in progressivo miglioramento.

Analogo e ancor più accentuato carattere ebbe la seconda crisi del cambio, che
si scatenò nel luglio 1926 (massimo raggiunto dal cambio col dollaro il 28
luglio: 31,60) e che non trova anch'essa giustificazione alcuna nella situazione
economica e finanziaria dell'Italia; anche l'esercizio 1925-26 si era chiuso infatti
con un avanzo effettivo di circa ½ miliardo e il governo aveva nel frattempo
provveduto a regolare i debiti di guerra, proporzionandoli ai crediti in conto
riparazioni, ad aumentare ancora le sue disponibilità in oro per la difesa del
cambio mediante la conclusione del prestito Morgan e di altri prestiti
industriali, a unificare la circolazione bancaria concentrando il privilegio
dell'emissione nella sola Banca d'Italia e a controllare severamente le operazioni
di cambio e gl'investimenti sul mercato interno.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 189/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Bisognava quindi sottrarre definitivamente la moneta italiana alla pericolosa


influenza della speculazione internazionale, che, orientata in senso 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

pessimistico, minacciava di compromettere i risultati già conseguiti nella


(/index.html)
faticosa opera di rivalutazione della lira, e creare anzitutto in Italia e all'estero
CATALOGO (/CATALOGO/)
un'ondata di fiducia capace di rovesciare la tendenza del movimento
speculativo. Il 18 agosto 1926 a Pesaro il Capo del governo italiano proclamò
allora che lo stato e la nazione tutta avrebbero da quel giorno in perfetto
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
accordo per un tempo indefinito e con tutte le loro forze giocato al rialzo della
lira. Giuoco che aveva tutte le probabilità di riuscire, dato che era intrapreso
dalla grande maggioranza LIBRIdei possessori di lire,
(/TRECCANILIBRI/) ARTE e che doveva quindi orientare
(/TRECCANIARTE/)

in senso favorevole anche le previsioni degli speculatori esteri. Da quel giorno


infatti fino al 25 giugno 1927, in connessione con lo svolgimento di un efficace
piano di deflazione cartacea (riduzione dell'ammontare
TRECCANI CULTURA del debito dello stato
(/CULTURA/)

verso l'istituto di emissione, accrescimento delle riserve metalliche, limitazione


della circolazione bancaria per conto del commercio, contrazione della quantità
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di biglietti di stato, e trasformazione della circolazione minuta propria dello
stato da cartacea in metallica) e di consolidamento del debito fluttuante, il corso
del dollaro in rapporto alla lira non fece che ribassare, passando da 31,60 a
17,24. Né deve stupire che il movimento di rivaluzione abbia avuto inizio ancor
prima che potesse prodursi l'effetto dei nuovi provvedimenti finanziarî (il 6
novembre, giorno in cui fu autorizzata la emissione del prestito del Littorio che
servì a consolidare 15 miliardi di buoni del Tesoro, il cambio con il dollaro era
già sceso infatti a 23,44), ché il discorso di Pesaro aveva inciso con avveduta
energia su un preordinato piano in pieno sviluppo e le condizioni necessarie e
sufficienti per la ripresa della moneta italiana erano già sostanzialmente in atto
quando l'espressione della ferma volontà del governo seppe infondere nella
nazione quell'elemento di morale certezza che fu decisivo per la riuscita. Il 21
dicembre 1927, dopo 6 mesi di stabilità di fatto, ottenuta dalla Banca d'Italia
l'apertura di due crediti di garanzia per la durata di 1 anno (uno di 75 milioni di
dollari da parte dei principali istituti di emissione esteri e uno di 50 milioni da
parte della ditta Morgan e di alcune banche inglesi) la lira carta fu dichiarata
convertibile in oro o in valute equivalenti all'oro, al tasso fisso di 3,66 in
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 190/1196
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rapporto alla lira oro, di 92,46 in rapporto alla sterlina e di 19 in rapporto al


dollaro, salve le differenze  del
nascenti dai cosiddetti punti dell'oro. Il regime
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

gold exchange standard, ormai generalmente applicato nei varî stati usciti dalla
(/index.html)
crisi monetaria postbellica, sostituì così anche in Italia il corso forzoso, dando ai
CATALOGO (/CATALOGO/)
biglietti in circolazione la fissità del pregio e sottraendoli agli ondeggiamenti
del cambio con l'estero. In conseguenza dell'accreditamento allo stato delle
plusvalenze emergenti dalla rivalutazione delle riserve della Banca d'Italia, sulla
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
base della nuova parità aurea, il Tesoro fu liberato inoltre definitivamente dal
debito contratto con la banca stessa, e i biglietti emessi per conto dello stato
rimasero, previa l'occorrente copertura, a carico
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEdella banca: unificazione della
(/TRECCANIARTE/)

circolazione bancaria che era condizione indispensabile per la stabilizzazione


del cambio. La riforma monetaria, meta ultima di tutta la concatenata serie di
provvedimenti adottati dal governo fascista a cominciare dalla riforma fiscale,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

era così raggiunta e poteva dirsi anche solidamente assicurata.


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Il movimento di rivalutazione della lira sottomise però a dura prova l'economia
nazionale e le impose severe compressioni (di cui risentirono anzitutto gli
stipendî e i salarî) per il necessario adattamento dei costi alla discesa dei prezzi.
Quando fu promulgata la legge di stabilizzazione, la fase più violenta della crisi
di deflazione si poteva dire tuttavia superata e grandi e decisivi passi si fecero
durante il 1928 sull'ardua via del riassestamento della vita economica italiana in
conformità della nuova posizione monetaria, tanto che alla fine dello stesso
anno la Banca d'Italia e il Tesoro ritennero che l'avallo concesso dalle banche
centrali e dalle grandi ditte bancarie all'atto della stabilizzazione non fosse più
necessario e rinunciarono alla prosecuzione dei prestiti di garanzia. Fu invece
solo nel 1928 che si manifestarono in pieno gli effetti della deflazione sulla
bilancia commerciale (aumento delle importazioni e riduzione delle
esportazioni), sia per la tardività con cui si propagano sempre i fenomeni
economici, sia in conseguenza della crisi di molte attività produttive che aveva
contratto negli ultimi mesi del 1926 e nel 1927 gli acquisti di materie prime; e
lo squilibrio della bilancia commerciale (e quindi anche, per la diminuita
portata di alcune partite compensative, della bilancia dei pagamenti) che ne
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 191/1196
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risultò influì sulla scorta di divise estere possedute dalla Banca d'Italia,
accentuando quel movimento  in
di diminuzione che già si andava verificando
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

seguito all'autorizzazione concessa alla banca stessa, nel giugno 1928, di


(/index.html)
trasformare in oro una parte delle sue riserve equiparate.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Più che nel 1926-27 anche le ripercussioni sulle finanze dello stato furono
sensibili negli esercizî successiviSCUOLA
e per fronteggiare la conseguente contrazione
(/TRECCANISCUOLA/)
delle entrate fu necessaria una rigorosa revisione degli stanziamenti di bilancio
e una severa economia, tanto più che si delineava l'urgente necessità di alcune
spese indilazionabili, nonLIBRIsolo per reintegrareARTE
(/TRECCANILIBRI/) le scorte di materiali militari fino
(/TRECCANIARTE/)

allora non ricostituite, ma anche per l'indispensabile esecuzione di opere


pubbliche e per agevolare lo sviluppo economico della nazione con un
complesso d'iniziative culminanti nellaCULTURA
TRECCANI battaglia(/CULTURA/)
del grano e nelle opere di
bonifica. Progressivi aumenti di tariffa sui consumi voluttuarî e una sempre più
rigorosa applicazione delle imposte furono attuati per quel che riguarda
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
l'entrata, mentre la semplificazione degli organismi amministrativi, la
costituzione di alcuni servizî dello stato in aziende autonome e il trasferimento
all'industria primta di taluni esercizî pubblici a carattere industriale, avevano
utili effetti sulla gestione delle spese. L'equilibrio del bilancio non ne risultò
quindi scosso ma grazie all'adattamento delle spese all'andamento delle entrate
effettive anche gli esercizî 1927-28 e 1928-29 si chiusero con un'eccedenza
attiva di 497 e di 555 milioni, che affluì, come quella degli esercizî precedenti,
alla Cassa per l'ammortamento del debito pubblico, istituita nell'agosto 1927.

La crisi economica mondiale era però alle porte e già nel 1929-30 la situazione,
del resto ancora estremamente sensibile, della produzione e del commercio
cominciò ad essere turbata e se ne ebbero le prime ripercussioni anche
sull'andamento del bilancio (avanzo effettivo di soli 170 milioni). Manifestatasi
poi in tutta la sua violenza e complicatasi nel primi mesi del 1931 con gravi
perturbamenti nel campo monetario e creditizio, tutto l'organismo economico
ne soffrì penosamente e tuttora ne soffre, nonostante la complessa serie di
provvedimenti adottati dal governo per accrescerne il potere di resistenza.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 192/1196
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Per fronteggiare la crisi economica bisognava anzitutto impedire che la lira


potesse venire travolta ISTITUTO
dagli sconvolgimenti monetarî internazionali e
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
si cercò
per questo di rafforzare sempre più le riserve auree in modo da costituire solo
(/index.html)
con esse la normale copertura della circolazione; politica invero già seguita
CATALOGO (/CATALOGO/)
dalla Banca d'Italia fino dalla fine del 1927 e tendente ad evolvere dal regime di
gold exchange standard verso l'adozione di un sistema monetario più vicino ai
regimi monometallistici aurei d'anteguerra, in modo da assicurare ai biglietti e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
agli altri impegni a vista la garanzia massima della riserva aurea e da poter nello
stesso tempo destinare tutti i crediti sull'estero e i buoni di tesoreria stranieri
alla funzione esclusivaLIBRI
di massa di manovra. Dal
(/TRECCANILIBRI/) ARTE31 dicembre 1927 al 30 giugno
(/TRECCANIARTE/)

1933 il rapporto dell'oro in cassa al totale dei debiti a vista è salito infatti da
20,80 a 46,98% e quello dell'oro in cassa all'ammontare dei biglietti in
circolazione da 25,27 a 51,94%.TRECCANI
Il rapporto della riserva totale al totale
CULTURA (/CULTURA/)

degl'impegni è diminuito invece nello stesso periodo da 55,47 a 49,2%, in


seguito alla notevole contrazione verificatasi nelle riserve equiparate sia per
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
soddisfare alle esigenze dei rapporti mercantili e finanziarî con l'estero, sia
soprattutto per ritirare dalla circolazione i biglietti esuberanti. Si ricordi a
questo proposito che la maglior parte delle divise possedute dalla Banca d'Italia
all'atto della stabilizzazione era stata formata con spendita di biglietti, che la
successiva estinzione del debito dello stato rappresentato da biglietti di banca
aveva caricato l'istituto di emissione anche del peso di questi ultimi, e che, dato
anche il diminuito bisogno di medio circolante in conseguenza della
depressione economica, la banca doveva necessariamente provvedere a
proporzionare la circolazione al suo giro normale d'affari e al livello dei prezzi;
la riduzione di 5 miliardi circa non va quindi attribuita a un'energica politica di
deflazione ma a un necessario adattamento alla nuova situazione monetaria.
Sempre per difendere la valuta, un'assidua vigilanza è stata esercitata sul
mercato dei cambî e dei titoli e allo stesso scopo, oltre che negl'interessi del
commercio di esportazione e della produzione, si è fatto il possibile, con
concreti risultati, per migliorare la bilancia commerciale. In conseguenza di

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 193/1196
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tutto ciò la lira ha risentito molto limitatamente l'influsso dell'irregolarità del


corso che precedette e seguì la crisi della sterlina e si è dimostrata una 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
delle
valute più resistenti anche in occasione della recente caduta del dollaro.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Era necessario d'altra parte sostenere i varî rami della produzione e del
commercio e accrescere le liquidità degl'istituti di credito per metterli in grado
di ammortizzare le conseguenzeSCUOLAdella crisi senza detrimento del risparmio e
(/TRECCANISCUOLA/)
delle aziende sane; e vastissima fu anche in questo campo l'attività svolta dal
governo sia attraverso l'Istituto di liquidazione, sia, ancora, con la creazione
dell'Istituto mobiliare LIBRI
italiano, destinato ad attuare
(/TRECCANILIBRI/) una più completa
ARTE (/TRECCANIARTE/)

separazione dell'attività finanziaria da quella bancaria, in modo da alleggerire le


banche ordinarie del compito di finanziare l'industria e da evitare quindi le
dannose interferenze tra gli organismi della produzione
TRECCANI CULTURA e del credito, e, da
(/CULTURA/)

ultimo, con quella dell'Istituto per la ricostruzione industriale, cui è riservato il


duplice compito di provvedere a un più rapido smobilizzo delle attività
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
antieconomiche (e ha perciò riassorbito l'Istituto di liquidazione) e di accordare
finanziamenti industriali d'interesse pubblico, facilitando e controllando
l'afflusso del risparmio dell'industria.

Per attenuare poi l'inevitabile peggioramento della situazione del bilancio, il


governo ha cercato di limitare, per quanto era possibile, la flessione del gettito
delle imposte dirette senza creare una pressione non adeguata alle reali
condizioni dei contribuenti, e di neutralizzarla in parte con l'inasprimento di
alcune tasse e soprattutto di alcuni dazî doganali; e ha contemporaneamente
affiancato alle nuove indispensabili spese per favorire le attività produttive e
ridurre la disoccupazione una rigorosa economia in tutti gli altri capitoli. Ciò
nonostante lo squilibrio del bilancio, che dopo 6 anni di avanzo era tornato a
manifestarsi nel 1930-31, si è accentuato nel 1931-32 e nel 1932-33 che si sono
chiusi con un disavanzo effettivo rispettivamente di 3,9 e di 4,0 miliardi contro
504 milioni nell'esercizio precedente; inevitabile è stato quindi l'aumento del
debito pubblico interno salito dal 30 giugno 1930 al 30 giugno 1933 da 87,9 a
97,0. Notevole soprattutto l'emissione di buoni novennali del Tesoro avvenuta
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 194/1196
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nel maggio 1932, che oltre a permettere il rinnovamento di un miliardo circa di


buoni pure novennali d'imminente  in
scadenza, ha fruttato anche 3 miliardi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

contanti che sono stati destinati in parti eguali a opere pubbliche e forniture
(/index.html)
industriali, a diminuire il disavanzo del bilancio e a diminuire il debito
CATALOGO (/CATALOGO/)
dell'Istituto di liquidazione verso la Banca d'Italia per aumentare la liquidità
delle partite attive della banca stessa. L'aver fatto fronte alla diminuzione delle
entrate effettive e alle maggioriSCUOLA
spese con accensione di prestiti non deve però
(/TRECCANISCUOLA/)
indurre ad apprezzamenti pessimistici sulla condotta delle finanze pubbliche
italiane nell'ultimo biennio. Il governo infatti che, anche a costo di gravi
sacrifici della nazione, LIBRI
ha conservato per anniARTE
(/TRECCANILIBRI/) il raggiunto equilibrio del
(/TRECCANIARTE/)

bilancio, non poteva d'altra parte non tener conto dell'eccezionale depressione
in cui il paese si trova attualmente per effetto della crisi e dell'aggravamento
della situazione che deriverebbe dal voler
TRECCANI giungere
CULTURA ad ogni costo al pareggio
(/CULTURA/)

con ulteriori riduzioni di spese o inasprimenti fiscali. È naturale quindi che


sulla rigida applicazione dei sani principî di politica finanziaria finora seguiti
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
abbia creduto opportuno far prevalere transitoriamente un'azione rivolta
soprattutto alla conservazione e al rinvigorimento delle attività produttrici,
sicuro che la ripresa dell'organismo economico, sia spontaneamente, sia
permettendo un ritorno a una politica più severa, potrebbe in breve tempo
assicurare anche il risanamento del bilancio dello stato.

Bilanci e debito pubblico. - Il bilancio dello stato italiano, eliminate a partire dal
1926 le due categorie accessorie delle costruzioni ferrate e delle partite di giro,
risulta composto di due parti: entrate e spese effettive e entrate e spese per
movimento di capitali. È la prima parte però quella di gran lunga più
importante e che rispecchia la vera situazione delle finanze dello stato, mentre
la seconda in cui figurano le accensioni di debiti e i rimborsi, indica la
situazione patrimoniale. Nell'esaminare l'andamento del bilancio dal 1913-14 al
1932-33 è opportuno quindi tener conto esclusivamente dei dati relativi alle
entrate e spese effettive (come pure sempre ad essi ci si è riferiti durante il
corso dell'articolo) e considerare a parte l'andamento del debito pubblico (in
miliardi di lire).
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 195/1196
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I numerosi provvedimenti fiscali adottati durante la guerra spiegano l'aumento


progressivo delle entrate,  e la
che il crescente gettito delle imposte straordinarie
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

svalutazione della moneta accentuarono ancor più nell'immediato dopoguerra.


(/index.html)
La flessione verificatasi nel 1922-23 è dovuta all'esaurirsi dei tributi transitorî
CATALOGO (/CATALOGO/)
oltre che alla ripercussione immediata del riordinamento tributario (in quanto
abolì alcune imposte e concesse numerosi sgravî): mentre l'incremento
determinatosi negli esercizi successivi è da attribuirsi soprattutto
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
all'allargamento della base tributaria e alle severe sanzioni contro le evasioni
fiscali che costituiscono il pernio del riordinamento stesso. Con ritmo assai più
accelerato delle entrateLIBRI
crebbero le spese negliARTE
(/TRECCANILIBRI/) anni di guerra e, sia per gli oneri
(/TRECCANIARTE/)

derivanti dalla liquidazione di talune gestioni belliche, sia per l'ascesa dei prezzi
connessa all'inflazione, toccarono il loro massimo nel 1920-21. Per il necessario
ridursi delle spese straordinarie e per ilCULTURA
TRECCANI severo riordinamento
(/CULTURA/) finanziario si
contrassero poi nel 1922-23 di oltre ⅓ nei confronti dell'esercizio precedente e
continuarono a diminuire fino al raggiungimento del pareggio del bilancio per
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
riaumentare poi leggermente in connessione con l'incremento delle entrate.
Dopo tutto quel che si è già detto circa le ripercussioni della crisi di deflazione e
quindi della crisi mondiale sulle entrate e sulle spese dello stato si possono
facilmente comprendere anche le cifre relative agli ultimi esercizî.

L'ossatura del bilancio italiano è costituita dalle entrate fiscali, sia per il loro
carattere di stabilità, sia perché in regime normale dànno un gettito che
raggiunge gli 8/10 dell'entrata complessiva. Sono di regola le imposte dirette (e
fra queste principalmente le imposte sui redditi di ricchezza mobile) che
assicurano allo stato il massimo contributo; esse sono però seguite a breve
distanza e sono anche state superate negli ultimi esercizî dalle imposte indirette
sui consumi (tra cui hanno particolare importanza i dazî doganali e le imposte
di fabbricazione sullo zucchero). La metà circa delle entrate effettive, e in
qualche esercizio più della metà, deriva da questi due cespiti fondamentali,
mentre le tasse sullo scambio della ricchezza (tasse di registro, bollo e bollo
sugli scambî, oltre molte altre di minore entità), i monopolî di stato (specie le
entrate attribuite allo stato a titolo d'imposta sul consumo del tabacco) e in
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 196/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

piccola parte il giuoco del lotto dànno complessivamente il 30% circa delle
entrate stesse. Fra le altre i
entrate figurano i proventi dei servizî pubblici,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

redditi demaniali e gli utili netti delle aziende autonome e cioè


(/index.html)
dell'amministrazione delle ferrovie costituita nel 1905 (in attivo nel dopoguerra
CATALOGO (/CATALOGO/)
solo dal 1924-25 al 1930-31), dell'azienda postale e telegrafica, di quella per i
servizî telefonici e di quella dei monopolî (le entrate a carattere fiscale di
quest'ultima sono pure, come siSCUOLA è già detto, devolute allo stato, di modo che
(/TRECCANISCUOLA/)
l'utile di cui qui si tratta si riferisce alle sole entrate di carattere industriale,
riservate alla azienda), istituite rispettivamente nell'aprile 1925, giugno 1925 e
dicembre 1927. Gli avanzi LIBRI di gestione dell'azienda
(/TRECCANILIBRI/) delle foreste demaniali e di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

quella della strada, istituite nel maggio 1926 e nel febbraio 1930, sono invece
particolamente destinati a contribuire alla spesa per la Milizia nazionale
forestale e all'esecuzione di opere straordinarie.
TRECCANI Le spese che più gravano
CULTURA (/CULTURA/)

attualmente il bilancio dello stato sono quelle per il servizio del debito
pubblico, per la difesa militare, per i servizî dell'amministrazione finanziaria,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
per le opere pubbliche e per l'educazione pubblica. Le spese dipendenti dalla
guerra che nel 1918-19 raggiunsero la cifra massima di 26 miliardi sono ora
ridotte a circa un miliardo.

Il progressivo aumento dell'indebitamento dello stato nell'immediato


dopoguerra, la successiva politica di riduzione e di consolidamento, e il nuovo
ricorso al credito negli ultimi anni sono già stati sufficientemente illustrati nel
corso dell'articolo e ci limitiamo quindi a dare le cifre del debito pubblico
interno alla chiusura dei singoli esercizî postbellici (in miliardi di lire).

È opportuno ricordare inoltre la recente riforma della Cassa per


l'ammortamento del debito pubblico interno (decr. 26 aprile 1930 n. 424) che,
assicurando alla Cassa stessa la più completa autonomia e dotandola di mezzi
finanziarî proprî (fondamentale un provento diretto di 500 milioni derivante
da un aumento del prezzo di vendita sui tabacchi), le ha dato modo
d'intensificare e di svolgere con ritmo costante la sua importante funzione e ha
d'altra parte alleggerito lo stato dall'obbligo di devolvere alla Cassa gli avanzi di
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 197/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

bilancio e gl'interessi sui titoli ammortizzati. Il compito della Cassa è stato


limitato ai soli debiti consolidati 
che costituiscono la parte assolutamente
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

prevalente dei debiti patrimoniali.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Del totale dei debiti contratti dall'Italia con l'estero in dipendenza della guerra
(24,22 miliardi), estinti quelli di minore entità (228 milioni) alla fine del 1925
restavano il debito con gli StatiSCUOLA
Uniti e(/TRECCANISCUOLA/)
quello con l'Inghilterra il cui
ammontare, compresi gl'interessi, mediante gli accordi di Washington (14
novembre 1925) e di Londra (27 gennaio 1926) fu rispettivamente consolidato
in 2408 milioni di dollari e (/TRECCANILIBRI/)
LIBRI in 276,7 milioni diARTE
sterline. Il pagamento fu
(/TRECCANIARTE/)

ripartito in sessantadue annualità progressive, e il 3 marzo 1926 fu istituita la


Cassa per l'ammortamento del debito di guerra per provvedere al pagamento
delle suddette annualità con introiti provenienti
TRECCANI dalle annualità di riparazioni
CULTURA (/CULTURA/)

della Germania. Nel luglio 1931 erano già stati pagati 39,6 milioni di dollari e
26,6 milioni di sterline, quando il pagamento fu sospeso per effetto della
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
moratoria Hoover. Per il mancato prolungamento di questa, nonostante la
continuata carenza della Germania, è stata versata agli Stati Uniti la rata del 13
dicembre 1932 e parte di quella del 15 giugno 1933 (totale 22,2 milioni di
dollari), in attesa che un accordo internazionale provveda a sistemare
definitivamente la questione dei debiti e delle riparazioni (v. riparazioni).

Il capitale del debito estero postbellico ammontava al 30 giugno 1933 a 1653


milioni di lire.

Moneta e credito. - Unificata l'emissione bancaria col r. decr. 6 maggio 1926 n.


812, che attribuì alla Banca d'Italia (la cui costituzione rimonta al 1893) le
riserve auree ed equiparate dei Banchi di Napoli e di Sicilia, i loro crediti stessi
verso il Tesoro e il Consorzio per sovvenzioni industriali, nonché l'ammontare
dei loro biglietti in circolazione al 30 giugno 1926, e unificata anche, in seguito
alla legge di stabilizzazione del dicembre 1927, la circolazione bancaria per
conto del commercio e quella per conto dello stato, la circolazione bancaria del
regno dipende ora esclusivamente dalla Banca d'Italia. Per il r. decr. legge 22
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 198/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

dicembre 1927 n. 2325 questa ha l'obbligo di convertire, contro presentazione


presso la sede centrale eISTITUTO
in base(/ISTITUTO/)
alla nuova parità  di gr.
aurea (fissata in ragione
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

7,919 di oro fino per ogni 100 lire), i proprî biglietti in oro o, a sua scelta, in
(/index.html)
divise di paesi esteri nei quali sia vigente la convertibilità in oro; e di tenere una
CATALOGO (/CATALOGO/)
riserva in oro o in divise corrispondenti non inferiore al 40% dell'ammontare
dei suoi biglietti in circolazione e di ogni altro suo impegno a vista (limite che
in seguito agli accordi col Tesoro del giugno 1928 può discendere anche al
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
30%). Alla Banca d'Italia spetta inoltre l'esercizio di tutte le Stanze di
compensazione del regno nonché una funzione di vigilanza su tutte le aziende
bancarie che raccolgono depositi
LIBRI (decr. leggeARTE
(/TRECCANILIBRI/) 7 dicembre 1926 n. 1511).
(/TRECCANIARTE/)

Le quattro maggiori banche di credito ordinario sono: la Banca commerciale


italiana, il Credito italiano, il Banco di Roma
TRECCANI e l'Istituto
CULTURA italiano di credito
(/CULTURA/)

marittimo (istituite rispettivamente nel 1894, 1895, 1880 e 1916), che insieme
raggruppano il 25% circa del patrimonio complessivo degl'istituti di credito e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
assorbono il 23% circa dei depositi. Hanno notevole importanza inoltre nel
nostro sistema bancario alcuni istituti parastatali e principalmente tra essi il
Banco di Napoli (1863) e il Banco di Sicilia (1860).

Per ulteriori notizie sulle finanze italiane v. gli articoli sotto i singoli esponenti,
per es., banca; bilancio; debito pubblico; emissione; imposte e tasse, ecc.

Bibl.: B. Stringher, Sulle condizioni della circolazione e del mercato monetario


durante e dopo la guerra, Roma 1920; id., Uni icazione dell'emissione bancaria,
Roma 1927; id., Il nostro risanamento monetario, Roma 1928; A. de' Stefani,
Documenti sulla condizione inanziaria e economica dell'Italia, Roma 1923; id., La
restaurazione inanziaria, Bologna 1926; id., La legislazione economica della guerra,
Bari 1926; id., La politique monétaire d'Italie, in La Politique monétaire de divers
pays d'Europe, Parigi 1928; e articoli varî in Corriere della Sera, raccolti in volumi
annuali, Milano 1927 segg.; E. Rosboch, La politica inanziaria fascista, Roma
1924; id., La riforma monetaria italiana, Milano 1927; G. Volpi di Misurata, Il
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 199/1196
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consolidamento dei debiti con i governi degli Stati Uniti e della Gran Brettagna, Roma
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
1926; id., Finanza fascista, Roma 1929; Ministero delle finanze (Ragioneria

generale
(/index.html)delle stato), Il bilancio dello stato dal 1913-14 al 1929-30, ecc., Roma 1931;

si possono utilmente confrontareCATALOGO


inoltre le(/CATALOGO/)
varie esposizioni finanziarie al
parlamento, le relazioni annuali della Banca d'Italia, il Bollettino parlamentare, le
Prospettive economiche di G. Mortara (Città di Castello, I-V, 1921-25; Milano, VI
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
segg., 1926 segg.) e l'Italia economica di R. Bachi (Città di Castello 1915-1922).

Educazione. LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Ordinamento scolastico. - I compiti dell'istruzione e quelli dell'educazione


pubblica sono affidati al Ministero dell'educazione
TRECCANI nazionale che soprintende a
CULTURA (/CULTURA/)

tutte le scuole. Le superiori, le artistiche e le musicali ne dipendono


direttamente; le altre, attraverso i 19 regi provveditori agli studî (uno per
regione) assistiti da una giunta, per l'istruzione
ACQUISTA media e professionale, e da un
(/EMPORIUM/)

consiglio scolastico, per l'istruzione elementare. Ogni provveditorato agli studî,


poi, è diviso, solo per ciò che riguarda le scuole elementari, in circoscrizioni
rette da un ispettore scolastico. Il ministro, inoltre, a vigilare le scuole non
superiori ha un corpo d'ispettori tecnici, ma per le medie e le professionali si
vale anche, come ispettori, di professori universitarî o di presidi e professori di
scuole medie e professionali. Accanto a questi, sono presso il ministero 18
ispettori amministrativi. ll Consiglio superiore dell'educazione nazionale (in
origine "della pubblica istruzione") è un collegio consultivo la cui competenza,
limitata in origine all'istruzione superiore, si è allargata ora a ogni grado e
ordine di scuole; esso è costituito di 5 sezioni. Attinenti all'ordinamento
scolastico sono anche le due commissioni chiamate a dar parere l'una sui ricorsi
dei maestri elementari, e l'altra sui ricorsi e i procedimenti disciplinari del
personale direttivo e insegnante delle scuole medie e professionali.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 200/1196
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Avendo riguardo al loro grado e all'età degli alunni che esse accolgono, le
scuole si dovrebbero dividere in elementari, medie, superiori; ma dalle
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
medie si
tengono distinte le professionali (agrarie, commerciali, nautiche, industriali), le
(/index.html)
artistiche, le musicali.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Dalla costituzione del regno d'Italia legge fondamentale dell'istruzione pubblica


d'ogni grado fu la legge Casati (promulgata il 13 novembre 1859) fino al 1923
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
quando la scuola italiana fu riordinata dal ministro G. Gentile, i cui
provvedimenti costituiscono quella che fu chiamata la più fascista delle riforme;
la quale, peraltro, toccòLIBRI
solo(/TRECCANILIBRI/)
indirettamente leARTE
scuole professionali che allora
(/TRECCANIARTE/)

non dipendevano dal Ministero della pubblica istruzione. Di qui quelle


discrepanze nell'ordinamento generale che la legislazione successiva al 1928
non ha ancora del tutto eliminato.TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Le scuole italiane si può dire che siano tutte o dello stato o di enti pubblici; le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
private sono un'esigua minoranza, che la riforma del 1923 cercò di favorire
mediante il nuovo ordinamento degli esami (cosiddetti esami di stato) e
l'adozione del numerus clausus nell'ammissione alle regie scuole medie. Questo
principio fu abbandonato nel 1932, ma l'esame di stato è rimasto sempre in
vigore e anzi è stato esteso a talune scuole professionali. Esso ha queste
caratteristiche: 1. è dato su di un programma che non è quello d'insegnamento
ché questo è formato dall'insegnante secondo il suo criterio; 2. è dato dinnanzi
a una commissione composta, nella quasi totalità, di professori statali che non
sono i professori della classe donde proviene il candidato; 3. gli esaminatori
sono tratti, in parte, da quel superiore grado scolastico cui il candidato aspira:
quindi non più esame di licenza, ma esame di ammissione (alla 1ª classe di
scuola media inferiore, alla 4ª classe ginnasiale, alla 1ª del corso superiore
d'istituto tecnico o magistrale; alla 1ª classe di liceo scientifico o classico) ed
esame di maturità (classica o scientifica o artistica per coloro che intendono
darsi agli studî superiori) o di abilitazione (tecnica o magistrale per coloro che
intendono dedicarsi subito a una professione: di ragioniere, di geometra, di
maestro). Peraltro anche gli esami di abilitazione aprono la via a taluni degli
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 201/1196
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studî superiori. La spesa dell'istruzione è sostenuta per le scuole elementari e


medie integralmente dallo stato; per alcune scuole superiori dallo stato,per
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

altre dallo stato in concorso con enti locali; per quelle professionali da consorzî
(/index.html)
di enti locali, ma il contributo di gran lunga maggiore è quello statale. Gratuita
CATALOGO (/CATALOGO/)
per l'alunno è soltanto la scuola elementare; l'alunno di scuola secondaria
d'avviamento professionale è obbligato a un contributo annuo di L. 25, tutti gli
altri alunni sono soggetti a tasseSCUOLA
d'immatricolazione, d'iscrizione annua, di
(/TRECCANISCUOLA/)
esame e di diploma varie secondo il grado e il tipo di scuola; ma gli alunni
bisognosi e meritevoli possono ottenerne l'esonero o parziale o totale. Per
l'assistenza agli alunni LIBRI
di scuole medie e professionali,
(/TRECCANILIBRI/) v. cassa: Cassa scolastica.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Per gli studenti universitarî valgono disposizioni speciali; per gli stranieri le
tasse sono ridotte della metà.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

L'educazione fisica degli studenti ha avuto negli ultimi anni ordinamento


moderno, larghezza di mezzi e notevole sviluppo per merito dell'Opera
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Nazionale Balilla (v.) cui dal 1927-28 è affidata.

L'insegnamento religioso, già impartito dal 1923-24 nelle scuole elementari, fu


introdotto come obbligatorio (per tutti gli alunni i cui genitori non ne
chiedano la dispensa) anche nelle scuole medie, professionali e artistiche con la
legge 5 giugno 1930, n. 824, in esecuzione dell'art. 36 del concordato dell'11
febbraio 1929. L'insegnamento è affidato per incarico a persona (un sacerdote e
solo in via sussidiaria un laico riconosciuto idoneo) scelta dal capo dell'istituto,
inteso l'ordinario diocesano. La scelta del libro di testo deve esser fatta fra quelli
approvati dagli ordinari diocesani previa revisione della Sacra Congregazione
del Concilio. Non vi sono voti né esami in questa materia.

Maestri e professori, anche quelli di grado universitario, sono astretti al loro


dovere da un giuramento di fedeltà al regime.

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Istruzione elementare. - L'istruzione elementare dalla costituzione del regno


d'Italia al 1911 fu compito  con
attribuito per legge ai comuni, che l'assolvevano
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

i mezzi del loro bilancio - salvo i casi eccezionali e rarissimi in cui altri enti
(/index.html)
morali vi fossero tenuti per disposizioni statutarie - e sotto la vigilanza delle
CATALOGO (/CATALOGO/)
autorità scolastiche statali: regio provveditore agli studî (uno per provincia
assistito da un consiglio per le scuole) e regi ispettori scolastici, pure dislocati
nella provincia. Di questo precedente ordinamento due leggi meritano di essere
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
ricordate come più importanti: la legge Coppino del 1877 che stabilì l'obbligo
dell'istruzione elementare - affermazione di principio che ebbe solo una
parziale applicazione -LIBRI
e la legge Orlando del ARTE
(/TRECCANILIBRI/) 1904(/TRECCANIARTE/)
che, mediante la concessione
di sussidî ai comuni e lo sdoppiamento di classi, migliorò sensibilmente le
condizioni dell'istruzione elementare e agevolò l'istituzione della 4ª classe in
molte località che avevano soltanto le prime
TRECCANI 3. Nel
CULTURA 1911 la legge Daneo-
(/CULTURA/)

Credaro modificò radicalmente l'ordinamento scolastico, avocando a un


organo, quasi statale, creato in ogni provincia alla dipendenza del regio
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
provveditore agli studî (amministrazione provinciale scolastica) le scuole
elementari di tutti i comuni che non fossero capoluogo né di provincia né di
circondario amministrativo o che per riguardo alla bassa percentuale di
analfabeti avessero ottenuto di conservare l'amministrazione delle scuole. A
questo nuovo organo i comuni amministrati dovevano un contributo annuo e
il ministero concedeva un sussidio. Ai comuni che conservavano
l'amministrazione delle scuole elementari rimase l'obbligo di soddisfare con i
proprî mezzi anche i bisogni avvenire. Questa legge del 1911 creò con
abbondanza di personale i nuovi uffici provinciali scolastici, allargò il ruolo
degl'ispettori e istituì quello dei vice-ispettori, accrebbe di componenti il
consiglio scolastico cui pose accanto un nuovo organo collegiale, la deputazione
scolastica, e nello stesso tempo - merito maggiore - promosse e facilitò
l'istituzione d'un gran numero di nuove classi, e portò il corso elementare da 5
a 6 anni creando una 6ª classe che assieme alla 5ª costituì il cosiddetto corso
popolare. Va aggiunto che la legge del 1911 organizzò l'assistenza rendendo
obbligatoria l'istituzione dei patronati scolastici.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 203/1196
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Il presente ordinamento si deve soprattutto alla riforma Gentile del 1923, alla
legge del 1929 sui libri ISTITUTO
di testo e(/ISTITUTO/)
al t. u. 14 settembre 1931 sulla finanzalocale
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

per effetto del quale alle amministrazioni scolastiche - che da provinciali


(/index.html)
s'erano fatte regionali - sono state devolute anche le scuole elementari dei
CATALOGO (/CATALOGO/)
comuni che avevano conservato l'autonomia scolastica e ogni spesa per
l'istruzione elementare (eccetto quelle per l'edilizia e per l'arredamento) fu
assunta esclusivamente dallo stato. Con r. decr. 1 luglio 1933, n. 786, sono state
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dettate le norme per il passaggio allo stato di tali scuole. Inoltre il numero dei
provveditori agli studî fu ridotto (per effetto della trasformazione delle
circoscrizioni scolastiche
LIBRIda(/TRECCANILIBRI/)
provinciali in regionali) da 69 a 19, furono
ARTE (/TRECCANIARTE/)

soppresse le deputazioni scolastiche, si ridusse a 7 il numero dei membri del


consiglio scolastico, si elevarono notevolmente gli stipendî dei maestri, si
adeguò il numero delle scuole TRECCANI
ai bisogniCULTURA
della popolazione,
(/CULTURA/) si sclassificarono le

scuole rurali con meno di 40 alunni, affidando a enti di cultura, sotto la guida
dell'autorità scolastica, il compito d'istruire questi piccoli e sparsi nuclei di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
popolazione. Inoltre si concessero sussidî a scuole sorte per libera iniziativa
locale dove gli obbligati non superavano il numero di 15. E infine si organizzò
ex-novo l'istruzione dei ciechi e quindi (nel 1925) quella dei sordomuti.

Ma la riforma Gentile ha, soprattutto, rinnovato l'anima della scuola. Vi ha


ricollocato l'insegnamenio della religione cattolica, vi ha ristabilito il culto della
patria, vi ha reso obbligatorio ed esclusivo l'insegnamento in lingua italiana
anche nei pochi comuni ove erano in uso la lingua francese o la lingua tedesca,
ha elevato il tono e la cultura del maestro (con la riforma dell'istituto
magistrale), ha istituito una settima e ottava classe che insieme con la 6ª
andarono a formare i corsi integrativi, ha reso più efficace l'adempimento
dell'obbligo scolastico; infine ha tolto ai programmi quanto avevano di
meccanico, ha favorito le attitudini artistiche del fanciullo, ha permesso, in una
parola, un più libero sviluppo delle sue facoltà. Quanto al libro di scuola (libro
di testo), gl'inconvenienti dei sistemi precedenti (decr. luog. 17 giugno 1915, n.
897 e r. decr. 11 marzo 1923, n. 737) e anche la considerazione della maggiore

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 204/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

convenienza economica per l'alunno, consigliarono il ministro Fedele ad


adottare il libro unico di  da
stato in conformità dei programmi Gentile; libro
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

rivedersi e aggiornarsi ogni 3 anni (legge 7 gennaio 1929, n. 5).


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Oggi la scuola elementare è così ordinata. L'obbligo dell'istruzione s'inizia per il
fanciullo al 6° anno d'età, e ha termine quando il fanciullo abbia frequentato
l'ultima classe elementare esistente nel luogo (normalmente la 5ª, ma nei centri
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
minori anche la 4ª o soltanto la 3ª elementare) e ne abbia superato l'esame
finale. Se però esistano nel luogo le scuole di avviamento professionale (che
sono costituite di 3 classi)
LIBRIe(/TRECCANILIBRI/)
il fanciullo non siARTE
sia iscritto a una scuola media o
(/TRECCANIARTE/)

ad altra scuola professionale l'obbligo dell'istruzione ha termine con il 14° anno


di età. Di regola, le classi maschili sono affidate a maestri, le femminili a
maestre, le miste indifferentemente a maestre
TRECCANI CULTURAo(/CULTURA/)
a maestri, nominati in seguito a
concorso per titoli e per esame. L'insegnamento religioso è impartito dallo
stesso insegnante se riconosciuto idoneo dall'ordinario della diocesi.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

I fanciulli ciechi sono assoggettati all'obbligo dell'istruzione che si adempie in


10 istituti i quali, nel diverso loro ordinamento, permettono al cieco di
dedicarsi al lavoro più rispondente alle sue attitudini (v. ciechi, X, p. 225).
L'obbligo dell'istruzione dei sordomuti ha fine non al 14° ma al 16° anno, e si
assolve in circa 40 opere pie (v. sordomuti).

Accanto alle statali o pubbliche sano numerose scuole private, specie nei centri
maggiori, tenute in grandissima parte da ordini e congregazioni religiose e in
piccolo numero da altri enti morali. Anche in queste scuole private soggette alla
vigilanza governativa è obbligatorio il libro di stato. Per i giardini d'infanzia v.
asilo, IV, p. 942.

Istruzione professionale. - L'ordinamento delle scuole professionali manca di


tradizione perché queste scuole sono di data recente; manca d'uniformità
perché debbono adattarsi alle variabilissime condizioni ed esigenze dei singoli
luoghi, e manca di stabilità a causa degl'incessanti progressi tecnici specie nel
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 205/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

campo dell'industria e dell'agricoltura. Così è che a queste scuole, per assicurar


loro elasticità e adattabilità di ordinamento, la legge ha dato autonomia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

amministrativa e, dentro certi confini, didattica, con il creare per ognuna di


(/index.html)
esse un apposito consorzio di cui fanno parte rappresentanti locali
CATALOGO (/CATALOGO/)
degl'interessi commerciali, industriali e agricoli messi in grado, per tal modo, di
concorrere con il consiglio e con il denaro all'incremento della scuola. Tali
consorzî funzionano per ora solo in poche provincie.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Sul limitare dell'istruzione professionale si trovano le scuole secondarie


LIBRIistituite
d'avviamento professionale, nel 1928, per
(/TRECCANILIBRI/) trasformazione
ARTE delle scuole
(/TRECCANIARTE/)

d'avviamento al lavoro, dei corsi integrativi (6ª, 7ª e 8ª classe elementare) e


della scuola complementare in cui nel 1923 s'era trasformata la vecchia scuola
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
tecnica. Le scuole d'avviamento professionale - triennali - sono 486. Hanno
indirizzo diverso: agrario (69), commerciale (238), industriale (162),
professionale femminile (17). Vi s'impartiscono da professori laureati e da
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
maestri elementari insegnamenti di materie letterarie e scientifiche, del
disegno, della calligrafia e della computisteria, oltre elementari insegnamenti di
alcune delle materie tecniche proprie di ciascun indirizzo.

Istruzione agraria. - La prima scuola media agraria è del 1876 (Conegliano); la


prima legge organica del 1885 (6 giugno, n. 3141), ma il riordinamento
generale è del 1923 (r. decr. 30 dicembre, n. 3214), anno in cui si ridussero le
scuole già esistenti, trasformandole in base a questi criterî: 1. assegnare alle
scuole medie agrarie il compito di preparare i dirigenti di medie aziende rurali
o industriali-agrarie, i subalterni delle grandi aziende e infine gli esperti e i
tecnici degl'istituti di propaganda e d'istruzione agraria; 2. dare a ogni scuola
una sfera d'azione corrispondente alla circoscrizione agraria; 3. dotare ogni
scuola di un'azienda agraria; 4. fare della specializzazione il complemento
dell'istruzione agraria. Ora l'insegnamento agrario medio è impartito: a) da
scuole agrarie medie (regie e pareggiate); b) da scuole pratiche di agricoltura,
consorziali; c) da istituti varî aventi, per lo più, natura di fondazioni.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

a) A ogni scuola agraria media è annesso un convitto; il corso di studî è


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
triennale. Le scuole regie sono 23, di cui 9 specializzate (in viticoltura ed

enologia;
(/index.html)
pomologia, orticoltura e giardinaggio; olivicoltura e oleificio;
zootecnica e caseificio; economia montana); le pareggiate sono 2. Rilasciano il
CATALOGO (/CATALOGO/)
diploma di perito agrario, che vale per la professione libera e per l'ammissione
agl'istituti superiori d'agraria previo esame di cultura generale. Si accede a dette
scuole o senza esame di ammissione SCUOLA da(/TRECCANISCUOLA/)
chi abbia compiuto 4 anni di scuola
media inferiore (corso inferiore dell'istituto tecnico o magistrale, 4ª ginnasiale)
o con esame da chi abbia la licenza sia da scuola pratica d'agricoltura, sia da
scuola secondaria d'avviamento professionale.ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Insegnamenti di cultura generale
(/TRECCANIARTE/)

e di cultura tecnica sono comuni a tutte le scuole.

b) Il corso di studî delle scuole pratiche di agricoltura è triennale; alla scuola è


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

annesso il convitto. Queste scuole sono 11 in tutta Italia. Rilasciano una licenza.
Vi si accede senz'esame dal fanciullo dell'età di almeno 13 anni che abbia
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
compiuto la scuola elementare o conseguito l'ammissione a scuola media
inferiore. Le materie d'insegnamento variano da scuola a scuola, ma il gruppo
di materie di cultura generale è comune a tutte. Grande importanza è data alle
esercitazioni.

c) Degl'istituti varî, 16 sono assimilati alle scuole pratiche, 14 sono di varia


natura; 5 accolgono soltanto alunne.

Istruzione commerciale. - Per molti anni l'istruzione commerciale fu impartita in


Italia dall'istituto tecnico. Il primo istituto medio commerciale è del 1902
(Roma), ma ben presto sullo stesso tipo sorsero altre scuole, alle quali un primo
ordinamento fu dato dalla legge 30 luglio 1907, n. 414. Riordinate nel 1912
(legge 14 luglio, n. 854) ebbero assetto organico dal r. decr.-legge 7 maggio
1924, n. 749 che subì modificazioni nel 1929 (legge 7 gennaio, n. 8). Ora
l'istruzione commerciale s'impartisce in scuole e in istituti.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Le scuole commerciali sono biennali; hanno per fine di preparare gli alunni a
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
esercitare il commercio per conto proprio o a diventare agenti e impiegati di
case commerciali. Rilasciano il titolo di computista commerciale. Vi si accede
(/index.html)
senza esame con la licenza dalla scuola di avviamento professionale o, mediante
CATALOGO (/CATALOGO/)
esame, da chi 3 anni innanzi abbia ottenuto l'ammissione a scuola media
inferiore. Vi s'insegnano materie di cultura generale e specifica, oltre 2 lingue
straniere. Le scuole regie sono 13, di cui
SCUOLA 2 con programmi speciali; le
(/TRECCANISCUOLA/)
pareggiate sono 10; altre 5 scuole né regie né pareggiate sono sedi d'esame.

Gl'istituti commerciali sono


LIBRI quinquennali (compreso
(/TRECCANILIBRI/) un anno preparatorio) e
ARTE (/TRECCANIARTE/)

hanno per fine d'impartire una cultura teorica e pratica sufficiente per coprire
uffici direttivi e di controllo nelle aziende commerciali. Rilasciano il titolo di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
ragioniere e perito commerciale, che vale per l'esercizio della professione e per
l'ammissione agl'istituti superiori di commercio. All'anno preparatorio si è
ammessi con gli stessi titoli o esami che alla scuola commerciale e inoltre con la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
promozione dalla 3ª alla 4ª classe sia del ginnasio sia del corso inferiore tecnico
o magistrale; al 1° anno normale, con la promozione dall'anno preparatorio,
con la licenza da scuola commerciale o mediante esame d'ammissione da chi
abbia ottenuto 4 anni prima l'ammissione a scuola media inferiore. Vi
s'impartisce l'insegnamento di materie di cultura generale e di materie
professionali. Gl'istituti regi sono 24; vi sono inoltre 6 istituti pareggiati e 3
dichiarati sede d'esami.

Istruzione nautica. - La prima organizzazione uniforme delle scuole nautiche


ereditate dagli antichi stati è del 1865 (r. decr. 16 ottobre, n. 1712); nel 1866
l'insegnamento fu diviso in due gradi (scuole nautiche e istituti reali); nel 1873
si stabilì una differenziazione di studî per il conseguimento dei diversi titoli
(capitano di gran cabotaggio e di lungo corso, macchinista in 2ª e in 1ª,
costruttore in 2ª e in 1ª). Nel 1891 si elevò il titolo d'ammissione che non fu più
la licenza elementare ma la licenza da un corso preparatorio triennale, cui fu
presto sostituita la licenza tecnica. Nel 1917 gl'istituti nautici passati dal
Ministero dell'istruzione pubblica a quello della marina divennero da triennali,
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quadriennali. Nel 1923 (r. decr. 21 ottobre, n. 2557) gli studî furono coordinati
per quanto fu possibile ISTITUTO
a quelli (/ISTITUTO/)
delle scuole MAGAZINE ridotto il numero
medie: fu (/MAGAZINE/)
degl'istituti (e in questi quello degli allievi), si resero obbligatorî gli esami di
(/index.html)
licenza, si prescrisse come titolo d'ammissione l'ammissione al corso superiore
CATALOGO (/CATALOGO/)
dell'istituto tecnico o magistrale o al liceo; si provvide a formar gl'insegnanti
delle materie speciali dando nuovo idoneo assetto al regio istituto navale
superiore di Napoli. Nel 1928 gl'istituti nautici furono nuovamente posti alla
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dipendenza del Ministero dell'educazione nazionale; nello stesso anno per il
tirocinio pratico dei licenziati dalla sezione capitani, fu creata una società di
navigazione (Nazario Sauro) alla quale è affidata
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEla(/TRECCANIARTE/)
gestione d'una nave-scuola
(Patria). Il corso dura da 12 a 18 mesi. I regi istituti nautici sono 17
(quadriennali); 3 di essi hanno tutt'e tre le sezioni: capitani, macchinisti,
costruttori; 4 hanno soltanto la sezione capitani; gli altri, le sezioni capitani e
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

macchinisti. La licenza vale anche per l'ammissione all'istituto superiore navale


di Napoli.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Istruzione industriale. - Le scuole d'arte e mestieri che nel 1861 erano 10, nel
1869 erano salite a 154, vanamente ordinate. Un primo ordinamento fu tentato
nel 1877, poi si ebbero provvedimenti singoli e infine la legge organica del
1907 (30 giugno n. 44), e quella, più importante, del 1912 (14 luglio, n. 854) che
dotò le scuole di maggiori fondi e le distinse in scuole di 1°, di 2° e di 3° grado.
Nuovo impulso a questo ramo d'istruzione fu dato nel maggio 1917 e
nell'immediato dopoguerra, ma la legge fondamentale in vigore è il r. decr. 31
ottobre 1923, n. 2523. Per essa l'istruzione industriale è impartita oltre che dalle
scuole secondarie d'avviamento professionale (v. sopra), dalle scuole seguenti:
corsi per maestranze (corsi complementari) a frequenza obbligatoria annessi alle
scuole di tirocinio; laboratorî-scuola per la preparazione di mano d'opera per cui
sia richiesta minor cultura; sono 26 oltre quelli annessi alle scuole d'avviamento
professionale; scuole industriali e istituti industriali che hanno entrambi lo scopo
di fornire quel tirocinio che l'apprendista faceva un tempo nelle botteghe e
nelle officine e di preparare all'esercizio d'una professione o come operaio
qualificato o come capo d'arte. Le scuole industriale sono triennali o
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quadriennali e si compongono d'una o più sezioni, volta ciascuna a una diversa


arte o mestiere. Vi sonoISTITUTO
iscritti(/ISTITUTO/)
fanciulli di 13  della
anni, senz'esame se forniti
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

licenza da scuola complementare o di avviamento professionale, con esame se


(/index.html)
abbiano compiuto 3 anni di scuola media. Alla fine del corso, esame di licenza; i
CATALOGO (/CATALOGO/)
licenziati sono ammessi a sostenere un esame d'abilitazione per operaio
qualificato. Delle scuole industriali 41 sono regie e 10 libere, riconosciute come
sede d'esame; vi sono inoltre 10SCUOLAscuole(/TRECCANISCUOLA/)
di tirocinio a orario ridotto (serali).
Gl'istituti industriali sono quinquennali e si compongono di una o più sezioni a
seconda delle diverse specialità. Valgono per l'ammissione le stesse norme che
per le scuole di tirocinio; i licenziati
LIBRI sono ammessi
(/TRECCANILIBRI/) a sostenere l'esame di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

abilitazione a perito industriale. Di questi istituti 21 sono regi, 6 liberi


(riconosciuti come sedi d'esame).
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Si contano, inoltre, 8 scuole professionali femminili regie e 4 libere con fini


diversi e molto variamente ordinate. Fanno parte inoltre di questa branca
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
d'istruzione le 4 regie scuole minerarie (riordinate con r. decr. 15 dicembre 1927,
n. 2800), quadriennali, per l'abilitazione all'esercizio della professione di capo
minatore e di perito minerario.

Istruzione artistica. - Prima del 1923 l'insegnamento dell'arte applicata


all'industria veniva considerato come una branca dell'istruzione industriale,
epperò le relative scuole dipendevano dal Ministero dell'agricoltura, industria e
commercio (poi, dell'Economia nazionale), mentre erano poste alla dipendenza
del Ministero dell'istruzione pubblica le scuole d'arte non applicata (istituto o
accademia di belle arti). Ma col r. decr. 31 dicembre 1923, n. 3123 anche le
scuole d'arte applicata all'industria furono trasferite al Ministero dell'istruzione
pubblica. Oggi l'istruzione artistica viene impartita in tre ordini di scuole:

Scuole ed istituti d'arte. - Quelle formano gli artieri, questi, i capi d'arte. La scuola
d'arte è il primo grado o corso inferiore dell'istituto d'arte ma può stare anche a
sé. Questo nome e questo ordinamento è di poche scuole; la maggior parte ha
nome e ordinamento diversi; ma in tutte l'alunno è tenuto, oltre che al lavoro
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in officina, a seguire insegnamenti artistici e di cultura generale. Oggi si


contano in Italia 6 istituti 
d'arte, 10 istituti d'arte industriale e scuole artistico-
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

industriali, 15 scuole d'arte applicata, 25 scuole professionali, 2 scuole speciali


(/index.html)
(per l'alabastro a Volterra, per l'incisione del corallo a Torre del Greco).
CATALOGO (/CATALOGO/)

Licei artistici. - Sono quadriennali; se ne contano 8. Vi si accede mediante esame


di ammissione da chi abbia la licenza
SCUOLAda scuola complementare o l'ammissione
(/TRECCANISCUOLA/)
o promozione alla 4ª classe di una scuola media. Accanto alle materie artistiche
vi s'insegnano materie di cultura generale. Alla fine del corso si consegue il
diploma di maturità artistica. Queste scuole comprendono
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) due sezioni, con il
ARTE (/TRECCANIARTE/)

fine di preparare l'una agli studî dell'accademia di belle arti, l'altra agl'istituti
superiori d'architettura e agli esami di abilitazione per l'insegnamento del
disegno nelle scuole medie e professionali.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Accademie di belle arti. - Sono 9 e hanno il compito di preparare all'esercizio


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dell'arte mediante la frequenza e il lavoro nello studio d'un maestro.
Comprendono corsi di pittura, scultura e decorazione (alcune anche di
scenografia) della durata di 4 anni. L'insegnamento di queste materie può
essere impartito da professori di ruolo o anche, a titolo privato, da maestri
d'arte (riconosciuti dal Ministero) ai quali viene concesso all'uopo l'uso gratuito
d'uno studio.

Istruzione musicale. - S'impartisce nei regi conservatorî di musica di Firenze,


Milano, Napoli, Palermo, Parma e Roma (presso quest'ultimo è anche una
scuola di recitazione) secondo l'ordinamento stabilito nel 1923 (r. decr. 31
dicembre, n. 3123) e completato nel 1930 (r. decr. 11 dicembre, n. 1845). In
ogni conservatorio vi sono di regola oltre le scuole di composizione e di canto,
scuole per i singoli strumenti musicali. Il corso di solfeggio è comune a tutte le
scuole. L'insegnamento è, nelle singole scuole, diviso in 2 o 3 periodi. Per
l'ammissione al primo anno del primo periodo occorre la promozione alla 5ª

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classe elementare; per l'ammissione a qualsiasi altro anno d'una singola scuola
occorre superare un esame d'idoneità. Vi sono inoltre 10 licei musicali
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

pareggiati. V. anche conservatorio.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Istruzione media. - La scuola media dalla legge Casati al 1923 non subì
modificazioni nelle sue linee sostanziali: la scuola classica costituita del ginnasio
e del liceo; l'uno di 5 e l'altro di 3SCUOLA
anni; l'istituto tecnico originariamente di 3, poi
(/TRECCANISCUOLA/)

di 4 anni, diviso in sezioni (fisico-matematica, commercio e ragioneria,


agrimensura, agronomia, industriale), la scuola tecnica, di tre anni, con la sua
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
duplice finalità di scuola per sé stante e di scuola preparatoria sì all'istituto
tecnico come alla scuola normale (questa ultima pure di tre anni, per la
formazione dei maestri elementari), restarono, salvo particolari di minor
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
conto, nel loro aspetto originario, o quasi, sino all'avvento del governo fascista.
Solo si aggiunsero, a quelle, due altre scuole: la sezione moderna del liceo
ginnasio, voluta dai fautori di unaACQUISTA
scuola media per i giovani desiderosi di
(/EMPORIUM/)

seguire gli studi scientifici superiori, ai quali studî sembrava che la sezione
fisico-matematica degl'istituti tecnici fornisse inadeguata preparazione; e il
corso magistrale, annesso ai ginnasî isolati, che permetteva agli alunni del
ginnasio di conseguire il diploma di maestro elementare. Tormentatissimo
sempre l'argomento degli esami e delle classificazioni, ché si volevano - e tale
contraddizione non è mai cessata - programmi estesi, studî serî, esaminatori
coscienziosi e una bassa percentuale di riprovati. I professori, poi, lasciati prima
per lungo tempo in balia dell'amministrazione centrale, furono poi (1906 e
1914) dotati d'uno stato giuridico ispirato al sospetto e alla diffidenza verso le
autorità, ossia di garanzie tali e tante che volendole tutte rispettare, dovevano
rinunziare di fatto al governo della scuola il preside sul luogo e il ministero
dall'alto. E poiché la popolazione scolastica cresceva in relazione non tanto
all'aumento della popolazione del regno quanto alla crescente facilità degli studî
e per ragioni di economia non si poteva creare un adeguato numero di nuovi
istituti, si permetteva che quelli esistenti si affollassero oltre misura e a ciò si
formavano annualmente, secondo l'occorrenza, nuove classi, e non interi corsi,

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le quali e per la loro instabilità e per ciò che l'obbligo d'insegnamento di un


professore non si restringe 
normalmente a una classe soltanto, non potevano
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

esser tenute da professori di ruolo. Erano queste le cosiddette classi aggiunte


(/index.html)
affidate frammentariamente a insegnanti titolari di altre classi e talora di altre
CATALOGO (/CATALOGO/)
materie sia dello stesso sia di altro istituto del luogo, cosicché gli alunni di
queste classi restavano senza una guida e i loro professori non si sentivano
soggetti al capo di quell'istitutoSCUOLA
ove solo per poche ore settimanali si recavano a
(/TRECCANISCUOLA/)
esercitare il proprio ministero. La scuola media si andava così meccanizzando e
abbassando.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Urgeva dunque riformare la scuola media e la riforma doveva operare così sulla
quantità come sulla qualità degl'istituti. E questo fece. Infatti: 1. soppresse le
classi aggiunte facendo ogni scuola capace d'un determinato insuperabile
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

numero d'alunni (sistema dei corsi paralleli); 2. soppresse le sezioni moderne


dei licei ginnasî; 3. ridusse a 95 i ginnasî isolati; 4. soppresse i corsi magistrali
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
(44) e diminuì da 153 a 87 le scuole normali che furono trasformate nei nuovi
istituti magistrali; 5. soppresse negl'istituti tecnici tanto le sezioni di agronomia
(doppioni delle scuole agrarie medie) quanto le sezioni fisico-matematiche e
riunì agli istituti industriali, ossia a scuole meramente professionali, le sezioni
industriali; 6. creò al posto delle sezioni fisico-matematiche e delle sezioni
moderne dei licei ginnasî un istituto a sé stante, il liceo scienti ico, di 4 anni, 7.
diede un apposito corso inferiore quadriennale così all'istituto tecnico come
all'istituto magistrale; 8. creò il liceo femminile che però dopo stentata vita cessò
dovunque alla fine del 1927-28; 9. trasformò la scuola tecnica in scuola
complementare con schietto carattere popolare, alleviando l'orario dell'alunno,
dando a questo unità di guida e unità d'indirizzo alla scuola. Ma questa scuola,
come si disse, fu mutata (1928 e 1929) in scuola secondaria d'avviamento
professionale.

A migliorare, poi, la costituzione interna e il funzionamento della scuola il


ministro Gentile usò questi mezzi: 1. miglioramento della classe dei professori,
prescrivendo per la nomina a titolare il concorso per esami, elevando le
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condizioni economiche di essi, creando, premio ai migliori, il ruolo d'onore; 2.


la riforma dei programmi (1923) indirizzati a restituire agl'insegnanti 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

individualmente e collegialmente tutta la responsabilità dei metodi


(/index.html)
d'insegnamento, a dare un contenuto serio alla cultura, a richiamare
CATALOGO (/CATALOGO/)
l'attenzione dalla forma sulla sostanza, dalla grammatica e dalla retorica
sull'arte, sul pensiero e sugl'interessi reali, umani e profondi dello spirito.
Questi programmi furono modificati nel 1924, nel 1925, nel 1927, nel 1929 e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nel 1930; 3. la concentrazione degl'insegnamenti, affidando materie affini allo
stesso professore; 4. l'esame di stato, ossia l'esame d'ammissione e di licenza
sostenuto dinnanzi a giudici che non fossero ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) gl'insegnanti del candidato.
(/TRECCANIARTE/)

Quanto s'è detto spiega il presente ordinamento dell'istruzione media, che così
si compendia. Poste alla dipendenza delCULTURA
TRECCANI regio provveditore
(/CULTURA/) agli studî che è

assistito da una giunta per l'istruzione media sono le seguenti scuole:

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
1. Liceo e ginnasio, istituti naturalmente riuniti (i regi sono 180). Esistono
tuttavia un r. liceo isolato e 111 regi ginnasî isolati. Quinquennale il ginnasio,
triennale il liceo. Fra le varie materie d'insegnamento vi lanno largo posto il
latino e il greco, la filosofia e la storia. Alla 1ª ginnasiale si accede dal fanciullo,
che sia nel 10° anno di età, mediante un esame d'ammissione (che vale per la 1ª
classe inferiore d'ogni altra scuola media); alla 1ª liceale, pure mediante esame
d'ammissione da chi 5 anni prima sia stato ammesso a una scuola media di
grado inferiore. Alla fine della 3ª liceale, esame di maturità classica, che è titolo
d'iscrizione a ogni facoltà universitaria e istituto superiore.

2. Liceo scienti ico, quadriennale. I regi sono 52. Mancando questa scuola di un
proprio corso inferiore vi è iscritto, mediante esame d'ammissione, chi, 4 anni
prima, sia stato ammesso a una scuola media inferiore. Non vi s'impartisce
l'insegnamento del greco; vi s'insegnano una lingua moderna e il disegno, e più
intenso che nel liceo classico è il programma delle scienze, segnatamente della

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matematica. Alla fine della 4ª classe, esame di maturità scientifica che dà titolo
all'iscrizione a tutti gl'istituti superiori e a tutte le facoltà universitarie 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
eccetto
quelle di giurisprudenza e di filosofia e lettere.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
3. Istituto tecnico: corso inferiore e corso superiore entrambi quadriennali e fino
a tutto il 1930-31 necessariamente congiunti. Sono 103 (regi); esistono inoltre
30 regi corsi inferiori isolati. ViSCUOLA
è l'insegnamento del latino nel solo
(/TRECCANISCUOLA/)
quadriennio inferiore. Quello superiore, cui si accede da chi 4 anni innanzi
abbia ottenuto l'ammissione a una scuola media di 1° grado, è diviso in sezione
di ragioneria e commercio
LIBRI e sezione di agrimensura;
(/TRECCANILIBRI/) da quella mediante esame
ARTE (/TRECCANIARTE/)

d'abilitazione si esce con il diploma di ragioniere, da questa con il diploma di


geometra.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

4. Istituto magistrale; corso inferiore quadriennale, corso superiore triennale,


necessariamente congiunti. Vi è l'insegnamento del latino in tutto l'istituto.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Alla fine, esame di abilitazione magistrale, ossia di abilitazione all'insegnamento
elementare. I regi istituti magistrali sono 106.

Oltre alle scuole regie, di cui s'è detto, il compito dell'istruzione media è assolto
da scuole pareggiate e private. Le prime perfettamente modellate, per legge, sul
tipo della scuola media sono tenute da comuni, da provincie e da altri enti
morali, le seconde invece sono, nella quasi totalità, di ordini e congregazioni
religiose. Si pensava che per effetto dell'esame di stato, trovandosi l'alunno di
scuola privata dinnanzi agli esaminatori nelle stesse condizioni che quello di
scuola pubblica, le scuole private si sviluppassero ossia crescessero di numero e
si rinvigorissero. Ma la previsione si è scarsamente avverata.

In ultimo resta a dire degli educatorî governativi, conservatorî (della Toscana),


collegi di Muria (di Sicilia) e di altre istituzioni femminili con o senza convitto,
volte all'istruzione delle giovinette. Ma l'istruzione che oggi vi s'impartisce,
oltre l'elementare, è pura istruzione magistrale perché una scuola di diverso

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

tipo ossia di pura cultura, che non conduca, perciò, a un titolo professionale,
non è desiderata per le ISTITUTO
stesse ragioni  il
per le quali non ebbe fortuna alcuna
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

liceo femminile creato nel 1923. Per i convitti nazionali, v. collegio.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Istruzione superiore. - La libertà d'insegnamento cui la legge Casati aveva
informato l'ordinamento universitario invece che rafforzarsi nella pratica e nel
costume andò man mano scomparendo e non per effetto soltanto d'improvvide
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
leggi. E poiché con il tramonto di quella libertà si avvertì il decadimento
dell'università italiana, parlamento e governo si adoperarono attorno a varî
disegni di legge aventiLIBRI
per oggetto l'autonomia
(/TRECCANILIBRI/) didattica
ARTE e amministrativa
(/TRECCANIARTE/)

dell'università. Nessuno di quei disegni si tradusse in provvedimento e


gl'inconvenienti lamentati si aggravarono. Troppi studenti, troppe università,
troppa facilità di accedervi. Ridurre il numero
TRECCANI CULTURAdelle università o quanto meno,
(/CULTURA/)

ove non si volesse o potesse contrastare a città gelose delle antiche e spesso
gloriose tradizioni dei proprî istituti superiori, concentrare le cure e i mezzi del
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
governo sulle università più importanti; accertare con maggior rigore che per il
passato la maturità di chi vi vuole essere ammesso; rendere più efficace, più
vivo l'insegnamento; obbligare lo studente a uno studio più intenso e nel tempo
stesso riconoscergli il diritto di vedere con i proprî occhi e di pensare con la
propria mente; dargli i mezzi materiali se povero, concedergli la possibilità di
perfezionarsi negli studî se dotato di singolari qualità; e infine, togliendo alla
laurea il valore di titolo professionale, allontanare dall'insegnamento del
professore e dalla preparazione dello studente la perniciosa influenza delle
esigenze di carriera. Tutto ciò fu realizzato nel 1923 dal ministro Gentile (r.
decr. 30 settembre 1923, n. 2102) nei limiti entro i quali tali concetti possono
tradursi in legge. I provvedimenti emessi poi in grande numero per ritoccare,
attenuare, coordinare le disposizioni di quella riforma, non ne hanno alterato
l'intima essenza e le principali sue linee esteriori.

Il numero delle università regie fu portato a 21 (essendosi regificata l'università


libera di Perugia, trasformati in università l'istituto di studî superiori di Firenze
e gl'istituti clinici di perfezionamento di Milano, e fondata l'università di Bari)
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

delle quali, peraltro, 10 soltanto (Bologna, Cagliari, Genova, Napoli, Padova,


Palermo, Pavia, Pisa, Roma e Torino) furono poste a completo carico 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
del
bilancio dello stato. Si riordinarono gl'istituti superiori d'ingegneria
(/index.html)
(costituendoli di un corso triennale di studî di applicazione che fanno seguito a
CATALOGO (/CATALOGO/)
un corso biennale di studî propedeutici ordinati presso le facoltà di scienze
matematiche) e si crearono, in un secondo tempo, gl'istituti superiori di
architettura, dei quali uno soltanto (quello di Roma) a carico dello stato; infine
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
si coordinarono alle università gl'istituti superiori di scienze economiche e
commerciali. Minori modificazioni furono introdotte nell'ordinamento degli
istituti superiori agrarîLIBRI
e di (/TRECCANILIBRI/)
quelli di medicinaARTE
veterinaria.
(/TRECCANIARTE/)

Complessivamente sono a carico dello stato, oltre le 10 università, i seguenti


istituti superiori: 6 d'ingegneria, 1 di architettura,
TRECCANI 6 di agraria e 8 di medicina
CULTURA (/CULTURA/)

veterinaria. Sono invece mantenute, mediante convenzioni fra stato e altri enti,
11 università e i seguenti istituti superiori: 3 d'ingegneria, 1 di chimica
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
industriale, 4 di architettura, 1 di medicina veterinaria e 9 di scienze
economiche e commerciali.

Hanno inoltre grado universitario e personalità giuridica gl'istituti superiori di


magistero (3 regi e 3 pareggiati) ove coloro che sono provvisti di abilitazione
magistrale possono conseguire il diploma o di materie letterarie, o di filosofia e
pedagogia (aventi esclusivo valore di qualifiche accademiche) o di abilitazione
alla vigilanza nelle scuole elementari. E inoltre vanno qui ricordati 5 istituti
superiori con ordinamento speciale: l'istituto orientale di Napoli (v. napoli), per
l'insegnamento delle lingue dei popoli dell'Asia e dell'Africa e delle discipline
coloniali; l'istituto superiore navale di Napoli, che prepara all'esercizio della
professione e degli uffici attinenti all'industria e al commercio marittimi; la
scuola normale superiore di Pisa, che prepara all'insegnamento nelle scuole
medie accogliendo 100 alunni convittori a posto gratuito; l'accademia fascista di
educazione fisica e giovanile di Roma (v. balilla); e l'università per stranieri in
Perugia che organizza speciali corsi di letterature e di cultura per stranieri.

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Il governo delle università e degl'istituti superiori appartiene al rettore nelle


università, e al direttoreISTITUTO
negl'istituti superiori, al senato accademico, al
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

consiglio d'amministrazione, ai presidi e ai consigli delle facoltà e scuole.


(/index.html)
Rettori, direttori e presidi sono nominati dal ministro; il senato accademico
CATALOGO (/CATALOGO/)
(che è solo delle università) è composto del rettore e dei presidi, il consiglio di
amministrazione (delle università e istituti superiori a carico dello stato) è
composto del rettore o direttore, di 2 professori designati dalle facoltà e scuole,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
di due rappresentanti del governo; i consigli di facoltà di tutti i professori, di
ruolo, della medesima.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Non tutte le università comprendono lo stesso numero di facoltà: le maggiori,


come Roma, ne hanno 5: giurisprudenza; medicina e chirurgia; filosofia e
lettere; scienze matematiche, fisiche e naturali;
TRECCANI scienze politiche, oltre un certo
CULTURA (/CULTURA/)

numero di scuole determinato, università per università, dal rispettivo statuto


che è l'ordinamento interno e didattico che ciascuna università ha potestà di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
darsi. Chi abbia superato il numero di esami prescritto dallo statuto consegue la
laurea o diploma.

Ma per cogliere la vera essenza del presente ordinamento degli studî superiori
occorre soffermarsi sui varî caratteristici aspetti di quello che fu il vero
principio informatore del decreto legislativo del 1923:

1. Università libere. - È resa possibile l'apertura di qualunque università o scuola


privata con diritti uguali a quelle di stato per ciò che concerne i gradi
accademici e il valore legale di questi. Inoltre è concesso ai professori di queste
di essere trasferiti alle università regie. Per effetto di tali disposizioni accanto
alle vecchie università libere di Camerino, Ferrara, Urbino e all'istituto di
magistero di Napoli sono sorti in Milano: l'università del S. Cuore e l'istituto
superiore di magistero "Maria Immacolata", e in Torino l'istituto superiore di
magistero del Piemonte.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 218/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

2. Autonomia amministrativa. - Ogni università o istituto superiore (salva la


facoltà d'ispezione da parte del Ministero) eroga come meglio crede le 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
entrate
del proprio bilancio che sono costituite dalle rendite patrimoniali, dai
(/index.html)
contributi dello stato (o dello stato e degli enti locali) e dalle tasse scolastiche e
CATALOGO (/CATALOGO/)
soprattasse.

3. Libertà didattica, che ha l'espressione massima nel diritto riconosciuto a ogni


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

università o istituto superiore di dettarsi uno statuto. Questa libertà didattica


non è soltanto la libertà d'insegnare, ciascun professore a modo proprio
secondo le sue dottrineLIBRI
e i suoi convincimentiARTE
(/TRECCANILIBRI/) scientifici, "ma facoltà in ciascun
(/TRECCANIARTE/)

istituto di organizzare tutti insieme i proprî insegnamenti. Libertà non solo di


combinare variamente ai fini diversi le varie materie d'insegnamento ma,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
prima di tutto, di stabilire e definire quali conviene che siano queste materie e
quale il miglior modo d'impartirne l'insegnamento e di accertare il profitto dei
giovani, e inoltre libertà di scelta ACQUISTA
dei professori".
(/EMPORIUM/)

4. Libera docenza. - A proposito di questo istituto, è stato stabilito: a) che


l'abilitazione alla libera docenza si acquisti normalmente solo per concorso per
titoli integrato da una conferenza sui titoli stessi e, eventualmente, da prove
sperimentali e sia sottoposta alla conferma della facoltà o scuola, e si perda se
dopo cinque anni di effettivo esercizio non sia confermata ovvero se per cinque
anni consecutivi non sia stata esercitata, b) che a liberi docenti della materia o
di materia affine siano preferibilmente affidati gl'incarichi degl'insegnamenti
ufficiali quando a questi non si voglia o possa preporre un titolare.

5. Esami di stato. - Poiché la laurea e il diploma conferito dall'università o


istituto superiore ha esclusivo valore di qualifica accademica, il laureato che
voglia esercitare una qualunque professione deve assoggettarsi a uno speciale
esame di stato. Per ogni professione gli esami di stato vengono indetti
annualmente su programma ufficiale dal Ministero dell'educazione nazionale;
quelli per le professioni legali dal Ministero di grazia e giustizia. Per
l'abilitazione all'esercizio della professione di insegnante di scuole medie vale
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 219/1196
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l'idoneità conseguita negli esami di concorso indetti periodicamente dal


Ministero dell'educazione nelle
nazionale al fine di coprire le cattedre vacanti
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

regie scuole medie.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
L'assistenza agli studenti si esercita a mezzo di due istituzioni esistenti presso
ciascuna università o istituto superiore: la cassa scolastica e l'opera, quest'ultima
con personalità giuridica. La cassa scolastica
SCUOLA cui è devoluto (oltre le elargizioni
(/TRECCANISCUOLA/)
degli enti e dei privati) il 10% delle tasse pagate dagli studenti, provvede con
questi fondi a fornire i giovani di disagiate condizioni economiche e più
meritevoli, dei mezzi per far(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI fronte in tutto oARTE
in parte al pagamento delle tasse,
(/TRECCANIARTE/)

soprattasse e contributi. L'opera, invece, ha il compito più largo di


promuovere, attuare e coordinare le varie forme di assistenza materiale, morale
e scolastica (casa dello studente, mensa universitaria, ecc.) e organizzare
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

anzitutto un ufficio sanitario. All'opera è dovuta una tassa (di L. 250) che
ciascun laureato o diplomato deve pagare nel presentarsi all'esame di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
abilitazione all'esercizio della professione. Il coordinamento delle varie forme di
assistenza spetta a un comitato centrale per le opere universitarie che ha sede
presso il Ministero dell'educazione nazionale.

Infine, sul bilancio del Ministero, agli studenti italiani e stranieri si possono
concedere assegni annui per seguire corsi o compiere studî presso università,
istituti superiori o istituti d'istruzione artistica rispettivamente dell'estero o del
regno; e in favore di laureati e diplomati, sono aperti annualmente concorsi a
borse di perfezionamento presso università o istituti superiori italiani o
stranieri.

Per la storia delle università, v. università.

Istituti scientifici e culturali. - Sotto le voci archivio; biblioteca; galleria; museo;


accademia è svolta la trattazione storica e tecnica dei varî istituti scientifici e
culturali italiani e sotto le voci dedicate alle singole città d'Italia l'enumerazione
attuale e descrittiva di essi: è data qui una rapida rassegna generale dei
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 220/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

principali enti italiani di cultura che, direttamente o indirettamente, dipendono


dagli organi centrali dello stato, i ministeri (in particolare quello
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
dell'Educazione nazionale), i quali contribuiscono anch'essi con i loro organi
(/index.html)
consultivi e tecnici - consigli superiori, comitati e commissioni permanenti,
CATALOGO (/CATALOGO/)
laboratorî, gabinetti, stazioni sperimentali, ecc. - alla conoscenza in tutti i suoi
aspetti e interessi, e in genere al progresso della scienza e della cultura. Tutti
sono coordinati e indirizzati dagli alti consessi scientifici dello stato, quali il
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Consiglio nazionale delle ricerche, l'Unione accademica nazionale, l'Istituto
centrale di statistica, ecc.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Gli archivî italiani pubblici dipendono dal Ministero dell'interno, e si dividono


in: regi archivî di stato (quello di Bologna istituito nel 1874; di Cagliari, 1763;
di Firenze, 1852; di Genova, 1817; di Lucca,
TRECCANI 1859;
CULTURA di Massa, 1857; di Milano,
(/CULTURA/)

1785; di Modena, 1461; di Napoli, 1808; di Palermo, 1814; di Parma, 1592; di


Reggio Emilia, 1892; di Roma, 1871; di Siena, 1858; di Torino, sec. XIV; di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Trento, 1919; di Trieste, 1926; di Venezia, 1819; di Zara, 1624); archivî
provinciali di stato (in alcuni capoluoghi di provincia del Napoletano e della
Sicilia); archivî provinciali, comunali, ecclesiastici, familiari ecc.

Le biblioteche dipendono dall'apposita direzione generale del Ministero


dell'educazione nazionale, e si possono distinguere in: governative o statali,
delle provincie e dei comuni, di enti culturali, e private. Le statali si
raggtuppano in: a) nazionali o centrali (quella di Firenze, fondata nel 1714; la
Braidense di Milano, 1770; la Vittorio Emanuele III di Napoli, 1734; quella di
Palermo, 1782; la Vittorio Emanuele II di Roma, 1875; la Marciana di Venezia,
1468); b) governative semplicemente dette, con o senza appellazione propria
(quella di Cremona, 1774; la Marucelliana, 1702, la Mediceo-Laurenziana, 1571
e la Riccardiana, fine sec. XVI, di Firenze; quella di Gorizia, 1822; la Palatina di
Parma, 1769; quella di Lucca, del sec. XVII; l'Angelica, 1614, la Casanatense,
1700, la Medica, 1925, quella del Risorgimento, 1917 e la Vallicelliana, 1581, di
Roma); c) biblioteche universitarie (fra cui l'Estense di Modena e l'Alessandrina
di Roma, 1667); d) biblioteche annesse a enti statali (della Camera dei deputati,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 221/1196
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del Senato, dei ministeri, delle accademie e degl'istituti accademici); e) delle


provincie e dei comuni:ISTITUTO ragguardevoli, dell'Archiginnasio di 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
fra le più Bologna,
1801; la Queriniana di Brescia, 1743; la Federiciana di Fano, 1681; la Comunale
(/index.html)
di Ferrara, 1746; la Berio di Genova, 1775; la Labronica di Livorno, 1817; le
CATALOGO (/CATALOGO/)
Comunali di Mantova, 1780; di Padova, sec. XII; di Palermo, 1760; di Perugia,
sec. XVII; di Siena, 1750; di Trento, sec. XVIII; di Udine, 1827; di Verona,
1792, ecc.; f) le civiche o municipali (di(/TRECCANISCUOLA/)
SCUOLA Milano, 1890; di Reggio Emilia, 1796;
di Rovereto, 1764; di Torino, 1869; di Trieste, 1796; la Oliveriana di Pesaro,
1793; la Forteguerriana di Pistoia, 1450; la Classense di Ravenna, 1710; la
Gambalunghiana di Rimini, 1619; la Bertoliana
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) di(/TRECCANIARTE/)
ARTE Vicenza, 1696); h) di enti
regionali di cultura, di fondazioni o corporazioni religiose: la Zelantea di
Acireale, circa 1670; della Fraternità dei laici in Arezzo, 1603; della Badia della
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
SS. Trinità di Cava; la Malatestiana di Cesena, 1452; l'Ambrosiana, 1609; quella
di Montecassino; l'Antoniana, sec. XIII, di Padova; del Seminario di Padova,
1671; de Concordi di Rovigo, 1580; di Santa
ACQUISTA Scolastica a Subiaco; la Querini-
(/EMPORIUM/)
Stampalia, 1870 a Venezia; la Capitolare a Verona; i) o finalmente di famiglie
principesche (come la Trivulziana di Milano, secolo XVIII) o di privati.
Abbiamo enumerate fra le penultime alcune biblioteche ecclesiastiche che,
secondo il Concordato, dipendono direttamente dalla Santa Sede, la quale ha
per sua biblioteca centrale l'Apostolica Vaticana (v. vaticano).

Tra i musei, che, se hanno in prevalenza o esclusivamente quadri, prendono


nome di gallerie, pinacoteche, quadrerie secondo la loro importanza e
collocazione, si distinguono rispetto alla qualità delle raccolte: gli archeologici o
d'antichità, quelli spiccatamente artistici o medievali e moderni, i numismatici,
i lapidarî o epigrafici, le collezioni egiziane di Torino, ecc.; etrusche di Firenze,
di Cortona, ecc.; orientali di Genova, di Venezia, ecc. dei gessi o gipsoteche,
ecc.; rispetto alla loro quantità e varietà, i nazionali, i regionali, provinciali,
comunali o civici, dei duomi, delle fabbricerie, ecc.; rispetto alla loro
dipendenza e amministrazione, i governativi o regi, quelli appartenenti a
provincie, a comuni, a capitoli, abbazie, santuarî, ecc. Sono regi: l'Archeologico
d'Ancona, la Pinacoteca di Bologna, l'Archeologico di Cividale, in Firenze il R.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 222/1196
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Museo archeologico, le Gallerie degli Uffizî, e Palatina, il Museo Nazionale e


quello di S. Marco, il Museo Nazionale di Messina, il R. Gabinetto 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

numismatico di Brera a Milano, Pinacoteca, Museo e Medagliere Estense a


(/index.html)
Modena, il Museo Nazionale di Napoli e quello di Palermo, Museo di antichità
CATALOGO (/CATALOGO/)
e Pinacoteca di Parma, i Musei e Gallerie Nazionali di Roma, il Nazionale di
Taranto, RR. Museo e Pinacoteca di Torino, RR. Gallerie di Venezia ecc. Più di
300 sono complessivamente i musei d'Italia, alcuni famosissimi, parecchi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
abbastanza noti, molti piccoli e poco o punto conosciuti, quantunque non
manchino neppur questi di cimelî, singolarmente importanti per la storia o per
le arti locali, come il Museo internazionale delle
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEceramiche in Faenza. Occorre
(/TRECCANIARTE/)

appena menzionare i grandiosi celeberrimi Musei Vaticani, le collezioni


missionarie ed etnografiche cristiane di Roma, i tesori delle basiliche e dei
duomi, ecc. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

La vigilanza e tutela sulle biblioteche e musei, sulle collezioni custodite dallo


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
stato o comunque entro i limiti dello stato, di proprietà pubblica e anche
privata, l'inventariamento degli oggetti d'arte di carattere o d'importanza
nazionale, sono esercitati dal governo mediante apposite soprintendenze
dipendenti dal Ministero dell'educazione nazionale; mediante i direttori
degl'istituti governativi locali, e anche mediante una rete d'ispettorati onorarî,
bibliografici, archeologici e di belle arti.

La funzione di elaborare e illustrare gli elementi culturali, le memorie e i


documenti del passato, per promuovere e diffonderne la conoscenza, alla
costruzione della scienza della natura e dello spirito, spetta per un verso
agl'istituti d'insegnamento e per un altro a quelli d'attività ricercatrice e
costruttiva del sapere umano, alla scuola cioè e all'accademia o consociazione
del lavoro scientifico propriamente detto. Dell'ordinamento didattico statale si
fa parola a p. 787; qui si tratta delle associazioni scientifiche.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 223/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Sono accademie di riconosciuto carattere nazionale e cosiddette di nomina


regia: la Reale Accademia d'Italia in Roma, la R. Accademia delle scienze
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
dell'Istituto di Bologna; la R. Accademia della Crusca per la lingua d'Italia in
(/index.html)
Firenze; il R. Istituto Lombardo di scienze e lettere di Milano; la Società Reale
CATALOGO (/CATALOGO/)
di Napoli; la R. Accademia di scienze, lettere e belle arti di Palermo; la Società
Italiana delle scienze, detta dei XL, in Roma; la Reale Accademia Nazionale dei
Lincei; la R. Accademia delle scienze di Torino; l'Istituto Veneto di scienze,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
lettere ed arti di Venezia. A queste s'aggiungono nei centri maggiori e nei
minori: le associazioni con scopi scientifici, quelle con scopi tecnici ed
economici, gli enti e associazioni per l'igiene ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e la pubblica assistenza, con
(/TRECCANIARTE/)

intento fra teorico e pratico, le associazioni professionali e di categoria, enti e


associazioni per la diffusione della cultura in genere, in particolare per la ricerca
storica, cioè enti e società speciali per laCULTURA
TRECCANI storia, l'archeologia
(/CULTURA/) e le belle arti.
Undici Deputazioni di storia patria (v. XII, p. 637) attendono alla ricerca e
pubblicazione delle fonti storiche, regionali e nazionali, afffiancate da istituti,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
associazioni, comitati e direzioni di periodici di storia, ecc., nelle minori sedi. Il
lavoro è per quanto è possibile coordinato o integrato dal R. Istituto storico
italiano con sede in Roma.

Accanto agl'istituti d'insegnamento propriamente detti, e spesso annessi a essi,


sono inoltre particolari istituti e laboratorî, senza funzione didattica, stazioni
sperimentali, orti botanici, ecc., che, forniti di propria biblioteca e spesso di
proprî gabinetti, attendono e collaborano, con scopi teorici o teorico-pratici,
alla ricerca, incremento e diffusione della scienza. Tutti questi istituti e
laboratorî scientifici (che oggi in Italia assommano a più che 800) si possono
raggruppare in tre categorie: 1. di scienze fisico-matematiche e geografiche
(osservatorî astronomici, geodetici, geofisici, istituti di fisica, di chimica,
d'ingegneria, e laboratorî sperimentali per determinate industrie); 2. istituti di
biologia (antropologia, fisiologia, zoologia, botanica, ecc.), d'igiene e
batteriologia, di agraria (patologia vegetale, bachicoltura, zootecnica, ecc.); 3.
istituti per le scienze mediche Per l'enumerazione ed illustrazione di essi si
rimanda alle fonti citate nella bibliografia.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 224/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Si ricordano da ultimo gl'istituti culturali internazionali che sono in Italia in


gran numero: ad esempio 
l'Istituto internazionale di agricoltura a Roma;
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

gl'istituti esteri fondati in Italia, con particolare carattere e scopo, archeologico,


(/index.html)
artistico, ecc. nei principali più ricchi centri di cultura (Roma, Firenze, Napoli,
CATALOGO (/CATALOGO/)
Bologna, ecc.), da numerose nazioni d'Europa e d'America; gl'istituti italiani
all'estero; le missioni scientifiche, ecc.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Bibl.: A intendere il nuovo spirito informatore della scuola v. soprattutto le
opere di G. Gentile, di G. Lombardo-Radice, E. Codignola, ecc. Delle
numerosissime pubblicazioni ufficiali v. sull'istruzione
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) superiore la relazione
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Ceci della Commissione reale per il riordinamento degli studî superiori, I,


Roma 1914. Fra le più recenti v. Annali dell'istruzione elementare, rassegna
bimestrale, annate I a V, Roma, VI e segg., Firenze; Annali della pubblica
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

istruzione, II, Istituti medi e superiori, anno 1°, Roma 1924-26; poi, Annali
dell'istruzione media, anno 2° a 9°, Firenze
ACQUISTA1926-32; L'istruzione nautica in Italia,
(/EMPORIUM/)

Roma 1931; Notizie sull'istruzione agraria media in Italia, Roma 1930;


L'insegnamento commerciale medio in Italia, Roma 1930; L'istruzione industriale in
Italia, Roma 1930. V. inoltre: D. Lupi, La riforma Gentile e la nuova anima della
scuola, Milano 1924; L. Severi e G. Sangiorgio, Manuale di legislazione
sull'istruzione media, Torino s. a.

Per gl'istituti culturali e scientifici: oltre agli organi d'informazione


bibliografica forestieri e generali (quali Minerva e Index generalis), oggi si hanno
anche in Italia varî repertorî enumerativi e descrittivi; ad es. S. Pivano,
Annuario degl'istituti scienti ici italiani, Bologna-Roma 1919-20, I e II. Allo scopo
di preparare e svolgere la bibliografia nazionale italiana il Consiglio nazionale
delle ricerche ha già dato una serie di pubblicazioni descrittive, statistiche e
bibliografiche, che attraverso varie edizioni, vanno diventando sempre meglio
informate e complete; sono: Enti culturali italiani, 1ª ed. in un vol., Bologna
1929; 2ª ed., in 3 voll., Roma 1931-32; Istituti e laboratori scienti ici italiani, 1ª ed.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 225/1196
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in un vol., Bologna 1928; 2ª ed., in 3 voll., Roma 1931-32; Periodici italiani


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
scienti ici e tecnici e di cultura 
generale, 3ª ed., Roma 1931, ecc. Per gli enti
culturali
(/index.html)delle due categorie particolarmente qui contemplate, utili contributi
storici e bibliografici sono raccoltiCATALOGO
nella rivista Accademie e biblioteche del
(/CATALOGO/)
Ministero dell'educazione nazionale. - Per le collezioni artistiche, archeologiche
ecc., v. Le gallerie nazionali italiane, Roma 1894-1902, voll. 5; e Fr. Pellati, I
musei e le gallerie d'Italia, Roma SCUOLA
1922. - (/TRECCANISCUOLA/)
Per gl'istituti stranieri in Roma, cfr. i
ricchi Annales institutorum quae provehendis humanioribus disciplinis artibusque
colendis a variis in urbe LIBRI sunt nationibus, Roma
erecta(/TRECCANILIBRI/) 1928-31, voll. 3.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Dominî coloniali.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

I dominî esterni dell'Italia sommano complessivamente a circa 2.471.535 kmq.


di territorio, con circa 2.430.000 ab., e sono quasi per intero costituiti dalle tre
colonie africane dell'Eritrea, dellaACQUISTA
Somalia (/EMPORIUM/)
e della Libia; all'infuori di esse
comprendono le Isole italiane dell'Egeo e l'isoletta di Saseno nell'Adriatico
meridionale. Di fronte ai 34 milioni di kmq. con 450 milioni di ab., costituenti
l'Impero Britannico e ai 12.700.000 kmq. e 65 milioni di ab. del dominio
coloniale francese, la disparità appare enorme; e tale essa è anche rispetto ai
dominî esterni di alcuni stati minori, quali l'Olanda (2.000.000 kmq. e 62
milioni di ab.) e il Belgio (2.385.000 kmq. e 13 milioni di ab.). Tale disparità ha
la sua prima radice in cause d'ordine storico ben note: assorbita interamente,
fino al 1870, dal problema, sopra ogni altro preponderante, della ricostituzione
della sua unità, non poteva l'Italia - o per essa i governi degli stati più vitali -
partecipare al movimento coloniale che caratterizza il secolo XIX; né ciò fu
possibile al nuovo regno dopo la sua proclamazione e neppur dopo la presa di
Roma, perché, per quanto uomini di stato avveduti sostenessero sin d'allora la
necessità di un'espansione politica oltremare e avviassero anche qualche timido
tentativo, le preoccupazioni inerenti alla riorganizzazione interna sembrarono
assorbire esclusivamente l'attenzione dei dirigenti la politica italiana. Quando,
dopo il 1880, si entrò, pur attraverso dubbî e incertezze, nella fase di
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 226/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

un'attuazione concreta, la partizione dei possedimenti coloniali era già nella


massima parte avvenutaISTITUTO
e l'Italia  o più
si trovava esclusa dalle regioni più ricche
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

promettenti in tutti i continenti.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Per le vicende dell'occupazione dei territorî africani si vegga il paragrafo:
Storia, alle singole voci.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Qui si osserverà che i rapporti commerciali fra madrepatria e colonie sono
ancora, nonostante il vigoroso impulso dato all'attività coloniale nell'ultimo
decennio, assai modesti. Nessuna
LIBRI delle colonie
(/TRECCANILIBRI/) ha (/TRECCANIARTE/)
ARTE per ora grande valore come
paese minerario o come integratrice, su larga scala, di materie prime mancanti
nella madrepatria. Sotto quest'ultimo riguardo può entrare in qualche
considerazione solo la SomaliaTRECCANI
(cotone,CULTURA
ecc.). Come sbocco alla popolazione
(/CULTURA/)

esuberante può valere, ma certo in misura limitata rispetto alle necessità


dell'Italia, la colonia libica la quale tuttavia, per la larga parte di territorio
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
desertico o subdesertico che comprende, ha un valore di gran lunga minore di
qualsiasi delle colonie di analoga estensione che altri stati posseggono in Africa.
Maggior importanza ha la Libia come "quarta sponda" dell'Italia, contribuendo
a rafforzarne la situazione nel Mediterraneo. Importanza notevole hanno le due
colonie orientali in relazione alle vie verso l'Oceano Indiano che rimangono
largamente aperte, per l'avvenire, a una feconda espansione commerciale
italiana; ma tra quelle due colonie s'incuneano territorî appartenenti ad altre
potenze. Le isole dell'Egeo hanno veramente la funzione di avamposto verso i
paesi del Levante nei quali l'Italia ha da gran tempo tanti interessi.

Ma nel complesso le condizioni d'inferiorità dell'Italia rispetto alle altre grandi


potenze risultano evidenti, nonostante i grandi progressi fatti nell'attività
coloniale e il crescente bisogno di espandersi della stirpe.

PREISTORIA E STORIA.

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Sommario. Preistoria (p. 791); L'Italia fino alla caduta dell'Impero romano (p.
797); Regni barbarici inISTITUTO
Italia (p. 800); La rinnovazione dell'Impero (p.
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
805);
Regno di Germania, Regno d'Italia, Impero (p. 810); Nuove forze
(/index.html)
rivoluzionarie e costruttive fra il X e il XII secolo (p. 814); L'inizio dell'età
CATALOGO (/CATALOGO/)
comunale (p. 820); L'età sveva: papi e comuni contro l'unità regia (p. 825); Vita
e cultura di borghesia italiana: secoli XIII e XIV (p. 832); Luci e crepuscolo del
papato e dell'impero nel Medioevo (p. 835); Signorie e principati (p. 840);
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
L'Italia e l'Europa nella seconda metà del '400 (p. 845); L'Europa alla conquista
dell'Italia (p. 851); Primato intellettuale e servitù politica (p. 857);
Ricostruzione cattolicaLIBRI
e ricostruzione stataleARTE
(/TRECCANILIBRI/) (p. 862); La dominazione
(/TRECCANIARTE/)

spagnola (p. 867); Decadenza e progresso della vita italiana nel '600 (p. 872);
L'Italia dal 1713 al 1789 (p. 880); l'Italia durante la Rivoluzione e l'Impero (p.
881); L'Italia dal 1815 al 1849 TRECCANI
(p. 883); La formazione
CULTURA del Regno d'Italia (p.
(/CULTURA/)

886); Il Regno d'Italia (p. 888); Fonti (p. 897); Bibliografia (p. 898).

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Preistoria.

Le trattazioni generali svolte sotto le voci riguardanti le varie civiltà


preistoriche (paleolitica, chelléana, acheuleana, moustériana, aurignaciana,
grimaldiana, miolitica, campignana, neolitica, eneolitica, villanoviana, del
bronzo, del ferro, ecc.), in cui non mancano mai notizie più o meno ampie sulle
vicende culturali dell'Italia, ma soprattutto le trattazioni particolari dedicate alle
singole regioni italiane impongono che qui sia tracciato un quadro
assolutamente sintetico, quasi sommario delle più particolareggiate trattazioni
regionali. Sarà dato giusto rilievo soltanto ai problemi che, allo stato presente
degli studî, si debbono ritenere più essenziali.

Paleolitico. - Contrariamente alla negazione di T. Mommsen, secondo cui


l'esistenza dell'uomo in Italia non era da ritenersi più antica della coltivazione
dei campi e della lavorazione dei metalli, le prove positive dell'umana presenza
sulla nostra penisola fino dai primi tempi pleistocenici si ebbero ben presto a
cominciare dalle selci raccolte nell'Imolese da G. Scarabelli, alla metà del secolo
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 228/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

scorso; esse prove si accrebbero sempre più arrivando alle metodiche


esplorazioni dei primi decennî 
del nostro secolo, con il possesso del prezioso
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sussidio dei dati stratigrafici e paleontologici.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Le caratteristiche industrie del Paleolitico inferiore e medio, cioè quella degli
amigdaloidi (chelléana-acheuleana) e quella delle schegge ritoccate (moustériana),
non solo ci sono note per mezzo di moltissimi
SCUOLA ritrovamenti alla superficie o
(/TRECCANISCUOLA/)
sporadici, ma soprattutto per scavi regolari in strati intatti e sicuri (Agro
Venosino, Capri, Valle del Liri per la prima; strati inferiori delle Grotte
Grimaldi, Caverna Pocala
LIBRInel Triestino, ecc.,ARTE
(/TRECCANILIBRI/) per la seconda).
(/TRECCANIARTE/)

Ultimamente poi, le indagini in Lucania hanno arricchito ancor più il quadro


della vita pleistocenica italiana,TRECCANI
con la scoperta nella Grotta di Loretello
CULTURA (/CULTURA/)

(Venosa) di uno strato con rozze selci scheggiate comparabili a quelle


dell'industria detta da A. Commont prechelléana (seconda e terza terrazza a
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Saint-Acheul): la posizione dello strato a quota inferiore a quello di Terranera
di Venosa, con cui pure si coordina, e l'associazione con fauna fossile
caratteristica del Quaternario più antico, provano che il deposito umano di
Loretello, secondo Rellini e D'Erasmo, è il più antico finora della penisola,
attestando un orizzonte pre-amigdaliano (v. bibl.).

Le due grandi industrie del Paleolitico inferiore e medio si trovano variamente


distribuite. Quella degli amigdaloidi manca finora nell'Italia settentrionale,
eccettuate le colline dell'Imolese (terrazze del Santerno, legate geograficamente
al centro appenninico); è largamente rappresentata nell'Italia media
appenninica e adriatica e in Lucania (a cominciare dal Forlivese, soprattutto
nell'Umbria, nelle Marche, nell'Abruzzo), è presente nella Valle del Liri, a
Capri, nel Beneventano, sul Gargano, nella Puglia. Finora è assente dalla
Calabria, e manca nelle isole, tranne un unico e discusso manufatto raccolto
presso Alcamo in Sicilia.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 229/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Ma questa industria amigdalare, che sembra patrimonio più particolare delle


regioni montane e più diffusa sul versante adriatico, (non contando la 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

posizione avanzata di Capri, il solo esemplare, di diaspro, più occidentale,


(/index.html)
raccolto a Montepulciano, si può ritenere di provenienza umbra, come
CATALOGO (/CATALOGO/)
un'amigdala fluitata raccolta a Ponte Molle in Roma), si trova quasi dappertutto
associata o mescolata con le schegge di tipo moustériano. Quest'associazione
appare quasi regolare nell'Imolese, nell'Umbria e nelle Marche, nella valle della
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Vibrata, sul Gargano, e anche nell'Agro Materano (dove peraltro è stata
osservata diversa la quota di giacimento); ma si hanno anche strati con puro e
solo materiale amigdaloide, a Capri e a Terranera
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) di Venosa e Sansanello
ARTE (/TRECCANIARTE/)

(Lucania). Il bacino di Venosa dapprima, con gli scavi del 1914, e recentemente
anche la valle del Liri con nuovi reperti a Pignataro Interamna, hanno
dimostrato positivamente la coesistenza dei nostri
TRECCANI CULTURA manufatti chelléani-
(/CULTURA/)

acheuleani con la grande fauna estinta di clima caldo (elefante antico,


ippopotamo, bue primigenio, cervo, ecc.), confermando l'appartenenza dei
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
depositi, e quindi dell'umanità da essi documentata, alla fase interglaciale riss-
wurmiana.

L'industria delle schegge ritoccate, o moustériana, è ancor più diffusa: oltre alle
zone già indicate, dove si mescola con l'amigdalare, è presente nel Carso
Triestino (Grotta Pocala) e nel Veneto (Asolo), nell'Emilia occidentale
(Traversetolo e Lesignano de' Bagni, nel Parmense; Val d'Enza), in Liguria
(strati inferiori della 1ª-4ª, 6ª, 9ª caverna di Grimaldi; grotte del Finalese-
Loanese come la Tana del Colombo), nelle Alpi Apuane, in Toscana (Valdarno
superiore, Val di Chiana), nel Lazio (specialmente bassa Valle del Tevere e
Aniene), e in una grotta a Torre di Scalea (Cosenza). Controversa è la
questione della presenza di autentici manufatti moustériani in qualche grotta
siciliana (es., Carburànceli presso Palermo, S. Teodoro in provincia di Messina)
dove abbondante si sovrappone la successiva industria miolitica.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 230/1196
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Meno uniforme della precedente, questa industria moustériana si presenta con


varietà di aspetti. I manufatti 
delle Grotte Grimaldi (es., Caverna del Principe)
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sono tipici e comparabili col classico moustériano francese (secondo alcuni il


(/index.html)
superiore); e per forma e per la tecnica di lavorazione a essi si collegano più o
CATALOGO (/CATALOGO/)
meno anche i reperti di molte grotte peninsulari (Liguria, Alpi Apuane, Valle
del Liri, Pocala, ecc.). Ma assai diverso, invece, è l'aspetto delle selci provenienti
dalle terrazze emiliane, notevoliSCUOLA
per le (/TRECCANISCUOLA/)
più grandi dimensioni, tanto da
legittimare la denominazione di Moustériano "macrolitico" (Parma, Reggio E.),
e inoltre per la rozza fattura (Imolese). Così pure, qualche forma speciale, a es.
peduncolata, offre l'abbondante materiale delARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Materano.
(/TRECCANIARTE/)

Anche qui si hanno strati puri, ove senza mescolanza con amigdaloidi, le
schegge appaiono esclusive (Liguria,
TRECCANIEmilia occidentale,
CULTURA Lazio, Sicilia). Ma fatto
(/CULTURA/)

più importante è l'associazione dei manufatti moustériani, nelle Grotte


Grimaldi e nei depositi meridionali, con fauna di clima caldo, la stessa che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
accompagna gli amigdaloidi: è un argomento per sostenere la contemporaneità,
almeno parziale, delle due industrie che, variamente distribuite, pur se
mescolate nella maggior parte della penisola, specie nelle zone montuose, si
presentano anche esclusive in taluni strati, si da indurre il Pigorini a supporle
produzioni di due distinte correnti etniche.

I tentativi fatti per stabilire un'esatta posizione stratigrafica e cronologica non


hanno avuto risultato; e anche impossibile è determinare la via d'ingresso nella
penisola delle due culture.

Nessun resto umano relativo alla prima; ma per la moustériana si hanno i primi
fossili umani, col cranio scoperto da I. Cocchi, nel 1867, nelle argille
plioceniche dell'Olmo (Arezzo), oggetto peraltro di discussione, e soprattutto
col cranio "neanderthaloide" recentemente raccolto alle porte di Roma, sulla
sinistra dell'Aniene.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 231/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Lungamente e vivacemente discussa è stata la questione dell'esistenza in Italia


di un Paleolitico superiore, soprattutto sostenuta da A. Mochi, che pur
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
tentò di
inquadrare rigidamente nel classico sistema del De Mortillet le industrie
(/index.html)
pleistoceniche italiane, eccedendo; ma la documentazione della terza
CATALOGO (/CATALOGO/)
fondamentale industria, quella delle lame (o lame strette e svelte, la
Klingenkultur dei Tedeschi), associata con fauna fossile mutata, di clima freddo,
è ormai imponente. Gli strati superiori delle celebri Grotte Grimaldi, la Grotta
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Romanelli sul Canale d'Otranto, intensamente esplorata da G.A. Blanc e che


offre una serie stratigrafica fondamentale, le cavernette dell'Agro Falisco
scavate da U. Rellini, alcune grotte siciliane del
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Trapanese
ARTE illustrate da R.
(/TRECCANIARTE/)

Vaufrey, offrono i dati più sicuri; ma numerosi sono altri giacimenti consimili,
sparsi per la penisola, soprattutto sul versante tirrenico, in Liguria e in
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Toscana, nell'Umbria e nelle Marche, nel Lazio e in Sicilia. Anche da questo
quadro rimangono assenti la Sardegna e, tranne l'Elba, le altre isole.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Ma, in Italia, non si verifica la successione Aurignaciano-Solutréano-
Magdaléniano, così sicura nell'occidente europeo; né vi compare l'animale più
caratteristico, la renna, che si presenta soltanto nelle Grotte Grimaldi senza
superarle. Scarsissime sono le manifestazioni artistiche (statuette femminili
delle Grotte Grimaldi, veneretta steatopigica di Savignano sul Panaro, rozzi
graffiti animaleschi a Grotta Romanelli), manifestazioni che invece
costituiscono la nota dominante della cultura franco-cantabrica,
dall'Aurignaciano al Magdaléniano; finalmente povera e senza significato è
l'industria ossea.

Nell'armamentario siliceo nulla richiama al Solutréano e al Magdaléniano, da


ritenersi quindi del tutto assenti, mentre moltissime sono le forme analoghe a
quelle dell'Aurignaciano francese, specie il medio. Ma le affinità stringenti si
constatano anche con la particolare cultura willendorfiana dei paesi danubiani e
ancor più con la capsiana dell'Africa che sale nell'Iberia; così che, dati i
particolari aspetti, è conveniente distinguere questo Paleolitico superiore, o
finale, dell'Italia col nome più proprio di Grimaldiano, secondo le conclusioni
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 232/1196
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di U. Rellini che vi distingue due facies, l'una settentrionale più affine al vero
Aurignaciano, l'altra meridionale più impregnata di elementi capsiani.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Con
siffatta industria, chiaramente sovrapposta nelle Grotte Grimaldi al
(/index.html)
Moustériano, diffusa per tutta la penisola e in Sicilia, si chiude l'era
CATALOGO (/CATALOGO/)
pleistocenica e s'inizia l'attuale, in cui essa sfuma (v. miolitica, civiltà).

Più numerosi sono i resti scheletrici


SCUOLAumani di questo lungo periodo: sedici
(/TRECCANISCUOLA/)
inumati nelle Grotte Grimaldi, appartenenti a due razze ben distinte (Negroide
e di Cro-Magnon), documentano non solo la presenza di uomini con civiltà
superiore a quella dei neanderthaloidi, ma anche
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEper l'Italia il primo rito
(/TRECCANIARTE/)

funebre, compiuto nelle stesse grotte abitate; a essi si aggiunge lo scheletro


ritrovato a Lama dei Peligni (v. abruzzo) sotto uno strato neolitico antico e
presentante i caratteri della razza detta mediterranea.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Neolitico. - Con il clima mitigato, con la scomparsa della fauna pleistocenica,


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
estinta o trasmigrata per dar posto alle specie attuali, si afferma in tutta Italia la
civiltà neolitica, caratterizzata dalla fissità della dimora, anche costruita
appositamente, dalla levigatura delle pietre, verdi soprattutto (giadeite, nefrite,
cloromelanite, diorite, serpentino, porfirite, ecc.), dalla regolare pratica del rito
funebre inumatorio, dal largo impiego dell'osso lavorato, dallo sviluppo
dell'arte ceramica, dell'agricoltura accanto alla caccia e alla pastorizia, della
prima industria tessile. Contro le supposizioni del passato, ora non si crede più
che questa civiltà sia il prodotto di una grande immigrazione di famiglie venute
dall'Oriente, ma il risultato di una lenta e graduale evoluzione. Nell'Europa
occidentale-centrale lo iato che prima si ammetteva tra Paleolitico e Neolitico,
è riempito dalle culture di transizione (aziliana, tardenoisiana, campignana,
ecc.): queste successioni mancano in Italia, ma i primi germi della nuova civiltà
possono scorgersi nell'ambiente stesso grimaldiano. Ad es., i primi tentativi di
ceramica (Caverna di Equi, nelle Alpi Apuane), riscontrati da altre prove
raccolte nel Paleolitico superiore europeo (Belgio, Francia), si armonizzano con
la presenza di capanne figurate nell'arte franco-cantabrica del Solutréano-
Magdaléniano, con la prima levigatura di pietre nell'ambiente willendorfiano,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 233/1196
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con la stessa costituzione paleolitica del rito funebre accompagnato da corredo


e col cadavere in posizione rannicchiata; infine con la constatazione dei
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
giacimenti di pietre verdi nelle nostre Alpi occidentali e nell'Appennino, per
(/index.html)
cui si dovette ripudiare l'idea dell'importazione assoluta degli strumenti
CATALOGO (/CATALOGO/)
levigati. Oltre a ciò, altri legami con la cultura pleistocenica sono: la
continuazione dell'uso di selci scheggiate, con il largo impiego di punte e di
lamelle e di nuclei negli ambienti neolitici, e oltre, tanto da rendere talvolta
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
incerta la distinzione dai veri tipi moustériani e grimaldiani, e soprattutto il
fenomeno delle persistenze culturali paleolitiche, quali si verificano
ampiamente negli strati neolitici
LIBRI di Sicilia, e in
(/TRECCANILIBRI/) particolar
ARTE modo sui Monti
(/TRECCANIARTE/)

Lessini, sul Gargano, in talune località delle Marche (Arceviese) e dell'Umbria,


e nella Valle della Vibrata. In questi luoghi si raccolsero strumenti scheggiati
analoghi a quelli dei køkkenmødding
TRECCANIdanesi e del(/CULTURA/)
CULTURA Campignien francese (picchi,
tranchets), sì da indurre nella definizione di una speciale civiltà campignana. che
R. Battaglia ha cercato d'individuare nel tempo e nello spazio, mentre, secondo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
la vecchia idea del Pigorini, essa sarebbe la trasformazione dell'industria
amigdalare, prodotta dalle più primitive tribù viventi, appartate, accantonate, a
contatto con le nuove civiltà.

Seriamente avversata, specie per la mancanza di appoggi stratigrafici, l'idea


della continuazione, non solo industriale, innegabile, ma etnica, è tutt'altro che
ripudiabile, pur se grave è il problema dimostrativo.

Anzitutto, gli ambienti naturali, geografici, favoriscono l'idea, che trova


conferma nelle vicende di tempi storici (basti ricordare i Liguri cavernicoli
combattuti da Roma); nelle stazioni dei Lessini, mantenutesi conservatrici fino
agli ultimi tempi repubblicani di Roma, gli strumenti di tipo campignano sono
associati con rozze fogge amigdalari e solutréane, e con le pietre levigate e la
ceramica. Similmente si verifica nell'Arceviese, nella Valle della Vibrata, e sul
Gargano, dove le recentissime esplorazioni di U. Rellini, F. Baumgaertel, R.
Battaglia, confermano l'appartenenza dei manufatti in questione (per i quali il
Vaufrey proponeva una indefinibile facies "garganiana") perfino alla piena età
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 234/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

dei metalli, così come era stato provato nell'Arceviese. Indagini future
potranno dimostrare seISTITUTO
questa (/ISTITUTO/)
industria campignana 
(o questo "Garganiano"),
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sia stata o no preceduta da prodotti più direttamente collegati con gli


(/index.html)
amigdaloidi, ovvero, se riempiendosi una lacuna, debba considerarsi in parte
CATALOGO (/CATALOGO/)
quasi uno strato di transizione, nostrano.

La civiltà neolitica, con le sue molteplici industrie, con i suoi modi d'abitazione
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
(in capanne, in grotte naturali, sotto ripari rocciosi), con i suoi sepolcri
terragni, nei quali anche spicca la posizione rannicchiata del cadavere, è diffusa
dalla cerchia alpina perLIBRI
tutta(/TRECCANILIBRI/)
la penisola e nelle isole:
ARTE in essa si vedono già
(/TRECCANIARTE/)

affluire elementi estranei, prova dei primi commerci terrestri e marittimi, e


anche primo attestato della funzione attrattiva che l'Italia eserciterà soprattutto
nelle età seguenti. Ma, pur cosìTRECCANI
diffusa,CULTURA
il suo aspetto non è uniforme, e
(/CULTURA/)

difficoltosa riesce la distinzione della sua fase più antica da quella più recente,
soprattutto per l'abbondante sovrapposizione degli strati appartenenti alla
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
prima età dei metalli, cioè gli eneolitici. Un Neolitico antico, o fu di breve
durata o sfugge alle ricerche; un criterio distintivo dalla fase finale, più
riccamente rappresentata, fu adottato da G. Chierici, L. Pigorini e P. Orsi,
tratto dalla mancanza o dalla scarsezza di manufatti litici fini o perfezionati,
quali le accette levigate tipiche, le pietre perforate, le punte di freccia silicee. A
un gruppo abbastanza omogeneo di giacimenti piuttosto arcaici sì possono
assegnare: i cosiddetti fondi di capanna del Reggiano (Albinea, Rivaltella,
Calerno, Campeggine) scavati dal Chierici, altri consimili del Modenese e del
Bresciano e del Mantovano, quelli di S. Biagio presso Fano, di Camerata sul
Lago di Lèsina, alcuni della Valle della Vibrata (v. abruzzo) e della Puglia,
qualche stazione del Trentino e qualche deposito delle grotte liguri, la Grotta
Cicchetti nel Materano e la Grotta del Diavolo all'estremo della penisola
salentina. A una fase più recente, forse finale, appartengono gli abitati sulla
roccia di Rumiano a Vayes (Val di Susa) e di Dos Trento (Trentino), la stazione
all'aperto di Alba (Piemonte), fornitrice di una ricca serie di pietre levigate, le
caverne liguri del Finalese (Arene Candide, Pollera, ecc.) e quelle del Carso, gli
abitati delle Isole Tremiti e forse di Pantelleria, la maggior parte dei villaggi
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 235/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

capannicoli della Valle della Vibrata, dove per la prima volta si scoprirono i
fondi di capanna per opera 
di Concezio Rosa, e dove il sistema d'abitazione
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

perdurò a lungo. Il Neolitico della Sicilia, rappresentato da un gruppo


(/index.html)
omogeneo di stazioni, fra cui primeggia Stentinello nel Siracusano (si
CATALOGO (/CATALOGO/)
aggiungano: Matrensa, Tre Fontane, Poggio Rosso, Fontana di Pepe nel
Catanese, Piano Notaro e S. Cono di Licodia Eubea), appare più recente del
peninsulare, specie dell'Adriatico, ma va distinto dal gruppo successivo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sicuramente eneolitico (cultura occidentale di Isnello, a sé; e nell'orientale il
tipo Castelluccio) in cui l'Orsi riconobbe il primo periodo "siculo" (v. sicilia).
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Eneolitico. - L'introduzione dei primi oggetti metallici (asce piatte e pugnali


triangolari di rame, e qualche ornamento d'argento) non turba l'aspetto
sostanziale della civiltà, nel cuiTRECCANI
seno grandemente si perfezionano l'industria
CULTURA (/CULTURA/)

ceramica e quella litica, e che anzitutto mantiene immutato il rito funebre


inumatorio e il sistema di abitazione. Continuano le grotte naturali, come a S.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Canziano (Trieste) e nel Veneto, in Liguria e in Toscana; e le capanne
straminee, circolari o ellittiche, talvolta rettangolari come in Sicilia (Sette
Farine a Terranova), e anche rinforzate da muretti a secco (Veronese, Sicilia),
per lo più si raggruppano in folti villaggi. Alle fosse terragne col cadavere per lo
più rannicchiato, costituenti vere necropoli come la più celebre di Remedello
Sotto nel Bresciano (altre tombe importanti a Ripoli nel Teramano, a
Villafranca Veronese, nel Bresciano, Mantovano, Cremonese, in Toscana e
nell'Umbria, nel Viterbese, nel Beneventano, ecc.), si accompagnano rare le
sepolture in ciste (Val d'Aosta, Liguria), e più diffusamente quelle in grotte
naturali (Trentino, Liguria, Toscana, ecc.). Ma un nuovo tipo si presenta,
quello della cameretta artificialmente scavata nella roccia (tomba a forno, a
calatoia), caratteristico soprattutto della Sicilia in vere necropoli (Castelluccio
nel Siracusano, Monte Sara presso Agrigento, Capaci presso Palermo); esso si
ritrova anche in una importante necropoli di Sardegna (Anghelu Ruju presso
Alghero), e, isolatamente, nell'isola di Pianosa, nel Lazio (Cantalupo-Mandela,
Sgurgola), nel Materano, dove il tipo perdura nell'età enea. Si hanno poi sicuri
esempî di capanne mutate in sepolcro (nel Beneventano, a Ripoli, a Serra
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 236/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

d'Alto nel Materano), e prove irrefutabili della scarnitura del cadavere con
colorimento delle ossa in rosso (Sgurgola), nonché della trapanazione 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
cranica
(Casamari presso Frosinone).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Quanto all'abitazione in capanne, i cui più grandi e complessi esemplari sono
forniti dai villaggi di Ripoli e di Serra d'Alto, importante è il sistema di
recinzione difensiva con grandiSCUOLA
trincee,(/TRECCANISCUOLA/)
ben studiate nel Materano (Serra
d'Alto, Murgecchia, Tirlecchia) e presenti anche in Sicilia (Stentinello), dove
anche appare la cinta con muro di pietre (Branco Grande presso Camarina). In
questi tempi eneolitici,LIBRI
dunque, si ha il vero principio
(/TRECCANILIBRI/) dell'architettura
ARTE (/TRECCANIARTE/)

soprattutto funeraria.

Il perfezionamento dell'industria litica raggiunge


TRECCANI gradi elevati nella
CULTURA (/CULTURA/)

perforazione (martelli, teste di mazza, anelli) e nella scheggiatura minuziosa


della selce (pugnali, cuspidi di lancia, frecce); quello dell'arte ceramica non solo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nella migliore cottura e nelle forme dei vasi, ma specialmente
nell'ornamentazione (incisioni a cotto, ben congegnate, come nelle stazioni di
Molfetta e del Siracusano), e infine nella produzione della prima ceramica
dipinta su superficie lustrata, che, pur se di origine straniera, orientale,
raggiunge nell'Italia meridionale (Molfetta, Matera, Capri) e in Sicilia (Megara
Iblea) notevoli effetti (v. eneolitica, civiltà). E in questo periodo ebbe anche
inizio l'attività mineraria (es., le miniere di selce a Monte Tabuto nel
Siracusano); s'intensificò quella commerciale, sia fra le stesse regioni italiane
per lo scambio del rame, del cinabro, delle pietre verdi, dell'ossidiana
specialmente, che ebbe come centro primario l'isola di Lipari, sia con paesi
stranieri. Dalla Penisola Iberica, grande focolare di cultura eneolitica, si diffuse
forse il "bicchiere a campana" raccolto in tombe del nord (Cremonese) come del
sud (Villafrati in Sicilia), s'importarono gli oggetti d'argento (spillone di
Remedello, pettorale di Villafranca Veronese) e la cosiddetta alabarda;
dall'Oriente egeo pervennero in Sicilia i celebri ossi lavorati di Castelluccio,
simili a quelli di Troia, e in Sardegna gl'idoletti di marmo di tipo cicladico,
trovati ad Anghelu Ruju, e imitati. Altri saggi di plastica infantile sono state
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 237/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

raccolte in Liguria (Arene Candide, Pollera) e nella Puglia; mentre a Malta si


sviluppò una vera attività 
scultoria: vi si scolpirono strane figure accosciate
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

destinate al culto, praticato in templi sotterranei (vedi malta: Preistoria).


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Ma, fatto singolare, nell'Italia settentrionale, è l'impianto e il primo sviluppo
delle abitazioni lacustri su palafitta, che diverranno più caratteristiche nell'età
successiva. Nella Lombardia centrale-occidentale le palafitte più antiche
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
risalgono a questo periodo, se non già alla fine dello stesso neolitico puro; e
benché lo studio dei materiali palafitticoli, dato l'inevitabile naturale
rimescolamento, sia difficile, alcune stazioni di
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) breve
ARTE durata meglio servono
(/TRECCANIARTE/)

alla determinazione di arcaicità (Polada presso Desenzano, Ca' de Cioss e


Lagazzi nel Cremonese, Cataragna nel Bresciano, ecc.).
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Anche più antiche, rispetto a quelle dell'età enea, devono considerarsi le


palafitte venete (Arquà, Fimon), che L. Pigorini includeva nel suo gruppo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
"orientale" non oltrepassante la linea del Mella-Oglio, considerandolo più
legato alle terramare; oggi la distinzione dei due gruppi sotto il punto di vista
cronologico, non è più ammessa dagli studiosi.

In sostanza uniforme, la civiltà eneolitica presenta anche notevoli differenze


regionali, che saranno il fondamento di quelle più sensibili delle successive età.
La Sicilia ha caratteri proprî, e così la Sardegna, e diversi dalla cultura
peninsulare, già variata, pur se debolmente. G. A. Colini riconobbe tre aspetti o
gruppi: 1. delle palafitte più antiche di Lombardia; 2. delle sepolture in fossa
terragna o in grotta dell'Italia settentrionale e centrale; 3. del litorale toscano e
del Lazio (cui può aggiungersi il mezzogiorno), avente per caratteristica più
saliente l'uso delle grotticelle artificiali funerarie. Prematuro forse è ogni sforzo
per stabilire una successione cronologica sicura, all'infuori del riconoscimento
di depositi iniziali, che si collegano ai villaggi siciliani tipo Stentinello (prima
attribuiti all'Eneolitico, poi nuovamente giudicati del Neolitico puro), e di
qualche strato che, come la tomba di Battifolle (Cortona), segna il passaggio
all'età enea.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 238/1196
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Se nelle prime palafitte si può supporre, con il Pigorini, la discesa di genti dalla
Svizzera, paese "classico"  il
al riguardo, in generale gli archeologi, per tutto
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

complesso delle stazioni peninsulari, non pensano a mutamento di razza (a


(/index.html)
differenza di qualche storico che già vede l'ingresso di elementi italici); la qual
CATALOGO (/CATALOGO/)
razza, che secondo alcuni sarebbe da chiamare ibero-ligure, è in sostanza la
mediterranea.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Età del bronzo. - Non ugualmente può dirsi per la successiva età enea, in cui
realmente si avverte un fatto nuovo, con la conseguenza dell'impostazione di
gravi e discussi problemi da(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI parte dei paleoetnologi, e nella quale si deve
ARTE (/TRECCANIARTE/)

riconoscere la base formativa di quella civiltà che poi sarà l'italica dell'alba
storica.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Il fatto nuovo è rappresentato dall'impianto e dallo sviluppo delle cosiddette


terramare lombardo-emiliane, palafitte in terra asciutta, rigidamente
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
organizzate nel loro tipo più evoluto (Castellazzo di Fontanellato, Castione de'
Marchesi, ecc.) con norme attestanti un grado superiore di convivenza sociale,
sulla base di un principio di collettivismo, che è in assoluto contrasto con la
sostanzialità della precedente civiltà neo-eneolitica. Il contrasto è aumentato
dalla prima presenza del rito funebre a incinerazione, praticato con fitte
necropoli caratterizzate da una straordinaria semplicità, o rudezza, e dalla
mancanza di personali distinzioni. Così l'Italia settentrionale viene in certo
modo a corrispondere al quadro offerto dall'Europa centrale-danubiana con i
suoi "campi di urne" (v. inumazione e incinerazione).

La civiltà delle terramare, giustamente attribuita a un popolo di agricoltori e di


combattenti (accanto alle falci di bronzo, spiccano le lance e le spade), per
quanto sia collegabile a quella delle palafitte lacustri dal punto di vista del
generico sistema d'abitazione, presenta un aspetto intimo e complessivo del
tutto particolare. Limitata nello spazio e nel tempo, essa si distende nella
Lombardia bassa-orientale (Mantovano, Cremonese, Bresciano) e nell'Emilia,
dal Piacentino al Bolognese: ci è nota per un seguito di accurate e intense
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 239/1196
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esplorazioni, e con un numero di più sicure stazioni sommante a settanta o


poco più. Presenta due ISTITUTO
fasi di vita, come le palafitte del Garda (Peschiera)
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  più
affini: una più antica, in cui ancora abbondano gli oggetti di pietra (stazioni
(/index.html)
sulla sinistra del Po), l'altra più recente, in cui la sostituzione con armi e
CATALOGO (/CATALOGO/)
strumenti di bronzo è quasi completa (stazioni emiliane soprattutto). Questa
seconda fase rappresenta il pieno dell'età e la fine; e però le terramare emiliane,
realmente produttrici di bronziSCUOLA con intensa attività e con forme tipiche, come
(/TRECCANISCUOLA/)
nessun'altra regione d'Italia del tempo, vennero considerate l'epicentro della
civiltà enea peninsulare. Circa sull'inizio del primo millennio a. C., la vita delle
terramare quasi d'improvviso cessa; e mentreARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) più tardi a est del Panàro si
(/TRECCANIARTE/)

sviluppa la civiltà villanoviana, a ovest di quella linea scarsi documenti si hanno


di una cultura terramaricola attardantesi (necropoli di Bismantova nel
Reggiano, e di Fontanella Mantovana), e sugli strati
TRECCANI CULTURA archeologici veramente
(/CULTURA/)

terramaricoli si sovrappongono solo tracce dell'epoca detta etrusca. Della


scomparsa dei terramaricoli, attribuita alla loro migrazione oltre Appennino
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dalla classica teoria pigoriniana, non si spiegavano se non vagamente le vere
cause determinanti; oggi si vogliono pensare dovute a mutamenti climatici, in
armonia con i fenomeni studiati nella Germania meridionale dal Gams e dal
Nordhagen, e con i quali anche sarebbe in relazione l'innalzamento del livello
nei laghi svizzeri.

L'uniformità della civiltà del bronzo in Italia, affermata da qualche studioso, è


solo apparente; può limitarsi ai soli oggetti metallici. Ma, la produzione
ceramica, in primo luogo, e il sistema di vita risultante dalle forme d'abitazione
e anche dal rito funebre, impongono alla riflessione una sostanziale differenza.

Anzitutto, staccata dalle terramare resta la cultura delle palafitte occidentali, o


lombarde, non ricca e meno variata, la quale alla fine dell'età si distende fino in
Piemonte (torbiere d' Ivrea, di Trana, ecc); completamente diversa è poi la
sostanza della civiltà, non solo della Sicilia e della Sardegna, ma di tutto un
foltissimo gruppo di stazioni peninsulari in cui si continua il vecchio sistema
(villaggi di capanne semisotterranee, grotte naturali).
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 240/1196
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Si distendono esse dal Veneto alla Lucania, soprattutto affollandosi nella


regione montuosa digradante verso l'Adriatico; e, un poco diverse, sono
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
presenti anche nella Lombardia centrale e occidentale attorno alla
(/index.html)
concentrazione terramaricola (Cella Dati, S. Pietro in Mendicate, Vho di
CATALOGO (/CATALOGO/)
Piadena, Calvatone, Gottolengo bresciano, ecc.). Distinte in piccolo numero
dallo stesso Pigorini, e spiegate come sedi delle famiglie neoeneolitiche
persistenti, furono poi messe inSCUOLA
rilievo(/TRECCANISCUOLA/)
da G. A. Colini (le più importanti:
Marendole nel Padovano, Toscanella Imolese, Monte Castellaccio Imolese,
Bertarina di Vecchiazzano forlivese, Villa Bosi e Cassarini a Bologna) che le
collego alle stazioni allora
LIBRInote delle Marche ARTE
(/TRECCANILIBRI/) (Arceviese, Grotta di Frasassi) e
(/TRECCANIARTE/)

alle persistenze neo-eneolitiche della Valle della Vibrata, e ai depositi più


meridionali (Grotta delle Felci a Capri, Grotta Nicolucci presso Sorrento,
Grotta Pertosa nel Salernitano): i quali CULTURA
TRECCANI ultimi sono stati oggetto di studio più
(/CULTURA/)

proficuo da parte di G. Patroni e di U. Rellini, specie dopo l'esplorazione della


Grotta di Latronico (Potenza). Ma il numero di queste stazioni è andato sempre
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
aumentando, specie per merito delle indagini del Rellini, il quale per meglio
individuarle ha proposto il nome comprensivo di extra-terramaricole.
Purtroppo, scarsi sono i sepolcri che a esse o si riferiscono o si possono
collegare; ma i pochi (es., Povegliano Veronese, Toscanella Imolese, Parco de'
Monaci nel Materano) confermano il contrasto con le terramare, per il rito
inumatorio praticatovi.

Anche per le stazioni extra-terramaricole (v. bibl.) si devono riconoscere due


fasi: l'una più antica, in cui quasi del tutto assente è il bronzo (tipiche le stazioni
dell'Arceviese, Le Conelle, e altre marchigiane), mentre impressionante è
l'abbondanza e la varietà della litotecnica; l'altra più recente e meglio
documentata nell'Emilia, nelle Marche (Filottrano, Spineto, Pievetorina, ecc.),
nello Abruzzo, nella Puglia e in Lucania, in Campania e più recentemente nel
Senese (Montagna di Cetona). In questa fase seriore non tanto valgono gli
oggetti di bronzo, sempre scarsissimi, o non mai abbondanti come nelle
terramare, ma è la produzione ceramica che assume uno speciale valore
significativo. Accanto allo sviluppo dell'impasto nero-lucido, o pseudo-
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 241/1196
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bucchero, accanto alle forme più ricche e variate, la nota dominante consiste
nella decorazione incisaISTITUTO
con motivi  dagli
meandriformi e spiralici, non dissimili
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

schemi della ceramica eneolitica di Butmir (Bosnia), apparentata nella


(/index.html)
manifestazione più semplice con riempitura biancastra ai cocci neo-eneolitici
CATALOGO (/CATALOGO/)
siciliani (Stentinello, ecc.), e in limitata parte anche analoga alla cosiddetta
Bandkeramik germanica. Straordinario è anche lo sviluppo delle anse, compresa
quella cornuta o lunata, finora ritenuta peculiarmente caratteristica delle
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
terramare, ma che il Patroni per le stazioni lombarde e il Battaglia per le
palafitte venete, e ora anche il Rellini per le Marche, vedono sorgere ed
evolversi negli ambienti extra-terramaricoli.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Altro fatto importante è il culto professato alle acque, sorgive come nella
Grotta Pertosa, medicamentose come a La Panighina (Forlì), o culto vago come
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

nella Grotta di Frasassi, e forse anche in quella di S. Michele a Monte


Sant'Angelo (Gargano).
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Nonostante la scoperta di Cetona (Belverde), quasi nel cuore d'Italia, non


contando la Liguria dove permane conservatrice l'antica vita trogloditica, sul
versante tirrenico tosco-laziale la civiltà del bronzo rimane sempre singolare,
attestata da un buon numero di ripostigli e da scarsi ritrovamenti sporadici di
oggetti metallici. E, in realtà, mentre nei villaggi emiliani, più a contatto delle
terramare, si sono trovate anche le matrici per fusione, al contrario le stazioni
adriatiche, marchigiane e abruzzesi spiccano per la loro povertà di bronzi; i
quali infine, se presenti a Belverde di Cetona, ma non abbondantemente,
appartengono alla fine dell'età e all'alba della civiltà del ferro.

Al confronto, la Sicilia, che certo influisce sull'Italia meridionale, sviluppa la sua


propria civiltà del 2° periodo siculo (tipo Matrensa-TapsoCassibile-Pantalica,
per le necropoli, e tipo Caldare-Cannatello, per gli abitati) più fornita di bronzi;
inoltre più ricca di contenuto metallico è la Sardegna dove fiorisce la
particolare civiltà dei nuraghi, con la singolare produzione dei bronzetti
figurati votivi (v. bronzo: Civiltà del bronzo; nuraghi; sardegna; sicilia).
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Riassumendo, per l'età del bronzo, l'Italia presenta questi distinti gruppi
culturali: 1. palafitte delISTITUTO
settentrione  più
(Veneto, Lombardia orientale: queste
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

confrontabili con le svizzere); 2. terramare lombardo-emiliane, costituenti un


(/index.html)
gruppo omogeneo con caratteri tipici; 3. stazioni extra-terramaricole della Val
CATALOGO (/CATALOGO/)
Padana, con maggiori contatti con la cultura terramaricola; 4. stazioni extra-
terramaricole appenniniche (da Toscanella Imolese, attraverso le Marche e
Cetona, alla Campania-Lucania) caratterizzate dallo stile ceramico "Pertosa-
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Latronico"; 5. territorio pugliese, dove si innalzano dolmen e menhir, ancora
non chiaro nel suo preciso significato; 6. Sicilia, più aperta, specie nella parte
orientale, agli influssi egei; 7. Sardegna nuragica,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE dove convergono influssi
(/TRECCANIARTE/)

orientali, egei, e occidentali, balearico-iberici.

Per i gruppi extra-terramaricoli non si sollevano problemi; la fondamentale


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

unità può essere addotta come prima prova della persistenza etnica neo-
eneolitica; oltre agl'influssi provenienti dal nord, dalla civiltà terramaricola che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
propaga fino allo Ionio i suoi prodotti metallici, si deve tener conto di quelli
siciliani più appariscenti nel mezzogiorno (in primo luogo il sistema funerario
delle grotticelle nel Materano); non definibili ancora sono i supposti influssi
d'oltre-Adriatico.

Discussa invece è l'origine e la vita delle terramare. Contro la prevalente teoria


formulata da G. Chierici, W. Helbig, L. Pigorini, che le ritiene fondate da una
potente immigrazione di genti arie, i primi Italici, sta l'opposizione del Brizio
che le attribuiva alle medesime genti neolitiche, da lui chiamate liguri. Ma la
civiltà terramaricola, con la sua rigida organizzazione sociale, con la più
sviluppata capacità metallurgica, non accompagnata da vero spirito d'arte, e
infine col rito funebre dell'incinerazione, assoluta novità, è troppo discordante
dall'essenza culturale delle genti neoeneolitiche, più atte fra l'altro all'esercizio
di virtù plastiche e decorative, estetiche. Si deve pertanto riconoscere la sua
prepotente individualità, e quindi la sua origine estranea. Oscuri invece
rimangono il luogo originario e la via d'accesso: se ancora qualche
paleoetnologo guarda all'oriente danubiano, come D. Randall MacIver, peraltro
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 243/1196
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la via d'accesso non può ritenersi più la Val d'Adige, dove la cultura
terramaricola sale, ma non 
discende. Restano, la grande via di tutte le invasioni
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

storiche, attraverso le Alpi Giulie, o, come ha accennato il Leopold,


(/index.html)
dimostrando l'infondatezza delle analogie finora addotte col materiale
CATALOGO (/CATALOGO/)
ungherese, quella stessa tenuta dai primi palafitticoli, attraverso l'Alpe lacustre.

Prima età del ferro. - Con la scomparsa della vita terramaricola e con le prime
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
necropoli a incinerazione dell'Italia centrale, si entra in tempi ormai
protostorici.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

La ragione fondamentale della varietà che la ricca civiltà del ferro italiana
presenta (per le dettagliate notizie si rimanda a: ferro, civiltà del) sta negli
aspetti differenziati della precedente
TRECCANIcultura enea.
CULTURA I rapporti molteplici,
(/CULTURA/)

commerciali e culturali in genere, attivi nell'interno fra gruppo e gruppo, e


vigenti con l'estero per vie terrestri e per mare, dànno all'insieme un
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
superficiale aspetto di uniformità, tanto più appariscente nelle regioni dove il
rito incineratore si afferma nelle necropoli con generale prevalenza sul
principio. Così si spiegano le analogie formali del materiale specie ceramico
deposto nelle tombe a inumazione calabresi di Torre Galli e di Canale-Janchina
(v. calabria: Preistoria: ferro, civiltà del) con le stoviglie villanoviane dei gruppi
incineratori emiliano-tosco-laziali.

Dei nove gruppi in cui si distingue la nostra prima civiltà del ferro peninsulare
in base ai materiali dei sepolcreti (1°: di Golasecca o Ticinese; 2°: Veneto-
Istriano; 3°: Villanoviano bolognese; 4°: Villanoviano tosco-umbro; 5°: Laziale;
6°: Piceno; 7°: Sannita-Campano; 8°: Bruzio-Lucano; 9°: Apulo-Messapico), gli
ultimi quattro, adriatico-meridionali, spiccano singolarmente per la costante
praticazione del rito inumante, eccettuato l'isolato fenomeno di Monte
Timmari in Lucania.

Così l'Italia peninsulare adriatica e meridionale, come già nell'età enea, ancora
mantiene un'indistruttibile indipendenza.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 244/1196
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Il rito incineratore, che si afferma, preponderando, nel Villanoviano arcaico del


Bolognese, si diffonde nel 
centro d'Italia soprattutto sul versante tirrenico;
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

preponderante anche qui nelle più arcaiche necropoli della bassa Etruria, quasi
(/index.html)
esclusivo sui Monti Albani (ma mescolato e in minoranza sul suolo romano,
CATALOGO (/CATALOGO/)
alle origini della città) e non sorpassa le Paludi Pontine, come non varca la
catena appenninica verso l'Adriatico. Man mano che si propaga e si mescola,
perde il suo carattere primitivoSCUOLAdi rude(/TRECCANISCUOLA/)
semplicità, arricchendosi le tombe di
corredo; e nel corso dell'età, sempre più mescolandosi alle fosse inumatorie
(salvo pochi casi isolati di tenace persistenza), finisce per esser debellato,
allorché tra il sec. VIIILIBRI
e il VII a. C., con i potenti
(/TRECCANILIBRI/) ARTE influssi d'oltremare, orientali,
(/TRECCANIARTE/)

la primitiva civiltà del ferro si trasforma.

Purtroppo, alle vicende studiate nelle numerosissime


TRECCANI necropoli non possono
CULTURA (/CULTURA/)

accompagnarsi quelle degli abitati, data la straordinaria penuria delle reliquie


rintracciate: tanto che legittimo può sorgere il dubbio se qualche stazione
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
attribuita all'età enea finale non debba passarsi addirittura alla fase successiva.
Al contrario, nel nord, nella Venezia Giulia, e anche nella Tridentina,
abbondanti sono le vestigia degli abitati preistorici (castellieri). La complicata e
avvicendata storia delle necropoli, oltre ai caratteri intrinseci del materiale,
servì di base agli archeologi per la risoluzione del problema etnologico, cioè la
formazione della nazionalità italica, risolto altrimenti e con altri mezzi da
antropologi, storici e glottologi.

La teoria pigoriniana, non senza opposizioni parziali e totali, ammetteva la


reale discesa delle genti terramaricole per quasi tutta la penisola, dal
Villanoviano arcaico bolognese, direttamente provenuto, alle antichità prisco-
laziali, più affini alla rude semplicità terramaricola, e fino allo Ionio; in virtù di
questa concreta propagazione si sarebbe intonata in un tutto più armonico la
varietà culturale della penisola. A conforto della tesi si citava: la serie delle
necropoli dette di transizione (Bismantova, Fontanella, Pianello, Timmari)
collegate alle più arcaiche del periodo successivo (Boschetto di Grottaferrata,
Allumiere, Palombara Sabina, S. Vitale bolognese, ecc.), e specialmente la
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 245/1196
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cosiddetta terramara della Punta del Tonno a Taranto. Ma questa, non


definitivamente divulgata, 
è stata sempre causa di serî dubbî, sì da persuadere
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

che il carattere terramaricolo poggi su pure esteriorità del materiale; infine


(/index.html)
scavi recentissimi al Pianello di Genga e nella gola del Sentino, con i loro
CATALOGO (/CATALOGO/)
risultati, se non spiegano altrimenti la presenza del rito funebre incineratore,
per lo meno distruggono il valore di caposaldo che questa necropoli, ora
giudicata più tarda, finora aveva. Gli stessi seguaci della teoria pigoriniana
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
hanno riconosciuto che la funzione dominatrice della civiltà terramaricola
debba contenersi in più giusti limiti; mentre altri studiosi ingiustamente la
negano senz'altro. LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Con la preoccupazione di accordare i risultati archeologici di scavo, non solo


con le tradizioni storiografiche, ma soprattutto
TRECCANI con le definizioni nominali
CULTURA (/CULTURA/)

delle varie popolazioni italiche, quali si desumono dalla storia, si sono proposte
molteplici soluzioni, escogitando successive immigrazioni (proto-italiche e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
italiche), per spiegare etnologicamente le varietà della prima civiltà del ferro, in
relazione al più dibattuto problema delle origini etrusche (vedi etruschi).

Di qui le varie vedute di E. Brizio, G. Ghirardini, G. De Sanctis, B. Modestov,


L. A. Milani, A. Grenier, D. Randall MacIver, F. von Duhn, L. Pareti, G.
Patroni, G. Devoto, ecc.

Più generalmente l'italicità viene riconosciuta nelle genti incineranti, né si può


disconoscere la giustezza del riconoscimento; ma d'altra parte, se diamo al
termine italico il suo più giusto e puro significato e valore, quale la glottologia e
anche la storia consigliano, non può non recare disagio il constatare che la vera
italicità, storicamente concreta con le stirpi osco-umbre e sabelliche, si basa
archeologicamente su quei gruppi adriatico-meridionali caratterizzati dalla
persistente cultura neo-eneolitica e dalla costante pratica del rito inumante:
razza antropologicamente mediterranea.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 246/1196
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Quasi a togliere il disagio, ma partendo dalle arcaiche inumazioni di Terni, F.


von Duhn ha suddivisoISTITUTO
gl'Italici(/ISTITUTO/)
in incineratori e inumanti, ritenendo 
MAGAZINE (/MAGAZINE/)
questi
ultimi discesi nella penisola circa un millennio dopo i primi (terramaricoli e
(/index.html)
proto-villanoviani); ma giustamente si è osservato da molti l'impossibilità di
CATALOGO (/CATALOGO/)
siffatta tardiva discesa nel cuore d'italia, discesa che non lascia tracce del
passaggio. Da ultimo, nel campo archeologico, U. Rellini ha assegnato
senz'altro il nome di Italici ai gruppi appenninici e meridionali della cultura
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
enea, in realtà anacronisticamente rispetto alle definizioni finora adottate dai
varî paleoetnologi. Ma la difficile risoluzione, anzitutto, non può farsi senza
inquadrare nell'esame LIBRI
totalitario la civiltà terramaricola,
(/TRECCANILIBRI/) nonché quelle
ARTE (/TRECCANIARTE/)

successive più affini a essa; secondariamente, alla risoluzione stessa nuoce ogni
criterio di rigidezza fondata sulle definizioni nominali, formazioni di tempi
maturi e non originarî, alla pari dei linguaggi
TRECCANI CULTURA italici stessi che servono di base a
(/CULTURA/)

storici e glottologi. Dal puro punto di vista archeologico può dirsi: non si può
disconoscere l'esistenza di un grande fondo sostanziale, culturale ed etnico,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
quale l'Italia dell'età enea mostra già ricco di vitalità che posteriormente si
rivela; ma è anche evidente la penetrazione nel nord di gente diversa, quale la
terramaricola. I rapporti reciproci e molteplici, commerciali e culturali,
innegabili, e anche la propagazione di elementi umani, non catastrofica e
limitata, almeno nelle regioni dove il rito incineratore dapprincipio predomina,
pongono in felice contatto le civiltà e le vite umane diverse; ne consegue una
complicata vicenda di commistioni e di assorbimenti, che la storia dei riti
funebri è la prima a illuminare, ponendo fors'anche in evidenza, con la vittoria
finale dell'inumazione, qual'è l'elemento spiritualmente più forte. È dal risultato
della fusione, avvenuta non semplicemente ma variamente, secondo la
prevalenza di numero e di cultura, secondo la natura fisica dei luoghi e le
speciali condizioni di vita, che si forma quella compagine etnica, non uniforme
in senso assoluto, ma in gran parte cementata da tradizioni originarie, lingua,
costumi, idee religiose, ecc., alla quale soltanto Roma, dopo aspra lotta quasi
fratricida, è destinata a dare una vittoriosa unità.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 247/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Bibl.: La vasta bibliografia relativa alla preistoria italiana è stata raccolta con
ordine esemplare, fino ISTITUTO
al 1927, (/ISTITUTO/)
nell'opera diMAGAZINE Seta, Italia Antica,
A. Della (/MAGAZINE/) 2ª ed.,
Bergamo
(/index.html)
1928 (pp. 439-447). A essa si rimanda; solo qui si aggiungono alcune
pubblicazioni posteriori non citate, più utili alla consultazione.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Per la storia della paleoetnologia: U. Antonielli, Il posto dell'Italia negli studi di


preist., in Historia, II (1928), pp.SCUOLA
196-216.
(/TRECCANISCUOLA/)

In generale: U. Rellini, Le origini della civ. italica, Roma 1929; id., Rapporto
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
prelim., in Bullett. di Paletnol. ital., L-LI (1930-1931), pp. 43-133 (ricerche sul
Gargano).
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Per il Paleolitico: G. A. Blanc, Grotta Romanelli, in Archivio per l'antrop. e l'etnol.,
LVIII (1928), pp. 365-411; R. Vaufrey, Le Paléolithique italien, Parigi 1928;
Archivio p. l'Antrop. e l'Etnol., LVIIIACQUISTA (/EMPORIUM/)
(1928), pp. 77, 88, 276, 341 (per il Paleolitico
superiore e le continuazioni); R. Battaglia, Il Paleol. sup. in Italia, in Bullett. di
Paletnol. ital., XLVII (1927), pp. 11-34; S. Sergi, Il primo cranio del tipo di
Neanderthal, ecc., in Atti Soc. Progresso Scienze, XIX riun. (1930), p. 471 (cfr.
L'Anthropologie, XLI, 1931, p. 241, ecc.); U. Rellini, in Bullett. di Paletnol. ital., L-
LI (1930-31), pp. 1-11, e ibid., LII (1932), pp. 1-4 (Loretello); G. De Lorenzo e
G. D'Erasmo, L'uomo paleolit. e l'Elephas antiq. nell'Italia merid., in Atti R. Accad.
Scienze is. matem. Napoli, XIX, s. 2ª, n. 5 (1932), e cfr. in Bullett. di Paletnol. it.,
LII (1932), pp. 5-8.

Per l'età dei metalli: U. Antonielli, Due gravi problemi paletnol., in Studi Etruschi, I
(1927), pp. 11-61; G. E. Genna, La trapan. del cranio, ecc., in Riv. di Antropol.,
XXIX (1929-1930), pp. 139-161 (cranio di Casamari); D. Randall-MacIver, The
Iron age in Italy, ecc., Oxford 1927; H. M. R. Leopold, La sede originaria dei
terramaricoli, in Bullett. di Paletn. ital., XLIX (1929), pp. 19-31 e ibid., L-LI (1930-
31), pp. 168-174; LII (1932), pp. 22-37 (età del bronzo in Italia); N. Åberg,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 248/1196
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Bronzezeitliche u. Früheisenzeitl. Chronologie, I: Italien, Stoccolma 1930; G.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Devoto, Gli antichi Italici, Marche
Firenze [1931]; U. Rellini, Le stazioni enee delle
di fase seriore e la civ. italica, in Monum. Lincei XXXIV (1932).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
L'Italia fino alla caduta dell'Impero romano.

Etnografia antica. - I popoli suiSCUOLA


quali si(/TRECCANISCUOLA/)
estese la dominazione romana in Italia
furono principalmente i seguenti: a) i Latini, dimoranti nel Lazio, al cui novero
appartenevano i Romani medesimi, e i Falisci nell'Etruria meridionale intorno a
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Civita Castellana, b) a est e a sud-est del Lazio: gli Equi, lungo il corso superiore
dell'Aniene, i Volsci in parte delle valli del Sacco e del Liri, e su un tratto della
costa Tirrena a nord di Terracina; gli Ernici,
TRECCANI CULTURAtra(/CULTURA/)
gli Equi e i Volsci; c) i Sabini nel
territorio di Terni e di Rieti, gli Umbri lungo il corso superiore del Tevere e sul
prossimo Appennino sino alla valle del Nera: i Marsi, i Peligni, nelle alte valli del
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
cuore dell'Appennino, i primi nel bacino del lago di Fucino, e i secondi a O. di
questo lago, i Picenti e i Pretuzi sulla costa Adriatica tra Ancona e Adria, i Vestini
e i Marrucini a mezzogiorno dei Picenti, divisi tra loro dal Pescara; d) i Campani
nella Terra di Lavoro; i Sanniti nel paese montuoso fiancheggiante il Lazio e la
Campania, dalle alte valli del Sangro e del Volturno fino al Silaro dall'una parte,
a Lucera e Venosa dall'altra, divisi in Caraceni e Pentri al nord, Irpini e Caudini al
sud: i Frentani sul versante Adriatico del Molise sino al Fortore; i Lucani, a sud
della Campania fra il Tirreno e il golfo di Taranto; i Bruzî nell'odierna Calabria;
e) gli Iapigi nelle regioni costiere adriatiche e ionie dell'odierna Puglia, distinti
in Apuli, Dauni e Peucezî al nord; Messapî, Sallentini e Calabri al sud; f) gli Etruschi,
tra l'Appennino e il Tirreno, stretti dal corso del Tevere, dalle sorgenti alla
foce; g) i Greci della Magna Grecia e della Sicilia; h) i Liguri nella parte
occidentale dell'Italia settentrionale, e precisamente in tutta la regione costiera
a nord della foce dell'Arno, e nell'interno sino al Po, verso la confluenza del
Ticino; i) i Veneti nel versante orientale dell'Italia settentrionale, tra l'Adige, o

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meglio il Tagliamento, le Alpi, il Po e l'Adriatico; l) i Galli, incuneati tra i Liguri


e i Veneti, distinti in molte tribù, di cui le principali erano gli Insubri, a
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
sud del
lago Maggiore e del lago di Como, i Cenomani tra i laghi d'Iseo e di Garda e il
(/index.html)
Po; i Lingoni, lungo il corso inferiore del Po,(/CATALOGO/)
CATALOGO i Boi fra questi e gli Appennini, i
Senoni a sud di Rimini; m) i Siculi e i Sicani nella Sicilia, a prescindere
dall'estrema punta occidentale, occupata dagli Elimi; n) i Corsi nella Corsica e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nella parte settentrionale della Sardegna: o) i Sardi nel resto della Sardegna.

Di queste popolazioni LIBRI


quelle raggruppate sotto
(/TRECCANILIBRI/) le lettere
ARTE a-d appartenevano alla
(/TRECCANIARTE/)

stirpe degl'Italici propriamente detti, che l'indagine linguistica dimostra non


soltanto risalire al ceppo indoeuropeo, ma costituire in esso una particolare
unità, differenziata dalle altre TRECCANI
maggioriCULTURA
della stessa famiglia indo-europea:
(/CULTURA/)

Celti, Germani, ecc. In questa unità, peraltro, la medesima indagine linguistica


impone si distinguano due gruppi: il gruppo Latino-falisco e il gruppo Umbro-
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
sabellico o Osco-umbro, per notevoli differenze fonetiche, morfologiche,
sintattiche e, soprattutto, lessicali., Al primo gruppo appartengono Latini e
Falisci: al secondo tutte le popolazioni elencate sotto la lettera c) parlanti
l'umbro e idiomi affini e quelle sotto la lettera d) parlanti le diverse varietà
dell'osco. Tra le popolazioni elencate alla lettera b) i Volsci pare avessero
affinità con gli Umbri, mentre per gli Equi e per gli Ernici che furono presto
latinizzati, resta incerto a quale dei due gruppi appartenessero.

Alla famiglia indoeuropea, oltre i Greci, appartenevano con certezza anche i


Galli, di stirpe celtica, i Siculi e i Sicani, che dovevano sostanzialmente
costituire un'unità etnica, e con probabilità anche i Veneti e gli Iapigi, a
giudicare dalle poche conclusioni che possono trarsi dai difficili testi epigrafici
veneti e messapici; anzi i più convengono che vi abbiano particolari affinità tra
le lingue degli uni e degli altri e l'antico Illirico. Anche dei Liguri è stata da
alcuni sostenuta l'origine indoeuropea, ma sembra da escludersi, come pare
debba escludersi per gli Etruschi: ché anzi, nella tanto vessata e tormentata

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questione sulla nazionalità degli Etruschi, questo pare l'unico dato sicuro.
Sull'origine dei Sardi e ISTITUTO
dei Corsi, finalmente, nulla, per mancanza di 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

documenti, l'indagine linguistica può accertare.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
L'assetto etnografico che noi abbiamo descritto è quello delle diverse regioni
italiane, quando vi giunsero le armi romane, e sostanzialmente corrisponde a
quello della confederazione italica; ma questo assetto fu, a sua volta, la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
risultante di tutto un complesso di precedenti invasioni, sovrapposizioni e
spostamenti etnici, che si effettuarono dai tempi più antichi ai giorni della
dominazione romana. LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Di questi spostamenti e di queste fluttuazioni quelli che possiamo cogliere in


età storica sono i seguenti: la discesa
TRECCANIdelle stirpi(/CULTURA/)
CULTURA celtiche nell'Italia
settentrionale, effettuatasi, probabilmente, già nel sec. V a. C., non sappiamo se
con unica invasione o, come par più probabile, a ondate successive, e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
l'avanzarsi delle stirpi sabelliche nella Campania, nella Lucania e nel Bruzio,
nella seconda metà del sec. V e nel principio del IV. Nell'Italia settentrionale i
Celti ebbero a combattere con gli Etruschi, ed è certo che, se non le sedi, la
dominazione di questo popolo si estese, verso la seconda metà del periodo della
monarchia romana, oltreché nell'Etruria, Emilia e Italia settentrionale, nel
Lazio e in parte della Campania. D'altro canto sappiamo che le stirpi sabelliche,
discendendo nell'Italia meridionale, si sovrapposero a stirpi preesistenti, che
son poi quelle con le quali erano venuti a contatto i Greci nei primi tempi della
loro colonizzazione, e cioè, gli Ausonî della Campania e gli Enotrî del resto
dell'Italia meridionale, dei quali facevano parte gl'Itali dell'estrema punta dello
stivale e dai quali si dipartirono i Siculi e i Sicani sfociando nella Sicilia. Ausonî,
Siculi e Sicani e quindi, in genere, gli Enotrî appartenevano con la massima
probabilità al gruppo latino (basti ricordare che sono nomi di stampo
prettamente latino quelli di Volturnus, Nola, ager Falernus, come anche gli etnici
Siculi e Sicani). Quindi è lecito concludere che prima del sec. V a. C. l'Italia

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settentrionale era divisa tra Liguri, Etruschi e Veneti, la centrale tra Umbri,
Etruschi e Latino-Falisci, colonie
la meridionale e la Sicilia tra questi ultimi e le
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

greche.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Altre illazioni sono lecite per il tempo precedente all'invasione etrusca, che,
cioè, gli Etruschi, così nell'Italia settentrionale come in quella centrale, si
fossero sovrapposti a stirpi umbre. Infatti anche qui basti ricordare che sono di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
origine italica nomi quali Umbro per il fiume Ombrone, Camers per la città di
Clusium Hatria, Spina, e origini umbre erano attribuite dalla tradizione a
Cortona, Perugia, Ravenna, Rimini, ecc.; si aggiunga
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) che, secondo Erodoto, i
ARTE (/TRECCANIARTE/)

due affluenti del Danubio, Karpis e Alpis, avevano le loro sorgenti in terra
'Ομβρικῶν, e l'importanza degli Umbri nella più remota antichità è confermata
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
da non pochi indizî. E allora noi possiamo riconquistare nella carta etnografica
dell'Italia antica il momento nel quale l'Italia centrale e la settentrionale erano
per la massima parte occupate da ACQUISTA
stirpi umbre, cioè italiche.
(/EMPORIUM/)

E siamo tutti a domandarci: quali furono le stirpi, cui alla lor volta si
sovrapposero gli Umbri? e può rispondersi con la massima probabilità che
nell'Italia settentrionale essi trovarono i Liguri, i quali certamente un tempo
ebbero sedi assai più estese di quelle del tempo storico: e allora ecco la
successione che ci si profila: substrato ligure, diffusione delle stirpi italiche,
arrivo ed espansione delle stirpi etrusche, colonizzazione greca, invasioni
celtiche, confinamento degli Etruschi nell'Etruria, avanzata delle stirpi osco-
umbre nell'Italia centrale e meridionale.

Per le più antiche di queste diverse fasi è possibile soltanto una cronologia
relativa, ché una assoluta, e sempre di carattere approssimativo, è consentita
soltanto a partire dalla colonizzazione greca, che risale alla metà circa del sec.
VIII a. C., e si prosegue nei decennî successivi, mentre le invasioni celtiche
sono, come già dicemmo, del sec. V e l'avanzata delle stirpi osco-umbre giunge
sino al principio del quarto. Circa l'arrivo degl'Italici, d'altronde, dalla loro
pertinenza alle stirpi indoeuropee si può desumere che essi siano discesi dal
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Nord attraverso i valichi delle Alpi centrali od orientali, e poiché può ritenersi
accertato che le stirpi indoeuropee 
conoscessero il rame prima di pervenire
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nelle sedi europee, sembra parimenti certo che essi non possano essere giunti
(/index.html)
in Italia prima dell'alba dell'età dei metalli, cioé del periodo eneolitico. E
CATALOGO (/CATALOGO/)
altrettanto allora deve valere per l'arrivo dei Veneti e dei Messapî che abbiamo
visto appartenere pur loro al ceppo indoeuropeo; ma saranno essi venuti prima
o dopo gl'Italici? È una domanda alla quale non si può rispondere nemmeno
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
per via di presunzione sulla base di elementi linguistici o tradizionali; ed è
necessario chiedere eventuali lumi ai materiali dell'archeologia preistorica.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Più difficile assai e complicato è il problema del quando, donde e come


sopraggiunsero e si espansero nell'Italia le stirpi etrusche. Qui non mancano
notizie tradizionali, ma sono contraddittorie
TRECCANI CULTURA e hanno fondamento congetturale,
(/CULTURA/)

non storico; qui non mancano migliaia di testi epigrafici, ma essi non hanno
finora purtroppo consentito l'inserzione, non solo certa ma nemmeno
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
probabile, dell'etrusco nell'uno o nell'altro gruppo linguistico; onde anche qui è
necessario volgersi al sussidio dell'archeologia preistorica. Ma, purtroppo,
questa, se è preziosissima fonte d'informazione per quanto concerne la
successione delle diverse civiltà nel mondo è generalmente insufficiente alle
individuazioni etnografiche, e di rado avviene che, riavvicinando i dati
linguistici e tradizionali con quelli archeologici, si possa uscire dal campo della
congettura. Il che purtroppo si verifica in particolar modo nella preistoria
italiana e specialmente nella questione etrusca, e di fatto quanto mai diversi e
contraddittorî sono i numerosi sistemi proposti da storici, e da archeologi, circa
il riporto dei singoli strati preistorici delle diverse regioni italiane alle diverse
popolazioni, e soprattutto circa l'individuazione etnografica degli strati che si
succedono dal periodo della prima età dei metalli alla prima età del ferro. Vi è
chi identifica i palafitticoli-terramaricoli con gl'Italici, e chi li identifica con gli
Etruschi, chi fa venire quest'ultimi dal Nord, chi dall'Oriente, chi considera
gl'Italici come eneolitici precedenti ai palafitticoli, e chi li vuole Villanoviani,
chi considera gli Iapigi preitalici, e chi li fa giungere in età quasi storica. In tanta
varietà di opinioni noi ci limitiamo a propendere, senza poterne qui specificare
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

le ragioni, per coloro che considerano gl'Italici come eneolitici, fanno giungere
gli Etruschi dal Nord nel corso dello stesso periodo eneolitico: i Veneti
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
e gli
Iapigi dall'Illiria nella prima età del ferro. Resta per noi invece incerto se i
(/index.html)
palafitticoli-terramaricoli siano gl'Italici o gli Etruschi, e se debbano
CATALOGO (/CATALOGO/)
considerarsi come discendenti di paleolitici i Liguri, di paleolitici o di neolitici i
Corsi e i Sardi.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Quanto mai variopinta, dunque, è la carta etnografica dell'Italia preromana: vi
si riscontrano quattro nazionalità indoeuropee: Italici, Greci, Celti, Illiri; una
certamente non indoeuropea: gli Etruschi; parecchie
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) d'incerta origine: Liguri,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Sardi, Corsi, Elimi. E nelle varie età preistoriche si delinea il travaglio


millenario del succedersi e trasformarsi di varie civiltà, spesso oscure e
anonime, finché Roma con la TRECCANI
forza delle armi e(/CULTURA/)
CULTURA col genio della politica dà
all'Italia unità ordine, e una superiore forma di vita civile.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Conquista romana dell'Italia peninsulare e sua organizzazione. - Fra tanta
varietà di stirpi, al principio dell'età storica, Roma città occupava appena una
ventina di ettari di terreno, e il suo territorio un centinaio di chilometri
quadrati. Tutto attorno, fino ai monti Albani, sorgevano le città della
confederazione latina.

Il soggiogamento e l'unificazione di tutti quei popoli fu per Roma opera assai


ardua, irta di fatiche e di travagli (v. romani: Storia) e della quale le tappe
principali furono: la conquista del primato sul Lazio, durante il periodo
monarchico, le lotte contro Equi, Volsci ed Etruschi del Sud nel sec. V a. C., la
distruzione di Veio al principio del IV e, subito dopo, il superamento della
catastrofe gallica, il fronteggiamento dei primi moti insurrezionali latini, la
prosecuzione delle lotte contro Volsci ed Etruschi, con un'espansione sempre
più rapida, di guisa che verso la metà di quel secolo il dominio romano aveva
già un' estensione di circa 8000 chilometri quadrati, dal Monte Cimino a
Terracina. Vengono poi la prima guerra sannitica, con l'allargamento del
dominio romano fino al golfo di Napoli e verso gli avamposti dell'Appennino
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

per circa 12.000 kmq., e la guerra latina, col consecutivo scioglimento della
lega. Appena una sessantina 
di anni dopo, attraverso le altre guerre sannitiche
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
e
la guerra pirrica, con le operazioni immediatamente successive, tutta l'Italia
(/index.html)
peninsulare da Rimini e da Pisa sino allo stretto di Messina, per circa 130.000
CATALOGO (/CATALOGO/)
kmq., è stretta sotto il dominio di Roma.

Soltanto nelle prime fasi delle loro conquiste i Romani non fecero che
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
distruggere le città sconfitte e trasportarne in Roma parte degli abitanti, ma
dopo la distruzione di Alba, lasciarono generalmente sussistere le comunità
vinte. Al principio del LIBRI
sec. V a.C. strinsero coiARTE
(/TRECCANILIBRI/) Latini il cosiddetto foedus
(/TRECCANIARTE/)

Cassianum sulla base di un'eguaglianza, almeno teorica, politica e giuridica, e coi


Latini divisero i frutti delle comuni vittorie, evitando, generalmente, ulteriori
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
ingrandimenti esclusivi del proprio territorio, e contentandosi di fondare nelle
terre conquistate colonie di diritto latino, alle quali partecipavano, alla pari,
Romani e Latini. Distrutta Veio, ACQUISTA
tornarono alla politica delle annessioni dirette
(/EMPORIUM/)
con la fondazione di nuove tribù e con la deduzione di colonie romane, ma nei
decennî successivi essi perfezionarono in forme sempre più ingegnose gli
schemi della loro espansione, escogitando un duplice sistema di annessioni
delle comunità vinte: annessioni con conferimento della piena cittadinanza, e
annessioni con conferimento della civitas sine su fragio, sfornita, cioè, di diritti
politici, e di tal cittadinanza minore, a sua volta, articolarono due tipi diversi;
quella con autonomia comunale e quella senza di essa. Le comunità, cui non fu
data l'una o l'altra forma di cittadinanza, Roma lasciò sussistere come federate,
sulla base di trattati, che ne determinarono rigorosamente le condizioni e i
rapporti, alcuni pochi basati su una parità di diritti che naturalmente non
poteva essere se non formale; i più su disuguaglianza di diritti; trattati
notevolmente divergenti tra loro pur nell'ambito della stessa categoria (per i
particolari v. città, X, p. 483 segg.). Mercé questo sistema Roma poté tenere
saldamente in pugno una popolazione che era circa il doppio di quella romana,
apparteneva a quattro nazionalità diverse, Italici, Greci, Iapigi, Etruschi, ed era
sparsa per un territorio quattro volte superiore al proprio.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Romanizzazione dell'Italia. - Di queste popolazioni i Romani non si proposero


in genere un'assimilazione  ché
violenta, né tentarono d'imporre la loro lingua,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

anzi l'uso del latino come lingua ufficiale considerarono quale massimo onore e
(/index.html)
quale oggetto di graziosa concessione. E tanto meno i Romani ostacolarono i
CATALOGO (/CATALOGO/)
diversi idiomi dei federati italici, ché anzi, difendendo le nazionalità minori
contro gli appetiti delle maggiori, assicurarono alle loro lingue una durata
maggiore di quella che forse, abbandonate a sé, avrebbero avuto. Comunque il
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
latino stentò per secoli prima di diventare popolare nelle città della Magna
Grecia, e tarda fu la sua avanzata nell'Etruria centrale e settentrionale.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

La latinizzazione della penisola fu preceduta dalla creazione di una coscienza


solidale e unitaria tra i federati, che i Romani affrettarono con mezzi di grande
efficacia. Con straordinaria abilità, con CULTURA
TRECCANI accortissima politica monetaria, essi
(/CULTURA/)

dominarono il traffico e il commercio della penisola italiana; ai federati


riconobbero eguaglianza economica assoluta sui mercati aperti dalle armi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
comuni, ed elargirono loro privilegi giuridici nelle provincie, sì da far sparire
all'estero ogni sensibile differenza tra un cittadino romano e un federato, onde
Romani e Italici vennero a costituire fuori d'Italia quelle collettività legalmente
chiuse e privilegiate, di cui è così frequente traccia nelle epigrafi. Gl'istituti
romani penetrarono nei comuni italici in lente tappe, non per coazione, ma per
la forza di espansione che derivava dalla loro superiorità, fino a sboccare
nell'ordinamento municipale uniforme del periodo imperiale. E massimo
crogiolo di fusione nazionale furono gli eserciti comuni, nei quali uno era il
comando supremo, una l'organizzazione, uno l'ordinamento.

Per tal guisa i Romani unificarono attorno a sé, materialmente,


economicamente e militarmente gli abitanti della penisola prima di unificarli
nazionalmente che è quanto dire linguisticamente, e per un periodo abbastanza
lungo sembrò che il sistema federale potesse bastare ai compiti storici dell'Italia
romana. Soltanto quando negli sviluppi del sec. II a. C., il governo di Roma
tralignò verso un'oligarchia sempre più gretta ed egoista, e i federati si
sentirono ogni giorno più indifesi contro gli abusi e le prepotenze del governo
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 256/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

centrale, essi desiderarono, per rimediare alla loro inferiorità, l'acquisto della
cittadinanza romana e, ISTITUTO
dopo lunghi travagli, la ottennero con le armi alla
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
mano, durante quella guerra sociale nella quale parve che alla formazione di
(/index.html)
una nazionalità italiana, convenisse la soppressione di Roma. Ma questa,
CATALOGO (/CATALOGO/)
continuando ad alternare le arti della politica con la forza militare superò la
tempesta, e ne approfittò per procedere alla romanizzazione definitiva
dell'Italia, e conferirle così unitàSCUOLA
di lingua e di nazione. Concessa in breve
(/TRECCANISCUOLA/)
tempo la cittadinanza romana a tutti gl'Italici federati, la lingua latina si diffuse
per ogni dove, e, con la lingua, l'onomastica, il calendario, i costumi romani;
cadde ogni privilegio locale, scomparvero gli ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) istituti di diritto privato
(/TRECCANIARTE/)

divergenti dal diritto romano, si uniformarono gli ordinamenti municipali.

La guerra sociale ebbe notevoliTRECCANI


conseguenze anche
CULTURA rispetto alla latinizzazione
(/CULTURA/)

della Gallia Cisalpina, nella quale l'egemonia romana gravemente compromessa


durante la II guerra punica, era stata, nei primi decenni del sec. II a. C.,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
riaffermata, approfondita e allargata, ma questa regione era rimasta sempre
nettamente distinta dall'Italia peninsulare. Con la guerra sociale la zona
Cispadana, già prima in gran parte romanizzata, perveniva al diritto di città,
mentre i Traspadani, in forza della lex Pompeia Strabonis ottenevano la latinità,
ma poi, nel 49 a. C., Cesare concesse loro la piena cittadinanza, e dopo la
battaglia di Filippi, Ottaviano, soppressa l'organizzazione provinciale, che, a
quanto pare, Silla aveva introdotto nella Cisalpina, l'incorporò pienamente
nell'Italia. Allora il confine d'Italia, che a NE. già dallo stesso Silla sembra fosse
stato spostato dall'Aesis al Rubicone, a NO. dalla Magra al Varo, fu al NE. spinto
al Formio, piccolo fiume che si getta nell'Adriatico a sud di Trieste, e a nord
giunse alle Alpi in una linea che quasi combaciava col confine delle future
provincie delle Alpi marittime e delle Alpi Cozie, lasciava fuori la Val d'Aosta,
proseguiva lungo i laghi, rasentava a sud la Valtellina, comprendeva l'alta valle
del Chiese e la Val di Non e toccava le creste delle Alpi Venete.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Confini augustei. - Fu Augusto che fece domare definitivamente i Salassi della


Val d'Aosta, nel 25 a. C., a opera di A. Terenzio Varrone Murena; i Reti
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) e i
Vindelici nel 15 a. C., a opera di Druso e di Tiberio, e tutti gli altri popoli
(/index.html)
alpini, che, sebbene prima vinti più volte, avevano ciononostante continuato a
CATALOGO (/CATALOGO/)
dare molto filo da torcere ai Romani. La sottomissione completa non ebbe
termine se non nel 6 a. C., e allora l'Italia eresse ad Augusto, sulle falde
meridionali delle Alpi, sopra Monaco, un grande monumento che spaziava sul
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Tirreno, e glorificava la pacificazione di 46 popoli soggiogati definitivamente.
A tale epoca il confine augusteo dell'Italia va tracciato così da Occidente a
Oriente: Varo, Monviso, Piccolo
LIBRI e Gran S. Bernardo,
(/TRECCANILIBRI/) S. Gottardo, Alpi Retiche,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Alpi Carniche e Giulie, fiume Arsia.

La posizione dell'Italia nella compagine dell'Impero


TRECCANI CULTURA romano. - Come per
(/CULTURA/)

l'epoca repubblicana, così per quella imperiale la storia politica d'Italia è quella
dello sviluppo, dell'apogeo e della decadenza dello stato romano (per una
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
trattazione analitica, v. romani: Storia). Ma non si può trascurare il fatto
saliente di tale storia, dal punto di vista italiano. Ed è questo: che, per un
complesso di circostanze diversissime - in primo luogo la vastità stessa
dell'impero, la sua complessa organizzazione, le esigenze imprescindibili della
sua difesa e organizzazione - l'Italia, che pure lo aveva creato, finì per vedere
assai diminuita la sua iniziale posizione di preminenza nella compagine
dell'impero: talché - per quanto ciò possa a prima vista apparire paradossale -
soltanto con la dissoluzione di quella compagine l'Italia si avviò a una nuova
sua storia. La quale continua bensì e non dimentica quella di Roma e del suo
impero, anzi, con la Chiesa, che continua l'universalità dell'Impero, mantiene la
sua funzione di primato spirituale; ma solo dalla caduta dell'impero la storia
italiana si svolge autonoma e con proprî destini: la faticosa conquista d'una
forma politica per l'unità nazionale del popolo italiano.

Il periodo repubblicano aveva fatto l'Italia signora del mondo: i legionarî italici
costituivano il nerbo degli eserciti romani e ai mercanti italici erano assicurati i
massimi privilegi in tutti i mercati. Ma il trapasso dalla repubblica all'impero
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era in minor parte conseguenza, in maggior parte esso stesso causa della
trasformazione di queste 
condizioni di privilegio. Se le necessità politiche
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

imponevano ormai di ricercare la collaborazione dei provinciali, il fattore


(/index.html)
economico sospingeva anch'esso gl'imperatori alla parificazione tra l'Italia e le
CATALOGO (/CATALOGO/)
provincie. Passato il periodo dei torbidi sociali e delle guerre, le provincie
riprendevano naturalmente l'importanza economica che loro spettava per la
ricchezza del suolo e del sottosuolo, per la loro situazione geografica.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Soprattutto Gallia, Spagna, Egitto e Asia diventavano centri economici di
prim'ordine. In un primo momento, sotto la dinastia giulio-claudia, parve che
dal rifiorire economicoLIBRI
di tutto l'impero dovesse
(/TRECCANILIBRI/) ARTEguadagnare anche l'Italia. Ma
(/TRECCANIARTE/)

l'accrescimento della prosperità non durò: l'emancipazione delle provincie


portava alla decadenza dell'Italia. La grande esportazione dell'olio e del vino,
fonte di prosperità, diminuisceTRECCANI
e perciòCULTURA
si accresce di nuovo la produzione del
(/CULTURA/)

grano, che tuttavia non basterà mai ai bisogni degl'Italici, al che occorre
sopperire con importazioni, in ispecie dall'Egitto. Ma soprattutto decadono i
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
piccoli proprietarî, e quindi si costituisce un latifondo che peggiora le
condizioni preesistenti e quindi contribuisce a una ulteriore decadenza
dell'economia italiana, già visibile nel periodo dei Flavî e degli Antonini. Alla
quale decadenza economica si accompagna quella politica. Gl'Italici non hanno
gran volontà di servire nelle legioni, e in genere gl'imperatori accondiscendono
volentieri a questa loro tendenza, perché si sentono più sicuri con legionarî
tratti fuori d'Italia. Perciò, da Vespasiano in poi, le leve d'Italici diventano
un'eccezione. Con ciò, in un impero in cui l'esercito dice le parole decisive,
l'Italia è privata della possibilità di far udire la sua voce. L'autonomia
amministrativa è di molto diminuita dall'autorità imperiale. Ai tempi di
Traiano erano introdotti i curatores, che dal controllo della contabilità delle
singole città passavano facilmente alla loro sopraintendenza generica; e
Adriano aggravava la limitazione dell'autonomia con l'introduzione dei quattro
consulares per un nuovo regime giudiziario, consulares che, aboliti per le proteste
degl'Italici da Antonino Pio, furono di fatto ricostituiti, forse con maggiori
attribuzioni, da Marco Aurelio sotto il nome di iuridici. Anche la partecipazione
degl'Italici alla classe dirigente dell'impero diminuiva: i senatori e i governatori
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delle provincie, poi gli stessi imperatori, erano sempre più spesso scelti tra i
provinciali. Nello stessoISTITUTO
tempo(/ISTITUTO/)
i vecchi centri culturali delle provincie
MAGAZINE (/MAGAZINE/)
(Grecia,
Egitto, Asia Minore) riprendevano vigore, dando luogo a un'abbondante
(/index.html)
produzione in lingua greca (non è caso che Adriano fosse filelleno, e Marco
CATALOGO (/CATALOGO/)
Aurelio scrivesse in greco), mentre centri nuovi si formavano in Gallia, Spagna,
Africa, che reggevano il confronto con quelli italiani.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
La decadenza economica diventata generale in tutto l'impero man mano
aumenta, né valevano provvedimenti come quelli di Traiano per obbligare i
senatori a impegnare iLIBRI
loro(/TRECCANILIBRI/)
capitali in Italia e ARTE
per soccorrere con prestiti i
(/TRECCANIARTE/)

contadini. E alla decadenza seguiva ora anche lo spopolamento, nonostante il


quale l'ltalia soffrì sempre di più per l'insufficiente approvvigionamento, via via
che il disordine impedì sempreTRECCANI
più spesso le regolari
CULTURA comunicazioni tra le
(/CULTURA/)

regioni dell'impero. L'editto di Caracalla (212 a. C.) col fare tutti i provinciali
cittadini romani non sanzionerà che la parificazione ormai raggiunta tra Italia e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
provincie. Già sottoposta nel sec. III a un regime di correctores, le cui differenze
dai correctores provinciali sparirono presto, l'Italia diventerà una delle dodici
diocesi dell'Impero con Diocleziano, perderà la sua posizione di capitale con
Costantino, perderà subito dopo anche la sua fisionomia amministrativa con
l'essere aggregata in una sola prefettura con l'Africa (e in certo periodo con
l'Illirico).

Tuttavia, non solo per il suo passato, ma anche per la sua permanente vita
spirituale e culturale, a cui conferiva nuova dignità e nuovo vigore il papato,
l'Italia resterà sempre uno dei centri della vita dell'impero, né mai si oblitererà
del tutto la coscienza della funzione fecondatrice e civilizzatrice che da essa si
era irraggiata per il mondo romano. Quanto più si approfondirà il distacco tra
l'Oriente rimasto fondamentalmente ellenistico e l'Occidente romanizzato,
altrettanto più netta apparirà la funzione dell'ltalia come centro dell'Occidente.
Ciò si vide soprattutto dalla morte di Teodosio (395 d. C.) in poi, e tale
funzione non venne meno neppure quando tutto l'Occidente fu preda dei
barbari, perché all'impero si sostituì entro certi limiti la Chiesa.
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Bibl.: Per la trattazione dal punto di vista storico generale v., oltre le maggiori
storie di Roma (specialmente quelle di Th. Mommsen, I, 10ª ed., Berlino
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  1907,
pp. 3 segg., 111 segg.; G. De Sanctis, I, Torino 1907, pp. 50-223; E. Pais Roma
(/index.html)
1926, I p. 346 segg.; II, p. 440 segg. ed il vol. II della Geschichte des Altertums di E.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Meyer, 1ª ed., Stoccarda 1893, p. 488), E. Brizio, Epoca preistorica nella Storia
politica d'Italia, ed. dal Vallardi; W. Helbig, Die Italiker in der Peobene, Lipsia
1879; J. Beloch, Der Italische Bund, Lipsia
SCUOLA 1880; D'Arbois de Jubainville, Les
(/TRECCANISCUOLA/)

premiers habitants de l'Europe, 2ª ed., Parigi 1889-1894; B. Modestov, Introduction


à l'histoire romaine, Parigi 1907 (dal russo); H. Nissen, Italische Landeskunde,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Berlino 1883-1902; Sophus Müller, L'Europe préhistorique, Parigi 1908 (dal
danese); L. Pigorini, Preištoria (pp. 1-71 del vol. II dei Cinquanta anni di storia
italiana per cura della R. Accademia dei Lincei), Roma 1911; N. Toscanelli, Le
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

origini italiche, Pisa 1914; G. Dottin, Les anciens peuples de l'Europe, Parigi 1916;
G. Sergi, Italia, le origini, Torino 1919; Lackeit, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl.,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
vol. III di suppl., 1918, col. 1268 segg.; E. Pais, Italia antica, 2ª ed., Bologna 1923,
I, p. 31 segg.: G. Pinza, Storia delle civiltà antiche d'Italia, Milano 1923; F. L. Pullé,
Italia, I Torino 1927, p. 156 segg.; II, p. 1 segg.; A. Della Seta, Italia antica, 2ª ed.
Per la trattazione archeologico-preistorica v. la bibliografia del paragrafo
relativo. Per gl'Italici in particolare, v. Th. Mommsen, Unteritalische Dialekte,
Lipsia 1850; Th. Aufrecht e A. Kirchhoff, Die umbrischen Sprachdenkmäler,
Berlino 1845-1851; F. Bücheler, Umbrica, Bonn 1883; R. von Planta, Grammatik
der oskisch-umbrischen Dialekte, Strasburgo 1892-97; R. S. Conway, The Italic
Dialects, Cambridge 1897; e in Atti del Congresso inter. di scienze storiche, Roma
1903, II, p. 9 segg.; C. D. Buck, A grammar of Oscan and Umbrian, Boston 1904; e
Elementarbuch der oskisch-umbrischen Dialekte, traduzione tedesca di E. Prokosch,
Heidelberg 1905; B. Terracini, in Rivista di ilologia classica, XLVIII (1920), pp.
1 segg., LIII (1925), p. 43 segg. e in Studi etruschi, III (1929), p. 209 segg.; F.
Ribezzo, Questioni italiche di storia e preistoria, in Neapolis, I, p. 319 segg.; e in
Rivista Indo-greco-italica, XIV (1930), p. 59 segg.; G. Devoto, Gli antichi Italici,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 261/1196
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Firenze 1931; P. G. Goidanich, Varietà etniche e varietà idiomatiche in Roma


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
antica, in Atti del primo congresso  id., I
di studi romani, Roma 1929, II p. 396 segg.;
rapporti culturali e linguistici fra Roma e gli Italici, in Rendiconti della R. Accademia
(/index.html)
di Bologna, s. 3ª, IV (1930-31); e inCATALOGO V (1931); A. von Blumenthal, Die
Historia,(/CATALOGO/)
Iguvinischen Tafeln, 1931; e la bibl. della voce italici. Per le altre popolazioni v. le
voci relative, specialmente etruschi, riguardo ai quali basti qui citare quelle
opere recenti che ne trattano inSCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
connessione con l'etnografia generale dell'Italia
antica: R. A. L. Fell, Etruria and Rome, 1924; P. Ducati, Etruria antica, Torino
1925; L. Pareti, Le origini etrusche, Firenze 1926. Circa la conquista e la
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
romanizzazione, v. bibl. della voce romani, e per uno sguardo sintetico, G.
Cardinali, in Historia, 1932. - Per le ragioni augustee e per l'amministrazione
dell'Italia nel periodo imperiale v. J. Marquardt, R mische Staatsverwaltung,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Lipsia 1881, pp. 1 segg., 216 segg., 231 segg.; Desjardins, in Revue Hist., I (1876),
p. 184 segg.; C. Jullian, Les Transformations politiques de l'Italie, Parigi 1881; Th.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Mommsen, Die Italischen Regionen, in Gesammelte Schriften, V, Berlino 1908, p.
268 segg.; cfr. 179 segg., VI (1910), p. 284 segg.; H. Nissen, op. cit., I, Berlino
1883, p. 57 segg.; Cuntz, De Augusto Plinii geogr. auctore, Bonn 1887, p. 27;
Klotz, in Göttinger Gelehrte Anzeigen, 1910, p. 477 segg.; O. Hirschfeld, Die
kaiserlichen Verwaltungsbeamten bis auf Diocletian, 2ª ed., Berlino 1905, pp. 101,
127 segg., 212 segg., Thédenat, in Daremberg e Saglio, Dict. des ant. gr. et rom.,
IV, p. 817 segg.; L. Cantarelli, La diocesi Italiciana, Roma 1903; Jung, in
Mitteilungen des Instituts für Österr. Geschichtsforsh., vol. V di suppl. (1896-1903),
p. 1 segg. - In generale v. K. J. Beloch, Römische Geschichte, Berlino e Lipsia 1926,
p. 488 segg.; V. Chapot, Le monde romain, Parigi 1927, p. 135 segg.; Lackeit-
Philipp, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., vol. III di suppl., coll. 1246 segg.; G.
Cardinali, in Dizionario epigra ico di antichità romane, IV, p. 92 segg.

Regni barbarici in Italia.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 262/1196
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Le prime formazioni romano-germaniche nella penisola. - Occupata la penisola


iberica e la Gallia meridionale dai Visigoti, dai Franchi Salî la Gallia 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

settentrionale, dai Franchi Ripuarî la valle della Mosella, dai Burgundî la valle
(/index.html)
del Rodano e della Saona, dagli Alamanni la regione attorno alle sorgenti del
CATALOGO (/CATALOGO/)
Reno, dagli Angli e Sassoni la Britannia; insomma risoltosi gran parte del
territorio dell'impero d'occidente in regni romano-germanici, sia pure
confederati nominalmente dall'impero, non rimaneva sotto il diretto ed
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
effettivo dominio dell'impero d'occidente, a metà del sec. V, se non l'Italia,
anch'essa mutilata di regioni insulari per opera dei Vandali d'Africa, e qualche
zona della Gallia meridionale e della regione oltre
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) le Alpi del nord-est.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

L'impero d'occidente (v. romani: Storia) sopravviveva solo dove era nato. Ma
nel corso del sec. V più volte la penisola intera è stata battuta dai barbari, fino
alla Calabria; più volte Roma stessa ha visto
TRECCANI nelle
CULTURA sue mura i barbari, ha subìto
(/CULTURA/)

saccheggi e devastazioni. Più d'uno degl'imperatori del sec. V è salito al trono


per volontà e sotto la protezione di re barbari. Barbari sono Stilicone, capo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
della cavalleria e fanteria, Ricimero che vince per mare la flotta dei Vandali,
reduci dal saccheggio di Roma nel 455, e governa anche senza imperatori,
Gundobaldo capo della guardia imperiale e padrone efettivo della città, Oreste
che caccia il legittimo sovrano e vi mette il proprio figlio Romolo, un fanciullo.
Rappresentano essi quell'infiltrazione e immigrazione barbarica che da un
pezzo è in atto e dà soldati e capi all'esercito e membri al senato, sino a
provocare la formazione di un movimento o partito antigermanico
nell'aristocrazia e alta borghesia romana. Non hanno ancora un vero e proprio
territorio, questi barbari d'Italia, come altri altrove. Solo stanno accampati nel
centro dell'impero. Ma piccoli stanziamenti non ne mancano. Barbari sconfitti,
fatti prigionieri oltralpe, sono portati in Italia su terre a loro concesse. Nel
Modenese, Reggiano e Parmense, Graziano dissemina i Goti Unni e Taifali
sconfitti nel 377. Sul Po Teodosio colloca Alamanni prigionieri. Al principio
del sec. V, si parla di Sarmatae gentiles, stanziati a Cremona, Padova, Torino,
Bologna, Forlì, Oderzo, Vercelli e in altre città del nord. Si voleva con ciò, fra
l'altro, ripopolare vaste regioni spopolate, specie nella zona che più era
necessario tener difesa da possibili invasioni.
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Fino a che, anche questa superstite oasi venne assorbita. E fu nel 476, quando le
milizie barbariciie che erano in Italia vi chiesero ad Oreste un regolare
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

stanziamento. Oreste negò e allora Odoacre, uno dei loro capi, già venuto per
(/index.html)
conto suo in Italia attraverso le Alpi nordorientali, promise terre e fu levato
CATALOGO (/CATALOGO/)
sugli scudi, prese Pavia e Ravenna mandando via Romolo Augustolo, ultimo
imperatore d' Occidente in Italia, distribuì ai suoi Eruli, Rugi, ecc., le terre che
chiedevano, governò i suoi barbari in nome proprio, come re, e gl'Italiani in
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nome dell'altro imperatore, come suo patrizio, cioè investito della direzione
militare e amministrativa: sebbene il titolo non gli fosse mai dato ufficialmente
dall'imperatore. PoichéLIBRI
l'imperatore, in cui era
(/TRECCANILIBRI/) sempre
ARTE vivo il senso dell'unità
(/TRECCANIARTE/)

dell'Impero, si considerò esso successore in Occidente, e vide in Odoacre un


usurpatore, da tollerare finché non fosse possibile trarlo giù di seggio.
Acquiescenza scambievole perTRECCANIalcuni anni, resa(/CULTURA/)
CULTURA possibile dal contegno di
Odoacre nei rapporti con l'Impero, con la Chiesa, con i Romani, dei quali poco
toccò l'organizzazione civile, cioè il senato, le curie, le provincie, la gerarchia;
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fra i quali anzi trovò molti collaboratori. Essi dovettero vedere in lui presso a
poco uno dei tanti patrizî barbarici, più o meno romanizzati, nel sec. V,
investiti di funzione specialmente militare e capaci di fronteggiare i barbari
d'oltralpe. Tutto sommato, il 476 rappresentò nulla più che qualche passo
avanti sulla via della prevalenza politica dei barbari in Italia: anche perché
poche erano le genti di Odoacre e, in un modo o in un altro, già stanziate nella
penisola a costituire guarnigioni, specialmente rade nel centro e sud. Il
maggiore stanziamento fu certo attorno a Ravenna; tuttavia l'esercito si saturò
vieppiù di elementi germanici, l'Italia si staccò ancora un poco dall'Oriente e,
pur assimilandosi anche in questo ai paesi occidentali dell'impero, guadagnò in
personalità politica, s'individuò in mezzo al mondo romano. Con Odoacre, si
ha il restringersi alla sola penisola del senso politico della parola Italia, laddove,
nella ripartizione imperiale degli ultimi secoli, la prefettura d'Italia
comprendeva le diocesi di Africa, quella d'Italia vera e propria, quella
dell'Illirico, particolarmente legata all'Italia perché il vicario dell'Illiria risiedeva
a Milano. Ora l'Italia è la penisola; e Odoacre è, di fatto, re di questa Italia.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 264/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Fuori della penisola, ma pur legatissima ad essa anche geograficamente,


Odoacre ha, oltre la Sicilia, la Dalmazia, invasa nel 480 e tutta da lui 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

signoreggiata.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Più profondamente incisero sul vecchio ordine politico-sociale della penisola
Teodorico e i suoi Ostrogoti. Vera invasione barbarica questa, sebbene
Teodorico, semplice magister militum, fosse venuto in Italia in nome
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dell'imperatore, che voleva allontanare da sé quei barbari e abbassare o cacciare
i barbari di Odoacre.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

La battaglia sull'Adda (agosto 490), vittoriosa per Teodorico, fu decisiva e


Odoacre, assediato in Ravenna, dovette, dopo tre anni, capitolare. Né vi fu più
altrove resistenza alcuna, salvoTRECCANI
un pocoCULTURA
in Sicilia. Teodorico sottentrava a
(/CULTURA/)

Odoacre; gli Ostrogoti, cioè un popolo-esercito, a quell'accozzaglia di antichi


mercenarî di varia stirpe che costituiva le forze di Odoacre: sebbene anche gli
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Ostrogoti, già incorporati nel regno degli Unni entro i confini dell'impero, non
avessero più la loro vecchia organizzazione e compattezza morale e poi
accogliessero nelle loro file anche Rugi, anche gruppi di Alamanni, cacciati
verso il sud dai Franchi e provvisti da Teodorico di terre ai confini. Si calcola
fra duecento e trecentomila il numero degli Ostrogoti.

L'Italia si abbandonò senza resistenza al nuovo signore. Elevato a re dai suoi


Goti, dopo la morte di Zenone, fu poi riconosciuto re dall'imperatore, re dei
Goti, mentre sui Romani esercitava autorità solo come magister militum: anche
se, di fatto, li governò indipendentemente da Bisanzio. Anch'egli, come
Odoacre, divise fra gli hospites un terzo delle terre dei possessores; ma
certamente, non di tutti i possessores e non di tutta Italia. Forse anche, chi
cedette il terzo, non lo cedette di tutto il suo patrimonio, ma solo di quei
possessi situati vicino o in mezzo a stanziamenti goti. I quali, anche ora, ebbero
particolare ampiezza attorno a Ravenna; poi, nel Veneto, ai piedi delle Alpi, a
Trento, nel Piceno, nel Sannio, in Tuscia; altrove, più che altro guarnigioni. Le
terre date ai Goti dovettero essere quelle stesse già date a Eruli e Rugi: più,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 265/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

altre, in rispondenza al maggior numero dei nuovi occupatori. Anche i Goti,


sebbene fossero un popolo, funzionarono più che altro come un esercito.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  Essi
tennero le armi e solamente le armi, rimanendo ai Romani uffici e attività
(/index.html)
civili. Si accentuava cosi quella specie di passività delle popolazioni indigene di
CATALOGO (/CATALOGO/)
fronte al compito della difesa e quella netta distinzione di funzioni, che da un
pezzo si stava attuando. Processo graduale e spontaneo. Ma i Goti se ne fecero
un proposito, quasi un programma di governo. Il regno doveva poggiare su
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
questa duplice base. Così era già balenato ad Ataulfo visigoto; così, più
chiaramente, a Teodorico ostrogoto. Incapaci a fare da soli, invocavano la
collaborazione dei vinti; ma(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI collaborazione tutta
ARTEestrinseca. Si trattava di popoli
(/TRECCANIARTE/)

separati ancora da un abisso morale, consapevoli gli uni della propria forza, gli
altri della propria debolezza, ma gli uni e gli altri persuasi della propria
superiorità. A non contare la differenza religiosa.
TRECCANI CULTURA Anche in Teodorico, pur
(/CULTURA/)

sollecito del bene di tutti, il re dei Goti prevalse sopra il magister militum e
funzionario imperiale. Fece una politica estera più volta verso i regni romano
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
barbarici dell'Occidente, specialmente i Visigoti di Spagna e Gallia meridionale,
che verso l'impero. Verso l'impero si destreggiò, anche per impedire che da
quella parte gli venissero suscitati contro altri barbari. Il suo pensiero andava a
un raggruppamento di popoli germanici, capace di fronteggiare l'impero.
S'imparentò, così, con Visigoti, Turingi, Vandali, Franchi, e cercò anche di
conciliare Visigoti e Franchi suoi confinanti. Né gli mancò qualche desiderio di
aggraziarsi i vinti; qualche pensiero di grandezza che, trovando appagamento
solo nella tradizione imperiale romana, si risolveva in manifestazioni bene
accette ai vinti. Tutto questo e certa superiorità che conseguì sui vicini regni
barbarici, poté dare l'impressione d'una ripresa di vita nella penisola. Ma,
viceversa, Teodorico stesso non voleva accostarsi troppo ai Romani. In lui era
più ostentazione, più ricerca di letterati adulatori che apprezzamento vero della
civiltà dei vinti. Peggio ancora i suoi Goti. Non che qualcosa non penetrasse
anche in essi dal contatto coi Romani. Ma considerarono questa penetrazione
un pericolo: si direbbe che la coscienza della loro pochezza numerica e, pur con
tutte le loro armi, debolezza politica, li spingesse a chiudersi in sé, per timore di
essere sopraffatti dal lento ma irresistibile moto della grande massa circostante.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 266/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Perciò il regno goto e i Goti si trovarono isolati, quando sopraggiunse la guerra


di riconquista dell'impero, intrapresa da Giustiniano nel 535. Nel 553,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
sconfitti
e uccisi Totila e Teia, il regno gotico cadde distrutto.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Si erano messe in movimento, durante questa guerra, anche orde di Alamanni e
di Franchi. Ma ora, gli Alamanni furono annientati; i Franchi ricacciati; i Goti
vinti si dispersero e il loro stesso nome scomparve. Non si sa neppure se e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
quanti ripresero la via delle Alpi, se e quanti si confusero nella massa della
popolazione o si mescolarono confusamente coi successivi invasori: proprio
come un esercito in paeseLIBRIstranieto, ove la sconfitta
(/TRECCANILIBRI/) militare vuol dire la fine.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Di solidarietà dei Romani con i Goti non si ebbero tracce se non, un poco, nelle
campagne del Mezzogiorno, dove i contadini furono guadagnati da Totila, per
poterli contrapporre ai Greci che godevano
TRECCANI invece
CULTURA qualche favore di grandi
(/CULTURA/)

proprietarî.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Così l'Italia divenne una provincia dell'impero d'Oriente, con i confini sulle
Alpi e sul mare. A Roma, il senato cessò di esistere. E fu, più ancora che non
per la sostituzione di Odoacre a Romolo Augustolo, la fine dell'Italia come
centro dell'impero d'Occidente, e di Roma come capitale dell'impero. Poté
contribuire a ciò anche la crescente decadenza economica di Roma e dell'Italia,
che riprendeva il suo corso, anzi lo accelerava, dopo venti anni di guerra che, in
molte regioni, fu veramente sterminatrice. Si accentuò anche l'isolamento di
Roma nei rapporti col resto della penisola e dell'Italia di fronte al resto
dell'Europa, non essendovi più né il nesso creato già dall'impero né quello
creato dalla politica di Teodorico e anche solo dalla comune origine germanica
delle stirpi dominatrici.

E tuttavia, pur mentre certi vincoli si spezzano, altri il corso delle cose comincia
a crearne, d'altra natura. Si moltiplicano chiese e diocesi nell'Italia meridionale
a sud di Roma e Roma esercita su esse i diritti metropolitici. Sorgono poi (v.
appresso: Il cristianesimo in Italia) quelle della media e alta Italia. Si
costituiscono le provincie ecclesiastiche di Milano, di Aquileia e di Ravenna.
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Sulla chiesa di Ravenna si riflette la cresciuta importanza della città, sede della
corte. Presto si rivela e ISTITUTO
si fa sentire anche nel nord l'azione disciplinatrice
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  della
Chiesa di Roma. La quale intanto lavora per conseguire il primato sulla Chiesa
(/index.html)
cattolica e per sottrarsi alle tendenze cesaropapistiche dell'impero d'Oriente.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Con Giustiniano, si hanno atti di benevolenza verso il papa, riconoscimento di
attribuzioni civili ai vescovi italiani. Ma queste largizioni volevano dire anche
dipendenza. In realtà, benevoli SCUOLAo gravosi che fossero gli atti dell'imperatore
(/TRECCANISCUOLA/)
verso la sede romana e i vescovi italiani, il risultato era di alienare dall'Oriente
l'Italia ortodossa. Il legame, rafforzato dopo il 535 nel campo politico,
s'indeboliva in quello morale. Anche perché la
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) nuova
ARTE vita religiosa cresceva di
(/TRECCANIARTE/)

vigore in Italia e sempre più acquistava caratteri suoi di fronte a quella di


Oriente. Proprio negli ultimi anni del dominio goto, Benedetto da Norcia
iniziò il suo movimento di riforma TRECCANImonastica
CULTURAche irraggiò dall'Italia e dettò
(/CULTURA/)

legge al monachesimo d'Occidente, lo adattò ai bisogni spirituali e pratici


dell'Occidente latino. In Calabria, Cassiodoro dava intanto vita a un altro
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
importante movimento, con carattere più intellettuale, destinato anch'esso a
svilupparsi e a operare in Italia e in Europa. È da riconoscere al monachesimo
in genere, a questo monachesimo occidentale e italiano in ispecie, nel quale si
espressero alcuni caratteri dello spirito italiano e occidentale, di avere non poco
accentuato questo distacco. Esso, col suo anelito alla libertà della vita religiosa e
chiesastica, portò nella Chiesa d'Occidente, anche dei paesi soggetti
politicamente a Bisanzio, un fermento di opposizione al cesaropapismo
orientale, ancora più energico che non fosse già quello della gerarchia
ecclesiastica e dei vescovi di Roma. Esso accentuò la tendenza occidentale e
italiana di stringersi attorno a Roma, di vedere nella chiesa di Roma il centro e
capo della Chiesa. Lo sviluppo successivo della storia italiana marcerà su questa
duplice direttiva di differenziazione dall'Oriente e d'individuazione sua
nell'ambito della vita politico-religiosa dell'Occidente.

La conquista longobarda. - Questo staccarsi dall'Oriente e avvicinarsi


all'Occidente, questo individuarsi della penisola entro lo stesso mondo romano-
barbarico si accentua dopo il 568 (v. alboino), quando i Longobardi, già
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

stanziatisi nell'odierna Ungheria sotto il dominio degli Eruli, alleati poi di


Teodorico nel distruggere 
quel regno, stanziatisi nel Norico per concessione
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
di
Giustiniano, cioè alle porte dell'Italia, irruppero dai valichi delle Alpi Giulie (v.
(/index.html)
longobardi). Con essi, il germanesimo scompariva dall'Oriente e si afforzava in
CATALOGO (/CATALOGO/)
Occidente. Occupata Forum Iulii e subito dopo Milano, iniziarono per le genti
della penisola una nuova fase di vita. A differenza degli altri barbari, venivano,
non come federati e amici dell'impero e sospinti a tergo da esso, ma come
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nemici e conquistatori. Più barbari dei Goti, e più fermi nei quadri della loro
vecchia costituzione germanica, procedettero senza riguardo, né per l'impero,
né per le popolazioni italiane, né per le chiese.ARTE (/TRECCANIARTE/)
LIBRI (/TRECCANILIBRI/)

Giudizî diversi e opposti sono stati pronunciati sulla condotta dei Longobardi
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
nei primi tempi. Ma si può ammettere ormai che i nuovi invasori, a differenza
degli Ostrogoti, trattarono i Romani come cosa di conquista. Certo i relatori
chiesastici del tempo esagerarono.ACQUISTA
A Pavia,(/EMPORIUM/)
Alboino entrò nulli laesionem ferens,
e il popolo, dopo tante miserie, si sentì il cuore sollevato a nuova speranza.
Certo, anche, i più dei vescovi rimasero nelle loro sedi e qualcuno ebbe benigno
trattamento. Probabile che, come sempre in queste invasioni, plebe, contadini,
servi della gleba fossero indifferenti e magari attendessero beneficio. Anche,
qua e là, possessores. E Gregorio Magno lamenta che dalla Corsica e dalla
Campania taluni di essi fuggissero presso i Longobardi di Tuscia e di
Benevento, per odio ai Bizantini. Ma è vero anche che, specialmente con Clefi
successore di Alboino e durante l'interregno che seguì a Clefi, vi fu vera strage
di potentes, cioè di gente ricca e altolocata: che fu altro colpo dato alla vecchia
aristocrazia, già battuta dalla reazione militare e contadinesca del sec. III-IV e
dal dispotismo burocratico dell'impero, e sostituzione di un'aristocrazia quasi
del tutto germanica alla vecchia di origine romana. Vero anche che, di fronte ai
Longobardi predatori e ariani e fautori di scismatici, vi fu largo esodo verso i
luoghi meno battvti dall'invasione. Paolo che reggeva la chiesa di Aquileia fuggì
a Grado. Non pochi Milanesi presero stanza a Genova. Altra gente cercò a
Roma e a Ravenna la protezione di quel vescovo e del duca greco. Le coste e le
isole di Toscana, le coste pugliesi e napoletane dovettero egualmente accogliere
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fuggiaschi. Lo stesso era avvenuto e avveniva lungo le coste della Dalmazia,


dove sorse Spalato. Si ebbe certamente ora la prima ondata migratoria
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
verso le
isole dell'Estuario veneto. Insomma, come un deflusso verso i paesi periferici,
(/index.html)
più facili a tener collegati con l'impero e difesi: deflusso che o diede la prima
CATALOGO (/CATALOGO/)
origine a nuove città o rinsanguò e avvivò città preesistenti, mentre altre
decadevano o scomparivano per sempre. Nello stesso tempo, là dove,
specialmente lungo il confine fra Greci e Longobardi, furono trasferiti per
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
difesa corpi di truppa coi loro duchi e magistri militum, sorsero nuovi castelli,
alcuni dei quali divennero poi città. Così Ferrara. E rappresentò, tutto questo,
un primo e tenue spostamento nella vecchia eARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) solida ossatura urbana della
(/TRECCANIARTE/)

penisola.

Nei primi tempi, rapida fu la conquista, fino a Benevento e oltre. Ma intanto si


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

organizzava la resistenza dei Bizantini. Ravenna, Roma, Napoli si


consolidavano nelle loro mani. Poca coesione e forza, tra i duchi longobardi; e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
qualcuno entrò al servizio dell'impero, gli altri cercarono di sistemarsi
nell'ambito dei territorî a essi partitamente assegnati. Si aggiunsero gli urti coi
Franchi, che tendevano a straripare sull'Italia. Da Bisanzio, giungevano
sollecitazioni e stimoli: e vi fu anche un'alleanza tra i Franchi e l'imperatore
Maurizio. Così minacciati nella loro interna compagine e dalle forze circostanti
- Greci, Franchi, Chiesa -; pochi e isolati in mezzo a una popolazione numerosa
e ostile, se pur non disposta a guerra, i Longobardi tornarono a nominare un
capo unico. Che fu il figlio di Clefi, Autari.

In questo tempo sono già costituite le circoscrizioni longobarde, i ducati: i più,


nell'alta e media Italia, ove essi si raggruppano in nuclei maggiori, come
Austria, Neustria, Tuscia, che sono quelli ricordati con maggiore frequenza,
pur essendo essi, a quel che pare, non grandi ripartizioni amministrative e
politiche, ma distinte regioni geografiche. Solo molto grossolanamente i ducati
o iudiciariae paiono rispondere a precedenti ripartizioni civili o religiose.
Hanno, sì, a centro, una civitas: ma non ogni civitas è centro di un ducato. Si
può pensare che i Longobardi, da principio, presero le città a base del loro
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 270/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

ordinamento, a mano a mano che vi si stanziarono: ma poi molti spostamenti


avvennero nelle vecchieISTITUTO
circoscrizioni, sia civili sia ecclesiastiche. È poicerto
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

che il ricordo delle vecchie circoscrizioni, legate a interessi di ogni genere, non
(/index.html)
si spense: ché anzi si manifestò subito la tendenza a riportare le nuove
CATALOGO (/CATALOGO/)
circoscrizioni sulla linea delle antiche. In tale vicenda mutò non poco la
gerarchia delle città. Alcune guadagnarono, altre persero d'importanza: anche
in rapporto all'ampiezza degli stanziamenti longobardi, che furono numerosi in
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
alcune regioni (Friuli, Brescia, Pavia, Lucca, Pistoia), scarsi altrove. Alcune città
ebbero una lunga eclissi, come Padova; qualche altra mutò sede. Cadde Milano,
già capitale dell'imperoLIBRI
d'Occidente; crebbe invece
(/TRECCANILIBRI/) Pavia (Ticinum), già centro
ARTE (/TRECCANIARTE/)

gotico di notevole importanza, diventato nel 540 capitale del regno dopo la
caduta di Ravenna, luogo dell'estrema difesa gotica contro i Bizantini. I quali
pur essi misero lì, a quel che sembra, il vicario d'Italia e vi resistettero tre anni
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

ad Alboino: ciò che spiega la durevole impressione che la caduta di quella città
lasciò nei Longobardi. E ora, dopo la morte di Alboino (572), Pavia è scelta a
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
stabile capitale del nuovo regno.

Salito al trono, Autari assunse il nome romano di Flavio, e cercò d'accrescere la


sua autorità tanto sui Romani quanto sui Longobardi. Così poté fare qualche
accordo con l'esarca, respingere le incursioni dei Franchi combinate spesso con
gli attacchi dei Greci, trovare anch' egli amicizie oltralpe, fra quelli che si
sentivano minacciati dai Franchi: e precisamente nel duca di Baviera Garibaldo,
di cui sposò la figlia Teodolinda, cattolica, fatto significativo per un principe
ariano. Iniziò poi trattative per un accordo durevole coi Franchi, conchiuso dal
successore suo Agilulfo. Il quale, meno premuto da strette nemiche, riprese la
conquista. Espugnò Padova, prese Monselice decimando le popolazioni.
L'esodo verso le isolette della laguna dové, allora, accentuarsi; mentre,
nell'interno, Altino, Concordia, Aquileia, Monselice, Padova, declinavano o
scomparivano. Alleato poi con gli Avari, Agilulfo ne ebbe aiuti per occupare
altre città padane, come Cremona, che andò distrutta; con la cooperazione dei
duchi di Spoleto e Benevento, progredì nel sud contro i Bizantini e ampliò i
possessi dell'Italia centrale, rendendo difficili o impossibili, con l'occupazione
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dei castelli lungo la Via Flaminia, le comunicazioni fra Ravenna e Roma. Isolata
Roma, tentò d'avere anch'essa 
nelle sue mani. L'impresa non riuscì, e Agilulfo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

conchiuse col papa e con l'esarca una tregua che durò parecchi anni e favorì il
(/index.html)
primo aprirsi dei Longobardi alle influenze civilizzatrici dei Romani: sorgente
CATALOGO (/CATALOGO/)
per essi di forza e, insieme, di debolezza.

Come potevano sottrarsi a quelle influenze, una volta fermatisi sopra stabili
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sedi, datosi un ordinamento territoriale più o meno ricalcato sul precedente,
accostatisi al possesso della terra, messisi a convivere coi Romani? Vi era una
salda costituzione agraria:
LIBRIe(/TRECCANILIBRI/)
dentro di essa i nuovi proprietarî rimasero come
ARTE (/TRECCANIARTE/)

avviluppati. Vi era una tradizione statale: ed essa dovette subito operare nel
senso di sollecitare la monarchia restaurata farsi valere sui duchi e iniziare con
essi la durissima battaglia. Vi era una ormai
TRECCANI salda
CULTURA organizzazione chiesastica: e
(/CULTURA/)

presto i Longobardi cominciarono a sentirsi attirati, malgrado il favore


mostrato dapprima agli scismatici. Fra i Longobardi, come si determinò presto
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
una corrente disposta a intendersi con l'impero e servirlo, così anche una
corrente ben disposta verso i cattolici e il cattolicismo. La promosse Gregorio I,
che, spettatore dell'impotenza dei Greci a fronteggiare i barbari, non persuaso
che un rafforzamento eccessivo dell'impero in Italia fosse un vantaggio per la
Chiesa e le popolazioni, si volse a promuovere accordi e tregue tra Longobardi
e Greci e un'intesa fra Longobardi e Chiesa. Intermediaria efficace la regina
Teodolinda. Con essa certamente ebbe inizio la conversione dei nuovi barbari:
donde nuovi e più stretti contatti di ogni genere che promoveranno la
mescolanza e, poi, non so se la fusione dei due popoli o l'assorbimento
degl'invasori in mezzo ai vinti. Agilulfo non si convertì, ma lasciò battezzare
cattolicamente il figlio Adaloaldo (7 aprile 603). Accolse poi benevolmente il
monaco Colombano, venuto fra il 610 e 612 a posarsi fra Milano e Pavia. Sua
prima intenzione era combattere gli ariani. Ma si trovò anche in mezzo al
turbamento prodotto dallo scisma. Vide allora nella conversione dei primi un
mezzo per porre fine anche al secondo. E pare che Agilulfo stesso lo
incoraggiasse. Tra il 613 e 614, egli donò a Colombano un ampio territorio
lungo la strada Pavia-Genova e presso l'altra che da Luni conduceva verso la
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

bassa valle padana. E lì, presso Bobbio, sorse un monastero, poi grande e
famoso. Si trattava tanto 
di aprire la via verso Genova, quanto di consolidare
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nel possesso dei Longobardi quel territorio, da poco, come sembra, strappato ai
(/index.html)
Greci per opera del duca Sundrarit. Dunque, fini politici: ma anche religiosi, se,
CATALOGO (/CATALOGO/)
per raggiungere il suo fine, Agilulfo si servì di un ferventissimo campione di
cattolicismo e ortodossia contro ariani e scismatici.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
È probabile che la politica filocattolica di Agilulfo, determinata anche dal
bisogno di vincere le difficoltà interne e agevolare la conquista, sortisse l'effetto
contrario. Ciò spiega come si avesse, negli ultimi
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE anni di Agilulfo, un nuovo
(/TRECCANIARTE/)

arresto nell'espansione longobarda; e come ricomparisse poi con Rotari,


insieme, spirito longobardo e ariano e volontà di conquista. Ed ecco l'invasione
della Tuscia lunense e della Liguria marittima,
TRECCANI CULTURA fino ai confini franchi: che volle
(/CULTURA/)

dire punti d'appoggio tolti ai Bizantini per tentare imprese contro i Longobardi
e punti d'appoggio dati ai Longobardi per tentare sbarchi e acquisti nelle isole
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
del Tirreno. Ecco anche qualche progresso a nord-est, dove Oderzo, punto
d'incontro dei tre ducati longobardi del Friuli, di Ceneda e di Treviso, e sede
ultima del governo ducale in terraferma, fu presa e distrutta: ciò che costrinse
quel governo a trasferirsi nell'isola di Cittanuova, sempre nelle dipendenze
dell'esarca, avendo sotto di sé i tribuni delle isole. Nel tempo stesso, Grimoaldo
di Benevento avanzava a sud, distruggeva Crotone, faceva larghe razzie di
uomini, messi poi al lavoro servile o venduti schiavi. Fu questo il maggiore e
più duraturo progresso territoriale compiuto dal regno dopo la prima
invasione. In seguito, non ve ne furono altri di qualche entità. Con le imprese
di guerra, l'attività legislativa, che ebbe il suo grande monumento nell'editto di
Rotari (v.); il quale, mentre è un segno dell'energica personalità del nascente
regno longobardo, in un momento in cui la nazione sembra voglia riaffermare
sé stessa e rituffarsi nelle sue tradizioni, tradisce anche un crescente
compenetrarsi e fondersi di due società e civiltà e stirpi, implicitamente
riconosciuto nell'atto stesso che si reagiva ad esso.

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L'avvicinamento si accentuò negli anni successivi, quando salì al trono


Ariperto, cattolico; e il ISTITUTO
regno fu(/ISTITUTO/)
di nuovo sconvolto  di
da fazioni e ambizioni
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

duchi, gareggianti nel guadagnarsi seguaci anche fra i Romani. E intanto i


(/index.html)
pontefici seguitavano nella politica iniziata da Gregorio Magno. Si compié
CATALOGO (/CATALOGO/)
allora, per quel tanto che era stata turbata, la gerarchia cattolica. Si ha ragione
di credere che il 680, come segnò l'inizio di una fase tranquilla assai nei rapporti
fra Greci e pontificato romano SCUOLA
e, più ancora, fra pontificato e regno
(/TRECCANISCUOLA/)
longobardo, così anche una più larga e profonda infiltrazione di cristianesimo e
cattolicismo fra i Longobardi.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Divisione dell'Italia, distacco crescente da Bisanzio, avvaloramento di forze


locali. - Con l'arresto della conquista territoriale, la penisola si è venuta
dividendo in due parti, quasi in due Italie:
TRECCANI quella(/CULTURA/)
CULTURA dei Longobardi, cioè la
Longobardia, che occupava tutta la regione subalpina e padana (salvo l'esarcato
e il ducato di Venezia), la Tuscia, il ducato di Spoleto e il ducato beneventano,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
variamente esteso ma specchiantesi sui tre mari, Adriatico, Tirreno, Ionio;
quella dell'impero, cioè la "Romania". Le distingueva e divideva anche una
maggiore persistenza di antiche istituzioni municipali e di antico diritto, di
economia di scambio e di attività artigiane, una maggiore autonomia di vita
locale di fronte allo stato. Ché se nella Longobardia si veniva da per tutto, con
moto sia pur lento e non regolare, affermando l'autorità del re, e quasi tutti i
duchi si riducevano a funzionarî, il numero dei gastaldi regi cresceva, i vescovi
venivano contenuti entro i limiti della loro attività religiosa e chiesastica; nella
Romania, invece, si ebbe una crescente importanza di poteri locali, civili o
religiosi.

Gli sconvolgimenti delle invasioni e la guerra greco-gotica avevano da per tutto


elevato la posizione dei vescovi e fatto di essi quasi il fulcro della vita cittadina.
Giustiniano poi regolò la nuova situazione con una serie di leggi di cui la
Prammatica Sanzione, emanata nel 554 a richiesta di papa Vigilio, è forse un
riassunto. Queste leggi facevano dei vescovi quasi altrettanti organi di governo,
per il controllo di tutte le attività amministrative dei municipî, per la tutela dei
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 274/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

minori e degli assenti, per la sorveglianza dell'amministrazione provinciale, ecc.


Insomma quasi sostituzione,  alla
in molti compiti, della gerarchia ecclesiastica
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

gerarchia civile, screditata e abbassata. Quale lo scopo di questa sostituzione,


(/index.html)
che in parte era riconoscimento di uno stato di fatto? Rafforzare l'autorità
CATALOGO (/CATALOGO/)
imperiale. I vescovi, soggetti già al principe come tali, ora dovevano esserlo
ancor più come depositarî di autorità civile e politica. In realtà la logica delle
cose portava a risultati diversi. SCUOLA
Anche perché l'impero procedeva attraverso
(/TRECCANISCUOLA/)
crisi frequenti di autorità. Perciò i vescovi erano portati ad attaccarsi a quelle
attribuzioni civili come a cosa propria. L'autonomia a cui essi aspiravano come
vescovi fu desiderata eLIBRI
si cercò d'attuarla anche
(/TRECCANILIBRI/) ARTEnell'esercizio delle attività loro
(/TRECCANIARTE/)

affidate dallo stato.

Questa situazione maturò soloTRECCANI


nell'Italia bizantina:
CULTURA per quanto qualche passo
(/CULTURA/)

facessero, nel medesimo senso, anche i re longobardi. Nell'Italia bizantina, anzi,


come i vescovi, così le aristocrazie locali e i capi militari. Lontano l'impero e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
spesso in tutt' altre faccende affaccendato, questi tendono a conquistarsi una
loro indipendenza. Talune cariche, come quella dei tribuni, capi dei castelli,
diventano ereditarie. Insufficienti le milizie greche, vengono reclutate milizie
locali, si militarizza la grande proprietà che, naturalmente, se ne avvantaggia in
prestigio e autonomia. A più alta attività, come è la difesa del territorio, non
può non seguire più alta autorità anche politica. Dalle file di questa aristocrazia
esce spesso il vescovo che, anche come tale, è portato ad allargarsi sempre più
nel campo civile e ad accentuare la sua autonomia. Vescovi e aristocrazia ora
sono solidali, ora gareggiano. E di solito, prevale la seconda: ma non da per
tutto; non a Roma, per esempio. Qui, il vescovo è un grande metropolita, è
ormai capo di tutto l'episcopato d'Occidente, ha grandi disponibilità finanziarie,
per i molti possessi suoi nell'Italia meridionale e nelle isole. Di fronte a lui, più
difficile è, tanto al rappresentante dell'impero, quanto alle famiglie
dell'aristocrazia militare e fondiaria, di farsi valere. La sua autorità civile si
esplica nella città e nel territorio attorno, ma si fa sentire anche più lontano, nei
paesi dove il vescovo di Roma ha poteri metropolitani e grandi possessi

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 275/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

fondiarî. Anche nell'esarcato, dove è il centro dell'Italia greca e l'arcivescovo


lotta per l'indipendenzaISTITUTO
ecclesiastica da Roma, come vescovo di una città
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  già
capitale dell'impero.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Fosse l'azione di operose forze locali, fosse la lontananza di Bisanzio, i vincoli di
dipendenza che tenevano stretta l'Italia all'impero si vengono sempre più
rilassando. E se la Sicilia, a cui èSCUOLA
unita amministrativamente
(/TRECCANISCUOLA/)
la Calabria, è
fortemente tenuta dal governo centrale, la Sardegna e la Corsica vedono
lentamente allontanarsi l'insegna di Bisanzio; e Venezia e Napoli e Roma si
avviano a costituire altrettanti ducati a sé, conARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) alla(/TRECCANIARTE/)
testa il capo militare, cioè il
duca, o il vescovo. E le popolazioni dell'esarcato e della pentapoli, sottoposte al
maggior funzionario greco in Italia, l'esarca, manifestano uno spirito
d'indipendenza che erompe inTRECCANIfrequentiCULTURA
rivolte.(/CULTURA/)
Si fa vivo il sentimento
d'interessi proprî di fronte all'impero: interessi che tutti vedevano
rappresentati e tutelati dal vescovo di Roma. Fortemente operavano in questo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
duplice movimento le discordie frequenti fra la Chiesa di Roma e gl'imperatori,
tutte le volte - ed era assai spesso - che questi ultimi intendevano fare una
politica autoritaria ed esercitare a pieno l'antico imperium sulla Chiesa. Messi al
bivio fra Roma, la nuova Roma papale, e Bisanzio, le popolazioni
parteggiavano per la prima. E poteva accadere che anche qualche esarca
volgesse le spalle all'imperatore e si accordasse col papa.

La condotta di Giustiniano II, che mandò a Roma un suo funzionario per


imporre al papa le decisioni del sinodo Quinisesto, provocò allora (fine del sec.
VII) un movimento insurrezionale in Ravenna e nella regione vicina,
l'umiliazione in Roma dell'inviato imperiale che dovette solo alla protezione del
pontefice Sergio I la sua salvezza. Poiché in questi papi, all'evidente
insofferenza della gravosa tutela greca si accompagnava una non meno
evidente mutela nei rapporti con quella corte. La presenza dei Longobardi,
spesso irrequieti, consigliava di non bruciare tutti i ponti con Bisanzio. Ai
primissimi del 700, quando comparve a Roma l'esarca Teofilatto, nuovamente
si commosse tutta l'Italia bizantina e gente armata accorse da ogni parte a
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Roma: ma anche questa volta papa Giovanni VI (701-05) si adoperò per


calmare l'agitazione. LaISTITUTO
quale ha(/ISTITUTO/)
sempre in MAGAZINE
Ravenna e(/MAGAZINE/) 
fra le popolazioni
dell'esarcato il suo maggior focolare. Fra il 711 e il 712, il nuovo esarca
(/index.html)
Giovanni Rizocopo, mandato a governar l'Italia, giunto lì dopo aver commesso
CATALOGO (/CATALOGO/)
gravi violenze a Roma, è affrontato dalla milizia ravennate, sconfitto e ucciso.
La città possiede ora un proprio ed energico capo, Giorgio, figlio di un
Gioannicio che nel 695, partecipe forse a quella congiura che costò a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Giustiniano II la detronizzazione, fu dieci anni dopo, risalito Giustiniano al
trono, vittima della sua vendetta. Giorgio organizza la difesa della città, chiama
alle armi tutti i cittadini anche
LIBRI del territorio, ARTE
(/TRECCANILIBRI/) li raggruppa in reparti o numeri,
(/TRECCANIARTE/)

comandati da un tribuno. La stessa organizzazione si compie, o si perfeziona,


nelle altre città della Romagna, da Bologna a Cesena, a Sarsina. Anche a Roma,
tumulti violenti contro il nuovo imperatore
TRECCANI Filippico,
CULTURA che vuole rimettere in
(/CULTURA/)

onore il monotelismo. Il popolo prende le armi contro il duca mandato da lui e


si acquieta solo per l'intervento del pontefice e per la deposizione di Filippico
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nel 713. Fatti gravi e significativi tutti questi, che dovettero fortemente
commuovere le popolazioni italiane, specialmente della regione che faceva capo
a Ravenna, e dar materia a leggende e a componimenti poetici.

RANDE LETT-I-J 32esimo 39

Dato questo avvaloramento delle forze locali in molta parte dell'Italia greca,
questo allentarsi dei rapporti di dipendenza verso l'oriente, ne consegue anche
un crescente indebolirsi dei legami fra le varie parti dell'Italia greca: anche
perché essa non era un blocco territoriale coerente e omogeneo. Si stendeva
quasi tutta nella zona marittima e delle isole. Ma questa fascia eta
continuamente rotta da terre longobarde che si affacciavano sul mare. I
collegamenti fra esarcato e pentapoli da una parte, e Roma dall'altra, sono
quanto mai precarî. La Sicilia poi sta a sé; ancor più la Sardegna e la Corsica.
Quindì non solo una Longobardia e una Romania, nella penisola italiana, ma
molte Romanie, e sempre più distinte l'una dall'altra, sempre più staccate
ognuna da quella che è la principale e ha in Ravenna il suo centro e che perciò
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finisce col conservare, essa sola, il nome di Romania: Romagna. Così l'Italia,
individuatasi prima entro  in
il declinante impero romano d'Occidente, fattasi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

parte indipendente dall'impero d'Oriente con la formazione del regno


(/index.html)
longobardo, vede ora non solo affievolirsi l'autorità di Bisanzio sopra le
CATALOGO (/CATALOGO/)
provincie che ancora possedeva nella penisola, ma queste provincie bizantine e
poi via via tutte cominciar a costruire una lor propria vita.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Sì giunse così al 726, quando la politica fiscale di Leone Isaurico e il suo decreto
contro le immagini provocarono più grave insurrezione. Gregorio II diede
l'esempio, rifiutando diLIBRI
sottomettersi alle imposizioni
(/TRECCANILIBRI/) e incoraggiando il moto
ARTE (/TRECCANIARTE/)

rivoluzionario. Seguirono analoghi rifiuti dei rettori dei patrimoni ecclesiastici,


urti tra funzionarî e milizie greche e popolo romano e ravennate. Non tutti
concordi gl'Italiani nei rapporti coi Greci.
TRECCANI Questi
CULTURA avevano messo non poche
(/CULTURA/)

radici, contavano su interessi solidali di ceti superiori, sui legami che lingua e
cultura greca, largamente diffuse, avevano creati fra essi. E accanto alla contesa
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fra Greci e Italiani, divampò quella fra Italiani e Italiani, tra fazione imperiale e
fazione antimperiale. Ma le opposizioni di gran lunga prevalevano. A Ravenna,
l'esarca fu ucciso. Presso Roma, il duca bizantino fu accecato e sostituito da un
altro duca, Stefano, che pare creatura della rivoluzione. In quasi tutta l'Italia
bizantina, gli ufficiali greci furono espulsi e i duchi locali sottentrarono. Anche
i Longobardi si mossero. Liutprando invase l'esarcato fin oltre Ancona, e
occupò castelli fin presso Roma. Si può facilmente ammettere che un
sentimento di religiosa ortodossia animasse quel re e i suoi Longobardi, già da
tempo convertiti. Ma la spedizione di Liutprando era innanzi tutto una ripresa
della politica di Alboino, di Agilulfo, di Rotari.

Esigenze d'ordirie interno spingevano. Un regno sorto dalla conquista non


poteva, senza pericolo d'intima corrosione, fermarsi sulle precarie posizioni
raggiunte. Solo nuove conquiste potevano tener a freno i duchi, soddisfare la
richiesta di terre da parte degli arimanni, esaurito come era o fortemente
intaccato il patrimonio del re. D'altra parte, il regno, dopo decennî di disordini
interni, di discordie fra i duchi, di ribellioni al re, si presentava, come dopo una
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crisi di crescenza, più forte che non fosse mai stato, quanto ad autorità regia, a
organi di governo proprî della monarchia, a subordinazione di gran parte
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  dei
duchi. Anche assai più vicini, ormai conciliati, in qualche strato sociale
(/index.html)
probabilmente fusi, Longobardi e Romani, pur ammettendo che la monarchia
CATALOGO (/CATALOGO/)
di Alboino non abbia mai fatto, come quella di Teodorico, una vera e propria
politica di avvicinamento. Tutto questo aveva creato vincoli molteplici d'ogni
natura fra i soggetti, anche se leSCUOLA
leggi seguitano a distinguere Longobardi e non
(/TRECCANISCUOLA/)
Longobardi; li aveva tutti collocati, di fronte al re, sopra un piano non molto
diverso. L'esercizio di un'autorità piena sui vinti lo ha aiutato a rafforzare
anche l'autorità sopra iLIBRI
Longobardi, a vincereARTE
(/TRECCANILIBRI/) le tradizionali limitazioni
(/TRECCANIARTE/)

germaniche del potere regio, ad ascendere al concetto di una regalità piena. Egli
è, sì, prevalentemente, il Rex Langobardorum. Ma è difficile pensare che, a
mezzo il sec. VIII, quei Langobardi siano solo Longobardi. È già apparso, alla
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

fine del sec. VII, con Cuniperto e successori, il Rex Italiae. Anche Ariperto,
padre di Liutprando, è Rex in Italia... feliciter.
ACQUISTA Qualunque sia l'estensione
(/EMPORIUM/)

territoriale che si attribuisce a questa Italia, certo l'espressione denota un


crescente e più organico nesso fra il re e il paese e gli uomini su cui il re regna.

Circostanze favorevoli, tutte queste, al nuovo sforzo di guerra della monarchia


longobarda contro i Greci: in un momento in cui contro i Greci si levavano
anche la Chiesa romana e le popolazioni di mezza Italia. Ma c'era in Roma,
avversa circostanza, il capo della Chiesa. Egli non voleva essere un vescovo di
Bisanzio, ma neanche dipendere da Pavia. Veniva logorando l'autorità
dell'impero nel ducato romano, ma non per sostituire ad essa quella del vicino
re. A difesa dell'imperatore, essa contava sulle popolazioni italiane, su qualche
esarca bizantino in lotta col suo sovrano o vagheggiante un proprio dominio in
Italia, magari sui duchi longobardi di Spoleto e Benevento, ma non sull'esercito
del re.

Perciò, ora, Gregorio II, turbato della rapida avanzata di re Liutprando, da una
parte cercò di fermare l'ondata di ribellione all'imperatore, dall'altra invitò il re
a ritirarsi. E il re sgombrò alcune delle terre occupate, ma rimise a Gregorio II -
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la fonte romana dice restituit - la città di Sutri (728). Poi, visto che i duchi di
Benevento e Spoleto e ilISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
pontefice si legavano sempre più, e questa volta non
contro i Greci ma contro il re, prima assalì e vinse quelli, poi invase il ducato
(/index.html)
romano, si accampò sotto Roma. Ma più forte delle sue ambizioni e del suo
CATALOGO (/CATALOGO/)
sentimento di re fu la riverenza per le somme chiavi. Vinto dalle parole del
papa, andò a far penitenza nella basilica di San Pietro, depose qui le insegne
regie, si ritirò con l'esercito verso il nord.
SCUOLA Successive imprese di re Liutprando
(/TRECCANISCUOLA/)
non ebbero più durevole successo. Gli toccò anche di vedere il papa
intendersela, oltre che con i duchi, con l'esarca di Ravenna, e ambedue aiutare il
lontano imperatore contro tentativi di usurpazione
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) della dignità imperiale
ARTE (/TRECCANIARTE/)

compiuti vicino a Roma. Anche sull'esarcato il papa vigilava come sopra un


interesse proprio, presente o futuro.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Storia longobarda e storia d'Italia. - Insomma, Liutprando fallì di fronte


all'opposizione delle forze varie e anche discordi, ma pure, contro una
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
conquista longobarda, solidali: impero greco o alti e mezzani dignitarî italiani,
operanti spesso con molta autonomia da Bisanzio e tendenti a trovar sul luogo
la loro base; ducati di Benevento e Spoleto, cioè grossi nuclei di Longobardi
stanziatisi lontani dal centro; popolazioni italiane, avviate a un assetto politico
proprio, come gli abitatori delle lagune, oppure adagiatesi sotto il suave iugum
dei vescovi, fra i quali emerge quello di Roma, che di tutti gl'Italiani soggetti a
Bisanzio è come capo spirituale, forte della sua religione ma anche delle armi
della milizia romana e ravennate, delle navi veneziane, degli aiuti militari dei
duchi ribelli. Si può ammettere che il re avesse un altro nemico anche in quel
suo spirito di cristiano e quasi di romano che lo guidava nella riforma delle
leggi "empie o inumane" della sua nazione. Ma assai più lo rese esitante e
arrendevole di fronte al papa la visione o coscienza della difficoltà grande,
anche militare, di vincere la resistenza di quelle forze avverse che si
accentravano nel papa, di poter inquadrare nel regno elementi così diversi e
resistenti. Visione giusta, in fondo: e lo dimostrerà il fallimento eguale e
maggiore dei successori di Liutprando.

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E pur tuttavia pericolosi alleati o fiancheggiatori, per la Chiesa romana, quei


duchi beneventani e spoletini che appetivano le terre della Chiesa non
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
meno
del re longobardo, quegli esarchi bizantini che ogni tanto mettevano a
(/index.html)
subbuglio Roma e l'Italia con le loro eresie e le loro ingerenze nel campo della
CATALOGO (/CATALOGO/)
Chiesa, quelle milizie romane che traevano vigore specialmente dall'aristocrazia
secolare, gareggiante con quella ecclesiastica! Doverono ben sentirlo i due
pontefici che si trovarono in mezzo a così varia mischia, Gregorio II e Gregorio
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
III. Nei quali perciò maturò l'idea di trovare altri appoggi, più sicuri e meno
compromettenti. Dover vi era, confinante col regno longobardo, il regno
franco, primissimo fraLIBRI
i varî(/TRECCANILIBRI/)
regni barbarici ad accettare
ARTE il cattolicismo,
(/TRECCANIARTE/)

sollecito a promuovere la evangelizzazione degli Anglosassoni e dei Germani,


baluardo ora contro gli Arabi della Spagna. Più d'una volta, Franchi e impero si
erano intesi a danno dell'interposto regno
TRECCANI longobardo.
CULTURA Ad essi perciò si volge la
(/CULTURA/)

Chiesa romana, certo consenziente l'imperatore. Gregorio III scrisse una prima
volta a Carlo Martello nel 739; una seconda l'anno appresso. Per il momento,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
furono vani gli appelli. Ma quando, morto Liutprando, rovesciato Rachi per
opera del partito che voleva riprendere la conquista e cacciare i Greci dall'Italia,
re Astolfo avanzò su l'esarcato, occupò Comacchio e Ravenna, e strinse, da
presso Spoleto e il ducato romano; allora il papa, Stefano II, da poco eletto, si
recò in Francia, e il re Pipino, assunto l'anno prima al trono col consenso, anzi
incoraggiamento di papa Zaccaria, gli promise di ottenere da Astolfo la
restituzione delle terre. Stefano aveva passato le Alpi d'intesa con l'imperatore.
Ma certo egli pensava più al Beato Pietro che non ai diritti di Bisanzio; e certo
la restituzione fu concordata a beneficio del Beato Pietro, nuovo sovrano.
Difatti il papa, ora, incoronato re Pipino, conferì a lui e successori il titolo di
patrizio dei Romani: un titolo che fino allora solo l'imperatore aveva conferito.
Con esso, le terre della Chiesa venivano messe sotto la protezione di Pipino.
Seguì la prima spedizione franca del 754, con relativo assedio di Astolfo in
Pavia e la sua promessa di rendere le terre occupate. Poi, la seconda spedizione
del 756, dopo che Astolfo, non che rendere le terre, marciò ostilmente contro
Roma. E questa volta esarcato e ducato romano furono resi, cioè dati al papa.
Con l'esarcato e il ducato romano, passò al papa anche il ducato di Perugia,
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recente istituzione bizantina. Questa è la donazione famosa di Pipino, più


ristretta che non suoni ISTITUTO
il documento  ha
interpolato e contraffatto che ce ne
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

tramandato la notizia, ma sempre assai importante nella formazione dello stato


(/index.html)
della Chiesa.
CATALOGO (/CATALOGO/)

I pontefici si sono ora giovati dei Greci contro i Longobardi, ora dei
Longobardi contro i Greci, oraSCUOLA
delle popolazioni italiane contro Greci e
(/TRECCANISCUOLA/)
Longobardi. In ultimo hanno fatto ricorso ai Franchi d'accordo con
l'imperatore, sotto la cui alta autorità essi pur sempre rimangono, per le terre
ricevute. Ma cominciaLIBRI
subito in curia il lavorio
(/TRECCANILIBRI/) per(/TRECCANIARTE/)
ARTE togliere ogni fondamento
giuridico a questa autorità di Bisanzio. Subito dopo la donazione vera di Pipino,
ecco una falsa donazione di Costantino, Constitutum Constantini, che è
manipolata negli anni immediatamente seguenti alla prima e con tutta
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

probabilità in Roma stessa; certo, a Roma, subito nota e adoperata. Essa doveva
servire a dimostrare che il pontefice nulla riconosceva dall'impero che già non
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
avesse per diritto proprio e in estensione ancora maggiore. Con l'indipendenza
del papa da Bisanzio, si cerca anche la dipendenza dell'aristocrazia romana dal
papa, negandole ogni diritto sulle cariche civili, quasi come compartecipe, col
papa, in Roma e nel ducato, dell'eredità bizantina.

In mezzo ai contrasti che questa politica papale e di curia sollevò, si venne


formando a Roma un partito longobardo. E la corte di Pavia cercò un
ravvicinamento coi Franchi, per staccarli dalla Santa Sede. Ma le nozze di due
figlie di re Desiderio con Carlo di Neustria e Carlomanno di Austrasia,
succeduti a Pipino nel 768, non interruppero quello che ormai pareva il corso
naturale delle cose. Carlo, rimasto solo nel 772, e Desiderio vennero a rottura.
E quando Desiderio invase esarcato, pentapoli, ducato romano, Carlo,
sollecitato dal pontefice, riprese la via delle Alpi, sboccò nella pianura padana,
assediò Pavia e Verona, entrò in Roma, rinnovò la donazione. Intanto, Pavia e
Verona capitolavano, i Longobardi si sottomettevano quasi tutti, il regno
veniva riunito a quello franco.

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Le fonti parlano solo di Langobardi alla difesa: che poi non dovettero essere
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
neppure tutti i Longobardi. E se ne è desunto che la nazione longobardaera
sempre distinta e staccata dai Romani. Alessandro Manzoni vide, ancora nel
(/index.html)
sec. VIII, aperto dualismo. Ma se ne potrebbe desumere anche un'altra
CATALOGO (/CATALOGO/)
conclusione: cioè che i Longobardi non conservavano più la loro compattezza,
quasi assorbiti dal terreno italiano, su cui poggiavano i piedi; e i Romani, cioè la
massa della popolazione, non erano e non
SCUOLA si sentivano ancora bene inquadrati,
(/TRECCANISCUOLA/)
giuridicamente e moralmente, in un regno che portava ancora tanti segni della
sua origine barbarica e aveva un'ancor imperfetta organizzazione territoriale.
Comunque, finiva così,LIBRI dopo due secoli, l'indipendenza
(/TRECCANILIBRI/) e la personalità politica
ARTE (/TRECCANIARTE/)

del popolo longobardo, fiaccato dall'urto della nazione e della monarchia


franca, ma già indebolito e corroso dal vano sforzo di allargare le sue conquiste,
dalla tenace opposizione dei Greci padroni del mare, dal crescente prestigio
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

della Santa Sede che diventava essa punto di attrazione anche di elementi
longobardi, dalla superiore civiltà dei vinti e dallo stesso suo accostarsi a questa
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
civiltà. E tuttavia, anche gl'invasori longobardi avevano arricchito di elementi
proprî la vita delle genti italiane, vi avevano immesso un piccolo ma robusto
fiotto di elementi demografici, un po' stanziatisi a sé in nuovi villaggi, un po'
mescolatisi coi Romani nelle vecchie sedi e ora in parte assorbiti dalla massa
indigena, un po' ancora distinti perché mutatisi in alta e mezzana aristocrazia,
socialmente e politicamente assai importante. Notevoli elementi di diritto e
influenze non piccole, anche se da non valutar troppo, sul diritto romano
pubblico e privato. Come questo aveva agito sulle rozze consuetudini e sulla
vita giuridica dei barbari, così queste su quello, anche per effetto del relativo
rimbarbarimento che la società italiana nel suo complesso subì, cioè decadenza
di economia di scambio, rafforzamento del vincolo familiare, ecc.: tanto è vero
che influenze longobarde si ebbero anche là dove Longobardi non dominarono.
Qualche nuova abilità tecnica e capacità artistica, un certo corredo di
consuetudini di vita familiare e pubblica, un piccolo patrimonio di leggende
entrate in Italia con gli invasori o formatesi sul terreno della loro vicenda
italiana, minime influenze linguistiche, rappresentate da qualche centinaio di
parole germaniche entrate nella lingua del paese, poiché, nella gara con quella
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lingua, il longobardo soccombé. Nel sec. X, esso si può considerare affatto


morto. Che fu poi, a lungo 
andare, il destino di molti elementi longobardi,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

uomini, diritto, istituzioni, consuetudini varie. Che cosa è, nel '200 e '300,
(/index.html)
l'estinguersi di gran parte della vecchia aristocrazia feudale, il nuovo vigore del
CATALOGO (/CATALOGO/)
diritto romano, la nuova e originale civiltà, se non il graduale decadere e
scomparire di elementi di vita trapiantatisi sul suolo italiano coi Germani o dai
Germani segnati della loro impronta.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Ma l'importanza del dominio longobardo è data specialmente da quegli eventi


che esso crea o determina,LIBRI da quel complessoARTE
(/TRECCANILIBRI/) di problemi politici e politico-
(/TRECCANIARTE/)

morali che al suo tempo e anche per opera sua cominciano a costituire la trama
su cui sarà tessuta la storia italiana. Per cui quei due secoli che vanno dal 568 al
774 segnano, per quella storia,TRECCANI
quasi unCULTURA
inizio. Temprano
(/CULTURA/) il loro vigore,

consolidano la loro vittoria, nell'attrito con gl'invasori, cattolicismo e Chiesa


romana e papato; e in Roma nasce, come organizzazione di difesa, il potere
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
politico dei papi, quello che sarà poi il vero e proprio stato della Chiesa. Cià
appare visibile un interesse della Santa Sede, che diverrà cosa permanente,
avverso a ogni formazione politica italiana che appaia pregiudicevole alla sua
piena libertà di movimento: cioè già si accampa nel centro della penisola una
forza politica che segnerà in non piccola parte il destino suo, all'interno e nei
rapporti internazionali. Questo contrasto fra papato e regno, sebbene
puramente politico, avrà suoi riflessi grandi nell'intimo delle coscienze. E già
s'indovina, nella condotta dei re longobardi stessi, nei contrasti interni del
regno, che precedono e un po' preparano la tragedia del 774, quel turbamento
interiore, quel dissidio fra dovere civico e dovere religioso che poi diverrà cosa
specificamente italiana e renderà in Italia più difficile e tormentata la soluzione
di tanti problemi di vita nazionale. Appaiono già chiare davanti ai nostri occhi,
dal sec. V all'VIII, le tendenze centrifughe della vita italiana, troppo forti perché
sia possibile ricondurle alle vicende dell'economia. Si direbbe che riaffiorino le
forze regionali e locali preromane, nel crollo dell'impalcatuta giuridica e
politica creata da Roma. Più ancora, operano le forze e gl'interessi piantatisi in
Italia con la riconquista imperiale che ha, in parte, carattere di affermazione
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bizantina e greca, cioè straniera; più ancora quelle venute coi Longobardi. I
quali infransero l'unità ISTITUTO
instaurata 
dai Greci, senza esser capaci d'instaurarne
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

una propria; e anche nell'ambito del regno che riuscirono a costruire in Italia,
(/index.html)
presto riluttarono all'unità regia che faceva capo a Pavia (Spoleto e Benevento).
CATALOGO (/CATALOGO/)
Ed ecco quel nuovo sgretolarsi della penisola, que] l'emergere di gelosie e
particolarismi cittadini che, già visibili e operosi nell'età longobarda e
bizantina, toccheranno il culmine nell'età successiva, quando la penisola sembra
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
ritorni a essere quella delle cento e cento tribù galliche, etrusche, umbre,
greche, sannite, sabine, latine, ecc. Con questa differenza: che ci è stata di
mezzo Roma, potentissima a livellare e unificare
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEe(/TRECCANIARTE/)
sempre spiritualmente
presente in questa sua funzione, anche ora che essa è caduta. E c'è stato di
mezzo, anche, con più modeste funzioni, il regno longobardo, che egualmente
tessé una sua trama e fondò inTRECCANI
Italia unaCULTURA
tradizione politica di unità.
(/CULTURA/)

La rinnovazione dell'Impero.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

I Franchi in Italia e il ritorno di Roma. - Col 774, con la dinastia franca a capo
del regno longobardo, altri fatti maturarono. Quel distacco, politico e morale,
dall'Oriente, che la conquista longobarda, l'emergere della Chiesa romana a
potenza e gli interessi proprî delle popolazioni soggette venivano da tempo
attuando, ora si accentuò, sebbene non si spezzassero i legami tra il mondo
greco e l'Italia, rappresentati, oltre che dall'effettivo dominio nelle provincie del
sud e dalla presenza nella Puglia, in Calabria, in Sicilia, di nuclei greci o
grecizzati e di un clero obbediente più all'imperatore che al papa, anche dalla
cultura greca che ancora nel sec. X sopravviveva nel centro e a nord della
penisola, e dalla persistenza in Bisanzio della coscienza di un diritto su quanto
era stato territorio dell'impero e dall'intenzione di farlo valere, quanto meno in
Italia. In rispondenza a questo maggiore distacco dall'Oriente, che coronava,
nel campo religioso, i lunghi sforzi del papato, maggiore collegamento con
l'Occidente romano-germanico e cattolico-romano. Vi è non solo una dinastia
franca sul trono del regno longobardo e un'unione personale dei due regni, ma
anche una nuova, sia pur tenue, infiltrazione di elementi etnici franchi e d'altre
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 285/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

stirpi germaniche (Alamanni, Burgundî, Baiuvari, ecc.) che daranno ulteriore


alimento alla preesistente aristocrazia; e la penisola aperta ai moltepliciinflussi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

della vicina nazione e, per il suo tramite, collegata anche con la Germania, con i
(/index.html)
paesi anglosassoni. Insomma, un nuovo e più vasto orizzonte occidentale,
CATALOGO (/CATALOGO/)
davanti agli occhi degl'Italiani. Si ebbe anche qualche altro evento: il potente
affermarsi del regno franco, dopo la vittoria sui Longobardi, attraverso una
serie di vittoriose spedizioni, inSCUOLA
mezzo(/TRECCANISCUOLA/)
ai Germani del nord e dell'est e anche in
mezzo alle avanguardie slave, Avari, Carantani, Croati, fino a instaurare un
grande impero, come quello di Roma. Alta posizione del re Carlo davanti alla
Chiesa cattolica, per tanto
LIBRIimpulso dato alla lotta
(/TRECCANILIBRI/) ARTE contro gl'infedeli e alla
(/TRECCANIARTE/)

conversione dei pagani; e crescente solidarietà fra Carlo e il papato, crescente


interesse e occasione di Carlo a vigilare sulle cose di Roma, dove, scomparso il
pericolo longobardo, incombeva sui pontefici
TRECCANI CULTURAe(/CULTURA/)
sulla curia il pericolo
dell'aristocrazia secolare che ascendeva a potenza e ambiva di padroneggiare la
città e il ducato. Rifiorire di cultura non solo religiosa e chiesastica, ma anche
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
secolare. Insomma, il rinascimento carolingio, sebbene già avviato prima di
Carlo e germogliante su da sue proprie radici, per il risollevarsi dei vinti a
nuova dignità, per certo interesse vivo e fresco che portano nella cultura i
neofiti, cioè i barbari civilizzati. Naturalmente, gli uomini colti si orientano
verso il nuovo astro, ruotano attorno a lui, concorrono a elevarne il prestigio, a
rafforzare coi vincoli della cultura quell'unità politica che le armi venivano
creando: Pietro da Pisa, Paolino di Aquileia, Alcuino, monaco anglosassone,
Paolo Diacono longobardo di Cividale, uomo rappresentativo di quella
evoluzione che i Longobardi, pur col senso della loro nazionale personalità,
vivo negli uomini di qualche cultura e di alto rango sociale, avevano compiuta e
forse affrettarono in questi decennî di tempesta, verso la cultura tradizionale
del paese. Paolo, storico della sua gente, si accosta intimamente alla storia dei
Romani. Proclama il suo affetto alla loro letteratura. È felice di essersi nutrito di
quello spirituale cibo. Il regno di cui Desiderio è re si colora, davanti allo
scrittore, di colori antichi. Roma ormai riemergeva dal gorgo, anche per
gl'invasori. Scomparsa come organizzazione politica e giuridica, essa tornava a
operare come esempio e come ispirazione; e non solo per i bisogni della vita
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pratica - il diritto, l'ordinamento fondiario, ecc. - ma anche per i più alti e


delicati bisogni dello spirito. Per il contrasto con questa grande visione,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) sempre
più l'età successiva, l'età delle invasioni e del disordine barbarico, si configurava
(/index.html)
come età di decadenza: decadenza anche religiosa, oltre che civile e letteraria. Si
CATALOGO (/CATALOGO/)
cominciava a vagheggiare una restaurazione: delle lettere e arti liberali e,
insieme, della religione; restaurazione che si presentava come un ritorno
all'antico, come una renovatio. Anche il ricordo dell'impero risorgeva, purificato
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dei suoi peccati; dell'impero fattosi cristiano, protettore della fede, largitore di
benefici alle chiese. E la curia romana, con il suo Constitutum Constantini, non
concorreva anch'essa aLIBRI
riportare il pensiero aARTE
(/TRECCANILIBRI/) Roma imperiale, a determinare
(/TRECCANIARTE/)

questa rinascita?

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)


A Roma, intanto, venuta ormai a mancare l'antica autorità e non ancora ben
salda la nuova, si erano aggravate le interne agitazioni, che andavano di pari
passo con l'emergere di un'aristocrazia terriera, con il passaggio dei poteri di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
governo nelle mani della gerarchia romana, con le rivalità fra quell'aristocrazia
e questa gerarchia. E nel 799 vi fu, per opera di nobili avversi alla politica
troppo francofila di Leone III, una congiura che costrinse il papa a fuggire. Ma
tornò subito, accompagnato da armi franche. In Oriente l'impero in quegli anni
vacava. Nel 795 lo stesso papa Leone aveva rotto l'ultimo segno di dipendenza
da esso, datando le sue bolle dagli anni di regno di Carlo. Ed ecco, la notte di
Natale dell'800, Carlo re incoronato dal papa, davanti all'altare di S. Pietro,
"grande e piissimo imperatore" e adorato more antiquorum principum, cioè come
un imperatore romano.

Quali siano stati gli accordi che precedettero l'incoronazione, pare innegabile
che, se anche Carlo desiderò un rinnovamento così fatto dell'impero; se egli se
ne attese un aiuto grande e una specie di riconoscimento delle conquiste fatte;
certo non lui, ma il papa determinò, dell'incoronazione, forme modi titoli. Egli
volle così affermare la sua autorità sul maggior principe della terra ed esercitare
i diritti che gli venivano dalla "Donazione di Costantino". Nel rinnovato
imperatore egli vedeva un protettore in Roma, in Italia e da per tutto; il braccio
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armato per l'attuazione di quei compiti che gli scrittori ecclesiastici ormai
attribuivano allo Stato ISTITUTO
e alla Chiesa insieme. La nuova unità politica di
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
tanti
paesi sotto Carlo a lui appariva naturale conseguenza e quasi riflesso della unità
(/index.html)
religiosa cristiana e cattolica, mezzo per conservarla e consolidarla. E Carlo non
CATALOGO (/CATALOGO/)
poteva poi affermarsi anche in Oriente, dove il trono ora vacava, e far risorgere
integralmente l'unità antica, nei suoi più ampî confini? O almeno aiutare il
pontefice nei suoi sforzi di sottomettere a Roma la chiesa orientale, ostinata a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
far da sé, tenuta in stretta dipendenza dallo stato, esposta alle velleità
dogmatiche dell'imperatore? Certo, Carlo, una volta impugnato lo scettro,
mostrò subito di volerlo tenere
LIBRI con ogni sua ARTE
(/TRECCANILIBRI/) forza,(/TRECCANIARTE/)
ebbe l'occhio aperto
sull'Occidente ma anche sull'Oriente, si considerò successore degli antichi
imperatori e, proprio come un antico imperatore, regolò le cose della Chiesa e
della religione accanto a quelleTRECCANI
civili, accentuando, per influsso della tradizione
CULTURA (/CULTURA/)

romana, un sistema già invalso in Francia, specialmente da Pipino in poi,


esaltato da cronisti e poeti della corte come rex et sacerdos.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Questa restaurazione o instaurazione imperiale, se per un verso trascende la


storia d'Italia, non è estranea ad essa, anzi ne è parte viva. Basta pensare, a parte
il luogo del suo primo nascimento, come l'impero fu nel Medioevo visto e
considerato dagl'Italiani; pensare quanto esso incise, per secoli, sulle vicende
storiche dell'Italia; come fu messo a centro di ogni costruzione di pensiero
politico dagl'Italiani. Né solo da chi contemplava nostalgicamente il passato, ma
anche da chi sognava un più alto avvenire per il mondo e per l'Italia. Ciò più
tardi: ma l'ascesa di Roma è già cominciata; essa sta rimettendosi al centro
dell'Occidente. Centro religioso già era diventata; e sempre più vede ampliarsi
attorno a sé la sua sfera con la conversione dei Germani e degli Slavi. Ora,
anche centro politico. L'Occidente ormai guarda tutto ad essa; e anche l'impero
d'Oriente, che non ha ancora rinunciato all'Italia. Insomma, molti e varî
interessi del vasto mondo tornano a convergere su Roma; molte leve,
maneggiate da quel centro, mettono in movimento le cose del vasto mondo. Di
qui, la rinnovata importanza anche della storia della città di Roma, con i suoi
partiti, le sue gare fra aristocrazia secolare e gerarchia, le sue agitazioni attorno
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al papato e attorno all'impero. Il "popolo romano" diventa anch'esso, in tal


modo, fattore d' importanza 
mondiale, con certo consapevole e orgoglioso
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ricollegamento al "popolo romano" antico e persuasione di esserne l'erede;


(/index.html)
d'essere quindi, come esso, fonte prima della potestà suprema.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Attorno all'814, anno della morte di Carlo Magno, la penisola si presenta,


politicamente, come regno longobardo sotto la nuova dinastia franca; come
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dominio greco, ridotto alle regioni costiere meridionali, alla Sicilia e, quasi
svanendo nella lontananza, alla Sardegna e Corsica; come respublica romana o
terre di dominio della LIBRI
Chiesa, appartenenti già
(/TRECCANILIBRI/) all'impero
ARTE e, in piccola misura,
(/TRECCANIARTE/)

al regno longobardo. E poi, ducato e principato beneventano; ducato di


Venezia, che è una federazione d'isole con centro a Rialto; ducato di Napoli,
ridotto ormai a piccola estensione: tutti avviati, non ostante qualche
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

dipendenza, più o meno effettiva, dal regno d'Italia o dall'impero bizantino,


verso un regime proprio. La vita della penisola, fallito lo sforzo dei Longobardi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di raccoglierla tutta sotto di sé, sconvolto poi quel regno dalla conquista franca,
si viene dunque svolgendo nel senso di una crescente moltiplicazione di
organismi politici indipendenti. Anzi, con i Franchi, la tendenza s'accentua.
Anche il ducato longobardo di Benevento si spezza.

La compagine del ducato longobardo di Benevento perde il suo vigore, via via
che esso si distacca dal regno. Quelle poche migliaia di Longobardi, qui
mantenutisi assai distinti dal resto della popolazione, che nel passato son
riusciti a governare un vasto e vario terrirorio, ora non ci riescono più. Cause o
manifestazioni di debolezza sono: le tendenze autocratiche dei principi; lo
spirito di ribellione nell'aristocrazia dei conti e gastaldi preposti alle città e
provincie; il carattere elettivo del principato; l'incapacità di assoggettare le
regioni che costituivano lo sbocco naturale sul mare, specialmente Napoli, per
mancanza di forze navali e per l'accorta tenacia di quelle città rivierasche;
l'opera di disgregamento compiuta dall'impero greco che preme da tre parti il
principato; la rivalità fra i centri urbani. Salerno, posta sul mare, divenuta sede
di traffici marittimi e di scambî con l'interno, divenuta quasi la capitale effettiva
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del principato, nell'840 si ribella a Benevento, dandosi un proprio duca. Dopo


un poco, il gastaldo di Capua 
si la prima vassallo del duca di Salerno contro
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Benevento, poi finisce con l'essere del tutto indipendente, diventa pur esso
(/index.html)
duca, infine principe. È il tempo questo in cui anche lungo il litorale fra Salerno
CATALOGO (/CATALOGO/)
e Capua si delineano, distinti e indipendenti, tre piccoli stati: Napoli, Gaeta,
Amalfi. Insomma, polverizzazione politica in questa regione di Longobardi e
Greci. Le città campane rappresentano, insieme con Venezia e, fra un secolo o
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
due, Bari e Genova e Pisa, l'Italia marinara che precede nell'innovare
socialmente e politicamente.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Peggio, quel che accade in Sicilia, dove è ribellione a Bisanzio. E la ribellione


sollecita, con o senza invito di Siciliani ribelli, gli Arabi e Berberi, fattisi da oltre
un secolo padroni dell'esarcatoTRECCANI
d'Africa.CULTURA
Da un pezzo, essi erano comparsi
(/CULTURA/)

minacciosi nei mari Ionio e Tirreno: prima quelli di Spagna, poi quelli d'Africa.
Ponza, Ischia, il litorale calabrese, la Sardegna e Corsica avevano avvertito la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
minaccia. E si era dovuto, da re Carlo e da chi lo rappresentava in Italia,
provvedere alla difesa. Ma ora, nell'827, 80.000 Berberi sbarcano in Sicilia e
cominciano a conquistarla, a mettervi radici, ad annodare accordi con signori e
città dell'Italia meridionale.

Nella vicina terraferma il principe di Benevento, Sicardo, è in guerra con


Napoli. Una flotta musulmana assale Sicardo e lo costringe a togliere l'assedio
da Napoli. Vi era stata una sollecitazione dei Napoletani? Certo, queste città
marinare avevano bisogno di navigare in pace e, non potendo acquistar pace
con la forza, se la procuravano con gli accordi. Certo, anche, si ebbe dopo
d'allora una vera alleanza fra Sergio duca di Napoli e i Saraceni di Sicilia, che
durò molto tempo. Appena i Napoletani si sentivano minacciati da Benevento,
i Saraceni entravano in azione, un po' per gli alleati, più ancora per sé. E
nell'837-8, essi assaltarono la costa longobarda di Puglia, occuparono Brindisi,
poi Taranto, di cui fecero una forte base e centro di scorrerie all'intorno. Anche
Radelchi di Benevento, in guerra con Siconolfo di Salerno, ne chiama o,
almeno, ne assolda. E così altre bande, forse d'Africa, prendono Bari nell'840,
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procedendo prima fra stragi e saccheggi, poi con certo ordine: accordi col
vescovo, promessa di tolleranza Certo,
religiosa e di rispetto delle persone, ecc.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

hanno in vista una stabile dominazione, come già in Spagna. Allora, anche
(/index.html)
Siconolfo si dà ad ingaggiare infedeli. I quali così sono richiamati sempre più
CATALOGO (/CATALOGO/)
verso l'interno del paese. Quelli di Bari fan sentire la loro presenza su tutta la
Puglia; quelli di Taranto su tutta la Calabria longobarda. Circa l'840, un nuovo
nido saraceno, a Capo Miseno: SCUOLA
e di qui,(/TRECCANISCUOLA/)
la campagna romana è corsa e
saccheggiata fin quasi alle porte della città; Fondi e Formia bruciate e distrutte.
Insomma, nuove "invasioni barbariche", in regioni che già avevano subito le
prime invasioni o dalleLIBRI
prime erano state risparmiate.
(/TRECCANILIBRI/) Intanto, quelli di Sicilia
ARTE (/TRECCANIARTE/)

avevano nell'831 preso Palermo, forse nell'843 Messina. Poi, via via, quasi tutto
il resto.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Dal "regnum Langobardiae" al "regnum italicum" e suo vano sforzo di unità


nella penisola. - Così un'altra civiltà, che dominava ormai il grande arco di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
cerchio dalla Spagna alla Siria, spinge i suoi tentacoli verso l'Italia meridionale.
La penisola, già punto d'incontro e di attrito di due imperi, ora ne vede ancora
un altro, fra asiatico e africano, entrar nella gara, anche esso forte sul mare. E
ne è come avviluppata, subisce altre fratture. Anche la Sardegna e la Corsica,
perduta per l'impero la Sicilia, ora rimangono abbandonate a sé stesse e vedono
ridotti a poco o nulla, per qualche secolo, anche i rapporti col vicino litorale
toscano e ligure, dove l'organizzazione navale del regno langue.

Ma su questo regno longobardo-franco è specialmente necessario portare la


nostra attenzione. Nel sistema di stati o quasi stati italianì di quel tempo, esso
occupa il primo posto, per ampiezza, importanza politica, nessi con il papato e
l'Europa romano-cristiana-germanica, capacità di poter direttamente o
indirettamente agire sopra gran parte della penisola. Il regno ha sua capitale,
sua corte, sue leggi, sua assemblea. Ma esso è legato per vincoli dinastici, anzi,
da principio, per unione personale, col regno franco e fa parte della grande
monarchia creata da Carlomagno, sotto la duplice egida della Chiesa e di Roma
antica. Poi, quando si viene a una ripartizione del nuovo impero tra i figli
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dell'imperatore, il regno longobardo ha un suo re: Pipino, dall'806 all'810, e


Bernardo, suo figlio, dall'814 all'817. Ma debole è la personalità politicadi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

questo regno longobardo-franco. Chi lo regge è più un governatore o vicario


(/index.html)
che non un vero re. Accennò a crescere questa dipendenza negli anni appresso,
CATALOGO (/CATALOGO/)
via via che in Francia prevaleva la concezione dell'impero come effettiva unità
politico-amministrativa. Maturò allora il disegno del re Bernardo di scuotere
questa tutela. Attorno a lui si stringevano molti grandi longobardi e franchi e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
anche vescovi dell'Italia settentrionale e lo stesso arcivescovo milanese
Anselmo. Era, questa, una manifestazione delle forze centrifughe e, in certo
senso, antimperiali o antimperialistiche che tendevano,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) con maggiore o minore
ARTE (/TRECCANIARTE/)

coscienza, a più rìstrette organizzazioni locali o nazionali: le singole stirpi, le


aristocrazie, l'alto clero, alcuni maggiori centri urbani, Sopraffatti un momento
dal costituirsi del rinnovato impero
TRECCANId'Occidente, ora risorgevano per virtù della
CULTURA (/CULTURA/)

stessa unità imperiale, capace di promuovere, con i contatti, la coscienza di


quelle stirpi, di avvalorare, chiamandole a collaborare, quell'aristocrazia, di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
creare più favorevoli condizioni allo sviluppo delle cittadinanze. Ma il tentativo
finì in tragedia. Alla prima minaccia di guerra da parte di Ludovico, Bernardo si
rimise nelle mani dell'imperatore e ne ebbe crudelissimo supplizio. L'Italia fu
allora data, qualche anno dopo, a Lotario, uno dei figli di Ludovico; e a Lotario
fu riconosciuta qualche maggiore autorità, al regno maggiore autonomia
amministrativa. E questo fu consigliato forse anche dalla situazione della
penisola, dal bisogno per l'imperatore di consolidare lì il suo prestigio. In Italia
risiedeva il pontefice, poco sofferente anche esso di tutela. L'obbligo di
attendere la conferma imperiale prima della consacrazione, non era osservato
più, nei rapporti con Bisanzio, dal principio del 700. Rimesso in vigore da
Carlomagno, ora stava di nuovo cadendo in dissuetudine per opera di Stefano
IV, successo nell'816 a papa Leone, e, l'anno appresso, di Pasquale I. Col quale
Ludovico aveva conchiuso, nell'817, un famoso patto, in virtù del quale
l'imperatore, mentre confermava al pontefice il suo dominio temporale,
rinunciava anche al controllo sull'elezione pontificia. Viceversa, sempre più si
faceva valere l'incoronazione papale e romana dell'imperatore, non come mera
formalità, ma come atto necessario all'esercizio pieno dell'autorità imperiale.
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Nell'813, Ludovico era stato associato all'impero da Carlomagno con apposita


incoronazione in Aquisgrana; ma nell'816, Stefano recatosi in Francia 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
rinnova
egli l'incoronazione; e nella Pasqua dell'823 Lotario, re d'Italia, va a Roma a
(/index.html)
ricevere la corona imperiale. Qui, abusi, agitazioni, disordini. Si delineava la
CATALOGO (/CATALOGO/)
vicenda medievale di Roma: gare fra potenti famiglie, contrasti fra laicato e
gerarchia, usurpazioni di terre pubbliche, rapine di beni ecclesiastici, varietà e
incertezza di poteri. Ma, fatto centrale, l'esistenza di forti interessi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dell'aristocrazia militare e fondiaria, che, offesi dalla crescente potenza del
chiericato, reagivano con violenza. Ora, qui in mezzo, il re e imperatore franco
aveva partigiani. Contro il vicino
LIBRI principe, essi
(/TRECCANILIBRI/) confidavano
ARTE nel principe
(/TRECCANIARTE/)

lontano. E certo, appoggiandosi su questo partito, Lotario portò in alto, con la


costituzione dell'824, quell'autorità imperiale in Roma che già, dopo
Carlomagno, accennava a declinare. Abbandonato
TRECCANI il diritto di conferma
CULTURA (/CULTURA/)

dell'eletto, il sovrano esigeva tuttavia il ripristino del diritto di laici di aver


parte insieme col clero nelle elezioni pontificie, otteneva che un messo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
imperiale lo rappresentasse stabilmente in Roma e che davanti a lui e davanti al
popolo l'eletto prestasse giuramento prima della consacrazione, si riservava
d'intervenire a tutela dell'ordine pubblico e nei processi criminali. Mai forse,
come in questo momento, la restaurata dignità imperiale affermò e fece
riconoscere così esplicitamente il suo alto diritto su Roma, accanto a quello del
pontefice: sebbene incerti i limiti fra l'una e l'altra; difficile, all'autorità
pubblicamente più alta ma lontana, di farsi valere di fronte all'altra vicina se
pur minore, mal tollerabile una condizione di semi-sudditanza temporale in chi
- il papa - aveva pienezza spirituale di poteri e si considerava ormai quasi la
sorgente dell'autorità dell'altro, l'imperatore. Di qui i futuri conflitti fra papi e
imperatori.

Tutto questo sta a dimostrare quale importanza il regno longobardo aveva nel
sistema imperiale creato da Carlomagno: importanza quasi di centro, pur
essendo debole militarmente, dominato da un crescente disordine civile, spesso
trascurato dal suo principe, coinvolto nelle gravi contese dinastiche di cui la
Francia era sanguinoso teatro. Visibile anche, nelle successive divisioni
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 293/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

dell'impero, il progressivo individuarsi di quel regno - come delle altre parti


dell'impero stesso - conISTITUTO
proprio(/ISTITUTO/)
re, fornito MAGAZINE
di larghe attribuzioni
(/MAGAZINE/)
e alti
compiti;
e il suo andare congiunto con l'impero nella stessa persona. Quello a cui tocca
(/index.html)
di governare l'Italia tendeva anche a prendere in Roma corona imperiale.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Anche il patto di Verdun (843) assegnava a Lotario, già incoronato imperatore,
l'Italia, insieme con altre terre transalpine, sulla destra del Reno. Poi Lotario
assegnò al figlio Ludovico il compito di curare l'Italia: e Ludovico, venuto in
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Italia e a Roma nell'844, vi fu solennemente incoronato re; poi, nell'850,
associato all'impero e coronato a Roma da Leone IV papa. Da allora egli attese
quasi solo alle cose della penisola.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

In lui noi possiamo vedere quasi un redivivo re dei Longobardi; sebbene non
più tanto come re di una nazione ancora
TRECCANI male radicata
CULTURA nel paese e male fusa con
(/CULTURA/)

gli altri abitatori e sudditi, quanto come re di un popolo ormai, nella grande
massa, uno e inquadrato in un suo territorio. Non è senza significato che,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
proprio con Lotario e Ludovico, la denominazione di Regnum Langobardiae ceda
quasi totalmente a quella di Regnum Italiae o Italicum, prima d'allora apparsa
solo sporadicamente. Senpre più invale anche la parola Italici o talienser, per
indicare tutti gli abitatori e sudditi del regno. La nuova parola "regno d'Italia" è
probabile tradisca l'intenzione di troncare ogni segreto desiderio di
restaurazione longobarda da parte delle grandi famiglie ducali. Ma forse
esprime anche la maggiore fusione determinata, almeno nei ceti medî e
inferiori, dalla conquista franca, col susseguente rinvigorirsi dei più numerosi e
civili elementi originarî del paese (uomini, idee, cultura, parole, ecc.); esprime
anche il proposito del principe di estendere l'autorità effettiva del regno su tutta
quella penisola a cui la tradizione letteraria estendeva il nome di Italia. E difatti,
Ludovico non solo è presente a Roma col suo missus ed è molto legato
all'arcivescovo di Ravenna, del quale favorisce le tendenze autonomistiche di
fronte al papa, ma svolge anche tenace azione nel sud, fra Longobardi e Greci.

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Nel sud, ogni giorno più dilagava il pericolo musulmano. Insufficiente la difesa
bizantina. I LongobardiISTITUTO
di Benevento, con le loro discordie, piuttosto 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

chiamavano che non allontanassero le bande saracene. I Napoletani forse


(/index.html)
mandarono loro ausiliarî all'esercito degl'infedeli che nell'843 assediò ed
CATALOGO (/CATALOGO/)
espugnò Messina. E caduta Messina, fu più facile moltiplicare gli assalti e le
scorrerie lungo le coste ioniche e tirrene. Si avvertì allora, veramente, la gravità
del pericolo. Reazione di Napoli, Gaeta e Amalfi, che unirono le proprie forze.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Comincia con queste imprese di guerra, con queste iniziative politico-militari,
la nuova storia delle città italiane. Ecco, poi, sollecitato da queste città,
dall'impero greco, da Salerno, dal papa, che vedeva
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Roma stessa minacciata;
ARTE (/TRECCANIARTE/)

ecco anche Ludovico II. La sua prima impresa è dell'849, quando Franchi e
Longobardi respinsero gl'infedeli fino alle coste pugliesi, e le navi della lega
campana, comandate da Cesario figlio di
TRECCANI Sergio,(/CULTURA/)
CULTURA distrussero una grossa flotta di
Musulmani che venivano all'assalto di Roma. Poi nuove spedizioni di
Ludovico, nell'852, nel'60, nel'66-71; ora per combattere vassalli ribelli, ora per
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
compiere lo sforzo decisivo contro i Saraceni. E il 2 febbraio 871, cadeva
finalmente Bari, e poco più rimaneva ai Saraceni. In tutti questi anni, Ludovico
ridiede certo vigore all'autorità regia e trasse città e piccoli dinasti nella propria
orbita; confermò la sua protezione sui monasteri di S. Vincenzo al Volturno e
su Montecassino. Con Bisanzio trattò per una sistemazione definitiva che
doveva metter nelle mani del re e imperatore tutta l'Italia meridionale. Ma era
un edificio friabile, tenuto in piedi da motivi negativi ed estrinseci, soprattutto
dal pericolo saraceno. Per cui, debellati ora i Saraceni, venne a mancar la
ragione prima di questa precaria sottomissione e concordia. Laggiù, non si
volevano i Saraceni; ma neanche un re che volesse essere vero re. Covava fra
l'aristocrazia locale quello stesso invincibile spirito d'indipendenza, che già
aveva animato i duchi contro il re di Pavia; e quel non meno invincibile
sentimento di avversione ai re franchi, che era quello di tutta la gente
longobarda dopo il 774. Può dirsi che nel sud si prosegue la lotta decisa
quell'anno nella valle del Po. E si sa quanto brigasse e quanta solidarietà
trovasse nel sud Adelchi, figlio di Desiderio, nei tentativi di restaurazione fra
l'VIII e il sec. IX. Ed ecco che ora, nel viaggio di ritorno da Bari, Ludovico fu
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 295/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

assalito nel suo palazzo di Benevento, costretto ad arrendersi e fatto prigioniero


dal principe, Adelchi anch'esso. 
Lodovico poté tuttavia liberarsi, tornare
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nuovamente nel sud; attese, sì, a combattere Adelchi e i ribelli duchi di Spoleto
(/index.html)
e Camerino, ma anche a combattere i Saraceni che erano tornati alla riscossa e
CATALOGO (/CATALOGO/)
avevano posto l'assedio a Salerno. Bene capì Ludovico che la ragione prima
d'essere del regno, nel Mezzogiorno, la sorgente prima del suo credito, era la
lotta contro gl'infedeli. Ma Adelchi resisté. Ebbe aiuto dai Napoletani e dal loro
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
duca e forse dagli altri duchi. Sollecitò il concorso di Bisanzio e una flotta greca
giunse a Otranto, prese Bari. E da Bari, i Bizantini, tenaci, metodici,
cominciarono lentamente LIBRIla riconquista. L'edificio
(/TRECCANILIBRI/) di Ludovico e della dinastia
ARTE (/TRECCANIARTE/)

franca crollava. Il disegno, ereditato dalla dinastia longobarda, di una conquista


che giungesse allo Ionio e facesse di ogni duca di città campana, di ogni duca o
principe longobardo non più di un vassallo
TRECCANI o di(/CULTURA/)
CULTURA un funzionario imperiale,
rimase inattuato. Ludovico morì nell'875, senza tornare più nel Mezzogiorno.
Il successore, Carlo il Calvo, vide solo al Garigliano e al Sangro i confini del suo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
regno. Al di là di questi confini, ripresero a martellare i Saraceni, da Taranto.
Le città della costa trovarono subito modo d'intendersi con gl'infedeli, sia per
aver pace sia per partecipare a saccheggi e prede. E si ebbe una vera e propria
alleanza loro con Napoli, Amalfi, Gaeta, a cui dové aderire anche Adelchi,
incapace di resistere ai Saraceni.

E allora, un po' di sua iniziativa, un po' per incitamento della corona franca, si
fece innanzi, al posto del re d'Italia, il pontefice. Fino a quel tempo, tutela
imperiale e regia sul papa. Ma ora, l'impero si sta smembrando, la sua autorità
si esaurisce nell'ambito del particolare regno il cui sovrano è anche imperatore.
Per giunta, discordia fra i Carolingi, gara per la corona imperiale. In tali
condizioni, la curia può riconquistare la sua indipendenza, dettare legge o
imporre patti ad aspiranti e coronati. Così da Carlo il Calvo, venuto nell'876
per l'incoronazione a Pavia, ottiene la rinuncia al missus in Roma. Si sostituisce
poi al re nel Mezzogiorno d'Italia. Egli deve qui difendere un ricco patrimonio

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 296/1196
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e ostacolare i duchi di Spoleto, che miravano ad allargarvisi, rinserrando da


ogni parte le ambite terre 
del ducato romano; deve staccare le città campane
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dall'empia lega coi Saraceni, difendere la religione.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Cade in questo tempo un famoso patto, conchiuso non è ben chiaro se a Roma
o in Francia, per cui Carlo il Calvo avrebbe ceduto Sannio, Calabria, Salerno,
Benevento, Capua, Spoleto e altro al papa. Controverso il contenuto di questo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
patto; incerto, che cosa il re effettivamente diede e che cosa promise; incerto
che cosa, nel documento originale, fu interpolato per far più grande quel dono,
come è avvenuto di altri famosi
LIBRI documenti del
(/TRECCANILIBRI/) genere.
ARTE Certo, un nocciolo
(/TRECCANIARTE/)

storico c'è.

Il pontefice svolse un'intensa azione nelCULTURA


TRECCANI Mezzogiorno d'Italia, quasi
(/CULTURA/)

sostituendosi al re o imperatore. A Traetto, Giovanni VIII imbastì una lega


contro i Saraceni. Ma anche quest'azione pontificia destò diffidenze e sospetti e,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
anziché procurar concordia e collaborazione, aggiunse nuovi motivi di
divisione a quelli preesistenti. I Saraceni, anziché freno, ebbero altri
incitamenti, altri alleati. Si formarono, al posto degli antichi, nuovi punti di
concentramento saraceno, fra Salerno e Amalfi, ai confini dello spoletano,
vicino al Vesuvio, sul Garigliano. Falliva così anche l'iniziativa papale nel sud.
Viceversa, sgombro ormai il terreno da re e papi, si rifaceva innanzi da Bari lo
stratego di Bisanzio: nell'880, caduta Taranto, solo in Calabria rimaneva agli
Arabi qualche luogo. L'impero greco tornava a essere un fattore politico
importante nelle cose del sud, rifaceva sentire qualche sua influenza sulle città
campane e sui duchi longobardi. Guido II di Spoleto, voltate le spalle al vicino
re e imperatore d'Occidente, s'intese con l'imperatore d'Oriente, promettendo
di tenere per esso le terre che avrebbe conquistate. Fece cosi più spedizioni o
scorrerie nel sud, ora per combattere i Saraceni, ora per mescolarsi nelle
contese locali e trarne frutto; poté avere nelle mani anche Capua, su cuì
Giovanni VIII era riuscito ad affermare la sua alta signoria; poté avere anche
Benevento. E per qualche tempo, governò le due città, prima di esserne
cacciato. Si delinea a chiare note quella che sarà poi la storia del Mezzogiorno
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coi Normanni; si prepara la futura unificazione, possibile forse solo dopo il


totale sgretolamento diISTITUTO
tutte le (/ISTITUTO/)
forze locali, MAGAZINE delle divisioni 
per effetto(/MAGAZINE/)
patrimoniali, dei contrasti d'interessi fra l'aristocrazia longobarda,
(/index.html)
dell'incessante martellare dei Saraceni, dei molti interventi estranei, regi,
CATALOGO (/CATALOGO/)
bizantini, papali, spoletani.

Per ora è il momento buono perSCUOLANiceforo Foca, imperatore d'Oriente. Gli fallì
(/TRECCANISCUOLA/)
il piano di riconquista della Sicilia; ma poté togliere ai Saraceni le terre della
Calabria e ai Longobardi di Benevento e Salerno la regione ionica; assicurò
certo ordine e riconciliò un(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI poco le popolazioni
ARTE all'impero; risalì la costiera
(/TRECCANIARTE/)

tirrenica e attrasse Guaimaro principe salernitano nella sua orbita; ai signori


beneventani tolse terre pugliesi e lo stesso santuario nazionale dei Longobardi,
San Michele al Gargano; assediò e costrinse
TRECCANI alla(/CULTURA/)
CULTURA resa nell'891 Benevento,
mentre Guido di Spoleto era impegnato a nord contro Berengario per la corona
regia e imperiale. Fino a che, ricostituitasi attorno a Guaimaro la tenace
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
opposizione longobarda, divampò una vasta ribellione e Benevento fu liberata,
anche col concorso di Guido di Spoleto, il quale tuttavia si tenne esso, a
dispetto del legittimo signore, il principato, e quando glielo rese, lo mantenne
sotto l'alta sovranità della casa spoletana. Pareva così risorgesse il pensiero di
Ludovico. Ma presto gli Spoletani caddero e salì in alto la casa ducale di Capua
con Atenolfo, che compose le guerre civili, tenne a freno Napoli, escluse le
ingerenze bizantine dal suo stato, divenne principe anche di Benevento, parve
instaurare per i Longobardi meridionali un'era nuova, mentre Puglia e Calabria
si consolidavano nelle mani dei Greci e ne risentivano nuove influenze di
cultura. Capuani e Greci fronteggiarono anche i Saraceni, sempre vinti e mai
vinti: tanto che, ai primi del secolo appresso, erano nuovamente padroni di
Reggio, nuovamente minacciavano Bari.

Crisi di regno e afforzamento di vita locale. - Tutto sommato, crisi di poteri


centrali, crescente sgretolamento politico-territoriale, nell'Italia meridionale.
Ma gli stessi fenomeni ci presenta ora il regno d'Italia: e, potremmo dire, tutto
l'impero d'Occidente.
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Si pensi alle grandi casate ducali, già riottose di fronte al loro re longobardo:
specialmente quella di Spoleto,  Si
che dominava sin quasi alle porte di Roma.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

era cercato di sciogliere le circoscrizioni ducali, mettendo in ogni ducato


(/index.html)
longobardo più conti, direttamente dipendenti dal re. Ma si era dovuto anche
CATALOGO (/CATALOGO/)
raccogliere in unità amministrative e militari le contee di confine: così la marca
del Friuli, che fronteggiava gli Slavi. Al conte di Lucca si era egualmente
riconosciuta autorità sui conti di Tuscia, mme del resto già era accaduto ai
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
duchi longobardi di quella città. Compito suo, organizzare contro pirati
saraceni e normanni la difesa navale delle coste e delle due grandi isole
tirreniche, che in tal modo vennero a stringere
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ancor
ARTE più, con la Toscana, quei
(/TRECCANIARTE/)

legami che già i Longobardi, mediante qualche impresa di guerra, e le chiese e i


monasteri pisani e lucchesi coi loro possessi fondiarî di Sardegna e Corsica,
avevano cominciato ad annodare. Anche
TRECCANI i semplici
CULTURA conti tendevano ad
(/CULTURA/)

accentuare la loro autonomia di fronte al potere regio e imperiale, a farsi


riconoscere investiti ereditariamente degli uffici e benefici: come ottennero da
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Carlo il Calvo. Aggiungi i vescovi, che stavano rapidamente compiendo la loro
evoluzione in senso temporale. Il sec. IX è secolo di formazione tanto del
grande possesso fondiario, secolare ed ecclesiastico, quanto della forza politica
dell'aristocrazia e dell'alta gerarchia. Donazioni regie, usurpazioni di
funzionarî, dedizione di terre e di persone a più potente signore per esserne
protette, offerte per l'anima, ecc., tutto concorre a questo concentramento
terriero. In Italia, meno che altrove. Serve da remora la stessa natura montuosa
del paese, il gran numero di centri urbani, la relativa fittezza di popolazione. In
Italia certa persistenza di piccolo possesso e di liberi homines; certa prevalenza di
terra sistemata a famiglie coloniche, cioè a piccole aziende autonome entro la
grande azienda; certa determinatezza di rapporti giuridici fra coltivatori e
proprietarî e regolarità di censi in natura, denaro e opere, già attuata fra il sec.
VIII e il IX per il formarsi di una conditio dell'agricoltore, anche di valore legale,
della quale si fanno forti i dipendenti ogni volta che qualcuno commette atti
arbitrarî. Tutto questo in Italia e nei possessi ecclesiastici italiani più che
altrove: e spiega il più sollecito e generale affrancamento servile da noi, dopo il
sec. XI, in confronto degli altri paesi. Tuttavia, egualmente, conti e marchesi
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che si atteggiano a signori in proprio, grandi proprietarî, che hanno largo


seguito di "vassi", aumentano i loro diritti immunitarî e le giurisdizioniattive
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nell'ambito delle loro terre, ogni giorno s'impinguano - in special modo i


(/index.html)
vescovi - di aree pubbliche, di diritti di mercato, di stationes nelle città;
CATALOGO (/CATALOGO/)
egualmente, formazione di una numerosa classe di militi e vassalli di vario
grado, anche di origine servile ma tendenti a elevarsi in virtù degli uffici
curtensi, dell'uso delle armi, delSCUOLA
conferimento della milizia.
(/TRECCANISCUOLA/)

Nelle mani di questa aristocrazia è la corona regia. L'episcopato lombardo nella


seconda metà del sec. IX ha(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI importanza decisivaARTEnelle diete: e si vede durante
(/TRECCANIARTE/)

l'elezione di Carlo il Calvo nell'875. E accade allora che il nuovo re si deve


obbligare in Italia alle stesse ampie concessioni verso quei signori, che già aveva
fatte ai signori franchi: ciò cheTRECCANI
tuttavia CULTURA
non lo salva, il dì che un altro aspirante
(/CULTURA/)

alla corona si fa innanzi. Ormai, col crescere numerico dei discendenti di


Carlomagno, le ambizioni si moltiplicano, specialmente in Italia, ove la corona
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
regia apre la via alla corona imperiale. Perciò Carlo il Calvo deve battere in
ritirata per il sopraggiungere in Italia di Carlomanno, figlio di Ludovico il
Germanico, che ha l'appoggio di Berengario marchese del Friuli. Morto
Carlomagno, il fratello Carlo III, detto il Grosso, eletto dai signori italiani, è
incoronato in Roma dal pontefice nell'881. Gran bisogno di protezione aveva il
pontefice. Era attorniato da potenti famiglie romane che trovavano appoggi nel
duca di Spoleto e non di rado lo costringevano a cercare scampo nella fuga,
come fu alla morte di Carlomanno. Dal sud sentiva giungere nuovamente la
minaccia dei Saraceni a cui il papa dovette persino pagar tributo. Ma ormai
debole era il braccio dell'imperatore, scarso il suo credito, anche se Carlo III
riuscì, per l'ultima volta, a riunire tutto lo stato franco sotto di sé. Da tutte le
parti premevano le aristocrazie, i grandi casati, i lontani rampolli del ceppo
carolingio: tutti esponenti anche di particolari interessi o tendenze nazionali.
Perciò, nell'887, Carlo III fu deposto e da per tutto apparvero re proprî, in
Provenza, in Francia, in Germania, in Italia.

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Qui, in Italia, erano in gara Guido di Spoleto, che aveva grande base nell'Italia
centrale e, un po' nella ISTITUTO
meridionale, e Berengario del Friuli, prevalente
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
fra i
signori dell'Italia settentrionale. Alla fine prevalse Guido, che ebbe la corona,
(/index.html)
dopo guadagnatisi i vescovi e il papa con promessa di protezione (889), e fece
CATALOGO (/CATALOGO/)
nominare prima re, poi incoronare imperatore da papa Formoso il figlio
Lamberto. Ma Formoso, che si sentiva gravare addosso, in casa propria, il peso
della casa spoletana, alleata conSCUOLA
i marchesi di Toscana, simpatizzava per i
(/TRECCANISCUOLA/)
Carolingi di Germania e si volse ad Arnolfo, che già aveva nell'888 affermato il
suo diritto alla corona imperiale come figlio di Carlomanno. Dopo un primo
tentativo, frustrato dall'opposizione dei grandi,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Arnolfo
ARTE poté giungere a Roma
(/TRECCANIARTE/)

e prendere la corona imperiale. Ma la morte lo colse subito dopo, e il regno


ebbe due re, Berengario e Lamberto, con prevalenza di quest'ultimo, per la
forte sua posizione nello spoletano e nelCULTURA
TRECCANI sud fino a Benevento, mentre, come
(/CULTURA/)

imperatore, si faceva valere anche in Roma, dove i suoi partigiani facevano


l'empio processo al già morto papa Formoso. La morte di Lamberto diede
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nuovamente tutto il comando a Berengario. Comando effimero, tuttavia: ché
egli non riuscì a imporsi nell'Italia centrale, mentre anche nel nord grosse
masnade di Ungari entravano in Italia, vincevano in battaglia Berengario,
correvano la valle del Po fin quasi ai piedi delle Alpi occidentali, finivano di
togliergli ogni autorità e credito. È il tempo che i Saraceni riprendevano vigore
nel sud e loro bande, sbarcate sulle coste tra Provenza e Italia, penetravano nel
Piemonte, distruggevano villaggi e monasteri. Contro Berengario, i grandi
chiamarono Ludovico di Provenza che a Pavia fu re e a Roma imperatore, nel
901. Riuscì a Berengario di cacciarlo una prima volta; una seconda volta,
prenderlo e, accecatolo, rimandarlo oltralpe.

Ma sempre autorità precaria la sua, sempre vigilato dai potenti signori del
regno: il marchese Adalberto d'Ivrea ed Ermengarda; Adalberto marchese di
Toscana e la moglie Berta; a Roma e nella regione attorno, la nobiltà terriera
appoggiata al duca di Spoleto e giunta, dopo la morte di papa Formoso, a
impadronirsi delle cariche civili e dell'amministrazione ecclesiastica. Alla sua
testa, Teofilatto, magister militum e console, e la moglie Teodora, mentre la
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figlia Marozia aveva sposato in seconde nozze Guido, marchese di Toscana.


Chiesa e Stato sono, in ISTITUTO
Roma, nelle mani di Teofilatto e di Teodora. 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Emancipatisi i papi da Bisanzio; riusciti ad allontanare da Roma il


(/index.html)
rappresentante e ministro dell'imperatore d'Occidente, sono ora come assorbiti
CATALOGO (/CATALOGO/)
dalle potenti forze sociali che la terra dell'urbe alimenta. E quanto al sud,
nessuna possibilità per il re di tentarvi qualche impresa, tutta in balia come è,
anche quella regione, delle forzeSCUOLA
locali,(/TRECCANISCUOLA/)
oltre che dell'impero d Oriente e dei
Saraceni. Su esse giungono a farsi sentire, se mai, il papa, l'aristocrazia romana,
il duca di Spoleto. I quali, nel 915, aderirono a un'alleanza promossa da
Atenolfo di Capua e costituita dai Napoletani,ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) da Amalfi, dall'imperatore
(/TRECCANIARTE/)

d'Oriente, contro i Saraceni del Garigliano. Le milizie coalizzate marciarono


contro quel nido d'infedeli che di lì correvano e depredavano fino ai confini
della Toscana, e lo distrussero.TRECCANI
Poté tuttavia Berengario,
CULTURA (/CULTURA/)quell'anno stesso,

cingere in Roma la corona imperiale. Ma la nuova e più alta corona poco gli
valse: ché vi fu un'altra trama dei grandi con Rodolfo di Borgogna; un'altra e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
più rovinosa incursione di Ungari che, chiamati da lui per castigare i grandi, si
spinsero sino al Mezzogiorno, quasi dando la mano ai Saraceni; infine, discesa
di Rodolfo, sconfitta di Berengario a Fiorenzuola, nel 923, morte violenta sua
nel 924, mentre gli Ungari nuovamente battevano la valle del Po e davano alle
fiamme la capitale del regno, Pavia. Vana vittoria anche questa di Rodolfo.
Aveva appena assunto titolo regio, che papa Giovanni, Berta, Ermengarda
chiamano Ugo di Provenza, che è incoronato nel 926 a Pavia, e si associa
qualche anno dopo il figlio Lotario.

Fatica di Sisifo, quella a cui erano condannati questi re d'Italia. Non popolo,
fornito di certa compattezza e forza propria, interessato a stringersi attorno al
principe e dargli forza. Elemento instabile, fluttuante, infido, i grandi, facile a
coalizzarsi per contrapporre nuovo re a re già in carica, ma facile anche a
disciogliersi quando si tratti di appoggiare il nuovo re. Nessuna durevole
solidarietà fra loro, nessun sentimento dello stato, il re ritenuto nulla più che
un primo fra gli eguali. Due re, meglio di uno, per potere, come scrive
Liutprando di Cremona a mezzo il sec. X, non obbedire a nessuno. Quale dei
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nuovi regni barbarici ebbe tanta debolezza di fondamenti come questo?


Seguitavano ad agire quei  a
medesimi fattori negativi che già avevano portato
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

rovina il regno longobardo. E altri in più: il nuovo turbamento prodotto dalla


(/index.html)
conquista franca; il potere territoriale dei pontefici; i nuovi elementi di
CATALOGO (/CATALOGO/)
aristocrazia venuti con la dinastia carolingia, che riportarono lo spirito
predatore e accaparratore dei tempi delle invasioni e non si sentirono mai uniti
con il regno dei Longobardi; la SCUOLA
restaurata elettività regia con relativi
(/TRECCANISCUOLA/)
frequentissimi mutamenti dinastici, che resero impossibile il consolidarsi di
sentimenti e interessi attorno a una di esse. Lo spirito monarchico dei ceti
superiori finì di estinguersi, per far posto a quella
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) pratica intolleranza della
ARTE (/TRECCANIARTE/)

monarchia, a quell'accettarla di nome ma respingerla di fatto, che caratterizzerà


poi l'Italia comunale, più che ogni altro paese di Europa.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Per oltre venti anni re Ugo si tenne bene in sella. Aveva energia e astuzia e
ambizione grandi. Fronteggiò bravamente le insidie dei magnati del regno; anzi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
contrappose a essi una folla di parenti e conterranei suoi ai quali affidò
vescovati, abbazie, uffici importanti del regno: ciò che, se li metteva in mala
vista degl'Italiani, li costringeva, isolati com'erano in un paese straniero, ad
essere fedeli al re. Accennò anche a un orientamento verso i liberi alloderi e i
ceti minori del mondo feudale, fra i quali già fermentavano vive animosità
contro i grandi e aspirazioni di ereditarietà di uffici e benefici. Anche sulla
Toscana, terra poco accessibile ai re d'Italia, egli poté esercitare certa effettiva
autorità. A Roma, sollecitò o accettò la mano di Marozia, per la terza volta
moglie e ora quasi padrona della città, essa e il figlio papa Giovanni XI (932),
col loro dominio di Castel S. Angelo, vero centro strategico di Roma. Spinse
l'occhio anche verso il sud, vuoi che volesse riprendere la politica di Ludovico,
vuoi parare di laggiù le incursioni dei Saraceni. Ma se tutta Italia era terreno
infido, ancor più era Roma, città di pontefici, città di aristocrazia che si era
impossessata del papato e se ne faceva forte contro altrui velleità di dominio,
citta di grandi memorie, d'intolleranza verso ogni straniero signore, di
superstiti, anzi ravvivati spiriti di romanità contro i barbari. Il papato stesso
aveva concorso a mantenere qui un po' dell'antico sentimento di superiorità
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verso tutti. Aiutavano a ciò anche la tradizione letteraria e gli studî di diritto
romano che venivano riprendendo da per tutto e che trovarono anche
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
in Roma
una loro sede. Di qui, lo stesso anno 932, la ribellione dei Romani a re Ugo,
(/index.html)
guidati dal figlio stesso di Marozia, Alberico. Vedutasi sfuggir dalle mani, per
CATALOGO (/CATALOGO/)
quest'ultimo matrimonio della madre con Ugo, quella che era quasi sua eredità
materna, Alberico sollevò il popolo romano contro la madre e Giovanni XI,
che furono incarcerati, costrinse Ugo e i "barbari" di Provenza e Borgogna a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
fuggire, frustrò poi ogni tentativo suo di ritorno, in vista della corona
imperiale, e solo nel 946 si riconciliò con lui, dietro sua rinuncia a Roma. Da
allora, Alberico tenne LIBRI
fermamente questa città,
(/TRECCANILIBRI/) ARTE come principe e senatore di
(/TRECCANIARTE/)

Roma, padrone delle cose civili e, insieme, delle ecclesiastiche: sebbene al papa,
con la sfera delle attività spirituali, fosse riconosciuta la nominale sovranità
dello Stato della chiesa. Fu, questo di Alberico,
TRECCANI CULTURA un po' regime personale, un po'
(/CULTURA/)

di classe, un po' monarchia, un po' repubblica oligarchica. Certo, egli si


appoggiò sul popolo romano e, più specialmente, sulla nobiltà, lusingandone
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
l'orgoglio e rievocando le antiche glorie della città, come spesso dopo d'allora i
laici che hanno operato e parlato in Roma da un alto seggio o dall'Italia hanno
mirato a Roma. Roma accennava a voler riavere una propria storia, imperniata
su quell'aristocrazia che, qualunque fosse la sua origine, affondava in suolo
romano le sue radici. E ora, con Alberico, Roma rivendicava praticamente a sé,
di fronte ai re d'Italia e anche al pontefice, il diritto di assegnare o no la corona
imperiale. Avveniva tutto questo in un'epoca di grave crisi per la Roma papale
o chiesastica. Essa si dibatteva nelle spire di quegl'interessi secolareschi che lo
sviluppo sociale del ducato creava e il dominio temporale dei pontefici
muoveva a reazione. Per oltre un secolo, dopo Niccolò I e Giovanni VIII il
pontificato romano scese dall'alto seggio già conquistato e parve smarrire la
coscienza di sé e dei suoi compiti e della sua posizione di fronte allo stato.
L'opera di propaganda lontana cessò. L'Oriente si distaccò definitivamente da
Roma e dal papato, per cui non ebbe che disprezzo. Anche questo ci spiega la
rivoluzione romana e la dittatura di Alberico.

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Più s lungo si sostenne re Ugo nell'Italia settentrionale. Ma anche qui, a un


certo punto, il terreno gli 
cominciò a franare sotto. Veniva meno il sostegno
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dei grandi. Uno di essi, Berengario d'Ivrea, nipote del primo Berengario, fuggì
(/index.html)
presso Ottone re di Germania, allacciò rapporti coi signori del regno, sempre
CATALOGO (/CATALOGO/)
ben disposti a mutamenti, scese in Italia per la valle dell'Adige nel 945, fece
larga distribuzione di terre, uffici, privilegi a vassalli di Ugo e Lotario e per
alcuni anni ebbe governo di fatto specialmente nella regione di nord-est, dove
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Verona fu quasi sua capitale, mentre Ugo volse le sue cure specialmente a nord-
ovest, per parare ogni minaccia dei Saraceni di Frassineto. Morti poi Ugo e
Lotario, Berengario si LIBRI
fece incoronare col figlio
(/TRECCANILIBRI/) ARTEAdalberto a Pavia (950). Egli
(/TRECCANIARTE/)

rappresentava l'estendersi anche al nord, dopo che a Roma, di una corrente che
potremmo chiamare nazionale. Ma era più apparenza che sostanza il suo
potere. Una parte del regno sfuggiva
TRECCANI a Berengario. A Roma padroneggiava
CULTURA (/CULTURA/)

sempre Alberico, arbitro anche della corona imperiale: e Roma condizionava il


possesso di tutta l'Italia del centro. La vacanza imperiale dava occasione o
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
pretesto d'intervento a re stranieri. Insomma Roma era, se non sufficiente,
certo necessario compimento e appoggio della dignità regia; era un po' la chiave
di vòlta dell'edificio politico italiano. Di questa situazione di cose si
avvantaggiavano i vescovi, sempre più potenti dalla fine del sec. IX.

Era cominciato allora o da allora era diventato cosa quasi normale il passaggio
dalle semplici immunità negative a quelle positive, cioè alle giurisdizioni
patrimoniali prima e poi alle giurisdizioni pubbliche, limitate inizialmente alla
città, ma presto allargatesi fino ad abbracciare, per taluni vescovi, tutto il
contado. Cominciò nell'840 tale trasformazioni, o qualche decennio più tardi:
certo, con Carlomanno, Carlo il Grosso, Berengario I, ecc.; con i diplomi alle
chiese di Piacenza, Ravenna, Reggio, Verona, Cremona, Arezzo, ecc., siamo in
piena fase innovatrice. Più le forze dello stato - regno e impero - s'
illanguidivano, più altri crescevano, vescovi e grandi secolari, i vescovi,
nell'insieme, più dei grandi, alcune volte in sostituzione di famiglie comitali che
si estinguevano. Escono spesso i vescovi dagli stessi ceppi da cui uscivano i
conti: e tuttavia, certo antagonismo fra le due aristocrazie, gravitanti verso
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

centri diversi, diverse come organizzazione patrimoniale, diverse per posizione


morale nei rapporti conISTITUTO
le cittadinanze. Molta solidarietà, quasi sempre,
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) fra
queste e i vescovi, in questa prima fase. Le cittadinanze, abbandonate a sé
(/index.html)
stesse, non ben disposte verso i conti carolingi e pur bisognose di protezione,
CATALOGO (/CATALOGO/)
legate per cento vincoli alla chiesa urbana, si stringono attorno al loro pastore
ecclesiastico e con esso sollecitano da Guido e Lamberto, da Ludovico e
Rodolfo, il diritto di levar muraSCUOLA e torri,(/TRECCANISCUOLA/)
di scavare fossati. Nella vita di tante
città italiane, fra il sec. IX e X, non compaiono se non vescovi e cittadinanze:
quelli, intercessori e concessionarî, a vantaggio di tutti. E così, dopo la
preminenza morale, dopo LIBRIla forza patrimoniale
(/TRECCANILIBRI/) e feudale,
ARTE anche un'alta
(/TRECCANIARTE/)

posizione politica e di diritto pubblico che fa dei vescovi l'elemento decisivo


nelle diete del regno e dell'impero. Sempre più screditati, invece, i conti,
specialmente nelle città. AncheTRECCANIle nuoveCULTURA
famiglie comitali, nate fra il sec. IX e il
(/CULTURA/)

X, da condottieri di Provenza e Borgogna, da cavalieri italiani saliti a fortuna,


da antichi gastaldi regi e ducali di Toscana e Spoleto, solo in parte
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
sottentrarono alle antiche. Alcune, sì, sono destinate a salire molto in alto:
Aleramici, Anscarici, Arduinici, Obertenghi, Canossa, che nel sec. X sono in
possesso di vaste marche. Ma non in tutti i comitati essi occupano il posto dei
vecchi conti; e, dove lo occupano, solo nel territorio, poiché nelle città molti
vescovi erano intanto sottentrati. Va eccettuata la Toscana, dove i marchesi,
sebbene fiancheggiati dalle due maggiori signorie ecclesiastiche d'Italia, cioè
Roma e Ravenna, pure si sostennero di fronte ai vescovi.

Questa ascensione di vescovi, che nelle regioni renana e danubiana fu in gran


parte opera dei re, si compì in Italia più liberamente e assai per tempo cioè
durante il IX e X secolo, nelle città dell'Italia longobarda, dopo che già prima si
era compiuta nelle città soggette all'impero greco. La storia del nostro paese è,
specialmente nei secoli che vanno dall'VIII al sec. XV, la storia dello sviluppo
spontaneo delle forze paesane. In nessun altro paese come qui, il fatto precede il
diritto. E tuttavia anche in Italia una politica dei re, sempre più definita dal sec.
IX in poi, per valorizzare ai fini proprî questi vescovi che coprono della loro
ombra le città e quasi ne rappresentano la nuova vita, per sostituirli o
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contrapporli ai conti dove i conti vengono meno o son fomite di ribellione e di


disordine, per trovare in  più e
essi quella base che i signori laici non forniscono
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nessun'altra classe ancora fornisce. Grande e duplice l'importanza dei vescovi in


(/index.html)
quest'epoca: nei rapporti interni delle città e nei rapporti dello stato, come
CATALOGO (/CATALOGO/)
esponenti di forze paesane ancora acerbe, come mezzo di politica regia contro i
signori secolari.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Regno di Germania, Regno d'Italia, Impero.

Solidarietà fra papato eLIBRI


impero. - Questa politica
(/TRECCANILIBRI/) ARTEdei re giunge a piena maturità
(/TRECCANIARTE/)

nel secondo 900, per opera di stranieri, vuoi che la sostituzione di fatto dei
vescovi ai conti sia ora più avanzata, vuoi che le ragioni e i vantaggi di preferire
vescovi a conti laici nel governo della città
TRECCANI e dei(/CULTURA/)
CULTURA comitati italiani, siano, per
lontani re, maggiori che non per re aventi a Pavia la loro sede.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Ed ecco Ottone I, re di Germania, invocato contro Berengario da Adelaide,
vedova di Lotario re d'Italia e profuga presso il vescovo di Reggio. Ottone scese
in Italia (951), entrò in Pavia quasi senza combattere, prese il titolo di re dei
Longobardi, sposò nella stessa Pavia la vedova Adelaide e, tornato in Germania,
investì del regno Berengario e il figlio Adalberto, mutilandolo tuttavia della
marca di Verona e di quella di Aquileia che passarono al duca di Baviera (e di
Carinzia), Enrico, fratello di Ottone. Cioè spostò ancora più al sud il confine
Italia-Germania. Re d'Italia, Ottone adocchiò subito la corona imperiale. A
Roma c'era Alberico: e il papa si oppose al nuovo re. Ma quando Berengario
volle fare da sé, come sovrano di pieno diritto, i suoi nemici ricorsero
nuovamente a Ottone. Papa Giovanni XII, che pure era figlio di Alberico,
morto suo padre, lo sollecitò anch'esso. Lo sollecitarono anche vescovi e abati
che da Berengario avevano avuto favore. E allora Ottone rivalicò le Alpi.
Voleva essere erede e continuatore di Carlo re dei Franchi. Certo, come lui era
portato all'impero dalla raggiunta forza del suo regno di Germania, dalla
riunificazione di più regni e paesi (Germania, Italia, Lorena, parte della
Borgogna), dalle vittorie su infedeli e dall'espansione su terre d'infedeli a
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servizio della religione, oltre che dello stato, dalla necessità di aver controllo su
vescovi e abati divenutiISTITUTO
funzionarî dello stato, dallo stesso accentuato 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
carattere
spirituale del suo ufficio, dalla speranza specialmente dei chierici che impero
(/index.html)
significasse più efficace protezione e quasi restaurazione delle fortupe della
CATALOGO (/CATALOGO/)
Chiesa. Così, mentre Berengario si ritirava e si chiudeva nelle fortezze, Ottone
marciò senza opposizione alcuna su Pavia, andò a Roma e prese con la moglie
la corona imperiale, promise alSCUOLA
papa protezione, onore, mantenimento del suo
(/TRECCANISCUOLA/)
temporale dominio, e a sé ed erede assicurò la sovranità sulla Chiesa. Si
ritornava a Carlomagno e a Lotario. E poiché presto gli umori mutarono,
sorsero in Roma stessaLIBRI
opposizioni all'imperatore,
(/TRECCANILIBRI/) il papa partecipò a segrete
ARTE (/TRECCANIARTE/)

trame contro di esso e dové fuggire, così Ottone si fece prestare dai Romani il
giuramento di fedeltà, riunì e presiedette un sinodo, cui intervennero alto clero
e nobiltà romana e molti vescovi del regno,
TRECCANI fece(/CULTURA/)
CULTURA eleggere un suo papa. Nuova
ribellione dei Romani, repressa nel sangue; ritorno e morte del deposto
Giovanni XII; elezione di un nuovo papa senza che nessuno chiedesse consenso
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
all'imperatore, assedio di Roma e sua resa all'esercito tedesco-italico raccolto da
Ottone; nuovo intervento imperiale nelle elezioni papali. Ormai il papato è
nuovamente in mano sua. Si compiva così la nuova traslazione dell'impero dai
Franchi ai Tedeschi. Il regno di Germania, schiettamente tedesco, se pur
avviato e fecondato da germi culturali dei paesi latini circostanti, aveva tolto il
primato a quello franco. Si era spostato verso est, cioè verso i popoli che solo da
poco erano entrati nell'orbita della vita romano-cristiana, il centro dell'Europa.
Ciò aveva voluto dire più frequenti rapporti fra Germania e Italia, più viva
tendenza dei Tedeschi verso l'Italia. Ora, la corona regia e quella imperiale, a
Pavia e a Roma, suggellano questa nuova situazione. La storia della Germania e
dei Tedeschi quasi confluisce con quella dell'Italia.

Sforzo massimo del nuovo imperatore, mettere e tener fermo piede in Roma.
Non doveva avere molto riguardo per i Romani, che egli trovò lacerati dalle
interne discordie, politicamente e religiosamente depressi. Quando Liutprando,
ambasciatore dell'imperatore a Bisanzio, diceva che Longobardi, Sassoni,
Franchi, Lorenesi, Bavari, Burgundî dispregiavano tanto i Romani da non
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trovar altra parola di spregio per i loro nemici se non questa, romano; certo
diceva cosa che anche ilISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
suo signore  del
pensava e diceva. Per Ottone I la città
cuore era Aquisgrana, la più cospicua città dell'impero oltre Alpi, ove Carlo
(/index.html)
aveva sepoltura. E la rinnovazione dell'impero nel 962, in persona di Ottone I,
CATALOGO (/CATALOGO/)
è rinnovazione non dell'antico impero, ma di quello di Carlomagno. Ridar
vigore alla dignità di Carlomagno, ecco il pensiero politico dei Sassoni. Ma
Roma è pur sempre, per lo stesso Ottone,
SCUOLA caput mundi. E poi, Roma voleva dire
(/TRECCANISCUOLA/)

possibilità di dominare o controllare il papato: come realmente Ottone fece,


con un'energia quale da un pezzo mancava nell'imperatore, sia pure
largheggiando in concessioni di diplomi ai vescovi,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) oramai padroni di due terzi
ARTE (/TRECCANIARTE/)

delle città italiane, procurando il ricupero di terre perdute, aiutando il papa a


rendere effettivo il contenuto delle donazioni carolingie. Si riconfermava che
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
potere temporale del papa voleva dire dipendenza sua dall'imperatore.

Insomma, Italia regia e Italia pontificia, ravvicinate nell'unità del comando.


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Rimane quell'altra Italia che Longobardi, Greci, Islam, città libere si
contendono con alterna vicenda. Vi era stato qui, fra sec. IX e X, un
promettente inizio di restaurazione bizantina. Importanza crescente del
monachesimo basiliano, specie su l'Aspromonte. Poi, col terzo e quarto
decennio del secolo, nuova crisi del potere imperiale in seguito a insurrezioni
pugliesi e calabresi, ad altre scorrerie saracene e slave. In ultimo, una rinnovata
preminenza longobarda, con Landolfo principe di Benevento e Capua e, più
ancora, con Pandolfo Testa di ferro. Contro di esso, aveva mosso in armi, con
l'aiuto dei marchesi di Toscana e Spoleto e Camerino, Giovanni XII, in virtù di
diritti che i papi accampavano su quei principati. Infatti il Privilegium Othonis
confermava al pontefice, fra l'altro, città campane, Capua, Gaeta, Fondi, ecc., i
patrimonî della chiesa nel Beneventano e Napoletano, cunctum ducatum
beneventanum. Interpolazioni anche qui? È probabile. Fatto certo è che le mire
dei pontefici si volgevano da quelle parti. Ma dopo il 962, anche Ottone I.
Tornavano l'impero e il regno a farsi vivi nell'Italia meridionale, col
programma stesso dei re longobardi e dei successori, specialmente di Ludovico
II. Solo che ora si ebbe conciliazione e solidale azione politica di Ottone I e
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Pandolfo Testa di ferro, divenuto centro e base dell'azione politico-militare dei


Sassoni nel sud. Nominato marchese di Spoleto e Camerino; impadronitosi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  del
principato salernitano dopo vicende di sconfitte e vittorie, egli si fece capo di
(/index.html)
una nuova unita longobarda, comprendente Spoleto, Camerino, Salerno,
CATALOGO (/CATALOGO/)
Benevento, Capua.

Intanto, era morto Ottone I. E Ottone II, suo figlio, sposato con una principessa
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
greca, ebbe pensieri ancora più vasti: contro i Saraceni del sud e, nel suo
segreto, contro i Greci. Per sua disgrazia, morì proprio allora Pandolfo e l'unità
longobarda si frantumò nuovamente.
LIBRI E chi ebbe
(/TRECCANILIBRI/) ARTEBenevento e Capua, chi
(/TRECCANIARTE/)

Salerno, chi Capua, chi altro. Ricominciarono le discordie, le insidie, le


usurpazioni fra i varî principi e signori, le gelosie di Benevento contro Capua.
E fu grave colpo anche per Ottone. Tuttavia,
TRECCANI CULTURA messe in ordine le cose di Roma,
(/CULTURA/)

disfatta l'opposizione dell'aristocrazia capeggiata dai Crescenzî che in Roma


avevano, dopo la morte di Alberico II, preso il posto della famiglia di Teofilatto
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
e ora contrapponevano papi proprî a papi imperiali, Ottone II mosse verso il
sud, quasi a guerra santa. Anche i ribelli pugliesi lo invocavano. Pacificò alla
meglio le cose dei principati longobardi, si fece riconoscere da signori e città,
entrò ostilmente in Puglia, territorio bizantino, e prese Bari e Taranto, vinse gli
Arabi a Crotone. Ma a Stilo, nel luglio 982, fu vinto dai Saraceni. Salvo per
miracolo, tornò a Roma. Ma da ogni lato, i suoi partigiani soccombevano o si
allontanavano; la sua autorità era vilipesa e i suoi vescovi scacciati: Venezia e
Amalfi, che vivevano di relazioni con l'Oriente, contrariavano quella politica
antigreca. L'opera fino allora compiuta cadde disfatta. Anche Ottone II morì nel
983. I Bizantini erano di nuovo risollevati in alto. Grande orgoglio, in essi:
orgoglio di "Romani" di fronte a "barbari", fossero questi Longobardi o
Tedeschi o altri Germani; per quanto essi rigettassero Roma come cultura e
lingua e l'accettassero e rivendicassero solo come impero. Comunque, i ribelli
pugliesi piegarono a loro, Bari e Trani e Ascoli e Lucera e Siponto furono
rioccupate, Bari divenne centro e capitale dell'Italia bizantina. Lì prese stanza il
catapano, apparso la prima volta nel 975 e ora diventato la più alta autorità
dell'impero in quelle provincie. Anche i Saraceni riapparvero con nuova forza e
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nuova audacia, e poiché Bisanzio si trovò impegnata in Siria e nei Balcani, così
la difesa contro gl'infedeli  che,
rimase in Italia affidata alle popolazioni soggette,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

quasi abbandonate a sé stesse, fecero qualche resistenza, si raccolsero attorno ai


(/index.html)
nuclei delle aristocrazie urbane contro Saraceni e fisco bizantino, diedero
CATALOGO (/CATALOGO/)
impulso a un principio di organizzazione a sé delle città. Ma per il momento,
Gerace e Cosenza e Matera e Oria caddero e i sobborghi di Bari vennero
devastati e Taranto fu assalita (990). Anche questa volta, l'Italia meridionale, se
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
poteva essere relativamente facile acquistarla, difficile era mantenerla. Essa
mancava di ogni coesione. Difficile organizzarvi un comando unitario.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Nel nord e centro d'Italia, invece, cioè nel regno, l'autorità di questi re e
imperatori tedeschi si sostenne: e Ottone III poté, divenuto maggiorenne,
passare le Alpi, ricevere a Pavia il consueto
TRECCANI omaggio,
CULTURA avere favorevoli o non
(/CULTURA/)

contrarî i signori laici, specialmente il potentissimo Ugo di Toscana, Ugo il


"grande" e più ancora i Signori ecclesiastici, vescovi o abati, che anche in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Germania erano il principale sostegno suo e della sua dinastia. A Ravenna, gli si
presentarono i rappresentanti della nobiltà romana che trattarono con lui per
l'elezione del nuovo papa. Ed egli riuscì a far eleggere suo cugino Brunone di
Carinzia, Gregorio V: il primo tedesco che occupò il soglio pontificio, in un
momento in cui la Germania accentuava il suo orientamento verso l'Italia,
spostava verso l'Italia il suo centro. E da lui, poco dopo, Ottone ebbe in Roma
la corona imperiale; insieme con lui cercò di dare alla città un'amministrazione
che assicurasse il rispetto ai diritti del papa e dell'imperatore. Poiché a Roma
v'era, più o meno subordinato al pontefice, un organismo cittadino che veniva
prendendo vigore. Ed era anch'esso una manifestazione della tendenza a
ravvivare antichi titoli e uffici. Tornò a Roma, Ottone, al principio del 998,
invocato, ancora una volta, dal pontefice, dopo che Crescenzio, nuovamente
insorto, aveva preso possesso del governo di Roma, confiscato beni e redditi
della chiesa, messo un altro papa, originario dell'Italia greca, al posto di
Gregorio V. Questa volta, il giovane imperatore procedé con spietata energia.
Ebbe dalla sua, in questa repressione, anche parte della cittadinanza, che, come
sempre, era divisa e discorde. Da allora, parve uno stretto legame si ristabilisse
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fra l'imperatore e il popolo romano, oltre che fra essi e l'imperiale pontefice.
Ottone non abbandonòISTITUTO
Roma, (/ISTITUTO/)
come aveva MAGAZINE
fatto nel 996. Il pensiero o 
(/MAGAZINE/)

proposito di ristabilire a Roma la sede dell'imperatore, già più volte balenato


(/index.html)
dopo Carlomagno, ora parve prossimo all'attuazione. Il pontefice dovette
CATALOGO (/CATALOGO/)
vedere nella vicinanza del principe più sicura garanzia per sé e per la Chiesa; i
Romani, il principio della rinascita della città
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Figlio di madre greca, iniziato alla cultura classica e bizantina, egli aveva
alimentato in sé sentimenti di grande ammirazione per l'idea romana e
carolingia di un impero che(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI non fosse solo unARTE
nome, una corona, ma un
(/TRECCANIARTE/)

organismo di per sé stante, fornito di un proprio contenuto. Renovatio Imperii


Romanorum porta inscritta la bolla di piombo del diploma 22 aprile 998 al
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
monastero pavese di S. Pietro in Ciel d'Oro: impero che, nelle intenzioni di
Ottone o, per lui, del suo precettore Gerberto di Aurillac, doveva o poteva
comprendere anche l'Oriente, sempre con l'Italia e Roma al centro e alla testa.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
In tal modo, mondo romano e mondo germanico si avvicinavano ancora di più,
dopo l'aspro contrasto dei primi tempi. E si avvicinavano mondo romano e
mondo cristiano. Poiché Ottone non solo era preso e abbagliato da questi
fantasmi dell'antichità, in cui era tuttavia come il preannuncio di un' epoca
nuova, ma anche da una viva passione religiosa. A fianco di Gerberto, divenuto
papa Silvestro II, egli sognava una stretta solidarietà fra papato e impero, per il
miglior compimento dei destini morali del genere umano; anzi collaborava con
esso, come esso con lui, al governo, insieme, della Chiesa e dello Stato. E
tuttavia chi, in questa specie di diarchia, sovrasta, ha l'iniziativa, impronta di sé
il tutto è l'imperatore. Il pontefice assume quasi la veste di suo ministro nelle
cose spirituali. Ottone vuole sicurezza e prosperità per la Chiesa: ma anche, e
specialmente, perché "prosperi il nostro impero e si propaghi la potenza del
popolo romano".

Questo mettersi dell'imperatore quasi alla testa della Chiesa è da considerare un


p0' come il coronamento di quel processo storico che ha portato i vescovi ad
alte funzioni civili e politiche e ne ha fatto, in certo senso, funzionarî del
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 312/1196
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principe, non ostante l'inevitabile tendenza, già visibile nei vescovi di Roma, a
considerar quelle funzioni  dei
come cosa propria. E si risolve in ulteriore ascesa
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

vescovi, nel campo civile e politico. Si risolve in un assiduo sforzo del principe
(/index.html)
di tutelare beni e diritti delle chiese dagli assalti della feudalità, ormai anche
CATALOGO (/CATALOGO/)
della piccola feudalità, che cerca di rendere ereditarî e proprî gli uffici e benefici
e le terre enfiteutiche. Gerberto, già abate di Bobbio e poi arcivescovo di
Ravenna prima che papa, avevaSCUOLA avuto (/TRECCANISCUOLA/)
molto a che fare con gli usurpatori. E
certo per suo suggerimento, Ottone III emana da Pavia nel 998 una
costituzione che limitava la concessione di terre ecclesiastiche alla vita del
concessionario, libero LIBRI
o no(/TRECCANILIBRI/)
il vescovo di rinnovarla al successore. Una volta che
ARTE (/TRECCANIARTE/)

i vescovi governano, per l'imperatore, città e comitati, è necessario che essi non
perdano, con le terre e i redditi, anche la capacità di assolvere i compiti statali,
fornire i contributi militari, restaurare le mura (/CULTURA/)
TRECCANI CULTURA cittadine, curare i ponti. Ciò
urtava sempre più grandi e piccoli signori. E nella società feudale fra il sec. X e
il XVI covava un sordo spirito di opposizione a cosiffatta politica di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
favoreggiamento dei vescovi, portata al culmine dalla casa sassone. Si vide
chiaramente nel Piemonte, dove Arduino marchese d'Ivrea, Arduino
l'"episcopicida", gran nemico e martellatore di vescovi, fu scomunicato dal papa
e messo dall'imperatore al bando e i suoi beni e i beni dei suoi seguaci confiscati
e dati ai vescovi: fra i quali seguaci, molti militi, molti ministeriali delle chiese.

Crescfnte decomposizione politica della penisola. - Anche attorno a Roma,


nuovi disordini: e alla testa, sempre l'aristocrazia secolare. Insorse Tivoli;
insorse la città di Roma, con Gregorio dei conti di Tuscolo. Imperatore e papa
dovettero fuggire, nel febbraio 1001. Insurrezioni anche in Toscana, morto
Ugo marchese, il fedele sostenitore e amico di Ottone III. Tutto si sfaldava
attorno al giovane signore, dopo il breve sogno. Nel 1002, anche l'imperatore
morì. Che meraviglia se l'opposizione politica prese allora certa colorazione
nazionale, come di "Romani", di "Italiani" contro stranieri e Tedeschi? Poté così
risorgere Arduino, eletto a Pavia da una dieta di grandi e incoronato re d'Italia,
sebbene la sua autorità non si affermasse mai fuori delle regioni nord-
occidentali d'Italia. Ma ecco dalla Germania Enrico II, della stessa famiglia di
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Sassonia, incline alla stessa politica nei rapporti con i vescovi, tanto in Italia
quanto in Germania. Ebbe 
riconoscimento dai signori dell'Italia nord-orientale;
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

molti vescovi gli fecero buona accoglienza. Poté così prendere a Pavia,
(/index.html)
dall'arcivescovo di Milano, la corona regia (1004). La notte si accese battaglia
CATALOGO (/CATALOGO/)
tra cittadini e Tedeschi. E il re dovette fuggire. Poi, finalmente, il moto
cittadino fu soffocato. Ritenta Arduino la prova, alcuni anni dopo: e di nuovo
Enrico scende in Italia, rafforzaSCUOLA
i suoi partigiani, specialmente i vescovi, li aiuta
(/TRECCANISCUOLA/)
nella rivendicazione dei loro beni, li mette in grado di potersi sostenere, dopo
la sua partenza, di fronte a un ritorno di Arduino, e di rendere vano, anche
scomparso definitivamente Arduino, il proposito
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dei suoi seguaci di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

contrapporre a Enrico un nuovo re. Dopo d'allora, più nessun re di origine


italiana, fino al sec. XIX. Corona d'Italia e corona imperiale, ormai già unite
nella stessa persona:, quasi come un annesso
TRECCANI questa
CULTURA di quella, si fissano l'una e
(/CULTURA/)

l'altra sul capo dei re di Germania, i più forti in questo momento fra i varî re
del restaurato impero.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Fatto importante, per secoli, questa unione quasi definitiva di regno italico e
regno germanico per effetto del comune re e dello stretto rapporto politico
creato dall'impero. La Germania fu tratta a operare fuori dei suoi confini, e a
trovare quasi fuori di sé il suo centro, a logorare molte sue forze per fini non
intrinsecamente proprî. Nell'assenza poi degli imperatori e re, nella necessità
loro di patteggiare e transigere coi principi tedeschi per averne concorso di
uomini e denari alle spedizioni italiane, questi principi si rafforzarono, i
particolarismi locali, dinastici e di stirpe si consolidarono, lo sforzo unitario dei
re fu reso vano, la Germania si venne ordinando in gran numero di piccoli e
mezzani stati territoriali. Di qui il rammarico di moderni storici e politici
tedeschi, come se la Germania abbia barattato, con l'effimera gloria dell'impero,
la forza del regno. I quali storici e politici tuttavia non debbono dimenticare
quanto la vita spirituale e la cultura tedesca siano state sollecitate da questi più
stretti legami con l'Occidente e con l'Italia; non dimenticare neppure quanto il
possesso dell'impero e del regno d'Italia poterono dare di prestigio e di forza
interna a molti di quei re di Germania; quanto concorsero, ponendo scopi
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comuni davanti agli occhi di tutti, a dare unità a quel regno minato dalla
molteplicità e dal contrasto di tante stirpi e dinastie; quanto alimentarono
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  il
nascente sentimento nazionale tedesco, in virtù dei rapporti e degli urti
(/index.html)
molteplici con un mondo così diverso e ostile come era quello italiano. Ma assai
CATALOGO (/CATALOGO/)
più si risentì, di tale unione di regni, l'Italia. Giuridicamente, nessuna
dipendenza del regno d'Italia dal regno di Germania. I due regni conservarono
ognuno le proprie leggi e istituzioni, nell'ambito dell'impero che ambedue, a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
egual titolo, li comprendeva. Ma poiché tedesco era il re d'Italia e imperatore,
quella unione si risolveva praticamente, in vassallaggio del regno d'Italia verso
il regno di Germania. Comunque la penisola ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) si aprì anch'essa a influenze d'oltre
(/TRECCANIARTE/)

Alpe. Vescovi tedeschi vennero a insediarsi nelle chiese italiane; nobili cavalieri
sassoni o svevi o bavaresi, discesi al seguito di re e imperatori, presero stanza in
Italia, largamente dotati di benefici e uffici,
TRECCANI e portarono
CULTURA nuove linfe alla vecchia
(/CULTURA/)

aristocrazia italiana. Le marche di Verona e di Aquileia, cioè Trentino e Friuli e


Istria, furono aggregate a organismi politici di là dai monti, a maggiore
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
garanzia delle strade d'accesso verso l'Italia. Anzi, queste regioni nord-orientali,
dove assai per tempo si fece sentire l'azione dei Sassoni, dove Enrico II trovò
subito riconoscimento e Aquileia divenne centro d'irradiazione d'influenze
tedesche; queste regioni subirono certo processo di germanizzazione, più o
meno superficiale o profondo. Contadini e piccola nobiltà tedesca
s'insinuarono giù per le valli alpine e dominarono i castelli del Friuli. Più
ancora: re straniero voleva dire potere regio sempre più nominale, per la
lontananza e discontinuità sua. Sì, certo, qualche re d'Italia fra il X e il XII
secolo, forte di forze tedesche, pare che riporti vigore al regno. Ma intanto egli
deve più che mai, se vuol contare, appoggiarsi su vescovi e poi su feudatarî
secolari e poi, un poco, su città, tutti aspiranti a vivere autonomo: cioè scavarsi
il terreno sotto i piedi e quasi negare sé stesso. Ma intanto, coll'avvivarsi del
sentimento nazionale, crescerà negl'Italiani l'insofferenza verso un sovrano che
è straniero e si circonda di stranieri; e questa insofferenza si risolverà in
discredito di autorità regia. Quindi, più debole regno, per insanabíle debolezza,
anche quando altrove tornano condizioni favorevoli al suo ricostituirsi;
distacco dal centro e autonomia e vita a sé di forze particolari; qualche pallido
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albore di coscienza nazionale, che si colora fra i contrasti politici. Da una parte,
ulteriore dissolvimentoISTITUTO
di vita politica della
italiana; dall'altra, più vivo senso
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

propria individualità etnica, certa ideale unità che accenna a costituirsi o


(/index.html)
ricostituirsi. Fatti complessi: ma da ricondurre un poco alla dinastia straniera e
CATALOGO (/CATALOGO/)
legata a stranieri.

