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Grillo Capitale. La campagna elettorale a 5Stelle e la giunta Raggi.

Fuoco, fiamme e idranti,


l'immigrazione a Roma.
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Mario Sechi <titolare@newslist.it>


Reply-To: Mario Sechi <titolare@newslist.it>
To: Francesco <rigoni.fra@gmail.com>
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Fatto. Analisi. Impatto. Agenda

L'ora del Grillo Capitale


La campagna elettorale dei 5Stelle e la giunta Raggi. Il
cambio dell'assessore al Bilancio, l'arrivo del livornese
Lemmetti e la strategia di Beppe sul voto nazionale.
Benvenuti alla Stazione Termini tra migranti e idranti

Rileggere Antonio Gramsci è una continua riscoperta. I Quaderni


dal carcere sono una miniera, un granaio pulsante di riflessioni
strategiche, tra le più luminose del Novecento. Il titolare di List ne
ha ripreso la lettura in questi giorni per provare a disegnare sul
taccuino un profilo del partito di Grillo e dei suoi sempre più smarriti
avversari (tranne uno, che vedremo).

Rileggere Gramsci. Quaderno 16: “La tendenza a diminuire


l’avversario: è di per se stessa un documento della inferiorità di chi ne
è posseduto. Si tende infatti a diminuire rabbiosamente l’avversario
per poter credere di esserne sicuramente vittoriosi., In questa
tendenza è perciò insito oscuramente un giudizio sulla propria
incapacità e debolezza (che si vuol far coraggio), e si potrebbe anche
riconoscervi un inizio di autocritica (che si vergogna di se stessa, che
ha paura di manifestarsi esplicitamente e con coerenza sistematica)”.

Vi ricorda qualcuno? Prendete l’album delle figurine dei partiti


italiani, controllate cosa dicono del Movimento 5Stelle e tirate giù due
conclusioni… La furia dell’establishment sul partito di Grillo è la spia
rossa accesa che testimonia questa impostazione da ultima spiaggia.
Nei titoli dei giornali, nelle dichiarazioni pre-compilate dei partiti
tradizionali (c’è ancora in piedi un partito tradizionale?), nei tweet
compulsivi dei parlamentari traspare un’assenza di strategia,
comprensione, studio del Movimento. Tutto viene liquidato a
fenomeno folcloristico, incapacità, idiozia collettiva. Non c’è niente di
più superficiale e fuorviante. Grillo, i suoi parlamentari e i suoi elettori
vanno presi sul serio. Sono una forza organizzata. Una distopia, se
volete, ma contemporanea.

Rileggere Gramsci. Quaderno 13, Noterelle sulla politica del


Machiavelli: “L’elemento decisivo di ogni situazione è la forza
permanentemente organizzata e predisposta di lunga mano che si può
fare avanzare quando si giudica che una situazione è favorevole (ed è
favorevole solo in quanto una tale forza esista e sia piena di ardore
combattivo); perciò il compito essenziale è quello di attendere
sistematicamente e pazientemente a formare, sviluppare, rendere
sempre più omogenea, compatta, e consapevole di se stessa questa
forza”.

Il partito di Grillo - il titolare l’ha già scritto, ma ripeterlo è essenziale -


è una forza sul campo, è contemporaneo, presente. Dove? Sulla
scacchiera della politica e nello spazio reale: la Rete è il suo
immaginario, il catalizzatore, la base ideologica, mentre gli
appuntamenti in piazza della massa grillina sono il momento di
aggregazione che conferma l’identità del gruppo: noi e loro. Il titolare
consiglia la lettura di Massa e Potere di Elias Canetti, aiuta a sturare il
cervello. Non ha caso la dichiarazione più dura fatta da Grillo in questi
giorni non è stata contro gli avversari politici (tranne uno, che
vedremo), ma contro “i sicari informatici”, gli hacker che hanno violato
la piattaforma Rousseau. Ecco il tweet di Grillo:

La frase di Grillo ha una sua raffinatezza stilistica, un distillato della


sua strategia di comunicazione, occhio alla parola chiave:

Sicario. Vocabolario Treccani: sicàrio s. m. [dal lat. sìicarius, der. di sica, pugnale
ricurvo importato in Roma, prob. insieme al nome, dalla Tracia]. – Chi uccide, chi
commette assassinio su commissione, per conto cioè di un mandante: Cicerone fu
ucciso dai s. di Antonio. Talvolta, con uso estens. o fig., esecutore di azioni malvagie
o riprovevoli per conto di altri.

