Sei sulla pagina 1di 20

La Crisi della Repubblica (133 a.C. – 79 a.C.

La crisi agraria
> 133 a.C.:
- Scipione Emiliano distrugge Numanzia, conquistando di fatto tutta la
Spagna; ormai Roma era padrona assoluta di tutto il Mediterraneo;
- Tiberio Gracco, eletto tribuno della plebe, nonostante l’opposizione del
Senato e dei latifondisti, riesce a far approvare una legge agraria volta alla
ridistribuzione delle terre pubbliche a favore della plebe;
- Tiberio Gracco viene assassinato al Campidoglio durante un comizio: il
suo cadavere viene gettato nel Tevere; molti suoi partigiani vengono
giustiziati o esiliati senza regolare processo.

> 129 a.C.: Scipione Emiliano è trovato morto a casa: le circostanze della
morte non furono mai chiarite del tutto (forse omicidio);

> Nel 123 a.C. Gaio Gracco, fratello minore di Tiberio, viene eletto tribuno
della plebe, carica riconfermatagli l’anno successivo. Durante il suo
tribunato Gaio ripropose la riforma agraria del fratello, dispose la
distribuzione di grano a basso prezzo ai cittadini che ne avessero bisogno,
propose la concessione della cittadinanza latina a tutti gli Italici.
> Nel 121 a.C. Gaio Gracco, bloccato sull’Aventino per ordine del console,
si fa uccidere da un suo schiavo; la repressione porterà alla morte altri tre
mila suoi partigiani.
 L’omicidio dei Gracchi consolidava solo apparentemente il potere
dell'aristocrazia: in realtà, esso dimostrava che questa, rifiutandosi di
soddisfare le esigenze dei plebei e degli Italici, ormai non si reggeva
più che con la violenza.
La crisi dell’esercito
Negli anni che seguirono la morte di Gaio Gracco, le riforme graccane
furono abrogate o limitate, lasciando insoluti i problemi sociali che ne
erano alla base.
La crisi agraria ebbe ripercussioni sull’arruolamento militare, il quale era
legato ai possedimenti dei cittadini: la diminuzione dei piccoli e medi
proprietari terrieri si ripercuoteva quindi sul numero dei cittadini che
potevano essere reclutati come soldati.

> Nel 112 a.C. scoppia la guerra giugurtina in Numidia (112-105 a.C.)
- Il regno di Numidia nel Nord Africa era conteso tra i fratelli Aderbale,
Iempsale e il loro cugino Giugurta;
- Giugurta nel 118 a.C. uccide il cugino Iempsale; Aderbale si rivolge ai
Romani, che dividono il regno tra i due contendenti;
- Nel 112 a.C. Giurguta uccide il cugino Aderbale nonché diversi cittadini
italici che si erano schierati con quest’ultimo;
- Il Senato dichiara guerra a Giugurta, ma l’esercito romano si dimostra
inefficace in battaglia; si sospetta inoltre che Giugurta corrompa con
denaro il senato romano per mantere intatta la propria posizione;

> Nel 107 a.C. Gaio Mario, un homo novus, aizzando il popolo contro la
corruzione del Senato e dei nobili, viene eletto console;
- Gaio Mario dispone una profonda riforma dell’esercito romano: i
cittadini potevano ormai arruolarsi senza alcuna restrizione di censo, cioè
potevano arruolarsi anche i proletari urbani e i contadini poveri senza
proprietà terriere
 Questa riforma avrebbe, alla lunga, portato a enormi cambiamenti
storici. Infatti, da quel momento in poi, l’esercito sarebbe composto
prevalentemente da cittadini poveri che si arruolavano per ottenere,
oltre al soldo militare, la spartizione dei bottini e le assegnazioni di
terre ottenute durante le campagne vittoriose. Di conseguenza, i
soldati erano estremamente legati al proprio comandante e ai suoi
successi militari, più che al Senato, che rappresentava gli interessi
dell’oligarchia dominante.
 La formazione di questi eserciti professionali si sarebbe rivelata ben
presto un pericoloso incentivo per tentativi di conquista illegale del
potere a Roma: i nuovi soldati combattevano per il loro
comandante, non per Roma, e per lui erano disposti a prendere le
armi anche contro altri cittadini romani;
 Così difatti essi faranno per Mario, per Silla, per Pompeo, per Cesare,
per Marco Antonio e per Ottaviano, il che porterà in definitiva alla
fine della Repubblica e all’inizio del Principato.