Nonostante i propositi spesso grandiosi, la cura assidua delle cose italiane, i


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nuovi o più ampî titoli assunti, nulla di solido e duraturo costruiscono gli
Ottoni in Italia. I tentativi nel sud fallirono; Roma era sempre un condominio
in cui l'imperatore valeva
LIBRIsolo fino a che durava
(/TRECCANILIBRI/) ARTEla(/TRECCANIARTE/)
sua presenza materiale in
Roma; il regno era sempre inquieto, per la perenne insofferenza dei grandi,
dietro i quali ora cominciavano a vedersi forze organiche nuove che avrebbero,
sì, portato altra esca al fuoco ma anche CULTURA
TRECCANI dato alla(/CULTURA/)
lotta più chiarezza, più
contenuto, più vigore costruttivo.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Anche fuori del regno e oltre Roma, tutti i vecchi dominatori apparivano
corrosi dalle fondamenta. Un piccolo mondo sempre più lacerato da interni
contrasti appariva, nel sud della penisola, quello dei principati longobardi, pur
dopo la breve riunione di tutti quei territorî al tempo del primo Ottone.
Nessun sentimento di comuni interessi. La natura del paese, rotto e accidentato
e vario; le divisioni e suddivisioni fra gli eredi; le usurpazioni dei gastaldi, le
molteplici ambizioni dinastiche e discordie familiari, le varie e opposte azioni e
suggestioni che si esercitavano da papi, Bizantini, Saraceni, città costiere; tutto
operava come forza dissolvente. Più di tutti era scosso il principato di
Benevento, culla della Longobardia meridionale, impoverito delle terre
periferiche, che non era riuscito mai a rompere la barriera napoletana. Anche il
dominio greco, scomparso da tempo a Ravenna, nell'esarcato e pentapoli;
scomparso a Roma e attorno, dove nuove gerarchie sociali e politiche si
vengono formando e si organizza il feudalismo come nel resto d'Italia; è ridotto
poco più che vano nome o patina superficiale nelle città marinare dell'Adriatico
e della Campania, ad Amalfi, a Napoli, a Gaeta, che pure si erano largamente
colorate di bizantino e mantenevano strette relazioni di commercio, di vita
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intellettuale, di famiglia con l'Oriente. Anche il duca o doge di Venezia non è


più, fra il sec. X e XI, unISTITUTO
alto dignitario  di
dell'impero d'Oriente. E i Veneziani
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

classe elevata non vivono più a modo bizantino; non si presentano più, in
(/index.html)
Oriente, come soggetti. Si vengono moltiplicando i loro rapporti commerciali e
CATALOGO (/CATALOGO/)
anche politici col regno d'Italia e la loro presenza comincia a farsi sentire sui
paesi bagnati dall'Adriatico, donde pure i Bizantini arretravano. Così nell'Istria,
così nei paesi del Quarnaro, così anche, salvo. un breve ritorno bizantino nel
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sec. XII, in Dalmazia, dove la vita si veniva rinnovando, la cultura e il
linguaggio si svolgevano ormai non diversi da quelli della vicina penisola
italiana, data la comunanza delle radici. Nel tempo
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) stesso, sull'altro mare
ARTE (/TRECCANIARTE/)

italiano, dopo che già l'isola di Corsica era stata dalla conquista franca unita alla
Toscana e dalle donazioni messa nella sfera delle ambizioni temporali dei papi,
anche la Sardegna veniva rompendo TRECCANI i ponti
CULTURAcon(/CULTURA/)
Bisanzio. La perdita della
Sicilia aveva reso difficili e radi i rapporti dell'impero con la grande isola
tirrenica. Era così entrata in una fase di sostanziale autonomia, si era divisa in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
provincie a sé. Si potrà ancora discutere se tutto questo avvenisse un po' prima
o un po' dopo: certo, nel sec. XI è un fatto compiuto. Forti e distese radici,
invece, hanno ancora i Bizantini, nonostante le crisi, nell'estremo sud: meno in
Puglia, assai più in Terra d'Otranto e in Calabria, tenacemente conservate, più
volte perdute, altrettante ricuperate e rinforzate di forze morali e demografiche
oltre che politiche e militari. La Calabria ha dato rifugio a monaci basiliani,
cacciati da Costantinopoli al tempo di Leone Isaurico. Molti greci vi sono
fuggiti dalla Sicilia, dopo la conquista araba. Colonie greche, specie di servi
affrancati, vi hanno mandato più di una volta gl'imperatori. Monasteri basiliani
numerosi vengono su da per tutto, specie nel Reggiano e nell'Aspromonte,
organizzati, riformati, animati di una nuova vita per opera di Nilo da Rossano
fra il sec. X e l'XI, fatti capaci di propagarsi attorno largamente, di far sentire
influenze loro sul mondo bizantino e su quello romano. Ma i paesi al nord della
Calabria, della Terra d'Otranto, della Puglia si venivan facendo terreno sempre
più avverso a queste influenze greche. In opposizione alla corrente monastica
dal sud al nord, ve ne era stata e seguitava ad esservene una dal nord verso il
sud, da Montecassino, da S. Vincenzo al Volturno, poi da Conversano e da
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Cava, favorita dai principi longobardi e dalla chiesa di Roma, nemici in politica
ma alleati in questa resistenza 
al mondo greco. E poi, di fronte al governo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

bizantino e ai suoi funzionarî, quasi permanente stato di ribellione, ora latente


(/index.html)
ora aperta, da parte delle popolazioni. La perenne minaccia saracena a volte li
CATALOGO (/CATALOGO/)
univa. Ma non meno li distaccava: poiché l'azione difensiva dei Bizantini
troppo spesso era deficiente o addirittura mancava. E gli altri dovevano
provvedere da sé. Se anche quella azione c'era, essa aveva bisogno del concorso
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
degli abitanti. I quali acquistavano qualche coscienza di sé, si allenavano ad
agire autonomamente. E allora, tanto più gravoso il fiscalismo, più intollerabili
le prepotenze del governoLIBRI e(/TRECCANILIBRI/)
dei funzionarî greci.
ARTEDa lontano, i Longobardi,
(/TRECCANIARTE/)

Montecassino, il clero latino, soffiavano su quei malumori, alimentavano il


sentimento di un contrasto profondo.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Infine, i Musulmani sono, al principio del sec. XI, già tutti estirpati dall'estremo
della penisola. Si può dire che laggiù tutte le genti italiane e, pel tramite dei papi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
e imperatori, tutta la cristianità si son trovate unite nello sforzo contro
gl'infedeli. Fu destino di quelle regioni, dominate da imperi mediterranei,
Bisanzio e Arabi e un po' anche Chiesa romana (più tardi Angioini, Svevi,
Spagnoli, che erano o dinastie o governi aventi fuori d'Italia i loro centri), di
essere quasi sempre trascinate nel vortice di una storia più grande di loro, di
dover quasi sempre servire interessi che le trascendevano. Solo in Sicilia i
Musulmani avevano ancora fermo piede: e di lì bande di predoni e navi corsare
saettavano verso le coste della penisola e le grandi isole tirreniche. Ma ogni
giorno che passava, perdevano compattezza; e spezzavano qualche legame coi
loro confratelli d'Africa. Nell'isola, poi, la vecchia popolazione indigena e
cristiana ha ripreso animo: specie nella parte orientale. L'emigrazione in
Calabria e i vincoli da essa creati fra le genti di là e di qua dello Stretto, avevano
ricollegato questa parte della Sicilia al mondo cristiano.

Insomma, quanto mai rotto, incoerente, malfermo l'ordine politico fondato


nella penisola, sia pure con materiali in gran parte paesani, dai Greci di
Bisanzio, dagli emiri arabi, dai conquistatori germanici, cioè da forze estranee,
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e, talune, repugnanti. È che in un paese come l'Italia, fra genti fortemente


segnate da Roma e talune anche fornite di più antica e propria civiltà, 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
il
compito degl'invasori era più difficile che altrove. Come nessuno era stato
(/index.html)
capace di prendersi tutta la penisola, pur aspirando al possesso totale di essa,
CATALOGO (/CATALOGO/)
quasi per suggestione di natura; così nessuno era stato così forte e
spiritualmente ricco da improntare di sé, durevolmente, quelle genti su cui
ebbe dominio. Esse conservavano una propria vita, una propria intelaiatura,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
relativamente robusta, che gli altri non potevano distruggere, per sostituirvi la
propria. Potevano solo inquadrarvisi, rinvigorendola e arricchendola. E questo
era avvenuto. Perché ormai il gran travaglio delle
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) stirpi diverse e contrapposte,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

se pur conviventi, è vicino a finire. Si sta esaurendo, per lo meno nell'Italia


longobarda e franca, la storia dei conquistatori, come storia a sé; essa si sta
fondendo in una storia più vasta e organica
TRECCANI che(/CULTURA/)
CULTURA sarà storia italiana, nutrita dei
succhi profondi di questa terra. Già lo abbiamo detto: il Regnum Langobardorum
si chiama regno d'Italia o Italico, e la parola Langobardia da principio sinonimo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di regno, si viene restringendo alla valle padana, anzi alla parte centrale di essa.
Le fonti letterarie e i documenti del tempo distinguono ancora, talvolta,
Langobardi e Romani: ma gli uni e gli altri sono unificati di fronte a Teutisci o
Teutones, a Franchi, a Sassoni, ecc., e ormai compresi nella più larga
denominazione di "Italici", Itali, Italienses. Certo l'alta aristocrazia deriva quasi
tutta da Longobardi e Franchi, immigrati. L'aristocrazia mezzana e piccola,
cittadina e campagnola, ha nelle sue file molti elementi longobardi. Ma questa
aristocrazia non è più una stirpe fra altre stirpi: è diventata un insieme di
gruppi sociali e come tale agisce o reagisce, prima di decadere e, in gran parte,
scomparire anche come gruppi sociali. Ci sono voluti varî secoli perché questo
processo di assestamento organico si compisse. E le popolazioni di gran parte
della penisola ne sono uscite, dal più al meno, rinnovate: più nel nord e nel
centro, meno nel sud. Comunque, maggiore o minore, questo rinnovamento
non è tanto etnico (ricordare il piccolo numero degl'invasori; ricordare che
essi, in quanto diventano un'aristocrazia, si estinguono su larga scala fra il sec.
XI e il XIV), quanto sociale e spirituale: nuovi strati di popolo, venuti su dopo
scadute o soppresse le vecchie gerarchie dell'età imperiale romana; nuovi modi
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di vivere, nelle condizioni in cui la decadenza politica ed economica e le


invasioni barbariche avevano 
costretto tutti quanti; nuova libertà dei nuclei
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

locali e familiari; nuova capacità d'iniziative, e vigore creativo, in tanta


(/index.html)
pochezza dello stato barbarico.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Progressi di vita sociale in Italia. - Se deboli e malfermi, anzi in via di


corrosione e decomposizione, erano gli organismi politici sorti nella penisola
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
con le invasioni germaniche e arabe e con la riconquista greca; progrediva
invece e si faceva più varia e complessa e operosa nei suoi varî elementi la
società italiana in molta parte
LIBRI della penisola. Non
(/TRECCANILIBRI/) era fatto solamente italiano,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

questo: ma in Italia, più sollecito e visibile che altrove. Più che altrove si era qui
conservato di cultura, di costume civile, di vita economica, anche dopo lo
straripamento arabo nel Mediterraneo. Altrove,(/CULTURA/)
TRECCANI CULTURA assoluta prevalenza di grande
possesso fondiario e di ordinamento curtense. Da noi, molta terra libera e molti
liberi alloderi. Anche nei grandi possessi fondiarî, alta proporzione di uomini
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
liberi in rapporto ai servi. Quei possessi, raramente organizzati come unità
chiusa: donde la conseguenza che raramente costituivano la cellula di nuove
città, come accadeva oltralpe. Ciò presupponeva lavoro libero, certa economia
di scambio, più numeroso artigianato, fisso o mobile, capace di fornire quantità
e varietà maggiore di lavoro al confronto del lavoro fornito dall'industria
domestica e curtense, presupponeva gran numero di città, decadute, sì, ma
sempre città, cioè con una specifica economia cittadina, e molte e varie
interferenze fra mondo rurale e mondo urbano.

Perciò, prima che altrove la ripresa, in Italia, coi secoli IX e X, sul fondamento
antico e nuovo creato da Roma, dal cristianesimo, dalla conquista barbarica,
dalla stessa occupazione della Sicilia per opera degli Arabi, che alimentò
qualche commercio e attività marinaresca, specialmente nelle città nostre del
sud. Sul finire del sec. IX, Napoli appariva a Ludovico II come città d'infedeli,
accorrenti lì a scopo di commercio e alle fiere di Salerno venivano Greci, Arabi,
Catalani, Provenzali. È il tempo che Amalfi, città nuova, comincia a fiorire,
come intermediaria fra Greci, Arabi, popolazioni italiane. Essa non solo
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provvedeva, con Napoli e Salerno, ai bisogni del vasto retroterra longobardo,


ma spingeva i suoi traffici fino alla valle del Po, che era il campo più 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

propriamente riservato prima a Comacchio, e poi a Venezia, che v'importava


(/index.html)
sale e merci d'Oriente. Venezia, che di questi scambi viveva, gettava le prime
CATALOGO (/CATALOGO/)
fondamenta della sua fortuna. Né le città marittime erano sole a muoversi.
Sappiamo delle città padane, quale Cremona, come prima fossero rifornite dai
Comacchiesi, poi si mettessero SCUOLA
esse a navigare su le navi di Comacchio, infine,
(/TRECCANISCUOLA/)
a mezzo il sec. IX, già possedessero navi proprie. Sappiamo di Pavia, buon
centro commerciale, col suo transito di soldati e pellegrini verso Roma, la sua
corte regia e le molte piccole corti di grandi eARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) di vescovi italiani, la sua rete di
(/TRECCANIARTE/)

canali e vie d'acqua che la congiungevano a Venezia, a Ravenna, a Milano.


Sappiamo delle molte stazioni doganali disposte lungo la linea delle Alpi, ai
confini del regno d'Italia, a Susa, a Bard,CULTURA
TRECCANI a Bellinzona, a Chiavenna, a Bolzano,
(/CULTURA/)

presso Castelfranco, ad Aquileia. Per esse si svolgeva il movimento dei


pellegrini e dei traffici che dai paesi del nord facevano capo a Roma e alle città
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
del regno. Questa linea doganale rispondeva presso a poco al confine d'Italia
fissato da Augusto, conservatosi abbastanza fermo, non ostante qualche
spezzatura del tempo delle invasioni e, poi, l'aggregazione di territorî del regno
italico al regno di Germania nel sec. X.

Queste non mai scomparse o presto risorte attività civili, questa specifica
funzione economica che le città conservano e, più ancora riprendono dopo il
sec. IX e X, ci aiutano a capire anche il permanere di certa personalità giuridica
delle città stesse, indipendentemente dal potere politico che in esse aveva la sua
sede principale.

Tale personalità non era certo scomparsa neanche nell'età longobarda. Coi
Carolingi, si accentuò: o almeno, cominciò a lasciare qualche maggiore traccia
di sé. L'ascesa del vescovo come autorità civile fu anche ascesa dei cittadini,
entro quella zona, città e distretto, in cui il potere dei vescovi cominciò ad
affermarsi: ed è difficile dire quanto i privilegi regi e imperiali ai vescovi
fossero implicito riconoscimento di un fatto compiuto, cioè una vita urbana
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fornita di certa sua consistenza e di suoi rudimentali organi; e quanto la


promovessero. Che cosa  di
è, nell'837, quella contesa fra i cives et urbis iudices
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Verona e la pars ecclesiae di quella città, per il restauro delle mura? Pare si
(/index.html)
trattasse di una tripartizione dell'onere, che prima era tutto e solo del potere
CATALOGO (/CATALOGO/)
pubblico. E quei Rotecario, Dodilone, Gudiberto che, a metà del sec. IX,
compaiono con i ceteri habitatores de civitate Cremona a Pavia, dove Ludovico
teneva placito, per richiamarsi SCUOLA
contro il(/TRECCANISCUOLA/)
vescovo che voleva costringerli al
pagamento del ripatico, saranno andati lì uti singuli? E quei cives ianuenses che
nel 950 hanno da re Berengario II la conferma delle loro consuetudini? E i
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Veronesi, che nel 968 son in lite col vescovo Rateno per un prato? Si tratta
certo di una di quelle terre pascue, che ogni città aveva a integrazione della sua
economia ed erano communia,TRECCANI
terre comunali: elemento, questo, che serviva a
CULTURA (/CULTURA/)
unire e individuare gli abitanti di una città, come gli abitanti dei vici e dei
luoghi minori. Ma altri elementi vi erano, a dare unità e individualità: vi era il
mercato settimanale; vi era il collegio degli(/EMPORIUM/)
ACQUISTA scabini, forniti di attribuzioni
giudiziarie, che, a norma dei capitolari carolingi, venivano eletti dal conte,
totius populi consensu. Vi era la dipendenza religiosa dalla pieve urbana, cioè la
partecipazione alla vita di una comunità chiesastica che imponeva anch'essa
oneri, come la decima, il restauro della chiesa, ecc., e conferiva diritti, come
l'elezione del rettore a clero e popolo, il concorso all'amministrazione dei beni
della chiesa, ecc.: quindi, comunità non puramente religiosa ma coincidente
con quella civile, che ha in godimento terre comuni, paga il tributo al fisco,
concorre a formare l'esercito, ha l'obbligo delle exentiae alle mura, concorre alla
costruzione di opere pubbliche.

Siffatte attività fanno pensare anche a organi proprî di deliberazione ed


esecuzione: il conventus ante ecclesiam dell'editto, che ha una speciale pace, cioè è
protetto dai perturbatori con pene assai più gravi; o l'asamblatorium, come una
carta milanese dell'879 chiama il foro pubblico, davanti alla cattedrale. Si tratta
di rudimentali assemblee cittadine, organo dell'amministrazione interna della
universitas urbana, che hanno autorità di emanare praecepta, come li emanavano
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il conte e il vescovo, dispongono di un proprio notaio distinto dal notarius


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
domini regis e dal notarius  IX,
ecclesiae o episcopi, di cui si parla in fonti del sec.
conservano
(/index.html) in atti scritti le proprie decisioni. Fra l'altro, esse si pronunciano
sull'accoglimento di estranei nellaCATALOGO
cittadinanza.
(/CATALOGO/)

Tutto questo, nel sec. X, non cade ma si perfeziona, via via che le varie funzioni
della vita cittadina si unificano SCUOLA
sotto il (/TRECCANISCUOLA/)
vescovo, e la città cresce di popolazione,
di attività, di libere iniziative, e diventano numerose le riunioni, i conventus, i
colloquia (Pisa 1084), i commune consilium civitatis (Milano 1098), i consulatus,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
parola che qua e là comincia a indicare le riunioni e il luogo delle medesime
(Milano 1097), e che è affine all'altra che poi indicò gli uomini delegati
dall'assemblea, i consules. E ciò,TRECCANI
in una forma o in un'altra, nel nord come nel
CULTURA (/CULTURA/)
sud, dove non solo l'aristocrazia militare e fondiaria accenna a soppiantare nelle
funzioni di governo il duce bizantino e poi anche il duca indigeno, ma si fanno
innanzi tutti i ceti, omnes hominesACQUISTA maiores mediani et minores o cunctus
de civitate,(/EMPORIUM/)
populus assistendo ad atti importanti di governo, obbligandosi per la collettività
cittadina presente e futura, ecc. Il tutto, con qualche precedenza in ordine di
tempo, specie nelle provincie bizantine. Insomma, la città possiede una più o
meno rudimentale ma propria organizzazione, dentro il quadro sempre più
debole ed evanescente del potere pubblico e a sussidio del potere stesso,
specialmente delle sue funzioni fiscali: un' organizzazione che ha anche le sue
membrature topografiche, cioè i quartieri, ognuno in rispondenza con una
porta, ognuno con un determinato settore di mura da difendere e mantenere,
una determinata quota ideale di terra comune da godere, determinati compiti e
responsabilità. Che potrebbe anche essere, come è stato sostenuto, la
membratura stessa dell'antichissima città italiana, Roma compresa, scaduta
d'importanza col fiorire dei municipî, riemersa col loro decadere e col venir
meno del vigore dal centro, lasciata intatta dagl'invasori che vi si adagiarono,
viva ancora nell'età comunale, quando altre ripartizioni s'intersecheranno con
essa, si sovrapporranno a essa.

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Nel sec. X, i mutamenti e i progressi nella struttura sociale delle popolazioni


italiane si fecero più celeri. L'oscuro lavorio interno cominciò a venire
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
allo
scoperto. Gli stessi sconvolgimenti politici, le confische e l'assegnazione di
(/index.html)
patrimonî e benefici dall'uno all'altro signore, le usurpazioni dei secolari a
CATALOGO (/CATALOGO/)
danno degli ecclesiastici, le scorrerie di Ungari e Saraceni, la rovina di tanti
monasteri, si risolvevano in alimento a nuove forze sociali, in ascensione di ceti
minori. Molti affrancamenti diSCUOLAservi, per la crescente difficoltà di tenerli legati
(/TRECCANISCUOLA/)
alla gleba. Molta ascesa di piccola gente di condizione servile, attraverso il
servizio a cavallo, il chiericato, i bassi uffici curtensi, il matrimonio con donne
di condizione libera (donde figliuoli liberi, poiché
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ilius matrem sequitur), le
ARTE (/TRECCANIARTE/)

rapine dei beni padronali in tempo di vacanza vescovile, di disordini monastici,


di rovina delle famiglie signorili. Molte terre messe a coltura, specialmente da
parte delle chiese. Grande preferenza data ai semplici coltivatori e uomini
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

liberi, da parte delle chiese stesse, nella concessione di terre. Vasta costruzione
di castelli che servivano a proteggere la terra e i coloni dagli assalti degli Ungari
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
o dalla guerriglia feudale, ma che rappresentavano anche il moltiplicarsi dei
rami delle famiglie signorili, l'ascesa dei ceti feudali minori di fronte ai
maggiori, lo sforzo di organizzazione e di avvaloramento degli uomini e della
terra. E agivano poi fortemente sulla vita sociale ed economica. I castelli
volevano dire una minuscola aristocrazia di castellani; contadini assunti a difesa
delle mura e all'uso delle armi, insomma organizzazione militare del popolo;
rapporti contrattuali e scritti fra nuclei organici di uomini liberi e il signore, e
impulso dato alla nuova vita associativa; concentrazione e aumento assoluto di
popolo entro e presso i luoghi murati, per la maggiore tutela che gli si offriva e
per le nuove attività che si sviluppavano, mentre scadevano le piccole industrie
famigliari e curtensi. Frequentissima la concessione regia del mercato ai castelli:
spesso accompagnata alla concessione di levare torri e mura. E ne risultavano
tante minuscole città nuove, con la stessa struttura sociale un po' complessa. La
popolazione rurale rompeva o allentava il ferreo legame col grande possesso
fondiario e qua e là lentamente lo dissolveva, si metteva per mezzo del castello
e del mercato locale in qualche contatto con la città. Non si possono
disgiungere, attorno al 1000, il movimento economico-sociale delle campagne
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italiane e il rinascere delle vecchie città. Anche esse ora crescono di abitanti: e
ne sono prova il sorgereISTITUTO
delle parrocchie tra il sec. IX e il X, ognuna col
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) suo
ministro e i suoi servizî religiosi, laddove prima solo la pieve o chiesa cattedrale
(/index.html)
li compiva; la costruzione di una cinta murata più solida e vasta, che molte città
CATALOGO (/CATALOGO/)
già nel sec. X intraprendono e altre di più nell'XI. Le città ricominciavano a fare
sentire qualche vivace richiamo alle popolazioni circostanti; diventavano la
sede o il centro morale, il luogoSCUOLA
di raduno della minore nobiltà, fatta in gran
(/TRECCANISCUOLA/)
parte di vassalli ed enfiteuti del vescovo e degli enti ecclesiastici, di funzionarî
loro per il temporale, vicecomiti, vicedomini, avvocati, gonfalonieri, ecc.
Taluni, originarî della LIBRI
città,(/TRECCANILIBRI/)
altri del contado,ARTE
ma sempre più orientati anch'essi
(/TRECCANIARTE/)

verso la città, di cui venivano diventando la forza propulsiva maggiore. Dietro


loro, ma già con una propria fisionomia, i cittadini veri e proprî, i cives, la
borghesia, egualmente legata al possesso fondiario, ma volta già a nuove
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

attività, fondamento più tardi di tutta la sua vita materiale e spirituale.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Nuove forze rivoluzionarie e costruttive fra il X e il XII secolo.

Azione di città e movimenti sociali. - Nessuna meraviglia se tra il sec. X e il XI


le città facevano più spesso ed energicamente atto di presenza sulla scena
politica italiana: né solo le città dell'Italia già bizantina e Roma, ma anche altre
del regno, più tarde a svilupparsi a sé, sebbene destinate a maggiore avvenire.
Pavia insorge contro i Tedeschi, nel 1004. Navi pisane operano già al tempo di
Ottone I nel mare di Calabria. Comincia poi, con le prime imprese (inizî del
sec. XI) di Genova e di Pisa, quella penetrazione militare e mercantile dalla
Toscana e Liguria che legherà strettamente la Sardegna e la Corsica alle vicende
della penisola italiana, da cui il dominio bizantino le aveva distaccate: inizio
anche della secolare rivalità fra le due repubbliche marinare. Intanto,
sull'Adriatico, allarga il raggio della sua attività e si afferma protettrice e quasi
signora, Venezia. È dell'anno mille l'impresa di Orseolo II in Istria e Dalmazia
e, poco dopo, il soccorso navale portato a Bari bizantina, assediata dai Saraceni.
Procedevano spesso solidalmente, Venezia e l'impero d'Oriente; ma a questo
tempo ogni supremazia di questo su quella era cessata.
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È poi la volta delle città pugliesi. Nel 1009, Bari è in nuova e maggiore
ribellione, per il gran fermento 
che covava fra quella borghesia o patriziato
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dedito al commercio e giunto a un'organizzazione quasi di comune: e il barese


(/index.html)
Melo ne è il capo. Da Bari il movimento si estende: Trani, Canosa, Ascoli, altre
CATALOGO (/CATALOGO/)
città dell'interno. Non debbono mancare neppure simpatie e aiuti dell'elemento
chiesastico latino. Melo che è, pare, un longobardo, conta anche sull'elemento
longobardo: e realmente da Capua pare che vengano aiuti. Accanto al suo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nome, ricorre il nome di un Arduino "lombardo", forse venuto dall'Italia
settentrionale, alla ventura, come vengono Saraceni e Tedeschi. Sono
comparsi, proprio in questi anni, manipoli d'ignoti
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) guerrieri: i Normanni.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Pellegrini, diretti in Terrasanta o a San Michele del Gargano? Predoni, come


quelli che avevano corso il Mediterraneo e devastato le coste toscane nel sec.
IX? Tener presente che di NormanniTRECCANIseCULTURA
ne trovavano già da tempo nelle file
(/CULTURA/)

degli eserciti di Bisanzio; ve ne dovevano essere anche fra i Bizantini che


combattevano nel Mezzogiorno d'Italia. Melo, che aveva assunto il titolo di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
duca di Puglia, è vinto e fugge a Benevento in cerca di aiuto. Invoca anche
Arrigo II che nel 1014 è a Roma e che a Melo conferma quel titolo. La rivolta di
Puglia divampa ancora. Proprio in quegli anni, anche a Benevento, facta est
prima communitas. Beneventani, Melo, pontefice paiono d'accordo. Ai primates
di Benevento Benedetto VIII nel 1016 invia un gruppo di altri Normanni calati
proprio allora, che Melo si condusse con sé in Puglia, insieme con gente
longobarda. Ma le cose andarono di nuovo male per i Pugliesi e Melo e i suoi
alleati. I Bizantini ripresero la Puglia, che ebbe anche un nuovo ordinamento
politico ed ecclesiastico; avanzarono verso i principati, costringendo quelli di
Capua e Salerno a patteggiare e fare atti di ossequio; cercarono d'impedire
contatti e collaborazioni fra questi loro nemici di Puglia e Langobardia. E a tale
scopo, certo, doveva servire la città di Troia che essi fondarono circa il 1019
sulla strada di Benevento, popolandola di Greci, di Longobardi, di gruppi di
Normanni. Alla sua testa un rettore, nominato dai cittadini e confermato dal
catapano, e un consilium civitatis. Insomma, albori di autonomie municipali da
per tutto.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 326/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Di fronte a nuovi appelli di Melo, di papa Benedetto VIII, di Normanni, scese


in Italia Enrico, a riprendere nel sud l'antica opera dei re italici e degli 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Ottoni.
Ma trovò resistenze da ogni lato. Le porte di Puglia gli rimasero chiuse e lo
(/index.html)
scopo primo della spedizione fallì anche ora. Mancò la capacità o abilità tanto di
CATALOGO (/CATALOGO/)
raccogliere in uno le forze varie e discordi o malamente concordi del paese,
quanto di costringerle con la forza. Messi fra i due imperi, d'Oriente e
d'Occidente, o, meglio, fra i Greci e i Tedeschi, molti ancora preferivano i
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Greci. Anche la politica di solidarietà coi principi longobardi, iniziata da Ottone
I e ora ripresa, non raccoglieva frutto. Ma qualche legame si strinse fra
l'imperatore e i Normanni, che gli avevano prestato
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) aiuto e che ebbero terre.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Nacquero allora, per concorde azione di Enrico II e di Guaimaro V principe di


Salerno, i primi stanziamenti di Normanni nell'alta valle del Liri, in posizioni
avanzate contro i Bizantini di TRECCANI
Puglia; sorse allora
CULTURA la contea di Aversa, con
(/CULTURA/)

Rainolfo primo conte e vassallo dei Longobardi salernitani. Pare che Enrico
contasse molto su di essi, come sostegno dei suoi diritti nel sud. Neppure
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
raccoglieva molto frutto la politica svolta fino allora nel regno. L'anno 1024 era
appena morto Enrico, ultimo dei re Sassoni, e i grandi signori secolari dell'alta
Italia si volgevano a Roberto re di Francia e poi a Guglielmo di Aquitania, per
offrirgli la corona regia e l'aiuto per conquistare l'impero, in odio ai vescovi
che, memori dei favori dei re tedeschi, subito si dichiararono per Corrado di
Franconia, nuovo re di Germania; e i Pavesi, che avevano inaugurato con una
sommossa il regno di Enrico nel 1004, ora assaltarono il palazzo regio e lo
distrussero. Esplodeva il risentimento del 1004; reagivano gl'interessi cittadini
offesi dall'amministrazione sperperatrice dei re sassoni. Al tempo degli Ottoni,
Ravenna era diventata quasi la capitale del regno, mentre Pavia non aveva più i
vantaggi ma solo l'onere di una capitale. Anche quei militi, che già Arduino
aveva raccolti sotto di sé contro i vescovi e contro il loro re tedesco, dovevano
soffiare sul fuoco. Certo, la nuova rivolta fu un altro colpo inferto a un
organismo già corroso dentro da tanti interessi avversi. L'amministrazione
dovette farsi più confusa e incerta. Molte fila si spezzarono. Certo organi
amministrativi cessarono di funzionare. Vi dovette essere grande distruzione di
titoli di diritto. Il regno, come organismo giuridico e politico avente propria
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 327/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

personalità, si fece più evanescente, fu più di prima conglobato nell'impero, si


legò di più a dinastie tedesche,  di
cioè si estraniò di più dall'Italia. Pavia cessò
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

essere, nel fatto, la capitale. Caddero molte istituzioni del regno, si eclissò per
(/index.html)
molto tempo il conte pavese o conte palatino: e il posto suo lo presero missi
CATALOGO (/CATALOGO/)
dominici, investiti volta per volta, in via straordinaria, di quelle che erano le
funzioni ordinarie del conte palatino. Riemerge, alla testa delle città lombarde e
di tutto il regno, Milano. Arcivescovo e città molto si avvantaggiarono di quella
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

crisi. L'uno raccolse non pochi beni regi, fra cui la corte di Monza; l'altra fu
promossa nei suoi ordinamenti cittadini. E nessun dubbio che, fra gl'impulsi
alla rivolta di Pavia, c'era anche
LIBRI questo. SiamoARTE
(/TRECCANILIBRI/) nel (/TRECCANIARTE/)
tempo in cui quella che era
aspirazione dei minori ceti feudali di tenere con tutta sicurezza e autonomia gli
uffici e i benefici a loro conferiti, diventa un po' aspirazione di cittadinanze - di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
cui quei ceti sono anch'essi parte sempre più importante - a vivere
autonomamente, farsi la propria legge, tener lontani i funzionarî del re, anzi,
salvo la dovuta riverenza, la stessaACQUISTA
persone(/EMPORIUM/)
del re. A Costanza, dove Corrado
ricevé i delegati delle città lombarde e i vescovi capeggiati da Ariberto, andati a
fargli omaggio e offrirgli la corona reale (Roberto di Francia e Guglielmo di
Aquitania avevano rifiutato), si trovarono anche i Pavesi: ma il re non volle
riceverli e li mise al bando. L'anno appresso, scese in Italia. Prese la corona a
Milano e cinse d'assedio la capitale del regno. I Pavesi finirono col cedere:
ricostruirono il palazzo: ma fuori le mura, iuxta civitatem, come faranno poi
parecchie città.

Due anni rimase in Italia Corrado. Prese a Roma la corona imperiale, si occupò
delle cose del regno; si occupò delle cose del Mezzogiorno. Qui una matassa
sempre arruffata, sia per l'intervento sulla scena, dei Normanni, sia per lo
slancio che pareva animasse i due più giovani principati longobardi, Capua e
Salerno. In quel momento, accennava a prendere una posizione prevalente nel
sud il turbolento Pandolfo IV di Capua. L'imperatore lo tenne a freno. Meglio
disposto invece si mostrò verso i Normanni, li ricevette in vassallaggio, li
considerò quasi sua milizia nel Mezzogiorno. Non più tranquillo del sud, il
regno, fresco ancora delle lotte fra Enrico e Arduino, cioè fra signori secolari e
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

signori ecclesiastici, fra grandi feudatarî e vassalli minori, fra partigiani del re
italiano e partigiani delISTITUTO
re tedesco,  Il
reclutati in ogni ceto o gruppo sociale.
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

movimento dei vassalli minori covava ancora. Non tutti amici i grandi signori.
(/index.html)
I vescovi non più sufficiente sostegno dell'impero neppure essi. L'imperatore
CATALOGO (/CATALOGO/)
attese a consolidare i fondamenti di questo malfermo edificio. Dalla marca di
Verona, già riunita al regno di Italia, staccò il vescovato di Trento, unendolo
alla Germania, per assicurarsi laSCUOLA
strada(/TRECCANISCUOLA/)
verso la valle del Po. Più tardi, con la
conquista della Borgogna, stringerà il regno anche da nord-est e si assicurerà
togliendole ai feudatarî franchi, altre importanti porte d'accesso verso l'Italia.
Cercò poi di riguadagnarsi i grandi signori delARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) nord e della Tuscia. Conferì a
(/TRECCANIARTE/)

Bonifacio, della casa degli Attoni, assai ligia ai Tedeschi, l'importante marca di
Toscana tolta al marchese Ranieri. Quella marca era quasi un regno a sé, entro
il regno d'Italia. E la casa degliTRECCANI
Attoni, che già padroneggiava
CULTURA (/CULTURA/) la bassa valle
padana, dall'Adige all'Appennino su fino alla montagna modenese e reggiana,
assurse ora al culmine della potenza: due grandi marche nelle sue mani;
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
innumerevoli possessi allodiali da per tutto, specialmente nel mantovano, nel
basso Po, nel bolognese, sull'Appennino; tutte le strade d'accesso verso l'Italia
centrale e Roma controllate da Bonifacio, il "gran marchese". Per stringerlo
maggiormente a sé, l'imperatore ricorse anche ad altri mezzi. Vedovo di
Richilda, Bonifacio sposò nel 1036 Beatrice di Lorena, nipote dell'imperatrice e
legatissima al gran mondo principesco e feudale d'oltralpe. Nessun dubbio che
l'imperatore mirava ad affrancarsi dalla quasi dipendenza verso i vescovi
italiani. Politica non diversa aveva adottata in Germania. Allo stesso scopo,
mise in parecchi vescovati e abbazie prelati tedeschi. Non è difficile che egli
pensasse, con ciò, anche a una riforma chiesastica. Ma, pure con intenzioni
riformatrici, accentuava quell'ingerenza del principe nella vita ecclesiastica,
quel suo arbitrio nel disporre dei beni delle chiese ai fini dello stato, che
aggraverà anziché sanare i mali della Chiesa, farà sentire più che mai necessaria
la libertà della Chiesa, metterà contro l'impero i rifor natori, darà un nuovo e
rivoluzionario carattere al moto della riforma, gia politicamente ortodosso.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Intanto s'inaspriva la questione dei secondi militi. E a Milano essa esplose in


rivolta, che mise in movimento e urto quasi ogni elemento sociale di 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Lombardia e che prese di mira specialmente l'arcivescovo Ariberto. Valvassori


(/index.html)
e arcivescovo finirono con ricorrere a Corrado. Al quale, altri appelli venivano
CATALOGO (/CATALOGO/)
dal Mezzogiorno, dove, dieci anni prima, appena allontanatosi l'imperatore
dall'Italia, Pandolfo IV di Capua aveva occupato Napoli e se ne era intitolato
duca al posto di Sergio IV. Riuscì a Sergio, aiutato dai Gaetani e dai Normanni
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
di Rainolfo Drengot, di rientrare in Napoli. E rientrato, donò a Rainolfo,
divenuto suo genero, la borgata di Aversa, con terre e casali attorno, presto
munita di torri e fossati e mura.
LIBRI I Normanni,ARTE
(/TRECCANILIBRI/) coi matrimonî e col possesso di
(/TRECCANIARTE/)

luoghi murati e di fertili terre, cominciavano a mettere radici nella nuova


patria. Aversa che, posta fra Napoli e Capua, doveva servire di baluardo alla
prima, divenne il gran richiamo dei Normanni
TRECCANI CULTURA d'oltralpe,
(/CULTURA/) il gran centro dei

Normanni italiani per parecchi anni. Ma Pandolfo tornò alla riscossa, si fece
padrone del ducato di Gaeta, costrinse i vassalli di Montecassino a giurargli
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fedeltà, guadagnò a sé i Normanni di Aversa, altri ne arruolò da poco arrivati,
tentò di avere anche Benevento, fece piani sopra Salerno. Capua grandeggiava,
afferrava essa il primato fra i principati longobardi. Fu allora che Benedetto IX,
Montecassino, Guaimaro di Salerno si volsero all'imperatore.

E l'imperatore, sollecitato da nord a sud, riprese nel 1037 la via dell'Italia. Ebbe
non buona accoglienza dal popolo milanese. Anche Ariberto non si presentò
alla dieta di Pavia. E allora Corrado lo bandì e gli tolse l'arcivescovato, assediò
Milano, sebbene inutilmente, pubblicò la Constitutio de feudis che assicurava ai
valvassori l'ereditarietà dei feudi in linea maschile e li garantiva contro ogni
minaccia, mettendoli sotto la sua diretta autorità. Gran fermento fra i vescovi!
E invitarono, contro Corrado, Oddone di Champagne. Ma i grandi secolari
rimasero fedeli. Parecchi vescovi furono esiliati in Germania. Parma fu
saccheggiata. Il papa dovette scomunicare Ariberto. Recatosi poi nel sud,
Corrado metteva un monaco tedesco, Richerio, a Montecassino; entrava in
Capua donde Pandolfo era fuggito a Costantinopoli; entrava a Benevento;
procurò di legare a sé il principe di Salerno Guaimaro e i Normanni di Aversa,
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adottando quello per figlio e investendolo del principato di Capua,


riconoscendo a Rainolfo 
la contea di Aversa, pur nelle dipendenze di Capua.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Poi se ne tornò in Lombardia e di li in Germania, lasciando i grandi del regno


(/index.html)
all'assedio di Milano. Ma Ariberto e il popolo milanese gli tennero testa:
CATALOGO (/CATALOGO/)
comparve il carroccio. Alla notizia della morte di Corrado, l'esercito assediante
si sciolse, Ariberto andò in Germania a riconciliarsi col successore: ma i cives,
che ormai appaiono nel primo pianoSCUOLAdella vita milanese, lo cacciarono insieme
(/TRECCANISCUOLA/)
con la nobiltà tutta. Si ebbe allora un primo saggio di ciò che saranno le future
lotte fra popolo e nobiltà, nei Comuni; il popolo è forte dentro le mura, e ha
ragione dei suoi avversarî;
LIBRI ma è debole in campo
(/TRECCANILIBRI/) ARTE aperto. Padroni della
(/TRECCANIARTE/)

campagna, i nobili possono affamare e taglieggiare la città. Vennero pacieri


dell'imperatore. I nobili rientrarono in Milano. Vi sarà poi un compromesso
fra le classi: il Comune. Così, in meno di mezzo secolo, si è fatta innanzi sulla
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

scena nobiltà minore e popolo: quella, creazione del regime feudale; questo,
forza antica, ora rinnovata, delle città; quella e questo, forza costruttiva del
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nuovo ordine politico. Laddove, nel sud, la forza costruttiva di più decisivo
valore sarà un'altra.

Qui, tramontato Pandolfo e l'astro del principato longobardo di Capua, come


già quello di Benevento, si ebbe una rapida ascesa di Guaimaro e del principato
di Salerno. Quasi tutta la costiera campana, ricca e portuosa, al sud di Gaeta
riconobbe Guaimaro signore. Guaimaro aveva assoldato altre bande di
Normanni venuti coi fratelli Altavilla, le quali, unitesi ben presto ai Normanni
di Drengot, si volsero verso la Puglia, ove era nuova ribellione contro Bisanzio.
La prima impresa, d'importanza risolutiva, fu la presa di Melfi. E da Melfi,
come già i Saraceni, i Normanni, guidati da Atenolfo di Benevento e da
Guglielmo d'Altavilla, Braccio di ferro, occuparono città pugliesi, vinsero
battaglie campali sui Greci a Canne e Montepeloso (1041). Il miraggio della
Puglia serviva a dare qualche unità e disciplina alle scomposte brame di quegli
avventurieri. I quali tutti si raccolsero ora sotto Guaimaro di Salerno, mentre
anche i ribelli pugliesi gli sì dichiararono fedeli. E Guaimaro assunse il titolo di
duca di Puglia e Calabria, mentre Braccio di ferro e altri capi normanni si
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

spartivano le città e da alleati dei Pugliesi si mutavano in signori. Sorgeva, così,


di fatto, la contea di Puglia, con Guaimaro alto signore, i Normanni 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nominalmente in sottordine.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
I Normanni nell'Italia meridionale e nel quadro della politica italiana. - Nel
1046 Enrico III scese in Italia. Problemi gravi erano in discussione,
specialmente di natura politico-ecclesiastica. Accanto e di fronte alle buone
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
intenzioni riformatrici del principe, una crescente volontà di riformare entro la
Chiesa, fra clero regolare e secolare. Presa a Roma la corona imperiale, Enrico
III proseguì per il sud. LIBRI
E qui, prima tolse Capua
(/TRECCANILIBRI/) ARTEal (/TRECCANIARTE/)
principe di Salerno,
rendendola per denaro al principe spodestato; poi sistemò secondo gl'interessi
dell'impero Montecassino e mise un abate tedesco a S. Vincenzo al Volturno;
poi investì normanni, pugliesiTRECCANI
e campani delle terre
CULTURA che possedevano e li mise
(/CULTURA/)

nella diretta dipendenza sua. Anche Benevento, che a Enrico chiuse le porte in
faccia, l'imperatore lasciò in balia dei Normanni. Era per i Normanni un grande
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
passo avanti. Dopo esser cresciuti all'ombra dei ribelli pugliesi e dei principi
longobardi, ora procedono oltre, nella protezione dei re e imperatori, ma con
crescente autonomia e senso di padronanza. Gli Altavilla capeggiano. Morto
Guglielmo e Umfredo, ecco Roberto il Guiscardo e Ruggiero, uomini diversi e
pur ben dotati l'uno e l'altro, quello più politico, questo più guerriero, quello
più intento ad annodare e sciogliere trame, a manovrare sul difficile terreno di
Puglia, questo a conquistare Calabria e Sicilia. In mezzo a tante forze screditate
o logore dopo un violento attrito di secoli, essi, gente nuova, non legati
moralmente a nessuno, non subordinati se non al proprio, disposti a servire
tutti per servire solo sé stessi, capaci anche, come tutti i conquistatori e
sovvertitori, di destare qualche speranzosa attesa, nelle plebi cittadine e rurali,
malcontente dei vecchi governi e dei proprietarî; essi cominciano a
rappresentare la nuova ricostruzione, la nuova forza unitaria.

Nuovi eventi promossero l'ascesa di questi minori ceti sociali, delle


cittadinanze, dei Normanni: eventi che appartengono alla storia dell'Europa
cristiana e sembrano trascendere la vicenda politico-sociale della penisola. E
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

tuttavia hanno in questa vicenda qualche loro scaturigine e, in ogni modo,


fanno con questa, per alcuni decennî, una storia unica. Ci riferiamo al 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

movimento riformista che ora si accentua e mette capo alla grande lotta per le
(/index.html)
investiture: l'uno e l'altra particolarmente vivi e agitati in Italia. Quel
CATALOGO (/CATALOGO/)
movimento già si preannunciava, nel sec. X, quando vescovi come Raterio di
Verona e Attone di Vercelli, monaci come Romualdo di Ravenna, eremiti come
San Nilo di Calabria, nutrivanoSCUOLA
in sé e (/TRECCANISCUOLA/)
diffondevano attorno a sé l'aspirazione a
un più severo costume monastico e chiesastico, a un chiericato e a una chiesa
più liberi da beghe terrene e più volti a religione. Intanto, nei monasteri di
Lorena e di Borgogna LIBRI
si cominciava ad attuare
(/TRECCANILIBRI/) una(/TRECCANIARTE/)
ARTE regola di vita che poi si
diffuse anche fuori del mondo monastico. Riforma di monaci e monasteri
decaduti e corrotti, innanzi tutto; in seguito, dalla fine del sec. X in poi, riforma
ecclesiastica in senso largo. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

I mali che si lamentavano, derivavano in gran parte dall'essere la chiesa


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
sommersa nella mondanità, soffocata ormai nelle spire della società feudale.
L'evoluzione storica, mettendo nelle mani di vescovi e abati enormi patrimonî
fondiarî, facendo di essi altrettanti signori e capeggiatori di vassalli, affidando a
loro giurisdizioni patrimoniali e pubbliche, aveva anche, via via, corrotto la
Chiesa, sollecitato i laici a impadronirsi di queste leve di comando, permeare di
sé l'organismo chiesastico, soffocarlo sotto mille incrostazioni. Era insieme
rovina economica e rovina morale. La politica dei re e imperatori aveva la sua
parte di responsahilità nei mali lamentati. E pure, si credé in principio, dai
riformatori, che la salute potesse venire dai re e imperatori stessi. Si può anzi
pensare che qualche raggio dell'aureola che sembrò cingere il capo dei rinnovati
imperatori fra il sec. X e XI venisse da questa fiducia nella lor capacità
riformatrice, da qualche loro preoccupazione o tentativo di riforma. Così, in
particolare maniera, Enrico II, presente col papa al concilio di Pavia del 1022.
Ma ciò voleva dire ingerenza sempre maggiore nelle cose della Chiesa, più
complicato groviglio di secolare ed ecclesiastico. E realmente, nella prima metà
di quel secolo, sempre più i vescovi furono creature dell'imperatore, i papi
furono scelti o tollerati in rapporto alla garanzia di fedeltà che essi fornivano, i
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

beni delle chiese furono distolti a favore del principe, si fece commercio di
uffici ecclesiastici, cioè ISTITUTO
si commise 
simonia, complici attivi o passivi i vescovi
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

italiani. Enrico III di Franconia, che, assai più del padre Corrado, riprese la
(/index.html)
tradizione dell'ultimo Sassone, si propose di astenersi da atti simoniaci, si fece
CATALOGO (/CATALOGO/)
dai vescovi prestar promessa solenne di astenersene per conto loro.

Si giunse all'elezione, prima da SCUOLA


parte di(/TRECCANISCUOLA/)
Enrico III, su richiesta dei Romani, poi,
in Roma, da parte del clero e del popolo, come i canoni e l'antica tradizione
della chiesa prescrivevano, di Brunone di Toul (Leone IX), che usciva dalle file
dei patrocinatori di riforma in Lorena. LeoneARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) IX mutò, rimosse cardinali
(/TRECCANIARTE/)

simoniaci, riformò abitudini e sistemi di curia, provvide contro il concubinato


e il matrimonio dei preti. Al suo fianco era Ildebrando da Soana, il futuro
Gregorio VII. Il papato parve TRECCANI
tutto rianimato
CULTURAdall'antica
(/CULTURA/) coscienza chiesastica,
dal concetto dell'assoluto primato romano su tutta la Chiesa e della superiorità
del potere religioso sul potere politico. Così l'iniziativa della riforma passava
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dalle mani dell'imperatore a quelle del papa, sia pure senza opposizione
dell'imperatore, ma certo, contro quella situazione politico-giuridica che
l'imperatore aveva concorso a creare. E la penisola ancor più diventava essa il
centro propulsore della riforma, ancora più vedeva intrecciarsi e fondersì i
nuovi problemi politico-sociali e i problemi chiesastici o religiosi.

Leone IX attese anche a far valere diritti o pretese territoriali: specialmente nel
Mezzogiorno. Cominciavano a far paura i Normanni, che non raccogliessero
essi quell'eredità di Longobardi e Bizantini a cui i pontefici evidentemente
aspiravano, tutta o parte. Poiché già vi erano donazioni imperiali, vere o
fittizie, di città alla Santa Sede: Capua, per esempio. Già gli occhi della curia si
sono posati su Benevento, in specie da quando la città aveva fatto e poi
rinnovato il comune. Ora i Beneventani, insorti contro il loro principe, hanno
acclamato signore Leone IX. Tutti quelli che han paura dei Normanni, si
rivolgono ora piuttosto al papa che all'imperatore. E il papa va a combattere i
Normanni, li affronta in battaglia presso Civita. Ma è vinto e fatto prigioniero,
largheggia in concessioni e promesse al vincitore durante la prigionia, rafforza
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

nei Normanni vittoriosi la volontà di procedere oltre. E nel 1056, Roberto il


Guiscardo, coi suoi compagni di Puglia, conquistò la terra d'Otranto 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

circondando e isolando Bari. E Riccardo di Aversa espugna Capua. Era, con la


(/index.html)
presa di Capua, la morte di quel principato, che pochi decenni prima sembrava
CATALOGO (/CATALOGO/)
dovesse riuscire a dominare il Mezzogiorno; mentre anche quello di Benevento
era ormai ridotto a poco; e quello di Salerno, minato all'interno dal feudalismo,
non resisteva più alla forza dei SCUOLA
Normanni, a cui è passata l'iniziativa politica del
(/TRECCANISCUOLA/)
sud.

L'impero non si fece vivo,


LIBRI in questi avvenimenti.
(/TRECCANILIBRI/) ARTE Se mai, consentì e diede
(/TRECCANIARTE/)

qualche aiuto al pontefice. Al nuovo papa Vittore II, un tedesco anche lui,
Enrico III garantì la piena reintegrazione del patrimonio della Chiesa romana;
e, nel 1055, in un sinodo tenuto a Firenze,
TRECCANI non (/CULTURA/)
CULTURA solo rinnovò il divieto di ogni
alienazione di beni ecclesiastici, ma fece cessione delle marche di Spoleto e
Fermo alla Santa Sede. Pare evidente che si cercasse la solidarietà dei papi,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
molti dei quali tedeschi, e dei vescovi. Come altrimenti tener testa ai Normanni
e ai grandi signori, malcontenti prima per i troppi favori ai vescovi, ora per la
protezione accordata ai vassalli minori? Anche i marchesi di Canossa, sempre
fedeli e investiti perciò della marca di Toscana, vacillavano. Ma ormai riusciva
sempre più difficile tenersi amico e ligio il papato. Il partito della riforma
cresceva ogni giorno di forze in curia e in Italia, specie in Toscana e Lombardia.
Le dottrine curialiste che mettevano il papato al centro della Chiesa, si facevano
strada come non mai. Potenti personalità, quasi adeguate ai tempi nuovi, come
Ildebrando, consigliere e ispiratore della politica papale in questi anni, sono
sulla scena e portano elementi nuovi, imponderabili, di dissidio. Con i papi di
origine lorenese si aggiunsero altri motivi di contrasto, più propriamente
tedeschi e dinastici, nei rapporti di Roma con l'imperatore. Così avvenne che
papa Stefano IX, eletto dai Romani dietro ispirazione d'Ildelbrando, fu
consacrato senza che nessuno chiedesse il consenso in Germania, ove allora,
morto Enrico III, reggeva il regno per i figli la vedova Agnese. Successe Niccolò
II, vescovo di Firenze, nel cui nome si trovarono concordi, contro un tentativo
dell'aristocrazia romana, capeggiata dai Tuscolo, di avere un proprio papa,
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vescovi del partito riformista e del partito imperiale, riuniti a Siena. Vivo era in
curia il desiderio di emanciparsi da ogni tutela tedesca. E mezzo adatto
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
parve un
ravvicinamento coi Normanni. Così in un concilio tenuto a Melfi l'agosto 1059
(/index.html)
ai fini della riforma, Nicolò II liberò i Normanni dalla scomunica, investì del
CATALOGO (/CATALOGO/)
principato di Capua Riccardo di Aversa (Drengot) e del ducato di Puglia e
Calabria e del principato di Benevento, la città esclusa, Roberto il Guiscardo;
diede a quest'ultimo autorizzazione di togliere agl'infedeli la Sicilia; ricevé
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
promessa che avrebbero difeso terre e diritti di San Pietro e dato tributo per
quanto essi possedevano della Chiesa. Non è ben chiara la natura di questa
concessione, né il fondamento sul quale il pontefice
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) la poggiava. In ogni modo
ARTE (/TRECCANIARTE/)

era sempre un suo sostituirsi all'imperatore. Essendo in secolare dissidio con


l'Oriente cercò e parve trovasse nei Normanni un valido ausiliario; non sicuro
dei futuri rapporti con l'impero d'Occidente,
TRECCANI staccò
CULTURA i Normanni dal suo
(/CULTURA/)

vassallaggio, troncò il legame che si era stretto fra impero e regno da una parte,
Mezzogiorno d'Italia dall'altra. I Normanni dal canto loro, dopo aver acquistato
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
rinomanza e credito combattendo vittoriosamente Leone IX, altro maggiore ne
acquistarono procurandosi il riconoscimento e, per il momento, l'amicizia del
successore, migliorando i loro rapporti coi vescovi e col potentissimo
Montecassino. Essi potevano ormai presentarsi come investiti d'una missione
religiosa contro gl'infedeli. Cominciava il fatto a mutarsi in diritto e il diritto a
penetrare nella coscienza dei popoli. In quegli stessi anni, anche i Normanni di
Normandia, inalberando stendardo papale, conquistavano l'Inghilterra. E anche
questo accrebbe negli Altavilla e loro compagni la fiducia, negli Italiani del
Mezzogiorno il sentimento quasi di una fatalità o divino volere, a servizio di
quel popolo.

Ma erano, questi rapporti fra la S. Sede e i Normanni, soggetti a oscillazioni


continue, per il misto di fiducia e di sospetto che ispirava la Santa Sede nei
rapporti con i conquistatori. Oggi transazioni e accordi, più o meno di buona o
mala voglia; ma se domani Normanni Drengot e Normanni Altavilla erano
discordi, o i minori capi investiti delle città pugliesi e le altre città che pure
avevano giurato fedeltà al Guiscardo insorgevano contro di lui, la curia era
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tentata di approfittare di quella discordia, di parteggiare per quei ribelli. Non si


trattava solo, per la S. Sede, di conservare e ottenere possessi e diritti nel
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  sud, di
fronte agl'invadenti Normanni, ma anche di difendersi dai Normanni stessi che
(/index.html)
cominciavano dal sud a premere verso il nord. Investiti dei ducati di Spoleto e
CATALOGO (/CATALOGO/)
Fermo, essi erano penetrati anche nell'Abruzzo e ormai quasi circuivano il
ducato romano. Non bene chiari i disegni di Riccardo di Capua; forse grandi le
sue ambizioni. Giungere a Roma? All'impero? Certo, il nuovo papa Alessandro
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
II ebbe con lui querele, gli spinse contro Goffredo di Toscana, lo costrinse a
chieder pace rinnovando l'omaggio e la fedeltà. E tuttavia le ragioni della
solidarietà permanevano sempre,
LIBRI accanto alleARTE
(/TRECCANILIBRI/) altre(/TRECCANIARTE/)
e opposte. Nel 1071,
Roberto il Guiscardo aveva conchiuso la lunga guerra con Bisanzio,
espugnando Bari, ultima città rimasta ai Bizantini. Era una vittoria delle armi
normanne, ma anche della Chiesa romana,
TRECCANI che (/CULTURA/)
CULTURA per secoli aveva, con
Montecassino, ispirato, spesso capeggiato, l'opposizione a Bisanzio. Da allora in
poi fu un continuo progresso del cattolicesimo e del clero latino e dell'influenza
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
romana nel sud, un continuo regresso del cattolicesimo e del clero greco e
dell'influenza bizantina. Avvenimento memorabile nella storia dell'Italia e
dell'Europa, nel secolo stesso in cui la riforma metteva il papato contro
gl'imperatori tedeschi, e le città del regno e i Normanni stessi cominciavano a
operare come forza antitedesca. Il confine fra mondo greco e mondo latino era
diventato quanto mai incerto e oscillante nell'Italia meridionale. La vittoria dei
Normanni e di Roma lo fissa stabilmente, portandolo all'Adriatico e allo Ionio.
Né tutto si limitò all'espulsione dei Bizantini. Nel 1061 si era iniziata la
conquista della Sicilia. In dieci anni, essa era quasi compiuta. Negli stessi mesi
che Roberto il Guiscardo prendeva Bari, il fratello Ruggiero prendeva Palermo.
Anche qui fu ricuperato un territorio perduto e la cristianità e l'Europa
creavano una più salda frontiera verso il mondo islamico. Ma intanto il
Mezzogiorno si veniva unificando politicamente, per la prevalenza di una delle
tante forze che vi tenevano il campo: prima Greci e Longobardi; poi anche
Saraceni; poi anche impero franco e impero germanico e papi, da Giovanni
VIII in poi, in base a titoli varî di diritto, falsi e genuini; e anche città, viventi
fra principato e repubblica aristocratica; in ultimo, i Normanni, specialmente
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quelli che si raccoglievano attorno agli Altavilla. E allora, i motivi di contrasto


tra la Santa Sede e i Normanni cominciarono a prevalere. Non passò molto
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
tempo dopo la presa di Bari, e gli Altavilla si trovarono di fronte a una vasta
(/index.html)
coalizione: conti normanni di Puglia, Gisulfo principe longobardo di Salerno,
CATALOGO (/CATALOGO/)
Riccardo signore normanno di Capua, città pugliesi che rodevano il freno e
ormai vedevano i Normanni prendere il posto dei Bizantini e mettere in
pericolo ancor maggiore le loroSCUOLAautonomie. La Puglia andò nuovamente in
(/TRECCANISCUOLA/)
fiamme. Ascese allora al pontificato Ildebrando: Gregorio VII, anno 1073. Ed
egli prese la direzione della lega, proprio mentre s' intorbidavano sempre più i
rapporti col giovane Enrico IV di Germania. ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Perciò Gregorio fece nel sud una
(/TRECCANIARTE/)

politica di accorgimenti, di astuzie: per quanto a taluni sia apparsa non del tutto
chiara. Trattò con Roberto e trattò coi suoi nemici; ebbe riconoscimento di
vassallaggio dal principe di Benevento, e prese in
TRECCANI CULTURA protezione, contro di lui, la
(/CULTURA/)

comunità beneventana, dando inizio al dominio della Santa Sede su Benevento.


Abboccatosi col Guiscardo, si urtarono ancora di più. Si ravvivò la coalizione, e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
il papa stesso si recò al campo: ma l'esercito si sbandò.

Lotta per le investiture e organizzazione delle nuove forze italiane. - Gregorio


si trovò presto a dover fronteggiare con maggiore impegno le cose del nord,
quelle per le quali i monaci e il partito della riforma da decennî battagliavano, il
popolo ormai si appassionava andando anche oltre il segno, la cristianità tutta
variamente si risentiva. Il vasto problema, che da principio era stato sentito
specialmente come problema morale, si veniva concretando in una serie di
problemi giuridico-politici e patrimoniali che, pur avendo a centro imperatore
e papa, interessavano, per il loro contenuto ideale e pratico, tutti: laici e
chierici, signori e popolo, contadini e cittadini, gente di ogni paese. Ma in
modo speciale Germania e Italia, che erano i regni dove più era avvenuto il
trapasso di beni e funzioni temporali a vescovi e chierici, dove la promiscuità
del sacro e del profano era maggiore; l'Italia più ancora che la Germania, perché
in Italia quel trapasso era stato massimo e lì più grande era l'azione del
pontificato, più vivo, nel tempo stesso era il fermento religioso e più ricca
d'impulsi di rinnovamento la vita civile. Gregorio portò nella lotta insieme
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l'ideale dei monaci e quello politico-chiesastico che rispondeva alla tradizione,


variamente viva ma non mai spenta, della Chiesa romana, da Gregorio
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
I in poi.
Voleva distrigare e liberare persone e beni della Chiesa dal groviglio in cui si
(/index.html)
erano coinvolti e quasi smarriti, dare al clero una disciplina, un costume, una
CATALOGO (/CATALOGO/)
cultura veramente chiericale, rivendicare la piena indipendenza della S. Sede
dall'Impero, subordinare a sé tutta la gerarchia e dare unità piena, organica,
morale e gerarchica alla Chiesa.SCUOLA
Questo(/TRECCANISCUOLA/)
programma non era solo separazione,
ma coinvolgeva il concetto d'una superiorità assoluta delle cose sacre sulle
profane, del chiericato sul laicato, della Chiesa sullo Stato, del papa
sull'imperatore: concetto più
LIBRI volte enunciato;ARTE
(/TRECCANILIBRI/) ora,(/TRECCANIARTE/)
affermato con nuovo vigore
e nuova coerenza, in vista di una sua pratica attuazione. Appena asceso al
pontificato, Gregorio prese provvedimenti, enunciò pensieri e propositi che
rivelavano chiaramente come TRECCANI
ormai il papato
CULTURAnon solo avesse preso in mano
(/CULTURA/)

esso, togliendola all'impero, l'iniziativa della riforma, ma come l'avesse rivolta


contro l'impero. E poiché Enrico IV si oppose energicamente a Gregorio,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Gregorio minacciò la scomunica se l'altro non sottostava alle sue volontà. Fu il
principio dell'aperta lotta.

In essa si trovarono impegnate le alte gerarchie secolari o ecclesiastiche e anche


il popolo, la grande folla anonima, prima non mai vista, dei piccoli vassalli, dei
borghesi, dei minuti lavoratori, dei contadini. La vita intellettuale e la cultura
ebbero un potente stimolo: discussioni, polemiche, passione di chiarire e
approfondire questioni di ogni genere. Sfavillò più vivo il sentimento religioso,
che veniva da tempo approfondendosi e diventando operoso nella vita civile. E
volle dire, anche, più viva coscienza nei fedeli di essere parte attiva della Chiesa,
di avervi diritti oltre che doveri. I laici presunsero anche farsi giudici dei
chierici. E in quanto i chierici non assolvevano i loro doveri, non si adeguavano
alle nuove prescrizioni, vivevano nel secolo ecc., i laici li rinnegavano e
rinnegavano i sacramenti da essi amministrati, rivendicavano a sé persino
l'esercizio di certe attività sacerdotali. Eresia e ortodossia romana per un
momento si confusero: e il patarinismo delle città lombarde, specie di Milano,
fu il massimo dell'adesione a monaci e papi riformatori e il massimo di quella
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insurrezione contro monaci e preti concubinarî simoniaci dissipatori che, già


allora collegata a qualche  poi
vena di vecchia eresia circolante sotterra, sfocierà
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nelle eresie dei secoli XII e XIII.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Con tutto ciò, il movimento riformatore e la lotta per le investiture
s'inserivano a pieno nella storia politico-sociale dei ceti minori in via di ascesa.
In quanto quel movimento tendeva a ristabilire la disciplina chiesastica, le
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
prescrizioni canoniche circa la designazione del clero e l'amministrazione dei
beni ecclesiastici, in quanto voleva liberare persone e sostanze delle chiese dallo
sfruttamento dei principi e (/TRECCANILIBRI/)
LIBRI dell'aristocrazia, andava incontro ad aspirazioni non
ARTE (/TRECCANIARTE/)

solo religiose ma civili ed economiche di cittadinanze e di popolazioni rurali. La


lunga lotta, in quanto scosse la gerarchia ecclesiastica, scosse anche la gerarchia
politica, coincidente spesso con quella. CULTURA
TRECCANI Il contrasto fra i due partiti, pro e contra
(/CULTURA/)

la riforma, si risolse in incoraggiamento a vassalli e contadini contro signori e


padroni: furono sciolti i sudditi dal giuramento di fedeltà al sovrano. Gli
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
scrittori curialisti videro nel regno e impero un ufficio, con doveri oltre che
diritti; non dissimularono le loro simpatie per l'elettività al posto della
ereditarietà; proclamarono che nel rapporto fra sudditi e sovrani era un
contratto, un patto; e riconobbero al popolo il diritto d'insorgere contro il
principe violatore di quel patto e privarlo del trono; affermarono il pieno
diritto di reagire alle leggi ingiuste. La società italiana era in quel momento
calda, recettiva, plasmabile quanto mai. Era già di per sé agitata da fermenti
rivoluzionarî; altri ne aggiunsero gli avvenimenti chiesastico-religiosi del
tempo. In particolar modo agì rivoluzionariamente il partito della riforma.

Comunque, fitto intreccio di avvenimenti varî, singolari coincidenze


cronologiche, che fanno della lotta delle investiture, della definitiva conquista
del sud da parte dei Normanni, del rapido emergere delle autonomie cittadine,
quasi una sola storia. Nel 1075, l'anno del divieto sinodale ai laici di fare
investiture, l'anno della minaccia di scomunica a Enrico IV, Amalfi, per
sfuggire a Gisulfo di Salerno che l'assediava, si dà al Guiscardo. Non passa
molto e il Guiscardo, conciliatosi coi Normanni di Capua, aiutato da navi
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napoletane e amalfitane, moralmente sostenuto dal re di Germania, assedia


Salerno (maggio '76) e prima 
costringe alla resa la città, poi la rocca, dove
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Gisulfo II si è rifugiato. Altro principato longobardo che cade, dopo qualche


(/index.html)
decennio di effimera luce che era di tramonto, dopo acerrima resistenza a cui
CATALOGO (/CATALOGO/)
anche la popolazione partecipò. Nello stesso anno 1076, scomunica papale a
Enrico e, durante l'inverno, Canossa. Fortune del Guiscardo e umiliazioni
dell'impero procedono insieme,SCUOLA anche (/TRECCANISCUOLA/)
se, in quel momento, certa solidarietà li
stringe di fronte a papa Gregorio. Ma nessun dubbio che il Normanno si
giovava di questo volgersi del papa alle cose del nord. Nel novembre 1077,
muore senza figli Landolfo VI di Benevento. ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) E subito il Guiscardo è sotto
(/TRECCANIARTE/)

Benevento. Mirabile la resistenza. Gregorio VII promosse allora una lega


antinormanna, che ebbe qualehe successo iniziale, anche perché il Guiscardo
dové attendere alle cose di Calabria.
TRECCANIMaCULTURA
i suoi vassalli proseguirono a corrodere
(/CULTURA/)

il territorio beneventano. Fino a che, nel 1080, nuova rottura del papa con
l'imperatore e nuova scomunica; insurrezione dei vescovi tedeschi contro
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Gregorio per amore d'indipendenza; concilio di Brescia con la presenza del re e
scomunica e deposizione di Gregorio ed elezione dell'antipapa Giberto
arcivescovo di Ravenna. E allora Gregorio VII e signore normanno si
conciliarono e si allearono col trattato di Ceprano, per cui questi rinnovava
gl'impegni precedenti verso la Chiesa, quegli riconosceva al Guiscardo le terre
che già aveva e il principato beneventano, tenendo per sé la città. Fine della
Longobardia meridionale. Altro colpo a quel che di longobardo rimaneva nel
diritto, nelle consuetudini, nelle tradizioni, nella forza di certi gruppi sociali:
sebbene nel sud questi elementi di vita longobarda avessero ancora molta forza
di resistenza. Negli stessi anni si compiva la conquista della Sicilia; il 1091
cadeva, ultimo baluardo, Noto. Ormai l'isola è sicuro possesso nelle mani di
Ruggiero e discendenti suoi: più forse che non Puglia e Calabria, nelle mani del
Guiscardo e suoi discendenti. Terra d'infedeli, la Sicilia, era stata anche terra di
conquista, nel vero senso della parola. Non si doveva fare i conti o transigere
con nessuno. La religione era arma potente, a sussidio delle altre armi, nelle
mani dei conquistatori. Laddove in terraferma, i Normanni avevano avuto e
ancora avevano a che fare con gli antichi compagni divenuti conti e feudatarî
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potenti; non erano sicuri né dei Bizantini, che avevano ancora qualche radice
nel sud, né dei pontefici, città
ondeggianti fra solidarietà e contrasto; né delle
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

stesse, longobarde, pugliesi, calabresi, campane, dipendenti direttamente dal


(/index.html)
Guiscardo o concesse ad altri. Esse hanno giurato tutte obbedienza e fedeltà; ma
CATALOGO (/CATALOGO/)
hanno tutte, anche, un loro grado di autonomia, che il signore ha, da parte sua,
giurato: esse tenute a lui, lui ad esse. In questi primi tempi, ogni momento, uno
strattone: e le città rompono la SCUOLA
cavezza.(/TRECCANISCUOLA/)
Nel 1073 Trani, nel 1079 Bari, nel 1083
Troia e Canne: tutte riassoggettate. La sospirata espulsione dei Bizantini le ha
isolate di fronte al nuovo signore. Morto Roberto nel 1085, altre insurrezioni
di città e di signori locali:
LIBRIquasi un principio di
(/TRECCANILIBRI/) dissolvimento
ARTE del ducato di
(/TRECCANIARTE/)

Puglia. Di fronte a una situazione locale come questa, accade che la S. Sede sia
tentata spesso di parteggiare per i ribelli: come farà in seguito. Ma la situazione
generale consigliava ad essa, dopo la pace
TRECCANI del 1080,
CULTURA di mantenersi in buone
(/CULTURA/)

relazioni coi Normanni. Erano la forza più salda del sud. Erano, sulla scena del
Mezzogiorno, i protagonisti. E ciò permise ai Normanni di svolgere
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
liberamente il loro giuoco, di badare alle cose del sud, e insieme dare aiuto ai
pontefici, nell'interesse proprio oltre che loro, contro Enrico IV ed Enrico V e
contro i loro antipapi. Né erano aiuti gratuiti. Pasquale II investì Guglielmo
normanno, figlio di Roberto, della Puglia, Calabria, Sicilia. Callisto II confermò.
Gran beneficio fu pure, per i Normanni, che l'impero fosse così gravemente
impegnato con i suoi Tedeschi, col papa, con le città italiane. Si ebbe la fine
degl'interventi imperiali nel sud, dopo Enrico III. Scompariva dal sud l'impero
di Oriente, e, per oltre un secolo, quello d'Occidente.

Invece questa stessa situazione fu, nel nord e nel centro, favorevole alle città.
Qui, sono esse le protagoniste o, quanto meno, importanti comprimarie: come
nella Tuscia. La lotta per le investiture le trovò parte in causa, ed esse
s'inserirono nel vivo della lotta, furono anch'esse, e, spesso, più di altri, il
partito della riforma o il partito imperiale, e oggi l'uno domani l'altro partito.
Le città videro i loro vescovi ora colpiti dal papa ora dall'imperatore, ciò che
significava lacerazione di legami anche tra vescovi e città, stimolo e occasione
di cittadinanze a far da sé. Motivi locali e contingenti determinavano questo
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vario parteggiare delle città per papi e imperatori: come poteva essere il
prevalere in esse dell'uno o dell'altro partito, oppure l'atteggiamento dialtra e
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

non amica città. Ma questi motivi già accennavano a consolidarsi, in


(/index.html)
rispondenza di vecchi e latenti antagonismi, di nuove rivalità mercantili. Non
CATALOGO (/CATALOGO/)
pochi diplomi, a riconoscimento di diritti e privilegi, diedero in questi anni
gl'imperatori alle città. Ma anche dai papi vennero alle città atti di favore. Così,
per citare un esempio, Pisa, il cui vescovo ebbe dal pontefice dignità di legato
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
papale e poi diritti metropolitani sui vescovi sardi e corsi, in piena rispondenza
con gl'interessi politici della città. Ciò che non tolse a Pisa di accattare o
accettar favori anche da Enrico
LIBRI IV. Nella lottaARTE
(/TRECCANILIBRI/) esterna e interna la personalità
(/TRECCANIARTE/)

della città come tale emerse, si sviluppò lo spirito associativo, si fecero


frequentissime le occasioni di agire come corpo costituito, si consolidarono le
nuove gerarchie o le vecchie mutarono un po' natura,
TRECCANI CULTURA allentarono la
(/CULTURA/)

dipendenza dai vecchi signori, presero più il carattere di emanazione della


cittadinanza. Si ebbero le prime guerre fra città e città. E le prime alleanze fra
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
città: anche contro l'imperatore. E dentro le città, lotte armate di partiti e anche
aggruppamenti di famiglie e gruppi sociali, "patti", "concordie", "compagnie",
coniurationes, che possono essere considerate principio di un ordine politico
sostanzialmente nuovo, pur essendo esso innestato su altro precedente e
mancando nei contemporanei la coscienza di un distacco dal passato. Si
accentuò, nella pratica notarile, l'uso, già invalso verso la metà del sec. XI di
non datare più le carte dagli anni di regno dell'imperatore. Crebbe il numero
delle città che battevano moneta o intitolavano da sé la moneta. Alcune di esse
iniziarono proprio ora la costruzione di nuove mura; oppure di una nuova e
più grande e adorna cattedrale, centro di vita non solo religiosa ma anche civile.

A questo punto, fine del sec. XI e principio del XII, possiamo considerare già
costituiti, nel quadro delle antiche città e sul fondamento di ordini forse non
mai caduti, i comuni.

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Sono essi momento conclusivo di una lunga evoluzione politico-sociale ed


economica, assai intensa 
negli ultimi due secoli, che ha dato vita a nuovi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

elementi sociali cittadini e tratto verso la città forze del mezzano mondo
(/index.html)
campagnolo e feudale; ha messo i vescovi al governo delle città o in alta
CATALOGO (/CATALOGO/)
posizione politica, oltre che economica e feudale, nelle città stesse; ha con ciò
promosso la formazione di nuovi gruppi dirigenti e più libero moto di
cittadinanze; ha creato nuove consuetudini di diritto privato e pubblico, nuovi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
vincoli di solidarietà entro determinati gruppi e nuove e più varie forme
associative; ha individuato la città nel mondo feudale circostante e, nel tempo
stesso, l'ha più strettamente e organicamenteARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) collegata con esso, rendendone
(/TRECCANIARTE/)

possibile l'ulteriore sviluppo. Molta incertezza regna ancora sui modi come il
comune si costituì, sui rapporti che ebbe col vecchio ordinamento e su quel che
è fatto, specificamente nuovo,TRECCANI
sulla natura della(/CULTURA/)
CULTURA giurisdizione che i suoi capi da
principio esercitarono, sull'ampiezza sua e sui ceti o gruppi che entrarono
originariamete a costituirlo: ceto feudale, assai legato al vescovo; nuova
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
borghesia di mercatores; artigianato. Pur con questa incertezza, il comune ci si
presenta da principio come un'associazione essenzialmente volontaria,
temporanea, determinato o no che ne fosse il termine di durata nell'atto del suo
costituirsi; associazione assai ristretta, il cui nucleo centrale è costituito dalle
molte famiglie dei vicedomini, dei vicecomiti, degli avvocati, di quanti hanno
avuto unci e benefici dai vescovi e conti e chiese e monasteri e si sono
appropriati, attraverso l'ereditarietà, gli uffici e benefici stessi e li gestiscono e
sfruttano in comune. Essi reggono l'Opera del duomo, amministrano il
vescovato in sede vacante, addestrano sulla cattedra il nuovo vescovo e gli son
vicini in una quantità di atti giudiziarî e politici e amministrativi che
riguardano vescovato e città. Strettissimo il rapporto fra chiesa e comune: e
molti atti sono compiuti dall'ecclesia et comune civitatis, molte donazioni fatte alla
chiesa e al comune insieme. Strettissimo, per conseguenza, anche il rapporto
fra vescovi e consoli: i quali ultimi, inizialmente consules episcopi, quasi
consiglieri del vescovo ed emananti dal vescovo più che dai cittadini, poi
sempre più rappresentano il vero e proprio potere esecutivo del comune,
operante più o meno a fianco del vescovo. Qualunque sia il significato e
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l'origine della parola, il consolato appare anch'esso costituito fra il sec. XI e il


XII, e certo in stretta connessione  che si
col costituirsi dell'associazione giurata
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

chiama comune. Nello stesso tempo, il piccolo organismo iniziale del comune si
(/index.html)
dilatava, accoglieva elementi sociali nuovi, liberamente aderenti all'associazione
CATALOGO (/CATALOGO/)
o costretti, accentuava il suo carattere pubblico e moltiplicava le sue iniziative
d'interesse generale o destinate a ripercuotersi su tutta la compagine della città
e del suo immediato territorio. SCUOLA
Si costituiva una finanza comunale che aveva il
(/TRECCANISCUOLA/)
suo nocciolo nella preesistente organizzazione finanziaria cittadina, fondata
sull'obbligo del contributo alle spese e alle opere d'interesse della città; una
giustizia del comune, sempre più estesa al campo
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE penale; un territorio del
(/TRECCANIARTE/)

comune, che presto va oltre l'originario piccolo distretto, rimasto collegato con
la città. Permaneva certo ricordo, tenuto desto dalla diocesi e dal comitato, di
un antico più grande territorioTRECCANI
municipale, e certa
CULTURA coscienza di un diritto della
(/CULTURA/)

città su di esso. Ora, questo ricordo e questa coscienza, insieme con i nuovi
interessi unitarî creati dallo spostarsi di tanti signori e vassalli del contado
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
verso la città, sollecitano lo sforzo dei comuni di dettare legge sul contado. Era
il contado, già unità di diritto pubblico, ridotto in frammenti. Se lo dividevano
vescovato e chiese cittadine, monasteri, famiglie comitali cresciute sul ceppo
dell'originario conte, una miriade di piccole consorterie nobilesche,. milites o
"cattani" o "lombardi", ecc., annidati nei loro castelli: tutti, con esenzioni fiscali
e giudiziarie; con diritti di pedaggio, ripatico, mercato, ecc., con giurisdizioni
varie. E ora, sempre più, anche comunità rurali e comunità di castelli, quelle
fatte solo di contadini, queste di castellani e contadini, distintamente
organizzati ma formanti poi unità, gli uni e gli altri rappresentati all'assemblea
dei "vicini" da proprî consoli. Fatto nuovo, anche questa organizzazione
comunale delle campagne. Nuovo e fondamentalmente spontaneo: sebbene
anch'esso germogli sopra tradizioni e consuetudini antiche, romane o
preromane, cristiane e chiesastiche, germaniche e feudali. Entro questo mondo
contadinesco in frantumi si gettano ora le città, dopo assorbito il suburbio.
Comincia così a ricostituirsi quel legame antico fra centro urbano e territorio,
che dal secolo IX al XI, col progressivo loro differenziarsi giuridico e sociale, si
era spezzato. Le città, contrattesi nel periodo barbarico entro le mura,
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prendevano un nuovo slancio che le riportava ai limiti dell'antica provincia


romana e faceva di tuttoISTITUTO
il contado un loro districtus. Di qui anche lottefra città
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

o(/index.html)
comuni, oltre e dopo che fra città e signori.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Questo nuovo ordine politico delle città, si verificava pure mentre il regno, in
persona dei re e imperatori di Franconia, faceva grandi sforzi per sostenersi di
fronte ai papi e alle tendenze centrifughe dell'episcopato, rese più gagliarde
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dalla riforma. E si sa che, in quegli anni agitatissimi, Enrico IV, o che si sentisse
malsicuro nella Valle Padana o volesse dare maggior prestigio al regno, tentò,
dopo presa Roma, di costituire anche lì una sede
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEregia, con una cassa centrale,
(/TRECCANIARTE/)

amministratori, cura di chiese e strade e ponti. Dopo andata in frantumi l'Italia


greca, anzi proprio quando parte di essa cominciava a ricomporsi in nuova
unità, ecco è la volta dell'ItaliaTRECCANI
longobarda, dell'Italia regia. Le forze di
CULTURA (/CULTURA/)

dissoluzione ora non sono più i grandi organismi feudali, ma le città: le quali,
come minano alle fondamenta il regno, così le marche. Si dissolvono la marca
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di Verona, quella di Liguria, quella d'Ivrea, quella di Torino; ancora più e prima
di tutte, quella di Toscana, ove concorsero non solo il potente slancio
autonomistico di città come Pisa e Lucca e poi Firenze e Siena, ma anche
l'estinzione dei Canossa, in un momento in cui ormai non era più possibile
sostituire a un casato un altro. E fu, pur mentre la questione delle investiture
era sempre aperta, l'inizio di nuove complicazioni, per la ricchissima eredità
matildina, fatta di beni allodiali e di beni feudali, disseminati dal Mincio
all'Ombrone, rivendicata tanto dall'imperatore, come imperatore e parente dei
Canossa, quanto dai papi, in virtù di un'altra di quelle donazioni d'incerta
genuinità ed estensione che venivano riempiendo gli archivî della S. Sede.

Il corso delle cose volgeva dunque in modo assai diverso per il nord e centro
d'Italia e per il Mezzogiorno. Vi fu veramente qualche decennio in cui anche
nel Mezzogiorno, scomparse le vecchie forze politiche - dominio greco e
principati longobardi -, ancora malferma la nuova forza dei Normanni, le città,
che laggiù erano egualmente in sul crescere, e i feudatarî, costituitisi un po' per
spontanea evoluzione del possesso fondiario indigeno, un po' per influsso
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normanno, tennero il campo con certa energia e misero in pericolo il potere


ducale. Qualche incoraggiamento veniva a loro anche da Roma, non ostante
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  la
dipendenza feudale dei Normanni dalla Santa Sede. Con Onorio II (1124-30),
(/index.html)
anzi, il papato, che ora si sentiva più sicuro dalla parte del nord, parve ritornare
CATALOGO (/CATALOGO/)
ai tempi di Leone IX. Era morto nel 1127 il giovane duca Guglielmo II, ultimo
discendente diretto di Roberto. Incerta era la successione; non chiari i diritti del
conte Ruggiero di Sicilia, figlioSCUOLA
del primo Ruggiero conquistatore dell'isola;
(/TRECCANISCUOLA/)
città e baroni in subbuglio. Su questo fuoco, soffiò Onorio. Che l'edificio
normanno dovesse crollare? Che il sud dovesse prendere il volto del nord,
essere anche esso ItaliaLIBRI
comunale e Italia feudale?
(/TRECCANILIBRI/) ARTE Ciò non fu; e forse non
(/TRECCANIARTE/)

poteva essere, per ragioni intrinseche alla vita del Mezzogiorno. Ma non fu, e
questo è certo, perché i principi normanni deviarono ancor più la storia del
Mezzogiorno da quella strada TRECCANI
su cui tutta la vita(/CULTURA/)
CULTURA italiana, con decisione
maggiore o minore, si veniva mettendo coi secoli X e XI. Ecco Ruggiero
conquistatore della Sicilia. Ecco, con una sua funzione di protagonista, la Sicilia.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Essa, tolta con la forza agl'infedeli, era veramente in pieno dominio dei
Normanni, ne costituiva la solida base. Per cui, quando il sud d'Italia è conteso
fra città, signori, pontefice, Ruggiero può intraprendere una serie di campagne
per raccogliere l'eredità del morto congiunto. Dura impresa, questa di
Ruggiero. Egli chiede al papa l'investitura ma ne ha la scomunica. Il papa, anzi,
prende in sua protezione qualcuna di quelle città (Otranto). Ormai è chiara
questa spiegata politica papale a favore delle autonomie cittadine del sud,
destinata a culminare durante le lotte contro Federico II: che era poi politica
contro qualunque forte potere centrale. Di fronte allo stato, la chiesa, come
rivendicava le sue "libertà", così anche esaltava le "libertà e municipali. Questa
politica ebbe la sua efficacia in qualche paese, come l'Inghilterra, nell'aiutare il
nascimento dei parlamenti e del regime costituzionale; in altri, come nel sud,
l'ebbe nel rendere inquieta e malferma la vita del regno, pur senza impedire che
il regno si costituisse. Poiché Ruggiero, dopo i primi insuccessi, rifornitosi in
Sicilia di armi e di uomini, trionfò. Con gli accordi conchiusi il 22 agosto 1128,

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Ruggiero ottenne da Onorio l'investitura anche del ducato di Puglia e Calabria.


Dopo di che, le città e iISTITUTO
signori (/ISTITUTO/)
cedettero. E MAGAZINE
nel settembre 
1129, curia generale
(/MAGAZINE/)
a
Melfi.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Come si viene tessendo l'unità morale della penisola. - Tuttavia, pur mentre
l'Italia regia si risolveva nei municipî, e il sud prendeva un suo proprio volto
monarchico, e assai s'indebolivaSCUOLAquella(/TRECCANISCUOLA/)
forza di unità rappresentata nel nord e
un po' anche nel sud dal regno, che era creazione degl'invasori germanici; si
avvertivano segni crescenti di unità morale, rigermogliante sopra il comune
fondo romano, cristiano e germanico.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Non solo si era ricostituita l'unità religiosa, dopo espulsi o convertiti i Saraceni
di Sicilia, dopo cessato il dominio dei Bizantini
TRECCANI e arrestato il progresso del loro
CULTURA (/CULTURA/)

rito e del loro clero e ravvicinate a Roma la Calabria e la Terra d'Otranto; ma


affioravano anche elementi comuni di cultura, più veramente proprî e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
caratteristici delle genti della penisola. Si veniva formando una lingua romanica
o volgare, che era la lingua parlata in generale già nel sec. X e ora cominciava a
sprizzare visibilmente dal sottile involucro del latino dei documenti, non più
capace di contenerla. Non meno visibile e significativa, dall'undecimo secolo in
poi, una fioritura architettonica che si esprime in forme affini, in ogni regione,
della Lombardia alla Puglia. È l'arte romanica. E insieme, diritto romano che
potentemente ritorna, nelle cose stesse prima e più ancora che negli studî. E
non è solo inconscio rinascere del diritto romano, immedesimato nella vita: ma
anche studio di esso. Non era stato mai interrotto, anche nei centri di diritto
longobardo, Pavia o Benevento, utile essendo esso all'elaborazione dello stesso
diritto longobardo oltre che a quella del diritto della chiesa. Ora, dopo Pavia,
dopo Benevento, dopo Ravenna e Roma e Pisa, si avanza Bologna con Irnerio,
quasi fondatore di quello studio. Insomma, il nome, l'immagine di Roma si
fanno ogni giorno più grandi: Roma libertà, Roma grandezza, Roma impero,
Roma diritto e ordine. Essa aveva preparato la renovatio imperii dei secoli X e
XI; ora accompagna gli ulteriori progressi della società italiana e il nuovo
ordine politico. Di fronte al partito papale che tendeva a svalutare la Roma
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 348/1196
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profana, la Roma imperiale, contrapponendo ad essa la Roma dei martiri e


confessori, abbeverata eISTITUTO
fecondata  le
dal loro sangue, ora il nascente laicato,
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

città, specie le maggiori, si richiamano anche alla Roma profana, alla città di
(/index.html)
Roma. Si hanno, a Roma e fuori, notizie di un interesse grande per gli antichi
CATALOGO (/CATALOGO/)
monumenti e anche per la storia dell'urbe, soprattutto dalle origini.

È un fatto quasi generale, nell'Europa romano-germanica e anche oltre, questo


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
riemergere di Roma, passata la fase delle invasioni, della sovrapposizione delle
genti germaniche a quelle romane o romanizzate, del mescolamento delle
stirpi: come che RomaLIBRIpotesse fornire il modello
(/TRECCANILIBRI/) ARTE e(/TRECCANIARTE/)
l'esempio al più consapevole
sforzo creativo di una nuova civiltà, che ora comincia. Ma è fatto specialmente
italiano. Esso si spiega anche, in Italia, come reazione all'attività dei Tedeschi,
da Ottone I in poi: attività politico-militare di re(/CULTURA/)
TRECCANI CULTURA e imperatori; politico-
chiesastica di vescovi tedeschi messi sulle cattedre italiane. La lotta per le
investiture rese più frequente e intensa tale attività; mise ancor più le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
cittadinanze aderenti al partito della riforma contro quei vescovi, imposti
dall'alto e non eletti canonicamente a clero e popolo. Quindi, un frequente urto
che eccitò anche, dalle due parti, lo spirito nazionale, diede qualche impulso alla
nascente coscienza nazionale, cioè mise di fronte Tedeschi e Italiani come tali. I
Tedeschi cominciano, durante quelle lotte chiesastico-politiche, a stringersi
all'impero come a cosa propria e a vedere nel papato una istituzione di Latini,
d'Italiani. Roma, da parte sua, per bocca di Gregorio e, poi del successore,
identifica, nei momenti di lotta, impero e Tedeschi, rievoca di fronte a questi il
ricordo dei Germani antichi e delle antiche offese, alimenta negl'Italiani il senso
della loro individualità nazionale e dei comuni interessi di fronte agli altri.

Sono da segnalare anche, in questo tempo, un movimento, uno scambio


d'influenze varie, una vita di relazione che si fanno sempre più intensi dentro la
penisola. Dalla Romagna qualcosa passa alla Toscana. in fatto d'istituti giuridici
e di magistrature. Il Mezzogiorno bizantino dà al nord testi di diritto ed
elementi varî di cultura: e la leggenda delle Pandette ritrovate ad Amalfi e
portate a Pisa, donde sarebbe risorto lo studio del diritto romano, deve pur
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avere un significato. I consoli, che una lettera di Gregorio VII constata in


Corsica, potrebbero essere una importazione pisana, come poi le belle
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
chiese
policrome che nel sec. XII cominciano a sorgere nelle due isole. Se da Bologna
(/index.html)
la nuova scuola del diritto irraggia di già a mezzo il sec. XII la sua azione su
CATALOGO (/CATALOGO/)
buona parte d'Italia, anche dalla corte dei re normanni, a Palermo, si spandono
influenze letterarie e scientifiche. Non meno visibile la circolazione delle
attività pratiche entro la penisola: si tratti di cavalieri lombardi che si
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
mescolano nella guerriglia meridionale del sec. XI; si tratti di Pisani e Genovesi
che costituiscono i primi loro stanziamenti nelle città marittime della Sicilia,
punto d'appoggio importante per i traffici con
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) l'Oriente
ARTE e l'Africa settentrionale
(/TRECCANIARTE/)

o che promuovono il sorgere di nuovi castelli e centri abitati in Sardegna.


Certo, la rivoluzione politica s'accompagna a un più libero movimento di
attività e d'interessi, a un più libero
TRECCANImoto di uomini
CULTURA e di attività dall'una all'altra
(/CULTURA/)

regione della penisola.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
E anche dalla penisola verso il di fuori. Nella seconda metà del secolo XI, la
frequenza dei mercanti italiani in Francia doveva essere molto cresciuta. Verso
la Germania, nuove strade alpine cominciano ad aprirsi nel sec. XII. Maestri
costruttori e tagliapietre già sciamano verso i paesi di Francia e di Germania e
più lontano ancora: come, fra il sec. X e XI, Guglielmo da Vulpiano che si
mette in viaggio per la Borgogna, capeggiando una piccola spedizione di cui
fanno parte uomini litteris bene ruditi e uomini diversorum operum magisterio
docti. L'Oriente e l'Africa settentrionale, finora battuti solo da Veneziani,
Amalfitani e altri Italiani del sud, ora si popolano anche di Toscani e di Liguri.
Le loro spedizioni navali verso quei paesi nel corso del sec. XI, aggiunte alle
altre compiute in Sardegna e Corsica, segnano dopo la frammentaria ma
efficace e qualche volta vittoriosa resistenza dei Campani, dei Calabresi, dei
Pugliesi contro gl'infedeli nei due secoli precedenti, il maggiore sforzo di
reazione degl'Italiani per la riconquista del dominio del Mediterraneo, già
padroneggiato dagli Arabi: sforzo che precede e prepara le crociate. Sono
certamente imprese a fondo economico-mercantile. Anche fini politici e
territoriali si proposero invece i Normanni, nei paesi prospicienti la Puglia e la
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Sicilia. Non avevano ancora gli ultimi rappresentanti del dominio greco e arabo
abbandonato le terre del Mezzogiorno, e già Roberto il Guiscardo mirava
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  ai
Balcani, e oltre. Ed è del 1081 la prima spedizione in Albania.
(/index.html)
Contemporaneamente Ruggiero puntava su Malta e Gozo e le toglieva agli
CATALOGO (/CATALOGO/)
Arabi, preparando più lontane conquiste africane. Città del nord e Normanni,
con fini più da mercanti quelle, più da conquistatori questi, parteciparono poi
alla prima crociata. E le une accrebbero i loro commerci e costituirono nuovi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nuclei coloniali, ordinati come la madrepatria; gli altri acquistarono terre e
giurisdizioni feudali, a gara con i baroni francesi. Non passarono molti anni, e
una grande spedizioneLIBRI
pisana mosse verso le ARTE
(/TRECCANILIBRI/) Baleari. Egualmente, Italiani di
(/TRECCANIARTE/)

varie regioni si trovavano presenti in Spagna, nel sec. XII, durante le lotte dei
cristiani contro gli Arabi: presenti come soldati, piloti, artieri, costruttori di
macchine da guerra, mercanti.TRECCANI
I Genovesi erano(/CULTURA/)
CULTURA ormai chiaramente orientati
verso quella direzione.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Insomma, la penisola ricomincia a essere centro di azione capace d'irraggiare
attorno. Né solo azione papale e chiesastica, segnata non poco di romanità; ma
anche economica e artistica, politica e militare; anche di cultura vera e propria
(si ricordino nei secoli X e XI Gunzone, Lanfranco di Pavia, Anselmo d'Aosta,
ecc., per citare solo quelli che esplicano fuori della penisola, in tutto o in parte,
la loro attività): sebbene questi non siano ancora, in Italia, tempi di cultura
eminente. Comunque, questa azione, come porta impressi certi segni comuni,
così concorre a rafforzare gli elementi comuni della vita italiana, ad alimentare
negli Italiani quel sentimento di unità morale che ad essi veniva anche dai
ricordi di Roma e dall'ormai comune patrimonio della rinascente cultura.

L'inizio dell'età comunale.

Regno normanno e comuni. - Per parecchi decennî, questo vasto mutamento,


quasi rivoluzione, compiutosi nella penisola dallo Ionio alle Alpi, non trovò
serî ostacoli da parte del regno e dell'impero. Nessun serio tentativo d'impedire
la conquista normanna, né la ormai troppo autonoma vita delle città a danno
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 351/1196
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dei diritti del principe, né la vasta usurpazione che città e castelli e signorotti
feudali venivano facendo della grande eredità matildina. In Germania,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
vi è
conflitto per il regno che Lotario e Corrado si contendono. Vi è una discesa di
(/index.html)
Corrado in Italia, il quale si fa incoronare re a Monza (1128) come successore di
CATALOGO (/CATALOGO/)
Enrico V, cerca di rimettere le mani sui beni di Matilde, tenta una spedizione
su Roma. Altro e maggiore intervento di Lotario, qualche anno dopo, anche
per sollecitazione di papa Innocenzo II che rivendicava a sé il soglio pontificio,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
contro l'antipapa Anacleto II. Vi erano a Roma due potenti famiglie, i
Frangipane e i Pierleoni; due partiti in contesa; ora, due papi (1130). Gl'italiani
si divisero anch' essi, siLIBRI
divise l'Europa cristiana
(/TRECCANILIBRI/) e cattolica.
ARTE Tenne Lotario per
(/TRECCANIARTE/)

Innocenzo, il quale, poi, costretto a fuggire da Roma, si recò prima, su navi


pisane, in Francia, poi in Germania; tennero per Anacleto gli Svevi. Molti
comuni, pure, seguirono Innocenzo; TRECCANI con Anacleto,
CULTURA invece, stette Ruggiero di
(/CULTURA/)

Sicilia e Puglia. Il quale, inserendosi in questa contesa fra il papa e il


pretendente, fra aspiranti alla corona d'Italia e all'impero, fra partigiani del papa
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
e dell'antipapa, si fece da un inviato di Anacleto incoronare re a Palermo.
Crollarono rapidamente, dopo l'incoronazione, le ultime resistenze meridionali
alla monarchia.

Risorsero esse tuttavia, poco dopo, quando Lotario, chiamato da gravi interessi
del regno e indotto da Innocenzo II, scese in Italia, giunse a Roma pur
attraverso l'opposizione di molte città lombarde, e a Roma ebbe la corona
imperiale (1133) e l'investitura dei beni matildini: che voleva significare anche
un rapporto di vassallaggio dell'imperatore nei riguardi della S. Sede. Ma
ritiratosi l'imperatore, il papa dové nuovamente fuggire a Pisa: donde incitò a
più energica guerra contro Ruggiero. Contro Ruggiero si era formata una vasta
coalizione in cui, col papa, entravano Lotario, i Pisani, le città pugliesi e
campane, i baroni meridionali, persino i Greci, insomma, tutti gl'interessi
italiani ed europei, vecchi e nuovi, soliti a contendersi il Mezzogiorno o,
comunque, avversi al consolidarsi di quel regno. Tornò anche Lotario: e questa
volta, senza troppi contrasti di città lombarde. Si spinsero insieme verso il sud.
E qui investirono della Puglia Rainolfo, dei Normanni Drengot, giuocando sul
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

non spento antagonismo fra le due casate e contrapponendo i minori ai


maggiori. Nel luglio 1137, i due supremi gerarchi tennero gran corte a
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Melfi.
Ma, interrotta l'impresa, Ruggiero ricomparve, ricuperò la Puglia, restaurò la
(/index.html)
fortuna del regno, non ostante che Innocenzo, nel concilio lateranense del
CATALOGO (/CATALOGO/)
1139, lo scomunicasse ancora. In quel tempo, per di più, moriva Rainolfo. E
allora il papa, rimasto senza speranze, piegò alla pace, riconobbe Ruggiero e lo
investì di quanto possedeva, salvo Benevento che rimase alla S. Sede. Alle altre
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
terre, il re aveva già aggiunto, per concessione di Anacleto, il principato di
Capua, che era dei Normanni di Aversa ma si trovava ora in preda all'anarchia,
e la città di Napoli cheLIBRI
si governava con propria
(/TRECCANILIBRI/) ARTE famiglia ducale. Ora Ruggiero
(/TRECCANIARTE/)

assunse il suo titolo definitivo: "re di Sicilia, duca di Calabria e di Puglia". È la


fine delle autonomie cittadine nel Mezzogiomo, sebbene persistano gli spiriti
municipali, pronti a riprendere e scattare
TRECCANI nelle crisi
CULTURA della monarchia, alla fine
(/CULTURA/)

dei secoli XII e XIII.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
L'opera iniziata dal Guiscardo e da Ruggiero è compiuta: meglio, bene avviata.
Non tutto era solido in questo nuovo edificio. Quel baronato era sempre
potente e infido. La Santa Sede vantava sempre diritti sul regno e, come aveva
incoraggiato Benevento contro Pavia, così, ancor più, i baroni contro il re che
risiedeva a Palermo. Tuttavia, si vide, per la prima volta dopo il 570, il potere
politico di una vasta regione raccogliersi in una sola mano e raggiungere un
grado d'indipendenza e libertà da interessi d'altri regni e paesi, quale non aveva
mai avuta e neppure avrà più dopo i Normanni. Lo stato formò un corpo solo:
prima avvicinamento di parti distinte, poi unità più organica. La feudalità trovò
certa fermezza e un suo ordine, quale ci è indicato dal catalogo dei baroni,
compilato fra il 1160 e il 1170. Gettò le sue basi, pur sopra un terreno preparato
da Roma, da Bisanzio, dai Longobardi, dagli Arabi stessi, quel sentimento
monarchico del Mezzogiorno che darà un suo carattere a tutta la storia della
regione. Il nuovo edificio veniva sorgendo, essenzialmente, sopra le istituzioni
premusulmane e prelongobarde, cioè su quelle romane modificate dal diritto
bizantino. Anche il feudalesimo, i cui germi preesistevano ai Normanni
(patronato, commendatio, immunità, ecc.) e a cui i Normanni diedero poi
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alimento di loro tradizioni e di loro uomini, fu legato e subordinato al re. Era lo


stesso sforzo antifeudale con l'arma del diritto romano, che intanto nel
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
centro e
nel nord anche le città venivano compiendo: tratto comune, che avvicinava
(/index.html)
queste diverse parti d'Italia, pur così diversamente orientate quanto a
CATALOGO (/CATALOGO/)
istituzioni politiche.

Intanto, il movimento comunale progrediva; il nuovo ordine istituzionale si


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
consolidava; nuovi ceti più bassi erano sollecitati a farsi innanzi e si accelerava
l'affrancamento dei servi, contadini o artigiani che fossero; la campagna
cominciava anch'essa aLIBRI
prendere un nuovo volto;
(/TRECCANILIBRI/) comuni rurali a migliaia;
ARTE (/TRECCANIARTE/)

valvassori e cattani e anche potenti signori, costretti a giurare il sequimentum


communis; molti castelli demoliti. S'inasprivano i contrasti fra le città vicine: e
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
già le più grandi, per nuova o per antica grandezza, ora restaurata, tendevano a
circuire e assorbire ecclesiasticamente, economicamente, politicamente le più
piccole. Anche le relazioni con i vescovi volgevano al peggio. All'antica
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
solidarietà di fronte al mondo feudale extraurbano, sottentravano i dissidî, in
quanto i vescovi erano concessionarî di diritti, giurisdizioni pubbliche, regalie,
castelli, a cui ora pretendevano gli antichi vassalli, come singoli e come
comune. Sono, a rigore, dissidî fra comuni e regno o impero, da cui i vescovi
ripetevano quei diritti, e non di comuni e Chiesa, di Stato e Chiesa. Ma poiché
erano in giuoco persone e beni e interessi chiesastici, che la dottrina curialista
metteva sopra un alto piedestallo come cosa sacra e inviolabile, così poteva
accadere che il fatto politico mettesse capo a complicazioni religiose o
alimentasse preesistenti opposizioni religiose. Erano recenti le agitazioni
popolaresche, ultra riformiste, che avevano accompagnato la riforma. E ancora
i mistici, gl'infatuati di Chiesa primitiva e di Vangelo, gli insofferenti di ogni
gerarchia, ecc., erano in attesa, seguitavano anzi a rampollare dal ricco
sottosuolo della Chiesa, anzi della società medievale italiana; si facevano più
folti i manipoli dei "catari" o puri, vecchia setta venuta dall'Oriente con un
vario e consolidato bagaglio dogmatico, con negazione piena del mondo, con
odio feroce per la Chiesa romana e per ogni sua potestà terrena. Nessun dubbio
che il contatto con questi settarî potesse stimolare anche gli altri a dare una
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qualche elaborazione dogmatica alle proprie vaghe aspirazioni di riforma


chiesastica e di più puroISTITUTO
cristianesimo. E nessun dubbio, egualmente, che
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
l'agitazione politica, in alcuni luoghi assai accesa e ostinata, a Cremona, a
(/index.html)
Piacenza, a Brescia, a Parma, a Reggio, a Vercelli, ecc., contro i vescovi conti, i
CATALOGO (/CATALOGO/)
vescovi guerrieri e giudici, i vescovi grandi signori, per rivendicare al comune
indipendenza e giurisdizioni e regalie e castelli e moneta, s'incontrasse qua e là
con la propaganda spicciola deiSCUOLAmistici(/TRECCANISCUOLA/)
e degli eretici o fosse spontaneamente
pervasa e animata da certe loro esigenze; nel modo stesso che mistici ed eretici,
operando in ambienti ricchi di motivi politici anticlericali, potevano assorbirli e
fonderli con i proprî motivi religiosi, rinfocolando
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) la propria passione. Tutto
ARTE (/TRECCANIARTE/)

questo è fatto cattolico: ma più specialmente dei paesi di maggior progresso


sociale e intellettuale e di più veementi contrasti e di più ricca vita cittadina, dai
Paesi Bassi alla Provenza, dallaTRECCANI
RenaniaCULTURA
alla Valle del Po, alla Toscana,
(/CULTURA/)

all'Umbria, che sono appunto le regioni dove nel sec. XII serpeggiavano di più
le nuove eresie, a fondo pratico e sentimentale da principio, poi anche
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dogmatico, che diventano movimento vasto e grave nella prima metà del '200.
E in Italia, appunto, ci si presenta qualche singolare figura di riformatore
chiesastico che inquadra la propria azione e le proprie speranze religiose entro
la nuova società e cerca di promuoverla politicamente: Arnaldo da Brescia.

In Arnaldo, non si saprebbe dire se fosse più rappresentato l'ideale evangelico,


che risponde anche ad esigenze della società laicale e dello stato; oppure la
società laicale e lo stato che, lavorando a elevarsi, si sentono solidali con gli
uomini spiritualmente religiosi e vogliono aiutare la Chiesa a liberarsi dai
troppi pesi temporali. Certo, egli aveva davanti a sé la fantastica visione di una
chiesa primitiva e, insieme, l'esempio di Roma antica e la nuova esperienza
dello stato cittadino: per cui si mescolò alla rivoluzione cittadina di Roma, che
nel 1144 creava dal nulla (secondo alcuni) o su avanzi superstiti (secondo altri)
il comune, contro il pontefice e la nobiltà, e prendeva possesso del
Campidoglio, volendo antiquam renovare dignitatem; proclamò la città "sede
dell'impero, fonte di libertà padrona del mondo". Agitato da questa duplice
passione fusa in uno, Arnaldo è uomo rappresentativo nella storia del popolo
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 355/1196
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italiano, il quale ha sentito e praticato sempre la religione più come azione che
come contemplazione oISTITUTO
problema  a
teologico, e quando ha volto il pensiero
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

una riforma della chiesa, l'ha concepita anche come mezzo per crescere dignità
(/index.html)
allo stato; e ha combattuto la Chiesa, non con spirito antireligioso e neppure
CATALOGO (/CATALOGO/)
antichiesastico, ma anticlericale. Secondando, poi, le aspirazioni dei Romani a
darsi, sotto il solenne nome di repubblica romana, un ordinamento municipale
proprio, Arnaldo contribuì ad avvicinare Roma alla nuova storia d'Italia, che
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
era storia di città autonome.

Imperatori e papi di fronte ai comuni e al regno


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEnormanno. - Contro il comune
(/TRECCANIARTE/)

di Roma e contro il re di Sicilia, Eugenio III e Adriano IV papi trovarono un


alleato in Federico I di Svevia, che, incontratosi a Costanza con i legati di
Eugenio III giurò aiuto controTRECCANI
quei nemici e prese
CULTURA impegno di andare a Roma
(/CULTURA/)

per ricevere la corona imperiale. E Federico mantenne la promessa, nel 1154.


Varî gli scopi: riaffermare l'autorità sua sopra il papato che si dimostrava, sì,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
amico, ma veniva mettendo troppo allo scoperto una sua dottrina e ambizione
di primato sull'altra potestà, l'impero; riprendere l'antica impresa, nell'Italia
meridionale, dove ora i re normanni facevano da padroni; rimettere in sesto le
cose del regno che era pur sempre la chiave di vòlta dell'impero in Italia, ma
adesso appariva come un edificio sconquassato. Non c'erano più, come uno o
due secoli prima, i grandi conti e marchesi i potenti arcivescovi arbitri della
corona. Ma le città ne venivano prendendo il posto. Anche Matilde era morta e
scomparso il suo casato. Ma lo spirito dei Canossa ormai animava Firenze,
cresciuta appunto nella protezione della grande contessa e destinata a
incarnare, più forse di ogni altra città italiana, la sospettosità municipale di
fronte all'impero, l'avversione degl'Italiani al dominio di genti estranee e, come
essi diranno poi dei Tedeschi di Enrico VII in un documento ufficiale,
"repugnanti per antichi fatti e portamenti, per linguaggio e costumi, per animo
e volontà".

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 356/1196
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L'impero aveva fino allora concorso anch'esso a creare questo nuovo ordine
politico-sociale, in ItaliaISTITUTO
come in 
Germania. Lotario aveva tentato di mettere
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

qualche riparo. Ma tutto era seguitato come prima. Fino a che le forze feudali
(/index.html)
di opposizione, l'energica personalità del nuovo imperatore, una certa
CATALOGO (/CATALOGO/)
coscienza della gente germanica che fosse in giuoco un interesse suo, sorsero a
sbarrare il cammino alla nuova società cittadina. Federico Barbarossa si armò
della sua forza e della sua legge;SCUOLA
chiamò(/TRECCANISCUOLA/)
o accolse attorno a sé feudatarî, animati
da odio contro i vassalli e i plebei, e giuristi, accorsi in folla per difesa del diritto
costituito e, per il momento, del più forte; stimolò anche l'amor proprio
nazionale tedesco e il sentimento di un dirittoARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e di(/TRECCANIARTE/)
un onore tedeschi impegnati
in Italia; si fece centro nella penisola di tutti gl'interessi offesi, di feudatarî, di
vescovi, di conti, di piccole città oscurate o minacciate dalle maggiori (Pavia,
Lodi, Como ecc.); lusingò le speranze
TRECCANIdi potenti(/CULTURA/)
CULTURA città marittime che contavano
sulla forza dei Tedeschi le une contro le altre e aspettavano vantaggi
commerciali dalla conquista imperiale della Sicilia.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Sei spedizioni compì, cominciando dal 1154. Nell'alta Italia, Milano era la
chiave di vòlta. Ma Federico non aveva forze per affrontarla. Si volse su Roma,
consegnò al papa Arnaldo destinato al rogo, prese la corona, vinse i Romani:
ma non poté né egli né il papa entrare nella città. Si spinse poi verso il regno,
dove a Ruggiero II era successo nel 1154 Guglielmo I, e i baroni del continente
erano in ribellione, la nobiltà siciliana in attesa di eventi. Papa Adriano, inglese
di patria, che non aveva voluto riconoscere il nuovo re, accompagnava
l'imperatore. Ma Guglielmo, come fronteggiò i nemici interni, così quelli
esterni. Il Barbarossa, giunto in Campania, dové tornare indietro. Il papa allora,
non contento del Barbarossa, preoccupato dal ritorno di Bisanzio che aveva
occupato Ancona, città della Chiesa, e sconfitto la flotta normanna a Brindisi,
conchiuse col regno la pace di Benevento (1156), impegnandosi a incoronare
Guglielmo e a investirlo della Sicilia, della Puglia e di Capua, e confermandogli
le prerogative ecclesiastiche. Anche fra Bisanzio e re normanni si venne alla
pace. E in Roma i Romani si acconciarono col papa. Il quale così, sicuro in casa
e alle spalle, assunse anche con l'imperatore un altro contegno. Il papato
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 357/1196
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tornava a riaffermare il suo alto diritto sulla corona imperiale, a considerar essa
come un "beneficio" daISTITUTO
assegnare 
e chi ne era investito come un beneficiario
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
e
soggetto. E poteva ora farsi centro di tutte le opposizioni all'impero e ai
(/index.html)
Tedeschi, cioè i Normanni del sud, i comuni del nord e del centro. A Roma il
CATALOGO (/CATALOGO/)
pontefice non poteva tollerare un ordinamento municipale indipendente; ma
fuori di Roma, una politica di autonomie o libertà comunali poteva ben
corrispondere al suo proprio interesse. Cresciuto in Italia e nutrito di vita
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
italiana, il papato aveva il senso della realtà italiana più che il signore tedesco.

S'inasprì allora anche la politica


LIBRI imperiale di rivendicazioni
(/TRECCANILIBRI/) contro le città.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Nuova e maggiore spedizione nel 1158: e Milano, assediata, dové capitolare. Si


riunirono poi a Roncaglia, per volontà dell'imperatore, i dottori bolognesi e un
grosso collegio di giudici delleTRECCANI
città: e determinarono quali fossero le regalie da
CULTURA (/CULTURA/)

ricuperare. E subito i funzionarî imperiali ricominciarono a mettere le mani su


questi diritti. Ma scoppiò la tempesta. Insorsero le città. E poiché quelle
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
rivendicazioni imperiali si volgevano anche verso i beni della contessa Matilde,
s'inasprirono anche i rapporti col papa. Vi fu poi rottura apertissima con
Alessandro III, dopo che un antipapa, Vittore IV, confermato a Pavia in un
concilio convocato dall'imperatore, proclamò scismatico Alessandro e
l'imperatore lo mise al bando. Al bando imperiale Alessandro rispondeva con la
scomuniea e si trasferiva in Francia, per cercarvi nemici al Cesare tedesco. Si
formò una coalizione e la resistenza al Barbarossa si disciplinò attorno a varî
centri, i quali furono, in vario modo, la Roma papale, il regno normanno e il
comune di Milano, vera porta dell'Italia per i Tedeschi, anzi per ogni
dominatore transalpino che volesse entrare durevolmente nella penisola. A
Milano vibrava più fortemente che altrove l'anima della nuova Italia che si
costruiva una nuova e propria legge. Era la più popolosa e ricca città della
penisola e aveva ripreso su Pavia, innalzatasi a capitale con i barbari,
l'indiscusso primato nel regno. Idea diffusa, allora, che Milano fosse corona
regni italici, come dice il cronista Galvano Fiamma, dal cui destino poteva
dipendere quello di tutta Italia. Quindi, per i partigiani dello Svevo, Milano
incarnava lo spirito di rivolta alla legittima autorità, e, devastato il territorio
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milanese, stretta d'assedio la città dai Tedeschi e dai loro ausiliarî italiani, essa
dovette arrendersi. E fuISTITUTO
distrutta. Poté credere allora Federico di esserequasi in
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

porto. E si mise a riordinare ai suoi fini il paese, assumendone la diretta


(/index.html)
gestione. In tutte le città mandò rappresentanti suoi, rettori o podestà, che
CATALOGO (/CATALOGO/)
curassero l'amministrazione delle regalie e salvaguardassero i suoi diritti. Ma fu
più parvenza che sostanza di forza. O meglio, forza che egli attingeva
specialmente fra gl'Italiani. Ma SCUOLA
ora gl'Italiani gli vennero in gran parte meno:
(/TRECCANISCUOLA/)
anche quelli che lo avevano aiutato a prendere e distruggere Milano.

Nella quarta spedizioneLIBRI


sua,(/TRECCANILIBRI/)
1166-67, il Barbarossa poté espugnare Ancona,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

rivale di Venezia e terra della Chiesa, donde l'imperatore greco brigava nelle
cose d'Italia. Marciò ancora su Roma, respinse i Normanni, si fece di nuovo
incoronare, riconobbe questa TRECCANI
volta il senato pur(/CULTURA/)
CULTURA riservandosi egli d'insediarlo e
di nominare un prefetto imperiale. Sopraggiunse la pestilenza, fierissima. Ed
egli dové ritirarsi, quasi fuggire attraverso l'alta Italia, dove le città si erano
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
messe in rivolta, avevano cacciato i vicarî imperiali e conchiuso a Bergamo, nel
febbraio 1167, una grossa lega. Risorse, per deliberazione e con l'aiuto di essa,
la distrutta Milano. Funzionarî e fautori dell'imperatote tenevano ancora
abbastanza fermo in Toscana, in Romagna, in Piemonte. Ma ormai arbitra della
situazione è la lega, piccolo superstato cittadino, con suoi rettori, suo consiglio,
sua solidale attività. Per opera sua, fu costituito alla confluenza del Tanaro e
della Bormida un forte campo trincerato che doveva fronteggiare il marchese di
Monferrato, fedele all'imperatore. E quando Federico fece nel 1174 la sua
quinta spedizione italiana, di fronte a questo campo, che si avviava a diventare
una città, Alessandria, s'infranse il suo sforzo. Alessandria era la più concreta
espressione dell'alleanza delle città col papa. L'imperatore cercò spezzare questa
alleanza, patteggiò con la lega, trattò i preliminari di Montebello con cui i
Lombardi si sottomisero e il sovrano riconobbe la lega, rinunciò ad attuare le
determinazioni di Roncaglia. Ma quando egli chiese anche che fosse tolto di
mezzo il campo trincerato di Alessandria, i Lombardi rifiutarono: e l'accordo fu
rotto. La lega affidò la decisione alle armi. Sconfitto sul campo di Legnano (29
maggio 1176), l'imperatore cercò nuovamente, con le città, una pace o
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conciliazione separata. Non riuscì: perché le città non volevano staccarsi dal
papa. Tentò allora col papa:  ma,
e il papa, che poteva essere alleato delle città
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

avendo interessi tanto più larghi, non subordinare la sua politica alla politica
(/index.html)
delle città, prestò ascolto. Federico riconobbe papa Alessandro e abbandonò
CATALOGO (/CATALOGO/)
l'antipapa, s'impegnò di ricostituire lo stato della Chiesa e l'eredità matildina,
rinunciò ad avere in Roma un suo praefectus. Condizione di questo accordo era
che il papa ottenesse pace ancheSCUOLA
fra l'imperatore e le città lombarde,
(/TRECCANISCUOLA/)
l'imperatore e il re di Sicilia. Pace veramente non vi fu, per allora: ma solo
tregua, con le une e con l'altro, al congresso di Venezia, ove i messi delle città,
pure riluttanti, piegarono
LIBRIal desiderio del papa.
(/TRECCANILIBRI/) La(/TRECCANIARTE/)
ARTE pace venne a Costanza nel
1183. E il trattato suonò riconoscimento e legittimazione, da parte
dell'imperatore, dei fatti compiuti e degli ordini esistenti.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Gravemente colpito fu l'impero da questi avvenimenti. Si può dire che esso


cessò di essere il pernio o centro della vita politica italiana. E con l'impero, il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
regno, che con esso si era identificato, quasi annullato. L'Italia si veniva con ciò
ancora più differenziando dal resto dell'Europa romano-germanica. Altrove, in
quel medesimo tempo, i regni sorti dalle invasioni e dalla conquista
riprendevano vigore. I re di Castiglia e i re d'Aragona, Enrico Plantageneto in
Inghilterra, Filippo Augusto in Francia, si rimettevano alla testa delle varie e
cozzanti forze nazionali, raccogliendole sotto di sé, disciplinandole,
utilizzandole ai fini comuni, corrodendole nel loro particolarismo;
rappresentavano la nazione tutta, nelle lotte coi nemici esterni, e ne
promovevano la coscienza unitaria. Fino a che, nel sec. XV, si assideranno
arbitri sopra tutti, saranno una sola cosa con la nazione, si lanceranno nelle
competizioni internazionali, inizieranno una fase storica europea. Invece in
Italia, sorgeva, sì, nel Mezzogiorno un regno vitale; ma nel nord e nel centro il
regno fondato dai Germani proseguiva la parabola discendente, corroso dalle
forze locali, che erano anche le forze originarie della penisola.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 360/1196
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Comunque l'abbassamento dell'impero e del regno voleva dire via libera


lasciata alle energie politiche  e di
del paese, libero svolgimento di vita cittadina
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

stato di città. L'Italia, l'Italia del regno, si avviava a farsi "indomita e selvaggia".
(/index.html)
L'unità politica si allontanava, la spontanea attività creatrice della nazione
CATALOGO (/CATALOGO/)
italiana si rinvigoriva e fruttificava, il sentimento di nazione cominciava a
sfavillare, quasi che della nuova realtà si cominciasse ad avere consapevolezza.
La lunga lotta col Barbarossa e SCUOLAcoi Tedeschi aveva affrettato il divenire di quella
(/TRECCANISCUOLA/)
e stimolato questa, per opera specialmente delle città maggiori, quelle che
avvertirono il maggiore contrasto fra il loro interesse politico e la politica dei re
tedeschi. Si forma e si LIBRI
propaga, costruendo suARTE
(/TRECCANILIBRI/) quel(/TRECCANIARTE/)
che già si era cominciato a
costruire nel sec. XI, il senso di un'unità che non è più solo riflesso di quella
romana, ma più veramente intrinseca e propria, derivante da certa comunanza
di vicende, dalla somiglianza della vita eCULTURA
TRECCANI del costume, dalla determinatezza del
(/CULTURA/)

territorio abitato, dalla solidarietà degli interessi ora che una grave minaccia
incombe. Vi fu una vera e propria cooperazione di Siciliani, di papi, di città,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
attorno a un grande problema non particolare o municipale. Fra i comuni, si
strinse un legame costituzionale vero e proprio. La lega lombarda, col suo
collegio di rettori formato dai consoli o podestà dei comuni collegati,
deliberanti tuttavia come rettori della lega, collegialmente, e non come consoli
o podestà delle rispettive città, rappresentò un organismo federale che limitò
l'autonomia dei singoli associati e dettò una sua legge, superiore alle speciali
leggi della città: un fatto che si ripeterà pochi anni dopo in Toscana, con la lega
di S. Genesio, capitanata da Firenze, come l'altra da Milano, e rivolta contro
Enrico VI e, più ancora, contro i grandi feudatarî suoi partigiani. Si formò
un'opinione pubblica che condannava il parteggiare d'Italiani per un nemico
che veniva di fuori e che appariva avverso a tutta la gente italiana' e quelle
guerre fra città sentì e denunciò quasi guerre civili. La curia romana parlò il
linguaggio dei collegati di Lombardia e di Toscana: segno dei tempi e
dell'ambiente in mezzo a cui agiva la curia e da cui traeva alimento di varia
natura per i suoi proprî fini, se essa, cercando la solidarietà di altre forze
attorno a sé, parlava dell'"utile e dell'onore dell'Italia", del "comune bene della S.
Sede e dell'Italia". Tutto questo ci spiega come e perché la storia dei decennî che
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culminarono nella lega lombarda, nella vittoria di Legnano e nel trattato di


Costanza, sia stata dagl'Italiani del sec. XIX innalzata all'onore di storia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nazionale, storia di precursori. Interpretazione insufficiente: ma da non


(/index.html)
rigettare in blocco. Legnano e Costanza bene entrano nell'orbita ideale della
CATALOGO (/CATALOGO/)
nazione italiana.

Tuttavia il 1177 e il 1183, cioè la tregua di Venezia e la pace di Costanza non


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
segnarono affatto la fine dell'azione dei re e imperatori tedeschi in Italia. Vi
erano sempre molti interessi a sostenere l'imperatore, città, giuristi e scuole di
diritto con a capo Bologna, feudatarî che ormai,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEdopo alienatisi dall'impero a
(/TRECCANIARTE/)

causa della sua politica vescovile, gli si erano ravvicinati e attendevano da lui
salvezza contro le città. Nella regione piemontese, in Toscana e nell'Italia
centrale, dove non grande eraTRECCANI
stata la partecipazione alla lotta contro di lui, il
CULTURA (/CULTURA/)

Barbarossa poté inviare e tenere vicarî e funzionarî, cominciare a organizzare


una specie di burocrazia non tanto regia quanto imperiale. Le stesse città della
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
lega Lombarda, con Milano alla testa, disarmarono un poco. Infine Guglielmo
II di Sicilia, tutto impegnato nelle sue spedizioni nordafricane e orientali, volto
col pensiero a una crociata, era portato anch'esso a una politica di intesa con
l'imperatore d'Occidente. Si ebbe così in Milano, a dieci anni da Legnano, il
fidanzamento di Costanza, figlia di Ruggiero II, con Enrico figlio del
Barbarossa. Quest'ultimo fu anche incoronato re d'Italia dal patriarca di
Aquileia, uno dei grantli puntelli del regno tedesco in Italia, da utilizzare,
eventualmente, anche contro il papa, data la sua potenza e il suo vastissimo
dominio metropolitano. Come fu questa volta. Poiché Urbano III, già in cattivi
rapporti con Federico, anche per la sua azione nell'Italia centrale, ancora più
s'inalberò di queste nozze che creavano la possibilità dell'unione delle due
corone. Si venne, anzi, a nuova guerra. Enrico penetrò nello stato della Chiesa,
proprio mentre moriva Urbano, lungi da Roma dove né egli né i successori
Gregorio VIII e Clemente III poterono entrare, fino alla pace coi Romani del
1188, che riconobbe la costituzione della città e fissò entro stretti limiti -
investitura del senato e regalie - i diritti del papa.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 362/1196
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Nel 1189 morì Guglielmo di Sicilia e nel 1190 Federico imperatore: Enrico VI
subito si volgeva a cogliere l'ormai maturo frutto siciliano. Vi era, laggiù,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  un
partito antitedesco, come ve ne'era stato uno antifrancese, al tempo della
(/index.html)
reggente Margherita. Vivo era lo spirito d'indipendenza, in Siciliani e in
CATALOGO (/CATALOGO/)
Normanni, ormai sicilianizzati. E questo partito levò Tancredi re normanno,
che veniva da un figlio naturale del grande Ruggiero II. Ma nel regno e attorno
al regno, era tutto un divampare di passioni, di odî, di gelosie, tenuti a freno
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
solo da un forte re, fornito di larghi e proprî mezzi d'azione, finanziarî e
militari. Durante il regno dei due Guglielmi, più volte aveva divampato la
guerra civile. Partito dei grandi
LIBRI e partito del re
(/TRECCANILIBRI/) o, meglio,
ARTE dei funzionarî del re:
(/TRECCANIARTE/)

insomma, aristocrazia feudale e burocrazia, che ebbero in Falcando di Palermo


e in Romualdo salernitano i loro storici. Ma, se Ruggiero ebbe partigiani, e li
ebbe specialmente negli elementi cittadini
TRECCANI in cui(/CULTURA/)
CULTURA risorgevano aspirazioni di
autonomia; altri, della nobiltà, parteggiarono per Enrico. Il quale, da principio,
non ebbe gran successo, e dovette arrestarsi in Campania, dopo essere stato
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
incoronatn imperatore, insieme con la moglie Costanza (1191). E Tancredi
poté afforzarsi laggiù: s'intese coi Guelfi di Germania; si ravvicinò all'impero
d'Oriente fidanzando il proprio figlio con la principessa Irene; procurò accordo
con papa Celestino III. E col concordato di Gravina, il papa investiva Tancredi
del regno, Tancredi rinunciava ai tradizionali diritti ecclesiastici della
monarchia siciliana. Ma la morte del re, nel 1194, riaprì a Enrico la strada del
sud. E questa volta, con l'aiuto delle flotte di Pisa e Genova, quella strada fu
battuta fino a Palermo, entro lo stesso 1194. Ormai, l'unione dei due regni della
penisola, il vecchio regno fondato dai Longobardi e ormai quasi risolto in
comuni e in grandi feudi, e il nuovo regno nato coi Normanni, poteva dirsi un
fatto compiuto. Ed era fatto di vastissima portata. Il regno di Sicilia, nelle mani
di chi già deteneva il regno d'Italia, voleva dire nuove e maggiori e più proprie
risorse militari e navali e finanziarie, voleva dire tradizioni e organizzazione
statali, non feudali ma di governo accentrato; risorse e tradizioni che potevano
servire per una più gagliarda affermazione anche nel nord, nell'ambito del
vecchio regno: come effettivamente servirono, sia pure non durevolmente,
quando siederà sul trono di Sicilia Federico Ruggiero, il figlio di Enrico e di
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Costanza, frutto dell'unione normanno-tedesca, nato a Iesi l'anno stesso della


conquista di Sicilia, cresciuto ed educato nell'isola, tanto da poter dare 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
alla sua
azione l'impronta morale e politica di quella terra. Non solo. Ma il possesso del
(/index.html)
regno di Sicilia creava la necessità non solo di avere effettivo dominio sulla
CATALOGO (/CATALOGO/)
Valle Padana e la Toscana, ma anche di controllare le terre della donazione.
Enrico infatti volse attenta cura all'Italia centrale - Toscana e terre della Chiesa
-; vi tenne suoi vicarî e funzionarî direttamente dipendenti da lui; vi rafforzò,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
anche in virtù dell'esempio siciliano, quel sistema burocratico che già il padre
aveva lì avviato. Vale a dire che, solo avendo una qualche ferma base in Italia, si
poteva dominare tuttaLIBRIl'Italia; che questa ferma
(/TRECCANILIBRI/) base
ARTE poteva essere costituita dal
(/TRECCANIARTE/)

regno di Sicilia; che il regno di Sicilia poteva diventare, per un tempo più o
meno lungo, chiave di vòlta della penisola e pesare fortemente sul destino della
medesima. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Per il momento, tuttavia, gli eventi non volsero propizi per gli Svevi e per
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
questi loro propositi. Enrico morì (1197), lasciando in Sicilia, in Toscana, nelle
vicine terre della donazione molti Tedeschi scesi in Italia con lui e per lui. Ma i
Siciliani insorsero e li combatterono. Costanza, che secondava il partito
antitedesco, rinunciò per il bambino alla corona di Germania e lo fece
incoronare re di Sicilia, con l'investitura papale del regno a titolo ereditario. Per
giunta, essendo vicina a morte, desiderò che il papa, Innocenzo III, da poco
eletto, assumesse esso, come alto signore del regno, la tutela del fanciullo ed
erede. Anche nell'Italia centrale vi fu una rivolta di città e di qualche feudatario
contro Tedeschi, rappresentanti dell'impero tedesco. Si formò una lega di
comuni marchigiani; una lega di comuni toscani, stretta a S. Genesio, che aveva
a capo Firenze: mentre ne rimase fuori l'imperiale Pisa. Cominciava
l'antagonismo fra i due comuni. Pisa, città espansiva, con interessi mediterranei
che molto potevano avvantaggiarsi dell'appoggio imperiale, seguiva bandiera
ghibelliria; Firenze, che già aveva fatto causa comune coi Canossa contro
l'impero, e ora ascendeva a potenza, si faceva fotte dell'opposizione all'impero
stesso.

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Il papa, di queste leghe, come e più ancora che non di quella lombarda
trent'anni prima, fu sollecito promotore e sostenitore. Divenuta realtà
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
l'antica
aspirazione d'imperatori e re d'Italia ad assorbire il Mezzogiorno, i rapporti
(/index.html)
loro col pontefice, imperniati ora per forza di cose su tale questione, tornarono
CATALOGO (/CATALOGO/)
a essere rapporti di guerra, latente o manifesta. Anzi, la politica papale si
concentrò nello sforzo di spezzare questa unione. Nuovamente Roma vellicò
quel sentimento di opposizioneSCUOLAdegl'Italiani agli stranieri che ricco ora e
(/TRECCANISCUOLA/)
sempre più di nuovo contenuto, veniva elevandosi a sentimento nazionale.
Non solo. Ma il papa si volse a un' opera energica e metodica di rivendicazione
e organizzazione delle LIBRI
terre(/TRECCANILIBRI/)
della Chiesa, come mezzo
ARTE per meglio impedire
(/TRECCANIARTE/)

intrusioni dal di fuori, creare attorno a Roma una più valida protezione,
rendere più difficile l'unione delle due corone sul capo dello stesso principe.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Dal comune allo stato di città. - Acquistato di diritto e, in parte, di fatto il


territorio; preso possesso, per lenta appropriazione o per rapido atto di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
volontà, di quasi tutti gli attributi e diritti dello stato feudale; ottenuto il
riconoscimento della propria autonomia politica e delle proprie magistrature;
aggiunto al riconoscimento imperiale quello, o morale o, spesso, giuridico, del
pontefice; i comuni hanno ormai, sul finire del sec. XII, un posto ben definito
entro la sfera del regno e dell'impero che tutti, idealmente, li comprende. Non
più private associazioni, come erano in origine e come il Barbarossa voleva
costringerli a tornare, ma enti di diritto pubblico, sulla base del trattato di
Costanza, vera carta costituzionale della vita comunale italiana.

La legislazione comunale fa ora rapidi passi, nella seconda metà del secolo.
Mentre, ancora nel 1153 e 1162, i brevi dei consoli erano poco più che
sommarie formule di giuramento e di obbligazione dei consoli, di alcuni
funzionarî e dei cittadini, cominciano dopo a presentarsi come assai ampî
complessi di disposizioni varie intorno al funzionamento dei tribunali,
all'estimo e alla riscossione dei tributi, ai lavori pubblici, alla milizia, alla polizia
urbana, al governo del contado. Alcune città procedono anche alla raccolta ed
elaborazione delle consuetudini che regolavano il commercio, i rapporti
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patrimoniali privati, la condizione dei forestieri, la materia dei patti colonici e


feudali ecc. È, questa redazione della
di consuetudini, atto significativo anche
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

crescente influenza del popolo di fronte all'aristocrazia che delle consuetudini,


(/index.html)
appunto, era depositaria e interprete; oltre che affermazione del nuovo stato di
CATALOGO (/CATALOGO/)
città. Il quale ora è respublica, come fino adesso solo l'impero si chiamava. La
parola invale nell'uso durante la seconda metà del sec. XII. Indice di questa
personalità giuridica e morale, SCUOLA
di questa consapevolezza di sé da parte del
(/TRECCANISCUOLA/)
comune è il crescente orgoglio municipale delle maggiori città, il diffondersi
della nozione erudita o della leggenda popolare di una discendenza da Roma, il
sorgere della storiografia ufficiale.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Cessa ora quasi del tutto la partecipazione dei vescovi al governo della città.
L'affrancamento del comune come tale è accompagnato e, direi, sostanziato, da
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

un altro fatto: l'affrancamento pieno di tutti i suoi cittadini e soggetti, oltre che
dal vincolo pubblico, anche da ogni vincolo di natura patrimoniale o feudale.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Interesse dei singoli e interesse del comune, che intende legare a sé con vincolo
esclusivo cittadini e soggetti, coincidono e si promuovono scambievolmente. Si
ha così un rapido processo di allodiazione, mediante riscatto, di tutti quei beni
immobili il cui possesso e godimento teneva, fino allora, gran parte della
cittadinanza nella dipendenza di chiese e monasteri e famiglie feudali. E si
mobilizzano, insieme col possesso fondiario, anche gli uomini. Base della
condizione personale dei cittadini non è più il rapporto di vassallaggio ma la
dipendenza dal comune. Anche i non cittadini sono sollecitati ad allentare o
rompere il loro vincolo verso il signore, perché più facilmente possano essere
attratti nell'orbita della città. Tutto questo è una più o meno esplicita abolizione
di feudalismo. Ed ecco il patriottismo locale e municipale che sorge o risorge
fra i rottami del rapporto feudale.

Maturano anche progressi costituzionali nei comuni: anche per effetto della più
evoluta e complessa struttura sociale. Abbiamo le varie forme della vita
associativa. La nobiltà cittadina, che a un certo punto non s'identifica più col
comune, si organizza a sé, nella societas o commune militum. Mercanti e
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

industriali si raccolgono nella societas mercatorum o nell'arte della lana. E i loro


consoli fiancheggiano iISTITUTO
consoli (/ISTITUTO/)
del comune,MAGAZINE (/MAGAZINE/)
hanno parte  dei
nella stipulazione
trattati commerciali o anche politici: a Milano, a Piacenza, a Firenze, a Pisa,
(/index.html)
altrove. Da per tutto, sempre più numerose le associazioni del vero e proprio
CATALOGO (/CATALOGO/)
artigianato, che hanno avuto spesso un'infanzia religiosa e chiesastica ma ora
accentuano il loro carattere economico-sociale. E poi, "porte", "quartieri", o
"terzieri", e "popoli" delle Chiese cittadine,
SCUOLA che servono ai fini della vita
(/TRECCANISCUOLA/)
comunale e sono in certo senso un fatto nuovo, ma poggiano su basi
preesistenti. Infine, formazioni politiche, cioè partiti, maiores o milites, populus o
pedites. Innegabile che LIBRI
la nobiltà è al centro del
(/TRECCANILIBRI/) partito
ARTE dei militi e la borghesia
(/TRECCANIARTE/)

mercantile al centro del popolo. Cioè, coincidenza grosso modo di


raggruppamenti sociali e politici. E tuttavia quei partiti raccolgono e mescolano
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
ognuno elementi sociali diversi, concorrendo a sgretolare le organizzazioni
professionali e di classe, a sminuzzarle, polverizzarle. Essi vanno assai oltre le
mura cittadine e creano larghe solidarietà
ACQUISTA intercittadine,
(/EMPORIUM/) interregionali, quasi
peninsulari.

Anche la storia interna delle città si complica. Alle lotte per l'acquisto del
territorio o per l'autonomia dai vicarî imperiali, che avevano culminato nel sec.
XII ma non sono ancora finite, si aggiungono quelle interne, a fondo
economico-sociale. Quasi due storie, pur tuttavia assai collegate, perché gli
acquisti territoriali, incanalando verso la città molti nuovi e turbolenti
elementi, hanno agito e agiscono sullo sviluppo interno, sui ceti, sui partiti,
quasi trasferendo entro le mura tanti motivi di contrasto, familiare o di ceto,
che prima operavano nelle campagne; e viceversa, il contrasto cittadino fra
popolo e militi spinge il comune a intensificare la sottomissione piena del
contado, per strappare ai nobili questa base di operazione, questa zona di
rifornimento e reclutamento e per procurarsi maggiori redditi tributarî, più
numerosi servizî di ogni genere, più libertà di movimento. Si può cominciare a
osservare anche qualche grande signoria feudale, non distrutta dal crescere
delle città, i conti di Savoia o i patriarchi di Aquileia, iniziare in questo tempo

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una graduale trasformazione delle basi giuridiche del loro dominio, per
giungere a un più effettivo  il
esercizio del potere. Non diversamente procede
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

papa dalla fine del sec. XII in poi.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
A questo punto, la costituzione a consoli, fondata sopra una ristretta e
abbastanza omogenea società cittadina, entra in crisi e cede il posto,
gradatamente, ad altra costituzione, impersonata nel podestà. I cittadini
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
lombardi e anche, qua e là, toscani avevano, al tempo del Barbarossa,
conosciuto un podestà o rettore, funzionario imperiale o d'incerto carattere fra
imperiale e comunale. LIBRI
E già(/TRECCANILIBRI/)
allora, imposto dal di (/TRECCANIARTE/)
ARTE fuori, esso aveva secondato
nella costituzione cittadina una tendenza a svolgersi, allargare la sua base,
risolvere e disgregare il nucleo comunale. Cacciato come funzionario imperiale,
a furia di popolo, ricompare come magistrato
TRECCANI CULTURAcittadino. Esso è, da principio,
(/CULTURA/)

vario e mutevole nelle varie città e nei varî momenti anche di una stessa città:
vario e mutevole quanto a durata dell'ufficio, ad ampiezza di poteri (a volte,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
quasi dittatore), a compiti più particolarmente assegnatigli (più di guerra o più
di giustizia e di pacificazione dei partiti). Proviene ora dall'aristocrazia
consolare, ora da quella feudale, è cittadino o forestiero. Caso frequente che
spesso assuma quel titolo e relativi poteri il vescovo stesso della città. È frutto di
una transazione fra militi e popolo e rappresenta lo sforzo dell'aristocrazia
consolare, alquanto screditata, di mantenersi in sella dandosi un dittatore che
risponda a certe esigenze popolari; oppure emana piuttosto dal popolo che
vuole al comune un capo che sia anche suo capo, come poi lo avrà,
esclusivamente suo, nel capitano del popolo. Si alterna con i consoli o si
accompagna con essi, come moderatore del collegio consolare, ora divenuto più
ristretto.

Ma appare chiaro, pur in questa fantasmagorica varietà, che il podestà


rispecchia tutti i mutamenti e progressi compiuti dalle città in un secolo: la
maggiore unità territoriale; i più ampî e legalmente riconosciuti poteri del
comune di fronte all'impero e al vescovo (infatti nelle comunità rurali
seguitano a esserci i consoli, non il podestà; e in taluni comuni maggiori di
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tardo sviluppo, la lista dei podestà comincia esattamente l'anno in cui essi
hanno conseguito una larga 
autonomia, come a Trieste, per esempio, l'anno
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

1295); il delinearsi più netto di un ente, lo stato che nasce, al di sopra del nucleo
(/index.html)
di famiglie che tenevano il governo. Nel podestà si rispecchia anche l'emergere,
CATALOGO (/CATALOGO/)
pure in regime di maggiore democrazia, anzi proprio per questo, di personalità
singole, generate dal più forte attrito interno, dalle maggiori possibilità di farsi
valere in mezzo ai partiti, dal seguito che dentro la città riacquistano grandi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
famiglie feudali; la maggiore complicatezza della macchina di governo e il
bisogno di elementi tecnici, specie per la giustizia; la necessaria sostituzione di
funzionarî stipendiati LIBRI
e controllati a quelli che
(/TRECCANILIBRI/) esercitavano
ARTE il potere come un
(/TRECCANIARTE/)

diritto e un dovere inerente alla loro classe, o alla loro qualità di vassalli e
beneficiarî del vescovo o del conte. In mezzo alle guerre intercomunali e al
complicarsi dei rapporti col diTRECCANI
fuori, il podestà
CULTURA deve essere un capo di guerra e
(/CULTURA/)

un ben visibile e accreditato rappresentante; nella varietà e discordia dei gruppi


sociali e politici interni, una forza coordinatrice ed equilibratrice, un magistrato
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
pubblico vero e proprio, volto a interessi generali. Massimo suo requisito è
l'imparzialità: e se essa manca, se il podestà inclina a un partito, il comune è
comune "fittizio", "iniquo" o "fraudolento". Può avvenire allora che le tendenze
centrifughe prendano il sopravvento, che scompaia dalla scena il podestà del
comune, che i militi e il popolo abbiano distinto podestà e gli uni e gli altri
rivendichino a sé il diritto di essere il comune, che al posto dello statuto le parti
cerchino dare valore generale ai particolari loro brevi, che i militi col loro
podestà alla testa escano dalle città che per essi è sempre un po' un
accampamento. Fino a che interviene qualche mediatore, il vescovo o una città
vicina o un frate paciaro, e il comune si ricostituisce nella sua unità, ritorna la
communis potestas e constitutum commune. C'è, in questa evoluzione
costituzionale, il principio della signoria, cioè di un regime monarchico dello
stato di città. Quanto meno essa soddisfa sin d'ora alcune delle esigenze stesse a
cui più tardi la signoria risponde.

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Attorno al secondo o terzo decennio del '200, il podestà è cosa generale delle
città italiane, dalle AlpiISTITUTO
all'Abruzzo.  al
Quasi nessuna differenza, in rapporto
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

podestà, nell'Italia già longobarda e nell'Italia già greca, pur che esse vivano in
(/index.html)
regime di libertà comunale. Sporadicamente appare il podestà anche a Roma. A
CATALOGO (/CATALOGO/)
Venezia c'è sempre il vecchio doge o dux. Ma la città compie anch'essa fra il sec.
XII e XIII un'evoluzione che richiama quella per cui altrove si giunge al
podestà, con la stessa maggioreSCUOLA
indipendenza del potere centrale da ogni
(/TRECCANISCUOLA/)
autorità esterna ed eliminazione delle ultime tracce dell'origine sua feudale e
patrimoniale. Poiché l'antico dux, che esplicava la sua autorità un poco come
rappresentante di Bisanzio, un poco e più ancora
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE per diritto proprio,
(/TRECCANIARTE/)

trasmettendo spesso ereditariamente il suo potere, ora si muta in un capo dello


stato che incarna la podestà della repubblica e si riconosce pur egli soggetto alle
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
leggi e viene nominato non più per tumultuaria acclamazione del parlamento
generale, ma con ordinato procedimento di una ristretta balia di elettori
designati dalla Concione. Sebastiano Ziani, attorno al 1170, inizia la serie di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
questi dogi. E dal 1192 è la Promissione ducale che il doge Dandolo deve
giurare, impegnandosi come un qualunque podestà di far giustizia, osservare gli
statuti, ecc. Dodici anni dopo, anche Venezia, con la presa di Costantinopoli e
lo spodestamento della vecchia dinastia greca, rompe gli ultimi collegamenti
anche solo morali che ancora la tenevano stretta all'impero di Bisanzio.

Comunque, da per tutto ormai gli statuti fanno largo posto al podestà.
L'opinione pubblica lo tiene assai in alto. Qua e là esso è raffigurato nel marmo,
in segno di onore. Con l'allargarsi delle fazioni cittadine e diventar esse
regionali e interregionali, accade che il podestà debba essere ricercato sempre
più lontano, perché meglio possa essere e mantenersi estraneo e superiore ai
partiti. Migliaia di persone fanno di questo ufficio una carriera onorevole;
centinaia di famiglie fanno di questa carriera una professione ereditaria, per tre
o quattro generazioni. Si può considerare questa migrazione di podestà
attraverso mezza Italia come un fatto di grande importanza per l'unità
spirituale della penisola: unità di cultura giuridica e anche letteraria,
rappresentate spesso dagli stessi uomini. Nasce per opera di giuristi e dottori, di
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solito per le loro esperienze personali, tutta una letteratura come di manuali del
perfetto podestà, animati spesso da intuizioni e concetti generali sulla 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
natura
del potere civile, sui doveri e diritti dei governi, e inclini a richiamarsi al Corpus
(/index.html)
iuris di Giustiniano, anziché al Decretum di Graziano.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Realmente il podestà, come volle dire più forte sentimento statale, politica
estera più attiva, sforzo risolutivo per organizzare
SCUOLA a unità il contado, maggiore
(/TRECCANISCUOLA/)

indipendenza personale dei dirigenti dal vescovo, così anche una politica
piuttosto spregiudicata nei rapporti con la chiesa cittadina e la Chiesa in genere.
E si presero di mira le LIBRI
giurisdizioni dei vescovi
(/TRECCANILIBRI/) e capitoli
ARTE e monasteri nel
(/TRECCANIARTE/)

contado; si manomisero le immunità personali dei chierici e delle chiese nei


rapporti fiscali, si legiferò sulla proprietà ecclesiastica, sia limitandone
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
l'accrescimento, sia affermando su essa un superiore diritto dello stato e dei
laici; s'impose ai chierici la giustizia del comune o per lo meno l'applicazione
delle leggi penali del comune nei ACQUISTA
tribunali (/EMPORIUM/)
ecclesiastici; si assicurò ai laici il foro
secolare, nelle cause civili, anche quando erano convenuti dai chierici; si
diminuì il numero delle cause spirituali o miste assegnate al tribunale della
Chiesa ecc.

Si ebbe insomma una nuova e più aspra fase nei rapporti fra Stato e Chiesa.
Poiché ora si può veramente parlare, nelle città, di Stato e Chiesa, dopo che il
comune ha avuto il suo riconoscimento e i vescovi hanno perso la posizione di
rappresentanti del principe. E con i più aspri rapporti fra Stato e Chiesa nelle
città, anche più aspra e diffusa opposizione religiosa alla Chiesa: cioè sviluppo
di eresie che soffiano su quella lotta politica e insieme ne traggono alimento.
Agitazioni politiche e agitazioni religiose si mescolano e si confondono già sul
principio del '200 a Orvieto, a Brescia, a Firenze, a Parma ecc. Qualche regione
ha una specie di primato: l'Umbria, tutta piena di contrasti civili, seminata di
catari e patarini, e patria di Francesco d'Assisi; l'Emilia, col suo centro Parma e
territorio, che fu tra i più caldi focolari di agitazioni d'ogni natura, vivaio di
oppositori religiosi. Lì crebbero le propaggini eterodosse del grande albero
francescano. Lì, anzi, s' incontrarono la corrente umbra del francescanesimo e
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quella gioachimita della Calabria. Visto nel complesso, il movimento religioso


che, dopo le prime prove  dei
del XI, si allarga nel secolo XII, ci appare lo sforzo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

fedeli di permeare di sé la Chiesa, come il popolo veniva permeando e


(/index.html)
trasformando lo Stato. Rivoluzione politico-sociale da una parte, rivoluzione
CATALOGO (/CATALOGO/)
religiosa dall'altra, con forme radicali e forme blande mescolate insieme. La
prima andò assai più innanzi della seconda.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
L'età sveva: papi e comuni contro l'unità regia.

La politica della ChiesaLIBRI


nei (/TRECCANILIBRI/)
rapporti dell'Italia.ARTE
- Insediamento di una dinastia
(/TRECCANIARTE/)

tedesca nell'Italia meridionale, quella stessa che da tre generazioni aveva, oltre il
regno di Germania, anche il regno d'Italia e l'impero, con molta buona volontà
di mettere le mani anche sulleTRECCANI
terre della Chiesa;(/CULTURA/)
CULTURA vasta violazione di libertà
ecclesiastiche nelle città, come anche, ormai, nei regni d'Europa, con gli Enrico
e i Filippo Augusto, tutti più o meno volti a ricostruire lo stato nella sua
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
pienezza; eresie che si diffondono in vaste zone della cattolicità, specialmente
nei paesi più vicini a Roma, e, più ancora, manifestazioni varie di religiosità
non in tutto conformi al nuovo spirito del cattolicismo romano; ecco altrettanti
problemi di fronte a cui si trova, fra il sec. XII e il XIII, il papato. Ed ecco
Innocenzo III, prodotto, nella Chiesa, dalla stessa coscienza di pericoli
incalzanti. Poiché più la regalità si ricostituisce in Europa, più le borghesie
italiane ingrossano, promosse quella e queste dalla stessa azione politica del
papato nella sua lotta con l'impero; più regalità e borghesie devono farsi
indipendenti dalla Chiesa, anzi penetrare nella stessa amplissima sfera che la
Chiesa considera sua propria e distinguere gli elementi varî che la costituiscono
e appropriarsi quelli profani; e più la Chiesa reagisce, perfeziona il suo diritto,
cerca mettersi più, in alto dello stato per controllarlo, considera tutto il
temporale un grande annesso dello spirituale. Donde l'apparente
contraddizione di una dottrina teocratica, che giunge a maturità quando già
rosseggia all'orizzonte lo stato moderno e il moderno laicato. Bisogna

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

considerare l'Italia come uno dei centri più vivi di questo processo dialettico
che porta in alto l'uno eISTITUTO
l'altro potere 
e principio di vita, pur opposti l'uno
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

all'altro.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Eletto nel 1198, come esponente di un partito d'azione e di resistenza più
energiche, che si era formato in curia dopo il pontificato del debole e vecchio
Celestino III, Innocenzo III fu tutto preso nel vortice delle mille cure impostegli
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
da una situazione così grave, da un concetto così alto della sua autorità, come il
papato, e lui in particolar modo, avevano: esso arbitro dei governi, distributore
della giustizia, depositario
LIBRIdi ogni podestà terrena,
(/TRECCANILIBRI/) da esercitare a volte
ARTE (/TRECCANIARTE/)

direttamente a volte per mezzo di altri, oltre che difensore e propagatore della
fede. Egli è "inghiottito tutto quanto nell'abisso delle occupazioni che gli porta
il governo del mondo", scrive TRECCANI
di sé stesso. E si sa(/CULTURA/)
CULTURA che cosa egli fece per
combattere i focolari d'eresia, per difendere da podestà e principi le prerogative
ecclesiastiche, per rendere effettiva la sua autorità nelle terre della Chiesa. Un
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
problema religioso e chiesastico è in cima ai suoi pensieri: la difesa della fede e
delle libertà ecclesiastiche. Ma "in nessun luogo così bene si provvede alla
libertà ecclesiastica, come dove la Chiesa romana ha tanto nel temporale quanto
nello spirituale piena podestà", scrive fin dai primi giorni del suo pontificato
all'arcivescovo di Ravenna. Insomma, dominio del mondo, a servizio dello
spirito: dominio innanzi tutto di Roma. Il papa rivendicò a sé la nomina del
senatore di Roma, pure riconoscendo alla città una certa autonomia. Nelle terre
del patrimonio e della donazione, molto si adoperò per ricuperarle e per averle
in effettivo dominio. Cominciava a delinearsi uno stato della chiesa: certo
affrettato dalla nuova situazione del Mezzogiorno e dalla minacciata unione dei
due regni della penisola. Doveva servire a premunire i possessi della S. Sede
dalla parte del sud la stessa istituzione che Innocenzo fece di un principato
ecclesiastico ai confini meridionali, per suo fratello Riccardo dei Conti. Ma
anche il regno di Sicilia dipendeva dal pontefice. Anche Toscana, Sardegna e
Corsica, affermò ripetutamente Innocenzo III, appartenevano ad ius et
proprietatem beati Petri. Quasi tutta l'Italia, insomma!

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Intanto manovrava per impedire troppo cumulo di corone e unione di regni


attorno a sé. In Germania, dopo morto Enrico VI, era discordia per la 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

successione: grande fortuna, questa, per l'attività politico-territoriale del


(/index.html)
pontefice. Si contendevano il regno Ottone di Brunswick, figlio di quell'Enrico
CATALOGO (/CATALOGO/)
il Leone che aveva concorso al fallimento della politica italiana del Barbarossa, e
Filippo di Svevia, fratello di Enrico e già suo luogotenente in Toscana. Il papa
favorì Ottone, scomunicando ilSCUOLA suo avversario. E Ottone assicurò al papa il
(/TRECCANISCUOLA/)
riconoscimento dello stato della Chiesa, compresa l'eredità matildina, il rispetto
dei suoi diritti sulla Sicilia, la conservazione delle leghe di città, diventate per il
papa, come si vede, quasiLIBRIelemento costituzionale
(/TRECCANILIBRI/) della vita italiana. Ma poiché
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Ottone, rimasto definitivamente padrone del campo dopo la morte di Filippo


nel 1208 e ricevuta alle porte di Roma (in Roma non potè mettere piede) la
corona imperiale, mostrò di pigliare allaCULTURA
TRECCANI leggiera gl'impegni contratti col
(/CULTURA/)

pontefice e intraprese la sua campagna nel Mezzogiorno, Innocenzo lo


scomunicò e gli suscitò contro, in Germania, il giovane Federico. E il giovane
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Federico si recò a Roma ove il papa lo proclamò re dei Romani, giurò fedeltà
alla S. Sede, diede garanzia contro ogni possibile unione della corona di Sicilia e
della corona tedesca, si recò in Germania coi mezzi fornitigli dal papa e vi fu
eletto re, confermò a Innocenzo tutte le concessioni e i riconoscimenti fattigli
da Ottone. La sconfitta di quest'ultimo a Bouvines sgombrò del tutto la strada al
giovane principe e secondò i piani d'Innocenzo e del successore Onorio III.

Incoronato re in Germania, Federico scese nel 1220 in Italia. E parve facesse


tutto a ispirazione della curia, per i fini che essa si proponeva. Erogò diecine di
diplomi a vescovi italiani andati a sollecitarlo oltre Alpi; procedé addestrato e
consigliato da una coorte numerosa di principi della Chiesa. Entrato in Roma,
ecco proclama il suo dovere di difendere la Chiesa dagli arbitrî dei comuni e di
perseguitare gli eretici ed emana costituzioni per la libertà ecclesiastica e
l'integrità della fede, largisce altri diplomi ai vescovi italiani, in cui si fa scempio
degli statuti cittadini e delle concessioni imperiali ai comuni. Intanto, già
vescovi e prelati percorrevano l'Italia come vicarî imperiali, fulminavano bandi
imperiali, giudicavano contese tra vescovi e comuni, trattavano negozî
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

dell'impero, imponevano pace alle città in guerra, provvedevano alle libertà


ecclesiastiche. Qualche ISTITUTO
scrittore(/ISTITUTO/)
ebbe la visione 
di una quasi identificazione
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

delle due potestà, conforme all'antico ideale. Certo si ebbe, ispirato dalla
(/index.html)
Chiesa, attuato o tentato dall'imperatore, un vasto sforzo di reazione chiesastica
CATALOGO (/CATALOGO/)
che poteva anche compromettere lo sviluppo dello stato di città e della società
cittadina, impotenti di fronte all'alleanza delle due supreme potestà.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Ma il corso delle cose era segnato dai bisogni e dalla natura delle nuove forze
italiane, dalla tendenza e volontà di ricostruzione statale, nei regni e nelle città.
Anche Federico II riapparve presto come re di
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Sicilia
ARTE e di Puglia, di quelle terre
(/TRECCANIARTE/)

ch'egli giovanissimo aveva dovuto riguadagnare contro la violenza e le insidie


di musulmani e di avventurieri tedeschi. E qui, dopo il 1220, volse subito il suo
sforzo, giovandosi certo del prestigio
TRECCANIche a lui veniva
CULTURA dalla corona imperiale e
(/CULTURA/)

di qualche risorsa che, allora e poi, gli cominciò a venire dalle altre terre del
regno d'Italia, ma riattaccandosi essenzialmente alle tradizioni di Ruggiero II e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Guglielmo I, agli elementi romani, bizantini, musulmani, che il Mezzogiorno
gli forniva a dovizia. Le forze eslegi che laggiù tendevano a crescere e straripare
egli contenne fortemente. Erano gli Arabi di Sicilia; erano i chierici che
allargavano il campo delle loro "libertà"; erano specialmente le grandi casate
che si venivano organando unitariamente, sostituendo alle norme del diritto
feudale longobardo quelle del feudo franco, cioè instaurando l'indivisibilità
della successione e il maggiorasco, per meglio resistere alla monarchia. Il re
domò i musulmani di Sicilia e ne fece colonie militari in terraferma; contenne
le libertà ecclesiastiche; richiamò la feudalità all'osservanza dei provvedimenti
normanni e altri ne emanò. Nella pratica di governo e nelle costituzioni del
regno, pubblicate a Melfi, dopo pacificatosi a San Germano col pontefice
Gregorio IX, volle apparire davanti ai suoi sudditi unica fonte del diritto,
legislatore esclusivo e supremo giudice, rivestito di un potere assoluto simile a
quello che sui Quiriti aveva esercitato l'imperatore romano, dopo che
all'imperatore i Quiriti lo avevano trasferito. Come nei comuni del nord e del
centro i podestà erano ex iure romano, così Federico si fece forte del diritto
romano.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 375/1196
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Nel tempo stesso che svolgeva nel sud un'attività di tal genere, Federico
s'interessava alle cose del regno d'Italia. Poteva egli straniarsi dalle cosed'Italia?
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Egli non aveva rinunciato del tutto alla Germania e i paesi dell'alta e media
(/index.html)
Italia erano come i necessarî piloni di questo ponte fra Sicilia e Germania. Nel
CATALOGO (/CATALOGO/)
regno d'Italia, poi, le lotte tra le città e le fazioni locali venivano sfociando in
più vasti partiti a cui davano occasione, nome, alimento, da principio le due
casate e i due partiti che in Germania, sull'inizio del secolo, si erano contesa la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
corona; poi, il papa e l'imperatore, dopo che questi tornarono a nuova
discordia. Era non solo bisogno di aiuti e sanzioni dall'alto, ma quasi istintivo
processo d'idealizzazione delle
LIBRI contese locali,ARTE
(/TRECCANILIBRI/) tutte(/TRECCANIARTE/)
interessi ben definiti e quasi
tangibili, di libero adattamento della vita municipale nel quadro delle due
grandi istituzioni universali. Si esprimeva in tale forma anche l'unità politica
della penisola: non unità istituzionale;
TRECCANI bensì,
CULTURAin (/CULTURA/)
mezzo e sopra le minuscole
fazioni paesane dal vario nome, in mezzo e sopra alla folla dei capiparte o
capipopolo che cominciavano a spuntare da ogni parte, due grandi partiti, due
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
bandiere, due capi, due miti, che son cose più particolarmente municipali, ma,
in certa misura, di tutta l'Italia. Le nuove lotte tra papi e re di Sicilia, che sono
anche re d'Italia e imperatori, dobbiamo vederle un poco anche a questa luce,
fermentanti da questa sostanza viva del suolo italiano, alimentate da quelle
forze irrequiete del popolo italiano: vederle quanto meno in funzione della
nobiltà che resiste alla borghesia e della borghesia che si afferma sulla nobiltà,
dello Stato che da per tutto è in contrasto con la Chiesa, dei comuni che si
dissolvono e ritrovano poi in un regime signorile una più robusta e ampia
unità.

Perciò, prima d'intraprendere la crociata a cui si era obbligato, Federico si volge


al nord, dove partigiani e sostenitori non gli mancavano: i ghibellini. Riprese
insomma la politica del Barbarossa suo avo e di Enrico suo padre. E come il
Barbarossa e Enrico, di nuovo si trovò di fronte la Santa Sede: prima papa
Onorio III, poi, peggio, Gregorio IX (1227-41), il vecchio Ugolino cardinale
vescovo d'Ostia, energico assertore e restauratore di diritti ecclesiastici, accorto
disciplinatore del movimento francescano, di così incerta natura, nei quadri
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 376/1196
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della Chiesa e del papato. Di nuovo si trovò di fronte e armata la risorta lega
lombarda. Riuscito vano il bando lanciato contro le città, scomunicato
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
da
Gregorio, Federico partì per la Terrasanta, riacquistò per trattative i luoghi
(/index.html)
santi, vi s'incoronò re di Gerusalemme (1228-29), tornò nel regno dove intanto
CATALOGO (/CATALOGO/)
il papa aveva mosso lui la crociata contro il re crociato e gli aveva messo in
subbuglio il paese, lo riconquistò, cacciò i papalini, fece pace col papa (San
Germano 1230), si liberò dalla scomunica, dietro qualche concessione in fatto
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
di diritti dei chierici nel regno, compì la sua opera di ordinamento e di
legislazione e le diede il suggello giuridico nelle assisi di Melfi, 1231. Poi
ritornò alle cose del nord,
LIBRIcercando mantenersi
(/TRECCANILIBRI/) ARTEin(/TRECCANIARTE/)
buoni rapporti con la curia.
Prese le difese del papa che era in lite coi Romani. Perseguitò gli eretici nel suo
regno e cercò che anche nel nord le costituzioni antiereticali fossero osservate.
Accettò anche che il papa si facesse arbitro
TRECCANI e pronunciasse
CULTURA (/CULTURA/) sentenza arbitrale

nella controversia fra lui e i comuni della lega. Ma quando in Germania gli si
ribellò, nel 1235, il figlio Enrico, e le città si misero dalla parte del ribelle, allora
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Federico, domata la ribellione, mosse contro la lega e dichiarò nulli i patti di
Costanza; respinse la mediazione di Gregorio, che naturalmente inclinava verso
le città, e sconfisse i collegati a Cortenuova, 1237; respinse la conciliazione
condizionata che i Lombardi gli offrivano; procurò al figlio Enzo, mediante il
matrimonio con Adelasia di Torre, vedova di Ubaldo Visconti giudice di
Gallura, il titolo di re di Sardegna.

Ma vennero anche i primi insuccessi militari nella valle del Po, in seguito a una
ripresa offensiva della lega; esplose, per la questione dei chierici siciliani e poi
della Sardegna su cui la S. Sede affermava il suo diritto eminente, l'ira di
Gregorio; una nuova scomunica cadde su Federico nel 1239. E fu rottura piena,
guerra senza quartiere da una parte e dall'altra. I due contendenti furono
egualmente portati non solo a trarre a sé partigiani, ad allargare materialmente
il campo del conflitto, anche fra re e signori e borghesi d'oltre Alpe, a far
propaganda delle proprie ragioni per mezzo di frati mendicanti o di scritti
polemici o proclami; ma anche ad assidersi sopra una più sicura e alta base
teorica. Così Federico, dalla sua parte, elaborò e ordinò sempre meglio il suo
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 377/1196
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diritto regio e i comuni i loro statuti, quasi lex ormai anch'essi; e i giuristi
portarono il loro contributo di diritto romano alla costruzione regia e 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
imperiale
e(/index.html)
cittadina. Il re e imperatore cercò di elevarsi anche religiosamente e
presentarsi investito del diritto di riformare la Chiesa, accendendo così non
CATALOGO (/CATALOGO/)
poche speranze di eretici o simpatizzanti. Dall'altra parte, si rinsaldò la
disciplina romana dei nuovi ordini monastici; la "parte guelfa" fu sempre più
tratta verso Roma, sino a diventare la pars
SCUOLA ecclesiae; fu inasprita la persecuzione
(/TRECCANISCUOLA/)

degli eretici e perfezionati gli organi della medesima; le Decretales, volute dal
battagliero Gregorio IX, presero il posto del Decretum, privata compilazione di
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
un monaco bolognese, rispecchiando la più alta e centrale posizione che papato
e curia avevano acquistata nella Chiesa. Con Innocenzo IV (1243-1254), poi,
furono messi da parte i titoli esterni, umani, contingenti, ai quali già si erano
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
richiamati i pontefici per affermare la loro potestà politica su questa o quella
provincia o regno, e siffatta potestà fu affermata come propria della Chiesa, in
virtù della sua divina origine. La sfera spirituale
ACQUISTA più che mai si dilatò,
(/EMPORIUM/)

assorbendo e comprendendo ogni relazione di vita, assoggettata tutta al


controllo del potere religioso, depositario del divino, e divenuta tutta un
enorme annexus dello spirituale. Sempre più il papa si sentì autorizzato a
intervenire, ratione peccati, in ogni umano accadimento.

Federico II e l'Italia ghibellina. - Vicenda intessuta per gran parte sopra una
trama italiana, questa che va, genericamente, sotto il nome di papa e
imperatore, di Stato e Chiesa nel sec. XIII. Ma vi fu anche un potente sforzo di
organizzazione unitaria di tutta la penisola, compiuio da Federico II come re e
imperatore.

Scarse erano le relazioni di Federico con la Germania: e ben se ne giovarono


principi secolari e alti prelati d'oltre Alpe, che accrebbero la somma delle loro
prerogative e cominciarono a organizzare il paese come un insieme di piccoli e
mezzani stati indipendenti. Per cui Federico, sentendo che la casa sveva
perdeva terreno in Germania, si orientò sempre più verso i paesi di qua dalle

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 378/1196
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Alpi. Si giovò, sì, di qualche risorsa militare della Germania e, in certi


momenti, cercò di allargare  Ma
fuori della penisola la sua lotta contro il papato.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

si appoggiò essenzialmente sopra i suoi Pugliesi e Siciliani, sopra Pisa e Siena e


(/index.html)
Modena e Pavia e Como ghibelline, sui feudatarî e vicarî suoi di Toscana,
CATALOGO (/CATALOGO/)
Lombardia, Marca veronese. Una fitta rete di rapporti varî si tessé, per
proposito suo o per forza di cose, fra il suo regno di Sicilia e il resto d'Italia:
organizzazione burocratica, innanzi tutto, mediante vicarî imperiali scelti fra
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
gente di Puglia, sudditi del regno; podestà pugliesi mandati a reggere città
lombarde e piemontesi; Manfredi, figlio di Federico, Uberto Pelavicino, gran
signore Obertengo, e laLIBRI
famiglia da Romano,ARTE
(/TRECCANILIBRI/) messi(/TRECCANIARTE/)
e rafforzati con favori e
uffici in Piemonte, in Lombardia e in Lunigiana, nella regione veneta fino a
Trento e oltre, anche perché tenessero per l'imperatore le vie verso la
Germania. Incoraggiò poi Federico l'immigrazione
TRECCANI di stranieri nel regno,
CULTURA (/CULTURA/)

esentandoli dalle imposte per un certo numero d'anni: ragione per cui crebbe la
frequenza di Pisani, Genovesi, Fiorentini, Veneziani, prima nei porti poi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nell'interno del paese. Accolse in Sicilia un bel nucleo di Lombardi guidati da
Ottone di Camerana e ne formò la colonia di Corleone, nel 1237, divenuta
presto una delle più popolose e prospere terre del regno. Coltivò numerose
relazioni personali nelle altre contrade d'Italia ed ebbe partigiani e sostenitori
in ogni angolo della penisola. Si muovevano, questi, più che altro, per impulsi
locali e interessi proprî, ma inserivano la loro azione politica in quella di
Federico, come questo la propria nella loro. Taluni di essi avevano un volto che
ricorda quello del re: Uberto Pelavicino ed Ezzelino da Romano. Vi erano
podestà cittadini che subivano l'azione morale, oltre che, in certi casi, le precise
direttive, del principe. Nei manuali podestarili del tempo, gli elementi teorici
ricordano quelli che il re proclamava nelle sue accese proteste contro la curia. E
viceversa, Federico non rimaneva insensibile a quel che accadeva nelle città, alla
loro legislazione, alle loro scuole di diritto e di rettorica. La sua concezione del
principe attingeva anche dalla tradizione bolognese, oltre che da quella di
Bisanzio, che erano poi, un po', la stessa cosa. E del lavoro dei glossatori egli si
giovò per rendere sempre più pieni i suoi diritti sopra i sudditi e il territorio.
Svolgendo una sua politica personale e assolutistica, di larghi e varî intenti, egli,
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mentre allontanava dalla sua corte feudatarî e prelati, si circondava di giuristi


che avevano tutti studiato a Bologna: Roffredo di Benevento, Taddeo 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
da Sessa,
Andrea di Bari, i due di Tocco, Pier delle Vigne da Capua, i maggiori di quella
(/index.html)
classe di uomini di legge che sono il nocciolo della borghesia nel regno, come
CATALOGO (/CATALOGO/)
anche, sebbene in minore misura, nell'Italia delle città. A essi, Federico aveva
affidato la redazione delle costituzioni di Melfi; e, per suggerimento di
Roffredo, istituita nel 1224 l'università di Napoli, che doveva essere quasi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
propaggine bolognese nel sud, secondo le intenzioni del fondatore. Si deve a
quegli uomini il fatto che la legislazione di Federico risentì l'influsso tanto del
diritto romano e canonico, egualmente elaborato
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE dalla scuola bolognese,
(/TRECCANIARTE/)

quanto dell'elemento statutario italiano. È merito loro se anche l'azione


letteraria del nord e la cultura letteraria e artistica dell'antichità classica si fece
sentire nel sud. Tali uomini sono quasiCULTURA
TRECCANI tutti delle provincie continentali e
(/CULTURA/)

settentrionali del regno, Puglia, Campania, Molise e Abruzzo, provincie che


sono più legate a Roma e al resto d'Italia. Fatto sintomatico, da mettere in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
rapporto con la tendenza del regno a spostare verso il continente e il nord il
suo centro: tendenza che è un po' nelle cose ed è nella volontà del re, i cui occhi
tanto si volgono verso la ricca, colta, raffinata Italia delle città. Decade la
normanna e araba Palermo, sebbene seguiti a essere la capitale ufficiale; cresce
invece Messina, città già greca e latina e ora latina sempre più, sollecitata da
ambizioni di primato siciliano; cresce Napoli, ormai la maggiore città del
Mezzogiorno in terraferma, non ostante le resistenze opposte alla conquista
tedesca e le menomazioni subite alla sua autonomia comunale.

Insomma la dinastia, mezzo straniera di origine, si abbarbicava sempre più al


paese (nessuna traccia germanica vedeva più Dante in Federico e in Manfredi!);
e dinastia e paese sempre più si avvicinavano e quasi si saldavano all'Italia, non
ostante le molte differenze sociali e la diversità di certi aspetti della cultura che
perdurava e, sotto certi riguardi, cresceva, fra nord e sud. La conquista sveva
del sud, venutasi a inserire nel movimento già iniziato dalle genti italiane,
sempre più autonome di fronte al di fuori e sempre più tendenti ad assimilarsi,
accelera questo movimento. E come rompe quei legami che si erano conservati
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 380/1196
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o instaurati fra il regno e Francia e Inghilterra, e riduce al nulla le influenze


greche e arabe sul Mezzogiorno; così toglie il regno all'antico isolamento
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  di
fronte al resto d'Italia. È quasi il ravvicinarsi di due storie poco legate fra loro e
(/index.html)
destinate ancora a staccarsi. Ma nulla va perduto nella storia, che è tutta un
CATALOGO (/CATALOGO/)
fare, nel suo perpetuo disfare. Federico avvertiva l'ostacolo, sempre più
resistente, dello stato della Chiesa, e vi si gettava contro, quasi presago che esso
avrebbe isolato il regno e che dall'isolamento sarebbe venuta la decadenza della
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
monarchia e la sua maggiore soggezione alla curia. Roma tagliava le ali a quelle
ambizioni regie e tendenze unitarie, pur mentre contribuiva a italianizzare il
paese e la dinastia, prima aiutando
LIBRI la cacciataARTE
(/TRECCANILIBRI/) dei Greci e Saraceni e
(/TRECCANIARTE/)

promovendovi la diffusione del cattolicismo romano, poi combattendo laggiù i


Tedescrii di Enrico VI, influendo sulla cultura della corte durante la minorità di
Federico di cui Innocenzo III era tutore,CULTURA
TRECCANI ostacolando l'effettiva unione delle due
(/CULTURA/)

corone di Germania e Italia, di Germania e Sicilia, impegnando definitiva lotta


con la monarchia universale. Funzione, in certo senso, nazionale, questa del
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
papato, in rapporto a tutti gli organismi statali che volevano alla fine del
Medioevo svincolarsi dall'impero, e specie in rapporto all'Italia.

A tutta questa azione politica, a questa lunga lotta, il regno di Sicilia fornì la
base e molti mezzi. Se ne avvantaggiò il regno stesso? È lecito credere che la
forza del regno piuttosto si logorasse che non si accrescesse e temprasse. Era
forza di re, fatta di elementi vari, più che forza di popolo. Attorno a lui sta
ancora troppa nobiltà, sempre come su terra di conquista. Il re può riuscire a
contenerla: ma guai se rallenta il freno. Quelle energie economico-sociali che
altrove corrodono dalle fondamenta la nobiltà feudale, qui sono deboli. La
monarchia, nata da due conquiste, venuta su in piena rispondenza al bisogno di
pace e ricostituzione statale di quelle popolazioni, ebbe certo empito di vita,
certo impulso iniziale che la portò a operare largamente fuori dei suoi confini.
Ma rada e debole è l'intelaiatura delle città e della borghesia e sono lenti i suoì
progressi. Certo la popolazione cresce anche laggiù: e si vedono città nuove che
sorgono: Corleone, Augusta; l'Aquila, che vivrà, insieme con la vicina Teramo,
una vita prosperosa ma agitata, quasi da comune toscano o lombardo. Ma
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l'iniziativa regia ha parte non piccola in queste nuove istituzioni urbane. Se


ancora nei secoli X e XIISTITUTO
il sud poteva  sul
avere qualche elemento di superiorità
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

centro e sul nord di Italia, quanto a commerci e vita cittadina, ora è rimasto
(/index.html)
indietro. La concorrenza di Venezia ha avuto effetti cattivi sui traffici levantini
CATALOGO (/CATALOGO/)
di Bari e di altre città marittime pugliesi. Pisa ha aiutato Ruggiero II a umiliare
Amalfi: e Amalfi è decaduta. Il retroterra delle città marittime meridionali,
compresa Messina, centro di buon traffico e di armamento navale, è in generale
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
più povero e meno popolato che non quello di Genova, Pisa e Venezia. Il sud
poco si risente dei progressi economici che compiono Francia e Germania e
Paesi Bassi e Inghilterra: certo
LIBRI assai meno delle
(/TRECCANILIBRI/) città
ARTE toscane, lombarde,
(/TRECCANIARTE/)

piemontesi, alcune delle quali sono vere mediatrici fra quei paesi e i paesi
mediterranei. Il sud ha un buon traffico di derrate e materie prime assai
ricercate: ma ad esercitarlo vengono
TRECCANIsulCULTURA
posto Liguri e Veneziani e Toscani e
(/CULTURA/)

anche Catalani e Provenzali, i quali vi si raggruppano in colonie ben distinte


dalla popolazione locale. La nuova economia, perciò, anche per quel tanto che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
cresce, non determina corrispondenti formazioni sociali, capaci d'improntar di
sé la vita dello stato. Si guardi anche la Sicilia. Tutto sommato, una Sicilia
fondiaria, per tre quarti non molto diversa da quella dei Romani e Bizantini. I
Normanni, coi loro feudi, poco hanno mutato l'ambiente. Sono solo padroni
nuovi. Non si avverte sensibilmente quella dissoluzione di molta parte della
grande proprietà signorile e chiesastica, che si avverte, per esempio, in
Toscana; non quel mutamento di ricchezza feudale in ricchezza borghese e
contadinesca. Nessuna nuova aristocrazia, nata dal commercio e dall'industria,
si sostituisce alla vecchia; sono scarse, insomma, quelle formazioni sociali
nuove che, altrove, diventano sostegno delle monarchie, oppure si affermano
per conto proprio. Federico non trattò male le città, specialmente nei suoi anni
migliori. Qualche autonomia la concesse. Ammise loro rappresentanti in
parlamento. Ma la poca forza della borghesia tolse che questo parlamento,
sorto laggiù, come in Inghilterra, coi Normanni, divenisse un elemento vivo e
benefico del paese. Il dispotismo regio crebbe. E crebbe l'avversione delle città.
E l'aristocrazia riguadagnò terreno. E la curia romana poté sfruttare con

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 382/1196
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successo il malcontento delle popolazioni gravate di tributi e lo spirito


autonomistico delle città. 
Poté tagliare i nervi alla politica del re, impedendo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ch'egli si allargasse a nord.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Sviluppo della società comunale e albori di signoria. - Maggiore vigore sociale,
più ricca economia, nel centro e nel nord d'Italia. Progressi rapidi del popolo,
cioè borghesia, fatta di strati diversi ma pure affini e organizzati nello stato di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
città. Il molto battagliare delle fazioni, delle città fra loro, del papa e imperatore,
anziché logorare sembra che alimenti e accenda le forze di questa società che,
quasi abbandonata a séLIBRIstessa, compie la sua evoluzione
(/TRECCANILIBRI/) verso la piena libertà
ARTE (/TRECCANIARTE/)

delle persone e dei beni, verso un ordine politico suo proprio. Vi è un


progresso agricolo, che si accompagna anche a rinnovato interesse per i fatti
agrarî e a studio di più redditizia agricoltura.
TRECCANI CULTURAE questo progresso non è
(/CULTURA/)

pensabile senza un progresso sociale delle campagne. Difatti, sta scomparendo


la servitù della gleba: per uno spontaneo processo di affrancamento individuale,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ma anche per virtù d'iniziative politiche e di leggi del comune che intendeva
con ciò trasformare i dipendenti altrui in dipendenti proprî, soggetti ai servizî e
ai tributi della città. Stanno sorgendo da per tutto diecine e centinaia di borghi
o castelli franchi, opera qualche volta di signori, assai più spesso di comuni, che
lì raccolgono la popolazione soggetta a feudatarî o a città nemiche, per farsene
baluardo militare e per aumentare la popolazione del proprio territorio. Essi
sono specialmente numerosi nella Valle del Po: nel vercellese e novarese, allo
sbocco della Dora, nel piacentino e bolognese. È insieme fenomeno di aumento
e di concentramento di popolazione. Sono sorte e sorgono anche città nuove,
generalmente per sviluppo di villaggi di una certa zona. E la penisola,
specialmente dalla Toscana e dalle Marche in su, viene diventando, ancora più
che non fosse, il paese per eccellenza delle città e accentuando il carattere della
sua civiltà, come civiltà essenzialmente cittadina. Fra i secoli XII e XIII, nasce
Sarzana, che rapidamente assume importanza e titoli giuridici di città. Nascono
Cuneo, Mondovì, Fossano, Cherasco, Savigliano ecc., per il vario concorso di
antiche città nel cui territorio esse sorgono, come, ad es., Alba; di feudatarî i
quali consentono che loro vassalli si trasferiscano e si raccolgano altrove; di
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 383/1196
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preesistenti università rurali o gentilizie. I loro antichi signori conservano per


un certo tempo diritti su quegli uomini trapiantatisi altrove e
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
nell'amministrazione della nuova terra: ma presto debbono patteggiare,
(/index.html)
transigere, farsi cittadini, sottomettere al nuovo comune quanto hanno nei
CATALOGO (/CATALOGO/)
castelli del suo territorio, vendergli i loro diritti giurisdizionali o, se rifiutano,
subire le ribellioni dei proprî uomini, alimentate dalla nuova città. In una zona
riccamente mineraria, contesa da Pisani e Senesi e, più tardi, Fiorentini, si
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sviluppa Massa di Maremma; mentre in Sardegna, fra una popolazione in gran
parte di minatori, reclutati sul posto o venuti da Pisa e Toscana, sorgevano
Villa di Chiesa, Iglesias: due(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI città che nel '200ARTE
hanno i loro statuti e dànno largo
(/TRECCANIARTE/)

contributo all'elaborazione del diritto minerario. Opera invece di elementi


liguri sono piuttosto Alghero, Bosa, Castel Genovese, che egualmente
compaiono. È il tempo che la Sardegna muta aspetto.
TRECCANI CULTURA Sorgono o crescono
(/CULTURA/)

Terranova, Oristano, Cagliari. Alla fine del '200, Sassari, arricchitasi di


elementi genovesi e, più, pisani. Le concessioni territoriali dei regoli locali a
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Pisa e a Genova, con diritto d'istituire mercati, esigere tributi e servizî
personali, esercitare giustizia ecc., hanno dato vita ad altrettanti centri di
colonizzazione, specialmente lungo la costa, dove anche si rdccoglievano i
prodotti dell'interno per l'esportazione. Cagliari è, al principio del '200, uno
scalo di Pisani, un comune controllato e limitato da Pisa; e il suo capo
rappresenta, insieme, i Pisani di Cagliari e il comune pisano. Intanto, anche le
Marche si sono popolate di castelli e piccole città, che si giovano della rovina di
tante famiglie feudali e ne attirano vassalli e contadini e cominciano a
rappresentare la loro parte nella vita politica della regione, intolleranti tanto del
dominio dei vicarî imperiali quanto della tutela della S. Sede: Fabriano,
Matelica, Osimo, Iesi, Recanati ecc.; mentre si eleva sempre più l'antichissima
Ancona, cresciuta di riputazione dopo la vittoriosa resistenza al Barbarossa,
gareggiante un po' con Venezia nei commerci adriatici.

Ancor più visibili sono i progressi delle vecchie e maggiori città, quanto a
popolazione e lavoro. Ormai non ve n'è una che non abbia la sua industria della
lana. Non si può ancora parlare di "grande industria". Ma alcuni elementi di
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essa già vi sono: forte massa di lavoro, distacco netto fra chi possiede capitale e
chi possiede braccia, coesistenza 
e mutuo aiuto di molte industrie, stretti
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

rapporti con il cambio e con il commercio del denaro. Cambio e commercio del
(/index.html)
denaro sono cose di tutte le città: ma alcune sono vere città di banchieri, già nel
CATALOGO (/CATALOGO/)
'200: Asti, Piacenza, Lucca, Siena, Venezia. La quale ultima è, insieme con Pisa
e Genova, città di armamento marittimo e di tutte le arti connesse con
l'armamento. Sia ricordato, a questo proposito, come industria mineraria e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
metallurgica abbiano preso molto vigore. Tutto questo, tradotto in valori
sociali e politici, vuol dire "popolo" che sale, cioè borghesia nei suoi varî strati e
artigianato. Ed è visibile la sua
LIBRI tendenza a individuarsi
(/TRECCANILIBRI/) nel comune, a darsi un
ARTE (/TRECCANIARTE/)

proprio ordinamento nel comune e un proprio statuto e capo, con evidente


carattere militare, ad assorbire poi il comune, a identificarsi con esso. Insomma
avviamento a uno schietto regime di borghesia.
TRECCANI Visibile, tutto questo, già nel
CULTURA (/CULTURA/)

terzo e quarto decennio del '200. A Milano, anche prima.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Ma questa età di formazioni sociali molteplici e di accesi partiti che creano
anche capiparte; di borghesia e di numeroso artigianato che vogliono farsi
strada, e hanno bisogno di chi li guidi in campo e generano anche capipopolo;
di rinnovato intervento imperiale e regio nelle cose italiane, con uno sforzo,
quale mai si era visto, d'instaurare o restaurare un ordine politico da
contrapporre alla curia e alle città; questa età vede anche emergere o
riemergere, ma sotto veste un po' mutata, il gran signore ricco di terre, castelli,
militarmente forte, abile a inquadrare uomini e comandare. Non veramente da
per tutto. In Toscana, ad esempio, la feudalità è ormai spiantata o vive solo ai
margini della regione, a contatto con i piccoli centri: comunque, è un mondo
ben distinto e staccato da quello delle città, se ne togli i conti maremmani di
Donoratico e della Gherardesca. Ma sì nella Valle Padana, tra Alpi occidentali e
Alpi orientali. È questo il paese delle grandi marche, da quella d'Ivrea a quella
del Friuli; il paese degli Arduinici, degli Aleramici, degli Obertenghi, immigrati
qui dalla Toscana ecc.; il paese anche dei Savoia che dal sec. XI hanno
cominciato a tesservi la loro storia di montanari che scendono al piano e, un
poco, s'inurbano. Questa aristocrazia è ancora bene in sella; ha guadagnato in
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indipendenza dall'impero, senza soggiacere alle città; sta trasformando i


rapporti coi vassalli, instaurando la primogenitura per conservare l'unità
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
patrimoniale, subordinando i varî membri a un capo, come fanno i Monferrato
(/index.html)
e i Savoia. Attratti dalle città, cercano agire su di esse, acquistarvi credito e
CATALOGO (/CATALOGO/)
forza e diritti. I Savoia, fattisi innanzi nel Piemonte con Oddone marito di
Adelaide marchesa di Torino e Ivrea; e poi, per il sorgere dei comuni, ridotti
quasi solo ai possessi transalpini; i Savoia lavorano con Umberto II e Amedeo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
III e successori fino a Tommaso II e Pietro II, a ricostituire i dominî cisalpini,
inalberando ora bandiera imperiale ora papalina, giuocando di diplomazia e di
forza, puntando primaLIBRIsul Piemonte settentrionale,
(/TRECCANILIBRI/) poi su quello meridionale.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Qui sono i maggiori comuni della regione: massimo, quello di Asti, che prevale
sulle città antiche, Alba, Torino, Chieri, e sopra le nuove, Alessandria, Cuneo,
Fossano, Dronero, Cherasco, Mondovì, e che tiene
TRECCANI CULTURA testa ai Savoia, per timore
(/CULTURA/)

che non le taglino le strade verso la Francia, dove sono i suoi maggiori
commerci. Ramo savoiardo e ramo piemontese del casato procedono insieme,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
pur dividendosi il compito e subordinandosi l'uno all'altro. Via via che il primo
acquista terre in Piemonte, le dà in feudo all'altro. Nel 1244, Pinerolo,
lentamente circuito in seguito agli acquisti sabaudi, cade da sé: ed è lo sbocco di
Val Chiusone in pianura, ai fianchi di Asti.

All'altro estremo della Valle Padana gli Estensi, che intrecciano ancor più le
loro vicende con vicende cittadine. Essi hanno buone radici a Ferrara, che già al
principio del '200 obbedisce loro come a signori; da Innocenzo III sono
investiti, in persona d'Ildebrandino, della marca di Ancona. Col concorso di
Venezia, riescono (1240) ad abbattere la signoria di Salinguerra, che,
appoggiandosi sui ceti mercantili e artigiani, aveva loro conteso il primato; e da
Ferrara cominciano ad allargarsi intorno. Esponente pure di ceti medî, anzi
dell'artigianato e della Credenza di S. Ambrogio, da cui muove il primo impulso
a quel mutamento istituzionale che sarà la signoria, è a Milano Pagano della
Torre, che, eletto capo nel 1240 dopo aver guidato a vittoria il popolo milanese
contro Pavia, aiuta la lotta contro capitani e valvassori.

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Di più schietta e alta derivazione feudale, ramo del grande albero degli
Obertenghi, come gli Estensi, come i Malaspina di Lunigiana, è Uberto
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Pelavicino, figlio di Guglielmo che era stato amico di Ottone IV, nemico di
(/index.html)
Innocenzo III, scomunicato fra il 1198-1205, negli anni stessi che Uberto
CATALOGO (/CATALOGO/)
veniva al mondo. Uberto cresce in potenza ora, proprio nel bel mezzo della
Valle Padana, dove la famiglia possiede, fra Piacenza e Parma, il "podere
Pelavicino", ingentissima massaSCUOLA
di beni(/TRECCANISCUOLA/)
allodiali e feudali (che noi impariamo a
conoscere dal diploma imperiale di Federico II, 9 maggio 1249, a Uberto), più
tardi "stato Pallavicino", che dalla pianura s'infila su per la val di Taro e domina
il passo della Cisa. E nella
LIBRIMarca trevigiana, iARTE
(/TRECCANILIBRI/) Da Romano, modesti signori al
(/TRECCANIARTE/)

principio del sec. XI, coi castelli di Romano e Bassano, e riusciti ad acquistare
influenza, possedere case e vassalli e amici, a Vicenza, a Treviso, a Verona, a
Cittadella, presto emergendo nella regione
TRECCANI sopra
CULTURA i Da Camino, i
(/CULTURA/)

Camposampiero, i conti di Verona, gli Estensi, tutto un discorde groviglio di


parentadi e di ambizioni. Paesi fra i più agitati d'Italia, questi dei Pelavicino e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Da Romano, i quali si fanno centro e capi di partiti locali, raccolti in vasti
agglomerati, di fronte ad altri e opposti agglomerati; ottengono dai partigiani
che sono potenti in quelle città, e in più di una contemporaneamente, ufficio di
"podestà" o "rettore" o "capitano"; altri uffici, riconoscimenti, sanzioni,
ottengono dall'imperatore. Molteplice e varia base giuridica all'esercizio
effettivo del loro dominio. Grande carriera fa il Pelavicino ai servizî di
Federico. Semplice podestà di Cremona nel 1234; "podestà imperiale" di Pavia
nel 1239. Poi, quando il re assume il governo della Lunigiana che è la sua strada
verso la Valle del Po e serve a dividere le forze a lui ostili di Lucca e Genova, il
Pelavicino diventa "capitano in Lunigiana", poi, "vicario imperiale in
Lunigiana, Versilia e Garfagnana", organizzando di lì la guerra a Genova,
cooperando con la flotta pisana e siciliana alla vittoria della Meloria.
Declinando l'autorità di Federico, egli si raccoglie oltre Appennino. Ha sposato
una nipote di Ezzelino e opera all'unisono con lui. Cerca una base propria,
indipendentemente ormai dall'imperatore. Federico era ancor vivo, ma la

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Lombardia ghibellina e popolare faceva capo al Pelavicino, come a capoparte e


tutore di determinati interessi 
proprî e altrui più che a vicario dell'imperatore,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

lontano.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Autonomia ancora maggiore è nell'azione di Ezzelino da Romano, che prima ha
Verona come podestà, alternandovisi con Salinguerra; nel 1226 occupa Vicenza
e vi mette podestà suo fratello, SCUOLA
dominando così e Val d'Adige e Valsugana,
(/TRECCANISCUOLA/)
strade fra Italia e Germania, e dividendo Venezia dalla rinnovata lega lombarda.
Premuti da Venezia e dalla lega, i due Da Romano si avvicinano all'imperatore,
e l'imperatore va nel'37LIBRI
a Verona per consolidare
(/TRECCANILIBRI/) la loro posizione. Ed ecco, lo
ARTE (/TRECCANIARTE/)

stesso anno, il gran colpo: Padova, città ricca e potente che serra Venezia da
vicino, investita improvvisamente, si arrende all'imperatore, lì rappresentato
dal conte Gebeardo di Arnsten. Ma chiCULTURA
TRECCANI comanda(/CULTURA/)
è Ezzelino. Dopo Padova, è la
volta di Treviso. L'accerchiamento di Venezia è compiuto. Nel 1238 Ezzelino
sposa Selvaggia, figlia naturale di Federico. I Padovani e tutta la Marca
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
cominciano "ipsum quasi per excellentiam dominum nominare", tacendo in
segno di reverenza il suo nome proprio: insomma, il signore. E si fa sempre più
indipendente da Federico. Riceve lui in dedizione gente che si è ribellata
all'imperatore; mette alla porta podestà mandati dall'imperatore e nomina lui
"podestà e vicarî dall'Oglio a Trento" suoi parenti che lo chiamano "signore".
Anche lui e i suoi podestà poggiano a parte popolare, e da per tutto eleva a
dignità militare uomini di popolo: quasi una nuova nobiltà. Viceversa vuole
"omnes maiores et potentiores de Marchia Tarvisina delere pro posse" (Annali
padovani). Colpì senza risparmio quanti cittadini avevano vassalli e clienti
giurati; demolì castelli e torri e case turrite. E questo avvicinò a lui, contro
patriziato e ricca borghesia, che erano il nerbo delle fazioni, il minor popolo,
nella speranza anche che, messi al guinzaglio o sterminati quei faziosi, si
potesse ottenere pace. Gli Ezzelino e Pelavicino e gli altri eguali a loro sono
insomma un momento della storia della città e del popolo, contro nobiltà,
contro privilegi ecclesiastici e invadenza clericale nel governo civile. A
quest'opera essi portano quell'unità di comando e quella forza militare che alle
città e al popolo mancavano. Sono fortemente organizzati per la guerra,
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aguzzano l'ingegno a ritrovare nuove macchine di guerra, tengono a soldo


mercenarî italiani e tedeschi  paura.
che la voce delle parti non commuove e "né
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

di scomuniche né paura di spade", come dice il cronista, stacca da lui. Ecco


(/index.html)
perché questa milizia mercenaria compare proprio adesso in Italia.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Il tramonto svevo. - La morte di Federico II, 1250, quando già il suo edificio si
teneva su a fatica, tra defezioni SCUOLA
di partigiani, ribellioni di sudditi, sconfitte
(/TRECCANISCUOLA/)
militari, contrarietà e dolori d'ogni genere, fu per questo edificio altra e
maggiore scossa. Si assottigliò e, qua e là, si spezzò di colpo la vasta trama dei
vicarî e funzionarî cheLIBRI
il re (/TRECCANILIBRI/)
aveva un po' dappertutto. Cioè si spezzò non solo il
ARTE (/TRECCANIARTE/)

vivo nesso che, nella persona di Federico, si era stretto fra le due corone di
Sicilia e d' Italia, ma anche quella grossolana unità, di fatto oltre che meramente
giuridica, che l'imperatore e reTRECCANI
d'Italia era riuscito
CULTURA a ricostituire nell'ambito
(/CULTURA/)

dell'antico regno d'Italia e anche in parte delle terre della Chiesa. Si spezzò
anche quell'altra più libera e spontanea unità data dall'adesione delle mille forze
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
locali e fazioni locali a un partito unico, il ghibellino. I guelfi, organizzatisi a
grande stento in ogni città, negli anni della prevalenza sveva e ghibellina, e
sempre più diventati parte di Chiesa, sempre più anche messisi a favorire i
movimenti di popolo, che ora erompono da per tutto, presero in molti luoghi il
sopravvento, o, se esuli, poterono rientrare in patria e riguadagnare posizioni
perdute. La vita municipale, aduggiata nel ventennio precedente, qua e là
riprese vigore sotto la protezione di parte di Chiesa e sotto bandiera di popolo,
che era intanto quasi da per tutto asceso al governo della città, col suo capitano,
il suo statuto, i suoi consigli, contrapposti al podestà, allo statuto e ai consigli
del comune. Alcuni di questi comuni, anzi, presero ora un potente slancio.
Così, in Toscana, Firenze, dove vivissima era stata, contro il governo dei vicarî
di Federico, la reazione della borghesia mercantile e bancaria, umiliata
politicamente e danneggiata dagl'interdetti papali. Anche nel regno di Sicilia, si
ebbe un lieve pullulare di vita di comune, dopo tolta la pressione regia.
Palermo, Messina, altre città insorsero. Innocenzo IV soffiò sul fuoco di queste
rivolte cittadine, contro Manfredi che aveva assunto la reggenza e contro il
viceré di Sicilia, conte Pietro Ruffo di Catanzaro. E poiché il viceré fuggì in
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Calabria, il legato papale, frate Francesco Ruffino, nominato dal papa vicario in
Sicilia, vi fece valere la ISTITUTO
sua autorità. 
La curia intendeva assumere direttamente
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

il governo del regno e annetterlo allo Stato della Chiesa, vagheggiando per
(/index.html)
quello un assetto di città autonome, come già era nel patrimonio, Marche,
CATALOGO (/CATALOGO/)
Umbria, Romagna. Certo apparvero laggiù magistrati e ordinamenti che
richiamano quelli di Lombardia e Toscana. Si formò una specie di lega siciliana
di città; e il parlamento, in cui esse e baroni e clero erano rappresentati,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
accennò a riprendere vita. Ordinamemo stabile, capace di sviluppo, se non
interveniva Manfredi? È lecito dubitarne. Questa Sicilia papale e cittadina era
destinata, se altra e piùLIBRI
alta (/TRECCANILIBRI/)
forza fosse mancata,ARTEa (/TRECCANIARTE/)
cadere, pezzo per pezzo, nelle
mani dei baroni. Ma ritornò il re, Manfredi, vittorioso e incoronato l'11 agosto
1258 a Palermo.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Del resto, neppure nelle regioni di più fiorente vita cittadina, la tendenza era
per la conservazione delle forme dello stato di città. La tendenza era piuttosto
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
per i poteri dittatoriali, avviamento alla signoria, rimedio alla debolezza d'
istituti poggianti sopra la mobile base dei partiti, delle corporazioni, dei
raggruppamenti familiari: come si vide in tutte quelle città, dove, caduto il
capoparte e quasi signore ghibellino, sottentrò un capoparte e quasi signore
guelfo, oppure il vescovo fu esso investito, sotto nome di podestà o rettore, di
amplissimi poteri, cioè riformare leggi, procurare pace, annullare le fazioni ecc.
La tendenza era per più vasti conglomerati territoriali, meglio rispondenti alla
più vasta organizzazione dei partiti, a certi interessi della borghesia mercantile,
alla forza regionale di alcuni grandi casati che capeggiano questo duplice moto
di trasformazione istituzionale e territoriale, al prevalere di alcune città sulle
altre attorno. Così si vide Firenze, restaurata nella sua libertà dopo il 1250,
intraprendere, per fini essenzialmente commerciali, una serie di vittoriose
spedizioni contro Siena, Pisa, Pistoia, Arezzo, che le resero più agevoli le vie
dell'Appennino e le vie verso il mare e fecero di essa, come dice il poeta
Guittone, la "regina della Toscana". Certo, si affermò già allora il primato
economico, politico e anche giuridico di Firenze su gran parte delle città

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circostanti. Altrove questo ingrandimento territoriale si compì in vario modo


sotto l'egida di un signore e assunse forme monarchiche: coi patriarchi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
di
Aquileia, coi Savoia, coi Pelavicino, coi Da Romano.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Nell'estremo angolo nord-est della penisola, oltre il Tagliamento, si rinforzò,
dopo la vittoria su Federico, il patriarcato d'Aquileia, vasto e vario principato
ecclesiastico, in mezzo a genti latine slave e tedesche, a cavaliere fra la pianura
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
veneta e i colli istriani. Da alcuni decennî, la S. Sede era riuscita, annullando
l'antico privilegio elettorale del capitolo aquileiense, reclutato fra la nobiltà
quasi tutta germanica eLIBRI
imperiale, a nominareARTE
(/TRECCANILIBRI/) essa(/TRECCANIARTE/)
il patriarca. E il patriarca
così nominato si appoggiò sempre più alla S. Sede. La storia del patriarcato ci
segnala da allora uno sforzo sempre più intenso di cementazione politica di
questo vasto ma incoerente principato chiesastico.
TRECCANI CULTURA Importante questa storia,
(/CULTURA/)

nel sec. XIII, anche per un altro rapporto: affermato il diritto della S. Sede nella
nomina del patriarca, prima esercitato dall'aristocrazia locale; accresciuta la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
forza del signore sopra quell'aristocrazia e castelli e piccole città; tutta la
regione fu attratta verso l'Italia e le genti italiane, anziché verso la Germania e
le genti tedesche. Insomma, il confine ideale della nazione fu portato più in là e
cominciò a consolidarsi sulla linea delle Alpi. Le terre del patriarcato cessano
via via di essere una delle porte d'accesso dell'impero in Italia.

Nell'altro angolo della penisola, a nord-ovest, Tommaso II di Savoia, cresciuto


assai nell'era federiciana, crebbe ancora nell'era antifedericiana che seguì. Egli si
avvicinò a Innocenzo IV, che lo assolse dalla censura, sposò una Fieschi nipote
del papa, ottenne un diploma da Guglielmo d'Olanda, effimero imperatore e re,
a conferma di quello avuto da Federico, e l'intervento diplomatico del re e del
papa presso signori e vescovi e comuni, perché gli obbedissero, a difesa dei
nuovi possessi, contro Chieri, Alba, Asti. Utili alleati questi Savoia, ora che la
curia s'è orientata verso occidente e cerca in Fiandra, in Inghilterra, in Francia
aiuti per combattere gli Svevi e nuovi re da opporre a loro. Utili anche per i re
o grandi d'oltre Alpi che cominciano ad avere ambizioni in Italia. Si delinea
quella storia sabauda che cresce d'importanza via via che crescono i nessi fra la
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penisola e le monarchie dell'Europa nord-occidentale. L'astro di Asti in


Piemonte sta per tramontare:  di
e con essa tutta la vita comunale piemontese,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

cui Asti era massimo campione.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Anche Ezzelino e Pelavicino non solo si mantennero in sella, dopo il 1250, ma
proseguirono per qualche tempo a crescere. Il Pelavicino, raccoltosi tutto nella
valle del Po, aveva a Cremona laSCUOLA
sua maggiore base, col titolo di podestà. Al suo
(/TRECCANISCUOLA/)
fianco, ma in sottordine, un altro capo ghibellino e di popolo, Boso da Dovara,
di grande famiglia locale, come potestas mercatantiae: segno che a Cremona al
centro del partito del nopolo è il ceto dei mercanti,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) come non da per tutto, pur
ARTE (/TRECCANIARTE/)

da per tutto essendovi corporazioni e mestieri. Compito del Pelavicino è


assicurare il partito del popolo da ogni possibile ritorno del partito avverso, che
è fuoruscito. E da Cremona, egli raccoglie partigiani di Pavia, Bergamo, Lodi,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Parma ecc., s'intende con tutti i capi locali del partito di popolo. Poiché ormai
quasi ogni città ne ha, quasi signori: a Milano, i Torriani; a Lodi, i Vastarini; a
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Parma, Giberto di Gente ecc. Anche a Genova, è levato sugli scudi, come
"capitano del popolo", Guglielmo Boccanegra, quasi signore per molti anni. Nel
1254, il Pelavicino è eletto podestà di Piacenza. È in questa sua qualità fa
distruggere 14 e più castelli della montagna: donde l'esaltazione che il popolo fa
di lui. La possibilità di vivere e commerciare era, per il popolo, la vera e
sostanziale libertà. Nel 1254 è podestà di Pavia e Vercelli. Signore, insomma, di
una signoria fatta di diritti vicariali e di podesterie liberamente conferitegli, di
territorî e di partigiani disseminati anche là dove egli non ha effettivo
comando. E signoria a vita: sebbene comincino a comprendersi esplicitamente
anche gli eredi, fra quelli cui tale autorità è conferita. Signore di Piacenza e
Cremona, Pelavicino domina la navigazione fluviale del medio Po, il passaggio
del fiume, il crocicchio delle strade che dalla Lombardia (quindi anche dalla
Germania) e dal Piemonte (quindi anche dalla Francia) vanno verso Romagna e
Toscana e Roma. Unità poco coerente, quel vasto e vario territorio che aveva
in Cremona e Piacenza, a cavaliere del medio Po, il suo centro, dirò, politico e a
Busseto il centro patrimoniale, quella che poi, crollato il dominio, rimarrà
capitale dello stato Pallavicino. E si regge questa unità, innanzi tutto, per virtù
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di un uomo. Ma si intravvede - e ne è prova, tra l'altro, la politica monetaria del


Pelavicino anche una sottile 
trama d'interessi comuni e di comuni sentimenti
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

che poi s'infittirà e darà consistenza alla rinnovata unità politica.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Grosso modo, si può dire che la signoria comincia a nascere servendo, contro le
fazioni, che sono anche opera prevalente della nobiltà e dei ceti più alti, contro
la "politica", gl'interessi del "lavoro"
SCUOLAo le tendenze di quei ceti mezzani e minori
(/TRECCANISCUOLA/)
che attendevano essenzialmente ai loro traffici e mestieri, poco partecipando al
ribollire di odî attorno e sopra a sé. Erano anche questi nuovi dirigenti o
signori legati a una parte,
LIBRIfigli di una parte. Ma
(/TRECCANILIBRI/) rappresentavano
ARTE (/TRECCANIARTE/)anche la

tendenza a sciogliersi dalle parti, a rendersi indipendenti dalle parti. Questa


tendenza che viene dal basso, confluendo con l'interesse dei signori e di ogni
reggitore di stato, contro l'imperversare delle parti, spiega la politica di quei
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

signori, già visibilissima fin d'ora, nei rapporti delle parti stesse. Lo stato di
città comincia a risolversi nei suoi elementi: da una parte il governo, la milizia,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
i rapporti col di fuori, dall'altra l'ordinaria amministrazione cittadina.

Il Pelavicino è strettamente collegato coi Da Romano e loro città e da essi


riceve nel'54 assicurazione di aiuto per sé e sue città e suoi partigiani, contro
chiunque, anche contro chi venga in nome di re o imperatori. Nel 1258, l'uno e
l'altro capo corrono anche in soccorso dei ghibellini bresciani, soccombenti,
occupano la città e ne assumono insieme il governo. Ma qui, diventati troppo
stretti i contatti, creati punti d'attrito, cessa la solidarietà. Ezzelino, che è
arrivato a Brescia, guarda anche oltre: "Dice di voler fare in Lombardia, più
grandi cose che non si siano fatte da Carlo Magno in poi" (Muratori, SS. XII, c.
6). È un abbozzo di regno padano, come poi si colorirà davanti agli occhi dei
signori dominanti qui, al centro della grande valle? Certo Ezzelino guardava a
Milano, fulcro della regione, grande attrattiva per tutti. E anche per il
Pelavicino. E quando contro Ezzelino si formò nel giugno 1259 una coalizione
in cui entrarono Azzo d'Este, il conte di S. Bonifacio, Verona, Padova,
Mantova, Ferrara, ecc., tutti di parte guelfa, nella coalizione entrò anche il
Pelavicino. Ezzelino puntò su Milano: ma a Cassano sull'Adda fu vinto dal
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Pelavicino. Il quale allora entrò in Brescia, se ne fece dare la podesteria, vi mise


per suo vicario un nipote. 
Dopo questi primi contatti coi guelfi, il Pelavicino
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
si
accordò coi Torriani, guelfi pur essi. Martino podestà del popolo, per
(/index.html)
premunirsi contro un possibile ritorno dei ghibellini e dei Visconti loro capi,
CATALOGO (/CATALOGO/)
fece dare al Pelavicino l'ufficio di capitano generale di Milano per 5 anni. Nel
1260 acquistò Alessandria. Nel 1263, i Parmensi che avevano cacciato, non
senza il suo zampino, il loro capo ghibellino Giberto da Gente, resosi odioso
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
per la sua fiscalità, si obbligarono a far servizio militare col Pelavicino. Parma
era fortemente agognata da lui. E ora egli è al culmine dell'ascesa. In vario
modo, ma specialmente per(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI il tramite delle podesterie, gli obbediscono gran
ARTE (/TRECCANIARTE/)

parte delle città, da Alessandria a Brescia, a Modena, al mar di Liguria. Poiché


sull'Appennino ha Pontremoli, che domina il passo; e dai Malaspina si è fatto
dare castelli nella Lunigiana marittima. E Val di(/CULTURA/)
TRECCANI CULTURA Taro e Val di Magra, sono
anche zone di reclutamento di fanterie apprezzatissime allora.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Sono gli anni che Manfredi sembra essersi messo bene in sella. E non solo nel
regno ma anche, sebbene con titoli e su basi diverse che suo padre Federico, sul
resto d'Italia. Ereditava da suo padre qualche cosa, come qualità personali, come
tendenza politica interna, come ambizione di potenza in Italia. Anch'egli, colto
e amante di cultura e desideroso di propagarla nel suo paese. Poi, egualmente,
lotta al privilegio chiesastico, pur con più abile condotta verso vescovi e
arcivescovi, che gli procurò un notevole prestigio su essi, nei primi anni.
Concorse a rimettere Manfredi sempre più nel solco di suo padre l'eguale
ostilità della S. Sede e della parte guelfa. Gelosissima della Toscana era la curia
romana: e per la vicinanza e i mille nessi di partito esistenti fra Toscana e
Romagna, e quindi facilità di ripercussioni da quella a questa; e per i diritti
patrimoniali e feudali che la Santa Sede accampava per la Toscana. Ma anche in
Toscana vi fu, sotto gli auspici del re, una riscossa ghibellina, coronata dalla
vittoria di Montaperti. Si costituì allora una lega ghibellina di città, per tenere
salda la Toscana nel partito di Manfredi; lega di città che stette e operò a fianco
e sotto la protezione del governo provinciale toscano di Manfredi e non più
nell'immediaia dipendenza del re, come era prima con Federico. Grande
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importanza Manfredi annetteva a questa regione e specie a Siena, posta a sud.


Di lì egli contava di stringere ai papi
le terre della donazione e Roma e togliere
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Orvieto, loro residenza attuale.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Ma intanto, a Milano, dove i Tortiani e Martino della Torre podestà del popolo
facevano una politica poco ligia a Roma, il papa ha elevato arcivescovo Ottone
Visconti, della parte avversa ai SCUOLA
Torriani. E allora Filippo della Torre, successo
(/TRECCANISCUOLA/)
nel 1262 al padre, cerca di avvicinarsi a Roma. Anche il Pelavicino perde
terreno, di fronte a tanto lavoro di avversarî. Nel'65, Filippo della Torre
licenziò il Pelavicino dal suo(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI ufficio di capitano generale
ARTE di Milano, e cominciò
(/TRECCANIARTE/)

a operare, in Milano e attorno, fuori di ogni tutela del Pelavicino. Sulla scia di
Milano si misero le altre città lombarde. Era la riscossa dei guelfi, di quel partito
ch'era fatto d'interessi autonomistici
TRECCANIancora vivi(/CULTURA/)
CULTURA nelle città, e, nelle maggiori
come Milano, di aspirazioni a primazia; fatto di ambizioni di altre famiglie
d'altro partito, finora soccombente, ma che pure ambivano a signoria. Il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Pelavicino fronteggiò con vigore la situazione. Cercò la salvezza in una perfetta
solidarietà con Manfredi. Tentativi di Urbano IV per guadagnarlo fallirono.
Ma l'agosto 1265, suo nipote Enrico di Scipione, che guardava Tortona e
Alessandria contro il marchese di Monferrato, fu sconfitto. Brescia, poco dopo,
gli si ribellò. Sopraggiunsero dal di fuori altre forze ostili.

Cominciavano nuovamente a partire dall'Italia i richiami a questo o quel


principe da contrapporre a quelli che già fossero in Italia. Solo che non più,
ormai, a principi italiani, come ancora poteva avvenire al tempo di Arduino.
Né ci sono più signori simili ai grandi marchesi del secoli X o XI; e il diritto di
disporre della corona d'Italia, sfuggito ai grandi, non assunto da città,
nonostante qualche velleità romana o milanese o anche pisana, in nome della
"parte ghibellina", è caduto nelle mani dei papi. I quali, fierissimamente avversi
agli Svevi, diffidenti anche di ognî principe tedesco, dopo le esperienze fatte, si
rivolgono altrove. Così, contro Federico, si era ricorso dalla curia a Guglielmo
d'Olanda, elevato a re dei Romani nel 1247. Curia e Savoia avevano poi bussato
alla porta di un principe inglese, Edmondo, per combattere Manfredi col
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sussidio di milizie papali e con denari forniti dai banchieri italiani.


Contemporaneamente,ISTITUTOerano partiti dall'Italia richiami e sollecitazioni
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
a un
altro principe dell'Europa mediterranea, ad Alfonso di Castiglia, uno stato che
(/index.html)
era in sul crescere e a cui, ora, saggio governo di principe, amore di cultura,
CATALOGO (/CATALOGO/)
ospitalità verso trovatori italiani in lingua provenzale, frequenti relazioni
commerciali con i mercanti italiani, avevano procurato certa rinomanza fra
noi. Subito dopo morto Federico, vacante l'impero, disperati di altro soccorso i
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
suoi partigiani in Italia; Alfonso di Castiglia si era voltato con maggiore
interesse alla penisola e quelli della penisola a lui. I Pisani lo sollecitarono a
venire con la speranzaLIBRI
di una corona; Ezzelino
(/TRECCANILIBRI/) a lui
ARTE regnum italicum promittebat;
(/TRECCANIARTE/)

a Genova si armavano navi per suo conto; Enrico suo fratello diventava
senatore di Roma. Ma, affermatosi Manfredi, la curia trovò in Carlo d'Angiò
l'uomo da contrapporgli, mentre i Castigliani stavano per Manfredi, ed Enrico
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

senatore partecipava alle ultime tragiche vicende degli Svevi in Italia.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Carlo d'Angiò, conte di Provenza, aveva già delle porte aperte sulla penisola: le
valli piemontesi. In questi ultimi anni egli si è avanzato dalle Alpi Marittime e
dall'Appennino ligure verso la Valle Padana, insinuandosi fra Saluzzo, Savoia,
Monferrato, fra le Langhe e Asti. Nel 1251 gli si erano date altre città: Cuneo,
poi Alba, Mondovì, Cherasco, Savigliano. Qualche abbazia gli cedé le sue
temporalità. La neutralità benevola dei Savoia, che vedevano questa attività
angioina volgersi specie contro la nemica Asti, fu di aiuto; più ancora, l'alleanza
che nel'65 Carlo fece, in vista della spedizione di Sicilia, col marchese di
Monferrato, in urto col Pelavicino e piazzato alla soglia della Lombardia, dove
pure l'Angiò lavorava a crearsi una base di partigiani. Data questa preparazione
diplomatica, si spiega come Carlo giunga al Garigliano quasi senza ostacoli e a
Benevento vinca, con l'aiuto dei baroni che tradirono Manfredi e della curia
che fornì benedizioni e denari; e vinca ancora a Tagliacozzo, sempre mercé il
forte appoggio di Urbano IV, papa francese. Il quale, forse non credendo più,
come per un momento Innocenzo IV, alla possibilità di governare direttamente
il regno, voleva un nuovo Carlo che, senza corona imperiale né regno d'Italia,
aiutasse la S. Sede a sostenere il partito della Chiesa in Italia, mantenerle
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obbediente la penisola, assicurarle il pacifico possesso di Roma, dove i papi non


riuscivano a dimorare tranquilli, 
pur mentre pareva disponessero dei troni
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

della terra.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Così, sistemate le cose del regno, Urbano IV volle sistemare la Toscana; e in
mezzo, dormire tranquillo. Paese di banchieri, d'importatori di lana ed
esportatori di tessuti, qui si doveva far leva su questi interessi. E già nel 1263,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
essendo Firenze parte e centro della lega ghibellina, Urbano aveva minacciato i
consoli e l'Arte della lana di Firenze che, se non promovevano il passaggio del
comune alla parte di Chiesa, egli avrebbe ordinato
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ai Veneziani e agli altri fedeli
ARTE (/TRECCANIARTE/)

di Chiesa che erano in tutta Italia, pena la scomunica, di non fare commerci con
loro. Col 1266, quel passaggio a parte di Chiesa era avvenuto; ma poiché i
nuovi reggitori di popolo nonTRECCANI
intendevano mettersi
CULTURA a servizio della S. Sede e
(/CULTURA/)

della sua parte, quella si volse a formare lì un partito guelfo o di Chiesa


imperniato sull'alta banca, tenendo bassi gli elementi democratici. E l'ottobre
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
'67, nel campo di Carlo d'Angiò attorno a Poggibonsi, si ebbe un parlamento di
rappresentanti delle città soggette al re e una lega o "taglia" guelfa, cioè accordo
per il comune mantenimento di un esercito che doveva, cominciando da Pisa,
compiere l'assoggettamento della Toscana. E da allora fino a Bonifacio VIII, la
Toscana fu sempre più aperta o piegata all'influenza, quasi dominio politico, di
Roma, nel tempo stesso che questa lavorava per rendere effettiva la sua autorità
temporale sullo stato della Chiesa fino a Bologna. Le condizioni di molte
provincie favorivano questo crescente affermarsi angioino e papale. L'11 agosto
1270, in Sassari, i vescovi suffraganei della Chiesa di Torres, i rappresentanti
del comune di Sassari e dell'università dei fedeli di parte di Chiesa del regno di
Logudoro, eleggono Filippo figlio di Carlo "re e signore di tutta l'isola per la
Chiesa romana", a cui l'isola stessa di fatto e diritto appartiene. Qualche anno
dopo, Gregorio XI, abboccatosi a Losanna col nuovo re di Germania Rodolfo,
ottiene da lui il riconoscimento della Sardegna e anche della Corsica. La
ghibellina Pisa è, così, ferita profondamente. Anche in Lombardia cade il
Pelavicino. Nello stesso tempo, ai piedi delle Alpi occidentali, altre città si
davano a Carlo: fra cui Alessandria, città di diritto pontificio dal tempo della
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sua fondazione. E poi i marchesi di Ceva e Del Carretto, Tommaso I di Saluzzo


e di Busca, i conti di Biandrate diventano suoi vassalli, mettono le loro
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
forze a
disposizione sua contro i fautori dello Svevo e del comune di Asti. I valichi
(/index.html)
alpini, per la Stura, il colle di Cadibona, il Col di Tenda, sono assicurati. Nel
CATALOGO (/CATALOGO/)
1270 Torino caccia il podestà e si dà a Carlo. Poco dopo, anche Ivrea. Asti è
ormai circondata. Alle autonomie cittadine, che sono sul tramonto, vengono
colpi da tutte le parti: anche da SCUOLA
uomini(/TRECCANISCUOLA/)
del papa, che pure di esse si era fatto un
programma contro gli Svevi. Ma molte di quelle città si dànno a lui, per
sfuggire a un più vicino signore, un Monferrato o un Savoia, che ora incalzano
anch'essi. LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Guelfismo e parte di Chiesa. - Così una nuova unità di partito si venne a


formare da un capo all'altro della penisola,
TRECCANI ma col
CULTURA suggello del pontefice e del
(/CULTURA/)

nuovo re di Sicilia suo vassallo: per quanto i giuristi del regno cercassero di
tener ferme certe tradizioni e, di fronte ad affermazioni contrarie,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
affermassero, a similitudine degli altri regni d'Europa e specialmente della
Francia, che il re di Sicilia era monarcha, princeps regni huius, e che a lui
competevano gli stessi diritti che agl'imperatori romani, salvi i capitoli
concordati con la Chiesa nell'atto della concessione del regno. Il nuovo re di
Sicilia non era, come Federico, anche re d'Italia e imperatore. Ma tuttavia
seguitava quella tendenza a costituire di tutta la penisola un dominio solo, o
almeno a controllarla tutta; quella tendenza a fare del regno di Sicilia punto
d'appoggio di una costruzione politica comprendente tutta o gran parte d'Italia,
che era stata così viva e operosa con Federico II e anche con Manfredi.
Seguitava anche il graduale spostarsi del centro del regno di Sicilia verso il
nord, perché meglio quei propositi di dominio o controllo italiano potessero
attuarsi. Con Carlo d'Angiò Palermo non è più capitale neanche di nome.
Contro Palermo il re favorisce Messina, che nel 1266 gli aveva aperto le porte e
agevolato la conquista dell'isola e poi, mantenutasi ferma al tempo di
Corradino, aveva dell'isola agevolato la conservazione. E capitale effettiva e
nominale divenne Napoli. Da Napoli a Roma, breve il passo; e Roma è a mezza
strada fra Palermo e Asti; da Roma si poteva tenere in mano il nodo delle fila
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della politica italiana. Quest'epoca di vittoriosa affermazione di parte di Chiesa


e di Angiò in Italia fu anche epoca d'influenze intellettuali provenzali e
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
francesi,
preparate certo da condizioni e circostanze estranee alla politica ma dalla
(/index.html)
politica promosse.
CATALOGO (/CATALOGO/)

E tuttavia questa nuova costruzione guelfa, angioina, papale, è appena


abbozzata e già vengono dall'esterno i primi colpi. Intanto, il regno di Sicilia, da
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
una condizione di piena indipendenza creata da Normanni e corroborata da
Federico II, anche in virtù della sua qualità di re d'Italia e di imperatore; questo
regno è passato a una condizione di dipendenza,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEteorica e pratica. Comincia
(/TRECCANIARTE/)

una nuova fase nella storia del Mezzogiorno, non senza ripercussioni anche su
quella delle altre regioni italiane. Arresto e arretramento dalle posizioni già
assunte di fronte alla Chiesa, alla nobiltà,
TRECCANI ai municipî.
CULTURA Le libertà ecclesiastiche si
(/CULTURA/)

fan valere più che non avessero mai fatto nel sud. La nobiltà riprende vigore.
Le città accennano subito a sciogliersi dai troppo stretti legami col regno, sia
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
pure col consenso del re. Insomma, sintomi di rilassamento della compagine
instaurata da Normanni e Svevi, dovuto non tanto a propositi di maggior
equilibrio fra monarchia e forze locali e di più feconda collaborazione, quanto
piuttosto a debolezza iniziale. Era un po' riflesso della nuova condizione
giuridica del re e del regno. Tale rilassamento, subito visibile e avvertito anche
dal paese, non andò unito a un miglior governo, a una più sollecita cura dei
sudditi, a un alleggerimento del già grave peso fiscale: piuttosto il contrario. I
Francesi poi, fecero subito il vuoto attorno a sé, per la loro arroganza e
prepotenza. Si avvertì subito la presenza di una nuova baronia, venuta di
Francia per fare fortuna, come già, in altri tempi, nel Peloponneso e in Siria.
Cominciò subito nelle terre del regno a fermentare la rivolta: la spedizione di
Corradino vi diede esca, in Sicilia, in Puglia, in Terra d'Otranto. Piccoli
feudatarî e borghesi presero le armi. Ma la massa contadinesca e il clero,
tornato in possesso di molti dei suoi privilegi, non secondarono: si fecero anzi
strumento di reazione contro gli altri. Vi furono persecuzioni, bandi,
spogliazioni, eccidî popolari e regi di borghesi, grandi confische di allodî: ciò
che, in un paese pieno di possesso feudale, ecclesiastico e demaniale, voleva dire
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mortificare la produzione e la ricchezza, risospingere indietro il possesso libero,


togliere aria respirabileISTITUTO
a quel gramo medio ceto. Invece, si arricchiva 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
ancora
più il fisco, si creavano nuovi signori, grandi o piccoli, specie di origine
(/index.html)
francese, che spadroneggiarono poi sulle minori città, vi si fecero un partito,
CATALOGO (/CATALOGO/)
rinfocolarono le gare locali, che ora riprendevano vigore anche in seguito alle
cresciute attribuzioni delle università nei rapporti fiscali e giudiziarî e alla
elettività di molti organi locali di amministrazione. Laddove la plebe rurale,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
schiacciata dal fisco, riprendeva a disertar borghi e casali, a vagare nomade di
luogo in luogo, a rendere mal sicure le vie, a insidiare città e castelli. Si delinea
la moderna storia del Mezzogiorno d'Italia. ARTE (/TRECCANIARTE/)
LIBRI (/TRECCANILIBRI/)

E anche fuori del regno, l'opposizione montava. Nel 1271 fu eletto papa
Gregorio X, che nel '72 rientròTRECCANI
solennemente
CULTURAin Roma, dopo che per due anni
(/CULTURA/)

la città era quasi in balìa del re. Con l'elezione di Rodolfo, sollecitata dalla S.
Sede che voleva controbilanciare l'influenza dell'Angioino in Roma, cessò
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
anche la vacanza imperiale e quindi cadde il vicariato imperiale di Carlo. E
dall'imperatore il papa si fece riconoscere e confermare Romagna, Sardegna, e
Corsica. In Piemonte i Monferrato, delusi nelle loro aspirazioni sopra Ivrea allo
sbocco di Val d'Aosta, i Savoia offesi per Torino, Asti circuita, serrarono le file.
E da essi mosse la reazione che nel 1272 fece crollare per qualche tempo il
dominio angioino in Piemonte. A Firenze, grave malcontento è fra borgnesia e
artigianato, che il regime di parte guelfa, regime di nobiltà, aveva risospinto
indietro, dopo il balzo in avanti del primo popolo, 1250-60. E la S. Sede si
adopera qui e altrove per far cessare il contrasto dei partiti, che era anche un
pretesto a interventi angioini. Certo, non mancavano segni di crisi nei partiti
tradizionali. Si attenuano, negli spiriti meno inveleniti dall'odio di parte, certe
posizioni antitetiche, si delineano posizioni intemmedie che non saranno più
né guelfe né ghibelline.

In tali condizioni e con tali umori, s'incoraggiavano fuori d'Italia nuove


ambizioni. Rifiorivano le speranze di Alfonso di Castiglia, a cui giungevano
calde invocazioni di liberare il fratello Enrico, infante di quel regno, caduto
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prigioniero di Carlo. Ambasciatori castigliani già nel'70 trattavano col


marchese di Monferrato.  di
E messi del marchese e dei fuorusciti ghibellini
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Milano andavano in Spagna. Nel 1272, la figlia di Alfonso, Isabella, sposava il


(/index.html)
marchese e questi era fatto dal re suo vicario in Lombardia, mentre signori
CATALOGO (/CATALOGO/)
lombardi giuravano al re fedeltà; Buoso da Dovara veniva messo al comando di
un corpo di milizie castigliane, giunto su galere di Genova, pur essa alleatasi a
quel re; i capi ghibellini acclamavano Alfonso a loro capo. Ma anche ora, la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
parola decisiva la disse il papa. E il papa riconobbe l'Asburgo: che fu tuttavia,
anch'egli, una soluzione non favorevole all'Angioino. E intanto nel 1275, 10
novembre, grave sconfittaLIBRI di Carlo a Roccavione,
(/TRECCANILIBRI/) per le forze riunite di Asti,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Monferrato, Pavia, Vercelli, Novara, Genova, Alessandria. Si avvantaggiavano


Saluzzo, Savoia e più ancora, per il momento, Monferrato, con Guglielmo VII,
che nel 1278 si fece nominare TRECCANI
anche capitano
CULTURAgenerale di Milano, Vercelli,
(/CULTURA/)

Pavia, Novara, Tortona, Alba, Torino, Como, Ivrea, per 5 anni, e nel marzo
1279 indisse un parlamento ove intervennero i rappresentanti di tutte queste
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
città e di Genova, Mantova, Verona, Asti. Ormai, le varie forze della regione
piemontese son tutte variamente mobilitate nel quadro della politica generale
della Valle del Po e dell'Italia. Forte delle sue relazioni e dei suoi parentadi
castigliani, il marchese altri vincoli contrasse con Aragonesi.

Poiché dalla Spagna, un altro principe, più audace e fortunato del re castigliano,
Pietro d'Aragona, si sta facendo innanzi. Egli è marito di Costanza, figlia di re
Manfredi; e, dopo il 1266, ha una vendetta da compiere e un'eredità da
raccogliere. E poiché la madre di Costanza è una Beatrice di Savoia, così il re
aragonese ha qualcosa da fare anche in Piemonte, cioè alle spalle di Francia e
degli Angiò, con i quali è in guerra. E vi cerca alleati. Egli deve anche secondare
le tendenze espansive e gl'interessi mercantili dei suoi Barcellonesi e Catalani,
che sono animati da grande spirito di avventura e di conquista, molto coltivano
la Sicilia e il porto di Messina, quasi loro porto, e vogliono, in patria, sostituirsi
agl'Italiani. Egli attende perciò contemporaneamente alle cose della Sicilia e a
quelle della Valle del Po, ospita esuli siciliani fra cui Ruggiero di Lauria e
Giovanni da Procida, coadiutore abilissimo del re nella sua politica di
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accerchiamento dell'Angioino, si tiene in relazioni con ghibellini toscani e


lombardi, sembra anzi che guardi alle terre lombarde da spartirsi coi 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Monferrato, prima che alla Sicilia.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Le difficoltà interne di Aragona, l'inimicizia col regno di Castiglia distolsero
Pietro III dalle cose piemontesi. E poi, precipitarono gli avvenimenti siciliani.
Portavano i loro frutti tanto il fiero odio contro i Francesi accumulato nelle
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
popolazioni, quanto le trame diplomatiche che si erano venute tessendo
attorno e contro il regno, difensive e offensive insieme. Poiché Carlo aveva, dai
predecessori nel regnoLIBRI
di Sicilia, raccolto anche
(/TRECCANILIBRI/) ARTEambizioni espansive verso
(/TRECCANIARTE/)

l'Oriente: cumulate con quelle che, come vassallo del papa e come fratello del re
cristianissimo, portava nel petto e che si riassumono in una parola: crociata.
Alla quale egli si veniva preparando,
TRECCANIavendo di (/CULTURA/)
CULTURA mira la ricostituzione
dell'impero latino in Oriente. E s'intese coi signori di Atene e di Negroponte;
s'intese coi Veneziani che volevano tornare allo stato di cose instaurato laggiù
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
con la quarta crociata. Ma Genova, informata, informò alla sua volta
l'imperatore greco; il genovese Benedetto Zaccaria, gran signore e mercante
ligure bizantino, promosse un'alleanza tra impero e Aragona e Glovanni da
Procida per gli esuli siciliani. La spedizione di Venezia e di Carlo era fissata per
il 1283.

Ma il 21 marzo 1282, ecco i Vespri, un'insurrezione improvvisa, spontanea,


popolare. Dopo le trame dei nobili signori siciliani e dei ghibellini italiani con
re Pietro d'Aragona, ma senza rapporti con esse, ecco la borghesia e il popolo
minuto, in mezzo ai quali ribolliva fierissimo malcontento contro i Francesi per
le gravi imposte. Nuclei armati di Palermitani e Corleonesi misero a rumore la
regione attorno, trascinarono tutti a rivolta, cittadini e contadini. Dappertutto,
si elessero rettori e capitani per organizzare la caccia ai Francesi. Raccoltisi poi
in parlamento a Palermo, gl'insorti, dopo invocato il nome della Chiesa
romana, statutum communen irmaverunt. Si costituì così la Communitas Siciliae, a
cui via via aderì gran parte della Sicilia ribelle, con centro a Palermo. Riluttava
Messina, con le terre attorno. La S. Sede, a cui i ribelli si offrirono, rifiutava
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anch'essa. Nella difficile situazione, vi furono contatti fra i nobili congiurati e la


rivoluzione di popolo. In 
parlamento si dichiarò che, da soli, i ribelli non
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

avrebbero potuto mantenersi. E allora, partirono di lì messi per re Pietro, il 27


(/index.html)
aprile. Dopo qualche giorno, Messina aderì alla comunità siciliana: ma ormai
CATALOGO (/CATALOGO/)
l'appello all'Aragona era lanciato. E tuttavia i Messinesi erano sempre per
l'autonomia, né volevano impegnarsi per il lontano signore. Nel giugno mosse
la controffensiva di Carlo d'Angiò: e si abbatté su Messina che resisté
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
fermamente, sebbene incompiute fossero le mura. Crebbe con ciò, nei
Messinesi, la coscienza della loro forza; sempre più furono riluttanti al nuovo
giogo. Altre città si accostarono ad essi, in specie
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEdella Sicilia orientale. E in
(/TRECCANIARTE/)

breve nacque una nuova comunità o federazione, con a capo Messina; e al


comando Alaimo da Lentini, capitano, e una giunta di Siciliani. Alaimo rimise
la città nelle mani di un legatoTRECCANI
papale. Ma la Santa
CULTURA Sede seguitò nella sua
(/CULTURA/)

ripulsa: e allora, i Messinesi aderirono anch'essi al parlamento di Palermo e alla


chiamata di re Pietro.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Crollavano così i piani orientali di Carlo d'Angiò. Il credito politico di Roma e


l'influenza francese in Italia ricevevano un duro colpo, inizio di grave
decadenza. Si ebbe l'intervento aragonese nell'isola e la guerra del Vespro, per
terra e per mare, in Sicilia e nel continente, in specie lungo la regione costiera
della Lucania, fino a Salerno e Napoli. Col trattato di Caltabellotta, le terre di là
dal Faro rimasero agli Aragonesi e la Spagna gittava il primo pilone del suo
ponte verso l'Italia, presto seguito da un altro. Poiché nel 1297, Bonifacio VIII,
in odio ai Pisani, investì della Sardegna re Alfonso di Aragona, che non tardò a
prendere le armi per conquistare l'isola. Così la breccia, aperta nel 1266
dall'iniziativa dei pontefici, si allargò. La penisola cominciava a trovarsi di
fronte e a soggiacere a stati europei militarmente e politicamente più forti.

Vita e cultura di borghesia italiana: secoli XIII e XIV..

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Attività economica entro e fuori la penisola. - Effimera unità dunque, dopo


quella ghihellina, ancheISTITUTO
questa (/ISTITUTO/)
papale, angioina, guelfa. Effimera, comeunità di
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dominio o controllo politico su tutta la penisola. Ma importante, l'una e l'altra,


(/index.html)
come indice e causa di comuni elementi di vita, comuni tendenze e passioni e
CATALOGO (/CATALOGO/)
pensieri, dalle Alpi alla Sicilia; come indice e causa di corrosione e rilassamento
d'istituti e spiriti municipali.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Questa fase della vita italiana, segnata dalla prevalenza papale, guelfa, angioina,
è fase anche di grande sviluppo di attività mercantili e bancarie, specialmente
nell'Italia comunale. IlLIBRI
guelfismo è, spesso, prevalenza
(/TRECCANILIBRI/) di interessi volti al
ARTE (/TRECCANIARTE/)

commercio e alla banca, che in esso trovano maggiore difesa e impulso.


All'ombra della sua bandiera, e nelle condizioni che esso crea nella penisola, le
città che hanno maggiori capacità e possibilità
TRECCANI CULTURAeconomiche
(/CULTURA/) prevalgono ora sulle

altre. Venezia, che nel'200 si volge con più attenzione alle cose della sua vicina
terraferma e incontra ostacoli nelle incipienti formazioni signorili dei
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Salinguerra e degli Ezzelino a Ferrara, a Padova, a Treviso, a Verona; Venezia
ora trova nella lotta contro il ghibellinismo un'eccellente occasione per
affrettare la rovina di quegli incomodi vicini. Posta al margine della vita
italiana, Venezia comincia a legarsi ad essa con vincoli politici e commerciali
assai notevoli. Si sono anche moltiplicati in questo tempo i nessi della
Lombardia coi porti dell'Adriatico, specialmente con Venezia; ancora di più,
quelli con Genova. Genova nel '200 diventa sbocco assai ricercato della regione
piemontese e anche di Bologna; ma essa è, più veramente, quasi porto di
Milano, come la chiama Bonvesin della Riva. Già fra i secoli XII e XIII vi sta
una colonia numerosa di mercanti milanesi. Fra l'altro, Milano vi ha acquistato
quasi il monopolio del commercio delle armi. Le comunicazioni attraverso
l'alessandrino e tortonese con la Liguria e la Francia; quelle con la Toscana per
l'Appennino parmense e piacentino; con la Germania per Como, Val di Blenio,
Val Leventina, Valtellina, Milano le cura e difende con ogni mezzo, guerre o
trattati. Rivendica su Federico II e i Comaschi Val di Blenio e Leventina. Toglie
a Como Bellinzona, sbocco di quelle valli nel Verbano. La signoria dei Torriani
è difesa del commercio milanese all'interno e fuori, contro nobiltà e signorie
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padane. Le quali ultime, tuttavia, sono anch'esse sollecite degli interessi


mercantili della loro città,  e
come mostra l'esempio del Salinguerra a Ferrara
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

del Pelavicino nel centro della Valle Padana.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
In Toscana c'è ancor più movimento economico che dà alla regione certa
discorde unità e di lì irraggia largamente attorno. Tutto il paese, in particolar
modo il Valdarno, gravita su Pisa per il porto, il quale unisce e divide quelle
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
città. Ma dalla metà del '200 in poi, Firenze si mette d'un balzo alla testa della
regione. Le guerre guelfe contro la ghibellina Pisa spingono i comuni della
toscana Taglia Guelfa,LIBRI
capeggiata da Firenze,ARTE
(/TRECCANILIBRI/) a utilizzare il porto di Genova,
(/TRECCANIARTE/)

alleata contro i Pisani. Quasi tutti i comuni di Toscana hanno patti e trattati
con Genova. Non meno della strada di Genova, Firenze conosce quella di
Venezia, tramite col vasto mondo. CaseCULTURA
TRECCANI veneziane e fiorentine lavorano lì
(/CULTURA/)

insieme, per imprese di Puglia e d'Oriente, dove fra non molto le esportazioni
veneziane si troveranno di fronte la concorrenza delle industrie fiorentine, in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fatto di pannilani e seterie. E probabilmente il punto di partenza di quelle molte
famiglie fiorentine che fra poco cominciano a comparire nelle città di Croazia e
di Dalmazia, Salviati, Altoviti, Giacomini, ecc., è Venezia. Con Venezia e
Padova e le città della Marca Trevigiana, come con Genova e Modena e Reggio
e Parma e Cremona e Milano, Firenze ha, fra il 1270 e il 1280, una serie di
trattati commerciali. Fino all'angolo nord-est della penisola, il Friuli e il
patriarcato sono meta d'immigrazione di famiglie fiorentine, senesi, locchesi,
pisane, che tocca nella seconda metà del '200 il suo punto più alto. Essa è
determinata anche dalle lotte dei partiti e dai forzati esilî: ma si rivolge ad
attività essenzialmente economiche. Ai Toscani si aggiungono o si
sostituiscono, attorno al 1270, anche Lombardi, chierici e secolari, amici e
consorti al seguito di Raimondo della Torre, già vescovo di Como, ora
patriarca di Aquileia. La sua casa diventa un focolare e un punto d'irradiazione
di Lombardi verso le città istriane. Un della Torre è anche primo podestà di
Trieste, nel 1293.

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La politica guelfa seconda e promuove anche i rapporti di Firenze con Bologna


e la Romagna, terra della 
Chiesa, per le valli Ombrone-Reno, Sieve-Lamone.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Faenza è sbocco importante sulla Romagna. Tra Firenze e Bologna vi sono


(/index.html)
addirittura, nel '200, pagine di storia comune, per quanto riguarda le lotte
CATALOGO (/CATALOGO/)
contro parte ghibellina, l'emancipazione dei servi, le leggi contro i magnati:
ormai l'antica barriera fra Italia longobarda e Italia bizantina non esiste più. La
nuova e propria vita delle città SCUOLA
l'ha distrutta. E anche mondo feudale toscano e
(/TRECCANISCUOLA/)
romagnolo sono una cosa sola: oggetto di preoccupazione per i papi, che
vogliono essere padroni in Romagna; e anche, per essi, incitamento a dare
unità politica, unità papale, alle terre di Toscana
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEe(/TRECCANIARTE/)
di Romagna. Ancor più si
risentono della vittoria guelfa del 1266 i rapporti economici di Firenze, e anche
di Venezia, con l'Italia meridionale. Le porte del regno ora veramente si
spalancano. Se Carlo, di laggiù,TRECCANI
lavora aCULTURA
dominare politicamente Toscana e
(/CULTURA/)

Valle del Po, il regno invece e la corte del re cadono nell'influenza del
commercio e della finanza del nord, specialmente di Firenze e di Venezia.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Questa attività mercantile, data la posizione della penisola fra mondo europeo e
mondo greco e islamico, presto ampliò grandemente la sua sfera. Oltre la
geografia, giovò la storia: cioè certa tradizione cosmopolitica, alimentata da
Roma e dal papato, divenuta poi quasi natura. Dalla penisola era mossa, nel sec.
XI, la controffensiva all'islamismo e la riconquista del Mediterraneo centrale.
Nel sec. XII e al principio del '200, Veneziani, Pisani, Genovesi, padroni delle
vie marittime, forniti di denaro, allenati ai traffici con l'Oriente, possono non
solo volgere a loro posta le spedizioni dei cristiani d'Occidente, ma anche
decidere la sorte delle piccole signorie feudali sorte dalla quarta crociata,
influire sulla politica dell'impero greco. Un po' si imponevano, un po' erano
ricercati. Si moltiplicarono i privilegi commerciali, la concessione di case,
piazze, scali, chiese, intere contrade, entro tutte le città d'Oriente. In una prima
fase, fin dopo la metà del '200, primato di Veneziani, più vicini e più forti, più
esperti dell'ambiente orientale, meno attardati da devastazioni saracene. Quel
primato ricevé suggello dopo la quarta crociata, che fu impresa soprattutto di
Venezia e si risolse specialmente a suo vantaggio. La restaurazione della
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dinastia greca, voluta e preparata da Genova, segnò anche la prevalenza della


Superba in Oriente. Il trattato di Ninfeo, conchiuso fra Genova e Michele
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  VII
Paleologo, imperatore di Nicea, fu tra i più accorti atti di politica coloniale in
(/index.html)
Oriente. Da allora, si delineò sempre più come una divisione dell'Oriente in
CATALOGO (/CATALOGO/)
due sfere d'influenza: Genova, più forte nella Siria, nella regione costiera della
Piccola Armenia (Adana), a Costantinopoli, nel Mar Nero, nel Mar d'Azov,
fino a Tana. Sorge, nel Mar Nero, la grande colonia di Caffa, che poi diventa
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
anche vescovato. E più le colonie cristiane di Siria e Palestina diventano
malsicure, più acquistano importanza le altre che sono attorno al Mar Nero:
importanza non solo commerciale ma anche ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) religiosa. Venezia, invece, si
(/TRECCANIARTE/)

consolidò nell'Egeo. Ebbe le grandi isole, massime Creta e l'Eubea, base della
potenza veneziana in Oriente. E sia perché erano terre più vicine e popoli più
affini, sia perché Venezia aveva più largo
TRECCANI spirito(/CULTURA/)
CULTURA di romana umanità, essa
costruì più durevolmente, creò veramente una civiltà veneziana e italiana in
Oriente, legò una sua tradizione levantina alla nuova Italia del sec. XIX. Anche
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Pisa ebbe un'eccellente posizione in Levante: in certi momenti e luoghi, anzi,
pari e superiore a quella dei Genovesi, come a Costantinopoli nel sec. XII.
Campo d'azione di questa città fu, però, specie l'Africa settentrionale, meta
delle sue giovanili spedizioni nel secolo XI: cioè la regione a ovest delle Sirti, da
Tunisi a Ceuta. Il dominio della Sardegna favoriva.

Entro questi limiti geografici si svolse, si espanse, quella che si può chiamare
l'attività coloniale degl'Italiani dal secolo XI al XIV. Sono anche Italiani
dell'interno. Spirito d'avventura, insofferenza del piccolo ambiente cittadino,
richiami del fascinoso oriente, pellegrinaggi che possono anche dare occasione
a traffici e imprese di guerra e acquisto di preda, sollecitano anche Veronesi e
Piacentini, Lucchesi e Bolognesi e Fiorentini. Ma i più sono Italiani delle città
marinare, specialmente del nord, e gente dedita al commercio: per quanto
commercio marittimo e guerra e corsa e acquisti coloniali non fossero poi cose
tanto diverse e disgiunte, da non formare spesso una vicenda sola. A volte, da
questa attività fra privata e pubblica, fra militare e piratesca, nascevano acquisto
di terra e signorie, simili a quelle che nascevano in terraferma per opera di
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feudatarî, uomini di parte, vicarî imperiali e funzionarî di città. Corsari e


mercanti insieme furono 
parecchi di quei privati cittadini che in Oriente
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

conquistarono con proprî mezzi un'isola o una città di terraferma, ne ottennero


(/index.html)
il riconoscimento dalla madrepatria, vi fondarono una dinastia: i Sanudo a
CATALOGO (/CATALOGO/)
Nasso, i Dandolo ad Andro presso l'Eubea, i Quirini a Stampalia, i Contarini ad
Ascalona, tutti Veneziani; i genovesi Gattilusio a Eno, sulla costa di Tracia, a
Samotracia, a Imbro, a Lesbo, aSCUOLA
Taso, a(/TRECCANISCUOLA/)
Lemno, Ghisolfi a Matrega fra Mar
Nero e Mar d'Azov, De Marini a Bachtar sul Mar d'Azov, i Senarega a Castel
d'Elci sulle foci del Dniester, Cattaneo della Volta a Metelino, Da Castello a
Focea e Scio. LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Ma accanto a costoro, i numerosissimi nuclei stabili di popolazione, che di


solito son parte di una maggiore città, ma
TRECCANI qualche
CULTURA volta costituiscono una città
(/CULTURA/)

a sé, distinta dall'altra, come ad Altoluogo, presso l'antica Efeso, allo sbocco
della strada Baghdād-Costantinopoli sull'Egeo, dove, nel'300, è in alto la città
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
turca e lungo la marina la città italiana. Sono le vere colonie della nuova
borghesia mercantile, vere propaggini della madrepatria, con istituzioni
modellate su quelle di Pisa o Genova o Venezia, con la chiesa consacrata alla
stessa divinità protettrice. I coloni vi godono libertà di commercio, esenzione
di tributi, redditi fiscali proprî. Spesso, come nella Siria, dove questo complesso
di privilegi fu più grande che altrove perché più importanti quelle colonie;
spesso, anche una discreta zona di terre attorno, coltivate da indigeni per il
possessore italiano. Di solito, sono attaccati alla costa o al vicinissimo
retroterra, questi nuclei d'Italiani: e lì, attendono le merci recate dall'interno.
Ma spesso, di lì s'irraggiano verso l'interno. Nel '200, a Iconio, nel centro
dell'Anatolia, il commercio di alcune derrate è monopolio di Veneziani e
Genovesi, i quali si mantennero in strettissimi contatti con gl'imperatori greci,
nel sessantennio che essi ebbero laggiù la residenza. E Veneziani, Genovesi,
Pisani, Piacentini tentano le vie della Piccola Armenia, dai porti della Cilicia,
specialmente da Laiazzo; fanno il commercio carovaniero per l'Asia anteriore e
la Persia. Qualche italiano si spinge fino al cuore della Moscovia: e nel 1300, se
ne trovano a Novgorod, con i più numerosi mercanti tedeschi. Ma la più
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grande peregrinazione, nell'interno d'uno sconfinato continente, è della


seconda metà del '200, proprio  il
del tempo che segna, sotto molti rapporti,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

maggior empito . dell'attività mercantile degl'Italiani. Dopo Giovanni da Pian


(/index.html)
dei Carpini, umbro, uno dei compagni di S. Francesco; dopo Giovanni da
CATALOGO (/CATALOGO/)
Montecorvino, che rappresentarono la penetrazione diplomatico-religiosa del
papato e del cattolicismo romano fra i Tatari d'Asia, ecco i Polo veneziani:
Marco Polo, specialmente, totiusSCUOLA
orbis et(/TRECCANISCUOLA/)
Indiae peregrinator primus.

Quadro diverso, a Occidente, nella stessa epoca o poco più tardi. Qui gl'Italiani
sono solo mercanti, cambiatori, banchieri. Assai
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEper tempo, se ne vedono in
(/TRECCANIARTE/)

Portogallo e in Spagna, a Barcellona e in Aragona: Genovesi e Toscani,


specialmente di Pisa e Firenze. Poi si volsero alla Francia. E la Francia divenne
terra di buoni affari per gl'Italiani, Piemontesi, Lombardi e Toscani: prima la
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Champagne e la Francia meridionale, dove nel secondo '200 mercanti di città


guelfe, specie Lucchesi, trovarono buona protezione; poi, nella Francia
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
occidentale, a Parigi. E cominciò ad annodarsi quel legame dei Fiorentini con
terra di Francia che poi farà di Firenze uno dei punti d'appoggio della politica e
della penetrazione francese in Italia. Lì, campo propizio ai prestiti e alle usure e
buona scuola di pratica commerciale. Sul finire del '200, anche l'Inghilterra si
apre agl'Italiani, per il commercio del denaro, della lana, delle merci orientali.
Intanto, altri Italiani coltivano le Fiandre, altri la Germania. Dalla Germania e
dalle Fiandre essi giungono in Ungheria e Polonia, dove s'incontrano con altri
Italiani che vengono dal Mar Nero.

Naturalmente la maggiore importanza loro, per numero e funzioni, è


nell'Europa occidentale, in certa misura, nell'Europa centrale. Agenzie e agenti,
relazioni d'affari e giro di capitali hanno a Lione, a Marsiglia, a Norimberga, ad
Augusta, a Troyes, a Bruges, a Parigi, a Barcellona, a Londra, altrove. Si forma
una vera aristocrazia, che è denaro e intelligenza insieme, ed esercita azione
europea per un paio di secoli e più, avanti che molte porte le si chiudano o essa
stessa si logori di fronte a mutate condizioni delle nuove economie nazionali.
Essa conta gli Scarampi, i Soleri, i Malabaita di Asti, i Crivelli, i Taverna, i
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Pozzobonelli, ecc., di Milano; i Ricciardi, i Cenami, gli Arnolfini, i Rapondi, i


Bonvisi, i Burlamacchi ISTITUTO
di Lucca;(/ISTITUTO/)
i Salimbene, i Gallerani, i Tolomei, i 
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Bonsignori, ecc., di Siena; i Bardi, gli Ardinghelli, i Peruzzi, gli Acciaiuoli, gli
(/index.html)
Albizzi, i Cavalcanti, i Sassetti, i Frescobaldi, poi i Medici, di Firenze. Vengono
CATALOGO (/CATALOGO/)
dalle file del patriziato consolare e, taluni sono nobiltà rurale inurbata, poiché
terra ed aree urbane, cresciute assai e rapidamente di valore dopo il sec. XI,
hanno non poco concorso alla formazione del capitale; oppure vengono dal
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
piccolo traffico, dal cambio della moneta, dal lanificio. Comunque, sono le
potenze finanziarie del tempo, relativamente, e a volte assolutamente, grandi
potenze, anche nella politica. La storia ricordaARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) re e(/TRECCANIARTE/)
baroni: ma alle loro spalle,
consiglieri, finanzieri, finanziatori, ecco questi Italiani accortissimi, che sanno
adattarsi al luogo e al tempo, essere umili e orgogliosi, violenti e astuti.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Rafforza la posizione finanziaria, il credito e l'influenza politica loro la stretta


relazione in cui, a una certa epoca, entrano con la S. Sede. A banche italiane e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
alle loro succursali all'estero, la curia affida il deposito fiduciario e la
trasmissione a Roma delle somme riscosse dai collettori di decime e rendite
ecclesiastiche in tutte le parti del mondo cattolico, assai cresciute dopo la
riforma gregoriana, che volle essere e fu anche organizzazione fortemente
unitaria e monarchica della Chiesa, rivendicazione di molte "libertà" e diritti e
censi ecclesiastici. Abbondanti esse sono nel '200, al tempo del grande prestigio
internazionale del papato e del grande numero di prelati italiani rivestiti di
uffici e prebende in Germania, Francia, Inghilterra. Questo compito di
trasmissione appare, già sul principio del '200, assunto dalle società mercantili e
bancarie italiane, quelle stesse che con i prestiti sovvenivano ai bisogni delle
chiese e contribuivano potentemente alla secolarizzazione e mobilitazione del
grosso possesso fondiario ecclesiastico, in Italia e fuori. Roma, così, si
avvantaggia dell'organizzazione capitalistica italiana, nel tempo stesso che la
promuove. Quelli che in Italia, prima degli altri, instaurarono o resero intimo
questo rapporto d'interessi con la S. Sede, furono i Senesi, specialmente con i
loro Bonsignori. Fin oltre la metà del '200, i Senesi conservarono questa
posizione di quasi arbitri delle finanze pontificie, giocando di destrezza per
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conciliare il loro ghibellinismo politico con il guelfismo finanziario. Ma, venuta


Benevento, i Fiorentini,ISTITUTO
che combattevano e ormai vincevano in ogni
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
campo i
Senesi, li vinsero anche in questo. I banchieri di Firenze, come prepararono la
(/index.html)
riscossa guelfa per desiderio di più intimi rapporti con la S. Sede, così ne
CATALOGO (/CATALOGO/)
raccolsero il frutto. Allora, s'inaugurò quel primato bancario, che fu pure
commerciale e industriale, di Firenze, che durò due secoli, resistendo
fortemente anche a fieri colpi diSCUOLA
fortuna. Città democratica quanto mai, la più
(/TRECCANISCUOLA/)
viva mobile agitata piazzaiola città italiana, da una parte, Firenze fu anche città
di plutocrazia, rappresentata un po' dai gruppi capitalistici delle Arti maggiori,
base della costituzione,LIBRI
più (/TRECCANILIBRI/)
ancora dai capitalisti ARTEmagnati, gli Scali, gli Spini, i
(/TRECCANIARTE/)

Bardi, i Mozzi, ecc., che sono esclusi dagli uffici o a gran fatica vi entrano, ma
hanno banco e giro ampio di denaro, e beni fondiarî che servono a consolidare
la ricchezza fondiaria e dar credito all'estero,
TRECCANI CULTURAe relazioni d'affari e di parte con la
(/CULTURA/)

S. Sede. Firenze rappresenta tipicamente la generale tendenza dei ceti e delle


città, che erano interessati al commercio e alla banca internazionale, di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
accostarsi anche politicamente a Roma. Anche quando i Fiorentini vollero fare,
al tempo di Dante, una politica d'indipendenza dalla S. Sede, i mercatores curiae
rappresentarono l'estrema punta guelfa, protesa verso Roma. Non contavano
molto nel governo legale della città, ma facevano sentire in tanti modi la loro
presenza e davano una forte impronta alla politica della città.

Questa operosa presenza, quasi onnipresenza, d'Italiani in tanta parte d'Europa


e su tutto il bacino del Mediterraneo, non mai interrotta dopo Roma,
rinnovatasi in modo nuovo e libero dopo il Mille, giunta alla sua maggiore
intensità e ampiezza attorno al 1300; è grande fatto della storia economica e
anche politica europea. Esso concorse tanto a creare la nuova economia e il
nuovo capitalismo, quanto a promuovere la nuova forza delle monarchie, certe
loro iniziative politiche, la stessa invadenza di alcune di esse nelle cose italiane.
Nell'Italia delle città, poi, creò una ricchezza grande che si ritrova nel
rinnovamento edilizio loro, nel carattere monumentale che esse acquistarono,
nell'elevato tenore di vita della borghesia. Ebbe la sua efficacia anche nella
formazione del carattere del popolo italiano. L'abitudine alle iniziative, la
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necessità di contare essenzialmente sulle proprie forze, rinvigorirono lo spirito


individualistico: quello ISTITUTO
stesso spinto 
che intanto corrodeva la vita municipale
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
e
preparava un nuovo ordine politico e una nuova cultura, incarnandosi in
(/index.html)
capiparte e signori, in poeti e artisti. I contrasti frequenti con genti diverse e,
CATALOGO (/CATALOGO/)
spesso, ostili aiutava gl'Italiani a ritrovare la loro sostanziale affinità, a sentirsi
più vicini e solidali, nonostante le gare, a volte vere guerre, che pur seguitavano
a dividerli, specialmente nelle colonie d'Oriente, dove la loro libertà d'azione
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
era maggiore e minore il freno dall'alto. Maggiore invece questa solidarietà,
dove questo freno agiva, come fu in Francia. Qui essa si espresse anche in
forme associative, in vaste
LIBRI federazioni di particolari
(/TRECCANILIBRI/) associazioni di Astigiani,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Bolognesi, Romani, Pistoiesi, Senesi, ecc., stanziati nelle varie città di quel
regno. Essi si sentono di più la stessa gente, anche perchè tali li considerano i
forestieri in mezzo a cui vivono. Essi sono
TRECCANI i "Lombardi",
CULTURA (/CULTURA/)parola che, specie in

Francia, seguita a indicare gl'Italiani, quanto meno gl'Italiani del regno, non
ancora invalsa la parola "Italiani"; ma anche in Inghilterra e nei Paesi Bassi e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
altrove. E la "Via dei Lombardi" si trova a Parigi e ad Avignone come a Londra,
a Bruges, e anche ad Amburgo.

Cultura di borghesia nell'Italia del '200. - Sforzo di creare nuove istituzioni e


difenderle dagli assalti del mondo feudale, più intensa attività economica che
mette capo a una nuova economia, ascesa di ceti e strati sociali nuovi, più larga
esperienza di mondo, rappresentavano naturalmente anche una nuova cultura,
spiriti nuovi e forme nuove. È sorta la nuova architettura religiosa e civile
insieme. Gli statuti si arricchiscono di disposizioni di polizia urbana. Il costume
si viene raffinando, pur mentre gli odî di parte s'inaspriscono e il diritto
punitivo si fa più crudele. L'urbanità prende il posto dell'antico tratto quasi
rusticano: ed è quasi cerimoniosità nel saluto, nella conversazione. Si
apprezzano le amabili doti dell'intelligenza e lo scherzo arguto, l'arte del cantare
e suonare e poetare. È cresciuta la considerazione per il bel parlare in pubblico
o in occasioni solenni della vita familiare. La parola adorna ed efficace, si dice, è

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più efficace della spada. E c'è già la tendenza a molto confidare nei sottili
accorgimenti dell'ingegno. Tutto questo nasce in regime di popolo, nei
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

parlamenti e nei consigli, fra capiparte e demagoghi.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Nello stesso regime di popolo acquista un posto centrale lo studio del diritto,
che trova nelle università o "studî" la sua sede. Risponde esso al bisogno di una
società che muta le sue assise fondamentali, deve regolare i rapporti con
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
l'Impero e la Chiesa, conciliando e rivendicando, costruire nuovi istituti e
gerarchie di uffici, innovare nel campo del sistema possessorio e familiare, nel
commercio marittimoLIBRIe nelle questioni del credito,
(/TRECCANILIBRI/) nei rapporti internazionali e
ARTE (/TRECCANIARTE/)

del diritto corporativo. Si pensi a tutta la multiforme attività statutaria, del


comune, del popolo, delle Arti, già nel'200, persino in piccole terre, non senza
ironia della gente dotta in lettere e in diritto.
TRECCANI CULTURA Sono questi statuti, da principio,
(/CULTURA/)

mera consuetudine scritta, per i giuristi che li guardano un po' dall'alto in


basso, essi che attendono a chiosare e glossare i loro testi giustinianei. Ma
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
presto la realtà s'impone. Il nuovo diritto pubblico attira l'attenzione, essendo
quello romano spesso ormai inapplicabile. Nel'200, il nuovo diritto statutario è
lex, può derogare anch'esso a ogni legge o diritto precedente, si mette a fianco o
al di sopra dei canoni, cede solo alle prescrizioni del Vangelo. Questo pullulare
di leggi coevo allo svilupparsi della vita di popolo, vuol dire anche litigiosità
pubblica e privata, moltiplicazione di tribunali, pullulare di giuristi e notai e
avvocati per molte funzioni, e loro straripare anche nella vita politica. Essi
interpretano, applicano, creano la legge, ma anche la svalutano nell'opinione
pubblica, contribuiscono a turbare il semplice ma fermo concetto antico del
giusto e dell'ingiusto, del lecito e dell'illecito. Ma in questa attività di legisti,
maestri di diritto o pratici della legislazione statutaria, si deve pur vedere il
diritto italiano che nasce, fatto di residui germanici e di più numerosi elementi
romani, di diritto scritto e di diritto volgare: il tutto rivissuto, fuso,
armonizzato, attraverso la vita della borghesia.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Si aggiunga che nel '200 questi uomini di legge sono, per nove decimi la classe
colta per eccellenza. Non 
solo lo studio e il ravvivamento del diritto romano
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
e
la legislazione statutaria sono opera loro. Ma essi sono anche, per la più parte, i
(/index.html)
cronisti: uomini di legge sono Senzanome cronista fiorentino, Rolandino
CATALOGO (/CATALOGO/)
cronista della Marca Trevigiana, borghese di Padova, fiero nemico di Ezzelino,
pur subendone un poco il fascino; Gherardo Maurizio di Vicenza, partigiano e
cancelliere di Federico II, apologista di Ezzelino. E si sa quale posto occupi,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nella produzione intellettuale del '200, la cronaca, emanazione della città e delle
parti, eco delle lotte comunali e delle lotte fra imperatori e papi, fra guelfi e
ghibellini, ma nel tempo stesso
LIBRI specchio dellaARTE
(/TRECCANILIBRI/) vita(/TRECCANIARTE/)
regionale e italiana, aperta
anche, con più o meno chiara visione dei nessi, alle cose di Alemagna o Francia
o Inghilterra: a differenza della più antica o coeva storia imperiale o papale,
sospesa quasi nel vuoto della sua universalità,
TRECCANI CULTURAe (/CULTURA/)
della cronaca monastica,
circoscritta alle vicende del monastero. Quanto poveri di prosa romanzesca e.
fino al sec. XIII, di poesia, altrettanto ricchi di storia. Sono anche, quegli
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
uomini di legge, i letterati del tempo, i primi poeti volgari, alla corte di
Federico II o a Bologna o nelle città toscane; sono i primi intermediarî, come
giuristi e come letterati, tra l'antica cultura classica e il nuovo mondo al cui
servizio essa è posta: si ricordi Pier della Vigna. Il volgare comincia a essere
adoperato come lingua letteraria, subendo naturalmente, nel suo sforzo di
nobilitarsi, l'influenza riflessa del latino. Esso prende il posto in parte del latino,
in parte del francese e del provenzale, assai diffusi in Italia, presso uomini di
lettere e di affari e di corte, insieme con la lirica provenzale e le canzoni di gesta
e i romanzi francesi e bretoni. E fa le sue prime prove nella corrispondenza d'
affari dei mercanti e negli atti legislativi: cioè per scopi essenzialmente pratici.
Ormai il volgare italiano ha vinto, rompendo la crosta latina e quella francese
che ne avevano ritardato lo sbocciare e fiorire. Si manifesta, in questo, la
nazione italiana, di cui la comune lingua è fattura e fattrice: come si manifesta
in altre attività spirituali, in certa religiosità non ascetica ma conciliata con la
natura e con la vita civile, quale è la religiosità francescana; in certo concreto
filosofare, sostanziato di osservazione del mondo naturale e di tendenze
sperimentali, lontano dall'astratta universalità della filosofia medievale e
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chiesastica, quale è il filosofare di Federico II; infine nell'arte architettonica e


figurativa che, dal sec. XI al XIV, riempie di grandi monumenti più o meno
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
anonimi la penisola, da Bari a Milano, o compie le prime gloriose affermazioni
(/index.html)
individuali con Niccolò e Giovanni Pisano, con Cimabue e Giotto.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Lo studio del diritto romano e statutario, il crescente richiamarsi all'antichità


classica, dopo la renovatio del secolo X, il volgare che assurge a lingua letteraria,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
il nuovo filosofare e, in certi limiti, anche la nuova arte, portano chiari segni,
anzi sono il segno di quel particolare carattere secolaresco che la nuova cultura
italiana viene assumendo. LIBRIL'Italia, come è centro
(/TRECCANILIBRI/) ARTEdella società ecclesiastica
(/TRECCANIARTE/)

cattolica, così alimenta anche per prima un vero e proprio laicato, che si
presenta in stato di latente o aperto contrasto con essa. Le grandi correnti
teologiche muovono piuttostoTRECCANIdalla Francia e dall'Inghilterra che non dall'Italia,
CULTURA (/CULTURA/)

sia pure per il contributo di uomini emigrati lì dall'Italia, Lanfranco pavese e S.


Anselmo d'Aosta. In Italia, piuttosto prevalenza di scuole di cultura laicale, cioè
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di arti liberali e legge civile: fatto segnalato anche da stranieri, insieme con
quello della diffusa passione per gli studî, come fatto caratteristico dell'Italia. Al
posto di Parigi, Bologna, con Irnerio e successori; e Palermo, emporio di
elementi culturali arabi e bizantini sotto i Normanni e, poi, con Federico II
officina di vario filosofare, anelante a verità diverse da quelle della scolastica. È
stato notato che in Italia dall'epoca barbarica in poi, anche architetti e scultori
sono, a differenza degli altri paesi, specialmente secolari: avanti che il sec. XIII
porti alle arti costruttive i cisterciensi e poi i "mendicanti". Ora, tutto questo si
fa sempre più visibile. Le stesse attività pratiche della nuova borghesia, hanno
qualcosa di antichiesastico: il commercio, ad esempio, che fu modo e mezzo di
emancipazione dallo spirito della chiesa medievale, come anche dal vecchio
stato feudale. Col commercio, anche, la nuova borghesia si avvicinò a gente
d'ogni credenza, passando sopra a scrupoli religiosi e a divieti papali,
abituandosi a valutare gli uomini come uomini e non come credenza religiosa.
Si aggiunga la potente affermazione chiesastica e teocratica in Italia nel sec.
XIII, che generava energiche opposizioni, capaci d'investire, con i rapporti
pratici, idee e sentimenti. Ne vennero alimentate certa più intima e non sempre
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

e in tutto chiesastica religiosità e certo anelito di diretta comunione con Dio,


come si vede in qualcheISTITUTO
filone della 
ricca miniera francescana; certe aspirazioni
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

a una riforma della Chiesa in capite et membris, caldeggiata nel '200 e '300 da
(/index.html)
tanti e un po' praticata da uomini di chiesa e di mondo. Più ancora, si ebbe un
CATALOGO (/CATALOGO/)
orientamento mentale, un senso della vita, una considerazione dei valori
spirituali, che non erano quelli rappresentati e avvalorati dalla Chiesa. Si
guardava sempre al cielo, comeSCUOLA
a patria(/TRECCANISCUOLA/)
vera: ma con quanta passione, con
quanta intima comunione, con quanta rispondenza fra sentimenti e pensieri, si
vive ormai anche la vita della patria terrestre!
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Vi è poi chi si dà agli studî, dimenticando ormai che essi debbano essere scala
per salire alle verità religiose. Vi è chi comincia ad accostarsi ai classici con
spirito meno ingombro e qualche desiderio di ritrovarli nella loro genuinità,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

come ritrovare il genuino diritto romano cercano i giuristi, sotto le


interpretazioni ad esso sovrapposte. Nel girovagare di mercanti e nocchieri per
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
terre e mari, già s'intravvede qualcosa più che solo il desiderio di trovare spezie
e guadagnare fedeli a Cristo. Vi è chi si lascia prendere tutto dal fascino di
misteriosi fatti e rapporti, come la vita animale, le proprietà fisiche dei corpi,
l'origine del linguaggio, la espressicne della fisionomia umana, il corso degli
astri. Il sec. XIII conta già, in Italia, gli appassionati di scienze esatte e zoologia,
gli alchimisti e sperimentatori e astrologi, al seguito di re e signori e capitani di
guerra, Ezzelino o Guido da Montefeltro. Sulle vecchie tendenze profetiche si
innestano quelle astrologiche e magiche che sono proprie del Rinascimento e
accompagnano i primi conati delle scienze fisiche e naturali. Il senso della
ferrea dipendenza dell'uomo da Dio comincia a rilassarsi: e appare, divinità
nuova, la Fortuna, che sta quasi fra Dio e l'uomo e prelude al riconoscimento
dell'uomo come faber suae fortunae. Appare l'empio dubbio o negazione
dell'immortalità dell'anima, si esclude la creazione del mondo per affermarne
invece l'eternità, si ammette l'equivalenza del cristianesimo e dell'islamismo e
del giudaismo, si chiede se la religione sia opera di Dio o degli uomini, si
discute sulla storicità della persona di Cristo e sulla sua divinità. Si nota come
un progresso nella fiducia dell'intelletto, come una crescente ritrosia a credere
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ciò che non si giustifica razionalmente o non cade sotto i sensi; l'avanzarsi di
quel dubbio che prepara,  un
attraverso lo scetticismo sul sapere tradizionale,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nuovo sapere. Un re già ricordato, Federico II, occupa un posto notevole in


(/index.html)
questo nuovo orientamento degli spiriti, in questo dubitare e interrogare: come
CATALOGO (/CATALOGO/)
lo occupa nella storia del nuovo concetto dello stato, sorto non solo divina
gratia ma anche necessitate cogente, cioè per esigenze naturali degli uomini
associati. E accanto a un re, anche un papa,
SCUOLA Benedetto Caetani, poi Bonifacio
(/TRECCANISCUOLA/)

VIII, quale ci lasciano intravvedere gli atti del processo che, lui morto, la curia
avignonese ordì contro la sua memoria, sotto lo stimolo di Filippo il Bello e
degli altri acerrimi nemici
LIBRIsuoi. Senza lo spirito
(/TRECCANILIBRI/) antichiesastico
ARTE e paganeggiante
(/TRECCANIARTE/)

di un Federico II e la torbida natura di un Bonifacio VIII, Dante Alighieri,


cittadino di Firenze e poeta, poteva affermare anteriore alla Chiesa e scaturito
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
direttamente da Dio lo stato, con tutti i compiti deha pace e dell'ordine terreno;
affermare la legge umana, cioè naturale, coincidente con la volonta stessa e
giustizia divina, e quindi capace diACQUISTA
dar essa(/EMPORIUM/)
sostegno alla virtù. Insomma, un
principio di base propria, cioè naturale e umana, data alla morale.

Questo sforzo di dare valore proprio alle cose terrene, cioè di emancipare
spiritualmente la vita dalla pesante tutela, anche giuridica e politica, della
Chiesa; questo sforzo che rivela il precoce carattere secolaresco della cultura
italiana e dà una sua fisionomia al popolo italiano ora in formazione, è aiutato
dal culto crescente dell'antico, dal culto di Roma. Il culto dell'antico e di Roma,
che pur nasceva dalla vita, concorse alla riabilitazione morale della vita stessa.
Si comincia con l'esaltazione della romanità, considerata come una cosa divina,
frutto di divina volontà, per giungere a investire tutto l'umano. Questa
esaltazione la fanno i giuristi, gli uomini colti di nuova coltura, i sostenitori
dell'autonomia del potere civile. Federico II è quasi maniaco dell'antichità.
Contemporaneo a Federico, ma uomo d'altra famiglia, Boncompagno da Signa
fu grande beffeggiatore di chierici e, insieme, preannunciatore di umanesimo e
di umanisti, con la loro sete di sapere, le loro vanità da letterati, il loro spirito

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polemico, la loro mania vagabonda. Più tardi, nel De Monarchia Dante,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
attaccando il papato teocratico, 
farà tutta una difesa e apoteosi del popolo
romano.
(/index.html)
Di contro, decretalisti e canonisti, nel sec. XIII e XIV.
CATALOGO (/CATALOGO/)
A questa nuova cultura - elaborazione di elementi preesistenti o venuti da fuori
e creazione - tutto il popolo italiano concorse. Nei secoli XI e XII, specialmente
lombardi erano gli architetti romanici. E insieme e dopo, Palermo rappresenta
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
un grande centro d'influenze a cui tutta la penisola si apre: Palermo col suo
nuovo filosofare, con la sua poesia volgare, con la sua autonoma elaborazione
di elementi di cultura arabi e bizantini che, altrove,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) stimolano la nuova attività
ARTE (/TRECCANIARTE/)

scientifica. E poi, l'Umbria, che dà quella sua vita religiosa in cui trovano sfogo
e appagamento tante tendenze d'incerta e inquieta ortodossia, quel suo quasi
nuovo vangelo che colora di sèTRECCANI
per un secolo tutta la religiosità italiana quei
CULTURA (/CULTURA/)

suoi uomini rappresentativi, primo fra essi S. Francesco d'Assisi che è santo
italiano per eccellenza e preannunciatore d'italiano rinascimento, e ha in Italia
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
la sua maggiore forza generativa. E Pisa, che ha posizione egemonica nell'arte,
specialmente nella scultura. E Bologna, la città di Guido Guinizelli e dei primi
grandi progressi della nuova poesia volgare; la città che fu la scuola di diritto
per i Lombardi, Siciliani, Toscani, Pugliesi, ecc., oltre che per il mondo intiero.
Essa raccolse da tutta Italia, da tutta la tradizione romana e a tutta Italia
distribuì per mezzo dei suoi innumerevoli maestri e scolari, che sono poi i
reggitori e giudici e consultori e statutarî e legislatori di ogni città e del regno di
Sicilia, gli elementi di una comune cultura giuridica, che è poi il nuovo diritto
italiano.

E Firenze? Alla fine del '200 è ormai o si avvicina di gran passo il suo momento.
Già grande la sua influenza finanziaria, commerciale, politica, da un capo
all'altro della penisola e fuori. Essa rappresenta in modo tipico il nuovo
capitalismo dai mille tentacoli, costruttore e distruttore insieme, politicamente
opportunista, attaccato alla curia romana eppure economicamente
rivoluzionario, suscitatore di scrupoli morali entro gli stessi cittadini di
Firenze, non ancora riusciti ad adeguare realtà e pensiero. Ma da Firenze,
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anche, irraggia il nuovo volgare che il Cavalcanti e l'Alighieri e altri suggellano


con opere di poesia e prosa, di prosa artistica e scientifica. Esso prevale
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
sugli
altri dialetti toscani e, allargandosi con lento vigore su tutta la penisola, prevale
(/index.html)
su tutti i dialetti non toscani come lingua letteraria e nazionale, simile alla
CATALOGO (/CATALOGO/)
lingua dell'Île de France, ma non aiutata, come questa, dalla forza di nessuna
monarchia. È una conquista: ma fatta in virtù di un proprio vigore. Preesiste
una non visibile omogeneità e unità: ora si fa più visibile e dinamica.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

La figura morale del nuovo italiano. - Impresa difficile, pur conoscendo quali
sono i suoi istituti giuridici e il suo diritto, la ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) sua arte, il suo linguaggio
(/TRECCANIARTE/)

letterario, ecc., disegnare la figura morale di questo Italiano, giunto ora a una
tappa importante della sua storica formazione. Ma possiamo considerare che la
società italiana, plasmatasi in mezzo a un'attività
TRECCANI politica e giuridica
CULTURA (/CULTURA/)

straordinariamente intense e nella larghissima pratica del commercio e


dell'artigianato, sopra un fondamento di vecchia cultura rimasta sempre
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
abbastanza viva e rispondente alla vita, ha ora il suo uomo rappresentativo,
l'uomo che dà il carattere di una civiltà in un determinato momento, nell'uomo
di legge, e, fra poco, nell'uomo di lettere; non meno, nel mercante capitalista e
nel mercante artiere. Relativa agiatezza di vita e raffinatezza di costumi,
energica operosità, in patria e fuori , patria, rivolta specialmente alle faccende
economiche e civili; crescente autonomia e individualità, di fronte alla
consorteria, al comune e alla Chiesa, non disgiunta da un operoso senso
religioso; abitudine e attitudine all'iniziativa, con relativo esercizio di
responsabilità; spirito sereno e gioviale, tralucente pur di tra le crudeli lotte
civili, conciliato anche intimamente con la vita mondana e con le belle e vane
cose che l'adornano, sentimento della libertà personale e interna compostezza e
fierezza e apprezzamento di sé e certo disdegno della plebe e amore di
riputazione e tendenza a cercare sempre più in sé e vicino a sé i fini della vita. Il
frequente andare per il mondo ha saturato di esperienze, ha allenato a tutti i
climi questo Italiano, già ben predisposto, lo ha abituato a non sentirsi estraneo
in nessun luogo e a considerarsi un po' cittadino del mondo, ha arricchito la sua
umanità. E poi, una invidiabile ricchezza di risorse e di espedienti in tutti e per
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tutti i casi della vita, nessuno dei quali lo trova impreparato; attitudini
svariatissime, nelle diverse 
regioni e persone e in una stessa persona. Facile
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

trovare chi sappia, insieme, sbrigare un'ambasciata, redigere uno statuto e


(/index.html)
governare una terra come podestà o capitano, sovrintendere alla moneta e
CATALOGO (/CATALOGO/)
trattare un'impresa finanziaria, dirigere la costruzione d'un pubblico edificio e
bene arringare la folla, conversare con acconci modi e parole e spesso lavorare
manualmente con senso d'arte.SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Si veniva rivelando agli stranieri questo popolo di Italiani o, meglio,


"Lombardi". E anche nei confini
LIBRI della penisola,
(/TRECCANILIBRI/) cresceva
ARTE il sentimento non solo
(/TRECCANIARTE/)

della comune discendenza romana ma della comunanza di lingua e costumi e, in


certi momenti, d'interessi. Il '200 fu tutto di urti con stranieri. E questo aiutò.
Innocenzo III, Gregorio IX, Innocenzo IV si richiamarono
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/) alla "libertà e felicità

dell'Italia"; calcarono la voce sulle differenze fra Italiani e Tedeschi, "razza


brutale, con strana lingua e strani sentimenti"; inveirono contro la "detestabile
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
guerra" che, mentre avrebbe dovuto expugnare exteros, metteva Italiani contro
Italiani. Manfredi, nell'imminenza della minaccia angioina, parlava agl'Italiani
dell'onore che ad essi sarebbe venuto dal vincere Carlo e i Francesi, sebbene
anch'egli avesse mercenarî tedeschi al suo servigio. Ma gl'Italiani si mettevano
di fronte a costoro, amici o nemici, come a stranieri. Rozzi e grossolani
apparivano i Tedeschi; avidi, presuntuosi, vani i Francesi. Sentimento
antitedesco o antifrancese, è vero, è anche sentimento di guelfi e ghibellini: cioè
espressione di partito o fazione più che di sentimento nazionale. Ma non è
solamente questo o lo è sempre meno: ed è anche qualcosa di più, qualcosa in sé
stesso. Anche perché più facilmente si trova in quei maggiori centri municipali
e di partito nei quali più e meglio si esprime la nuova vita specificamente
italiana: come Milano nel secolo XII; così, e più ancora, Firenze, nei secoli XIII
e XIV. La quale, al principio del '300, ci mostra documenti di chiara eloquenza,
come consapevolezza piena di ciò che quella nuova vita è. Firenze è città guelfa,
cioè partigiana, per eccellenza; quella che ora identifica il suo guelfismo con la

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sua prosperità mercantile, la sua libertà politica, quasi la sua esistenza. Ma essa
è anche la città italiana ISTITUTO
per eccellenza, 
la patria dei grandi trecentisti che
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

possono veramente chiamarsi i padri della nazione italiana.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
È necessario ricordare Dante? Potentemente vivono in lui gli elementi della
nuova vita italiana avviata a nazione, pur tra superficiali incoerenze, tra
attaccamento a cose ormai tramontate e visioni profetiche del domani. Egli è
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
essenzialmente un poeta, uno scrittore, una coscienza morale. E Dante italiano
si andrà a cercarlo, essenzialmente, in questa sfera ideale. Che se poi guardiamo
Dante politico, e cerchiamo come egli concepì
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) l'ordine
ARTE italiano, in sè e nei
(/TRECCANIARTE/)

rapporti con le istituzioni universali del Medioevo, noi troveremo che egli,
nimicissimo della teocrazia, vagheggiò, sì, il Sacro Romano Impero, ma
considerò l'Italia distinta dall'impero,
TRECCANIperché
CULTURAessa e solo essa era l'erede dei
(/CULTURA/)

Romani e cosa romana tutta quanta e legata da particolari vincoli a Roma.


Gl'Italiani erano per lui sudditi dell'impero, sì, ma pure cittadini del regno, anzi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
liberi cittadini del regno prima che sottomessi all'impero; di quel regno che non
era tanto il vecchio regno longobardo e carolingio, di Berengario e di Arduino,
insomma il regno storicamente delimitato a una parte della penisola, ma un
regno esteso idealmente a tutta la penisola. Sentì insomma potentemente
l'unità storica e morale dell'Italia. L'importanza nazionale di Dante è in questo,
oltre che nell'opera sua come poeta volgare. Ed è altamente significativo che,
pur non ponendosi né risolvendo egli come li abbiamo posti e risoluti noi i
problemi dell'unità, dell'indipendenza, del potere temporale dei papi, dello stato
laico, ecc.; egli sia apparso poi, quando questi problemi furono posti e si
cercarono i precedenti ideali e si tese l'orecchio alle lontane voci presaghe,
come assertore di unità patria, d'indipendenza nazionale, di papato spirituale,
di stato laico. E agì potentemente come tale; cioè, in un certo senso, fu un
assertore. Perciò egli sta come alle sorgenti della moderna storia d'Italia, anzi,
possiamo dire, della storia d'Italia: egli più del Petrarca e assai più del Boccaccio,
che pure, sotto certi aspetti, sono più modernamente italiani e più di lui sicuri
nel maneggio della lingua.

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Luci e crepuscolo del papato e dell'impero nel medioevo.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Da Bonifacio VIII a Enrico VII. - Al tempo in cui Dante così riviveva e quasi
(/index.html)
ricostruiva, idealmente, la vita dell'Italia, l'impero era assente dalla penisola.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Prevalevano partiti e forze antimperiali, le città tradizionalmente guelfe o
legate al guelfismo prevalevano sulle altre, i vicarî di Rodolfo d'Asburgo
avevano scarso riconoscimento,SCUOLA né esso né gl'immediati successori vennero a
(/TRECCANISCUOLA/)
cercare in Italia corona regia e imperiale. I re di Germania cominciavano a
operare nello stretto ambito dei loro paesi d'oltre Alpi, cioè, nel caso degli
Asburgo, nell'ambito dei loro
LIBRI possessi ereditarî
(/TRECCANILIBRI/) ARTEd'Austria. E come Asburgo e
(/TRECCANIARTE/)

come Austria, gl'Italiani se li troveranno poi nuovamente di fronte. Ma se


questi erano momenti gravi per l'impero, erano gravi anche per il papato. Era
scemata la sua capacità coordinatrice
TRECCANIdelle forze(/CULTURA/)
CULTURA politiche della penisola e anche
delle altre più lontane, dovuta in parte all'esistenza e potenza dell'impero.
Scaduto questo, veniva a mancare una delle ragioni che spesso avevano reso gli
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
stati particolari ben disposti a riconoscere l'autorità del papato anche nelle
forme della dipendenza feudale; veniva a mancare un'istituzione affine e perciò,
in un certo senso, solidale, egualmente avversa allo sviluppo degli stati
nazionali e territoriali. Si aggiunga, per il papato, la nuova e invadente
mondanità della Chiesa, di nuovo quasi sommersa dal fiotto del secolo; i fieri
dissidî entro la famiglia ecclesiastica (secolari e regolarí), la propaganda
anticurialista dell'ala estrema del francescanesimo. E ambizioni temporali di
vescovi, a servigio di una famiglia o di un partito; attriti in curia fra collegio
cardinalizio e papa, come fra baroni e re; discordie entro il collegio stesso, in
cui si rispecchiavano le gare tra le famiglie della nobiltà romana, fra cardinali
fautori di Francia e cardinali fautori di parte italiana. Invadenza delle grandi
potenze in curia: prima, francese, ora anche aragonese. Non c'è più, ora,
l'imperatore: ma altri è sottentrato, con più evidenti fini di sfruttamento
politico del papato, che sono anche fini di dominio italiano. È rotta l'unione
dinastica del regno di Sicilia e del regno di Germania. Ma un legame quasi
eguale si è stretto fra regno di Sicilia e regno di Francia. Di qui un senso di
malessere nella stessa curia, che spiega l'elezione di un Celestino V, anche come
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modo di uscire fuori dalle strettoie dei partiti e delle famiglie che, aspirando al
papato, rendevano estremamente difficili le elezioni. Ma la logica delle
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
cose
portava allora assai più verso i Niccolò III, gli Urbano IV, i Martino IV, i
(/index.html)
Bonifacio VIII, tutti papi politici, più o meno legati alle grandi monarchie o a
CATALOGO (/CATALOGO/)
potenti interessi familiari che bisognava promuovere e che si potevano,
insieme, utilizzare ai fini dello Stato della Chiesa. Erano tempi di lotta. I re
dell'Occidente manomettevanoSCUOLA senza freno e senza scrupoli ogni libertà
(/TRECCANISCUOLA/)
ecclesiastica, in materia finanziaria e giudiziaria. In Roma e nella Campagna
Romana, i Colonna sono in ribellione e trovano alleato il re di Francia, hanno
qualche intesa con gli Spirituali, che rappresentano
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) la religiosità assoluta in
ARTE (/TRECCANIARTE/)

lotta contro il papato politico e proclamano Bonifacio falso papa. I Fiorentini, i


guelfi fiorentini anch'essi alzano il capo contro le somme chiavi e si fanno
pietra di scandalo. I Siciliani non vogliono
TRECCANI piegare
CULTURA a un re vassallo della S. Sede
(/CULTURA/)

e rimangono fedeli a un re indipendente. Erano tutte questioni particolari e, in


gran parte, di fatto. Ma, per la natura dei tempi e dell'uomo che reggeva il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
papato e anche per l'interesse degli avversarî, sfociarono in un generale
contrasto ideale sulla natura del pontificato romano, sui rapporti fra esso e la
Chiesa, fra esso e il collegio cardinalizio, fra Stato e Chiesa. E si venne a
riaffermazioni solenni di diritti, da una parte e dall'altra; ad alte proclamazioni
di principî, a enunciazioni dogmatiche. L'assenza dell'impero, la quasi assoluta
indipendenza in cui gli stati particolari si erano messi di fronte a esso,
incoraggiavano il papato a elevarsi ancora di più sopra di loro, gli dava il senso
d'un illimitato diritto e dovere a farsi guida giudice arbitro nelle loro cose
interne. Solo il pontefice a nessuno è soggetto, se non al giudizio di Dio. Posse
summi Ponti icis est sine pondere numero et mensura, nello spirituale e nel
temporale. È il culmine della dottrina teocratica. La letteratura polemica
italiana è quasi tutta di parte papale; laddove è francese la letteratura che ora si
mette dalla parte dello stato, rivendica la sua libertà, limita i privilegi della
Chiesa e, dove li ammette, li afferma per concessione del re, per il bene
generale e dello stato, e dal re revocabili se quel bene lo richiede. Merito, in
parte, del regno, centro ideale e pratico della vita francese, coordinatore di
azioni e di pensieri. Ma in Italia, quella stessa rivendicazione, limitazione,
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affermazione è, amplissima, in re, ogni giorno e ogni ora; è nella letteratura


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
giuridica, anche se questa si
conosce più l'impero che il regno d'Italia o, se
vuole, vede il regno come impero. E ormai l'impero mal poteva essere guida e
(/index.html)
segnacolo di una lotta di tal genere.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Bonifacio VIII uscì logoro e malconcio da questo sforzo, ormai anacronistico.


La S. Sede, in seguito al conclave da cui(/TRECCANISCUOLA/)
SCUOLA uscì il francese papa Clemente V, si
trasferì in Francia, il paese che da secoli offriva e forniva ai papi ospitalità e
soccorso di eserciti. Così, anche il papato, come l'impero, si fa assente dall'Italia.
Né solo materialmente.LIBRIIl papato si fa o appare
(/TRECCANILIBRI/) agl'Italiani
ARTE cosa francese, a
(/TRECCANIARTE/)

servizio d'interessi francesi. Dante si volse contro i papi avignonesi e, come


invocò il ritorno dell'impero in Italia, così anche l'elezione di papa italiano e il
ritorno della S. Sede. Vana fu TRECCANI
questa seconda invocazione. Meno vano fu o
CULTURA (/CULTURA/)

sembrò l'appello all'imperatore. E venne Enrico VII di Lussemburgo e riportò


agli Italiani "le onorate insegne" di Roma. Ma Firenze si oppose con tutte le sue
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
forze. Essa incarnava lo spirito dell'indipendenza comunale e, ormai possiamo
dire, nazionale di fronte ai Tedeschi.

Tutti sanno che vana fu la gran fatica di Enrico VII, l'ultimo imperatore che
ancora si presentasse agl'Italiani con qualche raggio dell'antica luce.
Procedettero sempre più libere le forze politiche salite in alto nell'età
precedente, amiche o avverse che fossero all'impero: cioè il regno di Napoli,
pur decurtato della Sicilia, e le signorie. Già l'assenza dei pontefici dall'Italia si
era risolta in grande vantaggio di quel re, come utile sostegno dei diritti della S.
Sede in Italia. Nel 1309, la curia avignonese aveva fatto Roberto rettore e
vicario di Romagna, dove Malatesta, Polentani, Ordelaffi, Manfredi,
arraffavano da tutte le parti. Di lì avrebbe potuto anche vigilare i signori
dell'Italia settentrionale, specie i Visconti. Roberto aveva da principio trattato
perfino con Enrico imperatore. Ma dopo la primavera del '12, anche Roberto,
come già Firenze e molte città guelfe del nord, si era gettato contro
l'imperatore, si era legato a Firenze, si era messo, nell'assenza del papa, a fare le
sue parti. Nell'estate del '12, il papa nominò Roberto anche signore di Ferrara,
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al posto dell'ucciso Francesco d'Este. E poi i Consigli generali di Parma e


Reggio gli offrirono il potere; Genova, lacerata dalle discordie, si diede
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
nel 1316
per dieci anni a Roberto e al papa. Finalmente, nel 1317, il nuovo papa,
(/index.html)
francese anch'egli, Giovanni XXII gli conferi il vicariato imperiale in Italia. Né
CATALOGO (/CATALOGO/)
mancarono dicerie che si volesse dargli titolo e corona di re d'Italia.

Il papato contro le nuove signorie. - Assente, dunque, il pontefice dall'Italia,


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
cercava di esservi fortemente presente appoggiandosi al re di Napoli, e di
fronteggiare così le forze avverse che adesso erano non più l'imperatore ma i
signori, quelli dello stato della
LIBRI Chiesa e quelliARTE
(/TRECCANILIBRI/) della(/TRECCANIARTE/)
Valle Padana. I quali
marciavano ormai di buon passo. Era scomparsa la prima generazione dei
signori. Ora, Visconti a Milano, Scaligeri a Verona, Bonaccolsi a Mantova, altri
minori. Emergono i Visconti di Milano,CULTURA
TRECCANI per merito della grande città e per
(/CULTURA/)

merito loro, dell'arcivescovo Ottone fondatore, del grande Matteo che, da


lontano, si presentava, specialmente agli occhi dei sospettosi Fiorentini, quasi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
come un "re di Lombardia" (Villani). Sotto di lui, in vario modo, oltre Milano,
si trovano Alessandria, Piacenza, Lodi, Bergamo, Pavia, Novara, Como,
Vercelli. Non molto meno dei Visconti, gli Scaligeri, che hanno raccolto
l'eredità ideale di Ezzelino e tengono sede anche in quella che era sede
principale di Ezzelino, Verona, forte città allo sbocco della Val d'Adige, là dove
la grande strada transalpina incrociava con la strada pedemontana fra Venezia e
Milano. Milano, come Verona, cominciava a configurarsi non come città
dominante ma come capitale d'uno stato di più città e relativi territorî. Sempre
più si manifestava come la crisi dei comuni fosse crisi di ordini popolari e di
stato di città nel tempo stesso. Ma una volta affermatasi anche solo in una città,
la signoria, cioè il governo di un solo, aveva mezzi più efficaci che non prima i
magistrati comunali, per farsi valere in altre città e vincerne gli spiriti
autonomisti.

Questi nuovi signori si erano avvantaggiati anche della venuta dell'imperatore.


Molti di essi avevano avuto titolo e ufficio di vicarî imperiali: cosa che ormai
cominciava largamente a diffondersi, anche a vantaggio di superstiti comuni e
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loro magistrati. Era l'unico mezzo per farsi un po' valere, da parte dell'impero:
salvare il diritto, poichéISTITUTO
il fatto (/ISTITUTO/)
era quel cheMAGAZINE
era. Ciò legava all'impero 
(/MAGAZINE/)
i
concessionarî, già quasi tutti uscenti dal ghibellinismo. Non meno della discesa
(/index.html)
giovò ai signori la morte di Enrico VII. I più piccoli cercarono un vicino
CATALOGO (/CATALOGO/)
protettore, che li salvasse; grandi e piccoli solidalizzarono, di fronte al pericolo
di Roberto e del papa. Il quale non si contentò d'innalzare il re di Napoli, ma
fece altro e più. Nel 1317, due legati di Giovanni XXII vennero in Lombardia a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
"riformare la pace". Trovarono che i Lombardi erano tutti per Matteo Visconti
e a lui obbedienti. Sentirono esprimere il convincimento che quella provincia
solo con un re non di barbara nazione ma proprio
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e legittimo, investito di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

potere ereditario, avrebbe avuto pace e bene. Nonostante queste constatazioni,


cominciò l'offensiva avignonese: "vacando l'impero, la sua giurisdizione è
devoluta al papa", aveva proclamatoTRECCANI una bolla del
CULTURA marzo, intimando, a
(/CULTURA/)

chiunque non ne fosse investito da lui, di abbandonare entro due mesi


l'esercizio del vicariato, pena la scomunica. Nessuno diede ascolto. Anzi,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Cangrande si affrettò a giurare fedeltà a Federico d'Austria, aspirante
all'impero, per poter fruire del titolo di vicario e togliere ragione all'intervento
papale. Matteo fece di più: lasciò, sì, il titolo, ma si fece proclamare dai Milanesi
"signore generale della città e del distretto". Dunque, nulla aveva da deporre,
nulla avendo dall'impero.

Cominciò una lunga e complicata guerra. Papa, Angioini, re di Francia, signori.


Eserciti e armi ecclesiastiche. Venne in Italia, quale legato papale, il cardinale
Bertrando del Poggetto. La curia si proponeva tanto di spodestare quei signori
quanto di riaffermarsi in Romagna. Teatro della guerra fu, come già nel sec. XII
fra comuni e impero, la valle del Po e la Lombardia. Allora, i comuni avevano
tenuto testa all'imperatore con l'aiuto del papa; ora le signorie fronteggiano il
papato, facendosi esse un po' forti di certo riconoscimento imperiale. Lotta in
fondo politica. La S. Sede aveva un bel portare la contesa nel campo religioso:
magari in buona fede. Non trovava seguito. Lo spirito realistico e giuridico
degl'Italiani e un po' anche, dove era, l'affinato e più spirituale sentimento
religioso, di cui l'arte del tempo e le stesse sette dissidenti francescane erano
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testimonianza, insegnavano a distinguere religione e politica o, meglio, a


segnare fra esse un confine 
diverso da quello che vi segnava la curia romana.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
E
ora, i legisti a servizio dei signori sentenziavano invalide le scomuniche papali;
(/index.html)
lo stesso predicavano e diffondevano i minoriti, solidarizzando con i signori..
CATALOGO (/CATALOGO/)
Eppure, non era puramente politico questo contrasto. C'era veramente
qualcosa di più profondo. La signoria non significava solo un ordine politico
nuovo, ma questo ordine politico portava intrinseci e profondi elementi di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
opposizione morale alla Chiesa medievale. Se il comune aveva rappresentato
l'era della religiosità e della stretta colleganza fra vita civile e religiosa, fra
istituzioni politiche edLIBRI
ecclesiastiche; la signoria
(/TRECCANILIBRI/) ARTErappresentava invece la società
(/TRECCANIARTE/)

civile più svolta e differenziata, con una coscienza di sé ormai viva e una
volontà di battere vie proprie e farsi propria legge; con un atteggiamento
d'indifferenza religiosa verso la Chiesa,CULTURA
TRECCANI salvo rimanendo
(/CULTURA/)il principio religioso;

con la tendenza di separare nettamente Stato e Chiesa, anzi subordinare la


Chiesa allo Stato, ai fini dello Stato, prevalenti sopra ogni altro fine.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Operavano, entro questa società civile, anche esigenze di schietta religiosità,
visibili da mille segni anche in uomini che erano all'opposizione verso la Chiesa
politica. Operavano a suo fianco, non senza influenza su essa, le frazioni
estreme del francescanesimo che, per altre vie e altri fini, giungevano
egualmente all'idea della separazione fra Stato e Chiesa, e, implicitamente,
poiché confidavano nel braccio secolare per la auspicata riforma chiesastica e
religiosa, all'idea della subordinazione della Chiesa allo Stato. Negli anni della
lotta fra Legato e signori dell'Italia settentrionale, Michele da Cesena, capo dei
minori, deposto e perseguitato dopo che il capitolo generale da lui riunito in
quella città ebbe dichiarato ortodossa la dottrina dell'assoluta povertà (1322),
trovò ospitale accoglienza presso Ludovico il Bavaro, mentre altri francescani
dissidenti la trovavano presso lo stesso Roberto d'Angiò. Il quale prese sempre
posizione contro le decisioni papali nella questione della povertà: anche dopo la
piena rottura di Michele con la Chiesa e la scomunica da cui il frate ribelle fu
colpito. Marsilio da Padova, cresciuto nell'ambiente politico di quella città
fieramente anticlericale, nell'ambiente scientifico delle università di Padova
stessa e di Parigi, orientato verso la filosofia averroistica e nominalistica, diede
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nel Defensor pacis (1324) e poi nel Defensor minor certa veste politica anche al
programma dei rivoluzionarî religiosi. Si pone il problema dello stato 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
che deve
assicurare
(/index.html)
quella pace, e del suo fondamento. E questo fondamento lo trovò
nella universitas civium, depositaria di ogni potere, da esercitare direttamente o
CATALOGO (/CATALOGO/)
per mezzo di persone a ciò delegate. Egualmente, nella universitas idelium trovò
il fondamento della Chiesa, e nel concilio la sua rappresentanza. Ravvicinati
così Stato e Chiesa, attribuito aSCUOLA
questa (/TRECCANISCUOLA/)
un'origine non divina ma umana tolta
l'identificazione sua con la gerarchia e col papato, demolita l'onnipotenza di
quella e l'assolutismo di questo, cioè la costruzione teocratica, Marsilio si apriva
la via a liberare lo StatoLIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
dalla Chiesa e a subordinarla allo Stato, negandole non
solo giurisdizioni, immunità, libero uso dei beni temporali, ma anche la libera
elezione dei sacerdoti, la stessa facoltà d'infliggere scomunica, considerata pena
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
temporale oltre che spirituale, e ogni potere coercitivo contro i peccatori,
essendo il peccato da correggere, non da costringere, e gli eretici da punire, in
caso, solo come turbatori dell'ordine pubblico,
ACQUISTA di una legge umana. In quanto
(/EMPORIUM/)
offesa a una legge religiosa, solo Dio, nell'altra vita, potrà punirli. Il principe,
così, elettivo o ereditario, controlla l'attività della Chiesa; e la Chiesa,
assolvendo una funzione dello Stato, si risolve quasi in esso.

La lotta di Lombardia si complicò per l'intervento di Ludovico di Baviera.


Vincitore in Germania nella gara per la corona e rifiutatosi di obbedire alla
curia che pretendeva di farsi giudice dell'elezione e dell'eletto e vietava a
chicchessia di assumere titolo e funzioni di re e imperatore, scendeva anch'egli
in Italia con spiriti anticuriali. Era con lui Marsilio, che, scomunicato per il suo
libro, aveva trovato rifugio presso Ludovico e ora lo affiancava come medico e
come consigliere. A Trento, il parlamento dichiarò Giovanni XXII eretico e
violatore dei diritti del popolo; a Milano, Ludovico fu incoronato re dallo
scomunicato vescovo Guido Tarlati d'Arezzo; a Roma, raccolse il popolo in
Campidoglio, gli chiese il riconoscimento, ottenne dai suoi rappresentanti la
corona imperiale, lo convocò poi altre volte, anche insieme col clero, in
Campidoglio o in piazza S. Pietro, per riforme invocate dai minoriti, per la
deposizione di Giovanni XXII, per l'elevazione alla tiara di Pietro da Corvara,
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che dall'imperatore ebbe le sacre insegne. Cose più conclusive il Bavaro non
fece. Né era facile farle,ISTITUTO
in mezzo 
a tante opposizioni che, durante il ritorno
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

verso l'alta Italia, degenerarono in contumelie. Anche i Visconti gli si voltarono


(/index.html)
contro e il Bavaro, assediata vanamente Milano, se ne dové tornare senza onore
CATALOGO (/CATALOGO/)
oltre Alpi, seguito dal suo fedele consigliere e medico, Marsilio da Padova.

Oscurissimo l'intrigo diplomatico che accompagnò e seguì la spedizione del


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Bavaro in Italia. Ne tenevano le fila principali i Visconti, il re di Francia e, più
di ogni altro, la curia. La quale trattava con tutti. Offriva la corona di
Lombardia al re; non rifiutava del tutto il vicariato
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) imperiale al Visconti;
ARTE (/TRECCANIARTE/)

d'accordo col re, contro i Visconti e contro Roberto, guastatosi con Filippo di
Francia e con la curia, sollecitò la venuta in Italia di un altro personaggio,
Giovanni di Boemia figlio d'Enrico VII,CULTURA
TRECCANI che, apparso alla fine del 1330, ebbe
(/CULTURA/)

grande e rapida, ma effimera fortuna. Contro di lui, venuto in Italia sotto


auspici papali e francesi (Giovanni troverà poi ospitalità alla corte di Francia e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
morirà nelle guerre di quel re), si voltarono signori e città. Il 16 settembre
1332, Scaligeri, Gonzaga, Visconti, Estensi fecero lega a Castelbaldo, "ad onore
di Dio e della Chiesa romana, ed a conservazione dello stato presente in Italia":
e contavano anche su Roberto d'Angiò e su Bologna. Erano ghibellini e guelfi
insieme. Anche Firenze aderì: cioè anche comuni liberi. In lontani paesi, quei
fatti si presentarono addirittura come una coalizione di Francia, papa, re di
Boemia, imperatore. E di fronte ad essi, Milano. E a soccorso dei Milanesi, ecco
gl'Italiani tutti. Certo, la costruzione di Giovanni di Boemia, tirata su in pochi
mesi, in poche settimane crollò, anche per ribellione delle città che, in fondo,
non volevano essere rimesse nelle mani dei nobili. Era sempre la vecchia fisima
degl'imperatori tedeschi, che spesso non avevano nessun sentore della realtà
italiana. Fu spazzato via anche il cardinale Del Poggetto, che nelle città emiliane
aveva fatto, dopo il fallimento di Lombardia, qualche fortuna.

Nell'Italia settentrionale e anche in Romagna le cose proseguirono il loro corso


verso la signoria. La reazione pontificia lo aveva, se mai, accelerato, come lo
accelerò la lontananza dei papi, che fu un estraniarsi almeno moralmente dalla
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vita italiana, un asservirsi a interessi di Francia, un cercare solidarietà di


Francesi o Tedeschi. LeISTITUTO
nuove (/ISTITUTO/)
forze politiche italiane poterono additare
MAGAZINE (/MAGAZINE/)  nel
papa e nelle sue genti d'arme altrettanti stranieri. E quanto al regno di Napoli,
(/index.html)
Roberto vi aveva certamente una buona base. Vi si era anch'egli acclimatato
CATALOGO (/CATALOGO/)
come gli Svevi. Era circondato non più da Francesi ma quasi solo da Italiani. I
suoi legami con l'oltremonte con la stessa curia avignonese, si erano sempre più
rilassati, mentre il re aveva potuto conservare un certo credito e prestigio
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
italiano. Anzi, in mezzo a tanto disordine e a tanta illegalità, quanto ebbero a
soffrirne le regioni in cui si veniva formando faticosamente il nuovo assetto
politico, Roberto di Napoli poté apparire come
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ancora
ARTE di salvezza per tutta la
(/TRECCANIARTE/)

penisola. Qualche poeta o letterato italiano poté immaginare che Roma lo


aspettasse; che tutti i "Latini", cioè l'Italia tutta, ormai ridotta in basso stato,
scadute le forze, la riputazione,TRECCANI
il nobileCULTURA
sangue,(/CULTURA/)
sperassero in lui, lo
invocassero a signore, ultima e unica speranza. È il tempo che fra le cose
possibili o desiderabili comincia a esservi non un imperatore ma un re, un re
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
che neppure sembra sia l'antico, ormai identificato con l'imperatore, ma un re
nuovo, tratto da Napoli o creato dal nulla, un re per tutta Italia o per più
piccolo territorio.

Decadenza di regni e progresso di signorie nel sec. XIV. - E tuttavia, negli anni
che seguirono la discesa del Bavaro, sempre più debole pulsò il cuore del regno
di Napoli, ora ridotto solo alle provincie continentali, dopo che la Sicilia si era
di nuovo estraniata dalle vicende della penisola. Il distacco dell'isola e poi i vani
sforzi per ricuperarla e la preoccupazione di doversene difendere lo avevano
ferito profondamente. E il credito italiano che si manteneva ancora in funzione
di parte guelfa, in funzione antisignorile e antimperiale, era destinato a
consumarsi rapidamente, via via che le signorie dilagavano vittoriose, e la corte
di Avignone curava direttamente, per mezzo di suoi legati, il ricupero delle
terre ecclesiastiche e trescava con Francesi e con i re dei Romani, magari a
danno di Roberto. Sempre più precarî anche i possessi piemontesi del re
angioino. Venivano poi illanguidendosi le forze stesse del regno, impari, a
lungo andare, ai compiti non locali ma italiani e quasi universali che Svevi
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Angioini e papi, alti signori, da oltre un secolo gli avevano imposto. Aveva
proseguito il processo di sgretolamento dell'autorità regia, mentre clero,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
nobiltà, municipî si facevano innanzi. Specialmente grave per le conseguenze
(/index.html)
sue, la nuova politica instaurata dagli Angioini nei rapporti degli ecclesiastici,
CATALOGO (/CATALOGO/)
con la soppressione di tanti limiti alla libertà del foro, al diritto di acquisti
fondiarî, alle esenzioni tributarie. Riprendevano vigore le tendenze
autonomistiche locali. Le consuetudini cittadine venivano proclamate superiori
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
alla legge del regno. Una quantità di funzioni urbane passavano nelle mani di
ufficiali elettivi, i quali non potevano essere, nell'inevitabile gara, se non i
nobili. Discordia, guerriglie locali, universitàARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) che si(/TRECCANIARTE/)
scindono, quella dei nobili e
quella del popolo: il tutto, dovuto più a debolezza del potere regio che non a
vera e feconda forza costruttiva di popolo. E intanto, la pressione fiscale non
rallentava: donde generale inquietudine, disfacimento
TRECCANI CULTURA di piccole università,
(/CULTURA/)

brigantaggio. Ai bisogni della corte e all'incerta fedeltà dei baroni, si s0vveniva


anche infeudando le città. Nuovo feudalesimo, col risultato che le entrate regie
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
si assottigliavano ancora e la fedeltà dei baroni diventava ancora più incerta.
Peggio fu alla morte di Roberto, 1343, quando s'inaugurò una fase d'intrighi di
corte, di lotte locali per la corona, di tentativi stranieri - Angioini di Francia e
d'Ungheria, condottieri italiani e aspiranti di Spagna -, d'impotenza statale. Ciò
significò nuovi e maggiori interventi papali nel regno mal tollerati dalla regina
Giovanna, la quale prestò giuramento ai legati avignonesi, ma si oppose che
clero e popolo facessero atto di sottomissione.

Presso a poco, la stessa cosa nel regno di Sicilia. Il quale vide, col Vespro,
crescere di numero e avvantaggiarsi l'aristocrazia e affievolirsi quel che c'era di
regime comunale; prevalere una concezione dello stato che metteva questo in
balia dei parlamenti, cioè della nobiltà, e rivendicava alla nobiltà il diritto anche
di ribellione al re, se il re avesse violato i loro privilegi; crescere le grandi
signorie feudali e scemare il numero delle città dipendenti dal re e i redditi
demaniali; passare nel possesso della nobiltà le maggiori dignità e uffici, con
tendenza da parte sua a tenerseli ereditariamente. Insomma, il regno di Sicilia
subì lo stesso processo di disintegrazione feudale che già aveva subito il regno
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d'Italia nel IX-X secolo. Resisterono i re, specialmente i primi. Essi si


considerarono successori legittimi degli Svevi e attesero a ricollegarsi alla
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  loro
tradizione, anziché a quella angioina, come dice Federico III. L'opera legislativa
(/index.html)
assunse il carattere di restaurazione nel senso stesso degli Svevi. Furono
CATALOGO (/CATALOGO/)
richiamate in vigore le costituzioni di Federico II da cui i Francesi avevano
derogato; messo freno agli abusi e sottoposti a sindacato i grandi uffici; data
una più rapida giustizia e libertàSCUOLA
di pignorare, vendere, donare, lasciare in
(/TRECCANISCUOLA/)
eredità il feudo o parte di esso; abolita la servitù contadinesca e comminate
pene capitali ai padroni che si rifiutavano di dare esecuzione a tale misura;
convocati parlamenti annui con nobiltà, prelati,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE sindaci di città; disposto perché
(/TRECCANIARTE/)

solo i borghesi fossero ammessi agli uffici cittadini. Cioè, si cercò di stabilire un
certo equilibrio fra le classi. Ma la lotta per riuscire a ciò, sempre più difficile e
impari. I nobili vennero in possesso
TRECCANIdelle risorse(/CULTURA/)
CULTURA della corona; prevalsero nei
municipî; quasi s'identificarono col parlamento; divennero il centro attorno a
cui tutto ruotava, per legami di dipendenza, amicizia, clientela. E il re perse di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
prestigio e autorità di fronte a loro. Sempre più perciò si consolidò l'abito
mentale per cui il popolo non dal re ma dai nobili doveva attendersi tutto, e
siffatto ordine di cose, imperniato sulla nobiltà, era considerato legittimo. Il
pericolo poi di una restaurazione angioina accresceva la debolezza del re, nei
riguardi dei nobili. C'era il caso che si gettassero nelle braccia del re Roberto,
come fece il conte di Modica della famiglia Chiaramonte, che poi guidò una
flotta napoletana lungo le coste dell'isola. In tali condizioni, difficile anche
mantenere le vecchie tradizioni di politica africana. Nel 1337, andò perduta
anche l'isola delle Gerbe, già acquistata da una flotta siciliana. Finalmente,
morto Federico II, con i successori Pietro II, Ludovico, Federico III, nessun
freno resse più. Il regno di Sicilia, come quello di Napoli, parve svanire, quasi
inghiottito dalle sabbie mobili.

Più vive forze muovono dalla Valle Padana, terreno sostanzioso, che traeva
qualche vantaggio anche dai nessi crescenti con l'Europa centrale e occidentale
in via di sviluppo, mentre il sud, distaccatosi dal mondo orientale e
nordafricano, sempre più s'isolava, almeno come funzione attiva. Mastino della
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 432/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Scala, signore di Verona e Vicenza, mise le mani anche su Treviso, Belluno,


Feltre, Brescia, Piacenza, Parma e, di là dall'Appennino, Lucca: dal Cadore,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
insomma, alle foci del Serchio. Padrone di tante città, ricco di patrimonio
(/index.html)
familiare, non alieno, come tutti questi signori nati in mezzo alla borghesia
CATALOGO (/CATALOGO/)
cittadina, da speculazioni commerciali, egli dispone di larghissimi mezzi. E si
parlò di corona regia che dovesse mettere suggello a tanta potenza, di "re di
Lombardia" vicini a nascere. Ma poco durò questa grandezza. Gl'interessi offesi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
si coalizzarono, si volsero contro gli Scaligeri (1336-41), travolsero la vasta ma
incoerente signoria, di cui non rimase che Verona e Vicenza. Fra questi
interessi coalizzati, in prima linea, Venezia, già
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) nemica
ARTE degli Ezzelini; Venezia
(/TRECCANIARTE/)

che vedeva minacciate le strade verso l'interno e sé stessa accerchiata. E ora


Venezia fece un passo innanzi verso una politica di terraferma. Cominciò anzi
ad acquistarvi terre di proprioTRECCANI
dominio:CULTURA
e fu Conegliano,
(/CULTURA/)nel 1337 ragione e

incitamento poi di altri acquisti. Oltre Venezia, Giovanni Visconti, arcivescovo


e signore di Milano dopo Luchino, che riprende i piani di Matteo sulla
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Lombardia e oltre. Genova e Bologna cominciano a essere scopo di questa
politica viscontea: Genova quasi porto di Milano da un paio di secoli; Bologna,
porta della Romagna e Toscana, crocicchio di molte strade, luogo di controllo
dì metà del commercio fiorentino verso Venezia e la Valle Padana, grande
mercato di milizie mercenarie che lì si vendevano e compravano. La città, già
guelfa e datasi al legato papale, poi da lui passata a Taddeo Pepoli, era adesso
mal governata dai suoi figlioli: e da essi, Giovanni arcivescovo la comprò.

Da Bologna, il Visconti preme su Toscana e Romagna: che erano terreni


accidentati e rotti, con molte città e signori malfermi, con popoli in attesa,
sensibili a seduzioni e richiami da fuori. Pisa, umiliata alla Meloria, divisa fra i
partiti, sempre timorosa di Firenze; Lucca, anch'essa passata per tante mani di
signori e avventurieri, locali e transappenninici, è pur sempre ricca ma debole
e, per queste due ragioni, oggetto di cupidige da ogni parte; Firenze, operosa,
politicamente ed economicamente presente in ogni angolo di mondo, non è in
un momento felice. Ha subito gravi sconfitte a Montecatini e Altopascio, si è
vista i nemici alle porte, si sente circondata da un cerchio d'odio da parte delle
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 433/1196
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città, e ha visto anche Genova solidarizzare con Pisa, è minacciata alle spalle
verso i monti da un nugolo 
di signorotti, Ubertini, Pazzi, Tarlati, Ubaldini,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ecc., che molto confidano in estranei interventi, si trova malamente armata


(/index.html)
contro le bande mercenarie che hanno nella Toscana un passaggio obbligato
CATALOGO (/CATALOGO/)
anche verso il sud e un buon campo di ricchi borghesi da mietere. E poi i
commerci non vanno più tanto bene. Vì è stata, anche per questo, la grossa
crisi bancaria che, cominciata nelle piccole banche, dopo il 1320 è salita su, fino
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
a scrollare le grosse società, quelle che avevano affari di ogni genere in Francia
e Inghilterra. Firenze è stata vicina anch'essa alla signoria. Prima, un Angioino,
vicario per re Roberto;LIBRI
poi (/TRECCANILIBRI/)
il duca d'Atene. LaARTE
città(/TRECCANIARTE/)
prosegue nella sua
evoluzione sociale, uno strato dopo l'altro. Ora, siamo agli artigiani minori, che
si appoggiano ai nobili. E il duca d'Atene è diventato signore anch'egli,
sfruttando e fomentando malanimo TRECCANIpopolaresco e nobilesco contro i grassi
CULTURA (/CULTURA/)

borghesi, contrasti fra artigiani organizzati e non organizzati. Ma Firenze ha


grandi riserve di mezzana e alta borghesia. Essa è troppo "popolo" e "libertà".
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Essa non è un comune, è il comune: quasi potremmo dire, ormai, un principio.
Si considera rappresentante e capo morale di quanti vivono ancora a comune o
a comune vogliono tornare. Superato ogni pericolo di signoria, dopo cacciato a
furia di popolo il duca d'Atene, prosegue nella sua evoluzione politico-sociale,
conciliando ciò che le altre città non avevano saputo conciliare, regime
popolaresco e comune. Perciò, ora affronta bravamente il "tiranno", il Visconti,
quando, sollecitato e accompagnato dai ghibellini toscani, scende nel 1351 giù
per i monti. Il tiranno non passò. Ritentò l'anno appresso, cercò di stringere
Firenze anche dalla parte dell'Umbria: ed ebbe in dedizione Orvieto e Bettona.
Ma le altre città toscane e umbre, comprese quelle in cui Firenze aveva molti
nemici, si collegarono. La repubblica, che odiava i tiranni, trovò qualche
aderente fra quelli di Romagna; si volse anche, essa, città antighibellina per
eccellenza, a Carlo IV imperatore, ed ebbe segreti colloquî con inviati imperiali
venuti in Italia e strinse patti con essi. Finora, a capo di ogni lega contro signori
oltramontani era stata Firenze. Ora, piuttosto i Visconti. Firenze alla funzione
di avversario primo e maggiore di ogni signoria che dal nord o sud vorrà
allargarsi su tutta la penisola. Il Visconti fallì anche questa volta, in Toscana,
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trovando tuttavia compenso a Genova, che gli si diede ed ebbe da lui governo e
denari in prestito per armare galere. Egualmente fallì, l'arcivescovo, in
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Romagna, ove più forte era la posizione e più energica l'azione dei papi.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Roma sede dell'impero e del papato, "Caput Italiae". - Nell'assenza dei pontefici,
si venivano svolgendo anche entro lo Stato della Chiesa i germi della signoria,
presenti ovunque fossero vita diSCUOLA
comune e potenti famiglie più o meno
(/TRECCANISCUOLA/)
mescolate alla vita dei comuni. Poco avevano potuto fare, per impedire questa
evoluzione, i legati papali, compreso Bertrando del Poggetto. Ed era venuta su
una folla di piccoli signori, ora disposti a solidarizzare
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) nel momento del
ARTE (/TRECCANIARTE/)

pericolo, ora tendenti a sopraffarsi nella violenta e fraudolenta gara. E


realmente, alcuni erano riusciti a stabilire più o meno effimeri predominî: i
Malatesta di Rimini, che nel 1350 si presero
TRECCANI Ancona,
CULTURA Osimo, Ascoli, Iesi,
(/CULTURA/)

Senigallia, cioè quasi tutta la Marca; gli Ordelaffi di Forlì, che ebbero Cesena e
altri luoghi. Più verso Roma, il prefetto di Vico, impadronitosi di Viterbo ebbe
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
potere su quasi tutte le terre del patrimonio.

In questo tempo, l'urbe era proprio nave senza nocchiero. La politica


temporalesca e nepotistica di Bonifacio aveva inasprito i contrasti tra le
famiglie maggiori, raggruppate attorno a Caetani e Colonna: quelle lotte che,
come avevano reso difficile in Roma l'elezione del pontefice, ora rendevano
difficile la designazione e l'azione del governo civile. La venuta di Enrico VII e
di Ludovico il Bavaro aveva rinfocolato i partiti o, meglio, fazioni, in cui
guelfismo e ghibellinismo erano maschere d'interessi pratici di famiglie e di
gruppi di famiglie. Naturalmente, distrutto anche ogni commercio, sviata la
corrente dei pellegrini, la città quasi adeguata alla campagna circostante, ove
non era che rozza feudalità, contadiname ignaro, vita pastorale. In tali
condizioni, ecco un tentativo di dittatura popolaresca: che naturalmente si
colorò di antico e classico; v'era sostanza, idealmente parlando, della vita di
Roma. Così era avvenuto con Alberico, così con Arnaldo da Brescia, così con
Cola di Rienzo: ora che la renovatio, cioè la restaurazione di Roma antica nei
pensieri, nelle immagini, nei desiderî, quasi la piena sua riabilitazione morale e
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storica è in rapido corso. Cola si fece a propugnare un rinvigorimento


dell'autorità pubblica per mezzo del popolo, che mise capo nel 1347 a un
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  nuovo
governo democratico. Rinnovò il tribunato del popolo e assunse il titolo
(/index.html)
relativo. E come tribuno, si diede a frenare il disordine, bandire dalla città
CATALOGO (/CATALOGO/)
signori turbolenti, assicurare giustizia. Ma poteva, chi operava da Roma con
tanto fervido animo, starsene con la mente chiusa entro le mura? Roma voleva
dire il mondo. Cominciava anche a voler dire l'Italia, centro o giardino di qucl
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
mondo. E ora Cola non solo vagheggiò di liberare Roma e restaurare l'antica
repubblica, ma anche di rigenerare la sacra Italia, raccoglierla ordinata attorno a
Roma. Roma e Italia non si(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI disgiungono mai,ARTE nel pensiero del tribuno. Per la
(/TRECCANIARTE/)

salute, la pace, la giustizia dell'una e dell'altra egli lavora; anzi, lavorando per
Roma, egli lavora per tutta Italia. L'autorità di cui si fa forte, a lui viene "tanto
dal popolo romano, quanto daiTRECCANI
popoli della sacra Italia". "Roma e la sacra Italia
CULTURA (/CULTURA/)

sono da ridurre a unione concorde, pacifica, indissolubile". È qualcosa di più


che non invocasse Francesco Petrarca, che poco si fermava sulla natura
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
giuridica o politica del vincolo che avrebbe dovuto collegare tutti gl'Italiani, pur
vedendo egualmente strette da un comune destino Roma e l'Italia.

Intanto, proclamò libere tutte le città e i popoli d'Italia, dichiarò cittadini


romani questi popoli, li incitò contro i "tiranni" e contro i "barbari". Già da un
pezzo questa parola "Italia" cominciava ad assumere intonazioni nuove: non la
Valle Padana o il regno già dei Longobardi, ma la penisola tutta; e non solo un
certo paese fisicamente individuato e uno, ma un paese di un certo sangue, e
distinto per vicende storiche, per la sua presente infelicità, per la sua lingua, per
specifici caratteri di nobiltà, che ne fanno "regione nobilissima d'Europa". Ora,
a mezzo il sec. XIV, questa nozione e questo sentimento della individualità e
unità della penisola è apertissimo. E l'Italia comincia a essere quel valore morale
che mai più si smarrisce. Lo stesso Petrarca, toscano di Arezzo, che vive in
questo tempo dividendo la sua dimora tra Francia e Italia e nel 1336, tornato
con i Colonna da Avignone, visita Roma, ricevendone impressione

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

incancellabile; nel 1338-40 compone l'Africa, celebrando come grande gesta


nazionale la seconda guerra punica, nel 1341 riceve in Campidoglio la 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
corona
d'alloro, come poeta e storico.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Cola concepì in modo nuovo anche i rapporti fra Italia e impero. Da tempo,
come si veniva affermando che l'impero derivava da Dio, ma era conferito "per
autorità del senato e del popoloSCUOLA
romano" e si vedeva dai giuristi bolognesi e
(/TRECCANISCUOLA/)
italiani la prima ed essenziale fonte della sovranità imperiale nella lex regia o de
imperio, con cui il popolo romano aveva conferito la sua podesta all'imperatore;
cosi anche serpeggiavaLIBRI
l'idea(/TRECCANILIBRI/)
che l'imperatoreARTE (/TRECCANIARTE/)
dovesse risiedere a Roma e anche
essere italiano. Poteva ciò essere un aspetto della renovatio; poteva essere una
reazione alla crescente appropriazione dell'impero che da tempo i Tedeschi
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
venivano facendo, sin da quando quegli Elettori, mettendo il regno di
Germania invece del regno d'Italia a fondamento dell'impero, affermavano
l'uomo da essi prescelto al trono di Germania
ACQUISTA essere ipso iure imperatore. Ancor
(/EMPORIUM/)

più ora. Due diete di principi, a Rhense e a Francoforte, nel 1338, sancivano
che non solo il loro eletto era da considerare legittimo re di Germania senza
bisogno di approvazione papale, ma che, essendo l'impero stesso da considerare
cosa del re, degli elettori, del popolo tedesco, il re eletto era anche investito di
titolo e poteri imperiali. Si finiva, con queste deliberazioni e proclamazioni di
diete tedesche, di nazionalizzare l'impero e si faceva della sua autorità sopra i
particolari regni e popoli l'autorità di una nazione su altre nazioni. Di qui la
crescente ripugnanza degl'Italiani all'impero o, in realtà, al re di Germania e ai
Tedeschi. E si profilavano in Italia soluzioni più o meno utopistiche del
problema dell'autorità suprema, ma diverse da quelle dell'età precedente e assai
significative: un re d'Italia italiano; un re d'Italia che potrebbe anche, dal
possesso di quel regno, derivare il diritto all'impero e aver sede in Roma.

Ecco appunto Cola di Rienzo. Egli faceva dell'impero, da effettuare per


avventura anche in forma repubblicana, cosa di Roma, anzi di Roma e
dell'Italia, quasi del tutto staccate dal vecchio quadro della monarchia universale

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e strettamente collegate l'una all'altra: collegate già nel creare le fortune


dell'impero, RomanorumISTITUTO laboribus propagatum; collegate oranel
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
et Italicorum
conservarlo.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Ma su questi tirannelli romagnoli e marchigiani, su questo dittatore romano e
vagheggiatore di una Roma che non era certo quella papale, seguitava a vigilare
la curia di Avignone, a cui era impossibile estraniarsi dall'Italia, dalle terre della
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Chiesa, da Roma, e a cui spesso dall'Italia, dalle terre della Chiesa, da Roma
giungevano sollecitazioni e invocazioni di ritorno. Così, nel 1353, Avignone
mandò ancora un suo LIBRIluogotenente in Italia. ARTE
(/TRECCANILIBRI/) Ora, (/TRECCANIARTE/)
più precise e circoscritte le
aspirazioni e le attività della curia. Non più la Lombardia, ma la Romagna e
Marche e stato della Chiesa vero e proprio, al fine di mettere pace tra le fazioni
e ristabilire in dipendenza diretta o indiretta le terre papali. Il Medioevo si
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

allontanava. Calcolo politico più che sogni imperiali animava l'azione del
pontificato. L'uomo che papa Innocenzo VI investì di questo compito era il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
cardinale spagnolo Egidio Albornoz.

Bene accolto fu l'Albornoz da Giovanni Visconti. Gli fece festa, ma senza


convinzione, Firenze. Bologna gli chiuse le porte in faccia. Era, insieme con lui,
Cola di Rienzo che, dopo la fuga da Roma, si era rifugiato nel 1350 presso Carlo
IV imperatore e re, era stato da lui consegnato al papa che pensò di trarre
profitto del tribuno ai fini della restaurazione. Difatti, Cola fu ricevuto a Roma,
che era ricaduta nel disordine, con grandi manifestazioni di giubilo e di fiducia.
E riebbe il potere, questa volta come senatore di nomina pontificia; si rimise al
lavoro col consueto sincero e un po' scomposto ardore. Ma la rivolta popolare
un'altra volta scoppiò; Cola di Rienzo fu ucciso. E in Romagna e Marche, i
tirannelli, l'uno sospettando dell'altro, facevano l'un dopo l'altro atto di
sottomissione, rimanendo come vicarî: che era una via di mezzo, oggetto di
qualche ironia da parte dei giuristi del tempo. Resistettero i Manfredi di Faenza
e gli Ordelaffi. di Forlì. E contro di essi tutte le armi furono scatenate, tutte le

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

condanne pronunciate. In piccolo, una lotta non diversa da quella di venti o


trent'anni prima in Lombardia. 
Ma l'Albornoz, che pure aveva poche forze,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ebbe ragione di loro.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
L'Albornoz riordinò le terre della Chiesa, pubblicò nel parlamento provinciale
delle Marche, il 1357, le Costituzioni Egidiane, riebbe nel'60 Bologna, dopo
scaduto il decennale vicariato del Visconti;
SCUOLA sgombrò la via del ritorno al papa,
(/TRECCANISCUOLA/)
sempre più invocato da molte parti. Breve dimora a Roma fece, nel 1369,
Urbano V, che poi se ne tornò in Francia, provocando nuove rampogne e
invettive di uomini di LIBRI
Chiesa e di uomini di mondo,
(/TRECCANILIBRI/) Caterina da Siena e
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Francesco Petrarca. Vi ritornò nel 1377, con più ferma intenzione di rimanervi,
papa Gregorio XI.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Ma quale ritorno! Col pontefice, bande di mercenarî stranieri che misero a


sacco e sangue Cesena. E parecchi Francesi, verso i quali l'opinione pubblica,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
specialmente nello Stato della Chiesa che già ne aveva sul collo un nugolo,
rettori, vicarî, funzionarî di ogni genere, era avversissima. Peggio ancora: nel
1372, quel pontefice aveva capeggiato e animato una grande lega antiviscontea
che, sebbene raccogliesse questa volta le forze di molti signori e città dell'alta
Italia, pure è da ricollegare un po' all'altra campagna della prima metà del
secolo. Ora, tornato in Italia, ebbe guerra con Firenze. Firenze non aveva visto
con molta gioia la ricostituzione dello stato pontificio. Poteva Firenze
desiderare che il ritorno dei papi assicurasse alla Chiesa Bologna e chiudesse ai
Visconti le porte della Romagna; ma assisté con dispetto al ricupero di Perugia
da parte della Chiesa. Un forte stato papale ai fianchi non entrava nei suoi
disegni. Soffriva poi in sommo grado dei crescenti divieti di esportazione del
grano e delle altre derrate verso il territorio fiorentino, che i governatori
papali, in pieno accordo con le popolazioni, facevano. Questa guerra fu
violentissima e combattuta dai Fiorentini anche con le armi della propaganda.
Essi lanciarono eloquenti proclami a principi e a popolo, redatti in bel latino
sonante. Toccarono con essi le corde ormai sensibili degl'Italiani quando
bollarono la cupidigia papale e la vergogna dei loro mercenarî, e, sollecitando
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tutti gl'Italiani contro il papa, fecero appello al loro sentimento nazionale, alle
loro gloriose tradizioniISTITUTO
di latinità,  Ma
cioè italianità, contro gli oltramontani.
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

difficile a una città di mercanti, che aveva capitali e interessi in tutto il mondo,
(/index.html)
lottare contro una potenza quale il papato, che era più veramente
CATALOGO (/CATALOGO/)
internazionale dell'impero e che, dichiarando i beni dei Fiorentini proprietà di
chiunque se li prendesse, poteva trovare molta gente disposta a obbedire e a
seguirlo. Dovettero in ultimo venire a patti, quando videro tutta la loro
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
ricchezza alla mercé del pontefice (luglio '78); dovettero restituire le terre della
Chiesa che avevano occupate. Momento grave, per la vita di Firenze. Dopo il
danno e l'umiliazione dal di(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI fuori, la rivolta dentro, provocata dai ceti minori,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

dagli operai non organizzati, fra i quali circolavano miti e speranze di


rinnovamento sociale, di spartizione e appropriazione dei denari, delle case e
delle terre dei ricchi borghesi.TRECCANI
E poi, qualche
CULTURA anno di prevalenza di arti minori,
(/CULTURA/)

a cui la politica estera era estranea e che male incarnavano l'interesse pubblico,
dello stato.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Così i tempi felici, sperati dalle anime religiose che avevano sollecitato il
ritorno dei pontefici nella loro vera sede, non vennero. Morto l'anno dopo che
aveva riportato la sede in Roma, papa Gregorio XI, il nuovo papa, Urbano VI,
che era un italiano, si vide dai cardinali francesi, certo frettolosi di tornare ad
Avignone, contrapporre un papa della loro gente, Roberto di Ginevra, il
condottiero delle bande bretoni che avevano insanguinato al papa la via da
Avignone a Roma. Scisma e guerra. Bande mercenarie da una parte e dall'altra.
Ma da parte di Urbano, bande d'Italiani, comandate da Alberico da Barbiano,
che, in una battaglia vicino a Roma, vinse le bande bretoni avversarie. Alberico
da Barbiano segna l'inizio del tramonto del mercenarismo straniero nella
penisola, e anche l'elevazione morale del capitano di bande, che non è più un
volgare avventuriero e mercenario e rapinatore, ma un condottiero, un
aspirante a signoria, uno anzi che signoria già possiede e la vuole accrescere e la
vuole arricchire con i denari delle condotte: quindi qualcosa non più di
estraneo e quasi sovrapposto alla vita italiana, ma di organicamente collegato
alla vita italiana, politica e culturale insieme, come erano i signori. Anche nel
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rapporto politico, questa guerra di papi ebbe qualche riflesso italiano. Lo scisma
suscitò la questione delISTITUTO
regno di(/ISTITUTO/)
Napoli, cheMAGAZINE
gli Angioini di Francia 
(/MAGAZINE/)

contendevano agli Angioini d'Italia, cioè alla casa di Durazzo. Ora, avvenne che
(/index.html)
Urbano VI si volse a Carlo di Durazzo; Clemente VII, a Luigi d'Angiò, fratello
CATALOGO (/CATALOGO/)
del re di Francia. E a lui il papa o antipapa, bisognoso di aiuto, di testa sua e
senza concorso di corpi consultivi, con una bolla datata da Sperlonga, assicurò
titolo regio e un regno da ritagliare sullo Stato della Chiesa, a sud del Po, un
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
regno d'Adria, che Carlo e successori avrebbero dovuto riconoscere dalla S.
Sede, come già gli Angioini di Napoli il regno di Napoli. Era, anche questa, una
forma di secolarizzazione
LIBRIdel patrimonio ecclesiastico,
(/TRECCANILIBRI/) che rispondeva alla
ARTE (/TRECCANIARTE/)

coscienza anticuriale e, a volte, schiettamente religiosa del laicato colto, degli


spiriti religiosamente elevati. E durante le lotte del '300, negli scritti di politici e
giuristi, questa nota antitemporalista,
TRECCANIpolitica
CULTURAe (/CULTURA/)
religiosa insieme, è piuttosto
frequente. Ma non meno rispondeva a interessi di principi italiani e stranieri,
specialmente della corona di Francia, che già da tempo avevano fatto piani di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
secolarizzazione dei beni ecclesiastici, compreso lo Stato della Chiesa, che
avrebbe dovuto essere ceduto in perpetua enfiteusi, "a un gran re o principe".
Né dovette mancare il suggerimento di qualche consigliere, come quel Niccolò
Spinelli da Giovinazzo, che manteneva strette relazioni con Clemente antipapa
e con Luigi d'Angiò.

