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24/2/2021 ITALIA in "Enciclopedia Italiana"

Q UES TO SI TO W E B UTILIZ ZA I C OOKI E P ER A S S I CURA R E U NA MIG LIO RE ES P ER IEN ZA DI NAVIG AZ ION E, OLT RE AI
ISTITUTO
CO OK IE DI NAT URA TE CN ICA S ONO (/ISTITUTO/)
U TI L IZZATI MAGAZINE
A NCH E C O OK IE DI P RO FILA ZIO(/MAGAZINE/) 
NE UT EN T E E CO O KIE D I T ERZ E
PARTI . P ER SA P E RN E DI P IÙ , CO NO SC ER E I CO OK IE UT ILIZZ AT I ED E S PR IME RE IL TU O CO N SE NSO ACCED I AL LA
PA GI N A C O OK IE (/F OOTE R/C OOK IE S . HTML ) - S E P ROS E G UI N ELLA NAVIGAZIO NE DI Q U ESTO SITO AC CO NSEN TI
(/index.html) A L L’UT ILIZZ O D EI CO OK IE .

CATALOGO (/CATALOGO/)

SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/) 

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

ITALIA
di G. Car., *, R. A., V. N., R. A., A. Bé., G. Col., G. S., R.
ACQUISTA A., R. B., R. A., Gi. Co., *, El. M., A. Alb. - G.
(/EMPORIUM/)
Tom., L. Cha., C. d. A., Gi. Co., A. M. R., Le. Se., G. Ga., U. An., G. Car., Ar. Mo., G. Vol., N. Ro., A.
M. G., F. Ch., A. P., R. A., *, C. Ba., Ger. R., G. Ma., C. T., *, V. Ros., R. B., R. C., R. C., A. Bon., P. L.,
Um. B., *, R. Vi., F. To., *, Al. M., G. N., R. Vi., M. Pa., D. C., L. A. M. - Gu. A. - R. Vi., R. Vi., *, R. A.,
P. T. V., A. Sap., * - Enciclopedia Italiana (1933)

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ITALIA (A. T., 22-23, 24-25-26, 24-25-26 bis, 27-28-29, 29 bis).

Il nome. - Secondo Antioco di Siracusa (Dion. Halic., I, 35), il nome d' Italia
derivava da quello di un potente principe di stirpe enotrica, Italo, il quale
avrebbe cominciato col ridurre sotto di sé il territorio estremo della penisola
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italiana, compreso tra lo stretto di Messina e i golfi di Squillace e di


Sant'Eufemia, e, chiamata questa regione da sé stesso Italia, avrebbe poi
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
conquistato molte altre città. È questa una delle solite leggende a schema
(/index.html)
eponimico, ma se ne è voluto dedurre che l'estensione originaria del nome d'
CATALOGO (/CATALOGO/)
Italia non valicasse i confini dell'estrema punta della penisola, del che si è
cercata una conferma in Ecateo, del quale abbiamo frammenti, che assegnano
all'Italia Medma, Locri, Caulonia; ma non si può escludere che egli attribuisse
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
del pari all'Italia altre località, e nell'estensione assegnata da Antioco al nome
originario d'Italia non è lec. to vedere più che una semplice congettura
dell'autore. Quello cheLIBRIè certo è che, al tempoARTE
(/TRECCANILIBRI/) in cui egli visse, il nome d'Italia
(/TRECCANIARTE/)

designava la regione compresa tra lo stretto di Messina, il fiume Lao e il


confine orientale del territorio di Metaponto, come risulta da Strabone (VI,
24), e anzi Erodoto colloca Taranto TRECCANIin Italia
CULTURA(I, 93; III, 136, cfr. Dion. Halic., I,
(/CULTURA/)

73), ma poiché pure per Tucidide (VII, 33, 4) l'Italia comincia a Metaponto, è
meglio attenersi per allora a questo confine.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Anche Aristotele (Polit., VIII, 1329 b), seguendo Antioco, faceva derivare il
nome d'Italia dal re Italo. Ellanico, invece (Dion. Hal., I, 35), raccontava che,
mentre Eracle traversava l'Italia per condurre in Grecia il gregge rapito a
Gerione, gli fuggì un capo di bestiame, e, ricercandolo egli affannosamente, e
avendo saputo che, secondo l'idioma indigeno, la bestia aveva nome vitulus,
chiamò Ούιταλίαν tutta la regione. L'essenziale di questo racconto è la
riconnessione del nome d'Italia con la voce vitulus, la quale era affermata anche
da Timeo e da Varrone, quando costoro quel nome giustificavano così: quoniam
boves Graeca vetere lingua ἰταλοι vocitati sunt, quorum in Italia magna copia fuerit
(Gell, N. A., XI,1), perché è evidente che ἰταλός nel senso di vitulus sarebbe in
ogni caso una voce derivata dal Latino nel Greco dell'Italia meridionale.
Un'espressione figurata della stessa riconnessione si ha nelle monete osche
battute durante la guerra sociale con la figura del toro e nell'epigrafe Viteliu, sia

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che questa parola alluda alla capitale degl'Italici, Corfinio, che vediamo dagli
scrittori chiamata Italica, sia che debba intendersi qual nome della dea 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Italia (v.
Corp. Inscr. Lat., IX, al. n. 6088).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Se in conformità di queste opinioni degli antichi noi ammettiamo questa
riconnessione, la potremo spiegare semplicemente con la ricchezza in bestiame
bovino della regione, specialmente in quella
SCUOLA parte da cui il nome prese origine,
(/TRECCANISCUOLA/)
o anche si potrà pensare che il vitello fosse il totem della stirpe degl'Itali,
ricordando come anche i nomi di altre popolazioni italiche derivano da animali.
E, del resto, è più probabile che la regione abbia
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEpreso nome dal popolo che
(/TRECCANIARTE/)

non viceversa.

TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)


Comunque, l'etimologia d'Italia da vitulus (umbro vitlu) lusinga: la caduta del v
iniziale si può agevolmente spiegare con l'essere stata la parola trasmessa ai
Romani per mezzo dei Greci dell'Italia meridionale,
ACQUISTA e con la stessa ragione o
(/EMPORIUM/)
con le esigenze metriche si può dar ragione della lunghezza della i iniziale di
Italia di fronte alla i breve della prima sillaba di vitulus. Ma se questa derivazione
è accettata dai più, non mancano storici, quali il Niese, e glottologi, quali il
Walde, che la ritengono incerta, e vi ha chi la nega addirittura, come M.
Orlando.

Nel corso del sec. IV a. C. il nome d' Italia si estese, dall'una parte, sino a
Posidonia e, dall'altra, comprese Taranto (Dionys., I, 74, 4 e Strab., V, 209);
intorno al 300 a. C. si allargò alla Campania (Theophr. presso Athen., II, 43 b).
Quando poi nei primi decennî del sec. III a. C. tutta la penisola, dall'Arno e
dall'Aesis allo stretto di Messina, fu amministrativamente e militarmente
unificata sotto la dominazione romana, e le diverse stirpi che l'abitavano,
Latini, Sabelli, Etruschi, Apuli e Greci furono costretti a combattere sotto le
insegne di Roma con la comune designazione di togati, cioè uomini della toga, il
nome d'Italia abbracciò tutta la penisola nei limiti indicati.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hil… 3/1196
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La conquista infine del territorio padano e la consapevolezza dell'unità


geografica della penisola pur
fecero sì che nel corso del sec. II il nome Italia,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

conservando in senso stretto il significato politico sino al limite Arno-Aesis, si


(/index.html)
allargasse di fatto a tutto il territorio tra le Alpi e i due mari italiani. Le prime
CATALOGO (/CATALOGO/)
testimonianze su questo uso più largo del nome sono in Polibio e in Catone. E
l'estensione anche ufficiale del nome a tutta intera la penisola fu compiuta
allorché Ottaviano nel 42 abolìSCUOLA
la provincia Cisalpina creata da Silla e comprese
(/TRECCANISCUOLA/)
anche l'Italia settentrionale nella sua divisione in regioni (v. oltre).

L'unione amministrativa LIBRIdella Sicilia, Sardegna


(/TRECCANILIBRI/) e Corsica,
ARTE che avevano formato
(/TRECCANIARTE/)

fino allora provincia a sé, all'Italia si ebbe solo con Diocleziano, che comprese le
tre isole nella diocesi italiciana. È peraltro curioso notare come la suddivisione
della diocesi italiciana dioclezianea in annonaria e urbicaria (la prima
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

corrispondente a un dipresso all'Italia settentrionale con la Rezia, la seconda


all'Italia centrale e meridionale con le isole, e rette rispettivamente dal vicarius
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Italiae residente a Milano, e dal vicarius Urbis residente in Roma) fece sì che
nello stesso momento in cui la designazione Italia in senso lato abbracciava
anche le isole, d'altra parte, in senso più ristretto veniva a escludere non solo le
isole stesse, ma anche tutta o quasi l'Italia peninsulare.

Per comprendere le vicende del nome d'Italia nel Medioevo, e soprattuito per
spiegaie le numerose contraddizioni e oscurità che si trovano nelle fonti, va
premessa una necessaria distinzione, tra un significato della parola largo,
unitario, affermatosi con l'impero e tradizionale fin dal tempo di Diocleziano
(vicariatus Italiae, dioecesis Italiciana), e un significato più limitato, di
denominazione riferentesi a un organismo politico-amministrativo autonomo.
Se la coscienza dell'unità ideale dell'Italia non si spegne mai del tutto, e ne sono
prova numerosi passi di scrittori medievali, diversa è invece la sorte della
seconda accezione, che subisce vicende varie secondo il succedersi degli eventi

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hil… 4/1196
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politici, portando al fiazionamento e spesso alla scomparsa del nome nelle varie
regioni, così che si puòISTITUTO
anche, benché 
con poca proprietà, parlare di diverse
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Italie medievali.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Particolarmente tormentate sono le vicende del nome nei secoli VI-XII. Non
era riuscito ai Goti di sostituire al sacro nome Italia quello di Gothia, ma sotto la
dominazione longobarda, dopoSCUOLA un certo periodo, in cui i due nomi d'Italia e
(/TRECCANISCUOLA/)
Longobardia vennero usati indifferentemente (ancora nell'806 un documento
ufficiale carolingio dice "Italiam... quae et Langobardia dicitur") il termine
Langobardia finì col prevalere, ma sempre riferito
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) alla regione sottoposta ai
ARTE (/TRECCANIARTE/)

nuovi dominatori.

Coll'epoca post-carolingica l'antica denominazione di regnum Italiae già


TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

affermatasi con Odoacre e identificantesi presso a poco con la dioecesis italiciana,


risorge per circoscrivere generalmente i limiti
ACQUISTA dell'Italia longobarda dalla valle
(/EMPORIUM/)
padana al Friuli e all'Istria non costiera fino al Patrimonio di S. Pietro. Anche a
lungo si mantenne il nome d'Italia nel mezzogiorno della penisola, sottoposto
ai Bizantini, per quanto per le successive diminuzioni del loro dominio, finisse
più che altro con designare i territorî loro rimasti "in Italia", e nel tempo stesso
si venissero affermando gli altri nomi regionali (sul finire del sec. X troviamo
un catapano "d'Italia" detto qualche volta anche "d'Italia e Calabria").

Analogamente in altre regioni si trova l'espressione "d'Italia" con significato di


"in Italia": tipico il caso della marca d'Italia o in Italia per cui si intitolano
"marchesi d'Italia" un Bonifacio marchese aleramico (Monferrato) e un
Bonifacio di Toscana, e Ottone I crea per Alberto Azzo d'Este la "marca d'Italia"
(uno dei discendenti s'intitola "dux Italiae") e nel 1093 Umberto II di Savoia è
conte di Moriana e "marchio Italiae". Interessante la vicenda dei titoli di
Ruggiero II di Sicilia. Come Roberto il Guiscardo nel 1082 s'era intitolato
"invittissimo duca d'Italia, di Calabria e di Sicilia", e Ruggiero stesso "conte di
Calabria e Sicilia e di tutta la regione italica", poi, divenuto re nel 1130, si
chiamò "re d'Italia". Il titolo si riferiva senza duhbio ai territorî bizantini
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dell'Italia meridionale. Col sec. XI la denominazione viene assumendo limiti


più precisi, per quanto ISTITUTO
sempre (/ISTITUTO/)
circoscritti. In un diploma di Enrico lI, 
MAGAZINE (/MAGAZINE/)
a favore
del monastero di S. Sofia di Benevento, si accenna ai possessi "tam infra
(/index.html)
Italicum regnum quam eciam in Apuliae partibus" (1022): la penisola veniva
CATALOGO (/CATALOGO/)
dunque considerata divisa in due parti: il regno Italico e l'Apulia, termine
generico per l'Italia meridionale, all'incirca a sud della linea Garigliano-Pescara.
Nel 1208 il patriarca d'AquileiaSCUOLA
viene nominato da Ottone IV legato "tocius
(/TRECCANISCUOLA/)
Italiae" e cioè "tam in Lombardia quam per universam Tusciam necnon in
ducatu Spoleti et Marchia Anconitana et Romandiola".
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Nel corso del secolo XIII la suddivisione geografica d'Italia si va facendo sempre
più precisa e insieme il concetto dell'unità geografica d'Italia si viene
diffondendo, finché si giunge TRECCANI
all'affermazione
CULTURAsolenne di Dante, che, oltre a
(/CULTURA/)

delimitare i confini della nazione con assoluta precisione geografica, riconosce


l'unità linguistica, storica e culturale dei suoi abitanti, cioè l'unità nazionale
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dell'Italia. Da allora il concetto d'Italia rimane immutato.

Con il Settecento acquista più forte rilievo di fronte al significato tradizionale,


culturale, quello che già sopra fu detto politico-amministrativo. Più vivo si fa
negl'Italiani il senso di particolari necessità e problemi italiani, più netto il
distacco, la differenziazione da necessità e problemi di men vivo interesse
nazionale. La coscienza letteraria s'avvia a diventare coscienza più
determinatamente politica. Con l'avvento della Rivoluzione scrittori e giornali
invocano "la repubblica italiana una e indivisibile" (1796) o la riunione in "una
nazione dei diversi popoli d'Italia" (1797). Col 1802, infatti, la Repubblica
Cisalpina assume l'augurale nome di italiana, e d'Italia o italiano o italico sarà
tre anni dopo il nuovo regno, esteso a così gran parte della penisola. Pur
nell'incertezza provocata dalle delusioni recenti e dalla diversità delle
aspirazioni e dei programmi, il senso politico del nome d'Italia più non si perde.
Federalisti e unitarî pensano ormai a una "Italia" concreta e ben differenziata
dalle terre straniere. E il nome di "Ausonia" che i carbonari mettono innanzi
nel loro progetto di una repubblica, non è che un'effimera, letteraria
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invenzione; ché subito il nome ritorna ad essere quello d'Italia, che nel'32 lo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
statuto della Giovane Italia porrà alla cerchia delle Alpi e ai tre mari. E il regno
d'Italia, imposto dalla realtà nuova maturata in un secolo e mezzo di tentativi e
(/index.html)

di lotte e vivo già nelle coscienze CATALOGO


degli Italiani, nasce ufficialmente il 17 marzo
(/CATALOGO/)

1861, quando ancora Roma e Venezia e altre regioni sono sotto diversa
signoria.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Sommario. - Geografia: Italia fisica (p. 694); Regioni e provincie (p. 737);
Popolazione (p. 740); Condizioni economiche (p. 747); Comunicazioni (p. 765).
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
- Ordinamento: Ordinamento politico (p. 774); Forze armate (p. 777); Finanze
(p. 782); Educazione (p. 785); Dominî Coloniali (p. 790). - Preistoria e storia (p.
791). - Culti (p. 917). - Lingua e letteratura (p. 922). - Etnografia e folklore (p.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
960). - Arte: Arti figurative (p. 971); Tecnica costruttiva (p. 1000); Musica (p.
1005). - Diritto (p. 1017). - Gl'italiani all'estero (p. 1029).
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
GEOGRAFIA.

Sommario. - Italia fisica: Storia della conoscenza (p. 694); Confini e area (p.
696); Situazione (p. 698); Tettonica e genesi (p. 699); Descrizione
geopaleontologica (p. 702); Le forme del terreno e i tipi del paesaggio (p. 708),
Terremoti (p. 718); Clima e regioni climatiche (p. 723); Acque interne (p. 725);
Flora e vegetazione (p. 729); Fauna (p. 736). - Regioni e provincie (p. 737). -
Popolazione: Antropologia (p. 740); Censimenti (p. 742); Distribuzione e
densità della popolazione (p. 743); Insediamento rurale (p. 744); Migrazioni
interne ed emigrazione esterna (p. 746). - Condizioni economiche: Prodotti del
suolo (p. 747); Allevamento e pesca (p. 753); Prodotti minerarî (p. 755);
Industrie (p. 756); Commercio (p. 763). - Comunicazioni: Ferrovie (p. 765);
Strade (p. 766); Navigazione e porti (p. 768); Marina mercantile (p. 769);
Aviazione civile (p. 770); Turismo (p. 771); Poste, telegrafi, telefoni (p. 771). -
Bibliografia (p. 772).

Italia fisica.
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Storia della conoscenza. - Una descrizione completa, sistematica, dell'Italia, nel


senso inteso dalla moderna geografia, si cercherebbe invano presso gli
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
scrittori
dell'evo antico, ma ciò dipende anche dal concetto che allora si aveva della
(/index.html)
scienza geografica. Tuttavia i lineamenti generali della configurazione
CATALOGO (/CATALOGO/)
dell'Italia, che ne fanno un individuo geografico a sé, sono già chiaramente
indicati da Polibio (II, 14-17) e una descrizione assai ampia si ha nel libro V
della Geogra ia di Strabone. A essa poco aggiungono, nel campo della geografia
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
vera e propria, i libri di Plinio e di Mela e altre meno autorevoli opere
posteriori. Ma nessuna di queste opere ci espone organicamente tutto il
complesso delle conoscenze degli antichi, le quali,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) per taluni elementi, come il
ARTE (/TRECCANIARTE/)

rilievo, erano certamente ben più progredite di quanto non si ricavi dalle
notizie rimasteci. Quanto alle rappresentazioni cartografiche, le due sole
pervenuteci, quella della Tabula Peutingeriana, e quella della Geogra ia di
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Tolomeo, rispondono entrambe a fini speciali; della carta di Tolomeo non si ha


poi, probabilmente, neppure una ACQUISTA
derivazione diretta, ma solo una ricostruzione
(/EMPORIUM/)
fatta sulla scorta del testo, che dà gli elementi astronomici di circa 565 punti
dell'Italia (comprese le isole).

Anche nel Medioevo le conoscenze erano certamente molto più sviluppate di


quanto non appaia dagli scritti pervenutici, i quali, in genere, o sono condotti
su fonti classiche di mediocre valore, o consistono in descrizioni frammentarie
e condotte con intenti particolari. Buone descrizioni e anche rappresentazioni
cartografiche dell'Italia si hanno in geografi arabi, soprattutto in Edrisi. Alla
cartografia nautica si deve la prima figurazione esatta dei contorni della
penisola e delle isole, figurazione la quale viene tuttavia assai presto (già nel sec.
XIV) riempita anche per le parti interne con una ricchezza di elementi
(orografia, idrografia, situazione dei centri) che sta a dimostrare appunto una
conoscenza più avanzata di quanto non risulti dalla letteratura.

Con l'Umanesimo appaiono le prime descrizioni generali d'Italia, tra le quali


primeggiano l'Italia illustrata di Flavio Biondo (1453) e la Descrittione di tutta
l'Italia di Leandro Alberti (1550); ma entrambe sono soprattutto opere
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hil… 8/1196
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d'erudizione classica; l'elemento attuale, derivato dall'osservazione diretta, per


quanto non manchi delISTITUTO
tutto, resta  a
molto in seconda linea. Il primo impulso
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

studî e ricerche sul terreno viene da cultori della geografia e topografia storica,
(/index.html)
volti a investigare in situ le reliquie della civiltà latina; perciò opere come l'Italia
CATALOGO (/CATALOGO/)
Antiqua e la Sicilia Antiqua di Filippo Clüver, che negli anni 1617-18 percorse a
piedi, in compagnia di Luca Holstenio, tutta la Penisola e la Sicilia seguendo il
tracciato delle vie romane (v. clüver;
SCUOLA holste), hanno importanza rilevante anche
(/TRECCANISCUOLA/)

per la storia della conoscenza geografiea del nostro paese. Ma le sintesi più
notevoli si hanno pur sempre nel campo cartografico: la grande carta d'Italia di
Giacomo Gastaldi (1561) corregge
LIBRI sagacemente
(/TRECCANILIBRI/) molti
ARTE degli errori di situazione
(/TRECCANIARTE/)

e configurazione risalenti ancora a Tolomeo; l'"Italia Nuova", di G. A. Magini


(1608) e il suo Atlante d'Italia pubblicato postumo dal figlio Fabio (1620)
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
segnano un progresso enorme, soprattutto perché utilizzano già lavori
topografici ufficiali eseguiti a cura dei governi dei singoli stati italiani. Il
commentario che accompagna il suddetto atlante - sintesi di una descrizione
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
geografica dell'Italia molto più vasta che non fu compiuta - ha invece modesto
valore. Nel sec. XVII e nella prima metà del XVIII, la figurazione dell'Italia si
perfeziona, soprattutto per il progresso nella rettificazione degli elementi
astronomici di posizione (carta del Delisle 1701, carta di G.B. D'Anville e
Analyse géographique de l'Italie dello stesso, 1744); mentre le descrizioni
geografiche generali dell'Italia, hanno, ancor per tutto il secolo XVIII, scarso
valore, soprattutto per quanto riguarda il quadro fisico: basta, per
persuadersene, richiamarsi all'art. Italia nel grande Dizionario geografico e
critico del Bruzen de la Martinière (1768) o ai volumi dedicati all'Italia
nell'edizione italiana della grande Geogra ia Universale del Büsching (Venezia,
1780).

Per uno studio scientifico del rilievo mancava del resto la base essenziale, la
conoscenza dell'altimetria, che ancor nel sec. XVIII è, si può dire, all'infanzia.
Ma nella seconda metà di quel secolo cominciano, anche in Italia, operazioni
geodetiche di precisione e compaiono alcune buone carte topografiche su base
geodetica, le quali contengono anche dati altimetrici, sempre più copiosi ed
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hil… 9/1196
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esatti (qualche dato risultante dall'applicazione del barometro alla misura delle
altezze, si ha già nel sec.ISTITUTO
XVII); (/ISTITUTO/)
tra la fine del  XIX si
sec. XVIII e il principio del
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

hanno di tali carte topografiche per quasi tutti i maggiori stati italiani
(/index.html)
(Piemonte, LombardoVeneto, Toscana, Stato della Chiesa, Regno di Napoli,
CATALOGO (/CATALOGO/)
ecc.).

Ma lo studio scientifico della geografia dell'Italia s'inizia dopo il 1870. Prima di


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
quest'epoca compaiono buone opere regionali, anche se in esse non di rado
s'avverte l'influsso prevalente d'una concezione statistica della geografia (Notizie
topogra iche e statistiche LIBRI stati sardi del De Bartolomeis,
sugli (/TRECCANILIBRI/) 1860-67; Notizie
ARTE (/TRECCANIARTE/)

naturali e civili sulla Lombardia di C. Cattaneo, 1844 Grande illustrazione del


Lombardo-Veneto di Cesare Cantù, 1858-62; Saggio statistico-storico dello Stato
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Ponti icio di G. Calindri, 1829; Description statistique physique... de la Sardaigne di
A. De la Marmora, ecc.), e ottimi dizionarî pure regionali (di G. Casalis per gli
Stati Sardi, 1833-36; di E. RepettiACQUISTA
per la Toscana, 1833-46; di L. Giustiniani per
(/EMPORIUM/)

il reame di Napoli, 1793-1805, ecc.); ma non mancano altresì opere generali


sull'intera Italia: tra esse meritano speciale menzione l'ottimo Prodromo della
Storia Naturale d'Italia di F.C. Marmocchi (1844); la Corogra ia d'Italia di C.
Rampoldi (1833-34); l'opera di egual titolo del Fabi (1854) e la monumentale
Corogra ia storica e statistica dell'Italia e delle sue isole di A. Zuccagni-Orlandini
(1840-45) in 12 volumi, con un atlante di ben 690 carte (5 volumi).