> Nel 105 a.C. Mario riuscì a vincere la guerra, anche grazie all’aiuto del
suo legato Lucio Cornelio Silla;
> Subito dopo, i popoli Germanici dei Cimbri e dei Teutoni invadono
l’Europa fino a minacciare l’Italia e Roma stessa; per fronteggiare la
minaccia si decide di affidare il comando dell’esercito ancora a Mario;
> Dal 104 al 100 a.C. Mario fu eletto console per cinque anni di seguito,
fatto senza precedenti e in deroga all’ordinamento costituzionale;
> Il trionfo sui Teutoni (Aquae Sextiae, 102 a.C.) e sui Cimbri (Campi
Raudii, 101 a.C.) resero Mario l’uomo più potente di Roma.

Gli alleati italici e la cittadinanza romana

> Nel 91 a.C. il tribuno della plebe Livio Druso riprese la proposta già
avanzata da Gaio Gracco di estendere la cittadinanza romana a tutti gli
alleati italici – tuttavia, come già Tiberio, anche Livio Druso venne
assassinato;
> Scoppia così la guerra sociale (socius: alleato in latino) tra gli alleati
italici e Roma, che ebbe un pesante bilancio di vittime in tutta la penisola;
> Roma schiera i suoi migliori genarali, fra cui Gaio Mario e Lucio
Cornelio Silla, costringendo gli insorti alla resa;
> Roma però si vede costretta ad approvare la Lex Iulia de civitate (90 a.C.)
che concedeva la cittadinanza romana agli alleati che si fossero arresi e
avessero deposto le armi.

La guerra civile tra Mario e Silla

> Approfittando della crisi interna romana, Mitridate, re del Ponto, occupa
alcune province romane d’Asia e dà ordine di uccidere tutti i Romani e gli
Italici residenti in Asia (decine di migliaia);
> Nell’88 a.C. il Senato affida il comando dell’esercito al console Lucio
Cornelio Silla, esponente conservatore della nobiltà senatoria;
> I populares reagiscono a questa decisione, approvando un plebiscito per
trasferire il comando a Mario (ma le assemble della plebe non avevano
competenze in materia militare);
 Silla reagì compiendo un gesto senza precedenti: rientrato, marciò
con le sue truppe su Roma, infrangendo la legge dell’inviolabilità
del pomerio (il limite della di città di Roma non poteva essere varcato
in armi da un magistrato!)
> A Roma Silla con la forza delle armi ristabilisce la propria posizione,
costringendo Mario alla fuga;
> Partito per l’Asia, Silla vi rimase 4 anni, costringendo Mitridate (senza,
tuttavia, vincerlo) a pagare un’indennità di guerra e a ritirarsi nei suoi
antichi confini;
 Lo scopo di Silla in realtà era quello di procurarsi gloria e denaro,
garantendosi inoltre la fedeltà delle proprie legioni;
> Tuttavia, durante la sua assenza, Mario era rientrato a Roma, e insieme
a Cinna, si riprese il controllo della città;
> Eletto console per l’86 a.C. (per la settima volta!), Mario scatenò una
feroce repressione contro i partigiani di Silla, compiendo violenze e
vendette personali di ogni sorta; Silla stesso venne proscritto, le sue case
distrutte e i suoi beni confiscati;
> Mario tuttavia morì poco dopo, all’età di 71 anni, durante il primo mese
del suo settimo mandato di console nell’86 a.C.