Signorie e principati.

Primato visconteo. - Negli ultimi decennî del '300, lo Stato della Chiesa è, per
lo scisma, di nuovo in alto mare e quasi annullato, per gravissima crisi, il regno
di Napoli, in mezzo alle lotte prima tra la fazione dei Sanseverino e la fazione
dei potentissimi duchi d'Andria, appoggiati a una vera e propria organizzazione
militare che veniva reclutata nel paese e fuori; poi, date le aspirazioni degli
Angioini di Francia sul regno, fra partigiani degli Angioini italiani e degli
Angioini francesi, del papa italiano e dell'antipapa francese. Con ciò, il regno di
Napoli quasi non esiste più come potenza italiana. Ancora più estraneo alle
vicende della penisola è il regno di Sicilia, diventato ormai appannaggio della
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nobiltà, che è poi divisa e discorde: nobiltà antica e originaria da una parte,
recente e immigrata dall'altra, 
cioè latina e catalana, Ventimiglia, Palizzi,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Alagona, Chiaramonte, ecc. Vi fu anche in Sicilia, come a Napoli, una fase


(/index.html)
donnesca, che segnò il predominio assoluto di queste famiglie: precisamente
CATALOGO (/CATALOGO/)
dopo la morte di Federico III (1377) che, lasciando erede la giovinetta Maria,
scelse quattro vicarî che governassero per lei, il conte Francesco di Ventimiglia,
Manfredo di Chiaramonte, Artale di Alagona, tutore, il conte Guglielmo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Perala. Fra parzialità catalana e latina, la giovane signora si appoggiò a
quest'ultima, che voleva dire poi la conservazione del regno nella sua
indipendenza da Spagna. Regno
LIBRI di Napoli e regno
(/TRECCANILIBRI/) di Sicilia erano ambedue
ARTE (/TRECCANIARTE/)

soggetti all'alto dominio della Chiesa: e naturalmente, questi anni e decennî


d'impotenza interna e di cupidige esterne segnarono per l'uno e per l'altro
regno nuove ingerenze politiche della S.
TRECCANI Sede. (/CULTURA/)
CULTURA

Insomma, appariva quasi disfatta l'opera dei Normanni. Dico l'opera politica;
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
poiché nel frattempo erano innegabili certi progressi della società napoletana e
siciliana, dovuti anche al nuovo ordine instaurato con i Normanni stessi e ai
contatti con la più progredita e dinamica Italia dei comuni e delle signorie. Si
svolgeva infatti nel Mezzogiorno, durante il XIV secolo, una certa vita
municipale, si elevavano le condizioni giuridiche degl'infimi ceti, si elaborava
una cultura giuridica e letteraria paesana, si apriva il paese agl'influssi artistici e
linguistici della Toscana. Approssimativamente, par di vedere nei regni di
Napoli e Sicilia, con alcuni secoli di ritardo, la vicenda stessa per cui era passata
l'Italia longobarda, con la stessa corrosione, dall'interno, del vecchio regno
barbarico e la ricostruzione, dall'interno, di una nuova e propria vita italiana.
Solo che, nel sud, né questa ricostruzione dall'interno è così rapida e ricca e
varia come nel nord e nel centro della penisola; né il regno scompare.
Cominciò con lo spezzarsi in due, e di nuovo si resero estranei l'uno all'altro;
poi i due regni quasi si dissolsero come forza statale, come credito
internazionale, come capacità di agire fortemente ed egemonicamente nella
penisola; passarono ambedue dall'una all'altra dinastia straniera e, in ultimo,
sotto una dinastia d'origine aragonese ma avviata a naturalizzarsi; finalmente
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ricostituirono certa unità e personalità giuridica e indipendenza. Laddove nel


nord, il vecchio regno èISTITUTO
morto (/ISTITUTO/)
per sempre eMAGAZINE
i pensieri,  le
le immaginazioni,
(/MAGAZINE/)

speranze degl'Italiani sono dalla stessa frammentarietà politica della regione


(/index.html)
portati a enuclearsi via via, prima che altrove, intorno a un centro ideale che si
CATALOGO (/CATALOGO/)
chiama Italia, creatura di lenta formazione, plasmata dalla cultura degl'Italiani,
animata poi dalla nuova società italiana del '700 e '800, sollecitata dalla stessa
fermentante e dinamica vita europea.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

In tali condizioni, la storia della penisola finisce di spostare i suoi centri: verso
la Toscana e la Valle del Po,(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI dove la formazione
ARTEdei nuovi stati territoriali, a
(/TRECCANIARTE/)

forma monarchica o repubblicana, è in pieno corso. Vi è ancora una miriade di


città libere e di piccoli signori. Ma noi li vediamo tutti più o meno ruotare
attorno ai maggiori, Firenze, Savoia,
TRECCANIVisconti,
CULTURA ormai anche Venezia. Sono
(/CULTURA/)

questi, ora, i protagonisti sulla scena della penisola. Attorno a loro si formano
quelle leghe o taglie, che riempiono buona parte del Trecento, in specie la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
seconda metà, ora di sole città ora di città e signori insieme; ora regionali, ora
quasi nazionali per l'ampiezza loro. Gli scopi delle leghe sono o infrenare
questa e quella compagnia di mercenarî stranieri, rovinosi per tutti; o
premunirsi contro possibili discese di principi d'oltralpe; o difendersi da
qualche signore italiano troppo potente. Giuridicamente, si vuole conservare lo
statu quo, mantenere la libertà di ognuno. In effetto, come già le vaste
organizzazioni dei partiti, così anche le leghe concorrevano a logorare gli stati
più piccoli, a vantaggio degli altri.

Nella regione nord-occidentale, i Savoia avevano proseguito, nel '200, ad


allargarsi di qua dalle Alpi, sempre tuttavia con la prevalenza del ramo
transalpino sul ramo cisalpino, anche come attività italiana. La formazione di
un dominio angioino in Piemonte, coevo alla conquista del regno di Sicilia,
aveva per un verso contrariato, per un altro promosso, il crescere dei Savoia:
perché gli Angioini diedero nuovi colpi alla vita municipale della regione e vi
provocarono anche certa unità antiangioina che aiutò, insieme, le fortune dei
marchesi di Monferrato, e le fortune dei Savoia. Vi fu, poi, il crollo dei
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Monferrato: e anche di questo i Savoia si giovarono. Venne Enrico VII, e i


Savoia ne ebbero dignità e uffici: compresa la nomina di Luigi a senatore
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  di
Roma nel 1311, con il compito di preparare la via a Enrico verso
(/index.html)
l'incoronazione imperiale. Scomparve Enrico e fu ripreso lo sforzo contro gli
CATALOGO (/CATALOGO/)
Angioini, in solidarietà con gli altri signori della regione e con i Visconti che,
da queste vicende, sono essi pure tratti verso il Piemonte, che era anche la
strada del commercio milaneseSCUOLA e lombardo verso la Francia. E nel 1339, una
(/TRECCANISCUOLA/)
lega di Savoia, Acaia, Monferrato, Saluzzo, Visconti contro le terre angioine si
risolve in quasi rovina di questa casata e a gran guadagno dei Savoia e dei
Visconti. Altra coalizione
LIBRInel 1345-46 capeggiaia
(/TRECCANILIBRI/) ARTE da Amedeo VI, il Conte
(/TRECCANIARTE/)

Verde: e si ebbero due vittorie sulle milizie provenzali e la spartizione di nuova


preda. Riuscì agli Angioini, che possedevano i valichi delle Alpi, di ricostituire
ancora il loro dominio nel'55: TRECCANI
e si ebbe CULTURA
nuova guerra. Ma ormai la solidarietà
(/CULTURA/)

Savoia-Visconti non reggeva più e la vita politica della regione lombarda e


piemontese veniva imperniandosi sulla rivalità delle due potenti casate. E la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
lega italica del 1372 fra Chiesa, Napoli e Angioini, Monferrato, Savoia, contro
Bernabò Visconti, ebbe a capo il Conte Verde. Vi fu, nel 1372, invasione del
territorio visconteo, scontri vittoriosi, città messe a sacco, parziale
ricostituzione angioina, acquisti sabaudi nel vercellese. Ma i Visconti avevano
unità di comando. E si salvarono, proseguirono nell'ascesa: solo che, diventato
difficile allargarsi a ovest che si veniva facendo una regione consistente, si
volsero piuttosto verso altre direzioni, pur senza perdere di vista il Piemonte,
ove possedevano Asti.

Molta riputazione di forza godevano allora in Italia i Visconti: molte città sotto
di loro, fra cui Pavia e Milano, già capitali di regno e ora, quest'ultima, fra le più
ricche e industriose, anche d'industrie belliche; molti mezzi finanziarî, molte
milizie. Non era mancata loro neppure quella specie di legittimazione morale
rappresentata dalla lode di un grande e reputatissimo poeta, Francesco
Petrarca, ospite desiderato dell'arcivescovo Giovanni dal 1353 al 1361. Bernabò
persegue anche, a scopo di accreditarsi e legittimarsi, una politica matrimoniale
di vaste linee. Diede a condottieri e principi e principesse italiani e stranieri, a
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Giovanni Acuto e Francesco Gonzaga signore di Mantova, a Stefano e Federico


di Baviera, a Leopoldo ISTITUTO
duca d'Austria e Pietro II di Cipro, al duca di Kent
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Edmondo, i moltissimi figli avuti da mogli e concubine. Anche con la Francia
(/index.html)
cercò annodare vincoli matrimoniali, conchiusi poi per opera del suo nipote e
CATALOGO (/CATALOGO/)
successore. Anche con Federico III di Sicilia, a cui voleva dare una figlia: e
poiché quegli morì, cercò di procurare la giovane vedova Maria per un altro
suo figliolo. La Sicilia accendevaSCUOLA
desiderî e speranze dei Visconti: ma urtò
(/TRECCANISCUOLA/)
nell'opposizione dei nobili più potenti, e del papa, senza il cui consenso quelle
nozze non si poterono celebrare. Mentre contraeva tali rapporti con principi di
mezza Europa, egli cercava di tirare a sé gli altri
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEgoverni della penisola. Parlava
(/TRECCANIARTE/)

a tutti dei grandi pericoli che minacciavano l'Italia, delle ambizioni del re
d'Ungheria, del duca d'Angiò, dell'impero, dello stesso re d'Inghilterra. Nel
1380 si fece promotore di unaTRECCANI
grande alleanza
CULTURAcon le città di Toscana, Romagna
(/CULTURA/)

e Marche. Si offrì, se esse gli davano soldati o denari per ingaggiarli, di


prendersi lui sulle spalle il peso dell'impresa, a conservazione dell'Italia e degli
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
alleati, in modo che né società di ventura né straniere e barbare genti potessero
invadere l'Italia contro la volontà degl'Italiani. Specialmente premé su Firenze.
Ma un'unione di tutti gli stati italiani, se era difficile per la molteplicità e varietà
degli stati, era resa ancora più difficile dalla diffusa preoccupazione che essa
potesse servire di gradino all'uno o all'altro, per salire in alto e mettere a tutti il
piede sul collo.

Venne poi, col 1385, Gian Galeazzo, che precisò ancor meglio le direttive della
politica viscontea e si mise con accortezza e audacia sulla via delle realizzazioni.

Anch'egli, come i suoi antenati, guardava alla Toscana, spinto da interessi


politici e mercantili insieme. Pisa rimaneva sempre legata a Bernabò e Gian
Galeazzo, sebbene ora, sotto la quasi signoria di Pietro Gambacorta, i suoi
rapporti con Firenze si fossero addolciti. Nello stesso 1385, il Visconti ebbe in
dedizione Carrara. Contemporaneamente riprendeva il progetto del 1380 per
una lega: e la conchiuse il 31 agosto a Legnano, rinnovandola nel 1389. Vi
entravano Firenze e Bologna, libere Pisa e Lucca di accedervi, come infatti vi
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accedettero, insieme con Perugia, Siena, Urbino, Forlì, Estensi, Gonzaga,


Malatesta, che già formavano particolari leghe ma ora si unirono quasi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
in una
federazione di leghe. Anche ora, la ragione o il pretesto sono le compagnie. Ma
(/index.html)
Gian Galeazzo i fini maggiori e più positivi della sua politica parve volesse
CATALOGO (/CATALOGO/)
cercarli, anziché nella Toscana, nella valle del Po, specialmente nella regione
veneta. Qui, Estensi, Gonzaga, Scaligeri, Carraresi, duchi d'Austria, signori di
Treviso, il patriarca di Aquileia,SCUOLA
una folla di piccoli feudatarî e di comunità
(/TRECCANISCUOLA/)
semilibere del Friuli. C'è, al margine, Venezia, ma ancora quasi accampata sulla
terra ferma. Principalissima se non proprio unica preoccupazione sua, la libertà
delle vie alpine, necessarie
LIBRI ai commerci di cuiARTE
(/TRECCANILIBRI/) vive.(/TRECCANIARTE/)
Perciò, non si disinteressa
certo di tutta la regione retrostante. Cerca di tenere in briglia Scaligeri e
Carraresi e casa d'Austria, incoraggia gli spiriti autonomistici dei comuni
minori contro Udine, capitaleTRECCANI
della "Patria del Friuli",
CULTURA coltiva l'amicizia dei
(/CULTURA/)

Carnî e Cadorini, dei Colloredo e dei Savorgnan, cerca di governare il


patriarcato per mezzo di prelati suoi cittadini o sue creature: ma non s'impegna
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
molto. Venezia è tutta concentrata nelle guerre con Genova, nella difesa
degl'interessi orientali, nelle faccende della Dalmazia che il re d'Ungheria gli ha
portata via ed essa cerca di ricuperare, anche per togliere ai Genovesi degli
alleati e delle basi navali in pieno Adriatico: tutti problemi imperniati su quello
centrale che era dei traffici e del dominio marittimo. In terraferma, per ora, si
giova delle guerre altrui e magari le provoca da lontano. Più avviato verso un
dominio del retroterra veneziano parve invece, per qualche decennio,
Francesco il Vecchio da Carrara, signore di Padova che è, dopo Venezia, la
maggiore città della regione, ricca di commerci, legata strettamente a Firenze,
fornita di uno "studio" che ormai supera quello di Bologna. E poi una regione
in progresso agricolo e ricca di vie d'acqua. Nel 1383 il Carrarese fa guerra al
duca d'Austria e gli toglie Treviso. Acquista poi Belluno, Ceneda, Conegliano,
Serravalle. Sono arrestati così i progressi degli Asburgo nella regione veneta.
Ma ambizione del signore di Carrara sarebbe di succedere agli Scaligeri, ormai
fermi e ridotti a poco, dopo la troppo rapida fortuna di Mastino. In questo, egli
s'incontra con Gian Galeazzo. Nel 1386, alleanza fra Carraresi, Gian Galeazzo,
Estensi contro gli Scaligeri che, fra nemici esterni e insurrezione di popolo,
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crollano: ma il frutto migliore della vittoria, che è Verona e Vicenza, se lo


prende Gian Galeazzo. ISTITUTO
Il quale,(/ISTITUTO/)
poi, volta subito  con
fronte: si mette d'accordo
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Venezia contro i Carraresi; e insieme, li abbattono, li spogliano e l'una si


(/index.html)
prende Treviso, l'altro Padova, Feltre e Ceneda. Così Gian Galeazzo comanda
CATALOGO (/CATALOGO/)
da Vercelli fin quasi all'Adriatico e controlla grandi strade di qua dalle Alpi e
attraverso le Alpi. Poco dopo, anche Genova, per patto conchiuso con
Antoniotto Adorno, doge, si apre ai Visconti. Ora, datasi Genova a Gian
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Galeazzo, questi spera di avere da quella mezzi di ulteriore espansione,
specialmente in Sicilia; quella, difesa e possibilità di alimentare la propria
marineria e i proprî commerci. Ci sono, poi, ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) pensieri e possibilità comuni
(/TRECCANIARTE/)

contro Venezia.

A questo punto, comincia la reazione


TRECCANIitaliana
CULTURA contro Gian Galeazzo. Firenze,
(/CULTURA/)

sebbene non presa troppo di mira dal Visconti ma sospettosa di lui, si allea con
Bologna, cerca di attirare Venezia, ancora alleata del Visconti. Si delinea una
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
coalizione, diretta da Firenze, in cui entrano tutti i piccoli stati nemici del
Visconti e timorosi di lui. Venezia è neutrale, ma sottomano aiuta costoro. È il
tempo che la repubblica, in conseguenza degli aiuti militari e finanziarî dati
all'Estense, riesce ad acquistare vera preminenza in Ferrara, che è parte della
lega, e ottiene in pegno il Polesine di Rovigo, cioè la padronanza del basso Po e
basso Adige. L'antagonismo tra Firenze e il Visconti diventa perciò, ora, fatto
centrale della politica italiana. Firenze sollecitò in Italia anche il conte
d'Armagnac, che mosse contro Alessandria. Ma il 25 luglio 1391, queste bande
furono affrontate dai viscontei sotto le mura della città e ripetutamente battute.
Grido di trionfo del signore di Milano, annunciando la vittoria delle sue genti,
"delle mie genti italiane", contro i Francesi del conte d'Armagnac, discesi in
Italia, come sempre, pieni di sprezzante orgoglio per i "vili Lombardi". Ora
Visconti e Firenze fanno egualmente la ruota, per ingraziarselo, attorno al re di
Francia, che molto gradisce questi lusinghieri richiami. Egli desidera Genova,
ha da rivendicare Napoli per gli Angioini, ricuperare per essi o per sé qualche
terra piemontese. Altri obiettivi e altre prede gli additano a gara Firenze e Gian
Galeazzo. Quella, le ricche terre viscontee, da spartire fra lui e il conte di Savoia
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o da rimettere in libertà; questi, le terre della Chiesa, quasi abbandonate e già,


in altro momento, offerte 
dall'antipapa Clemente. Alleato col re di Francia,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

solidale col duca d'Orléans nel circuire la Toscana per averla a discrezione, Gian
(/index.html)
Galeazzo, a cui la sorte delle armi non andava bene, avrebbe con questi aiuti
CATALOGO (/CATALOGO/)
sgominato la coalizione avversaria. Intorno a tutto questo corsero trattative. Lo
Spinelli ne parlò a corte di Francia e ad Avignone. Il re di Francia era ben
disposto. Non sentiva più gl'Inglesi da Occidente in questo momento; e poteva
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
rivolgersi verso l'Italia. Nessun diritto a lui sarebbe venuto sulle terre del
Visconti; ma il Visconti avrebbe posto le armi di Francia sopra il suo scudo. Fu
messo mano a preparare una
LIBRI spedizione dell'Orléans,
(/TRECCANILIBRI/) per terra, verso lo Stato
ARTE (/TRECCANIARTE/)

della Chiesa; e una verso Napoli. Recalcitrava l'antipapa. Ma nell'agosto '94,


tutto era quasi pronto, per dare nascimento a un nuovo regno in Italia, con la
Romagna, Marca, Bologna, Ravenna, TRECCANIPerugia,
CULTURA governato
(/CULTURA/)da una dinastia

francese e vassallo della S. Sede, posseduto ereditariamente e coordinato col


regno di Napoli. La morte del papa, 16 settembre, deviò il corso delle cose.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Il re di Francia allora si lasciò vincere dalle lusinghe dei Fiorentini e dalla loro
abilissima diplomazia; e a lui Gian Galeazzo dovette cedere Genova. Ma dal re
dei Romani, Venceslao, bisognoso, come tutti, di denari, gli venne qualcosa
che, in quel momento, valeva più di Genova: cioè la elevazione di Milano e di
venticinque altre città di Lombardia e del Veneto a ducato e l'investitura fattane
a lui, a titolo ereditario. Non era il regno d'Italia, indipendente o anche nel
vassallaggio dell'impero; ma era il riconoscimento della signoria, la legittimità
piena, l'elemzione a un rango altissimo nell'antico regno, maggiore libertà
anche dal popolo, che era stato il primo fondamento legale della signoria.
Firenze, che teneva gli occhi aperti dappertutto, cercò sventare il colpo, anche
mettendo su i principi tedeschi. Ma non riuscì. È un momento in cui Milano
vale più di Firenze. Quella, ha più corde nella sua cetra. Ora, anche quella
"nazionale", per il vanto che i Visconti si davano di aver tenuto indietro o
ricacciato ogni milizia o signore straniero che, "violando la natura", cioè la
cerchia delle Alpi data a difesa dell'Italia, cercavano d'avervi dominio; di avere,

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quando la penisola languiva senz'armi, restaurato l'antica disciplina, mostrato


non avere gl'Italiani bisogno  un
d'armi e armati forestieri. Così, poco dopo,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

panegirista lombardo di Gian Caleazzo.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
E tuttavia, i maggiori stati della penisola sono ormai contro il Visconti. E
trovano alleati anche fuori: Isabella di Baviera regina di Francia, i principi
tedeschi che rimproverano al loro re il mercimonio dei diritti dell'impero. Gli
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
esuli figli di Bernabò e i Fiorentini conducevano una grande campagna di
diffamazione contro il duca. Nel 1398, mezza Italia e il re di Francia erano in
lega contro di lui: e questa
LIBRI volta si scoprì anche
(/TRECCANILIBRI/) ARTEVenezia. L'irriducibile ostilità
(/TRECCANIARTE/)

di Firenze spinse Gian Galeazzo a cercare anch'egli alleati e sudditi in Toscana e


nell'Umbria. Così guadagnò Pisa, Siena, Perugia, Assisi. Mosse contro di lui il
nuovo re dei Romani, Roberto, sollecitato
TRECCANI dai collegati
CULTURA italiani e dai principi
(/CULTURA/)

dell'impero. Ma a Brescia, Ottobuono Terzi e Facino Cane, condottiero del


Visconti, lo affrontarono e lo ruppero. E il Visconti poté occupare anche
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Bologna. In questo momento, la morte colse Gian Galeazzo.

RANDE LETT-I-J 32esimo 40

Era appena calato nel sepolcro, che il grande edificio di Gian Galeazzo Visconti
scricchiolò tutto, cominciò a sfaldarsi, fu sopraffatto dalle cupidige degli amici e
dai rancori dei nemici, condottieri o signori spodestati o gruppi di nobiltà
cittadine. E non solo si staccarono le parti lontane, ma anche il nocciolo
centrale si dissolse. Tutti i condottieri viscontei vi si fecero una signoria:
Gabrino Fandulo a Cremona, Pandolfo Malatesta a Brescia, Giovanni Vignati a
Lodi, Filippo Arcelli a Piacenza, Facino Cane ad Alessandria, a Novara, a
Tortona, fin quasi dentro Milano, mentre Anguissola, Landi, Scotti, altri
feudatarî dell'oltre Po, mal domi e pronti sempre alla riscossa, saccheggiavano
quelle terre. Intanto altri sollecitavano altre discese di stranieri.

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Insomma, tutte le vecchie e nuove forze della politica italiana, di nuovo in


movimento. Quando trovavano un centro in cui convergere, un capo 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
che le
dominasse e insieme fornisse loro possibilità d'azione, riuscivano a comporsi in
(/index.html)
una qualche unità, fondata su quegli elementi di coesione che pure erano nel
CATALOGO (/CATALOGO/)
territorio; quando quel centro o capo veniva meno, ecco tutto si rilassava,
ognuno ridiventava centro a sé stesso. Neanche il riconoscimento regio era
rimedio sufficiente. Troppo corroso era ogni principio d'autorità. Troppo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
diffusa la persuasione che la forza valesse più del diritto. Mancava, poi, a questi
signori di recente origine, quella consacrazione del tempo, religiosa e umana,
che levava in alto il principe, di fronte ai sudditi
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE discordi e alle bande di
(/TRECCANIARTE/)

ventura. Così la fortuna di queste signorie era ancora legata alla persona di chi
le incarnava: diversamente da quel che avveniva là dove a centro e sostegno
dello stato si era formata una robusta
TRECCANIe CULTURA
omogenea borghesia-aristocrazia. Qui,
(/CULTURA/)

meno bagliori, ma la fiamma non si spegneva, per un soffio del cieco caso. Così
a Venezia e a Firenze.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

La morte di Gian Galeazzo e il crollo della signoria viscontea coincise con una
ripresa dei regni di Napoli e Sicilia. E parve che il sud dovesse riacquistare
qualcosa dell'antica posizione di protagonista nella politica italiana.

Questo fu con Ladislao di Durazzo che, alleato di Bonifazio IX, papa romano,
contro i papi di Avignone e contro Luigi d'Angiò, ebbe il regno, conquistò
Napoli che era sempre più possesso decisivo per tutto il territorio, e prese con
grande energia il timone. Compito primo: tenere a freno le case baronali. E
questo freno Ladislao lo impose con ogni mezzo, anche con spietata crudeltà.
Poi, politica estera. Il regno non voleva rinunciare a tutto. Non tutte spente le
tradizioni normanne e sveve e dei primi Angioini. Così, Ladislao aspirò da
principio all'Ungheria, dove re angioini avevano regnato fino al 1380; e mise le
mani su Zara, che era lì di fronte alla Puglia, quasi alla porta di quel mare. Lo
spingevano anche i Fiorentini, che speravano da questa impresa procurar
vantaggio ai loro commerci nella regione danubiana e danno ai commerci
veneziani. Ma poi il re abbandonò questa troppo fantasiosa politica, rinunciò
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

all'Ungheria e a Zara, si volse a obiettivi vicini. Occupò Roma, e se la tenne per


10 anni. Di qui mosse sulla Toscana che era punto d'appoggio di Luigi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
d'Angiò
nella sua marcia per la riconquista del regno. Ebbe Arezzo, guerreggiò con
(/index.html)
Firenze, con Siena, con Pisa, con l'Angioino loro alleato. E l'autorità regia
CATALOGO (/CATALOGO/)
riemerse un po' dal pantano, nel sud d'Italia. Ladislao rappresentava e appagava
un bisogno diffuso e profondo del popolo meridionale, che ormai era attaccato
alla monarchia, pur tra le alterne vicende dinastiche, e si era formato un certo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sentimento dell'unità del regno, pur in mezzo allo spadroneggiare di questa o
quella famiglia.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Anche il regno di Sicilia, pure al sud, riemerse un po' dal gorgo dell'anarchia,
con Martino, nipote del re d'Aragona e marito della giovane regina Maria, il
quale accennò a rientrare nel solco dei Normanni
TRECCANI e Svevi, si richiamò alle loro
CULTURA (/CULTURA/)

costituzioni, favorì le città demaniali, si acquistò anche certa aureola di valore


militare, quando un esercito e una flotta siciliana aiutò il re aragonese contro i
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Sardi ribelli, sconfisse una flotta di Genova venuta in loro soccorso, sbaragliò i
ribelli (1409). Ma nel 1409, Martino morì senza figli, la Sicilia andò al lontano
re d'Aragona: e fu la fine di ogni indipendenza di questa isola, come già della
Sardegna, un secolo prima. Venne a mancare ai Siciliani e anche alla baronia il
lustro di una propria corona e di una corte in cui brillare: donde il continuo
aspirare loro a una restaurazione come regno a sé. La regione visse senza nessi
col resto della penisola: salvo che il suo possesso rafforzò le posizioni della
corona aragonese nella penisola, e le procurò un nuovo titolo e punto
d'appoggio per tentare poi, di lì, cose maggiori. Qualche anno dopo moriva
anche Ladislao re di Napoli, 1414: e un disordine maggiore di prima piombò sul
regno, che fu vicino a smembrarsi.

Consolidamento di stati territoriali. - Il sec. XIV è pieno di tentativi di vaste


signorie, non più limitate alle città, e neppure alla vicina regione. Frequente lo
sforzo, da Milano o da Verona, di superare il Po e valicare l'Appennino: a non
contare la vasta influenza, in molti luoghi dominio, di Roberto d'Angiò, dal
sud. E tutto ciò, non più sul fondamento dell'antico titolo giuridico di re
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d'Italia, ma su fondamenti nuovi di forza politica e militare, di partito, ecc. La


penisola era ancora tutta 
materia incoerente e disciolta: comuni indipendenti
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
o
solo superficialmente aggregati ad altro maggiore organismo: signorie di una o
(/index.html)
più città, senz'altro legame fra loro che il comune signore; cittadinanze
CATALOGO (/CATALOGO/)
disposte, per sottrarsi ad altro comune o ad un signore interno, ad accettare un
lontano signore che avrebbe lasciato autonomia amministrativa. Tutto mal
fermo e fluttuante. Pochi quadriSCUOLAsolidamente costituiti. Incerti e mutevoli
(/TRECCANISCUOLA/)
confini fra stato e stato, consacrati da trattati di labile vita o solo da
consuetudine. Ma il tentativo di Gian Galeazzo fu l'ultimo.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Lo stesso vigore con cui esso fu condotto e i suoi larghi successi, logorando
sempre più le autonomie urbane superstiti, umiliando piccoli e anche potenti
signori come gli Scaligeri e i Carraresi, stimolando
TRECCANI CULTURA il vigore difensivo e la forza
(/CULTURA/)

reattiva degli altri, agevolò e rese più rapida la formazione di stati regionali
come quello dei Savoia, di Venezia, di Firenze, non appena l'iniziativa
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
viscontea venne a mancare. Così, morto Gian Galeazzo, i Savoia strapparono ai
Visconti altre terre del Vercellese e Val d'Ossola, mentre altri acquisti nel
territorio di Ginevra avevano dato qualche maggiore organicità anche ai
dominî transalpini. Ciò avveniva con Amedeo VIII (1391-1431). E nel 1416, vi
è anche per lui, come poco prima per Gian Galeazzo, un riconoscimento
imperiale, cioè il titolo di duca. Non solo. Ma questo allargarsi delle terre
cisalpine verso est, che coincide con l'estinzione del ramo piemontese di Acaia e
con la riunione nel 1418 dei due territorî, porta a uno spostamento del centro
dello stato, dai paesi di là ai paesi di qua delle Alpi. "Principe di Piemonte"
chiama Amedeo VIII il figlio e successore. Questo ormai vasto stato, che sta a
cavaliere delle Alpi, ha una faccia rivolta verso la Valle del Po. Rimangono
ancora, nella loro indipendenza, i marchesi di Monferrato, Saluzzo, Ceva. Ma
ormai sono circondati da terre sabaude. E poi debbono riconoscersi vassalli.
Monferrato è anche costretto a cedere Chivasso e il basso Canavese. Così la
Sesia diventa il confine: quale rimarrà fino al secolo XVIII.

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Anche Firenze si sentì più libera nei suoi movimenti. Ormai, passata la bufera
popolaresca, sono al timone Albizzi, Rucellai, Medici, Strozzi, Capponi,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) Da
Uzzano, ecc.; una piccola ma vigorosa aristocrazia di mercanti e banchieri. La
(/index.html)
politica estera, che aveva avuto ondeggiamenti e rilassamenti al tempo che i
CATALOGO (/CATALOGO/)
minuti popolani avevano avuto la prevalenza, ha ripreso tutto il suo vigore. Nel
1404, Pisa fu acquistata a denaro, cinta d'assedio, costretta a cedere. Così, già da
tempo piegate Pistoia, Empoli, SCUOLA
S. Miniato da una parte, Arezzo dall'altra, tutta
(/TRECCANISCUOLA/)
la valle dell'Arno diventa fiorentina, e libere son tutte le vie attorno. E poiché
quel porto è ormai interrato, nel 1421 Firenze acquista dal governatore di
Genova, che in quel momento era città del reARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) di Francia, il porto di Livorno,
(/TRECCANIARTE/)

con gran dispetto dei Genovesi. Nel 1439, anche Volterra deve piegare:
territorio ricco di biade, di bestiame, di prodotti minerarî, utile integrazione di
uno stato che aveva a centro una città industriale
TRECCANI e commerciale come Firenze.
CULTURA (/CULTURA/)

Non grande concordia entro quella aristocrazia, quasi oligarchia, fiorentina. Ma


vigile sentimento del comune interesse di fronte all'estero, vigore nel
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fronteggiare ogni situazione.

Ancor più si avvantaggia Venezia della crisi viscontea, dopo che già essa aveva
ottenuto buoni guadagni al tempo di Gian Galeazzo e d'accordo con lui, come íl
Polesine, cedutole in cambio di un grosso prestito dal minorenne Niccolò III, di
cui nel 1393 ha assunto la tutela, e le città degli Scaligeri e Carraresi. Ora, vi è,
sì, la restaurazione dei Carraresi a Padova. Ma nel 1405, di colpo, un esercito
veneziano espugnò Padova, prese e sottomise a processo i Carraresi, li fece,
senza neanche attendere il verdetto, giustiziare. La vasta regione alle spalle di
Venezia è ora sgombra. E la repubblica si trova in contatto diretto, anche dalla
parte di terraferma, con lo stato del patriarca di Aquileia. Nel corso del '300
specialmente con i trattati del 1307 e 1335, la repubblica ha assorbito gran parte
del marchesato d'Istria: e la signoria patriarcale è ora, nella penisola, una
rovina. Alla fine del '300 e sui primi del '400, anche i rimasugli le sfuggono.
Muggia, Albona, Buie, Pinguente, via via si ribellano, si associano a difesa delle
loro consuetudini di fronte all'antico signore. Viceversa cresce l'Istria veneziana
per successivi acquisti fatti dai conti di Segna e di Gorizia, dai Grafenberg e dai
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Da Porcia, tutti bisognosi di denaro. Solo Trieste, centro e porto naturale del
patriarcato e di una vasta regione retrostante; solo Trieste le è sfuggita,datasi ai
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

duchi d'Austria. Nel 1409, Alessandro V libera la repubblica dall'obbligo del


(/index.html)
censo annuo dovuto al patriarca per le città e terre istriane: ed è come
CATALOGO (/CATALOGO/)
riconoscerle un diritto proprio su quelle terre. Contemporaneamente Venezia
acquistava Verona, Padova, Vicenza, Treviso, Feltre, Bassano, Belluno, quasi
circuendo il Friuli patriarcale, già turbato profondamente dalle sue civili
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
discordie. Nel 1409, infine, Ladislao re di Napoli cedeva a Venezia, Zara. Ormai
la guerra di Chioggia ha mostrato l'importanza vitale della Dalmazia per
Venezia. LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Ma su Zara vantava diritti la Corona di S. Stefano, cioè Sigismondo re


d'Ungheria. Il quale nel 1410 divenne
TRECCANIanche re dei
CULTURA Romani. E come tale, aveva
(/CULTURA/)

titoli da far valere sull'Istria, già parte del patriarcato e passata a Venezia;
poteva rivendicare le città che Scaligeri e Carraresi avevano tenute come vicarî
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
imperiali, avanti che Venezia se le prendesse. S'intromise anche nel discorde
Friuli, favorendo la parte antiveneziana, in un momento in cui si delineava un
vasto tentativo di restaurazione imperiale in tutta la regione istriana, una
nuova avanzata germanica, anche sotto forma d'immigrazione tedesca.
Sollecitata dal patriarca, Venezia intervenne. Si combatté nel 1412-13, di nuovo
nel 1419. Venezia seppe procurarsi l'alleanza di Napoli e dei Visconti,
ottenendo mano libera in Dalmazia e Friuli, caldeggiò un fascio di stati italiani
da opporre all'impero. Poiché nel frattempo Sigismondo era stato eletto anche
re di Boemia e come tale si trovò subito nei guai della guerra hussita, così
Venezia ebbe buon giuoco. E prevalse da per tutto. Ottenuta dai Castelbarco
Roveredo, s'insediò nel Trentino. Nel Friuli, ebbe Cividale e Udine, i due centri
della regione, discordi essi e causa prima delle discordie locali. Nella Carnia,
prese Tolmezzo. In Val Tagliamento, Venzone. E poi, il Cadore, Monfalcone,
l'Istria patriarcale: che significava circuire anche Trieste; poter chiudere le vie
che scendevano per l'Isonzo e Natisone e Canale del Ferro e Carnia. Intanto, la
flotta occupava Spalato, Curzola, Cattaro, Traù, Lesina, Scutari, Dulcigno,
Antivari.
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Enorme importanza ebbero tali acquisti: né solo ai fini dell'accrescimento


territoriale di Venezia, ISTITUTO
che con(/ISTITUTO/)
essi giungeva 
alle Alpi e si assicurava una
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

frontiera di meno difficile difesa. Ma se ne risentì tutta la civiltà di una vasta


(/index.html)
regione, tutto il suo destino nazionale. Dalla parte del Trentino, fu aiutata e
CATALOGO (/CATALOGO/)
promossa la vita italiana della media valle dell'Adige e delle sue città,
legatissime alle città padane, ma esposte alla penetrazione dell'elemento tedesco
e delle forze politiche tedesche,SCUOLA
che già(/TRECCANISCUOLA/)
nel '400 tentano di dare l'assalto a
Trento. Ancora maggiore l'azione di Venezia nella regione del patriarcato.
Nella decadenza del patriarcato, la regione si apriva tutta alle ingerenze e
agl'interventi della grande
LIBRI e(/TRECCANILIBRI/)
piccola aristocrazia
ARTEtedesca, di casa d'Austria,
(/TRECCANIARTE/)

dell'Impero. Il dominio politico di Venezia arrestò questa penetrazione tedesca


nella parte più propriamente italiana o portata di per sé a svolgersi nel senso
stesso della civiltà italiana; e promosse
TRECCANI quella
CULTURA veneziana e italiana nell'altra
(/CULTURA/)

parte, tedesca e, più, slava. In Dalmazia, finalmente, deciso a favore di Venezia


il secolare e alterno conflitto con la Corona d'Ungheria, fu suggellata
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
definitivamente la venezianità e italianità della sua vita civile. La quale si veniva
egualmente svolgendo in senso italiano e per l'intima affinità con la vita della
sponda opposta e per le influenze che vi penetravano dalla Puglia, dall'Abruzzo,
dalle Marche, da Venezia. Non mancavano elementi slavi nei ceti minori e bassi
delle popolazioni cittadine per l'immigrazione dei distrettuali tutti slavi. Ma,
latino e ormai possiamo dire italiano il nucleo centrale e direttivo delle città, e
orgoglioso della sua latinità, anche il popolo ne assumeva la lingua, i costumi,
parte notevole delle consuetudini giuridiche. Il suo inurbarsi e socialmente
ascendere equivaleva a latinizzarsi e italianizzarsi. E quando nel 1395, in una
fase di rapida ascesa popolare, fu tradotto in volgare a Spalato lo statuto, perché
anche gl'incolti lo intendessero, esso fu tradotto in volgare italiano. Tutto
questo, indipendentemente da ogni dominio politico che venisse dall'altra
sponda. Era piuttosto in rapporto con i legami molteplici fra le città dalmate e
le città italiane. Numerosi lì anche i Fiorentini. Ma ora nel '400 l'Italia vi è
rappresentata specialmente da Venezia. La quale così legò alla vita italiana una
vasta regione periferica, al di qua del grande cerchio alpino da Trento a Ragusa;

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una regione che essa dominò quasi tutta politicamente e tutta suggellò
spiritualmente. Lo stesso 
avevano fatto Pisa e Genova, in Sardegna e Corsica.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Grande funzione nazionale di questi stati marinari italiani!


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Ma ecco, dopo ucciso dai congiurati il duca Giovanni Maria Visconti,
riemergere il ducato milanese, con Filippo Maria, che si impadronì del tesoro
ducale, si assicurò i servigi dellaSCUOLA
compagnia famosa organizzata da Facino Cane,
(/TRECCANISCUOLA/)
spostò la sua residenza da Pavia a Milano, affidò ai suoi capitani, fra cui
Francesco Bussone di Carmagnola, il compito di ricuperare lo stato. E lo stato
fu ricuperato, le varie signorie dell'ultima oraARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) furono spazzate. Intanto,
(/TRECCANIARTE/)

all'interno, molta cura di tenere a segno i grandi, specialmente forti nell'oltre


Po pavese, e d'impiantare su più eque basi, proporzionalmente alle facoltà di
ognuno, il sistema tributario. Naturalmente,
TRECCANI CULTURA rinverdirono
(/CULTURA/) anche le antiche

ambizioni di più lontani sbocchi. E, nel 1421, il Visconti ricuperò dai Francesi
Genova. Fossero queste ambizioni veramente grandi e pericolose, fosse
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
l'immaginazione altrui che le faceva parere più grandi del reale, certo Venezia e
Firenze tornarono a contrastare il terreno ai Visconti. A fianco di Venezia e
Firenze, anche Amedeo VIII di Savoia, anche papa Martino che, composto
ormai lo scisma e ripresa l'opera di ricupero dello Stato della Chiesa, temeva
per la Romagna. Altro decennio di guerra: 1423-33. E la guerra finì non bene
per i Fiorentini, che vi consumarono grandi tesori, dissestarono le finanze,
provocarono nuovi malumori fra i contribuenti più aggravati. E ne venne
l'impulso ad una maggiore perequazione tributaria: ne venne il catasto, cioè la
stima dei beni, messa a fondamento del tributo. Era la tendenza generale: a
Firenze, come a Milano, come a Venezia, che ora cominciava a fare un po' da
modello per i Fiorentini. La vita comunale si veniva logorando anche qui,
sebbene più lentamente che altrove: e si cercavano i rimedî, si studiava
Venezia. La quale aveva molti elementi comuni con Firenze,
fondamentalissimo quello di una omogenea borghesia o aristocrazia
commerciale e finanziaria, che aveva trionfato tanto della nobiltà quanto delle
velleità popolaresche. Ma Firenze aveva, a differenza di Venezia, compiuto il
suo ciclo, sia che gli oligarchi, per meglio difendersi, tendessero a un governo
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sempre più stretto che avrebbe poi sfociato in un signore; sia che mezzana
borghesia e artigianato,ISTITUTO
per affrancarsi 
dagli ottimati, cercassero e trovassero
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
in
mezzo a loro un proprio capo, capace d'imporsi agli stessi suoi consorti. L'uno e
(/index.html)
l'altro. E si ebbe, un primo momento, 1433, la prevalenza di Rinaldo degli
CATALOGO (/CATALOGO/)
Albizzi, capo degli ottimati; in un secondo momento, quella di Cosimo e della
sua famiglia, largamente accreditati presso la massa popolare. Questa
evoluzione istituzionale, accentuatasi nel tempo e a causa dello sforzo della
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
repubblica per allargare il suo territorio, agevolerà in avvenire questo sforzo.
Ma per allora, piuttosto il contrario. I vantaggi della guerra furono tutti di
Venezia, che conquistòLIBRI
Brescia e Bergamo, giunse
(/TRECCANILIBRI/) all'Adda, e lì pose
ARTE (/TRECCANIARTE/)

stabilmente il confine, vide consolidarsi la oligarchia al governo dominata


tuttavia da un alto sentimento dell'interesse generale e, pur con un doge
battagliero come Francesco Foscari,
TRECCANI ridursi a nulla
CULTURA la sostanza del potere
(/CULTURA/)

dogale, mentre pure a nulla era ridotta la partecipazione del popolo alla cosa
pubblica.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Con ciò, ducato sabaudo, repubblica di Venezia, repubblica di Firenze si


costituiscono su vaste basi regionali. Anche il ducato visconteo, pure rinserrato
fra Savoia e Venezia, rimpiccolito nel territorio, ha tuttavia le condizioni per
una vita a sé. È più piccolo del ducato sabaudo e del territorio di Venezia; ma
possiede centralità, omogeneità, compattezza che sono altrettanti elementi di
equilibrio. Negli stessi anni, risorgevano a nuova vita anche lo Stato della
Chiesa e il regno di Napoli. Lo Stato della Chiesa aveva proprio corso pericolo
di morte. Di nuovo a pezzi, al principio del secolo; Bologna, Perugia, le città
maggiori, indipendenti di fatto; Roma, occupata a lungo da Ladislao, poi tenuta
quasi in dominio da Braccio da Montone, un signore umbro del nuovo tipo dei
signori-condottieri o condottieri-signori. Se lo Stato della Chiesa avesse avuto
solo le risorse difensive di cui disponevano i rimanenti stati della penisola, non
si sarebbe sottratto a quella condanna a morte che parve incombere su esso. Ma
i suoi titoli di diritto erano consacrati dalla religione; avevano qualcosa di
assoluto valore. Potevano non salvare, oggi, dalla rovina; ma rendevano
possibile, domani, la restaurazione. Come fu ora. Era vivo nei papi il bisogno di
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tornare a Roma: il bisogno, anzi, di avere un fermo e robusto e proprio punto


d'appoggio, non solamente 
per risiedervi ma per organizzare di lì la resistenza
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

alle forze dissolventi dell'unità cattolica e papale, dare vigore e continuità


(/index.html)
all'opera di difesa delle "libertà ecclesiastiche". L'ultimo secolo era stato ricco di
CATALOGO (/CATALOGO/)
dolorose esperienze sugli umori nazionalistici delle monarchie e dell'episcopato
d'Occidente. Come l'impero si era volto a curare in particolar modo un suo
proprio territorio, lo stesso bisogno aveva il papato. Finito, anche per la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Chiesa, il tempo della medievale universalità, in cui i legami del papato con
Roma erano prevalentemente ideali. Ora, i papi trovano le loro terre premute
da ogni parte, da Fiorentini, da Veneziani, daARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) condottieri, da Angioini di
(/TRECCANIARTE/)

Napoli, da Visconti. Specialmente pericolosi appaiono questi ultimi, cioè


Filippo Maria, che si presenta come esecutore della volontà del concilio di
Basilea contro papa Eugenio eTRECCANI
ha al soldo i migliori
CULTURA e più ambiziosi condottieri
(/CULTURA/)

del tempo, Francesco Sforza e Niccolò Piccinino. Ora, questi due invadono le
Marche e la Romagna. Ma il papa si allea con Venezia e Firenze e cerca di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
guadagnarsi lo Sforza, investendolo della Marca d'Ancona (marzo 1434):
principio della fortuna sforzesca. Più ancora agisce sul papa un fatto nuovo
verificatosi nel regno di Napoli: la morte della regina Giovanna II senza eredi e
l'apparizione di Alfonso d'Aragona, re di Sardegna e di Sicilia, che, dopo aver
aspirato anche alla Corsica, aveva messo gli occhi su Napoli, quasi per
riprendere e compiere l'opera iniziata dall'avo Pietro dopo i Vespri. Adottato in
un primo momento dalla Regina, Alfonso era stato poi soppiantato da Luigi III
d'Angiò. Ora ricompare a farsi valere. Ma contro di lui si voltano tutti i governi
italiani. Alla generale levata di scudi contro Alfonso, partecipò anche Filippo
Maria Visconti: sebbene, forse, specialmente per riguardo a Genova, sua città,
nemicissima degli Aragonesi, che sarebbe stata capace di darsi alla Francia o a
Renato d'Angiò, che ora si opponeva ad Alfonso, come erede di Luigi III, se
avesse visto il duca incapace di difenderla. E fu evento decisivo della guerra
proprio la rotta che le navi di Genova e del Visconti inflissero presso Ponza ad
Alfonso. Il re stesso cadde prigioniero. Ma portato davanti al duca di Milano, la
scena cambiò. I due principi si sentirono più solidali che discordi: solidali
contro Renato d'Angiò che, dati i suoi legami con la Francia, costituiva un
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pericolo serio anche per il ducato visconteo; solidali contro il papa, contro i
Fiorentini, contro i Veneziani, 
forse anche contro lo Sforza che si era creata
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

una base propria e gettava gli occhi tanto verso le terre viscontee quanto verso
(/index.html)
quelle napoletane. Nuova guerra: da una parte, Filippo Maria e Alfonso,
CATALOGO (/CATALOGO/)
dall'altra una coalizione, al cui centro stavano Venezia, Firenze e Genova
ribellatasi al Visconti. Lo Sforza fu condottiero della coalizione. Risultato: il
Visconti ebbe la peggio, fu cacciato dalla Toscana e Romagna, perse altre terre
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sull'Adda, dové maritare allo Sforza una sua figliola, cioè farlo erede; ma
Alfonso riconquistò le provincie del regno, aiutato da quegli stessi baroni che
già avevano aiutato il suo
LIBRIcompetitore, assediò
(/TRECCANILIBRI/) e prese
ARTE Napoli, vi entrò nel
(/TRECCANIARTE/)

1442, riprese in mano le redini del governo, riavvalorò l'autorità dello stato.

Ma eccitò subito nuova e maggiore opposizione


TRECCANI in Firenze che aveva molti
CULTURA (/CULTURA/)

interessi mercantili nel regno e vedeva quel re, signore anche della Sardegna,
piazzato proprio a un trar d'arco dalla Toscana e da Livorno; opposizione nel
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
papa che non intendeva rimanere estraneo ai mutamenti dinastici di un regno
vassallo e da tenere ben sorvegliato. Nessun dubbio che questo ritorno in forze
del regno fece apparire al papa sempre più necessario assicurarsi Roma, tenerla
veramente da padrone, sottrarla alle suggestioni e ai pericoli che venivano dal
sud. Si vide questo con Eugenio IV e, più, con Niccolò V (1447-55), quando
l'opposizione conciliare fu vinta e il governo della Chiesa si raccolse
nuovamente in una sola mano. Apparve allora, in persona del cardinale
Vitelleschi, un nuovo Egidio Albornoz, che assoggettò Colonna, Savelli,
Caetani, Annibaldi, incamerò loro città, distrusse loro castelli, si ebbe dai
Romani accoglienze trionfali quasi nuovo padre della città dopo Romolo.
L'avversione ai feudatarî e quella ad Alfonso rendevano i Romani ben disposti
verso il papa e il suo governo. Ormai cadono a vuoto le esortazioni a
indipendenza, gli appelli alla grandezza repubblicana da restaurare: come si vide
con Stefano Porcari che nel 1447, alla morte di Eugenio, mentre Alfonso era
accampato alle porte, gridò libertà. Così il potere papale rimise radici a Roma,
come non mai. Il papato tornò romano, in modo definitivo, e si legò più
fortemente che nel passato alla sua sede. E riprese anche la vecchia fatica
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attorno allo Stato della Chiesa: fatica di Sisifo per un certo verso, ma non tanto
che non segnasse, in ogni sua fase, qualche progresso, se non altro per
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
il
logorarsi delle forze che le si opponevano; feudatarî e città. Nel 1429, anche
(/index.html)
Bologna si era sottomessa a papa Martino V, dei Colonna. Col cardinale
CATALOGO (/CATALOGO/)
Vitelleschi, emerse, in questo sforzo di restaurazione, Lodovico Scarampi,
patriarca di Aquileia. Sono essi uomini rappresentativi, in questa fase della
storia della Chiesa e del papato,SCUOLA
che è storia di un principe e di uno stato, storia
(/TRECCANISCUOLA/)
politica, più che di una religione. Ci vorrà un'altra rivoluzione, un'altra epoca
che, senza rinnegare il Rinascimento, riavvalori elementi della vita medievale;
ci vorrà questo, per rendere ai papi fisionomia
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) di papi.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Equilibrio di stati italiani. - Interessi e umori antiaragonesi ebbero modo di


manifestarsi direttamente nel TRECCANI
1447, allaCULTURA
morte di Filippo Maria Visconti,
(/CULTURA/)

quando un agente aragonese, approfittando degli antagonismi tra sforzeschi e


bracceschi, aveva cercato di proclamare la signoria di Alfonso su Milano. I
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Milanesi proclamarono allora la Repubblica Ambrosiana, affidarono il potere a
un collegio di capitani e difensori di libertà, assoldarono lo Sforza. Si fecero
innanzi poi gli Orleans di Francia, per i diritti portati loro da Valentina
Visconti; Ludovico di Savoia, che occupò terre nel Vercellese e in Lomellina. E
poiché lo Sforza passò al servizio dei Veneziani, i Milanesi sollecitarono Savoia,
sollecitarono Aragona. E questi si accordarono, nel giugno 1449, a difesa di
Milano, lasciando arbitri i cittadini della scelta del signore. Ma i cavalieri
savoiardi furono battutì dagli Sforzeschi; Alfonso ebbe le sue genti battute in
Maremma dai Fiorentini e dallo Sforza in Lombardia, mentre i Veneziani gli
affondavano le navi nei porti. Parve allora che Venezia dovesse vincere nella
gara. Ma lo Sforza, che aveva lasciato Milano per Venezia, ora lascia Venezia
per conquistarsi lui quella signoria, combatte tanto contro i Milanesi e il loro
capitano Niccolò Piccinino quanto contro Venezia e il suo Bartolomeo
Colleoni, lavora di forza e di accorta diplomazia, entra in Milano, assume titolo
e potere di duca, riconquista le città del dominio che, naturalmente, con la
proclamazione della repubblica ambrosiana, si erano sciolte da ogni dipendenza
e rifatte libere, fronteggia la coalizione degli aspiranti delusi e dei loro amici,
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Napoli, Savoia, Siena, Monferrato, ecc., capeggiata da Venezia, trovando


anch'egli proprî alleati,ISTITUTO
Angiò di Francia, Genova, Mantova, Firenze. Più
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
importante di tutte, l'alleanza di Firenze che segna una vera rivoluzione
(/index.html)
diplomatica nella penisola italiana a mezzo il sec. XV. Ormai, non il ducato
CATALOGO (/CATALOGO/)
visconteo fa paura ai Fiorentini, ma il regno di Napoli e, più ancora, Venezia
che non solo ha ingoiato mezze città del ducato, ma nel 1440 ha messo piede
anche di qua dal Po, a Ravenna,SCUOLA
cioè padroneggia le bocche del gran fiume e le
(/TRECCANISCUOLA/)
vie d'acqua che per esso penetravano in Romagna. L'Italia tendeva a
equilibrarsi nei suoi varî stati. Di questo equilibrio, Firenze, che malamente
può crescere fuori di Toscana, è la maggiore tutrice.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Essa diventa l'unità di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

misura a cui gli altri debbono adeguarsi. Nel secolo XIV e al principio del XV,
Venezia e Firenze erano stati solidali contro i Visconti; ora, Firenze e Sforza
sono solidali contro Venezia. Cosimo
TRECCANIde' Medici(/CULTURA/)
CULTURA è l'alleato di più decisivo
valore del nuovo signore milanese. Cade, di fronte alla nuova realtà, ogni
pregiudiziale antisignorile dei Fiorentini. Lo storico Guicciardini glorificherà,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
per questo, Cosimo de' Medici, come salvatore della libertà d'Italia, perché
senza di lui i Veneziani si facevano padroni dello stato milanese e quindi di
tutta Italia.

Vi è, in questa vita politica del primo Quattrocento, sotto la linea rotta e


tortuosa, certa unità, continuità, sviluppo. Grande forza d'impulso era stata, nel
'300, la signoria viscontea, specie di Gian Galeazzo. Reagendo a questo e
approfittando della sua morte, ecco ascesero, fra gli altri minori, Firenze e, più
ancora, Venezia. La rinascita viscontea con Filippo Maria, diede ad Alfonso
d'Aragona opportunità e appoggio per vincere gli Angioini e Francia e
conquistare il regno, ridargli qualche vigore nella politica italiana. Ma contro
Napoli e Milano si levarono allora nuovamente le due repubbliche: la lotta
consentì a Venezia nuovi guadagni, che fecero di essa il più potente stato della
penisola; accelerò la ricostituzione dello Stato della Chiesa; mise in valore
Francesco Sforza e gli procurò i primi acquisti nell'Italia centrale. L'interesse
del papa e di Firenze di allontanare lo Sforza e fermare gl'ingrandimenti
veneziani portarono il condottiero alla signoria di Milano.
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Momenti centrali di questa vicenda furono il crescere della signoria fiorentina,


ormai medicea, sulla Toscana e il consolidarsi dello Stato della Chiesa:
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ambedue, al centro della penisola. Prima, esse fornivano esca a tutte le


(/index.html)
ambizioni del nord e del sud; non offrivano troppi ostacoli a chi voleva dal
CATALOGO (/CATALOGO/)
nord passare verso il sud, dal sud verso il nord. Ora, non più tutto questo.
Acquistano valore pratico, ora, le clausole dei trattati che, da qualche decennio,
facevano obbligo ai signori di Milano di non brigare in Toscana e Romagna, o
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
al re di Napoli di non cercare altri dominî italiani fuori dei confini del regno,
come è detto nel documento d'investitura del regno stesso, 1443. Con ciò i
maggiori stati della penisola, superstiti alla lunga
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTElotta per l'esistenza, s'
(/TRECCANIARTE/)

inquadrano entro confini abbastanza fermi. Diminuiscono gl'incitamenti alle


guerre. S'instaurano alcune condizioni di pace più ferma. E per una pace si
cominciò a trattare a Roma, nel 1453-54,
TRECCANI dai rappresentanti
CULTURA (/CULTURA/) degli stati in
guerra. Nulla si conchiuse; ma, fattosene poi promotore il papa, turbato per la
caduta di Costantinopoli, si venne alla pace di Lodi, fra Milano e Venezia, 9
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
aprile 1454, liberi gli aderenti loro di ratificarla o no. E gli altri ratificarono o
no; ratificarono di buona o mala voglia, con riserve o senza. Quindi, pace a
metà. Ma vi erano interessi perché fosse vera pace: Milano, che aveva qualche
timore dell'impero a cui non aveva chiesto né voleva chiedere nessun
riconoscimento; Firenze, che viveva di commercio e voleva libertà per terra e
per mare; Venezia, che sperava, da un accordo italiano, un comune sforzo
contro i Turchi. E a Venezia si trattò; il 30 agosto 1454, vi si conchiuse la
"santissima lega", la nota lega italica, che garantiva ai tre collegati principali e
loro aderenti il tranquillo possesso dei loro dominî in Italia, li impegnava a
mantenere un contingente militare proporzionato alle loro risorse, faceva loro
obbligo di aiutare quello dei collegati che patisse offesa da estranei o anche da
altro collegato o aderente. Il re di Napoli e il papa, invitati a sottoscrivere,
sottoscrissero. Non grande l'efficienza pratica di questa lega, che pure sarà più
volte confermata e vivrà alcuni decennî. Ma è da segnalare come risultato di un
processo storico che durava da tre secoli: crescente fusione degli elementi
frammentarî nell'alta e media Italia, come già nel Mezzogionno, ma senza
intervento di forze estranee; loro inquadramento in un certo numero di
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 462/1196
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mezzani stati; delimitazione delle loro zone di influenza o potenza;


annullamento di ogni loro di altro
possesso territoriale che fosse entro i confini
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

stato. E questi mezzani stati e gli altri minori che gravitano attorno a loro, si
(/index.html)
raccolgono in una lega che intende alla conservazione dello statu quo, tanto nei
CATALOGO (/CATALOGO/)
rapporti reciproci dei collegati, quanto di fronte all'estero. Tutti gli stati
italiani, direttamente o indirettamente, vi trovano posto. E solamente stati
italiani, situati intra terminos italicos.
SCUOLA Non sono esclusi il principe vescovo di
(/TRECCANISCUOLA/)

Trento, non i signori del Trentino, il conte di Veglia nel Quarnaro, il conte di
Gorizia. Ma esclusi principi spagnoli; escluso il duca di Borgogna, che Alfonso
di Napoli avrebbe pureLIBRIvoluto includere fra gli
(/TRECCANILIBRI/) aderenti;
ARTE escluso, non facendosi
(/TRECCANIARTE/)

nessuna menzione di esso, l'impero. Come dire che gli eventuali legami
dinastici dei principi italiani con casati di oltre Alpi erano da considerare rotti,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
agli effetti della lega; che anche l'impero era ancor di più messo fuori della vita
italiana; che anche il regno, divenuto una cosa sola con l'impero, finíva di
tramontare. Scomparivano ancheACQUISTA i resti della vecchia unità fondata dai
(/EMPORIUM/)
Longobardi. E tuttavia, questi stati territoriali, queste paci, questi trattati
segnano un progresso della nuova unità, nascente dal di dentro della vita
italiana. Una posizione moralmente elevata occupa in essa il pontefice, che,
insieme con Firenze, è più di tutti interessato al manténimento della pace. Egli
non rivendica più i diritti temporali del beato Pietro su gran parte della
penisola, come al tempo d'Innocenzo III; ma si vede chiaro come di una lega o
confederazione italiana solo il pontefice possa, eventualmente, essere capo. C'è
una specie di primato politico italiano della S. Sede, come di primus inter pares,
possibile fattore di coordinazione e di stabilità: e quindi anche ostacolo a
ulteriore unificazione.

L'Italia e l'Europa nella seconda metà del '400.

Cultura italiana del Rinascimento e suo espandersi. - Insomma, epoca di


faticosa costruzione, il '300 e '400 in Italia, specialmente questa epoca che sta fra
l'uno e l'altro secolo. Si edificava in mezzo a violenti contrasti, in mezzo a
circostanze mutevolissime, sopra un terreno instabile e seminato di rottami.
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Mai come in questi due secoli di storia italiana, la vita si presenta visibilmente
come lotta per l'esistenza,  più
vittoria dei più forti, spietata soppressione dei
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

deboli, non il diritto ma la forza elemento decisivo, sia pur in vista di un nuovo
(/index.html)
diritto da creare e avvalorare. E non teorie o regole tradizionali che presiedano
CATALOGO (/CATALOGO/)
all'azione e la guidino, non preoccupazioni morali, non gran posto lasciato alle
forze trascendenti e alle istituzioni che le rappresentano e amministrano. Tutto
è calcolo, valutazione del momento fuggevole, controllo e dominio di sé, studio
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
degli uomini per attingere di lì la norma dell'operare, studio delle circostanze,
da afferrare o anche creare, in vista di un fine da raggiungere. Costruzione,
perciò, essenzialmenteLIBRI
individuale. Nelle memorie
(/TRECCANILIBRI/) del tempo, c'è poco posto
ARTE (/TRECCANIARTE/)

per masse o collettività, per partiti o altri nuclei organizzati. Neanche per le
famiglie, come unità patrimoniale e morale, c'è gran posto. Ma il primo piano
della scena lo occupano individui, dai tratti
TRECCANI ben(/CULTURA/)
CULTURA rilevati: condottieri, ministri,
papi, signori, qualche capopopolo, qualche frate riformatore di costumi o
capeggiatore di manipoli crociati o, per un momento, reggitore di città.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Questa realtà del tempo viene specificamente riflettendosi anche nei prodotti
dell'attività intellettuale. A essa si adegua il nuovo concetto dell'uomo, ora
guardato fuori degli schemi politici e religiosi, valutato in sé, nella sua virtù e
non in rapporto alla professione religiosa, alla nascita, alla ricchezza. Non
avveniva così delle altre cose? L'arte era stata come liberata da elementi
estranei, il bello cercato senza preoccupazioni politiche e morali (il Decameron
del Boccaccio, la Primavera del Botticelli). Il sapere era vagheggiato in sé, come
avente un suo proprio fine e pregio, come compito primo e vero dell'uomo, sua
missione (Petrarca e, più ancora, L. B. Alberti). La natura era stata osservata
con mente libera da preconcetti e con persuasione della sua autonomia, come
capace essa sola - a parte l'origine prima delle cose e il suggello di Dio creatore -
di spiegare sé stessa (Leonardo). Così anche l'uomo. E guardato in sé, l'uomo si
presenta agli occhi del tempo piuttosto ottimisticamente, centro o pernio e
forza motrice della vita, faber suae fortunae, libero di scegliere e attuare il suo
destino, capace di essere quel che vuole. La volontà, vera essenza dell'uomo,
quasi sinonima di umanità. Celebrato è l'uomo che si fa da sé, che dal nulla sale
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

ad alta posizione e alla gloria, diventata ora sommo bene. È come se la società
italiana, la borghesia italiana nata dalle città, celebri sé stessa riuscita a 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
essere,
da nulla che era, tutto o quasi tutto; come se celehri la signoria e il signore, che
(/index.html)
era pur egli, a modo suo, creatura di quella borghesia e, a modo suo, attuava
CATALOGO (/CATALOGO/)
quell'ideale dell'uomo che si fa da sé. Insomma, orientamento monarchico o
oligarchico di pensiero politico. Si presentono i grandi politici del Cinquecento.
Questa epoca di formazione deiSCUOLAprincipati non si può dire che abbia ancora un
(/TRECCANISCUOLA/)
suo coerente e organico pensiero politico. E tuttavia nei giuristi, nei letterati,
negli scrittori d'ogni natura, abbondano pensieri ispirati a un realismo nuovo,
elementi di dottrine vicine ad affiorare.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Questa Italia quattrocentesca che ormai poggia sul fondamento di cinque o sei
stati indipendenti, assai legati TRECCANI
fra loro, ognuno
CULTURA assai sensibile all'azione
(/CULTURA/)

dell'altro, e ha quindi raggiunto una relativa unità politica, vuole essere anche
guardata come crescente unità di cultura. Ne sono concreta manifestazione, pur
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
mentre hanno concorso a promuoverla: il diritto; il linguaggio volgare
letterario che nel '300 e '400 penetra da per tutto e si ritrova anche nei
documenti legislativi di Sicilia o Dalmazia; le arti figurative e costruttive e
plastiche che, sviluppatesi più in una regione o più in un'altra, più o meno
legate, nelle varie regioni, a tradizioni locali e a influssi stranieri, subiscono nel
corso di quei secoli un processo di assimilazione a cui forse nessun ambiente
artistico della penisola si sottrae. Le varie scuole locali o regionali agiscono
l'una sull'altra, per il tramite degli artieri che non hanno limiti locali e regionali
nella loro attività. Così le varie scuole artistiche rompevano il chiuso entro cui
avevano germogliato e diventavano, senz'altro, pittura italiana, scultura
italiana. Ora, si aggiunge la nuova cultura letteraria fondata sullo studio dei
classici, il più intenso culto per l'antico, l'ideale di Roma. Sviluppo di vita
cittadina e borghesia e capitalismo; contrasti fra Stato e Chiesa e reazione alla
medievale teocrazia; laicato e tendenza della vita a umanizzarsi e cercare e
trovare in sé le ragioni di sé stessa, progressi dell'assolutismo statale; esigenze
pratiche di varia natura spiegano questo rinascere. Il quale, in realtà, è

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 465/1196
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manifestazione di una viia nuova, consapevolmente vissuta. E nel Quattrocento


già vi è la persuasione che 
è una nuova età che avanza. Ma il fatto si presenta
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
in
un certo senso come ritorno al passato.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
È quasi la piena riconciliazione con Roma e in genere col mondo classico, col
mondo degli dei pagani, non più "falsi e bugiardi". Poiché dopo Roma si scopre
la Grecia, sempre più rivelata, dopo i primi irregolari contatti per tramite delle
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
provincie bizantine del Mezzogiorno, dopo i primi progressi del '300 nella
conoscenza del greco, dai viaggi di erudizione in Oriente, dai dotti bizantini
venuti per i concilî di Ferrara e Firenze o profughi
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dopo la caduta di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Costantinopoli, dai codici raccolti a centinaia laggiù per opera dei nuovi
pellegrini che presentivano l'imminente tempesta turca e correvano a salvare
quei venerandi avanzi. CentroTRECCANI
di questoCULTURA
interesse è specialmente Roma e la
(/CULTURA/)

latinità. Si rispecchiava in questa vicenda esterna la vicenda intima della cultura


classica e della cultura in genere, che passava dai chierici ai laici o, se si vuole,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dai laici riceveva impronta, dai laici aveva assegnati i limiti, i fini, il carattere,
dai laici veniva, in certo senso, imposta anche agli uomini di chiesa, come
cultura avente valore assoluto. Anche Roma e la civiltà antica sono viste e
amate di per sé. Anzi lo sforzo massimo è ritrovarne il genuino volto, sotto le
interpretazioni e deformazioni cristianeggianti, dietro l'ingombro delle glosse e
dei commenti. E poiché sono viste e amate in sé, sono amate in ogni loro
manifestazione: letteratura, arte, pensiero, anche costume e religione. Né solo
come oggetto di studio, ma come oggetto degno di imitazione. Roma tornava a
essere grande maestra. E tutta la cultura ne fu investita e permeata. Quella
visione umana e terrena che attribuiva un intrinseco valore alla vita ne fu
chiarita e dilatata. Quella coscienza di sé che la borghesia colta veniva
acquistando di sé e dell'opera propria, quella rispondenza fra operare e pensare,
fra vita vissuta e giudizio sulla vita, fu alimentata e promossa.

Pareva, questo immergersi tutti nell'ammirazione e nello studio dell'antichità


classica, fosse come uno straniarsi dalla vita. E frequente del resto è, nei nuovi
umanisti, il senso di tedio e disinteresse per le cose della politica e del mondo
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 466/1196
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esterno e il desiderio di trovare conforti in quel mondo di pensieri e


d'immagini che dai classici traeva alimento. Diffusa la contrapposizione
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
dell'antico al presente, guardato quasi con sprezzo. Tuttavia la cultura
(/index.html)
umanistica nasceva dalla vita, era unita da mille legami alla vita, fioriva in quelli
CATALOGO (/CATALOGO/)
che erano stati ed erano centri di borghesia operosa e innovatrice. Suo oggetto
primo era l'uomo e i problemi dell'animo umano, quelli della politica e della
convivenza civile; attingeva da SCUOLA
questo (/TRECCANISCUOLA/)
suo accentrarsi nell'uomo quella unità e
organicità che mancava al vecchio enciclopedismo medievale; era la coltura di
uomini che vivevano nella pratica della politica e degli affari. Basti ricordare
Leonardo Bruni cancelliere e storico della repubblica
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) fiorentina, Giovanni
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Pontano ministro del re di Napoli, Pandolfo Collenuccio ambasciatore e


segretario di principi, Francesco Barbaro politico e condottiero veneziano,
Enea Silvio Piccolomini, Lorenzo il Magnifico.
TRECCANI Largamente diffusa fra umanisti
CULTURA (/CULTURA/)

e gente colta del '400 l'esigenza di un sapere che aderisca alla vita, serva alla
vita, e il sarcasmo per l'astratto filosofo, per l'uomo di lettere che sia solo uomo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di lettere, aggiustatore di parole, presuntuoso e, nel suo vano affaccendarsi,
ozioso; per l'uomo che totus deditus speculationibus ac literarum illecebris, come
dice il Vergerio, è poco utile alla città.

Ma qui preme a noi rilevare particolarmente come anche questa società


umanistica italiana, dal Petrarca in poi, sia una dalla Sicilia alle Alpi, dalla
Corsica all'Istria, con i suoi Aurispa e Panormita, Valla e Pomponio Leto,
Biondo Flavio e Guarino Veronese, Vergerio e Cariteo, Bracciolini e Filelfo;
legata dagli stessi gusti e ideali, sempre in contatto nelle università e nelle corti
o cancellerie, sempre in corrispondenza amichevole o in polemica. Si
esprimeva in questa società di uomini la creseente unificazione dello spirito
italiano. Artefici e centri di questa unitaria vita della cultura erano stati prima
Palermo, Pisa, Bologna, Firenze. Ora, con l'umanesimo, sono Venezia, che dà
alimento all'ellenismo italiano, è tramite fra Istria e Dalmazia e Italia, e punto
d'irradiazione per la penisola di tutti gli artisti dalmati, diventa una grande
officina tipografica; Milano, dove convengono uomini volti a ogni arte e, più
ancora, a ogni scienza, Luca Pacioli matematico, Gerolamo Cardano
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naturalista, Andrea da Imola e Piattino Piatti astronomi, Marco Antonio della


Torre anatomico veronese, a non contare Bramante e Leonardo. È ancora
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Firenze, che dà i primi e maggiori saggi di storiografia umanistica, vanta
(/index.html)
l'Accademia Platonica, offre i primi documenti letterarî di perfetta fusione di
CATALOGO (/CATALOGO/)
antico e nuovo, genera la grande pittura quattrocentesca, rinnova l'arte del
fondere statue equestri, crea la gloriosa architettura dei Brunelleschi, dei
Rossellino, degli Alberti, dei Michelozzi, ecc. Infine, Roma.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Roma non è terra ferace, in sé stessa. Poco vi nasce in fatto di cultura e arte. Ma
dopo la restaurazione papale, diventa luogo diARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) raduno di umanisti e uomini
(/TRECCANIARTE/)

d'arte di ogni regione attorno. L'umanesimo italiano espugna Roma. Gli artisti
italiani maggiori vi lasciano tutti una loro impronta, nel tempo stesso che da
essa ne ricevono. Cresciuti spesso nellaCULTURA
TRECCANI pratica degli stili e delle scuole locali,
(/CULTURA/)

qui essi si tuffano nella universalità. È il tempo che dalla Roma papale e
medievale, dalla Roma romana o mondiale, nasce la Roma moderna, la Roma
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
artisticamente itahana. Poco connessa, per l'addietro, col resto della penisola,
perché fiacca vi era la vita intellettuale, come ogni vita sociale, ora Roma si lega
a essa. Dopo Niccolò V, Pio II, Paolo II, Sisto IV, Roma diventa città italiana
veramente, la città italiana per eccellenza. Il papato, come ha stabile sede in
Italia e si mette a organizzare il suo stato, così assorbe gli elementi tutti della
vita italiana. Con ciò, può essere che esso ne scapiti come istituto religioso
alienandosi lo spirito di altri popoli che poi lo ripudieranno, opponendoglisi
nazionalmente e insieme religiosamente. Ma con ciò sempre più si riavvicina
all'Italia favorendo la tendenza degl'Italiani di nazionalizzare il papato, come le
altre nazioni la loro Chiesa. Fino al secolo XI i papi sono di frequente romani,
cioè di quell'aristocrazia locale che possedeva le fortezze, le terre, i castelli, gli
uffici tutti della città e del territorio. Poi, nell'epoca dei grandi contrasti con
l'impero per la lotta delle investiture, e più tardi al tempo dello scisma, il papato
risplende vieppiù nella sua cattolicità: papi tedeschi, italiani, francesi, inglesi.
Ma ora, dal '400, essi sono di tutte le regioni italiane, oriundi di Siena, di
Venezia, di Liguria, di Firenze. Alti uffici in curia e cappelli cardinalizî, e quindi
possibilità di ascesa al papato vi hanno Piccolomini, Barbo, Sforza, Riario,
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Aragona, Della Rovere, Cybo, Medici, benché li ottengano anche non Italiani.
Tutte le nuove dinastieISTITUTO
italiane(/ISTITUTO/)
sono presenti qui a Roma, attivamente,per
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

promuovere i loro interessi a mezzo del pontificato. E dietro il papa ligure o


(/index.html)
napoletano o toscano o milanese, vengono parenti, amici, mercanti, banchieri.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Siamo in una fase di nepotismo. E anche il papato si direbbe un po' cosa di
famiglia. Il matrimonio di Maddalena, figlia del Magnifico, con Franceschetto
Cybo figlio di Innocenzo VIII, nel 1487, vuol dire il primo approccio mediceo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
al papato. E la nomina di Giovanni de' Medici a cardinale, poco dopo, come
appaga grandemente le ambizioni del padre Lorenzo, così molto rallegra
mercanti e banchieri fiorentini.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

A mano a mano che questa cultura italiana, fatta di conoscenza del mondo
classico, di letteratura umanistica, di storiografia,
TRECCANI di arti figurative e costruttive,
CULTURA (/CULTURA/)

il tutto animato da un senso nuovo della vita che precede, segue, insomma
accompagna la rinascita dell'antico; a mano a mano che questa cultura cresce e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
si diffonde dai suoi centri maggiori su buona parte della penisola, creandovi
nuovi legami spirituali, e fornendo nuovi elementi alla formazione di una
nazione italiana; essa tende a dilatarsi fuori della penisola. Fino al sec. XIV, la
penisola vive molto d'influssi intellettuali che vengono dal di fuori. I centri
della cultura medievale, sia scientifica e filosofica, sia letteraria, sono piuttosto
altrove: nella Sicilia arabo-normanna e nella Spagna arabo-cristiano-giudaica;
nell'Inghilterra e Francia; un po' anche in Oriente, ricco di elementi artistici. E
dalla Francia filtravano influenze filosofiche e letterarie; dall'Oriente leggende,
novelle, motivi pittorici.

Ma intanto, l'Italia è già diventata una grande maestra di diritto, quasi


mediatrice fra la Roma antica e i paesi dell'Europa, sollecitati dal bisogno di
unità legislativa e di più salda autorità regia. Università bolognese, con i suoi
mille e mille scolari oltramontani, destinati a essere lì la classe intellettuale e
dirigente; maestri e consultori e giudici italiani, nelle scuole e corti e
amministrazioni cittadine d'oltralpe, fino in Inghilterra e nei paesi baltici. E
poi, prime influenze artistiche e letterarie, dopo quelle rappresentate nei secoli
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 469/1196
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XI e XII dalla diffusione dell'architettura romanica. Nel '300, Avignone diventa


centro d'arte nel mondoISTITUTO
cristiano: Viene
in parte notevole per opera d'Italiani.
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

poi l'umanesimo italiano. A Praga, presso Carlo IV, esso lascia già a mezzo del
(/index.html)
sec. XIV tracce di sé: e dalle cancellerie di Boemia e Moravia penetra il
CATALOGO (/CATALOGO/)
Rinascimento letterario in Germania. Appaiono poi già nel '300, imitatori
spagnoli, specialmente catalani, di modelli italiani di ogni poesia: il che durerà
fino al '500. E dopo i poeti e novellieri, gli storici, i nuovi storici umanisti.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Storiografo di Alfonso d'Aragona è appunto, nel 1433, Guiniforte Barzizza, che
contribuisce a diffondere in Italia la fama di quel re e, quindi, agevolargli la
strada di Napoli. In Polonia troviamo nel secondo
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Quattrocento Filippo
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Bonaccorsi, toscano e fuggiasco da Roma, precettore dei figli di Casimiro IV,


segretario e storiografo e diplomatico. Paolo Emilio e Tito Livio da Forlì sono,
alla fine del '400, presso CarloTRECCANI
VIII. In relazione con principi e magnati inglesi,
CULTURA (/CULTURA/)

portoghesi, ungheresi, sono il Poggio, il Vergerio, il Biondo. Sono in


corrispondenza epistolare, attorno al 1470, il lontano re del Portogallo e Paolo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Toscanelli fiorentino, fisico e cosmografo, cresciuto nell'ambiente
dell'umanesimo italiano. Anche Maometto II chiama alla sua corte, per il
tramite di Venezia, ritrattisti e medaglisti (v. sotto: Gl'Italiani all'estero). Non
tutta era per tutti veramente assimilabile, questa cultura italiana, fatta di
letteratura volgare, di filologia, di storia, di poesia latina, di arti figurative e
costruttive. Ma pure soddisfaceva esigenze varie, suscitava bisogni nuovi,
preparava spesso lo sforzo più veramente creativo e proprio delle varie culture
nazionali, contribuiva alla formazione delle nazioni e delle monarchie
nazionali, le armava di qualche nuova arma, apriva loro una più ampia visuale
del mondo, ne richiamava l'attenzione sull'Italia.

Forze europee in movimento attorno e verso l'Italia. - È un tempo in cui tutti i


re guardavano all'Italia; traevano l'Italia, poco o molto, nel cerchio delle loro
ambizioni e dei loro propositi. Via via che si sentono più sicuri all'interno e
acquistano più libertà di movimento per la politica estera, essi si orientano
verso il Mediterraneo e l'Italia. Fatto antico, questo: ma ora con ampiezza e
urgenza maggiori. Attraverso i valichi alpini si sente la pressione degli Asburgo
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

che hanno ottenuto sul finire del '300 il Tirolo e Trieste: e al principio del '400,
con Sigismondo, hannoISTITUTO
tentato(/ISTITUTO/)
un grande sforzo 
di rivendicazioni nell'Istria
MAGAZINE (/MAGAZINE/)
e
nel Friuli e oltre, ai danni di Venezia. Sforzo vano, ma non cadde la speranza e
(/index.html)
la volontà di ritentare la prova, da parte austriaca e tedesca e da parte
CATALOGO (/CATALOGO/)
ungherese. Intanto, si aveva una lenta infiltrazione tedesca giù per l'Adige: e nel
corso del '400, più di un vescovo tedesco saliva sulla cattedra di Trento.
Quando poi, nella seconda metàSCUOLA del secolo, Mattia Corvino d'Ungheria, liberata
(/TRECCANISCUOLA/)
la sua terra, medita il riacquisto della Dalmazia, si lega in parentado con
Ferdinando di Napoli sposandone la figlia Beatrice, caldeggia a favore del suo
congiunto Federico d'Aragona il vicariato di ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Milano per poter avere qualche
(/TRECCANIARTE/)

autorità nelle cose di Lombardia, alle spalle dei Veneziani suoi nemici, coltiva
amicizie con le città marchigiane e, occupando dopo il 1485 Vienna, la
Carniola, la Stiria, si colloca proprio
TRECCANI alleCULTURA
porte della penisola. Genti tedesche
(/CULTURA/)

stanno battendo anche ad altre porte, oltre che di Trento e del Friuli: e sono i
montanari svizzeri, che durante la crisi viscontea, al principio del '400, avevano
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
occupato parte della Val d'Ossola e fattone un baliaggio, Valle Anzasca,
Valmaggia; infine Bellinzona (1419). Ricacciati indietro, con la riscossa di
Filippo Maria, erano tornati all'assalto dopo la sua morte. Aspre lotte con lo
Sforza fra il 1477 e il 1483. Il duca e il capitolo della chiesa milanese cedettero al
cantone di Uri la valle Leventina. La vittoria delle milizie svizzere a Giornico fu
decisiva. Crebbero le ambizioni dei Cantoni, alla vista delle belle terre
pianeggianti davanti a essi. Apparve loro possibile ritagliarsi un dominio nel
milanese; quanto meno, impedire che altra potenza se ne impadronisse. Anche
la Savoia era nella sfera d'espansione dei Confederati svizzeri, specialmente di
Berna. E ciò forse tratteneva il re di Francia, che fra gli Svizzeri arruolava le sue
migliori fanterie, dal tentare egli la non difficile impresa.

C'è poi la Francia che vanta i diritti degli Angioini su Napoli e non dimentica
che una Valentina Visconti aveva sposato un duca d'Orléans, anzi considera lo
Sforza un po' suo vassallo per il Milanese. Genova è pur essa sotto la sua mira:
Genova chiave di Lombardia, grande porto, fiorente marineria, molti denari,
possesso della Corsica, base di operazioni navali su Napoli. Anche gli Aragonesi
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

le tenevano da tempo gli occhi addosso, ma con minore fortuna. Essi facevano
paura, con la loro invadenza commerciale, la loro quasi padronanza del
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Mediterraneo occidentale, le loro ambizioni sulla Corsica. Preferibile il re di


(/index.html)
Francia; e più di una volta la repubblica di Genova, per sfuggire a più vicino o
CATALOGO (/CATALOGO/)
più pericoloso signore o per mettere qualche ordine al proprio disordine
interno, si era data in soggezione al re di Francia. Il quale ormai non è più tanto
preso dalle grosse guerre con l'Inghilterra, fatto decisivo per il suo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
orientamento futuro e anche per i destini dell'Italia. Sicuro perciò alle spalle,
può attendere meglio alle cose della Borgogna e dell'Italia. Luigi XI è in stretti
rapporti con FrancescoLIBRI
Sforza, come già i suoi
(/TRECCANILIBRI/) predecessori
ARTE con Gian Galeazzo
(/TRECCANIARTE/)

Visconti. Volge il pensiero a una possibile annessione della Savoia: un pensiero


che poi non sarà più abbandonato. E sua sorella Iolanda va sposa al duca
Amedeo IX, serve fedelmente TRECCANI
il reale fratello
CULTURAe, (/CULTURA/)
rimasta vedova, presa la
reggenza, quasi governa per lui il ducato. Nel 1482, re Luigi assume la tutela di
Carlo, nato da quella unione. L'anno prima, aveva annesso alla Francia la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Provenza. Ed ora, solo la morte interrompe lo sviluppo di questa politica verso
l'Italia.

Vi è poi il Mezzogiorno d'Italia. Verso di esso, da un pezzo regno di Francia e


regno di Spagna o rampolli di dinastie francesi e spagnole procedono a gara.
Alla fine del '200, il re d'Aragona, quasi avanguardia della Spagna nel
Mediterraneo e verso l'Italia, aveva strappato ai Francesi la Sicilia, unita poi alla
Spagna. Dopo la Sicilia, gli Aragonesi avevano ingoiato la Sardegna. E dopo,
anche il regno di Napoli, in concorrenza con gli Angioini di Francia. Principe
colto e amante delle umane lettere, è re Alfonso d'Aragona, di Sicilia, di
Sardegna e Napoli, dove ha sede. È sempre mescolato alle cose d'Italia e volge in
mente altre conquiste italiane, la Corsica, terre di Toscana e Lombardia. Ma
spagnola la sua lingua, la sua cultura, la sua religiosità. Questo Mezzogiorno
d'Italia ha appena assorbito e italianizzato un conquistatore straniero, ed eccone
altri, e bisogna ricominciare: Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi. Si
accentua anche quell'immigrazione di Catalani e Castigliani che era cominciata
da tempo in Sicilia e Sardegna, e ora riempie Napoli. Con Ferdinando, che ha
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ottenuto, dall'eredità paterna, solo Napoli, e ha interesse a bene individuare il


regno di fronte a Spagna, la dinastia s'italianizza anch'essa. Ma ormai la
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

penisola si era aperta alle influenze spagnole: e non solo il regno ma anche
(/index.html)
Roma e oltre Roma. Vi sono prelati spagnoli in curia, cardinali spagnoli, papi
CATALOGO (/CATALOGO/)
spagnoli; legami di parentela stringono la corte di Napoli con quelle di Ferrara
e di Milano. Si diffondono, in specie tra le classi superiori, cultura, lingua, gusti
e costumi, giuochi, spettacoli, vesti spagnole. E albagia spagnola, spagnola
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
enfasi e altezzosità verso il minuto popolo, spagnolo disdegno verso le attività
dell'operosa borghesia e il commercio. I più accettavano con molta indifferenza
questa merce forestiera. Ma(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI in taluni non mancava certo rimpianto per il
ARTE (/TRECCANIARTE/)

costume proprio e antico, certa coscienza come di servitù e presentimento di


servitù maggiore.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Più rapida e rovinosa è la marcia dei Turchi in Oriente, dove essi incidono
quasi sulla carne viva di Genova e di Venezia. È storia un po' a sé, questa, non
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
molto legata all'organismo dell'Europa centrale e occidentale. Ma tuttavia i
nessi non mancano, per il tramite di Genova e, più ancora, di Venezia che è,
insieme, potenza italiana ed europea e potenza levantina o coloniale. Certo,
queste repubbliche sono risospinte verso Occidente, sono portate a
intensificare la loro attività entro i limiti dell'Italia e dell'Europa. Nel '430
Salonicco che, anni prima, si era data a Venezia per paura dei Turchi, finisce
nelle loro mani. La caduta di Costantinopoli (1453) mette in balia del sultano le
colonie genovesi del Mar Nero, che debbono pagargli tributo. Subito dopo,
Focea con le sue miniere, Taso, Eno, Imbro, Lenno, Chio, cioè isole genovesi o
di signori genovesi, non lontane dagli stretti, passano sotto il dominio turco o
diventano tributarie del sultano. Fra il 1470 e il 1480, cade la colonia veneziana
della Tana, nel Mar d'Azov; cade Pera, davanti a Costantinopoli, e, con molta
strage, Caffa, in fondo al Mar Nero, che sono i due centri amministrativi e
commerciali dei Genovesi, vere colonne di sostegno di tutto l'edificio della
repubblica nel Mar Nero. Nel 1484, Baiazet acquista Licostomo e Moncastro,
emporî di Genova nel basso Danubio: e sono per lui due porte per meglio
penetrare nei paesi danubiani e quindi nel centro dell'Europa. Venezia si
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sostiene in Oriente meglio di Genova. Il pericolo turco spinge verso di essa


molte popolazioni cristiane delle isole: Egina, le Sporadi settentrionali,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Nasso.
Anche Cipro, suo protettorato, diviene nel 1473 dominio diretto. E tuttavia si
(/index.html)
fa difficile la sua situazione nell'Adriatico. Nella prima metà del '400, la Penisola
CATALOGO (/CATALOGO/)
balcanica, caduti i regni di Bulgaria e Serbia, è ormai quasi tutta turca. Anche
l'Albania, dopo il 1468, ha il nemico addosso. Scanderbeg frenò, per qualche
anno, l'alluvione. Ma morto lui,SCUOLAogni argine crollò. E, nel 1480, ci fu l'assalto e
(/TRECCANISCUOLA/)
il saccheggio di Otranto da parte dei Turchi, che ormai si stanno formando
anche una discreta potenza navale e sono poi spalleggiati dai piccoli stati
barbareschi dell'AfricaLIBRI
Settentrionale, mentreARTE
(/TRECCANILIBRI/) già (/TRECCANIARTE/)
prima erano cominciate le
scorrerie e i saccheggi nell'Istria, fino alle porte di Trieste e nel Friuli, oltre
l'Isonzo, non bene fronteggiate da Venezia. Il pericolo turco, insieme con
l'inimicizia verso i Veneziani, TRECCANI
concorseCULTURA
a rendere i Triestini meglio disposti
(/CULTURA/)

verso gli Asburgo. E quando nel 1470 l'imperatore Federico III andò a Trieste,
vi fu chi, dalla città minacciata, si rivolse a lui come a difensore dai nuovi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
barbari. Cominciavano cioè gli Asburgo ad apparire scudo dell'Europa
cristiana; ciò che ancor più li accreditò, ancor più li sollecitò nelle loro tendenze
espansive, anche esse rivolte specialmente verso l'Adriatico e l'Italia. Venezia e
l'Italia si risentirono anche in altro modo dell'avanzata turca verso occidente. Si
fece malsicuro e aleatorio il rifornimento di derrate necessarie, specialmente il
grano, per il quale Venezia era tributaria dei Balcani e del Mar Nero, oltre che
della Sicilia e della Puglia e della Romagna. Dalla metà del '400 in poi, il sultano
poté, nei rapporti e nelle guerre con Venezia, valersi di questo mezzo di lotta. E
Venezia dovette spesso cedere o transigere. Altra conseguenza dell'avanzata
turca: vasto esodo di popolazioni dall'interno della Balcania verso le coste. Così
fu accelerato quel lento cammino degli Slavi della Balcania verso le città
costiere e le isole della Dalmazia, che durava da secoli. Non solo: ma per alcuni
decennî, e specialmente durante l'invasione dell'Albania, ingrossò anche quella
corrente migratoria - Slavi, Greci, Albanesi - che muoveva dalle sponde
orientali dell'Adriatieo e dalla Grecia verso la penisola in terra d'Abruzzo, in
Puglia e Calabria, in Sicilia.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 474/1196
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Insomma, un cerchio di forze in movimento, attorno alla penisola: stirpi ancora


disposte a migrare, popolazioni montanare che tendono al piano e alle
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
città
costiere, imperi che avanzano dall'Asia verso l'Europa centrale e meridionale e
(/index.html)
verso il Mediterraneo, piccoli e grandi re d'oltralpe che, raggiunto un certo
CATALOGO (/CATALOGO/)
grado di potenza all'interno, si volgono fuori, anche per consolidare quel che
già possiedono dentro. Interessi dinastici e politici prevalgono: ma anche
qualche interesse di ceti guerrieri, di contadini in cerca di terra, di nuove
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
borghesie. Si hanno in vista corone regie, territorî da conquistare, antichi
diritti da rinfrescare; si vogliono ottenere benefici finanziari, metter le mani su
strade e valichi, su porti, su(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI navi per ulterioriARTE
imprese, promuovere commerci e
(/TRECCANIARTE/)

industrie.

Certi manufatti di città industriali italiane


TRECCANI già sentono
CULTURA un po' il morso della
(/CULTURA/)

concorrenza straniera: p. es., dei drappi francesi, portati su dalla moda, come le
fogge di quel paese. Si sa che nella seconda metà del '400, le monarchie
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
d'Occidente svolgono un'accurata politica economica, che fa parte di tutta la
politica di afforzamento dello stato: promuovere industrie proprie,
specialmente tessili (lana e seta), ma anche metallurgiche (armi); porre ostacoli
alla esportazione delle materie prime e all'importazione di merci forestiere;
impedire l'uscita del denaro e incoraggiare quella dei prodotti paesani; dare
incremento alla marina mercantile, riservando ad essa il proprio traffico; ecc.
Insomma, inizî di mercantilismo.

L'Italia sta prendendo, nelle fantasie d'oltremonte, il posto che già aveva
occupato il lontano Oriente. Anche dall'Oriente, nuovamente in mano
d'infedeli, tornano a giungere richiami, come al tempo di Pier l'Eremita. E par
che il giovane e avventuroso re di Francia non sia insensibile a essi. Ma come
muovere in crociata verso l'Oriente, se non si dispone dei porti e delle navi
della penisola? Ecco che l'Italia deve anche servire alla cristianità, per
combattere il pericolo turco. Insomma, l'Italia non è stata estranea alla nuova
vita dell'Europa. Con il diritto romano, di cui ha rinnovato e propagato la
conoscenza, aveva concorso a rinforzare le monarchie. Con i suoi mercanti e
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banchieri aveva dato impulso alla vita economica dei paesi dell'Europa centrale
e occidentale. Con i suoi umanisti e storici, aveva messo davanti agli occhi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  di re
e di ceti colti l'alto ideale di Roma conquistatrice e ordinatrice, avvalorato le
(/index.html)
dinastie, richiamato l'attenzione sull'Italia, come su un paese di desiderabile e
CATALOGO (/CATALOGO/)
facile acquisto. Nel '300 e nel '400, ammiragli genovesi hanno organizzato e
comandato forze navali portoghesi, francesi, spagnole; maestri d'armi italiani
hanno perfezionato l'artiglieriaSCUOLA
francese e fatto di essa la migliore d'Europa;
(/TRECCANISCUOLA/)
marinai veneziani e greci della flotta veneta sono passati a rafforzare la
nascente marina turca; piloti e agenti di compagnie commerciali genovesi o
fiorentine, operanti inLIBRI
paesi(/TRECCANILIBRI/)
oceanici, si chiedono se, navigando verso ponente,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

non si debba giungere al Levante, ai luoghi delle spezie, che ora stentano ad
arrivare per via di terra, attraverso l'Asia anteriore e l'Egitto. Sono anch'essi,
pur volti ad attività pratiche, uomini
TRECCANI del Rinascimento,
CULTURA uomini del nuovo clima
(/CULTURA/)

specialmente italiano. Insomma, l'Italia ha operato e opera come un fermento


entro l'Europa circostante. E ora l'Europa circostante, sollecitata dall'Italia,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
comincia a gravitare sull'Italia con tutto il suo peso, come dieci e più secoli
prima, dopo il vasto dissodamento e sommovimento fatto, nel mondo d'allora,
da Roma.

Gli stati italiani alla vigilia delle nuove invasioni. - Gli stati italiani in questo
tempo hanno proseguito il lavoro di ordinamento interno che è, più o meno, di
tutti gli stati d'Europa, in questa fase di trasformazione sociale e quindi
istituzionale, nel senso di un maggiore accentramento statale, livellamento di
ceti, soppressione di particolari "libertà", impulso di attività economiche,
elevazione giuridica e morale del principe.

Era cominciato, questo lavoro, con i comuni e i Normanni e alcune delle


signorie feudali più robuste, più isolate, meno esposte all'azione corrosiva
dell'urbanesimo e del capitalismo. Era proceduto attraverso crisi istituzionali e
interruzioni e ritorni di anarchia. Statuti di città minori soggette sono stati
assimilati allo statuto della città principale, come Milano; leggi da valere per
tutto il dominio sono state pubblicate; a tutti i sudditi, di qualsiasi città o
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castello, si è cercato di assicurare il diritto di possedere beni immobili in


qualsiasi città o castelloISTITUTO
del dominio, a deroga degli statuti municipali che
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  tal
diritto riconoscevano solo ai cittadini (e Gian Galeazzo, alla fine del '300,
(/index.html)
sperimentò quanto fosse difficile attuare questa riforma, né si può dire che vi
CATALOGO (/CATALOGO/)
riuscisse); qualche maggiore perequazione o minore sperequazione tributaria è
stata instaurata fra cittadini e campagnoli, ecc. Ora, questo lavoro fu un po'
accelerato. S'intervenne con maggiore cura nelle cose dell'economia e della
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
produzione, anche perché ogni stato bastasse il più possibile a sé stesso e avesse
il massimo di autonomia. Quello che era l'ideale delle città, ora divenne l'ideale
del principe. Si trattavaLIBRI
anche di evitare l'esodo
(/TRECCANILIBRI/) del(/TRECCANIARTE/)
ARTE denaro fuori dello stato.
Così certe industrie furono incoraggiate e protette. Si soppressero o
abbassarono parecchie barriere interne. Si diede impulso alle ricerche
minerarie e anche, qua e là, alla fabbricaCULTURA
TRECCANI delle armi. Più ancora, forse, si badò
(/CULTURA/)

alla terra, quella che più aveva sofferto dalla guerra e più poteva avvantaggiarsi
della pace. Nuove colture furono introdotte o promosse, prima assenti o
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
limitate a poche zone: gelso, riso, materie di tintoria, fra poco il granturco. Si
cercò in certi luoghi, come nel Lazio, di regolare la caotica materia degli usi
civici, a beneficio delle comunità. Sisto IV fece qualche sforzo per migliorare le
paludi pontine e dare valore all'Agro Romano, mediante canali e strade. Nella
bassa Valle Padana, bonifiche, perfezionamenti di razze ovine ed equine. Del
resto, i tempi, da qualunque parte si guardino, portavano verso la terra. Le città
e la vita urbana erano giunte, per allora, al culmine, in molte zone dell'alta e
media Italia: e cominciava, qua e là, un certo deflusso di popolazione. Lo
sviluppo industriale, nei maggiori centri dell'industria, si era stabilizzato e in
alcuni luoghi già accennava a declinare; gl'investimenti in prestiti all'estero o in
commerci lontani diminuivano piuttosto che crescere. I gruppi sociali ascesi
con i traffici aceennavano a grandigia: e si aveva quindi non solo la passione del
bene spendere, al posto di quella del molto accumulare; non solo il largo
impiego di capitali in palazzi, in opere d'arte, in gioielli, in lusso, ma anche
l'investimento in terre. Ricchezze di recente formazione, capitali pericolanti o
superstiti al naufragio, cercarono di nobilitarsi e consolidarsi in poderi e ville,
rifugiarsi in seno alla alma parens. Quali che fossero i moventi, alla fine del '400
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si poteva constatare dal Guicciardini che tutta la terra italiana coltivabile, anche
le pendici montane, eraISTITUTO
in vario(/ISTITUTO/)
modo coltivata. L'affermazione non vapresa
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

alla lettera. Ma è riconoscimento di un progresso agricolo, a cui certo


(/index.html)
rispondeva anche un progresso demografìco, anche un qualche maggiore
CATALOGO (/CATALOGO/)
equilibrio fra mondo cittadinesco e mondo campagnolo. Il fatto economico-
sociale aveva i suoi riflessi anche nella cultura, nelle idee e negl'ideali. Sorgeva
lo studio dei fatti agrarî. Si moltiplicavano le edizioni del manuale di Pietro de'
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Crescenzî, che era stato il primo rappresentante di una letteratura agraria. La
natura vegetale era oggetto di più viva e calda attenzione. Si guardava con altro
occhio il contadino, si LIBRI
faceva strada una migliore
(/TRECCANILIBRI/) ARTE valutazione, come
(/TRECCANIARTE/)

dell'agricoltura così dell'agricoltore; si riconosceva anche che all'umile


campagnolo molti benefici doveva la città e, viceversa, molti dei suoi vizî
tradizionalmente rinfacciatigliTRECCANI
- avarizia, simulazione,
CULTURA furto, ecc. - il contadino
(/CULTURA/)

doveva al duro proprietario urbano; si faceva anche qualche lode di virtù


contadinesche, persino delle virtù guerriere. Partecipavano a questa gran
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
passione dei campi uomini come Leon Battista Alberti. Era amore di
raccoglimento e di meditazione, amore della natura, interrogata e ascoltata,
ammirata nell'ordine suo che era riflesso dell'ordine e della perfezione divina.

Ma questo lavoro di consolidamento interno era difficile e lento, in un paese


come l'Italia del '400, che soffriva qua di troppo scarso sviluppo economico-
sociale, là di troppo sviluppo, nell'ambito delle città. Alcune regioni erano state
profondamente sconvolte dalla lunga fase di guerre e di anarchia per cui erano
passate: come il regno di Napoli. La popolazione qui si era dimezzata. I continui
mutamenti di dinastia, rendendo quanto mai discontinua e incerta l'azione e
l'autorità del principe, avevano logorato quei vincoli morali fra principe e
sudditi che rendono proficua l'opera di governo. Il frequente e quasi sempre
decisivo intervento di potenze straniere, aveva creato negli animi uno stato
d'incertezza e di perenne attesa, che doveva rendere difficile la fiducia pubblica
e la civile operosità. Aggiungi l'origine spagnola della dinastia: quindi,
spiritualmente poco affiatata con la nazione. Ché se, dopo Alfonso, essa si
assimilò al paese, non egualmente si assimilò il nuovo baronato. Il quale,
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vecchio o nuovo che fosse, diviso e lacerato da mille discordie entro di sé, era
eguale e concorde nelloISTITUTO
spirito (/ISTITUTO/)
di ribellioneMAGAZINE
contro il (/MAGAZINE/)  di
principe, nello spirito
rapina verso il popolo. Scemata era la sua potenza politica nel governo: ma
(/index.html)
cresciuta la sua autorità sui vassalli, anche perché è cresciuto l'uso del re
CATALOGO (/CATALOGO/)
d'infeudare città, per bisogno di denaro. Facile anche, a questo baronato,
trovare aiuti fuori del territorio: nel baronato romano che, avendo molti feudi
nel regno, è, di fronte al re, solidale; nel papa stesso che vuol tenere quel re
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sempre sub ungula. Invano Ferdinando, figlio di Alfonso, tenta di mutare la
nobiltà castellana in nobiltà cortigiana.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Né del resto questo era solo fenomeno meridionale. Potente e oppressivo non
meno, il baronato sardo, che si può dire in gran parte creato dalla conquista
spagnola, dal '300 in poi. Irrequieta, rapace, volta sempre a guerre intestine e a
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

ribellioni contro il governo genovese, la nobiltà corsa, fosse essa di origine


locale o pisana o ligure. In Romagna, poi, nell'Emilia e cioè nel Reggiano, nel
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Modenese, nel Bolognese, l'antica nobiltà feudale, certo depressa ma non
spenta, accennava a riprendere vigore, per la stessa precarietà iniziale del
regime signorile, per il bisogno del signore di transigere con essa, per la
piccolezza degli stati. Male, ormai, organico della società italiana, cioè di un
paese dove la nobiltà feudale non aveva mai potuto veramente inserirsi nella
vita statale, trovare una sua funzione utile nell'organismo dello stato: a causa o
della sua origine straniera o del carattere fortemente borghese della civiltà
italiana nel centro e nel nord della penisola, o della piccolezza degli stati e
relativa scarsa possibilità di aprire a quella nobiltà un sufficiente campo
d'azione, cioè bene utilizzarla, o di tutte queste ragioni e altre, prese insieme.

Altrove, lo stretto legame fra borghesia e principato aiutò l'opera o di


distruzione o d'inserzione della nobiltà nello stato. In Italia, la borghesia, nel
Mezzogiorno, nelle isole, in molta parte dello Stato della Chiesa è ancora poca
cosa: e il principe, come non può sufficientemente proteggerla, così neppure
appoggiarsi a essa; nella Toscana, nell'Emilia, in Lombardia, in parte del
Piemonte essa ha avuto troppo sviluppo cittadino e municipale, perché possa
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accostarsi con fiducia al signore. Anche qui, come nel sud, ma per ragioni
diverse dal sud, la molteplicità 
delle dinastie succedutesi al comando, ognuna
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

divorata da quella successiva, aveva reso difficile che sentimenti e interessi di


(/index.html)
popolo si raccogliessero stabilmente attorno a loro. Tutto quindi era affidato
CATALOGO (/CATALOGO/)
alla personale capacità dei singoli signori: i quali potevano essere anche
personalità di alta levatura; ma, attorno a loro, non quel senso di fermezza e
certezza che poteva essere datoSCUOLA solo dalla legittimità. Nelle case dei principi
(/TRECCANISCUOLA/)
italiani manca ancora un sicuro ordine di successione; accanto ai figli legittimi,
figli illegittimi, quasi sempre divisi da fieri odî, essi e le madri. Sempre piccola,
poi, nonostante l'esercizio
LIBRI del potere, la distanza
(/TRECCANILIBRI/) ARTEfra la famiglia del signore e
(/TRECCANIARTE/)

altre potenti famiglie, sino a ieri eguali e solo da poco soverchiate nella gara:
quasi sempre con mezzi che avevano lasciato solchi di profondo rancore. Le
città dello stato si sentono ancora pocoCULTURA
TRECCANI legate al(/CULTURA/)
signore, ancora molto estranee
le une alle altre. Ancora si fanno concorrenza, ancora sono aperte agl'influssi
delle grandi casate che hanno nel territorio il loro centro, ancora sentono la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
tentazione, a ogni segno di debolezza del signore, di restaurare quella "libertà"
che sempre balena davanti agli occhi. Si vede questo nello stesso dominio
visconteo, che pure era il più capace di creare suoi proprî tessuti connettivi, alla
morte di Filippo Maria Visconti e alla morte di Francesco Sforza. Anche
quando la borghesia cittadina non crea ostacoli al signore, non lo sorregge.
Sono scaduti gl'ideali civili che facevano capo allo stato di città; e invece, non
hanno ancora consistenza gl'ideali civili che trovano nel principato e nello stato
territoriale il loro appagamento. Altrove, il senso della grande patria, sia pure
vista attraverso il re, comincia a esser vivo e operoso. In Italia invece questa
grande patria è, se mai, l'Italia, ma patria tutta ideale, fatta di tradizioni
letterarie, di ricordi classici, di sentimento della comune discendenza da Roma
e della comune cultura, di radicata persuasione della propria superiorità di
fronte agli stranieri. A questa patria non corrisponde l'ordinamento politico.
Quindi, nelle città toscane e lombarde, per il momento, anche piemontesi,
sostanziale indifferenza per lo stato e le sorti della signoria; certa disposizione
ad accettare tutii i governi; crescente considerazione per i sovrani d'oltre Alpi e,
qua e là, desiderî affioranti che essi scendano in Italia a castigare questi tiranni e
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correggere i governi. Concorreva a creare questa diffusa insoddisfazione il


fiscalismo grave, che pesava su tutti, specialmente su contadini e borghesia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  e
contrastava con le condizioni generali del lavoro, che non erano di decadenza
(/index.html)
ma, in molte branche, di ristagno; contrastava con lo sforzo che pure venivano
CATALOGO (/CATALOGO/)
facendo i governi stessi di sollevare e promuovere quelle classi e le loro attività.
Ma spesso, con una mano si faceva, con l'altra si disfaceva. Corti e governi
costosissimi; bisogni e spese daSCUOLA
grandi (/TRECCANISCUOLA/)
stati, imposte a piccoli stati dalla
posizione centralissima in Europa, dalla fitta rete dei rapporti internazionali,
dalla debolezza degli ordini militari loro, che portava con sé un più costoso
apparecchio diplomatico.
LIBRICominciavano,
(/TRECCANILIBRI/)questi
ARTEstati italiani, anche i maggiori e
(/TRECCANIARTE/)

più ricchi, come Venezia, ad ansimare di 1atica, via via che il corso della storia
li metteva in contatto con più grandi organismi politici d'oltremonte e
d'oltremare, senza che fra essi TRECCANI
fosse possibile
CULTURA nessuna vera collaborazione.
(/CULTURA/)

I rapporti fra questi stati italiani sono quel che di più incerto, mutevole,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
inquieto e torbido si possa immaginare. Incapaci a sopraffarsi e perciò venuti a
una pace che aveva certi caratteri di stabile sistemazione quasi federale, vigilata
dal pontefice, tornarono poi presto a gareggiare e insidiarsi, a creare particolari
raggruppamenti e in ultimo a combattersi. Si sono moltiplicati i legami fra
dinastie e governi della penisola. Rapporti diplomatici quasi permanenti ormai,
fra i maggiori di essi. Parentele molteplici. L'Italia è un fascio di stati, e non c'è
interesse di uno che l'altro consideri estraneo a sé. Ma è raramente azione
concorde, anche se le parole sono tutte un'invocazione di concordia. Gli
Aragonesi innegabilmente prevalgono in questo tempo, per titoli regi e per
ampiezza di territorî. E Alfonso non distoglie mai gli occhi dal vicino e sempre
nemico stato della Chiesa; non ha rinunciato a posarsi sul litorale toscano, utile
a protezione del regno da flotte che abbiano a Genova la loro base, volentieri si
prenderebbe Genova con la Corsica su cui gli Aragonesi accampano diritti. Ma
nel 1458 muore Alfonso. E poiché Sicilia e Sardegna vanno al ramo di Spagna,
così il regno di Napoli rimane solo. Equilibrio italiano sempre più perfetto. Ma
c'è ora una reviviscenza di pretese papali sul regno. Callisto III Borgia non
riconosce il nuovo re, Ferdinando, figlio illegittimo. Considera la dinastia
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

estinta, il regno a lui devoluto, sciolti i sudditi dal giuramento di fedeltà,


scomunicati quelli che giurano. 
Il regno vuol essere riservato a Pier Luigi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Borgia, nipote del papa. E allora Francesco Sforza incoraggia e aiuta la


(/index.html)
resistenza del re; le genti del re, col Piccinino, invadono l'Umbria, occupano
CATALOGO (/CATALOGO/)
città, fino a che la morte di Callisto e l'elezione di Pio II non pongono fine alla
lotta.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Dopo il 1463, Venezia è per 15 anni impegnata contro Maometto II che ha
invaso la Morea: ma invano il pontefice Pio II aspetta nel 1464 quelle navi e
quei guerrieri che tuttiLIBRI
si dicevano pronti a mandare
(/TRECCANILIBRI/) alla crociata. Nuovo
ARTE (/TRECCANIARTE/)

appello di Paolo II dopo la caduta dell'isola d'Eubea: e combina una lega con
Milano, Firenze, Napoli. Ma solo Ferdinando d'Aragona fornì dieci navi
all'ammiraglio veneto Mocenigo. Fra ilCULTURA
TRECCANI 1474 e il(/CULTURA/)
'75, Venezia trattò per
rinnovare con Firenze e Milano la lega, alle condizioni stesse del 1454. Ma non
approdò a nulla: e seguitò a perdere i possessi levantini, fino alla pace del'79,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
che fu considerata e detta quasi vergognosa. Intanto Bartolomeo Colleoni, già
condottiero di Venezia, che aveva visto salire tanto in alto il suo collega e rivale
Francesco Sforza, mise insieme gente e nell'autunno del 1467 marciò su
Firenze. Presso Molinella (Imola) fu vinto e disperso: ma si disse da Medici,
Sforza, Aragonesi, che c'era di mezzo lo zampino di Venezia, in questa
spedizione. Sforza, Medici, Aragona, erano stati fino allora molto uniti. Ma
ecco nel 1478 la congiura dei Pazzi e dei Riario a Firenze, alla quale Sisto IV
non era stato estraneo: poiché egli è poco amico dei Fiorentini e dei Medici che
gli insidiano la Romagna; è invece molto amico dei Pazzi, rivali dei Medici nella
signoria e negli affari di banca e assai stretto ai Riario, soci nella congiura, in
vista di una sistemazione principesca, con l'aiuto del papa di lor famiglia. E
dopo la congiura, ecco Sisto IV in guerra con Firenze; ecco la sua alleanza con
Napoli e i suoi intrighi a Milano per impedirle che mandi aiuti a Firenze. E così
la triplice Sforza-Medici-Aragona, che dava certa fermezza alla penisola, è
scompigliata, mentre Venezia, che prima insidiava i Medici, ora li aiuta. I
papalini hanno dei successi, contro Medici e Venezia. Ma l'Aragonese teme di
questi successi del pontefice suo alleato. Lorenzo, poi, diffida dell'amicizia di
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Venezia. Libidine di dominio su tutta Italia, attribuivano a Venezia i Fiorentini


che ormai erano diventati i maggiori nemici della repubblica. Al contrasto
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Milano-Venezia e Milano-Firenze si è sostituito quello Firenze-Venezia,
(/index.html)
essenzialmente economico e commerciale. E allora Lorenzo il Magnifico entra
CATALOGO (/CATALOGO/)
in segrete trattative con Napoli e va a Napoli egli stesso; l'Aragonese si stacca
dal pontefice. Lo Sforza asseconda. Si ricostituisce il gruppo Sforza-Medici-
Aragona, che vuol essere garanzia di pace italiana, pur avendo una segreta
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
punta verso Venezia. La quale allora si ravvicina al papa; e il papa, sdegnato di
quegli accordi che gli attraversavano certi suoi disegni nepotistici in Romagna,
si ravvicina a Venezia.LIBRI
Ma Venezia, anche quando
(/TRECCANILIBRI/) è amica, tiene gli altri in
ARTE (/TRECCANIARTE/)

allarme. Essa ha certo molte ambizioni. Tiene gli occhi da per tutto, s'insinua
da per tutto. La padronanza del mare le permette di circuire tutta la penisola e
tentare tutte le porte, mentre l'ampia
TRECCANIfascia delle(/CULTURA/)
CULTURA lagune le dà sicurezza da parte
di terra. Ma le fantasie degli altri lavorano. E non c'è oscuro disegno che non si
attribuisca a Venezia. Per cui, quando poco dopo scoppiò guerra fra Venezia e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
gli Estensi per Ferrara, oggetto di antica cupidigia da parte della repubblica,
Venezia ebbe alleati il papa e i Riario, nel proposito di spartirsi il dominio
estense, già antico pomo di discordia fra loro, per i diritti che curia romana e
repubblica egualmente vantavano su Ferrara. Si trattava anche di procurare al
conte Girolamo Riario, nipote del papa, uno stato. E di fronte a loro, Sforza,
Aragonesi, Fiorentini, Mantova, Bentivoglio signore di Bologna. Guerra
generale d'Italia. Vi furono successi iniziali dei due alleati Roma e Venezia (a
cui si unirono Monferrato e Genova). Ferrara, investita da terra e dal Po, fu
vicina a cedere. Ma allora il papa, temendo che della comune vittoria si
avvantaggiassero troppo o solo i Veneziani, si staccò da Venezia, s'intese col re
di Napoli, infido amico ma anche pericoloso nemico, perché fra l'altro gli
sobillava contro il baronato romano, dipendente anche da quella corona per
feudi che possedeva nel regno; e, non avendo potuto ottenere che essa
sospendesse la guerra per Ferrara, le si voltò contro, si unì agli altri, si impegnò
con le armi e con l'interdetto. Altra guerra quasi generale. Un esercito milanese
e napoletano penetrava in quel di Bergamo, di Brescia e di Verona. Una flotta
napoletana e pontificia, muovendo da Ancona, minacciò la Dalmazia. Ma
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Venezia resisté, ricuperò parte delle terre perdute, prese con la flotta Gallipoli e
altre città pugliesi, contro  dei
gl'interdetti papali ebbe la sentenza favorevole
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

suoi legisti, riuscì a trarre a sé qualche membro della coalizione. Insomma,


(/index.html)
fronteggiò bene "la santissima lega", come fu chiamata, poté riavere tutto il suo,
CATALOGO (/CATALOGO/)
ma dové restituire le città pugliesi, non riuscì a mettere le mani su Ferrara. Solo
tenne il Polesine, che del resto già aveva in possesso temporaneo (pace di
Bagnolo, 7 agosto 1484). SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Pace breve: ché nel regno i baroni, irritati dalle imposte crescenti, persuasi che
l'occasione fosse buonaLIBRI
dopo tanto travaglio del
(/TRECCANILIBRI/) ARTE re,(/TRECCANIARTE/)
congiurarono e insorsero. Il
papa, seguendo una vecchia politica, li aiutò. E così gli alleati di ieri contro
Venezia ridiventarono nemici. Roberto Sanseverino, ribelle al re, condottiero
dei Veneziani, ebbe il comando delle milizie
TRECCANI CULTURAdella Chiesa. Si combatté fino in
(/CULTURA/)

Abruzzo, dove il conte di Montorio fece insorgere, a favore della Chiesa,


l'Aquila. E con Venezia tennero qualche intelligenza i baroni che le promisero,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
in cambio di aiuti, dono di città pugliesi. Con Ferdinando, invece, stettero
Fiorentini e Milanesi che intrigarono per far insorgere le città dell'Umbria;
mentre Alfonso, figlio del re, accampava sotto Roma. Parevano ritornati i
tempi di Ladislao o, meglio, di Federico II. Anche ora c'è, in quei sovrani, uno
spirito di ribellione che cerca giustificarsi nel campo dei principî. Non per caso
Lorenzo Valla aveva scritto a Napoli il suo opuscolo contro la donazione
costantiniana. Una vena di pensiero antitemporalistico era anche in Gioviano
Pontano umanista e ministro del re. Ma si accordarono re e papa, agosto 1486;
trattarono re e baroni. Trattative lunghe, tortuose. Fino a che il re ebbe nelle
mani, a tradimento, parecchi di quei baroni: li processò, condannò, alcuni
uccise, tolse ai loro eredi le signorie, diede gran pubblicità agli atti del processo.
Non diversamente operavano altri re di quel tempo: un tempo che vide il
duello risolutivo fra nobiltà e regno. Ma il re di Napoli ne raccolse minor frutto
di altri. Nei superstiti più fiero odio, propositi di vendetta, attesa di un
vendicatore da oltre mare o da oltre monti. Né si può dire che, in cambio, il re
si guadagnasse il favore del popolo. Pochissimo aiuto, nella difesa contro i

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Turchi che avevano assalito e preso Otranto, fornirono nel 1480 le popolazioni
del luogo. I borghesi diISTITUTO
Aquila e(/ISTITUTO/)
di altre cittàMAGAZINE
si diedero 
al papa o si accodarono
(/MAGAZINE/)

ai baroni, contro il re.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Insomma, guerre sterili, come sterili sono ribellioni e repressioni: producono
solo sperpero di denaro, impoverimento di finanze statali, e, quasi da per tutto,
malcontento di sudditi. Nessuno stato è più forte dello stato vicino o della
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
coalizione che subito si forma, appena principe o repubblica mostri qualche
velleità d'ingrandimento. La quale coalizione, alla sua volta, dopo un anno o un
mese, si disfà, quando LIBRI
uno dei suoi membri accenni
(/TRECCANILIBRI/) a ottenere per suo mezzo,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

qualche maggior vantaggio: e un'altra se ne compone. Parola d'ordine è "libertà


d'Italia", cioè status quo territoriale. E poiché Venezia pare che più di tutti
minacci questa "libertà", così contro di essa si forma una relativa concordia. Ma
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

il timore di Venezia, se poteva tenerli uniti per qualche tempo, se poteva farli
assistere con qualche compiacimento all'avanzata turca sopra le terre veneziane
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di Levante, non li rendeva amici. Quindi, incapacità di fare buona guerra, a
causa dell'equilibrio delle forze; incapacità di fare buona pace. E la finissima
diplomazia dei nostri principi e governi si esauriva in sé stessa.

In tali condizioni, si capisce come gli argini all'invadenza degli stati d'Europa
nelle cose della penisola siano fiacchi. Un po' la perenne preoccupazione di
salvaguardare i molti interessi mercantili che Toscani, Lombardi, Veneziani,
Genovesi avevano all'estero; un po' speranza di ottenere vantaggi positivi; fatto
sta che i governi italiani oltre a fare una politica assai arrendevole, sollecitavano
anche l'intervento di questo o quel principe straviero.

Così, contro Venezia, dalla fine del '300, Scaligeri, Carraresi, patriarchi di
Aquileia, Visconti, non fanno se non invocare impero e re d'Ungheria. Ai
Turchi, nella loro marcia in avanti, Genovesi e anche Anconetani rendono più
di un servigio, cercando di stornarli verso i possessi di Venezia o dando una
mano contro le navi veneziane. Del resto, tutto l'atteggiamento dei principi
italiani in rapporto ai Turchi, nel '400, è piuttosto invitante. Firenze,
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tradizionalmente legata a Francia, quasi prigioniera di Francia per i molti suoi


capitali investiti in quelISTITUTO
paese, spesso, nella seconda metà del secolo, si
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
volge a
quel re, per averne appoggio. La Santa Sede, sempre alle prese con Napoli,
(/index.html)
poverissima di forze militari, dichiara che, non ricevendo aiuto da nessuno in
CATALOGO (/CATALOGO/)
Italia, dovrà pure rivolgersi a stranieri e magari tornarsene, come un secolo
prima, íra gli stranieri. Nel 1484-85, Venezia, combattendo la coalizione
sforzesca aragonese pontificia, SCUOLA
eccitò il(/TRECCANISCUOLA/)
duca d'Orléans a conquistare il Milanese
e il duca di Borbone a ricuperare il regno di Napoli, mentre gli altri aizzavano il
re d'Ungheria contro Venezia. Al qual re d'Ungheria, nel 1488, si volgevano
anche gli Anconetani, LIBRI
nemici di Venezia e ribelli
(/TRECCANILIBRI/) ARTEal papa, alzando le insegne di
(/TRECCANIARTE/)

quel re e mettendosi sotto la sua protezione.

Spesso non si voleva veramente chiamare


TRECCANI gli stranieri
CULTURA a conquistarsi uno stabile
(/CULTURA/)

dominio in Italia. I più deboli potevano confidare in un blando protettorato di


lontano principe che salvasse la loro effettiva libertà da più vicino signore. Ma i
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
più forti credevano di potersi servire degli stranieri per poter umiliare i loro
avversari e crescere sulla loro rovina. Incapaci essi a risolvere da sé i loro
problemi d'ingrandimento o sicurezza, rimettevano le loro speranze là donde
potevano attendere vantaggi. In ogni modo essi, l'uno di fronte all'altro, in una
gara serrata che impegnava l'amor proprio e la vanità ancora più che
gl'interessi, repugnavano meno all'idea di un dominio francese o spagnolo o
asburgico in Italia, che non a quella d'un ingrandimento degli altri stati italiani.
Non che mancasse la coscienza dell'unità morale degl'Italiani e anche certo
orgoglioso sentimento di superiorità nelle lettere e nelle arti, di fronte agli
stranieri. C'era anche certo presentimento di un comune destino degli stati
italiani, per cui se uno soccombeva, gli altri non ne avrebbero goduto a lungo.
Ma tali sentimenti e presentimenti e deplorazioni non si traducevano in
pensieri e azione politica.

Così gl'Italiani sono sì, da qualche secolo, governati da principi proprî, anche se
di straniera origine; ma, via via che i loro rapporti politici col di fuori si
moltiplicano, per iniziativa altrui o propria, si sentono come attratti dagli stati
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più grandi, si abituano a rimettere in essi le cose loro o a veder essi, comunque,
farsi quasi arbitri delle situazioni italiane. È un fenomeno di gravitazione
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  del
più piccolo sul più grande. Anche senza preciso disegno politico, gli
(/index.html)
ambasciatori o agenti diplomatici di Napoli o Firenze o Roma o Milano,
CATALOGO (/CATALOGO/)
contendendosi nelle corti straniere il favore di quei principi, mettevano davanti
agli occhi di signori e ministri il miraggio di una grande ricchezza e di una
grande debolezza italiana, congiunte insieme. Viceversa, davanti agli occhi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
degl'Italiani, s'ingrandiva la figura di quei principi francesi o spagnoli o altro
che fossero. In essi pare che vedano più giustizia, più grandezza, più possibilità
e volontà di operare, più conclusiva
LIBRI attività. EARTE
(/TRECCANILIBRI/) da essi sollecitano quel che la
(/TRECCANIARTE/)

loro piccola patria, impotente o volta ad altro, non vuole o non può dare. Così
Pietro Martire d'Angera che, tediato dell'Italia dove tutto è divisione, dove
"non si trova di che sicuramente pascere
TRECCANI l'ingegno",
CULTURA va in Spagna al servizio di
(/CULTURA/)

quel re. Erano tempi in cui l'idea di nuove terre da cercare, nuovi commerci da
avviare, nuove ricchezze da conquistare circolavano come vene sotterranee
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
spesso affioranti. Era il bisogno di oro come mezzo per fronteggiare crisi
monetarie; erano le difficoltà che la conquista turca aveva create ai traffici tra
l'Asia e l'Europa e il desiderio di nuove strade; erano la sete di conoscere o le
ambizioni dei principi. E i paesi che, per posizione geografica o per presenti
condizioni storiche, offrivano più favorevoli prospettive ai progetti di viaggi e
di esplorazioni, attiravano: come erano i paesi rivolti verso l'Atlantico. Qui
capitò, poco prima del 1480, Cristoforo Colombo, genovese. Aveva fino allora
viaggiato il Mediterraneo e i mari portoghesi, a servizio della Casa Centurione
di Genova. Ma nel 1479 abbandonò Genova per Lisbona. Per alcuni anni,
Colombo visse laggiù la vita dei piloti, dei mercanti, degli armatori, fra il
Portogallo, Madera, le Azzorre, la costa della Guinea. Si fece la persuasione che
giungere all'Asia puntando verso occidente fosse assai più breve che girando
attorno all'Africa. E attorno al 1480, Colombo concepì il piano di una grande
navigazione in quel senso. Per circa quattordici anni, perseguì il suo piano.
Bussò alla porta di molti re e governi, per avere i mezzi necessarî. Trovò
finalmente ascolto presso il re di Spagna; sciolse nell'agosto '92 le vele verso
ponente, giunse a certe isole che credé le Indie o il Catai, insomma l'Asia, ne
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riportò saggi d'oro e spezie. L'anno appresso, già tutta l'Europa era piena della
grande notizia, i re guardavano con invidia a Ferdinando, il pontefice 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
tracciava
da un polo all'altro la linea di demarcazione fra i possessi portoghesi a est delle
(/index.html)
Azzorre e del Capo Verde, e i nuovi e futuri acquisti spagnoli a occidente.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Prima che il secolo morisse, Amerigo Vespucci fiorentino, Giovanni Caboto
genovese, e poi anche cittadino veneziano, avevano compiuto i loro primi
viaggi, riconosciuto il vasto continente americano, presone possesso per i re di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Spagna e d'Inghilterra.

Non tanto a quei lontani re(/TRECCANILIBRI/)


LIBRI quanto al più vicino
ARTE signore di Francia guardavano
(/TRECCANIARTE/)

invece i signori rissosi e sospettosi, i vassalli o sudditi ribelli o scontenti. Le


condizioni politiche della penisola peggioravano. S'inasprivano i rapporti fra
Venezia e Milano, fra Napoli eTRECCANI
Venezia,CULTURA
più ancora fra Milano e Napoli, cioè
(/CULTURA/)

Sforza e Aragonesi, dopo che il Moro, spinto anche dalla moglie Beatrice e dal
suocero, Alfonso d'Este duca di Ferrara, aveva mostrato di volere passar sopra i
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
diritti del giovane Gian Galeazzo, sposo di una principessa aragonese. Nel 1492
morì Lorenzo il Magnifico. Ed era appena morto, che già si diffondevano voci
di una lega tra Firenze, pontefice, re di Napoli, contro il Moro e di minacce
veneziane al Moro. Nel 1483 era salito al trono di Francia Carlo VIII, giovane e
fantasioso, che, fatto re dopo un lungo lavoro di assestamento interno e quando
la Francia tornava a riaffacciarsi sul mondo, a rinfrescare le vecchie ambizioni,
a riassumere i vecchi compiti fra politici e religiosi, si lusingava di essere il re di
questa restaurata Francia, il nuovo martello degl'infedeli, il nuovo Carlo
Magno. Obiettivi territoriali varî erano, più o meno precisi, davanti alla
politica francese: la regione renana, innanzi tutto. Sfasciatosi lo stato
borgognone, in seguito alle vittorie di Svizzeri e Francesi, una parte dell'eredità
era andata al re di Francia che in quel tempo raccoglieva anche altre eredità,
quella di Provenza, Angiò, Maine, Bretagna; ma l'altra parte, a Massimiliano
d'Asburgo, fatto nel 1486 anche re dei Romani. Si trattava ora, per la corona di
Francia, di ricuperare anche questa parte dell'eredità borgognona. Ma la
politica francese puntava anche verso le Alpi. E, con Carlo VIII, verso le Alpi
più che verso il Reno, sia per i fini imperiali che vagamente balenavano al suo
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spirito, sia per le minori difficoltà che da quella parte si profilavano. Contro la
politica espansiva sul Reno, gravi erano gli ostacoli. Invece, da Milano,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Ludovico il Moro, sentendosi minacciato da altri signori italiani, sollecitava il


(/index.html)
re a una spedizione contro l'Aragonese di Napoli. Ludovico il Moro, dati anche
CATALOGO (/CATALOGO/)
i suoi legami con Genova, era la chiave di vòlta per un'impresa di tal genere: e
perciò i suoi richiami dovevano dare nuovo incitamento al re, nuova forza per
vincere le opposizioni che trovava attorno a sé contro questi suoi disegni
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
italiani che parevano una deviazione dalla vera politica del regno. Certo è che,
nel novembre del 1492, Carlo VIII si accordava con Enrico VII d' Inghilterra,
impegnandosi a versargli grossa
LIBRI somma di denaro
(/TRECCANILIBRI/) e a non dare nessun aiuto ai
ARTE (/TRECCANIARTE/)

pretendenti al trono inglese (trattato di Étaples); nel gennaio 1493, si accordava


con Ferdinando il Cattolico, restituendogli provincie di confine (trattato di
Barcellona); nel maggio 1493, TRECCANI
si accordava con (/CULTURA/)
CULTURA Massimiliano cedendogli la
Franca Contea e l'Artois (trattato di Senlis). Il trattato di Senlis era una specie
di spartizione dell'Italia: Massimiliano, mano libera contro Venezia; Carlo,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
contro Napoli. In quegli stessi mesi (gennaio 1493), si aveva un'alleanza fra il re
e Ludovico il Moro: e voleva dire benevola neutralità del signore di Milano.
Seguirono preoccupazioni e quasi pentimenti da parte del Moro. Ma ormai il re
è tutto volto verso l'Italia. Per l'Europa si è sparsa improvvisa la voce che
Cristoforo Colombo aveva raggiunto le Indie e presone possesso per la Spagna.
E fu esca al fuoco. Fra il 1493 e il 1494, ambascerie francesi mossero verso le
corti italiane. Qui, da per tutto erano persone che facevano buon viso, sia che
non volessero scoprirsi contro un sì potente re, sia che veramente ne
auspicassero l'avvento. Ora, non tanto i signori quanto i loro nemici interni,
ansiosi di scavalcare o prendere vendetta di quelli. Già baroni napoletani erano
andati in Francia ad additare a quella corte la via di Napoli. Ora, cardinali come
Ascanio Sforza e Giuliano della Rovere, nemicissimi di papa Alessandro, pure
chiamavano. Pier Capponi fiorentino, mandato a Carlo VIII per distoglierlo
dalla spedizione, invece se ne fece segreto incitatore, in odio ai Medici. E anche
Girolamo Savonarola a Firenze, predicando per la riforma civile e religiosa
della città, dell'Italia, del mondo, invocava e profetava un castigatore e
correttore. Erano tutti richiami ad alimentare la volontà del re, che era poi il
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fattore veramente decisivo di questa spedizione. In vista della minaccia


francese, il Moro cercò,ISTITUTO
nel corso del 1493, di ravvicinarsi a Venezia, e
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
firmò il
patto per le nozze di Bianca Maria Sforza con Massimiliano d'Asburgo. Solo
(/index.html)
che, nello stesso tempo, rappacificatisi re di Napoli e papa e accostatasi ad essi
CATALOGO (/CATALOGO/)
anche Firenze, in opposizione a ogni possibile egemonia sforzesca; cacciato da
Roma Ascanio Sforza cardinale; il Moro, isolato, non sicuro né di Venezia né di
Massimiliano, rinunciò a ogni opposizione a Francia e poté forse anche dire
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
all'inviato francese di fare il suo giuoco. Era anche un modo di stornare il re da
Milano, impedire che egli gli lanciasse addosso il duca di Orléans.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

L'Europa alla conquista dell'Italia.

Francesi e Spagnoli in gara. - Nel settembre


TRECCANI 1494
CULTURA Carlo si avviò, per il
(/CULTURA/)

Monginevra, verso l'Italia. E tuttavia grande leggerezza quella di Carlo VIII a


metter in moto una macchina che poi piglierà e consumerà nei suoi ingranaggi,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
per oltre mezzo secolo, le forze della Francia: sarà per essa ragione di debolezza
su altri campi, riscalderà i germi della guerra civile. Non è affatto da
considerare come fatto nuovo della storia francese, questa intrapresa di Carlo
VIII. Si ricordino i primi re Merovingi, e Carlo Magno, e gli Angioini per due
secoli, e i progetti di stati francesi da ritagliare sulle terre della Chiesa. Ma
l'impresa ebbe felicissimi inizî. In Italia erano tutti gli elementi necessarî per
armare eserciti: denaro, attrezzatura industriale, genio inventivo in rapporto
alle armi, ingegneria militare ecc. Solo che non erano mai stati rivolti ai fini di
un'efficace preparazione bellica, salvo che nella sfera marinaresca. Anche per
quel tanto che nei varî stati della penisola una forza militare c'era, essa era
svigorita dalla natura dei rapporti fra quegli stati. Così, il non grande esercito di
Carlo, fatto per buona parte di fanterie svizzere, passò attraverso gli staterelli
subalpini, tutti ligi a quel re, tentò senza insistervi un diversivo sul Milanese, si
avvicinò alla Toscana mettendo a sacco le terre e passando a fil di spada abitanti
e soldati, ebbe a fianco la flotta genovese che secondava le operazioni di terra. A
Venezia la gente si aspettava di vedere da un momento all'altro i vessilli del re
comparire sulla laguna. A Firenze, Savonarola e suoi seguaci gridavano che le
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profezie erano in corso di attuazione, che Carlo era lo strumento del Signore
per distruggere i vizi, riformare le cose deformi. E la gente lo seguiva. 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
I vecchi
fermenti della vita medievale agitavano la città, come sempre nei momenti
(/index.html)
gravi, come spesso nei momenti in cui il vecchio spirito comunale risfavillava
CATALOGO (/CATALOGO/)
contro la signoria: era il caso di Firenze. E poiché Piero de' Medici,
consegnando ai francesi le due fortezze di Sarzana e Pietrasanta e altre che
sbarravano la strada litoranea diSCUOLA
accesso alla Toscana, fornì ai Fiorentini nuova
(/TRECCANISCUOLA/)
materia di malcontento, così il moto antimediceo esplose, Piero fu cacciato; re
Carlo trovò i cittadini disposti a pace ma anche disposti a guerra se egli voleva
far da padrone; riebbe LIBRI
vita un regime popolare
(/TRECCANILIBRI/) imperniato
ARTE sopra un consiglio
(/TRECCANIARTE/)

maggiore, aperto a tutti i cittadini, e sopra un consiglio degli Ottanta, eletto dal
primo: insomma, qualcosa della costituzione veneta, assai ammirata allora.
Intanto Pisa si ribellava a Firenze, acclamando
TRECCANI CULTURA i(/CULTURA/)
Francesi come liberatori; e
poco dopo altre città del dominio si ribellavano. Nelle terre della Chiesa si
scatenava l'anarchia e il papa nulla fece militarmente per arrestare l'invasione.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Molti prelati aspettavano Carlo; e il popolo sperava che, riaperte le vie del
mare, chiuse ora dalle galere napoletane, potesse cessare la carestia. Inoperoso
se ne stette anche Alfonso di Napoli. Confidava in Spagna, aspettava genti
dall'Albania, si rimetteva nelle mani della fortuna. E il regno cadde, senza colpo
ferire.

Ma ecco, promossa da Venezia, conchiusa a Venezia il 31 marzo 1495, la lega


italica, per 25 anni. I governanti italiani si accorgevano che il re di Francia, in
cui taluni avevano visto una pedina del loro giuoco, poteva diventar egli
l'arbitro della penisola togliendo di mano agli stati italiani, cioè ai maggiori, il
maneggio delle cose loro. E corsero ai ripari. Alla lega aderirono, oltre Venezia,
lo Sforza, il re di Napoli, il papa. Non tuttavia Firenze. E viceversa, aderirono
re stranieri aventi possessi in Italia: quindi Massimiliano d'Austria e
Ferdinando d'Aragona, che mandò nel regno il suo Gran Capitano Consalvo di
Cordova. E non fu buona compagnia per gl'Italiani: dati i diritti che quelli
vantavano in Italia. L'anno appresso si aggiunse anche il re d'Inghilterra. Così
Carlo, dopo pochi mesi di allegra e spensierata vita napoletana, in cui il popolo
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

ebbe modo di mutare in odio il primo entusiasmo, dové affrettare il ritorno. A


Fornovo, sull'Appennino parmense, si scontrò nell'esercito della lega, 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

comandato da Francesco Gonzaga, mandato a sbarrargli il passo. Esito incerto


(/index.html)
ebbe la battaglia. Ma i Francesi volevano passare e passarono. Tuttavia fu
CATALOGO (/CATALOGO/)
battaglia notevole, quasi da fare epoca per l'Italia. "Fu la prima battaglia che da
lunghissimo tempo in qua si combattesse con uccisione e con sangue in Italia",
si scrisse già allora. Quasi tutti italiani i soldati della lega. E in essi si videro
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
quasi altrettanti combattenti per l'Italia. In questo tempo si parla molto d'Italia
fra gl'Italiani: "libertà d' Italia", "salvezza dell'Italia", "onore dell'Italia", ecc.
"Libertà d'Italia" era stata
LIBRIcome una parola d'ordine
(/TRECCANILIBRI/) o bandiera, in tutto il '400:
ARTE (/TRECCANIARTE/)

ma piuttosto nel senso di libertà dei singoli stati da ogni egemonia di altro stato
italiano. Ora, invece, la parola significa indipendenza di tutti gli stati, di tutti
gl'Italiani, da dominio di stranieri, e appare
TRECCANI espressione
CULTURA come di un
(/CULTURA/)

patriottismo italiano. Si fa il processo a questo o a quel principe, colpevole,


chiamando i Francesi, di aver tradito l'Italia. Il Moro, che si sente sospettato,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
protesta "non essersi mai dimenticato d'essere italiano". E "bisogna essere
buoni italiani" e lasciare i Francesi in Francia, ammonì papa Alessandro VI ai
Fiorentini, di cui si diceva che portassero il giglio di Francia inciso sul cuore.

Ma la lega non ebbe grande vita. Le nocque l'assenza di Firenze, ostinata a


rimanerne fuori, specialmente ora che vedeva lo Sforza, e, più, Venezia,
mettersi a gara ad aiutare i Pisani ribelli. I rapporti fra Napoli e Venezia erano
intorbidati dalla presa di possesso dei porti pugliesi, fatta dalla repubblica,
quando i Francesi li avevano sgombrati. Si riacuiva poi il vecchio antagonismo
tra lo Sforza e i Veneziani, per la cupidigia d'ingrandimenti territoriali che
questi covavano a danno di quello. Venezia era perciò naturalmente portata a
riavvicinarsi alla Francia; mentre la Francia, da parte sua, non poteva non
valutare l'enorme importanza di una collaborazione di Venezia, per la sua
politica che sempre più, oltre Napoli, fissava Milano. Così il fronte antifrancese
costruito in Italia al principio del '95 perdeva ogni vigore. Anche gli aderenti
stranieri si staccavano dalla lega. Nel novembre '97, la Spagna venne, con
Francia, a un armistizio separato, cioè con esclusione degli alleati italiani: e
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 492/1196
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certo, in vista di accomodamenti in Italia, a danno di quegli alleati stessi. Nel


febbraio del '98, Carlo VIII preparò anche col duca Filiberto II una 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

cooperazione dei Savoia alle sue imprese di guerra: in cambio, un comando,


(/index.html)
uno stipendio e, presa Milano, terre per 20.000 ducati di rendita. È il primo
CATALOGO (/CATALOGO/)
segno di una politica francese volta a cointeressare i custodi dei valichi alpini
alle imprese italiane della monarchia. Più decisamente ancora procede, dopo
l'aprile del '98, nel campo della SCUOLA
preparazione diplomatica, Luigi XII, nuovo re.
(/TRECCANISCUOLA/)
Nel giugno, egli restaurò il vecchio accordo che Carlo VIII aveva conchiuso con
l'Inghilterra; nell'agosto, mutò in un trattato di pace e alleanza l'armistizio con
la Spagna del novembre '97;(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI nel marzo, approfittava degl'imbarazzi in cui si
ARTE (/TRECCANIARTE/)

trovava la Confederazione svizzera per la guerra mossale da Massimiliano


d'Austria e conchiudeva con essa un'alleanza, ne otteneva autorizzazione ad
arruolare fanterie; nell'aprile del '99, con
TRECCANI l'amichevole
CULTURA mediazione del cardinale
(/CULTURA/)

Della Rovere, vinse le ultime ritrosie di Venezia, a cui non sfuggivano i pericoli
della mala compagnia straniera, e ottenne il suo concorso per l'impresa del
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
milanese, in cambio di Cremona e altre terre sull'Adda (trattato di Blois); un
mese dopo, guadagnava a sé anche papa Alessandro VI e i Borgia, e otteneva,
fra l'altro, libertà d'azione per l'impresa di Milano, concedendo al duca Cesare il
ducato del Valentinois e future nozze con una d'Albret, oltre ad aiuti militari e
diplomatici per la riconquista delle Marche e Romagne dalle mani dei
signorotti locali. Così la Francia, già isolata, costituiva attorno a sé, in Italia e in
Europa, una rete di amicizie e solidarietà. Obiettivo primo e massimo, questa
volta, Milano, oltre che Napoli: anzi, Milano, prima e più che Napoli, non solo
per avere così l'appoggio dei Veneziani, ma anche per l'esperienza fatta che le
chiavi del sud erano nella Valle Padana, specie quando non si avesse una
propria flotta.

In tal modo Luigi XII, assunto il titolo di duca di Milano, conquistò fra l'agosto
e il settembre del '99 il ducato. Il 2 settembre, capitolava la cittadella di Milano.
Lo Sforza era isolato. L'alleanza con Massimiliano, impegnato contro gli
Svizzeri, poco gli valse. Questi tuttavia accolse ospite il Moro fuggiasco, gli
fornì certa quantità di uomini e di artiglierie, rese possibile a lui, assoldate
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 493/1196
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anche bande di Svizzeri, di ricomparire in Lombardia e rientrare in Milano. Ma


gli Svizzeri del Moro tradirono e consegnarono al nemico il loro signore:
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  allora
tornarono alla riscossa i Francesi. I quali anche si volsero all'impresa di Napoli.
(/index.html)
Ma qui le cose erano più complicate. L'intervento di Francia nel regno aveva
CATALOGO (/CATALOGO/)
sollecitato già nel '94 un intervento spagnolo. Come un secolo prima l'Aragona
aveva rivendicato al suo diretto dominio la Sicilia, togliendola alla dinastia
aragonese che la governava autonomamente, così ora la Spagna nutre disegni
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
non diversi per Napoli. Perciò, in un primo tempo, trattato segreto fra i due re,
a Granata, per la spartizione del regno: Puglia e Calabria a Spagna; Abruzzo,
Terra di Lavoro, Napoli a Francia
LIBRI (novembreARTE
(/TRECCANILIBRI/) 1500). Trattato vergognoso per
(/TRECCANIARTE/)

la corona di Spagna, nella cui fiducia l'Aragonese riposava: ma un po' anche per
Venezia e per il papa, che vendettero la loro neutralità, ricevendo in cambio
quella il diritto di conservare iTRECCANI
suoi porti pugliesi,
CULTURA questo nuovi aiuti d'armi per
(/CULTURA/)

la Romagna. Re Federico di Napoli che a Consalvo di Cordova, presentatosi


come difensore dai Francesi, aveva rimesso non poche fortezze, si vide tradito e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
perdé il regno. Nel luglio 1501, i Francesi entravano in Napoli. Vi fu qualche
mese di condominio franco-ispano. Poi, discordia e guerra. E per un anno o
due, i Francesi prevalsero, furono quasi padroni dell'Italia, direttamente o
indirettamente, poiché Firenze era ligia a loro, Genova teneva a loro
disposizione la sua flotta, il papa aveva conchiuso un vantaggioso contratto con
re Luigi, e Cesare Borgia inquartava il giglio di Francia sopra il suo scudo. Poi
gli Spagnoli ripresero vigore. La resistenza di Barletta immobilizzò per qualche
tempo i Francesi; la vittoria di Consalvo a Cerignola nell'aprile del 1503 e le
altre di Seminara e del Garigliano, nel dicembre, li prostrarono.

Così, Francia nella Valle del Po e a Genova; Spagna nel Mezzogiorno. Le due
monarchie sono ormai arbitre della situazione. All'equilibrio degli stati italiani
si è sostituito l'equilibrio di Francia e Spagna in Italia e, in certo senso, in
Europa. Di valore decisivo, per la Spagna, era stato l'antico possesso della
Sicilia, vera testa di ponte sulla penisola. Napoli, che era il più vasto stato
italiano, e Milano, che era il più reputato dei nuovi principati, sono a terra. E
ferito è anche il prestigio, il credito politico dello stato fiorentino, dopo il 1494,
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anche per la grave crisi morale e istituzionale che prende nome da Girolamo
Savonarola. Vi è un momento 
che anche lo Stato della Chiesa sembra destinato
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

a soccombere. Lì, Cesare Borgia assai sfruttando la necessità in cui si trovavano


(/index.html)
i due maggiori contendenti, Francia e Spagna, di comprare solidarietà italiane,
CATALOGO (/CATALOGO/)
si buttò, nell'anno 1500, a ricuperare, nominalmente per la Chiesa,
effettivamente per sé, la Romagna, di cui il papa lo nominò duca. E sbarazzò
quella regione, e poi anche Marche e Umbria, dai signorotti che vi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
spadroneggiavano. Guardò anche più lontano, la Toscana, dove Siena non gli
era avversa, Pisa addirittura gli si offrì. Ma in Toscana Firenze resisté; la stessa
amica Francia contrariò, essa
LIBRI che voleva libera
(/TRECCANILIBRI/) quella
ARTE strada verso Roma e
(/TRECCANIARTE/)

Napoli. E un po' per questa contrarietà francese, un po' perché intanto le azioni
spagnole si risollevavano nel regno, dopo Cerignola e Seminara, i Borgia, che
ormai pare si fossero fissati nell'idea
TRECCANIdella Toscana,
CULTURA si raccostarono, pur senza
(/CULTURA/)

troppo compromettersi, alla Spagna. La morte del papa, la malattia di Cesare,


fecero precipitare queste ambizioni dinastiche e procurarono qualche altra
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ferita allo Stato della Chiesa, poiché i Veneziani, approfittando della crisi
borgiana e francese, si presero anche in Romagna, come in Puglia, altre città.
Specialmente importante, per Venezia, che cercava anche d'aver Pisa, l'acquisto
di Faenza, nel 1503, che era, allo sbocco della valle del Lamone, quasi porta
della Toscana: anzi, per Machiavelli, porta di tutta Italia o principio di rovina
per Venezia.

E veramente un nembo cominciava ad addensarsi sulla repubblica, dopo tanto


suo crescere in mezzo alla rovina degli altri, anzi dopo tanto concorso dato alla
rovina degli altri. Grande malumore nella curia contro Venezia. Giulio II salito
ora al pontificato pieno di buoni propositi per la religione e per la pace d'Italia,
intendeva questa religione e pace innanzi tutto come libertà e forza della Santa
Sede, come restaurazione dello Stato della Chiesa, come impedimento a ogni
egemonia, in Italia, poco importa se di potentati italiani o stranieri. E si volse
subito a ricuperare il suo. Ormai, aut aut: o i pontefici diventavano
definitivamente signori del loro stato o lo stato andava definitivamente in
pezzi, con tante cupidige che gli turbinavano attorno, incoraggiate dalla stessa
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 495/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

secolarizzazione morale che esso aveva subìto, nell'età precedente, per effetto
della politica spregiudicata e dei propositi nepotistici dei papi. Così, ciòche
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Sisto IV e Alessandro VI avevano creduto di fare e in parte fatto per mezzo di


(/index.html)
parenti, e a vantaggio forse più dei parenti che della Chiesa, Giulio II si propose
CATALOGO (/CATALOGO/)
di farlo direttamente, per dare al papato una "libertà" assoluta contro
chicchessia. Egli seguitò, in fondo, l'opera di Cesare Borgia, che aveva
cominciato a colpire durissimamente quelle turbolente dinastie umbre,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
marchigiane e romagnole, a sgretolare quegli staterelli, a instaurare fra le
travagliate popolazioni certa fiducia in un forte potere centrale. Così Giulio II
fu il primo vero e maggior
LIBRI fondatore dello Stato
(/TRECCANILIBRI/) ARTEdella Chiesa. Sollecitò
(/TRECCANIARTE/)

energicamente da Venezia la restituzione delle città e castella romagnole,


dichiarando che, per tutelare i diritti della S. Sede, si sarebbe rivolto anche a
Francia e Spagna. Si mescolò anzi e presiedette
TRECCANI nel 1504 al ravvicinamento tra
CULTURA (/CULTURA/)

Luigi XII e Massimiliano d'Asburgo, antico nemico dei Francesi, specialmente


ora dopo la conquista di Milano, ma non meno e ancor più nemico di Venezia,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
e ora volto a staccare i Francesi dai Veneziani. Nel marzo 1504, armistizio fra i
due sovrani, Valois e Asburgo; nel settembre, sempre con l'intervento del
pontefice, patti di Blois, con i quali si riaffermava il diritto del re dei Romani
sul ducato di Milano, ma se ne investiva il re di Francia, e si concordava la
conquista e la spartizione dello stato veneziano, a vantaggio del milanese e di
chi vi aveva diritto, dell'impero, della Chiesa. Venezia, per sventare la minaccia,
rese alcune terre al papa: ma le minori, tenendosi invece Cervia, ricca di saline,
Ravenna, Faenza, Rimini, che le davano il controllo d'importanti vie d'acqua e
di terra. Il papa per allora si accontentò, ma proseguì la sua opera verso altre
direzioni. Si fece restituire dai Fiorentini ciò che avevano tolto di terre
ecclesiastiche; cacciò Baglioni da Perugia e Bentivoglio da Bologna, i due centri
maggiori dello stato dopo Roma, vincendo ogni ostacolo, creando fatti
compiuti, con procedimenti rapidi che molto dovettero piacere a Machiavelli.

Coalizione europea contro Venezia. - Per il momento, i patti di Blois non


produssero i loro frutti. Ma non cessava l'oscuro lavorio diplomatico contro
Venezia. Nel 1507 convegno, di colore oscuro, del re di Francia e di Ferdinando
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 496/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

il Cattolico a Savona, poco dopo che il re di Francia, con l'aiuto della flotta
spagnola, aveva represso la ribellione di Genova. L'anno appresso
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Massimiliano, contrariato da questa alleanza, fallitogli il piano di riunire tutte le
(/index.html)
forze della Germania contro la Francia, cercò compensi altrove, pensò di
CATALOGO (/CATALOGO/)
prendere a Roma la corona imperiale, si volse contro Venezia che non
intendeva lasciar libero il passo al suo esercito. Dopo Francesi e Spagnoli,
comincia a prendere posto, fra SCUOLA
i protagonisti del dramma italiano, la casa
(/TRECCANISCUOLA/)
d'Austria.

Momento grave per Venezia! PreoccupazioniARTE


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e presentimenti non lieti, per i
(/TRECCANIARTE/)

commerci, dopo iniziati i grandi viaggi oceanici e scoperte le nuove vie per le
Indie e preso possesso delle nuove terre. Ora comincia l'assalto armato
dell'Europa. Nel 1508, guerra TRECCANI
di Massimiliano,
CULTURA dal Trentino al Quarnaro:
(/CULTURA/)

guerra che Venezia combatté da sola. Non le mancarono le profferte di aiuto di


Spagna e Francia: ma profferte menzognere, dietro le quali i due re si
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
preparavano anch'essi ad assaltarla. Fu, per Venezia, guerra difensiva in Carnia
e Cadore, con qualche brillante fatto d'armi sull'alto Piave e molta fedeltà di
quei montanari a Venezia; guerra offensiva, pur non con grandissima fortuna,
in Val d'Adige, per opera di Niccolò Orsini da Pitigliano e, con assai maggior
successo, sull'Isonzo e oltre. Qui, Bartolomeo d'Alviano, che aveva anche difeso
il Cadore, occupò Plezzo e Caporetto, espugnò con le forti artiglierie il castello
di Cormons, il ponte sotto Gorizia, la città stessa di Gorizia e di lì, su per il
Vippacco, marciò sino a Trieste, a Postumia, a Fiume, con l'aiuto della flotta.

Ma queste vittorie, se fiaccarono un nemico, ne suscitarono altri che stavano in


attesa e già preparavano le armi. La Francia si fece, non certo per amore di
Venezia, mediatrice di pace: e si ebbe un armistizio fra Venezia e l'impero, nel
giugno 1508. Ma i maneggi di Massimiliano proseguirono. La diplomazia
intensificò il suo lavoro presso tutti i governi d'Europa. La Francia, già
mediatrice, si fece alleata di una delle due parti, cioè dell'impero. Il pontefice
Giulio II, prima estraneo ai maneggi, poi vi aderì. Così, gli antichi accordi
antiveneziani di Blois tra Francia, Austria, Santa Sede, che parevano superati e
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

annullati da successive discordie, ripresero vigore. Altre potenze, grandi e


piccine, si accostarono:ISTITUTO
la Spagna 
che rivoleva i suoi porti pugliesi, la corona
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

d'Ungheria che ripensava sempre alla Dalmazia, Savoia che vantava diritti su
(/index.html)
Cipro, il duca di Ferrara che intendeva ricuperare il Polesine, il duca di
CATALOGO (/CATALOGO/)
Mantova che pure aveva da rivendicare qualche cosa. Si ebbe, così, resa
possibile e dalla comune avversione e cupidigia contro Venezia e dalla
mobilitazione ormai avvenuta di tutta Europa attorno al Mediterraneo e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
all'Italia, una vasta coalizione (Cambrai, 10 dicembre 1508), quale mai si era
avuta, neanche contro gl'infedeli, sebbene essa proclamasse ora di voler
intraprendere, viribus unitis, una spedizione proprio
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) contro gl'infedeli, cioè i
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Turchi. Ma bisognava cominciare, si legge nel proemio del trattato, col mettere
a freno i cupidissimi Veneziani e castigarli delle offese fatte alla Santa Sede e
alle potenze. Lo stato veneziano era, sulla carta, fatto a pezzi; Venezia, ridotta
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

alle sue lagune; la parte del leone, assegnata a Massimiliano, cioè Rovereto,
Verona, Vicenza, Treviso, Padova, il Friuli, il patriarcato di Aquileia. Si mosse
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
prima l'esercito di Francia, dal Milanese. Venezia, che non si perse d'animo e
fece vasti preparativi di guerra, lo affrontò. Guerra veneziana, naturalmente,
ma combattuta con certo sentimento di fini più che veneziani, contro un
nemico ereditario e capace di eccitare oltre Alpe, fra i Tedeschi, una reazione
nazionale di popolo e di principi, in odio a Venezia e agl'Italiani. La gravità del
pericolo e la pochezza delle forze in confronto alle avversarie, portò i Veneziani
a mettere la loro guerra quasi sotto gli auspici dell'Italia, a sollecitare un'ideale
solidarietà dell'Italia.

Nei consigli della repubblica, si propose d'inscrivere Defensio Italiae sulle


bandiere. Le truppe veneziane affrontarono il nemico gridando Italia Italia,
grido di fanterie italiane davanti a fanterie d'altro paese. Ma i Veneziani furono
rotti ad Agnadello, 14 maggio 1509. Le città lombarde, appartenenti alla
repubblica, furono allora occupate. Anche Verona, Padova, Vicenza aprirono le
porte. Si ebbe l'impressione che per Venezia l'ultima ora fosse suonata: e tutti si
precipitarono addosso alla preda cui agognavano. Ma Venezia non cedé. Se i
nobili di terraferma quasi da per tutto parteggiarono per gl'invasori,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 498/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

specialmente per l'Asburgo; popolo e contadini si mantennero fedeli e, qua e là,


insorsero contro di essi,ISTITUTO
come a(/ISTITUTO/)
Treviso contro i Tedeschi. Attaccate a
MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Venezia
si mostrarono le popolazioni delle valli alpine. Anche i comuni di Valcamonica,
(/index.html)
sopra Brescia, nei giorni dell'invasione offrivano non solo ricchezze ma et
CATALOGO (/CATALOGO/)
sanguinem et animum. Massimiliano assediò Padova, che i Veneziani avevano
ricuperata. La più grossa accolta di gente che mai si fosse vista era con lui.
"Dall'acquisto e difesa di tanta città dipendeva
SCUOLA non solamente lo stabilimento o
(/TRECCANISCUOLA/)

debolezza dell'impero dei Tedeschi in Italia, ma ancora quello che avesse a


succedere della città propria di Venezia" (Guicciardini). Ma Padova si difese
bravissimamente. La repubblica scriveva ai Padovani:
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) "Voi tutti combattete per
ARTE (/TRECCANIARTE/)

la iustitia per la pace per la libertà de la povera Italia, da' barbari lacerata". Fino
a che, 3 ottobre 1509, Massimiliano, disperato di vittoria, levò il campo.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Intanto la coalizione accennava a rilassarsi. Se l'anno prima la troppa fortuna di


Venezia aveva moltiplicato i nemici della repubblica, ora la troppa fortuna dei
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nemici le procurò qualche amico, per paura di una prevalenza asburgica o, più
ancora, francese in Italia. Fra questi amici, papa Giulio II. Il quale nel febbraio
1510 conchiuse la pace con Venezia; finì di staccare il re Cattolico dalla Francia
concedendogli l'investitura del regno di Napoli, con la sola condizione che non
cumulasse quella corona con l'impero o altro dominio di Lombardia e Toscana;
si alleò con la Confederazione Elvetica e ne ebbe soldati, nonché il diritto dì
vietare arruolamenti per altri, cioè per i Francesi. Così Venezia uscì ferita sì,
ma non di ferite mortali, da questo grave cimento. Ebbe qualche arretramento
dalla parte di Lombardia, perdé le città di Romagna e Puglia, ma il grosso del
suo dominio rimase intatto. E la sua riputazione, in tanto sfacelo di stati
italiani, crebbe più che non scemasse. Il papa cominciò a scomunicare e ad
attaccare Alfonso d'Este, amico dei Francesi, per togliergli Ferrara e Modena;
ed egli stesso partecipò alla presa della Mirandola, entrandovi attraverso la
breccia aperta nelle mura. C'era in lui gran tentazione di portare il confine sino
al medio e basso Po, includendo tutte le città emiliane sulle quali la Chiesa
vantava, in vario modo, diritti, e rivendicandole o dai signori del milanese,
indigeni o forestieri, che tradizionalmente le possedevano (Parma e Piacenza),
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 499/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

o dagli Estensi a cui papi e imperatori ne avevano data investitura (Ferrara,


Reggio, Modena). Reagirono energicamente i Francesi, con le armi e con
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  i
mezzi morali. Il re, convocando il concilio di Tours, autorizzò la disubbidienza
(/index.html)
religiosa al papa e predispose un concilio a Pisa. Il papa allora ricorse a misure
CATALOGO (/CATALOGO/)
estreme, promosse una lega santa (conchiusa a Roma nell'ottobre, in cui
entrarono variamente Venezia, la Spagna, gli Svizzeri, l'Inghilterra); gridò il
suo Fuori i barbari! Diede a quella guerra quasi un carattere nazionale, di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
liberazione, di sforzo per arrestare l'avanzata degli stranieri in Italia. Venuto
meno il regno di Napoli, impotente Firenze che in altri tempi aveva incarnato
la consapevole resistenza della
LIBRI civiltà italianaARTE
(/TRECCANILIBRI/) ai Tedeschi, caduta Milano che si
(/TRECCANIARTE/)

era dato merito di custode delle frontiere, si direbbe che fosse giunto, dopo
Venezia, il momento del papato. Non bisogna attribuire a questo atteggiamento
un senso che non poteva avere. Ma possiamo bene ammettere che, avendo il
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

pontefice ricuperato il suo stato e volendo assicurarne l'esistenza, ora


minacciata specialmente da stranieri, egli considerasse la "libertà della Chiesa"
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
una cosa sola con la "libertà d'Italia"; e la seconda, condizione della prima.
Disgraziatamente, per cacciare i "barbari", Giulio II doveva ricorrere ad altri
"barbari", spagnoli e svizzeri, cioè tedeschi. E di questi ultimi assoldò 16.000
sotto il battagliero cardinale di Sion, Matteo Schinner; ed eccitò le ambizioni e
l'orgoglio nazionale. Era sua speranza, contrapponendoli gli uni agli altri, di
logorarli e avere, in ultimo, ragione di tutti? Ma in realtà, la situazione delle
cose, il rapporto delle forze erano ormai tali che ogni collaborazione con
stranieri si risolveva in accrescimento loro. E ora si vide lo spagnolo Raimondo
di Cardona messo alla testa dell'esercito collegato. Si vide dopo la grande
vittoria francese di Ravenna (aprile 1512) che pareva dovesse decidere per
Francia la guerra, gli eventi volgere, sì, contro Francia, Milano e Genova
combattere i Francesi, i pontifici riprendere Bologna e occupare Modena,
Parma, Piacenza, città agognate; ma si vide anche un esercito di Svizzeri
riportare Massimiliano Sforza nel dominio e gli Spagnoli procedere in Toscana
alla restaurazione dei Medici. Il milanese dové legarsi con un patto di perpetua
alleanza alla Confederazione Svizzera, riconoscerle privilegi commerciali,
cederle il Canton Ticino, oggetto di una contesa ormai secolare. Fu coronato
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 500/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

così il tenace sforzo degli Svizzeri di sboccare sul Lago Maggiore e sul lago di
Lugano, cioè, in fondo,ISTITUTO
sulla pianura 
lombarda. Parve anzi che dopo Francesi
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
e
Spagnoli, gli Svizzeri, anche in virtù dei richiami della Santa Sede, entrassero
(/index.html)
anch'essi nella gara: e non tanto come mercenarî, quanto come parte in causa.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Machiavelli era turbato da questo "fiume tedesco", quasi avanguardia
germanica, che avanzava. Ora esercitano una specie di protettorato su tutto il
ducato. Ma più preoccupanti ancora, come è naturale, apparvero i progressi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
degli Spagnoli che si erano piantati a Firenze e in altri punti della Toscana, e in
Roma stessa, pare si volessero mutare da alleati in padroni. E Giulio II credette
di dovere, dopo e insiemeLIBRIal pericolo franceseARTE
(/TRECCANILIBRI/) tuttora vivo anche nei riguardi
(/TRECCANIARTE/)

religiosi, parare il pericolo spagnolo, creandogli opportuni contrappesi. Cercò a


tale scopo trarre a sé Massimiliano d'Austria, cioè, anche ora, stranieri. Ma
poiché Massimiliano non si guadagnava senza aiutarlo
TRECCANI CULTURA nei suoi progetti
(/CULTURA/)

antiveneziani, così Giulio II si mise di nuovo contro Venezia, promettendo al


re dei Romani appoggio per ricuperare Verona e Vicenza e far valere i suoi alti
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
diritti su Treviso e Padova e alleandosi con esso (novembre 1512). Viceversa,
Venezia si riaccostò subito alla Francia che era pur sempre la sua alleata
naturale, per la comune opposizione agli Asburgo. E si ebbe un nuovo
raggruppamento: Santa Sede, Impero, Inghilterra, Spagna, Svizzera e duca di
Milano, contro Francia e Venezia. Come già nell'anno 1500, lo Sforza di
Milano, preso nella tenaglia francoveneta, perse in un primo momento quasi
tutto il ducato (maggio 1513). Ma soccorsero gli Svizzeri che ruppero a Novara
i Francesi, costretti perciò a sgombrare l'Italia, e consolidarono la loro quasi
padronanza del milanese; mentre gli Spagnoli entravano in Genova e si
volgevano contro Venezia, giungevano in vista della città, battevano a Padova
le genti veneziane. E solo la mediazione del nuovo pontefice la salvò e portò un
po' di tregua.

Francesco I e Carlo V. - Era morto Giulio II, mentre ormai quei "barbari" che
egli voleva cacciare dall'Italia, ma che troppo viceversa richiamava alle cose
d'Italia, vi spadroneggiavano. E Leone X di casa Medici, che gli successe, si
destreggiò tra i varî potentati, specie tra Francia e Spagna. Politica oscillante e
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ambigua, sia perché difficile la situazione, sia perché troppi e contraddittorî gli
obiettivi. Leone X voleva 
impedire, con l'aiuto di Spagna, una ripresa francese,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

indebolire la posizione dei potentati in Italia, ottenere dall'uno e dall'altro


(/index.html)
contendente buoni vantaggi per la Chiesa e per i Medici. I quali erano tornati a
CATALOGO (/CATALOGO/)
Firenze. Ma avevano, e il loro papa per essi, altre e maggiori ambizioni. Leone
pensava a Milano per Lorenzo suo nipote, a Napoli per Giuliano suo fratello,
quando fosse morto FerdinandoSCUOLA il Cattolico. Anche le città emiliane, che la
(/TRECCANISCUOLA/)
Chiesa voleva rivendicare a sé, ma, appetite come erano dai signori del
milanese o tenute dagli Estensi, non riuscivano a rientrare nell'orbita dello
stato ecclesiastico, potevano essere assegnateARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) a un(/TRECCANIARTE/)
altro Medici. Ardua impresa,
questa di poter contenere la forza e l'impeto di grandi monarchie e nazioni
ormai lanciatesi nelle gare di primazia italiana ed europea. Cominciò Francesco
I nuovo re di Francia, assuntoTRECCANI
il titolo di duca di(/CULTURA/)
CULTURA Milano, a rimettersi con
ardore all'impresa d'Italia. Grande apparecchio militare, preparazione
diplomatica, rinnovamento dell'alleanza con Venezia. Gli si contrappose, "a
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
difesa della libertà d'Italia", oltre che a sterminio dei Turchi, una coalizione di
Spagna, Austria, Svizzeri. E aderì anche il pontefice, dopo che invano aveva
trattato con Francesco per averlo consenziente ai suoi piani nepotistici. Ma il re
di Francia vinse, il 13-14 settembre 1515, a Marignano gli Svizzeri stipendiati
da Leone X e da Massimiliano d'Austria, e li cacciò dal ducato. Gli Svizzeri
persero e la fama della loro invincibilità e le ambiziose speranze sul milanese.
Solo conservarono il Canton Ticino. I Francesi si stanziarono nuovamente a
Milano; Massimiliano Sforza finì anch'egli la sua vita, come il padre, in
prigionia di Francia. Il papa dové venire a patti col re, transigere per la
questione delle libertà gallicane, rilasciargli le città dell'Emilia, mettere nella sua
protezione gl'interessi medicei che gli stavano a cuore non meno di quelli della
Chiesa. Di nuovo l'Italia fu divisa come in due sfere di dominio e d'influenza: il
sud, spagnolo; il nord e il centro, francesi. Ma innegabile prevalenza di Francia.
E quel re cercò consolidare una posizione così fatta, magari cercando di
accontentare, a danno di stati italiani ancora indipendenti, aspirazioni di altri
concorrenti. Conchiuse a Noyon, agosto 1516, un trattato con la Spagna, a
perpetua pace e difesa dei rispettivi stati; una pace non meno perpetua
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conchiuse nel novembre con gli Svizzeri, fino allora acerrimi avversarî di una
dominazione francese in Lombardia; un accordo fece con Massimiliano
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) a
Bruxelles nel dicembre, a cui seguirono conferenze e patti segreti tra Francesco
(/index.html)
I, Massimiliano e Carlo d'Asburgo, arciduca dei Paesi Bassi ed erede di
CATALOGO (/CATALOGO/)
Ferdinando il Cattolico in Aragona, Sicilia, Sardegna, Napoli. Questa volta si
abbozzarono cose grandi: un regno d'Italia, dal Friuli a Pisa e Siena, fatto quasi
tutto di spoglie veneziane, per Carlo d'Asburgo; un regno di Lombardia, da
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Mantova alle Alpi piemontesi, con Milano, Monferrato, Asti, Genova, per la
Francia. L'uno e l'altro, feudi dell'impero. Così, pacificati i tre maggiori
potentati d'Europa, regolate le loro contese inARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Italia, grande pomo di discordia,
(/TRECCANIARTE/)

si poteva ritenere assicurata la pace del mondo, e pensare a un'impresa comune


contro gl'infedeli.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Nel 1519 avvenne un fatto grande: Carlo d'Asburgo, che già aveva preso
possesso del regno d'Aragona ed era stato proclamato anche re di Castiglia,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
succedeva, col fratello Ferdinando, a Massimiliano suo nonno nei dominî
austriaci; e poco dopo, ascendeva al regno di Germania. Così l'Italia, che si era
trovata sino allora di fronte ad Austria e Spagna, vedeva ora cumulati in una
sola dinastia gl'interessi e i diritti dell'uno e dell'altro stato in Italia. Fra i
ministri e consiglieri di Carlo V, vi è un italiano, Mercurino Arborio di
Gattinara, avvocato e giurista torinese già entrato a servizio degli Asburgo e
salito assai in alto in Borgogna. Nominato da Carlo gran cancelliere dei suoi
regni, vincendo l'avarizia dei Fiamminghi e le preoccupazioni nazionali degli
Spagnoli che temevano per la borsa e per le cose di Spagna, Mercurino lavorò
per ottenere a re Carlo, in concorrenza con Francesco I di Francia, l'elezione a
re dei Romani, che voleva dire a imperatore. E gli riuscì, nel 1519, salendo poi
anch'egli alla dignità di gran cancelliere dell'impero. Sopravvivevano in lui
vecchie idealità: papa e imperatore concordi, pace e religione promosse, il
mondo sotto un solo pastore: insomma la monarchia universale. Due partiti
erano presso Carlo nel consiglio imperiale, dopo l'elezione del 1519: piena
intesa con Francia; guerra alla Francia. E prevalse, per opera del Gattinara che
lo capeggiava, questo secondo partito che trovava buon giuoco nelle eguali
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tendenze che dominavano presso Francesco I. Il gran cancelliere lavorò a


isolare l'avversario, trovò l'alleanza del re d'Inghilterra, strinse accordi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
con papa
Leone. Veramente, il regno di Napoli e il milanese nelle mani d'un solo signore;
(/index.html)
e questo medesimo signore, padrone di tanti regni oltr'Alpe e investito
CATALOGO (/CATALOGO/)
dell'impero, non era cosa che potesse soddisfare il pontefice. Contravveniva alla
vecchia politica della Santa Sede, agli accordi recenti di Giulio II con
Ferdinando il Cattolico, in occasione dell'investitura di Napoli data al re di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Spagna. Ma Leone X dové fare buon viso alla nuova situazione. Anche perché
bisognava pure, in Germania, fronteggiare Lutero. Così, nel maggio 1521, a
pochi giorni di distanza, da(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI una parte Carlo metteva l'eresiarca al bando
ARTE (/TRECCANIARTE/)

dell'impero, dall'altra Leone poneva sotto l'alta autorità di lui Milano e Genova.
Al papa erano restituite le città emiliane, Carlo assumeva la protezione dello
Stato della Chiesa e dei Medici.TRECCANI
Coi denari del papa
CULTURA si sarebbero assoldati
(/CULTURA/)

Svizzeri per ricuperare il milanese. Vasta guerra. Fra i nemici di Francia, anche
il re d'Inghilterra che, interpostosi come paciere, fu persuaso proprio dal
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Gattinara, inviato di Carlo V, spettare a Francesco I la responsabilità della
rottura. Così, il milanese fu ritolto ai Francesi; il 19 novembre, Francesco
Maria Sforza, con gli Svizzeri, rientrava in Milano e donava riccamente il gran
cancelliere. I Francesi erano per la terza volta cacciati dall'Italia. A questo
punto, morì papa Leone. E qualche guadagno di Carlo V andò perduto. Ma le
sue fortune non si arrestarono. Nel gennaio del 1522 ascese al papato una sua
creatura, un fiammingo già suo precettore e, in ultimo, suo luogotenente in
Spagna, Adriano VI.

Vi fu a questa ascesa di Adriano VI una reazione italiana e specialmente


romana che è assai significativa. Tutti ormai consideravano il papato cosa
italiana, e Roma, città degl'Italiani per eccellenza, legati a essa da interessi ideali
e sentimentali non meno che pratici. Ora, vedere sul soglio di San Pietro questo
ignoto "barbaro et baylo de l'imperator", come dice il Sanudo, destò un senso di
sorpresa e quasi sgomento. Negli ambienti finanziarî, artistici, magnatizî,
popolari di Roma e d'Italia, in mezzo alla falange degli uomini che vivevano in
curia e della curia, si temé che il nuovo papa non venisse neppure a Roma, che
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tenesse chiusa la corte, si circondasse di Fiamminghi. Scontenti e attoniti anche


gli stessi cardinali, che pure  di
avevano fatto l'elezione. Non si trattava solo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

uffici pericolanti. Tenere presente quel senso, allora sempre più diífuso, di una
(/index.html)
crescente minaccia che si addensava sull'Italia da parte di stranieri. E anche
CATALOGO (/CATALOGO/)
quell'orgoglio e presunzione del mondo letterato italiano, che facilmente si
urtava e reagiva a ogni disconoscimento altrui.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Come si temeva, Adriano VI non solo colpì tanti piecoli interessi di una città
che, economicamente, era quasi appendice della curia, ma s'isolò, si estraniò da
Roma, non si occupò di politica,
LIBRI cosa quasi incomprensibile
(/TRECCANILIBRI/) ai Romani, offese
ARTE (/TRECCANIARTE/)

abitudini e sentimenti e gusti profondamente radicati e che costituivano la


civiltà italiana del tempo. Fiamminghi, i suoi eamerieri, fiammingo il pittore
che chiamò a sé; Spagnoli e Svizzeri la sua
TRECCANI guardia;
CULTURA spagnolo il castellano di
(/CULTURA/)

castel S. Angelo, fiamminghi molti consiglieri e confidenti e dignitarî.


Dovettero andarsene a cercar lavoro altrove gli scolari e continuatori di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Raffaello, che lavoravano a Roma nelle sale di Costantino, Pierin del Vaga,
Giulio Romano, Giovanni da Udine, nonché uomini come il Castiglione e il
Sadoleto. Non che Adriano non fosse uomo di rette intenzioni; non che, fra gli
Spagnoli e Fiamminghi che circondavano il papa, non fossero persone di buona
levatura. Ma apparivano e, nella Roma del Rinascimento, erano inesperti, goffi,
di poca agilità mentale, spostati, incapaci di far presa sulla materia circostante,
di stabilire quei contatti con gli uomini senza cui un istituto avvizzisce e muore.
Si vede chiaro che sono di fronte due popoli, due culture. due mentalità: ciò che
fra breve doveva rendere ancora più profondo il fosso fra Italiani cattolici e
Tedeschi protestanti. Come si sarebbero intesi, con due diverse professioni
religiose, quelli che non s'intendevano ora che almeno la fede li accomunava7 E
si spiega come Adriano VI fosse l'ultimo papa germanico e anche l'ultimo papa
straniero sul soglio di S. Pietro. Gl'Italiani, urtati in pieno petto dalla invadenza
dell'Europa, finirono di nazionalizzare il papato. Fu un mezzo di difesa. Ciò che
non volle dire distruggere la sua cattolicità e fare del pontefice il capo di una
circoscritta comunità religiosa. Ché anzi proprio allora, di fronte alla crisi della
cattolicità che era anche crisi di vita medievale, provocata da forze esterne
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(Turchi, 1522 caduta di Rodi) e interne (protestanti) s'inizia la serie dei


pontefici veramente cattolici, pontefici oltre che principi, eredi genuini
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) e
rievocatori dei Gregorio VII e Innocenzo III, armati di tutte l'armi per
(/index.html)
fronteggiare i pericoli del vasto mondo, animati da un rinnovato ardore di
CATALOGO (/CATALOGO/)
proselitismo verso i nuovi continenti, riusciti quasi ad annullare lo Stato della
Chiesa di per sé e considerarlo un beneficio annesso all'ufficio spirituale. Ma
gl'Italiani misero una certa ambizione e un certo sentimento d'interesse loro a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
conservare essi il supremo governo della Chiesa e si strinsero al papato come a
una cosa loro, gloria e difesa loro. E l'universalità sua fu l'universalità di Roma,
della cultura italiana. La riforma
LIBRI che ad esso chiesero
(/TRECCANILIBRI/) e che i pontefici
ARTE (/TRECCANIARTE/)

iniziarono fu fatta secondo questo spirito, non rinnegando ma mettendo in


valore, agli scopi della fede, il Rinascimento.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Volendo essere, innanzi tutto, papa, Adriano VI per qualche tempo si tenne
imparziale fra le due parti contendenti. Ma poi anch'egli si accostò a Carlo V.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Anche Venezia fece alleanza con Carlo V, nel luglio. Per lui parteggiavano, in
stato di maggiore o minore autonomia, Sforza dì Milano, Medici fiorentini,
repubbliche di Lucca e di Genova, Savoia e Gonzaga di Mantova. Insomma,
l'Italia, raccolta tutta attorno a Carlo V, che aveva dalla sua anche il re
d'Inghilterra e il fratello Ferdinando d'Austria. Pareva allora che spirito
aggressivo, volontà di guerra, ambizioni di primato, pericolo per la "libertà"
italiana, fossero più dalla parte della Francia, nazione popolosa, compatta,
centrale in Europa, tutta nelle mani del suo re, che non dalla parte dell'Asburgo.
Scopo della coalizione veniva proclamata la "libertà d'Italia". E realmente
sull'Italia si ostinava lo sforzo dei Francesi. Nell'autunno del 1523, vi fu un
tentativo del Bonnivet di riprendere il ducato di Milano. E non riuscì. L'anno
appresso, inseguendo un esercito spagnolo e tedesco che aveva invaso la
Provenza, Francesco I in persona ritentò. E parve con migliore fortuna. Rimise
piede anche a Milano e assediò in Pavia i Tedeschi di Carlo V, guidati da
Antonio de Leyva. E qui avvenne, al principio del 1525, la battaglia decisiva.
Pericolosa la situazione del re di Spagna e Germania e delle sue truppe in
Lombardia. Ma i suoi generali combatterono con risoluta volontà di vincere,
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consapevoli che una sconfitta avrebbe potuto essere irreparabile. La vittoria di


Pavia determinò allora ISTITUTO
una forte reazione a Carlo V. Balenò il pericolo
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

spagnolo e tedesco. La speranza dei diplomatici di vedere i varî potentati


(/index.html)
stranieri farsi l'un l'altro contrappeso e l'un l'altro logorarsi, cadde. E tutti
CATALOGO (/CATALOGO/)
sentirono addensarsi sul capo la minaccia di una totale e perpetua servitù. Gli
Italiani aprivano gli occhi sulla realtà di questa gigantesca monarchia che si
stava costruendo, dall'Italia e dal Baltico all'America. E anche il cauto Francesco
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Guicciardini riconosceva la necessità, e anche ne ammetteva la possibilità, di
tentare un'estrema difesa. C'era pericolo che i rapporti di alleanza si mutassero
per tutti in rapporti diLIBRI
sudditanza. Le popolazioni
(/TRECCANILIBRI/) furono gravate di pesanti
ARTE (/TRECCANIARTE/)

oneri dai vincitori: né solo quelle dei paesi soggetti e occupati, ma anche quelle
dei piccoli stati indipendenti, Lucca, Ferrara, Siena, Monferrato, anche
Venezia. Fra generali e ministri di Carlo
TRECCANI V c'era(/CULTURA/)
CULTURA diverso avviso, riguardo
all'Italia: trattarla come terra di conquista, trattarla col bastone, suggerivano
Antonio de Leyva, il Pescara, Carlo di Lannoy viceré di Napoli, Enrico di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Nassau ecc., insomma specialmente i generali e, per giunta, di nazionalità
spagnola o tedesca. Seguiva diversa sentenza il gran cancelliere Gattinara. E
l'imperatore dové imporre silenzio alle due parti contendenti. Il Gattinara
consigliava accordi con gli stati italiani, accordi col papa, per togliere così ogni
base ai Francesi in Italia od ogni possibilità loro di riscossa.

Fra questi contrasti, prevaleva il parere di quelli che, intanto, avevano l'esercito
in mano, cioè i generali. Quindi violenze, estorsioni, taglie, saccheggi. Cosi si
riabilitò un poco, nell'opinione pubblica, il ricordo dei Francesi, per alcuni anni
impopolarissimi in Italia, come quelli cui si attribuiva la responsabilità prima e
massima di avere mosso quella grande rovina di guerre. Speravano i politici in
Solimano che avanzava in Ungheria, alle spalle degl'imperiali; ma pensavano
anche ad aiutarsi da sé.

Per la libertà d'Italia. - Tornava a galla il vecchio pensiero della lega italiana.
Dalla Francia, venivano incitamenti di resistenza e di guerra, e offerte di aiuti.
L'unione delle corone di Spagna, Germania e impero, gli ultimi fatti d'Italia e il
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

colpo di Pavia, avevano dato materia di molte riflessioni a quella corte. Alla
quale ne venne il primoISTITUTO
impulso  che,
a quell'orientamento verso l'impero turco
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

date le tradizioni francesi, le stesse prime motivazioni dell'impresa di Carlo VIII


(/index.html)
in Italia, il sentimento pubblico dell'Europa cristiana in quegli anni di gravi
CATALOGO (/CATALOGO/)
minacce turche, fu una vera rivoluzione politico-diplomatica e religiosa. Ma ne
venne anche qualche pensiero nuovo in rapporto all'Italia. In Italia bisognava
tenere dominio, ma bisognava,SCUOLA per tenervi dominio, incoraggiarvi forze di
(/TRECCANISCUOLA/)
resistenza agli Spagnoli. Così Francesco Sforza, col suo ministro Girolamo
Morone già al servizio di Francia, la repubblica di Venezia, il papa. ripresero
più vivo contatto fra loro,
LIBRIebbero scambî d'idee,
(/TRECCANILIBRI/) ARTEvagliarono proposte,
(/TRECCANIARTE/)

abbozzarono accordi. Genova, Lucca, Siena accennarono di consentire


anch'esse. Il papa, il nuovo papa Clemente VII di casa Medici, divenne come il
centro di questo movimento, si diede adCULTURA
TRECCANI assoldare Svizzeri per la Lombardia e,
(/CULTURA/)

al bisogno, per Napoli, mandò a Milano il genovese Domenico Santi per


trattare della lega, formulò alla reggente le condizioni per una alleanza contro
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Spagna. Anima delle trattative era Giovanni Matteo Ghiberti, segretario del
cardinale Giuliano de' Medici, acceso dalla passione di unire gli stati italiani e,
con le forze d'Italia e Francia, cacciare la Spagna. Raggiunto lo scopo, vi sarà
"una perpetua unione di tutta Italia"; vi sarà non dominio francese, ma "lega e
amicizia perpetua col regno di Francia". Fra le condizioni poste dal papa alla
reggente, per questa lega, vi dové essere, insieme con l'obbligo di un contributo
militare francese per cacciare gli Spagnoli dall'Italia e di uno italiano per
liberare il re dalla prigionia, anche la rinuncia francese a ogni pretesa sulla
penisola. Solo l'indipendenza dell'Italia, si pensava e si diceva da molti allora,
poter assicurare la pace.

Insomma, quel tentativo di allontanare, dopo la Francia, anche la Spagna, che


Giulio II non aveva potuto neppure iniziare, è iniziato ora, sotto gli auspici se
non proprio per impulso primo di papa Clemente VII. Ma può essere che
fossero appunto queste condizioni poste dagl'Italiani che rendevano la reggente
lenta nel trattare, restia a conchiudere; mentre, viceversa, i diplomatici italiani
cercavano di trovare più che fosse possibile in Italia le forze per l'impresa. Si
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ebbe la cattiva idea di trattare col marchese di Pescara, generale di Carlo V, uno
dei maggiori artefici della vittoria di Pavia, spagnolo di origine ma, da 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
una
generazione, italiano. C'era, per ragioni diverse, del malcontento in parecchi
(/index.html)
fra i personaggi vicini a Carlo. Il gran cancelliere vedeva con ira gli eccessi della
CATALOGO (/CATALOGO/)
soldatesca che nessuno frenava. Invano chiedeva che si sottoponessero a
processo i responsabili maggiori. Addossava loro la colpa del fallimento della
politica conciliativa verso gl'Italiani e la responsabilità dei loro accordi con
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Francia, si sentì anche lui italiano e balenò anche a lui il pensiero che, cacciati i
Francesi, sarebbe poi venuta la volta degli Spagnoli. Il Pescara, "come
malcontento dell'imperatore e come italiano",ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dava(/TRECCANIARTE/)
materia a sperare che
potesse mettersi nel servigio della lega. Il compito di queste trattative l'ebbe il
Morone, segretario dello Sforza e più vicino al Pescara, del quale cercò
lusingare l'amor proprio offeso e l'ambizione,
TRECCANI CULTURAprospettandogli,
(/CULTURA/) oltre che una
possibile corona, il regno di Napoli, anche la gloria di andare incontro alle
legittime aspettazioni degli Italiani e della S. Sede e di farsi liberatore di questa
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
patria comune. E da allora Milano divenne altro centro di attività diplomatica e
d'intrighi, insieme con Roma e, per qualche tempo, più di Roma. Le file
dell'accordo, che si complicava con una congiura, le tenne nelle sue mani il
Morone. Solo che il Pescara ascoltò ben bene le proposte dei collegati,
s'informò come stavano le cose e poi, o non avesse animo da tradire il suo
signore, egli che si sentiva più spagnolo che italiano, o non avesse fiducia che
quei governi e ministri e italiani tutti potessero condurre bene a termine
un'impresa di tal genere, arrestò il Morone (14 ottobre 1525), svelò tutto
all'imperatore, lo consigliò anzi ad accordarsi con la Francia per conquistare e
spartirsi insieme l'Italia. E intanto attuava per conto proprio quella politica di
energiche misure militari che egli caldeggiava, in opposizione a Mercurino da
Gattinara.

E tuttavia, anche dopo questo insuccesso, non cessarono le pratiche, per quanto
volte più ad accordi diplomatici che ad apparecchio di armi; non caddero le
speranze, anzi l'ottimismo di molti: tanto più che, dopo qualche mese, il Pescara
venne a morte. Si dubitava assai della sincerità della corte di Francia e della
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

reggente che stava sempre sul generico e intanto seguitava per conto suo a
trattare con Carlo V perISTITUTO
la liberazione del figliuolo. Che essa voglia 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

semplicemente giovarsi degl'Italiani come di uno spauracchio, per ottenere


(/index.html)
buoni patti dall'imperatore e poi abbandonare quelli alla loro ventura? Perciò
CATALOGO (/CATALOGO/)
qualche governo italiano teneva il piede in due staffe: anche in quella di Carlo
V. La liberazione del re e la pace di Madrid, al principio del 1526, non erano
fatti per aumentare la fiducia degl'Italiani nella corona di Francia, pur mentre
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
rendevano più difficile ogni ripresa di buone relazioni con Spagna. Poiché
quegli accordi fra l'imperatore e la corte di Francia rispondevano alla politica
caldeggiata dall'elemento
LIBRImilitare in opposizione
(/TRECCANILIBRI/) ARTE a(/TRECCANIARTE/)
quella del gran cancelliere. Il
quale si oppose energicamente tanto alla conclusione della pace, quanto alla
liberazione del re; protestò quasi con violenza; si rifiutò di apporre i sigilli agli
atti, anzi li consegnò all'imperatore nonCULTURA
TRECCANI volendo gli si potesse mai
(/CULTURA/)

rimproverare una benché minima partecipazione a quella politica. Egli si fidava


poco del sembiante pacifico della corte di Francia e molto temeva che riuscisse
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ad accordarsi con gl'Italiani. I quali questi accordi li avrebbero desiderati. Ma
venivano sempre più accarezzando il pensiero di poter fare da sé. Così il
Ghiberti, così anche il Guicciardini, allora a servizio di Clemente VII, egli pure
grande incitatore di accordi diplomatici e, più ancora, di provvedimenti dl
guerra presso l'oscillante, perplesso pontefice che voleva sì la lega, ma temeva
di compromettersi contro Carlo V, parlava si di guerra, ma avrebbe volentieri
accomodato tutto con una buona pace, trattava sì con la reggenza di Francia,
ma anche con Carlo V. Presso l'imperatore si ebbero gravi preoccupazioni per
tali maneggi. La posizione degl'imperiali in Italia non era ancora tanto salda da
non potersi rovesciare. Gattinara, il gran cancelliere, vedeva avverarsi le sue
previsioni e a Carlo V che lo interpellava sui provvedimenti da prendere
rispondeva li chiedesse a quei suoi consiglieri che lo avevano condotto a quel
punto, dando libertà al re di Francia e pacificandosi con lui. E tuttavia, tornava
a consigliare di punire i colpevoli delle rapine, di non lasciare calpestare i diritti
dello Sforza, di proteggere la Santa Sede e la religione, di legare alla sua causa i
principi italiani. Ma prima che gli effetti di questa azione persuasiva del
Gattinara, a cui Carlo V, di per sé, non rimaneva sordo, maturassero, si ebbe la
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

lega di Cognac, 22 maggio 1526, lega santa anche questa, re, Venezia,
Fiorentini, lo Sforza, il ISTITUTO
papa, che 
ne sarebbe stato il capo. Lo Sforza doveva
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

essere conservato nel milanese; gli altri principi italiani rimessi nello stato di
(/index.html)
prima. La lega, sebbene rivolta contro Carlo V, gli lasciava aperto l'uscio per
CATALOGO (/CATALOGO/)
entrarvi, se voleva. Ma quando si fosse venuti a guerra con lui, la Francia
s'impegnava di dare denari e soldati per collaborare coi soldati dei governi
italiani, specialmente alla riconquista del regno di Napoli che era da
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
riconsegnare al papa. Per sé il re di Francia si riserbava solo la sua vecchia
contea di Asti e il vecchio protettorato su Genova. Gl'Italiani si premunirono,
dunque, anche di fronte al re.
LIBRI Per questo vollero
(/TRECCANILIBRI/) ARTEche lo Sforza fosse fra i
(/TRECCANIARTE/)

membri principali della lega. Per questo sollecitarono o accettarono l'adesione


del re d'Inghilterra Enrico VIII, utilissimo a tenere in briglia e, al bisogno,
anche combattere Francesco diTRECCANIFrancia.CULTURA
I collegatì più piccoli non si
(/CULTURA/)

riscaldarono molto di questa grande alleanza. Ma parve che Venezia e il papa


volessero, finalmente, fare sul serio; e poiché la guerra prevista naturalmente
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
venne, combatterla di buona lena. Capivano che si giuocava una carta decisiva.
Si vedevano anche superiori all'avversario, quanto a denari e numero di soldati.
Nel giugno, occupata Lodi per opera di Malatesta Baglioni e di 3000 Veneziani,
l'esercito di San Marco compì il suo collegamento in Lombardia con i pontifici.
Davanti a loro, si apriva la strada di Milano che già nell'aprile era insorta
contro gli Spagnoli e i Tedeschi luterani ed era stata domata per la lentezza e
l'incertezza dei collegati, mentre ancora resisteva nel castello lo Sforza. Non vi
sono Francesi tra i collegati. Meglio! scrive, 20 giugno, il Ghiberti: "Non potrei
dire quanto più dolce mi pareria la vittoria, se l'Italia sola, avanti che gli altri
aiuti venghino, si avesse scosso il giogo". E l'esercito veneto-pontificio avanza
su Milano.

Ma, dopo il primo assalto non riuscito, esso si ritirò su Melegnano: né il duca
d'Urbino, generalissimo, volle ritentare, mentre i difensori del castello di
Milano capitolavano per fame. E la sfiducia cominciò a prendere il posto della
fiducia; il pessimismo, dell'ottimismo. Al solito: il desiderio di liberazione che
animava una parte non piccola del ceto politico italiano e, vagamente, anche
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

delle masse popolari, c'era. Ma seguitavano a esserci, anche in momenti come


questi, gl'infiniti e irreducibili egoismi di che la società italiana era tutta
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
travagliata: che poi voleva dire mancanza, ancora, di un interesse generale che
(/index.html)
fosse più sentito degl'interessi particolari, di governi, di gruppi, di singoli
CATALOGO (/CATALOGO/)
condottieri, impossibilità di obbedire tutti a un capo che desse unità e impulso
all'azione. Dubitavano sempre i governi, anche se alleati, ognuno della sincerità
dell'altro, e temevano della possibilità che l'altro si acconciasse strada facendo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
col nemico o giungesse alla fine della guerra con maggior guadagno.
Diffidavano tra loro i capi militari di uno stesso esercito o di più eserciti alleati,
per gelosia di mestiereLIBRI
e ambizione di primato.
(/TRECCANILIBRI/) Diffidavano
ARTE essi dei governi,
(/TRECCANIARTE/)

presso i quali non trovavano, anche i volonterosi, quel calore e prontezza e


rispondenza morale necessarî a ben eseguire i piani di guerra; e i governi
diffidavano di loro, per paura TRECCANI
che le forze armate
CULTURA che lo stato pagava non si
(/CULTURA/)

volgessero contro il medesimo. E poi chi avrebbe accettato un capitano


generale? Ogni collegato voleva conservare la sua autonomia nelle operazioni
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
militari, come nelle diplomatiche. Bisognava conservarsi per ogni momento la
possibilità di trattare anche separatamente. Non si sa, ad esempio, che il
Morone e il papa, pur impegnati nella lega contro Spagna, non avevano del
tutto rotto i rapporti con Carlo V e i suoi ministri in Italia? Che i Veneziani,
pur preoccupati della "libertà d'Italia", covavano sempre la speranza di
rimettere piede a Ravenna e nella Romagna, che erano del papa? Che Clemente
partecipava del generale sospetto che volesse la repubblica indebolire l'Italia,
fino a che, questa, stremata, non vedesse speranza di salvezza che in Venezia e a
Venezia si gettasse in braccio? Che i Fiorentini avevano, in fondo, quasi più
paura di Venezia che di Francia e impero? Francia e impero "sono uccelli che
volano per l'Italia e non possono posarvi il piede stabilmente"; ma le signorie
veneziane "stanno in Italia e intendono bene il modo di governare", come da
Firenze si dice nel 1527 a un ambasciatore della repubblica.

Dal sacco di Roma alla caduta di Firenze. - Si sa quel che avvenne dopo la
mancata liberazione di Milano da parte dell'esercito della lega. Non riuscita
quell'impresa, nessun'altra ne riuscì: non il tentativo delle milizie fiorentine e
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papali di togliere Siena al partito imperiale; non l'assedio di Genova che


avrebbe dovuto tagliareISTITUTO
agli Spagnoli quella via di comunicazione con 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
la
Lombardia; non l'arresto e la cacciata delle bande di Giorgio Frundsberg, prima
(/index.html)
che si collegassero con quelle di Lombardia e poi finché erano ancora nella valle
CATALOGO (/CATALOGO/)
del Po, disordinate, senza artiglieria, senza denari, sempre in subbuglio per le
paghe; non in ultimo la difesa di Roma, dopo che quelle bande, ingrossate di
disertori della lega e di saccomanni, fino a 20-30.000 fra Tedeschi, Spagnoli e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Italiani, inasprite dai disagi dell'inverno e dalla mancanza di soldo e divenute un
esercito di ladroni, mossero verso quella città, col proposito di metterla a sacco.
Li comandava il principe di(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI Borbone, un fuoruscito francese messosi a
ARTE (/TRECCANIARTE/)

combattere il suo re. In realtà esse, come non obbedivano più all'imperatore
che certo non è ammissibile volesse un'impresa come quella, così neppure ai
loro capi immediati. La lega aveva ancora
TRECCANI un esercito
CULTURA non inferiore a quello che
(/CULTURA/)

marciava su Roma: ma il duca d'Urbino, che lo comandava, se ne rimase inerte;


Venezia considerò fortuna che quei ribaldi si allontanassero dal suo stato; il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
papa aveva qualche settimana prima licenziato molta sua truppa, sia per
avarizia, sia per convinzione di non aver più nulla da temere dopo l'armistizio
conchiuso col Lannoy viceré di Napoli e generale dell'imperatore.

Il sacco di Roma aggravò naturalmente la paralisi della lega. Mentre il papa era
chiuso in castel S. Angelo e invocava disperatamente denari e soldati, nessuno
diede denari; e l'esercito della lega comandato dal duca d'Urbino che stava nelle
vicinanze e pure avrebbe potuto approfittare del caos dell'esercito imperiale,
immerso nella rapina e nelle orgie sacrileghe di Roma, non si mosse: anzi, si
allontanò dalla città. Si fece di peggio. I due collegati italiani superstiti subito
approfittarono della rovina del terzo: e mentre Parma e Piacenza si
dichiaravano libere dalle somme chiavi e Sigismondo Malatesta riprendeva
Rimini e i Bentivoglio Bologna e il duca d'Este occupava Reggio e Modena, e
Andrea Doria pensava se non fosse il caso di passare a Spagna; ecco che Firenze
metteva alla porta il governatore mediceo, e ristabiliva il governo popolare;
ecco che Venezia rioccupava Cervia e Ravenna, pur trattando col papa per
intendersi con esso ed evitare che i saccheggiatori di Roma si volgessero su
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 513/1196
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Venezia. Insomma, poco mancò che tutto lo Stato della Chiesa non andasse a
catafascio nuovamente:ISTITUTO
anche a(/ISTITUTO/)
non contareMAGAZINE
quel che(/MAGAZINE/) 
gli Spagnoli si presero
essi in pegno, quando il papa fu costretto, da castel S. Angelo, a capitolare,
(/index.html)
sottostando ai durissimi patti che il nemico volle imporgli. È il fallimento pieno
CATALOGO (/CATALOGO/)
della lega di Cognac, per quanto riguarda le cose italiane, dopo tolti di mezzo o
umiliati o isolati i membri italiani della lega. Colpa loro e della loro cattiva
concordia; ma anche colpa degliSCUOLA alleati(/TRECCANISCUOLA/)
d'oltre Alpe. Una pronta azione francese
avrebbe dato durata ed efficacia maggiori alla lega. Ma la Francia, larga di
parole, fu avarissima di fatti. Non aveva ancora rinunciato ad acquisti proprî.
Tenere la Spagna e l'impero lontani dalla penisola
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) non le bastava. Perciò
ARTE (/TRECCANIARTE/)

giuocava anch' essa doppio. Trattava con gl'Italiani, ma anche, alle loro spalle,
coi loro nemici. Gl'Italiani notavano tutto questo. Il timore di essere lasciati soli
e logori di fronte all'imperatore li trattenne
TRECCANI spesso
CULTURA dall'impegnarsi. A volte s'
(/CULTURA/)

impegnarono, pur prevedendo che Francesco I avrebbe finito con l'accordarsi


col suo rivale, senza preoccuparsi degl'impegni presi con gli Italiani e delle
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
garanzie date a loro: come fu di Francesco Guicciardini che per la lega lavorò
con pieno fervore, sebbene prevedesse alla fine del 1527 quell'abbandono
dell'alleato francese. I fatti del 1528-29 non smentirono questi timori e queste
previsioni. Si ebbe allora una ripresa francese. Alla fine del maggio 1527,
Francia e Inghilterra avevano rinnovato il patto e preso impegni di guerra.
Centro di questa nuova iniziativa non è più, come prima, l'Italia, sebbene a essa
mirasse pur sempre il nuovo sforzo di guerra franco-inglese. E stati italiani
aderirono o rinnovarono l'adesione al re di Francia. Aderì la restaurata
repubblica fiorentina. Si aggiunse loro persino Alfonso d'Este. Milizie
sforzesche e veneziane si unirono al Lautrec quando nell'estate del 1527 venne
in Lombardia, e concorsero ai primi suoi successi. Per merito principale di
Andrea Doria, che era al servizio dei Francesi, e della sua flotta si ebbe,
nell'agosto, la resa di Genova. I Francesi apparvero col Lautrec al pincipio del
1528, occuparono Abruzzo e Puglia e, col concorso della flotta veneziana,
assediarono gl'imperiali a Napoli, distrussero con le navi di Andrea Doria la
flotta spagnola nel golfo di Salerno. Insomma, riscossa francese e, al margine,
italiana.
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Solo che, a questo punto, Andrea Doria, scaduto al 1° luglio 1528 il tempo del
suo impegno col re di Francia, anziché rinnovarlo, s'intese con la Spagna.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  Da
Carlo V ebbe garanzie personali e garanzie per la sua città: indipendenza,
(/index.html)
libertà di commercio, sottomissione di Savona. Fu un disastro, specialmente
CATALOGO (/CATALOGO/)
per l'esercito francese che assediava Napoli e che dové ritirarsi e, alla fine
d'agosto 1528, capitolare a Gaeta. Rimaneva a Francesco I l'alleanza di Venezia
che combatteva con molto impeto gli Asburgo e, come il re di Francia, eccitava
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
contro di loro la Turchia; rimanevano Firenze e gli Estensi. Ma Francesco I,
quando vide i suoi eserciti battuti nel regno e in Lombardia, il re inglese
mancare alle promesse,LIBRI
il papa e Carlo V perfezionare
(/TRECCANILIBRI/) nel giugno 1529 a
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Barcellona la pace già conchiusa alla fine del 1527, impegnandosi Carlo V a
rimettere i Medici a Firenze e far restituire dai Veneziani al papa le città di
Romagna; Francesco I si accordò nell'agosto
TRECCANI con(/CULTURA/)
CULTURA l'imperatore, rinunciando
all'Italia e abbandonando gli alleati italiani (trattato di Cambrai o delle Dame).
Grande risentimento negl'Italiani, contro quello che chiamavano tradimento di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Francesco I; altro credito dato a "proverbî comuni d'Italia", per cui i Francesi
sono incostanti nelle guerre, poco conto fanno degli amici quando non ne
hanno più bisogno, ecc.; e se ne avvantaggiò Carlo V. Anche a Venezia, che dal
1499, salvo la parentesi della lega di Cambrai, fiancheggiava la Francia in Italia
e maneggiava le maggiori fila della politica italiana; anche a Venezia riprese
vigore la corrente francofoba. Alla quale corrente se ne contrappose non tanto
una francofila quanto di neutralità e di relativo disinteresse delle guerre d'Italia:
che era sfiducia di poter mutare il corso degli eventi, e preoccupazione di non
poter bastare alle esigenze di due fronti, continentale e coloniale. Venuto Carlo
V in Italia, nell'agosto del 1529 dopo le due paci di Barcellona e di Cambrai, col
proposito dichiarato di voler pacificare l'Italia, anche ai fini della difesa contro i
Turchi, e bandito per l'autunno un congresso a Bologna, Venezia, ormai
rimasta sola contro l'imperatore, dopo il perdono concesso allo Sforza di
Milano, piegò alla restituzione delle famose città romagnole, causa di tanta
discordia con la Santa Sede. Al congresso di Bologna questa pace generale
d'Italia fu proclamata nel gennaio 1530. E vi partecipavano, con Carlo V e il
fratello Ferdinando, Venezia, Sforza, il marchese di Monferrato, il marchese di
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Mantova, il duca di Savoia Carlo III, oggetto di particolare favore da parte del
sovrano, che nei SavoiaISTITUTO
voleva (/ISTITUTO/)
creare un antemurale 
a Francia, una difesa
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

avanzata del Milanese e dell'Italia; e poi Genova, Lucca e Siena, confermate


(/index.html)
nella loro indipendenza, sotto l'egida dell'impero. Era la fine della coalizione di
CATALOGO (/CATALOGO/)
stati italiani formatasi nel 1526 a Cognac attorno alla Francia, e l'inizio di una
nuova alleanza capeggiata da Carlo V, a garanzia dello statu quo italiano contro i
Francesi. Carlo V trionfava. Il 22 febbraio
SCUOLA papa Clemente impose sul capo di
(/TRECCANISCUOLA/)
Carlo V, nella cappella del Palazzo del comune, la corona ferrea di re d'Italia; e
subito dopo, a San Petronio, la corona d'imperatore. Pareva risorgere, così, il
vecchio ma non mai morto regno d'Italia; e insieme
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) con esso, risorgere, proprio
ARTE (/TRECCANIARTE/)

mentre in Germania la riforma lo veniva corrodendo come cosa latina e


cattolica, il vecchio Sacro Romano Impero. Ma esso, più che sul regno d'Italia o
Germania, poggiava sul regnoTRECCANI
di Spagna. E l'incoronazione suggellava il
CULTURA (/CULTURA/)

dominio spagnolo sull'Italia.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Solo una città non volle accettare questa pace e alleanza, come non aveva
accettato la pace di Cambrai: Firenze, dove aveva ancora radici profonde
l'amore all'antica e da poco rinnovata libertà repubblicana, certa speranza nella
Francia, certa persuasione che Carlo V non avrebbe spinto le cose a fondo nei
suoi riguardi. Vero è che l'imperatore avrebbe certamente ratificato qualunque
accordo Firenze avesse conchiuso con il papa e i Medici. Ma poiché papa e
Firenze non si erano accordati, così egli, in base ai patti di Barcellona, aveva
mandato il principe d'Orange contro la città ostinata e ormai isolata. E al tempo
dell'incoronazione bolognese, gl'imperiali già da oltre tre mesi assediavano
Firenze. C'era nei cittadini, in quella parte dei cittadini che si muoveva
nell'ambito del programma politico del Savonarola, un'esaltazione quasi
religiosa, e la loro guerra la sentivano come guerra santa. Ma con l'aggravarsi
delle condizioni della città, tornarono a inasprirsi le passioni e lo spirito di
parte. Vacillò la volontà di resistenza. Deficiente l'opera di governo, mal
coordinate l'azione diplomatica e l'azione militare, e questa irreparabilmente

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 516/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

compromessa dal tradimento del Baglioni. Le speranze di aiuti esterni vennero


meno. In ultimo, rotta ISTITUTO
del Ferruccio un
a Gavinana. Moriva così un'epoca,
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

regime costituzionale, ormai logoro come efficienza e credito morale.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Primato intellettuale e servitù politica.

Storia italiana nella storia europea. - Con questi avvenimenti ultimi, si può dire
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
decisa la grande contesa che durava dal 1494. La quale, cominciata come lotta
per il regno di Napoli tra il re di Francia e la dinastia aragonese, si era
trasformata in guerra europea per l'Italia. Quasi
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEtutta l'Europa aveva mobilitato
(/TRECCANIARTE/)

le sue forze, una potenza dopo l'altra, trovando in Italia il suo maggior centro di
attività politica e quasi la sua unità. Entrate nel vivo della lotta, specialmente
Francia, Spagna, Austria. Prevalenza
TRECCANI francese,
CULTURAfin verso il 1520; poi, sempre
(/CULTURA/)

più, aiutate dal timore stesso che quella prevalenza suscitava da noi e fuori,
Spagna e Austria, divenute una potenza sola, gli Asburgo. E intanto, gli stati
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
italiani venivano sempre più abbassati da protagonisti che erano nel 1400, a
personaggi secondarî del dramma o addirittura a comparse, quando non messi
fuori della scena. Questa loro lagrimevole sorte non ha bisogno di troppo
approfondita indagine per essere spiegata. Nel secolo scorso si parlò di
"corruzione italiana", come causa di tanto male politico. Pensiamo che le cose
siano state più semplici e, insieme, più complesse. C'era, in Italia, moltiplicità di
stati, laddove, altrove, unità nazionale; c'era, nel sud, un regno di discreta
grandezza ma travagliato, dopo il sec. XII, dal periodico assalto di conquistatori
stranieri e dal relativo mutamento di dinastie e crisi; c'erano, nel centro e nel
nord, principati in via di formazione. E tra questi stati, una condizione di
equilibrio e di contrasti dinastici e politici che rendevano impossibile tanto la
prevalenza di uno sugli altri, quanto la fiduciosa collaborazione, cioè tanto
l'unità statale quanto l'unità più o meno federale. C'era, infine, nell'Italia già
comunale, una civiltà prevalentemente borghese, assai raffinata, con le relative
attività e passività, forze e debolezze, ma certo male armata per la guerra, per la
vera guerra, come cominciarono a farla in Italia le vecchie dinastie d'Europa,
assai meglio attrezzate.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 517/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Ma di questa vicenda europea svoltasi in Italia e per l'Italia, stati e genti della
penisola non furono solo oggetto passivo. Vi fu una loro resistenza: debole
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  nei
due stati che erano i più direttamente presi di mira, Milano e Napoli; più
(/index.html)
robusta nello Stato della Chiesa, che, qualche volta, capeggiò gli altri; ancora
CATALOGO (/CATALOGO/)
più nella repubblica veneta, ora contro Asburgo ora contro Francia e tutti gli
altri, Italiani e stranieri, coalizzati. E anche in Firenze. Rappresentavano, tanto
Venezia quanto Firenze, lo spirito della vecchia Italia comunale in cui popolo e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
governo erano una cosa sola. Ancora più ci fu una collaborazione di stati
italiani alle imprese altrui: alle imprese di Francia contro Spagna, di Spagna
contro Francia, di FranciaLIBRIe(/TRECCANILIBRI/)
Spagna contro altri
ARTE governi italiani. L'alleanza di
(/TRECCANIARTE/)

Venezia fu elemento decisivo nella conquista del milanese, l'anno 1499; papa,
Ferrara, Mantova, parteciparono alla lega di Cambrai contro la repubblica di
San Marco; il passaggio di Andrea Doria
TRECCANI con la (/CULTURA/)
CULTURA sua flotta dal servizio di Francia
a quello di Spagna, fece traboccare nettamente la bilancia dalla parte di
quest'ultima; la flotta veneziana intervenne attivamente nella campagna del
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
1528-29. Ancora più vi fu una larga partecipazione di gente e armi italiane a
queste guerre, in tutti i campi, specialmente di Carlo V. Gl'Italiani, ancora male
organizzati nei loro nuovi quadri politici, colti all'inizio della formazione dello
stato territoriale, male adoperati militarmente dai loro governi che diffidavano
dei sudditi armati e d'altra parte non avevano tradizioni militari, neanche dove
condottieri o figli di condottieri erano in seggio; gl'Italiani furono attratti
nell'orbita dell'uno o dell'altro principe straniero e si gettarono a battagliare
ovunque e per chiunque. Assai numeroso questo mercenarismo nostrano. Già
v'era nel 1300 e 1400, in rapporto anche al disfarsi della vecchia società
cittadina, alle esigenze della signoria, alle possibilità del capitalismo. Le guerre
altrui ora lo rialimentarono. Ma non fu semplice mercenarismo. Le vecchie
passioni italiane, il vecchio spirito fazioso, le vecchie inimicizie familiari, ancor
calde sotto la cenere, risfavillarono al vento procelloso. E noi vediamo, nel
quadro della guerra europea per l'Italia e della resistenza italiana all'Europa, una
vasta guerra civile disciolta in innumerevoli battaglie, scaramucce, duelli, sotto
le due bandiere di Francia e Spagna, alla cui grande ombra si raccoglievano
fazioni, interessi familiari, individui ambiziosi. A non contare tutta la gente
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

d'arme che fornì ai re di Spagna, per le guerre d'Italia e per quelle di Germania
e di Francia e d'Africa, ISTITUTO
il vecchio regno di Napoli, dove fra dominatori
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
e sudditi
c'era un certo affiatamento e nella popolazione era più povertà, più baronato,
(/index.html)
più inclinazione a duellare e combattere, meno repugnanza anche a quelle
CATALOGO (/CATALOGO/)
guerre d'oltre mare a cui il re la condusse. In un modo o in un altro, Francia e,
più ancora, Spagna combatterono le loro guerre e conquistarono
successivamente provincie italiane, con forze notevoli fornite dall'Italia: uomini
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
di guerra e anche consiglieri e ministri, taluni dei quali, esperti di cose italiane,
assolsero compiti che né Spagnoli, né Francesi e tanto meno Tedeschi
avrebbero potuto assolvere. C'era abbondanza
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e rigoglio
ARTE di energie umane,
(/TRECCANIARTE/)

nella penisola, non distrutte dalla raffinata civiltà. E possiamo anche chiederci
se la debolezza dei particolari stati non provenisse un po' da questa abbondanza
e rigoglio, troppo grandi perché potessero
TRECCANI essere
CULTURA contenuti, disciplinati,
(/CULTURA/)

utilizzati entro quei quadri politici; mentre circostanze d'altra natura,


estrinseche oltre che intrinseche all'Italia, impedirono che si costituisse uno
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
stato nazionale o si afforzassero gli stati territoriali e si risolvesse qui in ordine
e forza ciò che, dentro stati piccoli o deboli, si risolveva in disordine e
fiacchezza.

Insomma, elementi attivì di vita italiana, storia italiana, nel quadro della storia
europea. Né solo questi elementi che abbiamo ricordati. Resistendo a Francesi
o Tedeschi o Spagnoli o anche cooperando con essi, si affinò negl'Italiani il
senso della loro individualità nazionale, la coscienza di una civiltà italiana. Si
affinò e si allargò. Diede qualche luce in regioni e fra gruppi sociali dove, fino
allora, erano state tenebre. Non più solo gente di cultura, ma anche popolo,
anche soldati e mercenarî, nei quali prese forza, accanto a un punto d'onore
militare, un punto d'onore nazionale, sotto chiunque militassero, anche
Francesi o Spagnoli. E grande suscettibilità loro di fronte a stranieri, facile
risentirsi di parole che suonassero offesa a loro come soldati "italiani", pronta
reazione. Così i Tredici di Barletta, che venivano di Sicilia, Puglia, Napoli,
Umbria, Lombardia, Romagna, ma, come gli altri, sentivano di rappresentare
qualche cosa oltre la loro persona e la loro qualità di uomini d'arme. E i loro
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

capi, seppure stranieri come Consalvo di Cordova, facevano leva su questo


sentimento "italiano" dei loro soldati di nazionalità italiana. Insomma,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
l'Italia di
questi decennî è più "Italia" che non fosse prima: vive più largamente e un po'
(/index.html)
più addentro nella coscienza degl'Italiani. Non scompaiono affatto i vecchi
CATALOGO (/CATALOGO/)
antagonismí fra gli stati della penisola, ma accennano a passare in seconda linea
in confronto ai loro contrasti con i potentati stranieri. È chiuso un periodo
storico dominato dalle guerre interne della penisola e se ne apre un altro,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
destinato a durare, con pochi mutamenti, fino al 1860.

Si delinea così la coscienza


LIBRI di un problema italiano,
(/TRECCANILIBRI/) di fronte alle grandi
ARTE (/TRECCANIARTE/)

potenze europee. E negli anni che più aspra fu la contesa altrui e più violento
l'urto che gl'Italiani ne sentirono e più decisivi gli eventi, a questo problema si
volsero molti pensieri. Si discusse sui mezzi
TRECCANI per(/CULTURA/)
CULTURA ovviare ai mali comuni; si
deplorò la mancanza di uomini capaci di tirarsi dietro gl'Italiani tutti; si
nutrirono anche illusioni tanto che questi uomini sorgessero quanto che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
gl'Italiani fossero disposti e capaci di seguirli; si cercò d'individuare le
responsabilità delle presenti iatture e si rinfacciò ai príncipi di avere tutti fatto
tutto per condurre l'Italia a quel punto; si creò, in contrapposizione all'infelice e
torbida Italia presente, il mito di un'Italia tranquilla e felice, equilibrata e
armonica, come uno strumento quadricorde, anteriore al 1494. E salendo più in
alto della contingenza, si apre il dibattito sulla divisione italiana e sulle sue
cause: specie sulle conseguenze politiche del potere temporale dei papi e sul
valore dello Stato della Chiesa nei rapporti della penisola. Fra Machiavelli e
Guicciardini - non serve dire che questo riflettere sull'Italia e sui suoi problemi
politici d'insieme è soprattutto dei Toscani, cioè dei Fiorentini, apertissimi a
quei problemi per la stessa loro posizione e per i nessi con lo Stato della Chiesa
- vi è anzi una polemica a tale proposito. In questo dibattito il Guicciardini vede
forse più a fondo; e bene vede, nello svolgimento delle autonomie italiane, la
condizione dell'intensa e peculiare civiltà degl'Italiani. Era il momento guelfo
della storia nostra che parlava in lui. Ma altro vedeva Machiavelli che a
Guicciardini sfuggiva. Sotto alle fantasie del liberatore o redentore, che è
ancora un po' l'astratto individuo concepito fuori dell'Italia e delle sue concrete
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 520/1196
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forze, c'è in lui la concezione quasi nazionale dello stato. Poiché egli non solo lo
vagheggia come realizzazione dell'interesse generale, gli cerca una basepiù
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

larga e omogenea che non fosse quella delle repubbliche medievali, gli
(/index.html)
sottomette ogni persona o classe, gli subordina ogni attività etica o religiosa,
CATALOGO (/CATALOGO/)
cioè l'anima oltre che il corpo, considera il principe come lo stato o l'interesse
generale fatto persona; ma ha dinnanzi agli occhi la nazione, cioè l'insieme dei
popoli che hanno la stessa lingua, religione, memorie, e vede la coincidenza fra
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nazione e stato. Coincidenza non dirò necessaria per lui, ma possibile e utile.
Secondo lui è condizione di felicità per un paese essere tutto sotto una
repubblica o un principe; come
LIBRI condizione diARTE
(/TRECCANILIBRI/) forza(/TRECCANIARTE/)
per lo stato, riuscire a dare
compatto ordinamento a una nazione tutta e l'essere di una sola nazione tutte le
genti, regioni e città che lo compongono.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Maturavano così i frutti della nuova cultura, in quel campo che era più vicino
alla vita pratica, quasi una cosa sola con essa. Il nuovo concetto dell'uomo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
comincia a vivere come formato pensiero politico e pensiero storiografico. La
tempesta che squassa la penisola promuove quello e questo. Nuova e più vasta
realtà, potenti suggestioni tratte dai contatti con le grandi monarchie,
esperienze dolorose, tutto concorre a fecondare quella cultura. Era in essa, per
effetto dello studio dei classici, che nasceva da esigenze profonde ma
concorreva anche a creare false immagini di cose; era in essa qualcosa di
superficiale, accattato, fittizio. Idolatria degli antichi, imperfetta fusione e quasi
dualismo tra antico e nuovo; falso e inadeguato concetto, nei politici, delle
forze che reggono gli stati; letterati e artisti volti a interessi prevalentemente o
esclusivamente estetici e culturali, ignari di ciò che davvero fosse il mondo del
loro tempo, illusi sulla loro superiorità di fronte ai "barbari". Ora, lo spirito
italiano si affina, maggiore consapevolezza acquistano di sé e delle cose
gl'Italiani, sono demoliti altri idoli come quello degli antichi e dei Romani, è
dato a taluni artisti e scrittori un senso più intimo e tragico della vita, si
accelera l'evoluzione della letteratura umanistica nella letteratura italiana, della
storiografia liviana o plutarchiana nella nuova storiogiafia a fondo politico, più
aderente alla realtà italiana.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 521/1196
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Ma anche altri frutti maturavano intanto, che parevano quasi l'opposto: cioè
frutti di pura immaginazione, l'Orlando furioso dell'Ariosto e il Giudizio
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

universale
(/index.html)
di Michelangelo. E poi, già nate o vicine a nascere, le opere dei
Raffaello e Sodoma e Sansovino eCATALOGO
Palladio (/CATALOGO/)
e Tiziano. Ma anch'essi, a guardare
bene, erano vita e natura, osservate, notomizzate, animate dalla fantasia
creatrice. E poi, un altro volto di questa cultura, nel tempo che e il pensiero
politico e l'arte ascendevano. Il SCUOLA
nuovo (/TRECCANISCUOLA/)
senso della vita, come produce il
realismo di Machiavelli con la sua ricerca delle cose come sono, e la pura arte
dell'Ariosto senza altri fini che l'arte, così produce anche, negli spiriti religiosi,
l'anelito a una più puraLIBRI
religione, che è ancheARTE
(/TRECCANILIBRI/) una (/TRECCANIARTE/)
religione più rispettosa delle
esigenze razionali, più divina e più umana insieme. Sopravvive ancora qualche
elemento di eresia medievale, come esigenza morale più che dogmatica; ci sono
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
elementi ancora vigorosi di francescanesimo e vene diverse di viva religiosità,
di cui la pittura del '400, la poesia, il movimento savonaroliano sono
testimonianza; c'è l'umanesimo cristiano dei Ficino e dei Pico. Su queste basi, in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Italia, si muove una corrente innovatriee, fra sec. XV e XVI, nel tempo stesso
che, di là dalle Alpi si preparavano Lutero e Zuinglio e Calvino. Rallentato un
poco il legame con la Chiesa gerarchica e reso più personale il legame del
credente con Dio; il perfezionamento morale e religioso visto come cosa
individuale; l'ideale religioso attuato non nell'ascesi ma nella vita attiva, anche
nella vita politica; gran valore riconosciuto più che agli atti del culto, alla fede
viva e profonda; il pentimento, frutto anzitutto del dolore del credente per
avere offeso Iddio; la legge di natura, scritta nel cuore dell'uomo, e quindi legge
divina anch'essa; temperata l'autorità del papa. Nessun dubbio che la mondanità
della Chiesa, il diffuso mal costume ecclesiastico, la scarsa rispondenza della
gerarchia alle esigenze spirituali dei credenti avevano la loro parte nel
determinare questi pensieri e stati d'animo. Ma essi avevano una sorgente più
profonda: cioè nella cultura dell'umanesimo, e, insieme, in vene di più viva
religiosità che circolavano largamente. Rappresentavano un cristianesimo più
fiducioso nelle forze dell'uomo e dell'individuo, più vivo nel cuore del credente.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 522/1196
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Si trovavano sulla direttiva dello spirito italiano, prima che intervenissero


specifiche influenze della  che
rivoluzione ormai maturante oltr'Alpe: influenze
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

presupponevano menti e animi predisposti.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Sono anni d'intensa vita di relazioni in Europa. Legami politico-diplomatici,
alleanze e guerre, eserciti che valicano e rivalicano le frontiere, uomini di
attività pratica e di cultura in movimento da un paese all'altro o a servizio di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
principi stranieri, altri Italiani che trasmigrano dalla penisola a servizio di
quegli stessi principi che attendevano a conquistare l'Italia, cresciuto interesse
per l'Italia come nei politici così anche nella gente
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) volta agli studî e all'arte, libri
ARTE (/TRECCANIARTE/)

e opere italiani a cui si aprono nuove porte. Insomma, più larga e rapida
mobilitazione di uomini e idee, crescente forza di espansione e penetrazione
delle culture più progredite. Seguitano le influenze
TRECCANI CULTURA umanistiche a irraggiare
(/CULTURA/)

dall'Italia, si fanno più vive quelle artistiche e quelle letterarie italiane. Si ricordi
l'attività di un Fausto Andreolini, di un Paolo Emilio da Verona, di un Polidoro
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Virgilio, di un Lucio Marineo siciliano, di un Pietro Martire d'Angera, che in
Francia, in Inghilterra, in Spagna, fra i secoli XV e XVI, furono poeti, uomini
di lettere, storici di quei regni, nel modo che era invalso in Italia scrivere storie.
Anche dove eruditi italiani non giungevano di persona, gli eruditi locali li
prendevano a modello, sia per la materia, laddove i nostri si erano già occupati
di quei paesi, sia solo per il metodo. Specialmente tengono il campo, nella
prima metà del '500, Leonardo Bruni, con le sue classicheggianti storie
fiorentine, e Biondo Flavio, minuzioso e preciso indagatore di antichità,
accreditato specialmente fra i Tedeschi di Germania e Svizzera. Cosi la nuova
storiografia aulica e, per l'ampiezza e intonazione sua, nazionale e rivolta a
glorificazione del potere regio e dinastico nasce quasi in ogni paese per impulso
d'Italiani: anche là dove, alimentando la vita intellettuale di quelle nazioni e
indulgendo a borie locali, eccita forze contro l'Italia. Solo la storiografia italiana
esce dai luoghi d'origine ed entra nel gran moto della cultura.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 523/1196
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Intanto aveva cominciato a diffondersi, dopo l'Umanesimo, la conoscenza della


nuova letteratura italiana. Sannazzaro, Baldassarre Castiglione, Pietro 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Bembo,
Pietro Aretino, Ludovico Ariosto penetravano largamente in Francia. I
(/index.html)
richiami di Francesco I e le vicende della politica spingevano verso la Francia
CATALOGO (/CATALOGO/)
parecchi uomini di lettere italiani, oltre che pittori e incisori e disegnatori. Fu
questo il destino di molti Fiorentini, esuli politici: banchieri e mercanti i più,
ma affiatati con le umane lettere, a volte letterati e poeti essi stessi. Ve ne sono
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
a Marsiglia, a Tolosa, a Bordeaux, a Montpellier, a Parigi, a Lione, quasi
capitale della "nazione fiorentina" all'estero, in questo tempo. Forse nessun
paese come la Francia,LIBRI
in ragione stessa della ARTE
(/TRECCANILIBRI/) sua vicinanza e affinità, assorbì
(/TRECCANIARTE/)

tanti elementi del Rinascimento italiano, che poi, incorporati e fusi nella
cultura francese, daranno la Francia del '600, maestra all'Europa come prima
era stata l'Italia. Ma anche altriTRECCANI
paesi, oltre la Francia,
CULTURA sebbene in misura
(/CULTURA/)

minore. In Spagna vi fu tutta una serie d' italianizzanti. E il teatro spagnolo del
'5 e '600 assai prese dal teatro italiano. In Inghilterra, che si stava allora
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
affinando, cominciò pure a diffondersi conoscenza e gusto di cose italiane.
Influenze varie si facevano sentire dall'Italia sulla Germania, specialmente sui
ceti medî delle città bavaresi Norimberga, Augusta ecc., pur con tanti contrasti
ideali fra mondo germanico e mondo latino o italiano. Si ricordino le intense
relazioni mercantili e la frequenza di studenti tedeschi nelle università italiane.
Si ebbe anzi allora, nella prima metà del '500, quando principi e loro funzionarî
ebbero vittoria sui movimenti popolari, la fase culminante della recezione del
diritto romano in Germania, passato attraverso la pratica delle città italiane e le
scuole di diritto italiane, Bologna e, ora, specialmente Padova, che è l'università
più frequentata dai Tedeschi e dalle altre nazioni dell'Europa centro-orientale e
orientale, e primeggia in questi studî avanti che il primato passi a università
francesi, olandesi, tedesche. Con la storiografia umanistica, con la letteratura
italiana, l'arte, la nuova arte del Rinascimento. Alla fine del '400, entrava in
Francia l'architettura italiana, con fra Giocondo e col Boccadoro da Cortona;
influenze della pittura e incisione lombarda e italiana, specie di Leonardo,
agivano nei Paesi Bassi; Alberto Dürer faceva nel 1496-1506 i suoi viaggi
italiani e sentiva potentemente, come pittore e incisore, Mantegna, Pisanello,
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altri. In Spagna hanno molto successo, negli anni della conquista del Regno di
Napoli, scultori venuti ISTITUTO
dall'Italia(/ISTITUTO/)
o fattisi sugli  che
Italiani; e la pittura spagnola,
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

fino allora aveva ricevuto dai Fiamminghi, si apriva alle influenze italiane.
(/index.html)
Penetrazione certo faticosa; molte resistenze locali; ma al principio del '500
CATALOGO (/CATALOGO/)
quella si fa più rapida; queste perdono vigore. Credito altissimo, fuori d'Italia,
quello delle arti figurative e costruttive italiane. L'Italia politica ormai non
aveva più voce: ma ne avevanoSCUOLA una potente i Raffaello, i Cellini, i Palladio, i
(/TRECCANISCUOLA/)
Tiziano, i Sangallo, i Michelangelo: senza contare i nomi di minore risonanza e
le minori industrie decorative delle ceramiche e terrecotte che dall'Italia
trapiantarono le loro officine nei Paesi Bassi eARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) in Francia. Nelle arti figurative e
(/TRECCANIARTE/)

costruttive, l'Italia è, ora, più che non fosse mai stata e che non sarà in seguito,
una scuola per l'Europa colta, specie per virtù di Roma, centro massimo
italiano ed europeo, punto di convergenza
TRECCANI CULTURA degli(/CULTURA/)
artisti di tutta la penisola, al cui
nome la città eterna dà risonanza mondiale. Era convincimento dei nostri, si
ricordi Michelangelo, che solo in Italia fosse buona pittura; che anzi buona
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
pittura fosse sinonimo di pittura italiana. E dové essere opinione diffusa anche
oltr'Alpe, pur ammettendo ehe di tanti pittori italiani del '500 la fama è qualche
volta superiore al merito intrinseco. Anche in fatto di architettura, in gran
parte dell'Europa, le linee architettoniche e gli elementi ornamentali del
Rinascimento italiano o le une e gli altri insieme, acquistarono quasi la
cittadinanza, per opera di artisti stranieri che vennero a studiare in Italia e
d'Italiani che andarono a lavorare fuori, in Germania, Austria, Baviera, Boemia,
i cui principi ebbero relazioni molteplici con l'Italia. La regione trentina fu
quasi tramite e vide perciò accentuarsi nel primo '500, per merito di Bernardo
Clesio, vescovo di Trento, il carattere italiano della sua cultura. Da per tutto
l'arte medievale era entrata in una fase di movimento e trasformazione, per
incarnare ideali artistici nuovi, rispondere a nuovi bisogni pratici, esprimere
passioni e ardori alimentati dalle lotte religiose e politiche e nazionali, adornare
la vita di borghesie divenute ricche. Ma imbattutasi nell'arte del Rinascimento
italiano, del paese dove tali ideali prima si erano affacciati e tali condizioni
estrinseche verificate, ne ebbe aiuto a compiere lo sforzo iniziale e anche
qualche impronta durevole. Per cui quell'influsso culminò nel '500 e parte del
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 525/1196
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'600, poi decadde, come nella penisola era caduta la fanatica ammirazione
dell'antico per dar luogo 
a più spontanea creazione. Precisamente: in Francia,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

in Inghilterra, in Germania, l'arte italiana ebbe quell'ufficio che, in genere,


(/index.html)
l'antico aveva esercitato sulla cultura italiana del Rinascimento. In quei paesi
CATALOGO (/CATALOGO/)
anche l'antico giunse, in parte, per il tramite dell'Italia, come arte italiana.
L'Italia ebbe questo compito come di mediatrice fra l'antico e l'Europa. Iniziato
esso da secoli, ora tocca il culmine.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

È questo il tempo in cui anche l'architettura militare europea, che riceve


stimolo dalle guerre continue e dall'uso crescente
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE delle artiglierie, è, per molta
(/TRECCANIARTE/)

parte, italiana, come italiani sono i più accreditati e ricercati ingegneri militari,
eredi e continuatori di quelli del '400. Molti, fra essi i Marchigiani, di quella
scuola di architettura militare TRECCANI
e civile del ducato(/CULTURA/)
CULTURA di Urbino che aveva avuto a
capo Girolamo Genga. Poi Lombardi, Veneziani, Toscani: cioè, delle regioni
più colte d'Italia. Erano soldati, artiglieri, spesso inventori o perfezionatori di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
macchine. Portavano con sé quella varietà di attitudini, quella prontezza,
quell'ingegnosità nel fronteggiare ogni situazione, che era degl'Italiani del
Rinascimento e costituiva la loro superiorità sugli altri. L'arte fortificatoria era
nota in Italia, si era allenata nei molti lavori di fortezze commessi dalla
repubblica veneta in terraferma e in Oriente. Ora fu diffusa in Europa. E basta
solo ricordare Girolamo Morini di Modena, Girolamo Bellarmata esule senese,
Iacopo Fusti detto il Castriotto, Pietro Strozzi fiorentino, Gerolamo Pennacchi
di Treviso, Antonio Melloni cremonese, Bartolomeo Campi del Valdarno,
geniale inventore di ritrovati meccanici ossidionali; tutti attivissimi nelle
guerre di Francia e Paesi Bassi, dove parecchi di essi morirono, al servizio di
Inghilterra, Spagna, Impero, Francia, e dove promossero poi il nascere di
scuole nazionali d'ingegneri militari. Massima, quella francese, che trionferà col
Vauban nel'600.

Molto diffusi anche la conoscenza e l'uso della lingua italiana: in Francia


specialmente, da Carlo VIII a Enrico II, marito di Caterina de' Medici, esperto a
parlare italiano "come se fosse nudrito in mezzo di Toscana". Anche in Polonia,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 526/1196
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al tempo di Bona Sforza, moglie di quel re, l'italiano divenne lingua di corte.
Diffusione e vitalità piùISTITUTO
antica e(/ISTITUTO/)
più duratura esso ebbe poi in Oriente,
MAGAZINE (/MAGAZINE/)
nei paesi
della colonizzazione veneziana, genovese, pisana. A Costantinopoli, era quasi la
(/index.html)
lingua degli affari e della diplomazia. E la sua conoscenza, lì, si riconosceva in
CATALOGO (/CATALOGO/)
Francia che fosse requisito necessario e sufficiente per un diplomatico.

Le ultime resistenze italiane. - Con l'incoronazione di Bologna, non cessò,


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
naturalmente, una vita politica italiana e neppure certo sforzo rivolto ad
alleggerire la tutela o impedire che essa si allargasse a tutta la penisola. Si può
dire, anzi, che comincia ora(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI quel senso di precarietà delle cose italiane e di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

perenne attesa, che diverrà normale stato d'animo degl'Italiani. Se da una parte
l'autorità di Carlo V cresceva sempre più, anche per riflesso delle imprese
contro i Barbareschi (Tunisi, 1535); se CULTURA
TRECCANI trovava sempre nuovi punti d'appoggio,
(/CULTURA/)

col ritorno dei Medici a Firenze nel 1530, e con l'instaurazione di un diretto
dominio nel Milanese alla morte di Francesco Sforza nel 1535; se con lui erano
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ormai non solo papa Clemente, ma anche i maggiori casati della penisola, i
marchesi di Monferrato ormai al tramonto, i Gonzaga elevati a duchi e
ingranditi del Monferrato, i Savoia che, dopo aver tenuto per Francia e poi
tentato di bilanciarsi fra i due contendenti nel 1530, fecero omaggio a Carlo
nell'incoronazione di Bologna: dall'altra, vi fu la congiura genovese capeggiata
dai Fieschi, nel 1547, contro la dittatura Doria appoggiata a Spagna; vi fu lo
stesso anno la sollevazione napoletana contro il nuovo tribunale
dell'Inquisizione, voluto da Spagna; vi fu in Toscana il tentativo antimediceo e
antispagnolo del Burlamacchi, con marcate simpatie ai protestanti e al
protestantesimo. L'opposizione a Spagna, e, in genere, al nuovo assolutismo
principesco, dava qualche alimento alle correnti protestanti, come queste
correnti a quella opposizione. Del resto, dovunque fosse qualche superstite
affermazione di vita comunale, essa significava anche affermazione di una
autonoma religiosità.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 527/1196
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Vene di protestantesimo sono visibili in Italia già fra il 1520 e 1530, cioè nella
fase culminante e decisiva dei contrasti tra Francia e Asburgo. Elementi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) proprî
della vita italiana, nuovi o antichi, preesistevano. E più ancora preesistevano e
(/index.html)
spontaneamente si generavano, già al principio del '500, aspirazioni a una
CATALOGO (/CATALOGO/)
riforma più o meno profonda e larga della vita chiesastica: come che la Chiesa
non "avesse più alcun segno del suo essere evangelico" e dell'antico vigore
apostolico, come dicesi in un memoriale a Clemente VII. Vi furono anche
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
rapporti con i paesi luterani e zuingliani e calvinisti, per il tramite di uomini di
lettere e di mercanti dei due paesi, di studenti tedeschi assai numerosi nelle
nostre università, fors'anche di soldati tedeschi
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) nelle
ARTE guerre d'Italia. La
(/TRECCANIARTE/)

predicazione di Lutero ebbe risonanze nelle città dell'alta Italia, a Milano, a


Pavia, a Bologna, ecc. Principale porta d'accesso, il Veneto, cioè Padova, sede
dell'università, dove nel 1528 TRECCANI
si dice cheCULTURA
ogni uomo di lettere è luterano, e
(/CULTURA/)

Venezia, centro delle relazioni commerciali con i paesi di Germania. Dall'altra


parte della penisola, Napoli. Qui pare che già nel 1528 qualche seme luterano
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
lascino cadere i lanzichenecchi che combattono là contro i Francesi. E nel 1534,
si forma un nucleo di simpatizzanti per il movimento evangelico, attorno allo
spagnolo Giovanni Valdes. Vi è, a mezzo della penisola, Lucca, un'altra
repubblica aristocratica e commerciale come Venezia. A Lucca anche conventi
di eremitani di S. Agostino si sono aperti alle nuove idee. A Lucca troviamo
Pietro Martire Vermigli, Celio Secondo Curione, Bernardino Ochino, Aonio
Paleario: tutti nomi che entreranno nella storia dell'eresia italiana. Si tratta, qui
e dappertutto, di borghesi e anche nobiltà e gente di chiesa, specialmente del
clero regolare: comunque, di aristocrazia intellettuale, sebbene artigiani e
popolani non vi manchino, come non vi mancano rifiuti di conventi, "apostati"
o frati sfratati che in gran numero si agitavano fra laicato e chiericato. Grande
varietà di atteggiamenti intimi, in questi uomini, nei quali, spesso, fermentava
un alto spirito religioso ed evangelico. Si limitavano a caldeggiare riforme
morali e disciplinari oppure penetravano nella sfera delle dottrine. Guardavano
con simpatia i novatori d'oltralpe, oppure con sospetto. Invocavano le riforme
con l'animo stesso dei Lutero e Calvino, oppure come un mezzo per poter
combattere Lutero e Calvino. Che era poi il pensiero e il sentimento di uomini
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 528/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

come Gian Pietro Carafa che, dal 1520 circa in poi, caldeggiò ogni riforma,
partecipò alla fondazione 
o al riordinamento di nuove e vecchie congregazioni,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ma fu acerrimo avversario di eresie e di eretici. Da questi diversi atteggiamenti,


(/index.html)
il diverso destino di quei riformatori. E tuttavia, anche dove si ebbe un vero
CATALOGO (/CATALOGO/)
protestantesimo italiano, esso si presenta con alcuni caratteri suoi proprî, più o
meno latenti o spiegati, poiché esso ha proprî fondamenti e compone in modo
proprio quel che prende dagli altri. È restìo ad accettare la dottrina della
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
predestinazione, raramente nega il valore delle buone opere e giunge alla piena
giustificazione per la fede. Anzi, elimina il dualismo tra fede e opere, essendo le
buone opere implicite LIBRI
nella(/TRECCANILIBRI/)
fede viva. Ci sonoARTE
in Italia più esigenze razionali
(/TRECCANIARTE/)

che oltr'Alpe, più aneliti di libertà intellettuale, più rispetto dell'umana


personalità, più fiducia nelle forze di salvazione del credente.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Ma anche dal campo opposto al protestantesimo, cioè del papato, veniva


l'opposizione a Spagna e all'Impero, per quanto essi impersonassero e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
difendessero, entro e fuori il vasto dominio loro, l'ortodossia cattolica. Ma la
Spagna voleva dire, oltre qualche impaccio al nepotismo, pericolo permanente
per lo Stato della Chiesa e per la libertà del pontificato; e voleva poi dire
incarnazione piena di quell'assolutismo monarchico che si affermava in
concorrenza e opposizione all'assolutismo papale. Perciò opposizione all'eresia
e opposizione a Spagna procedettero di pari passo, più o meno energicamente e
scopertamente. Si vede già con Paolo III Farnese, succeduto a Clemente VII.
Con lui comincia il papato a preoccuparsi veramente dei progressi dell'eresia:
anche per non dare, con la propria incuria, incentivo o pretesto all'incuria degli
altri. Più energicamente procedette Gian Pietro Carafa, divenuto nel 1555 papa
Paolo IV. Con lui, anzi, cominciò veramente il martellamento degli eretici.

Nel tempo stesso, i due pontefici tennero testa, come potevano, alla Spagna.
Paolo III, pur cauto e prudente, non cessò di lavorare sottomano per fermarne i
progressi durante le nuove guerre che si accesero fra le due corone, dopo la
morte dello Sforza di Milano (1535) e il passaggio del ducato alla diretta
dipendenza di Spagna. Francesco I, che dall'Italia non distaccava mai gli occhi e
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 529/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

nel 1533 aveva concluso il matrimonio di suo figlio Enrico con Caterina de'
Medici, salutato in Francia come segno e mezzo di unione perpetua deidue
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

paesi; Francesco I assalì nel 1536 il Piemonte e lo occupò quasi tutto, dovesse
(/index.html)
esso servire come base di operazione o come moneta di cambio per ottenere il
CATALOGO (/CATALOGO/)
Milanese. Poiché il re di Francia puntava specialmente lì sopra, quasi
affascinato. Ma anche sulla Toscana, su Napoli, su Genova, sulla Corsica, tutti
paesi da cui e verso cui gli venivano anche richiami di Fiorentini odiatori dei
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Medici, di baroni napoletani ossessionati dalla speranza di riavere i loro feudi e
le grandezze di una volta, di nobili famiglie avverse ad Andrea Doria, di
Sampiero Corso e altriLIBRI
ribelli a Genova: tutti ARTE
(/TRECCANILIBRI/) sempre persuasi di dover trovare
(/TRECCANIARTE/)

in Italia solo gente in attesa e pronta a insorgere. In queste nuove guerre, la


Francia trovò i più diversi e contraddittorî alleati: i luterani, coi quali
strettamente collaborò specie TRECCANI
negli anniCULTURA
1552-56; e i Turchi, con i quali strinse
(/CULTURA/)

vera fratellanza d'armi, con particolare danno delle regioni italiane soggette a
Spagna o ad amici di Spagna, cioè del Napoletano che ebbe le coste
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
saccheggiate, di Nizza che fu assalita dalla flotta turca e da soldati francesi, della
Corsica che fu parzialmente occupata dai barbareschi. Così la Francia concorse
ad allargare la breccia che nell'Europa cristiana avevano fatto i Turchi, e
nell'Europa cattolica i protestanti. E l'Italia, messa in mezzo a questa cerchia di
nemici di Spagna, si sentì anch'essa variamente premuta dopo che da Francesi e
Svizzeri e imperiali e Spagnoli, anche da protestanti e da musulmani. Ma la
Francia fece anche ricorso a papa Paolo III Farnese, che nel 1545, con la
fondazione del ducato di Parma e Piacenza per il figlio Pier Luigi, in una
regione da gran tempo legata al Milanese, aveva compiuto un atto di politica
nepotistica e, insieme, antispagnola. Più scopertamente e risolutivamente
ancora procedé, nei rapporti con Spagna, Paolo IV Carafa, il quale, insíeme con
i Farnesi di Parma, gli Estensi di Ferrara, i Medici di Toscana, irritati perché
l'esercito spagnolo con Giacomo de' Medici, dopo avere espugnata Siena (1554-
55), se la teneva per sé, tentò una coalizione antispagnola che è da considerare
l'ultima di questa epoca. Egli era un fiero odiatore di Spagnoli, "già cuochi e
mozzi di stalla in Italia, e ora presuntuosi a farla da padroni, eretici e scismatici,
seme di giudei e di marrani". Ma anch'egli, non voleva sostituire Francesi a
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Spagnoli, sibbene tenerli tutti e due lontani o, al peggio, equilibrarli e quindi


neutralizzarli in Italia. "Sono barbari tutti doi e saria bene che stessero
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
a casa
soa e non fusse in Italia alcuna lingua che la nostra", diceva egli a Bernardo
(/index.html)
Navagero, oratore veneziano.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Per combattere contro il re di Spagna, Paolo IV non solo si unì alla Francia ma
assoldò anche tedeschi; proposeSCUOLA anche (/TRECCANISCUOLA/)
a Solimano di assalire non più
l'Ungheria ma le due Sicilie, fece egli stesso guerra contro il vicereame di
Napoli nel 1557. Ma non riuscì a nulla. Nessuna concordia fra i tre alleati
Francia, papa, Estensi.LIBRI
Il re (/TRECCANILIBRI/)
voleva l'impresa di Milano
ARTE e Toscana; il papa, di
(/TRECCANIARTE/)

Napoli, dove il suo casato aveva molti possessi. Dei consiglieri del papa taluni,
toscani, volevano buttar giù Cosimo; altri, esuli da Napoli, tornare in patria.
Nessuno poi sapeva con quali TRECCANI
forze compiere
CULTURAtali imprese. Così il re di Spagna,
(/CULTURA/)

come aveva già avuto ragione, direttamente o per mezzo dei suoi aderenti, dei
moti avversi di Genova, Lucca, Napoli, e tenuto mano alla ben riuscita
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
congiura comro Pier Luigi Farnese, ora si riguadagnò gli avversarî dando Siena
a Cosimo de' Medici, salvo le fortezze del litorale senese, e assicurando Parma e
Piacenza al figlio di Pier Luigi, Ottavio, isolò il pontefice in Italia, come isolò il
re di Francia togliendogli l'amicizia inglese, e lo sconfisse a San Quintino col
braccio di Emanuele Filiberto; costrinse Enrico II a rinunciare ancora a ogni
pretesa sull'Italia, salvo Saluzzo e suo marchesato. Paolo IV, solo, non poté
impedire che nemici e amici gli occupassero terre della Chiesa e fossero a un
punto dal rinnovare il sacco del 1527. I Veneziani costituivano ormai l'ultima
repubblica veramente libera, dopo caduta nel 1555 Siena. Ma, non ostante le
sollecitazioni del pontefice, neanche i Veneziani si mossero. Ai Veneziani basta
mettere pace tra Francia e Spagna, tra Spagna e papa, per impedire che anche lo
Stato della Chiesa vada in mani di potentati stranieri. Un freddo senso realistico
è in essi, che fa singolare contrasto con la veemente e cieca passione del papa.

Ormai veniva a mancare ogni possibilità e ogni base europea e italiana a questa
lotta contro il dominio spagnolo nella penisola. Non c'è più, fuori, contrappeso,
come è stata finora la Francia. Si è creata una rete d'interessi assai fitta che lega
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molti dei superstiti governi italiani alla Spagna. La gente d'arme trova nelle
guerre di Spagna uno sfogo al suo ancor vivo spirito guerresco, una 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

soddisfazione di amor proprio, un miraggio di fortuna. Parte del commercio e


(/index.html)
della finanza italiani si svolge nell'orbita della grande monarchia e ne trae
CATALOGO (/CATALOGO/)
qualche vantaggio. Con la Spagna gli Italiani realizzano qualcuno dei benefici
del grande stato: cioè vasto campo d'azione, possibilità varie di vita. Nei paesi
soggetti, specie nel Mezzogiorno, le popolazioni, un po' per manco di forze di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
resistenza, un po' per qualche beneficio che ne traggono, si sono ormai adagiate
nella nuova condizione di cose. La monarchia spagnola ha ripreso nel
Mezzogiorno l'opera interrotta dagli Aragonesi.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEE(/TRECCANIARTE/)
meglio di essi riesce nel
tenere a segno la nobiltà e attirarla a Napoli e un po' addomesticarla; meglio nel
difendere il paese dai Turchi, che erano stati i due più grossi guai della dinastia
aragonese negli ultimi suoi tempi. Infine,
TRECCANI per un(/CULTURA/)
CULTURA verso la società italiana tutta
quanta veniva risentendosi del costume spagnolo, cioè un po' si spagnolizzava,
sia pure superficialmente; per un altro, s'italianizzava un poco quella parte della
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nazione spagnola che aveva più contatti con l'Italia. Soldati delle due nazìoni,
militanti negli stessi eserciti; letterati e viaggiatori dell'uno e dell'altro paese;
parecchi israeliti spagnoli trasferitisi in Italia; avventurieri e cortigiane
spagnole furono il tramite di questa reciproca assimilazione, i rappresentanti
quasi di una società italo-spagnola.

L'anno 1559 chiuse la lunga serie delle guerre europee e, in special modo,
franco-ispane o franco-asburgiche, di cui l'Italia era stata oggetto, teatro e
vittima. Ma la Francia era anch'essa esausta. Le disillusioni susseguitesi l'una
all'altra, ormai facevano massa. Nel sec. XV, con Luigi XI, si era vista nella
direzione della Borgogna e dell'Italia la linea di minore resistenza; ma ora, la
Francia tende piuttosto al Reno, come frontiera orientale. Questo obiettivo,
quasi dimenticato durante le prime guerre d'Italia, riprende vigore fra il 1552 e
'59 ed è esplicitamente dichiarato dopo d'allora. E poi cominciano o si
aggravano i disordini interni di quel regno, si apre la serie delle guerre
religiose. Perciò, sosta. La penisola aveva nel frattempo mutato non poco il suo
volto politico. Potenza egemonica è Spagna. Qualche anno prima, l'imperatore
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Carlo V, dividendo tra il fratello e il figlio il vasto impero, aveva assegnato a


Ferdinando i possessi austriaci i
e la dignità imperiale, a Filippo la Spagna,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

possessi italiani, le colonie. La Spagna che, dal '300, aveva la Sardegna; dal
(/index.html)
principio del '400, la Sicilia; ora ha raggiunto il regno di Napoli, causa prima di
CATALOGO (/CATALOGO/)
tante cupidige e di tanta ressa europea attorno all'Italia; in ultimo, il Milanese,
piccolo dominio e con cattive frontiere, ma popolato dì città industriose e
commercianti, utile anzi necessario per guardare il regno dalla parte dei
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Francesi, militarmente ben disposto perché equidistante fra il regno di Napoli e
i Paesi Bassi spagnoli. L'amicizia di Genova, anzi il patronato su Genova e il
possesso delle fortezzeLIBRI
nel litorale senese completavano
(/TRECCANILIBRI/) questo sistema
ARTE (/TRECCANIARTE/)

spagnolo in Italia, poiché assicuravano le relazioni marittime tra la Spagna e il


milanese e costituivano un punto d'appoggio intermedio fra Genova e Napoli,
in quell'Italia centrale dove la TRECCANI
Spagna non aveva(/CULTURA/)
CULTURA altri possessi proprî.

Bilancio di un cinquantennio (1494-1559). - Si chiudeva in tal modo un'età


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fortunosissima per la penisola, iniziatasi nel 1494: età, nel giudizio dei
contemporanei e dei posteri, rovinosa e di decadenza per la patria italiana, oltre
che principio di rovina e decadenza maggiori.

Crollo di dinastie, decadenza di attività economiche, sviamento o dispersione di


uomini. C'era, nella vita italiana, qualcosa che veniva ristagnando, come se si
affievolissero le intime energie creatrici, per esaurimento o stanchezza, avendo
già dato, nel quadro di quegli ordini politici e di quella civiltà, ogni loro frutto.
Certe attività economiche, giunte ad alto grado di sviluppo in regime di stato e
città o in regime di quasi monopolio italiano in Europa, perdevano del loro
vigoroso ritmo in regime di maggior equilibrio politico ed economico fra gli
stati della penisola, e in regime di concorrenza, creata, alle industrie italiane,
dalla crescente industria di altri paesi e dalla politica mercantilistica dei governi
assoluti. Si aggiunsero poi guerre e dominio straniero, saccheggio di città,
pestilenze e carestie che erano compagne indivisibili delle guerre, provincie
intere disertate di uomini e bestiame. Insomma, distruzione e dispersione di
ricchezze, vasta ruberia, l'Italia diventa la terra promessa di tutti gli spiantati e
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affamati in cerca di fortuna. E poi, correnti di traffico deviate o rotte, focolari


vivi di operosità eeonomica profondamente turbati o addirittura spenti,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
vigorosi nuclei di borghesia assottigliati dalle numerose emigrazioni. Si
(/index.html)
aggiungano, nel '500, i fatti economici conseguenti alla scoperta dell'America,
CATALOGO (/CATALOGO/)
alcuni avvertiti subito, come lo sviluppo preso dal commercio dei paesi
oceanici, specialmente del Portogallo, in concorrenza con Venezia, altri solo
più tardi, dalla metà del '500 in SCUOLA
poi, come l'afflusso dei metalli preziosi in
(/TRECCANISCUOLA/)
Europa. Si ebbe uno svilimento della vecchia ricchezza, risentito specialmente
dagl'Italiani che avevano capitali investiti all'estero, cioè crediti, e che ora questi
capitali realizzarono inLIBRI
moneta priva del vecchio
(/TRECCANILIBRI/) ARTEpotere d'acquisto. Donde
(/TRECCANIARTE/)

grandi fallimenti di banche nell'Italia del '500. Comunque, decadono realmente


l'industria della lana e della seta nelle città toscane e altrove; entrano nella fase
discendente i commerci legatiTRECCANI
a quelle industrie e rivolti verso i paesi del
CULTURA (/CULTURA/)

Levante, come sono i commercì veneziani; la marineria mercantile cede


terreno, specie nei traffici verso i mari del Nord, per la concorrenza delle altre
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
marinerie, e svigoriscono le colonie degli Italiani ad Anversa, anche per il loro
frazionarsi in ragione degli stati o città della penisola da cui essi provengono. Si
rompono, in quei paesi e altrove, molte maglie della fitta rete bancaria italiana:
e vi sono case che si ritirano dagli affari, investendo nei debiti pubblici o in
altro modo i loro denari; altre che emigrano all'estero, a Ginevra o a Lione, a
Parigi o ad Anversa. Ragioni economiche, politiche, religiose spiegano questa
migrazione, di cui il più cospicuo esempio è dato dai Lucchesi. E segni crescenti
anche di emigrazione artigiana, determinata da crisi d'industrie locali, da
richiami esteri.

E tuttavia vi è ancora del movimento in questo secolo. Graduale è il decadere,


come di cosa che fu ben viva e che ancora conserva ragioni di vita. Qualche
attività nuova sottentra alle vecchie. Se come collettività organizzate gl'Italiani
decadono, non decade la loro importanza come individui: un po' mercanti, un
po' avventurieri, un po' imprenditori e scopritori, a volte veramente geniali.
Essi prevalgono su tutti gli altri, ad Anversa, in fatto d'iniziative destinate a
creare industrie e attività sussidiarie della funzione commerciale del porto.
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Genova ha perso il Levante, ma sta guadagnando il Ponente. Economicamente


parlando, essa è quasi parte della monarchia spagnola. Molti Genovesi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
in
Spagna. Vi hanno commerci, banche, appalti, fanno grandi operazioni
(/index.html)
finanziarie; s'inseriscono attivamente nel traffico ispano-americano, ed avviano
CATALOGO (/CATALOGO/)
verso l'America spagnola qualche sottile rivolo migratorio, fatto di mercanti,
d'imprenditori e dissodatori, di fondatori di città (Giovanni Battista Pastine,
fondatore di Valparaiso); dànnoSCUOLA a quei(/TRECCANISCUOLA/)
paesi qualche impronta italiana quanto a
cultura, entro il quadro della colonizzazione spagnola. Seguita infine e cresce
l'afflusso di gente italiana in Polonia, specialmente negli anni che Bona Sforza
vi fu regina (1518-56).LIBRI
Anche qui, banchieri, ARTE
(/TRECCANILIBRI/) importatori e commercianti di
(/TRECCANIARTE/)

velluti, di damaschi, di seterie, di profumi, di vini; introduttori di alcune


industrie, come l'oreficeria; organizzatori di pubblici servizî come le poste;
esportatori di grano, del qualeTRECCANI
si fa da per tutto,(/CULTURA/)
CULTURA anche in Italia, ricerca
crescente, specialmente da Veneziani e Genovesi. È il tempo che le città
polacche parvero, come allora si scrisse, quasi suburbium Italiae e la polonia
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Italiam factam esse.

Anche il bilancio politico di questa tormentata epoca non si esaurisce con


l'elenco delle provincie venute in mano di Spagna. Le lunghe guerre hanno
avuto anche una loro fecondità. Non da per tutto è stato turbato e interrotto il
processo di formazione di stati territoriali con proprî governi e dinastie. Le
guerre hanno fornito occasioni e creato necessità risoltesi a favore di alcuni di
questi stati, che sono un poco figli della tempesta. Il ducato di Toscana, poi
granducato, non si sarebbe forse costituito senza il favore e la cooperazione di
Spagna che disarmò in questa maniera il papa Medici e tolse a Francia
tradizionali amici, proprio nel cuore dell'Italia, cioè Firenze e poi Siena, ultimi
rappresentanti di libertà comunali e di spiriti municipali, con relativa incapacità
di più larga organizzazione statale. Si portò innanzi, così, l'opera a cui la
repubblica fiorentina aveva tante volte e inutilmente messo le mani, disfatta più
presto che fatta, cioè l'unità politica della regione: utile a impedire che la
Spagna si allargasse ancora di più nella penisola. Anche il ducato di Parma e
Piacenza e il più vasto dominio dei Gonzaga, ai quali Carlo V diede e Filippo II
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confermò il Monferrato, nacquero a freno o a servizio di Spagna, per


indebolire o rafforzare ISTITUTO
la posizione della Spagna in Italia. Ché se questi
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
due
staterelli non rappresentarono gran che in quel processo unitario della
(/index.html)
penisola, in quel crescente adeguamento dell'Italia politica all'Italia della
CATALOGO (/CATALOGO/)
cultura, che sono il fatto centrale e il filo conduttore della storia italiana; più
importante fu che Genova poté conservarsi in relativa indipendenza e avere
l'appoggio, diplomatico se non SCUOLA
militare, della Spagna per ricuperare dalle mani
(/TRECCANISCUOLA/)
dei Francesi la Corsica, che era un lembo di Toscana e d'Italia quanto a lingua e
civiltà. Ancora più importante fu che Filippo II, dopo la vittoria di S. Quintino
riportata da EmanueleLIBRI
Filiberto, pattuì a suo ARTE
(/TRECCANILIBRI/) favore la restituzione delle terre
(/TRECCANIARTE/)

piemontesi che la Francia aveva occupate nel '36. Compito suo doveva essere
custodire i valichi alpini, guardare il milanese dalla Francia, insomma mettere a
profitto della corona e della sua politicaCULTURA
TRECCANI italiana(/CULTURA/)
un paese che, dal tempo degli
Angioini in poi, era diventato, più o meno secondo i momenti, campo aperto
all'azione francese, e base alle intraprese militari del re di Francia. Ora, col
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
trattato del 1559, Enrico II riuscì a conservarsi solo il marchesato di Saluzzo:
cosa che non dové dispiacere alla Spagna, come mezzo di tenere i Savoia più
attaccati ad essa; non agli amici della "libertà d'Italia", perché si manteneva un
resto di contrappeso alla Spagna nella penisola. Insomma i re in contesa, specie
la Spagna, se ebbero quel che ebbero, dovettero transigere sul resto, procurarsi
solidarietà, contare sugli amici fatti potenti, oltre che sui sudditi. E ne risultò
qualche progresso nell'organizzazione politica della penisola. Tutto era fatto in
vista di un interesse altrui, cioè spagnolo. Ma è naturale che, una volta creati o
rinforzati quegli organismi politici, essi camminarono per la loro strada; e oltre
a risolvere più o meno problemi politico-sociali di carattere locale, oltre a far
avanzare l'educazione politica e il senso dello stato nella gente toscana o
piemontese, concorsero a tenere a segno gli Spagnoli, a corroderne la potenza e
il prestigio, in ultimo a demolirli nel dominio dell'Italia.

E lo Stato della Chiesa? Al principio del secolo, la Francia, alleata coi Borgia,
aveva aiutato i papi a rivendicare città e provincie dai tirannelli locali: e Giulio
II, il maggiore costruttore dello Stato della Chiesa, aveva bene sfruttato le
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

cupidige italiane ed europee scatenate contro Venezia, per riavere le città della
Romagna. Dopo d'allora, altre tempeste si rovesciarono su questo stato,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) reso
mal fermo da organiche incapacità e oggetto di amare ironie da parte del sottile
(/index.html)
spirito di Machiavelli. Ma la sua debolezza era anche la sua forza. La natura del
CATALOGO (/CATALOGO/)
potere che impersonava quello stato, se rendeva questo poco capace di
difendersi con le armi, gli assicurava guarentigie d'altra natura. E ora, nel sec.
XVI, vi è come una consacrazione dello Stato della Chiesa, come un'aureola di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
santità che lo ricinge e lo difende: "beneficio" annesso all'ufficio apostolico,
inscindibile da esso e inviolabile. La rinnovata spiritualità della Chiesa e del
papato investe anche ilLIBRI
suo (/TRECCANILIBRI/)
dominio terreno. ARTE
Così(/TRECCANIARTE/)
esso poté assolvere quel
compito per cui gl'Italiani del '500 e '600 lo lodarono: essere barriera alla
Spagna, cuneo interposto fra i possessi milanesi e quelli napoletani della
Spagna. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Ricostruzione cattolica e ricostruzione statale.


ACQUISTA (/EMPORIUM/)

La controriforma. - Siamo in piena epoca di controriforma o, meglio, di


controrivoluzione; in epoca di riforma cattolica per frenare la rivoluzione
protestante. Fatto della cristianità e cattolicità è la controriforma o
controrivoluzione: e il fatto trova un riscontro in quel che era accaduto nel sec.
XIII, quando egualmente la più viva religiosità aveva creato correnti
riformistiche nel senso ereticale e correnti riformistiche nel senso ortodosso:
correnti vicine e qualche volta confuse da principio, avanti che incontrassero
una linea di displuvio e divergessero. Ma esso ha in Italia uno dei suoi centri
vivi, forse il maggiore centro, e, muovendo non solo dal papato e dalla
gerarchia, ma dalla coscienza religiosa del popolo italiano o, comunque,
trovando una sua intima rispondenza nello spirito del popolo, riflette alcuni
caratteri del popolo stesso, è storia del popolo italiano. Come già nel sec. XIII,
anche ora gerarchia e papato scendono in campo. Volgono al loro termine le
lunghe e complicate guerre; il papato appare sempre meglio più religioso che
politico. Il contrasto fra cattolici e protestanti, aspro specialmente oltr'Alpe, ha
riacceso, dove non si è avuta piena vittoria del protestantesimo, il fervore dei
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

cattolici. Essi si sono più fervidamente volti verso Roma; e, anzi che
considerare il papa come 
un qualunque principe italiano, ora lo considerano
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

piuttosto come capo della Chiesa e pastore universale. Dopo secoli di


(/index.html)
sbandamento, o per la servitù avignonese, o per lo scisma e per altre prolungate
CATALOGO (/CATALOGO/)
assenze dalla sua naturale sede, o per il pensiero tutto rivolto allo Stato della
Chiesa, o per i nuovi idoli del mondo classico messi sugli altari, o per la
necessaria partecipazione alla grande politica dell'Europa imperniata sull'Italia;
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
la Chiesa e il papato rientrano nel loro solco, ristabiliscono quei nessi vivi con i
fedeli che si erano per buona parte spezzati, riprendono con nuova energia il
lavoro antico di organizzazione interna, di differenziazione
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) del chiericato dal
ARTE (/TRECCANIARTE/)

laicato, di accentramento in Roma ecc., accennano a riguadagnare quel credito


e quella potenza anche politica e finanziaria che da un pezzo avevano perduti
(v. controriforma). Difatti, colTRECCANI
sec. XVI,CULTURA
un'enorme massa di ricchezza
(/CULTURA/)

fondiaria si raccoglie nuovamente nelle mani delle chiese, specialmente nel


Milanese spagnolo, nel regno di Napoli, in Toscana: vera manomorta, ormai, in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
tempi di progredita economia monetaria e di mobile ricchezza quale è il '500 e
l'età successiva. E vi sono, nei papi di questo tempo, accenti che ricordano
quelli dei papi dal sec. XI al XIII, da Gregorio VII a Bonifacio VIII. Una
dottrina del potere assoluto del papato, che possa pretendere dai governi la
persecuzione delle eresie e il rispetto delle libertà ecclesiastiche. Ma la vecchia
dottrina si concilia con nuove esigenze e si munisce di nuove armi, e, come
accoglie e sviluppa la teoria della sovranità popolare, si appropria, adattandola a
sé, la nuova cultura.

Di fronte all'azione cattolica, seguaci e simpatizzanti italiani del


protestantesimo, come erano variamente disposti verso Roma cattolica, così
seguirono via diversa. Non pochi, urtati violentemente, si allontanarono
ancora più dalla Chiesa, soffrirono persecuzioni, e taluni il supplizio, fuggirono
fuori d'Italia in paesi già protestanti, si immersero ancora più nel
protestantesimo.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 538/1196
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Questo esodo, cominciato attorno al 1530, cresciuto nel ventennio successivo,


raggiunse alte proporzioni col 1555, cioè con Paolo IV. Quasi ogni città
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) contò i
suoi profughi. Alcune moltissimi, come Lucca. Avevano già fuori d'Italia
(/index.html)
relazioni o punti d'appoggio; liquida e mobile molta parte della loro ricchezza.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Quindi non difficile, per molti, la fuga e la sistemazione altrove, in Francia, nei
Paesi Bassi, in Polonia, in Ungheria, in Svizzera: specialmente in Svizzera e a
Ginevra, che da lontano brillavaSCUOLAagli occhi dei novatori come sede di un più
(/TRECCANISCUOLA/)
vero cristianesimo, come la nuova Roma. Lì, o aderirono alle varie chiese
protestanti, oppure, insofferenti, svolsero proprie dottrine. Basti ricordare lo
Stancaro mantovano, ilLIBRIBlandrata saluzzese, iARTE
(/TRECCANILIBRI/) Socini e l'Ochino di Siena, attivi
(/TRECCANIARTE/)

specialmente in Polonia. Ma i più di questi Italiani, o che non volessero


affrontare penecuzioni o che avessero avuto solo superficiali e sentimentali
contatti col luteranesimo e conTRECCANI
il calvinismo,
CULTURA e si appagassero via via dello
(/CULTURA/)

sforzo riformatore della Chiesa e dell'alta spiritualità di taluni pontefici e del


rinnovato prestigio mondiale del papato; i più rientrarono nelle file
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dell'ortodossia romana, con maggiore o minore sincerità e convinzione. Certo
noi non sappiamo quale direzione avrebbero seguito alcuni di quei rivoli di
viva religiosità, alcuni di quegli accesi riformisti, se abbandonati al loro
impulso. Non sappiamo se quella filosofia del Rinascimento, che ebbe nel '500
alcuni dei suoi più alti assertori, sarebbe, come la sua intima logica la portava,
sboccata a una negazione esplicita, oltre che della filosofia dell'età precedente,
che era la filosofia della Chiesa, anche della Chiesa stessa. Ma guardato il
problema nel suo insieme, dobbiamo ammettere che il pontificato romano,
nella lotta al protestantesimo, si mosse nella direzione segnata dallo spirito del
popolo italiano. Qui mancò quella moltiplicità di ragioni e impulsi, anche
sociali, politici, razionali, che in Germania, come avevano portato a una
semplice ribellione dogmatica, così poi diedero vittoria al protestantesimo.
Anzi quelle ragioni e quegli impulsi che lì agirono positivamente, in Italia
agirono negativamente, cioè contro il protestantesimo. Saturatasi in Germania
di tutti gli elementi della vita nazionale, la protesta assunse un carattere
nazionale e tedesco che, se le diede forza fra Tedeschi e genti germaniche, fu
causa di debolezza fra altre genti, specialmente fra Italiani. Così germi
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religiosamente rivoluzionarî che erano nella filosofia del Rinascimento non


agirono nel campo religioso e chiesastico: rimaselo filosofia. Filosofia e
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

religione, quasi due sfere ideali distinte. Forza della vita italiana o debolezza?
(/index.html)
Esigenza viva di unità religiosa, quale i paesi protestanti non conobbero più?
CATALOGO (/CATALOGO/)
Istintivo sentirsi e ritrovarsi degl'Italiani nella Chiesa e nel cattolicismo come
in casa propria, da essi creata e fortemente improntata di sé? Certo, questa
filosofia, indipendentemente dai suoi possibili sbocchi logici, giustificò poi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
espressamente l'opposizione dei filosofi italiani, e degl'Italiani in genere, al
protestantesimo, nel quale videro una causa di disgregazione sociale, mentre la
religione doveva dare LIBRI
unità,(/TRECCANILIBRI/)
una causa di svigorimento dello sforzo umano e
ARTE (/TRECCANIARTE/)

individuale verso la salvazione. Nel che si rispecchiava una mentalità, una


concezione della vita e di Dio che è della gente e della civiltà italiana, cresciuta
con Roma e col cattolicismo. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

La Controriforma, o Riforma cattolica, avviata al tempo e anche per opera di


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Paolo III e Paolo IV, fattasi più risoluta con Pio IV (r559-65) che condusse a
compimento il concilio di Trento, in cui ebbero funzione direttiva il cardinal
Morone e Carlo Borromeo; raggiunse nel suo sviluppo pratico un alto grado
d'intensità con Pio V. I sette anni del suo pontificato furono anni di azione
indefessa, spesa attorno alla riforma, al governo dello Stato della Chiesa, alle
complicate relazioni coi principi cattolici e protestanti. Pio V a Roma;
l'arcivescovo Carlo Borromeo, il maggiore esecutore e perfezionatore del
concilio e dei suoi deliberati, a Milano.

Mentre si svolgeva la controffensiva cattolica contro la Riforma o rivoluzione


protestante e a ripristino delle "libertà" e prerogative della Chiesa, si svolgeva
anche quella cristiana contro l'Islam. Anch'essa aveva in Roma il suo centro
ideale e la sua forza motrice più operosa, più sollecita dei fini religiosi e
universali che erano da raggiungere. Interessi a combattere i Turchi e i loro
stati vassalli nordafricani non mancavano in Italia. Tutti i governi e i popoli
italiani, anzi, sentivano la minaccia e il danno che venivano da quella parte ai
loro territorî e ai loro commerci marittimi. E da questo comune danno e
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

pericolo, potevano anche nascere o riprendere vigore antiche idee di accordi e


leghe fra gli stati della penisola. Si ricordi l'idea, piuttosto nuova, di una
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) vera e
propria confederazione a difesa dagl'infedeli, come fu quella caldeggiata nel
(/index.html)
1560 in uno scritto dell'istriano e padovano Girolamo Muzio, apparso poi nel
CATALOGO (/CATALOGO/)
1572. Ma, a parte la costruzione del Muzio, il pensiero di una unione di forze,
sia pur solo a scopi temporanei, era diffuso. A Roma vi si batteva e ribatteva.
Solo mancava la fiducia reciproca degli stati italiani e la buona disposizione a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
unire le forze. Mancava specialmente nei due maggiori potentati della penisola:
Spagna e Venezia. Nessuno voleva impegnarsi a difesa dell'altro. Ognuno
temeva che da un comune LIBRI sforzo l'altro più diARTE
(/TRECCANILIBRI/) lui si(/TRECCANIARTE/)
avvantaggiasse. Ma la
minaccia incalzava. Selim II, nuovo sultano dopo la morte di Solimano il
Magnifico, non dissimulava la sua intenzione di assaltare Cipro, baluardo
veneziano e cristiano nel mareTRECCANIdi Levante. Quindi,
CULTURA Venezia era turbata e
(/CULTURA/)

invocava aiuti tempestivi. Emanuele Filiberto, da Torino, s'adoperava per un


accordo fra i governi, nella speranza di avere il generalato dell'impresa e potere
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
poi far valere i suoi titoli di diritto sul regno di Cipro: e fu fatica vana, perché
né Spagna né Venezia intendevano per ragioni diverse vederlo investito di così
alta dignità. Ma chi si assunse veramente la fatica di creare un accordo, di
suscitare una lega cristiana contro i Turchi, fu il pontefice Pio V, che riuscì per
mezzo di un suo diplomatico, il De Torres, ad avvicinare Spagna e Venezia. E la
lega fu conchiusa. Nell'agosto 1571 si riunirono nella rada di Messina le navi di
Spagna, con don Giovanni, generalissimo; quelle di Venezia con Sebastiano
Venier; quelle del papa con Marcantonio Colonna. E di lì sciolsero le vele verso
Lepanto. Ma non mancavano navi del granduca di Toscana, non navi del duca
di Savoia Emanuele Filiberto, che di quella lega avrebbe voluto essere
generalissimo, anche per rinfrescare e far valere suoi diritti sul regno di Cipro.
Insomma la lega cristiana era, essenzialmente, una lega italiana, sotto la guida
morale del papa e l'alto comando dello stato più grande e potente della penisola,
la Spagna. Veneziano, poi, era il nerbo delle forze navali, allestite anche dalle
città istriane e dalmate, da Traù, Cattaro, Sebenico, Cherso, Lesina, Arbe, ecc.
E la vittoria si dové specialmente a queste forze, al settantenne ammiraglio e
provveditore generale della flotta, Agostino Barbarigo. Anche scrittori e poeti
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glorificarono Lepanto, 7 ottobre 1571, come vittoria italiana. Non grande


frutto portò questa vittoria: 
e, pare, più per colpa di Spagna che di Venezia.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Certo, fiacca fu, dopo Lepanto, l'azione di don Giovanni e di Spagna, assillati
(/index.html)
dal timore che la repubblica troppo guadagnasse. Venezia era il solo stato
CATALOGO (/CATALOGO/)
italiano che rimanesse chiuso a ogni influenza spagnola. E che la minaccia turca
seguitasse a premere su essa non era male accetto a quella monarchia, come
non male accetto agli Asburgo austriaci, che pure sentivano anch'essi il morso
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dei Turchi. Tuttavia, dopo Lepanto fiaccò per sempre la capacità offensiva
dell'impero turco. Esso farà altri acquisti, ma solo in Oriente e vincendo a gran
fatica la resistenza di Venezia, subendo ritorni
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) offensivi
ARTE di questa, vedendo
(/TRECCANIARTE/)

ancora quelle flotte padroneggiare i mari di Levante e spingersi fin sulle soglie
dell'impero.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Funzione universale e nazionale del papato e di Roma papale. - Questa varia


attività riformatrice e guerriera della Chiesa trova una sua espressione sintetica
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nella nuova vita del papato, alla fine del '500, tornato a riafferrare molte di
quelle leve di comando che aveva perdute, religiose e anche politiche; tornato
anche a innalzarsi davanti agl'Italiani. Si difende bene, nel complesso,
dall'invadenza spagnola, sebbene il re cattolico Filippo II lavori molto a Roma,
egli che svolge una politica mondiale e possiede stati in Italia, specialmente il
Regno, vassallo della S. Sede, vulnerabile perciò da parte della S. Sede, ora come
da secoli. L'ambasciatore veneto nota che i cardinali, ormai, non si dividono più
secondo Francia e Spagna, ma secondo le grandi famiglie che si spartiscono i
seggi cardinalizî e si contendono il papato. Anche ad essi o a molti di essi sta a
cuore che al papato non salgano creature di Spagna. "Italia andrebbe in preda a'
barbari, che sarebbe una vergogna", dice nel conclave del 1590 il cardinale
Morosini.

L'uomo che energicamente rappresentò sul soglio pontificio il papato della


Controriforma con la sua viva aspirazione all'indipendenza da ogni potere
politico e da ogni stato egemonico in Italia e in Europa, con la sua volontà di
assolutismo entro la Chiesa di fronte a vescovi e cardinali, con il suo anelito di
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grandezza, fu Sisto V, che attuò una feroce giustizia nello stato per estirpare la
delinquenza dilagante, ISTITUTO
costituì (/ISTITUTO/)
un buon corpo di milizie e una flottigliadi
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

galere capaci anche di affrontare i barbareschi, accumulò denaro come mezzo di


(/index.html)
politica indipendente, raccolse nelle sue mani la trattazione di tutte le questioni
CATALOGO (/CATALOGO/)
generali e di governo, fu intollerante di ogni legame che vincolasse i cardinali
col mondo esterno. Nel tempo stesso, battaglia contro il mal costume del clero,
più intimo collegamento con i vescovi, più intensa attività del collegio
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
cardinalizio mediante la creazione di quindici congregazioni per più proficua
divisione di lavoro e migliore utilizzazione di competenze, una politica rivolta a
conciliare i cattolici francesi e unirli attorno al
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) re, (/TRECCANIARTE/)
ARTE a un re, impulso dato
all'opera dei missionarî nei più lontani paesi. Fra i quali, italiani in gran
numero, francescani o gesuiti; e taluni, veri intermediarî fra quel mondo e
l'italiano, anzi destinati a occupare un posto
TRECCANI cospicuo
CULTURA nella storia di quei paesi.
(/CULTURA/)

Sisto V ebbe anche grande ambizione d'ingrandire e abbellire Roma. Lo sforzo


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
edilizio dei papi era, dopo Giulio II, rallentato. Sisto V lo riprese. E distrusse
terme, templi, teatri, e adoperò marmi, colonne, capitelli, per la nuova Roma
papale. Sorsero ponti, chiese, fontane, obelischi sulle vaste piazze, acquedotti
colossali, che segnano di archi la Campagna convergendo verso l'urbe. La
fabbrica di S. Pietro, spinta innanzi alacremente e ormai compiuta,
rappresentava un secolo d'arte costruttiva italiana, da Bramante a Bernini, e il
papato della Controriforma che comunicò all'opera il suo rinnovato spirito.
Architettonicamente parlando, Roma già comincia a prendere la fisionomia che
poi ha conservata, come la prendono Napoli, Palermo, altre città italiane.
Sorgeva il Barocco, lo stile italiano del '600, che trovò così grande applicazione.
Col papa lavorano ad abbellire Roma tutte quelle famiglie dell'aristocrazia
romana che viveva attorno al papato e del papato, contendendosi le proficue
dignità civili ed ecclesiastiche di Roma e dello stato, i vescovadi, le abbazie, le
commende, i priorati, tutti i ricchi benefici dell'Italia e un po' del mondo
cattolico, i cappelli cardinalizî e la sedia papale, ma gareggiando anche nel fasto,
nella costruzione di grandi palazzi e giardini incantevoli e sontuose ville nei
dintorni. Al posto degli Orsini, dei Colonna, dei Savelli, dei Frangipane, dei
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Caetani, di feudale e medievale memoria, i Farnese, i Barberini, gli


Aldobrandini, i Vitelleschi, i Pamfili, i Borghese, i Chigi, i Boncompagni,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  ecc.,
molti dei quali di origine borghese e mercantile, che dai predecessori hanno
(/index.html)
raccolto, oltre che la posizione attorno al papato, anche molta parte della
CATALOGO (/CATALOGO/)
ricchezza immobiliare, e ora son carichi di uffici, dignità, regalie, rendite, fin
alla testa. Accanto ad essi, nella loro clientela, col loro favore, un'altra
aristocrazia minore si forma, originaria di Roma o immigrata, per virtù dei
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
particolari nepotismi che cominciano a fiorire, all'ombra del grande nepotismo
dei papi. Gran corrente migratoria verso Roma, nel sec. XVI, per cui rimase
quasi sopraffatto il nucleo
LIBRIantico della popolazione
(/TRECCANILIBRI/) locale. In grande
ARTE (/TRECCANIARTE/)

maggioranza, formata da Italiani. È cominciato nel '400 l'afflusso. È cresciuto


poi: con Leone X e Clemente VII e successori, Roma si era riempita di
Fiorentini; Paolo IV vi richiamò Napoletani
TRECCANI che(/CULTURA/)
CULTURA occuparono molti impieghi;
con Pio IV, dei Medici di Marignano, Milanesi in gran numero con quasi tutti
gli uffici in mano; la caduta di Siena, nel '55, vi spinse diecine di famiglie senesi;
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
poi, molti Genovesi, banchieri o gente d'affari. Roma è il maggiore mercato
monetario, ora. Tener presente che gl'Italiani venivano ritirando nel '500 i loro
capitali sparsi per l'Europa: e Roma era uno dei luoghi di più sicuro
investimento. Ma a Roma va gente d'ogni condizione e professione. C'è posto
per tutti. Non sempre e in tutto, anche durante la Controriforma, molta
edificazione spirituale. Tuttavia la povera Italia, dice il Soranzo, ne ha sollievo.
Roma dà da vivere e vive essa stessa: dato che la città non ha risorse proprie.

È fatto di grande rilievo questa vicenda del papato, in rapporto a Roma e


all'Italia. Esso si è saldato alla sua sede tradizionale con legami che prima
mancavano. La Roma papale si viene sempre più avvicinando alla vita delle
popolazioni italiane, e queste a quella. Pontefici come Gregorio VII e
Innocenzo III potevano agire in ogni paese dell'orbe cattolico, che era ancora
un'indistinta unità. Pontefici come Pio IV e Pio V, Sisto V, Clemente VIII,
Paolo V, pur dopo rinfrescata la loro spiritualità e quindi universalità,
difficilmente si concepiscono fuori di Roma e dell'Italia. Roma esce dal suo
medievale universalismo teorico e isolamento pratico e assume una concreta
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funzione in rapporto a un determinato paese che è l'Italia. Quí il papato si è


costruito una base saldaISTITUTO
come non mai aveva avuto. Qui ha il più delle
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
forze
politiche e religiose interessate alla sua grandezza. Qui sono nati i teatini nel
(/index.html)
1524, i barnabiti nel 1533, i gesuiti nel 1539, i somaschi nel 1541, i carmelitani
CATALOGO (/CATALOGO/)
nel 1562, i padri della dottrina cristiana nel 1571, i preti dell'oratorio nel 1575,
ecc. Qui, nel tempo stesso, quei mezzi di cultura che sono condizione di
prestigio e di forza. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Nelle lotte teologiche a cui dànno luogo la Riforma e la Controriforma, la


gerarchia italiana fa blocco: e non solo di fronte
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEai(/TRECCANIARTE/)
protestanti, ma, in certi casi,
anche alle gerarchie degli altri paesi cattolici. Nel concilio di Trento, non
mancarono manifestazioni di opposte schiere: Italia! Francia! Spagna! Si
parlava dai prelati italiani di morbo gallico
TRECCANI da curare,
CULTURA di lebbra spagnola da
(/CULTURA/)

sanare, alludendo a tendenze non perfettamente romane di quei paesi, a ritrosia


loro di riconoscere incondizionatamente il primato papale. E viceversa, quanti
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Italiani vedono male il dominio o la tutela degli Spagnoli fanno qualche
affidamento sulla Santa Sede, cointeressata a tenerli a freno. Nella stessa
avversione al protestantesimo, c'è anche attaccamento a un'istituzione che si
considera innanzi tutto, italiana. Il papato non è solo cattolicismo, ma è anche,
non poco, Italia. Le esortazioni di T. Campanella agl'Italiani a starcene noi
"nell'antica chiesa nostra e in quella credenza con la quale i nostri padri han
tirato a sé il mondo con i stupendi miracoli" sono, è stato già osservato, voti
quasi più di patriota italiano che di credente. E realmente, si ha qui una delle
forme che assume nel '100 e '600 il patriottismo italiano, anche in scrittori
d'intonazione civile e secolaresca, come Traiano Boccalini. Il papato deve
servire all'Italia. È lodato o biasimato secondo che cura o no, a giudizio loro,
quello che si considera bene o libertà dell'Italia. Cioè l'Italia, politicamente
divisa, ma unita nella cultura, priva ancora come è di più intimi e proprî centri,
si appoggia, nel lento maturare della sua coscienza nazionale, al papato. Come
aveva tratto nel suo cerchio ideale Roma antica, così ora Roma papale, nella
quale vedeva, accanto a una funzione cattolica, anche una funzione nazionale e

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italiana. Vi è chi sogna, fra il '500 e il '600, una monarchia universale del
pontificato romano: maISTITUTO
in essa,(/ISTITUTO/)
come già prima  e
entro l'impero, fisionomia
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

compito specifico devono essere riservati all'Italia.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Insomma, quasi una nuova fase, nella storia del papato in Italia e dei suoi
rapporti, ideali e pratici, con l'Italia, quale essa viveva nei pensieri, nei sogni,
nella fantasia degl'Italiani colti.SCUOLA
Vi fu una rispondenza d' interessi pratici che
(/TRECCANISCUOLA/)
aiutò il papato a combattere e in parte vincere la sua battaglia contro il
protestantesimo, in Italia e fuori. Rispondenza, tuttavia, mista a contrasti gravi,
quali non erano mai esistiti. E si allude a quella
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) specie
ARTE di nuovo Medioevo che il
(/TRECCANIARTE/)

papato e la Controriforma cercarono di risuscitare, alla nuova rivendicazione di


ogni "libertà" ecclesiastica, alla nuova affermazione del potere assoluto della
Chiesa, al controllo della cultura, allo sforzo
TRECCANI di restaurare
CULTURA (/CULTURA/) l'antica filosofia della

Chiesa, in un paese che aveva vissuto e propagato il Rinascimento e la sua


filosofia, ricca di spunti immanentistici, concentrata sull'uomo, affisata
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
sull'intimo e intrinseco delle cose, arte, stato, natura, ecc. E questa filosofia della
Chiesa, altre filosofie non tollera. Come tutte le filosofie, è totalitaria: investe,
oltre che le materie di fede, tutta la vita. E tutta la vita, la Chiesa della
Controriforma vuole controllare e dirigere e informare di sé. Il
protestantesimo si può, alla fine del '500, considerare vinto in Italia. L'esteriore
ossequio alla Chiesa è ormai totale. Ma la Chiesa non si contenta più di
esteriore ossequio. Vede il pericolo di quella nuova filosofia che si volgeva con
passione alla natura, considerava eterna e incorruttibile e fondamento
universale delle cose la materia, non contrapposta allo spirituale e al divino ma
contenente in sé il divino, come tutto quel che esiste nel mondo. Esaltava la
dignità dell'uomo e delle sue opere, la sua perfettibilità e la sua capacità di
progresso in genere, il suo potere di foggiarsi da sé il suo destino, sul valore
decisivo non della nascita o fortuna, ma delle opere e della virtù o della volontà:
il tutto, in opposizione alle tendenze dualistiche della filosofia scolastica.
Umanità e divinità si sono sempre più ravvicinate. Nello svolgimento della
propria umanità l'uomo attinge la divinità. Tutto ciò che è umanamente degno
attua una maggiore divinità nell'uomo. Il culto esterno poco conta. Le religioni
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

positive si equivalgono, secondo i pensatori italiani del Rinascimento.


Conseguenze pratiche: ISTITUTO
tolleranza 
e libertà di coscienza e pensiero. Le quali,
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nell'età precedente, erano assai largamente praticate, quasi in ogni campo: in


(/index.html)
alcuni, non libertà ma licenza sfrenata. Ora non più. E tolleranza e libertà,
CATALOGO (/CATALOGO/)
perciò, stanno assurgendo a dottrina. La svolgono i rifomati fuori d'Italia, in
confronto anche alle altre Chiese riformate: ed è uno dei contributi del
protestantesimo italiano; la svolgono i filosofi italiani del Rinascimento -
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Bernardino Telesio, Francesco Patrizi, Giordano Bruno e Tommaso
Campanella, la cui attività intellettuale, tra fieri contrasti e tragiche
persecuzioni, cade appunto in questo tempo. ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Essi non sono protestanti. I piìi
(/TRECCANIARTE/)

accettano il cattolicismo, riconoscono l'alto valore sociale e umano della Chiesa


e del papato, ma certo non aderiscono intimamente alla dottrina della Chiesa e
del papato della Controriforma. Uomo CULTURA
TRECCANI più degli(/CULTURA/)
altri rappresentativo,
Giordano Bruno, fra quelli su ricordati; rappresentativo del Rinascimento, in
quanto amore di sapere, passione per il vero, sforzo di penetrare nell'intimo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
delle cose, astraendo da autorità tradizionali, da regole assolute, da canoni
critici e affidandosi ai mezzi della ragione, ai lumi naturali, all'osservazione,
all'esperienza. Oggetto primo e massimo del loro interesse, la natura, gli
uomini, la storia, considerata e cercata in modo e per fini diversi da quelli degli
umanisti. Oggetto di filosofica riflessione, per essi, non tanto i libri dei filosofi
quanto le cose concrete, le stesse attività pratiche, il modo di vivere.

Gli stati italiani nella corrente della controriforma. - L'età della Controriforma
fu anche età di restaurazione e instaurazione statale, sotto forma e per mezzo di
assolutismo principesco e accentramento di poteri. Ciò che si verifica nel
governo della Chiesa, col potente sussidio di ordini religiosi, si verifica anche
nel governo degli stati italiani, tanto di quelli soggetti a Spagna, quanto di quelli
sorti ex novo o restaurati dopo gli scompigli guerreschi. Era ripresa di un lavoro
che durava da secoli, in rapporto al decadere dell'aristocrazia e allo
scompaginarsi della vita municipale; e lo rendeva più urgente ora il bisogno di
sanare i mali delle lunghe guerre, di rimettere il freno a forze eslegi, di
restaurare le finanze, di aumentare le risorse del principe. Né ciò solo in Italia,
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

ma più o meno da per tutto, compresi i paesi volti a protestantesimo, il quale


anzi concorse fortemente  degli
a rafforzare i poteri del principe. L'assolutismo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

stati italiani è un po' riflesso di quello straniero, spagnolo prima, francese poi:
(/index.html)
come è anche un'arma per difendersi dalla loro invadenza. Efficacia formativa
CATALOGO (/CATALOGO/)
sull'assolutismo italiano ebbe anche il papato della Controriforma che, se per
un verso tendeva a limitare il potere dei principi secolari, per un altro verso
operò quale incentivo di assolutismo principesco, sia per la reazione difensiva
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
che esso suscitò, sia per l'esempio che fornì agli altri come papato e come Stato
della Chiesa.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Come Stato della Chiesa, Roma non poco si adoperò per mettere ordine e
rendere effettiva e ferma l'autorità del centro: sebbene in questo campo essa
operasse assai meno efficacemente, profondamente
TRECCANI e durevolmente che non
CULTURA (/CULTURA/)

nell'altro, più appropriato alla sua natura, della chiesa, della religione, della vita
morale. Comunità e baroni furono costretti a nuove imposte. Piccoli staterelli
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
feudali furono rivendicati e incamerati. E incamerata anche, ai danni
dell'Estense, la città di Ferrara: grosso colpo che ebbe larga risonanza e portò al
Po i confini dello Stato della Chiesa. Le condizioni effettive, la sostanza vera di
questo stato non sfuggivano agli osservatori attenti. La sua esistenza era certo
meno travagliata e insidiata di una volta. Ma quanto più esso veniva tutto nelle
mani della chiesa, tanto più si risentiva di quella concezione teorica, ravvalorata
dalla Controriforma, per cui lo Stato della Chiesa doveva servire alla Chiesa,
essere strumento della Chiesa; sempre più si risentiva di quella situazione per
cui, di fatto, in quello stato, la Chiesa erano la gerarchia, il chiericato e le
famiglie da cui essi uscivano.

Ma lo sforzo costruttivo del principato si vide, in tutta la sua genuinità, negli


stati secolari di nuova formazione. Qui maggiori l'impulso, la fiducia, la
necessità stessa di lavorare a risanamento delle molte piaghe, ad affermazione
del potere del principe di fronte alla nobiltà che aveva ripreso certo, sia pur
effimero vigore, a tutela di una certa libertà di fronte al gran monarca
protettore, che era la Spagna. Si vede questo nel piccolo principato dei Farnese,
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dove si diede grande opera a unificare lo stato, eliminando autonomie, facendo


dei magistrati municipali strumento del principe, abbassando i feudatarî
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) e
allacciando le loro terre al grosso del territorio statale. Di qui la reazione
(/index.html)
nobilesca di cui fu vittima Pier Luigi Farnese. Ma i successori proseguirono. Fu
CATALOGO (/CATALOGO/)
tolta ai Fieschi la signoria di Borgotaro, sopra un'importante via di transito; ai
Gonzaga, Poviglio; ai Dal Verme, Romanese; ai Pallavicino, Cortemaggiore.
Anche il vecchio stato Pallavicino, con capitale Busseto, che tagliava in due la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
signoria Farnese e quasi la separava dal Milanese, cadde, quando nel 1587 si
estinse il ramo di Busseto e Alessandro Farnese fece occupare il piccolo stato, a
danno dell'erede adottivo:
LIBRIdonde una fiera e lunga
(/TRECCANILIBRI/) contesa. Rudi colpi furono
ARTE (/TRECCANIARTE/)

dati a tutte più o meno le grandi casate piacentine, che erano fra le più
turbolente in Italia, e ai loro diritti fiscali e giudiziarî sulle popolazioni rurali. E
i feudi caddero l'uno dopo l'altro.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Più ex novo ancora, sebbene non fra tanti contrasti, dové costruire Cosimo de'
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Medici, figlio di Giovanni dalle Bande Nere e successore di Alessandro, primo
duca. Molteplicità e varietà di elementi componevano lo stato; v'erano città già
inimicissime di Firenze; famiglie che non perdonavano la morte della
repubblica, e, se esuli, tessevano intrighi contro di loro. Ma Cosimo aveva
veramente qualità di costruttore; e, non meno, aveva di fronte forze stanche.
Molti sono quelli, popolo delle città e sudditi del territorio, che hanno visto con
gioia crollare la repubblica e assai sperano da un principe. La maggiore e più
diffusa aspirazione è di un governo che sia comune a tutti. Cosimo poi è
ritornato in Firenze non servendo una fazione, non lusingando e corrompendo
la plebe, ma per diritto proprio: ciò che significava indipendenza da chicchessia,
e capacità di agire senza pastoie. Infatti, si sbarazzò anche di quelli che lo
avevano esaltato e che s'illudevano di poter costituire una ristretta aristocrazia
di governo a fianco del principe. Mostrò favore al minuto popolo, che acquistò
certa fiducia di vivere sicuro dalle ingiurie dei nobili. Esercitò una giustizia
severissima, con tutti. Aiutò, inoltre, l'attività mercantile di tutti i sudditi, nel
paese e fuori di esso: e aiutò, fra l'altro, Pisa a risollevarsi dal regime di
oppressione precedente e ricostituirsi una sua vita industriale, già annullata a
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

beneficio della dominante. Utilizzò persone di ogni parte del territorio e allargò
a molte famiglie pisane,ISTITUTO
aretine,(/ISTITUTO/)
pistoiesi, pratesi, 
volterrane, cortonesi,
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sangeminianesi, ecc., il diritto di cittadinanza fiorentina, cioè l'esercizio degli


(/index.html)
uffici statali. Emanando norme per tutto il territorio o rendendo obbligatorie
CATALOGO (/CATALOGO/)
quelle della metropoli o imponendo disposizioni di diritto romano come diritto
comune, cercò di togliere tante di quelle disformità che la repubblica aveva
mantenute, ma che rendevano SCUOLA dillicile (/TRECCANISCUOLA/)
e tarda l'opera del principe. Ricercò
operai, costruttori, gente di mare; e ne ebbe dal Ferrarese, dal Mantovano, dal
Piacentino, dal Bresciano, dal Veronese, dalla stessa Venezia. Come volle essere
forte per terra e tenneLIBRI
molta gente d'armi tratta
(/TRECCANILIBRI/) ARTE specialmente dal Senese, così
(/TRECCANIARTE/)

esser forte sul mare, su quel mare che aveva davanti, e farsi una flotta,
migliorare le basi navali, ridare vita all'arsenale di Pisa. Sua ambizione, d'intesa
con la Spagna che contribuisceTRECCANI
alla spesa, sbarazzare
CULTURA il Tirreno dalla pirateria. E
(/CULTURA/)

fonda, perciò, l'ordine di S. Stefano, militarmente operoso. Vagheggia anche


ingrandimenti territoriali, nella regione toscana. Ha avuto Cosimo I il possesso
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di Siena, raddoppiando così il territorio dello stato fiorentino; e comprato o
acquistato in vario modo castelli e feudi dai Malaspina di Lunigiana, dai conti di
Noceto, da altri, come poi faranno anche Francesco I e Ferdinando I, suoi
successori, semplificando molto la carta politica della Toscana e allargando gli
sbocchi sul mare, assicurandosi vie di transito, piantandosi a Pontremoli, porta
della regione nell'alta Val di Magra. Ma adocchia Sarzana allo sbocco di Val di
Magra, genovese; adocchia Lucca, ricchissima. Dalla Corsica, che fu già pisana,
e che ora potrebbe dargli anche titolo regio, viene a Cosimo più di un richiamo.
E quando Sampiero ribella l'isola e la porta a Francia, il duca offre a Filippo II le
sue galere per cacciare il ribelle e tenere egli la Corsica per sua maestà. Ma
Filippo II teneva Genova in protezione e non voleva urtarla. E poi, questi
principi italiani non bisognava lasciarli crescere troppo. Sono fedeli e
obbedienti, ma non si sa mai! Intanto, i Medici si sono ravvicinati a Francia,
iniziando quella politica di cui più tardi Maria, andata sposa a Enrico IV, sarà
intermediaria. Non che Cosimo voglia fare una politica antispagnola: ma gli
piace che la Spagna abbia bisogno di lui e del ducato. Perciò solletica il re
cristianissimo: vorrebbe che il Turco tenesse sempre in timore il re cattolico. È
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in grande intimità con i papi e molto lavora presso di loro e vi ha sei o sette
cardinali parzialissimi. ISTITUTO
E nelle corti italiane si sussurra di una dignità e
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
titolo di
re di Toscana che il papa sarebbe disposto a dargli. Perciò tutti gli altri principi
(/index.html)
tengono gli occhi aperti. D'altra parte, non è facile di questi Medici, che hanno
CATALOGO (/CATALOGO/)
anche molta dose di taccagneria e di spirito mercantesco, fare dei re. E già con
Francesco I, il tono del principato si abbassa.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Non meno assidua attività svolge più a nord Emanuele Filiberto di Savoia, che,
nato principe e poi spogliato di tutto, soldato, capitano, generale per mezza
Europa, era rientrato nella
LIBRI sua vita di principe,
(/TRECCANILIBRI/) sotto
ARTE nuovi auspici, l'anno 1559,
(/TRECCANIARTE/)

quando aveva ricuperato lo stato. Da principio, veramente, parte dello stato,


essendo Torino, Savigliano, Pinerolo, Chieri, Chivasso e qualche altra piazza
rimaste in pegno ai Francesi; Asti e Vercelli
TRECCANI agli(/CULTURA/)
CULTURA Spagnoli. Ma poco dopo, la
situazione interna di Francia aveva offerto a Emanuele Filiberto l'occasione di
riavere il suo. 8 agosto 1562: accordo di Blois. Ai Francesi rimasero tuttavia
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Pinerolo e Savigliano: di che gli Spagnoli non si dolsero, perché diede loro
motivo di rimanere ancora ad Asti e Santhià. Lo stato sabaudo era ancora
arretratissimo come ordinamento interno ed economia. Rada popolazione,
quasi solo di contadini e signori; migliaia di feudatarî grandi e piccoli, di cui i
Luserna, i Piossasco, i San Martino, i Collegno ecc., cioè i maggiori, alleati più
che sudditi, uniti ora non tanto nella dipendenza dal comune sovrano quanto
nei due partiti guelfo e ghibellino che ancora tenevano il campo. E in basso,
gente povera e avvilita da tante traversie sofferte, che a osservatori del tempo
appariva, salvo nella regione più vicina alla Svizzera, restia a qualsiasi onere
militare, e da non poterci contare veramente. Su una creta di tal genere
cominciò a lavorare il giovine duca, con una tenacia da Testa di ferro. Si propose
specialmente di fare del suo popolo una milizia, fedele e sempre pronta.
Intendeva bene quanto fosse precaria la situazione dello stato, in mezzo a due
potentati che erano sempre in attesa di riacciuffare ciò che avevano lasciato: e si
premuniva dal pericolo. I tratti di questo principe sono quelli di una personalità
magnificamente temprata, ricca di equilibrio e di slancio. In lui, spirito di
comando e volontà inflessibile, amore della sua terra e sentimento del bene
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pubblico. Ascoltava tutti, ma risolveva da sé: tratto comune di questi principi


che si sentivano circondati  o,
da gente ancora malsicura, legata alla sua parte
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

spesso, a signori stranieri, più che al proprio signore. Intanto, non staccava gli
(/index.html)
occhi dal Monferrato, che una sentenza di Carlo V aveva assegnato nel 1536 ai
CATALOGO (/CATALOGO/)
Gonzaga signori di Mantova. E lavorava per guadagnare terreno fra quelle
popolazioni. Stuzzicò il loro malcontento, diede ospitalità ai fuggiaschi, tutelò
davanti all'imperatore i diritti diSCUOLA
quei vassalli. Mise in movimento anche i
(/TRECCANISCUOLA/)
tribunali cesarei. Per ora, quest'uomo cresciuto fra le armi, le armi vuole
riposte nel fodero. Certo, se farà guerre, ne farà per il Monferrato, che rende
oltre 100.000 scudi annui,
LIBRIche integra il Piemonte
(/TRECCANILIBRI/) dal punto di vista militare,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

che apre altre vie verso il mare. E sul mare Emanuele Filiberto tiene sempre gli
occhi. Si è fatta una flotta, ha creato la prima flotta dei Savoia. I Genovesi
sospettano che egli voglia tentare un colpo
TRECCANI su Savona,
CULTURA malcontenta di loro. Ma
(/CULTURA/)

il duca alza gli occhi persino su Genova, che non è solo un bel porto, ma ha
banchieri e denari in quantità. In attesa che Genova maturi, il duca nel 1575 e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
1576 compra Oneglia da nobili genovesi e il contado di Vado. Saranno
agevolati i trasporti verso il mare e cresceranno le rendite dello stato, cioè la
sua forza militare e la sua indipendenza. Poiché i Savoia più che ogni altro
principe italiano vedono le finanze proprie, l'economia del paese
essenzialmente da questo punto di vista. Ma più urge ricuperare le terre di
Piemonte tenute da Francesi e Spagnoli. E l'occasione buona fu quando Enrico
III, tornando dalla Polonia in Francia, passò per le terre di Emanuele Filiberto.
Il quale, allora, in cambio di aver bene assicurato al re le strade, ottenne che
s'impegnasse a ridargli le sue piazze, Savigliano e Pinerolo: il che fu nel 1574.
Donde anche l'allontanamento degli Spagnoli da Asti e Santhià, non avendo più
essi pretesto per rimanervi. Anche il marchesato di Saluzzo è in mano dei
Francesi. E vuol dire le porte del Piemonte in mano di stranieri, per le valli
della Maira, Stura, Varaita; vuol dire gli stranieri nel cuore del Piemonte. Ed
Emanuele Filiberto trattò per acquistare questa vecchia signoria feudale. Era
disposto a comprarla, a dare in cambio terre sue d'oltralpe. Capiva che ormai
l'avvenire della casa era non di là ma di qua dalle Alpi. Il vecchio rapporto
Savoia-Piemonte si era rovesciato. E la Savoia cominciava a provare un senso
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di scontento e disagio, nel nuovo organismo di cui non era più il membro
principale. In questa occasione, il duca Emanuele Filiberto giocò un po'sulle
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

discordie della corte francese, sull'antagonismo fra i capi civili e militari cui era
(/index.html)
affidato il Saluzzese. Ed era ormai giunto alla meta, cioè a un'occupazione
CATALOGO (/CATALOGO/)
provvisoria, quando la morte lo colse. Sapeva che né Francia e meno ancora
Spagna lo avrebbero voluto vedere più grande di quello che era: ma la sua
diplomazia aveva lavorato a coltivare da ogni parte buoni rapporti: con Ferrara,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
che era d'accordo con lui contro le pretese di Cosimo a un primato; con
Venezia, che poteva servire da sbocco del commercio piemontese giù per il Po
ed era un pungiglione LIBRI
sull'altro fianco di Spagna.
(/TRECCANILIBRI/) ARTE Anche con la S. Sede coltivò
(/TRECCANIARTE/)

buoni rapporti: e la S. Sede lo avrebbe anche visto volentieri, nel 1571, alla testa
delle forze navali cristiane e italiane che dovevano compiere la gesta di
Lepanto. Alla curia egli si sentiva unitoCULTURA
TRECCANI dal comune vanto di essere tutori di
(/CULTURA/)

"libertà italiana". Alla sua morte, il nunzio pontificio a Torino scriveva alla
curia: "è mancato il moderatore a questi tempi di tutto il mondo, et
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
particolarmente il procuratore della quiete d'Italia, solo con l'ombra
dell'autorità et prudenzia sua". Ciò derivava dalla sua equidistanza tra Francia e
Spagna. Giusto calcolo politico, in un momento come quello e con uno stato in
via di ricostituzione. Ma tale atteggiamento si colorava d'italianità. Del resto,
orientatosi il casato verso l'Italia, trovato qui il suo centro, si capisce che
venisse assumendo quel colore. È pienamente formato il senso che, come le
popolazioni cisalpine sono il nerbo dello stato sabaudo, così esse dovevano
anche dargli il loro suggello morale. Era appena tornato nei suoi stati e il duca
già emanava un decreto che sopprimeva il latino nell'uso delle curie e dei notai
e adottava l'italiano (febbraio 1560). Significava incanalare anche la cultura
piemontese, oltre che la politica, nella direzione della nazione italiana. E come
tutto quel che fece questo principe ebbe quasi un carattere indelebile, per la
serietà e l'animo religioso con cui egli operò, per il suo spirito realistico e il
senso di orientamento proprio del costruttore, così indelebile fu anche questo
atteggiamento "italiano" da lui assunto. La storia del vecchio casato feudale
cominciava a confluire nel corso della storia d'Italia.

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Insomma, certo vigore di governi restaurati; certa aspirazione a grandezza;


certa volontà e sforzo diISTITUTO
dare compiutezza territoriale allo stato; certo 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

superstite ardore battagliero di questi principi. Inclinatissimo alla milizia è,


(/index.html)
oltre che Emanuele Filiberto, il duca Guglielmo Gonzaga, suo grande
CATALOGO (/CATALOGO/)
avversario. È passato, anzi, da parte di Francia a parte di Spagna appunto per
avere maggiore occasione d'imprese militari, come ne aveva il vicino duca di
Parma Alessandro Farnese. Be SCUOLA
mito di (/TRECCANISCUOLA/)
artiglieria e arnesi di guerra,
appassionato allevatore di cavalli è il duca d'Este. E poi, sollecitudine di
giustizia il più possibile eguale per tutti e a volte con qualche studio di
esercitarla più rigorosaLIBRI
ancora verso i grandi.ARTE
(/TRECCANILIBRI/) Cura(/TRECCANIARTE/)
speciale rivolta ai problemi
economici e finanziarî e alle attività produttive paesane, aiutate tanto per via
diretta quanto coi divieti d'importazione di merci e d'esportazione d'oro o di
materie prime e derrate; politica demografica
TRECCANI CULTURA e (/CULTURA/)
di popolamento o
ripopolamento, essendo ormai idea corrente che lo stato e la sua forza sono,
essenzialmente, fatti di uomini. Provvedimenti per ovviare alla crisi bancaria e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
alla mancanza di credito. Richiami e favori agl'israeliti che assai crescono di
numero e spesso accaparrano ogni commercio in molti luoghi dell'Italia
settentrionale e centrale (Livorno, Mantova, Ferrara, Torino, ecc.), anche in
città" del Milanese soggette a Spagna, la quale espelle gli Ebrei del sud ma nel
nord li protegge. Tendenza ad allargare l'azione dello stato a tutti i campi della
vita civile, a perfezionare gli organi di governo, a elaborare istituzioni che siano
come tessuto connettivo entro gli elementi in vario modo sottoposti all'autorità
del principe. Fa qualche progresso l'idea dello stato come funzione pubblica e
interesse pubblico. Si attua meglio l'ideale del "principe universale", come lo
chiama il Botero, sostituito al "capo di parte"; che è poi l'ideale dei ceti medî e
minori che, in regime assoluto, di crescente burocrazia, riempiono gli uffici in
numero crescente.

Declinano invece o accelerano la loro discesa i comuni, tanto come condizione


giuridica di autonomia, quanto come spirito cittadino, come culto delle
memorie locali, come apprezzamento degli scrittori e delle opere che meglio
avevano rappresentato la vecchia vita municipale. Così a Firenze. Declinano i
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parlamenti e simili corpi consultivi: e si sa la sorte delle congregazioni in Val


d'Aosta, in Piemonte, alISTITUTO
tempo (/ISTITUTO/)
di EmanueleMAGAZINE
Filiberto;(/MAGAZINE/)  di
si sa che nel regno
Napoli, sotto Filippo II, sempre meno frequenti sono i parlamenti e con sempre
(/index.html)
minori prerogative. Decadenza dei parlamenti è anche decadenza di nobiltà,
CATALOGO (/CATALOGO/)
dopo l'effimera rifioritura autunnale che si era avuta nella prima metà del '500,
in connessione con il disordine politico. Essa è fatta ormai cortigiana, diminuita
di potenza politica, di ricchezza,SCUOLA
di credito. Estinte molte delle grandi famiglie,
(/TRECCANISCUOLA/)
sostituite da troppa gente di piccola origine che ha comprato a contanti titoli e
distinzioni. Tuttavia, dànno ancora alimento, a questa vecchia e nuova
aristocrazia, le frequenti infeudazioni
LIBRI di cittàARTE
(/TRECCANILIBRI/) a cui(/TRECCANIARTE/)
ricorre specialmente la
Spagna nell'Italia meridionale per far quattrini, senza per questo rinunziare a
troppe prerogative della corona; e anche la grande padronanza che,
specialmente nell'Italia spagnola, il cetoCULTURA
TRECCANI nobiliare ha delle amministrazioni
(/CULTURA/)

comunali, ove riscuote dazî, elegge sindaci, giurati, ufficiali, maneggia il


patrin10nio delle università, ecc. In Sicilia, robusta cittadella dell'aristocrazia
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
che di lì vigila a difesa delle istituzioni isolane, cioè, in fondo, a difesa dei
privilegi feudali e proprî, diventa la deputazione del regno, sorta come balìa
temporanea del parlamento, ma diventata nel 1567 corpo stabile, con funzioni
amministrative, con certa capacità d'imporsi tanto al re quanto al popolo.
Donde certa solidarietà popolo-Spagna. Sempre vivi in questi ceti, da per tutto,
desiderio di primeggiare, passione per le armi, a volte qualche non ignobile
ambizione di gloria militare. Ciò specialmente nel Mezzogiorno e in alcuni stati
del nord, cioè là dove la nobiltà, anziché essere tutta di recente origine
borghese, come in Toscana, bene conservava vecchi fermenti di vita
cavalleresca, come nello stato estense. E le occasioni di dare sfogo a questi
ardori non mancano del tutto. Se le guerre in Italia sono finite, ci sono quelle
dell'impero e della Spagna. E larga è la partecipazione d'Italiani, anche in
formazioni regolari, organizzate dai viceré e governatori spagnoli o inviate dal
papa, dagli Estensi, dai Farnese, dai Gonzaga, dai Medici, alle guerre del re di
Spagna o a quelle dell'imperatore contro Turchi e Fiamminghi e Barbareschi
d'Africa e Indî americani, nella seconda metà del '500 e nella prima del '600. Nel
1595, ne vanno anche, dalla Toscana, in aiuto di Stefano Báthory principe di
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Transilvania, per la fortunata campagna di quell'anno contro gl'infedeli. E non


contiamo tutti quelli che individualmente se ne andavano alla ventura
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
per
arruolarsi in questo o quell'esercito, magari col Turco, che realmente reclutava
(/index.html)
molta gente, volontarî o prigionieri di guerra o uomini razziati lungo le coste e
CATALOGO (/CATALOGO/)
fatti "rinnegati".

Gli stati italiani in contrasto con la Controriforma. - Tutto questo colora di


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
buona luce questa fase di vita italiana, che segue alle guerre di predominio e
conquista. Essa è, per parecchi stati italiani, fase di operosa gioventù,
d'illuminata attività costruttiva; anche per il governo
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) spagnolo nelle sue
ARTE (/TRECCANIARTE/)

provincie italiane, è l'epoca migliore. Gli storici siciliani giudicano buono per
l'isola il tempo di Filippo II, quando fu dato impulso a opere pubbliche civili e
militari, per una più efficace difesa dai Turchi,
TRECCANI CULTURA e(/CULTURA/)
si favorì il sorgere d'istituti
d'istruzione. La Sardegna stessa, pur resa quasi estranea all'Italia - a differenza
della Sicilia che all'Italia si legò più strettamente - ebbe a lodarsi di Filippo II.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
L'attività dei principi e governi, italiani e stranieri che fossero, si svolse anche
verso una altra direzione. Piegate ormai le forze interne di opposizione al
principato, assicurato anche un minimo di libertà di fronte alla Spagna,
rimaneva ancora un'opposizione, che era interna ed esterna, locale e
internazionale, da fronteggiare; ancora una libertà da difendere: l'opposizione
della Chiesa, la libertà dalla Chiesa, ricostituita anch'essa, armatasi nuovamente
di tutte le sue pretese. I governi italiani hanno fatto proprio, in parte, il
programma della Controriforma, ne hanno accettato la parte morale e
dogmatica; anche perché essi vogliono, in cambio, utilizzare la Chiesa ai fini
politici, considerarla e adoperarla come instrumentum regni. Non pongono
grandi ostacoli allo strabocchevole crescere di chierici e frati e congregazioni
religiose. Se vogliono la Chiesa strumento dello Stato, sono anche disposti a
mettere il braccio dello Stato a disposizione della Chiesa o guardare con larga
tolleranza le sue iniziative. Non è solo un esteriore avvicinamento, sulla base di
un calcolo. Vi è ora una dottrina politica che cerca di temperare il crudo
realismo della ragion di stato, subordinandola a ragioni morali e religiose o
conciliandola con esse. Come, dieci secoli prima, i regni barbarici si erano
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aperti all'influsso della Chiesa, così ora gli stati usciti dalla prima spregiudicata
fase costruttiva e dal travaglio  della
delle guerre, durante le quali la ferrea legge
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

forza aveva imperato e la "ragion di stato" aveva servito a giustificare ogni atto,
(/index.html)
non solo praticata ma anche messa sugli altari. Un pensatore politico italiano
CATALOGO (/CATALOGO/)
che, ora, rappresenta questo tentativo di conciliazione, questo sforzo della
Chiesa di permeare moralmente lo Stato, rispettandone le esigenze, è Giovanni
Botero, uomo certo della Controriforma, ma anche uomo di questa età di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
ricostruzione statale, attivo segretario di Carlo Borromeo, spettatore dell'opera
di Emanuele Filiberto, fiero del suo Piemonte, "propugnacolo" o "bastione
d'Italia". LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Ma c'è un'altra parte del programma della Controriforma che i governi non
sono egualmente disposti ad accettare
TRECCANInella sua (/CULTURA/)
CULTURA integrità, cioè le esigenze civili
e politiche di supremazia chiesastica sui poteri statali, di esercizio pieno delle
libertà ecclesiastiche, d'ingerenza nella vita del laicato: esigenze che taluni dei
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
papi cercano di far valere, talora con meticolosità di giuristi, come fu con Paolo
V, simile in ciò ai grandi antecessori del XII e XIII secolo; specialmente in Italia
che era e doveva rimanere la base ferma del papato, il mezzo necessario
all'azione sua mondiale.

Le reazioni più o meno energiche e costanti, più o meno coronate di successo.


Esigenze di ordine pubblico e di giustizia, bisogni finanziarî, ragioni di
prestigio imponevano restrizioni all'attività del foro ecclesiastico sui laici,
intervento di tribunali civili contro ecclesiastici e per cause ecclesiastiche,
vigilanza sull'aumento delle proprietà ecclesiastiche, limiti alle esenzioni fiscali,
controlli al tribunale dell'inquisizione, consenso dei governi alle esecuzioni
degli ordini papali nel territorio dello stato. Reagirono, così, al tempo di Pio V,
di Gregorio XIII, di Sisto V, di Clemente VIII, molte municipalità; e
memoranda fu la resistenza del senato milanese al suo arcivescovo Carlo
Borromeo, prima che il governatore spagnolo prendesse esso la direzione della
lotta. Reagì la Spagna, e nel Milanese e nei regni di Napoli e di Sicilia, dove era
un'antica tradizione contro la giurisdizione ecclesiastica. E se con gli Angioini,
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poi con Ferdinando il Cattolico, c'era stato qualche allentamento di freni, ora
Filippo II tornò a essereISTITUTO
fermo (/ISTITUTO/)
e battagliero,MAGAZINE
vietò si pubblicassero
(/MAGAZINE/) 
decreti
tridentini, tenne testa a richieste fiscali e giudiziarie: come in Spagna, così nei
(/index.html)
possessi italiani. Reagirono Savoia, Genova, Lucca, Venezia; anzi, Venezia
CATALOGO (/CATALOGO/)
ingaggiò vera battaglia, di grande significato e di grande risonanza. Frequenti
cagioni di urti fra Venezia e Roma erano state, per gran tempo, Ferrara e
Comacchio e Ravenna e le cittàSCUOLA della Romagna. Alla fine del '500, quando
(/TRECCANISCUOLA/)
Clemente VIII incamerò Ferrara, i Veneziani sostennero la causa dello
spodestato Cesare d'Este. Non meno, era cagione di urti la politica ecclesiastica
della repubblica, assai ferma, costantemente, ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) nel limitare gli acquisti e la libera
(/TRECCANIARTE/)

disposizione d'immobili, nel subordinare la costruzione di nuovi edifici del


culto al consenso della repubblica, nel proibire gli appelli a Roma, nell'escludere
da pubblici uffici quanti avessero legamiCULTURA
TRECCANI con la (/CULTURA/)
curia, nel sorvegliare i processi
di eresia. Tutto ciò costituiva certa garanzia anche di libertà intellettuale.
Avrebbe potuto la repubblica lasciare rovinar l'università di Padova,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
frequentatissima più forse di ogni altra università italiana e straniera? Venezia
è, insomma, nella seconda metà del '500, l'anticuria, più di ogni stato italiano.
Da una parte, sempre in armi contro i Turchi; dall'altra, sempre vigilante di
fronte alla Chiesa. Si ritrovava qui, intatto, il vecchio laicato italiano, formatosi
nelle città, quello dei Machiavelli e Guicciardini, esperto nel distinguere
religione e politica, fermo nell'avversare tutte le contaminazioni teocratiche.
Con questa differenza, in rapporto ai secoli XIII e XIV: che allora, il comune
aveva contro di sé gran parte del clero cittadino, più legato a Roma che alla
città. A Venezia invece, il clero è solidale con la repubblica; e talora solo il clero
regolare, gesuiti e cappuccini, obbedisce al papa. Si sostiene ora più che mai che
i privilegi della Chiesa e dei chierici, essi dicono ora più chiaramente ancora
che non avessero mai detto, non sono privilegi di diritto divino, conferiti dai
concilî o dal volere del papa, ma sono una concessione del principe; non
riguardano la sfera spirituale ma la temporale, nella quale il principe è sovrano,
salvo il rispetto della legge divina. Questo dice a Venezia, al principio del '600,
Paolo Sarpi, teologo e avvocato della repubblica, quando, per un incidente di
foro secolare da applicare a certi chierici colpevoli di reati comuni, scoppiò, fra
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1605 e 1606, la famosa controversia. Non fu, questa contesa, senza qualche
pericolo per la curia. néISTITUTO
senza qualche incrinatura morale dell'edificio 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
che essa
aveva innalzato: pericolo di appiccare un grande incendio, di spingere Venezia
(/index.html)
verso i protestanti, di provocare interventi di Francia e Spagna, di eccitare altri
CATALOGO (/CATALOGO/)
principi italiani che egualmente avevano velleità giurisdizionaliste. Carlo
Emanuele di Savoia, ad esempio, simpatizzò per Venezia. E fosse questa
simpatia, fosse il timore che il conflitto desse occasione a interventi di Spagna e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Francia, pensò a una intesa di stati italiani non ligi alla curia, anzi per fare
qualche rimostranza alla curia, e intanto impedire quegli interventi. E molto si
adoperò a tale scopo. Ma l'accordo
LIBRI dell'aprileARTE
(/TRECCANILIBRI/) 1607(/TRECCANIARTE/)
fra repubblica e curia tolse
motivo a ogni estranea intromissione.

Fu, giuridicamente, pace di compromesso; sebbene,


TRECCANI CULTURA moralmente, vittoria di
(/CULTURA/)

Venezia, come ammise lo stesso papa Gregorio XV, successore di Paolo V, la


quale vide rafforzata la posizione degli stati e la loro opposizione alla curia.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Nell'Europa fra XVI e XVII secolo, la repubblica di San Marco fu ciò che,
nell'Europa del 1200, Federico II. Napoli e Venezia: i due stati d'Italia che con
maggiore energia e continuità hanno per secoli fronteggiato la Chiesa, dando
vita a opere di pensiero che arricchirono la vita del laicato e ne afforzarono la
posizione di fronte alla curia. Nel regno, i proclami e le proteste di Federico II e
Pier della Vigna, la Istoria del Regno di Napoli del Giannone; a Venezia, oltre gli
scritti legali pubblicati nel fervore della lotta, la Istoria del Concilio tridentino di
Paolo Sarpi. Questo libro proseguì nel campo storico la lotta già combattuta nel
campo giuridico e dogmatico. Per cui, l'azione politica del Sarpi e l'opera sua di
storico del Concilio sono una cosa sola. E con l'una e con l'altra, Sarpi e Venezia
furono al centro di un vasto movimento, operarono da leva per scalzare certe
posizioni del papato, agirono largamente sul mondo: con tanto maggiore
efficacia, in quanto si muovevano nell'orbita esternamente ortodossa.
Rappresentavano l'opposizione di alcuni principi cattolici che la stessa lotta
contro il protestantesimo aveva rinvigorito. Così Roma vide restaurata l'unità

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

della sua dottrina in parte dell'Europa, ma anche colpita quell'unità come


organizzazione giuridica. Inizio di non lontana decadenza della politicadel
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

papato, proprio nei tempi stessi che esso registrava una sua grande vittoria.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Giordano Bruno e Paolo Sarpi: pensiero filosofico, pensiero politico e
scientifico. Maturavano i írutti del Rinascimento. Epoca ricca di uomini così
fatti, questa fra il '500 e il '600; SCUOLA
uomini(/TRECCANISCUOLA/)
legati di spirituale parentela, uomini di
una civiltà, di una nazione, capaci di accrescerne il patrimonio ideale e
cementarne la vita unitaria. Ricordiamo ancora Tommaso Campanella e
Galileo Galilei, che vissero anch'essi pericolosamente,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) in una temperie avversa,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

pur mentre rispecchiavano esigenze profonde, e rappresentavano tendenze


destinate a trionfare. Campanella congiurò, in Calabria, contro gli Spagnoli.
Ma più che congiure antispagnole, perseguì
TRECCANI grandiosi
CULTURA piani di rinnovamento
(/CULTURA/)

sociale, di ritorno degli uomini alla natura, di uguaglianza fra di essi, salvo le
distinzioni fatte dalla natura stessa, senza povertà e senza ricchezza e relativi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
mali. Scrisse La città del sole, tutta senso panteistico; poi si volse a vagheggiare
una teocrazia papale, cioè un governo unico del mondo, spirituale e politico
insieme, impersonato dal pontefice che lo avrebbe esercitato per mezzo dei
principi, rimedio contro guerre e scismi e mali dell'umanità; in ultimo,
abbandonati i piani politici, sognò una grandiosa azione di propaganda e
riconquista puramente religiosa, da svolgere egli personalmente, per
ricondurre i protestanti alla Chiesa, per costringere gl'infedeli a riconoscere la
vera fede. Rileviamo qui, non la filosofia di Campanella ma la tragedia di questa
vita, il suo cozzare ora con Spagna ora con Roma. Echi e risonanze di
Controriforma, sono in questo frate e filosofo. Subì anch'egli il fascino della
restaurata Roma papale, si riscaldò per l'unità religiosa, parve vagheggiasse la
teocrazia. Ma della vita egli riconobbe l'intrinseco valore e i nobili fini; l'uomo
lo vide, essenzialmente, nel mondo, con i suoi problemi politici, sociali, morali,
e lo esaltò come creatore e dominatore, in virtù del suo pensiero; nel papato
vide anche un mezzo d'indipendenza italiana, un fattore di grandezza per
l'Italia, da lui glorificata nelle tradizioni marinare di Genova e Pisa e Venezia,
nei suoi scopritori di nuovi mondi, Colombo o Galilei. Il quale ultimo era altra
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natura, altra cultura; ma portò ad altissimo grado tendenze e attitudini che


erano anche di Campanella: l'apprezzamento del sapere non solo in sé 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
stesso,
ma anche in vista dei fini che se ne possono trarre; il desiderio e la fiducia di
(/index.html)
meglio conoscere la natura, per poterla mettere a servizio dell'uomo. Oltre che
CATALOGO (/CATALOGO/)
ai fenomeni del cielo, anch'egli si volge ai fatti della terra, di più pratico
interesse.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Questa manifestazione sintetica del Rinascimento italiano, che fu il pensiero
filosofico e la scienza della natura, giunti a maturazione nella seconda metà del
'500 e al principio del '600, ebbe grande vigore
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) espansivo:
ARTE sebbene fuori d'Italia
(/TRECCANIARTE/)

fosse cominciata certa reazione alle influenze intellettuali italiane. La nuova


Francia letteraria ormai aspirava a piena emancipazione; contro Machiavelli, in
Francia e in Inghilterra, si muoveva unaCULTURA
TRECCANI guerra(/CULTURA/)
che pareva crociata e che
investiva tutta la vita italiana. In tluesta avversione a Machiavelli, che si
risolveva poi in accentuata avversione a Maria de' Medici, colpevole, come la si
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
accusò, di avere messo Machiavelli invece della Scrittura nelle mani dei suoi
figli, si trovavano concordi cattolici e calvinisti e la Francia quasi ritrovava la
sua unità. E tuttavia, la poesia di Torquato Tasso agiva fortemente sulla poesia
tedesca; la nuova architettura della Controriforma, che aveva a Roma i suoi
primi monumenti, s'imponeva rapidamente da per tutto, specie nei paesi
cattolici; la musica italiana, dopo Palestrina, cominciava la sua marcia per il
mondo. In Inghilterra, Shakespeare attingeva a piene mani dalla novellistica
italiana, oltre che dalla tradizione classica, per il suo teatro, accostandosi al
mondo italiano anche pel tramite d'Italiani vissuti in Inghilterra, come
Giovanni Florio, di origine fiorentina. Così anche il pensiero filosofico italiano,
che alla fine del '500 già penetrava in molti paesi: in Germania, e anche in
Francia e Inghilterra. Il suo sviluppo, anzi, si ebbe fuori d'Italia più che in Italia;
nel modo stesso che anche le scienze fisiche trovarono altrove, più che in Italia,
quella vita economica e sociale in sviluppo, quella libertà di movimento che
sole potevano consentirne gli ulteriori svolgimenti e le pratiche applicazioni.