Dopo l'unificazione politica dell'Italia la conoscenza geografica del paese si


avvantaggiò soprattutto per l'opera di uffici pubblici ed enti governativi. In
prima linea l'Istituto geografico militare (v. firenze, XV, p. 460) al quale si deve
la Carta topogra ica del Regno d'Italia alla scala 1: 100.000 (con i rilievi originali al
50.000 e al 25.000), terminata nel 1902 ed estesa ai territorî annessi dopo la
guerra mondiale (323 fogli); poi l'Istituto idrografico della R. Marina, cui si
devono il rilievo delle coste e lo studio batimetrico dei mari; il R. Ufficio
geologico, che provvede alla carta geologica d'Italia al 100.000, non ancora
terminata, il R. Ufficio centrale di meteorologia e geofisica che raccoglie e
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coordina tutti i dati fondamentali per lo studio del clima; i varî uffici dipendenti
dal Ministero dei lavoriISTITUTO
pubblici, organizzati in un unico grande servizio
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
idrografico, per le ricerche sulle acque continentali (fiumi e laghi); il R.
(/index.html)
Comitato talassografico, di più recente istituzione; infine il R. Istituto centrale
CATALOGO (/CATALOGO/)
di statistica, cui si debbono innanzi tutto l'esecuzione dei censimenti generali
della popolazione (ogni decennio dal 1861, con la sola eccezione del 1891; ogni
quinquennio a partire dal 1931)SCUOLA
poi numerose rilevazioni statistiche su quasi
(/TRECCANISCUOLA/)
ogni ramo dell'attività economica dello stato e la pubblicazione dell'Annuario
statistico italiano, di un Bollettino mensile, del Catasto agrario, ecc. Contribuirono
specie al progresso della conoscenza
LIBRI geografica
(/TRECCANILIBRI/) dell'Italia
ARTE anche la Reale società
(/TRECCANIARTE/)

geografica italiana fondata nel 1867, il Club Alpino Italiano (1878) e il Touring
Club Italiano (1894)
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

L'opera dei singoli studiosi non può naturalmente essere esaminata qui. Ancora
per tutto il sec. XIX, più che a geografi specializzati, gli studî dei cui risultati si
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
avvantaggia la conoscenza del nostro paese, si debbono a geologi, a vulcanologi
(la vulcanologia si può anzi dire sorta in Italia nel secolo scorso), a idraulici, a
studiosi di statistica. Ma le nuove correnti della geografia penetrano in Italia e
trovano sempre più largo seguito sul finire del secolo XIX, soprattutto per
opera di Giuseppe Dalla Vedova e di Giovanni e Olinto Marinelli: s'iniziano o
si rinnovano le ricerche di morfologia (sulle Alpi e poi anche sull'Appennino);
quelle sui fenomeni carsici; sui ghiacciai, oggi coordinate da un apposito ente, il
Comitato glaciologico italiano; sui laghi; sul clima; più tardi e con minore
organicità d'indirizzo, quelle sui fiumi e sui mari d'Italia. Si sviluppano anche le
ricerche antropogeografiche, inspirate dapprima ai concetti di F. Ratzel e degli
antropogeografi francesi, ma poi volte a indirizzi originali, soprattutto per
opera di O. Marinelli. Anche i lavori corografici si moltiplicano e mostrano
sempre più l'applicazione di criterî e metodi rigorosamente geografici. Più
sparsa e poco coordinata appare tuttora la produzione nel campo della
geografia economica. Concorre in misura notevole al progresso della
conoscenza anche l'opera di geografi stranieri.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 11/1196
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Nel complesso ai nostri giorni si sono talmente moltiplicati, sia i materiali


offerti nei varî eampi dagli 
enti pubblici su ricordati, sia gli studî e e ricerche
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

particolari, che appare estremamente ardua la composizione di opere sintetiche


(/index.html)
sulla geografia d'Italia. All'alba del sec. XX apparvero due di tali opere
CATALOGO (/CATALOGO/)
particolarmente degne di menzione, e cioè il volume (quarto) dedicato all'Italia
nel grande trattato geografico La Terra diretto da G. Marinelli; e la Penisola
Italiana di T. Fischer, al cui rifacimento italiano (1902) collaborarono
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

validamente studiosi nostri. Analoghi tentativi di sintesi non furono in seguito


più ripetuti, ma sono comparse talune opere generali che costituiscono una
preziosa base preparatoria: tra esse l'Atlante dei
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE geogra ici dell'Italia di O.
(/TRECCANIARTE/)
Tipi
Marinelli (1922) e la Guida d'Italia del Touring Club Italiano. Una copiosa
bibliografia sistematica di tuttiTRECCANI
gli scrittiCULTURA
geografici concernenti l'Italia viene
(/CULTURA/)
pubblicata annualmente a cura della R. Società geografica italiana; di grande
aiuto riescono anche la più antica bibliografia inclusa nella Bibliographie
géographique annuelle (Parigi) e le ACQUISTA
rassegne (/EMPORIUM/)
periodiche del Geographisches Jahrbuch
di Gotha. Un valido impulso al progresso degli studî geografici sull'Italia
apportano i congressi geografici nazionali, che si raccolgono ogni tre anni (dal
1892) e dei quali si pubblicano regolarmente gli atti.

Confini e area. - Partendo dal principio che il concetto geografico di confine,


anche nel caso di un territorio politico, debba corrispondere a quello di un
ostacolo naturale, idoneo a formare una zona d'isolamento e perciò di
protezione tutt'intorno al territorio considerato, si può dire che tale concetto si
traduce in una realtà concreta per l'Italia, forse meglio che per qualunque altra
regione europea. Come è noto, infatti, la regione italiana è cinta da tre lati dal
mare - onde il suo spiccatissimo carattere peninsulare -, e nel lato lungo il quale
si salda al resto del continente europeo è circondata dalle catene alpine, che,
contenendo nella loro parte mediana, per quasi lungo l'intero arco, aree molto
elevate, coperte di nevi perenni o comunque disabitate e impervie,
costituiscono nel loro insieme una eccellente zona d'isolamento e di protezione.
Pertanto l'individualità dell'Italia, nettamente delimitata fra i tre mari e l'arco

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 12/1196
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delle Alpi, è concetto antichissimo, che si trova già chiaramente espresso da


scrittori latini e che si perpetua poi con costante ininterrotta tradizione
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) fino ai
nostri giorni, non soltanto presso i geografi, ma presso scrittori e pensatori di
(/index.html)
ogni categoria e che ha avuto, da parte di autori celebri, magnifiche definizioni
CATALOGO (/CATALOGO/)
in prosa e in verso. Anzi l'individualità dell'Italia entro la cerchia delle Alpi e
dei suoi mari, non è affatto un concetto puramente geografico, ma una verità
universalmente avvertita e quasi connaturata nell'espressione stessa Italia,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
secondo l'uso più comune e concreto di essa. Ed è anche antichissimo il
concetto che, volendo determinare entro quella zona d'isolamento che è
costituita dalle aree piùLIBRI
elevate delle Alpi, unaARTE
(/TRECCANILIBRI/) linea di confine, questa sia da far
(/TRECCANIARTE/)

coincidere con lo spartiacque principale. Tale concetto, che si legge già


chiaramente formulato presso scrittori latini, alludenti ai divortia aquarum come
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
ai limiti alpini dell'Italia, trova poi a partire dal sec. XVI la sua concreta
espressione nelle carte geografiche, non solo italiane (v. la carta del Magini a p.
698), ma anche straniere. E ancheACQUISTA
presso gli scrittori (non solo geografi, ma
(/EMPORIUM/)
anche politici) questa tradizione perdura ininterrotta dal sec. XVI in poi.

Il percorso di questo che si suole chiamare il con ine naturale alpino dell'Italia, è
quasi dappertutto molto evidente, salvo all'estremo orientale, dove, non
soltanto le catene alpine si abbassano, e per conseguenza, non più continue ma
saltuarie s'incontrano le aree molto elevate, inaccessibili e disabitate
rispondenti al più preciso concetto di confine, ma, per il carattere del territorio,
a tipo carsico, con idrografia prevalentemente sotterranea, non si può neppure
riconoscere sempre uno spartiacque superficiale.

Tuttavia nel complesso la linea del confine naturale può essere assai
chiaramente indicata, per concorde designazione dei geografi: a) a O. da una
diramazione delle Alpi Marittime, che, dipartendosi dal M. Pelat, limita a O. il
bacino del Varo, poi dalla linea che correndo sulla cresta delle Alpi Occidentali,
divide le acque che vanno al Po da quelle che vanno al Rodano, dal M. Pelat al
M. Bianco; b) a N. dalla stessa linea spartiacque corrente sulla cresta principale
delle Alpi Pennine e Lepontine fino al S. Gottardo, poi dallo spartiacque tra il
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Po e il Reno corrente sulle elevate creste delle Lepontine fino allo Spluga, e da
quello fra il Po e il Danubio dallo Spluga al Passo di Resia, e fra l'Adige
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
e il
Danubio da Resia alla Vetta d'Italia e alla Sella di Dobbiaco; c) a NE. e a E.
(/index.html)
ancora dalla linea dello spartiacque fra il Danubio e i fiumi veneti, segnata dalla
CATALOGO (/CATALOGO/)
dorsale principale delle Alpi Carniche, poi dalle Alpi Giulie fino al valico detto
di Nauporto. A SE. di questo si entra nella regione carsica cui sopra si
accennava, nella quale il confineSCUOLA
si può(/TRECCANISCUOLA/)
tuttavia seguire sulla dorsale che limita
a E. il bacino del lago di Circonio e contiene i monti Cervaro, Nevoso, Jelenck e
Rišnjak, indi scende col M. Tuhovič sul Canale del Maltempo a E. del vallone di
Buccari. LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Quanto al confine marittimo, va rilevato anzitutto che l'appartenenza all'Italia


delle tre maggiori isole è pure TRECCANI
un principio generalmente ammesso sino
CULTURA (/CULTURA/)

dall'antichità. Pertanto a O. il confine è evidentemente segnato dalla ripida


scarpata con la quale la breve piattaforma continentale fiancheggiante la
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Riviera di Ponente scende verso le massime profondità del Mar Ligure e dalla
scarpata pure assai ripida con la quale la più ampia piattaforma, su cui posano
Corsica e Sardegna, scende verso le aree profonde del Mare Esperico; quivi a 80
km. dalla costa sarda si raggiungono già profondità superiori ai 3000 m. A S.
Pantelleria e il gruppo di Malta appartengono indubbiamente alla regione
italiana, perché giacciono al margine della piattaforma continentale costituente
l'imbasamento della Sicilia, e anche Linosa, di origine vulcanica, rientra, per
questo carattere, tra le formazioni insulari vulcaniche che fanno corona
all'Italia; invece Lampedusa sarebbe piuttosto da ascriversi all'Africa, perché
giace, di là del Canale di Tunisi, sulla piattaforma continentale africana e ha
anche una struttura tabulare che la ravvicina all'Africa settentrionale. Nello
Ionio e nell'Adriatico meridionale, privi d'isole, il confine marittimo è ben
chiaro; assai meno nell'Adriatico settentrionale; quivi tuttavia sono
indubbiamente da ascriversi alla regione italiana le Tremiti e Pelagosa e nel
Quarnaro Cherso, Lussin e Veglia che sono, sotto l'aspetto della struttura, una
continuazione dell'Istria (v. alle singole voci).

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Entro i confini naturali ora accennati l'Italia ha un'area di circa 321.700 kmq.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
I punti estremi sono rappresentati a N. dalla Vetta d'Italia (47° 5′ 30″ lat. N.), a
(/index.html)
S. dallo scoglio di Filfola presso Malta (35° 47′ lat. N.; la Cala Malùk sulla costa
CATALOGO (/CATALOGO/)
S. di Lampedusa è a 35° 29′ 24″ N.); a O. dalla Rocca Chardonnet nelle Alpi
Cozie (6° 32′ 59″ long. E.), a E. dal Faro di Capo d'Otranto (18° 31′ 18″ long. E.).
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Come è noto, l'attuale confine politico terrestre del regno d'Italia non coincide
dappertutto con i sopra indicati confini naturali alpini. A ovest, dal Mar Ligure
(circa a mezza strada fra Mentone
LIBRI e il Capo Mortola)
(/TRECCANILIBRI/) fino alle sorgenti della
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Stura di Cuneo, esso segue una linea molto irregolare, che esclude dall'Italia
una sezione della valle della Roia (coi paesi di Breglio e Saorgio), mentre
include una piccola porzione dell'alto
TRECCANIbacino del(/CULTURA/)
CULTURA Varo. Dalle sorgenti della
Stura di Cuneo corre sulla cresta spartiacque fino al M. Dolent (punto di
convergenza del confine italo-franco-svizzero) poi fino al Sempione (confine
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
con la Svizzera); indi, lasciando alla Svizzera la Val di Vedro, scende a sud-est
lungo le Alpi Ticinesi, taglia la parte nord-est del Lago Maggiore e il Lago di
Lugano raggiungendo di nuovo lo spartiacque allo Spluga; resta perciò inclusa
nella Confederazione Elvetica tutta l'alta valle del Ticino (Canton Ticino) e
resta isolato sul Lago di Lugano, in mezzo a territorio pure svizzero, il comune
italiano di Campione.

Tra lo Spluga e il Piz Lat (a ovest del Passo di Resia, punto di convergenza del
confine italo-svizzero-austriaco) il confine segue in genere lo spartiacque, ma
lascia alla Svizzera la Valle di Poschiavo (Adda) e la Val Monastero (Adige),
mentre include nel regno la valletta del Lei (Reno) e la Val di Livigno, solcata
dallo Spöl (affluente dell'Inn.)

Il nuovo confine con l'Austria, oggi interamente segnato mediante cippi dal Piz
Lat al M. Forno (altra vetta triconfinale: Italia-Austria-Iugoslavia), segue pure
nella massima parte del suo percorso la dorsale principale, assicurando tuttavia
all'Italia il possesso completo dei valichi di Resia, del Brennero e di Dobbiaco,
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includendo, anzi, in territorio italiano la testata della valle della Drava con
l'adiacente Val di Sesto,ISTITUTO
e, più a(/ISTITUTO/)
est, una parte notevole della valle della
MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Slizza
(Gail, Drava) con le conche di Tarvisio e di Fusine. Interamente determinato è
(/index.html)
oggi anche il confine con la Iugoslavia dal Piz Lat al Quarnaro, oggetto di
CATALOGO (/CATALOGO/)
laboriose trattative. Esso corre sulla dorsale principale delle Alpi Giulie fino al
valico di Nauporto, più a sud segue un percorso molto irregolare, lasciando alla
Iugoslavia l'intera conca di Circonio con i suoi tributarî, all'Italia il gruppo del
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Monte Nevoso.

Resta poi in territorio LIBRI


iugoslavo anche quasi ARTE
(/TRECCANILIBRI/) tutto(/TRECCANIARTE/)
il bacino del fiume Eneo, il
cui alveo solo nell'estremo tronco inferiore segna il confine del territorio di
Fiume incorporato nell'Italia in virtù dell'accordo di Roma tra l'Italia e la
Iugoslavia (27 gennaio 1924) insieme
TRECCANIcon una sottilissima
CULTURA (/CULTURA/) striscia litoranea che

lo unisce al resto dell'Istria. È rimasta alla Iugoslavia l'isola di Veglia, mentre


l'Italia ha annesso Zara con un limitato territorio circostante e l'isola dalmatina
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di Lagosta con alcune minori adiacenti.

L'area del regno d'Italia risulta pertanto di 310.319 kmq., così suddivisi: parte
continentale (comprese le isole minori a essa ascritte) 260.381 kmq.; Sicilia e
isole circostanti 25.738 kmq.; Sardegna e isole circostanti 24.090 kmq.; Zara e
Lagosta 110 kmq. Lo sviluppo del confine terrestre del regno è stato calcolato a
circa 1878 km., (con la Francia km. 487, con la Svizzera 725, con l'Austria 421,
con la Iugoslavia 245) di contro a circa 8.000 km. di confine marittimo (coste
della Penisola 3980 km.; della Sicilia 1115, della Sardegna 1336, de" e altre isole
1565).

Situazione. - Elemento fondamentale, che contraddistingue l'Italia come


individuo geografico, è la situazione centrale nel bacino mediterraneo, nel
quale essa, per il suo netto carattere peninsulare, si slancia come un gigantesco
molo proteso da NO. a SE. Come paese mediterraneo l'Italia ha, soprattutto dal
punto di vista climatico, caratteri comuni con le altre due penisole sudeuropee,
ma si avvantaggia più di esse dei benefici influssi del mare, per la sua situazione
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centrale e per la sua forma svelta, onde nessun punto, neppure nella parte
settentrionale più massiccia, dista dal mare più di 250 km. (nella Penisola
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Iberica vi sono punti distanti 350, nella Penisola Balcanica si arriva a 390).
(/index.html)
Circondata e compenetrata dal mare, l'Italia è un paese d'intensa vita marittima;
CATALOGO (/CATALOGO/)
il Tirreno è un nare prettamente italiano, ma anche l'Adriatico è dominato
dall'influsso dell'Italia. La penisola, con la Sicilia, divide il Mediterraneo in due
bacini; la distanza fra la Sicilia eSCUOLA
l'Africa(/TRECCANISCUOLA/)
è inferiore a 150 km. (C. Boeo-C. Bon);
quella fra la Sardegna e l'Africa inferiore a 200 (Cagliari-Biserta). La costa NO.
della Sardegna dista dalla costa spagnola (Barcellona) presso a poco quanto da
Napoli; Messina è posta all'incirca
LIBRI alla stessa distanza
(/TRECCANILIBRI/) da Gibilterra, da Suez e da
ARTE (/TRECCANIARTE/)

Odessa. Il C. Passero, estremità sudorientale della Sicilia, dista circa 460 km. da
Tripoli, 600 dalla costa della Cirenaica e 780 da Creta. Per questa sua posizione
l'Italia ha sempre servito da intermediaria
TRECCANI CULTURAtra l'Europa meridionale e l'Africa,
(/CULTURA/)

con la quale i rapporti furono sempre molto stretti, a partire dalle guerre
puniche. Più stretti ancora i rapporti con la Penisola Balcanica, da cui dista
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
appena 73 km. nel Canale d'Otranto, e in genere con tutti i paesi del
Mediterraneo orientale verso i quali si protende l'estremità sudorientale della
Penisola. Ma anche i rapporti con la Penisola Iberica risalgono a tempo remoto,
almeno alle guerre puniche. Nonostante la presenza della chiostra alpina, per la
frequenza in essa delle valli trasversali e dei valichi, anche le comunicazioni con
l'Europa Centrale sono relativamente facili.

Tettonica e genesi. - L'Italia è terra giovane; all'opposto dell'Iberia, generatasi


da un nucleo primordiale che si andò ingrandendo attraverso le età geologiche
da addizioni successive, è sorta principalmente per opera del più recente dei
grandi corrugamenti orogenetici, l'alpino; gli avanzi delle strutture più antiche
sono, per ciò che riguarda l'estensione, subordinati e per posizione periferici.

Le orogenesi del Paleozoico (vedi europa: Geologia) avevano sollevato a


occidente dell'attuale penisola una terra, in seguito scomparsa quasi del tutto,
della quale sono nel Mediterraneo relitti la Sardegna, la Corsica, e il gruppo dei

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Maures con le isole Hyères in Provenza. Più a N., dove sorsero poi le Alpi, altre
terre collegavano le oraISTITUTO
nominate con le Ercinidi della Mesoeuropa. 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

(/index.html)
A questo antico paese ercinico appartiene il substrato generale paleozoico della
CATALOGO (/CATALOGO/)
Sardegna, dove dapprima s'inarcarono i sedimenti del Cambrico medio,
ricoperti poi dalla trasgressione ordoviciana e sconvolto il tutto subito dopo
dall'orogenesi caledonica, che produsse pieghe fortemente costipate e forse
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
anche carreggiamenti (Iglesiente e Nurra). Intorno alla terra così sorta si
depose il resto del Paleozoico, finché intervenne il ripiegamento ercinico nel
Carbonico superiore, seguito da intrusioni diARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) granito e da effusioni di porfido,
(/TRECCANIARTE/)

largamente sviluppate nella Sardegna orientale e nella Corsica di ponente. I


graniti della Sardegna sono accompagnati da gneiss, micascisti e filladi che già il
Lamarmora giudicò Paleozoico antico metamorfico.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Masse poderose di terreni antichi per lo più sotto forma di scisti cristallini si
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
trovano nelle Alpi e nell'Appennino meridionale, le quali, con minor sicurezza
che non la Sardegna e la Corsica, sono considerati come resti di Ercinidi
rinserrati fra le pieghe alpine. Le meno controverse, nei limiti della regione
italiana, sono l'Argentera, il Monte Bianco, il Gottardo e il Massiccio Calabro-
Peloritano, ritenuti autoctoni. Però di nessuno di questi si ha la prova che alla
fine del Paleozoico fossero in tutto o in parte emersi. Così rimane ignota
l'estensione vera della terra formatasi in quel tempo e durata con limiti non
troppo variabili tutto il Mesozoico. Da un lato di essa esisteva un mare
continentale a sedimenti con facies germanica; dall'altro la Tetide con depositi a
facies alpina.

Nel Mesozoico, era di calma relativa, l'epeirogenesi prevalse. Ne troviamo le


prove in Sardegna, dove lembi di Autuniano (Permico), di Mesozoico a facies
germanica, dal Trias fino al Cretacico, e di Eocene riposano ancora con penetta
orizzontalità sulla platea ercinica allo stesso modo come in Calabria e nei
Peloritani il Mesozoico. Non ebbe sosta l'attività eruttiva. Lo provano le
eruzioni di "Pietra Verde" del Trias nelle Alpi Orientali, e svariate eruzioni di
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Predazzo nel Trentino, le estesissime prasiniti, eufotidi e serpentine dei


calcescisti dell'alto Adige, dei Grigioni e delle Alpi Occidentali, i basaltidal
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

Giurese in poi della Sicilia; le ofioliti appenniniche.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Le irresistibili spinte del diastrofismo alpino sollevano alla fine dell'Eocene in
pieghe grandiose i sedimenti della Tetide e li rovesciano contro i massicci
ercinici per modo che estese falde di carreggiamento li scavalcano.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

La Sardegna soltanto rimane immune, ma sotto l'enorme pressione si spezza da


N. a S. dando luogo a una
LIBRIfossa mediana (Campidano,
(/TRECCANILIBRI/) Logudoro) che sarà più
ARTE (/TRECCANIARTE/)

tardi colmata da sedimenti e da eruzioni, le quali, incominciate col prodursi


della fossa, persisteranno fino al Pliocene. Contro i graniti della Corsica dalla
banda di oriente sono sollevatiTRECCANI
in pieghe di carattere
CULTURA nettamente alpino gli
(/CULTURA/)

scisti lucenti con ofioliti di Capo Còrso e quelli che stanno a levante della linea
S. Fiorenzo-Corte-Ghisoni.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

L'opera maggiore del sollevamento fu il Sistema Alpino col caratteristico


decorso delle linee tettoniche che dirette quasi E.-O. nel settore orientale,
s'incurvano nell'occidentale in un vasto semicircolo che sembra raccordarsi con
l'Appennino per cingere il golfo padano. Curvatura attribuita alla presenza dei
tre massicci ercinici presunti autoctoni del Monte Bianco, di Belledonne-
Pelvoux, dell'Argentera, contro i quali le pieghe si sarebbero adattate
inflettendosi. Si ammette che il sistema sia costituito da due grandi unità: le
Alpidi propriamente dette a N., con tettonica tormentatissima di falde
sovrapposte e intenso metamorfismo, contro le quali si serrano da S. le
Dinaridi composte in prevalenza di strati secondarî e del terziario antico, a
facies normale, con struttura più semplice di pieghe ordinarie e dislocazioni per
frattura. La linea di separazione fra Alpidi e Dinaridi, non fatta evidente da
alcuna accidentalita morfologica, partirebbe da Ivrea, passerebbe a N.
dell'Adamello e proseguirebbe verso E. (linea alpino-dinarica o linea del Tonale
o insubrica; v. alpi: Geologia).

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Nel Miocene l'Appennino si delinea già dalla Liguria alla Sicilia dapprima non
ancora continuo, ma interrotto 
da bracci di mare, dei quali il più importante
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
lo
attraversava da NNE. a SSO. fra Umbria ed Abruzzo. A settentrione di questo
(/index.html)
canale corre, dalla Liguria e dal Piemonte fino all'Umbria, il largo fascio assiale
CATALOGO (/CATALOGO/)
di terreni in prevalenza terziarî (scisti argillosi e arenarie), con andamento
strutturale da maestro a scirocco (Liguridi), fiancheggiato dal lato di ponente
dalla Spezia in giù, dal Preappennino toscano (Apuane e Catena Metallifera)
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
ancora arcipelago, con terreni paleozoici e mesozoici preponderanti e direttrici
tettoniche a N. da NO. a SE. ma che verso mezzogiorno diventano N.-S. nel
Grossetano (Toscanidi). Dal(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI lato adriatico, infine, a cominciare dall'Urbinate
ARTE (/TRECCANIARTE/)

una zona orientale si addossa al fascio assiale, composta di terreni secondarî dal
Trias al Cretacico, che termina, assumendo andamento trasversale, nei monti
della Sabina; fascio tettonico diTRECCANI
pieghe eCULTURA
tipici carreggiamenti
(/CULTURA/) (Spoleto) le cui
direttrici, volgendo dapprima in senso meridiano fino al Monte Vettore,
tendono dopo, man mano che procedono verso S., a diventare NNE.-SSO.,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
interrompendo così il prolungarsi verso scirocco delle linee tettoniche del
fascio assiale. Le pieghe di questa zona orientale deviano verso SO. per
stringersi contro una linea Tivoli-Antrodoco-Monte Vettore, messa in
evidenza da un contatto anormale fra i terreni secondarî e i miocenici,
dislocazione trasversale, frattura o superficie di carreggiamento, di primaria
importanza, che segna non solo un limite tettonico ma corrisponde a un
cambiamento di facies del Sopracretacico appenninico che da scistoso-calcare
(scaglia, calcare rosato, scisti a fucoidi), facies abissale, a NO., diventa a SE. di
essa calcare ippuritico compatto, facies di scogliera, caratteristico di tutto
l'Appennino meridionale.

Oltre tale linea, a cominciare dall'Abruzzo, l'allineamento tettonico


dell'Appennino riprende la direzione da maestro a scirocco che aveva a N.,
sebbene con una ben diversa struttura, complicata di pieghe e dislocazioni
longitudinali con predominio del Secondario quasi del tutto calcare o verso il
Tirreno, del Terziario argilloso arenaceo verso levante.

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Al Vallo del Crati incomincia il blocco di scisti cristallini Calabria-Peloro, di


struttura ercinica, rimasto del tutto sommerso durante l'era mesozoica
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
come
attestano i lembi sovrapposti di calcare secondario di Monte Paleparto, di M.
(/index.html)
Coccuzzo (Cosenza), del M. di Tiriolo e altri minori, avanzi di un mantello
CATALOGO (/CATALOGO/)
mesozoico. Le linee tettoniche vanno da NO. a SE. nella Sila e diventano quasi
E.-O. nelle Serre e l'Aspromonte. Lungo l'orlo ionico del blocco si adatta il
sollevamento appenninico descrivendo un arco dal Golfo di Taranto al Mar di
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Sicilia e passando dalla direzione tettonica maestro-scirocco della penisola a
quella E.-O. delle Caronie e Madonie.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

La spinta orogenica continuò gagliarda oltre il Miocene più antico in modo che
vediamo ora terreni miocenici recenti innalzati nell'Appennino centrale fino ai
2000 metri; più a S. nei LepiniTRECCANI
e AusoniCULTURA
e nei Monti dell'Irpinia i calcari
(/CULTURA/)

ippuritici sovrastare orizzontali per carreggiamento rispettivamente sul


Miocene inferiore e sulle argille scagliose. L'Appennino si è così saldato in una
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
lunga catena con numerosi solchi vallivi longitudinali che si vennero
colmando. Calabria e Sicilia rimangono ancora un complesso di isole staccate.

A levante della catena principale, come ondulazione lontana, si eleva il Monte


Conero di costituzione analoga all'Appennino marChigiano. Più a S. il Gargano
è un semplice inarcamento degli strati cretacei del tipo meridionale con lembi
eocenici. Più a S. ancora la vasta piattaforma calcare della Puglia si allunga con
strati orizzontali in senso parallelo all'Appennino, emergendo più lentamente
di questo, come dimostra la sua parziale copertura di sedimenti miocenici e
pliocenici.