> Nell’84 a.C. Silla, consolidate le proprie forze in Asia, rientra a Roma
deciso a sconfiggere il partito dei populares mariani; si scatena così una
guerra civile tra sillani e mariani, cioè tra optimates e populares;
> Nell’82 a.C. Silla, nella battaglia di Porta Collina, sconfigge il console
Mario il Giovane, figlio adottivo di Mario, sbaragliando così i populares.

La dittatura di Silla

> Silla, preso il potere, si vendicò dei populares con massacri e


proscrizioni di cui migliaia di cittadini furono vittime:
 Le famose liste di proscrizione di Silla erano elenchi di persone che
chiunque poteva uccidere impunemente, anzi gli uccisori
ricevevano addirittura un premio, ricavato dai beni confiscati agli
uccisi;
> Le proprietà terriere confiscate furono distribuite ai veterani
dell’esercito, per ripagarli delle campagne militari e per garantire a Silla la
loro lealtà;
> Nell’81 a.C. Silla si fece dichiarare dittatore ai fini di varare una vasta
riforma dello Stato;
> Silla, che era un esponente dell’aristocrazia senatoria, intendeva
rafforzare l’autorità del Senato:
- egli privò quindi i tribuni della plebe di quasi tutte le loro prerogative,
limitando il potere dei populares: tolse loro il diritto di veto e gli impedì
di accedere al consolato e alla pretura;
- ristabilì un intervallo di dieci anni tra il primo consolato e un eventuale
secondo (per evitare un’iterazione pericolosa della carica, come era
avvenuto per Gaio Mario, console ben sette volte);
- estese i limiti del pomerio a tutta l’Italia (fino ai fiumi Magra e Rubicone,
confini con la Gallia Cisalpina), per impedire che altri generali (seguendo
il suo stesso esempio…) marciassero con l’esercito su Roma per imporre
la propria volontà con le armi

> Nel 79 a.C., compiuta la riforma dello Stato, Silla depose il proprio
potere, ritirandosi a vita privata.

Ma gli anni successivi avrebbero presto fatto capire che le sue riforme non
sarebbero bastate ad affrontare gli ormai urgenti problemi sociali che
affliggevano la società romana.

Anzi, Silla, che con le proprie vittoriose campagne militari all’estero e la


promessa di distribuzione di terra ai veterani era riuscito addirittura a
imporre con le armi la propria dittatura a Roma, servì, ironicamente, più
che altro d’esempio a un giovane, allora ventenne, di origini nobili ma di
tendenze mariane e popolari, il quale sarebbe riuscito, nell’arco della sua
sbalorditiva carriera militare, a imporre anch’egli con la forza delle armi
il proprio potere personale su tutta Roma: GAIO GIULIO CESARE.
La Fine della Repubblica ( 78 a.C. – 44 a.C.)

L’ascesa di Pompeo

> La ribellione di Sertorio (80-72 a.C.)


Seppure Mario fosse morto da alcuni anni, molti suoi seguaci populares
continuarono a far tenace opposizione al nuovo governo degli optimates
istaurato da Silla;
Il principale di essi fu Sertorio, il quale organizzò in Spagna uno Stato
secessionista, composto dai mariani proscritti e dalla popolazione
locale;
Sertorio, che era un abile comandante, riuscì a sconfiggere più volte gli
eserciti della Repubblica;
Sarà un altro giovane e promettente comandante, antico partigiano di
Silla, a riuscire a sconfiggerlo dopo quattro anni di guerra: Gneo Pompeo

> La rivolta di Spartaco (73-71 a.C.)