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Poiché, si giudichi come si vuole quest'epoca della storia d'Italia; nonostante i


vantaggi che, col mantenimento dell'unità religiosa e con i freni posti acerta
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dilagante corruttela letteraria, vennero all'Italia dalla vittoria di certe forze di


(/index.html)
conservazione e restaurazione; si deve anche ammettere che, nell'epoca della
CATALOGO (/CATALOGO/)
Controriforma, della Chiesa dominata dalla gerarchia e da ordini
internazionali, si venne facendo più diffficile in Italia la vita della cultura.
Anche in quanto la Controriforma fu non imposizione dal di fuori ma
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
atteggiamento spontaneo dello spirito italiano ed europeo; anche in quanto fu,
sotto certi rapporti, svolgimento dell'età precedente, sintesi di Medioevo e di
Rinascimento; essa, poiché rappresentò, oltreARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) che (/TRECCANIARTE/)
una concezione di vita, anche
interessi di classi e ceti e governi, finì con l'agire come forza a sé, con l'imporsi
alle forze stesse che avevano concorso a generarla, col deviarle e mortificarle.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

La dominazione spagnola.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
La Spagna, gli stati italiani e il movimento antispagnolo fra '500 e '600. - La
politica di assestamento e rafforzamento interno degli stati italiani,
specialmente di alcuni di essi, non è sempre fine a sé stessa. Fra l'altro, è un
mezzo per assicurare lo stato nei rapporti internazionali, per togliere a Spagna
ogni occasione o pretesto d'interventi e rimaneggiamenti. Buone erano le
relazioni con Madrid. Ma bisogno di vigilare e guardarsi c'era. Largo ossequio
al potente sovrano; e si sovviene ai suoi bisogni con prestiti che servono anche
a legare maggiormente i principi a Spagna, come sempre il creditore al
debitore; si mandano a Madrid i figliuoli per fare la loro educazione e crescere
nel reverenziale ossequio di Spagna; si seguono costumi e fogge e spesso
linguaggio di Spagna; s'interpella quel re, quando si deve maritare una figliuola,
perché assai importa a lui quali legami i principi italiani hanno con altri sovrani
d'Europa e fra loro. E tuttavia, Medici, Savoia, oltre che Estensi, vecchi amici di
Francia, mantengono buone relazioni con la vicina corte, principesse italiane
vanno in Francia, francesi in Italia. E una delle ragioni per cui Filippo II non
consentì a Emanuele Filiberto di assumere il generalato delle forze cristiane
nella guerra che condusse alla vittoria di Lepanto, fu il timore che, assente il
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duca, si facessero sentire influenze francesi in Piemonte, per il tramite della


moglie Margherita di Valois che avrebbe assunto la reggenza e che era
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

considerata poco meno che un agente di quella corte a Torino. Anche i rapporti
(/index.html)
fra le corti italiane, nonostante le controversie per titoli e primazie, sono buoni:
CATALOGO (/CATALOGO/)
parecchi legami familiari; certa solidarietà politica. La presenza di Spagna crea,
in Italia, una specie di fronte unico, impone a tutti dei problemi comuni, crea,
accanto all'eguale condizione diSCUOLA
tutela,(/TRECCANISCUOLA/)
un'eguale opera di prudente difesa.
Condizione di cose, questa, che dà qualche motivo di preoccupazione alla corte
e ai governatori spagnoli: i quali vogliono sì pace fra gli stati italiani, ma non
troppi legami; credonoLIBRIutile(/TRECCANILIBRI/)
un po' di zizzania, ma(/TRECCANIARTE/)
ARTE non che dai contrasti emerga
la superiorità dell'uno o dell'altro. Statu quo, equilibrio, tutti direttamente legati
ad essa, questo vuole la Spagna. Perciò essa non è senza qualche preoccupazione
per le cose della penisola, doveTRECCANI
i principi sono stretti da molti parentadi, hanno
CULTURA (/CULTURA/)

larghi mezzi finanziarî e, persuasi di esser capaci di difendersi da sé e poter


seguire quella bandiera che a loro piace, "non sono più tanto ossequienti e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
obbedienti come una volta".

Soffiava certo vento di fronda nelle corti italiane. Cresceva, sul finire del '500, il
desiderio d'uscire di tutela. La rafforzata situazione interna stimolava più di un
principe a una politica propria, o addirittura a una politica d'iniziative. Ne diede
il primo esempio Carlo Emanuele I, succeduto al padre. Del resto, anche Sisto
V, uomo pure di grandi pensieri e progetti, si proponeva di mandare un
esercito in Francia, mettere fine al disordine, chiamare a quel trono proprio
Carlo Emanuele. Ma mentre era in attesa, approfittò anche il duca di quel
disordine francese e, camminando a modo suo sopra le direttive del papa, forte
dell'amicizia del re di Spagna, del quale aveva sposato la figlia Caterina, assaltò
all'improvviso il marchesato di Saluzzo (1588), espugnò Centallo e
Carmagnola: in due mesi ebbe in mano tutto il paese. L'impresa era contro
Francia che minacciò e, impotente essa, sommosse gli Svizzeri contro i Savoia;
ma non piacque neppure al re di Spagna che non aveva mai voluto fare gran
cosa per liberare il Piemonte da quel resto di occupazione francese (ed
Emanuele Filiberto se ne lamentaval); non piacque agli altri signori italiani,
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anche se amici dei Savoia. Saluzzo in mano dei Francesi, costituiva quel relativo
equilibrio fra le due corone della
nella penisola, che era ritenuto fondamento
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

"libertà d'Italia". Fu considerato come un servigio a Spagna, che sarebbe rimasta


(/index.html)
sola padrona in Italia e forse avrebbe potuto ottenere dal parente austriaco quel
CATALOGO (/CATALOGO/)
che ambiva, cioè il vicariato generale dell'impero in Italia, con relativa
dipendenza dei feudatarî dell'impero. C'era il caso che anche Savoia cadesse in
maggiore dipendenza. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Si aggiunse poi la nuova situazione di Francia, l'ascesa di Enrico IV, la fine delle
guerre di religione, l'assoluzione del re dalla scomunica,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) nuovi legami politici e
ARTE (/TRECCANIARTE/)

matrimoniali con governi italiani. Fatto interno della Francia e dovuto a


interne cagioni: ma in Francia, raramente accade che atteggiamenti religiosi o
chiesastici non siano anch'essiTRECCANI
determinati da preoccupazioni
CULTURA (/CULTURA/) di politica estera.
E ora, si trattava di rompere il legame fra Roma e Spagna, di togliere a questa il
monopolio nella difesa del cattolicismo e la forza che da esso le veniva, di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
riprendere con l'appoggio della Santa Sede la posizione europea perduta. A
questo mutamento, anche la S. Sede concorse. E si sa quel che fece in tal senso
Sisto V: anche qui, per ragioni religiose ma anche politiche, per ristabilire cioè
in Europa e nella penisola l'equilibrio perduto e alleggerire la pressione
spagnola sull'Italia. E in Italia si ebbe subito il senso che era finita ogni
ambizione di dominio universale della Spagna. Chi non aveva iniziative
politiche da attuare, come Mantova, Parma, la Toscana, si sentirono più sicuri e
avvertirono la possibilità, ora che la Spagna era meno sicura di sé, di rimettere
in valore la loro amicizia e guadagnare in autonomia. Chi queste iniziative
preparava o desiderava, ne trasse conforto ad accelerare i tempi. Così la S. Sede.
Gli Spagnoli non potevano più dettare patti a Roma, ora che vi era una Francia
cattolica fortemente unita. E si ebbe, con Clemente VIII Aldobrandini,
l'incameramento di Ferrara, alla morte del duca Alfonso II senza discendenza
maschile (1598). Quanto a Carlo Emanuele, egli proseguì per qualche anno la
guerra con la Francia; poi, inferiore di forze, s' indusse alla pace di Lione
(1601), cedé le sue terre sul Rodano e la Saona, ritenne quasi tutto il
marchesato di Saluzzo. Vantaggiosa per la Francia, questa soluzione. Si era assai
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attenuata la smania francese di aver dominio in Italia. Rimanevano le


aspirazioni al confine alpino, alla libertà di accesso in Italia, al possesso
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
di
qualche base di operazioni nella penisola, specialmente nella valle del Po, ad
(/index.html)
amicizie e clientele italiane, fra i piccoli stati, da tenere svegli contro Spagna e al
CATALOGO (/CATALOGO/)
bisogno coalizzare contro di essa, come fu il programma a cui Enrico IV attese,
dopo pacificatosi coi Savoia. La visione di nuovì obiettivi, verso il Reno e i
Paesi Bassi, e il consolidarsi deiSCUOLA
Savoia (/TRECCANISCUOLA/)
ci spiegano questa evoluzione della
politica francese. Ma anche Carlo Emanuele I, benché riluttante a quella pace e
a quel cambio, ne ebbe vantaggio. Liquidava tutta una serie di questioni. Era
più sicuro in casa propria.
LIBRIPoteva riproporsi più
(/TRECCANILIBRI/) ARTEvicini e concreti obiettivi.
(/TRECCANIARTE/)

Iniziava una politica di riavvicinamento con la Francia che gli avrebbe dato più
libertà nelle cose italiane. Poiché la nuova situazione europea suggeriva al più
degli altri governi italiani pensieri e speranze
TRECCANI CULTURA di(/CULTURA/)
maggiore pace, rimanendo
neutrali fra le due potenze. E anche il duca di Savoia si prevedeva e auspicava
dagli altri che seguisse tale politica. Ma Carlo Emanuele ormai capisce che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
l'antagonismo Francia-casa d'Austria non basta più ad assicurare l'indipendenza
degli stati italiani.

Pensiero non di lui solo, in questo tempo. Ma se altri principi, come


Ferdinando de' Medici, ne traeva motivo per avvicinarsi all'impero e sollecitare
una più attiva partecipazione sua alle cose italiane, per potere controbilanciare
gli altri due; Carlo Emanuele, da quella rinnovata vitalità della Francia e dal
nuovo antagonismo fra le due case si attendeva maggiori probabilità di
movimento, più facili occasioni di avvantaggiarsi. Politica, nelle linee generali,
essenzialmente antispagnola: poiché solo essa dopo il riacquisto di Saluzzo,
offriva possibilità d'ingrandimento. Perciò fece qualche passo verso Enrico IV,
mentre Enrico ne faceva verso di lui: pur nel tempo stesso che al figliuolo il
duca raccomandava di bene intendersi con i principi italiani, come i più vicini
per ogni pericolo che minacciasse e i più interessati alla conservazione dello
stato sabaudo di fronte a potenze straniere. Si doleva perciò del conflitto
scoppiato fra Roma e Venezia, in cui vedeva solo il vantaggio di Francia e
Spagna; lavorava per legare matrimonialmente la sua casa con Modena e
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Mantova e Toscana; cercava trarre nel fascio di questi stati Venezia e Genova.
Ma le sue direttive e pratiche, non si
verso i principi italiani e verso la Francía,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

contraddicevano, nei segreti pensieri del duca. Per la difesa da Spagna o da altri,
(/index.html)
si poteva ben contare sulla solidarietà degli altri principi italiani; ma per una
CATALOGO (/CATALOGO/)
guerra offensiva, solo sulla Francia. Quelli, utili per la conservazione, questa,
per l'accrescimento dello stato; quelli, per assicurare la pace, questa, per rendere
possibile la guerra. Perciò, trattando con Venezia, per vincerne la ritrosia a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
un'alleanza, insiste sul carattere difensivo dell'accordo, anzi sul bisogno di pace
che ha l'Italia. In realtà, l'accordo coi principi italiani era impresa disperata.
Lega suonava, al loro orecchio, quasi sinonimo
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEdi (/TRECCANIARTE/)
guerra; lega voleva dire
iniziativa e direttiva e superiorità di qualcuno. E questo li adombrava. Sapevano
dei grandi pensieri del duca. Temevano il carattere offensivo della lega, la
conquista del Milanese. Ma seTRECCANI
il Milanese dovevano
CULTURA averlo i Savoia, dice il duca
(/CULTURA/)

di Mantova al principio del '609, "egli e li altri principi d'Italia sarebbero stati
tutti uniti con Spagna, come quelli che vogliono eguale e non superiore". Se
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
mai, sarebbe bisognato che anche il papa entrasse nella lega e avesse il Milanese
per suo nipote. Tanto più, quindi, Carlo Emanuele stimò conveniente allearsi
lui col re di Francia. E si ebbe il trattato di Bruzolo (24 aprile 1610) che fu di
alleanza offensiva e difensiva: azione sul Milanese, da cedere poi al duca, che
avrebbe in tal modo ceduto la Savoia. In questo trattato presero forma concreta
quelle tendenze della politica francese verso l'Italia che da Francesco I si
venivano elaborando: quella forma, che, con pochi mutamenti, è rimasta fino al
1859. L'inizio dell'impresa era fissato per il maggio; a metà maggio, Enrico IV
cadeva ucciso.

La morte del re diede a qualcuno in Italia motivo di tranquillità, come se fosse


assicurata la pace e si togliesse al duca di Savoia un'occasione di pescar nel
torbido. Ad altri diede motivo di turbamento: potevano essersi compromessi
con la Francia; avere dato pretesto ai governatori spagnoli di appesantire la
loro mano, e compiere altre prepotenze. Realmente, gli Spagnoli vedevano
all'orizzonte qualche segno di tempesta e prendevano le loro precauzioni. Il
conte di Fuentes, che governava il Milanese, si era impadronito nel 1602 del
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marchesato di Finale; aveva rivendicato alla Spagna Novara; aveva preso in


protezione il principatoISTITUTO
di Monaco, e lì, come a Portolongone, a Piombino,
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  allo
sbocco della Valtellina, altrove, costruito fortezze. Tanto che anche l'impero, da
(/index.html)
cui non solo Spagna teneva il Milanese, ma anche dipendevano parecchi di quei
CATALOGO (/CATALOGO/)
piccoli signori feudali, che ora Spagna teneva nella sua tutela, aveva motivo di
malcontento. Ancor più gli stati italiani indipendenti: specialmente Venezia.
C'è una corrente antispagnola che tende a crescere. E non perché sia francofila.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Si guarda tutta la storia italiana dell'ultimo secolo e se ne ricava l'esperienza che
chiamare uno straniero per cacciare un altro è sostituire un padrone a un altro.
Solo la concorde unione dei(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI principi e popoliARTE di tutta Italia può dare rimedio.
(/TRECCANIARTE/)

Francia e Spagna sono messe sopra un medesimo piano. Ambedue sono


"stranieri". Un dominio straniero, solo perché tale, è portato a rovinare i suoi
sudditi. L'avversione a governiTRECCANI
stranieriCULTURA
sta diventando motivato amore per
(/CULTURA/)

l'indipendenza.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
L'iniziativa sabauda al tempo di Carlo Emanuele I. - Questa situazione di
Spagna in Italia al principio del '600 e questo atteggiamento di opinioni dànno
luce all'ardita politica d'iniziative del duca Carlo Emanuele. La morte di Enrico
IV contrariò in un primo momento i piani del duca. Egli si vide in gran
pericolo. Si era alienata la Spagna, e non poteva più contare sulla Francia. Qui,
Maria de' Medici, più disposta verso Spagna che verso il duca. Privo di ogni
punto d'appoggio, pensò all'Inghilterra, gran nemica di Spagna e già legata ai
Savoia. Ora, dopo che per oltre un secolo i Savoia erano caduti nell'orbita
francese, quei legami ricompaiono. "Quel re mi aiuta e non vuole la mia
oppressione ma la mia libertà", dice Carlo Emanuele all'ambasciatore
veneziano. Inizî di politica che si svolgerà e darà frutto con Carlo Emanuele II e
Vittorio Amedeo II e poi nel 1860. Ma ecco che morti poco dopo Vincenzo I e
Francesco II Gonzaga, Carlo Emanuele invase il Monferrato e l'occupò in nome
della piccola Maria nata dalle nozze di una sua figliola con Francesco Gonzaga.
Ebbe contrarî Spagnoli e Francesi uniti insieme e spalleggiati dall'imperatore e
da quasi tutti i governi italiani: Toscana, Farnese, Lucca, oltre che il card.
Ferdinando Gonzaga fratello di Vincenzo, messosi ora alla testa dello stato.
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Contro lui, come disturbatore della pace, vi fu anche chi vagheggiò una lega
difensiva fra Roma, Firenze, Mantova e Venezia. Al che qualche voce 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

rispondeva che la pace non era poi sempre questo gran bene; che vi è pace e
(/index.html)
pace, la pace desiderabile di chi comanda e la pace indesiderabile di chi
CATALOGO (/CATALOGO/)
soggiace; che l'assalto al Monferrato poteva anche non essere opportuno ma
pur sempre rappresentare "un principio di rivoluzione nelle cose italiane,
sommamente auspicabile". CosìSCUOLA Alessandro Tassoni. Il duca, forse più valente
(/TRECCANISCUOLA/)
guerriero che diplomatico, se pure quella vittoria poteva essere data dalla
diplomazia, dovette pochi mesi dopo rendere le terre occupate (accordo di
Milano, 18 giugno 1613).LIBRIMa all'intimazione ARTE
(/TRECCANILIBRI/) di disarmare entro sei dì, rispose
(/TRECCANIARTE/)

rimandando il Toson d'Oro al re e preparandosi alla guerra, che realmente si


accese fra lui e gli Spagnoli.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Era una guerta offensiva e conquistatrice, in realtà; ma si presentava anche ed


era difensiva e di conservazione: combattuta poi senza intervento di stranieri
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
alleati. Si poteva anche prospettare il Milanese, secondo l'idea assai diffusa,
come centro, chiave, quasi condizione della monarchia spagnola. Caduta quella,
la monarchia sarebbe caduta. Quindi perfetta coincidenza fra interesse suo e
interessi italiani. E il duca tornò al pensiero di una solidarietà dei principi
italiani con lui e si fece banditore di una guerra per l'Italia. Rivolse appello a
principi e cavalieri e popoli d'Italia. I quali non risposero all'appello. Quasi tutti
avevano impegni come di vassallaggio verso Spagna e temevano un
ingrandimento dei Savoia o d'altro principe italiano non meno di ogni
ingrandimento spagnuolo. Perciò Medici, Lucca, Parma, Urbino mandarono
uomini e denari alla guerra contro il duca. "L'Italia studiava di vincersi da sé
stessa", commentava Battista Nani, storico veneziano. Ma parteggiò per lui il
duca di Modena, suo parente. E poi Venezia. Anche Venezia è in brighe gravi
con gli Asburgo. La Spagna preme la repubblica dal Milanese e occupa il regno
che domina l'accesso dell'Adriatico; sulla frontiera alpina e l'Isonzo, si
accampano l'impero e gli stati austriaci, tradizionalmente ostili, per i diritti che
quello accampava sulle città dello stato veneto e per la tendenza di allargarsi
nell'Istria e Friuli, di accrescere gli sbocchi sul mare, di togliere a Venezia
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

l'esercizio della primazia o esclusivo diritto di giurisdizione sull'Adriatico.


Questo diritto la repubblica 
esercitava di fatto e affermava di diritto, come
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sopra un territorio proprio, non concessole da nessuno, non usurpato a


(/index.html)
nessuno, ma raccolto naturalmente dopo la decadenza dell'impero greco e
CATALOGO (/CATALOGO/)
custodito, difeso, con sangue e denaro. Così essa più volte, nella seconda metà
del '500, ebbe a difendere, diplomaticamente, questo suo diritto di fronte
all'impero e agli arciduchi che lo infirmavano teoricamente e si adoperavano a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
turbarlo praticamente, giovandosi degli Uscocchi, grossi nuclei slavi fuggiaschi
davanti ai Turchi e trasferitisi o trasferiti dall'imperatore sull'Adriatico, sulla
costa dalmatica e croata. Insomma,
LIBRI crescente ARTE
(/TRECCANILIBRI/) inasprirsi dei rapporti di Venezia
(/TRECCANIARTE/)

con l'impero e, direttamente o indirettamente, con la Spagna. La stessa


costruzione della fortezza di Palmanova, alla quale Clemente VIII augurò fosse
propugnacolo d'Italia, fu oggetto di rimostranze
TRECCANI austro-spagnole. Il rinato
CULTURA (/CULTURA/)

antagonismo con la Francia portava Asburgo austriaci e spagnoli a unirsi più


strettamente, rompendo, se era possibile, l'interposto diaframma veneto.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Perciò fu facile ristabilire fra i Savoia e Venezia l'antica armonia che pure era
stata turbata per un momento dall'invasione del Monferrato. Ma poco il duca
poté avere da principio, oltre le buone parole e i tentativi veneziani di
mediazione tra Spagna e duca, non ostante che Carlo Emanuele prospettasse le
favorevoli circostanze d'Italia, la diffusa avversione al dominio spagnolo,
l'amicizia inglese per lui, la forza del proprio esercito. Bisogna osare e volere,
diceva. "Nelle imprese si vuole prima il volere e poi il potere". Chi vuole può. Si
muoverà egli per primo e occuperà piazze milanesi; è pago che i Veneziani
seguano. E mossici noi, gli altri seguiranno... Ma Venezia temeva "di riporre la
quiete propria e comune in groppa al suo ardentissimo genio..." Così combatté
per conto suo la sua guerra: guerra svoltasi nel basso Friuli, nella valle
dell'Isonzo, davanti a Gorizia e Gradisca, che fu vanamente bombardata per un
mese dai Veneziani, e su fino a Pontebba e Tarvisio; guerra di minute e non
risolutive fazioni, ma che, iniziata proclamando di voler essere custode d'Italia e
vindice della sua libertà combattuta contro quel nemico, in quelle posizioni, per
quegli scopi di difesa di un confine che non era solo di due stati ma di due stirpi
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e civiltà, con la coscienza di questo suo valore, si può chiamare, in un certo


senso, guerra "italiana",ISTITUTO
anticipazione 
di eguale guerra che tutta la nazione
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

italiana poi combatterà. E per conto suo combatté il duca Carlo Emanuele, pure
(/index.html)
con poco successo. Gli Spagnoli irruppero nel Piemonte, dirigendosi su
CATALOGO (/CATALOGO/)
Vercelli. Ma egli, puntando su Novara, li costrinse a retrocedere, quasi
esitando, tuttavia, egli fino a ieri alunno di Spagna, davanti a un'azione
veramente offensiva. Dovette poi accorrere alla difesa di Asti, investita dagli
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Spagnoli venuti alla riscossa. E fu difesa valorosa.

Ma, intanto, mediatori,LIBRI


negoziati, conclusione
(/TRECCANILIBRI/) di un
ARTE accordo ad Asti (22 giugno
(/TRECCANIARTE/)

1615) piuttosto vantaggioso per lui, pur conchiuso con la speranza che a
Madrid non l'approvassero, e allora i mediatori, compresa Venezia, si
sarebbero schierati dalla sua parte. Come
TRECCANI realmente
CULTURA avvenne. E allora la guerra
(/CULTURA/)

riarse, nel 1616, anche per volontà del nuovo e battagliero governatore di
Milano don Pietro di Toledo. Ma questa volta, con più stretta solidarietà ira
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Piemonte e Venezia. Il senato veneziano diede grossi sussidî finanziarî. Si
poterono assoldare Francesi che vennero col Lesdiguières. Altri aiuti diede il re
d'Inghilterra. Col grande navigatore inglese Gualtiero Raleigh, il duca combinò
anche un colpo di sorpresa su Genova. E il Raleigh si riteneva sicuro di poterla
pigliare anche con la forza, se la sorpresa fosse mancata. Ma il re inglese, o che
in ultimo non si sentisse di romperla con Spagna o, come pare, non si
accordasse col Raleigh, per la giusta spartizione della pelle dell'orso, negò il
consenso e mandò l'avventuroso navigatore a conquistare la Guiana. Certo,
mancò anche questa volta grande risolutezza offensiva da parte del duca: sia ciò
dipeso dalla maggiore energia del Toledo che assediò Vercelli, o dalla
preoccupazione di non eccitarsi contro ancora di più i governi italiani con una
guerra risolutamente di conquista, o dalla scarsa coordinazione militare fra i
Savoia e Venezia. Ce ne fu, vera collaborazione militare, più da parte austro-
ispana: punte offensive del Toledo sul territorio veneziano; partecipazione del
duca d'Ossuna viceré di Napoli alla guerra di Gradisca; raduno di mercenarî e
navi a Napoli e Brindisi e operazioni navali nell'Adriatico, fronteggiate
fiaccamente dai capitani veneziani, per cui gli altri poterono proclamare
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

vittoria. E tuttavia terre di Lombardia furono occupate dai Piemontesi e parve


un momento si dovesseISTITUTO
marciare su Milano. Dalla Toscana, cessarono
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
i
contributi medicei al governatore spagnolo. In Italia, fra gli avversarî di
(/index.html)
Spagna, fra 1616 e '17, ottimismo, fiducia, incitamento al duca d'inviare una
CATALOGO (/CATALOGO/)
flotta a ribellare Napoli, incitamento a Venezia a non attardarsi nel Friuli,
incitamento al papa e agli altri principi di unirsi. "Su su Italiani, su principi, su
popolo, all'armi, all'armi, alla difesa, alla difesa d'Italia, della nostra patria.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Unione, unione; lega, lega difensiva e offensiva... !".

La realtà non rispose. Le azioni


LIBRI risolutive nonARTE
(/TRECCANILIBRI/) vennero. La sutura fra i due
(/TRECCANIARTE/)

alleati non si ebbe, quando nell'autunno 1617 si posarono le armi. Piccoli


furono i guadagni territoriali di Savoia. Ma ve ne furono d'altra natura: una
grande risonanza del nome suo e del casato,
TRECCANI una(/CULTURA/)
CULTURA quasi popolarità per tutta la
penisola, che è fatto assai significativo ed espressivo della condizione di spirito
degli Italiani. Fra gli stati indipendenti e anche fra le popolazioni soggette,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
manifestazioni d'interessamento o anche di opposizione, per il piccolo signore
che affrontava il colosso e riusciva a trattare da pari con il potente monarca.
Augurî di vittoria si levarono, vi furono desiderî di seguire quella bandiera, si
acclamò per le vie il nome del principe. In Carlo Emanuele si vide e lodò il
principe guerriero, cioè il vero principe, quello che nel capeggiare il popolo in
armi trova il maggiore titolo di lode e quasi la sua ragion d'essere. Si vide
l'opinione dell'invincibilità di Spagna morta per merito suo. L'atto di ribellione
a Spagna fu salutato e vantato come rivendicazione dell'onore italiano,
documento di valore italiano. Carlo Emanuele, con la difesa di Asti, "aveva
giovato per tutti i secoli a tutta Italia", disse a Roma l'oratore veneziano a quello
del duca di Savoia. Si augurò a lui di divenire un giorno "il redentore della sua
franchezza" e il restauratore della sua grandezza. E in quel discutere di Spagna e
Francia e Italia e "libertà d'Italia", e in quel cercare di configurarsi quel che
sarebbe potuto essere l'assetto della penisola, quando questa si fosse liberata
dagli stranieri, qualcuno, pensando a uno stato unitario, scrisse: "se s'avesse da
dar il principato d'Italia a un solo, chi dubita che toccherebbe al signor duca di
Savoia?".
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Seguirono altre guerre di Carlo Emanuele. Scoppiata la guerra dei Trent'anni,


egli pensò subito a soccorrere i Boemi. E in questo senso, svolse trattative
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
diplomatiche; concepì una vasta cooperazione con Olanda e Venezia e Francia
(/index.html)
e Inghilterra; tramò per abbattere il De Luynes, ministro di Francia, contrario a
CATALOGO (/CATALOGO/)
questi disegni; s'intese con Venezia e riuscì finalmente, dopo il "sacro macello"
e l'occupazione spagnola della Valtellina, grande strada alpina utile a
congiungere Asburgo austriaci SCUOLAe Asburgo spagnoli, a intendersi con Luigi XIII
(/TRECCANISCUOLA/)
e con Richelieu, col quale, nel 1624, la politica francese riacquistò energia nei
rapporti di Spagna. Obiettivi varî e non tutti conciliabili erano davanti ai suoi
occhi: Milanese, Genova,LIBRIMonferrato, Ginevra,
(/TRECCANILIBRI/) ARTEBugey, Gex e altri territorî
(/TRECCANIARTE/)

francesi. E fu guerra combattuta dalle Alpi al mare di Liguria, con una


spedizione franco-piemontese su Genova, caposaldo spagnolo in Italia,
militarmente e finanziariamente, che avrebbe
TRECCANI CULTURAdovuto essere fiancheggiata da
(/CULTURA/)

una spedizione navale sotto il duca di Guisa; e con un'invasione spagnola in


Piemonte, che fu respinta grazie specialmente alla valorosa resistenza della
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
piccola fortezza di Verrua, ma che distolse le forze franco-piemontesi
dall'obiettivo di Genova, e, insieme con la mancata cooperazione navale,
concorse al fallimento di quell'impresa. Fino a che, nel 1626, all'insaputa di
Savoia e Venezia, Francesi e Spagnoli si accordarono. Si riaprì poco dopo, con
la morte di Ferdinando e di Vincenzo II Gonzaga, la questione del Monferrato.
Era ormai una questione europea; anzi, dopo la ripresa francese, era uno dei
nodi della grande contesa fra Borboni e Asburgo. Opinione corrente, che il
possesso del Milanese fosse condizione di superiorità in Italia e in Europa per
chi lo possedesse: ma il Milanese, ora che lo stato sabaudo era in forze, si
poteva conservare o con l'alleanza dei Savoia o con il possesso del Monferrato.
Qualche decennio prima, era stata costruita dai Gonzaga, con spesa che sarebbe
stata ingentissima anche per paesi come Francia e Spagna, la grande fortezza di
Casale. Ma si era detto da taluno, anche vicino al principe: a che cosa questa
grande fortezza servirà? Le grandi fortezze sono utili ai forti; ai piccoli portano
piuttosto danno, perché svegliano le cupidige dei maggiori, esigono la loro
collaborazione per la difesa, portano più servitù che libertà.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Accadde quel che i pessimisti temevano e prevedevano. Il regno di Francia, che


già teneva gli occhi sul ISTITUTO
Monferrato, di
più ve li tenne, dopo la costruzione
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

quella fortezza, come li teneva sulla fortezza di Pinerolo: quella vestibolo,


(/index.html)
questa porta del Milanese e dell'Italia. Vi era in Francia una famiglia Gonzaga,
CATALOGO (/CATALOGO/)
discendente da un fratello di Federico primo duca, che si era stabilito lì,
ammogliato lì con l'ereditiera del ducato di Nevers. Ora vigila sulle cose di
Francia Richelieu. E accade che,SCUOLA
trovandosi Vincenzo Gonzaga in punto di
(/TRECCANISCUOLA/)
morte, 24 dicembre 1627, la giovane Maria, nata dalle nozze Gonzaga-Savoia, è
tratta di convento e sposata segretamente al giovane figlio di Carlo di Nevers. E
i Gonzaga-Nevers entrano nel possesso del Monferrato
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e di Mantova.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Allora, il duca Carlo Emanuele, tradito dall'alleato francese nel '26; insidiato
sempre dalla Francia, anche nelle sue aspirazioni
TRECCANI sul Monferrato, concordò col
CULTURA (/CULTURA/)

governatore spagnolo di Milano la spartizione di quel paese (dic. 1627). Casale


sarebbe spettato alla Spagna, ma il duca poi confidava di riuscire a
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
impedirgliene il possesso. Nel marzo '28, truppe sabaude e spagnole irruppero.
Gli Spagnoli puntarono su Casale. Monferrini e Casalesi si difesero
bravamente. Molte terre e fortezze caddero, ma resistette Casale. Reagì la
Francia e, nell'inverno 1628-29, Luigi XIII, sollecitato anche da Urbano VIII,
invocato come difensore della "libertà d'Italia", valicò le Alpi contro Savoia e
Asburgo, forzando le chiuse di Susa, e il 6 marzo costringeva il duca al patto di
Susa. Con esso, Carlo Emanuele otteneva qualche terra del Monferrato, ma
s'impegnava di unirsi al re, gli lasciava in pegno Susa, accordava la liberazione
di Casale dall'assedio. Era un ritorno all'alleanza francese. E nell'aprile, anche
Venezia, di fronte al blocco Austria-Spagna, si alleava al re. Ma, partito il re,
Carlo Emanuele tornava agli Spagnoli. Di nuovo i Francesi, col Richelieu,
invadono la Savoia, scendono in Piemonte, mandano aiuti a Casale. La quale
nel frattempo subiva un secondo assedio. Dove era fallito Gonzalo di Cordova,
si cimentò Ambrogio Spinola. Ma anch'egli logorò soldati e riputazione attorno
a Casale, vi si accorò e vi morì. Viceversa, dall'altra frontiera alpina, mal difesa
dai Veneziani, irrompeva un esercito d'imperiali comandato da Rambaldo di
Collalto, che, entrato a Mantova il 18 luglio '30, la saccheggiava. Moriva in quei
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

giorni Carlo Emanuele, stanco, amareggiato, con lo spettacolo del Piemonte


nuovamente devastato ISTITUTO
dalle guerre. 
Seguirono tregue e il trattato di Cherasco:
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

diviso il Monferrato tra Gonzaga e Savoia; ma i Francesi ebbero Pinerolo,


(/index.html)
tennero guarnigione nella fortezza di Casale e in altre piazze del Monferrato,
CATALOGO (/CATALOGO/)
cioè ricinsero come d'assedio il duca di Savoia e lo separarono dal Milanese.

Principio di nuova eclissi dello SCUOLA


stato sabaudo: ma adesso, alcune vie sono
(/TRECCANISCUOLA/)
tracciate, alcuni capisaldi sono costruiti. Vi è uno stato di buona consistenza
politica e militare, organicamente e costituzionalmente solido, non per
accidente e circostanzeLIBRI
esterne e mutevoli. ViARTE
(/TRECCANILIBRI/) è forza di popolo, legami tra il
(/TRECCANIARTE/)

principe e i sudditi. Altrove, vengono cadendo, sono cadute le buone attitudini


alla milizia e lo spirito battagliero della nobiltà: qui, sono stati educati e
adoperati. Saldo punto d'appoggio, dentro.
TRECCANI E verso
CULTURA di fuori, una politica
(/CULTURA/)

lungimirante, che comincia a maneggiare parecchie pedine e cerca solidarietà


anche lontane, fuori del cerchio obbligato Francia-Spagna, Borbone-Asburgo:
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
cioè Inghilterra e anche, nel 1622-23, Olanda e Danimarca. La riputazione del
duca come avversario di casa d'Austria, è tale che nel 1618, dopo la
defenestrazione di Praga, i ribelli in cerca di un re si volsero anche a lui. E poi,
si è cominciato a tessere una tenue trama con la penisola, con gl'Italiani, che
vedono lassù ai piedi delle Alpi qualcosa che in Italia non era mai stata: una
monarchia non nata dalla conquista e poggiante sulla conquista, non collegata
con possessi ultramontani e corone imperiali, non di malferme basi giuridiche e
militarmente affidata a volatili eserciti mercenarî, non vassalla della S. Sede, ma
organicamente legata con un popolo, tutta limitata entro una provincia italiana,
giuridicamente quasi perfetta, militarmente forte di forza propria. Cioè gli
elementi della vita italiana si erano arricchiti. L'Italia aveva, nel regno di
Napoli, la tradizione della resistenza statale alla chiesa; in Firenze, l'officina
grandissima della cultura e dell'arte nazionali, in Venezia, l'attività levantina e
la politica non solo italiana ma europea. Aveva Roma, cioè la Roma classica
ridiventata cosa viva nel Rinascimento, e la Roma papale che nel '500 aveva
assolto anche un certo compito "nazionale", oltre quello di aprire nuove porte
nel mondo all'attività degl'Italiani. Ora, appare uno stato bene attrezzato per i
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

nuovi tempi, moralmente intonato ai tempi. I suoi legami maggiori sono con
quella parte dell'EuropaISTITUTO
che è in(/ISTITUTO/)
sul crescere, 
Francia e paesi del nord-ovest.
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Questo stato non ha primati intellettuali o economici. Anzi, da questo punto di


(/index.html)
vista, è arretrato. Né per questo da molte parti d'Italia si guarda al P1emonte.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Ma ha un primato politico. L'equilibrio in cui la vita italiana si era arenata
senza più forza d'impulso nel sec. XV e senza capacità di resistenza a Francia e
Spagna, sta per finire. Quindi, da questo punto di vista, si delinea il fallimento
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
di uno dei capisaldi del programma spagnolo in Italia.

Ancora tra Francia e Spagna. - Insomma, unaARTE


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ripresa di agitazioni e guerre
(/TRECCANIARTE/)

nella penisola, in seguito tanto al risorgere politico della Francia e alle nuove
lotte Borboni-Asburgo, che trovano anche ora in Italia uno dei loro campi,
quanto alla formazione di un valido stato
TRECCANI subalpino,
CULTURA che cerca nella
(/CULTURA/)

partecipazione attiva a quelle lotte la sua difesa e il suo ingrandimento.


Possiamo anche dire: una ripresa, a distanza di un secolo, dello sforzo degli stati
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
italiani contro la Spagna, condotto, questa volta, dai Savoia con qualche
cooperazione di Venezia, qualche morale favore e solidarietà di popolo italiano,
e risoltosi, a differenza di un secolo innanzi, con un successo dei Francesi.

Francia e Savoia: quella stimolò e anche aiutò questa nell'iniziar la sua politica
di energiche iniziative antispagnole; ma questa, anche, concorse a che la
Francia riguadagnasse terreno di qua dalle Alpi, pur dopo che le aveva tolto la
base di Saluzzo, e dal Piemonte iniziasse il suo nuovo sforzo di penetrazione
nella penisola. Era, fra esse, un misto di solidarietà e di contrasto. Quindi, data
la disparità delle forze loro, dato anche il crescente indebolirsi delle posizioni
spagnole in Italia, solidarietà pericolosa, che poteva risolversi per i Savoia e per
tutta la penisola in una servitù nuova al posto dell'antica, specialmente quando
quel principato non fosse tenuto da una mano robusta e si rallentasse il ritmo
dell'organizzazione interna. Si vide già con i due trattati segreti di Cherasco,
1631: alleanza tra il re e il duca in caso di guerra in Italia, e comando supremo
degli eserciti affidato a quest'ultimo; ripartizione delle conquiste in ragione di
un terzo a Savoia e due terzi a Francia; restituzione di Pinerolo al re, in cambio
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

di terre del Monferrato. Luigi XIII dichiarava apertamente che si voleva


garantire il passaggio per  ai
l'Italia, "per procurarvi la pace e dare assistenza
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

suoi alleati". I quali alleati erano, oltre i Savoia, i Gonzaga-Nevers. Ma la


(/index.html)
diplomazia francese lavora attivissimamente per allargare il cerchio delle
CATALOGO (/CATALOGO/)
amicizie e clientele, includendovi l'ambizioso duca di Parma e quello di
Modena, ricondurre Venezia alla vecchia alleanza, coltivare le simpatie che ha a
Roma e gli spiriti antiasburgici SCUOLA
di papa(/TRECCANISCUOLA/)
Urbano VIII, da cui nel 1629 le son
venute calde sollecitazioni a valicare le Alpi per soccorrere Casale e tener testa
agli Spagnoli alleati con Carlo Emanuele nella spartizione del Monferrato. Sono
tutti principi e governiLIBRI
che (/TRECCANILIBRI/)
hanno vecchie tendenze antiasburgiche o si agitano
ARTE (/TRECCANIARTE/)

e si arrabattano nella loro piccolezza, o per arraffare un pezzo di Milanese o per


ricuperare Ferrara, che è l'"idea fissa" del duca di Modena. Ma la Francia vuole
cacciare gli Spagnoli dall'ItaliaTRECCANI
e vincereCULTURA
su questo scacchiere, come su quello di
(/CULTURA/)

Germania, la sua grande battaglia con gli Asburgo e togliere loro Paesi Bassi e
possessi italiani. Nel 1633, Vittorio Amedeo I, irritato contro Francia, pensa e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
propone al papa una lega italiana. L'anno appresso, alla vigilia della ripresa della
guerra, nuova proposta a Roma, in questo senso, anche da parte del granduca di
Toscana. E questa volta, il papa non pareva contrario; non contrarî i duchi di
Modena e Parma. Si confidava anche nell'assenso di Venezia. La lega doveva
rappresentare l'interesse dei principi italiani, a difesa contro chicchessia,
Francia o Spagna. Ma la Spagna s'intromise a Roma e tutto fallì.

Grande disorientamento e complicazioni portò questa nuova presenza di


Francia nelle cose d'Italia. Grande incertezza e varietà, se non di propositi,
d'idee su ciò che convenisse fare. Nel 1635, diede esca all'intrigo diplomatico
anche una congiura a Napoli per cacciare la Spagna con l'aiuto di Francia. La
corte di Torino si interessò di quel che accadeva in quel regno. Il cardinale
Maurizio, mandato a Roma, maneggiò alcune fila. Non estranei i Barberini. La
Francia, naturalmente, non mancava. Se l'impresa riusciva, Vittorio Amedeo I
di Savoia avrebbe avuto Napoli; Maurizio suo fratello il Piemonte; Mantova e
Parma, il Milanese; casa Barberini uno stato nel Napoletano. Poiché si sa che
Urbano VIII inseriva, entro la sua politica rivolta a combattere una monarchia
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

universale, aspirazioni nepotistiche. Insomma, cose grosse. Solo che, anche


questa volta, rimasero allo stato di progetto e intrigo diplomatico. Soloil re e i
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ministri di Francia riuscivano intanto a conchiudere qualcosa, per obiettivi più


(/index.html)
vicini e precisi; non ad attrarre Modena, che anzi si collegò con la Spagna; non
CATALOGO (/CATALOGO/)
il papa, come capo dei fedeli; non i Medici, premuti dai Presidî; ma sì Savoia,
Parma, Mantova.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Nel 1635, trattato di Rivoli, che prospettava la conquista, sotto l'alto comando
del duca, e la spartizione del Milanese tra Francia e Savoia. E cominciò la
guerra la quale tuttaviaLIBRI
il Créqui, generale francese,
(/TRECCANILIBRI/) ruppe di sua iniziativa
ARTE (/TRECCANIARTE/)

senza attendere gli ordini del Savoia. Egli volse poi su Valenza che era chiave
delle comunicazioni tra Genova e Milano, invece che su Novara e Milano,
come era nel programma del duca. Tuttavia,
TRECCANI riuscito
CULTURA vano il tentativo di
(/CULTURA/)

Valenza, l'esercito passò il Ticino, vinse a Tornavento e, per opera precipua di


Vittorio Amedeo, a Mombaldone. La morte del duca, come non pose fine alla
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
guerra di Lombardia, così non al progettare e complottare, sebbene Maurizio e
Tommaso si voltassero alla Spagna contro la nuova servitù francese. Grande
centro, pro o contro Francia, pro o contro Spagna, è Roma. Morto nel 1642
Richelieu, governa la Francia, ora, il Mazzarino, il cui compito, agli occhi del
ministro che lo ha tirato su al grande ufficio, è probabilmente proprio questo:
guadagnare, lui italiano, gl'Italiani, distruggere le loro prevenzioni antifrancesi,
aprire alla Francia tutte le porte dell'Italia.

Ma il Mazzarino non metteva grande impegno in queste campagne italiane.


Sono un diversivo, servono a procurare qualche alleato, a creare imbarazzi alla
Spagna. E poi né egli si fida dei principi italiani, né essi di lui e della Francia.
Tutti, per motivi diversi, erano infidi. Quindi, poche forze militari francesi;
assoluta impreparazione militare degli alleati italiani e di tutti i principi italiani,
dimostrata anche dalla minuscola ma rumorosa guerra di Castro, tra il Farnese
e papa Urbano VIII (1641-1643). I loro soldati proprî erano poca cosa; sempre
più difficile ingaggiare mercenarî, sempre più infide e indisciplinate queste

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

milizie condotte a prezzo. Ora si ebbero nell'Italia settentrionale successi e


insuccessi da una parte ISTITUTO
e dall'altra. piede
Anche gli Spagnoli poterono mettere
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

in Vercelli.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
La Spagna possedeva ancora certa forza di resistenza, data dall'organizzazione
difensiva del Milanese. Aveva, poi, in questo suo dominio, sudditi più o meno
soddisfatti ma non ribelli. E nelSCUOLA
resto della penisola, essa poteva contare su
(/TRECCANISCUOLA/)
molta gente interessata a sostenerla perché troppi denari aveva dati a credito a
quei monarchi o aveva investiti in imprese varie nei loro paesi, troppe pensioni
e stipendî arretrati aveva da(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI riscuotere. Attaccati
ARTEa(/TRECCANIARTE/)
Spagna, infine, erano tutti
quelli che non volevano disordini e alee di guerra. La forza maggiore di quel
dominio, in Italia, era proprio in questo suo rappresentare la pace, contro
velleità tanto di principi italiani quantoCULTURA
TRECCANI di principi stranieri. Laddove la Francia
(/CULTURA/)

voleva dire la guerra. Essa era l'elemento rivoluzionario, di fronte all'ordine di


cose stabilito in Italia. Chi voleva innovare in Italia si appoggiava alla Francia.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Così il principe Tommaso, dopo passato alla parte di Spagna, ritorna a Francia
ed è messo a capo dei Francesi in Italia eventualmente anche per guidare una
flotta contro il regno, notoriamente malcontento, inquieto, gravatissimo. Si
conta su Urbano e i Barberini, sulle discordie fra S. Sede e la Spagna. Nel 1644
muore Urbano; a Napoli qualche complice è arrestato; il nuovo papa Innocenzo
X Pamfili inclina alla Spagna: e tuttavia il lavorio seguita. Agenti segreti
francesi stanno in contatto coi cardinali francofili a Roma. Famiglie baronali
romane che hanno feudi nel Mezzogiorno, fonte prima di tutti i torbidi del
regno, sono tramite fra Roma e Napoli. Da queste conventicole di romani,
napoletani, francesi, savoiardi, esce un memorandum che il cardinale Grimaldi
protettore di Francia manda in Francia: il regno vuole scuotere il giogo
spagnolo, ma non ne vuole uno di Francesi. Nel paese, ove tutte le grandi
famiglie sono rivali, non si può scegliere un principe. Bisogna trovarlo fuori.
L'impresa è facile. Le fortezze sono mal ridotte, la Spagna non ha gente da
mandare. Insomma, è l'idea e aspirazione più diffusa: non cambiare padrone. I
dominî spagnoli in Italia sistemarli con dinastie autonome o ad ingrandimento
di stati italiani. La letteratura spicciola del tempo, di argomento politico,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 578/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

risuona continuamente di questa voce. Ed ecco il momento di Tommaso che


accetta le proposte di Anna d'Austria regina di Francia: avrà quella corona,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  solo
dando alla Francia il porto di Gaeta e un porto adriatico: se diverrà anche duca
(/index.html)
di Piemonte, darà alla Francia la Savoia e Nizza. La flotta francese col duca
CATALOGO (/CATALOGO/)
punta sui Presidî, prende Talamone, ma fallisce davanti a Orbetello. Si perde
tempo, sorgono i primi dissidî, milizie e flotta franco-piemontese sono battute
dai rinforzi spagnoli. Nel '46 la SCUOLA
flotta è (/TRECCANISCUOLA/)
rifatta, ma questa volta sotto il
maresciallo di Milleraye; e occupa Piombino e Portolongone.

Gran lavoro, in questoLIBRItempo, a comporre e ricomporre


(/TRECCANILIBRI/) in modo nuovo la
ARTE (/TRECCANIARTE/)

scacchiera politica italiana, sulla base di volontà o ambizioni o velleità o


interessi di principi e loro diplomatici e agenti: ma lavoro a vuoto. Tutte le
combinazioni erano possibili o, meglio,CULTURA
TRECCANI potevano venire in mente e formare
(/CULTURA/)

oggetto di discorsi, intrighi, piani, trattati. Mancava un'opinione pubblica, cioè


un interesse collettivo che si manifestasse con sue proprie voci e desse
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
concretezza ai piani dei diplomatici. Abbondavano tuttavia discussioni e
polemiche per le stampe. Le quali anzi si riaccesero con la guerra. E chi sta per
Francia o Spagna, ma come il meno peggio; chi per un' Italia che non sia né
francese né spagnola ma degl'Italiani e dichiara che il momento sarebbe buono
tanto per liberarsi da Spagna quanto per impedire che la Francia ne prenda il
posto. Bisognerebbe agire. Come? Gli anni precedenti molti occhi si erano volti
ai Savoia. Ma ora i Savoia sono in crisi. Il pensiero va perciò piuttosto a un
accordo fra i governi, a una lega o addirittura a una federazione: lega o
federazione che potrà anche agire d'accordo con la Francia, ma avere il fine
della conservazione della libertà e indipendenza. Così gli scrittori. Ché
viceversa il mondo dei politici, mancasse possibilità o volontà di vincere gli
antagonismi, le gelosie, i particolarismi delle dinastie e dei ceti e gruppi, andava
per tutt'altra strada. Il pericolo o male maggiore si seguitava a vedere, come nel
'400 e '500, più nel possibile crescere di un principe italiano sopra gli altri che
non nel conservarsi di Spagna o nel sottentrare di Francia a Spagna. E per
evitare questo pericolo o sfogare rancori contro i principi italiani, sì, era
possibile che una lega si conchiudesse. Come si vide con la lega di Parma,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 579/1196
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Modena, Venezia, Toscana, cioè di quasi tutta l'Italia indipendente, contro papa
Urbano VIII per la guerra di Castro: lega d'Italia o per la pace d' Italia, 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
che, del
resto, si sciolse subito anch'essa. L'Italia si formerà per altre vie, per sintesi di
(/index.html)
elementi ideali innanzi tutto e non per somma d'interessi dinastici. Era tuttavia
CATALOGO (/CATALOGO/)
l'Italia un riconoscimento implicito degli stati italiani, "tutti assieme come un
corpo, i membri del quale hanno consenso l'uno con l'altro", come scrive nel
1649 l'oratore veneziano Piero SCUOLA
Basadonna riferendosi all'opinione degli
(/TRECCANISCUOLA/)
Spagnoli. I quali non erano paghi di sentirsi sicuri di fronte a ognuno di quegli
stati di per sé, ma volevano sentirsi sicuri di fronte al tutto. Quindi, una vera e
propria politica italiana, dei(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI governi spagnoli,ARTE
cui (/TRECCANIARTE/)
non manca una sua unità.

RANDE LETT-I-J 32esimo 41


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Decadenza e progresso della vita italiana nel '600.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Il punto morto della vita italiana. - Siamo in un punto morto, nella storia degli
stati italiani, come un fiume che a mezzo corso ristagni. È logora la monarchia
spagnola come grande impero mondiale e come potenza italiana, nonostante i
puntelli che ancora aveva in Italia. Chi in Italia aborriva dalle guerre, chi
vedeva nel gran re essenzialmente il re cattolico, baluardo della religione, stava
per la conservazione della Spagna. I minuscoli stati superstiti che si sentivano
minacciati dai più grandi, gli oppositori dei Savoia, facevano affidamento sulla
Spagna. La nobiltà, in generale, spagnolizzava. Anche le plebi napoletane e
siciliane invocavano la protezione del lontano re, sulle cui terre non
tramontava mai il sole. Chi temeva i Francesi, per la "volubilità, insaziabilità,
leggerezza di quella nazione", come diceva il papa stesso Urbano VIII che pure
coi Francesi solidarizzò contro gli Asburgo, se ne stava attaccato agli Spagnoli.
Anzi, la rinata invadenza francese nella prima metà del secolo, fece rinverdire
qualche fronda della corona spagnola in Italia: la stessa Venezia si ravvicinò ad
essa, dopo il '30. Ma erano appoggi statici questi, senza sviluppo e senza
domani. Erano vecchi interessi di conservazione, erano aspirazioni al quieta non
movere. In ogni modo, non forza propria di Spagna. Questo declinare di Spagna,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 580/1196
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come risorse militari e finanziarie, come prestigio e credito, non sfuggiva


affatto agl'Italiani contemporanei, che ne traevano timori o speranze. Le
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  guerre
del Piemonte l'avevano, anche senza grandi sconfitte e perdite, ferita a fondo.
(/index.html)
La gran macchina spagnola si veniva deteriorando, la sproporzione fra le
CATALOGO (/CATALOGO/)
risorse finanziarie che diminuivano, e la grande politica a cui la Spagna si
sentiva obbligata dalle sue tradizioni di potenza e di prestigio, si risolvevano in
crescente fiscalismo e sfruttamento dei sudditi, senza il corrispettivo di utili
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
funzioni. Insomma, quel governo si era fatto un cattivo governo, oppressivo e,
insieme, accidioso e impotente.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Come Spagna, erano variamente in crisi gli stati indipendenti della penisola. Né
solo i piccoli stati della valle del Po, quello farnesiano di Parma e Piacenza,
quello estense di Modena, quello gonzaghesco
TRECCANI CULTURAdi Mantova e Monferrato,
(/CULTURA/)

viventi ogni giorno più di vita anacronistica, nel cozzo di grossi stati, essi
minuscoli stati, senza armi proprie, ormai senza denari per assoldarne, senza
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
autorità per servirsi bene dei mercenarî, senza fini concreti su cui veramente
puntare. Né solo, dico, i piccoli stati; ma anche i relativamente grandi. Batteva
il passo il ducato di Piemonte, retto da una donna, lacerato da discordie
dinastiche e da guerra civile, padroneggiato dai Francesi quasi come un secolo
prima, arrestatosi sulla via dei progressi civili e della riputazione italiana su cui
l'avevano messo Emanuele Filiberto e Carlo Emanuele. Meglio e peggio la
repubblica di Venezia. Difende sì con le unghie e coi denti i suoi ultimi possessi
di Levante; dà prova, in questa difesa, di energia, orgoglio, patriottismo e
vigore militare. E si sa come, nella lunga guerra di Candia, i suoi ammiragli
ritrovassero il vecchio spirito aggressivo fin quasi davanti a Costantinopoli.
Tuttavia, questa attività si manteneva con crescente sforzo e inadeguatezza ai
fini cui mirava: quindi poco meno che sterile. Tutta Europa cominciava ad
affacciarsi su quei mari e veniva a mancare la ragione del conservare quei
lontani possessi, nati e cresciuti ai fini del commercio e della navigazione. In
ogni modo, affaticata in Oriente, Venezia non riusciva più a seguire le vicende

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 581/1196
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della penisola, a conservare un certo controllo degli eventi che erano decisivi
per la valle del Po e perISTITUTO
i suoi stati stessi di terraferma: in un momento
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
in cui
decadeva, sì, la Spagna, ma si riaffacciava con proprî fini l'Asburgo austriaco.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Peggio è per il granducato di Toscana che con Francesco I già ha perduto non
poco di quel che aveva guadagnato con Cosimo I, e con Cosimo II quel che
aveva un po' riguadagnato con SCUOLA
l'energico Ferdinando I. Ferdinando II (1626-
(/TRECCANISCUOLA/)
70) cercò di rimettere un po' d'ordine: ma vendette le navi da guerra al re di
Francia e annullò la marina, cioè ogni possibilità di fare una qualche politica nel
Mediterraneo. Peggio LIBRI
con lo Stato della Chiesa,
(/TRECCANILIBRI/) che
ARTE ha, sì, incamerato Ferrara e
(/TRECCANIARTE/)

poi Urbino, ma ogni giorno vede aggravarsi le sue tare organiche, per il suo
carattere di mero strumento o d'interessi familiari o d'interessi universali e
trascendenti che aveva assunto. Viene anche
TRECCANI a mancare
CULTURA nell'amministrazione
(/CULTURA/)

quell'energia che avevano spiegata nel '500 alcuni grandi papi sotto l'assillo
della minaccia o veneziana o francese o spagnola o nell'ardore della
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Controriforma. Il papato come tale viene di nuovo scadendo da quell'alta
posizione di che aveva goduto allora. Arginato il pericolo protestante,
riguadagnate molte posizioni perdute, svanito quel senso di minaccia mortale,
che aveva stretto tanta parte della cattolicità attorno al suo capo, con rinnovato
spirito di dedizione, e quasi dato vita a una nuova teocrazia medievale, siamo
ora agl'inizî di una nuova discesa. Finisce, con l'avanzarsi del secolo XVII,
quella specie d'internazionalità politico-religiosa del mondo cattolico - e anche
di quello protestante - che si era formata in mezzo alle guerre di religione e di
cui il papa era il naturale capo. Ora, si ricostituiscono i quadri politici distinti
dai quadri religiosi, i credenti ritornano cittadini e sudditi, l'assolutismo si
rinforza a spese anche della Chiesa e del papato. I valori della fede passano in
seconda linea o vengono ben distinti dagli altri, quando si vede non solo un
Richelieu e un Mazzarino, ma anche un Urbano VIII, che pure nei loro stati
combattevano gli ugonotti e perseguivano eretiei, allearsi con luterani o
indulgere politicamente ad essi. S'intravede il passaggio a un'altra età che sarà
di lotte schiettamente politiche ed economiche, come già il sec. XV e il XVI,
chiusa la parentesi religiosa. Ora, tutto ciò si riflette negativamente sulla
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 582/1196
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posizione morale del papato; e la posizione morale del papato si riflette


sull'efficienza del principe  già
temporale e sullo Stato della Chiesa. Del quale,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

alla fine del '500, l'oratore veneto Paruta aveva schizzato un quadro assai
(/index.html)
oscuro. Nel '600, esso peggiora, quanto a ordine interno, prosperità economia,
CATALOGO (/CATALOGO/)
capacità militare. Roma è sempre un grande centro politico: ma d'intrighi più
che di operosità conclusiva. Agenti di principi italiani e stranieri che cercano
parentado con famiglie papali, fiduciarî di baroni napoletani, informatori
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
segreti di ogni corte grande e piccola, avventurieri, venditori di fumo, ecc.,
fanno capo a Roma.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Insomma, quasi tutti quegli stati e anche quelle dinastie, dal più al meno sono
in declino, sia in modo assoluto, sia riguardo ai tempi e al cammino fatto da
altri; sono in declino anche quelli che, nella
TRECCANI fase(/CULTURA/)
CULTURA della prima formazione,
avevano esplicato una seria e benefica azione di governo, assolto necessarî
compiti, perfezionato l'amministrazione, ecc. Dappertutto, rilassatezza di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
attività e di energie. E tutti sanno come in questo tempo non poco si allentasse
la vigilanza e resistenza di fronte alla Chiesa e alle sue prerogative; di fronte alla
sterminata falange degli ordini religiosi, monasteri, confraternite, persone
dedite a vera o fittizia vita clericale, tutti rivendicanti "libertà", cioè esenzione
da ogni aggravio; di fronte alla grossa manomorta ricostituitasi come forse
neppure nei secoli IX e X, pur essendo quasi scomparse le ragioni che allora le
avevano permesso di svolgere un'azione sociale non infeconda. Tutti sanno
che, disarmato delle grosse funzioni politiche il baronato, dove esso era ancora
potente e infido, come nel regno di Napoli, mancò poi quasi ogni capacità di
frenarne lo spirito di sopraffazione e di rapina verso i vassalli, sfrondare la selva
dei minuti privilegi che erano il corrispettivo della fedeltà, ricondurre nella
diretta amministrazione dello stato le città e le terre che ancora tenevano. Ché
anzi, come dilagò l'uso di vendere uffici, titoli, privilegi, così anche feudi di città
e terre. A metà del '600, quasi tutte le città del Mezzogiorno erano infeudate.
Tutti sanno che il fiscalismo dei principi si aggravò più o meno dappertutto, in
rapporto e ai crescenti bisogni di una politica che era imposta spesso da
circostanze estrinseche, e all'aumento dei gruppi privilegiati e relativa
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 583/1196
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diminuzione d'imponibile, e al dissesto dei patrimonî delle famiglie


principesche, allo sfarzoISTITUTO
delle corti. 
Crebbe anche l'irregolarità e arbitrarietà
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
dei
pesi fiscali, pur senza che crescesse il vantaggio del principe per
(/index.html)
gl'imperfettissimi modi delle riscossioni, per essere dazî e gabelle quasi tutti
CATALOGO (/CATALOGO/)
appaltati o concessi in garanzia ai creditori: ciò che rendeva più odioso e
intollerabile il tributo. Tutti sanno infine come fossero dissestate le comunità,
impoverite dai riscatti, spogliateSCUOLA
spesso(/TRECCANISCUOLA/)
dei beni pubblici dai baroni, scarse di
risorse fiscali per le esenzioni dei più ricchi, cariche di debiti, disertate dagli
abitanti; come fiorisse o rifiorisse il brigantaggio nello Stato della Chiesa, in
certe parti della Toscana, nell'Abruzzo,
LIBRI in Campania,
(/TRECCANILIBRI/) in Calabria. La coscienza
ARTE (/TRECCANIARTE/)

di questi mali nei governi non sempre mancava. E neanche qualche buona
intenzione di curarli: feroce giustizia contro i banditi, leggi per proteggere le
comunità dalle usurpazioni baronali,
TRECCANI e CULTURA
per ridare loro l'amministrazione di sé,
(/CULTURA/)

ecc. Ma chi ne curava l'osservanza? I governi erano nuovamente impigliati


nella rete degl'interessi particolari: rete che essi stessi con una mano
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
scompigliavano, con l'altra ricostituivano, come espediente di governo. I
compiti o ingerenze e interventi dello stato sono cresciuti più che non si siano
perfezionati gli strumenti dell'azione: quindi carattere arbitrario, oppressivo
dell'azione stessa e, insieme, scarsa efficacia sua. Si può anche aggiungere:
quegli stati italiani sempre più inadeguati ai tempi, per difetto organico o creato
ogni giorno più dalla nuova vita statale dell'Europa. O, per essere troppo piccoli
e impediti di crescere, per necessità si afflosciavano moralmente e si
corrompevano; o, essendo, come il dominio di Spagna, dominio di nazione in
decadenza e dominio straniero, erano volti anch'essi, a somiglianza di quello
papale, più fuori che dentro, erano solleciti anch'essi d'interessi che di troppo
trascendevano le provincie italiane a loro soggette. Ed è dubbio si possa
identificare o, quanto meno, i Napoletani e Siciliani potessero e fossero disposti
a identificare la difesa della monarchia di Spagna, la difesa degl'interessi
dinastici degli Asburgo, con la difesa dei proprî beni e onore e libertà. Quindi il
venire meno di ogni fondamento morale di quel governo in Italia; la concreta
coscienza che esso era straniero all'Italia.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 584/1196
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Quegli stati si risentivano, naturalmente, anche delle condizioni generali


dell'economia italiana. La quale attraversava una fase che qui è di vera 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
e propria
e definitiva decadenza, lì è ristagno con caratteri più o meno di temporaneità,
(/index.html)
altrove si presenta come faticosa crisi di trasformazione, come sforzo di
CATALOGO (/CATALOGO/)
adattamento dell'economia a nuove e meno favorevoli condizioni generali. I
traffici oceanici avevano non poco soppiantato i traffici mediterranei.
Commercianti e industriali italiani avvertivano l'impoverimento del mercato
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
turco: senza contare la concorrenza altrui, dato che si erano fatti assai attivi
Greci, Levantini, Ebrei di origine spagnola, trapiantatisi in Levante. Le guerre
di religione, specie deiLIBRI
Trent'anni, venivano impoverendo
(/TRECCANILIBRI/) la Germania a cui
ARTE (/TRECCANIARTE/)

faceva capo non piccola parte del commercio dell'Italia settentrionale, con
danno specialmente di Venezia che vide peggiorare ancora la sua posizione in
confronto di Genova, più vicina alle nuove
TRECCANI vie di
CULTURA traffico e ai paesi della nuova
(/CULTURA/)

ricchezza. Circostanze diverse, ma eguali negli effetti: i progressi industriali


dell'Inghilterra e quelli di Francia, entrata, dopo gl'inizî del sec. XV e dopo la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
restaurazione della forza monarchica, nella fase mercantilistica, con
incoraggiamenti di ogni genere alle industrie paesane, vecchie e nuove. Così
molta parte della clientela francese, e anche di altri paesi vicini alla Francia e
della stessa penisola, fu sottratta alle industrie lombarde e veneziane. In piena
decadenza, anzi dissolvimento, sono le colonie italiane nei Paesi Bassi: e solo
rimane certa varia attività di singoli. Lione, Marsiglia, Parigi non sono più
centri di lavoro bancario italiano. Gli stessi Genovesi si vengono ritraendo dalla
Spagna e molti di essi preferiscono gl'investimenti nei Monti o Debiti pubblici
italiani, specie a Roma. Anche in ltalia, una crisi bancaria, che fra il '500 e il '600
ha mandato all'aria grandissimo numero d'istituti di credito a Firenze, a
Venezia, a Genova, altrove. Quindi, dispersione di capitali, sfiducia, tendenza al
tesaurizzare, ristagno più che mancanza di denaro, difficilissime le condizioni
del credito, usura. Quindi, più fiacca vita di borghesia, più lenta ascesa di
elementi sociali che prendano il posto di quelli scomparsi, abbassamento anche
del credito e prestigio e coscienza di sé della borhesia, la mercatura attività non
degna dell'uomo nobile, le classi tendenti ad accentuare il distacco e
l'isolamento l'una di fronte all'altra.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 585/1196
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Vi è ancora una nobiltà feudale, in parte di antica origine, specie nel sud, più
ancora di origine recente, per compra di feudi, per diplomi principeschi,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  specie
nell'Italia settentrionale e centrale. È una nobiltà spagnolesca, fastosa, tutta
(/index.html)
presa dalla smania di primeggiare in pubblico anche se in privato sente il morso
CATALOGO (/CATALOGO/)
della miseria, lontana dagli uffici o dalle cure del patrimonio e da ogni interesse,
"addormentata nei piaceri della vita allegra", come dice il Vico. Ormai essa si
ritira anche dalla milizia e perdeSCUOLAquesta(/TRECCANISCUOLA/)
che era stata la principale sua funzione.
Tutto sommato, una classe che si sta esaurendo e sgretolando: debiti,
alienazione parziale dei feudi e quindi frazionamento dei feudi stessi, rovinosi
litigi giudiziarî dei feudatarî con le comunità ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) o con(/TRECCANIARTE/)
la camera regia o ducale o
granducale, incameramenti di feudi, ecc. Seguita sempre a fabbricarsene, di
questa nobiltà feudale; ma più cresce di numero e più è svalutata come qualità.
Accanto, o più in basso, c'è unTRECCANI
patriziato urbano,
CULTURA nato dalle attività mercantili,
(/CULTURA/)

dalle professioni, dai legati, ecc., delle città libere o di più recente formazione.
Pur essendovi patrizî investiti di feudo e feudatarî ammessi al patriziato e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ambiziosi di entrarvi per l'autorità che esso procurava nelle cose cittadine, pure
l'una e l'altra classe si tenevano distinte e in posizione di antagonismo. Il
patriziato, grande e piccino, prevaleva negli uffici di corte e
nell'amministrazione delle comunità: anzi monopolizzava quasi le
amministrazioni, e costituiva circolo chiuso, con tendenza a estinguersi come
tutti i circoli chiusi. Grandemente scaduta è, in molti dei luoghi dove era ascesa,
la borghesia degli affari, dei commerci, della banca, delle industrie tessili o
metallurgiche. Altrove si sostiene, sia pure con più ristretto mercato italiano o
regionale.

La vita urbana ha perso dappertutto l'antico fervore. Non si fanno più guerre
fra città e città: ma dappertutto, il campanile è più che mai in piedi: rivalità,
superbia di precedenza, sforzo delle minori di adeguarsi alle maggiori quanto a
titoli, baruffe per la ripartizione dell'imposta globalmente assegnata alla
provincia o al regno, per gli alloggiamenti militari, ecc. E a volte sembra che
l'ambizione delle città si esaurisca nell'ottenere una distinzione, che sia come
titolo di nobiltà per le famiglie private. E come le città, così i minori corpi
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 586/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

costituiti, le corporazioni mercantili e artigiane, le confraternite, ecc. La


tendenza di tutti gli organismi e gruppi a chiudersi in sé, è sempre viva:
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) anzi,
nel ristagno di tante attività, delle linfe vitali, si manifesta più visibilmente.
(/index.html)
Ogni città, feudale o regia, ha o vuol avere una fisionomia propria, in virtù di
CATALOGO (/CATALOGO/)
privilegi sollecitati per sé. La comune dipendenza quasi si direbbe fosse
incentivo al particolarismo. Estranee le une alle altre anche le 100 baronie. E
divisa in gruppi ostili la poca borghesia, anche entro la stessa città, divisi e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
suddivisi in una miriade di corporazioni gareggianti fra loro i ceti mercantili e
produttivi. Fra aristocrazia e borghesia, quasi rotti i ponti, con dispregio
grande di quella per questa e sue attività. Fra ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) aristocrazia e borghesia da una
(/TRECCANIARTE/)

parte, plebe dall'altra, un pozzo profondissimo. E anche la plebe, nell'ambito


stesso di un medesimo stato non ha egualmente nessi e coscienza di unità. È
divisa quella rurale, come divisi i feudi.CULTURA
TRECCANI Nulla di(/CULTURA/)
comune fra la plebe rurale e
quella delle città che ha regime di favore: e l'economia della prima è non poco
subordinata alle esigenze della seconda, all'esigenza cioè del pane a buon
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
mercato. Una massa compatta di plebe è solo a Napoli, calata qui da ogni parte
del Regno ma presto unificata nella sua napoletanità e bene individuata e
staccata dalla provincia stessa da cui proveniva. Insomma, una società
frammentaria, più forse che prima non fosse, per effetto dell'azione dei governi
che amano piuttosto sciogliere che rafforzare i nuclei organici, e speculano
finanziariamente sull'amore dei titoli di distinzione, per effetto del più debole
ritmo della vita italiana, della scemata ricchezza, dello scemato lavoro,
dell'immobilizzazione di tanti capitali in opere di lusso, della deviazione verso
gl'investimenti puramente feneratizî, poveri di effetti sociali, sterili o quasi dal
punto di vista politico.

Insomma, i segni del ristagno, più visibili e certi che non quelli del progredire.
Si avvertono a pieno gli effetti non buoni di tutti quegli avvenimenti che dalla
fine del '400 hanno mutato assai la faccia dell'Europa: scoperta di nuovi paesi
fuori del cerchio d'azione delle città e degli stati italiani, spostamento di vecchie
vie di traffico, formazione di nuovi centri di vita economica in concorrenza coi
precedenti, dominio straniero e, per di più, di una nazione in decadenza. E
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pensiamo anche, se vogliamo, a un rilassarsi delle vecchie energie e del vecchio


spirito d'iniziativa, che ISTITUTO
aveva un(/ISTITUTO/)
tempo datoMAGAZINE
a mezza(/MAGAZINE/)  di
Italia un celere ritmo
vita, una rapida circolazione di elementi sociali, una loro unità pur negli accesi
(/index.html)
contrasti. O meglio: quelle esterne circostanze avevano prodotto, in un paese
CATALOGO (/CATALOGO/)
giunto al fastigio di una determinata civiltà essenzialmente cittadina, un
rilassamento di energie, di spirito d'iniziativa, di forza creatrice.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Comunque, si può ammettere che l'Italiano del '600, l'Italiano della
dominazione spagnola e della Controriforma, l'Italiano medio vivente in Italia,
abbia meno di questa energia e spirito d'iniziativa,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) meno forza creatrice. Ciò è
ARTE (/TRECCANIARTE/)

visibile anche nel complesso dell'attività intellettuale, oltre che nell'attività


politica ed economica. È caduta la grande poesia e la grande arte e la vigorosa
speculazione dell'età precedente. Il pensiero
TRECCANI CULTURApolitico e la storiografia non hanno
(/CULTURA/)

mantenuto le promesse del tempo dei politici e degli storici del '100. Nelle
stesse scienze fisiche e naturali, al primo slancio sottentrò un certo languore, la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
tendenza a limitarsi al mero sperimentalismo e alla pura osservazione,
catalogazione, raccolta di fatti e materiali scientifici. Questo ci dà ragione del
minore apprezzamento che si cominciò a fare, fuori d'Italia, della scienza e della
cultura italiana, pur essendo notevole l'influenza degli studî fisici e naturali
italiani in Europa, grande l'eco degli studî e scoperte nel campo della fisiologia e
medicina e astronomia anche fra '600 e '700. L'omaggio che all'Italia seguitò a
farsi, fu più al suo passato che al suo presente. L'Italiano all'estero ebbe, tutto
sommato, una statura minore che nell'età precedente, pur seguitando in lui a
manifestarsi l'intelligenza e destrezza e versatilità proprie della sua stirpe giunte
a un alto grado nell'età del Rinascimento. Certo, il giudizio sugl'Italiani tende,
all'estero, a farsi peggiore. Si parla dell'Italia come del paese del machiavellismo,
nell'interpretazione che di Machiavelli hanno data specialmente i paesi
protestanti, ma anche paesi cattolici dove si voleva reagire a influssi della
cultura italiana. Appare anche l'Italia del brigantaggio, l'Italia del dolce far
niente, l'Italia tutta pompe e feste e carnevale. Indebito questo giudizio
negativo, chi guardi tante serie manifestazioni della vita italiana anche allora,
chi guardi la sostanza della vita italiana stessa. E Milton, tornato in Inghilterra
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 588/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

dopo una dimora di alcuni mesi in Firenze, Roma, Napoli, Venezia (1638),
proclamava ai suoi concittadini di aver sempre ritenuto per conto suo,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
ma ora
avere conosciuto per diretta esperienza, che l'Italia non era già, come essi
(/index.html)
credevano, un asilo di facinorosi ma albergo di umanità e di civile sapere. Ma
CATALOGO (/CATALOGO/)
quel giudizio negativo sull'Italia del sapere e sull'Italia morale, rispecchiava, pur
deformandoli o per troppo superficiale osservazione e intelligenza di cose
italiane, o per spirito nazionalistico, quasi per desiderio di rivalsa contro la non
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
più accetta influenza straniera, alcuni elementi o aspetti veri della vita italiana
in questa fase che si può veramente chiamare di transizione: in quanto sta
sfaldandosi, esaurendosi, un(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI dete: minato tipoARTE
di civiltà, imperniato sullo stato
(/TRECCANIARTE/)

cittadino e su certi ideali, e ancora una nuova Italia non è sorta, attardata come
è dalla sua stessa stanchezza, dal peso delle sue tradizioni, dal dominio straniero
che presto esaurì le iniziali possibilità
TRECCANIdi bene, sia
CULTURA che esso peggiorasse, sia che
(/CULTURA/)

altro e meglio la vita italiana richiedesse.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Le attività dell'Italia secentesca. - E tuttavia sono visibili, in questa "decadenza"
italiana, i momenti del progresso, del lavoro positivo che la storia compì, del
lento e inconscio adeguarsi anche degl'Italiani alle esigenze di un'età che è
orientata verso i grandi stati. L'Italia ristagna: eppure nel suo stesso ristagno vi
sono le condizioni del nuovo avanzare. Decadenza di piccoli stati, rovina della
vecchia nobiltà feudale, esaurimento dei chiusi circoli del patriziato cittadino
sono decadenza, rovina, esaurimento di vecchie forme di vita: dànno qualche
impulso a pensieri, sentimenti, aspirazioni di più ampie e proprie
organizzazioni statali, ad attività e ideali della borghesia. La decadenza
dell'aristocrazia rimette in circolazione molta ricchezza ferma, alimenta nuove
formazioni sociali. Si assiste al frazionamento dei grandi feudi e al sorgere di
nuovi centri abitati in essi. Pur con linee quanto mai accidentate e irregolari,
con rapide discese a cui rispondono egualmente rapide ascese, si ha nel '600
aumento di popolazione; un'agricoltura che, accanto a zone di desolazione e di
abbandono, ne presenta altre in sviluppo; un grande accrescimento di proprietà
privata a spese dei demanî regi, comunali, feudali, magari per usurpazione;
grandi quantità di terre soggette a servitù di pascolo e di semina, ora chiuse e
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sottratte al disordinato sfruttamento, avviate, nell'energica ripresa del '700, a


più intensa produzione.ISTITUTO
Se per (/ISTITUTO/)
un verso muore 
l'antico operoso orgoglio
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

municipale, nella generale decadenza della vita cittadina, muore con esso tutto
(/index.html)
quel mondo di ricordi, pensieri, sentimenti che avevano a centro la piccola
CATALOGO (/CATALOGO/)
patria che "un muro e una fossa serra". I comuni, a forza di essere spogliati delle
antiche funzioni e di vivere sotto tutela, si vengono organizzando come enti
amministrativi e si abituano all'idea di una distinzione d'interessi locali e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
generali, di amministrazione e politica. Le città combattono a spada tratta per la
loro libertas di fronte al barone feudale. Essa soddisfa interessi e ambizioni e
vanità di nuclei del patriziato e della borghesia
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) municipale
ARTE che in quelle
(/TRECCANIARTE/)

amministrazioni sono appollaiati. Ma crea anche dipendenza diretta dal


principe. E ogni volta che le comunità sono rivendicate dal principe, egli
acquista o riacquista qualche prerogativa nuova nei confronti della comunità;
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

ogni volta che le ridà in feudo, concede al barone qualche prerogativa di meno.
Vi è, anche, un processo di formazione di nuovi elementi di borghesia, in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
sostituzione o integrazione dell'altra: nuovi proprietarî, agenti e fattori rurali
dei grandi signori assenteisti, accaparratori ed esportatori di grano, appaltatori
di gabelle, prestatori di denaro in piccolo e in grande ai principi e alla nobiltà e
ai comuni, funzionarî della crescente burocrazia, legisti e avvocati che sono già
ora l'alimento più importante della borghesia meridionale, specialmente
napoletana. È formazione piuttosto lenta; questa borghesia contiene molti
elementi parassitarî; le manca ogni consistenza spirituale e sentimentale di sé e
coscienza politica; il suo ideale di vita è fuori della propria classe, è nella
nobiltà. E appena un mercante arricchito o un legista può, sollecita carte di
nobiltà e compra un feudo. Tuttavia è rivelatrice di un non interrotto processo
di ricambio, nell'organismo sociale italiano.

Anche chi guarda all'arte e alla cultura, non deve dimenticare nel '600 la musica
italiana; un certo serio sforzo di originalità che fa la pittura col suo amore di
cose vive, con l'osservazione di aspetti nuovi della vita, con i suoi centri
pittorici nuovi, come Bologna e Napoli. E nel campo del pensiero politico,
qualche problema nuovo, come quello della "ragion di stato", dei rapporti tra
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morale e politica ecc. E la storiografia, se pure guarda, forse più di prima, quasi
solo all'esterno della vita 
storica, al viluppo politico e diplomatico, all'intrigo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

delle corti, ai fatti militari, tuttavia apre gli occhi sopra una più vasta realtà
(/index.html)
europea, s'interessa delle vicende di tutto il mondo. Da non dimenticare anche,
CATALOGO (/CATALOGO/)
pur mentre la cultura italiana perdeva in profondità e si ritirava da posizioni
avanzate che prima aveva raggiunte nel mondo, quel che essa conquistò in
estensione entro la penisola. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Difatti, elementi suoi penetrarono in zone che fino allora erano rimaste chiuse
ad essi. La conoscenzaLIBRI
dei grandi scrittori si diffuse,
(/TRECCANILIBRI/) a modo suo, in mezzo al
ARTE (/TRECCANIARTE/)

popolo. Ariosto e Tasso scesero fino all'uomo del popolo, al contadino e al


pastore; l'arte, la letteratura cosiddette popolari attinsero largamente alla
grande arte e alla grande letteratura.
TRECCANIÈ ilCULTURA
tempo (/CULTURA/)
della produzione letteraria
dialettale che, raccogliendo gli echi, gli spunti, i motivi della produzione
letteraria in lingua italiana, concorre a diffonderla, metterla in circolazione,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
farla penetrare laddove non sarebbe tanto facilmente penetrata. E ne veniva
una maggiore unità spirituale nel popolo italiano. Unità linguistica
promovevano gli scrittori, già grande, come in pochi altri paesi d'Europa, pur
con tanti secoli di vita municipale, con l'attuale segregazione fra provincia e
provincia, con la scarsezza degli scambî economici e culturali fra i varî stati. E
di questa unità linguistica è specchio, nel '600, il Vocabolario della Crusca, che è
il linguaggio fiorentino e toscano, ma nel tempo stesso italiano, è il linguaggio
delle persone colte, il linguaggio scritto. L'unità che secoli innanzi si aspettava
da una corte, venne invece da spontanea opera di popolo e di scrittori. In
fondo, quella che già nel '500 era contro i sostenitori fiorentini di una teoria
troppo fiorentina della lingua, aspirazione dei, chiamiamoli così, provinciali
italiani, che cioè si dovesse dare diritto di cittadinanza italiana anche alle lingue
delle regioni; quest'aspirazione era nel fatto appagata. Lo stesso si dica di ogni
altra manifestazione del costume, che si viene pure unificando, magari sotto
forma di spagnolismo o francesismo. E realmente, c'è nel '600 l'una e l'altra
cosa. Prima, più l'una, poi, più l'altra. E gli scrittori animati da preoccupazioni

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nazionali se ne dolevano, come segno di servitù già in atto, come preparazione


di altra e maggiore servitú. di
Sebbene poi anche si notasse la superficialità
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

questi influssi e la persistenza di caratteri proprî del popolo italiano.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Da questa unità di cultura e di civiltà, vista nei suoi elementi sostanziali, di
questa morale personalità degl'Italiani, della quale essi erano pienamente
persuasi, desumevano gli scrittori politici e pubblicisti del '500 e '600 la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
convenienza d'intese fra i principi, di accordi fra gli stati indipendenti, anche di
durevoli patti per formare fronte unico di fronte agli stranieri, e dare "libertà"
all'Italia, a tutta l'Italia:LIBRI
"poiché tutta l'Italia è ARTE
(/TRECCANILIBRI/) patria(/TRECCANIARTE/)
all'Italiano", scrive il
Boccalini. Nota frequentissima, questa, specie nella prima metà del '600, da
doverla considerare come manifestazione di una corrente diffusa di opinione
pubblica. E non è solo nota antispagnola o antifrancese.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/) Di questa libertà si
parla come di "libertà nazionale". Nessuno vorrà supervalutare questi pensieri e
parole, che pure ricorrono in decine di scritture. La loro rispondenza con le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
azioni era scarsa, qualche volta nulla; pur essendovi uomini per i quali quei
pensieri sono stati i pensieri di tutta la vita. Ma se anche non c'era in essi un
programma di azione, c'era la coscienza dell'individualità nazionale italiana, la
persuasione che il dominio straniero rappresentava un danno e un'ingiustizia,
la visione di un assetto variamente unitario rispondente all'unità storica della
gente italiana, qualche volta l'esortazione agl'Italiani di "fare da sé", unico modo
di fare. Di altri elementi si arricchirà la coscienza politica degl'Italiani nel '700 e
'800. L'idea democratica darà un maggiore contenuto all'idea di nazione e
d'indipendenza nazionale. Ma ogni età ha i suoi compiti, nei limiti ad essa
segnati dalle condizioni storiche, dalle possibilità, ecc. Ora ci sono più idee
correnti che non profonde convinzioni fuse con la coscienza morale: ma anche
quelle idee correnti hanno il loro valore, entrano nella trama del
"Risorgimento", che è cosa del sec. XIX ed è cosa presente e immanente a tutta
la storia italiana, dalla caduta di Roma e dalle invasioni in poi.

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Lotte sociali e movimento antispagnolo nell'Italia meridionale. - Nell'Italia


settentrionale c'è ancora, 
parte di più vasto conflitto di casa d'Austria contro
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
i
protestanti e contro i Borboni, guerra di Spagnoli e di Francesi, con qualche
(/index.html)
partecipazione di elementi italiani. È assente o quasi Savoia, dopo la morte di
CATALOGO (/CATALOGO/)
Vittorio Amedeo I e gl'insuccessi del principe Tommaso, e durante la
fanciullezza del duca Carlo Emanuele II; si è ritirato dall'agone il duca di Parma,
che era stato guadagnato a Francia ma immobilizzato subito, alle spalle, dallo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
spagnolizzante duca di Modena. Ora è il quarto d'ora di quest'ultimo, circuito,
adescato, lusingato con promesse d'ingrandimenti. Modena torna un po' a
essere ciò che era stataLIBRI
nel '300 con Renata, cioè
(/TRECCANILIBRI/) ARTEun centro d'irradiazione della
(/TRECCANIARTE/)

politica francese in Italia. Anche a Firenze, donde due regine erano andate in
Francia, Luigi XIV dà una sua nipote in moglie al granduca. Insomma qualche
successo, se non proprio delle TRECCANI
armi, della diplomazia
CULTURA francese. Incoraggiavano
(/CULTURA/)

la Francia anche i mali umori serpeggianti contro gli Spagnoli in mezzo alle
popolazioni italiane soggette a loro. Se ne hanno segni in Lombardia; più, nel
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Mezzogiorno, anche perché qui le aspirazioni a mutamento potevano
concretarsi nel pensiero di una propria vita statale da restaurare. Era questo
l'ideale di non poche famiglie della nobiltà, illuse dalla speranza di potere o
afferrare per sé quella corona o tornare, con una dinastia propria, di origine
francese o spagnola o magari sabauda, nell'antica prosperità e potenza. Così,
durante l'intrigo romano-franco-sabaudo del 1635-36, si ebbe, in collegamento
con esso, la congiura che prende il nome da Giovanni Orefice, duca di Sanza, di
nobiltà recente, che mirava a fare del Regno un regno a sé. Una parola, poi, si
sente circolare a Milano o a Napoli, attorno alla metà del '600: "repubblica". Ed
è forse un'eco di quel che era accaduto nei Paesi Bassi, ribellatisi a Spagna e
fattisi indipendenti: per quanto, in Italia, manchino aspirazioni, propositi,
volontà, capi radicali. Piuttosto un vago sogno ondeggiava davanti agli occhi di
molta gente, specie dei ceti di mezzo e anche della plebe: potere ritornare a
certe condizioni di vita, a certo regime, a certi privilegi del tempo di Carlo V.
Erano miti, come quello dell'età dell'oro, pur con qualche contenuto serio:
poiché, un secolo prima, il dominio spagnolo era il dominio di una grande
monarchia, ora scaduta, e diventata tutta passività per i sudditi. Gli stessi viceré
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avevano píù di una volta, adoperando il pugno di ferro contro i nobili e dando
qualche protezione al popolo, alimentato questo stato d'animo popolaresco
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  e
borghese. Ma ora, il governo spagnolo aveva rimesso dell'antica energia. E la
(/index.html)
mala amministrazione locale, che era poi l'amministrazione della nobiltà
CATALOGO (/CATALOGO/)
grande e piccola, trovava nei governatori e viceré spagnoli tolleranza,
protezione, a volte complicità. Poteva perciò succedere che il malcontento
popolaresco contro il cattivo governo investisse, insieme, nobiltà e funzionarî
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
spagnoli; che le agitazioni di plebe e gente di mezzo, iniziate contro la nobiltà,
finissero con l'assumere anche carattere antispagnolo.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Di queste agitazioni, vere rivoluzioni, se ne ebbero tanto in Sicilia quanto nel


Mezzogiorno a metà del Seicento. Palermo diede il segnale, maggio 1647.
Insurrezione plebea, da principio, per ilCULTURA
TRECCANI prezzo (/CULTURA/)
del pane, o, meglio, per il peso o
misura del pane venduto sul mercato, rimpicciolito per non aumentarne il
prezzo. Ma dopo qualche dì, le maestranze, coi loro consoli, si unirono al
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
popolino, contro gabelle e gabellieri, contro l'amministrazione cittadina ove la
nobiltà prepoteva. Capitano generale del popolo fu gridato l'Alessi, artigiano,
che disciplinò il movimento. Il viceré, marchese De los Velez, cedette alle
richieste; ma ciò non tolse che il movimento prendesse carattere antispagnolo o
almeno antigovernativo e il viceré dovesse allontanarsi dalla città. Né solo
erano plebe e artigiani. L'Alessi si rivolse anche a borghesi e legisti, per
consiglio. E fra essi, uomini di lettere, legati a tradizioni di autonomismo
siciliano. Era l'elemento colto, che portò nel movimento una sottile vena di
pensiero politico, in fondo al quale era l'immagine di una Sicilia indipendente,
con Palermo capitale. L'iniziativa palermitana destò ora larghi echi nell'isola.
Moti a Corleone, Randazzo, Castelvetrano, Termini, Siracusa, Patti, Girgenti,
Catania, Cefalù, ecc.

Nel luglio, fosse questa spinta palermitana e siciliana, fossero i fermenti locali
ormai in pieno vigore, anche Napoli eruppe. Ed egualmente, sul principio,
plebe; egualmente contro le gabelle che erano, nel crescente impoverimento
della città e della regione, di crescente gravezza. Rimedio primo contro le
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gabelle, abbassare quei nobili che concorrevano, nelle deliberazioni


amministrative della città, con cinque voti, mentre uno solo ne aveva ilpopolo;
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

accrescere questa partecipazione del popolo, indurre il viceré a riconoscere


(/index.html)
vecchie immunità da gabelle e privilegi popolari. Perciò il movimento si volse
CATALOGO (/CATALOGO/)
presto anche contro i nobili, contro i cavalieri annidati nei seggi e sempre
pronti a votare quelle imposte che essi non pagavano. Di questo movimento, il
popolano Masaniello portava laSCUOLAbandiera. Ma la direzione e ispirazione vera era
(/TRECCANISCUOLA/)
piuttosto di uomini della borghesia, di uomini di legge, "versati nell'istoria",
esperti a maneggiare e far valere i titoli di diritto che il popolo vantava o
accampava, persuasi diLIBRI
un'antica millenaria partecipazione
(/TRECCANILIBRI/) del popolo al
ARTE (/TRECCANIARTE/)

governo della città. Avanti a tutti, Giulio Genoino, avvocato. Masaniello ebbe
una settimana di dittatura; poi, siccome c'era in lui la maschera non la sostanza
del dittatore, e l'incapacità di fare da sé,CULTURA
TRECCANI senza la(/CULTURA/)
guida di Genoino che gli stava
alle spalle, fu abbandonato dal popolo e ucciso.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
La lotta, da principio e nelle intenzioni del popolo, era più contro le gabelle che
contro la Spagna; più contro il viceré che contro il lontano re. Ma la distinzione
era difficile mantenerla a lungo. I nobili una volta erano stati castigati dalla
Spagna, ma ora non più. O se aveva castigato i grossi e pericolosi baroni, aveva
dato e dava mano libera alla minore e innocua nobiltà. Ora Genoino anche alla
Spagna chiedeva più giustizia per il popolo, più freni per quella nobiltà che,
dando voti, comprava privilegi. Si proponeva d'instaurare un reggimento a
popolo e nobili, parificati sotto lo scettro di Spagna. C'era una coscienza, nel
popolo meridionale, di ciò che esso e il Regno avevano fatto per la Spogna, di
ciò che avevano dato di denaro e di soldati per sostenere la monarchia nelle sue
guerre. Così, sia per logica estensione, sia per l'azione di altri fermenti locali,
specie dell'aristocrazia maggiore e migliore che Genoino stesso avrebbe
desiderato prendesse parte più attiva alla cosa pubblica, sia per le influenze
esterne franco-romano-piemontesi, il movimento popolare contro gabelle e
nobili, cioè "malgoverno", divenne anche movimento contro la Spagna: non

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esclusa in questa evoluzione l'opera dello stesso Genoino, a cui si attribuisce la


paternità di un DiscorsoISTITUTO
al popolo(/ISTITUTO/)
napoletano MAGAZINE a libertà, tutto 
(/MAGAZINE/)
per eccitarlo
esortazione
(/index.html)
a sanare quella disunione che era causa della comune rovina.
CATALOGO (/CATALOGO/)
La cooperazione di nobili e popolo non si ebbe. Il movimento napoletano prese
carattere insieme antispagnolo e antinobiliare. Il popolo si organizzò
militarmente, ebbe un suo "generale
SCUOLAdell'artiglieria del popolo" in Ottaviano
(/TRECCANISCUOLA/)
Marchese; il comando supremo se lo dovette assumere, volente o nolente,
Francesco Toraldo principe di Massa, vecchio soldato per Spagna. Le provincie
fecero subito eco: odî, LIBRI
rancori non vi mancavano,
(/TRECCANILIBRI/) se anche stessero "per il
ARTE (/TRECCANIARTE/)

timore sepolti sotto le ceneri del silenzio". Si azzuffarono contadiname e


vassalli e baroni; baroni e nobiltà cittadina e nobiliter viventes, cioè mercanti
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
ricchi, dottori, legisti, fisici e altri "leggitori di libri"; famiglie e famiglie di
nobili. Movimento, nel complesso, arruffato, senza una chiara linea unica,
senza una forza che guidi e freni gl'impulsi particolari, cioè di piccoli gruppi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
familiari e di famiglie singole. Ma visto nell'insieme, e non nei dettagli locali,
esso è movimento di contadini e di elementi di borghesia contro baronato e
nobiltà. È visibile, al centro della scena, tanto nella capitale quanto nelle
provincie, gente mezzana, borghesi o civili che hanno titoli dottorali, cioè
rappresentano la cultura e vogliono salire a nobiltà; nobili dissidenti e tenuti
lontani dai posti lucrosi, che tendono a far massa con l'elemento civile; artigiani
e piccoli borghesi che gridano contro i privilegi dei nobili e arrancano per
ottenerne anch'essi qualcuno. Si ondeggia fra un ideale di giustizia distributiva,
conforme al pubblico interesse, che è sulla bocca di tutti, e l'aspirazione a
prendere posto fra i privilegiati. Da questi ceti di mezzo escono i capi: anche se
non vi mancano baroni e nobili, ambiziosi di primeggiare, fiduciosi di sfruttare
contro i ministri spagnoli il movimento. Napoli assunse in questa occasione
una posizione di primato; o meglio, conservò la posizione che aveva di capo del
Regno. Il popolo napoletano si considerò investito di autorità su tutto il Regno.
Alle provincie si chiesero uomini e denari per la resistenza e la guerra. Da
Napoli giunsero alle provincie decreti di esenzione dalle gabelle, per il popolo.
Quando a Napoli si vuole la repubblica, la magica parola serpeggia per tutto il
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Regno. E la repubblica napoletana manda ordine di cacciare gli ufficiali regi;


manda ufficiali che incuorano tutti a sbarazzarsi per sempre del dominio
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  dei
baroni e dei tributi ai regi, con l'aiuto dei valorosi napoletani. In ogni terra, si
(/index.html)
costituiscono uffici a nome del senato napoletano. Odio alla nobiltà: alla nobiltà
CATALOGO (/CATALOGO/)
in genere, ma più ancora a questa o quella famiglia locale in specie; alimentato
in larghissima misura da motivi d'interesse privato e familiare; tanto che spesso
nobili si trovano a comandare iSCUOLA
rivoltosi e le loro bande. Il contenuto della
(/TRECCANISCUOLA/)
parola "repubblica" è probabilmente questo: regime senza nobiltà, più che senza
Spagna, sebbene contro Spagna e suoi funzionarî fosse egualmente grande
avversione, e i nemici LIBRI
della(/TRECCANILIBRI/)
nobiltà dessero addosso anche ai regi e i nobili
ARTE (/TRECCANIARTE/)

finissero quasi tutti con lo schierarsi per Spagna e il re.

Di fronte a tutto questo, nobiltà e baronato,


TRECCANI fra(/CULTURA/)
CULTURA cui, pure, non mancavano
vecchi avversarî di Spagna, gente che sperava potesse questo movimento dare
occasione e forza a liberarsi di Spagna e teneva pratiche con agenti francesi o di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Savoia, rifattisi vivi al primo scoppio dei moti; nobiltà e baronato
cominciarono a ravvicinarsi alla Spagna. Avvenne questo a Palermo, donde
molti nobili, di fronte alla bufera, erano usciti. Qui anche la plebe si trovò a
fianco della nobiltà e ambedue a fianco degli Spagnoli: quella plebe che si era
mossa contro le gabelle, ma che poi era stata riguadagnata, dopo che il
movimento si era allargato ad altri e superiori obiettivi. L'assalto al quartiere
dei conciatori, centro della rivolta, fu dato dalla plebe, capitanata da signori. La
conceria fu saccheggiata, l'Alessi ucciso (22 agosto). Nell'agosto, la rivoluzione
era finita. Il popolo di Palermo conservò per qualche anno il diritto di eleggersi
due giurati o senatori popolari. Ma presto i nobili li misero alla porta. E alla
testa del comune di Palermo, solo titolati. Non cessò, tuttavia, certa vitalità
delle maestranze. Viceré, inquisitori si diedero attorno per rappattumare
popolo e nobiltà.

Anche a Napoli e nel suo regno, se i rivoltosi della provincia seguirono il


popolo napoletano e gli obbedirono, i baroni obbedirono agli ordini del viceré
e mandarono e condussero gente armata per il blocco della città, seguiti da
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 597/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

molti nobili locali che misero a tacere i loro risentimenti antibaronali, e da


bande di malandrini reclutati 
comunque. Cominciò la reazione e repressione,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
a
Napoli e nelle provincie, alla quale diedero mano anche i "civili", cioè elementi
(/index.html)
della borghesia, i "viventi nobilmente" ecc., spaventati di quel che succedeva.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Nell'ottobre, giunse la flotta spagnola, con don Giovanni d'Austria, e si mise
mano a rioccupare Napoli, dopo quattro giorni di disperata resistenza di popolo
che arrestò o rallentò i progressi spagnoli. A questo punto, ormai spiegatasi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
gran parte della nobiltà per Spagna, il Toraldo, sospettato, fu ucciso e sostituito
con Gennaro Annese, "mastro fuciliere di scoppette". Partigiani di Tommaso di
Savoia, vecchio candidato,
LIBRI che subito dopo il ARTE
(/TRECCANILIBRI/) luglio si era offerto a Mazzarino
(/TRECCANIARTE/)

di condurre un esercito a Napoli; partigiani del duca di Guisa che vantava


discendenza angioina; partigiani di un diretto governo della Chiesa, fanno
qualche propaganda in mezzo TRECCANI
al popolo. Prevalse
CULTURA il Guisa. Ambizioso di corona
(/CULTURA/)

regia, non potendo avere quella di Francia, si volse a Napoli. E alla fine del '47,
giunse con alcune navi, si fece fare capitano generale della reale repubblica di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Napoli e spogliò l'Annese che allora si raccostò agli Spagnoli. Ma la flotta fece
poco: le fortezze erano sempre di Spagna e non si poteva procedere a sbarchi.
Dai rivoltosi, poco amici di Francesi, non si ebbe l'appoggio che ci si
riprometteva. Mazzarino e il Guisa procedettero con poca o nessuna unità.
Quegli lavorava per la Francia, voleva innanzi tutto cacciare di lì gli Spagnoli e
togliere loro "la più bella gioia di quella corona", come scriveva lui; corteggiava
baronato e nobiltà che era con le armi in mano e pareva l'elemento decisivo,
considerando "il punto principale quello di guadagnare la nobiltà" e facendo
larghe promesse di speciali distinzioni a ognuno, "dopo lo stabilimento di
cotesto regno". E tuttavia, presto doveva disilludersi anche sulla nobiltà. Si mise
allora a coltivare anche il popolo e gli uomini a esso accetti, come il cardinale
Filomarino arcivescovo di Napoli: e da una parte, lusingò i nobili con la
speranza di onori e pensioni, dall'altra fece omaggio di parole alla repubblica. Il
Guisa, invece, o per calcolo politico o per fantasia e spirito romantico cercava la
sua base nel popolo che lo aveva levato su, si associava alla scarsa simpatia
popolare per i Francesi, dichiarava non essere egli di quella nazione, ma
lorenese e, in ultimo, italiano.
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Insomma, le cose a Napoli non si mettevano bene. L'offensiva popolare del


febbraio contro le posizioni 
spagnole fallì. Il card. Mazzarino, allora, sembrò
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

volesse entrare più di proposito nell'impresa: cioè dirigerla, sostituirsi al


(/index.html)
popolo. Promise armi, denaro, grano: ma, scriveva al card. Grimaldi che
CATALOGO (/CATALOGO/)
lavorava per lui a Roma e Napoli, darli solo se poteva "tirare il popolo da quella
chimera di repubblica a un dominio stabile e sicuro". Tutto andò fallito, perché
in aprile gli Spagnoli presero i quartieri popolari, arrestarono il Guisa. Ma il
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
cardinale non si ritrasse. Si volse nuovamente a Tommaso di Savoia che già
aveva tenuto pratiche nel Regno e vi aveva partigiani. Si rivolse a tutti gli esuli
napoletani, promosse la diserzione
LIBRI di quei meridionali
(/TRECCANILIBRI/) che militavano in
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Fiandra per la Spagna, ora attratti dalle notizie di rivoluzione che giungevano
di laggiù, li imbarcò a Tolone sulla flotta di Tommaso. Ma intanto, il nuovo e
abile viceré, l'Oñate, era riuscito a gettare
TRECCANI qualche
CULTURA ponte verso il popolo. La
(/CULTURA/)

flotta di Tommaso di Savoia occupò Procida, sbarcò presso Salerno 2000


uomini, occupò Vietri. Ma presto l'impresa si rivelò vana. E Tommaso in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
agosto si rimise in mare per Portolongone. Il popolo napoletano era stanco e si
veniva placando. Ma per qualche mese esso era stato il protagonista del
dramma napoletano. E aveva mostrato energia, spirito combattivo. La Spagna
riebbe il sopravvento con l'aiuto della baronia e nobiltà e, quasi dappertutto,
anche dei borghesi. Ma ciò non ostante, si dovette accorgere che il popolo
aveva più vigore della nobiltà, sulla quale del resto anche Mazzarino si era
ricreduto: "piena di vanità e alterigia", povera di cervello e di concordia.

Quindi la Spagna accennò un'altra volta alla vecchia politica dei viceré tipo
Ossuna, cioè carezzare il popolo, specie il basso popolo, metterlo su contro la
nobiltà, accontentarlo, se non in quanto domandava privilegi ed esenzioni, in
quanto domandava che i nobili fossero assoggettati al peso dei tributi, e questi
tributi non andassero tutti a loro vantaggio, con danno della corte, e il popolo
non fosse da essi taglieggiato come prima. I ministri regi procedettero quasi
sempre con spirito di vendetta contro i nobili, ritenuti causa dei passati tumulti,
per la loro superbia e il loro malgoverno: con grande sdegno e mormorazione
dei nobili che vedevano dominare i civili. Era avvenuto e si svolgeva uno
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spostamento dí ricchezza: gente di piccola e mezzana origine che nulla contava


politicamente, era salitaISTITUTO
in ricchezza,  E
cultura, funzioni nella società civile.
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

costoro vogliono salire ancora, si domandano perché gli altri debbano essere in
(/index.html)
alto, perché essi debbano pagare tasse che poi vanno per buona parte a finire
CATALOGO (/CATALOGO/)
nelle tasche degli altri, perché debbano cavarsi la berretta davanti agli altri,
perché in chiesa debbano starsene appartati dagli altri. Viceversa, ulteriore
sgretolamento di nobiltà baronale e cittadina, anche se ora vittoriose; dissidî
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
interni fra i due corpi della nobiltà e dentro ciascuno di essi; elementi della
nobiltà che si accostano ai ceti di mezzo fra nobiltà e borghesia, fra nobiltà e
popolo, ove prevale l'elemento intellettuale. ARTE (/TRECCANIARTE/)
LIBRI (/TRECCANILIBRI/)

In Sicilia questi malumori contro Spagna seguitano a serpeggiare anche dopo la


repressione. Per un paio d'anni, rumori,CULTURA
TRECCANI congiure, tentativi varî, più presto
(/CULTURA/)

scoperti e repressi che tentati. E ora non più plebe: ma altri elementi, quelli che
avevano nel '48 seguito la plebe ed erano veramente stati sconfitti, cioè
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
artigianato, borghesia, anche gente di baronato e nobiltà, staccati dalla loro
classe per ideali più alti, o solo ambiziosi di capeggiare qualche cosa. Così, dopo
la venuta in Sicilia del card. Trivulzio, mandato a governare e pacificare l'isola.
E vi fu la cospirazione del calabrese Vairo, antico soldato. Si trattava di
muovere il popolo contro nobili e card. Trivulzio, unirsi con Napoli che era
ancora in movimento, cercare anche la solidarietà dei Turchi, creare un
reggimento popolare con un doge, Francesco da Monreale, prigioniero del S.
Uffizio, già segretario dell'Alessi. Anche qui, dunque, si parlò e si pensò di
repubblica, nel senso di regime popolare e siciliano, anzi propriamente
palermitano. Ancora alla fine del 1649, tramarono borghesi e nobili, capeggiati
da Antonino Lo Iudice, avvocato di gran nome, dall'avvocato Giuseppe Pesce,
dal conte di Mazzarino, dal duca di Montaldo, già viceré di Sardegna poi
staccatosi da Spagna, dal marchese di Geraci ecc., qualcuno già solidale con
l'Alessi. Tutto fu scoperto, e vi furono arresti, fughe, arrivo della flotta da
Napoli con Giovanni d'Austria nuovo viceré. Complici furono arrestati anche a
Messina, che nel '47 aveva rifiutato di associarsi a una rivolta iniziata e
capeggiata da Palermo, ma che non era affatto tranquilla neanche essa. Anche
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qui, i soliti malumori di popolo contro nobiltà, con diffusi fermenti


antispagnoli. In più, segrete  in
sobillazioni francesi, che non mancano ormai
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nessun luogo della penisola, per preparare i colpi di mano o le offensive di


(/index.html)
guerra.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Così la Spagna superò anche questa crisi, la più grave da che essa dominava in
Italia e dovuta, per giunta, essenzialmente alle forze locali. Superò la crisi,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sebbene ne uscisse ancora più scossa e logora. I viceré poterono giuocare sulla
scarsa coerenza o discordia altrui, sulla solidarietà che queste discordie
creavano fra essi e certiLIBRI
elementi della vita meridionale,
(/TRECCANILIBRI/) specialmente nobiltà e
ARTE (/TRECCANIARTE/)

plebe, e, di volta in volta, di questa o quella città. Se ne ebbe ancora un saggio a


Messina un paio di decennî dopo. Messina era, a differenza di Palermo, una
città di commercio. Qui non baronato
TRECCANI ma patriziato
CULTURA mercantile, come poteva
(/CULTURA/)

essere nelle repubbliche marinare e nei superstiti comuni. E questo patriziato


mercantile dominava e rappresentava la città, difendeva tanto il suo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
predominio sulla minuta borghesia e sul popolo, quanto le prerogative della
città di fronte al governo, che si risolvevano poi in una posizione di privilegio
della città di Messina di fronte alle altre città del Regno, come era in materia di
tributi, in certi monopolî commerciali (esportazione della seta siciliana), ecc.
Quando perciò nel 1670-72 borghesia e minuto popolo, in occasione di una
carestia, se la presero con gli accaparratori e con gli amministratori e invasero il
palazzo senatorio, costrinsero i senatori alla fuga, buttarono all'aria le scritture,
ottenendo nel senato un numero di proprî rappresentanti eguale a quello dei
nobili e ricchi, essi ebbero il favore del governo, che, forse anche imbaldanzito
dei successi del '47-8, cercava sfrondare le troppe prerogative delle città
maggiori. E quando poi il contrasto fra viceré e senato messinese si accentuò, la
Spagna poté contare sul favore di molta parte del popolo e sul favore di molte
città, specie di Palermo: forse, anche per profonda avversione ai Francesi,
divenuti alleati e quasi signori di Messina. Per cui, quando la flotta francese
apparve in rada a Palermo e si azzuffò con la flotta spagnola, la città si armò, le
maestranze ripresero possesso delle artiglierie che erano state tolte a loro nel
'47, e le spinsero a braccia sui baluardi della città che essi consideravano cosa
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propria: ma per cannoneggiare i Francesi. Fatta la pace, e riconsegnata Messina


agli Spagnoli, crollò tutto 
il corpo dei privilegi di quel patriziato e di quella
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nobiltà: al posto del senato soppresso, una ristretta magistratura; abolita


(/index.html)
l'università degli studî, mentre quella di Catania ebbe titolo di università di
CATALOGO (/CATALOGO/)
Sicilia; equiparata Messina alle altre città nei tributi; costruita una cittadella,
bruciate le pergamene coi vecchi privilegi. Eguale diminuzione di diritti
municipali fu fatta a danno di Catania, Siracusa, Augusta ecc. Era un altro colpo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
al regime municipalistico, a base di privilegi di ceti e di città, e un altro spiraglio
aperto o preparato all'ascesa di mezzani ceti borghesi: sia pure ottenuto tutto
con la depressione e, per un(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI certo tempo, quasi rovina
ARTE di un'operosa e ricca
(/TRECCANIARTE/)

città.

Logorio del regime spagnolo eTRECCANI


ripresa di vita italiana.
CULTURA - Tolti questi scatti di
(/CULTURA/)

energia, che ogni tanto rivelano la tenace vitalità della vecchia monarchia, sono
da rilevare i molti segni del crescente logorio suo, nei paesi italiani ad essa
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
soggetti: che sono poi anche, un po', i segni della vitalità italiana, in via di
rinvigorirsi. È già significativo il fatto che moti, a fondo sociale, di Palermo, di
Napoli, di Messina, tendessero tutti, più o meno, ad allargarsi in senso anti-
spagnolo, anche da parte delle masse, per quanto esse, senza vere direttive
politiche, aperte alle più varie suggestioni, gravate dal peso dei ceti locali
privilegiati, finissero poi sempre col riadagiarsi nella fedeltà a Spagna e magari
spalleggiarla. Le provincie italiane, poi, rendevano sempre meno alla Spagna;
sempre più il loro gettito fiscale si disperdeva senza vantaggio dello stato. Già vi
erano provincie profondamente rovinate dal malgoverno e dall'abbandono e
dal fiscalismo. E poi, gran parte delle imposte, come quelle del focatico e quelle
sui feudatarî, erano vendute o affidate, per la riscossione, a baroni ricchi, a
capitalisti, a Luoghi pii che avevano anticipato il denaro alla corte. Ciò che dei
pesi pubblici e dei beni demaniali andava al fisco era sempre meno, in
confronto di ciò che andava ad appaltatori, gabellieri, creditori: sebbene le
imposte non diminuissero affatto, tutt'altro. Venduti gran quantità di uffici e
giurisdizioni; vendute quasi tutte le 2000 fra città e borgate che il Regno
contava; vendute le dogane regie, i dazî di transito. Quindi un groviglio di
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amministrazioni particolari, mentre si svuotava e afflosciava la finanza


pubblica. Il controllo statale su queste particolari amministrazioni è di
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
fatto
quasi nullo, perché i controllori sono creature dei controllati. Il regno di
(/index.html)
Napoli, riferisce nel 1673 un inviato, sebbene gravatissimo non dà più nulla,
CATALOGO (/CATALOGO/)
tolte che siano le spese per le guarnigioni, per le galere, per i tribunali, per le
ambasciate di Roma, Venezia, Parigi, Vienna. Lo stesso, quello di Sicilia.
Quanto al regno di Sardegna, esso è tutto alienato e con quanto si prende dai
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
concessionarî a stento si pagano soldati e magistrati. Da Messina e altre città
litoranee, è avvenuto, dopo la rivoluzione, uno spostamento di popolo verso
l'interno. Si sarebbe dovuto procedere, per gliARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) effetti fiscali, a un nuovo
(/TRECCANIARTE/)

censimento. Ma i viceré, o corrotti dai baroni che avevano accolto i profughi, o


in tutt'altro affaccendati, non fecero più censimenti, dopo il 1678. E neppure si
videro più, dal 1674 in poi, quei visitatori
TRECCANI generali
CULTURA che il re prima inviava ogni
(/CULTURA/)

6 anni per sorvegliare la condotta dei viceré, giudici militari, funzionarî


demaniali ecc., riferirne al Sovrano Consiglio d'Italia, porre limiti all'autorità
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dei viceré. I quali viceré, che prima duravano in ufficio 3 anni, ora durano fino
a 7, rendendo quasi illimitata la loro autorità. Anche i reggenti che, due per la
Sicilia, due per Napoli, due per Milano, sedevano nel Consiglio d'Italia a
Madrid per vigilare sugli abusi, e che prima si cambiavano ogni 3 anni, non si
cambiano più, con danno della giustizia e del governo. Anche nel Milanese si
osservavano questi segni come di distacco del paese dal suo governo, di
corruzione degli organi di collegamento e controllo. Viceré e governatori,
burocrazia, camarille locali, appaltatori, ecc., al posto del re.

In che misura questo sottentramento di forze italiane o operanti dall'Italia non


sia fatto meramente negativo, non solo decadenza della monarchia spagnola in
sé e negli organi in cui s'incarnava, ma anche fatto positivo e progresso della
società italiana, o, quanto meno, si risolva in un impulso alla società italiana e
in sua propria azione, è difficile dire. Certo, esso è anche fatto positivo e
progresso della società italiana e sollecita in modo diretto o indiretto questo
progresso, in corrispondenza a tutta una ripresa di energie spirituali italiane e a
una più favorevole situazione politica internazionale che ha notevoli e benefici
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riflessi in Italia. Insomma, si ha l'impressione che il momento culminante di


quella crisi della vita italiana all'inizio dell'età moderna, stia per essere 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
superato,
più o meno, nei varî ambienti. A Milano, fino a metà del '600, si constata una
(/index.html)
diminuzione continua di lanifici. Ma nella seconda metà del secolo, le
CATALOGO (/CATALOGO/)
condizioni sono meno sfavorevoli, se appaiono tante nuove iniziative
industriali per questa e per altre industrie, anche di stranieri, inglesi o francesi.
Il Piemonte accenna anch'esso ad affrettare il passo: e si rivolgono cure al porto
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
di Nizza, per farne un emporio internazionale, si lanciano idee d'istituti di
credito, affiora qualche idea di libertà economica e di critica alla politica
mercantilistica. DeboleLIBRIvita(/TRECCANILIBRI/)
economica ancora nel(/TRECCANIARTE/)
ARTE paese: ma molta gente, nobili
specialmente, ha denari assai investiti fuori dello stato. E, dentro, molti progetti
di trattati con l'estero, di compagnie commerciali, ecc. Si guarda con molto
interesse a Inghilterra, OlandaTRECCANI
e Francia, con le(/CULTURA/)
CULTURA loro società di commercio e di
navigazione.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Si avvertono anche i segni di un'attività agricola che prende lena: certo, anche
per effetto del processo di appropriazione privata di terre comunali,
soppressione di usi civici, chiusura di terre aperte, ecc. Si sta rinnovando poi
quella stessa trasformazione del feudo in allodio che già alla fine del Medioevo.
Nel regno di Napoli, specie con Filippo IV, si ampliò il cerchio delle persone
che potevano vantare diritti successorî, crebbe la facilità di vendere e rivendere
il feudo: ciò che assimilava, appunto, feudo ad allodio e accresceva l'interesse
del concessionario alla coltivazione. In Toscana, le descrizioni che ci fanno del
granducato gli ambasciatori lucchesi sono meno nere che fino allora. Si nota
che cresce la produzione del grano e del vino e se ne può esportare; che i denari
ritirati dai traffici e andati alla terra cominciano a dare i loro frutti, come dànno
i loro frutti gli studî della scuola di Galileo per la sistemazione delle acque e la
bonifica del terreno, in Val di Chiana, in Val d'Arno, in Maremma. Si mise
mano anche a lavori, specie nelle terre private dei Medici, assai cresciute dal
'500 in poi, ma pessimamente tenute.

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Con i segni del più alacre fare, anche quelli del più alacre pensare e aderire col
pensiero alle cose, cioè ISTITUTO
della cultura 
che si ravvicina alla vita. Giovan Battista
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Vico vede una manifestazione di ripresa intellettuale nell'amore che si risveglia


(/index.html)
del semplice e schietto scrivere italiano.
CATALOGO (/CATALOGO/)

È un nuovo gusto e, in quanto sincerità, è anche un nuovo atteggiamento


morale. Da questo punto di vista, è da salutare la fondazione dell'Arcadia come
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
data importante della vita italiana: non per i prodotti specifici, che non
potevano esserci, della sua attività in quanto Arcadia, ma come principio di
rinnovamento del gusto, aspirazione
LIBRI a maggiore
(/TRECCANILIBRI/) ARTEsincerità, tendenza a orientare
(/TRECCANIARTE/)

la poesia e le lettere verso il vero o verosimile, fare che esse servano non solo a
dilettare, ma a educare. I problemi pratici urgono e penetrano di sé, avvivano di
sé il mondo della cultura, più che non fosse avvenuto nell'età precedente. Ma
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

ora un po' quei problemi si sono aggravati e gl'Italiani più illuminati si sentono
al bivio del "trasformarsi o perire", un po' sono cresciuti i ceti e gruppi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
interessati a risolverli in modo nuovo, un po' si avvertono suggestioni e stimoli
di altri paesi che si sono messi a camminare di più celere passo. E poi, come
nelle fasi di ristagno le varie attività tendono a dissociarsi e disintegrarsi, così
nelle fasi di maggiore fervore quelle attività si ravvicinano, si fecondano a
vicenda, tendono a comporsi in unità, l'unità stessa dell'uomo. Così si presenta
sempre più nella sua gravità, specialmente in certe regioni, come quelle rette da
Spagna e in particolar modo il Mezzogiorno, il problema della vita clericale,
con lo strabocchevole numero dei chierici di tutti gli ordini e sessi, con le loro
immunità, le loro manomorte, l'azione mortificante sulla vita civile: e col
chiudersi del '600, è già in corso, da parte di giuristi e scrittori del regno di
Napoli, quell'attacco in ordine sparso contro l'abuso clericale, come fonte di
malessere sociale e d'ingiustizia, che fra qualche decennio Pietro Giannone
unificherà, coordinerà, ridurrà a sistema, metterà sopra un saldo fondamento
storico oltre che razionale. Anche l'erudizione storica, che già vantava Biondo e
Sigonio, ma che solo ora comincia, in Italia, a celebrare i suoi fasti
parallelamente alle scienze fisiche e naturali; anche l'erudizione storica
obbedisce un po' a preoccupazioni pratiche, a desiderio di elevazione della
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coscienza. L'amore della verità, l'apprezzamento dei fatti come unica scala per
giungere a essa, l'osservazione e lo studio delle cose visibili e tangibili, 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

cominciano a diventare il normale atteggiamento e orientamento degli animi e


(/index.html)
delle menti. Nella seconda metà del '600, in Italia vi è una discreta letteratura
CATALOGO (/CATALOGO/)
agraria. I cereali, la vite, l'olivo, gli agrumi, il gelso, i boschi, la meteorologia
applicata ai campi ecc., formano oggetto di molti scritti. Insomma, è già
cominciato quel movimento d'idee che nel '700 avrà a vivo centro la terra e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dalla terra e dai bisogni degli uomini viventi su essa e di essa trarrà ispirazione
a nuove vedute economiche e sociali e politiche. Si riflette in esso, tanto il
crescente interesse delle menti
LIBRI per problemi di
(/TRECCANILIBRI/) carattere
ARTE pratico, di pubblica
(/TRECCANIARTE/)

utilità, quanto l'inclinazione degli spiriti, sempre più spiegata, verso studî
positivi, non di speculazione ma di osservazione e di esperienza. Opera certo
sempre il vecchio fermento galileiano,
TRECCANI nel campo
CULTURA delle scienze fisiche, mediche,
(/CULTURA/)

naturali: e ora esso si ravviva, esce fuori dallo stretto campo delle scienze e
investe un poco tutta la cultura. Si comincia a essere stanchi, come del troppo e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
freddo e artificioso poetare, così del troppo speculare in astratto, del troppo
procedere per leggi e norme fisse e, perciò, ormai svuotate di ogni sostanza, del
troppo impero di autorità, si chiamino esse Aristotele, si chiamino, che è quasi
lo stesso, gesuiti, diventati quasi padroni e arbitri nel campo degli studî.
Discredito delle "dottrine degli antichi filosofi", che non davano risposta o la
davano non più soddisfacente a tanti problemi vecchi e nuovi; rigetto delle
spiegazioni scolastiche dei fenomeni naturali; bisogno di costruire con l'aiuto
dei sensi e del ragionamento, inducendo e deducendo, e di guardare i fenomeni
naturali senza troppe preoccupazioni morali, religiose, metafisiche, cioè
estrinseche alla natura e ai suoi fenomeni; derisione per i filosofi che
sostenevano per vere le conoscenze meramente intellettuali, laddove era da
credere solo a ciò che si vede e si tocca; apprezzamento grande del sapere che si
acquista vedendo, osservando, prendendo contatto con gli uomini, ecc.
Lorenzo Magalotti, fisico e naturalista toscano, viaggiatore appassionato, ma
"non per copiare epitafî e contare scalini di campanili", esperto di ambienti
intellettuali stranieri, assetato d'idee e di cose viste, derideva "certi uomini di
lettere, con tutta la scienza e l'erudizione dei quali io non farei a baratto con
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

alcune poche notizie acquistate alle tavole rotonde delle camere locande che ho
girato". Da posizioni mentali, da esigenze spirituali non diverse era nato
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Bacone in Inghilterra, con la sua passione di raccogliere fatti ed elaborarli con
(/index.html)
l'intelletto, di essere cioè formica e ragno insieme; era nato Galileo in Italia,
CATALOGO (/CATALOGO/)
anch'egli non pago di opinioni altrui, formatosi non tanto alla scuola degli altri
quanto di sé, allo studio diretto dei classici e dei filosofi antichi e della natura.
Ed è visibile, in Italia, alla fine del '600, una tendenza a tornare a Galileo.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Tutto questo ci spiega tanto il credito che acquistano vecchie filosofie a fondo
materialistico e naturalistico, quanto l'aprirsiARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) delle(/TRECCANIARTE/)
correnti del nuovo pensiero
europeo svoltosi, fuori d'Italia, sul tronco dell'italiana filosofia del
Rinascimento e anch'esso piantato sull'osservazione ed esperienza e sulla
spregiudicata elaborazione intellettuale. Quindi(/CULTURA/)
TRECCANI CULTURA da una parte Epicuro, Lucrezio,
Democrito, ecc., che circolano in mezzo a fisici, naturalisti, matematici, medici,
cioè in quell'ambiente che era già molto imbevuto di galileianismo. Dall'altra
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Newton, Leibniz e, più ancora, Gassendi e Cartesio. L'Italia si apriva a essi.
Ormai gl'Italiani venivano uscendo da quell'isolamento, sia pure relativo
isolamento, in cui il dominio spagnolo e gli organi della Controriforma,
timorosi di male dottrine e di avversa propaganda, li avevano tenuti. La
repubblica delle lettere anziché l'Italia ha per capitale la Francia, la nazione a cui
ora il vento gonfia le vele, con i suoi Re Sole e la sua dominante cultura: cultura
aulica dei Corneille e Boileau e Bossuet e Fénélon; e cultura libera e di
opposizione cattolica o protestante, che nella seconda metà del secolo e
specialmente dopo il 1685 emigra largamente in Olanda, in Prussia, ecc. Napoli
e la Toscana furono le regioni che forse prime e più d'ogni altra si aprirono a
queste influenze. Nella seconda metà del '600, molti seguaci ha a Napoli
Gassendi. E dopo Gassendi, Cartesio. Specialmente la gioventù si attacca loro,
quella gioventù che in libri napoletani del principio del '700 ci è rappresentata
come scettica, mal disposta verso poeti e oratori, storici e grammatici, e solo
incline alla filosofia e alle scienze al modo di Cartesio. E da Napoli andò a Pisa
A. Borelli, grande cartesiano d'Italia. E a Pisa fece scuola, contribuendo a fare di
quell'università alla fine del secolo un covo di novatori. Per opera di questi
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

maestri e degli esempî d'oltr'Alpe, si accentuarono certe reazioni, certi aspetti


negativi della nuova cultura: la poca considerazione e quasi disprezzo degli
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
antichi, il discredito di ogni forma di sapere tradizionale e storico,
(/index.html)
l'apprezzamento solo di quel che si trae dal proprio pensiero, l'ambizione di
CATALOGO (/CATALOGO/)
trovare da sé per via così di ragionamento come di esperienza, lo svalutamento
di ogni moto inconscio e della fantasia, cioè della poesia, ecc. Tutte cose che in
Francia toccavano il colmo, maSCUOLA anche in Italia si diffusero; sebbene, per
(/TRECCANISCUOLA/)
intenderci, in Italia i toni assai si smorzassero e venisse temperato il rigetto
della tradizione e il disprezzo degli antichi; temperata, con la tradizione
galileiana, la tendenza LIBRI
cartesiana; accettato con
(/TRECCANILIBRI/) discrezione
ARTE il concetto
(/TRECCANIARTE/)

moralistieo e utilitario dell'arte.

Naturalmente, vi fu subito reazione. Reazione


TRECCANI CULTURAdi varia natura. Vi fu quella della
(/CULTURA/)

scuola e dei gesuiti e dell'ordine politico, solidale col vecchio modo di pensare,
incline a vedere negli studî scientifici un nemico (la Spagna avversava nelle
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
università italiane questi studî, solo lasciando aperta la strada degli studî legali):
reazione veemente, sebbene ora non ardessero più roghi come al tempo di
Bruno, e stimolo a nuova e maggiore azione. La Chiesa si sentiva colpita non
solo indirettamente in quanto legata a una determinata filosofia, ma anche
direttamente, poiché l'incredulità e lo scetticismo passavano dal campo del
sapere tradizionale al campo della religione. E molto si lamentava sul finire del
'600 l'incredulità degl'Italiani, a causa o del commercio con gli stranieri da parte
della troppa gente che girava il mondo o delle scienze sperimentali che
applicavano alle cose soprannaturali i metodi adatti ai fenomeni esterni. E vi fu,
più importante, quella che si armava un po' delle stesse armi dei novatori:
quella che ebbe in Vico il suo maggiore rappresentante. E col Vico abbiamo la
critica di Cartesio, che è la critica anticipata dell'illuminismo. La sua voce allora
non destò grande eco. Solo in seguito l'Italia l'avrebbe ascoltata e riconosciuta
sua. E realmente, Vico è da considerare voce della filosofia italiana, dello spirito
italiano, nutrito di concretezza e di senso storico, diffidente della pura logica,

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

solito a riferire la cultura alla vita civile come a sua misura, a contemperare ed
equilibrare opposte esigenze,  di
a svolgersi e arricchirsi senza rinnegare nulla
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sé. Vico parlò essenzialmente come filosofo di fronte a filosofi.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Più sonora fu la nota, diremo così, nazionale, nella reazione degli uomini di
lettere e degli eruditi: anche se essa in taluni nascondeva spirito di
conservazione e attaccamento alSCUOLA vecchio. Ma in altri si accoppiava a desiderio
(/TRECCANISCUOLA/)
d'innovare e progredire. Di fronte alle critiche malevole di letterati francesi alla
letteratura italiana, i confratelli italiani si risentivano; di fronte alla
penetrazione dei prodottiLIBRIletterarî francesi o ARTE
(/TRECCANILIBRI/) anche(/TRECCANIARTE/)
solo alle intenzioni e
iniziative francesi di venire a dissodare il terreno italiano, come terreno di
nessuno, essi si sentivano animati da spirito di emulazione, invogliati a fare essi
quel che facevano o volevan fare gli altri.
TRECCANI In Francia
CULTURA vi era il Ménage che
(/CULTURA/)

lavorava a scrivere sulle origini della lingua italiana: e ciò stimolò il Dati
fiorentino a tentare lui l'impresa, perché la sua città e l'accademia, che pure era
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
in ottima relazione col Ménage, avesse l'onore del primato. E vi fu come una
gara. Questa questione della lingua italiana e della superiorità della lingua
italiana o francese allora riscaldava non poco gli animi da una parte e dall'altra
delle Alpi. E dal contrasto nasceva maggiore attaccamento degl'Italiani alla loro
lingua e un altro stimolo ad abbandonare il latino per l'italiano. Quindi, pur
mentre in quel tempo studio e conoscenza di classici, già decaduti, tornavano a
essere apprezzati e promossi, si diffondeva sempre più l'uso di scrivere in
italiano anche da parte di chi prima usava il latino. E ciò, in nome di bisogni
nuovi dello spirito che si volgeva alla geografia, alla storia, alla letteratura
italiana; in nome delle scienze che difficilmente potevano adattarsi a quella
lingua; e anche per certo orgoglio d'Italiani, e per "decoro della nostra Italia"
che trovava appagamento nel possesso pieno e nell'uso di una lingua propria.

Né la contesa fra Italiani e stranieri era solo per la lingua, e solo in questo
campo gl'Italiani si sentivano stimolati a fare e innovare. Al Menzini l'Arte
Poetica (1688) è suggerita da certi versi di Boileau. Egli vuol tener su il prestigio
degli scrittori italiani. Contro il padre Bouhours, il Fontanini fa nel 1701
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 609/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

l'apologia del Tasso. Al Muratori, che gli preannuncia un'opera educativa dei
giovani e rivendicatriceISTITUTO
dell'onore che
italiano contro i Francesi (cioè quella
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sarà qualche anno dopo l'opera Della perfetta poesia italiana), lo Zeno risponde
(/index.html)
approvando. Qualche anno dopo, il desiderio di non rimanere indietro ai
CATALOGO (/CATALOGO/)
Francesi, il tedio di vedere sui teatri italiani quasi solo drammi francesi,
spingeva il Martelli ai suoi tentativi di tragedie italiane. Insomma, la polemica
era aperta, con tanto maggior fervore
SCUOLA da parte degl'Italiani in quanto parecchi
(/TRECCANISCUOLA/)
degli avversarî francesi erano gesuiti. Da una parte, piuttosto spirito aggressivo
e di denigrazione; dall'altra, sforzo piuttosto di difesa. Ma si tendeva anche ad
affermare primati, ad additare ciò che i Francesi
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEdovevano all'Italia quando
(/TRECCANIARTE/)

movevano i primi passi e imitavano o copiavano versi e prose e opere intere


d'Italiani. Nell'attrito, si riscaldava il letterario amore pei l'Italia, nel tempo
stesso che si gettavano le basi TRECCANI
della storia letteraria italiana. Anche nella più
CULTURA (/CULTURA/)

grave attività erudita, vi furono contatti e scintille fra Italiani e stranieri. Sul
finire del secolo, parecchi eruditi olandesi, tedeschi e, più, francesi, vennero in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Italia, visitarono biblioteche, entrarono in corrispondenza con gl'Italiani.
L'opera loro in Italia era sentita come una muta accusa e un muto rimprovero.
E poi, quelle esplorazioni le potevano fare essi con onore loro e dell'Italia! E
alcuni, realmente, si misero all'opera, tenendo d'occhio tanto quel che si era
fatto in Italia dopo il '400, quanto quel che si faceva in Francia e altri paesi,
specialmente dal Montfaucon e dal Mabillon, la cui azione più che di vero
insegnamento fu di esempio e stimolo. Sorgeva così il proposito della storia
monastica d'Italia, il proposito dei fasti episcopali d'Italia o Italia sacra, il
disegno delle antichità italiane nel Medioevo, delle cronache medievali italiane,
degli annali d'Italia. In questo tempo, è rallentata la ricca produzione
storiografica italiana sui fatti del vasto mondo. Viceversa, si comincia a
coltivare intensamente la materia storica italiana, a lavorare in profondità il
suolo della patria. Il sentimento nazionale, finora quasi solo letterariamente
atteggiato, comincia ad approfondirsi e sostanziarsi, comincia a diventare
eccitatore di azioni. Quel che si fa viene sempre più riferito sentitamente al
bene e all'onore di una patria che è di tutti gl'Italiani. In questo, il Muratori, che
alla fine del '600 è già al lavoro, merita lode di uomo altamente rappresentativo.
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Non gli riuscì, ai primissimi del '700, di attuare la sua vagheggiata Repubblica
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
letteraria, cioè lega di tutti gli uomini di lettere e studio italiani, volta a

promuovere
(/index.html) lettere e scienze e filosofia in Italia, agevolare i rapporti fra i
cultori dell'arte e del sapere, rialzare la riputazione del paese, fronteggiare
CATALOGO (/CATALOGO/)
Francesi e Tedeschi e mettersi al loro livello dove il nostro era più basso. Si
contrappose a questo disegno, un po', quell'ideale cosmopolita della cultura che
già si era affacciato nel '400 e diSCUOLA
nuovo(/TRECCANISCUOLA/)
riemergerà nel '700, proprio di tutte le
epoche di crisi politica e sociale, in cui si rallenta il legame del cittadino alla sua
patria o alle istituzioni che la incarnano. Ma sorse qualche anno dopo, per
opera anche del Muratori, LIBRI Fontanini, Vallisnieri,
(/TRECCANILIBRI/) ARTE ecc., e sotto la direzione di A.
(/TRECCANIARTE/)

Zeno, il Giornale dei letterati italiani del Maffei, che si proponeva di difendere il
lavoro intellettuale degl'Italiani e metterlo in valore. In ogni modo il Muratori
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
fu gran dissodatore, grande ricercatore e ritrovatore dell'Italia agl'Italiani, che
da allora in poi se la videro davanti agli occhi con le sue ossa e la sua polpa, con
tutte le sue cronologiche e geografiche determinazioni.
ACQUISTA (/EMPORIUM/) Certo, molte cose
mutavano o si preparavano in questo campo dei sentimenti e delle idee fra il
'600 e il '700.

Nuovo e più favorevole assetto europeo. Albori di Risorgimento. - Intanto


anche i quadri politici, italiani ed europei, venivano mutando e fornivano più
favorevoli condizioni a questa nuova e promettente vitalità. Mutavano, innanzi
tutto, a vantaggio della corona di Francia. L'epoca della ripresa italiana era
anche l'epoca in cui, mentre la Spagna ogni giorno declinava come forza
politica, come capacità amministrativa, come credito morale, si alzava ogni
giorno più in Italia la Francia, dopo i lenti ma continui progressi del sec. XVII:
fosse la politica italiana di quel re fine a sé stessa, cioè perseguisse obiettivi
territoriali nella penisola; fosse essa mezzo per altri fini e obiettivi da
raggiungere altrove. Ed è vero l'uno e l'altro. Dopo la pace dei Pirenei, quasi
tutti gli stati indipendenti italiani, volenti o nolenti, erano entrati nell'orbita di
Francia: così Parma e Modena. Così Mantova, il cui duca pose l'erede
minorenne sotto la protezione di quel re. Così Carlo Emanuele II, marito della
francese Maria Giovanna di Nemours: sebbene egli rodesse il freno, deplorasse
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

la sua forzata immobilità e preparasse la riscossa, e, non potendo più contare


sulla Spagna e fare il vecchio giuoco, cercasse attorno a sé altri e nuovi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
appoggi
che lo aiutassero a "tirer cette couronne de l'oppression de voisine." farlo considerare
(/index.html)
dagli amici e temere dai nemici, come scriveva l'agosto '64 nel suo Memoriale,
CATALOGO (/CATALOGO/)
riferendosi all'Inghilterra. E sull'Inghilterra, che allora era già presente nel
Mediterraneo e vi cercava basi navali e sbocchi al suo commercio, il duca
raccolse più di una speranza, neSCUOLA
coltivò(/TRECCANISCUOLA/)
l'amicizia, trattò per mettere a sua
disposizione i porti di Nizza e Villafranca, vincendo i suoi scrupoli di cattolico.
E la Francia, attenta; la Francia sempre pronta a far balenare davanti agli occhi
del duca lo specchiettoLIBRI
del Milanese. Mentre ARTE
(/TRECCANILIBRI/) teneva fortemente il Piemonte,
(/TRECCANIARTE/)

Luigi XIV circuiva Genova, per staccarla da Spagna e farne base di ogni
impresa nella valle del Po: con grande preoccupazione del duca di Savoia che
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
non voleva vedere quel re mettere piede in riviera e nelle Langhe. Inviati e
ambasciatori francesi in Italia pare si proponessero non solo di tenere alto il
prestigio del loro re, ma di umiliare i principi italiani. Questo proposito è più
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
che mai chiaro anche a Roma dove si ebbe la misura piena dell'orgogliosa
prepotenza e delle fantasiose ambizioni di quel re. Le istruzioni di Luigi XIV al
duca di Créquy, ambasciatore presso la Santa Sede, non lasciavano dubbî. E si
ebbe così la contesa per i Corsi, dopo atti di violenza commessi da quei
mercenarî del papa nel palazzo Farnese, sede dell'ambasciata, in seguito a zuffe
tra essi e Francesi. Riparazioni al re erano certo dovute. Ma l'ambasciatoie ne
chiese tali e tante e così lesive dell'onore della S. Sede, che non poterono essere
concesse. E allora l'ambasciatore abbandonò Roma, il re fece imprigionare e poi
espellere il nunzio, ordinò di occupare Avignone, preparò una spedizione nello
Stato della Chiesa, imponendo alla Spagna e alle corti italiane di dargli il passo
nei loro stati, tanto che il papa Alessandro VII, non ostante l'opera mediatrice
della francese duchessa di Savoia, dovette consentire all'accordo di Pisa (febbr.
1684), all'invio in Francia del cardinale nepote che doveva leggervi - in francese
- una dichiarazione del papa sull'assoluta involontarietà di quelle offese da parte
sua, all'erezione di una piramide in Roma, nel quartiere dei Corsi, per eterno
ricordo del bando perpetuo inflitto ai colpevoli. Disse poi, a sua giustificazione,
che voleva allontanare ogni pericolo di guerra, in un momento in cui i Turchi
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

minacciavano a Oriente. Ma anche dopo, quando re Luigi, nella questione del


giansenismo, parteggiòISTITUTO
per il papa, 
egli lo fece dall'alto del suo trono, diede
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

lezione di dogmi, trattò Roma come uno staterello. Durante, poi, le dispute per
(/index.html)
gli articoli della Chiesa gallicana, agenti, ambasciatori e legisti di Francia
CATALOGO (/CATALOGO/)
sostennero che la città di Roma era una repubblica composta di tutte le nazioni
e che bastava essere cattolici per esserne membri e poterne essere capi. Solo più
tardi il re, arrendevole, restituì SCUOLA
Avignone, cedette in altre quistioni, diede opera
(/TRECCANISCUOLA/)
perché il parlamento, acerrimo assertore del gallicanesimo, attenuasse lo zelo.

Si ebbe poi la politica aggressiva di Luigi XIVARTE


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) contro i Paesi Bassi spagnoli e,
(/TRECCANIARTE/)

per conseguenza, contro l'Olanda che in essi vedeva un suo baluardo. E si ebbe
la coalizione europea contro Francia, nel 1673; la Spagna quasi in prima linea
nell'organizzare la resistenza; TRECCANI
Asburgo CULTURA
spagnoli(/CULTURA/)
e Asburgo austriaci di nuovo
solidali e l'impero di nuovo in guerra aperta con Francia, come non accadeva
dal 1544. E di fronte a questo grande cerchio, la Francia fare o tentare
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
diversioni in Italia, progettare una spedizione nel Milanese, inviare nel 1676 il
marchese de Billard a Torino e, poiché trovava i ministri di Carlo Emanuele
restii a guerra o a quella guerra, lusingare il giovane e bollente figliolo suo
Vittorio Amedeo, volgere la flotta sulla Sicilia, un po' soffiando sulla ribellione
dei Messinesi e un po' accettandone le offerte, signoreggiare temporaneamente
la città, per poi abbandonarla alle vendette degli Spagnoli.

I quali si difendevano come potevano, pur avendo perso la primazia nel sistema
delle forze antifrancesi d'Europa e d'Italia. Ora, facevano essi, sovente, appello
ai principi italiani, sollecitavano accordi fra loro e con Spagna. Nel 1670,
suggerivano al duca di Savoia una lega italiana; nel 1675, tentavano altri assaggi
per una lega coi principi, "per la pace d'Italia". Nulla si conchiuse, sebbene in
quegli anni i governi italiani vivessero nell'incubo di una Francia sempre più
potente e invadente. E nel 1674, vi fu un convegno a Venezia di molti inviati di
stati italiani, per consigliarsi sui modi d'impedire la iattura di un nuovo
dominio che sarebbe stato peggiore del vecchio, data la maggiore vicinanza e,
attraverso il Piemonte quasi vassallo, continuità territoriale della Francia. Si
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

temeva per Mantova, non diventasse una base francese e non richiamasse, per
giunta, anche i Tedeschi. Grande e diffusa era l'aspirazione a uno stato
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
di
neutralità d'Italia, riconosciuto dalle potenze europee. In tanta molteplicità di
(/index.html)
contrasti europei, in tanta differenza di forze fra le grandi potenze e gli stati
CATALOGO (/CATALOGO/)
italiani, questi sentivano quasi tutti cadere le superstiti ambizioni o velleità di
approfittare delle guerre altrui, intromettervisi, cercare di trarne vantaggio. E
un'Italia fuori della mischia, sicura in una neutralità assicurata dall'Europa,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
pareva, ai più, l'ideale.

Ma la Francia seguitava a crescere,


LIBRI in Italia, dopo
(/TRECCANILIBRI/) ARTE le paci di Nimega e di Saint-
(/TRECCANIARTE/)

Germain-en-Laye, che le procurarono notevoli acquisti territoriali nei Paesi


Bassi e sul Reno. Essa era giunta ormai al culmine, come potenza militare e
riputazione. Molti stati tedeschi, ancheCULTURA
TRECCANI di principi elettori, si legavano a re
(/CULTURA/)

Luigi. Per il capo del Re Sole, passavano molti disegni, vaste fantasie: l'Oriente,
il regno dei Romani per il delfino, Francesi e Tedeschi associati ai fini di una
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nuova crociata. In attesa che tutto questo maturasse, si ebbe l'8 luglio 1681 il
trattato segreto col duca di Mantova, preparato da abili agenti, con una lunga
opera di lusinghe e corruzione esercitata sul debole, scialacquatore, indebitato
duca Ferdinando Carlo. Il quale trattato autorizzava il re di Francia a occupare
la cittadella di Casale, in cambio di una somma di denaro, di una pensione
annua e, in caso di guerra, del titolo di generalissimo del re. Dopo di che, una
colonna francese, attraverso la Savoia e con l'aiuto della duchessa reggente, ma
con accorgimenti che seppero di frode nei riguardi del duca, occupò Casale: nel
tempo stesso che, sul Reno, veniva occupata Strasburgo. E fu minaccia di ancor
maggiore servitù per i Savoia che già, cinquant'anni prima, avevano dovuto
cedere Pinerolo alla Francia; minaccia per il Milanese, ormai anch'esso
rinserrato fra Mantova e Casale; minaccia per Genova, che aveva alle spalle
quella gran fortezza francese e di fronte la flotta, ancora dominante nel
Mediterraneo, del re di Francia. Il quale nel 1684, adducendo una vera o
presunta parzialità della repubblica per la coalizione europea strettasi contro di
lui, fece dalle sue navi bombardare la città e impose al doge di umiliarsi ai suoi
piedi. Genova non era solo un porto: era una ricca tradizione levantina, era la
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Corsica. A Versailles non sono dimenticati né i tempi in cui Genova aveva nel
re "il suo vero e legittimo  né
signore", prima che Andrea Doria lo "tradisse";
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

quelli in cui la Corsica si era data, con Sampiero da Bastelica, a Enrico II, ed
(/index.html)
Enrico II l'aveva ceduta a Genova. E il rappresentante francese, che nel 1682
CATALOGO (/CATALOGO/)
aveva preso sede stabile a Genova, sorveglia attentamente quel che avviene in
Corsica. Gli agenti francesi in Italia fanno sempre posto, nelle loro relazioni,
alle cose dell'isola: paese ricco, si dice, che i Genovesi hanno rovinato.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Le cannonate contro Genova segnarono il massimo di preminenza francese in


Europa e in Italia. E segnarono anche il principio
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE della riscossa. Si costituì,
(/TRECCANIARTE/)

vinta la stanchezza seguita alla pace di Nimega, la nuova e maggiore coalizione


che raccoglieva impero, Olanda, principi della Germania staccatisi dalla Francia
e ravvicinatisi all'impero, Inghilterra.
TRECCANIL'Inghilterra, anzi, col suo nuovo re,
CULTURA (/CULTURA/)

Guglielmo d'Orange, animato da un potente spirito antifrancese, ne fu la


maggiore forza animatrice. Il re di Francia ritornò allora ai progetti di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Richelieu e Mazzarino in Italia, tanto più in quanto era ormai maturato il
proposito di raccogliere per il nipote l'eredità spagnola. Sebbene la sua azione
politica e bellica gravitasse specialmente sul Reno e sui Paesi Bassi, pure mandò
a Torino e alle altre corti italiane il visconte di Rébenac, esortò alle armi e alla
concordia, parlò d'ingrandimenti territoriali e di libertà d'Italia. Tutti rimasero
freddi. Anzi Vittorio Amedeo II, che già aveva avuto qualche trattativa con i
collegati, quando re Luigi gli chiese a garanzia la cittadella di Torino, ruppe con
lui e si accostò alla coalizione. Egli osservava attentamente le cose dell'Europa,
dalle quali, solo, poteva venire qualche rivolgimento alle cose d'Italia. E mentre
gli altri, da quella grande massa di contrastanti interessi volteggianti attorno e
sopra la penisola, erano tratti a vagheggiare disinteresse e neutralità, esso fu
spinto a più energica azione, come chi, volendo a tutti i costi avanzare, si getta
nella corrente che può, sì, travolgerlo, ma può anche condurlo in porto. La
coalizione affermò ben presto la sua superiorità e nel maggio del 1692
l'Inghilterra, con la battaglia di Hogue, strappò alla Francia il primato
marittimo. Il duca, invece, trascurato dagli alleati, fu battuto, perdette Savoia e
Nizza e Susa. Tuttavia, occupò parte del Delfinato, bombardò Pinerolo. E
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

poiché il re voleva staccarlo dalla coalizione e riprese per mezzo del Rébenac i
colloquî del 1690; così ilISTITUTO
duca, che non voleva neppure troppa vittoria
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
dei
collegati in Italia e temeva che la fortezza di Casale, assediata da loro, cadesse
(/index.html)
nelle loro mani, fece accordi segreti col governatore francese della piazza e
CATALOGO (/CATALOGO/)
ottenne, con accorgimenti e simulazioni, che essa fosse resa ai Gonzaga, antichi
signori, anziché alle forze della coalizione. Per sé con ulteriore accordo, ebbe o
riebbe Pinerolo, vecchia spina francese nel cuore del ducato sabaudo; riebbe
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Nizza e Savoia e Susa. S'impegnò di ottenere dagli alleati la neutralità dell'Italia
o, non ottenendola, di unirsi a Francia col patto d'acquistare il Milanese e di
cederle la Savoia, quando,
LIBRIalla morte di CarloARTE
(/TRECCANILIBRI/) di Spagna, mancassero figli a
(/TRECCANIARTE/)

raccoglierne la successione. Gli alleati dapprima rifiutarono di concedere o


riconoscere questa neutralità italiana. Ma di fronte al rafforzarsi dell'accordo
franco-sabaudo, finirono col cedere.
TRECCANIIncaricarono anzi Vittorio Amedeo di
CULTURA (/CULTURA/)

trattare la pace che fu conchiusa il 7 ottobre 1696 e stabilì lo sgombro dell'Italia


e il rispetto della neutralità. Alla fine del '97, poi, pace generale a Ryswick: che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
segnò la ritirata di Luigi XIV.

Cominciava il tramonto dell'egemonia francese; cominciava ad attuarsi un


maggiore equilibrio in Europa. Questo maggiore equilibrio era una condizione
di fatto, data la molteplicità delle forze entrate sulla scena europea con funzione
di prim'ordine: specialmente l'Inghilterra, dopo la seconda rivoluzione e
l'ascesa di Guglielmo di Olanda su quel trono; e l'Austria, dopo le grandi
vittorie sui Turchi, la riconquista dell'Ungheria, quasi la nuova giovinezza degli
Asburgo austriaci, che li porta anche a rinfrescare titoli di diritto dell'impero
sugli stati italiani, a covare ambizioni di acquisti o riacquisti territoriali italiani.
Ed era, l'equilibrio, anche un'aspirazione viva, ormai quasi una dottrina, un
mito, messo in valore specialmente dall'Inghilterra, perché specialmente
rispondente all'interesse di un paese che, non avendo e non potendo avere
aspirazioni di predominio continentale, intendeva anche che nessun'altra
potenza tale predominio conseguisse, col risultato di limitare sul continente la
sua libertà commerciale; all'interesse di un paese che, avendo aspirazioni di
predominio marittimo, cercava di mantenere nell'Europa le condizioni più
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favorevoli all'acquisto e conservazione di tale predominio. Fra tali condizioni,


in primissimo luogo, questa: Mare
che le regioni e i piccoli e mezzani stati del
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

del Nord, dell'Atlantico, del Mediterraneo, non fossero assorbiti dagli stati più
(/index.html)
grandi; che essi fossero messi nella possibilità, necessità, convenienza di
CATALOGO (/CATALOGO/)
conservarsi o diventare indipendenti di fronte a tali più grandi stati
dell'interno, e di rimanere aperti alle influenze di quella nazione che fosse più
forte sul mare. Insomma, sorgeva, nei rapporti dell'Italia, un'età in cui la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
vecchia e non mai spenta aspirazione a una maggiore indipendenza avrebbe
trovato in Europa forze interessate, entro certi limiti, a soddisfarla; una età in
cui il vecchio e fatale processo di unificazioneARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) o, quanto meno, specialmente
(/TRECCANIARTE/)

nella frammentaria Valle Padana, di più coerente assetto politico-territoriale,


che servisse di freno alla troppa invadenza delle grandi potenze europee nella
penisola, avrebbe ricevuto qualche impulso
TRECCANI e acceleramento,
CULTURA (/CULTURA/) sempre da quelle
forze europee che tale invadenza avevano interesse a contenere. Ciò si vide, già
sul principio del '700, con la guerra per la successione spagnola. Era in giuoco,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
direttamente, mezza Italia. Ma la penisola fu premuta da tutte le parti; i mari
attorno battuti da tutte le flotte; gli stati indipendenti, tutti minacciati di
rovina, fossero essi neutrali, come Venezia, partecipassero essi alla lotta, come
Farnesi, Estensi, Gonzaga, Savoia. Particolarmente difficile la posizione di
questi ultimi, presi tra la Spagna padrona di Lombardia e la Francia irrompente
dall'ovest. L'unione delle due corone poteva significare la servitù completa.
"Niun mezzo per bilanciare le forze, niuna speranza per la mia Casa: ero
circondato, avviluppato da ogni banda, perdevo ogni mio credito e la
riputazione che la postura dei miei stati dava alla mia amicizia". Ma capì che il
momento poteva anche essere buono, per lui: "Ce sont des occasions que les
siècles entiers ne presenteront peut-être jamais": così egli scriveva.
Intensissima, in quegli atti, l'attività della diplomazia sabauda, sollecitata dal
principe a fare il possibile e l'impossibile, affiancata dalla volontà e capacità di
lottare anche con le armi.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Vittorio Amedeo si unì da principio con i Borboni ed ebbe il comando di tutte


le forze franco-ispane che dovevano operare in Italia. Ma presto si urtòcon i
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

suoi alleati. E allora, prima si fece in disparte, lasciando che il Vendôme


(/index.html)
seguitasse solo nella campagna contro gl'imperiali comandati da Eugenio di
CATALOGO (/CATALOGO/)
Savoia; poi, timoroso che la fortuna dei Borboni in Italia si consolidasse troppo,
si alleò con gli Asburgo (1703). Si ebbe allora l'invasione del Piemonte, l'assedio
di Torino, la tenace resistenza del duca e della fedele città, la vittoria degli
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Austro-piemontesi: tutti fatti che non solo decisero le sorti dell'eredità spagnola
in Italia ma concorsero anche alla vittoria della coalizione negli altri scacchieri
della guerra, dato l'accanimento con cui LuigiARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) XIV(/TRECCANIARTE/)
s'impegnò contro il duca di
Savoia e le molte forze che concentrò contro di lui, sottraendole all'altro fronte.
Dell'importanza del compito assolto nel quadro degli eventi d'Europa, Vittorio
Amedeo ebbe piena consapevolezza: TRECCANIcrebbe la riputazione
CULTURA (/CULTURA/) sua e del casato in

Europa: e l'Inghilterra cominciò a fare molto assegnamento su di lui e a


considerare con favore la possibilità d'ingrandirlo e rafforzarlo. Nettissimo, poi,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
si delineò il predominio sabaudo sugli stati indipendenti italiani come non mai.
Di essi, durante la guerra e nelle trattative dei congressi, nessuno tenne alcun
conto. Li taglieggiarono, violarono la loro neutralità, disposero come vollero
dei loro territorî. Balenò in quelle corti la visione di un avvenire in cui i Savoia
li avrebbero spazzati via tutti. E questa non lieta visione ebbe la sua efficacia
nell'indurli ad accostarsi all'Austria, come sola capace di fornire loro
protezione. Nessun dubbio che l'ascesa dei Savoia promosse, per opera degli
stati italiani, le fortune dell'Austria nella penisola; come del resto le fortune
dell'Austria promossero l'ascesa dei Savoia, resero la stessa Francia, oltre che
l'Inghilterra, ben disposta verso di essi. Alla conclusione della pace, se l'Austria
si ritagliò, nell'eredità spagnola d'Italia, la parte del leone, cioè Milanese,
Napoli, Sardegna, e poi, in cambio, Sicilia, Vittorio Amedeo acquistò terre di
Lombardia nel Vercellese e Pavese, terre del Monferrato che lo avvicinarono
alla Liguria e al mare, la Sardegna: che volle dire anche titolo regio. Non era
tutto quello che il nuovo re aveva sognato. Eppure, in quegli anni, apparve più
che mai chiaro agli occhi suoi e dei suoi ministri il fine ultimo della politica
sabauda: che era quello di chiudere le porte d'Italia a Francesi e Tedeschi e
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rendersi signori col tempo di gran parte della penisola. Riserbava il nuovo
regno a questo alto destino la possibilità in cui si trovava di partecipare
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

proficuamente alle grandi competizioni europee, d'ingrandirsi nella Valle


(/index.html)
Padana e nella Liguria, di far coincidere interesse dinastico e interesse
CATALOGO (/CATALOGO/)
nazionale. Dopo qualche anno eguali interessi europei di equilibrio italiano fra
Asburgo e Borboni tolsero di mano all'Austria Napoli e Sicilia, restaurarono
nella sua antica indipendenza questo regno duplice e uno. Tutto ciò mentre la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
vita propria della penisola, la vita della nazione italiana, le sue energie morali e
intellettuali, le sue forze di lavoro, come abbiamo già detto, accennavano a
nuovo vigore o, meglio, cominciavano
LIBRI a mostrare
(/TRECCANILIBRI/) visibilmente i frutti
ARTE (/TRECCANIARTE/)

dell'intimo, lento, silenzioso travaglio di trasformazione, compiutosi nei due


secoli precedenti, nei secoli del riposo e dell'apparente stasi. Nuova fase di vita
interna, italiana; nuova fase diTRECCANI
rapportiCULTURA
Italia-Europa e di vita internazionale:
(/CULTURA/)

capace anch'essa, alla sua volta, d'influire su quella vita interna e riscaldarla del
suo calore, comunicarle qualcosa del suo più celere ritmo. Albori di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Risorgimento, che è, insieme, Italia ed Europa.

L'Italia dal 1713 al 1789.

Alla guerra di successione spagnola, terminata nel 1713, seguono in Italia in


breve tempo tre altre guerre che dànno luogo a nuovi trapassi di dominî: questa
travagliata crisi politica dell'Italia della prima metà del Settecento, accelera un
processo di esaurimento, per cui antiche dinastie si estinguono, come quelle
degli Estensi, dei Gonzaga, dei Farnesi e dei Medici, antiche famiglie
dell'oligarchia dominante, come a Lucca e a Venezia, s'impoveriscono
economicamente, moralmente e fisicamente; e il loro esaurimento si
accompagna a quello delle loro repubbliche. Per fortuna d'Italia, quel processo
di esaurimento si risolve in un processo di selezione: la nazione vive per nuove
energie politiche, per nuovi gruppi sociali attivi di pensiero e di opere e in
nuovi e rinnovati centri politici. Nel 1713, è vero, l'Italia continuava a essere

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sotto il predominio straniero, poiché l'Austria si sostituiva alla Spagna; ma


proprio allora si affermava 
il principato sabaudo, ed esso era attratto sempre
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

più verso una politica italiana.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Nel 1720, un nuovo assetto fu dato all'Italia, in seguito a una guerra provocata
dalla Spagna per riprendere i dominî italiani. La Spagna aveva fatto le spese
della guerra di successione spagnola. Il malcontento fu rinfocolato
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dall'ambizione della regina Elisabetta Farnese, seconda moglie di Filippo V, e
dall'attività febbrile, intrigante del ministro Alberoni, devotissimo alla regina, a
cui doveva la sua fortuna.LIBRIAi figli appunto di ARTE
(/TRECCANILIBRI/) Elisabetta Farnese, don Carlos e
(/TRECCANIARTE/)

don Filippo, confidava il ministro di potere far conseguire in Italia i dominî che
erano stati spagnoli. L'Alberoni pertanto cercò di isolare politicamente
l'Austria: brigò in Francia, in Inghilterra, in Svezia
TRECCANI CULTURA e in Turchia. Ma gl'intrighi
(/CULTURA/)

diplomatici, di cui egli credeva di essere maestro, non furono fortunati; né la


vecchia Spagna, esausta, trovò in sé forze sufficienti per tenere testa alla
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
coalizione che si formò non appena scese essa in armi, sbarcando milizie in
Sardegna e in Sicilia (1717). Presso Capo Pachino la flotta spagnola era distrutta
dall'inglese (1718). L'Austria fu sollecita a mandare soldati in Sicilia, che, senza
curarsi delle guarnigioni sabaude, combatterono le milizie spagnole sbarcate.
Aveva essa intenzione di unire al Napoletano la Sicilia. E realmente col trattato
dell'Aia (1720) riuscì a conservare la Sicilia; Vittorio Amedeo II dovette
accontentarsi di avere in cambio di quell'isola la Sardegna col titolo regio; la
corte di Madrid fu accontentata col riconoscimento di don Carlos alla
successione del ducato di Parma e Piacenza, di cui egli prese possesso nel 1731,
alla morte del duca Antonio Farnese. Così l'Austria raggiunse in Italia e in
Europa la sua maggiore espansione e il suo maggior prestigio. Potenza tedesca,
essa esercitava la sua azione politica nell'Europa centrale; potenza danubiana,
essa proprio in quegli anni (gli anni delle vittorie di Eugenio di Savoia sui
Turchi), si spingeva fino a Belgrado; potenza dominatrice in Italia, si estendeva
dalle Alpi alla Sicilia. Ma forse la sua grande espansione in Italia fu elemento di
debolezza più che di forza, e a ogni modo di diversione e di consumo di
energie, che essa avrebbe potuto raccogliere e spiegare più proficuamente, sia
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come potenza tedesca, sia come potenza danubiana. La guerra, infatti, di lì a


poco seguita, e che ebbeISTITUTO
inevitabilmente 
un teatro d'azione in Italia, determinò
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

il declinare della potenza austriaca in Europa. L'occasione fu data dalla guerra di


(/index.html)
successione polacca, in seguito alla morte del re di Polonia Augusto II (1733).
CATALOGO (/CATALOGO/)
Sosteneva la Francia un suo candidato; Austria, Russia e Prussia sostennero
invece la candidatura di Augusto III di Sassonia. L'Austria sul fronte polacco
aveva forti alleati, ma essa si trovò isolata sul fronte italiano contro la lega dei
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Borboni di Francia, di Spagna e di Parma, alla quale aderì il re di Sardegna
Carlo Emanuele III, succeduto al padre Vittorio Amedeo II nel 1730. Né
l'Austria poté difendere e conservare
LIBRI l'Italia meridionale
(/TRECCANILIBRI/) e la Sicilia, poiché non
ARTE (/TRECCANIARTE/)

aveva propria flotta, né poteva contare sulla flotta inglese, essendosi


l'Inghilterra, allora governata dal Walpole, disinteressata della questione
polacca, e avendo lasciato che TRECCANI
la FranciaCULTURA
agisse liberamente
(/CULTURA/) in Italia. L'esercito

di Carlo Emanuele III ebbe una parte principale nella guerra. Nel 1733, il re
entrava in Milano, e l'anno seguente vinceva in due battaglie gli Austriaci a
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Parma (giugno 1734) e a Guastalla (19 settembre 1734). Nello stesso tempo gli
Austriaci erano sconfitti nell'Italia meridionale a Bitonto (maggio 1734) ed
erano nel '35 scacciati dalla Sicilia.

Quando, di lì a poco, si avviarono le trattative di pace a Vienna, l'Austria non


possedeva più in Italia che alcune fortezze nella Lombardia; ma ebbe
diplomaticamente buon giuoco, accontentando i Borboni e isolando il re di
Sardegna. Il quale perciò dovette accontentarsi di Novara e Tortona e dei feudi
delle Langhe: piccola cosa dopo grandi sacrifici e grandissime speranze. Il
candidato fallito alla corona polacca, Stanislao Leszczyński, otteneva a titolo
vitalizio il ducato di Lorena, che dopo la sua morte sarebbe passato alla Francia.
Stefano di Lorena, che perdeva l'avito ducato, otteneva la Toscana, dove nel
1737 moriva l'ultimo dei Medici, il granduca Giangastone. Carlo di Borbone
era riconosciuto nuovo re di Napoli e della Sicilia.

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Le condizioni politiche dell'Italia uscivano migliorate dal nuovo assetto per il


trattato di Vienna del 1738. Da due secoli, la dominazione straniera aveva
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
premuto da nord e da sud; ora essa era ridotta e limitata nella sola valle padana;
(/index.html)
il regno di Napoli, ricostituito con la Sicilia e con una propria dinastia,
CATALOGO (/CATALOGO/)
diventava un centro importante della vita politica italiana; i mari d'Italia non
erano più di stranieri, Spagnoli o Austriaci. La nuova dinastia che ebbe la
Toscana, era, sì, straniera e assai legata all'Austria, ma essa sentirà presto il
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
fascino di quel paese di sì insigne bellezza e civiltà, e vi metterà radici, e darà
una certa floridezza al granducato.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

La potenza dell'Austria fu ancora scossa di lì a qualche anno, quando, alla morte


dell'imperatore Carlo VI (1740), si accese la guerra per la successione di Maria
Teresa. Ma le sue posizioni italiane furono
TRECCANI salvate
CULTURA dall'alleanza con l'Inghilterra
(/CULTURA/)

e con il Piemonte. La flotta inglese nei mari d'Italia portò un aiuto decisivo: nel
1742, essa impedì, con la minaccia dì un bombardamento a Napoli, che Carlo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
mandasse un esercito in aiuto all'armata franco-ispana che combatteva nella
valle padana; nel 1743, da Minorca la flotta inglese tagliò la via alla squadra
spagnola, che trasportava un esercito in Italia, e la costrinse a rifugiarsi nel
porto di Tolone; finalmente, nel 1746, bloccò sia pure con minore fortuna, il
porto di Genova, insorta contro gli Austriaci. La guerra fu dura assai per il
Piemonte, che tuttavia la sostenne gagliardamente. Nel 1742, Carlo Emanuele
III si spinse verso l'Emilia e occupò Modena, ma fu costretto a tornare indietro
per opporsi all'invasione francese nella Savoia. L'anno seguente, tornò
nell'Emilia, e a Campo Santo sul Panaro combatté i Franco-Ispani, senza però
riuscire a vincerli pienamente. La sua azione militare su quel fronte era
inceppata da nuove minacce d'invasione da parte dei Francesi. I quali,
realmente, nel 1744, penetrarono nel Piemonte per la Valle di Stura, ma si
arrestarono a Cuneo, che eroicamente resistette (1745). La situazione militare
era difficilissima per Carlo Emanuele III, e a tempo venne in suo aiuto un
esercito imperiale al comando del generale Botta Adorno. Genova, che era stata
base di operazione francese, fu occupata dagli Austriaci. Alle prepotenze
compiute da costoro a Genova, il popolo insorge. Lo scatto spontaneo e
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violento del popolano giovinetto (Balilla) che lancia un sasso all'Austriaco, bene
impersona la fierezza diISTITUTO
quel popolo contro la prepotenza straniera e la
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

condotta paurosa dei governanti. Gl'insorti cacciarono gli Austriaci dopo


(/index.html)
cinque giorni di lotta (5-10 dicembre 1746). Nel 1747, la Francia preparò una
CATALOGO (/CATALOGO/)
quarta spedizione, stavolta attraverso il Monginevra per la Val di Susa.
All'Assietta cinquanta battaglioni furono arrestati e sbaragliati da dieci
piemontesi e quattro austriaci (19 luglio 1747). La vittoria dell'Assietta affrettò
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
le trattative della pace, che fu firmata ad Aquisgrana nel 1748. Per essa, in Italia,
avvennero i mutamenti seguenti: l'Austria cedette il ducato di Parma e Piacenza
a Don Filippo di Borbone-Farnese, cedette alARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) re di(/TRECCANIARTE/)
Sardegna il territorio fino
alla sponda destra del Ticino, e alla destra del Po il territorio fino a Voghera
compresa.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Il trattato di Aquisgrana assicurò agli stati italiani la pace per mezzo secolo
quasi, ma non all'Italia tutta: la Corsica sanguinò allora per lunghe ed aspre
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
lotte per la sua indipendenza. La questione della Corsica aveva per la Francia in
quel momento un'importanza capitale nella sua politica mediterranea. Nel
1756, la Francia con un colpo ardito aveva strappato Minorca agl'Inglesi, e
aveva sbarcato un esercito in Corsica in aiuto del pericolante dominio
genovese, ottenendo la facoltà di disporre dei porti della Corsica nella guerra
che allora combatteva contro gl'Inglesi. Così Minorca, Tolone e la Corsica
costituivano nel Mediterraneo un formidabile triangolo strategico francese che
svalutava Gibilterra inglese. Nel trattato di pace seguito con l'Inghilterra nel
1763, la Francia era costretta a restituire Minorca, ma non dimenticò la
Corsica. Nel 1768, Genova patteggiò a Compiègne la cessione della Corsica alla
Francia. Non patteggiarono i Còrsi; essi resistettero magnificamente, condotti
da Pasquale Paoli. Ma nel maggio del 1769, a Pontenuovo, furono vinti, e la
Corsica divenne dominio francese. Provvidero tuttavia i Savoia a rendere meno
formidabile la posizione della Francia nel Tirreno, occupando a tempo (1757)
la Maddalena, di cui il Nelson, alcuni anni dopo, doveva mettere in valore tutta
l'importanza strategica.

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L'Italia del Settecento, a considerare le condizioni interne dei singoli stati, non
procede nel suo sviluppo in modo uniforme: alcuni degli stati sono in 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

decadimento, come la repubblica di Venezia, la repubblica di Genova e lo Stato


(/index.html)
Pontificio; altri si rinnovano con le nuove dinastie degli Asburgo-Lorena e dei
CATALOGO (/CATALOGO/)
Borbone-Farnese; il regno di Sardegna, in pieno sviluppo con Vittorio Amedeo
II e con Carlo Emanuele III, rallenta il suo progredire con Vittorio Amedeo III.
Comunque, gl'Italiani partecipano a quel movimento di pensiero e di opere che
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
caratterizza l'Europa del Settecento. Movimento di ceti colti, solidali spesso con
i principi nello sforzo riformatore. Si poté così riprendere l'antica opera di
affermazione dello stato di fronte
LIBRI ad ogni corpo
(/TRECCANILIBRI/) ARTEprivilegiato e ad ogni
(/TRECCANIARTE/)

privilegio e dare nuovo impulso allo sviluppo economico del paese, in


rispondenza alle esigenze tanto del principe quanto delle classi produttive. La
pace quasi mezzo secolo goduta dopo ilCULTURA
TRECCANI 1748 favorì in Italia questa operosità
(/CULTURA/)

riformatrice, particolarmente notevole in Toscana, in Lombardia, a Parma, ma


estesa, più o meno, a gran parte della penisola. Insieme con l'attività pratica, fu
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
intenso il movimento intellettuale che la illuminò e guidò. La cultura si
rinnovava, sotto la pressione delle nuove esigenze e anche per l'influsso della
cultura europea, pur conservandosi fedele a certe tradizioni spirituali italiane.
Nella prima metà del Settecento essa si volse specialmente ai problemi della
scienza economica, e combatté pregiudizî, propugnò la libertà del commercio e
dell'industria e la soppressione della manomorta nella proprietà fondiaria; nella
seconda metà del secolo quel movimento del pensiero scalzò le basi di vecchi
sistemi giudiziarî, abbattendo resti barbarici della giustizia penale. E allora
risonava più alta la voce della coscienza nazionale e della coscienza civile con
Giuseppe Parini e con Vittorio Alfieri. Nel 1777 l'Alfieri pubblicava il Filippo, e
l'anno dopo il Trattato della tirannide e i tre libri sul Principe. Sono questi i primi
albori del Risorgimento nazionale. Essi illuminano il paese ancor prima che il
Bonaparte scenda in Italia. La generazione che a Napoli intellettualmente si
forma, a metà del Settecento, alla scuola di Antonio Genovesi, sarà quella dei
primi martiri del Risorgimento nella Partenopea; il pensiero per essi diventa
azione.

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E vi è qualcosa nel rinnovamento italiano del Settecento, non così appariscente


come il fatto politico, né  ed è
spirituale come la cultura, ma non meno efficace,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

il ritorno degli Italiani all'amore verso il lavoro della terra. Il bisogno di


(/index.html)
produrre accelera la soluzione della crisi, che verso la fine del Seicento si risolve
CATALOGO (/CATALOGO/)
in una ripresa di attività sulla terra, e che determina l'ostilità contro la
manomorta ecclesiastica, e ne apre le prime brecce. In due regioni si colgono i
segni di questo rinnovamento agrario, che è civile risorgimento, nella valle
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
padana e nella Toscana.

L'Italia durante la Rivoluzione e l'Impero.


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Lo spirito delle grandi masse italiane alle notizie della Rivoluzione francese, si
dimostrò ostilissimo. Le notizie raccolteCULTURA
TRECCANI dalla viva voce degli emigrati, e
(/CULTURA/)

ripetute da quanti ne compiangevano le sorti, colpivano la fantasia e


soprattutto la coscienza religiosa del popolo, e diffondevano tra gl'Italiani l'idea
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
che la libertà politica bandita dai rivoluzionarî fosse empietà religiosa. Ci volle
più di mezzo secolo prima che tale pregiudizio fosse sradicato. Come il popolo,
così il clero e la nobiltà, erano ostili alla Rivoluzione per gli stessi motivi
religiosi oltre che per la paura della perdita di ogni privilegio. Tuttavia, tanto
fra il clero quanto fra la nobiltà non pochi fecero buon viso alle nuove idee.
Erano uomini colti, vecchi giansenisti, lettori e seguaci degli enciclopedisti,
insomma tutti quelli che nella seconda metà del secolo avevano partecipato al
movimento delle nuove idee, seguito con interesse le riforme, sperato in una
riforma religiosa. A costoro si unirono studenti e insegnanti delle università
specialmente di Napoli, di Pavia e di Bologna, e nuclei più o meno numerosi di
borghesia. In verità povera di numero e di capitali era la borghesia industriale e
mercantile italiana della seconda metà del Settecento. Tuttavia il movimento di
affari sviluppatosi durante le guerre di successione; le riforme economiche dei
principi, con l'abolizione di sistemi corporativi e di monopolî e la tendenza
della legislazione verso la libertà del commercio; il fervore di attività agricole
determinatosi in talune regioni, avevano arricchito di elementi nuovi la
borghesia specialmente agraria, infuso in essa una nuova energia e un nuovo
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

animo. Tutto questo specialmente nella valle del Po. e in Lombardia più che
altrove, dove moltepliciISTITUTO
erano i(/ISTITUTO/)
contatti di ogni genere con la Francia.
MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Nel
complesso le città erano preparate ai nuovi eventi. E la Francia rivoluzionaria
(/index.html)
non mancò di esercitarvi larga propaganda. Era la vecchia politica di
CATALOGO (/CATALOGO/)
espansione verso l'Italia, e che ora spiegava la bandiera della libertà, eguaglianza
e fraternità. Così furono provocati movimenti a Nizza e in Savoia, e nel 1792
Nizza venne occupata. Altri tentativi furono fatti in Piemonte l'anno appresso.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Ma Vittorio Amedeo III seppe validamente opporsi, dal '92 al '96, all'invasione
della Savoia. La campagna delle Alpi è una bella pagina di valore militare e di
fedeltà dell'esercito e dei sudditi
LIBRI sabaudi. Intanto,
(/TRECCANILIBRI/) ARTE anche a Napoli, a Bologna,
(/TRECCANIARTE/)

era scoppiato qualche tumulto, a cui seguirono arresti e condanne di morte.

Erano queste le condizioni dello spiritoCULTURA


TRECCANI pubblico italiano, quando il Direttorio
(/CULTURA/)

decideva l'impresa d'Italia e, nel marzo 1796, ne affidava il comando a


Napoleone Bonaparte. La campagna d'Italia si svolge in due fasi: nella prima, il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Bonaparte vince il re di Sardegna e lo costringe a cedergli la Savoia, Nizza e
alcune fortezze; nella seconda vince gli Austriaci e segna con essi il trattato di
Campoformio (ottobre 1797). L'Austria rinunciava alla Lombardia ed era
compensata con la repubblica di Venezia. La vecchia repubblica, neutrale per
non far torto all'Austria e alla Francia, finita la guerra, era soppressa dalla
Francia e dall'Austria. Durante la campagna contro gli Austriaci, una
spedizione del Bonaparte sulle terre dello Stato Pontificio aveva obbligato il
papa, con la pace di Tolentino, a rinunziare alle Legazioni di Ferrara e di
Bologna.

Dopo l'occupazione francese della Lombardia profondi mutamenti politici


avvengono in Italia, a cui concorrono gl'Italiani stessi. Nell'ottobre del '96,
patriotti emiliani, convenuti a Modena, decidevano con il consenso del
Bonaparte, di convocare un congresso a Reggio. E qui, nel novembre, fu
proclamata la Repubblica Cispadana, in gran parte formata dal territorio del
ducato di Modena. Nel luglio del '97, il Bonaparte consentiva che la Lombardia
si unisse alla Cispadana, formando la nuova Repubblica Cisalpina. Nello stesso
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

anno, la repubblica di Genova era democratizzata, cioè sostituita da un governo


democratico sotto il protettorato francese. Nel '98, Carlo Emanuele IV,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

succeduto a Vittorio Amedeo III, era costretto a rinunciare al Piemonte a


(/index.html)
favore della Francia. Nello stesso anno era abbattuto il governo temporale e
CATALOGO (/CATALOGO/)
istituita la Repubblica Romana. Contro di essa aveva voluto scagliarsi il re di
Napoli Ferdinando IV, ma, costretto a precipitosa fuga, fuggiva in Sicilia; e nel
gennaio 1799 a Napoli era proclamata la Repubblica Partenopea. In quello
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
stesso mese erano democratizzati la repubblica di Lucca e il granducato di
Toscana.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Così, alla fine del marzo 1799, eccezion fatta del Veneto in dominio
dell'Austria, della Sardegna rimasta a Carlo Emanuele IV, e della Sicilia dove,
protetto dagl'Inglesi, aveva riparato Ferdinando
TRECCANI IV, tutto il resto d'Italia
CULTURA (/CULTURA/)

direttamente o indirettamente era in potere dei Francesi. La situazione politica


fu profondamente mutata qualche mese dopo. Ricostituita la coalizione contro
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
la Francia durante l'impresa in Egitto del Bonaparte, un esercito austro-russo
scacciò dall'Italia settentrionale i Francesi (agosto 1799), mentre dall'Italia
meridionale risalivano verso Napoli le masse armate del cardinale Ruffo. Uomo
d'ingegno, di valore e di energia, il cardinale Ruffo le aveva condotte nel nome
del re e della fede (giugno 1799); e con esse restaurò la monarchia borbonica a
Napoli. Né egli è colpevole della feroce vendetta dei Borboni contro i patriotti;
la quale, aiutata dalla perfida azione del Nelson e dalla bestiale ferocia della
plebe, distrusse con le condanne di morte tanta parte delle forze migliori
d'ingegno di cultura e di patriottismo del paese. Fu quella la prima e gloriosa
pagina del martirologio del Risorgimento italiano; e i Napoletani hanno il
vanto di aver quasi chiamato alla riscossa tutti gl'Italiani. Alla fine dunque del
1799 le vittorie austro-russe e della flotta inglese rimettevano in Italia le cose
allo stesso stato di prima; ma l'Italia era mutata in quel turbinoso triennio
repubblicano. Alla venuta dei Francesi in Italia, quella che era stata un'unità
morale, sia pure di un'Italia sonnolenta rispetto alla Francia rivoluzionaria, si
spezza: da un lato gruppi, più che vere e distinte classi sociali, esaltati,
acclamano i Francesi liberatori, dall'altra una massa ostile ai Francesi. La
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

scissione non è solo spirituale. Quando soldati e sudditi dei Savoia con i loro
principi combattono laISTITUTO
guerra delle Alpi, e contrastano poi, sia pure 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

infelicemente, ma gloriosamente, l'avanzata del Bonaparte, il paese precipita


(/index.html)
verso la lotta civile: gli uni acclamano il liberatore straniero e si umiliano ad
CATALOGO (/CATALOGO/)
esso; gli altri confondono in uno stesso odio giacobini paesani e stranieri e
ferocemente li combattono. Quando i reggitori della repubblica di S. Marco,
tremanti di paura alle minacce francesi, supplicavano pace e democratizzavano
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
la vecchia repubblica, i contadini del Veronese gridavano "Viva S. Marco", e
combattevano per esso in quelle "Pasque Veronesi" che rinnovarono in certo
modo i Vespri. Quando Carlo
LIBRI Emanuele IV, avvilito
(/TRECCANILIBRI/) da umiliazioni, da
ARTE (/TRECCANIARTE/)

prepotenze di giacobini stranieri e paesani, abbandonava Torino, i montanari


delle Alpi, i contadini piemontesi e monferrini, continuavano disperatamente
la resistenza allo straniero. Quando nella
TRECCANI Lombardia
CULTURA gli Austriaci si ritiravano
(/CULTURA/)

incalzati dai Francesi, i contadini e i popolani di Como, Varese, Binasco, Pavia


osavano ribellarsi al vittorioso esercito del Bonaparte, sfidando la ferocia della
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
sua vendetta. Quando il mite Ferdinando III di Toscana era mandato via dai
Francesi, e i nobili fuggivano, e democratici improvvisati venivano fuori con la
coccarda tricolore, i contadini toscani insorgevano al grido di "Viva Maria".
Quando nelle Marche scappavano generali e soldati pontifici, e il vecchio
pontefice in stato d'arresto era condotto via da Roma, non Roma papale
insorse, ma i contadini, dai monti della Sabina alle marine marchigiane,
caddero a migliaia per la loro fede e per il loro paese. Quando vilmente il re di
Napoli all'avanzarsi dello Championnet fuggì in Sicilia, solo i montanari degli
Abruzzi, i contadini di Terra di Lavoro, i lazzaroni di Napoli si opposero
all'invasore in una lotta disperata e sanguinosa. Queste pagine di fierezza di
popolo, di sangue versato nella lotta contro stranieri e oppressori non si
possono, né si devono strappare dalla storia del Risorgimento italiano. Il
Risorgimento italiano fin da quegli inizî aveva indicato una duplice lontana
meta da raggiungere: videro allora i patriotti l'unità politica della nazione, e
furono confessori e martiri di quell'idea; non videro essi, né per lungo tempo

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 628/1196
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dopo di essi i patriotti italiani, l'altra meta: l'unità morale della nazione, unità
che senza il concorso del popolo non sarebbe stata mai compiuta, e senza
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  la
quale l'unità politica non sarebbe stata mai perfettamente saldata.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Dopo il colpo di stato del novembre 1799 il Bonaparte, primo console, dato
ordine e pace interna alla Francia, restituì ad essa con la vittoria di Marengo
(14 giugno 1800) il predominioSCUOLA
in Italia.
(/TRECCANISCUOLA/)

La Repubblica Cisalpina fu allora ricostituita, e prese nome di Repubblica


Italiana; il Piemonte fuLIBRI
annesso alla Francia; Parma
(/TRECCANILIBRI/) e Piacenza furono poste
ARTE (/TRECCANIARTE/)

sotto amministrazione francese; il granducato di Toscana tolto ai Lorena era


assegnato col titolo di regno di Etruria a Lodovico di Borbone di Parma sotto
un protettorato francese; allo Stato Pontificio
TRECCANI CULTURAfurono tolte le provincie
(/CULTURA/)

dell'Emilia e della Romagna, già annesse alla Cisalpina; il re di Napoli dovette


cedere alla Francia la parte che egli possedeva dell'isola d'Elba e il principato di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Piombino, e al regno di Etruria dovette cedere lo stato dei Presidî.

Nonostante questo predominio francese, la Repubblica Italiana, di cui vice-


presidente era il conte Francesco Melzi d'Eril, pareva dovesse divenire centro,
capace di sviluppo, di vita nazionale. Le aspirazioni dei patriotti della
Repubblica, delle quali il Melzi si faceva interprete, erano rivolte all'annessione
del Piemonte e della Liguria (e la stampa del tempo insiste su questo punto),
per giungere al Tirreno italiano. Ma non una Repubblica Italiana grande e
indipendente voleva la Francia in Italia, bensì piccola e sotto sua tutela; non un
Piemonte e una Liguria facenti parte di quella Repubblica, ma annessi al
territorio francese, corridoio alle armate francesi destinate in Italia. La
Repubblica Italiana fu trasformata in Regno d'Italia dopo che Napoleone,
divenuto imperatore, prese la corona d'Italia (maggio 1805). Egli nominò il
figliastro Eugenio di Beauharnais viceré d'Italia, ponendogli accanto un
consigliere francese, il conte Méjan, e riservando a sé gran parte del potere
regio. I confini del Regno Italico pochi mesi dopo erano estesi con l'annessione
del Veneto in seguito alle vittorie napoleoniche e al trattato di Presburgo (26
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dicembre 1805). E poiché il re di Napoli aveva parteggiato in quella guerra con


i nemici della Francia, Napoleone spodestò il Borbone, e nel 1806 nominò
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  il
fratello Giuseppe re di Napoli. Nell'ottobre di quell'anno Napoleone
(/index.html)
proclamava il blocco continentale; il quale ebbe indirettamente effetti
CATALOGO (/CATALOGO/)
sull'assetto politico dell'Italia. La muraglia infatti, opposta da Napoleone al
commercio e alla penetrazione politica inglese in Europa, aveva una breccia:
attraverso le coste italiane del Tirreno, della Toscana, del Lazio e della Sicilia.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Da qui l'annessione nel 1808 della Toscana, e l'anno seguente del Lazio, con la
deportazione del pontefice in Francia. Così le coste tutte della penisola erano
sotto il dominio diretto della
LIBRI Francia, o appartenevano
(/TRECCANILIBRI/) al regno d'Italia e al
ARTE (/TRECCANIARTE/)

regno di Napoli. Sennonché per quanto quei regni disponessero di forze


militari, sorrette da quelle del potente impero, si ripeteva allora la situazione
politico-militare di altri tempi:TRECCANI
senza i suoi mari(/CULTURA/)
CULTURA e senza le sue grandi isole
l'Italia né politicamente, né economicamente, avrebbe potuto avere un grande
avvenire. La Sicilia, dove si era riparato il Borbone, era in potere degl'Inglesi; la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Sardegna di Vittorio Emanuele I, successo al fratello abdicatario Carlo
Emanuele IV, era difesa dalla flotta inglese, e, proprio di faccia a Napoli, Capri
era occupata dagl'Inglesi.

Tuttavia gli anni 1809-1812, anni di pace e di fortuna dell'impero napoleonico,


furono prosperi per il Regno Italico. Milano divenne centro importantissimo di
vita nazionale; il Regno Italico agì sul pensiero politico italiano e sulla
coscienza nazionale. Esso da Trento, annesso al regno nel 1809, al Tronto e da
Vercelli a Venezia, formava un'unità politica che stringeva insieme popolazioni
fino allora separate da barriere politiche e da interessi economici, raccoglieva
tanta parte dell'Italia settentrionale e centrale, rendendo, anche contro i
propositi e gl'interessi politici della Francia di Napoleone, necessario sempre
più di comprendere entro quella unità le altre provincie italiane. Nonostante
poi la dispersione di forze, di ricchezze, di vite per le imprese napoleoniche, il
paese progredì materialmente e moralmente; vi concorsero le relazioni
commerciali più frequenti fra le varie parti d' Italia e fra l'Italia e i paesi
transalpini per l'opera romanamente grandiosa di vie e per l'impulso dato alle
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iniziative private, le leggi e le istituzioni francesi che svecchiavano l'Italia con


l'adozione specialmenteISTITUTO
del Codice  e
Napoleone, e l'incremento alla cultura
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

all'istruzione media. In particolar modo poi l'educazione militare valse a


(/index.html)
stringere i vincoli di solidarietà nazionale. Napoleone educò gli Italiani alle
CATALOGO (/CATALOGO/)
armi. Eccezion fatta dei soldati dei Savoia e dei marinari di Venezia e di
Genova, gl'Italiani erano stati tenuti lontani dalla vita militare. Quando
Napoleone impose la coscrizione obbligatoria non mancarono rivolte soffocate
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nel sangue; ma ben presto la gloria militare sedusse gli animi di non pochi; i
reggimenti italiani si segnalarono nelle battaglie contro Austriaci e contro
Russi. Da quell'esercitoLIBRI
italico, che fu disciolto
(/TRECCANILIBRI/) dall'Austria,
ARTE verranno fuori i
(/TRECCANIARTE/)

primi cospiratori e soldati per l'indipendenza italiana.

Furono brevi la pace e la fortuna dell'impero


TRECCANI napoleonico:
CULTURA (/CULTURA/) i fatti dal 1813 al '15,

dal disastro della spedizione in Russia alla sconfitta di Waterloo, ebbero la loro
ripercussione in Italia. Nell'ottobre 1813, quando Napoleone era vinto a Lipsia,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
il viceré Eugenio cercò difendere il regno contro gli Austriaci, e non potendo
opporsi alla avanzata nemica sul Tagliamento, si chiuse a Mantova (novembre
1813). Né solo la sua posizione militare era difficile, ma anche quella politica: in
seguito all'abdicazione di Napoleone dell'aprile del 1814, Eugenio non poteva
essere considerato viceré di un re che più non esisteva. Eugenio non osò allora
proclamarsi re d'Italia con un voto del senato del regno, come il Melzi gli
consigliava. Il malcontento frattanto prorompeva: gli Austriaci si trovarono
uniti con gli Italici puri, come amarono chiamarsi i patriotti, insofferenti di
tutela francese. Il 20 aprile Milano si sollevava. Il 23 aprile Eugenio
abbandonava la Lombardia agli Austriaci. Il 30 maggio erano tolte le insegne
all'esercito italico e le milizie italiane erano aggregate alle austriache. La rovina
napoleonica travolse ancor più tragicamente il regno di Napoli di Gioacchino
Murat, successo a Giuseppe nel 1808. Dopo la campagna di Russia, Murat per
salvare la corona trattò con gl'Inglesi e con gli Austriaci, poi al ritorno di
Napoleone in Francia del febbraio 1815 si riconciliò con lui, e si rivolse
agl'Italiani, incitandoli con un proclama (30 marzo 1815) alla guerra
d'indipendenza, di cui egli si proclamava campione. Le speranze riposte nelle
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forze dei volontarî italiani furono vane: Murat che si era spinto fino al Po fu
costretto a ritirarsi, e tornò a Napoli, da dove il 20 maggio si imbarcò per
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  la
Provenza. Lo stesso giorno a Casalanza era firmata una convenzione fra
(/index.html)
generali dell'esercito di Murat e rappresentanti austriaci. Il 9 giugno
CATALOGO (/CATALOGO/)
Ferdinando IV entrava acclamato a Napoli, dopo 9 anni di esilio. Nell'autunno
di quell'anno, Murat, mal consigliato e tradito, tentò di riacquistare il regno.
Dalla Corsica, dove si era riparato, sbarcò a Pizzo di Calabria nell'illusione di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
trovare nel popolo e nell'esercito sostenitori. Trovò invece la morte: arrestato,
fu, con sommario processo, condannato e fucilato (13 ottobre 1815).
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

L'Italia dal 1815 al 1849.

Caduto l'impero napoleonico,TRECCANI


il Congresso di Vienna
CULTURA dava nel 1815 il seguente
(/CULTURA/)

assetto all'Italia: l'Austria ottenne: 1. il LombardoVeneto con la Valtellina; 2. il


Friuli, l'Istria, la Dalmazia fino a Cattaro compreso; 3. il diritto di guarnigione
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
in alcuni punti del ducato di Parma e delle Legazioni. Ebbe in tal modo aperte
le vie dai suoi dominî transalpini all'Italia settentrionale, e dalla regione padana
all'appenninica. La Francia conservava la Corsica e la Confederazione Svizzera il
Canton Ticino. Il Regno di Sardegna fu restituito ai Savoia con i confini del 1796
e con l'aggiunta del territorio della soppressa repubblica di Genova. Il Ducato di
Parma, Piacenza e Guastalla, sotto una mal celata tutela austriaca, toccò a titolo
vitalizio a Maria Luisa d'Austria, moglie di Napoleone. Il Ducato di Modena,
sotto Francesco IV, sarebbe stato ingrandito del Principato di Massa e Carrara
alla morte della madre di Francesco IV, Maria Beatrice d'Este. Il Ducato di Lucca
era assegnato temporaneamente a Maria Luisa di Borbone del ramo dei duchi
di Parma. Alla morte di Maria Luisa d'Austria i Borboni di Parma avrebbero
avuto il ducato di Parma, e allora il ducato di Lucca sarebbe passato al granduca
di Toscana. Al Granducato di Toscana era aggiunto lo stato dei Presidî e il
principato di Piombino. Lo Stato Ponti icio perdeva fuori d'Italia Avignone e
riacquistava Pontecorvo e Benevento. Il Regno di Napoli e Sicilia perdeva lo stato
dei Presidî.
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L'Austria si era trovata nelle migliori condizioni politiche e militari per


affermare il suo predominio in Italia. L'Italia politicamente era spezzata
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) in nove
stati, laddove prima era stata divisa in tre grandi unità politiche. Quel
(/index.html)
frazionamento era pernicioso allo sviluppo morale e materiale del paese, era
CATALOGO (/CATALOGO/)
impedimento al processo di fusione della nazione, colpiva interessi materiali
della nascente borghesia italiana. Pur tuttavia qualche vantaggio,
indipendentemente dalla volontà dei diplomatici di Vienna, l'Italia trasse
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dall'assetto politico del 1815, agli effetti del suo risorgimento, sia per la
ricostituzione del regno di Napoli con la Sicilia, su cui avido sguardo aveva
rivolto l'Inghilterra, siaLIBRI
per(/TRECCANILIBRI/)
l'unione della Valtellina alla Lombardia e per
ARTE (/TRECCANIARTE/)

l'annessione della Liguria al Piemonte. La maggior potenza del Regno Sardo


non tardò a esercitare una forza maggiore di attrazione sugli altri paesi d'Italia,
soprattutto sulla vicina Lombardia. L'indipendenza
TRECCANI nazionale era ormai intesa
CULTURA (/CULTURA/)

come necessità di vita e di sviluppo materiale e morale della nazione.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Così il Risorgimento impostò fino dal 1815 un problema: distruggere l'assetto
politico dato all'Italia dal trattato di Vienna. E un altro problema
contemporaneamente era impostato: poiché la restaurazione dei principi
significò reazione, ritorno a vecchi ordinamenti e privilegi, passando sopra a
interessi e sentimenti di classi sociali già elevate dall'uguaglianza civile. Il
Risorgimento fu lotta per le libertà civili e politiche e per l'indipendenza
nazionale: era lotta per l'elevazione di un popolo. Una forza spirituale anima la
lotta, forza spirituale che si muove in una corrente di pensieri e di sentimenti
dell'Europa dopo il 1815. Una reazione era avvenuta all'illuminismo francese
che era fino allora prevalso, con le sue caratteristiche di cosmopolitismo
umanitario e con la negazione di ogni valore tradizionale: reazione che si era
manifestata col risveglio di tradizioni nazionali, con il culto delle origini delle
nazioni, con rinnovato fervore di ideali e di sentimenti religiosi e patriottici,
con tutte le manifestazioni di quel fenomeno complesso che si comprende sotto
il nome di romanticismo, e che non fu solo un fenomeno letterario. Questa
forza spirituale anima il pensiero e l'azione del Risorgimento. Le classi sociali
che agiscono nel Risorgimento sono formate da una parte della nobiltà, a cui le
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guerre napoleoniche e lo sviluppo intellettuale precedente avevano dato


un'attività militare, unaISTITUTO
coscienza  di
civile e nazionale, inoltre sono formate
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

quasi tutta la ricca borghesia, numericamente ancora scarsa, e di quel medio


(/index.html)
ceto il quale aveva avuto onori e mezzi di vita per la carriera militare e degli
CATALOGO (/CATALOGO/)
uffici, che era stata libera e aperta a tutti mercé l'uguaglianza civile. Purtroppo
al di sotto di questa minoranza della nazione, la massa del popolo non partecipa
che in minima parte al moto che s'inizia: essa resta indifferente, se non
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
favorevole, al dispotismo paesano e straniero che le assicura la pace e la difesa
della religione dopo le guerre, le prepotenze e le persecuzioni napoleoniche.
Che se dalla Rivoluzione era(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI sorto in FranciaARTEun ceto nuovo, numeroso, di
(/TRECCANIARTE/)

piccoli proprietarî, unito alla borghesia cittadina, in Italia la popolazione rurale


restò moralmente e materialmente separata dalla borghesia cittadina. La
reazione poteva poggiare su queste forze.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Ad eccezione del Ducato di Parma e del Granducato di Toscana la reazione


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
infierì in tutti gli stati italiani. Alla miope politica di sovrani e di ministri a
Torino, a Modena, a Roma e a Napoli, parve possibile il ritorno alle condizioni
dell'Italia del 1796. Il Regno Lombardo-Veneto poi fini con essere una
prefettura austriaca amministrata da Vienna; le offese alla coscienza nazionale
colpivano i sentimenti dei patriotti; la soppressione del Codice Napoleone e di
istituzioni del Regno Italico e le mutate condizioni per l'assetto politico,
danneggiavano la borghesia operosa e intelligente; l'insolenza soldatesca e la
prepotenza della burocrazia e della polizia irritavano la popolazione delle città;
solo il ceto rurale ebbe ipocrite lusinghe, e fu aizzato dal governo austriaco
contro la nobiltà e la borghesia, che gli erano ostili.

Il malcontento per la reazione, per quanto diversi ne fossero caratteri e stimoli


nei varî paesi, aveva un fondo comune, e però cercava un programma comune
di azione. La corrente che inalveò tutti i malcontenti fu data dalla Carboneria; e
il suo programma parve capace di risolvere tutti i problemi politici italiani.

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La Carboneria si trovava in quel momento nelle condizioni migliori di sua


fortuna: essa aveva agito quale forza di opposizione a un governo straniero
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  nel
regno di Napoli, aveva accolto con simpatia idee costituzionali, rimesse in
(/index.html)
valore in Sicilia sotto l'influenza inglese nell'isola, aveva sperato nella
CATALOGO (/CATALOGO/)
restaurazione borbonica, era stata delusa e non aveva perciò disarmato, si era
diffusa per mezzo dell'esercito murattiano nell'Italia centrale e nell'Italia
settentrionale, e ivi aveva assimilato altre idee e compreso nel suo programma
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
quello dell'indipendenza nazionale. A mano a mano però che quella società si
estende, essa risente sempre più della diversità di scopi particolari, della
mancanza di un forte centro e di un'unità di programma
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e di azione. Le
ARTE (/TRECCANIARTE/)

aspirazioni unitarie non mancano nel pensiero politico di alcuni carbonari, ma


sono assai vaghe: il programma comunemente accolto per l'assetto dell'Italia è
federale. Il problema dell'indipendenza nazionale
TRECCANI CULTURA è inteso profondamente dai
(/CULTURA/)

carbonari dell'Italia settentrionale, non così da quelli dell'Italia meridionale,


incapaci ancora di comprendere che il problema costituzionale, che a loro stava
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
soprattutto a cuore, non poteva essere risolto, se non a condizione che fosse
risolto il problema dell'indipendenza. Lo stesso programma delle libertà
costituzionali non è decisamente fissato: si ondeggia tra la costituzione
spagnola, l'inglese, la francese e la siciliana.

Le notizie della rivoluzione di Spagna del gennaio 1820 infiammarono gli


animi dei carbonari napoletani. Di essi molti erano ufficiali dell'esercito,
malcontenti per il trattamento avuto dal governo borbonico, poiché
nonostante i patti della convenzione di Casalanza, gli ufficiali che avevano fatto
parte dell'esercito del Murat erano stati retrocessi, se non licenziati. Il 10 luglio
insorse uno squadrone di cavalleria di guarnigione a Nola al grido di: "Viva il
re, viva la costituzione di Spagna". In breve altri militari, ammutinati, si
unirono e, con a capo il generale Guglielmo Pepe, entrarono a Napoli. Il re
cedette, e il 13 luglio giurò la Costituzione.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Il moto si estese alla Sicilia con carattere di separatismo. Non la costituzione di


Spagna, né l'unione conISTITUTO
Napoli(/ISTITUTO/)
voleva la nobiltà 
dell'isola, che specialmente
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

aveva il suo centro a Palermo, ma la costituzione siciliana e la piena autonomia


(/index.html)
del governo dell'isola. Dopo il 1815, e con il pretesto di dare unità allo stato, il
CATALOGO (/CATALOGO/)
Borbone aveva soppresso la costituzione siciliana, aveva tolto ogni autonomia
all'isola: essa divenne quasi monopolio di prepotenti burocrati napoletani. Il
generale Florestano Pepe, mandato per sottomettere l'isola, venne a onorevoli
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
patti con i rappresentanti del governo provvisorio di Palermo. Ma la
convenzione da lui firmata non fu riconosciuta a Napoli. Il generale Colletta
sostituì il Pepe; e nell'ottobre 1820 egli sottomise
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE l'isola. Il govermo
(/TRECCANIARTE/)

costituzionale di Napoli era per altro debolissimo: il paese mancava di


un'educazione politica; la costituzione era malamente intesa se non addirittura
incompresa; il sovrano costituzionale
TRECCANIera in mala
CULTURA fede; il popolo indifferente, se
(/CULTURA/)

non ostile, soprattutto nelle campagne, dove non la questione politica


interessava, ma la questione agraria che minacciava divampare. La situazione
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
era ancor più grave nei rapporti con l'Austria. Essa temeva, a ragione, che il suo
predominio in Italia potesse essere scosso dal dilagare di un movimento
costituzionale carbonaro, che avrebbe potuto unire contro di essa le forze
nazionali. Il pericolo rivoluzionario italiano fu pertanto riconosciuto come
legittimo motivo d'intervento austriaco a nome delle grandi potenze. I sovrani
di queste, alla notizia dei moti di Napoli, convocarono a Lubiana un congresso,
e invitarono re Ferdinando. Egli nel partire da Napoli aveva promesso di
difendere le libertà costituzionali; arrivato a Lubiana gettò la maschera, e
invocò aiuti. Fu ben sollecita l'Austria a fornirgli un esercito. L'esercito
costituzionale, comandato dal Pepe, dopo un fatto d'armi a Rieti (7 marzo) e la
debole difesa ad Antrodoco (9 marzo) si sbandava; e gli Austriaci continuarono
la marcia per Napoli. A Napoli nel parlamento il 19 marzo, 28 deputati, con a
capo Giuseppe Poerio, votarono una protesta contro la violenza di cui il popolo
napoletano era vittima, e dichiararono di rimettere "la causa dell'indipendenza
nazionale nelle mani di quel Dio che regge i destini dei monarchi e dei popoli".

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Gli Austriaci il 23 marzo entrarono in Napoli, e vi rimasero fino al 1827. Seguì


la repressione: si calcolaISTITUTO
che circa 900 persone siano state condannate.
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Per
fortuna moltissime erano riuscite a fuggire a tempo; e poche furono le sentenze
(/index.html)
di morte eseguite.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Nel marzo del '21, proprio nei giorni in cui gli Austriaci entravano in Napoli,
s'iniziava la rivoluzione del Piemonte. Nel Piemonte l'avversione all'Austria era
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
generale per le prepotenze austriache, subite durante le guerre napoleoniche e
il Congresso di Vienna, e per il tentativo di assorbimento politico del
Piemonte, a cui, dopo LIBRI
il 1815, l'Austria mirava.
(/TRECCANILIBRI/) Vecchi
ARTE diplomatici piemontesi
(/TRECCANIARTE/)

e lo stesso re Vittorio Emanuele I, erano ostili all'Austria.

Questi sentimenti di fierezza eTRECCANI


di indipendenza, tradizionali nel Piemonte,
CULTURA (/CULTURA/)

erano ravvivati ed elevati da un'eletta schiera di giovani, che nel culto


dell'Alfieri alimentavano la loro coscienza d'Italiani. La restaurazione in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Piemonte aveva però non soltanto impostato il problema del Piemonte nella
politica italiana di fronte all'Austria ma quello di riforme costituzionali di
fronte alla reazione prevalente nella corte e nel governo. Questo stato d'animo
era favorevole alla diffusione della Carboneria, e soprattutto della Federazione
italiana, sua filiazione, la quale faceva professione monarchica, voleva la
costituzione e l'unione (non si parlava d'unità) e l'indipendenza d'Italia. Nel
febbraio si strinsero accordi tra federati lombardi e piemontesi per la
rivoluzione in Lombardia e la guerra all'Austria; gli uni e gli altri riposero
speranze nel principe di Carignano Carlo Alberto. Il 6 marzo il principe fu
avvertito che tutto era pronto. Egli promise di parlare al re, e s'illuse, dalle
promesse avute, di potere frenare a tempo quei patriotti da intempestive
risoluzioni. Sennonché la fazione più audace prevalse, e la rivolta scoppiò il 12
marzo. La notte stessa Vittorio Emanuele I abdicava a favore del fratello Carlo
Felice, che si trovava a Modena, e nominava reggente Carlo Alberto. La
condizione in cui si trovò il reggente fu gravissima; egli fu costretto, per evitare
la lotta civile, a concedere la costituzione di Spagna "salvo - egli aggiunse -
l'approvazione del re". Ma Carlo Felice dichiarò non riconoscere alcun
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 637/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

mutamento nelle istituzioni, e diede ordine a Carlo Alberto di recarsi a Novara,


e quindi a Firenze. Carlo 
Alberto obbedì. Carlo Felice si rivolse alle grandi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

potenze per reprimere la rivoluzione. L'armata austriaca a Novara facilmente


(/index.html)
poté vincere le milizie costituzionali (8 aprile '21).
CATALOGO (/CATALOGO/)

Il problema costituzionale e per Napoli e per il Piemonte non si sarebbe potuto


risolvere se non sui campi di battaglia della Lombardia, con l'indipendenza
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dall'Austria. La questione regionale interna era questione nazionale. I moti
carbonari hanno tuttavia il merito di avere spinto il Piemonte e il Napoletano
nel movimento nazionale. LIBRI La coscienza italiana,
(/TRECCANILIBRI/) ARTEmercé i carbonari, superava
(/TRECCANIARTE/)

pregiudizi regionali; l'idea dell'indipendenza con il concorso di tutti gli Italiani


acquistava altre menti e altri cuori di patriotti. L'esempio poi di quei carbonari
che per l'Italia patirono persecuzioni e condanne
TRECCANI servì alla edificazione morale
CULTURA (/CULTURA/)

dell'italianità; e anche questo era un risultato positivo dei moti del '20 e del '21.
Fuori d'Italia vive allora un'Italia dolorante, e pur piena di fede, l'Italia degli
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
esuli che accorrono dovunque si combatte per la libertà, in Spagna, in Grecia,
nel Belgio e nella Polonia. Essi riuscirono con la forza della loro fede ad attirare
alla causa italiana simpatie di stranieri. Quell'azione servì in certo modo
d'ingranaggio fra il nostro movimento e quello più ampio e vario dell'Europa
liberale.

Questi collegamenti furono più numerosi e forti (avevano tutta una tradizione)
tra esuli italiani e liberali francesi. Parigi era centro animatore di tutto il
movimento segreto liberale durante il goven10 reazionario di Carlo X. Fu
allora costituito dai nostri esuli in Francia il Comitato di emancipazione italiana,
collegato al Comitato cosmopolita che si proponeva di fondare una lega di stati
costituzionali. Le speranze dei nostri esuli parvero attuarsi con la rivoluzione
del luglio 1830; i loro amici francesi, liberali, vennero allora al governo con
Luigi Filippo. La solenne dichiarazione del dicembre 1830 del ministro Lafitte
contro il principio dell'intervento, sostenuto dalla Santa Alleanza, infiammò gli
animi, e incitò alla rivoluzione. I rivoluzionarî italiani sono ancora entro
l'orbita della Carboneria, hanno un programma federale monarchico, non
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 638/1196
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hanno né un centro, né unità, né grandi forze. Cercano un principe per


capeggiare il movimento, s'illudono e s'ingannano nel designare il ducadi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Modena. È proprio il duca di Modena che inizia la repressione assalendo la casa


(/index.html)
di Ciro Menotti, dove si erano raccolti i cospiratori la sera del 3 febbraio 1831.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Il Menotti, ferito, è arrestato con 60 suoi compagni. Il giorno dopo alla notizia
dell'insurrezione di Bologna, il duca fugge a Mantova, traendo dietro a sé in
catene Ciro Menotti. La rivoluzione rapidamente si propagò nell'Emilia e nella
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Romagna; fu proclamata a Bologna la fine del potere temporale e il Governo
delle Provincie unite. In realtà questa unione non esisteva: il governo provvisorio
di Modena si opponevaLIBRIalla(/TRECCANILIBRI/)
fusione con quello di Reggio;
ARTE Parma era ostile a
(/TRECCANIARTE/)

Piacenza, Bologna intendeva staccarsi da Roma, ed essere il centro dello stato. Il


municipalismo riviveva, e rinfocolava vecchie gelosie. I patriotti italiani troppo
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
avevano fidato nella Francia in una guerra contro l'Austria; Luigi Filippo
troppo teneva ad assicurarsi del trono per non provocare l'Austria. Riuscì
perciò all'Austria di staccare la Francia dalla rivoluzione italiana; e questa era
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fin da quel momento condannata a fallire con le sue deboli forze contro
l'Austria potente. L'esercito austriaco il 6 marzo entrava nel Modenese, passava
quindi in Romagna. Il generale Zucchi a Rimini il 25 marzo valorosamente si
oppone all'avanzata austriaca: ma è costretto a ritirarsi verso Ancona. Il giorno
dopo del combattimento di Rimini il governo delle Provincie unite trattava con
gli Austriaci e col governo pontificio. Il potere temporale e i duchi spodestati
erano restaurati.

L'Italia dei patriotti usciva dai moti del '31 vinta, più che dalle armi straniere,
dagli errori degl'Italiani: dalle loro facili illusioni, dall'incertezza e imprecisione
dei loro programmi, dalle loro gelosie municipali e regionali, dalla mancanza di
unità, di direzione, di concordia, di disciplina, di forza. Alla baldanzosa
reazione vittoriosa e alla maligna critica straniera gl'Italiani nel '31 apparvero
incapaci di un risorgimento politico. Eppure i moti del '31 segnano un passo
avanti nel Risorgimento: nuove regioni, nuovi gruppi sociali di borghesia
cittadina parteciparono alla rivoluzione: essa non fu, come era stata nel '20 e
'21, in gran parte un ammutinamento militare. Crebbe l'odio contro l'Austria,
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fallivano gli esperimenti della Carboneria, cadde l'illusione d'un aiuto straniero:
Ciro Menotti avviandosi a
al patibolo disse: "La delusione che mi conduce
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

morire farà aborrire per sempre gl'Italiani da ogni influenza straniera nei loro
(/index.html)
interessi e li avvertirà a non fidarsi che nel soccorso del loro braccio".
CATALOGO (/CATALOGO/)

Di lì a pochi mesi dai falliti moti del '31 l'Italia del Risorgimento balza
rinnovata e sublimata da un'idea, che è preciso programma politico, e che è
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
fede, e opera eroismi, e che sopravvive a tutte le sconfitte: l'idea dell'unità,
concepita e voluta da Giuseppe Mazzini con la sua Giovine Italia, fondata nel
1832. LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Dall'animo suo, dalla sua concezione mistica di missione della vita trasse il
Mazzini un nuovo elemento diTRECCANI
grande CULTURA
forza morale: la fede. Egli sentì che il
(/CULTURA/)

Risorgimento d'Italia doveva avvenire mercé l'elevazione morale e religiosa del


popolo. La redenzione nazionale è concepita come un dovere da compiere
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nell'interesse non di una sola nazione, ma per il bene dell'umanità. Quanto alla
forma politica egli vagheggiò la repubblica, tuttavia subordinò sempre quella
forma all'ideale unitario. I mezzi per attuare il suo programma il Mazzini additò
nella forza del popolo, nella rivoluzione e nella guerra di popolo. Inefficaci si
dimostrarono quei mezzi, ma profonda fu l'efficacia nella coscienza italiana
della concezione del Risorgimento italiano non più concepito, attraverso la
mentalità nutrita dall'illuminismo francese e dal settarismo carbonaro, in
un'angusta visione, ma in una sublime elevazione religiosa, e nella visione
dell'unità materiale e spirituale dell'Italia.

Tutti i maggiori uomini del Risorgimento passarono in qualche momento della


loro vita attraverso il mazzinianismo. Ed è questo il suo valore storico, anche se
tutti sanguinosamente fallirono i tentativi d'insurrezione nel decennio dal '34 al
'44, dalla spedizione di Savoia a quella nell'Italia meridionale, coronata dal
martirio dei fratelli Bandiera e dei loro compagni (luglio 1844).

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 640/1196
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Dopo quel decennio di fallite prove rivoluzionarie repubblicane mazziniane, gli


spiriti cercano un altro ISTITUTO
programma,  in
rivedono situazioni e valori, sperano
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

una nuova soluzione del problema italiano. In questo processo di revisione di


(/index.html)
valori le condizioni generali d'Europa e le particolari in Italia dànno un senso di
CATALOGO (/CATALOGO/)
moderazione e di conciliazione nel tracciare il nuovo programma di azione.
L'Europa dopo il 1815 aveva goduto di un trentennio di pace (le sommosse dei
rivoluzionarî e gl'interventi militari non erano considerati come grandi guerre
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
quali quelle del passato); ricchezza e cultura erano enormemente progredite;
era quello il tempo del grande sviluppo delle scienze e delle loro applicazioni;
una borghesia ricca, attiva
LIBRI si affermava; essa, ARTE
(/TRECCANILIBRI/) più che procedere a balzi
(/TRECCANIARTE/)

rivoluzionarî, tendeva a un progredire regolare, con pacifiche riforme. E questo


sviluppo di civiltà è considerato non più, come l'illuminismo lo aveva
concepito, in antitesi alla religione, ma CULTURA
TRECCANI conciliabile con essa e con la libertà. In
(/CULTURA/)

Belgio, in Polonia, in Irlanda il movimento nazionale si associava al sentimento


cattolico; in Francia la rinascita cattolica conciliava libertà e religione. Tutto
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
questo avveniva, sia pure in proporzioni minori, anche in Italia dove la grande
maggioranza degl'Italiani era cattolica; questa grande maggioranza non aveva
partecipato né a cospirazioni, né a rivoluzioni, non rinunziava alle sue
tradizioni e alla sua fede, pur desiderando miglioramenti e rinnovamenti senza
scosse rivoluzionarie. E in Italia si sviluppava un movimento intellettuale che
nella storia d'Italia vedeva il papato nella sua gloria di centro e di difesa
dell'italianità contro il germanesimo imperiale ghibellino straniero.

Questa concezione guelfa della storia italiana, questo bisogno di fare rivivere
nel presente una tradizione nazionale italiana, questo stato d'animo che
desiderava una conciliazione dei sentimenti religiosi con le aspirazioni politiche
spiegano la fortuna di Vincenzo Gioberti e del suo Primato morale e civile degli
italiani (1843). Come Mazzini, il Gioberti considerava il Risorgimento italiano
non semplice questione politica, ma dovere di nazione, missione da compiere
per volere di Dio. L'Italia, avvertiva, è stata maestra di civiltà, Roma ne è stata il
centro e la sede del papato. La grandezza e la decadenza dell'Italia coincidono
con quelle del papato. Sollevare l'Italia dalle sue tristi condizioni è interesse
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 641/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

generale, perché l'Italia continui la missione di civiltà a cui Dio l'ha destinata.
Nessuno meglio del pontefice può prendere l'iniziativa del Risorgimento
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
d'Italia. Utopistica era l'idea di assegnare al papato tanta e tale azione politica;
(/index.html)
pratica invece ed efficacissima fu l'idea di convertire in un coefficiente del
CATALOGO (/CATALOGO/)
Risorgimento ciò che era stato considerato ostacolo. La questione italiana
pertanto poteva essere pubblicamente discussa; la qual cosa promosse una
letteratura politica che sviluppava le dottrine giobertiane, o che se ne scostava
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
in alcuni punti, o che la combatteva. Si formava così un'opinione pubblica, che
appassionava un numero sempre maggiore d'Italiani.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Tutto questo movimento d'idee politiche ebbe aspetti suoi proprî e fecondi
effetti in particolar modo in Piemonte, dove la tradizione di un Piemonte
italiano, dall'Alfieri al Santarosa, continuava
TRECCANI CULTURAper(/CULTURA/)
opera di scrittori come il Balbo
e il D'Azeglio. La loro azione si spiega allora largamente ed efficacemente
nell'orbita delle idee giobertiane, ma orientata verso la monarchia sabauda,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
considerata come centro del Risorgimento. Regnava allora Carlo Alberto. E fu,
quello, il momento storico, in cui l'azione esercitata dal movimento di idee
giobertiane e l'azione particolare di re Carlo Alberto, colmarono il profondo
fossato che divideva la monarchia dall'idea liberale. Il decennio precedente era
stato nel regno di Carlo Alberto fecondo di preparazione spirituale e materiale
di attività riformatrice. La quale non fu fine a sé stessa, ma ebbe di mira
l'avvenire di un Piemonte italiano. E in questo frattempo, e in particolar modo
dopo il 1840, sempre più chiari e frequenti si colgono nelle espressioni di re
Carlo Alberto i segni della sua coscienza italiana e qella sua volontà di una
guerra d'indipendenza; la quale a lui, profondamente religioso, appariva anche
quale dovere religioso. In tali condizioni di spirito, egli fu sensibilissimo
all'eloquenza del Gioberti, e fu profondamente commosso dall'invocazione di
Pio IX: "Gran Dio, benedite l'Italia".

Pio IX era stato eletto il 16 giugno 1846. Non aveva né poteva avere un
programma politico, ma aveva letto anch'egli con entusiasmo le opere del
Gioberti; e le poche sue idee politiche e la molta sua bontà trovarono subito
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posto in quel programma di un papato nazionale, che tanti e tanti buoni


cattolici italiani avevano  e non
vagheggiato. Spinto solo da sentimenti di bontà,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

da riflessioni politiche, emanò l'Editto del perdono, amnistia ai condannati


(/index.html)
politici. L'entusiasmo fu grande, al di sopra della portata del fatto; e
CATALOGO (/CATALOGO/)
l'entusiasmo crebbe per alcune riforme introdotte l'anno seguente. Nel luglio
del '47 Metternich, sorpreso per le riforme concesse dal papa, pensò di
intimorirlo con un colpo audace, dando(/TRECCANISCUOLA/)
SCUOLA ordine al presidio austriaco del castello
di Ferrara di occupare militarmente la città. Metternich s'ingannò: l'Italia del
'47 non era quella che egli aveva definito, trent'anni prima, un'espressione
geografica. Carlo AlbertoLIBRIofferse il suo esercito
(/TRECCANILIBRI/) al (/TRECCANIARTE/)
ARTE pontefice; gl'Italiani tutti
raccolsero armi e denari per la guerra all'Austria. Metternich credette bene
allora di ritirare le milizie dalla città.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Contemporaneamente si spiega l'azione del partito liberale nell'Italia


meridionale. Del '47 è la pubblicazione della Protesta del Popolo delle Due Sicilie,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
requisitoria dinnanzi all'opinione pubblica del mondo contro la dinastia
borbonica. Più profondo e popolare era l'odio contro i Borboni nella Sicilia; e
tutti erano uniti in quell'odio, poiché dopo le repressioni del '37 le gelosie tra
Messina e Palermo erano scomparse. Nel settembre del '47 insorgeva Messina
che fu sanguinosamente domata; ma da lì a qualche mese, Palermo, il 12
gennaio, si sollevava, scacciava le guarnigioni borboniche, e costituiva un
governo provvisorio; Ferdinando II, che si era vantato di non lasciarsi
trascinare dal torrente rivoluzionario, temendo che la rivoluzione dalla Sicilia si
propagasse nel Napoletano, volle prevenirla, concedendo la costituzione il 10
febbraio 1848. Dal febbraio al marzo il granduca di Toscana, il re di Sardegna e
il papa concedevano anch'essi la costituzione. In questo frattempo, dal febbraio
al marzo, la rivoluzione si accende in Francia, in Germania e in Italia. Il 23
marzo Venezia insorta si era liberata dagli Austriaci; dal 18 al 23 marzo, in
cinque giornate sanguinose e gloriose, Milano scacciava gli Austriaci. Il 23
marzo Carlo Alberto proclamava la guerra all'Austria, e il 27 varcava il Ticino.
La prima fase della campagna si svolse dall'aprile al maggio sul Mincio:
fortunati i primi combattimenti a Goito, a Monzambano e a Valeggio, infelice
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il tentativo di prendere Verona, eroica la resistenza a Curtatone e a Montanara


dei battaglioni degli studenti toscani, vittoriosa la battaglia di Goito del30
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

maggio, coronata dalla resa di Peschiera. Ma il fronte interno cedeva per le


(/index.html)
discordie e le fazioni.
CATALOGO (/CATALOGO/)

La rivoluzione repubblicana di Francia era apparsa ai più ardenti patriotti quale


inizio della rivoluzione democratica universale, come aveva profetato Mazzini;
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
la vittoria di popolo delle cinque giornate pareva dimostrasse che ad abbattere
il tiranno e cacciare lo straniero bastassero la guerra di popolo come aveva
predicato Mazzini. Il dissidio tra moderati favorevoli
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) all'annessione al
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Piemonte e alla monarchia e i repubblicani ostili, si manifestò perniciosamente


fin dal principio; e il dissidio non era meno profondo tra repubblicani unitarî e
federalisti; i quali ultimi avevano proprio
TRECCANI a Milano
CULTURA il loro centro d'azione e a
(/CULTURA/)

capo C. Cattaneo. Quella fiducia nella Francia repubblicana che animava il


partito repubblicano fu non meno nociva: la Francia di Lamartine, e poi di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Cavaignac, era contraria sia all'unità d'Italia, che si credeva tuttavia impossibile,
sia a uno stato sabaudo troppo ingrandito e potente ai confini della Francia. Né
meno difficile era la situazione politico-militare di Carlo Alberto di fronte agli
altri stati italiani. L'entusiasmo popolare aveva spinto i governi di Firenze, di
Roma e di Napoli a partecipare alla guerra: ma quei governi consideravano
ogni eventuale successo militare come un rafforzamento dell'egemonia
piemontese, un turbamento dell'equilibrio politico in Italia, poiché nessun
compenso ne avrebbero tratto gli altri stati italiani. E preoccupazione spirituale
maggiore turbava il pontefice per la minaccia di uno scisma nei paesi cattolici
della Germania; e però egli il 29 aprile dichiarava non potere, come padre di
tutti i cattolici, muovere guerra all'Austria e ritirò le sue milizie regolari dalla
Lombardia. L'esempio fu seguito dal re di Napoli e dal granduca di Toscana. In
tali condizioni si svolse la seconda fase della campagna. Il Radetzky, ricevuti
rinforzi, era passato frattanto all'offensiva: batté i Piemontesi a Custoza il 25
luglio, li inseguì fin sotto le mura di Milano, dove Carlo Alberto aveva sperato

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resistere con l'aiuto del popolo. E ne fu amaramente deluso; il popolo si


credette tradito, e gli fuISTITUTO
ostile (4(/ISTITUTO/)
agosto). Alcuni 
giorni dopo Carlo Alberto
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

segnava l'armistizio Salasco; e la Lombardia tornava sotto l'Austria.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
La sconfitta militare era anche sconfitta del partito moderato liberale; e allora il
partito democratico si agitò, e si spinse innanzi alla conquista del potere,
portandovi talvolta la turbolenza demagogica. In Toscana prevale il partito
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
democratico; il granduca abbandona Firenze, e un governo provvisorio è
costituito, retto da un triumvirato: Guerrazzi, Montanelli, Mazzoni (febbraio
'49). A Roma i democratici si trovano di fronte
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) all'energia
ARTE di Pellegrino Rossi,
(/TRECCANIARTE/)

che il papa aveva chiamato al governo; ed essi si sbarazzano di lui,


assassinandolo. Il papa abbandona Roma, e il 9 febbraio '49 è proclamata la
Repubblica Romana. Anche inTRECCANI Piemonte, dopo (/CULTURA/)
CULTURA l'armistizio Salasco i ministeri
moderati liberali non riuscirono a reggersi. Il Gioberti fu allora chiamato al
potere; ed egli credette di potersi servire del partito democratico per
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dominarlo, ma alla sua volta fu travolto dal partito democratico, che, venuto al
governo, denunciava l'armistizio (12 marzo '49).

Il re accettò la guerra risoluto al sacrificio: la guerra era un'eroica, disperata


decisione in quel momento: non volere la guerra significava spezzare ogni
possibile unione tra rivoluzione e monarchia, significava dare motivo alla
rivoluzione di accusare la monarchia d'aver tradito i fratelli oppressi
nonostante le promesse di guerra. A Novara il 23 marzo l'esercito piemontese
era vinto. La sera stessa Carlo Alberto abdicava e partiva per l'esilio.

Epilogo della rivoluzione del '48-'49 dopo Novara è la resistenza di città eroiche
come Brescia e Messina e delle repubbliche di Roma e di Venezia. È lo sforzo
supremo della rivoluzione, dopo l'esperimento moderato liberale. A Roma si
rivelò uomo di governo Mazzini: energico, sereno, mite, represse ogni
tentativo di terrorismo, rispettò ìl culto cattolico. Vi convennero con Garibaldi
volontarî delle diverse regioni d'Italia, ed essi consacrarono così nel sangue dei
caduti l'unità d'Italia, a Roma. All'appello del papa per la sua restaurazione, vi fu
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

tra le diplomazie d'Europa quasi una gara. La Francia fu sollecita a inviare


milizie; le quali però, avvicinatesi alle mura di Roma, furono respinte da
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Garibaldi (30 aprile). Il re di Napoli, venuto anch'egli in difesa del papa, fuggì
(/index.html)
vergognosamente dopo essere stato sconfitto a Velletri. Nel giugno i Francesi,
CATALOGO (/CATALOGO/)
ricevuti grandi rinforzi, tornarono all'assalto, e il 2 luglio, dopo sanguinosa
eroica resistenza dei difensori, entravano in Roma. Venezia, che più a lungo
resistette, cedette, più che per leSCUOLA
bombe(/TRECCANISCUOLA/)
austriache, per la fame e per il colera
(22 agosto 1849). Come a Roma così a Venezia fra i difensori erano Italiani di
ogni regione.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Dopo il 1849 si rinnova la situazione politica dell'Italia del 1815, 1820-21, 1831:
l'Austria predomina con i suoi dominî, e sorregge con le sue armi i troni dei
principi restaurati. SennonchéTRECCANI
dopo il 1849
CULTURAvi è(/CULTURA/)
un'Italia che ha ritrovato sé
stessa, un'Italia che nella primavera del '48 era stata tutta unita nella guerra
contro lo straniero, un'Italia che ha nel Piemonte sabaudo il centro morale della
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nazione. Perciò la vittoria della reazione fu sterile, e i governi ricostituiti con la
protezione austriaca furono più deboli che mai.

La formazione del Regno d'Italia.

L'Austria nel Lombardo-Veneto poté reggersi solo con lo stato d'assedio durato
fino al 1856, trattando aspramente la nobiltà e la borghesia, aizzando contro di
esse il popolo delle campagne, impiccando i patriotti. Fra le vittime sono
rappresentate tutte le classi sociali: dal sacerdote don Enrico Tazzoli e dal
nobile veronese Carlo Montanari al popolano milanese A. Sciesa: l'Italia
penetrava nella coscienza delle diverse classi della nazione. Nella Toscana il
granduca aveva perduto l'antico prestigio; sorretto dalle armi austriache, era
considerato un arciduca austriaco. Nel Napoletano il regno di Ferdinando II,
chiuso in un ostinato isolamento e in una stolta e feroce reazione, era
nell'opinione internazionale liberale posto a livello della Turchia. Nel sangue
furono repressi due tentativi rivoluzionarî del '56 in Sicilia, e nel sangue finì la
spedizione tentata da Carlo Pisacane in Calabria nel luglio del '57.
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Questa condotta di dominatori stranieri e di sovrani paesani poneva in maggior


luce d'italianità quella diISTITUTO
re Vittorio Emanuele II che, ricevendo a Novara
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  la
corona, vide chiara nella sua mente aperta, e tutta intese nella sua anima fiera di
(/index.html)
soldato e d'Italiano la missione del Piemonte e della sua dinastia, ed ebbe fede
CATALOGO (/CATALOGO/)
fin da quel giorno di sventura. Motivi e consigli non erano mancati nel marzo
del '49 perché egli, al prevalere della demagogia nel parlamento e allo scoppio
di un'insurrezione repubblicanaSCUOLA a Genova, sopprimesse la costituzione. Tenne
(/TRECCANISCUOLA/)
fede allo statuto, e disarmò in questo modo la rivoluzione. La vita
costituzionale diede modo, e per vie legali, di compiere una vera rivoluzione. Il
ministero D'Azeglio con le (/TRECCANILIBRI/)
LIBRI leggi Siccardi, votate
ARTEnel 1850, affrontava
(/TRECCANIARTE/)

audacemente il problema giurisdizionale, sopprimendo i privilegi ecclesiastici


nell'interesse dell'autorità dello stato, dell'uguaglianza civile e dell'economia del
paese. Nel 1850 il conte di Cavour entrava
TRECCANI a far(/CULTURA/)
CULTURA parte del gabinetto D'Azeglio,
come ministro di agricoltura e commercio. Entusiasta dei principî di libertà
economica, ispirò ad essi l'opera sua nelle leggi e nei trattati di commercio, ma
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ben presto egli sentì staccarsi da lui non pochi dei moderati sostenitori del
ministero D'Azeglio, onde si accostò al centro sinistro del parlamento,
provocando con le sue dimissioni la crisi ministeriale, che il re risolse,
chiamando al potere Cavour. Dal novembre del '52 al luglio del '59 egli resse le
sorti del Piemonte italiano. Né le occasioni mancarono perché egli affermasse,
di fronte all'Austria, l'italianità della sua politica. L'Austria peraltro troppo era
sicura dell'indifferenza delle potenze per la questione italiana e della
sproporzione delle forze del piccolo Piemonte con le sue. Era questo il
problema che Cavour doveva risolvere: trarre il Piemonte dall'isolamento
politico. La guerra di Crimea diede a Cavour la buona occasione.

L'Austria aveva creduto di potere con la sua neutralità armata essere arbitra tra
i belligeranti e trarne profitto; al contrario, si inimicò la Russia, da cui nel '49
era stata fortemente aiutata, e scontentò parimenti l'Inghilterra e la Francia,
che avevano fatto di tutto per averla alleata. Con ansia grandissima il conte di
Cavour seguì lo svolgersi delle trattative: un'alleanza delle potenze occidentali
con l'Austria avrebbe dato a questa maggiore libertà nelle questioni italiane, e
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 647/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

avrebbe lasciato sempre più il Piemonte in un pericoloso isolamento politico.


Per fortuna quelle trattative fallirono; e furono allora aperte trattative 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
col
Piemonte, forse anche per decidere l'Austria a farsi avanti. L'Austria commise
(/index.html)
un grosso errore, di cui subito il Cavour approfittò, firmando l'alleanza del
CATALOGO (/CATALOGO/)
Piemonte con la Francia e con l'Inghilterra (15 gennaio 1855) e concorrendo
alla spedizione di Crimea con un corpo di 15.000 soldati. Quel piccolo esercito
cancellava con il suo valore il ricordo di Novara e mostrava come fosse pronto
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
ad altre battaglie e ad altre vittorie.

Caduta Sebastopoli, e intavolate trattative di ARTE


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) pace,(/TRECCANIARTE/)
fu indetto il congresso di
Parigi (febbraio 1856). Cavour vi intervenne come delegato del re di Sardegna;
e fu a lui possibile di esporre la questione italiana nell'interesse della pace
d'Europa, dimostrando come l'Austria
TRECCANI turbasse l'equilibrio politico con le sue
CULTURA (/CULTURA/)

occupazioni militari nella penisola, e concorresse al fermento rivoluzionario


con l'aiuto che dava ai governi reazionarî. "Per la prima volta nella storia nostra
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
- così il Cavour, più tardi, in parlamento la questione italiana venne discussa
davanti ad un congresso europeo, non come a Lubiana ed a Verona con l'animo
di ribadire le catene d'Italia, ma con l'intenzione di arrecare alle sue piaghe
qualche rimedio". Il Piemonte era uscito dall'isolamento: primo passo per
giungere all'alleanza con la Francia contro l'Austria, a cui Cavour mirava.

Assicurarsi del confine naturale delle Alpi, aumentare la potenza francese nel
Mediterraneo, porre l'Italia nell'orbita dell'influenza francese con l'esclusione
dell'Austria dalla Valle Padana: tutto questo rientrava nella tradizionale politica
della Francia e delle guerre da essa combattute contro gli Asburgo. Questi
interessi politici coincidevano con i sentimenti cavallereschi di Napoleone III,
con la sua affettuosa simpatia per l'Italia per i ricordi della giovinezza tra le
cospirazioni e i moti in Italia del '31. Da questi sentimenti e da questi interessi
Napoleone III era sospinto verso quell'alleanza con il Piemonte, a cui Cavour
mirava. Fu tutta un'abile opera diplomatica che Cavour aveva preparato fin dal
'53, e che ebbe il suo coronamento a Plombières nell'accordo tra Napoleone III
e Cavour per l'alleanza tra la Francia e il Piemonte. Si convenne che, cacciati gli
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 648/1196
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Austriaci, si sarebbe costituito il regno dell'Alta Italia dalle Alpi all'Adriatico. La


Francia sarebbe stata compensata con la Savoia e con Nizza; ma su Nizza
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
furono fatte riserve. Riguardo al resto dell'Italia Napoleone III espresse il
(/index.html)
desiderio di una federazione in cui il regno di Napoli sarebbe toccato a Luciano
CATALOGO (/CATALOGO/)
Murat. I patti orali di Plombières furono confermati dal trattato firmato nel
gennaio 1859.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Contemporaneamente a quest'azione politica di Cavour, dalla guerra di Crimea
all'alleanza con la Francia, si svolge un movimento dell'opinione pubblica in
Italia che si orienta sempre più verso la monarchia
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) con un programma unitario.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Vi concorsero il sacrificio stesso di Carlo Alberto a Novara, che aveva


avvicinato monarchia e rivoluzione, la condotta leale, italiana, di Vittorio
Emanuele II, che traeva molti TRECCANI
dei rivoluzionarî nell'orbita della monarchia
CULTURA (/CULTURA/)

costituzionale; l'opera politica italiana di Cavour, nel congresso di Parigi, la


quale destò entusiasmo: l'azione stessa di Torino, asilo degli emigrati, centro
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
morale della nazione, e vi concorse infine la passione di illuminati patriotti
pronti a sacrificare tutto per l'unità e l'indipendenza. Così sorse quella Società
nazionale italiana, di cui fu ideatore fin dal '55 ed animatore Daniele Manin, e
che ebbe per motto: "Italia e Vittorio Emanuele".

Il 18 gennaio '59 a Torino il discorso della corona suonò squillo di guerra tra
l'entusiasmo degl'Italiani. Sennonché proprio allora a impedire la guerra si
adoperarono i gabinetti di Londra e di Pietroburgo con la proposta di risolvere
la questione italiana in un congresso delle potenze. Napoleone III non poté non
fare buon viso a cattivo gioco, e accolse la proposta. Quei giorni dal marzo
all'aprile furono terribili per il conte di Cavour, che vedeva disfatta così tutta
l'opera sua. Per fortuna fu proprio l'Austria a mandare per aria la proposta del
congresso, poiché prima di accettare quella proposta voleva che il Piemonte
disarmasse; e a tal fine il 23 aprile mandò un ultimatum, dando il termine
perentorio di tre giorni.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 649/1196
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Era la guerra, la guerra provocata dall'Austria; e la provocazione, secondo il


trattato del Piemonte con la Francia, obbligava la Francia a intervenire.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) Il 29
aprile gli Austriaci, comandati dal Giulay, passarono il Ticino, e si avanzarono
(/index.html)
fino a Chivasso, ma furono arrestati nella loro marcia dall'allagamento del
CATALOGO (/CATALOGO/)
terreno basso e paludoso della Sesia. Nel frattempo avveniva la congiunzione
dell'esercito francese col piemontese. I combattimenti di Montebello e Palestro
trassero in errore il Giulay, cheSCUOLA
credette di avere di fronte tutta l'armata, né si
(/TRECCANISCUOLA/)
avvide del passaggio già avvenuto di gran parte dell'esercito alleato in
Lombardia.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Il 4 giugno la vittoria di Magenta liberava la Lombardia; e quattro giorni dopo


Vittorio Emanuele II e Napoleone III entravano vittoriosi a Milano. Nel
frattempo Garibaldi vinceva gli Austriaci
TRECCANI a San (/CULTURA/)
CULTURA Fermo (27 maggio), entrava a
Como, e proseguiva fino a Brescia, combatteva a Tre Ponti (15 giugno), e
proseguiva vittorioso in Valtellina. L'armata austriaca, ricevuti rinforzi, si era
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
rafforzata sulla destra del Mincio e sulle alture di Solferino e S. Martino. Gli
alleati, dopo sanguinosi assalti, scacciarono vittoriosamente da quelle alture gli
Austriaci, e quindi posero l'assedio a Peschiera.

Le speranze dell'imminente liberazione del Veneto furono a un tratto spezzate


dall'armistizio segnato dai due imperatori a Villafranca l'11 luglio. Secondo i
patti dell'armistizio la Lombardia era ceduta a Napoleone III, perché questi la
cedesse a sua volta a Vittorio Emanuele; i due imperatori prendevano impegno
di favorire la formazione di una federazione di stati italiani sotto la presidenza
onoraria del papa, e della quale l'imperatore d'Austria avrebbe fatto parte, come
sovrano del Veneto. Grande fu l'indignazione degl'Italiani alla notizia
dell'armistizio; e agitatissimo ne fu Cavour, che consigliò il re a non accettarlo.
Il re non seguì il consiglio; e Cavour si dimise. Napoleone era venuto meno ai
patti; egli, si disse, fu indotto a tale decisione per le notizie che gli provenivano
dalla Francia, dove una corrente era ostile alla sua politica italiana e per le
notizie che gli provenivano dalla Prussia, dove una mobilitazione, si diceva, si
preparava per marciare verso il Reno. Ma anche altre notizie, non meno
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efficaci, agirono allora sulla decisione di Napoleone. Dall'aprile al giugno i


Ducati, le Legazioni, la ISTITUTO
Romagna, la Toscana, proclamavano di volersi
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
unire al
Piemonte. Il movimento, benché per allora represso, si estendeva già nelle
(/index.html)
Marche e nell'Umbria. Sicché lo sviluppo della guerra di Lombardia appariva il
CATALOGO (/CATALOGO/)
preludio della formazione di un grande stato italiano, più vasto e possente di
quello voluto da Napoleone. Gli avvenimenti prendevano la mano a chi credeva
di poterli dominare, poiché - edSCUOLAè questo l'errore di Napoleone III - la questione
(/TRECCANISCUOLA/)
italiana non si decideva, come in passato, solo tra due grandi potenze in guerra,
con o senza il piccolo Piemonte, né si risolveva solo nei congressi delle potenze;
un altro fattore agiva ormai: l'Italia. Essa si rivelò
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE allora nella condotta delle
(/TRECCANIARTE/)

popolazioni che al principio della guerra si erano liberate a Parma, a Modena, a


Bologna e a Firenze dei vecchi governi e avevano acclamato Vittorio
Emanuele, che vi aveva mandato suoi commissarî
TRECCANI regi. Vittorio Emanuele,
CULTURA (/CULTURA/)

accettando i patti dell'armistizio, dovette ritirare i commissarî regi, ma allora le


popolazioni elessero proprî dittatori, e prepararono le armi per opporsi a ogni
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
tentativo di restaurazione dei deposti sovrani. Tutti gl'intrighi di regni separati
con principi francesi furono combattuti dalla volontà del popolo, che volle
essere l'arbitro delle proprie sorti. Mazzini, contrario all'alleanza franco-
piemontese, scoppiata la guerra sostenne la necessità di allargarla,
d'italianizzarla, di "accettare la direzione militare dell'oggi per questo scopo". Il
prorompere del movimento nazionale, inalveato entro il programma dell'unità
con la monarchia sabauda, sconvolse i disegni di Napoleone di una federazione
italiana, entro l'orbita dell'influenza francese. Contro quei disegni agì
efficacemente la politica inglese per i suoi interessi nel Mediterraneo. Sino
all'aprile del '59 l'Inghilterra, amica dell'Austria, aveva cercato di impedire la
guerra; dopo le sconfitte austriache temette che la Francia riuscisse a
predominare in Italia. L'Inghilterra perciò vedeva di buon occhio la formazione
di un forte stato italiano, a cui, con le annessioni, pareva si avviasse il
Piemonte, e che la Francia osteggiava perché non avrebbe potuto esercitarvi
agevolmente la sua tutela.

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Cavour, quando nel gennaio del '60 tornò al potere, e fu tutto preso da quel
movimento nazionale unitario, 
seppe subito far tesoro di questo antagonismo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

anglo-francese sulla questione italiana. Napoleone III allora abbandona i


(/index.html)
disegni concepiti fin da Plombières, e cerca di avere compensi. Egli per avere,
CATALOGO (/CATALOGO/)
oltre la Savoia, Nizza, si disinteressò delle sorti dell'Italia centrale, che si univa
con i plebisciti al Piemonte. Il movimento nazionale unitario aveva allora i suoi
martiri nella Sicilia. Già nel '56SCUOLA
al grido(/TRECCANISCUOLA/)
di "Viva l'Italia" cadeva fucilato
Francesco Bentivegna, ardente mazziniano; la propaganda mazziniana spazzava
i resti del separatismo, che nel '48 era ancora profondo nella coscienza siciliana.
Nel '58 la Società nazionale aveva a suo segretario
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) il siciliano La Farina. Fin dal
ARTE (/TRECCANIARTE/)

'59 i patriotti siciliani avevano invitato Garibaldi a venire in Sicilia, ma egli,


ardito e prudente, accolse l'invito solo quando gli assicurarono che
l'insurrezione era viva in Sicilia.TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Il 6 maggio partì da Genova con 1100 volontari. Sbarcò a Marsala l'11 maggio,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
e quattro giorni dopo vinceva la prima battaglia a Calatafimi. Proseguì quindi la
sua marcia e, ingannando il nemico, entrò combattendo a Palermo il 27
maggio. Il valore dei suoi volontarî e la genialità sua di stratega non avrebbero
ottenuto il trionfo senza il concorso del popolo siciliano, che tutto era insorto
contro il Borbone. Il 20 luglio Garibaldi vinceva l'aspra battaglia di Milazzo, e
aveva così aperta la via di Messina. Si accinse quindi a passare lo stretto: l'unità
d'Italia era ora in cammino. Era il cammino che Napoleone voleva arrestare,
cercando di salvare il Borbone, consigliandolo a concedere la costituzione, e
invitando l'Inghilterra a impedire lo sbarco di Garibaldi nella penisola.
L'Inghilterra rifiutò, dichiarando che avrebbe protestato se la squadra francese
avesse agito nelle acque di Sicilia. Così Garibaldi il 20 agosto poté facilmente
passare lo stretto. Il giovane re di Napoli, Francesco II, assisteva a Napoli al
disfacimento dello stato a mano a mano che sopraggiungevano le notizie delle
vittorie di Garibaldi e della sua marcia trionfale per Napoli. Francesco II era
successo nel maggio del '59 a Ferdinando II. Era stato consigliato, e ancora a
tempo, dal principe di Satriano, a concedere subito la costituzione e ad allearsi
al Piemonte. Non volle, e non si avvide che né all'interno, né fuori del regno,
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poteva trovare forze per lottare contro il movimento nazionale. Garibaldi il 7


settembre entrava a Napoli, e qualche giorno prima Francesco II si era
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
ritirato
nella fortezza di Gaeta. Le truppe rimastegli fedeli erano tuttavia ancora
(/index.html)
animate alla lotta, e si afforzarono sulla linea del Volturno. Il 2 ottobre
CATALOGO (/CATALOGO/)
Garibaldi vinceva la battaglia del Volturno. L'esercito, vinto, si riparava nella
valida fortezza di Gaeta, che dalla parte del mare aveva il tacito appoggio della
squadra francese. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Nonostante le vittorie garibaldine la situazione era minacciosa di pericoli: né la


questione era solo militare, ma politica ed ardua
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEassai, sia nei rapporti
(/TRECCANIARTE/)

internazionali, sia nei rapporti con la monarchia sabauda. Il movimento


nazionale del Napoletano era stato spinto dalla rivoluzione e dalla guerra
garibaldina; invano emissarî diTRECCANI
CavourCULTURA
e della Società nazionale avevano
(/CULTURA/)

cercato di suscitare a Napoli un movimento a favore di Vittorio Emanuele


prima dell'entrata di Garibaldi. Attorno a Garibaldi agivano repubblicani che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
avrebbero potuto prevalere, e che consideravano Napoli una tappa della marcia
su Roma; la quale si sarebbe risolta in una guerra contro la Francia, che a Roma
aveva sue milizie. Tutto questo previde Cavour nel settembre e abilmente
provvide, traendo dalla stessa situazione politica elementi a suo favore. A Roma
un nemico di Napoleone III, il generale Lamoricière e un fanatico legittimista,
Saverio De Merode avevano spinto il papa, nel dolore della perdita delle
Legazioni, a chiamare a raccolta volontarî in sua difesa. Roma diveniva così il
centro di una vera riscossa legittimista, una nuova e grande Vandea, dove
convennero nobili cattolici del Belgio, dell'Irlanda e della Francia, pronti a
combattere per la difesa della Chiesa e del legittimismo. Le schiere dei volontarî
papalini erano motivo d'inquietudine non solo per Vittorio Emanuele, ma
anche per Napoleone, irritato che Roma fosse centro di legittimismo
borbonico. Perciò Napoleone III non si oppose all'ultimatum che Cavour il 7
settembre intimò al cardinale segretario di stato per lo scioglimento delle
schiere dei volontarî papalini. Al rifiuto l'esercito regio passò il confine, vinse il
18 settembre il Lamoricière, che si chiuse ad Ancona. Ancona si arrese il 28
settembre. L'avanzata dell'esercito di Vittorio nelle Marche, per procedere
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quindi nel Napoletano, era atto ardito e pericoloso: l'Austria avrebbe potuto
attaccare e riconquistare la Lombardia. Quel pericolo vide tuttavia Cavour
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  di
potere affrontare con tutta la nazione, con l'esercito del re e con le forze
(/index.html)
rivoluzionarie di Garibaldi e di Mazzini; né la Francia sarebbe stata neutrale.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Quel pericolo insomma dell'attacco dell'Austria alla Lombardia apparve minore
di quello di uno sviluppo del movimento garibaldino nel Napoletano sotto la
azione repubblicana e spinto verso una marcia su Roma e una inevitabile
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
guerra contro la Francia. Napoleone stesso, a cui quel pericolo repubblicano e
quella minaccia su Roma furono prospettati da Cavour finì col consentire,
come già aveva fatto prima, all'intervento dell'esercito
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) di Vittorio nel
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Napoletano. La politica di Cavour riusciva così a tenere in scacco e Napoleone e


il papa e il partito repubblicano attorno a Garibaldi. L'intervento dell'esercito
con Vittorio Emanuele nel Napoletano affrettava
TRECCANI CULTURA il plebiscito, e dava le armi
(/CULTURA/)

necessarie per l'assedio di Gaeta. Il 26 ottobre si incontravano Vittorio


Emanuele e Garibaldi, e il 7 novembre entravano insieme a Napoli, dove il re
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
riceveva i voti del plebiscito che univa l'Italia meridionale al suo regno. Il 13
febbraio la fortezza di Gaeta si arrendeva. Il 18 febbraio 1861 si adunò a Torino
il parlamento con i deputati di Napoli, di Sicilia, dell'Umbria e delle Marche; il
17 marzo fu proclamato il Regno d'Italia sotto la monarchia di Vittorio
Emanuele II. Pochi giorni dopo, il 27 marzo, Cavour in un memorabile
discorso al Parlamento affermava di non potere concepire l'Italia costituita in
unità senza che Roma fosse la sua capitale, e soggiungeva: "Noi abbiamo il
diritto, anzi il dovere di chiedere, di insistere perché Roma sia unita all'Italia,
perché senza Roma capitale d'Italia, l'Italia non si può costituire".

Il grande ministro tre mesi dopo moriva (6 giugno 1861); l'Italia perdeva il suo
più grande uomo di stato.

Il Regno d'Italia.

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I problemi del nuovo regno. - Non facili inizî quelli della nuova Italia dopo
l'epopea del triennio glorioso:  più
diffidente l'opinione pubblica internazionale,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

o meno manifestamente ostili i più tra gli stati (la Spagna riconobbe il regno
(/index.html)
solo nel 1865 e l'Austria dopo la guerra del 1866), e a giustificare previsioni
CATALOGO (/CATALOGO/)
fosche e giudizî non benevoli, una situazione interna allarmante. Ché, infatti,
diversità di tradizioni storiche e di condizioni culturali, economiche, sociali
ostacolavano la realizzazione diSCUOLA
quell'unità che gli eventi recenti avevano
(/TRECCANISCUOLA/)
creata, troppo facilmente e precariamente agli occhi di molti. Né le classi
dirigenti apparivano all'altezza dei nuovi ardui compiti: dalla proprietà terriera
venivano uomini pratici e buoni
LIBRI amministratori,
(/TRECCANILIBRI/) ARTE ma poco sensibili alle nuove
(/TRECCANIARTE/)

necessità sociali e politiche, irrigiditi molti in un conservatorismo esclusivista;


dalla borghesia, che aveva avuto tanta parte nella vicenda rivoluzionaria,
uscivano uomini d'intelligenzaTRECCANI
e di passione, capaci
CULTURA più di geniali
(/CULTURA/)

improvvisazioni che ricchi di doti politiche. Il patriottismo, la letteratura, gli


ardimenti delle cospirazioni, il tormento delle prigioni e dell'esilio, le prodezze
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dei campi di battaglia male sostituivano vere capacità. E dalla gran massa del
popolo, estranea alla vita pubblica, come già prima all'azione nazionale, non
poteva aspettarsi alcun correttivo benefico: meschino l'artigianato, egoisti o
avversi i contadini, incolta e poco produttiva la minor borghesia. "Voi siete
venticinque milioni d'uomini dotati d'attive, splendide facoltà: avete una
tradizione di glorie che le nazioni d'Europa v'invidiano: dinanzi a voi sta un
immenso avvenire". Ma le parole antiche di Mazzini sonavano ora più
rampogna che promessa.

Le secolari tendenze regionalistiche, le aspirazioni separatistiche non erano


scomparse per effetto della vittoriosa rivoluzione: e l'accusa di piemontesismo
colpiva il governo di Torino, che appariva reo di considerare l'Italia come sua
propria conquista.

La gravità della situazione finanziaria, compromessa dalle necessità della lotta


recente, ostacolava le riforme indispensabili e le opere pubbliche promesse o
sperate. Il maggior costo della nuova vita italiana si concretava per il popolo
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 655/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

nell'inasprimento fiscale. Scarsa la ricchezza pubblica: debiti di quasi 3 miliardi,


disavanzo superiore ai 300 milioni. Eppure per allacciare veramente le
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
varie
parti della penisola, perché l'unità divenisse una realtà benefica agli occhi del
(/index.html)
popolo, perché i malcontenti e gli ostili fossero conquistati o debellati
CATALOGO (/CATALOGO/)
occorreva operare: aprire scuole, costruire strade, lanciare navi sui mari,
distendere ferrovie, gettar ponti, aiutare le industrie e l'agricoltura; dimostrare,
insomma, con i fatti che l'unitàSCUOLA
era un (/TRECCANISCUOLA/)
bene, specie alle plebi apatiche o
diffidenti.

E bisognava provvedere all'esercito


LIBRI e alla marina
(/TRECCANILIBRI/) ARTEdove stentavano a unirsi
(/TRECCANIARTE/)

Piemontesi, borbonici, garibaldini: superare anche qui le difficoltà, le diffidenze


e le gelosie, fondere in un tutto armonico le volontà e i mezzi. Compito difficile
non meno dell'altro di dotare ilTRECCANI
paese diCULTURA
buoni impiegati e funzionarî. La
(/CULTURA/)

profonda diversità di condizioni geografico-economiche fra il Settentrione e il


Mezzogiorno, turbato questo da un "perenne squilibrio tra popolazione e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ricchezza, tra ricchezza e tributi", destava preoccupazioni e alimentava dissensi.
Il brigantaggio, dolorosa piaga che tormentò le provincie meridionali, dove la
delusione era susseguita alle grandi speranze nell'animo delle plebi rurali,
scontente dei vantaggi assicuratisi dalla borghesia, ebbe origini e carattere di
reazione sociale, se pure non poté mai assurgere a vero significato politico. Non
compreso sempre nei suoi più profondi motivi dall'opinione pubblica e dal
governo, trovò appoggio nella corte borbonica rifugiata a Roma, che sperò di
poterlo mutare in una rivoluzione contro il nuovo assetto italiano, che errori e
incertezze di governanti non accreditavano agli occhi delle popolazioni. Le
leggi repressive, i mezzi violenti non giovavano da soli contro questo
fenomeno che accomunava campioni internazionali del legittimismo ad antichi
militari borbonici e briganti. Annosa eredità, la questione meridionale,
economica e politica, si trascinerà per un cinquantennio, male affrontata e male
risolta. Gravi i nuovi compiti della politica estera, che non poteva svincolarsi da
una certa dipendenza verso la Francia e doveva scontare diffidenze e gelosie
europee contro quest'Italia figlia della rivoluzione. Roma e Venezia erano
ancora fuori dei confini del regno, entrabe indispensabili per ragioni materiali e
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 656/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

ideali, militari e politiche. Le due questioni esasperavano le passioni e acuivano


le difficoltà e facevano trascurare altri problemi e altre questioni che al
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

paragone apparivano minori. Il partito d'azione, confortato dal ricordo delle


(/index.html)
audacie recenti, sognava soluzioni rapide, rivoluzionarie, illudendosi sulla
CATALOGO (/CATALOGO/)
possibilità di un'azione esclusivamente italiana. Al contrario, il partito
moderato non credeva più al fiducioso "l'Italia farà da sé" e sentendo
impossibile la lotta contro la Francia per l'una, contro l'Austria per l'altra
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
questione, aspirava a trattative, ad accordi, ad accomodamenti. Le polemiche, le
intemperanze, gli errori degli uni e degli altri rendevano più aspro il compito e
non rafforzavano l'azione LIBRIdei governanti. NéARTE
(/TRECCANILIBRI/) l'opera dei successori di Cavour
(/TRECCANIARTE/)

riusciva a sopire il dissenso e a superare gli ostacoli.

Bettino Ricasoli, riprendendo TRECCANI


le direttive di lui,(/CULTURA/)
CULTURA cercò di risolvere la questione
romana mediante accordi con Napoleone e con il pontefice. Ma ostilità francesi
e democratiche, diffidenze di cattolici e di conservatori, segnatamente
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
piemontesi, l'impopolarità che gli recava la sua eccessiva rigidezza lo indussero
a lasciare l'impresa e il governo (28 febbraio 1862). Anche se il maggiore
problema non era risolto, il Ricasoli però aveva avviato il riassetto
amministrativo su base centralistica, aveva unificato il debito pubblico, iniziate
grandi costruzioni ferroviarie.

All'aspro Ricasoli successe Urbano Rattazzi, abile parlamentare, accetto a


Vittorio Emanuele e a Napoleone, ben visto da garibaldini e democratici.
Imitando certe forme della politica del Cavour, si condusse in modo ambiguo,
lasciando diffondere idee di possibile accordo tra il governo e il partito
d'azione. Ma l'azione garibaldina per la liberazione del Veneto finì nei fatti di
Sarnico e invece di Roma l'Italia ebbe Aspromonte, la tragedia dell'equivoco (29
agosto 1862). Pochi i morti nello scontro fratricida, disertori regi fucilati, ma
sciagura grande vi fossero. Tra i feriti lo stesso Garibaldi, che aveva risognato le
audacie dei Mille sulla via di Roma. L'amnistia che lo tolse alla prigionia del
Varignano (5 ottobre) non sopì le discordie e le recriminazioni, né assolse i
responsabili.
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Screditato, avversato, bestemmiato, il Rattazzi si dimetteva nel novembre.


Dopo il breve governo ISTITUTO
di L. C. (/ISTITUTO/)
Farini, Marco  di
Minghetti, che si era sforzato
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

combattere regionalismo e piemontesismo e di risolvere la questione


(/index.html)
finanziaria, tornò a trattar con la Francia per ottenerne almeno l'abbandono
CATALOGO (/CATALOGO/)
militare, se non politico, di Roma. L'Italia doveva e poteva garantire da sola il
pontefice. Il consenso si ebbe, e il governo italiano s'impegnò a rispettare e a far
rispettare il territorio papale e ne diede garanzia con l'impegno di trasferire la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
capitale. Idea questa che derivava da un antico progetto cavouriano dell'aprile
1861 e non spiaceva al Minghetti e ai più dei suoi colleghi, non piemontesi,
perché aiutava lo spiemontizzamento del regno.ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Ma,(/TRECCANIARTE/)
naturalmente, diverso
giudizio davano i Piemontesi e, quando fu nota la convenzione del 15
settembre 1864, gravi e dolorosi tumulti scoppiarono a Torino. Il ministero si
sacrificò, ma la convenzione fuTRECCANI
eseguitaCULTURA
dal nuovo ministero Lamarmora, la
(/CULTURA/)

capitale trasportata a Firenze e i Francesi entro due anni sgombrarono Roma.


La soluzione, troppo evidentemente provvisoria, faceva guadagnar tempo ma
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
scontentava Francesi e Italiani, quelli per l'abbandono del pontefice, questi
perché temevano definitiva la rinuncia a Roma. E questo non era, ché il
governo considerava Firenze tappa verso la contesa meta finale e pensava di
avere avviato la questione romana a diventare di internazionale più
propriamente nazionale. La legione antiboina di creazione francese sostituiva in
parte gl'imperiali custodi del papa, il quale intanto rinnovava nel Sillabo la
condanna contro gli avversarî della supremazia pontificia.

Venezia e Roma. - Sopita per il momento con una transazione la questione di


Roma, il problema del Veneto riapparve. A liberarlo dal giogo straniero molti
pensavano; non tra i meno impazienti e meno audaci il sovrano, che tentava
personali accordi con il grande avversario della monarchia, Mazzini, e con
Garibaldi per una vasta azione rivoluzionaria nelle terre degli Asburgo.

Tramontate queste speranze, il governo riprese anche qui le direttive già


tracciate da Cavour per un accordo con la Prussia, che aveva comuni con l'Italia
le aspirazioni e il nemico. Le trattative, già avviate dalla fine del 1864 e poi
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 658/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

interrotte per non celate diffidenze di re Guglielmo, si ripresero e portarono,


pur sempre in atmosfera  che
di reciproco sospetto, all'alleanza dell'aprile 1866,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

all'Italia prometteva il Veneto e impegnava le due potenze a non concludere


(/index.html)
pace o armistizio se non d'accordo. L'alleanza isolava con l'Austria la Francia:
CATALOGO (/CATALOGO/)
quella per il tramite di Parigi corse ai ripari offrendo il Veneto in cambio della
neutralità, ma il governo italiano rifiutò per non venir meno ai patti, pur
riservandosi di accettare, dopo SCUOLA
scaduti (/TRECCANISCUOLA/)
i tre mesi per cui il trattato l'impegnava.
Napoleone intanto, a rassodare lo scosso prestigio francese, proponeva una
conferenza europea, che non si tenne, mentre nuove diffidenze sorgevano tra
Prussia e Italia, questa LIBRI
apparendo all'altra troppo
(/TRECCANILIBRI/) ARTElegata a Francia.
(/TRECCANIARTE/)

E fu così la guerra. Rapida e vittoriosa sui campi boemi ove "il fredd'ago del
fucil prussiano" umiliava gli Austriaci
TRECCANIaCULTURA
Sadowa.(/CULTURA/)
Vienna, contesa ai generali di
Guglielmo I da Bismarck che non voleva un intervento francese a favore
dell'esasperato risentimento asburgico, chiedeva l'armistizio e accettava
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
preliminari di pace (25 luglio) che la Prussia imponeva senza alcun accordo con
l'Italia.

Qui grandi le speranze, più grandi le delusioni. La mancata concordia tra i capi
militari e la mal salda unità di gente che stentava ad affratellarsi, ieri ancora
divisa sotto diverse bandiere, deprimevano lo spirito dell'esercito. Rivali il
Cialdini e il Lamarmora, il re si sentiva troppo soldato per rassegnarsi a una
funzione puramente rappresentativa: si rinunciò all'unità del comando e si
spinsero a diversi obiettivi le forze che avrebbero dovuto operare concordi. A
Garibaldi, favorevole a un più audace piano, fu affidato il compito di penetrar
nel Trentino. E così la prima grande prova del nuovo regno fu affrontata in
modo non felice. Oltre il Mincio, a Custoza, il 24 luglio 1866 in un
combattimento disordinato e slegato il Lamarmora si fece battere dall'arciduca
Alberto. Mirabile sempre l'eroismo dei capi e dei gregarî, animati dall'esempio
dei principi reali, ma debole, incerta l'azione del comando. Lo scacco riparabile
fu proclamato sconfitta: non si osò riprendere la lotta; Garibaldi fu richiamato a
"coprire l'eroica Brescia".
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 659/1196
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Intanto l'Austria, sotto l'incubo di Sadowa, cedeva il Veneto a Napoleone,


sollecitandolo come mediatore. Vana offerta ché anche il Ricasoli, come
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) già il
Lamarmora, voleva fare una politica di mani nette e l'opinione pubblica
(/index.html)
reclamava prima una vittoria. La ripresa delle operazioni con più logico piano
CATALOGO (/CATALOGO/)
portava il Cialdini nel cuore del Veneto dietro gli Austriaci che si ritiravano;
Garibaldi vinceva nelle Giudicarie, mentre il Medici dalla Valsugana s'avanzava
su Trento. Grandi speranze rifiorivano e molto s'attendeva dalla flotta. Ma il 20
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
luglio nelle acque di Lissa l'incapacità e le esitazioni del Persano,
l'impreparazione dell'armata, su cui anche pesavano rivalità e dissensi,
l'incertezza delle direttive
LIBRItroncavano ogni speranza
(/TRECCANILIBRI/) con dure conseguenze per
ARTE (/TRECCANIARTE/)

la guerra e per il prestigio italiano.

La sconfitta inattesa, la disinvolta azione


TRECCANI dell'alleata,
CULTURA il timore di dover
(/CULTURA/)

fronteggiare l'intiero esercito austriaco, costrinsero l'Italia all'armistizio di


Cormons (12 agosto) e alla pace di Vienna (3 ottobre). Con questa, per il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
tramite della Francia, come già nel '59, l'Austria rinunciava al Veneto entro i
suoi limiti amministrativi ma non al Trentino e alla Venezia Giulia. Cattivo
confine per l'Italia quello del 1866; e l'Adriatico conteso e la sempre più
disperata lotta dell'altra sponda contro lo slavismo protetto da Vienna
renderanno più umiliante, più amaro il ricordo di quella pace.

L'entusiasmo plebiscitario delle popolazioni venete non placava il risentimento


e il tormento. Spiriti pensosi chiedevano con Pasquale Villari "di chi la colpa?",
o confessavano l'angoscia per le sorti della patria, mentre retrivi e clericali
s'auguravano prossimo il crollo del male accozzato edificio. La guerra aveva
brutalmente messe a nudo le debolezze del nuovo regno, ancora privo d'unità
reale, indebolito dall'ostilità dei cattolici, dalla scarsa partecipazione del popolo
alla vita nazionale. Lo sdegno e la vergogna favorivano la propaganda
repubblicana. E il moto di Palermo, rivolta oscura di plebe immiserita, senza
vero carattere politico, ma preoccupante come sintomo d'insoddisfazione e
d'inquietudine, chiudeva tristemente l'anno della terza guerra
dell'indipendenza.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 660/1196
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Tornava, agitata dal partito d'azione, la questione romana all'orizzonte. Il


Ricasoli, di nuovo al potere dopo la guerra, era pur sempre incline a una
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  larga
politica di accordi con Roma, che egli cercava di render possibile con una
(/index.html)
legislazione favorevole al clero, del quale voleva assicurarsi l'appoggio. Ma i
CATALOGO (/CATALOGO/)
democratici erano contrarî, e nel parlamento e nel paese il rigido Ricasoli aveva
accaniti avversarî alla sua politica interna e finanziaria. Costretto a dimettersi
(aprile 1867), cedeva il posto alSCUOLA
troppo(/TRECCANISCUOLA/)
duttile Rattazzi. E riprese il Rattazzi a
lusingare e a intrigare, mentre una finanza anticlericale irrigidiva il clero. Forti
illusioni si nutrivano su una sollevazione di Roma che desse all'esercito regio il
pretesto d'intervenire LIBRI
e forzasse il consenso napoleonico.
(/TRECCANILIBRI/) Ma Roma non poteva
ARTE (/TRECCANIARTE/)

insorgere per i dissensi tra le varie fazioni liberali e per la mancanza d'armi, e la
Francia, il cui prestigio era troppo scosso dal '66 e dalla trista avventura
messicana (né l'unità italiana appariva
TRECCANI desiderabile ai varî partiti francesi) non
CULTURA (/CULTURA/)

era disposta a cedere. Garibaldini e partito d'azione preparano la spedizione: è


ancora la situazione di Aspromonte. Di fronte alla minaccia francese di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
rimandare truppe a Roma, il Rattazzi, che ha finora troppo lasciato fare, si
atteggia a intransigente e fa arrestare Garibaldi (23 settembre 1867). La sperata
insurrezione di Roma non avviene: il manipolo eroico dei Cairoli si sacrifica
invano a Villa Glori (23 ottobre). Vani gli accorgimenti del Rattazzi, che di
fronte a un più reciso rifiuto francese (si concentrava intanto a Tolone una
divisione per accorrere a Roma) si dimise. Garibaldi, intanto, fuggito da
Caprera, era accorso a prendere il comando dei suoi. Il nuovo ministero
Menabrea non poteva porre riparo alla situazione: e l'appello del re, come già
alla vigilia di Aspromonte, era senza efficacia. Garibaldi s'impadronì di
Monterotondo e si spinse a pochi chilometri da Roma, ancora sperando
nell'insurrezione. Ma il 3 novembre a Mentana, sopraggiunti improvvisi i
Francesi in soccorso ai vacillanti pontifici, i suoi volontarî, che non avevano
più la fede e l'ardore del '59 e del '60, facilmente demoralizzati, non ressero e si
sbandarono sotto il tiro degli chassepots che fecero merveilles. Nel crollo delle
speranze e nell'umiliazione dell'ora, agli occhi del popolo giganteggiava ancora
e solo Garibaldi, che pochi anni più tardi, generosamente immemore, offrirà la
sua spada in difesa della Francia.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 661/1196
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Nuovi rancori e più profonda esasperazione s'accendono. In Italia s'impreca al


governo improvvido e ISTITUTO
alla Francia ostile, che ha come nel '49 salvato alpapa il
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

suo trono; da Parigi rispondono alle invettive e alle recriminazioni i troppo


(/index.html)
sicuri jamais del ministro Rouher. Ma quei fucili francesi hanno colpito l'anima
CATALOGO (/CATALOGO/)
italiana, hanno ferito insanabilmente l'amicizia tra le due nazioni. Il ritratto di
Felice Orsini torna nelle vetrine dei negozî come all'indomani di Villafranca.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Triste il biennio dopo Mentana, fra l'estendersi di un movimento repubblicano
sempre più lontano dall'ideale mazziniano e vani tentativi di assolutismo
sovrano, tra l'aggravarsi della
LIBRI situazione finanziaria
(/TRECCANILIBRI/) e l'accrescersi di un
ARTE (/TRECCANIARTE/)

fiscalismo che colpiva duramente il popolo (tassa sul macinato). Solo l'avvento
del ministero Lanza portò un qualche sollievo alla situazione. E a questo
ministero di galantuomini l'Italia dovette Roma.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Avvicinandosi l'ora della crisi fatale del secondo impero, la ventilata alleanza
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
austro-franco-italiana, che avrebbe dovuto fermare la minacciosa Prussia,
s'infranse sullo scoglio della questione romana. Quando s'aprirono le ostilità tra
la Francia e la Prussia l'alleanza fu di nuovo proposta. La caldeggiava Vittorio
Emanuele, ma il governo, il parlamento e l'opinione pubblica eran contrarî e il
rifiuto napoleonico di cedere su Roma la rendeva impossibile. Dopo il richiamo
delle truppe francesi il governo italiano decise di risolvere la spinosa questione
secondo le aspirazioni nazionali. Con una rapida e intelligente azione
diplomatica presso le altre potenze fu preparato il terreno, che la caduta
dell'impero sgombrava degli accordi del 1864. Fallito un ultimo tentativo del re
presso il pontefice, s'iniziarono le operazioni militari. E la mattina del 20
settembre 1870 l'esercito italiano entrava in Roma per la breccia di Porta Pia.
La più alta meta del Risorgimento, "l'arca santa del riscatto, il tempio della
nazione", era raggiunta. Dodici giorni dopo un plebiscito sanzionava la volontà
del popolo romano di appartenere al regno d'Italia. Nel maggio 1871 il
parlamento votava in Firenze la legge delle guarentigie, che conferiva al papa
prerogative sovrane, diritto di legazione attiva e passiva, extraterritorialità e
uso dei palazzi apostolici e un assegno annuo. La protesta del pontefice contro
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l'atto unilaterale che non gli assicurava la libertà e la sovranità necessarie al suo
ministero spirituale, non commosse troppo né i governi, preoccupati di
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) quanto
accadeva in Francia e turbati dalle tendenze che l'interrotto Concilio ecumenico
(/index.html)
aveva rivelato, né i legislatori italiani, i quali, ammaestrati da troppo recenti
CATALOGO (/CATALOGO/)
esperienze, avevano voluto evitare che altre potenze sostituissero la Francia nel
patronato della Santa Sede. Ma la questione romana restava sostanzialmente
insoluta e il conflitto tra il Vaticano e l'Italia assumeva forme nuove e non
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
meno aspre e contribuiva a turbare le coscienze degl'Italiani.

Solo dopo la dura tensione dei primi decennîARTE


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) il buon senso e la tolleranza del
(/TRECCANIARTE/)

popolo italiano, da un lato, la comprensione dei nuovi tempi e nuove necessità


dall'altro, attutiranno contrasti e intemperanze, spianando, sia pur lentamente
la via alla soluzione cui si sarebbe giuntiCULTURA
TRECCANI solo nel(/CULTURA/)
1929.

Nuovi problemi e nuovi compiti. - Neppure la conquista di Roma eliminava,


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dunque, le difficoltà interne e internazionali impaccianti o minaccianti. Il tono
modesto e l'aridità della vita nazionale scontentavano quanti s'erano illusi di un
pronto tornare a grandezza e maestà dell'Italia, incapaci di riconoscere che
questa Italia era nuova, e nuove le sue vie e nuove le sue mete e che il suo
popolo avrebbe dovuto lungamente e tenacemente lottare contro sé stesso per
disfarsi di ogni perniciosa eredità d'altri tempi. "Impronta Italia dimandava
Roma, Bisanzio essi le han dato" ruggiva il Carducci. La scomparsa dei grandi
che avevano costituita questa Italia rendeva più triste il presente. L'Italia era
fatta, ma - aveva ragione d'Azeglio - gl'Italiani eran da fare. A Pisa, esule in
patria, moriva il 10 marzo 1872 Giuseppe Mazzini, il profeta del Risorgimento,
"l'ultimo dei grandi italiani antichi e il primo dei nuovi", come lo salutava il
Carducci. E una gran luce pareva spegnersi, anche se l'efficacia di lui negli
ultimi anni fosse andata perdendosi ed egli apparisse ora il gran vinto del
Risorgimento. Altri morivano, diversi nella fede e discordi nell'azione, non
nell'amore alla patria italiana: Manzoni, Guerrazzi, Bixio. Il 9 gennaio 1878 si
spegneva il gran re che aveva saputo raccogliere tutte le fila, utilizzare tutte le
possibilità, servirsi di tutti gli uomini, a volta a volta audace e spregiudicato,
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moderato e guardingo. Suo merito grande se la rivoluzione italiana s'era


compiuta, se il regno d'Italia era nato. Poco più tardi moriva anche Pio
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
IX, che
aveva trent'anni prima unificato l'Italia nel suo nome, invocato ed esaltato
(/index.html)
allora universalmente. E dieci anni dopo Mazzini, anche Garibaldi scompariva.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Isolata in Europa, ove il sopravvivere in nuova forma della questione romana


provocava campagne clericali inSCUOLAfavore(/TRECCANISCUOLA/)
del pontefice "di sé stesso antico
prigionier" (anche il nuovo papa Leone XIIl continuava dapprima la politica di
proteste e d'intransigenza di Pio IX) l'Italia era scossa all'interno da agitazioni
repubblicane e anticlericali. E colorito anticlericale
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) assumevano anche le prime
ARTE (/TRECCANIARTE/)

lotte tra capitale e lavoro sotto la bandiera dell'Internazionale operaia (scioperi


di Verona e Torino, 1872). Questo affanno interno rallentava la soluzione dei
più gravi problemi cui attendevano gli CULTURA
TRECCANI uomini della Destra; che eran pur
(/CULTURA/)

sempre gli stessi problemi: unificazione interna, rinnovamento delle leggi,


riordinamento amministrativo, rafforzamento dell'esercito e della flotta,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
costruzione di ferrovie (salite dai 2200 del 1862 ai quasi 8000 chilometri del
1875). Ma l'opera proseguiva e quegli uomini affrontavano e vincevano anche
la dura battaglia contro l'incubo del fallimento finanziario. Economie fino
all'osso e una risoluta politica di tassazioni portavano il Minghetti al pareggio
(1876). Nei rapporti con l'estero l'Italia, che toccava quasi i 27 milioni di ab.
(1871), vituperata e minacciata dal nazionalismo e dal clericalismo francese,
s'andava accostando alla nuova Germania e all'Austria (viaggio del re a Berlino
e a Vienna, 1873) quasi a cercarvi appoggi e garanzie. Non grandi statisti questi
moderati, ma erano pur quelli che avevano guidato i primi passi dell'Italia
nuova e l'avevano difesa contro i pericoli interni e le minacce esterne,
rafforzando l'unità, combattendo le illusorie speranze democratiche e
reazionarie, animati sempre, anche nei loro errori e nelle loro insufficienze, da
una gran fede, da una gran volontà di operare a pro' del paese. E di molti errori
e di molte insufficienze andava fatta colpa più che a loro alle condizioni di
questo, non ancora disciplinato da una lunga consuetudine di vita politica. Ma
anche il paese poco tuttavia poteva dare, assenti com'erano ancora dalla vita
pubblica e cattolici e legittimisti borbonici o granduchisti e plebi rurali e
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cittadine. Scarsa base, quindi, al governo della Destra: una minoranza, peggio
una "consorteria", secondo 
si diceva. In questa situazione, più grave appariva
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
ai
governati il peso di un governo al quale non partecipavano. E la Destra,
(/index.html)
indebolita da interni dissensi, e impopolare per la sua severità amministrativa e
CATALOGO (/CATALOGO/)
fiscale, lasciò il potere alla Sinistra nella "rivoluzione parlamentare" del marzo
1876.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Ma tale rivolgimento non era reclamato dal paese, né rispondeva a profonde
esigenze di esso: pronunciamento di stati maggiori, le truppe erano assenti.
Questa indifferenza delLIBRI
popolo di fronte ai mutamenti
(/TRECCANILIBRI/) politici e alle riforme più
ARTE (/TRECCANIARTE/)

importanti, sarà anche in avvenire tra i maggiori ostacoli alla formazione di


una consapevole classe dirigente.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Dai loro banchi di oppositori, gli uomini della Sinistra passarono al governo
con un programma ricco di promesse: allargamento del diritto di voto,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
istruzione gratuita, alleviamento fiscale, maggiori libertà. Esclusi finora dal
governo da spesso ingiustificate diffidenze, essi, di origine democratica o
garibaldina, non si riveleranno, tranne il Depretis, abilissimo parlamentare, e il
Crispi, vera tempra di uomo di stato, gran che diversi o migliori di quei
moderati dei quali raccoglievano l'eredità. E la loro politica non avrà affatto un
tono superiore, ché, anzi, nel confronto con la serietà sdegnosa, i saldi
convincimenti e l'austerità degli uomini della Destra, apparirà meschina la loro
facilità al ripiego, all'accomodamento, al compromesso.

Ma il mutamento avvenuto favoriva più ricche esperienze d'uomini e


contribuiva, sia pure senza immediato giovamento, ad allargare l'ancor troppo
modesto ceto politico. E il trasformismo depretisiano consentì il superamento
degli antichi partiti e la concentrazione degli antichi avversarî non in un
determinato partito, ma in un programma parlamentare, che era bene o male
un programma d'azione. Il logoramento dei caratteri e il prevalere delle
clientele apparvero corruzione; si gridò alla decadenza del costume politico si
deplorò che il tono della vita parlamentare fosse dolorosamente abbassato, che
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

gl'interessi locali prevalessero su quelli nazionali; ma la radicale trasformazione


che si compì nei gruppiISTITUTO
politici(/ISTITUTO/)
permise che,MAGAZINE
scomparsi ormai i grandi
(/MAGAZINE/)
ideali e
placate le roventi passioni del Risorgimento, si raccogliessero sotto le bandiere
(/index.html)
della monarchia unitaria per un fattivo lavoro uomini di parte repubblicana,
CATALOGO (/CATALOGO/)
che portarono la particolare loro sensibilità e la diversa loro esperienza alla
soluzione dei problemi nuovi. La necessità di non imprimere scosse pericolose
alla macchina statale, che cercava un suo faticoso assestamento, obbligò a non
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
tentare soluzioni troppo audaci, troppo garibaldine, all'interno e all'esterno,
mentre attorno all'Italia s'agitava un'Europa politicamente, economicamente,
socialmente in via di trasformazione.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

La Sinistra trovava l'Italia ancora isolata internazionalmente, ancora inquieta


per le ripercussioni europee del suo dissenso
TRECCANI CULTURAcon il Vaticano, sopravvalutato
(/CULTURA/)

nei suoi effetti e nella sua importanza, ma tale, intanto, da fornire armi o
pretesti a ogni possibile avversario: alla Francia, all'Austria, persino alla
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Germania del luterano Bismarck. Né erano motivo d'orgoglio i ricordi della
dura esperienza del 1866, ragione anzi di amarezza e di sfiducia. Quindi niente
avventure, niente salti nel buio, niente urti contro qualcuno: mani nette per
Cairoli, come ieri per Minghetti, come prima per Ricasoli. E si rifiutano
suggestioni inglesi per Tunisi e si accettano gli acquisti austriaci e inglesi a
Berlino. Già c'era poco da fare: Gorčakou si compiaceva di ironie insultanti di
fronte a modesti tentativi di ottener compensi nel Trentino per l'ingrandirsi
dell'Austria. L'Italia era ancora impreparata ad affrontare una grande crisi: lo si
vide quando la Francia con il trattato del Bardo (12 maggio 1881) faceva
riconoscere dal bey di Tunisi il proprio protettorato sul suo stato.
Tramontavano così antiche aspirazioni italiane, erano feriti interessi ormai
consolidati, minacciati di assorbimento gl'Italiani stanziati nella Reggenza e,
peggio, turbata la situazione mediterranea dell'Italia e turbato a suo danno lo
statu qno. Il Cairoli, che andandosene pagò anche per altri, aveva cercato di
evitare il danno, ma la situazione era compromessa da tempo, dal rifiuto
italiano del 1878, dallo scarso interesse dell'opinione pubblica (che si scalde à
assai più a cose fatte), dalle preoccupazioni di suoi colleghi, primo il Depretis.
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Sarebbe ingiusto far pesare solo su alcuni uomini questa rinuncia, come non fu
solo colpa del gabinettoISTITUTO
Depretis-Mancini l'altra rinuncia a parteciparea fianco
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dell'Inghilterra alla repressione dell'agitazione xenofoba in Egitto (1882).


(/index.html)
L'impreparazione dell'esercito, le difficoltà del bilancio, il timore di scontentare
CATALOGO (/CATALOGO/)
la Germania e le preoccupazioni di politica interna dissuasero dall'impresa, cui
politici acuti come il Minghetti, S. Sonnino, N. Marselli erano favorevoli.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
L'attrito con la Francia, che faceva temere la guerra, l'inasprirsi del contrasto
col Vaticano, che provocava direttamente o indirettamente manifestazioni
antipatiche ed eccessive dall'una
LIBRI e dall'altra parte,
(/TRECCANILIBRI/) l'inquieta situazione interna
ARTE (/TRECCANIARTE/)

(il giovane re Umberto appena salito al trono era stato fatto segno all'attentato
di Passannante, agitazioni repubblicane turbavano ancora le Romagne)
rendevano faticose le esperienze di governo
TRECCANI della
CULTURA Sinistra.
(/CULTURA/)

Per uscire dall'isolamento politico e per garantire la pace il Depretis trattò con
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
la Germania e con l'Austria, già unite con un trattato fin dal 1879, per
un'alleanza. La ancora scarsa importanza internazionale dell'Italia e le sue
condizioni interne, il non celato disprezzo di Bismarck e la diffidenza austriaca
le resero ardui e amari i patti: promessa mutua di pace e amicizia, impegno per
lo scambio di vedute sui problemi generali, aiuto militare se una terza potenza
si facesse ad assalire l'alleato già in guerra, neutralità benevola nel caso di
guerra non provocata, ma non la sperata garanzia territoriale per Roma. In
nessun caso, però, le stipulazioni s'intendevano rivolte contro l'Inghilterra,
condizione che tutelava la politica italiana da un pericoloso vassallaggio austro-
tedesco (20 maggio 1882). Sopravvalutata, in bene e in male, la Triplice, che
parve per allora sanzionare la rinuncia a Trento e a Trieste, cui aveva già volto
il pensiero Cavour morente, giovò a togliere l'Italia da una posizione
d'inferiorità internazionale, la portò più direttamente nel campo delle grandi
potenze, contribuì a garantire la sua sicurezza e l'equilibrio europeo.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Ma l'alleanza non poté sopprimere l'istintiva avversione popolare verso


l'Austria, ché, piuttosto,ISTITUTO
la riaccese. La Triplice a molti, ai più giovani 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

specialmente, parve la sconfessione del Risorgimento: in odio ad essa divenne


(/index.html)
movimento politico rilevante l'irredentismo, che s'accrebbe per gli errori
CATALOGO (/CATALOGO/)
austriaci verso il sentimento italiano, per la sopraffazione della cultura italiana
nelle terre negate all'Italia dalla pace di Vienna, per le scortesie volute e i gesti
provocatori. Il sacrificio di Guglielmo
SCUOLA Oberdan (20 dicembre 1882) sarà
(/TRECCANISCUOLA/)
protesta e monito ai governanti e al popolo italiano per l'alleanza innaturale: il
cadavere del giovane triestino costituirà da allora in poi insuperabile ostacolo a
qualsiasi accordo più intimo con l'impero degli
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Asburgo.
ARTE E Leone Gambetta
(/TRECCANIARTE/)

rassicurerà i suoi connazionali, timorosi per l'alleanza dell'Italia con la


Germania, affermando, facile profeta: "Tutti in Italia sono irredentisti. Trento e
Trieste impediranno sempre un'intesa veramente cordiale fra l'Italia, la
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Germania e l'Austria". Il che non impedì agli uomini politici francesi di


allarmarsi e di eccitar più o meno copertamente contro la Triplice i democratici
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
italiani, già preoccupati per le libertà interne e per il bilancio statale, poiché si
sospettava che l'alleanza imponesse politica reazionaria e aumento di spese
militari.

Il rinnovamento della Triplice (20 febbraio 1887), opera del nuovo ministro
degli esteri di Robilant, migliorò rispetto alle alleate la condizione dell'Italia.
Particolari accordi garantirono gl'interessi di questa nel Mediterraneo e nei
Balcani e il fattore vaticano non pesò più sul trattato e sull'Italia. Altre
stipulazioni collaterali con l'Inghilterra e l'Austria e con questa e la Spagna
completeranno la difesa delle ragioni italiane.

Bene o male l'Italia usciva lentamente di minorità, con poche soddisfazioni per
ora e per aver domani più gravi delusioni, ma intanto agiva, arrischiava passi
più lunghi, s'avvezzava a guardare un po' più in là della cerchia e dell'abitudine
quotidiana. E solo a non dimenticare la grandiosità dello sforzo che aveva
dovuto sostenere per rivendicarsi a libertà e le condizioni della sua vita e le
difficoltà dell'adattarsi al clima nuovo e alle esigenze nuove d'un paese che era
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ieri tanto diverso, ci si può render conto di quello che significassero questo
muoversi e questo agire. Ieri ancora isolamento regionale, ignoranza dimasse,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

economia arretrata, modesti interessi e piccoli problemi nella più parte degli
(/index.html)
stati, nessuna partecipazione alla vita pubblica, timore per le idee e paura di
CATALOGO (/CATALOGO/)
novità, e i paesi europei sentiti distanti e superiori: oggi tutto questo è mutato o
sta mutando. La vita politica è ancora povera, senza grandi ideali, ed è ancora
troppo l'eco d'interessi locali, particolari, ma la legge del 1877 inizia la lotta
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
contro la piaga nazionale dell'analfabetismo e impone la gratuità e
l'obbligatorietà dell'istruzione popolare; l'altra del 1882 modifica le condizioni
per l'esercizio del diritto di (/TRECCANILIBRI/)
LIBRI voto e porta da 600.000 a 2 milioni e mezzo i
ARTE (/TRECCANIARTE/)

votanti, immettendo nuove forze nella vita politica e suscitando l'interesse del
popolo per qualche cosa che sente ora più suo. E riforme unificatrici e
consolidatrici si hanno nell'amministrazione
TRECCANI CULTURAe nella legislazione, culminanti nel
(/CULTURA/)

codice Zanardelli, nel riordinamento provinciale e comunale, e l'esercito


contribuisce all'opera di educazione e di unità e nel Settentrione lo sviluppo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
industriale favorisce il formarsi del socialismo, che era anch'esso più largo
interessamento di popolo alla vita politica, quindi a quella della nazione, e nel
Mezzogiorno il mutamento sociale e la diversità di cultura e di ideali dànno vita
a formazioni democratiche.

Mentre con lento travaglio si venivano formando i nuovi ceti dirigenti,


s'imponevano altri problemi che il Risorgimento aveva, se non ignorato, di
necessità trascurato, per i quali occorreva riguadagnare in fretta il tempo
perduto. Negativi i risultati finora raggiunti nel campo coloniale, prima e dopo
la Triplice: Tunisi e l'Egitto. Aspirazioni coloniali non erano mancate neppure
nell'età del Risorgimento: Cavour vi aveva pensato e se il problema non era
stato allora affrontato, più tardi s'era discusso e cercato e trattato: colonie
penitenziarie, scali per far carbone, ora che il vapore sostituiva la vela, territorî
di popolamento quando si fece più sensibile con l'accrescimento della
popolazione l'aumento dell'emigrazione operaia. Se nel 1869 l'emigrazione
permanente era di 22.000 individui di fronte agli 83.000 della temporanea, nel
1879 la prima superava i 40.000 e la seconda scendeva a 79.000. E il mutamento
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s'accentuerà col 1882 (65.748 contro 95.814) e con gli anni seguenti,
accrescendosi l'emigrazione transoceanica, che nel 1887 toccherà la cifra
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  di
127.748, nel 1888 salirà a 196.000. Primo segno concreto di un interesse
(/index.html)
coloniale l'acquisto privato della baia di Assab da parte della compagnia
CATALOGO (/CATALOGO/)
Rubattino (1869). Ma a pochi interessava quella terra lontana, dieci anni dopo
presidiata da soldati italiani e retta da un commissario civile. A che trascurare il
Mediterraneo per il Mar Rosso,SCUOLA sebbene il taglio di Suez desse a questo
(/TRECCANISCUOLA/)
rinnovata importanza? Non c'era una vera spinta d'opinione pubblica: pochi
uomini politici e alcuni circoli di geografi e di esploratori sentivano soli
l'importanza del nuovoLIBRI problema. Nel 1882 ilARTE
(/TRECCANILIBRI/) governo riscattava dalla
(/TRECCANIARTE/)

compagnia Assab, prima colonia d'Italia, e il 5 febbraio 1885 il Depretis faceva


occupare Massaua, già incerto possesso egiziano. Impreparata e male orientata,
l'Italia iniziò così in localiià poco felice CULTURA
TRECCANI la sua espansione
(/CULTURA/)coloniale. Alle
difficoltà di clima s'aggiungevano quelle nascenti dalla vicinanza della
sospettosa Etiopia, contro la quale avanzando bisognava pur urtare, e dei
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fanatici dervisci, che sbarravano l'accesso al Sudan. Ma il troppo facile
entusiasmo degl'incompetenti trovava nel Mar Rosso la chiave del
Mediterraneo.

A ogni modo anche in questo campo si agiva. L'imboscata di Dogali (26


gennaio 1887) nella quale perivano i 500 soldati del tenente colonnello De
Cristoforis, assaliti per ordine del negus Giovanni, metteva a nudo lo
smarrimento di un'opinione pubblica immatura e troppo presto delusa
(Carducci si rifiutavá di cantare i caduti e l'aristocratico disprezzo di un
personaggio dannunziano, Andrea Sperelli, li salutava "cinquecento bruti
brutalmente morti", ma faceva anche prendere provvedimenti di rivalsa e
affermare una sia pur non chiara volontà governativa di continuare.

Un più alto e deciso tono alla vita nazionale cercò d'imprimere Francesco
Crispi, l'antico garibaldino del '60, salito al potere dopo la morte del Depretis
(luglio 1887). Carattere energico, ingegno vivo, patriotta sincero, sognò
un'Italia più grande, più forte, più rispettata, più degna del suo passato antico e
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della grandezza del suo Risorgimento. E volle una politica di prestigio e di


energia e vagheggiò di ISTITUTO
trasformare 
i timidi tentativi e le modeste affermazioni
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

in un programma concreto e organico di espansione. Grandi le idee e grandi le


(/index.html)
speranze, tuttavia il paese non era ancora preparato a seguire un capo dotato di
CATALOGO (/CATALOGO/)
qualità eminenti, ma non sempre felice nel commisurare la gravità degli
ostacoli e la capacità del popolo. Viva in lui e attiva come ai bei giorni delle
lotte per l'indipendenza la passione patria, ma troppo sensibili anche
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
preconcetti antifrancesi e preoccupazioni anticlericali. E l'antico repubblicano
consacratosi alla monarchia unificatrice con lealtà convinta e salda fede,
snaturò il significato eLIBRI
l'importanza che assumevano
(/TRECCANILIBRI/) ora affermazioni socialiste
ARTE (/TRECCANIARTE/)

e audacie proletarie, espressione di un profondo disagio economico non di


antipatriottismo, e attuò all'interno una politica di repressione. Diffidente e
ostile verso la Francia, s'appoggiò ostentatamente
TRECCANI alla Germania, più giovando
CULTURA (/CULTURA/)

agl'interessi di questa che a quelli d'Italia, e ne risultò quella guerra doganale


che stremò l'economia meridionale e aggravò le condizioni del popolo,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
provocando fermento e favorendo il diffondersi di tendenze socialiste e
anarchiche. Per assicurarsi l'amicizia austriaca nel timore d'un conflitto con la
Francia, represse duramente l'irredentismo, acquistandosi impopolarità e
inimicizie. Lo scacco della sognata conciliazione con il Vaticano lo spinse a
improvvide manifestazioni anticlericali, non giovevoli al paese.

Un'azione vigorosa intraprese lo statista siciliano a tutela degli interessi italiani


nell'Africa settentrionale, nel Levante, nella Penisola Balcanica, opponendosi a
minacciati mutamenti, aiutando le scuole italiane, cercando di esercitare la
protezione dei cattolici italiani.

Con il Crispi, avverso un tempo alle imprese coloniali, la politica di espansione


africana riprese, ma con inadeguatezza di mezzi rispetto ai programmi troppo
ambiziosi. Le posizioni perdute nel 1887 furono riconquistate e l'occupazione si
allargò all'altipiano e le mire si estesero al Sudan. All'impresa militare che
dilatava i confini della neonata Colonia Eritrea si accompagnò l'azione politica,
fonte anch'essa di grandi speranze e di dolorose delusioni. Il trattato di Uccialli,
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stretto col successore di Teodoro, il negus Menelik (2 maggio 1889), pareva


garantire all'Italia il protettorato e
sull'Abissinia. Ma intrighi franco-russi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

scarsità di mezzi finanziari ostacolavano la vasta azione ideata, mentre


(/index.html)
gl'imbarazzi creatigli dalla sua politica interna e finanziaria e l'accresciuto
CATALOGO (/CATALOGO/)
fermento sociale inducevano il Crispi esasperato a lasciare il potere (31 gennaio
1891).
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Politica diversa seguì, dopo la rapida scomparsa del Di Rudinì, Giovanni
Giolitti, già ministro con Crispi e alieno da audacie e intemperanze. Ma il suo
tentativo di togliere pericolosità alla questione
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) sociale
ARTE lasciando sfogare
(/TRECCANIARTE/)

l'esasperazione contadina provocata dalla miseria, non riuscì. I gravi conflitti di


Sicilia, provocati dai Fasci dei lavoratori, spaventarono conservatori e borghesi,
e Giolitti, travolto per le ripercussioni parlamentari dello scandalo della Banca
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Romana, cadde lasciando dietro a sé una situazione paurosa (28 novembre


1893): Sicilia e Lunigiana sconvolte da incitamenti alla rivolta, 170 milioni di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
disavanzo, la rendita svalutata, il cambio teso, gl'Istituti di emissione minacciati
di fallimento.

Si capisce che il ritorno di un uomo ritenuto forte ed energico, anche se troppo


rude e arrischiato, come il Crispi, dovesse, dopo un'insignificante parentesi
zanardelliana, apparire promessa di salvezza (15 dicembre). Tribunali militari e
stato d'assedio arrestavano per il momento il movimento socialista e
l'insurrezionalismo anarchico, pur non sopprimendo le cause del disagio e
senza ridare la quiete alle masse. L'opposizione democratica contro il Crispi si
scatenava violenta con tutte le armi, mentre lo statista siciliano riprendeva il
suo ambizioso programma di espansione. Ma la penetrazione italiana nel Tigrè,
le contestazioni sorte sul trattato d'Uccialli e l'azione straniera provocarono il
conflitto tra il negus etiopico e l'Italia. Errori politici e militari, incertezze e
irrequietudini del governo centrale, gelosie e contrasti di generali
compromisero la campagna. Ai primi successi del gennaio 1895 seguirono la
sconfitta di Amba Alagi e la resa, dopo eroica resistenza, di Makallè. Più
dolorosa e più grave la disfatta nella fatale conca d'Adua, ove poco meno di
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16.000 italiani tennero testa a più di 100.000 Abissini lasciando sul campo il
53% dell'effettivo. VanoISTITUTO
il valore e vano il sacrificio. Quel disastro, del
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
quale la
responsabilità militare fu addossata al solo Baratieri, ebbe gravi conseguenze
(/index.html)
per il prestigio italiano. Lissa, Adua: nomi troppo facili da ricordare. Il Crispi fu
CATALOGO (/CATALOGO/)
abbattuto dall'insurrezione del parlamento e dell'opinione pubblica e il paese
turbato e avvilito rinunciò per quindici anni a ogni idea di espansione. Eppure
tutto non era perduto. Il gen. Baldissera, succeduto al Baratieri, riordinava
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
l'esercito e la colonia, teneva in rispetto gli Abissini e batteva i dervisci, che
dall'Egitto si erano rovesciati su Cassala. Ma il Di Rudinì non reagì
all'avvilimento, preoccupato all'idea di nuoviARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) sacrifizî di sangue e di denaro, e
(/TRECCANIARTE/)

inquieto per l'atteggiamento popolare. Nell'ottobre 1896 fu quindi firmata la


pace col negus: cancellate le speranze di Uccialli, limitati i confini eritrei,
mascherata con poco ingannevole nome
TRECCANI una indennità
CULTURA di guerra. Ultima
(/CULTURA/)

conseguenza di Adua la retrocessione di Cassala all'Egitto (25 dicembre 1897),


deplorata più tardi, ma allora salutata come una liberazione dal paese che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
concretava tutta la politica africana in un esasperato "Via dall'Africa!".

Migliori risultati si ebbero negli ultimi anni del secolo nella politica estera. La
necessità di risollevare le condizioni economiche, aggravate dal contrasto con la
Francia, portò a una revisione delle relazioni internazionali, che, pur restando
basate sulla fedeltà alla Triplice (rinnovata il 6 maggio 1891 e poi tacitamente
nel 1896) consentirono accordi politici ed economici con la Francia
(convenzioni per Tunisi, 26 settembre 1896, accordo commerciale del 1898).
L'Italia collaborava alla pacificazione internazionale e mirava a togliere ogni
carattere aggressivo alla Triplice. L'accordo italo-austriaco del novembre 1897
per l'Albania e il matrimonio del principe ereditario con una principessa
montenegrina segnarono l'inizio di un più vivo interessamento per gli affari del
vicino Oriente. Il merito del mutamento spettava al ministro degli esteri
Visconti Venosta, che iniziava così una politica che doveva dare più ricchi
frutti in avvenire. E anche del lontano Oriente mostrava di interessarsi,
partecipando alla poco gloriosa spedizione internazionale in Cina (1900-1901).

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I mali antichi e lo smarrimento recente favorirono il più largo diffondersi del


socialismo nei grandi centri industriali (e il suffragio allargato manderàin
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

parlamento deputati operai) e nel ceto rurale del Mezzogiorno, ove la lotta di
(/index.html)
classe apparve mezzo di soluzione del problema agrario. Il marxismo,
CATALOGO (/CATALOGO/)
confusamente inteso dai lavoratori dei campi, che nelle loro dimostrazioni
portavano immagini di santi e ritratti del re, s'alimentò dell'esasperazione degli
umili contro lo sfruttamento daSCUOLA
parte dei proprietarî agrarî e contro il governo
(/TRECCANISCUOLA/)
accusato di favorire i padroni. Le misure di polizia, invocate dai conservatoii,
ristabilivano l'ordine ove turbato, ma lasciavano sussistere ancora le cause del
malessere, già acutamente, ma vanamente, analizzate
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dalla grande inchiesta
ARTE (/TRECCANIARTE/)

parlamentare del 1879 sull'agricoltura.

Tolto di mezzo il pugno di ferro di Crispi,


TRECCANI le agitazioni
CULTURA ripresero con più gravi
(/CULTURA/)

esplosioni di malcontento. Nel maggio 1898 si ebbero a Milano tumulti domati


con la forza e con lo stato d'assedio dal ministero Di Rudinì-Zanardelli.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
L'agitazione e il disordine erano al colmo e gli uomini di governo non sapevano
fronteggiare la situazione se non con troppo facili appelli alla maniera forte. Il
Pelloux, un tempo liberale, pur sedati i moti, insistette nella reazione e propose
severe leggi di stampa e limitazioni al diritto di associazione (febbraio 1899).
L'Estrema Sinistra, rafforzata da altri elementi, si oppose ricorrendo in
parlamento all'ostruzionismo. L'appello elettorale del Pelloux fu un disastro per
il Ministero già minato da dissensi interni (giugno 1900): 33 deputati socialisti
entravano in parlamento. Il Pelloux si dimise, cedendo il posto al liberale
Saracco. Ma gli animi non erano placati e l'atmosfera restava torbida. Nel
perdurare della crisi maturò la tragedia del 29 luglio 1900: un anarchico uccise
il buono e generoso re Umberto.

Un quindicennio di lavoro fecondo. - "Au moment où je ne sais quel soufle


révolutionnaire passe de nouveau sur l'Italie et menace d'ébranler, non pas
l'unité italienne, mais la monarchie piémontaise", aveva scritto fin dal 1895
nell'inquieta vigilia uno storico straniero, P. Gaffarel, interpretando il dubbio
dei più sulla situazione interna italiana. E l'attentato nefando pareva dargli
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ragione. Quali giorni avrebbe vissuto, a quali prove sarebbe stato chiamato
questo paese senza equilibrio e senza orientamento? L'atto di fede nei 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
destini
della patria con il quale iniziava il suo regno in un'ora tragica per la dinastia e
(/index.html)
per l'Italia Vittorio Emanuele III, il suo appello alla fiducia e alla concordia
CATALOGO (/CATALOGO/)
avrebbero resistito alla dura smentita dei fatti, che i profeti di sciagure
annunciavano prossima?
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Ma il regicidio in cui era culminata la tormentosa crisi italiana era il gesto di un
individuo, non la colpa di una nazione; e lo smarrimento e la prostrazione del
paese non erano già laLIBRI
prova di un esaurimento
(/TRECCANILIBRI/) di(/TRECCANIARTE/)
ARTE morte, come troppi
temevano, ma i segni inevitabili del gran travaglio durato dall'Italia nuova per
farsi, per costruirsi. Anche a guardare indietro, negli anni torbidi, c'era da
trarre motivo di speranza, forse d'orgoglio.
TRECCANI Con(/CULTURA/)
CULTURA lentezza e con fatica grande,
pur tra gli errori e le incertezze, l'Italia s'era avviata a trasformarsi nella sua vita
economica, nella sua compagine sociale. Era più forte e aveva, sia pure ancora
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
confusa e incerta, una coscienza di questa sua forza. Il rancore contro certi
uomini, contro certi partiti derivava dal sentire male usate le sue energie
nuove, paralizzate le sue possibilità, deluse le sue speranze di paese giovane, che
non sempre intendevano gli uomini del passato ai quali era ancora affidato il
compito di guidarlo.

Un progresso agricolo c'era stato e s'erano iniziate bonifiche e l'industria dopo


l'80, sorretta sempre più largamente con sovvenzioni e dazî doganali, s'era
rafforzata e aveva cercato di mettersi al passo di quanto si faceva fuori d'Italia;
l'emigrazione interna aveva permesso grandi opere pubbliche e giovato
all'affratellamento - lento ancora e non facile - degl'Italiani delle varie
provincie.

Il primo quindicennio del sec. XX doveva accelerare l'iniziato processo di


trasformazione. Un più energico risveglio di attività, un diverso vigore
attestarono che l'Italia era ormai uscita dalla crisi della fase iniziale della sua
nuova vita. Il riordinamento interno e il rafforzamento unitario, l'aumento
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della capacità economica e il consolidamento delle finanze statali (il bilancio,


con qualche oscillazione, raggiunse il pareggio e la rendita nel 1914 fu 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
quotata a
103) s'accompagnarono a una provvida opera legislativa che investì tutti i
(/index.html)
campi della vita pubblica, dall'istruzione all'igiene, dalle comunicazioni alle
CATALOGO (/CATALOGO/)
assicurazioni, dai provvedimenti per il Mezzogiorno alla riorganizzazione
dell'esercito e della marina, dalla tutela del lavoro alle bonifiche. Le buone
condizioni del bilancio consentirono qualche alleggerimento della pressione
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
fiscale, una più attiva politica di lavori pubblici, l'assunzione delle ferrovie da
parte dello stato (1905), la conversione della rendita dal 5% al 3,5% (1906).
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Il traforo del Sempione, l'inizio dei lavori per l'acquedotto pugliese,


l'incremento dell'agricoltura, l'aumento della rete ferroviaria (più di 17.000
chilometri nel 1913) e il miglioramento dei servizî
TRECCANI CULTURA marittimi con il conseguente
(/CULTURA/)

aumento della produzione e del commercio (Genova diveniva il secondo porto


del Mediterraneo) caratterizzarono il lavoro costruttivo di questi quindici anni.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Le esposizioni di Milano (1906), di Torino e Roma (1911) celebravano l'energia
e la vitalità degl'Italiani, che s'accrescevano anche numericamente e passavano
dai 32.495.000 del 1901 a più di 36 milioni nel 1914.

Indice di una maggiore maturità nazionale e di una più viva consapevolezza


dell'importanza dei fattori ideali le molte cure dedicate all'istruzione. La cultura
italiana progredì con più rapido ritmo, ravvivandosi con un'opera efficace di
revisione critica e filosofica, e con un più intimo contatto con la cultura
europea.

Nel mutamento e miglioramento generale anche il doloroso fenomeno


dell'emigrazione diede qualche beneficio morale e materiale. Ché s'aumentava
per le rimesse degli emigranti la ricchezza, e quando, trasformati nello spirito e
nel costume e più ricchi, tornavano gli spatriati, influivano sui rimasti e sulle
condizioni economiche dei loro paesi.

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L'indirizzo generale della politica interna derivò dall'orientamento che fu detto


democratico-liberale e ISTITUTO
di pacificazione  e
sociale, che il Saracco aveva iniziato
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

che i suoi successori continuarono. Maggiore tra questi Giovanni Giolitti,


(/index.html)
successo allo Zanardelli nel 1903 e per dieci anni, tranne le brevi parentesi
CATALOGO (/CATALOGO/)
Fortis, Sonnino (l'uomo dei cento giorni), Luzzatti, dominatore incontrastato
della vita pubblica italiana. Innegabile suo merito la buona amministrazione, la
sana finanza, l'attività legislativa, la comprensione
SCUOLA degli interessi operai, il
(/TRECCANISCUOLA/)
riconoscimento dei loro diritti, la cura del benessere materiale, la larga
tolleranza. Ma la semplicistica neutralità nei conflitti sempre più frequenti fra
capitale e lavoro, l'incontrollata libertà di organizzazione
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e di sciopero degli
ARTE (/TRECCANIARTE/)

operai abbandonati di fatto agli esponenti di un solo partito, il socialista, la


manifesta arrendevolezza di fronte alla pressione e all'imposizione di questo e
delle sue organizzazioni operaie sminuirono l'autorità dello stato con grave
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

danno per l'avvenire. Non cadde la monarchia, come i conservatori temevano,


e non scoppiò la rivoluzione sociale, ché anzi si facilitò un certo equilibrio tra le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
forze in contrasto, ma l'azione di gruppi particolari s'impose pericolosamente
alla maggioranza del paese, disorientata e abulica per mancanza d'esempio, per
incertezza di propositi e di metodi. Ché il generico indirizzo liberale si rivelò
spesso pura tendenza all'accomodamento, al compromesso, al lasciar correre, al
provvedere slegatamente alle singole questioni, ai singoli problemi, senza una
visione d'insieme, senza organicità di programmi: senza una fede, dicevano i
suoi avversarî. Accusa non vera questa, anche se quel maneggiatore di
maggioranze, quel corruttore di elettori e di eletti potesse apparire cinicamente
indifferente. Scettico, forse, di fronte alle asserite fedi politiche, che non
resistevano all'allettamento dei portafogli ministeriali, di fronte all'incapacità
della borghesia di difendersi contro l'assalto del socialismo, di fronte allo stesso
ascendere di questo, incapace di esprimere dal suo seno una nuova classe
dirigente. Il socialismo aveva raccolto per la prima volta dopo l'unità grandi
masse di popolo e le aveva fatte vibrare e accendere per un ideale, per una fede,
aveva elevato il grado di educazione politica del popolo italiano, gli aveva
additato interessi e problemi che, superando i compartimenti stagni del
comune e della regione l'avevano aiutato nella sua unificazione, ma
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l'accrescimento materiale l'aveva spiritualmente indebolito. Fedeli a parole al


rivoluzionarismo marxista, i suoi capi borghesi, avvocati i più, maestri,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

professori, professionisti, lo attenuavano in un riformismo di fatto, in un


(/index.html)
possibilismo profittatore, senza osare l'abbandono del programma originario
CATALOGO (/CATALOGO/)
per tema di perdere il dominio delle masse; e la loro opposizione parlamentare
era utile al conseguimento di effetti pratici, ma non giovava al rinnovamento
del costume politico, mentre l'insensibilità per gl'ideali nazionali doveva isolarli
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
e perderli di fronte all'opinione pubblica quando appunto questi ideali fossero
divenuti preminenti. La legge del 30 giugno 1912 portava gli elettori da 3
milioni e mezzo a circaLIBRI
8 milioni, ma anche questa
(/TRECCANILIBRI/) riforma che avrebbe dovuto
ARTE (/TRECCANIARTE/)

provocare una trasformazione profonda nella vita politica, era dovuta piuttosto
a considerazioni di opportunità parlamentare, come l'altra del monopolio delle
assicurazioni (aprile 1912), cheTRECCANI
a profonda, sentita
CULTURA necessità di masse o di
(/CULTURA/)

partiti.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Positivo miglioramento si ebbe praticamente nella questione romana, alla quale
il pontificato di Pio X (1903-1913) tolse l'asprezza delle rigide rivendicazioni
temporalistiche, ma l'intervento dei cattolici alle urne fu sentito dal Giolitti più
come un utile ingrediente nelle alchimie parlamentari (patto Gentiloni del
1913), che come il segno di una trasformazione feconda di bene.

L'ambiguità che presentava la politica interna era meno sensibile in quella


estera per l'avvento di nuovi fattori. Se i più vecchi, ancora sotto l'incubo di
Adua o fedeli a ingenue idealità democratiche e pacifiste si dichiaravano avversi
ad ogni espansione e ad ogni avventura, c'erano giovani della nuova
generazione, che, sottrattisi al fascino del socialismo e preoccupati d'interessi e
di finalità che superavano i confini dello stato, sentivano l'esigenza di problemi
diversi da quelli della politica quotidiana, accennavano a più vasti orizzonti. La
letteratura non restava insensibile a questo riaccendersi di fede nazionale. Il
prezioso sensualismo del D'Annunzio, che già aveva dato le Odi navali, faceva
risonare ne La Gloria, in Più che l'amore, ne La Nave i motivi e le aspirazioni
dell'espansionismo italiano. L'orgoglio nazionale si ridestava e, superando le
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 678/1196
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forme del patriottismo tradizionale e dell'irredentismo antitriplicista, si


concretava in una dottrina 
non insensibile a modelli stranieri, ma ravvivata
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dalla coscienza delle particolari esigenze italiane, così interne come esterne: il
(/index.html)
nazionalismo. Fin dal congresso di Firenze, dal quale uscì l'Associazione
CATALOGO (/CATALOGO/)
nazionalista italiana (dicembre 1910), i rappresentanti del movimento presero
posizione contro "la politica di pavido raccoglimento ed intesa alla
soddisfazione di interessi particolari" rivelatasi incapace di risolvere "i grandi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
problemi della vita italiana"; affermarono la necessità di una politica estera
"consapevole e forte" per poter svolgere all'interno un'azione "veramente
benefica", dichiarandoLIBRI
in pari tempo la necessità
(/TRECCANILIBRI/) ARTEdi rinsaldare ed elevare il
(/TRECCANIARTE/)

sentimento dei doveri civili e militari in tutti gli ordini di cittadini per elevare
la coscienza nazionale. E dalle colonne dell'Idea Nazionale i capi del nuovo
movimento, uomini di cultura,TRECCANI
scrittoriCULTURA
e giornalisti, come il Corradini e il
(/CULTURA/)

Federzoni, e qualche parlamentare di destra, come il Foscari, che si rifacevano a


Crispi e ad Oriani, svolsero quest'opera di educazione nazionale, avversati dai
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
partiti democratici, derisi da altri giornalisti; uomini di cultura e scrittori,
incompresi dalla massa, che non si ritrovava in quel loro linguaggio troppo
aristocraticamente ideale, in quel loro disprezzo per l'immediata realtà. Pure, la
loro azione non fu vana: l'impresa di Tripoli è anche loro merito.

L'inizio del secolo aveva trovato l'Italia nel blocco della Triplice Alleanza. E
all'alleanza rimase fedele, sebbene l'impossibilità di un'intesa sincera con
l'Austria e la necessità di tutelare meglio i proprî interessi mediterranei con
altri contatti e altre intese, togliessero valore all'antico patto, che in occasione
dei vari rinnovi (1902, 1907, 1912) si affermò prevalentemente pacifico. E
intanto l'Italia s'accostava alla Francia e all'Inghilterra, con la prima negoziando
gli accordi del 1900 e 1902, che assicuravano la reciproca neutralità e la mano
libera all'Italia in Libia, alla Francia in Marocco, con la seconda quelli del 1905.
La sua posizione internazionale si rafforzava: s'allontanava il tempo in cui
l'Italia pareva rassegnata alla funzione di minore alleata nella Triplice. Questa
autonomia della politica estera, che si faceva evidente con viaggi e visite di
sovrani e di capi di stato e continuava nell'accordo tripartito per l'Abissinia e
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nell'azione svolta a favore della Francia ad Algeciras (1906) e s'allargava a


contatti con la Russia (1908),  ea
suscitava preoccupazioni e reazioni a Berlino
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Vienna. Là Bülow poteva far finta di sorridere dei giri di valzer (8 gennaio
(/index.html)
1902), ma qui al gen. Conrad non sgradiva l'idea di attaccare l'Italia durante la
CATALOGO (/CATALOGO/)
crisi del terremoto calabro-siculo (1908). Necessità spingeva a camminare
insieme ancora, ma i compagni di viaggio non s'intendevano più. E le questioni
del vicino Oriente (Albania, ferrovia
SCUOLAMitrovica-Sarajevo
(/TRECCANISCUOLA/) e, più grave e
turbatrice, l'annessione della Bosnia e dell'Erzegovina) sconvolgevano le acque
dell'alleanza, accanto alla quale il ministro degli esteri Tittoni (8 dicembre
1908) vantava benefiche "l'amicizia
LIBRI tradizionale"
(/TRECCANILIBRI/) ARTEcon l'Inghilterra, quella
(/TRECCANIARTE/)

"rinnovellata" con la Francia e "la recente intesa" con la Russia. L'accresciuto


interesse per la politica estera e in particolare per gli avvenimenti orientali era
attestato da discussioni parlamentari e da pubblicazioni di uomini politici
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

eminenti, quali il Di San Giuliano e il Guicciardini.


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Lo scacco di Tunisi e la sciagura d'Adua avevano per molto tempo prostrata
ogni volontà di espansione. Mentre l'Austria sognava la discesa all'Egeo e la
Francia si affermava padrona nel Marocco, l'Italia pareva non accorgersi
neppure delle sue due piccole colonie, l'Eritrea, risorta in dieci anni di buon
governo del Martini, e la Somalia, dimenticate entrambe anche nelle campagne
elettorali. Il riconoscimento anglo-francese di un diritto italiano sulla
Tripolitania e Cirenaica, gl'incitamenti di esploratori e di uomini politici a
occupare quelle terre che avrebbero potuto accogliere braccia e capitali italiani,
il fascino delle antiche memorie, la realtà di interessi recenti non avevano
ancora scosso il governo.

Nella primavera del 1911, l'anno nel quale fu commemorato il cinquantenario


dell'unità, nazionalisti e colonialisti, prendendo motivo da nuove recenti
violenze turche a danno di Italiani e dalle voci che correvano di una prossima
occupazione germanica della Cirenaica, reclamarono che il governo agisse.
Tradizioni storiche, motivi politici, ragioni economiche, pretesti sentimentali e
letterarî, tutto giovò alla propaganda e il governo (era al potere il Giolitti) si
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 680/1196
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decise: a una breve azione diplomatica seguì l'ultimatum del 29 settembre. Una
vampata d'entusiasmo scosse la penisola: parvero tornati i giorni del 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Risorgimento. L'opposizione socialista non fece presa sulle masse che furono
(/index.html)
favorevoli alla guerra, anzi provocò scissioni nel partito e nel gruppo
CATALOGO (/CATALOGO/)
parlamentare; qualche democratico alla Cavallotti restò isolato. Il popolo sentì
che la guerra significava per l'Italia la risurrezione della sua coscienza nazionale
e l'accettò con gioia e la cantò inSCUOLA
facili ritmi, mentre l'alta letteratura esaltava la
(/TRECCANISCUOLA/)
"grande proletaria" mossasi incontro alla sua fortuna o scandiva in sonori ed
eruditissimi versi l'archeologia delle memorie di Genova, di Venezia, di Pisa.
Andrea Sperelli facevaLIBRI
ammenda di Dogali. Ma
(/TRECCANILIBRI/) anche
ARTE questo era utile, anche
(/TRECCANIARTE/)

questo era prezioso indice della più viva sensibilità nazionale, alla quale si era
arreso anche il Giolitti, pur così avverso a infatuazioni sentimentali. Come il
Piemonte dopo Novara, l'ItaliaTRECCANI
nuova aveva, dopo
CULTURA Adua, la sua guerra di
(/CULTURA/)

Crimea. Fu guerra dura e difficile, militarmente e politicamente. Le grandi


potenze, sfavorevoli a questa affermazione italiana, appena l'azione navale o
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
marittima appariva contraria a qualche loro interesse protestavano e
minacciavano, impedendo che la Turchia fosse colpita in punti vitali. E
nell'opposizione andavano d'accordo le alleate della Triplice e le amiche
dell'altro gruppo. Ma l'ostilità delle potenze, le difficoltà naturali dell'impresa,
le incertezze nella condotta politica della guerra non impedirono a marinai e
soldati di scrivere splendide pagine a Tripoli, a Bengasi, a Rodi, nei Dardanelli
(audacissima gloria di Millo) che cancellarono il ricordo d'Adua.

Costretta la Turchia a cedere con la minaccia di intensificare le operazioni, fu


firmata la pace a Losanna (18 ottobre 1912). La Tripolitania e la Cirenaica,
annesse fin dal 5 novembre 1911, passavano all'Italia, che prometteva di
restituire le isole dell'Egeo da essa occupate quando i Turchi avessero
sgombrato il territorio.

Sulle trattative di pace aveva influito la minaccia di complicazioni balcaniche.


La guerra che scoppiò poco dopo fra la Turchia e la quadruplice cristiana finì
col turbare l'equilibrio europeo che Triplice Alleanza e Triplice Intesa
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 681/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

mantenevano tanto faticosamente. Pericoli di nuove complicazioni si erano


affacciati anche dopo che l'Italia e l'Austria, dal loro stesso antagonismo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
costrette a procedere insieme, avevano vietato ai Serbi lo sbocco adriatico e
(/index.html)
dato vita a un effimero stato albanese (1914). E fin dal luglio 1913 l'Austria,
CATALOGO (/CATALOGO/)
timorosa della Serbia, aveva prospettato al governo italiano una guerra
preventiva contro l'inquieta vicina meridionale. Roma s'era opposta
dichiarando non sussistere il casus foederis, ma, pur di fronte a una così
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
pericolosa manifestazione e ad una situazione minacciosa, aveva trascurato di
provvedere all'esercito, che risentiva del logorio cui l'aveva sottoposto la guerra
libica. LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

La guerra mondiale. - Nella seconda metà di marzo del 1914 Giolitti lasciò il
potere ad Antonio Salandra, un conservatore illuminato, al quale, secondo i
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

più, doveva toccare breve vita ministeriale. Il suo predecessore sarebbe tornato
appena risolte le preoccupazioni internazionali, avviate a soluzione le difficoltà
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
economico-finanziarie derivate dalla guerra libica e sedata la rinnovata
inquietudine sociale, questioni tutte che non trovavano concorde la
maggioranza uscita dalle elezioni del 1913, nelle quali si era affermata una
prima esigua rappresentanza nazionalista. I gravi disordini di carattere
rivoluzionario e lo sciopero generale della settimana rossa (giugno 1914) misero
subito il nuovo ministero di fronte a quelle difficoltà che Giolitti aveva voluto
evitare ritirandosi, come altre volte aveva fatto. Il Salandra riuscì a ristabilire
l'ordine senza ricorrere a misure reazionarie e si accinse poi a riprendere il
consueto lavoro amministrativo e legislativo. Lo scoppio della guerra mondiale
sorprese l'Italia disorientata e inquieta. Mentre il socialismo chiedeva con il suo
organo ufficiale, l'Avanti!, la neutralità assoluta, i nazionalisti, in un primo
momento, reclamavano addirittura l'intervento a fianco degl'Imperi Centrali.
Ma il governo dichiarava la propria neutralità (2 agosto), che faceva
ufficiosamente interpretare come atto necessario alla difesa dei grandi interessi
italiani nell'Adriatico e nel Mediterraneo, lesi dalla guerra aggressiva dichiarata
dall'Austria alla Serbia. E in realtà, non informata della preordinata azione
austro-tedesca, che violava lo spirito e la lettera del patto della Triplice, l'Italia
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riacquistava la propria libertà d'azione di fronte all'alleanza, da tempo priva di


contenuto reale e messaISTITUTO
a dura (/ISTITUTO/)
prova da non 
amichevoli gesti dell'Austria
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

(atteggiamento nella guerra libica, decreti Hohenlohe del 1913 contro i


(/index.html)
regnicoli, intenzioni aggressive della sua casta militare, che durante la lotta
CATALOGO (/CATALOGO/)
dell'Italia contro la Turchia aveva concretato un progetto di attacco alle spalle).
L'impreparazione militare e l'inquietudine interna seguita ai moti del giugno,
insieme con il convincimento, che era allora in molti, della vittoria germanica
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
in una guerra breve e violenta, anche influirono sulla determinazione del
governo, che preferì dichiarare la neutralità, secondo l'interpretazione generica
del casus foederis offertaLIBRI
dal (/TRECCANILIBRI/)
trattato della Triplice, anziché rompere senz'altro
ARTE (/TRECCANIARTE/)

l'alleanza per la precisa violazione dell'art.1, che impegnava le alleate a uno


scambio preliminare di idee sulle questioni politico-economiche generali, e
dell'art. 7 che garantiva lo statuTRECCANI
quo balcanico e obbligava a reciproco avviso in
CULTURA (/CULTURA/)

caso di mutamento. Ma presto la dichiarazione della neutralità, che tanto


giovamento recò all'Intesa si rivelò insufficiente.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

L'Italia non poteva restare assente in un conflitto di giorno in giorno più vasto
e decisivo, dal quale tutto il problema dei rapporti europei veniva radicalmente
sconvolto. Tuttavia molti per considerazioni sentimentali o politiche (fedeltà
all'alleanza, suggestione della cultura e della forza germanica, avversione alla
democrazia francese o all'imperialismo inglese o all'assolutismo russo,
preoccupazioni per l'esercito non preparato, sfiducia nel popolo italiano,
incubo della sconfitta possibile) chiedevano il mantenimento della neutralità e
presagivano sciagure all'Italia se fosse entrata in guerra e incoraggiavano, più o
meno consapevolmente, la pavidità, lo spirito d'inerzia, il quietismo.
Conservatori e uomini di cultura, a cui s'aggiungevano clericali e nella loro
grande maggioranza i socialisti ortodossi, i neutralisti si trovarono presto di
fronte i fautori della guerra, gl'interventisti, anch'essi di provenienza politica
diversissima e favorevoli all'intervento a fianco dell'Intesa (nessuno più pensò
agl'Imperi Centrali) per ragioni diverse, spesso in contrasto. La simpatia per la
"sorella latina", "la lotta della civiltà contro la barbarie", l'avversione al
militarismo e all'imperialismo germanico, l'antitriplicismo erano i motivi dei
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 683/1196
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democratici delle varie tendenze, che credevano al mito dell'"ultima guerra",


mentre i liberali della tradizione del Risorgimento volevano il compimento
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
delle aspirazioni nazionali, la liberazione di Trento e Trieste, e i nazionalisti
(/index.html)
reclamavano l'affermazione della potenza italiana, l'espansione nell'Oriente, sui
CATALOGO (/CATALOGO/)
mari, nelle colonie, il riscatto d'Adua, la rivincita di Lissa. I letterati parlavano
della "guerra bella"; qualche avanguardia rumorosa la proclamava "sola igiene
del mondo" e qualche solitario repubblicano sognava possibili rivolgimenti di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
regime. Confusione grande, quindi, e tormento e disordinato ardore, che poco
giovavano a illuminare l'azione del governo. Verso la fine dell'anno ai gruppi
interventisti portava l'ardente energia della sua
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) azione
ARTE l'ex direttore dell'Avanti!,
(/TRECCANIARTE/)

Mussolini, uscito drammaticamente dalle file del partito socialista e fattosi


battagliero apostolo di guerra nel suo glorioso Popolo d'Italia (25 novembre). E
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
gli esuli di Trento e di Trieste, primo Cesare Battisti, facevano rivivere la
tradizione del Risorgimento.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Di fronte a questa minoranza, prevalentemente giovane e borghese, restavano
indifferenti o diffidenti grandi masse di popolo, incerti e dubbiosi i più degli
uomini politici più autorevoli. Alla prova di una così grande crisi la mancanza
di una consapevole classe dirigente appariva ed era gravissimo danno. Intuito
di individui e di gruppi, prevalere e prepotere di minoranze dovevano indicare
e imporre la via, nell'assenza di quella.

L'impossibilità di conservarsi neutrali fu presto evidente. "Nessun popolo,


sull'altare della fedeltà a un trattato, potrà mai sacrificare le ragioni della
propria esistenza" aveva già detto Bismarck. Se i governi di Vienna e di Berlino
erano da tempo convinti di non poter contare sull'intervento italiano in una
loro guerra per le ragioni già dette (v. guerra mondiale), e avevano in un primo
tempo ufficialmente giustificato l'atteggiamento italiano, tuttavia il
risentimento austro-germanico faceva presagire la volontà di punire l'alleata
per la sua defezione. E uomini politici e organi di stampa cercavano intanto di
influenzare l'opinione pubblica italiana in favore degl'Imperi Centrali, allo
stesso modo come l'Intesa cercava di fare nel suo interesse. Le offerte di questa
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non erano lasciate cadere dal ministro degli esteri Di San Giuliano, che
contemporaneamente prospettava 
all'Austria la tesi degli eventuali compensi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

per la sua azione, in base all'art. 7 della Triplice.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
L'azione diplomatica, condotta fino alla metà dell'ottobre 1914 dal Di San
Giuliano, fu continuata dal Sonnino sulla stessa base delle trattative con
l'Austria, poiché solo la loro dimostrata impossibilità avrebbe giustificato agli
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
occhi di tutti l'accordo con l'Intesa, al quale il Di San Giuliano aveva pensato
con idee chiare sul carattere della guerra, sulla necessità che l'Austria fosse
colpita dall'Italia e che LIBRI
una salda alleanza postbellica
(/TRECCANILIBRI/) fosse preparata già durante
ARTE (/TRECCANIARTE/)

la guerra. E quindi pur non trascurando gli approcci dell'Intesa, dapprima


essenzialmente il Sonnino attese all'azione verso l'Austria per i compensi. Le
passioni e i contrasti italiani resero più CULTURA
TRECCANI difficili le trattative, che si trascinarono
(/CULTURA/)

per tutto l'inverno 1914-15 senza che Vienna si rassegnasse all'idea di


rinunciare a territorî suoi proprî, prospettando la possibilità di compensi in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Albania, o accampando a sua volta pretese per l'occupazione italiana di Vallona
(dicembre 1914). Né il principe di Bülow, fatto accorrere da Berlino a Roma
per influire sulle trattative e impedire l'intervento, ottenne migliori risultati
per la tenace opposizione austriaca e per l'accrescersi delle correnti
interventiste italiane. Poiché l'Austria respingeva tenacemente le richieste
italiane di cessione del Trentino, della Venezia Giulia fino all'Isonzo (con
Gorizia e Gradisca), di alcune isole dell'Adriatico e della costituzione di Trieste
a città libera, il Sonnino fece presentare al governo di Londra il memorandum
sulle condizioni di un eventuale intervento a fianco dell'Intesa (4 marzo).
Impostate su base tipicamente irredentistica, le proposte italiane non tenevano
conto dell'importanza mondiale di una guerra in cui si stavano decidendo
destini di popoli e d'imperi. Collegate idealmente alla tradizione del
Risorgimento che si voleva conchiudere, non rispecchiavano le nuove e diverse
necessità della vita di una grande nazione: e l'accordo di Londra del 26 aprile
1915, che legherà l'Italia all'Intesa, se tutelerà fino a un certo punto gl'interessi
adriatici italiani (ma Fiume sarà esclusa per singolare incomprensione),
trascurerà o porrà in modo incerto e inefficace la rivendicazione di adeguati
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

vantaggi economici e coloniali. Gli errori d'impostazione commessi in buona


fede dai negoziatori italiani, che tra l'altro credettero alla brevità della 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
guerra e
diedero l'impressione di non volersi impegnare contro la Germania, offrirono
(/index.html)
buon giuoco alle resistenze di qualche alleato (la Francia per timore di Gibuti,
CATALOGO (/CATALOGO/)
la Russia a favore della Serbia).

Denunciato poco dopo dall'Italia il trattato della Triplice (3 maggio), tentarono


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
gl'Imperi Centrali di correre ai ripari con più larghe offerte (queste e le
precedenti viziate dalle condizioni sul tempo dell'esecuzione, ma più
gravemente dalla più tardi
LIBRI confessata insincerità)
(/TRECCANILIBRI/) ARTE e contemporaneamente il
(/TRECCANIARTE/)

neutralismo fece un ultimo e più poderoso sforzo, ricorrendo a torbide


manovre parlamentari e a deplorevoli intrighi con rappresentanti di Vienna e
di Berlino. D'Annunzio intanto lanciava
TRECCANI alla "sagra
CULTURA di Quarto" l'appello al
(/CULTURA/)

popolo per la guerra (5 maggio). Il gabinetto Salandra si dimise, ma il Giolitti, a


cui i fautori della neutralità guardavano come all'uomo che avrebbe potuto
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ottenere "parecchio" senza entrare in guerra, conosciuti gl'impegni che già
legavano l'Italia all'Intesa riconobbe impossibile mutar rotta. Richiamato al
ministero il Salandra in un'atmosfera di arroventata passione, il 20 maggio gli
vennero concessi dal parlamento con 407 voti contro 74 contrarî, in
maggioranza socialisti, i pieni poteri per il caso di guerra. E questa fu dichiarata
all'Austria il 23.

L'Italia entrava nella lotta in un momento difficile per l'Intesa e sulla fronte più
dura. Con l'eroismo dei suoi soldati, con il sacrificio di 680.000 vite dovette
supplire alle insufficienze dell'armamento e alla mancanza di una vera
tradizione militare. Né trovò sempre comprensione e riconoscimemo da parte
degli alleati, ai quali pure arrecò un contributo che fu decisivo per le sorti della
guerra, come non sospette testimonianze di alleati e di nemici hanno
riconosciuto (per le operazioni militari, v. Guerra mondiale). Per la vita
nazionale la partecipazione al grande conflitto fu di valore enorme: in questa
tragica prova, che non rivelò grandi capi né militari, né politici (al ministero
Salandra, caduto il 10 giugno 1916, successe quello Boselli e a questo il 30
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 686/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

ottobre 1917 quello Orlando), rifulsero in pieno le qualità salde del popolo
italiano, che nella lotta ISTITUTO
sanguinosa cementò finalmente la propria unità.
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Furono virtù di popolo sano quelle che permisero di reagire al rovescio
(/index.html)
dell'ottobre 1917. Due anni di lotte vittoriose non diedero, forse, la prova delle
CATALOGO (/CATALOGO/)
capacità mirabili della nazione italiana quanto l'indomani di quel doloroso
autunno. Allora la solidità morale e l'eroismo vero del popolo, tanto diverso
dalle stucchevoli esaltazioni giornalistiche, si rivelarono in pieno. Sulla linea del
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Piave morì la vecchia Italia delle incertezze, dei tentennamenti, delle pavide
transazioni e nacque un'Italia nuova e migliore, che tra qualche anno si sarebbe
affermata pienamente.LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Sconfitta essenzialmente militare quella di Caporetto - anche se elementi di


altra natura vi poterono avereTRECCANI
qualche CULTURA
influenza(/CULTURA/)
- sulla quale troppo si è
speculato dentro e fuori d'Italia; riscossa di tutto un popolo quella che,
capovolgendo la situazione, costringeva un anno dopo alla resa la secolare
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
avversaria del popolo italiano e determinava il crollo degl'Imperi Centrali
(battaglia difensiva del giugno, offensiva finale di Vittorio Veneto, ottobre
1918).