Il Miocene si chiude con un movimento generale di emersione che dà luogo a


depositi litoranei e lagunari (zona gessoso-solfifera) dovuti in parte a una fase
caspica transitoria in quel Mediterraneo che si era andato formando durante il
diastrofismo alpino in luogo della Tetide. Il Pliocene segna invece una
trasgressione o periodo talassocratico nel quale sono invase dal mare tutte le

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insenature, canali e stretti rimasti fra le terre di recente sollevamento. La sola


Sardegna fa eccezione, ISTITUTO
perché in essa, emersa dopo il Miocene medio, 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
non v'ha
traccia della trasgressione pliocenica.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Il Quaternario segna un nuovo sollevamento generale dove più, dove meno
intenso, ma sempre forte, che innalza tutti i depositi pliocenici litoranei e
compone cosi nell'attuale unitàSCUOLA
tutte le(/TRECCANISCUOLA/)
parti fino ad allora disgiunte. Si
riuniscono in un tutto le varie isole plioceniche calabresi; si saldano
all'Appennino la Puglia, il Gargano e il Conero; viene ridotto e
successivamente colmato dalle
LIBRI correnti alpineARTE
(/TRECCANILIBRI/) il Golfo Padano. Il movimento è
(/TRECCANIARTE/)

così intenso, che il Pliocene viene in qualche caso portato fin oltre ai 1000 m.
sul mare (Monte dell'Ascensione, 1103 m. presso Ascoli); in Calabria il
graduale innalzarsi quaternario è segnato
TRECCANI sul versante
CULTURA tirrenico da una
(/CULTURA/)

quadruplice linea di terrazzi; il più alto dei quali ha la quota di 1200 metri.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Il diastrofismo alpino è accompagnato fino dal suo inizio da manifestazioni
eruttive. Fra le più antiche sono da annoverarsi nelle Alpi gli Euganei che
datano dal Cretacico, i basalti del Monte Baldo, del Veronese e del Vicentino
eocenici, e i Berici. Miocenici sono i graniti e porfidi dell'Elba e della Catena
metallifera, le sieniti di Biella e le dioriti di Traversella, i graniti di S. Fedelino.
In Sardegna trachiti e basalti si sono succeduti dal principio del Miocene fino
all'aprirsi del Quaternario. In Sicilia i basalti della Val di Noto continuano fino
al Miocene superiore un'attività iniziatasi nel Mesozoico nel centro dell'Isola.
Nel Quaternario avviene una ripresa grandiosa del vulcanismo. Nel lato interno
dell'Appennino Capraia, Monte Amiata, i Vulcani laziali, campani, pontici,
eolici e Ustica. Sul lato esterno il Vulture e l'Etna, oltre i centri più lontani di
Pantelleria e Linosa e quello sottomarino di Ferdinandea.

Descrizione geopaleontologica. - L'Italia esaminata dal punto di vista geologico


presenta una tale quantità di terreni, sia cronologicamente e sia litologicamente
considerati, una tale varietà e spesso complicazione di fenomeni tettonici, quale
non si riscontra altrove sulla Terra in un'area relativamente così ristretta. Non
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affiorano però, per la relativa recente formazione dell'Italia, le rocce arcaiche.


Infatti i terreni più intensamente i
cristallini, come gli gneiss, i micascisti,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

graniti e rocce simili, che compaiono ampiamente nelle Alpi Occidentali e nella
(/index.html)
regione calabrosicula e che per lungo tempo furoeio attribuiti all'era arcaica o
CATALOGO (/CATALOGO/)
archeozoica, ora invece si tende a ritenerli prevalentemente quali rappresentanti
metamorfici di terreni paleozoici.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Tuttavia non sembra improbabile che la parte più profonda di tali formazioni
gneissiche possa ancora riferirsi all'Arcaico superiore o Proterozoico.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

L'era paleozoica o primaria è rappresentata, invece, in Italia in quasi tutti i suoi


periodi, ma con facies assai diverse. Anzitutto è da notare che una buona parte
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
delle formazioni gneissiche, micascistose, granitiche e simili, eminentemente
cristalline, che si sviluppano abbastanza estesamente nelle Alpi, specialmente
Occidentali e nel cuore di quelle Centrali,
ACQUISTA nonché nella regione calabro-sicula, e
(/EMPORIUM/)
nella Sardegna centro-settentrionale, sono riferibili al Paleozoico, senza però
poterne generalmente precisare l'età per la mancanza di fossili, in causa
essenzialmente dell'intenso metamorfismo; la loro parte superiore è attribuibile
al Permo-carbonico per tracce carboniose, ma nella loro parte inferiore non si ha
finora possibilità di determinare sicure suddivisioni.

All'infuori di queste formazioni metamorfiche del Paleozoico si trovano in


Italia rappresentati i seguenti periodi:

Cambrico. - Compare essenzialmente nella Sardegna meridionale (Iglesiente)


per circa un migliaio di kmq., con uno spessore di varie centinaia di metri.

La serie è rappresentata, dal basso in alto, da scisti filladici, calcescisti e calcari


(il cosiddetto calcare metallifero, includendo esso parte dei noti giacimenti
minerarî della Sardegna); arenaria e scisti arenacei, qua e là ancora con calcari.

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Tale serie è spesso ricca di varî fossili, specialmente Trilobiti (Paradoxides,


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Conocoryphe, ecc.), Lingule, Archeociati, Bilobiti, ecc. 

(/index.html)
Silurico. - Appare tipico specialmente nelle Alpi Orientali e in Sardegna.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Nelle Alpi Orientali la serie è complessivamente formata, dal basso in alto, da:
scisti e calcescisti brunastri o varicolori con molti Brachiopodi (Orthis,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Strophonema, ecc.), Cistoidei, ecc.; talora scisti brunastri ricchissimi in svariate


forme di Graptoliti; calcari brunastri, della potenza anche di 300-400 metri, con
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
frequenti e svariati Orthoceras, Cyrtoceras, Cardiola, Rhynchonella, qualche
Trilobite, diversi Corallarî, ecc. Alla base della serie costituente le Alpi Apuane
v'è qualche affioramento di calcari e micascisti
TRECCANI CULTURA con Orthoceras, che paiono
(/CULTURA/)

attribuibili al Silurico; dubbi sono i riferimenti analoghi di certi scisti dell'isola


d'Elba. Invece in Sardegna la serie silurica è assai bene costituita, dal basso in
alto: da brecce o conglomerati; daACQUISTA (/EMPORIUM/)
una potente formazione di scisti argillosi o
arenacei, brunastri, con parecchie Trilobiti (Asaphus, Trinucleus, Dalmanites),
Fillocaridi, svariati Brachiopodi (Lingula, Orthis, Strophonema, Leptaena, ecc.),
Crinoidei, Cistoidei, ecc.; da svariati argilloscisti grigiobruni con diverse forme
di Graptoliti; da calcari con numerosi Orthoceras e Cyrtoceras, parecchi
Molluschi (Cardiola, Pleurotomaria, ecc.), Ostracodi, ecc.

Devonico. - Fu ben riconosciuto nelle Alpi Orientali, dove vi appartengono


potenti masse di calcari grigiastri (dello spessore anche di un migliaio di metri),
per lo più a tipo di scogliera, con centinaia di specie fossili, con predominanza
ora dei Corallarî, ora dei Brachiopodi, ora dei Cefalopodi; frequenti sono i
generi: Pleurotomaria, Euomphalus, Murchisonia, Loxonema, Clymenia,
Posidonomya, Stringocephalus, Productella, Rhynchonella, Spirifer, Atrypa,
Stromatopora, Pentamerus, Syringopora, Cyathophyllum, Alveolites. In Sardegna
appartengono al Devonico superiore speciali calcari a Clymenia.

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Carbonico. - Per quanto non includano generalmente il vero carbon fossile


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
industriale, assai sviluppati  alla
sono in Italia i terreni di questo periodo. Oltre
facies metamorfica (scisti cristallini diversi, qua e là grafitosi o anche
(/index.html)
antracitiferi) che si sviluppa in particolar modo nelle Alpi Occidentali e in
CATALOGO (/CATALOGO/)
qualche punto della penisola, il Carbonico è rappresentato da scisti bruni di
vario genere, talora riccamente fillitiferi a Sphenopteris, Pecopteris, Cordaites,
SCUOLA
Calamites, Sigillaria, Lepidodendron, Annularia, Lepidophyllum, e
(/TRECCANISCUOLA/)
Asterophyllites,
nelle Alpi Orientali da scisti, da arenarie e da calcari bruni talora arenacei a
Fusuline, Coralli, Fenestelle, Crinoidi, Briozoi, Brachiopodi (Spirifer, Productus,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Chonetes), Molluschi (Conocardium, Bellerophon, Euomphalus).

È anche riferibile al CarbonicoTRECCANI


una parte delle svariate
CULTURA rocce eruttive (porfidi,
(/CULTURA/)

porfiriti, diabasi) e fors'anche alcune plutoniche (granitoidi e simili), che talora


si trovano associate alle masse scistose di tale periodo o di terreni più antichi.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

I terreni carbonici, spesso assai potenti e sovente con passaggio alla facies
metamorfica, si sviluppano nelle Alpi, essi riappaiono inoltre in parecchi punti
della Toscana, dell'isola d' Elba e della Sardegna, dove sono talora antracitiferi.

Permico. - I terreni appartenenti a questo periodo sono in Italia, come spesso


altrove, talmente connessi con quelli del Carbonico e ad essi analoghi per
caratteri litologici, che ne sarebbe logica la riunione in un solo tutto Permo-
carbonico (o Antracolitico).

Nelle Alpi Occidentali e Centrali, nonché in Toscana, il Permico appare in


parte con facies metamorfica (pseudogneiss, micascisti, talcoscisti, besimauditi),
passante a scisti varicolori, arenarie, quarziti, conglomerati (anageniti,
verrucano), nonché a scisti bruni qua e là con resti di Walchia, Sphenopteris,
Neuropteris, Callipteris, ecc.; mentre nelle Alpi Orientali, oltre alle forme
arenacee e conglomeratiche, vi appaiono pure, specialmente alla base, calcari a

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Schwagerina, Fusulina, Brachiopodi (Spirifer, Rhynchonella, Productus, ecc.),


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
calcari bituminosi e dolomie 
con Voltzia, Bajera, Avicula, Pecten, Bellerophon,
Athyris,
(/index.html)Spirifer.

CATALOGO (/CATALOGO/)
In Sicilia furono scoperti nella valle del Sosio a nord di Palermo piccoli ma
interessantissimi affioramenti di Permico calcareo marino riccamente
fossilifero (Schwagerina, Spugne,SCUOLA
Brachiopodi, Bivalvi, Gasteropodi,
(/TRECCANISCUOLA/)

Nautiloidei, Ammoniti, Phillipsia, ecc.).

LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)


In Sardegna debbono essere riferite a questo periodo varie formazioni
arenacee, conglomemtiche e anche scistose a Walchia, Callipteris, ecc.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Al periodo permico vanno pure attribuite importanti formazioni eruttive


(porfidi varî, spesso quarziferi, porfiriti, spiliti, tufi, ecc.) che si estendono
anche per centinaia di kmq. in varie parti delle
ACQUISTA Alpi.
(/EMPORIUM/)

I terreni dell'Era secondaria o mesozoica, mentre in complesso fasciano o


ammantano irregolarmente la regione alpina costituiscono l'ossatura
dell'Appennino, comparendo anche qua e là in Sicilia e in Sardegna; essi sono
essenzialmente calcarei, di deposito marino (talora di facies atollica) e spesso
assai fossiliferi, con potenza complessiva anche di oltre 1000 metri.

Triassico. - S'inizia generalmente nell'Italia settentrionale (Alpi in modo


speciale) con formazioni detritiche, litoranee, quasi come ultima fase della serie
permica, come arenarie micacee, quarziti, conglomerati (anageniti, servino,
ecc.), il cosiddetto Werfeniano, talora con resti di Equiseti, Voltzie. Talora
compaiono assai presto calcari con Pseudomonotis, Turbonilla, Naticella, ecc.

Seguono in alto potenti serie calcaree, più o meno dolomitiche, talvolta un po'
arenacee, non di rado passanti a marne più o meno scistose, con resti di
Equisetum e di Voltzia, spesso con innumerevoli resti di Alghe sifonee
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(Gyroporella o Diplopora), e con una ricchissima quanto svariata fauna (donde il


nome di Muschelkalk) a ISTITUTO Dadocrinus, Encrinus liliiformis, 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
Rhizocorallium,
(/index.html) vulgaris, Rhynchonella, Spirigera trigonella, Daonella, Halobia, grandi
Terebratula
e binodosus,
Omphaloptycha, Ceratites trinodosusCATALOGO Trachiceras, talora anche con resti
(/CATALOGO/)

di pesci e di rettili. Famosa e ricca è la fauna dei calcari a scogliera di Esino.

Chiudono infine la serie triassica altre considerevoli formazioni calcaree e


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

dolomitiche (la cosiddetta Dolomia principale), con giganteschi Megalodon


Gumbeli e Dicerocardium, Pleutomaria solitaria, Gervillia exilis, marne (con la nota
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
fauna di S. Cassiano) e scisti a Carnites, Myophoria, Myoconcha, Pesci, ecc. (il
cosiddetto Raibliano), zone gessose, terminando in alto con calcari ad Avicula
contorta, calcari dolomitici a Terebratula gregaria, Plicatule, Cardite, Cardii,
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Mitili, talora a grandi stampi di Megalodonti (Conchodon), Lumachelle, ecc.,


costituenti il cosiddetto Retico o Infralias (il Dachstein dei Tedeschi) di passaggio
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fra il Triassico ed il Liassico.

Nell'Appennino meridionale invece la serie triassica incomincia con scisti silicei


varicolori a Fucoidi o Condriti e Radiolarî, nonché Halobie, Posidonomie, ecc.,
e si continua in alto coi calcari marnosi fossiliferi (Cassianella, Myophoria,
Cardita, ecc.) e con potenti dolomie compatte o stratificate a Megalodontidi e
Giroporelle, con Wortenia, Neritopsis, Gervillia exilis, Avicula, Mytilus. Pecten,
Myophoria, Myoconcha, Cardita, ecc., nonché con la ittiofauna di Giffoni. Le
formazioni endogene, quasi solo marine, sono generalmente poco importanti
nel Triassico, salvo che in alcune regioni, per esempio nel Trentino, come
porfidi, porfiriti, melafiri, diabasi, oltre a varî tufi, nonché rocce sienitiche,
granitiche e simili assai varie, ma di età non sempre sicura. Dal punto di vista
economico è da ricordarsi che la dolomia è talora metallifera (galena, blenda,
calcopirite, calamina) e che al Triassico appartengono i famosi marmi bianchi e
grigi delle Alpi Apuane.

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Giurassico. - Formazione molto complessa e varia. La sua parte inferiore, o


Liassico, è rappresentataISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
per lo più  anche
da calcari brunastri o grigi, talora però
rossigni,
(/index.html) con moltissime Ammoniti (Arietites, Arieticeras, Amaltheus, Lytoceras,
Hildoceras), Belemniti, Aegoceras, Harpoceras, Phylloceras, Rhacophillites, Pettini,
CATALOGO (/CATALOGO/)

Mitili, Lime, Avicule, molti Brachiopodi (Terebratula, Pygope aspasia,


Rhynchonella, Spiriferina, Waldheimia, Spirifer). Nell'Appennino meridionale
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
prevalgono i calcari a Terebratule, Rinconelle, Lime, Pettini, Megalodi, ecc.

Seguono a costituire ilLIBRI


vero(/TRECCANILIBRI/)
Giurassico svariatissimi calcari grigi o varicolori, ma
ARTE (/TRECCANIARTE/)
prevalentemente di color rossigno (donde è poi venuto anche il nome di Rosso
ammonitico), fra cui sono predominanti Hildoceras, Harpoceras, Phylloceras,
Coeloceras, Lioceras, Aspidoceras,TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Peltoceras, Posidonomya alpina, Pholadomya,
Pecten, frequenti Brachiopodi (Rinconelle, Terebratule, ecc.), talora anche
calcari a Nerinee e Coralli o calcari marnosi
ACQUISTA o arenacei o silicei, o a noduli
(/EMPORIUM/)
selciosi, oppure infine speciali scisti ad Aptici.

Infine la serie giurassica si chiude generalmente con i calcari grigi del


cosiddetto Titonico, oppure biancastri (la maiolica dei Lombardi, il biancone dei
Veneti, il calcare rupestre dell'Appennino), passanti al Cretacico inferiore, con
molti Corallarî, Brachiopodi (fra i quali ricorderemo Pygope diphya,
Pygopejanitor, e altri), Belemniti, Diceratidi, molte Ammoniti.

Vi sono poi tipi di regimi intermedî, i quali divengono quasi la regola, quando
si ha a che fare con bacini fluviali di grande estensione. Ciò ha valore
soprattutto per il Po, le cui portate medie mensili mostrano oscillazioni assai
meno marcate di quelle degli affluenti alpini e appenninici; giacché i regimi
diversi dei due versanti si compensano in qualche modo fra loro, dando luogo a
un andamento molto più regolare (v. Po).

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L'intensità delle piene, carattere comune alla maggior parte dei fiumi
appenninici e insulari, èISTITUTO
accompagnata 
da un'intensa azione erosiva, favorita
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

anche dalla grande diffusione delle rocce argillose, sabbiose, ecc. poco resistenti.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Nell'Italia meridionale e in Sicilia, dove nel periodo estivo alla siccità
prolungata si associa l'intensa evaporazione, molti torrenti minori sono asciutti
per un periodo assai lungo; le cosiddette iumare, numerosissime nella Calabria
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
e nella Sicilia, restano a secco per molti mesi, anzi molte portano acqua
superficiale solamente durante i periodi delle piene, allorché strappano ai
terreni attraversati, che sono
LIBRI quasi sempre erodibilissimi,
(/TRECCANILIBRI/) enormi quantità di
ARTE (/TRECCANIARTE/)

materiali; questi nel tronco inferiore, nel quale per la minor pendenza l'energia
di trasporto naturalmente si attenua, restano a ingombrare il fondo, che risulta
pertanto larghissimo in proporzione allo sviluppo del corso d'acqua.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

La diffusione, già accennata, delle rocce calcaree, tanto nelle Alpi e Prealpi
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
orientali, quanto nell'Appennino centrale, fa sì che in parecchie regioni d'Italia
assuma notevole sviluppo l'idrografia carsica. Vaste aree prive interamente di
circolazione superficiale (cioè con idrografia esclusivamente sotterranea) si
hanno per vero solo nel Carso e nella Penisola Salentina; ma zone più ristrette
si riscontrano sia nelle Prealpi orientali (Altipiano dei Sette comuni, Cansiglio),
sia nei massicci abruzzesi (Velino, Duchessa, Maiella, Matese) e in quelli del
Subappennino Romano (bacini dell'Aniene, del Salto e del Turano) e anche qua
e là altrove (Lepini, massicci irpini, Madonie). Di solito l'acqua che circola in
seno a questi massicci calcarei, affiora poi alla base di essi in sorgenti
localizzate, spesso molto copiose; il loro comportamento ha grande influenza
sul regime dei corsi d'acqua che esse alimentano, la loro distribuzione è di
primaria importanza come fattore determinante della distribuzione dei centri
abitati, che spesso si affollano intorno alle sorgenti, delle coltivazioni, ecc.

Bacini lacustri. - Tra le penisole dell'Europa meridionale l'Italia è la più ricca di


bacini lacustri, pur essendo ben lontana dall'uguagliare la Finlandia, la
Scandinavia, e anche la Svizzera. Questa ricchezza di laghi era ancor maggiore
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in epoche geologiche recenti. p. es. nel Pliocene; un gran numero di conche


lacustri, anche di dimensioni  si
considerevoli, allora esistenti nella penisola
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sono prosciugate; in certi casi ne sono rimasti residui fino in età storica (Vallo
(/index.html)
di Diano) e le tracce permangono tuttora.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Oggi i laghi di maggiore estensione appaiono essenzialmente raggruppati in


due zone, una subalpina, l'altra SCUOLA
corrispondente all'Antiappennino tosco-
(/TRECCANISCUOLA/)
romano. Per l'origine, assai complessa, dei grandi laghi subalpini, v. alpi. La
maggior parte dei laghi dell'Antiappennino sono laghi vulcanici; essi occupano,
cioè, il fondo di crateriLIBRI
di apparati vulcanici spenti,
(/TRECCANILIBRI/) ovvero cavità più ampie
ARTE (/TRECCANIARTE/)

risultanti in sostanza dalla fusione di più crateri contigui (laghi di Bolsena, di


Bracciano, di Vico, di Albano, di Nemi, ecc.; v. alle rispettive voci); altri minori
laghetti della stessa origine sono ora prosciugati.
TRECCANI Non è tuttavia un lago
CULTURA (/CULTURA/)

vulcanico il più ampio bacino dell'Italia peninsulare, il Trasimeno, che occupa


un'area depressa, interposta fra i rilievi dell'Antiappennino e del
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Subappennino, chiusa e trasformata in conca (di piccolissima profondità) da
materiali alluvionali deposti da corsi d'acqua vicini (v. trasimeno). Laghi di
analoga origine si hanno anche altrove (laghi di Bientina e Fucecchio; laghi
reatini).

Numerosissimi sono poi in Italia i laghetti di piccole dimensioni, che non


appaiono nelle carte ordinarie. Nelle Alpi vi sono parecchie centinaia di laghetti
di circo, e taluni di essi s'incontrano anche nell'Appennino (considerato,
questo, in tutta la sua estensione, dai gruppi montuosi del Piacentino e del
Parmense al M. Pollino) e nelle Alpi Corse. Piccoli laghi intermorenici si
trovano in seno ai maggiori anfiteatri ai piedi delle Alpi e taluni fra essi hanno
una discreta estensione (laghi di Candia, di Viverone, ecc., nell'anfiteatro
morenico della Dora Baltea; laghi briantei; laghi dell'anfiteatro morenico
benacense, lago di Cavazzo nel Friuli, ecc.). Frequenti sono i laghi carsici, sia
nel Carso istriano (Lago d'Arsa ora prosciugato, lago di Circonio) sia qua e là
nell'Appennino e nel Subappennino (Lago del Matese, Lago di Canterno);

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alcuni di essi, di più ampie dimensioni, furono prosciugati. Non mancano laghi
di sbarramento, a prescindere  lago
dai morenici (sbarramento per frana o altro;
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

di Alleghe; lago di Scanno); parecchi di essi hanno peraltro esistenza precaria.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Numerosi sono poi, sia nella Penisola, sia in Sardegna e in Corsica, i laghi
costieri, sebbene parecchi, specie sul litorale tirreno della Penisola, siano stati
colmati o prosciugati anche artificialmente. I maggiori, nella Puglia
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
settentrionale (laghi di Lesina, di Varano, di Salpi), nel Lazio meridionale (laghi
di Fogliano, di Paola, di Fondi, ecc.), in Sardegna (laghi di Sassu, di Cabras, di S.
Giusta), sulla costa orientale della Corsica (laghi
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEdi(/TRECCANIARTE/)
Urbino, di Diana, di
Biguglia), sono quasi sempre antiche insenature separate da cordoni litoranei,
sia continui, sia interrotti in uno o più punti. Per altri laghi e lagune costiere,
come quelle dell'Estuario veneto, l'origine
TRECCANI è più(/CULTURA/)
CULTURA complessa (v. laguna: Laguna
veneta).

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
La seguente tabella dà i nomi e gli elementi dei principali laghi italiani (con area
superiore a 10 kmq.).

Flora e vegetazione. - La prima fu oggetto da 4 secoli in qua di molte ricerche


consacrate in opere estese a tutta l'Italia (v. flora) e a singole provincie e
distretti, e che hanno fatto conoscere, quanto alle piante vascolari, quasi tutte le
specie e le varietà che vi crescono. Meno studiato e approfondito fu il lato
ecologico e quello fitogeografico, che solo da alcuni decennî si affrontano con
criterio moderno, sicché restano molte lacune da colmare e di un cospicuo
numero di specie, se è abbastanza nota l'area, poco note sono le condizioni in
cui vegetano. Una prima sintesi geobotanica, rimasta incompleta, fu abbozzata
da Filippo Parlatore (1878): è un Prodromo quello di A. Fiori premesso al vol. I
della Flora analitica d'Italia (1908): ci manca, invece, un'opera d'insieme,
condotta con metodo rigoroso e perfettamente aggiornata.

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Complessivamente il numero delle vascolari italiane varia da 4 a 5000 e


sarebbero precisamenteISTITUTO
3877 (comprese le più largamente coltivate e 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

naturalizzate) secondo la Nuova Flora Analitica d'Italia del Fiori (1923-29), che
(/index.html)
ne è l'ultimo accurato censimento: le oscillazioni dipendono dal diverso criterio
CATALOGO (/CATALOGO/)
che gli autori si son fatti delle specie; molto comprensivo è stato quello adottato
dal Fiori. Sarebbe, invece, prematuro fissare il numero delle piante cellulari,
certamente assai ragguardevole,SCUOLA
come (/TRECCANISCUOLA/)
si ricava da quanto fu sin qui edito dalla
Flora Italica cryptogama, ma molte ne restano a scoprire; meno nota è la loro
distribuzione; perciò di esse daremo solo qualche cenno occasionale. Il numero
delle prime è indice di LIBRI
un'indubbia ricchezza ARTE
(/TRECCANILIBRI/) della(/TRECCANIARTE/)
flora nostrana non in
proporzione con la superficie come emerge dal confronto, ad esempio, con la
Francia e con la Penisola Iberica. Ma quest'ultima e la Balcanica la superano per
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
una più potente individualità e originalità, testimoniate dal più elevato numero
delle specie endemiche dovuto a una minore decimazione operata dal Glaciale,
come sarà detto a suo luogo. ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Tre climi fondamentali (nel senso con cui la parola climate è intesa dai
fitogeografi americani e inglesi) si contendono il dominio della penisola e delle
isole: quello mediterraneo di tipo marittimo, semi-arido e temperato, al quale
corrispondono consorzî in prevalenza di sempreverdi: quello montano, carico di
umidità e a tinta oceanica, di cui la faggeta è la più tipica espressione:
finalmente l'alpino, del resto poco noto, ed è il clima che si caratterizza al
disopra della cintura arborea e molto simile deve essere quello che regna nelle
zone più elevate dell'Appennino e delle isole, che l'Emberger ha di recente
chiamato clima mediterraneo di alta montagna, comprendendovi anche i
boschi di aghifoglie. Essi del resto offrono una quantità di forme per così dire
locali dovute alla latitudine, alla vicinanza della costa, all'esposizione dei
versanti, alla direzione delle valli e sono questi climi locali che, assieme ai
fattori edafici, hanno determinato un grande numero di associazioni, le più
estese delle quali sono designate col nome di formazioni; qui si passeranno in
rassegna le principali di esse in base alle zone di vegetazione.