Intanto in Italia era scoppiata una ribellione degli schiavi, capeggiata
dallo schiavo gladiatore Spartaco, che mise in grande difficoltà
l’esercito di Roma;
All rivolta schiavile infatti si erano uniti anche uomini liberi: piccoli
proprietari terrieri rovinati, appartenenti al proletariato rurale, alla
ricerca di nuove terre e opportunità;
Battuto ripetutamente l’esercito romano, il Senato si vide costretto a
conferire il comando militare al ricchissimo senatore Marco Licinio
Crasso, antico partigiano di Silla;
Crasso riuscì infine a sconfiggere i ribelli; quei pochi che erano riusciti a
scappare a nord furono soppressi da Pompeo, reduce vittorioso dalla
Spagna, e interessato a rivendicare qualche merito militare anche nella
vittoria contro Spartaco;
Crasso e Pompeo, forti dei propri successi militari, e dell’appoggio delle
legioni, stanziate alle porte di Roma, riescono a farsi eleggere entrambi
consoli per il 70 a.C.
 L’elezione di Pompeo, che non aveva mai ricoperto una
magistratura minore (questura, edilità, pretura), era una palese
violazione della legge
Eletto console, Pompeo, per ottenere l’appoggio dei populares e degli
equites, abolisce gli aspetti più pesanti della riforma sillana:
 Vengono restituite le prerogative dei tribuni della plebe, soppresse
precedentemente da Silla;
 Vengono assegnati ai cavalieri i due terzi dei seggi nei tribunali
per reato di concussione;
 I cittadini italici, che dopo la guerra sociale avevano ottenuto la
cittadinanza romana, furono finalmente iscritti nelle tribù
elettorali e potevano così esercitare il proprio diritto di voto a
Roma
Con questa riforma moderata, Pompeo cercava di ottenere l’appoggio
dei populares e degli equites, senza perdere tuttavia il sostegno degli
optimates: ma un tale equilibrio era difficile e i conflitti tra i diversi
gruppi si sarebbero presto nuovamente inaspriti.

> La guerra contro i pirati (67 a.C.)


L’intensità dei commerci nel Mediterraneo, attraverso il quale circolavano
immense ricchezze, invitava alla pirateria;
L’insicurezza del mare nuoceva direttamente agli equites, il ceto dei
mercanti e affaristi, che rischiavano di vedere vanificati dai pirati i propri
enormi investimenti nelle province;
Per di più, l’insicurezza e gli atti di pirateria stessi avevano portato al
rincaro del grano, il che colpiva direttamente la plebe, per la quale il pane
era la base dell’alimentazione.
Così, nel 67 a.C. il tribuno della plebe Gabinio chiese ed ottenne che a
Pompeo, affinché i piritati venissero definitivamente sconfitti, fosse
conferito l’imperium proncosolare maius:
 Si concedeva a Pompeo il comando (imperium) non su una singola
provincia, ma su tutte le province romane;
 Il suo potere era superiore (maius) rispetto a quello dei governanti
stessi delle province (proconsules);
 A lui veniva affidata un’flotta di più di 200 navi e il comando su
120.000 soldati.
Non si era mai vista, nella storia della Repubblica, una tale
concentrazione di potere nelle mani di un solo uomo, che per di più allora
non ricopriva nessun incarico pubblico. La riforma sillana, che aveva
provato a impedire che un solo uomo potesse ottenere tutto il potere, era
definitivamente alle spalle.
Forte di questo potere straordinario e grazie anche al suo genio militare,
Pompeo riuscì ad annientare tutti i pirati in soli tre mesi: per secoli
avvenire non ci sarebbero più stati casi di pirateria nel Mediterraneo.

> La guerra contro Mitridate (66-63 a.C.)