Impresa non meno dura della lotta, la pace. Faticose e ingrate le trattative tra
diffidenze e gelosie di alleati, incertezze e insufficienze di negoziatori italiani,
che il rigido dottrinarismo di Wilson esasperava, mentre in Italia l'indecisa
azione del governo e una certa naturale stanchezza dopo così dura prova
favorivano la formazione di correnti contrarie alla tenace resistenza che
sarebbe stata necessaria. Se il 10 settembre 1919 veniva firmato il trattato di
Saint-Germain, che assicurava all'Italia il confine del Brennero, estremamente
difficile e dolorosa riusciva la questione del confine orientale, ove la
rivendicazione della Dalmazia in base al patto di Londra s'intrecciava con quella
di Fiume. Qui l'Italia non aveva più di fronte la nemica della vigilia alla quale il
vincitore poteva imporre la sua legge, ma un'ambigua formazione recentissima,
la Iugoslavia. Protetto da Wilson, favorito più o meno direttamente dalla
Francia e dall'Inghilterra, agl'interessi delle quali giovavano le difficoltà italiane,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 687/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

il nuovo stato composto dei Serbi dall'Italia salvati nel 1916, dei Croati e degli
Sloveni fino all'ultimo in armi contro l'Italia stessa nelle file austriache,mirava
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ad annettersi territorî che tradizioni storiche, interessi vitali, aspirazioni


(/index.html)
nazionali e patti recenti assegnavano all'Italia.
CATALOGO (/CATALOGO/)

La diplomazia alleata e l'ostilità dell'"associato" americano favorivano la


cupidigia altrui, e l'opera dei rappresentanti italiani, in contrasto con diretti e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
indiretti interessi franco-inglesi, risentiva della infelice impostazione del patto
di Londra, che escludeva Fiume, città italianissima, assegnata allora alla
Croazia. Contro le richieste di Orlando e Sonnino,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Wilson oppose un suo
ARTE (/TRECCANIARTE/)

personale appello al popolo italiano, in cui negava ogni diritto dell'Italia sulla
Dalmazia. All'azione non corretta la delegazione italiana rispose abbandonando
la conferenza. Ma era questo un gesto sentimentale,
TRECCANI senza possibilità di
CULTURA (/CULTURA/)

successo in quel momento. Sonnino e Orlando ebbero applausi a Roma e un


voto favorevole in parlamento, ma dovettero tornare a Versailles, ove, nel
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
frattempo, si era decisa, senza l'Italia, la sorte dell'Asia Minore (v. guerra
mondiale).

Né gli ulteriori tentativi portavano a qualche risultato. Caduto il ministero


Orlando, gli succedeva quello Nitti (24 giugno 1919), ugualmente incapace di
risolvere la situazione e di far riconoscere l'ingiustizia della negata
soddisfazione italiana in confronto ai vantaggi assicuratisi dagli alleati in
Europa e fuori.

Nella tristezza e nella delusione della contesa diplomatica un episodio di audace


disobbedienza, che richiamava la tradizione garibaldina, affermò la protesta
italiana contro la minacciata ingiustizia. Alla testa di volontarî e di reparti
dell'esercito il 12 settembre 1919 Gabriele d'Annunzio mosse su Fiume (marcia
di Ronchi), la occupò e la tenne a sfida della diplomazia europea, delle minacce
straniere, dei pavidi consigli e delle spaurite deprecazioni dei governanti
italiani.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 688/1196
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L'audacia di D'Annunzio giovò, in fondo, anche alla causa della pace, ché
Italiani e Slavi cercarono e trovarono, almeno per il momento, un terreno
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
d'accordo. Il 12 novembre 1920, sotto il ministero Giolitti, fu firmato il trattato
(/index.html)
di Rapallo, che assegnava il confine delle Alpi Giulie, l'Istria e Zara all'Italia,
CATALOGO (/CATALOGO/)
lasciando alla Iugoslavia, abbandonata dall'America, la Dalmazia con le isole
adriatiche, meno Cherso e Lussin. Fiume veniva costituita a città autonoma
entro i confini dell'antico corpusSCUOLA
separatum. D'Annunzio insorse, ma invano,
(/TRECCANISCUOLA/)
contro il trattato che sacrificava la Dalmazia. Dolorosa violenza di Italiani
contro Italiani lo rese esecutivo la notte di Natale del 1920.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Anni torbidi e risurrezione nazionale. - Le ansie e le delusioni per le sfavorevoli


trattative di pace, il disagio materiale e il profondo turbamento morale
suscitato dalla guerra provocavano intanto una grave crisi interna. La guerra
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

non aveva recato i benefici sperati: i partiti e gli uomini che l'avevano avversata
ne trassero argomento alla loro propaganda. Tutti i risentimenti e tutte le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
passioni si scatenarono non infrenati dall'opera dei mutevoli governi. Miti
democratici e promesse demagogiche (e un po' tutte le parti inclinarono a
demagogia) quale quella della terra ai contadini, provocavano disordine,
indisciplina, violenza e prostravano le energie della nazione. Con il ministero
presieduto da F. S. Nitti (19 giugno 1919-9 giugno 1920) la situazione si
aggravava: la smobilitazione immediata dell'esercito creava difficoltà gravi alla
vita del paese; la divulgazione dei risultati dell'inchiesta per Caporetto,
l'amnistia ai disertori ferivano l'animo dei combattenti, l'adozione della
rappresentanza proporzionale mandava alla Camera 154 socialisti, tra i quali un
disertore, animati, forse, più che dalla fede in un programma costruttivo, dal
convincimento che l'ora del trionfo, della vendetta sui responsabili della guerra
fosse imminente. Un centinaio di rappresentanti del nuovo partito popolare,
sorto sui primi del 1919 con programma di democrazia cristiana (presto
dimenticato nell'inevitabile concorrenza con i socialisti all'accaparramento delle
masse) e frammenti di troppi e troppo diversi partiti disorientavano l'opinione
pubblica, timorosa di fronte al dilagare dell'estremismo e alla negazione dei
valori nazionali. E il governo, incapace di risolvere la situazione creatasi nella
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 689/1196
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politica estera, assillato dalle crescenti difficoltà economiche, cedeva


continuamente, partecipe del convincimento di molti che ormai l'esempio
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
russo dovesse fatalmente attuarsi anche in Italia. Una crisi di volontà rendeva
(/index.html)
più grave la crisi sociale. A Parigi e nella stessa Berlino i reduci dalle trincee
CATALOGO (/CATALOGO/)
erano passati sotto archi trionfali; i vincitori di Vittorio Veneto, invece, erano
stati mandati a casa in un grigiore di indifferenza. L'Italia, quasi fosse una
nazione vinta, pareva vogliosa di dimenticar presto i suoi morti.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Caduto il Nitti, tornò al potere, dopo tanto lunga parentesi e tanto ardore di
polemiche, il Giolitti, con
LIBRIun consenso quasi ARTE
(/TRECCANILIBRI/) generale, perché molti s'illusero
(/TRECCANIARTE/)

che la sua riconosciuta abilità potesse risolvere la situazione italiana. Ma ci


voleva altro che panacee parlamentari, e gli accorgimenti d'un tempo di quel
tattico consumato erano ora insufficienti. Il disfacimento
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)dell'autorità statale

non fu frenato, nell'illusione che la ventata bolscevizzante si esaurisse da sola e


che lo stato non dovesse intervenire tra le parti in contrasto, come già prima
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
della guerra nei più modesti conflitti fra capitale e lavoro. Qualche giovamento,
tuttavia, si otteneva, ché l'occupazione delle fabbriche da parte degli operai si
risolveva in un fallimento e faceva dubitare della capacità rivoluzionaria del
comunismo, e la liquidazione temporanea della questione adriatica a Rapallo
rappresentava un miglioramento, di fronte alla politica d'impotenza del
ministero precedente. L'azione finanziaria (il deficit si riduceva da 14 a 4
miliardi) migliorava le condizioni del paese. Ma le agitazioni interne non
cessavano. Un certo demagogismo legislativo ed economico (confisca dei
sovrapro itti di guerra, nominatività dei titoli, ecc.) turbava la necessaria ripresa
delle forze costruttive, la politica coloniale (in Libia l'Italia era stata quasi
ovunque ridotta al possesso delle località costiere dalla ribellione del 1915) dava
impressione di debolezza con l'inutile concessione di istituzioni parlamentari a
popolazioni non in grado di servirsene e la politica estera non appariva più
energica (l'abbandono dell'Albania feriva il prestigio della nazione e ne
comprometteva gl'interessi). Giusto, in fondo, il senso di un diminuito valore
del socialismo, e l'aspirazione a indebolire socialisti e popolari svalutandone i
programmi; ma dannoso il continuo cedere del governo di fronte al ricatto
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 690/1196
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materiale delle due parti. E la possibilità di un ritorno alla dittatura


parlamentare come nelISTITUTO
decennio 
della maggior fortuna di Giolitti diminuiva
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
di
fronte all'esasperarsi dei conflitti tra il rumoroso e prepotente figlio del
(/index.html)
socialismo, il comunismo, e la forza nuova della vita italiana, il fascismo,
CATALOGO (/CATALOGO/)
entrato in parlamento con le elezioni del 1921 (per la dottrina e lo sviluppo del
movimento fascista v. fascismo). Non miglior fortuna ebbe il ministero
Bonomi (4 luglio 1921-26 febbraio 1922) tra crescenti difficoltà di politica
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
estera (si ritirarono nel 1922 le truppe italiane dalla Valle del Meandro in
Anatolia), aggravato disagio economico (crollo della Banca italiana di sconto,
1921) e monetario. PiùLIBRI
gravi le condizioni della
(/TRECCANILIBRI/) politica
ARTE interna, specie dopo il
(/TRECCANIARTE/)

fallimento del concordato tra socialisti e fascisti (4 agosto 1921). Non bastavano
le solite generiche invocazioni, già usate dai precedenti ministeri, alla
imparzialità nei conflitti, alla repressione di ogni
TRECCANI CULTURA violenza da qualunque parte
(/CULTURA/)

provenisse: le formule cadevano nel vuoto, mancando la volontà, l'energia nei


governanti. E non bastava qualche gesto di carattere nazionale (visita dei
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
sovrani in Trentino, riconoscimento del 4 novembre come festa nazionale,
l'apoteosi del milite ignoto) a ravvivare nella nazione la coscienza della vittoria.

La caduta del ministero Bonomi diede vita alla fiacca vicenda del triplice
ministero Facta, debole e abulico di fronte al cozzo delle passioni. Sorto su una
vana speranza di concentrazione contro il fascismo, esso vide la catastrofe delle
forze antifasciste stroncate nella reazione allo "sciopero legalitario" dell'agosto
1922, e fu spazzato via dalla marcia su Roma (28 ottobre 1922).

E così il fascismo "grande mobilitazione di forze materiali e morali", al quale


avevano dato la loro fede combattenti, mutilati, legionarî fiumani, uomini di
cultura e proletarî, assumeva il governo. Quanto cammino aveva compiuto il
movimento sorto in quell'ormai lontano e inquieto marzo del 1919!

Alla riapertura delle Camere, Mussolini, duce del fascismo e capo del governo,
si presentava alla testa di un ministero che, apparentemente simile nella sua
composizione agli altri che lo avevano preceduto, era inconfondibilmente
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 691/1196
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diverso per lo spirito che lo animava, per il linguaggio che il suo capo parlava
(16 novembre). "Tutti iISTITUTO
problemi della vita italiana sono stati già risoltinella
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

carta: ma è mancata la volontà di tradurli nei fatti. Il governo rappresenta, oggi,


(/index.html)
questa ferma e decisa volontà". E accanto all'affermata reazione contro l'abulia
CATALOGO (/CATALOGO/)
della politica interna, l'accenno all'azione fuori dei confini: "Noi intendiamo di
seguire una politica di dignità e di utilità nazionale. Non possiamo permetterci
il lusso di una politica di altruismo insensato o di dedizione completa ai disegni
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
altrui". Quindi tutte le cure a risollevare la posizione dell'Italia "che non
soltanto per debolezza dei suoi governi ha perduto forti posizioni nell'Adriatico
e nel Mediterraneo, mentre si ripongono in discussione
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) taluni dei suoi diritti
ARTE (/TRECCANIARTE/)

fondamentali; dell'Italia che non ha avuto colonie, né materie prime ed è


schiacciata, letteralmente, dai debiti fatti per raggiungere la vittoria comune".
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

L'ardua fatica, sulla quale il Duce aveva invocato l'aiuto di Dio, s'iniziava.
Ordine, lavoro e disciplina venivano dati alla nazione turbata, s' "inquadrava" e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
si rafforzava lo stato, si dotava la rivoluzione di uno strumento armato, la
milizia, si ricostituivano le forze militari, si affrontava in pieno l'assillante
problema del riassestamento economico e finanziario. Sin dal primo tempo
venivano migliorati i servizî pubblici, specie il ferroviario, attuata una politica
marinara di vasto respiro, gettate le basi di un radicale riordinamento
scolastico, iniziato il risanamento della moneta, bandita (autunno 1925) la
vittoriosa battaglia del grano, che ha permesso l'affrancamento dai mercati
stranieri, cominciate e condotte a termine centinaia di iniziative in tutti i
campi, per le quali ci sarebbero voluti decennî sotto i passati regimi, accresciuta
la ricchezza nazionale con bonifiche grandiose e lavori pubblici, riconquistate le
colonie, mentre, più ardua impresa, il rinnovamento legislativo trasformava il
volto e l'organizzazione dello stato (v. fascismo; italia: Ordinamento).
Tramontata per sempre la concezione demoliberale, lo stato si è ordinato su
basi corporative. Tenaci le resistenze della vecchia mentalità e dei vecchi
partiti, usciti battuti nelle elezioni del 6 maggio 1924. E quando la violenza di
alcuni dissennati in un cupo episodio di passione partigiana soppresse un
deputato di opposizione, i rappresentanti di questa ne vollero far responsabile il
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fascismo e i suoi capi con una campagna di denigrazione senza esempio e senza
limiti. Ma la secessione dell'Aventino 
fu stroncata dal memorabile e decisivo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

discorso
(/index.html)
del Duce del 3 gennaio 1925 e, superata l'artificiosa questione morale,
il fascismo riprese il suo cammino vittorioso. E il popolo fu con lui, come
CATALOGO (/CATALOGO/)
attestarono le elezioni plebiscitarie del 1929 e il grandioso e pur controllato
accrescersi degl'iscritti al partito e alle sue organizzazioni (2.045.792 nel maggio
1933). La saldezza interna ha consentito all'Italia dopo l'avvento della
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
rivoluzione delle camicie nere una politica estera costruttiva e di largo respiro.
Politica di pace: "non però politica di suicidio". E quando nell'agosto 1923 fu
massacrata la missioneLIBRIitaliana in Albania, un'energica
(/TRECCANILIBRI/) azione politico-militare
ARTE (/TRECCANIARTE/)

ottenne le doverose riparazioni e servì di monito che l'era della remissività


italiana era finita (occupazione di Corfù). Poco dopo, nel gennaio 1924,
riaperte le trattative con la Iugoslavia, Fiume entrava a far parte del regno
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

d'Italia e la vicina orientale firmava un trattato di amicizia per cinque anni, che
non veniva rinnovato alla scadenza, ma che attestava la volontà italiana di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
seguire una politica estera ispirata a un sincero desiderio di pace e al
superamento di vecchi attriti e di passate inimicizie. Fin dal primo momento il
Duce poteva affermare che l'azione internazionale italiana, lungi da vane e
torbide aspirazioni all'avventura imperialistica, era ispirata da criterî di utilità
nazionale, di rispetto ai trattati, di "equa chiarificazione della posizione
dell'Italia nell'Intesa". E questa idea guidò tutte le relazioni estere del fascismo,
intese a tutelare con opportuni trattati gl'interessi italiani e a consolidare la
pace in Europa. Quindi accordi con la Romania; con la Grecia, con la Bulgaria,
con la Turchia, a garantire l'espansione italiana nel Levante, quindi patti di
Tirana con l'Albania a tutela di questa contro prossime ingordigie e a difesa
dell'influenza italiana compromessa dall'inconsulto abbandono del 1920,
relazioni con l'Ungheria sempre più salde, aiuti all'Austria, buoni e utili
rapporti con la Russia, con la Germania, con la Spagna, mentre la sistemazione
dei debiti di guerra con l'America e l'Inghilterra (1925-1926) assicurava all'Italia
non inutili simpatie d'oltre Oceano e d'oltre manica. La riconfermata amicizia
inglese consentiva di ottenere dal governo di Londra l'Oltre Giuba
(convenzione di Londra 15 luglio 1924), che completava i possedimenti italiani
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della Somalia e favoriva l'accordo con l'Egitto per la cessione dell'oasi di


Giarabub (6 dicembre 1923). Altro accordo notevole per le colonie italiane
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  era
quello che consacrava la definitiva cessione del Dodecaneso da parte della
(/index.html)
Turchia (Losanna, 24 luglio 1923). Di fronte alla Società delle Nazioni l'Italia,
CATALOGO (/CATALOGO/)
non più a rimorchio della politica di questa o di quella potenza, pur senza
lasciarsi sedurre da certo dottrinarismo che spesso fa da comodo paravento a
più o meno confessati interessi,SCUOLA
ha cercato di favorire tutte le proposte tendenti
(/TRECCANISCUOLA/)
a un superamento della mentalità di guerra (patto di Locarno del 1925, tregua
degli armamenti, patto di Roma tra le quattro maggiori potenze europee del 7
giugno 1933), ad assicurare la pace, a rendereARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) fattivo l'accordo tra le grandi
(/TRECCANIARTE/)

potenze nel campo politico ed economico, a eliminare le ingiustizie palesi dei


cosiddetti trattati di pace. Lo spirito della politica italiana è caratterizzato
dall'articolo del Duce del 23 maggio
TRECCANI1933: il popolo
CULTURA italiano "da lungo tempo
(/CULTURA/)

non considera più nemici, e nemmeno ex-nemici, i popoli contro i quali


combatté: li considera amici e pratica con essi una politica di pace, di giustizia,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di collaborazione". E il superamento della questione romana, fonte di così grave
disagio alla nazione, ha anche in questo speciale campo riaffermata la volontà di
concordia, di pace del fascismo (11 febbraio 1929). Grande nazione che ha nella
guerra consolidato la sua unità morale e nella rivoluzione costruttiva del
fascismo ha ritemprato le sue forze, l'Italia guarda serena al suo avvenire. Forte
del suo diritto, orgogliosa del suo passato, rinnovata nel suo spirito, compatta
come non mai, non minaccia e non teme. I grandi problemi che le generazioni
precedenti le hanno lasciato richiedono l'opera indefessa dei suoi figli: i borghi
sorti sui luoghi che la bonifica ha strappati alla palude e alla malaria sono il
segno delle sue nuove vittorie.

Fonti.

La ricerca e pubblicazione sistematica delle fonti s'inizia propriamente solo con


il sec. XVIII che in Italia, come nelle altre grandi nazioni europee, è un periodo
di enorme lavoro, criticamente non sempre sicurissimo, ma tale, comunque, da
assicurare nuove e più salde basi agli studî storici. Su tutti emerge allora L. A.
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Muratori, al quale si deve soprattutto la grande raccolta delle fonti narrative del
Medioevo: i Rerum Italicarum 
Scriptores (voll. 28 in 25 tomi, Milano 1723-51).
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Ma solo col sec. XIX sorgono istituti storici, con lo scopo specifico e preciso di
(/index.html)
raccogliere i documenti "per la compilazione di una storia sincera ed esatta".
CATALOGO (/CATALOGO/)
Prima fra tutte fu la R. Deputazione sovra gli studi di storia patria per le antiche
provincie (dal 1860 e per la Lombardia) già istituita nel 1799, poi disciolta, e
definitivamente costituita dal governo sardo nel 1833, la quale iniziava nel 1836
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

la collezione Historiae Patriae Monumenta. Per iniziativa privata, invece, usciva a


Firenze, nel 1842, l'Archivio storico italiano, che per parecchi anni fu soprattutto
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
destinato alla pubblicazione di documenti e cronache, mentre gli studî critici
apparivano in Appendici. Poi, nel '54, si costituì la Società editrice degli statuti, dei
che nel 1860
diplomi, delle cronache di Parma,TRECCANI si trasformava
CULTURA (/CULTURA/) in R. Deputazione di

storia per le provincie parmensi; nel 1857 la Società ligure per gli studi di storia
patria; dopo il 1860 le RR. Deputazioni per le provincie modenesi, per la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Romagna, per la Toscana e l'Umbria, per la Venezia, a cui si aggiunsero società
storiche per iniziativa privata: la Società storica lombarda nel 1874, la Società
napoletana di storia patria e la Società romana di storia patria entrambe nel 1876, e
molte altre, fra cui, nel 1895, la Società storica subalpina e nel 1901 la Società
pavese di storia patria.

Infine, nel 1883, veniva fondato a Roma l'Istituto storico italiano, il massimo
fra gl'istituti che attendono attualmente alla pubblicazione di fonti.

Raccolte di fonti. - a) Medioevo. - La massima raccolta italiana di fonti narrative


per la storia del Medioevo è ancora costituita dai Rerum Italicarum Scriptores, di
cui, dal 1900, vien pubblicata una nuova edizione, riveduta e ampliata, che
comprende gli storici italiani dal sec. V al 1500 (per iniziativa di G. Carducci e
V. Fiorini; ora sotto la direzione dell'Istituto storico italiano). Ne sono usciti,
finora, 249 fascicoli (Città di Castello 1900-1916; Bologna 1916 segg.).

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 695/1196
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Ma indispensabili sono pure: Monumenta Germaniae Historica, sezioni: Scriptores,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Scriptores antiquissimi e Scriptores rerum langobardicarum et italicarum saec. VI-IX,
Hannover
(/index.html) 1826 segg. (parecchi testi, p. es., Liutprando da Cremona, anche
negli Scriptores Rerum Germanicarum in usum scholarum, Hannover 1840 segg.).
CATALOGO (/CATALOGO/)

Inoltre, per gli scrittori ecclesiastici, J.-P. Migne, Patrologia Latina (voll. 221,
Parigi 1844-64).
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Meno estesa, per ora, ma non meno importante per il valore dei testi editi ed
eccellente, poi, in genere, per il rigore critico dell'edizione, è la raccolta
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
dell'Istituto storico italiano: Fonti della storia d'Italia (Roma 1890 segg.),
costituita in prevalenza da fonti narrative.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Altri testi (o, anche, altre edizioni di testi che si trovano pure in qualcuna delle
suddette raccolte) negli Historiae Patriae Monumenta (Torino 1836-1884), nei
et Placentinam pertinentia (Parma
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Monumenta historica ad provincia Parmensem
1856-69), nei Monumenti storici delle Deputazioni veneta, per la Romagna, per
le provincie modenesi, della Società napoletana di storia patria.

Per le fonti documentarie, oltre ai Monumenta Germaniae Historica, sezioni:


Leges, Diplomata, Epistolae; alle Fonti della storia d'Italia dell'Ist. storico ital. (in cui
alcune edizioni, come quella dei Diplomi dei re d'Italia di L. Schiaparelli,
rappresentano un modello di sagacia critica) e alla raccolta di Monumenti
suddetta, assai importante la Biblioteca della Società storica subalpina (Torino
1899 segg., finora voll. 119, in massima parte costituita da edizioni di cartarî,
statuti, ecc.); i Documenti di storia italianu, pubbl. dalla Dep. di storia patria per
la Toscana (Firenze 1867 segg.) e i Documenti degli archivi toscani, pubbl. dalla
Soprintendenza degli archivi toscani (Lucca 1863-93); i Documenti e monogra ie
per la storia di Terra di Bari, pubbl. dalla Commissione provinciale di
archeologia e belle arti (Bari 1900 segg.); i Regesta Chartarum Italiae, pubbl.
dall'Ist. storico italiano e dal Preuss. Histor. Institut, Roma 1907.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 696/1196
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Indispensabili sono, per la storia politica, J. F. Böhmer e altri, Regesta imperii,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
voll. 6, Innsbruck 1880 segg.; gli Acta imperii selecta, ed. da J. F. Böhmer,
Innsbruck
(/index.html) 1877; gli Acta imperii inedita, ed. da E. Winckelmann, voll. 2,

Innsbruck 1880-85; K. F. Stumpf-Brentano, Die Reichskanzler vornehmlich des X.,


CATALOGO (/CATALOGO/)

XI. u. XII. Jahrh., voll. 2 e appendice, Innsbruck 1865-83.

SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Per la storia politico-religiosa P. Jaffè e S. Loewenfeld, Regesta ponti icum
romanorum (fino al 1198), 2ª ed., voll. 2, Lipsia 1885-88; A. Potthast, Regesta
(dal 1198
ponti icum romanorum LIBRI al 1304), voll.ARTE
(/TRECCANILIBRI/) 2, Berlino 1874-75, e
(/TRECCANIARTE/)

specialmente P. F. Kehr, Regesta ponti icum romanorum (fino al 1198), I, Italia


ponti icia, voll. 6, Berlino 1906 segg.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Tra le pubbl. di fonti, non comprese nelle grandi collezioni su citate, si


rammentano per la loro importanza: il Codice diplomatico longobardo, ed. da C.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Troya, voll. 6, Napoli 1845-55 (l'indice nel 1859: un nuovo Codice dipl.
longobardo viene ora preparato da L. Schiaparelli, in Fonti dell'ist. stor. ital.; editi i
voll. I e II, Roma 1931-33); il Codex diplomaticus dominii tem oralis Sanctae Sedis,
ed. da A. Theineri voll. 3, Roma 1861-62; il Codex diplom. Italiae, ed. da J. C.
Lünig, voll. 4, Francoforte s. M. e Lipsia 1725-35; il Corps universel diplomatique
du droit des gens, ed. da J. Du Mont (per i trattati politici, dall'800 al 1731), voll.
8, Amsterdam-L'Aia 1726-31; i Foedera (1101-1654), ed. da T. Rymer, voll. 2,
Londra 1704-35. Assai importante la coll., promossa dalla R. Accademia dei
Lincei, degli Atti delle assemblee costituzionali italiane dal Medioevo al 1831 (divisa
in Parlamento siciliano, Parl. Friulano, Parl. sabaudo, Ass. Rep. Cisalpina, Sedute
municipal. di Venezia, Consigli Rep. Fiorentina, Bologna 1924 segg.); anche il
Corpus statutorum italicorum, diretto da P. Sella; Roma 1912 segg.

Per la Sicilia araba la Biblioteca Arabo-Sicula, ed. da M. Amari, 2ª ed., voll. 2,


Torino-Roma 1881-82 (append., 1889).
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 697/1196
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b) Età Moderna. - Meno sistematica è stata finora la ricerca delle fonti


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
nell'ambito della storia moderna. Le grandi raccolte su nominate si limitano
quasi tutte al Medioevo: per l'età più recente, la pubbl. dei documenti è
(/index.html)
maggiormente limitata a singole opere di singoli studiosi.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Tra le più importanti raccolte sono, per i secoli XVI e XVII, le Relazioni degli
ambasciatori veneti al Senato durante il sec.
SCUOLA XVI, a cura di E. Albèri, in 3 serie,
(/TRECCANISCUOLA/)

Venezia 1839-63 (in corso una nuova ed. a cura di A. Segarizzi, finora voll. 4,
Bari 1912-16, che comprendono le rel. su Ferrara, Mantova e Monferrato,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Milano e Urbino, Firenze) e per il XVII da N. Barozzi e G. Berchet, voll. 11,
Venezia 1856-78; e, per il periodo 1496-1533, i Diari di Marino Sanuto, ed. da
N. Bonazzi, G. Berchet, R. Fulin, F. Stefani, M. Allegri, voll. 58, Venezia 1879-
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
1902.

Allato di queste, alcune importanti raccolte(/EMPORIUM/)


ACQUISTA straniere: specialmente i Calendar
State Papers relating to English u fairs existing in the archives and bibliotheques of
Venice , a cura di R. Brown e A. B. Hind, finora voll. 33 (fino al 1661), Londra
1864 segg. (per la prima metà del sec. XVI, anche il Calendar of Letters and State
Papers. Spanish, a cura di W. A. Bergenroth, P. De Gayangos, A. S. Hume,
finora voll. 11, fino al 1553, Londra 1862-1917); le Négociations de la France avec
la Toscane (fine sec. XV-sec. XVI), pubbl. da G. Canestrini e A. Desjardins, in
Collection des docum. inédits sur l'histoire de France, voll. 3, Parigi 1836-1869. Dal
1648 in poi, molto importante il Recueil des instructions données aux ambassadeurs
de France depuis les traités de Westphalie, Parigi 1884 segg. (per l'Italia specie i
voll. VI, XVII e XX [Roma]; X [Napoli e Parma]; XIV e XV [Savoia e
Mantova]; XIX [Firenze, Modena e Genova]).

Inoltre le Cronache e docum. per la storia dell'Ítalia merid. dei secoli XVÍ e XVII, a
cura della Soc. napol. di storia patria, Napoli 1930 segg. (finora usciti D.
Confuorto, I giornali di Napoli dal 1679 al 1699, a cura di N. Nicolini, voll. 2; I.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 698/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Fruidoro, Successi del governo del conte di Oñate, a cura di A. Parente; A. Bulifon,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Giornali, a cura di N. Cortese, I; I. Fruidoro, Diario di Napoli dal 1660 al 1680, a
cura di F. Schlitzer, I.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Per il sec. XVIII importanti l'Epistolario di L. A. Muratori, a cura di M. Campori,
voll. 14, Modena 1901-1922; A. e P. Verri, Carteggio dal 176o al 1797, a cura di F.
Novati, E. Greppi, A. Giulini, finora voll. 7, Milano 1900-31.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Per il Risorgimento, soprattutto i Carteggi del conte di Cavour, che vengono


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
pubblicati da apposita commissione; finora usciti: 1ª serie, Carteggio Cavour-
Nigra: Plombières; La campagna dipl. e mil. del 1859; La cessione di Nizza e Savoia;
Parigi (voll.
TRECCANIdiCULTURA
La liberaz. del Mezzogiorno; Il congresso 5); 3ª serie, Carteggi
(/CULTURA/)

speciali: La questione romana (carteggio Pantaleoni-Vimercati, voll. 2); Carteggio


Cavour-D'Azeglio, Bologna 1926-1933; ed. nazion. degli Scritti di G. Mazzini
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
(finora voll. 64, Imola 1906 segg.) e degli Scritti di G. Garibaldi (finora voll. 3,
Roma 1932-33).

Meritano inoltre speciale menzione, per la loro importanza generale, i Discorsi


parlamentari del conte di Cavour, voll. 11, Torino 1863-72 (nuova ed., a cura di
A. Omodeo, I, Firenze 1932); le Lettere edite e inedite del conte di Cavour, a cura di
L. Chiala, voll. 6, Torino 1882-87; le Lettere e documenti di B. Ricasoli, pubbl. da
M. Tabarrini e A. Gotti, voll. 10, Firenze 1887-1896. Importante anche
l'Epistolario di Gioberti, voll. 6, Firenze 1927-1931 (continua la pubbl.); il
Carteggio tra Marco Minghetti e Giuseppe Pasolini (1846-1859), a cura di G.
Pasolini, voll. 4, Torino 1924-30; il Diario 1858-60 sull'azione politica di Cavour, di
G. Massari, Bologna 1931; l'Epistolario di L. C. Farini, a cura di L. Rava, voll. 3,
Bologna 1911-1914; e, per lo stato d'animo dei patrioti, A. Malvezzi, Il

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 699/1196
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Risorgimento italiano in un carteggio di patrioti lombardi (1820-1860), Milano


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
1924. Inoltre gli atti di Le assemblee del risorgimento, pubbl. dalla Camera dei
deputati,
(/index.html) voll. 15, Roma 1911.

CATALOGO (/CATALOGO/)
Per il periodo dopo l'unificazione, v. soprattutto: F. Crispi, Scritti e discorsi
politici (1849-90), Roma 1890; id., Carteggi politici inediti (1860-1900), Roma
1912; id., Prima guerra d'Africa, SCUOLA
Milano(/TRECCANISCUOLA/)
1914; id., Politica interna. Diario e
documenti, Milano 1924; id., Questioni internazionali, Milano 1927; id., Politica
estera: Memorie e documenti, Milano 1929, pubbl. da T. Palamenghi-Crispi; G.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Giolitti, Memorie della mia vita, voll. 2, Milano 1922; A. Salandra, I discorsi della
guerra, La neutralità (1914), L'intervento (1915), Milano 1922-1930; B. Mussolini,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Discorsi della rivoluzione, 5ª ed., Milano 1928; id., Discorsi dal banco di deputato,
Milano 1928; id., La nuova politica dell'Italia, a cura di A. Giannini, 5ª ed.,
Milano 1928, voll. 3; id., Discorsi del 1926, 1927, 1928, 1929, 1930, voll. 6,
1925...,(/EMPORIUM/)
ACQUISTA

Milano 1926-31; id., Discorsi al Parlamento; gli accordi del Laterano, 2ª ed., Roma
1929; id., Dottrina del fascismo, Milano 1932.

V. inoltre la serie degli Atti Parlamentari (cfr. Catalogo gen. delle pubblicazioni
dello Stato, Roma 1924-31); e i Trattati e convenzioni fra il Regno d'Italia e gli altri
Stati, a cura del Ministero degli affari esteri, voll. 30 (fino al dicembre 1923),
Roma 1931.

Principali archivi e biblioteche. - Nonostante l'enorme lavoro compiuto,


un'immensa congerie di materiale, specialmente documentario, giace ancora
inedita negli archivî, pubblici e privati, e nelle biblioteche. Fra i primi, hanno
particolare importanza gli Archivî di Stato di Torino (specie per l'età moderna,
dal '500 in poi); di Milano (specialmente per il Rinascimento), di Mantova
(specialmente l'Archivio Gonzaga, importantissimo per i secoli XIV-XVII), di
Venezia, di Modena (specialmente l'Archivio Estense; importantissimo per i

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

secoli XV-XVII), di Parma (specialmente per le carte tarnesiane), di Genova, di


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Firenze, di Lucca, di Napoli (specialmente per il periodo angioino-aragonese e
per il periodo 1736-1860). Per il periodo più recente, dal 1861 in poi, centro
(/index.html)
massimo è l'Archivio di stato e l'Archivio del Regno, a Roma.
CATALOGO (/CATALOGO/)

D'importanza eccezionale è poi, per tutta la storia italiana, l'Archivio segreto


vaticano. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Importanti anche sono molti archivî privati, tra essi l'arch. Caetani a Roma,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
l'arch. Guicciardini a Firenze, l'arch. Balbo a Torino, l'arch. Ricasoli a Brolio
(Siena).
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Per il periodo del Risorgimento, assai importanti i fondi raccolti nelle
Biblioteche e Musei del Risorg. di Roma, Milano, Torino, Genova.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Tra gli archivî stranieri hanno importanza fondamentale per la storia italiana
l'Archivo de la corona de Aragon, a Barcellona (per il Rinascimento); l'Archivo
General de Simancas (Spagna), per il '500 e '600; le Archives Nationales di Parigi,
dal '500 in poi; il Haus-, Hof- u. Staatsarchiv di Vienna per i secoli XVIII e XIX; il
Record O ice di Londra per i secoli XVIII e XIX.

Tra le biblioteche particolarmente ricche di materiale, in Italia, la Biblioteca


Reale e la Bibl. Civica, a Torino; la Bibl. Ambrosiana e la Bibl. Trivulziana a
Milano; la Marciana a Venezia; la Bibl. Nazionale, la Riccardiana e, per la storia
della cultura, la Laurenziana a Firenze; la Bibl. Vaticana e la Bibl. Angelica a
Roma. All'estero, la Bibliothèque Nationale a Parigi; il British Museum a Londra; la
Bibl. Palatina a Vienna.

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Guide e sussidî alla ricerca. - Per le fonti narrative medievali, v. A. Potthast,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Bibliotheca hhtorica Medii Aevi, 2a ed., voll. 2, Berlino 1896, e U. Balzani, Le
(/index.html)italiane nel Medioevo, 3ª ed., Milano 1909. Un elenco delle fonti fino al
cronache
1022 è l'Indice provvis. d. spogli it. p. latino dell'Alto Medioevo, in
il Dizion.(/CATALOGO/)
CATALOGO

Archivium latinitatis Medii Aevi, Parigi 1932.

SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Per le fonti documentarie, v. gli Archivi della storia d'Italia, serie 1ª a cura di G.
Mazzatinti, voll. 5, Rocca S. Casciano 1897-1907; serie 2ª a cura di G. Degli
Azzi, voll. 4, ivi 1910-15; è ora iniziata, sotto la direzione di L. Schiaparelli, una
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Guida storica e bibliogra ica degli archivi e delle biblioteche d'Italia (finora pubbl. la
parte 1ª del vol. I, Provincia di Firenze. Prato, a cura di R. Piattoli, Roma 1932,
ed. dall'Istituto storico italiano). Inoltre gl'Inventari dei manoscritti delle biblioteche
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

d'Italia a cura di G. Mazzatinti e A. Sorbelli, Forlì e Firenze 1890 segg. (finora


voll. 54). V. anche gl'Indici e Cataloghi delle biblioteche d'Italia, a cura del
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Ministero della pubbl. istruzione, Roma 1884-1896, voll. 16.

Esistono poi buoni e talora ottimi inventarî e regesti di archivî singoli:


eccellenti l'Archivio Gonzaga di Mantova, a cura di P. Torelli e A. Luzio, voll. 2,
Ostiglia 1920-21; gl'Inventari e regesti del R. Archivio di stato di Milano (I, 1, I
registri Viscontei, a cura di C. Manaresi, Milano 1915; I, 2, Gli atti cavallereschi
viscontei, a cura di G. Vittani, voll. 2, Milano 1920-29); gl'Inventari e regesti
dell'Archivio civico di Milano, I, I registri dell'U icio provvisione e dell'U icio dei
sindaci sotto la dominazione viscontea, a cura di C. Santoro, I, Milano 1932. V.
anche l'Inventario cronologico sistematico dei registri angioini conservati nell'Arch. di
stato di Napoli, a cura di B. Capasso, Napoli 1894; l'Inventario del R. Archivio di
stato di Lucca, a cura di S. Bongi, voll. 4, Lucca 1871-88; l'Inventario del R. Arch. di
stato di Cagliari, a cura di L. Lippi, Cagliari 1902; l'Inventario sommario dell'Arch.
di stato di Firenze, Firenze 1903; l'Inventario del R. Arch. di stato in Siena, a cura di
A. Lizini e G. Mengozzi, voll. 2, Siena 1899-1915 e cfr. A. Lisini, Inventario delle
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

pergamene conservate nel diplomatico (dell'arch. di Siena) dal 736 al 1250, in Boll.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
stor. senese, XIII-XVII (1906-10); l'Inventario e spoglio dei registri della tesoreria
(/index.html) di Perugia e dell'Umbria del R. Arch. di stato di Roma, a cura di L. Fumi,
apostolica
Perugia 1901; l'Inventaire des archives Farnésiennes
CATALOGO de Naples, di A. Cauchie e L. v.
(/CATALOGO/)

der Essen, Bruxelles 1911; l'Inventaire des archives Farnésiennes de Parme, di L. v.


der Essen, Bruxelles 1913 (anche S. Fermi, Le carte farnesiane dell'Archivio di stato
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
di Napoli, in Boll. storico piacentino, 1927); D. G. Drei, Gli archivi farnesiani. Loro
formazione e vicende, Parma 1930.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Per il materiale interessante l'Italia e giacente negli archivî e bibl. di altri paesi,
v. l'Inventario dti manoscritti italiani delle bibliotecht di Francia, a cura di G.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Mazzatinti, voll. 3, Roma 1886-88; I. Carini, Gli archivi e le biblioteche di Spagna
in rapporto alla storia d'Italia in generale e di Sicilia in particolare, voll. 2, Palermo
1884-87 (anche E. Dupré Theseider, Note sopra
ACQUISTA alcuni archivi di Spagna in ordine
(/EMPORIUM/)

alla storia d'Italia, in Archivi e biblioteche d'Italia, I, 1927); J. Ruggeri, Manoscritti


italiani nella bibl. dell'Escuriale, in La Biblio ilia, XXXII (1930); G. Gallavresi,
Fonti inglesi per la storia del Risorgimento, in Atti del XXV congresso della Soc.
nazionale del Risorgimento, Roma 1932; P. Pedrotti, Circa alcuni documenti
esistenti nell'Archivio di stato di Vienna che si riferiscono al periodo della
restaurazione in Italia, in Atti Soc. ital. progresso delle scienze, 19ª riunione, Roma
1931; id., Fonti parigine per la storia del dominio napoleonico in Italia, in Atti del
XXV Congresso della Soc. naz. del Risorg., cit.

Per un primo orientamento, v. le guide bibliogr. di P. Egidi, La storia medievale,


Roma 1922, e di F. Lemmi, Il Risorgimento, Roma 1926.

In particolare v. B. Capasso, Le fonti della storia delle provincie napoletane dal 568
al 1500, 2ª ed., Napoli 1902.

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BIBLIOGRAFIA.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Il primo capitolo di questa bibliografia comprende opere di carattere generale.
(/index.html)
Nei capitoli seguenti i varî scritti sono disposti secondo le grandi divisioni
CATALOGO (/CATALOGO/)
cronologiche.

Opere di carattere generale. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

1. Storia politica. - Manca tuttora una moderna trattazione d'insieme sulla


storia d'Italia, che risponda ai risultati delle indagini
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) particolari dell'ultimo
ARTE (/TRECCANIARTE/)

quarantennio di studî storici: nel quale periodo, se si è molto e bene operato nel
ricostruire tanta parte della nostra storia (specialmente l'età dei comuni e l'età
del Risorgimento), è invece mancataTRECCANIlaCULTURA
ricostruzione totalitaria. Occorre quindi
(/CULTURA/)

rifarsi ai vecchi, ma sempre utili e assai spesso ricchi di osservazioni acute e


profonde, Annali d'Italia di L. A. Muratori, Milano 1744-49, voll. 12, continuati,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ma con minore sagacia, da A. Coppi, Annali d'Italia dal 1750 al 1861, Lucca 1848-
67, voll. 16; da I. Ghiron, per il 1861-1870, Milano 1888-1890, voll. 3 e da P.
Vigo, Storia degli ultimi trent'anni del secolo XIX, voll. 7, Milano 1908-15; a C.
Denina, Delle rivoluzioni d'Italia, Torino 1769-70, voll. 3; al vigoroso Sommario
della storia d'Italia, di C. Balbo, nuova ed., a cura di F. Nicolini, Bari 1913-14,
voll. 2 (altra ed., continuata per il periodo dal 1849 in poi da A. Solmi, Milano
1927).

Un posto a parte occupano G. Ferrari, Histoire des révolutions d'Italie, Parigi


1858, voll. 4 (trad. ital. accresciuta, voll. 3, Milano 1870-73), e specialmente A.
Oriani, La lotta politica in Italia, 1ª ed., Torino 1892 (ultima in Opera omnia, IX-
XI, Bologna 1925, voll. 3) che, mosso sulle orme del Ferrari, scrisse un'opera
ricca d'intuizioni felici e talora geniali, animata da robusto pensiero, di forte
efficacia rappresentativa, ma, per quanto concerne il periodo anteriore al
Risorgimento, troppo scarsamente fondata su conoscenza precisa ed esatta delle

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 704/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

vicende, troppo intesa a tratteggiare drammaticamente, per via di nette antitesi,


il corso della storia italiana. 
Resta, comunque, l'opera più viva sulla storia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

italiana.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Mediocri sono la Storia degli Italiani di C. Cantù, voll. 4, 4ª ed., Torino 1893-96,
e la Storia d'Italia di P. Balan, voll. 7, Modena 1875-90 (migliore la 2ª ed. a cura
di R. Maiocchi, voll. 11, Modena 1894-99).
SCUOLA Quanto alla Storia d'Italia scritta da
(/TRECCANISCUOLA/)

una società di professori, ed edita da F. Vallardi (Milano 1897, segg., voll. 10),
essa alterna a volumi ottimi (come G. Romano su Le dominazioni barbariche)
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
volumi mediocri (come F. Gianani su I comuni): in genere è utile strumento
d'informazione, ma non più.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Alcune fra le considerazioni più fruttuose e profonde sulle vicende italiane si
trovano invece in opere non di narrazione continuata: per es., negli scritti di C.
Cattaneo, specialmente La città considerata
ACQUISTA come principio ideale delle istorie
(/EMPORIUM/)

italiane, n. ed., Firenze 1931 (v. anche del Cattaneo gli Scritti scelti, Milano
1923); negli scritti recenti di G. Volpe, raccolti in Medioevo italiano, Firenze
1923 e Momenti di storia italiana, Firenze 1925 e di B. Croce, Storia del regno di
Napoli, Bari 1925, e Storia dell'età barocca, Bari 1929. Alcune delle pagine più
belle, specialmente sul Rinascimento, nella Storia della letteratura italiana di F.
De Sanctis, voll. 2, Bari 1913.

Sull'"unità" della storia italiana, cfr. A. Solmi, L'unità fondamentale della storia
d'Italia, Pavia 1926; G. B. Picotti, Romanità e italianità nella storia d'Italia, in
Annali d. Univ. toscane, XI (1926); B. Barbadoro, La genesi del problema nazionale
italiano, in Civiltà moderna, II (1930).

Sui rapporti fra l'Italia e le altre nazioni, rapido sguardo d'insieme in G. Volpe,
Italia ed Europa, in Momenti di storia it., cit. Importante pure P. Silva, Il
Mediterraneo dalla unità di Roma alla unità d'Italia, 2ª ed., Milano 1933; P. Herre,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 705/1196
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Weltgeschichte am Mittelmeer, Stoccarda 1930.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
2. Opere generali sulla storia di singole città, regioni e stati. - Si ricordano qui
(/index.html)
solo le storie di città e regioni di particolare importanza per la storia nazionale;
CATALOGO (/CATALOGO/)
per le altre, v. i singoli articoli.

Stati sabaudi. - E. Ricotti, Storia SCUOLA


della monarchia piemontese, voll. 6, Firenze 1861-
(/TRECCANISCUOLA/)

69 e anche, per il periodo più recente, N. Bianchi, Storia della monarchia


piemontese dal 1773 al 1861, voll. 4, Torino 1877-85; L. Cibrario, Origini e
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
progresso delle istituzioni della monarchia di Savoia, 2ª ed., voll. 2, Firenze 1869; D.
Carutti, Storia della diplomazia della Corte di Savoia dal 1494 al 1773, voll. 4,
Torino 1875-80; G. Volpe, Italia e Savoia,
TRECCANI in Momenti
CULTURA di storia it., cit.
(/CULTURA/)

Milano e Lombardia. - G. Giulini, Memorie spettanti alla storia della città e della
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
campagna di Milano, voll. 9, Milano 1760-1775 (sino al 1447, 2ª ed., a cura di M.
Fabi, Milano 1854-57, voll. 7, con aggiunta di una parte inedita sino al 1481); P.
Verri, Storia di Milano, nuova ed., a cura di P. Custodi, voll. 4, Milano 1824-25;
id., ...continuata sino al 1848 da E. De Magni e A. Lissoni, voll. 5, Milano 1851;
id., Memorie storiche sulla economia pubblica dello stato di Milano, in Scritti vari,
Firenze 1854. Anche F. Cusani, Storia compendiata di Milano dall'origine ai giorni
nostri, voll. 8, Milano 1861-84.

Genova. - C. Varese, Storia della Repubbl. di Genova, voll. 8, Genova 1835-1839;


M. G. Canale, Storia di Genova, voll. 5, Genova 1844-49; id., Nuova istoria della
rep. di Genova, voll. 4, Pisa 1859-64. Più recenti, ma di carattere divulgativo, F.
Donaver, La storia della Rep. di Genova, voll. 3, Genova 1913-14; C. Manfroni,
Genova, Roma 1929.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 706/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Venezia. - P. Romanin, Storia documentata di Venezia, voll. 10, Venezia 1853-61


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
(2ª ed., voll. 3, Venezia 1912-14); H. Kretschmayr, Geschichte von Venedig, voll.
3, Gotha 1905-33; R. Cessi, Venezia Ducale, I e II, Padova 1926-32. Per la
(/index.html)

costituzione interna, G. Maranini, La costituzione


CATALOGO di Venezia, I: Dalle origini alla
(/CATALOGO/)

serrata del Maggior Consiglio, II: Dopo la serrata del Maggior Consiglio, voll. 2,
Venezia-Firenze 1927-1931. Buon riassunto in A. Battistella, La rep. di Venezia
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nei suoi undici secoli di storia, Venezia 1921.

Firenze e Toscana. - Complessivo: R. Caggese,ARTE


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Firenze dalla decadenza di Roma al
(/TRECCANIARTE/)

Risorgimento d'Italia, voll. 3, Firenze 1912-21. Per il Medioevo e Rinascimento,


cfr. G. Capponi, Storia della repubblica di Firenze (fino al 1530), nuova ed., voll.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
2, Firenze 1930; F. T. Perrens, Histoire de Florence (fino al 1531), voll. 3, Parigi
1888-90; e soprattutto R. Davidsohn, Geschichte von Florenz, voll. 4 (fino al sec.
XIV), Berlino 1896, 1927 (trad. ital. del vol.
ACQUISTA I e della 3ª parte del vol. IV,
(/EMPORIUM/)

Firenze 1908 e 1929); id., Forschungen zur Geschichte v. Florenz, voll. 4, Berlino
1876-1908. Per il periodo del granducato mediceo: J. R. Galluzzi, Istoria del
granducato di Toscana sotto il governo della Casa Medici, Firenze 1771 (altra ed.,
Firenze 1830, voll. 18); A. v. Reumont, Geschichte Toscana's seit dem Ende d.
lorentinischen Freitstaates, voll. 2, Gotha 1876-77; e, per il periodo lorenese, A.
Zobi, Storia civile della Toscana dal 1737 al 1848, voll. 5, Firenze 1850-52. Buon
riassunto in A. Panella, Firenze, Roma 1930.

Papato e Roma. - Cfr. soprattutto L. v. Pastor, Storia dei papi dalla ine del
Medioevo, trad. it., voll. 16, Roma 1900-1933 (sino alla metà del sec. XVIII); F.
Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medioevo, trad. it., nuova ed., Torino
1925 segg. Anche, sebbene più superficiale, E. Rodocanachi, Histoire de Rome
(dal 1354 a Leone X), voll. 5, Parigi 1922-33. V. chiesa.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 707/1196
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Regno di Napoli e Sicilia. - Soprattutto B. Croce, Storia del regno di Napoli, 2ª ed.,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Bari 1931. V. inoltre F. Scaduto, Stato e Chiesa nelle due Sicilie dai Normanni ai
giorni nostri, Palermo 1887; L. Bianchini, Della storia delle inanze del regno di
(/index.html)

Napoli, 2ª ed., voll. 3, Napoli 1859;CATALOGO


id., Storia(/CATALOGO/)
economica-civile di Sicilia, voll. 2,
Napoli 1841; G. Libertini-G. Paladino, Storia d. Sicilia dai tempi più antichi ai
giorni nostri, Catania 1933.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

3. Storia del diritto italiano e delle dottrine politiche. - Numerose in questo


campo, e di valore, le trattazioni generali: v. specialmente le opere di A. Pertile,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
F. Schupfer, G. Salvioli, P. Del Giudice-E. Besta-G. Salvioli, A. Solmi, F.
Ciccaglione, C. Calisse, citate in italia: Diritto. V. inoltre G. Ferrari, Corso sugli
scrittori politici italiani, 2ª ed., Milano 1929;
TRECCANI F. Cavalli,
CULTURA (/CULTURA/)
La scienza politica in Italia,
Venezia 1865-81, voll. 4.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
4. Storia economica. - Manca una storia complessiva del commercio e
dell'industria italiana. I migliori lavori sono circoscritti a determinati periodi,
principalmente al periodo del Rinascimento, dal sec. XI al XV (cfr. § 38 e 57) e,
al sec. XVIII (§ 84). Invecchiato L. Cibrario, Della economia politica nel Medioevo,
5ª ed., voll. 2, Torino 1861; succinto S. Cognetti-De Martiis, Cenno storico
sull'industria italiana, Torino 1885.

Occorre pertanto ricorrere ad opere generali, ma non esclusivamente di storia


economica italiana: cfr. A. Segre, Manuale di storia del commercio, voll. 2, 2ª ed.,
Torino 1923; G. Luzzatto, Storia del commercio, I: Dall'antichità al Rinascimento,
Firenze 1914; id., Lezioni di storia economica, Padova 1927; P. Bonfante, Lezioni
di storia del commercio, voll. 2, Roma 1926; e specialmente W. Sombart, Der
Moderne Kapitalismus, 8ª ed., voll. 6, Monaco e Lipsia 1928, nel quale
frequentissime sono le notizie sull'economia italiana specie per il periodo del
Rinascimento. Utile anche L. Goldschmidt, Storia universale del diritto
commerciale, trad. di V. Pouchain, Torino 1913.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 708/1196
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Per la storia dell'agricoltura, cfr. O. Orlandini, Sommario analitico della storia


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
dell'agricoltura italiana esaminata nei suoi rapporti con le vicende politiche della
(/index.html)Firenze 1867; C. Bertagnolli, Delle vicende dell'agricoltura in Italia,
penisola,
Firenze 1881; V. Niccoli, Saggio storico e bibliogra
CATALOGO ico dell'agricoltura italiana,
(/CATALOGO/)

Torino 1902; R. Ricci, Compendio storico dell'agricoltura italiana, Catania 1920.

SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Utili pertanto i lavori d'insieme su particolari industrie o commerci e su singole
città: Cfr. C. D'Arco, Dell'economia politica del Municipio di Mantova ai tempi in cui
si reggeva a repubblica, Mantova 1842; id., Nuovi studi intorno all'economia di
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Mantova nel Medioevo, Mantova 1847; G. Frattini, Storia e statistica della industria
manifatturiera in Lombardia, Milano 1856; L. Brenni, La tessitura serica attraverso
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
i secoli, Como 1925; id., La seteria italiana, Milano 1927; id., I velluti di seta
italiani, Milano 1927; S. Peruzzi, Storia del commercio e dei banchieri di Firenze dal
1200 al 1355, Firenze 1868; V. Cusumano,
ACQUISTAStoria dei banchi della Sicilia, voll. 2,
(/EMPORIUM/)

Roma 1887-92; G. G. Guarnieri, Il porto di Livorno e la sua funzione economica


dalle origini ai tempi nostri, Pisa 1931, e M. Baruchello, Livorno e il suo porto.
Origini, caratteristiche e vicende dei tra ici livornesi, Livorno 1932; P. Amat di San
Filippo, Indagini e studi sulla storia economica della Sardegna, in Miscell. storia ital.,
XXXIX (1903); A. Gloria, Della agricoltura nel Padovano, Padova 1855. Per la
storia dei prezzi, N. F. Faraglia, Storia dei prezzi in Napoli dal 1131 al 1860, Napoli
1878.

Per la storia delle dottrine economiche, cfr. G. Ricca-Salerno, Storia delle


dottrine inanziarie in Italia, 2ª ed., Palermo 1896. Anche T. Fornari, Delle teorie
economiche nelle provincie napoletane dal sec. XIII al 1734, Milano 1882; R. Michels,
Introduzione alla storia delle dottrine economiche e politiche, Bologna 1932.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 709/1196
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5. Storia demografica. - J. Beloch, Die Entwicklung der Grossstätte in Europa, in



Comptes Rendus du VIIIe Congrès intern. d'hygiène et de démographie, 1894; id., La
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

(/index.html) di Venezia nei secoli XVI e XVII, in Rivista italiana di sociologia, XII
popolazione
(1908); G. Pardi, Disegno della storia ica di Firenze, in Arch. stor. it.,
demogra(/CATALOGO/)
CATALOGO

LXXIV (1916); id., Storia demogra ica della città di Palermo, in Nuova riv. stor., III
(1919); id., Storia demogra ica di Messina, ibid., V (1921); id., I registri angioini e la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
popolazione calabrese del 1276, in Arch. stor. napoletano, 1922; id., Storia demogra ica
di Napoli, in Nuova riv. stor., VIII (1924); id., La popolaz. di Siena... attraverso i
secoli, in Boll. stor. sen., LIBRI
XXX(/TRECCANILIBRI/)
(1923); P. Egidi, Ricerche intorno alla popolazione
ARTE (/TRECCANIARTE/)

dell'Italia meridionale sulla ine del sec. XIII e sul principio del XIV, in Miscell. G.
Sforza, Lucca 1920. Studî varî in Atti congresso intern. per gli studî sulla popolazione
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
(7-10 sett. 1931), con fonti archiv. e bibliogr. sulla popol. d'Italia dal 1000 al
1848, Roma 1933 (in corso).
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

6. Organizzazione dei servizî pubblici. - Cfr. O. Pàstine, L'organizzazione postale


della repubblica di Genova [dalle origini alla fine del sec. XVIII] in Atti Soc. ligure
storia patria, LIII (1926).

7. Storia militare. - Per la marina fondamentale C. Manfroni, Storia della marina


italiana, I: Dalle invasioni barbariche al trattato di Ninfeo (1260); II: Dal trattato di
Ninfeo alla caduta di Costantinopoli (1453); III: Dalla caduta di Costantinopoli alla
Battaglia di Lepanto, voll. 3, Livorno-Roma 1897-1902. Cfr. anche B.
Guglielmotti, Storia della marina ponti icia nel Medioevo, voll. 2, 2ª ed., Firenze
1894. Per gli eserciti, oltre a P. Maravigna, Storia dell'arte militare, voll. 2,
Torino 1923-24, e ai cap. relativi all'Italia in H. Delbrück, Geschichte d.
Kriegskunst, II-IV, Berlino 1909-1920, v. soprattutto N. Brancaccio, L'esercito del
vecchio Piemonte (1560-1859), voll. 2, Roma 1922-23.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 710/1196
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8. Storia ecclesiastica e religiosa. - Fondamentali i lavori di F. Savio, Gli antichi


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
vescovi d'Italia dalle origini al 1300 descritti per regioni, voll. 3, Torino-Firenze-
Bergamo
(/index.html) 1899-1932 (limitata però a due regioni: il vol. I sul Piemonte; il II su
Milano; il III sulla Lombardia) e, CATALOGO
per i più antichi periodi di F. Lanzoni, Le
(/CATALOGO/)

diocesi d'Italia dalle origini al principio del sec. VII (anno 604), Faenza 1927.
Completi invece, fino al sec. XVIII, F. Ughelli, Italia Sacra, 2ª ed., voll. 10,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Venezia 1717-22; G. Cappelletti, Le chiese d'Italia, voll. 21, Venezia 1844-70.
Inoltre, P. B. Gams, Series episcoporum ecclesiae catholicae, voll. 2, Ratisbona
1873-1886 e K. Eubel,LIBRI
Hierarchia catholica medii
(/TRECCANILIBRI/) aevi
ARTE (1198-1503), voll. 2,
(/TRECCANIARTE/)

Münster 1890-1901, continuato per il sec. XVI da G. v. Gulik, Münster 1910.


Ancor utile A. Lubin, Abbatiarum Italiae brevis notitia, Roma 1693 (aggiunte del
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
cardinale Passionei, in Studi e documenti di storia e diritto, XVI, 1895).

Per la storia della religiosità in Italia non v'è attualmente che G. Monticelli,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Italia religiosa. La religione del popolo italiano nel suo sviluppo storico (per ora sino
al Rinascimento), voll. 4, Torino 1927-30.

Per le opere generali sul papato e sui concilî, cfr. chiesa. Ma v. soprattutto C. J.
Hefele H. Leclercq, Histoire des conciles, Parigi 1907 segg.

9. Storia della scuola e delle università. - G. Manacorda, Storia della scuola in


Italia, voll. 2, Palermo 1914; T. Vallauri, Storia delle università degli studi del
Piemonte, Torino 1875; P. Vaccari, L'università italiana nella storia, Modena
1926. Ma soprattutto, F. Torraca, N. Cortese, M. Schipa, L. Russo e altri, Storia
dell'università di Napoli, Napoli 1924 (anche, A. Cutolo, L'università di Napoli,
Napoli 1933); gli studî raccolti in Universitatis Ticinensis Saecularia undecima,
Pavia 1925; G. Zaccagnini, Storia dello studio di Bologna durante il Rinascimento,
Ginevra 1930. Vedi inoltre E. Coppi, Le università ital. nel Medioevo, 3ª ed.,
Firenze 1886; S. d'Irsay, Histoire des universités françaises et étrangères, I, Parigi

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 711/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

1933, capitoli IV e X; L. Isnardi e C. Celesia, Storia dell'università di Genova, voll.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
2, Genova 1861-67; G. Favaro, Saggio di bibliogr. dello studio di Padova, voll. 2,
Venezia
(/index.html)1922; L. Zdekauer, Lo studio di Siena nel Rinascimento, Milano 1894. V.

anche M. Maylender, Storia delle Accademie d'Italia, voll. 5, Bologna 1926-1929.


CATALOGO (/CATALOGO/)

10. Storia dei costumi, ecc. - Modello è P. Molmenti, La storia di Venezia nella
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
vita privata dalle origini alla caduta della repubblica, 7ª ed., voll. 3, Bergamo 1927
segg. V. anche E. Verga, Storia della vita milanese, 2ª ed., Milano 1931; L. Frati,
La vita privata in Bologna dal(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI sec. XIII al sec. XVII,
ARTE2ª(/TRECCANIARTE/)
ed., Bologna 1928; id., Il
Settecento a Bologna, Palermo 1923; L. T. Belgrano, Della vita privata dei Genovesi,
2ª ed., Genova 1875; I. Del Lungo, La donna iorentina del buon tempo antico,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Firenze 1906; A. Schiaparelli, La casa iorentina e i suoi arredi nei secoli XIV-XV,
Firenze 1908; G. Imbert, Seicento Fiorentino, 2ª ed., Milano 1930; U.
Boncompagni-Ludovisi, Roma nelACQUISTA
Rinascimento, voll. 4, Albano Laziale 1928
(/EMPORIUM/)

segg.; D. Silvagni, La corte e la società romana nel XVIII e XIX secolo, voll. 3, Roma
1882-88.

11. Scienze ausiliarie: opere di carattere generale. - Paleogra ia e diplomatica. - V.


soprattutto A. Gloria, Compendio delle lezioni teorico-pratiche di paleogra ia e
diplomatica, Padova 1870; C. Paoli, Programma scolastico di paleogra ia latina e di
diplomatica, 2ª ed., voll. 3, Firenze 1888-1900; N. Barone, Paleogra ia latina,
diplomatica e nozioni di scienze ausiliarie, Potenza 1911; L. Schiaparelli, La
scrittura latina nell'età romana. Avviamento allo studio della scrittura nel Medioevo,
Como 1921; id., In luenze straniere nella scrittura italiana dei secoli VIII e IX, Roma
1927; P. Torelli, Studi e ricerche di diplomatica comunale, in Atti Acc. Virgiliana,
Mantova 1911 e 1915. Per le abbreviature v. C. Piroli, Le abbreviature nella
paleogra ia latina del Medioevo, Firenze 1891, e l'utilissimo Lexicon
abbreviaturarum, Dizionario di abbreviature lat. e it., di A. Cappelli, 3ª ed., Milano
1929 (v. anche diplomatica; paleografia).
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 712/1196
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Epigra ia. - O. Marucchi, Trattato di epigra ia cristiana, Milano 1910; F. Grossi


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Gondi, Trattato di epigra ia crist. latina e greca del mondo latino occidentale, Roma
1920.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Archivistica. - E. Casanova, Manuale di archivistica, 2ª ed., Milano 1929.

Numismatica. - S. Ambrosoli, Manuale


SCUOLA di numismatica, 4ª ed., Milano 1907; F. ed
(/TRECCANISCUOLA/)

E. Gnecchi, Saggio di bibliogra ia numismatica delle zecche italiane medievali e


moderne, Milano 1889. Come repertorio delle varie monete v. E. Martinori, La
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
moneta, Milano 1915; Catalogo generale delle monete medievali e moderne nel
Corpus Nummorum Italicorum, a cura di S. M. il Re d'Italia, Roma-Milano 1910
segg. (V. moneta: numismatica).
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Araldica. - P. Litta, Famiglie celebri d'Italia, continuata da L. Passerini, F. Odorici,


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
F. Stefani, voll. 10 e 3 di supplemento, Milano 1819 segg.; G. B. Di Crollalanza,
Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane, estinte e iorenti,
voll. 3, Pisa 1889-90; G. Di Crollalanza, Enciclopedia araldico-cavalleresca;
prontuario nobiliare, Pisa 1876-77; e l'Enciclopedia storico-nobiliare italiana, diretta
da V. Spreti, Milano 1929-1932, voll. 6.

Manuali di cronologia. - Soprattutto A. Cappelli, Cronologia, cronogra ia e


calendario perpetuo, 2ª ed., Milano 1920. Anche V. Casagrandi, Storia e cronologia
medievale e moderna, 4ª ed., Milano 1930.

Metrologia. - A. Martini, Manuale di metrologia, Torino 1883. Particolarmente


importanti le ricerche di A. Mazzi, Il sextarius Pergami, saggio di ricerche
metrologiche, Bergamo 1883; id., Il piede Liprando e le misure di Garlenda,
Bergamo 1885. E cfr. N. Tamassia, Pesi e misure dell'Italia medioev., in Studî in
onore di B. Brugi, Palermo 1910.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 713/1196
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Repertorî. - G. Moroni, Dizionario di erudizione ecclesiastica, Venezia 1840 segg.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
(biografie di ecclesiastici); v. anche il Dictionnaire de théologie catholique, a cura
di A. Vacant, É. Mangenot e É. Amann, nuova ed., Parigi 1923 segg.; il
(/index.html)
Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, a cura di A. Baudrillart e
CATALOGO (/CATALOGO/)

altri, Parigi 1909 segg. Utilissimo, per il Medioevo, U. Chevalier, Répertoire des
sources historiques du moyen âge, I: Bio-bibliographie, II: Topo-bibliographie, 2ª ed.,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
voll. 4, Montbéliard e Parigi 1894-1907.

Dizionarî speciali. - Assai utile G. Rezasco, Dizionario del linguaggio storico e


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
amministrativo, Firenze 1881.

Atlanti storici. - V. soprattutto TRECCANI


M. Baratta e P. Fraccaro,
CULTURA Atlante storico, Novara
(/CULTURA/)

1924 segg.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
12. Repertorî bibliografici. - Manca tuttora una bibliografia aggiornata e
completa. Nella coll. di guide bibliografiche della Fondazione Leonardo è
apparsa un'ottima guida per La storia medievale di P. Egidi (Roma 1922) e
un'altra, pure ottima, di F. Lemmi, Il Risorgimento (Roma 1926; v. anche R.
Mosca, Bibl. del Risorgimento, Milano 1930, più divulgativo). La prima però
comprende solo i lavori italiani: pertanto è necessario ricorrere anche al
Dahlmann-Waitz, Quellenkunde d. deutschen Geschichte, 9ª ed., Lipsia 1931.

Per il Fascismo, v. Bibl. generale del Fascismo, I, Opere straniere, II, Opere italiane,
Roma 1932-33 (in corso).

Sempre utili quindi i repertorî bibliografici di E. Calvi, Biblioteca di bibliogra ia


storica italiana, Roma 1903 (suppl., in Riv. bibl. e archivi, 1906 e Roma 1907); e
specialmente l'ottimo Annuario bibliogra ico della storia d'Italia dal sec. IV dell'evo
medio ai nostri giorni, diretto da A. Crivellucci, G. Monticolo, F. Pintor, voll. 8,
Pisa 1903-1910. Inoltre, le rassegne periodiche di C. Cipolla, Pubblicazioni sulla
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 714/1196
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storia medievale d'Italia, in Jahresberichte d. Geschichtswissenschaft, dal 1878 al 1911 e


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
con lo stesso titolo, in Nuovo archivio veneto, dal 1890 al 1910; le rassegne della
Rivista storica italiana e Nuova rivista storica e quelle sulla storia d'Italia della
(/index.html)

Revue historique. CATALOGO (/CATALOGO/)

Parecchie le bibliografie regionali: v. A. Manno, Bibliogra ia storica degli stati


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
della monarchia di Savoia, voll. 9, Torino 1884-1913 (v. anche la Bibliogra ia
ligure-piemontese, a cura di F. Gabotto e poi di G. Borghezio, in Boll. stor. bibl.
subalpino, 1896 segg.); LIBRI
E. Calvi, Bibliogra ia diARTE
(/TRECCANILIBRI/) nel Medioevo (476-1499),
Roma(/TRECCANIARTE/)
Roma 1906-08, voll. 2; id., Bibliogra ia di Roma nel Cinquecento, I, Roma 1910;
id., Bibliogra ia di Roma nel Risorgimento, I (dal 1789 al 1846), Roma 1912; S.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Lottici, G. Sitti, Bibliogra ia gen. per la storia parmense, Parma 1904 (inoltre R. Di
Soragna, Bibl. storica e statutaria delle prov. parmensi, Parma 1886); E. Motta,
in appendice
Bollettino di bibliogra ia stor. lomb., ACQUISTA all'Arch. stor. lomb., 1894-1915 e
(/EMPORIUM/)

la Bibliogr. st. lomb., ibid. (annuale); B. Emmert, Bibliogra ia della Venezia


Tridentina, Trento 1929; G. Occioni-Bonaffons, Bibliogra ia storica friulana dal
1861 al 1895, voll. 3, Udine 1899; A. Segarizzi, Boll. bibliogra ico della regione
veneta, in appendice al Nuovo archivio veneto, dal 1901; G. Borino, Bibliogra ia di
storia ponti icale, in Arch. soc. rom. di st. patria, 1924 segg.; R. Barabesi, Bibliogr.
della provincia di Grosseto, Grosseto 1930; G. Ceci e A. Simioni, Boll. bibliogr. d.
storia del Mezzogiorno d'Italia, I (1910-14), Napoli 1916; L. Volpicella,
Bibliogra ia storica della provincia di Terra di Bari, Napoli 1884-1887; la Bibl. per
la Calabria e la Lucania in appendice all'Arch. storico per la Calabria e la Lucania; R.
Ciasca, Bibliogra ia sarda, voll. 2, Roma 1931-33 (in corso). E per determinati
problemi L. Fontana, Bibliogra ia degli statuti dei comuni dell'Italia superiore, voll.
3, Torino 1907 (e L. Manzoni, Bibliogra ia statutaria e storica italiana, voll. 2,
Bologna 1878-92; G. Gonetta, Bibliogra ia statutaria delle Corporazioni d'arti e
mestieri, Roma 1891); G. Colaneri, Bibliogra ia araldica e genealogica d'Italia,
Roma 1904.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 715/1196
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Per il sec. XIX utilissimo l'Inventario della raccolta... Bertarelli (Risorgimento


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
italiano), voll. 3, Milano 1925.

(/index.html)
E v. anche il Catalogo metodico degli scritti contenuti nelle pubbl. periodiche ital. e
CATALOGO (/CATALOGO/)

straniere possedute dalla Bibl. della Camera dei Deputati, Roma 1885 segg.

13. Riviste. - Riviste storiche a SCUOLA


carattere generale sono soprattutto la Rivista
(/TRECCANISCUOLA/)

storica italiana (Torino 1884 segg.), più bibliografica; e la Nuova rivista storica
(Roma 1917 segg.). Ricco notiziario per tutta la storia d'Italia ha anche l'Archivio
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

storico italiano (Firenze 1842 segg.), il più anziano dei periodici storici in Italia,
che però nella parte dedicata agli studî e memorie originali si è soprattutto
rivolto alla storia toscana. Fra TRECCANI
le molte CULTURA
riviste, le(/CULTURA/)
quali hanno per compito
precipuo l'illustrare la storia regionale, emergono per ricchezza e bontà di
lavoro il Bollettino storico bibliogra ico subalpino (Torino 1896 segg.); Atti della
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Società ligure di storia patria (Genova 1858 segg.); l'Archivio storico lombardo
(Milano 1874 segg.); l'Arch. veneto (Venezia: 1871-1891 Archivio veneto; 1891-
1922 Nuovo arch. veneto; dal 1922 al 1926 Arch. veneto tridentino; dal 1926 col
titolo attuale); l'Arch. della R. Società romana di stor. patria (Roma 1878 segg.);
l'Archivio storico per le provincie napoletane (Napoli 1876 segg.). Ma assai
importanti anche il Bollettino della Società pavese di storia patria (Pavia 1901
segg.); l'Archivio storico per le provincie parmensi (Parma 1892 segg.); gli Studi
Senesi (Siena 1884 segg.); l'Archivio storico per la Calabria e la Lucania (Roma
1931 segg.); l'Archivio storico siciliano (Palermo 1873); l'Archivio storico per la
Sicilia orientale (Catania 1904 segg.), ecc.

Per il periodo del Risorgimento, Il Risorgimento italiano (Torino 1908 segg.); La


Rassegna storica del Risorgimento italiano (Roma 1914 segg.); La Lombardia nel
Risorgimento (Milano 1914 segg).

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 716/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

E per il periodo più recente, specialmente dal 1870 in poi, la Nuova Antologia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
(Firenze-Roma 1866 segg) e Politica (Roma 1918 segg.).

(/index.html)
Per la storia delle regioni ricongiuntesi alla patria con la guerra mondiale, cfr.
CATALOGO (/CATALOGO/)
l'Archivio per l'Alto Adige (Bolzano-Gleno 1906 segg.); gli Studi Trentini (Trento
1920 segg.); l'Archeografo Triestino (Trieste 1829 segg.); gli Atti e Memorie della
patria (Parenzo 1884 segg.).
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
società istriana di archeologia e storia

Alcune riviste sono dedicate alla storia di territorî, italiani di lingua e civiltà ma
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
non compresi politicamente nel regno: l'Archivio storico della Svizzera italiana
(Milano 1925 segg.; cfr. anche il ticinese Bollettino storico della Svizzera italiana,
Bellinzona 1879 segg.); l'Archivio
TRECCANI
storicoCULTURA (Roma 1926 segg.);
(/CULTURA/)
per la Dalmazia
l'Archivio storico di Malta (Roma 1926 segg.); l'Archivio storico di Corsica (Livorno
1925 segg.; v. anche Corsica antica e moderna, Livorno 1932 segg.).
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Tra gli Atti e memorie delle R. Deputazioni di storia patria soprattutto quelli
della Dep. per le antiche provincie e la Lombardia (Torino 1862 segg.); per le
provincie modenesi (Modena 1893 segg.); per le provincie della Romagna
(Bologna 1862 segg.); e della Dep. Veneta (Venezia 1876 segg.).

Tra le riviste che, pur non dedicate esclusivamente agli studî storici, vanno
tenute presenti per i frequenti e talora importantissimi studî di storia che vi si
pubblicano, si segnalano La critica (Bari 1903 segg.); La cultura (n. s., Roma-
Milano 1930 segg.); Civiltà moderna (Firenze 1929 segg.).

Tra le riviste giuridiche l'Archivio giuridico Filippo Sera ini, Bologna-Pisa-


Modena 1868 segg.; la Rivista italiana per le scienze giuridiche e sociali (Torino
1886 segg.); e la Rivista di storia del diritto italiano (Roma 1928 segg.).

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 717/1196
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Tra gli Atti di Accademie non esclusivamente storiche, v. gli Atti (e Memorie)
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
della R. Accad. delle scienze di Torino (Torino 1759 segg.); i Rendiconti (e Memorie)
del R. Ist. lombardo di scienze, lettere e arti (Milano 1841 segg.); gli Atti (e Memorie)
(/index.html)

arti (Venezia
del R. Ist. veneto di scienze, lettere edCATALOGO 1841 segg.), della R. Accad.
(/CATALOGO/)

Virgiliana di Mantova (Mantova 1868 segg.), della R. Accademia dei Lincei (Roma
1847 segg.), dell'Accademia Pontaniana di Napoli (Napoli 1864 segg.), della R.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Accad. di Napoli (Napoli 1865 segg.), dell'Accademia di scienze, lettere ed arti di
Palermo (1830 segg.).
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Tra le riviste che hanno cessato le pubblicazioni, v. specialmente la collezione


di Studi storici ed. da A. Crivellucci (Pisa 1892-1919), della Rivista di scienze
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
storiche (Pavia 1904-10), di Studi e documenti di storia e diritto (Roma 1880-1904),
della Rivista storica del Risorgimento italiano (Torino 1895-1900), dell'Archivio
storico del Risorgimento umbro (Perugia 1905(/EMPORIUM/)
ACQUISTA segg.).

Tra le riviste straniere interessano in particolar modo la storia d'Italia le


seguenti: Hist. Zeitschrift (Monaco-Berlino 1859 segg.); Histor. Jahrbuch (Monaco
1883 segg.); Hist. Vierteljahrschrift (Lipsia 1896 segg.); Hist. Vierteljahrschrift für
Sozial- u. Wirtschaftsgeschichte (Stoccarda 1903 segg.); Neues Archiv der Gesellschaft
für altere deutsche Geschichtskunde (Hannover 1876 segg.); Mitteilungen des Instituts
für österreichischen Geschichtsforschung (Innsbruck 1880 segg.); Archiv für
Kulturgeschichte (Berlino 1903 segg.); Revue historique (Parigi 1876 segg.); Revue
d'histoire diplomatique (Parigi 1887 segg.); Revue d'histoire moderne et
contemporaine (Parigi 1899 segg.); Le Moyen âge (Parigi 1866 segg.).

Fra le pubblicazioni degl'istituti stranieri a Roma, assai importanti i Mélanges


d'archéologie et d'histoire de l'École française de Rome (Parigi 1873 segg.) e le Quellen
und Forschungen aus d. italienischen Archiven u. Bibliotheken, ed. dall'Istituto storico
prussiano di Roma (Roma 1897 segg.).
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 718/1196
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14. Storiografia italiana. - Oltre agli accenni generali in B. Croce, Teoria e storia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
della storiogra ia, 3ª ed., Bari 1927; v. per il Medioevo, fino al secolo XIV, G.
Lisio, La storiogra ia, Milano 1905 (in Storia dei generi letterari nella coll. F.
(/index.html)

Vallardi); per la storiografia del Rinascimento soprattutto E. Fueter, Geschichte


CATALOGO (/CATALOGO/)

d. neueren Historiographie, 2ª ed., Monaco-Berlino 1925 (trad. franc., Parigi


1914); per la storiografia del sec. XIX e dei primi anni del XX, B. Croce, Storia
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
della storiogra ia italiana nel sec. XIX, voll. 2, 2ª ed., Bari 1930; e anche,
specialmente per il periodo 1890-1915, l'introd. dell'Egidi alla Guida bibl. cit.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Per le condizioni presenti, v. B. Croce, Intorno alle condizioni presenti della


storiogra ia, in La Critica, XXVII (1929); C. Barbagallo, The conditions and
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
tendencies of historical writing in Italy today, in The Journal of Modern History,
1929; P. Vaccari, Opere storiche recenti e discussioni di metodo, Voghera 1929; N.
Ottokar, Osservazioni sulla condizione presente
ACQUISTA della storiogra ia in Italia, in Civiltà
(/EMPORIUM/)

moderna, II (1930); W. Maturi, La crisi della storiogra ia politica italiana, in Riv.


storica ital., XLVII (1930); G. Volpe, Motivi e aspetti della presente storiogra ia
italiana, in Nuova Antologia, LXVII (1932).

Età barbarica e feudale dallo stanziamento dei Germani in Italia alla lotta delle
investiture.

Opere di carattere generale. - 15. Trattazioni complessive. - Le migliori sono


quelle di L. M. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter (sino a Ottone I), voll.
4, Lipsia-Gotha 1897-1915 (2ª ed., del I vol., 1929) e di G. Romano, Le
dominazioni barbariche in Italia (395-1024), Milano s. a. (1910), che sostituì nella
Storia d'Italia di F. Vallardi, il volume, assai inferiore, di F. Bertolini, Storia
d'Italia sotto i Barbari, Milano 1872. Assai notevole pure, specie nei riguardi
della storia sociale, la Storia dell'Italia occidentale nel Medioevo (395-1313), di F.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 719/1196
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Gabotto, interrotta al 568 (I, i e ii, voll. 2, Torino 1911). Utile T. Hodgkin, Italy
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
and Her Invaders, voll. 8, Oxford 1892-1899; e, per una prima sommaria

informazione,
(/index.html) P. Villari, Le invasioni barbariche in Italia, 2ª ed., Milano 1905.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Per quanto non esclusivamente rivolto alla storia italiana, è tuttavia assai
importante, G. Volpe, Il Medioevo, 2ª ed., Firenze 1932.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Molto notevoli, per tutta la storia italiana dei primi secoli, sono poi i lavori di
B. Malfatti, Imperatori e papi ai tempi della signoria dei Franchi in Italia (sino al
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
795), voll. 2, Milano 1876; di L. Duchesne, Les premiers temps de l'état ponti ical,
3ª ed., Parigi 1911; di A. Crivellucci, Storia delle relazioni fra lo Stato e la Chiesa,
voll. 3, Bologna-Pisa 1885-1909; e di G.CULTURA
TRECCANI Mengozzi,
(/CULTURA/)
La città italiana nell'alto
Medioevo, 2ª ed., Firenze 1932. Per la storia del papato, E. Caspar, Geschichte des
Papsttums, I, Tubinga 1930. Per i primissimi tempi, v. H. Grisar, Roma alla ine
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
del mondo antico, trad. ital., 2ª ed., voll. 2, Roma 1931.

Delle trattazioni sul basso impero, cfr. soprattutto M. Rostovzev, Storia


economica e sociale dell'impero romano, trad. ital., Firenze 1933; E. Stein, Gesch. d.
spätrömischen Reiches, I, Vienna 1928.

Delle opere generali sull'Impero bizantino, cfr. specialmente J. B. Bury, History


of the later Roman Empire from Arcadius to Irene, voll. 2, Londra 1889 (2ª ed., fino
a Giustiniano, voll. 2, Londra 1923); id., History of the Eastern Roman Empire
from the Fall of Irene to the accession of Basil I, Londra 1912 (v. anche romani:
Storia; bizantina, civiltà).

Tra le opere generali sui popoli germanici, F. Dahn, Urgeschichte der


germanischen u. romanischen Völker, voll. 4, Berlino 1881-89; id., Die Könige der
Germanen, voll. 12, Monaco 1861-1909 (il vol. XII è dedicato al Longobardi); O.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 720/1196
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Seeck, Geschichte d. Untergangs der antiken Welt, 2ª ed., voll. 3, Berlino 1897-
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
1909; L. Schmidt, Geschichte d. deutschen Stämme bis zum Ausgang der

Völkerwanderung,
(/index.html) voll. 2, Berlino 1904-10. Fra le trattazioni sull'impero e gli
imperatori - indispensabili ancheCATALOGO
per la storia d'Italia - cfr. soprattutto la serie
(/CATALOGO/)

dei Jahrbücher: Th. Breysig, Jahrb. des fränkischen Reiches, 714-741, Lipsia 1869;
H. Hahn, Jahrb. des fränkischen Reiches, 741-751, Berlino 1863; L. Ölsner, Jahrb. d.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
fränk. Reiches unter König Pippin, Lipsia 1871; P. Abel e B. Simson, Jahrb. d. fränk.
Reiches unter Karl dem Grossen, voll. 2, Lipsia 1883; B. Simson, Jahrb. d. fränk.
Reiches unter Ludwig dem Frommen,
LIBRI voll. 2, Lipsia
(/TRECCANILIBRI/) ARTE1874-76; G. Waitz, Jahrb. des
(/TRECCANIARTE/)

Deutschen Reiches unter König Heinrich I., 3ª ed., Lipsia 1885; R. Köpke e W.
Dönniges, Jahrb. des deutschen Reiches unter Otto dem Grossen, Berlino 1838; K.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Uhlirz, Jahrb. des deutsch. Reiches unter Otto II. u. Otto III., I (Ottone II), Lipsia 1902;
H. Bresslau, Jahrb. des deutsch. Reiches unter Konrad II., voll. 2, Lipsia 1879-84; E.
Steindorff, Jahrb. des deutsch. Reiches unter Heinrich
ACQUISTA III., voll. 2, Lipsia 1874-81; G.
(/EMPORIUM/)

Meyer v. Knonau, Jahrb. des deutsch. Reiches unter Heinrich IV. und Heinrich V.,
voll. 7, Lipsia 1890-1909. Come trattazioni d'insieme W. v. Giesebrecht,
Geschichte des deutschen Kaiserzeit, voll. 6, Lipsia 1881-95; per un primo sguardo
d'insieme G. Bryce, Il sacro romano impero, trad. ital., 2ª ed., Milano 1907.
Inoltre M. Manitius, Deutsche Geschichte unter den Sächsischen u. Salischen Kaisern
(911-1195), Stoccarda 1899. Notevole G. v. Below, Die italien. Kaiserpolitik d.
deutschen Mittelalters, Monaco 1927; per le concezioni politiche dell'impero,
specie nell'età di Ottone III, P. E. Schramm, Kaiser, Rom. u. Renovatio, voll. 2,
Lipsia 1929 (v. anche germania; imperatore e impero).

16. Singole regioni. - Tra le opere d'insieme sulla storia medievale di singole
regioni cfr. soprattutto E. Besta, Sardegna medievale, voll. 2, Palermo 1908-09;
A. Solmi, Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel Medioevo, Cagliari 1917;
M. Schipa, Il Mezzogiorno d'Italia anteriormente alla monarchia: ducato di Napoli e
principato di Salerno, Bari 1923; E. Loncao, Stato, Chiesa e famiglia in Sicilia dalla
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 721/1196
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caduta dell'impero romano al regno normanno, Palermo 1905, G. De Vergottini,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Lineamenti storici della costituzione politica dell'Istria durante il Medioevo, voll. 2,
Roma 1924-25.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
17. Storia giuridica. - Specialmente per il diritto romano e bizantino, v. F. C.
Savigny, Storia del diritto romano nel Medioevo, trad. ital., voll. 3, Torino 1857;
M. Conrat, Geschichte d. Quellen SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
u. Literatur d. röm. Rechts im früheren Mittelalter,
Lipsia 1889 segg.; id., Römisches Recht im frühesten Mittelalter, in Zeitschrift d.
Savigny Stiftung, XXXIV (1913); A. v. Halban, Das römische Recht in der
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

germanischen Volksstaaten, voll. 3, Breslavia 1899-1907 (il vol. II è dedicato ai


Longobardi); E. Besta, La persistenza del diritto volgare italico nel Medioevo, in Riv.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
di Legislaz. comparata, I (1905); N. Tamassia, L'elemento latino nella vita del dir.
ital., Padova 1907; P. S. Leicht, Gli elementi romani nella costituzione longobarda,
in Arch. stor. ital., LXXXI (1923); id., La formazione
ACQUISTA storica del diritto pubblico
(/EMPORIUM/)

medioevale, in Atti della Soc. ital. per il progresso delle scienze, XV (1927); F.
Brandileone, Il diritto bizantino nell'Italia meridionale dall'VIII al XII secolo,
Bologna 1886; K. E. Zachariae v. Lingenthal, Geschichte des griechisch-römisch.
Rechts, 7ª ed., Berlino 1892; A. Albertoni, Per una esposizione del diritto bizantino
con riguardo all'Italia, Imola 1927 (anche L. Siciliano Villanueva, Sul diritto greco-
rom. priv. in Sicilia, Palermo 1901). Per il diritto germanico F. Schupfer, Il diritto
privato dei popoli germanici con speciale riguardo all'Italia, 2ª ed., voll. 4, Città di
Castello 1915-16 (ma cfr. anche, fra le opere generali sul diritto germanico, B.
Brunner, Deutsches Rechtsgeschichte, 2ª ed., voll. 2, Lipsia e Monaco 1906-1928; e
G. Waitz, Deutsche Verfassungsgeschichte, 2ª ed., voll. 8, Berlino 1880-99).

18. Storia politico-istituzionale-amministrativa. - Assai discutibile in più punti ma


utile E. Mayer, ItalienischeVerfassungsgeschichte von der Gothenzeit bis zur
Zunftherrschaft, voll. 2, Lipsia 1909. Importante J. Ficker, Forschungen zur Reichs-
und Rechtsgesch. Italiens, voll. 4, Innsbruck 1868-1874. In particolare cfr. R.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 722/1196
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Cessi, Regnum ed imperium, Bologna 1919; G. B. Picotti, Il "patricius" nell'ultima


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
età imperiale e nei primi regni barbarici d'Italia, in Arch. stor. ital., LXXXVI (1928);
N. Tamassia, Alcune osservazioni intorno al "Comes Gothorum" nelle sue attinenze
(/index.html)

alla costituzione rom. e allo stabilimento dei barbari


CATALOGO in Italia, in Arch. stor. lomb., XI
(/CATALOGO/)

(1884); L. Schmidt, Die comites Gothorum, in Mitteil. des österr. Inst. f.


Geschichtsforschung, XL-XLI (1925-26); R. Baudi di Vesme, L'origine rom. del
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
comitato longobardo e franco, in Atti congr. stor. intern., 1903, Roma 1904; F.
Schupfer, Delle istituzioni politiche longobardiche, Firenze 1863; G. L. Andrich,
Duchi e ducati longobardi, in (/TRECCANILIBRI/)
LIBRI XIX(/TRECCANIARTE/)
Nuovo arch. veneto,ARTE (1900); A. Checchini, I fondi
militari romano-bizantini in relazione coll'arimannia, in Archivio giuridico, 1907; F.
Thibault, L'impôt direct et la propriété foncière dans les royaume des Lombards,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Parigi 1904; T. Sickel, Der fränkische Vicecomität, Strasburgo 1907; C. De
Simoni, Sulle marche dell'Alta Italia e sulle loro diramazioni in marchesati, 2ª ed.,
Genova 1896; A. Hofmeister, Markgrafen
ACQUISTA u.
(/EMPORIUM/)
Markgrafschaften im ital. Königreich,
in Mitt. d. Inst. f. österr. Geschichtsforsch.; suppl. 7 (1906); F. Gabotto, I ducati
dell'Italia carolingica, in Boll. stor. bibl. subalpino, XIV (1909-10); S. Pivano, Contro
l'asserita divisione del regno italico in cinque grandi ducati, in Riv. ital. di scienze
giuridiche, L (1912); F. Gabotto, Contro la negata divisione del regno italico in
cinque grandi ducati, in Boll. stor. bibl. subalpino, XVII (1912); A. Solmi, Pavia e le
assemblee del regno nell'età feudale, in Studi dell'università di Pavia, 1913; A.
Visconti, Le condizioni del diritto ai tempi dei re d'Italia dopo la caduta dell'impero
carolingio, in Mem. ist. lombardo, 1915; F. Landogna, L'unità del regno italico
nell'alto Medioevo, in Nuova riv. storica, X (1926); id., Le chiuse e le stazioni doganali
dell'Italia intorno al Mille, in Riv. geogr. ital., XXIX (1922); A. Solmi,
L'amministrazione inanziaria del regno italico, Pavia 1932. Per Venezia, R. Cessi,
Pacta veneta, in Arch. ven., LVIII e LIX (1928-29).

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 723/1196
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Per i territorî bizantini, soprattutto C. Diehl, Études sur l'administration


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
byzantine dans l'Exarchat de Ravenne (568-751), Parigi 1888, e L. M. Hartmann,
Untersuchungen
(/index.html) zur Geschichte der byzantinischen Verwaltung in Italien (540-750),
Lipsia 1889; anche C. Calisse, Il governo bizantini in Italia, in Rivista storica
dei (/CATALOGO/)
CATALOGO

ital., II (1885); H. Cohn, Die Stellung der byzantinischen Statthalter in Ober- und
Mittelitalien, Berlino 1889. Per i dominî della Chiesa, oltre a Duchesne, cit. § 15,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
cfr. K. Schwarzlose, Die Patrimonien d. röm. Kirche bis zur Grundung des
Kirchenstaat, Berlino 1889; id., Die Verwaltung und die inanzielle Bedeutung der
Patrimonie d. röm. Kirche, in (/TRECCANILIBRI/)
LIBRI Zeitschrift f. Kirchengesch., XI (1890); H. Grisar, Ein
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Rundgang durch die Patrimonie des hl. Stuhls im Jahr. 600, in Zeitschr. f. katholische
Theologie, I (1877); id., Verwaltung und Haushalt d. päpstl. Patrimonie um d. Jahr.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
600, ibid., I (1877); E. Spearing, The patrimony of the Roman Church in the time of
G. the Great, Cambridge 1918; L. M. Hartmann, Grundherrschaft u. Bureaukratie
im Kirchenstaat vom VIII. bis zum Jahrh., in Vierteljahrs.
ACQUISTA (/EMPORIUM/) f. Sozial- und
Wirtschaftsgesch., VII (1909); M. Moresco, Il patrimonio di S. Pietro, Torino 1916;
G. Falco, L'amministrazione papale nella Campagna e nella Marittima dalla caduta
della dominaz. bizantina al sorgere dei comuni, in Arch. Soc. rom. stor. patria,
XXXVIII (1915); O. Vehse, Die päpstliche Herrschaft in der Sabina, in Quellen und
Forschungen aus italien. Archiven u. Bibl., XXI (1929-30). Per Roma, L. Halphen,
Études sur l'administration de Rome au moyen âge (751-1252), Parigi 1907, ma
specialmente P. Fedele, Ricerche per la storia di Roma e del papato nel sec. X, in
Arch. Soc. rom. st. patr., XXXIII-IV (1910-11). Per il Mezzogiorno, C.
Ciccaglione, Le istituzioni politiche e sociali dei ducati napoletani, Napoli 1892; id.,
Il diritto in Sicilia e nelle provincie bizantine italiane durante l'alto Medioevo, Catania
1915; id., La Sicilia nella evoluzione della civiltà italiana durante l'alto Medioevo,
Catania 1913; R. Poupardin, Études sur les institutions... des principautés lombardes
de l'Italie méridionale IXe-XIe siècle, Parigi 1907; N. Tamassia, Condizioni politiche e
sociali dell'Italia meridionale prima della conquista dei Longobardi, in Atti istit.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 724/1196
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veneto, LXVIII (1909). Per i territorî imperiali, P. Darmstädter, Das Reichsgut in


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
der Lombardei u. Piemont (568 bis 1250), Strasburgo 1896; F. Schneider, Die
Reichsverwaltung
(/index.html) in Toscana, 568-1268, Roma 1914; K. Schrod, Reichstrassen u.
Reichverwaltung im Königreich Italiens (754-1197),
CATALOGO Stoccarda 1931. Cfr. inoltre E.
(/CATALOGO/)

Ruffini Avondo, I sistemi di deliberazione collettiva nel Medioevo italiano, Torino


1927; G. Mochi Onory, Ricerche sui poteri civili dei vescovi nelle città umbre durante
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
l'alto Medioevo, Roma 1930; id., Vescovi e città nei secoli IV-VI, in Riv. di storia del
diritto ital., V (1932); A. Visconti, Ricerche sul diritto pubblico milanese nell'alto
Medioevo, in Annali della R. Università
LIBRI ARTE IV
di Macerata,
(/TRECCANILIBRI/) (1929) e VII (1932); C.
(/TRECCANIARTE/)

Giardina, I "boni homines" in Italia, in Riv. di storia del diritto ital., V (1932; cfr.
anche A. Checchini, I "boni homines" nel diritto franco: epoca merovingia, Padova
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
1909 e A. Cerlini, I "boni homines" nei domini matildici, in Miscell. Rangoni,
Reggio Emilia 1911).
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Per la questione delle "associazioni" nel periodo precomunale cfr. sopra tutto A.
Solmi, Le associazioni in Italia avanti l'origine del comune, Modena 1898 e id., Le
corporazioni rom. nelle città dell'Italia sup. nell'Alto Medioevo, in Miscell. Bonfante,
IV, Milano 1930; N. Tamassia, Le associazioni in Italia nel periodo precomunale, in
Archivio giuridico, LVI (1898); id., Chiesa e popolo. Note per la storia dell'Italia
precomunale, in Arch. giurid., 19001-01; C. Calisse, Le associazioni in Italia avanti
le origini del comune, Roma 1898; F. Carabellese, L'Apulia e il suo comune nell'Alto
Medioevo, Bari 1905; L. Chiappelli, La formazione storica del comune cittadino in
Italia (territorio lombardo-tosco), in Arch. stor. ital., LXXXIV-LXXXVIII (1926-
30). Per le organizzazioni rurali, fondamentali: R. Caggese, Classi e comuni rurali
nel Medioevo italiano, voll. 2, Firenze 1907-09; F. Schneider, Die Entstehung von
Burg und Landgemeinde in Italien, Berlino 1924, e G. C. Bognetti, Sulle origini dei
comuni rurali nel Medioevo, Pavia 1927. Ma v. anche A. Mazzi, Le vicinie di
Bergamo, Bergamo 1884; G. Luzzatto, Intorno alle origini dei comuni rurali d'Italia,
in Riv. ital. di sociologia, XI (1907); id., Vicinie e comuni, ibid., XIII (1909); A.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 725/1196
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Checchini, Comuni rurali padovani, in Nuovo arch. veneto, XVIII (1909); P. Sella,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Alcune note sulla vicinia come elemento costitutivo del comune, in Arch. stor. ital.,
LXIII (1905); id., La "vicinia" come elemento costitutivo del comune, Milano 1908;
(/index.html)

A. Solmi, Sulle origini del comune rurale nel Medioevo,


CATALOGO in Riv. ital. di sociologia, XV
(/CATALOGO/)

(1911); R. Caggese, Chiese parrocchiali e università rurali, in Studi storici, XX


(1911-12); A. Sorbelli, La parrocchia dell'Appennino Emiliano nel Medioevo, in Atti
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
e mem. Dep. stor. pat. Romagne, 1910; P. Vaccari, La territorialità come base
dell'ordinamento giuridico del contado, Pavia 1923. Anche U. Formentini,
Conciliaboli, pievi e cortiLIBRI
nella(/TRECCANILIBRI/) La Spezia
Liguria di Levante,ARTE 1926.
(/TRECCANIARTE/)

19. Storia economica e sociale. - Oltre al tentativo di sintesi di G. Salvioli, Storia


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
economica d'Italia nell'alto Medioevo, Napoli 1914, v. soprattutto A. Schulte,
Geschichte des mittelalterlichen Handels u. Verkehrs zwischen Westdeutschland und
Italien, voll. 2, Lipsia 1900; A. Schaube, Storia
ACQUISTA del commercio dei popoli latini del
(/EMPORIUM/)

Mediterraneo, trad. ital., Torino 1915; L. M. Hartmann, Zur Wirtschaftsgeschichte


Italiens im frühen Mittelalter, Gotha 1904; S. Pivano, I contratti agrari in Italia
nell'alto Medioevo, Torino 1904; P. S. Leicht, Studi sulla proprietà fondiaria nel
Medioevo, voll. 2, Verona 1903-07; A. Lizier, L'economia rurale nell'età
prenormanna nell'Italia meridionale, Palermo 1907; G. Luzzatto, I servi nelle grandi
proprietà ecclesiastiche dei secoli IX e X, Pisa 1910; U. Monneret de Villard,
L'organizzazione industriale nell'Italia longobarda durante l'alto Medioevo, in Arch.
stor. lombardo, XLVI (1919; id., La moneta in Italia durante l'alto Medioevo, in
Rivista di numismatica, 1919-20. E anche A. Gaudenzi, Sulla proprietà in Italia
nella prima metà del Medioevo, Bologna 1884; L. Calisse, Le condizioni della
proprietà territoriale studiate sui documenti della provincia romana dei secoli VIII, IX
e X, in Arch. Soc. rom. storia patria, VII e VIII (1884 e 1885); F. Schupfer,
L'allodio: studi sulla proprietò nei secoli barbarici, Torino 1886; G. Seregni, La
popolazione agricola della Lombardia nell'età barbarica, in Arch. stor. lomb., XXII

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 726/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

(1895); G. Battaglia, L'ordinamento della proprietà fondiaria nell'Italia meridionale


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
nel Medioevo, Palermo 1896; M. Roberti, Dei beni appartenenti alle città dell'Italia
settentrionale
(/index.html) dalle invasioni barbariche al sorgere dei comuni, in Archivio giuridico,
1903; F. Landogna, Su alcuni iumiCATALOGO
auriferi nell'alto Medioevo, in Riv. geogr. ital.,
(/CATALOGO/)

XXX (1923); G. Salvioli, Massari e manenti nell'economia italiana medievale, in


Vierteljahrsschr. f. Sozial- u. Wirtschaftsgeschichte. Gedächtnisschrift f. G. v. Below,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Stoccarda 1928; id., L'Italia agricola nelle lettere di Cassiodoro, in Miscellanea
Schipa, Napoli 1926.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Tra le opere generali sulla storia economica del Medioevo, cfr. soprattutto A.
Dopsch., Die Wirtschaftsentwicklung d. Karolinger Zeit, voll. 2, Weimar 1912-
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
1913; id., Wirtschaftliche u. Soziale Grundlagen der Europäischen Kulturentwicklung
für d. Zeit von Caesar bis auf Karl d. Grossen, volumi 2, Vienna 1927. Cfr. anche
A. Schiaffini, Disegno storico della ACQUISTA
lingua commerciale dai primordi di Roma all'età
(/EMPORIUM/)

moderna, I, in L'Italia dialettale, VI (1930).

Per la storia delle vie di comunicazione, ecc., cfr. G. Barelli, Le vie del commercio
fra l'Italia e la Francia nel Medioevo, in Boll. stor. bibl. subalp., XII (1907); A.
Chiappelli, Per la storia della viabilità nell'alto Medioevo, in Bull. stor. pistoiese,
XXVIII (1926); soprattutto P. A. Scheffel, Verkehrsgeschichte d. Alpen, II, Berlino
1914; E. Oehlmann, Die Alpenpässe im Mittelalter, in Jahrbuch f. Schweizerische
Geschichte, III e IV (1878-79); E. v. Rodlow, Der Verkehr über d. Passen von
Pontebba- Pontafel u. d. Predil im Altertum u. Mittelalter, Praga 1900; O. Wanka ed
E. v. Rodlow, Die Brennerstrasse in Altertum u. Mittelalter, Praga 1900; v. alpi, per
gli "ospizî", v. soprattuto P. Rajna, Strade, pellegrinaggi ed ospizi nell'Italia del
Medioevo, in Atti soc. ital. per il progresso d. scienze, Roma 1912.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 727/1196
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20. Rapporti fra Latini e Germani. - Oltre ai celebri studî di C. Troya (Della civile
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
condizione dei Romani vinti dai Langobardi, Napoli 1869), del Manzoni (Discorso
sopra la storia longobarda); cfr. P. Del Giudice, La interpretazione manzoniana di
(/index.html)

due luoghi di Paolo Diacono, in Rend. LVI (1923) e di G. Capponi, in


Ist. lomb.,(/CATALOGO/)
CATALOGO

Arch. stor. ital., app. 1, 1844; F. Schupfer, Degli ordini sociali e del possesso fondiario
appo i Longobardi, in Sitzungsberichte d. Ak. d. Wissensch., XXXV, Vienna 1860;
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
id., Aldi, Liti e Romani, Milano 1886; C. Cipolla, Della supposta fusione degli
Italiani coi Germani nei primi secoli del Medioevo, in Rendiconti Acc. Lincei, IX
(1900). Per il posteriore processo
LIBRI di fusione dei
(/TRECCANILIBRI/) due
ARTE elementi, fondamentale G.
(/TRECCANIARTE/)

Volpe, Lombardi e Romani nelle campagne e nelle città, in Studî storici, XIII-XIV
(1904-1905).
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

21. Feudalità e cavalleria. - B. Baudi di Vesme, Origine della feudalità in Piemonte,


Pinerolo 1899; A. Rinaldi, Dei primi feudi dell'Italia meridionale, Napoli 1886; A.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Solmi, Sull'origine e sulla natura del feudo in Sardegna, in Riv. italiana di sociologia,
1906; S. Pivano, Lineamenti storici della cavalleria medievale, in Mem. Acc. Scienze
di Torino, LV, Torino 1905; A. De Francesco, Origini e sviluppo del feudalesimo
nel Molise sino alla caduta della dominazione normanna, in Arch. stor. napol.,
XXXIV-XXXV (1909-10); M. Martini, Feudalità monastica in Puglia, I, Terra di
Capitanata, Martina Franca 1915; E. Pontieri, I primordi d. feudalità calabrese, in
Nuova riv. stor., IV-V (1929-21); P. S. Leicht, Gasindii e vassalli, in Rend. Acc.
Lincei, s. 6ª, III (1927).

22. Storia delle chiese, vescovadi, ecc. - Oltre a A. Pöschl, Bischofsgut u. mensa
episcopalis, voll. 3, Bonn 1908-12; G. Schwartz, Die Besetzung der Bistümer
Reichsital. unter den Sächsischen und Salischen Kaisern, Lipsia 1913; G. Salvioli,
Storia delle immunità delle signorie e giustizie delle chiese in Italia, Napoli 1917; F.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 728/1196
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Magni, Ricerche sopra le elezioni episcopali in Italia durante l'alto Medioevo, voll. 2,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Roma 1928; G. Forchielli, La Pieve rurale. Ricerche sulla costituzione della Chiesa in
Italia e particolarmente nel Veronese, Roma 1931.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

Per le controversie fra Roma e Ravenna: P. Luther, Rom. u. Ravenna bis zum IX.
Jahrhundert, Berlino 1889; A. Testi Rasponi, La Chiesa di Ravenna da Onorio a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Teodorico, in Felix Ravenna, XXX (1925).

Per la storia degli ordini monastici e dei grandi monasteri, oltre alla trattazione
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
riassuntiva di U. Berlière, L'ordine monastico dalle origini al sec. XII, trad. ital.,
Bari 1928, v. L. Salvatorelli, S. Benedetto e l'Italia del suo tempo, Bari 1929; P.
Lugano, L'Italia benedettina, Roma 1929; L. Tosti, Storia della badia di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Montecassino, voll. 4, Roma 1888-90; G. Falco, Lineamenti di storia cassinese


dall'VIII all'XI sec., in Riv. stor. ital.,ACQUISTA
XLVI (1929; v. anche A. Saba, Montecassino e
(/EMPORIUM/)

la Sardegna medievale, Montecassino 1927, e G. Minozzi, Montecassino nella


storia del Rinascimento, Roma 1925); I. Schuster, L'abbaye de Farfa et sa
restauration au XIe siècle sous Hugues Ier, in Revue Bénédictine, 1907; id., L'imperiale
abbazia di Farfa, Roma 1921; P. Egidi, Notizie storiche dell'abbazia Sublacense nel
Medioevo, Roma 1904; R. Morghen, Le relazioni del monastero Sublacense col
papato, la feudalità, il comune nell'alto Medioevo, in Arch. Soc. rom. stor. pat., LI
(1928); A. Gaudenzi, Il monastero di Nonantola, il ducato di Perisceto e la Chiesa di
Bologna, in Bull. Ist. stor. ital., 1901-16. nn. 22, 36, 47; l'introd. di C. Cipolla e G.
Buzzi all'ed. del Codice diplomatico del monastero di S. Colombano di Bobbio, voll. 3,
Roma 1918; v. anche K. Voigt, Die Königlichen Eigenklöster im
Langobardenreiches, Gotha 1919.

23. Dottrine politiche. - A. Solmi, Stato e Chiesa negli scritti politici da Carlo Magno
al trattato di Worms, Modena 1901; e in genere A. I. Carlyle, History of medieval
political theory in the West, voll. 5, Londra; A. Dempf, Sacrum imperium, trad.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 729/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

ital., Messina 1933, e P. E. Schramm, cit. § 15.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Tradizione di Roma nel Medioevo. - A. Graf, Roma nella memoria e nelle
(/index.html)
immaginazioni del Medioevo, voll. 2, Torino 1882-83, rist. 1923; F. Novati,
CATALOGO (/CATALOGO/)
L'in lusso del pensiero latino sopra la civiltà ital. del Medioevo, 2ª ed., Milano 1891;
F. Schneider, Rom. u. Romgedanke im Mittelalter, Berlino 1926; e soprattutto P.
E. Schramm, cit. § 15. E, per il formarsi del sentimento nazionale italiano, G.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Volpe, Albori d. nazione it., in Mom. di st. it., cit.; P. Fedele, Accenni d'italianità in
Montecassino nel Medioevo, in Bull. Ist. st. it. e Arch. murator., 1932.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Storia della cultura. - G. De Leva, Del movimento intellettuale d'Italia nei primi secoli
del Medioevo, Venezia 1877; G.TRECCANI
Salvioli,CULTURA (/CULTURA/)
L'istruzione pubblica in Italia prima del
Mille, 2ª ed., Firenze 1908; A. Dresdner, Kultur- u. Sittengeschichte der italienischen
Geistlickheit im X. u. XI. Jahrh., Breslavia 1890; F. Novati e A. Monteverdi, Le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
origini, Milano 1926 (nella Storia lett. d'Italia di F. Vallardi); R. Falk, Italienisch.-
deutsche Kulturbeziehungen in der Zeit 900-1056, in Archiv für Kulturgeschichte, 1923.
Assai importante D. Comparetti, Virgilio nel Medioevo, 2ª ed., voll. 2, Firenze
1896; A. Graf, Miti leggende e superstizioni del Medioevo, voll. 2, Torino 1892-93;
G. Bertoni, Poesie, leggende, costumanze del Medioevo, 2ª ed., Modena 1917. E per
gli studî di diritto in specie, G. Mengozzi, Ricerche sull'attività della scuola di Pavia
nell'alto Medioevo, Pavia 1924; A. Solmi, Sulla persistenza della scuola di Pavia nel
Medioevo ino alla fondazione dello studio generale, in Rend. Ist. lomb., s. 2ª, LVIII
(1925).

Singoli periodi. - 24. Regno di Odoacre e periodo goto. - Oltre a Cessi (§ 18), A.
Gaudenzi, Sui rapporti tra l'Italia e l'impero d'Oriente fra gli anni 476 e 544 d. C.,
Bologna 1888; F. Bertolini, La signoria di Odoacre e le origini del Medioevo, in
Saggi critici di storia italiana, Milano 1883; E. Loncao, La fondazione del regno di
Odoacre e i suoi rapporti con l'Oriente, Scansano 1906; C. Cipolla, Considerazioni
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 730/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

sul concetto di stato nella monarchia di Odoacre, in Rendiconti Acc. Lincei, XX (1911);
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
G. Garollo, Teodorico re dei Goti e degli Italiani, Firenze 1878-79; Th. Hodgkin,
(/index.html) the Goth, the barbarian champion of civilisation, Londra 1891; M.
Theodoric
Dumoulin, Le gouvernement de Théodoric
CATALOGOet la domination des Ostrogoths en Italie
(/CATALOGO/)

d'après les œuvres d'Ennodius, in Revue Historique, LXXVIII e LXXIX (1902); L.


Sorrentino, Il regno di Teodorico rispetto alla politica ed al diritto, Napoli 1904;
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Azzariti, Leggi, istituti e Chiesa nel governo di Teodorico ed il panegirico di Ennodio,
Napoli 1906; L. Ginetti, Il governo di Amalasunta e la Chiesa di Roma, Siena 1902;
id., L'Italia gotica di Procopio da Cesarea, Siena 1904;
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Th. Mommsen, Ostgotische
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Studien, in Neues Archiv, XIV e XV; H. Kohl, Zehn Jahre Ostgotischer Geschichte 524-
536, Lipsia 1877; H. Lenthold, Untersuchungen zur ostgotischen Geschichte der Jah.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
535-537, Jena 1908. Inoltre A. Gaudenzi, Gli editti di Teodorico e di Atalarico ed il
diritto romano nel regno degli Ostrogoti, Torino 1884; id., L'opera di Cassiodoro a
Ravenna, in Atti e memorie Dep. stor.
ACQUISTA s. 3ª, III (1885); P. Del
(/EMPORIUM/)
pat. Romagne,
Giudice, Sulla questione della unità o dualità del diritto in Italia sotto la dominazione
ostrogota, in Nuovi studi di storia e diritto, Milano 1913; C. Calisse, Il diritto di
Teodorico in Italia, Macerata 1889; R. Cessi, Lo scisma laurenziano e le origini della
dottrina politica della Chiesa di Roma, in Arch. Soc. rom. stor. patr., XLII (1919); id.,
Dallo scisma laurenziano alla paci icazione religiosa dell'Oriente, ibid., XLIII (1920).
V. anche odoacre; ostrogoti; teodorico.

25. Italia bizantina. - Oltre le opere di cui al § 15, cfr. A. Gasquet, L'empire
bizantyn et la monarchie franque, Parigi 1888 e J. R. Bury, The naval policy of the
Roman Empire in relation to the Western provinces from the seventh to the ninth
century, in Centenario della nascita di M. Amari, II, Palermo 1910; A. Hofmeister,
Amal i in byzantin. Zeit, in Byzant.-neugriech. Jahrbücher, 1920; B. Pace, I Barbari e
i Bizantini in Sicilia, studî sulla storia dell'isola dal sec. V al IX, in Arch. stor. siciliano,
XXXV-XXXVI (1910-11); cfr. belisario; giustiniano.

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26. Papato. - Oltre le opere di cui al § 15, H. Grisar, Des römische Primat nach der
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Lehre und Regierungspraxis Gregors der Grossen, in Zeitschr. f. Katol. Theologie, III
(1879); F. Görres, Papst Gregor der Grosse und Kaiser Phocas, in Zeitschr. f.
(/index.html)

Wissenschaftl. Theologie, XLIV (1901); C. M.(/CATALOGO/)


CATALOGO Patrono, Dei con litti tra l'imperatore
Maurizio Tiberio e il papa Gregorio Magno, in Rivista di storia antica, Messina
1909. Inoltre G. Romano, L'origine del potere civile e della signoria territoriale dei
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
papi, Pavia 1905. Complessivo, ma assai mediocre F. Tarducci, Storia di Gregorio
Magno e del suo tempo, Roma 1904.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

27. Italia longobarda. - Oltre a N. Tamassia, Longobardi, Franchi e Chiesa romana


ino ai tempi di re Liutprando, Bologna 1888 e F. Tarducci, L'Italia dalla discesa di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Alboino alla morte di Agilulfo, Città di Castello 1914 (mediocre), cfr. in
particolare A. Crivellucci, In che anno i Longobardi sono entrati in Italia. La data
della morte di Alboino. La durata dell'assedio
ACQUISTA di Pavia. Dei primi duchi longobardi del
(/EMPORIUM/)

Friuli. Le chiese cattoliche e i Longobardi ariani in Italia, in Studi storici, I, II, IV-VI
(1892, 1893, 1895-97); R. Cessi, Le prime conquiste longobarde in Italia, in Nuovo
arch. veneto, n. s., XXXV (1918); O. Bertolini, La data d'ingresso dei Longobardi in
Italia, in Boll. soc. pavese, 1920 (contro, R. Cessi, I Longobardi in Italia, in Atti Acc.
Padova, n. s., XXXVIII, 1921-22); L. Schmidt, Datum u. Weg der langobard.
Einwanderung in Italien, in Hist. Vierteljahr., 1927; P. Roviglio, Intorno alla storia
dei Longobardi, Udine 1916; G. P. Bognetti, Congetture sulla dominazione
longobarda nell'alto Ticino, in Arch. stor. Svizzera ital., 1931; H. Pabst, Geschichte d.
langob. Herzogthums, in Forschungen z. deutsch. Geschichte, Gottinga 1862; L.
Duchesne, Les évêchés d'Italie et l'invasion lombarde, in Mélanges d'archéol. et
d'histoire, XXIII e XXV (1903 e 1906). Per i ducati di Spoleto e Benevento, cfr.
F. Hirsch, Il ducato di Benevento, trad. it., Torino 1890; Jenny, Gesch. d.
langobardischen Herzogthums Spoleto, Basilea 1890; M. Schipa, cit. al § 16; G.
Pochettino, I Longobardi nell'Italia meridionale (570-1080), Caserta 1930. Inoltre,

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 732/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

T. Manteuffel, L'espansione franca in Italia nei secoli VI e VII (in polacco), in


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Sprawozd. Akad. Umiejętności, 1926; id., I rapporti politici franco-italiani nel sec. VI
(in polacco), Cracovia 1927; G. Löhlein, Die Alpen u. Italienpolitik d. Merowinger
(/index.html)

im VI Jahr., Erlangen 1932. Cfr. longobardi; rotari, Editto di; benevento e


CATALOGO (/CATALOGO/)

spoleto, Ducati di.

28. Longobardi, Bizantini, FranchiSCUOLA nel sec. VIII. - W. Martens, Politische


(/TRECCANISCUOLA/)
e Papato
Geschichte d. Langobarden unter König Liutprand, Heidelbereg 1880; M. Rosi,
Longobardi e Chiesa romana al tempo di re Liutprando, Catania 1890; G.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Monticolo, Le spedizioni di Liutprando nell'esarcato, in Arch. Soc. romana storia


patria, XV (1892); A. Gasquet, Le Royaume lombard: ses relations avec l'empire grec
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
et avec les Francs, in Revue historique, XXIII (1886); J. Gay, L'État ponti ical, les
Byzantins et les Lombards sur le littoral campanien, in Mélanges d'archéologie et
d'hist., XXI (1901); C. Bayet, Remarques sur(/EMPORIUM/)
ACQUISTA le caractère et les conséquences du
voyage d'Étienne III en France, in Revue historique, 1883; S. Abel, Der Untergang des
Langobardenreiches in Italien, Gottinga 1859; A. Breyton, Remarques sur les causes
qui ont facilité la conquête franque en Lombardie, in G. Bardot, P. Pouzet, Breyton,
Mélanges carolingiens, Parigi 1890; F. Hirsch, Papst Hadrian I. u. das Fürstenthum
Benevent, in Forsch. z. deutsch. Geschichte, 1873; E. Robiony, Le guerre dei Franchi
contro i principi di Benevento, Napoli 1901; R. Poupardin, Études sur l'histoire des
principautés lombardes de l'Italie méridionale et de leurs rapports avec l'empire franc,
in Le Moyen âge, XIX-XX (1907). V. anche carlomagno.

29. Età carolingia. - G. Pochettino, I Pipinidi in Italia (sec. VIII-IX), in Arch. stor.
lomb., LIII (1927); B. Malfatti, Bernardo re d'Italia, Firenze 1876; F. Besta, Le
ragioni ed i criteri della divisione del regno italico progettata nell'806 da Carlo Magno,
in Rend. Ist. lomb., s. 2ª, LX (1927); F. Hirsch, Die Schenkung Kaiser Karls des
Kahlen für papst Johann VIII. und der Libellus de imperatoria potestate in urbe Roma,
in Forschungen z. deutsch. Geschichte, 1886; E. Perels, Papst Nikolaus I. und
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 733/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Anastasius Bibliothecarius, Berlino 1920; G. Pochettino, L'imperatrice Angelberga,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
in Arch. stor. lomb., XLVII (1921); A. Falce, La formazione della marca di Tuscia
(secoli VIII-IX), Firenze 1930; A. Vicinelli, Bologna nelle sue relazioni col Papato e
(/index.html)

l'Impero dal 774 al 1278, Bologna 1922.


CATALOGO (/CATALOGO/)

30. Età dei re d'Italia, da Berengario I ad Arduino. - Fondamentali S. Pivano, Stato


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
e Chiesa da Berengario I ad Arduino (888-1015), Torino 1908; J. Gay, L'Italie
méridionale et l'empire byzantin (867-1071), Parigi 1904; e P. Fedele, cit. al § 18.
Cfr. inoltre P. Hirsch, LIBRI
Erhebung Berengars I. v. ARTE
(/TRECCANILIBRI/) Friaul zum König in Italien,
(/TRECCANIARTE/)

Strasburgo 1910; A. Segre, Note berengariane, in Arch. stor. ital., LXIV (1906); M.
A. Levi, Contributi alla storia dei re d'Italia nel sec. X, in Atti Acc. Torino, LXIII
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
(1927-28); P. Fedele, La battaglia del Garigliano dell'anno 915, in Arch. Soc. rom.
stor. patr., XXII (1899; e O. Vehse, Das Bündnis gegen die Sarazenen vom Jahre 915,
in Quellen und Forschungen aus italien. Archiv.,
ACQUISTA XIX, 1927); P. Fedele, Sull'origine
(/EMPORIUM/)

dei Frangipane, in Arch. Soc. rom. stor. patr., XXXIII (1910); L. Duchesne, Serge III
et Jean II, in Mélanges d'arch et d'hist., 1913; G. Bossi, I Crescenzi, in Rend. Acc. pont.
d. arch., 1913; W. Sickel, Alberich II. u. die Kirchenstaat, in Mitt. d. Inst. f. österr.
Geschichtsforschung, XXIII (1902); A. Visconti, La legislazione di Ottone I come
conseguenza della restaurazione politica dell'Impero, in Arch. stor. lomb., LII (1925);
F. Schneider, Papst Johan XV. u. Otto's III. Romfahrt, in Mitt. d. Inst. f. österr.
Geschichtsforsch., XXXIX (1922); L. Halphen, La Cour d'Othon III à Rome, in
Mélanges d'arch. et d'hist., XXV (1905); K. Hampe, Kaiser Otto III. u. Rom, in Hist.
Zeitschrift, CXL (1929); B. Baudi di Vesme, Il re Arduino e la riscossa italica contro
Ottone III e Arrigo II, Pinerolo 1900.

Inoltre G. Buzzi, Ricerche per la storia di Ravenna e di Roma dall'850 al 1118, in


Arch. Soc. romana storia patria, XXXVIII (1915); B. Schmeidler, Venedig u. das
deutsche Reich 983-1024, in Mitt. d. Inst. f. österreich. Geschichtsforschung, XXV (1904);
W. Lenel, Die Entstehung der Vorherrschaft Venedigs an der Adria, Strasburgo
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 734/1196
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1897; A. Falce, Il marchese Ugo di Toscana, Firenze 1923; C. Patrucco, I Saraceni


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
nelle Alpi Occidentali e specialmente in Piemonte, in Studi sulla storia del Piemonte
avanti il 1000, Bibl. Soc. stor. subalpina, XXXII, Pinerolo 1908; C. W. Previté
(/index.html)

Orton, Italy and Provence, 900-950,CATALOGO


in English(/CATALOGO/)
Historical Review, 1917. Cfr. anche
S. Pivano, Le famiglie comitali di Parma, dal secolo IX all'XI, in Arch. stor. parm., n.
s., XXII bis (1922); id., Il "comitato" di Parma e la "marca" lombardo-emiliana, ibid.,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
XXII (1922); E. Nasalli Rocca, Sui poteri comitali del vescovo di Piacenza, in Riv.
stor, ital., XLIX (1932); L. Chiappelli, I conti Cadolingi, i conti Guidi ed il comitatus
pistoriensis, in Bull. stor.LIBRI XXXIV (1932); U.
pist.,(/TRECCANILIBRI/) Formentini,
ARTE Sulle origini e la
(/TRECCANIARTE/)

costituzione di un grande gentilizio feudale, in Atti Soc. lig. stor. patr., LIII (1926).

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)


Anche S. Loewenfeld, Leo von Vercelli, Gottinga 1877; H. Block, Beiträge zur
Geschichte des Bischofs Leo von Vercelli u. seiner Zeit, in Neues Archiv, 1896; N.
Tamassia, Raterio e l'età sua, in Studî giuridici
ACQUISTA dedicati a F. Schupfer, II, Torino
(/EMPORIUM/)

1898; W. Franke, Romuald von Camaldoli u. seine Reformtätigkeit zur Zeit Otto III.,
Berlino 1913. Cfr. anscarici; crescenzî; obertenghi.

Per gli Arabi in Sicilia, M. Amari, Storia dei musulmani di Sicilia, voll. 4, Firenze
1854-68 (2ª ed., accresc. a cura di A. Nallino, I, Catania 1933). Inoltre A. Rossi,
Delle cause della sollevazione di Eufemio contro la dominazione bizantina in Sicilia, in
Studî storici, Bologna 1905; F. Gabotto, Eufemio da Messina e il movimento
separatista nell'Italia bizantina, Torino 1892; A. Finocchiaro, Giziah e Kharagi,
note sulla condizione dei vinti in Sicilia, in Arch. giurid., LXXXI (1908).

31. Età degl'imperatori franconi e della lotta per le investiture. - V. anzitutto G. B.


Borino, Per la storia della riforma della Chiesa, in Arch. Soc. romana storia patria,
XXXVIII (1915); id., L'elezione e la deposizione di Gregorio VI, ibid., XXXIX
(1916); A. Fliche, Études sur la polémique religieuse à l'époque de Grégoire VII. Les
Prégrégoriens, Parigi 1916; id., Le ponti icat de Victor III, in Revue hist. éccl.,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 735/1196
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Lovanio 1924; id., La Réforme Grégorienne, voll. 2, Lovanio 1924-25; J. Gay, Les

papes du XIe siècle et la chrétienté, Parigi 1926; E. Voosen, Papauté et pouvoir civil à
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

l'époque de Grégoire VII, Gembloux 1927; G. Falco, La riforma gregoriana, in


(/index.html)

Annali istruzione media, 1930; A. Amelli,


CATALOGOLa(/CATALOGO/)
Chiesa di Roma e la Chiesa di Milano
nella elezione di papa Alessandro III, Firenze 1910; id., S. Bruno di Segni, Gregorio
VII ed Enrico IV in Roma, Montecassino 1903; B. Gigalski, Bruno, Bischof von
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Segni, Münster 1898; P. Rotondi, Ariberto d'Intimiano, in Arch. stor. ital., XXX
(1863); id., La Pataria in Milano, in Arch. stor. lomb., XIV (1887); H. Pabst, De
Ariberto II. Mediolanensi, primisque
LIBRI medii aevi motibus,
(/TRECCANILIBRI/) Berlino 1864; A. Amati,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Ariberto e Lanzone ossia il risorgimento del comune di Milano, Milano 1865; W.


Wicherkiewicz, Die Kirchliche Stellung der Erzbischöfe von Mailand zur Zeit der
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Pataria, Breslavia 1875; M. Pfenninger, Kaiser Konrads II. Beziehungen zu Aribo
von Mainz, Pilgrim von Köln, und Aribert von Mailand, Breslavia 1891; C.
Pellegrini, I santi Arialdo ed Erlembaldo, Milano
ACQUISTA 1897; P. M. Brown, Movimenti
(/EMPORIUM/)

politico-religiosi in Milano ai tempi della Pataria, in Arch. stor. lomb., LVII (1932).

Inoltre A. Falce, Bonifacio di Canosa, voll. 2, Reggio Emilia 1926; N. Grimaldi,


La contessa Matilde e la sua stirpe feudale, Firenze 1927; A. Overmann, Grä in
Mathilde von Tuscien, ihre Besitzungen, 1125-1230, Innsbruck 1895; C. W. Previté
Orton, The Early History of the House of Savoy, Cambridge 1912; F. Cognasso,
Umberto Biancamano, Torino 1930; e, per le varie stirpi feudali, l'excursus IV
(Zur Genealogie u. Geschichte der hervorragenden Dynastengeschlechter Ober- und
Mittelitaliens im 11. Jahrh.), in H. Bresslau, Jahrbücher des Deutschen Reiches unter
Konrad II., I, Lipsia 1879. Per i rapporti Roma-Venezia, P. Kehr, Rom u. Venedig
bis XII. Jahrh., in Quellen u. Forschungen aus italien. Archiven u. Bibl., XIX (1927). V.
anche A. Solmi, La distruzione del palazzo regio di Pavia nell'anno 1024, in Rend. Ist.
lombardo, LVII (1929); U. Formentini, Nuove ricerche intorno alla Marca della

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 736/1196
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Liguria Orientale. La conquista della Corsica, in Giornale stor. e lett. della Liguria, I
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
(1925); B. Capasso, Il pactum giurato dal duca Sergio ai Napoletani (1030), in Arch.
stor. napoletano, IX (1884).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

Cfr. investiture, Lotta delle; pataria.

Età del regno normanno-svevoSCUOLA


e dei comuni (sino al 1266).
(/TRECCANISCUOLA/)

Opere di carattere generale. - 32. Trattazioni complessive. - Non esistono


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
trattazioni complessive, veramente aggiornate e rispondenti ai risultati
raggiunti, in studî particolari, in quest'ultimo trentennio. Oltre alle opere,
ormai invecchiate, di S. Sismondi, Histoire des républiques italiennes du moyen âge
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
voll. 16, Parigi 1809-18 (molte ed., trad. ital., Capolago 1831-32); di K. Hegel,
Storia della costituzione politica dei municipi italiani, trad. ital., voll. 2, Milano
1841; di P. Emiliani-Giudici, Storia
ACQUISTA dei municipi italiani, 2ª ed., voll. 3,
politica (/EMPORIUM/)
Firenze 1864-66, v. F. Lanzani, Storia dei Comuni italiani dalle origini al 1313,
Milano 1882 (nella collezione F. Vallardi; assai preferibile al mediocrissimo
volume di F. Gianani, I Comuni 1000-1300, Milano s. a., che era destinato a
sostituirlo), e W. F. Butler, The lombard Communes, Londra 1906. Sommario e
superficiale J. Luchaire, Les démocraties italiennes, Parigi 1915; né di molto
valore anche P. Villari, L'Italia da Carlo Magno alla morte di Arrigo VII, Milano
1910. Dal punto di vista giuridico cfr. A. Solmi, Il comune nella storia del diritto,
in Enciclopedia giuridica italiana, Milano 1922; troppo schematico e sociologico
G. Arias, Il sistema della costituzione economica e sociale italiana nell'età dei comuni,
Roma-Torino 1905.

Per le relazioni fra papato e impero dal 1122 al 1167, ottimo U. Balzani, Italia,
Papato e Impero nel sec. XII, Messina 1930.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 737/1196
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Per il regno normanno, ottimo F. Chalandon, Histoire de la domination


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
normande en Italie et en Sicile, voll. 2, Parigi 1907. Per l'età sveva utile W. Cohn,
L'età sveva, trad. ital., Catania 1930.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

Le vedute più originali e profonde su questo periodo di storia italiana -


eccettuato il regno normanno - si devono quindi ricercare in lavori particolari.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

33. Comuni. - Fondamentali gli studî di G. Volpe, Questioni fondamentali


sull'origine e svolgimento dei comuni italiani, Pisa 1904; id., Lombardi e Romani
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
nelle campagne e nelle città, cit. § 20; id., Movimenti religiosi e sette ereticali nella
società medievale italiana, 2ª ed., Firenze 1926; id., Per la storia delle giurisdizioni
TRECCANI
vescovili nella costituzione comunale CULTURA fra
e dei rapporti (/CULTURA/)
lo Stato e la Chiesa nelle città
italiane dei secoli XII-XIII, in Studî stor., XIX-XXI (1910-13); id., Il sistema della
costituzione econom. e sociale italiana nell'età dei Comuni, ora in Medioevo ital.,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Firenze 1923; id., Chiesa e stato di città nell'Italia medievale, in Medioevo ital., cit.;
id., Studî sulle istituzioni comunali a Pisa nei secoli XII-XIII, Pisa 1902; id.; Volterra,
Firenze 1923; id., Lunigiana medievale, Firenze 1923. V. anche N. Ottokar, I
comuni, in Encicl. it., XI, pp. 17-25, e, a parte, in Civiltà moderna, II (1930).

Tra gli studî dedicati a singoli comuni, ma che hanno la massima influenza per
le concezioni d'insieme dell'età comunale, v. soprattutto P. Santini, Studi
sull'antica costituzione del comune di Firenze, in Arch. stor. ital., LIII (1895), LVIII-
LXI (1900-1903) (e anche La società delle torri in Firenze, ibid., XLV 1887); L.
Simeoni, Le origini del comune di Verona, in Nuovo arch. ven., XXI (1913); id., Il
comune veronese sino a Ezzelino e il suo primo statuto, in Miscell. storia veneta, s. 3ª,
XV (1920); A. Solmi, Le leggi più antiche del comune di Piacenza, in Arch. stor. ital.,
LXXIII (1915); G. De Vergottini, Il "popolo" nella costituzione del comune di
Modena sino alla metà del sec. XIII, in Miscell. P. Rossi, Siena 1931; e ancora il
vecchio ma importante saggio di F. Schupfer, La società milanese all'epoca del
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risorgimento del Comune, in Arch. giuridico, 1869-70; G. Falco, Il comune di Velletri


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
nel Medioevo, in Arch. Soc. rom. stor. patr., XXXVI-XXXIX (1913-16) e I comuni
della Campagna e della Marittima nel Medioevo, ibid., XLII-XLIX (1919-1926).
(/index.html)

Assai utile anche, per il periodo del "capitanato


CATALOGO del popolo" (metà del sec. XIII),
(/CATALOGO/)

E. Salzer, Über die An änge der Signorie in Oberitalien, Berlino 1900.

Sulle "origini" dei comuni cfr. F. Gabotto, Il comune a Cuneo nel sec. XIII e le
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

origini comunali in Piemonte, in Boll. stor. bibl. sub., V (1900); id., Le origini
signorili del Comune, inLIBRI stor. bibl. sub., VII-VIII
Boll.(/TRECCANILIBRI/) (1902-03); id., Dalle origini
ARTE (/TRECCANIARTE/)

del Comune a quelle della Signoria, in Atti congr. int. sc. stor., Roma 1903; id.,
Intorno alle vere origini comunali, in Arch. stor. ital., LXIII (1905); G. Volpe, Una
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
nuova teoria sulle origini del Comune, in Arch. stor. ital., LXII (1904).

34. Comuni rurali. - Oltre ai lavoriACQUISTA


di cui al (/EMPORIUM/)
§ 18, e specialmente quelli del
Bognetti, Caggese, Schneider, cfr. G. Mengozzi, Il comune rurale nel territ0rio
lombardo-tosco, in Studî senesi, XXXI (1915); G. Seregni, Del luogo di Arosio e dei
suoi statuti nei secoli XII-XIII, in Miscell. stor. ital., XXXVIII (1902); E. Riboldi, I
contadi rurali del milanese (secoli IX-XII), in Arch. stor. lomb., XXXI (1904); V.
Fainelli, Intorno alle origini dei comuni rurali veronesi, in Nuovo arch. veneto, n. s.,
XXV (1913); L. Simeoni, Il comune rurale nel territorio veronese, ibid., n. s., XLII
(1921); A. Checchini, Comuni rurali padovani, ibid., n. s., XVIII (1909); A.
Palmieri, Gli antichi castelli comunali dell'Appennino Bolognese, Bologna 1905; id.,
Feudatari e popolo della montagna bolognese, in Atti e mem. dep. stor. patr. Romagne,
s. 4ª, IV (1914); A. Sorbelli, La parrocchia dell'Appennino Emiliano nel Medioevo,
cit. § 18; G. Salvemini, Un comune rurale del sec. XIII, in Studî storici, Firenze
1901.

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Per i servi della gleba e la loro liberazione cfr. A. Palmieri, Sul riscatto dei servi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
della gleba nel contado bolognese, in Arch. giur., 1906; A. Piccarolo, Abolizione della
servitù della gleba nel Vercellese, Vercelli 1896, e specialmente P. Vaccari,
(/index.html)

L'a francazione dei servi della gleba CATALOGO e nella Toscana, Bologna 1926. Per i
nell'Emilia(/CATALOGO/)
rapporti città-contado, v. G. De Vergottini, Origini e sviluppo della
comitatinanza, in Studî senesi, 1929; E. Zorzi, Il Territorio padovano nel periodo di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
trapasso da comitato a comune, in Miscell. stor. veneta, 1930.

35. Regno normanno. - LIBRI


Oltre(/TRECCANILIBRI/)
lo Chalandon, cfr. E. Caspar,
ARTE Roger II. (1105-1154)
(/TRECCANIARTE/)

und die Gründung der normannisch- sicilischen Monarchie, Innsbruck 1905; G. B.


Siragusa, Il regno di Guglielmo I in Sicilia, 2ª ed., Palermo 1929, e gli studî di varî
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
autori raccolti in Il Regno normanno, Messina 1932.

36. Papato e Impero. - Per il papatoACQUISTA


soprattutto A. Luchaire, Innocent III, voll. 6,
(/EMPORIUM/)

Parigi 1905-08 (il vol. I è dedicato all'Italia); W. Norden, Das Papsttum u.


Byzanz, Berlino 1903.

Per l'Impero, oltre a K. Hampe, Deutsche Kaisergeschichte in der Zeit der Salier u.
Staufer, 5ª ed., Lipsia 1923, v. H. Simonsfeld, Jahrb. des deut. Reiches unter
Friedrich I., I (1152-58), Lipsia 1908; E. Winkelmann, Philipp v. Schwaben u. Otto
IV. v. Braunschweig, voll. 2, Lipsia 1873-78; su Federico II, soprattutto l'introd. di
J.-L. Huillard-Bréholles alla Historia Diplomatica Friderici II, I, Parigi 1852; E.
Winkelmann, Kaiser Friedrich II., voll. 2 (fino al 1233), Lipsia 1889-97; E.
Kantorowicz, Kaiser Friedrich II., voll. 2, Berlino 1927-31.

Per gli ultimi Svevi, F. W. Schirrmacher, Die letzten Hohenstaufen, Gottinga


1871; A. Karst, Geschichte Manfreds (fino al 1258), Berlino 1897; K. Hampe,
Urban IV. und Manfred (1261-64), Heidelberg 1905; A. Bergmann, König Manfred

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v. Sizilien. Vom Tode Urbans IV. bis zur Schlacht bei Benevent 1264-66, Heidelberg
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
1909; K. Hampe, Gesch. Conradins v. Hohenstaufen, Innsbruck 1894 (v. anche

corradino
(/index.html) di svevia; enrico vi; federico ii; federico barbarossa; manfredi).

CATALOGO (/CATALOGO/)
Per i rapporti con Bisanzio, oltre a Norden, cit. cfr. F. Chalandon, Les Comnènes,
voll. 2, Parigi 1900-02; L. Bréhier, L'Église et l'Orient au Moyen Âge. Les Croisades,
3ª ed., Parigi 1911; B. Leib, Rome, Kiev et Byzance à la in du XIe siècle, Parigi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

1929. Cfr. crociate.


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
37. Per la storia di particolari istituti e magistrature. - A. Pawinski, Zur
Entstehungsgeschichte des Konsulats in den Kommunen Nord- u. Mittel Italiens,
Berlino 1867; L. v. Heinemann,
TRECCANI CULTURA d.
Zur Entstehung (/CULTURA/)
Stadtverfassung in Italien,
Lipsia 1896; R. Davidsohn, Origine del consolato, con speciale riguardo al contado di
Firenze e di Fiesole, in Arch. stor. ital., L (1892); e Über die Entstehung des Konsulats
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
in Toscana, in Hist. Vierteljahr., 1900; utile, ma assai limitato nell'argomento,
Hanauer, Das Berufspodestat im dreizeh. Jahrh., in Mitt. d. Inst. f. Österr.
Geschichtsforsch., XXIII (1902); V. Franchini, L'istituto del consolato nei Comuni
medievali, in Mem. Acc. Modena, 1907; id., Saggio di ricerche sull'istituto del podestà
nei Comuni medievali, Bologna 1912; E. Sestan, Ricerche intorno ai primi podestà
toscani, in Arch. stor. ital., LXXXII (1924). V. anche A. Schaube, Das Konsulat des
Meeres in Pisa, Lipsia 1888; E. Besta, Il Senato veneziano, in Miscell. stor. ven., s, 2ª,
V (1899); P. S. Leicht, Il parlamento della Patria del Friuli, Udine 1903; M.
Chiudano, Le curie sabaude nel sec. XIII, Torino 1927.

Sulle corporazioni, oltre a F. Pozza, Le corporazioni d'arti e mestieri a Vicenza, in


Nuovo arch. veneto, n. s., X (1895); M. Gicheli, Le corporazioni parmensi d'arti e
mestieri, Parma 1899; A. Gaudenzi, Le società delle arti in Bologna nel sec. XIII: i
loro statuti e le loro matricole, in Boll. Ist. stor. ital., XXI (1899); M. Roberti, Le
corporazioni padovane d'arti e mestieri, Venezia 1902; L. Simeoni, Gli antichi statuti
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delle arti veronesi, Venezia 1914; v. specialmente A. Doren, Entwicklung u.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Organisation d. Florentiner Zünfte im XIII. u. XIV, Jahrh., Lipsia 1897; R. Eberstadt,
Magisterium
(/index.html) und Fraternitas, Lipsia 1910; id., Der Ursprung des Zunftwesens... des
Mittelalter, 2ª ed., Monaco 1915; eCATALOGO
un riassunto accurato in F. Valsecchi, Le
(/CATALOGO/)

corporazioni nell'organismo politico del Medioevo, Milano 1931 (con ricca bibl.).

SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Per le società "delle armi", v. A. Gaudenzi, Gli statuti della società delle armi del
popol0 di Bologna, in Boll. Ist. stor. ital., 8 (1889).
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Sul diritto statutario, le consuetudini, ecc.: A. Lattes, Studi di diritto statutario,


Milano 1887; id., Il diritto consuetudinario nelle città lombarde, Milano 1899 (assai
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
importante); E. Besta, Il diritto e le leggi civili di Venezia ino al dogado di Enrico
Dandolo, Venezia 1900; M. Roberti, Le magistrature giudiziarie veneziane e i loro
capitolari ino al 1300, voll. 3, Padova-Venezia 1907-11; B. Pitzorno, Le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

consuetudini giudiziarie veneziane anteriori al 1229, in Miscell. stor. ven., s. 3ª, II


(1910); A. Solmi, Alberto da Gandino e il diritto statutario nella giurisprudenza del
sec. XIII, in Riv. ital. scienze giuridiche, XXXII (1902); N: Alianelli, Delle
consuetudini e degli statuti municipali nelle prov. napoletane, voll. 2, Napoli 1871-3;
F. Pepere, Le consuetudini dei comuni dell'Italia merid. e il loro valore storico, Napoli
1880; W. v. Brünneck, Siciliens mittelalt. Stadtrechte, Halle 1881; F. Ciccaglione,
Le origini delle consuetudini sicule, Torino 1900; id., Le leggi locali napoletane e
siciliane del basso Medioevo e le pretese traccie di diritto germanico, Catania 1917; L.
Genuardi, La formazione delle consetudini di Palermo, in Arch. stor. siciliano, n. s.,
XXXI (1906); e l'ottimo vol. di F. Calasso, La legislazione statutaria dell'Italia
Meridionale, I, Roma 1929. E cfr. A. Lizier, La vita sociale nei secoli XII-XV nella
legislazione generale degli statuti italiani, in Riv. it. di sociologia, XXII (1900); D.
Bizzarri, Ricerche sul diritto di cittadinanza nella costituzione comunale, Torino
1916; S. Mochi Onory, L'applicazione pratica del diritto statutario, app. VII al Boll.
Deput. st. patria Umbria, Perugia 1927.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 742/1196
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Per la legislazione nel regno normanno-svevo, cfr. H. Niese, Die Gesetzgebung d.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
normann. Dynastie in Regnum Siciliae, Halle 1910 (anche A. Del Vecchio, La
(/index.html) di Federico II imperatore, Torino 1884); R. Trifone, Le paci territoriali
legislazione
tedesche e le costituzioni sveve del regno di Sicilia,
CATALOGO in Miscell. Schipa, Napoli 1925; G.
(/CATALOGO/)

Cocchiara, Federico II legislatore e il regno di Sicilia, Torino 1927. E cfr. F.


Brandileone, Il diritto romano nelle leggi normanne e sveve del regno di Sicilia,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Torino 1889; V. La Mantia, Cenni storici su le fonti del diritto greco-romano e le
assise e le leggi dei re di Sicilia, Torino 1887.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

38. Storia economica. - Oltre a Schaube e Schulte (§ 19), cfr. G. Heyd, Storia del
commercio del Levante nel Medioevo, trad. it., Torino 1913; G. Yver, Le commerce
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
et les marchands dans l'Italie méridionale au XIIIe et au XIVe siècle, Parigi 1903; H.
Sieveking, Die kapitalistische Entwicklung in den italienischen Städte des Mittelalters,
in Vierteljärh. f. Sozial- u. Wirtschaftsgeschichte, VII (1909); R. Heynen, Zur
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Entstehung des Kapitalismus in Venedig, Stoccarda 1905; R. Ciasca, L'arte dei


medici e degli speziali nella storia e nel commercio iorentino dal sec. XII al XIV,
Firenze 1927; E. H. Byrne, Genoese Trade with Syria in the Twelfth Century, in
American Hist. Review, 1920; id., Genoese Shipping in the Twelfth and Thirteenth
Century, Cambridge (U. S.), 1930; R. L. Reynolds, Genoese trade in the late
Twelfth Century, in Journal of Economic and Business History, 1931; J. Bratianu, Le
commerce génois dans la Mer Noire, Parigi 1931; A. E. Sayous, Dans l'Italie à
l'intérieur des terres: Sienne de 1221 à 1229, in Annales d'histoire économique et
sociale, 1931; M. Chiaudano, Aspetti dell'espansione mercantile italiana all'estero nel
sec. XIII, Camerino 1932; L. Zanoni, Gli Umiliati nei loro rapporti con l'eresia,
l'industria della lana e i comuni nei secoli XII e XIII, Milano 1911 (anche A. Doren,
Die Florentiner Wollentuchindustrie, cit. a § 57); G. Renard, Histoire du travail à
Florence, voll. 2, Parigi 1913-1914. Per l'industria mineraria G. Volpe, Montieri:
costituzione... e attività economica d'una terra mineraria toscana nel sec. XIII, in

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 743/1196
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Vierteljärh. f. Sozial- u. Wirtschaftsgeschichte, VI (1908). Cfr. anche L. T. Belgrano,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
L'interesse del denaro e le cambiali appo i Genovesi dal sec. XII al XIV, in Arch. stor.
ital., s. 3ª, III (1866). Per i rapporti commerciali con l'estero; L. Gauthier, Les
(/index.html)

Parigi 1907;
Lombards dans le Deux-Bourgognes,CATALOGO P. Morel, Les Lombards dans la
(/CATALOGO/)

Flandre française et le Hainault, Lilla 1908; V. Franchini, Gli italiani alla iera di
Sciampagna, in Riv. int. sc. soc., 1926 (anche C. Paoli, Siena alle iere di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Sciampagna, in Conf. comm. sen. st. patr., IV, Siena 1898); C. Piton, Les Lombards
en France et à Paris, voll. 2, Parigi 1892-3; L. Hutchinson, Oriental trade and the
rise of the Lombard Communes, in Quarterly Journal
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE of Economics, XVI (1902); F.
(/TRECCANIARTE/)

Patetta, Caorsini senesi in Inghilterrra nel sec. XIII, in Boll. sen. stor. patr., IV (1897);
L. R. Reynolds, Merchants of Arras and the Overland trade with Genoa XIIth cent.,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
in Revue belge de philologie et d'histoire, IX (1930); L. Mirot, Études lucqoises: la
colonie lucquoise à Paris du XIIIe au XIVe siècle, Parigi 1930. Sempre fondamentale
H. Simonsfeld, Der Fondaco dei Tedeschi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
in Venedig u. die deutsch-venetian.
Handelsbeziehungen, voll. 2, Stoccarda 1887. Per i rapporti commerciali fra stati
italiani, F. Carabellese, Relazioni commerciali fra la Puglia e la rep. di Venezia dal
sec. X al XV, Roma 1897.

Per le compagnie bancarie anche Q. Senigaglia, Le compagnie bancarie senesi nei


secoli XIII e XIV, in Studi Senesi, XXIV-XXV (1907-08). Per l'industria B.
Cecchetti, Le industrie in Venezia nel sec. XIII, in Arch. veneto, IV (1872); G. B.
Zanazzo, L'arte della lana in Vicenza (sec. XIII-XIV), in Miscell. storia veneta, s., 3ª,
VI (1914); A. Schulte, La lana come promotrice della loridezza economica dell'Italia
nel medioevo, in Atti del III Congresso intern. di scienze storiche, Roma 1903; G.
Bigwood, Un marché de matières premières, laines d'Angleterre et marchands italiens
vers la in du XIIIe siècle, in Annales d'hist. économique et sociale, I (1930).

V. anche L. Genuardi, Commercio e diritto marittimo in Napoli nei secoli XIII, XIV e
XV, in Miscell. Schipa, Napoli 1926.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 744/1196
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Per gli studi di storia economica v. la rassegna di V. Porri, in Riv. stor. ital.,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
XLVII (1930); G. Luzzatto, The Study of Medieval Econ. Hist. in It.: Recent

(/index.html) and Tendencies, in Journal of Economic and Business History, IV (1932);


Literature
A. Sapori, La storia economica d'Italia nei secoli
CATALOGO XII-XVI e la storia economica
(/CATALOGO/)

mondiale, in Bulletin of the Intern. Committee of Hist. Sciences, V (1933).

SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Per il diritto commerciale A. Lattes, Il diritto commerciale nella legislazione comm.
statutaria delle città italiane, Milano 1884; M. Chiudano, Contratti comm. Genovesi
del sec. XII, Genova 1925, e Studi
LIBRI e documenti per
(/TRECCANILIBRI/) la (/TRECCANIARTE/)
ARTE storia del diritto comm. it. nel
sec. XIII, Torino 1930. V. anche A. Del Vecchio-E. Casanova, Le rappresaglie nei
Comuni medievali e specialmente in Firenze, Bologna 1894; G. Arias, I trattati
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
comm. della Repubbl. Fiorentina, I (sec. XIII), Firenze 1901; F. Schupfer, Il diritto
delle obbligazioni in Italia, nell'età del Risorgimento, voll. 2, Torino 1921; G.
Salvioli, L'assicurazione e il cambio ACQUISTA nella storia del dir. it., Bologna 1884;
marittimo(/EMPORIUM/)
R. Cessi, Note per la storia delle società di commercio in Italia nel medioevo, in Riv.
ital. scienze giuridiche, 1917; G. Bonolis, Il diritto marittimo medievale
dell'Adriatico, Pisa 1921.

Per l'agricoltura. v. L. Ticciati, Sulle condizioni dell'agricoltura nel contado cortonese


nel sec. XIII, Firenze 1892; F. Gabotto, L'agricoltura nella regione saluzzese dal sec.
XI al XV, Pinerolo 1909; E. Loncao, Il lavoro e le classi rurali in Sicilia durante e
dopo il feudalismo, Palermo 1900; F. Evoli, L'economia agraria calabrese in regime
feudale, in Arch. stor. per la Calabria e la Lucania, I (1931); R. Di Tucci, La
proprietà fondiaria in Sardegna dal Medioevo ai nostri giorni, Cagliari 1928; e
specialmente P. Torelli, Un comune cittadino [Mantova] in territorio ad economia
agricola, Mantova 1930.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 745/1196
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39. Storia religiosa. - Soprattutto G. Volpe, Movimenti religiosi e sette ereticali, cit.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
§ 33; F. Tocco, L'eresia nel Medioevo, Firenze 1884; J. I. v. Döllinger, Beiträge zur
Sektengeschichte
(/index.html) des Mittelalters, Monaco 1890; E. Buonaiuti, Gioacchino da Fiore,
Roma 1931. Cfr. anche H. Hefele,CATALOGO
Die Bettelorden u. das religiöse Volksleben Ober-
(/CATALOGO/)

u. Mittelitaliens im XIII. Jahrh., Lipsia 1910; P. L. Fumi, Eretici e ribelli nell'Umbria,


2ª ed., Todi 1917; A. De Stefano, Arnaldo da Brescia e i suoi tempi, Roma 1921; L.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Salvatorelli, San Francesco, Bari 1926; G. W. Greenaway, Arnold of Brescia,
Cambridge 1931. Inoltre E. Gebhardt, L'Italie mystique: la Renaissance religieuse
au moyen âge, 6ª ed., Parigi 1908 (trad. it. BariARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) 1910). E cfr. francesco d'assisi;
(/TRECCANIARTE/)

francescanesimo. In particolare, anche P. Cipolla, Il patarenismo a Verona nel sec.


XIII, in Arch. veneto, 1883; G. Biscaro, Inquisitori ed eretici lombardi, Torino 1921;
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
id., Eretici ed inquisitori nella marca trevisana, in Arch. ven., LXII (1932). Per le
"confraternite", G. M. Monti, Le confraternite medievali dell'alta e media Italia,
voll. 2, Firenze 1927. ACQUISTA (/EMPORIUM/)

40. Storia delle università. - G. Mariotti, Memorie e documenti per la storia


dell'università di Parma nel Medioevo, Parma 1888; L. Chiappelli, Lo studio
bolognese, Pistoia 1888; e soprattutto G. Zaccagnini, Lo studio di Bologna, cit. § 9;
id., La vita dei maestri e degli scolari nello Studio di Bologna nei secoli XIII e XIV,
Ginevra 1926; F. Landogna, Maestri e scolari pisani nello studio di Bologna tra il
sec. XII e la metà del XIV, in Arch. stor. ital., LXXXIV (1926); A. Solmi, Contributi
alla storia dell'università di Pavia, Pavia 1925; Schipa, e altri, Storia dell'università
di Napoli, cit. § 9.

41. Per la vita culturale in genere. - F. Novati, Freschi e minii del Dugento, Milano
1908; e G. Bertoni, Il Duecento, 2ª ed., Milano 1930. In particolare, per la corte
di Federico II, H. Niese, Zur Geschichte d. geistigen Lebens am Hofe Kaiser Friedrichs
II., in Hist. Zeitschrift (1912), e i varî studî di C. H. Haskins, in Studies in the
history of mediaeval science, Cambridge 1927.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 746/1196
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42. Storia delle dottrine politiche. - Soprattutto R. W. e A. J. Carlyle, A History of


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
mediaeval political Theory in the West, cit. § 23; anche F. Scaduto, Stato e chiesa
negli scritti politici dalla ine della lotta per le investiture sino alla morte di Ludovico il
(/index.html)

Bavaro (1122-1347), Firenze 1882. CATALOGO (/CATALOGO/)

43. - Storia dei costumi, ecc. - V. specialmente L. Zdekauer, Sul giuoco in Italia nei
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
secoli XIII-XIV, Firenze 1886; id., Il mercante senese nel Dugento, Siena 1901; id.,
La vita privata dei Senesi nel Dugento, Siena 1895; id., La vita pubblica dei Senesi nel
Dugento, Siena 1897. Anche M. Cavallini, Le feste
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEnel Medioevo, in Vita e pensiero,
(/TRECCANIARTE/)

1922.

44. Impero, Papato e Comuni nelle


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
reciproche relazioni dalla ine della lotta delle
investiture alla caduta della dinastia sveva (1129-1266). - P. Arras, Die Roncalischen
Beschlüsse vom Jahre 1158 u. ihre Durchführung, Lipsia 1882; A. Vignati, Storia
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

diplomatica della lega lombarda, Milano 1867; P. Balan, Storia della lega lombarda
ai tempi di Alessandro III, Modena 1876; J. Ficker, Zur Geschichte des
Lombardenbundes, Vienna 1868; A. Fumagalli, Le vicende di Milano durante la
guerra con Federico I, 2ª ed., Milano 1885; G. P. Bognetti, La condizione giuridica
dei cittadini milanesi dopo la distruzione di Milano (1162-1167), in Riv. di storia del
diritto ital., I e II (1928-29); C. Cipolla, Verona nella guerra contro Federico
Barbarossa, in Nuovo arch. veneto, 1895; id., Per la storia della lega lombarda contro
Federico I, in Rend. Acc. Linc., s. 5ª, VI (1897); V. Lege, Federico Barbarossa
all'assedio di Tortona, in Boll. stor. bibl. subalp., XIV (1910); P. Valenti, Il comune
astigiano e la lotta contro Federico I, in Riv. di storia, arte, .... Alessandria, IX (1925);
C. Jachino, Le origini di Alessandria nella storia e nelle tradizioni popolari, Torino
1926; C. Patrucco, Perché e come fu fondata Alessandria, in Boll. stor. bibl. subalpino,
XXIX (1927); H. Meyer, Die Militärpolitik Friedrich Barbarossas im
Zusammenhang mit seiner Italienpolitik, Berlino 1930; F. Güterbock, Der Friede
von Montebello u. die Weiterentwicklung des Lombardenbundes, Berlino 1895; O.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 747/1196
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Masnovo, La battaglia di Legnano, in Annuario Ist. tecnico Dall'Acqua, Legnano


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
1925; P. Kehr, Der Vertrag von Anagni im Jahre 1176, in Neues Archiv, XIII (1888;
dello stesso anche Kaiser Friedrich I. u. Venedig während d. Schismas, in Quellen u.
(/index.html)

Forsch. aus ital. Archiven, XVII, Roma 1924);(/CATALOGO/)


CATALOGO F. Güterbock, Die Lukmanierstrasse
u. die Passpolitik d. Staufer Friedrich I. Marsch nach Legnano, in Quellen u.
Forschungen, XI, 1908; W. Lenel, Der Konstanzer Frieden von 1183 u. die
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
italienische Politik Friedrichs I., in Hist. Zeitschr., 1923; V. Pancotti, L'ultimo atto
della pace di Costanza, in Arch. stor. prov. parm., XXIV (1924); H. Kauffmann, Die
italienische Politik KaiserLIBRI
Friedrichs I. nach dem Frieden
(/TRECCANILIBRI/) von Constanz (1183-1189),
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Greifswald 1933.

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)


Per le sue ripercussioni sulle vicende italiane, importante l'atteggiamento di
Enrico il Leone, duca di Baviera, per cui v. F. Güterbock, Der Prozess Heinrichs d.
Löwen, Berlino 1909, ed. E. Gronen, Die Machtpolitik Heinrichs d. Löwen u. sein
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Gegensatz gegen das Kaisertum, Berlino 1919.

Per l'età di Innocenzo III, v. A. Wagner, Die unteritalischen Normannen u. das


Papsttum (1086-1154), Breslavia 1885; F. Holzach, Die auswärtige Politik des
Königreichs Sicilien (1154-1177), Basilea 1892; H. Bloch, Forschungen zur Politik
Kaiser Heinrichs VI. in d. Jahr. 1191-4, Berlino 1892; J. Caro, Die Beziehungen
Heinrichs VI. zur röm. Kurie während d. Jahr. 1190-7, Rostock 1902; A. Cartellieri,
Heinrichs VI. u. der Höhepunkt d. stau ischen Kaiserpolitik, Lipsia 1914; H. J. W.
Ottendorf, Die Regierung d. beiden letzten Normannen Könige Tankreds u.
Wilhelms III. von Sicilien u. ihre Kämpfe gegen Kaiser Heinrich VI., Bonn 1899; V.
Pfaff, Kaiser Heinrichs VI. höchstes Angebot an die röm. Kurie (1196), Heidelberg
1927; F. Baethgen, Die Regentschaft Papst Innozenz III. im Königr. Sizilien,
Heidelberg 1914; K. Hampe, Deutsche Angri fe auf d. Königreich Sizilien in Anfang
des 13. Jahrh., in Hist. Vierteljahr., VII (1904).

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 748/1196
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Per la IV crociata oltre W. Norden, Die vierte Kreuzzug, Berlino 1898, e Das
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Papsttum u. Bizanz cit. al § 36, cfr. F. Cerone, Il papa e i veneziani nella quarta
(/index.html)in Arch. veneto, XXXVIII-XXXIX (1888-89) ed E. Gerland, Der vierte
crociata,
Kreuzzug u. seine Probleme, in NeueCATALOGO f. d. klassische Altertum, XIII (1904).
Jahrbücher(/CATALOGO/)

Per l'età di Federico II e Manfredi, v. G. Paolucci, La prima lotta di Federico II di


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Svevia col Papato (1227-1230), in Atti Acc. Palermo, s. 3ª, VII (1902); G. Falco, I
preliminari della pace di Germano (novembre 1229-luglio 1230), in Arch. Soc. rom. stor.
patr., XXXIII (1910); K. Hadank,
LIBRI Die Schlacht bei
(/TRECCANILIBRI/) ARTECortenuova, Berlino 1905; L.
(/TRECCANIARTE/)

Simeoni, Note sulla formazione della seconda lega lombarda, in Mem. Acc. sc. ist.
Bologna, s. 3ª, VI (1931-32); G. Levi, Il card. Ottaviano degli Ubaldino secondo il suo
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
carteggio, in Arch. Soc. rom. st. patr., XIV (1891); P. Paschini, Gregorio di
Montelongo patriarca di Aquileia, in Mem. stor. Forogiuliesi, XII-XIV e XVII
(1918-1921); G. Marchetti-Longhi, La legazione
ACQUISTA in Lombardia di Gregorio da
(/EMPORIUM/)

Montelongo negli anni 1238-51, in Arch. Soc. rom. storia patria, XXXVI-VIII (1913-
15); id., Il Patriarcato di Aquileia, il papato e l'impero ino alla prima metà del sec.
XIII, Venezia 1916; L. Chiappelli, Filippo da Pistoia e le crociate contro Federigo II
ed Ezzelino da Romano, in Boll. stor. pistoiese, XXII (1920); A. Folz, Kaiser
Friedrich II. u. Papst Innocenz IV., Strasburgo 1905; C. Rodenberg, Innocenz IV u.
das Königreich Sizilien 1245-54, Halle 1892; K. Hampe, Papst Innocenz IV. u. die
sizilische Verschwörung von 1246, in Sitzungsber. d. Heidelberg. Ak. d. Wiss., 1923; C.
Imperiale di Sant'Angelo, Genova e le sue relazioni con Federico II di Svevia,
Venezia 1923. V. anche F. Graefe, Die Publizistik in der letzten Epoche Kaiser
Friedrichs II., Heidelberg 1909; e O. Vehse, Die amtliche Propaganda in d.
Staatskunst Kaiser Friedrichs II., Monaco 1929; G. Zeller, König Konrad IV. in
Italien 1252-54, Strasburgo 1907; K. Hampe, Zum Manifest Manfreds an d. Römer

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 749/1196
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v. 24 Mai 1265, in Neues Archiv, XXXVI (1911); M. Müller, Die Schlacht bei
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Benevent, Berlino 1907. E cfr. C. Paoli, La battaglia di Montaperti, in Boll. stor.
senese, II (1869).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

La migliore trattazione sulla situazione politica in Italia fra il 1250 e il 1266 in


E. Jordan, Les origines de la domination angevine en Italie, Parigi 1909.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

45. Regno normanno-svevo. - G. De Blasiis, La insurrezione pugliese e la conquista


normanna, voll. 3, Napoli 1869; C. Rivera, Le conquiste dei primi normanni in
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Teate, Penna, Apruzzo e Valva, in Boll. Dep. abruzzese storia patria, XIV (1925); id.,
L'annessione delle terre d'Abruzzo al regno di Sicilia (secoli IX-XII), in Arch. stor. ital.,
LXXXIV (1926); P. Fedele, Il ducato
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
di Gaeta all'inizio della conquista normanna,
in Arch. stor. napoletano, XXIX (1904); R. Palmarocchi, L'abbazia di Montecassino e
la conquista normanna, Roma 1913; id., Sul feudo normanno, in Studi storici, XX
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

(1912); E. Caspar, Die Legatengewalt der normannisch-sizilischen Herrscher im XII.


Jahrh., Roma 1904; M. Hoffmann, Die Stellung des Königs von Sicilien nach den
Assise von Aiano, Münster 1910; E. Jamison, The Norman administration of Apulia
and Capua, especially under Roger I and William I (1127-66), in Papers of the British
School at Roma, Londra 1913; id., The administration of the Country of Molise in the
Twelfth and Thirteenth Century, in English Hist. Review, CLXXVII (1930); E.
Jordan, La politique ecclésiastique de Roger I et les origines de la légation sicilienne, in
Le Moyen Age (1922-23; v. anche E. Pontieri, La abbazia di Sant'Eufemia in
Calabria e l'ab. Roberto di Grantmesnil, in Arch. stor. Sicilia orientale, XXII, 1926);
W. Cohn, Geschichte d. normann.-sizilischen Flotte unter d. Regierung Rogers I. u.
Rogers II. (1060-1154), Breslavia 1910.

G. Paolucci, Le inanze e la corte di Federico II di Svevia, in Atti Acc. Palermo, s. 3ª,


VII (1902-3); E. Sthamer, Die Verwaltung d. Kastelle im Königreich Sizilien unter
Kaiser Friedrich II. u. Karl I. v. Anjou, Lipsia 1914; M. Schipa, Sicilia e Italia sotto
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 750/1196
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Federico II, in Arch. stor. napoletano, LIII (1928); W. Cohn, Geschichte d. sizil. Flotte
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
unter d. Regierung Friedrichs II., Berlino 1926; H. Arndt, Studien zur inneren
Regierungsgeschichte
(/index.html) Manfreds, Heidelberg 1911.
CATALOGO (/CATALOGO/)

46. Stato della Chiesa. - C. Calisse, I prefetti di Vico, in Arch. Soc. romana storia
patria, X-XI (1887-88); id., Le regioni di Roma nel Medioevo, in Studi e documenti
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
di storia e di diritto, Roma 1889; A. Paravicini, Saggio storico sulla prefettura
urbana dal sec. X al XIV, Roma 1900; e specialmente Halphen, cit. al § 18 (anche
E. Rodocanachi, Les intitutions commerciales deARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Rome sous la papauté, Parigi 1901).
(/TRECCANIARTE/)

Inoltre, G. Tomassetti, La pace di Roma (1188), in Rivista intern. di Scienze sociali,


IV (1896); G. Signorelli, Il podestà del comune di Viterbo, in Studi e documenti di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
storia e di diritto, Roma 1914 (cfr. C. Finzi, Storia della città di Viterbo, voll. 2,
Roma 1887-89). Anche E. Schoenian, Die Idee der Volkssouveränität im
mittelalterlichen Rom, Lipsia 1919; ACQUISTA
e H. Tillmann, Das Schicksal d. päpstlichen
(/EMPORIUM/)

Rekuperationen nach dem Friedensabkommen zwischen Philipp v. Schwaben u. d.


römischen Kirche, in Hist. Jahrb., LI (1931).

47. Sviluppo dei Comuni nel sec. XII ino alla pace di Costanza. - M. Handloike, Die
lombardischen Städte unter d. Herrschaft d. Bischöfe u. die Entstehung d. Communen,
Berlino 1883; L. Schiaparelli, Origini del comune di Biella, in Memorie R. Accad.
Torino, XLVI (1896); E. Anemüller, Geschichte d. Verfassung Mailands in d. Jahr.
1075-1117, Halle 1881; O. Tschirch, Beiträge zur Geschichte Mailands von der
Zerstörung d. Stadt bis zum Ausgange Friedrichs I., Brandeburg 1884; ma
specialmente l'introd. di C. Manaresi a Gli atti del comune di Milano ino all'anno
1216, Milano 1919; C. Campische, Die Comunalverfassung von Como in XII. u. XIII.
Jahrh., Zurigo 1929; R. Dragoni, Il comune di Pavia fra il mille e il milleduecento, in
Boll. soc. pav., XXIX (1930); C. Cipolla, Compendio della storia politica di Verona,
Verona 1900; ma specialmente Simeoni, cit. al § 33; A. Bonaudi, Le origini del
comune di Pavia, Padova 1898 [cfr. N. Tamassia, Le origini del comune di Padova,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 751/1196
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in Atti R. Ist. veneto, 1898-99; M. Roberti, Nuove ricerche sopra l'antica costituzione
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
in Padova, in Nuovo arch. veneto, n. s., III (1902)]; A. Lizier, Note intorno alla storia
del comune di Treviso dalle origini al principio del sec. XIII, Modena 1901; C.
(/index.html)

Capasso, Il "Pergaminus" e la primaCATALOGO


età comun. a Bergamo, in Arch. stor. lomb.,
(/CATALOGO/)

XXXIII (1906); A. Hessel, Geschichte der Stadt Bologna 1116-1280, Berlino 1910; A.
Solmi, Sul più antico documento consolare pisano scritto in lingua sarda, in Arch. stor.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sardo, II (1906). Anche F. Gasparolo, Notizie storiche sul regime comunale di
Alessandria dalla sua origine, in Rivista di storia, arte e arch. per la prov. di
Alessandria, 1931; F. Savini, Il potere secolare del
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) vescovo
ARTE in Teramo e gli inizi del
(/TRECCANIARTE/)

comune cittadino, la pieve e la corte, la parrocchia e il comune rurale, Roma 1922.


Per Pisa e Firenze, cfr. Volpe, Santini e Davidsohn, cit. ai §§ 33 e 2; per il Lazio,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Falco, cit. al § 33. Per il Mezzogiorno, N. Faraglia, Il comune nell'Italia
meridionale (1100-1806), 2ª ed., Napoli 1883; F. Carabellese, Il comune pugliese
durante la monarchia normanno-sveva, Bari 1924;
ACQUISTA L. Genuardi, Il comune nel
(/EMPORIUM/)

Medioevo in Sicilia, Palermo 1921.

48. Dalla pace di Costanza alla seconda metà del sec. XIII: periodo podestarile,
organizzazione del "popolo" ed espansione territoriale dei maggiori comuni. - M.
Tamagnone, Il Piemonte nell'età comunale e le relazioni di Asti con Alba nel
Medioevo, Torino 1931; E. Abegg, Die Politik Mailands in d. ersten Jahrzehnten des
13. Jahrh. (bis 1225), Berlino 1918; I. Ghiron, La credenza di S. Ambrogio [Milano],
Milano 1878; G. Gallavresi, La riscossa dei guel i in Lombardia dopo il 1260 e la
politica di Filippo della Torre, in Arch. stor. lomb., XXXII-XXXIII (1905-6; v. anche
per l'alta Lombardia, K. Meyer, Blenio u. Leventina v. Barbarossa bis Heinrich VII.,
Lucerna 1911; e P. Schäfer, Das Sottoceneri im Mittelalter, Aarau 1931); P.
Torelli, Un comune cittadino [Mantova], ecc., cit. § 38; W. Lenel, Studien zur
Geschichte Paduas u. Veronas im XIII. Jahrh., Strasburgo 1913; ma specialmente,
per Verona, L. Simeoni, Il comune veronese sino ad Ezzelino, cit. al § 33; R.
Caggese, Un comune libero alle porte di Firenze nel sec. XIII: Prato in Toscana,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 752/1196
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Firenze 1905; id., La repubblica di Siena e il suo contado nel sec. XIII, 1906; U. G.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Mondolfo, Le cause e le vicende della politica del comune di Siena nel secolo XIII,
Siena 1904.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Per il "popolo" in genere, v. R. Davidsohn, Die Popularbewegung in italienischen
Städten bis zur Mitte d. XIII. Jahrh., in Forschungen zur Geschichte v. Florenz, IV,
Berlino 1908; U. G. Mondolfo, SCUOLA
Il popolo(/TRECCANISCUOLA/)
a Siena nella vita della città e nel governo
del comune ino alla riforma antimagnatizia del 1277, Genova 1911; Salzer, e De
Vergottini, cit. al § 33.LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Per lo Stato della Chiesa, v. P. Ermini, La libertà comunale nello stato della Chiesa.
Da Innocenzo III all'Albornoz (1198-1367), in Arch. Soc.
TRECCANI CULTURA romana storia patria, XLIX
(/CULTURA/)

(1926); e Falco, cit. al § 33.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
49. Signorie feudali e signorie militari nell'alta Italia. - J. Gittermann, Ezzelin von
Romano, Stoccarda 1890; F. Stieve, Ezzelin v. Romano, Lipsia 1909; Z. Schiffer,
Markgraf Hubert Pallavicini, Lipsia 1910; C. Merkel, Manfredi I e Manfredi II
Lancia, Torino 1886; A. Tallone, Tommaso I marchese di Saluzzo (1244-1296),
Pinerolo 1916; L. Usseglio, I marchesi di Monferrato in Italia e in Oriente durante i
secoli XII e XIII, voll. 2, Casale Monferrato 1926.

Per la signoria angioina in Piemonte, cfr. C. Merkel, Il Piemonte e Carlo d'Angiò


prima del 1259, Torino 1890; id., Un quarto di secolo di vita comunale e le origini
della dominazione angioina in Piemonte, in Memorie R. Acc. Torino, XL (1890); id.,
La dominazione di Carlo I d'Angiò in Piemonte e in Lombardia e i suoi rapporti con le
guerre contro re Manfredi e Corradino, ibid., XLI (1891); G. M. Monti, La
dominazione angioina in Piemonte, Torino 1930.

Comuni, signorie, principati e regno angioino-aragonese sino al 1492.

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Opere di carattere generale. - 50. Trattazioni complessive. - Anche per questo


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
periodo valgono le osservazioni fatte per l'età precedente: mancano cioè opere
generali moderne. La più utile trattazione d'insieme rimane ancora quella di C.
(/index.html)
Cipolla, Storia delle Signorie Italiane dal 1313 al 1530, Milano 1881 [nella
CATALOGO (/CATALOGO/)
collezione F. Vallardi: assai preferibile alla posteriore opera di P. Orsi, Signorie e
principati (1300-1450), Milano 1900, nella stessa collezione]. E anche per questo
periodo le vedute più nuove si debbono rinvenire in lavori particolari.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Per l'avvento del cosiddetto governo "popolare", e la lotta antimagnatizia,


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
fondamentale fu l'opera di G. Salvemini, Magnati e popolani a Firenze dal 1280 al
1295, Firenze 1899; ma contro la tesi salveminiana v. ora N. Ottokar, Il comune
Firenze 1927.
di Firenze alla ine del dugento, TRECCANI E cfr.
CULTURA anche G. Masi, La struttura
(/CULTURA/)

sociale delle fazioni politiche iorentine ai tempi di Dante, in Giornale Dantesco, 1930;
id., I banchieri iorentini nella vita politica della città sulla ine del dugento, in Arch.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Giurid., CV (1931); anche, id., Sull'origine dei Bianchi e dei Neri, in Giorn.
Dantesco, 1927. Inoltre M. Roberti, La corporazione dei giudici di palazzo e la sua
lotta contro il comune popolare a Padova nel 1300, Venezia 1903; ma contro, M. A.
Zorzi, L'ordinamento comun. padovano nella seconda metà del sec. XIII, in Miscell.
stor. ven., s. 4ª, V (1931); L. Simeoni, Ricerche sulle origini della signoria estense a
Modena, Modena 1919. E anche F. Ercole, La lotta delle classi alla ine del
medioevo, in Dal comune alla signoria, Firenze 1929; F. Chabod, Di alcuni studî
recenti sull'età comunale e signorile nell'Italia settentrionale, in Riv. stor. ital., XLII
(1925).

Per il problema dell'origine delle signorie, della natura delle signorie stesse e dei
principali, fondamentali gli scritti di F. Ercole, Comuni e Signori nel Veneto,
Venezia 1910; e Impero e Papato nella tradizione giuridica bolognese e nel diritto
pubblico italiano del Rinascimento (secoli XIV-XV), in Atti e Mem. Dep. st. pat.
Romagne, s. 4ª, I (1912); l'uno e l'altro ripubbl. in Dal comune alla signoria cit.

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Cfr. anche di G. B. Picotti, Qualche osservazione sui caratteri delle signorie italiane,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
in Rivista stor. ital., XLII (1926). Rapido sguardo d'insieme in A. Anzilotti, Per la
storia delle signorie e del diritto pubblico italiano nel Risorgimento, in Studi storici,
(/index.html)

XXII (1914); v. anche F. Chabod,CATALOGO


Del "Principe" di N. Machiavelli, Milano 1926;
(/CATALOGO/)

G. Volpe, Italia trecentesca: quadri politici, in Nuova Antologia, LXII (1927); id.
Aspetti del Quattrocento italiano, ibid., LXII (1927); F. Cognasso, Problemi politici
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
del Rinascimento, Torino 1930.

Per il primo periodo, poi,


LIBRIsempre indispensabile
(/TRECCANILIBRI/) ARTEE. Salzer, Über die Anänge der
(/TRECCANIARTE/)

Signorie in Oberitalien, cit. al § 33.

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)


Tra i lavori particolari che più importano per la valutazione d'insieme v. N.
Rodolico, Dal Comune alla Signoria. Saggio sul governo di Taddeo Pepoli in Bologna,
Bologna 1898; G. B. Picotti, I Caminesi e la loro signoria in Treviso dal 1282 al
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

1312, Livorno 1905; L. Simeoni, Ricerche sulle origini della signoria estense a
Modena, cit.; id., La formazione della signoria scaligera, in Atti Acc. Agric., scienze e
lett. di Verona, s. 5ª, III (1926); P. Torelli, Capitanato del popolo e vicariato
imperiale come elementi costitutivi della Signoria bonacolsiana, in Atti e Mem. Accad.
Virgiliana di Mantova, n. s., XIV-XVI (1923); G. Volpe, Pisa, Firenze, Impero al
principio del 1300 e gli inizi della signoria civile a Pisa, in Studi storici, XI (1902); P.
Silva, Il governo di Pietro Gambacorta in Pisa e le sue relazioni col resto della Toscana
e coi Visconti, Pisa 1911; id., Ordinamento interno e contrasti politici e sociali in Pisa
sotto il dominio visconteo, in Studi storici, XXI (1913).

Sul successivo consolidarsi dei governi signorili e il formarsi degli stati


territoriali, assai importante F. Cognasso, Note e documenti sulla formazione dello
stato visconteo, in Boll. Soc. Pavese Storia Patria, XXVII (1923) e Ricerche per la

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 755/1196
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storia dello stato visconteo, ibid., XII (1922, ma pubbl. 1925). V. anche G.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Romano, Delle relazioni tra Pavia e Milano nella formazione della signoria

(/index.html) in Arch. stor. lomb. (1902).


viscontea,
CATALOGO (/CATALOGO/)

Per la vita amministrativa, ecc., delle signorie e principati, v. soprattutto


Ciapessoni, Per la storia dell'economia e della inanza pubblica pavesi sotto Filippo
Maria Visconti, in Boll Soc. Pavese, VI (1906); L. Simeoni, L'amministrazione del
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

distretto veronese sotto gli Scaligeri, in Atti e Mem. Acc. Veronese, 1904-05; E. Verga,
La giurisdizione del podestà di Milano e i Capitani dei contadi rurali, in Rend. Ist.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Lomb., s. 2ª, XXXIV (1901); id., Le sentenze criminali dei podestà milanesi, in Arch.
stor. lombardo, XXVIII (1901); anche l'introd. di A. Luzio a L'Archivio Gonzaga di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Mantova, Mantova 1922. E soprattutto, per il sec. XV, M. Formentini, Il ducato
di Milano, Milano 1876. Per la tecnica burocratica v. F. Comani, Usi cavallereschi
viscontei, in Arch. stor. lomb., XXVIII (1900);(/EMPORIUM/)
ACQUISTA ma soprattutto D. Marzi, La
cancelleria della Repubblica iorentina, Bologna 1910.

Comunità rurali: A. Sorbelli, Il comune rurale dell'Appennino emiliano nei secoli


XIV-XV, Bologna 1910; A. Palmieri, I lavoratori del contado bolognese durante le
Signorie, Bologna 1909; C. Tassoni, La vita giuridica di un comune rurale
[Montecchio nell'Emilia], Parma 1901; F. Pozza, Il comune rurale di Bassano, in
Nuovo arch. veneto, VII (1894); G. Chiuppani, L'antica legislazione agraria dei
Bassanesi e il codice del 1444, Bassano 1905; A. Tiraboschi, Cenni intorno alla valle
Gandino e ai suoi statuti, in Arch. stor. lomb., VII (1880).

51. Istituti e legislazione. - V. in genere le opere cit. al § 37. E cfr. inoltre G.


Salvemini, Gli statuti iorentini del capitano e del podestà del 1323-25, in Arch. stor.
ital., 1896; N. Ferorelli, Gli statuti milanesi del sec. XIV, Milano 1911; A.
Abruzzese, Il podestà di Pisa nel sec. XIV, in Studi stor., XII (1893); G. Bonolis, La
giurisdizione della mercanzia in Firenze nel sec. XIV, Firenze 1901; U. G.
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Mondolfo, La legislazione statutaria senese (1262-1310), in Studi sen., XXI (1905);


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
G. Masi, Il sindacato delle magistrature comun. nel sec. XIV, in Rivista it. scienze
giur., n. s., V (1930).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

Per lo Stato della Chiesa, F. Ermini, Gli ordinamenti politici e amministrativi nelle
Constitutiones Aegidianae, Torino 1894.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

E per il Mezzogiorno, R. Trifone, La legislazione angioina, Napoli 1921.


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
52. Regno angioino-aragonese. - C. Minieri-Riccio, Il regno di Carlo I dal 1273 al
1285, Firenze 1877-81; L. Cadier, Essai sur l'administration du royaume de Sicile
Parigi 1891; P. Egidi, La colonia saracena e la
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
sous Charles I et Charles II d'Anjou,
sua distruzione, in Arch. stor. napoletano, XXXIV-IV (1911-15); M. Schipa, Un
(Carlo Martello
principe napoletano amico di Dante ACQUISTA d'Angiò), 2ª ed., Napoli 1926;
(/EMPORIUM/)

A. Cutolo, Il regno di Sicilia negli ultimi anni di vita di Carlo II d'Angiò, Milano
1925.

Per il "Vespro", oltre a M. Amari, La guerra del Vespro Siciliano, voll. 3, 9ª ed.,
Milano 1886; cfr. E. Sthamer, Aus der Vorgeschicte d. sizil Vesper, in Quellen u.
Forsch. aus italien. Archiven, Roma 1927; O. Cartellieri, Peter v. Aragon u. die
Sizilienische Vesper, Heidelberg 1904; P. Egidi, La communitas Siciliae del 1282,
Messina 1915; H. E. Rhode, Der Kampf um Sizilien in den Jahr. 1291-1302, Berlino
1913; E. Haberkorn, Der Kampf um Sizilien in d. J. 1302-1337, Berlino 1921.
Anche I. Sanesi, Giovanni da Procida e il Vespro Siciliano, in Rivista storica italiana,
VII (1890); E. Pontieri, Un capitano della guerra del Vespro: Pietro (II) Ru fo, in
Archivio storico per la Calabria e la Lucania.

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Per la prima metà del sec. XIV, fondamentale R. Caggese, Roberto d'Angiò, voll.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
2, Firenze 1922-31, l'opera migliore su tutta la storia angioina e del

Mezzogiorno
(/index.html)
nel sec. XIV. V. anche G. Siragusa, Relazioni fra il regno di Napoli e
d'Angiò, Palermo
la Sicilia durante il regno di RobertoCATALOGO 1847; A. Cutolo, Arrigo VII e
(/CATALOGO/)

Roberto d'Angiò, in Arch. stor. napoletano, LVII (1932); e l'assai utile G. De Blasiis,
Le case dei principi angioini nella piazza di Castelnuovo, in Arch. stor. napol., XI e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
XII (1886-87). Per il periodo di Giovanna I e di Ladislao, cfr. E. G. Lionard,
Histoire de Jeanne I reine de Naples comtesse de Provence, I e II, Monaco 1932;
inoltre De Blasiis suddetto; N. Camera, Elucubrazioni storico-diplomatiche di
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Giovanna I regina di Napoli e Carlo III di Durazzo, Salerno 1881; L. Tanfani, Nicola
Acciaiuoli, Firenze 1863; G. Romano, Niccolò Spinelli da Giovinazzo, diplomatico
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
del sec. XIV, in Arch. stor. napoletano, XXIV-XXVI (1899-1901); A. Valente,
Margherita di Durazzo, vicaria di Carlo III e tutrice di re Ladislao, in Arch. stor.
napoletano, XL-XLIII (1915-18); A. Cutolo,(/EMPORIUM/)
ACQUISTA Per una storia di re Ladislao, Napoli
1926; id., Maria di Enghien, Napoli 1929. Per Giovanna II e l'età successiva N. F.
Faraglia, Storia della regina Giovanna II d'Angiò, Lanciano 1904; id., Storia della
lotta tra Alfonso V d'Aragona e Renato d'Angiò, Lanciano 1908. Per il periodo
aragonese E. Nunziante, I primi anni di Ferdinando d'Aragona e l'invasione di
Giovanni d'Angiò, in Arch. stor. napol., XVII-XXIII (1892-98); F. Cerone, La
politica orient. di Alfonso d'Aragona, in Arch. stor. napol., XXVII-XXVIII (1902-
1903); C. Marinesco, Alphonse V d'Aragon et de Naples et l'Albanie de Scanderbeg,
In Mélanges de l'école romaine en France, 1923. Per la congiura dei baroni, E.
Perito, La congiura dei Baroni e il conte di Policastro, Bari 1926. V. anche baroni,
congiura dei.

V. inoltre per speciali questioni: L. Dell'Erba, La riforma monetaria angioina e il


suo sviluppo storico nel reame di Napoli, in Arch. stor. napolet., LVII (1932); M.
Schipa, Contese sociali napoletane nel Medioevo, in Arch. stor. napol., XXXI-III
(1906-08); id., Nobili e popolani in Napoli nel Medioevo in rapporto
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all'amministrazione municipale, in Arch. stor. ital., LXXXIII (1925); G. M. Monti,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Un importante comune demaniale del Mezzogiorno. Catanzaro nei secoli XV e XVI, in
Annali del Seminario giurid-economico della R. Università di Bari, III (1928-29).
(/index.html)

Inoltre gli studî di G. M. Monti, in Il Mezzogiorno


CATALOGO d'Italia nel Medioevo, Bari
(/CATALOGO/)

1930.

53. Il Papato. - V. soprattutto, H.SCUOLA


Finke,(/TRECCANISCUOLA/)
Aus d. Tagen Bonifaz VIII., Münster
1902; E. Kraack, Rom oder Avignon? Die römische Frage unter den Päpsten Clemens
V. u. Johann XXII., Marburgo 1929; W. Preger, Die Politik des Papstes Johann
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

XXII. in Bezug auf Italien u. Deutschland, Monaco 1885; G. Mollat, Les papes
d'Avignon, 6ª ed., Parigi 1930. Per il periodo dello scisma e dei concilî, N. Valois,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
La France et le Grand Schisme d'Occident, voll. 4, Parigi 1896-1902; id., Le pape et le
concile, voll. 2, Parigi 1909. Inoltre R. Maiocchi, Lo scisma d'Occidente e Gian
Galeazzo Visconti, in Rivista di Scienze storiche,
ACQUISTA II (1905); A. Segre, I conti di Savoia
(/EMPORIUM/)

e lo scisma d'Occidente: appunti e documenti, in Atti Acc. Torino, XLII (1906). Cfr.
scisma. Utili anche, per la storia del papato, Willemsen, Kardinal Napoleon
Orsini (1263-1342), Berlino 1927; R. Morghen, Il cardinale Matteo Rosso Orsini, in
Arch. Soc. rom. stor. patria, XLVI (1923).

Per le vicende dello Stato della Chiesa, M. Antonelli, Vicende della dominazione
ponti icia nel Patrimonio di S. Pietro in Tuscia dalla traslazione della Sede alla
restaurazione dell'Albornoz, in Arch. Soc. romana st. pat., XXV-VII (1902-1904); id.,
La dominazione ponti icia nel Patrimonio negli ultimi vent'anni del periodo
avignonese, ibid., XXX (1907); A. Eitel, Der Kirchenstaat unter Clemens VII.,
Berlino e Lipsia 1907; e specialmente F. Filippini, La prima legazione del card.
Albornoz in Italia (1355-57), in Studi storici, V (1896); id., La riconquista dello stato
della Chiesa per opera di Egidio Albornoz (1353-57), ibid., VI-VIII (1897-99); id., La
seconda legazione del card. Albornoz in Italia (1358-67), ibid., X-XI, 1903-05 (e,
dello stesso, Il card. Egidio Albornoz, Bologna 1933). Per Cola di Rienzo
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soprattutto P. Piur, Cola di Rienzo, Vienna 1931 (cfr. cola di rienzo). Per il
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
formarsi delle grandi signorie laiche, cfr. G. Falco, Sulla formazione e la

(/index.html) della signoria dei Caetani, in Rivista storica italiana, XLV (1928). Per
costituzione
Roma. A. De Boüard, Le régime politique
CATALOGO et les institutions de Rome au moyen âge
(/CATALOGO/)

(1252-1347), Parigi 1921.

SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
54. L'Impero. - A. Hessel, Jahrb. d. deut. Reichs unter König Albrechts I. von Habsburg,
Monaco 1931; F. Schneider, Kaiser Heinrich VII., 3 parti, Greifwald 1924-28
(anche G. Sommerfeldt, König
LIBRI Heinrich VII. u. ARTE
(/TRECCANILIBRI/) die Lombardischen Städte, in
(/TRECCANIARTE/)

Deutsche Zeitschr. f. Geschichtswissenschaft, II (1889); R. Davidsohn, Beiträge zur


Gesch. des Reiches u. Oberitaliens 1311-12-1341, in Mitteil. d. österr. Instit. f.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Geschichtsforschung, XXXVII, Innsbruck 1917; A. Chroust, Beiträge z. Geschichte
Ludwig des Bayers u. sein. Zeit, I, Romfahrt 1327-29, Gotha 1887; P. Lelheiter, Die
Politik König Johannes v. Böhmen inACQUISTA
d. Jahr. 1330-34, Roma 1908; W. Altmann, Der
(/EMPORIUM/)

Römerzug Ludwigs d. Bayern, Berlino 1886; G. Pirchan, Italien u. Kaiser Karl IV.,
in der Zeit seiner zweiten Romfahrt, voll. 2, Praga 1930; Th. Mengel, Italien. Politik
Karls IV., Halle 1880; C. Cipolla, Karl IV. in Mantua 1354-55, in Mitt. d. Instit. f.
österr. Geschichtsforschung, III, Innsbruck 1884; G. Romano, Carlo IV di
Lussemburgo a Pavia, in Boll. Soc. pavese st. pat., V 1905; F. Baldasseroni, Relazioni
tra Firenze, la Chiesa e Carlo IV, 1353-1355, in Arch. stor. ital., LXIV (1906); G.
Mancinelli, Carlo IV di Lussemburgo e la repubblica di Pisa, in Studi storici, XV
(1906); F. Landogna, Giovanni di Boemia e Carlo IV di Lussemburgo signori di
Lucca, in Nuova riv. stor., XII (1928); P. Rossi, Carlo IV di Lussemburgo e la
repubblica di Siena (1355-69), in Boll. senese, n. s., I (1930); D. Muratore,
L'imperatore Carlo IV nelle terre sabaude nel 1365 e il vicariato del Conte Verde, in
Mem. Acc. Torino, LVI (1906); M. Sauerbrey, Die italienische Politik Kaiser
Sigmunds (1400-13), Halle 1894; H. Herre, Beziehungen Kaisers Sigmund zu Italien
vom Herbst 1402 bis Herbst 1414, in Quellen u. Forschungen aus italien. Archiven, VII

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 760/1196
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(1903); A. Schiff, Kaiser Sigmunds italienische Politik, 1400-1431, Francoforte 1910


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
(anche F. Kagelmacher, Filippo Maria Visconti u. Kaiser Sigmund, Berlino 1886; e
B. Spora, Kaiser Sigmund u. Venedig, Kiel 1905).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

55. Stato sabaudo e altre signorie feudali in Piemonte. - Cfr. soprattutto le opere di
F. Cognasso, Il Conte Verde, Torino 1926; id., Il Cointe Rosso, Torino 1931; id.,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Amedeo VIII, voll. 2, Torino 1930; e quelle di F. Gabotto, Storia del Piemonte nella
prima metà del sec. XIV, Torino 1894; id., L'età del conte Verde in Piemonte secondo
nuovi documenti, in Miscell.
LIBRIstor. ital., Torino 1896;
(/TRECCANILIBRI/) ARTE id., Asti e il Piemonte al tempo
(/TRECCANIARTE/)

di Carlo d'Orleans (1407-1422), I, Alessandria 1899; id., Asti e la politica sabauda in


Italia al tempo di Guglielmo Ventura, Pinerolo 1903; id., Gli ultimi principi d'Acaia e
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
la politica subalpina dal 1383-1407, Pinerolo 1897; soprattutto, id., Storia dello Stato
Sabaudo da Amedeo VIII a Emanuele Filiberto, voll. 3, Torino 1892-95. Anche A.
Segre, Delle relazioni tra Savoia e Venezia Amedeo V a Carlo III (1366-1553), in
da(/EMPORIUM/)
ACQUISTA

Atti Acc. Torino, XLIX (1899); ed E. Colombo, Jolanda duchessa di Savoia (1465-
1478), in Miscellanea di storia italiana, XXXI (1894).

Per i marchesi di Monferrato, oltre l'Usseglio, cit. § 49, cfr. A. Bozzola, Un


capitano di guerra e signore subalpino: Guglielmo VII di Monferrato (1254-1292), in
Miscell. stor. ital., Torino 1925.

56. Politica d'espansione delle grandi repubbliche marinare. - V. soprattutto G. Caro,


Genua u. die Mächte am Mittelmeer, 1257-1311. Ein Beitrag zur Geschichte d. XIII.
Jahr., voll. 2, Halle 1895. Ma anche C. Manfroni, Le relazioni tra Genova, l'Impero
bizantino e i Turchi, in Atti della Società ligure di storia patria, XXVIII (1898).

57. Storia economica. - Oltre alle opere di cui al § 38, che per la maggior parte si
estendono anche a questo periodo, cfr. anzitutto L. Pöhlmann, Die
Wirtschaftspolitik d. lorentiner Renaissance, Lipsia 1878; A. Sapori, La compagnia
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 761/1196
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dei Bardi e dei Peruzzi in Inghilterra nei secoli XIII e XIV, Firenze 1923; id., La crisi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
delle compagnie mercantili dei Bardi e dei Peruzzi, Firenze 1926; id., Una compagnia
di Calimala ai primi del Trecento, Firenze 1932; G. Luzzatto, Piccoli e grandi
(/index.html)

CATALOGO nel
mercanti nelle città italiane del Rinascimento, volume In onore di G. Prato,
(/CATALOGO/)

Torino 1931. Inoltre, E. Bensa, Francesco di Marco da Prato, Milano 1928.

SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Per l'arte della lana fondamentale A. Doren, Die Florentiner Wollentuchindustrie
vom XIV. bis zum XVI. Jahrh., Stoccarda 1901 (è il vol. I degli Studien aus d.
Florentiner Wirtschaftsgeschichte; il II, Das Florentiner
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Zunftwesen vom XIV. bis zum
ARTE (/TRECCANIARTE/)

XVI. Jahrh., Stoccarda 1908). Cfr. anche R. Davidsohn, Blüte u. Niedergang d.


lorentiner Tuchindustrie, in Zeit f. d. gesamte Staatswissenschaft, LXXXV (1928).
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

In particolare, R. Broglio d'Ajano. Die venetianische Seidenindustrie u. ihre


Organisation bis zum Ausgang des Mittelalters, in Münchener volskwirtschaftliche
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Studien, II, Stoccarda 1893; R. Cessi, La crisi economica veneziana del sec. XV, in
Economia, 1923; A. Bonolis, Sull'industria della lana in Firenze, Firenze 1903; P.
Pieri, Intorno alla storia dell'arte della seta in Firenze, Bologna 1927; S. Bongi,
Della mercatura dei Lucchesi nei secoli XIII e XIV, Lucca 1884; P. Silva, Intorno
all'industria e al commercio della lana in Pisa, in Studi storici, XIX (1910); H.
Sieveking, Die Genueser Seiden-industrie in 15. u. 16. Jahrh., in Schmollers Jahrb.,
XXI (1897); I. Robolotti, Industrie e commerci in Cremona nel sec. XV, Milano
1880. Anche R. Piattoli, L'origine dei fondaci italiani di Pisa e Genova in rapporto
agli avvenimenti politici, Prato 1930 (per il rifiorire dell'economia fiorentina
dopo il tumulto de' Ciompi). Cfr. R. Cessi, L'"O icium de navigantibus" e i sistemi
della politica commerciale veneziana nel sec. XIV, in Nuovo archivio veneto, n. s.,
XXXIII (1916).

Per gli Ebrei v. soprattutto U. Cassuto, Gli ebrei a Firenze nell'età del
Rinascimento, Firenze 1918.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 762/1196
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Per i rapporti con l'estero, oltre a H. Simonsfeld e a L. Mirot, cit. al § 38, W.


Stieda, Hansisch-venetian.ISTITUTO im 15. Jahrh., Halle 1894; R.Cessi,
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Handelsbeziehungen
Le relazioni commerciali fra Venezia e le Fiandre nel sec. XIV, Venezia 1914; G.
(/index.html)
XIVe siècle,
Bigwood, Les Tolomei en France auCATALOGO in Revue belge de philologie et
(/CATALOGO/)

d'histoire, VIII (1929). E cfr. E. Friedmann, Der mittelalterl. Welthandel v. Florenz


in seiner geograph. Ausdehnung, Vienna 1912.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Per i rapporti fra capitale e lavoro, la situazione dei lavoratori, ecc., cfr. U.
Gualazzini, Rapporti fra capitale e lavoro nelle industrie tessili lombarde nel
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Medioevo, Torino 1932; V. Lazzarini, Antichi ordinamenti veneziani a tutela del
lavoro dei garzoni, in Atti Ist. veneto, 1928-29; R. Cessi, L'organizzazione di mestiere
e l'arte della lana nel Polesine neiTRECCANI in Nuovo arch veneto, XVI (1908);
CULTURA (/CULTURA/)
secoli XIV-XV,
M. Roberti, Il contratto di lavoro negli statuti medievali, in Riv. Intern. Scienze
Sociali, 1932; e R. Broglio d'Ajano,ACQUISTA
Sulle corporazioni medievali delle arti in Italia e
(/EMPORIUM/)

i loro statuti, ibid., 1911; A. Brugaro, L'artigianato pisano nel Medioevo (1000-1406),
in Studi storici, XVI e XX (1907 e 1912); G. Arias, I lavoranti delle corporazioni
artigiane nel medioevo in Riv. ital. di sociol. VIII (1904).

Per la storia bancaria: E. Marengo, C. Manfroni, G. Pessagno, Il Banco di S.


Giorgio, Genova 1911; G. Biscaro, Il banc0 Filippo Borromei e comp. di Londra
(1436-39), in Archivio storico lombardo, s. 4ª, XIX (1913); E. Lattes, La libertà delle
banche a Venezia dal sec. XIII al XVII, Milano 1869; R. Cessi, I banchieri ebrei a
Padova, in Boll. del Museo di Padova, 1907; id., Problemi monetari e bancari
veneziani del sec. XIV, in Archivio veneto tridentino, 1926; G. Luzzatto, I banchieri
ebrei in Urbino nell'età ducale, 2ª ed., Verona 1903. Anche A. Sapori, L'interesse
del denaro a Firenze nel Trecento, in Arch. stor. ital., LXXXVI (1928); id., I mutui
dei mercanti iorentini del Trecento e l'incremento della proprietà fondiaria, in Rivista
del diritto commerciale e del diritto generale delle obbligazioni, 1928; O. Meltzing,

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 763/1196
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Das Bankhaus d. Medici und seine Vorläufer, Jena 1906; H. Sieveking, Die
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Handlungsbücher d. Medici, in Sitzungsberichte d. Ak. d. Wissen., CLI, Vienna 1906;
id., Aus venetian. Handlungsbüchern, in Schmollers Jahrb., XXV-VI (1901-02).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

Per la storia finanziaria v. soprattutto H. Sieveking, Studi sulle inanze genovesi e


in particolare sulla Casa di S. Giorgio nel Medioevo, Genova 1907; B. Barbadoro, Le
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
inanze della repubblica iorentina, Firenze 1929; inoltre le prefazioni di R. Cessi
a La regolazione delle entrate e delle spese della rep. di Venezia (sec. XIII-XIV),
Roma 1925; di G. Luzzatto a I prestiti della repubbl.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) di Venezia, I (sec. XIII-XIV),
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Roma 1929; id., Il debito pubblico nel sistema inanziario veneziano, in Nuova riv.
stor., XIII (1929). Anche, ma meno buono, L. Nina, Le inanze ponti icie nel
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Medioevo, voll. 2, Milano 1930-31. Per la politica mineraria A. Alberti e R.
Cessi, La politica mineraria della repubbl. di Venezia, Roma 1927.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Per i Monti di Pietà, nel sec. XV, H. Holzapfel, Die An änge d. Montes Pietatis
(1462-1515), Monaco 1903.

Per le leggi suntuarie: E. Verga, Le leggi suntuarie milanesi: gli statuti del 1385 e del
1498, in Arch. stor. lomb., XXV (1898); G. Bustico, Le leggi suntuarie della
repubblica di Venezia, Genova 1916; A. Pinetti, La limitazione del lusso e dei
consumi nelle leggi santuarie bergamasche, Bergamo 1917; G. Giomo, Il lusso, leggi
moderatrici, pietre e perle false, in Nuovo arch. veneto, n.s., XVI (1908).

58. Storia militare. - Oltre al vecchio, ma sempre utile lavoro di E. Ricotti, Storia
delle compagnie di ventura in Italia, 2ª ed., Torino 1893; nuova ed., Milano 1929;
e M. Jähns, Geschichte d. Kriegwissenschaften, Monaco 1889, v. H. Schäfer,
Deutsche Ritter u. Edelknechte in Italien, voll. 3, Paderborn 1911-14; W. Block, Die
Condottieri. Studien über die sogenannten unblutigen Schlachten, Berlino 1913; M.
Hobohm, Machiavellis Renaissance d. Kriegskunst, voll. 2, Berlino 1913; F. L.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 764/1196
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Taylor, The art of war in Italy, 1494-1529, Cambridge 1922; P. Pieri, La crisi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
militare italiana nel Rinascimento, Napoli 1933; id., La scienza militare italiana nel
Rinascimento,
(/index.html) in Riv. stor. ital., L (1933). Cfr. anche P. Durrieu, Les Gascons en
Italie, Parigi 1885; e per le milizieCATALOGO
comunali(/CATALOGO/)
S. Salvemini, I balestrieri del comune
di Firenze, Bari 1905; P. Egidi, Intorno all'esercito del comune di Roma nella prima
metà del sec. XIV, Viterbo 1897.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

59. Storia della cultura. - Sempre fondamentale la celebre opera di J. Burckhardt,


La civiltà italiana del Rinascimento, trad. it., 3ª ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ed., voll. 2, Firenze 1921. Ma cfr.
(/TRECCANIARTE/)

specialmente per il primo periodo K. Burdach, Cola di Rienzo u. die geistliche


Wandlung seiner Zeit, voll. 2, Berlino 1913-28; id., Reformation, Renaissance,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Humanismus, 2ª ed., Berlino 1918; e per le connessioni fra vita culturale e vita
sociale e politica, G. Volpe, Bizantinismo e Rinascenza, ora in Momenti di storia
italiana, Firenze 1925. V. rinascimento.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Per le concezioni sociali, ecc., F. Engel-Jánosi, Soziale Probleme d. Renaissance,


Stoccarda 1924; A. v. Martin, Soziologie d. Renaissance, Stoccarda 1932; A.
Fanfani, Le origini dello spirito capitalistico in Italia, Milano 1933.

60. Storia religiosa. - V. soprattutto V. Zabughin, Storia del Rinascimento cristiano


in Italia, Milano 1924. Ma cfr. P. Thureau-Dangin, Un prédicateur populaire dans
l'Italie de la Renaissance: S. Bernardin de Sienne, Parigi 1924.

Per gli eretici, oltre a G. Volpe, F. Tocco, I. J. Döllinger cit. al § 39, cfr. F.
Tocco, Guglielmina Boema e i Guglielmiti, in Mem. Acc. Lincei, VIII (1899); id., Il
processo dei Guglielmiti, in Rend. Acc. Lincei, VIII (1899); id., Gli apostolici e fra
Dolcino, Firenze 1897; id., La questione della povertà nel sec. XIV, Napoli 1910; A.
Segarizzi, Contributo alla storia di fra Dolcino e degli eretici trentini, Trento 1901.

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61. Storia delle dottrine politiche. - Fino all'età di Dante il Carlyle e il Dempf, cit.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
al § 23. Per l'età di Bonifazio VIII, soprattutto H. Scholz, Die Publizistik zur Zeit
Philipps des Schönen u. Bonifaz VIII., Stoccarda 1903; F. Ercole, Il pensiero politico di
(/index.html)

Dante, voll. 2, Milano 1927. Per ilCATALOGO


'300 e '400, F. Ercole, Impero e papato, cit. al §
(/CATALOGO/)

50; id., Da Bartolo all'Althusio, Firenze 1932 (v. dante; marsilio da padova;
bartolo da sassoferrato); F. Battaglia, Marsilio da Padova e la iloso ia politica del
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Medioevo, Firenze 1928. Inoltre T. Persico, Gli scrittori politici napoletani dal 1400
al 1700, Napoli 1912; C. Curcio, La politica del '400, Firenze 1932.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

62. Storia della vita privata. - Per la seconda metà del '400 l'opera monumentale
di F. Malaguzzi-Valeri, La corte di Ludovico il Moro, voll. 4, Milano 1913 segg.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
(in corso di stampa la 2ª ed.). Inoltre N. Tamassia, La famiglia italiana nei secoli
XV e XVI, Palermo 1912. Anche E. Pandiani, Vita privata genovese nel
Rinascimento, in Atti Soc. ligure storia XLVII (1915).
patria,(/EMPORIUM/)
ACQUISTA

Singoli periodi. - 63. Dalla metà del sec. XIII al 1313. - R. Caggese, Su l'origine della
Parte Guelfa e le sue relazioni col comune, in Arch. stor. ital., 1903; U. Dorini,
Notizie storiche sull'università di Parte Guelfa a Firenze, Firenze 1902; A. V. Vitale,
Il dominio della parte guelfa in Bologna (1286-1326), Bologna 1901; L. Cerri, Alberto
Scoto signore di Piacenza, in Arch stor. province parmensi, n. s., XII (1912); M.
Melchiorri, Vicende della signoria di Ghiberto da Correggio in Parma, ibid., n. s., VI
(1906); V. Fainelli, Le condizioni economiche dei primi signori scaligeri, in Atti Acc.
Verona, 1918; C. Lazzeri, Guglielmino Ubertini vescovo d'Arezzo (1248-89) e i suoi
tempi, Firenze 1920; F. Poggi, Le guerre civili di Genova, in Atti soc. ligure storia
patria. LIV (1930); V. Samanek, Die verfassungsrechtliche Stellung Genuas (1311-
13), in Mitt. d. Inst. f. österr. Geschichtsf., XXVII (1906) e XXVIII (1907).

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Per le relazioni fra i varî stati: C. Manfroni, Relazioni di Genova con Venezia dal
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
1270 al 1290, La Spezia 1901; R. Cessi, La tregua fra Venezia e Genova nella seconda
metà del sec. XIII, in Arch. veneto trident., IV (1923); C. Cipolla, Le fazioni politiche
(/index.html)

in Mem. Acc.
di Bologna e i signori di Lombardia,CATALOGO Torino, LXII (1912); P. Terlizzi,
(/CATALOGO/)

Le relazioni di Carlo I d'Angiò con la Toscana 1265-85, in Atti congr. int. sc. stor.,
Roma 1903; F. Savio, La pretesa inimicizia di papa Niccolò III contro il re Carlo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
d'Angiò, in Arch. stor. sicil., n. s., XXVII (1902); A. Gorretta, La lotta fra il Comune
Bolognese e la Signoria Estense (1293-1303), Bologna 1906; G. Degli Azzi
Vitelleschi, Le relazioniLIBRI
fra la(/TRECCANILIBRI/)
Repubblica di Firenze
ARTEe(/TRECCANIARTE/)
l'Umbria nei secoli XIII e XIV,
voll. 2, Perugia 1904-1909; P. Silva, Giacomo II di Aragona e la Toscana (1307-09),
in Arch stor. ital., LXXI (1913); G. Sforza, Castruccio Castracani e gli altri Lucchesi
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
di parte bianca in esilio, in Mem. Acc. Torino, s. 2ª, XLII (1890); G. Levi, Bonifacio
VIII e le sue relazioni col comune di Firenze, in Arch. Soc. romana storia patria, V
(1882); G. Soranzo, La guerra fra Venezia
ACQUISTAe (/EMPORIUM/)
la Santa Sede per il dominio di Ferrara
(1308-1313), Città di Castello 1905. Inoltre P. M. Perret, Histoire des relations de la
France avec Venise du XIe siècle à l'avènement de Charles VIII, voll. 2, Parigi 1896. E
per l'attentato di Anagni, P. Fedele, Per la storia dell'attentato di Anagni, in Boll.
Ist. stor. ital., XLI (1921).

64. Dal 1313 al 1388 (crollo delle signorie Scaligera e Carrarese). - Signorie. H.
Spangenberg, Cangrande I della Scala, Berlino 1892; G. Sandri, Il vicariato imper.
e gli inizi d. Signoria scaligera, in Arch. ven., LXII (1932); G. Cittadella, Storia della
dominazione carrarese in Padova, Padova 1842; L. Padrin, Il principato di Iacopo I
da Carrara signore di Padova; L. Ciaccio, Il cardinale delegato Bertrando del Poggetto
in Bologna (1327-34), 2ª ed., Bologna 1906; A. Sorbelli, La Signoria di Giovanni
Visconti a Bologna e le sue relaz. con la Toscana, Bologna 1901; L. Sighinolfi, La
Signoria di Giovanni da Oleggio in Bologna, Bologna 1905; M. Grimaldi, La
Signoria di Bernabò Visconti e di Regina della Scala in Reggio, Reggio Emilia 1921;

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G. Pardi, Comune e signoria a Orvieto, Orvieto 1923; E. Colini Baldeschi, Comuni,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
signorie e vicariati nella Marca d'Ancona, in Atti e mem. Dep. storia patria Marche, s.
4ª, I (1924); F. Ardito, Nobiltà, popolo e signoria del conte Fazio di Donoratico in
(/index.html)

Pisa nella prima metà del sec. XIV, Cuneo 1920;


CATALOGO N. Caturegli, La signoria di
(/CATALOGO/)

Giovanni dell'Agnello in Pisa e in Lucca, Buti 1920. E, ancora, P. D. Pasolini, I


tiranni di Romagna e i papi nel Medioevo, Imola 1888.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Contese politiche e sociali nei Comuni: C. Paoli, Della signoria di Gualtieri duca
d'Atene in Firenze, Firenze
LIBRI1862, e Nuovi documenti
(/TRECCANILIBRI/) intorno a Gualtieri VI, in Arch.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

stor. ital., s. 3ª, XVI (1872); A. Panella, Politica ecclesiastica del comune iorentino
dopo la cacciata del duca d'Atene, in Arch. stor. ital., LXXI (1913); N. Rodolico, Il
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
popolo minuto, note di storia iorentina (1343-1378), Bologna 1899; id., La
democrazia iorentina nel suo tramonto (1378-1382), Bologna 1904; P. Falletti, Il
tumulto dei Ciompi, Torino 1882; G. Scaramella,
ACQUISTA Firenze allo scoppio del tumulto
(/EMPORIUM/)

dei Ciompi, Pisa 1914; R. Broglio d'Ajano, Tumulti e scioperi a Siena nel sec. XIV,
in Viertel. f. Sozial u. Wirtschaftsgesch., Stoccarda 1907; id., Lotte sociali a Perugia
nel sec. XIV, ibid., 1910; B. Ghetti, Nobili e popolani in Recanati durante i secoli XIV
e XV, Fermo s. a. (1924); A. Rado, Dalla Repubblica iorentina alla Signoria
Medicea. Maso degli Albizzi e il partito oligarchico in Firenze dal 1382 al 1393,
Firenze 1927. Per Venezia V. Lazzarini, Marino Faliero avanti il dogado, in Nuovo
arch. veneto, V (1893); id., Marino Faliero. La congiura, ibid., XIII (1897).

Per le relazioni interstatali, v. C. Capasso, La signoria Viscontea e la lotta politico-


religiosa con il papato nella prima metà del sec. XIV, in Boll. Soc. pavese, 1908; R.
Michel, Le procès de Matteo et Galeazzo Visconti, in Mélanges d'archéol. et d'histoire,
Roma 1909; L. Frati, La contesa fra Matteo Visconti e Giovanni XXII, in Arch. stor.
lombardo, XV (1888); G. Romano, I Pavesi nella lotta fra Giovanni XXII e Matteo e
Galeazzo Visconti (1322-23), Pavia 1889; id., I Visconti e la Sicilia, in Arch. stor.
lomb., XXIII (1896); G. Gorini, La politica di Lucca dal 1313 al 1335 e le sue
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 768/1196
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relazioni con Giovanni XXII e Benedetto XII, in Miscell. lucchese di studi storici e letter.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
in memoria di P. Bongi, Lucca 1931; L. Simeoni, Le origini del con litto veneto-
iorentino-scaligero
(/index.html) (1336-1339) e note sulla condotta della guerra, in Mem. ist.
Bologna, 1929-30; F. Baldasseroni,CATALOGO tra Firenze e Giovanni Visconti, in
La guerra(/CATALOGO/)
Studi storici, 1902; U. Assereto, Genova e la Corsica (1358-78), 2ª ed., Bastia 1901;
G. Romano, La guerra tra i Visconti e la Chiesa (1369-76), in Boll. Soc. pavese, III
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
(1903); A. Gherardi, La guerra degli Otto Santi, in Arch. stor. ital., (1867-68); F.
Landogna, Le relazioni tra Bernabò Visconti e Pisa nella seconda metà del sec. XIV, in
Arch. stor. lomb., L (1923); id.,
LIBRI La politica dei Visconti
(/TRECCANILIBRI/) in Toscana, Milano 1928; G.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Romano, Gian Galeazzo Visconti e gli eredi di Bernabò, in Arch. stor. lombardo,
XVIII (1891); id., Valentina Visconti e il suo matrimonio con Luigi di Touraine,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
ibid., XXV (1898) (e cfr. 1902); G. Collino, La guerra viscontea contro gli Scaligeri,
in Arch. stor. lomb., XXXIV (1907); id., La preparazione della guerra veneto-
viscontea contro i Carraresi, ibid., XXXIV (1907);
ACQUISTA L. Simeoni, La crisi decisiva della
(/EMPORIUM/)

signoria scaligera, in Arch. veneto tridentino, 1926; I. Raulich, La caduta dei


Carraresi, Padova 1890; E. Pastorello, Nuove ricerche sulla storia di Padova e dei
principi da Carrara al tempo di Gian Galeazzo Visconti, Padova 1908; F. Gabotto,
La guerra del conte Verde contro i marchesi di Saluzzo e di Monferrato nel 1363, in
Picc. arch. storico Saluzzo, I (1901); R. Cessi, Amedeo di Acaia e la rivendicazione dei
domini sabaudi in Oriente, in Nuovo arch. veneto, XXXVII (1919). E cfr. per il
primo acquisto veneziano in terraferma, A. Vital, La dedizione di Conegliano a
Venezia, (1337), in Arch. veneto-trident., VIII (1925); e per la politica veneziana, R.
Cessi, Venezia e i regni di Napoli e Sicilia nell'ultimo trentennio del sec. XIV, in Arch.
stor. per la Sicilia orientale, VIII (1911); G. Bolognini, Le relazioni tra la repubblica
di Firenze e la repubbl. di Venezia nell'ultimo ventennio del sec. XIV, in Nuovo arch.
veneto, IX (1895); V. Lazzarini, La battaglia di Pola e il processo di Vittor Pisani,
Venezia 1913; A. Sorbelli, La lotta fra Genova e Venezia per il predominio del

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 769/1196
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Mediterraneo (1350-55), in Mem. Accad. delle scienze, Istituto di Bologna, 1921. E cfr.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
G. Cogo, Il patriarcato di Aquileia e le aspirazioni dei Carraresi al possesso del Friuli,
in Nuovo arch. veneto, XVI (1898).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

65. Dal 1388 al 1454. - P. L. Rambaldi, Stefano III duca di Baviera al servizio della
Lega contro Gian Galeazzo Visconti, in Arch. stor. lomb., XXVII (1901); P. B.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Romanelli, La calata di Giovanni III d'Armagnac in Italia e la disfatta d'Alessandria,
25 luglio 1391, in Riv. stor. arte, arch. d. prov. di Alessandria, VIII (1924); L. Frati,
La guerra di Gian Galeazzo
LIBRIVisconti contro Mantova
(/TRECCANILIBRI/) ARTEnel 1397, in Arch. stor. lomb.,
(/TRECCANIARTE/)

XIV (1887); E. Galli, Facino Cane e le guerre guelfo-ghibelline nell'Italia


settentrionale (1360-1400), in Arch. stor. lomb., XXIV (1897); R. Valentini, Braccio
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
da Montone e il comune di Orvieto, Perugia 1923; id., Lo stato di Braccio e la guerra
aquilana, nella politica di Martino V, in Arch. Soc. romana storia patria, LII (1931);
P. Silva, Pisa sotto Firenze dal 1406 ACQUISTA
al 1433, Pisa 1910; A. Zanelli, Brescia sotto la
(/EMPORIUM/)

signoria di Filippo Maria Visconti (1421-1426), in Riv. stor. ital., IX (1892); I.


Raulich, La prima guerra fra i Veneziani e Filippo Maria Visconti, Torino 1888; R.
Cessi, Venezia alla pace di Ferrara dal 1428, in Nuovo arch. ven., XXXI (1916); F.
Gabotto, La guerra tra Amedeo VIII di Savoia e Filippo Maria Visconti, in Boll. stor.
pavese, VIII-IX (1908-09); id., La politica di Amedeo VIII in Italia dal 1431 al 1435,
in Boll. stor. bibl. subalpino, XIX-XX (1915-16); G. Cogo, La sottomissione del
Friuli al dominio della repubbl. veneta, in Atti Acc. Udine, s. 3ª, III (1895-96); F.
Cognasso, L'alleanza sabaudo-viscontea contro Venezia nel 1434, in Arch. stor. lomb.,
XLV (1919); id., L'alleanza sabaudo-viscontea contro il Monferrato nel 1434, in Arch.
stor. lomb., XLII (1915); F. Tarducci, Alleanza Visconti-Gonzaga del 1438 contro la
repubbl. di Venezia, in Arch. stor. lomb., XXV (1899); C. Albicini, Il governo
visconteo a Bologna (1438-43), in Atti e mem. Dep. storia patria Romagne, s. 3ª, II
(1883-4); F. Peluso, Storia della repubblica milanese dall'anno 1447 al 1450, Milano
1871; A. Colombo, Vigevano e la repubblica Ambrosiana nella lotta contro Francesco

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 770/1196
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Sforza, in Boll. Soc. stor. pavese, III (1903); id., L'ingresso di Francesco Sforza a
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Milano e l'inizio di un nuovo principato, Milano 1905; cfr. anche A. Gianandrea,

Della signoria di Francesco Sforza nella Marca, in Arch. stor. lomb., VIII-XXIII
(/index.html)

(1881-96) e in Arch. stor. ital., XLVI (1888); (/CATALOGO/)


CATALOGO L. Rossi, La guerra in Toscana
nell'anno 1447-48, Firenze 1903; id., Venezia e il re di Napoli, Firenze e F. Sforza
(1450-51), in Nuovo arch. veneto, X (1905); id., Niccolò V e le potenze d'Italia (1447-
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
51), in Riv. di scienze stor., II-III (1905-06); id., Lega tra il duca di Milano, i
Fiorentini e Carlo VII re di Francia (21 febbraio 1452), in Arch. stor. lomb., XXXII
(1906); id., I prodromi della
LIBRI guerra in Italia nel 1453-55,
(/TRECCANILIBRI/) i tiranni di Romagna e
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Federico di Montefeltro, in Atti e mem. Dep. Marche, II (1905); id., Gli Eustachi di
Pavia e la lotta viscontea nel sec. XV, I, Pavia 1915; E. Colombo, Re Renato alleato
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
del duca Francesco Sforza contro i Veneziani (1453-54), in Arch. stor. lomb., XXI
(1894); F. Antonini, La pace di Lodi e i segreti maneggi che la prepararono, in Arch.
stor. lomb., LVI (1930); G. Soranzo,
ACQUISTA italica, Milano 1924. V. anche M. De
La lega (/EMPORIUM/)
Bouard, La France et l'Italie à la in du XIVe siècle. La ligue de 1396, in Mélanges
d'arch. et d'hist., Roma 1932; M. Jarry, Les origines de la domination française à
Gênes, Parigi 1895; E. Marengo, Genova e Tunisi (1388-1515), in Atti Soc. ligure
storia patria, XXXIII (1901); A. Battistella, Il conte di Carmagnola, Genova 1889.

Per la storia interna di Firenze, A. Dainelli, Niccolò da Uzzano nella vita politica
dei suoi tempi, in Arch. stor. ital., CX (1932); e per la politica estera fiorentina, dal
1434 in poi, B. Buser, Die Beziehungen d. Medicer zu Frankreich, während der Jahre
von 1434 bis 1494, Lipsia 1879.

66. Dal 1454 al 1492. - G. B. Picotti, La dieta di Mantova e la politica dei Veneziani,
in Miscell. storia veneta, s. 3ª, IV (1912); G. Soranzo, Pio II e la politica italiana
nella lotta contro i Malatesta (1457-63), Padova 1911: C. Corvisieri, Pio II e la
repubblica di Venezia, in Archivio Soc. rom. storia patria, I (1878); A. Sorbelli,
Francesco Sforza a Genova (1458-66), Bologna 1901; E. Bontà, La Leventina nel
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 771/1196
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Quattrocento. L'assedio di Bellinzona e la battaglia di Giornico (1478), Bellinzona


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
1929; P. Egidi, La politica del regno di Napoli negli ultimi mesi dell'anno 1480, in
Arch. stor. napol., XXXV (1910); F. Fossati, Sulle cause dell'invasione turca in Italia
(/index.html)

nel 1480, Vigevano 1901; id., SulleCATALOGO


relazioni tra Venezia e Milano durante gli ultimi
(/CATALOGO/)

negoziati per la pace del 13 marzo 1480, in Nuovo arch. veneto, n. s., X (1905); id.,
Per l'alleanza del 25 luglio 1480, Vigevano 1907; id., Dal 25 luglio 1480 al 16 aprile
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
1481: l'opera di Milano, in Arch. stor. lomb., XXXVI (1909); E. Piva, Origine e
conclusione d. pace e dell'alleanza tra i Veneziani e Sisto IV, in Nuovo arch. ven., n. s.,
I (1901); id., L'opposizione diplomatica
LIBRI di Venezia
(/TRECCANILIBRI/) alle(/TRECCANIARTE/)
ARTE mire di Sisto IV su Pesaro e ai
tentativi di crociata contro i Turchi, ibid., n. s., V-VI (1903); id., La guerra di Ferrara
del 1482, Padova 1893-94; J. Calmette, La politique espagnole dans la guerre de
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Ferrara, 1482-1484, in Revue Historique, XCII; C. Bornate, La guerra di Pietrasanta
(1484-85), in Miscell. stor. ital., s. 3ª, XIX (1921); P. L. Rambaldi, La guerra di
in Nuovo(/EMPORIUM/)
Venezia col duca d'Austria nel 1487,ACQUISTA archivio veneto, VII (1894); A. Zanelli,
Roberto Sanseverino e le trattative di pace fra Innocenzo VIII e il re di Napoli, in Arch.
Soc. rom. storia patria, XIX (1896); P. Fedele, La pace del 1486 tra Ferdinando
d'Aragona ed Innocenzo VIII, in Archivio stor. napol., XXX (1905). Cfr. A. v.
Reumont, Lorenzo de' Medici, voll. 2, 2ª ed., Lipsia 1883; e B. Buser, Lorenzo de'
Medici als italienischer Staatsmann, Lipsia 1879; e R. Palmarocchi, La politica
italiana di Lorenzo de' Medici, Firenze 1933; v. anche S. Magnante, L'acquisto
dell'isola di Cipro da parte della rep. di Venezia, in Arch. ven., LIX (1929).

Per le vicende interne A. Anzilotti, La crisi costituzionale della repubblica


Fiorentina, Firenze 1912 (v. anche A. Ricchioni, La costituzione politica di Firenze
ai tempi di Lorenzo il Magni ico, Siena 1913); A. Panella, La crisi di regime di un
comune meridionale (Aquila), in Arch. stor, ital., LXXXI (1923); E. Pontieri, La
Calabria del sec. XV e la rivolta di Antonio Centeglia, Napoli 1926.

Periodo delle invasioni straniere (1492-1559).


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Opere di carattere generale. - 67. Trattazioni d'insieme. - Esistono buone opere


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
d'insieme, per tutto o almeno gran parte del periodo: per la prima parte, fino al
1530, v. F. Ercole, Da Carlo VIII a Carlo V, Firenze 1932; per il periodo 1520-
(/index.html)
1555, G. De Leva, Storia documentata di Carlo V in correlazione all'Italia, voll. 5,
CATALOGO (/CATALOGO/)

Venezia e Padova 1863-94 (mediocre M. Rosi, Il primato di Carlo V, Roma


1925). Ottima, e come informazione e anche come valutazione, è la Storia del
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sistema degli stati europei dal 1492 al 1559, di E. Fueter, trad. ital., Firenze 1932,
ch'è per larga parte accentrata sull'Italia; utile anche il volume di H. Hauser e A.
Renaudet, Les débuts deLIBRI
l'âge(/TRECCANILIBRI/)
moderne. La Renaissance et la Réforme, Parigi 1929.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Inoltre il Cipolla, cit. al § 50.

Per la situazione generale, all'inizio del CULTURA


TRECCANI sec. XVI,(/CULTURA/)
assai utili: P. Villari, Niccolò
Machiavelli e i suoi tempi, voll. 3, 2ª ed., Milano 1895-96 (preferibile alla 3ª ed.,
Milano 1926, dove mancano i documenti) e O. Tommasini, La vita e gli scritti di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Niccolò Machiavelli nella loro relazione col Machiavellismo, voll. 2, Torino-Roma
1883-1911.

Inoltre per il periodo 1538-45, L. Cardauns, Von Nizza bis Crépy, Roma 1923;
per quello 1536-1549, C. Capasso, Paolo III, voll. 2, Messina 1924 (e anche La
politica di Paolo III e l'Italia, Bologna 1902); per quello 1547-1559, L. Romier, Les
origines politiques des guerres de réligion, voll. 2, Parigi 1913-14.

Sempre da vedere L. v. Ranke, Geschichte d. romanischen u. germanischen Völker, in


Sämmtl. Werke, XXXIII-XXXIV, Lipsia 1873.

Per la repubblica iorentina, oltre ad Anzilotti, cit. al § 66, v. A. Crivellucci, Del


governo popolare di Firenze (1494-1512), e del suo riordinamento secondo il
Guicciardini, Pisa 1877; C. Roth, L'ultima repubblica iorentina, trad. it., Firenze
1929; e A. Valori, La difesa della repubblica iorentina, Firenze 1929; ma anche A.

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Rossi, F. Guicciardini e il governo iorentino, 1527-1540, voll. 2, Bologna 1896-9; e


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
A. Otetea, François Guichardin, Parigi 1926. Per Cosimo I, v. L. A. Ferrai, Cosimo
de' Medici, duca di Firenze, Bologna 1882; anche id., Lorenzino de' Medici e la
(/index.html)

società cortigiana del Cinquecento, Milano 1891;


CATALOGO A. Anzilotti, La costituzione
(/CATALOGO/)

interna dello stato iorentino sotto il duca Cosimo I de' Medici, Firenze 1910. V.
ancora L. v. Ranke, Filippo Strozzi u. Cosimo Medici, in Historisch- Biographische
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Studien, Lipsia 1877.

Per il papato, oltre al Pastor, ARTEdi


Die Römischen Päpste
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) L. v. Ranke, in Sämmtl.
(/TRECCANIARTE/)

Werke, XXXVII-IX, Lipsia 1875; M. Brosch, Julius II. u. die Gründung des
Kirchenstaates, Gotha 1878 e Geschichte d. Kirchenstaates, voll. 2, Amburgo 1880.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Per il Savonarola, P. Villari, La storia di Girolamo Savonarola e dei suoi tempi, 4ª


ed., voll. 2, Firenze 1929; e soprattutto G. Schnitzer,
ACQUISTA Savonarola, trad. ital., voll.
(/EMPORIUM/)

2, Milano 1931 (anche la polemica fra L. v. Pastor, Zur Beurtheilung Savonarolas,


Friburgo in B. 1898, e P. Luotto, Il vero Savonarola e il Savonarola di L. Pastor,
Firenze 1897).

68. Storia religiosa. - Per la vita religiosa in Italia nella prima metà del sec. XVI,
soprattutto P. Tacchi Venturi, Storia della Compagnia di Gesù in Italia, voll. 2,
Roma 1920-22 (2ª ed. del vol. I, in 2 parti, Roma 1931).

Per la Riforma in Italia, oltre il vecchio lavoro di C. Cantù, Gli eretici d'Italia,
voll. 3, Torino 1864-66, v. K. Bernath, Geschichte de Reformation in Venedig,
Halle 1887; G. Buschbell, Reformation u. Inquisition in Italien, Paderborn 1910; E.
Rodocanachi, La Réforme en Italie, voll. 2, Parigi 1920-21; P. Chiminelli, Il
contributo dell'Italia alla riforma religiosa in Europa, Roma 1924; id., Il debito della

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 774/1196
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riforma all'Italia, in Bilychnis, XVIII (1929); F. Ruffini, La parte dell'Italia nella


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
formazione della libertà religiosa moderna, in Riv. d'Italia, XXVI (1923); F. C.

Church,
(/index.html)The Italians Reformers, New York 1932.

CATALOGO (/CATALOGO/)

Ma cfr. anche i lavori particolari di B. Fontana, Renata di Francia, voll. 3, Roma


1889-99 [cfr. C. Zaghi, Saggio di bibl., di Renata di Francia e della Riforma in
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Ferrara, in Atti e mem. Dep. ferrarese stor. patria, XXVIII (1931)]; A. v. Reumont,
Vittoria Colonna, trad. it., Torino 1883; K. Bernath, Bernardino Ochino v. Siena, 2ª
ed., Lipsia 1892; D. Bertrand-Barraud, Les idées
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) philosophique
ARTE de Bernardin Ochin
(/TRECCANIARTE/)

de Sienne, Parigi 1924; D. Cantimori, Bernardino Ochino uomo del Rinascimento e


riformatore, Pisa 1929; B. Amante, Giulia Gonzaga, Bologna 1896; G. Paladino,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Giulia Gonzaga e il movimento valdesiano, Napoli 1908; A. Agostini, Pietro
Carnesecchi e il movimento valdesiano, Firenze 1899 (cfr. L. Bruni, Cosimo I de'
Medici e il processo d'eresia del Carnesecchi,
ACQUISTA Torino 1891); E. Cuccoli, Antonio
(/EMPORIUM/)

Flaminio, Bologna 1897; G. F. Cortini, M. A. Flaminio luterano, Imola 1928; T.


Sandonnini, Ludovico Castelvetro, Bologna 1882; C. H. Siret, P. P. Vergerius, 2ª
ed., Brunswick 1871; G. Morpurgo, Un umanista martire. Aonio Paleario e la
riforma teorica italiana nel sec. XVI, Città di Castello, 1912; A. Mancini, Note su
Aonio Paleario, in Archivio stor. ital., LXXXIV (1926); C. Schmidt, Celio Secondo
Curione, in Zeitschr. f. d. histor. Theologie, 1860; J. Bonnet, Olimpia Morata, 4ª ed.,
Parigi 1866; G. Agnelli, Olimpia Morata, Ferrara 1892, e in Sol per lo dolce suon de
la mia terra, Ferrara 1918; A. Morpurgo, Olimpia Morata, in Arch. triestino, 1896-
97; P. Paschini, Un amico del card. Polo, Alvise Priuli, Roma 1921; id., Pier Paolo
Vergerio il giovane e la sua apostasia, Roma 1925; E. Ruffini Avondo, Gli
"Stratagemata Satanae" di Giacomo Aconcio, in Rivista storica italiana, XLV (1928);
F. Ruffini, Il giureconsulto chierese Matteo Gribaldi Mofa e Calvino, in Rivista stor.

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dir. ital., I (1928); id., Francesco Stancaro, in Ricerche religiose, VII (1932). E cfr. F.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
C. Church, The literature on the Italian Reformation, in The Journal of Modern

History, 1931.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

Inoltre G. De Leva, Degli eretici di Cittadella, Venezia 1873; M. Rosi, La Riforma


religiosa in Liguria, in Atti Soc. ligure storia patria, XXVI (1804); F. Borlandi, La
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
riforma luterana nell'università di Pavia, Roma 1928; F. Monleone, Aspetti della
Riforma e Controriforma religiosa in Calabria, Vibo-Valentia 1930; B. Pascal, La
Riforma protestante nelleLIBRI
terre(/TRECCANILIBRI/)
dell'abbazia dei SS.ARTE
Vittore e Costanzo, in Boll. stor.
(/TRECCANIARTE/)

bibl. subalp., XXXIII (1931); id., Da Lucca a Ginevra. Studi sulla emigrazione
religiosa lucchese (sec. XVI), in Rivista storica ital., XLIX e L (1932-33); anche F.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Ruffini, La "Cabale Italique" nella Ginevra del Seicento, in La cultura, X (1931); U.
Dorini, Cosimo I de' Medici e l'eresia in Lucca, in Miscell. lucchese di studi storici e
letter. in memoria di S. Bongi, LuccaACQUISTA
1931. (/EMPORIUM/)

Anche L. Amabile, Il Santo O icio della Inquisizione in Napoli, voll. 2, Città di


Castello 1892; E. Vecchiato, L'Inquisizione sacra a Venezia, Padova 1891; E. Rota,
Per la storia dell'Inquisizione a Pavia, in Boll. Soc. pavese, VII (1907); L. Fumi,
L'Inquisizione e lo Stato di Milano, Milano 1910; A. Battistella, Il S. O icio e la
Riforma religiosa in Bologna, Bologna 1905; A. Garufi, Contributo alla storia
dell'Inquisizione in Sicilia nei secoli XVI e XVII, Palermo 1920; G. F. Cortini, La
Riforma e l'Inquisizione in Imola (1551-1578), Imola 1928; M. Battistini, Per la
storia dell'Inquisizione iorentina, in Bilychnis, XVIII (1929); G. M. Monti, Ricerche
su Paolo IV Carafa, Benevento 1925.

69. Storia economica. - Cfr. R. Ehrenberg, Das Zeitalter d. Fugger, voll. 2, 2ª ed.,
Jena 1922. Assai importante anche A. Schulte, Die Fugger in Rom, voll. 2, Lipsia
1904; M. Brésard, Les foires de Lyon au XVe et XVIe siècle, Parigi 1914 (cfr. A.
Rouche, La nation lorentine de Lyon au commencement du XVIe siècle, in Revue
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

d'histoire de Lyon, 1912); A. Goris, Études sur les colonies marchandes méridionales
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
(Portugais, Espagnols, Italiens) à Anvers de 1488 à 1567, Lovanio 1925; e A.
Weitnauer,
(/index.html) Venezianischer Handel d. Fugger, Monaco-Lipsia 1931.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Per la "rivoluzione dei prezzi", cfr. G. Wiebe, Zur Geschichte d. Preisrevolution der
XVI. u. XVII. Jahrh., Lipsia 1895; D. Bartolini, Prezzi e salari nel comune di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Portogruaro durante il sec. XVI, in Annali di statistica, Roma 1878; A. Fanfani, La
rivoluzione dei prezzi a Milano nel XVI e XVII secolo, in Giornale degli economisti,
1932,. LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

70. Storia della cultura. - V. soprattutto G. Toffanin, La ine dell'umanesimo,


Torino 1920; id., Il Cinquecento, Milano 1929 (per la storia delle dottrine
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

politiche v. machiavelli).
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
71. Vita privata. - Ampie notizie in A. Luzio e R. Renier, Mantova e Urbino,
Isabella d'Este e Isabella Gonzaga nelle relaz. familiari e nelle relaz. politiche, Torino
1893; id., Relazioni di Isabella d'Este Gonzaga con Ludovico e Beatrice Sforza, Milano
1890; e in A. Luzio, Isabella d'Este e la corte sforzesca, in Arch. stor. lomb., XXVIII
(1901); id., Isabella d'Este e Francesco Gonzaga promessi sposi, ibid., XXXV (1908);
G. Gasperoni, Storia e vita romagnola nel sec. XVI, Iesi 1906; L. Dorez, La cour du
Pape Paul III d'après les registres de la Trésorerie secrète, voll. 2, Parigi 1932. V.
anche A. Cassa, Funerali, pompe e conviti, Brescia 1887; G. B. Intra, Nozze e
funerali alla corte dei Gonzaga, 1549-50, in Arch. stor. lomb., XXIII (1896); C.
Carnesecchi, Donne e lusso in Firenze nel sec. XVI, Firenze 1902; L. Frati, Giuochi e
amori alla corte di Isabella d'Este, in Arch. stor. lomb., XXV (1898); A. Luzio e R.
Renier, Contributo alla storia del malfrancese ne' costumi e nella letteratura italiana
del sec. XVI, in Giorn. stor. lett. ital., V (1885).

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Singoli momenti. - 72. Dal 1492 al 1520. - a) Spedizione di Carlo VIII. - Assai
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
invecchiato e da modificare in più punti, F. Delaborde, L'Expédition de Charles
VIII en Italie, Parigi 1888. Fondamentali invece i lavori di P. Negri, Milano,
(/index.html)

Ferrara e Impero durante l'impresa di Carlo VIII


CATALOGO in Italia, in Arch. stor. lomb., XLIII
(/CATALOGO/)

(1917); id., Le missioni di Pandolfo Collenuccio a papa Alessandro VI, in Arch. Soc.
rom. st. pat., XXXIII (1910); id., Studi sulla crisi politica italiana alla ine del sec.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
XV, in Arch. stor. lomb., L-LI (1924-25); di A. Segre, Ludovico Sforza detto il Moro
e la rep. di Venezia dall'autunno 1494 alla primavera 1495, ibid., XXVIII-XXX
(1902-03); id., I prodromi della
LIBRI ritirata di CarloARTE
(/TRECCANILIBRI/) re di Francia da Napoli, in Arch.
VIII (/TRECCANIARTE/)
storico italiano, 1904; e di G. B. Picotti, La neutralità bolognese nella discesa di Carlo
VIII, Bologna 1919 (v. anche del Picotti, La giovinezza di Leone X, Milano 1928).
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
V. anche A. Luzio e R. Renier, Francesco Gonzaga alla battaglia di Fornovo secondo
i documenti mantovani, in Arch. stor. ital., XLVIII (1890).
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Per la spedizione di Luigi XII, fondamentale L. G. Pélissier, Louis XII et Ludovic


Sforza, voll.2, Parigi 1896; cfr. dello stesso, La politique du marquis de Mantoue,
1498-1500, in Annales de la Faculté de Lettres de Bordeaux, ivi 1892; id., La politique
du Trivulce au début du règne de Louis XII, in Revue des questions historiques, 1894;
id., Sopra alcuni documenti relativi all'alleanza tra Alessandro VI e Luigi XII, 1498-99,
in Arch. Soc. rom. st. pat., XVII-XVIII (1894-95). Inoltre R. de Maulde la
Clavière, Histoire de Louis XII, p. 1ª, III, Parigi 1891; E. Rott, Histoire de la
représentation diplomatique de la France auprès des cantons suisses, I, Berna e Parigi
1900; G. Scaramella, Relazioni tra Pisa e Venezia (1495-96), in Studi stor., VII e IX
(1898 e 1900); id., Il lodo del duca di Ferrara tra Firenze e Venezia, in Nuovo arch.
veneto, n. s., V (1903). E per il Savonarola ancora L. v. Ranke, Savonarola und die
lorentinische Republik gegen Ende des 15. Jahrh., in Historisch-biographische Studien,
Lipsia 1877.

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b) Politica di Massimiliano. - Fondamentale H. Ulmann, Kaiser Maximilian I.,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
voll. 2, Stoccarda 1884-1891; inoltre M. v. Wolff, Die Beziehungen Kaiser
Maximilians
(/index.html) I. zu Italien 1495-1508, Vienna 1909; per quella degli Svizzeri, oltre a
J. Dierauer, Gesch. d. Schweiz. Eidgenossenschaft, II, Gotha 1892; e a C. Kohler, Les
CATALOGO (/CATALOGO/)

Suisses dans les guerres d'Italie, de 1506 à 1512, Ginevra 1897; cfr. specialmente E.
Gagliardi, Der Anteil der Schweizer an d. italienischen Kriegen, I (1494-1509), Zurigo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
1919; id., Novara u. Dijon, Berlino 1907; A. Büchi, Kardinal Matthäus Schiner,
voll. 2, Zurigo 1923.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

c) Cesare Borgia e L'Italia Centrale. - E. Alvisi, Cesare Borgia duca di Romagna,


Imola 1878; Ch. Yriarte, César Borgia, Parigi 1889; W. H. Woodward, Cesare
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Borgia, Londra 1913; R. Sabatini, The Life of Cesare Borgia, 10ª ed., Londra 1926;
L. Fumi, Alessandro VI e il Valentino in Orvieto, Siena 1877; G. Volpe, Intorno ad
alcune relazioni di Pisa con Alessandro VI e Cesare
ACQUISTA Borgia, in Studi stor., VI-VII
(/EMPORIUM/)

(1897-1898); B. Feliciangeli, Sull'acquisto di Pesaro fatto da Cesare Borgia,


Camerino 1900; A. Luzio, Isabella d'Este e i Borgia, in Arch. stor. lomb., XLI-XLII
(1914-15). E cfr. U. G. Mondolfo, Pandolfo Petrucci signore di Siena, Siena 1899;
G. Nicasi, La famiglia Vitelli di Città di Castello e la Repubblica Fiorentina ino al
1504, 2ª ed., voll. 2, Perugia 1916; P. D. Pasolini, Caterina Sforza, voll. 3, Roma
1893 (2ª ed. ridotta, Firenze 1913); F. Ugolini, Storia dei conti e dei duchi di
Urbino, voll. 2, Firenze 1859.

d) Periodo 1500-1508. - Cfr. specialmente C. Kohler, La conquête du Tessin, 1500-


1503, in Revue Historique, 1891; R. de Maulde la Clavière, Conquête du Canton de
Tessin par les Suisses, Torino 1890; id., L'entrevue de Savone, en 1507, in Rev. d'hist.
diplom., IV (1890); G. Filippi, Il convegno in Savona tra Luigi XII e Ferdinando il
Cattolico, Savona 1890; F. T. Zanchi, La prima guerra di Massimiliano contro
Venezia, Padova 1916; E. Pandiani, Un anno di storia genovese (1506-7), in Atti Soc.
ligure storia patria, XXXVII (1905).
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 779/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

e) Lega di Cambrai e guerre con essa connesse. - V. specialmente A. Bonardi,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Venezia e la lega di Cambrai, in Nuovo arch. veneto, 1904; A. Luzio, I preliminari
della lega di Cambrai concordati a Milano e a Mantova, in Arch. stor. lomb., XXXVIII
(/index.html)

(1911); M. Brunetti, Alla vigilia diCATALOGO


Cambrai. (/CATALOGO/)
La legazione di Vincenzo Querini
all'imperatore Massimiliano (1507), in Arch. veneto-tridentino, X (1926); M. F. v.
Wolff, Untersuchungen zur Venezianer Politik Kaiser Maximilians I. während d.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Liga v. Cambray, Innsbruck 1905; K. Kaser, Die Auswärtige Politik Maximilians I.,
in Mitt. d. Ist. f. österr. Geschichtsforsch., XXVII, Innsbruck 1906 (v. anche
cambrai); P. Lehmann,LIBRI
Das (/TRECCANILIBRI/)
Pisaner Concil vonARTE Breslavia 1874; L. Sandret,
1511,(/TRECCANIARTE/)
Le concil de Pise 1511, in Revue des questions historiques, 1883; cfr. A. Luzio, Isabella
d'Este di fronte a Giulio II negli ultimi tre anni del suo ponti icato, in Arch. stor, lomb.,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
XXXIX (1912); V. Fraknói, Ungarn u. die Liga von Cambrai, Budapest 1883. V.
lega: Lega santa.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Per la storia militare, E. Siedersleben, Die Schlacht bei Ravenna, Berlino 1908.

f) Dalla morte di Giulio II all'inizio delle lotte tra Francesco I e Carlo V. - Vedi
soprattutto F. Nitti, Leone X e la sua politica, Firenze 1892; ma anche A. Luzio,
Isabella d'Este nei primordi del papato di Leone X e il suo viaggio a Roma nel 1514-15,
in Arch. stor. lomb., XXXIII (1906); G. B. Picotti, La congiura dei cardinali contro
Leone X, in Riv. stor. ital., XL (1923). E anche A. Giorgetti, Lorenzo de' Medici,
duca di Urbino, e Jacopo V di Appiano, in Arch. stor. ital., s. 4ª, VIII (1881); A.
Verdi, Gli ultimi anni di Lorenzo de' Medici duca di Urbino, 1515-1519, Este 1889.
Per la storia militare, G. Fischer, Die Schlacht bei Novara, Berlino 1907; H.
Harkensee, Die Schlacht bei Marignano, Berlino 1908. Per la storia sabauda, A.
Caviglia, Claudio di Seyssel (1450-1520). La vita nella storia dei suoi tempi, in Miscell.
stor. ital., LIV (1928).

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 780/1196
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73. Periodo 1521-1559. - E. Pacheco, La politica española en Italia, 1521-1524, I,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Madrid 1919; P. Balan, Clemente VII e l'Italia dei suoi tempi, Milano 1887; A.
Segre, Carlo II duca di Savoia e le guerre d'Italia tra Francia e Spagna dal 1515 al
(/index.html)

1525, in Atti Acc. Torino, XXXV (1899-900); P. Kopitsch, Die Schlacht bei Pavia,
CATALOGO (/CATALOGO/)

Berlin0 1907; S. Ehses, Die Politik d. Papstes Clement VII. bis zur Schlacht v. Pavia,
in Hist. Jahrbuch, VI-VII (1888-9); G. Jacqueton, La politique extérieure de Louise
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
de Savoie, Parigi 1892; A. Rodriguez Villa, Italia desde la batalla de Pavia hasta el
saco de Roma, Madrid 1885; R. Grethen, Die politischen Beziehungen Klemens VII.
zu Karl V., in d. Jahr. 1525-1527, Hannover 1887;
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) W.(/TRECCANIARTE/)
ARTE Hellwig, Die politischen
Beziehungen Klemens VII. zu Karl V. im Jahr. 1526, Lipsia 1889; P. Falletti-Fossati,
Clemente VII e l'impresa di Siena, il sacco di Roma, l'assedio di Napoli, Siena 1879;
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
G. Salvioli, Nuovi studi sulla politica e le vicende dell'esercito imperiale in Italia nel
1526-27 e sul sacco di Roma, in Arch. veneto, XVI-XVII (1878-79); A. Professione,
Siena
ACQUISTA
Dalla battaglia di Pavia al sacco di Roma, 1890; C. Ravioli, Le guerre dei sette
(/EMPORIUM/)

anni sotto Clemente VII, in Arch. Soc. romana stor. pat., VI (1883); H. Schultz, Der
Sacco di Roma, Halle 1894; H. Omont, Les suites du sac de Rome par les impériaux
et la campagne de Lautrec en Italie, in Mélanges d'archéol. et d'histoire, 1896; J.
Martin, Charles V et Clement VII à Bologne, in Bulletin Hispanique, 1911; G.
Claretta, Carlo V e Clemente VII: il loro arrivo al Congresso di Bologna e l'assedio di
Firenze del 1530 secondo il legato di Savoia a Roma, Torino 1893; P. Falletti-
Fossati, L'assedio di Firenze, Palermo 1883; A. Bardi, Carlo V e l'assedio di Firenze
da documenti dell'archivio di Bruxelles, in Arch. stor. ital., LI (1893). E cfr. C. Gioda,
Girolamo Morone e i suoi tempi, Torino 1887; G. B. Pighi, Gian Matteo Giberti
vescovo di Verona, 2ª ed., Verona 1924; C. Bornate, Ricerche intorno a Mercurino
di Gattinara, Novara 1899; id., L'apogeo della casa di Asburgo e l'opera politica di un
gran Cancelliere (Mercurino di G.) di Carlo V, in Nuova riv. stor., III (1919); id., La

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 781/1196
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politica italiana del gran cancelliere di Carlo V, in Boll. stor. per la prov. di Novara,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
XXIV (1930); A. Medin, La battaglia di Pavia. Profeti e poeti italiani, in Arch. stor.
lomb., LII (1925).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

Assai importanti gli studî di A. Segre, La politica sabauda con Francia e Spagna dal
1515 al 1533, in Memorie Acc. Torino, L (1900); id., Carlo II di Savoia, le sue
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
relazioni con Francia e Spagna e le guerre piemontesi dal 1536 al 1545, in Mem. Acc.
Torino, LII (1902); id., Appunti di storia sabauda dal 1546 al 1553, in Atti Acc.
Lincei, s. 5ª, XII (1903);LIBRI
id., (/TRECCANILIBRI/)
Appunti sul ducato ARTE
di Carlo II di Savoia dal 1546 al 1550,
(/TRECCANIARTE/)

in Atti Acc. Lincei, s. 5ª, IX (1900); id., Il richiamo di don Ferrante Gonzaga dal
governo di Milano e sue conseguenze, in Mem. Acc. Torino, LIV (1904); id., La
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
questione sabauda e gli avvenimenti politici e militari che prepararono la tregua di
Vaucelles, ibid., LV (1905); id., La campagna del duca d'Alba in Piemonte nel 1555,
in Rivista militare ital., II (1905); id., L'opera(/EMPORIUM/)
ACQUISTA politico-militare di Andrea Provana di
Leyní nello stato sabaudo dal 1553 al 1559, in Mem. Acc. Lincei, s. 5ª, VI (1898); M.
Lupo-Gentile, La politica di Paolo III in relazione con la corte medicea, Sarzana
1906; G. De Leva, La guerra di Giulio III contro Ottavio Farnese, in Riv. stor. ital., I e
VIII (1884 e 1891); L. Chiesi, Papa Giulio III e la guerra di Parma e della
Mirandola, in Atti Dep. prov. modenesi, s. 4ª, IV (1893); G. Coggiola, I Farnesi e il
ducato di Parma e Piacenza, Parma 1905; L. N. Cittadella, L'ultimo decennio di
Ercole II, in Arch. stor. ital., XXV (1877). Per le campagne in Piemonte anche C.
Marchand, Charles I de Cossé, comte de Brissac et maréchal de France, Parigi 1889.
V. inoltre G. Curti, La congiura contro Pier Luigi Farnese, Milano 1899; R.
Massignan, Il primo duca di Parma e Piacenza e la congiura del 1547, Parma 1907
(anche F.-H. De Navenne, Rome, le palais Farnèse et les Farnèse, Parigi 1914); E.
Celesia, La congiura del conte G. L. Fieschi, Genova 1865; L. Staffetti, La congiura
del Fiesco e la corte di Toscana, in Atti Soc. ligure storia patria, XXIII (1891); E.
Callegari, La congiura del Fiesco secondo i documenti degli archivi di Simancas e di

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 782/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Genova, in Ateneo veneto, 1892; G. Duruy, Le cardinal Carlo Carafa. Étude sur le
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
ponti icat de Paul IV, Parigi 1882; M. Brosch, Paul IV. gegen Karl V. u. Philipp II.,
in Mitt. d. Inst. f. österr. Geschichtsforsch., XXV (1904); R. Ancel, La question de
(/index.html)

Carafa, in(/CATALOGO/)
Sienne et la politique du card. Carlo CATALOGO Revue Bénédictine, XXII (1905); N.
Bartoli, La congiura di Siena e la cacciata degli Spagnoli nel 1552, 1932. Per la
guerra di Siena, P. Courteault, Blaise de Monluc historien, Parigi 1908.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Per i rapporti veneto-turchi, L. Bonelli, Il trattato turco-veneto del 1540, in


Centenario M. Amari, II,LIBRI
Palermo 1910.
(/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

74. Storia interna. - Cfr. M. Formentini, Il ducato di Milano, cit. al § 50; e La


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
dominazione spagnola in Lombardia, Milano 1881; L. Scarabelli; L'ultima ducea di
P. L. Farnese, Bologna 1868; E. Scapinelli, Le riforme sociali del duca Pier Luigi
Farnese, in Rassegna nazionale, CXLVII (1906);
ACQUISTA L. Romier, Les institutions
(/EMPORIUM/)

françaises en Piémont sous Henri II, in Revue historique, 1911-13; e anche V. L.


Bourrilly, Guillaume du Bellay, seigneur de Langey (1491-1534), Parigi 1905; G.
Capasso, Il governo di don Ferrante Gonzaga in Sicilia, dal 1535 al 1543, in Arch. stor.
sicil., n. s., XXX-XXXI (1905-1906).

Età del predominio spagnolo (1559-1700).

Opere di carattere generale. - 75. Trattazione d'insieme. - Come trattazione


d'insieme, dal punto di vista informativo, E. Callegari, Le preponderanze
straniere, Milano s. a. (nella collezione F. Vallardi). Ma per le caratteristiche
fondamentali dell'età, v. B. Croce, Storia dell'età barocca in Italia, Bari 1929; e
anche, id., La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza, Bari 1917, 2ª
edizione, 1922.

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Assai importante inoltre, per tutto il periodo, V. Di Tocco, Ideali d'indipendenza


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
in Italia durante la preponderanza spagnuola, Messina 1927; v. anche G. Rua, Per
la libertà d'Italia, Torino 1905; V. Di Tocco, Un progetto di confederazione italiana
(/index.html)

in Arch. stor.
nella seconda metà del Cinquecento, CATALOGO ital., LXXXII (1924); C. Morandi,
(/CATALOGO/)

Una polemica sulla libertà d'Italia a mezzo il Seicento, in Nuova riv. storica, XI
(1927); B. Croce, Un difensore italiano della libertà dei popoli nel Seicento, in Atti R.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Acc. Napoli, 1926.

Cfr. A. Valente, FilippoLIBRI


II e l'Italia, in Nuova riv.ARTE
(/TRECCANILIBRI/) stor., X (1926); N. Rodolico, Italia
(/TRECCANIARTE/)

ed Europa nei primi due secoli dell'età moderna, in Nuova Ant., LXII (1927).

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)


Per il ducato di Savoia, P. Egidi, Emanuele Filiberto, Torino 1928; I. Raulich,
Storia di Carlo Emanuele I, voll. 2, Milano 1896-1902; R. Bergandani, Carlo
Emanuele I, 2ª ed., Torino 1933; G. Foà, Vittorio
ACQUISTA Amedeo I, Torino 1931; G.
(/EMPORIUM/)

Claretta, Storia della reggenza di Cristina di Francia duchessa di Savoia, Torino


1868; id., Storia del regno e dei tempi di Carlo Emanuele II duca di Savoia, Genova
1877; D. Carutti, Storia del regno di Vittorio Amedeo II, Firenze 1863. Per la
seconda metà del '500 assai importante L. Cramer, La Seigneurie de Genève et la
maison de Savoie, voll. 2, Ginevra 1896.

Per il granducato in Toscana, L. Carcereri, Cosimo I granduca (1560-90), voll. 3,


Verona 1926-29. E cfr. G. Pieraccini, La stirpe dei Medici di Cafaggiolo, voll. 3,
Firenze 1925. Per il papato, soprattutto P. Herre, Papsttum u. Papstwahl im
Zeitalter Philipp II., Lipsia 1907. Per Venezia e i suoi dominî cfr. A. Andreádēs,
Περὶ τῆς οἰκονομικῆς διοικήσεως τῆς ‛Επτανήσου ἐπὶ Βενετοκρατίας
(L'amministrazione economica delle Isole Ionie sotto il dominio veneto), voll.
2, Atene 1914.

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Per i rapporti con l'Impero, S. Pugliese, Le prime strette dell'Austria in Lombardia,


Milano 1932.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 

(/index.html)
76. Storia interna ed economica dei singoli stati. - Per il Piemonte v. sopra tutto gli
CATALOGO (/CATALOGO/)
scritti di A. Segre, A. Tallone, F. Patetta, F. Ruffini, M. Viora, D. Bizzarri, M.
Chiaudano, A. Garino-Canina e altri nei voll. miscell. Eman. Filiberto, Torino
1928; Studi pubblicati dalla R. Università
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
di Torino nel IV centenario della nascita di
E. F., Torino 1928; e Torino al tempo di Em. Fil., a cura di C. Patrucco, voll. 3,
Torino 1928 (in Bibl. Soc. stor. subalpina). V. anche G. Manno, Degli ordinamenti
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
giudiziari del duca di Savoia E. Filiberto, Torino 1928; ancora P. C. Boggio, Chiesa
e Stato in Piemonte, Torino 1854; R. Bergadani, Rivalità fra Chiesa e Stato per
Amedeo di Savoia, in Boll. stor. bibl. subalp.,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
intrighi politici alla corte di Vittorio
XXIV (1922). Per la popolazione, la vita econ., G. Prato, Censimenti e
popolazione in Piemonte, in Riv. ital.ACQUISTA
di sociologia, 1906; A. Garino-Canina, La
(/EMPORIUM/)

inanza del Piemonte nella seconda metà del sec. XVI, in Miscell. storia italiana, 1924;
anche S. Foà, Gli Ebrei nel Monferrato nei secoli XVI e XVII, Alessandria 1924. Per
la vita culturale, sguardo d'insieme in L. Arezio, La cultura piemontese da Carlo III
di Savoia a Carlo Felice, in Nuova Antologia, LXIV (1929); in particolare
specialmente F. Gabotto, Per la storia della letteratura civile dei tempi di Carlo
Emanuele I, in Rend. Acc. Lincei, s. 5ª, III (1894); G. Rua, Epopea savoina alla corte
di Carlo Emanuele I, in Gior. storico d. lett. ital., XXII e XXVII (1893 e 1896); id.,
Poeti della corte di Carlo Emanuele I, Torino 1899.

Per la Lombardia, oltre al Formentini, cit., cfr., E. Verga, Le leggi suntuarie e la


decadenza dell'industria in Milano 1565-1750, in Arch. stor. lomb., XXXII (1906); id.,
Il comune di Milano e l'arte della seta dal sec. XV al XVIII, Milano 1917; id., La
Congregazione del ducato o l'amministrazione dell'antica provincia di Milano, Milano
1895; C. Cantù, La Lombardia nel sec. XVII, Milano 1854; V. Forcella, Milano nel
sec. XVII, Milano 1898; A. Crespi, Il Senato di Milano, Milano 1899; A. Visconti,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 785/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

La pubblica amministrazione nello Stato Milanese durante le preponderanze straniere,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
1541-1796, Milano 1911. Per Venezia, si veda: E. M. Forcellini, L'organizzazione
(/index.html) dell'arsenale di Venezia nella prima metà del Seicento, in Arch. veneto, n.
economica
s., X (1930). Per Napoli, F. Nicolini, Sulla vita
CATALOGO civile, letteraria e religiosa
(/CATALOGO/)

napoletana alla ine del Seicento, in Att. Acc. scienze morali e politiche di Napoli,
1929; N. Cortese, I ricordi di un avvocato napoletano del Seicento: Francesco
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
d'Andrea, Napoli 1923. Per la Sicilia, G. Salvioli, Le colonizzazioni in Sicilia nei
secoli XVI-XVII, in Vierteljahr. f. Sozial- und Wirtschaftsgeschichte, I (1903); C.
Giardina, L'istituto del viceré di Sicilia (1415-1718),
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEin(/TRECCANIARTE/)
Arch. stor. siciliano, L (1930).
Anche A. Mori, Sulla formazione di nuovi centri abitati in Sicilia negli ultimi
quattro secoli, in Riv. geogr. ital., XXVII (1920).
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

77. - La Controriforma. - Come opera d'insieme, ancora indispensabile E.


Gothein, Stato e società nell'età dellaACQUISTA
Controriforma, trad. ital., 2ª ed., Venezia
(/EMPORIUM/)

1930 (per la parte dell'Italia v. anche K. Brandi, Katholizismus u. Protestantismus


im XVI. Jahrh., in Zeitwende, 1930). Manca tuttora un lavoro complessivo sulla
Controriforma in Italia: sui due massimi centri di essa, per Milano al tempo di
S. Carlo Borromeo, cfr. E. Rota, La reazione cattolica a Milano, in Boll. Soc. pavese,
V e VI (1905-06); M. Bendiscioli, L'inizio della controversia giurisdizionale a
Milano tra l'arciv. Carlo Borromeo e il Senato milanese (1566-1568), in Arch. stor.
lomb., LII (1926); id., La bolla In Coena Domini e la sua pubblicazione a Milano nel
1568, ibid., LIII (1927; cfr. anche C. Bascapè, I barnabiti e la Controriforma in
Lombardia, Milano 1931); per Roma al tempo di S. Filippo Neri, ecc., cfr. L.
Ponnelle e L. Bordet, Saint Philippe Néri et la sociéte romaine de son temps (1515-
1595), Parigi 1928 (trad. ital., Firenze 1931); A. Dupront, Autour de Saint Philippe
Néri. De l'optimisme chrétien, in Mélanges arch. et histoire, 1932. V. anche F.
Barbieri, La Controriforma nello stato di Milano da S. Antonino a S. Carlo Borromeo,
in Boll. Soc. pavese, XIII (1913); id., La riforma dell'eloquenza sacra in Lombardia
operata da S. Carlo Borromeo, in Arch. stor. lomb., XXXVIII (1911); id., La lirica
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 786/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

volgare e lat. lomb. nel periodo d. Controriforma, in Athenaeum, I (1913); id., Alcuni
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
caratteri d. Controriforma in Lombardia. Il rinnovamento degli studi ecclesiastici e la
riforma della letteratura profana, in Giorn. stor. lett. ital., LXXXVII (1926); P.
(/index.html)

Paschini, Due episodi della Controriforma in Italia,


CATALOGO in Arch. Soc. romana storia
(/CATALOGO/)

patria, XLIX (1926); F. Lanzoni, La Controriforma nella città e diocesi di Faenza,


Faenza 1925. Anche P. Tacchi Venturi, Il beato Roberto Bellarmino, Roma 1923;
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Ch. Dejob, De l'in luence du concile de Trente sur la littérature et les beaux-arts chez
les peuples catholiques, Parigi 1884; ma soprattutto E. Mâle, L'art religieux après le
concile de Trente, ParigiLIBRI
1932.(/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

78. Storia delle dottrine politiche. - V. soprattutto G. Toffanin, Machiavelli e il


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
"Tacitismo". La politica storica nell'età della Controriforma, Padova 1921; F.
Meinecke, Die Idee der Staatsräson in d. neueren Geschichte, Monaco 1924. Anche
P. Treves, La ragione di stato nel Seicento
ACQUISTAin Italia, in Civiltà moderna, III (1931);
(/EMPORIUM/)

G. Salvioli, I politici della Controriforma in Italia, Palermo 1892; C. Morandi, La


politica dell'assolutismo, Pavia 1929. Su singoli pensatori, R. De Mattei, La politica
di Campanella, Roma 1926; P. Treves, La iloso ia politica di T. Campanella, Bari
1930; C. Giardina, La vita e l'opera politica di Scipione di Castro, Palermo 1931; F.
Chabod, Giovanni Botero, Roma 1933.

Per le dottrine economiche v. specialmente M. de Bernardi, G. Botero


economista, Torino 1931; G. Arias, Albori dell'economia monetaria in Italia, in
Politica, V (1923); R. Michels, Il concetto coloniale nelle teorie degli economisti
classici italiani, in Rivista di politica economica, XII (1932); id., Sul contributo del
pensiero classico italiano (Sei e Settecento) nella storia delle dottrine economiche, in
Bullet. of the International Committee of Hist. Sciences, V (1933).

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 787/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Singoli momenti. - 79. Età di Emanuele Filiberto. - G. Claretta, La successione di


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Em. Filiberto al trono sabaudo, Torino 1884; A. Segre, Em. Filiberto e la repubblica
di Venezia, in Miscell. stor. veneta, s. 2ª, 1901; R. Quazza, Em. Filiberto di Savoia e
(/index.html)

Guglielmo Gonzaga (1559-1580), in CATALOGO


Atti Acc. Virgiliana, Mantova 1929; F. P.
(/CATALOGO/)

Giordani, Un disegno di paci icazione tra Francia e Spagna e la politica di Em.


Filiberto, in Arch. stor. ital., LXXVI (1918).
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Per la lega di Lepanto, P. Herre, Europäische Politik im cyprischen Krieg 1570-73, I,


Lipsia 1902; C. Manfroni,
LIBRILa lega cristiana nelARTE
(/TRECCANILIBRI/) Roma 1893; P. Molmenti,
1572,(/TRECCANIARTE/)
Sebastiano Veniero e la battaglia di Lepanto, Firenze 1899; ma soprattutto L.
Serrano, La liga de Lepanto entre España, Venecia y la S. Sede, 1570-73, voll. 2,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Madrid 1918-20. Anche A. Dragonetti de Torres, La lega di Lepanto nel carteggio
diplomatico inedito di don Luys de Torres nunzio straordinario di S. Pio V a Filippo II,
Torino 1931; e M. A. Levi, Em. Filiberto
ACQUISTA e la(/EMPORIUM/)
questione del regno di Cipro nel 1570-
71, in Annali Ist. sup. magistero Piemonte, II (1928). Interessante, G. A. Quarti, La
battaglia di Lepanto nei canti popolari dell'epoca, Milano 1930.

Utile per le relazioni tra Genova, Toscana e Roma, R. Russo, Sampiero Corso,
Livorno 1932 (v. anche G. Livi, La Corsica e Cosimo I de' Medici, Firenze-Roma
1885). Cfr. E. Palandri, Les négociations politiques et religieuses entre la Toscane et
la France 1544-1580, Parigi 1908.

80. Dal 1580 al 1648. - R. Quazza, Ferdinando Gonzaga e Carlo Em. I, in Arch. stor.
lomb., XLII (1922); I. Raulich, La contesa tra Sisto V e Venezia per Enrico IV di
Francia, Venezia 1892; A. Luzio e G. Sella, Sisto V e Carlo Emanuele I, in Atti Acc.
Torino, LXII (1926-27); G. Leonardi-Mercurio, Carlo Emanuele I e l'impresa di
Saluzzo, Palermo 1892; G. Vita, Carlo Emanuele I e la questione del marchesato di
Saluzzo, in Boll. stor. bibl. subalpino, XXIV (1922); C. Manfroni, Carlo Emanuele I
e il trattato di Lione, in Rivista storica italiana, VII (1890); L. Fumi, Il card.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 788/1196
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Aldobrandini e il trattato di Lione, in Boll. Dep. st. pat. Umbria, II (1896); M. Facini,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Il trattato di Brozolo e la repubbl. di Venezia, Roma 1918; R. Quazza, Una vertenza
fra principi italiani nel Seicento, in Riv. stor. ital., XLVII (1930); J. De Mackie,
(/index.html)

Negociations between King James VICATALOGO


and I and(/CATALOGO/)
Ferdinand I grand duke of Toscane,
Londra 1927; N. Gabiani, Carlo Emanuele I di Savoia e i due trattati di Asti, Asti
1915.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Per la questione dell'interdetto contro Venezia: F. Putelli, Il duca Vincenzo I


Gonzaga e l'interdetto diLIBRI V a Venezia, in Nuovo
Paolo(/TRECCANILIBRI/) arch. veneto, XXI e XXII
ARTE (/TRECCANIARTE/)

(1911 e 1912); C. Contessa, Carlo Emanuele I e la contesa tra la Repubblica Veneta e


Paolo V, in Arch. stor. ital., s. 5ª, XL (1907); gli studî varî raccolti nel vol. Paolo
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Sarpi e i suoi tempi, Venezia 1925, e, ancora, F. Scaduto, Stato e Chiesa secondo fra
Paolo Sarpi e la coscienza pubblica durante l'interdetto di Venezia 1606-07, Firenze
1885; cfr. A. Battistella, La politicaACQUISTA
ecclesiastica di Venezia, in Nuovo arch. ven., XVI
(/EMPORIUM/)

(1898).

Per la congiura spagnola contro Venezia nel 1618, cfr. L. v. Ranke, Storia critica
della congiura contro Venezia, trad. it., Capolago 1834; I. Raulich, La congiura
spagnuola contro Venezia, in Nuovo arch. veneto, VI (1893); A. Luzio, La congiura
spagnuola contro Venezia nel 1618, in Miscell. stor. ven., s. 3ª, XIII (1918); A.
Battistella, La congiura spagnola contro Venezia nel 1618, in Atti ist. veneto, 1919 (v.
anche P. Negri, La politica veneta contro gli Uscocchi in relazione alla congiura del
1618, in Nuovo arch. veneto, 1909).

Per la congiura del Vachero a Genova: R. Quazza, Genova, Savoia e Spagna dopo
la congiura del Vachero, in Boll. stor. bibl. subalpino, XXXI-XXXII (1929-30).

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 789/1196
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Per la questione della Valtellina, L. Brizio, La politica della S. Sede rispetto alla
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Valtellina dal concordato d'Avignone alla morte di Gregorio XV (12 novembre 1622-8
luglio 1623), Cagliari 1899; R. Quazza, Politica europea nella questione valtellinica,
(/index.html)

in Nuovo arch. veneto, XLII (1921).CATALOGO (/CATALOGO/)

Per la guerra di successione di Mantova e Monferrato, fondamentale R.


Quazza, Mantova e il MonferratoSCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nella politica europea alla vigilia della guerra per la
successione (1624-1627), Mantova 1922; e La guerra per la successione di Mantova e
del Monferrato (1628-31), voll. 2, Mantova 1925-26; cfr. id., Il periodo italiano della
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

guerra dei Trent'anni, in Rivista storica it., L (1933); P. Negri, La guerra per la
successione di Mantova e del Monferrato, Prato 1924.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Sugli stati italiani durante la guerra dei Trent'anni, cfr. H. v. Zwiedineck-


Südenhorst, Die politik des Rep. Venedig während d. 30-jähr. Krieges, voll. 2,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Stoccarda 1882-85; P. Negri, La Casa di Savoia alla vigilia del 4° periodo della
guerra dei Trent'anni, in Boll. stor. bibl. subalp., XIV-XV (1909-10); id., Urbano VIII
e l'Italia, in Nuova riv. stor., VI (1922); R. Quazza, La politica di Carlo Emanuele I
durante la guerra dei Trent'anni, in Miscell. Carlo Emanuele I, Torino 1930; C. E.
Patrucco, Antifrancesismo in Piemonte sotto il regno di Vitt. Amedeo I, in Boll. stor.
bibl. subalpino, I (1896); S. Foà, Il trattato di Rivoli (12 luglio 1635), fra Vittorio
Amedeo I e il Richelieu, in Boll. stor. bibl. subalp., XXVIII-XXXIII (1926-31); G.
De Mun, Richelieu et la maison de Savoie. L'ambassade de Particelli d'Hémery en
Piémont, Parigi 1907; R. Quazza, L'elezione di Urbano VIII nelle relazioni dei
diplomatici mantovani, in Arch. Soc. rom. storia patria, XLVI (1922); R. Russo, La
politica del Vaticano nella dieta di Ratisbona del 1630, in Archivio stor. ital., LXXXIV
(1926); L. Simeoni, Francesco I d'Este e la politica italiana del Mazzarino, Bologna
1922; L. Schiavi, La mediazione di Roma e Venezia nel congresso di Münster,

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 790/1196
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Bologna 1929. Importante, A. Leman, Urbain VIII et la rivalité de la France et de la


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
maison d'Autriche de 1631 à 1635, Parigi 1920; G. Fagniez, Le père Joseph et
(/index.html) voll. 2, Parigi 1894.
Richelieu,
CATALOGO (/CATALOGO/)

Per gli eventi di Napoli del 1647-48, cfr. M. Schipa, Masaniello, Bari 1925; id.,
La congiura del principe di Montesarchio, in Arch. stor. napol., XLIII-V (1918-20); J.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Loiseleur, L'expédition du duc de Guise à Naples, Parigi 1875. E cfr. L. Sorrento,
Notizie dei tumulti in Sicilia nell'anno 1647, in Arch. stor. Sicil. orient., 1913; R.
Sarra, La rivoluzione degli anni
LIBRI 1647 e 1648 in Basilicata,
(/TRECCANILIBRI/) Trani 1926.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Per la guerra di Castro, v. castro.


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

81. Seconda metà del sec. XVII. - G. Berchet, Cromwell e la repubblica di Venezia,
Venezia 1864; F. Guardione, Storia della rivoluzione di Messina contro la Spagna
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
(1671-1680), Palermo 1907, ma soprattutto E. Laloy, La Révolte de Messine,
l'expédition de Sicile et la politique française en Italie (1674-1678), voll. 3, Parigi
1929-1931; C. Contessa, Per la storia di un episodio della politica italiana di Luigi
XIV al tempo della pace di Nimega. Le negoziazioni diplomatiche per la occupazione di
Casale 1677-1682, in Riv. di storia, arte e archeologia d. prov. di Alessandria, 1896; G.
Claretta, Il doge di Genova alla corte di Versailles nel maggio 1685, in Giorn. stor. e
lett. d. Liguria, 1885; id., I Genovesi alla corte di Roma negli anni luttuosi della loro
controversia con Luigi XIV, 1677-1685. ibid. 1886; E. Chicca, Ambassade du doge de
Gênes à la cour de Versailles (1685), Lucca 1917; F. De Bojani, L'a faire du
"Quartier" à Rome à la in du siècle XVIIe, Louis XIV et le Saint-Siège, in Revue
d'histoire diplomatique, 1908; M. D'Angelo, Luigi XIV e la S. Sede, Roma 1914; L.
Barberis, Il contrasto fra la S. Sede e la Francia nella rel. De Gubernatis, in Boll. stor.
bibl. subalp., XXXIII (1931); id., Il conte Orazio Provana ambasciatore sabaudo (1630-
1687), ibid., XXX (1928). Cfr. I. Lameire, Théorie et pratique de la conquête dans

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l'ancien droit. II, Les occupations militaires en Italie pendant les guerres de Louis XIV,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Parigi 1903; J. C. Corbett, England in the Mediterranean (1603-1713), 2ª ed.,

Londra 1912, voll. 2.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Il secolo XVIII e gli albori del Risorgimento.

Opere di carattere generale. - 82. Trattazioni


SCUOLA d'insieme. - Come trattazioni
(/TRECCANISCUOLA/)

d'insieme cfr. soprattutto F. Lemmi, Le origini del Risorgimento (1748-1815), 2ª


ed., Milano 1924; A. M. Ghisalberti, Gli albori del Risorgimento italiano (1748-
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
1815), Roma 1931, e A. Omodeo, L'età del Risorgimento italiano, Messina 1932.

Anche in questo campo, però,TRECCANI


hanno laCULTURA
massima(/CULTURA/)
importanza alcuni studî e
ricerche più particolari, o, almeno, non sistemati in trattazione continua: per la
situazione internazionale e i suoi riverberi sulla politica italiana, v. soprattutto
G. Volpe, Europa e Mediterraneo nei
ACQUISTA in Momenti di storia
(/EMPORIUM/)
secoli XVII-XVIII,
italiana, cit. (v. anche C. Morandi, Assetto europeo e fattori internazionali alle
origini del Risorgimento, Pavia 1926); per la vita interna, A. Anzilotti, Il tramonto
dello stato cittadino e le riforme in Toscana nella seconda metà del sec. XVIII, ora in
Movimenti e contrasti per l'unità italiana, a cura di L. Russo, Bari 1930.
Dell'Anzilotti v. pure L'economia toscana e l'origine del movimento riformatore del
sec. XVIII, in Arch. stor. ital., LXXIII (1915).

V. inoltre, F. Baldasseroni, Il rinnovamento civile in Toscana, Firenze 1931; A.


Simioni, Le origini del Risorgimento politico dell'Italia meridionale, voll. 2, Messina
1925-1931. E, tra le opere sulle riforme e i principi riformatori, soprattutto E.
Rota, L'Austria in Lombardia, Roma-Milano 1911; U. Benassi, Guglielmo Du
Tillot, un ministro riformatore del secolo XVIII, Parma 1923; M. Schipa, Il regno di
Napoli al tempo di Carlo III di Borbone, voll. 2, Roma 1923. E confronta F. Olmo,
Principi e principii riformatori nel sec. XVIII, in Rivista d'Italia, 1924.

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Per la questione delle "origini" del Risorgimento cfr. E. Rota, L'enigma del
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Settecento e il problema delle origini del nostro Risorgimento, in Nuova riv. stor., III
(1918); F. Gabotto, Le origini del Risorgimento italiano prima della rivoluzione
(/index.html)

francese, in Il Risorgimento italiano,CATALOGO


XI-XII (1918-19); A. Solmi, Le prime origini
(/CATALOGO/)

del Risorgimento, in Politica, VIII (1925).

SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
83. Storia religiosa e dei rapporti fra Chiesa e Stato. - Importantissimi, in questo
campo, gli studî sul giansenismo, di E. Rota, Il giansenismo in Lombardia e i
prodromi del Risorgimento italiano,
LIBRI Pavia 1907 ARTE
(/TRECCANILIBRI/) (cfr. (/TRECCANIARTE/)
anche di E. G. Rota, G. Poggi e
la formazione psicologica del patriota moderno, in Nuova rivista storica, VI-VII,
1922-23); N. Rodolico, Gli amici e i tempi di Scipione Ricci. Saggio sul Giansenismo
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
italiano, Firenze 1920; A. C. Jemolo, Stato e Chiesa negli scrittori politici italiani del
Seicento e del Settecento, Torino 1914; id., Il Giansenismo in Italia prima della
Rivoluzione, Bari 1928; e Italia religiosa nel Settecento,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)in Riv. stor. ital., XLIX
(1932); R. Mazzetti, Rapporti tra il giansenismo toscano e il giansenismo lombardo,
Torino 1933.

E cfr. A. Cecchetti, La repubblica di Venezia e la corte di Roma, Venezia 1874; G.


Della Porta, La politica ecclesiastica di Vittorio Amedeo II, Casale Monferrato 1914;
M. Tortonese, La politica ecclesiastica di Carlo Emanuele III, Firenze 1910; A. C.
Jemolo, Stato e Chiesa in Italia nel sec. XVIII, Torino 1910; A. M. Bettanini,
Benedetto XIV e la repubblica di Venezia, Milano 1931; N. Rodolico, Stato e Chiesa
in Toscana durante la Reggenza lorenese (1737-1765), Firenze 1910; F. Scaduto,
Stato e Chiesa in Toscana sotto Leopoldo I, Firenze 1885; A. Visconti, Su alcuni
caratteri della politica ecclesiastica del governo austriaco in Lombardia, in Arch. stor.
lomb., XLVII (1920); G. Onnis, Bernardo Tanucci nel moto anticurialista del
Settecento, in Nuova riv. stor., X (1926) (e cfr. sul Tanucci, B. Croce, in Uomini e
cose della vecchia Italia, II, Bari 1927, dove pure cfr. Studi sulla vita religiosa a
Napoli nel Settecento); A. Alberti, Alberto Radicati di Passerano, Torino 1931; E.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 793/1196
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Pontieri, Il vicerè Caracciolo e la soppressione del Santo U icio in Sicilia, in Arch.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
stor. sicil., XLVIII-XLIX (1928). Cfr. anche M. Viora, Storia delle leggi sui Valdesi
di Vittorio Amedeo II, Bologna 1930.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

84. Storia economica e inanziaria. - Soprattutto G. Prato, Il costo della guerra di


successione spagnuola e le spese pubbliche in Piemonte dal 1700 al 1717, Torino 1907;
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
id., La vita economica in Piemonte a mezzo il sec. XVIII, Torino 1908; id.,
L'evoluzione agricola nel sec. XVIII e le cause economiche dei moti del 1792-93 in
Piemonte, Torino 1909;LIBRI
id., (/TRECCANILIBRI/)
Problemi monetari ARTE
e bancari nei secoli XVII e XVIII,
(/TRECCANIARTE/)

Torino 1916; L. Einaudi, Le entrate pubbliche dello Stato sabaudo durante la guerra
di successione di Spagna, Torino 1907; id., La inanza sabauda all'aprirsi del sec.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
XVIII e durante la guerra di successione spagnola, Torino 1908; P. Pugliese, Due
secoli di vita agric0la. Produzione e valore dei terreni, contratti agrarî, salari e prezzi
nel Vercellese nei secoli XVIII-XIX, Torino 1908;
ACQUISTA id., Condizioni economiche e
(/EMPORIUM/)

inanziarie della Lombardia nella prima metà del secolo XVIII, in Miscell. stor. ital.,
LII (1924); C. A. Vianello, L'industria, il commercio e l'agricoltura dello stato di
Milano nella seconda metà del sec. XVIII, Como 1932; M. R. Manfra, Pietro Verri e
i problemi economici del tempo suo, Milano 1932; cfr. anche G. Macchioro, Teorie
e riforme economiche ed amministrative nella Lombardia del sec. XVIII, Città di
Castello 1904; C. Invernizzi, Riforme amministrative ed economiche dello stato di
Milano al tempo di Maria Teresa, in Boll. Soc. pavese, 1913-14; e id., Condizioni
annonarie dello stato di Milano nel sec. XVIII, in Vierteljahr. f. Sozial- u.
Wirtschaftsgechichte, 1923; A. Visconti, Le condizioni degli operai agli albori
dell'industria libera in Lombardia nel sec. XVIII, Milano 1928; G. Occioni
Bonaffons, Del commercio di Venezia nel sec. XVIII, Venezia 1891; L. Einaudi,
L'economia pubblica di Venezia dal 1735 al 1755, in Studi di economia e inanza,
Torino 1907; R. Cessi, La crisi agricola negli Stati Veneti a metà del sec. XVIII, in
Nuovo arch. veneto, XLII (1921); I. Laneve, Il porto di Trieste nel sec. XVIII, Pavia

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

1930; H. Büchi, Finanzen u. Finanzpolitik Toskanas im Zeitalter d. Au klärung


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
(1737-1790), im Rahmen der Wirtschaftspolitik, Berlino 1915; G. Carano-Donvito,
(/index.html) meridionale prima e dopo il Risorgimento, Firenze 1928; R. Ciasca,
L'economia
Storia delle boni iche del regno di Napoli, Bari (/CATALOGO/)
CATALOGO 1928; A. Bernardino, Le inanze
sabaude in Sardegna, voll. 2, Torino 1921-24; A. Pino-Branca, La politica
economica del governo sabaudo in Sardegna, Padova 1928; R. Ciasca, Momenti della
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
colonizzazione in Sardegna nel sec. XVIII, in Annali Univers. Cagliari, 1928. Cfr. G.
Prato, Il problema del combustibile nel periodo prerivoluzionario, in Mem. Acc.
Torino, LXIII (1913); F.LIBRI
Borlandi, Il problema ARTE
(/TRECCANILIBRI/) delle comunicazioni nel sec. XVIII nei
(/TRECCANIARTE/)

suoi rapporti col Risorgimento italiano, Pavia 1932; L. Dal Pane, La questione del
commercio dei grani nel Settecento in Italia, I (Toscana), Milano 1932; C.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Barbagallo, Le origini della grande industria contemporanea, voll. 2, Firenze 1929-
30. Cfr. G. Luzzatto, Il primo secolo della grande industria contemporanea, in Nuova
riv. stor., XIV (1930); e F. Borlandi,
ACQUISTA della grande industria in Italia, in
(/EMPORIUM/)
Sulle origini
Annali della Facoltà di scienze politiche della R. Università di Pavia, IV (1931). V.
anche L. Nina, Le inanze ponti icie sotto Clemente XI, Milano 1928.

85. Storia delle dottrine politiche. - C. Morandi, Idee e formazioni politiche in


Lombardia dal 1748 al 1814, Torino 1927; G. De Ruggiero, Il pensiero politico
meridionale nei secoli XVIII e XIX, Bari 1923 (e anche dello stesso, Storia del
liberalismo europeo, Bari 1925); N. Cortese, Stato e ideali politici nell'Italia
meridionale nel Settecento, Bari 1927; R. De Mattei, Il pensiero siciliano fra il Sette e
l'Ottocento, Catania 1927; id., La cultura in Sicilia fra il sette e l'ottocento, in Riv.
d'Italia, 1929. E per il Piemonte, P. Gobetti, Risorgimento senza eroi, Torino
1926.

86. Storia delle dottrine economiche. - G. M. Monti, G. M. Galanti, Campobasso


1926; id., Due grandi riformatori del Settecento: A. Genovesi e G. M. Galanti, Firenze
1926; C. F. Gignoux, L'abbé Galiani et la querelle des grains au XVIIIe siècle, in
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 795/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Revue d'hist. économique et sociale 1922; G. Arias, Il pensiero economico di F. Galiani,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
in Politica, VIII (1925); A. Bertolino, Il problema della popolazione nel pensiero del
(/index.html) in Studi senesi, 1926; E. Bouvy, Le comte P. Verri, ses idées et son temps,
Filangeri,
Parigi 1889; A. Mauri, P. Verri riformatore, in Rassegna internazionale di scienze
CATALOGO (/CATALOGO/)

sociali, 1931; l'introduzione di L. Einaudi a P. Verri, I bilanci di commercio dello


stato di Milano, Torino 1932; e M. R. Manfra, cit. al § 84; G. Mondaini, Giovanni
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Fabbroni (1752-1842): contributo critico alla storia dell'economia politica in Toscana,
Firenze 1897; F. Luzzatto, La politica agraria nelle opere di C. Beccaria, P. Verri e
G. R. Carli, in AnnuarioLIBRI
Ist. agr. Ponti (Milano),ARTE
(/TRECCANILIBRI/) XVIII (1928); A. Lizier, Dottrine e
(/TRECCANIARTE/)

problemi economici del sec. XVIII nella vita politica e negli scrittori veneti del tempo, in
Ateneo ven., CX (1932).
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

87. Storia della cultura, della società, della vita privata, ecc. - V. soprattutto C.
Cantù, L'abate Parini e la Lombardia nel sec. passato,
ACQUISTA Milano 1854; L. Negri, Pietro
(/EMPORIUM/)

Verri e le sue Idées sur la société, in Nuova riv. stor., XIII (1929); A. Ottolini, Pietro
Verri e i suoi tempi, Palermo 1931; G. Seregni, Don Carlo Trivulzio e la cultura
milanese dell'età sua, Milano 1927; P. Pecchiai, La "Società patriottica" istituita in
Milano dall'imp. Maria Teresa. Cenni storici (1776-1796), in Arch. stor. lomb., XLIV
(1917); R. Cotugno, La sorte di G. B. Vico e le polemiche scienti iche e letterarie dalla
ine del sec. XVII alla metà del XVIII, Bari 1914. In genere G. Maugain, Études sur
l'évolution intellectuelle de l'Italie de 1657 à 1750, Parigi 1909; G. Natali, Idee,
costumi, uomini del 700, Torino 1916; A. Ferrari, La preparazione intellettuale del
Risorgimento italiano (1748-89), Milano 1925 (ma cfr. giannone; muratori; vico).

Per i rapporti culturali con l'estero A. Graf, L'anglomania e l'in lusso inglese in
Italia nel sec. XVIII, Torino 1911; L. Sorrento, Francia e Spagna nel settecento.
Battaglie e sorgenti di idee, Milano 1931; G. Ortolani, Italie et France au XVIIIe
siècle, in L'Italie au XVIIIe siècle. Mélanges de littérature et d'histoire, Parigi 1929; e
specialmente E. Rota, Razionalismo e storicismo. Rapporti di pensiero tra Italia e
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 796/1196
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Francia avanti e dopo la rivoluzione francese, in Nuova riv. stor., II e III (1917-18).

Anche L. Cahen, Les rapports intellectuels de la Toscane et de la France au XVIIIe
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

siècle, in Bulletin de la Société d'histoire moderne, 1925; U. Benassi, Una guerra


(/index.html)

letteraria italo-francese nel sec. XVIII, in Giorn.(/CATALOGO/)


CATALOGO stor. lett. ital., LXXXIII (1924); F.
Niccolini, Su taluni rapporti di cultura tra l'Italia, l'Olanda e l'Inghilterra al principio
del Settecento, Napoli 1930.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Per la vita privata cfr. V. Malamani, Il Settecento a Venezia, voll. 2, Torino 1886-
92; Ph. Monnier, Venise XVIIIe siècle, ParigiARTE
au (/TRECCANILIBRI/)
LIBRI 1908; C. Curiel, Trieste
(/TRECCANIARTE/)

settecentesca, Palermo 1922; R. Cocconi, Bologna nel sec. XVIII, Faenza 1920; A.
Pescio, Settecento genovese, Palermo 1922; A. v. Reumont, Società e corte di Firenze
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
sotto il regno di Francesco II e Leopoldo I di Lorena Absurgo, Firenze 1877; e G.
Conti, Firenze dopo i Medici: Francesco di Lorena; Pietro Leopoldo; inizio del regno di
Ferdinando III, Firenze 1921. ACQUISTA (/EMPORIUM/)

88. Storia dell'istruzione pubblica. - A. Zazo, L'istruzione pubblica e privata nel


Napoletano (1767-1860), Città di Castello 1927; N. Ferorelli, La riforma scolastica
di un ilosofo imperatore [Giuseppe II], Milano 1924; A. Visconti, L'opera del
governo austriaco nella riforma universitaria durante il ventennio 1753-1773, Pavia
1925; B. Peroni, La riforma dell'università di Pavia nel Settecento, Pavia 1925; A.
Visconti, Le scuole palatine di Milano, Milano 1927; B. Peroni, La politica
scolastica dei principi riformatori in Italia, in Nuova rivista storica, XII (1928).

89. Storia degli ordinamenti militari. - E. Pesenti, Angelo Emo e la marina veneta del
suo tempo, Venezia 1899.

90. Per la storia di alcuni stati, in particolare. - Per lo stato sabaudo, oltre a D.
Carutti, Storia del regno di Carlo Emanuele III, voll. 2, Torino 1858, cfr. M. Viora,
Le costituz. piem., Torino 1928; G. Fuos, La Sardegna nel 1773-76 descritta da un
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 797/1196
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contemporaneo, trad. it., Cagliari 1899. Per Venezia: A. Del Piero, Angelo Querini
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
e la correzione del consiglio dei Dieci nel 1761-62, in Ateneo veneto, 1897; L.
Ottolenghi,
(/index.html) L'arresto e la relegazione di A. Querini, in Nuovo arch. veneto, XV
(1898); C. Grimaldo, Giorgio Pisani e il suo tentativo
CATALOGO di riforma, Venezia 1907; L.
(/CATALOGO/)

Pasolli, Scipione Ma fei e il suo "Consiglio politico", in Nuova riv. stor., IX (1925); e,
per la politica estera, A. Battistella, Venezia e l'Austria durante la vita della
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
repubblica, in Nuovo arch. veneto, XXXI (1916); A. M. Alberti, Venezia e la Russia
alla ine del sec. XVIII (1770-1785), in Arch. veneto, LXI-LXII (1931-32); M.
Rigobon, La questione delle
LIBRI "liste" e le relazioni ARTE
(/TRECCANILIBRI/) tra Venezia e l'Austria negli anni
(/TRECCANIARTE/)

1770-71, in Arch. ven., LXII (1932). V. anche M. Borghesini, Il governo di Venezia


in Padova nell'ultimo secolo della repubblica (1700-1797), Padova 1909. Per il ducato
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
di Parma: H. Bédarida, Parme et la France de 1748 à 1789, Parigi 1928, e Les
premiers Bourbons de Parme et l'Espagne (1731-1802), Parigi 1928. Per il granducato
di Toscana, oltre allo Zoli, cit. al §ACQUISTA
2, v. C. Wolfsgruber,
(/EMPORIUM/) Franz I., Kaiser v.

Österreich, voll. 2, Vienna 1899 (il I è dedicato al periodo toscano 1768-1784); J.


Zimmermann, Das Verfassungsprojekt des Grossherzogs Peter Leopold von Toscana,
Heidelberg 1901; M. Aglietti, La costituzione della Toscana, in Rassegna nazionale,
1908; A. Anzilotti, Decentramento amministrativo e riforme municipali in Toscana
sotto Pietro Leopoldo, Firenze 1910.

Per Roma, G. Maugain, Rome et le gouvernement ponti ical au XVIIIe siècle d'après
les voyageurs français, in Mélanges de littérat. et d'histoire publ. par l'Union Intellect.
franco-italienne, 1921. Per il regno di Napoli, H. Benedikt, Das Königreich Neapel
unter Kaiser Karl VI., I, Vienna-Lipsia 1927; A. Lucarelli, La Puglia nel
Risorgimento, I, Bari 1931; N. Cortese, La Calabria Ulteriore alla ine del sec. XVIII,
Napoli 1921; E. Pontieri, introd. alle Lettere del marchese Caracciolo, Viceré di
Sicilia, al marchese Acton (1782-1786), in Arch. stor. napoletano, LV-LVI (1930-32);
e specialmente Il tramonto del baronaggio siciliano, in Archivio stor. siciliano, LI-

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 798/1196
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LIII (1931-33). Inoltre, I. Rinieri, Della rovina di una monarchia. Relazioni storiche
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
tra Pio VI e la corte di Napoli negli anni 1776-1799, Torino 1901; e A. Pannone, Lo
stato borbonico. Saggio di storia del diritto pubblico napoletano (1734-99), I, Firenze
(/index.html)

1924. CATALOGO (/CATALOGO/)

91. Per i rapporti con l'impero S. Pugliese, Le prime strette dell'Austria in


Lombardia, cit. al § 75. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

92. Periodo delle guerre di successione. - P. Roi, La guerra di successione di Spagna


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
negli stati dell'alta Italia dal 1704 al 1705 e la politica di Clemente XI, Roma 1931; C.
Contessa, L'alleanza di Vittorio Amedeo II duca di Savoia e le potenze marittime,
Torino 1909; id., I regni di Napoli
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
e di Sicilia nelle aspirazioni italiane di Vittorio
Amedeo II di Savoia (1700-1713), Torino 1914; id., Aspirazioni commerciali
intrecciate ad alleanze politiche dellaACQUISTA
Casa di Savoia coll'Inghilterra nei secoli XVII e
(/EMPORIUM/)

XVIII, Torino 1914; A. Bozzola, Giudizi e previsioni della diplomazia medicea sulla
casa di Savoia durante la guerra di successione spagnuola, Torino 1914; A. Tallone,
Vittorio Amedeo II e la quadruplice alleanza, Torino 1914; A. Baraudon, La maison
de Savoie et la Triple Alliance (1713-1722), Parigi 1896; G. C. Zimolo, Tre campagne
di guerra (1701-1703) e la rep. di Venezia, in Arch. veneto, LVIII (1928); R. Quazza,
La lotta diplomatica tra Genova e la Spagna dopo la fuga dell'Alberoni dalla Liguria,
in Arch. stor. ital., LXXVIII (1920); A. Arata, Il processo del card. Alberoni,
Piacenza 1923; ma specialmente, sulla politica dell'Alberoni, E. Bourgeois, La
diplomatie secrète au XVIIIe siècle, II, Parigi 1909; e R. Castagnoli, Il cardinal
Alberoni, voll. 2, Piacenza 1929-1931; A. Battistella, La guerra di successione
polacca desunta da lettere private del tempo, Venezia 1915; N. Nicolini, Sulla
riconquista ispano-borbonica del regno di Napoli, in Arch. stor. ital., LXXXVII
(1929). V. anche E. Robiony, Gli ultimi dei Medici e la successione al granducato di
Toscana, Firenze 1905; L. Simeoni, L'assorbimento austriaco del ducato estense e la
politica dei duchi Rinaldo e Francesco III, Modena 1919. Cfr. successione.
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93. Per la Corsica cfr. S. Pellegrini, La Corsica e i Savoia nel sec. XVIII, in Nuova
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
riv. stor., VIII (1924); A. Le Glay, Histoire de la conquête de la Corse par les
(/index.html)Parigi 1912; L. Villat, La Corse de 1768 à 1789, voll. 2, Besançon 1925;
Français,
G. Volpe, Europa e Mediterraneo nei secoli XVII-XVIII
CATALOGO (come la Corsica divenne
(/CATALOGO/)

francese), in Momenti di storia ital., Firenze 1925; e L. Ravenna, Pasquale Paoli,


Firenze 1928.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Periodo delle rivoluzioni e del dominio napoleonico (1790-1815).


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
94. Opere di carattere generale. - Oltre al vecchio C. Botta, Storia d'Italia dal
1789 al 1814, voll. 4, Milano 1844, v. G. De Castro, Storia d'Italia dal 1799 al 1814,
voll. 4, Milano 1881 (nella collezione
TRECCANIF.CULTURA
Vallardi); A. Franchetti, Storia d'Italia
(/CULTURA/)

dal 1789 al 1799, 2ª ed. a cura di F. Lemmi, Milano 1907 (nella collezione F.
Vallardi); e soprattutto V. Fiorini e F. Lemmi, Storia d'Italia dal 1799 al 1814,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Milano 1918 (nella stessa coll.); anche A. Ferrari, L'esplosione rivoluzionaria del
Risorgimento (1789-1815), Milano 1925.

Per la cronistoria, utilissimo L'Italia nei cento anni del sec. XIX, giorno per giorno,
illustrata, dal 1801 in poi, a cura di A. Comandini, Milano 1900-1929
(continua).

Importanti, S. Pivano, Albori costituzionali d'Italia (1796), Torino 1913; É.


Driault, Napoléon en Italie (1800-1812), Parigi 1906; G. Douin, La Méditerranée de
1803 à 1805, Parigi 1918; E. Tarlé, Le Blocus continental et le Royaume d'Italie. La
situation économique de l'Italie sous Napoléon I, Parigi 1928; v. anche A. Pingaud,
La politique italienne de Napoléon I, in Revue Historique, CLIV (1927). Cfr. anche
A. Solmi, Napoleone e l'Italia, in Rend. Ist. lomb., LXVI (1933).

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 800/1196
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95. Per i singoli stati, N. Bianchi, Storia della monarchia piemontese dal 1773 al
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
1861, voll. 4, Torino 1877-85; D. Carutti, Storia della corte di Savoia durante la
(/index.html) e l'impero francese, voll. 2, Torino 1892; J. D'Ivray, La Lombardie au
rivoluzione
temps de Buonaparte, Parigi 1919; G. Maclellan,
CATALOGO Venice and Bonaparte, Londra
(/CATALOGO/)

1931; G. Pessagno, Genova sotto la Rivoluzione e l'Impero, 1797-1814, in Boll. stor.


bibl. subalpino, XIX (1914); G. Conti, La Toscana e la rivoluzione francese, Firenze
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
1924; P. Marmottau, Le royaume d'Étrurie 1801-1807, Parigi 1895; A. Dufourcq,
Le régime jacobin en Italie. Étude sur la République romaine, Parigi 1900; L.
Madelin, La Rome de Napoléon. La domination française
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) à Rome de 1809 à 1814, 4ª
ARTE (/TRECCANIARTE/)

ed., Parigi 1927; E. Vercesi, Pio VII, Napoleone e la Restaurazione, Torino 1933; B.
Croce, La rivoluzione napoletana del 1799, Bari 1912; N. Rodolico, Il popolo agli
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
inizi del Risorgimento nell'Italia meridionale, 1798-1801, Firenze 1925; I. A. v.
Helfert, Fabrizio Ru fo. Rivoluzione e controrivoluzione di Napoli, del 1718-99,
Torino 1885; G. Blanch, Il regno diACQUISTA 1801 al 1806, in Arch. stor.
(/EMPORIUM/)
Napoli dal
napoletano, 1923; P. Pieri, Il regno di Napoli dal 1799 al 1806, Napoli 1928; C.
Auriol, La France, l'Angleterre et Naples de 1803 à 1806, voll. 2, Parigi 1904-05; R.
M. Johnston, The Napoleonic Empire in Southern Italy and the Rise of the Secret
Societies, voll. 2, Londra 1904; J. Rambaud, Naples sous Joseph Bonaparte (1806-
1808), Parigi 1911; A. Espitalier, Napoléon et le roi Murat (1808-1815), Parigi 1910;
G. Bianco, La Sicilia durante l'occupazione inglese (1808-1815), Palermo 1902. Per la
Repubblica Italiana e il Regno Italico, A. Pingaud, Bonaparte président de la
République italienne, voll. 2, Parigi 1907-08; id., Les hommes d'État de la République
Italienne, Parigi 1919; id., Le Royaume d'Italie, in Revue d'Histoire diplomatique,
1927-32; L. Coraccini, [pseudonimo di G. Valeriani], Storia dell'amministrazione
del regno d'Italia durante il dominio francese, Lugano 1823; G. Pecchio, Saggio
storico sull'amministrazione inanziaria dell'ex regno d'Italia dal 1802 al 1814, 2ª ed.,
Londra 1826.

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Per la formazione della coscienza nazionale v. E. Battaglia, L'opera di Vincenzo


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Cuoco e la formazione dello spirito nazionale in Italia, Firenze 1926; A. Norsa, Il
concetto di nazionalità nella mente di G. D. Romagnosi, in Nuova riv. storica, XIII
(/index.html)

(1929); V. G. Galati, Il concetto di nazionalità nel Risorgimento italiano, Firenze


CATALOGO (/CATALOGO/)

1931; A. Solmi, L'idea dell'unità italiana nell'età napoleonica, in Rassegna stor.


Risorg., XX (1933). Cfr. anche B. Peroni, La passione dell'indipendenza nella
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Lombardia occupata dai Francesi (1796-97), in Nuova riv. stor., XV (1931); R.
Soriga, Giornali e spirito pubblico in Milano sulla ine del sec. XVIII, in Riv. d'Italia,
1916. Per le "questioniLIBRI
sociali", F. Battaglia, I ARTE
(/TRECCANILIBRI/) primi(/TRECCANIARTE/)
conati di riforma sociale nel
Settecento e il pensiero di Vincenzo Russo, in Giorn. critico della ilos. ital., 1928.

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)


96. Rapporti letterarî e ideologici con la Francia. - Ch. Dejob, Madame de Stäel et
l'Italie, avec une bibliographie de l'in luence française en Italie de 1796 à 1814, Parigi
1890; ma soprattutto P. Hazard, La révolution
ACQUISTA française et les lettres italiennes
(/EMPORIUM/)

(1789-1815), Parigi 1910. Anche G. Natali, Cultura e poesia in Italia nell'epoca


napoleonica, Torino 1930.

97. Storia militare e partecipazione degl'Italiani alle guerre napoleoniche. - F. Turotti,


Storia delle armi italiane dal 1796 al 1814, voll. 3, Milano 1855; C. Vacani, Storia
delle campagne e degli assedi degli Italiani nella Spagna dal 1808 al 1813, voll. 3,
Milano 1827; Gli Italiani in Russia e gli Italiani in Germania nel 1813, a cura
dell'Ufficio storico dello Stato Maggiore, Roma 1912 e 1913. Cfr. anche C.
Randaccio, Storia delle marine militari italiane dal 1750 al 1860 e della marina
militare italiana dal 1860 al 1870, voll. 2, Roma 1886. V. anche napoleone.

98. Sette e società segrete. - B. Marcolongo, La massoneria in Italia nel sec. XVIII e
durante la dominazione francese, in Studi storici, 1910; F. Carabellese, Massoneria e
Carboneria nel Barese nei primi anni del sec. XIX, in Arch. pugliese del Risorgimento
italiano, 1914; R. Soriga, Settecento massonizzante e massonismo napoleonico nel
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 802/1196
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primo Risorgimento, in Boll. stor. pavese, 1919; G. Gallavresi, La franc-maçonnerie


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
et la formation de l'unité italienne, in Revue des questions historiques, 1922; A.
Luzio, La Massoneria sotto il regno italico e la restaurazione austriaca, in Arch. stor.
(/index.html)

lomb., 1917; id., La Massoneria e il CATALOGO


Risorgimento, voll. 2, Bologna 1925; G. Leti,
(/CATALOGO/)

Carboneria e Massoneria nel Risorgimento italiano, Roma 1925.

SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Singoli momenti. - 99. Periodo delle rivoluzioni e delle repubbliche (1796-1799). - L.
C. Bollea, La rivoluzione in una terra del Piemonte (1797-1799), Torino 1905
[Savigliano]; A. De Regibus, I moti repubblicani
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dell'Ossola
ARTE e del Lago Maggiore nel
(/TRECCANIARTE/)

1798, Pavia 1922; N. Galiani, Rivoluzionari, repubblicani e controrepubblicani di Asti


nel 1797, Asti 1903; E. Rota, L'Austria in Lombardia, cit. al § 82; l'introd. di C.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Montalcini agli Atti della assemblea della repubblica cisalpina, I, Bologna 1917; G.
Gallavresi, Il diritto elettorale politico secondo la costituzione della repubbl. cisalpina,
Milano 1905; G. Cattani, Il Giansenismo e la(/EMPORIUM/)
ACQUISTA legislazione ecclesiastica della
Cisalpina, in Nuova riv. stor., XV (1931); S. Manfredi, L'insurrezione e il sacco di
Pavia nel maggio 1796, Pavia 1900; A. Ottolini, Milano e la seconda repubblica
cisalpina, Milano 1929; A. Luzio, Francesi e Giacobini a Mantova dal 1797 al 1799,
Mantova 1890; V. Lazzarini, Le origini del partito democratico a Padova, in Nuovo
arch. ven., n. s, XL (1920); E. Bevilacqua, Le Pasque veronesi, Verona 1897; G.
Graziani, Austriaci e Francesi a Vicenza e il governo democratico vicentino (1796-
1797), Vicenza 1904; G. Sforza, La caduta della repubblica di Venezia studiata nei
dispacci inediti della diplomazia piemontese, in Nuovo arch. veneto, n. s., XXV
(1913); U. Bassi, Reggio nell'Emilia alla ine del sec. XVIII (1796-1799), Reggio
Emilia 1895; N. Cortese, La Garfagnana estense durante la dominazione francese
(1796-99), in Il Risorgimento ital., XV-XVI (1922 e 1923); C. Antolini, Ferrara
negli ultimi anni del sec. XVIII (1796-99), in Atti Dep. ferr. st. pat., 1899; G. Conti, La
Toscana e la rivoluzione francese, Firenze 1925; T. Casini, Il parlamento della
repubblica romana del 1798-99, in Rassegna stor. del Risorg., III (1916); G. Sforza, I

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 803/1196
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francesi a Roma. La ine del ponti icato di Pio VI, in Revue Napoléonienne, 1914; L.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Vicchi, Les français à Rome pendant la Convention, Roma 1892; F. Masson, Les
(/index.html) de la révolution. Hugon de Bassville à Rome, Bernadotte à Vienne, Parigi
diplomates
1883; A. Mathiez, La France et Rome Constituante, in La Révolution
sous la (/CATALOGO/)
CATALOGO

Française, 1907-08; J. Du Teil, Rome, Naples et le Directoire, Parigi 1902; A.


Franchetti, Le relazioni diplomatiche fra la corte di Napoli e la Francia, 1791-1793, in
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Riv. stor. Risorg. ital., 1896; A. Simioni, La convenzione anglo-napoletana pel
Mediterraneo (1793), in Arch. stor. napolet., 1913; A. Cortese, La politica estera
napoletana e la guerra del 1798,
LIBRI Milano 1924; F.ARTE
(/TRECCANILIBRI/) Lemmi, Nelson e Caracciolo e la
(/TRECCANIARTE/)

rep. napol., Firenze 1898; id., Nelson a Napoli nel giugno del 1799, in Arch. stor.
napol., LIII (1928); F. P. Badham, Nelson e Ru fo, Roma 1907; V. Ruffo, Il card.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Fabrizio Ru fo e la Controrivoluzione del 1799, Napoli 1919; A. Manes, Un
cardinale condottiero, Fabrizio Ru fo e la repubbl. partenopea, Aquila 1929; R.
Palmarocchi, Francesi e NapoletaniACQUISTA in Arch. stor. ital., 1913; V. Morcardi,
nel 1799,(/EMPORIUM/)
L'invasione francese nell'Abruzzo Teramano nel 1798-99, in Boll. Soc. storica
abruzzese, 1900; G. Rivera, L'invasione francese in Italia e l'Abruzzo aquilano dal
1792 al 1797, ibid., 1907; F. Carabellese, In Terra di Bari, 1799-1806, Trani 1900; B.
Caputo, La Terra di Bari nel 1799, Bari 1922; G. De Ninno, I martiri e perseguitati
politici di Terra di Bari nel 1799, Bari 1915; G. Fortunato, Il 1799 in Basilicata, in
Arch. stor. napoletano, 1899; A. Sansone, Gli avvenimenti del 1799 nelle Due Sicilie,
Palermo 1901; F. Scandone, Il giacobinismo in Sicilia (1792-1802), in Arch. stor.
sicil., n. s., XLIII-IV (1921-22). Per la Sardegna S. Pola, I moti delle campagne di
Sardegna dal 1793 al 1802, voll. 2, Sassari 1923.

100. Periodo napoleonico, e l'inizio della Restaurazione. - M. H. Weil, Le prince


Eugène et Murat (1813-14), voll. 5, Parigi 1902; id., Les négociations secrètes entre J.
Murat et le Prince Eugène, in Revue d'hist. mod. et contemp., 1905-06; F. Lemmi, La
restaurazione austriaca a Milano, Bologna 1902; G. Gallavresi, La rivoluzione

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 804/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

lombarda del 1814 e la politica inglese, in Arch. stor. lomb., s. 4ª, XI (1909); V.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Paltrinieri, I moti contro Napoleone negli stati di Parma e Piacenza (1805-1806),
Bologna
(/index.html)1927; I. Borel, Gênes sous Napoleon I, Parigi 1929; F. Nani Mocenigo,

Venezia 1896;
Del dominio napoleonico a Venezia,CATALOGO G. Rizzardo, Il patriarcato di
(/CATALOGO/)

Venezia durante il regno napoleonico, in Nuovo arch. veneto, 1914; F. Lemmi, Roma
nell'impero napoleonico, in Arch. stor. ital., 1915; I. Rinieri, La diplomazia ponti icia
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nel sec. XIX, voll. 2, Roma 1902; id., Napoleone e Pio VII, voll. 2, Torino 1906; id.,
Pio VII e Napoleone nel 1814, Genova 1914; H. Welschinger, Le Pape et l'Empereur,
Parigi 1905; R. Trifone, Feudi
LIBRI e Demani. Eversione
(/TRECCANILIBRI/) ARTE della feudalità nelle provincie
(/TRECCANIARTE/)

napoletane, Milano 1909; F. Guardione, Gioacchino Murat in Italia, 2ª ed., Firenze


1916; R. Palmarocchi, Le riforme di G. Murat nel primo anno di regno, in Arch. st.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
ital., 1914; G. la Volpe, Gioacchino Murat: amministrazione e riforme economiche
(1808-15), in Nuova riv. stor., XV (1930); M. H. Weil, J. Murat roi de Naples. La
dernière année de règne, voll. 5, Parigi 1909-10;
ACQUISTA F. Lemmi, G. Murat e le
(/EMPORIUM/)

aspirazioni unitarie nel 1815, in Arch. stor. napol., XXVI (1901); D. Spadoni, Nel
centenario del proclama di Rimini, in Rassegna storica del Risorgimento, II (1915);
id., La conversione italiana del Murat, in Nuova riv. stor., XV (1930); id.,
Federazione e re d'Italia mancati nel 1814-15, ibid., XVI (1931); id., Per la prima
guerra d'indipendenza italiana nel 1815, Pavia 1929; E. Del Cerro, Maria Carolina
d'Austria e la politica inglese in Sicilia (1805-1817), in Atti accad. Acireale, 1907-08;
N. Niceforo, La Sicilia e la costituzione del 1812, in Arch. stor. siciliano, n. s,
XXXVIII, XLVI (1913, 1925); L. Genuardi, Tommaso Natale e la costituzione
siciliana del 1812, in Arch. stor. siciliano, n. s., XLIII (1921); E. Pontieri, Ai margini
della costituzione siciliana del 1812, in Atti del XXV Congresso della Soc. Nazion. del
Risorgimento, Roma 1932.

Il Risorgimento, sino alla costituzione del Regno d'Italia (1861).

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Opere di carattere generale. 101. Trattazioni d'insieme. - Si vedano specialmente


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
le opere di C. Tivaroni, Storia critica del Risorgimento italiano, voll. 9, Torino
1888-1897;
(/index.html) H. Bolton King, Storia dell'unità italiana, trad. it., voll. 2, Milano
1909-10; M. Rosi, Storia contemporanea d'Italia,
CATALOGO dalle origini del Risorgimento alla
(/CATALOGO/)

con lagrazione europea, Torino 1922; id., L'Italia odierna, voll. 2, Torino 1916
segg.; id., Il popolo italiano negli ultimi due secoli, Roma 1924; A. Solmi, Il
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Risorgimento italiano, Milano 1919; E. Masi, Il Risorgimento italiano, voll. 2,
Firenze 1917; F. Lemmi, Il popolo italiano dal 1815 al 1849. Storia civile, Milano
1926; A. Gori, Il Risorgimento (1849-1861). Il Regno
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE d'Italia (1861-1900), Milano
(/TRECCANIARTE/)

1904; P. Orsi, L'Italia moderna. Storia degli ultimi 150 anni, 6ª ed., Milano 1928; F.
Quintavalle, Storia dell'unità italiana (1815-1925), 2ª ed., Milano 1926; A. Ferrari,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
La restaurazione in Italia (1815-1849), Roma 1931, e M. Rosi, L'unità d'Italia (1849-
1881), Roma 1931; G. Bourgin, La formazione dell'unità italiana, trad. ital.,
Firenze 1931; e specialmente, I. Raulich,
ACQUISTAStoria
(/EMPORIUM/)
del Risorgimento politico d'Italia
(1815-1859), voll. 5, Bologna 1920-1925.

Utile, A. Comandini (cont da A. Monti), L'Italia nei cento anni del sec. XIX, cit. al
§ 94; e anche il Dizionario del Risorgimento, a cura di M. Rosi, voll. 2, Milano
1932. - Da vedere inoltre D. Zanichelli, Studi di storia costituzionale e politica del
Risorgimento italiano, Bologna 1900; A. Malvezzi, Il Risorgimento italiano in un
carteggio di patrioti lombardi (1820-1860), Milano 1924.

Per i rapporti con gli stati stranieri, in genere, v. N: Bianchi, Storia documentata
della diplomazia europea in Italia dal 1814 al 1861, voll. 8, Torino 1865-1872; I.
Rinieri, La diplomazia ponti icia nel sec. XIX, voll. 2, Roma 1902; e il quadro
sintetico di G. Volpe, I rapporti diplomatici fra l'Italia e l'Europa durante il
Risorgimento, in Bulletin of International Committee of Hist, Sciences, V (1933).

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Fra i lavori particolari hanno speciale importanza, anche per la valutazione


d'insieme, C. Capasso, L'unione europea e la Grande Alleanza del 1814-15, 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Firenze
1932; A. Alberti, La Rivoluzione napoletana, il suo Parlamento e la reazione europea,
(/index.html)
Roma 1931; P. Silva, La monarchiaCATALOGO l'Italia, Torino 1917; C. Vidal,
di luglio e(/CATALOGO/)
Louis-Philippe, Metternich et la crise italienne de 1831, Parigi 1931; F. Lemmi, La
politica estera di Carlo Alberto nei suoi primi anni di regno, Firenze 1928 (cfr. anche
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
M. Degli Alberti, La plitica estera del Piemonte sotto Carlo Alberto, secondo il
carteggio del conte di Sambuy ministro a Vienna, voll. 3, Torino 1913-19; M. H.
Weil, L'état des relationsLIBRI
diplomatiques entre la France
(/TRECCANILIBRI/) et la Sardaigne, d'après les
ARTE (/TRECCANIARTE/)

instructions du Duc de Broglie et quelques rapports du Marquis de Rumigny, 1835-


1837, Parigi 1918); A. Colombo, L'Inghilterra nel Risorgimento italiano, Milano
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
1917; A. Signoretti, L'azione di Palmerston e Russell per l'Italia durante gli
avvenimenti 1848-49, in Gerarchia, 1927; A. Galante, La politica estera di G.
Gladstone, Bologna 1917; W. W. Davies,
ACQUISTAGladstone and the uni ication of Italy,
(/EMPORIUM/)

Londra 1918; B. Zumbini, Gladstone nelle sue relazioni con l'Italia, Bari 1914; M.
Mazziotti, Napoleone III e l'Italia, Milano 1925, ma specialmente P. Silva, La
politica di Napoleone III e l'Italia, in Nuova riv. stor., XI (1927); A. Pingaud,
Napoléon III et ses projets de con édération italienne, in Revue Historique, CLV
(1927). Importante A. Comandini, Il principe Napoleone nel Risorgimento italiano,
Milano 1922. V. anche C. Morandi, Alcuni aspetti del Risorgimento come problema
politico europeo, in Riv. stor. ital., XLVIII (1931); J. Gay, Un siècle d'histoire
italienne. Les deux Romes et l'opinion française. Les rapports franco-italiens depuis
1815, Parigi 1931.

Tra le opere sulla politica di stati esteri v. specialmente H. Srbik, Metternich,


voll. 2, Monaco 1925; C. K. Webster, The foreign policy of Castlereagh, voll. 2,
Londra 1925-30; De Guichen, La Révolution de 1830 et l'Europe, Parigi 1917; P. de
La Gorce, Histoire du second Empire, voll. 6, Parigi 1894-1904; cfr. anche H. T.
Marraro, American opinion on the uni ication of Italy, 1846-1861, New York 1932.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 807/1196
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Per i rapporti fra gli stati italiani cfr. M. L. Rosati, Carlo Alberto di Savoia e
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Francesco IV d'Austria-Este, Roma 1907; L. Cappelletti, Austria e Toscana (1824-
1854), Torino 1918; G. Paladino, Il governo napoletano e la guerra del 1848, in
(/index.html)

Nuova rivista storica, V (1921); E. CATALOGO


Rota, L'antagonismo politico fra Torino e Napoli
(/CATALOGO/)

durante la guerra del 1848, ibid., V (1921).

SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
102. Storia dei singoli stati. - A. v. Helfert, Zur Geschichte d. Lombardo-
venezianischen Königreichs, Vienna 1908; A. Sandonà, Il regno Lombardo-Veneto.
La costituzione e l'amministrazione, Milano 1912;
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) N.(/TRECCANIARTE/)
ARTE Bianchi, I ducati estesi
dall'anno 1815 al 1850, voll. 2, Torino 1852; E. Casa, Parma da Maria Luigia
imperiale a Vittorio Emanuele II (1847-60), Parma 1901; A. Sardi, Lucca e il suo
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
ducato dal 1814 al 1859, Pistoia 1912; L. C. Farini, Lo Stato romano dall'anno 1815
all'anno 1850, voll. 4, Torino 1850-53; L. C. Alberti, La corte ponti icia vista dal
rappresentante sardo a Roma (1824-26), in Rass.
ACQUISTA stor. risorgimento, XIX (1932); R.
(/EMPORIUM/)

De Cesare, Roma e lo stato del papa dal ritorno di Pio IX al XX settembre (1850-70),
voll.2, Roma 1907; G. Leti, Roma e lo stato ponti icio dal 1849 al 1870, 2ª ed., voll.
2, Ascoli Piceno 1911; F. Hayward, Le dernier siècle de la Rome Ponti icale, voll. 2,
Parigi 1927-1928; R. Cotugno, Tra reazione e rivoluzione. Contributo alla storia dei
Borboni di Napoli dal 1849 al 1860, Lucera 1925; F. Guardione, Il dominio dei
Borboni in Sicilia dal 1830 al 1861, 2ª ed., voll. 2, Torino 1907; id., La Sicilia nella
rigenerazione politica d'Italia (1795-1860), Palermo 1912; id., La reazione borbonica
in Sicilia ed il trionfo della rivoluzione unitaria 1850-1861, Palermo 1930. E cfr. L.
Marchetti, Il Trentino nel Risorgimento, voll. 2, Roma 1913; M. L. Cao, La ine
della costituzione autonoma sarda in rapporto col Risorgimento e coi precedenti storici,
Cagliari 1928.

103. Per il movimento nazionale e liberale. - N. Cortese, Il liberalismo toscano nei


primi quaranta anni del sec. XIX, in Rassegna naz., 1921; id., Luigi Blanch e il
partito liberale napoletano, in Arch. st. nap., XLVII (1922); E. Porcelli, L'agitazione
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 808/1196
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liberale toscana studiata nelle ilze segrete della polizia del Buon Governo (1844-46),
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Palermo 1919; P. Mazara, Studio sul movimento liberale in Sicilia dal 1815 alla

vigilia del 1848, Alcamo 1916; ma specialmente R. Ciasca, L'origine del
(/index.html)

programma per l'opinione nazionaleCATALOGO


italiana del 1847-48, Città di Castello 1915; A.
(/CATALOGO/)

Anzilotti, Dal neoguel ismo all'idea liberale, in Nuova riv. stor., I (1917). Cfr. anche
§ 107 e i capitoli rel. all'Italia in G. De Ruggiero, Storia del liberalismo europeo,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Bari 1925.

Per le sette e società segrete, oltre al Luzio e Leti cit. al § 98, cfr. O. Dito,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Massoneria, Carboneria ed altre società segrete nella storia del Risorgimento italiano,
Torino 1905; A. Bersano, Adel i, Federati e Carbonari, in Atti Acc. Torino, XLV
(1909-10); D. Spadoni, Sètte, cospirazioni
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
e cospiratori nello Stato ponti icio
all'indomani della restaurazione, Torino 1904; F. Lemmi, Il processo del principe
della Cisterna (1821), Roma 1923; A. Baretta, Le società segrete in Toscana nel
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

primo decennio dopo la restaurazione, Torino 1912; G. Scaramella, Spirito pubblico


e società segrete e polizia in Livorno dal 1815 al 1821; Roma 1901; G. Degli Azzi
Vitelleschi, Bonapartisti, massoni e carbonari nell'Umbria dopo la restaurazione
ponti icia, in Arch. stor. risorg. umbro, 1905-06; A. Pierantoni, I Carbonari dello
Stato Ponti icio ricercati dalle inquisizioni austriache nel regno Lombardo-Veneto,
voll. 2, Città di Castello 1910; G. Caso, La Carboneria di Capitanata dal 1816 al
1820, in Arch. stor. napol., XXXVIII-IX (1913-14); L. Chiarelli, La Carboneria in
Aquila e provincia, prima, durante e dopo il periodo costituzionale (1820-21), Aquila
1923, e T. Vitagliano, La Carboneria in Abruzzo, Lanciano 1920; B. Marcolongo,
Le origini della Carboneria e le società segrete nell'Italia meridionale dal 1810 al 1820,
in Studi storici, XX (1912); V. Zara, La Carboneria in Terra d'Otranto, 1820-1830, in
Il Risorgim. ital., 1913; V. Labate, Un decennio di Carboneria in Sicilia (1821-31),
vol. 2, Città di Castello 1904-09. Cfr. adelfi; apofasimeni; carboneria; filadelfi;
giovine italia; massoneria.

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104. Storia degli esuli. - A. Segre, I profughi sardi del '21 in Spagna, in Rass. stor.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Risorg., VIII (1921); R. Manzoni, Gli esuli italiani nella Svizzera, Milano 1922; E.
Michel,
(/index.html)Esuli e cospiratori italiani in Corsica (1830-50), in Arch. storico di Corsica,

1925; M. Battistini, Esuli e viaggiatori in Belgio amici di Adolph Quetelet, in


italiani(/CATALOGO/)
CATALOGO

Nuova riv. storica, XVI (1932); I. Zingarelli, Italiani a Parigi dopo il 1848, in La
cultura, n. s., XI (1932).
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

105. Storia del giornalismo. - V. specialmente G. Bustico, Giornali e giornalisti del


Risorgimento, Milano 1924. E anche C. Cantù,ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Il "Conciliatore" (1818-1819), Pisa
(/TRECCANIARTE/)

1902; G. Cristofanelli, Dei giornali padovani anteriori al 1845 e specialmente del


"Giornale euganeo" e del "Ca è Pedrocchi", Padova 1905; P. Prunas, L'Antologia di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
G. P. Vieusseux, Roma 1906; A. De Rubertis, L'Antologia di G. P. Vieusseux,
Foligno 1922; A. Curti, Alta polizia. Censura e spirito pubblico nei ducati parmensi
(1816-29), in Rass. storica del Risorg., IX (1922);
ACQUISTA G. Bandini, Giornali e scritti
(/EMPORIUM/)

politici clandestini della Carboneria romagnola (1819-21), Roma 1908; A. Zazo, Il


giornalismo a Napoli nella prima metà del sec. XIX, Napoli 1920.

Per il periodo attorno e dopo il '40, specialmente E. Passamonti, Il giornalismo


giobertiano in Torino nel 1847-48, Roma 1914; e anche A. Colombo, I due giornali
torinesi "Il Risorgimento" e la "Concordia", in Il Risorg. italiano, 1910; D. Carraroli,
Il giornalismo a Torino intorno al 1860-61, in Nuova antologia, 1912; M. Tosonotti,
Il periodo repubblicano genovese "La Strega, La maga, La vespa" (agosto 1849-dic.
1856), in Il Risorg. italiano, 1915-16; C. O. Mandalusi, Gli esuli meridionali nel
giornalismo piemontese dal 1850 al 1860, in Rassegna contemporanea, 1913; C.
Rondoni, Il giornale "Lo statuto" e la reazione del 1850-51 in Toscana, in Rassegna st.
del Risorg., I (1914); id., I giornali umoristici iorentini del triennio glorioso (1859-
1861), Firenze 1914; P. Barbera, Giornali politici dal 1859 al 1860, in Rass. st.
Risorg., III (1916); T. Gaudioso, Il giornalismo letterario in toscana dal 1848 al 1859,
Firenze 1924. Utili, D. Silvestrini, Una tipogra ia del Risorgimento (S. Bonamici a
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Losanna), Bellinzona 1924; e specialmente R. Caddeo, La tipogra ia elvetica di


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Capolago, Milano 1931. E cfr. il Catalogo a cura di A. Monti della Mostra storica
del Giornalismo alla V Triennale di Milano, Milano 1933.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

Per le riunioni scientifico-patriottiche, ecc.: A. Hortis, Le riunioni degli scienziati


italiani prima delle guerre d'indipendenza (1839-47), Città di Castello 1922; R.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Cessi, Retroscena politici del primo congresso degli scienziati italiani, in Rass. stor. del
Risorgimento, X (1923).
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

106. Storia costituzionale e parlamentare. - Prefazione di C. Montalcini e A.


Alberti, Le assemblee del Risorgimento, I, Roma 1911; G. Arangio Ruiz, Storia
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
costituzionale del regno d'Italia, 1848-98, Firenze 1898; A. Colombo, Dalle riforme
allo statuto di Carlo Alberto, Casale 1926; G. Maranini, Le origini dello statuto
albertino, Firenze 1925; A. Brofferio, del Parlamento subalpino, voll. 6,
Storia(/EMPORIUM/)
ACQUISTA

Milano 1865-70; e specialmente S. Cilibrizzi, Storia parlamentare, politica e


diplomatica d'Italia da Novara a Vittorio Veneto, voll. 4, Milano 1923-30. V. anche
V. Fontanarosa, Il Parlamento nazionale napoletano per gli anni 1820-1821, Roma
1900; I. Bajone Lelli, La Costituente italiana del 1849, Firenze 1920.

107. Partiti politici. - Oltre a G. Ferrari, I partiti politici italiani dal 1789 al 1848,
nuova ed., Città di Castello 1921, v. A. Sandonà, L'idea unitaria e i partiti politici
alla vigilia del 1848, Roma 1914; E. Passamonti, Unitarismo ed anti-unitarismo nel
partito liberale toscano durante la campagna del 1848, in Rassegna storica del
Risorgimento, V (1918); id., Il ministro Capponi ed il tramonto del liberalismo
toscano nel 1847, ibid., VI (1919); id., Il liberalismo toscano ed i suoi rapporti con
Cesare Balbo ed il suo gruppo durante la questione toscano-modenese per il possesso
della Lunigiana (ottobre-dicembre 1847), in Il Risorgimento italiano, 1920; C.
Scavone, Il movimento unitario repubblicano in Toscana nel '48-'49, Catania 1918; P.
Chiaramonte, Il programma del '48 e i partiti politici in Sicilia, in Arch. stor.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 811/1196
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siciliano, XXVI (1901). Importanti: A: Monti, L'idea federalista nel Risorgimento


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
italiano, Bari 1921; A. Anzilotti, La funzione storica del giobertismo, Firenze 1924.
Cfr. anche C. Lovera e I. Rinieri, Clemente Solaro della Margherita, Torino 1931.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

b) Dopo il '49: T. Buttini, La destra liberale e conservatrice nel 1849 (luglio-


novembre), in Il Risorgimento italiano, 1924; G. Bourgin, Mazzini et le Comité
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
central démocratique en 1831, in Risorgimento ital., 1913.

Per la prima diffusioneLIBRI


delle(/TRECCANILIBRI/)
idee socialiste, v.ARTE
A. Gori, Gli albori del socialismo
(/TRECCANIARTE/)

(1755-1848), Firenze 1919; G. Andriani, Socialismo e comunismo in Toscana tra il


1846 e il 1849, Roma 1921; N. Rosselli, Carlo Pisacane, Torino 1932.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

108. Rapporti fra Stato e Chiesa. - W. Maturi, Il concordato del 1818 tra la Santa
Sede e le Due Sicilie, Firenze 1928; ACQUISTA
A. Bozzola e T. Buttini, Stato e Chiesa nel
(/EMPORIUM/)

Regno di Sardegna negli anni 1849-50 e la missione Pisalli a Roma, in Il Risorgimento


it., XIV (1921); A. C. Jemolo, La questione della proprietà ecclesiastica nel Regno di
Sardegna e nel Regno d'Italia durante il quarantennio 1848-88, Torino 1911; id., Il
"partito cattolico" piemontese nel 1855 e la legge sarda soppressione delle comunità
religiose, in Il Risorg. Ital., XI-XII (1918-19); A. M. Bettanini, Il concordato di
Toscana (1851), Milano 1932.