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La prima zona (prescindendo per ora da quelle coperte dalle acque) è la


mediterranea, detta anche 
dei sempreverdi per il largo sviluppo di frutici,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

arbusti e alberi a foglie persistenti: sommano complessivamente a un centinaio


(/index.html)
di specie rappresentanti circa l'11% della sua flora, di fronte a 386 (41,2%) di
CATALOGO (/CATALOGO/)
sole piante annue; e la sproporzione aumenterebbe se nel compto si
comprendessero le bienni e le erbacee perenni. Dunque, non è il numero che
decide, ma la loro grande diffusione e la fisionomia che imprimono al paesaggio
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
litoraneo o prossimo alla costa, in confronto con quello delle zone retrostanti.

Una delle formazioni più estese


LIBRI e caratteristiche
(/TRECCANILIBRI/) ARTEè (/TRECCANIARTE/)
la "macchia mediterranea"
costituita dalla consociazione di arbusti e suffrutici per lo più sempreverdi:
quali i cisti (Cistus), le eriche (Erica), le filliree (Phyllyrea), l'oleastro (Olea
europaea oleaster), il mirto (Myrtus communis), il lentisco (Pistacia lentiscus, cui
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

spesso si associa la caducifoglia P. terebinthus), il corbezzolo (Arbutus unedo), tre


ginepri, un'euforbia dal portamento arborescente
ACQUISTA ma priva di foglie nella
(/EMPORIUM/)
stagione siccitosa (Euph. dendroides), una palma abbondante specialmente in
Sardegna e Sicilia, l'unica indigena da noi (Chamaerops humilis), parecchie
labiate ricche di olî essenziali quali il rosmarino, la stecade (Lavandula stoechas),
due timi (Thymus vulgaris e Th. capitatus), qualche leguminosa spinescente
(Calycotome, Genista sp.), alcune liane come gli Asparagus e la Smilax. ecc. Il
nome di cisteto, ericeto, palmeto e simili stanno a indicare il predominio che
alcune specie assumono; la macchia è bassa, con la prevalenza del corbezzolo,
del ginepro fenicio, di alcune filliree, col mescolarsi dell'alloro e dell'oleastro
come in alcuni settori della Sardegna e, dove predomina il leccio, trapassa a
macchia alta, detta anche macchia-foresta: una variante della prima è la gariga
(dal provenzale garigue) propria dei suoli calcarei. Con gli arbusti si mescolano
e ne riempiono le radure numerose piante erbacee (specialmente Graminacee,
Cariofillacee, Leguminose, Labiate, Composte) spesso annuali e, nei suoli
sterili, ridotte alle più piccole dimensioni e a fioritura accelerata (la cosiddetta
microflora mediterranea precoce), molte bulbose e tuberose (complessivamente
180 specie) quali gli Asphodelus e i Narcissus che si diffondono anche nelle
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intercluse o finitime formazioni pratensi, la Scilla maritima, la graminacea dalle


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
ampie pannocchie Ampelodesmos tenax, gigantesche Ombrellifere (Ferula,

(/index.html) Carduacee spinose dalle vistose infiorescenze (Onopordon, Cynara,


Thapsia),
Scolymus), mentre negli arenili unCATALOGO
po' umidi(/CATALOGO/)
vivono numerose microfite dei
generi Juncus, Sagina, Montia, Tillaea, insieme alle Isoëtes dalle foglie
graminiformi.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Ma nella fascia litoranea vi sono anche estese formazioni boschive


sempreverdi, dove la macchia entra come sottobosco, con predominio ora di
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Quercus ilex (lecceti), ora di Q. suber (sugherete), con vario mescolamento,
soprattutto là dove il suolo è profondo e fresco; e nel versante di terra, di
caducifoglie quali la rovere, il TRECCANI
cerro, l'ornello,
CULTURAil(/CULTURA/)
carpino, la carpinella, il
nocciolo, il castagno e, come sottobosco, qua e là la stessa Calluna vulgaris che
diventa più abbondante nella zona seguente. Ampie superficie sono pure
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
occupate da boschi di aghifoglie formate dal pino marittimo (P. pinaster) ancora
abbondante sulle pendici litoranee della Liguria e Toscana, dal pino d'Aleppo
(P. halepensis) più comune a sud e più legato alla vicinanza del mare e frequente
anche nel versante adriatico sino al Gargano, dal pino da pinoli (P. pinea), che
spontaneo incornicia le basse pendici dei Peloritani attorno a Messina, mentre
le estese pinete della Toscana e del Lazio, che del resto risultano di essenze
diverse, e quelle classiche del litorale ravennate sembrano dovute ad antica
introduzione dell'uomo. Ripete questa origine quel piccolo nucleo che forma il
bosco Nordio presso Cavanella d'Adige che ospita le ultime stazioni del leccio,
della fillirea, della Lonicera etrusca le quali, assieme ad altri tipi termofili,
ricompaiono entroterra sulle pendici soleggiate dei Colli Euganei e lungo il
mare nell'estesa pineda del Friuli alla destra e più ancora alla sinistra del
Tagliamento formata però dal pino nero (Pinus nigra var. austriaca) elemento
illirico-balcanico che spinge le sue propaggini anche sulle Alpi Carniche e
Trevigiane.

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Formazioni tipicamente litoranee sono quelle delle arene e delle dune e quelle
dei terreni salati e umidi 
e che acquistano la più larga estensione nei territorî
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

lagunari. Caratteristica delle dune mobili è l'Ammophila arenaria, graminacea


(/index.html)
con possente apparato radicale atto a fissarle, associata all'Agropyrum iunceum
CATALOGO (/CATALOGO/)
che spesso, però, la precede: i terreni salmastri e spesso paludosi o inondabili ad
alta marea, come nelle lagune, alimentano parecchie Salsolacee alofilo-igrofile
(Salicornia, Salsola, Suaeda, Arthrocnemum), alcune Statice, l'Aster tripolium, l'Inula
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

crithmoides che si diffondono anche sulle rupi litoranee spruzzate dal pulviscolo
marino. Pioniere di questa vegetazione nel litorale veneto-istriano è la
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
graminaeea Spartina stricta, tipo atlantico euro-americano.

La zona mediterranea, così largamente rappresentata


TRECCANI CULTURA in Italia, è un settore della
(/CULTURA/)
regione mediterranea, la cui posizione quasi centrale, la remota definitiva epoca
di emersione di qualche suo lembo, i pregressi rapporti di continuità con i
settori finitimi, hanno contribuitoACQUISTA
a popolare degli elementi floristici più
(/EMPORIUM/)

disparati ed esso stesso ha fornito e favorito la diffusione di quelli sorti nel suo
seno, di guisa che è ben difficile caratterizzarlo. Così l'attuale distribuzione della
Chamaerops humilis, che è soprattutto iberica e africano-atlantica, e da noi
esclusivamente tirrenica e sardo-sicula, svela i rapporti con l'antica flora
occidentale-atlantica, di cui si trovano esponenti, ad es., nel settore ligure di
ponente: Carex Mairii, Aphyllanthes monspeliensis, Leucojum hiemale, Genista
hispanica, che sono tipi provenzali o iberici. Viceversa le colonie di Apocynum
venetum disseminate nelle sabbie marine dell'Estuario veneto-padano da Trieste
a Ravenna sono gli estremi avamposti di una specie che Béguinot ha potuto
seguire dalla regione del loess nella Cina, attraverso la zona stepposa dell'Asia,
dove ha i suoi eongeneri, per poi diffondersi lungo i litorali (eventualmente
aiutata nella sua espansione dalle correnti litoranee) mentre altri tipi steppici,
attraverso la valle del Danubio e affluenti, si spinsero sin nel cuore dell'Europa
e penetrarono nello stesso dominio delle Alpi. La presenza in Puglia di due rare
querce balcaniche, la Quercus aegilops e la Q. troiana (= Q. macedonica) e quella di
numerose piante erbacee e fruticose circoscritte nel versante adriatico, dal
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Gargano in giù, fa pensare a un' irradiazione dall'opposta sponda, favorita forse


da un'intercapedine nell'Adriatico meridionale (la cosiddetta Adria). È 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
più
abbondante
(/index.html)
la magnifica Quercus farnetto Ten. che si trova anche nel versante
tirreno sino al Lazio meridionaleCATALOGO
ed e quasi(/CATALOGO/)
tutt'uno con la Q. conferta che
forma estesi boschi nella Balcania. Sno elementi tropicali la Woodwardia
radicans, le Pteris longifolia e cretica, tre felci che si trovano sporadiche qua e là e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
in alcuni valloni della costiera amalfitana distinta per l'alta piovosità, il Cyperus
polystachyus delle fumarole d'Ischia, i muschi Calymperes Sommieri di Pantelleria
e Barbella strongyloidesLIBRI
dello(/TRECCANILIBRI/)
Stromboli; di origine capense è, tra gli altri, il
ARTE (/TRECCANIARTE/)

genere Romulea che, con qualche sua specie nell'alta zona del Chilimangiaro e
del Camerun, si è diffuso verso i paesi circummediterranei dove ha formato
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
parecchie specie endemiche anche da noi, prova del remoto avvento di questo
ceppo paleoafricano. Tanti altri fatti interessanti e tanti lati oscuri ci svelano,
illuminandoli, appunto gli endemismi; questi, secondo il Buscalioni, sarebbero
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
52 su 2418 specie esodemiche e su un totale di 202 riscontrati in tutta l'Italia,
ma il numero appare ben al disotto del reale, come emerge chiaro da una
recente memoria di Béguinot e Landi quantunque limitata solo alle entità
endemiche delle minori isole e a quelle che queste hanno in comune con le
maggiori e la Penisola. Per importanza il primo posto è occupato dai
paleoendemismi che si riconoscono per l'area molto isolata e circoscritta,
ovvero disgiunta, per le affinità oscure o remote, per il frequente monotipismo.
Ricordiamo l'Helicodiceros muscivorus Engl., monotipo che la Sardegna e la
Corsica hanno in comune con le Baleari, il Pancratium illyricum L., unico
rappresentante europeo della sez. Halmyra che cresce nelle isole nominate e a
Capraia, l'Helxine Soleirolii Req. monotipo corso-sardo, Kochia saxicola Guss. di
Ischia, Capri e Strombolicchio (Eolie) affine a K. pubescens Moq. del C. di B.
Speranza; Morisia monantha Asch., strana Crucifera geocarpa e monotipa
confinata nella Sardegna e Corsica ma anche nella zona montana; Bupleurum
dianthifolium Guss. e Scabiosa limonifolia Vahl delle Egadi con affinità ibero-
balcaniche; Mentha Requienii Benth. di Sardegna e Corsica, di Caprera e
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Montecristo affine, secondo il Briquet, a M. Cunninghami della Nuova Zelanda;


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Nananthea perpusilla DC. monotipo esclusivo di alcune isolette circostanti alla
Corsica e Sardegna; Melitella pusilla Somm. che si trova a Malta e Gozo, la quale
(/index.html)

per l'abito ricorda l'abissino Dianthoseris,


CATALOGO mentre remote affinità la collegano
(/CATALOGO/)

con il mediterraneo Zacyntha, Centaurea horrida Bad. esclusiva delle piccole isole
sarde di Asinara e di Tavolara e quivi solo nel versante nord-est dove affiora il
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
granito, affine a C. spinosa L. della Grecia e dell'Arcipelago Egeo, ecc. Ma non
meno interessanti sono parecchi microendemismi discendenti da un capostipite
a larga area distributivaLIBRI
nei(/TRECCANILIBRI/)
territorî circummediterranei che si è frammentato
ARTE (/TRECCANIARTE/)
in razze locali, alcune forse di origine mutativa, e che l'isolamento ha
mantenuto, quali le Brassica che fanno capo a Br. oleracea: le centauree
appartenenti al ciclo di C. cineraria L. e CULTURA
TRECCANI specie affini e cito tra queste ultime: la
(/CULTURA/)

C. Friderici Vis. limitata alla Pelagosa Piccola e che ha i suoi prossimi parenti in
endemismi dello scoglio Pomo presso Lissa, la C. aeolica Guss. ex DC. che le
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Eolie hanno in comune con l'isola di Ventotene (Ponziane) e Ischia, la C.
gymnocarpa Mor. et Dntrs. di Capraia, la C. Veneris (Somm.) Bég. della piccola
Palmaria, ecc. Questi fatti mostrano interferenza dei ceppi più diversi, affinità
multiple e spesso remote che fanno del Mediterraneo una concentrazione di
fossili viventi delle più disparate prosapie ma, come si vedrà, non mancano
accessioni anche relativamente recenti.

Il passaggio dalla zona mediterranea alla submontana è segnato dal prevalere


delle caducifoglie rappresentate dai querceti del tipo farnia e più ancora di
varietà e razze che fanno capo a Q. lanuginosa, e a Q. cerris, dai castagneti nei
suoli silicei, mentre in esposizioni propizie e dove la piovosità si accentua si
trova lo stesso faggio che un tempo si abbassava ancora di più e anche a quote
minori si trova l'emblema della brughiera, la Calluna che, per citare un solo
esempio, entra a costituire il sottobosco del versante di terra del promontorio
di Portofino coperto di caducifoglie, mentre le pendici sul mare hanno il pino
marittimo, l'Erica arborea, i cisti, il leccio e tanti altri tipi della macchia e del

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bosco sempervirenti: ché anzi è una caratteristica della zona di ospitare


elementi dei due consorzî, ora a
ora in continuità con le formazioni litoranee,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

isole là dove le condizioni sono parzialmente propizie: i lecceti vi raggiungono i


(/index.html)
1000-1200 m. intersecando con il faggio o con questo spingendosi sino alla
CATALOGO (/CATALOGO/)
sommità del versante a bacio: nell'Appennino meridionale la Q. farnetto
acquista importanza su questa zona: in Sicilia, la Q. cerris vi forma una fascia
compresa fra i 700 e i 1000 m., SCUOLA
più di rado a 1500 m., e che si sovrappone ai
(/TRECCANISCUOLA/)

sughereti, ma vi è una zona d'intersezione dove crescono magnifici esemplari di


Q. pseudo-suber concepita come un prodotto di incrocio fra le due essenze: sono
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
due elementi ad affinità orientale l'ontano di Napoli (Alnus cordata Ten.) diffuso
nell'Appennino meridionale che ha il suo omologo nell'A. subcordata Mey. del
Caucaso e una forma locale delTRECCANI
PlatanusCULTURA
orientalis in alcune vallate della
(/CULTURA/)

Basilicata e Calabria e, più abbondante ancora, nella Sicilia orientale. Zona,


dunque, di tensione e di contrasto la cui vegetazione riflette forse meglio di
altre quelle oscillazioni climaticheACQUISTA
che caratterizzarono
(/EMPORIUM/) il Quaternario e

l'immediato postglaciale e l'opera modificatrice dell'uomo, come sarà meglio


detto avanti. A essa si può assimilare, a parte l'altitudine, la zona padana con gli
annessi distretti collinari e gli apparati morenici: i querceti misti, le brughiere
degli altipiani diluviali dove domina la Calluna, i castagneti, le isole di macchia
mediterranea negli Euganei, le colonie microtermiche dove affiorano torbiere,
le propaggini di steppa nei substrati più clastici del morenico recente, mentre
l'antico ha la mediterranea Erica arborea, sono altrettanti elementi di contrasto
che è, come si disse, quasi un appannaggio di questa zona. Di essa è facile
riconoscere i segni e gli esponenti nella più o meno ampia fascia pedemontana
delle Alpi e attorno alle conche lacustri con i castagneti del settore insubrico, le
macchie di cisto salviefolio e dell'erica arborea nei solatii del lago di Como, i
laureti della sponda bresciana del Garda e un po' dovunque il bosco misto di
Quercus lanuginosa e di Q. ilex che riveste anche le pendici della bassa valle del
Sarca sino alla conca di Toblino e sino a circa 1000 m. dove il leccio raggiunge,
con l'olivo che si arresta un po' più in basso, una delle latitudini più elevate e
un'altra sua colonia c'è nel bacino di Gorizia, ben noto per il suo clima
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invernale temperato: molto estesa e del tutto isolata è la colonia di Erica arborea
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
nella media valle del Chiese tra Caffaro e Brione dove, con Calluna e

Sarothamnus,
(/index.html) costituisce il sottobosco di estesi castagneti. Questi fatti portano
alla conclusione che la regione mediterranea con le sue espansioni giunge sino
CATALOGO (/CATALOGO/)

ai limiti estremi della zona submontana e sono queste irradiazioni una delle
cause di quel mosaico di consorzî che la caratterizzano.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

La zona montana è propriamente il clima del faggio e delle conifere di alta


montagna. Le Alpi hanno in comune il primo con tutto l'Appennino, Sicilia e
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Corsica (v. alpi; appennino): faggete ora pure, ma più spesso consociate con
l'abete bianco (Abies alba) che ha esigenze ecologiche simili al faggio nelle Alpi,
con l'abete rosso (Picea excelsa)TRECCANI
atto a resistere
CULTURAa(/CULTURA/)
un clima più rigido e
continentale e che finisce perciò per sovrapporglisi, in Calabria e sull'Etna col
Pinus laricio mentre si giustappone a questo nelle alte montagne della Corsica
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
preferendo il pino i versanti più soleggiati. Altri consorzî sono il Pinus silvestris,
che preferisce i terreni sciolti e asciutti dove forma pinete anche pure e che
serve di collegamento con la zona precedente ritrovandosi, a quanto pare,
anche nell'Appennino settentrionale e in Corsica, e lo stesso larice (Larix
europaea), la sola decidua fra le conifere nostrane, che del resto forma lariceti
puri e compatti ai quali sovrastano individui isolati a rami contratti quasi
colonnari che si avanzano nella zona subalpina, come fa il congenere L. sibirica
che si spinge oltre il limite della foresta siberiana, nel terreno gelato della
tundra. Eliofilo e, quindi, preferibilmente nelle esposizioni solatie, è sostituito
in quelle a bacio dal cembro (P. cembra) che tende pure a occupare le posizioni
più elevate raggiungendo i 2500 m. e con individui isolati anche più: cembro,
larice e picea sono elementi siberiani mancanti nell'Appennino e nelle isole.
Tutte le conifere nominate tendono a prendere il predominio e finiscono per
sostituire il faggio, essenza fondamentalmente oceanica, a mano a mano che
dalle Prealpi e dalle vallate più periferiche si penetra nel cuore della catena o ci
si inoltra in vallate a scarsa piovosità come, ad es., la parte media e superiore
della Val Venosta, dove il settore sottostante alle abetaie del versante a solatio e
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lembi più o meno estesi di quello a bacio sono coperti da una formazione a
fisionomia e a strutturaISTITUTO
di steppa nella quale il Pinus silvestris è ridotto 
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
a piccoli
nuclei e la stessa Quercus lanuginosa si trova a disagio e finisce quasi del tutto per
(/index.html)
scomparire da Castelbello in su. Vi si sostituisce una rada boscaglia di juniperus
CATALOGO (/CATALOGO/)

communis, Berberis vulgaris, Hippophaë rhamnoides con interposte cenosi a base di


Andropogon ischaemum, di Stipa capillata (più rara e a piccole colonie la St.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
pennata), di Lasiagrostis calamagrostis nelle frane e nei dirupati, ecc.: molto
abbondanti e ovunque diffusi alcuni Astragalus e Oxytropis di tipo steppico (A.
excapus, onobrychis, leucanthus; Oxytr. velutina,ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) pilosa, ecc.), il Telephium Imperati
(/TRECCANIARTE/)

che si riscontra pure nelle colonie xerotermiche della Val di Susa e Val d'Aosta,
ecc. Nel versante opposto i boschi di conifere sono orlati da una cintura più o
meno spessa di Betula alba (verrucosa) e in generale si nota in quei distretti dove
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

questa pianta e l'ontano verde (Alnus viridis) diventano abbondanti, il faggio è


scarso o manca del tutto. BisognaACQUISTA
tenere presente che la betulla ha una sua
(/EMPORIUM/)
razza endemica nell'alta zona boscosa dell'Etna e l'ontano trova un suo
omologo nell'A. suaveolens Req. che ricinge le elevazioni maggiori della
Sardegna e della Corsica tra 1600 e 1900 m. e se ne deve di necessità concludere
che tali collegamenti tra catene così distanti dipendono da qualche fattore
distributivo generale cui si accennerà in seguito. Le formazioni forestali della
zona montana delle Alpi hanno un carattere fondamentalmente centro-
europeo e tale si mantiene nell'Appennino settentrionale, mentre nel centrale
la presenza di P. nigra, in quello meridionale questo stesso e P. brutia e P.
leucodermis che sono tutti elementi balcanici e quella di P. laricio che la Calabria
ha in comune con la Sicilia e Corsica e che si spinge sino alla Spagna dànno a
questi consorzî impronta meridionale a colore specialmente orientale; e ciò
dimostra che le affinità transadriatiche non sono limitate alla zona litoranea, né
del resto riguardano solo le essenze legnose. Un lavoro di A. Trotter sugli
elementi balcanici in Italia in rapporto all'intercapedine che si chiamò Adria
svela quanto cospicuo sia il contributo di piante erbacee di origine illirica
nell'Appennino centrale e meridionale.

https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 40/1196
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Altre formazioni della zona sono i pascoli e le rupi aride e stillicidiose, e detriti
di falda, ecc., ma troppoISTITUTO
lunga riuscirebbe l'esemplificazione delle loro
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
specie
più caratteristiche e delle endemiche.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Al disopra della vasta e cupa cintura arborea, interrotta da prati e da
scoscendimenti rupestri, è molto sviluppato nelle Alpi un consorzio di arbusti
gregarî, molti dei quali trasmigrati dalle sottostanti foreste e che caratterizzano
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
meglio di altri la zona subalpina che qualche vecchio botanico designava col
nome di zona dei mughi dall'abbondanza del Pinus mugo (= P. montana) che
riveste specialmente i dirupati dolomitici, cuiARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) si associa una forma nana e
(/TRECCANIARTE/)

prostrata del comune ginepro (Jun. montana), parecchie Ericacee, alcuni salici a
fusti aderenti al suolo e a piccole foglie che salgono anche alla zona successiva
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
(Salix herbacea, reticulata, retusa), l'Empetrum nigrum, ecc. Se ne trovano tracce
nell'Appennino settentrionale: il ginepro nano e un suo congenere, il J.
hemisphaerica, la Daphne glandulosa, una razza
ACQUISTA di mugo (P. pumilio) sono a
(/EMPORIUM/)

ricordarla nel centrale assieme al faggio che diventa cespuglioso e a fusti


contorti. Il consorzio è molto sviluppato nell'Etna col ginepro emisferico, il
Berberis aetnensis, l'endemico Astragalus siculus Biv. di un ceppo orientale, la
giunchiforme Genista aetnensis DC. che l'Etna ha in comune con la Sardegna.
Qui e in Corsica un'altra Berberis (B. Boissieri Schn.) che sembra però identica
all'aetnensis e il già ricordato Alnus suaveolens stanno a designare questa zona che
presenta molti dei suoi componenti xerofili alcuni dei quali sono sempreverdi.

Lo stesso carattere impronta molte delle specie della zona propriamente alpina
nella quale penetra qualche suffrutice e vegetano alcune poche annuali, mentre
il percento assai più elevato è dato dalle piante erbacee perenni atte a compiere
il ciclo vitale nel breve periodo di 3-4 mesi: ma naturalmente, date le molto
disparate condizioni ecologiche, non mancano specie con adattamenti igrofitici
e consorzî igrofili. Rimandando alla voce alpi (II, p. 609 segg.) per quanto
concerne le condizioni e i limiti altimetrici, diremo che, secondo i calcoli del
Fiori, la nostra flora alpina presa nel suo complesso (da 1600-2100 m. in su)
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 41/1196
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conta di proprio 371 specie, cui vanno aggiunte 521 in comune con la montana
e 153 con questa e la mediterranea. La catena delle Alpi anche nel suo 
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
versante
sud, che è quello che ci riguarda, offre una delle più tipiche concentrazioni
(/index.html)
d'ipsofite e certo la meglio studiata. Esse derivano da capostipiti già presenti nel
CATALOGO (/CATALOGO/)
piò recente Terziario con affinità ora molto strette e ora solo di genere con le
ipsofite evolutesi in altre catene montuose elevate dell'Eurasia e dell'America
alle quali vennero aggiungendosi specie di origine mediterranea e subtropica
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
mancanti alle catene oloartiche (Phyteuma, Achillea, Anthyllis, Sempervivum,
Globularia, Erinus, Berardia, ecc.), specie di origine circumpolare ovvero
steppica che raggiunsero la (/TRECCANILIBRI/)
LIBRI catena nel Quaternario grazie a quelle alterne
ARTE (/TRECCANIARTE/)

condizioni di clima ora continentale e ora oceanico di cui si dirà avanti, ma


alcune sono così strettamente imparentate con capostipiti esistenti nelle zone
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
più basse o nelle pianure e valli intergiacenti o finitime da doversi considerare
come derivazioni in posto per adattamenti all'altitudine non ereditarî
eventualmente replicatisi in luoghi e tempi diversi (variazioni parallele
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
politopiche). L'influenza del Glaciale si fece risentire su tutta la catena
determinanoo l'abbassamento del livello delle nevi perpetue e obbligando le
ipsofite ad abbassare i loro limiti, a scendere a valle o a emigrare in massicci
periferici. Ma che nel versante sud e specialmente nelle zone estreme delle Alpi
Marittime e Orientali le crisi glaciali siano state meno potenti si deduce da una
trentina di endemismi, tra arcaici e neogenici, salvatisi in corrispondenza di
questo versante nei cosiddetti massicci di rifugio: sta di fatto che nel versante
opposto, se si prescinde da forme di origine apogama o dovute a mutazione,
mancano endemismi propriamente specifici. Nel ripopolamento avvenuto
dopo l'ultima crisi glaciale molta importanza hanno avuto le immigrazioni
dall'Oriente e specialmente dalla Balcania il cui percorso, come ha dimostrato
da noi R. Pampanini, è stato guidato dalla natura fisico-chimica del terreno e ha
trovato i suoi arresti in corrispondenza delle principali vallate e dei laghi.
Queste barriere sarebbero state il massiccio tra l'Adige e il Brenta,
corrispondente al limite occidentale delle Alpi dolomitiche, l'Adige, il lago
d'Iseo con la Val Camonica, il braccio specialmente orientale del lago di Como
e il lago Maggiore: arresti che, almeno in parte, coincidono con i limiti delle
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 42/1196
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regioni naturali delle Alpi quali furono stabiliti dal Haug su dati geologici e
geofisici. È l'estrema propaggine 
di un oriente anche più remoto la Wulfenia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

carinthiaca
(/index.html)
Jacq. che sfiora appena il suolo italiano presso Pontebba e che si
trova in Carinzia, Carniola e Montenegro, ma della quale sono specie affini la
CATALOGO (/CATALOGO/)
W. Baldacci Deg. dell'Albania, la W. orientalis Boiss. della Siria e la W.
Amherstiana Benth. dell'Asia centrale.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Importante, anche per la sua originalità, è la zona alpina dell'Appennino e


particolarmente del centrale con un numero ragguardevole di specie in comune
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
con le Alpi, poche le alpine-circumpolari e in generale le eurasie-americane,
parecchie e altamente indiziarie quelle in comune con la Balcania (Saxifraga
glabella Bert., S. porophylla Bert., Scabiosa
TRECCANI silenifolia
CULTURA W. et K., Hypochaeris cretensis
(/CULTURA/)

Chamb. et Bory), una trentina almeno di endemismi alcuni dei quali


rappresentati da razze geografiche di cui la vicaria è presente nelle Alpi
(Saxifraga tridens Jan. del ciclo di S.
ACQUISTA L.; Astrantia pauci lora Bert. del
(/EMPORIUM/)
androsacea
ceppo di A. minor L.; Gentiana Columnae Ten. di G. campestris L.; Pedicularis
elegans Ten. di P. gyro lexa; Androsace Mathildae Lev. di A. alpina L., ecc.), e altri
che con le Alpi non hanno nulla da vedere e rappresentano ceppi mediterranei
o balcanico-orientali (Malcolmia Orsiniana Parl., Adonis distortus Ten.,
Hedraeanthus graminifolius DC. f., ecc.). Degno di nota il rinvenirsi di alcune
specie o forme affini in Sicilia, ovvero Sardegna e Corsica (Colchicum parvulum
Ten., Arenaria Bertoloni Fi., Bunium alpinum W. et K., Hipochaeris cretensis Ch. et
Bor., Robertia taraxacoides DC. ecc.) in quanto lascia intravedere certi
collegamenti anche con sistemi montuosi piuttosto distanti, prova di antichi
scambî e interferenze.