Nel 66 a.C. il tribuno della plebe Manilio propose di affidare a Pompeo il
comando della guerra contro il vecchio Mitridate, re del Ponto, che aveva
di nuovo invaso (come ai tempi di Silla) i territori romani in Asia Minore;
ciò preoccupava specialmente il ceto dei cavalieri (equites), che avevano
ingenti capitali investiti in quella regione;
La proposta di legge fu appoggiata da altri due personaggi:
 Cicerone, un famoso oratore, che era molto legato al ceto dei
cavalieri, direttamente interessato dalla legge. Cicerone inoltre
cercava di ottenere l’appoggio di Pompeo per la propria candidatura
a pretore per l’anno successivo;
 Il giovane Giulio Cesare, che iniziava la propria carriera politica, e
cercava di ottenere sia l’appoggio dei populares che di Pompeo
stesso.
Pompeo, che non era nemmeno rientrato a Roma dall’Asia dopo la
campagna contro i pirati, riuscì a sconfiggere facilmente Mitridate.
Forte dei propri successi militari e della fedeltà delle sue truppe, Pompeo
attaccò di sua iniziativa anche la Siria, riducendola a provincia romana:
così il dominio di Roma si estendeva ormai fino alla Palestina. Pompeo si
dedicò nel 63 a.C. alla sistemazione del territorio che aveva conquistato.
 Il Senato tuttavia, preoccupato per la libera iniziativa e l’eccessivo
potere di Pompeo, si rifiutò di accettare la sua sistemazione dei
territori d’Asia;
 Gli negò inoltre le terre da distribuire ai veterani al momento del
congedo.
La situazione era pericolosa: molti temevano che Pompeo – come aveva
fatto vent’anni prima Silla di ritorno dall’Asia – imponesse la propria
dittatura con le armi;
Ma Pompeo, pur interessato a mantenere la propria preminenza a Roma,
non volle far violenza alle istituzioni repubblicane;
Rientrato in Italia nel 62 a.C., congedò le truppe (comunque arricchite dai
bottini di guerra in Asia) con le quali avrebbe potuto facilmente, se solo
lo avesse voluto, prendere il potere.
L’opposizione del Senato a Pompeo, tuttavia, lo spinse a stringere un
accordo privato con gli altri due politici di spicco di allora:
 il ricchissimo Crasso, che era già stato console collega di Pompeo
dopo la guerra contro Spartaco, assai influente fra gli equites;
 Giulio Cesare, di nobile famiglia, ma di tendenze popolari,
carismatico come Mario e altrettanto amato dalla plebe.
Nasceva così il Primo Triumvirato: un accordo tra privati cittadini per
la gestione del potere, che metteva in evidenza tutta la fragilità della
Repubblica romana e del Senato dinnanzi al carisma e potere militare
dei brillanti comandati.
L’ascesa di Cesare

> Il Primo Triumvirato (60 a.C.)


I tre personaggi più potenti di allora (Cesare, Pompeo e Crasso) si unirono
in un accordo privato per sostenersi a vicenda e contrastare l’opposizione
degli optimates, capeggiati da Catone il Giovane, bisnipote di Catone il
Censore, e da Cicerone, importante oratore e uomo politico.

Giulio Cesare, l’anno successivo (59 a.C.), ottenne il suo primo consolato
> A sostegno di Pompeo, fa approvare tutta la sua sistemazione delle
province orientali;
> A sostegno di Crasso, favorisce gli interessi economici degli equites in
Oriente;
> Fa passare una legge agraria che assegnava terre ai veterani di Pompeo
 La riforma dell’esercito di Mario aveva risolto il problema della
disoccupazione del proletariato attraverso l’arruolamento
nell’esercito;
 I soldati veterani, tuttavia, una volta rientrati in Italia, non
possedendo terre, tornavano alle condizioni precarie di prima; era il
vecchio problema cui i Gracchi avevano provato, invano, di dare una
soluzione;
 La soluzione trovata dai comandanti militari, da Silla in poi, sarà
quella di assegnare appezzamenti di terra ai propri veterani alla
fine del servizio militare, come ricompensa della loro fatica e
fedeltà;
 Ciò ovviamente legava ancora di più i soldati al proprio
comandante, dal quale dipendeva il loro futuro benessere e al quale
erano spesso legati da un forte vincolo di lealtà, visto che
combattevano a suo fianco anche per decine di anni;
 Così, il problema della distribuzione delle terre, al quale il
Senato si era ostinatamente rifiutato di dare una soluzione
soddisfacente tramite leggi agrarie – e che, anzi, portò alla
morte violenta Tiberio e Gaio Gracco pur di non far passare
le loro riforme – trovava finalmente una risoluzione:
l’assegnazione di terre come ricompensa del proprio
servizio militare nelle file di un comandante militare di
prestigio, che spesso confiscava i beni e le terre dei propri
nemici politici sconfitti per distribuirle al proprio esercito
personale.