L’hackeraggio su commissione, l’azione spregevole. E’ sempre “noi e


loro”.

Lo schema gramsciano ci consente di continuare nella lettura dello


scenario in cui Grillo si muove. Lui e Gianroberto Casaleggio fin dal
principio avevano intuito il problema "italiano". La condizione
strutturale che ha consentito al Movimento 5Stelle di nascere e
moltiplicarsi è tutta in questo grafico tratto da un report di qualche
tempo fa realizzato da McKinsey:
È la perdita del reddito. Il titolare di List non pensa che la storia sia
tutta economia, è lo Zeitgeist, lo spirito del tempo, a forgiare i destini
delle nazioni e scrivere i fatti sul foglio bianco, ma questi numeri e le
bandierine sposati con i fatti politici raccontano molto: Movimento
5Stelle in Italia, Trump negli Stati Uniti, Brexit nel Regno Unito, una
forte destra in Olanda, Le Pen e soprattutto Macron in Francia, la fine
del paradiso della Svezia. What else? È tutto molto chiaro.

Rileggere Gramsci. E mai sottovalutare l’avversario. È una vecchia


cara regola della strategia - leggere Sun Tzu insieme a Gramsci - che i
partiti politici tradizionali non hanno applicato a Grillo. All’inizio della
sua avventura, lo immaginarono come lo scherzo di un comico un po’
matto, uno con il vaffanculo incorporato ma zero tituli per fare
qualcosa in politica. Visto il botto stroboscopico alle urne nel 2013, i
sapientoni dissero: “Si sgonfierà, vedrete…”. A forza di vedere, quelli
che la sanno lunga ora ci vedono cortissimo e hanno il canotto del
partito sgonfio in spiaggia.

Tutto l’armamentario retorico su Grillo era una Santa Barbara con la


polvere da sparo bagnata perché viziato dal pregiudizio morale, una
bestia interiore che divora regolarmente chi la ospite in casa: “Tanto
sono degli idioti e noi, noi sì che sappiamo come si fa”. Wonderful.
Dopo aver preso sportellate in faccia dalla realtà, i leader degli altri
partiti (tranne uno, come vedremo) continuano a immaginare il partito
(lo è, in forma nuovissima) di Beppe come un refuso di lavorazione
della Storia.

L’ultimo ritrovato psichedelico per contrastare Grillo è quello di


prendere il Movimento 5Stelle come un gruppo di incapaci che la
sparano grossa da prendere in giro su Twitter. Insomma, la cosiddetta
azione di contrasto politico degli anti-Grillo è oggi ridotta a una
battaglia virtuale in 140 caratteri. Nel frattempo, Beppe e i suoi fratelli
continuano ad essere là, primo partito italiano, un podio conteso con il
Partito democratico di Renzi che da settimane non riesce più a toccare
quota 28 per cento.

Il caso Roma fa parte di questo scenario. È il punto debole di tutta


l’avventura di Grillo. Conquistare il Campidoglio. I grillini volevano e
soprattutto temevano l’appuntamento Capitale. I lettori di List
ricorderanno la frase della deputata Roberta Lombardi durante la
campagna elettorale del 2016: “A Roma c’è un complotto per farci
vincere”. Una frase surreale che però nascondeva il timore di dover
affrontare i rovi incandescenti dell’Urbe senza avere alcuna
esperienza amministrativa. La situazione nella Capitale era tale che il
Movimento 5Stelle avrebbe vinto anche candidando una sagoma di
cartone.

Il Partito democratico che si scaglia contro la giunta grillina


dovrebbe area mente il risultato finale del voto del 19 giugno 2016:
Virginia Raggi vinse con il 67,15 per cento dei voti, il candidato Pd
Roberto Giachetti, si fermò a quota 32,85 per cento. È un dato politico
sul quale non si è riflettuto abbastanza, ma ora, a bocce ferme, con la
storia che ha cominciato a sedimentarsi, va guardato con attenzione:
la Capitale - conservatrice, cinica e nello stesso tempo volubile -
l’anno scorso, non duecento anni fa, ha votato in massa contro i partiti
tradizionali. L’affermazione di quelli che come sempre la sanno lunga
e non ascoltano quello che dicono è la seguente: ma se votassero
oggi la Raggi non verrebbe rieletta. Sicuri?