Poche le specie di carattere ipsofilo che si spingono nell'Appennino


meridionale che ha di proprio, ma limitata nella zona montana, la bella
Cryptotaenia Thomasii DC. di cui un'altra specie vive nel Camerun e una terza
nell'America Settentrionale. È pure solo montano ornamento del siculo
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Valdemone così povero di endemismi, la singolare Petagnia saniculaefolia Guss.


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
che costituisce un genere 
monotipico fra i più aberranti tra le Ombrellifere.
Fatte poche eccezioni di cui si è accennato, i parecchi endemismi dell'alta
(/index.html)
regione dell'Etna, compreso il senecio aetnensis, si rivelano forme di adattamento
CATALOGO (/CATALOGO/)
di specie planiziarie o di bassa montagna.

Ragguardevole è il complesso d'ipsofite che popolano la zona alpina della


SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Sardegna e della Corsica al disopra della cintura di Alnus suaveolens. L'analisi


fatta per quest'ultima isola dal Briquet svela i varî componenti, tra i quali non
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
manca il boreale-alpino e l'alpino, ma è degna di nota la mancanza di generi più
ricchi in specie nelle Alpi (Campanula, Gentiana, Pedicularis, Primula, Androsace,
ecc.). Una trentina almeno gli TRECCANI
endemismi alcuni dei quali certo paleogenici e
CULTURA (/CULTURA/)
valga per tutti il raro Delichrysum frigidum W. della sez. Virginea DC. che
comprende il nominato, l'H. virgineum Boiss. della zona alpina del M. Athos,
l'H. Amorginum Boiss. et Orph. dell'isola
ACQUISTA di(/EMPORIUM/)
Amorgo (Cicladi) e l'H. Billardieri
Boiss. et Bal. del Libano. Ma anche più cospicuo è nelle due isole il contingente
di forme endemiche della zona montana alcune delle quali salgono su dal
litorale e, tenendo conto di quanto già si disse della ricchezza di endemisari
mediterranei, è lecito concludere che l'arcipelago corso-sardo rappresenta da
noi la massima concentrazione di specie proprie, molte delle quali di tipo
arcaico.

Alle notizie sulle varie zone terrestri giova aggiungere quelle relative alle zone
coperte dalle acque marine o dolci e che interessano piante immerse nelle acque
ma aderenti alle sponde, piante sospese nelle acque, il cosiddetto itoplancton, e
piante del fondo costituenti il itobentos. Nelle acque del mare a una profondità
non superiore ai 30 m. vivono pochissime fanerogame delle quali le piti
comuni sono: Posidonia oceanica, Cymodocea nodosa, Zostera marina e nana che
formano vaste praterie sottomarine e, a eccezione della prima, anche in fondi
lagunari con l'aggiunta di Ruppia maritima e a volte di Zannichellia palustris.
Numerosissime sono, invece, le alghe. Per quelle aderenti alla costa è stata
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distinta una zona litorale o intercotidale alternativamente scoperta o coperta


dalla marea; una zona tra 
questa e la profondità di 5 m.; una sino alla profondità
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

di 35 m.; e finalmente un'ultima fra la quota 35 e il limite inferiore che in


(/index.html)
generale non oltrepassa i 150 m. Nelle prime due zone prevalgono le
CATALOGO (/CATALOGO/)
Cloroficee, nelle ultime due le Rodoficee; le Feoficee sono soprattutto nei livelli
intermedî, ma in generale quasi tutte le cenosi contengono un vario miscuglio
dei tre tipi e tutto si riduce alle SCUOLA
proporzioni diverse degli stessi. Anche per le
(/TRECCANISCUOLA/)
alghe, che pur si prestano a un facile trasporto, si notano singolari
localizzazioni e, quindi, forme endemiche. Una di queste è il Fucus virsoides
(Don.) Ag. così frequente
LIBRIed esclusivo della zona
(/TRECCANILIBRI/) ARTEintercotidale dell'alto e medio
(/TRECCANIARTE/)

Adriatico, ma che d'altra parte è affine a specie del nord-atlantico. Così nel
golfo di Fiume l'afflusso di acque sotterranee fredde determina le condizioni
opportune per l'esistenza dellaTRECCANI
Diatomea Thalassiothrix Nitzschioides e di
CULTURA (/CULTURA/)

parecchie naviculoidi dei mari del nord non certo importate dalle correnti
attuali, perché queste correnti non arrivano nell'Adriatico, ma vi è pure
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
qualche rappresentanza di tipi orientali trasportati da correnti litoranee e
questo ricorda il caso già ricordato dell'Apocynum venetum.

Ma molte alghe (soprattutto Cloroficee, Diatomee, ecc.) sono abitatrici delle


acque dolci e, quindi, dei laghi, stagni, paludi, corsi d'acqua, ecc. che offrono
svariate condizioni ecologiche anche alle altre cellulari (licheni, muschi, ecc.) e
alle stesse piante superiori che si sogliono distinguere in igrofile e idrofile.
Interessante è quanto si constata nei laghi nei quali i limnologi hanno
riconosciuto: la riva o spiaggia insommergibile o solo temporaneamente
sommersa; il litorale da questa sino alla profondità di 15-30 m.; una zona
bentonica da quest'ultima quota al fondo; una zona limnetica comprendente la
massa d'acqua occupata dagli organismi planctonici. Varia è la successione delle
cinture di vegetazione, ma una delle più frequenti è, per le igrofile, la serie
cariceto-fragmiteto-scirpeto (con predominio, rispettivamente, di specie del
genere Carex, della cannuccia di palude o Phragmites communis e dello Scirpus
lacustris) e per le idrofite la serie nimfeeto o nenufareto-potamogetoneto o
potameto-caraceto comprendente piante radicanti al fondo o sospese con foglie
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appoggiate alla superficie delle acque, come appunto la Nymphaea alba e il


Nuphar luteum (lamineto), o con il corpo totalmente sommerso come è
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
la
(/index.html) spiralis e come sono poi le Chara, le Nitella, ecc., costituenti il
Vallisneria
caraceto con cui terminano alla profondità di 20-30 m. i macrofiti. Molte
CATALOGO (/CATALOGO/)
conche lacustri sono circondate da torbiere o ne sono indipendenti: risultano di
muschi con prevalenza di Polytrichum (politricheti) e di Sphagnum (sfagneti) che
mantengono un substrato perennemente umido sul quale s'insediano specie
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

igrofite montane e alpine tra cui Drosera e Pinguicola, note piante insettivore (v.
carnivore, piante), mentre Aldrovanda e Utricularia sono carnivore sommerse.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Le torbiere di pianura come nella Padania, in Toscana, Lazio alle Paludi
Pontine, ospitano un certo numero di orofite il cui abbassamento si ritiene
avvenuto nelle crisi glaciali e che si sono
TRECCANI potute(/CULTURA/)
CULTURA mantenere grazie al substrato
perennemente inzuppato. Sono le colonie microterme e tra le specie più
caratteristiche ricordiamo: Deschampsia caespitosa, Carex Davalliane, Eriophorum
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
latifolium, Gymnadenia conopsea, Caltha palustris, Drosera rotundifolia, Gentiana
pneumonanthe, Pedicularis palustris, Cirsium palustre, ecc. Anche i corsi d'acqua
hanno consorzî idrofili sul tipo dei lacustri con svariati adattamenti delle specie
al movimento e alla profondità delle acque, e ricca è la flora spondicola e
alluvionale a base di salici, pioppi, ontani cui si mescolano, in molti dei solchi
vallivi del settore alpino e dell'Appennino settentrionale e centrale, l'Hippophaë
rhamnoides e Myricaria germanica che sono elementi steppici penetrati da
distretti litoranei; e difatti il primo si riscontra qua e là nell'Estuario veneto-
padano: ma i corsi d'acqua rapinando frutti, semi o anche intere piante di zone
elevate e deponendoli nel basso corso, concorrono ad abbassare i limiti e a
creare stazioni eterotopiche più o meno stabili.

Un substrato speciale indipendente dalla terra e dalle acque è quello che le


parassite trovano sugli organismi viventi, come sono un grande numero di
funghi e di batterî: tra le fanerogame ricordiamo il Cytinus hypocistis, unica
Citinacea europea che parassita alcune specie di Cistus della macchia

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mediterranea; lo strano Cynomorium coccineum, unica Balanoforacea europea


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
parassita di varie alofilo-igrofile  isolata
a Malta, Sicilia, Sardegna e qualche altra
stazione;
(/index.html)
il vischio e il loranto su svariate piante arboree; le numerose
Orobancacee tutte parassite e le parecchie Cuscute indigene ed esotiche, alcune
CATALOGO (/CATALOGO/)
assai dannose alle piante pratensi. Le epifite sono da noi limitate alle briofite e
ai licheni e, quanto alle piante superiori, sono frequenti quelle epifite
occasionali che A. Béguinot e G. B. Traverso
SCUOLA designarono col nome di
(/TRECCANISCUOLA/)
arboricole che formano piccoli giardini pensili specialmente sui salci e gelsi a
capitozza caratteristici del paesaggio padano.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

È necessario dare anche un rapido sguardo al passato della nostra flora e alle
vicende che la condussero, in seguito a variazioni di clima e di terre, all'assetto
e alla struttura attuale. TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Per quel che concerne la regione mediterranea la fitopaleontologia ha


ACQUISTA (/EMPORIUM/)
dimostrato che nei territorî mediterranei e finitimi, naturalmente con una
configurazione molto diversa dalla presente, esistevano nel Terziario e
specialmente dal Neogene in qua (gli esempî più numerosi e istruttivi
promanano dai ricchi depositi fillitiferi della Francia meridionale) parecchie
specie identiche o strettamente affini a quelle che compongono i boschi e le
macchie sempervirenti, quali le querce del gruppo del leccio, della sughera,
della coccifera, l'oleandro, il mirto, due pistacie affini a P. lentiscus e a P.
terebinthus, la fillirea, il siliquastro, la palma nana, un gruppo di generi che
oggidì forma le foreste delle Laurinee nelle isole Canarie, quali Laurus, Persea,
Ilex, Notelaea, Oreodaphne, Celastrus di cui sono avanzi il comune alloro (L.
nobilis) affine al vivente L. canariensis che resse da noi sino al tardo
Quaternario, e con tutta probabilità l'Arbutus unedo affine ad A. canariensis e
l'Erica arborea che pur vegetano in quei boschi, ma non furono sin qui trovati
allo stato fossile. Sorprende pure la mancanza di specie del genere Cistus oggi
così diffuse, la scarsità delle filliti riferibili all'olivo, alla palma nana e in
generale alle sclerofille ora dominanti: ma ciò si deve probabilmente al fatto che
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le zone inferiori, quindi più vicine ai luoghi di fossilizzazione, erano popolate


da una vegetazione affatto 
diversa e poi in grande parte scomparsa composta
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
di
rappresentanti di famiglie proprie delle parti più calde del globo (Mimosacee,
(/index.html)
Sapotacee, Malpighiacee, Combretacee, Sterculiacee, molte Palme, ecc.),
CATALOGO (/CATALOGO/)
mentre le attuali sclerofille dovevano starsene confinate in zone asciutte e
soleggiate di media montagna. Comunque la presenza nel Terziario di molti
costituenti della flora mediterranea è accertata dai numerosi paleoendemismi
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
parecchi dei quali monotipici, dalle specie ad area disgiunta e frazionata
comprendendovi nel novero quelli e quelle vegetanti in zone elevate e le stesse
ipsofite che hanno origine
LIBRI mediterranea. Forse
(/TRECCANILIBRI/) in (/TRECCANIARTE/)
ARTE nessun settore l'impronta
arcaica è così manifesta come in Sardegna e in Corsica e ciò si deve all'antica
definitiva emersione di quelle isole che sono da noi gli avanzi più cospicui di
una configurazione di terre e di mari diversa
TRECCANI CULTURAdall'attuale,
(/CULTURA/)ma non meno allo

stato di relativo isolamento in epoca geologicamente recente quando le masse


continentali e le stesse penisole subirono quei profondi mutamenti floristici che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
caratterizzarono il Quaternario. Il primo motivo, che si collega con la nota
ipotesi della Tyrrhenis o Tirrenide, ci dice come si siano potute arricchire, il
secondo come abbiano potuto conservare tanti superstiti di paleoflora, ma ciò
non esclude che anch'esse abbiano ricevuto alcune recenti per quanto limitate
infiltrazioni.

Le crisi termiche e in generale i profondi cambiamenti climatici che


caratterizzarono il Glaciale e l'immediato Postglaciale hanno interessato il
versante sud delle Alpi, e, per quanto in maniera più attenuata, l'intera penisola
non esclusi i distretti litoranei o prossimi alla costa. Una prova decisiva sta nei
risultati dello studio dei vertebrati di numerose caverne, quando sono
accuratamente esplorate, che mostrano la sostituzione della fauna quaternaria
calda a base d'ippopotamo, di rinoceronte di Merck e di elefante antico con una
fauna in cui si trova una varia mescolanza di tipi artici, di elementi di steppa e
di foresta che lascia supporre nelle varie regioni della penisola compresi i
distretti meridionali (esempio tipico la Grotta Romanelli nel Leccese) una
vegetazione nella quale erano rispettivamente possibili e probabilmente in
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 48/1196
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tempi diversi diversamente estese le condizioni rispettivamente della tundra,


della steppa e di formazioni boschive oggidì proprie della zona montana,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
testimoni le prime due di un clima continentale e le seconde di un'accentuata
(/index.html)
piovosità e, quindi, di un clima oceanico. Le acme glaciali determinarono la
CATALOGO (/CATALOGO/)
scomparsa di quasi tutti i tipi tropicali del Terziario anche più recente, la
discesa verso il litorale della macchia sempreverde e il suo accantonamento in
distretti privilegiati, l'emigrazione sin nelle alte montagne della Sicilia d'ipsofite
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
alpine e alpino-boreali (si ricorda la Betula aetnensis semplice razza della betulla
bianca), la discesa in pianura di specie microterme sin nel Lazio meridionale
nelle Paludi Pontine (Deschampsia caespitosa, Rhynchospora
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) alba, Eriophorum
ARTE (/TRECCANIARTE/)

latifolium, Caltha palustris). Sembra logico ammettere che proprio sotto l'impero
di queste condizioni sia avvenuto lo scambio, forse favorito dalla cosiddetta
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
Adria, tra la flora orofila della Balcania e quella dell'Appennino centrale e
meridionale, in seguito a che vennero rendendosi più intime e strette quelle
affinità che preesistevano al Quaternario
ACQUISTAe(/EMPORIUM/)
ciò senza bisogno di ammettere che
il collegamento sia stato fatto da terre molto elevate, e perciò stesso troppo
ipotetiche. La presenza nella zona subalpina della Sardegna e della Corsica
dell'Alnus suaveolens così affine all'ontano verde delle Alpi, e quella di parecchie
nemorali di media montagna (Anemone hepatica, Saxifraga rotundifolia, Sanicula
europaea, Adoxa moschatellina, Asperula odorata, ecc.) fanno pensare a rapporti di
continuità o almeno di maggiore vicinanza di quelle isole con la terraferma con
l'intermezzo delle isole toscane in coincidenza di una fase pluviale: ma deve
essere stata una ben debole e fugace interferenza ove si tenga presente quanti
pochi elementi della fauna quaternaria calda e fredda riuscirono a penetrare
nella Corsardegna. Clima oceanico a medie termiche corrispondenti, ad es., a
quelle del Portogallo e a piovosità uniformemente distribuita postula la
presenza di Rhododendrum ponticum nella breccia di Hottinga, di una forma
locale di questo assieme ad Acer laetum Aesculus hippocastanum e ad altri elementi
della cosiddetta flora pontica in depositi fillitiferi insubrici che si sogliono
riferire all'interglaciale riss-wurmiano, mentre sembrano più recenti e, quindi,
postglaciali quello di Re in Val Vigezzo (Valle d'Ossola) dove si rinvenne pure
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 49/1196
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il rododendro, quello di Calprino, ecc. Anche la penetrazione del componente


atlantico che il Negri haISTITUTO
rintracciato nella flora piemontese e toscana e
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
che ha i
suoi più tipici esponenti nei suoli argillosi e freschi e in settori piovosi deve
(/index.html)
essere avvenuta in ondate successive coincidenti con fasi oceaniche che
CATALOGO (/CATALOGO/)
spinsero, inoltre, il faggio a vegetare a una quota più bassa dell'attuale o in
distretti isolati come sono gli Euganei, il Gargano, ecc. Erano, invece, probabili
superstiti di flora terziaria il Laurus canariensis, la Persea amplifolia e indica, l'Ilex
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
canariensis, la Zelkova crenata e acuminata (tipi canariensi i primi tre, asiatici gli
ultimi due) riconosciuti da Béguinot in filliti dei dintorni di Palermo riferibili a
un Quaternario recente e forse
LIBRI all'interglaciale
(/TRECCANILIBRI/) riss-wurmiano.
ARTE La loro
(/TRECCANIARTE/)

scomparsa deve ascriversi, più che a nuovo rincrudimento del clima, al


crescente suo inaridimento e questo fattore deve aver fatto risentire la sua
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
influenza, ad es., nel gruppo delle isole Maltesi, avanzo di un'intercapedine
afro-sicula già ricca di vegetazione come dimostra la fauna di vertebrati e la
stessa presenza del papiro, piantaACQUISTA
di resorgive, scomparsa solo nella prima metà
(/EMPORIUM/)
del secolo scorso, e la povertà di paleoendemismi nonostante una relativamente
antica emersione di questa terra.

Molto studiate fuori d'Italia sono le oscillazioni climatiche verificatesi dopo


l'ultima acme glaciale - la wurmiana - e che furono documentate, fra l'altro, con
l'analisi del polline fossile trovato nelle torbiere e nei ganghi palustri. I pochi
dati raccolti sin qui da noi non permettono generalizzazioni: diremo solo che
alle oscillazioni di Achen si tende a riferire quel periodo aquilonare (Kerner) o
xerotermico (Briquet), durante il quale specie mediterranee e alcuni degli stessi
componenti della macchia e del bosco sempreverde hanno potuto irradiare ed
espandersi formando, nella zona pedemontana delle Alpi e specialmente nei
versanti più propizî delle conche lacustri e qualche volta penetrando nelle
stesse valli, quelle colonie termofile che abbiamo a suo luogo ricordate.
Interessante per la sua completezza e per l'attuale suo isolamento nel
bassopiano padano è quella insediata nei versanti sud ed est dei Colli Euganei
con Quercus ilex, Cistus salvifolius con il suo parassita Cytinus, C. laurifolius
(scomparso sui primi dello scorso secolo), Erica arborea, Arbutus unedo, Spartium
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junceum, Ruscus aculeatus, Asparagus acutifolius, con attorno alle sorgenti termo-
orientale Polypogon monspeliensis, Lepturus
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
minerali ai piedi del versante
(/index.html) juncus acutus e maritimus, Spergularia Dillenii, Aster tripolium, Sonchus
incurvatus,
maritimus, e altre alofite oggidì scomparse
CATALOGO testimonianti
(/CATALOGO/) un'antica linea di

spiaggia e in complesso una termofilia più accentuata che in corrispondenza


dell'attuale litorale. Degna di nota la presenza d' isolate colonie di Ruta patavina,
le cui più vicine stazioni sono aSCUOLA
Parenzo(/TRECCANISCUOLA/)
e a Postumia e che è un elemento
orientale irradiato dall'Asia Minore in Grecia e quindi, attraverso l'Illiria, sino
in Istria e poi nel Padovano, ed è d'irradiazione transadriatica la macchia
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
mediterranea che riveste alcune isole del Quarnaro, l'Istria meridionale e
qualche punto del golfo di Trieste. Viceversa il Cistus laurifolius (già esistito
negli Euganei), il C. albidus fraTRECCANI
Torri delCULTURA
Benaco(/CULTURA/)
e Albisano (Garda),
l'Aphyllanthes monspeliensis al Dragoncello presso Brescia hanno evidentemente
irradiato da territorî occidentali. Carattere saliente di queste colonie è il loro
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
isolamento e questo lascia supporre che l'immigrazione sia stata favorita da un
clima più caldo e più secco dell'attuale, quale è il supposto xerotermico, ma
negli Euganei qualche tipo può essere prequaternario. Hanno un'origine e una
costituzione diversa le colonie steppiche, ad es., della Val Venosta, di cui si fece
cenno, ma non è ancora chiaro a quale fase climatica si debbano sincronizzare.

Si deve infine osservare che il fattore antropico esercitô un'azione in Italia,


culla di antiche civiltà e teatro delle più diverse immigrazioni, particolarmente
profonda e che tuttora continua e anzi s' intensifica. È ad esso che si deve la
distruzione di tanta parte delle primeve foreste, il prosciugamento di vaste zone
paludose, la protezione di alcune essenze a scapito di altre per cui si vennero a
turbare i naturali rapporti ecologici, l'insediamento di formazioni pratensi dove
c'era bosco, o di prati artificiali, la creazione di qualche nuova condizione quali
i ruderati e le concimaie che richiamarono associazioni di piante nitrofile
(urtiche, parietarie, chenopodi, ecc.), ma più che tutto l'introduzione di tante
piante esotiche o un razionale sfruttamento delle indigene in quel paesaggio
colturale che maschera in alcuni settori quello stesso naturale. Azione, dunque,
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molto complessa che si è esercitata specialmente nella zona submontana; e


basta pensare agli ampîISTITUTO
squarci (/ISTITUTO/)
del suo ammanto  del
forestale, all'introduzione
MAGAZINE (/MAGAZINE/)

castagno o al suo sfruttamento dove preesisteva, all'ampio sviluppo della


(/index.html)
viticultura e dell'olivicultura che del resto ha in comune con i distretti litoranei.
CATALOGO (/CATALOGO/)
Ma sulle principali coltivazioni si è detto abbastanza alle voci alpi e appennino.
Con le sementi delle piante coltivate l'uomo ha inconsapevolmente introdotto
numerose specie alcune delle quali restarono confinate alle colture e altre
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
passarono a inquinare formazioni naturali. Il rilascio della zavorra delle navi,
l'introduzione delle lane, la risicoltura nella Padania, i prati artificiali, furono
altrettanti punti d'insediamento di specie esotiche
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dai quali alcune irradiarono e
ARTE (/TRECCANIARTE/)

si estesero. Ma un altro punto di partenza fu la stessa coltura intenzionale di


specie straniere che hanno trovato nel nostro suolo condizioni eccezionalmente
propizie per propagarvisi, quali la Robinia
TRECCANI CULTURA lungo gli argini
(/CULTURA/)
pseudoacacia
ferroviarî e nei terreni franosi, l'Agave americana e alcune Opuntia (fico d'India)
piantate al sud e nelle isole ai margini dei campi e lungo le vie, diventate parte
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
integrale del paesaggio botanico e qui si ricordano le Tulipa, i Narcissus,
l'Anemone coronaria coltivati e perfezionati con la selezione e l'ibridazione negli
antichi orti di alcune città (Firenze, Bologna, Lucca) e poi sfuggiti alla coltura e
naturalizzati a tale punto da mentire l'aspetto di piante insorte nello stato di
natura. Complessivamente Béguinot e Mazza hanno enumerato 538 specie
esotiche trovate allo stato avventizio, delle quali 216 riconosciute naturalizzate
e alcune diventate affatto infestanti quali la Oxalis cernua nei campi e negli
agrumeti dell'Italia meridionale e insulare, la Galinsoga parvi lora e l'Acalypha
virginica nelle ortaglie del nord e del centro, l'Azolla caroliniana e iliculoides e
l'Helodea canadensis nelle acque tranquille, alcune Cuscuta parassite nei prati
artificiali, la Oenothera biennis nelle arene marine e nelle sabbie alluvionali, ecc.

