La crisi agraria
> 133 a.C.:
- Scipione Emiliano distrugge Numanzia, conquistando di fatto tutta la
Spagna; ormai Roma era padrona assoluta di tutto il Mediterraneo;
- Tiberio Gracco, eletto tribuno della plebe, nonostante l’opposizione del
Senato e dei latifondisti, riesce a far approvare una legge agraria volta alla
ridistribuzione delle terre pubbliche a favore della plebe;
- Tiberio Gracco viene assassinato al Campidoglio durante un comizio: il
suo cadavere viene gettato nel Tevere; molti suoi partigiani vengono
giustiziati o esiliati senza regolare processo.
> 129 a.C.: Scipione Emiliano è trovato morto a casa: le circostanze della
morte non furono mai chiarite del tutto (forse omicidio);
> Nel 123 a.C. Gaio Gracco, fratello minore di Tiberio, viene eletto tribuno
della plebe, carica riconfermatagli l’anno successivo. Durante il suo
tribunato Gaio ripropose la riforma agraria del fratello, dispose la
distribuzione di grano a basso prezzo ai cittadini che ne avessero bisogno,
propose la concessione della cittadinanza latina a tutti gli Italici.
> Nel 121 a.C. Gaio Gracco, bloccato sull’Aventino per ordine del console,
si fa uccidere da un suo schiavo; la repressione porterà alla morte altri tre
mila suoi partigiani.
L’omicidio dei Gracchi consolidava solo apparentemente il potere
dell'aristocrazia: in realtà, esso dimostrava che questa, rifiutandosi di
soddisfare le esigenze dei plebei e degli Italici, ormai non si reggeva
più che con la violenza.
La crisi dell’esercito
Negli anni che seguirono la morte di Gaio Gracco, le riforme graccane
furono abrogate o limitate, lasciando insoluti i problemi sociali che ne
erano alla base.
La crisi agraria ebbe ripercussioni sull’arruolamento militare, il quale era
legato ai possedimenti dei cittadini: la diminuzione dei piccoli e medi
proprietari terrieri si ripercuoteva quindi sul numero dei cittadini che
potevano essere reclutati come soldati.
> Nel 112 a.C. scoppia la guerra giugurtina in Numidia (112-105 a.C.)
- Il regno di Numidia nel Nord Africa era conteso tra i fratelli Aderbale,
Iempsale e il loro cugino Giugurta;
- Giugurta nel 118 a.C. uccide il cugino Iempsale; Aderbale si rivolge ai
Romani, che dividono il regno tra i due contendenti;
- Nel 112 a.C. Giurguta uccide il cugino Aderbale nonché diversi cittadini
italici che si erano schierati con quest’ultimo;
- Il Senato dichiara guerra a Giugurta, ma l’esercito romano si dimostra
inefficace in battaglia; si sospetta inoltre che Giugurta corrompa con
denaro il senato romano per mantere intatta la propria posizione;
> Nel 107 a.C. Gaio Mario, un homo novus, aizzando il popolo contro la
corruzione del Senato e dei nobili, viene eletto console;
- Gaio Mario dispone una profonda riforma dell’esercito romano: i
cittadini potevano ormai arruolarsi senza alcuna restrizione di censo, cioè
potevano arruolarsi anche i proletari urbani e i contadini poveri senza
proprietà terriere
Questa riforma avrebbe, alla lunga, portato a enormi cambiamenti
storici. Infatti, da quel momento in poi, l’esercito sarebbe composto
prevalentemente da cittadini poveri che si arruolavano per ottenere,
oltre al soldo militare, la spartizione dei bottini e le assegnazioni di
terre ottenute durante le campagne vittoriose. Di conseguenza, i
soldati erano estremamente legati al proprio comandante e ai suoi
successi militari, più che al Senato, che rappresentava gli interessi
dell’oligarchia dominante.
La formazione di questi eserciti professionali si sarebbe rivelata ben
presto un pericoloso incentivo per tentativi di conquista illegale del
potere a Roma: i nuovi soldati combattevano per il loro
comandante, non per Roma, e per lui erano disposti a prendere le
armi anche contro altri cittadini romani;
Così difatti essi faranno per Mario, per Silla, per Pompeo, per Cesare,
per Marco Antonio e per Ottaviano, il che porterà in definitiva alla
fine della Repubblica e all’inizio del Principato.
> Nel 105 a.C. Mario riuscì a vincere la guerra, anche grazie all’aiuto del
suo legato Lucio Cornelio Silla;
> Subito dopo, i popoli Germanici dei Cimbri e dei Teutoni invadono
l’Europa fino a minacciare l’Italia e Roma stessa; per fronteggiare la
minaccia si decide di affidare il comando dell’esercito ancora a Mario;
> Dal 104 al 100 a.C. Mario fu eletto console per cinque anni di seguito,
fatto senza precedenti e in deroga all’ordinamento costituzionale;
> Il trionfo sui Teutoni (Aquae Sextiae, 102 a.C.) e sui Cimbri (Campi
Raudii, 101 a.C.) resero Mario l’uomo più potente di Roma.