Per la storia delle idee religiose, A. Manno, L'opinione religiosa e conservatrice in


Italia dal 1830 al 1850 ricercata nelle corrispondenze e con idenze di monsignor
Giovanni Corboli Bussi, Roma 1910; A. Della Torre, Il Cristianesimo in Italia dai
iloso isti ai modernisti, Palermo s. a. [1913]; G. Zadei, L'abate Lamennais e gli
Italiani del suo tempo, Torino 1925; F. Landogna, G. Mazzini e il pensiero
giansenistico, Bologna 1921; A. Gambaro, Carteggio Lambruschini-Rosmini, in
Levana, III (1924); id., La riforma religiosa nel carteggio inedito di R. Lambruschini,
voll. 2, Torino 1926. Importante F. Ruffini, I giansenisti piemontesi: la conversione
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 812/1196
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della madre di Cavour, in Atti acc. Torino, LXIII (1927-28); id., La vita religiosa di
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
A. Manzoni, Bari 1931, voll. 2; G. Gangale, Revival. Saggio sulla storia del

protestantesimo
(/index.html) in Italia dal Risorgimento ai tempi nostri, Roma 1929.
CATALOGO (/CATALOGO/)

109. Storia economica e inanziaria. - G. Prato, Fatti e dottrine economiche alla


vigilia del 1848. L'Associazione agraria subalpina e C. Cavour, in Bibl. di storia ital.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
recente, IX (1921); A. Fossati, Bilanci, tributi, redditi e valori negli Stati Sardi di
Terraferma dalla Restaurazione all'avvento di Carlo Alberto, in Riv. intern. scienze
sociali, 1930; id., Origini e sviluppi
LIBRI della carestiaARTE
(/TRECCANILIBRI/) del 1816-17 negli Stati Sardi di
(/TRECCANIARTE/)

Terraferma, Torino 1930; id., Saggi di politica economica carloalbertina, Torino


1930; id., Il pensiero e la politica sociale di C. Cavour, Torino 1932; V. Gulì, Il
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Piemonte e la politica economica del Cavour, Napoli 1932; R. Ciasca, L'evoluzione
economica della Lombardia dagli inizi del sec. XIV al 1860, in La Cassa di risparmio
delle provincie lombarde nella evoluzione economica
ACQUISTA della nazione (1823-1923),
(/EMPORIUM/)

Milano 1923; G. Prato, Giacomo Giovanetti ed il protezionismo agrario nel Piemonte


di Carlo Alberto, in Atti Acc. Torino, LIV (1918-19); id., Il programma economico-
politico della Mittel-Europa negli scrittori italiani prima del 1848, ibid., LII (1916-
17); id., La metamorfosi economica e sociale del Piemonte di Carlo Alberto, in Nuova
riv. stor., IV (1920); R. Broglio d'Ajano, La politica doganale degli stati italiani dal
1815 al 1860, in Giornale degli economisti, 1911; F. Gentili, I negoziati per la lega
doganale a Modena e Napoli (1847), in Rivista d'Italia, 1915; R. Bachi, L'economia e
la inanza delle prime guerre per l'indipendenza d'Italia, Roma 1930; A. Ferone, Le
inanze napoletane negli ultimi anni del regno borbonico, Napoli 1930. In genere
poi C. Barbagallo, Le orgini della grande industria contemporanea, cit. al § 84. E
cfr. A. Agnelli, Il fattore economico nella formazione dell'unità italiana, in Il
Risorgimento italiano, VI (1913).

Assai importante, specialmente per il regno di Napoli e anche per la storia


politica, G. C. Corti, Das Haus Rothschild, 1770-1871, Lipsia 1927-28, voll. 2.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 813/1196
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E v. anche A. Giovannini, Carlo Cattaneo economista, Bologna 1905; e A.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Durand-Henry, Les doctrines et la politique économiques du comte de Cavour, Parigi
1902; E: Ferri, Melchiorre Gioia economista, Milano 1925; F. Luzzatto, La politica
(/index.html)

agraria nelle opere di Melchiorre Gioia, Piacenza


CATALOGO 1929.
(/CATALOGO/)

110. Storia della cultura. - V. specialmente: G. A. Borgese, Storia della critica


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
romantica in Italia, 2ª ed., Milano 1920; G. Luchaire, Essai sur l'évolution
intellectuelle de l'Italie de 1815 à 1830, Parigi 1906; M. Tabarrini, Gino Capponi, i
suoi tempi, i suoi studi, iLIBRI amici, Firenze 1879;
suoi (/TRECCANILIBRI/) A.(/TRECCANIARTE/)
ARTE v. Reumont, Gino Capponi e
il suo tempo, voll. 2, Milano 1881; G. Gentile, Gino Capponi e la cultura toscana nel
sec. XIX, 2ª ed., Firenze 1926. Anche V. Cian, Vita e cultura torinese nel periodo
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
albertino, in Atti Acc. Torino, LXIII-V (1927-30).

111. Biogra ie. - Tra i lavori biografici, o dedicati


ACQUISTA allo studio del pensiero dei
(/EMPORIUM/)

singoli personaggi, o ai rapporti fra questi, v. soprattutto, A. Luzio, Mazzini


carbonaro, Torino 1920; id., Carlo Alberto e Mazzini, Torino 1923; id., Garibaldi,
Cavour, Verdi, Torino 1924 (dello stesso anche Pro ili biogra ici e bozzetti storici,
2ª ed., voll. 2, Milano 1927); A. Codignola, La giovinezza di G. Mazzini, Firenze
1926; A. Levi, La iloso ia politica di G. Mazzini, Bologna 1917; G. Salvemini,
Mazzini, 4ª ed., Firenze 1925; G. Gentile, I profeti del Risorgimento, Firenze
1923; A. Levi, Il positivismo politico di Carlo Cattaneo, Bari 1928; id., Il pensiero
politico di Giuseppe Ferrari, in Nuova riv. storica, XV (1931); A. Anzilotti, Gioberti,
Firenze 1922; G. E. Curatulo, Il dissidio fra Mazzini e Garibaldi, Milano 1928; F.
Lemmi, Carlo Felice, Torino 1931; N. Rodolico, Carlo Alberto principe di
Carignano, Milano 1931; F. Ruffini, La giovinezza del conte di Cavour, voll. 2,
Torino 1902; P. Matter, Cavour et l'unité italienne, voll. 3, Parigi 1926-27; W.
Thayer, La vita e i tempi di Cavour, trad. it., 2, Milano 1930 (e ancora il brillante
saggio di E. v. Treitschke, Cavour, trad. it., 2ª ed., Firenze 1924); G. Massari, La
vita e il regno di Vittorio Emanuele II, voll. 2, Milano 1896; M. Rosi, Vittorio
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 814/1196
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Emanuele II, voll. 2, Bologna 1930. E anche W. K. Hancock, Ricasoli and the
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Risorgimento in Tuscany, Londra 1926; M. Rosi, I Cairoli, voll. 2, 2ª ed., Bologna
1929; C. Avarna di Gualtieri, Ruggero Settimo nel Risorgimento siciliano, Bari
(/index.html)

1928. CATALOGO (/CATALOGO/)

112. Storia militare. - C. Mariani, Le guerre dell'indipendenza italiana dal 1848 al


1870, voll. 4, Torino 1882-84; ma soprattutto E. Barone, Le campagne per
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

l'indipendenza e l'unità d'Italia (dal '49 al '66), Torino 1930; C. Fabris, Gli
avvenimenti militari dalLIBRI
1848-49, voll. 3, Torino 1898-1905; A. Baldini, La guerra
(/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

del 1848-49 per l'indipendenza d'Italia, Roma 1929; C. Pisacane, Guerra combattuta
in Italia negli anni 1848-49, nuova ed., Roma 1906; C. Manfredi, La spedizione
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
sarda in Crimea nel 1855-56, Roma 1896; La guerra del 1859 per l'indipendenza
d'Italia, voll. 4, Roma 1910-12.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Per la questione del "volontarismo", nel '48, v. la polemica fra L. C. Bollea e A.


Monti e lo studio di E. Rota, in Nuova riv. stor., X (1926) e XII (1928). Cfr.
risorgimento.

Singoli momenti. - 113. I primi anni della Restaurazione. - A. Segre, Il primo anno
del ministero Vallesa (1814-15), Roma 1921 (v. anche M. Avetta, Uomini della
restaurazione. Il conte Ignazio Thaon di Revel, in La Rivoluzione piemontese del 1821,
Torino 1921); P. Pieri, La restaurazione in Toscana (1814-1821), Pisa 1922; G.
Cassi, Il card. Consalvi e i primi atti della restaurazione ponti icia, Roma 1931.

114. I moti del '20 a Napoli e del '21 in Piemonte e la congiura di Napoli. - V. in
genere P. Pieri, Le società segrete e i moti degli anni 1820-21 e 30-31, Milano 1931;
E. G. Bianco, La rivoluzione napoletana del 1820, Firenze 1905; V. Castaldo, La
Rivol. napoletana del 1820, in Rassegna stor. del Risorg., VIII (1921); V.
Fontanarosa, Il parlamento nazionale napoletano per gli anni 1820-21, Roma 1900;

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 815/1196
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E. Rinieri, La rivoluzione di Napoli del 1820, in Il Risorgim. ital., XVII (1924); A.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Sansone, La rivoluzione del 1820 in Sicilia, Palermo 1888; R. Soriga, Le società
segrete e i moti del 1820 a Napoli, in Rassegna stor. del Risorg., VIII (1921); F.
(/index.html)

Guardione, Il generale Giuseppe Rosaroll nella(/CATALOGO/)


CATALOGO rivoluzione del 1820-21 in Sicilia,
Palermo 1900; M. Manfredi, Il Colletta in Sicilia nel 1820, in Rassegna storica del
Risorg., (1921); M. Avetta, Le relazioni di Carlo Alberto coi liberali prima del
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Ventuno, in Rassegna storica del Risorg., I (1914); A. Colombo, Il colloquio storico
del 6 marzo 1821, ibid., VIII (1921), (cfr. inoltre A. Luzio, in Carlo Alberto e
Mazzini cit. al § 111); P.LIBRI
Egidi, I moti studenteschi
(/TRECCANILIBRI/) ARTE Torino (11-13 gennaio 1821), in
di (/TRECCANIARTE/)
Bibl. di storia italiana recente, XI (1923); C. Torta, La rivoluzione piemontese del
1821, Roma 1908; E. Passamonti, Prospero Balbo e la rivoluzione del 1821 in
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Piemonte, in La Rivoluzione del 1921, Torino 1921; id., Cesare Balbo e la rivoluzione
del 1821 in Piemonte, Roma 1923; A. Segre, L'episodio di S. Salvario (11 marzo
1821), in Biblioteca di storia ital. recente, XI (1923);
ACQUISTA A. Colombo, La rivolta della
(/EMPORIUM/)

cittadella di Torino (12 marzo 1821), ibid., XI (1923); I. Rinieri, La rivoluz. in


Piemonte, le società segrete, l'Austria e il principe di Carignano, in La rivol. piemont.
del 1821, Torino 1921.

E cfr. P. Negri, I moti piemontesi del 1821 secondo la diplomazia ponti icia, in La
rivoluz. piemont. del 1821, Torino 1921; e N. Cortese, Pietro Colletta e la sua "Storia
del reame di Napoli", in Rass. stor. del Risorgimento, XI (1924).

Per la reazione, M. Avetta, Al congresso di Lubiana coi ministri del re Vittorio


Emanuele I, in Il Risorgimento ital., XVI (1923); id., Un duello diplomatico austro-
sardo nel 1921. La convenzione di Novara, Torino 1932; A. Luzio, Il principe di
Metternich e gli ambasciatori sardi conte Pralormo e conte Sambuy, in Atti Acc.
Torino, LXI (1925-26).

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 816/1196
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Per le congiure in Lombardia, oltre a G. De Castro, Milano e le cospirazioni


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
lombarde (1814-1820), Milano 1892, v. gli studî fondamentali di A. Luzio, Antonio
Salvotti e i processi del Ventuno, Roma 1901; id., Il processo Pellico-Maroncelli,
(/index.html)

Milano 1903; id., Nuovi doc. sul processo Confalonieri,


CATALOGO Roma 1908.
(/CATALOGO/)

Cfr. anche O. Fabretti, Il processo Maroncelli del 1817-18 su documenti inediti, in


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Rassegna storica del Risorgimento, II (1915); G. Gallavresi, Per una futura biogra ia
di F. Confalonieri, in Arch. stor. lombardo, s. 4ª, VII (1907); il volume, con studî di
varî autori, I cospiratoriLIBRI
bresciani del '21 nel primo
(/TRECCANILIBRI/) centenario
ARTE dei loro processi,
(/TRECCANIARTE/)

Miscellanea di studi a cura dell'Ateneo di Brescia, Brescia 1924; A. Sandonà,


Contributo alla storia dei processi del Ventuno e dello Spielberg, Torino 1911; G.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Sforza, Silvia Pellico a Venezia (1820-22), in Miscell. storia Ven., 3ª (1918).

E v. M. Barazzoni, Le società segrete germaniche


ACQUISTA ed i loro rapporti con i cospiratori
(/EMPORIUM/)

lombardi del 1821, in Rassegna stor. del Risorg., XIX (1932). E anche E. Casa, I
carbonari parmigiani e guastallesi cospiratori nel 1821, e la duchessa Maria Luigia,
Parma 1904; id., I moti del 1820-21 nelle carti bolognesi, Bologna 1923; M. Perlini,
I processi politici del card. Rivarola, Mantova 1910.

115. Moti del '30 e del '31. - G. Sforza, La rivoluzione del 1831 nel ducato di Modena,
Parma 1909; id., Il dittatore di Modena, Biagio Nardi, e il suo nepote Anacarsi,
Roma 1916; id., Ciro Menotti e il duca di Modena, in Rassegna storica del
Risorgimento, V (1918); G. Ruffini, Le cospirazioni del 1831 nelle memorie di Enrico
Misley, Bologna 1931; A. Solmi, Ciro Menotti, Modena 1931; R. Del Piano, Roma
e la rivoluzione del 1831, Roma 1931; A. Del Prato, L'anno 1831 negli ex-ducati di
Parma, Piacenza e Guastalla, in Memorie parmensi per la storia del Risorg., II,
Parma 1919; T. Fontana, Don Giuseppe Andreoli, la prima vittima di Francesco IV
duca di Modena, Reggio Emilia 1924; M. L. Rosati, Francesco IV, l'Austria e i
congiurati italiani del 1831, Viterbo 1907; G. Ruffini, La congiura estense
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 817/1196
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nell'inquisizione dei Modenesi catturati dall'Austria nel 1831, in Rassegna storica del
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Risorg., XII (1925); A. Sorbelli, La congiura Mattioli, Roma 1901; Pedrotti, La
(/index.html)del barone Marschall nei ducati di Modena e di Parma, Modena 1933 (cfr.
missione
anche F. Salata, in Arch. stor. provincie parmensi,
CATALOGO 1931).
(/CATALOGO/)

116. La reazione dei governi dopo i moti del '31, la propaganda mazziniana e le
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
congiure (dal 1832 al 1848). - G. Faldella, I fratelli Ru ini. Storia della Giovine Italia
nel 1833, Torino 1895-98; A. Luzio, Gli inizi del regno di Carlo Alberto, in
Memorie Acc. Torino, LXVI
LIBRI (1922-23), e cfr. Carlo
(/TRECCANILIBRI/) ARTE Alberto e Mazzini, cit. al § 111;
(/TRECCANIARTE/)

E. Passamonti, I processi del 1833 in Piemonte, Firenze 1931; I. Grassi, Il primo


periodo della Giovine Italia nel Granducato di Toscana, in Riv. stor. Risorg. ital.,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
1897; id., La Giovine Italia e le congreghe delle Marche nel 1833, in Riv. d'Italia, 1907;
E. Michel, F. D. Guerrazzi e le cospirazioni politiche in Toscana (1830-35), Roma
1904; M. Gioci, Episodio della rivalità franco-austriaca
ACQUISTA nello Stato Ponti icio (occup.
(/EMPORIUM/)

francese di Ancona nel 1832), in Rass. stor. risorg., XVIII (1931); R. Pierantoni,
Storia dei fratelli Bandiera e loro compagni in Calabria, Milano 1909; G. De Chiara,
I martiri cosentini del 1844, Roma 1904; H. Weil, Le condizioni del regno di Napoli
nell'autunno del 1843 e dopo la fucilazione dei fratelli Bandiera (luglio-agosto 1844), in
Arch. stor. napoletano, XLVII (1922); E. Castellani, Il moto di Romagna dell'agosto
1843, Milano 1917; H. Weil, Les troubles de Bologne et leur répercussion (sept.-oct.
1843), in Atti e Mem. dep. Romagne, s. 4ª (1924); O. Montenovesi, I casi di
Romagna (20-30 settembre 1845), in Rassegna stor. del risorg., VIII (1921); R.
Ferrari, Il principe di Canino e il suo processo (1847-48), Roma 1925.

Cfr. anche P. Negri, La cospirazione piemontese del 1833 secondo i carteggi della
diplomazia romana, in Rass. stor. del Risorg., XI (1924); C. Vidal, Mazzini et les
tentatives révolutionnaires de la Jeune Italie dans les États Sardes (1833-34). Parigi
1927; A. Monti, Lo scisma mazziniano del 1839-40 alla luce di un importante

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 818/1196
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documento inedito, in Rend. ist. lomb., LVII (1924); A. M. Ghisalberti. Un re d'Italia


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
mancato?, in Roma, VI (1928); H. Weil, Il Piemonte nella primavera del 1846 nei
rapporti del ministro francese a Torino, in Rass. stor. del Risorgimento. XI (1924).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

Per il periodo delle riforme, fondamentale A. Gori, Storia della rivoluzione


italiana nel periodo delle riforme (1846-14 marzo 1848), Firenze 1897. Per Roma in
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
particolare cfr. R. Giovagnoli, Ciceruacchio e don Pirlone. Ricordi storici della
rivoluzione romana dal 1846 al 1849, Roma 1894; id. Pellegrino Rossi e la rivoluzione
romana, voll. 2, Roma-Voghera 1898-1911. Importante:
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) L. Ledermann,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Pellegrino Rossi. L'homme et l'économiste, Parigi 1929.

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)


117. Le rivoluzioni e le guerre del 1848-49. - A. Manno, Il primo ministero
costituzionale in Piemonte, in Il Risorgimento italiano, 1908; E. Passamonti, La
formazione e il programma del ministero Balbo,
ACQUISTA in Rass. stor. risorg., I (1914); A. V.
(/EMPORIUM/)

Vitale, La missione diplomatica di Giovanni Ru ini a Parigi (1849), nella miscell. G.


Ru ini e i suoi tempi, Genova 1931; C. De Donato, Il periodo eroico del
Risorgimento (1848-49), Bari 1930; V. Ottolini, La rivoluzione lombarda del 1848-49,
Milano 1887; C. Pagani, Uomini e cose in Milano dal marzo all'agosto 1848, Milano
1906; C. Casati, Nuove rivelazioni sui fatti di Milano nel 1847-48 tratte da documenti
inediti, voll. 2, Milano 1885; A. Colombo, Le cinque giornate di Milano e le loro
ripercussioni secondo le carte della polizia sarda, ivi 1924-25; A. Luzio, Le cinque
giornate di Milano nelle narrazioni di fonte austriaca, Roma 1899; A. Gori, Milano
fra il cadere del luglio e l'entrare dell'agosto 1848, Roma 1901; A. Monti, Un
dramma fra gli esuli (Mazzini, Ferrari e Cattaneo dopo il 1848), Milano 1921; G.
Macaulay Trevelyan, Manin and the Venetian revolution 1848-49, Londra 1923
(trad. ital., Bologna 1926); A. Dallolio, La difesa di Venezia nel 1848 nei carteggi di
Carlo Berti Pichat e di Augusto Aglebert, Bologna 1919; V. Marchesi, Storia
documentata della rivoluzione e della difesa di Venezia negli anni 1848-49, Venezia
1916; A. Pascolato, Manin a Venezia nel 1848-49, Milano 1918; A. Ugoletti,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 819/1196
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Brescia nella rivoluzione del 1848-49, Bologna 1899; M. Meneghini, Ludovico


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Frapolli e le sue missioni diplomatiche a Parigi (1848-49), Firenze 1930. V. anche V.
Adami, Dell'intervento francese in Italia nel 1848, in Nuova riv. stor., XIII (1928); F.
(/index.html)

Salata, Venezia nel 1848-49 e la politica austriaca,


CATALOGO in Atti e Mem. soc. istriana archeol.
(/CATALOGO/)

e storia patria, 1928.

SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
G. Sforza, Carlo II di Borbone e la rivoluzione di Parma nel 1848, in Nuova
Antologia, s. 4ª, LVIII (1895); id., Carlo II di Borbone e la suprema reggenza di
Parma, ibid., s. 4ª, LXVI (1896);
LIBRI G. P. Clerici,ARTE
(/TRECCANILIBRI/) La suprema reggenza e il governo
(/TRECCANIARTE/)

provvisorio di Parma nel 1848, in Arch stor. prov, parmensi, n. s., XVI (1916); G.
Bajone, La Costituente toscana (1848), in Rassegna storica del risorgimento, V
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
(1918); id., La Costituente italiana del 1849, Firenze 1920; F. Martini, Il
Quarantotto in Toscana, Firenze 1919; P. Jona, I moti politici di Livorno negli anni
1847-48, Milano 1909; A. Mangini,ACQUISTA di Livorno contro gli Austriaci (10-11
La difesa(/EMPORIUM/)
Maggio 1849), in Il Risorg. it., II (1909); G. Sforza, Il Mazzini in Toscana nel 1849.,
ibid., 1909; id., Garibaldi in Toscana nel 1848, Roma 1897.

G. Leti, La rivoluzione e la repubblica romana (1848-49), Milano 1913; E.


Loevinson, Giuseppe Garibaldi e la sua legione nello Stato romano (1848-49), voll. 3,
Roma 1904-07; A. M. Ghisalberti, Felice Orsini e la repubblica Romana del 1849, in
Studi e documenti su Go fredo Mameli e la Repubblica Romana, Imola 1927; G.
Macaulay Trevelyan, Garibaldi's defence of the Roman Republic, 1848-1849, 2ª ed.,
Londra 1920 (trad. ital. della 1ª ed., Bologna 1904); R. Belluzzi, La ritirata di
Garibaldi da Roma nel 1849, Roma 1899. E anche R. Giovagnoli, Ciceruacchio e
don Pirlone, e Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana, cit. al § 116. Cfr. inoltre D.
Brasini, L'8 agosto 1848 a Bologna, Bologna 1883; id., La resistenza di Bologna nelle
otto giornate di maggio 1849, Bologna 1885; E. De Vecchi, L'assedio e la difesa di

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 820/1196
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Ancona nel 1849, Roma 1911; L. Grottanelli, I moti politici nelle Marche e nella
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Romagna dal 1848 al 1852, in Rassegna Nazionale, 1903 e 1904; B. Ronchi,

(/index.html) politico della città di Perugia dal 1848 al 1860, Foligno 1904.
Movimento
CATALOGO (/CATALOGO/)

G. Paladino, La rivoluzione napoletana del 1848, Milano 1914; id., Il Quindici


maggio 1848 in Napoli, Roma 1921; id., Il processo per la setta "L'unità italiana" e la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
reazione borbonica dopo il '48, Firenze 1928; id., Il governo napoletano e la lega
italiana (marzo-aprile 1848), in Rassegna storica del risorgimento, IV (1917); id.,
Guglielmo Pepe e il ritorno delle
LIBRI truppe nap. dall'alta
(/TRECCANILIBRI/) ARTEItalia nel 1848, ibid., VI (1919);
(/TRECCANIARTE/)

id., Gli antecedenti ideali della rivoluz. del '48 nell'Italia meridionale, ibid., X (1923);
id., Il governo napol. e la guerra del 1848, in Nuova rivista storica, IV-V (1920-21);
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
G. Sforza, La costituzione napoletana del 1848 e la giornata del 15 maggio, Roma
1921; O. Conti, Sul moto rivoluzionario napoletano del 15 maggio 1848, in Rassegna
storica del risorgimento, XIII (1926); C. De Donato,
ACQUISTA Il moto liberale napoletano del
(/EMPORIUM/)

1848, Bari 1930; G. Mondaini, I moti politici del 1848 e la setta dell'"Unità Italiana"
in Basilicata, Roma 1902; V. Castaldo, La setta dell'"Unità Italiana" in Terra di
Lavoro e il suo processo, in Rassegna storica del risorg., VIII (1921); N. Bernardini,
Lecce nel 1848, Lecce 1913; S. Daconto, La provincia di Bari nel 1848-89, Trani
1908; E. Pontieri, I fatti lucerini del 1848, in Rass. stor. Risorg., X (1923); B.
Musolino, La rivoluzione del 1848 nelle Calabrie, Napoli 1903; S. Chiaramonte, Il
programma del '48 e i partiti politici in Sicilia, in Arch. stor. siciliano, n. s. XXVI
(1901); V. Finocchiaro, La rivoluzione siciliana del 1848-49 e la spedizione del
generale Filangieri, Catania 1906; G. Romano-Catania, Rosolino Pilo e la
rivoluzione siciliana del 1848-49, in Nuova antologia, s. 4ª, CXIV (1904).

118. Dal 1850 al 1859. - C. De Donato, L'avvento di Cavour (1850-52), Bari 1930; A.
Luzio, I martiri di Bel iore, 4ª ed., Milano 1924; id., I processi politici di Milano e di
Mantova (1851-53) restituiti dall'Austria, Milano 1919; L. Pollini, L'insurrezione
milanese del 1859, Milano 1930; A. Curti, I moti insurrezionali del 22 luglio 1854 in
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 821/1196
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Parma, Parma 1904; E. Michel, L'ultimo moto mazziniano (1857). Episodio di storia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
toscana, Livorno 1903; G. Lumbroso, Austria e Toscana dopo la restaurazione del
1849, in Rass. stor. risorg., XIX (1932); id., L'intervento austriaco in Toscana e l'opera
(/index.html)

XVIII (1931);
della commissione governativa, ibid.,CATALOGO E. Costantini, Il decennio di
(/CATALOGO/)

occupazione austriaca in Ancona (1849-1859), Ancona 1916; N. Mazziotti, La


reazione borbonica nel Regno di Napoli (1849-1860), Roma 1913; E. Casanova, La
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Sicilia nel 1851, in Rass. stor. del risorg., X (1923); id., L'emigrazione siciliana dal
1848 al 1851, ibid., XI (1924); id., Il comitato centrale siciliano di Palermo (1849-
1852), ibid., XIII (1926).LIBRI
Per(/TRECCANILIBRI/)
la spedizione di Sapri, P. E. Biliotti, La spedizione di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Sapri. Da Genova a Sanza, Salerno 1907; L. De Monte, Cronaca del comitato


segreto di Napoli su la spedizione di Sapri, Napoli 1877.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Per la partecipazione piemontese alla guerra di Crimea, L. Chiala, L'alleanza di


Crimea, Roma 1879: A. Luzio, La ACQUISTA Crimea e la politica austriaca, in Studi e
guerra di (/EMPORIUM/)
Bozzetti, cit. al § 111; A. Rein, Die Teilnahme Sardiniens am Krimkrieg u. die
ö fentl. Meinung in Italien, Lipsia 1910; P. Matter, Cavour et la guerre de Crimée, in
Revue Historique, CXLV (1924).

Per Pisacane, N. Rosselli, Carlo Pisacane, Torino 1932; per F. Orsini, A. Luzio,
Felice Orsini, Milano 1914, e R. Caddeo, L'attentato Orsini, Milano 1933.

119. La guerra del '59 e le annessioni nell'alta e media Italia. - P. Matter, Les
conventions franco-sardes du 26-28 janvier 1859, in Compte-rendu de l'Académie des
Sciences morales et politiques, 1925; F. C. Roux, La Russie et la politique italienne de
Napoléon III, in Revue historique, 1916 segg.; F. Salata, Napoleone III e Francesco
Giuseppe alla pace di Villafranca, in Nuova Antologia, LVIII (1923); J. Tresal,
L'annexion de la Savoie à la France, Parigi 1913; G. Giacometti, La question de
l'annexion de Nice en 1860, in Revue des Deux Mondes, 1860; C. Pagani, Milano e la
Lombardia nel 1859, Milano 1902; F. De Dominicis, L'ordinamento provvisorio
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 822/1196
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della Lombardia nel 1859 e la questione costituzionale, in Il Risorgimento ital., 1911;


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
T. Marchi, La formazione storico-giuridica dello stato ital., I, Le annessioni della
(/index.html) e degli stati dell'Italia centrale, Parma 1924; R. Della Torre, La
Lombardia
evoluzione del sentimento nazionaleCATALOGO
in Toscana(/CATALOGO/)
dal 27 aprile 1859 al 15 marzo 1860,
Roma 1911; D. Zanichelli, Bettino Ricasoli e la rivol. toscana, Bologna 1898; B.
Manzone, Cavour e Boncompagni nella rivol. toscana del 1859, in Il Ris. ital., 1909; M.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Puccioni, L'unità d'Italia nel pensiero e nell'azione del barone Bettino Ricasoli. Storia
documentata della rivoluzione liberale in Toscana, Firenze 1932. Cfr. M. Mazziotti,
La candidatura del principe
LIBRIGirolamo NapoleoneARTE
(/TRECCANILIBRI/) al trono della Toscana, in Nuova
(/TRECCANIARTE/)

Antologia, LIX (1924).

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)


120. La spedizione dei Mille e la conquista del regno di Napoli. - C. Agrati, I Mille,
Milano 1933; R. De Cesare, La ine di un regno, voll. 2, Città di Castello 1900; F.
Donaver, La spediz. dei Mille, Genova 1910;(/EMPORIUM/)
ACQUISTA G. Leonardo, La preparaz. politica in
Sicilia avanti la spediz. dei Mille, e il viaggio di Rosolino Pilo e di Giovanni Corras,
Palermo 1920; M. Meneghini, La spediz. garibaldina di Sicilia e di Napoli nei
proclami, nelle corrisp., ecc., Torino 1907; I. Nazari Micheli, Cavour e Garibaldi
nel 1860, Roma 1911; G. Macaulay Trevelyan, Garibaldi e i Mille, trad. ital.,
Bologna 1910; G. Porzio, Crispi e i Mille. Il Diario del 1859, Firenze 1924; G.
Pittaluga, La diversione. Note garibaldine sulla campagna del 1860, Roma 1904; L.
C. Bollea, Il principe Eugenio di Carignano e la sua luogotenenza a Napoli nel 1861,
in Rass. stor. del ris., VIII (1921); id., C. Cavour e la spedizione delle Marche, in Il
Ris. ital., 1917. E cfr. R. Cotugno, Francia e Inghilterra nei rapporti con Francesco II
e Garibaldi nel 1860, in Pagine sul Ris., Foligno 1923.

Per le operazioni militari cfr. C. Cesari, La campagna di Garibaldi nell'Italia


meridionale (1860), Roma 1928; id., L'assedio di Gaeta e gli avvenimenti militari del
1860-61 nell'Italia meridionale, Roma 1926; A. Vigevano, La campagna delle Marche
e dell'Umbria, Roma 1923.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 823/1196
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Il regno d'Italia dal 1861 al 1914.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Opere di carattere generale. - 121. Trattazioni d'insieme. - Le due opere
(/index.html)
fondamentali, diversissime fra loro nell'intonazione, sono quelle di B. Croce,
CATALOGO (/CATALOGO/)
Storia d'Italia dal 1871 al 1915, 3ª ed., Bari 1928, e di G. Volpe, Italia in cammino,
3ª ed., Milano 1929. Utile anche il più rapido sguardo d'insieme di P. Silva,
L'Italia fra le grandi potenze 1881-1914,
SCUOLA Roma 1931 (fino al 1881 v. M. Rosi,
(/TRECCANISCUOLA/)

L'unità d'Italia, cit. al § 101). E inoltre A. Gori, Il popolo ital. dal 1870 ai giorni
nostri. Storia civile, Milano s. a.; A. Pingaurd, L'Italie depuis 1870, Parigi 1905; M.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Rosi, Storia contemporanea d'Italia, cit. al § 101; id., La formazione dell'Italia
contemporanea (1700-1928), Roma 1929; G. Salvemini, L'Italia politica del secolo
XIX, in L'Europa nel sec. XIX, Padova 1925;
TRECCANI L. M.(/CULTURA/)
CULTURA Hartmann, Il risorgimento e le
basi dell'Italia moderna, 1815-1915, trad. ital., Firenze 1923; G. Bourgin, La
formazione dell'unità italiana, trad. ital., Firenze 1931; R. Michels, Italien von
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
heute. Politische u. Wirtschaftliche Kulturgeschichte von 1860 bis 1930, Zurigo e Lipsia
1930. Per il periodo 1861-70, G. Paladino, Roma. Storia d'Italia dal 1861 al 1871,
con particolare riguardo alla questione romana, Milano 1933. Cfr. anche R. De
Cesare, Mezzo secolo di storia italiana sino alla pace di Losanna, 3ª ed., Città di
Castello 1913; le varie monogr. raccolte in Cinquanta anni di storia italiana,
pubbl. sotto gli auspici della R. Acc. dei Lincei, voll. 3, Milano 1911.

122. Storia parlamentare. - Oltre a S. Cilibrizzi, Storia parlamentare, politica e


diplomatica d'Italia da Novara a Vittorio Veneto, voll. 2, Milano 1923, cfr. E.
Arbib, Storia del parlamento italiano, Roma 1902; A. Nota, Sessant'anni di
eloquenza parlamentare in Italia, voll. 2, Modena 1911-12; L. Lodi, 25 anni di vita
parlamentare. Da Pelloux a Mussolini, Firenze 1923.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 824/1196
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123. Storia dei partiti politici. - Oltre ai cap. relativi in G. De Ruggiero, Storia del
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
liberalismo europeo, cit. al § 103, cfr. A. Ferrri, Principî e forme della lotta politica
nella terza Italia, Roma, 1927; Rerum Scriptor (pseud. di G. Salvemini), I partiti
(/index.html)

politici milanesi nel sec. XIX, Milano 1899; e (/CATALOGO/)


CATALOGO in particolare D. Petrini, Gli ultimi
della destra storica. Due moderati: Marco Munghetti e Giuseppe Pasolini, Stefano
Jacini, in Motivi del risorgimento, Rieti 1929; F. Battaglia, Lo stato etico e l'ideologia
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
politica della Destra liberale, in Civiltà mderna, I (1929); S. Jacini, Un conservatore
rurale della nuova Italia (S. Jacini), Bari 1926; E. Tagliacozzo, Silvio Spaventa e la
politica della Destra, in Nuova riv. stor., XVI (1932);
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) R. Michels, Storia critica del
ARTE (/TRECCANIARTE/)

movimento socialista italiano, Firenze 1926; I. Bonomi, Leonida Bissolati e il


movimento socialista in Italia, Milano 1928. Per il primo periodo, cfr. però
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
soprattutto N. Rosselli, Mazzini e Bakounine, Torino 1927, e anche A. Ferrari, I
precursori del movimento socialista in Italia, in Nuova riv. stor., X (1926). V. inoltre
F. S. Nitti, Il partito radicale, Torino 1907; S.
ACQUISTA Sighele, Il nazionalismo e i partiti
(/EMPORIUM/)

politici, Milano 1911; P. Viazzi, Il partito repubblicano, Genova 1913; E. Vercesi,


Il movimento cattolico in Italia, 1870-1922, Firenze 1923; F. Papafava, Dieci anni di
vita italiana 1899-1909, voll. 2, Bari 1909; M. Missiroli, La monarchia socialista.
Estrema destra, Bari 1914; E. Giovannetti, Il tramonto del liberalismo, Bari 1917. E
anche C. Morandi, Il pensiero politico di Ruggiero Bonghi, in Annali d. Facoltà di
scienze politiche R. Univ. di Pavia, II (1929); R. De Mattei, La critica
antiparlamentaristica in Italia dopo l'uni icazione, in Educazione fascista, 1928; M.
Vajna de Pava, Popolarismo e nasismo in Sicilia, Firenze 1911.

124. Politica estera. - A. F. Pribram, Die politischen Geheimverträge Österr. - Ung.


1879-1914, Vienna 1920; F. Salata, L'Italia e la Triplice secondo i nuovi documenti
austro-germanici, in Le nuove provincie, Roma 1923; H. Granfelt, Das Dreibund-
System 1879-1916, I, Berlino 1925; Italicus, Italiens Dreibund-politik 1870-1896,
Monaco 1928; L. Salvatorelli, L'Italia nella politica internazionale dell'èra

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 825/1196
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bismarckiana, in Riv. stor. ital., 1923; id., Cinquantenario della Triplice Alleanza, in
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
La Cultura, n. s., XI (1932); A. Sandonà, L'irredentismo nelle lotte polit. e nelle
contese diplomatiche italo-austriache, 1881-82, I, Bologna 1932. Inoltre A. Billot,
(/index.html)

Histoire des annés troubles 1866-1899, voll. 2, Parigi


CATALOGO 1905; G. E. Curatulo, Francia e
(/CATALOGO/)

Italia dal 1849 al 1914, Torino 1915; G. Caprin, I trattati segreti della Triplice
Alleanza, Bologna 1922; Un Italiano (E. Amadori-Virgili), La politica estera
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
italiana (1875-1916), Bitonto 1916; L. Bissolati, La politica estera dell'Italia dal 1897
al 1920, Milano 1923; S. Barzilai, Dalla Triplice Alleanza al con litto europeo, Roma
1924; G. Gallavresi, Italia e Austria
LIBRI (1859-1914),ARTE
(/TRECCANILIBRI/) Milano 1922; C. Capasso, Italia e
(/TRECCANIARTE/)

Oriente, Firenze 1932. V. anche L. v. Chlumecký, Österr.-Ungarn und Italien,


Vienna 1907; E. Reventlow, Politische Vorgeschichte d. grossen Krieges, Berlino
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
1919.

125. Questione romana. - Per i precedenti


ACQUISTAv.(/EMPORIUM/)
A. Panella, L'Italia e la questione rom.
dal convegno di Plombières alla guerra contro l'Austria, in Arch. stor. ital., LXXXIV
(1926); per la formula cavouriana F. Ruffini, Le origini elvetiche della formula del
conte di Cavour "Libera Chiesa in libero Stato", in Beiträge zum Kirchenrecht.
Festschrift Emil Friedberg, Lipsia 1908; Z. Giacometti, Die Genesis von Cavour
Formel "Libera Chiesa in libero Stato", Aarau 1919; A. Omodeo, Il conte di Cavour e
la questione romana, in La Nuova Italia, I (1930); L. Salvatorelli, Il pensiero e
l'azione di Cavour per la questione romana, in La Cultura, n. s., IX (1930). Per lo
svolgimento della questione v. F. Salata, Per la storia diplomatica della Questione
Romana, I, Da Cavour alla Triplice Alleanza, Milano 1929; id., La Questione
Romana e la Triplice Alleanza secondo nuovi documenti austro-ungarici, in Nuova
Antol., LVIII (1923); V. Procacci, La Questione Romana: le vicende del tentativo di
Conciliazione del 1887, Firenze 1929. E anche É. Bourgeois e E. Clermont, Rome
et Napoléon III, Parigi 1907; S. Jacini, Il tramonto del potere temporale nelle relazioni
degli ambasciatori austriaci a Roma 1860-70, Bari 1931; A. Pingaud, Bettino Ricasoli
e la questione romana, in Nuova Antol., LXVII (1932); A. Colombo, La questione
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 826/1196
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romana nei carteggi Nigra-Durando, in Il Risorgimento italiano, XXII (1929); G.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Aureli e C. Crispolti, La politica di Leone XIII da Luigi Galimberti a Mariano
(/index.html) Roma 1912; R. De Cesare, La politica di Leone XIII e i cardinali
Rampolla,
Rampolla e Galimberti, in RassegnaCATALOGO
contemporanea, 1912.
(/CATALOGO/)

126. Storia economica e inanziaria. - I. Sachs, L'Italie, ses inances et son


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
développement économique depuis l'uni ication du Royaume. 1859-1884, Parigi 1885;
G. Sensini, Le variazioni dello stato economico d'Italia nell'ultimo trentennio del sec.
XIX, Roma 1904; E. Lémmon, L'Italie économique
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) sociale (1851-1912), Parigi
ARTEet(/TRECCANIARTE/)

1912; U. Pellegrini, Il risorgimento economico dell'Italia dalla costituzione del regno


al 1921, Milano 1922; V. Pori, L'evoluzione economica italiana dell'ultimo
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
cinquantennio, Torino 1926; F. Corbino, Annali dell'economia italiana (1861-1890),
I-III, Città di Castello 1931-33; R. Morandi, Storia della grande industria ital.,
Bari 1932; M. Santoro, L'Italia neiACQUISTA
suoi progressi economici dal 1860 al 1910, Parma
(/EMPORIUM/)

1911; E. Messeri, Cinquant'anni di vita economica e inanziaria italiana, Roma


1912.

G. Luzzato, L'evoluzione economica della Lombardia dal 1860 al 1922, in La Cassa di


Risparmio delle provincie lombarde nell'evoluzione economica della regione, Milano
1923; A. Plebano, Storia della inanza italiana dalla costituzione del nuovo regno
alla ine del sec. XIX, voll. 3, Torino 1899-1902; C. Supino, Storia della
circolazione bancaria in Italia (1860-1894), Torino 1896; F. S. Nitti, Il bilancio dello
stato dal 1862 al 1896-97, Napoli 1900; L. Luzzatti, La conversione della rendita
italiana, in N. Antologia, XLI (1906). Per l'agricoltura v. S. Jacini, L'inchiesta
agraria, con introd. di F. Coletti, Piacenza 1926; F. Zugaro, La produzione del
suolo italiano dal 1880 al 1923, in Ann. di economia, I (1929).

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 827/1196
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127. Storia sociale. - R. Michels, La bourgeoisie italienne au XIXe siècle, in Revue


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Historique, 1932; G. Zibordi, Saggio sulla storia del movimento operaio in Italia.
Camillo Prampolini e i lavoratori reggiani, Bari 1930; R. Rigola, Rinaldo Rigola e il
(/index.html)

movimento operaio nel Biellese. Autobiogra


CATALOGO Bari 1930; B. Riguzzi, Sindacalismo e
ia,(/CATALOGO/)
riformismo nel Parmense, Bari 1931; M. Bettinotti, Vent'anni di movimento operaio
genovese, Milano 1932.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

128. Questione del Mezzogiorno. - G. Fortunato, Il Mezzogiorno e lo stato italiano,


voll. 2, 2ª ed., Firenze LIBRI
1926(/TRECCANILIBRI/)
(anche G. Arias, La questione
ARTE meridionale, Bologna
(/TRECCANIARTE/)

1920). E per la Sicilia in specie L. Franchetti-S. Sonnino, La Sicilia, 2ª ed.,


Firenze 1925.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

129. Emigrazione. - B. G. Brenna, Storia dell'emigr. italiana, Roma 1928.


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
130. Storia coloniale. - G. Mondaini, Manuale di storia e legislazione coloniale del
regno d'Italia, Roma 1927; A. Gaibi, Manuale di storia politico-militare delle colonie
italiane, Roma 1928; cfr. id., La guerra d'Africa (1985-96), Roma 1930; Ufficio
storico dello Stato Maggiore, La campagna di Libia, voll. 5, Roma 1924-27
(anche A. Tosti, La spedizione italiana in Cina 1900-1901, Roma 1926). Cfr. italo-
abissina, guerra; italo-turca, guerra.

131. Storia della cultura. - V. soprattutto G. Gentile, Appunti per la storia della
cultura in Italia nella seconda metà del sec. XIX (Sicilia e Piemonte) in La critica,
1909-1911, 1915-1923 (del Gentile anche Gino Capponi e la cultura toscana nel
sec. XIX, Firenze 1922, e Le origini della iloso ia contemporanea in Italia, Messina
1917 segg.); G. Brognoligo, Appunti per la storia della cultura in Italia nella seconda
metà del sec. XIX (Veneto), in La critica, 1919-1924; L. Russo, Francesco De Sanctis
e la cultura napoletana (1860-1885), Firenze e Venezia 1928. E anche G.
Pasquali, Domenico Comparetti e la ilologia del sec. XIX, Rieti 1929.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 828/1196
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132. Storia dei con ini. - V. Adami, Storia documentata dei con ini del regno d'Italia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
(I, italo-francese; II, italo-avizzero; III, italo-austriaco; IV, italo-iugoslavo), Roma
1920-31.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Singoli periodi. - 133. Dal '62 al '71. - Ch. Ch. Terlinden, La reconnaissance du
royaume d'Italie par la Belgique, in Mélanges H. Pirenne, Bruxelles 1926; M. Degli
Alberti, Napoleone III e B. Ricasoli, in Il risorg. ital., I (1908); H. Salomon, Le prince
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Richard de Metternich, in Revue de Paris, 1924; F. Guardione, Aspromonte, 2ª ed.,


Palermo 1923; G. Levi,LIBRI
Roma o morte, Roma 1895; G. Bruzzesi, O Roma o morte.
(/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Dal Volturno ad Aspromonte, Milano 1907 (cfr. anche G. E. Curatolo, in Scritti e


igure del Risorgimento italiano, utile pure per la guerra del 1866); L. M. Case,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Franco-Italian Relations 1860-65. The Roman Question a. the convention of september,
Filadelfia 1932; P. Silva, Il sessantasei, Milano 1917 (anche A. Savelli, L'anno
fatale per l'Italia, 1866, Milano 1916; e per la(/EMPORIUM/)
ACQUISTA parte militare, E. Scala, La guerra del
1866 per l'unità d'Italia, Roma 1930); G. Thaon di Revel, La cessione del Veneto,
Firenze 1906; M. Degli Alberti, Il Trentino nei negoziati del 1866, in Nuova
Antologia, L (1915); A. Sandonà, Il Trentino e l'alleanza italo-prussiama del 1866,
ibid. (1915); A. Avancini, Napoleone III e l'Italia dopo la caduta del secondo ministero
Menabrea, in Rassegna stor. del risorg., III (1916); E. Mayor des Planches, Re
Vittorio Emanuele II alla vigilia della guerra del Settanta, in Nuova Antologia, LV
(1920). E cfr. G. Salvemini, La politica estera della destra, in Riv. d'Italia, 1924 e
1925.

Per il brigantaggio, G. Racioppi, Storia dei moti di Basilicata e delle provincie


contermini nel 1860, Bari 1909; C. Cesari, Il brigantaggio e l'opera dell'esercito
italiano dal 1860 al 1870, Roma 1920.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 829/1196
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134. Dal 1871 al 1914. - F. Beiche, Bismarck u. Italien, Berlino 1931; G. Salvemini,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Alla vigilia del congresso di Berlino, in Nuova riv. stor., IX (1925); E. Corti alle
Catene,
(/index.html)Bismarck u. Italien an Berliner Kongress 1878, in Hist. Vierteljahr., 1926; A.

Sandonà, Tunisi e gli avvenimenti del 1878 alla


CATALOGO luce di nuovi documenti, Milano
(/CATALOGO/)

1931; P. Silva, Come si formò la Triplice, Milano 1915; F. Tommasini, Una fase
ignorata della Triplice Alleanza, in Nuova Antologia, LXVIII (1932); L. Bonin
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Longare, Ricordi di Vienna nei primi anni della Triplice Alleanza, ibid., LXVIII
(1932); R. Cappelli, La politica estera del conte di Robilant, ibid., 1897; G.
Salvemini, La politica estera Roma
di Francesco Crispi,ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) 1919; G. Volpe, Crispi,
(/TRECCANIARTE/)

Venezia 1928; F. Ercole, F. Crispi, in Politica, 1930; G. Bruccoleri, F. Crispi


ministro degli esteri, in Riv. d'Italia, 1915; Del Cerro, F. Crispi e la Francia, ibid.,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
1921; R. A. Masini, F. Crispi e la sua politica estera, in Rassegna nazionale, 1920;
G. Palumbo-Cardella, Crispi e la politica mediterranea e coloniale, in Politica, XI
(1928); M. Gravina, Napoli (1904) ACQUISTA Dai documenti diplomatici tedeschi, in
e Björkö. (/EMPORIUM/)
Nuova Antologia, LX (1925); L. Salvatorelli, G. Giolitti u. seine auswärtige Politik,
in Europäische Gespräche, VI, Berlino 1928; C. Avarna di Gualtieri, L'ultimo
rinnovamento della Triplice (5 dicembre 1912), Milano 1924; W. Förster, Die
deutsch-italienisch Militärkonvention, Berlino 1927; A Solmi, La guerra di Libia e il
Dodecaneso nei documenti segreti della diplomazia russa, in Politica, VI (1923).

Per la politica interna v. R. Quazza, La "Destra" e le elezioni del 1874 nel pensiero di
Minghetti, in Rass. stor. del risorgimento, X (1923); id., La disfatta della Destra, ibid.,
XII (1925); id., Idee e programmi nel partito moderato alla vigilia del trasformismo,
Padova 1925; A. Ferrari, Destra e sinistra (1871-1881), in Rass. stor. risorg., XIII
(1926); V. M. Claar, G. Giolitti u. die liberale Parlamentsdiktatur in Italien, in
Zeitschrift für Politik, 1928.

Guerra e dopoguerra.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 830/1196
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135. Storia diplomatica. - A. Solmi, L'intervento italiano nella con lagrazione


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
europea, in Nuova Antologia, LV (1920); id., Le origini del patto di Londra, in
Politica, VI (1923); G. Salvemini, Dal Patto di Londra alla pace di Roma, Torino
(/index.html)

1925; M. Toscano, Il patto di Londra, Pavia 1931;


CATALOGO F. Ruffini, Il potere temporale
(/CATALOGO/)

negli scopi di guerra degli ex imperi centrali, in Nuova Antologia, LVI (1921); E.
Vercesi, Il Vaticano, l'Italia e la guerra, Milano 1925; A. Palmieri, La spartizione
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dell'Asia Minore. La politica degli Alleati e l'Italia, in Politica, XI (1928).

136. Operazioni militari.LIBRI


- V.(/TRECCANILIBRI/)
soprattutto A. Valori, La guerra italo-austriaca, 2ª
ARTE (/TRECCANIARTE/)

ed., Bologna 1925; A. Tosti, La guerra italo-austriaca, Milano 1925; A. Gatti, La


parte dell'Italia, Milano 1926; L. Segato, L'Italia nella guerra mondiale, voll. 2,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Milano 1927; R. Bencivenga, Saggio critico sulla nostra guerra, Bari 1930; P.
Maravigna, Le undici o fensive dell'Isonzo, Roma 1928, e la prefazione di B.
Mussolini ad A. Alberti, La guerraACQUISTA
italiana nei giudizi stranieri, Roma 1933.
(/EMPORIUM/)

137. Storia interna. - F. Meda, I cattolici italiani nella guerra, Milano 1921; A.
Malatesta, I socialisti italiani durante la guerra, Milano 1926; A. Oberdorfer, Il
socialismo del dopoguerra a Trieste, Firenze 1922; G. De Rossi, Il partito popolare
italiano dalle origini al Congresso di Napoli, Roma 1920; M. Missiroli, Polemica
liberale, Bologna 1919; G. Ambrosini, Partiti politici e gruppi parlamentari dopo la
proporzionale, Firenze 1923 (e cfr. U. Giusti, Partiti politici e gruppi parlamentari
dopo la proporzionale, Firenze 1921); A. Ferrari, Partiti ed uomini politici italiani
nella guerra mondiale, in Nuova riv. stor., XIV (1930).

Per la storia economico-sociale cfr. i volumi della collez. Storia economica e


sociale della guerra mondiale promossi dalla fondazione Carnegie cit. in guerra
mondiale, XVIII, p. 210, a cui è da aggiungere: L. Einaudi, La condotta economica
e gli e fetti sociali della guerra italiana, Bari 1933. Utile, E. Lémonon, L'Italie
d'après guerre (1915-1921), Parigi 1923.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 831/1196
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Per l'impresa di Fiume, v. A. Marpicati, Fiume, Firenze 1931; S. Gigante, Storia


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
del comune di Fiume, Firenze 1928.

(/index.html)
Per più ampie indicazioni, v. guerra mondiale.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Fascismo.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

138. Opere di carattere generale. - Per lo svolgimento storico del fascismo


soprattutto G. Volpe, in Encicl. ital., XIV, pp. 851-878 (e, a parte, in appendice a
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
B. Mussolini, La dottrina del fascismo, Milano-Roma 1932); id., Lo sviluppo storico
del fascismo, Palermo 1928 e Guerra, dopoguerra, fascismo, Venezia 1928; G.
Gentile, Origini e dottrina del fascismo,
TRECCANIRoma 1929;
CULTURA id., Che cosa è il fascismo,
(/CULTURA/)

Firenze 1925; F. Ercole, Le origini dell'Italia fascista, Roma 1925; id., Dal
nazionalismo al fascismo, Firenze 1928; id., Dal Risorgimento al fascismo, in Annali
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
istruz. media, VIII (1932). V. anche Le origini e lo sviluppo del fascismo:
dall'intervento alla marcia su Roma, a cura del Partito nazionale fascista, Roma
1928; G. Pini e F. Bresadola, Storia del fascismo, Roma 1928; G. A. Chiurco,
Storia della rivol. fascista, voll. 5, Firenze 1929, utile come cronistoria; A.
Pagliaro, Il fascismo: commento alla dottrina, Roma 1933; M. Missiroli, L'Italia
d'oggi, Bologna 1932; e i varî studi raccolti in La civiltà fascista, con introd. di B.
Mussolini, a cura di G. L. Pomba, Torino 1928.

Tra le biografie di Mussolini, M. Sarfatti, Dux, Milano 1926.

139. Per la dottrina del fascismo, cfr. gli scritti di B. Mussolini, ricordati di sopra:
Fonti.

140. Per l'ordinamento dello stato, cfr. A. Rocco, La trasformazione dello stato. Dallo
stato liberale allo stato fascista, Roma 1927 (e. C. Saltelli, Potere esecutivo e norme
giuridiche, Roma 1926; N. Orsi, Fascismo e legislazione fascista, Milano 1928); Il
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 832/1196
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Gran Consiglio nei primi cinque anni dell'èra fascista, a cura del P. N. F., Roma
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
1927; S. Panunzio, Lo stato fascista, Bologna 1925; G. Bortolotto, Lo stato fascista
la nazione, Roma 1931; id., Governanti e governati del nostro tempo, Milano
e(/index.html)
1933. CATALOGO (/CATALOGO/)

141. Per la politica inanziaria, L. Gangemi, La politica economica e inanziaria del


poteri, Bologna 1924; G. Volpi di Misurata,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
governo fascista nel periodo dei pieni
Finanza fascista, Roma 1928; A. De' Stefani, La ricostruzione inanziaria, Bologna
1926. LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

142. Sulla organizzazione corporativa, C. Costamagna, Diritto corporativo italiano,


Torino 1927; U. Spirito, I fondamenti
TRECCANI corporativa, Milano 1932; G.
CULTURA (/CULTURA/)
dell'economia
Bortolotto, Lo stato e la dottrina corporativa, voll. 2, Bologna 1932.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
143. Sulla politica scolastica, G. Gentile, La riforma della scuola in Italia, 2ª ed.,
Milano 1933.

144. Per le "opposizioni" nel primo periodo, cfr. L. Salvatorelli, National-fascismo,


Torino 1923; G. Amendola, Una battaglia liberale, Torino 1924; I. Bonomi, Dieci
anni di politica italiana, Milano 1923; id., Dal socialismo al fascismo, Roma 1924.

145. Per la politica estera, A. Solmi, Italia e Francia nei problemi attuali della politica
europea, Milano 1931. Cfr. anche F. Coppola, La rivoluzione fascista e la politica
mondiale, Roma 1924; G. Ambrosini, L'Italia nel Mediterraneo, Foligno 1927; R.
Cantalupo, L'Italia musulmana, Roma 1928; C. Camoglio, La politica estera
fascista, Roma 1931; A. Carena, La politica estera del fascismo, Roma 1928; id., La
politica estera nel Mediterraneo orientale, Roma 1931; U. Nani, Italia e Iugoslavia

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 833/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

(1918-1928), Milano 1928; C. Curcio, L'Italia e l'Europa. Lineamenti dello sviluppo


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
della politica italiana, in Raccolta di studî pol. e giur., I, Roma 1932; G. Volpe, in
Fra storia e politica, Roma 1924.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

Cfr. inoltre, per maggiori ragguagli, gli art. fascismo; mussolini in Encicl. Ital. e
le bibl. del fascismo ivi indicate.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Da questi dati, oltre il fatto ben noto dell'estrema compattezza religiosa del
popolo italiano, si ricava ben poco: al più questo, che il "nonconformismo"
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
italiano è fenomeno prevalentemente cittadino, specie dei grandi centri
industriali, commerciali e portuali. Più interessante sarebbe conoscere numero
e distribuzione geografica degli appartenenti ai singoli culti riformati (valdesi,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
luterani, calvinisti, battisti, metodisti, ecc.); in particolare, quello degl'Italiani
appartenenti a sette quali la Christian science, che sembrano possedere chiese in
città italiane più che altro per comodo dei (/EMPORIUM/)
ACQUISTA loro aderenti stranieri residenti in
Italia. È facile supporre che gli evangelici del Piemonte e della Liguria siano in
prevalenza valdesi; quelli della Venezia Tridentina, luterani o calvinisti. Fra gli
appartenenti ad "altre religioni" nella Venezia Giulia e Zara predominano i
greco-ortodossi (circa 92%). Del pari, sarebbe desiderabile che fossero tenuti
distinti i cattolici di rito bizantino: secondo statistiche della Sacra
Congregazione orientale, gl'Italo-Albanesi di rito bizantino nel 1932 erano
50.850 di cui 35.000 sotto la giurisdizione del vescovo di Lungro e 15.850
sottoposti alla giurisdizione dei vescovi latini di Palermo (colonie di Mezzoiuso
e Palermo) e di Monreale (Piana dei Greci, Palazzo Adriano, Contessa
Entellina).

Bibl.: Manca non solo una storia completa del sentimento religioso in Italia, ma
anche per l'organizzazione ecclesiastica resta tuttora molto da fare:
insoddisfacente per molti riguardi è ormai la grande opera di F. Ughelli, Italia
sacra, anche nella 2ª ed., a cura di N. Coleti, Venezia 1717-33, voll. 10; G.
Sbaraglia, Notae et additiones ad Italiam sacram (manoscritto nell'Archivio dei
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 834/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

minori conventuali in Roma); G. Cappelletti, Le chiese d'Italia, Venezia 1844-71,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
vi rimediano solo in parte. Per l'epoca antica, fondamentali: F. Savio, Gli antichi
vescovi d'Italia dalle origini al 1300, I: Il Piemonte, Torino 1899; II: La Lombardia:
(/index.html)

Milano, Firenze 1913; F. Lanzoni,CATALOGO delle diocesi antiche d'Italia, Roma


Le origini(/CATALOGO/)
1923 e meglio la 2ª ed., Le diocesi d'Italia dalle origini al sec. VII (640), Faenza
1927, voll. 2 (Studi e testi, a cura della Bibl. Vaticana, n. 35), con ricche
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
indicazioni bibliografiche; da controllare sono invece le indicazioni per l'epoca
posteriore al Medioevo, contenute nelle parti narrative della grande racolta
(regesto) di documentiLIBRI
di P.(/TRECCANILIBRI/)
F. Kehr, Italia ponti icia, Berlino 1906 segg.; per
ARTE (/TRECCANIARTE/)

gl'Italo-Greci e per l'Italia meridionale: P. P. Rodotà, Dell'origine, progresso e


stato presente del rito greco in Italia, Roma 1758-63 (soggetto a cauzione): meglio
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
J. Gay e F. Chalandon, citati nel paragrafo Storia. C. Korolevskij, art. Basiliens
italo-grecs, in Dictionn. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, VI, Parigi 1932; S.
Congregazione Orientale, Statistica con cenni
ACQUISTA storici della gerarchia e dei fedeli di
(/EMPORIUM/)

rito orientale, Tipografia Vaticana, 1932. Per i protestanti, E. Schubert, art.


Italien, in Die Religion in Geschichte und Gegenwart, III, Tubinga 1929; per i
Valdesi, v. valdesi; sulla condizione degli acattolici, v. M. Piacentini, La legge
sull'esercizio dei culti ammessi, Roma 1929.

LINGUA E LETTERATURA.

Sommario. - Lingua e dialetti: La lingua letteraria e i dialetti (p. 922); Le parlate


dell'Italia antica (p. 923); I parlari italiani, partizioni e caratteristiche fonetiche
(p. 923); Caratteristiche sintattiche (p. 925); caratteristiche lessicali (p. 925); La
lingua letteraria (p. 926); Bibliografia (p. 928). - Dialetti non italiani: Dialetti
franco-provenzali e provenzali (p. 928); Dialetti tedeschi (p. 928); Dialetti greci
(p. 929); Dialetti slavi (p. 930); Dialetti albanesi (p. 931); Dialetti romeni (p.
931); Dialetti catalani (p. 932); Bibliografia (p. 932). - Letteratura: I primi

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 835/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

conati e la preparazione tecnica (p. 933); Il periodo classico: secoli XIII-XVI (p.
934); Il periodo romantico: secoli XVI-XIX (p. 944); Nuove esperienze:
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) sec. XX
(p. 957); Principali raccolte di opere (p. 959); Bibliografia (p. 959).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Lingua e dialetti.

La lingua letteraria e 1 dialetti. SCUOLA


- In un (/TRECCANISCUOLA/)
profilo storico-linguistico dell'Italia non
può non essere data una parte notevole ai dialetti, la cui varietà e la cui
ricchezza sono di gran lunga superiori alla varietà e ricchezza dei dialetti degli
altri paesi neolatini. Tutto
LIBRI un tesoro lessicologico
(/TRECCANILIBRI/) e grammaticale, che ogni
ARTE (/TRECCANIARTE/)

giorno va assottigliandosi sotto l'influsso della lingua letteraria, sta nelle parlate
dialettali, delle quali l'importanza è tale, che quanto più sono studiate, tanto più
vediamo allargarsi il lessico della penisola
TRECCANI e tanto
CULTURA più acquista profondità e
(/CULTURA/)

valore l'esame della lingua della letteratura.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
La lingua letteraria si affermò in Italia dopo un così lungo periodo di lotta per
la supremazia di una parlata sull'altra (si pensi al siciliano illustre dei primi
poeti, sul quale si appuntavano le simpatie di Dante, così sdegnoso degli altri
parlari della penisola, e si pensi anche al prestigio assunto, in progresso di
tempo, da quel tipo ibrido settentrionale di lingua lombardo-veneta che quasi
oscurò il toscano nei secoli XIV-XV); i rapporti fra dialetto e lingua illustre
furono sempre così vivaci e complessi in Italia (dalle origini sino al Manzoni, al
Fogazzaro, al Verga, al Pascoli e al D'Annunzio); l'importanza dei dialetti nella
storia della letteratura e della civiltà italiana è tanta (Ruzzante, Meli, Porta,
Belli, Pascarella); i caratteri regionali furono sempre, per esigenze storiche, così
distinti e intensi sino all'unificazione del regno, che ben si comprende come
non si possa narrare, sia pure in una rapidissima sintesi, la storia linguistica
dell'Italia, senza tenere nel debito conto i dialetti, attraverso cui possiamo, in
una certa misura, risalire alle lingue degli antichi abitatori della penisola.
Infatti, alcune caratteristiche delle più remote parlate si continuano ancora nei
dialetti e si affacciano allo studioso in mezzo alla sicura e bella latinità
degl'idiomi italiani.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 836/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Le parlate dell'Italia antica. - La conquista romana della penisola e delle isole si


compì con un secolo diISTITUTO
lotta mentre nel popolo di Roma si andava sempre
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  più
raffermando la coscienza della propria potenza. Le guerre dette sannitiche
(/index.html)
(343-283 a. C.) assicurarono a Roma il dominio della media Italia, in cui erano
CATALOGO (/CATALOGO/)
stanziate genti di lingua affine, gl'Italici (v.). La loro civiltà, detta sannitica,
sovrappostasi a una civiltà più antica detta ausonica, fu travolta con la loro
rovina politica; e le loro parlate,SCUOLA
in progresso di tempo, subirono la stessa sorte.
(/TRECCANISCUOLA/)
Seguirono le lotte per il possesso dell'Italia meridionale (282-264); poi furono
conquistate la Sicilia, la Sardegna, la Corsica e, infine, la Gallia Cisalpina (263-
241). LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Prima della conquista, la penisola era abitata, oltreché dagli Italici, da stirpi
etnicamente e linguisticamente diverse.CULTURA (/CULTURA/)
TRECCANI

Nella parte centrale e meridionale erano appunto gl'Italici (di stipite indo-
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
europeo), i quali s'erano sovrapposti a razze mediterranee, che sul principio
dell'età storica ancora vivevano in Sardegna, in Corsica e in Sicilia: a Roma e
nelle altre città del Lazio i Latini, più a nord i Falisci, nella valle del Liri i Volsci,
a sud sino alla Calabria e ad est sino all'Adriatico le genti di civiltà sannitica
denominazione comprensiva che vale per i Sanniti propriamente detti, per i
Frentani, gl'Irpini, i Campani, i Lucani, i Bruzî, i Mamertini, per non dire di
altri nuclei sabellici o sabini, quali i Peligni, i Marsi, gli Equi, i Vestini, i Piceni,
gli Ernici, i Marrucini. Gl'idiomi di queste stirpi italiche si possono suddividere
in tre gruppi principali: il latino (e falisco), l'osco con designazione attinta alla
lingua dei Campani, e l'umbro. Questi ultimi due gruppi costituivano la
famiglia osco-umbra, di cui ci restano scarse ma preziose testimonianze (v.
italici). Nella regione, che corrisponde a un di presso alla Toscana, erano stati
confinati gli Etruschi che abitavano anche la Corsica e avevano occupato un
vasto territorio dalla Valle Padana alla Campania, con città quali Milano,
Verona, Bologna, Capua. I loro domini s'erano venuti restringendo e
frazionando (una colonia etrusca rimase a lungo stanziata in quella che divenne

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 837/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

la Campania) per la pressione degl'Italici a mezzogiorno e di altre genti a


settentrione. La loro lingua, 
rappresentata da parecchie migliaia d'iscrizioni,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

non pare essere stata indoeuropea.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Nel nord della penisola erano stanziati: i Liguri (a ovest), razza preindoeuropea
che non ha lasciato a testimonianza sicura della sua lingua altro che un certo
numero di toponimi; i Celti (nelSCUOLA
centro) di stipite indoeuropeo, calati dalle Alpi
(/TRECCANISCUOLA/)
(Senoni, Insubri, Boi, ecc.); i Veneti (a est), imparentati agl'Illirici dei Balcani e
anch'essi di lingua indoeuropea. Nell'estrema Puglia s'erano trasportati gli
Iapigi e Messapî, affiniLIBRI
agl'Illirici; nelle coste ARTE
(/TRECCANILIBRI/) della (/TRECCANIARTE/)
Sicilia e in quelle meridionali
della penisola i Greci avevano fondato importanti colonie (Taranto, Reggio,
Siracusa, Agrigento, ecc.). Altre colonie erano fenicie, altre cartaginesi
(Solunto, Panormo, ecc.). TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Il latino (v. latina, lingua) s'impose a tutte queste varie favelle, non già per virtù
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
propria, ma per l'energia espansiva di Roma, perché la diffusione di una lingua
dipende dalla forza e dal prestigio del popolo e non sta in illusorie preminenze
che un idioma astrattamente concepito, fuori della storia delle genti che lo
parlano, possa vantare su altri idiomi. Naturalmente il latino, che la conquista
romana impose ai popoli assoggettati, non fu il latino classico, la lingua
letteraria, ma il latino parlato, detto da molti "volgare" e da altri "preromanzo",
in quanto si sviluppò in romanzo o neolatino: un latino, cioè, vivo, vario,
mutevole, con vocaboli e costruzioni proprie ai ceti diversi della popolazione,
con certe tendenze a semplificare le forme grammaticali, che si fissano, invece,
e s'irrigidiscono nella lingua della letteratura. Ma questo latino parlato,
trapiantandosi in dominî idiomatici diversi, si assimilò non poche abitudini
fonetiche, morfologiche, sintattiche e lessicali di quei popoli, che mentre lo
venivano riconoscendo come loro lingua, rinunciavano alla loro parlata
originaria. Più esattamente, potremmo dire che questi popoli, linguisticamente
diversi, non poterono prescindere dalle loro consuetudini e tendenze
tradizionali ed etniche nell'adottare il nuovo linguaggio di Roma che urgeva
con la forza delle leggi, dell'amministrazione, degli ordinamenti militari, ecc.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 838/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Quel tanto di autoctono o d'indigeno che si trasfuse nella lingua latina,


imprimendole un nuovo 
suggello e accelerandone l'ininterrotto svolgimento
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
è
ciò che comunemente si dice "sostrato etnico". Tanti furono i sostrati, quante
(/index.html)
furono le famiglie linguistiche sommerse e livellate dalla dominazione romana;
CATALOGO (/CATALOGO/)
ma qua l'influsso latino fu decisivo e là la vittoria fu meno completa, onde
traspaiono in diversa misura queste reazioni etniche, in funzione della
maggiore o minore resistenza all'elemento invasore.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

I parlari italiani; partizioni e caratteristiche fonetiche. - Così è che i dialetti


italiani presentano caratteri diversi, che permettono
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) di collegarlì per gruppi alle
ARTE (/TRECCANIARTE/)

condizioni linguistiche tramontate dopo la conquista romana. Tramonto lento,


progressivo, che si protrasse per qualche secolo. Alle tre partizioni dell'Italia
antica rispondono (con la relatività delle
TRECCANI lingue(/CULTURA/)
CULTURA e dei dialetti, che non hanno
limiti definiti e che si estendono in serie o catena senza soluzione di continuità)
tre partizioni dell'Italia neolatina. Queste sono giustificate da caratteristiche di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
natura etnica, le quali dànno un saldo fondamento a una descrizione che voglia
tener conto delle ragioni della scienza oltre che delle esigenze pratiche.

Si tratta, cioè, di schemi tanto più valevoli, quanto più aderenti al processo
storico, quanto più legati ai tratti più significativi, profondi, essenziali dei
dialetti italiani. Soltanto così si può dare una solida base a una classificazione
linguistica, restando sempre fermo che nessuna classificazione potrà mai avere
un valore assoluto. La fisionomia o l'apparente individualità di ciascun gruppo
risulterà dalla concomitanza e simultaneità di varî fenomeni, ognuno dei quali,
preso in sé e per sé, non varrebbe a discriminare l'un gruppo dall'altro.

1. Dialetti centro-meridionali. - Sono detti centro-meridionali i dialetti che si


parlano nel vasto dominio, dove furono i paleoitalici. Tratto comune
preziosissimo, che stringe insieme questi parlari dal siciliano e dal pugliese
all'umbro e al marchigiano, è l'assimilazione di -nd- in -nn- (quannə "quando",
ecc.) alla quale fa perfetto riscontro l'altra assimilazione di -mb- (nv-) in -mm-
(gamma "gamba", kjummu "piombo"). V. cartina relativa.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 839/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Altri caratteri comuni, non meno preziosi, sono dati dal volgere di -mj- in -ññ-
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
(per es., vennéñña "vendemmia", di b- (br-) in v(vr-) (vrazzə, ecc.), di -rb- in -rv-
(varva "barba") e di -sv-, -dv rispettivamente in -sb- e -bb-, per es., abbelà
(/index.html)

(advelare). È appena necessario ricordare


CATALOGOche il primo di questi fenomeni è
(/CATALOGO/)

osco-umbro (osco upsannam = lat. operandam; umbro ostendu, che sta per
ostennetod, ostentu nelle Tav. eug. = lat. ostendito). Che una siffatta risoluzione
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
possa essersi compiuta in altre varietà neolatine, per es., in guascone, non è
motivo sufficiente per rinunciare a considerarla di ragione italica nell'Italia
centrale e meridionale,LIBRI
dove(/TRECCANILIBRI/)
ha la sua maggiore densità, estensione e
ARTE (/TRECCANIARTE/)
continuità. Infatti (v. cartina) pochi e ristretti sono i territori dell'Italia
meridionale, dove oggi non compare, ed è lecito pensare che anche in queste
località il fenomeno abbia avuto luogo CULTURA
TRECCANI e poi sia (/CULTURA/)
stato sommerso da un'ondata
dotta.

Altro tratto caratteristico di una vastissima sezione centro-meridionale può


ACQUISTA (/EMPORIUM/)

dirsi lo sviluppo di p + l in kj, per es., chiù da plus, chianta da planta, ecc. (v. la
cartina relativa, dove le isoglosse rappresentano una media approssimativa,
perché ogni vocabolo ha una estensione diversa). Il limite settentrionale, in
ogni modo, può essere dato da una linea che vada da Teramo e Chieti, per il
contado aquilano, a Sora. È anche da tener conto del fatto che nell'Abruzzo (a
Lanciano, Chieti, ecc.), mentre sono molto diffuse certe voci con kj- da pl- (chiù
"più", chiazza "piazza"), in altre il nesso compare intatto (insieme coi nessi l e
bl) per effetto di anaptissi, cioè di una epentesi (pel-, bel-, fel-) seguita da etlissi.
Le condizioni attuali non corrispondono certamente a quelle tramontate. Per
es., l'area di chiù era per il passato molto estesa e anche in altre voci il riflesso kj
si estendeva oltre i limiti odierni.

Dentro questo territorio centro-meridionale, possiamo distinguere tre zone, a


determinare le quali giova soprattutto l'esame degli svolgimenti delle vocali
finali e delle vocali toniche. Una zona che può essere detta "estrema"
comprende la Sicilia, la Calabria e la Puglia meridionale, dove ĭ e ŭ accentati
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 840/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

sono rappresentati da i e u (pilu "pelo"; jugu "giogo") e dove anche l'ē e l'ō
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
subiscono parallelamente il medesimo trattamento (tila "tela", spusu "sposo"),
mentre -o ed -e finali scadono a -u e -i (vuci "voce").
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

Non occorre, forse, pensare che a questo risultato si sia giunti attraverso la
trafila di ẹ (da ĭ e da ē) o di ọ (da ŭ e da ō). Può essere che l'ĭ e l'ŭ si siano
conservati in questo dominio (scrimva G. Ascoli che in siciliano appaiono
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

intatti l'ĭ e l'ŭ", Arch. glott. ital., VIII, p. 115) come in sardo, e che, a loro volta,
gli ẹ e gli ọ si siano fatti i e u per effetto delle corrispondenze con la lingua
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
toscana che influì nell'Italia estrema più che in Sardegna. Data l'equazione: sicil.
pilu: ital. pelo; sicil. jugu: ital. giọgo, era naturale che si avesse: tela: sicil. tila;
sposo: sicil. spusu, ecc. L'opinione più comune
TRECCANI è (/CULTURA/)
CULTURA invece che ĭ e ŭ si siano fatti
come nella maggior parte della Romania, ẹ e ọ, e che quindi ogni ẹ e ogni ọ si
sia chiuso in i e in u.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Un'altra zona abbraccia la Puglia settentrionale, la Lucania, la Campania, il


Molise e l'Abruzzo e ha, come carattere saliente, lo scadimento di tutte le atone
finali in una vocale indistinta, che può essere rappresentata da ə (o e???). In
genere il vocalismo atono si affievolisce in diversa misura anche in sillaba non
finale.

La terza zona è costituita dal Lazio, dall'Umbria e dalle Marche, dove si


distingue, o si distingueva, prima di livellamenti relativamente recenti, fra -o e
-u (otto da octo e acitu da acetum). Siffatta distinzione oggi non si avverte più in
gran parte della zona (per es., a Roma, Orvieto, ecc.); ma per il passato questo
delicato fenomeno dové essere estesissimo e comune anche alla zona della
Puglia settentrionale, della Lucania, della Campania, del Molise e dell'Abruzzo,
come è dimostrato dalla metafonesi di -u (lat. -ŭ).

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 841/1196
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Questa metafonesi, insieme con quella di -i (lat. -ī), costituisce un carattere


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
importantissimo di questi dialetti. Qui (rimandando alle trattazioni particolari

sotto abruzzo: Dialetto; basilicata: Dialetto; lazio: Dialetto, ecc.), ci limiteremo a
(/index.html)
pochi cenni riassuntivi e diremo che due sono le figure principali, sotto cui ci si
CATALOGO (/CATALOGO/)
presenta: l'una, che può esser detta di tipo napoletano e fu certamente la più
diffusa, l'altra di tipo arpinate e ciociaresco, che sorge dalla precedente. La
comune figura della prima può SCUOLA essere descritta così. Dati i lat. -ī e -ŭ finali, le
(/TRECCANISCUOLA/)

vocali toniche é??? e ó??? si chiudono in i e u (sivə "sego", ma, invece, tela; spuse
"sposo" ma sposa), mentre le toniche e e o volgono a ie e uo (miéjə "meglio", ma
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
mele miele"; fuokə "fuoco", ma vove "bove"). Ma presto i dittonghi ie e uo (che
appaiono ancora aperti ię, uǫ in qualche località, come in Abruzzo, a
Casalincontrada: liêttə"letto", eTRECCANI
nel calabrese centrale)
CULTURA si chiusero in quasi tutto
(/CULTURA/)

il dominio (iẹ, uọ) e, in un terzo tempo, giunsero persino a ẹ e ọ (metafonesi


detta arpinate e, in quest'ultima fase, ciociaresca). Ora può dirsi che questo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
secondo stadio metafonetico, che diciamo, per intenderci, arpinate e
ciociaresco, domini quasi tutto il nostro territorio (p. es. Castro dei Volsci: ié???
rre "ferro", nuó???ve; Arpino: mié???rəkə "medico", kuó???jə "collo"; Abr. lié???tta,
accanto a liêttə e a littə "letto"; Rieti bé???llu, bọ???nu; Sora: té???mpə, lọ???kə
"luogo"), dalla Campania all'Abruzzo, al Lazio, all'Umbria, alle Marche e alla
Puglia, dove nella sezione meridionale uo si ridusse a ue e a e (lecc. trénu
"tuono"; sénu "suono"). Tralasciamo altri fenomeni (p. es., -lj- in -gghj-, ll in ḍḍ
o dd- v. cartina), che, pur valendo a caratterizzare le parlate centro-meridionali,
non possono essere assunti a criterio generale classificatorio di tutte insieme
queste parlate e giovano a discriminare, praticamente parlando, i sottogruppi
del sistema.

2. Dialetti toscani. - I dialetti toscani hanno un carattere più conservativo degli


altri dialetti della penisola. In ispecie il fiorentino potrebbe dirsi l'erede più
fedele e puro del latino. Il tratto positivo più saliente comune a tutti insieme
questi dialetti è lo sviluppo di -rj- in -j- di fronte a -r- della restante parte
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 842/1196
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d'Italia (tosc. bujo, aja di fronte a buro, ara degli altri dialetti: v. cart.); il tratto
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
negativo più importante è la mancanza della metafonesi. Dato anche (cosa

possibile,
(/index.html)
ma non dimostrabile) che i dittongamenti di e e o (lieve, buono, ecc.) - i
quali costituiscono un altro carattere distintivo del toscano - abbiano avuto
CATALOGO (/CATALOGO/)
origine da una spinta dovuta a -u e -i finali e si siano estesi alle altre forme per
livellamento, resta sempre che della metafonesi non è rimasta traccia
sicuramente documentabile. D'altronde, questo dittongamento potrebbe avere
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

una ben diversa ragione e collegarsi piuttosto coi dittongamenti alto-italiani


che con quelli centro-meridionali.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

In Firenze, nel Mugello, nel Valdarno, nella Val d'Elsa, abbiamo ciò che
diciamo il toscano più schietto o di tipo iorentino, con quella particolare
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
aspirazione e fricazione delle momentanee sorde intervocaliche k, t, p (per es.,
la hasa; amaho; rifa "ripa") che straripa nei dominî affini e che potrebbe essere di
ragione etrusca, e con quel fenomeno di i e(/EMPORIUM/)
ACQUISTA u per e e o dinanzi a palatale e a n -l-
gutturale (in casi, cioè, quali famiglia, lingua, vince, unghia, dunque di fronte ai
toscani comuni fameglia, lengua, vence, onghia, donque), che basterebbe da solo
ad attestare la base fiorentina della lingua letteraria, se non soccorressero altri
fenomeni, per es., il trattamento delle consonanti intervocaliche, quale si
riflette, salvo l'aspirazione e la fricazione, nell'italiano letterario (come fior.
fatica, tosc. fadiga), il trattamento della nasale dopo la tonica nei proparossitoni
(come camera, tosc. cammera, fior. amido, semola, ecc., ma femmina).

Accanto al fiorentino si può costituire un gruppo occidentale di dialetti toscani


(pisano-lucchese-pistoiese) tenendo l'occhio ai seguenti fenomeni: a) -s- e -ss- per
-z- e -zz-, per es., speransa, bellessa, duressa, anche per la sonora, per es., orśo,
pranśo, raśśo in luogo di orźo, pranźo, raźźo, ecc. Questo tratto proprio più
specialmente di Lucca (ma si trova già in Galiziano di Pisa e guizza persino in
Dante: fersa, pranse, Inf. XXV, 79 e Purg. XXVII, 76) si riscontra, com'è
naturale, già nei testi antichi (Bonaggiunta. Discordo II: duresse); b) -str- in -ss-,
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per es., mossare "mostrare", nosso, vosso "nostro, vostro", ecc. Oggi questo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
fenomeno è scomparso; ma lo hanno i testi antichi e lo mantiene ancora, in

qualche parlata, la Corsica; c) frequenza di -ente- in luogo di -ante (braccente,
(/index.html)
lustrente); d) riduzione di -rr- in rCATALOGO
(tera, gruera); e) o ed e protonici non passano
(/CATALOGO/)

generalmente a u-, i- come in fiorentino (cocina, focile, mesura); f) digradamento


di -c- intervocalico, in voci come seguro, regare, ecc. Dei casi fameglia, vence,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
donque, ecc. abbiamo già discorso.

Un gruppo dialettale toscano, che maggiormente si allontana dalla lingua


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
letteraria (e insieme dal tipo fiorentino) è quello meri dionale o senese
caratterizzato dal volgere di -er- atono in -ar (vendare, debarai, ecc.; resta
escluso il futuro di essere, serò), dalla mancanza della geminata nella 1ª pers.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

plur. del perfetto e del condizionale di tutte le coniugazioni (andamo,


andaremo), dal comparire degli abbreviati ro, lo in luogo di loro, dalla frequenza
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

dei plurali -gli per -li -lli (anegli, fanciugli), fenomeno toscano soprattutto
orientale e caratteristicamente umbro.

Il gruppo aretino-chianaiuolo e i dialetti garfagnini possono essere classificati qui,


qualora si tenga presente che i primi sono come il ponte di passaggio per
raggiungere in pieno le parlate umbre e i secondi ci conducono in mezzo ai
dialetti emiliani. Basta pensare al tratto più caratteristico del dialetto di Arezzo,
cioè alla palatalizzazione di a libera in e (ballêr "ballare") per sentirci di già fuori
del vero e proprio dominio toscano. Anche il trattamento di ê e ó??? (ad Arezzo
ié??? e ó???, a Città di Castello íe e úo [dúolo] nella Chiana í [dici "dieci"] e ú), il
comparire di b e d dopo m e ii (cámbera, gombito, sembola, cendora "cenere",
iamba), il mutamento dei prefissi re- ri- in ar- (armanire "rimanere", arnire
"rivenire") e il ricorrere della particella me (da medio), che sostituisce la prep. a
(per es., me te "a te"), sono tutti fenomeni che dànno a questo gruppo una
fisionomia a sé e lo fanno il meno toscano dei quattro gruppi toscani.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 844/1196
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Il còrso può essere anch'esso considerato di tipo toscano. Certo, prima


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
dell'influsso della Toscana sull'isola, la Corsica gravitava, linguisticamente

parlando,
(/index.html)
verso la Sardegna, e doveva anche congiungersi ai dialetti centro-
meridionali. Di quest'antica condizione di cose restano tracce importanti, come
CATALOGO (/CATALOGO/)
nell'oltramontano la distinzione fra ē e ĭ e ō e ŭ (tela, piru; soli, cruci), l'-u e l'-i
finali per -o e -e, la cacuminale ḍḍ per ll, ecc.; ma soprattutto nella parte
settentrionale non vi può essereSCUOLA
dubbio(/TRECCANISCUOLA/)
sull'opportunità di raggruppare il còrso
coi dialetti toscani, se si tien conto soprattutto dell'antico toscano dei tempi
danteschi e predanteschi. Anche il sardo gallurese e, in special modo, il sassarese
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
possono essere messi in gruppo col còrso; ma quando veniamo al logudorese e
campidanese, e quando notiamo la presenza di -s finale, fenomeno che trascina
con sé un altro fenomeno capitale morfologico,
TRECCANI cioè il trionfo dell'accusativo
CULTURA (/CULTURA/)

plurale come unica forma flessionale del nome, in luogo del nominativo, vien
fatto di chiederci, come ci si chiede giustamente per il ladino (v.), se veramente
al sardo non convenga fare un posto a sé fra
ACQUISTA le altre lingue romanze. Il
(/EMPORIUM/)

concorrere di certi fenomeni preziosi e illustri, come la conservazione di ĭ e ŭ e


quella delle velari dinanzi a vocale palatile (per es., chelu, cioè kelu "cielo")
sembra ragione bastevole a giustificare questo privilegio.

3. Dialetti settentrionali. - I dialetti settentrionali comprendono le varietà


lombarde, piemontesi, liguri, emiliano-romagnole, venete e istriane. In questo
vastissimo territorio erano venuti a contatto, prima della conquista latina,
Liguri, Celti e Veneti. E ciò, se può spiegare le differenze che intercedono, a
ragion d'esempio, fra ligure e veneto, ci permette anche di raggruppare insieme
tutti questi dialetti, tenendo presente che le delimitazioni regionali non sono
naturalmente quelle idiomatiche. Il lombardo, ad esempio, si estende per tutto il
Ticino e in parte nei Grigioni e sbocca da un lato nella provincia di Novara e
dall'altro nelle valli trentine (v. lombardia: Dialetti). Della sezione occidentale
(da Milano alla Leventina) era caratteristico il fenomeno ambrosiano del
rotacismo di -l intervocalico (per es., ara "ala"), ora per gran tratto svanito;
dell'orientale è caratteristica la caduta di n in determinate posizioni (pa "pane"
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vi e i "vino", det "dente", ecc.). Col piemontese e coI ligure, il lombardo ha


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
comune il palatalizzarsi di u (ü) (v. cartina). Esso partecipa anche, per vaste
zone, al palatalizzarsi di a, fenomeno che troviamo in Piemonte (dove però è
(/index.html)

limitato all'inf. -are) e in Emilia eCATALOGO


nelle Romagne, dove è caratteristico (v.
(/CATALOGO/)

cartina). D'accordo con questi dialetti, lascia cadere ogni vocale finale che non
sia -a. Non così nel Veneto e soprattutto in Liguria.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

A tutti questi dialetti settentrionali sono comuni certi fenomeni di grande


significato: lo scempiarsi delle consonanti lunghe (come in francese), i
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
digradamenti delle consonanti labiali e dentali intervocaliche, l'assibilarsi di c e
g dinanzi a vocali palatili (e, i), il volgere a ć e ǵ di chj e ghj (ćamà "chiamare"),
con varî ulteriori sviluppi. NelTRECCANI
piemontese e nel(/CULTURA/)
CULTURA veneto, cioè nelle sezioni
occidentale e orientale di questo dominio, si constata non soltanto il
digradamento di un -t- fra vocali, ma addirittura la scomparsa. Mentre il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
gruppo -ct- si svolge per -jt- (fait da factu) in Piemonte e in Liguria (fœtu), in
Lombardia nelle voci non rielaborate per influsso letterario, s) è ottenuto -ć-
(fać), mentre l'Emilia, la Romagna e il Veneto hanno -t-. Per informazioni più
minute, rimandiamo alle descrizioni particolareggiate di ogni singolo dialetto
(v. emilia; liguria; lombardia, ecc.). Escludiamo da questa classificazione, per le
ragioni addotte di sopra, i dialetti di tipo ladino (v.). L'istriano, che è pur
sempre un dialetto alquanto diverso dal veneto (v. istria) era esteso una volta
nell'Istria (Trieste era ladina, ora veneziana) e dimezzava fra il veneto e il
dalmatico oggi scomparso.

I dialetti alpini che fanno corona al ligure, al piemontese, al lombardo e al


veneto sono di tipo franco-provenzale (Alpi della Liguria e del Piemonte) e
ladino (Alpi lombarde e tridentino-venete). La Valsesia tramezza fra
piemontese e lombardo, con prevalenza di caratteri piemontesi. Il friulano è
ladino. Ma agli orli della corona dialettale franco-provenzale e ladina,
s'inseriscono nel sistema dialettale italiano tratti idiomatici del franco-
provenzale e del ladino (per es., ka- all'iniziale e in posizione forte in kja-, ća-).
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Caratteristiche morfologiche e sintattiche. - Nell'ordine sintattico si può


osservare che il cosiddetto rafforzamento pronominale (lat. me ego dico,fr. moi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

je dis, emil. me a dég), si estende a tutti i dialetti settentrionali, mentre il toscano


(/index.html)
e i centromeridionali non hanno CATALOGO
questo fenomeno. Altro tratto che vale a
(/CATALOGO/)
differenziare i dialetti del nord dagli altri della penisola è costituito
dall'estensione del gerundio in -ando della prima coniugazione alle altre
coniugazioni (per es., kurand "correndo", come amand "amando"). Condizioni
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

analoghe si hanno nell'uso del perfetto analitico (ho cantato) e sintetico (cantai),
in quanto il primo si va facendo sempre più comune nei dialetti superiori, il
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
secondo nei dialetti centro-meridionali. Il toscano usa le due forme con squisita
distinzione semantica. Molti dialetti meridionali usano, alla latina, l'imperfetto
soggiuntivo col senso del condizionale (sic. fussi(/CULTURA/)
TRECCANI CULTURA megghiu "sarebbe meglio"; abr.
mə sapessə dirə, ecc.). Questo fenomeno non ignoto a parecchi dialetti
settentrionali (oggi è vivo nel dialetto della Val Bregaglia), è comune al ladino,
ma nell'Italia settentrionale si puòACQUISTA (/EMPORIUM/)
dire tramontato. Invece il Mezzogiorno lo
mantiene; ma nel pugliese estremo l'imperfetto congiuntivo, anche in questa
accezione, è stato sostituito dall'imperfetto indicativo (facia "farei"; ci putia, enia
"se potessi, verrei"). Non è qui il caso di mettere in evidenza caratteri proprî di
una o altra zona di dialetti settentrionali e di dialetti meridionali. Diremo,
tuttavia, che appartiene all'Italia settentrionale l'uso del superlativo del tipo
lombardo nöf novent (novissimo") che corre dal Piemonte al Veneto e abbraccia
l'Emilia con qualche diramazione in Toscana. Anche l'uso della 3ª pers. sing. col
soggetto plurale è, soprattutto nei testi antichi, alto-italiano, donde si
propaggina, attraverso la Romagna, nelle Marche.

Fra i caratteri che valgono a caratterizzare questa o quella sezione dei dialetti
meridionali, indicheremo i seguenti. Il complemento oggetto (animato)
preceduto da ad si trova in Sicilia, Calabria, Puglia, né è ignoto alla Corsica. Per
es., sic. l'aviti vistu a me frati?, còrso aghju visti a bàbitu. Nel dialetto giudeo-
romanesco questo a potrebbe essere di origine spagnuola, ma potrebbe anche
rispecchiare condizioni indigene tramontate, perché l'area del fenomeno
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dovette essere in passato più estesa (se ne trovano propaggini anche


nell'Abruzzo). In parte ISTITUTO
della Sicilia, 
in Calabria e nella Puglia meridionale
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

abbiamo una caratteristica sintattica che trova rispondenze nei Balcani. La


(/index.html)
proposizione infinitivale di un costrutto come: voglio fare, debbo andare, ecc., si
CATALOGO (/CATALOGO/)
lega alla principale per mezzo di quomodo (gr. ἴνα, romeno să) e l'indicativo, per
es. lecc. ulia ku fazzu "vorrei fare"). Nella Sicilia nord-orientale e in Calabria il
legamento si effettua con mu, mi, ma. Un
SCUOLA altro tratto ha relazione col sardo e
(/TRECCANISCUOLA/)

consiste nella sopravvivenza di ipse quale articolo. Ipse è usitatissimo nel


Mezzogiorno della penisola col senso di "codesto", ma si hanno anche esempî di
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
scadimento ad articolo in Sicilia, nell'Abruzzo, nella Lucania.

Caratteristiche lessicali. - Elemento latino.


TRECCANI - Il lessico
CULTURA delle parlate d'Italia risulta
(/CULTURA/)

nella sua massima parte di elementi latini, che ne costituiscono la più vera
ricchezza. Vi sono termini latini che sono rimasti esclusivamente in aree
centro-meridionali e meridionali ACQUISTA
(per es., nap. 'nzorá, cal. 'nzurare "sposare";
(/EMPORIUM/)

abr. nenguə, nenghə, cal. ningi "nevica"; sic. abbentu, cal. abbientu, abr. abbiendə,
da adventum "riposo") e altri che si trovano soltanto in aree settentrionali (per
es., lomb., emil. crodár "cadere"; lomb. crös, genovese crośa "sentiero di
montagna, viuzza"; lomb. nòda "marchio sulle orecchie delle capre", ecc.).
Talvolta, i significati latini hanno assunto differenziazioni profonde in aree
diverse. Per es., in pugliese incumbere è passato nel senso di "appoggiare"
('ncummere); corrivo significa "credulone" (querréivə); in gran parte del
Mezzogiorno planare è venuto a significare "salire" (acchianari, 'ncianari);
applicare ha assunto, come in romeno, spagnolo e portoghese, il senso di
"arrivare" (sic. chicari, agghicari, cal. acchicare), ecc.

Per ragione di sovrapposizioni etniche, d'invasioni, di guerre, di commerci,


d'influssi letterarî, ecc., è accaduto che entro il grande tesoro lessicologico
latino siano rimasti o siano penetrati filoni più o meno copiosi di vocaboli

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

estranei alla latinità, e siano entrati, in processo di tempo, vocaboli latini in


veste romanza da paesiISTITUTO
neolatini, cioè elaborati da tendenze fonetiche 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
non
italiane.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Elementi preindoeuropei. - Resti preziosi di termini anteriori alla latinità, vestigia
di condizioni preistoriche, relitti di lingue parlate nelle regioni delle Alpi e nel
bacino mediterraneo, ultime testimonianze di remote civiltà, non mancano.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Sono termini che concernono la configurazione del suolo, o strumenti di
campagna, o piante, o animali e che sono rimasti quasi unicamente, come
fossili, nei dialetti. Il sopravvivere di alcuni diARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) essi(/TRECCANIARTE/)
ai margini del dominio in cui
penetrarono le lingue indoeuropee, ci permette di pensare a una loro diffusione
vastissima e remotissima. Fanno parte di questo gruppo assai oscuro di
vocaboli, termini come i seguenti *matta "vimine, cespuglio" (le camatte, cioè
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

"casematte", dovettero essere casupole ricoperte di vimini o di frasche, così


come le "strade matte" in certe località dell'Italia settentrionale, a Mantova,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
erano vie fangose con reticolati di vimini per facilitare il transito); ganda (voce
alpina) "scoscendimento del terreno"; *gaba, gava "torrente di montagna" (in
Plinio Gabellus, emil. Gavel, nome di torrente), che ha dato nella Carnia e nel
Cadore gava, ǵava, ǵao "torrente" nel Friuli gavín "palude"; *cala (p. es., ven.
emil. calanca, calanc, ecc.), "pendio", "scoscendimento della montagna"; *tala
"terra grassa"; *sala "terreno paludoso"; mar(r)a "scoscendimento"; *rugia,
lombardo roža, toscano "roggia", ecc. Prelatino dev'essere anche il friulano alp.
fiemm. cirnul, zirmo "Pinus cembra", che ha rispondenze nei Carpazî (zâmbrul).
Altre voci preindoeuropee di piante saranno: nov. cropo, sicil. crópanu "specie di
abete"; rumpus "tralcio della vite", parola accolta quale termine tecnico
d'agricoltura nel latino (Varrone, Columella) e rappresentata nel com. romp
"acero che serve di sostegno alla vite", locarn. rümp, sottocen. rompor (plur.)
"olmi d'appoggio alle viti", viterb. rompazzo "diramazione della vite".
Quest'ultimo termine sembra essere di origine ligure.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 849/1196
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Elementi liguri. - Appartengono al sostrato ligure o gallo-ligure: ἰουπικέλλος


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
(Diosc., I, 103), breg. ǵüp "ginepro", valt. ǵüba, ticin. ǵip "ginepro", piem. alto-
savoi. araf, arve, arbe, arola, ecc., pino cembro".
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

Elementi celtici. - Lasciando i termini penetrati nel latino e da questo nel


romanzo, citeremo alcuni relitti gallici: it. settentr. benna "cesta"; genov. lomb.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
abr. brénu, bren, vrenə (anche nella Corsica) crusca"; emil. corbèla "sorbola",
incrocio del lat. sorbus con il gall. corma (cfr. fr. cormier e corbier); piem. barlèt
(fr. berle) da berula "nasturzio" (irland. biroz); ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) valt. (/TRECCANIARTE/)
brianz "assenzio", detta herba
vermicularis da connettersi con brigantes "vermiculi" (Marcello) dal gall.
*brigantios, ecc.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Elementi italici. - Anche i dialetti italici hanno lasciato termini preziosi, che
talvolta possono essere sicuramente individuati
ACQUISTA grazie a un segno distintivo di
(/EMPORIUM/)

natura fonetica. Vocaboli come scrofa, tufo, sco ina, tartufo, sic. bu fa "rospo", cal.
tifa "zolla", gliefa "zolla", tofa, tufa "corno dei pastori", con un -f- per -b- tra
vocali, termini con suffissi non latini (scarafaggio), doppioni come si ilo e sibilo,
bubulcus e bufulcus (bifolco) non paiono lasciarsi spiegare che come relitti italici.
Arduo sarà stabilire se siano di origine italica o addirittura preindoeuropea
alcuni termini oscuri, che vivono nelle montagne dell'Italia meridionale, per
es., nelle montagne calabresi, dove troviamo: vitorra "grande cucchiaio dei
pastori", timpa "balza, rupe", calfa, carfa "ghiro", pezorra "grappolo d'uva", ecc.

Se questi influssi prelatini e italici sono difficilmente documentabili, non v'ha


dubbio che si possano per contro discriminare, con buon effetto, quelli greci,
arabi, germanici, ecc., i quali hanno apportato, in progresso di tempo, un forte
contributo di parole e di idee alla lingua d'Italia, così ai dialetti, come all'idioma
letterario.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 850/1196
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Elementi greci. - Nella lingua letteraria l'elemento greco è abbondantemente


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
rappresentato sia da vocaboli popolari (bottega, busta, zio, ecc.), sia da vocaboli
dotti. È naturale che il maggior numero dei primi si trovi nell'Italia
(/index.html)
meridionale, dove la grecità è stata più viva e intensa. Escludere per parecchi di
CATALOGO (/CATALOGO/)
essi una remota origine dal greco della Magna Grecia non pare possibile, data
l'espansione geografica di alcuni e le stigmate doriche di altri (per es., itu
"trottola"; nasida "striscia di terra, isoletta
SCUOLA lungo le rive di un fiume"; calabrese
(/TRECCANISCUOLA/)

casèntaru, crasèntaru "lombrico" ecc.). Ma la maggior parte dei grecismi


meridionali non pare risalire oltre l'età bizantina. Si tratta di espressioni
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
proprie all'agricoltura, o connesse alla civiltà primitiva dei popoli rurali (fusca
"loppa del grano" animulu "arcolaio", grasta "vaso di fiori", ecc.). Numerosi i
nomi d'animali e di piante (taḍḍarita
TRECCANI"pipistrello" vampurida "lucciola", ornu
CULTURA (/CULTURA/)

"falco"; da ina "lauro", spronu "verbasco", famaropa "querciuola", ecc.).

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Elementi arabi. - I termini d'origine araba penetrati nel lessicu della lingua
letteraria non si possono dire numerosi (algebra, taccuino, darsena, gabella, ecc.).
Molti ne abbiamo, invece, com'è naturale, in Sicilia (dove gli Arabi
dominarono a lungo), per es.: sic. dammusu "vòlta, prigione" ca isu "misura
d'olio", trap. cabusu "pagnotta", ecc. La maggior parte di queste voci è comune
ad altre parlate meridionali, come i già citati dammusu (calab. tam7nusiellu) e
ca isu, come cantàru "quintale", záccanu "ovile, stalla", giarra "specie di grande
orcio", ciranna "ranocchio", margiu "terreno incolto", ecc. ecc.

Elementi germanici. - Numerosi sono i vocabolì derivati dal germanico (poco


meno di un mezzo migliaio, di cui due terzì all'incirca comuni ad altre lingue
romanze). Un primo gruppo è costituito da termini penetrati già nel latino (per
es., borgo, bevero "castoro"), un secondo gruppo da parole gotiche (per es.,
ardire, guardare, tregua, ecc.), un terzo da voci longobarde, cioè ant.-
altotedesche (quali panca, palla, za fo, zazzera, ecc.), un quarto dal franco (bando

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-ire, scabino, siniscalco, ecc.), un quinto dal tedesco moderno (dal tardo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Medioevo in poi). Altre voci sono venute per il tramite del francese, come:

gaggio, ligio, rango, ecc. I termini germanici del lessico italiano riguardano
(/index.html)
generalmente la guerra (schiera, elmo, brando, stormo, sperone, usbergo, ecc.), la
CATALOGO (/CATALOGO/)

caccia, i costumi, le istituzioni, ecc. e si riferiscono piuttosto a cose materiali


che alla vita dello spirito. Questa è rappresentata, in maniera particolare, da
termini d'ira e di odio, che sonoSCUOLA
il modo onde gli oppressi hanno reagito agli
(/TRECCANISCUOLA/)

oppressori. Se molti vocaboli sono penetrati nella lingua letteraria, altri per
contro vivono soltanto nei dialetti, per es., lombardo skossdā "grembiale", lomb.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
emil. gudaz "padrinr" ven. lombardo piem. broàr, broà, broé "scottare" ecc.

Elementi francesi. - Anche il francese haCULTURA


TRECCANI agito con forza sul lessico italiano,
(/CULTURA/)

soprattutto nel periodo delle origini. Questo influsso si deve, com'è naturale,
alle svariate relazioni fra i due paesi: pellegrinaggi, commerci, crociate, papi
francesi, studenti, congregazioni ACQUISTA
ecclesiastiche, guerre, dominio francese,
(/EMPORIUM/)

viaggi di artisti e di artigiani, scambî d'idee, ecc. Vi sono voci, penetrate


intimamente nella sostanza del vocabolario italiano, che sono venute dalla
Francia, come giallo, giardino, mangiare, verziere, ecc. Altre, giunte per il tramite
letterario, non si rinvengono che negli antichi testi (per es., miro "medico",
ciausire "scorgere, scegliere", dolzore, faglia, acievire, clero, freri, ecc.). Altre sono
rimaste soltanto nei dialetti, in particolare in quelli meridionali, per effetto
della dominazione normanna e angioina (per es., sic. guastedda, vastedda
"pagnotta", piccardo wastel, fr. gâteau; nap. marvizzo "tordo", fr. marvis; sic.
vucciria "macelleria", nnugghia "budellame", fr. nouille; custureri "sarto", vivieri
"vasca", calabrese dubrettu "corpetto", ecc.).

Elementi spagnuoli. - Le impronte fonetiche valgono ottimamente, non v'ha


dubbio, a individuare i vocaboli d'origine straniera. Ma talvolta a questa
discriminazione non si arriva, se non si ricorre alla storia. E ciò accade per non
poche parole di provenienza spagnuola, che potrebbero sembrare addirittura

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italiane, a giudicare dalla fonetica. Sono certamente spagnolismi: a ragion


d'esempio aio, brio, casta, Altre
calma, rotta ("percorso marino"), tormenta, ecc.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

parole vi sono che potrebbero sembrare di diretta origine francese, mentre


(/index.html)
invece sono venute in Italia dalla Spagna. Così baia, bordo, lotta, amarrare,
CATALOGO (/CATALOGO/)
imbarazzo, ecc. La cronologia e le testimonianze storiche sono, in questi casi,
decisive. Il periodo del maggiore influsso spagnuolo fu quello che comprende i
secoli XVI-XVII. Entrarono allora termini
SCUOLA come borraccia, creanza, disinvoltura,
(/TRECCANISCUOLA/)

fanfarone, impegno, lindo, premura, regalo, vigliacco, ecc. Anche nei dialetti, in
particolare nei meridionali, lo spagnuolo ha lasciato tracce: per es., nap. kišare.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
"andare in collera" (quejar).

La lingua letteraria. - La linguaTRECCANI


letteraria italiana
CULTURA è il toscano. più propriamente
(/CULTURA/)

il fiorentino arcaico e dotto. Come sempre accade delle definizioni, anche il


valore di questa non è assoluto. L'interpretazione che dobbiamo darne è che il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dialetto elevato ad alta dignità d'arte da Dante, il dialetto fiorentino, strumento
di diffusione della civiltà di una città, Firenze, affermatasi sulle altre città
toscane nei secoli XII-XIII, il dialetto, cioè, in cui meglio si continuava, nella
sua perspicuità e bellezza, l'impronta fonetica della parola di Roma e in cui
erano venuti a confluire caratteri dialettali di altre città, come Lucca e Pisa (le
quali nei secoli XI-XII erano state i centri più fiorenti e importanti della
Toscana) finì con imporsi, per ragioni letterarie, geografiche e sociali a tutti gli
altri dialetti della penisola, anche a quelli che vantavano monumenti artistici e
storici più o meno rilevanti. Questa preminenza assoluta non fu raggiunta, né
riconosciuta, se non dopo lunghi secoli, durante i quali il dialetto fiorentino,
con sempre nuovi temperamenti e mescolanze, era venuto acquistando una
nuova gloria. Il siciliano illustre dei primi verseggiatori, l'ibrida lingua
settentrionale (lombardo-emiliana-veneta), come già quella dei rimatori
lombardi dei secoli XIII-XIV, non erano valsi a ostacolarne il cammino.
Durante il sec. XVI, la vittoria del toscano si compiva, quando la propaganda
del Bembo veniva a giustificare e a riconoscere la forza di una grande
tradizione, la quale faceva ormai valere i suoi diritti e s'imponeva agli scrittori.
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Ma questo fiorentino, questo toscano trionfante, aveva assunto una fisionomia


nazionale. Aveva oltrepassato  per
i limiti di un dialetto municipale e regionale,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

assurgere a dignità di lingua, depositaria della tradizione toscana, ma


(/index.html)
potentemente arricchita del tesoro di civiltà e di pensiero di tutta la penisola.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Ciò che soprattutto colpisce, chi esamini nel loro complesso i caratteri della
lingua letteraria, è la bella e perspicua continuità del latino: di quel latino, cioè,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
portato nella Tuscia e rimasto quivi, più che nella stessa Roma, immune da
influssi italici. Questa ammirevole continuità si nota, in confronto con le altre
lingue romanze e con gli stessi
LIBRI dialetti italiani,
(/TRECCANILIBRI/) nei(/TRECCANIARTE/)
ARTE seguenti tratti: a) nella
conservazione delle vocali accentuate, che si sono trasmesse inalterate o hanno
subito processi di limpidità cristallina, come avviene per ê e ó??? (lat. ú, ó) che si
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
dittongano in sillaba libera (lieve, nuovo) e si mantengono in sillaba chiusa (sette,
corpo); b) nel trattamento delle vocali finali, che si sottraggono a quelle vigorose
modificazioni di scadimento e di caduta che
ACQUISTA si osservano in altre lingue e nei
(/EMPORIUM/)

dialetti; c) nella conservazione dei proparossitoni; d) nel mantenimento delle


consonanti lunghe latine, le cosiddette geminate o doppie (cappa, iamma, ecc.);
e) nel trattamento delle consonanti intervocaliche, per cui si rispecchiano
(vedremo qui sotto in qual modo) nell'italiano, meglio che altrove, le
condizioni latine; f) nella conservazione dell'elemento labiale di ku̯ (qu) e di gu̯
(per es., cinque, lingua). Oscillazioni e turbamenti non mancano (nessuna lingua
si svolge meccanicamente); ma le une e gli altri non sono tali da togliere
all'italiano il primato che gli spetta, fra le lingue sorelle, di rappresentante più
schietto e puro del latino. L'origine dotta di molti vocaboli, la derivazione
straniera, gli scambî di suffisso, le analogie, le contaminazioni, gli
accavallamenti di termini di significato o di forma affini, le neoformazioni, le
proclisie, ecc., sono tutte ragioni di perturbazioni apparenti e di problemi da
risolversi spesso caso per caso.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 854/1196
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Nel sistema vocalico, le condizioni letterarie sono quelle toscane (per ẹ e ọ


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
seguiti da palatale o da n + gutturale, sono, come abbiam detto sopra, quelle
fiorentine).
(/index.html) Così, ai lat. õ ŭ??? ed ÿ ĭ??? rispondono o ed e senza ulteriori
modificazioni; a ú, ed ó rispondono ię ę e uǫ(/CATALOGO/)
CATALOGO ǫ; ê, ū e ī si mantengono inalterati
(es. vọ???ce, cró???ce; ré???te, sé???te; ma: dunque, famiglia; lięve, sętte, nuǫvo, cǫrpo;
padre, muro, ilo); ma appena occorre notare che al posto di ọ e di ẹ s'incontrano
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
ǫ ed ę in voci d'origine dotta o letteraria, come: des,oto, nobile, crudele, fedele, ed f
in luogo di ie (mero, medico) e ǫ invece di uo (modo, foro), ecc. Nel sistema
consonantico, si verifica ciò(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI che avviene per le vocali:
ARTE le condizioni letterarie
(/TRECCANIARTE/)

sono toscane, anzi fiorentine. Importa osservare che l'antica Toscana, compresa
Firenze, sembra avere avuta più intensa e diffusa la sonorizzazione delle
consonanti sorde intervocaliche. Se così stanno le cose, se cioè la conservazione
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

delle sorde fra vocali non rappresenta sempre condizioni fonetiche antiche, ma
è il risultato di una regressione o di un ritorno, non è chi non veda che molti
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
casi, che si vogliono spiegare sia per effetto delle vocali in contatto con le
consonanti, sia movendo da influssi settentrionali, si possono chiarire con
l'efficacia esercitata dalle classi colte o dal latino delle scuole, cioè per influsso
dotto, nei secoli XIII-XIV, quando splendeva la civiltà fiorentina.

L'Italia, con la Romania, fa parte del grande gruppo orientale dei paesi romanzi,
dove il plurale dei sostantivi e degli aggettivi è dato dal nominativo e non già
(come in francese, spagnuolo, portoghese, sardo, ladino) dalla forma
dell'accusativo (per es., muri, fr. murs, ecc.; buoni, sp. buenos, fr. bons, ecc.).
Essendo venuto a cadere, come già abbiamo detto, l'-s finale nelle lingue
neolatine orientali (e perciò nei dialetti italiani), era naturale che, per
differenziare il plurale dal singolare (per distinguere, cioè, un rosa lat. rosa[m]
da rosa[s], un bonu[m] bono[m] da bono[s], si ricorresse al nominativo (rosae,
boni, ecc.). Per la forma flessionale del singolare, invece, il caso che finì per
trionfare sugli altri fu generalmente l'accusativo.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

La dimostrazione che la forma del singolare continua l'accusativo latino si può


dare partendo dalle condizioni metafonetiche centro-meridionali. Qui,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
come
abbiamo veduto, l'-ŭ dell'accusativo ha esercitato sulla vocale tonica un influsso
(/index.html)
per cui in alcuni luoghi l'ê e l'ó??? si sono dittongati (ie, uo) e in altri si sono
CATALOGO (/CATALOGO/)
chiusi (é???, ọ???) e l'é??? e l'ọ si sono ridotti a i e u, salvo sviluppi posteriori in
abruzzese e nel pugliese settentrionale. Se abbiamo nelle parlate centro-
meridionali un masch. buona accanto
SCUOLAal(/TRECCANISCUOLA/)
femm. bona, se abbiamo, p. es., un mié???
rəkə "medico" ad Arpino accanto a un mela "miele", la ragione risiede
nell'essersi avuto alla finale questo -ŭ. Se vi avessimo avuto un'altra vocale, un
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
o, un'a, un e (p. es. lat. bono, cioè un abl. o un dat.), la metafonesi non avrebbe
avuto modo di manifestarsi e il dittongo non sarebbe potuto sorgere.
Altrettanto si dica per i casi come
TRECCANI "secco",(/CULTURA/)
sikkəCULTURA allato al femm. sẹkka "secca",
dove l'i è determinato sempre dall'-u. Queste condizioni centro-meridionali
trovano riscontro nel ladino, dove abbiamo, a ragion d'esempio, un masch.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
gries (da gruos) "grosso", accanto al femm. grossa e al plur. gros (lat. grossos). In
toscano non si è avuta la metafonesi, ma ciò non è una buona ragione per
escludere il toscano dal processo storico degli altri dialetti. È lecito allargare i
risultati delle considerazioni fatte sui dialetti centro-meridionali e concludere
anche per il toscano, cioè per la lingua letteraria, che la forma flessionale del
singolare si fonda sull'accusativo latino.

Se nel singolare la vittoria dell'accusativo non ha impedito che si siano avuti in


italiano resti di nominativo, di ablativo e persino di genitivo (per es. frate,
strido, stazzo, ant. suoro e suora "sorella", vimine, lunedì, ecc.), nel plurale il
trionfo del nominativo è stato, si può dire, completo. Esso fu provocato dalla
caduta di -s, fenomeno, forse, di remota ragione etrusca, e per esso anche la
stessa frase latina si sistemò in modo nuovo: il soggetto venne a precedere il
verbo e, per es., un Paulum amat Petrus dové mutarsi in Petru[s] ama[t]

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Paulu[m]. Non sono rimasti di altri casi che alcuni pronomi (loro, costoro),
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
qualche forma antiquata (paganoro, femminoro, ecc.) del genitivo e qualche
nome di luogo dall'ablativo.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Espansione dell'italiano. - Se da un lato la lingua italiana molto deve agl'idiomi
stranieri, dall'altro molti termini ha immesso negli altri idiomi stranieri, e ciò
sino da tempi antichi. Fra tutteSCUOLA
le lingue che hanno subito l'influsso straniero,
(/TRECCANISCUOLA/)

quella che tiene il primo posto è il neogreco, che ha attinto soprattutto al


dialetto veneto. In Francia l'italiano letterario influì al tempo della Rinascenza,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
al quale periodo risalgono anche i vocaboli italiani penetrati nel polacco. Meno
debbono all'Italia le lingue europee settentrionali, per le quali il tramite fu
spesso il francese. Nei Balcani, se ne eccettuiamo il serbo-croato e l'albanese,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
che parecchie voci hanno derivato direttamente dai dialetti centro-meridionali,
la diffusione dei termini italiani si compì attraverso il greco. Soprattutto per i
secoli. XVIII-XIX, qualche influsso diretto(/EMPORIUM/)
ACQUISTA si può notare anche in Romania.
Qualche contributo ha dato altresì l'Italia alla cosiddetta "lingua franca", cioè ad
una lingua nautica mista, oggi quasi spenta (v. franca, lingua).

La questione della lingua. - Sulla toscanità, o meno, della lingua letteraria si sono
versati, a cominciare dal primo Cinquecento, fiumi d'inchiostro. La questione
della lingua s'impostò, sin dal principio, su questa base: se l'italiano letterario
fosse un dialetto (il fiorentino o, più generalmente, il toscano) o fosse una
lingua indipendente da tutti i dialetti. Sorsero, così, due teorie principali: l'una
della "fiorentinità", che si sdoppiò in due dottrine: del fiorentino moderno e del
toscano antico; e l'altra dell'"italianità". Secondo quest'ultima teoria, la lingua
italiana sarebbe da considerarsi opera degli scrittori, che, ciascuno in funzione
del proprio gusto e della propria cultura, attingerebbero in maggiore o minore
misura a tutti i dialetti, creando per tal modo l'italiano illustre. Era naturale che
sulla tesi dell'italianità influisse il De vulgari eloquentia di Dante. G. G. Trissino
aveva affermato che Dante aveva condannato il dialetto toscano. In realtà,
Dante, in cerca del suo volgare illustre, aulico, cardinale (un volgare insomma
proprio della poesia) aveva pensato di rintracciarlo al di sotto delle alterazioni
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

dialettali. Ma già prima che il trattato dantesco fosse stampato, il Calmeta


(Vincenzo Collo) in un'opera 
perduta aveva proposto di sostituire al toscano
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

una lingua "cortese". A sentire il Bembo, la lingua cortese del Calmeta sarebbe
(/index.html)
stata la lingua della corte di Roma. B. Castiglione aveva sostenuto che la lingua
CATALOGO (/CATALOGO/)
illustre dovesse essere una lingua sì cortigiana, signorile, ma non quella della
corte di Roma, sibbene della società nobile e colta delle corti italiane. P. Bembo,
invece, nelle Prose della volgar lingua (1525) non aveva esitato a propugnare la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
tesi della fiorentinità arcaicizzante, insistendo sull'imitazione dei classici, cioè
degli scrittori toscani del sec. XIV. Contro questa teoria dell'arcaicità si leverà
poi L. Castelvetro. N. Machiavelli decisamente
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) affermava
ARTE che l'italiano
(/TRECCANIARTE/)

letterario non poteva essere che il fiorentino vivente. Una dimostrazione della
teoria fiorentina tentò B. Varchi nell'Ercolano. Discussioni lunghe, sofistiche,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
complicate, che stanno al di fuori della vera e propria storia della lingua, ma che
ebbero una certa importanza dal punto di vista nazionale, e lasciarono un lungo
strascico e influirono, più o meno,ACQUISTA
sugli scrittori dall'Ariosto al Manzoni. Si sa
(/EMPORIUM/)
che il Giordani e il Leopardi avversarono il "fiorentinismo" e si riattaccarono
piuttosto al Bembo nelle loro simpatie per il toscano del Trecento, nelle quali
s'incontravano col più fervente dei propugnatori dei trecentisti, Antonio
Cesari.

Ma il toscano s'impose al di fuori e al di sopra di queste discussioni: il toscano,


diciamo, di tipo fiorentino dotto, cioè non proprio quello che andò a cercare
sulle rive dell'Arno il Manzoni ma piuttosto quello che a G. I. Ascoli riuscì di
caratterizzare nel suo memorando proemio all'Archivio glottologico italiano
(1873).

Abbiamo veduto per quali sottili fibrille la lingua letteraria si ricongiunga al


fiorentino. Ma non bisogna dimenticare che il tronco di questa lingua si è
alimentato di linfe venute da altre regioni e più propriamente da tutta la cultura
italiana, perché in realtà l'intera penisola ha contribuito in varia misura e

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 858/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

contribuisce, con la Toscana, a crearla, quale possiamo studiarla concretamente


nelle opere degli scrittori e quale la si rinnova, ad ogni ora, parlandola
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
e
rendendola sempre più ricca e varia.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Bibl.: La prima partizione e trattazione sintentica, di carattere scientifico, dei
dialetti italiani, è quella che G. I. Ascoli tracciò nel 1880 per la 9ª ed.
dell'Encyclopædia Britannica e ripubblicò nel suo Archivio glottologico italiano,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
VIII, pp. 98-128. I principali tratti caratteristichi di questi dialetti sono poi stati
raccolti ed esaminati da G. Bertoni, Italia dialettale, Milano 1916. Le più recenti
descrizioni, sobrie e precise, sono quelle di C.ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Merlo nell'articolo introduttivo
(/TRECCANIARTE/)

della rivista Italia dialettale, I (1924), pp. 11-26 e nello studio Lingue e genti
d'Italia, in Genti e favelle, Milano 1933. Una preziosa classificazione dei dialetti
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
alpini ha dato C. Salvioni, in Lettura, I, pp. 715-724. Dei dialetti è tenuto pur
conto nella grammatica italiana di F. D'Ovidio e W. Meyer-Lübke (in tedesco
nel Grundriss der roman. PhilologieACQUISTA
di G. Gröber, 2ª ed., Strasburgo 1904-1906 e
(/EMPORIUM/)

in italiano, per cura di E. Polcari, Milano 1906, 3ª ed., Milano 1932). È limitata,
come dice il titolo, alla lingua letteraria e ai dialetti toscani l'opera del Meyer-
Lübke, Gramm. stor. della lingua italiana e dei dil. toscani, riduz. e trad. di G.
Braun e M. Bartoli, Torino 1927 (nuova ediz.). Ai dialetti d'Italia è pure
consacrata una non piccola parte della Fonologia romanza di P. E. Guarnerio,
Milano 1918. Indispensabile per la dialettologia italiana, il meritorio Sprach- und
Sachatlas Italiens u. Südschweiz (di cui sono comparsi quattro volumi) di K. Jaberg
e J. Jud.

Per gli elementi lessicali prelatini, si hanno le indicazioni bibliografiche


opportune in G. Bertoni, Ital. dial., cit., p. 200 e in P. Savj-Lopez, Le origini
neolatine, Milano 1918; v. inoltre V. Bertoldi, Problèmes de substrat, in Bull. de la
Soc. de ling. de Paris, XXXII (1931), pp. 93-184. Un lavoro fondamentale
sull'argomento rimane quello di J. Jud, Dalla storia delle parole lombardo-ladine,
in Bulletin de dial. romane, III (1911), pp. 1-18; 64-86. Sugli elementi italici, E.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 859/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Ernout, Élem. dialectaux dans le vocabulaire latin, Parigi 1909, e F. Ribezzo in Atti
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
della R. Acc. napol., n. s., I, p. 160 seg. Sugli elementi greci è da vedere: G. Rohlfs,
(/index.html)u. Romanen in Unteritalien, Ginevra 1924 (cfr. Battisti, in Revue de
Griechen
linguistique romane, III, 7; N. Maccarrone,
CATALOGOin Arch. glott. ital., 1926; G. Rohlfs, in
(/CATALOGO/)

Rev. de linguistique romane, III, 119) e soprattutto dello stesso Rohlfs, Et.
Wörterbuch der unterital. Gräzität, Halle 1930; id., Diz. dial. delle tre Calabrie, fasc.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
1-3, Halle e Milano 1932. Per l'influsso arabo, v. G. Rohlfs, in Zeitschr. f. roman.
Philol., XLVI (1926), p. 174 segg. Per gli elementi germanici, v. W. Bruchner,
Charakteristik d. german. Elem.
LIBRI Basilea
im Italienischen,ARTE
(/TRECCANILIBRI/) 1899; G. Bertoni,
(/TRECCANIARTE/)

L'elemento germanico nella lingua italiana, Genova 1915 (cfr. C. Salvioni, in Rend.
d. R. Istituto Lombardo, s. 2ª, XLIX, 1917; G. Bertoni, Anticritica. Per l'elemento
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
germanico nella lingua italiana, Modena 1917); J. Brüch, Ein luss d. german.
Sprachen auf d. Vulgärlatein, Heidelberg 1913. Per gli elementi francesi, R. R.
Bezzola, Abbozzo di una storia dei gallicismi
ACQUISTA nei primi secoli, Zurigo 1926; per
(/EMPORIUM/)

quelli spagnuoli, B. Croce, La lingua spagnuola in Italia (con un'appendice di A.


Farinelli), Roma 1985, ed. E. Zaccaria, Elemento iberico (con un'appendice di A.
Farinelli), Roma 1895, ed E. Zaccaria, Elemento iberico nella lingua italiana,
Bologna 1927. Per l'espansione dell'italiano, cfr. B. E. Vidos, L'espansione della
lingua italiana, Numega 1932.

Per la "questione della lingua", v.: V. Vivaldi, Storia delle controversie linguistiche,
2ª ed., I, Catanzaro 1925; T. Labande-Jeanroy, La question de la langue en Italie,
Strasburgo 1925.

Dialetti non italiani.

L'entità numerica degl'Italiani parlanti abitualmente un idioma o un dialetto


non italiano risulta dal seguente prospetto, che si riferisce al 1921, data
dell'ultima rilevazione (non essendosi eseguita una speciale rilevazione al

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 860/1196
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riguardo in occasione del censimento effettuato nel 1931).


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Il totale di circa 800.000 persone rappresenta un po'meno del 21 per mille della
(/index.html)
popolazione. Questa percentuale, che si riferisce al 1921, dovrebbe essere
CATALOGO (/CATALOGO/)
alquanto discesa nel decennio seguente; è lecito perciò affermare che il 98% dei
cittadini italiani parla abitualmente la lingua o un dialetto italiano; degli
alloglotti, una parte può poi anche parlare l'italiano (nel 1921 più di due terzi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
circa dei serbocroati dell'Istria, un sesto degli Sloveni, appena il sei per cento
dei Tedeschi altoatesini). Gli Sloveni formano un nucleo compatto nel Friuli
orientale e nell'Istria diLIBRI
nordest. Circa 34.000,ARTE
(/TRECCANILIBRI/) in gran parte bilingui, erano
(/TRECCANIARTE/)

inclusi entro i confini del Regno anteriori alla guerra mondiale; il resto nelle
provincie di Gorizia, Trieste, Pola e Fiume.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Il nucleo più importante di Tedeschi è quello formato dagli Altoatesini (alto


bacino dell'Adige a monte della stretta di Salorno, il quale tuttavia comprende
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
anche aree mistilingui e zone ladine); ivi si censirono nel 1921 circa 190.000 ab.
parlanti abitualmente il tedesco. Altri piccoli gruppi si trovano nel Trentino
(Anterivo e Trodena; Senale, Lauregno, Proves; Fierozzo, Palù, ecc.; in tutto
4000 persone). Un altro piccolo nucleo tedesco è costituito dalla Val Canale
(parte del comune di Camporosso, Malborghetto, Tarvisio e località vicine; in
tutto 4100 ab.). Entro gli antichi confini i nuclei più notevoli sono quelli sparsi
alle falde del Monte Rosa (Macugnaga e Formazza; Alagna, Rima e Rimella;
Gressoney e Issime; poco più di 400 persone). Altri esigui nuclei si trovano
nelle Alpi Carniche (Sauris e Timau; Sappada); nei Sette Comuni vicentini e nei
Tredici Comuni veronesi la parlata tedesca è rapidamente abbandonata; in
quelli non più di 45 famiglie (190 persone) del comune di Roana parlavano
ancora abitualmente il tedesco nel 1921, in questi non rimaneva che il
gruppetto della località di Giazza (125 famiglie; 711 ab.).

I Serbocroati sono raggruppati nell'Istria, soprattutto nei comuni di Pinguente,


Rozzo, Montona, Orsera, Parenzo, Visignana, Albona, Antignana, Bogliuno,
Fianona, Gimino, Pisino, Barbana d'Istria, Volosca. Laurana, ecc.; in una parte
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dell'isola di Cherso nell'isola di Lagosta e in tre località dei dintorni di Zara.


Un'isola serbocroata si ISTITUTO
trova nel(/ISTITUTO/)
Molise, costituita  di
dalle tre località finitime
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

San Felice Slavo, Acquaviva Collecroce e Montemitro, i cui abitanti sono


(/index.html)
tuttavia bilingui.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Il nucleo francese è costituito da una settantina di comuni valdostani, nella


maggior parte dei quali la parlata franco-provenzale è in prevalenza assoluta,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dai comuni valdesi delle valli del Pellice e del Chisone, da 17 comuni della Val
di Susa e dal comune di Casteldelfino nel Saluzzese. I nuclei franco-provenzali e
provenzali dell'Italia meridionale (Faeto e Celle
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEnel(/TRECCANIARTE/)
Foggiano; Guardia
Piemontese e altri nuclei valdesi della Calabria) non sono registrati nelle
statistiche ulficiali.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Per l'elenco delle località ove si parla l'albanese e il greco v. alle voci albanesi
d'italia e greci d'italia. La parlata albanese si conserva anche nella località di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Borgo Erizzo presso Zara.

Il catalano è parlato nel comune di Alghero in Sardegna.

Finalmente il romeno è parlato da un piccolo gruppo istriano, costituito di 7


località (Lettai, Gradigne, Valdarsa, Villanova, Grobenico, Briani, Sucodru) nel
comune di Valdarsa, e una (Seiane) nel comune di Castelnuovo d'Istria.

Dialetti franco-provenzali e provenzali. - Nella Valle d'Aosta, nelle alte sezioni


delle valli della Stura settentrionale, dell'Orco, della Dora Riparia, nelle Valli di
Lanzo si parlano dialetti di tipo franco-provenzale (v. franco-provenzale). I
dialetti delle alte valli della parte più occidentale della provincia di Torino e di
quelle della provincia di Cuneo sono di tipo provenzale (v. Provenza: Dialetti).
Anche i dialettì valdesi, che sembrano una diretta importazione d'oltralpe, sono
provenzali.

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Il dialetto di Faeto e di Celle San Vito (Foggia) è franco-provenzale, quello di


Guardia Piemontese è provenzale.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 

(/index.html)
La lingua francese è usata nella provincia d'Aosta e, molto meno, negli antichi
CATALOGO (/CATALOGO/)
circondarî di Pinerolo e di Susa; è invece pochissimo nota nelle isole
linguistiche provenzali e franco-provenzali dell'Italia meridionale.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Dialetti tedeschi. - È necessario fare una netta distinzione fra le penisole
linguistiche dell'Alto Adige e di Val Canale (Friuli) nelle quali la parlata
continua al di qua del confine le sostanziali caratteristiche
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e tendenze del
ARTE (/TRECCANIARTE/)

moderno bavarese alpino, e le colonie tedesche in cui dal momento della


deduzione venne a cessare ogni vitale contatto con l'unità linguistica tedesca e
dove per conseguenza il dialetto a pocoCULTURA
TRECCANI a poco si(/CULTURA/)
fossilizzò.

RANDE LETT-I-J 32esimo 43


ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Alto Adige. - La vicinanza al tirolese si tradisce nel tedesco atesino non solo nel
lessico e nella morfologia (per es., nella conservazione delle vecchie forme
pronominali ess, enk, enker per ihr, euch, euer) ma anche nella veste fonetica;
sono, p. es., fenomeni comuni all'atesino e al tirolese l'aspirata kh (per es.,
dönkht per denkt "pensa"), il dittongo òa per il vecchio ei (khlòada per Kleider
"vestiti"), il passaggio di st a scht (göschter per gestern "ieri"), i dittonghi ië, ue (liëb
per lieb "caro", guet per gut "buono"), la pronuncia velare di a (pòh per Bach
"ruscello") e la riduzione della vocale metafonizzata ä ad a (pachl per Bächlein
"ruscellino"), lo sviluppo di o da au al dittongo òa (stòassn per stossen "urtare"),
ecc. Ciò non toglie che sullo spartiacque del Brennero passi un piccolo fascio di
isofone che distingue dialettalmente il Tirolo dall'Alto Adige; che il dialetto
pùstero e quello dell'Isarco centrale abbiano particolari contatti col carinziano,
come il venostano è viceversa ambientato verso occidente. I vecchi confini
comitali corrispondono nell'Alto Adige intedescato a limiti dialettali ormai
poco visibili in causa di un rapido e recente livellamento, ma storicamente
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importanti; combinano, per es., col confine della vecchia contea della Pusteria
quello di iu passato nonISTITUTO
a ui ma(/ISTITUTO/)
ad oi (noi "nuovo"; foir "fuoco", contro
MAGAZINE (/MAGAZINE/)
il più
comune dialettale nui, fuir) e quello di uo svoltosi a ui (schúih "scarpa", grúibe
(/index.html)
"fossa") contro ue, ua (ted. letterario, u: Schuh, Grube). Così lungo il vecchio
CATALOGO (/CATALOGO/)

confine orientale del meranese, a Gargazzon, decorre il limite orientale della


pronuncia ü in voci del tipo geben "dare", Weg "via", cui il rimanente dell'Alto
Adige risponde con göbn, wög. In altri casi il bacino dell'Isarco e della Pusteria,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

oppure l'alta Venosta formano delle unità dialettali che continuano al di là dello
spartiacque nel Tirolo orientale o, rispettivamente, occidentale tendenze
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
sostanzialmente identiche. Condizioni dialettali differenziate dalle vicine
parlate tedesche si manifestano anche attualmente nel dialetto periferico di
Nova Levante, Nova Ponente TRECCANI
e Valdagno; esse dànno
CULTURA l'impressione d'una
(/CULTURA/)
colonizzazione ben diversa dalla solita; gli abitanti, secondo una tradizione
documentabile nel Settecento, sarebbero d'origine sveva.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Il tedesco è nell'Alto Adige il dialetto della maggioranza: nel censimento del


1921, i cui dati sono ormai di parecchio superati, la percentuale italiana, non
tenendo conto dei 24.000 Tedeschi stranieri allora residenti nel Bolzanino, era
del 25,4. Il carattere di bilinguità è accentuato dal fatto che non solo tutti i
giovani, ma anche moltissimi adulti conoscono e parlano l'italiano; decisamente
italiane sono le valli ladino-dolomitiche di Fassa, Gardena, Badia, Marebbe;
anche dopo che la lingua dell'amministrazione e della chiesa divenne tedesca, la
zona da Bolzano a Salorno rimase sempre mistilingue, giacché correnti
immigratorie trentine continuarono a vivificare le minoranze italiane.

Grandi tratti dell'Alto Adige cedettero al germanesimo soltanto negli ultimi


secoli. Le valli laterali del massiccio dolomitico, specialmente quelle più vicine
all'italiana Gardena (Tires, Funés, Eores), più al sud Nova Levante e Trodena
conservavano ancora verso il 1600 il vecchio idioma; nella Venosta superiore il
romancio fu oggetto di persecuzioni all'inizio del sec. XVII, ma sopravvisse in
qualche punto fino al periodo napoleonico. A due passi da Merano, a Parcines,
Ulrico da Campell trovò persistere verso il 1570 il neolatino; relazioni
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molteplici di viaggiatori e studiosi tedeschi e italiani dell'inizio del sec. XVII


comprovano la bilinguità di tutto il Tratto Atesino sottostante a Bolzano,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
specialmente a Salorno, Sello, Caldaro, Appiano. Per Bolzano è attendibile la
(/index.html)
dichiarazione del domenicano tedesco Felix Faber, nel 1483, che fino a pochi
CATALOGO (/CATALOGO/)
anni prima la vulgaris locutio era stata italiana e la città s'era intedescata solo
negli ultimi tempi; quantunque l'amministrazione comunale si premunisse dal
1488 contro il pericolo italiano,SCUOLA
l'affluenza della mano d'opera italiana e l'uso
(/TRECCANISCUOLA/)
della sua lingua come lingua delle fiere continuarono a mantenere viva la
tradizione italiana proprio nelle classi inferiori, che tanto facilmente sfuggono
alla documentazione archivistica diretta. La superficialità
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dell'intedescamento
ARTE (/TRECCANIARTE/)

di gran parte del Bolzanino traluce del resto dai nomi di luogo e di famiglia
d'origine italiana e adattati alla fonetica tedesca: è compito della grammatica
storica di esaminare i fenomeni di adattamento e il precedente sviluppo
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

neolatino per ricavarne dati sull'epoca approssimativa in cui si effettuò il


trapasso linguistico.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Val Canale. - Altra penisola linguistica è la Val Canale (cioè il corso superiore
del Fella), fino a Pontebba nuova. La profonda diversità fra le due borgate al di
qua e al di là del vecchio confine (Pontebba-Pontafel), ora notevolmente
superata, si spiega col fatto che qui passò la frontiera dal 1000 circa in poi. Il
problema linguistico è complicato dalla circostanza che in Val Canale
s'incontrano il tedesco e lo sloveno; il primo è la lingua usuale di Pontebba
nuova, Lusnizza, S. Caterina, Malborghetto e Tarvisio, il secondo quella di tre
piccoli centri all'imbocco della Val Bruna: Ugovizza, Valbruna e Camporosso.
Negli stanziamenti principali e più antichi di Pontebba nuova, Malborghetto e
Tarvisio, che furono centri industriali e luoghi di mercato, la popolazione
italiana fu sopraffatta nel corso del sec. XV, ma il veneto rimase la lingua
commerciale. La colonizzazione slovena sembra anteriore alla tedesca: almeno
a Camporosso essa si sovrappose certamente a elementi nostrali. Il dialetto qui
parlato è di tipo carinziano.

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Colonie dell'Alto Perginese, Tredici Comuni, Sette Comuni. - Mentre nell'Alto Adige
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
il tedesco guadagnò sensibilmente terreno nell'epoca moderna, queste colonie

tedesche
(/index.html)
sono da secoli in sensibile deperimento. Storia, toponomastica e
onomastica insegnano che l'attuale modestissimo isolotto tedesco dell'Alto
CATALOGO (/CATALOGO/)
Perginese (Palù, Frassilongo) era fiancheggiato a E. O. S. da altri stanziamenti
alloglotti dal monte di Roncegno alla comunità di Pinè. In continuazione
geografica dell'isola veronese dei Tredici
SCUOLA Comuni, furono un tempo tedeschi,
(/TRECCANISCUOLA/)
nel Trentino meridionale, Lavarone, Terragnolo, Folgaria e la Vallarsa e,
mentre oggi il tedesco è limitato alla parte più interna dei Tredici Comuni, esso
arrivava un tempo a Badia LIBRI Calavena e S. Pietro
(/TRECCANILIBRI/) (cfr.
ARTE L'Italia dial., VII, pp. 83-
(/TRECCANIARTE/)

90). Lo stesso fatto si ripete nei Sette Comuni vicentini, dove il tedesco è ormai
ristretto a Roana, Rozzo, Foza e Ronchi, mentre i dati toponomastici
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
includono nella zona intedescata tutto il sistema collinare di Asiago e
congiungono i Sette e i Tredici Comuni con le isole tedesche assorbite a N. e O.
del Pasubio. Ma nell'interno di questo territorio montuoso le difficoltà di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
comunicazione non permisero la fusione in un unico tipo dialettale dei singoli e
indipendenti stanziamenti baiuvari: simile ma non identico è il tedesco dei
Sette e dei Tredici Comuni (chiamato, molto impropriamente, "cimbro"); esso
è differenziato dal lusernate che a sua volta si stacca notevolmente dal mòcheno
(Alto Perginese). Siccome, eccezion fatta per il mòcheno, per cui si tratta
d'insediamento più recente, e per Lavarone e Folgaria, che sono colonie più
antiche (circa 1166 e 1150), le altre isole tedesche trentino-veronese-vicentine
sono fondazioni coeve della seconda metà del sec. XIII, le divergenze dialettali
si spiegano ammettendo che i coloni siano pervenuti nelle loro sedi definitive
da punti diversi del territorio bavarese. Caratteristica comune a tutte le colonie
tedesche su suolo italiano è, com'era da attendere, l'arcaismo, di modo che non
sono documentate le innovazioni bavaresi dalla metà del Duecento in poi. La
seriorità della colonia perginese traluce appunto nello spostamento di a ad ò e
di ä ad a che manca nelle isole dialettali vicine, che risalgono a un periodo più
antico. Se dunque anche in queste ultime ê si dittonga in ea (béata da m. a. t.
wêtac "malattia") o ô, anche da ei, dà òa (hòazanheissen "chiamare"); se ai

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dittonghi m. a. t. ou, awi, ie, uo, iu, üe, corrispondono òa, öu, ia, ua, au, üa
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
(lòavan - laufen "correre" höbe - Heu "fieno", khnia - Knie "ginocchio", schua

"scarpa"
(/index.html)khaughe - m. a. t. Kiuwe "mascella", müade - müde, "stanco"; se ai m. a. t.

î, û, iu corrispondono i più moderni dittonghi


CATALOGO ai, au, aü (zait, haus, khraüz
(/CATALOGO/)

"tempo, casa, croce"), si tratta di evoluzioni già progredite nel bavarese


all'epoca in cui furono dedotte queste colonie. Fenomeni conservativi nel
consonantismo sono: il rimanere del b intervocalico come lene, senza l'ulteriore
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

digradamento a v, la pronuncia un po' schiacciata della s, il mantenimento di v


del medio alto ted. neiLIBRI
casi in cui il bavarese moderno usa f, la digradazione di b
(/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

a w nel prefisso be - wo e in esempî del tipo wĭschof - Bischof "vescovo", wāwost -


Papst "papa", la distinzione fra la forte t e la lene d, che fra vocali arriva a una
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
spirante. Notevole nel dialetto dei Sette Comuni la conservazione del timbro
delle antiche vocali atone piene, per es. di -o e -a nel nominativo dei sostantivi
deboli maschili e femminili e di -or nel comparativo, fase arcaica di cui non
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

esiste traccia nelle altre isole.

Colonie del Friuli e del Monte Rosa. - Alla stessa epoca risalgono le isole alloglotte
del Friuli e del Monte Rosa. La Val Sesia fu colonizzata nel sec. XII da emigrati
del Canton Vallese, Macugnaga fra il 1261 e 1291 da dissodatori della Valle del
Saas, Ornavasso fra il 1275 e il 1307 da coloni di Naters. Sappada nell'Alto
Cadore, Sauris nella friulana Val Lumiëi e Timau in fondo alla valle del But
parlano un dialetto molto simile, di provenienza pùstera o carinziana con tratti
meno arcaici del "cimbro".

Dialetti greci. - Esistono nell'estremo Mezzogiorno d'Italia due territorî, in cui


si parla greco. Una di queste isole linguistiche si trova in Calabria (a levante di
Reggio), ed è composta dei comuni di Bova, Condofuri, Palizzi, Roccaforte e
Roghudi. L'altro territorio è in Terra d'Otranto (a sud di Lecce), e comprende i
paesi seguenti: Calimera, Castrignano, Corigliano, Martignano, Martano,
Melpignano, Soleto, Sternatia e Zollino. Secondo il censimento del 1921
parlavano greco in Calabria 3639 persone e in Terra d'Otranto 16.033. Mentre
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in Calabria il greco oggi perde rapidamente terreno, la vecchia lingua si


conserva abbastanza tenacemente in Terra di Otranto. Ma il regresso del
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  greco
non data da oggi. Infatti sappiamo che nel Cinquecento il numero dei paesi
(/index.html)
greci era di 25 in Calabria, 27 in Terra d'Otranto. E lo studio dei dialetti in base
CATALOGO (/CATALOGO/)
alla geografia linguistica insegna che la lingua greca nel Medioevo ha dovuto
abbracciare tutto il territorio a sud della linea Nicastro-Catanzaro in Calabria e
a sud della Via Appia in Terra d'Otranto: fino a queste linee gli odierni dialetti
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
romanzi sono tuttora profondamente impregnati di materiale e di spirito greco.
Non si tratta solo di relitti lessicali, che sono numerosissimi nella Calabria
meridionale, ma l'influsso
LIBRIgreco si riscontra anche
(/TRECCANILIBRI/) nella sintassi. Così a sud
ARTE (/TRECCANIARTE/)

delle linee sopra indicate l'infinito è sostituito alla greca da costruzioni


personali: catanz. volèra ma sácciu, regg. vulia mi sácciu, lecc. ulia cu ssacciu
"vorrei sapere", locuzioni che TRECCANI
corrispondono esattamente al greco volgare
CULTURA (/CULTURA/)

ἤϑελα νὰ ξέρω. Fra i relitti lessicali citiamo in Calabria: brósacu "ranocchio" (=


bov. vrúϑaco) ‹ βόϑρακος, golèu "gufo" (bov. agolèo) ‹ αἰγωλιός, malóχa "malva"
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
(bov. molóχa) ‹ μαλάχη, spronu "verbasco" (bov. splono) ‹ στλόνος, sirtu
"tirabrace" (bov. sirti) ‹ σύρτης, spálassu "ginestra spinosa" (bov. spólasso) ‹
ἀσπάλαϑος, vampurída "lucciola" (bov. lamburída) ‹ λαμπυρίδα; in Terra
d'Otranto: lifona "puerpera" (greco otr. leχona) ‹ λεχώνα, zánzicu "maggiorana"
(otr. sánzico) ‹ σάμψυχον, spárganu "fascia da bambini" (otr. spárgano) ‹
σπάργανον, tíferu "acerbo" (otr. tiferó) ‹ τρυϕερός, cilona "testuggine" (otr.
χelona) ‹ χελώνη, úscia "cimosa" (otr. uja) ‹ ᾤα.

Fonetica. - L'aspetto fonetico dei dialetti italo-greci corrisponde generalmente


alle condizioni del neogreco. Sono fenomeni che del resto erano già sviluppati
nei primi secoli dell'era cristiana. Così l'antico υ appare oggi generalmente
come i: lico λύκος, íḍḍo ϕύλλον, bov. iplo, otr. ipuno ὕπνος, ma d'altra parte ciuri
"padre" κύριος, bov. sucía, otr. sucéa "fico" συκέα. La pronunzia i vale anche per
η: iméra ἡμέρα, clima κλῆμα, bov. alíϑia, otr. alísia ἀλήϑεια. Gli antichi dittonghi
sono monottonghizzati: era αἶρα, cino ἐκεῖνος, cilía κοιλία. Dinnanzi a una

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vocale di timbro palatale γ e κ vengono palatalizzati: bov. jeláo, otr. jeló, γελάω,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
cérato κέρατον. Il suono ϑ si conserva in Calabria: ϑéro ϑέρος, liϑári λιϑάριον,
mentre in Terra d'Otranto è stato sostituito da t o s: tero, litari o lisari. Le finali ν
(/index.html)

e ς cadono: ólo ὅλος, aguó αὐγόν. CATALOGO (/CATALOGO/)

Morfologia. - Il futuro viene sostituito dal presente: ércome "verrò" ἔρχομαι.


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Invece del condizionale si usa l'indicativo dell'imperfetto: bov. íϑela, otr. ítela
"vorrei". Il perfetto formato col participio in -ένος (neogreco ἔχω γραμμένος) è
sconosciuto; si usa esclusivamente l'aoristo: égrafsa ἔγραψα. L'infinito sparito in
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Grecia, è riservato a pochi casi, specialmente dopo soźo "io posso": bov. egó
sónno staϑí, ἐγὼ σώνω σταϑῆν "io posso stare". Generalmente viene sostituito da
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
νὰ con un congiuntivo: ϑélo na páo (ἐϑέλω νὰ πάω) "voglio andare".

Tracce arcaiche. - Si osservano specialmente nel lessico. Benché l'italo-greco nel


ACQUISTA (/EMPORIUM/)

suo lessico corrisponda generalmente all'uso del greco moderno (cfr. crasí
"vino" κρασίον invece di οἶνος, zzomí "pane" ψωμίον invece di ἄρτος, nerò
"acqua" νηρόν invece di ὕδωρ), troviamo però, specialmente in Calabria, molti
vocaboli che si riconnettono direttamente con la tradizione dorico-sicula della
Magna Grecia. Citiamo dal dialetto di Bova lanó "palmento" (λανός invece di
ληνός), nasída "terreno coltivato lungo una fiumara" (νασίδα invece di νησίδα),
paftá "pasta di latte rappreso" (πακτά di Teocrito), ásamo "senza marchio"
(ἄσαμος invece di ἄσημος), tamíssi "caglio" (τάμισος di Teocrito), cliźa
"pulicaria" (κνύζα di Teocrito invece del comune κόνυζα), anápordo "specie di
cardo" (sirac. ὀνόπορδον), vúrvito "sterco" (dor. βόλβιτον). Oltre a ciò, si
conservano nel dialetto di Bova molti altri vocaboli, di cui nei parlari della
Grecia ogni ricordo si è perduto, come αἰγωλιός "gufo", δέλλις "vespa", ζυγία
"acero", μάκτρα "madia", ὀργάς "terreno fertile", πυρρίας "pettirosso", ῥῶψ
"quercia", ecc. Si notino anche alcune forme femminili in -ός nella declinazione
degli aggettivi come ega ásamo (ἄσαμος) "capra senza marchio", στέριϕος
"animale senza latte", ἔτοιμος "gravida", forme caratteristiche del più antico
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greco. Ciò fa supporre che il grecismo del Mezzogiorno d'Italia non si debba
considerare, col Morosi, filiazione del greco bizantino, ma che si tratti,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
specie
in Calabria, di una grecità autoctona protrattasi fino a oggi senza interruzione.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Dialetti slavi. - In Italia si parlano dialetti slavi: 1. nell'oasi linguistica serbo-
croata del Molise: 2. lungo i confini orientali: sull'isola di Lagosta; nella piccola
striscia di terraferma intorno a SCUOLA
Zara; sulle isole del Quarnaro: Lussino, Sansego,
(/TRECCANISCUOLA/)
Unie, Cherso (eccettuate le città); nelle campagne istriane; nel retroterra di
Trieste sino al confine d'Italia; nell'alta e media val d'Isonzo (fatta eccezione per
i centri cittadini); in una parte
LIBRI della Val di Resia
(/TRECCANILIBRI/) ARTEe (/TRECCANIARTE/)
della Val Canale. Tutti questi
dialetti appartengono al gruppo slavo-meridionale, e precisamente al serbo-
croato e allo sloveno, i quali s'incontrano nell'Istria su una linea che, partendo
dal golfo di Pirano costeggia ilTRECCANI
corso della Dragogna,
CULTURA supera una profonda
(/CULTURA/)

insenatura di tipo misto croato-sloveno (dintorni di Pinguente), piega nei


pressi di Gelovizza verso nord, raggiunge la carrozzabile Trieste-Fiume e la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
segue fino a Passiacco, donde continua direttamente a est sino al confine
italiano al sud del Monte Nevoso. I parlari slavi al sud di questa linea sono
serbo-croati, quelli al nord invece sono tutti sloveni, compresi anche i dialetti
della Val di Resia che Baudouin de Courtenay considerava erroneamente di
tipo serbo-croato.

L'oasi linguistica del Molise è costituita da tre villaggi: Acquaviva Collecroce,


San Felice Slavo e Montemitro. La popolazione alloglotta (o meglio bilingue) di
questa colonia ammontava venti anni fa a circa 3000 abitanti; oggi per il
continuo assorbimento, essa sarà certo di parecchio minore. Il dialetto che vi si
parla è di tipo štokavo-ikavo (da što "quid" e da i per (i)je del serbo-croato
letterario corrispondente a un ĕ paleoslavo) con alcuni arcaismi (per es., la
mancanza della desinenza -a nei genitivi plurali) e qualche lieve infiltrazione di
elementi čakavi (da ča per što). Per queste ragioni, come pure per argomenti
meno sicuri di carattere lessicale e storico, è molto probabile che la popolazione
di questi villaggi sia giunta in Italia dalla Dalmazia centrale (tra la Cetina e la

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Narenta) nella seconda metà del sec. XV. E si tratta dell'ultimo nucleo d'un
numero molto maggiore 
di Croati (e forse anche Serbi) che fuggendo dalle
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

invasioni turche s'erano rifugiati sull'altra sponda dell'Adriatico.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Prevalentemente čakavo è invece il dialetto di Lagosta, con j per dj (meja, serbo-
croato letterario meßa "confine", cfr. medius), t′ per tj (sret′a, lett. sreća
"fortuna"), n in fine di parola per -m, ecc.
SCUOLA Si tratta però di un parlare di tipo
(/TRECCANISCUOLA/)

misto, poiché vi si riscontrano non poche particolarità proprie dei dialetti


štokavo-jekavi della terraferma tra la penisola di Sabbioncello e Ragusa.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

I parlari croati nei villaggi dell'isola di Lussino sono in piena dissoluzione: la


popolazione vi è di regola bilingue e vi sono nei due dialetti di cui si serve non
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
pochi parallelismi anche d'ordine fonetico: per es., j per l' (kašaj per scr. lett.
kašalj, accanto a dial. veneto fojo per foglio) e in linea generale una forte
tendenza alla depalatalizzazione: tsekat per(/EMPORIUM/)
ACQUISTA čekat in croato (tsinque per cinque nel
dialetto veneto della regione), ecc. Caratteristica vi è inoltre, ma
insufficientemente studiata, la dittongazione delle vocali toniche lunghe.

Maggiore vitalità ha il dialetto croato dell'isola di Cherso che per il suo


ekavismo (e per je, ije) si distingue dagli altri dialetti čakavi e per il suo carattere
conservativo, specie nel lessico, si avvicina ai parlari croati dell'isola di Veglia.

La grande varietà dialettale dell'interno della penisola istriana ha la sua


spiegazione nelle condizioni storiche; gli Slavi cominciano a penetrarvi,
attraverso il passo del Montemaggiore, nel sec. VII; e continuano ad affluirvi
periodicamente nei secoli seguenti. Si tratta d'immigrazioni dapprima
spontanee, ma poi promosse dagli stessi padroni della penisola. In quanto
questi coloni provenivano da regioni limitrofe (parlanti dialetti čakavi) e in
quanto, sia per il loro scarso numero, o per la superiorità numerica della
popolazione slava più indigena, potevano da questa essere assimilati, i loro
odierni successori parlano ancora oggi dialetti di tipo čakavo. Ciò vale per la
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parte orientale della penisola (la delimitazione a ovest e a nord è fornita da una
linea che, seguendo dapprima il corso dell'Arsa volge ad occidente nelle
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
vicinanze di Gimino, ritorna al nord fino a Vermo presso Pisino e da lì piega a
(/index.html)
NE. fino a raggiungere nei pressi di Obrovo Santa Maria la carrozzabile
CATALOGO (/CATALOGO/)
Trieste-Fiume). La popolazione campagnola a ovest di questa linea, essendo
giunta nell'Istria più o meno dopo il sec. XV e provenendo in massima parte
dall'interno della Dalmazia (Morlacchi) o della Bosnia, e persino dal
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Montenegro, parla dialetti štokavi quasi puri, oppure, tra il Quieto e la
Dragogna, un parlare misto štokavo-čakavo. Nulla di particolare da osservare
per i dialetti čakavi: essi hanno
LIBRI čr- per il cr- del
(/TRECCANILIBRI/) serbo-croato
ARTE letterario (črn
(/TRECCANIARTE/)

"nero"); la pronuncia t′ per tj (svit′a "candela"); per la -l finale conservazione o


dileguo (rekal o reka per il scr. lett. rekao), il valore di futuro del presente dei
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
verbi perfettivi (kupin "comprerò"), ecc. I dialetti štokavi dell'Istria concordano
con quelli čakavi in alcuni arcaismi; in ča per što (ne deriva anche qui, come in
altri casi, che la denominazione diACQUISTA
čakavo o(/EMPORIUM/)
štokavo è molto impropria) e in
alcuni altri tratti di scarsa importanza. Per il resto essi vanno d'accordo con le
principali caratteristiche dello štokavo-ikavo. Fra questi dialetti merita una
menzione a parte quello di Peroi, che è di tipo montenegrino (gli abitanti, circa
300, di Peroi, rappresentano una colonia montenegrino-ortodossa); e quello
della Ciceria (intorno a Gelovizza e Vodizze di Castelnuovo) perché circondato
da dialetti di tipo čakavo o sloveno.

Nel territorio linguisticamente sloveno si possono distinguere i seguenti


dialetti o aggruppamenti dialettali: 1. il dialetto del Carso che partendo dal
Montemaggiore attraversa l'Isonzo e raggiunto, al nord della Selva di Ternova,
il confine statale, lo segue (con qualche propaggine nel territorio iugoslavo)
fino al Monte Nevoso. Questo dialetto che all'ovest confina con l'italiano e al
sud col croato dell'Istria, ha come caratteristiche principali la vocale a per le
semivocali antiche in sillabe atone, il passaggio di -m in -n in fine di parola e
l'uso frequente d'infiniti del tipo zapneti (dal pres. zapnem); 2. il dialetto dell'alto
Isonzo e dell'Idria che segna la transizione tra il dialetto del Carso e quelli della
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Slovenia (nella quale però penetra nella zona di Poljane, Škofja Loka, Logatec);
3. le ultime propaggini ISTITUTO
sud-occidentali del dialetto carinziano (dintornidi
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Tarvisio); 4. il dialetto della Valle di Resia, interessante soprattutto per


(/index.html)
l'influenza sistematica che le vocali toniche vi esercitano su quelle atone
CATALOGO (/CATALOGO/)
(armonia vocalica).

Tutti i parlari slavi entro i confini d'Italia hanno subito un forte influsso del
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
lessico italiano; e quasi tutti indietreggiano, sia pure lentamente, al contatto
con la lingua italiana, o meglio con i dialetti: veneziano e friulano. Tale
espansione dell'italianoLIBRI
è dovuta soprattutto alla
(/TRECCANILIBRI/) ARTEfunzione culturale che in
(/TRECCANIARTE/)

queste zone hanno avuto i centri cittadini, i quali seppero conservare il loro
carattere italiano anche quando, in seguito a vicende storiche, furono più o
meno circondati da zone linguisticamente eterogenee.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Dialetti albanesi. - I dialetti albanesi parlati nel regno (v. albanesi d'italia) si
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
trovano in tre zone distinte: 1. nell'Italia Meridionale; 2. in Sicilia; 3. nella
Dalmazia italiana. Le colonie dell'Italia meridionale e della Sicilia parlano
dialetti di tipo tosco (vedi albania, Lingua); quella di Borgo Erizzo (Zara), un
dialetto ghego.

La più settentrionale delle colonie albanesi dell'Italia meridionale è Villa


Badessa, frazione del comune di Rosciano (Pescara); essa è anche la più recente,
essendo stata fondata nel 1744. Il dialetto di Villa Badessa ha una posizione
speciale nel complesso dei dialetti albanesi d'Italia; gli abitanti sono infatti
Chimarioti, venuti da Pikernion, villaggio non lungi da Santi Quaranta.
Differente è l'origine e la parlata delle colonie della provincia di Campobasso
(Montecilfone, Campomarino, Portocannone, Ururi, Santa Croce di Magliano,
tutte nel circondario di Larino) e dell'estremità settentrionale della provincia di
Foggia (Chieuti, Casalvecchio di Puglia). Nella provincia di Foggia erano anche
albanesi (e oggi sono, completamente o quasi, linguisticamente pugliesi)
Casalnuovo Monterotaro, Castelluccio de' Sauri e Panni. Dopo questo gruppo
di colonie albanesi, procedendo verso sud, segue un grande iato nel quale
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troviamo appena tre o quattro colonie albanesi e precisamente Greci


nell'estremo nord-est della provincia di Avellino, Barile e Maschito nella
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  parte
settentrionale della provincia di Potenza. Isolate restano le colonie di San
(/index.html)
Marzano e Roccaforzata (un tempo anche S. Giorgio Ionico, Faggiano e
CATALOGO (/CATALOGO/)
Monteparano) in provincia di Taranto. Con le due colonie di San Paolo
Albanese e Costantino Albanese, nell'estremità meridionale della provincia di
Potenza s'inizia un denso gruppo di colonie albanesi nella Calabria (Farneta.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Castroregio, Platici, Frascineto, Porcile, Civita, Lungro, S. Basile,
Acquaformosa, Firmo, S. Caterina Albanese, Cerzeto, S. Benedetto Ullano,
Falconara Albanese, Spezzano Albanese, San ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Lorenzo del Vallo, Vaccarizzo
(/TRECCANIARTE/)

Albanese, San Giorgio Albanese, San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone,
Macchia, Santa Sofia d'Epiro e altri in provincia di Cosenza; Pallagorio, S.
Nicola dell'Alto, Andali, Marcedusa,
TRECCANI Zangarana, Vena, Caraffa, ecc. in
CULTURA (/CULTURA/)

provincia di Catanzaro). Le colonie albanesi in Sicilia sono tutte nella provincia


di Palermo; originariamente erano sette, ma oggi rimangono linguisticamente
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
albanesi solo Piana dei Greci, Contessa Entellina, e Palazzo Adriano; in piccola
parte S. Cristina Gela; Mezzoiuso è già completamente siciliano. Nella
Dalmazia italiana c'è solo la colonia di Borgo Erizzo in provincia di Zara.

I dialetti albanesi d'Italia (escluderemo dal presente esame il dialetto di Borgo


Erizzo che essendo ghego rappresenta un tipo speciale) si distinguono per
alcuni fenomeni, e precisamente per fenomeni di conservazione, preziosi per
ricostruire la storia dell'albanese, e per fenomeni d'innovazione.

Fra i fenomeni di conservazione ricorderemo: il mantenimento del dittongo uo


(da õ in uscita) che nei dialetti toschi d'Albania è ridotto ad ua: p. es., škruoń
(Molise), to. škruaj "scrivo"; muoji "mese", gruoja "donna" (dialetti delle
provincie di Campobasso, di Foggia e di Piana dei Greci) cfr. tosco muaji,
gruaja. L'albanese d'Italia, accanto alla fase più antica uo, conosce anche la

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 874/1196
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riduzione di uo a u nei participî (maravil′úr "maravigliato"; ǵ atšúr "ghiacciato")


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
e nella 3ª persona pl. dell'aoristo (u fεrmún "si fermarono"); sporadicamente si
ha anche la fase ue in tue: per es., tue pεskúr o pεskúer "pescando".
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)

A Montecilfone invece del dittongo ie si trova i, p. es. δit "dieci", lipur "lepre".
Le riduzioni di ie in i e di uo, ue in u sono peculiarità gheghe; la loro presenza
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nei dialetti d'Italia dimostra che la monottonghizzazione era altra volta assai più
estesa verso il sud e che più tardi, in Albania, è andata retrocedendo.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Anche nella flessione verbale questi dialetti hanno dei caratteri arcaici e
conservativi che ricordano il ghego; p. es., la semplicità del sistema
dell'imperfetto nei dialetti del TRECCANI
Molise (ove troviamo
CULTURA le stesse desinenze
(/CULTURA/)
dell'aoristo). Come particolarità di conservazione, si può ricordare anche il
numero considerevole di aoristi sigmatici (ǵ etš "trovai", ecc.) e il
mantenimento del -v- intervocalico in -ava-
ACQUISTA -ova- -eva- -iva-, pur nella terza
(/EMPORIUM/)

persona singolare dell'aoristo. Una caratteristica fonetica è il passaggio di ł alla


spirante γ (gh): per es., dieyi "il sole" (alb. diełi); kieγa "il cielo" (alb. kieła).

Tra i fenomeni d'innovazione i principali sono quelli derivati dai contigui


dialetti italiani e dal bilinguismo; ricorderemo il volgere della vocale finale ε ad
a in una parte della Calabria (p. es., a Vena), dove i dialetti calabresi circostanti
hanno la tendenza a volgere l'e finale in a: p. es., nga "non" per ngε, ialezan "la
parola [acc.]" per ialezεn; la sonorizzazione delle sorde dopo nasali; p. es.,
prεmdóń "prometto" (alb. comune prεmtóń). Nella morfologia è interessante
l'adattamento al sistema grammaticale albanese del copioso materiale lessicale
italiano mutuato. I verbi o si adattano alle categorie verbali albanesi (p. es.,
sparańóń "risparmio"), o s'introducono col suffisso dell'infinito italiano cui si
aggiungono le varie uscite verbali albanesi, p. es. kapiriń "capisco", u fendirta "io
offesi", ecc. Numerosi sono gl'influssi italiani nella sintassi e nella fraseologia
(p. es., ǵiϑ sor dε "ogni sorta di...", a forza zo "a forza di...", in as "finché").
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Quanto agli elementi lessicali essi sono numerosissimi; come avviene sempre
nelle zone bilingui, la percentuale delle voci mutuate è tanto maggiore
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
quanto
più è colta la persona che parla.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Dialetti romeni. - Il romeno, o per meglio dire l'istroromeno (che è uno dei
quattro dialetti fondamentali in cui si suddivide il romeno; v. romania: Lingua)
è parlato solo in Istria, in due gruppi di villaggi divisi fra loro dal Monte
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Maggiore. Il gruppo settentrionale comprende ora solo il villaggio di Seiane, di
540 abitanti, nel comune di Castelnuovo d'Istria in provincia di Fiume. Il
gruppo meridionale è LIBRI
formato dai Romeni del
(/TRECCANILIBRI/) comune
ARTE Valdarsa e comprende
(/TRECCANIARTE/)

sette paesi con un totale di 2044 abitanti. L'istroromeno perde continuameme


terreno di fronte al croato, e ora anche all'italiano. Il dialetto istroromeno ha
una notevole individualità, essendosi
TRECCANI separato
CULTURAin epoca considerevolmente
(/CULTURA/)

antica; esso rappresenta, secondo alcuni studiosi, l'ultimo e più settentrionale


resto di quella lingua parlata dai cosiddetti "Romeni occidentali" che dai Balcani
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
erano risaliti fino a Veglia e all'Istria e che hanno lasciato molte tracce del loro
passaggio anche in Dalmazia; secondo altri sarebbe invece da considerare quasi
come una propaggine del dacoromeno. La comprensibilità fra un istroromeno e
un romeno parlante uno degli altri tre dialetti fondamentali (dacoromeno,
aromeno e meglenitico) è esclusa.

Fra le numerose caratteristiche dell'istroromeno ricorderemo: nella fonetica: 1.


il passaggio di ă finale a ę (sia tonico sia atono); p. es., farę "afară", sęrę "seară", dę
"dă", l'ę "ia" [‹ levat], ecc.; 2. la riduzione del dittongo oa in o: p. es., codę "coadă",
noptę "noapte", osele "oasele"; 3. il passaggio di u̯ a v, sia in posizione
intervocalica, sia come secondo elemento dei dittonghi au, eu, sia in fine di
parola: p. es., dova "a doua", nova "nouă = nuova", avzit "auzit", grăv "grâu"; 4. il
mutamento di nv in (n)m: p. es., (ă)nmeţå "învăţà" (‹ invitiare, cfr. alb. mεsoń); 5.
la contrazione di e + a in a: p. es., cåla "calea"; 6. il rotacismo (n > r) quasi
identico a quello che si trova nei più antichi testi dacoromeni, per cui n
intervocalico passa in r negli elementi latini: p. es., burę "bună", bire "bine",
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

gal′irę "găină", lărę "lână", ecc.; 7. una caratteristica negativa è l'assenza della
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
palatalizzazione delle labiali, che si trova nei dialetti suddanubiani e in parte del
dacoromeno;
(/index.html)
8. caratteristica fonetica dovuta all'influsso slavo è l'epentesi di un
l′ fra una labiale e una i̯ (fusasi poi nel l′): p. es., pl′erde "pierde", l′er "fier" (cfr.
CATALOGO (/CATALOGO/)
serbocroato zdravlje da zdravje). Nella morfologia ricorderemo: 1. il mutamento
di m in n nella prima persona plurale: p. es., virin "venim"; 2. la terminazione
analogica -u nella terza personaSCUOLA
dei verbi della prima coniugazione: p. es.,
(/TRECCANISCUOLA/)

iel'å lu "ei află"; 3. l'introduzione della forma del presente indicativo anche nel
presente congiuntivo della prima coniugazione, nella terza pers.: p. es., neca å lę
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

"sa afle"; 4. il sistema di numerazione che si differenzia da quello degli altri


dialetti (quantunque fortemente influenzato dal croato); 5. un nuovo tipo di
coniugazione in -êi̯ che comprende in generale
TRECCANI i verbi mutuati dall'ital. o dal
CULTURA (/CULTURA/)

croato: p. es., gambięi̯ ‹ "cambiare", urdinęi̯ ‹ "ordinare", zecopęi̯ ‹ "zakopati"; 6. il


nuovo imperfetto in -åi̯ a -ęi̯ a -ii̯ a: p. es., a låi̯ a "aflà", sedęi̯ a "Şedeà", verii̯ a
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
"venià".

Vi sono infine alcune caratteristiche sintattiche (specialmente notevole la


maggiore estensione dell'uso dell'infinito) e parecchie caratteristiche lessicali,
sia di conservazione sia d'innovazione. Per quanto l'istroromeno conservi
alcune voci sparite negli altri dialetti (åsir ‹ asinus, ií ‹ ire, ecc.), l'isolamento dei
parlanti in un ambiente straniero, il loro bilinguismo (e spesso trilinguismo),
ha reso il lessico zeppo di elementi croati e italiani (veneti).

Dialetti catalani. - Un dialetto catalano si parla nella città di Alghero. Una


guarnigione catalana fu lasciata in quella città da Pietro IV di Catalogna-
Aragona, dopo che egli ebbe vinta nel 1353 la flotta genovese; domata nell'anno
successivo, in una seconda spedizione, una rivolta, Alghero, fu annessa alla
corona aragonese. Nel 1372 i Sardi furono espulsi dalla città.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Il dialetto di Alghero corrisponde sensibilmente al catalano comune:


soprattutto si raccosta al 
dialetto di Barcellona donde provenivano i primi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

coloni. Poche sono le particolarità proprie dell'algherese di contro al catalano


(/index.html)
comune (per es., il passaggio di -d- primario o secondario in -r-, cat. viuria,
CATALOGO (/CATALOGO/)
algh. viuria, cat. moneda, algh. munera). L'influenza sarda si risente specie nel
lessico.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Bibl.: - Dialetti franco-provenziali. - v. franco-provenzale. Pe l'uso della lingua


francese in Val d'Aosta, v. F. Neri, in Fabrilla, Torino 1930.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Dialetti tedeschi. - Alto Adige: Oltre alle opere citate nella voce alto adige, v. J.
Schatz, Die tirolische Mundart, in Zeitschrift
TRECCANI es Ferdinandeums,
CULTURA (/CULTURA/) XLVII (1903); id.,
Die deutsche Sprache in Südtirol, in Südtirol pubblicato da K. v. Grabmayr, Berlino
1919, pp. 185-195; C. Battisti, Popoli e lingue nell'Alto Adige, Firenze 1931; id.,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Sulla germanizzazione altoatesina, in Rassegna critica, XXIX, pp. 239-254; per
singoli problemi fonetici o lessicali, v. : Berichte der Kommission für das Bayerisch-
Oesterreichische Wörterbuch, XI-XVI (1924-29) e P. Pfeifer, in Zeitschrift für
deutsche Mundarten, 1923.

Val Calane: Oltre al Kärntnisches Wörterbuch di M. Lexer, Lipsia 1872, v. P.


Lessiak, Die Mundart von Pernegg, 1903; id., Beitr. zur Dialektgeogr. der österr.
Alpenländer, in Zeitschrift f. deutsche Mund., 1906, 1909.

Colonie dell'Alto Perginese, Tredici Comuni, Sette Comuni: Per il problema


complessivo delle isole tedesche veneto-tridentine, cfr. C. Battisti, Studi di storia
linguistica e nazionale del Trentino, Firenze 1922, pp. 152-190. Per la colonia
dell'Alto Perginese: C. Battisti, Appunti di fonetica mòchena, in Italia dial., I, pp.
27-90; id., Appunti toponomastici ed onomastici sull'oasi tedesca dei Mòcheni, in
Archivio ven.-tridentino, IV (1923), pp. 56-127; G. Gerola, Alcuni documenti sul

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 878/1196
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paese dei Mòcheni, in Atti Istituto veneto, LXXXVIII, ii (1929), pp. 1119-1191; A.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Zieger, Ricerche e documenti sulle origini di Fierozzo, Trento 1931. Sulle

condizioni
(/index.html) di Pinè: Ber. Gerola, L'oasi tedesca di Pinè, in Studi trentini (1929); su

quelle di Terragnolo: M. Filzi, Il dialetto


CATALOGO cimbrico di Terragnolo, in Archivio
(/CATALOGO/)

trentino, 1909. La bibl. sui Tredici comuni è riportata nell'articolo di C. Battisti,


Il dialetto tedesco dei Tredici comuni veronesi, in Italia dial., VII (1931), pp. 64-115,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
che serve d'introduzione al nuovo Glossario di G. Cappelletti, in Italia dial., VIII,
1932 segg. Per Luserna cfr. J. Bacher, Die deutsche Sprachinsel Lusern, Innstruck
1905, e E. Gamillscheg,LIBRI
Die(/TRECCANILIBRI/)
roman. Elemente inARTE
deutsch. Mundart v. Luzern, in
(/TRECCANIARTE/)

Zeitschr. für roman. Philologie, Beih. 43. Per i Sette Comuni si è ancora al vocab.
dello Schmeller, in Sitzungsberichte der bayerischen Akademie der Wiss., 1855, pp.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
60-274; testi in trascrizione fonetica, in I. Seemüller, Deutsche Mundarten, I,
Vienna 1912, pp. 59-73.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Friuli: G. Marinelli, Appunti per un glossario delle colonie tedesche di Sauris Sappada
e Timau, Udine 1900; A. Baragiola, Dialetto e costumi di Sappada, in Cadore, II
(1908), p. 19; bibl. anteriore in J. Bergmann, Die deutsche Gemeinde Sappada nebst
Sauris, in Sitzungsberichte der k. Akademie der Wiss. in Wien, II (1849).

Monte Rosa: A. Schott, Die Deutschen am Monterosa, Zurigo 1840; id., Die
deutschen Kolonien im Piemont, Tubinga 1842; G. Breslau, in Zeitschrift der
Gesellschaft für Erdkunde, XVI, pp. 173-194.

Dialetti greci. - G. Morosi, Studi sui dialetti greci della Terra d'Otranto, Lecce 1870;
id., Il dialetto romaico di Bova di Calabria, in Arch. glott. ital., IV, p. 1 segg.; A.
Pellegrini, Il dialetto greco-calabro di Bova, in Riv. di ilol. e d'istruz. class., IV, V,
VI; G. Rohlfs, Griechen und Romanen in Unteritalien, Firenze 1924; C. Battisti,
Appunti sulla storia e sulla di fusione dell'ellenismo nell'Italia meridionale, in Revue
de linguistique romane, III; G. Rohlfs, Autochthone Griechen oder byzantinische
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 879/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Gräzität?, in Rev. de ling. rom., IV; id., Etymologisches Wörterbych der


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
unteritalienischen Gräzität, Halle 1930; id., Scavi linguistici nella Magna Grecia,
Roma 1933.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Dialetti slavi. - Per le colonie serbocroate del Molise: M. Rešetar, Die
serbokroatischen Kolonien Süditaliens, Vienna 1911; per l'isola di Lagosta: V.
Oblak, Der Dialekt von Latovo, inSCUOLA f. slav. Philologie, XVI (1894); per l'isola
Archiv.(/TRECCANISCUOLA/)
di Lussino: J. Karásek, Über eine Studienreise zur Erforschung des Kroatischen
Dialektes in Lussinpiccolo, ecc., in Anzeiger der Wiener Akad., Phil.-hist. Classe,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

XVII (1900); per Cherso: M. Tentor, Der čakavische Dialekt der Stadt Cres
(Cherso), in Arch. f. slav. Phil., XXX (1908); per i dialetti croati e sloveni
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
dell'Istria: M. Małecki, Przegląd słovianskich gwar Istrji (Rassegna dei dialetti
slavi dell'Istria), Cracovia 1930; per i dialetti sloveni: F. Ramovš, Slovenački
jezik (lingua slovena), in NarodnaACQUISTA
Enciklopedija Srpsko-hrvatsko-slovenačka (Enc.
(/EMPORIUM/)

nazionale S. H. S.), IV; id., Dialektološka karta slovenskega jezika (Carta


dialettologica della lingua slov.), Lubiana 1931; J. Baudouin de Courtenay,
Sull'appartenenza linguistica ed etnogra ica degli Slavi del Friuli, Cividale 1900; B.
Guyon, Le colonie slave d'Italia, in Studi glottologici italiani, IV (1907).

Dialetti albanesi. - v. albania: Lingua.

Dialetti romeni. - v. romania: Lingua; e S. Puşcariu, Studii istroromâne, I, Texte,


Bucarest 1906; II, Introducere, Gramatică, Caracterizarea dialectului istroromân, ivi
1926; III, Bibliogra ie critică, ecc., ivi 1929 (con la bibliografia precedente; v.
aggiunte, di C. Tagliavini, in Studi rumeni, IV, p. 178 segg.)

Dialetti catalani. - G. Morosi, L'odierno dialetto catalano di Alghero, in Miscell. di


ilologia e linguistica Caix-Canello, Firenze 1886; P. E. Guarnerio, Il catalano
d'Alghero, in Arch. glott. it., IX, pp. 261-364; A. Griera, Atlas lingüistic de
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 880/1196
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Catalunya, Barcellona 1923 segg.; G. Serra, Aggiunte e retti iche algheresi all'Atlas
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
ling. de Cat., in It. dialettale, III, pp. 197-216.

(/index.html)
Letteratura. CATALOGO (/CATALOGO/)

La letteratura italiana, come tutte le altre grandi letterature moderne, ha la sua


prima origine in quella possenteSCUOLArinascita delle energie spirituali umane, che
(/TRECCANISCUOLA/)

nei primi secoli del secondo millennio cristiano rinnova l'essenza e l'aspetto di
tutta la vita. S'inizia allora e con vigore sempre crescente opera e si diffonde la
reazione contro il regime LIBRIche aveva dianzi governato
(/TRECCANILIBRI/) il mondo con una
ARTE (/TRECCANIARTE/)

prepotente aristocrazia fondiaria e un chiericato che improntava di sé tutta la


società, e un turbinio di grandi avvenimenti non tarda a sconvolgere il
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
consorzio civile. Rinvigoritasi l'agricoltura, risorte e organizzatesi industrie e
commerci, si forma la borghesia, nuova classe dirigente, fervida di passione
politica e stretta in corporazioni finanziarie potenti, onde con spirito
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
d'autonomia sempre più gagliardo e imperioso si costituisce lo stato comunale.
Il sentimento religioso si fa più intimo e sereno e profondo, e un ardore di
riforma per il ripristinamento della vita apostolica s'accende nei vecchi ordini
monastici e ne genera di nuovi; dall'Italia spira sul mondo l'amoroso soffio della
religione francescana. Nelle scuole filosofiche e teologiche di Francia si disputa
fieramente di questioni metafisiche e dogmatiche, segno del rinato spirito
religioso e insieme delle cresciute esigenze della ragione. Scoppia la lotta per le
investiture, che è lotta della romanità politica ed economica contro l'impero
germanico. Pullulano numerose le eresie, ispirate da quello stesso fervore di
religiosità che arma contro di esse gli ordini monastici ed è stimolo di riforme
ecclesiastiche. Le crociate, poderosa esplosione d'un incontenibile impeto
collettivo, stringono nell'unità della coscienza cristiana genti d'ogni paese e le
tolgono al chiuso dei monasteri, alle piccole gare e turbolenze del vivere
quotidiano, alla miseria degli stremati e maldivisi patrimonî, lanciandole
all'azione, all'avventura, alla fortuna. E nel fermento di questi grandi fatti
sociali, economici, politici, religiosi, militari, nelle guerre dei re cristiani di

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 881/1196
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Spagna contro i Mori, dei Capetingi con i re d'Inghilterra, dei Comuni italiani
con gl'imperatori svevi,ISTITUTO
s'elabora 
e matura e spunta la coscienza di differenziate
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

unità nazionali, nelle quali si scinde l'universalismo medievale.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
In Italia la formazione di questo nuovo mondo spirituale unitario procede più
lenta e faticosa che oltralpe, forse perché la gagliarda attività che lo instaura, qui
s'atteggia in modi assai varî perSCUOLA
causa dei profondamente varî andamenti della
(/TRECCANISCUOLA/)
storia delle regioni e delle città, e perché manca la forza disciplinatrice e
unificatrice d'una monarchia e di potenti signori. Certo, già nella seconda metà
del sec. XII c'è nelle classi
LIBRIcolte e dirigenti il senso
(/TRECCANILIBRI/) d'un'unità spirituale
ARTE (/TRECCANIARTE/)

"italiana", che si contrappone ad altre simili unità transalpine ed è vincolo


ideale tra le popolazioni; ma passerà ancora un secolo prima che quel nuovo
mondo unitario abbia nella letteratura
TRECCANI una piena
CULTURA e adeguata espressione. In
(/CULTURA/)

Francia sbocciano i primi fiori della lirica provenzale e risuonano nelle terre del
nord i primi squilli d'epopea tra la fine del primo e il principio del secondo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
secolo del nuovo millennio; in Italia solo nella seconda metà del sec. XIII lo
spirito "italiano" s'afferma come arte nella letteratura con la scuola che Dante
disse dello "stil nuovo".

I volgari italiani in cui s'era risolto il latino parlato, esistevano però già da molti
secoli, e nessuno può pensare che intenzioni e attuazioni d'arte tardassero tanto
a manifestarvisi, se lo spontaneo e autonomo parlare è esso stesso opera d'arte.
C'è infatti tutta una letteratura, almeno intenzionale, che precede la scuola dello
stil nuovo, e che come espressione di spiriti regionali o universali o
d'importazione straniera, o come esperimento tecnico prepara il primo fiorire
d'una letteratura veramente italiana.

I. I primi conati e la preparazione tecnica. - Il più antico esperimento d'arte


letteraria di cui s'abbia memoria, è un indovinello allusivo all'atto dello
scrivere, composto, par bene, nella regione veneta, al principio del sec. IX. Poi
da quella remotissima età bisogna scendere al sec. XII per trovare testi che in
rozzezza di stile e di metro e in primitività di linguaggio regionale o cittadino
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 882/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

mostrino l'intenzione di conseguire insieme effetti pratici e d'arte. Sono tra


altri un'iscrizione di quattro endecasillabi rimati a coppie, del 1135, chesi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

leggeva sull'arco del coro del duomo di Ferrara; la cantilena d'un giullare
(/index.html)
toscano in tre tirate monorimiche d'ottonarî, composta poco dopo la metà del
CATALOGO (/CATALOGO/)
secolo; la risposta dialettale d'una popolana genovese nel contrasto del
trovatore provenzale Rambaldo de Vaqueiras, che le chiede amore; e qualche
frammentuccio. Col Ritmo cassinese, singolare componimento in dialetto
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
campano e in strofe di sette o otto ottonarî monorimi chiuse da due
endecasillabi a rima baciata, dove due personaggi disputano allegoricamente
della vita mondana e della
LIBRIspirituale; con un poemetto
(/TRECCANILIBRI/) marchigiano dello stesso
ARTE (/TRECCANIARTE/)

metro su S. Alessio, e con un'elegia in dialetto giudeo-italiano, anch'essa


probabilmente d'origine marchigiana, tocchiamo, pare, il sec. XIII, il quale poi
ci manda da più regioni voci numerose di poesia, precorritrici di quella che sarà
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

la voce della nazione.


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Didascalica e narrativa, sacra e profana è la poesia di cui ci hanno tramandato
documenti le terre dell'Italia settentrionale. Scritti nei vernacoli locali o di
questi fortemente improntati, se li generano fantasie non del tutto inerti, quei
documenti rispecchiano in certa arguzia d'invenzioni e d'immagini anche
qualità proprie dello spirito lombardo e veneto, ma per lo più hanno nel loro
contenuto l'universalità delle leggende e delle dottrine diffuse dalla tradizione
ecclesiastica.

Nelle Noie del cremonese Girardo Patecchio (in dialetto Pateǵ), di cui è attestata
la partecipazione a un atto pubblico nel 1228, una vena di buonumore avviva il
carattere didascalico della canzone, calcata sul modello degli enuegs provenzali.
Il milanese Bonvesin da la Riva, dotto uomo vissuto non oltre il 1315, ha nelle
sue copiose scritture volgari non soltanto una singolare perizia costruttiva, che
rivela una consapevole maturità d'intenti artistici, ma anche non spregevoli
facoltà di narratore. Nelle rime d'un anonimo notaio genovese vissuto tra la
fine del Duecento e il primo Trecento, c'è tanta fantasia da dare efficace
espressione a un'anima colta, faceta, fervida d'amore per la sua terra natale. Ma
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più altre scritture rimate giunteci dal Duecento norditaliano, o anonime, come
i Proverbia quae dicunturISTITUTO feminarum e altri ammaestramenti
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
super natura morali e
leggende,
(/index.html)
o col nome dell'autore, come lo Splanamento de li proverbii di Salomone
dello stesso Patecchio, il Sermone CATALOGO
di Pietro da Bescapè, il Libro di Uguccione da
(/CATALOGO/)

Lodi, i poemetti descrittivi del Paradiso e dell'Inferno di frate Giacomino da


Verona, riprendono temi di leggende universalmente note o i soliti precetti
dell'ascetismo cristiano, né, quanto alla(/TRECCANISCUOLA/)
SCUOLA forma, hanno nulla che non provenga
dalla generica ingenuità o dalle costumanze del tempo e della classe sociale cui
lo scrittore appartiene.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Epica è la poesia narrativa profana fiorita nella Marca di Treviso nel sec. XIII e
continuatasi molto addentro nel XIV. Un poema su Buovo d'Antona è in
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
dialetto veneziano, solo con qualche coloritura francese. Ma perché la materia
dei racconti veniva di Francia, e la lingua della terra d'origine era intimamente
connaturata con la materia, gli stessi autori(/EMPORIUM/)
ACQUISTA veneti per lo più si studiarono
d'usare il francese e scrissero una lingua ibrida, la quale, secondo la loro varia
cultura, va da un francese gremito d'italianismi, ma grammaticalmente
abbastanza corretto, a un gergo che non è se non uno sregolato travestimento
francese del dialetto veneto. Di quel primo tipo è l'ibridismo linguistico
dell'Entrée d'Espagne, d'un ignoto padovano, e della Prise de Pampelune del suo
continuatore Niccolò da Verona, poemi carolingi, la cui nascita italiana è
attestata anche dalla parte notevole fattavi ai Lombardi e a re Desiderio,
personaggio ignoto all'epica di Francia, e da alcuni caratteri organici divenuti
poi peculiari dell'epopea cavalleresca italiana. L'altra più grossolana forma
idiomatica si trova invece in una vasta compilazione ciclica, nella quale un
anonimo giullare veneto raffazzonò racconti francesi intorno a Buovo
d'Antona, alla madre e alla giovinezza di Carlomagno, a Uggeri il Danese, alla
perseguitata moglie di Carlo, inserendovi anche la leggenda italiana della
nascita d'Orlando a Imola.

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A questi poemi altri se ne accompagnano che per la ragione della lingua sono
detti anch'essi franco-veneti 
o franco-italiani, e che trattano, ora fedelmente
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ripetendo racconti francesi e ora con più o meno profonda originalità, di


(/index.html)
personaggi e fatti della leggenda carolingia o di quelle leggende classiche che il
CATALOGO (/CATALOGO/)
Medioevo aveva foggiato svisando o travestendo a sua immagine i racconti
degli scrittori antichi. Un anonimo narrò le imprese giovanili di Ettore
(Enfances Hector) e Niccolò da Verona rimaneggib nel suo francese
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
italianeggiante la Farsaglia di Lucano. Con l'Atile di Niccolò da Casola, che ad
esaltazione dei suoi signori, gli Estensi, narrò le leggende attilane in un simile
linguaggio ibrido, si scende oltre la metà del Trecento
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e nella bassa valle del Po,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

dove sarà la fioritura più gloriosa dell'epopea cavalleresca italiana.

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)


Laici o appartenenti al nuovo ordine francescano nato fuori della gerarchia,
sono gli autori delle poesie religiose e morali norditaliane; non fallace conferma
della tesi che pone le origini dellaACQUISTA
nuova letteratura nel grande rinnovamento
(/EMPORIUM/)
spirituale verificatosi dopo il Mille. Ma conferma anche più chiara le viene dalla
storia della laude e del teatro sacro.

Quand'anche s'ammetta, com'è naturale, che lirica religiosa in volgare sorgesse


ad un tempo in più luoghi, è però certo che fu nell'Umbria la sua prima
fioritura rigogliosa per l'impulso venutole direttamente o indirettamente dal
gran santo d'Assisi, autore egli stesso di alcune laudes e orazioni latine e di un
cantico in volgare detto di frate sole o laudes creaturarum, che è effusione
immediata di quell'amore di Dio, per cui egli sentiva affratellate all'uomo
nell'unità dello spirito creatore tutte le opere della creazione. Similmente la
vecchia consuetudine delle associazioni, anche religiose, divenne generale e
prese modi stabili e uniformi dopo che, suscitato dall'eremita perugino Ranieri
Fasani (1260), un irrefrenabile ardore di pietà si diffuse dall'Umbria per le terre
d'Italia, e le folle, che dapprima erano andate pellegrinando di città in città,
disciplinandosi, e cantando sacre laudi, s'ordinarono in compagnie o scuole
dette dei disciplinati di Gesù Cristo o dei laudesi, che s'adunavano nei loro
oratorî a preghiere, a discipline, ad altre pratiche devote. Verso la fine del sec.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 885/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

XIII ciascuna compagnia ebbe il suo repertorio di laudi da intonarsi nelle varie
ricorrenze ecclesiastiche, e i repertorî, modificati nella loro compagine,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sminuiti, accresciuti, migrarono di terra in terra diffondendo dappertutto l'uso


(/index.html)
della laude e insieme un numero considerevole di singole laudi, che ora si
CATALOGO (/CATALOGO/)
trovano, con più o meno profonde alterazioni, oltreché nei laudarî umbri, in
quelli d'altre regioni, dal Piemonte all'Abruzzo, dalla Lombardia alle Marche,
dal Veneto alla Toscana. Argomento delle laudi sono i fatti della vita di Cristo e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dei santi protettori delle confraternite o delle città; metro, la ballata spesso
irregolare; fonti, i Vangeli o le leggende agiografiche seguite con pedissequa
fedeltà; l'arte assai rozza. Non
LIBRI poche laudi derivano
(/TRECCANILIBRI/) dalla stessa loro fonte
ARTE (/TRECCANIARTE/)

forma drammatica; e queste venivano recitate negli oratorî con un rudimentale


apparato scenico da più attori truccati secondo che richiedeva la loro parte.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Tali rappresentazioni sacre non erano una novità, perché anche la Chiesa aveva
dalla liturgia tratto il cosiddetto dramma liturgico, che metteva sotto gli occhi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dei fedeli i fatti della vita di Cristo in forma scenica. In Francia e in Spagna,
ampliatosi considerevolmente, esso uscì di chiesa e, assunto l'idioma volgare,
diede origine ai misteri. In Italia invece di fronte al dramma liturgico, rimasto
tenacemente ligio al latino, nasceva fuori della chiesa, per la diretta
elaborazione dei testi evangelici, il piccolo dramma dei disciplinati, e movendo
da questa sua autonoma origine, s'avviava a un suo autonomo svolgimento. Di
contro alla tradizione teocratica, il laicato, sorto dopo il Mille a governare la
società come borghesia comunale, esprimeva anche in quella modesta forma
letteraria le rinate energie dello spirito, di cui esso stesso era figlio.

Quasi tutte le laudi uscite in quel primo fiorire della lirica religiosa sono
anonime, né hanno caratteri intimi che le differenzino; ma un'impronta
individuale distingue dalle altre il centinaio di laudi, estranee alla vita delle
confraternite, di Iacopone da Todi (morto nel 1306). La poesia di esse è nel
travaglio ansioso dello spirito di Iacopone per trascendere la natura umana e
trasfondersi nell'Assoluto, è nell'ebbrezza dell'amore divino, è nella gioia
ineffabile dell'inabissarsi, dello scomparire, dell'annichilirsi in Dio. Quando
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Iacopone teorizza la sua esperienza mistica, la veste di teologo soffoca e


nasconde la sua personalità 
poetica, che viva si manifesta invece nel fare
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

impetuoso e alogico d'altre laudi, le quali paiono esprimere essa stessa


(/index.html)
l'attualità, piuttosto che la contemplazione estetica, dello spasimo divorante
CATALOGO (/CATALOGO/)
dell'amor divino. Quel che il canzoniere ha di primitivo nella lingua, intrisa (né
poteva essere altrimenti alla fine del sec. XIII) di elementi dialettali umbri, nella
sintassi, in certo crudo realismo, in certe immagini e simboli materiali, fu
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
scambiato per carattere di popolarita; mentre non è; ché anzi la lingua stessa
regolata secondo un'idea di raffinatezza regionale, la rima perfetta, la
costruzione sapiente d'ogni laude e d'ogni strofa,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE le formule dell'amor cortese
(/TRECCANIARTE/)

assunte a cantare l'amor divino, mostrano chiaramente il poeta colto, cui non
sono ignoti i progressi tecnici realizzati dall'arte del rimare nella scuola poetica
che ebbe da Dante il nome di siciliana.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Copiosa la raccolta delle rime che le appartengono, né vi mancano


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
lampeggiamenti di poesia; il notaio Iacopo da Lentino, Giacomino pugliese,
Rinaldo d'Aquino rappresentano talvolta situazioni liriche originali e hanno
immagini efficacemente espressive dei loro stati d'animo e perfino accenti di
passione schietti e vigorosi. Ma considerata complessivamente come fatto
storico, la lirica fiorita alla corte di Federico II e di Manfredi s'aggira tutta nella
cerchia dei concetti e delle situazioni proprie della poesia trovadorica,
assottigliandosi a stillare le raffinatezze dell'amor cortese col frasario, con le
immagini, coi paragoni di codesta lirica. Mentre nell'Italia settentrionale una
schiera non scarsa di rimatori, tra i quali si leva alto nella fama dei posteri,
grazie alla magnifica figurazione dantesca, Sordello di Goito, seguiva anche
nella lingua i modelli venuti di Provenza, alla corte di Sicilia i motivi e gli
artifici stilistici della lirica provenzale ricomparvero, insieme con la concezione
feudale dell'amore, in un linguaggio che si può dire siciliano illustre, cioè nel
dialetto dell'isola conguagliato nelle sue varietà e nobilitato a specchio del latino
e del provenzale. Dalla lirica di Provenza furono anche dedotte nella poesia
della scuola siciliana le ben congegnate e artificiose strutture della canzone, che
vi ebbero modificazioni notevoli, mentre la stanza della canzone, usata
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 887/1196
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isolatamente e in una foggia particolare, diede origine (il che fu probabilmente


per opera del notaro daISTITUTO
Lentino) al sonetto, forma metrica prettamente
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
italiana, che con vitalità prodigiosa seguì e segue lo svolgimento della
(/index.html)
letteratura.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Fiorita sotto l'imperiale protezione degli Svevi, in un ambiente estraneo e


avverso al rinnovato orientamento sociale e politico del popolo italiano e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nutrita di spiriti esotici da una letteratura cresciuta alle corti feudali di
Provenza, la scuola siciliana non aveva in sé lievito d'avvenire. Il tributo da essa
recato alla preparazione della
LIBRI letteratura nazionale
(/TRECCANILIBRI/) sta principalmente in quelle
ARTE (/TRECCANIARTE/)

novità tecniche e nell'avere per prima educato un linguaggio italiano


all'espressione di raffinatezze concettuali e alla trattazione di materia nobile e
aliena da realistiche peculiaritàTRECCANI
locali. CULTURA (/CULTURA/)

Alla caduta della dinastia sveva (1266-68) l'arte del rimare alla maniera dei
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Siciliani s'era largamente diffusa in Italia ed erano, specialmente in Toscana,
numerosi i verseggiatori che ricantavano le sottigliezze dell'amor cortese, anche
con più stretta aderenza ai modelli provenzali e con più frequente uso d'insulsi
artifici verbali, che non solessero i loro predecessori meridionali, serbando alla
lingua una coloritura siciliana, ormai connaturata a quella materia. Novità
importante, questi Toscani trattarono spesso argomenti morali e politici in
tenzoni o dispute che si svolgono in sonetti a botta e risposta fra due o più
rimatori; il che valse ad allargare l'orizzonte della rimeria, accostandola alle
realtà della vita e piegandola a una maggior varietà e libertà di lingua e di stile.

Fra questi sicilianeggianti toscani, Chiaro Davanzati, che poetò negli ultimi
decennî del Duecento, si distingue per una notevole fecondità e certa grazia
disinvolta e immaginosa; ma su tutti primeggia Guittone del Viva d'Arezzo, che
in mezzo a molta pedantesca prolissità, a oscure lungaggini dottrinali, a goffe
complicazioni stilistiche, mostra una non comune energia fantastica
nell'esprimere le sue moralità e i suoi sentimenti d'innamorato e di cittadino.
La sua importanza storica è però nell'aver rinvigorito il pensiero e quindi lo
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stile dell'alta lirica, addestrandola a filare il ragionamento negli ampî periodi


latineggianti, talvolta con danno della chiarezza, ma in ogni modo con
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

vantaggio delle strutture logiche delle stanze e delle poesie, salite dall'infantilità
(/index.html)
mingherlina dei Siciliani a una robusta maturità di costruzioni.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Per entro all'esotismo e al latinismo della scuola poetica siciliana sia


meridionale e sia dell'Italia centrale non mancano, e non si possono
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dimenticare in questo quadro della preparazione letteraria, elementi di poesia
popolare o comunque autoctona in vario modo trattati e in vario grado
dirozzati. Di sapore popolaresco e giullarescoARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) sono(/TRECCANIARTE/)
certe poesie toscane a
dialogo che svolgono argomenti di tradizione universale, quali il lamento della
malmaritata e le smanie della fanciulla che vuole accasarsi; e, più famoso e più
antico, il contrasto di Cielo d'Alcamo,
TRECCANIche un poeta
CULTURA colto, non ignaro di simili
(/CULTURA/)

composizioni provenzali e francesi, scrisse verso la metà del Duecento. E


spirito di schietta toscanità hanno molti sonetti di scherzo e di motteggio, che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
s'inframmettono a rime d'altra natura di poeti fiorentini, e quelli che formano
la maggior parte del canzoniere di Rustico di Filippo, abilissimo nello sbozzare
allegramente scene e figure della vita fiorentina.

Volgendo lo sguardo ad altre regioni e ad altre materie, il frammento d'un


trattato d'amore anteriore al 1277, che va sotto il titolo improprio di Lamento
della sposa padovana ed è veneziano d'origine, s'avviva pure di qualche motivo e
tono di poesia popolare, mentre altri canti che ci vengono da Bologna, hanno
ben rilevata un'impronta più bassamente plebea. D'altra parte il vario
atteggiarsi dello spirito cittadino dinnanzi ai fatti politici trovava la sua forma
umile e di rado efficace in canzoni di cui ci sono giunti frammenti, e in canti
giullareschi per lo più narrativi, come il bolognese Sementese de' Geremei e de'
Lambertazzi.

Nello sforzo con cui nei primi secoli dopo il Mille lo spirito umano rigenerava
sé stesso, quegli uomini sentivano ribollire i femienti profondi della loro storia
ed erano in grado di sempre meglio intendere e rivivere il mondo romano, così
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ricco d'esempî di libera e piena spiritualità. Perciò, accanto agli studî del diritto
e della filosofia, rifiorì, ISTITUTO
manifestazione  lo
secondaria della rinascita spirituale,
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

studio grammaticale e retorico del latino nelle varie forme del preumanesimo.
(/index.html)
Legato a un mondo politico e intellettuale già vicino al tramonto, il
CATALOGO (/CATALOGO/)
preumanesimo imperiale ed ecclesiastico, di cui sono cospicui rappresentanti i
modelli epistolari di Pier della Vigna e di maestro Berardo da Napoli e di cui si
hanno documenti nella storiografia latina dei secoli XII e XIII, non importa allo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sviluppo del pensiero letterario italiano, se non cone esperienza tecnica della
lingua antica, in analogia con quel che s'è detto della scuola poetica siciliana.
Ma nel preumanesimoLIBRI fiorito all'ombra delleARTE
(/TRECCANILIBRI/) signorie comunali, a Firenze,
(/TRECCANIARTE/)

dove il poemetto De diversitate fortunae di Arrigo da Settimello (circa 1193)


afferma modestamente il vigore difensivo dello spirito contro l'avversa fortuna;
a Padova, dove un senso di libertà e di carità patria anima un cenacolo di dotti
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

studiosi dell'antico, che fa capo ad Albertino Mussato, l'autore dell'Ecerinis; a


Bologna dove nella scabra e talvolta bizzarra latinità dei maestri del dettare
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
(primo tra essi Buoncompagno da Signa) covano, come nel caratteristico latino
del guelfo minorita Salimbene, aspirazioni indistinte a forme di stile nazionali,
s'annuncia chiara quella reazione all'universalismo del Medioevo onde si
genera la letteratura nazionale.

Questo ravvivarsi degli studî del latino, come certo non fu senza qualche
efficacia in alcune delle verseggiate manifestazioni del nuovo pensiero, di cui
abbiamo parlato (si ricordino, ad es., la perizia costruttiva di Bonvesin,
l'annobilimento del dialetto presso i Siciliani, la tecnica del periodo in
Guittone), così ebbe un'azione considerevole nel formarsi del pensiero stesso in
prosa volgare.

Nel consorzio civile novamente formatosi, il numero dei periti del latino si
veniva sempre più diradando, mentre a desiderare di conoscere il mondo
romano erano portate le menti da non so quale congenialità. Cresceva così il
bisogno dei volgarizzamenti che rendessero possibile ai più la conoscenza di
codesto mondo intravisto e sentito come ammirevole. D'altra parte gli esperti
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del latino, quando prendevano ufficio di volgarizzatori o rifacitori d'opere


antiche o medievali, cercavano di riprodurre o quasi senza volerlo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
riecheggiavano la solenne e colorita maestà e le gravi complessità periodiche
(/index.html)
dei poeti, degli oratori, dei moralisti latini, e vi si aiutavano anche con i mezzi
CATALOGO (/CATALOGO/)
che loro insegnavano le Artes o Summae dictaminis. Ond'è che le numerose
versioni o rifacimenti o compendî d'opere latine (Eneide, Metamorfosi, Arte della
guerra di Vegezio, De inventioneSCUOLA
di Cicerone, Consolazione iloso ica di Boezio,
(/TRECCANISCUOLA/)

Disticha Catonis, trattati morali di Albertano Giudice, ecc.) venivano educando


una prosa per costrutti, per ritmi, per colori retorici latineggiante, nella quale si
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
specchiavano insieme atteggiamenti classici e medievali. Tutti gli artifici
escogitati nel corso dei secoli dalla retorica del Medioevo confluiscono nel
volgare delle lettere di Guittone d'Arezzo, ardui esercizî di stile oscuro e
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
contorto, ricche di consonanze, di ritmi, di giuochi verbali, di peregrinità
d'ogni specie; Guido Fava, dettatore bolognese del primo Duecento, nei saggi
della Gemma purpurea e dei Parlamenti et epistole
ACQUISTA adatta al volgare le regole del
(/EMPORIUM/)

cursus, mentre frate Guidotto nel Fiore di retorica, compendio della


pseudociceroniana Rhetorica ad Herennium, e Brunetto Latini nel commento al
primo libro del De inventione, dànno alla loro prosa latineggiante sapore più di
classicità che di Medioevo.

Di fronte a questo tipo di prosa stava in quell'età primordiale di cui si sta


discorrendo, la prosa semplice e schietta, arieggiante col suo disinvolto e piano
periodare il linguaggio parlato, dei romanzi cavallereschi, arturiani, carolingi,
classici (Tristano, Fioravante, Istorietta troiana, ecc.); del Novellino, raccolta di agili
novelle, le più di soggetto tradizionale; del Libro dei Sette Savi, altra più breve
raccolta di novelle inquadrate in una pur tradizionale invenzione; dei cosiddetti
Fiori, florilegi di sentenze, osservazioni, paragoni, esempî, derivati da fonti
disparate a fine di ammaestramento morale (Fiore di virtù; Fiori e vita di iloso i,
ecc.); delle opere di scienza, come la Composizione del mondo dell'aretino
Ristoro; delle più antiche cronache, tra le quali va collocata, come certamente

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autentica, quella fiorentina di Ricordano e Giacotto Malispini. In alcuni dei


quali testi opera senza dubbio 
con la sua limpida andatura analitica l'esempio
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

della prosa francese, spesso fonte anche dei soggetti. Il francese del resto, come
(/index.html)
la lingua "più dilettevole e più comune a tutte le genti", fu usato esso stesso nel
CATALOGO (/CATALOGO/)
sec. XIII da scrittori italiani in opere romanzesche, storiche, dottrinali: da
Rustichello da Pisa in una compilazione di storie della Tavola rotonda e nella
narrazione dei viaggi di Marco SCUOLA
Polo scritta sotto la dettatura del grande
(/TRECCANISCUOLA/)
esploratore nelle carceri di Genova; da Martino da Canale in una cronaca dei
Veneziani; dal fiorentino Brunetto Latini, cancelliere del suo comune e maestro
ai suoi concittadini di politica e retorica, che in
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) francese
ARTE scrisse una grande
(/TRECCANIARTE/)

enciclopedia d'ognì scienza, intitolata Li livre dou Trésor.

II. Il periodo classico (secoli XIII-XVI). - I primi monunenti della letteratura


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

italiana. Il Guinizelli e la scuola del nuovo stile. - A Bologna, dove intensa ferveva
la nuova vita civile e politica e alloACQUISTA
Studio glorioso accorrevano lettori e scolari
(/EMPORIUM/)
da ogni parte d'Italia e d'oltralpe, l'alta lirica d'amore, di cui i Siciliani avevano
elaborato la lingua e la metrica sul vuoto del pensiero e Guittone rinvigorito lo
stile con una trasfusione di materia meditativa, produsse il primo fiore della
letteratura nazionale per opera di Guido Guinizelli (morto nel 1276), anima di
pensatore e insieme di poeta. La sua lingua, ancorché chiazzata di elementi
dialettali, è quel volgare illustre che Dante considera espressione d'italianità; il
suo concetto dell'Amore inseparabile da cuor gentile, cioè potenza di virtù che
l'anima amata rende attuale, è originale applicazione e sviluppo d'una
fondamentale dottrina scolastica; le immagini in cui il concetto s'incarna, dal
paragone del cor gentile asilo d'amore con la verzura del bosco riparo degli
uccelli, alla scena sublime del tribunale di Dio, cui si presenta l'anima del poeta,
nella canzone famosa Al cor gentil ripara sempre amore; dalle soavi comparazioni
di luminosità celeste e primaverile ai simboli terrificanti d'alcuni pochi sonetti
pieni d'incisiva evidenza, sono creazioni d'una calda fantasia che rende
primamente sensibile la rinnovata spiritualità umana e italiana.

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Alla scuola che fu appunto quella del "nuovo stile", il Guinizelli lasciava l'eredità
d'un pensiero capace diISTITUTO
svolgersi 
in altre forme di vita. Seguaci e continuatori
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

egli ebbe infatti a Firenze in un gruppo di poeti fioriti al tempo del secondo
(/index.html)
popolo e delle riforme democratiche: Guido Cavalcanti, Lapo Gianni dei
CATALOGO (/CATALOGO/)
Ricevuti, Dino Frescobaldi, Gianni Alfani, Dante Alighieri. Come il Guinizelli,
essi rappresentano l'amore ora come strazio dell'anima e smarrimento terribile
di tutto il loro essere, e ora come mistica adorazione, anelito all'unione
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
spirituale con l'anima bella della donna amata che, immagine evanescente di
santità e di purezza, solleva al cielo il poeta, preso da un ardore ineffabile di
bontà e di virtù. E il loro sentimento
LIBRI analizzano
(/TRECCANILIBRI/) ARTEscientificamente,
(/TRECCANIARTE/) ampliando,

discutendo, contraddicendo la dottrina guinizelliana e personificando in


altrettanti spiriti e spiritelli tutte le facoltà e tutti gli stati dell'anima; maestro di
siffatte analisi Guido Cavalcanti, che inCULTURA
TRECCANI una canzone assai divulgata e più volte
(/CULTURA/)

commentata in latino, mostrò mediante concetti averroistici e metodi


scolastici, come amore nasca e tirannicamente operi nelle anime.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Ma se ai contemporanei ligi all'estetica contenutistica del Medioevo, la canzone


Donna mi prega parve ammirevole, agli occhi nostri il Cavalcanti si leva alto sui
rimatori suoi coetanei, unico degno d'essere accostato quale lirico a Dante, per i
sonetti floridi di viva poesia e per le ballate semplici e delicate, dove canta
monna Vanna, la Mandetta tolosana e altre donne. La sua fantasia dà forme
sensibili al mondo dello spirito analizzato dal filosofo, e le astrazioni vede ode
tocca, tramutate in realtà concrete, che si muovono parlano piangono ridono,
come persone vive, in scene drammatiche piene d'agitazione, dove amore è
rappresentato come passione che strugge e divora, come tragica minaccia di
morte. Se, più di rado, il Cavalcanti descrive la bellezza e la grazia della sua
donna splendente e operante in terra come angelo, i sonetti si svolgono dolci e
sereni nella dolcezza e serenità della visione paradisiaca, e le ballate
riproducono con gentilezza squisita tutta la freschezza e l'ingenuo candore della
poesia campagnola.

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Dante. - Del Cavalcanti fu amico e in sulle prime seguace nell'arte del rimare,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Dante Alighieri, la cui vita è nella sua intimità vita possente di pensiero e di
passione,
(/index.html)
che prorompe in un infaticabile, flducioso, ardente apostolato per il
trionfo di un'alta idealità morale e politica, perché le circostanze le vietano
CATALOGO (/CATALOGO/)
d'essere anche vita d'azione.

Già nelle liriche che si possonoSCUOLA


fondatamente ritenere più antiche e che
(/TRECCANISCUOLA/)
risentono della tradizione poetica siciliana e guittoniana e del
convenzionalismo psicologico del Cavalcanti, c'è una soavità spirituale unita a
una dolce musicalità inLIBRI
cui pare s'assottigli e sfumi
(/TRECCANILIBRI/) il senso delle parole. Ma la
ARTE (/TRECCANIARTE/)

potenza lirica di Dante si manifesta piena dopo che egli, accostatosi al


Guinizelli (che saluterà padre delle sue rime dolci e leggiadre, Purg., XXVI, 97-
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
99) nella canzone Donne che avete intelletto d'amore, ha inaugurato il suo "nuovo
stile". Allora il motivo della donna-angelo, forma fantastica della dottrina del
savio bolognese, si svolge per unaACQUISTA
serie di sonetti e di canzoni, in cui l'anima del
(/EMPORIUM/)
giovane poeta, trepida di vibrazioni mistiche, vive la sua magnifica originalità
nella rappresentazione d'un mondo etereo di fantasmi e d'affetti, percorso da
una lieve nota d'elegia, che sale talvolta a cupi accenti di tragedia. Più tardi il
poeta, ricordando di là dalle teorie del critico, le ansie del suo aspirare ad
un'arte che fosse immediata espressione di lui stesso, dirà la gioia della
conquista nei versi famosi "I'mi son un che quando Amor mi spira, ecc." (Purg.,
XXIV, 53-54).

Una trentina delle sue liriche Dante raccolse nella Vita nuova (1293-1294),
collegandole mediante prose intese per lo più a far conoscere le occasioni e gli
stati di spirito da cui le poesie sarebbero nate. Così il libretto che narra la storia
dell'amore di Dante per Beatrice, è la storia dell'intimità del poeta quale egli la
vide nella sua fantasia; la storia del nascere e svilupparsi d'un'idealità tra
d'amore e di religione, narrata con forme e parole e artifici di mistero, che ci
sollevano talvolta nell'atmosfera di sogno che è pure delle poesie. Ma non si
può negare che non di rado la prosa con le sottili analisi psicologiche e
retoriche e l'intento troppo manifesto di dar rilievo al soprannaturale, rompa
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l'incanto per cui nelle rime la dottrina del nuovo stile scompariva assorbita
dalla grande onda di poesia ispiratrice del giovane meraviglioso. Nuocealla Vita
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Nuova che il critico vi stia accanto al poeta.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Negli anni che seguirono alla morte di Beatrice, altre esperienze d'arte e di stile
furono tentate dall'Alighieri. Seguendo la teoria estetica del Medioevo, egli
approfondiva il carattere pedagogico
SCUOLAdell'arte in alcune liriche allegoriche e in
(/TRECCANISCUOLA/)

altre apertamente dottrinali. Sulle orme del trovatore provenzale Arnaldo


Daniello, in quattro rime dette pietrose dal nome o dall'insensibilità della donna,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
usava uno stile aspro d'immagini realistiche e di suoni forti per cantare un
fremente ardore di passione sensuale. Da un litigio con l'amico Forese di
Simone Donati prendeva occasione a tre irosi sonetti, in cui la soavità mistica
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
del poeta del nuovo stile scende alla volgarità plebea del becero fiorentino.
Infine, coronamento insigne del suo tirocinio di poeta, scriveva la canzone Tre
donne intorno al cor mi son venute, nella quale
ACQUISTA l'allegorismo, il realismo e la
(/EMPORIUM/)

perfezione rappresentativa appaiono fusi mirabilmente nell'unità di


un'ispirazione drammatica.

Nei primi anni dell'esilio, cui fu condannato nel 1302, Dante pose mano al
Convivio, nel quale la tradizione della prosa volgare formatasi nel Duecento sul
tipo latino classico e medievale, prende a vivere la vita d'un alto e vigoroso
intelletto, e genera il primo grande esempio di prosa dottrinale italiana. Così la
cosmopolita scienza scolastica si nazionalizza, inserendosi nella nuova vita
spirituale italiana e facendosi "sole nuovo", che illumina il nuovo mondo creato
dal fervore della rinascita. Probabilmente nello stesso anno che il Convivio
(1307) Dante lasciò in tronco al quattordicesimo capitolo del secondo libro il
trattato De vulgari eloquentia, inteso a disciplinare la lingua letteraria italiana.
Con esso, nonostante gli errori della sua età, Dante fece opera d'importanza
storica insigne; ebbe mirabili intuizioni di verità scoperte dalla moderna
scienza linguistica; mostrò di possedere vivo il senso dell'unità spirituale della

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nazione, colta nel suo maggior segnacolo, la lingua; affermò per l'arte la
necessità dello studio allato  di
all'ispirazione, il che fu presagio e forse norma
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

tutta la grande letteratura italiana.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Opere entrambe di dottrina e d'apostolato, per un fine morale e politico l'una,
per un fine letterario e civile l'altra, il Convivio e il De vulgari eloquentia
s'interrompono per sfociare nella Divina
SCUOLA Commedia, in cui non solo l'austera e
(/TRECCANISCUOLA/)

acuta e profonda razionalità ma anche la passione ardente e la fantasia


illuminatrice, tutto insomma nella sua unità vasta e possente lo spirito di
Dante, si rivelava ai lettori. La dottrina medievale
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dello stile allegorico, che già
ARTE (/TRECCANIARTE/)

aveva modestamente servito la scienza enciclopedica di Brunetto Latini nel


rimato Tesoretto, e con miglior dignità dato ammaestramenti di religione e di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
morale nella salda e agile prosa dell'Introduzione alle virtù del fiorentino Bono
Giamboni, permetteva a Dante di raffigurare nel viaggio per i tre regni
dell'oltretomba, sotto la guida di Virgilio
ACQUISTAprima e poi di Beatrice, la vita umana
(/EMPORIUM/)

guidata ai suoi fini dalle due supreme autorità, l'Impero e il Papato. A questi
concetti Dante, cittadino della guelfa Firenze, arrivò per gradi, che la Commedia
rispecchia sino alla piena maturità del pensiero, la quale fu alla venuta d'Arrigo
VII, quando l'esule credette prossimo il trionfo della giustizia e della pace sulla
terra, e per affrettarlo si fece apostolo della sua dottrina e della sua fede politica
in un trattato latino - Monarchia - in cui il vigore del sillogismo s'unisce
all'ardore della passione, nelle epistole ai principi e ai popoli d'Italia, ad Arrigo
stesso, ai Fiorentini, piene di biblica solennità, e nella ferma e precisa profezia
del XXXIII del Purgatorio, che il poeta rimava prima che nell'agosto del 1313 la
morte d'Arrigo ne frustrasse l'adempimento.

Ripreso e composto in un tempo in cui la più triste realtà negava ogni speranza
di bene, e la grande anima dantesca, avida di bene, si struggeva in un'angoscia
drammatica, l'Inferno è popolato di figure umane dominate da forti passioni, di
grandi caratteri, di taglienti profili di uomini volgari: il dramma dell'anima è
nella creazione della fantasia. Imminente, o presente la spedizione italiana
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

d'Arrigo (autunno 1310), il poeta si rasserenava nella speranza fiduciosa, e


scriveva il Purgatorio, dove istanti
la vita delle ombre, tutta conchiusa nei brevi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

della loro rivelazione, è una calma e serena malinconia immemore delle


(/index.html)
passioni mondane: la trepida aspettazione dello spirito creatore è nell'elegia
CATALOGO (/CATALOGO/)
soavemente accorata della creazione. Il Paradiso è l'opera degli ultimi anni; anni
di tristezza per le rinnovate condanne della patria implacabile, ma confortati
dalla fede nella provvidenza divina, che(/TRECCANISCUOLA/)
SCUOLA avrebbe un giorno attuato in una
umanità migliore il suo volere, che è giustizia.

Nei suoi ultimi anni il LIBRI


poeta, la cui fama già siARTE
(/TRECCANILIBRI/) diffondeva largamente, ebbe
(/TRECCANIARTE/)

certo a sperimentare la generosità di Cangrande della Scala e di Guido Novello


da Polenta. A Verona nel gennaio del 1320 sostenne pubblicamente una tesi di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
geografia fisica, e ne derivò l'opuscolo, a Dante rivendicato, Quaestio de aqua et
terra; da Ravenna, dove pare avesse posto stanza già nel 1318 ed era venerato
come maestro, tenne la sua corrispondenza poetica con Giovanni del Virgilio,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

lettore di retorica a Bologna. Le due egloghe con cui Dante rispose al maestro
bolognese, sono documenti d'arte e di vita, singolari di bellezza e d'importanza.

Trecentisti minori. - Mentre il cielo d'Italia era percorso dal sole dell'arte
dantesca, bagliori d'arte lo solcavano varî d'intensità e di durata. Venivano dalle
rime degli ultimi poeti dello stil nuovo, tra i quali primeggia Cino da Pistoia,
nel cui canzoniere il motivo della donna angelicata si vela d'un'ombra di
malinconia ora soave ora tragica, ed è manifesta la tendenza a nuove e più
umane forme d'analisi psicologica. Venivano dal Fiore, raccolta di coloriti e
abilmenie scorciati sonetti, in cui un fiorentino, che invano si tentò identificare
con Dante, abbreviò le lungaggini del Roman de la Rose. Venivano dai sonetti
dei mesi e dei giorni della settimana di Folgòre da San Gimignano, che
trasferiscono costumi e spiriti locali in un mondo più vasto di cortesia e di
sollazzo. Venivano da certe prose ascetiche, per lo più toscane, vive d'una
freschezza nativa, amabili insieme e potenti nell'espressione del candido
sentimento, efficacissime nelle rappresentazioni: i Fioretti di San Francesco,
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florilegio d'ingenue leggende francescane tradotto o ridotto da un ignoto


originale latino; le prediche di fra Giordano da Rivalto; le Vite dei santi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Padri, il
Pungilingua,
(/index.html)
lo Specchio dei peccati e altre traduzioni o opere originali del
domenicano fra Domenico Cavalca. Venivano da qualche canto storico spirante
CATALOGO (/CATALOGO/)
la poesia d'anime fantastiche che avevano vivo il sentimento dei fatti (la ballata
sulla rotta di Montecatini, 1315; il serventese in morte di Cangrande, 1327).
Venivano da quella stupenda esposizione di storia vissuta o apologia politica
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

che si voglia dire, che è la Cronaca di Dino Compagni; da scritture storiche


fervide di spirito pariigiano, quali le Istorie pistolesi; da quel gran quadro di
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
storia europea accentrato intorno alla storia di Firenze, che è la cronaca di
Giovanni Villani. In queste opere di storia l'italianità si fa d'una sublimazione di
spiriti locali. Così nel bel canzoniere di Cecco Angiolieri la pretta senesità
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
s'allarga spesso a note di profonda umanità in un originalissimo impasto di
tristezza e di comicità, che mal fu scambiato per umorismo.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Naturalmente s'incontrano in quei primi decennî del Trecento, come


s'incontreranno ancora per secoli, felici espressioni letterarie di spiriti locali,
quali sono molte altre rime giocose e familiari toscane continuatrici di quella
che si disse poesia popolare o autoctona del periodo della preparazione. Ma più
abbondano opere in cui tradizioni di forma o di pensiero già vecchie,
proseguono, senza vere note d'individualità artistica, o con note sì lievi che non
importa rilevarle, a vivere la loro vita genericamente italiana o universale. Lo
stile allegorico, che Dante aveva piegato a essere quasi forma immediata e
necessaria della sua anima, era usato da un anonimo, che potrebbe essere Dino
Compagni, a rappresentare in un poemetto in nona rima intitolato
L'intelligenza, la dottrina averroistica dell'intelletto possibile; e da Francesco da
Barberino in Val d'Elsa a dare ammaestramenti di morale, di creanza e di
saggezza nei Documenti d'amore e a compilare una specie di galateo femminile
nel Reggimento e costume di donna; opere queste due ultime di singolare
importanza storica e pregevoli per qualità d'equilibrio costruttivo, ma lontane
dall'arte. Poesia meramente didascalica o per dir meglio, verseggiature di
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 898/1196
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materia dottrinale s'ebbero in quel tempo per opera di Bindo Bonichi, arido e
infaticabile moralista nelle 
sue canzoni; di Iacopo Alighieri, figlio di Dante,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

autore d'un poemetto enciclopedico il Dottrinale, e di Francesco Stabili detto


(/index.html)
Cecco d'Ascoli, morto per eretico sul rogo nel 1327, che nell'Acerba accumulò
CATALOGO (/CATALOGO/)
nozioni d'astrologia, di psicologia, di morale, di zoologia, di mineralogia
freddamente, aridamente, a mostrare contro Dante, di cui è burbanzoso
avversario, che la nuda verità scientifica basta a far poesia. Queste meccaniche
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

compilazioni possono, per la natura del metodo praticato dagli autori, andare
insieme con le compilazioni in prosa moralistiche, storiche, novellistiche, quali
gli Ammaestramenti degli
LIBRI di fra Bartolommeo
(/TRECCANILIBRI/)
antichi da San Concordio, la Fiorita
ARTE (/TRECCANIARTE/)

di Armannino giudice, l'Avventuroso Ciciliano, ehe già fu attribuito,


erroneamente pare, a Bosone TRECCANI
de' Raffaelli da Gubbio. Poveri frutti di povere
CULTURA (/CULTURA/)
fantasie, dei quali la storia letteraria deve tener conto per poter vedere e
rivivere nella eoncretezza della realtà attuale l'arte dei grandi, che altrimenti
sarebbe inafferrabile astrazione. ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Il Petrarca. - Da quanto s'è detto deriva che la letteratura italiana non ha


Medioevo. Sorta da quella potente rinascita delle energie spirituali umane che
all'aprirsi del nuovo millennio crea le unità nazionali, essa si svolge senza
soluzioni di continuità sino alla metà del sec. XVI, quando col sorgere del
problema critico dell'arte, albeggia il secondo periodo, cui diamo il nome di
romantico. Il rinnovamento degli studî classici tra il secolo XIV e il XV fu un
tempo consìderato inizio d'una nuova età letteraria succeduta alla medievale,
come la fine del secolo XVI inizio d'un'età di decadenza. Divisioni e
suddivisioni forse didatticamente opportune, ma storicamente false, perché
quel rinnovamento degli studî classici è un fatto secondario, null'altro che la
conseguenza della consapevolezza, che primi ebbero gl'Italiani, del nuovo
mondo creato a sé dall'umanità dopo il Mille; e la decadenza, cioè il
dissolvimento del passato, non può essere contrassegno d'un'età, quando le
s'accompagnano nuovi fatti di vita che annunciano e preparano l'avvenire.

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Almeno letterariamente il Medioevo era finito col finire del primo millennio, e
il preumanesimo (v. p. ISTITUTO
934) aveva poco appresso infuso anche negli studî
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  della
classicità un fervore di vita, che seguendo lo sviluppo della risorta anima
(/index.html)
umana, li condusse alla filologia del Petrarca e dei suoi continuatori. Lo spirito
CATALOGO (/CATALOGO/)
vivificatore degli studî classici era in pieno vigore fino dal sec. XII e già Dante
aveva affermato non potervi essere buon poeta volgare senza lo studio degli
antichi, e confessato d'aver toltoSCUOLA
da Virgilio il "bello stile" delle sue liriche. Ciò
(/TRECCANISCUOLA/)
che di nuovo recò in quegli studî il secolo XIV giunto circa a mezzo il suo
corso, non fu se non la consapevolezza dello iato che ormai separava l'antichità
dal tempo corrente, consapevolezza che si contrapponeva
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) all'idea e al
ARTE (/TRECCANIARTE/)

sentimento degli uomini dei primi secoli dopo il Mille e di Dante stesso, i quali
tenevano l'età loro e la letteratura latina e volgare del loro tempo come
continuazione non mai interrotta dellaCULTURA
TRECCANI vita politica e intellettuale antica.
(/CULTURA/)

Naturalmente codesta consapevolezza non poteva essere, prima che il nuovo


mondo fosse stato creato; e primo la ebbe il Petrarca. Conseguenze ne furono
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
appunto il sogno ch'egli per primo sognò, d'un ritorno all'antico, quale si
cominciava a vederlo di là da un millennio di barbarie, così nella vita come
nella letteratura, e il rinnovato metodo degli studî intesi a scoprirlo nella sua
interezza e purezza.

Francesco Petrarca fu un uomo fortunato d'agi e d'onori; eppure una perpetua


scontentezza di sé, una malinconia senza perché, un insanabile tedio della vita
lo tormentava assiduamente; stato d'animo che diceva "accidia" e che analizzò
acutamente in pagine stupende del Secretum (1342-43) e in alcune delle
innumerevoli epistole da lui adunate nelle due grandi raccolte delle Familiari e
delle Senili. Spirito di forte e piena umanità, epperò avverso al razionalismo e al
vuoto formalismo degli scolastici che nella filosofia avevano dimenticato
l'interesse umano (Invectivarum libri in medicum, 1355; De sui ipsius et multorum
ignorantia, 1368), egli cercava una scienza che rivendicando la libertà e la
dignità dello spirito, movesse dall'uomo alla conoscenza del mondo; perpetua
assillante aspirazione, che, inappagata, spingeva il Petrarca a rifugiarsi nella

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fede avita, in lui integra e salda, ma lasciava insoddisfatto il suo bisogno di


razionalità, creando il perpetuo alla
disagio di quell'anima, scettica di fronte
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

scienza tradizionale e invano anelante a una nuova.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Oltre al Secretum, il De otio religiosorum il De vita solitaria (1346-56) riflettono le
incertezze dell'anima petrarchesca tra le idealità dell'asceta e la prepotente sua
umanità. Ma con più chiara evidenza
SCUOLArivela quello che è storicamente l'aspetto
(/TRECCANISCUOLA/)
più importante dell'anima petrarchesca, il ponderoso trattato De remediis
utriusque fortunae (1360-1366) pervaso sì di spiriti ascetici, ma inteso a risolvere
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
razionalmente il problema della felicità, cercando nella stessa anima umana i
conforti al dolore e i freni contro l'esultare della gioia; libro di umanità, la cui
enorme fortuna, pari se non superiore a quella del canzoniere, si spiega solo
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
considerandolo appunto come espressione del primo sforzo critico verso
l'interpretazione di quel nuovo mondo morale, di cui la storia dava ormai la
coscienza intuitiva. ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Fattasi riflessa nel Petrarca, fu appunto questa coscienza che gli rivelò il mondo
antico non più come una forza immanente nella vita quotidiana, ma come un
mondo per ricchezza e vigore di umana spiritualità affine a quello nuovamente
creato, cui si dovesse tornare col pensiero e con l'atto per via di meditazione e
di studio. Onde di là dal segno tracciato dai preumanisti veronesi e padovani,
egli rinnovò i metodi degli studî sull'antica letteratura romana, ricercatore e
scopritore di manoscritti e d' opere perdutesi di vista, acuto distruttore di
leggende abbarbicatesi durante il Medioevo alla storia dell'antichità, felice
iniziatore della critica diplomatica e della critica dei testi, rinnovatore con
caratteri d'individualità dello stile latino, primo metodico fautore dello sforzo
verso una visione schietta e genuina della classicità e del sogno antistorico
d'una restaurazione classica nella lingua, nel costume, nella politica. Dal quale
sogno nacque, tra il 1338 e il 1340, il duplice disegno di cantare Scipione
Africano, quale eroe nazionale sì dei Romani e sì dei loro eredi cristiani, e di
scrivere una storia di Roma per biografie da Romolo a Tito; l'Africa e il De viris
illustribus.
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Di esempî romani è fatta in prevalenza anche la parte compiuta dei libri Rerum
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
memorandarum; e Roma è sempre il centro e la meta onde s'irradia e cui fa capo
il pensiero politico del Petrarca; pensiero medievale quando sollecita Carlo IV a
(/index.html)
venire in Italia per consacrare in CATALOGO
Roma la sua dignità d'imperatore; pensiero
(/CATALOGO/)
grave d'avvenire quando sente nella Roma di Cola la forza unificatrice d'Italia.
E a Roma egli richiama con voce infaticata, nelle epistole metriche e nelle
prosastiche, i papi fuorusciti, e SCUOLA
vede nella loro assenza la causa della decadenza
(/TRECCANISCUOLA/)

e della corruzione della curia, aspramente sferzata nelle epistole Sine nomine, in
due egloghe e con più impetuosa veemenza in tre sonetti famosi.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Il sogno della restaurazione classica non poteva peraltro, in un'alta mente e


consapevole della realtà, come quella del Petrarca, essere rinnegamento
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
completo della storia. La sua umanità di toscano del Trecento non poteva
rinunciare a quella ch'era la necessaria sua forma storica, il volgare toscano; e in
toscano egli scrisse infatti non pure le rime(/EMPORIUM/)
ACQUISTA d'amore, che sono la parte
eccellente del canzoniere, ma rime d'argomento politico e familiare, e i Trion i,
poema di soggetto religioso-morale.

Il canzoniere è la rappresentazione dell'intimità spirituale del Petrarca quale


egli la vide atteggiarsi e svolgersi, quando si risolse a raccogliere e mano mano
raccolse e ordinò le sue "rime sparse"; rappresentazione che nasce e si definisce
nel contrasto con quella, appena adombrata dapprima e poi via via sempre più
rilevata dell'intimità spirituale di Laura, in un ambiente tra d'idillio e di elegia
squisitamente disegnato, colorito e musicato. Finissima la psicologia
indagatrice delle più riposte e sottili reazioni dell'anima alle più varie e delicate
impressioni del mondo esterno; di novità e d'efficacia magnifiche le immagini
rivelatrici di quella psicologia; non sempre tanta e tale la vigoria dell'interno
dettare che non se ne stacchi la forma a vivere una sua vita autonoma, ora
stupendamente luminosa e fiorita, ora arida e fredda nella ricercatezza,
nell'affettazione, nel bisticcio, nel giuoco di parole. Nei Trion i il Petrarca
immaginò una storia ideale del suo spirito che dai travagli mondani sarebbe
salito alla placida serenità della contemplazione celeste, e questa storia
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rappresentò in una serie di visioni allegoriche, nelle quali è evidente l'azione del
modello dantesco. La freschezza elegante delle particolarità descrittive
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
avvolte
in un'onda soavissima di musicalità, può far dimenticare nei Trion i l'aridità
(/index.html)
fredda del racconto, che troppo spesso si esinanisce in cataloghi di nomi; ma
CATALOGO (/CATALOGO/)
poesia vera e viva è soltanto là dove il lirismo dell'anima petrarchesca
prorompe nel ricordo e nella rappresentazione di Laura.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Il Boccaccio. - Non meno viva, ma più ingenua e intuitiva coscienza d'umanità
ebbe Giovanni Boccaccio, poco più giovane del Petrarca, e al Petrarca legato da
vincoli d'amicizia e di devozione. Tradizioni ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e nuovi moti letterarî
(/TRECCANIARTE/)

confluiscono in lui da ogni parte. La leggenda francese di Florio e Biancifiore


dà l'argomento al Filocolo; dai medievali travestimenti dei racconti troiani salta
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
fuori il Filostrato; intenzioni epiche ispirano il Teseida; elementi danteschi
nutrono l'Ameto, l'Amorosa visione, il Corbaccio; sapore di Petrarca e più di rado
di Dante hanno le liriche; Ovidio ACQUISTA
fornisce (/EMPORIUM/)
di motivi e forme il Ninfale iesolano e
la Fiammetta. Ma c'è dovunque lui, messer Giovanni, nella rappresentazione
della società galante e conversevole del Filocolo e dell'Ameto, nella pittura delle
volgari furberie e corruttele del Filostrato e del Corbaccio, nello svolgimento
delicato della passione idillica del Ninfale, nelle sottili analisi psicologiche e nelle
enfatiche confessioni della Fiammetta, in qualche nota commossa del Teseida,
nel calore sensuale e nel colore paesistico di molte liriche.

Quasi tutte queste opere, altre di prosa e altre di poesia, precorrono e


preparano il capolavoro, composto tra il 1348 e il 1353. Il Decameron è
rappresentazione magnifica di vita su motivi quasi tutti tradizionali, dal grande
artista infusi d'un'anima nuova e rappresentati con efficacia stupenda. Ogni
ceto sociale, ogni variazione della moralità, ogni grado della furberia o
dell'imbecillità umana, tutta la vita nel suo complesso è raffigurata nel gran
libro; ma con vivezza e verità impareggiabili soprattutto la comune realtà
quotidiana e di essa gli aspetti e i personaggi che siano di per sé o le situazioni
rendano ridicoli. Quel mondo comico, che pur aveva esilarato le affaticate
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anime medievali, ma finora non aveva avuto se non frammentarie e imperfette


espressioni d'arte, riceve 
ora forma perfetta dentro all'organica unità d'una
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

grande opera di poesia, dove il racconto così dell'avventura amorosa, della


(/index.html)
beffa, del motto, come del dramma prende una nitidezza e una compostezza
CATALOGO (/CATALOGO/)
ammirevoli, e tutto circonda e nobilita uno splendore d'arte classica novissimo
nella letteratura volgare.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Codesta classicità che analizzata, è colore, linea, equilibrio di rappresentazione,
sintassi, ritmo, organamento di periodo, non è nel Boccaccio calcolato artificio
di mente dotta, ma perLIBRI
lo più spontaneità d'artista,
(/TRECCANILIBRI/) che riesce a fare del suo bel
ARTE (/TRECCANIARTE/)

fiorentino una lingua capace delle solennità e luminosità stilistiche e delle


armonie del latino, e che gioisce della sua bella creazione e della sua virtuosità.
Ma è classicità, come puro senso della forma,
TRECCANI CULTURA anche la disinvolta semplicità in
(/CULTURA/)

cui la prosa del grande novellatore si snoda quando la pompa retorica vien
meno e il periodo corre breve e leggiero e dalle frasi della viva lingua
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fiorentina, dagl'idiotismi d'altri dialetti, dai proverbî popolari balzano
stupendamente coloriti i caratteri dei personaggi e delle scene.

Vero buongustaio della poesia, il Boccaccio cerca di far rivivere nelle stesse sue
opere volgari quella varia bellezza che avidamente assaporava nella letteratura
classica. Nelle sue scritture latine d'arte (epistole, egloghe) la lingua è più venata
di medievalismo che non sia nel Petrarca; in quelle di dottrina (De genealogiis
deorum gentilium, De casibus virorum illustrium, De claris mulieribus, De montibus,
silvis, ecc.) il suo scopo non è tanto di ricostruire nella sua genuinità il pensiero
antico (non sdegna neppure fonti medievali), quanto d'intendere e d'offrire agli
altri modo d'intendere i poeti antichi. Assai meno filologo del Petrarca, egli è
più di lui nella storia, dalla quale il grande Aretino si astrae col suo sogno di
restaurazione classica, senza accorgersi che quel sogno nasce appunto dal
nuovo mondo creato dall'età immediatamente anteriore alla sua, mondo nel
quale e del quale egli vive.

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Trecento e Quattrocento volgari. - Morti il Petrarca e il Boccaccio, Franco


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Sacchetti lamentava mancata ogni poesia e vuote le case di Parnaso. Difatti per
poco meno d'un secolo mancarono all'Italia i poeti, pur avendo essa avuto gran
(/index.html)
copia di scrittori in verso e in prosa e taluno non privo di qualche spirito di
CATALOGO (/CATALOGO/)
poesia.

Dante, il cui poema era letto pubblicamente nelle chiese e negli studî, ebbe
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
commentatori numerosi in latino e in volgare fino alla metà del sec. XV, e
imitatori, che della Commedia ripresero le linee schematiche e gl'intenti
didascalici. Fazio degliLIBRI
Uberti nel Dittamondo ARTE
(/TRECCANILIBRI/) inquadrò in un viaggio,
(/TRECCANIARTE/)

immaginato a simboleggiare la sua conversione morale, un trattato di geografia


in terzine; Federico Frezzi nel Quadriregio, alle immagini e personificazioni di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
carattere medievale e dantesco mescolò qualche figurazione allegorica di tipo
boccaccesco per rappresentare concetti morali; Dante, il Boccaccio dell'Amorosa
visione e il Petrarca dei Trion i diedero motivi
ACQUISTA e fogge alla Philomena di
(/EMPORIUM/)

Giovanni Gherardi da Prato; Matteo Palmieri trovò modo di esporre una teoria
neoplatonica sulla provenienza e le sorti delle anime umane narrando un suo
viaggio nei Campi Elisi, per le sfere dei pianeti e degli elementi e nelle
"mansioni" dei vizî e delle virtù, e più altri andarono poveramente
danteggiando e dove il Petrarca e il Boccaccio avevano danteggiato,
accostandosi anche a loro.

In questi poemi e in alcune liriche del primo Quattrocento (Cino Rinuccini) la


grande arte dantesca scendeva a fatto di cultura, buono a nutrire codesti
pedissequi, come la finezza psicologica del Petrarca forniva di temi e di artifici i
poveri canzonieri d'Antonio da Ferrara, di Simone Serdini detto il Saviozzo da
Siena, di Buonaccorso da Montemagno, dell'aretino Rosello Roselli, di Giusto
de' Conti da Valmontone e di molti altri poetanti d'amore fra la metà del sec.
XIV e la fine del XV. Una gretta erudizione classica che s'assottiglia in
filastrocche di nomi, una fatua ricerca di difficoltà tecniche, un cristallizzarsi di
certi motivi in generi topici (lamenti, disperate) caratterizzano codesta povera

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lirica di tradizione letteraria. Alla quale alcuni verseggiatori, capeggiati dal


ferrarese Antonio Tebaldeo  negli
e da Serafino Ciminelli dall'Aquila credettero,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ultimi decennî del Quattrocento, dar nuovo vigore mediante le lambiccature di


(/index.html)
pensiero, le arguzie, le esagerazioni, le stranezze cui trassero le petrarcherie
CATALOGO (/CATALOGO/)
ormai vuote d'ogni significato ideale.

Se si voglia trovare meno scarsaSCUOLA


la vena(/TRECCANISCUOLA/)
dell'ispirazione e meno sterile la
fantasia, conviene rivolgersi alla lirica, che musicata dai rimatori stessi o da
maestri di professione, era destinata ai giocondi trattenimenti della buona
società; alla lirica amatoria
LIBRI d'intonazione
(/TRECCANILIBRI/)popolare, e a quella lirica borghese o
ARTE (/TRECCANIARTE/)

familiare, che continua, ormai nel quadro della letteratura italiana, tradizioni
locali. Sono del primo genere le ballate, i madrigali, le cacce, le frottole
giullaresche toscane dell'estremo Trecento
TRECCANI e del(/CULTURA/)
CULTURA primo Quattrocento
(graziosissime quelle di Franco Sacchetti e di Alesso Donati), le canzonette
veneziane, dette anche giustiniane da Leonardo Giustinian, che ne fermò i modi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
e i toni, e verso la fine del sec. XV le agili barzellette (dicono frottole anche
queste); tutti brevi componimenti, che trattano motivi d'amore o
rappresentano vivaci scene, spesso a dialogo, ora con un amabile colorito
idillico, più comune nei Toscani, ora con garbato e talvolta birichino realismo.
Di sì ben indovinato tono popolare sono alcuni strambotti (veramente ottave a
tre rime) dello stesso Giustinian, e di qualche altro verseggiatore colto, che il
popolo li fece suoi e li canta ancora, diffusi in più regioni d'Italia; ma maggiore
è il numero degli strambotti che rimatori della scuola di Serafino Aquilano, e
Serafino stesso complicarono di tutte le leziosaggini e le stramberie, che come
s'è detto, furono da loro introdotte nella lirica petrarchesca. Della lirica
borghese, infine, scherzosa e satirica, bonariamente narrativa e pianamente
didascalica, innumerevoli furono i dilettanti specialmente fra i trecentisti e i
quattrocentisti toscani. Famoso fra i trecentisti Antonio Pucci narratore in
poemetti e serventesi dei fasti e nefasti della sua terra; e tra i quattrocentisti il
barbiere Domenico di Giovanni detto il Burchiello, narratore allegro delle
traversie della triste sua vita, maestro di satiriche trovate, cultore principale
d'una oscura maniera di poesia, che non è se non buffonesca infilzatura di frizzi
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e riboboli e idiotismi, e che da lui si disse burchiellesca. Toscani anche i due


suoi principali seguaci, ISTITUTO
Bernardo dalla
Bellincioni e Antonio Cammelli, detto
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sua patria il Pistoia.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Quantunque occorra guardarsi dal confondere l'interesse storico onde hanno
rilievo nella lirica del Trecento e del Quattrocento alcune rime d'argomento
politico, con i loro pregi d'arte,SCUOLA
non si (/TRECCANISCUOLA/)
può negare un certo vigore espressivo ad
alcune canzoni di Fazio degli Uberti e di qualche altro verseggiatore, ispirate
dalle spedizioni di Carlo IV in Italia; a rime di qualche fiorentino
quattrocentista sulle guerre della sua patria contro
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) i Visconti, e ai numerosi
ARTE (/TRECCANIARTE/)

sonetti con cui il Tebaldeo, il Pistoia e altri accompagnarono i fatti della


spedizione di Carlo VIII e le vicende politiche d'Italia allo scorcio del sec. XV e
al principio del XVI. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Le forme che il Duecento e il primo Trecento avevano dato al pensiero e al


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
sentimento religiosi rinati dopo il Mille a nuova profondità e intimità (candore
di prose, lirismo di laudi), seguitano, via per il sec. XIV e nel XV, ad accogliere
l'attività fantastica, per lo più modesta, delle anime pie, affinandosi, se non
sempre perfezionandosi, tecnicamente e talvolta aprendosi all'espressione del
riabilitato senso d'umanità. Il fiorentino Iacopo Passavanti, frate domenicano,
nello Specchio di vera penitenza dà ammaestramenti d'ascetismo rincalzati
d'esempî leggendarî, in uno stile limpido, robusto, coerente, che ricorda il
Boccaccio; Caterina Benincasa da Siena, anima fervida di misticismo e mirabile
di coraggio per il trionfo delle sue idee, in più centinaia di lettere spesso
frementi d'eloquenza calda e vigorosa, che si forma in immagini di sapore
biblico e in artifici dai critici della parola astratta paragonati a secentismi,
propugna la crociata, la riforma della Chiesa e il ritorno della sede pontificia a
Roma; discepolo di lei, Giovanni Dominici avviva dell'ardore comunicativo
d'una moralità profonda le sue prose di spigliata fiorentinità (Governo di cura
familiare, Libro dell'amore di carità, prediche), mentre dalla sua consuetudine con
la latinità dei Padri e degli scrittori ecclesiastici deriva certa enfasi e abbondanza
di stile; simile in questo al Savonarola, la cui predicazione, solenne per l'uso
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d'allegorie bibliche, terribile nella descrizione dei flagelli minacciati alla Chiesa
e al mondo, gagliarda per la solidità dei ragionamenti propugnanti riforme
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
morali e politiche, commosse profondamente Firenze verso la fine del sec. XV.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Dalla semplicità e dalla schiettezza delle lettere familiari e delle ricordanze
domestiche del Tre e del Quattrocento non s'allontana invece la prosa delle
prediche di San Bernardino degli Albizzeschi da Siena, che sferza con vigore
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
d'eloquenza i vizî dei suoi contemporanei, spesso valendosi d'immagini tratte
dalla più umile realtà della vita e di novellette argutamente narrate, e
dappertutto trasfondendoLIBRIil(/TRECCANILIBRI/)
calore e il candore della
ARTE sua fede. Schietta, calma,
(/TRECCANIARTE/)

perspicua è anche la prosa delle pie leggende e delle vite dei santi, che però nel
sec. XV va assumendo certa relativa complessità di costrutti e aggiustatezza di
legamenti sintattici, e talvolta TRECCANI
manifestaCULTURA
lo spirito dei nuovi tempi nella cura di
(/CULTURA/)

ben determinare le notizie leggendarie, quasi tentando di umanare il fantastico


soprannaturale. È di questo tipo la Vita del beato Colombini, scritta sulle tracce
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
d'un testo latino da Feo Belcari, traduttore o riduttore d'altre prose ascetiche,
autore di sonetti, di laudi, di rappresentazioni sacre.

Le laudi sacre continuarono a moltiplicarsi dovunque erano confraternite


devote, giù per i secoli XIV e XV, divenendone più intensa la produzione
quando speciali circostanze ravvaloravano nelle folle il sentimento religioso,
come fu a mezzo il sec. XIV, quando il beato Giovanni Colombini suscitò un
nuovo fervore di pietà (laudi del Bianco da Siena), e negli anni a cavaliere tra
quel secolo e il XV, quando proruppe nell'Italia settentrionale e centrale il
cosiddetto moto dei Bianchi, al quale forse è dovuta, chiunque ne sia l'autore, la
laude Di', Maria dolce, con quanto disio, bellissima per la fusione dell'ardore
religioso con un soave sentimento d'umanità. Questo sentimento appunto e
una crescente regolarità di forme sintattiche e metriche caratterizzano le laudi
che furono composte nel Quattrocento, forse in più gran numero che da altri,
dal Belcari e da un altro fiorentino, Francesco di ser Albizzo.

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Accanto alle laudi liriche s'erano diffuse dall'Umbria nelle regioni contermini le
laudi drammatiche, dalle 
quali ha origine, come già s'è accennato, il teatro
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sacro. Di questo l'Umbria stessa, l'Abruzzo, Roma, Firenze ci hanno


(/index.html)
tramandato documenti quattrocenteschi di notevole ampiezza; assai più
CATALOGO (/CATALOGO/)
numerosi i fiorentini, i quali, se ne togli il metro, che in essi è l'ottava, mentre
negli altri la sestina di endecasillabi, non sono dissimili, quanto a struttura, da
quelli delle altre regioni. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Argomento delle rappresentazioni sacre sono fatti della vita di Cristo o storie
dell'antico testamento LIBRI
o leggende di santi, tutto
(/TRECCANILIBRI/) ARTEsceneggiato pedissequamente
(/TRECCANIARTE/)

sulle tracce della fonte scritturale o agiografica. L'azione, meglio il dialogo, ché
d'una vera e propria azione nei drammi sacri quattrocenteschi non si può
parlare, passa continuamente da luogo CULTURA
TRECCANI a luogo e(/CULTURA/)
comprende periodi di molti e
molti anni; alle quali condizioni del testo era opportunamente coordinato
l'assetto scenico. Le ragioni della storia sono allegramente calpestate, onde
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
abbondano i più strani anacronismi, specialmente in certe scene di costume,
intramesse con intenti comici o satirici. Ma tutto ciò non toglierebbe valore
d'arte al teatro sacro, se esso avesse intima forza drammatica, se i caratteri
fossero rappresentati con intuito psicologico e i fatti con potenza di scorci ed
efficacia d'espressione. Tra gli autori, anonimi i più, alcuni pochi noti anche per
altre scritture (Feo Belcari, Pierozzo Castellani, Lorenzo il Magnifico, ecc.),
mancò il genio creatore che potesse essere il Calderón o lo Shakespeare
italiano. La libera genialità del Poliziano plasmò nelle forme del teatro sacro
popolaresco il delicato pathos idillico-elegiaco della sua anima di poeta, creando
l'Orfeo; la pedanteria classicheggiante di qualche altro poeta o di mezzi poeti o
di semplici verseggiatori pretese disciplinarle adottando talora la divisione in
atti, attenuando l'inverosimiglianza dei bruschi passaggi di luogo in luogo e di
tempo in tempo o introducendo l'uso dei cori e dei prologhi di tipo classico
(Timone del Boiardo; Cefalo di Niccolò da Correggio; Sofonisba di Galeotto del
Carretto; Pan ila del Pistoia, ecc.). E la sacra rappresentazione andò a morire
nei presepî e negli oratorî dei conventi o in spettacoli sacri popolari, che ancora
sopravvivono in alcune regioni d'Italia.
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La letteratura cavalleresca, cominciata francese o franco-veneta nella Marca


trevisana e migrata già ISTITUTO
al principio del Trecento in Toscana (abbiamo 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
ricordato
a pag. 934 il Fioravante e il Tristano riccardiano ad esempio di prosa semplice e
(/index.html)
schietta), continuò con rigogliosa fioritura di poemi in ottave e di racconti in
CATALOGO (/CATALOGO/)
prosa nell'Italia centrale nei secoli XIV e XV. S'ebbero allora per il ciclo
carolingio poemi quali la Spagna, l'Uggeri il Danese, il Fierabraccia, l'Aspromonte,
e romanzi in prosa, quali una storia
SCUOLAdi (/TRECCANISCUOLA/)
Buovo d'Antona, le Storie di Rinaldo, il
Viaggio di Carlomagno in Spagna e, più famosi e più lungamente vitali (si
ristampano e si leggono ancora), I Reali di Francia, vasto romanzo ciclico di
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Andrea di Iacopo da Barberino in Valdelsa. S'ebbero per il ciclo bretone, più
gradito forse ai cavalieri e alle dame delle corti che al popolo minuto,
traduzioni prosastiche di romanzi francesi,
TRECCANI e poemi
CULTURA e poemetti su Febusso il
(/CULTURA/)

forte, su Lancilotto, su Tristano, e altri, come il Gismirante e la Historia della reina


d'Oriente di Antonio Pucci già ricordato, in cui le favole bretoni sono
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
liberamente rimaneggiate e trasferite a personaggi diversi dai primitivi
protagonisti. Con i quali ultimi poemetti, cose estranee all'arte epperò
facilmente suscettibili di classificazione, s'entra nel genere delle novelle
versificate, che numerose ci lasciarono i secoli XIV e XV, alcune composte da
cantastorie plebei, come la Istoria di Ottinello e Giulia e quella di Campriano
contadino, e altre da verseggiatori più colti, come la storia di Maria per Ravenna
o la riduzione in ottave della boccaccesca novella di Ghismunda fatta dal
fiorentino Girolamo Benivieni.

Ma più che in simili versificazioni la tradizione novellistica del Boccaccio si


continuò in parecchie raccolte, che, lontane per evidenza d'arte dal Decameron,
lo ricordano per la cornice in cui le novelle sono inquadrate e per certa
sostenutezza di stile, che si fa quasi sempre goffaggine e talvolta arrembata
sgrammaticatura. Una cinquantina di novelle, le più d'argomento storico, sono
narrate freddamente nelle venticinque giornate del Pecorone da un ser Giovanni
Fiorentino. Centocinquantacinque immagina di narrarne a una brigata
viaggiante l'Italia nel 1374 per fuggire la pestilenza, lo speziale lucchese
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Giovanni Seicambi; il che, se fosse vero, darebbe vanto di grande pazienza a


quella brigata, tant'è privo 
di spirito il racconto e tanta è l'asma dei periodi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

invano anelanti a un compimento. Meno boccaccesco è il quattrocentista


(/index.html)
senese Gentile Sermini, che di raro costruisce novelle complesse e per lo più
CATALOGO (/CATALOGO/)
ama i racconti semplici e scipiti narrati con fastidiosa prolissità e grossolana
volgarità. Narratore scialbo d'aneddoti, facezie, motti scherzosi è Sabbadino
delli Arienti, la cui raccolta, le Porretane, composta nel 1478, è di poco
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
posteriore al Novellino di Tommaso Guardati, detto Masuccio Salernitano,
messo a stampa nel 1476. È questa una raccolta di cinquanta novelle, che
riprendono motivi tradizionali con l'intento di
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dilettare,
ARTE d'ammaestrare e di
(/TRECCANIARTE/)

satireggiare, e s'aggruppano in cinque parti, mentre una chiusa moraleggiante


collega ciascuna novella alla successiva. Fiacco nella figurazione dei caratteri,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Masuccio ha qualche efficacia nella rappresentazione delle scene e nello
sviluppo delle azioni.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Con migliore diletto che queste ed altre imitazioni boccaccesche (romanzi,
come il Paradiso degli Alberti di Giovanni Gherardi da Prato del primo
Quattrocento e il Peregrino di Iacopo Caviceo dell'estremo; dialoghi ed epistole
modellati sulla Fiammetta), si leggono le novelle di Franco Sacchetti composte
nei due ultimi decennî del sec. XIV e narrate alla buona, nel vivo idioma
fiorentino; per lo più aneddoti semplici e spiritosi efficacemente
rappresentativi della realtà contemporanea. Di tipo poco diverso sono alcune
novelle spicciolate quattrocentesche, come quella del Grasso legnaiuolo, forse
d'Antonio Manetti, e quella di Giacoppo, che può fregiarsi del nome del
Magnifico.

Rimati e prosastici sono anche i racconti storici del Tre e Quattrocento: per lo
più in ottave quelli popolari destinati alla recitazione, come i sette cantari della
guerra di Pisa del 1362 d'Antonio Pucci e gli undici già attribuiti a Niccolò
Ciminello abruzzese sulla guerra dell'Aquila (1424); per lo più in terzine quelli
destinati alla lettura, come il Centiloquio dello stesso Pucci, riduzione metrica

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della cronaca del Villani, e L'altro Marte. in cui il perugino Lorenzo Gualtieri
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
detto Lorenzo Spirito cantò i fatti dei tre Piccinini sino alla battaglia di Troia
(1460). Naturalmente abbondano poi le cronache in prosa volgare o, che fa lo
(/index.html)
stesso, latina alla foggia medievale, aliene da ogni sforzo di sintesi, senz'altro
CATALOGO (/CATALOGO/)
ordine che il cronologico. Non v'è città che non ne abbia almeno una; ma prive
come sono, non solo d'ogni valore ma d'ogni intenzione letteraria, non
richiedono che qui se ne parli. Solo
SCUOLAoccorre ricordare, come uno dei maggiori
(/TRECCANISCUOLA/)
prosatori del Quattrocento, Giovanni Cavalcanti, che nel narrare con spirito
mediceo i mutamenti dello stato dal 1423 al 1440, mostrò d'avere una
concezione insolitamente LIBRIlarga e penetrante dei
(/TRECCANILIBRI/) ARTEfatti, la quale gli valse l'onore
(/TRECCANIARTE/)

d'essere fonte del Machiavelli, e i fatti seppe talvolta rappresentare in pagine


potenti. Tra gli scrittori di storie in volgare bisogna ricordare anche gli autori
di biografie, principale Vespasiano da Bisticci, nelle cui Vite d'uomini illustri ci
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

sfila dinnanzi una solenne schiera di papi, prelati, principi, letterati, uomini di
stato italiani e stranieri, direttamente conosciuti, i più, dal bravo libraio
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fiorentino e da lui rappresentati con ricchezza di particolari pittoreschi, in uno
stile di solito semplice e piano, talvolta colorito d'arguzia bonaria.

L'umanesimo latino e l'umanesimo volgare. - Accanto a questa copiosa letteratura


in volgare, che continua nei secoli XIV e XV la tradizione instauratasi col
primo sorgere della letteratura italiana, corre la letteratura di dottrina in latino,
alla quale il Petrarca aveva insegnato i metodi della ricerca ricostruttrice
dell'antico e additato la meta nel sogno d'una restaurazione classica. Le due
correnti rappresentano due tappe del progressivo sviluppo dello spirito
italiano: correlativo letterario del comune, generatore della signoria, la prima
(letteratura in volgare); correlativo della signoria la seconda; due tappe
antitetiche, se vogliamo, ma appunto per questo generatrici di progresso. La
storia nel suo fatale andare travolse e superò l'antitesi, lasciando a gingillarsi col
loro feticcio, il latino, quei superficiali osservatori, che l'antitesi avevano visto
come opposizione statica e s'erano cullati nell'illusione che il sogno antistorico
potesse attuarsi.

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Perché, come s'è detto, gli studî dell'antichità erano risorti sino dai primi secoli
del nuovo millennio come conseguenza di tutto il rinvigorimento delleumane
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

energie spirituali, già i primi antesignani del movimento suscitato dal Petrarca
(/index.html)
amarono chiamarli studia humanitatis, cioè studî intesi al perfezionamento
CATALOGO (/CATALOGO/)
integrale dell'uomo, atti a formare una cultura che non fosse soltanto dottrina,
ma anche moralità e bellezza, vita insomma nella sua unitaria pienezza. E
"umanista" fu dapprima, anche SCUOLA
se la parola entrò nell'uso solo più tardi (forse
(/TRECCANISCUOLA/)
verso la fine del sec. XV), chi mediante gli studî del classicismo aspirava a un
fine di compiuta educazione dell'uomo per un intento di riabilitazione dello
spirito, elevato a dignità di (/TRECCANILIBRI/)
LIBRI creatore della vitaARTE
e della storia. Di tal natura fu la
(/TRECCANIARTE/)

scuola ferrarese di Guarino Veronese e più quella mantovana di Vittorino dei


Rambaldoni da Feltre.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Tutti assorti nella contemplazione dell'antico, gli umanisti miravano con


assidue indagini e con crescente finezza di critica a restituire all'antichità le sue
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
genuine sembianze. Per le scoperte di Coluccio Salutati, di Poggio Bracciolini,
di Giovanni Aurispa e d'altri molti, il patrimonio letterario latino s'accrebbe
fino ad essere quale rimase fino ai nostri giorni. I testi, corretti nella lezione,
furono dottamente commentati con ricchezza d'osservazioni grammaticali,
filologiche e storiche, e nella lettura di essi gli umanisti educarono l'intelletto, il
gusto e l'orecchio alle forme e ai modi del latino classico. Per la venuta di
Manuele Crisolora, maestro di greco a Firenze negli ultimi anni del sec. XIV,
prosperarono anche gli studi ellenistici e si formò una scuola numerosa di
valenti traduttori, che ebbe rincalzo da successive migrazioni di Greci
dall'Oriente in Italia. Il concilio tenutosi a Ferrara e a Firenze (1438-39) per
l'unione della chiesa greca con la latina, fu occasione che s'iniziassero e
s'approfondissero gli studi sulla filosofia greca e indirettamente che si formasse
una scuola neoplatonica (Accademia fiorentina) per opera di Marsilio Ficino, al
quale si deve il primo tentativo di sistemare filosoficamente l'umanesimo o
quella scienza dell'uomo di cui il Petrarca aveva avuto un ansioso
presentimento.

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Mentre con l'indagine filosofica, con le traduzioni dal greco, con


l'interpretazione dei sistemi filosofici gli umanisti s'affaticavano a dare
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
al
mondo antico il suo aspetto genuino, con le opere originali aspiravano a
(/index.html)
rinnovare la letteratura nelle forme e nella lingua dei classici. Leonardo Bruni
CATALOGO (/CATALOGO/)
d'Arezzo narrò la storia di Firenze dalle origini al 1402 con penetrazione delle
cause umane e della logica connessione dei fatti, ma traducendo fatti e costumi
di medievali in classici per fuggire i neologismi e rispettare la dignità della
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
storia. Questa mancanza del colore del tempo è in generale il carattere di tutte
le storie umanistiche d'intento letterario. Così nei trattati di morale e di politica
i precetti e gli esempî provengono dal mondoARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) antico, e la forma, espositiva o
(/TRECCANIARTE/)

dialogica, è plasmata sui modelli di Cicerone e di Seneca. Pochi, e sono dei più
antichi, sentono qualche soffio di vita nuova, com'è di quelli di Poggio
Bracciolini, che vi trasfonde l'onda indiavolata
TRECCANI CULTURA del suo ingegno arguto, vivido,
(/CULTURA/)

effervescente. Egli è pure il più felice tra gli epistolografi latini del
Quattrocento, che tanti e tanti ne ebbe, seguitatori dapprima della maniera più
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
grave di Seneca, di Plinio e del Petrarca, poi di quella più agile di Cicerone.
Vuote esercitazioni stilistiche sono per lo più le orazioni accademiche degli
umanisti, mentre le necessità della storia vincevano l'astratto sogno della
restaurazione classica nelle orazioni del genere deliberativo, le quali, anche se
scritte in latino, avevano - quelle tenute da Enea Silvio Piccolomini, p. es. - un
sostanzioso contenuto politico e una salda compagine di pensiero. Orazioni
destinate alla lettura e modellate sulle antiche orazioni giudiziarie erano le
invettive, con cui gli umanisti sfogavano il loro maqlanimo contro gli
avversarî, caricandoli di volgari insulti e atroci calunnie. Famose le polemiche
del Filelfo e del Valla con Poggio per questioni personali e di metodo; e quella
di Poggio con Guarino disputanti se superiore fosse Cesare o Scipione
Africano.

L'epica latina, iniziatasi con l'Africa, riprese di rado argomenti di storia antica o
di mitologia pagana; preferì argomenti contemporanei, che offrissero agli
autori il destro di adulare i mecenati da cui aspettavano compensi: Francesco
Filelfo, maestro di quell'arte vilissima, compose senza finirla una Sforziade tra
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virgiliana e omerica, piena di narrazioni mitologiche, e Basinio Basini


un'Esperide, dove con larga copia d'imitazioni omeriche sono cantate le
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
imprese
di Sigismondo Malatesta contro gli Aragonesi. Facile nella verseggiatura, ma
(/index.html)
fredda e povera di colore e d'eleganza è la lirica latina dell'ultimo Trecento e del
CATALOGO (/CATALOGO/)
sec. XV, ligia alle forme dell'epigramma e dell'elegia secondo Marziale, Ovidio,
Properzio, Tibullo. Un grosso volume di epigrammi compose il Filelfo; ma il
maggior lirico del primo Quattrocento fu Antonio Beccadelli, detto il
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Panormita, cui l'Hermaphroditus, scollacciata raccolta di epigrammi e di elegie,
procurò nome e corona di poeta. Qualche elegia colorita ed epigrammi
improvvisi non senza spirito ha Giannantonio
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Campano;
ARTE e Tito Vespasiano
(/TRECCANIARTE/)

Strozzi, prendendo forme e modi non pure agli elegiaci, ma a Catullo e ad


Orazio, riesce a rappresentare belle concretezze realistiche e a ritrarre con
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
evidenza e con qualche aura di poesia spettacoli di natura, scene domestiche ed
episodî tragici o comici della vita quotidiana. Con lui si tocca la fine del
Quattrocento, quando la storia haACQUISTA
ormai sfatato il sogno umanistico, e
(/EMPORIUM/)
l'umanesimo italiano parla già da circa mezzo secolo la sua lingua.

Dell'antichità, che la nuova filologia liberava dalle superfetazioni e


deformazioni onde l'aveva travisata la scienza tradizionale, e su cui si
pretendeva plasmare la nuova vita letteraria, gli umanisti consideravano parte
essenziale la lingua e quindi s'illudevano di creare una nuova letteratura latina,
cioè di poter esprimere sé stessi in latino, come se dall'età classica non fosse
passato quasi un millennio e mezzo di storia, e il mondo delle loro anime non
fosse perciò tutt'altro da quello di Cicerone o di Virgilio. L'età che comprende
l'estremo Trecento e i primi decenni del Quattrocento fu quindi travagliata da
un dissidio tra la fantasia astratta che del latino classico voleva fare una lingua
viva, e la storia che inesorabilmente lo condannava ad essere lingua morta. E il
dissidio trovò un transitorio componimento nel facile empirismo cui
s'informavano allora l'apprendimento e l'uso del latino e che moderò nella
pratica gl'intenti d'imitazione ciceroniana. Gli umanisti di quell'età serbarono
infatti alla lingua latina una notevole duttilità, che ammetteva perfino
l'infiltrazione di elementi volgari, e allo stile una grande disinvoltura e libertà di
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movenze. Ma quando più sottile e acuto divenne il senso storico della lingua
latina, andò perduta quella  che
simpatica scapestrataggine linguistica e stilistica,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

rende a noi così attraente e rese già così benefico nella storia dello spirito
(/index.html)
umano l'umanesimo italiano della prima metà del Quattrocento. Più piena e
CATALOGO (/CATALOGO/)
sicura divenne allora la visione e più esatta la valutazione del mondo classico;
ma l'empirismo che per breve tempo aveva conciliato il libero individualismo
del sogno con la ferrea necessitàSCUOLA
della storia, soggiacque alla tirannide delle
(/TRECCANISCUOLA/)
regole, e la storia fece valere i suoi diritti, consacrando il volgare come lingua
dell'umanesimo nazionale italiano e componendo il latino nel suo sepolcro. Il
ciceronianismo, di cui LIBRI
era stato primo apostolo
(/TRECCANILIBRI/) nel(/TRECCANIARTE/)
ARTE primo Quattrocento
Gasparino Barzizza, pur finendo col trionfare dei suoi avversarî, s'irrigidì in un
proposito di gretta imitazione formale, che fu prodromo e causa della sua fine;
e l'umanesimo, che non è latinismo,
TRECCANImaCULTURA
affermazione d'umanità nell'azione e
(/CULTURA/)

nella dottrina, fu da un lato severa ricerca filologica a fine di pura ricostruzione


storica, dall'altro espressione della nuova e consapevole di sé attività spirituale
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nelle forme dell'italiano o d'un latino che nel più spregiudicato eclettismo
continuava la libertà linguistica e stilistica del primo Quattrocento: il latino di
storici, come Biondo Flavio da Forlì, intesi a far opera d'indagatori e critici
delle fonti piuttosto che di scrittori eleganti; di archeologi raccoglitori di
monumenti, come Ciriaco d'Ancona; di filosofi, come Giannozzo Manetti e
Marsilio Fieino, curanti della forma solo in quanto sia pensiero espresso.

Fu negli anni tra la prima e la seconda metà del sec. XV, che il vecchio
empirismo e il nuovo avviamento storicistico della cultura si trovarono a
contrasto nelle fiere polemiche tra Poggio Bracciolini e Lorenzo Valla. Grande
campione dell'empirismo, Poggio scrive un latino che per la sua libertà di
lessico e di grammatica conserva un amabile sapore di lingua viva. Il Valla
invece, libera e forte mente di pensatore, che molte tradizioni filosofiche,
storiche, giuridiche scosse con rigore di logica e ardore battagliero, nelle
Elegantiae latinae linguae (1444) definì con studio metodico dei classici l'uso
delle parti del discorso nel periodo, rilevò alcune singolari proprietà dello
scrivere latino e fermò con discussioni filosofiche e comparazioni delle voci
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sinonime il preciso significato di molte parole. Grande teorico dello stile latino,
ma infelice scrittore, perché  tutto
il latino foggiato sulla sua dottrina riesce del
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

inadeguato al suo alto pensiero originale d'uomo moderno, il Valla è la vittima


(/index.html)
del suo momento storico, quando la teoria, che sarà il ciceronianismo, della
CATALOGO (/CATALOGO/)
cosiddetta purità della lingua si concreta in regole filologicamente accertate, e si
fa palese l'impotenza di quel "puro" latino a lineare e colorire la faccia visibile
del nuovo spirito maturatosi inSCUOLA
un millennio di storia.
(/TRECCANISCUOLA/)

Suppergiù nello stesso torno di tempo (1436) un altro solenne umanista,


Leonardo Bruni, rivendicava i diritti del volgare
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEdi fronte al latino, affermando
(/TRECCANIARTE/)

avere "ciascuna lingua sua perfezione", e non importare alla grandezza d'un
poeta se egli scriva "in istile litterato (latino) o vulgare". E Leon Battista Alberti,
il grande architetto, precursore di Leonardo nella multiforme attività,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

promoveva nel 1441 una gara di poesia (certame coronario), dove la lingua del
popolo facesse prova delle sue attitudini a trattare materia elevata, e difendeva
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
il volgare contro i suoi denigratori, proclamandolo pari al latino, solo che i
dotti volessero "elimarlo e pulirlo".

Questo appunto fecero e il Bruni nelle sue poche scritture volgari e Matteo
Palmieri, già ricordato, nella Vita civile, trattato di morale e di politica, e
l'Alberti stesso nelle molte sue opere volgari (Teogenio, Della famiglia,
Tranquillità dell'animo, Iciarchia), nelle quali la genialità dell'artista conferisce alla
lingua rapida efficacia di scorci, d'arguti avvicinamenti e d'immagini originali,
quando l'importuna consapevolezza dell'intento di limarla e pulirla a specchio
della lingua antica non l'impacci nella ricercatezza opaca del latinismo. Che è
poi il difetto di troppi altri scrittori quattrocenteschi e d'alcuni di quelli che
sono stati ricordati tra i rappresentanti della corrente letteraria di tradizione
trecentesca.

A Firenze, passata la metà del secolo, altre opere maturarono, nelle quali il
rinnovato spirito, fatto di tradizione classica, di tradizione medievale e
soprattutto d'una fervida attività spirituale che l'una e l'altra animava
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annullandole in sé, fu arte e poesia originali, perenne abbellimento e conforto


alla vita umana nei secoli.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 

(/index.html)
Nelle Sylvae e in più altre composizioni latine, come negli artificiosi rispetti
CATALOGO (/CATALOGO/)
spicciolati e continuati, il Poliziano, artista finissimo, alessandrineggia
volentieri in descrizioni di natura o d'umanità, nelle quali il critico facilmente
scopre il lavoro musivo e il lettore sente
SCUOLA un'ispirazione dottrinale, che viene di
(/TRECCANISCUOLA/)
fuori. Ma quando dal latino libero e spregiudicato dell'elegia In morte di Albiera
degli Albizzi, dei distici serenamente voluttuosi Alle viole, dei giambi birichini
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Alla sua fanciulla si levano note di poesia profonda, o meglio, quando, leggendo
il materialmente incompiuto eppure così spiritualmente uno e organico
poemetto per la Giostra (1475)TRECCANI
o le ottave improvvisate dell'Orfeo (1480) o le
CULTURA (/CULTURA/)
stanze argutamente ritornellate delle canzoni a ballo, ci si sente avvolti
nell'atmosfera d'un mondo idillico, aereo, fresco di giovinezza e di primavera,
luminoso, melodioso, fragrante, ch'è il mondo
ACQUISTA poetico del Poliziano,
(/EMPORIUM/)

gioiosamente sognato e contemplato in un abbandono attonito, cui vena una


lieve ombra di malinconia per la tema ch'esso non abbia a svanire, allora a chi
addita emistichî, immagini, ritmi che dice ripresi da Virgilio, da Ovidio, dal
Petrarca, dal Boccaccio, da Dante, si può rispondere che se ciò è vero, non è
men vero che quegli emistichî, quelle immagini, quei ritmi non ebbero mai il
significato, il tono, la perlacea lucentezza, la musicale levità che hanno nei versi
del dottissimo ma genialissimo amico del Magnifico, cioè non dissero mai quel
che egli fa loro dire.

Note d'idillio suonano anche nei poemetti classicheggianti (Selve, Ambra,


Corinto, ecc.) del Magnifico; ma ivi la natura è contemplata e amata con ardore
di non idealeggiata sensualità, ed è ritratta con tocchi non di rado realistici; per
i quali si fa palese l'unità dello spirito creatore dei poemetti classicheggianti,
nutriti di succhi virgiliani e ovidiani, e dei poemetti di realismo toscano,
borghese e campagnolo (la Caccia, i Beoni, la Nencia). Tale l'arte di Lorenzo,
felicemente espressiva d'uno spirito in cui l'estetismo vagheggiante insieme il
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colore e il calore degli antichi poeti e la semplicità e spontaneità popolaresche, è


variato e animato da unISTITUTO
senso giocondo 
della vita, da una lieve tendenza
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

all'osservazione comica e da un amabile scetticismo. A quell'arte ammicca di


(/index.html)
lontano Luigi Pulci, potenziatore plebeo della realistica toscanità affiorante o
CATALOGO (/CATALOGO/)
trionfante nelle rimate fantasie del suo patrono e amico.

Il Morgante del Pulci, quasi tuttoSCUOLA


ricalcato, quanto alla materia, su poemi
(/TRECCANISCUOLA/)
cavallereschi più antichi, non è certo, quanto all'ispirazione, cioè all'essenza
spirituale, poema cavalleresco. Se generico ispiratore ne è l'amore della colta
borghesia fiorentina per l'arte
LIBRI e i costumi della
(/TRECCANILIBRI/) plebe,
ARTE specificamente esso è
(/TRECCANIARTE/)

forma stupendamente rappresentativa d'un'anima pronta a cogliere il mondo


plebeo della grossolanità, della malizia, della furberia, della violenza e a
rilevarne gli aspetti comici o sentiti per comici, di rado con finezze d'ironia,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

spesso con aperti atteggiamenti di popolare realismo; poema ben lontano dalle
ricercatezze e dalle erudizioni dell'umanesimo professionale, ma ricco di vivida
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
umanità quattrocentesca e toscana.

Nel Mezzogiorno d'Italia, l'umanità nuova quale era uscita, fervida di libera
attività, dal gran moto del Rinascimento, palpita nelle opere di Gioviano
Pontano e di Iacopo Sannazzaro, magnifici creatori di poesia di sulle visioni
incantevoli del golfo partenopeo, l'uno dei quali brucia il gran patrimonio della
sua dottrina nell'ardore d'una multiforme sensualità, l'altro lo rivive e affina
nella gentilezza d'un'anima squisitamente sentimentale. In quel suo duttile
latino, che sa le peculiarità lessicali e le mariolerie del dialetto napoletano, nei
versi d'ogni metro e d'ogni intonazione (Lepidina, Hendecasyllabi seu Baiae,
Amores, Eridani, ecc.), nelle prose (Dialogi) che non hanno le pari nel
Rinascimento italiano, il segretario dei re Aragonesi trasfonde il suo spirito
pronto a espandersi in spontaneità di moti così dinnanzi agli spettacoli naturali,
come alle realtà e alle intimità della vita galante, della vita di strada, della vita di
famiglia, onde quel che a un lettore superficiale può parere imitazione, è
creazione autonoma di tale cui la consuetudine degli antichi ha solo procurato
un congenito arricchimento di forme espressive. Nell'Arcadia del Sannazzaro,
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tutta tappezzata di tessere musive d'antica e moderna origine, trema la gioia


della fantastica contemplazione  e
d'un mondo, che segregato da ogni attualità
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

artificiosamente immaginato dentro alla perenne immutabilità della natura e


(/index.html)
d'una vita ingenua che non sa progressi, poteva dare illusione di sopravvivente
CATALOGO (/CATALOGO/)
classicità. È questa la poesia del dotto umanesimo anticheggiante, la quale il
Sannazzaro vive commista a una poesia di più larga e profonda umanità,
germogliante dall'aspirazione aSCUOLA
una vita dolcemente idillica e da un vago senso
(/TRECCANISCUOLA/)
di mestizia per la consapevolezza dell'irrealtà di quel mondo sognato e
accarezzato nella fantasia (Piscatoriae, elegie, epigrammi).
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Un mondo sognato come una bella idealità, ma più vasto e più variamente e
universalmente umano, è anche quello che creò e soleggiò di poesia Matteo
Maria Boiardo. Dotto umanista, volgarizzò più opere greche e latine, e
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

verseggiò latinamente, imitando con grazia il bucolico Virgilio. Rivisse


nell'intimità gagliarda del suo spirito l'essenza della sua nobile vita di cavaliere e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
d'uomo di governo, e della sua dottrina, e fu poeta d'ala ampia e robusta. Fra le
tante rime di scialba e fredda imitazione petrarchesca o popolarescamente
sciamannate o gravi di artificiose gonfiezze, che infestano il sec. XV, il suo
Canzoniere è veramente una meraviglia. Aerato da fresche e serene visioni di
natura e tutto pervaso d'un caldo e soave spirito d'amore, che non s'abbandona
mai a volgare tripudio, ma esulta in temperanza di gioia; che non s'abbuia mai
di nera disperazione, ma dolcemente si vela di tenere malinconie, esso vive
d'una perenne ispirazione originale, che nei vecchi suoni petrarcheschi e
virgiliani infonde un'anima nuova.

Ma la pienezza della poesia ond'è capace l'anima del Boiardo, è nel poema,
trepido del fervido vagheggiamento d'un'umanità amorosa ed eroica. Il
connubio del ciclo epico carolingio con l'arturiano, di cui si suole dar vanto al
poeta dell'Orlando Innamorato, è forma spontanea dell'anima sua, vivente nel
sogno di quel mondo d'amore, di cortesia e d'eroismo. Sorride il poeta di certi
smisurati colpi di spada e di lancia e non si fa scrupolo di gettare il ridicolo su
Orlando e sul buon re Carlo. Sono le astuzie e le arguzie del narratore, che di
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quando in quando strizza l'occhio maliziosamente come per tenersi in stretta


comunione spirituale con i suoi colti uditori, lasciando intendere che è
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

d'accordo con loro nel non prestar fede, nonostante l'autorità di Turpino, alle
(/index.html)
avventure portentose, alle magie, agl'incanti e nel gustare le ingenuità, le
CATALOGO (/CATALOGO/)
goffaggini, il buon umore che attribuisce alle creature della sua immaginazione.
Ma verso di queste è pieno di sincera simpatia, e si dorrebbe se per quei pochi
scherzucci altri pensasse che volesse farne la caricatura o la satira. O non sono
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
appunto quei cavalieri, ardenti d'un amore impetuoso e pronti per esso a ogni
cimento, la forma della sua commossa ammirazione per quel mondo dell'amore
e della volontà eroica, LIBRI
ch'è l'intimo spirito e laARTE
(/TRECCANILIBRI/) poesia dell'Innamorato?
(/TRECCANIARTE/)

Da questa idealità adorata dal conte traggono palpito di vita e lume di poesia le
innumeri e variamente concepite figure del suo poema, quelle che vi migrarono
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

dal vecchio mondo cavalleresco ed egli rifece liberamente foggiandole ex novo


con bella risolutezza di tratti, e quelle che egli creò con geniale fecondità:
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Brandimarte, Rodamonte, Agricane, Marfisa, Angelica. Le sue figure egli
sbozza alla brava con rapide presentazioni e narrandone l'azione con efficacia di
tocchi incisivi, più che non le finisca con minute analisi psicologiche. Ed è
questo uno dei caratteri che dànno all'Innamorato quel non so che di semplice,
di rude, di arcaico, che ne forma una delle principali attrattive. Anche vi
conferiscono lo stile, alieno da ornamenti retorici, il verso amabilmente
trasandato e asprigno, la lingua intrisa di elementi dialettali. Poema di piena e
varia umanità, l'Innamorato segna il culminare trionfante dell'umanesimo
italiano del Quattrocento, fresco d'una sua bonaria cortesia borghese, giovane
d'un suo raffinato primitivismo.

L'Ariosto. - Perché cavalleresca ne è la materia, anzi perché l'Ariosto stesso disse


di aver voluto continuare l'invenzione del conte, l'Orlando furioso può in un
discorso come questo, che per essere di storia letteraria non può non essere

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anche di storia della cultura, seguire immediatamente all'Innamorato, anche se


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
tutt'altra ne sia l'ispirazione: eroico-amorosa nell'uno, placidamente e

universalmente
(/index.html)
umana nell'altro.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Due sono, a prescindere da qualche lirica e capitolo spicciolato, le opere di
poesia del gran Lodovico: le Satire e il Furioso, forme magnifiche di due aspetti
diversi della limpida serenità inSCUOLA
cui sta (/TRECCANISCUOLA/)
l'essenza della sua poesia. Scritte in più
anni dal 1517 al 1524, le sette satire sono epistole confidenziali in terza rima a
parenti e amici, nelle quali l'autore si lamenta prega si stizzisce forma propositi,
disegnando quadri vivaci delle
LIBRI condizioni e dei
(/TRECCANILIBRI/) casi(/TRECCANIARTE/)
ARTE della sua vita, giudicando
uomini e cose secondo una morale mediocre e arguta. Scrive con amabile
sprezzatura, familiarmente, e rappresenta sé stesso qual è, anima buona,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
semplice, mite, senza grandi aspirazioni, aperta agli affetti domestici, e le
abitudini e i vizî del suo secolo con bonaria indulgenza. Spirito profondo di
quella poesia, un desiderio nostalgico di pace serena, rassegnato alle contrarietà
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
e alle necessità della vita.

Ma serenità attuata dall'arte è l'essenza profonda del Furioso; serenità nelle


invenzioni, nello stile, nell'ottava, nel verso, la serenità del sogno sognato dal
poeta. Azione centrale, la guerra d'Agramante contro Carlomagno in terra di
Francia; ma azione che si perde continuamente fra i mille episodî, che si
susseguono alternandosi e intrecciandosi a formare lo svolgimento di molte e
svariate altre azioni. Due di queste primeggiano fra tutte, la pazzia d'Orlando
che dà nome al poema e le imprese di Ruggiero, il guerriero che, fatto cristiano
e sposo di Bradamante, sarà il capostipite degli Estensi. Principali fonti della
materia i romanzi bretoni e i classici latini, le cui invenzioni possono parere
logicamente elaborate, mentre sono in realtà fantasticamente rivissute in
immagini nuove, da uno spirito calmo ed equilibrato.

In quel mondo fantastico in cui si è rifugiato, vive il poeta serenamente,


passando dal fragore delle battaglie al bisbigliare sommesso delle scene d'amore,
dalla tragedia all'idillio, dall'elegia alla commedia con interesse costante, con
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simpatia viva per gli eroi e per i fatti, ma senza vera commozione, con l'aria di
chi si diverte a star a vedere, ma si compiace d'esser fuori del giuoco. Da
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) uomo
savio, che alla saviezza dei suoi paladini non crede troppo, egli guarda con
(/index.html)
occhio birichino il tramenio del mondo cavalleresco e certe azioni portentose, e
CATALOGO (/CATALOGO/)
dall'alto del suo osservatorio di spettatore curioso increspa le labbra a un
sorriso. Negli esordî dei canti, nei trapassi da racconto a racconto e in più
episodî si volge alla realtà contemporanea, ma pur nel deplorare la decadenza
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
del costume, la corruttela degli uomini di chiesa, i guai dell'Italia, che sente e
ama come unità spirituale (solo qualche zelante poté pensare ad attribuirgliene
il senso politico), non LIBRI
s'accende mai d'ira. Tuttavia
(/TRECCANILIBRI/) la contemplazione
ARTE (/TRECCANIARTE/)

dell'artista non annulla la sensibilità dell'uomo buono, retto, amoroso, devoto


all'amicizia; e certi spettacoli che passano dinnanzi alla sua immaginazione (la
morte dell'eroica Isabella; l'amore di Brandimarte
TRECCANI e Fiordiligi, ecc.), lo
CULTURA (/CULTURA/)

conquidono, incrinando di commozione la fondamentale serenità del suo


spirito e della sua arte. La quale serenità pacata e luminosa si riflette pure
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nell'euritmia delle costruzioni narrative e periodiche, nella magia coloritrice
dello stile, nella varia omogeneità del tono, insomma nella precisione e
coerenza della visione fantastica; nella perfetta corrispondenza tra il respiro del
pensiero e la capacità dell'ottava; in quell'accordo del ritmo del pensiero col
ritmo del verso e della stanza, per cui pare che l'Ariosto pensi in ottave.

Grande fu nel sec. XVI la fortuna del Furioso; fortuna d'edizioni lussuose e
popolari, commentate e graficamente illustrate, di dissertazioni erudite sulla
lingua e sulle fonti, di traduzioni in dialetto e in lingue straniere,
d'innumerevoli imitazioni. Di queste non ce n'è forse una che meriti ricordo
perché l'autore abbia saputo infondere la vita d'uno spirito ben individuato
nell'inerte materia, come avevano fatto il Pulci, il Boiardo, assai debolmente un
Francesco Cieco detto da Ferrara nel Mambriano composto nell'ultimo
decennio del sec. XV, e l'Ariosto.

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Ultimo venne - ma con sì energica e sbrigliata originalità che nessuno pensa a


metterlo, nonostante qualche -
reminiscenza, tra gl'imitatori del ferrarese
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Teofilo Folengo col Baldus.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Delle favole cavalleresche abilmente parodiate il Folengo si valse a esprimere
un suo mondo di realismo plebeo e di grossolana giocondità in forme che
rivelano una certa aspirazione eSCUOLAispirazione epica. Pienamente conforme a
(/TRECCANISCUOLA/)
questo comico, perché contraddittorio, momento spirituale, è il linguaggio
maccheronico da lui usato, curioso miscuglio di parole classiche e di voci
italiane o dialettali latineggiate, che il FolengoARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) non(/TRECCANIARTE/)
inventò ma perfezionò
dandogli una mirabile duttilità. Con amabili anacronismi la realtà
contemporanea entra liberamente nel poema, oltreché mediante le immagini e
le similitudini coloritrici del racconto, in molti episodî e scene della vita
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

popolare e borghese, che spesso divengono saporite canzonature delle


superstizioni del volgo e satira mordace dei varî ceti sociali, soprattutto del ceto
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ecclesiastico. Contro i frati dissoluti e crapuloni egli rivolge anche tutto un
episodio del suo poemetto italiano l'Orlandino; le convinzioni anticattoliche
d'un periodo della sua vita inspirano pure il Chaos, curiosa operetta varia di
lingua e di materia. Contro gl'insulsi canzonieri d'amore e l'artificiosa poesia
pastorale è invece la satira della Zanitonella, breve raccolta di liriche
maccheroniche che efficacemente dipinge la vita e la psicologia dei contadini.

La grande e la minor prosa del sec. XVI. - Col Folengo la materia cavalleresca
finiva di adempiere l'ufficio, cui l'aveva chiamata la moda del sec. XV,
d'accogliere ed esprimere spiriti di poesia. Col Machiavelli e col Guicciardini il
pensiero morale e politico di quel secolo stesso, fecondato da studî e da
esperienze personali, si concludeva in dottrine e disegni che invano
grandeggiarono intellettualmente nel momento storico che segnò la rovina
dell'indipendenza d'Italia; e di quei forti pensamenti s'alimentava, salendo al
suo culmine, la grande prosa del sec. XVI.

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Il segretario fiorentino, fatto esperto dall'osservazione della realtà e dalla


meditazione dei fatti storici  già
antichi e recenti, deriva dal concetto, affermato
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dai moralisti del Quattrocento, dell'uomo dominatore della fortuna e artefice


(/index.html)
del proprio destino, il concetto della "virtù" intesa come pura energia di
CATALOGO (/CATALOGO/)
volontà indirizzata e valida al conseguimento d'un fine. Ma con profonda
novità di vedute, egli s'oppone, purtroppo invano, all'astrattezza del sogno
umanistico di libertà individuale, per cui gl'Italiani si segregavano dal mondo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
della storia, limite inesorabile di quella libertà; e alla morale che non guarda di
là dai rapporti tra i singoli, sostituisce una morale che condanna i fini egoistici
della "virtù", ed esalta ilLIBRI
fine(/TRECCANILIBRI/)
collettivo, l'interesse
ARTE dello stato, cui ogni interesse
(/TRECCANIARTE/)

vuol essere sacrificato e che deve essere norma della moralità delle azioni.

Nascono così le due maggiori TRECCANI


sue opere,CULTURA
il Principe e i Discorsi sopra la prima deca
(/CULTURA/)

di Tito Livio, nelle quali egli dà precetti per la fondazione, l'organizzazione, la


conservazione d'uno stato, inculcando la massima fondamentale che nel bene di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
questo sta la meta suprema delle azioni del capo e dei cittadini, alla quale ogni
altro bene deve essere subordinato. Limpido, diritto, esatto, inflessibile nelle
deduzioni procede il ragionamento, onde lo stile si plasma in forme di perfetta
classicità senza che l'agile popolarità della lingua incespichi in complicazioni
periodiche o sia aduggiata da vani ornamenti. Un fervore di convinzione
profonda cova sotto l'austera severità dello scienziato e lampeggia qua e là in
energia luminosa di frasi, perché un grande amore anima il pensiero del
Machiavelli, l'amore dell'Italia, che divampa nella chiusa del Principe; e per
l'Italia, che vorrebbe salvata dalla "virtù" d'un principe educatore e unificatore
degl'Italiani, formula la sua dottrina.

Preparano le due opere maggiori le relazioni delle missioni e alcune brevi


monografie che delle relazioni raccolgono il succo ideale; fanno loro corona i
dialoghi Dell'Arte della guerra (1520) che iniziano la scienza della strategia e
svolgono ampiamente e particolarmente il concetto che il Machiavelli s'era
sforzato di attuare quale segretario dei Nove della milizia, dovere il servizio
militare essere un obbligo morale di tutti i cittadini; la Vita di Castruccio
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Castracani, con la quale il Machiavelli volle, più che narrare storia veridica,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
dimostrare con un esempio la bontà delle sue teorie; gli otto libri delle Istorie
iorentine
(/index.html) che narrano la storia della città, e in particolare degl'interni
rivolgimenti, dalle origini al 1492CATALOGO
con mirabile vigore di sintesi governata dalle
(/CATALOGO/)

stesse idee che il Machiavelli aveva esposto nelle sue opere teoriche.

Dalle stesse virtù d'osservazioneSCUOLA


profonda della realtà e dalla stessa intuizione
(/TRECCANISCUOLA/)

della vita come energia e volontà, che si rivelano nelle scritture politiche,
nascono le commedie, la Clizia e soprattutto la Mandragola. In questa fanno
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
mirabile prova le disposizioni allo scherzo, all'arguzia, all'ironia, che il
Machiavelli mostra nelle lettere familiari e nella novella Belfagor arcidiavolo, ed
eccellono nella figurazione deiTRECCANI
personaggi, nella(/CULTURA/)
CULTURA struttura delle scene,
nell'andamento dell'azione, quelle attitudini artistiche, che dànno tanta vivezza
e tanto vigore alla stessa sua prosa scientifica.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Alta individualità fortemente operante nella storia del suo tempo, Francesco
Guicciardini ha comuni col Machiavelli l'amore della patria italiana, l'attitudine
e l'abitudine dell'osservazione acuta della realtà, la penetrante sagacia dei
giudizî storici. Ma egli ama più del suo amico fare i conti con la storia e non ha
fede in quel rinnovamento profondo della morale e della coscienza su cui
poggia l'altissima idealità politica del Machiavelli. Agli Italiani del suo tempo
non chiede tanto, e mira a un ristabilimento dell'equilibrio fra gli stati italiani
per afforzarli contro gli stranieri, piuttosto che all'unificazione statale della
penisola, che è il grande presagio del Machiavelli. Anche in lui la solidità
quadrata dello stile è figlia della saldezza nitida del pensiero. Nella Storia d'Italia,
poi, la grande opera che corona la molteplice e feconda attività di scrittore del
Guicciardini (due Storie iorentine, relazioni, il dialogo Del reggimento di Firenze,
Considera-zioni sui discorsi del Machiavelli, Ricordi civili e politici, ecc.) lo stile
emula la maestà del racconto liviano, non per sciocco intento retorico, ma
perché così vuole l'organica complessità d'un pensiero che vede i fatti quali
risultamenti unitarî di forze convergenti o contrastanti e come tali vuole che li
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percepisca, sia pure con uno sforzo mentale, il lettore. Più semplice è lo stile del
Machiavelli, che maggiore importanza attribuisce nel corso della storiaalla
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

"virtù" individuale.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Insieme con la grande prosa del Machiavelli e del Guicciardini, fioriscono nel
sec. XVI la prosa, più modesta di concezione e costruzione, ma pure ben
equilibrata e salda, dei moralisti, i quali dai classici e da un'ormai tradizionale
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
costumanza di vita classicamente temprata hanno appreso la saggezza dei loro
ammaestramenti, e la prosa degli storici minori, cui quella stessa costumanza di
vita e la pacata osservazione della realtà politica
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEsuggeriscono una larga e
(/TRECCANIARTE/)

penetrante visione dei fatti, anche se talvolta macchiata di adulazione. E ne


esce, là e qua, una prosa che non a specchio dei classici, ma per un'acquisita
affinità d'atteggiamenti spirituali con i CULTURA
TRECCANI classici, dà regola e dignità alla parlata
(/CULTURA/)

comune: è l'ultimo perfezionamento della prosa moraleggiante dell'Alberti e del


Palmieri "elimata" a specchio dei Latini, e della prosa storica del Cavalcanti,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
alquanto goffa per pretensioni di latinismo, ma insipida non mai.

Dei moralisti i più sono toscani: Giambattista Gelli, autore dei Capricci del
Bottaio e della Circe, ragionamenti e dialoghi che raccomandano agli uomini la
sottomissione ai dettami della ragione e non ai capricci del senso; monsignore
Giovanni Della Casa, scrittore fecondo in prosa e in versi, il cui Galateo è una
delle più graziose scritture del secolo; Anton Francesco Doni, bizzarro ingegno
che scombiccherò numerose opere e operette d'argomento e di forma
svariatissimi e dai titoli capricciosi, e che nei dialoghi I Marmi parlò d'ogni cosa
un po', combattendo superstizioni, mordendo vizî, dando alla buona
insegnamenti di vita pratica. Ma ce ne sono anche nativi d'altre regioni, come il
veneziano Pietro Bembo, gran dittatore della letteratura cinquecentesca, che
negli Asolani trattò platoneggiando dell'amore con gravità di stile boccaccesco;
il padovano Sperone Speroni, scrittore di varia e pesante dottrina, non infelice
elaboratore nei numerosi dialoghi (Dell'amore, Della discordia, Della vita attiva e

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contemplativa, ecc.) delle idee correnti al suo tempo intorno a disparate


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
questioni, e, per tacere d'altri, il mantovano Baldassar Castiglione e il nolano
Giordano
(/index.html)
Bruno, che su tutti primeggiano per virtù di pensiero e di forma.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Nel Cortegiano, il Castiglione tratteggia la figura del perfetto "cortegiano" e della
perfetta "donna di palazzo", teorizzando quella pratica di vita colta, raffinata,
piena di decoro in ogni sua manifestazione, che il sec. XV aveva elaborato
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

specialmente nelle corti dell'Italia settentrionale, e formando così il tipo


dell'uomo di società, che l'Italia del Rinascimento diede all'Europa. Il
Castiglione trasse dall'eletta realtà che aveva sott'occhio
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e di cui egli stesso era
ARTE (/TRECCANIARTE/)

parte, e dalla sua educazione classica gli elementi della sua opera, che rivissuti e
unificati dalla sua fantasia, s'atteggiarono a forma semplice e dignitosa. Quanto
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
alla lingua, egli usò quella loquela fondamentalmente toscana, ma variegata di
parole e forme latineggianti e provinciali, nella quale taluni intendevano
attuare nel secolo XVI il volgare illustre o cortigiano di Dante, contro il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fiorentinismo d'un'altra scuola. Del Bruno, la prosa stravagante incondita
dialettale, ma fervida immaginosa gagliarda è il suo stesso pensiero assetato di
verità, concreto e originale, energico propulsore della filosofia italiana per
nuove vie. Nei dialoghi morali e metafisici del Bruno c'è ora lo slancio
d'un'anima che in una specie d'ebbrezza anela alla verità assoluta, e ora la
violenza o il sarcasmo della polemica contro gli avversarî effigiati argutamente
in tipi caricaturali; tutto questo compaginato in una prosa che s'abbandona a un
pittoresco disordine, a fughe di sinonimi e d'antitesi, a bizzarrie d'artifizî per lo
più non vuoti di significato ideale.

Numerosi anche gli storici fiorentini, dei quali Iacopo Nardi, fervido amatore di
libertà, ha sì pagine vive e spigliate nel suo racconto dei fatti della patria dal
1375 al 1538, ma in generale manca di vigore di sintesi e quindi di stile;
Benedetto Varchi, vario scrittore e nell'Ercolano filologo non spregevole, è
narratore alquanto disuguale ma, non ostante lo spirito mediceo, fidato della
storia di Firenze, e migliore sarebbe se non pensasse ad essere, oltreché storico,
stilista; Pierfrancesco Giambullari per primo scrisse in volgare un'opera che
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come certe vaste compilazioni latine del Medioevo, spazia largamente di là dai
confini d'una nazione, la Storia d'Europa, per gran parte compilata
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
sull'Antapodosis
(/index.html)
di Liutprando, mirando più a sfoggiare la sua perizia descrittiva
e oratoria in una prosa piuttosto CATALOGO
floscia, che(/CATALOGO/)
a fare opera di storico; Bernardo
Davanzati, traduttore e riduttore di storici, più che storico, acquistò fama di
prosatore stringato e vigoroso con la sua versione di Tacito e con la Storia dello
scisma d'Inghilterra composta sull'opera latina d'un gesuita inglese. Fuori di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Toscana il veneziano Pietro Bembo, in latino e in volgare pomposamente


classicheggiando, i genovesi Iacopo Bonfadio e Uberto Foglietta, i napoletani
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Angelo di Costanzo e Camillo Porzio narrarono la storia delle loro terre; e
dovunque ci furono più o meno copiosi notamenti cronistici, preziosi come
documenti di storia, ma appena sfioranti, e di rado, i margini della letteratura.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Affine alla prosa storica fiorì invece di spontanei o intenzionali effetti d'arte la
prosa, vivida e argutamente rappresentativa di uomini di costumi di cose, delle
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

lettere sull'India del mercante fiorentino Filippo Sassetti, quella alquanto piatta,
ma facile e decorosa, delle Vite de' più eccellenti pittori, ecc., dell'aretino Giorgio
Vasari, e lasciando da parte molt'altri nomi, quella in cui vive stupenda di
colore e di rilievo l'anima di Benvenuto Cellini. Quivi una magnifica fantasia,
vincendo la tentazione, che talvolta fa capolino, della sintassi letteraria e
raggiungendo un equilibrio mirabile tra la spontaneità dell'idioma popolare e la
maturità delle sane abitudini classiche ch'erano nell'aria, creò un capolavoro
d'evidenza rappresentatrice e di lucidità conversativa.

Meno benevolo giudizio merita la prosa oratoria, cui l'enfasi e l'affettazione


classicheggiante nella tornitura dei periodi tolgono in generale l'aria di sincerità
e il vigore persuasivo, che hanno solo alcune poche orazioni cinquecentesche,
come la difesa degli Straccioni lucchesi tumultuanti di Giovanni Guidiccioni
(1533), l'arringa del Della Casa per indurre i Veneziani ad allearsi col papa e col
re di Francia contro Carlo V (1547), e soprattutto l'Apologia di Lorenzino de'

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Medici, l'uccisore del duca Alessandro, la cui prosa, mossa incisiva nervosa, ha
in più luoghi la virtù diISTITUTO
conquidere il
il lettore, anche se questi sappia che
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

tirannicida non era poi quel candido amatore di libertà che vuol farsi credere.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Le questioni linguistiche nel sec. XVI e la costituzione in dignità della letteratura
italiana. - Il secolo XVI non si può dire che ereditasse dal precedente la
questione della preferenza da darsi al latino
SCUOLA o al volgare negli usi letterarî. Già
(/TRECCANISCUOLA/)

dalla metà del Quattrocento il grande umanesimo italiano s'era fatto, come s'è
detto, italiano anche di lngua. A usare il latino rimasero nella prima metà del
Cinquecento alcuni che sapevano
LIBRI infondervi,ARTE
(/TRECCANILIBRI/) come già il Poliziano e il
(/TRECCANIARTE/)

Pontano, insieme col fremito dell'amore per la classicità, un più o meno alacre
senso della nuova vita; lirici, quali Giovanni Cotta, Andrea Navagero,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Marcantonio Flaminio, artista squisito di carmi amorosi soffusi d'un tenue velo
di malinconia; poeti epici, come il Sannazzaro del De partu virginis,
sinceramente religioso e paganeggiante,
ACQUISTAe Marco Girolamo Vida, che compose
(/EMPORIUM/)
una Cristiade, meno mistica e meno paganeggiante del De partu, piuttosto
perfusa di poesia umanistica arcaizzante; poeti didascalici, come Girolamo
Fracastoro, autore della Syphilis sive de morbo gallico; e deliziosi descrittori di
bellezze naturali e d'arte, quali il Bembo del Benacus e del Sarca, e Iacopo
Sadoleto, che in un poemetto d'esametri descrisse il gruppo statuario di
Laocoonte dissepolto a Roma nel 1505. In prosa, accanto ai filosofi che senza
riconoscere diritti alla tradizione linguistica, affidavano alla lingua universale i
loro pensieri, scrivevano latino i pochi rimasti fuori della storia, fedeli al
vecchio sogno sfatato e propugnatori dell'uso letterario del solo latino, e i molti
rispettosi della pacifica convivenza delle due lingue (storici, oratori, moralisti,
ecc.); ciceroniani i più, perché le dispute dibattutesi nel sec. XV tra i fautori
dell'esclusiva imitazione del grande Arpinate e i fautori d'un largo eclettismo
stilistico, finirono col trionfo del ciceronianismo, il quale ebbe sanzione
ufficiale quando Leone X elesse a suoi segretarî Pietro Bembo e Iacopo
Sadoleto, due apostoli della religione ciceroniana. Ma a mezzo il sec. XVI il

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

ciceronianismo era finito sotto i colpi della satira di Erasmo, talché un grande
latinista francese, Marcantonio 
Mureto, asseriva nel 1556 che non restava
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

neppure l'eco del plauso toccato ai ciceroniani del principio del secolo.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Un'altra questione era germogliata dalla risoluzione della prima: la questione
della lingua nazionale. Dianzi e fino ai primi decennî del nuovo secolo c'era
stata un'aspirazione a una lingua comune a tutte le provincie italiane, lingua
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
che s'era persuasi di dover modellare su quella dei tre grandi trecentisti, sul
toscano insomma. Tale l'idealità linguistica che avevano procurato d'attuare gli
scrittori non toscani quattrocenteschi; ma elementi
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) fonetici, morfologici e
ARTE (/TRECCANIARTE/)

lessicali dei loro dialetti s'erano naturalmente inseriti nelle loro scritture, dando
luogo a un ibridismo linguistico, che solo la pratica o la conoscenza teorica
dell'idioma toscano poteva farTRECCANI
cessare. Ora, furono
CULTURA le Prose della volgar lingua di
(/CULTURA/)

Pietro Bembo, pubblicate nel 1525, che di su spogli delle opere dei dugentisti e
dei trecentisti toscani, ma specialmente delle opere del Petrarca e del Boccaccio,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fermarono le regole della grammatica, della sintassi, della metrica e del ritmo, e
resero facilmente possibile ai non toscani colti d'evitare i loro idiotismi, e
d'attuare così la vecchia idealità linguistica, che il Bembo elevava a teoria,
proclamando l'eccellenza del fiorentino su tutti gli altri volgari italiani e
propugnando la tesi che d'esso dovessero valersi gli scrittori di tutta Italia; non
però del fiorentino vivo sulle labbra del popolo, sì di quello usato dagli autori
che meglio avevano scritto, i trecentisti. Il che era un classicizzare la lingua
viva, adunandone il materiale nello stesso modo che s'usava per il latino. Al
Bembo s'opposero il Castiglione, Giangiorgio Trissino e alcuni altri, che
facendosi forti dell'autorità di Dante, di cui il Trissino pubblicò primo in una
cattiva versione il De vulgari eloquentia, propugnavano l'uso d'una lingua,
partecipe di tutti i dialetti, ma da tutti diversa. Dottrina questa, che
nell'attuazione pratica non s'allontanava poi da quella del Bembo se non per un
più largo concetto dell'elaborazione letteraria della lingua e del contributo che
vi recavano le provincie, e necessariamente finiva col riconoscere pure i diritti
del toscano. Molte discussioni si continuarono a fare nei secoli sulla proprietà
della lingua letteraria italiana; ma sostanzialmente si può ben dire che anche la
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questione cui aveva dato origine l'umanesimo decidendosi a parlare italiano, fu


risolta nella prima metàISTITUTO
del Cinquecento con la generica affermazione
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

bembesca della fiorentinità della lingua nazionale italiana.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Da tale stato di cose attinsero nuovo valore e significato le letterature dialettali,
che se prima erano state per lo più espressione d'una impossibilità o d'una
inettitudine degli autori a uscireSCUOLA
dalle forme del loro vernacolo, ora assunsero
(/TRECCANISCUOLA/)
un carattere intenzionale di comicità o di realismo in contrapposto al carattere
serio o più eletto d'una letteratura che dalla lingua stessa riceveva stigma di
nazionalità. S'ebbero allora le commedie, i dialoghi,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) i ragionamenti del
ARTE (/TRECCANIARTE/)

padovano Angelo Beolco detto Ruzzante, stupendo rappresentatore dei


costumi, dei sentimenti, della lingua dei contadini della sua regione, e le
commedie e le lettere ghiribizzose del veneziano
TRECCANI Andrea Calmo; e in Toscana,
CULTURA (/CULTURA/)

dove pure furono composte farse rusticali in dialetto (la congrega senese dei
Rozzi ne produsse in gran numero), ebbe nuovo risalto il già notato carattere
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
prettamente locale della poesia faceta, familiare, borghese, burchiellesca.
Sonetti, sonettesse, capitoli, madrigali, madrigalesse, di Francesco Berni, il più
nobile e garbato fra codesti allegri verseggiatori, d'Antonfrancesco Grazzini
detto il Lasca, il più fecondo, e di parecchi altri, fondatori o soci della gioviale
accademia fiorentina degli Umidi, continuarono la tradizione non molto sapida
e spesso addirittura insulsa di quella poesia, accentuandone l'aspetto dialettale
con l'abbondanza dei riboboli e degl'idiotismi, che la lingua letteraria,
nonostante la sua fondamentale fiorentinità, respinge da sé perché educata dalla
gravità e dalla genericità degli argomenti a forme più raffinate.

Il Quattrocento aveva creduto, come s'è detto, che ad innalzare a dignità


letteraria il volgare fosse necessario "elimarlo e pulirlo" a specchio del latino;
principio che veniva a teorizzare e a materializzare in chiara consapevolezza e
in determinatezza astratta quella ch'era stata fin dai primordî tendenza innata
della letteratura italiana, vago desiderio di classicità. Ai trattati morali - qui si
parla sempre di scritture in volgare - il Quattrocento stesso aveva posto modelli
Cicerone e Seneca, non senza qualche alito di spiriti lucianei; il Cinquecento
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

volle estesa l'aspirazione anticheggiante a tutti i generi letterarî, che assumendo


forme classiche raggiunsero 
agli occhi di quegli scrittori il grado di nobiltà
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

necessario ad appartenere degnamente a una letteratura per bene.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Se non proprio il primo a foggiare classicamente una commedia, certo il primo
il cui esempio riuscisse efficace, fu l'Ariosto, che dalla corte ferrarese, dove
primamente (dal 1486 in poi) s'erano recitate, tradotte, commedie terenziane e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
plautine, ebbe impulso a scrivere e a presentare sulla scena, nel 1508 la Cassaria
e l'anno dopo i Suppositi. Scrisse allora queste commedie in prosa, ma poi le
ridusse a endecasillabi LIBRI
sciolti sdruccioli, versoARTE
(/TRECCANILIBRI/) che (/TRECCANIARTE/)
per il numero delle sillabe e
per l'atonia della penultima pareva rendere il trimetro giambico acatalettico dei
comici romani, e nello stesso metro ne compose poi altre due, Il Negromante
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
(1520) e La Lena (1529) e ne cominciò una terza Gli Studenti, che lasciò
incompiuta. Specialmente nel Negromante e nella Lena alcune figure sono
rappresentate con tocchi efficaci eACQUISTA
con aspetti di modernità, e ci sono scene vive
(/EMPORIUM/)

nella spigliatezza del dialogo; ma in complesso le commedie dell'Ariosto


mancano di comicità che nasca dall'intimità spirituale dell'autore e non
dagl'intrighi accattati dalla commedia antica, della quale esse hanno la divisione
in cinque atti, l'unità di luogo e di tempo, l'uso frequente delle agnizioni e i
modi tutti della sceneggiatura.

Con tali caratteri strutturali e con argomenti o motivi spiccioli derivati da


commedie latine e men di frequente dalla novellistica, ci si presentano le
commedie italiane del sec. XVI. Tranne la Mandragola già ricordata, non ce n'è
una che mostri sì vigorosa l'azione d'una fantasia individuale da riuscire una
vera opera d'arte; molte ce ne sono degne di ricordo per qualche pregio di
costruzione o di rappresentazione o di comicità: la Calandria di Bernardo
Dovizi da Bibbiena (1513), ricca d'un superficiale e salace spirito comico;
l'Aridosia di Lorenzino il tirannicida (1536), dove il vecchio Aridosio, che ne è il
protagonista, è figura disegnata con sobrietà e naturalezza di linee, e molte
scene hanno vera forza comica; le commedie del Lasca già ricordato, pittrici
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

non fredde della burlevole società fiorentina del tempo; quelle di Giammaria
Cecchi abilmente costruite, e notevoli, se non pregevoli, per la schietta
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

fiorentinità della lingua; quelle del napoletano Giambattista della Porta, di


(/index.html)
semplice struttura, vivaci nel dialogo, ben riuscite nella figurazione di alcuni
CATALOGO (/CATALOGO/)
caratteri. Per la loro indipendenza dai modelli classici nelle favole e nella
struttura vanno poi segnalate le commedie di Pietro Aretino, temuto libellista e
scrittore originale e fecondo di SCUOLA
lettere,(/TRECCANISCUOLA/)
di dialoghi, di poemetti, di rime, e il
Candelaio di Giordano Bruno. Tirate giù alla lesta, quelle ritraggono
efficacemente col dialogo vivo e spezzato, con cento figure colte dal vero, con
qualche scena animataLIBRI
di mordace spirito comico
(/TRECCANILIBRI/) ARTE la vita cinquecentesca nei suoi
(/TRECCANIARTE/)

aspetti più varî; questa, il Candelaio, tecnicamente assai difettosa, ha profondità


nuove d'osservazione e intensità e fervore singolari di visione fantastica nella
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
dipintura della dabbenaggine, della volgarità e della furfanteria umana.

Il Trissino, che anche all'annobilimento della commedia portò il suo tributo


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
miserello con i Simillimi ricalcati sui Menaechmi, fu il rinnovatore della tragedia
con la Sofonisba (1515), coscienziosa opera, non di poeta, ma di critico, che
quanto alla materia segue fedelmente Livio, e le dà forma con Aristotele e le
tragedie greche alla mano, in particolare con l'Antigone di Sofocle e l'Alcesti
d'Euripide. Sulle orme del Trissino si mise Giovanni Rucellai drammatizzando,
a specchio dell'Antigone, un episodio di storia longobarda nella Rosmunda e
liberamente rielaborando l'I igenia in Tauride nell'Oreste; ma pochi altri li
seguirono in vario modo imitando i tragici greci, perché nel 1541 Giambattista
Giraldi Cinzio venne fuori con l'Orbecche di pretta imitazione senechiana; e ne
derivò un nuovo indirizzo del teatro tragico, perché alla dignità di
quell'umanità d'eccezione che si voleva rappresentare nella tragedia, parve più
consentaneo il fare solenne e sentenzioso del tragico latino che la naturale
semplicità dei Greci, e l'atrocità dei casi da lui preferiti meglio corrispondente
al fine morale della tragedia. A Seneca s'attennero il Giraldi stesso nelle altre sei
tragedie, che scrisse con qualche spirito d'indipendenza nella tecnica, ma senza
vero alito di poesia, lo Speroni nella Canace (1542), Luigi Groto detto il Cieco
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d'Adria nella Dalida e nell'Adriana, Orlando Pescetti nel Cesare e molti altri.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
All'azione del teatro tragico latino non si sottrae neppure l'Orazia dell'Aretino,
la meno infelice delle tragedie del Cinquecento.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Al poema didascalico fu modello il Virgilio delle Georgiche, e ne nacquero, in
endecasillabi sciolti, Le Api di Giovanni Rucellai, fresco e agile poemetto
spirante un grato profumo di campagna, e la squallida e monotona Coltivazione
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

di Luigi Alamanni, così generica, da aver ben poco di poetico. Con i poemi
didascalici di Luigi Tansillo (La Balia e Il Podere) in terzine e con quelli del
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
friulano Erasmo di Valvason e di Bernardino Baldi rispettivamente in ottave e
in sciolti, il genere ormai canonizzato s'allarga a varia materia e dà precetti per
l'allattamento, per la costruzione d'unaCULTURA
TRECCANI villa, per(/CULTURA/)
la caccia, per navigare,
garbatamente, signorilmente non senza rari bagliori di poesia.

Ancora un suggello di autenticazione la letteratura


ACQUISTA italiana ebbe dalla classicità
(/EMPORIUM/)

per mezzo della poesia satirica, che già nel sec. XV s'era accostata a Giovenale
nelle morali ternarie e nelle satire del Vinciguerra, e ora messasi tra Giovenale e
l'Orazio dei Sermoni, si fece nei suoi più felici cultori (Ariosto, Ercole
Bentivoglio, Pietro Nelli e qualche altro) vivace e festosa, deplorando
biasimando castigando in capitoli ternarî i vizî del tempo e dei ceti sociali,
senza le vuote moralizzazioni e le languide imitazioni, che sono dei satirici
classicheggianti da dozzina, senza le censure e i vituperî personali che sono
delle pasquinate e di certi velenosi sonetti caudati del Berni, dell'Aretino, del
Giovio, del Lasca e d'altri molti.

Ovidio e in minor misura Teocrito diedero alimento e dignità ai poemetti


epico-lirici, quali la Ninfa tiberina di Francesco Maria Molza, elegante,
armoniosa, perfusa d'un poetico senso idillico, e le Stanze di Luigi Tansillo,
lirico di bella vena, in cui riappare la calda e colorita e voluttuosa ispirazione
meridionale d'Ovidio, del Pontano, del Sannazzaro. Alla lirica si tentò di dare
sanzione di classicità con la riproduzione di metri latini elegiaci e oraziani (fu
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Claudio Tolomei con le Regole della nuova poesia e con Versi suoi e di molti altri
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
foggiati su quelle, 1539); tentativo mal riuscito e vano, perché la venerazione
che circondava il Petrarca, criticamente esaltato e praticamente imitato dal
(/index.html)
grande archimandrita della letteratura cinquecentesca, il Bembo, elevava il
CATALOGO (/CATALOGO/)
petrarchismo e di riflesso il bembismo a dignità quasi classica. E petrarchesca o
bembesca fu, dopo le stranezze del Tebaldeo e di Serafino Aquilano, tutta la
lirica del Cinquecento, povera imitazione di motivi e di forme, espressione
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
d'anime che non avevano nulla di proprio da esprimere. Pochi i lirici del
Cinquecento che abbiano detto nelle loro rime qualche cosa di nuovo, o di
vecchio con accento personale: oltre al Tansillo,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEGaleazzo di Tarsia; il grande
(/TRECCANIARTE/)

Michelangelo, nelle cui rime migliori, scabre e disarmoniche, freme la lotta del
pensiero alto nobile vigoroso con la parola, a lui non così pronta a rispondere
come il marmo e il colore; Vittoria Colonna, che nelle forme petrarchesche,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

novamente atteggiate, trasfuse il tremore del suo sentimento femminile di


vedova pia e l'ansia della sua religiosità; la giovinetta padovana Gaspara
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Stampa, che ha sonetti d'un'immediatezza, d'un realismo, d'una passionalità
sconcertanti, e forse nessun altro, a non voler esaltare per qualche verso
discreto o per qualche motivo singolare i troppi mediocri.

La novella, modesta forma d'arte, nata a sollazzo delle brigate, non aveva a
rigore esempî classici su cui modellarsi. Ma le aveva già conferito dignità
classica il Boccaccio con la saldezza organica delle strutture e la mirabile varietà
del suo stile. Al Boccaccio hanno infatti l'occhio tutti i novellatori
cinquecentisti, ancorché ognuno si studi di dare ai suoi racconti un carattere
speciale. Comiche sono quasi tutte le ventidue novelle che formano le Cene del
Lasca, deboli nell'invenzione, fiorentinescamente graziose e vive nella
figurazione di persone e scene; fantastiche, quelle che Gianfrancesco Straparola
adunò nelle Piacevoli notti, spesso seguendo fedelmenle la trama di fiabe
popolari; semplici leggiere pungenti quelle di Agnolo Firenzuola, squisito
riduttore in toscano dell'Asino d'oro d'Apuleio e, attraverso un rifacimento
latino, del Panciatantra nella Prima veste dei discorsi degli animali; per lo più di
tipo romanzesco quelle di Matteo Bandello, il più fecondo dei novellatori
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

cinquecenteschi. Nelle sue 214 novelle, ciascuna preceduta da una lettera di


dedica, tutti gli aspetti della 
vita italiana, tutti gli atteggiamenti della coscienza
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sono in cento modi rappresentati, più felicemente là dove la natura


(/index.html)
dell'argomento (vicende fortunose, strane avventure, amori romanzeschi)
CATALOGO (/CATALOGO/)
meglio si confà alle attitudini dell'autore, vago del fantastico e del meraviglioso.
Tuttavia è certo che assai più storica che artistica è l'importanza delle novelle
bandelliane; né altra era l'intenzione del loro autore che volle appunto
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
raffigurare la società del suo tempo.

Se alla novella era difficile


LIBRIdare un blasone classico,
(/TRECCANILIBRI/) facile doveva parere darlo al
ARTE (/TRECCANIARTE/)

poema, che tanta nobiltà d'esemplari epici vantava nel mondo antico, mentre il
sec. XVI aveva dal XV ereditato e onorato di accoglienze magnifiche
l'indisciplinatezza plebea del poema cavalleresco.
TRECCANI E se a far poesia bastasse
CULTURA (/CULTURA/)

l'ingegno d'un critico ragionatore, il problema l'avrebbe risolto il Trissino, che


tra il 1547 e il '48 pubblicò in tre volumi L'Italia liberata dai Goti. La materia
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
viene da Procopio; una, grande, compiuta è l'azione, secondo che Aristotele,
eletto dal Trissino a maestro, insegnava dover essere nel poema epico; la
variano e adornano episodî, interventi soprannaturali, erudizioni, secondo
l'esempio d'Omero, eletto "per duce e per idea". Ma l'Italia liberata nacque
morta.

Così al chiudersi della prima metà del sec. XVI, l'avviamento classicheggiante
che la letteratura d'Italia, quasi per uno spontaneo bisogno, aveva preso fino dai
secoli XII e XIII e che Dante aveva visto come dottrina, là dove predica
necessario lo studio dei classici al dicitore per rima che voglia esser poeta (De
vulg. eloq., II, iv 9, vi 7), era giunto materializzandosi a una meta estrema. Tutto
il complesso dei fatti letterarî che abbiamo passato in rassegna, lo dimostra: la
formazione della prosa morale e storica, la soluzione delle due questioni della
lingua letteraria, e, più cospicuo d'ogni altro, l'autenticazione classica della
nuova letteratura, la quale s'era acquistato il diritto d'essere riconosciuta nella
pienezza della sua dignità, s'era insomma creato il proprio blasone con
l'accompagnarsi alle antiche nella regolarità canonica non pure della lingua e
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della prosa, ma della commedia, della tragedia, del poema didascalico, della
satira, del poema epico ISTITUTO
e, grazie(/ISTITUTO/)
ai due minori,  fra i
ma allora tenuti maggiori
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

tre grandi trecentisti, della lirica e della novella. Viene ora il teorizzamento
(/index.html)
delle raggiunte attuazioni; ma col teorizzamento, che continua a svolgersi per
CATALOGO (/CATALOGO/)
oltre due secoli, s'inizia e s'accompagna la reazione che caratterizza il secondo
grande periodo della nostra letteratura. È il periodo in cui la letteratura italiana
rivendica in teoria e in pratica la sua autonomia, sì che per essere non abbia
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
bisogno di chiedere alle antiche sanzione di legittimità. Lo diciamo romantico
dal grande fatto, non solo letterario, che lo chiude e che per entro ad esso
matura. LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

III. Il periodo romantico (secoli XVI-XIX). - Critica e letteratura della Riforma


cattolica. - Finita già, con la prima metà del Quattrocento, l'età delle grandi
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

scoperte letterarie, migliorati e sagacemente interpretati i testi classici latini


dalle ricerche e dall'acume degli umanisti quattrocenteschi, fermate
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
principalmente dal Valla le regole del corretto scrivere latino, approfonditisi
sempre più gli studî ellenistici, la prima metà del sec. XVI aveva sopra tutto
operato come sistematrice in grandi compilazioni non sempre ben organate
(Celio Calcagnini, Lilio Gregorio Giraldi), e come divulgatrice per mezzo della
stampa (basti ricordare il principe degli editori cinquecenteschi, Aldo
Manuzio), delle cattedre universitarie, delle biblioteche e dei musei, dei grandi
risultati conseguiti dall'umanesimo filologico. Lo spirito critico, come
rievocatore e interprete del mondo letterario antico, non dava abbondanza di
frutti notevoli (solo grande filologo, il fiorentino Pier Vettori), e si volgeva
piuttosto allo studio delle antichità romane e della storia medievale ed
ecclesiastica (Onofrio Panvinio, Carlo Sigonio, Scipione Ammirato, Cesare
Baronio) e con Vincenzo Borghini e Lionardo Salviati, principale tra i
fondatori dell'Accademia della Crusca, anche allo studio della moderna filologia
linguistica.

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Ma a mezzo il secolo la pubblicazione del primo commento della Poetica


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
d'Aristotele dovuto a Francesco Robortello (1548) richiamava i dotti al

problema
(/index.html)
dell'essenza della poesia, e ne scaturiva quel nuovo avviamento della
critica, che teorizzando la classicheggiante pratica della letteratura e suscitando
CATALOGO (/CATALOGO/)
discussioni e reazioni, apre il secondo periodo della storia letteraria italiana.

Fino allora l'arduo libretto, quantunque messo a stampa nel 1498 in una
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
traduzione latina e dieci anni dopo nel testo greco, non aveva destato grandi
risonanze. Gli umanisti, tutti presi dal fascino della bellezza antica e intesi ad
assaporarla voluttuosamente e a riprodurla come
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE simbolo del passato, non vi
(/TRECCANIARTE/)

avevano posto mente. Il problema critico trattato nel frammento aristotelico


era estraneo al loro interesse; la poesia era per essi una divinità che si doveva
adorare senza pretendere di penetrarne il mistero. Ora l'aristotelismo, cui
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

tornavano la Chiesa e la scienza ortodossa a difesa delle loro posizioni,


prendeva a dominare anche fra i dotti di letteratura ed era stimolo a nuovi o
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
rinnovati pensamenti.

Da Aristotele, interpretato in servigio delle tendenze del tempo, nasceva la


dottrina, ch'ebbe largo corso nel Cinquecento, della poesia imitatrice della vita
e intesa ad ammaestrare dilettando. Quell'ammaestramento non poteva allora
essere se non di religione e di morale. Ravvivatasi infatti negli spiriti più elevati
e pii la religiosità intima, messasi la Chiesa, premuta dalla ribellione
protestante, sulla via delle riforme disciplinari, ch'ebbero la loro sanzione dal
Concilio di Trento, e istituitasi da questo la Congregazione dell'Indice, la
letteratura dovette secondare questi nuovi avviamenti spirituali. Il classicismo,
chiusosi nell'ambito dell'arte decorativa, finì con l'essere una semplice fonte di
formule poetiche; i varî generi letterarî si piegarono a intenti morali, e così
nella prosa come nella poesia si moltiplicarono le opere d'argomento sacro. La
novella, p. es., di solito così scollacciata, assume intenti di moralità negli
Ecatommiti di Giambattista Giraldi Cinzio (1565); Bernardo Tasso, il padre di
Torquato, prende ad argomento del suo poema (1560), voluto di tipo ariosteo,
la leggenda di Amadigi, non dissimile quanto al carattere delle avventure dalle
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leggende arturiane, ma per l'indole degli amori santificati dal matrimonio, per
la qualità dei personaggi, 
per l'alto e nobile fine delle imprese, evidentemente
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

intesa a moraleggiare i lettori; il Tansillo scrive le Lagrime di S. Pietro più volte


(/index.html)
imitate; Pier Angelo da Barga canta in latino la prima crociata e Torquato
CATALOGO (/CATALOGO/)
Tasso comincia il Monte Oliveto e la Vita di S. Benedetto, e compie (1594) il Mondo
creato, lungo poema in endecasillabi sciolti, che narra la creazione dell'universo.
Frattanto la Chiesa provvede a SCUOLA
far rassettare e pubblicare, espurgate secondo i
(/TRECCANISCUOLA/)

nuovi ristretti criterî, vecchie opere letterarie.

I principî enunciati daLIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)


Aristotele erano il fondamento su cui dovevano essere
costruite le teorie regolatrici dell'arte. Sviluppandoli, interpretandoli,
deducendone conseguenze anche non del tutto legittime, si formularono le
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
leggi del dramma, tra le quali acquistò luogo precipuo e carattere d'inviolabilità
quella delle tre unità, primamente fissata da Ludovico Castelvetro nella sua
esposizione della Poetica (1570). Dai brevi e(/EMPORIUM/)
ACQUISTA frammentarî accenni all'epica
contenuti nel libretto aristotelico, si svolse una compiuta e rigorosa dottrina del
poema epico; e così per analogia o per estensione furono determinate nelle
varie Poetiche (Trissino, Minturno, Muzio, ecc.) le regole d'ogni genere
letterario, le quali disciplinavano non pure la materia e la struttura dei
componimenti, ma la forma, prosastica o metrica, e l'elocuzione, considerata
con la più insensata e la più tenace delle astrazioni come ornamento
sovrapposto alla espressione del pensiero.

Alla stregua delle regole si esaminarono e giudicarono le vecchie e le nuove


opere letterarie, e ne nacquero lunghe controversie, talvolta inasprite da
risentimenti personali e da gelosie regionali. Dante, che soprattutto a Firenze
era oggetto di culto e di studî, offrì materia a lunghe e dotte dispute sulla
regolarità della Divina Commedia, sostenendo gli uni che questa non meritava
neppure nome di poema, perché del tutto difforme dalle regole di Aristotele,
adoperandosi gli altri a difenderla con inutili sottigliezze e anch'essi con
Aristotele alla mano; nessuno curando di rendersi conto della grand'arte

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dell'Alighieri e, quel che più sarebbe importato, di studiare il poema


nell'ambiente culturale ISTITUTO
in cui era  uscita
nato. A mezzo il secolo, quando già era
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

l'Italia liberata del Trissino e Luigi Alamanni nel Girone il cortese aveva tentato di
(/index.html)
dare regolarità e autenticazione classica alle favole cavalleresche (più tardi,
CATALOGO (/CATALOGO/)
l'Alamanni foggerà di materia bretone una nuova Iliade, nell'Avarchide), s'accese
intorno al Furioso una discussione durata a lungo e allargatasi a discussione
teorica sui caratteri del poema epico
SCUOLAin(/TRECCANISCUOLA/)
generale. A difendere il Furioso, poema
di molte azioni di molti eroi, misto di serio e di faceto, cui non si trovava una
nicchia tra i generi classici, si levarono nel 1554 Giambattista Giraldi Cinzio col
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Discorso intorno al comporre de' romanzi, e Giambattista Pigna nel libretto I
romanzi; quello innalzando a regola la stessa opera d'arte riuscita, ma poi
cedendo a pregiudizî classicistici, fino aCULTURA
TRECCANI mettersi(/CULTURA/)
a comporre un miserabile
Ercole (1557), poema di molte azioni d'un unico eroe; questo, il Pigna, con più
saldo vigore di ragionamento e qualche osservazione di schietta modernità.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Il problema era di creare un tipo di poema che si mantenesse fedele alle regole
classiche e in pari tempo dilettasse il lettore e gli porgesse utili ammaestramenti
di sapienza e di morale. Mentre si discuteva, Gio. Andrea dell'Anguillara da
Sutri pubblicava una sua prolissa versione in ottave delle Metamorfosi, e
Annibal Caro marchigiano, famoso anche per la sua polemica velenosa e dotta
col modenese Ludovico Castelvetro, traduceva stupendamente, ma senza
nessuna fedeltà allo spirito virgiliano, l'Eneide; l'uno quasi a rivelare agl'ignari di
latino, un Ariosto classico, l'altro il tipo del poema epico cui si tendeva.
Naturalmente discussione ed esemplificazione furono vane, perché la critica
non fu mai madre di poesia. Il poema epico venne, sì, per opera di tale che sul
problema aveva lungamente meditato e le sue meditazioni aveva sperimentato;
e fu la Gerusalemme liberata. Ma questa ebbe la sua vitalità non dalle
elucubrazioni del critico, bensì dal temperamento tutt'altro che epico e dalla
fantasia del poeta.