Il titolare di List vive nella Capitale, non frequenta salotti, i suoi giri
di giostra politica sono pochi e limitati alla conoscenza sulfurea del suo
taccuino, ma ha confidenza con RadioTaxi, mercati rionali, discount,
bar dove si prende rigorosamente il caffè ar vetro. Ha abitato in centro,
in periferia, in quartieri più o meno borghesi e anche molto popolari.
Conosce bene il popolo che abita sulla Tiburtina, quello di piazza
Bologna e Trieste, il caotico e “de sinistra” quartiere di San Lorenzo, i
palazzi anonimi da Pyongyang della periferia dopo Roma Nord (altro
luogo mitologico della Roma contemporanea), frequenta i suoi giardini
che si riempiono di popolo in primavera e in estate, famiglie che non si
spiaggiano in Costa Smeralda e a Saint Tropez ma che provano a
vivere questa città che è un dominio dell’impossibile. Bene, se
accendete il radar, tendete le orecchie con discrezione, scoprirete che
il giudizio del popolo - quello che conta - sulla giunta Raggi è ancora in
gran parte sospeso, mentre la valutazione sui partiti che in passato
hanno gestito Roma è lapidaria. Gli elettori attendono con pazienza -
forse tragicamente illusoria, ma vedremo - che i grillini prendano in
mano la Capitale. Dicono: “Ce stava tutta sta gggente che magnava,
un groviglio, nun è facile e ce vole tempo… diamo a Virgginia ancora
er tempo de imparà, de vedè, de fasse un’idea. So’ tutti bboni a
parole, ma noi gli artri li abbiamo visti e nun li volemo più vedè”.
Questo è quello che davvero circola tra quelli che votano, quelli che
alla fine contano. Fate una prova con il tassista, ascoltate le
trasmissioni pop delle radio romane, andate a fare la spesa al
mercato. Certo, criticano anche la Raggi, i cambi di assessori con le
porte girevoli, le corbellerie dei grillini a ruota libera, ma alla fine della
fiera, se evocate un partito di centrodestra o di centrosinistra, tireranno
fuori l’aglio e un cuneo di legno e un martello per uccidere il vampiro
che gli avete fatto balenare in mente. Questo è il punto: noi e loro.

Il problema è che ha vinto Virginia Raggi, un sindaco che finora ha


mostrato una sola qualità: la capacità di resistere alla sua incapacità di
essere primo cittadino. Grillo tutto questo lo sa, è un talento dello
spettacolo e della comunicazione e non confonde una delibera con un
copione, un racconto, una fabbrica di immaginario. La sua fabbrica di
visioni è il Movimento 5Stelle e il calendario sta accelerando verso
l’Armageddon elettorale. Roma è un pezzo di questo racconto, non il
principale, ma quello più pericoloso perché esposto più facilmente agli
attacchi degli avversari.

È in questa chiave che va letta la campagna d’agosto di Virginia


Raggi: due nuovi assessori, via il direttore dell’Atac e un altro
assessore al Bilancio (il quarto in un anno). Quest’ultima mossa non
va letta solo con l’indubbia incapacità di guidare il processo
amministrativo. È la scelta del sostituto di Andrea Mazzillo ad aprire
uno scenario nuovo: al posto dell’assessore defenestrato arriva Gianni
Lemmetti, uno sveglio e tosto che fino a ieri era l’assessore al Bilancio
del Comune di Livorno, sindaco Luigi Nogarin. Lemmetti è un
personaggio interessante, nella città toscana ha preso i conti della
società municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti (Aamps)
e li ha portati in tribunale. Concordato preventivo e tanti saluti. Ecco il
centro di tutto: le partecipate del Comune. Fin dall’esordio della Giunta
Raggi questo è il tema incandescente: sono gravate da debiti e una,
l’azienda dei trasporti urbani, l’Atac, ha già un piede nella tomba:
1.350 milioni di debiti, 1.3 miliardi di euro. Il sindaco Raggi insegue il
concordato preventivo, Mazzillo era contrario per ragioni che hanno un
senso, ma non sono l’unica soluzione possibile:

“Ho detto come la penso sul concordato preventivo che si vuole fare. Nella pancia
dell'Atac ci sono 429 milioni di crediti verso il Comune che con il concordato si
rischiano di perdere. E questo non è un elemento facilmente digeribile per i conti di
Roma Capitale. Si rischia di passare dal commissariamento dell'Atac a quello del
Comune”.

Una divergenza di fondo che in qualsiasi amministrazione si risolve


in un solo modo: l’assessore viene sostituito. Così ha fatto Raggi.
Avrebbe dovuto scegliere prima un collaboratore (il più importante)
che ne condivideva il disegno? Certo, ma stiamo parlando del
Movimento 5Stelle a Roma, non di Berlino e della Cdu di Angela
Merkel e Wolfgang Schauble.