Fauna. - La fauna italiana si presenta ricca e varia, per quanto le vicissitudini


climatiche, il diboscamento di grandi estensioni, l'estendersi delle colture e la
caccia abbiano fatto scomparire o abbiano ridotto l'area di distribuzione di
parecchie specie. L'uomo quaternario conobbe il mammut, l'uro, l'alce, il
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bisonte, l'ippopotamo, l'orso delle caverne, la iena delle caverne, il gulo. Le


pianure erano battute da 
elefanti, da buoi e da cavalli selvatici. La Sardegna
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

ebbe anche due specie di scimmie e potamocheri; e un rosicante, il Prolagus


(/index.html)
corsicanus, pare vivesse nell'isola di Tavolara fino a due secoli or sono.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Attualmente i grossi Mammiferi non sono numerosi e si presentano piuttosto


strettamente localizzati. Lo stambecco (Capra ibex), nei tempi preistorici sparso
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

su tutte le Alpi ed esteso fino alle catene nevose dell'Europa centrale, sarebbe
scomparso, se a cominciare dal 1816, non fossero state emanate delle leggi per
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
salvaguardare gl'individui che sopravvivevano nei massicci montuosi del Gran
Paradiso e della Grivola. Oggi il Parco Nazionale del Gran Paradiso alberga
circa 3000 stambecchi.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Altra bella specie alpina è il camoscio (Rupicapra rupicapra): se ne rinviene


ancora in discreto numero su tutta la catena
ACQUISTA delle Alpi; ma solo nel Parco
(/EMPORIUM/)

Nazionale del Gran Paradiso, severamente protetto dalla caccia, prospera


indisturbato. Il camoscio si estendeva ancora sull'Appennino, ma ormai nella
penisola è ridotto all'Abruzzo e precisamente al gruppo montuoso che si
estende fra Opi, Civitella-Alfedena (Sulmona) e Settefrati (Caserta). Assai più
diffuso è il capriolo (Capreolus capreolus), il quale, oltre a trovarsi piuttosto
abbondante in Valtellina e nelle Alpi Venete, abita, benché scarso, tutto il
versante tirrenico dalla Toscana alla Sila, nonché il Gargano. In quanto al cervo
(Cervus elaphus) esso è raro sulle Alpi orientali; indigeno si mantiene, grazie alla
protezione, nel bosco della Mesola presso le foci del Po. I cervi sardi (Cervus
corsicanus) sono relativamente abbondanti nell'isola. Esclusivi della Sardegna
sono il daino (Dama dama), ormai scomparso dal continente, e il caratteristico
muflone (ovis musimon).

Il più abbondante dei grossi Mammiferi che vivono allo stato selvaggio è il
cinghiale (Sus scrofa): eccezionale verso i confini occidentali del Piemonte e
della Liguria, lo si trova, spesso numeroso, lungo tutto il versante tirrenico
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dall'Arno alla Calabria e non manca al Gargano e in Puglia; frequente è in


Sardegna, ove ha una particolare fisionomia.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 

(/index.html)
L'orso si conserva nelle boscaglie attorno al Gruppo di Brenta, in Val di Tovel e
CATALOGO (/CATALOGO/)
in Val di Genova (Orso delle Alpi) e nell'alta valle del Sangro. La lince (Lynx
lynx), ridotta a qualche località del Piemonte, è divenuta rarissima. I lupi, altre
volte assai diffusi, permangonoSCUOLA nell'Appennino centrale e meridionale e in
(/TRECCANISCUOLA/)

Sicilia; le volpi si trovano dappertutto e sulle Alpi raggiungono i 2500 m.


Sparso su tutta la penisola, ma poco abbondante soprattutto nelle provincie
meridionali, è il tasso, LIBRI
amante delle località montuose.
(/TRECCANILIBRI/) In quanto ai gatti
ARTE (/TRECCANIARTE/)

selvatici (Felis silvestris), che bisogna ben distinguere da quelli rinselvatichiti,


sono rari dappertutto salvo che nella Maremma, nel Gargano e in Calabria;
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
anche la Sardegna ne possiede, ma diversi da quelli del continente (Felis ocreata).
Schiettamente alpino è l'ermellino (Putorius ermineus); la donnola (Putorius
nivalis) si trova anche nelle isole, ACQUISTA
ove è rappresentata da particolari forme;
(/EMPORIUM/)

diffusa nel continente è la puzzola (P. putorius); la martora (Mustela martes) vive
anche nelle isole, ove manca invece la faina (M. foina). La lontra (Lutra lutra),
assente dalle isole, è rara in tutto il continente.

Comune anche nelle isole è il riccio (Erinaceus europaeus); le talpe mancano


tanto in Sicilia quanto in Sardegna. Piccoli Insettivori sono i toporagni e le
crocidure, abbastanza diffusi e abbondanti; il piccolissimo mustiolo toscano
(Pachyura etrusca) vive dalla Toscana alle provincie meridionali, nonché in
Sardegna.

Fra i Rosicanti si hanno specie prettamente alpine: tali la lepre bianca (Lepus
variabilis), la marmotta (Marmota marmota) e il piccolo campagnolo delle nevi
(Arvicola nivalis), che si spingono nelle zone fra 3000-4000 m. di altitudine.
L'istrice (Hystrix cristata), al contrario, è specie meridionale non infrequente in
Sicilia, piuttosto rara sul continente, ove si spinge fino in Toscana. La lepre

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comune (Lepus timidus) si trova in tutta Italia e in Sicilia; la Sardegna possiede il


L. mediterraneus, più piccolo; il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus)
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
abita
soprattutto
(/index.html) la Val d'Aosta, l'arcipelago toscano, la Sicilia e la Sardegna. Lo
scoiattolo (Sciurus vulgaris) e il ghiro (Myoxus glis) costituiscono una
CATALOGO (/CATALOGO/)
popolazione arboricola comune ai nostri boschi: il secondo si trova anche nelle
due isole maggiori. Pure assai diffusi sono il topo quercino (Eliomys quercinus) e
il moscardino (Muscardinus avellanarius). Varie specie di topi e di arvicole
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

apportano danni considerevoli negli abitati e soprattutto nelle campagne.


LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
Numerose specie rappresentano il gruppo dei Pipistrelli fra cui il Vesperugo
maurus è tipicamente alpino.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Una specie di foca (Pelagius monachus) frequenta le nostre spiagge solitarie e


rocciose.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Ricca, varia e multiforme è l'avifauna: se si prescinde da quelli che vi capitano


eccezionalmente, l'Italia possiede circa 400 diverse specie di Uccelli, ma solo
poco più di un terzo vi sono stazionarie. Come esclusivo dell'Italia possiamo
considerare il passerotto comune (Passer Italiae) proprio del continente.

Una delle regioni meglio caratterizzate è certamente quella alpina. Quivi, nel
folto dei boschi elevati vivono quei magnifici gallinacei che sono i tetraonidi: il
gallo cedrone (Tetrao urogallus), ormai raro e localizzato nel Cadore, nel
Trentino, nel Friuli e in qualche altro sito delle Alpi lombarde e venete, il
francolino di monte (Tetrastes bonasia), il fagiano di monte (Lyrurus tetrix), la
mutevole pernice di monte (Lagopus mutus). Esclusivi delle Alpi sono il picchio
cenerino (Gecinus canus), specie settentrionale stazionaria nel Trentino, il
magnifico picchio nero (Dryocopus martius) e, benché talora se ne allontani, la
nocciolaia (Nucifraga caryocatactes); mentre, diffusi in tal zona più che altrove,
notiamo anche i gracchi (Pyrrhocorax alpinus, Fregilus graculus), il sordone
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(Accentor alpinus), il fringuello delle nevi (Montifringilla nivalis), il picchio


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
muraiolo (Tichodroma muraria), il rampichino alpestre (Certia familiaris)e altri
uccelli, che possono anche rinvenirsi nella penisola e nelle isole.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
La regione subalpina e la pianura padana non presentano spiccate peculiarità: vi
notiamo peraltro il precoce arrivo delle specie migranti che giungono dal
settentrione, e il ritardo di quelle che vengono
SCUOLA dal mezzogiorno. Durante
(/TRECCANISCUOLA/)

l'inverno v'è gran copia di varie specie di tordi. Nella pianura padana fa non
rare e spesso abbondanti comparse l'oca lombardella (Anser albifrons), mentre le
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
lagune e le paludi, soprattutto nell'estuario veneto, richiamano gran copia di
trampolieri e palmipedi, fra i quali sono notevoli la moretta grigia (Fuligula
albifrons), la moretta pezzata (Harelda glacialis), l'orco e l'orchetto marino
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)
(Oedemia) e le strolaghe (Colymbus).

Altri Uccelli nordici capitano invece in Liguria:


ACQUISTA tali le caratteristiche alche
(/EMPORIUM/)

(Alca) e il curioso pulcinella di mare (Fratercula arctica). La Liguria è peraltro la


regione più ricca d'Italia in fatto di uccelli, specialmente per il gran numero di
specie di passo e di stazione estiva o autunnale che si susseguono durante
l'anno.

Anche in Toscana l'avifauna è ricca; nella Maremma comincia a incontrarsi con


una certa abbondanza la calandra (Melanocorypha calandra), che si fa sempre più
numerosa nelle provincie meridionali e nelle isole; vi abbondano il pagliarolo
(Calamodus aquaticus), il forapaglie castagnolo (Lusciniola melanopogon), la
salciaiola (Lusciniopsis luscinioides), ecc.

Sulle vette appenniniche si rinviene ancora qualche elemento alpino; nelle


regioni meridionali scompare il gracchio (Pyrrhocorax pyrrhocorax), ma il
gracchio corallino (P. graculus) continua a esser comune in Calabria, in Sicilia e
in Sardegna. Nelle pianure dell'Italia meridionale, oltre a buona parte delle

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specie comuni alla centrale, si vedono frequentemente la volpoca (Tadorna


ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
tadorna) e altri palmipedi; (Otis
in alcune località vive la bella gallina prataiola
tetrax).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Uno dei fatti più singolari delle grandi isole è la mancanza del comune
passerotto, sostituito dal Passer hispaniolensis. Caratteristiche della Sicilia sono la
rara quaglia tridattila (Turnix sylvatica) e il bellissimo e ormai estinto francolino
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

(Francolinus francolinus). Il pollo sultano (Porphirio caeruleus), abbondante in


quest'isola, si trova anche nella Puglia e in Sardegna. Il fenicottero
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
(Phoenicopterus roseus), raro in Sicilia, è invece comunissimo negli stagni di
Cagliari e di Oristano: questo uccello, a differenza di tutte le specie migranti
che vengono dal sud, arriva daTRECCANI
noi in autunno
CULTURAe(/CULTURA/)
ne riparte in primavera. Gli
stagni della Sardegna offrono acconcia dimora a gran numero di trampolieri e
di palmipedi, come volpoche (Tadorna tadorna), fistioni turchi (Fuligula ru ina),
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
gobbi rugginosi (Erismatura leucocephala), ecc., mentre le scogliere litoranee
sono frequentate dal marangone col ciuffo (Phalacrocorax Desmaresti). Le colline
albergano la gallina prataiola e la caratteristica pernice sarda (Perdix petrosa).
Ma ciò che maggiormente colpisce nell'avifauna sarda è l'abbondanza e la
varietà dei grossi rapaci, così scarsi nel continente: comunissimi gli avvoltoi
(Aegypius monachus), i grifoni (Gyps fulvus), gli avvoltoi degli agnelli (Gypaëtus
barbatus); comune l'aquila del Bonelli (Nisaëtus fasciatus); non rare l'aquila di
mare (Haliaëtus albicilla) e l'aquila reale (Aquila chrysaëtus), a cui si aggiungono il
falco pescatore (Pandion haliaëtus), il nibbio reale (Milvus milvus), l'astore (Astur
palumbarius), ecc.

Passando ai Rettili, la testuggine palustre (Emys orbicularis) è diffusa in tutto il


continente e nelle isole; mentre la terrestre (Testudo graeca) è specie
meridionale e insulare, benché la si trovi indigena anche in Liguria e nell'Istria.
Comunissima dappertutto la lucertola muraiola (Lacerta muralis); il ramarro (L.
viridis) manca in Sardegna. L'orbettino (Anguis fragilis) è proprio del
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continente. Le tarantole (Tarantola mauritanica, Hemidactylus turcicus)


appartengono alla faunaISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
peninsulare 
e insulare. Assai diffusa è la vipera
comune (Vipera aspis) che manca solo in Sardegna; un'altra vipera, il marasso
(/index.html)
palustre (V. berus) è propria dell'Italia settentrionale; più localizzate la Vipera
CATALOGO (/CATALOGO/)
Ursinii e la vipera cornuta (V. ammodytes). La biscia acquaiola (Tropidonotus
natrix) vive dappertutto. La Sardegna è peraltro poverissima di serpenti e
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
manca di colubri (Coluber) e di coronelle (Coronella).

Mancano in Sardegna LIBRI


anche(/TRECCANILIBRI/)
la salamandra, ilARTE
rospo comune e le rane; mentre
(/TRECCANIARTE/)
queste popolano il continente e la Sicilia con varie specie, di cui la rana comune
(Rana esculenta) è la più diffusa. Schiettamente insulare è il discoglosso
(Discoglossus pictus). I tritoni (Molge) vivono,
TRECCANI se (/CULTURA/)
CULTURA si eccettua una specie sarda, solo
sul continente. Interessante è il proteo (Proteus anguinus), che abita le acque
sotterranee dall'Istria al nord dell'Erzegovina.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Le acque dolci nutrono gran copia di Pesci. Gli storioni (Acipenser sturio, ecc.)
s'inoltrano solo nei grandi fiumi e soprattutto risalgono il Po. Le anguille sono
abbondantissime dappertutto e popolano anche le acque salmastre e i bacini
non comunicanti con i corsi d'acqua. Diffusissime sono anche le tinche (Tinca
vulgaris) e i salmoni (Salmo fario), il luccio (Esox lucius) e il pesce persico (Perca
luviatilis) mancano nelle provincie meridionali e nelle isole.

Numerosissimi sono gl'Insetti, i Molluschi e gli altri invertebrati. L'Italia non è


immune dalle orde devastatrici delle cavallette: gli Acridium e gli Stauronotus
compiono le loro devastazioni soprattutto nelle isole, il Caloptenus italicus nelle
regioni centrali e settentrionali, il Pachytylus migratorius dappertutto.

Temuti sono anche parecchi Coleotteri e principalmente il maggiolino


(Melolontha vulgaris). La fillossera (Phylloxera vastatrix), originaria dell'America,
si è estesa compromettendo, spesso gravemente, le nostre viti. Non vi sono in
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 58/1196
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Italia Artropodi il cui veleno sia veramente pericoloso per l'uomo: se


abbastanza temibili sono 
le scolopendre (Scolopendra), poco lo sono i piccoli
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

scorpioni
(/index.html)
(Euscorpius) viventi in Italia, e tanto meno la tarantola (Lycosa
tarentula) e la malmignatta o ragno volterrano (Latrodectes tredecimguttatus).
CATALOGO (/CATALOGO/)

Regioni e provincie.
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)

Regioni augustee. - Augusto, non sappiamo in qual momento precisamente,


divise l'Italia (per i confini dell'Italia in epoca augustea, vedi appresso p. 799) in
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)
undici regioni, e tale divisione Plinio mise a fondamento della sua corografia
dell'Italia (Nat. Hist., III, 5, 46 segg.). Par certo che in questa divisione ogni
regione fosse contrassegnata da un numero
TRECCANI d'ordine
CULTURA progressivo e non da una
(/CULTURA/)
speciale denominazione, mentre le località venivano registrate in serie
alfabetica, facendosi speciale segnalazione delle colonie.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Le prime otto regioni di Augusto comprendono l'Italia peninsulare fino alla


Magra e al Rubicone, che sono i confini antecedenti all'annessione della Gallia
Cisalpina, i confini, cioè, dell'Italia preaugustea, e le ultime tre comprendono
l'Italia settentrionale con quello che invece fu il confine augusteo. In
considerazione di ciò il Mommsen congetturò, forse a ragione, che Augusto
non avesse creato di sana pianta la sua divisione, ma avesse preso le mosse da
una precedente divisione dell'Italia peninsulare in otto regioni e a queste avesse
aggiunto la Gallia Cisalpina, dividendola in tre ulteriori distretti. Le undici
regioni sono le seguenti: 1. Campania e Lazio, 2. Apulia e Calabria, 3. Bruzzio e
Lucania, 4. Sannio, 5. Piceno, 6. Umbria, 7. Etruria, 8. Emilia, 9. Liguria, 10.
Venezia e Istria, 11. Gallia Transpadana.

Popolazione.

Antropologia. - Il primo saggio scientifico sull'antropologia dell'Italia nel suo


insieme è dovuto a G. Nicolucci. Nel lavoro di questo autore però, se è bene
sviluppata la parte che si riferisce alle tradizioni e ai dati storici relativi ai
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movimenti delle popolazioni che abitarono la penisola, è poco sviluppata la


parte veramente antropologica, 
relativa ai caratteri fisici descrittivi e metrici
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

degl'Italiani.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Il lavoro fondamentale per l'antropologia dell'Italia e quello che, ancora oggi,
rimane quasi unico per il numero delle osservazioni individuali, su cui è
fondato, per l'elaborazione statistica di esse, per la cautela delle deduzioni, è
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
quello di R. Livi. Questo lavoro può dirsi non solo il massimo sull'antropologia
italiana, ma quello che ancora oggi è il migliore esempio di una ricerca simile
estesa a una nazione civile, in guisa che esso può
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTEdirsi veramente un vanto della
(/TRECCANIARTE/)

scienza antropologica italiana. Il Livi si valse dei risultati metrici e descrittivi,


raccolti dal corpo medico-militare sui militari delle classi '59-'63. I rilievi
furono eseguiti in base a uno schema,
TRECCANIdetto foglio
CULTURA sanitario, immaginato e
(/CULTURA/)

proposto dal colonnello medico Salvatore Guida. Il numero delle osservazioni


individuali fu di circa 300.000.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

L'inchiesta che si ebbe in mira aveva anche scopi medici, ma a noi interessano
solo i risultati antropologici. Tre caratteri furono considerati in modo
particolare: l'indice cefalico, il colorito, la statura; ma furono osservati anche
altri caratteri. La scelta di questi ultimi però non può dirsi esente da riserve, che
debbono anche estendersi al modo del loro rilievo.

Indice cefalico. - Tanto nella carta per circondarî, quanto in quella per
mandamenti (amministrativi) la distribuzione dei valori medî dell'indice
cefalico appare assai più regolare di quella degli altri due caratteri. La media
generale è di 82,73. Siccome l'indice cefalico nel vivente si calcola abbia un
valore superiore a quello del cranio di due unità e siccome lo strumento di
misura che fu usato, il cosiddetto quadro a massima, alza alquanto il valore
dell'indice, dobbiamo ritenere che la media suddetta corrisponda praticamente,
se pure non a un valore più basso, almeno al valore di 80 sul cranio, che è anche
la divisione che si suole fare tra forme dolicoidi e brachioidi del cranio,
allorquando si fa uso di una divisione binaria.
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 60/1196
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L'indice cefalico in Italia va, parlando all'ingrosso, decrescendo dal nord al sud:
i valori medî andando da  sita
88,7 a 74,2. La sede prevalente della brachicefalia,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

a nord dell'Appennino settentrionale, s' inoltra attenuata, ma continua,


(/index.html)
nell'Italia centrale con uno sperone la cui punta, situata nell'asse della penisola,
CATALOGO (/CATALOGO/)
arriva presso a poco a Rieti. Ma poco oltre, al sud, essa ricomincia, con l'attuale
provincia di Frosinone e con la provincia di Chieti a nord-est. Con gradi
iniziali essa occupa tutta la parte meridionale occidentale della Campania e la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Lucania centro-orientale. È assai interessante un'area di forme presso a poco al
confine fra brachioidi e dolicoidi, ma tutto sommato, più dolicoidi, e che è
circoscritta da un semicerchio di forme brachioidi,
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) dato appunto dalle zone
ARTE (/TRECCANIARTE/)

sopra riferite: provincia di Chieti, provincia attuale di Frosinone, Campania


meridionale-occidentale, Lucania centro-orientale. Questa zona di relativa
dolicocefalia corrisponde all'ingrosso
TRECCANIa CULTURA
una zona(/CULTURA/)
di colorito chiaro che
vedremo. Quest'ultima però è più larga, comprendendo la provincia di Chieti.
La Sicilia è tutta compresa nella dolicocefalia, ma la sua intensità è molto
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
variabile. La Sardegna invece presenta i gradi più intensi di quella. A questo
quadro generale occorre però aggiungere alcuni fatti sempre assai importanti:
nella valle del Po è constatabile che la zona debolmente dolicocefalica della
Liguria si continua nella parte meridionale e orientale del Piemonte e quindi,
dirigendosi verso nord-est, arriva alla provincia di Brescia, con una breve
interruzione in corrispondenza del circondario di Lodi. La Liguria presenta una
lieve dolicocefalia, ma essa è assai intensificata all'estremo bordo della Toscana,
a quella adiacente, cioè nei circondarî di Lucca e Castelnuovo di Garfagnana,
come nella parte meridionale di quello di Massa. Questa zona, diciamolo subito,
è caratterizzata anche da statura alta e da colorito piuttosto scuro. Un fatto
interessante è che la Romagna presenta brachicefalia più sensibile di quella che
si riscontra nelle regioni circostanti e soprattutto nella valle del Po e nel
Veneto. Riguardo al rapporto fra altimetria e indice cefalico, il Livi credette di
poter asserire una differenza fra nord e sud, nel senso che nel nord la zona
altimetrica sita sopra i 400 metri sul livello del mare avrebbe maggior
frequenza di brachicefali, nel sud invece di dolicocefali. Questa differenza
sarebbe, secondo il Livi, determinata semplicemente dal fatto che la montagna,
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luogo di scarso movimento etnico, conserverebbe meglio la forma caratteristica


della regione. Sennonché 
il Sera obietta che l'esame particolare delle regioni,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

nel grafico relativo del Livi (p. 84) non permette di trarre con sieurezza la
(/index.html)
conclusione di fatto assunta dal Livi e, più ancora, fa rimanere dubitosi sulla
CATALOGO (/CATALOGO/)
legittimità della causa da quello supposta. La prevalenza della brachicefalia nella
montagna, per il Veneto, brachicefalico, è assai esigua; l'Emilia, brachicefalica,
ha la montagna più dolicocefalica della pianura e lo stesso vale per le Marche;
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
per l'Umbria, brachicefalica, la differenza è minima, ma caso mai, contraria alla
regola del Livi; il Lazio, dolicocefalico, è più brachicefalico nella montagna e in
misura sensibile; la Puglia,
LIBRI dolicocefalica,
(/TRECCANILIBRI/)ha indice più elevato nella montagna.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

La Sardegna, infine, che ha l'indice più basso, dovrebbe offrire maggiori


evidenze, e invece ha una piccola differenza fra montagna e pianura, e ancora
in senso contrario. La spiegazione delleCULTURA
TRECCANI differenze fra montagna e pianura per
(/CULTURA/)

l'indice cefalico è data dal Sera in maniera diversa, come si vedrà.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Colorito. - Per ciò che riguarda il colorito, il suo rilievo fu fatto in base agli occhi
e ai capelli e non alla pelle, e i risultati di esso furono tradotti cartograficamente
in quattro maniere e cioè per frequenza di tipi puri e di tipi misti. Sono tipi
puri il tipo a capelli e occhi scuri o neri (tipo bruno) e quello a capelli biondi e
occhi azzurri o grigi (tipo biondo). S'intendono per tipi misti le percentuali che
si hanno sommando tutti gli occhi scuri o neri e tutti i capelli neri, ovvero tutti
i capelli biondi e gli occhi azzurri o grigi, anche quando non si trovano sullo
stesso individuo e riferendo tali somme al numero totale delle osservazioni. Da
tutte e quattro le carte del Livi per circondarî, come dalla grande carta per
mandamenti del tipo bruno misto, risulta press'a poco la stessa distribuzione
geografica del colorito e cioè: le popolazioni più bionde sono tutte aggruppate
verso il confine settentrionale d'Italia, formando un tratto di unione con le
popolazioni della Savoia, della Svizzera, dell'Austria, notoriamente più bionde
assai degl'Italiani. È singolare osservare che tutta la valle del Po è più bruna
decisamente di alcune regioni dell'Italia centrale, Toscana, Umbria, Marche.
Nella Valle Padana è decisamente più bruna tutta la parte al sud del Po e una
fascia preappenninica. L'Appennino settentrionale è invece piuttosto chiaro.
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Un'altra zona chiara è data dalle provincie di Chieti, Campobasso, Benevento,


Avellino. La Calabria èISTITUTO
più bruna  le
della Sicilia, ma la Sardegna supera tutte
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

altre regioni per brunezza.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
È singolare a questo proposito il fatto, rivelato bene dalla carta per
mandamenti, che mentre Puglia, Calabria e Sicilia manifestano differenze
spesso sensibili per il colorito fra mandamenti prossimi gli uni agli altri, la
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Sardegna, sita presso a poco alla stessa latitudine dell'Italia meridionale
continentale, dimostra assai piccole differenze. Chiaramente tale fatto esclude
un fattore climatico e invece indica la presenza
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) d'un
ARTE fattore etnico nell'Italia
(/TRECCANIARTE/)

continentale e in Sicilia, fattore rimasto in gran parte assente in Sardegna.


Riguardo al rapporto fra colorito e abitato montagnoso, il Livi stabilì che nelle
montagne (luoghi al disopra diTRECCANI
400 metri) la proporzione
CULTURA (/CULTURA/) dei capelli biondi è

sempre maggiore e quella degli occhi bruni è minore. Solo una regione forma
eccezione, l'Abruzzo, ma questa è una regione montuosa e la proporzione dei
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
pianigiani in essa è insignificante. Nelle montagne, secondo il Livi, si avrebbe
maggiore proporzione di tinte chiare, perché in esse vi è maggior numero
d'individui sottoposti a influenze generali o locali che ritardano lo sviluppo
corporeo e la normale evoluzione del colore, che, come è noto, si scurisce dalla
nascita in poi.

Sembra tuttavia che la spiegazione sia assai più complicata e, pur non
escludendo il fattore del Livi, si dovrebbe far ricorso, almeno per l'Italia
centrale e la parte più settentrionale della meridionale, a un fattore raziale,
come si vedrà poi. A questo proposito è degno di ricordo che ben piccola
differenza fra pianura e montagna si verificherebbe per la Lombardia, ove un
fattore etnico è appunto più evidente.