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Torquato Tasso. - Il Tasso nella sua travagliata esistenza compose opere


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
numerose di vario genere: liriche a centinaia, tra le quali non poche

d'ispirazione
(/index.html)
nuova e profonda; lettere, che abbracciano tutto l'ultimo
trentennio di quella vita, filosofiche, letterarie, autobiografiche; dialoghi
CATALOGO (/CATALOGO/)
d'argomento morale, letterario, psicologico, limpidi d'argomentazioni e quindi
di stile dove ragionano; piani, vivaci, pittoreschi dove descrivono; e orazioni e
trattati e poemi e una tragedia eSCUOLA
una commedia. Ma la gloria di poeta gli viene
(/TRECCANISCUOLA/)
essenzialmente dalla Liberata e dall'Aminta, opere nate nel pieno fiore della sua
giovinezza, prima che lo cogliesse quello squilibrio mentale che in forme più o
meno gravi lo afflisse nei due
LIBRI ultimi decennî ARTE
(/TRECCANILIBRI/) della (/TRECCANIARTE/)
sua vita.

Voltosi fin da giovane a speculare sui problemi estetici del tempo, il Tasso
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
pubblicò diciottenne il Rinaldo, in cui s'industriò a fare di materia cavalleresca
un poema d'un'unica azione d'un unico eroe, procurando di conciliare il
rispetto di Aristotele col diletto dei lettori,(/EMPORIUM/)
ACQUISTA l'unità dell'epopea con la varietà
dilettosa del romanzo. In quegli anni stessi le condizioni storiche del tempo e
circostanze familiari gli suggerivano l'idea di cantare la prima crociata, idea che
dopo lungo ordine di studî e di esperimenti poté dirsi attuata col compimento
della Liberata nell'aprile del 1575.

Epica ed epicamente atteggiata e organata la materia principale, che il Tasso


derivò dai cronisti della prima crociata; romanzesche le invenzioni episodiche,
suggerite dall'Ariosto, dal Trissino, da latinisti recenti, da classici greci e latini,
e romanzescamente intrecciate fra loro e all'azione principale, sì da formare
una coerente unità. Ma uomo del Rinascimento, non fatto per i grandi ardori
della fede, né fervido di passione nazionale, il Tasso non seppe infondere
nell'opera sua vero spirito d'epopea, né creare personaggi di gravità e dignità
epica. Troppo spesso l'epico degenera nell'enfatico e nel retorico, o, com'è nelle
descrizioni delle battaglie e dei duelli, sente l'epicità dei romanzi di cavalleria.
Ai quali il poeta era tratto dall'indole sua e dalle sue attitudini; sì che lo stesso
episodio di Rinaldo e Armida, che forma il vero nocciolo del poema, se anche
faccia evidentemente riscontro al ritiro di Achille sotto la tenda, ha uno
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svolgimento del tutto romanzesco, e in generale il mondo dell'epopea è


sopraffatto dal mondo dei cavalieri ariosteschi, che costituisce la parte 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
più viva
e più importante del poema. Nella rappresentazione di questo mondo il Tasso
(/index.html)
reca il palpito del sentimento, e tutta effonde la poesia dell'anima sua, svelando
CATALOGO (/CATALOGO/)
la vita intima dei suoi personaggi, che è spesso la vita intima sua. Così una
soave melodia elegiaca trascorre per tutto il poema, accompagnandosi, specie
negli episodî di Erminia e di Armida, a note d'idillio dolci e profonde. Ma
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
purtroppo questa bella individualità del poeta resta spesso vinta da quella che
potremmo dire la comune individualità letteraria del suo tempo, talché i
personaggi principali hanno quasi sempre alcunché
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) di teatrale, ch'è tutt'una
ARTE (/TRECCANIARTE/)

cosa con lo stile spesso artificioso e oratorio, con l'ottava d'ampiezza


sproporzionata all'ampiezza del pensiero, con la lingua piuttosto generica e
scolorita. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Più fresca, più schietta, più vivida prorompe la poesia di quell'anima nella breve
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
favola pastorale Aminta (1573), dove il tenue filo dell'azione si svolge con piena
naturalezza per scene ed episodî in tal modo intrecciati che l'Aminta ne acquista
aspetto di dramma regolare senza perdere della sua bella semplicità. Facile
indicarne le fonti classiche; ma l'ispirazione viene dall'anima appassionata del
poeta che, giovane e felice, s'inebria del sogno d'un mondo ideale, tutto
raffinatezze cortigiane - e la corte Torquato descrive e celebra velatamente -
tutto armonioso di melodie arcane, tutto perfuso di tenerezza molle e soave.
L'idealizzazione del costume pastorale, già operata dai bucolici antichi e più o
meno grossamente dai tanti autori di egloghe latine e volgari dei due ultimi
secoli, è qui soffusa d'un sentimento tutto moderno di cara malinconia, che
pare annunciare la moderna voluttà del dolore.

Prodromi di novità nei secoli XVI e XVII. - È questa, nel Tasso, una nota
individuale che di lì a due secoli, scadendo da fatto espressivo a fatto di cultura,
sarà nota caratteristica d'un gruppo d' opere, e poco dopo diverrà carattere
spirituale di tutta un'età. Ma più importano, fra il tenace teorizzamento del
passato, come primi barbagli d'un avvenire lontano, le polemiche dibattutesi
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intorno al Pastor ido, la tragicommedia pastorale del Guarini. Tragedia a lieto


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
fine, mista di serio e di comico, formata dall'accostamento più che dalla fusione
di due, anzi di tre, azioni, il Pastor ido non si sapeva bene a quale dei generi
(/index.html)
letterarî sanciti dall'autorità di Aristotele appartenesse. Il pubblico leggeva
CATALOGO (/CATALOGO/)
avidamente e applaudiva sulle scene quel dramma, in cui il sogno d'un'umanità
ideale e generica sottratta all'immondo contatto della realtà storica, appariva
realizzato dall'arte con una ricchezza
SCUOLAe (/TRECCANISCUOLA/)
uno splendore di forme non mai veduti.
Ma gli aristotelici lo criticavano per quel suo sfuggire alle regole canoniche e
per la mancanza d'un ammaestramento morale; mentre il Guarini e i suoi
fautori sostenevano l'indipendenza della poesia
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dalla
ARTE vita e quindi il puro diletto
(/TRECCANIARTE/)

come fine della poesia e difendevano, sia pure cercando di farlo rientrare entro
ai cancelli delle regole, il nuovo genere, la tragicommedia, che allargava la
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
rappresentazione drammatica della realtà della vita e adombrava principi di
libertà artistica non privi d'audacia in quel tempo. Sono i primi presagi di
dottrine e di realizzazioni artistiche che vedrà
ACQUISTA l'avvenire; ai quali andavano
(/EMPORIUM/)
compagne le affermazioni teoriche del Pigna, che difendendo il Furioso e
discorrendo del vero e del verosimile nei romanzi, distingueva la verità
empirica dalla verità fantastica e osava asserire che "una bugia d'un buon poeta
ogni verità seppellisce", e del platoneggiante Francesco Patrizi, che dichiarava
non potere i precetti di Aristotele, come insufficienti a costituire una poetica,
vincolare la libertà dell'artista. Il Giraldi stesso, così poco saldo nei principî
difensivi del Furioso, mostrava un certo spirito d'indipendenza prendendo a
soggetto delle sue tragedie favole di sua invenzione, dando ad alcune duplice
azione e lieto fine, facendo qualche strappo alle unità, togliendo ogni
intervento nel dialogo ai cori, che lascia a far da intermezzi fra un atto e l'altro.
Si vedono insomma, già in questa seconda metà del Cinquecento, albeggiare
lontani i principî critici del romanticismo.

Il dramma pastorale, che tra i suoi numerosi poeti pochi ne ebbe, dopo il Tasso
e il Guarini, meritevoli di menzione (Antonio Ongaro, autore dell'Alceo;
Guidobaldo Bonarelli, della Filli di Sciro), poco dopo un secolo di vita venne a

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confondersi col melodramma, grande creazione dell'estremo Rinascimento,


nella quale era lievito gagliardo d'avvenire. Dalle ricerche erudite della
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

fiorentina camerata de' Bardi sulla musica dei Greci e specialmente sui suoi
(/index.html)
rapporti con la recitazione delle tragedie, era nato infatti nel 1590 con la Dafne
CATALOGO (/CATALOGO/)
di Ottavio Rinuccini, agile e fresco verseggiatore, e del dotto contrappuntista
Iacopo Peri, lo stile recitativo o declamazione cantata, che per via dei grandi
avanzamenti fatti dalla musica nell'espressione della vita drammatica dell'anima
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
umana, strinse musica e poesia in un fecondo connubio, che mise capo alla
grande opera musicale romantica, italiana e straniera, del sec. XIX. Altrove il
presagio del nuovo era,LIBRI
come s'è detto, in unaARTE
(/TRECCANILIBRI/) reazione al rigido teorizzamento
(/TRECCANIARTE/)

del classicismo; qui, rinnovandosi i tempi, nell'attuazione stessa, nutrita di


passionalità, di teoriche elaborate dalla meditazione dell'antico.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

La Riforma cattolica, di cui già s'è visto l'effetto nella letteratura d'invenzione,
operò allora anche nella scienza politica, che, libera e gagliarda, era stata dianzi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
la prosa libera e gagliarda del Machiavelli e del Guicciardini, e ora, pure nel più
vigoroso dei suoi rappresentanti, Paolo Paruta, è una prosa alta, nobile,
dignitosa, ma un po' fredda e come tramortita (forse inconsapevolmente,
perché il Paruta è un sincero cattolico) dal freno che le impone la ricerca d'una
conciliazione della politica con le rinnovate massime della moralità individuale;
conciliazione che è l'intento perseguito dal Paruta nei dialoghi Della perfezione
della vita politica e nei Discorsi politici. Anche più scialba è la prosa di Giovanni
Botero, che nella Ragion di stato ferma i principî dell'assolutismo ormai
trionfante dappertutto e disegna la figura d'un principe che d'ogni suo atto fa
regola e giudice la religione. Ma il Botero s'eleva a più solide forme di pensiero
e quindi di stile quando, precursore e iniziatore della moderna scienza
economica, espone nelle Cause della grandezza delle città dottrine che gli
economisti del Settecento e dell'Ottocento nuovamente formularono e
discussero, e nelle Relazioni universali raccoglie una messe preziosa di materiali
economici e statistici su tutti i paesi del mondo. Così il Paruta trae dalla

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devozione alla sua patria un insolito calore di sentimento e di stile in alcune


pagine della sua Storia della  e
guerra di Cipro e dei dialoghi, e più nei dispacci
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nella relazione della sua ambasceria a Roma.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Impavido e gagliardo, Paolo Sarpi difese le ragioni di Venezia nella lotta di
giurisdizione con Paolo V, e fermo nella sua avversione alla curia romana, ne
trasse ispirazione a tutte le sue SCUOLA
numerose scritture, tra le quali primeggia
(/TRECCANISCUOLA/)
l'Istoria del Concilio tridentino. Quivi lo scrittore, che vive la sua materia, crea
una prosa sobria e concisa, aliena da lenocinî letterarî, talvolta scabra, altra da
quella, ricca di studiateLIBRI
eleganze e perciò meno
(/TRECCANILIBRI/) efficace,
ARTE di Sforza Pallavicino,
(/TRECCANIARTE/)

autore anch'egli d'una Storia dello stesso concilio intesa a confutare la tesi del
servita veneziano: l'uno e l'altro nel loro giudizio di storici rispettivamente non
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
immuni da preconcetti moralistici e curialeschi. Del resto la storiografia seguita
sin oltre la metà del sec. XVII la tradizione formale umanistica, adattandosi,
quanto alla materia (fatti e pensiero), alle correnti
ACQUISTA spirituali del tempo, alle
(/EMPORIUM/)
disposizioni e agl'interessi degli scrittori, che sono non di rado volgari
avventurieri della penna. Tra gli storici del primo Seicento più nobili e degni
basti ricordare Enrico Caterino Davila, autore d'una storia delle guerre civili di
Francia, e il cardinale Guido Bentivoglio, che narrò la sollevazione dei Paesi
Bassi contro il dominio spagnolo.

A suffragare i motivi dell'assolutismo il Botero nella ricordata Ragion di stato


citava Tacito, lo storico dell'impero, ch'era succeduto nel culto degli scrittori
politici a Livio, lo storico della repubblica, venuto in sospetto insieme col suo
chiosatore, il Machiavelli, le cui opere erano state poste all'Indice fin dal 1559 e
il nome vietato. E Tacito, di cui non s'intendeva il pathos profondo e che
s'interpretava come maestro della nuova ragion di stato, dava il salvacondotto
alle dottrine dell'odiato statista fiorentino, che svisate ma riconoscibili si
venivano ripetendo, perché la pratica della politica non cessava di attestarne la
verità. Della qual cosa ben mostrava, sotto il velo delle sue ironie, d'accorgersi
Traiano Boccalini, fecondo e arguto ingegno, che commentando il grande
storico imperiale, se ne valeva per censurare arditamente il malgoverno, la
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crudeltà, le ipocrite arti della monarchia spagnola ed esortare gl'Italiani


insonnoliti a liberarsi dalla 
soggezione straniera. Fautore di libertà, il Boccalini
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

vagheggia una forma di governo simile alla repubblica aristocratica dei


(/index.html)
Veneziani, e, quantunque non scevro di vieti pregiudizî, propugna l'istruzione
CATALOGO (/CATALOGO/)
popolare e l'ab0lizione dei privilegi, esalta il lavoro e deride i titoli nobileschi,
annunciando il primo nascere di quella borghesia politica che in un avvenire
ancora lontano creerà l'unità statale italiana.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Non solo la vita politica, ma anche la letteratura del suo tempo il Boccalini
giudicò acutamente e liberamente nei Ragguagli
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Parnaso, invenzione non
di(/TRECCANIARTE/)
ARTE

nuova, ma da lui animata d'un nuovo spirito, ora ironico e ora faceto, ora
fieramente satirico e ora bonariamente canzonatorio, e spesso imitata nel sec.
XVII. Egli non ha, ben s'intende, una dottrina estetica diversa da quella
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

classicheggiante dei suoi coetanei; ma tra i giudizî da questa ispirati, e sia pure
in contraddizione con essi, s'insinuano osservazioni di bella novità, come il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
rilievo del significato più storico che precettistico della Poetica di Aristotele e la
condanna delle vuote eleganze formali nelle opere della storiografia. Covava
nel Boccalini quello spirito di ribellione incomposto e avventuroso che,
caratteristico del suo tempo, si manifestava qua e là in osservazioni e teoriche
spicciolate sparse nei commenti, nei trattati di retorica, nelle discussioni
critiche, nelle stesse opere di grave erudizione, senza investire le dottrine
fondamentali ereditate dal Rinascimento. Ma lo spirito bizzarro d'Alessandro
Tassoni si levò a ribellione, nei Pensieri diversi, contro lo stesso canone d'arte
che il Rinascimento aveva bandito, combattendo la servile adorazione e
l'imitazione degli antichi con osservazioni che precorrono la francese querelle
des anciens et des modernes, mostrando irragionevole la cieca devozione ad
Aristotele e lasciando intravedere fra mille stranezze e puerilità e ridicolaggini,
presentimenti felici di verità. Inoltre, nelle Considerazioni sopra le rime del
Petrarca, volse gli strali della sua arguzia contro il petrarchismo, mostrandosi

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sempre fautore convinto dei diritti della ragione contro l'autorità e


propugnatore d'un avviamento della letteratura conforme ai gusti e ai 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
bisogni
moderni.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Maggiori e più decisive battaglie contro l'aristotelismo imperante nella scuola
sostennero non pure il genio di pensatori quali Giordano Bruno e Tommaso
Campanella, ma l'eloquenza inconfutabile del metodo e delle scoperte
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
galileiane, che a noi, l'uno e le altre, interessano solo per i riflessi che se ne
ebbero nell'arte letteraria e in particolare nella prosa volgare. Quel che di
semplice, di preciso, diLIBRI
lineare ha la prosa delARTE
(/TRECCANILIBRI/) Galilei nel Saggiatore, nei Massimi
(/TRECCANIARTE/)

sistemi, nei Dialoghi delle nuove scienze, nelle bellissime lettere, la pone in gruppo
con la prosa di Dante nel Convivio, di Leonardo, del Machiavelli e di pochi altri;
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
prosa di schietta fiorentinità temprata in forme di spontanea classicità dal
vigore del pensiero e dalla limpidezza della visione fantastica; prosa della quale
il volger del tempo e l'intensificarsi dello spirito
ACQUISTA d'autonomia creerà, anche per
(/EMPORIUM/)
l'azione della prosa scientifica, una tradizione che, contrapposta alla tradizione
della prosa studiosamente ornata, sboccherà nella prosa moderna. Ma quelle
qualità, che astratte dalla realtà galileiana consentono codesta classificazione,
hanno la loro vita specifica, individuale e inclassificabile, negli stupendi
dialoghi e ragionamenti dove palpita l'anima stessa di Galileo con le sue
commozioni profonde dinnanzi alle grandi scoperte, con le sue ironie
demolitrici delle ragioni degli avversarî, con i suoi entusiasmi, con la sua
festività, con quello insomma ch'è il dramma d'un altissimo spirito, che nel
rinnovamento della scienza da lui operato sente il rinnovamento della vita.

Seicento e secentismo. - Accanto a questi effettivi prodromi di novità onde vanno


gloriosi l'estremo Cinquecento e la prima metà del Seicento, stanno nella
letteratura di quella stessa età conati di novità, nei quali l'umanesimo letterario,
mentre cerca di superare sé stesso, degenera e si esaurisce nell'inaspettato e
nell'artificioso, di cui è maestro Giambattista Marino, nell'enfatico e nel turgido
cui tenta di sollevarsi pindareggiando Gabriello Chiabrera.

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Nella Lira, raccolta di liriche, nella Galleria, dove, rinnovando un genere caro ai
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
decadenti greci, illustra disegni pitture sculture, reali o immaginarie, nei

poemetti
(/index.html)
di vario metro celebrativi d'illustri personaggi, nella Sampogna,
raccolta d'idillî mitologico-pastorali, infine nell'Adone, grande poema
CATALOGO (/CATALOGO/)

mitologico, il Marino esprime qua e là con bella efficacia di colori e di musiche


la poesia d'una anima sensuale che si commuove e s'inebria degli spettacoli
voluttuosi; che ha il senso, nonSCUOLA
raro nelle età decadenti, della caducità delle
(/TRECCANISCUOLA/)

umane cose; che ferve d'ammirazione per la bellezza antica. Ma questi sono
lampi, le pause riposanti d'una tensione intellettuale, che logicizza nei modi più
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
strampalati il fantastico, e riduce a freddo e sottile artificio la tecnica
dell'espressione. Giacché a questo si riduce l'arte del Marino, il rappresentante
più cospicuo d'un morboso indirizzo letterario che da lui fu detto marinismo e
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
dall'età secentismo; e che ha riscontro in altre forme degenerative dell'arte,
proprie nello stesso tempo d'altre nazioni europee. Era la naturale conseguenza
della dottrina che considerava astrattamente forma e materia, e quella come
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

ornamento di questa.

Imitatori il Marino ebbe molti, specie nella lirica e nell'idillio (Claudio


Achillini, Girolamo Preti, Giambattista Mamiani, Antonio Bruni, Giuseppe
Artale, ecc.); ma nessuno possedette l'ingegno e la consumata perizia tecnica del
maestro, nessuno seppe con altrettanta vivacità di colori e abbondanza di ritmi
riprendere e rielaborare motivi, immagini, favole, di poeti greci e latini
specialmente della decadenza, nonché di poeti moderni d'ogni nazione. Egli
stesso diceva d'avere imparato a leggere "col rampino", e la materia così
adunata sfruttò non di rado con la fedeltà del plagiario.

Conato di novità il marinismo; conato di novità il pindarismo, che con tanto


meno d'ingegno e di sincerità che non ponesse nella sua arte il Marino, tentò il
Chiabrera. Ne ebbe l'esempio dal Ronsard, e nelle canzoni eroiche e lugubri,
composte a esaltazione degli eroì d'Italia, dedusse da Pindaro l'uso, che diviene
sterile abuso, del mito, certi rapidi trapassi dall'antico al moderno, certe ardite
trasposizioni e composizioni di parole e perfino la struttura metrica dell'ode.
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Enfasi e turgore, affettazione di solennità e di sublimità, il pindarismo è, già lo


si è detto, un'altra forma e
di secentismo, che si continua poi nelle sonorità
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nelle gonfiezze retoriche di Vincenzo da Filicaia, nella pompa smagliante e


(/index.html)
nelle armonie solenni di Alessandro Guidi e giù per il sec. XVIII nella
CATALOGO (/CATALOGO/)
magniloquenza impetuosa e vuota di Carlo Innocenzo Frugoni. Emulo,
com'egli scherzosamente si diceva, del suo corregionale scopritore
dell'America, il Chiabrera altroSCUOLA
"nuovo(/TRECCANISCUOLA/)
mondo" si studiava di scoprire
riproducendo in italiano con ingegnose unioni e modificazioni di versi italiani
l'alcaica e l'asclepiadea oraziane, e componendo in agilissimi congegni metrici
certe graziose anacreontiche. Povero mondo ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) anche(/TRECCANIARTE/)
questo, di pure virtuosità
tecniche.

Tempra di veri poeti non ebbero neppure


TRECCANI Fulvio
CULTURA Testi, Francesco Redi, Carlo
(/CULTURA/)

Maria Maggi. Ma nell'oraziano moraleggiare del primo pur senti qualche


spirito di poesia: un senso di sconforto e di sfiducia nelle umane sorti, una
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
deserta aspirazione alla quiete, alla pace, all'agiatezza onorata, un soffio
gradevole di sincerità umana. Il Redi, magnifico seguitatore nella prosa
scientifica della tradizione galileiana, recò nelle platoneggianti rime d'amore e
nel lungamente elaborato Ditirambo la sua larga e sicura dottrina di filologo, il
suo brio d'uomo sollazzevole, il suo sano e corretto equilibrio d'uomo di
scienza. Carlo Maria Maggi, men freddo e stucchevole nelle liriche
d'argomento civile che in quelle d'amore e di morale, ha il vanto d'avere
iniziato con bella spontaneità la letteratura vernacola milanese e se non creato,
certo fissato nel suo aspetto divenuto tradizionale, il personaggio comico di
Meneghino. Immuni, o quasi, tutti e tre dai vizî della poesia del loro tempo. Ma
il più originale per vigore di pensiero di quanti verseggiarono tra la fine del sec.
XVI e il XVII, e il più poeta per la rude espressione (anche in metri barbari) del
suo tormento di pensatore, fu Tommaso Campanella, l'audace filosofo della
morale e della politica.

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Vanto d'innovatore in quel secolo avido di novità, si diede anche il Tassoni per
la Secchia rapita, poema ISTITUTO
che, modellato 
sulle forme della perfetta epopea,
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

mescola il serio al faceto in un comico travestimento di fatti e personaggi


(/index.html)
contemporanei all'autore posti con ridevole intreccio di anacronismi a figurare
CATALOGO (/CATALOGO/)
e agire in momenti disparati della vita medievale. La novità sarebbe stata
l'epopea eroicomica italiana, ben diversa dall'epopea eroicomica greca, che
aveva avuto nel Cinquecento qualche SCUOLAscialbo imitatore; ma fu novità, che in
(/TRECCANISCUOLA/)
quel tempo di vita letteraria riflessa si riprodusse sì in altri poemi (l'Asino di
Carlo Dottori, il Torracchione desolato di Bartolomeo Corsini, ecc.); ma in
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
sostanza rimase quel che era stata nella Secchia, una costruzione artificiale voluta
dall'autore per esibire il suo spirito comico e satirico; formale varietà d'un'arte
giocosa, ch'ebbe nel Seicento eTRECCANI
nel Settecento innumerevoli altre forme in
CULTURA (/CULTURA/)
sonetti e capitoli di stirpe burchiellesca e bernesca (tra gli autori di tali insipide
monellerie mette appena conto citare Francesco Ruspoli e Lodovico Leporeo,
secentisti; Vittore Vettori e, più fecondo
ACQUISTAe(/EMPORIUM/)
ingegnoso di tutti, Giambattista
Fagiuoli, settecentisti) e in poemi quali Lo Scherno degli dei di Francesco
Bracciolini, il Malmantile racquistato di Lorenzo Lippi, il Ricciardetto di Niccolò
Forteguerri, il rifacimento in ottave del Bertoldo, tutta roba che con l'arte
propriamente detta poco ha che vedere. Grande macchiettista e caricaturista, il
Tassoni pupazzettò e satireggiò nella Secchia amici e avversarî, e nel tempo
stesso riuscì, forse senza un originario proposito deliberato, a una parodia dei
grami poemi (meno grami di tutti, ma povera cosa anch'essi, la Croce racquistata
del Bracciolini e il Conquisto di Granata di Girolamo Graziani), in cui languiva
l'imitazione tassesca.

Trattò la critica letteraria, giudiziosamente analizzando i vizî della poesia del


suo tempo, anche Salvator Rosa, bizzarro spirito d'artista, in una di quelle sue
sette satire, che per la briosa arguta esuberante espressione d'una caratteristica
individualità e per la concretezza di alcune rappresentazioni lo pongono primo
fra i molti e scialbì satirici del suo tempo. Ai quali seguirono, artisticamente
poco diversi da loro, i molti del Settecento, generici, astratti, loquaci anch'essi,
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quando spirito d'ira e intenzioni di vendetta personale non acuiscano e facciano


concrete le loro censure, 
com'è nelle satire in viva lingua toscana di Benedetto
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Menzini e in quelle, magistralmente foggiate nei modi e nella lingua d'Orazio e


(/index.html)
di Giovenale, di Lodovico Sergardi o Quinto Settano.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Malata di secentismo fu allora anche la prosa del romanzo, dell'oratoria, delle


lettere di cerimonia e d'ogni altro genere, quando non ne la difendesse, come
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
accadde, per esempio, nella prosa scientifica di tipo galileiano di Vincenzo
Viviani, di Lorenzo Magalotti e, di là dai confini del sec. XVII, di Lazzaro
Spallanzani, un pensiero fortemente
LIBRI vissuto eARTE
(/TRECCANILIBRI/) quindi intollerante di astrattezze
(/TRECCANIARTE/)

formali. Il romanzo, che morale o politico o eroico-galante s'era sostituito come


lettura amena al poema e al romanzo cavalleresco, mise in mostra i fiori più
spampanati del secentismo. Gran voga CULTURA
TRECCANI ebbero la(/CULTURA/)
Dianea di Gianfrancesco
Loredan e il Calloandro fedele di Giovanni Ambrogio Marini. Meno goffa la
prosa della novella, rimasta fedeleACQUISTA
alla tradizione boccaccesca, della quale sono
(/EMPORIUM/)
tracce nell'invenzione della cornice anche del Pentamerone di Giambattista
Basile. Ma tali sono le note dell'individualità di questo scrittore napoletano,
non pure nel genere dei racconti, vere fiabe popolari, ma nello stile
magnificamente secentesco, ch'egli balza su tra i contemporanei in un
inclassificabile aspetto di grande artista del suo dialetto.

Dell'oratoria sacra, la sola forma d'eloquenza che avesse nel Seicento


un'abbondante fioritura, pare che non più la commozione e la persuasione, ma
la meraviglia dei fedeli avesse ad essere lo scopo; onde i predicatori fondavano
per lo più le loro orazioni su un paragone (il concetto predicabile), cercando di
far vedere con grande copia d'erudizione e con un asfissiante incalzare d'artifici
retorici, come la verità che volevano inculcare fosse simbolicamente contenuta
in una parola della Scrittura, in un fatto della storia, in un fenomeno della
natura. Reagì a questo andazzo, senza però riuscire a sottrarsene in tutto, Paolo
Segneri, prosatore semplice, agile, disinvolto in opere dottrinali, ma nelle
prediche grave di soverchia dottrina, retorico, enfatico nella polemica, freddo
per l'evidentemente artificiale calore nella mozione degli affetti.
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Su tutti i prosatori d'arte del Seicento primeggia, se non per profondità di


pensiero vissuto, per calda commozione d'esteta, Daniello Bartoli, che
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
narrò la
storia delle missioni dei suoi confratelli gesuiti in Oriente, e in altre opere
(/index.html)
trattò argomenti di morale e di scienza. Egli e il Basile sono forse i due soli
CATALOGO (/CATALOGO/)
scrittori, che talvolta in qualche modo ricordino i grandi artisti del barocco. La
religiosità del Bartoli è sentimento poetico della creazione divina, che egli ritrae
col magistero d'uno stile magnifico di costruzione e di colore, la sua
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
ammirazione per le gesta santamente eroiche che narra, si confonde con la
compiacenza dell'artista che sfoggia una abilità di descrittore potente, e
l'incanto d'una visioneLIBRI
fantastica incarnata inARTE
(/TRECCANILIBRI/) una (/TRECCANIARTE/)
mirabile ricchezza e duttilità
di lingua.

L'Arcadia. - Del nuovo che il marinismo aveva instaurato


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)fu ben presto palese

l'inanità, e lo sforzo che la ricerca dell'inaspettato e dell'artificioso richiedeva a


poeti e a lettori, non tardò a stancare gli uni e gli altri; talché quando nel 1690
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
alcuni degli uomini di lettere che a Roma solevano frequentare il salotto di
Cristina di Svezia morta poc'anzi, si radunarono primamente nell'orto di San
Pietro in Montorio e fondarono l'accademia dell'Arcadia col preciso intento di
rigenerare la poesia italiana sterminando il mal gusto, essi furono gl'interpreti
d'uno stato d'animo assai diffuso anziché gli antesignani d'una reazione nata
pur allora.

La semplicità e la naturalezza del costume pastorale simboleggiato nella


zampogna, che fu l'impresa dell'accademia, furono contrapposte agli artifici e ai
razzi stupefacenti del primo secentismo, e ne derivarono le grazie leziose di
Francesco di Lemene, le rime smascolinate e civettuole di Giambattista Zappi,
tutto un fiorire di pastorellerie, di frivolezze, di sdolcinature, di cascaggini, che
si raccoglie nell'opera di mille versicciolai ascritti all'Arcadia o alle colonie da
essa dedotte in ogni terra d'Italia. Così si suole rappresentare, con giudizio
unilaterale più di moralisti che di storici, l'Arcadia. Storicamente, essa fu
l'espressione letteraria di tutto un mondo morale che si svolse vario di concetti,
di avviamenti, di aspirazioni, giù per il secolo XVIII, e come espressione
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

letteraria essa va studiata, escluso ogni giudizio di moralità. Non bisogna


dimenticare la molteplicità  onde
delle forme, dei metri, dei toni, delle materie,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

gli arcadi variarono le loro composizioni, dai sonetti striscianti sulle orme del
(/index.html)
Petrarca e del cinquecentista Angelo di Costanzo, colati dai cervellini dei devoti
CATALOGO (/CATALOGO/)
al primo custode d'Arcadia, il modernizzante Giovan Mario Crescimbeni, alle
gravi tragedie di Gian Vincenzo Gravina, legislatore dell'accademia e
ammiratore intransigente dei classici; dalle canzonette svelte nei brevi ritmi,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
rappresentanti amoretti superficiali, paesaggi ben pettinati, idealeggiate scene
di vita campestre, piccole miniature o gruppetti biscuit, agli sciolti
magniloquenti del già LIBRI
ricordato Frugoni e a quelli
(/TRECCANILIBRI/) di soggetto variamente
ARTE (/TRECCANIARTE/)

dottrinale dell'Algarotti e del Bettinelli. L'arte per lo più fallisce; ma la colpa


non è dell'accademia, sì delle povere fantasie. Escono pure dall'Arcadia Pietro
Metastasio e Giuseppe Parini,TRECCANI
veri, se non proprio grandi, poeti. L'ambiente li
CULTURA (/CULTURA/)

educa a quel culto del classicismo inteso non come imitazione di date forme, ma
come senso della forma nitida, ben equilibrata, precisa, che il Seicento per la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
pretensione d'integrare e perfezionare Aristotele aveva travisato, e ch'era nei
propositi riformatori d'Arcadia. Ma ben alto sulla mediocrità, anonima anche
se blasonata di nomi che passavano per illustri, li solleva la loro arte.

Il Metastasio. - Il melodramma nel sec. XVII era decaduto come opera letteraria,
essendosi la poesia ridotta alla mercé dei maestri di musica, dei cantanti e dei
macchinisti. Ma nei primi decennî del Settecento, Apostolo Zeno s'era
proposto di ridare alla poesia la sua dignità, componendo i suoi melodrammi
con regolarità, per lo più su soggetti storici svolti con ragionevolezza,
distribuendo con sobrietà ai loro luoghi naturali le arie, portando sul teatro
musicale una coerenza di caratteri e di sviluppi scenici quale ormai non usava
da molto tempo. Ingegno più di critico che di poeta, lo Zeno non poté dare ai
suoi intenti riformatori la virtù persuasiva dell'arte. Questo fu merito del
Metastasio.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Dalla Didone abbandonata (1724) all'Attilio Regolo (1740), il Metastasio compose


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
una lunga sequela di melodrammi, nei quali l'arte del poeta si perfeziona e

s'affina, salendo dalla semplice passionalità della Didone alla complessità
(/index.html)
d'intrecci dell'Alessandro nelle IndieCATALOGO
e dell'Artaserse, alla bella saldezza e sobrietà
(/CATALOGO/)

strutturale dei melodrammi (Clemenza di Tito, Achille in Sciro, Temistocle, Attilio


Regolo, ecc.) composti dopo che l'autore fu succeduto allo Zeno nella corte di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Vienna (1730). Nei melodrammi del Metastasio l'amore ha sempre una parte
essenziale ed entra in conflitto con altri sentimenti, quali sono la gratitudine,
l'amor patrio, l'amore paterno; ma di rado quei conflitti raggiungono altezze
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
tragiche, e se per un momento vi pervengono, la concitazione dei sentimenti si
calma nell'onda tranquilla delle ariette che chiudono le scene. Tale era l'indole
del poeta, tali i gusti del pubblico rifuggente
TRECCANI da (/CULTURA/)
CULTURA tutto ciò che potesse produrre
impressioni violente e sgradevoli. L'eroismo, impersonato in alcuni personaggi,
non vive drammaticamente sulla scena metastasiana; resta una pura astrazione
intellettuale. Ivi, la vita è nella rappresentazione di affetti elegiaci, idillici,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

blandamente sensuali, nella quale il poeta con brio, con una concisione,
un'esattezza, una lucidità d'espressione inimitabili, con una soavità, una
scorrevolezza, una varietà di ritmo incantevoli, raffigura la spirituale galanteria
del suo tempo. Quella società superiore e d'eccezione, che l'umanesimo aveva
sognato colta, raffinata, piena di dignità, e la letteratura della Riforma cattolica,
moralmente perfetta, si colora nelle fantasie del Settecento di sentimentalità
idillica e di mollezza rococò e si culla in un mondo ove l'immagine s'assottiglia
in suoni e melodie. E forma stupenda di questo sogno in cui si risolve e finisce
il sogno del Rinascimento, è il melodramma metastasiano. Ivi l'arte redime la
frivolezza arcadica.

Per dare sanzione di legittimità al melodramma, il Metastasio, fattosi critico,


volle dimostrarlo continuatore della tragedia classica; e questo concetto era
proprio anche del suo tempo che, morto il poeta gli decretò una medaglia con
la scritta "Sophocli italico". La vecchia età, usa appunto a non considerare
degna del nome di letteraria, opera che non avesse i suoi modelli nella classicità,
aveva tramandato le sue abitudini alla nuova. Ma in realtà il Metastasio, mentre
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

si volge all'antico, precorre piuttosto il futuro; ché per la rappresentazione, sia


pure non voluta, dell'anima  nel
contemporanea, per l'attenuazione del tragico
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sentimentale e nel patetico, per l'intreccio dei fatti pubblici ai domestici e per
(/index.html)
certe libertà tecniche (violazione delle unità), nel suo melodramma sono
CATALOGO (/CATALOGO/)
presagi non dubbî del dramma romantico.

Il Parini. - Arcade il Metastasio;SCUOLA


arcade(/TRECCANISCUOLA/)
il Parini. Anche questi ha gran copia di
sonetti, capitoli, sciolti, canzonette, madrigali, epigrammi, dove sono gli scherzi
insulsi della rimeria bernesca, le arguzie svenevoli o maliziose che dilettavano
le dame, la frivolezza elegante della melica metastasiana.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Ma sull'anima
ARTE (/TRECCANIARTE/)

mollemente settecentesca ispiratrice di codesti versi, prevale nel Parini l'anima


della nuova borghesia, che, a Milano soprattutto, si viene formando nel clima
corroborante creato dai principi riformatori e che non tarderà a essere guida e
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

reggitrice delle fortune d'Italia. Codesta anima, più intera più robusta più
libera, sente il classicismo altrimenti che non solesse l'anima arcadica; ne
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
penetra più a fondo le virtù formali, ne avverte la maschia vigoria nel pensiero
nel sentimento nell'espressione, apprezza il primitivismo o gli echi di
primitivismo dell'antica letteratura. È un ritorno alle fresche impressioni del
Rinascimento con intenti imitativi diversi, non più di forme, ma della forma; è
la prima manifestazione di quell'essenza classica, che la letteratura italiana,
liberatasi dalla tutela del classicismo, serberà come suo carattere e sua difesa
contro ogni specie d'indisciplina.

Ecco dunque di contro ai modesti cultori della melica metastasiana, a Lodovico


Savioli, ad Aurelio Bertola, a Iacopo Vittorelli, sorgere una sequela di poeti,
non migliori, ma diversi da quelli nei modi e nelle forme, i quali ostentano una
più severa educazione classica e una varia cultura scientifica e filosofica:
Agostino Paradisi che orazianamente intreccia sentenze a immagini in odi
prive non di nobiltà stilistica, ma d'intima poesia; Luigi Cerretti, che sa dare
alle sue volgarità e frivolezze un certo splendore di classicità; Francesco Cassoli,
non infelice imitatore d'Orazio nella lieve malinconia del suo epicureismo;
Angelo Mazza, incline al pindarismo frugoneggiante e al poetare filosofico
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

nelle odi sulle cause e gli effetti dell'armonia, e, lirico di men debole ala,
Giovanni Fantoni, cui una 
tutta esteriore imitazione di tecnica e di metri,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

procurò presso i facili contemporanei il nomignolo di "etrusco Orazio".


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Nel Parini, poeta, quella nuova concezione della vita, che matura, e questo
neoclassicismo, viventi intensamente la vita profonda del suo spirito, pensiero
e sentimento, balzano alla fantasia, forme dell'anima sua, impareggiate per
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
limpidezza e precisione; e nascono le diciannove odi famose, nasce il Giorno,
solennemente aprendo la via all'arte del secondo periodo letterario italiano.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Non tutte le odi toccano un'uguale altezza poetica: nelle prime, che pure
affermano principî innovatori dell'arte, c'è tuttavia un sentore d'Arcadia; in
altre viene meno quell'intima TRECCANI
organizzazione lirica del contenuto
CULTURA (/CULTURA/)

ammaestrativo, per cui questo vivendo, unità indissolubile, insieme con la


forma, non uccide la poesia. Ma la pacata ala dell'ispirazione pariniana trae nel
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
suo volo la moralità e la trasforma in fantasma d'esattezza, di luminosità, di
concinnità perfette, quando nella Caduta prorompe il grido d'una coscienza
inflessibile ai consigli della fiacca coscienza contemporanea o nel Bisogno suona
l'esortazione a sensi di pietà per i miseri trascinati al delitto da quel "persuasore
orribile di mali"; quando nell'ode A Silvia sul vestire alla ghigliottina il poeta si
leva a detestare il pervertimento della moda come pericoloso all'innocenza
dell'anima, o in quella Alla Musa accarezza la figurazione della vita domestica,
benedetta dall'amore e dalla virtù, e del poeta, sereno nel culto del buono, del
vero, del bello. In queste, e in altre odi dove il dolce rapimento provato
dinnanzi alla bellezza muliebre muore nella rassegnata mestizia del vecchio
prete, il classicismo, fievole e agghindato nella canzonetta metastasiana, si fa
modernamente vivo e sostanzioso nelle ben coerenti costruzioni, nella varia
snodatura dei vecchi ritmi, nell'icastica efficacia della lingua, in una parola nelle
visioni d'un'anima che si rinnova.

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Queste virtù d'arte caratterizzano anche il Giorno, che satireggia il costume


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
frivolo, smanceroso, corrotto dall'aristocrazia lombarda. Dal contrasto tra la
frivolezza
(/index.html)
e le apparenze fastose e cerimoniose di quella vita, contrasto di cui la
coscienza intemerata e sincera del Parini sente tutta la profondità e la
CATALOGO (/CATALOGO/)
ridevolezza, nasce spontaneo nella fantasia l'atteggiamento ironico, che un atto
di volontà, atto retorico, perpetua attraverso le centinaia dei versi del poema.
Sta qui il principale difetto del Giorno, perché l'ironia non è disposizione di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

spirito che possa durare lungamente, quando non si trasformi, o, meglio, non
abbia radice in quella non già disposizione, ma organico temperamento
spirituale, che è l'umorismo. Sennonché l'anima
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEfervida e la fantasia del Parini
(/TRECCANIARTE/)

reagiscono talora alla volontà retorica, e l'ironia si fa sarcasmo o sdegno non


velato.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Lontano da ogni specifica imitazione di modelli classici, il Giorno con la ricerca


d'una ben equilibrata struttura, con la finitezza
ACQUISTA mirabile nella figurazione dei
(/EMPORIUM/)
personaggi e delle scene, con la novità d'efficacissime costruzioni stilistiche,
con la tempra salda e varia dell'endecasillabo, non a torto paragonato
all'esametro virgiliano, incarna primamente quel classicismo essenziale, che
sarà viatico indefettibile e salutare della nostra letteratura. Didascalico nella
sostanza, il poema riesce squisitamente descrittivo del costume del primo
Settecento, come descrittive di quella stessa vita, ma con tanto minore
penetrazione e convinzione di satira, sono altre opere poetiche di quell'età,
quali i sermoni di Gasparo Gozzi, in cui la riprensione della mollezza
contemporanea è soffusa di un velo di rassegnata mestizia, e il Cicerone di
Giancarlo Passeroni, immenso poema di troppo facili ottave, che bonariamente
critica e deride ogni sorta di gente dappoco o viziosa.

La commedia. - Il teatro comico era in sostanza rimasto nel secolo XVII quale lo
aveva foggiato il Cinquecento, teatro d'intrigo modellato sulle commedie
classiche, né aveva avuto fortuna d'ingegni che gli dessero i contrassegni della
nobiltà artistica. Sostituitisi ai comici d'occasione i comici di mestiere, era
prevalso il costume della recitazione improvvisata sulla trama d'un canovaccio e
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s'erano fissati certi tipi comici, le maschere; era così nata la commedia dell'arte
(v.), che si svolgeva anch'essa intorno ai vecchi motivi trattati dai
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
commediografi eruditi e perfino dai classici, abbarbicandovi intorno scene
(/index.html)
buffonesche.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Accanto alla commedia a braccia vivacchiava la commedia scritta, che ne


sentiva l'influsso nell'uso dei dialetti, nell'abbondanza delle buffonerie, in certa
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
spigliatezza del dialogo; qualità che si riscontrano nel teatro di Giambattista
Andreini, figlio di due famosi comici dell'arte, Francesco e Isabella. Giacinto
Andrea Cicognini ebbeLIBRIinvece presenti nello ARTE
(/TRECCANILIBRI/) scrivere le sue commedie modelli
(/TRECCANIARTE/)

spagnoli, dai quali ebbe incitamento a mutazioni formali: la divisione in tre atti
e la violazione delle unità. È probabilmente suo il Convitato di pietra, che per la
prima volta porta sulla scena italiana, riprendendolo dal Burlador de Sevilla di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Tirso de Molina, la figura del libertino Don Giovanni. Fiorentino, oltre che di
nascita, anche nella sua produzione letteraria è Michelangelo Buonarroti il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Giovane, un pedante d'ingegno, espressione di spiriti locali piuttosto che
italiani, che mentre si proponeva di apprestare materiali linguistici al
Vocabolario, riuscì nella Fiera, cumulo enorme di scene slegate, a una
rappresentazione, non priva di certa realistica efficacia ancorché aliena da ogni
sforzo di sintesi artistica, della fiorentina realtà d'una fiera, e continuò nella
Tancia la tradizione del teatro campagnolo popolaresco.

Appartiene appena alla letteratura "italiana", come ogni versificatore burlesco o


familiare o burchiellesco, anche il fiorentino Giambattista Fagiuoli, le cui
piacevolezze liriche e drammatiche degnamente amompagnarono l'agonia del
granducato mediceo. Le sue farse e commedie dall'ordito semplice e chiaro,
realistiche immagini della vita popolare, meritano un ricordo insieme con le
commedie in dialetto del milanese Carlo Maria Maggi e del lodigiano
Francesco di Lemene, come tentativi non infelici d'una commedia di carattere e
di costume, che sul principio del sec. XVIII si contrapponeva, non sempre con
chiaia coscienza di propositi, alle sguaiate e stranamente avviluppate commedie
improvvise e spagnoleggianti. Con più larga visione del consorzio umano,
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volgendo alla vita delle classi medie piuttosto che del popolo il loro acume di
osservatori e di satirici,ISTITUTO
trattarono 
in quel tempo lo stesso tipo di commedia
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

due senesi: Iacopo Angelo Nelli e Girolamo Gigli, rimaneggiatore nel suo Don
(/index.html)
Pilone e travestitore alla toscana del Tartufe del Molière. Ma il grande
CATALOGO (/CATALOGO/)
rinnovatore del teatro comico nel sec. XVIII fu Carlo Goldoni, che, figlio della
più caratteristicamente settecentesca fra le città d'Italia, Venezia, portò sulle
scene la vita del suo tempo in tutta la varietà
SCUOLA dei suoi multiformi aspetti con
(/TRECCANISCUOLA/)

una rappresentazione che spesso si colora di satira indulgente.

Il Goldoni. - La cosiddetta riforma


LIBRI goldonianaARTE
(/TRECCANILIBRI/) del teatro comico nasce
(/TRECCANIARTE/)

spontanea da quello spirito, portato da natura all'osservazione della vita sociale


e ad una visione comica di tutto ciò che urtasse il buon senso e il buon gusto;
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
non da quella consapevolezza e da quei propositi critici che il Goldoni stesso si
piacque di narrare e di ragionare nelle prefazioni alle sue commedie e nei suoi
amabilissimi Mémoires, teorizzando il già fatto.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Il Goldoni esordì scrivendo per le pubbliche scene veneziane tragicommedie,


tragedie, commedie a soggetto, drammi per musica e intermezzi comici, nei
quali ultimi faceva manifeste timidamente le specifiche qualità del suo ingegno.
Poi salì gradatamente dal Momolo cortesan, primo esperimento d'una commedia
di carattere scritta solo nella parte dell'attore principale e lasciata nel resto
all'improvvisazione, e dalla Donna di garbo, la prima commedia che il Goldoni
scrivesse per intero, dove c'è ancora molto dello scenario ma già irrompe sul
teatro dalla vita settecentesca la donna arguta, birichina, dominatrice, al
miracolo delle sedici commedie (1750-51), tra le quali è la Bottega del ca è,
saporita pittura d'ambiente, allietata da una schiera di macchiette comiche con a
capo Don Marzio, alla Locandiera, tutta luminosa del sorriso onesto, vivace,
malizioso di Mirandolina, ai Rusteghi, alla Casa nova, al Curioso accidente, alle
Barufe chiozzotte, al grazioso e facile intreccio del Ventaglio, all'agile e perfetta
struttura del Bourru bienfaisant, mirabile di tempra fra patetica e comica.

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Dai suoi stessi casi, da persone vedute, da aneddoti osservati nella realtà il
Goldoni con mirabile fecondità d'invenzioni, con vero impeto creativo,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) fa
scaturire intrecci semplici e naturali, caratteri pieni di vita, situazioni comiche
(/index.html)
innumerevoli. Nelle sue commedie l'azione solitamente si svolge rapida e senza
CATALOGO (/CATALOGO/)
impacci né complicazioni; i caratteri, disegnati nelle loro note fondamentali fin
dalle prime scene, si determinano e coloriscono, veri motori dell'azione, mano
mano che le fila dell'intreccio s'aggrovigliano e si sciolgono; una vena perenne
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
di festività zampilla dall'intima gaiezza dello scrittore. Non tutte, si sa, le cento
e tante commedie che il Goldoni scrisse in prosa e in verso, in lingua comune e
in dialetto, con o senzaLIBRI
le maschere, sono modelli
(/TRECCANILIBRI/) del genere; anzi molte ce n'è
ARTE (/TRECCANIARTE/)

di scadenti e alcune sono addirittura cattive, scipite nella favola, scolorite nel
dialogo, con i caratteri appena sbozzati; pure anche in queste tralucono qua e là
le note essenziali dell'arte, cheTRECCANI
vuol direCULTURA
dell'anima goldoniana. Recare sulla
(/CULTURA/)

scena la vita senza alterarne o guastarne gli aspetti: tale era il suo canone d'arte;
ma la vita si fa commedia, dopo che l'ha rivissuta quell'anima buona pacifica,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
innamorata del giusto e dell'onesto, incapace di sdegni profondi e di profonde
esaltazioni, temperata nel biasimo, pronta a trasformare in tenerezza affettuosa
la lode. Qualche traccia della vecchia tradizione classica è anche nella commedia
goldoniana; ma il suo vero classicismo è nella nitidezza della struttura, nella
chiara luce che illumina i caratteri, nella formazione artistica insomma di quella
naturalezza e di quella verità ch'erano ormai un bisogno dell'arte, le novità con
le quali e per le quali la letteratura italiana veniva conquistando la sua
autonomia e, bella del suo blasone classico, ma non più impacciatane, batteva
alle porte dell'avvenire.

Ond'è che solo tardi, nella seconda metà del sec. XIX, apparvero nella scia
d'arte segnata dal Goldoni nuovi creatori. I suoi continuatori immediati,
Francesco Albergati, Giovan Gherardo De Rossi, Alberto Nota e, men scialbo
di tutti, Giovanni Giraud, non dànno se non la confemia storica di quel
bisogno. Altre tendenze dell'arte, un nuovo amore del fantastico narrativo, il
proposito di creare un nuovo tipo di letteratura popolare, l'inclinazione alla
mescolanza del serio col faceto, del sentimentale col comico, trasparvero allora
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nelle opere di coloro che avversarono a Venezia il rinnovamento teatrale


portato a maturità dal genio 
del Goldoni. Non si allude tanto a Pietro Chiari,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

grande scombiccheratore, secondo che voleva la moda, di lettere, di dialoghi, di


(/index.html)
novelle, di romanzi, e come tale non inutile agitatore d'idee e divulgatore di
CATALOGO (/CATALOGO/)
fogge letterarie transalpine, il quale in invida gara col grande commediografo,
fu per qualche tempo il poeta dei teatri veneziani, quanto a Carlo Gozzi spirito
fervido e contraddittorio, che contro il Goldoni e il Chiari volse le armi del
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
ridicolo e dell'ironia a difesa della morente arte della commedia improvvisa e
finì col creare, fuori dei vecchi moduli e degl'intrecci tradizionali, un nuovo
genere drammatico nutrito di fantasiose invenzioni
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) orientali e fiabesche, cui
ARTE (/TRECCANIARTE/)

arrise fortuna specialmente presso i romantici tedeschi, ma che in Italia cadde


presto in dimenticanza, forse appunto perché nelle Fiabe del Gozzi i geniali
concepimenti non riescono a essere forme d'arte consentanee al mediocre gusto
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

del tempo.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
La tragedia. - Secolo di tenui passioni e di vita elegantemente assettata, il XVIII
ebbe nel melodramma metastasiano la sua tragedia, nata spontanea dalla
condizione dei tempi. Ma un consapevole proposito critico gli diede insieme
una moltitudine di tragedie nel senso tradizionale della parola, quale non s'era
mai vista in addietro. Nel Seicento le forme tragiche venute in uso nel sec. XVI
avevano continuato a vivere straccamente, solo ampliando la cerchia dei
soggetti, tratti ora anche dalla Bibbia, dalla storia recente, dalla novellistica,
dall'epopea, facendo più larga parte ai sentimenti teneri e attingendo elementi
varî dal teatro sacro spagnolo, dalle tragedie francesi, dal dramma pastorale.
Nelle quali trasformazioni la tragedia era andata snaturandosi in certi ibridi
drammi dove pompose goffaggini s'accompagnavano a scurrili facezie, ogni
convenienza d'arte era calpestata e ogni più strampalata invenzione tollerata.

Sennonché verso la fine del secolo la conoscenza diffusasi in Italia dei grandi
tragici francesi e la coscienza dell'inferiorità italiana in codesto arringo misero
in ogni facitore di versi l'ansia di provvedere al decoro nazionale creando o
rinnovando la tragedia; onde un profluvio di componimenti di tal genere, le
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numerose dissertazioni critiche sull'arte tragica, e il concorso a premi annuali


bandito nel 1770 dal duca 
di Parma. Grecheggianti sono le polimetre Tragedie
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

cinque di Gian Vincenzo Gravina, forte ingegno critico che s'ostinava a


(/index.html)
reputarsi capace di poesia; franceseggianti quelle di Pier Iacopo Martelli,
CATALOGO (/CATALOGO/)
imitatore anche del verso alessandrino da lui detto martelliano, e quelle del
padovano Antonio Conti, che forse dallo Shakespeare ebbe l'impulso a trattare
soggetti romani. Né dall'uso francese
SCUOLAs'allontanava per qualità tecniche
(/TRECCANISCUOLA/)

importanti la sola tragedia del primo Settecento, cui la naturale e non


decorativa o regolistica classicità della forma, unita a certi pregi d'efficacia
rappresentativa, abbiaLIBRI
assicurato una modestaARTE
(/TRECCANILIBRI/) vitalità anche fuori del mondo
(/TRECCANIARTE/)

dell'erudizione: la Merope di Scipione Maffei, che fermò il tipo della nuova


tragedia italiana nella struttura e nel metro, l'endecasillabo sciolto.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

L'Al ieri. - Ma agl'innumeri tragedi del sec. XVIII mancava, oltre alla figuratrice
fantasia, l'anima atta a concepire l'essenza
ACQUISTA prufonda
(/EMPORIUM/)dei drammi umani. La
forma della tragedia maturata nelle languide elucubrazioni dei predecessori fu
espressione di fervida vita solo quando vi infuse l'impeto della sua irruente
soggettività Vittorio Alfieri, che la storia civile d'Italia saluta precursore e
artefice della risurrezione politica nazionale e la storia letteraria creatore
gagliardo di caratteri e scene di concreta e viva umanità.

Il mondo che la fantasia figurava come aspetto visibile dello spirito alfieriano,
era un mondo di maestà e d'eroismo, tutto pervaso e scosso da passioni violente
e smisurate; e ne erano personaggi ed elementi gli eroi sublimi di Grecia e di
Roma, i miti simboleggianti nel prepotere della passione il dominio inflessibile
del fato sulla volontà umana, le ferocia della barbarie medievale, i delitti del
dispotismo freddamente meditati e implacabilmente eseguiti, la vendetta
inesorabile del Dio biblico. A foggiare quel mondo nella sua struttura scenica e
nel suo stile conferirono indubbiamente i ragionati propositi del poeta e
l'azione del teatro tragico francese; ma più che per virtù di logica o di modelli,
quel mondo nelle sue forme scarne contratte schematiche dense di significato
veementi balzò alla fantasia su dall'intimità di quell'anima risoluta, imperiosa,
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passionale. Ond'egli fu il poeta magnifico della passione, scrutata nelle


complesse profondità diISTITUTO
grandi(/ISTITUTO/)
coscienze. Nei suoi capolavori, il Saul e
MAGAZINE (/MAGAZINE/)
la Mirra,
e(/index.html)
in più altre sue tragedie, come nell'Agamennone, nell'Oreste, nel Filippo, sono
scene d'efficacia stupenda, battuteCATALOGO
di dialogo piene di espressione, frasi che
(/CATALOGO/)
illuminano i più reconditi penetrali delle anime e rivelano nella breve vicenda
d'un giorno la storia delle lotte, delle ansie, dei dolori che mettono capo alla
catastrofe. Scorci e quadri psicologici
SCUOLAche hanno riscontro nelle liriche
(/TRECCANISCUOLA/)

dell'Alfieri, soprattutto nei bellissimi sonetti autobiografici, espressivi di tetre


malinconie, di sdegni, d'amori, di nobili ambizioni, e nella Vita, dove in una
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
prosa di robusta solidità, d'andatura disinvolta, di schiettezza ed efficacia
singolari, lo scrittore scolpisce la figura di sé stesso quale si volle e si vide e fu
nell'impostasi attuazione d'un'alta idealità morale, che riuscì nobilmente
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
educativa.

Animato da un ardente amore di ACQUISTA


libertà e da un fiero odio di ogni tirannide, e
(/EMPORIUM/)
persuaso che l'arte dovesse istillare negli uomini sentimenti di moralità, e la
letteratura esercitare un vero apostolato civile, egli ragionò questi concetti nelle
minori sue opere di prosa, e loro subordinò la concezione delle sue opere di
poesia, non di rado con danno dell'arte. Nelle tragedie per lo più due volontà
operose si contrappongono, a rappresentare il conflitto fra la tirannide e
l'amore di libertà, e mentre nasce così una certa conformità degli schemi
scenici, i caratteri, assottigliati nella sola passione che li domina, prendono
aspetto di tipi astratti, piuttosto che di uomini veri viventi nella storia la
molteplice vita della natura umana, e la creazione poetica si risolve in
commosse pagine d'eloquenza stimolatrice. Tale è la condizione anche delle
minori opere verseggiate dell'Alfieri, dell'Etruria vendicata, truce esaltazione del
tirannicidio, delle Satire, aspre fustigatrici di tutto ciò che il poeta odiava nella
vita del suo tempo, dei mordenti epigrammi e del Misogallo, raccolta di prose e
di liriche in cui l'Alfieri espresse la sua avversione alla nazione francese e il suo
sdegno per gli eccessi della Rivoluzione. L'anima poetica dell'Alfieri sprigiona

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anche in codeste scritture lampi di luce; ma l'intento di educazione conduce


l'autore a forme o ragionative  del
o di violenza aggressiva, che restano fuori
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dominio dell'arte.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Rinnovamento del pensiero e dell'arte letteraria nel sec. XVIII. - Primo l'Alfieri volse
con intimità profonda di sentire l'ammaestramento della sua arte a fini politici,
epperò fu grande la sua importanza anche
SCUOLA nella storia civile. Ma il proposito di
(/TRECCANISCUOLA/)
dare alla poesia sostanza di dottrina era del tempo in cui egli visse. Fu infatti
quasi propria del Settecento la favola in versi di tipo esopiano, che moraleggiò e
satireggiò per bocca del Passeroni,
LIBRI del Pignotti,
(/TRECCANILIBRI/) ARTEdel(/TRECCANIARTE/)
Clasio, e, ampliatasi a
epopea animalesca, morse argutamente i vizî delle corti, le ingiustizie dei
governi, le doppiezze della politica e tutte le altre magagne della vita sociale
contemporanea negli Animali TRECCANI
parlanti diCULTURA
Giambattista Casti, che menò lo staffile
(/CULTURA/)

della satira anche nel Poema tartaro, sferzando la corruzione e la barbarie della
corte russa di Caterina II. E caratteristica
ACQUISTAdel Settecento fu pure l'abbondanza
(/EMPORIUM/)
dei poemi didascalici, che per lo più in sciolti ammannivano ai lettori avidi di
scienza, non solo virgiliani precetti di agricoltura, ma qualsiasi più arida, più
scabra, più astrusa materia, teorie di filosofi antichi e moderni, di economisti,
di sociologi, di giureconsulti, relazioni di nuove scoperte fisiche astronomiche
fisiologiche, dottrine estetiche, fiaccamente, dimessamente, senz'altro
ornamento che d'una certa leggiadretta agghindatura stilistica e di qualche goffa
invenzione. Misera e presuntuosa poesia, della quale si può dire che oggi non
sopravviva se non l'Invito a Lesbia, di Lorenzo Mascheroni, che mostra di
sentire poeticamente i fatti e i fenomeni naturali.

La vuotaggine della melica e di tutta la colluvie della rimeria d'occasione e le


fatue artificiosità d'una letteratura prosastica e poetica preoccupata della forma
come d'una veste da sovrapporsi al pensiero, avevano stanche le menti, educate
dalla nuova scienza e assuefatte dagli esempi stranieri a gustare meno insipidi
nutrimenti. Cresceva via via un certo disdegno per i cosiddetti ornamenti
formali: raffinatezze retoriche, immagini mitologiche, purezza di lingua; e
d'altro canto ci s'industriava, come si è visto or ora dicendo della poesia satirica
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e didascalica, a rinsanguare il cosiddetto contenuto mediante le nuove dottrine


scientifiche, filosoficheISTITUTO
e sociali,(/ISTITUTO/)
indigene oMAGAZINE
che venivano di Francia. 
(/MAGAZINE/)

L'aspirazione, che sino dalla metà del Cinquecento s'era manifestata in


(/index.html)
spontanei e inconsapevoli balenii d'anime e in isolate e ragionate infrazioni
CATALOGO (/CATALOGO/)
delle regole imperanti, alla piena autonomia della letteratura italiana liberata da
ogni esigenza d'autenticazione classica, s'era venuta sempre più diffondendo e
intensificando; ma la tenacità d'una tradizione venerata, cui davano rincalzo le
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
astrattezze razionalistiche conseguenti al sensismo di marca inglese e francese,
e sanzione d'attualità le opere letterarie francesi del gran secolo, teneva tuttora
in vita le dottrine estetiche classicheggianti che
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEil tardo Rinascimento aveva
(/TRECCANIARTE/)

discusso e formulato; ond'è che il pensiero estetico e critico del sec. XVIII era
un curioso impasto di vecchiumi e di novità e si dibatteva in incertezze alle
quali non avrebbe potuto dar fineTRECCANIse non un'idea
CULTURA che mutasse le basi della
(/CULTURA/)

speculazione sul concetto dell'arte. Il Gravina nella Ragione poetica si propone


bensì di trovare "i principî di pura e semplice ragione" da cui dedurre le regole
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
della poesia antica e moderna e manifesta qua e là nuove e ardite idee sui generi
letterarî e sui precetti irrazionali dei retori, ma non sa svincolarsi dai concetti
tradizionali dell'arte imitatrice della natura e del fine didattico conseguito
mediante il diletto. E a quei concetti si mantiene fedele anche il Muratori, che
nel trattato Della perfetta poesia, pure attribuendo grande importanza alla
fantasia nella formazione dell'opera d'arte, non sa considerarla altrimenti che
come facoltà riproduttrice del vero. La sciatteria e il francesismo dello stile e
della lingua, che si diffondono per tanta parte della letteratura filosofica e
filosofeggiante della seconda metà del sec. XVIII, sono teorizzati dai
compilatori del Ca è, combattivo periodico milanese, i quali immaginano di
stendere per man di notaio una rinunzia "alla pretesa purezza della lingua
italiana", e con maggiore temperanza d'idee e d'intenti da Melchiorre Cesarotti
nel Saggio sulla iloso ia delle lingue; ma quelli e questo imbevuti di razionalismo
e contrattualismo francese, e quindi ligi al concetto della lingua segno
convenuto del pensiero, credono di poterla liberare dalle pastoie cruschevoli
con un capovolgimento di regole, e il Cesarotti con l'istituzione d'una nuova

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Crusca (Consiglio italico della lingua), come se la lingua non fosse essa stessa il
pensiero e potesse altrimenti rinnovarsi che col rinnovamento e il 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

rinvigorimento del pensiero e della cultura.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Nella critica letteraria già circolava certo spirito di novità, che quantunque
fosse alimentato dal buon senso o dall'amore del paradosso anziché da meditate
teorie, e non di rado trascorresse a eccessi e a giudizî inconsulti, pure valse a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
scuotere opinioni e indirizzi di cultura inveterati e a corrodere la saldezza della
tradizione dottrinale. Francesco Algarotti combatté le vanità accademiche e la
pedantesca continuazione LIBRIdi certe forme e maniere
(/TRECCANILIBRI/) letterarie non più
ARTE (/TRECCANIARTE/)

rispondenti al carattere della moderna civiltà, lamentò la mancanza d'una prosa


viva e augurò che la stanca poesia del tempo si rinnovasse e l'Italia avesse il suo
poeta filosofo. Devoto ai rigidiTRECCANI
canoni della poetica
CULTURA classica, Saverio Bettinelli
(/CULTURA/)

in loro nome combatteva la sua temeraria battaglia contro il culto di Dante


(Lettere virgiliane; Lettere inglesi) e ad essi informava la sua arte nelle tragedie
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
che compose per i teatri dei collegi gesuitici; ma nel suo trasmodante opporsi al
vezzo d'imitare gli antichi scrittori italiani, e nel suo assiduo auspicare una
poesia nobile, forte, nutrita d'idee, esprimeva un disagio spirituale che non
tarderà a far capo a novità di dottrina e d'arte. Gaspare Gozzi, multiforme
ingegno di giornalista e di poligrafo, non sapeva altrimenti difendere Dante
contro l'assalto del Bettinelli, che ricorrendo ad Aristotele e ai suoi interpreti;
eppure con molte buone osservazioni su singoli problemi s'avvicinava a una
meglio ragionata comprensione del poema divino. Per contro Giuseppe Baretti,
battagliero e non sempre equo censore, nella Frusta letteraria, della letteratura
del suo tempo, non s'elevava di là dalle regole della retorica classicheggiante alla
concezione storica della grandezza di Dante; ma difendendo lo Shakespeare
contro le censure del Voltaire, mostrava di saper considerare e giudicare l'arte
nella storia, e animoso ribelle ai vincoli della tradizione retorica latineggiante,
cercava di rivendicare in libertà, nella teoria e nella pratica, la prosa italiana.

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Solo Giambattista Vico, il grande pensatore che precorrendo il moderno


idealismo sostenne contro il metodo analitico e deduttivo della filosofia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
cartesiana il concetto della sintesi costruttiva dello spirito e nella Scienza Nuova
(/index.html)
trasse dai miti, dalle tradizioni, dalle leggi, dalla lingua le linee direttive
CATALOGO (/CATALOGO/)
dell'universale andamento della società, concepiva una nuova dottrina estetica
organica e coerente, e per primo riconosceva l'autonomia dell'arte, facendo
della poesia una forma della coscienza
SCUOLA e il frutto d'un'attività dello spirito
(/TRECCANISCUOLA/)
creatrice d'immagini, diversa dall'attività logica, creatrice di concetti.
Applicando questi principî alla critica letteraria, egli intuì e spiegò la differenza
tra la poesia spontaneaLIBRI
e la (/TRECCANILIBRI/)
poesia d'arte riflessa e l'afforzarsi
ARTE del raziocinio a
(/TRECCANIARTE/)

danno della fantasia nelle età più mature dell'uomo e dei popoli; vide nei poemi
omerici il frutto d'una secolare elaborazione di poesia popolare e lo specchio
dei costumi e del sentimento d'un'età primitiva e fantasiosa, e per primo seppe
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

penetrare nelle intime ragioni della fresca e giovanile arte di Dante. Solo mezzo
secolo dopo la sua morte le idee del Vico cominciarono a diffondersi e a
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fruttificare; ma agli occhi dello storico egli grandeggia nella prima metà del
Settecento come spirito gagliardo di facoltà non solo logiche, ma anche
fantastiche, perché dal suo profondo pensiero esce una prosa scabra, involuta e
perfino scorretta, ma potente d'espressione, immaginosa e precisa.

Un'anima ben individuata d'uomo e di scrittore si manifesta pure talvolta nella


prosa, forse non ancora degnamente apprezzata, di Lodovico Antonio
Muratori, nel quale s'afforza e culmina quel movimento di ricerca, di
catalogazione, di critica, di ricostruzione storica, che, iniziatosi nel sec. XVI
(vedi sopra), si continuò, intensificandosi e allargandosi dall'archeologia e dalla
storia civile ed ecclesiastica alla storia delle lettere, delle accademie, delle
biblioteche e via dicendo, nel sec. XVII, e s'affinò, fissò concetti metodici al suo
sviluppo, prese organiche sistemazioni, nel Settecento. Allora le biblioteche già
fondate nei secoli anteriori ebbero cospicui incrementi e stabili ordinamenti e
sorsero nuove biblioteche e musei d'antichità classiche e d'arte; e accanto alle
accademie dei Lincei e del Cimento, ereditate dal Seicento, si formarono altre
accademie che, liberandosi dalla vanità pomposa e cerimoniosa di troppe altre
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

loro consorelle, attesero a promuovere gli avanzamenti della scienza, a


illustrare monumenti archeologici, 
a pubblicare documenti di storia. Intorno
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
al
Muratori, mirabile indagatore dei fatti, dei costumi, degl'istituti del Medioevo
(/index.html)
italiano, raccoglitore, ordinatore e editore infaticabile delle fonti storiche di
CATALOGO (/CATALOGO/)
quell'età, fiorì una legione d'eruditi intesi a esplorare con più o meno di senno,
d'acume e di metodo, la storia d'una regione, d'una città, d'un'istituzione, d'una
particolare attività dello spirito,SCUOLA
da Apostolo Zeno a Scipione Maffei, da
(/TRECCANISCUOLA/)
Giammario Crescimbeni a Girolamo Tiraboschi, da Francesco Saverio Quadrio
a Ireneo Affò, da Giammaria Mazzuchelli a Cristoforo Poggiali; operosi e
benemeriti illustratoriLIBRI
d' ogni aspetto del passato,
(/TRECCANILIBRI/) i quali prepararono i
ARTE (/TRECCANIARTE/)

materiali a quel rinnovamento della storiografia, che il romanticismo compirà


dandole l'anima e la spina dorsale d'un pensiero basato sull'idea di svolgimento.
Allora, nel sec. XVIII, essa o era posta alCULTURA
TRECCANI servigio di tesi politiche attuali, come
(/CULTURA/)

nell'Istoria civile del Regno di Napoli di Pietro Giannone, poderoso assertore dei
diritti dello stato laico contro le affermazioni della Chiesa; o s'informava alle
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
concezioni astratte d'un progresso senza svolgimento, come nel Risorgimento
d'Italia dopo il Mille di Saverio Bettinelli e nelle storie di Carlo Denina, l'uno e
l'altro nutriti di spiriti razionalistici francesi.

D'oltralpe vennero infatti allora in Italia e dottrine filosofiche rinnovatrici dei


concetti di religione, di societa, di stato, di ricchezza, ed esempî dì nuovi
avviamenti e di nuove forme letterarie. Degno riscontro agli enciclopedisti
francesi, ma da questi diversi in quanto diverse erano le condizioni politiche e
l'Italia portava nella speculazione una tendenza tutta sua alla concretezza
realistica, una schiera di pensatori, filosofi giureconsulti economisti, costruiva
con vera originalità dottrine in ogni campo riformatrici: nel regno di Napoli,
Antonio Genovesi, Ferdinando Galiani, magnifico ingegno d'artista e di
scienziato, Gaetano Filangieri, Mario Pagano; in Lombardia, Pietro Verri, Gian
Rinaldo Carli, Cesare Beccaria. Con assai meno d'originalità la letteratura
italiana d'immaginazione riprendeva dalla francese, rielaborato e perfezionato
nella tragedia, nella favola, nella commedia, il classicismo che le aveva
trasmesso; ma dalla letteratura inglese e dalla tedesca, direttamente o
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 969/1196
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indirettamente per via di traduzioni francesi, derivava l'amore della malinconia


e della sentimentalità, del 
lugubre e del fosco, che andò con crescente intensità
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

contrapponendosi alla tradizionale serenità frivola e gaia. Grande voga di


(/index.html)
traduzioni e d'imitazioni ebbero, accanto alle opere del Pope, alle stagioni di
CATALOGO (/CATALOGO/)
John Thompson, ai romanzi del De Foe, dello Swift, dello Sterne, i Pensieri
notturni di Edoardo Young e l'Elegia sopra un cimitero campestre di Tommaso
Gray, che suggerirono agl'Italiani composizioni
SCUOLA di genere affine (Le Notti
(/TRECCANISCUOLA/)

romane di Alessandro Verri; Le Notti Clementine di Aurelio Bertola) e valsero a


diffondere quasi in ogni genere letterario il gusto dei pensieri cupamente
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
dolorosi, delle immagini fosche, delle flebili lamentele. Tradotti dall'inglese del
Macpherson da Melchiorre Cesarotti, i canti d'Ossian ebbero anche in Italia
largo consenso d'ammiratori eTRECCANI
d'imitatori, attraendo
CULTURA con le loro fosche visioni
(/CULTURA/)
le menti stanche della retorica compostezza e della luce monotona dell'arte
neoclassica. L'affettata semplicità, la patetica sensibilità e la perizia descrittiva
del bucolico Salomone Gessner, tradotto
ACQUISTAdal Bertola, accarezzavano il gusto
(/EMPORIUM/)

arcadico e accademico e insieme il languore sentimentale del Settecento,


mentre in traduzioni francesi e italiane il Messia del Klopstock sollevava gli
spiriti a un ideale d'arte cristiana (che Alfonso Varano tentò di attuare nelle sue
Visioni) e il Werther del Goethe appagava le anime passionali e avide di
commozioni dolorose.

Così la letteratura italiana, che nel Rinascimento aveva detto la sua parola di
vita e imposto un suo regime d'ispirazioni e di forme a tutte le letterature
europee, si piegava all'imitazione del genio transalpino e s'avviava a uscire dal
suo isolamento per partecipare al grande colloquio culturale europeo. Era la
caduta di quel concetto della necessaria autenticazione classica, che, trionfante a
mezzo il sec. XVI, quel secolo stesso e i successivi erano venuti lentamente
corrodendo. Le idee, gli spiriti, le forme che avevano prodotto tale effetto, e
che in questo schema di storia sono stati via via rilevati, acquistarono piena
consapevolezza di sé e furono coordinati in un corpo di dottrine per opera del

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 970/1196
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romanticismo, stato d'animo prevalente in Europa già alla fine del Settecento,
che in Italia s'affermò come fenomeno letterario subito dopo la caduta
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
di
Napoleone, negli anni tra il 1816 e il 1820.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Il Romanticismo. - Dalla Germania, che aveva ripudiato il classicismo
accademico francese ed esaltato lo spirito e le tradizioni nazionali contro il
romanesimo, mentre celebravaSCUOLA il trionfo della passione sulla ragione e
(/TRECCANISCUOLA/)
dell'individualismo più sfrenato su ogni limitazione dell'io; dalla Francia, dove
la signora di Staël col libro De l'Allemagne (1813) aveva, con l'intento di
rinvigorire l'anima francese, propagato la conoscenza
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dei costumi, dell'arte,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

della letteratura, della filosofia dei Tedeschi, venne all'Italia la coscienza critica
d'un rinnovamento di vita spirituale e, con qualche idea direttiva, il nome di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
"romantico", che fu anche in Italia l'appellativo dei novatori, ancorché altre da
quelle dei romantici tedeschi fossero le loro tendenze spirituali.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Un articolo della Staël (1816) fu il segnale d'una polemica tra romantici e
classicisti, che si dibatté vivace e ciarliera fino al 1819. Nel primo fervore della
polemica, verso la fine del 1816, uscì la Lettera semiseria di Grisostomo di
Giovanni Berchet, che fu il manifesto del romanticismo italiano; il Conciliatore
(1818-19) ne fu l'organo periodico, fondato da alcuni nobili spiriti (tra i quali il
conte Luigi Porro Lambertenghi, finanziatore, e Silvio Pellico, redattore) per
fronteggiare la Biblioteca italiana, che, sussidiata e vigilata dall'Austria, s'era a
poco a poco ridotta per necessità di circostanze ad essere il portavoce dei
classicisti.

Combattevano i romantici l'uso della mitologia e l'imitazione servile dei


classici, la distinzione aprioristica dei generi letterarî e le regole fondate
sull'autorità dei retori; volevano che la poesia prendesse a soggetto il vero
storico e morale, e si proponesse di migliorare i costumi degli uomini e
d'ingentilirne gli animi, prendesse argomento e ispirazione dalla natura e da
sentimenti, da dottrine, da tradizioni, da storie moderne, sì che potesse essere
"popolare", cioè interessare non soltanto una ristretta cerchia di dotti, ma tutte
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 971/1196
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le persone di qualche cultura. Così e promovendo lo studio delle moderne


letterature straniere, allargavano i romantici confini del bello poetico, 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

mostrando come ogni tempo, ogni nazione possa produrre, in virtù di cause
(/index.html)
svariatissime, un'arte sua propria, e sia dannoso mortificare gl'ingegni
CATALOGO (/CATALOGO/)
imponendo loro certi modelli determinati. I fondamenti dell'estetica romantica
(imitazione del vero, intento educativo) non erano diversi da quelli dell'estetica
classica; ma di quei principî i romantici volevano una più rigorosa applicazione,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
intendendo per vero l'esistente e l'accaduto e volgendo l'ammaestramento ad
alti fini morali e civili, e rivendicavano all'arte la pienezza della sua libertà,
valendosi di quei principîLIBRIper combattere, in ARTE
(/TRECCANILIBRI/) nome(/TRECCANIARTE/)
della spontaneità
dell'ispirazione, quelle leggi di regolarità e d'equilibrio strutturale che la poetica
classica inculcava con assolutezza meccanica.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Lombarda nel suo periodo più fervido, la polemica classico-romantica andò


languendo dopo il 1819, ma s'allargò a quasi ogni regione d'Italia, di tratto in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
tratto ravvivandosi, quando nuove opere dei romantici davano nuova esca al
fuoco. Il classicismo tradizionale, favorito anche dalle fogge e dai titoli
classicheggianti messi in voga dalla Rivoluzione e dall'Impero, ebbe ancora nei
primi decennî del secolo un nucleo di seguaci non spregevoli, ancorché scarsi
d'originalità intellettuale: Cesare Arici, modesto fabbro di ammodernate
eleganze virgiliane nei suoi numerosi poemi didascalici; lo storico Carlo Botta,
autore anche d'un poema epico, Il Camillo; Pietro Giordani, architetto sapiente
di periodi, apostolo coraggioso d'italianità e con maggiore larghezza d'idee
compagno ad Antonio Cesari e a Basilio Puoti nell'opera di purificazione della
lingua dalla sciatteria franceseggiante del Settecento. Ma la letteratura italiana
fu ben presto tutta romantica, d'un suo proprio romanticismo s'intende, ben
diverso dal romanticismo inglese, tedesco, francese. Il buon gusto ortodosso,
rifuggente da ogni forestierume non pur di parola ma di pensiero, infatuato del
"magistero dello stile", che voleva poi dire dei pedanteschi periodi rotondi e
sonanti, ligio a concezioni artistiche pacate, misurate, scialbe, andò mano mano
restringendosi e accentrandosi in una scuola che raccoglieva i suoi proseliti
specialmente nello Stato Pontificio tra Roma e Romagna, e che protrasse la sua
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vita sin oltre la presa di Roma. Come suo capo glorioso essa riconosceva
Vincenzo Monti, autore 
nel 1825 d'un sermone Sulla mitologia in bellissimi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sciolti, diretto appunto contro "l'audace scuola boreale".


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Il Monti è un magnifico settecentista attardato, che fu sopraggiunto dalla nuova
scuola al tramonto della sua attività di poeta, quando il romanesimo imperiale
aveva rinvigorito e rinfrescato SCUOLA
il suo neoclassicismo settecentesco. All'esotismo
(/TRECCANISCUOLA/)
del secolo che lo vide nascere e che lo educò all'arte, egli pagò largo tributo; ma
più continua e profonda fu la sua devozione al classicismo, a quelle "favole
argive e latine" che lamentava spregiate dai romantici
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e che mise a profitto
ARTE (/TRECCANIARTE/)

volgendole a significati allegorici e adulatorî. Spirito sensibilissimo ad ogni


impressione, egli gustò la bellezza di tutte le forme letterarie antiche e
moderne, italiane e straniere, TRECCANI
classiche CULTURA
e religiose, e ne fece suo pro nelle sue
(/CULTURA/)

rime. Ma la sua fantasia, agile e ricca di colori e di suoni, ha scarso il vigore


creativo, ristretto il campo d'azione, corto il respiro. Nelle rappresentazioni
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
idilliche e nell'espressione di sentimenti domestici e di tenere commozioni, egli
riesce a far arte delle dirette esperienze della realtà, anche qui avvicinando l'arte
sua a quella dei romantici; il resto è poesia di seconda mano, forma magnifica
della commozione in lui destata dalle svariate letture, poesia fatta sulla poesia.
Di qui le incoerenze e le stonature estetiche di questo romantico avanti lettera,
che ostinatosi ad essere classico, dimentica sé stesso nell'esercizio della sua
bravura imitatrice o emulatrice dei pezzi di poesia dovunque ammirati; ma di
qui anche l'eccellenza del Monti come traduttore dell'Iliade e il fascino del suo
verseggiare, che esprime una commozione puramente letteraria, ma sincera.

Anima romantica nutrita di cultura straniera, specialmente inglese, ebbe


Ippolito Pindemonte, coetaneo del Monti e letterariamente lui pure
settecentista, per il suo neoclassicismo e le tendenze sentimentali consone
all'esotismo di quel secolo. Buon traduttore dell'Odissea, dopo avere in una serie
non breve di opere risentito fortemente gl'influssi del Gray, dello Young,
dell'Ossian, del Klopstock, dello Shakespeare, anch'egli rimane a mezza strada

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 973/1196
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tra classicismo e romanticismo, non avendo il suo spirito, simpaticamente


superficiale, tanto di vigore da superare quel dualismo in una risoluta 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

concezione teorica e in un originale atteggiamento dell'arte.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
A questo appunto si levarono i tre grandi poeti che al principio del nuovo
secolo diedero alla letteratura italiana opere tra le più insigni di cui essa si
glorii, inclassificabili naturalmente: Ugo Foscolo, il più romantico dei
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
classicisti; Alessandro Manzoni, il più classico dei romantici; Giacomo
Leopardi, grande romantico variato di propositi e abiti di classicità.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Il Foscolo. - Nell'Ortis, l'anima dello scrittore è falsata da esotiche truccature


settecentesche nella rappresentazione d'un personaggio esteticamente
incoerente e nell'enfasi d'una prosa declamatoria e ostentatamente "poetica".
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Solo qua e là quell'anima traluce in semplice schiettezza di forma, tenera qual


era, di domestici affetti e di carità umana fra il pessimismo rousseauiano,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
pervasa d'un senso profondo di religiosità fra le negazioni razionalistiche
dell'Enciclopedia, sdegnosa d'ogni viltà, innamorata del bene, piena di fede
eroica nella virtù fra l'aridità del sensismo che proclamava illusione ogni valore
morale. E forma magnifica di poesia originale l'anima del Foscolo diviene nella
maggior parte dei dodici sonetti e nei Sepolcri. Amorosi e dolorosi, i sonetti
rappresentano con una efficacia e una sincerità commoventi la passione che
travolge e la stanca malinconia che assilla lo spirito del poeta. Carme di virile,
pacato, solenne dolore e insieme di conforto e di speranza, i Sepolcri sono
dominati dall'idea della fatale infelicità degli uomini, e intorno a quest'idea
raccolgono un'onda amplissima di sensitività, che, umana e patria, balza alla
fantasia, composta in densità gagliarda d'immagini, in armonia larga di suoni.
Ne spira un'aria di elegia tragica, rotta da squilli d'epopea, che suonano alti e
larghi nella seconda parte, rasserenata qua e là da lucidi orizzonti, sublimata da
quella coscienza profonda della spiritualità umana che sale rettilinea con
progressiva intensità di passione dal principio alla fine del carme e ne suggella
l'unità estetica e concettuale.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 974/1196
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Col maturare delle esperienze di vita, il senso del dolore, la pessimistica


concezione dell'essere, ISTITUTO
le passioni vengono, non attenuandosi, ma
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
approfondendosi (i sonetti), e mentre da una parte si placano nella
(/index.html)
reintegrazione del mondo spirituale e nel restaurato culto delle illusioni (i
CATALOGO (/CATALOGO/)
Sepolcri), dall'altra risentono l'azione catartica della bellezza; e l'anima del poeta,
che ha già superato il suo dolore, si rasserena nella contemplazione del forte
misurato armonico mondo classico:
SCUOLA insieme con i sonetti nascono le odi; ai
(/TRECCANISCUOLA/)
Sepolcri succedono le Grazie. C'è nelle une e nelle altre sfoggio di virtuosità
tecnica e raffinatezza alessandrina, e nelle Grazie anche artificio di costruzione e
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
di allegorie mitologiche; ma nelle odi, specialmente in quella Per l'amica
risanata, sulla passione temperata e atteggiata a compostezza classica, alita un
senso di commozione religiosaTRECCANI
dinnanziCULTURA
alla visione della bellezza antica
(/CULTURA/)
ricreata e contemplata dal poeta, e nelle Grazie il rito celebrato dalle tre dive fra
gli aerei poggi di Bellosguardo, assume virtù espressiva d'una quasi mistica
elevazione dello spirito, purificatoACQUISTA
nel culto(/EMPORIUM/)
d'un mondo di bontà, di sapienza,
di bellezza, cui domina suprema reggitrice l'armonia. Così la poesia del Foscolo
involge tutta la trama complessa della realtà, e rappresenta in commossa unione
gli opposti motivi della vita e della morte, e quella non pur come dolore, ma
come volonta, e questa non pur come sintesi d'ogni male, ma come inizio d'una
vita di là dalla vita.

Con gl'incompiuti inni alle Grazie, il Foscolo poeta finisce. In Inghilterra il


poeta cede al critico e col Discorso sul testo della Divina Commedia, con i Saggi sul
Petrarca e con molte altre scritture, egli instaura la moderna critica letteraria;
una critica, storica nel suo fondamento e quindi indagatrice della psicologia e
della vita esteriore degli scrittori, ma avvalorata da un vivo sentimento della
poesia come rivelazione e intensificazione di vita.

Il Manzoni. - Spirito energicamente unitario, Alessandro Manzoni è nell'arte e


nella dottrina estetica quello ch'è nella vita e nella dottrina morale. La sua opera
di poeta è profondamente morale senza avere intenti morali; le sue dottrine
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 975/1196
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estetiche si formano e maturano in perfetto accordo e, per così dire, in una


specie di parallelismo con 
le sue dottrine morali. Cominciò classicheggiando
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

secondo la tradizione settecentesca e l'insegnamento del Monti; ma già il carme


(/index.html)
In morte di Carlo Imbonati ha luce d'originalità nello sviluppo della vecchia favola
CATALOGO (/CATALOGO/)
(una visione) tratto direttamente dalla vita, nello stile scevro di ornati
mitologici e maneggiato con bella disinvoltura e più nei concetti di savia
ponderatezza, di rettitudine, diSCUOLA
rigida onestà, d'indipendenza, di sincerità che vi
(/TRECCANISCUOLA/)
sono enunciati, norme insieme d'arte e di vita.

La sua nuova poesia sboccia e s'afferma quando


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) per
ARTE il cospirare della ragione e
(/TRECCANIARTE/)

del sentimento in un complesso moto spirituale, la cu; vigorosa autonomia non


è scemata da influenze esteriori, specie giansenistiche, egli ritorna alla fede
avita, e scrive i primi quattro inni sacri, nei quali si propone - e in ciò sta la
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

novità di questi Inni - di ricondurre alla religione quei sentimenti di carità e di


fratellanza che naturalmente ne germogliano. In pura spontaneità d'anima che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
in sé unisce il senso del mistero religioso e il fervore d'un'alta idealità umana,
codesto principio si risolve in una magnifica forma di poesia, nella Pentecoste, il
quinto e ultimo degl'Inni sacri, con cui il Manzoni esce poeta del gran moto
idealistico, che riconsacrava nella fede l'umana spiritualità, già rivendicata dal
Foscolo contro il razionalismo sensistico del Settecento. A forme d'arte di
coerente unità, il Manzoni piega l'espressione dell'umano e del divino anche
nelle liriche politico-storiche, Marzo 1821 e Cinque maggio; in quella
confortando le aspirazioni italiane con la fiducia nella giustizia divina; in questa
proiettando l'epica figurazione di Napoleone su uno sfondo d'eternità dominato
dalla Provvidenza reggitrice delle cose terrene e promettitrice di bene di là dalla
vita.

Ancora per ragioni non pure estetiche, ma religiose e morali, il Manzoni


preferisce alla classicheggiante tragedia francese la tragedia storica
shakespeariana, nella quale vede i caratteri svolgersi e manifestarsi interamente
attraverso il corso degli avvenimenti, e la vita prendere l'aspetto d'un giuoco
tragico che non ha spiegazione e giustificazione se non nell'eterno. E codesta
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 976/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

tragedia storica teorizza libera dalla legge delle unità di luogo e di tempo nella
lettera a M. Chauvet, mentre 
tenta rinnovarla nel Carmagnola e nell'Adelchi.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Quivi l'anima del poeta pensante cristianamente il mistero della sorte umana,
(/index.html)
s'incarna, oggettivata dalla fantasia, nella tragica vicenda del venturiero
CATALOGO (/CATALOGO/)
quattrocentista e della casa regnante longobarda. Una concezione pessimistica
della vita tutte pervade codeste tragedie, onde viene a essere attenuata la
drammaticità delle catastrofi; ma il senso
SCUOLA immanente d'una giustizia superiore
(/TRECCANISCUOLA/)
all'umana, che trae il bene da ciò che gli uomini stimano male, dà loro un
significato profondo che l'arte plasma in scene e in figure indimenticabili e
interpreta liricamente LIBRI
nei cori stupendi.
(/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Uno spirito di pessimismo cristiano circola anche nelle pagine dei Promessi
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Sposi, il grande romanzo che forma con la Divina Commedia e l'Orlando furioso la
costellazione più luminosa di poesia nel cielo della letteratura italiana.
Costruito con perfetta proporzione di parti,
ACQUISTA scritto con intenso rilievo e
(/EMPORIUM/)
limpida nitidezza di visione fantastica, tutto percorso dalla vita d'uno spirito
appassionato della verità storica, avido del concreto, sagace, arguto, portato
all'umorismo, esso è in una rappresentazione potente di uomini e di cose,
espressione classicamente temprata d'un'idealità religiosa e umana; nell'intento,
non altro che opera d'arte, ma perché nato in quell'anima, anche serenatrice
opera di fede e d'amore. L'idealità che vagheggia, il Manzoni trova affermata o
negata dalla storia, e nella storia non superficialmente indagata e mirabilmente
intuita, egli immerge la tenue favola di sua invenzione, creando anche nella
figurazione psicologica ed esteriore dei personaggi non storici, l'illusione della
storia. Con la finezza che è tutta la sua anima stupendamente espressa, egli
infonde nella narrazione quel senso del divino che è nell'intimo del suo spirito
contemplante l'andar della storia; talché nello sfondo del quadro sta invisibile
eppur presente Dio, nella sua alta funzione di reggitore degli umani destini, e
nell'esercizio della sua tremenda giustizia.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Tutti gli elementi intellettualistici che il pensiero del Manzoni aveva elaborato
nelle sue tenaci meditazioni e in una serie d'opere filosofiche, estetiche,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

storiche, dalla Morale cattolica alla Storia della colonna infame, dalla lettera sul
(/index.html)
romanticismo alle dissertazioni intorno alla lingua, sono nei Promessi Sposi
CATALOGO (/CATALOGO/)
assorbiti superati annullati in una forma artistica, che nella sua graduale
maturazione, li ha a poco a poco esclusi da sé come materialità dottrinali; ma
inclusi in sé come assimilato nutrimento spirituale. Il romanzo ebbe presto una
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

straordinaria fortuna di edizioni, di traduzioni, di riduzioni poetiche e


drammatiche, d'insipide continuazioni. E grande ne fu l'influenza non pure
nella letteratura narrativa
LIBRIfantastica, ma in tutto
(/TRECCANILIBRI/) ARTEl'andamento delle lettere
(/TRECCANIARTE/)

italiane, avendovi instaurato e diffuso con la sua prosa agile, sciolta, varia, senza
lambiccature, il senso della forma moderna, che è classicismo, finalmente e per
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
sempre liberato da ogni rancida velleità d'imitazione classica.

Il Leopardi. - Nel 1827, l'anno stesso dei Promessi Sposi, uscirono in luce le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Operette morali di Giacomo Leopardi; forma poetica d'una concezione
pessimistica della vita confortata dalla fede, quelli; forma poetica d'una dottrina
pessimistica priva d'ogni consolazione, queste. Dal sensismo settecentesco in
cui era stato educato, il Leopardi pervenne a un arido materialismo, nel quale
tutte le idealità, tutti i valori morali erano svalutati e annullati come illusioni, e
la vita, priva d'un fine, si riduceva a "inutile miseria". Sennonché la sua anima
di poeta risaliva verso l'ideale per la via della riacquistata consapevolezza della
spiritualità umana, perché appunto il poter l'uomo interamente comprendere e
fortemente sentire la sua nullità, era per lui la miglior prova che si potesse
desiderare, della grandezza dell'umano intelletto e dell'altezza e nobiltà
dell'uomo. Così dalla coscienza dell'eterna universale necessità del dolore
risorgevano le illusioni, che sfatate dal pensiero raziocinante, trovavano nel
pensiero stesso e nel sentimento i motivi della loro rinascita. Ed ecco negl'idillî
giovanili splendere la grande poesia d'uno spirito dolorante che si conforta in
un dolce abbandono alla contemplazione della natura; ecco nel Bruto minore,
che qui si cita a rappresentare la lirica oratoria, la poesia dell'eroismo che
s'accampa impavido contro i "marmorei numi" (la fatalità del destino) e la
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 978/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

natura insensata; ecco nel Canto notturno d'un pastore errante diffondersi dalla
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
chiusa tragica d'ogni stanza la poesia d'un'anima orgogliosa della sua straziante
scoperta;
(/index.html)
nei canti di ricordanza gemere il rimpianto delle rivalutate illusioni; e
la bellezza ideale, l'amore e la gioia della fratellanza degli uomini sorridere nel
CATALOGO (/CATALOGO/)
Pensiero dominante, in Amore e morte, nella Ginestra. Anche le Operette morali,
esposizione e difesa in forma di racconto allegorico, di dialogo, di discorso, del
pensiero pessimistico dell'autore, s'animano
SCUOLA non di rado d'un vivo soffio di
(/TRECCANISCUOLA/)

poesia e risolvono la cupezza delle loro negazioni in un'esaltazione delle


condannate illusioni e in ammaestramento di vita vissuta eroicamente, di
dedizione all'amore delLIBRI
prossimo, di resistenza
(/TRECCANILIBRI/) consapevole
ARTE dello spirito libero
(/TRECCANIARTE/)

alla cecità necessaria della natura. Sulle rovine seminate dallo spirito distruttore
delle sue creazioni (i valori morali) e quindi di sé stesso, s'accende una nuova
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
energia dello spirito, che nella sua opera distruttrice sente sé stesso. Dal pathos
di questo superamento scaturisce il fiotto irruente della poesia leopardiana.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Romantico nel disagio spirituale che lo affligge per il contrasto di ragione e
sentimento, romantico in certa sua indisciplinatezza di forme metriche e nella
bizzarria lucianesca delle sue prose, il Leopardi ha del classico in qualche
peregrinità di lingua che lascia vedere sotto il poeta il letterato, nella nitidezza
della visione fantastica e soprattutto in quella, più calcolata che
spontaneamente ispirata, lirica eloquente, che con i suoi latinismi, le sue
complicatezze strutturali, la sua studiata densità d'espressione tramezza fra la
schiettezza semplice e fresca dei primi idillî e l'altezza limpida e naturale delle
poesie dell'ultimo decennio.

Sviluppi del primo romanticismo. - Liberatasi da ogni velleità o esigenza di


classicismo come imitazione di forme, ma provvista dì quel viatico di
classicismo che è puro senso della forma e che circa sei secoli di vita le hanno
connaturato per sempre, la letteratura italiana entra per opera del
romanticismo nel colloquio letterario mondiale, e più o meno intensa, più o
meno continua ne risente l'efficacia, sia in un generico riflesso di forme, di
tendenze, d'atteggiamenti, sia in particolari imitazioni d'opere o di maniere.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 979/1196
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Il romanzo del Manzoni, nel quale è pure qualche traccia, senza importanza per
l'arte, di romanzi scottiani, e la gran voga europea dei racconti appunto
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) di
Walter Scott, promossero in Italia una larga fioritura di romanzi storici, i quali
(/index.html)
mentre appagavano il gusto allora dominante della storia come contemplazione
CATALOGO (/CATALOGO/)
del passato rivissuto nella sua concreta realtà pittoresca, potevano anche
esercitare un'azione pratica nel fermento sempre più vivo e operoso delle
aspirazioni nazionali. Assai piùSCUOLA
scottiani che manzoniani sono i romanzi storici
(/TRECCANISCUOLA/)
di Giambattista Bazzoni e di Carlo Varese; manzoniano nelle situazioni, ma per
la natura dell'argomento e per certe qualità tecniche scottiano è il fortunato
Marco Visconti di Tommaso Grossi, autore anche
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEdi novelle romantiche in versi
(/TRECCANIARTE/)

e d'un poema eroico, che sa di novella e deve pur molto allo Scott. L'ispirazione
d'un'idealità patriottica è evidente nei due romanzi Ettore Fieramosca e Niccolò
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
de' Lapi di Massimo d'Azeglio, narratore semplice, disinvolto e talora vivace,
che sa costruire saldamente i suoi romanzi e rappresentarvi con efficacia il
pittoresco della storia, ma riesce fiacco e superficiale
ACQUISTA (/EMPORIUM/)nella figurazione intima
dei suoi personaggi. La violenta passione che infiammò la vita politica di
Francesco Domenico Guerrazzi, arde anche nei suoi romanzi, nei quali la
retorica classicheggiante si mescola a convulsioni e gonfiezze di stile e la
sentimentalità enfatica di certo romanticismo straniero a foscaggini byroniane.
Eppure il Guerrazzi sa essere semplice e naturale nella graziosa allegoria della
Serpicina e nel romanzo di costumi moderni Il buco nel muro, dove una vena
d'umorismo dà la vita d'una ben differenziata individualità di scrittore alla
schietta parlata toscana. Antiromantico nella dottrina e nei propositi puristici
di raccoglitore e consumatore di leccornie linguistiche, ma nella pratica
dell'arte romantico come ogni altro scrittore del primo Ottocento, fu Antonio
Bresciani, che al liberale Guerrazzi fa riscontro come il romanziere fecondo e
iracondo della reazione seguita alle rivoluzioni del Quarantotto; autore di
pagine di prosa degne di vivere nella storia letteraria italiana, solo per l'opera
Dei costumi dell'isola di Sardegna.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 980/1196
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Parallela alla voga del romanzo storico procede la copiosa fioritura del dramma
storico, alimentata da intenti  ea
imitativi dei grandi modelli inglesi e tedeschi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

suo tempo anche della tragedia manzoniana. Edoardo Fabbri e Francesco


(/index.html)
Benedetti, classicisti tenaci nella teoria e nei primi esperimenti d'arte,
CATALOGO (/CATALOGO/)
romanticheggiano nei loro drammi più tardi per la scelta dei soggetti medievali,
per l'estendersi delle azioni di là dai limiti delle unità, per certo studio storico di
caratteri, per la teatralità pittoresca d'alcune scene. Medievali sono i soggetti,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
largo e complesso lo sviluppo dei casi e dei caratteri, libera la forma nelle
tragedie di Carlo Tedaldi Fores e di Carlo Marenco. Dalla storia medievale e
biblica trae le sue Silvio Pellico,
LIBRI dalla Francesca
(/TRECCANILIBRI/) da Rimini
ARTE all'Erodiade, senza
(/TRECCANIARTE/)

molto scostarsi dalle forme classicheggianti alfieriane, ma nutrendo di


reminiscenze shakespeariane e schilleriane la sua povera arte e sfiaccolandola
con la sentimentalità cara al suo tempo. Dalla tragedia classica, con la quale
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

esordì, Giambattista Niccolini passò gradatamente, seguendo gli esempî


stranieri e del Manzoni, al dramma romantico, non senza soste o ritorni né
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
senza qualche persistenza di spiriti classici, proponendo all'arte sua anche
intenti politici, che s'assommano e culminano nell'Arnaldo da Brescia, giudicato
il suo capolavoro. E per vero certi pregi di struttura e di colorito storico non gli
mancano; ma anche nell'Arnaldo i personaggi sono figure di pura esteriorità,
oratori magniloquenti poveri d'intima vita drammatica. Argomenti medievali
trattò in forma drammatica anche Leopoldo Marenco, figlio di Carlo;
argomenti storici più moderni Giuseppe Revere, l'uno e l'altro artificiosamente,
quello per leziosaggini sentimentali, questo per pedanterie letterate. Nelle
libere forme dell'arte romantica sono pure condotti i drammi di Pietro Cossa,
ultime propaggini della fiumana drammatica che scende dal principio del
secolo. Ivi soggetti romani, Nerone, Messalina, ecc. (e meno felicemente altri,
medievali e moderni) sono tratti a vivere una vita d'umanità varia e piena
secondo le leggi eterne della natura, in una rappresentazione che trascorre dalla
solennità epica alla concitazione lirica e alla semplice e piana andatura della
commedia borghese.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 981/1196
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Questi romanzi e drammi, in cui era rappresentata o ci si attendeva che fosse


rappresentata la storia nella 
realtà specifica dei suoi momenti, corrispondevano
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

a quella medesima tendenza che dalla storia filosofica settecentesca, assertrice


(/index.html)
del progresso subitaneo della ragione nel secolo dei lumi, aveva condotto gli
CATALOGO (/CATALOGO/)
spiriti a una concezione della storia che rimettendo in onore le poderose
ricerche dei grandi eruditi settecenteschi e proseguendole, ne traeva una
rappresentazione del passato (del Medioevo con particolare predilezione) ben
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
individuata in concretezza di fatti, d'istituti e di costumi, e la interpretava in
funzione d'uno svolgimento d'idee e di forme sociali generatore del presente e
dell'avvenire. Spirito diLIBRI
reazione alle storie settecentesche
(/TRECCANILIBRI/) è nel mirabile Saggio
ARTE (/TRECCANIARTE/)

storico sulla rivoluzione di Napoli di Vincenzo Cuoco, tutto nutrito di succhi


vichiani; nelle storie di Carlo Botta, frigide di morte forme umanistiche, e nella
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Storia del reame di Napoli di Pietro Colletta, che il fervore della passione politica
e la sincerità dell'ispirazione salvano dal pericolo dell'artificio classicistico. Ma
muove dal Manzoni, autore del solido Discorso
ACQUISTA sopra alcuni punti della storia
(/EMPORIUM/)

longobardica in Italia, la nuova scuola storiografica che dal passato cercava trarre
suffragio d'autorità e di speranza alla sua idealità cattolico-liberale. A codesta
scuola appartengono Carlo Troya, Cesare Balbo, autore d'un Sommario della
storia d'Italia, insigne per dottrina e per pensiero, Gino Capponi, Luigi Tosti,
nobili figure di storici e di patrioti, Niccolò Tommaseo, i cui libri di storia sono
viziati da gravi incertezze di giudizio e da una acerba passionalità, e Cesare
Cantù, poligrafo infaticabile, storico di scarsa originalità e incapace di giudizî
sereni. Altra è l'ispirazione politica d'altri storici, quali Giambattista Niccolini,
debole ricercatore di storie a preparazione delle sue tragedie, Atto Vannucci,
Antonio Ranieri e qualche altro, che del problema nazionale auspicavano una
soluzione indipendente dall'autorità del papato e che in generale portarono
nella loro trattazione una preparazione erudita di gran lunga inferiore a quella
degli storici neoguelfi.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 982/1196
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Ispirata da un pensiero politico, e insieme severamente curiosa della verità


filologicamente accertata, 
è la Storia del Vespro siciliano di Michele Amari,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

grande orientalista, la cui opera segna il trapasso dalla storia di pensiero nutrita
(/index.html)
d'indagini e di materiale documentario alla storia così detta scientifica, non
CATALOGO (/CATALOGO/)
ispirata da sentimenti politici. Di questa s'erano avuti tentativi e saggi pregevoli
già nella prima metà del sec. XIX per opera di Carlo Cattaneo; di Luigi
Cibrario, d'Ercole Ricotti, ecc.; SCUOLA
ma la storia scientifica venne decisamente
(/TRECCANISCUOLA/)
prevalendo e sempre più restringendosi a pura erudizione e filologia nel primo
trentennio del regno, quando con fortunate ricerche d'archivio e taluno con
larga visione dei fatti tentarono la risoluzioneARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) di problemi storici o curarono la
(/TRECCANIARTE/)

critica delle fonti Pasquale Villari, Giuseppe De Leva, Bartolomeo Capasso,


Isidoro Del Lungo, e, più giovani, Carlo Cipolla, Amedeo Crivellucci, Ettore
Pais con altri molti, mentre le TRECCANI
Società eCULTURA
le Deputazioni di storia patria,
(/CULTURA/)

coordinate poi a un Istituto storico italiano (1883), aiutavano il lavoro


individuale con la pubblicazione, non sempre retta da severi concetti metodici,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di grandi serie di monografie e cronache e documenti.

Similmente la storia letteraria e artistica passava dalle trattazioni puramente


erudite del sec. XVIII a indagare sagacemente nelle espressioni letterarie e
artistiche la vita morale, religiosa, politica del popolo italiano, facendo notevoli
e talvolta insigni prove di sé nelle pagine critiche del Foscolo, del Mazzini, del
Gioberti, del Tommaseo, di Carlo Tenca, salendo dalla Storia delle belle lettere in
Italia di P. Emiliani Giudici alle Lezioni di letteratura italiana di L. Settembrini,
dalla Storia della scultura di L. Cicognara alla Storia estetico-critica delle arti del
disegno di P. Selvatico, e culminando nella Storia della letteratura italiana di F. De
Sanctis, che nelle grandi opere letterarie, sentite e magnificamente interpretate
come forme d'individualità privilegiate, cioè come forme d'arte, vide riflesso lo
svolgimento della vita storica italiana.

Nutritasi in gran parte della materia erudita che avevano apprestato i grandi
ricercatori del sec. XVIII, questa scuola, nata anch'essa dal fervore storico
instaurato dal romanticismo, aveva col De Sanctis adempiuto il suo ufficio, e
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

pareva necessario che altre indagini, radunando un'altra congerie di documenti,


ponessero altri problemi 
storici nei quali e per i quali nuove verità superassero
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

le già raggiunte. Sorse così anche per la storia letteraria e artistica, intorno al
(/index.html)
1860, una scuola tutta intesa a rivedere sulle fonti prime notizie e giudizî, a
CATALOGO (/CATALOGO/)
scoprire nelle carte inesplorate di archivî e biblioteche nuovi fatti, a restituire i
testi alle loro genuine sembianze, a ficcare lo sguardo nella vita fantastica
dell'età media, a studiare la lingua e i dialetti con i metodi comparatistici
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
instaurati oltralpe, e a fare tutto questo con rigore di metodo così nella ricerca
come nella forma espositiva. Iniziatori e maestri ne furono nei varî domini
dell'indagine Adolfo Bartoli, Giosue Larducci,ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Alessandro D'Ancona,
(/TRECCANIARTE/)

Domenico Lomparetti, Giovanni Flechia, Graziadio Ascoli, i quali per due


generazioni alacri e feconde ebbero continuatori Pio Rajna, Francesco
D'Ovidio, Ernesto Monaci, GirolamoTRECCANIVitelli,
CULTURA Remigio Sabbadini, Francesco
(/CULTURA/)

Toiraca, Rodolfo Renier, Arturo Graf, Francesco Novati, Cesare de Lollis,


Ernesto Giacomo Parodi, Carlo Salvioni con tutta una schiera d'altri valenti
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
studiosi.

Tornando dopo questo intermezzo di storia della cultura (per altre notizie v.
filologia) alle velleità creatrici e ai radi spiriti creatori, occorre far cenno delle
forme e degli atteggiamenti che per l'azione del romanticismo prevalsero nella
letteratura italiana giù per il sec. XIX. Frutto non sempre consapevole, ma
certo dei più gustosi, del romanticismo italiano, che tra i suoi canoni dottrinali
poneva la popolarità della letteratura, fu il rincalzo ch'ebbe dappertutto l'uso
dei dialetti come forme d'espressione di particolari mondi poetici. Ancora
settecentesco e arcadico è Giovanni Meli, delizioso nelle armonie dei suoi facili
ritmi e nelle mollezze del suo bel dialetto siciliano, il quale in seguito
felicemente espresse sensi tra di misticismo e d'umanità buona nei poemi
d'Alessio Di Giovanni. A Venezia la poesia vernacola da certa grazietta rococò
del Goldoni, di Francesco Gritti, d'Antonio Lamberti, dichina alla faciloneria
spesso scurrile di Pietro Buratti e di Camillo Nalin e poi s'annobilisce nella
squisita venezianità e nell'arguzia signorile di Riccardo Selvatico. Più tardi
Verona dà all'Italia le liriche di Berto Barbarani, aperte a un senso di larga
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

umanità e alla poesia del pittoresco. Nella vecchia tradizione della musa
meneghina s'inserisce per dominarla Carlo Porta maestro insuperabile
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
nel
creare figure e scene di vita e nel piegare il dialetto ambrosiano alle più varie
(/index.html)
espressioni, del comico e del patetico, del satirico e del drammatico. In
CATALOGO (/CATALOGO/)
Piemonte Angelo Brofferio morde con l'arguzia, spesso velenosa, delle sue
canzonette dialettali, difetti del tempo e atteggiamenti politici a lui odiosi.
Descrittore stupendo dei costumi, dei sentimenti, delle superstizioni del popolo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
di Roma, sorge Giuseppe Gioacchino Belli, al quale si collega nei suoi primi
esperimenti Cesare Pascarella, ma se ne allontana presto per raggiungere una
singolare profondità nella
LIBRIrappresentazione, pur nell'arguzia
(/TRECCANILIBRI/) ARTE fine dei suoi
(/TRECCANIARTE/)

sonetti, degli aspetti più serî e più tragici della vita; e, più giovane, Carlo
Alberto Salustri (Trilussa) tratta motivi satirici e narrativi di carattere
popolaresco. Il vernacolo pisano assurge
TRECCANI a dignità
CULTURA d'arte nei sonetti di Renato
(/CULTURA/)

Fucini, narratore piacevole e descrittore squisito anche in prosa italiana


d'aneddoti e di costumi. Nell'Abruzzo chietino Cesare De Titta affida alle
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
svanenti sonorità del suo dialetto la tenerezza accorata della sua vena soffusa
d'ingenuità popolaresca. E a Napoli la poesia vernacola, lirica e drammatica, di
Salvatore Di Giacomo con la sua sognante contemplazione e la sua molle
musicalità solleva la realtà in un mondo di spiritualità misteriosa.

La natura degli argomenti, alcune figure di perenne umanità (ma ne ha di ben


più profonde il Porta) e il consenso fattosi rapidamente generale al concetto
manzoniano della lingua, escludono solitamente dal novero dei poeti dialettali
Giuseppe Giusti; ma poeta dialettale egli è per la pretta toscanità non pur della
lingua e della materia, ma delle allusioni, del costume, dello spirito, in quei suoi
Scherzi, che quando non li appesantiscano soprastrutture artificiali, sgorgano,
zampillano, spumeggiano fuori d'una fantasia agilissima in cui si forma alla
nostra vista un'anima libera, onesta, coraggiosa. Queste osservazioni sul Giusti
mostrano quanto sia inconsistente e artificiale e arbitraria la categoria dei poeti
dialettali; tanto che ad essa non ascriveremo, ad esempio, Tommaso Grossi per
quella sua Fuggitiva, che sebbene scritta in dialetto rappresenta o simula un
mondo di sentimentalità alieno dalla natura del popolo ambrosiano. Ma il
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Grossi secondava con la Fuggitiva, con l'Ildegonda e con l'Ulrico e Lida (quella
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
tradotta, queste scritte originariamente in italiano) i gusti del tempo, ai quali si
confaceva
(/index.html)
la novella narratrice di patetiche storie. E questo genere ebbe cultori
numerosi: in Lombardia col Cantù, con Giovanni Torti, col Pellico; in Toscana
CATALOGO (/CATALOGO/)
con Bartolomeo Sestini; in Calabria, dove novelle e poemetti d'ispirazione tra
grossiana e byroniana scrissero Domenico Mauro, Giuseppe Campagna,
Vincenzo Padula e più altri. Con maggior
SCUOLA vigore trattò anche la novella in
(/TRECCANISCUOLA/)
versi, storica e psicologica, Niccolò Tommaseo, ingegno forte e versatile, che le
dottrine e la pratica del romanticismo temperò e sorresse con un ben digerito
corredo di cultura clasgica
LIBRI anche nelle altre innumerevoli
(/TRECCANILIBRI/) sue opere d'arte e di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

critica letteraria, di storia e di politica, di filosofia e di filologia, di pedagogia e


di morale. Delle sentimentalità romantiche parve tarda rifioritura la Miranda
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
del Fogazzaro.

Trapiantata in Italia dalla letteratura tedesca, auspice Giovanni Berchet, la


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ballata o romanza epico-lirica ebbe in Italia larga fortuna e sviluppi varî anche
per l'intrecciarsi della nuova importazione con la vecchia tradizione della
canzonetta. Da Pietro Paolo Parzanese, cantore in forma studiatamente
modesta delle miserie e dei dolori della pia moltitudine villereccia, ad Arnaldo
Fusinato, facile verseggiatore nel patetico e nel giocoso, l'uno e l'altro talvolta
ispirati anche da amore di patria; da Luigi Carrer, elegante espositore di
leggende italiane ed esotiche e buon prosatore e poeta in generi varî, a
Giacomo Zanella, fine cesellatore d'immagini nella trattazione poetica d'idealità
umane, scientifiche, religiose, familiari, l'uno e l'altro rappresentanti di quel
romanticismo temperato di classicismo che fu caratteristico della regione
veneta, è lunga la schiera dei lirici che nelle forme dell'ode e della ballata così
detta romantica, dello sciolto e della sestina o ottava, e talvolta in metri più
peregrini, dissero la parola della loro anima o più di frequente ripeterono e
variarono la parola di moda.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Ebbero fra tutti, e meritamente, fama più larga e durevole Giovanni Prati e
Aleardo Aleardi, maestri 
e duci di quello che fu detto il secondo romanticismo.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Il Prati, anima aperta a ogni impressione e nutrita di cultura tedesca, inglese,


(/index.html)
francese, cantò con inesauribile vena, ma non sempie con intensità e nitidezza
CATALOGO (/CATALOGO/)
di visione fantastica, i più svariati argomenti: storia, leggende, politica,
religione, vita quotidiana, natura, in liriche e poemi e poemetti di vario metro,
facile, armonioso, giocondo di freschi soffî di poesia, ma non immune da
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
vacuità, da sciatterie, da leziosaggini, da oscurità. Poeta di più intenso
immaginare, l'Aleardi è fabbro d'endecasillabi di tempra quasi foscoliana, e
canta la storia e la preistoria, la natura e i problemi
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) umani, con audacia
ARTE (/TRECCANIARTE/)

romantica e compostezza classica, purtroppo lasciandosi andare a languide


cascaggini e a querule sentimentalità, che gli diedero peggior fama ch'egli non
meriti. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Cuori devoti all'idea nazionale, tanto il Prati quanto l'Aleardi appartengono alla
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
categoria dei lirici patriottici, tra i quali si possono ben annoverare anche il
Manzoni, il Leopardi, il Niccolini; ma vera popolarità e più immediata efficacia
nella grande opera del Risorgimento ebbero altri poeti più facili, più impetuosi,
più roventi e nella minor perfezione dell'arte meglio proporzionati
all'intelligenza del popolo: Giovanni Berchet, che per primo concreta nella
dolcezza malinconica della domestica intimità la poesia della patria dianzi
cristallizzata nell'astrattezza di parole che la letteratura aveva vuotato di
significato; Gabriele Rossetti, che fu il poeta della rivoluzione napoletana del
1820; Pietro Giannone, romantico esaltatore del pathos delle cospirazioni;
Alessandro Poerio, Goffredo Mameli, Luigi Mercantini, l'autore dell'inno di
Garibaldi. Ai quali, rappresentanti d'una letteratura che fu ardente fucina di
guerra contro lo straniero, si possono accompagnare Silvio Pellico, poeta, nella
prosa delle Mie prigioni, d'una rassegnazione cristiana che aveva in sé lievito di
ribellione, e Vincenzo Gioberti, apostolo dell'idea neoguelfa in quel suo Primato
morale e civile degli Italiani, che merita ricordo anche letterario per i pregi d'una
fervente eloquenza.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Cadute nel 1849 le illusioni che le rivoluzioni e la guerra dell'anno precedente


avevano creato, ed esauritosi 
così l'ufficio politico che la letteratura aveva
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dianzi adempiuto, il romanticismo, nato con spiriti di ribellione a ogni


(/index.html)
accademia, finì col degenerare in una nuova accademia: le rievocazioni
CATALOGO (/CATALOGO/)
artistiche del passato già state presagio e auspicio d'avvenire, s'isterilirono in
vani ricordi di scuola; i leziosi sdilinquimenti sentimentali e le affettate
malinconie divennero ostentateSCUOLA consuetudini; l'immagine andò a sfumare in
(/TRECCANISCUOLA/)
fantasmi vaporosi e in molli armonie, mentre nella compagine delle strutture e
dello stile venne a dominare una sciatta faciloneria, che si gabellava per
spontaneità d'ispirazione.
LIBRIA codesta sfiaccolaggine
(/TRECCANILIBRI/) di sentire, di pensare e
ARTE (/TRECCANIARTE/)

d'immaginare, caratteristica del secondo romanticismo anche nei suoi corifei,


tentò reagire negli anni fra il 1860 e l'80 la cosiddetta scapigliatura milanese,
cioè un gruppo di scrittori (Giuseppe
TRECCANIRovani,
CULTURAEmilio Praga, Iginio Ugo
(/CULTURA/)

Tarchetti, Arrigo Boito, Carlo Righetti in arte Cletto Arrighi, Alberto Pisani
Dossi), che profondamente diversi fra loro per temperamento e per vigore di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fantasia (si leva alto fra tutti il Boito, cui la gloria di musicista oscurò la fama di
poeta singolare), erano uniti dall'intento di contrapporre la rappresentazione
del vero alle immagini evanescenti, l'ardore della passione alle svenevoli
sentimentalità e prestavano amorosa attenzione alle letterature straniere
contemporanee, specie alla francese. Ma reazione più vigorosa e più efficace
venne, in nome del classicismo, da un gruppo di giovani toscani (gli Amici
pedanti: Giuseppe Chiarini, Torquato Gargani, ecc.), di tra i quali uscì fuori,
restauratore del senso della forma e maestro di robustezza spirituale, il primo
grande poeta della nuova Italia, Giosue Carducci.

Il Carducci. - Nel Carducci il classicismo non è imitazione estrinseca di forme


antiche; è anzi la forma immediata e naturale di quella sua anima aliena da ogni
sentimentalità, fidente nel libero svolgimento delle umane energie, anelante a
un ideale di vita diritta, sincera, governata da un'alta coscienza del dovere; è
nitidezza di rappresentazione, dignità di stile, purezza viva di lingua. Tant'è
vero che il classicismo carducciano non disdegna né lo studio delle moderne
letterature, specie della francese e della tedesca, né la modernità romantica di
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 988/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

certo esotismo e della poesia delle rovine, né soprattutto le rappresentazionì del


forte Medioevo comunale, congeniale a quel robusto spirito maremmano,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
come l'austera romanità primitiva e repubblicana, come il florido
(/index.html)
Rinascimento, come la grande riscossa dei popoli che muove dalla Rivoluzione
CATALOGO (/CATALOGO/)
francese e scende sino al primo compimento della rinascita politica della
nazione italiana. Innegabile che l'opera poetica del Carducci si risenta della
grande erudizione e storica e filologica e dello spirito critico di lui; ma nella
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
produzione tutta della sua maturità (Rime nuove, Odi barbare prime e seconde)
dottrina e critica sono così connaturate alla sua anima, che ne scaturisce un
soffio possente di poesia più(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI che non ne venga gravezza
ARTE di letteratura. La stessa
(/TRECCANIARTE/)

riproduzione dei metri classici da lui sperimentata nelle odi barbare nacque da
un'intima necessità espressiva; tant'è vero che se i cosiddetti metri barbari
ebbero lì per lì qualche fortuna, non tardarono a cadere in dissuetudine come
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

forme d'una individualità che non si ripete. Ciò che dell'insegnamento poetico
carducciano rimase e rimane, è l'educazione al rispetto dell'arte, è il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ripristinamento di quel nobile senso della forma che, tradizionale nella
letteratura italiana, era stato intaccato dalla sciatteria romantica.

Amici, discepoli, ammiratori del Carducci tentarono con più tenue ala, lungo la
scia da lui segnata, i cieli della poesia: Giuseppe Chiarini, Severino Ferrari,
Guido Mazzoni, Giovanni Marradi; mentre altre voci, più o meno libere da
influenze carducciane, si levavano nell'ultimo trentennio del secolo con loro
proprî caratteri, ad attestare anche nell'arte le rinate energie del popolo
italiano. Tardo seguace delle scenografie montiane, Mario Rapisardi volle in
più poemi simbolici trarre poesia dal materialismo naturalistico, ma fu poeta
migliore quando romanticamente cantò le deserte aspirazioni dell'anima umana
stretta nel mistero inesplorabile della realtà. Poeta di singolare originalità,
Arturo Graf espresse con fosche immagini, con simboliche visioni, con
fantastiche leggende il senso doloroso del male che incombe sugli uomini. Con
bella larghezza e facilità d'ispirazione poetò Enrico Panzacchi; di Francia e in
particolare dal Baudelaire derivò nutrimento alla sua vena birichina Olindo
Guerrini, arguto canzonatore della sentimentalità romantica, e Domenico
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 989/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Gnoli, uscito dalla pallida scuola poetica romana d'avanti il '70, rinfrescò di
vivezza nuova, sotto il nome di Giulio Orsini, non nuovi motivi di poesia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  e
seppe talvolta crearne di nuovi. Più giovane di questi, Giovanni Alfredo
(/index.html)
Cesareo plasma nelle forme liriche tradizionali la sua molteplice sensibilità
CATALOGO (/CATALOGO/)
d'uomo dotto e appassionato; e già prima della fine del sec. XIX avevano pure
rivelato la loro tempra di poeti Giovanni Cena, schietto cantore d'affetti
dolorosi, Giulio Salvadori, ispirato da idealità civili e religiose, e Ada Negri, che
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
in prosa e in verso esprime la sua intima passionalità umanante le impressioni
dell'universo sensibile, non senza risentire nei metri, nelle strutture periodiche,
nella materia gl'influssiLIBRI
di nuove tendenze letterarie.
(/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Il Pascoli e il D'Annunzio. - Ma su tutti i poeti si levarono alti tra l'ultimo


decennio del sec. XIX e il primo del XX, Giovanni Pascoli e Gabriele
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

D'Annunzio, che messisi nelle loro prime prove per la via aperta all'arte dal
Carducci, percorsero poi vie proprie, donando all'Italia splendore di nuova e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
originale poesia e all'arte lirica e narrativa fecondi spunti d'ispirazione e di
tecnica.

Spirito mistico, profondamente innamorato della vita campestre e della natura,


combattuto tra la sua perenne aspirazione al bene e la vista della sperimentata
malvagità umana, tutto assorto in un desiderio d'amore e dolorante per quanti
sono dolori nel mondo, il Pascoli ebbe vivo, angoscioso, profondo il senso del
mistero di dolore e di morte che incombe sulla vita universa e cercò superarlo e
consolarlo in un accorato impeto e in una fervida esortazione di amore per tutti
gli esseri. Con anima ingenua di fanciullo egli gustò la dolcezza d'un'intimità
affettuosa nella vita inconsapevole e innocente delle piccole creature umane e
irrazionali, sentì con simpatia umana ogni spettacolo di natura tranquilla e
serena, colse con finezza, non mai da altro poeta raggiunta, i tenui pispigli, le
voci sommesse, i silenzî suggestivi salenti su dal mistero dell'essere. E questo
intenso lirismo della sua anima espresse in notazioni di vita frammentarie e
fugaci, in ampie strutture di quadri agresti e storici, in rinnovamenti d'antichi
miti, derivando dai simbolisti francesi e dai laghisti inglesi generiche
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 990/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

ispirazioni, e dalla classicità della sua cultura quello squisito senso della forma
italiana e latina, che lo immette 
sì nel fiume della grande tradizione poetica
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

italiana, ma che talvolta, specie nelle composizioni della maturità, s'astrattizza


(/index.html)
in un culto del genere poetico, della parola, del suono: poesia che viene di fuori
CATALOGO (/CATALOGO/)
e non s'accorda a sincerità d'intima ispirazione.

Lirico, romanziere, drammaturgo, il D'Annunzio affermò piena e perfetta la


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sua individualità di poeta nelle Laudi; individualità che è un senso profondo e
un bramoso vagheggiamento delle forze primordiali della vita, un fervente
naturalismo che tendeLIBRI
a ricondurre l'uomo, quando
(/TRECCANILIBRI/) per sua virtù d'intelletto e
ARTE (/TRECCANIARTE/)

di corpo ne sia degno, alla libertà sfrenata del piacere e del dominio e alla
fruizione illimitata della vita. Così egli celebra la gioia della passione amorosa
trionfante, della bellezza d'arteTRECCANI
passionatamente contemplata, dello spirito
CULTURA (/CULTURA/)

refluente nel seno della natura misteriosa; e come spettacolo di bellezza e di


forza rivive nella fantasia anche la storia, indagata con senso d'artista e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
rappresentata stupendamente. Nella sua arte il D'Annunzio trasferisce,
rifoggiate e armonizzate con essa, le preziosità dei più raffinati scrittori d'ogni
nazione e vi mette a profitto per ricavarne mirabili effetti di stile, di suono, di
ritmo, le più peregrine ricchezze e proprietà della lingua italiana; talché si
potrebbe dire un virtuoso della forma, se della sua anima poetica non fosse
parte questo stesso suo sogno di bellezza formale, che s'accompagna vivo e
palpitante a ogni moto del suo essere profondo e illumina tanto le sue pagine
naturalistiche quanto le sue prose d'eroismo e di contemplazione mistica,
ispirate dalla guerra e dalle successive vicende della storia italiana allo strenuo
milite e condottiero, all'apostolo vigoroso di fede e d'azione.

I narratori. - Il romanzo storico, che dal fine civile aveva derivato le ragioni e gli
elementi della sua vita, dopo la metà del secolo perdette voga e si venne
trasformando, anche per l'azione dei romanzi francesi dello Stendhal, del Balzac
e di Giorgio Sand, in romanzo di costumi e di fatti privati contemporanei.
Vasta, ma inorganica rappresentazione del mondo italiano dalla pace
d'Aquisgrana alle Cinque Giornate sono I Cento anni di Giuseppe Rovani, ai
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 991/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

quali si possono accostare per l'ampiezza della tela Le Confessioni d'un italiano
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
d'Ippolito Nievo; ma li superano di gran lunga per il valore dell'arte, stupenda
pittrice d'ambienti e di caratteri, e ormai risolutamente intesa a trarre dal
(/index.html)
romanzo storico il romanzo psicologico, ch'ebbe forme di vita, figuratrici d'una
CATALOGO (/CATALOGO/)
moralità derivata da esperienze personali, anche per opera del Tommaseo e di
Giovanni Ruffini. Ma al romanzo psicologico contese negli ultimi vent'anni del
sec. XIX il favore del pubblico ilSCUOLA
romanzo naturalista, che fu reazione in parte
(/TRECCANISCUOLA/)
autonoma e in parte condotta sulle tracce del Flaubert, dello Zola, del
Maupassant, all'accademia e al manierismo dei romantici decadenti, con una
grande pretesa d'oggettività, con un'ostentazione
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE di teorie scientifiche, con una
(/TRECCANIARTE/)

cura minuziosa nelle descrizioni del mondo esteriore. Interprete nei suoi scritti
critici e felice realizzatore della dottrina nei suoi romanzi (Giacinta, Il marchese
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
di Roccaverdina) fu Luigi Capuana; ma il grande artista di quel moto letterario fu
Giovanni Verga, che dallo psicologismo di maniera dei suoi primi romanzi, salì
con l'ala del genio alla rappresentazione
ACQUISTAschietta, austera, profonda della vita
(/EMPORIUM/)
del ceto medio e delle classi umili specialmente della sua Sicilia, infondendovi il
senso d'una dolorosa fatalità tragica e d'una religiosità umana in cui si nobilita
la rudezza primitiva delle anime poste in scena (I Malavoglia, Mastro Don
Gesualdo, Novelle rusticane, ecc.).

Il verismo artistico, mentre era parte del largo movimento positivista europeo,
corrispondeva al bisogno, mal soddisfatto dal primo romanticismo, di far uscire
la letteratura italiana dalle astrattezze della vecchia tradizione classica tutrice
d'una dignità scioccamente nemica del concreto. Ond'è che, accanto al grande
romanziere siciliano, altri se n'ebbero, rappresentanti, ciascuno con caratteri
proprî, del realismo regionale, quali Matilde Serao, balda evocatrice della vita
borghese napoletana, il ricordato Renato Fucini e, più giovani, Grazia Deledda,
che ritrae l'austerità primitiva e malinconica della sua Sardegna, e Ferdinando
Paolieri, descrittore dei paesaggi e della vita di maremma con tocchi e
atteggiamenti che lo fanno partecipe d'altre recenti tendenze dell'arte narrativa.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 992/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Verismo che s'approfondisce nell'analisi e nella rappresentazione d'anime e di


periodi storici è quello ISTITUTO
di Federico 
De Roberto, che con L'illusione, d'ispirazione
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

flaubertiana,
(/index.html)
e I Vicerè, diede alla letteratura opere di non caduca originalità.
Del verismo risentono certo l'influsso anche Emilio De Marchi e Alfredo
CATALOGO (/CATALOGO/)
Oriani; ma le loro tendenze più spiccate sono anzi verso uno psicologismo che
implica maggiore intimità di rappresentazioni; libero e felice continuatore del
Manzoni, il primo, in romanzi SCUOLA
(Il cappello del prete, Demetrio Pianelli, Giacomo
(/TRECCANISCUOLA/)

l'idealista, ecc.), che recano l'impronta d'un'accorata e indulgente


contemplazione delle tristezze della vita e d'una bonaria arguzia ambrosiana;
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
indagatore acre e tenace della vita dello spirito, il secondo, che nei romanzi
della maturità (La disfatta, Il vortice, L'olocausto, ecc.) la rappresentò con sincerità
di convinzione, con vivo rigoglio d'immagini,
TRECCANI CULTURAcon quel soffio d'alta poesia che
(/CULTURA/)
alita anche sulle sue opere storiche (Fino a Dogali, La Lotta politica, ecc.).

Come narratore il D'Annunzio seguì dapprima


ACQUISTA (Terra vergine, Novelle della
(/EMPORIUM/)

Pescara) la suggestione dei veristi italiani e francesi; ma poi lo attrasse lo


psicologismo del romanzo russo e ancora francese, ed egli scrutò e descrisse le
complesse raffinatezze della sensualità umana nei primi romanzi dal Piacere
all'Innocente, e rappresentò il tipo nietzschiano del superuomo posto, per le sue
qualità di dominatore, di là dal bene e dal male, nei romanzi che seguirono, dal
Trionfo della morte a Forse che sì forse che no, sempre sfoggiando le sue magnifiche
doti di stilista e di creatore d'immagini umane e paesistiche, mirabili d'evidenza
e di vigore rappresentativo; doti che più tardi in opere di contemplazione e
meditazione autobiografica si manifestano in tritumi piuttosto che in organiche
compagini di stile, forse per l'azione dei nuovi indirizzi letterarî.

Coetanea a quella del D'Annunzio è la maturità artistica d'Antonio Fogazzaro,


che nei suoi romanzi (Malombra, Piccolo mondo antico, Piccolo mondo moderno,
Daniele Cortis, Il mistero del poeta, ecc.) incarnò un suo mondo morale e religioso
nobilissimo, ritraendo con finezza d'analisi le anime e questa rappresentazione

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 993/1196
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d'intimità spirituali accordando, nelle sue cose migliori, in omogenea unità con
la rappresentazione delISTITUTO
mondo (/ISTITUTO/)
esteriore. Come nei più dei suoi
MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
contemporanei, anche nel Fogazzaro sono tracce dello psicologismo russo e
(/index.html)
francese; egli anima spesso il suo racconto d'un soffio d'arguzia, che non gli
CATALOGO (/CATALOGO/)
faremo il torto di dir manzoniana, perché è tutta sua; disegna e colorisce quadri
d'ambiente pieni di carattere e, specie tra i personaggi secondarî, figure vive di
palpitante verità; ma purtroppoSCUOLA
la tesi (/TRECCANISCUOLA/)
morale o religiosa o civile nuoce non di
rado all'arte del Fogazzaro, che negli ultimi suoi romanzi ha un troppo
palesemente voluto intento di propaganda.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Fra gli scrittori che, suppergiù nel tempo stesso che gli ultimi nominati,
trattarono con intento d'arte pura o di educazione, materia narrativa o
descrittiva, vanno ancora ricordati Vittorio
TRECCANI Bersezio,
CULTURA autore fecondo di novelle
(/CULTURA/)

e romanzi non segnati di vigorosa stampa personale; Anton Giulio Barrili, che
le sue doti non volgari di versatilità, di penetrazione psicologica, di simpatia
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
umana, forse sciupò per la fretta del comporre; Alberto Cantoni, singolare per
le sue qualità d'umorismo critico; Salvatore Farina, schietto piano bonario;
Alberto Pisani Dossi (Carlo Dossi) che un suo mondo d'arguzia aristocratico e
schivo espresse in una prosa energica e preziosa; Carlo Lorenzini (Collodi),
caro per le sue Avventure di Pinocchio a molte generazioni di bambini, e, di tutti
più fortunato, Edmondo De Amicis, autore di libri di viaggi, narratore di
novelle e di episodî storici, acuto osservatore e descrittore di psicologia sociale,
spirito agile, cui il senso pietoso dei dolori umani temperò nell'età matura il
languido ottimismo degli scritti giovanili. Più con l'esempio che con i precetti
insulsamente arguti dell'Idioma gentile, egli fu pure efficace apostolo di quel tipo
di prosa svelta e senza affettazioni. che anche per l'opera dei migliori giornalisti
ha cacciato di seggio col suo vero classicismo intimo il classicismo artificioso di
marca cinquecentesca.

Più giovane, tra i narratori, Alfredo Panzini, la cui formazione intellettuale


cade negli ultimi decennî dell'Ottocento, e il miglior fiore della sua arte negli
anni del nuovo secolo avanti la guerra. Di tra le volgarità, le falsità e le fatuità
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 994/1196
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della vita sociale moderna il Panzini accarezza un suo nostalgico amore del
vecchio mondo provinciale, 
tranquillo, sereno, casalingo. C'è in lui il senso
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

della poesia che spira dai dolci sogni, dai teneri affetti, dalla coscienza onesta; e
(/index.html)
dal dissidio tra l'ideale e la realtà, nasce uno stato d'animo che si forma in
CATALOGO (/CATALOGO/)
ironie, in scherzi amari, in sorrisi malinconici, in atteggiamenti umoristici:
nella bella prosa dei migliori scritti del Panzini (Le iabe della virtù; La lanterna di
Diogene; Santippe; La madonna diSCUOLA Il viaggio d'un povero letterato, ecc.); una
mamà;(/TRECCANISCUOLA/)
prosa di tempra classica per la sua semplicità limpida e melodiosa, per
l'ingenuità primigenia delle sue strutture, per l'aura d'umanità che ne spira.
Peccato che la consapevolezza critica del suo ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) essere(/TRECCANIARTE/)
faccia ormai degenerare
l'arte del Panzini in maniera, e ch'egli la creda forma possibile non pur di
concezioni fantastiche, ma di scritture storiche, che non riescono a vivere la
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
vita del suo pensiero.

Il teatro. - Nel teatro, dove il romanticismo aveva finalmente distrutto, almeno


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nella pratica, il pregiudizio d'una separazione del genere comico dal tragico, il
dramma storico, senza del tutto scomparire, cedeva al dramma di psicologia o
di costume moderno e verso il dramma di psicologia e di costume piegava la
commedia. Dopo i fiacchi continuatori che il Goldoni aveva avuto nella prima
metà dell'Ottocento, Venezia dava al teatro, eredi dello spirito di lui, ma
interpreti d'una più seria (se non più profonda) visione della vita Francesco
Augusto Bon. Riccardo Selvatico e Giacinto Gallina. Il Bersezio, piemontese, e
Alfredo Testoni, bolognese, creavano rispettivamente nei loro dialetti, un
teatro che dal Goldoni trae l'intento di rappresentare la realtà senza guastarla, e
sul riso comico diffonde un lieve e non meno realistico velo di malinconia.
Parecchie commedie in dialetto napoletano scrisse Achille Torelli, più noto per
alcune belle commedie in lingua italiana, tra le quali eccelle I mariti. In Toscana
Vincenzo e Ferdinando Martini e Tommaso Gherardi del Testa, in agili e
limpide commedie e in argutí "proverbî" rinsanguarono d'un più largo spirito
d'osservazione la tradizione del grande commediografo settecentista. Copioso e
frettoloso autore di commedie, drammi, tragedie, il ligure Paolo Giacometti di
rado s'accostò al Goldoni, amante piuttosto, com'era, di romantiche evocazioni
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 995/1196
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storiche e di complesse situazioni d'effetto a sfondo sociale. Goldoniano nei


suoi esordî e storicizzante, 
Paolo Ferrari passò, anche per l'azione del teatro
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

francese, al dramma a tesi, viziato, com'è naturale, da astrattezze declamatorie,


(/index.html)
ma non mai del tutto privo di quelle che sono le doti migliori del Ferrari:
CATALOGO (/CATALOGO/)
l'abilità costruttiva, la fantasia inventrice di situazioni indovinate, certa perizia
rappresentativa dei caratteri.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Delle nuove correnti letterarie che venivano d'oltralpe (teatro libero, teatro
d'idee; Becque, Hervieu, De Curel, Ibsen, Sudermann, Hauptmann) risentirono
qual più qual meno l'influsso i drammaturghiARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) italiani, che tennero i cartelloni
(/TRECCANIARTE/)

nel ventennio a cavaliere dei due secoli: Giuseppe Giacosa, passato dall'idillio
sentimentale alla rappresentazione veristica della storia e al dramma
psicologico, sociale, di costume, artista CULTURA
TRECCANI di non grande originalità, ma limpido,
(/CULTURA/)

equilibrato, pieno di garbo; Girolamo Rovetta, romanziere non volgare e


autore fortunato nel suo ultimo periodo di drammi storico-patriottici, forse
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
artisticamente inferiori alle sue precedenti commedie d'amaro realismo
borghese; Marco Praga, che nelle sue migliori commedie creò figure di bella
verità psicologica non ostante la stranezza delle situazioni; Enrico Annibale
Butti, ibseniano convinto, ma con notevole originalità d'idee, in forme d'arte
non profonde, ma ben costruite e corrette; Robeno Bracco, seguace del verismo
in alcuni drammi, ma nel più e nel meglio dell'opera sua interprete d'un
energico psicologismo, dominato da una piuttosto triste concezione della vita e
da un vivo senso d'umanità; Giannino Antona Traversi, Sabatino Lopez, Lucio
D'Ambra, Dario Niccodemi, ecc.

Grande iniziatore del cosiddetto teatro di poesia, che riprese con spiriti e forme
mutati e con velleità di ricostruzione filologica il vecchio dramma storico o
mitico, fu Gabriele D'Annunzio, che al mondo morale espresso nei romanzi
volle dar forma drammatica in una serie di tragedie di lussuria e di violenza,
che, magnifiche spesso d'arte descrittiva, di rado riescono a rappresentazione di
viva e vera umanità. Temperamento essenzialmente lirico, il D'Annunzio fa dei
suoi personaggi simboli della sua concezione della vita, onde viene loro a
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 996/1196
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mancare un'autonoma consistenza artistica. La sua romantica vaghezza del


primitivo e del barbarico nella storia e nel costume gl'ispirò quelli che 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
sono i
capolavori del suo teatro, la Francesca da Rimini e La iglia di Iorio, dove il
(/index.html)
fervore della passione sensuale e la rude vita del Medioevo e dei montanari
CATALOGO (/CATALOGO/)
abruzzesi balzano in forme d'arte di nuova e vigorosa evidenza.

IV. Nuove esperienze (sec. XX).SCUOLA- Carattere essenziale della letteratura italiana
(/TRECCANISCUOLA/)
nel primo trentennio del sec. XX è uno spirito di reazione a quella tendenza,
manifestatasi negli ultimi decennî del XIX, che pareva accennare a una
degenerazione (a ritroso dei(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI secoli) del senso ARTE
della(/TRECCANIARTE/)
forma - preziosa conquista
d'un'educazione classica molte volte secolare - in studio di rinnovamento o
imitazione di forme. Reazione dunque al carduccianesimo e al
dannunzianesimo in quel che TRECCANI
c'era di caduco nell'opera dei maestri e diveniva
CULTURA (/CULTURA/)

maniera negl'imitatori: la ricostruzione erudita di forme sintattiche e metriche,


la ricerca di squisite raffinatezze e peregrinità di lingua e di stile, il culto
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
filologico del passato nella storia, nel mito, nella leggenda. E il moto, come
suole accadere d'ogni reazione, fu violento e talvolta insensato, sì da provocare
altre reazioni anch'esse eccessive. Ond'è che, pur essendosi conseguiti
ragionevoli temperamenti di esagerate dottrine e pratiche d'arte, la letteratura
italiana oscilla oggi fra avviamenti diversi e tenta esperienze nelle quali è forse
il germe d'un nuovo equilibrio.

Preparata dal Leonardo di Giovanni Papini e dall'Hermes di Giuseppe Antonio


Borgese, uscì a Firenze dal 1908 al 1915 La Voce, rivista che agitò con impeto e
sincerità giovanili idee in ogni campo della vita spirituale e pratica: in filosofia
propugnando il pragmatismo di tipo piuttosto americano che francese, non
senza far qualche parte al nuovo idealismo italiano; in letteratura e in arte
combattendo il tradizionalismo retorico, accademico, professionale; in politica
trattando con spirito di avanguardia problemi sociali, economici, culturali.
Proruppe nella Voce quella stessa aspirazione, ancora incomposta né ben
consapevole dei suoi fini, a un ravvivamento e rinnovamento in serietà e
concretezza della vita italiana, che negli stessi anni generava in politica il
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 997/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

nazionalismo (e non importa che fosse invece radicale la tinta politica della
Voce) e nella poesia, nella 
pittura, nella scultura, nella musica, il futurismo.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Nella chiarificazione che per entro a quel fervore di concordi e discordi attività
(/index.html)
teoretiche si veniva a poco a poco compiendo, il gruppo dei giovani che
CATALOGO (/CATALOGO/)
avevano creato e alimentato la rivista fiorentina, si divise: nel 1912 diresse la
Voce il Papini, che poi fondò e diresse fino al 1915 Lacerba, organo del
futurismo, mentre la Voce seguitava,
SCUOLA letteraria, sotto la direzione di Giuseppe
(/TRECCANISCUOLA/)

De Robertis, e il Prezzolini, primo direttore della Voce, pubblicava (1914-1915)


una Voce esclusivamente politica.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Il movimento futurista era venuto di Lombardia e ne era stato iniziatore fino


dal 1908 Filippo Tommaso Marinetti,
TRECCANI eccentrico autore di prose e di versi in
CULTURA (/CULTURA/)
francese e in italiano, che aveva levato, lui e i suoi seguaci, gran rumore con i
manifesti, con le conferenze, che spesso finivano in volgari chiassate, con le
mostre d'arte; clamoroso apparatoACQUISTA
inteso a(/EMPORIUM/)
diffondere la dottrina e il gusto della
scuola. Nemico dichiarato di tutto ciò che venisse dal passato, bellezze d'arte,
tradizioni storiche, consuetudini di pensiero, di sentimento, di vita,
glorificatore dell'energia, della violenza, della lotta, il futurismo voleva che
l'arte chiedesse ispirazione alla modernità industriale meccanica fulminea, e
rinnovasse i suoi mezzi d'espressione, partendo in guerra, per ciò che riguarda
l'arte letteraria, contro la lingua e la grammatica tradizionali, disgregando in
brevi respiri il periodo, isolando le immagini, ricorrendo alle onomatopee di
puro suono, a segni estranei all'alfabeto comune, all'eloquenza ermetica degli
spazî bianchi, lanciando a libertà le parole fuori dei nessi sintattici, rompendo
ogni vincolo di metro nel verso libero. Stravaganze in gran parte, intese a far
trasecolare il buon pubblico; sotto alle quali però si nascondeva una sostanza di
dottrina, che allargava la materia dell'arte e rendeva sempre meglio rispondenti
all'interna dettatura le forme là dove fosse vero lievito di poesia. Più
tradizionalista che non volesse essere, il futurismo riprendeva e intensificava,
nella stranezza dei titoli, nel tecnicismo scientifico delle immagini, nella mania

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 998/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

delle onomatopee, propositi, sforzi, abitudini del vecchio Seicento, nel tempo
stesso che lo emulava inISTITUTO
quella (/ISTITUTO/)
vaghezza di novità e di libertà, buone e
MAGAZINE (/MAGAZINE/)
cattive,
che già il romanticismo aveva teorizzato e appagato.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Come suole sempre accadere, non per virtù della scuola, ma grazie all'intima
liricità della loro anima, uscirono dalle file dei futuristi scrittori che prima e
durante la guerra mondiale diedero alla letteratura italiana opere non indegne
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
di ricordo. Ultimo erede della scapigliatura milanese, Giampietro Lucini quasi
impersona il vincolo che lega il romanticismo al futurismo; ingegno
esuberante, disordinato, instabile,
LIBRI dichiarato ARTE
(/TRECCANILIBRI/) avversario dell'arte dannunziana,
(/TRECCANIARTE/)

autore d'un volume di versi, futuristi almeno nel titolo, Revolverate, eppure
talvolta fantastico creatore d'un mondo soavemente idillico. Pittore e poeta,
Ardengo Soffici, che fu il teorico del futurismo, riesce a dare nelle
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

frammentarie impressioni ritratte nei primi suoi libri (Arlecchino, Giornale di


bordo) il senso d'una energica e singolare vita fantastica e a rivelarvi un'anima
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
d'artista seriamente pensosa dei problemi della vita, quale, superati i pregiudizî
del futurismo e sempre più riaccostandosi con originalità di spirito alla
tradizione tecnica italiana, egli manifesta, nel romanzo Lemmonio Boreo, nei suoi
libri di guerra e nelle scritture prosastiche e verseggiate del dopoguerra. In
Aldo Palazzeschi, che apparve come il corifeo della scuola, la servitù alla
dottrina fissa talvolta le impressioni nella rigidità dell'istantanea vietando loro
di spiritualizzarsi; ma altrove, nelle sue poesie più caratteristiche e in
quell'originale romanzo ch'è Il codice di Perelà, fresche immagini uscite dalla
fantasia in una loro ingenua nudità esprimono nitidamente l'individualità del
poeta con la sua serietà meditabonda e malinconica, con la sua ilarità
sbarazzina, col suo spregiudicato tedio delle cosiddette buone usanze e delle
convenzioni sociali.

Per questi scrittori il futurismo fu soprattutto scuola di libertà e ben più essi gli
diedero che non ne ricevessero. Per altri fu breve episodio della loro carriera
letteraria, esperimento d'arte che li condusse a meglio ritrovare sé stessi in
forme discendenti dal vecchio romanticismo. Clamoroso apostolo di futurismo
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 999/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

in certo periodo della sua attività fu Giovanni Papini, la cui vita intellettuale va
interpretata e giudicataISTITUTO
in sé stessa, di là da ogni costrizione di scuola. 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Spirito
irrequieto e turbato da un'ansia di misticismo doloroso, dotato d'uno
(/index.html)
straordinario vigore d'assimilazione e di reazione e bisognoso di ruminare e
CATALOGO (/CATALOGO/)
rifare in sé il mondo fluttuante del pensiero contemporaneo, istintivamente
portato alle astrattezze e alle costruzioni concettuali e avido delle posizioni
nette e risolute, egli è stato conSCUOLA
i libri e(/TRECCANISCUOLA/)
con le riviste uno dei più fervidi
agitatori e propagatori d'idee nei primi decennî del nuovo secolo; battagliero
avversario dell'insincerità, dell'eleganza ricercata, del vago dottrinarismo,
assertore e propugnatore "del
LIBRI fatto, del sapereARTE
(/TRECCANILIBRI/) certo, delle teorie semplici e
(/TRECCANIARTE/)

simmetriche, della dura filosofia". Più che alla poesia, la fama del Papini è.
raccomandata alla prosa che, felice impasto d'eletto tradizionalismo e di viva
toscanità, si snoda agile e robusta nelle CULTURA
TRECCANI amare e (/CULTURA/)
passionate confessioni
dell'Uomo inito, in pugnaci pagine di critica letteraria e filosofica e nelle opere
d'argomento storico, interessanti forse solo perché pervase dal suo infrenabile
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
lirismo autobiografico.

Futurista nelle Poesie elettriche e nelle Rarefazioni, Corrado Govoni, dopo


qualche tentennamento, trovò la forma della sua individualità immaginosa,
rude, amante delle minuziosità descrittive nell'Inaugurazione della primavera e
nel Quaderno dei sogni e delle stelle. Così Luciano Folgore dal futurismo del Canto
dei motori, passò alla bonaria e quasi benevola ironia delle sue parodie, che
contraffanno poeti moderni. La quale o stanca o ironica o malinconica o
lievemente umoristica visione del mondo umano, in forme di piana semplicità
domestica, che o sfuggono ai vincoli del metro o frantumano il verso, avevano
annunziato di lontano, già innanzi al futurismo, Vittorio Betteloni fresco poeta
dalle ispirazioni modeste, aneddotiche e familiari, e buon traduttore del soave
idillio goethiano Arminio e Dorotea, e Ceccardo Roccatagliata, che ove non lo
aduggiano atteggiamenti letterarî, canta pianamente la malinconia delle deserte
aspirazioni a un rinnovamento della vita; e avevano fatto nobile oggetto della
loro poesia i cosiddetti "crepuscolari" fioriti nel decennio avanti la guerra. Tra i

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1000/1196
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quali vanno segnalati Sergio Corazzini, che ama e canta la vita semplice delle
cose e degli uomini, i singhiozzi 
degli organetti di Barberia, con l'accoramento
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

d'una malinconia presaga della morte vicina, e Guido Gozzano, il più


(/index.html)
significativo del gruppo, che in aria dimessa e quasi dinoccolata, esprime la
CATALOGO (/CATALOGO/)
poesia delle cose tenui e comuni, immagini sfumate del passato, ricordi
sconsolati e sbiaditi, sogni distrutti dall'ironia della realtà. E con i crepuscolari
potrebbe anche essere mandatoSCUOLA Francesco Gaeta, musicale poeta d'indefinite
(/TRECCANISCUOLA/)
tristezze. Più giovani, se non d'età, di maturità artistica, e quindi diversi dai
precedenti anche nei processi tecnici, vennero poi Arturo Onofri, forte poeta
d'uno sfumato frammentismo descrittivo e diARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) fantastici sogni; Umberto Saba,
(/TRECCANIARTE/)

ispirato da una sottile malinconia che si diffonde dall'uomo alle cose, Giuseppe
Ungaretti, il poeta delle brevi notazioni frammentarie, addensanti in una frase,
in una parola, meditate impressioni;
TRECCANIDiego Valeri,
CULTURA buon traduttore di poeti
(/CULTURA/)

francesi e, nell'opera sua originale, poeta ben disciplinato di emozioni delicate,


in forme semplici e colorite tra di crepuscolare e d'impressionista; Giovanni
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Titta Rosa, piacevole narratore e fine cesellatore di liriche impressioni di
natura; Eugenio Montale, dalle immagini precise, dure, taglienti nei paesaggi
assunti a simbolo d'anima in visioni spiritualizzate, Ugo Betti, delicato poeta, sì
nelle liriche e sì nelle commedie e negli scritti in prosa, di gioie e di tristezze
sentite nell'unità della vita, Nicola Moscardelli, e altri più o meno felici
interpreti poetici di fuggevoli stati d'animo.

Se il futurismo, che aveva imperversato nei cinque o sei anni preccdenti alla
guerra, era andato a poco a poco moderando i suoi eccessi, e aveva finito col
mettere la sordina ai suoi fragorosi strumenti e con l'acchetare nelle accennate
forme di frammentismo psicologico il suo sforzo di rinnovamento dell'arte e
insieme della vita, una più disciplinata concezione dell'arte, meglio conforme
alla tradizione letteraria italiana, fu attuata da alcuni poeti più anziani, che,
silenziosi da più tempo, felicemente rinnovarono la loro vena dopo la guerra
mondiale: Pietro Mastri, che in forme tra libere e tradizionali elabora nella Via
delle stelle sottili introspezioni autobiografiche, e Vincenzo Gerace (1876-1930),
creatore d'un mondo poetico di non comune profondità; e s'affermò nella
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1001/1196
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dottrina e nella pratica d'arte d'alcuni giovani, cooperatori della Ronda, rivista
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
vissuta dal 1919 al 1923, la quale senza rinunciare alle vere conquiste di libertà
e(/index.html)
modernità fatte dalle più recenti scuole letterarie, prese a combatterne gli
eccessi e le stravaganze, tutto ciò che di sciatto, d'informe, di retorico, di
CATALOGO (/CATALOGO/)
mediocre avevano prodotto, cercando di ricondurre l'arte all'equilibrio, alla
precisione, al decoro dello stile, a quel senso della forma insomma che,
indefettibile eredità dei secoli, iSCUOLA
rondisti trovavano squisitamente espresso nelle
(/TRECCANISCUOLA/)
prose e nelle poesie del Leopardi. Furono con altri, tra quei giovani, Vincenzo
Cardarelli, fondatore della rivista, lirico e prosatore di composta originalità;
Emilio Cecchi, figura originale d'artista della ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) penna nato dal pensatore e dal
(/TRECCANIARTE/)

critico, nutrito di cultura italiana e straniera, denso, preciso, colorito (Pesci


rossi, 1920; L'osteria del cattivo tempo, 1927; Qualche cosa, 1932; Messico, 1932);
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Antonio Baldini, che nel suo libro di guerra Nostro Purgatorio e in Michelaccio
diede forma in pagine di prosa limpida e schietta all'arguzia fine del suo spirito,
atteggiato a un'indulgente ironia ACQUISTA
verso le cose del mondo; Riccardo Bacchelli,
(/EMPORIUM/)

che dall'ironia di Lo sa il tonno, passò alla narrazione tra fantastica e storica nel
Diavolo al Pontelungo e in Oggi domani e mai, e alla narrazione storico-critica,
acuta e penetrante, nella Congiura di don Giulio d'Este, scrittore di limpidezza ed
evidenza singolari.

Caratteristica negli scrittori del Novecento questa unione dello spirito creatore
con lo spirito critico, unione che, contemporaneità o successione, è in ogni caso
bisogno d'una consapevolezza dell'opera creativa, che torna a vantaggio e forse
più spesso a danno dell'arte. Critico acuto della letteratura moderna e
contemporanea fu nei suoi esordî Giuseppe Antonio Borgese, che acquistò poi
un posto cospicuo fra i narratori italiani con i romanzi Rubè e I vivi e i morti e
con libri di novelle, quelli e questi in vario modo materiati di esperienze
personali dell'autore (ispiratrici anche d'un volume di poesie), condotti con
finezza penetrante d'analisi psicologica, scritti in una prosa di salda e nobile
costruzione, dalla quale balzano energicamente individuate le figure degli
attori. Venuto alla letteratura dal giornalismo e dal giornalismo militante difeso
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1002/1196
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contro i pericoli della letteratura, il Borgese è tra quegli scrittori-giornalisti o


giornalisti-scrittori che,ISTITUTO
critici o(/ISTITUTO/)
creatori, furono e sono divulgatori nelmiglior
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

senso della parola di questioni e d'idee letterarie e artistiche, cronisti eleganti,


(/index.html)
artefici d'un tipo di prosa garbatamente plasmato sul tono e sul ritmo della vita
CATALOGO (/CATALOGO/)
moderna. Del qual genere d'arte giornalistica oggi mirabilmente rappresentato
da Ugo Ojetti, era stato precursore e iniziatore fin dal periodo sommarughiano
Edoardo Scarfoglio, narratore di novelle e di viaggi, polemista gagliardo,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
prosatore di tempra originale anche se di tinta leggermente carducciana.

Con alcuni dei qui ricordati, moltissimi altri furono


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e sono, negli anni dopo la
ARTE (/TRECCANIARTE/)

guerra mondiale, i cultori della prosa narrativa. Scrittori che già dianzi o
s'erano provati a narrare o avevano piuttosto sperimentato l'arringo poetico,
diedero allora il meglio delle loro possibilità
TRECCANI CULTURAin prose di romanzi o di novelle o
(/CULTURA/)

di bozzetti: Italo Svevo, fine osservatore e forte descrittore d'anime, il cui


ultimo romanzo, La coscienza di Zeno, degnamente rinverdì la fama dei suoi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
romanzi precedenti; Francesco Chiesa, ticinese, che attraverso un lungo e
nobile tirocinio di poesia tra lirica ed epica, venne elaborando la sua
individualità d'artista, giunta forse a pienezza nel romanzo Tempo di marzo,
bella figurazione di psicologia del fanciullo cinta d'un simpatico alone di poesia;
Virgilio Brocchi, romanziere fecondissimo, cui la facilità toglie finezza, e certa
ingenua mobilità di giudizî e d'impressioni, fermezza e chiarezza di carattere
artistico personale; Lucio D'Ambra, spigliato e leggiero narratore di storie
argutamente inventate; Antonio Beltramelli, curioso e non sempre organico
impasto di dannunzianesimo verbale e di regionalismo romagnolo, di rude
passionalità e di voluto cerebralismo; Guido da Verona, divulgatore d'un
dannunzianesimo imborghesito. Artisti più profondi sono Carlo Linati, spirito
di scrittore solido e pacato, che mette nelle descrizioni paesistiche una certa aria
di domesticità lombarda; Federigo Tozzi, narratore di tendenze
autobiografiche, in parte seguace del verismo regionale, ma dotato d'una sua
specifica rude ed energica individualità drammatica che lo avvicina ai Russi;
Marino Moretti, che le note e i colori tenui e sbiaditi della sua poesia
crepuscolare, rinnova nelle figure e nelle immagini deboli, delicate, un po' tristi
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dei suoi romanzi; Fausto Maria Martini, di origine crepuscolare anche lui e
drammaturgo di non comune penetrazione, che nei suoi romanzi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
autobiografici atteggia in forme limpide e corrette una concezione austera e
(/index.html)
delicata della vita; il pensoso e caustico Piero Jahier; Salvator Gotta, la cui arte,
CATALOGO (/CATALOGO/)
limpida e schietta in alcuni romanzi d'ispirazione regionale, è turbata in altri da
preoccupazioni e da intenti pratici. E qui va ricordato anche il triestino Scipio
Slataper, caduto nei primi mesiSCUOLA
della guerra, amico dei vociani, ma da loro
(/TRECCANISCUOLA/)
diverso nell'aspro lirismo del suo libro Il mio Carso.

Più giovani, almeno diLIBRImaturazione spirituale,


(/TRECCANILIBRI/) altri
ARTE tentarono e tentano nuove
(/TRECCANIARTE/)

vie: Umberto Fracchia, che nei suoi romanzi rappresenta efficacemente la


tendenza generale della nuova letteratura a superare il contrasto tra l'umana
spiritualità e il mondo della natura; Corrado Alvaro, geniale rinnovatore del
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

verismo regionale in una rappresentazione d'anime e di paesaggi che in tono


d'epopea illumina quelle della luce di questi, e anima questi della vita di quelle
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
(La siepe e l'orto; L'uomo nel labirinto; L'amata alla inestra; Gente in Aspromonte;
Vent'anni; La signora dell'isola); Curzio Malaparte, versatile ingegno di
narratore, di poeta e di polemista politico e letterario; G. B. Angioletti, agile
spirito di critico e di creatore forse non ancora rivelatosi in tutte le sue
possibilità; Massimo Bontempelli, novellatore, romanziere e commediografo,
ormai più giovane di propositi che d'età, creatore di situazioni paradossali e di
contrasti esasperanti d'anime e amuienti; Paolo Monelli, che ne Le scarpe al sole
ha dato all'Italia uno dei libri più freschi e immediati sulla sua guerra; Orio
Vergani acuto indagatore di anime semplici, con un'arguzia tutta venata di
malinconia (Io, povero negro; Domenica al mare; Levar del sole); Lorenzo Viani,
pittore e scrittore che trasforma spesso in cifra l'icasticità del suo dialetto
viareggino; Bonaventura Tecchi, che nello sforzo di compenetrare l'umano e
l'ambiente in una rappresentazione di consensi o di contrasti, porta una sua
acuta e tutta personale intuizione degli stati dell'anima umana (Il nome sulla
sabbia, Il vento tra le case; Tre storie d'amore); Delfino Cinelli, notevole per la sua

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originale visione e rappresentazione dell'ambiente campestre; Alberto Moravia,


che nei suoi Indi ferentiISTITUTO
mostra,(/ISTITUTO/)
pur tra inesperienze suoi
e acerbità, caratteri
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

proprî di narratore nuovo e robusto.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Narratore in versi, limpido, brioso, sciolto, Riccardo Balsamo-Crivelli
(Boccaccino, La iaba di Calugino, ecc.) ebbe non immeritato un plauso di critica,
che mostra qual fascino abbia inSCUOLA
Italia certo garbato e delicato arcaismo, in cui
(/TRECCANISCUOLA/)

s'appaga il tradizionale senso della forma. Ed è questa una delle ragioni del
successo anche dei drammi di Sem Benelli, drammi d'effetto, ma poveri di
vitalità vera, che sannoLIBRI
di letteratura nelle invenzioni,
(/TRECCANILIBRI/) nella lingua, nella
ARTE (/TRECCANIARTE/)

verseggiatura. Con questi drammi il Benelli, che già aveva in Tignola tentato
una sottile analisi d'anime moderne, prese a trattare quel teatro di poesia,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
storico, archeologico e mitologico, che, come s'è visto, aveva avuto iniziatore il
D'Annunzio. Ma ciò che al grande artista era più o meno felicemente riuscito,
non ebbe fortuna nei seguaci, cheACQUISTA
spesso amarono complicare d'interpretazioni
(/EMPORIUM/)
e di simboli civili o patriottici la rappresentazione storica, e quel tipo di teatro,
non ostante la nobiltà degl'intenti e il vigore degl'ingegni, può dirsi ormai
tramontato. Qui basterà ricordare, ad esemplificazione, il Solco quadrato e il
Giuda di Federico Valerio Ratti, la Carlotta Corday e il Giulio Cesare d'Enrico
Corradini, i drammi del Risorgimento (La giovane Italia, Re Carlo Alberto,
Garibaldi, ecc.) e la Trilogia della Tavola rotonda di Domenico Tumiati, Madame
Rolland e Ginevra degli Almieri di Giovacchino Forzano, il Tristano e Isotta di
Ettore Moschino; Il Be fardo di Nino Berrini. Siano a parte ricordati l'Orione, il
Glauco e il Belfagor di Ercole Luigi Morselli, singolari per la malinconia
dell'idillio e per lo sforzo, sebbene non sempre riuscito, di profondità simbolica.

Di vitalità tenace e feconda diede prova il dramma psicologico, o meglio,


borghese, di cui si videro già sviluppi e atteggiamenti varî sul cadere del sec.
XIX e all'aprirsi del nuovo secolo. Finezza di psicologo e senso d'umanità rivela
Fausto Maria Martini, già ricordato fra i narratori, nel Giglio nero, in Ridi
pagliaccio! e nel Fiore sotto gli occhi, mentre in L'altra Nanetta, affacciando il
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problema dell'influsso della finzione sulla realtà, anche s'avvicina a quella forma
di teatro in cui sbocca, negando 
sé stesso, il teatro borghese e che per l'opera
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
e
l'azione d'un grande artista, Luigi Pirandello, riuscì a conquistare il favore del
(/index.html)
pubblico. È il teatro del grottesco, così denominato dalla qualificazione data alla
CATALOGO (/CATALOGO/)
sua commedia La maschera e il volto (1916) da Luigi Chiarelli, che da situazioni
paradossali, svolte e sceneggiate con singolare abilità, riesce a una specie di
satira grottesca del teatro psicologico,
SCUOLA ponendo quella che è la realtà pratica
(/TRECCANISCUOLA/)
della vita di fronte agli atteggiamenti, alle illusioni, agl'infingimenti che sono
una fatale necessità degli uomini. Intorno a questo tipo di teatro s'aggruppano,
diversi per il genere delle invenzioni
LIBRI e, naturalmente,
(/TRECCANILIBRI/) per energia di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

rappresentazione, i drammi di Pier Maria Rosso di San Secondo, autore anche


di romanzi e novelle, che con Marionette, che passione! (1918) diede al teatro
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
un'opera di singolare vigoria nella figurazione d'un mondo incolore schiavo
della passione; di Luigi Antonelli, di Enrico Cavacchioli e di qualche altro.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Nella sua ricca produzione, che fu prima di narratore originalissimo, ed ora è
essenzialmente di fortunato drammaturgo, il Pirandello s'affatica intorno al
problema del significato sempre sfuggente della vita umana; e dall'antitesi,
studiosamente messa in evidenza, tra la nuda essenza della vita e le apparenze di
cui gli uomini devono rivestirla, tra quello che la vita è nella sua realtà
inconoscibile e quello che gli uomini devono credere che essa sia, balza un
umorismo tragico squisitamente e inesorabilmente espresso dall'arte. Accade
talvolta, sì nella prosa narrativa e sì nei drammi del Pirandello, che il problema
filosofico aduggi d'un importuno cerebralismo l'arte del poeta; ma in generale
la vivida creatività della sua fantasia e, nei drammi, la mirabile sua perizia della
tecnica teatrale vincono le astruse complessità logiche e offrono al lettore o allo
spettatore figure e scene di viva e vera umanità. Forse nulla di più alto e
perfetto offre oggi la letteratura italiana, che l'arte del Pirandello; ma nel dato
culturale, tormentoso e malinconico, ch'essa domina e spesso annulla in sé, si
riflette la condizione odierna della letteratura stessa, ondeggiante incerta tra
ispirazioni disparate ed esperienze diverse, quasi in attesa dello scrittore

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

possente per la cui bocca, rivendicata la sua indipendenza anche dalle coetanee
letterature straniere, come  nuova
già dalle classiche, essa dica al mondo una sua
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

parola di vita.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Storiogra ia e critica. - Negli studî storici l'avviamento erudito, pur così fecondo
di utili risultati, tendeva verso la fine del sec. XIX a restringersi all'indagine e
all'illustrazione dei fatti estrinseci, rinunciando,
SCUOLA in omaggio a una pretesa
(/TRECCANISCUOLA/)
oggettività scientifica, alla guida di concetti atti a graduare l'importanza dei
problemi e a fornire il fondamento logico d'una qualsiasi costruzione di
complesso. Così la storia si (/TRECCANILIBRI/)
LIBRI disgregava nell'aneddoto e nell'episodio; la ricerca
ARTE (/TRECCANIARTE/)

bibliografica e documentaria diveniva fine a sé stessa, e l'esumazione, pur che


fosse, d'un documento storico o letterario o la descrizione d'un codice ignoto
rischiava di parere opera più meritoria che la paziente e sapiente restituzione
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

filologica d'un testo famoso, o la ricostruzione criticamente ragionata d'un


periodo di storia o d'un'anima di statista o di scrittore.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Ma al principio del nuovo secolo la rinascita dell'idealismo, promossa


principalmente da Benedetto Croce e da Giovanni Gentile, e con essa e per essa
il ravvalorarsi, non soltanto in Italia, delle tendenze speculative, infusero una
nuova vita in ogni branca degli studi storici, ormai non più dimentichi del loro
fine, la rappresentazione dello spirito umano nel suo svolgimento. Così la
storia civile e politica, mentre aguzza lo sguardo su larghi orizzonti, anima il
frutto delle oculate ricerche metodiche d'un pensiero interpretativo, che
umanizza e con discrezione individualizza il racconto, dianzi invano aspirante a
un meccanicismo agnostico e impersonale; e la storia letteraria, risalita a
dignità di critica, vede al lume delle nuove o rinnovate dottrine estetiche i fini e
i confini del suo ufficio, ben consapevole ormai della gradazione gerarchica
delle varie operazioni che ad essa confluiscono, e disposta a scernere tra i fatti e
i documenti, quelli che ne formano l'oggetto immediato da quelli che vanno
considerati in vario modo concomitanti.

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Liberatasi dai pregiudizî esclusivistici del materialismo storico, la storia del


mondo antico e delle età moderne procede guidata da larghi concetti 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

d'ispirazione idealistica e rivissuta nell'attualità, e vanta cultori d'alto valore,


(/index.html)
quali Gaetano De Sanctis, Benedetto Croce, Francesco Ercole, Francesco
CATALOGO (/CATALOGO/)
Ruffini, Gioacchino Volpe e non pochi altri. La critica letteraria invece, che già
vide prima della guerra fiorire la giovinezza di Enrico Thovez, di G. A.
Borgese, di Renato Serra, di Emilio Cecchi e ardere le polemiche dei vociani,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
seguaci o contraddittori dell'estetica del Croce, ondeggia ora in una, forse più
pratica che teorica, incertezza d'indirizzo; ché mentre da una parte la critica che
è o vuol essere di pensiero
LIBRI e si volge di preferenza
(/TRECCANILIBRI/) (ma non esclusivamente) alla
ARTE (/TRECCANIARTE/)

letteratura moderna e contemporanea, facilmente si perde in una presuntuosa


superficialità chiacchierina, dall'altra la critica ben ferrata di preparazione
storica e di esperienza metodica o par temere,
TRECCANI CULTURAsia peritanza o incapacità, le
(/CULTURA/)

energie autonome del pensiero o gioca a nascondere quella sua preparazione e


magari a svalutarne la necessità, per timore di non parere abbastanza moderna.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Sono pochi quelli che, prestando ascolto ai maestri della nuova estetica non
pure nella speculazione teorica, ma nel culto e nell'uso d'una salda erudizione e
dei sani procedimenti pratici, accolgono volentieri le novità, senza rinnegare,
anzi perfezionando nel rinnovato ambiente spirituale dottrina e metodo, e
fecondando e illuminando con le nuove idee la presunta aridità e opacità
d'indagini minuziose, nelle quali sta tanta parte della probità e dell'utilità del
lavoro scientifico. E già per questo cammino, che non conduce né alla fusione
del vecchio col nuovo, né ad un temperamento di quello con questo, ma
all'annullamento dell'uno e dell'altro in concetti e metodi nuovi, pare che si
avviino i giovanissimi.

Principali raccolte di opere della letteratura italiana. - Edizione delle opere


classiche dedicata a S. E. il signor Melzi D'Eril, duca di Lodi, ecc., Milano 1803-14,
collez. dei Classici italiani in 255 voll., alla quale fa seguito l'Edizione delle opere
classiche italiane del sec. XVIII, Milano 1818 segg., in 153 voll.; Parnaso italiano
dell'Antonelli, Venezia 1832-51, in 12 voll., Biblioteca Nazionale Le Monnier,

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Firenze 1847 segg.; Collezione gialla Barbera, Firenze 1855 segg.; Collezione
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
diamante, Firenze 1858 segg.; Collezione di opere inedite o rare dei primi tre secoli
della lingua per cura della R. Commissione pe' testi di lingua, Bologna 1863-1929,
(/index.html)

voll. 109; Scelta di curiosità lett. ined. o rare dal


CATALOGO sec. XIII al XVII, in append. alla
(/CATALOGO/)

precedente, Bologna 1861-1899, voll. 254; Biblioteca rara Daelli, Milano 1862-
65, in 65 volumetti; Biblioteca classica economica Sonzogno, Milano 1873 segg.;
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Raccolta di opere ined. o rare di ogni secolo della letterat. ital., Firenze 1880 segg.;
Piccola biblioteca ital. Sansoni, Firenze 1883 segg.; Documenti di storia letteraria,
pubbl. per cura della Società Filologica Romana,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTERoma 1904 segg.; Scrittori
(/TRECCANIARTE/)

d'Italia, Bari 1910 segg. (finora se ne sono pubblicati 144 voll.); Scrittori nostri,
Lanciano 1910 segg. Raccolte di scrittori italiani commentati, le quali si
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
vengono di giorno in giorno accrescendo, sono: la Biblioteca scolastica di classici
italiani della casa editrice G. C. Sansoni di Firenze; i Classici italiani con note
dell'Unione tipografica editrice torinese;
ACQUISTAla(/EMPORIUM/)
Biblioteca classica Hoepliana
dell'editore U. Hoepli di Milano; la Biblioteca dei classici italiani della casa G. B.
Paravia di Torino; la Biblioteca di classici italiani annotati della casa Francesco
Vallardi di Milano; i Classici italiani commentati dell'editore Vallecchi di Firenze;
la Collezione scolastica della casa Barbera di Firenze; la Biblioteca classica italiana
dell'editore Perrella di Napoli; gli Scrittori italiani con note della casa Zanichelli di
Bologna; la Biblioteca di classici italiani commentati per le scuole, dell'editore Giusti
di Livorno, ecc. Antologie di varia ampiezza e d'importanza più che scolastica,
con notizie biografiche più o meno ricche e talune con quadri di complesso dei
secoli: A. D'Ancona e O. Bacci Manuale della letterat. ital., nuova ediz.
interamente rifatta, Firenze 1900-901, in 5 voll. più un sesto di supplemento
(1910); T. Casini, Lett. ital. Storia ed esempi, I, Roma-Milano 1909 (del II vol.
solo la prima parte, 1910); F. Torraca, Manuale della letterat. ital., 8ª ed., Firenze
1928 segg., in 4 voll.: A. Momigliano, Antologia della letterat. ital., Messina 1927
segg.; V. Nannucci, Manuale della letterat. del primo secolo, 3ª ed., Firenze 1878,
in 2 voll.; E. Monaci, Crestomazia ital. dei primi secoli, Città di Castello 1889-97;
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1009/1196
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E. Falqui, Antologia della prosa scienti ica ital. del '600, Roma-Milano 1930; G.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Mestica, Manuale della letterat. ital. del sec. XIX, Firenze 1885-87, 2 voll. in tre
tomi; I poeti futuristi con un proclama di F.T. Marinetti e uno studio sul verso
(/index.html)

libero di P. Buzzi, Milano 1912; G. Titta Rosa,


CATALOGO I Prosatori, Milano 1921, in 2
(/CATALOGO/)

voll.; G. Papini e P. Pancrazi, Poeti d'oggi (1900-925), 2ª ed., Firenze 1925; E.


Falqui e E. Vittorini; Scrittori nuovi, Lanciano 1930.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Bibl.: Storie generali. G. M. Crescimbeni, L'istoria della volgar poesia, Venezia


1730-31, voll. 6; G. Gimma, Idea dell'Italia letterata,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Napoli 1723; F. S. Quadrio,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Della storia e della ragione d'ogni poesia, Bologna-Milano 1739-52, voll. 4 in 7


tomi; G. M. Mazzuchelli, Gli scrittori d'Italia, Brescia 1753-1763, voll. 2 in 6
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
parti, dizionario bio-bibliogr. degli scrittori, che arriva solo alla fine della
lettera B; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Modena 1772-82, voll. 9,
ristampata dall'autore con correzioni e aggiunte,
ACQUISTA Modena 1787-94, e poi molte
(/EMPORIUM/)

volte; P. L. Ginguené, Historie littéraire d'Italie, Parigi 1824-35, voll. 14, dei quali
i tre dal VII al IX furono compiuti da F. Salfi su manoscritti dell'autore, e i
seguenti sono opera del Salfi, che arriva sino al Seicento (la traduz. ital., Milano
1823-28, è condotta sulla prima edizione); F. Salfi, Résumé de l'hist. de la
littérature italienne, Parigi 1826, voll. 2 (traduz. italiana, Milano 1834); G. B.
Corniani, I secoli della letteratura ital. dopo il suo risorgimento, commentario (1804-
13) con le aggiunte di C. Ugoni (1820-22) e S. Ticozzi e continuato per cura di
F. Predari, Torino 1854-56, voll. 8; E. Ruth, Geschichte der ital. Poesie, Lipsia
1844-47, voll. 2; P. Emiliani Giudici, Storia della letteratura ital., Firenze 1855,
più volte ristampata; C. Cantù, Storia della letterat. ital., Firenze 1865; L.
Settembrini, Lezioni di letterat. ital., Napoli 1868-70, voll. 3, ristampati più volte;
F. De Sanctis, Storia della letteratura ital., Napoli 1870, voll. 2 (notevole
l'edizione curata da B. Croce, Bari 1912); A. Bartoli, Storia della letterat. ital.,
della quale uscirono, Firenze 1878-89, solo i primi 7 voll., che arrivano solo a
Dante e, senza inframmesse, al Petrarca; A. Gaspary, Geschichte der ital. Literatur,

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1010/1196
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Berlino 1884-88, voll. 2, che non esauriscono neppure tutta la letteratura del
sec. XVI (traduz. ital., 2ª B.
ed., I, Torino 1914; II, 1900-901, in due parti);
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Wiese-E. Percopo, Gesch. der ital. Litteratur von den ältesten Zeiten bis zur
(/index.html)
Gegenwart, Lipsia 1899 (traduz. ital., Torino 1904); G. Zonta, Storia d. letterat.
CATALOGO (/CATALOGO/)
ital., con note bibliograf. di G. Balsamo-Crivelli, Torino 1927-1932, voll. 3; V.
Rossi, Storia d. letterat. ital., 11ª ed., Milano 1933, voll. 3; H. Hauvette, Littérature
italienne, 2ª ed., Parigi 1932. Cfr. anche G. A. Borgese, Il senso della letterat. ital.,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Milano 1931.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Storie di secoli e periodi letterarî. - Una storia della letteratura italiana, nella quale
a ogni secolo corrisponde un volume e un diverso collaboratore, pubblicò per
la prima volta, negli anni tra ilTRECCANI
1878 e l'80, la casa
CULTURA ed. Francesco Vallardi di
(/CULTURA/)

Milano; la ripubblicò, mutati i collaboratori, negli anni tra il 1898 e il 1926; e


sta ora dandola in luce per la terza volta, rinnovata e in parte con altri
collaboratori. Delle due prime serie s'indicano
ACQUISTA qui i volumi che serbano ancora
(/EMPORIUM/)

una loro importanza; della terza i volumi finora pubblicati: A. Bartoli, I primi
due secoli della letteratura ital., 1880; F. Novati-A. Monteverdi, Le origini, 1926;
G. Bertoni, Il Duecento, 1930; G. Volpi, Il Trecento, 1907; V. Rossi, Il
Quattrocento, 1933; U. A. Canello, Storia d. letterat. ital. nel sec. XVI, 1880; F.
Flamini, Il Cinquecento, 1902; G. Toffanin, Il Cinquecento, 1929; A. Belloni, Il
Seicento, 1929; G. Natali, Il Settecento, 1929; G. Mazzoni, L'Ottocento, 1913. -
Inoltre: G. Carducci, Dello svolgimento della letterat. nazionale (secoli XII-XVI), in
Opere, I, pp. 27-187; A. Gaspary, Die sicilianische Dichterschule des 13. Jahrhund.,
Berlino 1878 (traduz. ital. Livorno 1882); F. Torraca, Studi su la lirica ital. del
Duecento, Bologna 1902; G. A. Cesareo, Le origini della poesia lirica e la poesia
siciliana sotto gli Svevi, 2ª ed., Palermo 1924; E. Gebhardt, Les origines de la
Renaissance en Italie, Parigi 1879; A. Symonds, Renaissance in Italy: The revival of
learning, Londra 1877; id., Italian literature, Londra 1881, in due parti; L. Geiger,
Renaissance und Humanismus in Italieb u. Deutschland, Berlino 1882 (traduz. ital.,

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1011/1196
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Milano 1891); G. Körting, Die An änge der Renaissancelitteratur in Italien, Lipsia


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
1884; J. Burkhardt, La civiltà del Rinascimento in Italia, traduz. ital. di D. Valbusa,
3ª ed. accresciuta per cura di G. Zippel, Firenze 1921, voll. 2; G. Voigt, Die
(/index.html)

Wiederbelebung des classischen Alterthums,


CATALOGO3ª(/CATALOGO/)
ed curata da M. Lehnerdt, Berlino
1893, voll. 2 (trad. ital., Firenze 1888-91; con Giunte e correzioni di G. Zippel,
Firenze 1897); F. Monnier, Le Quattrocento. Essai sur l'histoire littéraire du XVe
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
siècle italien, Parigi 1901, voll. 2; F. Flamini, La lirica tosana del Rinascimento, Pisa
1891; G. Toffanin, La ine dell'Umanesimo, Torino 1920; B. Croce, Poesia
popolare e poesia d'arte. LIBRI
Studî (/TRECCANILIBRI/)
sulla poesia ital. dalARTE al Cinquecento, Bari 1933; id.,
Tre (/TRECCANIARTE/)
Storia dell'età barocca in Italia, Bari 1929; id., Saggi sulla letterat. ital. del Seicento,
Bari 1911; 2ª ed., 1924; id., Nuovi saggi sulla letterat. ital. del Seicento, Bari 1931;
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
G. Maugain, Étude sur l'évolution intellectuelle de l'Italie de 1657 à 1750 environ,
Parigi 1909; E. De Tipaldo, Biogra ia degli Italiani illustri nelle scienze, lettere ed
Venezia
ACQUISTA
arti nel sec. XVIII e dei contemporanei, 1834-45, voll. 10 (le biografie sono
(/EMPORIUM/)

di molti autori); A. Lombardi, Storia della letterat. ital. nel sec. XVIII, Modena
1827-30, voll. 4; Vernon Lee, Il Settecento in Italia: Letteratura, teatro, musica,
vers. dall'inglese, Napoli 1932, voll. 2; M. Landau, Geschichte der. ital. Litteratur
im 18. Jahrh., Berlino 1899; F. Monnier, Venise au XVIIIe siècle, Parigi 1907; E.
De Marchi, Lettere e letterati ital. del sec. XVIII, Milano 1882; A. Graf,
L'anglomania e l'in lusso inglese in Italia nel sec. XVIII, Torino 1911; Collezione
settecentesca a cura di S. Di Giacomo, Palermo 1900 segg. (raccolta di
monografie su argomenti settecenteschi); P. Hazard, La révolution française et les
lettres italiennes (1789-1815), Parigi 1910; J. Luchaire, Essai sur l'évolution
intellectuelle de l'Italie de 1815 à 1830, Parigi 1906; G. Zonta, L'anima dell'Ottocento,
Torino 1924; G. Barzellotti, La letterat. e la Rivoluzione in Italia avanti e dopo il
1848 e 49, in Dal Rinascimento al Risorgimento, 2ª ed. Palermo 1910; F. De
Sanctis, La letterat. ital. nel sec. XIX, Napoli 1898; B. Croce, La letterat. della nuova
Italia, Bari 1914-15; 3ª ed., 1929, voll. 4; G. A. Borgese, La vita e il libro, Bologna

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1012/1196
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1910-13, voll. 3; F. Flora, Dal romanticismo al futurismo, 2ª ed., Milano 1925; K.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Vossler, Ital. Literatur der Gegenwart, Heidelberg 1914 (trad. ital., 2ª ed., Napoli
1922); P. Nardi, Novecentismo, Milano 1926; B. Crémieux, Panorama della litt.
(/index.html)

ital, cont., Parigi 1928; A. Momigliano, Impressioni


CATALOGO di un lettore cont., Milano
(/CATALOGO/)

1928; C. Pellizzi, Le lettere ital. del nostro secolo, Milano 1929; G. Ravegnani, I
contemporanei, Torino 1930; G. Bellonci, Introduzione alla letteratura d'oggi, in
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Annali dell'istruzione media, VIII (1932), quad. 3-4; G. B. Angioletti, Ragguaglio
delle nostre lettere, in Il giornale di politica e di letterat., VIII (1932), fasc. 6; A.
Bocelli, La letteratura nell'ultimo decennio, in Scuola
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE e cultura (Annali della
(/TRECCANIARTE/)

istruzione media), VIII (1932), quaderno 5-6; F. Casnati, Novecento, Milano 1932;
P. Mignosi, Linee di una storia della nuova poesia italiana, Palermo 1933.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Storie dei generi letterarî. - Una storia dei generi letterarî italiani fu disegnata
dalla casa Francesco Vallardi di Milano,
ACQUISTAche ne affidò l'esecuzione a molti
(/EMPORIUM/)

collaboratori, e che la viene pubblicando a dispense. S'indicano gli scritti di cui


sia completo, o quasi, almeno uno dei volumi in cui dovrebbero dividersi: A.
Albertazzi, Il romanzo, 1904; F. Foffano, Il poema cavalleresco, II, 1905 (il primo
vol. doveva essere scritto da V. Crescini); E. Bertana, La tragedia, 1906; E.
Carrara, La poesia pastorale, 1908; I. Sanesi, La commedia, I, 1911; O. Bacci, La
critica dall'antichità classica al Rinascim., 1911; A. Belloni, Il poema epico e
mitologico, 1912; C. Trabalza, La critica dai primordi dell'umanesimo all'età nostra,
I, 1915; V. Cian, La satira, I, 1923; L. Di Francia, La novellistica, I, 1924; G. Lisio,
La storiogra ia, I, rimasto interrotto al secolo XIV con la p. 528; A. Galletti,
L'Eloquenza, vol. I, che fa la storia dell'eloquenza sacra sino alla Controriforma e
inizia appena la trattazione dell'eloquenza politica e politico-accademica. A
questo libro fanno seguito i due volumi di E. Santini, L'eloquenza ital. dal
Concilio tridentino ai nostri giorni, I: Gli oratori sacri, Palermo 1923; II: Gli oratori
civili, Palermo 1928. - Altre opere intorno a generi o motivi letterarî: A.
D'Ancona, Origini del teatro ital., 2ª ed., Torino 1891, voll. 2; L. Torelli, Il teatro
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1013/1196
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ital. dalle origini ai giorni nostri, Milano 1924; V. De Bartholomaeis, Le origini


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
della poesia drammatica ital. Bologna 1924; F. Neri, La tragedia ital. del

Cinquecento,
(/index.html) Firenze 1904; G. Guerzoni, Il teatro nel secolo XVIII, Milano 1876; E.
Bertana, Il teatro tragico italiano delCATALOGO prima dell'Al ieri, in Giorn. stor. d.
sec. XVIII(/CATALOGO/)
letterat. ital., suppl. n. 4; A. Parducci, La tragedia classica ital. del sec. XVIII
anteriore all'Al ieri, Rocca S. Casciano 1902; A. Galletti, Le teorie drammatiche e la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
tragedia in Italia nel sec. XVIII, I (1700-1750), Cremona 1902; S. d'Amico, Il teatro
italiano, Milano-Roma 1932; G. B. Marchesi, Romanzieri e romanzi ital. del
Settecento, Bergamo 1903; L.(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI Russo, I narratoriARTE
(1860-1922), Roma 1923; B.
(/TRECCANIARTE/)

Croce, Teoria e storia della storiogra ia, Bari 1917; id., Storia della storiogra ia ital.
nel secolo XIX, Bari 1921, voll. 2; E. Spingarn, La critica letter. nel Rinascimento,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Bari 1905; G. A. Borgese, Storia della critica romantica in Italia, 2ª ediz., Milano
1923; L. Tonelli, La critica letteraria italiana negli ultimi cinquant'anni, Bari 1914;
F. Piccolo, La critica contemporanea, Napoli (/EMPORIUM/)
ACQUISTA 1921.

Bibliogra ie della letteratura di secoli o generi: B. Gamba, Serie dei testi di lingua dal
sec. XIV al XIX, 4ª ed., Venezia 1839; F. Zambrini, Le opere volgari a stampa dei
secoli XIII e XIV, 4ª ed., con appendice, Bologna 1884; e con un Supplemento con
gli indici generali, a cura di S. Morpurgo, Bologna 1929; G. Melzi e P. A. Tosi,
Bibl. dei romanzi di cavalleria italiani, Milano 1865; G. B. Passano, I novellieri ital.
in verso, Torino 1868, voll. 2; id., I novellieri italiani in prosa, Bologna 1878;
Guide bibl. per la produzione dal 1860 in poi, pubblicate dalla Fondazione
Leonardo: L. Tonelli, La critica, 1920; L. Piccioni, Il giornalismo, 1920; C. Levi, Il
teatro, 1921; G. Bustico, Il teatro musicale, 1924.

Periodici letterarî. - Il Propugnatore, Bologna 1868-87 con indice, n. s., 1888-93;


Giornale storico della letteratura italiana, Torino 1883 segg., con due indici, uno
dei primi 24 voll. (1883-94), l'altro dei primi 50 (1883-1907) e se ne promette
un terzo dei primi cento; Supplementi al Giornale storico, Torino 1898 segg.;
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1014/1196
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Rivista critica della letterat. italiana, Firenze-Roma 1884-92; La Rassegna


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
bibliogra ica della letterat. ital., Pisa 1893-1915 con indice alla fine del vol. X
(1902), divenuta poi La Rassegna, Napoli 1916 segg.; La Rassegna critica della
(/index.html)

letterat. ital., Napoli 1896-1925; Studi di letterat.


CATALOGO ital., Napoli 1899-1922, voll. 13;
(/CATALOGO/)

La Cultura, n. s., Roma, Bologna, Milano 1922 segg.; Leonardo, Roma, Milano,
Firenze 1925 segg.; Convivium, Milano 1929 segg.; Pègaso, Firenze 1929 segg.;
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
La nuova Italia, Firenze 1930 segg.; Fanfulla della domenica, Roma 1879-1916; Il
Marzocco, Firenze 1896-1932; L'Italia letteraria, Roma 1929 segg., succeduta a La
Fiera letteraria, MilanoLIBRI
1925-28.
(/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

ETNOGRAFIA E FOLKLORE.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Sommario. - Etnografia: Abitante rurale (p. 960); Arte popolare (p. 962); Il
costume (p. 964); Amuleti (p. 965); Ex-voto (p. 965); Tatuaggi (p. 965);
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Collezioni etnografiche (p. 966). - Folklore: Nascita (p. 966); Nozze (p. 966);
Funerali (p. 967); Feste (p. 967); Letteratura popolare (p. 968); Musica popolare
(p. 968); Bibliografia (p. 970).

Etnografia.

Abitazione rurale. - L'Italia ha una grande varietà di abitazioni rurali, sia per
ciò che riguarda le differenze di struttura, sia per le forme architettoniche e i
materiali adoperati nella costruzione. Le strutture più semplici e primitive
possono essere date dalla casa composta di un vano unico, senza finestre né
camino, col focolare nel mezzo, di cui si trova ancora qualche esempio in certi
villaggi della Sardegna (Orgosolo) o della Calabria (Vallelonga) e nelle capanne
di paglia tuttora superstiti per i pastori e per qualche villaggio di contadini nel
Lazio (v. capanna). Ma sono, fortunatamente, reliquie affatto eccezionali.
Meno rara è in Italia la casa rurale costituita dal solo piano terreno: questa
struttura prevale tuttavia in alcuni tipi che hanno caratteri di indubbia arcaicità
e si distinguono anche per i materiali di costruzione. Uno di essi è dato dai trulli
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1015/1196
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pugliesi e dalle casite istriane. Bisogna tuttavia distinguere, nei trulli, due
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
oggetti assai diversi: vi è la costruzione fatta interamente di pietre

soprammesse
(/index.html)
a secco, a pianta circolare e a forma di tronco di cono o a coni
tronchi sovrapposti, che serve ormai solo per ricovero temporaneo o per
CATALOGO (/CATALOGO/)
custodia di utensili o provviste, tipo indubbiamente antico e di origini
primitive; e vi è la casa in muratura a pianta quadrangolare, nella quale ciascun
vano è coperto da un cono di pietre SCUOLA soprammesse.
(/TRECCANISCUOLA/)

Questa copertura, adoperata in un distretto della Puglia per le comuni case


rurali e anche per interi paesi
LIBRI (Alberobello), tien
(/TRECCANILIBRI/) ARTEluogo delle coperture a vòlta
(/TRECCANIARTE/)

(làmia) comuni in tutta la Puglia ed è in rapporti genetici con esse. Le une e le


altre tendono a essere sostituite da piccoli tetti a due spioventi, ma sempre uno
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
per ciascun vano, e la struttura della casa, che comporta molto raramente un
piano superiore e consiste di "stanze" costruite l'una accanto all'altra
(abitazione, stalla, magazzini, ecc.), rimane inalterata. È in complesso un tipo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
con affinità egee e nord-africane, determinato dall'estrema scarsità di legname:
possiamo dirlo dunque tipo mediterraneo. In Italia si è diffuso soprattutto
nell'intera Puglia, dove però la vòlta a padiglione è stata di regola coperta, in
tutto o in parte, da una terrazza chiusa tutto intorno con un muretto e
utilizzata per la raccolta dell'acqua piovana da versare alle cisterne. Lo troviamo
poi alle isole Eolie e nella pianura litoranea del golfo di Napoli e di Salerno e
nelle isole adiacenti, dove si è sviluppato, talvolta anche in altezza, in forme
varie e pittoresche, con le vòlte di forme diverse (a botte, a crociera), i loggiati,
le terrazze, i muri a scarpata necessarî a reggere la spinta della copertura a
vòlta, che costituiscono lo stile caprese (Capri, Amalfi, Positano).

Nella categoria delle case a un sol piano sono da collocare anche i casoni della
bassa Pianura Padano-veneta: col quale nome s'intende una costruzione
caratterizzata da un alto tetto piramidale di paglia, poggiante su pareti di
mattoni d'argilla seccati al sole. Nei casoni, tuttora adibiti a dimora permanente
nel padovano e veneziano, un portichetto tagliato nella facciata serve a
disimpegnare i vani interni: alla cucina è addossato esternamente un ampio e
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1016/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

alto camino in muratura; un abbaino permette di accedere, con la scala a mano,


al sottotetto. I casoni, che stanno scomparendo del tutto ma dovevano
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
essere
una forma molto comune nelle pianure del nord, ci mostrano pure l'uso di due
(/index.html)
materiali assai primitivi: la paglia per il tetto e i blocchi d'argilla cruda per le
CATALOGO (/CATALOGO/)
pareti. Della copertura di paglia si hanno residui anche in tutta la regione alpina
orientale e in qualche luogo della penisola. Le case d'argilla, per lo più
mescolata con paglia triturata, che tendono di per sé a limitare le costruzioni al
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
solo piano terreno, si ritrovano con nomi diversi (pinciaia, brestara) anche in
varî distretti argillosi della penisola (alta valle del Liri, colline teramane e
chietine, Lucania centrale,
LIBRI Calabria) e delle isole
(/TRECCANILIBRI/) ARTEmaggiori (Sardegna
(/TRECCANIARTE/)

meridionale): la copertura del tetto è di tegole ed embrici. Nella pianura della


Ciociaria si hanno basse costruzioni a un sol piano di mattoni e d'argilla cruda o
d'assi di legno, con rozzo loggiato anteriore
TRECCANI CULTURAo laterale e tetto poco inclinato, che
(/CULTURA/)

non offre quindi nemmeno spazio per un solaio, coperto di tegole. Erano in
origine ricovero stagionale, ma son divenute in molti casi dimore permanenti
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
per il fissarsi degli agricoltori nel piano. Abitazioni col solo pian terreno sono
frequenti del resto anche nei borghi rurali agglomerati della Calabria e Sicilia; a
un piano è anche la casa tipica della Barbagia (Sardegna), costruita con muri a
secco, dalle anguste finestre e dalle porte dipinte a strisce multicolori: nella
piccola corte che le sta dinnanzi non vi è altro annesso che il babizone,
ripostiglio-legnaia, che serve anche di stalla per l'asino. Non come persistenza
di forme primitive, ma come effetti locali e molto limitati di pauperismo, si
devono considerare le abitazioni parzialmente scavate nella roccia (Matera,
Nicosia).

La ricorrenza di queste strutture elementari non altera la normale prevalenza


dei tipi più evoluti di abitazione. Quello che possiamo chiamare il tipo italico
tradizionale, e che, per la presenza di determinati elementi strutturali, il Ferrari
chiama "latinou, è dato dalla costruzione in muratura, a due piani, con tetto a
due spioventi poco inclinati, coperto di tegole e di embrici. L'accesso al piano
superiore, per risparmio di spazio e per semplicità di costruzione, è dato da
scale esterne addossate alla facciata o a un lato della casa e coperte per lo più,
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almeno allo svolto, da una tettoia a loggetta. La casa è divisa verticalmente in


due parti congiunte maISTITUTO
di regola non comunicanti: l'una con la cucina
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
al
terreno e le camere al piano superiore, l'altra con la stalla e il fienile
(/index.html)
sovrapposto. Il solaio può servire da magazzino. La facciata è data dal lato delle
CATALOGO (/CATALOGO/)
gronde del tetto. Le costruzioni accessorie sono poche e piccole: il forno, il
porcile, il pollaio, qualche tettoia per gli attrezzi. Questo tipo di casa
incontriamo all'incirca inalterato un po' dappertutto, dalle Alpi alla Calabria e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
alle isole. Le varianti, come s'intende, sono numerose: in molte plaghe
dell'Italia meridionale e delle isole, dove le case coloniche isolate sono di
costruzione recente, mancano le scale esterne;ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) nella Sila, per contro, c'è ancora
(/TRECCANIARTE/)

qualche esempio di ponte levatoio fra la scala e l'ingresso al piano superiore. La


copertura di laterizî può essere sostituita, dove abbonda il materiale adatto, da
lastre di calcare o di ardesia (Liguria):
TRECCANIle dimensioni
CULTURA e la complessità interna
(/CULTURA/)

degli ambienti possono essere in alcune aree (Val di Chiana) molto maggiori. Il
tipo è conservato anche dalle case di paese nei più vecchi borghi dell'Italia
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
peninsulare (Abruzzo) e della Sicilia (Randazzo) e si associa in combinazioni
varie tanto con le forme alpine delle vallate meridionali, quanto con il tipo
architettonico a lamie o terrazze. Una varietà comune nel mezzogiorno
presenta tutta la facciata tagliata da un doppio loggiato ad arco, dentro il quale
si sviluppano anche le scale. Ad Agerola e Scala, nella penisola sorrentina, lo
sviluppo in altezza e la copertura del tetto con scandole ricordano le forme
alpine.

Queste sono numerose, ma nell'attesa di rilievi che ne consentano la


classificazione, si possono riunire sotto certi caratteri comuni. Il tipo alpino del
versante meridionale è costruito di regola, almeno in parte, in muratura: si
compone di due piani e d'un sottotetto, più o meno aperto, o chiuso con assito
di legno: il tetto, a due spioventi poco inclinati, è coperto di scandole (assicelle)
di legno oppure da lastre di pietra: tegole ed embrici sono d'introduzione
esterna. La facciata tende a stabilirsi sotto il comignolo del tetto. Questo è assai
sporgente e protegge i ballatoi e poggioli di legno che corrono sulla facciata, e
che hanno la funzione (e spesso forme particolarmente adatte) di facilitare
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l'essiccamento dei prodotti del campo. Si ha alle volte un rustico (fienile)


separato: ma in generale, come costruzione apposita, esso sta lontano dalla
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  casa,
o da solo, o in connessione alle abitazioni temporanee scaglionate a diversi
(/index.html)
livelli sulla montagna. La casa del paese tende, per contro, a raccogliere tutto
CATALOGO (/CATALOGO/)
sotto il medesimo tetto, abitazione, magazzini, granai, fienile, aia: e si sviluppa
in altezza. La divisione degli ambienti in generale è fatta in modo da lasciare
l'abitazione sul davanti e il rustico posteriormente. La prevalenza del legname
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sulla pietra, nella costruzione, è un sintomo d'influssi transalpini. Si osserva
difatti specialmente in corrispondenza della colonizzazione tedesca, nell'alto
Adige e in qualche altro luogo
LIBRI (Sappada), mentre
(/TRECCANILIBRI/) ARTE la casa della Carnia, del
(/TRECCANIARTE/)

Trentino e delle Alpi Lombarde è quasi totalmente in muratura. Nel Piemonte,


è da segnalare la struttura singolare delle case di Courmayeur, nelle quali un
unico ampio vano raccoglie cucina, camera
TRECCANI e stalla
CULTURA e tutto il resto dell'edificio è
(/CULTURA/)

adibito a magazzino.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Un posto a parte spetta alle forme slavo-tedesche della Venezia Giulia, che
hanno una loro variante anche nei Sette Comuni vicentini: sono di regola
grandi casamenti massicci con tetto a padiglione, coperto di paglia, a due o tre
piani, e scarsi aggetti in legname.

Alle forme menzionate, che rappresentano meglio le vecchie costruzioni


dell'edilizia rurale del nostro paese, sono da aggiungere quelle imposte dalle
esigenze di sistemi più complessi di economia agricola. Il tipo più antico, di
questa categoria, è probabilmente quello della corte: riunione di più edifici,
abitazioni, stalle, fienili, ecc. intorno a uno spazio chiuso quadrangolare; tipo
molto diffuso nella Pianura Padano-veneta, che si ripresenta anche nell'agro
campano e, sporadicamente, in varî luoghi dell'Italia meridionale e della Sicilia.
È di solito congiunto a un notevole sviluppo dell'allevamento animale o
all'industria dei latticinî, oppure alle esigenze di colture speciali (riso, canapa,
barbabietola di zucchero), e in ognuna delle sue aree principali ha dato origine
a insediamenti per più famiglie. Struttura più recente, per scopi non molto
diversi, hanno le aziende a elementi disseminati entro a uno spazio talvolta
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cinto da siepe, della pianura emiliana e veneta: casa, stalla e fienile sono separati
e assumono grandi dimensioni. 
Abitazione e rustici tendono invece a star
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

raccolti insieme, per lo più in costruzioni addossate, nella fattoria toscana, la


(/index.html)
quale risponde alle molteplici esigenze di una coltura intensiva e promiscua con
CATALOGO (/CATALOGO/)
un edificio principale a pianta quadrata (portico, loggiati) e varî annessi minori,
o con varie costruzioni raccolte intorno alla casa del fattore o del padrone. I
vecchi compatti e massicci casali dell'agro romano, le grosse masserie delle
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
pianure pascolative del corso inferiore del Volturno e del Sele ci portano pure
in presenza di tipi connessi con forme particolari di economia agraria.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Un elemento degno di particolare menzione è quello delle torri e torrette


colombarie caratteristiche di varie regioni d'Italia (Emilia occidentale,
Valdarno, Sannio), anche perché in certi
TRECCANI casi la (/CULTURA/)
CULTURA torre assume proporzioni tali
da far ritenere che l'uso a colombaio sia derivato da un'anteriore funzione
difensiva. Disposizioni e strutture di difesa non sono rare, del resto, nelle
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
vecchie masserie, p. es. nella Puglia, nei già citati casali del Lazio o nelle corti
lombarde e friulane, testimonianza di un periodo in cui l'azienda rurale isolata
era costretta ad affrontare condizioni di scarsa sicurezza pubblica.

Arte popolare. - Interessanti sotto l'aspetto etnografico, sono i lavori che i


pastori e i contadini preparano col legno, l'osso, il corno, la zucca, la canna e
altre materie. Tali lavori che comprendono attrezzi e utensili di varie specie
(bicchieri di corno, tabacchiere, corni da polvere per la caccia, borracce,
cavicchi, stampi per il burro, bolli per il pane, cucchiai, scodelle, conocchie,
stecche da busto, collari da mucche e da pecore, ecc.) portano incisi a punta di
coltello disegni varî, fra cui prevalgono quelli erotici e religiosi. Fra i primi le
rappresentazioni di un cuore trafitto, di due cuori incatenati, di due mani
congiunte, di un ramo fiorito, di un uccello o di un cane che recano il lieto
messaggio, e altre figure simboliche per indicare la fede data o la promessa di
due amanti; fra i secondi l'albero del bene e del male, l'Arcangelo che uccide il
demonio in forma di dragone, i segni della Passione di Gesù Cristo.

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Fra i singolari oggetti di legno, che pastori e i contadini lavorano per i proprî
bisogni, nei villaggi e nei 
borghi, son da ricordare le trombe e le serrature.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Queste sono costruite a imitazione di quelle di ferro, con chiave anche di legno,
(/index.html)
e sono applicate alle porte delle capanne e ai cancelli degli ovili (Sicilia,
CATALOGO (/CATALOGO/)
Calabria, Lucania); quelle sono fatte di castagno, si custodiscono nell'acqua e
mandano un suono simile a quello delle sirene dei bastimenti. Questo tipo di
tromba, che è adoperata a richiamare i porci (Morra, comune di Città di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Castello), imita nella forma la cosiddetta tofa o bugna o brogna, conchiglia
univalve (Trinonium nodiferum L.), che, smussata all'apice, serve ai pastori per
gli armenti (un tempo,LIBRI
forse, serviva ad atterrire
(/TRECCANILIBRI/) ARTEil(/TRECCANIARTE/)
lupo). Il suo uso risale a
tempi remoti, essendosene trovati esemplari, oltre che presso gli antichi
Romani, presso i cavernicoli (eneolitico delle caverne di Bergeggi, del
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Sanguineto, della Pollera; neolitico delle Arene Candide, ecc.).

Un ramo ammirevole dell'arte rustica o popolare è quello dei tessuti che


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
vengono preparati col lino, con la ginestra, col cotone, con la lana o la seta, su
telai a mano, talvolta da due tessitrici di cui una fa la trama e l'altra il fondo a
panno. Vecchie mostre tramandate dalle madri alle figlie, forniscono i disegni
ornamentali, che possono essere di due specie: geometrici e rappresentativi,
come quelli in uso tra i pastori. Dei primi i più comuni sono detti: a dente di
lupo, a dente di cane, a occhio di pulcino, a mosca, a grano di pepe, a spina, a
palma, a spiga, a fava, a nocciuola, a mandorla, a felce, a verghe, a fettucce, a
fiocchi, a gomma, a corello, a onde, a felpa, a iride, a fiamma, a sedia, ad arco, a
mattone, a crocetta, a stella; degli altri i più notevoli si chiamano la Caccia, la
Fontana d'Amore, la Danza, le Nozze; ma la difficoltà di eseguirli per intero
costringe le tessitrici ad abbreviarli riproducendo qualche particolare o qualche
figura adatti a dare l'idea del tema, e cioè il falcone o il falconiere per la Caccia,
il centauro per la Danza, l'uccellino che si disseta per la Fonte d'Amore, ecc. Le
tinte, nei luoghi ove perdurano i sistemi tradizionali, vengono estratte da
materie vegetali (radici di robbia, fronde d'olmo, talli di salice o di rovo, fiori di
ginestra, corteccia di melograno, d'ontano o di noce, galle di quercia, ecc.).

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Nel tessere i copertoi, i bancali, i copricassa, le contadine seguono uno schema


elementare, che dà al tessuto 
la forma di un quadro, di cui uno o più scomparti,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

in forma di rombi o di rettangoli, occupano il campo centrale, chiusi all'intorno


(/index.html)
da una grande fascia che gira a guisa di cornice. In questa si svolgono i motivi
CATALOGO (/CATALOGO/)
floreali intramezzati da animali simbolici e araldici, mentre negli scomparti
centrali si collocano i motivi rappresentativi.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
I più pregevoli tessuti popolari che per lo stile decorativo richiamano alla
mente quelli delle corti del sec. XV, provengono dall'Abruzzo (Pescocostanzo),
dalla Campania (Arpino),LIBRIdalla Calabria (Longobucco),
(/TRECCANILIBRI/) dalla Sardegna (S.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Giusta).

Fino a non molti anni fa, in varie provincie,


TRECCANI CULTURAfu fiorente l'arte figulina, che ora
(/CULTURA/)

esiste soltanto in piccoli centri della Sardegna (Dorgali, Banari, Castelsardo),


della Sicilia (Caltagirone), della Calabria (Seminara), della Puglia (Ruvo), del
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Molise (Venafro, Ariccia, Guardiaregia), dell'Abruzzo (Palma e Castelli), della
Toscana (Montelupo), del Piemonte (Ronco Biellese, Bansera, Castellamonte).
Materia prima è la creta, ora bianca, ora nera, preparata mediante l'aggiunta di
un po' di sale, che, si dice, ha la proprietà di conferire al recipiente, specie se
serve per l'acqua, un senso di freschezza, e d'influire sul colore della terracotta.
Strumento di lavoro è il tornio, che consiste in una ruota mossa dal piede, e su
cui si pone la creta, che il figulo manipola e plasma con le dita e con la stecca.
Le forme delle terrecotte sono svariatissime, a seconda degli usi cui servono:
vasi, brocche, orci, piatti, boccali, pentole, borracce, lucerne, ecc.; ma le più
caratteristiche sono quelle zoomorfe, o addirittura antropomorfe (brocche
sarde a forma di gallo o di oca; borracce calabresi a figura di pesce, di serpe,
ecc.; lucerne siciliane a figura umana). La colorazione varia dal verde al giallo,
dall'arancio al marrone, e spesso brilla per la lucentezza degli smalti. Un ramo
speciale è rappresentato dalle figurine per presepio, di cui esistono artefici in
molti paeselli del Centro e del Mezzogiorno, talvolta eccellenti o rinomati come
furono il Bongiovanni e il Vaccaro di Caltagirone.

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Il costume. - Il costume tradizionale, che nella maggior parte d'Italia tende ora a
scomparire per il livellamento delle condizioni generali di vita, dimostra,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
specialmente nelle vesti l'influenza di differenti fattori: climatici, religiosi,
(/index.html)
politici. In vari luoghi la tradizione ne fa risalire la foggia e altre particolarità
CATALOGO (/CATALOGO/)
(forma, colore, ornamenti, ecc.), specie per quanto concerne l'abito femminile,
alla propaganda ecclesiastica e ad altri avvenimenti religiosi. Le donne di Gallo,
nella Campania, si dice che vestono di panno fratesco per voto fatto dalla
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
popolazione allorché una voragine di fuoco si aperse in mezzo all'abitato
minacciando di inghiottirlo; le donne di S. Giovanni in Fiore, nella Calabria,
vestono di nero per devozione al gran santo del
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) luogo,
ARTE l'abate Gioacchino. Alla
(/TRECCANIARTE/)

predicazione di S. Bernardino si attribuisce, nella Tuscia, la scomparsa degli


sfarzosi vestiti femminili, che vennero sostituiti con altri di "panno
monachino" volgarmente "borgonzone". Al detestato
TRECCANI CULTURA diritto signorile riporta la
(/CULTURA/)

tradizione, in alcuni paesi della Calabria e della Sardegna, l'uso per cui le donne
nell'uscir di casa ripiegano sulla fronte il telo posteriore della gonnella.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Ma indipendentemente da questi fatti, che rappresentano casi eccezionali nella


carta etnografica dei costumi popolari, la scelta del colore, negl'indumenti,
ubbidisce a norme tradizionali, la cui origine è antichissima. Secondo una di tali
norme, il colore delle spose è il rosso; il colore delle nubili, e specialmente delle
giovinette, è il verde o il celeste; il colore delle vedove il marrone o il nero. Ad
essa si uniformano gli usi locali, per quanto riguarda sia la parte sostanziale del
vestito (sottana, gonnella), sia alcuni ornamenti (nastri, fiocchi, intrecciatura,
cinturino, ecc.), che stanno come distintivi delle tre categorie.

In gran parte dell'Italia meridionale, a preferenza in alcmi paesi della Campania,


della Lucania, della Calabria, le donne se nubili indossano la sottana e
l'intrecciatura di color celeste, e se maritate la sottana e l'intrecciatura di color
rosso fuoco. Anzi la sottana fa parte dei doni che lo sposo manda alla futura
moglie alla vigilia delle nozze.

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Dove l'antico abito è decaduto, sopravvive l'idea dei distintivi per le nubili e le
maritate. In qualche località del Trentino le fanciulle legano ai capelli un
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  fiocco
verde, avendo cura di sostituirlo con altro rosso allorquando si fidanzano o si
(/index.html)
sposano. Questa regola o tradizione trova conferma attraverso una grande
CATALOGO (/CATALOGO/)
varietà d'usanze, in quasi tutte le regioni. Distintivi della sposa sono, nel
Piemonte, il fazzoletto rosso attorno al collo; nel Lazio, i manichini di raso
rosso al giubbetto; nella Campania (Casalvieri e altrove) il panno scarlatto;
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
nella Lunigiana (Val di Magra) la reticella di seta rossa, e via dicendo.

Accanto al color rosso,LIBRI


che (/TRECCANILIBRI/)
spicca come nota ARTE
gaia nei costumi popolari
(/TRECCANIARTE/)

femminili della Val d'Aosta (Gressoney), dell'Irpinia, del Lazio, del Molise, della
Terra di Lavoro, della Calabria, della Sicilia, della Sardegna, se ne trovano in
uso degli altri. In alcuni paesi marittimi è preferito
TRECCANI CULTURA il colore azzurro (contadine
(/CULTURA/)

istriane di Muggia, calabresi di Reggio, ecc.); in altri il giallo (donne sabine di


un secolo fa; popolane di Buia, ecc.); e in altri invece il bianco. Di questo colore
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
era anticamente l'abito della sposa friulana.

Oltre che per il colore, l'abito popolare femminile è caratteristico per la foggia.
La gonnella raramente corta, in molti paesi (Sardegna, Sicilia, Calabria,
Valsugana, Venezia Giulia, ecc.) non termina alla cintola, ma costituisce un
tutto col corpetto o col busto, e può essere a campana o a pieghe grosse e
piccole (cannelli, cannellini, colonne, ece.) e adorna di falde e balze. Quest'ultime
non sono senza significato, tant'è vero che, nella Val Dora, la condizione
sociale ed economica della sposa si rileva dal numero delle balze scarlatte. Il
busto, alto o basso, può essere schiacciato ai fianchi, o sul petto o al di dietro;
ripreso sulle spalle, fornito di bretelle, pettorina, che talvolta ha forma di scudo
o di cuore; il giacchetto è piccolo e aperto sul davanti; il grembiule ora quadrato
ora ovale, ora ampio e ora breve, di tela, di seta, di velluto o di cuoio. Nella
Sicilia è caratteristico il manto nero, in uso per le maritate. Completano
l'abbigliamento scialli, pezzuole, fazzoletti, che si portano incrociati sul petto o
cadenti a pizzo sulla schiena, o annodati sulla nuca o sotto la gola. Notevoli i
pannelli di scarlatto che le Ciociare portano a triangolo sulle spalle; le spinolette
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

delle donne di Grado; i pezzotti ed i mezzani della Liguria; le cartonelle del Lazio;
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
le cuffie del Piemonte e dell'Alto Adige; i cappellini della Lunigiana, i cappelli di
feltro a larghe tese della Val d'Aosta; le mitrie o tube o turbanti di Scanno; lo
(/index.html)
zendado delle Veneziane.
CATALOGO (/CATALOGO/)

L'abito maschile è in decadenza più di quello donnesco, e dell'antica foggia del


vestire dei nostri popolani rimangono solo poche vestigia. Capi fondamentali
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sono: le brache strette al ginocchio, il farsetto o panciotto, la casacca, i
calzettoni, le ciocie o le scarpe, il berretto a punta o il cappello di feltro. Il
colore, la forma, gli ornamenti dei varî capi che
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) compongono
ARTE l'abito, variano
(/TRECCANIARTE/)

da regione a regione, e perfino da paese a paese. Il panciotto spicca per la tinta


vivace, che spesso è rossa; la giacca e le brache sono di colore nero (Istria) o
turchino (Molise, Lucania, Calabria, Sicilia, eec.) o marrone (Lunigiana).
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Singolare è il tipo sardo: le brache, increspate alla vita, discendono a ventaglio


sui fianchi; il farsetto è vermiglio o paonazzo o verde; sopra di esso risalta una
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
specie di clamide bianca, o nera, e talvolta sopra di questa la villosa mastruca,
senza maniche, fatta di pelle di capra o di pecora o di muflone. Il copricapo
sardo, come quello dei contadini del Mezzogiorno dell'Italia e della Sicilia
consiste in una berretta lunga, nera o turchina. Nella Calabria un tempo, e
tuttavia se ne vedono esemplari, s'adoperava nel ceto contadinesco il cappello
di feltro duro, adorno di fettucce cadenti sulla spalla, conosciuto col nome di
cervune per la sua forma conica. Nella Valsugana e in altre contrade delle Alpi i
montanari portano sul cappello una penna di fagiano.

Amrleti. - Comune a varî luoghi della penisola è l'uso dei piccoli anelli d'oro,
che gli uomini portano alle orecchie e che, talvolta, si riducono a uno soltanto,
per l'orecchio destro, come a Dignano nell'Istria. Ma questa specie di orecchini
che, si dice, servono a mantenere acuta la vista, non hanno carattere di veri e
proprî ornamenti, ma di amuleti.

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L'uso di questi (v. amuleto) è largamente esteso nel popolo, sebbene in maniera
non uniforme. Nell'innumerevole massa compariscono armi e attrezzi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
litici
delle epoche preistoriche, conosciuti volgarmente coi nomi di "tuoni",
(/index.html)
"fulmini", o "saette"; ciottoletti di differente natura indicati, secondo l'ufficio
CATALOGO (/CATALOGO/)
loro, coi nomi di pietre gravide, pietre latteruole (agate), pietre del sangue o
sanguinelle (diaspri colorati), pietre stellarie (poliporiti); avanzi scheletrici
(difese di cinghiale, zanne di lupo, mascelle di riccio, corna di cervo e di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
muflone, speroni di gallo, unghie di volpe, ecc.), frammenti di pelle di animali,
specie di lupo; ciuffi di peli (tasso, caprone); conchiglie marine; legni
(agrifoglio, ecc.), radici, frutti
LIBRI (noci a tre gherigli),
(/TRECCANILIBRI/) foglie e fiori; nonché oggetti
ARTE (/TRECCANIARTE/)

di metallo di varia forma (cornetti, medaglie, ranocchielle, mani falliche, ecc.).


A ciascun amuleto si attribuisce uno speciale potere contro i fenomeni naturali
(fulmini, grandine, ecc.) o contro i malefizî
TRECCANI (fattura,
CULTURA ecc.), a propiziarsi la sorte
(/CULTURA/)

o a guarire dai mali. Il Bellucci espresse la distribuzione degli amuleti


assegnando alle provincie settentrionali il 5%, a quelle centrali il 20%, e a quelle
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
del mezzogiorno il 75%. Ma queste cifre hanno un valore molto relativo,
perché la collezione Bellucci, sulla quale esse si basano, non rappresenta il
risultato di ricerche metodicamente condotte nelle differenti regioni. Lo stesso
Bellucci ha potuto dimostrare la persistenza di amuleti che risalgono o alla
prima (ossa di rapaci, estremità di corna di cervo, denti canini di volpe o di
cane, denti di suino, chele o pinze di gambero, ecc.) o alla seconda età del ferro
(forme di pesce, ecc.) o all'epoca romana (forme falliche, pietre dell'occhio,
ecc.).

Ex-voto. - Espressioni della religiosità popolare (v. voto) gli ex-voto consistono
in offerte, per grazie ricevute, ai santi tutelari o patroni, ovvero venerati per le
loro speciali attribuzioni (S. Paolo perché preserva, dai morsi dei rettili; S.
Rocco dalla peste; S. Lucia dai mali d'occhi, ecc.). Le offerte sono svariate:
danaro, ceri, fiori, frutti, cereali, abiti e altri oggetti, fra cui caratteristiche le
figure in cera, in gesso, in argento riproducenti gli organi guariti per la divina
intercessione.

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Presso le genti dei villaggi simili voti sono anche fatti in forma di pani, che si
portano nella chiesa o in 
processione, nel giorno della festa del santo; senza
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ricordare i pani devozionali che sono diversamente manipolati, in forma di


(/index.html)
occhi, di mammelle, di gola, barba, ferro di cavallo, buoi, pecore, serpi ecc., in
CATALOGO (/CATALOGO/)
onore di S. Lucia, S. Agata, S. Biagio, S. Giuseppe, S. Eligio, S. Antonio, S.
Nicola, S. Zoca, S. Paolo, ecc. Tra gl'innumerevoli oggetti che compariscono
negli ex-voto, non mancano le SCUOLA
armi, i remi infranti, le ancore spezzate, le
(/TRECCANISCUOLA/)
cassette funebri e altre offerte di reduci, di naufraghi, d'infermi ritornati
miracolosamente in salute. Ma i più caratteristici ex-voto sono i quadri votivi,
tabelle di legno o di latta che
LIBRI recano dipinta laARTE
(/TRECCANILIBRI/) scena del miracolo o del prodigio
(/TRECCANIARTE/)

con in alto la figura del santo invocato. Ex-voto sono offerti anche per gli
animali domestici. Tipici i due piedi di cavallo in cera, dal Pitrè raccolti nel
Museo etnografico di Palermo.TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Tatuaggi. - Sopravvivono in Italia, in qualche categoria sociale. Hanno forma di


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
emblemi, distintivi, marchi, a seconda del motivo, che va dall'amore all'odio,
dalla lussuria al vituperio, dalla fede alla superstizione. Tatuaggi gerarchici si
trovano fra gli aggregati ad associazioni segrete di delinquenti; tatuaggi di
mestiere fra gli artigiani e in basse categorie sociali (l'ancora in Sicilia è il
distintivo dei marinai, la sega dei falegnami, ecc.); tatuaggi religiosi (i segni
della passione di Gesù Cristo, l'Ostensorio, la croce con raggi, la figura del
patrono, ecc.), in varie categorie di devoti. Degni di nota, in Sicilia, i tatuaggi
riproducenti l'effigie delle anime dei decollati, e nelle Marche quelli dei
pellegrini alla Santa Casa di Loreto, rappresentanti i simboli della Passione, il
SS. Sacramento, la Croce, il Cuore con croce, la SS. Trinità, l'Addolorata, la
Madonna del Santuario. Tatuaggi-amuleti sono quelli in forma di ferro di
cavallo o di mano fallica; di odio quelli in forma di cuori morsi da serpenti; di
vendetta quelli in forma di teschio, di capestro, di cassa da morto, ecc.

Per altre importanti manifestazioni dell'etnografia e del folklore italiani, v.


carnevale; carro e carrozza (il carretto siciliano; i carri sacri); feste; insegna
(insegne popolari); maschere; ecc. Per il diritto popolare, v. diritto, XII, p. 987
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1027/1196
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segg.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Collezioni etnografiche. - Fra tutti i musei etnografici, il più notevole, per il
(/index.html)
suo carattere nazionale e per il numero degli oggetti che contiene, è il Museo di
CATALOGO (/CATALOGO/)
etnografia italiana fondato da L. Loria in Firenze nel 1906, regificato nel 1923 e
trasferito nella Villa d'Este a Tivoli. Carattere regionale hanno, invece, il
Museo etnografico siciliano organizzato a Palermo da G. Pitrè; il Museo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
etnografico della Carnia, in formazione a Tolmezzo, a cura di M. Gortani; il
Museo Bellucci, che conserva, a Perugia, gli amuleti e ex-voto italiani raccolti
dal Bellucci stesso; la Sezione di etnografia lunigianese,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) formata da G.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Podenzana nel Museo civico della Spezia; e varie altre sezioni regionali che
figurano nei musei di Forlì, di Cagliari, ecc.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Folklore.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Le tradizioni popolari italiane rispecchiano le complesse vicende storiche
(etniche, sociali, religiose, politiche, ecc.) del popolo e del territorio. In molte è
facile scoprire residui di credenze, cerimonie e costumi antichissimi o
addirittura primordiali. Ma il fatto che la raccolta del materiale non è proceduta
con la stessa alacrità e con criterî uniformi per tutte le regioni storiche rende
oggi ancora praticamente impossibile determinare con la precisione
desiderabile - fatta eccezione per i proverbî e per i canti popolari - le aree di
diffusione di credenze, costumi, ecc., e quindi - pur senza pregiudicare una
questione di metodo (v. folklore) - una rappresentazione cartografica.

Il presente articolo ha perciò un carattere soprattutto descrittivo, pur senza


perdere di vista il criterio della diffusione geografica e prendendo in
considerazione elementi del folklore italiano più generalmente nazionali. Esso
va pertanto integrato con gli articoli dedicati al folklore delle varie regioni
storiche.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1028/1196
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Nascita. - Le popolazioni del Mezzogiorno credono ciecamente nel destino, che


ognuno porta con sé finISTITUTO
dalla nascita, e che spesso si ritiene determinato
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  dagli
astri, dalla costellazione sotto la quale si è venuti al mondo: infelice chi nasce in
(/index.html)
una notte illune o negli ultimi mesi dell'anno. Questa idea ricorre nei canti, i
CATALOGO (/CATALOGO/)
quali immaginano che la natura sorridente o squallida determini la sorte, buona
o cattiva, del neonato. A segnare il destino presso la culla attendono le fate (v.
fata), le quali si sbizzarriscono aSCUOLA
lasciare(/TRECCANISCUOLA/)
sul corpo della creatura il segno della
loro visita, sotto la forma di un neo materno. La benefica fata, soccorritrice
degli umili e dei deboli, si confonde in qualche luogo con la fortuna che il
popolino invoca in varî modi
LIBRI e crede di allettare
(/TRECCANILIBRI/) ARTEcon la cosiddetta "tavola della
(/TRECCANIARTE/)

fortuna": l'imbandigione è più sontuosa quando si festeggia la nascita d'una


creatura o il possesso d'una nuova casa.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Gli alberi sono chiamati a influire sulla vita umana. Al nascere d'un bimbo i
genitori si affrettano, in qualche villaggio, a piantare un arboscello, che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
riguardano come il simbolo vivente del loro caro; le fanciulle, nel giurar fede
all'amato, affidano trepidanti la propria sorte a un pesco o a un mandorlo
perché preannunzii col suo fiorire la gioia d'un lieto amore. Se il querciuolo o
l'olmo, appositamente spaccato in due nella lunghezza del fusto, si ripigli, dopo
aver fatto passare attraverso le branche divaricate il fanciullo ernioso, questi
guarirà dal male e la sua "rottura" o "crepatura" si reintegrerà.

"Punti di stella" o "di luna" (v. luna) sono detti i giorni infausti, segnati nel
calendario popolare come apportatori di cadute, uccisioni, naufragi e altre
disgrazie. Alla loro influenza non si sottraggono né gli animali, né le piante,
onde non c'è da sperar frutto dalla vigna piantata il 17, il 19 o il 27 di febbraio,
come dal frumento seminato il 7, il 17 o il 27 di ottobre. Durante l'anno
bisestile si ritiene che vi sia un momento, ed esso solo, particolarmente
propizio alle piantagioni: l'agricoltore che faccia le propaggini in quell'istante,
avendo cura di gettare in aria un tralcio, avrà una vigna rigogliosa e prospera.

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Nozze. - I riti nuziali conservano ai giorni nostri cerimonie che furono


caratteristiche di epoche lontane e costituirono sacre e imprescindibili
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

formalità nella procedura del matrimonio. Accanto al rito dell'anello (v.), che è
(/index.html)
comunemente detto la fede (nel Veneto la vera), esistono negli sponsali popolari
CATALOGO (/CATALOGO/)
quelli del toccamano (la dextrarum coniunctio) nella Toscana e nella Romagna,
dell'abbraccio nella Sardegna, del bacio (l'osculum interveniens) nella Campania e
in altre regioni dell'Italia meridionale
SCUOLAdella veste del fidanzamento (vesti di lu
(/TRECCANISCUOLA/)

'nguaggiu) nella Sicilia. Quest'ultima cerimonia, che si concreta nel fatto di


mettere indosso alle fanciulle alcuni indumenti e ornamenti offertile dal
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
fidanzato, anticipa la solenne vestizione della sposa, che ha luogo nel giorno
della celebrazione delle nozze e che è regolata da norme che variano da paese a
paese e anche secondo le classiTRECCANI
sociali. CULTURA (/CULTURA/)

A Canossa, a Bibbiano e in altri luoghi del territorio matildico (vedi emilia) alla
benedizione precede la "scappata"ACQUISTA
(finta fuga) degli sposi, e quando gli sposi
(/EMPORIUM/)

sono prossimi parenti, si "brucia la parentela" - cioè si toglie il presunto o reale


impedimento canonico - facendo tener loro in mano una candela accesa
durante la messa. In qualche regione (Sardegna), recandosi a rilevare la sposa,
per la celebrazione, lo sposo si esprime con termini figurati, chiamandola
agnella, colomba, ecc.; altrove (Alto Adige) prima della vera, riceve la "falsa
sposa", di solito una zitellona o una vecchia. Durante l'accompagnamento della
coppia alla casa coniugale si ha "la parata", di cui la forma tipica si osserva nella
Lucchesia, dove al ritorno dalla chiesa i nuovi coniugi sono fermati da quattro
individui, due in veste militare, uno di sacerdote e il quarto di paggio, i quali,
parodiando la cerimonia nuziale, lasciano libera la via al corteo, dopo avere
ottenuto una mancia. Se la coppia poi, o per l'età senile o per vedovanza o per
altri motivi è meritevole di biasimo, schiere di adulti e di fanciulli organizzano
la "scornata" o "tempellata" (Toscana) o "ciocada" (Cremonese) o "baterela"
(Veneto), facendo strepito con vecchi utensili da cucina e altri arnesi. Resta
nella memoria del popolo il ricordo della costumanza di far cavalcare alla
rovescia sopra un asino il marito sopraffatto nel governo della casa o reso

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1030/1196
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ridicolo dalla moglie, e di menarlo per le vie dell'abitato; come pure dell'altra di
lapidare fittiziamente gli  per
sposi in peccato, prima di farli avvicinare all'altare
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

la benedizione nuziale.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Funerali. - Parecchie sono le tracce di pratiche e credenze arcaiche, di tipo
animistico: nell'atto di vestire il defunto, lo si chiama per nome; gli si pone
nella tasca, nella mano o nella bocca una moneta (territorio di Piacenza) o un
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
fiore (Romagna); si scoperchia un poco il tetto della casa (perché l'anima possa
uscire liberamente), o si lascia socchiuso l'uscio per tre giorni, ponendo un
pane e un lume sopra unaLIBRIsedia; durante il trasporto,
(/TRECCANILIBRI/) si buttano confetti,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

danaro, frumento; si regala un pane a chiunque visiti la salma o si reca ai


superstiti il "consuolo", che talora (Gioiosa di Sicilia) un asinello porta dietro la
bara. Nell'Abruzzo si ha cura di raccogliere
TRECCANI la "lacrima
CULTURA del moribondo", per
(/CULTURA/)

poterne usufruire all'occorrenza contro alcune indisposizioni; in varie altre


regioni (Calabria, Sicilia, Sardegna, Puglia, Basilicata, Marche), ad alleviare il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
rantolo di una lunga penosa agonia si colloca sotto il letto del morente un
giogo. Col nome di rèpitu nella Sicilia e nella Calabria e di attitidu nella
Sardegna si indicano le nenie che donne sia della famiglia sia, talvolta,
prezzolate, cantano sulla bara in lode del morto. In alcuni luoghi il cadavere di
un congiunto si porta al sepolcro con le mani legate; quello di un celibe con le
braccia distese, e quello d'un bambino con una candela fra le mani, a mo' di
croce. In qualche parte della Puglia, la fanciulla fidanzata che muore viene
seppellita con l'abito nuziale e la fotografia del fidanzato, e non di rado tocca a
questi di vestire il cadavere. Il destino dell'anima dipende dal genere della
morte: l'anima dell'ucciso vagola sul luogo dell'omicidio, onde i passanti vi
buttano delle pietre, nel pensiero di seppellirla sotto il cumulo; l'anima del
suicida va immediatamente all'inferno; quella dell'impiccato rimane sospesa
nell'aria e quella del decapitato, poi, gira aspettando chi l'implori in aiuto. Su
questa credenza si fonda il culto dei Corpi decollati, di cui numerosi sono gli
esempî nella Sicilia (specialmente in Trapani e in Palermo), mentre usanze
simili non mancano nel culto popolare di altre regioni e provincie, come nel
territorio bresciano, ove parecchi sono i santuarî dedicati ai morti di peste,
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come quello antichissimo di Monticelli e quello di Barbanie in Val Sabbia, meta


del pellegrinaggio di quante spose anelano alla maternità. Si crede nei 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
morti
risuscitati, ritenuti spiriti malvagi, e qualche racconto ricorda l'uso della loro
(/index.html)
immediata soppressione. Queste superstizioni mostrano come la religiosità
CATALOGO (/CATALOGO/)
popolare sia informata al concetto di tre ordini di spiriti, celesti, infernali e
terreni, di cui i primi oggetto di venerazione, i secondi di esorcismo, gli altri
(come le fate, il folletto, l'incubo, i nani, ecc.) di propiziazioni o di scongiuri a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
seconda della loro natura benefica o malefica.

Feste. - Una delle principali forme in cui si estrinseca


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) il culto dei santi è
ARTE (/TRECCANIARTE/)

rappresentata dalle feste, le quali a seconda dell'epoca in cui avvengono, del


voto che significano, del miracolo o della leggenda a cui si riportano, vanno
distinte in feste di stagione, espiatorie
TRECCANI eCULTURA
leggendarie. Le prime coincidono quasi
(/CULTURA/)

sempre con le principali operazioni dell'agricoltura e della pastorizia, come


dimostrano i riti speciali che in esse hanno luogo: benedizione degli animali (S.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Antonio Abate); delle messi (Assunzione; S. Giovanni Battista); delle acque, del
pane (S. Nicola); delle uova, del burro, del formaggio (S. Bartolomeo), ecc. Le
seconde, che si celebrano in occasione di pubbliche calamità o per ricordare lo
scampato pericolo, sono caratterizzate dall'intervento di penitenti scalzi,
seminudi, coperti di spine, di cilici, ecc.; le ultime si confondono spesso con le
feste patronali, anzi il racconto leggendario rappresenta il titolo del patronato e
spiega le caratteristiche delle processioni (cavalcate di guerrieri, Madonna della
Bruna a Matera; cortei di vergini che trasportano la statua; sfilata di carri con le
primizie, S. Nardo a Larino) e di varie altre cerimonie che variano da paese a
paese. Si considerano come feste extraliturgiche i pellegrinaggi ai santuarî fuori
dell'abitato, e per lo più in luoghi elevati; talvolta assai lontano. Celebri i
pellegrinaggi al M. Pellegrino presso Palermo, alla Madonna della Montagna
sull'Aspromonte, a Montevergine in prov. di Avellino, a San Michele sul
Monte S. Angelo, all'Incoronata presso Foggia, a S. Nicandro Garganico, alla
Madonna del Divino Amore a Castel di Leva (Roma), al Santuario della Trinità
sul M. Autore, al Santuario della Libera a Pratola Peligna, alla Madonna di S.
Luca sul Monte della Guardia presso Bologna, alla Madonna della Neve sulla
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vetta del Rocciamelone, al Santuario di S. Besso nel Canavese. Ogni


pellegrinaggio ha i suoiISTITUTO
riti tradizionali  il
particolari, che attestano, attraverso
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

culto, il carattere della leggenda sacra. Alla chiesetta di S. Paolo a Galatina


(/index.html)
(Salento) si recano ogni anno, il 29 giugno, i tarantolati, eseguendo la
CATALOGO (/CATALOGO/)
caratteristica danza che deve liberarli dal male del morso della tarantola; a Santa
Maria del Monte in Acquaformosa (Cosenza) i devoti, dopo aver raggiunto la
vetta su cui è il santuario, per ottenere la grazia debbono lanciare nel
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sottostante burrone una pietra. Tra i pellegrini che vanno a Boccadiori
(Bologna) nel giorno dell'Assunta, si vede un fanciullo in veste d'angelo che,
tenuto in piedi sul dorio di (/TRECCANILIBRI/)
LIBRI un asinello, reca alla
ARTEMadonna i bariletti d'olio delle
(/TRECCANIARTE/)

parrocchie di Castro e Traversa. La superstizione pretende che, per aver preso


parte a tale funzione, il fanciullo sia destinato a morire entro l'anno.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Calendimarzo e Calendimaggio (v. maggio), il S. Giovanni e altre festività


hanno i loro speciali riti, tra cui i fuochi o falò o focheracci (v. fuoco); e altri ne
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
hanno le feste campestri con cui si aprono o chiudono le opere dell'agricoltura,
e principalmente quelle della raccolta delle messi e delle olive. In quest'ultima
circostanza i contadini staccano un grosso ramo d'olivo e lo portano, in segno
d'omaggio, alla casa del proprietario del fondo.

In occasione della mietitura, il capo della comitiva dei falciatori annoda in croce
i primi manipoli di spighe e li offre, in qualche luogo (Puglia) alla padrona, per
attaccarli al letto; in qualche altro (Bologna) alla Madonna. Secondo una
vecchia costumanza di Cassano (Calabria) i mietitori, reduci dalla falciatura,
con banderuole di spighe e preceduti da un tamburo e cennamelle, menavano
in trionfo il massaro. Persiste in alcune regioni (Abruzzo, Lucania, ecc.) l'uso
delle incanate, che consiste nello schernire (dar le grida) da parte dei mietitori,
con improperî, invettive e sarcasmi, quanti transitano per le strade contigue.

Nelle solennità del Natale, dell'Epifania e della Pasqua il popolo fa rivivere


tuttavia vecchie rappresentazioni rituali su tema liturgico, come il Presepio
mobile, i Re Magi, la Passione. Del dramma della Natività si ha il ricordo in un
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1033/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

paesello della Calabria, a opera dei pastori e dei contadini del luogo, i quali
recando doni al Bambino recitano uno per volta la propria parte avantialla
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

grotta appositamente costruita nella chiesa; del dramma dei Re Magi a Bologna,
(/index.html)
nella chiesa arcipretale di S. Giovanni a Calamosco; e del dramma della
CATALOGO (/CATALOGO/)
Passione un po' dappertutto. A Siracusa la domenica delle Palme un uomo, che
personifica Gesù, va in giro per le vie sopra un asinello, accompagnato dalla
folla, che grida e agita rami d'olivo. Sulla piazza di Adrano (Catania) nella
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
domenica di Pasqua, si mette in scena la Diavolata, così detta dai diavoli in lotta
con gli apostoli, gli angeli e S. Michele, che riporta il trionfo finale sopra
Lucifero. Reliquie di rappresentazioni liturgiche
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEe(/TRECCANIARTE/)
sacre si vedono qua e là,
nelle processioni del giovedì e del venerdì santo, le quali prendono differenti
nomi a seconda del tema e dei personaggi, come: processione del Cristo alla
Colonna, del Cristo morto, delle Marie, delle Bare o dei Misteri, del Cireneo,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

dei Giudei. Il corteo dei devoti accompagna, a Carovigno, un uomo che fa da


Giuda; a Martina Franca, un personaggio che rappresenta il Cireneo, e a Gioia,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
i Giudei, di cui alcuni recano gli strumenti della crocifissione (chiodi, martelli,
scale), altri fingono di colpire e malmenare Gesù. A S. Fratello (prov. di
Messina) si chiama festa dei Giudei la scorribanda che durante le sere del
giovedì e del venerdì santo alcuni popolani camuffati fanno percorrendo le vie
dell'abitato. Né mancano i flagellati o flagellanti (Nocera Terinese, ecc.) i quali
con discipline o altri ordigni si flagellano a sangue, durante la visita ai sepolcri.

Alle processioni figurate si aggiungono talvolta i quadri plastici, che


rappresentano le scene della Passione nei sepolcri costruiti lungo il percorso dei
processionanti e delle confraternite.

Il carnevale viene festeggiato con mascherate su carri, di soggetto storico e


mitico alcune, pompose e arieggianti gli antichi trionfi; di carattere satirico
altre, che mettono in burla arti, mestieri e professioni. Per quanto decadute dal
vecchio splendore, le principali maschere italiane sono: Arlecchino a Bergamo,
Meneghino e Cecca a Milano, Giacometta e Gianduia a Torino, Persuttino, il
Bulo e la Bula a Bologna, Pantalone a Venezia, il Marchese a Genova,
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Stenterello a Firenze, Pulcinella a Napoli, Coviello in Calabria, Pasquino a


Palermo. Le maschere organizzano 
rappresentazioni all'aperto, denominate,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

secondo i luoghi, contrasti, testamenti, zingaresche, bruscelli, farse, zupinate,


(/index.html)
ecc.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Cerimonia caratteristica della quaresima è quella della Segavecchia, che come


dice il nome, significa il sacrificio della(/TRECCANISCUOLA/)
SCUOLA vecchia, raffigurata da un fantoccio. Il
rito è molto diffuso nelle differenti provincie dell'Italia con piccole variazioni
nei particolari della messa in scena. A Carlentini (Sicilia) la Quarantana o
Mamma-serva è un personaggio in carne ed ossa,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEche a sera gira per le vie con la
(/TRECCANIARTE/)

falce in una mano e con un campano da mucche nell'altra.


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Letteratura popolare. - Tra le svariate manifestazioni del pensiero e della vita
del popolo hanno un posto considerevole i racconti, i canti, i proverbî,
gl'indovinelli. Il fondo dei cosiddetti conti,(/EMPORIUM/)
ACQUISTA o narrazioni di carattere
meraviglioso, si può dire comune a tutta l'Italia, e spesso anche a più paesi
dell'Europa, con maggiori o minori impronte locali. Meno comune è il fondo
delle leggende storiche, i cui cicli (Attila, Teodorico, Alboino, ecc.) sono quasi
localizzati. Emanazione delle leggende cavalleresche i cui echi in Italia si
trovano in varie regioni (Abruzzo, Campania, Sicilia) sono le rappresentazioni
dei paladini, altrimenti dette l'Opera dei pupi, il teatro delle marionette, ecc. I
due terzi all'incirca del patrimonio paremiografico si riscontrano in quasi tutte
le regioni; il resto ha caratteristiche regionali e talora interregionali. Alcuni tipi
di proverbî si trovano sopra un'area che dalla Sicilia arriva all'Abruzzo.

In seguito agli studî del D'Ancona, del Nigra e di altri, i canti popolari italiani
nella loro duplice forma di canti epici o narrativi e di canti lirici, possono essere
distribuiti in due grandi aree geografiche, e cioè quelli della prima forma nella
parte settentrionale del continente, e quelli della seconda nella parte
meridionale. Il ciclo dei canti narrativi s'irradia dal Piemonte nella Lombardia,
nell'Emilia, nel Veneto, e pur avendo come linea di confine le Alpi occidentali e
le creste dell'Appennino ligure e tosco-emiliano, e pur estendendosi fino al
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1035/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

mare Adriatico presso Rimini, diffonde le sue propaggini in forma intensa nella
Lucchesia, e nel tratto di 
territorio che va dal Tirreno all'Arno e in forma
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

attenuata nell'Aretino, nel Senese, nella Maremma, nella Campagna Romana,


(/index.html)
nella Campania marittima, nella Sicilia orientale. Il ciclo dei canti lirici
CATALOGO (/CATALOGO/)
irradiandosi dal centro siculo attraverso il continente meridionale e centrale fin
nella Toscana e nelle Marche, valica l'Appennino presso Pistoia, si diffonde
nella Romagna, penetra nella Valle Padana (Monferrato, Lombardia, Veneto) e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
più a nord, nel Trentino, nel Friuli, nell'Istria. Questa distribuzione tende ogni
giorno a essere meglio precisata nei suoi elementi e anche corretta dalle nuove
ricerche. LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Musica popolare. - Come suole accadere, anche in fatto di musica, dovunque il


moto dei tempi nuovi abbia impresso
TRECCANIed imprima
CULTURA tracce più diffuse e profonde,
(/CULTURA/)

così anche in Italia, venendo meno gradatamente i vecchi usi, il quadro della
tradizione sta risorgendo (per merito specialmente di G. Fara e di F. Balilla
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Pratella) in pubblicazioni che mostrano le forme musicali del canto popolare.
Nessuna nazione come l'Italia offre tanta profusione di canto: "In Italia la
musica è cosa consueta; si canta dalla culla in poi, si canta tutto il giorno e
dappertutto" (Raguenet). Ma ciò che avvertirono gli stranieri nel periodo del
Barocco, quando la musica italiana si diffondeva, preponderando, in Europa, si
può riferire verosimilmente ad ogni tempo. Gl'Italiani fanno sempre sentire,
parlando, l'accento caratteristico di tonalità vere e proprie. La lingua è
adattissima al canto per l'abbondanza delle vocali, per la bellezza dell'a chiara,
sonora, e per il fatto che le parole terminano in vocali addolcendo la pronunzia,
rendendo il linguaggio sonante e colorito. La melodia della favella (colore,
armonia cadenzale, espressività fonetica), tiene il bordone al canto. "Il suono è
di per sé l'etere del verso", disse il Carducci. I poeti estemporanei sciolgono il
declamato in canto: "Questa va in canto: in discorso non si può dire". Il parlato
comune dei contadini toscani è già il primo grado della genesi: parlato-
declamato-cantato.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1036/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Per il risveglio delle tradizioni popolari, le raccolte pubblicate dalla fine


dell'Ottocento ai nostriISTITUTO
giorni, (/ISTITUTO/)
non sembrano, tutte insieme, frutto di 
MAGAZINE (/MAGAZINE/)
un
metodo coordinato, razionale e scientifico (e, perciò, alcune tendono alla
(/index.html)
volgarizzazione piuttosto che allo studio e al documento); mentre intanto
CATALOGO (/CATALOGO/)
significano una reazione all'assenteismo del passato nel campo degli studî
etnici, nel complesso porgono poi già un primo lineamento alla conoscenza del
canto popolare italiano. Evidentemente la canzone napoletana moderna, che è
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
un motivo, in genere, sentimentale, composto d'occasione e, per es., le
ricreazioni toscane del Gordigiani (che sono pure in tono popolare) non
rappresentano il carattere
LIBRIetnico del popolo italiano.
(/TRECCANILIBRI/) La canzone napoletana
ARTE (/TRECCANIARTE/)

che troviamo in alcune raccolte, riecheggia, per lo più, l'aria dell'opera buffa o
si fonde con Piedigrotta: si tratta di una composizione operistica
popolareggiante, in cui non è TRECCANI
dato di scorgere
CULTURAi (/CULTURA/)
caratteri della canzone etnica; e
questa probabilmente è scomparsa, o quasi, col sorgere e l'affermarsi delle due
forme sopraddette. Vi sono tuttavia anche nella Campania esempî di vero canto
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
popolare, svolgentisi, al solito, fra tonica e dominante, che rientrano nel quadro
generale.

Nei canti infantili risiede la forma più semplice della canzone: essi circolano
però, nella maggior parte dei casi, nei diversi paesi e regioni con lievi differenze
(v. sotto).

Il piemontese Paisan posa la pala, affine ai giuochi di ragazzi, si ritrova anche


fuori d'Italia, modellato sulla base ritmica delle strofe del testo. L'Anellino
toscano, fra gli stornelli, è il più melanconico; costituito da un semplice
arpeggio in modo minore, si alterna sui due accordi principalì del tono (tonica
e dominante), con un'appoggiatura ritmica alla fine di ogni verso. Lo stornello
istriano Fiuri de reiso!, procedendo invece per gradi congiunti (mentre quello
romano Lassatece passà, avente qualche arpeggio, sta come struttura fra il
toscano e l'istriano), appare più arioso e libero di ritmo e lascia espandere la
voce con maggiore enfasi. L'abruzzese poi, Tu nel tuo letto a far de' sogni d'oro...,
caratteristico per quell'irrompere da una breve anacrusi a una nota tenuta, è il
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vero canto a gola piena, tipico della montagna. Tutti questi stornelli, nella loro
diversa stesura, costituiscono 
un nucleo importante e attestano la fervida
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

espressività del canto popolare italiano. Nella Donna lombarda (in cui si vuol far
(/index.html)
riecheggiare la leggenda di Rosmunda, che conserva, comunque, echi e
CATALOGO (/CATALOGO/)
caratteri di antichi personaggi, con tutte le sue varianti poetiche) concorda il
canto delle diverse versioni regionali, e in essa si rivela chiaramente un tipo
etnico della canzone popolare indigena. Ecco la versione romagnola, che è forse
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
la più rappresentativa:

Le altre versioni concordano sempre nella conclusione:


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

L'andamento delle ninnenanne, distendendosi in riposante ritmo aderendo


spesso alle parole, si sfronda delle bizzarrie e delle note estreme, sì che
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

l'efficacia espressiva consegue lo scopo. La musica della maternità risuona con


caratteristiche universali e locali insieme, ed ha valor poetico e musicale
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
grandissimo. Dormi Nicola meu è un canto di culla calabrese, svolgentesi
nell'ambito di una quinta, d'una dolcezza stanca e pure struggente. Al contrario
la ninna-nanna del Salernitano Suonno suonno vien'a cavallo, che spazia
nell'intervallo di una nona, cantata con la creatura in braccio e accompagnata in
contrattempo dal ritmo della seggiola, esprime un senso di malinconia serena e
riposante. Un esempio semplicissimo di questi canti si può vedere nella ninnia
sarda Dormi illa cara: qui all'esiguità dell'estensione vocale corrisponde una
commossa profondità di sentimento. Alle forme sopraddette se ne possono
aggiungere altre: le serenate, gl'inni, le laudi (particolarmente interessante, per
la sua bellissima linea melodica, quella di Caltanissetta Passa Maria di 'na strata
nova), le passioni di Gesù Cristo di Palermo, affini alle laudi (questa che segue
incomincia con le parole del testo liturgico, ed è veramente solenne il suo
andamento di corale interrotto dalle cadenze sopra un riposo coronato), i
mottetti popolareschi e simili. Quando si canta in coro le voci si riuniscono

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specialmente all'unisono nei ritornelli, con qualche passaggio di terze ed


episodî di controcanto,ISTITUTO
risposte,(/ISTITUTO/)
echi; laddove 
una pratica più spesso polifonica
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

è dato trovare nella tradizione sarda.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Fra le danze debbono esser notate specialmente la tarantella, che col suo ritmo
di 6/8 circola per le varie regioni con altro nome e con caratteristiche analoghe,
la badosce valdostana, il trescone veneto, lombardo, toscano e di Romagna,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
cantato (o fischiato) e danzato, la monfrina (o monferrina) e la galletta della Val
di Serchio, la quadriglia, il ligure ballo di Biassa, la moresca, il saltarello della
provincia di Roma e, fra le (/TRECCANILIBRI/)
LIBRI altre, la danza del ARTE d'amore romano. Gli
Laccio(/TRECCANIARTE/)
strumenti maggiormente usati sono il violino, le chitarre, le fisarmoniche,
l'ocarina, la zampogna, i pifferi, lo zufolo di canna, lo scacciapensieri, i
tamburelli, le nacchere, ecc. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Anche agli spettacoli partecipa il popolo creatore e attore, come attesta tuttora
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
il teatro delle campagne toscane ed emiliane, il Bruscello (v.) e il Maggio (v.).
Sono inoltre da ricordare i gridi di strada dei venditori ambulanti, che
costituiscono talvolta dei veri e proprî temi, come nell'es. che segue del
fragolaio fiorentino:

Riandando nella storia troviamo inoltre il canto popolare nell'antica polifonia


(v. musica: Musica popolare), e talora lo ricolleghiamo alle fonti dei canti
religiosi, e nei modi greci.

Questo antico canto veneziano, infatti, è segnato nel tetracordo grave del modo
dorico, mentre il richiamo del venditore di stuoie fiorentino, qui riprodotto,
può rammentare le cantilene della chiesa.

Fra i canti delle trincee, nella guerra italo-austriaca, è notevole il Testamento del
capitano (o dei maresciallo) per il suo carattere virile nel testo e nella musica; essi
però, in generale, subirono l'influenza delle canzoni regionali popolari, e, in
grado minore, dei canti più lontani, ma non sopiti, del Risorgimento.
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Nel folklore il popolo italiano realizza dunque efficacemente, la sua naturale


immaginazione lirica, portando in canto il suo senso di armonia e
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
mantenendovi la propria virtù di equilibrio.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Bibl.: Per l'abitazione rurale, come orientamento generale e per larga
documentazione iconografica, v. G. Ferrari, L'architettura rusticana nell'arte
italiana, Milano 1925; per la restante
SCUOLAbibliografia v. R. Biasutti, Per lo studio
(/TRECCANISCUOLA/)

dell'abitazione rurale in Italia, in Riv. geogr. it., XXIII, Firenze 1926; inoltre:
(Arciduca Luigi Salvatore d'Austria) Die Liparischen Inseln, voll. 8 Praga 1893-94
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
e Ustica 1898; R. Battaglia, Ricerche paletnologiche e folkloristiche sulla casa
istriana, in Atti e mem. della Soc. Istriana di archeol. e storia patria, XXXVIII,
Parenzo 1926; G. Rosso, Tipi di abitazione
TRECCANI nella valle
CULTURA del Tanaro, in Atti del X
(/CULTURA/)

Congresso geogr. it., Milano 1927; C. Colamonico, Una città semisotterranea:


Matera, in Le Vie d'Italia, aprile 1927; L. Bertagnolli, I tipi di abitazione della Val
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di Non, in Boll. Soc. geogr. it., Roma 1928; R. Almagià, The Repopulation of Roman
Campagna, in The Geogr. Review, XIX, New York 1929; F. Gastaldi, Un cuneo di
case col tetto a padiglione fra Maddaloni e Dugenta, in Atti dell'XI Congr. geogr. it.,
Napoli 1930; Ricerche sui tipi degli insediamenti rurali in Italia, in Memorie della R.
Soc. geogr. it., XVII, Roma 1932.

Per gli aspetti della vita materiale v.: L. Loria e A. Mochi, Sulla raccolta di
materiali per l'etnogra ia italiana, Milano 1906; L. Loria, Com'è sorto il museo di
etnogra ia ital. in Firenze, Firenze 1907; N. N., Catalogo della Mostra di etnogra ia
ital. in Piazza d'Armi, Bergamo 1911; R. Corso, Per l'etnogra ia calabrese, in Arch.
storico della Calabria, I (1913); id., Il museo del retaggio, in Capitolium, 1927; A.
Lancellotti, Il museo etnogra ico italiano, in La Nuova antologia, 16 ottobre 1926;
M. Gortani, La raccolta etnogra ica carnica, in Ce Zastu, VII (1931); G.
Podenzana, Cenni storici sul museo civico della Spezia, ecc., La Spezia 1931.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1040/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Per il folklore, fondamentale: G. Pitrè, Bibliogra ia delle tradizioni popolari


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
d'Italia, Torino 1894; e v. folklore, XV, p. 608; per la storia degli studî

folkloristici
(/index.html) in Italia: R. Corso, Folklore, Roma 1923. Inoltre: F. Babudri, Fonti
vive dei Veneto-Giuliani, Milano s.CATALOGO
a.; A. Prati, I Valsuganotti, Torino 1923; D. A.
(/CATALOGO/)

Morandini, Folklore di Valcamonica, Breno 1927; A. Canossi, Anima pop.


comiana, ivi 1930; A. Barolo, Folklore monferrino, Torino 1931; E. Canziani e L.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Rohde, Piedmont, Londra 1913; G. Ungarelli e O. Trebbi, Costumanze e tradizioni
del popolo bolognese, Bologna 1932; G. Giannini e A. Parducci, Il popolo toscano,
Milano s. a.; L. Lucaccini,
LIBRILetteratura dialettaleARTE
(/TRECCANILIBRI/) cortonese, Arezzo 1930; G.
(/TRECCANIARTE/)

Galletti, Nel Montamiata, Città di Castello 1912; L. Mannocchi, Feste, costumanze


e pregiudizi del circondario di Fermo, Fermo 1921; G. Vitaletti, Dolce terra di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Marca, Milano s. a.; G. Zannazzo, Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma,
Torino, 1908; E. Metalli, Usi e costumi della campagna romana, 2ª ed., Roma
1924; G. Pansa, Miti, leggende e superstizioni dell'Abruzzo, Sulmona 1924-1927; G.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

B. Amorosa, Riccia nella storia e nel folklore, Casalbordino 1903; O. Conti,


Letteratura pop. capracottese, Napoli 1911; S. La Sorsa, Usi, costumi e feste del popolo
pugliese, Bari 1925; R. Corso, Patti d'amore e pegni di promessa, S. Maria Capua V.
1925; G. De Giacomo, Il popolo di Calabria, Trani 1899; G. B. Marzano, Usi e
costumi .... di Laureana di Borrello, Monteleone 1912; C. Grisanti, Folklore
d'Isnello, Palermo 1899-1909; G. Pitrè, La famiglia, la casa, la vita del popolo
siciliano, Palermo 1913; G. Bottiglioni, Leggende e tradizioni di Sardegna, Ginevra
1922; U. Biscottini, L'anima della Corsica, Bologna 1928; G. Gabalich, Giuochi
popolari zaratini, Zara 1918; id., Vecchie storie zaratine, ivi 1914; C. Pigorini Beri,
Costumi e superstizioni dell'Appennino marchigiano, Città di Castello 1889. Scritti
relativi a gruppi di oggetti: G. Ragusa-Moleti, Il tatuaggio in Sicilia, in L'Ora, 20
novembre 1905; L'arte dei pastori, in La Fionda, ottobre 1920; A. Bihan,
Überlebsel bei den Garden, in Mitteil. Mus. f. Völkerk. in Hamburg, 1928; G.
Podenzana, Tipi di costumi lunigianesi, La Spezia 1928; Amulettes italiennes, Ex-

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

voto italiens, in Les Hirondelles, VI (1928), VIII (1930); B. Gerola, Il culto di S.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Leonardo ed i suoi ex-voto nei XIII comuni, in Il Folkl. ital., V (1930); id., Sopra i
motivi ornamentali dei tessuti pop. italiani, in Il Folkl. italiano, V. (1930); R. Corso,
(/index.html)

Costumi, musica, danze e feste pop. italiane,


CATALOGO Roma 1931; G. Vidossich, Ex voto
(/CATALOGO/)

italiani, in Il Folklore italiano, VI (1931). Inoltre, la bibliografia alle voci:


amuleto; carnevale; carro e carrozza; feste, ecc., e a quelle dedicate alle singole
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
regioni.

Per la musica popolare: G. Fara, L'anima musicale d'Italia, Roma 1921; F. Balilla
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Pratella, Saggi di gridi, canzoni, cori e danze del popolo italiano, Bologna 1919; G.
Cocchiara e F. Balilla Pratella, L'anima del popolo italiano nei suoi canti, Milano
1929; E. Levi, Fiorita di canti tradizionali del popolo italiano, Firenze 1895; E.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Oddone, Canzoniere del popolo italiano, Milano s. a.; G. Sadero, Le più belle
canzoni d'Italia, Milano s. a.; P. Jahier e V. Gui, Canti di soldati, Milano 1919; J.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Tiersot, La chianson populaire (Italie), in Encycl. de la musique et Dict. du Conserv.,


Parigi 1930; H. Müller, Italienische Volkslieder, Lipsia 1926; H. Reimann,
Internationales Volksliederbuch, Berlino-Lipsia.

RANDE LETT-I-J 32esimo 44

ARTE.

Sommario. - Arti figurative (p. 971); Arte romanica e gotica (p. 975); Il
primitivo Rinascimento (p. 983); Il fiorente Rinascimento (p. 989); Dopo la
Rinascita (p. 993); L'arte del Novecento (p. 997); Bibliografia (p. 999). - Tecnica
costruttiva (p. 1000). - Musica: Musica vocale (p. 1005); Musica strumentale (p.
1007); Musica teatrale (p. 1010); La musica dell'Ottocento (p. 1013); L'ultimo
quarantennio (p. 1014); Teoria, critica, storiografia (p. 1016); Bibliografia (p.
1017).

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Arti figurative.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
L'arte che s'aggrandiva romanamente, profondendo ellenistiche eleganze nei
(/index.html)
palagi, nei templi, nelle basiliche, nelle terme, scesa sotterra, nei cimiteri dei
CATALOGO (/CATALOGO/)
martiri e dei fedeli di Cristo, indossò umili vesti. Era sempre la stessa arte che
apparava di marmi e di bronzi, di un popolo di statue, il mondo fastoso di
Roma; ma nelle oscure gallerie SCUOLA
delle catacombe, nelle tenebre dei cubicoli, tra le
(/TRECCANISCUOLA/)
faci funebri, l'arte parlava sottovoce, paurosa d'interrompere i silenzî della
preghiera. Spenta la bacchica furia nei soggetti funebri sacri al Dio che
scioglieva dalle cure, purificata l'espressione degli
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Eroti, l'arte si mise al servigio
ARTE (/TRECCANIARTE/)

del culto cristiano, ma dove si deponevano le salme dei martiri bastava un


segno o un simbolo, l'abbozzo di un'immagine, un graffito, una colomba, il
saluto In pace. Più tardi, crescendo il numero
TRECCANI dei(/CULTURA/)
CULTURA fratelli, l'arte si fece più ardita,
avvolse del suo peplo classico già sdrucito le immagini cristiane, adombrò i
fasti, i misteri della nuova religione nei sarcofagi, nelle amplificate decorazioni
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
pittoriche. E quando il cristianesimo prevalse nella civiltà dell'Impero romano,
e Costantino ne segnò il trionfo, largendo in apparenza libertà a tutti i culti,
l'arte cristiana divenne sinonimo di arte in generale (v. catacombe; cristiana,
arte).

Elevati sopra terra gli edifici dedicati al culto cristiano, si cercò un rapporto fra
architettura, scultura e pittura, perché desser concorso di forme alle nuove idee
religiose. Si costruirono basiliche, secondo un sistema longitudinale, a tre o
cinque navate, divise da colonnati, coperte da un semplice tetto in travatura,
ma si profittò anche di un sistema concentrico o centrale, servendosi di
costruzioni di vòlte, sviluppatosi nelle regioni orientali dell'Impero.

Questo doppio tipo di concezione artistica, corrispondente a edifici pagani


anteriori, lascia intravedere, nel sistema basilicale, lo scopo pratico di
raccogliere gran quantità di fedeli; nel sistema centrale degli edifici, piccoli per
la difficoltà costruttiva della vòlta o della cupola, la ricerca di effetti più varî e
più liberi di luce.
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

I cristiani s'inebriavano di luce; i martiri avevano sognato luoghi inondati di


sole, con tabernacoli scintillanti di pietre preziose pari agli astri nello 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

splendore. Nei mosaici di Santa Sofia a Costantinopoli il descrittore dirà che


(/index.html)
sembra di vedere il sole a mezzogiorno allorché indora tutte le montagne; e,
CATALOGO (/CATALOGO/)
nell'iscrizione dell'abside di Sant'Agnese in Roma, si leggerà che i metalli
tagliati producono una pittura d'oro e la luce del giorno vi sembra racchiusa.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Avvenne quindi che, con l'abbandono dell'interesse per la forma precisa e reale,
i cristiani mettessero gradualmente in disparte la rappresentazione della figura
umana; e che, fra tutteLIBRI
le decorazioni, i mosaici
(/TRECCANILIBRI/) vitrei
ARTE dalle mille luci, gli altari
(/TRECCANIARTE/)

d'oro e di gemme, i velarî trapunti d'oro e d'argento, rappresentarono i mezzi


per meglio sfolgorare la luce nella casa di Dio.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Quando dalla basilica romana del sec. IV si passa all'osservazione della chiesa
ravennate del sec. VI, non si trovano elementi sostanzialmente nuovi, ma
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
condotti alle ultime conseguenze quelli già indicati a Roma nel sec. V; onde i
mosaici di Ravennna creano accordi di colori e di luci così intensi, così ampî,
così perfetti, come mai nessun mosaico ottenne né prima né dopo, e le sculture
perdono ogni forma rilevata per divenire incisioni in pietra, e anche trafori,
raggiungendo effetti pittorici nei capitelli e nelle transenne; e infine l'insieme
della visione artistica trova la sua più alta espressione in una costruzione
centrica, nel San Vitale. Il sistema a vòlta più diffuso nell'Oriente. che
nell'Occidente, raggiunse, intanto, il suo apice in Santa Sofia di Bisanzio, al
tempo di Giustiniano, l'imperatore effigiato a Ravenna in S. Vitale. L'ebbrezza
dei colori orientali, che già Plinio deprecava come un pericolo per l'arte classica
greco-romana, riusciva nel sec. VI a dar vita a capolavori.

Roma, alla fine del mondo antico, con le ombre di forme ellenistiche, che
avevano assunto sui sette colli seconda natura, s'adoprò, insieme con l'Oriente,
a dare apparato all'arte cristiana.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Non più padrona dei suoi mezzi, né sicura dei suoi strumenti, l'arte invano si
affanna intorno alla pietra indocile, per tradurre la classica grandiosità
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
di forme
vigorose e salde. Nei rilievi storici dell'arco di Costantino, nonostante la
(/index.html)
solennità dell'opera sacra all'imperatore, l'arte non riesce ad attuar forme
CATALOGO (/CATALOGO/)
diverse da quelle dei rilievi scalpellati nei più comuni sarcofagi; per le grandi
figure, gli antichi modelli la soccorrono nella ricerca di nuovi mezzi di
espressione, mentre quando compone figure di piccole proporzioni, lignee e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
meschine, sembra andar tentennando in cerca dello spazio, e ora le tronca
bruscamente, ora le muove a grottesche torsioni. Gli stessi accenti discordi
risuonano nell'architettura, la stessa tendenzaARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) a disgregare la solidità delle
(/TRECCANIARTE/)

antiche forme, a bucherellare pietre, a sminuzzar cornici, ad appiattellar


volumi. Forti sottosquadri hanno le foglie dei capitelli, non l'antico spessore; le
volute, inerti chiocciolette, si restringono; le mensole,
TRECCANI CULTURA nella chiave degli archi,
(/CULTURA/)

massiccia, sopportan cornici lignee sottili, perdendo la loro funzione organica; i


piedistalli hanno l'incorniciatura superiore ancora grezza, pesante e grossa,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
senza rapporto con altre cornici dell'arco trionfale, traforate a ricamo, minute.
Questo l'arco che segna l'omega dell'arte dell'antichità, l'alfa dell'arte del
Medioevo. Roma, vivente di vita universale, anche nel duolo dei tempi, associa
molti altri elementi artistici; organizzatrice, unificatrice del cristianesimo,
diviene la città madre della Chiesa, santa per i trofei degli apostoli e dei martiri.
Ma il tempo, i barbari, gli abitanti stessi, disfecero la compagine delle antiche
pietre, così salda che Cassiodoro avrebbe creduto non esse, ma piuttosto le
montagne destinate a franare. Si divorò l'antica Roma per costruire la nuova, e
invano gl'imperatori, col rigor delle leggi, perfino con la pena delle mani
mozzate, vollero impedire il consumo degli antichi edifici, ché il nuovo
materiale mancava, le cave dei marmi divenivano inattive, scarso era il ferro.
Come l'arco in gloria di Costantino sulla via trionfale, salutato da F. Milizia
"cornacchia d'Esopo", le basiliche del cristianesimo, i battisteri, i mausolei si
costruirono a spese della città classica cadente.

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Era venuta in disuso l'arte architettonica dopo che, trasferita la sede imperiale a
Costantinopoli, rimastiISTITUTO
deserti (/ISTITUTO/)
tanti publiciMAGAZINE
monumenti, era stata tolta
(/MAGAZINE/)
al
prefetto romano facoltà di costruirne di nuovi. E Roma diveniva immensa,
(/index.html)
senza confini, per la diradata inerte popolazione, ridente mortura.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Le colonne portarono generalmente un capitello corinzio di fome decadute,


con le volute ristrette, le foglie SCUOLA
attaccate al vivo del capitello, bucate da trapano,
(/TRECCANISCUOLA/)
spugne, nidi di vespe; e quindi si traforò la campana del capitello, si spianò in
facce trapezoidali intagliate sottilmente a ricami, a vimini intessuti, a rami irti
di spine, ad acute foglieLIBRI
sul (/TRECCANILIBRI/)
fondo cupo; ma, progredendo il tempo, non si riuscì
ARTE (/TRECCANIARTE/)

più a staccare, dal piano d'ombra, i rami, o le trecce, o le foglie, o gli sterpi, i
quali rimasero inalveati nella materia informe, impotenti a uscirne con qualche
determinazione, a rilevarsi, a prender
TRECCANIforma
CULTURAe figura. La colonna s'appesantì,
(/CULTURA/)

più grossolanamente rastremata, e, imbarocchendosi, si torse a spira vitinea,


nei tempi costantiniani. Non sostenne più la distesa trabeazione, ma l'arcata
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
girò da capitello a capitello, prima direttamente, poi sull'intromesso cuscino di
un abaco massiccio o di un alto pulvino L'arbitrio comincia nei bassi tempi a
rompere la massa delle costruzioni, i moduli severi, l'unità rigorosa; e già nel
palazzo di Diocleziano a Spalato si notano omissioni di parti prima considerate
necessarie a un ordine architettonico, e alterazioni delle loro proporzioni. Dalla
parte del vestibolo di quel palazzo, recante solo l'architrave e la cornice senza
fregio; dal criptoportico senza fregio e con l'architrave non distinto dal resto;
dalla trabeazione che si slancia audacemente ad arco nel vestibolo e nella
facciata verso il mare; dai capitelli del criptoportico, consistenti in una semplice
campana e nell'abaco; dai modiglioni distanti fra loro, senza rapporto a pilastri
o altre sottoposte strutture, spira una libertà architettonica che molti secoli
dopo regnerà nel campo dell'arte. I capitelli mostrano la forma severa di quelli
nordici del sec. XII; l'architrave si accresce a spese del fregio e della cornice,
tanto chc il fregio si riduce a semplice sagoma e la cornice s'incammina a
diventare listello gotico; la decorazione in piccole arcatine della porta aurea è
l'esempio primitivo d'un ornamento architettonico che si troverà poi in molti
edifici romanici e gotici. Le sagome hanno nuovi profili, gli ornamenti a zigzag
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

fanno la prima comparsa; e gli archi girano semplicemente da colonna a


colonna, senza traccia di trabeazione, come nell'acquedotto di Adriano
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
ad
Atene e in alcuni sarcofagi, anteriori forse a Diocleziano, trovati nelle
(/index.html)
catacombe, e come nelle terme di Diocleziano a Roma, che mostravano,
CATALOGO (/CATALOGO/)
secondo risulta dai disegni del Palladio, gli archi giranti imrnediatamente sul
capitello.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
L'arte occidentale trovò più prossimi e proprî gli elementi di stil nuovo nel
palazzo di Spalato, ove Diocleziano visse gli ultimi anni della vita e morì nel
313. Là, come dice il Jackson, si chiudeva la tomba
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dell'arte antica, da cui
ARTE (/TRECCANIARTE/)

doveva sorgere l'arte nuova.

Col decomporsi della massa, con lo sfasciarsi


TRECCANI CULTURAdell'unità organica, la libertà
(/CULTURA/)

architettonica accolse, ai giorni di Giustiniano, le forme bizantine, giunte a


Ravenna in San Vitale al tempo stesso in cui s'innalzava Santa Sofia di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Costantinopoli. Ottangolare è la chiesa, nell'interno a doppia loggia interrotta
al presbiterio, coronato da cupola impostata su otto piloni: essa fu esemplare
alla cappella palatina, costruita da Eginardo ad Aquisgrana per Carlomagno, e a
tutto il Medioevo. Anche in Arezzo, al tempo romanico, si tennero di mira i
modelli ravennati.

Il mosaico, l'arte sacerdotale del cristianesimo, sostituì la pittura dai bassi tempi
all'età romanica. Ancora il mausoleo detto di Santa Costanza, dove furon
sepolte due figlie di Costantino imperatore, spira un'aura di paganesimo, dalla
memoria, ora soltanto adombrata nei mosaici della vòlta anulare, di misteri di
Bacco, ornamento consueto ai luoghi funebri. Maestà d'aspetti, grandi
lineamenti scultorî, architettonica definizione di spazio, collegano all'antica arte
di Roma il mosaico nell'abside di Santa Pudenziana (inizio del sec. V), consesso
augusto di Apostoli in un vasto emiciclo.

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Di poco anteriore al mosaico di S. Pudenziana, la decorazione di S. Giovanni in


Fonte a Napoli scaturisce anch'essa dallo spirito dell'antica Roma. L'arte
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) dei
grandi ritrattisti romani vive nelle forme statuarie di quegli apostoli, fisse al
(/index.html)
terreno quasi statue al proprio piedistallo. Come il mosaicista di Santa
CATALOGO (/CATALOGO/)
Pudenziana in Roma, l'altro di San Giovanni in Fonte rispecchia la tradizione
classica, sempre viva in Italia, e fiorente, nello stesso giro di anni, anche in
Milano, nei mosaici della cappella di Sant'Aquilino.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Tra gli esempî successivi che meglio riflettono il vigore dell'arte romana non
dobbiamo omettere i superbi girali d'acanto che
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE s'annodano e snodano opulenti
(/TRECCANIARTE/)

sul cielo cupo della cappella dedicata alle sante Ruffina e Seconda nel battistero
lateranense. Anche le composizioni della navata mediana in Santa Maria
Maggiore hanno maestà romana di forme
TRECCANI nell'architettura
CULTURA (/CULTURA/) spaziale delle scene,

mentre gareggiano con esse solo pochi tratti delle composizioni, dei mosaici
nell'arco trionfale, inno innalzato alla Vergine Madre di Dio da Sisto III per
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
esaltare la vittoria contro l'eresia di Nestorio.

Come il più antico mosaico della chiesa di Santa Pudenziana, il mosaico


dell'abside dei Ss. Cosma e Damiano (sec. VI) riflette carattere romano. La
composizione diverrà tradizionale nelle absidi dell'Urbe, benché concepita con
diverso spirito, nel sec. IX.

Nel frattempo forme affini si svolgono a Ravenna, in pieno dominio di


Bisanzio, nelle lunette del mausoleo di Galla Placidia e nel Battistero degli
Ortodossi (449-459). Nei mosaici di Sant'Apollinare Nuovo (metà del sec. VI),
lo spirito romano non domina più, e il bizantinismo s'infiltra tra le vaghe
indolenti linee della "processione delle Vergini". Non le notturne luci del
mausoleo di Galla Placidia, non la lene melodia di Sant'Apollinare Nuovo in
Ravenna, ma clangori metallici d'oro, bagliori di gemme e di madreperla
nell'abside di San Vitale. L'arte erede di Roma si unisce all'arte d'Oriente.

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Sullo scorcio del sec. VI e nel VII, anche Roma si ammanta alla bizantina; il
mosaico della basilica diISTITUTO
Sant'Agnese segna l'avvento del bizantinismo
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
in Roma
al principio del sec. VII: le figure s'allungano, s'appiattiscono, diventano zone
(/index.html)
policrome inserite entro una tela d'oro.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Il pontificato del greco Giovanni VII apporta al sec. VIII un'improvvisa


fantastica fioritura di colore neiSCUOLA
mosaici della cappella della Vergine in
(/TRECCANISCUOLA/)
Vaticano, dei quali ci restano alcune tracce, con tessere di mria grandezza,
concave e piane, così da rifranger diversamente la luce, disposte con
irregolarità, a vortici, aLIBRI
quadri, a linee parallele
(/TRECCANILIBRI/) e tortuose.
ARTE Il mosaicista vi
(/TRECCANIARTE/)

prodiga con liberalità regale pietre preziose, vi tesse intrecciature gemmate, in


cui errano vene multicolori sul fondo d'oro. Le parti degli affreschi di S. Maria
Antiqua al Foro Romano, cheTRECCANI possono CULTURA
essere attribuite al tempo dello stesso
(/CULTURA/)

Giovanni VII, mostrano anch'esse un grande rinnovamento d'arte, da


ricongiungere al sopravvivente classicismo bizantino.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Avanti l'età carolingia, le arti dell'oreficeria ebbero il massimo sviluppo per gli
ornamenti delle vesti multicolori dei barbari, nelle borchie raggiate di rubini e
granati, nelle collane con ambre e vetri. Gli scavi di Nocera Umbra e di Castel
Trosino diedero improvvisa luce sui Goti d'Italia e sui loro costumi, come si
vede per gli oggetti raccolti nel Museo delle Terme Diocleziane a Roma, oggetti
con oro e argento fusi nei solchi del metallo, secondo un metodo
impropriamente detto all'agemina o damaschina; oppure con materia vitrea
colata nei metalli, o anche con incassi nell'oro di granati, di paste vitree e di
antichi cammei. Altri oggetti sono a traforo, con forti effetti di luce ed ombra; a
sbalzo nel metallo, con riflessi di luce sulle superficie oblique; a fili granulati
formanti spiralette continue, come di filigrana. Con gli oggetti dei Goti ebbero
molta omogeneità gli altri dei Longobardi, splendidi quelli di Teodolinda nel
Tesoro della Basilica di Monza. Fra i tappeti di Tiro distesi nei templi, le stoffe
della Persia che rivestivano sacre reliquie, i paliotti trapunti di Bisanzio e di
Rodi, gli arredi scintillanti di gemme, le croci, e le corone d'oro, i vasi sacri di
smalto, gli artisti s'inebriavano di colore e di luce.
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Comincia nel periodo carolingio, lungo il sec. IX, un tentativo di ritorno


all'antico, ma nelle absidi, 
a finire con quella della chiesa di S. Marco (827-844)
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

l'eco della composizione antica dei Ss. Cosma e Damiano si fa sempre più
(/index.html)
debole e lontana.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Nella scultura, lungo il sec. IV, fu una ricerca, in Roma, d'effetti fantastici di
luce e d'ombra, di colore, di moto. Il porfido, negli sfondi dell'arco di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Costantino, dà ai rilievi il risalto che veniva meno; nel porfido le figure sono
tagliate all'egiziana, quasi maschere, a larghi piani lisci; le colonne divengono
tortili, come quella detta Santa
LIBRI in S. Pietro, per
(/TRECCANILIBRI/) aggirar
ARTE ombre e luci nelle spire;
(/TRECCANIARTE/)

si adopera di frequente il trapano, si sottosquadrano i rilievi del sarcofago di


Giunio Basso, ora nelle cripte vaticane, per mettere in risalto i piani di luce
sulle grotte scure, sugli alveariTRECCANI
delle ombre.
CULTURA (/CULTURA/)

Il classicismo, come fuoco che scoppietti faville sotto le ceneri, riappare in tutte
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
le manifestazioni artistiche, anche tra forme e ricordi d'altre regioni e d'altri
tempi. Le nuove basiliche, pur accettando sovvertimenti alle regole, s'aprono
anche in antichi edifici profani, come quella di Santa Maria Maggiore in una
basilica privata e l'altra di Santa Croce in Gerusalemme nell'antico palazzo
Sessoriano, già dimora di Elena madre di Costantino; così che il nuovo non
poteva facilmente farsi largo fra i metri combinati dell'antico. E nelle
costruzioni nuove, a rappezzi, si sente la necessità di conformarsi alle vetuste
rovine ricomposte nella chiesa cristiana. Passarono sin dal secolo V i turbini
delle invasioni; e quantunque nessun elemento nuovo d'arte portassero i
barbari invasori d'Italia, onusti di borchie, di fibule, di collane, di armi con
granati, cristalli e gemme, l'effetto cromatico delle loro oreficerie bene
s'accordava con tutte le altre manifestazioni dell'arte cristiana, ogni giorno più
aliena dalle immagini umane, sempre meno determinate di forma. Tanto che si
arrivò all'iconoclasmo pratico, alla distruzione delle immagini, nella nuova
capitale del mondo civile, Bisanzio; in Italia, non avversa alle arti
rappresentative per motivi religiosi e per le tradizioni di sua gente,
all'iconoclasmo artistico, cioè alla subordinazione crescente dell'immagine alla
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decorazione floreale e geometrica. Secondo i comuni criterî riguardo ai secoli


che precedettero l'età diISTITUTO
Dante,(/ISTITUTO/)
di Giotto, diMAGAZINE
Giovanni(/MAGAZINE/) 
Pisano, fu in essi
profonda foschia di barbarie, sol perché per arte s'intese forma, specie della
(/index.html)
figura umana. Ma se per questo riguardo il Medioevo fu barbaro, per il colore e
CATALOGO (/CATALOGO/)
la decorazione floreale e geometrica fu altamente civile.

Nessun monumento della grande scultura carolingia è giunto a noi, niuno dei
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
bassorilievi che secondo un poeta contemporaneo rappresentarono nel palazzo
d'Ingelheim i fatti più notevoli della storia antica e le guerre di Carlo Martello,
di Pipino e di Carlomagno. Perciò, non è datoARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) misurare nella sua estensione il
(/TRECCANIARTE/)

moto civile del tempo carolingio verso l'antico, verso Roma. Il nome di Roma
corre sulle labbra di Alcuino; vantando Aquisgrana: "la Roma nuova", egli dice,
"tocca le stelle con le sue vòlteTRECCANI
colossali.CULTURA
Il pio Carlo designa la destinazione
(/CULTURA/)

d'ogni luogo, e presiede alla costruzione delle alte muraglie della Roma futura".
L'imperatore nel vigilare alla fabbrica della cappella reale di Aquisgrana, con le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
colonne e i marmi tratti da Roma per il consenso del pontefice Adriano, doveva
meditar sulle leggi dell'arte antica. Il suo storico Eginardo, inviando un cofano
imitato dall'antico a suo figlio, gl'inculcava di studiare Vitruvio. Angilberto,
discepolo di Alcuino nell'abbazia di Saint-Riquier, si servì di colonne e armi
preziose fatte trasportare da Roma; ed Aarone, vescovo d'Auxerre, tornato con
l'imperatore dall'Italia l'anno 800, elevò un ciborio ad esempio degli altri veduti
nell'Urbe.

Il capolavoro dell'oreficeria nell'età carolingia è l'altare d'oro della basilica di


Sant'Ambrogio, dono dell'arcivescovo Angilberto II, il quale lo fece eseguire da
Vuolvinio. Questo insigne prelato che invitava "ad illuminationem suae
ecclesiae" alcuni monaci francesi, ci diede con quel monumento il maggior
saggio della civiltà fiorente nei conventi della Francia, delle forme d'arte
determinatesi a Corbie, trapassate dalle Alpi insieme con le fomie calligrafiche
di Tours e con i codici dell'abbazia di Fulda.

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Quest'altare d'oro e d'argento, supposto opera romanica per le architetture


prive di carattere bizantino, 
fu messo a riscontro col paliotto della cattedrale
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
di
Città di Castello col quale non ha alcuna artistica affinità. È il frutto di un'arte
(/index.html)
raffinata, che trae suo pro dai materiali e dalle forme classiche; nella croce della
CATALOGO (/CATALOGO/)
faccia laterale, a sinistra, sono incluse una gemma rovesciata con un Cupido e
una seconda, pure capovolta, con una sfinge, una pietra preziosa incisa con una
testa alata, e un' altra con scrittaSCUOLA
greca.(/TRECCANISCUOLA/)
Continua così il metodo proprio agli
orafi dell'età barbarica d'incastonar gemme antiche negli ori e tra gli smalti; e,
come nelle miniature carolinge, ad esempio nel libro degli Evangeli di Luigi il
Bonario (BibliothèqueLIBRINationale di Parigi, Lat.
(/TRECCANILIBRI/) ARTE8850), le gemme e i cammei
(/TRECCANIARTE/)

formano parte della decorazione. Le forme classiche, non ancora svanite, si


vedono su quest'altare: gli arcangeli, gli angeli, i beati, Ambrogio prima d'esser
vescovo, il gentiluomo a cui pesta il piede
TRECCANI malato,
CULTURA gli uomini ai quali predica,
(/CULTURA/)

hanno la clamide agganciata a una spalla; il destriero su cui Ambrogio cavalca


sembra studiato dai bronzi antichi; e gli altari parallelepipedi crocesignati, con
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
corone votive pendenti al disopra, le predelle gemmate e la coltre della salma
d'Ambrogio a cerchi od oculi, gli ornati a semplici girali o volute, da cui
nascono altre volute, il battesimo per immersione del Santo, sulla cui testa si
versa l'acqua per mezzo d'un'anfora, San Martino che cala fasciato nella tomba,
son tutte forme che dimostrano la tradizione dell'antico ancora viva.

Dal sec. VII al IX l'arte dell'intaglio in osso e in avorio produsse tavolette,


dittici sacri, che servirono di coperta a codici miniati, esempio la tavoletta col
nome ripetuto del duca Orso (verso il 752) nel museo di Cividale, il dittico di
Rambona dell'Abate Olderico (verso l'898).

L'arte bizantina, mentre l'Occidente era schiarato da carolingi barlumi, entrò


nella seconda età d'oro, che si estende sino al sec. XII; e, dotata di gran forza
conservatrice, mantenne i tipi architettonici determinati verso il tempo di
Giustiniano, specialmente quando l'impero bizantino fiorì sotto la dinastia
macedone. In quei prosperi giorni, Basilio I eresse Santa Sofia di Salonicco,
tipica per la cupola centrale, presentò "la chiesa al Cristo suo sposo immortale,
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come fidanzata adorna per la festa nuziale, abbellita da perle fini, dall'oro, dallo
splendore dell'argento, ISTITUTO
dai marmi cangianti in mille toni, dai mosaici e
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
tessuti
di seta". La gran cupola centrale dedicata all'Onnipotente divenne il principio
(/index.html)
generatore delle costruzioni chiesastiche, e ad essa fecero corona piccole
CATALOGO (/CATALOGO/)
cupole, che bandirono dalla copertura delle chiese i piani orizzontali.

In Italia, particolarmente per laSCUOLA


conquista normanna, che unì la Puglia, il
(/TRECCANISCUOLA/)
principato Capuano e la Sicilia, si fomò la prima rinascita dell'arte nostra, per
via dell'associazione della civiltà romanica con la bizantina e con quella
dell'Oriente musulmano, che
LIBRI accolse gli elementi
(/TRECCANILIBRI/) ARTE asiatici delle regioni del Nilo,
(/TRECCANIARTE/)

dell'Eufrate e del Tigri. Quella rinascita, che ebbe per le arti e le lettere il suo
culmine sotto Federico II, s'irradiò in tutta l'Italia, a Roma nell'arte dei Cosmati
che vestirono d'arabi drappi i TRECCANI
marmi chiesastici.
CULTURA (/CULTURA/)

Dei fulgori d'arte bizantina s'illuminarono Palermo, per i mosaici della Cappella
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Palatina e di Santa Maria dell'Ammiraglio, Cefalù per gli altri del suo duomo,
Monreale e Venezia per quelli delle loro basiliche, i quali espressero tuttavia il
tramonto dell'arte bizantina. Insieme con gli aurei paludamenti musivi, questa
arte s'inoltrò nell'Occidente per via dei codici miniati, menologi, omelie,
ottateuchi, salterî, ove le antiche forme greche rivissero sotto baldacchini a
penne di pavone, tra piogge di fiori, di gemme, di stelle. E s'insinuò per mezzo
dei tessuti splendenti, degli aurei ricami, delle argentee ageminature, che
ornarono le porte solenni delle chiese di Montecassino, di San Michele sul
Monte Gargano, di San Paolo fuorì le mura a Roma, di Salerno, di San Marco a
Venezia.

La scultura bizantina in avorio, con dittici, trittici, reliquiarî, cassettine, sacre


iconi, fornì dal sec. X al XII esemplari a tutta l'Europa, servendo alla diffusione
nell'Occidente dell'arte rinnovata di Bisanzio. E agl'intagli eburnei si
accompagnarono oreficerie, con profusione di smalti, di figure a sbalzo,
variopinte, gemmate.

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Tanta ricchezza si rispecchia a Venezia nel Tesoro di San Marco, specialmente


nella pala d'oro della Basilica, 
con smalti tratti in parte dal Templon, monastero
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dell'Onnipossente, di Bisanzio.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Era uscita questa metropoli imperiale dal lungo inverno iconoclasta, con una
codificazione degli elementi artistici ereditati dal secolo VI, naturalmente
sviluppati, ma, nella seconda etàSCUOLA
d'oro (/TRECCANISCUOLA/)
(IX-XI secolo), pur non raggiungendo
l'altezza del secolo di Giustiniano, l'arte sua s'irradiò nell'Occidente, dov'ebbe
un'azione d'influsso più larga e penetrante.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Arte romanica e gotica. - Sin dal sec. XI ebbe inizio l'arte nuova, che si chiama
romanica, e tra noi si può chiamare propriamente italiana.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Le arti romanze imperarono dovunque volò in antico l'aquila delle legioni.


Parve allora che il lievito dei ricordi commovesse la terra, dalla Campania alla
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Lombardia, dalle rive del Reno a quelle del Danubio; spuntarono dai vecchi
tronchi della romanità germogli per ogni dove; si risentì l'unità del nostro
popolo nell'unità dell'arte risorta da Aosta a Monreale. Dalle valli
s'appuntavano le torri a proteggere i nidi umani, s'ergevano castelli, si
cingevano di mura merlate le città; e fra le torri e i castelli s'innalzava la
cattedrale, baluardo della religione e della patria.

Erano pochi i suoni che s'andavano determinando nelle parole; e le parole


parevano uscire interrotte, come a singulti. Erano ancora rozzi, non temprati,
gli strumenti che cercavano l'espressione della vita; ma si affinarono nel lavoro,
rompendo le pietre, i marmi delle squarciate cave di Luni e di Lombardia, del
Veronese e dell'Istria. Erano ancora pochi i modelli che insegnavano la virtù
dell'antica arte indigena, ma fuor dalle rovine apparvero, non più come idoli
nefasti, belle nella loro nudità, le statue antiche; e nell'Etruria i vasi aretini
sembrarono discesi dal cielo a Ristoro d'Arezzo; nell'Emilia, Wiligelmo e
Nicolò dai sarcofagi romani e dai marmi arcaici greci trassero le decorazioni
delle cattedrali; nelle Puglie, sui vasi italo-greci, riapparsi fuor dai solchi della
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

terra, si foggiò il bello stile che Nicolò rese eterno. La madre terra scoprì il
proprio seno, diede latte ai tori e alle serpi, come si scorge figurata nei
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
rotuli
degli Exultet, aprendo le braccia alla luce.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
L'arte romanica nel sec. XII era già nata in Italia con caratteri locali originarî; e
non d'un tratto certamente, perché motivi e notizie la ricollegano con le forme
ravennati del sec. VI. E non in particolari, come la decorazione scultoria a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
intrecci o come la costruzione della vòlta a crociera sul pilastro a fascio, si può
trovare la spiegazione prima di un fenomeno così complesso come l'arte
romanica. LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

La prima e più intima manifestazione dello spirito cristiano nell'arte fu la


subordinazione di tutti gli elementi artistici agli effetti della luce, ottenuta
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

materialmente da principio con vetri luminosi, con metalli preziosi, con


gemme, che Bisanzio e l'Oriente fornivano agli scali delle città marinare; ma le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
regioni interne, la Lombardia ad esempio, non avevano né dovizie, né vie
adatte per continuare i fasti cromatici bizantini. Prima d'ogni altra regione
interna, per natural forza, la Lombardia organizza il Comune, come la
cattedrale romanica. Da Campione, da Como, da Mendrisio, gli scalpellini e i
mastri muratori scendono a schiere, e ricercano nella sovrapposizione di pietre
e mattoni, nelle archeggiature ad esempio, quei medesimi effetti di luce prima
ottenuti con materie preziose di metalli e di vetri. Dovettero accorgersi che il
loro effetto era più arte di quello precedente, perché più ingenuo, più spirito e
meno materia; e quando, dopo mille tentativi, giunsero a Sant'Ambrogio in
Milano, essi avevano ottenuto l'assorbimento del colore e della luce nella
tecnica architettonica e scultoria, con effetti incalcolabili. Basti dire che in tal
modo raggiunsero la fusione del sistema longitudinale col centrale nella basilica
a crociera, risolvendo il problema rimasto insoluto dal sec. IV in poi; e
ottennero gli effetti di luce non solo all'interno, come era avvenuto nell'arte dei
bassi tempi, ma anche all'esterno, per mezzo d'infinite fantasie di aggetti e di
rientranze.

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Il lavorio compiuto tra il sec. VI e l'XI, nelle regioni dove meno si faceva
sentire l'azione bizantina, 
non era stato vano per l'arte. Fu un lavorio lento,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nascosto, continuo, come entro le viscere della nostra terra, lungo cumuli di
(/index.html)
detriti del mondo antico, attraverso scorie di vulcani; ma la spelonca s'aprì
CATALOGO (/CATALOGO/)
all'arte, che nell'oscurità, nel silenzio, si era spiritualizzata, liberata anche dalla
gemmea materia, ridotta tutta a un artificio di luci. Così l'arte moderna fu
fondata nella cattedrale romanica. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Mancavano i materiali costruttivi, ed ecco il popolo, che nelle cattedrali e nei


palazzi del Comune voleva accentrar la sua vita,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE ricorrere ai monumenti antichi
(/TRECCANIARTE/)

per costruire i nuovi. Si coperse allora di marmi raccolti sulla via dei Sepolcri il
duomo di Modena, opera dell'architetto Lanfranco, assistito dagli scultori
Wiligelmo e Nicolò, rude, violento, incomposto
TRECCANI il primo; creatore, il secondo,
CULTURA (/CULTURA/)

di nitidi rilievi incassati nello spazio con misura quasi medaglistica, fervido
inventore d'intrecci, di spire, di volute nei fregi di fogliami e di animali. L'opera
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
primitiva, selvaggia e greve di Wiligelmo si avvicenda in contrasto incessante
con l'opera più raffinata di Nicolò. Accanto ai mostri che intrecciano
capigliature e code in grovigli selvaggi sui capitelli, creature uscite dalle tenebre
del Medioevo, il Rinascimento sembra aprir la via a ricordi dell'antico nei rozzi
genî funebri con faci riverse, e soprattutto nei ben noti bassorilievi al sommo di
lesene, capolavoro scultorio di questa primitiva arte romanica, vicina talvolta,
per le forme spianate geometrizzanti e rigide, a esempî del più puro arcaismo
greco. Wiligelmo, Nicolò e i loro collaboratori radunarono sulle porte e sui
capitelli del duomo di Modena leggende sacre, storie bibliche e cavalleresche,
vìte di santi e canzoni romanze, insieme con visioni diaboliche di mostri e di
vizî, tutte le aggrovigliate conoscenze del popolo che nella chiesa voleva vedersi
raffigurato ed esaltato. Mentre Wiligelmo orna la facciata delle sue sculture
erompenti con forza bruta e grandiosa dalle cornici, Nicolò ordina le sue
schematiche ed agili composizioni, i suoi eleganti rabeschi di figure umane, di
animali e fogliami nelle porte minori, dei Principi e della Pescheria.

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I due maestri diffondono la propria arte nell'Emilia, nella Lombardia e nel


Veneto: a Nonantola, nella 
porta della chiesa abbaziale, a Ferrara e a Cremona,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nel duomo; a Piacenza, e a San Benedetto Po San Benedetto di Polirone, nella


(/index.html)
grande chiesa fondata dalla Contessa Matilde; a Parma, nel protiro del duomo;
CATALOGO (/CATALOGO/)
a Verona, nel duomo e in San Zeno, Nicolò svolgendo le composte immagini
primitive con fuoco e slancio sempre maggiore, culminanti nei vitali grovigli
dei capitelli di San Zeno. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Dopo i due maestri promotori del grande movimento romanico nell'Italia


settentrionale, sorge una corporazione
LIBRI di architetti
(/TRECCANILIBRI/) e scalpellini, che si spinge
ARTE (/TRECCANIARTE/)

nel Trentino e s'afferma nel duomo di Trento e in Dalmazia nel duomo di


Traù. Scambî frequenti si notano fra quest'arte romanica e l'arte fiorente in
Provenza durante il sec. XII, sicché unaCULTURA
TRECCANI corrente(/CULTURA/)
omogenea - ma non priva di
caratteristiche speciali evidentissime - unisce al mezzogiorno di Francia l'Italia
settentrionale, raggiungendo a oriente la Dalmazia e spingendosi in Toscana, a
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Lucca, a Volterra, a Massa Marittima.

Lo sviluppo dell'arte romanico-lombarda, creatrice d'effetti pittorici mediante


distribuzione complessa d'ombre e luci, si affrettò verso la metà del Duecento,
quando s'esercirono le cave veronesi. Si giunse allora all'Antelami, corona del
movimento lombardo (1178-1233). Pochi anni dopo che il forte scultore del
pontile del duomo di Modena ebbe tagliato nel marmo, con potente sintesi
plastica, le sue cariatidi acrobate, l'Antelami ci appare la prima volta in un
bassorilievo della cattedrale di Parma, la Crocifissione, distinguendosi dai
massicci precursori lombardi per le figurine allungate, rigidi steli entro vesti a
pieghe filiformi: un fine miniatore sembra succedere ai plastici grandiosi. Ma la
sua arte spiega le proprie facoltà solo più tardi, nel Battistero di Parma, nitida
costruzione ottagonale, ove l'effetto coloristico è ottenuto con una graduata
successione di ombre e luci in regolari uniforrmi zone; la gravità massiccia delle
moli romaniche si attenua nelle esili colonnine che reggono le trabeazioni
sottili; gli archi romanici sotto il cornicione si disegnano con grazia di trine; e
aggiungono slancio agli angoli dell'edificio i campaniletti a pinnacolo di tipo
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francese. Alle fantastiche combinazioni di luce e d'ombra succede il regolare


traforo: lo spirito dell'arte gotica si comincia ad avvertire nella crescente
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
sottigliezza delle sagome e nel dominio dato al principio di verticalità. Più che
(/index.html)
mai severa è la schiavitù della statuaria antelamica alle forme architettoniche; e
CATALOGO (/CATALOGO/)
la stessa virtuosità raffinata che lo scultore spiega lavorando, nel fregio di un
sovrapporta, le vesti lievi di Salomè, si ritrova nei drappi a pieghe concentriche
cadenti dai capitelli, sotto abachi sinuosi. Raffinato, elegante nelle esili figure
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dei fregi, facile popolare narratore delle leggende bibliche, l'Antelami veste di
sacerdoiale maestà gli angeli incassati entro nicchie sopra la porta maggiore,
lignei e potenti come iLIBRI
profeti all'esterno dellaARTE
(/TRECCANILIBRI/) cattedrale di Fidenza. Alle forme
(/TRECCANIARTE/)

della regina di Saba, trasparenti da morbidi veli, lo scultore imprime classica


nobiltà, agli arcangeli nell'interno del battistero, fuoco di atteggiamenti e di
sguardo. Il poema della redenzioneTRECCANIumana si spiega
CULTURA nell'edificio custodito dagli
(/CULTURA/)

angeli solenni e dai profeti chiaroveggenti. Apra la gola il drago infernale,


s'aggirino le belve, gli errori, i vizî intorno al fonte della grazia: saranno fugati
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dal Dio che soggiogò ogni potenza del male; dentro il Battistero è il lavacro
dell'anima, la rigenerazione, la salvezza: il drago che minacciava la radice
dell'albero della vita è vinto, trafitto dagli angeli che girano intorno al sacro
luogo come celesti guardie. Con l'ultima opera dell'Antelami, la statua di
Oldrado da Tresseno a Milano, riappare in un palazzo del Popolo, sul prospetto
di una piazza pubblica - dopo tanti secoli dal monumento di Teodorico in
Ravenna - la statua equestre, il monumento eroico per eccellenza, trasfigurato
da esilità di forme timide e gentili, da serico fruscio di vesti.

Mentre l'Antelami, a Parma, a Fidenza, a Vercelli, a Milano, diffonde le sue


sculture delicate e gracili, spesso vestite di fine policromia, i Veneziani, che
prima si studiavano di richiamare le forme cristiane dei bassi tempi (colonne
del ciborio di San Marco, sarcofagi del chiostro del Santo a Padova), creano la
grande arcata dei mesi e gli angeli nella crociera di San Marco, unendo alle
forme antelamiche la raffinatezza dei Bizantini. L'arte romanica adornò allora,
con magnificenza mai vista di ornati, le porte della cattedrale vestita di ori
orientali. Non le foglie minute e povere dell'Antelami, non divisioni
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geometriche, ma un intreccio di frondi rigogliose, animali, figure umane,


complesso di nodi, vitale in ogni curva, in ogni serpeggiamento di linea,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) forma
ad esse cornice scultoria: il ricamo bizantino presta il suo tessuto fastoso alle
(/index.html)
immagini rinsaldate dalla struttura romanica. Grandi cetre marmoree,
CATALOGO (/CATALOGO/)
composte di rami e foglie arrotolate, adorne, mediante grappoli d'uva, di
pendenti grevi e magnifici, chiudono nelle curve melodiche episodî di lotte
bestiarie: e foglie, tronchi, fiere,SCUOLA
son lavorati con finezza propria d'intarsio
(/TRECCANISCUOLA/)
marmoreo più che di scultura in marmo. Altrove son fanciulli che giocano a
inseguirsi in labirinti di tronchi intrecciati, e scene varie entro cerchi: la vita
s'ingolfa in una rigogliosa
LIBRIvegetazione di foglie
(/TRECCANILIBRI/) ARTEe di rami. Modellate con
(/TRECCANIARTE/)

squisita finezza di linee son le figure dei mesi, ora intenti a lavori, come il
bellissimo uccellatore dalle cui mani sfuggono i volatili in palpitanti grappoli,
ora sedute in troni d'oro, comeTRECCANI
Agosto CULTURA
dormiente nell'afa del solleone. Volute
(/CULTURA/)

torpide di colli di cicogna intorno ad anfore preziose, spire di rami avvinghiate,


calligrafiche pieghe ritorte, finezza di cesellati lineamenti, fanno del
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
monumentale arcone, come dei sacerdotali angeli della crociera, i capolavori
scultorî della cattedrale veneta. Venezia, che imitando le raffinate opere di
Bisanzio mirò al fasto decorativo, compose, circa il tempo di Nicola d'Apulia,
con i rilievi del portale di S. Marco, quasi una prefazione a libro d'ore o
messale, ricordando alle genti Dio signore del tempo e della vita.

In Toscana tutta una serie di marmorarî architetti sembra aver ereditato e


mantenuto intatta lungo i secoli la classicità delle forme, manifesta nel
Battistero fiorentino, nelle cattedrali di San Miniato al Monte, di Empoli, di
Fiesole, con frontoni triangolari e geometrici rivestimenti marmorei; aule
divise in triplice nave da arcate a pieno centro, colonne sormontate da capitelli
corinzî, dominio, nella struttura architettonica, di piani orizzontali e verticali;
decorazione di pavimenti tradotta secondo ordine classico, nella tecnica ancora
antica dell'opus sectile.

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Nell'età romanica lo spirito di Roma si oppose al lombardismo prima, al


goticismo poi. Ai multipli 
effetti di luce e d'ombra, attuati mediante complicata
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

disposizione di masse nelle cattedrali romaniche dell'Italia settentrionale, Roma


(/index.html)
oppose la sua tradizione classica. Il colore, lo sfavillio delle gemme e degli ori,
CATALOGO (/CATALOGO/)
passione del Medioevo, continua ad affascinare i marmorarî romani: i marmi
splendono di stelle e di rose; le cattedrali si apparano dei vividi tappeti musivi
che il mezzogiorno d'Italia aveva imparato a tessere dagli Arabi dominatori. Ma
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
tanto la decorazione musiva, ricca e abbagliante, quanto la decorazione
scultoria, dove i motivi classici s'intrecciano ai motivi romanici, sono parte
integrante dell'architettura, ne sottolineano leARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) sagome, ne perfezionano il
(/TRECCANIARTE/)

metro. Le tessere compongono ornati geometrici, i colori si riducono a poche


note ripetute: porfido e serpentir10 s'incassano, tagliati in dischi e quadri, entro
il tappeto musivo. Sontuosi apparatori, i Cosmati
TRECCANI CULTURA sono prima di tutto e
(/CULTURA/)

soprattutto costruttori: equilibrano sottilmente le masse dei loro edifici, si


servono dell'ornato per completare l'effetto delle linee architettoniche. Nel
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
chiostro di S. Giovanni in Laterano, punto d'arrivo all'arte cosmatesca
prearnolfiana, le venticinque arcatelle, divise in cinque ordini per ogni lato del
quadriportico, compongono, poggiando sopra un alto stilobate, adorna
transenna; le fasce e le cordonature degli archi, le sottili strie dei sottarchi,
preludiano a forme del Rinascimento.

La porta della chiesa di S. Tommaso in Formis, tra le cornici larghe e distese, si


disegna con magniloquente ampiezza romana, e alla cornice i conci, disposti a
raggi d'aureola entro il giro dell'arco, formano solo augusto ornamento.
Sagome più complesse appaiono nel portale di S. Antonio a Roma, dove il
sistema di colonne e pilastri, sostegno alle grandi concentriche arcate, divise a
listelli, limitate da taglienti cornici, crea vicende di luci e d'ombre intense e
distinte. Un secondo sistema di colonnine e brevi pilastri sorretti dalla sfinge
egiziana, motivo ripetuto dai Cosmati, ad es., in S. Giovanni in Laterano, ripete
in alto le vicende chiaroscurali, rompendo gli spigoli della fronte liscia dell'arco:
la trabeazione ha per solo fregio una scritta, come nei più nobili edifici del
Rinascimento toscano.
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Pietro e Nicolò di Rainerio posero le loro firme sopra la porta e la finestra della
chiesa di S. Maria di Castello a Tarquinia, una delle più antiche e a un 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
tempo
delle più classiche costruzioni di quest'arte medievale romana, che ama le pause
(/index.html)
metriche, gli ornamenti regolari, la piana stesura delle cornici. In larghe zone,
CATALOGO (/CATALOGO/)
queste si stendono attorno la fine porta aureolata da lunetta, ampliandone le
proporzioni, comunicandole un'apparenza di maestà solenne e pacifica, di
sobrio splendore. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Una ricerca di grandiosità - rara più di quanto si creda in quest'arte classica di


spirito, equilibrata, prediligente le superficie ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) piane, su cui stendere le note
(/TRECCANIARTE/)

fulgide del mosaico - è palese nell'eccelso arco trionfale, che s'innalza dal
portico basso del duomo di Civita Castellana, esteso in larghezza, chiuso fra
l'ampia base di gradi e la trabeazione
TRECCANIadorna
CULTURAd'un fine orlo geometrico di
(/CULTURA/)

rettangoli e dischi musivi, prediletto dalle pitture parietali romane, cintura


gemmata che accentua la cosmatesca modestia di proporzioni del loggiato
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ionico, in confronto con l'arco sorretto da pilastri e coronato da classico
frontone.

Splendido esempio di decorazione musiva applicata all'architettura cosmatesca


son le due porte nell'atrio del duomo di Civita Castellana, opera dei marmorarî
Lorenzo e Iacopo. La porta maggiore si apre, gemmata da zone fulgide, sotto
una regale aureola di archi, che, partendo da pilastri e colonne, disegnano un
vasto nimbo a gradi attorno alla lunetta sfavillante di pietre colorate. Cinture
musive tenui fiorite orlano gli stipiti: più ampie, stendono un tappeto
policromo lungo i pulvini, per scendere, tra nastri di marmo bianco, sulle
cornici della trabeazione, e legar così la porta, sottile, forbita di sagome, ai gradi
delle sue espanse cornici, alla sovrana maestà delle arcate. E il dominio del
grigio attorniante avviva il fulgore delle tessere policrome e dei candidi nastri
che tracciano lungo gli stipiti, sul fitto vario tessuto dei fondi, larghi disegni
geometrici di rettangoli e dischi. Centro radioso dell'alone che nimba la porta,
la mezza rosa introduce un nuovo elemento di colore raro nell'arte cosmatesca:
il traforo.
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Semplice, senza echi, la porta laterale, che ripete il contrasto tra il fastigio
dell'arcata mediana e leISTITUTO
ridotte (/ISTITUTO/)
proporzioniMAGAZINE
degl'intercolunnî, è con rara
(/MAGAZINE/) nobiltà
disegnata dalle tese cinture sfavillanti, ove nastri e anelli candidi scandiscono il
(/index.html)
lavoro musivo, con sovrana calma di ritmo.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Tra le più belle creazioni dei marmorarî romani sono i quadrati campanili delle
chiese, composizioni regolari diSCUOLA
dadi sovrapposti, con adornamento di
(/TRECCANISCUOLA/)
modiglioni in marmo bianco, di mattoni a sega, talora di maioliche, vivido e
lieto contorno policromo a geometriche sagome. Con queste gaie cornici, come
bianca dentatura del rosso
LIBRI mattone, e con l'eco
(/TRECCANILIBRI/) ripetuta
ARTE degli archetti di dado in
(/TRECCANIARTE/)

dado, i Cosmati tolsero ai campanili di Roma, sopravvissuti, il più delle volte,


alle rinnovate chiese, come antenne di navi scomparse, l'impressione di
schiacciante e cupo imperio, non rara nei
TRECCANI campanili
CULTURA romanici.
(/CULTURA/)

Come sempre, l'arte dei Cosmati cura i legami tra le membrature moltiplicando
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
le vivide cornici: oltre la semplice incorniciatura di modiglioni candidi e di
minute seghe in laterizio, si vedono, nei campanili di S. Francesca Romana e
dei Ss. Giovanni e Paolo, colonne marmoree con capitelli sporgenti a gruccia,
come nel chiostro di S. Lorenzo fuori le mura, e dischi, e croci di marmo,
persino scodelle maiolicate, sempre disposte secondo l'ordine metodico proprio
all'arte dei Cosmati, la quale trae la sua forza non dalla fantasia lombarda,
creatrice di movimenti complessi di massa, di lume e d'ombra, non dalla
sfarzosa prodigalità di colore degli Arabo-normanni, ma, come l'arte nostra del
Rinascimento, dall'equilibrio, dalla regolarità delle costruzioni.

Dai Cosmati derivano i marmorarî umbri, i quali, sprovvisti di tessere vitree e


di marmi fini, giungono a dipingere i frammenti di pietra, a ideare
combinazioni di pietre bianche e violacee, come vediamo nella chiesa madre di
S. Francesco d'Assisi: poveri, monotoni, creano il loro capolavoro nel Palazzo
dei rettori di Perugia, dove s'incontrano con Pietro Cavallini, Nicola d'Apulia e
Giovanni Pisano.

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Come a Roma, così nell'Italia meridionale e nella Sicilia, lo studio dell'antico è


fondamento alle nuoveISTITUTO
forme: l'arte 
campana ispira i maestri della Campania;
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
i
vasi apuli italo-greci sono esempio ai grandi maestri pugliesi, e l'arte greca a
(/index.html)
quelli di Sicilia. Esempio tra i massimi dell'arte dei maestri pugliesi è la nitida
CATALOGO (/CATALOGO/)
architettura di Castel del Monte, massa poliedrica con potenti torrioni a ogni
angolo, porta studiata dalla riduzione di un arco trionfale, e, nelle chiavi delle
vòlte, rosoni e maschere degneSCUOLAdell'arte(/TRECCANISCUOLA/)
classica, sculture ove si può scorgere
l'origine di Nicola d'Apulia. Forme altrettanto pure, ma talora inclini, per
l'arcaica fissità dei lineamenti e la pompa delle vesti preziose, all'arte di
Bisanzio, si vedono in LIBRI
territorio campano, nelARTE
(/TRECCANILIBRI/) mirabile pulpito di San
(/TRECCANIARTE/)

Pantaleone in Ravello, ad esempio, dove impera il busto di Mater Ecclesia, idolo


coperto di grevi stole e diademi. Più ferve la vita nell'altro busto di Mater
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Ecclesia proveniente da Scala al Museo di Berlino: le spalle erompono dal golfo
del manto; fremono, sotto il lieve diadema di foglie, i crespi capelli al vento, e
gli occhi aperti sbocciano turgidi ACQUISTA
al sole. Il (/EMPORIUM/)
grande arcaismo, l'impassibilità
augusta del busto di Ravello cedono a un appassionato respiro di vita; l'arte
nuova guarda dai grandi occhi accesi del busto di Scala. Nell'abbagliante
decorazione musiva degli amboni di Ravello, di Sessa Aurunca e di Salerno,
come negl'intrecciati chiostri d'Amalfi, l'arte campana si mostra affascinata
dalla pompa dell'arte saracena, che domina, con la bizantina, in Sicilia, e forma
un'architettura splendente di luci orientali e di policromi tessuti arabici,
arricchita da pompa coloristica, dal traforo delle marmoree trine, da
inesauribile varietà d'ornati, di quegli effetti pittoreschi che l'arte romanica
lombarda traeva dalla distribuzione complessa della luce e dell'ombra.

L'arte cosmatesca, che ha la sua piena evoluzione nel Duecento, sempre schiva
dal gotico, trova infine il dominatore in Arnolfo di Cambio, nel maestro
toscano che, pure arrendendosi alle forme gotiche, porta nel coro, altisonanti,
le voci indigene. Ed è allora, quando nel coro le voci dei Cosmati s'aggiungono,
duce Arnolfo, ad esaltare le tradizioni italiane, ch'esse trovano echi nell'arte di
Giotto e, per lui, in tutta la pittura italiana.

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L'architettura gotica (v. gotica, arte), scaturita da tre elementi fondamentali,


dalla nervatura a sostegno 
delle vòlte a crociera, dal contrafforte arcuato,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dall'arco acuto, ebbe il primo di questi elementi nell'architettura lombarda di


(/index.html)
tipo romanico; anzi i Lombardi compresero primamente come il modo di
CATALOGO (/CATALOGO/)
alleggerire una vòlta a crociera, scindendone il peso e la spinta, consistesse nel
gravare ciascuno spicchio di vòlta sopra due archi incrociati, poggianti sui
pilastri a fascio, come si dimostra nella costruzione di Sant'Ambrogio a Milano.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Ma i Lombardi non trassero, da questa loro geniale scoperta, tutto il partito
possibile; non svilupparono il motivo abbozzato, onde l'opera loro rimase più
sviluppata che nell'arteLIBRI
romanica del resto d'Europa,
(/TRECCANILIBRI/) e meno che nell'arte
ARTE (/TRECCANIARTE/)

gotica.

I monaci cisterciensi portarono il loro stile


TRECCANI gotico-borgognone
CULTURA (/CULTURA/) nelle abbazie di
Fossanova (1197-1208), di Casamari (1217), di S. Galgano (1218-1310), di S.
Martino presso Viterbo (dal 1215), di S. Maria d'Arborea (fondata nel 1208),
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
delle tre Chiaravalle, presso Milano, Piacenza e Iesi. Esempî d'architettura
gotica dell'Île-deFrance si trovano a Sant'Andrea di Vercelli, e negli edifici di
Federico II in Puglia e in Sicilia, mentre esempî d'architettura del mezzogiorno
di Francia furono importati da Carlo I d'Angiò nel suo regno delle due Sicilie, a
Lucera, Napoli, ecc.

L'architettura gotica, importata in Italia, non riesce a scacciare le abitudini di


costruzione romanica nemmeno quando, come nel sec. XIV, la moda della linea
gotica aveva invaso anche la scultura e la pittura. Più misurato del gotico
francese, che trova la sua espressione negli ardimenti della linea verticale, nello
slancio mistico verso l'alto, nel grido a Dio delle guglie appuntate al cielo, il
gotico italiano schiva l'estrema leggerezza ottenuta col predominio dei vuoti, le
schiere slegate di guglie: la tendenza indigena allo squadro mantiene il dominio,
sicché, più che nell'ossatura architettonica, l'impulso dell'arte gotica sull'arte
italiana si esprime nella ricchezza fantastica della decorazione.

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La facciata del duomo di Siena, coperta da un fastoso pesante tappeto di trine


marmoree, con il frontone  ai
fiancheggiato da cuspidi come candelabri ardenti
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

lati di un altare, con gli archi e le aperte gallerie, ricordo di chiese romaniche,
(/index.html)
mantiene, nel chiaro organismo, prototipo al duomo orvietano, toscana,
CATALOGO (/CATALOGO/)
italiana fisionomia. E mentre nelle cattedrali francesi, le statue, tese entro la
sottil guaina delle vesti, sono incanalate lungo i profili architettonici, con
rigoroso ordine inteso ad aumentare la ieratica impressione di verticalità, nel
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
duomo di Siena si slanciano con impeto fuor delle cornici, animano l'edificio
col prediletto giuoco italico delle ombre create dal parossismo dei movimenti,
liberi come quelli del fogliame che si torce lambendo
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) di fiamme gli orli delle
ARTE (/TRECCANIARTE/)

incorniciature. Scompare, questa libertà tipica dell'arte di Giovanni Pisano, nel


duomo di Orvieto, dove le grandi linee del prototipo senese sono conservate,
ma la superficie, distesa e piana, si riveste,
TRECCANI per Lorenzo
CULTURA Maitani, di un leggiero
(/CULTURA/)

ricamo scultorio, quasi miniaturistico, che non dà accenti all'architettura; i


pinnacoli, perdu o il gioco chiaroscurale delle nicchie multiple, si distendono,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
sottili e uniti, come formati da fasci sovrapposti di verghe. La tendenza
arnolfiana a tornitura di superficie, a levigatezza marmorea, sembra qui
timidamente introdursi accanto alle forme del duomo senese. E, come sempre
nell'architettura nostra, lo slancio gotico dei pinnacoli, l'ascesa delle linee, trova
freno per l'intervento dell'orizzontale. Quando, a Pisa, S. Maria della Spina
s'adorna, eccezione nell'arte toscana, di una ricca serie di cuspidi elevate sugli
alti frontoni, esse non sono, come le guglie gotiche, veri aculei, ma piccoli
ciborî, baldacchini di merletto che quattro brevi colonne tengono sospesi sopra
il capo della Vergine e dei santi. E quelle guglie faticosamente s'innestano
all'ossatura sempre classica dell'edificio.

Anche più spiccato il carattere classico negli edifici arnolfiani, nonostante gli
archi acuti e le punte gotiche, per la struttura cristallina che ad essi deriva dal
perfetto senso di proporzioni, dalla marmorea levigatezza della superficie,
dall'ordine logico con cui sono distribuite le statue nei loro sottili gusci, dalla
geometria dell'ornato cosmatesco. Nel duomo di Firenze, Arnolfo, ad
accentuare il carattere nazionale dell'architettura gotica italiana, pensa di
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elevare, anello di congiunzione tra l'architettura romanica e quella del


Rinascimento, la cupola, coronamento grandioso dell'edificio, simbolo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
della
maestà, della potenza divina che dall'alto domina sugli uomini, centro risonante
(/index.html)
del tempio. L'elegante, il marmoreo Arnolfo, all'inizio del Trecento, è già, sotto
CATALOGO (/CATALOGO/)
molti aspetti, l'uomo del Rinascimento: a lui risale anche il primo pensiero di
Palazzo Vecchio a Firenze, nitido dado che trova la sua linea di slancio nel getto
ardito della torre, e che, pur nelle modificazioni e aggiunte successive, resta
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
tipico esempio dell'architettura arnolfiana.

Di stile affatto straniero, e precisamente


LIBRI germanico,
(/TRECCANILIBRI/) è invece il duomo di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Milano, eccezione stilistica e cronologica, perché iniziato alla fine del sec. XIV,
proprio quando in Toscana stava per sorgere l'architettura del Rinascimento.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Gotica, nelle decorazioni delle finestre e delle porte, ma di carattere


prettamente italiano, è la costruzione dei varî palazzi comunali nei maggiori
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
centri italiani, come del Palazzo Vecchio a Firenze, del Palazzo della Signoria a
Siena, del Palazzo Ducale di Venezia, della Loggia dei Mercanti a Verona.
L'abitudine di decorare con gotici girali costruzioni civili affatto squadrate, e
cioè lontane dallo spirito fondamentale mistico dell'arte gotica, continuò anzi e
si sviluppò soprattutto a Venezia, sin verso la fine del Quattrocento, e vi
produsse uno speciale sviluppo di stile gotico fiorito, che costituisce tuttora la
maggior attrattiva architettonica di quella città: il capolavoro di
quest'architettura lagunare è la cosiddetta Cà d'Oro.

Nella scultura, Pisa regna. Mentre il Battistero pisano s'inghirlanda di statue e


di marmoree cuspidi frastagliate, il Camposanto accoglie nella terra trasportata
dal Calvario le spoglie degli uomini, il duomo alza la fronte superba presso la
torre inchina. Corrono gli scultori da Pisa a Lucca per ornare il bel San
Martino; corrono a Perugia per scolpire la fonte dove tra gli zampilli risuonano
le voci delle virtù, delle arti liberali, della Bibbia, della storia; corrono a Siena
per ergere sulla fronte della cattedrale i profeti, le sibille, Platone, Aristotele,

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che di slancio, nell'estasi o nella furia dell'estro, annunciano la venuta del Verbo
o la verità eterna ai fedeli. L'Italia è stata conquistata a colpi di scalpelloda
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Nicola d'Apulia e dalla sua scuola.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Nicola (nato al principio del 1200 e morto circa il 1280) segna il periodo di
transizione fra l'età romanica e l'evo moderno. Educato dagli artisti che
lavorarono per Federico II in Puglia, egli porta in Toscana, a Lucca, a Prato, a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Pisa, a Siena, nell'Umbria, a Perugia, la grande arte classica degli amboni e dei
castelli pugliesi, e l'applica a raffigurare interi cicli di scene tradizionali del
cristianesimo. Il pulpito di Pisa,
LIBRI più di tutte leARTE
(/TRECCANILIBRI/) altre(/TRECCANIARTE/)
opere, nelle quali la
collaborazione dei seguaci prende il sopravvento, ci dà la conoscenza dell'arte di
Nicola d'Apulia, romana per ampiezza di forme, per classici panneggiamenti,
per la gran quiete delle composizioni
TRECCANIordinate
CULTURAe(/CULTURA/)
massicce, soggetta ancora,
come la scultura romanica, alla schiavitù dell'architettura. Le forme, con la loro
imponente struttura, si spianano per livellarsi entro i grandi specchi delle lastre
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
marmoree: gli atteggiamenti monumentali, sono composti e calmi.

Nell'arte del figlio di Nicola, Giovanni (1250 circa-1320 circa), gli effetti di
movimento succedono a quelli di compostezza augusta; la scultura si emancipa
dalla schiavitù dei piani architettonici; il turbine gotico travolge la folla agitata
delle statue. Non Nicola d'Apulia, ma Giovanni apre l'era nuova della scultura
italiana. Già in Nicola la tendenza ad arricchire l'effetto sculturale si annunzia
progressivamente. Nel pulpito del duomo di Pisa, la decorazione è interamente
subordinata alla struttura architettonica: i rilievi a masse livellate, nonostante la
costruzione potente della forma, sono innestati in ordine metodico entro gli
specchi rettangolari del parapetto poligonale, e fasci di colonnine, a tre a tre,
afforzano ogni vertice; le imperatorie figure delle virtù rinsaldano i pilastri
delle arcate, e gli archi trilobi conservano il pieno centro. La prima apparizione
dell'arco ogivale è nel pulpito di Siena, dove Giovanni per la prima volta lavora
accanto al padre, eseguendo tre bassorilievi: la Croci issione, gli Eletti, i Reprobi,
nei quali la vita nuova erompe con improvvisa ribellione. Gli angeli di
Giovanni, in uno spigolo del pergamo, tempestosi, con gote gonfie come quelle
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dei venti, lanciano nel tempio gotico gli squilli di un avvento d'arte nuova.
Differenza profonda traISTITUTO
l'arte dei 
due maestri, che appare anche più evidente
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nella fonte di Perugia, dove dalla poligonale vasca compatta e liscia, afforzata ai
(/index.html)
vertici da grevi fasci di colonnine, improntata, nella sua grandiosità massiccia,
CATALOGO (/CATALOGO/)
allo stile di Nicola, si leva la seconda, agile e spezzata; e dalla seconda, con balzo
più rapido, la vasca di bronzo: liscia corolla di fiore entro la quale si tuffa il
magnifico nodo di ninfe e grifi;SCUOLA
nulla più dell'arte di Nicola, in questo vivo fiore
(/TRECCANISCUOLA/)
nato dall'ardente fantasia di Giovanni.

Il gotico trionfa col pulpito di Pistoia nell'acutezza


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) lanceolata degli archi, nel
ARTE (/TRECCANIARTE/)

grido delle statue, che non più seggono in cattedra sui capitelli delle colonne, né
si adagiano lente entro l'angolo dei pennacchi, ma dànno dal basso l'idea di
agitate faci per la foga dei movimenti,
TRECCANIla voluta (/CULTURA/)
CULTURA rapida delle teste sporte di sopra
i corpi, raccolti entro lunghe tuniche a fasci scorrevoli di pieghe. Nel pulpito di
Pisa, infine, distrutto da un incendio, ricostruito ora nella cattedrale, la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
vegetazione scultoria sale e discende lungo le pareti sempre più spezzate,
stringe, soffoca, nasconde lo scheletro dell'edificio. Un popolo di statue forma i
piedistalli del pulpito; i leoni escono ruggendo tra quelle selve di figure
convulse, gracili, dominate dai nervi, arse da febbre: le doppie corone di foglie
sui capitelli roteano al vento in convulsioni di fiamma; e le immagini dei
bassorilievi, secche, inquiete, appassionate, erompono dal parapetto, libere
nello spazio, soverchiando l'architettura; la roccia liscia e compatta di Nicola
scricchiola, si sgretola, si scompone in forme fantastiche. Le forme sculturali si
emancipano dalla schiavitù architettonica; conquistano lo spazio,
rispecchiando, nei contorcimenti penosi e febbrili, la fatica della lotta che le ha
portate alla liberazione.

Il concetto d'indipendenza della scultura dall'architettura, maggiore nel gotico


di Giovanni che nel gotico di Francia, informa la libera vegetazione scultoria
che si annida tra gli spigoli della facciata del duomo di Siena: leoni e draghi, e
cavalli scalpitanti, sospinti fuori delle pareti marmoree, fendenti il vento che

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sconvolge le irte criniere. Accanto a quel popolo di mostri scatenati, un popolo


di veggenti - profeti, sibille,  le
antichi filosofi - domina la folla, grida al vento
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

verità della scienza e della fede.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Alla scuola di Nicola non appartenne solo Giovanni. Oltre al mediocre fra
Guglielmo da Pisa, esecutore di parte dell'arca di S. Domenico a Bologna e di un
pulpito a Pistoia, ne uscì il nobile diffonditore dell'arte di Nicola a Roma, a
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Perugia, a Firenze, Arnolfo di Cambio (1232-1301), più fedele di Giovanni al
maestro, più lontano da slanci gotici, tendente a raffinare con grazia toscana le
forme di Nicola d'Apulia. Arricchisce
LIBRI le sue opere
(/TRECCANILIBRI/) con la decorazione musiva,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

usata in Roma dai Cosmati; porta nell'arte un senso di misura profondamente


toscano, regolarità cristallina di forma in pieno periodo gotico, virtuosità di
lavorazione del marmo, amoreTRECCANI di proporzioni
CULTURAminute e sottili, di nitidezza
(/CULTURA/)

marmorea. Nel ciborio di Santa Cecilia a Roma, la tendenza italiana a


disciplinar lo slancio delle linee verticali mediante il freno di orizzontali
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
divisorie, la tendenza italiana allo squadro, che caratterizza il nostro stile gotico
di fronte allo stile gotico di Francia, trova la sua piena espressione. La vita
febbrile di Giovanni si arresta nelle statuine che adornano i ciborî e sepolcri di
Arnolfo, piccoli e preziosi, con drappi sottilmente stirati, corpi inerti, quasi
fossili. Astratte, pietrificate e vaghe sono le fisionomie dei volti arnolfiani, con
muti occhi sporgenti, senza sguardo; delineate con rara eleganza le sottili
pieghe cartacee delle vesti; fisse le mani piccole e nastriformi. Raffinato
lavoratore del marmo, Arnolfo non cura di trasfonder la vita nelle sculture,
pago di eleganze formali, di nobiltà di forme agghiacciate, di misura sottile e
profonda, di quella misura che trova il migliore commento nell'entusiastico
elogio di Leon Battista Alberti al duomo fiorentino, all'arnolfiana Santa
Reparata, "tempio che ha in sé grazia e maestà... una gracilità vezzosa con una
sodezza robusta e piena".

Arnolfo ebbe in Roma una numerosa serie di ammiratori nei Cosmati, i quali
ripeterono servilmente le forme imparate. Invece, a Pisa stessa, a Firenze e a
Siena, l'arte di Giovanni Pisano trovò libera continuazione.
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Andrea Pisano, da prima oscuro orefice, fattosi in breve celebre per la


commissione avuta nelISTITUTO
1330 della prima porta del Battistero di Firenze,
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) quando
egli era già vecchio, mostra nei bassorilievi in bronzo della porta,
(/index.html)
rappresentanti la storia del Battista, di aver compiutamente assimilato lo stile
CATALOGO (/CATALOGO/)
gotico, di esser padrone del movimento; e tende a render più semplice e chiaro
il racconto, riducendo la folla, che riempiva i bassorilievi di Giovanni, a pochi
gruppi nitidamente definiti, curando, più dei predecessori, l'unità, il
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
collegamento fra le scene. La proporzione delle figure, entro gli spazî chiusi da
cornici frastagliate di lobi e di angoli, è giusta, in perfetto equilibrio; le forme,
eleganti e fini di modellatura, son tornite conARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) arte(/TRECCANIARTE/)
di orafo nonostante la loro
ampiezza: San Giovannino fanciullo nel deserto, Salomè, con brevi capelli
ricciuti e tunica fluente come quella degli angeli del Beato Angelico, rimangono
tra gli esempî più squisiti di grazia nellaCULTURA
TRECCANI scultura(/CULTURA/)
trecentesca. Nessuno scultore
precorse Andrea Pisano in questa fondamentale riforma della composizione;
bensì un pittore, Giotto. Ne è prova l'inizio di bassorilievi in marmo che Giotto
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
stesso fece per il campanile di S. Maria del Fiore in Firenze, fra i quali
primeggiano l'Arte della navigazione, con figure di barcaioli curvi sui remi, gli
occhi fissi alla distesa delle acque, la Theatrica con l'auriga studiato dall'antico e
con cavalli anelanti, l'Agricoltura con la fatica degli uomini che guidan l'aratro e
dei buoi che tirano a gran forza sulla dura terra.