L’arrivo di Lemmetti è come l’invio di un gruppo di forze speciali sul


campo di battaglia. E’ l’applicazione del modello Nogarin a Roma, è
soprattutto il segnale chiaro che Grillo è nella fase del to fix, del
provare a dare stabilità alla giunta della Raggi. Ecco perché liquidare
tutta la vicenda al valzer degli assessori in casa Raggi conduce
all’errore: Grillo si sta preparando alla campagna elettorale. E passa
(anche) per Roma. A cosa punta Grillo? Al podio. Mai sottovalutare
l'avversario, bisogno conoscerlo a fondo. Prenderlo sul serio e non
cadere nel boomerang della ridicolizzazione di se stessi.

Il quadro elettorale è incertissimo. Partito democratico e Movimento


5Stelle si contendono la prima piazza. Questa è la media dei sondaggi
fatta da YouTrend per Agi:
Sono pari, là al 27 per cento, lontani dal 30 per cento, ma con il Pd
che non riesce più a sollevarsi a quota 28 per cento da molte
settimane, nonostante la campagna cingolata del segretario Matteo
Renzi. Grillo sa che in un quadro di legge elettorale proporzionale
conta arrivare primi e poi, a conteggio dei voti avvenuto, si gioca
un'altra partita. E' evidente che il capo dello Stato darà l'incarico di
formare il governo al partito che è arrivato primo. Obiezione, vostro
onore: il partito di Grillo non si allea con nessuno! Probabile, ma non
certo. Se non dovesse andare in porto il tentativo di Silvio Berlusconi
di tenere unita una coalizione di centrodestra, tutto diventa più difficile
e nello stesso tempo possibile. Anche quella che il titolare di List
chiama "la maggioranza decapottabile: Movimento 5Stelle + Lega
Nord + Fratelli d'Italia. Sarebbe l'unica con i seggi per governare.
Forse. Abbiamo aperto con Gramsci, chiudiamo con Shakespeare,
Amleto, Atto I: "Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, che non
sogni la tua filosofia".

Che si fa? Lasciamo perdere la filosofia, per ora, e torniamo sulla


terra, sul cemento e sull'asfalto. Ma sempre nella Capitale, a Roma
dove uno sgombero di migranti in piazza Indipendenza è stato un film
di fuoco, fiamme e acqua. Anzi no, prima un long read del titolare di
List da scaricare e leggere in pdf: "Eterna, corrotta, Roma".

Eterna, corrotta, Roma


A che punto è la notte? Nel Macbeth lotta con il giorno, a Roma è
sempre luce, anche se è buio pesto. La Capitale non è mai stata una
città come le altre, fin dalla sua fondazione si capiva che tutto sarebbe
andato storto e maledettamente bene. La sua Eternità è il suo
animismo, protetta dai numina, da Dio, dalle legioni, dagli imperatori,
ma non dai romani d'entrata e d'uscita, di sopra e di sotto. Dai
palazzinari ai grillini. Roma è stata fotografata e ritratta da tutti i grandi
della letteratura, la memorialistica è intrisa del suo passato, ma il
problema con questa città è sempre stato il suo baloccante futuro da
cuccagna dove Franza o Spagna basta che se magna. Eterna.
Corrotta. Roma.

Scarica qui il file pdf. Scritto e impaginato con lo stile di List. Ora
possiamo andare tutti alla Stazione Termini.

Roma. Migranti, fuoco e acqua

Questa foto Ansa è stata scattata stamattina in piazza Indipendenza


a Roma. Pieno centro. È una zona della città che il titolare ha
frequentato tutti i giorni dal 2013 fino all'altro ieri, la sede di Radio24
(dove con Giovanni Minoli e Pietrangelo Buttafuoco abbiamo
trasmesso Mix24) è a pochissimi metri dal teatro della scena. Un
palazzo occupato da anni in via Curtatone è stato sgomberato, gli
extracomunitari hanno occupato i giardini (chiamarli così è
francamente eccessivo) e bivaccavano all'aperto. Condizioni di
sicurezza inimmaginabili nella zona. Tutta l'area intorno alla Stazione
Termini è una sorta di percorso nell'incubo dell'emarginazione e,
purtroppo, della delinquenza e del crimine. Passare nei giardini che
conducono verso piazza della Repubblica di notte è vivamente
sconsigliato. Il titolare l'ha fatto più volte per rendersi conto della
situazione sempre più degradata. Uno scenario incredibile e pe-ri-co-
lo-so. Stamattina la polizia è intervenuta per sgomberare i migranti che
- sia chiaro - avevano rifiutato un'altra sistemazione offerta dal
Comune. Le forze dell'ordine erano state avvisate della presenza di
bombole a gas e bottiglie molotov. C'era chi si era attrezzato per
provare a fare una battaglia urbana. La polizia ha usato gli idranti.
Questo è il problema Capitale, un dedalo di uomini e donne che
vagano nel disordine.