Statura. - La statura media generale risulta essere di m. 1,645. Questa statura


corrisponde anche alla media generale dell'umanità. Dobbiamo però osservare
che questa cifra, come le altre che esporremo, si riferisce a giovani "idonei",
cioè a un gruppo selezionato. Il Livi stesso esaminando la statura dei giovani di
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cinque classi, precedenti a quelle qua considerate, ma per tutti gli "iscritti",
trovò una statura di 21 ISTITUTO
mm. inferiore. 
D'altra parte occorre anche considerare
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

che i giovani a 20 anni non hanno raggiunto la loro statura definitiva. Siccome
(/index.html)
però le grandi statistiche della statura si riferiscono per lo più, nelle nazioni
CATALOGO (/CATALOGO/)
civili, ai giovani sui 20 anni, è possibile un giudizio relativo dell'altezza. Dai dati
del Livi risultano comporre la popolazione italiana: 18,2% di statura sotto m.
1,60; 35% di stature fra m. 1,60SCUOLA
e m. 1,65, 29,2% di stature fra m. 1,65 e m. 1,70;
(/TRECCANISCUOLA/)
17,6% di statura sopra m. 1,70. Dalle carte si distribuzione del Livi, risultano
esistere in Italia tre principali centri di alte stature. Uno, il più vasto,
comprende la massimaLIBRI parte del Veneto; uno,ARTE
(/TRECCANILIBRI/) tosco-emiliano, che occupa la
(/TRECCANIARTE/)

parte settentrionale della Toscana (con una piccola invasione in Liguria) e la


porzione orientale dell'Emilia, tramezzato da una chiazza di basse stature,
corrispondente ai due circondarî montuosi
TRECCANI di Pavullo
CULTURA e di Vergato; e un terzo,
(/CULTURA/)

lombardo, nella parte orientale e settentrionale della Lombardia. Le


popolazioni di più bassa statura formano invece una larga striscia, che,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
cominciando dalla metà meridionale delle Marche, ristretta dapprima fra
Adriatico e Appennino, si estende verso il sud, passando per il Sannio e va a
raggiungere la Lucania e la Calabria. Un centro di basse stature è anche ben
delineato sulla costa meridionale della Sicilia. Un altro centro di popolazioni
bassissime è costituito dall'intera Sardegna, fatta eccezione di una zona a nord-
est. Il Livi crede che la spiegazione delle differenze di statura sia da cercare
nell'azione combinata della razza e dell'ambiente. L'intervento del primo fattore
è, per il Livi, indubitabile e risulta bene nel confronto di certe zone che
presentano press' a poco le stesse condizioni economiche e sociali e pur tuttavia
statura diversa. Tali, ad es., Veneto e Piemonte, Toscana occidentale e
orientale, Abruzzo centrale e orientale. Fra le variazioni determinate
dall'ambiente è da considerare in primo luogo quella della montagna, giacché
buona parte del suolo italiano, soprattutto nel mezzogiorno, è montagnosa. Il
Livi ha asserito l'esistenza di un'influenza deprimente della statura da parte
della montagna, nel senso almeno che questa influenza è sensibile fino ai 900
metri. Tale influenza però non sarebbe di natura fisica, ma solo economico-
sociale. Ciò risulterebbe, per il Livi, dall'esame della statura media dei tre
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gruppi sociali da lui stabiliti nei giovani soldati: 1. Studenti, professionisti,


impiegati, ecc.; 2. Contadini; 3. Altre attività. Anche nei capoluoghi di
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

provincia siti a maggiore altezza (Cuneo, Perugia, Aquila, Campobasso,


(/index.html)
Potenza, Caltanissetta) il primo gruppo presenta statura assai più elevata. Tra i
CATALOGO (/CATALOGO/)
fatti generali di distribuzione più cospicui è la presenza di una fascia,
abbastanza larga, di stature relativamente basse, in corrispondenza
dell'Appennino settentrionale eSCUOLAche dal(/TRECCANISCUOLA/)
Piemonte arriva alle Marche, per
riattaccarsi alla zona di stature basse che abbiamo già detta. La carta di
distribuzione della statura per l'Italia conferma quanto per questo carattere è
noto in generale, cioè LIBRI
il suo(/TRECCANILIBRI/)
scarso valore raziale
ARTEe(/TRECCANIARTE/)
la sua influenzabilità da
fattori peristatici (ambientali), onde, anche per l'Italia, non possiamo dare alla
statura in generale un grande valore per stabilire gli elementi raziali che sono
intervenuti nella sua composizione etnica.
TRECCANI CULTURA (/CULTURA/)

Altezza del cranio. - Più che dalla variazione dell'indice cefalico orizzontale, ci si
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
potrebbe attendere schiarimenti dalla variazione dell'altezza del cranio (v.
cefalici, indici) e meglio ancora dall'esame dei caratteri descrittivi della faccia (v.
fisionomia: Fisionomia facciale etnica). Per ciò che riguarda il primo oggetto,
valevoli contributi sono stati portati dal Pelizzola, il quale si valse nelle sue
estese misurazioni dell'altezza sopra-auricolare, come più squisito mezzo di
analisi, in confronto della comune basilo-bregmatica. Le sue conclusioni perciò
hanno una grande sicurezza, sotto il riguardo della distribuzione dei tipi di
altezza. Ma anche il materiale di dati raccolti da parecchi studiosi su serie
craniensi storiche e preistoriche (dati in cui però l'altezza del cranio è misurata
con la basilobregmatica) permette utili deduzioni. Le ricerche del Pelizzola si
sono limitate purtroppo, finora almeno, all'Italia settentrionale e parte della
centrale. Da esse risultano tuttavia alcuni fatti di grande interesse: 1. La
brachicefalia dell'Italia settentrionale è da scindere in due unità morfologiche,
una brachicefalia di tipo platicefalico, propria della montagna elevata, che
possiamo perciò dire propriamente alpina, e una brachicefalia che abbraccia la
zona prealpina e la pianura e che è di tipo ortocefalico. La zona romagnola
sarebbe persino caratterizzata da una certa frequenza di forme ipsicefaliche che
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si spingono anche nelle Marche. 2. In alcuni luoghi dell'Appennino


settentrionale sono presenti forme platicefaliche, ma a differenza delle
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
alpine,
piuttosto lunghe (Liguria, S. Maria del Taro, Ospitale presso il Cimone).
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Le ricerche più speciali del Pelizzola sul Tirolo meritano di essere qua ricordate
per la loro importanza etnologica, culturale e, sotto certi aspetti, politica. Il
Pelizzola infatti poté dimostrare, come l'annessa cartina indica, che nella valle
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
dell'Adige sul versante italiano, l'elemento dolico-basso, identificabile in questa
zona con l'elemento etnico germanico, non è affatto prevalente, essendo invece
prevalente, nelle più alte valli
LIBRI secondarie, l'elemento
(/TRECCANILIBRI/) platibrachi e nella valle
ARTE (/TRECCANIARTE/)

bassa il brachiortocefalo. L'elemento dolico-platicefalo, di provenienza


germanica, si trova invece in stato di concentrazione soltanto sul versante
opposto, nella valle dell'Inn. Per ritornare
TRECCANI però (/CULTURA/)
CULTURA al soggetto principale,
dobbiamo dire, riguardo alla seconda delle due conclusioni del Pelizzola, da noi
ricordate come più importanti, che dalla rieerca del Pelizzola non risulta se
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
l'elemento basso appartenga al tipo xantocroico ovvero al tipo facciale stesso
dei brachioidi.

Indichiamo col nome di xantocroico, come per primo fece Th. H. Huxley, il
tipo chiaro a capelli biondi e occhi azzurri, che molti chiamano nordico e anche
germanico. Quest'ultima denominazione è affatto da rigettare, non essendo
affatto questo tipo prevalente in Germania. Ma anche la denominazione di
nordico non è propria, non essendo affatto dimostrato, anzi essendo
improbabile, che questo tipo tragga la sua origine dal nord dell'Europa.

Inoltre il Pelizzola riterrebbe che i dolico-ortocefali presentino concentrazioni


sull'Appennino, mentre i brachioidi ortocefali sarebbero il risultato di una
violenta invasione da regioni finitime all'Italia della Penisola Balcanica, in guisa
che essi da un lato avrebbero respinto i brachiplati sulle Alpi e dall'altra i
dolicocefali sull'Appennino. Questa conclusione pare al Sera inaccettabile ed è
dovuta al fatto che il Pelizzola, come il Livi, non osservarono che i dolicocefali
dell'Appennino settentrionale e centrale sono, con ogni probabilità, almeno in
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parte, del tipo xantocroico e quindi arrivati in Italia in tempi relativamente


recenti, al più presto nelISTITUTO
Neolitico, con probabilità maggiore nell'età del
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) bronzo
e più probabilmente nell'età del ferro, ma soprattutto che essi, contrariamente a
(/index.html)
quanto ritiene il Pelizzola, hanno ricacciato verso l'occidente dell'Appennino
CATALOGO (/CATALOGO/)
un tipo precedente proprio a questo, come si dirà poi. Allo scopo di avere su
questo e altri punti la maggiore chiarezza possibile, il Sera ha studiato il
comportamento dell'altezza delSCUOLA cranio,(/TRECCANISCUOLA/)
quale risulta dai dati relativi a più serie
esistenti nella letteratura e ha potuto fare parecchie constatazioni importanti
delle quali faremo qui un breve cenno: 1. La regione veneta (dati del Tedeschi)
presenta una piccola altezza del cranio. Questo
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) carattere
ARTE distacca la detta
(/TRECCANIARTE/)

regione da quella padana e romagnola, con le quali la brachicefalia pareva


ravvicinarla e nello stesso tempo è piuttosto sfavorevole all'ipotesi della
provenienza balcanica dei brachioidi
TRECCANI padani.
CULTURA2. (/CULTURA/)
Nella regione emiliana (dati del
Giuffrida-Ruggeri) la massa della popolazione è brachiortocefala. Esistono solo
scarsissimi dolico-platicefali. 3. Nelle Marche, mandamento di Camerino (dati
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
di Legge), abbiamo una popolazione assai mescolata per l'altezza, come per
l'indice cefalico orizzontale; esiste con frequenza notevole un elemento
piuttosto basso e lungo, le cui affinità si tratta di stabilire in base ai caratteri
facciali. Questo elemento piuttosto basso sembrerebbe più frequente nei cranî
antichi di Camerino, certamente appartenenti agli Umbri (dati di Frassetto). 4.
Nell'Umbria, una serie di Todi (dati di Zanolli) dimostra una brachiortocefalia
assolutamente predominante, ma anche rivela la presenza indubbia di un tipo
platicefalico ma corto, cui perciò il Sera tende a precludere affinità
xantocroiche. Un altro gruppo più piccolo e più evidente nella serie femminile,
potrebbe essere ad affinità xantocroiche. 5. La serie dei cranî di Pompei antica
(illustrata dal Nicolucci) stabilisce nettissimamente la presenza di due
componenti, l'una piuttosto lunga (indice 75-80) e platicefalica, l'altra più corta
(indice 79-84) e ortocefalica. Lo studio dei caratteri facciali di 20 pezzi di questa
serie che si conservano nell'Istituto di Antropologia di Napoli, ha dimostrato al
Sera assenza assoluta di un tipo xantocroico. I cranî appartengono tutti al tipo
etiopico-caucasiano (v. fisionomia: Fisionomia facciale etnica). Pur non
volendo escludere che un numero maggiore di casi possa fare risultare la
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presenza del tipo xantocroico, il Sera ritiene che questo possa essere stato in
ogni caso raro, ciò che del resto le pitture murali di Pompei confermano,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  sia
per i colori degli occhi, della pelle, dei capelli dei soggetti ivi raffigurati, sia per i
(/index.html)
caratteri facciali. La serie dei cranî pompeiani antichi è molto importante,
CATALOGO (/CATALOGO/)
perché dimostra la presenza di un elemento platicefalico in latitudini assai basse
in Italia, dovendosi escludere per la sua frequenza (oltre la metà dei casi) un
accesso dal nord, supposizione SCUOLA
che si presenterebbe a tutta prima, dato che
(/TRECCANISCUOLA/)
Pompei era in una zona di notevole attrazione etnica. 6. Una serie di Messina
(dati di Mondio) ha in complesso una forma ortocefalica lunga. Pochi sono i
brachioidi. Esiste invece un(/TRECCANILIBRI/)
LIBRI piccolo gruppo platicefalico e assai lungo, che è
ARTE (/TRECCANIARTE/)

difficile attribuire a un tipo determinato. Un'altra serie siciliana, ma


proveniente da luoghi diversi (dati di Moschen), conferma i dati della serie di
Messina. 7. Le serie dei cranî sardi illustrate
TRECCANI da (/CULTURA/)
CULTURA Duckworth presentano forme
ortocefaliche e lunghe, quasi allo stato di purezza assoluta.

ACQUISTA (/EMPORIUM/)
Questi dati sull'altezza del cranio, pur essendo ancora piuttosto scarsi, ci
permettono d'interpretare meglio i fatti che pongono in luce le tre grandi carte
del Livi, facendoci vedere dei legami ove parrebbe fossero solo differenze e
differenze dove sembrerebbe esistessero identità, se ci si limitasse al solo indice
cefalico. Purtroppo invece manchiamo ancora di una ricerca diagnostica
sistematica sui caratteri descrittivi della faccia, ricerca che sarebbe d'importanza
di gran lunga maggiore, per la chiarificazione dei rapporti etnici italiani.
Tuttavia il Sera ritiene che il tipo facciale di gran lunga predominante in Italia
sia l'etiopico-caucasiano, che è forse nella sua maggiore purezza in Calabria. Per
la Sardegna non saprebbe escludere la confluenza con altri tipi facciali, pur
essendo comuni con questi indice cefalico orizzontale, altezza del cranio,
colorito, ecc. L'unicità di tipo della Sardegna potrebbe esser solo apparente e
provenire dalla scelta dei caratteri usati per le misure, caratteri che sarebbero
assai meno validi di quelli descritti della faccia, a darci le distinzioni
fondamentali raziali. Secondo il Sera, l'unità dei cosiddetti Mediterranei, pur
volendosi limitatamente considerare come tali solo i dolicocefali, è affatto
illusoria ed è proprio il carattere, secondario e subordinato nel suo valore, della
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forma lunga del cranio cerebrale, che crea questa unità illusoria. Ma, oltre a ciò,
non vi è nessuna ragione 
positiva per escludere dai Mediterranei i brachioidi,
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

che certamente non hanno niente a che fare con l'Asia, secondo quanto
(/index.html)
vorrebbe il Sergi.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Il Sera ritiene che, per l'Italia, il colorito si manifesta un carattere


discriminativo migliore persinoSCUOLA dell'indice cefalico. Ciò per la ragione che esso
(/TRECCANISCUOLA/)
ci aiuta a distinguere due tipi che l'indice cefalico confonde, e cioè il tipo
dolicocefalico bruno, cosiddetto mediterraneo, e il dolicocefalico chiaro,
cosiddetto nordico ovvero LIBRI xantocroico. Si è visto
(/TRECCANILIBRI/) ARTE che un colorito assai chiaro è
(/TRECCANIARTE/)

su tutta la cintura alpina, ma qua non si ha più a che fare col tipo xantocroico,
bensì col tipo di alta montagna, brachiplaticefalico, il vero tipo alpino, il quale è
differente dal tipo brachioide che troviamo
TRECCANI diffuso
CULTURA nella valle padana, tipo il
(/CULTURA/)

quale ha un colorito più scuro. A questo tipo alpino, o meglio a una sua varietà
a statura alta, forse, ma non con certezza, si deve ancora attribuire in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
prevalenza il colorito chiaro del Veneto. In guisa che risulta il fatto
apparentemente singolare che in alta Italia il tipo xantocroico sarebbe presente
con una certa frequenza solo nella parte settentrionale e occidentale della
Lombardia. Qua però si presenterebbe con le tre caratteristiche classiche:
dolicocefalia, colorito chiaro, alta statura. La carta di distribuzione per
mandamenti dell'indice cefalico è piuttosto favorevole all'ipotesi che la
brachicefalia della valle padana sia l'evoluzione della dolicocefalia ligure. In
seno a una stratificazione di dolico-ortocefali bruni, su tutta la valle padana, si
sarebbero prodotti tre centri brachicefalici, uno per il Piemonte, l'altro per la
bassa Lombardia e l'Emilia occidentale, il terzo per la Romagna. Ma il fatto più
singolare che le due grandi carte del Livi pongono in luce, secondo il Sera, è la
presenza di una forte componente xantocroica in tutta l'Italia centrale e
soprattutto orientale: Umbria, Toscana, Abruzzo e parte settentrionale e
orientale dell'Italia meridionale; Molise, Beneventano, Puglia settentrionale,
parte settentrionale e orientale della Lucania. Da questa zona s'irradierebbero le
propaggini disperse del tipo che si riscontrano nelle altre parti della penisola e
nella Sicilia. Il tipo xantocroico sarebbe praticamente assente nella Sardegna.
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La localizzazione della maggiore massa di questo tipo fa pensare a una


provenienza dal nord eISTITUTO
dall'oriente, 
cioè che esso sia disceso in Italia, seguendo
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

la costa adriatica, senza penetrare addentro nella pianura padana, ma,


(/index.html)
deduzione assai più importante, sembra che a mano a mano che si discende
CATALOGO (/CATALOGO/)
verso il sud, esso abbia sede sui monti. Si può pensare qua a una preferenza
originalmente data a questo ambiente, per una minore resistenza del tipo stesso
al clima caldo del mezzogiorno SCUOLAitaliano(/TRECCANISCUOLA/)
o anche perché il tipo, un tempo esteso
alla costa, sia ivi scomparso per fatti di selezione eliminativa. A ogni modo,
dalla distribuzione dell'indice cefalico che abbiamo visto nella parte
settentrionale dell'Italia meridionale,
LIBRI è chiaroARTE
(/TRECCANILIBRI/) che (/TRECCANIARTE/)
il detto tipo dovette
respingere perifericamente una popolazione bruna e brachioide, che si ha
ragione di credere fosse autoctona nella regione. La popolazione di Pompei
antica dimostra appunto i caratteri di questa
TRECCANI gente
CULTURA respinta dall'Appennino,
(/CULTURA/)

prima che essa subisse larghe contaminazioni. Sul tratto di Appennino in


parola, cioè, le più alte zone contenevano platicefali, dolicoidi o brachioidi che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
fossero; le zone più basse, ma sempre montuose, brachiortocefali. È naturale
che gli uni e gli altri fossero rigettati promiscuamente verso occidente.
Nell'Italia centrale, secondo il Sera, il respingimento periferico dei brachioidi,
alti e bassi, primitivi abitatori, non risulterebbe altrettanto evidente finora, per
le differenti caratteristiche orografiche della regione, ove predominano le valli
parallele e in direzione nord-sud, mentre abbiamo le opposte condizioni nella
regione innanzi detta (valli disposte da est a ovest). I brachioidi là si sarebbero
disseminati tra i dolicoidi xantocroici. Ma accurate ricerche per unità
territoriali più piccole dei mandamenti dovrebbero render manifesto il
fenomeno. A ogni modo sarebbe proprio la sede montuosa di questo tipo
xantocroico la ragione del fatto osservato dal Livi dell'indice più basso e del
colorito più chiaro dei montanari dell'Italia centrale e meridionale orientale. È
probabile che questo tipo xantocroico sia disceso in Italia all'epoca del ferro, se
non prima, e che sia stato il portatore del linguaggio ariano. La serie preistorica
di Alfedena dovrebbe contenere abbondantemente tale tipo, secondo il Sera.
Ma la parte più meridionale della zona relativamente chiara di colorito
(Beneventano, Avellinese e, allo stato sporadico, tutto il mezzogiorno calabrese
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e siculo) deve forse il suo carattere ad afflussi assai più recenti (Longobardi,
Normanni). L'assenza dei 
caratteri facciali xantocroici nella serie di Pompei
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dimostra la tardività dell'avvento dei caratteri del tipo chiaro nella regione,
(/index.html)
caratteri che nell'attualità troviamo abbastanza frequenti.
CATALOGO (/CATALOGO/)

Il Sera ricostruisce provvisoriamente e nelle linee generali gli eventi


antropologici della penisola italiana nella guisa seguente: in tempi di antichità
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
geologica ricoprì la penisola un tipo umano a caratteri facciali prevalentemente
etiopico-caucasiani (in certe regioni però non sono escluse mescolanze
relativamente precoci LIBRI
con i(/TRECCANILIBRI/)
due tipi facciali negritoide e atlanto-indico). Questo
ARTE (/TRECCANIARTE/)

tipo era bruno, a piccola statura, a cranio cerebrale lungo e orto-ipsicefalico.


Qua e là nella penisola, all'avvento del Glaciale, questo tipo dovette subire
influenze climatiche, che lo modificarono alquanto,
TRECCANI CULTURA facendolo localmente
(/CULTURA/)

deviare più o meno nel senso della morfologia della razza di Neanderthal (v.
paleoantropologia). È dubbio che nell'Italia però si sia mai raggiunta una
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
morfologia tipica di questa razza, quale la vediamo in Francia. Solo forse alcuni
caratteri, come la platicefalia, si produssero chiaramente, sempre in zone poco
estese e isolate. L'appartenenza del cranio fossile di Saccopastore, recentemente
trovato, alla razza di Neanderthal pare al Sera, fino a prove migliori, assai
dubbia. Col ristabilirsi del clima attuale, i monti furono nuovamente abitati e
mentre i platicefali erano sospinti sulle zone più alte, sia sulle Alpi, sia
sull'Appennino, gli abitatori delle zone montuose sottostanti si evolvevano
verso la brachiortocefalia. Ciò si verificò però solo per le regioni ove le masse
montuose hanno grande estensione in superficie, non per quelle dove, come la
Calabria, la Sicilia e la Sardegna, hanno estensione piuttosto lineare. Le
popolazioni di queste regioni rimasero dolico-ortoipsicefale, come le troviamo
attualmente.

L'evoluzione verso la brachicefalia nella pianura padana fu forse più tardiva, se


addirittura non fu per lenta immigrazione dei brachioidi montani circostanti, a
mano a mano che il golfo pliocenico si colmava e si rendeva abitabile. Nella
zona romagnola però il Sera tende a vedere una persistenza, nel nord, del tipo
https://www.treccani.it/enciclopedia/italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/?fbclid=IwAR0qNIBJw9NLs6AzaIe8t09Xh9bskB_Ws3nZE3itBpWbTYj_Hi… 71/1196
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più primitivo che abitò l'Italia, con la sola variazione notevole della
brachicefalia, ma del resto meno modificato che in altri luoghi. Un'altra
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) zona di
relativa persistenza del tipo nei suoi caratteri è quella della Lucchesia, ove
(/index.html)
l'evoluzione invece si sarebbe determinata nella statura. Nel sud il tipo
CATALOGO (/CATALOGO/)
primitivo italico si sarebbe conservato meno alterato in Calabria. Questa
condizione di cose, relativamente semplice, fu modificata da avventi del tipo
xantocroide in epoche assai differenti. L'avvento di gran lunga più importante
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
fu certo quello che si verificò nell'epoca del bronzo o, più sicuramente, del
ferro. Il possesso di questo metallo diede alle genti che lo portavano un
vantaggio, che, per lungo
LIBRItempo forse, supplìARTE
(/TRECCANILIBRI/) alla (/TRECCANIARTE/)
relativa scarsezza del numero
e permise loro di stabilirsi largamente nelle parti centrali della penisola,
mantenendosi però a preferenza nelle zone montuose e, a poco a poco,
fondendosi con la popolazioneTRECCANI
preesistente. Le (/CULTURA/)
CULTURA invasioni barbariche diverse,
avvenute in epoche successive, portarono non così grandi cambiamenti. Il
maggiore forse di essi, è quello della zona nord occidentale della Lombardia,
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
che abbiamo vista, determinato forse dai Longobardi.

I varî avventi di genti per via di mare, colonizzazioni greche, albanesi, slave,
compresa anche l'etrusca, non possono aver prodotto neppure localmente
cambiamenti profondi; a ogni modo tali cambiamenti sono documentabili con
estrema difficoltà, per cause diverse.

Censimenti. - Riesce assai difficile il calcolo della popolazione italiana nelle


epoche passate, specialmente prima del secolo XIX, perché le basi che si hanno
per i computi sono estremamente malsicure. G. Beloch calcolò la popolazione
dell'Italia peninsulare (esclusa la Gallia Cisalpina e le isole) prima della guerra
annibalica, a 5 milioni di abitanti, ma il computo, fondato sulle notizie
tramandateci circa il numero dei maschi atti alle armi, è probabilmente
alquanto esagerato. Più vicino al vero è forse il dato di 7 milioni di abitanti
(comprese le isole) per il 28 a. C.