> Nel 91 a.C. il tribuno della plebe Livio Druso riprese la proposta già
avanzata da Gaio Gracco di estendere la cittadinanza romana a tutti gli
alleati italici – tuttavia, come già Tiberio, anche Livio Druso venne
assassinato;
> Scoppia così la guerra sociale (socius: alleato in latino) tra gli alleati
italici e Roma, che ebbe un pesante bilancio di vittime in tutta la penisola;
> Roma schiera i suoi migliori genarali, fra cui Gaio Mario e Lucio
Cornelio Silla, costringendo gli insorti alla resa;
> Roma però si vede costretta ad approvare la Lex Iulia de civitate (90 a.C.)
che concedeva la cittadinanza romana agli alleati che si fossero arresi e
avessero deposto le armi.
> Approfittando della crisi interna romana, Mitridate, re del Ponto, occupa
alcune province romane d’Asia e dà ordine di uccidere tutti i Romani e gli
Italici residenti in Asia (decine di migliaia);
> Nell’88 a.C. il Senato affida il comando dell’esercito al console Lucio
Cornelio Silla, esponente conservatore della nobiltà senatoria;
> I populares reagiscono a questa decisione, approvando un plebiscito per
trasferire il comando a Mario (ma le assemble della plebe non avevano
competenze in materia militare);
Silla reagì compiendo un gesto senza precedenti: rientrato, marciò
con le sue truppe su Roma, infrangendo la legge dell’inviolabilità
del pomerio (il limite della di città di Roma non poteva essere varcato
in armi da un magistrato!)
> A Roma Silla con la forza delle armi ristabilisce la propria posizione,
costringendo Mario alla fuga;
> Partito per l’Asia, Silla vi rimase 4 anni, costringendo Mitridate (senza,
tuttavia, vincerlo) a pagare un’indennità di guerra e a ritirarsi nei suoi
antichi confini;
Lo scopo di Silla in realtà era quello di procurarsi gloria e denaro,
garantendosi inoltre la fedeltà delle proprie legioni;
> Tuttavia, durante la sua assenza, Mario era rientrato a Roma, e insieme
a Cinna, si riprese il controllo della città;
> Eletto console per l’86 a.C. (per la settima volta!), Mario scatenò una
feroce repressione contro i partigiani di Silla, compiendo violenze e
vendette personali di ogni sorta; Silla stesso venne proscritto, le sue case
distrutte e i suoi beni confiscati;
> Mario tuttavia morì poco dopo, all’età di 71 anni, durante il primo mese
del suo settimo mandato di console nell’86 a.C.
> Nell’84 a.C. Silla, consolidate le proprie forze in Asia, rientra a Roma
deciso a sconfiggere il partito dei populares mariani; si scatena così una
guerra civile tra sillani e mariani, cioè tra optimates e populares;
> Nell’82 a.C. Silla, nella battaglia di Porta Collina, sconfigge il console
Mario il Giovane, figlio adottivo di Mario, sbaragliando così i populares.
La dittatura di Silla
> Nel 79 a.C., compiuta la riforma dello Stato, Silla depose il proprio
potere, ritirandosi a vita privata.
Ma gli anni successivi avrebbero presto fatto capire che le sue riforme non
sarebbero bastate ad affrontare gli ormai urgenti problemi sociali che
affliggevano la società romana.
L’ascesa di Pompeo
Giulio Cesare, l’anno successivo (59 a.C.), ottenne il suo primo consolato
> A sostegno di Pompeo, fa approvare tutta la sua sistemazione delle
province orientali;
> A sostegno di Crasso, favorisce gli interessi economici degli equites in
Oriente;
> Fa passare una legge agraria che assegnava terre ai veterani di Pompeo
La riforma dell’esercito di Mario aveva risolto il problema della
disoccupazione del proletariato attraverso l’arruolamento
nell’esercito;
I soldati veterani, tuttavia, una volta rientrati in Italia, non
possedendo terre, tornavano alle condizioni precarie di prima; era il
vecchio problema cui i Gracchi avevano provato, invano, di dare una
soluzione;
La soluzione trovata dai comandanti militari, da Silla in poi, sarà
quella di assegnare appezzamenti di terra ai propri veterani alla
fine del servizio militare, come ricompensa della loro fatica e
fedeltà;
Ciò ovviamente legava ancora di più i soldati al proprio
comandante, dal quale dipendeva il loro futuro benessere e al quale
erano spesso legati da un forte vincolo di lealtà, visto che
combattevano a suo fianco anche per decine di anni;
Così, il problema della distribuzione delle terre, al quale il
Senato si era ostinatamente rifiutato di dare una soluzione
soddisfacente tramite leggi agrarie – e che, anzi, portò alla
morte violenta Tiberio e Gaio Gracco pur di non far passare
le loro riforme – trovava finalmente una risoluzione:
l’assegnazione di terre come ricompensa del proprio
servizio militare nelle file di un comandante militare di
prestigio, che spesso confiscava i beni e le terre dei propri
nemici politici sconfitti per distribuirle al proprio esercito
personale.