Fu dunque Andrea Pisano che disse la parola nuova nella scultura dopo quella
di Giovanni. Ed egli fu continuato da Andrea Orcagna fiorentino (1328-1368),
architetto, scultore, pittore, poeta, il quale rese più gravi, più costrutte, più
profonde, le fomie di Andrea, nel tabernacolo di Orsanmichele a Firenze
(1359), ove già si presenta il realismo del secolo successivo. Non affastella le
figure, anzi semhra aver timore di pigiarle negli angusti spazî; afferma la sua
tendenza a semplificare le composizioni, ad amplificare le forme, dando
pienezza ai volti, ampiezza ai manti. La mimica delle figure è più vivace di
quella di Andrea Pisano: le labbra, le mani diventano parlanti nel rilievo con
l'Annuncio della morte alla Vergine; lo sguardo della Solertia, che appunta, in
segno di silenzio, il dito alle labbra, è aperto e vivace in contrasto con quello
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

profondo, umile, pauroso della Verginità. Non è l'Orcagna uno spirito


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
irrequieto che tenti sempre nuove cose; è un maestro laborioso, pratico e sodo.
Nel rappresentare una scena solenne, come quella dell'Assunzione, ricordò
(/index.html)
d'essere non solo scultore, ma anche mosaicista, per ottenere gli effetti più vivi
CATALOGO (/CATALOGO/)
e abbaglianti col fondo di smalto azzurro sparso di stelle. E con virtù di
architetto dispose bassorilievi e mosaico nel tabernacolo, mirabile per l'armonia
delle parti, per la nobilissima eleganza dell'insieme, per la maestà assunta dallo
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

stile gotico. Gli angeli venerano Maria, suonando, cantando estasiati; e sopra ai
pilastri del tiburio, lungo i fregi, sulle cuspidi, i profeti, i patriarchi e i beati
intonano laudi. Tra il luccichio dei mosaici, ilARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) nitore dei marmi e il fulgore
(/TRECCANIARTE/)

dell'oro s'innalza il canto sacro. Scintillano le stelle lungo le colonne tortili, nei
broccati, nelle stole, nelle frange; il firmamento splende sul baldacchino.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Fuori di Firenze il goticismo continua ad imperare nella scultura, intenta ad


ingentilire le forme tipiche di Giovanni Pisano. Nino, figlio di Andrea, si limita
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
a studiare il grazioso sorriso delle sue Madonne. Egli è il principale banditore
dello stile pisano nella scultura, per la diffusione che ebbero le sue statuine di
Madonna e anche per la costruzione, in Venezia, del monumento al doge
Marco Cornaro.

Giovanni di Balduccio, altro pisano, recò modelli ai maestri di Campione e di


Como con i monumenti di Sarzana e di Genova, e con l'arca di Sant'Eustorgio a
Milano, da cui deriva l'altra di Sant'Agostino a Pavia.

Mentre i seguaci pisani di Giovanni conquistavano il nord, i seguaci senesi di


lui conquistavano il mezzogiorno d'Italia. Tino di Camaino senese lavora a
Pisa, a Siena, a Firenze, a Napoli, trovando la sua espressione migliore nei
bassorilievi con la vita di S. Caterina in S. Chiara di questa città, dove la grazia
ingenua del raccomo fa dimenticare la superficiale struttura plastica; Lorenzo
Maitani, tra il sottile ricamo degli aggirati racemi dì pampini, svolge sulla
fronte del duomo d'Orvieto fragili bassorilievi dell'Antico e del Nuovo

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Testamento; Goro di Gregorio a Messina, Agostino e Agnolo di Ventura, Gano


e molti altri diffondonoISTITUTO
per tutta Italia lo stile pisano quando già esso è
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

riformato a Firenze.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Per opera di marmorarî veronesi, e soprattutto dei veneziani Iacobello e Pier
Paolo delle Masegne, la seconda metà del Trecento rivela un'attività nuova,
rude e incomposta, ma ricercatrice sincera della realtà; e in Lombardia, per
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
opera di Giovannino de' Grassi, pittore e miniatore, più che scultore, anche la
scultura intensifica il carattere realistico, e tende a condurre sino al parossismo
la tortuosità dell'ornamentazione gotica. Si ricollegano
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) a queste forme
ARTE (/TRECCANIARTE/)

trecentesche molte opere che risalgono al principio del Quattrocento, in S.


Petronio a Bologna, nel Palazzo ducale di Venezia, nel duomo di Milano, a
Napoli con il Baboccio, a Firenze stessaCULTURA
TRECCANI con i ritardatarî.
(/CULTURA/)

Un poco più tardi dell'architettura e della scultura, sin dalla prima metà del
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Duecento, la pittura italiana, che era pittura popolare e non aulica, si presenta a
noi con una particolare grandezza. Il S. Francesco di Bonaventura Berlinghieri,
ch'è del 1235, ha una sua perfezione. Rigida, ieratica, tormentata da ascetismo,
l'immagine grandeggia sui casi della vita del santo, dipinti ai lati: così
grandeggia il divino sulla relatività della vita umana. E non per caso quello ch'è
forse il più antico capolavoro pittorico d'Italia parla in nome di S. Francesco. La
vita religiosa in Italia ha raggiunto nel Duecento un'altezza creativa che non è
ritornata più. I nomi di S. Francesco e di S. Tommaso, la partecipazione stessa
di S. Domenico alla vita italiana, sono gl'indici più palesi di quella religiosità. Si
sentiva Dio, si pensava Dio, si agiva in nome di Dio. Dio partecipava ad ogni
atto economico, politico, morale, intellettuale, artistico della vita d'Italia. Le
passioni, così intense da lasciarci stupefatti, sembravano ispirate da Dio, sia che
conducessero alle battaglie, sia che dirigessero i pennelli. I modelli potevano
essere bizantini, ma quelle opere che ne sembravano le copie, piene di un
contenuto nuovo di religiosità popolare, erano indipendenti dai modelli in
quanto opere d'arte. Ciascuno trovava, al di là dei modelli, il proprio Dio.

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Pietro Cavallini romano ottenne col rilievo dovuto a un raffinato chiaroscuro,


col gesto largo e dignitoso,  una
con la composizione non più soltanto frontale,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

grazia eroica, una bellezza obiettiva. Cimabue, fiorentino, più ardito, più
(/index.html)
drammatico, impresse più profondamente la passione umana: la Croci issione
CATALOGO (/CATALOGO/)
che dipinse in Assisi sembra una lotta di giganti, trasportati da un vento di
disperazione. E fu insofferente di ogni schema lineare: il suo volto di San
Francesco ha linee e piani scomposti,
SCUOLAnon più obbedienti a una tradizione,
(/TRECCANISCUOLA/)
pervasi d'impressionismo. Anche quando nelle sue Madonne egli è alla ricerca
della grazia, il monumentale e l'eroico prevalgono. Più giovane, Duccio di
Buoninsegna senese è LIBRI
più vicino all'arte bizantina,
(/TRECCANILIBRI/) meno popolare, più
ARTE (/TRECCANIARTE/)

raffinato, e possiede tutte le malie del colore. Ispirate dal cielo, le sue immagini
sorgono come gigli, delicate, armoniose, create con l'ingenuità del fanciullo,
anche quando sono avvolte inTRECCANI
tutte le ricchezze d'Oriente. Con la
CULTURA (/CULTURA/)

contrapposizione di toni egli riesce a realizzare nelle immagini volumi ben


solidi; eppure è tanta la loro grazia da farle apparire fantasmi.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Al di là delle singole personalità, si sente nella pittura della fine del Duecento
una grandezza, un distacco dalla terra, un linguaggio che sembra di Dio, un
accento di assoluto, per cui diviene necessario il concetto di sublime. Così che
quando si presenta, subito dopo, Giotto, sentiamo che egli è più nostro, più
ricco di possibilità artistiche, più vario, ma, insieme, che la prima grandezza è
scomparsa, come un paradiso perduto. Non più luci radiose, ma pochi colori,
sobria ricchezza più chiaroscuro, più rilievo, più forma; si vede meno, e poiché
tutto è limitato, preciso, solido, si capisce di più. Non più timida, coscienze
della sua funzione centrale nel mondo, la figura umana attrae tutta l'attenzione
dell'artista, trova in sé una architettura nuova, costruisce essa stessa la scena. La
sua poesia non è più quella di un inno liturgico: è la poesia di Dante. Come in
Dante, si conserva in Giotto la potenza ideale del passato, mentre si aprono le
porte alla ricerca della realtà. Egli è un cosciente integratore d'idealismo e di
realismo: il suo idealismo gli permette di sentire la realtà con un'immediatezza
che non si ritrova dopo; e il suo realismo gli permette di portare Dio in terra, e
di farlo camminare tra gli uomini, invece di confinarlo nell'alto delle absidi,
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come prima usava. La sua forma non è soltanto plastica, ma anche tutta
accentuata di linee costruttive;  ha
il suo colore è nuovo, ardito, intenso, ma
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

valore soprattutto come modo di accentuare la forma. Dei suoi scolari, il solo
(/index.html)
che abbia svolto le tendenze del maestro a liberarsi da limiti formali è Maso,
CATALOGO (/CATALOGO/)
che dipinge per accenni con sorprendente magia.

A Siena, mentre Giotto compiva tanto rivolgimento, si continuava a sognare.


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Ci si abbandonava al colore, alle linee ondulate, alle grazie obiettive, alle
magnificenze delle corti orientali. Ma il colore diventava più vivace di prima, le
linee ondulate più varie e commosse,
LIBRI le grazieARTE
(/TRECCANILIBRI/) più(/TRECCANIARTE/)
umane, le magnificenze più
verosimili; e se, come in Petrarca, le Laure di Simone Martini sono in paradiso,
in quel paradiso ci si sta mollemente adagiati, e per arrivarci non si è percorso
l'aspro cammino di Giotto. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Ambrogio Lorenzetti parte dalla tradizione senese del raffinato colore, della
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
bella linea, della giovanile immagine femminea, e giunge a una potenza plastica
nuova e ad un suggerimento di accordo luministico del colore. Anche nelle sue
composizioni drammatiche, il senso della bellezza obiettiva è così pieno, che
diviene catarsi rasserenatrice. Più impulsivo, Pietro Lorenzetti possiede le
qualità del fratello Ambrogio, salvo l'altezza del sogno, e giunge a un'intensità
di espressione drammatica, ignota a tutti, fuor che a Giovanni Pisano. Il
rapporto tra pittura e sentimento era allora così immediato che persino la linea
idilliaca di Simone Martini poteva divenire eccezionale strumento di dramma,
sotto il pennello di Barna. Poi il mondo si fa più piccino. I Senesi continuano a
sognare attraverso colori divenuti per abitudine brillanti, entro linee sempre
più belle nel loro ondulamento, ma talvolta calligrafiche. I Riminesi, che furono
i primi, fuori di Toscana, a sentire l'arte di Giotto, cercano d'infondere negli
schemi di Giotto calore bizantino. I Modenesi, i Bolognesi, i Milanesi, i
Padovani trovano accordi sempre nuovi e geniali fra la tradizione fiorentina e
quella senese. I Veneziani, più ligi alla tradizione bizantina, tentano una
soluzione dei rapporti tra il gusto bizantino e quello gotico, senza influsso
senese, e tuttavia in modo alquanto parallelo a quello senese. A Firenze, Andrea
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Orcagna e, seguendo Firenze, a Pisa, Antonio Veneziano e Francesco Traini


s'interessano alla realtàISTITUTO
con quella spregiudicatezza che è del Boccaccio.La
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

divinità è già scomparsa dal loro contenuto psicologico, e resta tuttavia


(/index.html)
nell'ideale della forma, per cui ogni cosa volgare assume una particolare nobiltà.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Nel Duecento e nel Trecento fiorì la miniatura, che a Bologna vantò l'opera di
Oderisi da Gubbio e di Franco Bolognese; l'intaglio in legno con le statue senesi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dell'Annunciazione, e quello in avorio con Giovanni Pisano e con gli Embriaci
a Venezia. Nell'oreficeria, Siena, madre di eleganze, annovera Ugolino di Vieri,
famoso autore del corporale di Orvieto; Pistoia
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ricorda
ARTE Leonardo di ser
(/TRECCANIARTE/)

Giovanni, ch'ebbe parte capitale nell'altare derubato delle statuette da Vanni


Fucci nella "sagrestia de' belli arredi", e iniziò poi il dossale di San Giovanni a
Firenze. Nell'arte del ferro, Siena diedeCULTURA
TRECCANI saggi mirabili, tra gli altri quelli di
(/CULTURA/)

Conte di Lello nelle cancellate o grate d'Orvieto. Negli smalti, Venezia imitò i
Bizantini, specie nella Pala d'oro, e Assisi li applicò alle vetrate di San
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Francesco, ridenti come prati fioriti, e ne invetriò le testine in terracotta su
fondo azzurro, entro un filare di rombi, nella tribuna della chiesa inferiore,
presso il monumento dei Cerchi. I drappi serici si tesserono, ad imitazione di
quelli d'Oriente, nelle officine palermitane istituite da Ruggiero II.

Il bronzo si fuse nei sigilli, di cui è a Roma, nel Palazzo di Venezia, una raccolta
numerosa di matrici, e l'oro nelle monete, di cui furono esemplari, degni degli
antichi tempi, gli augustali di Federico II, e, alla fine del Trecento, il mezzo
scudo dei Carraresi Francesco I e Francesco Novello, che a Padova, prima sede
dell'Umanesimo, rinnovò le monete imperiali romane di Commodo e Settimio
Severo.

Il primitivo Rinascimento. - Le grandi conquiste del Quattrocento, nella pittura


per opera di Masaccio, nella scultura per opera di Donatello, furono rese
possibili dal genio di Filippo Brunelleschi, inventore della prospettiva
architettonica. Mentre nel settentrione d'Italia ancor dominava il gotico fiorito,
l'architettura fiorentina già aveva compiuto, con Filippo, il passaggio dagli
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1075/1196
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slanci del gotico alla regolarità dello squadro, al dominio della linea orizzontale
e dell'arco a tutto tondo; 
con lui si era affermata la semplificazione costruttiva
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

che caratterizza, come per la scultura e per la pittura, lo stil nuovo.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
L'architettura civile prende, al principio del sec. XV, il sopravvento
sull'architettura religiosa. Il tipo dell'arte nuova è il palazzo fiorentino,
costruzione massiccia intorno aSCUOLAun cortile quadrangolare, cinto di portici a
(/TRECCANISCUOLA/)
colonne. L'esterno conserva ancora il carattere dei castelli del Medioevo, nei
quali il pieno ha il sopravvento sul vuoto; ma l'ornamentazione dell'interno è
perfettamente ispirataLIBRI
all'arte classica. I medesimi
(/TRECCANILIBRI/) caratteri trasformano la
ARTE (/TRECCANIARTE/)

costruzione della chiesa, sormontata da cupola su pianta quadrata. I fasci di


colonnette vi sono sostituiti da pilastri e colonne; la vòlta ogivale dalla vòlta a
botte o da un soffitto piano decorato
TRECCANI a cassettoni. All'esterno sono colonne,
CULTURA (/CULTURA/)

frontoni e nicchie, e cioè gli elementi dell'architettura romana.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Filippo Brunelleschi (1377-1446) fu l'autore della grande rivoluzione, con la
cupola di S. Maria del Fiore, costruita su antichi progetti, la facciata di palazzo
Pitti, la cappella Pazzi in Santa Croce, S. Lorenzo e S. Spirito di Firenze. Nulla
più rimane della sovrabbondante decorazione trecentesca, sebbene il dominio
dei vuoti, la sveltezza delle arcate leggiere, l'esilità delle incorniciature
sottilmente lineate, ricordino ancora tendenze gotiche di slancio. La classica
eleganza della cappella Pazzi è fra le più tipiche espressioni del genio
brunelleschiano: all'esterno, agili arcate, vòlte a botte con cassettoni adorni di
rose, fregi di cherubini; nell'interno, un'aristocratica sala rettangolare
sormontata da cupola a raggi; nessun aggetto, nessun giuoco d'ombra rompe la
regolarità geometrica degli spazî, la schematica incorniciatura delle pareti
bianche, su cui pilastri e archi di tutto slancio costruiscono una lineare trama
grigia. Per amore di regolarità e di squadro, Filippo Brunelleschi ricorre, nel
riedificare la chiesa di San Lorenzo, al tipo della basilica cristiana, con soffitto
piano e colonnati divisorî. Ma il modello classico anche qui si traduce in opera
fiorentina: la massività antica dà luogo a predominio di vuoti e di svelte

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sagome; l'ornato mette dappertutto in rilievo la linea: le fuseruole, le spiralette,


le intrecciature nei sottarchi 
sottolineano, moltiplicandolo, il getto flessuoso
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

delle arcate.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Sotto l'influsso del Brunelleschi, molti artisti si posero ad architettare nello stil
nuovo. E così come avvenne per la scultura, nella generazione toscana
successiva a Donatello, gli architetti successori al Brunelleschi adoperarono i
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
suoi sistemi e i suoi motivi per trarne risultati più aggraziati e gentili.

Tra i seguaci toscani uno solo,


LIBRI Leon Battista Alberti
(/TRECCANILIBRI/) (1404-1472), riuscì a
ARTE (/TRECCANIARTE/)

crearsi uno stile proprio, essenzialmente diverso da quello del maestro, ad


aprire una via nuova, pur basandosi sui principî di lui. Il Brunelleschi attua la
riforma mediante la riquadratura classica,
TRECCANI la disciplina
CULTURA introdotta nella
(/CULTURA/)

costruzione dall'arco a pieno centro e da un più largo uso della linea


orizzontale; ma rimane in lui tendenza a infondere agilità alle sagome, slancio e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
continuità lineare agli archi, dominio ai vuoti sui pieni, all'ossatura
architettonica leggerezza antiromana. Con Leon Battista Alberti soltanto,
s'inizia nel Quattrocento il gusto per il pieno, per lo spessore delle muraglie.
Intervalli di muro massiccio separano le cappelle in Sant'Andrea di Mantova; e
nei fianchi del tempio di Sigismondo Malatesta a Rimini un effetto grandioso
nasce da nudità di blocchi giganti di pietra, tagliati in geometria. Ugualmente
significativa di nuove tendenze è la trasformazione della cupola
brunelleschiana, svelta, soprelevata, leggiera, nella cupola albertiana greve,
cieca, emisferica. L'esterno delle chiese di Filippo Brunelleschi ripete il tipo
dell'interno; con Leon Battista Alberti, l'esterno prende un carattere
nettamente definito e magnifico: imponenza di blocco massiccio viene al
tempio di Sigismondo dall'unità delle fiancate e della facciata trionfale, dal
riposo delle superficie distese, dal parco e massiccio ornato. Genio di
costruttore, disinvolta eleganza fiorentina, amore dei profili in islancio, nel
Brunelleschi; immaginazione appassionata, esaltazione della massa, nell'Alberti.
Lo schema degli edifici brunelleschiani si ripete con poche varianti: muta ad
esempio nella chiesa di Santo Spirito, per l'immaginoso illusorio incrocio di
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1077/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

viali di colonne sotto pergolati leggieri di vòlte. Lo schema degli edifici


disegnati da Leon Battista Alberti varia con ricchezza sorprendente, dal
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
carattere eroico del tempio malatestiano, inno di gloria levato da grandi cupole
(/index.html)
e da archi trionfali, all'attica eleganza del tempietto di S. Pancrazio. Teorico
CATALOGO (/CATALOGO/)
sommo, mente umanistica, Leon Battista Alberti supera nei suoi progetti, di
edifici non solo, ma d'intere e inattuabili città, le sue grandi architetture reali.
Sempre nelle sue opere è presente il concetto che fondamento di bellezza sia
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
euritmia: "quei medesimi numeri, per i quali avviene che il concento delle voci
apparisce gratissimo agli orecchi degli uomini, sono quelli stessi che empiono
anco e gli occhi e l'animo di(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI piacere meraviglioso". Nel comporre l'edificio,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

l'Alberti porta un senso romantico ignoto a Filippo: "il mistero dell'ombra nei
templi, i fuochi, i grandi lumi, le faci intorno all'altare".
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Filippo Brunelleschi inizia la riforma, Leon Battista Alberti la prosegue; i filoni


della loro arte continuano paralleli durante il Rinascimento, senza fondersi mai.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Anche quando i seguaci dell'uno seguono gli schemi dell'altro maestro, se ne
allontanano per lo spirito: Michelozzo Michelozzi (1396-1472) e Benedetto da
Maiano (1442-1497), pur ispirandosi al tipo del palazzo fiorentino creato
dall'Alberti, rimangono fedeli discepoli del Brunelleschi. La predilezione
albertiana per lo spessore massiccio delle muraglie rivive con nuove forme
nelle architetture cristalline di Luciano da Zara; la leggerezza e l'agilità nervosa
delle sagome, il predominio dei vuoti proprio alle architetture del Brunelleschi,
mettono capo al classicismo riformato in senso toscano, tradotto in chiarezza
geometrica d'incorniciature, non in effetto di masse: agli edifici di scheletro
agile del Cronaca e di Giuliano da Sangallo.

I palazzi Riccardi e Strozzi, di Michelozzo l'uno, di Benedetto da Maiano l'altro,


costituiscono, insieme con quello dei Rucellai, la più perfetta espressione del
palazzo privato del Quattrocento, iniziata sì con il palazzo Pitti del
Brunelleschi, ma condotta a un risultato raro di grazia aristocratica e forte.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1078/1196
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In Luciano Laurana da Zara, architetto dell'arco di Alfonso di Aragona in


Napoli e del palazzo ducale d'Urbino, collaboratore di Leon Battista Alberti
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  a
Mantova, non gli slanci elastici del Brunelleschi, né la monumentalità
(/index.html)
dell'Alberti, ma studio di proporzioni, chiarezza di superficie distese,
CATALOGO (/CATALOGO/)
abbandono degli ornati per amore di forma pura. Leon Battista Alberti, per via
di proporzioni numeriche, dà agli edifici risonanze armoniose, non senza enfasi
talvolta; lo stile del Laurana conduce a ritmo tranquillo, a regolarità cadenzata
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
di pause. Ogni ricchezza ornamentale è abolita nel palazzo di Urbino per non
turbar con le ombre le terse superficie, per non corrompere la cristallina
chiarità dei volumi. Nessun fregio nella trabeazione,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ma le sole parole della
ARTE (/TRECCANIARTE/)

dedica a Federico da Montefeltro, incastonate come gemme, assimilate in


principî di stile, per il nitido squadro, all'organismo architettonico, elementi
vitali anch'esse dell'edificio: leTRECCANI
pause traCULTURA
arcata e(/CULTURA/)
arcata, tra finestre e pilastri, tra
lettera e lettera, tra parola e parola, ripetono gli stessi ritmi, compongono
insieme il poema. Leon Battista Alberti vuole sobrietà decorativa, ma la sua
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
ammirazione umanistica per tutto ciò che è romano lo porta ad apprezzare
anche l'ornamento massiccio; il Laurana è unico nel suo amore di sintesi, nella
semplificazione assoluta, che permette ai volumi di spiegare tutta la loro
intrinseca bellezza. Riposo, serenità imperturbata vivono entro la chiara
geometria dei volumi, la purezza delle proporzioni, il nitore delle facciate, dove
l'ombra non trova nido.

Mentre a tali risultati si giunge in Firenze e nell'Italia centrale, in Lombardia e


nel Veneto dilaga il nuovo stile toscano, non senza molti compromessi con la
tradizione gotica. Il rigido carattere costruttivo dei Fiorentini viene meno, ed è
sostituito da uno stile che ha comuni con quello toscano solamente le
proporzioni e le linee fondamentali, sovraccaricate però, nell'architettura
veneta, dagli ornamenti e dalla policromia. All'effetto prettamente costruttivo
vien sostituito l'effetto pittoresco. La cappella Colleoni a Bergamo, la Certosa di
Pavia, la scuola di S. Marco e il palazzo Vendramin Calergi a Venezia, sono le
opere più tipiche, più perfette e più famose di questa nuova arte dell'Italia
settentrionale.
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A Firenze intanto, per opera di Giuliano da Sangallo (1445-1516), lo stile del


Brunelleschi si sviluppava  la
verso la monumentalità: l'opera sua principale,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Madonna delle Carceri a Prato, già presente tutta l'imponenza del secolo che
(/index.html)
stava per sorgere.
CATALOGO (/CATALOGO/)

L'egemonia pisana nella scultura ebbe termine col Trecento; Firenze ne


raccolse l'eredità di gloria. Il momento di passaggio tra l'arte gotica e l'arte del
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Rinascimento è rappresentato dalle opere di Lorenzo Ghiberti, vincitore di
Filippo Brunelleschi nella gara del 1402 per la decorazione della seconda porta
del Battistero di Firenze. Le(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI grazie dei falcati ARTE
contorni gotici echeggiano negli
(/TRECCANIARTE/)

atteggiamenti delle figure, nelle pieghe fluenti, nelle concave ali degli angeli; le
forme allungate serbano flessuosa gracilità. Incerto fra due generazioni, fra due
ideali opposti, dotato di un'estrema versatilità,
TRECCANI CULTURA il Ghiberti può creare opere
(/CULTURA/)

differentissime, come il rilievo del Battesimo di Cristo nel fonte battesimale di


Siena, ove domina la calligrafia dei contorni, e la formella con storie di Abramo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
scolpita per la terza porta del Battistero di Firenze, con i tre angeli di forme
falcate e con fusti sottili di pino. "Porte del Paradiso" ha definito Michelangelo
la seconda e la terza porta del Battistero di Firenze, che formarono e formano la
maggior gloria dell'artista.

Quasi contemporaneo al Ghiberti, ma ben più ardito e crudo novatore, è il


senese Iacopo della Quercia (1374-1438). In lui rivive, come per intima ingenita
forza, lo spirito dell'antica arte etrusca, l'amore al forte rilievo, alla pienezza,
alla gagliardia. Nel 1406 egli crea la tomba d'Ilaria del Carretto in San Martino
di Lucca: la forma della tomba, i putti e i festoni sono motivi etruschi e romani;
la forza spira dai grandi lineamenti della donna come dalle membra piene, dalle
leonine teste dei fanciulli che in variate pose sorreggono il greve carico dei
tralci. Ben presto le forme piene divengon monumentali, come a San Petronio
in Bologna e nella Fonte Gaia di Siena, dove l'arte di Iacopo assume aspetto
grandioso ed eroico. Grandissimo fra gli scultori toscani del Quattrocento, egli
sprigiona molto dalla forma valendosi degli accenti dati alla linea. I lineamenti
accentuati delle sue figure si addentrano nel volto con michelangiolesco vigore;
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gli occhi, sotto l'arco mobile delle sopracciglia, s'accendono di fiamme,


sporgono turgidi comeISTITUTO
nelle statue di Giovanni Pisano, ma con energiadi vita
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

lampeggiante. L'arte dei contrasti michelangioleschi è in germe nel gruppo


(/index.html)
sulla porta maggiore di San Petronio, nella ribellione improvvisa del putto che
CATALOGO (/CATALOGO/)
sfugge dalle mani materne; il profilo falcato e cupo dell'altra figura eretta sul
monumento Bentivoglio, la curva di rovere del collo e della testa cozzante,
anticipano forme che ritroveremo nella Notte di Michelangelo; la voluta della
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
persona, ricordo gotico, si risolve in opposizione di movimenti, in espressione
d'energia. Anche più gigantesca ci appare l'arte di Iacopo nei bassorilievi, ove le
forme, aderenti in parte al fondo
LIBRI con sottile sbalzo
(/TRECCANILIBRI/) di medaglia, d'improvviso se
ARTE (/TRECCANIARTE/)

ne sprigionano con tagliente rilievo. Michelangelo, scolaro di Bertoldo e


fiorentino, sentirà nel grande Senese l'eco più vicina a sé dell'antico spirito
etrusco, e la più ardita e potente energia nel campo della nuova scultura.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Gli ultimi residui di tradizione gotica nella scultura furono distrutti da


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Donatello (1386-1466), che per cinquant'anni impose all'Italia l'arte propria,
come arte nazionale. Nelle sue prime opere, il S. Giovanni Evangelista del
Duomo e il Davide in marmo del Museo nazionale di Firenze, sebbene non
ancora completamente libero da reminiscenze gotiche, egli sa raggiungere
grandiosità ed energia plastica. Nelle statue di figure vecchie, come lo Zuccone
sul campanile del duomo di Firenze, trova la possibilità di mettere in mostra
profonde conoscenze anatomiche, forti risalti d'ombre, muscoli poderosi.
Compagno del Brunelleschi, vive con lui in Roma alla ricerca dell'architettura e
della scultura classica; e tali ricerche lo avviano a squadrare le forme, a
padroneggiare la linea retta e ad abbandonare la tradizionale convenzione
gotica. A Roma, Donatello s'inebria dell'arte antica che dissemina a Firenze, a
Padova, nelle opere proprie della chiesa del Santo e in quelle di tutti gli artisti
che si accostarono a lui; fra gli altri, Andrea Mantegna. Nel bassorilievo, che,
soprattutto in bronzo, trattò largamente, dal fonte battesimale in Siena
all'altare del Santo in Padova e ai pulpiti di S. Lorenzo in Firenze, Donatello
inventò la maniera pittorica, figurando fin dal primo piano le forme a
stiacciato, e assottigliandole man mano che si allontanavano entro uno spazio
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generalmente indicato e limitato da costruzioni architettoniche. E, nel


bassorilievo, raggiunse ISTITUTO
effetti quasi impressionistici di movimento, ad
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
esempio
nei putti danzanti della cantoria di Firenze o nel piccolo selvaggio suonatore di
(/index.html)
cembalo della chiesa del Santo a Padova. Movimento e costruzione di
CATALOGO (/CATALOGO/)
composizioni accentrate dalla prospettiva conducono Donatello a creare il
dramma umano con una crudezza, una violenza, una grandiosità fino allora
ignote alla scultura. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Le conquiste donatelliane trascinarono gl'immediati successori fiorentini, i


quali compresero il dilemma: o esser donatelliani
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE o morire.
(/TRECCANIARTE/)

La maggior parte di essi non ebbe l'animo ardito, la forza indomita di


Donatello; furono semplici, gentili, delicati.
TRECCANI CULTURASi giovarono
(/CULTURA/)in parte delle

conquiste del maestro per esprimere il loro piccolo mondo; molti di essi ebbero
abbastanza personalità per non diventar schiavi della sua figura prepotente.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Luca della Robbia (1400-1482), quasi contemporaneo di Donatello, fu il più


delicato e dotato figurinaio toscano; parlò nella dolce lingua paesana; collocò le
sue gentili e serie figure tra corone di fiori e festoni di melagrane e di gigli,
sotto arcate di frutta che ridono nell'azzurro. Naturalista senza irrequietezze, di
costituzione robusta e sana, di semplici costumi, d'indole buona e mite, non
cercò sottigliezze, contento di modellar Madonne e ragazzi forti e belli. Nel
1441 introdusse per la prima volta nella scultura i colori per mezzo
dell'invetriatura, che gli diede la massima rinomanza. Le Madonne del Museo
nazionale di Firenze e di San Domenico di Urbino sono i maggiori esemplari di
questa sua forma d'arte.

Altri contemporanei di Donatello, come Michelozzo Michelozzi, Pagno di Lapo


Portigiani, Maso di Bartolomeo, non furono se non una pallida ombra del
maestro; Antonio Averulino, detto il Filarete, un accademico oppositore di lui.

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La generazione più giovane ebbe maggiori preferenze per la grazia che per
l'energia del maestro; pure, Pisa,
da lui quasi sempre si partì. Simone, Isaia da
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Andrea dell'Aquila, Urbano da Cortona, Niccolò Cocari, Giovanni da Pisa,


(/index.html)
Antonio di Chelino, Francesco di Valente, Pietro di Martino da Milano, Paolo
CATALOGO (/CATALOGO/)
da Ragusa, Domenico di Paris, Antonio Federighi, il Vecchietta, il Bellano,
ebbero nella storia il compito di diffondere l'arte donatelliana per tutta l'Italia.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Un posto a parte invece, fra i seguaci di Donatello, va assegnato ad Agostino di
Duccio e a Desiderio da Settignano.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Agostino di Duccio (1418-1481) ha legato il proprio nome alla decorazione del


Tempio malatestiano di Rimini e della facciata di San Bernardino a Perugia.
Creatore di forme a tenue ondato rilievo,
TRECCANI facile (/CULTURA/)
CULTURA e fantasioso ideatore di ricami
lineari composti di curve su curve, veste di velo le sue figure, le piega come
giunchi, le avvolge di sottili aggomitolate pieghe. Gli occhi si socchiudono, i
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
lineamenti del volto si assottigliano sensitivamente, le trecce dei capelli
s'aggirano come nastri, vibrano come lingue di fiamma sulle rotonde teste dei
putti. S'aggirano i corpi, fluttuano le tuniche, si aprono le conche delle nicchie
come raggiere; tutto ondeggia al vento, tutto si muove in cadenza, creando
facili ritmi festosi.

Desiderio (1428-1464) appsre meno lontano da Donatello; come Donatello,


anima di vibrazioni la materia plastica. Tutto ciò che nel maestro è rude, in
Desiderio sparisce; rimane la portentosa padronanza del rilievo alto e basso e
una rara facoltà di creare forme signorili, aggraziate, sensitive.
Architettonicamente nobile, elegante, slanciato, come dimostra il monumento
Marsuppini in S. Croce di Firenze, rivelatore della grazia dei fanciulli come
nessun altro nel Quattrocento toscano, dà una squisita espressione
d'intelligenza, di nobiltà, di sensibilità nervosa ai busti muliebri, agilmente
sfaldati e ondulati nei piani plastici. L'acutezza nell'interpretare la vita del
modello fa di lui uno dei più potenti idealizzatori del tipo muliebre fiorentino.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1083/1196
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Tutta la generazione posteriore a Donatello sembra trovare in Desiderio da


Settignano la sua più alta  abilità
espressione di gentilezza spirituale e di virtuosa
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nella trattazione del marmo. Luca della Robbia e, con lui, in minor grado,
(/index.html)
Bernardo Rossellíno (1409-1464) furono i precursori di questa nuova tendenza
CATALOGO (/CATALOGO/)
alla grazia, così come Donatello, con ben altro intento, fu il maestro che ne
preparò l'abilità tecnica, la sapienza plastica.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Andrea della Robbia (1435-1528), erede di Luca, compone anconette con statue
translucide su vitrei fondi azzurri, stringe in maggiore intimità la madre al
fanciullo nei gruppi sacri,
LIBRIdà ai putti, che nei ARTE
(/TRECCANILIBRI/) tondi(/TRECCANIARTE/)
del porticato degl'Innocenti
aprono braccia imploranti, e altrove reggono festoni di frutta o ripetono
graziosi motivi classici di lotte con animali, lineamenti gentili, grandi occhi
attoniti, scarsa vita; la sempliceTRECCANI
grazia diCULTURA
Luca diviene in lui, e più nei seguaci,
(/CULTURA/)

maniera. Antonio Rossellino (1427-1478), con le opere di S. Croce e di S.


Miniato a Firenze e di Monteoliveto a Napoli, infonde nell'arte semplice e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
candida la sapienza donatelliana di suo fratello; Benedetto da Maiano (1442-
1497), Matteo Civitali, e più tardi Silvestro dell'Aquila, traggono soprattutto da
Antonio Rossellìno, ma anche da Donatello e da Desiderio, un'arte accurata,
festosa, non grande; Mino da Fiesole (1430-1484) accentua la delicata
lavorazione delle superficie di Desiderio, senza mai passare oltre la superficie,
arrivando a ricami marmorei d'insuperabile finezza e cadendo spesso nella
completa deficienza della costruzione dei corpi.

Tale arte ebbe la sua eco in Emilia per mezzo di Sperandio Mantovano e di
Vincenzo Onofri, in Liguria e in Sicilia, per mezzo di Domenico Gagini, in
Lombardia con Pietro da Milano e soprattutto con Giovanni Antonio Amedeo
(1447 circa-1522), Pietro da Rho, Andrea Bregno e Luigi Capponi, a Roma con
Paolo di Mariano e Gian Cristoforo Romano. In Lombardia, per opera di
Caradosso di Foppa (1452-1526), essa trovò un'espressione taìe da farla
apparire precorritrice del Cinquecento.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1084/1196
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Ma fra tanti echi, più o meno lontani, della scultura toscana, la voce più alta e
isolata è quella che risuona in Dalmazia, non nelle opere, pur nobili, di
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Giovanni da Traù, ma nelle altre, diffuse in Italia e in Francia, di Francesco


(/index.html)
Laurana da Zara, che trova un lontano precursore nel vecchio Gagini, più che
CATALOGO (/CATALOGO/)
in Donatello e nei suoi seguaci, e assume nella scultura un posto parallelo a
quello di Piero della Francesca nella pittura; è, cioè, un sovrano compositore di
regolari architetture plastiche, un oppositore della tendenza pittorica data da
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Donatello al bassorilievo, un costruttore di statue a tutto tondo, un plastico
potentissimo, che dà sboccio pieno ai rilievi, invece di spianarli come
Donatello. Francesco Laurana arresta nei suoiARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) marmi la passione che travolge le
(/TRECCANIARTE/)

figure donatelliane, le vibrazioni nervose dei ritratti muliebri di Desiderio, per


dire soltanto il proprio amore alla forma plastica, costruita con perfetta
regolarità geometrica. La superba irrealtà
TRECCANI delle figure
CULTURA lauranesche, accentuata
(/CULTURA/)

dall'aspetto sepolcrale dei lineamenti frigidi e muti e degli occhi nebulosi, è


dovuta all'applicazione di un principio fondamentale: regolarità di volumi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
entro volumi regolari, equivalenza di vuoti e di pieni, esattezza di metro. Il
particolare è allontanato o disciplinato: l'unità della massa risulta infrangibile.
Le prodigiose maglie di seta, le stoffe rasate, fasciano i busti di zone in
geometria, stringon le statue al loro piedistallo; non turbano la nudità delle
forme geometriche.

Dall'arte fiorentina della generazione successiva a Donatello, arte quasi


timorosa degli ardimenti del suo maestro, dell'ampiezza di spazio ch'egli aveva
occupata, ricercatrice, con Desiderio da Settignano, di un insuperato ideale di
grazia, non si distanziarono i senesi Francesco di Giorgio (1439-1502),
Neroccio di Bartolomeo (1447-1500) e Giacomo Cozzarelli (1443-1515),
l'ultimo dei quali modella con raffinata sensibilità le sue terrecotte policrome e
porta in esse un amore tutto senese alla fluidità delle pieghe cadenti con dolci
curve, alla delicatezza esangue dei volti oblunghi. Tipico esempio di questa
scultura policroma senese, morbida e sensitiva nel modellato come scultura
secentesca, e squisitamente pittorica, è il San Giovanni Evangelista, nel museo
dell'Opera di Siena.
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Tre artisti, in Firenze, seppero guardare a Donatello non per approfittarne col
fine di più quieti ideali,ISTITUTO
ma per (/ISTITUTO/)
svilupparne MAGAZINE
le profonde energie vitali. 
(/MAGAZINE/)
Essi
fumno Bertoldo (morto nel 1491), Antonio del Pollaiolo (1432-1498) e Andrea
(/index.html)
Verrocchio (1435-1488).
CATALOGO (/CATALOGO/)

Tutti e tre i maestri determinarono l'arte loro nell'accentuare il movimento e il


nervosismo delle forme di Donatello. Il Verrocchio trovò varietà di ritmi, ora
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
scivolanti e leggieri, come nel genietto che gira il suo corpo di farfalla sulla pila
di una fonte in Palazzo Vecchio, ora lenti e gravi come nelle Madonne di forme
ampie e volto largo, senza
LIBRIpiù la muliebre grazia
(/TRECCANILIBRI/) ARTEdelle Madonne di Desiderio.
(/TRECCANIARTE/)

Tra il Gattamelata di Donatello e il Colleoni del Verrocchio è già l'abisso: alla


calma solenne, alla ricerca puramente costruttiva di Donatello, il Verrocchio
sostituisce la rappresentazioneTRECCANI
drammatica del condottiero
CULTURA (/CULTURA/) che si lancia al

dominio, certo per influsso di Leonardo da Vinci, che stette nel suo studio dal
1470 al 1477.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Antonio del Pollaiolo e Bertoldo furono soltanto meravigliosi precursori degli


slanci ideali del secolo seguente. Il primo spinge al parossismo la vita nervosa
delle sculture donatelliane, esasperando il movimento dei contorni,
febbrilmente sfaldando le teste ossute, i panneggi angolosi e spezzati, dando
spasmodico rilievo ai tendini delle figure agili e scarne. Più fedele a Donatello,
Bertoldo persegue anch'egli la ricerca del movimento, la foga drammatica, il
tumulto delle folle.

Bertoldo fu maestro a Michelangelo; il Verrocchio a Leonardo. Le grazie di


Desiderio da Settignano e dei suoi minori compagni non valsero, nella
generazione che doveva creare il Cinquecento, se non per i minori maestri e
per la provincia. Si chiedeva energia, movimento, violenza, e si trovarono
pronti gli artisti maggiori per opera del Verrocchio, e specialmente di Bertoldo
e del Pollaiolo.

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Fuori di Toscana, la scultura del Quattrocento fiorì meno, ma non senza creare
qualche capolavoro. A Bologna Nicolò da Bari, detto dell'Arca, portò le
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

violenze tragiche dell'arte di Borgogna nella Pietà di S. Maria della Vita; e


(/index.html)
Guido Mazzoni modenese riprodusse più volte, a Modena, a Reggio, a Busseto,
CATALOGO (/CATALOGO/)
a Venezia, a Napoli, i suoi gruppi di figure sacre a tutto tondo, con un realismo
insuperabile specie nei particolari, ma con fantasia e dignità quasi nulle.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
In Lombardia, Matteo Raverti e Iacopino da Tradate; a Venezia, Bartolomeo
Bon, continuano le tradizioni del gotico fiorito, tradizioni che trovarono
appunto nel Veneto laLIBRI
massima espressione per
(/TRECCANILIBRI/) opera
ARTE del dalmata Giorgio da
(/TRECCANIARTE/)

Sebenico e dell'albanese Andrea Alessi, come del veronese Antonio Rizzo.


Mentre a Spalato la Flagellazione di Cristo nella cattedrale mostra Giorgio
avvicinarsi per energia all'arteTRECCANI
di Donatello, Antonio Rizzo si unisce,
CULTURA (/CULTURA/)

nonostante ricordi di movimenti gotici, alla corrente della grande arte di


plastica metrica, rappresentata dal vecchio Gagini e da Francesco Laurana.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

La violenza dell'effetto plastico e l'energica sfaccettatura dei lineamenti, unite


alla costruzione architettonica della forma, sono il risultato dell'ultima eco di
educazione gotica in un artista di genio volto alle nuove concezioni
volumetriche dall'esempio d'Antonello da Messina in Venezia.

Al principio del '400 si celebra, in pittura, il trionfo del gotico fiorito, che è
nello stesso tempo espressione del convento ed espressione della corte. Vi
partecipano dunque due conventuali, Lorenzo Monaco e il Beato Angelico,
come anche quello spirito degno della più pura conventualità ch'è il Sassetta.
Ma fuori di Toscana brilla l'arte di corte, in Gentile da Fabriano, nel Pisanello,
in Iacopo Bellini. La civiltà artistica d'Italia, che tra la fine del Duecento e la
metà del Trecento aveva assunto il primato europeo come arte religiosa e come
arte poetica, alla fine del Trecento era rientrata nei limiti di un gusto
internazionale. E fu allora che una nuova religione sorse a Firenze, con tanto
impeto da dilagare in tutta Europa: la religione della scienza. Brunelleschi,
Donatello, Masaccio misero tale entusiasmo, nell'interpretazione scientifica,
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prospettica e anatomica della realtà, che spazzarono in breve volger di tempo i


residui del gusto gotico.ISTITUTO
E poiché erano troppo artisti per proporsi unoscopo
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

scientifico, chiamarono la loro scienza arte classica, e ricorsero all'architettura e


(/index.html)
alla scultura roma. ne per ritrovare i modi assoluti dell'interpretazione
CATALOGO (/CATALOGO/)
scientifica. Fu questa un'illusione: attraverso l'arte non si arriva alla scienza. Ma
la loro illusione fu tanto generosa, l'impeto passionale così potente, che in essi
trovarono non solo la giustificazione della loro arte, ma una raffinatezza così
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sottile, così elevata, così distaccata dalla vita pratica, come è raro di ritrovare in
tutta la storia. L'ideale geometrico improntò di sé ogni forma; l'ideale
anatomico, ogni movimento; e però gli artistiARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) fiorentini credettero di aver
(/TRECCANIARTE/)

raggiunto, attraverso una loro verità individuale, la verità universale.

Tra essi Paolo Uccello, ancor ligio alla tradizione


TRECCANI gotica, fantasticò di guerrieri
CULTURA (/CULTURA/)

inverosimili e di bimbe imbellettate; Masaccio impresse in ogni immagine, in


ogni atto, una volontà eroica di monumentdlità, onde il suo contenuto morale
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
assurse ad altezze ignorate; Domenico Veneziano carezzò di luci albeggianti
forme delicate; Piero della Francesca impersonò le tendenze di tutti, e mentre
portò all'estremo la regolarità delle forme e la loro dipendenza dalla
composizione prospettica, rimase più di tutti un primitivo nel portare
l'ingenuità in ogni forma, colore e luce. Egli creò la grazia nuova, non classica e
non medievale, e che può ben dirsi la grazia delle forme regolari. Andrea del
Castagno trasse dalle plebee forme donatelliane improvvise energie di passione;
Antonio del Pollaiolo raffinò, attraverso le accentuazioni lineari, e talora anche
l'ardimento pittorico, le forme donatelliane per energia di movimento ed
eleganza di pose. Un filone, che parte da Lorenzo Monaco e si rinnova per
opera di Masaccio, s'impersona in Filippo Lippi, che cerca una grazia comune,
borghese, senza nessuno degli ardimenti proprî ai suoi contemporanei, ma con
pieno equilibrio fra mezzi ed effetti. Da lui e dal Pollaiolo parte Sandro
Botticelli, padrone dì tutte le sottilità del suo tempo, capace di farsi
monumentale sino a presentire Michelangelo, di paganeggiare con leggerezza
spensierata, di contrirsi nei più appassionati tormenti morali, padrone
dell'avvenire che rimpiange il passato, eroe della plastica che accarezza le linee
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sinuose, e trova il suo fascino sublime nella rinunzia a quello che ha appreso,
nell'isolamento aristocratico 
dalla folla dei conquistatori di sapienza. Un
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ritrattista borghese di rara potenza realizzatrice, il Ghirlandaio; un


(/index.html)
continuatore della energia pollaiolesca, il Verrocchio; alcuni Senesi che
CATALOGO (/CATALOGO/)
oscillano tra il sogno antico e le conoscenze nuove, Matteo di Giovanni,
Francesco di Giorgio, Neroccio; un creatore di energie impulsive, tali da
divenire impressionistiche, il Signorelli; un trasformatore dello stile di Piero
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
della Francesca in umanità monumentale, Melozzo; un cantore di grazie
femminee, il Perugino, completano la produttività eccezionale dell'Italia
centrale nello scorcio del Quattrocento.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Le nuove conquiste dell'arte fiorentina giungono a poco a poco nell'Italia


settentrionale. Circa alla metàTRECCANI
del secolo, Andrea
CULTURA Mantegna le ha assimilate e le
(/CULTURA/)

diffonde, improntandovi una propria energia umanistica con entusiasmo di


ricostruzione archeologica, un rigore d'incisione lineare, per cui giganteggia. E
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
subito attorno a lui sorgono i tre grandi ferraresi, il Tura, il Cossa ed Ercole dei
Roberti, che all'Umanesimo sostituiscono il tormento lineare e psicologico
degli ultramontani. Giunge a Venezia Antonello da Messina, padrone sia delle
forme regolari toscane, sia delle raffinate gradazioni del colore fiammingo, e
tutti impronta della sua personalità. Gentile Bellini è un po' il Ghirlandaio di
Venezia. Giovanni Bellini, uno dei più delicati poeti cristiani che la storia
ricordi, assimila dal padre Iacopo, dal Mantegna, da Antonello, e tutto fonde in
un raffinamento cromatico sempre piu sottile sino a preparare l'avvento del
gusto veneziano del Cinquecento. Vittore Carpaccio sfarfalla attorno le pietre
della sua Venezia con voli verso un avvenire impressionistico. In Lombardia è
il Foppa, monumentale, e il Borgognone, ch'è un Senese perduto in Lombardia.
A Bologna, un Perugino settentrionale: il Francia. Vicenza, Verona, Cremona,
Brescia, Bergamo producono personalità sin dentro il Cinquecento, che
guardano soprattutto a Venezia. Ogni città crea una sua scuola, a contatto con
gl'ideali locali, e una fioritura unica nella storia dell'arte si espande in Italia.

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Nel Quattrocento si conservarono le tradizioni gotiche nell'arte dell'oreficeria,


ma il Rìnascimento si affermò  nelle
per virtù di orafi scultori, come il Ghiberti
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

porte del "bel San Giovanni", il Verrocchio e Antonio del Pollaiolo nel dossale
(/index.html)
del Battistero fiorentino, e vi concorsero anche Iacopo della Quercia e
CATALOGO (/CATALOGO/)
Donatello nei rilievi del fonte battesimale di Siena. Prese sviluppo l'arte del
niello con l'orafo Maso Finiguerra a Firenze e col pittore Francesco Francia a
Bologna. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Ebbero celebrità nell'arte del legno i Da Baiso, eredi di quel Tommaso che
lavorò d'intaglio il coroLIBRI
di San Domenico a Ferrara:
(/TRECCANILIBRI/) essi operarono a Modena,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Bologna, Venezia, e nello studio di Lionello d'Este in Ferrara, ov'ebbero a


collaboratori Lorenzo e Cristoforo da Lendinara, principi della tarsia del
Rinascimento. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Si diffusero le cassettine perugine a pastiglia, e in stucco si stamparono e si


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
divulgarono dappertutto le opere degli scultori fiorentini.

Anche nella sfragistica il Quattrocento serbò a lungo le tradizioni gotiche,


perfino nel suggello ben noto del parmense G. B. Enzoli per il vescovo
Roverella. Principe della medaglia fu il Pisanello, insuperato nell'arte d'ogni
tempo. Con metodi diversi si applicarono alla medaglia iconica scultori di
genio, qualì Francesco Laurana e Antonio del Pollaiolo Alla moneta diedero
perfezione il Francia e il Caradosso.

Entrarono nella casa piccoli bronzi - soprammobili, opera di grandi maestri


come il Fauno tibicino di Antonio del Pollaiolo, e, fra bottega e bottega, le
placchette, piccoli bassorilievi in bronzo di varia foggia e di vario uso, che
spesso rappresentano il fior fiore dell'arte dell'oreficeria, servirono a scambiar
saggi di produzione in nobile metallo, o anche in cristallo e in pietre preziose.

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La ceramica ebbe la massima fioritura nelle fabbriche di Firenze, Cafaggiolo,


Deruta, Urbino, dalla quale  della
ultima uscirono i piatti disegnati da Timoteo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Vite.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
La glittica ebbe pure, come tutte le arti, il suo sviluppo, specie con Giovanni
dalle Corniole e Valerio Vicentino; la vetraria trovò, con la fabbrica dei
Beroviero, nuovo splendore a Venezia, regina anche, nel Quattrocento, delle
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
arti tessili, con la magnificenza dei suoi velluti controtagliati, dei broccati e dei
damaschi. Il ricamo ebbe gloria da disegni di grandi maestri (Firenze, Opera del
Duomo: Antonio del Pollaiolo; Milano, Museo
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Poldi
ARTE Pezzoli: Sandro Botticelli;
(/TRECCANIARTE/)

Orvieto, Museo: Luca Signorelli). Nell'arte del cuoio furon celebrati i maestri
modenesi: Giovanni Buonomi e i suoi figli Bartolomeo e Francesco.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

La miniatura trovò nei primi decennî della seconda metà del '400 l'ultimo
splendore con Guglielmo Giraldi, di forza cosmesca, a Ferrara, mentre
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Francesco Antonio del Chierico miniò con altri la Bibbia di Federico da
Montefeltro nella Biblioteca Vaticana e i Trion i del Petrarca in quella di
Madrid.

La xilografia e l'incisione in rame fermarono la mano ai miniatori, e i tarocchi


detti del Mantegna, ma di maestro ferrarese, le illustrazioni per la Divina
Commedia di Sandro Botticelli, la serie dei Profeti, delle Sibille, dei Sette Pianeti,
le stampe "Otto", quelle di Andrea Mantegna, diedero sin da principio
esemplari di rara bellezza.

Il fiorente Rinascimento. - Il maggior precursore del Cinquecento in fatto di


architettura, fu Donato Bramante (1444-1514). Le sue costruzioni sono
certamente men pure, meno aristocratiche, meno classiche di quelle del
Brunelleschi e di Luciano Laurana; in esse si riflette un temperamento
mutevole che oscilla dalla tendenza verso le lisce, distese superficie lucianesche
all'amore dei grandiosi aggetti e delle potenti ombre romane; i motivi
liberamente creati sovrabbondano; agli elementi prettamente classici si
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

accompagnano elementi di origine medievale; il classicismo ritorna a dominare


l'effetto d'insieme soltanto per il carattere di monumentalità che l'arte 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
di
Bramante ha in comune con l'arte romana antica. Ed è per questa
(/index.html)
monumentalità che egli può considerarsi l'autore dell'architettura del
CATALOGO (/CATALOGO/)
Cinquecento.

Donato Bramante porta a logicaSCUOLA


conseguenza lo stile dell'ultimo Quattrocento,
(/TRECCANISCUOLA/)
appena accentuandone la solidità. I corpi regolari, le forme geometriche sono
coordinati nell'insieme, quasi fossero sopra un'ideale superficie.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

La coordinazione architettonica in ritmo statico è cercata anche da Raffaello,


nonostante la sua personalità; Giulio Romano vi aggiunge un'imitazione
intelligente e fredda del classico; Baldassarre
TRECCANI Peruzzi
CULTURA si fa, come Antonio da San
(/CULTURA/)

Gallo il Vecchio, bramantesco. Per tutt'Italia si hanno maestri nel gusto di


Bramante: il Fanella, il Rossetti, lo Zaccagni, Andrea da Formigine, Antonio
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Lombardi.

Mentre Bramante iniziava il nuovo San Pietro, venne meno. E della gran
fabbrica iniziata così giudicò Michelangelo: "E' non si può negare che Bramante
non fussi valente nell'architettura, quanto ogni altro che sia stato dagli antichi
in qua. Lui pose la prima pietra di San Pietro non piena di confusione, ma
chiara e schíetta, e luminosa, ed isolata attorno, in modo che non noceva a cosa
alcuna del palazzo; e fu tenuta cosa bella, come ancora è manifesto; in modo che
chiunque si è discostato da detto ordine di Bramante, come ha fatto il Sangallo,
si è discostato dalla verità". Con l'idea del nuovo San Pietro, Bramante seppe
dare all'Italia quella prima pietra "chiara, schietta e luminosa" che purificò
l'architettura dall'ornato, l'immerse nella costruzione, e la costruzione, liberata
dalle contingenze della pratica, trasformò in pura creazione di logica fantasia.

L'unità architettonica in ritmo monumentale fu opera di Michelangelo, che


porta movimento là dove è la statica della coordinazione bramantesca, e
trasforma la coordinazione medesima in una più stretta unità, anzi nella
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subordinazione all'unità, per cui gli elementi architettonici divengon più grossi
e grezzi per presentarsiISTITUTO
come massa anziché come linea.
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 

(/index.html)
La più antica grande espressione dell'arte michelangiolesca nel campo
CATALOGO (/CATALOGO/)
dell'architettura è la sagrestia nuova di San Lorenzo a Firenze. Accanto, nella
chiesa stessa, la sagrestia di Filippo Brunelleschi: trama lineare di giunchi sottili
e pieghevoli sopra le muraglie quadrate, esilità gotica ancora, leggerezza e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
slancio di profili. Anche l'ampia sala di Michelangelo è divisa a riquadri e
lunette, listata di grigio e di bianco, severamente; ma, per gli scavi profondi e
molteplici delle pareti,LIBRI
la sottile trama delle incorniciature
(/TRECCANILIBRI/) brunelleschiane si
ARTE (/TRECCANIARTE/)

muta in giuoco di masse definite e robuste, avanzanti e retrocedentì a vicenda.


E cioè, come la pittura, l'architettura di Michelangelo è sempre espressione di
arte scultoria: studio costante TRECCANI
di Michelangelo
CULTURAè(/CULTURA/)
il rilievo individuato e nitido di
masse erompenti da un fondo piano, autrici di ombre. L'elasticità delle
modanature brunelleschiane rivive nello sbalzo delle cornici verso l'alto, ma
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
domata dal freno di forze opposte, gravanti al basso; allo slancio delle finestre,
accentuato dall'ampia greca della cornice superiore, la centina oppone la sua
pressione schiacciante di giogo, il tralcio di alloro la funebre caduta dei capi
penduli. La maestà dell'architettura non ha forse pari nel Cinquecento:
rettilineo schema di regoli emergenti con nettezza prismatica dai grandi specchi
nudi; gravità di archi schiacciati, sopra le alte finestre, dall'angustia di spazio
che li piega e li frange di colpo sugli espansi abachi dei capitelli; severa
elettissima sobrietà decorativa, che prepara motivi ornamentali all'arte del
Cinquecento. Attraverso le vicende di slanci e di cadute rigide, sorge
un'impressione complessiva di gravità, di peso calato a piombo, di lutto, come
attraverso le vicende di colori - grigio intenso sul gelido candore del fondo - e
delle ombre taglienti con la luce cruda.

Lo stesso spirito doveva informare la mole del monumento a papa Giulio,


secondo il disegno che di esso ci è rimasto. Le sagome architettoniche e le
statue del secondo piano seguono in esso un crescendo di slancio, di distacco da
terra, nella loro ascesa; alla quale si oppone, con improvviso schiacciante
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1093/1196
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contrasto di giogo, il grande arco della cimasa. E anche nell'infelice stato attuale
del monumento, che fuISTITUTO
certamente  di
il più grande sogno della mente audace
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Michelangelo, la vita scultoria delle sue architetture trova eco, soprattutto nelle
(/index.html)
prodigiose mensole: gomene marmoree tirate a forza tra cigolanti argani.
CATALOGO (/CATALOGO/)

L'opera che gloriosamente chiude la vita del Fiorentino è la cupola di San


Pietro, il coronamento della nuova Roma. La cupola, elevata nel cielo dell'Urbe,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
sulla chiesa madre del mondo cristiano, tiene, della cupola di Santa Maria del
Fiore, l'ascesa trionfale; ma quest'effetto nasce dalla composizione, a distanza,
dei poderosi contrasti LIBRI
fra masse avanzanti e retrocedenti,
(/TRECCANILIBRI/) fra piani in luce
ARTE (/TRECCANIARTE/)

violenta e ombre profonde, delle vicende di slanci e di freni. La sua mole, che,
di lontano, trova riposo nella maestà delle ampie curve ascendenti, è il sogno
della fantasia di Michelangelo TRECCANI
verso la grandezza, divenuto realtà.
CULTURA (/CULTURA/)

Seguirono il Buonarroti Antonio da San Gallo il Giovane, che passò


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
gradualmente dal gusto bramantesco al michelangiolesco; il Vasari,
l'Ammannati e il Buontalenti, che andarono verso il pittorico a Palazzo Pitti e
nel Casino mediceo; il Vignola che talvolta, trattenuto il suo michelangiolismo,
segui materialmente Bramante, tale altra giunse al pittorico puro, come nel
Palazzo Bocchi a Bologna e nella scala del palazzo di Caprarola. Seguirono
anche Giacomo della Porta, che tradusse l'architettura michelangiolesca in
accademia; Domenico Fontana e Martino Longhi che peggiorarono la
traduzione. E vennero Dosio, Boccalino, Seregni, Bassi, Domenico e Pellegrino
Tibaldi. Questi, architetto di San Carlo Borromeo, a Milano, nel duomo, in San
Fedele, in San Sebastiano, a Rho nel grande santuario, a Pavia, a Novara, a
Vercelli, a Gravedona sul lago di Como, fondò il nuovo stile di Lombardia,
mirando all'accordo tra la visione cristallina dei volumi, sentiti in tutta la
pienezza cinquecentesca, e gli effetti turbinanti del Barocco.

Come nel manierismo dei pittori, nella seconda metà del '500, si generò
confusione tra costruzione e ornato, e si ebbe il falso pittorico nell'architettura,
esempio la casa fiorentina di Federico Zuccheri, il casino di Pio IV per Pirro
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Ligorio, il palazzo Spada in Roma per Girolamo da Carpi e Giulio Mazzoni, la


casa degli Omenoni a Milano a
di Leone Leoni, Santa Maria di Carignano
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Genova di Galeazzo Alessi, ecc.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Ma contro il mal vezzo architettonico, ecco Iacopo Sansovino, interprete dello
stile di Tiziano nell'architettura, fondare in essa a Venezia il vero pittorico,
derivante dal giuoco delle luci eSCUOLA
delle ombre, realizzato negli elementi
(/TRECCANISCUOLA/)
costruttivi stessi. Non più un solo piano dove s'aprono finestre: tutta la
costruzione è un ritmo di pieni e di vuoti che si completano a vicenda.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Dal Sansovino derivano Alessandro Vittoria, che riduce ad accademia lo stile


del maestro; il Palladio che lo porta alle estreme conseguenze; il Sanmicheli, il
neoclassico dello stile sansoviniano; lo Scamozzi
TRECCANI più fedele a Iacopo, ma sempre
CULTURA (/CULTURA/)

accademico. Tuttavia per Iacopo Sansovino la romanità dà il suo aspetto alla


città della laguna e alla terraferma, a Vicenza per il Palladio, a Verona per il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Sanmicheli.

La disinvolta e personale distribuzione di pieni e di vuoti, la libera commistione


di statue, di nicchie, di cartelli, di mensole, portano al sopravvento degli effetti
di chiaroscuro sulla nitida, semplice, regolare costruzione dell'insieme. E per
questa via sorge l'architettura barocca.

La scultura italiana del Cinquecento s'inizia dallo spirito novatore di Leonardo,


per cui la forma assume valore pittorico, sfiorata, nelle ondulazioni incessanti e
morbide di piani, da ombre lievi. Il sommo maestro si adoprò, come egli dice
"non meno in iscultura che in pittura" e "per l'una e l'altra in un medesimo
grado", ma presto sentenziò quella a questa inferiore. Poche le tracce dell'arte
scultoria di Leonardo: impressioni di essa si trovano in Gian Francesco Rustici,
e qualche riflesso della sua maniera pittorica in Pierino da Vinci. Il Rustici
stette a fronte, nel Battistero fiorentino, ad Andrea Contucci da Monte San
Savino, detto Andrea Sansovino, che rappresenta la tradizione quattrocentesca
nell'Italia centrale. Egli ebbe tra i suoi seguaci e contemporanei Leonardo del
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Tasso, Lorenzetto, Baccio da Montelupo, Andrea Ferrucci da Fiesole,


Benedetto da Rovezzano, Giovanni della Robbia. A Loreto, nei lavori 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
per la
Santa Casa iniziata da Cristoforo Romano, ebbe ad aiuti, collaborhtori e
(/index.html)
continuatori Raffaello da Montelupo, Francesco da Sangallo, Domenico Aimo
CATALOGO (/CATALOGO/)
da Varignana, detto il Bologna, il Tribolo e Girolamo Lombardi. La tradizione
quattrocentesca nell'Italia settentrionale fu rappresentatata principalmente dal
Bambaia e dai Solari; nell'Italia SCUOLA
meridionale da Giovanni da Nola e Girolamo da
(/TRECCANISCUOLA/)
Santacroce; nell'Emilia dai plasticatori provinciali, Alfonso Lombardi e il
Begarelli.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Ma col grandeggiare di Michelangelo si rifugiò nella sua grande ombra tutta la


scultura, dominata e oppressa dal suo genio, che è genio di scultore, quando
dipinge come quando architetta. Gli affreschi
TRECCANI CULTURAdella vòlta Sistina trovano
(/CULTURA/)

parallelo nelle statue della cappella Medicea, dove i contrasti esaltano la


dolorosa vita delle forme. Accanto alla schiavitù fremente della Notte si leva il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
grido della riscossa col terribile risveglio del Giorno, gigante che svincola di un
colpo, con formidabile impeto, le membra intorpidite da brevità di spazio. Di
fronte a Giuliano, Lorenzo duca d'Urbino, statua del silenzio e della meditazione,
compendia nell'amarezza senza speranza dello sguardo annuvolato i tragici
dolori, le lotte vane espresse dalle statue che popolano la sua tomba. È
disperazione e sfida nei biechi occhi, nel tetro profilo a lama del Crepuscolo; è
spasimo d'agonia nell'Aurora, che, invece di schiudere le porte d'Oriente, apre i
battenti del giorno a lotte senza speranza. Nei gruppi di Pietà che chiudono il
ciclo delle opere scultorie di Michelangelo, l'azione segue un crescendo
impressionante di violenza. La lenta funebre trazione del corpo di Cristo verso
terra, nella Pietà Rondanini; il giro faticoso delle sue gigantesche membra
nell'abbozzo di Palestrina, si mutano, nel gruppo di Santa Maria del Fiore, in
abbandono funebre di forme ruinanti e spezzate, in caduta ineluttabile di
tronco sradicato dal suolo. Alla figura indietreggiante della Maddalena, in
perfetta funzione di balaustra, oppone il suo scroscio di valanga il corpo di

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Cristo che trascina col peso l'intero gruppo principale; e dal contrasto tra i
movimenti delle masseISTITUTO
scultorie(/ISTITUTO/)
scaturisce con il
potenza impressionante
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dramma.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Tutti gli scultori italiani passarono dal sansovinismo al michelangiolismo, tra
essi Iacopo Sansovino, architetto principe di Venezia cinquecentesca, maestro
di ritmi, classico nell'espressione di calma e fiorita beltà, che nella creta e nella
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
cera rivaleggia con i grandi maestri del pennello veneziano, per il rapido tocco
e la vivezza fantastica della decorazione. Come per Michelangelo, sebbene in
forma diversa, la virtùLIBRI
di architetto divien saldo
(/TRECCANILIBRI/) elemento
ARTE di grandezza al genio
(/TRECCANIARTE/)

dello scultore, che trae la decorazione dal vivo delle sue classiche costruzioni, da
essa fiorite, animate.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Una schiera di michelangiolisti dell'Italia centrale e meridionale, Tribolo,


Bandinelli, Montorsoli, Ammannati, Dall'Opera, Benvenuto Cellini, Vincenzo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Danti, il Caccavello e il Naccherino, trovano corrispondenze con i
michelangiolisti in Lombardia e nell'Emilia, Prospero Clemente, i due Leoni, i
Della Porta, mentre fanno capo a Iacopo Sansovino i michelangiolisti veneti:
Alessandro Vittoria, Girolamo Campagna, Danese Cattaneo, Tiziano Aspetti e
i più tardi Lombardo.

Sopravviene il Giambologna, che nel marmo riduce a pura accademia le forme


michelangiolesche, mentre nel bronzo trova forme avveniristiche e realismo
pittorico. Fu allora che dal manierismo di Landini, Tacca, Mochi, Francavilla,
spuntò lo stile pittorico. A rompere la freddezza degli scultori ispirati ai classici
ideali, o anche imitatori di forme trapassate, si ascoltarono allora le sensazioni
di cui l'umanità si arricchisce per opera del colore e della luce. Arrivò il Barocco
a salvar l'arte, a cercar nelle sottigliezze, nelle bizzarrie, persino nei
sentimentalismi, nuova ragione di vita.

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Nella pittura, Firenze, per opera di Leonardo da Vinci, prendeva slancio nuovo
alla conquista di una nuova sintesi. La prospettiva lineare non bastava
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
più, e vi
si aggiungeva l'aerea. La figura umana non bastava più, e ogni cosa della natura
(/index.html)
diveniva oggetto d'arte. La forma doveva piegarsi agli effetti della luce, e i
CATALOGO (/CATALOGO/)
particolari con più rigore di prima subordinarsi all'insieme. Quasi timido di
fronte a tutte le conquiste del suo intelletto, Leonardo si rifugiava nelle
penombre del crepuscolo per sentire nella delicatezza di una sfumatura di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
bianco e di nero la poesia della vita. Meno raffinato, meno intellettuale, con
una passionalità gigantesca, Michelangelo portò alle estreme conseguenze la
plastica delle immaginiLIBRI
umane, e in quelle impresse
(/TRECCANILIBRI/) tanto tormento, tanto
ARTE (/TRECCANIARTE/)

dolore, da farne il simbolo della tragedia politica e civile che si andava


abbattendo su tutta l'Italia. Egli fu il cantore epico di un popolo di giganti, di
cui credeva giunta la rovina. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Tra costoro giunse Raffaello da Urbino, a parlare con voce sottile di delicatezze
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
peruginesche, e subito assimilò dai Fiorentini le loro migliori conquiste. Se ne
valse per rivelare una sua grazia sublime, dono di Dio, e distribuirla in quella
vita sociale di umanesimo aulico, di cui la cronaca si legge nel Cortegiano del
Castiglione. La razza italiana ricevette da Raffaello alcune delle sue più raffinate
sublimazioni, e però egli è passato nei secoli come simbolo d'italianità.

Vicino a lui, Antonio da Correggio, ricollegatosi all'arte ferrarese e a quella di


Leonardo, immaginò grazie ariostesche per ogni occasione, con quella facilità
che ormai permetteva un'organizzazione perfetta di mezzi pittorici.

La conoscenza completa delle scoperte fiorentine e fiamminghe del


Quattrocento, la nuova sintesi di Leonardo, Raffaello e Michelangelo, l'ideale
della monumentalità che la Roma antica ormai svelata insinuava, la beata
facilità con cui tutto ciò era assimilato e moltiplicato, diede l'impressione che si
fosse raggiunta la perfezione, cui si poteva aggiungere il capriccio individuale, a
guisa di condimento.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Era naturale che perciò il gusto rapidamente si corrompesse e che la pretesa


perfezione risultasse inISTITUTO
uno schema intellettuale ostacolante la fantasia.
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

(/index.html)
Venezia faceva eccezione. A lei guardavano i politici come al rifugio della
CATALOGO (/CATALOGO/)
libertà italiana; a lei guardò la pittura per iniziare il gusto moderno in Europa.

A Venezia, ai primi del Cinquecento, si sviluppò di fatto un nuovo modo di


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
vedere il mondo. Lo scopo è di esaltare la donna. Ma l'esaltamento si estende
dalla donna al paesaggio, ai tramonti e alle tempeste, e però si eleva: da sensuale
diviene cosmico. Non LIBRI
interessa la ricerca scientifica
(/TRECCANILIBRI/) come a Firenze; quel che
ARTE (/TRECCANIARTE/)

importa è il godimento della natura.

Il creatore primo di questa visione fu Giorgione:


TRECCANI e il suo sogno amoroso è uno
CULTURA (/CULTURA/)

dei più ammaliatori fra quanti la storia dell'arte ricorda. Con poche opere egli
riuscì a liberare il gusto veneziano dal pregiudizio della forma fiorentina e a
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
trarre una nuova forma dei rapporti tra il colore e la luce ed ombra. Nello
stesso tempo liberò la pittura dai soggetti provenienti dall'esterno; dipinse
"fantasie pittoriche", conquistando primo all'arte moderna il diritto
d'identificare la propria impressione visiva e il tema trattato.

Tiziano partì da Giorgione e, attraverso la sua lunga vita, giunse a creare con
una libertà di tocco, con una vivacità d'improvvisazione, che sarà raramente
eguagliata poi, superata mai. Sostituì al sogno di Giorgione l'ideale della
dignità, della magnificenza, del decoro religioso e civile della vita imperiale,
qual era sentita allora in Italia, anche per influsso spagnolo. Oltre alcuni suoi
contemporanei, Lotto e Palma e Bonifazio, svilupparono l'arte veneziana i due
grandi che chiudono il periodo eroico dell'arte veneziana: il Tintoretto e Paolo
Veronese: il primo che riesce a piegare alle esigenze del tono, non solo la
forma, ma anche la drammaticità di Michelangelo; il secondo che amplia il
campo della visione tonale, con una sensibilità tanto più estesa quanto più
indifferente alla vita drammatica. Tra i due grandi, Iacopo da Ponte detto

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Iacopo Bassano, porta, sin dal suo esordio, nell'arte un senso di naturalismo
grave e profondo, che par 
scaturire dalla vita stessa dei campi, tra le immagini
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

rusticane.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Ai confini veneto-lombardi, dove fiorì l'arte giorgionesca del Romanino, il
Savoldo, il Moretto, il Moroni accrebbero per l'indiretto influsso veneto il
vigore del ceppo lombardo. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Mentre si svolgeva per opera dei genî il fiorente Rinascimento, sorgevano gli
eclettici, capitanati da LIBRI
Sebastiano del Piombo,ARTE
(/TRECCANILIBRI/) che (/TRECCANIARTE/)
mise in accordo la tradizione
veneziana con la fiorentina. Meraviglioso assimilatore di forme altrui, sotto
l'ispirazione di Giorgione o di Tiziano, di Raffaello o di Michelangelo, dà alle
sue forme un'impronta comune di solenne
TRECCANI fissità
CULTURA costruttiva, uno stesso
(/CULTURA/)

suggello di stile largo e fermo. Quando Sebastiano lavorava a Roma, a Firenze


la pittura era in crisi. Il turbamento particolare d'una civiltà nel declivio è
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
rappresentato dal Pontormo, che porta, nei suoi tentativi di piegare ad
espressioni nuove la linea e il colore, l'audacia e lo slancio del genio.
Contemporaneamente, l'arte del Cinquecento, giunta per mezzo del Sodoma a
Siena in ritardo, trova nel Beccafumi, che passa dal Sodoma a Fra Bartolomeo, a
Raffaello, a Michelangelo, un maestro singolare per sensibilità pittorica
espressa da luci policrome, da tinte cangianti, da liquide forme.

Con lui sembra spegnersi, tra fuochi bengalici e nebbie colorate, la schietta
tradizione dell'arte senese.

A Roma la tradizione di Raffaello continuò per tutto il Cinquecento, ma


caddero nel vuoto, nell'accademia, quanti cercarono foggiarsi una maniera sugli
esempî di un'arte tutta pervasa dall'Umanesimo, tutta fuor della vita.

Ben altri artisti seguirono la tradizione di Michelangelo: Angiolo Bronzino,


Francesco Salviati, Iacopino del Conte, Daniele da Volterra, Pellegrino Tibaldi,
che inaugura, a Bologna, nelle Marche, in Lombardia e all'Escoriale, il regno
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

dell'illusionismo pittorico, per mezzo dello scorcio, delle proiezioni d'ombra,


della prospetiiva architettonica.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 

(/index.html)
Vicina al Tibaldi in Bologna e nell'Emilia, continuò la tradizione del Correggio,
CATALOGO (/CATALOGO/)
del Parmigianino e del Dosso, principalmente per mezzo di Nicolò dell'Abate e
di Lelio Orsi da Novellara, dei bolognesi Bartolomeo Cesi, Bartolomeo
Passerotti, Pietro Faccini. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

La tradizione del Correggio si unisce a quella del Boccaccino e del Pordenone


nei maestri Campi e Gatti,
LIBRI cremonesi, mentreARTE
(/TRECCANILIBRI/) la tradizione lombarda di
(/TRECCANIARTE/)

Leonardo, Gaudenzio, Luini, trova echi nel Lomazzo, in Ambrogio Figino, in


Aurelio Luini, nel Meda, nel Moncalvo, ecc.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Molti altri maestri seguirono la tradizione dei tardi epigoni della scuola veneta,
principalmente il ben dotato ma troppo fecondo Iacopo Palma il Giovane.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Verso la fine del Cinquecento si accentua la tendenza all'eclettismo con Luca


Cambiaso e Aurelio Lomi, con Santi di Tito e il Passignano, con il Boscoli e
l'Empoli, ecc. Ma fra tante diverse ricerche, ecco l'iridescente Baroccio far
brillare al sole le facce dei suoi prismi, i Carracci fondare l'Accademia sulle basi
di un eclettismo fatto sistema; sorgere in fine, lume dei nuovi tempi,
Michelangelo da Caravaggio. La pittura europea, che lungo il Cinquecento si
era spesso perduta in una sterile imitazione di Michelangelo e di Raffaello,
trovò nell'arte italiana, soprattutto nel Caravaggio, la leva per svilupparsi, e
guardò a lui che portò la visione della luce alle conseguenze estreme; le sacrificò
il colore; solidificò il volume dei corpi plasmandoli di luce e d'ombra.
Michelangelo da Caravaggio insegnò agli artisti migliori, non solo di Venezia,
di Genova e di Napoli, ma anche di Spagna, delle Fiandre, d'Olanda. Tuttavia la
gran massa dei pittori italiani del Seicento guardò più che a lui ai Carracci, e
cioè sostituì a una passione pittorica, che tutto in sé assorbiva, cognizioni
accademiche di forme e una erudizione archeologica o allegorica. Appunto
perché l'interesse italiano era portato, più che sull'arte, sulla scienza e sulla
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1101/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

filosofia, onde produceva Galileo e Vico, e anche perché tutta la vita italiana si
fletteva sotto la dominazione straniera, dopo il Caravaggio per tutto il
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Seicento
non si ebbero artisti di prima grandezza. I Carracci significarono decorazione
(/index.html)
monumentale italiana; il Caravaggio realismo spagnolo, fiammingo, olandese.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Nel Cinquecento ebbero grido il Caradosso e Benvenuto Cellini, principe degli


orafi; il Lautizio per i sigilli; Giovanni Bernardi da Castelbolognese per
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
l'intaglio in cristallo e gemme; Gian Cristoforo Romano, il Cellini, Francesco
da San Gallo, il Pastorino, Leone Leoni, per le medaglie onorarie. Altri scultori
espressero le loro doti LIBRI
nei piccoli bronzi ornamentali,
(/TRECCANILIBRI/) più che nella statuaria,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

così il Briosco e lo stesso Giambologna, di cui si hanno anche esempî di


placchette, assai meno numerose nel Cinquecento. Tra i nomi che si ricordano
per l'arte delle placchette, citiamo il Moderno,
TRECCANI CULTURAche viene considerato come
(/CULTURA/)

specialista in quel campo, e altri nomi di scultori e medaglisti, come Iacopo


Sansovino, il Cellini e Leone Leoni.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

L'incisione servì meglio della placchetta alla diffusione delle scoperte di statue
antiche, delle immagini dell'arte nuova: Marcantonio Raimondi si attenne con
scrupolosa fedeltà al modello, dedicando soprattutto la sua opera alle
composizioni raffaellesche, mentre Giulio Campagnola a Padova, il
Parmigianino a Parma, con i loro affini e seguaci, diedero alla stampa valore
pittorico.

Nella maiolica continuarono le scuole già indicate per il Quattrocento, ma


Giorgio Andreoli da Gubbio ottenne arabe iridescenze, e Urbino e Pesaro, con
le composizioni di Orazio Fontana e di Francesco Xanto Avelli, riflessero nelle
ceramiche pitture di grandi maestri. Nella vetraria s'interrompe verso la
seconda metà del '500, per amor di ricchezza, la nobile tradizione di semplicità
decorativa del primo Rinascimento, e tuttavia in quel secolo l'arte muranese
raggiunge la sua maggior gloria diffondendosi per l'Europa. Nelle arti tessili,

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1102/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Venezia, Genova, Lucca, Firenze tengono il campo e acquistano fama


mondiale. Col progredire del '500 si nota che alle stilizzazioni dell'arte
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
tessile
del primo Rinascimento succedono motivi suggeriti dallo spirito classico.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Nell'intaglio in legno, si annoverano grandi maestri, come Antonio e Giovanni
Barili da Siena, Battista del Tasso intagliatore fiorentino, Stefano da Bergamo,
che con aiuti intagliò il famoso SCUOLA
coro di(/TRECCANISCUOLA/)
San Pietro a Perugia, fra Giovanni da
Verona, che fece l'altro di Monteoliveto Maggiore, fra Damiano bergamasco,
che adornò quello di San Domenico nella sua città.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Negli stucchi, ebbero gran valentia Luzio Romano e Daniele da Volterra. Nel
Sacro Monte di Varallo, Gaudenzio Ferrari indirizzò D'Errico, Morazzone,
Francesco Silva, Dionigi Bussola a mettere
TRECCANI all'unisono
CULTURA con le decorazioni
(/CULTURA/)

variopinte del fondo le loro statue colorate. Ma un grande maestro, il


Bombarda, nel Palazzo Ducale di Venezia, e più nel duomo di Cremona, arrivò
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
alle pittoriche libertà del barocco.

Dopo la Rinascita. - Durante il Seicento Roma vide, col Barocco, sorgere


un'arte antiromana, anticlassica, che segna il trionfo del colore nella scultura,
nella pittura, nell'architettura. Invano si oppongono alla corrente trascinatrice
il Sacchi, freddo tranquillo compositore; il Poussin, trasparente coloritore di
soleggiate scene classiche, purista della composizione; la scuola bolognese,
ondeggiante tra il molle sensualismo dei nuovi tempi e il larvato classicismo dei
Carracci: il colore prepara, con i suoi flutti smaglianti, l'avvento di una nuova
era. La Chiesa ha vinto il pericolo che l'insidiava: la Riforma; l'ombra di Lutero
si ritrae da Roma, e la gioia del trionfo si celebra nella pompa della vita, dei
costumi, dell'arte.

Anima del secolo è Gian Lorenzo Bernini, l'improvvisatore magnifico e


instancabile, il prodigo signore del Seicento, che ammantò di ori, di preziosi
marmi, di volanti drappi, la nuova Roma. Da quando, giovinetto, egli scolpisce,
o meglio potrebbe dirsi, colora l'impressionistica testa del suo David, a quando,
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

già quasi vecchio idea il tumulto statuario della fontana Panfilia, esprime nel
marmo la tendenza pittorica 
del proprio secolo. L'effetto è ottenuto, nella
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

chiesa di Sant'Andrea al Quirinale, mediante gli ornati a stucco, la ricca


(/index.html)
policromia dei marmi, le scintille degli ori alla luce del sole che entra vittorioso
CATALOGO (/CATALOGO/)
dalle finestre aperte nella vòlta. Lorenzo Bernini, che conobbe tutte le audacie
delle scenografie secentesche, degli atteggiamenti turbinanti, seppe però
talvolta trattenersi, approfondire, concentrarsi. Così nel monumento di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Urbano VIII non si allontanò dalla linea piramidale; e, nel colonnato di San
Pietro, l'uomo delle colonne tortili, dei capricciosi capitelli, prescelse la colonna
dorica, la più severa fraLIBRI
quante l'arte abbia creato,
(/TRECCANILIBRI/) appunto perché la semplicità
ARTE (/TRECCANIARTE/)

nell'immenso lavoro significava grandiosità.

Osserviamo come soltanto nell'Asia il numero


TRECCANI CULTURA degl'Italiani
(/CULTURA/) sia diminuito, ma si

tratta di contingenti piccolissimi (0,22% nel 1911; 0,10% nel 1927); in tutti gli
altri continenti si avverte aumento, con il massimo percentuale in Oceania (+
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
274%). Trattandosi di cifre assolute molto modeste (0,13% e o,30% del totale)
tale aumento non ha soverchia importanza, mentre ne ha una enorme
l'aumento verificatosi in America. Il contingente italiano sale da 4,7 milioni a
7,67.

L'America tiene dunque il primo posto assoluto e relativo con l'83,71%


d'Italiani, ma in seno al continente nuovo le differenze sono profonde: in tutta
l'America Centrale vivevano nel 1927 soltanto 6453 Italiani; 3.914.416
vivevano nell'America Settentrionale; 3.753.714 nell'America Meridionale.
Eccellono gli Stati Uniti, il Brasile, l'Argentina, che da soli assorbono il 95% del
totale degl'Italiani in America e il 79% di tutti gl'Italiani sparsi per il mondo. È
appunto in questi stati che si verifica nel periodo 1911-1927 il maggiore
aumento assoluto: negli Stati Uniti da 2.114.715 a 3.706.116; in Brasile da
1.500.000 a 1.839.579; in Argentina da 929.863 a 1.797.000. Si ha quindi un
aumento assoluto complessivo pari a 2.798.117 individui di fronte a 2.975.790

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

per tutta l'America e a 3.363.241 per l'intera terra. È interessante notare come,
tranne il Paraguay e la Costa  un
Rica, tutti gli altri stati americani presentino
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

notevole aumento d'immigrati italiani rispetto al 1911.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
L'aumento dell'Europa rappresenta poco più del 10% dell'aumento
complessivo. Siamo di fronte a differenze profonde fra stato e stato. La grande
diminuzione degli Italiani in Germania, Austria Ungheria è dovuta al fatto che
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
le cifre del 1927 si riferiscono ai territorî attuali, notevolmente ridotti in
seguito alla guerra. La grave diminuzione verificatasi per la Svizzera (da
202.809 a 135.942) è stata
LIBRIanch'essa causata da
(/TRECCANILIBRI/) un (/TRECCANIARTE/)
ARTE largo rimpatrio di nostri
connazionali durante il periodo della guerra, da un notevole spostamento di
emigrati dal territorio svizzero, a causa della crisi di disoccupazione, verso la
Francia e il Lussemburgo, attratti dalle CULTURA
TRECCANI migliori(/CULTURA/)
condizioni di lavoro, dal
carattere stesso essenzialmente temporaneo della nostra emigrazione nella
repubblica.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Ma accanto a queste notevoli diminuzioni sta l'aumento fortissimo verificatosi


in Francia, ove gl'Italiani salgono da 419.234 a 962.593 individui, con un valore
assoluto di + 543.359 persone! Anche in Africa si avverte un certo aumento
causato interamente dalla maggiore immigrazione negli stati mediterranei
(Tunisia, Egitto, Algeria); in notevole diminuzione invece il quantitativo
nell'Unione Sudafricana.

La colonia italiana negli Stati Uniti è oggi la più potente: essa contava verso la
metà del 1927, 3.706.116 individui, di cui 1.727.644 nati in Italia e 1.978.472
nati negli Stati Uniti; di essi 2,2 milioni erano maschi e 1,5 milioni femmine.

La distribuzione geografica degl'Italiani è quanto mai significativa. Le grandi


divisioni geografiche presentavano i seguenti valori:

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Osserviamo il netto prevalere degli stati del centro e nord Atlantico e di quelli a
sud dei Grandi Laghi. Gli stati che presentavano il maggior numero di
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
nostri
connazionali erano: New York con 1.210.000, Pennsylvania con 550.592; New
(/index.html)
Jersey con 435.000; Massachusetts con 260.500; Illinois con 195.804;
CATALOGO (/CATALOGO/)
Connecticut con 178.000; California con 167.760; Ohio con 119.501. Sono
proprio gli stati tipicamente industriali, a eccezione della California, nei quali i
nostri fratelli vivono accentratiSCUOLA
nei grandi agglomerati urbani, dedicandosi ai
(/TRECCANISCUOLA/)
traffici, alle industrie. Così a New York vivono 860.000 italiani; a Filadelfia
(Pennsylvania) 136.797; a Chicago (Illinois) 124.184; a Boston (Massachusetts)
77.106; a Albany (NewLIBRI York) 70.000; a S. Francisco
(/TRECCANILIBRI/) (California) 55.000; a
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Buffalo (New York) 50.000, ecc. Le percentuali relative alla popolazione italiana
urbana parlano chiaro: ai maggiori nuclei corrispondono cifre altissime di
popolazione urbana; alle cifre TRECCANI
più modeste valori
CULTURA molto scarsi (minimo del 35%
(/CULTURA/)

nella regione di montagna). Nel complesso, riguardo alle professioni e mestieri


esercitati, si avevano i seguenti valori: terraioli e braccianti 490.000; addetti alle
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
industrie e ai lavori varî 249.000; addetti a mestieri e professioni varie 188.000;
agricoltori 178.000; addetti ai commerci e ai trasporti 150.000.

Il secondo nucleo per numero d'individui è quello del Brasile, con 1.839.579
persone: i primi italiani giunsero in Brasile intorno al 1817; ma la vera corrente
immigratoria ebbe inizio nell'anno 1886, dopo cioè che il Brasile ebbe
promulgata la legge del 26 ottobre 1885, la quale stabiliva il rimborso del
prezzo di passaggio ai coloni ed ai lavoratori provenienti dall'Europa. Gl'Italiani
sono molto diversamente distribuiti nella grande repubblica; prevalgono in
maniera assoluta gli stati centro-meridionali, primo fra tutti quelli di S. Paolo
con ben 1.200.000 (200.000 vivono nella città omonima); seguono gli stati di
Rio Grande do Sul (300.000); Minas Geraes (113.153); Sana Catharina (70.000),
Espirito Santo (50.000); Distretto Federale (45.000): grande è il numero di
Italiani che si dànno ai lavori agricoli, come giornalieri e come proprietarî di
fazendas, soprattutto nello stato di S. Paolo. In tutto il Brasile settentrionale non
vivevano che 5527 persone.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Il terzo nucleo è quello dell'Argentina, ove nel 1927 vivevano 1.797.000 Italiani,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
di cui 1.506.000 nati in Italia e 291.000 nati nella Repubblica. Numericamente

prevale il distretto consolare di La Plata con 720.000 individui, specialmente
(/index.html)
con la provincia di Buenos Aires, ove prevale la mano d'opera agricola
CATALOGO (/CATALOGO/)
(112.000), seguita, con notevoli contingenti urbani, dai muratori, manovali,
giornalieri (100.000); segue il distretto consolare di Buenos Aires (410.000),
ove prevalgono gli addetti ai mestieri
SCUOLAvarî urbani; viene terzo il distretto di
(/TRECCANISCUOLA/)
Rosario (337.000), soprattutto nelle provincie di Santa Fe (179.200), Entre Ríos
(63.000). Le categorie più rappresentate sono quelle dei terraioli, braccianti,
addetti ai commerci e ai trasporti,
LIBRI impiegati; ARTE
(/TRECCANILIBRI/) segue(/TRECCANIARTE/)
il distretto di Córdoba con
268.000, concentrati in maggior quantità nella provincia omonima; prevalgono
in maniera assoluta gli agricoltori. Nel complesso in Argentina i nostri
connazionali sono in prevalenza agricoltori (255.600), muratori e manovali
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

(233.300), addetti ai mestieri e professioni varie (125.650).


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
La quarta colonia italiana in America per entità numerica è quella nel Canada,
ove vivono 200.000 nostri connazionali, cifra modesta considerate le enormi
possibilità economiche del paese. Giova notare che nel Dominion alla quota è
stato sostituito il sistema delle tassative categorie di mestiere. La metà
degl'Italiani vive nella provincia di Ontario seguita da Quebec, Columbia
Britannica, Manitoba: i commercianti e i negozianti nei grandi centri di
Montreal, Toronto, Winnipeg, Hamilton, ecc.; gli operai specialmente
nell'Ontario; i minatori nella Nuova Scozia. I minatori e i meccanici formano le
categorie più numerose (23.000).

Quinta viene la colonia dell'Uruguay forte di 65.000 persone, composta in


prevalenza da commercianti, industriali, professionisti, agricoltori, ecc. Nel
Chile vivono 23.000 Italiani, che si dedicano specialmente ai traffici
commerciali: pochissimi sono gli operai. Nel distretto consolare di Santiago

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1107/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

vivono 6000 nostri connazionali, nel rimanente 17.000.I.a nostra colonia fu


costituita colà inizialmente da un nucleo attivo di commercianti per lo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
più
oriundi genovesi.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
In Europa la colonia di gran lunga più importante è quella che vive in Francia,
la quale conta 962.593 individui, in assoluta prevalenza maschile (657.839). I
distretti principali sono quelli diSCUOLA
Parigi(/TRECCANISCUOLA/)
(160.000); Marsiglia (152.000), Nizza
(140.000); Lione (128.400). Prevale la zona parigina e la Costa Azzurra sino al
grande centro commerciale e industriale di Marsiglia. Le città che contano il
maggior numero di connazionali sono: ParigiARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) 110.000; Marsiglia 100.000;
(/TRECCANIARTE/)

Nizza 60.000; Lione 40.000; Cannes 14.000; Antibes 10.000; Grasse 8500.
Anche in questo caso l'assoluta prevalenza è per la costiera orientale
mediterranea, oltre la zona di TRECCANI
Parigi. LaCULTURA
popolazione italiana residente nella
(/CULTURA/)

Repubblica presenta in genere un carattere di grande mobilità, spostandosi da


un dipartimento all'altro. Si possono distinguere due zone: la zona
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
settentrionale essenzialmente industriale, dove abbondano minatori, muratori,
manovali, falegnami, braccianti, terrazzieri, addetti alle industrie e ai lavori varî
e la zona meridionale, dove di preferenza si dirigono giornalieri, agricoltori,
boscaioli. Un notevole numero di addetti all'industria alberghiera si ha sulla
Costa Azzurra.

Il secondo nucleo per importanza numerica è quello che vive nella Svizzera, con
160.000 individui. Predominano gli operai addetti alle industrie varie, i
muratori e i manovali; poco numerosi sono i professionisti. In ordine
decrescente abbiamo: distretto consolare di Zurigo 44.010; Lugano 30.092;
Losanna 20.000; Basilea 16.656; Ginevra 13.186; Berna 12.009. Come per la
Francia, così anche per la Svizzera, ha enorme importanza l'emigrazione
stagionale soprattutto dalle vallate alpine.

Nella Gran Bretagna (29.130 Italiani) predominano gli addetti al piccolo


commercio e ai mestieri e professioni varie; in Germania (21.205) gl'Italiani
vivono in prevalenza nei distretti di Düsseldorf e Dortmund (6000), Monaco
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1108/1196
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(4800), Dresda (3000), Stoccarda (1800), ecc. La grande diminuzione che si è


verificata tra il periodoISTITUTO
prebellico (nel 1910, 104.204 Italiani) e l'attualeè stata
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

causata dalla guerra e dalla crisi che incombe da anni sulla nazione tedesca.
(/index.html)
Attualmente prevalgono i minatori e gli addetti a mestieri varî. Notevole è la
CATALOGO (/CATALOGO/)
colonia nel Lussemburgo (10.740) impiegata principalmente nelle miniere e nelle
industrie (Esch sur Alzette 9750).
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Molto importanti sono le colonie di Italiani in Africa: prevale in maniera
assoluta l'Africa mediterranea, in primo luogo la Tunisia con 97.000 nostri
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
connazionali. Questi provengono in massima parte dalla Sicilia e dalla Sardegna
e sono principalmente agricoltori: essi coltivano oltre il 25% della superficie
coltivabile che gli Europei posseggono e sono proprietarî di 61.000 ettari.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Seguono gli addetti ai mestieri vari. Segue numericamente la colonia in Egitto
(49.106 individui), composta in maggioranza da addetti a mestieri e professioni
varie e da impiegati. Giova notareACQUISTA
che la colonia italiana in Egitto è una delle
(/EMPORIUM/)

più vecchie fra le colonie straniere che vi risiedono: gl'Italiani vi hanno


occupato per il passato importantissime cariche e della loro cultura e attività,
esplicantisi in molti campi, si possono riscontrare varie impronte nella vita di
questa nazione.

Terza viene la colonia in Algeria (28.528), ripartita nei dipartimenti di


Costantina (15.587), Algeri (10.882), Orano (2000) e nel Territorio del Sud
(59). Si compone principalmente di commercianti, impiegati, imprenditori di
lavori, ecc. Nel Marocco francese vivono 10.000 Italiani stabiliti in prevalenza in
Casablanca (8000), principalmente operai.

In Asia l'unica colonia notevule è quella vivente in Turchia (5306 individui),


soprattutto nel vilâyet di Smirne (4500), costituita da impiegati, commercianti,
religiosi, operai, manovali.

Organizzazione.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1109/1196
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Storia. - Lo sviluppo del fenomeno emigratorio italiano, dopo l'unificazione del


Regno, assunse proporzioni  erano
sempre più vaste (gli emigranti, che nel 1876
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

stati 108.771, salirono nel 1887 a 215 .665, nel 1898 a 283.715, nel 1913 a
(/index.html)
872.598, nel 1920 a 614.611), ma ad esso furono per molto tempo impari le
CATALOGO (/CATALOGO/)
provvidenze governative.

Il problema di regolare l'emigrazíone si era imposto già nel 1888 con la


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
promulgazione di una legge speciale, che peraltro non raggiunse gli scopi
proposti, limitandosi a sancire norme di polizia e lasciando allo stato il diritto
d'intervenire solo quando
LIBRIne fosse richiesto per
(/TRECCANILIBRI/) ARTEla(/TRECCANIARTE/)
mancata osservanza dei patti
di lavoro liberamente contrattati dalle parti. Furono lasciate al triste esercizio
della speculazione privata le agenzie e le subagenzie di emigrazione, anzi sulla
loro attività parve imperniarsiTRECCANI
la tutelaCULTURA
dello stato.
(/CULTURA/)

La relazione Luzzatti-Pantano al disegno di legge sull'emigrazione, presentato


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
al parlamento il 3 febbraio 1900, richiamava l'attenzione sulla triste condizione
degli emigranti, prospettando per la prima volta la convinzione che al
fenomeno dell'emigrazione dovesse corrispondere una più vasta e complessa
azione dello stato che non quella esercitata fino ad allora colle comuni norme di
polizia. Si giunse così alla legge n. 23 del 31 gennaio 1901, con la quale si
provvide alla creazione del Commissariato generale dell'emigrazione e al
Regolamento integrativo del 10 luglio 1901. Le agenzie e le subagenzie
d'emigrazione furono abolite, l'emigrante messo in diretto rapporto col vettore,
creati organi pubblici atti a fornire agli aspiranti all'espatrio tutte le necessarie
informazioni, stabilite norme per l'assistenza sanitaria e igienica, per la
protezione nei porti e per l'allestimento tecnico dei piroscafi adibiti al
trasporto. Al nuovo onere finanziario fu provveduto con il Fondo per
l'emigrazione con il quale si stabilirono speciali entrate provenienti da
emigranti e vettori e capaci di far fronte a tutte le spese per i servizî
dell'emigrazione.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 1110/1196
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Successive provvidenze legislative integrarono le prime disposizioni. Tra esse,


particolare importanzaISTITUTO
hanno il(/ISTITUTO/)
r. decr. 14 marzo 1909, n. 130, relativo
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

all'allestimento tecnico dei piroscafi in servizio di emigrazione la legge 17 luglio


(/index.html)
1910, n. 538, che riordinò il Commissariato e i varî servizî da esso dipendenti,
CATALOGO (/CATALOGO/)
il Regolamento 16 maggio 1912 per la gestione amministrativa e contabile del
Fondo per l'emigrazione, le leggi 2 agosto 1913, n. 1075, e 24 gennaio 1915, n.
173; il decr. legge luogotenenziale 29 agosto 1918, n. 1379, e il regolamento
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
approvato con r. decr. 28 agosto 1919, n. 1643, per la tutela giuridica degli
emigranti; il decr. legge luogotenenziale 16 maggio 1919, n. 1093, circa il
passaporto dei cittadiniLIBRI
considerati o presuntiARTE
(/TRECCANILIBRI/) emigranti. Tutte le provvidenze
(/TRECCANIARTE/)

legislative furono poi coordinate nel testo unico della legge sull'emigrazione,
approvato con r. decr. 13 novembre 1919, n. 2205. La tutela dell'emigrazione
da parte dello stato veniva cosìTRECCANI
in sostanza esercitata
CULTURA mediante l'assistenza
(/CULTURA/)

preventiva dell'emigrante e la tutela giurisdizionale per le controversie di


lavoro.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Il Commissariato generale dell'emigrazione, appoggiato prima, inquadrato poi


nel Ministero degli affari esteri, comprendeva un ufficio centrale direttivo a
Roma, uffici esecutivi nel regno e uffici esecutivi all'estero ed era assistito da un
organo consultivo speciale, il Consiglio superiore dell'emigrazione, composto
di 30 membri. Organo di controllo finanziario era la Commissione
parlamentare di vigilanza del fondo per l'emigrazione, composta di 3 senatori e
di 3 deputati. Quattro membri del Consiglio superiore e 2 membri per la
Commissione di vigilanza costituivano il Comitato permanente presieduto dal
commissario generale. Ma, seppure l'azione esercitata dallo stato attraverso il
Commissariato corrispondesse in sostanza a quanto di meglio poteva attendersi
da una concezione individualistica della società e del lavoro, essa era pur
sempre impari ai doveri della società nazionale. E le masse dei lavoratori, che a
centinaia di migliaia abbandonavano ogni anno il suolo della patria,
rimanevano alla mercé della speculazione straniera, mentre tra italiani all'estero

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 1111/1196
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ed emigranti rimaneva intatto e incolmabile il solco che aveva tracciato la


mancanza di una coscienza nazionale degna della tradizione storica di 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
una
grande potenza.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Con l'avvento del fascismo, si cominciò a guardare al fenomeno
dell'emigrazione non come a un fatto tecnico-amministrativo, ma come a un
problema politico. Alle dichiarazioni del sottosegretario agli Affari esteri on.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Dino Grandi alla Camera dei deputati, nella tornata del 31 marzo 1927,
dichiarazioni che costituiscono la prima voce ufficiale alzata in nome del
governo a rinnegare tuttaLIBRIla concezione liberale
(/TRECCANILIBRI/) ARTEche aveva fino ad allora
(/TRECCANIARTE/)

informato l'attività dello stato per regolare l'emigrazione, seguirono tempestive


le provvidenze legislative, che ebbero inizio col r. decr. legge 28 aprile 1927, n.
628, che sopprimeva il Commissariato generale(/CULTURA/)
TRECCANI CULTURA dell'emigrazione e sostituiva in
sua vece al ministero degli Affari esteri, una Direzione generale degl'Italiani
all'estero. La circolare inviata il 6 maggio 1927 da Benito Mussolini agli uffici
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
diplomatici e consolari, chiariva la portata del provvedimento e dava la traccia
per l'azione futura, azione politica di difesa e di tutela dell'italianità all'estero.

L'azione dello stato, volta a difendere e a potenziare l'italianità dei dieci milioni
circa di connazionali residenti oltre confine, si accentra nei servizî della
Direzione generale degl'Italiani all'estero, presso il Ministero degli affari esteri.
Azione di difesa, diretta pertanto a salvaguardare, abolite le vecchie
differenziazioni di trattamento tra emigranti per ragioni di lavoro e italiani
all'estero, i diritti dei connazionali in terra straniera, ad assistere e a
comprendere le loro necessità morali e materiali. Organi di questa azione sono
innanzi tutto i fasci ai quali spetta l'opera più gelosa di tutela morale e politica e
le istituzioni che ad essi fanno capo e da essi promanano: Organizzazioni
giovanili, Opera nazionale dopolavoro, Biblioteche, Fondazione nazionale figli
del littorio.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 1112/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Fasci all'estero. - I fasci, dipendenti dall'Ispettorato dei fasci all'estero, ormai


circa 8000 disseminati in tutti i continenti del mondo con un totale di 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
150.000
tesserati, sotto la guida dei segretarî, coordinano tutte le attività delle colonie e
(/index.html)
collaborano con il regio agente a quell'opera di assistenza e di educazione
CATALOGO (/CATALOGO/)
morale, nazionale e fascista, che fu segnata nelle sue direttive dal convegno
tenuto a Milano nel 1922, nel quale la costituzione dei fasci all'estero fu
appunto deliberata con il concetto che essi dovessero costituire dei "posti di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
salvataggio dell'italianità insidiata nel mondo".

Storia. - L'origine dei fasci


LIBRIall'estero è dovuta ARTE
(/TRECCANILIBRI/) alla spontanea germinazione delle
(/TRECCANIARTE/)

idealità nazionali tra le masse emigrate ed è anteriore di qualche anno


all'organizzazione e alla costituzione della Segreteria dei fasci all'estero. Il
bisogno di stringere tutte le energie della colonia disperse tra le varie
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

associazioni di mutuo soccorso, spesso in triste rivalità fra loro, attorno a una
sola idea che fosse capace di esprimere, sopra le divisioni di parte, la virtù, le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
aspirazioni, la concretezza politica della patria lontana, fu la leva essenziale dei
primi fasci che sorsero nell'America settentrionale, dilagando poi, negli altri
continenti, a mano a mano che l'azione di vigilanza e di assistenza del governo
si faceva più viva tra le collettività nazionali e su loro reagiva lo spirito settario
dell'antifascismo al servizio di oscuri interessi stranieri. La necessità di
organizzare e di disciplinare anche dal centro questi nuclei fascisti con direttive
uniformi e costanti, che conciliassero la difesa dell'italianità con il rispetto più
leale alle istituzioni dei paesi che li ospitavano, s'impose ben presto ed ebbe così
vita la Segreteria dei fasci all'estero, alla cui organizzazione fu chiamato nel
1923 l'on. Bastianini. Le linee della nuova organizzazione erano fissate dallo
stesso Bastianini, sulle direttive impartitegli dal capo del governo, nel senso che
i fasci dovessero tendere a riunire tutti gli italiani espatriati per donar loro
quella coscienza della nazionalità "che deve trasformarsi da potenza ideale a
forza operante" e per sottrarli a quell'"influenza deleteria del sovversivismo
internazionalista che tende a fare di essi i nemici di tutte le patrie, ugualmente
pericolosi per la propria e per quella di adozione".

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 1113/1196
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Sorretta da un'azione di vigilanza centrale appassionata e intelligente,


l'organizzazione dei fasci all'estero, sotto la direzione di Cornelio Di Marzio
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
prima, e particolarmente poi sotto quella di Piero Parini, si affinò e crebbe
(/index.html)
rapidamente, cementata dal sangue dei martiri (45 morti e 283 feriti a tutto il
CATALOGO (/CATALOGO/)
1932), che in terra straniera rinnovarono il prodigio che aveva segnato di
sangue il trionfo del fascismo nel regno. Avvenuta nel 1929 la fusione con la
Direzione generale degl'ItalianiSCUOLA
all'estero, la segreteria dei fasci si trasformò
(/TRECCANISCUOLA/)
nell'Ispettorato dei fasci italiani all'estero. Gl'ispettori, stabiliti in numero di
due e nominati con deereto del capo del governo, svolgono la loro azione alle
dipendenze del direttore generale
LIBRI degl'ItalianiARTE
(/TRECCANILIBRI/) all'estero.
(/TRECCANIARTE/)

Organizzazioni giovanili. - Le organizzazioni giovanili, dipendenti


dall'Ispettorato per le organizzazioni
TRECCANI che (/CULTURA/)
CULTURA
giovanili, integrano l'azione dei fasci e
quella delle scuole italiane all'estero per l'educazione fisica e sportiva, hanno
attuato, tra l'altro, una delle più geniali iniziative del regime con
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
l'organizzazione delle colonie estive, che ogni anno richiamano in patria decine
di migliaia di giovani figli dei nostri operai. Quest'attività, svolta in stretta
collaborazione con l'ufficio delle scuole, è integrata dall'assistenza prestata ai
bambini malati provenienti dall'estero e appartenenti a famiglie bisognose e
dalla Fondazione nazionale figli del littorio, che provvede all'istituzione e al
mantenimento di asili e d'istituti per orfani e fanciulli abbandonati di
cittadinanza italiana residenti all'estero, di case di maternità, di colonie marine
e montane e di borse di studio presso istituti d'istruzione nel regno. La
fondazione, che trae i suoi mezzi di esistenza dal patrimonio iniziale di un
milione assegnatole dal Ministero degli esteri, da erogazioni dello stato e di
privati e che è amministrata da un consiglio direttivo sotto la presidenza del
direttore degl'Italiani all'estero, esplica la propria attività per mezzo della
segreteria dei fasci all'estero sotto la vigilanza e il controllo del ministero.

Altre organizzazioni. - A questa attività fa riscontro l'assistenza alle gestanti che


vengono a partorire i proprî figli in Italia, per sottrarli alle leggi
snazionalizzatrici di alcuni paesi, come la Francia, mentre l'Opera Nazionale
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 1114/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Dopolavoro, le biblioteche, che si accrescono ogni anno di volumi inviati in


dono dal ministero, le cucine 
popolari, gli spacci economici, ecc., provvedono
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

all'assistenza morale e materiale delle collettività. Ospedali italiani, fiorenti di


(/index.html)
mezzi e perfettamente attrezzati, ambulatori medici e armadî farmaceutici
CATALOGO (/CATALOGO/)
modernissimi sono sorti nelle principali città d'Africa, d'Europa e d'America a
completare l'opera vasta e complessa, che, promossa dai fasci, trova il suo
centro nelle "case degl'Italiani" SCUOLA
che ampie, luminose e moderne sorgono un po'
(/TRECCANISCUOLA/)
ovunque e costituiscono l'orgoglio delle colonie. Due giornali: Il Legionario e Il
Tamburino, quest'ultimo dedicato ai fanciulli, portano alle collettività la voce
della patria lontana, mentre una rete di quotidiani
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e di periodici locali ispirano
ARTE (/TRECCANIARTE/)

ormai tutta l'azione della loro propaganda alle direttive di questa azione
centrale risanatrice di tutte le energie materiali e morali.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Scuole all'estero. - Dipendono dall'ufficio scuole della Direzione generale


degl'Italiani all'estero. Nel bilancio dell'esercizio finanziario 1932-33 fu
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
stanziata per le scuole all'estero una somma di 31.920.000 lire con le quali
l'ufficio scuole provvede all'esercizio diretto di scuole governative medie,
elementari e infantili importanti un complesso di poco meno di 1000
insegnanti e una popolazione scolastica di circa 30.000 alunni, alla vigilanza e
alla concessione di sussidî finanziarî a scuole affidate alla gestione di enti, di
associazioni e di privati (circa 200 con una popolazione scolastica di circa
140.000 alunni), al conferimento di borse di studio e di assegni di
incoraggiamento a studenti stranieri, alla sovvenzione d'istituti nazionali che
esercitano la loro attività all'estero o aventi carattere internazionale - come
l'Opera Nazionale Balilla per l'educazione fisica, l'Istituto Orientale di Napoli e
l'università per stranieri di Perugia - al mantenimento di cattedre e di lettorati
di lingua e letteratura italiana presso università straniere nonché d'Istituti di
cultura.

Le scuole governative esercite direttamente e sparse tutte nel bacino del


Mediterraneo sono in progressivo aumento (nell'esercizio finanziario 1931-32
se ne aprirono 14 nuove), ma il maggiore incremento è dato alle scuole gestite
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 1115/1196
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da enti laici e religiosi e sussidiate e vigilate dallo stato. Con l'anno scolastico
1930-31 venne attuata ISTITUTO
anche all'estero  le più
la riforma del libro di stato. Presso
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

importanti scuole elementari furono istituite particolari sezioni montessoriane.


(/index.html)
Le scuole dipendono direttamente dall'agente consolare.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Le cattedre e i lettorati universitarî (circa 200) sono disseminati ormai in ogni


paese d'Europa, in Egitto, in Palestina, in India, in Giappone, in Cina e nelle
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Americhe. L'azione diretta a introdurre l'insegnamento della lingua italiana
nelle scuole medie di paesi stranieri ha conseguito risultati tangibili in
Romania, in Bulgaria eLIBRI
nell'America Settentrionale,
(/TRECCANILIBRI/) dove le 228 High Schools
ARTE (/TRECCANIARTE/)

cattoliche degli Stati Uniti hanno nell'anno scolastico 1931-32, a somiglianza di


altre scuole e colleges nordamericani, reso obbligatorio l'insegnamento della
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
lingua italiana.

Istituti di cultura, fondati sulla base della legge 19 dicembre 1926 per la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
creazione d'istituti di cultura italiana all'estero, sono sorti a Colonia, a Malta, a
Lisbona, ad Atene, a Praga e a Bucarest con un programma di educazione
artistica e culturale rivolto soprattutto alle classi colte straniere. Corsi di diritto
pubblico italiano sono tenuti alle università di Francoforte e di Berlino, un
corso di diritto corporativo all'università di Shanghai.

Storia. - L'origine delle scuole italiane all'estero va ricercata nello sviluppo di


traffici e d'idee che portarono la bandiera delle repubbliche marinare italiane su
tutti i mercati d'Oriente, e nella conseguente necessità di dare i rudimenti del
sapere e della lingua ai figli degli emigrati. Sorte per iniziativa di qualche
intellettuale o di qualche ordine religioso. esse trovarono a poco a poco la forza
di espandersi e d'imporsi fuori dell'ambito coloniale.

Tale egemonia, durata oltre la prima metà del sec. XIX, non si disperse per il
cadere delle repubbliche: ché i patrioti, costretti nel Risorgimento ad
abbandonare la patria, furono all'estero i pionieri e gli apostoli delle scuole
italiane. Quando l'unità fu raggiunta, queste istituzioni furono in grado di
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_… 1116/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

svilupparsi spontaneamente: dal bacino del Mediterraneo, dove l'origine delle


scuole italiane aveva un'anzianità  del
spesso anteriore a quella della formazione
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Regno (la scuola di Tunisi, la prima impiantata da Europei in quella colonia,


(/index.html)
era stata fondata nel 1831 dal profugo livornese Pompeo Sulema), le scuole si
CATALOGO (/CATALOGO/)
diffusero oltre l'Atlantico e in ogni parte del mondo, seguendo il flusso delle
correnti migratorie e le vicende della politica estera.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
L'intervento governativo in materia scolastica coloniale ha il suo primo atto
ufficiale nel decreto reale 21 settembre 1862 ehe riconosceva le scuole fondate
in quell'anno dalla colonia
LIBRI italiana di Alessandria
(/TRECCANILIBRI/) ARTE col titolo di Collegio Italiano.
(/TRECCANIARTE/)

Nel 1869 le scuole all'estero pesavano sul bilancio per una somma di 40.000 lire;
mancava però qualsiasi unità d' indirizzo e di regolamento legislativo a tale
attività, favorita soltanto dal personale interessamento
TRECCANI CULTURA di qualche ministro.
(/CULTURA/)

Il problema, oggetto di studio da parte di A. Depretis nel 1879, segnalato dal


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
parlamento al governo nel 1880, fu risolto soltanto da F. Crispi, che fece
approvare uno schema di riordinamento generale e organico per il quale
nell'estate del 1888 cinque scuole dell'Oriente divenivano statali ed altre 50
scuole regie erano aperte nel bacino del Mediterraneo Orientale. Nel 1889 fu
creato presso il Ministero degli esteri un Ispettorato generale delle scuole
coloniali; raggruppate queste in quattro direzioni centrali (Costantinopoli,
Tunisi, Smirne e Alessandria d'Egitto). Le scuole, che nel 1881 erano 87,
salirono a 318 sparse non soltanto nel bacino del Mediterraneo, ma anche in
America, e 220 sussidiate. La somma stanziata per i sussidî, che nell'anno
scolastico 1883-1884 aveva raggiunto e sorpassato le 300.000 lire, fu portata a
1.574.938 lire. Col ministero Di Rudinì, a cinquantacinque scuole italiane
all'estero furono tolti il riconoscimento governativo e ogni aiuto finanziario, sì
che in maggior parte dovettero chiudersi, la somma stanziata in bilancio venne
ridotta a 900.000 lire, i direttori centrali soppressi (1891). Ritornato al potere, il
Crispi col decreto e regolamento del 23 agosto 1894, pur nei limiti del bilancio
stabiliti dal Di Rudinì, diede una razionale sistemazione amministrativa,
disciplinare e didattica alle scuole ed agli insegnamenti.
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Questa seconda legge Crispi costituì la base di tutte le susseguenti provvidenze


legislative a favore delleISTITUTO
nostre (/ISTITUTO/)
scuole all'estero, 
che ebbero da allora una
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

fisionomia e un assetto rispondenti a un concetto unitario di politica e di


(/index.html)
cultura, integrato questo dalle scuole straniere con insegnamento della lingua
CATALOGO (/CATALOGO/)
italiana, alle quali non mancò il governo di volgere la sua attenzione.

Le esigenze locali furono contemperate dalla coordinazione di programmi


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
intesi soprattutto a rendere scuole laiche e religiose, governative e private
sensibili organismi della cultura e della vita italiana. Il principio laico
dell'insegnamento potéLIBRI
contemperare la convivenza
(/TRECCANILIBRI/) e la vicinanza delle scuole
ARTE (/TRECCANIARTE/)

religiose, che, a mano a mano che meno aspro fu il dissidio tra lo Stato e la
Chiesa, si facevano più numerose, più italiane e più fiorenti, aiutate nella loro
opera dall'Associazione Nazionale per soccorrere
TRECCANI i missionari cattolici,
CULTURA (/CULTURA/)

interessata soprattutto all'Oriente e dall'Associazione Cristoforo Colombo


interessata alle Americhe. Le scuole governative si svilupparono
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
particolarmente nel bacino del Mediterraneo e in Oriente, quelle sussidiate
nelle Americhe.

La legge 18 dicembre 1910, a cui collaborarono P. Villari e A. Scalabrini,


integrata dal decr. minist. 29 settembre 1911 abrogò i decreti dell'88, dell'89 e
del '94, elevò a Direzione centrale (chiamata generale soltanto col r. decr. 20
giugno 1912) il vecchio Ispettorato, istituì tre ispettorati generali con sede a
Tunisi, al Cairo e a Salonicco, creò presso il ministero un Consiglio centrale,
stabilì che il personale delle scuole medie potesse passare nei ruoli delle scuole
del regno dai quali doveva essere tratto, confermò per l'estero, con le necessarie
contemperazioni dovute a esigenze locali, i programmi medî e primarî in
vigore nel regno. Le scuole governative nel 1910 erano 94 con 17.045 alunni, le
sussidiate 702 con 63.112 alunni. Col r. decr. 20 giugno 1912 fu stabilito che
gl'ispettori regionali dimorassero nel luogo destinato a sede dell'ufficio, nei
locali del Consolato. Agl'ispettori fu data altresì la vicepresidenza della
deputazione scolastica della loro residenza, mentre la presidenza spettava al
console. Il r. decr. 2 ottobre 1913 trasformò in centrali gli ispettori regionali e
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attribuì la competenza della loro nomina al ministro degli Esteri. La loro sede
fu fissata a Roma da dove 
potevano essere comandati a risiedere all'estero.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

L'ispettorato centrale fu abolito con decreto legge 7 dicembre 1919. Gl'incarichi


(/index.html)
ispettivi potevano a volta a volta essere affidati a professori o a funzionarî con
CATALOGO (/CATALOGO/)
incarico annuale riconfermabile. Il r. decr. 19 aprile 1923 soppresse anche il
Consiglio centrale delle scuole italiane all'estero, affidandone temporaneamente
e in parte le funzioni al Consiglio di amministrazione del Ministero degli affari
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
esteri.

Il r. decr. 15 luglio 1923 riordinò


LIBRI tutto l'assetto
(/TRECCANILIBRI/) delle
ARTE scuole all'estero,
(/TRECCANIARTE/)

mettendone in correlazione i programmi a quelli attuati nel regno con la


riforma Gentile. I successivi provvedimenti intesi a estendere all'estero le
provvidenze legislative emanate dal Governo
TRECCANI CULTURA fascista a favore delle scuole nel
(/CULTURA/)

regno e a saldare più vivamente intorno alle scuole la vita delle colonie, diedero
un insperato incremento alle nostre istituzioni culturali.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Nel dicembre 1929 la Direzione generale delle scuole italiane all'estero e quella
degl'Italiani all'estero si fondevano in un'unica Direzione generale alle cui
dipendenze passava la Segreteria dei fasci italiani all'estero. Nuove scuole
sorsero un po' ovunque per iniziativa del governo, dei fasci, della Dante
Alighieri, di enti e di associazioni laiche e religiose, contemperando esigenze
locali ed esigenze di programmi, ma conservando anche immutata la fisionomia
di quegli ordinamenti che sono tipici della cultura e della civiltà italiana.

Annuario Statistico dell'Emigrazione Italiana, dal 1876 al 1925, con notizie sull'emigr.
ital. negli anni 1856-1875, Roma 1926; Bollettino dell'emigrazione; B. G. Brenna,
Storia dell'emigrazione italiana, Roma 1928; L'emigr. ital. Legislaz. e statistiche.
Accordi intern. Organi e servizi ital., Palermo 1927; A. Orani, La legisl. fascista sulle
scuole ital. all'estero, Torino 1928.

Storia.
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L'espansione degl'Italiani all'estero è nel suo primo periodo di carattere


essenzialmente collettivo: 
in questo senso, che non si tratta tanto dell'azione
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
di
singole e specifiche individualità, quanto di quella di gruppi e associazioni o
(/index.html)
addirittura stati. Espansione di stati è infatti l'espansione veneziana, genovese,
CATALOGO (/CATALOGO/)
pisana nel Mediterraneo nei secoli XII e XIII, conclusasi con la formazione di
comunità (quartieri, ecc.) direttamente collegate con le metropoli. Espansione
di gruppi è invece quella nell'Europa centrooccidentale, dove non la figura di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
un singolo mercante importa, quanto il formarsi dell'universitas lombardorum, p.
es. in Francia, e di società commerciali-bancarie che detengono per un notevole
periodo quasi il monopolio delle operazioni bancarie
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e finanziarie in Francia, in
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Inghilterra, ecc.

A questa prima forma caratteristica collettiva subentra e in parte s'accompagna


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

tra la fine del sec. XIV e la prima metà del XV una seconda forma di espansione
culturale (Petrarca, Cola di Rienzo, Enea Silvio Piccolomini), che è invece
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
anzitutto opera di singoli individui.

Con il sec. XV l'espansione collettiva economico-commerciale declina; e invece


tra il sec. XV stesso e il XVI assume notevole importanza l'emigrazione
politica.

I due fattori dell'espansione del sec. XIII e XIV e dell'emigrazione politica erano
in relazione con un'intensa vita autonoma degli stati italiani. E all'inizio dell'età
moderna, con l'annodarsi delle prime relazioni diplomatiche di carattere
continuo tra gli stati europei, una fitta schiera di ambasciatori (primi fra tutti i
Veneziani e i Fiorentini) portano in tutte le corti d'Europa l'influenza della
cultura e dello spirito italiano. Quando tale autonomia decade si ha l'esodo
individuale, non più collettivo: dilaga l'espansione culturale, artistica, letteraria,
già del resto cominciata precedentemente. Ma oltre a questa ne abbiamo
contemporaneamente una di militari e uomini politici che non trovano
impiego e sfogo in patria per la diminuita importanza dei singoli stati italiani e

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vanno all'estero a offrire servigi e a porre la spada e l'ingegno a disposizione di


stranieri: Montecuccoli,ISTITUTO
il principe 
Eugenio e altri uomini di guerra per
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

l'Impero; il Mazzarino e l'Alberoni per Francia e Spagna.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Il cemento collettivo che unisce gl'Italiani all'estero ritorna a farsi più forte
nell'età del Risorgimento. Gli esiliati politici costituiscono varî centri (Parigi,
Londra, Bruxelles), si raccolgono in varî cenacoli a operare a pro' della patria
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
lontana, massimo fra tutti il Mazzini. Raggiunta l'unità, cessata l'emigrazione
politica, questa cede il posto all'emigrazione delle masse di lavoratori, spinti
fuori dalla patria da necessità economiche, apparentemente
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) fenomeno di massa,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

in realtà d'individui staccati, perché troppo scarsa è la coesione spirituale e


morale fra gli emigrati. Merito grande del fascismo l'aver consacrato ogni cura
ed energia a riformare, a rinsaldare la coscienza
TRECCANI degl'Italiani all'estero, mirando
CULTURA (/CULTURA/)

a superare il pericoloso atomismo che l'emigrazione incoraggiava.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Artisti. - Medioevo. - Esempî sporadici di artisti italiani che vengono chiamati
all'estero da sovrani e prelati, si hanno sin dal tempo carolingio; ma coloro che
veramente iniziarono la gloriosa tradizione dell'arte italiana nel mondo, furono
i Maestri Comacini (v.) e Campionesi del Medioevo: valentissimi costruttori
che lavorarono in tutta Europa. Dell'opera loro rimangono numerese tracce: e
sono per lo più motivi prettamente lombardi che si trovano, spesso sotto i
rivestimenti e le aggiunte delle età posteriori, nelle più antiche cattedrali della
Spagna, della Francia, dei paesi germanici, dell'Ungheria e forse della Russia; un
documento (1175) attesta che Raimondo Lombardo, con altri suoi compaesani,
costruì la cattedrale di Urgel (Spagna); il distrutto S. Magno di Ratisbona era
stato edificato (1139) da un maestro di Como. A Pietro Oderisi, romano,
appartenente al gruppo dei marmorarî romani detti Cosmati (v.), sono dovute
le due più antiche (sec. XIII) tombe dei re d'Inghilterra, quella di Edoardo il
Confessore e quella di Enrico III (Londra, Abbazia di Westminster). Nel sec.
XIV il gruppo più importante di artisti italiani all'estero è alla corte papale di
Avignone: essi ornarono di pale d'altare e di affreschi la cattedrale e il palazzo
dei papi; a capo del gruppo è Simone Martini (v.), la cui opera esercitò una
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fortissima influenza sulla miniatura francese del Trecento. Ma già sul principio
del secolo Filippo Rusuti 
e altri pittori romani erano a servizio del re di
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Francia; poi in Boemia Tommaso da Modena mandò, o eseguì, suoi dipinti;


(/index.html)
nella Spagna fu opera di un discepolo di Giovanni Pisano il mausoleo di S.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Eulalia (Barcellona, cattedrale), ed ebbe fortuna ii pittoie fiorentino Gherardo
Starnina.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Dal Rinascimento all'Ottocento. - Furono questi, per così dire, i prodromi
dell'espansione artistica italiana in Europa: la vera, grande fioritura cominciò e
raggiunse il massimo splendore coll'affermarsi
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) del(/TRECCANIARTE/)
ARTE nuovo stile, sorto appunto in
Italia, del Rinascimento. Prima che in molte altre regioni avvenga questo
rinnovamento artistico, è necessario che artisti italiani si rechino in quelle
regioni e vi apportino i primi TRECCANI
germi di CULTURA
quell'arte. Per ordine di tempo, le prime
(/CULTURA/)

nazioni che richiamarono dall'Italia artisti e opere d'arte furono la Spagna e


l'Ungheria: nella Spagna, lavorarono già nella prima metà del sec. XV il pittore
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Niccolò di Dello fiorentino (affreschi del duomo di Salamanca) e lo scultore
Giuliano da Firenze (cattedrale di Valenza); nell'Ungheria, dove poi il regno di
Mattia Corvino doveva richiamare opere e artisti dall'Italia, si recò allora
Masolino. Dal principio del sec. XVI, fu continuo e crescente l'afflusso di opere
e di artisti dall'Italia nella Spagna: ricordiamo gli scultori e architetti Aprile da
Carona e i Gaggini da Bissone che lavorarono per palazzi e per chiese di
Siviglia, sul posto, o inviando marmi scolpiti nei loro laboratorî di Genova; tra
gli scultori fiorentini, P. Torrigiano che lavorò a Siviglia, Giovanni Moreto
lungamente operoso a Saragozza, e su tutti D. Fancelli, autore dei monumenti
sepolcrali di Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia, nella cattedrale di
Granata. Durante tutto il '500 l'arte italiana continuò a dare alla Spagna opere
numerosissime; basti ricordare soltanto quel grande centro di arte italiana, che
fu l'Escoriale (v.), ornato da pittori quali Luca Cambiaso, Bartolomeo e
Vincenzo Carducci, Pellegrino Tibaldi, Federico Zuccari; e scultori quali Iacopo
da Trezzo, Leone e Pompeo Leoni, per citare solo i maggiori. E da Venezia
provenne alla Spagna il Greco. Nel secolo seguente le spoglie di Carlo V,
Filippo II e dei loro successori furono deposte nel grande sepolcreto reale detto
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Pantheon dei re, pure all'Escoriale, edificato dal romano G. B. Crescenzi e


ornato delle sculture diISTITUTO
Antonio(/ISTITUTO/)
Ceroni della Valsolda e di Pietro Tacca,
MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
fiorentino, autore anche dei monumenti di Filippo III e Filippo IV in Madrid;
(/index.html)
la chiesa dell'Escoriale si apparò degl'immensi affreschi di L. Giordano. Nel sec.
CATALOGO (/CATALOGO/)
XVIII sorse, per opera del piemontese G. B. Sacchetti e su progetto del siciliano
Filippo Juvara il palazzo reale di Madrid adorno nell'interno di statue e pitture
d'Italiani, tra cui gli affreschi delSCUOLA
Tiepolo nella sala del trono. Anche il palazzo
(/TRECCANISCUOLA/)
reale di S. Ildefonso è opera dello Juvara e del Sacchetti; dello stesso secolo sono
il duomo di Madrid, dovuto al ticinese Virgilio Rabaglio, la chiesa di S.
Francesco, le porte di S. Vincenzo
LIBRI e di Alcalá,ARTE
(/TRECCANILIBRI/) i palazzi della Dogana, della
(/TRECCANIARTE/)

Marina e delle Porcellane, opere di F. Sabatini. Il Museo del Prado ha centinaia


di opere eseguite da artisti italiani per la Spagna: ricordiamo soltanto quelle del
Tiziano. Importante fu l'operaTRECCANI
degli artisti italiani
CULTURA nel Portogallo. Andrea
(/CULTURA/)

Sansovino vi soggiornò lungamente: e tracce della sua opera e della sua


influenza si vanno ora ritrovando; a Firenze furono miniati dall'Attavante sette
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
volumi della grande Bibbia di Manuele (Lisbona, Archivio nazionale); in Roma
fu lavorato l'altare delle reliquie per la chiesa di S. Rocco a Lisbona, dal Maini e
da A. Giusti che poi lavorò lungamente in Portogallo formandovi una scuola di
scultori. Sul principio del sec. XIX si stabilì a Lisbona l'incisore F. Bartolozzi, e
vi diresse l'Accademia di belle arti; chiese, il Teatro nazionale, altri teatri
minori furono costruiti e decorati da artisti italiani.

In Francia già nel 1461 F. Laurana e Pietro da Milano lavoravano per Renato
d'Angiò; Carlo VIII riportò dall'Italia una schiera di artisti e di artigiani -
perfino un giardiniere - tra cui erano Guido Mazzoni che ne fece il mausoleo a
Saint-Denis, poi distrutto, fra Giocondo che costruì il ponte di Notre-Dame a
Parigi, Domenico da Cortona che seguitò a lavorare in Francia fino alla metà
del sec. XVI, disegnando tra altro il palazzo municipale di Parigi, distrutto nel
1871; e non mancarono pittori, come Benedetto Ghirlandaio. In tutto il sec.
XVI il primato artistico fu tenuto da Italiani: i fiorentini Antonio e Giovanni
Giusti, operosi a Tours, scolpirono il sepolcro di Luigi XII e di Anna di
Bretagna a Saint-Denis; Antonio della Porta mandava sculture da Genova; in
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tutte le arti l'opera o l'influenza dei maestri italiani trionfava. Francesco I aveva
raccolto attorno a sé Leonardo 
da Vinci, Andrea del Sarto, il Rosso Fiorentino,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Francesco Primaticcio, Nicola dell'Abate, Sebastiano Serlio, Girolamo della


(/index.html)
Robbia, Benvenuto Cellini e altri. Il castello di Fontainebleau, tutto decorato
CATALOGO (/CATALOGO/)
dei loro affreschi e sculture e in parte costruito su loro disegno, fu centro
degl'Italiani e degl'italianeggianti della cosiddetta "scuola di Fontainebleau"
dalla quale trasse insegnamento,SCUOLA anche(/TRECCANISCUOLA/)
nei secoli successivi, l'arte francese
persino in certe derivazioni nel neoclassicismo napoleonico. Nel '600 ancora
operò in Francia l'arte italiana, e quando Luigi XIV volle erigersi la sua reggia
chiamò dall'Italia GianLIBRI
Lorenzo Bernini. Per ARTE
(/TRECCANILIBRI/) la tendenza classicistica, contraria
(/TRECCANIARTE/)

allo spirito berniniano, degli artisti francesi, il progetto del Bernini non fu
eseguito: ma da esso molti elementi furono tratti dai costruttori del Louvre. Se
l'immigrazione di artisti italiani in Francia,
TRECCANI già tanto
CULTURA favorita dal Mazzarino,
(/CULTURA/)

andò poi diminuendo, vi fu compenso nella continua influenza della nostra arte
che i Francesi venivano a studiare in Italia. Ricordiamo tuttavia per questo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
periodo il mosaicista del Louvre F. Belloni. Per il sec. XIX si può ricordare che
Antonio Canova chiamato a Parigi da Napoleone, vi eseguì le statue di lui e
quella dell'imperatrice Maria Luisa; più tardi L. T. G. Visconti, architetto
romano, disegnò la cappella sepolcrale in cui riposano le ossa dell'imperatore e
il nuovo Louvre e lo scultore piemontese Carlo Marochetti, poi tanto operoso
in Inghilterra, eseguì numerosi monumenti pubblici a Parigi e in altre città
della Francia.

In Inghilterra, al tempo di Enrico VIII, Pietro Torrigiani scolpiva i sepolcri del


re Enrico VlI e di sua madre nell'Abbazia di Westminster; Benedetto e
Giovanni da Rovezzano lavoravano per il cardinale Wolsey e per il re, altri
Italiani costruivano castelli e dimore signorili, poi distrutte. Più tardi F. Zuccari
operò lungamente da ritrattista; nel sec. XVIII lavorarono a Londra fra altri,
Antonio e Bernardo Canal, F. Bartolozzi, ch'ebbe profonda azione sugl'incisori
inglesi.

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Nei varî paesi germanici o di cultura germanica l'attività artistica italiana


cominciò pure nel '500ISTITUTO
per raggiungere la massima intensità nel '600 e
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
nel '700.
Alla corte dell'imperatore Massimiliano furono, con altri Italiani, fra Giocondo,
(/index.html)
Ambrogio de Predis, Iacopo de Barbari, che lavorb largamente in molti luoghi
CATALOGO (/CATALOGO/)
di Germania prima di trasferirsi nei Paesi Bassi; in seguito gli Asburgo e gli altri
principi si valsero continuamente di artisti italiani. Innumerevoli sono le
reggie, i palazzi pubblici e privati, le chiese e i conventi elevati e decorati
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dagl'italiani in Germania, in Boemìa, nella Svizzera tedesca e soprattutto in
Austria. Citiamo soltanto le opere più importanti. Nel sec. XVI: a Praga l'opera
di Paolo della Stella nelLIBRI
"Belvedere"; a Landshut
(/TRECCANILIBRI/) ARTEla(/TRECCANIARTE/)
Residenza. A un luganese,
Giovanni Maria Nosseni, allievo del Sansovino, va riconosciuto il merito di
aver introdotto in Sassonia, e un po' dappertutto nel resto della Germania,
l'arte del Rinascimento: l'operaTRECCANI
sua più CULTURA
importante è la cappella dei principi
(/CULTURA/)

sassoni, nel duomo di Freiberg, contenente i sepolcri degli elettori di Sassonia e


delle loro mogli, con le statue bronzee del fiorentino Carlo de Cesare. Del
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
secolo seguente sono la cattedrale di Salisburgo, costruita da Santino Solari, la
chiesa dei teatini a Monaco, di A. Barelli e di E. Zuccalli, la chiesa di
Klosterneuburg, e quelle di S. Floriano, di Kremsmünster, di Schlierbach in
Austria, opere queste ultime dell'architetto lombardo Carlo Antonio Carloni,
decorate dai fratelli e figli di lui; a Vienna il Palazzo arcivescovile di G.
Coccapani, un'ala e l'ingresso del palazzo reale, la chiesa dei domenicani, di C.
Tencalla; in Baviera, il grande palazzo reale di Nymphenburg del bolognese
Agostino Barelli; a Praga il Clementinum, e i palazzi Czernin e Waldstein. Del
'700 ricordiamo a Vienna il palazzo dei principi Liechtenstein, di D. Martinelli,
con affreschi di Andrea Pozzi; le pitture di G. Guglielmi nel castello di
Schönbrunn, di A. Beduzzi nel palazzo provinciale, di F. Solimena nel
Belvedere; e in Germania il grandioso palazzo reale di Schleissheim, opera del
grigionese E. Zuccalli; il castello di Wilhelmshöhe presso Kassel, con la
Piramide e la Cascata di Ercole, del romano F. Guarnieri; a Mannheim il
Palazzo della Mercanzia, di Alessandro Galli Bibiena; a Würzburg gli affreschi
di G. B. Tiepolo nel palazzo del principe-vescovo. Delle costruzioni sacre sono
da ricordare a Monaco di Baviera la chiesa di San Gaetano del Barelli, quella
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della SS. Trinità di G. A. Viscardi, autore anche della chiesa di corte di


Fürstenfeld; a Mannheim la chiesa dei gesuiti di Alessandro Bibiena, e
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
la chiesa
del Monastero Nuovo a Wiirzburg, di Valentino Pezzani. Nella Svizzera
(/index.html)
tedesca il duomo di San Gallo, di G. Gaspare Bagnato, la chiesa di Sant'Orso in
CATALOGO (/CATALOGO/)
Soletta, di Matteo e Antonio Pisoni (autori anche delle cattedrali di Liegi e di
Namur), e il santuario di Einsiedeln, pieno di opere d'Italiani, e in particolare
della famiglia Carloni (v.). SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Capolavoro d'architettura italiana nei paesi germanici è la chiesa di corte a


Dresda, eretta tra il 1739 e il(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI 1756 su disegnoARTE
del romano Gaetano Chiaveri. Le
(/TRECCANIARTE/)

statue bronzee all'esterno di L. Mattielli: gli affreschi e i quadri dell'interno di S.


Torelli e P. Rotari mostrano il concorso di tutte le arti italiane. Non soltanto gli
architetti, ma i pittori e gli scultori italiani,
TRECCANI anche
CULTURA i decoratori in stucco; nel sec.
(/CULTURA/)

XIII e XVIII furono numerosissimi in Germania e in Austria e vi diffusero le


forme barocche. Ricordiamo fra i tanti Martino Altomonte, il trentino G. B.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Lampi, Bernardo Bellotto, G. A. Pellegrini, pittori; il ticinese F. A. Bustelli,
modellatore di squisite figurine per le fabbriche di porcellana. Neppure
nell'Ottocento mancano opere d'arte italiana nei paesi tedeschi: Antonio
Canova scolpì il sepolcro di Maria Cristina, nella chiesa degli agostiniani di
Vienna, e nella stessa città l'architetto ticinese Pietro de Nobile introdusse lo
stile neoclassico, con il tempio di Teseo e altri edifici d'ispirazione greca che
originarono tutto un rinnovamento architettonico nella capitale austriaca; lo
scultore lombardo Pompeo Marchesi eseguì a Francoforte il monumento a
Goethe, a Graz il monumento a Francesco I e a Vienna quello a Francesco II.

Ospitarono intere generazioni di artisti italiani la Polonia e la Russia. Architetti


lombardi della famiglia dei Solari nella seconda metà del '400 costruirono a
Mosca le fortificazioni del Cremlino e i palazzi degli zar, e il bolognese
Aristotele Fieravanti elevò nel Cremlino la cattedrale dell'Assunzione, dove
sono uniti motivi dell'architettura romanico-lombarda con elementi
caratteristici dell'arte russa. Il Cinquecento, vide sorgere in Polonia e
particolarmente a Cracovia tutta una serie di opere d'arte dovute ad architetti e
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1126/1196
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scultori italiani. Primeggiano tra questi i toscani Francesco della Lora,


Bartolomeo Berecci e Giovanni re,
Cini, autori, questi ultimi, di sepolcri di
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

regine e principi nel più puro stile del nostro Rinascimento. Alle sculture della
(/index.html)
cappella dei Sigismondi, che viene definita l'opera più bella del Rinascimento
CATALOGO (/CATALOGO/)
d'oltralpe, prese parte anche Gian Maria Mosca, detto il Padovano, scultore e
architetto, al quale è dovuta, sempre in Cracovia, la costruzione del Palazzo dei
drappieri. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

E ancor più italiano, nel complesso e nei particolari, è il palazzo municipale di


Poznań, opera dell'architetto luganese G. B. Quadro.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Contemporanea è la
ARTE (/TRECCANIARTE/)

cattedrale dell'Arcangelo Michele, a Mosca, dell'architetto milanese Aloisio


Novi che contribuì all'affermazione, in quel paese, dell'arte e dello spirito del
Rinascimento sia nelle forme architettoniche
TRECCANI CULTURA sia(/CULTURA/)
nei particolari decorativi. Nel
'600 l'attività dei nostri artisti si esplicò soprattutto a Varsavia: l'architetto
ticinese Costante Tencalla e lo scultore bolognese Clemente Molli eseguirono il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
monumento di Sigismondo III; e l'architetto veneto Giuseppe Bellotti costruì la
Chiesa di S. Croce e la Villa Reale di Wilanów, decorata da pittori e scultori
tutti italiani.

Dello stesso periodo sono gli antichi palazzi Krasiński e Radziwill; a Cracovia
G. M. Bernardone costruì la più bella chiesa barocca della Polonia, quella dei
gesuiti; e grande influenza ebbe sulla pittura il veneto Tommaso Dolabella. Nel
secolo seguente quasi tutti gli edifici più grandiosi e importanti della capitale
polacca sorsero per opera di italiani e da loro furono ornati: citiamo come
esempî principali il Palazzo di città, del bresciano Domenico Merlini; il nuovo
palazzo reale, costruito in collaborazione dallo stesso Merlini e dal Chiaveri, e
decorato con pitture del romano Marcello Bacciarelli, considerato il fondatore
della pittura polacca, e con statue e rilievi da T. Richi e G. Monaldi. Dagli stessi
artisti del palazzo reale, fu pure costruita e abbellita la celebre villa reale di
Łazienki, capolavoro del Merlini; ad essi va aggiunto il Canaletto, che dopo il
soggiorno a Dresda, andn̄ in Polonia e vi eseguị un'altra serie di vedute
ammiratissime. Non meno fecondo fu l'Ottocento: antichi edifici che gl'Italiani
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avevano costruiti e decorati, da altri Italiani furono rimodernati; e altri nuovi


ne sorsero nel nuovo stile classicheggiante. Tra questi, la maggior parte
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) ę
dovuta a tre nostri architetti: Enrico e Leandro Marconi, autori a Varsavia e in
(/index.html)
provincia di numerose chiese (S. Carlo Borromeo e quella d'Ognissanti, a
CATALOGO (/CATALOGO/)
Varsavia) e palazzi; e Antonio Corazzi, livornese, al quale sono dovuti il
palazzo della Banca di Polonia, Palazzo Staszyc e il teatro dell'Opera, uno dei
principali dell'Europa del Nord.SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Tutte le altre citt‫ މ‬della Polonia e specialmente Poznań, Leopoli, Vilna


conservano in gran numero chiese, palazzi, eARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) pitture di Italiani dal sec. XVI al
(/TRECCANIARTE/)

XIX.

A un'altezza anche maggiore giunseTRECCANIl'opera degli


CULTURA artisti italiani in Russia nel
(/CULTURA/)

Sette e Ottocento. Quando, nel 1703 lo zar Pietro il Grande ideò la fondazione
di una nuova capitale del suo impero, la nuova città - Pietroburgo - nacque sul
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
piano di edificazione tracciato dall'architetto ticinese Domenico Trezzini, il
quale costruì le opere fortificatorie, la cattedrale dei Ss. Pietro e Paolo,
l'università e altri edifici. L'architetto e scultore veneziano Bartolomeo Rastrelli
costruì a Pietroburgo i palazzi d'abitazione degli zar, quale il Palazzo d'inverno,
che fu il primo veramente monumentale che sorgesse nell'impero russo;
numerosi palazzi principeschi e, nei dintorni della città, le due ville imperiali di
CarskoeSelo e di Peterhof, immensi edifici, nei quali le linee architettoniche e le
decorazioni interne di stucchi e d'intagli, le scalee e i giardini, i giuochi d'acqua
e i padiglioni, i ninfei e le statue, tutto fu ideato da una sola mente geniale. Il
fecondissimo artista veneziano è pure autore della cattedrale di S. Andrea a
Kiev, in cui i motivi russi sono animati dal Barocco italiano. Nel sec. XIX altri
italiani continuarono l'opera del Rastrelli: e soprattutto il bergamasco Giacomo
Quarenghi che nella reggia di Carskoe-Selo costruì i corpi laterali nel miglior
stile neoclassico e il gran palazzo d'Alessandro, con un colonnato degno delle
magnificenze di Roma antica; e a Pietroburgo il Palazzo della Borsa, la Banca
Imperiale, la Cattedrale e il Convento di Smol′nyj, e il Palazzo dell'Ermitage con
un teatro ispirato al Teatro Olimpico di Vicenza.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1128/1196
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Contemporanei al Quarenghi furono i ticinesi fratelli Adamini, autori della


chiesa cattolica di Carskoe-Selo,  e
e di moltissime altre costruzioni pubbliche
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

private; Carlo Rossi, autore dei palazzi del Senato e dello Stato maggiore; Luigi
(/index.html)
Rusca, autore del Teatro Massimo, della moschea di Tiflis in Georgia e della
CATALOGO (/CATALOGO/)
cattedrale di Simferopoli in Crimea. Al ticinese Domenico Gilardi e ad altri
Italiani fu affidata, assieme ad architetti russi, la ricostruzione di Mosca, dopo
l'incendio del 1812. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Anche nelle altre parti d'Europa, e in alcuni paesi dell'Asia e dell'America


rimangono opere di artisti
LIBRI italiani dal Cinquecento
(/TRECCANILIBRI/) alla metà dell'Ottocento. A
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Costantinopoli nel secolo scorso Gaspare Fossati edificò, vicino alla chiesa di S.
Sofia che egli stesso aveva totalmente restaurata e in parte ricostruita, il palazzo
dell'università; in India il celeberrimo
TRECCANITāj Mahal(/CULTURA/)
CULTURA di Agra (v.), capolavoro
dell'arte musulmana, è da alcuni attribuito all'architetto-orafo veneto Girolamo
Veroneo (sec. XVII); a Santiago del Chile la cattedrale e il Palazzo del Governo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
furono eretti sulla fine del '700 dal romano G. Toesca. Diffusori dell'arte
italiana nei più lontani paesi furono i nostri missionarî: e su tutti va ricordato il
padre Castiglione che eseguì notevoli opere di pittura e giardinaggio per la casa
imperiale della Cina.

Dall'Ottocento ai giorni nostri. - Le opere degli artisti italiani continuano ancora a


portare lontano le impronte dell'Italia, e non solo in Europa, ma in tutto il
mondo e specialmente nelle Americhe. In Europa sono da ricordare: in
Romania il monumento a Ovidio in Constanţ a di E. Ferrari, varie sculture di
Raffaele Romanelli e costruzioni di G. Magni; in Bulgaria il monumento allo
zar Alessandro II in Sofia, di A. Zocchi; a Costantinopoli il palazzo imperiale di
Ildiz Kiosk e la Scuola di medicina di R. d'Aronco, il Museo imperiale (Bellò e
Vallauri), il monumento della Repubblica (P. Canonica).

In Egitto la fioritura di architetti e costruttori italiani è stata ed è grandissima: il


marchigiano Verrucci Bey è autore dei tre palazzi reali di Ras et-Tīn e el-
Mumtāzah ad Alessandria e di Abdin al Cairo, e delle tombe di Fuad I e della
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madre; C. V. Silvagni della moschea del Rifai, al Cairo; il Piattoli del Palazzo di
giustizia e della Biblioteca  A
Nazionale; lo Sfondrini del teatro di Alessandria.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Città del Capo il monumento equestre del gen. Botha è opera di R. Romanelli.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
In Palestina sono sorte recentemente le basiliche del Getsemani e del Pretorio,
a Gerusalemme, e quella della Trasfigurazione sul Monte Tabor, dell'architetto
romano Barluzzi, con mosaici eSCUOLAvetrate(/TRECCANISCUOLA/)
eseguiti in Italia. In India la sontuosa
reggia del maharaja di Gwalior è dovuta all'architetto Filosi. Nell'Estremo
Oriente il più importante complesso di opere italiane è nel Siam, dove nel
periodo di maggiore attività edilizia, dal 1903ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) al 1916, l'intero dipartimento dei
(/TRECCANIARTE/)

Lavori Pubblici fu diretto da ingegneri e artisti italiani che elevarono tutti gli
edifici pubblici della capitale e costruirono, nel paese, centinaia di chilometri di
strade e di ferrovie. L'opera più importante
TRECCANI è il (/CULTURA/)
CULTURA Palazzo del trono a Bangkok, il
maggiore edificio moderno di tutta l'Asia, architettato dai piemontesi M.
Tamagno e A. Rigotti; e recentissimo (1932) è il monumento al re Rama I
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dovuto allo scultore Corrado Feroci.

In America gl'Italiani occupano una posizione preponderante in tutta la


produzione artistica degli ultimi 80 anni. A Washington il Campidoglio e molti
edifici pubblici furono ornati, sin dalla metà del secolo scorso, da pittori e
scultori italiani (C. Brumidi, F. Costaggini, G. Andrei, G. Valaperti, i Franzoni,
L. Persico, E. Causici, ecc.); Fall River ha un monumento a Lafayette di A.
Zocchi; Chicago quello del gen. Grant di L. Rebisso, autore anche della statua
equestre del presidente Harrison a Cincinnati; New York il monumento ai
Martiri del Maine di A. Piccirilli. Nell'America Latina le opere italiane non si
contano più: basti ricordare, solo nelle capitali, a Buenos Aires il parlamento e
il teatro Colón di V. Meano, la cattedrale e il palazzo arcivescovile di C.
Pellegrini, la biblioteca e la Banca Nazionale di C. Morra, i palazzi delle Poste
(P. Moneta), del Governo (F. Tamburini), delle Acque (G. B. Medici), della
Borsa (G. A. Buschiazzo), del municipio (C. Giagnoni), il monumento al gen.
Mitre (D. Calandra); a Rio de Janeiro il palazzo di giustizia (G. Basile) e quello
arcivescovile (C. Cotta), a San Paolo il monumento dell'Indipendenza brasiliana
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(E. Ximenes) e quello a Carlos Gomes (L. Brizzolara), e il Palazzo Nazionale


dell'Ypiranga (T. Bezzi);  (E.
a Lima la chiesa di S. Rosa e di Maria Ausiliatrice
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Vespignani); a Bogotá la cattedrale, il palazzo presidenziale e il Teatro


(/index.html)
Nazionale di P. Cantini; l'Altare della Patria (E. Lippi), i monumenti alla regina
CATALOGO (/CATALOGO/)
Isabella (C. Sighinolfi), al Libertador (Tenerani), al gen. Santander (P. Costa); a
Santiago del Chile, il palazzo del Congresso e il Teatro Municipale di E. Chelli;
a La Paz il monumento al gen. Sucre
SCUOLA (Tadolini); al Messico il grande Teatro
(/TRECCANISCUOLA/)
Nazionale, uno dei più belli d'America, di A. Boari con sculture di L. Bistolfi, i
ministeri delle Comunicazioni di S. Contri e dei Lavori Pubblici (R. Buti); il
monumento dell'Indipendenza (Alciati); ad Asunción
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) il palazzo del Governo, di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

A. Ravizza; all'Avana la statua della Repubblica ed altri gruppi nel Campidoglio


di A. Zanelli e un gran numero di monumenti nella città e nell'isola; a
Montevideo il Parlamento, architettato da G. Moretti e ornato di sculture da G.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Castiglioni, e il monumento al generale Artigas, di A. Zanelli.


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Legata all'opera grandiosa degli architetti italiani all'estero è quella
degl'ingegneri e costruttori. Non poche città dell'America furono ideate e
costruite su piani di fondazione italiani; e innumerevoli sono in tutto il mondo
i porti, i canali, i mercati, le stazioni, le reti stradali urbane e le vie di grande
comunicazione, le bonifiche, i grandi complessi di opere edilizie. Ricorderemo
soltanto, oltre alle opere già menzionate nel Siam, il fondamentale contributo
apportato dagl'Italiani alla costruzione della diga di Assuan (v.); e, tra i nomi,
quello di Luigi Negrelli, l'ideatore del Canale di Suez, che fu dal 1855 ispettore
generale delle ferrovie austriache, e costruì importanti linee in Austria, in
Boemia, in Svizzera, e a Zurigo il ponte sulla Limmat, detto Münsterbrücke.

Musicisti. - L'emigrazione musicale italiana verso le altre regioni di Europa ha


tradizioni assai antiche. Diventato il cristianesimo religione di stato, ridotti a
unità di stile e di dottrina i contributi stranieri, il canto ccclesiastico, codificato
nell'Antifonario di S. Gregorio, cominciò ad essere insegnato per ogni dove da
istruttori e da cantori di scuola romana. La leggenda dei due cantori Petrus e
Romanus richiesti da Carlo Magno adombra quest'antica funzione di maestra
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dell'Europa esercitata, anche nel dominio musicale, dalla Chiesa di Roma. Di


altri movimenti di espansione della cultura musicale italiana per mezzodei suoi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

musicisti, non abbiamo ricordi precisi, almeno per la musica profana, sino alla
(/index.html)
fine del Quattrocento. Uno dei primi musicisti emigrati è forse quel Peter De
CATALOGO (/CATALOGO/)
Casa noua, mynstral (menestrello) che troviamo tra il 1483 e il 1504 alla corte
inglese. E proprio in Inghilterra nel '500 prendono dimora stabile le prime
famiglie di musicisti italiani: i Bassani, più tardi Bassano, dànno ben sedici
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

musicisti alla corte inglese, otto o nove i Lupo, sei i Ferrabosco, due i Da
Como. Di Alfonso II Ferrabosco, grande virtuoso di viola da gamba e bastarda,
si sa che insegnò agl'Inglesi l'arte di diminuire,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) divenuta
ARTE poi così importante in
(/TRECCANIARTE/)

Inghilterra. Alla corte inglese vivono anche l'organista veneziano Fra Dionisio
Memo (1516), che fu anche due volte in Spagna; e molti altri strumentisti di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Venezia, Vicenza, Cremona, Milano, Como. E ciò vale anche per il resto
d'Europa. E non si dimentichi il napoletano Giulio Cesare Brancaccio, il
torinese liutista e cantante DavideACQUISTA
Rizzio, che la tradizione dice autore di
(/EMPORIUM/)
canzoni su testi scozzesi, ucciso nel 1566, alla corte di Maria Stuarda. In
Polonia, abbiamo sicura notizia di un Diomede Cato, allevato colà sin
dall'infanzia e divenuto famoso. E così pure sappiamo di una breve dimora fatta
in Polonia dal Marenzio 1596-1598). In Francia, frottolisti, cornettisti e liutisti
veronesi e mantovani influenzano l'arte dei canzonisti e un grande liutista,
Alberto da Ripa (1529-51), che vi diviene signore di Carrois; Piero Mannucci è
organista della "Nazione Fiorentina" a Lione (1568). Troviamo in Francia
anche qualche madrigalista come il Regolo, e la concessione di un privilegio
reale per la stampa veneziana dei ricercari di Marcantonio Cavazzoni (1523) fa
pensare a una dimora a Parigi di quel nostro primo organista di fama
internazionale. Baviera, Sassonia e Austria fanno il possibile per avere dall'Italia
musicisti di prim'ordine. Andrea Gabrieli visita, insieme con Orlando di Lasso,
la Baviera, la Boemia e la Renania nel 1562 al seguito di Alberto V, e G.
Gabrieli dimora a Monaco quattro anni. In Baviera Girolamo della Casa,
Antonio Morari di Bergamo, capo della musica strumentale, un Cesare
Zacharia da Cremona, un Vincenzo Dal Pozzo, e Giulio Gigli (1581-1605),
strumentista e compositore, rappresentano i varî aspetti della musicalità
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italiana, insieme con Cosmo Bottegari, con i fratelli Guami, lucchesi. Anche gli
organisti e compositoriISTITUTO
Bernardo Mosto (1588) e Giovanni Francesco
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Maffon e
il liutista Josquino Salem rappresentano degnamente la già matura arte
(/index.html)
strumentale, mentre Massimo Troiano, autore di un resoconto delle feste
CATALOGO (/CATALOGO/)
tenute a Monaco nel 1568 per le nozze di Guglielmo V e di Renata di Lorena,
inizia la serie dei musicisti avventurieri. In Sassonia Antonio Scandello, G. B.
Pinelli e Teodoro Riccio, che passò da Vienna a Dresda a Königsberg per
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
terminare forse i suoi giorni maestro di cappella ad Ansbach, stanno di fronte a
una più nutrita schiera d'Italiani che serve la casa d'Austria, sia a Graz, sia a
Vienna, a Praga o a Innsbruck, e che comprende
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEil(/TRECCANIARTE/)
madrigalista Giorgio Florio,
il grande organista Annibale Padovano, Gregorio e Francesco Turini, organista
a 12 anni, uno tra i precursori della monodia strumentale; Camillo Zanotti,
Francesco Milleville, Francesco Rovigo.CULTURA
TRECCANI La cappella di Filippo de Monte, sotto
(/CULTURA/)

Massimiliano e Rodolfo II, ebbe molti dei suoi membri di nazione italiana:
Liberale Zanchi e Guglielmo De Formellis, organisti. Aggiungiamo i nomi di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
San Casentini, Costantino e Mattia Ferrabosco, Galeno, G. B. della Gostena,
Bendeneli e Bernardo Dusi, celebre trombone e fratello di Paride, cornetto non
meno famoso alla corte di Sassonia. In Ungheria si passa da un Pietro Bono a
Giuseppe Biffi, G. B. Morto e Claudio Monteverdi (1595).

Col Seicento l'ondata cresce e non soltanto per effetto della creazione tutta
italiana dell'opera in musica, che qua e là si acclima tardi, come in Inghilterra e
nella Germania settentrionale. La musica sacra italiana è ancora tenuta in gran
conto e, per molto tempo, i maestri delle cappelle dell'estero sono in prevalenza
italiani e intere cantorie sono spesso formate di artisti italiani. Angelo Notari,
madrigalista, vive alla corte inglese dal 1612; Nicola Matteis senior v'introduce
l'arte del víolino intorno al 1672. Durante il regno di Carlo II dimorano in
Inghilterra Gian Battista Draghi, V. e B. Albricci, il Fede, maestro della cappella
reale (1678-88) e il chitarrista Francesco Corbetta. Ladislao IV di Polonia fa
rappresentare (1628) la Liberazione di Ruggero dall'isola di Alcina con le musiche
di Francesca Caccini (v.). Erano già venuti dall'Italia in Polonia don Alessandro
Cilli, Giovanni Francesco Anerio (1609), don Fabrizio Tiranni che ritornò in
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1133/1196
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patria nel 1614, dopo tredici anni di dimora alla corte di Sigismondo III, il
virtuoso Baldassare Ferri 
che vi restò 30 anni (1625-1655), il cav. Tarquinio
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Merula principe degli organisti (1624), il maestro di cappella Asprilio Pacelli


(/index.html)
(1603-1623), cui successe il celebre romano Marco Scacchi (1633-48), autore
CATALOGO (/CATALOGO/)
del libro Cribrum Musicum che segnò la sconfitta del partito musicale tedesco.
Quantunque la guerra dei Trent'anni divenga presto un grave ostacolo allo
svolgersi di una regolare culturaSCUOLA
musicale, pure Sassonia e Austria gareggiano
(/TRECCANISCUOLA/)
l'una con l'altra per accaparrarsi i migliori compositori italiani. In Sassonia
troviamo G. A. Angelini-Bontempi, che diresse l'orchestra per oltre 30 anni e
fu pure storico della Casa
LIBRIdi(/TRECCANILIBRI/)
Sassonia, e CarloARTE
Pallavicini; V. Albricci e C.
(/TRECCANIARTE/)

Farina vi rappresentano l'arte sacra e l'arte violinistica. L'Austria accoglie


l'Albricci (1683-96), Orazio Benevoli, e poi A. Bertali, P. F. Cavalli, M. A. Cesti,
A. Draghi, Benedetto Ferrari della Tiorba, Giov. Bonaventura Viviani tra gli
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

operisti. E poi, il fecondo G. P. Sances, il liutista P. P. Megli, gli organisti G. G.


Arrigoni, A. Poglietti, F. Stivorio, propagatore in Austria dell'arte veneziana
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
insieme con G. Priuli, Giovanni Valentini e gli strumentisti e compositori G. B.
Bonamente, Francesco Turini e altri. A Neuburg sul Danubio, in Baviera e in
Austria, Biagio Marini aveva, intanto, diffuso la nuova tecnica del violino.
Anche la Baviera si apre con maggior confidenza all'arte italiana e accoglie
successivamente Giacomo Porro, Agostino Steffani, Pietro Torri e i due
Bernabei, che servono la corte per quasi 60 anni (1674-1732). Le piccole corti
seguono l'esempio delle maggiori. E se non è ancora sicuro che A. Corelli sia
stato, oltre che a Monaco, a Heidelberg e a Hannover, sicura è la presenza
dell'altro grande autore di concerti grossi Giuseppe Torelli, ad Ansbach.
All'influenza francese, che dominava sotto Giovanni Federico (1771-1786),
segue l'italiana favorita dal margravio Giorgio Federico. E dopo il Torelli anche
il palermitano Pistocchi, compositore e grandissimo maestro di canto, dimora a
lungo a quella corte. In Francia l'opera italiana prende piede un po' tardi (1645),
ma alla Francia l'Italia invia, ambasciatori della sua civiltà musicale e creatori di
un'arte che è compromesso tra lo stile italiano e il gusto francese, Baldassarino
di Belgioioso, creatore del balletto di corte, G. B. Lulli creatore della tragédie en
musique, ossia dell'opera francese; il violinista Lazarino detto Lazarin (1636) gli
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

operisti Marco Marazzoli, Carlo Caproli, P. F. Cavalli e Luigi Rossi e i due


sommi strumentisti Carlo Rossi, suonatore d'arpa doppia, e Francesco
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Corbetta
di Pavia (1656), capo di una compagnia di chitarristi, il quale aveva già percorso
(/index.html)
tutta l'Europa ed era forse il più famoso chitarrista del suo tempo. A Bruxelles
CATALOGO (/CATALOGO/)
troviamo Vincenzo Guami, sino al 1612, Pietro Torri (1697-1707) e (1608) G.
Frescobaldi. E in Spagna sembra sia stato Andrea Falconieri nel 1621.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Nel Settecento il flutto straripa. Soltanto in Inghilterra possiamo contare una
sessantina di compositori durante il secolo e la cifra diventa più che doppia se
vi aggiungiamo i cantori e strumentisti
LIBRI di grido,
(/TRECCANILIBRI/) ARTEgran parte dei quali sono tra i
(/TRECCANIARTE/)

migliori che l'Italia abbia prodotti. Altrettanti compositori, cantori e


strumentisti, si possono contare mettendo insieme Baviera, Austria e Sassonia.
Si rinuncia a trascrivere un sempliee elenco
TRECCANI di nomi.
CULTURA L'Inghilterra, del resto,
(/CULTURA/)

non ha avuto nel Settecento una scuola sua e i musicisti italiani possono
riuscire soltanto a lumeggiare un'ambiente nel quale vissero ed operarono
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
alcuni mediatori tra lo stile della generazione nata intorno al 1690-700 e quella
nata intorno al 1730-40: così M. Vento, G. Cr. Bach, T. Giordani, F. Giardini e
pochi altri. Tuttavia molti artisti e soprattutto molte musiche passarono
dall'Inghilterra in Francia, e questo è un fatto da non potersi trascurare, quando
si voglia scrivere la storia della musica francese, in particolar modo della
strumentale. Quanto all'Austria, vi operarono i migliori compositori di scuola
veneziana e bolognese e di essi i maggiori sono: G. B. Bononcini, A. Caldara, L.
A. Predieri, Traetta, M. A. Ziani e inoltre il napoletano N. Porpora. Si
aggiungano A. Salieri, rimasto per circa 50 anni compositore di corte, e D.
Cimarosa, il quale scrisse a Vienna, mentre era di ritorno da Pietroburgo
(1792), Il matrimonio segreto. Quanto alla Sassonia, a cominciare da A. Lotti, si
giunge alla fine del secolo con F. Morlacchi, il quale è l'ultimo Italiano che
abbia diretto un teatro di corte in Germania. Da Dresda si può dire passino i
migliori strumentisti italiani e B. Campagnoli diviene maestro dei concerti del
Gewandhaus di Lipsia e vi rimane sino al 1817. Musicisti impresarî - tipici i
due Mingotti - portano l'opera italiana dappertutto, talora per decennî. Anche
nella musica saera gl'Italiani resistono validamente con A. Boroni e G. A.
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Ristori, e un Cristoforo Babbi vi rimane maestro dei concerti per 34 anni


(1780-1814). Anche Salisburgo e Bonn vedono, a corte, musicisti italiani
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
(Giuseppe Lolli, Giuseppe Scarlatti, G. M. Lucchesi). A Stoccarda, il teatro e
(/index.html)
l'orchestra attingono importanza europea sotto la direzione di N. Jommelli, il
CATALOGO (/CATALOGO/)
quale opera tra G. A. Brescianello (1717-57) ed Eligio Celestino (1776-81). In
un dato momento Stoccarda riunisce sotto la bacchetta dello Jommelli quanto
di meglio poteva allora offrire l'arte del violino: A. Lolli, P. Bini, P. Nardini, D.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Ferrari. Anche in Danimarca si susseguono, con qualche interruzione, tre
direttori e compositori italiani: Bartolomeo Bernardi, P. Scalabrini e G. Sarti.
Berlino con Sofia Carlotta
LIBRI di Hannover vede ARTE
(/TRECCANILIBRI/) un periodo di splendore musicale
(/TRECCANIARTE/)

(1697-1702) con A. Ariosti G. B. e M. A. Bononcini, C. F. Cesarini, F. B. Conti,


Giuseppe Torelli. Ma alla corte di Federico II soltanto i cantanti sono italiani.
In Olanda, Locatelli sale in così alta stima
TRECCANI che i soci
CULTURA della Società di concerti,
(/CULTURA/)

alla sua morte prendono il lutto.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Anche la Spagna e il Portogallo hanno, ora, i loro musicisti italiani. La Spagna
ospita Domenico Scarlatti, Luigi Boccherini, Domenico Alberti, G. A. Paganelli
e G. Brunetti, oltre al famosissimo cantante Farinelli. Nel Portogallo D.
Scarlatti dimora quattro anni (1721-25) e Gaetano Maria Schiassi vi opera a
lungo. Verso la Francia vanno specialmente gli strumentisti e, in particolare, i
violinisti nella prima metà del secolo mentre, verso la fine, prevalgono gli
operisti. A. Besozzi, L. Boccherini, A. B. Bruni, G. G. Cambini, i fratelli A. e G.
Canavasso, il Carminati, F. Chiabrano, D. Ferrari e Iacopo Gottifredo Ferrari,
Federico Fiorillo, M. Lombardini-Sirmen, G. Madoni, il Maestrino, il
Pellegrino, G. Pugnani, F. Ruggi, G. B. Somis, G. Traversa, G. B. Viotti, M.
Mascitti bastano a dirci che cosa debba l'arte francese del violino al continuo
esempio dei maestri italiani: anche senza contare che coloro i quali sono stimati
i capiscuola dell'arte violinistica francese studiarono in Italia o con Italiani o
con allievi d'Italiani. La Querelle des bou fons (1752) è il primo esplodere di un
italianismo già diffuso ma tenuto, sino allora, a freno dallo sciovinismo di
letterati francesi. A. Bambini, il famoso cembalista della compagnia, un
sorprendente accompagnatore di soli dieci anni, strappa gridi di ammirazione a
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

J.-J. Rousseau e rafforza il successo del Manelli, della Tonelli e degli altri
cantanti. È un grande trionfo  la
ma passeggero. L'opera buffa italiana vincerà
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

partita soltanto per via indiretta: perché sarà un italiano, E. R. Duni, emigrato a
(/index.html)
Parigi nel 1757 dalla corte di Parma, colui che riuscirà a dare, per la prima
CATALOGO (/CATALOGO/)
volta, unità e stile al frammentario opéra-comique e aprirà la strada a tutta una
serie di fecondi compositori francesi e, più in là, anche italiani. Nella seconda
metà del secolo anche i compositori
SCUOLAitaliani si fanno strada; accanto al Gluck, A.
(/TRECCANISCUOLA/)
Salieri, N. Piccinni, A. Sacchini, L. Cherubini, F. Blangini, G. Paisiello aprono
la strada al successo fulmineo, il primo grande successo dell'Ottocento, di
Gaspare Spontini. E laLIBRI
sua Vestale prepara, di ARTE
(/TRECCANILIBRI/) lontano, il lungo regno di G.
(/TRECCANIARTE/)

Rossini. In Polonia Gioacchino Albertini (1784) e Pietro Persichini.

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)


Anche la Russia si apre nel '700 alla musica italiana: tra i compositori
ricordiamo Francesco Araia, napoletano (v.), che introdusse in Russia l'opera
italiana e fu per 20 anni compositore di corte e consigliere di stato; Baldassarre
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Galuppi, Giovanni Paisiello, che fu dal 1776 al 1784 compositore di corte di
Caterina II ed ebbe grandi successi; D. Cimarosa, che prima del soggiorno a
Vienna era stato quattro anni a Pietroburgo; F. Antonolini, Gaetano
Andreozzi, Vincenzo Manfredini, maestro dello zar Paolo I, Domenico
dall'Oglio, violinista e compositore per 30 anni; Giuseppe Sarti, che successe al
Paisiello come compositore di corte e fondò un'accademia da cui uscirono molti
insigni musicisti russi.

Il sec. XIX vide trionfare all'estero i più grandi musicisti italiani: Gaspare
Spontini fu compositore di corte di Napoleone e di Luigi XVIII, passò quindi a
Berlino, soprintendente generale della musica del re, e là fece moltissimo per il
miglioramento dell'educazione musicale dei cantanti tedeschi; Gioacchino
Rossini fu per circa un quarantennio il sovrano del mondo intellettuale
parigino; Vincenzo Bellini, chiamato a Parigi, vi compose I Puritani; Gaetano
Donizetti suscitò deliranti entusiasmi con le sue numerose opere a Vienna, ove
nel 1842 era maestro di corte, e a Parigi tra il 1838 e il 1843.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1137/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Ma occorre avvertire che quasi tutti i musicisti italiani del secolo scorso e
contemporanei compirono innumerevoli viaggi all'estero, onde sarebbe
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) troppo
lungo soltanto accennare ad essi. Tra gli altri che a paesi stranieri dedicarono
(/index.html)
particolarmente la loro opera ricordiamo Muzio Clementi, fondatore della
CATALOGO (/CATALOGO/)
moderna scuola di pianoforte, che insegnò soprattutto a Londra (1777-1832);
Domenico Dragonetti che fu per 52 anni (1794-1846) in Inghilterra, quale
primo contrabasso del Teatro Reale e dei concerti di corte; Francesco
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Morlacchi dal 1810 al '41 primo maestro della cappella reale e direttore
dell'opera italiana a Dresda; sir Michele Costa, che fu dal 1830 all'84 in
Inghilterra quale direttore
LIBRI del Teatro Reale, del
(/TRECCANILIBRI/) Covent
ARTE Garden, delle Società
(/TRECCANIARTE/)

filarmonica e di Armonia sacra; Ferdinando Paer, emiliano, maestro di cappella


a Dresda, poi a Parigi ove diresse anche l'Opéra-comique, il Teatro Italiano
(1812-1817) e fu membro dell'Istituto di Francia; Nicolò Paganini, il più celebre
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

dei violinisti, che ebbe nelle principali città d'Europa clamorosi successi.
Giuseppe Verdi scrisse per la Francia I Vespri Siciliani (1855) e per il khediwe
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
d'Egitto l'Aida (1871), in occasione dell'apertura del canale di Suez; Michele
Carafa, a Parigi dal 1827 al 1872, insegnò al conservatorio e compose numerose
opere teatrali e due balli; Ferruccio Busoni, insigne pianista, insegnò nei
conservatorî di Helsingfors, Mosca, Boston, Berlino, Vienna.

Tra i cantanti meritano di essere ricordati almeno Angelica Catalani, in


Germania, Inghilterra e Francia, che diresse per tre anni (1814-17) il Teatro
italiano di Parigi; Adelina Patti, F. Tamagno, A. Cotogni, E. Caruso, M.
Battistini e i più celebrati dei viventi, nei maggiori teatri d'Europa e d'America.
Tra i compositori viventi notiamo: Franco Alfano in Cermania e in Francia;
Alfredo Casella, Ildebrando Pizzetti e Ottorino Respighi: i quali tutti
soggiornarono più o meno a lungo all'estero, acquistandosi alta rinomanza; tra
i direttori d'orchestra Arturo Toscanini, salito in altissima fama in America,
che fu il primo straniero chiamato al teatro di Wagner a Bayreuth (1931).

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1138/1196
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Attori. - Appena si costituirono in compagnie regolari, i comici italiani della


commedia dell'arte vollero  una
tentare le scene straniere. In Francia essi hanno
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

storia quasi ininterrotta dalla fine del sec. XVI alla fine del XVIII. La prima
(/index.html)
compagnia della quale si ha notizia sicura è quella di Zan Ganassa. Nel 1577,
CATALOGO (/CATALOGO/)
desiderati dal re appaiono i Comici gelosi; nel 1583 ottiene vive accoglienze la
compagnia di Battista Lazzaro, e l'anno dopo quella dei Comici con identi, che si
ferma qualche anno. Ricompaiono nel (/TRECCANISCUOLA/)
SCUOLA 1588, e pure rimangono per qualche
tempo, i Gelosi. Nel 1600 a una compagnia che recitava all'Hôtel de Bourgogne
succede la compagnia dei Fedeli, della quale fa parte Isabella Andreini, che
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
riporta veri trionfi. La stessa compagnia, sotto la direzione di G. B. Andreini, è
chiamata a Parigi da Maria de' Medici, e vi fa lunghi soggiorni dal 1613 al 1625,
rinnovandosi quasi ogni annoTRECCANI
con artisti che, nel frattempo, avevano acquistato
CULTURA (/CULTURA/)
un nome in Italia; nel 1639, per invito di Luigi XIII, entra a farne parte Tiberio
Fiorilli (Scaramuccia), che si volle, dai Francesi stessi, maestro a Molière. Nel
1600, quando ha per direttore Andrea Zanotti
ACQUISTA (Ottavio), la compagnia dei
(/EMPORIUM/)

commedianti italiani prende la forma di compagnia permanente e recita al


Palais Royal alternativamente con quella di Molière; l'anno seguente vi
esordisce Domenico Biancolelli, con successo enorme. Nel 1684 la compagnia
riceve un suo regolamento, che la fa considerare come al servizio regolare; ma
va perdendo il suo carattere di "Compagnia della Commedia dell'Arte". Nello
svolgimento degli scenarî i comici introducono battute in lingua francese, che
diventano così numerose ed essenziali da indurre i commedianti francesi a
portare le loro proteste fin davanti al re. I comici italiani hanno causa vinta, ma
ne perde la commedia italiana. Non soltanto si aumentano le battute in
francese, ma si recitano commedie francesi, introducendo soggetti audaci per la
politica e per la morale, e sollevando proteste. La Fausse prude ha come
conseguenza l'espulsione dalla Francia dei comici italiani (1697). Il re autorizzi
però il comico Tortoriti e un macchinista a formare due compagnie di elementi
misti, ma in prevalenza francesi o francesizzati, per recitare in provincia. Nel
1716 il reggente, duca d'Orléans, incarica Luigi Andrea Riccoboni (Lelio) di
formare e condurre in Francia una compagnia di comici italiani: il successo è
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grande, ma breve. Si torna al repertorio misto (1718). A questo repertorio si


aggiungono parodie, comédie 
mêlées de chants (che preludono alla commedia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

musicale
(/index.html)
e al vaudeville), gli scherzi burleschi di Marivaux, ecc. Nel 1723 la
compagnia prende il titolo di Comédiens italiens ordinaires du roi; ma d'italiano
CATALOGO (/CATALOGO/)

non ha più che il nome e la tradizione. Si pensa seriamente a una riforma e si dà


incarico a Carlo Goldoni di dare nuova vita al teatro italiano di Parigi, ma gli
sforzi del Goldoni naufragano, SCUOLA
benché(/TRECCANISCUOLA/)
egli riporti successi personali come
autore. Nel 1780 i comici italiani vengono licenziati dal Théâtre italien.

LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)


A Parigi e in Francia recitarono comici italiani anche fuori di questa che può
essere considerata la "commedia italiana" e che ha avuto poche interruzioni.
Ricordiamo Flaminio Scala, noto autore di scenarî, che recitò nel 1600 a Lione
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
con Cecchini, e poi nelle Fiandre e nel Brabante: Giovanni Tabarini (o
Tabarin), che vi fu nel 1570 con Ganassa e vi rimase poi con l'altro italiano
Mondor, diventando celebre e legando il suo
ACQUISTA nome a spettacoli speciali. I
(/EMPORIUM/)
comici italiani portarono in Francia una vera e profonda rivoluzione nei
dialoghi e nelle farse dei saltimbanchi e determinarono il costituirsi di
compagnie regolari - o quasi - nella provincia: e una radicale innovazione nella
recitazione. È noto che la commedia dell'arte fu fonte della nuova commedia
francese.

Dalla fine del Seicento a quella del Settecento i comici italiani, direttamente o
attraverso Parigi, si sparsero per altre corti e paesi d'Europa. G. Tabarin con i
suoi compagni nel 1568 recitò a Linz, nel 1570-1571 e nel 1574 a Vienna. Nel
1570 era a Vienna il Pantalone Pasquati, e vi riportava grandi elogi anche nella
tragedia e nella pastorale. Tristano Martinelli, col fratello Drusiano, nel 1572
era in Inghilterra e nel 1588 in Spagna. Nel 1613-14 Pier Maria Cecchini
(Frittellino) recitava a Vienna, alla corte dell'imperatore Mattia. Nel 1687 e nel
1691 la compagnia di Franeesco Calderoni era al servizio dell'elettore di
Sassonia, e recitava a Monaco e nelle principali città dell'Impero. Al servizio
dell'elettore di Sassonia e re di Polonia, nel 1697-98 era la compagnia di Angelo
Costantini, e quella di Giovanni Toscani, che diede rappresentazioni a Dresda e
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Varsavia, Nel 1707 il Ristori, direttore dei comici italiani a Vienna, riformò la
compagnia, chiamandovi 
i Bertoldi e il Bellotti. Nel 1727, M. A. Riccoboni
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ottenne dal duca d'Orléans di portare la compagnia per due mesi in Inghilterra.
(/index.html)
Antonio Sacco, che si trovava con i suoi attori nel 1742 in Russia, fu accolto e
CATALOGO (/CATALOGO/)
generosamente premiato per le sue recite a Lisbona nel 1753, poi fu chiamato a
recitare a Innsbruck e altrove dalla corte imperiale; era paragonato a Garrick e
a Préville. SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

La Rivoluzione francese troncò questa emigrazione di comici italiani in


Francia. Solo nel 1830LIBRI
si recò a Parigi Carolina
(/TRECCANILIBRI/) Internari,
ARTE con repertorio
(/TRECCANIARTE/)

italiano, e riportò notevolissimi successi. Nel 1855 affrontò Parigi e la Francia


Adelaide Ristori, con l'ultima edizione della Compagnia reale sarda, e ottenne
grandissimo successo con Mirra di Alfieri;
TRECCANI a Parigi
CULTURA tornò nel 1856 e nel 1857,
(/CULTURA/)

recitando Medea di Legouvé e conseguendo un successo tale da annebbiare la


gloria della Rachel; nel 1861 recitò in francese, a Parigi e in provincia, la nuova
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
tragedia di Legouvé, Béatrix; e vi tornò nel 1865 accolta sempre con lo stesso
entusiasmo. Trionfarono sulle scene parigine, tra gli altri, Tommaso Salvini,
Ernesto Rossi, Flavio Andò, Eleonora Duse e Carlo Rosaspina, che aprì una
scuola di recitazione italiana. Dopo i successi parigini della Ristori e del Salvini,
il quale assieme a Ernesto Rossi, aveva suscitato entusiasmi anche in Russia,
tutti i teatri d'Europa e d'America si aprirono ai comici italiani di qualche
nome. Il teatro italiano era accolto con frequenza ad Alessandria e al Cairo;
Corfù e Atene ospitavano di frequente, oltre gli artisti di gran nome, le
compagnie regolari.

Verso il 1880 le escursioni all'estero delle compagnie italiane si moltiplicano


con modificazioni di direzione. Si restringono i giri negli stati d'Europa e si
allargano quelli nell'America Centrale e Meridionale, dove i nostri artisti
toccano anche i piccoli centri. L'interesse per gli attori italiani è tenuto vivo in
special modo da due grandi impresari: Cesare Ciacchi e Luigi Ducci.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1141/1196
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Qualche comico rimane nel paese e vi istituisce scuole: vi forma compagnie che
finiscono per trasformarsi in compagnie argentine o brasiliane. Anche
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
di
recente si è rinnovato il tentativo e oggi ancora esiste a Buenos Aires una
(/index.html)
scuola fiorente sotto la direzione della Cassini-Rizzotto.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Possono ancora menzionarsi, tra i moltissimi: la Ristori, che fece il giro del
mondo e fu anche, unica attriceSCUOLA
italiana, in Australia; Adelaide Tessero, che
(/TRECCANISCUOLA/)
seguì la Ristori in Europa e in America; Eleonora Duse, che fu ripetutamente in
Russia, a Vienna numerosissime volte, a Londra (1893, 1903, 1906, 1923), in
Germania, in Scandinavia,
LIBRI nell'America Meridionale
(/TRECCANILIBRI/) (1897-1913) e
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Settentrionale, e morì a Pittsburg alla vigilia del suo ritorno in patria; Ermete
Novelli che ebbe successi clamorosi nell'America Meridionale e recitò in
moltissimi paesi europei. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Tra le compagnie dialettali vanno menzionate quelle di G. Rizzotto, G. Grasso,


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
A. Musco. Negli anni più recenti varie compagnie italiane, anche dialettali,
hanno compiuto giri all'estero, e in particolare nell'America Meridionale.

Uomini di lettere. - Dei trovatori d'Italia, Sordello da Goito fu in Provenza per


40 anni; Bonifacio Calvo, genovese, dimorò dal 1252 in poi alla corte di
Alfonso X di Castiglia. Ruggero da Benevento scrisse in Ungheria una storia
dell'invasione dei Mongoli; e Brunetto Latini si fermò circa sei anni in Francia,
dove scrisse, in prosa francese, Li livres dou Tresor. In Boemia penetrò la cultura
italiana con Enrico d'Isernia, fondatore a Praga d'una scuola di notai e di
rettorica, e con Gozzo d'Orvieto, che Venceslao II chiamò per compilare un
nuovo codice per il regno boemo.

Nel sec. XIV, Marsilio da Padova fu rettore dell'università di Parigi e


consigliere di Ludovico IV il Bavaro, il fiorentino Roberto de' Bardi, cancelliere
dell'università parigina per 13 anni. Senza accennare alla probabile andata di
Dante a Parigi, ai viaggi e ai soggiorni in paesi stranieri di Giovanni Villani, di
Francesco da Barberino, di Bartolomeo da S. Concordio, di Fazio degli Uberti e
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d'altri; senza fermarci sugli anni provenzali di Francesco Petrarca e su le sue


relazioni con Convenevole 
da Prato, suo maestro a Carpentras, e con altri
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

italiani ad Avignone; ricorderemo che l'Italia diede alla Francia la sua prima
(/index.html)
scrittrice: Cristina da Pizzano (Christine de Pisan), condotta in Francia nel
CATALOGO (/CATALOGO/)
1368 da Tommaso, suo padre, astrologo e medico della corte di Carlo V.

Nella prima metà del Quattrocento, molti degli umanisti italiani fecero lunghe
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
peregrinazioni per l'Europa e l'Impero d'Oriente in cerca di codici e di epigrafi
antiche. A Costantinopoli insegnò rettorica per un quinquennio Antonio
Cassarino da Noto (mortoLIBRI nel 1444). Filippo ARTE
(/TRECCANILIBRI/) Buonaccorsi da S. Giminiano fu il
(/TRECCANIARTE/)

vero introduttore in Polonia dell'Umanesimo italiano. In Germania, alla fine


del '400, troviamo poeti umanisti come Giovanni Stefano Emiliano da Vicenza,
coronato poeta da Federico IIITRECCANI
e poi da CULTURA
Massimiliano. Altri vissero in Francia:
(/CULTURA/)

come Publio Gregorio Tifernate, che, dopo aver a lungo dimorato in Grecia, fu
dei primi a introdurre a Parigi, intorno al 1455, lo studio del greco, e il
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
veneziano Girolamo Balbi, umanista e giurista, professore a Parigi dal 1484, che
lasciò la Francia nel 1496, andò in Inghilterra e a Vienna, ove insegnò diritto
cesareo e belle lettere, e poi in Ungheria, precettore di corte. In Inghilterra, un
gruppo d'umanisti italiani s'adunò intorno al duca Humphrey di Gloucester;
altri ne troviamo sotto Enrico VII. Chiamato in Portogallo nel 1435, il
veneziano Maffeo Pisani fu precettore del principe Alfonso, e scrisse la storia
della guerra di Ceuta, da lui combattuta; Cataldo Parisio Siculo, maestro alla
corte di Giovanni II di Lisbona dal 1490, scrisse De rebus gestis Iohannis regis. Più
tardi furono in Spagna Guiniforte Barzizza pavese (1400-1460 c.), consigliere di
Alfonso re d'Aragona e celebratore delle imprese di lui, e i poeti Antonio
Gerardini d'Amelia e Bartolomeo Gentile Falamonica, genovese. Molti Italiani
si raccolsero intorno a Mattia Corvino e a Beatrice d'Aragona, creando in
Ungheria un vero centro di cultura umanistica italiana: rammenteremo
Antonio Bonfini ascolano (1427-1502), che divenne il primo storico
dell'Ungheria; Aurelio Brandolini, detto Lippo, fiorentino, che professò
parecchi anni eloquenza a Buda; Galeotto Marzio, che scrisse la biografia del re,
ne educò il figlio Giovanni e diresse la biblioteea di Buda, al cui arricchimento e
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ordinamento provvidero gli umanisti Taddeo Ugoletti da Parma e Bartolomeo


Fonzio fiorentino (1445-1513). 
Enea Silvio Piccolomini importò in Boemia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

l'Umanesimo italiano, e scrisse la storia della Boemia.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Nel sec. XVI, l'immigrazione fu assai frequente in Francia. Luigi Alamanni è il
massimo rappresentante dell'italianismo in Francia; Bernardo Tasso nella corte
di Enrico II scrisse l'Amadigi; Matteo Maria Bandello, che seguì in Francia
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Cesare Fregoso, fu in relazione con Margherita di Navarra ed ebbe da Enrico II
il vescovato di Agen (1550); Giammaria Barbieri, vissuto otto anni a Parigi dal
1538, fu dei primi a illustrare la poesia provenzale.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Per menzionare altri meno
ARTE (/TRECCANIARTE/)

noti, Girolamo Aleandri, ebraicista ed ellenista friulano, iniziò a Parigi, nel


1508, l'insegnamento regolare del greco; a lungo vissero in Francia l'umanista e
poeta Publio Fausto AndreliniTRECCANI
da Forlì,CULTURA
professore alla Sorbona, e il veronese
(/CULTURA/)

Paolo Emili, autore dell'opera De rebus gestis Francorum. La corte di Francesco I


divenne una piccola Italia: il re aveva avuto maestro l'umanista bresciano
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Giovanni Francesco Conti, detto Quinziano Stoa (1484-1557); Agostino
Giustiniani, chiamato da Francesco I, insegnò dal 1515 al 1522 lingue orientali
nell'università di Parigi, seguito da due professori di lingua ebraica, il veneziano
Paolo Paradisi, soprannominato Canossa, e il calabrese Agacio Guidacerio.
Trasferitosi in Francia nel 1522, Benedetto Tagliacarne da Sarzana vi pubblicò,
col nome di Teocreno, i suoi Poëmata, e fu maestro del figlio del re; Andrea
Alciato, famoso giureconsulto, insegnò a Bourges, chiamatovi da Francesco I.
Lione divenne per i Fiorentini una seconda patria: vi andarono Bernardo
Davanzati, Francesco Giuntini e una schiera di stampatori, dei quali il più noto
è Iacopo Giunti. Sotto Enrico II, Francesco II e Carlo IX, dimorò in Francia il
veneziano Michele Soriano, autore d'una storia di Francia. Flaminio Birago
milanese, colonnello francese e gentiluomo di Enrico III, compose versi in
francese. Prospero Santacroce scrisse la storia delle guerre civili. Sotto Caterina
de' Medici ed Enrico II, gl'Italiani ebbero il predominio nella corte e nella
cultura francese. Anche i paesi iberici ebbero dall'Italia forte impulso alla loro
rinascita. Andrea Navagero (1483-1529), nel suo lungo soggiorno a Granata,
divenne amico del poeta Juan Boscán, al quale insegnò a far sonetti spagnoli
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alla maniera degl'Italiani. Sono note le relazioni con gl'Italiani di Carlo V, che
elesse Paolo Giovio suoISTITUTO
storiografo. 
Lucio Marineo tenne per dodici anni
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

scuola di lettere a Salamanca, e scrisse più opere in gloria della Spagna. Una
(/index.html)
storia De bello Granatensi scrisse anche il suo contemporaneo Pietro Santeramo.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Visse in Catalogna Antonio Lofrasso, d'Alghero, che compose in castigliano un
romanzo pastorale (1573). Il messinese Giovanni Antonio Viperano (nato circa
nel 1540) fu, sino al 1587, cappellano
SCUOLAdi corte e storiografo di Filippo II.
(/TRECCANISCUOLA/)
Giovanni Pietro Bonamici aprì a Lisbona nel 1501 una tipografia; nove anni
dimorò in Portogallo il gesuita bergamasco Giampiero Maffei, che scrisse in
latino la storia della conquista delle Indie. ARTE (/TRECCANIARTE/)
LIBRI (/TRECCANILIBRI/)

L'immigrazione italiana fu attiva in Inghilterra, raggiungendo il culmine sotto


Enrico VIII ed Elisabetta. Andrea Ammonio lucchese, segretario di Enrico VIII
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

per le lettere latine, ne cantò le vittorie sulla Francia in un poema latino;


Polidoro Virgilio urbinate visse in Inghilterra ed ebbe da Enrico VII l'incarico
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di scriverne la storia (1534); Petruccio Ubaldini, dopo aver militato per Enrico
VIII, divenne storico di Edoardo VI; Giovanni Florio fu insigne filologo e
propagatore nella corte di Elisabetta della conoscenza della nostra letteratura.
Girolamo Falletti da Trino insegnò, dal 1534 circa, nell'università di Lovanio,
descrisse la guerra di Francia coi Paesi Bassi nel suo poema De bello Sicambrico, e
andò poi in Germania, e in Polonia; Ludovico Guicciardini, nipote di
Francesco, visse a lungo nei Paesi Bassi e li descrisse. Il risveglio degli studî in
Germania si dovette, più che agl'Italiani ivi emigrati, ai Tedeschi che
dall'ultimo trentennio del '400 a tutto il '500 vennero a studiare in Italia. Il
gesuita Angelo Cospi bolognese lesse umanità nello Studio di Vienna. Paolo
Amalteo di Pordenone fu alla corte di Massimiliano I, che lo incoronò poeta e
cominciò a scrivere le gesta del suo mecenate. Valentiniano Polidamo viveva in
Polonia nel 1543, nel quale anno pubblicò ivi un saggio della storia ungherese;
Francesco Stancari mantovano fu professore d'ebraico in Polonia e in Prussia.
Giovanni Michele Bruto veneziano fu lo storico del re Stefano Báthory e di
Rodolfo II, per l'Ungheria. Alessandro Guagnino veronese militò a lungo
nell'esercito polacco, e scrisse una storia in latino della Polonia. Il dotto
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

ferrarese Celio Calcagnini, nel 1517, si recò in Ungheria al seguito del cardinale
Ippolito d'Este. Il letterato milanese Girolamo Benzoni non meno di 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

quattordici anni, dal 1521, visse in America, e scrisse una storia del Nuovo
(/index.html)
Mondo.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Nel sec. XVII, Arrigo Caterino Davila militò in Francia e divenne lo storico
delle guerre civili di quella nazione; Ottavio Rinuccini accompagnò Maria de'
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Medici, per le cui nozze con Enrico IV aveva scritto l'Euridice (1600); G. B.
Marino fu l'idolo della corte di Maria de' Medici e poi di Luigi XIII. Il vicentino
Galeazzo Gualdo PrioratoLIBRI(1606-1678), guerriero
(/TRECCANILIBRI/) e diplomatico in varî paesi
ARTE (/TRECCANIARTE/)

d'Europa e nel Brasile, fu chiamato in Francia dal Mazzarino a scriver la storia


del suo ministero, e a Vienna a scriver quella di Leopoldo I. Camillo Lilii da
Camerino ebbe il titolo di storiografo di Luigi XIV. Vittorio Siri, parmigiano,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

storico degli avvenimenti europei contemporanei, chiamato in Francia da Luigi


XIV, ebbe dal re i titoli di consigliere, elemosiniere e storiografo. Il genovese
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Giov. Paolo Marana (1642-1693) scrisse e pubblicò a Parigi nel 1684 l'Espion du
Grand Seigneur dans les cours des princes chrétiens, che servì poi di modello alle
Lettres Persanes del Montesquieu. Visse molti anni nella Spagna, e a Vienna,
Francesco Pilo Melone di Sassari, ottimo scrittore in lingua spagnola; Giuseppe
Camerino da Fano compose Novelas amorosas (1624); membro del consiglio
privato di Filippo IV, che lo inviò ambasciatore in Inghilterra, e storico regio fu
il bolognese Virgilio Malvezzi; Paolo Antonio di Tarsia da Conversano giovine
si trasferì a Madrid, ove scrisse gran parte delle sue opere, in italiano, in latino
e in spagnolo; verso la metà del '600, fu per sette anni alla corte di Madrid
Giulio Rospigliosi, poi papa Clemente IX, che primo adattò in forma
melodrammatica i drammi di Calderón. A Lovanio Roberto Bellarmino lesse
sette anni teologia; Guido Bentivoglio, andato nunzio in Fiandra nel 1607,
divenne lo storico della guerra di Fiandra. Importante la dimora in Inghilterra
dello storico e romanziere dalmata Giov. Francesco Biondi (1572-1644),
gentiluomo del re e autore di una storia delle guerre tra le case di York e di
Lancaster, che Henry Carey tradusse. Addetti alla corte austriaca, il perugino
Ludovico Aureli scrisse una storia della rivoluzione di Germania e di Boemia,
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

l'anconitano Prospero Bonarelli compose parecchie opere teatrali. L'imperatore


Ferdinando III fece fondare a Vienna dall'arciduca Leopoldo, nel 1656,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

un'accademia italiana, di cui facevano parte dieci patrizî italiani, tutti viventi in
(/index.html)
quella corte, con a capo Raimondo Montecuccoli. Il trentino Ascanio Triangi
CATALOGO (/CATALOGO/)
(1638-1696), consigliere reggente per l'Austria inferiore, scrisse la storia della
guerra contro l'imperatore Leopoldo I (1693). Giuniano Pierelli fu poeta a
Vienna, imperando Leopoldo (1658-1705), e scrisse il poema Vienna difesa. Il
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
bergamasco Niccolò Minato, verso la fine del sec. XVII inaugurò a Vienna la
serie dei poeti cesarei, che continuò, sino a Clemente Bondi, vissuto a Vienna
sino al 1821. Il gesuitaLIBRI
Giulio Solimani, da Fermo
(/TRECCANILIBRI/) (1595-1639), lesse filosofia a
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Praga e fu biografo dei re boemi. A Praga, da quando Rodolfo II d'Asburgo era


stato incoronato re di Boemia (1575), l'influenza italiana fu assai forte. Ciro
Spontoni bolognese, guerreggiando in Ungheria intorno al 1602, compose
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

un'opera storica, Azioni dei re d'Ungheria, che divenne poi l'Istoria della
Transilvania. Virginio Puccitelli daACQUISTA
San Severino, musicista e poeta, fu
(/EMPORIUM/)
segretario di Ladislao IV di Polonia; e Alessandro Cilli, tenore nella cappella
reale di Sigismondo III, scrisse due opere riguardanti la storia polacca. Antonio
Possevino, nunzio apostolico in Polonia, Ungheria, Svezia e Moscovia, stese
una diligente descrizione e storia dell'impero moscovita, una delle prime a
veder la luce su questo argomento. G. B. Donato veneziano, bailo a
Costantinopoli, scrisse osservazioni sulla letteratura dei Turchi (1688), che
sono la prima opera apparsa in Europa sulla cultura ottomana.

Nel sec. XVIII, da G. D. Cassini al Lagrange, dall'archeologo raguseo Anselmo


Banduri, bibliotecario a Parigi, a Ennio Quirino Visconti, l'Italia diede alla
Francia insigni scienziati, come coi Riccoboni attori e autori, col Galiani, col
Casanova, col Goldoni, col Denina, col Gerdil e altri moltissimi le diede più o
meno valenti scrittori in lingua francese. Ma altri uomini poco noti si voglion
ricordare. Giovanni Oliva (morto nel 1757) curò per trentasei anni a Parigi la
biblioteca del cardinale di Rohan e ne compilò il catalogo. Benemerito della
cultura italiana a Parigi fu il libraio Gian Claudio Molini. Letterati e uomini
politici insieme, nel tempo della Rivoluzione, furono Giuseppe Antonio Ceruti,
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Giuseppe Gorani, Anton Francesco Andrei e Filippo Buonarroti. Visitarono la


Spagna, o a lungo ci vissero, 
e furono benemeriti spagnolisti, il padre Roberto
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Caimo, il Baretti, Pietro Napoli Signorelli e specialmente G. B. Conti da


(/index.html)
Lendinara. Paolo Rolli, Antonio Conti, l'Algarotti (che scrisse una famosa
CATALOGO (/CATALOGO/)
relazione sul suo viaggio in Russia), il Baretti, l'Alfieri e altri visitarono
l'Inghilterra, o vi dimorarono. Insegnò lingua italiana a Londra Vincenzo
Martinelli da Montecatini, autore d'una storia d'Inghilterra, la prima in lingua
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
italiana. Fu bibliotecario del British Museum e sottosegretario di stato lo
storico e filologo grigionese Giuseppe Planta.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Sono note le relazioni con gl'Italiani di Federico il Grande, nella cui corte
troviamo l'Algarotti, poi Carlo Antonio Pilati, Carlo Denina, che divenne lo
storico di quel re e del movimento intellettuale
TRECCANI da lui promosso; Girolamo
CULTURA (/CULTURA/)

Lucchesini, che fu ciambellano e confidente del re, ambasciatore della Prussia a


Vienna e a Parigi, e autore d'una storia della Confederazione renana; Giov.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Alessio Borelli, che venne incaricato da Federico di dirigere l'edizione di
parecchie sue opere e a Berlino pubblieò operette filosofiche, un giornale di
pubblica istruzione e uno d'agricoltura. Fu poeta del teatro di Berlino il
livornese Antonio Landi, compendiatore del Tiraboschi e autore d'una storia
degl'imperatori sassoni edita in tedesco. Oltre a Gian Ludovico Bianconi (v.),
ricordiamo Stefano Benedetto Pallavicini, padovano, che fu poeta di corte e
segretario a Dresda di re Augusto II; Giov. Pietro Tagliazucchi modenese,
poeta delle corti di Vienna, Dresda, Berlino, Monaco, Stoccarda, che lasciò un
primo saggio di critica della letteratura tedesca contemporanea (1755). Il
Landau ha provato che dalla fine del Seicento sino alla metà del sec. XVIII
l'influsso italiano prevalse esclusivo nella vita intellettuale dell'Austria, e si
formò a Vienna un centro di scienziati poeti predicatori italiani. Tralasciando i
poeti cesarei (P. Bernardoni, A. S. Stampiglia, A. Zeno, P. Pariati, G. C.
Pasquini, P. Metastasio, G. B. Casti e altri), citeremo solo Giambattista Gaspari
di Levico, professore di storia nell'università di Vienna e prefetto riformatore
degli studî di belle lettere nell'Austria tedesca. Il re di Polonia Stanislao
Poniatowski favorì singolarmente gl'Italiani: la lingua e la musica italiana erano
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familiari nella corte: bibliotecario, mons. Giovanni Albertoni, archeologo, che


nel 1771 venne in ItaliaISTITUTO
a raccoglier 
libri e manoscritti riferentisi alla Polonia.
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

In Russia, Francesco Angiolini, piacentino, dedicò a Caterina II un poemetto in


(/index.html)
russo. Visse due anni in Danimarca il padre Isidoro Bianchi da Cremona, e
CATALOGO (/CATALOGO/)
scrisse un'opera sullo stato della letteratura in quel paese. L'Asia fu
specialmente illustrata dai missionarî. Il padre Giuseppe C. Beschi conobbe così
addentro la lingua tamulica, cheSCUOLA
primo(/TRECCANISCUOLA/)
fece conoscere agli occidentali, da
scrivere in quella lingua poemi e trattati. Il padre Ippolito Desideri, pistoiese,
trattò per primo della dottrina di Buddha. Vero fondatore dell'archeologia
americana è il milaneseLIBRI
Lorenzo Boturini Benaducci,
(/TRECCANILIBRI/) che visse nel Messico dal
ARTE (/TRECCANIARTE/)

1736 al 1745. Il gesuita Antonio Macioni d'Iglesias (morto nel Paraguay nel
1755) pubblicò in spagnolo parecchie opere sui popoli americani. Benemeriti
degli studî americani furono anche i gesuiti
TRECCANI Francesco
CULTURA Salvatore Gilli, per
(/CULTURA/)

diciotto anni missionario a Quito. Anche negli Stati Uniti si esplica l'azione
degl'Italiani; basti ricordare il toscano Filippo Mazzei, già chirurgo a Smirne,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
commerciante a Londra, che emigrò nella Virginia nel 1773. Quivi s'occupò
d'agricoltura, fondò un giornale per sostenere i diritti dei coloni, e con un libro
di ricerche storico-politiche sugli Stati Uniti contribuì a far conoscere
all'Europa la repubblica americana.

Impossibile seguire nel mondo i più ragguardevoli italiani nel secolo XIX, o
anche solo enumerare i viaggiatori che descrissero i loro viaggi,
gl'improvvisatori di versi e i nostri esuli letterati. Ci contenteremo anche qui di
rammentare alcuni italiani meno noti. Parigi, com'è naturale, fu piena d'Italiani
nell'età napoleonica. Tralasciando i più illustri, citeremo Giovanni Ferri da
Fano, che fu adoperato da Napoleone per il riordinamento delle pubbliche
scuole e scrisse molte opere in francese, e i filologi Giosafatte Biagioli e
Antonio Buttura. Più tardi, Pier Angelo Fiorentino. attivo e vivace giornalista,
fu collaboratore dei romanzi del Dumas; Giacomo Alessandro Bixio fondò con
M. Buloz la Revue des Deux Mondes; professore di archeologia nell'Accademia di
Francia fu il romano Pietro Ercole Visconti; presiedette all'lstituto storico di
Francia e fece una relazione in favore del taglio dell'istmo di Suez il genovese
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Antonio Brignole Sale; Benedetto Melzi fu diiettore della scuola di lingue


moderne a Parigi e compilò un nuovo dizionario enciclopedico. La larga
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
ospitalità che trovarono tra gl'Inglesi nei primi anni del sec. XIX L. Da Ponte,
(/index.html)
F. Pananti, G. B. Belzoni, U. Foscolo, G. Pecchio e altri illustri, fece
CATALOGO (/CATALOGO/)
dell'Inghilterra la patria ideale dei nostri esuli: occorre appena ricordare
Antonio Panizzi, conservatore del British Museum e creatore della biblioteca di
tipo moderno, e Giovanni Ruffini, romanziere in inglese; Giovanni Bezzi da
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Casal Monferrato, esule del 1821, riparò in Inghilterra, dove professò
letteratura inglese nel Queen's College e fu uno dei fondatori della Royal
Academy a Londra. Molti LIBRIItaliani troviamo aARTE
(/TRECCANILIBRI/) Vienna, oltre agli ultimi poeti
(/TRECCANIARTE/)

melodrammatici di corte, come Clemente Bondi, Giuseppe Carpani e Pietro


Bagnoli. Vent'anni dimorò a Vienna, scrittore e insegnante, Alessandro
Bazzani. Nella Svizzera, Michele Ferrucci
TRECCANI di Lugo
CULTURA insegnò letteratura latina a
(/CULTURA/)

Ginevra e fu uno dei fondatori della ginevrina Società di storia e archeologia.


Filippo De Boni da Caupo presso Feltre, storico e giornalista, fu dal 1849 al
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
1860 a Zurigo, dove pubblicò la Cronaca mensile delle cose europee. Anche
nell'Asia fecero ricerche e studî i nostri dotti. Il domenicano Giuseppe
Campanile percorse l'Oriente negli anni 1802-12, e specialmente il Kurdistan,
di cui scrisse la storia; vent'anni rimase missionario in Persia mons. Leopoldo
Sebastiani, romano, autore della storia dell'Indostan (1821); il milanese G. B.
Rampoldi (1761-1836) viaggiò in gioventù in Asia e in America, accumulando
materiali per i suoi annali musulmani e la sua storia degli Arabi. Negli Stati
Uniti fu araldo d'italianità nei primi anni dell'Ottocento Lorenzo Da Ponte. Il
conte Serafino Frenfanelli fu giornalista negli Stati Uniti negli anni 1860-63, e
vi pubblicò due libri sulla storia e la cultura del paese che lo ospitava. Fiorenzo
Galli da Carrù imprese a Messico, col conte Linati di Parma, la pubblicazione di
un giornale in tre lingue; passò poi in Inghilterra, in Francia, pubblicando
opere storiche e filologiche. Pietro De Angelis, già segretario di Gioacchino
Murat, si stabilì a Buenos Aires, dove pubblicò un giornale politico in francese,
inglese e spagnolo, e compilò in sette volumi in folio la collezione dei

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

documenti relativi alla storia del Río de la Plata. Dei viventi ricorderemo solo
Gabriele d'Annunzio, che tra il 1910 e il 1915 scrisse, in Francia, alcunidrammi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

in francese: Le Martyre de Saint Sébastien, Le Chèvrefeuille, La Pisanelle.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Agli studî archeologici diedero un notevole contributo studiosi italiani, a
cominciare dagli umanisti, che visitarono spesso la Grecia e l'Oriente,
raccogliendo oggetti, epigrafi, descrizioni e disegni di monumenti: il maggiore
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
tra essi è Ciriaco d'Ancona, che tra il 1418 e il 1448 percorse le varie regioni e
isole della Grecia, l'Asia Minore, l'Egitto, lasciando preziosissime notizie. Nel
sec. XVII illustri viaggiatori e raccoglitori d'oggetti
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) antichi furono Manfredo
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Settala e Giovanni Pagni (quest'ultimo studiò particolarmente la zona di


Cartagine); sommamente benemerito è Cornelio Magni per le descrizioni che
ci ha lasciato delle antichità della Turchia e della Grecia. Nel sec. XVIII
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Scipione Maffei compì un lungo viaggio archeologico in Francia e scrisse poi le


Gallicae antiquitates; G. F. Mariti esplorò in otto anni tutta l'isola di Cipro, la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Palestina e la Siria; Domenico Sestini, professore d'archeologia a Pisa, viaggiò
per 15 anni in Oriente; l'architetto piemontese G. B. Borra prese parte
all'esplorazione inglese in Siria di Wood e Dawkins, e disegnò le antichità di
Palmira e Ba′albek. A Giambattista Lusieri, agli architetti Sebastiano Ittar di
Catania e Vincenzo Balestra e al formatore Vincenzo Rosati sono dovuti tutti i
disegni e i calchi raccolti in Atene dalla spedizione di lord Elgin nel 1799; e a
giudicare dei marmi del Partenone il Parlamento inglese chiamò nel 1814
Ennio Quirino Visconti, che già dal 1799 era a Parigi quale conservatore del
Museo del Louvre e primo professore d'archeologia all'università. Nel sec. XIX
è da ricordare anzitutto un gruppo di esploratori dell'Egitto, di cui i più
importanti sono: G. B. Belzoni, che arricchì di preziosi monumenti il British
Museum (1812-16), Bernardino Drovetti, che radunò due magnifiche
collezioni, una delle quali fu acquistata per il Museo di Torino e l'altra formò la
base del Museo Egiziano del Louvre, e raccolse molte nuove notizie, poi
pubblicate a Parigi dallo Jomard. L'opera d'Ippolito Rosellini, capo della
inissione toscana che accompagnò quella francese dello Champollion (1828-
29), merita speciale rilievo, sia per il lavoro assuntosi, sia anche perché dopo la
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

morte dello Champollion egli da solo pubblicò otto volumi dei Monumenti
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
dell'Egitto e della Nubia, e l'opera fu compiuta da altri Italiani; altri importanti
scavi eseguì nel 1830 l'emiliano Giuseppe Ferrini. Uno dei fondatori
(/index.html)
dell'assiriologia fu il piemontese Paolo Emilio Botta che scoprì Ninive, scavò il
CATALOGO (/CATALOGO/)
palazzo e la città del re Sargon I a Khorsabad (1837-44) e mandò gli oggetti
rinvenuti al Museo del Louvre. A Rodi Alfredo Biliotti scoprì dopo il 1868 la
necropoli di Ialiso e quelle vastissime
SCUOLApresso Calavarda, le cui ricche
(/TRECCANISCUOLA/)

suppellettili sono ora ai musei Britannico e di Berlino; Luigi Palma di Cesnola,


dopo essere stato brigadiere generale negli Stati Uniti, divenuto console
americano a Cipro vi condusse vastissimi scavi
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) (1865-67),
ARTE che rivelarono
(/TRECCANIARTE/)

l'antica civiltà cipriota sino allora ignorata, e l'importantissima collezione


raccolta, non prima di essere stata offerta all'Italia, costituì il primo nucleo del
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Metropolitan Museum di New York, di cui il Cesnola stesso fu fondatore e
direttore. Fondatore del Museo greco-romano di Alessandria d'Egitto (1892-
1903) fu il modenese Giuseppe Botti. Tra i contemporanei ricordiamo solo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Ernesto Schiaparelli, capo della missione italiana in Egitto dal 1902 al 1924, e
Federico Halbherr trentino, fondatore e direttore dal 1884 al 1930 della
Missione italiana nell'isola di Creta che per primo egli esplorò interamente e
dove scoprì e scavò le città di Festo, Gortina, Hagía Triáda e l'Antro Ideo.

Ecclesiastici. - Fin dagli albori del secondo millennio l'opera diretta di


ecclesiastici e santi italiani appare preponderante nello sviluppo dei maggiori
centri religiosi, mistici e teologici, d'oltralpe. Nei secoli XI-XIV tale apporto si
orienta quasi esclusivamente verso la regione dell'occidente europeo (Francia,
Inghilterra, Renania), mentre in seguito alla progressiva conquista dell'Oriente
da parte della cultura latina, effetto delle grandi crociate politiche e missionarie,
l'emigrazione religiosa italiana conquista anche l'Europa orientale, per
estendersi nell'ultimo secolo, sia pure con diminuita intensità, a tutto il mondo
civile.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Con l'opera di Lanfranco di Pavia e di S. Anselmo d'Aosta nell'abbazia


normanna del Bec e nella  del
sede arcivescovile di Canterbury ha inizio l'ondata
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

movimento intellettuale italiano verso l'Occidente. Prelati, pontefici, teologi


(/index.html)
italiani fanno a Cluny e a Parigi permanenze a volta provvisorie a volta stabili;
CATALOGO (/CATALOGO/)
ma non mancano di visitare altri centri religiosi, specialmente nella Germania
occidentale. Nei secoli XIII e XIV l'università parigina accoglie la parola di S.
Tommaso d'Aquino, di S. Bonaventura di Bagnoregio, del B. Ambrogio da
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Siena e di altri santi teologi e canonisti, intorno ai quali è una densa schiera di
religiosi italiani, maestri e studenti, per lo più appartenenti ai nuovi ordini
francescano e domenicano. L'opera di magistero
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEdegli ecclesiastici italiani
(/TRECCANIARTE/)

continua intensa in questo periodo anche in Spagna, in Inghilterra (Oxford) e


in Germania (Colonia).
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Con le grandi figure di S. Giacomo delle Marche e di S. Giovanni Capistrano


s'iniziano i diretti contatti fra la cultura religiosa italiana e i popoli dell'Oriente
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
europeo e dei Balcani nel sec. XV. Particolarmente intensi sono i rapporti con
l'Ungheria e con l'Austria durante l'accrescersi della monarchia asburgica. Dal
sec. XVI al XIX le sedi episcopali di Graz, Salisburgo, Vienna, Budapest sono di
frequente occupate da insigni prelati italiani; mentre gesuiti provenienti dalla
penisola fanno argine al dilagare della Riforma, e francescani cercano di
affermare la cultura latina nei Balcani orientali. Santi (come Francesco di Paola
e Leonardo da Brindisi), teologi (come Antonio Possevino e S. Roberto
Bellarmino), prelati (come Enea Silvio Piccolomini), vescovi italiani appaiono
anche in Spagna, Portogallo, Francia, Fiandre, Germania e fino in Polonia e in
Russia. Con il nazionalizzarsi della cultura religiosa negli stati europei decresce
il contributo fino allora predominante del clero italiano oltralpe; mentre con le
missioni e l'insegnamento scientifico, ma anche con il magistero eeclesiastico,
si creano nuovi sbocchi negli altri continenti, specialmente nell'America
Settentrionale.

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Riformatori. - Numerosi sono i pensatori italiani che nel sec. XVI, rifugiatisi
all'estero per aver aderito alle idee eretiche, apportarono un notevole 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

contributo alla Riforma protestante.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Pietro Martire Vermigli, professore a Zurigo, in Germania, in Inghilterra,
contribuì quivi al riordinamento ecclesiastico, Pier Paolo Vergerio, fu
prosecutore di Lutero come controversista attivissimo nel Württemberg;
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Matteo Flacio Illirico influì con le "Centurie di Magdeburgo" sulla storiografia
tedesca; Girolamo Zanchi insegnò teologia e filosofia a Strasburgo e
Heidelberg; la sua opera Natura Dei (1576)ARTE
De(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI offriva una prima filosofia della
(/TRECCANIARTE/)

religione; Giulio Pace da Vicenza, uno dei primi giuristi dell'epoca, insegnò
prima all'Accademia calvinistica di Ginevra, poi a Heidelberg, a Sedan, a
Montpellier, a Padova e infineTRECCANI
a Valence; Emanuele Tremellio, ebreo
CULTURA (/CULTURA/)

convertito al calvinismo, nel 1547 in Inghilterra, professore a Cambridge,


Metz, Heidelberg, Sedan, diede grande impulso agli studî ebraici in Inghilterra.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Oltre a questi sono da ricordare Pietro Bizzarri ad Augusta, Galeazzo
Caracciolo, i fratelli Balbani, a Ginevra.

La massa dei riformati italiani di Ginevra, di Lione e di Tolosa esercitavano la


mercatura e la banca come pure i gruppi di Anversa e di Augusta, o servivano
in qualità d'agenti diplomatici e politici come Vincenzo Maggi bresciano.
Notevole fra le altre le famiglie degli Oltramare da Genova (in Ginevra dal
1570), nonché fra le tante lucchesi quelle dei Burlamacchi, Calandrini, Diodati,
Micheli, Minutoli, Rustici, Simoni, Turrettini. Meno numerosi ma non meno
attivi i gruppi di Basilea (un Ambrogio Socino vi dà origine ad una famiglia
Socin che conta celebri professori dell'università) e di Zurigo, dove va ricordata
soprattutto la famosa "comunità locarnese" della quale facevano parte famiglie
come gli Orelli e i Pestalozzi. Ippolito de Collibus fu professore di diritto a
Basilea e a Heidelberg; Bernardino Ochino partecipò attivamente
all'organizzazione della chiesa italiana protestante di Zurigo e della chiesa
inglese; con le sue teorie sul libero arbitrio influì fortemente sul Leibniz, con le
sue concezioni sull'unità delle religioni, sulla tolleranza, sullo spiritualismo,
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

influì direttamente sul Milton e su K. Schwenckenfeld oltreché in generale


sulla società colta inglese 
dell'epoca. Giacomo Aconcio eon il suo De Methodo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
e
coi suoi Stratagemmi di Satana, acquistò fama nel mondo inglese e olandese del
(/index.html)
secolo, agendo direttamente sui latitudinarî delle varie confessioni. Celio
CATALOGO (/CATALOGO/)
Secondo Curione, antitrinitario e spiritualista, trasfuse le sue concezioni in
gran numero di trattatelli religiosi che acquistarono diffusione nelle scuole
protestanti (Basilea, Strasburgo)SCUOLA
accanto ai suoi scritti per l'insegnamento
(/TRECCANISCUOLA/)

umanistico. Da Ochino e da Curione ritrasse le sue idee Sebastiano Castellion,


italiano, non francese, le cui operette scolastiche furono diffusissime, e che pure
influì sullo spiritualismo quacchero.
LIBRI Le idee di
(/TRECCANILIBRI/) Francesco
ARTE Pucci sulla religione
(/TRECCANIARTE/)

naturale e sulla teodicea precorrono quelle del Leibniz e quelle del Herbert di
Cherbury.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

L'influenza dei Socini - Lelio e soprattutto suo nipote Fausto, vero fondatore
del movimento sociniano e organizzatore dei dissidenti polacchi - si fece
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
sentire direttamente e immediatamente con i cripto-sociniani (Soner, Peuschel,
ecc.) all'università di Altorf, nella quale studiò il Leibniz, e sui movimenti
ecclesiastici arminiano, dei rimostranti, e latitudinario; indirettamente
attraverso una setta rimostrante sullo Spinoza, per venire a poco a poco
accettata nel Settecento dal mondo protestante.

L'importanza dei sociniani non è del resto limitata solamente al campo


strettamente ecclesiastieo, ma è notevolissima anche per tutto lo svolgimento
del pensiero politico, morale e teologico del '600. Attivissimo propagatore del
monoteismo razionalistico antitrinitario è il famoso Giorgio Biandrata, medico
di Stefano Báthory, fondatore dell'unitarismo transilvano. A Heidelberg
Scipione Gentile insegnò le teorie del più famoso fratello Alberico sul diritto
delle genti, anch'esse basate sulle concezioni sociniane. Giovanni Paolo Alciati,
sociniano e anabattista, dopo lunghe peregrinazioni in Svizzera, Germania,
Polonia, si ritirò a Danzica; Giovanni Valentino Gentile, da Cosenza, difese e
propugnò anch'egli un monoteismo antitrinitario razionalistico. Notevole è
Francesco Stancaro da Mantova, ebraicista, introduttore in Polonia della
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1155/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

teologia umanistica italiana, preparatore così del socinianesimo. Francesco


Lismanin (morto nel 1563), fu anch'egli uno dei principali introduttoridella
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Riforma in Polonia; Gerolamo Massari, da Vicenza, fu famoso per il libello in


(/index.html)
favore della tolleranza Eusebius Captivus. Iacopo Paleologo, rettore del ginnasio
CATALOGO (/CATALOGO/)
di Klausenburg (Cluj, in Transilvania), partecipò attivamente alla diffusione
della tolleranza politica col De Magistratu politico. Agostino Doni da Cosenza
sviluppò durante la sua residenza basilese
SCUOLA le sue teorie, più audaci delle
(/TRECCANISCUOLA/)

telesiane, nel De Natura Hominis. Si ricordino ancora i nomi degli umanisti


Michele Bruto, Bernardino Bonifacio marchese d'Auria. Matteo Gribaldi,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
mentre propaga in Francia e in Germania il suo nuovo metodo di studio del
diritto, afferma in quei paesi la sua concezione razionalista (antitrinitaria) della
religione cristiana.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Professore e nel 1578 rettore dell'università di Basilea è Nicola Giovanni


Stupano (1542-1621), biografo dei Curioni,
ACQUISTA autore di traduzioni delle opere del
(/EMPORIUM/)
Patrizi, di Alessandro Piccolomini, del Machiavelli, molto discusse negli
ambienti colti. Giacomo Calco da Milano insegnò teologia a Londra; protetto
dall'ambasciatore inglese Morison, contro il famoso Granvelle, vescovo di
Arras, nel 1551, troviamo il polemista e visionario Giovanni Leone,
propugnatore d'un'unione dei cristiani con i maomettani. Una certa influenza
esercitò anche negli ambienti religiosi svizzeri il veneziano Giovanni Brocardo,
la cui opera sull'Apocalissi fu tradotta in inglese. Notevoli anche Simone
Simonio e Marcello Squarcialupo, medici e polemisti religiosi. Editore di gran
parte delle opere di questi italiani fu il tipografo Pietro Perna, anch'egli
rifugiato per cause di religione a Basilea. Né è da dimenticare la lunga attività
didattica (1579-91) di Giordano Bruno in Francia, Inghilterra, Germania.

Uomini d'arme. - In ogni tempo moltissimi italiani militarono nelle file di


eserciti esteri. Già al principio del sec. XII la Galizia ricorreva a Pisa e Genova
per marinai e costruttori di navi; nel 1146-47 i genovesi Oberto della Torre,
Ansaldo Doria e Filippo Longo inflissero gravi sconfitte ai Saraceni di Spagna;
alla fine del secolo un Filippo Albini si recò in Inghilterra, dove divenne
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

ammiraglio del re e poi tutore di Enrico III, anglicizzando il suo nome in


Daubency. Nel 1229-31ISTITUTO
la flotta(/ISTITUTO/)
di Guglielmo Boccanegra, chiamata dagli
MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Spagnoli, cacciò i Mori dalle Baleari; nel 1264 fu ammiraglio di Castiglia il
(/index.html)
patrizio genovese Ugone Vento. In Francia Luigi IX noleggiò nel 1248 una
CATALOGO (/CATALOGO/)
flotta genovese con gli ammiragli Iacopo da Levanto e Ugo Lercari, e un'altra
nel 1270, comandata da Filippo Cavaronco e Ansaldo Doria; nel 1272 commise
a Simone Boccanegra, pure genovese, la costruzione delle mura di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Aiguesmortes (Provenza). Nel 1294 Enrico Marchese fondò un arsenale
marittimo a Rouen; nel 1296 Filippo il Bello affidò la direzione della guerra
marittima contro gli Inglesi a Benedetto Zaccaria,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) che era stato per molti anni a
ARTE (/TRECCANIARTE/)

capo della marina spagnola. Montano de Marinis, genovese, tracciò la colonia


di Galata, a Costantinopoli, e la cinse di mura (1315), mentre i consoli genovesi
Giov. de Scaffa e Gotifredo deTRECCANI
Zoagli dal 1342 al(/CULTURA/)
CULTURA 1352 eressero la colonia di
Caffa, in Crimea. Mura e castelli genovesi e veneziani mostrano ancor oggi le
loro rovine in tutte le isole e le coste del Levante. Nel 1307 fu ammiraglio di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Francia Raniero Grimaldi; comandanti di squadre francesi nella guerra contro
l'Inghilterra furono Carlo Grimaldi, Antonio Doria, Pietro Barbavara. Nel 1385
il piemontese Tommaso Ghilini fu uno dei marescialli di Francia sotto Carlo
VI. In Portogallo si distinse durante i secoli XIV e XV la famiglia dei Pessagno:
dalla quale uscirono otto famosi ammiragli (Emanuele, Carlo, Bartolomeo,
Lanzerotto, Emanuele II, Lanzerotto II, Emanuele III). In Inghilterra troviamo
ammiraglio di Edoardo II Leonardo Pessagno, ammiraglio di Edoardo III,
Oberto e Niccolò Usodimare, Pietro Bardi.

Nel sec. XV Giosafatte Barbaro, veneziano, e Tomaso da Imola si recarono


presso lo scià di Persia e concorsero con le loro bombarde ad assicurargli la
vittoria contro Maometto II (1472). Si iniziavano allora i secoli durante i quali
gl'Italiani sul mare e gli Ungheresi nell'Europa continentale dovevano
sostenere l'urto dei Turchi. Moltissimi poi furono gl'Italiani accorsi in
Ungheria nel Medioevo; sulla fine del sec. XIV, il fiorentino Filippo Scolari,
detto Pippo Spano, ebbe dal re Gismondo (1382) i più delicati uffici del regno,
da lui difeso contro i baroni ribelli e contro i Turchi. Dopo lo Spano,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1157/1196
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l'Ungheria continuò ad accogliere per tutto il sec. XV una quantità d'Italiani,


uomini d'arme e ingegneri. 
In Francia nel sec. XV Gian Giacomo Trivulzio,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

lombardo, e suo nipote Teodoro divenivano marescialli e governatori di


(/index.html)
provincie; il conte di Campobasso e altri furono al servizio di Carlo il
CATALOGO (/CATALOGO/)
Temerario duca di Borgogna. Gl'Italiani erano allora ritenuti "i maestri della
cavalleria". Quasi nello stesso tempo varî Toscani si fissavano in Polonia, tra i
quali alcuni membri della famiglia dei Torelli: uno di essi, conte di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Montechiarugolo, fu il capostipite della famiglia da cui nacquero Stanislao
Poniatowski generale di Carlo XII, e poi Stanislao Augusto re di Polonia.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Col Rinascimento, epoca di grande trasformazione dell'arte della guerra in


genere, e della fortificazione in specie, per l'introduzione delle artiglierie, i
nostri architetti delle scuole diTRECCANI
Urbino,CULTURA
Firenze (/CULTURA/)
e Roma si sparsero dappertutto.
In Spagna dal 1550 al 1700 si contano oltre 150 Italiani che vi furono ingegneri
militari: fra i quali, nel sec. XVI, Benedetto da Ravenna, Gabriele Tadini di
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Martinengo, Giovan Battista Calvi, che fu il primo a stabilire un sistema
generale di difese stabili della penisola, Giacomo Palearo e Adeodato
Ferramolino. Anche nelle colonie americane spagnole lavorarono i nostri
ingegneri militari: Battista Antonelli fortificò Cuba e Portorico; Cristoforo
Bernardini, Diego Giordano e Leonardo Torriano le Filippine; Prospero Casola
le Canarie; infine G. B. Antonelli, che per i lavori da lui diretti per rendere
navigabili i grandi fiumi della Spagna è considerato il "padre della navigazione
interna della Spagna". Sul finire del secolo e nel successivo lavorarono in
Spagna gl'ingegneri Fabio e Francesco Borsotto, padre e figlio; Tiburzio
Spannocchi, romano, divenne ingegnere capo e membro del consiglio supremo
di Castiglia, partecipò alla spedizione delle Azzorre, lavorò alle fortificazioni di
Pamplona, di Lisbona, di Cadice e di altre città e impiantò nella Spagna il primo
deposito cartografico di stato. La direzione suprema della marina spagnola fu
tenuta per 32 anni da Andrea Doria, coadiuvato da una serie d'illustri
ammiragli genovesi. In Francia nel lungo periodo di guerra tra essa e l'Impero e
nelle guerre civili di religione, la costruzione delle fortezze e le operazioni
belliche furono in gran parte affidate a ingegneri italiani che nella sola Francia
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1158/1196
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furono oltre cento. Pietro Strozzi (1510-1558) combatté come generale delle
galere nella guerra franco-inglese, 
difese Metz contro Carlo V, riconquistò
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Calais agl'Inglesi, e assediò Thionville (era allora maresciallo di Francia). Tra i


(/index.html)
primi ingegneri che applicarono il sistema bastionato italiano nel nord
CATALOGO (/CATALOGO/)
d'Europa, sono Antonio da Castello, Donato Buono dei Pelizzuoli, Giantomaso
Scala. La città di Le Havre, importantissima per la sua posizione di fronte
all'Inghilterra, fu completamente rifatta con piano regolatore progettato ed
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
eseguito dal senese Girolamo Bellarmati, poi sostituito da Giulio Spinelli di
Urbino. In tali anni furono pure in Francia varî membri della famiglia dei conti
di Savorgnan, friulani,LIBRI
dei quali in un secolo eARTE
(/TRECCANILIBRI/) mezzo ben sette furono valenti
(/TRECCANIARTE/)

ingegneri militari. Molto lavorò nella Champagne un altro friulano, il ricordato


Scala, che, fra l'altro, costruì il bastione della Maddalena a Valenciennes (uno
dei primi di tale tipo) e passò poi in Inghilterra
TRECCANI e in Scozia. Gerolamo Marini,
CULTURA (/CULTURA/)

bolognese, combatté per Enrico II, fortificò Landrecies, difese strenuamente


Saint-Dizier, assediata dagli Spagnoli condotti da Ferrante Gonzaga, mentre
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
all'attacco era Mario Savorgnano. Nelle guerre di religione di Francia diede la
sua opera tra gli altri Vincenzo Locatelli, cremonese, che ricostruì La Rochelle;
Marco Aurelio da Pasino ferrarese, detto dai francesi "Maurel", progettò e
costruì l'intera città di Sedan e scrisse il primo trattato di fortificazione in
francese. Con l'esercito imperiale combatté Emanuele Filiberto di Savoia, che
vinse i Francesi nella battaglia di S. Quintino; Francesco Pacciotto da Urbino
costruì la fortezza di Anversa, "regina delle fortezze d'Europa". Per la Spagna
combatté anche, in Fiandra, con molti altri Italiani, Alessandro Farnese che
conquistò Maastricht, Bruges, Ypres, Gand, Anversa e costrinse Enrico IV a
levar l'assedio da Parigi (1590). Sul finire del sec. XVI combatteva e moriva in
Francia Scipione Vergano. Il maggior merito della vittoria di Montcontour
contro gli ugonotti è dovuto a Sforza Sforza, a capo d'un esercito d'Italiani. In
Francia sono ancora da ricordare gli ammiragli Leone e Filippo Strozzi,
Flaminio Orsini, Alberto Gondi, governatore della Provenza, fiorentini; i
marescialli Giovanni Caracciolo e Alfonso d'Ornano, còrso, che combatté per
Enrico IV in Provenza, nel Delfinato, sconfisse gli Spagnoli, fu fatto

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luogotenente generale della Guienna, e come sindaco di Bordeaux fece


prosciugare le paludi vicine 
alla città. Il figlio Gian Battista fu pure maresciallo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

di Francia, governatore di Pont-Saint. Esprit e luogotenente di Normandia.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Anche l'Impero si avvalse moltissimo dell'opera d'Italiani. Giovan Battista
Castaldo, napoletano, combatté come generale in Ungheria contro i Turchi e in
Fiandra; Gabrio Serbelloni, mantovano, combatté in Ungheria, difese
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Esztergom contro i Turchi, combatté contro la Lega smalcaldica, alla battaglia
di Lepanto, in Africa, e divenne generale supremo delle artiglierie e
degl'ingegneri imperiali. Il marchese
LIBRI Sforza Pallavicini,
(/TRECCANILIBRI/) parmigiano, fu capitano
ARTE (/TRECCANIARTE/)

generale di cavalleria e combatté in Germania e in Ungheria colne maresciallo.


In questo periodo erano in Ungheria numerosi ingegneri italiani per fortificare
varie località contro i Turchi in modo particolare
TRECCANI vanno ricordate le fortezze di
CULTURA (/CULTURA/)

Agria (Eger) e di Giavarino (Györ), opere italiane nei cui lavori si successero
diecine e diecine di connazionali.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Nel sec. XVII l'opera degl'ingegneri militari italiani all'estero fu ancora


vastissima, sebbene già sorgessero nei singoli stati scuole di tecnica militare da
essi stessi create. In Spagna, sebbene questo secolo segni un periodo di arresto,
pure non pochi furono i nostri ingegneri che lavorarono; le storie ne registrano
cirea 83. Tra i maggiori notiamo Gabrio Serbelloni; Luigi Carducci, Giuliano e
Cesare Faruffini che tennero scuola d'artiglieria e fortificazione in Madrid; i
Dell'Isola, Ascanio della Cornia. Dove maggiormente rifulse l'opera
degl'ingegneri e condottieri italiani al servizio della Spagna fu in Fiandra:
Francesco Tensini, cremasco, partecipò a 18 assedî e divenne luogotenente
generale d'artiglieria; Girolamo Caraffa, abruzzese, vi combatté a lungo; morto
il Farnese, prese il comando supremo nella Francia settentrionale e fu
gravemente ferito; poi combatté in Boemia per Ferdinando II, che lo creò
consigliere intimo e principe del S.R.I. (1620); fu quindi viceré di Spagna e
capitano generale d'Aragona; Andrea Cantelmi, comandante in capo delle
armate spagnole in Catalogna, fu in Fiandra generale d'artiglieria e
governatore; e numerosissimi altri Italiani combatterono in Fiandra sotto il
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comando di Alessandro Farnese e di Ambrogio Spinola. Al comando di squadre


navali spagnole contro ISTITUTO
Francia,(/ISTITUTO/)
Olanda e Inghilterra  II,
furono Giannettino
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Andrea II e Carlo II Doria. Nella guerra ibero-portoghese contro gli Olandesi


(/index.html)
in Brasile ebbe parte importantissima Giovan Vincenzo Sanfelice, conte di
CATALOGO (/CATALOGO/)
Bagnuolo.

Al servizio francese troviamo, tra gli altri, Filippo Emanuele Gondi, (1581-
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
1662) generale delle galere, Tommaso di Savoia, ammiraglio, e il piemontese F.
M. Broglia che combatté in Fiandra e in Spagna e divenne maresciallo,
luogotenente generaleLIBRIe governatore della Bastiglia.
(/TRECCANILIBRI/) Al servizio dell'Impero è da
ARTE (/TRECCANIARTE/)

ricordare anzitutto il celebre Raimondo Montecuccoli. Nei territorî orientali


combatté Giorgio Basta, scrittore di opere militari, maestro di Rampoldo di
Collalto, mantovano (figlio di TRECCANI
un altro CULTURA
maresciallo dell'Impero), il quale
(/CULTURA/)

combatté in Boemia, in Transilvania e in Fiandra, fu maresciallo di campo e


presidente del Consiglio aulico di Vienna. Il generale d'esercito Giovanni
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Ludovico Isolani combatté 38 anni per l'Impero (1602-40) contro i Turchi, gli
Svedesi, i protestanti e i Francesi e fu fatto da Ferdinando III conte del S.R.I.
Buon ingegnere e condottiero in Austria, in Spagna e in Oriente fu anche
Alessandro Dal Borro, aretino (1600-1656). Contemporaneo del Dal Borro,
Ottavio Piccolomini, senese, fu nell'esercito spagnolo e poi in Germania. Sulla
metà del secolo XVII alla dipendenza dell'Impero erano Francesco Antonelli col
grado d'ingegnere generale, e Luigi Ferdinando Marsili, bolognese, dotto
scienziato e ingegnere militare valentissimo, che nella guerra contro il Turco
preparò la difesa della Raab; liberò dall'assedio turco Alba Reale
(Székesfehérvár), alla pace del 1689 venne eletto commissario imperiale in
Costantinopoli. Nella seconda metà del secolo il maresciallo Giovanni
Piccolomini, romano, si distinse valorosamente contro i Turchi, si fece ardente
fautore della loro cacciata dall'Europa e della restaurazione dei territorî quasi
deserti del basso Danubio con genti d'Italia; contro i Turchi combatterono i
marescialli Carlo Clemente Pellegrino, comandante in capo del genio, e
Antonio Caraffa, che espugnò Eger, Munkács e Belgrado (1688). Comandante
di tutte le artiglierie imperiali sulla fine del secolo era Germanico di Strassoldo,
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goriziano. Verso la fine del secolo altri Italiani raggiunsero i più alti gradi
nell'esercito imperiale: ISTITUTO
Enea Silvio di Caprara, bolognese, partecipò alle
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) guerre
contro Svedesi, Turchi e Francesi, fu maresciallo di campo, comandante
(/index.html)
supremo in Ungheria e vice-presidente del consiglio aulico; l'urbinate Federico
CATALOGO (/CATALOGO/)
Ambrogio Veterani difese Vienna nel 1683, organizzò la cavalleria ungherese,
poi combatté per 12 anni contro i Turchi. In tutte le accennate guerre non
mancano ingegneri militari italiani più specialmente addetti alle opere di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
fortificazione; Giovanni Pieroni fu alla difesa di Vienna, poi rafforzò
Magyaróvár, Presburgo, Pest, Györ e Praga. Sempre in Germania, ma nel
campo contrario all'imperatore, era un altro famosissimo
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) architetto e ingegnere
ARTE (/TRECCANIARTE/)

militare, Rocco Linari, da Marradi, che nel 1578 era capo degl'ingegneri di
Brandeburgo, ministro di stato e consigliere: suo capolavoro è la fortezza di
Spandau e specialmente la cittadella
TRECCANI nell'isola
CULTURA al(/CULTURA/)
confluente della Sprea e del
Havel. In Polonia si ricordano Giovan Battista Fediani, lucchese, capitano delle
artiglierie e governatore di Varsavia nel 1573: Alessandro Guagnin che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
combatté in Moldavia e in Moscovia e a 35 anni era governatore di Vitebsk;
Annibale Porrone, lombardo, fu generale maggiore del regno. A cavallo tra i
secoli XVII e XVIII rifulge la grande figura di Eugenio di Savoia, uno dei
maggiori genî militari dei tempi moderni.

Nel sec. XVIII fra gl'ingegneri militari a servizio di Spagna si distinsero il


tenente generale Francesco Sabbatini, romano; Michele Roncali-Destefanis,
che fu alla guerra del Portogallo, elevò fortificazioni in Catalogna e in America,
fu anche ministro di stato. Furono marescialli e grandi di Spagna il lombardo
Vittorio Amedeo Besso e suo figlio Filippo; il sardo Giacomo Maiones,
generale, fu direttore delle scuole spagnole di artiglieria e genio. Alessandro
Malaspina prese parte alle azioni navali del 1780-81-82. In Francia raggiunsero
il maresciallato nel sec. XVIII Vittorio Maurizio di Broglio, piemontese, che fu
anche ministro della guerra, e il figlio Francesco Maria nel 1758; Andrea
Massena, duca di Rivoli, e Giovan Michele Ravicchio, torinese; il romagnolo
Luigi di Narbone-Lara fu ministro della Guerra di Luigi XVI, poi luogotenente
generale, aiutante di campo di Napoleone. In Varsavia Bartolomeo Folino
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impiantò una scuola del genio militare e nel 1774 fu fatto nobile al pari di
Giuseppe Sagramoso per il valore dimostrato in guerra. Un forte gruppo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
d'Italiani in questo secolo XVIII furono elevati ai più alti gradi militari
(/index.html)
dell'Impero. Il marchese Alessandro Maffei, veronese, maresciallo di campo,
CATALOGO (/CATALOGO/)
governatore di Namur, cooperò validamente alle grandi vittorie del principe
Eugenio contro i Turchi; e il pugliese Francesco Saverio Marullo fu
feldmaresciallo, consigliere di stato e di guerra. Francesco del Guasco, cuneese,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
servì prima nell'esercito russo, poi in quello austriaco; divenne maresciallo; per
la sua difesa di Schweidnitz (1762) contro Federico II fu detto il Leonida del
sec. XVIII. Quasi a lui LIBRI
contemporaneo fu il generale
(/TRECCANILIBRI/) Pietro Alessandro conte
ARTE (/TRECCANIARTE/)

del Guasco da Mondovì, anch'egli coltissimo e valoroso al servizio dell'Austria;


il conte Ernesto Federico Giannone si distinse come ufficiale del genio in varie
battaglie e assedî e divenne maresciallo. Pressoché
TRECCANI CULTURA eguale storia ebbero i
(/CULTURA/)

marescialli Giovan Battista Serbelloni, milanese; Giov. Antonio Bettoni,


lombardo; Giacomo di Botta Adorno, cremonese; Giovanni Cavallini, pugliese,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
che combatté nel Belgio e contro i Turchi. Federico Manfredini, veneto, fu
generale nella guerra anglo-russa, magnate d'Ungheria, ministro di stato;
Giovanni Nobile, padovano, maresciallo, luogotenente e direttore
dell'Accademia degl'ingegneri.

Nel sec. XIX ricordiamo in Spagna il milanese Guglielmo Minali, eroico


difensore di Gerona contro l'invasione napoleonica, il maresciallo Luigi
Margueli di Savona e l'ammiraglio Federico Gravina, riformatore della marina
spagnola; nel Portogallo, Carlo Antonio Galeani-Napione, comandante
supremo e riformatore degli eserciti di terra e di mare. In Francia
numerosissimi furono i condottieri italiani attorno a Napoleone, tra i quali i
generali Giuseppe Lechi, Achille Fontanelli, Gaetano Costa, Cosimo del Fante,
Maurizio Fresia, il marinaio Giuseppe Bavastro e altri. Il generale G. Bonomo
riorganizzò il genio militare austriaco, e dopo diciassette campagne contro i
Francesi e i Turchi morì maresciallo; Natale Beroaldo-Bianchini, modenese,
generale d'artiglieria, impiantò la grandiosa fabbrica d'artiglieria di Vienna;
Federico Bianchi combatté validamente contro Napoleone e fu membro del
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Consiglio aulico di guerra; il milanese Ferdinando Serbelloni fu maresciallo


d'Austria e comandanteISTITUTO
militare(/ISTITUTO/)
del Vorarlberg.  i due
Sono da ricordare anche
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ammiragli Francesco Bandiera, padre dei due eroici fratelli, e Silvestro


(/index.html)
Dandolo, i fondatori della marina austriaca. In Russia furono Filippo Paolucci
CATALOGO (/CATALOGO/)
piemontese, aiutante generale dello zar, che vinse i Turchi e i Persiani (1810) e
fu poi governatore della Curlandia e della Livonia; e Luigi Gianotti,
luogotenente generale, cui fu affidata l'educazione militare del granduca Nicola.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Chiudiamo questa serie dei grandi condottieri italiani all'estero ricordando le
eroiche imprese di Giuseppe Garibaldi nell'America Latina (1836-1848) e in
Francia (1870-71). LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Uomini politici. - Oltre ai militari, non pochi uomini politici italiani hanno
lasciato il loro nome legato allaTRECCANI
storia diCULTURA
altri paesi, sulla quale alcuni di essi
(/CULTURA/)

hanno profondamente influito. Tralasciamo la schiera di principesse italiane


divenute regine di grandi e piccoli stati, molte delle quali, per la loro alta
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
cultura o per la loro sapienza politica, ebbero un'importanza grandissima negli
avvenimenti storici e nello sviluppo intellettuale dei singoli paesi, come Maria
Luisa Gabriella di Savoia (1688-1714), Elisabetta Farnese (1692-1766), Maria
Luisa di Borbone-Parma (1754-1819) e Maria Luisa di Borbone-Napoli (1806-
1878), regine di Spagna; Mafalda di Savoia (1125-58) e Maria Francesca Isabella
di Savoia (1646-83), regine di Portogallo; Beatrice di Savoia (1206-66), contessa
di Provenza, Luisa di Savoia (1476-1531), reggente di Francia e madre di
Francesco I, Caterina (1518-89) e Maria (1573-1642) de' Medici, regine di
Francia, Barbara Gonzaga (1456-1503), duchessa del Württemberg, Adelaide di
Savoia (1636-76), elettrice di Baviera; Beatrice d'Aragona (1457-1508), regina
d'Ungheria, Berta di Savoia (1052-88), imperatrice di Germania; Bona Sforza
(1493-1557) e Maria Luigia Gonzaga (1612-1667), regine di Polonia; Anna di
Savoia (1305-60) imperatrice d'Oriente, ecc. Tra i maggiori uomini politici
notiamo: in Spagna Carmine Caracciolo che fu viceré del Perù (1716); il
cardinale Giulio Alberoni, primo ministro di Filippo V. In Ungheria i cardinali
Ippolito d'Este e Gabriele Rangone, entrambi gran cancellieri di Mattia
Corvino; Mercurino Arborio di Gattinara, vercellese, che fu dal 1507 al 1518
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

presidente del parlamento di Borgogna, poi consigliere e ambasciatore


dell'imperatore Massimiliano, infine cancelliere di Carlo V; in Germania,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Guelfo d'Este (sec. XI), duca di Baviera e fondatore della casa elettorale di
(/index.html)
Brunswick e Girolamo Lucchesini, che tra il 1788 e il 1806 ambasciatore del re
CATALOGO (/CATALOGO/)
di Prussia in Polonia, Francia, Inghilterra, compì le più importanti missioni
diplomatiche; in Polonia il giurista fiorentino Scipione Piattoli ebbe gran parte
negli ultimi avvenimenti politici del regno e fu l'ispiratore della costituzione del
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
1791; in Turchia Gaspare Graziani fu ambasciatore del sultano presso
l'imperatore e fu fatto principe di Moldavia, ma, ribellatosi, fu sconfitto e
ucciso; Marco Polo ebbe importanti
LIBRI cariche politiche
(/TRECCANILIBRI/) alla corte imperiale della
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Cina; G. B. Pastene, verso la metà del '500, fu più volte presidente del cabildo di
Santiago del Chile.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Alcuni missionarî italiani ricoprirono importanti cariche politiche: il gesuita


Giuseppe Costantino Beschi (1680-1746) fu ministro del principe di Madura in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
India, e il cappuccino Domenico Reynaudi da Villafranca (1808-93), presidente
del parlamento bulgaro.

Molti e importanti uomini politici ebbe da noi la Francia: Galeazzo San


Severino influì notevolmente nella politica estera di Carlo VIII e da Luigi XII fu
nominato grande scudiere di Francia; Livio Crotto, senese, fu maggiordomo e
ambasciatore di Francesco I; Ludovico Gonzaga, duca di Nevers, oltreché come
militare si distinse come valentissimo politico per 38 anni (1557-95); Concino
Concini, ministro di Luigi XI, fu a lungo l'uomo più potente della corte
francese (1600-17); e soprattutto il cardinale Giulio Mazzarino, primo ministro
dal 1643 al 1661, sotto il cui governo la Francia aumentò grandemente in
estensione e in potenza. Nel secolo scorso Luigi Corvetto, genovese, fu
ministro delle Finanze di Luigi XVIII in Francia; il già citato Giacomo
Alessandro Bixio, ligure, fu capo di gabinetto del governo provvisorio del 1848,
poi vice-presidente dell'Assemblea, e sotto Luigi Napoleone ministro

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

dell'Agricoltura e del Commercio. È da ricordare infine che furono figli


d'Italiani il rivoluzionario 
Gian Paolo Marat, Leone Gambetta, il presidente
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

della Repubblica Argentina C. Pellegrini ed Emanuele Belgrano.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Scienziati. - Con la scuola di Salerno (v. medicina) sorge il primo centro della
scienza rinnovata, i cui maestri sono ricercati dappertutto; verso di essa
convergono discepoli da ogni parte d'Europa.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Nell'alchimia gl'Italiani attingono nuovi procedimenti al mondo bizantino, e


diffondono per l'Europa le dottrine
LIBRI di varie sette
(/TRECCANILIBRI/) ARTEorientali. Vi è tutto un vasto
(/TRECCANIARTE/)

movimento i cui frutti si vedranno solo nei secoli successivi, ma i cui autori
rimangono anonimi: come anonimi sono i compilatori, certamente italiani, di
quel libro di alchimia che per lungo tempo
TRECCANI fu attribuito
CULTURA all'arabo Geber, e da
(/CULTURA/)

cui si può dire cominci la chimica occidentale. Nei secoli XII e XIII ci appare fra
i medici Lanfranco, che nel 1295 insegnò chirurgia a Parigi e vi ebbe
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
numerosissimi allievi. Nell'università di Parigi abbondavano i dottori italiani;
nei secoli XIV e XV si segnalarono varî chimici, alchimisti, artefici e clerici
vagantes, la cui personalità purtroppo sfugge alla documentazione critica, come
sfugge anche quella d'uno dei loro principali maestri, Arnaldo da Villanova. Fra
i medici si segnala Pantaleone da Confienza, che viaggiò molto, ed esercitò
anche in Polonia.

Nel sec. XVI vanno menzionati il matematico e medico Gerolamo Cardano,


noto per l'attività svolta in Scozia, in Gran Bretagna, nei Paesi Bassi e in
Germania; tra i naturalisti Ulisse Aldrovandi, Prospero Alpino, botanico e
medico, che viaggiò in Grecia e in Egitto e fu professore di botanica a Parigi;
Antonio Brassavola, botanico, fisico e medico, che fu chiamato a consulto da
Carlo V e da Enrico VIII; tra i medici Giovanni Argenterio, che esercitò la
medicina a Lione ed Anversa; Giorgio Biandrata, che fu medico alla corte di
Polonia e venne chiamato in Transilvania a curare il voivoda János Zápolya;
Prospero Borgarucci, di Canziano, che fu nominato da Carlo IX di Francia
medico di corte; Leonardo Botallo, che fu medico di Carlo IX e di Enrico III;
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Nicola Buccella, di Padova, che nel 1576 andò in Polonia e fu medico di Stefano
Báthory; Cristoforo Guarinoni, 
chiamato da Rodolfo II a Praga, ne divenne
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

medico e eonsigliere e fondò in quella città un'accademia di medicina (morto


(/index.html)
nel 1654); Guido Guidi, notissimo per l'attività svolta in Francia, ove fu medico
CATALOGO (/CATALOGO/)
di Francesco I e professore nel Collège de France; Giovanni Manardi, uno dei
più grandi medici del suo tempo, dal 1513 medico del re Ladislao d'Ungheria e
quindi del suo successore LuigiSCUOLA
II; Pietro Andrea Mattioli, che nel 1554 venne
(/TRECCANISCUOLA/)
invitato da Ferdinando I alla corte di Praga e divenne medico di Massimiliano
II; Geronimo Mercuriali, che anch'egli (1569) fu medico di Massimiliano II, a
Vienna; Giovanni Pianeri,
LIBRI di Quinzano, che andò
(/TRECCANILIBRI/) alla corte di Vienna nel 1553
ARTE (/TRECCANIARTE/)

e vi si trattenne a lungo; Giuseppe Salando, di Bergamo, che esercitò medicina


nella Stiria e fu anch'egli poi a Vienna, medico di Ferdinando I e di
Massimiliano II. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Nel sec. XVII che segna, con la scuola di Galileo, l'espansione della fisica e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dell'astronomia italiana, domina a Parigi la celebre dinastia dei Cassini, che si
possono ben a ragione considerare i fondatori dell'astronomia francese: Gian
Domenico Cassini, il figlio Giacomo, i nipoti Cesare Francesco Cassini di
Thury, e Giacomo Filippo Maraldi, e il pronipote Giacomo Domenico Cassini.
Fra i medici ricordiamo Gerolamo Brassavola, di Ferrara (1628-1705) che fu
medico di Cristina di Svezia; Giuseppe Cervi, di Parma (1663-1748), invitato in
Spagna dalla regina Elisabetta, divenne primo medico del re Filippo V e della
famiglia reale; Raimondo Giovanni Forti, di Verona (1603-1678), fu chiamato
a Vienna a curare Leopoldo II; Pio Nicolò de Garelli, di Bologna (1670-1739),
fu medico personale di Carlo VI, curò il re del Portogallo, fu presidente della
biblioteca imperiale di Vienna; Angelo Sala, di Vicenza, dal 1609 al 1625
esercitò la medicina a Winterthur (Svizzera), a Zurigo, all'Aia, ad Amburgo, nel
1625 venne nominato medico del duca Giovanni Alberto II di Meclemburgo e
morì a Bützow nel 1637, lasciando varie notevoli opere medico-chimiche.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1167/1196
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Nel sec. XVIII vanno ricordati anzitutto il nome di Giuseppe Luigi Lagrange, a
torto rivendicato dalla Francia, 
il creatore della meccanica analitica, che
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

successe ad Eulero nella direzione dell'Accademia di Berlino e si trasferì a Parigi


(/index.html)
solo nel 1787, dopo la morte di Federico il Grande. Fra gli astronomi
CATALOGO (/CATALOGO/)
ricordiamo: Giacomo Marinoni, di Udine (1676-1755), nominato matematico
di corte di Leopoldo I, costruì a Vienna uno splendido osservatorio; Giuseppe
Piazzi, che si segnalò a Parigi, compì importanti osservazioni nella Francia
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
settentrionale ed ebbe premiati dall'Institut de France i suoi cataloghi stellari;
Gianfrancesco Salvemini, di Castiglione Lucchese (1709-1791), che viaggiò in
Svizzera e in Olanda, tenne cattedra di astronomia
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) e matematica a Utrecht, fu
ARTE (/TRECCANIARTE/)

poi chiamato alla corte di Federico II e nominato professore nel Collegio


d'artiglieria. Tra i naturalisti, il bolognese Luigi Ferdinando Marsili (1658-
1730), si dedicò in Francia agliTRECCANI
studî di CULTURA
storia naturale: Luigi XIV lo ebbe in alta
(/CULTURA/)

stima e lo fece membro dell'Accademia; Giovanni Antonio Scopoli, prima


botanico e poi mineralogista, dal 1766 fu professore di mineralogia
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
nell'Accademia montanistica di Schemnitz (Baňská Štiavnica); vario tempo
visse all'estero anche il celebre Lazzaro Spallanzani, che viaggiò per studio in
Svizzera (1779) e lungo le coste del Mediterraneo (1781) e visitò nel 1785
Costantinopoli, Corfù e Cipro. Tra gl'ingegneri civili: Giovanni Antonio
Lecchi fu chiamato a Vienna da Maria Teresa e divenne matematico e idraulico
di corte; Tiberio Cavallo, pubblicò nel 1777 in inglese un trattato d'elettricità
che fu tradotto in tutte le lingue colte, e fece a Londra la prima ascensione in
pallone due anni prima dei Montgolfier (fatto attestato dall'Accademia reale di
Londra, e troppo poco noto agl'Italiani); Vincenzo Lunardi, che compì a
Londra, il 15 settembre 1784, una memorabile ascensione in pallone, seguita da
altre, in Inghilterra e in Portogallo. Tra i fisici: Giovanni Aldini, che fece
notevolissime esperienze sul galvanismo a Parigi e a Londra ed ebbe ampî
riconoscimenti specie in Francia; e Giovanni Carafa, duca di Noja. Dei viaggi
scientifici di Alessandro Volta verrà detto più ampiamente nell'articolo a lui
dedicato. Tra i geografi: Antonio Rizzi Zannoni padovano, che fu dal governo
francese inviato nel Canada per determinare i confini di quella colonia;
Adriano Balbi, dimorato lungamente a Parigi ove pubblicò gran parte delle sue
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1168/1196
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opere, e nel 1833 chiamato a Vienna consigliere imperiale per la geografia e la


statistica; Cesare Francesco Cassini di Thury, già ricordato, autore col 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Legendre
e col Méchain del collegamento geodetico della Gran Bretagna con la Francia;
(/index.html)
Vincenzo Maria Coronelli, che lavorò a Parigi a due globi geografici per Luigi
CATALOGO (/CATALOGO/)
XIV; Alessandro Malaspina, che fu al servizio della Spagna, e compì poi nel suo
giro del mondo (1785-88) e nei suoi viaggi lungo le coste del Pacifico (1789-94)
numerose scoperte scientifiche.SCUOLA
Tra i medici: Paolo Assalini, che fu medico
(/TRECCANISCUOLA/)
dell'esercito napoleonico, compì studî su speciali malattie in Egitto, a Cadice, a
Giaffa, e fu poi nominato da Napoleone primo chirurgo della corte; Giovanni
Ludovico Bianconi, che fu alla
LIBRI corte del principe-vescovo
(/TRECCANILIBRI/) d'Augusta (1744-
ARTE (/TRECCANIARTE/)

1750), poi a Dresda a quella di Augusto III, di cui divenne consigliere;


Francesco Giuseppe Guglielmo Botta, noto medico e storico piemontese, che si
recò nel 1794 a Parigi, fu inviato a Corfù
TRECCANI direttore
CULTURA di quell'ospedale, fu poi
(/CULTURA/)

deputato all'assemblea legislativa francese e nel 1815 venne nominato rettore


dell'Accademia di Nancy; Giovanni Alessandro Brambilla, che fu chirurgo
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dell'esercito austriaco, venne protetto e onorato da Giuseppe II, diresse sino al
1795 l'Accademia militare medico-chirurgica (Josephinum) da lui promossa;
Onofrio Buonfigli, che studiò in Germania, esercitò a Cracovia e divenne poi
medico di corte del re di Polonia; Nicola Fontana, di Cremona, che fu chirurgo
in India, e compì notevoli osservazioni sulle malattie tropicali; Giuseppe Nicola
Forlenze, di Picerno (1751-1833), che viaggiò in Grecia e per la fama
conquistatasi come oculista fu chiamato a Parigi, ove rimase sino alla morte;
Francesco Pajola, di Venezia (1741-1816), che si perfezionò in Francia, nel
1804 fu chiamato a Vienna ove suscitò la più alta ammirazione come chirurgo
litotomista, nel 1807 andò a Wilno, quindi a Pietroburgo e fu poi ancora a
Vienna; Natale Giuseppe Pallucci, di Firenze (1716-1797), autore d'importanti
studî sulla cateratta e sulla litotomia, che fu chiamato a Vienna ove esercitò con
grande successo fino alla morte; Francesco Roncalli Parolino, di Brescia (1692-
1763), che fu medico della corte di Spagna e condusse una notevole inchiesta
sulle malattie e sui metodi terapeutici dei varî paesi d'Europa; Giuseppe
Antonio Testa, che fu lungamente in Inghilterra e vi pubblicò un' importante
opera; Andrea Vaccà-Berlinghieri, di Pisa (1773-1820), che si perfezionò e
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crebbe in fama in Francia e in Inghilterra e lasciò importanti lavori; Eusebio


Valli, di Pistoia (1762-1816), 
che si recò a Smirne e a Costantinopoli per
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

studiarvi una epidemia di peste, per dieci anni fu medico militare in Dalmazia e
(/index.html)
in Polonia, si recò poi all'Avana (1815) per studiarvi la febbre gialla e vi morì di
CATALOGO (/CATALOGO/)
tale malattia.

Nel sec. XIX troviamo anzituttoSCUOLAdue grandi fisici: Mossotti e Melloni.


(/TRECCANISCUOLA/)
Ottaviano Fabrizio Mossotti, nato a Novara nel 1791, studiò a Pavia con
Brunacci e Volta; andò in Francia e in Inghilterra, ove fu accolto con molta
stima. Chiamato dapprima in Argentina, passò
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) poi(/TRECCANIARTE/)
ARTE come professore a Corfù. La
sua opera principale è la teoria matematica dei dielettrici, che ebbe larghi
svolgimenti all'estero (Clausius, ecc.), e proviene dalle concezioni del Mossotti
sulla costituzione della materia, esposteCULTURA
TRECCANI nella prolusione alle lezioni di Corfù.
(/CULTURA/)

Macedonio Melloni (1811-1853), esule in Francia nel 1831, insegnò a Dôle e a


Ginevra, dove lavorò con Ch.-G. de la Rive e condusse avanti i suoi studî sul
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
calore raggiante. Girolamo Segato (1789-1836) è noto per aver scoperto, dopo
studi nelle necropoli egiziane, il processo d'imbalsamazione lapidea dei cadaveri
il cui segreto portò con sé nella tomba. Ricordiamo che l'illustre fisico forlivese
Carlo Matteueci (1811-1868) lavorò alcuni anni a Parigi, fu nominato
professore a Pisa su istanza di Arago e Humboldt, e pubblicò in francese le sue
principali opere sull'elettricità. Antonio Meucci, l'inventore del telefono,
lavorò gran parte della sua vita all'estero. Ricordiamo ancora il fisiologo
lombardo Giuseppe Albini, che fu professore a Cracovia; Salvatore Alessi,
medico e letterato siciliano, che fu per molti anni medico a Pietroburgo e vi
scrisse opere pregevoli; l'astronomo romano Emilio Diamilla-Müller, che fu
per molti anni all'osservatorio di Parigi; il dott. Guelpa, padre di Guglielmo,
che esercitò e scrisse a Parigi; l'etnologo H. E. Giglioli, che fu il primo italiano a
compiere un viaggio veramente scientifico intorno al mondo (1865-68) e
studiò profondamente le civiltà dell'America precolombiana. Guglielmo Libri
(1803-1869), autore della celebre Storia delle matematiche in Italia, emigrò nel
1830 per ragioni politiche, passò in Francia, vi divenne professore di analisi alla
Sorbona, e ispettore generale della Pubblica Istruzione.
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Fra i contemporanei ricorderemo, oltre a Guglielmo Marconi in Inghilterra, i


fisiologi Guglielmo Guelpa, a Parigi, e sir Aldo Castellani, professore di
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
medicina tropicale alle università di New Orleans e di Londra, e direttore del
(/index.html)
Ross Institute for Tropical Diseases di Londra e dell'Ist. Governativo di
CATALOGO (/CATALOGO/)
batteriologia di Ceylon; il mineralogista Giuseppe Cesàro, professore a
Bruxelles; l'astronomo Francesco Porro, attualmente a Genova, che fu dal 1905
al 1910 direttore dell'osservatorio de La Plata in Argentina; Vilfredo Pareto,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
che fu per lunghi anni professore di sociologia a Losanna; Umberto Sraffa,
professore di economia a Cambridge; Gioacchino Failla, la più alta autorità
della radiumterapia negli Stati
LIBRI Uniti; Silvio Dessy,
(/TRECCANILIBRI/) direttore dell'Istituto
ARTE (/TRECCANIARTE/)

sperimentale d'Igiene a Buenos Aires e fondatore del grande Istituto biologico


argentino; il botanico Carlo Spegazzini, professore a Buenos Aires, il geologo
F. Ameghino a Buenos Aires; TRECCANI
il mineralogista
CULTURAA. Raimondi, nel Perù, e
(/CULTURA/)

moltissimi altri.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Viaggiatori ed esploratori. - Tutti i viaggiatori ed esploratori sono da
annoverare, per la loro stessa attività, fra gl'Italiani all'estero, ma di ciascuno si
parla alle singole voci. Qui ricorderemo, in uno sguardo complessivo, solo
alcuni dei maggiori. Nel sec. XIII Giovanni da Pian del Carpine, francescano,
inviato da Innocenzo IV in missione ai Tartari, penetrò per primo nel centro
dell'Asia e lasciò una relazione preziosa del paese e delle genti; Niccolò, Matteo
e Marco Polo svelarono agli Europei la Cina, dove soggiornarono per un
ventennio; il libro di Marco costituì per lungo tempo la massima fonte delle
conoscenze sull'Asia orientale e meridionale. I fratelli Vivaldi, genovesi,
tentarono una spedizione intorno all'Africa, di cui si ignorò per sempre la
sorte.

Nel sec. XV nuovi grandi viaggi e lunghi soggiorni nell'Oriente asiatico


compirono Oderico da Pordenone, Giovanni de' Marignolli, più tardi Niccolò
de' Conti che percorrevano a lungo la Persia e regioni vicine. Merito
degl'Italiani è la riscoperta delle Canarie, quella delle Azzorre e delle isole del

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Capo Verde, nonché il riconoscimento delle vicine coste africane (Alvise da


Mosto, Niccoloso da Recco). 
Pietro Querini fu il primo a dare notizie precise
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sulle regioni europee poste a nord del Circolo Polare.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Alla fine del sec. XV e al principio del XVI Cristoforo Colombo, genovese,
travalica per primo l'Atlantico e credendo di aver raggiunto l'Asia, rivela invece
in 4 viaggi le Antille e i paesi intorno al Mediterraneo americano, toccando
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
anche per primo il continente presso le foci dell'Orenoco; Giovanni Caboto
raggiunge l'isola di Terranova e l'estuario del S. Lorenzo; Amerigo Vespucci, in
due grandi navigazioni, riconosce
LIBRI per intero ARTE
(/TRECCANILIBRI/) la costa dell'America Meridionale
(/TRECCANIARTE/)

forse fin oltre il Río de la Plata. Sebastiano Caboto riprende l'opera del padre,
esplora per Carlo V le coste dell'America Meridionale, poi, stabilitosi in
Inghilterra, dirige l'attività d'una grande
TRECCANI compagnia
CULTURA di esplorazioni marittime;
(/CULTURA/)

Giovanni da Verrazzano, fiorentino al servizio della Francia, esplora le coste


orientali dell'America Settentrionale. Magellano nella prima
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
circumnavigazione del globo ha compagni molti Italiani, tra i quali il maggior
descrittore del memorabile viaggio, Antonio Pigafetta, vicentino.

Ancora nel sec. XVI Paolo Centurione visita la Russia e propone nuove vie al
commercio veneto. Lodovico de Varthema visita l'Arabia la Persia, l'India;
Giovanni da Empoli e Andrea Cassali navigano i mari delle Indie e dell'Asia
orientale; Cesare de' Fedrici visita la Mesopotamia; Filippo Sassetti soggiorna a
lungo nell'India; Matteo Ricci nella Cina, della quale studia e illustra caratteri,
usi, costumi; Francesco Carletti mercante fiorentino, compie un giro intorno al
mondo. Nel sec. XVII emerge Pietro Della Valle romano, che percorre a lungo
la Turchia, la Mesopotamia, la Persia, l'India. Francesco Negri visita la
Scandinavia fino al Capo Nord, Antonio Zucchelli soggiorna per sei anni nel
bacino del Congo e nell'Angola.

Nel sec. XVIII due gesuiti, l'uno, il missionario trentino Eusebio Chini percorse
e riconobbe la California e regioni contermini, l'altro, il pistoiese Ippolito
Desideri penetrò nell'inaccessibile Tibet e ne lasciò una descrizione che è
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preziosa fonte di notizie sulle condizioni di quel paese al principio del secolo.
Lorenzo Boturini percorse  alla
e studiò il Messico, Marco dalla Tomba l'India;
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

fine del secolo Alessandro Malaspina di Mulasso in Lunigiana, al servizio della


(/index.html)
Spagna, compì un giro intorno al mondo esplorando e rilevando coste mal note
CATALOGO (/CATALOGO/)
dell'America sul Pacifico, solcando il Pacifico e visitandone numerosi
arcipelaghi.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Fra i tanti e gloriosi nomi di esploratori italiani del secolo scorso e
contemporanei basti ricordare: per l'America, Costantino Beltrami, scopritore
delle sorgenti del Mississippi (1823), AntonioARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Raimondi, che esplorò il Perù e
(/TRECCANIARTE/)

scoprì alcune sorgenti del Rio delle Amazzoni; Agostino Codazzi, esploratore
del Venezuela e regioni contermini; Giacomo Bove, che viaggiò nell'Argentina,
nella Patagonia e nella Terra del Fuoco;CULTURA
TRECCANI in Asia(/CULTURA/)
e in Oceania Luigi Maria de
Albertis, Odoardo Beccari e lo stesso G. Bove che esplorarono Borneo, le Indie
Olandesi, la Malesia, la Papuasia, ecc.; il duca degli Abruzzi e Filippo de Filippi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
che condussero importanti spedizioni scientifiche nel Karakorum. Sono legati
alla storia della conoscenza dell'Egitto i nomi di G. B. Belzoni, Ippolito
Rosellini, Giuseppe Ferlini, ecc.; esplorarono le regioni dell'alto Nilo e dei
grandi laghi equatoriali Orazio Antinori (che poi studiò a lungo l'Etiopia),
Giovanni Miami, Carlo Piaggia, Romolo Gessi, valoroso combattente contro i
mercanti di schiavi, e Pellegrino Matteucci, che con Alfonso M. Massari fu il
primo a traversare l'Africa dal Mar Rosso al Golfo di Guinea. Memorabili le
spedizioni di Vittorio Bottego alla scoperta del corso del Giuba e dell'Omo. Il
duca degli Abruzzi compì l'ascensione delle più alte vette del Ruwenzori (1905),
e riconobbe le sorgenti dell'Uebi Scebeli (1928). Anche nelle Terre Polari
Artiche si spinse la sua meravigliosa attività di viaggiatore: con Umberto Cagni
compì la spedizione della Stella Polare, che raggiunse 86°33′49″ di lat.; e, primo
tra gli Europei, esplorò l'Alasca ed ascese il Monte S. Elia (1897).

Missionarî. - Un ventennio appena dalla morte di S. Francesco d'Assisi,


Innocenzo IV inviava (16 aprile 1245) il minorita fra Giovanni da Pian del
Carpine al Gran Khan dei Tartari per invitare quel monarca a vivere in pace
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

coi cristiani, anzi ad abbracciarne la fede, e impedire il ripetersi delle stragi


commesse dalle sue orde 
in Ungheria, nella Moravia e in Polonia. A questa
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

prima ambasceria seguì l'altra spedita allo stesso Gran Khan da S. Luigi IX re di
(/index.html)
Francia nel 1252 nella quale accanto al suo capo, il minorita fiammingo
CATALOGO (/CATALOGO/)
Guglielmo di Ruysbroek si trova fra Bartolomeo da Cremona.
Contemporaneamente ai cordiglieri i frati predicatori con la congregazione da
essi istituita dei Pellegrinanti perSCUOLA
Cristo formano missionarî per la conversione
(/TRECCANISCUOLA/)
dell'Oriente, sotto il qual nome si comprendeva allora vagamente tutto
l'immenso e mal noto territorio ad oriente dell'Europa. Nel luglio 1253 questi
"domenicani pellegrinanti
LIBRI per Cristo", tra i quali
(/TRECCANILIBRI/) ARTEtroviamo fra Nicolò da
(/TRECCANIARTE/)

Pistoia, compagno nell'India del minorita fra Giovanni da Montecorvino, già


erano penetrati "nelle terre dei Saraceni, dei Greci, dei Bulgari, dei Cumani,
degli Etiopi, dei Soriani, dei Goti, dei Giacobiti, degli Armeni, degli Indiani, dei
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Tartari, degli Ungheri e delle altre nazioni infedeli dell'Oriente". Già prima del
1280 il dotto frate predicatore Ricoldo da Monte di Croce (morto nel 1320)
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
percorrendo la Palestina, la Siria, la Turchia Asiatica, s'inoltrava fino alla
Tartaria, polemizzando con i musulmani, e tornato in Italia, dettava la
descrizione dei suoi viaggi pubblicata soltanto nel 1793 a Firenze.

I viaggi iniziati nel Duecento dai due grandi ordini mendicanti proseguono con
maggior frequenza nella prima metà del secolo XIV, allorché Giovanni XXII
con la bolla Redemptor del 1 aprile 1318, ebbe assegnato alla giurisdizione dei
frati predicatori l'Impero Persiano, compresa l'Armenia, il Turkestan, con le
due Bucarie e la parte occidentale dell'India; e ai frati minori il Kipciak (Mar
Nero e Caucaso), l'Asia Minore, la Cina. Vennero allora in campo tre eroici
francescani: Giovanni da Montecorvino (1247-1328), che stabilisce nella Cina
la gerarchia cattolica e ne è primo arcivescovo; il b. Oderico da Pordenone
(1286-1331) che ci lascia una preziosa relazione dei suoi viaggi attraverso la
Cina, il Tibet e la Persia; Giovanni de' Marignolli (morto verso il 1358) che,
entrato nel 1342 in Cambalu (Pechino) con l'ambasceria di frati minori spedita
da Benedetto XII al Gran Khan Scium-ti, si ferma in Cina circa quattro anni, e

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inserisce nel Chronicon Bohemiae un notevole Itinerarium dei suoi viaggi. Né va


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
taciuto l'eremitano di S. Agostino, frate Giacomo da Verona, autore di un
pregevole
(/index.html)
itinerario del suo viaggio in Terra Santa (1335)
CATALOGO (/CATALOGO/)
L'opera dei domenicani e dei francescani in vantaggio della fede e della cultura
latina nell'Oriente si rallenta nel Quattrocento per l'accresciuta potenza degli
Ottomani e le infelici condizioni della Chiesa
SCUOLA travagliata dallo scisma. Anche
(/TRECCANISCUOLA/)
allora però non mancarono insigni missionarî; primi i francescani di Terra
Santa in grandissima parte italiani, i quali mentre nelle terre soggette alla
mezzaluna propagano LIBRIil Vangelo e la sua civiltà,
(/TRECCANILIBRI/) ARTEdivulgano per tutta l'Europa la
(/TRECCANIARTE/)

cognizione del mondo orientale; basti ricordare il Trattato di Terra Santa e


dell'Oriente, del minorita Francesco Suriano (1450-1530).
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Nel sec. XVI, nonostante le condizioni politiche dell'Italia, mirabile fu


l'entusiasmo col quale i minori, i ACQUISTA
predicatori, i carmelitani, gli agostiniani, la
(/EMPORIUM/)
recente Compagnia di Gesù valicavano i mari per predicare il Vangelo. I
gesuiti, che nove anni appena dalla lor fondazione avevano nel parmigiano
Antonio Criminale il primo martire (1549), considerarono la predicazione della
legge cristiana presso ogni generazione di gentili principalissimo dovere della
lor vocazione. Nel vecchio mondo a dirigere i missionarî di varie nazionalità,
troviamo preposto con carico di visitatore generale per l'Oriente il chietino
Alessandro Valignani (1537-1606) che da Goa manda al Gran Mogol il giovane
suo conterraneo Rodolfo Acquaviva d'Atri (1579); consolida e accresce le
stazioni di missionari sparse per l'India, ma in modo particolare fa oggetto delle
sue cure e provvidenze la cristianità del Giappone piantata da S. Francesco
Saverio. E in tutto questo lavoro, usa non pochi collaboratori italiani, come per
es. il bresciano Organtino Soldi (1530-1609) riconosciuto quale secondo padre
della cristianità giapponese. Formato alla scuola del Valignani fu pure tutto un
drappello di gesuiti italiani, missionarî e martiri illustri: Carlo Spinola di
Tassarolo, i! siciliano Girolamo De Angelis, i calabresi Paolo Navarro e Camillo
Costanzo, il bresciano G. B. Zola, il napoletano Antonio Capece, il piemontese
Antonio Rubino, il nolano Marcello Mastrilli.
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Né minor merito si acquistò il Valignani volendo e iniziando "l'impresa" della


Cina, incominciata conISTITUTO
l'applicarc 
in Macao allo studio del cinese i giovani
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Michele Ruggeri e Matteo Ricci, perché s'introducessero nell'impenetrabile


(/index.html)
continente a riprendervi la predicazione evangelica, interamente mancata dalla
CATALOGO (/CATALOGO/)
seconda metà del Trecento. Per tal modo, Matteo Ricci (1552-1610), ottimo
divulgatore della matematica e della cosmografia presso i mandarini, aprì la
schiera dei sinologi italiani, cheSCUOLA
per tutto il Seicento, di conserva coi loro
(/TRECCANISCUOLA/)
confratelli fiamminghi e tedeschi, si diedero a far conoscere ai mandarini le
nostre scienze e le arti, mentre presso noi venivano illustrando la civiltà cinese.
Per tutto il sec. XVII laLIBRI
parte precipua di quest'impresa
(/TRECCANILIBRI/) è in mano di missionarî
ARTE (/TRECCANIARTE/)

gesuiti italiani. La Sicilia diede Nicolò Longobardi (1566-1655), Girolamo


Gravina (1603-1637), Francesco Brancati (1607-1671), Prospero Intorcetta
(1628-1696); la Lombardia il milanese
TRECCANI Giacomo Rho (1590-1638) e il bresciano
CULTURA (/CULTURA/)

Giulio Aleni (1582-1649) autore di 25 opere in cinese, chiamato dai mandarini


il Confucio d'Europa; il Piemonte, Alfonso Vagnoni (1566-1640) autore di sette
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
volumi di vite di santi; la Liguria, il sarzanese Lazzaro Cattaneo (1560-1640)
fondatore della cristianità di Nanchino. Alla Venezia Tridentina appartenne lo
storico e geografo Martino Martini (1614-1661) che oltre a parecchi libri
filosofici e teologici, dettati in cinese, pubblicò nel 1654 la De bello Tartarico
historia, quindi (1655) il Novus Atlas Sinensis, opera anche oggi consultata.
L'Italia meridionale diede alle missioni e alla sinologia i leccesi Sabatino de
Ursis (1575-1620), Gian Andrea Lobelli (1611-1683) e il cosentino Francesco
Sambiasi (1582-1649). A costoro, tutti gesuiti, vanno aggiunti fra i domenicani
e i francescani - quasi tutti spagnoli - che nel 3° decennio del Seicento
penetrarono in Cina dalle Filippine i tre domenicani fiorentini Angelo
Antonino Cocchi O. P. (1597-1633), fondatore della missione di Fu-kien,
Vittorio Ricci (morto nel 1676) e Timoteo Bottigli (1621-1662). Tra i
francescani si ricordano i vicarî apostolicî fra Basilio Brollo di Gemona, morto
a Si-an-fu nel 1704 e l'antenato di Benedetto XV mons. Della Chiesa. Nel sec.
XVIII le persecuzioni che travagliarono la chiesa cattolica in Cina, non
favorirono l'incremento di missionarî europei; del resto l'accresciuta influenza
francese in Oriente fece sì che dalla Francia, più che dall'Italia, si traessero di
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1176/1196
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preferenza i missionarî: si ricordano peraltro i gesuiti Filippo Grimaldi e


Giuseppe Antonio Provana; il vescovo Luigi Landi da Signa, minore, e
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
il prete
secolare Matteo Ripa da Eboli (1682-1746) fondatore del Collegio dei Cinesi in
(/index.html)
Napoli e autore di preziose Mémorie pubblicate postume (1832). In tempi più
CATALOGO (/CATALOGO/)
recenti, oltre al vescovo di Dionisia fra Tommaso M. Gentili O. P. autore delle
Memorie di un missionario domenicano in Cina (Roma 1887) si ricordano i gesuiti
napoletani Luigi Sica (1814-1895), Renato
SCUOLA Massa (1819-1853) coi suoi fratelli,
(/TRECCANISCUOLA/)

e il padre Angelo Andrea Zottoli (1826-1902), che dimorato in Cina 54 anni,


col suo Cursus Litteraturae Sinicae (Shanghai 1879) si rese ugualmente
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
benemerito degli Europei e dei Cinesi.

Nelle missioni del Tonchino e della Cocincina, fondate dal gesuita genovese
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Francesco Buzomi, si segnalarono i gesuiti Giuliano Baldinotti di Pistoia (1591-
1631), Cristoforo Borri di Milano e il genovese Gian Filippo de Marini, autori,
questi due ultimi, di Relationi (1631-1663) illustranti i regni della Cocincina e
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

del Tonchino. In questa prima metà del Seicento fiorisce nel Madura, levando
di sé gran fama, il gesuita Roberto de Nobili se non superato, certo agguagliato
nella conoscenza della lingua tamil, badaga e malayālam, dal suo confratello
veneto e successore, il padre Giuseppe Costantino Beschi (1680-1742), stimato
il più gran poeta del sec. XVIII per un suo poema in lingua tamil. Col De Nobili
e il Beschi va di conserva il pistoiese Ippolito Desideri (1684-1733), giunto in
breve tempo a possedere la lingua dei Tibetani, autore delle fondamentali
Notizie istoriche del Tibet. Emuli del Desideri furono i cappuccini marchigiani dai
quali venne fondata e nelle cui mani per otto lustri rimase (1705-1745) la
missione nel paese dei Lama: Francesco Orazio da Pennabilli (Pesaro-Urbino)
che in 22 anni di soggiorno nel Tibet ne studiò profondamente la lingua;
Cassiano Beligatti da Macerata, Giuseppe da Ascoli, Giuseppe M. Bernini da
Gargnano, Domenico da Fano e altri parecchi: a costoro si deve l'introduzione
dei tipi tibetani in Europa.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1177/1196
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Nella Birmania e nell'India sino dai secoli XVI-XVIII in mezzo ai missionarî


portoghesi non erano mancati 
parecchi italiani. Nella prima di queste regioni
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
i
barnabiti, avendo fondato per opera del loro padre Sigismondo Calchi la
(/index.html)
missione dei regni d'Ava e Pegù, promossero in modo singolare gli studî
CATALOGO (/CATALOGO/)
linguistici e geografici della Birmania; si ricordino i primi dizionarî compilati
dai padri Calchi, Gallizia senior, Nerini e Del Conte; le note ai codici birmani
che arricchiscono il Museo Borgiano
SCUOLAdi Velletri, la Relazione del regno Barmano,
(/TRECCANISCUOLA/)

scritta dal padre Vincenzo Sangermano e ristampata sino ad oggi 14 volte in


varie lingue. Quanto poi all'India nella seconda metà del sec. XIX, la missione
di Mangalore nella costa occidentale
LIBRI dell'Indostan
(/TRECCANILIBRI/) venne affidata dalla
ARTE (/TRECCANIARTE/)

congregazione di Propaganda Fide ai gesuiti italiani del Veneto. Un napoletano


di rare doti, il padre Nicola Pagani (1835-1895), poi vescovo nel 1886, fu posto
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
a capo del primo drappello di missionarî che il 31 dicembre 1878 si stabilivano
in Mangalore. La nuova missione non tardò a fiorire con scuole d'ogni grado e
qualità, con opere d'indole sociale,ACQUISTA
con ospedali e un lebbrosario. Il collegio di
(/EMPORIUM/)
S. Luigi, l'istituzione più rinomata, nel settimo anno dalla sua fondazione
otteneva di essere elevato dal governo inglese a collegio di 1° grado con quattro
facoltà universitarie. Il padre Angelo Maffei, di Pinzolo nel Trentino, ivi
professore (1844-1899) si acquistava alta rinomanza di valente indianista.
Faustino Corti (1856-1926) dalla cattedra di storia nel Collegio di San Luigi
passato in regioni interamente pagane, per consacrarsi alla redenzione dei paria
moltiplicava i 120 cristiani trovati sparsi qua e là, in 6500, quanti se ne
annoverarono alla sua morte, e fu premiato dal governo inglese con la medaglia
Kaisar-i-Hind. Nel campo delle belle arti si distinsero i missionarî Augusto
Diamanti (1848-1919) e il vivente Enrico Buzzoni (nato in Verona nel 1852)
architetti; e il laico fratel Antonio Moscheni (1854-1905) pittore e fondatore
d'una scuola di plastica per gl'indù.

Nel sec. XVII cominciano a prosperare in Persia, in Mesopotamia, nell'India le


missioni dei carmelitani scalzi italiani, la maggior parte romani e lombardi.
Parecchi di questi missionarî, insieme con le opere strettamente apostoliche
abbracciarono lo studio delle lingue e letterature locali: così il piemontese
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Angelo Francesco di S. Teresa (1650-1712) vescovo del Malabar e fra Clemente


di Gesù (1731-1782) anch'esso piemontese; il romano Giuseppe di S. Maria
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
(Sebastiani) (1620-1689) scrisse tre relazioni di viaggi alle Indie Orientali e
(/index.html)
all'Arcipelago Indiano (Roma 1665, 1672, 1687); fra Ignazio di Gesù fu molto
CATALOGO (/CATALOGO/)
dotto in arabo e persiano. Nella Mesopotamia pure spesero le loro fatiche dal
sec. XVII sino ai tempi nostri i domenicani Eusebio Franzosini, Gaetano
Codaleoni da Milano, Corradino Ferriani, Agostino Bausa, poi arcivescovo di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Firenze e cardinale. Nel continente asiatico i frati minori della Custodia di
Terra Santa in mezzo a gigantesche difficoltà continuarono lungo il Seicento e
il Settecento a sostenere la fede
LIBRI di Cristo e l'italianità
(/TRECCANILIBRI/) nella Palestina; e solo
ARTE (/TRECCANIARTE/)

merito e studio loro è la maggior parte dei monumenti che illustrano la storia
di questa parte dell'Oriente; si ricordino le Croniche ovvero Annali di Terra
Santa di fra Pietro Verniero daTRECCANI
Montepeloso (l'odierna Irsinia) morto nel 1660.
CULTURA (/CULTURA/)

Nella Georgia i minori cappuccini ne coltivarono le lettere con un successo non


differente da quello riportato nel Tibet: merita ricordo il padre Bernardo da
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Napoli, di casa Cioffi (morto nel 1707) e il piemontese Paolo M. Riccadonna,
gesuita (1799-1863) dotto illustratore dell'Asia occidentale.

Scarso fu il numero dei missionarî italiani nelle Americhe. Nel Canada, tuttavia
si segnalò il gesuita romano Francesco Giuseppe Bressani (1612-1672),
matematico e astronomo, autore di quella Relatione d'alcune missioni dei pp. della
Compagnia di Gesù nella Nuova Francia, che rimane anche al presente pregevole
fonte per la conoscenza dei costumi delle tribù indigene del settentrione
americano. Non molto dopo il Bressani venivano in fama in California e in
Arizona Eusebio Chino o Chini (1645-1711) nato in Segno nel Trentino,
altrettanto eroico missionario quanto intrepido esploratore, e Giovanni
Salvaterra (1648-1717) suo emulo nelle esplorazioni in California.
Contemporaneo del Chino fu il siciliano Francesco M. Piccolo (1650-1729) che
durante 46 anni evangelizzò i selvaggi del Taraumara nel Messico e quelli delle
barbare tribù californiane. Nell'America Meridionale, le Riduzioni del Paraguay
fondate e dirette dai gesuiti spagnoli, ricevettero nei confratelli d'Italia validi
collaboratori; e collaboratori italiani s'ebbero pure i francescani spagnoli,
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evangelizzatori dell'America Meridionale; si ricordi lo stuolo di frati minori


dall'Italia inviati in Bolivia, 
nel Perù e nel Chile durante il pontificato di
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Gregorio XVI e soprattutto i padri Giuseppe Giannelli, civilizzatore delle tribù


(/index.html)
Chiriguane a occidente del Chaco; Doroteo Giannecchini esploratore e
CATALOGO (/CATALOGO/)
scrittore di storia, linguistica e geografia; Gesualdo Machetti buon descrittore
del bacino dell'Amazzoni.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Il sacerdote lombardo Eugenio Biffi (1829-1896), uno dei primi alunni
dell'Istituto delle missioni estere di Milano, che già aveva mandato alle missioni
della Cina e dell'India altri
LIBRI celebri suoi alunniARTE
(/TRECCANILIBRI/) come il martire Giovanni
(/TRECCANIARTE/)

Mazzucconi, e Paolo Reina (morto nel 1861), fatte le prime felicissime prove
tra i pagani della Birmania orientale, passò nel 1882 in Colombia a reggervi
come vescovo la diocesi di Cartagena.
TRECCANIAi sacerdoti
CULTURA della Pia Società Salesiana
(/CULTURA/)

spetta il merito di avere intrapresa l'evangelizzazione della Patagonia


settentrionale, meridionale e della Terra del Fuoco. I primi dieci missionarî
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
salesiani capitanati da don Giov. Battista Cagliero (1838-1926), poi vescovo,
delegato apostolico e cardinale, furono inviati in Patagonia - territorio allora
sconosciuto agli stessi Argentini - nel 1875. Nel 1880 la prima colonia di
salesiani poneva piede nel centro della Patagonia settentrionale. Nel 1884, i
salesiani avevano già esplorato la Patagonia settentrionale per un'estensione di
35.000 kmq., fondato stazioni, amministrato il battesimo a parecchie migliaia
d'indigeni, e impartito l'istruzione religiosa a più di 2000 fanciulli; ciò che
induceva Leone XIII a dividere quell'immenso vicariato affidandone una parte
(la Patagonia meridionale, la Terra del Fuoco, le Isole Falkland e l'arcipelago
dello Stretto di Magellano) a un degno compagno del Cagliero, don Giuseppe
Fagnano.

Frattanto prendeva incremento la Missione del Brasile, avviata dai gesuiti italiani
della provincia di Roma. Benché i Portoghesi siano stati i primi missionarî nel
Brasile, anche l'Italia sin dal sec. XVII vi aveva mandato i suoi, tra i quali nel
sec. XVIII il comasco Gabriele Malagrida (1689-1761) giustiziato sotto il
marchese di Pombal. Dopo l'espulsione dei gesuiti dalle terre della corona di
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Portogallo, e la soppressione della Compagnia, i gesuiti ripresero stabilmente i


lavori apostolici nel Brasile, 
non prima del 1865, quando appunto vi furono
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

destinati i Romani. Tra le principali opere d'interesse sociale che loro


(/index.html)
attirarono viva riconoscenza dalla nazione brasiliana tengono primissimo
CATALOGO (/CATALOGO/)
luogo i collegi d'Itù e di Nova Friburgo. Si segnalarono i padri Vincenzo
Coccumelli, Giuseppe Mantero, Giustino Lombardi, Giuseppe Giomini,
Bartolomeo Taddei, e il viventeSCUOLA
pugliese Giuseppe Natuzzi.
(/TRECCANISCUOLA/)

Durante il sec. XIX non pochi religiosi italiani emigrarono nelle Americhe ove
si dedicarono al sacro ministero, all'insegnamento
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) delle lettere e delle scienze, e
ARTE (/TRECCANIARTE/)

ad opere d'utilità sociale. I gesuiti piemontesi della provincia di Torino nel


1850 passarono nella California dove iniziarono una vasta opera d'apostolato e
di cultura. Degni di nota i padri Michele
TRECCANI Accolti(/CULTURA/)
CULTURA e Giovanni Nobili che
fondarono il Collegio di S. Clara, il primo ad inalberare in California la
bandiera americana; Giuseppe Bixio (1819-1889) fratello del generale Nino;
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Giuseppe Bayma (1816-1892) professore di matematiche nell'università di San
Francisco; Luigi Brunengo e Giuseppe Neri valenti fisici e chimici, e
soprattutto Antonio Cichi creatore dei gabinetti mineralogici di S. Clara e di S.
Francisco. Contemporaneamente, più a settentrione, all'eroica impresa di
rendere civili e cristiane le tribù selvagge delle Montagne Rocciose e dell'Alasca
consacravano la vita altri Piemontesi, Siciliani e Romani, anch'essi della
Compagnia di Gesù. Fra questi si rammentano il padre Giuseppe Giolda, che
redasse varie opere nei linguaggi degl'Indiani del North-West; il romagnolo
Pasquale Tosi (1835-1898), che diresse per dodici anni le missioni dell'Alasca,
fu primo prefetto apostolico di quella regione e l'illustrò dottamente con l'opera
L'Alaska e i suoi primi esploratori; il siciliano Giuseppe Cataldo (1837-1928) che
diede il suo nomc a una città. Nel Maryland, a Woodstock, i gesuiti napoletani,
e per essi il padre Angelo Paresce, fondarono nel 1869 un collegio che in più di
cinquant'anni dalla sua florida vita tanto giovò ai progressi del cattolicismo
negli Stati Uniti ed ebbe il suo fondatore intellettuale nel padre Camillo
Mazzella (1833) onorato da Leone XIII della sacra porpora. Gesuiti napoletani
furono anche professori all'università di Georgetown di St Louis, nei collegi di
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Boston, Washington e Holy Cross. Altri loro confratelli, ricevuta nel 1869 la
missione del Nuovo Messico e Colorado, diedero opera alla diffusione
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
della
religione e della cultura in quelle regioni: istituirono scuole primarie e
(/index.html)
secondarie, stamparono periodici e opuscoli, nel quale genere di opere si rese
CATALOGO (/CATALOGO/)
insigne il napoletano Giuseppe Marra (1844-1914), per molti anni capo della
missione.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Due figure, entrambe appartenenti al sec. XlX giganteggiano nel campo delle
missioni africane: il cappuccino Guglielmo Massaia e il bresciano Daniele
Comboni che dedicò tuttaLIBRIla vita all'evangelizzazione
(/TRECCANILIBRI/) dei Negri per mezzo d'un
ARTE (/TRECCANIARTE/)

clero indigeno educato sino dalla fanciullezza ai costumi e alla pietà cristiana, e
per attuare questa idea fondò in Verona l'Istituto delle missioni per la Nigrizia.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Commercianti e banchieri. - Non era trascorso il sec. X che la Bolla d'oro


degl'imperatori Basilio e Costantino al doge Pietro II Orseolo concedeva
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
privilegi ai Veneziani frequentatori di Costantinopoli, mentre i mercanti di
Amalfi si spingevano, più audaci dei colleghi di Trani e di Bari, a Bisanzio, in
Antiochia, a Gerusalemme, in Egitto, avendo dappertutto case e magazzini. Ma
la vera espansione, in grande stile, degl'Italiani fuori d'Italia, si ebbe soltanto
negli ultimi anni del sec. XI, quando il nostro paese, che era favorito dalla
posizione geografica e non aveva conosciuto la depressione economica
avvenuta altrove in seguito alle invasioni barbariche e poi a quella islamica, si
trovò in condizione di sfruttare in pieno le possibilità commerciali e finanziarie
delle crociate. Da allora ogni centro economico di qualche importanza,
orientale e occidentale, conobbe i nostri mercanti, i quali mostrarono di sentire
all'estero così forte il vincolo della razza, al di sopra del particolarismo che
tanto li divideva di qua dai monti, che gli stranieri li designarono in blocco col
nome di Lombardi. Si può affermare che il risveglio economico dell'Europa,
partito dalla penisola italiana, fu l'opera collettiva di tutto un popolo cementato
da un'unità ideale. Così nel 1278, quando si trattava col sovrano francese per il
ritorno a Nîmes di mercanti scacciati, si fece avanti un mercante piacentino col
titolo di "capitaneus universitatis mercatorum lombardorum et tuscanorum",
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mostrando le procure dei consoli dei mercanti di Alba, Asti, Bologna, Firenze,
Genova, Lucca, Milano,ISTITUTO
Piacenza, 
Pistoia, Siena, Venezia; e dal 1288 appare
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

l'Universitas mercatorum Italiae nundinas Campaniae in regno Franciae


(/index.html)
frequentantium, che nel 1295 concluse un trattato di salvaguardia con i conti di
CATALOGO (/CATALOGO/)
Borgogna, per i mercanti di Alba, Asti, Bologna, Como, Firenze, Genova,
Lucca, Milano, Orvieto, Parma, Piacenza, Pistoia, Prato, Roma, Urbino,
Venezia, e in genere per tutti i SCUOLA
mercanti italiani. Se individualmente i mercanti
(/TRECCANISCUOLA/)
italiani ebbero una grande passione per gli affari rischiosi, e un grande
desiderio di guadagno, nel complesso l'azione loro si svolse sempre secondo
piani logici suggeriti daLIBRI
una(/TRECCANILIBRI/)
politica economica ARTEbene studiata, in armonia
(/TRECCANIARTE/)

appunto con le diverse situazioni economiche, politiche e sociali delle singole


città a cui appartenevano. Tolte alcune eccezioni, s'impongono all'attenzione
dello studioso, piuttosto che gli uomini,CULTURA
TRECCANI le compagnie di commercio, costituite
(/CULTURA/)

sulla base familiare o su quella più larga delle consorterie, e più ancora i gruppi
di compagnie di una o di più città.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

S'iniziava appena il sec. XII quando i Pisani, aiutatori di Goffredo di Buglione,


si sistemavano in un quartiere del porto di Giaffa, centro di traffico fra
l'Occidente e la Palestina, e subito dopo si affiancavano a loro i Veneziani che
ottennero vantaggi notevoli in Acri, a Tiro, ad Ascalona e a Gerusalemme, e i
Genovesi le cui colonie mercantili, capeggiate dalle famiglie Embriaci, Dalla
Volta, Burone, Mallone, Guercio, Negro, Usodimare, Vento, Grillo, ecc. (per
ricordare solo le più antiche), si estesero lungo le coste mediterranee della Siria,
della Palestina, dell'Egitto, e anche in quelle del Mar Nero e del Mar d'Azov, a
Pera, a Soldaia, a Caffa, alla Tana. In queste ultime località li raggiunsero i
Veneziani, che stabilirono poi floridi stabilimenti commerciali sull'opposta
riva, a Trebisonda, donde avrebbero mosso i fratelli Niccolò e Matteo Polo, e
poi Marco, per spingersi fino alla capitale dei Mongoli. Non solo la
concorrenza delle città affacciantisi sul golfo del Leone, Narbona, Montpellier,
Marsiglia, non era pericolosa per le navi di Pisa, Genova e Venezia, ma anzi a
mano a mano che queste repubbliche si andavano afforzando economicamente
in Oriente, dirigevano la loro emigrazione e le loro ambizioni anche sulle coste
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dell'Europa occidentale, esigendo là pure privilegi e monopoli: primo fra i quali


quello della navigazioneISTITUTO
nel Mediterraneo, che imposero appunto, nonsenza
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

contrasti, agli armatori delle ricordate città. Spingendosi, poi, sempre più
(/index.html)
addentro oltre il bordo del mare, i mercanti di quelle nostre città marinare si
CATALOGO (/CATALOGO/)
congiunsero con quelli di molte altre dell'interno, inoltratisi già nell'Inghilterra
ove Rolando di Poggio e compagni erano, nella seconda metà del Duecento,
ricevitori dei dazî d'esportazione dei principali porti del regno.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Da Asti si diressero per tempo oltre i monti gli Alfieri, gli Asinari, i Da Saliceto,
i Garetti, i Malabaila, iLIBRI
Pelleta, i Roveri, gli Scarampi,
(/TRECCANILIBRI/) i Solari, i Toma, a cui
ARTE (/TRECCANIARTE/)

s'aggiunsero i Provano oriundi da Carignano, i Medici di Chieri, e una tal folla


di Piacentini, che ben 37 se ne trovavano, a metà del Trecento, alla sola fiera di
Lagny. Il "Registrum lombardorum",TRECCANIconservato a Friburgo, mentre
CULTURA (/CULTURA/)

documenta, per il '300, una vera invasione di Astigiani, contiene anche l'elenco
di tutta la nobiltà locale che, obbligata ad essi a causa dei mutui, finì per cedere
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
feudi, castelli, signorie. Da Lucca partirono i Barca, i Burlamacchi, i Calcinelli, i
Cenami, i Corbolani, i Forteguerra, i Guinigi, i Moriconi, gli Onesti, i Riccardi,
i Rapondi, gli Schiatta, gli Spiafame, i Trenta, i quali, sebbene giungessero essi
pure fino all'Inghilterra, e vittoriosamente vi si affermassero come i Riccardi,
posero radici soprattutto in Francia. Per ciò che riguarda Siena, sappiamo che,
a metà del Duecento, si trovavano in Francia (e molte società avevano filiali
anche in Fiandra, in Inghilterra, in Germania) le compagnie dei Bonsignori, dei
Cacciaconti, dei Fini, dei Gallerani, dei Salimbeni, degli Squarcialupi, dei
Tolomei, degli Ugolini, dei Vincenti. Anche il sec. XIV conobbe, almeno
all'inizio, la fortuna economica di Siena, scossa ma non del tutto rovinata dal
fallimento della "magna tavola" dei Bonsignori, e dalla concorrenza dei
capitalisti di Firenze. Nei primi anni del Trecento erano ancora ben saldi
all'estero i Cinughi, i Forteguerri, i Malavolti, i Rossi, gli Squarcialupi, i
Tolomei, e ricchissimi i Salimbeni. Il nome di Pistoia era noto in molte
contrade d'Europa per le compagnie degli Ammannati, dei Cancellieri, dei
Dondori, dei Panciatichi, dei Partini, dei Simiglianti. Il nome di Firenze,
illustrato dal trionfante fiorino d'oro, risuonava in ogni angolo d'Europa ove si
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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

trovavano le succursali o comunque i rappresentanti e gli agenti delle


compagnie dei Bardi, dei 
Peruzzi, degli Acciaiuoli, degli Alberti, Albizzi,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Antella, Ardinghelli, Baroncelli, Buondelmonti, Cerchi, Del Bene, Falconieri,


(/index.html)
Frescobaldi, Gianfigliazzi, Mozzi, Pazzi, Portinari, Pulci e Rimbertini, Scali,
CATALOGO (/CATALOGO/)
Spini, Strozzi e così via.

Il ricordo di queste più note e più forti compagnie è legato, in Italia e anche
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
all'estero, a opere d'arte, a imprese militari, a fatti politici, a gesta diplomatiche.
Del resto nei secoli in cui si ebbe tale dovizia d'imprese italiane fuori d'Italia (e
fino alla fine del Trecento) all'estero le associazioni
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) formate da indigeni furono
ARTE (/TRECCANIARTE/)

pochissime e di limitata importanza. Per ciò che riguarda l'attività esplicata da


queste compagnie italiane, si può osservare che la caratteristica del primo
capitalismo italiano, destinata TRECCANI
a conservarsi per(/CULTURA/)
CULTURA altri secoli oltre il XIV, fu
quella d'interessarsi a qualsiasi affare. In tutti i paesi si praticò il prestito del
danaro a borghesi, a ecclesiastici, a monasteri, a baroni, a principi, a sovrani; e a
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
garanzia della restituzione si accettarono ogni sorta di pegni, si pretese la
direzione delle zecche e la percezione delle entrate statali. Con la Chiesa si fu
esattori delle decime, che si trasmisero a Roma o nelle località designate dai
pontefici. Nelle fiere si praticò il mutuo, si fece il cambio delle monete, ci si
impegnò ai pagamenti a distanza. Nelle fiere dappertutto si trafficarono tutti gli
articoli di mercato. Dove ci fu possibilità, si diressero anche le imprese
estrattive (v. banca). Il contatto con i principi portò, talvolta, anche alla
creazione di situazioni personali di prim'ordine. Come avvenne ai fratelli
Musciatto e Bicci Guidi de' Franzesi oriundi dal senese, i famosi Mouche e
Biche consiglieri di Filippo il Bello; a Scaglia Tifi (sec. XIII-XIV), tesoriere dei
duchi di Borgogna e fattore decisivo del passaggio di quel ducato alla corona
francese; al lucchese Dino Rapondi, capo d'una compagnia mercantile con sedi
a Bruges, Parigi, Anversa, Avignone, Venezia, nel Mediterraneo orientale,
direttore in Francia di lavori di difesa militare, diplomatico, ministro delle
finanze dei duchi di Borgogna.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1185/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

A poco a poco (dai primi del Trecento) persecuzioni di sovrani e ostilità delle
popolazioni; la crescente necessità di disporre di capitali sempre più forti
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  per
più vasti finanziamenti d'imprese militari di più largo stile; lo sforzo per
(/index.html)
trionfare della concorrenza del nascente capitalismo locale, portarono
CATALOGO (/CATALOGO/)
all'eliminazione delle compagnie più deboli, favorita anche dalle condizioni
politiche della penisola, ove il trapasso dalla forma comunale a quella signorile
contribuì alla decadenza di molte città. Però la volontà di tener testa alle
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
necessità supreme si accentuò ogni giorno, e culminò nel colossale
finanziamento delle prime campagne della guerra dei Cento anni, parallelo al
quale procedette l'accentramento in poche mani,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEsoprattutto di Fiorentini, di
(/TRECCANIARTE/)

tutta la vita economica inglese. Dopodiché si giunse ai fallimenti del 1345, che
segnano la fine del primo periodo del capitalismo italiano.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Il secondo periodo, che si protrae sino ai primi del Seicento, si presenta con
altre caratteristiche, in armonia con le mutate condizioni politiche ed
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
economiche europee. Nella diminuita importanza del fattore italiano nel
complesso dell'economia europea, la riduzione del traffico delle merci appare
più sensibile della riduzione del traffico del danaro, il quale fu esercitato in
condizione pressoché di monopolio (diviso con le grandi formazioni
capitalistiche tedesche). In questo secondo periodo, i mercanti italiani
preferirono frequentare quelle zone del settore europeo che furono più ricche
di avvenimenti politici. Ma se l'Inghilterra passò in seconda linea di fronte agli
stati del continente, vi troviamo ricostituita, quasi un'ombra però di quella d'un
tempo, la compagnia dei Bardi; sappiamo anche dell'attività in Inghilterra d'una
succursale del banco Filippo Borromei che aveva la sede centrale a Milano;
conosciamo molti mercanti, i Medici soprattutto, nella seconda metà del
Quattrocento, che continuarono a esportare la lana, in limiti sempre più ridotti
per l'indirizzo protezionistico dell'industria locale dei panni. Nell'Europa
continentale si distinguono due settori: il centro-orientale e il nord-
occidentale: nel primo dei quali gl'Italiani si diedero prevalentemente, tranne
che nei territorî dell'attuale Confederazione Elvetica, alla direzione e allo
sfruttamento delle miniere, e nel secondo attesero, in modo particolare, a
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1186/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

operazioni finanziarie. Sul territorio tedesco, dove avevano preceduto dalla fine
del Trecento gl'intraprenditori  e
indigeni come appaltatori, specie nel Tirolo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nell'Ungheria, tornarono al loro posto di preminenza al decadere della


(/index.html)
oberdeutsche Hoch inanz nella seconda metà del '500, e negli ultimi decennî del
CATALOGO (/CATALOGO/)
secolo presero di nuovo a frequentare numerosi le principali piazze
commerciali della Germania; del quale processo, detto appunto di Überfremdung
"invadente intervento", nella vita economica
SCUOLA dell'Europa centrale, si conoscono
(/TRECCANISCUOLA/)

alcuni particolari riguardanti Lipsia, Colonia e Francoforte. A Friburgo e a


Ginevra, invece, si curarono prevalentemente i prestiti, e con lauto profitto.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

La Polonia era conosciuta dai nostri mercanti fin dal Duecento, da quando cioè
i ricevitori pontificî delle decime, quasi tutti italiani, avevano affidato le somme
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
raccolte alle compagnie toscane aventi succursali a Bruges. Quando prese a
svilupparsi una vera immigrazione con carattere commerciale, si posero
naturalmente alla testa i GenovesiACQUISTA
che provenivano
(/EMPORIUM/)
dalle colonie del Mar Nero;
e poi seguirono Lucchesi, Bolognesi, Fiorentini e Veneziani. Gli anni più
fortunati di tale attività furono quelli dal 1333 al 1434, che videro i regni di
Casimiro il Grande, di Luigi d'Ungheria e di Ladislao II: dopo i quali ci si avviò
alla decadenza. Nel periodo migliore, tanto le saline della zona di Cracovia,
quelle cioè di Bochnia e di Wieliczka, quanto quelle di Leopoli, ossia di
Drohobycz, Dolina e Przemyśl, furono governante da "supparii" italiani, che
furono di solito anche podestà del luogo ed ebbero parte notevole nella
legislazione mineraria del 1368. Si ricordano tra i principali: dei Genovesi
alcuni appartenenti alla famiglia Cavallo; Goffredo Fattinanti supparius
generalis"; Francesco di Cantello, aggregato alla nobiltà di Leopoli nel 1409;
Giulio de Valentariis, morto ricchissimo nel 1468. Dei Veneziani il principale
fu Pietro Bicarani, che batté anche moneta alla zecca regia. Tra i Fiorentini,
Leonardo Bartoli, egli pure monetiere, l'ultimo suppario italiano delle saline
occidentali, Pierozzo di Talento Tedaldi, morto nel 1495; Ottaviano Gucci
"supparius Russie et magnus benefactor fratrum". Nell'Europa del nord i
principali accentramenti si ebbero in Brabante e in Fiandra dove la banca
Medici di Firenze, che aveva diramazioni ad Avignone, Basilea, Costanza,
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1187/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Ginevra, Londra e Lione, tenne una grande succursale a Bruges, danneggiata


dal fallimento dei Lombardi del 1457, ma non irreparabilmente come le
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) aziende
mercantili e bancarie dei veneziani Querini e Morosini, e dei genovesi Adorno,
(/index.html)
Lomellino e Spinola. Tommaso Portinari fu diplomatico e banchiere di Carlo il
CATALOGO (/CATALOGO/)
Temerario e poi di Massimiliano, dal quale ebbe il diritto di riscossione del
tonlieu di Gravelines. Nel '500 nei Paesi Bassi i nostri mercanti alternavano in
Anversa l'esercizio dei traffici eSCUOLA
il culto(/TRECCANISCUOLA/)
delle lettere. In Francia i nuclei più
rilevanti si ebbero prima a Parigi e poi, dalla seconda metà del sec. XV, a Lione
ove gl'Italiani - fra cui si ricordano, nel Quattro e nel Cinquecento, gli
Arnolfini, i Balbani, i Buonvisi, i Buondelmonti,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEi (/TRECCANIARTE/)
Burlamacchi, i Capponi, i
Cenami, i Del Bene, i Frescobaldi, i Sardini e i Guadagni - fecero prestiti
ingenti ai sovrani francesi in guerra con gli Spagnoli. Nell'altro campo Carlo V
ricevé dal cremonese Carlo Affaitati 100.000 ducati in una sola volta, a parte le
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

somme più elevate ottenute da Cosimo de' Medici.


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Col '500, gl'Italiani si spostano anche in Spagna e nel Portogallo. In Spagna si
ricordavano ancora i Lombardi, immigrativi fin dal Duecento nonostante i
decreti d'espulsione di Giacomo I, e non era ancora dimenticato il nome del
pratese Francesco di Marco Datini, che Tommaso Marini di Genova vi dava,
nel 1525, il segnale della seconda invasione del capitale italiano,
particolarmente genovese e fiorentino. Alla fine del secolo e ai primi del
Seicento i re cattolici dovevano milioni di ducati ai banchieri genovesi. Filippo
III ricorse ampiamente, tra il 1608 e il 1611, ai cittadini di Genova, i
Centurione, gl'Invrea, i Pallavicino, gli Spinola; e Carlo II ebbe, alla fine del
Seicento, aiuti finanziarî da Paolo Spinola-Doria. Anche i banchieri fiorentini
furono larghi di prestiti, soprattutto durante la lotta tra Spagna e Portogallo. Ai
primi del Seicento il Monte di Pietà di Firenze finì per accentrare e convogliare
grandissimi capitali in Spagna, auspici i granduchi, che nell'atto di assecondare
la loro politica portarono, oltreché a dissesti bancarî, a rovine nel campo delle
industrie e dei commerci, aggravate, piuttosto che alleviate, dalla rigida
legislazione in materia fallimentare del 1582. La quale, non per caso, seguì alla
guerra fra Spagna e Portogallo.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1188/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Gl'Italiani conservarono dunque anche dal Quattrocento in poi una


grandissima importanzaISTITUTO
nel traffico del danaro, ma non tutta l'attività 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
dei
mercanti italiani si esaurì nel finanziamento dei principi. Nella seconda metà
(/index.html)
del Cinquecento si dové al Baroncelli il disegno della lotteria di stato dei Paesi
CATALOGO (/CATALOGO/)
Bassi, mentre gli Strozzi si distinguevano, proprio in quegli anni e in quella
regione, nelle lotterie private, la cui posta era costituita da oggetti d'arte;
Leonardo Massone di Benevento suggeriva a Filippo II di stabilire il monopolio
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
del sale, che fu affidato al genovese Negron del Negro, tesoriere di Emanuele
Filiberto; Silvestro Scarini, nel 1585, progettava il finanziamento d'una sorta di
monte di pietà per mezzo LIBRIdi lotterie e di scommesse
(/TRECCANILIBRI/) sul sesso dei nascituri,
ARTE (/TRECCANIARTE/)

sull'esito dei processi, e via dicendo, lottando con le organizzazioni corporative


locali, e preparando, sotto la protezione dei sovrani manifestantesi nella nota
forma dei privilegi, le basi delle industrie
TRECCANI nazionali.
CULTURA In modo veramente
(/CULTURA/)

capitalistico organizzarono l'industria del vetro, che avevano impiantato da


tempo, perché già dalla fine del sec. XIII vetrai veneziani erano passati in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Francia e nel Belgio. Ad Anversa, dove all'inizio del sec. XVI si trovavano
fabbriche italiane di cristalli e di vetri, Michele Cornacchini introduceva, nel
1541, anche la fabbricazione degli specchi esportando il geloso segreto da
Venezia, e la cedeva nel 1552 al bresciano Giacomo Pasoletti. Nel 1607
s'imprendeva, ancora a iniziativa degl'Italiani, l'incisione sul vetro; nel 1638
l'arte vetraria di Liegi era in mano dei fratelli Enrico e Leonardo Buonuomini
che, giunti a ottenere l'esclusività legale nel 1650, accaparrarono anche le
vetrerie di Maastricht, di Anversa e di Bruxelles. Industrie minori furono la
raffineria dello zucchero e la fabbrica del sapone, che esercitarono dappertutto,
e in specie a Marsiglia; l'industria tessile, praticata soprattutto in Francia, dove
a Tours, nel 1525, oltre 8000 telai erano diretti da maestri veneziani, lucchesi,
fiorentini; l'industria armatoriale, a cui dal secondo decennio del Cinquecento
diedero incremento specialmente a Dieppe e a Rouen.

In Oriente, invece, i mercati, fonte della ricchezza d'un tempo, erano ormai
chiusi o si stavano chiudendo per i nostri uomini d'affari. Si è detto del
progressivo ritiro delle colonie genovesi. I Fiorentini avevano a Pera soltanto
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1189/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

15 case di commercio nel 1551, che si ridussero a quattro nel 1554 e ad una nel
1556. Quanto ai Veneziani, che videro succedersi i fallimenti delle società
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
bancarie dalla metà del Quattrocento, essi seguitarono i loro traffici fino alla
(/index.html)
metà del secolo successivo, ma prima la guerra di Cipro, poi quella degli
CATALOGO (/CATALOGO/)
Uscocchi e infine quella di Candia condussero a una rovina irreparabile. Dal
Seicento gli Italiani si spostarono anche verso il nuovo centro dell'economia
europea, l'Olanda, da dove alcuni partirono per le lontane colonie: come il
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
lucchese Ottavio Sardi, che dopo aver commerciato ad Amsterdam dal 1755 al
1773, mosse nel 1774 per la Guinea e vi organizzò una fiorentissima
piantagione di cotone LIBRI
e di caffè. Ma non abbandonarono
(/TRECCANILIBRI/) tuttavia il loro
ARTE (/TRECCANIARTE/)

vecchio centro di Anversa, dove nel 1705 il veneziano Pietro de Prioli, che fu
uno dei direttori della Compagnia di Ostenda, fondò una grande banca che
negoziò i prestiti della monarchia austriaca.
TRECCANI I figli
CULTURA di Pietro, Baldassarre e Carlo,
(/CULTURA/)

attrezzarono anche alcune aziende industriali, che fallirono nel 1781. Però le
notizie che si hanno dei nostri mercanti all'estero in quest'ultimo periodo, se
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
permettono di affermare che essi si trovarono ancora numerosi al di là delle
Alpi, non consentono di precisare la loro funzione e la loro importanza: la
quale non deve essere stata però di grande rilievo.

L'espansione dei mercanti e dei banchieri italiani all'estero continua, nelle


nuove forme imposte dall'evoluzione economica e dai progressi della tecnica,
anche nei secoli XIX e XX. I campi di questa espansione sono specialmente
rappresentati dalle due Americhe, ove l'attività italiana nel campo commerciale
e bancario ha modo di emergere sopra tutto grazie al numero di connazionali
ivi emigrati, ma si estende anche largamente fuori dalla loro cerchia. Sotto le
voci argentina; brasile, ecc. si troveranno appositi paragrafi dedicati alla storia
della nostra emigrazione e alla varia attività svolta dagl'Italiani. Seguirla con
esattezza non sarebbe qui possibile, data l'imponenza di essa e il carattere
diversissimo assunto anche in singoli brevi periodi. Naturalmente questa forma
d'espansione ha particolarmente sofferto in seguito alla quasi completa
chiusura degli sbocchi emigratorî e alla crisi economica mondiale.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1190/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

È mancata sinora un'opera complessiva che illustri l'attività degli Italiani


all'estero e i tentativi isolati e parziali che furono fatti non riuscirono 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

rispondenti alla vastità e all'importanza dell'argomento. Le fonti, contenute in


(/index.html)
tutti gli archivî del mondo, non sono state ancora convenientemente sfruttate a
CATALOGO (/CATALOGO/)
questo scopo; scarsissime le fonti edite, tra cui ricordiamo, per i mercanti e i
colonizzatori nel Medioevo, il Diplomatarium Veneto-Levantinum, pubblicato,
negli Atti della Deputazione veneta di storia
SCUOLA patria; la Nuova serie di documenti sulle
(/TRECCANISCUOLA/)

relazioni di Genova con l'Impero Bizantino, in Atti della Società ligure di storia patria,
XVIII; per gli ecclesiastici la Series Episcoporum; per gli esploratori le varie
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
relazioni di viaggi e le pubblicazioni quale l'Indicazione di opere e documenti sopra
i viaggi, le scoperte, le carte nautiche, il commercio, le colonie degli Italiani nel
Medioevo, Lucca 1862; ecc. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Dal 1928 il governo italiano ha intrapreso la raccolta sistematica di tutti i


documenti e le notizie riferentisi ACQUISTA (/EMPORIUM/)
agl'Italiani all'estero. A cura del Ministero
degli affari esteri e con la collaborazione del R. Istituto di archeologia e storia
dell'arte è sorto così l'archivio de L'Opera del Genio Italiano all'Estero, che
raccoglie in appositi schedarî e in una collezione fotografica i risultati di vasti
studî condotti in Italia e delle ricerche compiute all'estero dagli uffici italiani di
rappresentanza; e nel 1933 si è iniziata la pubblicazione d'una serie di
monografie destinate a illustrare l'attività degl'Italiani nei singoli paesi e
specialità.

Opere generali: F. Carloni, Gli Italiani all'Estero dal sec. VIII ai dì nostri, Città di
Castello 1888-1908, voll. 3; L. Benvenuti, Dizionario degli Italiani all'Estero,
Firenze 1890; E. Verga, Gli Italiani all'Estero all'Esposizione di Milano, in La Nuova
Antologia, 1907; C. Rusconi, Le emigrazioni italiane da Dante ai nostri giorni,
Torino 1853-54, voll. 2; G. Heyd, Le colonie commerciali degli Italiani in Oriente
nel Medioevo, trad. di Giuseppe Müller, Venezia 1866-68, voll. 2; A. Schaube,
Storia del commercio dei paesi latini nel Mediteraneo; Torino 1915; F. L. Pullè, Le

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1191/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

conquiste scienti iche e civili dell'Italia in Oriente dall'antichità ai tempi nuovi, in


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Annali Università di Bologna, 1911-12, pp. LXIX-CLIV; S. L. Peruzzi, Storia del

commercio
(/index.html) e dei banchieri di Firenze in tutto il mondo conosciuto dal 1200 al 1345,

Firenze 1868-70, voll. 2; G. Müller, Documenti


CATALOGO delle relazioni delle città toscane con
(/CATALOGO/)

l'Oriente cristiano e coi Turchi ino al 1531, Firenze 1879; C. Pagano, Delle imprese
e del dominio dei Genovesi nella Grecia, 2ª ed., Genova 1852; A. Vigna, Codice
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
diplomatico delle colonie Tauro-liguri, Genova 1868-71; P. Amat di S. Filippo,
Biogra ie dei viaggiatori italiani e bibliogra ia delle loro opere, Roma 1875-1882; C.
Bertacchi, Geogra i ed esploratori contemporanei,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Milano
ARTE 1929; O. F. Tencajoli,
(/TRECCANIARTE/)

Principesse sabaude nella storia di altri Paesi, Roma 1930; G. Gerola, Artisti trentini
all'Estero, Trento 1930; F. C. Chuch, The Italian Reformers (1534-64), New York
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
1932; C. Manfroni, L'opera del Genio Italiano all'estero: I Colonizzatori Italiani
durante il Medioevo e il Rinascimento, I, Roma 1933; L. A. Maggiorotti, L'opera del
Genio Italiano all'estero: Architetti edACQUISTA militari nel Medioevo, Roma 1933.
(/EMPORIUM/)
architetture

Opere particolari: F. Quillet, Le arti italiane in Ispagna, ossia storia di quanto gli
artisti italiani contribuirono ad abbellire le Castiglie, Roma 1825; P. Peragallo,
Cenni intorno alla colonia italiana in Portogallo nei secoli XIV, XV, XVI, in
Miscellanea di storia italiana, XL (1904); A. Baschet, Les comédiens italiens à la cour
de France sous Charles IX, Henri III, Henri IV et Louis XIII, Parigi 1882; C. Piton,
Les Lombards en France et à Paris, Parigi 1892-93, voll. 2; E. Monaci, Gli Italiani
in Francia durante il Medioevo, in Atti Acc. Lincei, rend. sedute solenni, I (1892-
1901); Charpin Feugerolle, Les Florentins à Lyon, Lione 1894; R. Picot, Les
Italiens en France au XVIe siècle, Bordeaux 1902; J. Mathorez, Notes sur les Italiens
en France du XIIIe siècle jusqu'au règne de Charles VIII, Bordeaux 1918; E.
Rodocanachi, Les médicins et les astrologues italiens en France, in Études et fantaisies
historiques, Parigi 1919; N. Giacchi, Il contributo militare degli italiani durante il
periodo napoleonico (1796-1818), in Bollettino U f. storico stato maggiore, II (1927); F.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1192/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Piccolomini, I mercanti senesi a Marsiglia nel secolo XIII, un decennio di mercatura


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
senese: 1221-1230, Siena 1932; A. Medea, Arte italiana alla corte di Francesco I,
Milano 1932; L. Einstein, The Italian Renaissance in England, New York 1902; J.
(/index.html)

au XVIe et(/CATALOGO/)
Galiffe, Le refuge italien de Genève CATALOGO XVIIe siècles, Ginevra 1881; M.
Landau, Die italienische Literatur am österreichischen Hofe, Vienna 1879; trad. ital.
di G. A. De Stein Rebecchini, Aquila 1880; S. Ciampi, Notizie di medici, musicisti
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
e artisti italiani in Polonia e polacchi in Italia, Lucca 1830; L. Fournier, Les
Florentins en Pologne, Lione 1893; F. F. De Daugnon, Gli Italiani in Polonia dal sec.
IX al XVIII, Crema 1905-1906, voll. 2; G. Ptasnik,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) Gli Italiani a Cracovia dal sec.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

XVI al XVIII, Roma 1909; U. Franchino, L'Arte in Polonia, Milano 1928; C.


Vacani, Gli Italiani in Russia, 1826; F. Nunziante, Gli Italiani in Russia durante il
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
secolo XVIII, in La Nuova Antologia, LXIV (1929); L. A. Balboni, Gl'Italiani nella
civiltà egiziana del sec. XIX, Alessandria d'Egitto 1906, voll. 3; Comitato
Geografico Nazionale Italiano, L'opera
ACQUISTA
degli(/EMPORIUM/)
Italiani per la conoscenza dell'Egitto e
per il suo risorgimento civile ed economico. Scritti di varî autori raccolti e
coordinati a cura di Roberto Almagià, Roma 1926; E. C. Branchi, Il primato
degli Italiani nella storia e nella civiltà americana, Bologna 1925; G. Schiavo, The
Italians in Missouri, Chicago e New York 1929; G. Parisi, Storia degli Italiani
nell'Argentina, Roma 1907; E. Anzilotti, Gl'Italiani all'Uruguay, Roma 1911; Il
Brasile e gli Italiani, pubblicazione del Fanfulla, 1906; Gli Italiani nel Brasile, S.
Paolo 1922-26, voll. 3. - Sulle missioni degl'Italiani si veda la bibliografia della
voce missioni e delle voci dedicate ai singoli missionarî.

VEDI ANCHE

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj… 1193/1196
24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Roma Milano
Città del Lazio, capitale della Repubblica
ISTITUTO (/ISTITUTO/) Comune della(/MAGAZINE/)
MAGAZINE Lombardia (181,7 km2 con 
Italiana; capoluogo di regione e di provincia 1.299.633 ab. nel 2008), capoluogo di
(Comune di 1307,7 km2 con 2.718.768 ab. nel
(/index.html) provincia e di regione. Seconda città in Italia,
2008). ● Il problema dell’etimologia del nome dopo Roma, per popolazione e con un’area
CATALOGO
di Roma si era presentato già alla mente degli (/CATALOGO/)
metropolitana di oltre 3 milioni di abitanti,
antichi, ma le soluzioni da essi offerte non costituisce la massima concentrazione delle
reggono alla critica scientifica. ... forme più moderne e dinamiche
(/enciclopedia/roma/) dell’economia del ... (/enciclopedia/milano/)
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Napoli Torino
Comune della Campania (117,3 km2 con Comune del Piemonte (130,2 km2 con
973.132 ab. nel 2008, detti Napoletani; 908.263 ab. nel 2008), capoluogo di provincia
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
3.100.000 ab. considerando l’intera e di regione. Sorge alla confluenza della Dora
agglomerazione urbana), capoluogo di Riparia con il Po, in un’area alluvionale (239
provincia e di regione. ● Il centro più m s.l.m.) compresa fra l’anfiteatro morenico
notevole del Mezzogiorno d’Italia per di Rivoli
TRECCANI CULTURA e una serie di colline situate a
(/CULTURA/)
ampiezza demografica, tradizioni storiche e oriente (fra cui, la collina di Superga). ...
rilevanza dell’apparato economico, ... (/enciclopedia/torino/)
(/enciclopedia/napoli/)
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

CATEGORIE

DIRITTO COMMERCIALE
(/enciclopedia/scienze_sociali_e_storia/dirit
in Diritto

ALTRI RISULTATI PER ITALIA

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(/enciclopedia/italia_res-7cf49f80-7f26-11e6-
9672-00271042e8d9_%28Atlante-
Geopolitico%29/)
Atlante Geopolitico 2016 (2016)
bandiera posizione
mappa informazioni principali L’Italia
costituisce il quarto stato dell’Unione
Europea (Eu) in termini di
popolazione e ricchezza economica. In
virtù della propria collocazione

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geografica, il paese si pone


all’intersezione di due aree regionali
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
strategicamente rilevanti: l’Europa ...

(/index.html) Italia
(/enciclopedia/italia_res-6cb53ba6-fe2c-
CATALOGO (/CATALOGO/)
11e4-9760-00271042e8d9_%28Atlante-
Geopolitico%29/)
Atlante Geopolitico 2015 (2015)
bandiera posizione
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/) mappa
Informazioni principali Dati generali
L’Italia costituisce il quarto stato
dell’Unione Europea (Eu) in termini di
LIBRI (/TRECCANILIBRI/)
popolazione e ricchezza economica. In
ARTE (/TRECCANIARTE/)
virtù della propria collocazione
geografica, il paese si pone
all’intersezione di due aree regionali
strategicamente rilevanti: ...
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

ITALIA
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11e7-a2fd-00271042e8d9_%28Enciclopedia-
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Italiana%29/)
Enciclopedia Italiana - IX Appendice
(2015)
Demografia e geografia economica.
Condizioni economiche. Politica
economica e finanziaria. Storia.
Architettura. Bibliografia. Letteratura.
Bibliografia. Cinema Italia Demografia
e geografia economica di Fabio
Amato. – All’ultimo censimento
(2011), la popolazione residente era di
59.433.744 ab., ...

Italia
(/enciclopedia/italia_%28Atlante-
Geopolitico%29/)
Atlante Geopolitico 2014 (2014)
bandiera posizione mappa  L’Italia
costituisce il quarto stato dell’Unione
Europea (Eu) in termini di
popolazione e ricchezza economica. In
virtù della propria collocazione
geografica, inoltre, la penisola si pone
all’intersezione di due aree regionali

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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

strategicamente rilevanti: l’Europa


continentale ...
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CATALOGO (/CATALOGO/)

VOCABOLARIO

salva-Italia (/vocabolario/salva-
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
italia_%28Neologismi%29/)
(salva Italia) agg. e salva-Italia m. inv.
Che, chi ha la funzione, l’obiettivo di
giovare alle sorti dell’Italia; in senso più
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) esteso
ARTE (e spesso scherz.), che, chi dà un
(/TRECCANIARTE/)
aiuto provvidenziale alla risoluzione di
una situazione molto difficile. ◆ DI
NATALE...

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)


nuovo italiano (/vocabolario/nuovo-
italiano_%28Neologismi%29/)
nuovo italiano loc. s.le m. Immigrato di
seconda generazione e, più in generale,
cittadino con passaporto straniero che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
risiede stabilmente in Italia. ♦ [...] i nuovi
italiani usano sul lavoro e nella vita
sociale le loro lingue, mescolate con
l’italiano...

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