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Per quasi tutto il Medioevo ci manca qualsiasi dato per calcoli attendibili; è da
presumersi tuttavia cheISTITUTO
la popolazione 
fosse piuttosto diminuita alla caduta
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

dell'Impero Occidentale e continuasse a diminuire (tranne forse nell'Italia


(/index.html)
meridionale e in Sicilia) nel periodo delle cosiddette invasioni barbariche, per
CATALOGO (/CATALOGO/)
poi riprendere a crescere, lentamente dapprima, assai più rapidamente dopo il
Mille. Varî dati, per vero assai frammentarî, dànno valore alla supposizione che
nei primi decennî del sec. XIV SCUOLAl'Italia avesse 10-11 milioni di ab. In quest'epoca
(/TRECCANISCUOLA/)
si cominciano già ad avere, per alcuni stati italiani, numerazioni di fuochi e col
secolo seguente queste numerazioni si fanno più frequenti, più regolari, più
esatte; nel sec. XVI, si LIBRI
hanno già in alcuni casiARTE
(/TRECCANILIBRI/) anche censimenti per teste,
(/TRECCANIARTE/)

paragonabili in certo modo agli attuali; i computi divengono pertanto meno


incerti, ma restano tuttavia approssimativi anche perché le numerazioni nei
varî stati d'Italia si facevano a TRECCANI
epoche diverse.
CULTURALa prima metà del sec. XIV
(/CULTURA/)

sembra rappresentasse un periodo di acme anche dal punto di vista


demografico; la seconda metà del secolo vide una stasi e il secolo seguente forse
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
anche una diminuzione; il dato di 10 milioni, che si dà per l'Italia alla fine del
Medioevo, starebbe a provarlo. Per contro il secolo XVI rappresenterebbe un
altro periodo d'incremento notevole: alla fine di quel secolo l'Italia superò certo
i 12 milioni di ab. e toccò i 13 verso la metà del sec. XVII. Questi dati, intesi
come largamente approssimativi, si possono ritenere come assai attendibili, al
pari dell'altro che fa ascendere a 14 milioni gli ab. alla fine del sec. XVII; dal che
si dovrebbe dedurre che l'incremento fu in questo secolo minore che nel
precedente. Nel sec. XVIII abbiamo finalmente per tutti gli stati italiani
censimenti o numerazioni della popolazione, che, nei loro risultati generali,
appaiono degni di fiducia: un calcolo assai accurato fatto in base a essi, dà per il
1770 circa 16.475.000 per l'Italia nei confini prebellici; riferendoci ai confini
attuali, si superano i 17 milioni. Per il 1800 si possono calcolare 18.125.000 ab.
nei vecchi confini e 18.800.000 nei confini attuali; nel 1825 circa 20,5 milioni e
nel 1852 un po' più di 25 milioni (confini attuali). A partire dal 1861 furono
eseguiti nel Regno d'Italia regolari censimenti decennali (con la sola eccezione
del 1891), dapprima al 31 dicembre, poi a epoche varie. A partire dal
censimento 1881, accanto alla popolazione presente fu calcolata quella
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residente, determinata aggiungendo al numero dei presenti con dimora abituale


gli assenti temporaneamente, ritorno
cioè quelli che si presumeva dovessero far
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

entro un periodo di tempo inferiore a un anno.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
La seguente tabella riassume i dati principali risultati dai varî censimenti dal
1861 al 1931:
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
Dai dati ora esposti si può dedurre che la popolazione italiana si è all'incirca
raddoppiata negli ultimi cento anni; pochi altri paesi d'Europa hanno
dimostrato nel periodoLIBRI
corrispondente un ritmo
(/TRECCANILIBRI/) ARTEdi aumento così rapido.
(/TRECCANIARTE/)

Questo aumento è dato, come è noto, da un lato dall'eccedenza dei nati vivi sui
morti, dall'altra dall'eventuale eccedenza degl'immigrati sugli emigrati. Le cifre
della penultima colonna della TRECCANI
tabella mostrano che tale aumento si è
CULTURA (/CULTURA/)

mantenuto, nell'ultimo settantennio, con notevole costanza, poco sopra o poco


sotto il 7 per mille.
ACQUISTA (/EMPORIUM/)

Ma si deve osservare che, mentre fino al 1881 l'emigrazione era, come


vedremo, un fenomeno di entità modesta, in seguito assunse proporzioni
rilevantissime, in modo da sottrarre annualmente contingenti molto elevati di
popolazione; tale sottrazione fu pertanto bilanciata da un aumento
dell'eccendenza dei nati sui morti. In effetto tale eccedenza, che era appena del
7 per mille circa nel periodo 1872-1880, salì nel quinquennio seguente (1881-
85) al 10,7 per mille e raggiunse il 12,6 per mille nel periodo 1911-14. La guerra
e le epidemie arrestarono bruscamente il ritmo dell'aumento demografico, anzi,
come è noto, nel 1918 vi fu una diminuzione di oltre 525.000 ab. pari al 14,8
per mille. Poi il ritmo dell'aumento riprese rapidamente: l'eccedenza dei nati
vivi sui morti raggiungeva già il 13 per mille nel 1920, e ancora nel 1923. Negli
anni successivi, fino al 1929, questa eccedenza mostrò una costante tendenza a
diminuire, fino a ridursi a poco più del 9 per mille; il fenomeno cominciava a
destare serie preoccupazioni, ma, in seguito alla campagna energicamente
condotta dal governo contro la limitazione delle nascite e a favore delle famiglie

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numerose, sembra arrestato; infatti nel 1930 l'eccedenza ha di nuovo superato il


12,5 per mille. L'annesso 
diagramma esprime graficamente i dati per l'ultimo
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

sessantennio.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Se si considera l'eccedenza dei nati sui morti nelle varie parti del regno si nota
eh'essa si comporta molto diversamente. Nel 1929, anno nel quale la media fu,
come si è detto più sopra, moltoSCUOLA
bassa (/TRECCANISCUOLA/)
(9,1 per mille) si superò il 15 per mille in
Lucania e in Calabria, il 14 per mille in Puglia (oltre 19 per mille in provincia di
Lecce), mentre la Liguria superò di poco il 3 per mille, il Piemonte restò sotto
al 2 per mille (0,26 perLIBRI
mille(/TRECCANILIBRI/)
in provincia di Vercelli). Sotto al 4,5 per mille
ARTE (/TRECCANIARTE/)

rimase la Venezia Giulia, e la Toscana superò di poco il 5 per mille; anche


alcune provincie della Lombardia mostrarono quozienti molto bassi (Pavia 2,7
per mille). Essi sono indubbiamente dovuti
TRECCANI a volontaria
CULTURA (/CULTURA/)limitazione della prole.
Nell'Italia settentrionale il più alto quoziente di eccedenza è dato dal Veneto
(11,4 per mille); nell'Italia meridionale il più basso quoziente è dato dalla Sicilia
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
(9,1 per mille).

Quanto all'emigrazione, per quanto come si dirà, essa sia molto diminuita
rispetto al periodo prebellico (la media annua nel periodo 1901-13 fu di oltre
625.000, mentre nel 1930, che diede la più alta cifra del quinquennio ultimo, fu
di 300.000 o poco più), tuttavia in alcune regioni d'Italia sottrae ancora
un'aliquota notevole. Per il che, in conclusione, anche attualmente l'aumento
della popolazione, considerato per compartimenti e provincie, si manifesta
assai disforme. Nell'intervallo corso fra gli ultimi due censimenti vi è una sola
regione in lieve diminuzione, la Sicilia (prov. di Agrigento, Catania, Enna,
Palermo, Ragusa e Trapani), dove alla natalità piuttosto scarsa si aggiunge una
notevole emigrazione. Il Piemonte, considerato nel suo insieme, mostra un
lieve aumento, cui concorre soprattutto la provincia di Torino, ma sono in
diminuzione le provincie di Alessandria, Aosta, e Cuneo per scarsa natalità e in
parte anche per emigrazione interna. Altre provincie con diminuzione sono
Pavia, Trento, Belluno, Udine, Vicenza e Pistoia; alcune di esse sono
caratterizzate da scarsa eccedenza dei nati sui morti, in altre, a spiccato
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carattere montano, si verificano esodi di popolazione, che trovano migliori


condizioni di vita in regioni più basse, o in zone industriali, o anche si
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

trasferiscono a colonizzare altri lembi italiani conquistati all'agricoltura e al


(/index.html)
popolamento dalla bonifica integrale, come si accennerà più oltre. Per contro
CATALOGO (/CATALOGO/)
alcune provincie dell'Italia meridionale (Abruzzo e Lucania), che nel penultimo
decennio (1911-1921) mostravano una diminuzione della popolazione,
accennano ora a riprendere il ritmo normale dell'aumento, per effetto della
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
diminuita emigrazione e anche in genere delle migliorate condizioni sociali ed
economiche.
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) ARTE (/TRECCANIARTE/)

Distribuzione e densità della popolazione. - Secondo il censimento del 21 aprile


1931, la densità della popolazione era, in Italia, in media di circa 133 ab. per
kmq. (125 nel 1921); ma le deviazioni
TRECCANIda questo(/CULTURA/)
CULTURA valore medio sono fortissime,
anche guardando alle sole provincie, come risulta dalla tabella a p. 739. Un
quadro generale della distribuzione della densità è offerto dalla carta annessa. Si
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
rileva da essa anzitutto un'evidente influenza del rilievo: normalmente la
densità diminuisce col crescere dell'altezza e tanto nelle Alpi quando
nell'Appennino oltre i 500 m. scende di solito sotto i 50 ab. per kmq. e al di
sopra di 1000 m. normalmente sotto i 10. Ma un esame accurato mostra che il
quadro della distribuzione della popolazione in montagna è molto variopinto,
poiché, di contro alle aree elevate presso che vuote, si hanno ampî fondi vallivi
e conche coltivate anche a notevole altezza, nelle quali la popolazione si
addensa sovente fino al sovrapopolamento: basti guardare alla Val di Susa, alle
valli confluenti ai laghi Maggiore e di Como, alla Val d'Adige e anche ad alcune
valli e conche umbre e abruzzesi (Foligno, Terni, Sulmona; Fucino).
Normalmente la popolazione tende anche ad affollarsi verso il mare, il che è
ben naturale in un paese di così antica vita marinara come l'Italia, ma questa
norma ha pure notevoli eccezioni: sono a questo riguardo indifferenti o
negative le coste sarde, quelle della Toscana meridionale e del Lazio, notevoli
tratti delle coste ioniche, le coste a lagune dell'Adriatico settentrionale, ecc.

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Si osserva inoltre che nell'Italia peninsulare e nelle isole, regioni che hanno
ancora un'economia prevalentemente  nel
agricola, la densità della popolazione
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

maggior numero dei casi misura il grado di produttività del suolo: cosi si
(/index.html)
spiegano le aree ad alta densità, nelle vallate e colline della Toscana, dell'Emilia,
CATALOGO (/CATALOGO/)
della Campania, della Sicilia. Valori massimi (oltre 250-300 ab. per kmq.) si
raggiungono in zone a suolo particolarmente fertile, come le colline vulcaniche
dell'Antiappennino, la pianura SCUOLA
campana, la regione etnea, mentre sono
(/TRECCANISCUOLA/)
scarsamente popolate alcune zone collinose costituite da argille sterili, ingrate,
franose, del Sannio, della Lucania, della Calabria, della Sicilia, ecc. In alcuni casi
un notevole sviluppo industriale si aggiunge ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) a determinare il concentramento
(/TRECCANIARTE/)

della popolazione (Valdarno inferiore, Liguria centrale, dintorni di Napoli).

Questo fattore - la concentrazione dovuta


TRECCANI alle industrie
CULTURA - agisce poi in molto
(/CULTURA/)

più larga misura nell'Italia settentrionale; in Piemonte, in Lombardia, nel


Veneto la densità raggiunge perciò valori molto elevati, non solo in
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
corrispondenza alla floridezza dell'agricoltura nelle regioni pianeggianti e
collinose, ma anche in virtù del congestionamento determinato dalla grande
industria; la nostra carta mette anzi in vista le aree a economia agricola
prevalente, nelle quali la densità si mantiene di regola fra 100 e 200 ab. per
kmq., e quelle a economia industriale dove si supera questo ultimo valore.

Le città costituiscono poi di per sé stesse, in generale, dei centri di attrazione


della popolazione, e fanno sentire il loro effetto anche nella zona circostante;
questo in Italia si verifica non solo per i grandi centri, la cui influenza in questo
senso è messa in vista anche dall'annessa carta, ma altresì per numerose
cittadine minori, che hanno, per ragioni storiche, un'importanza superiore alla
loro entità demografica e che nella loro esistenza molte volte secolare hanno
potuto esercitare questa azione di richiamo.

I nostri censimenti distinguono la popolazione raccolta in centri (di qualsiasi


entità) da quella sparsa in campagna; ma questa distinzione non è stata sempre
fatta con criterî uniformi, per il che i risultati sono da accogliersi come
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largamente approssimativi.
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
Nella tabella seguente sono messi a confronto, regione per regione, i dati offerti
(/index.html)
dal censimento 1931 con quelli di tre censimenti precedenti (1871, 1901, 1921).
CATALOGO (/CATALOGO/)

Nonostante il valore approssimativo delle rilevazioni, si può segnalare come


indice evidente del carattere agricolo di alcune regioni dell'Italia settentrionale
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
e centrale la forte percentuale di popolazione sparsa nelle campagne (Veneto,
Emilia, Marche, Umbria, Toscana); tale percentuale è minore là dove lo
sviluppo industriale (Lombardia), o l'attività ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) marinara (Liguria) o anche ragioni
(/TRECCANIARTE/)

storiche (Piemonte) hanno favorito l'agglomerazione in centri. Invece


nell'Italia meridionale, per un complesso di cause, che sono in parte eredità di
epoche passate, anche la popolazione
TRECCANIagricola
CULTURAvive agglomerata in centri,
(/CULTURA/)

spesso assai grossi, ma a carattere rurale, laddove scarsissima è la proporzione


della popolazione sparsa (Puglia, Lucania, Calabria, isole). Ma si osserva anche
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
che, nel sessantennio considerato, la popolazione agglomerata tende in
complesso nell'Italia settentrionale (compresa la Toscana) ad aumentare,
soprattutto a causa della concentrazione dovuta al progresso delle industrie,
mentre nel resto d'Italia è invece la popolazione sparsa che tende piuttosto ad
aumentare, per quanto lentamente, sia per il graduale venir meno di alcune
delle cause che tenevano gli abitanti lontani dalle campagne, sia per il
popolamento di zone recentemente conquistate all'agricoltura (Lazio).

Questi medesimi fatti spiegano anche, almeno in parte, la diversa fisionomia


dei centri. Nell'Italia meridionale e nelle isole luoghi che per entità di
popolazione si dovrebbero chiamar città, hanno talora piuttosto l'aspetto di
grossi villaggi, non solo per l'assoluto prevalere della popolazione occupata
nell'agricoltura, ma anche per la presenza, nel nucleo urbano, di edifici e locali
connessi con le occupazioni rurali o con l'allevamento del bestiame, laddove
nell'Italia settentrionale, centri con poche migliaia di abitanti (meno di 5000,
talora meno di 2000) hanno, per il carattere degli edifici e delle vie, per la

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presenza di una cinta murata, per lo sviluppo dell'attività industriale e


commerciale, per l'esplicazione  di
della vita intellettuale, ecc., la fisionomia
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

città.
(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Del resto vi è un'enorme varietà nel tipo dei centri italiani, così come nella loro
situazione e nella configurazione planimetrica. Per molti dei maggiori, i quali
ebbero varie fasi di sviluppo, queste fasi si possono riconoscere nella pianta
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
stessa, fino a rimontare al nucleo più antico, non di rado risalente all'età
romana, e caratterizzato spesso, in tal caso, dal reticolato ortogonale delle vie.
Ma non sempre questoLIBRI tipo(/TRECCANILIBRI/)
regolare di reticolato
ARTE a maglie quadrate o
(/TRECCANIARTE/)

rettangolari denota l'origine da centri dell'epoca romana. Nelle città di origine


medievale è invece spesso caratteristica l'irregolare e complicata disposizione
delle vie, tortuosamente disposte intorno
TRECCANI a una(/CULTURA/)
CULTURA chiesa, a un castello o fortezza,
ecc. Nella configurazione di molte città di pianura, libere di svilupparsi in ogni
senso, è evidente di solito l'influsso esercitato dalla rete delle strade di grande
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
comunicazione, ovvero l'influsso dei fiumi, specie in prossimità di ponti o
passaggi. In collina e in montagna il centro ha invece dovuto adattarsi al rilievo
e si è sviluppato secondo in possibilità da questo offerte (Cuneo, Siena, Perugia,
Potenza sono esempî caratteristici). Ragioni di difesa hanno pure spesso
determinato, soprattutto nell'Italia centrale e meridionale, la situazione e anche
il tipo dei centri (su cocuzzoli, su dorsali, su sproni, ecc.).

Riguardo all'entità demografica, nel 1931, i comuni con più di 20.000 ab. erano
244 (sul totale di 7310) e di questi 66 soltanto superavano i 50.000 ab. e 22 i
100.000. Questi ultimi raccoglievano tuttavia 7.165.000 ab., cioè circa il 17,5%
dell'intera popolazione d'Italia. Ma i centri con più di 20.000 ab. erano in
numero minore; la cartina qui annessa ne dà la distribuzione, anche in riguardo
all'altezza sul livello del mare.

L'incremento delle grandi città è stato nel sec. XIX molto notevole. Intorno al
1800 infatti non vi erano che 5 città con più di 100.000 ab. (Napoli oltre
400.000; Palermo oltre 200.000; Roma 153.000; Venezia 140.000; Milano
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135.000); nel 1871 si aggiunsero Torino, Firenze, Genova, Trieste, Bologna,


Venezia e Messina. ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 

(/index.html)
Lo sviluppo successivo delle grandi citta è messo in evidenza dalla seguente
CATALOGO (/CATALOGO/)
tabella.

Nel giudicare dell'incremento, molto ineguale, dei centri indicati dalla tabella,
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
bisogna tener conto anche dell'ingrandimento recente di taluni di essi per
aggregazione di comuni limitrofi (Genova, Firenze, Milano, Napoli, Reggio,
Venezia). Per maggioriLIBRI
particolari vedi alle singole
(/TRECCANILIBRI/) voci.
ARTE (/TRECCANIARTE/)

La tendenza ad affluire dalle campagne verso i grandi centri, per quanto non
abbia in Italia assunto le proporzioni
TRECCANIdimostrate da stati a più intenso sviluppo
CULTURA (/CULTURA/)

industriale (Gran Bretagna, Francia, Germania), tuttavia sembrò procedere,


negli ultimi decennî, con un ritmo accelerato, che poteva divenire inquietante;
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
opportuni provvedimenti sono intervenuti a frenare quanto di eccessivo vi era
in questa tendenza; di fatto da alcuni anni il ritmo d'incremento delle maggiori
città si è attenuato.

Insediamento rurale. - L'Italia presenta grandi contrasti nei modi di


localizzazione della sua popolazione rurale, con insediamenti fortemente
accentrati in villaggi compatti e grossi borghi, con abitazioni tutte sparse sui
fondi e con molteplici forme miste o intermedie. Le regioni meridionali e le
isole conservano ancora in molti luoghi le forme di maggiore accentramento,
in cui tutta la classe rurale dimora nel "paese" e i contadini compiono due volte
al giorno il percorso fra questo e i fondi coltivati, posti talora a distanza
notevole: la campagna è priva di abitazioni e presenta soltanto "pagliare"
(capanne di paglia) o i più modemi "casini", usati per la custodia di attrezzi o
provviste e per un soggiorno temporaneo. Il grande sviluppo demografico nel
sec. XIX ha fatto di molti tali borghi (Sicilia, Puglia) vere città rurali. Questo
tipo d'insediamento, comune a molte regioni del Mediterraneo, ha cause
storiche, etniche e fisiche, come la scarsa sicurezza politica o sociale del passato,
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l'indole delle genti meridionali incline alla vita urbana, la malaria e la scarsità
delle acque d'alimentazione: ma riposa soprattutto su un vecchio tipo di
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/) 
economia agraria basato sulla cerealicoltura estensiva e su colture arboree
(/index.html)
(olivo, vite), condotta col sussidio di un largo ceto di braccianti e accompagnata
CATALOGO (/CATALOGO/)
da un assai modesto allevamento animale (ovini). L'introduzione di colture
specializzate (agrumi, mandorlo, tabacco), o lo sviluppo dell'allevamento, specie
dei bovini, o il passaggio alle colture promiscue, ha, dovunque, condotto alla
SCUOLA (/TRECCANISCUOLA/)
fondazione di masserie, cascinali, case coloniche isolate. In molte regioni
meridionali, il vecchio borgo contiene ormai, dei rurali, quasi soltanto i
giornalieri: coloni, fittavoli, piccoli proprietarî
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) hanno
ARTE la casa sui fondi.
(/TRECCANIARTE/)

Fuori dell'Italia meridionale, l'insediamento accentrato coincide generalmente


con la presenza di un ambienteTRECCANI
agrario CULTURA
poco favorevole, p. es. la montagna. Le
(/CULTURA/)

condizioni topografiche e la riduzione e frammentazione della superficie


coltivata hanno dato però agl'insediamenti accentrati della montagna caratteri
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
particolari: nell'Appennino, frazionando anche l'abitato, il quale appare perciò
formato da una quantità di piccoli nuclei compatti, villaggi e casali: nelle Alpi,
integrandosi inoltre con le dimore temporanee poste a diversi livelli per lo
sfruttamento dei pascoli e del bosco. Anche questi tipi d' insediamento hanno
dato origine a forme miste, soprattutto nelle Prealpi e nelle zone collinari
dell'Appennino, dunque nelle più fertilî plaghe marginali, che sono anzi, forse,
le forme più diffuse.

La necessità di aziende rurali isolate fu sentita, probabilmente, dapprima nelle


regioni in cui l'esistenza di vaste estensioni di terreni pascolativi favorì lo
sviluppo dell'allevamento e delle industrie derivate. Si diffuse, così, più di altri
tipi (casali dell'agro laziale, vecchie masserie padronali delle pianure
meridionali), il tipo della corte rurale, formata da più costruzioni disposte
intorno a uno spazio chiuso, adatta alla custodia degli animali, dei foraggi e dei
raccolti, facile anche a essere difesa, che oggi ancora s'incontra in larghe zone
della Pianura Padano-veneta e nell'agro campano. Ma la corte isolata è, in
genere, un'eccezione e, nei riguardi della forma dell'insediamento, appare
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invece caratteristica la sua tendenza a raggrupparsi in modo da formare piccoli


aggregati rurali e, in qualche caso, anche grossi centri composti unicamente
ISTITUTO (/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)  di
corti rurali. Questo fatto e la facilità con cui la corte si presta a servire da
(/index.html)
abitazione per più famiglie permette di porla fra le forme d'insediamento
CATALOGO (/CATALOGO/)
intermedie fra l'accentramento e la dispersione.

Le regioni italiane nelle quali siSCUOLA


è più nettamente affermato l'insediamento
(/TRECCANISCUOLA/)
rurale di tipo disperso sono, anzitutto, quelle in cui domina il contratto agrario
della mezzadria, con la divisione delle proprietà in poderi di entità
proporzionata alla capacità lavorativa di una ARTE
LIBRI (/TRECCANILIBRI/) famiglia di contadini (Toscana):
(/TRECCANIARTE/)

poi, varî distretti di vecchie e nuove bonifiche idrauliche e, qua e là, le plaghe
particolarmente favorite nelle quali si è sviluppata la piccola proprietà. L'area
della più recente bonifica padana presenta
TRECCANI invece
CULTURA un tipo intermedio di
(/CULTURA/)

insediamento, con le case allineate e talora concentrate lungo le strade e sugli


argini. Un tipo da segnalare è anche quello dei villaggi a case disseminate che
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
prevale, fuori delle vallate principali, nella zona a popolazione tedesca dell'Alto
Adige.

Migrazioni interne ed emigrazione esterna. - L'aumento della popolazione


italiana, verificatosi, come si è visto, in misura molto notevole soprattutto dopo
il 1880, non è sempre andato di pari passo con l'aumento dei mezzi di
sussistenza: specialmente in alcune regioni di montagna, scarso di suolo
agricolo e povere d'industrie, si è pertanto venuto determinando uno
squilibrio, consistente in ciò che una parte della popolazione non trovava più
nella propria regione le risorse o l'occupazione necessaria a sostentarsi ed era
spinta a cercarle altrove. Cooperavano a questa spinta le migliorate
comunicazioni, che eliminavano la difficoltà di trasferirsi da luoghi prima
chiusi e segregati, e anche l'intensificarsi dei rapporti fra le varie parti d'Italia e
fra l'Italia e i paesi stranieri.

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La ricerca di occupazione e di guadagno fuori dclla propria regione ha dato


luogo al fenomeno delleISTITUTO
migrazioni interne e a quello dell'emigrazione
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)
vera e
propria. Le migrazioni interne sono in parte notevole periodiche, essendo
(/index.html)
effettuate da persone che si spostano dalla propria sede per impiegarsi solo per
CATALOGO (/CATALOGO/)
alcuni mesi dell'anno in lavori agricoli o industriali, e fanno poi ritorno alla
propria residenza per il resto dell'anno. Le migrazioni per lavori agricoli hanno
maggiore rilievo e si verificanoSCUOLA
specialmente alla fine della primavera e al
(/TRECCANISCUOLA/)
principio dell'estate (maggioluglio) o in settembre; le regioni che a esse dànno
maggior contributo sono la Puglia, l'Emilia, l'Abruzzo, il Veneto, la Lombardia.
Nel complesso duranteLIBRIgli ultimi anni, nei quali
(/TRECCANILIBRI/) ARTEqueste migrazioni furono
(/TRECCANIARTE/)

accuratamente sorvegliate, si ebbero circa 300-350.000 individui (per ¾


maschi) interessati annualmente in tali spostamenti. Ma si hanno anche
migrazioni interne permanenti, cioè trasferimenti
TRECCANI di gruppi di popolazioni da
CULTURA (/CULTURA/)

regioni povere di risorse in altre di recente conquistate all'agricoltura con opere


di bonifica, ecc.: così durante il sec. XIX la graduale bonifica maremmana diede
ACQUISTA (/EMPORIUM/)
luogo a stanziamenti di genti provenienti dalle regioni meno produttive
dell'Appennino toscano, e altrettanto è avvenuto nelle aree bonificate della
Romagna; più di recente scesero dall'Appennino e Subappennino centrale
coloni a stabilirsi nell'Agro Romano, e oggi, con provvedimenti
opportunamente disciplinati, si favorisce il trapianto di famiglie di agricoltori
da zone ove la pressione demografica è più forte in aree redente dalle opere
della bonifica integrale e scarse di braccia proprie (come ad es., la Sardegna e
oggi la pianura pontina). Una tendenza spontanea ad abbandonare talune
regioni di montagna, nelle quali la vita è aspra e poco remunerativa, si è
manifestata da tempo e per varie cause, specialmente in più parti delle Alpi
piemontesi, e qua e là nelle Alpi lombarde e venete e anche nell'Appennino: vi
contribuiscono in parte la naturale spinta verso le vallate e le pianure ove sono
le regioni più produttive e le grandi vie di comunicazione, in parte la ricerca di
lavoro negli stabilimenti industriali sorti o sviluppatisi di recente, o comunque
il desiderio di procacciarsi occupazioni più lucrose, in parte la decadenza di
alcune piccole industrie e attività proprie dei paesi di montagna (industrie
domestiche, industrie connesse col bosco, ecc.), in parte altre molteplici cause;
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questo spopolamento montano, che non frequentemente appare in forme gravi


ed è del resto fenomenoISTITUTO
comune  ma
non solo a tutta intera la cerchia alpina,
(/ISTITUTO/) MAGAZINE (/MAGAZINE/)

anche a molte altre zone montuose, è oggi oggetto di accurati studî.


(/index.html)

CATALOGO (/CATALOGO/)
Maggior importanza ha avuto, specialmente in passato, il fenomeno
dell'emigrazione vera e propria, deter