Intanto Cesare era sceso con la legione XIII nella penisola e si era stanziato
a Ravenna, ai limiti del territorio Romano, per attendere gli sviluppi
successivi. A gennaio del 49 a.C. la situazione precipita:
> Cesare informò al Senato che era disposto lasciare il comando
proconsolare sulle proprie legioni, purché Pompeo facesse lo stesso;
> Il Senato e Pompeo rifiutarono di farlo e imposero un ultimato a
Cesare di lasciare immediatamente il comando delle sue legioni, pena
essere dichiarato nemico della Repubblica (7 gennaio);
> Intanto il Senato provvide all’assegnazione delle province, fra cui la
Gallia stessa, ad altri cittadini che non erano stati ancora nemmeno eletti,
tutto ciò senza nessuna approvazione da parte del popolo, poiché i
tribuni della plebe (fra cui Marco Antonio) avevano dovuto lasciare la
città;
> Né il Senato né Pompeo si sarebbero mai aspettati che Cesare invadesse
l’Italia con una sola legione
ma si sbagliarono: solo tre giorni dopo l’ultimato, Cesare varcava il
fiume Rubicone (che segnava l’inizio dell’Italia romana),
pronunciando la famosa frase alea iacta est – “il dado è tratto”.
A fare il resto furono la Caesariana celeritas, cioè la straordinaria
rapidità di Cesare che sconvolgeva i nemici portandoli a commettere
degli errori; e la sua clementia, che contribuiva a un rapido
capovolgimento delle simpatie
Pompeo era stato colto completamente di sorpresa e non seppe fare altro
che ritirarsi da Roma scappando in Grecia
Pompeo intendeva posticipare la lotta: il suo piano era
probabilmente quello di sbarcare nel sud Italia di concerto con i suoi
veterani che avrebbero dovuto raggiungerlo dalla Spagna
Ma una volta ancora la rapidità fulminea di Cesare mandò a vuoto i
disegni dell’avversario:
Cesare, anticipando i piani di Pompeo, partì subito per la Spagna
dove fece convergere tutte le sue legioni della Gallia;
I Pompeiani presto capitolarono dinnanzi al genio militare di
Cesare;
Verso gli avversari sconfitti Cesare esercitò, secondo consuetudine,
la sua clemenza
Rientrato a Roma, Cesare venne infine eletto console per il 48 a.C e, a
gennaio di quell’anno, parte per la Grecia per lo scontro risolutivo contro
Pompeo:
Questo si ebbe il 9 agosto a Farsalo in Grecia;
22 mila uomini di Cesare combatterono contro 40 mila uomini agli
ordini di Pompeo – due eccellenti comandanti si scontravano sul
campo;
Quando la cavalleria di Pompeo, vittoriosa contro quella di Cesare,
procedeva all’accerchiamento dell’avversario, Cesare la fece
intercettare da otto coorti nascoste dietro allo schieramento: la
cavalleria di Pompeo, presa alla sprovvista, veniva colpita sul viso
dai giavellotti lanciati dal nemico;
Intanto il fronte pompeiano stesso iniziava a cedere davanti alla
superiore valentia dei veterani di Gallia e i soldati sbandarono
Cesare aveva vinto; Pompeo, che si era rifugiato nella propria tenda, gettò
via le insegne di comandante e scappò in Egitto.
Erano rimasti morti circa 15 mila uomini, mentre 24 mila erano i
prigionieri;
Verso l’Africa scapparono alcuni senatori irriducibili, fra cui
Catone;
Agli altri Cesare fece grazia della vita: tra questi erano Marco Bruto
e Cicerone
L’Egitto, dove Pompeo aveva deciso di cercare riparo, era impegnato in
una guerra civile tra il re Tolemeo XIII, allora 13enne, e la sorella
Cleopatra, di 21 anni.
Furono i ministri del re, nell’intento di togliersi dall’imbarazzo, a
progettare ed eseguire l’assassinio di Pompeo, il quale, insieme ai suoi
più fedeli ufficiali, fu pugnalato a tradimento non appena sbarcato.
Al suo arrivo in Egitto, tre giorni dopo, Cesare si vide recare con
raccapriccio la testa imbalsamata di Pompeo, un avversario – e per
lunghi anni suo amico – che Cesare avrebbe probabilmente risparmiato:
Non era ammissibile, ai suoi occhi, che degli Egiziani ardissero
uccidere un nobile romano e lo privassero del suo diritto alla
clementia;
Nei mesi successivi Cesare si sarebbe impegnato nella guerra civile
egiziana contro Tolomeo XIII, sostenendo la causa della giovane
Cleopatra, affascinato dalla quale Cesare divenne anche l’amante.