È il culmine di una situazione di grande confusione e


disorganizzazione che si è protratta nel tempo. Molte di queste
persone sgomberate infatti hanno lo status di rifugiato, tanti i bambini.
Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, lo sottolinea: "La verità va
detta tutta: questa situazione non è legata alla cosiddetta emergenza
migratoria, è una situazione storica di Roma, sintomo dell'assenza di
politiche adeguate e lungimiranti. Si continua con interventi
emergenziali quando sarebbe stato possibile valutare soluzioni
strutturali". Il titolare di List può confermare: era un problema noto da
molti anni.

Il prefetto di Roma Paola Basilone, in una nota ha spiegato che


lo sgombero di oltre 100 migranti è riuscito ed è stato svolto "in
condizioni di assoluta sicurezza, nonostante la prevedibile e decisa
opposizione degli occupanti e l'azione di infiltrazione posta in essere
dai Movimenti di Lotta per la Casa, che ha indotto gli occupanti
accampatisi in piazza Indipendenza a rifiutare sistemazioni alloggiative
alternative, determinati a rimanere in strada fino alla manifestazione
con corteo indetta dagli stessi Movimenti per sabato prossimo".
Sabato avremo un altro capitolo di questa storia. Roma, Caput Mundi.

C'è altro? Restiamo sul tema immigrazione, ma prendiamo un aereo


e andiamo a Londra. I dati sui migranti che cercano lavoro nel Regno
Unito in zona Brexit sono crollati. Seguite il titolare di List.

Effetto Brexit: meno stranieri in UK

L'ufficio nazionale di statistica del Regno Unito ha diffuso


stamattina numeri di grandi interesse. A marzo il flusso netto di
stranieri in cerca di lavoro nel Regno Unito è stata di 246 mila unità.
Nello stesso periodo del 2016 fu pari a 327 mila persone. Oltre 80 mila
persone in meno. È il primo effetto della Brexit, ancora non c'è, ma la
sua influenza è chiarissima: non si va a cercare lavoro dove sai che le
norme stanno per cambiare. La metà del calo è dovuta alla netta
diminuzione dell'ingresso di lavoratori dell'area Ue ( -51.000). La
realtà, inesorabile. Che cosa accadrà in futuro? Non lo sappiamo e in
ogni caso appare evidente che la Brexit è stata prima di tutto una
reazione che ha ragioni non economiche, ma culturali. La campagna
dei Brexiters si basava proprio su questo punto: "Take back control". E
l'immigrazione e le regole europee sulla libera circolazione erano il
tema chiave. Il poeta Novalis diceva: "Ogni inglese è un'isola".
Voliamo via? Sì, ma continuiamo il nostro viaggio sul jet. Allacciate le
cinture.

La rivoluzione low cost

Nell'attesa di conoscere il destino di Alitalia, il titolare di List segnala


un ottimo servizio del Wall Street Journal sulla rivoluzione innescata
dalle compagnie aeree low cost. Tutto in 14 grafici, non c'è bisogno di
aggiungere altro. Volare non è mai stato così facile e far volare le
compagnie aeree non è mai stato così difficile per i titani dell'aria. E se
non vi piace viaggiare, fate volare il vostro robot.

Cosa è un Robot? (e occhio al tosaerba)


Il titolare di List lo immaginava, vi siete svegliati stamattina con questa
pressante domanda: cosa è un robot? No, non è quello o quella che
dorme al vostro fianco, anche se qualche volta oggi lo sospettate e il
giorno del matrimonio vi sembrava tutto una meraviglia. Wired ha un
servizio e un video che risponde al vostro dilemma ma non risolve il
vostro problema coniugale.

Alt, fermi tutti. Il titolare di List ha trovato quello del sottosopra, sì dai,
quella sagoma che accede il tosaerba alle sei del mattino mentre voi
dormite. Ha subito un'evoluzione che vi leverà il sonno. Ha scoperto il
tosaerba che fa tutto da solo. Siamo spacciati.

Il tosaerba, uno degli oggetti mitologici di List.

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