 Questa nuova tipologia di comandante e di esercito finirà, nel giro


di pochi anni, per togliere ogni vero potere di decisione al Senato,
provocando, di conseguenza, la fine della Repubblica.

> La conquista della Gallia (58 a.C. – 50 a.C.)


Cesare ottenne per l’anno successivo al suo consolato, il 58 a.C., il governo
delle Gallie (Cisalpina e Narbonense)
 Il Senato gli assegnò le due province, poco importanti, per tenerlo
lontano dalle ricche terre d’Asia, che avevano fatto la fortuna di
Silla e di Pompeo;
Cesare però non intendeva lasciarsi sfuggire l’occasione di mettere in atto
tutto il suo genio militare e partì deciso a portare avanti una grande
campagna di conquista che gli potesse procurare enorme prestigio e un
esercito fedele e addestrato, come quello di Pompeo.
 Giulio Cesare sarebbe stato in grado nell’arco di soli 8 anni di
sottomettere un territorio equivalente agli attuali Belgio, Francia e
Svizzera
Intanto, nel 56 a.C., il patto tra Cesare, Pompeo e Crasso venne
rinnovato:
> Crasso e Pompeo sarebbero stati consoli colleghi di nuovo nel 55 a.C.;
> Dopodiché, Crasso avrebbe avuto il governo della Siria e Pompeo il
governo della Spagna per ben cinque anni; a Cesare venne prorogato per
altri cinque anni il proconsolato in Gallia (quindi dal 55 fino al 50 a.C.)

> Il caos a Roma


A Roma intanto il conflitto tra populares e optimates si inaspriva sempre
di più:
> Nel 58 a.C. il tribuno della plebe Clodio riuscì a costringere all’esilio
Cicerone, suo nemico personale e figura importante del senato;
> Clodio, forte delle proprie bande armate, acquisiva sempre più potere a
Roma;
> Pompeo e Crasso, preoccupati per la situazione che si delineava, fanno
eleggere Milone, nemico personale di Clodio, tribuno della plebe per il 57
a.C.
> Ma ciò peggiorò la situazione: ormai Roma era diventata palcoscenico
di una vera e propria guerriglia tra le bande armate di Clodio e Milone,
che andrà avanti per alcuni anni;

Intanto, nel 53 a.C. il triumviro Crasso, desideroso di successi militari


paragonabili a quelli di Cesare e di Pompeo, morì in battaglia durante una
campagna contro i Parti, che si concluse con la disfatta dei Romani
 Da anni non succedeva che un magistrato romano venisse sconfitto
e addirittura ucciso in battaglia! L’opinione pubblica rimase molto
colpita dal fatto e lo interpretò come segno della decadenza politica
e morale cui la Repubblica romana era andata incontro negli ultimi
anni

Nel 52 a.C. la situazione a Roma precipita:


> Clodio restò ucciso in un confronto contro le bande di Milone;
> La città diventò un campo di battaglia tra le due fazioni, il che impedì
addirittura che si tenessero le elezioni dei consoli
> Il Senato, non sapendo né potendo fare altro, nominò Pompeo console
sine collega – carica inesistente e che equivaleva di fatto alla dittatura;
> Pompeo fu autorizzato ad arruolare truppe e in breve tempo ristabilì
l’ordine, mandando inoltre in esilio Milone:
 Ormai Pompeo era l’unico uomo di potere a Roma

> La guerra civile (49 a.C. - 48 a.C.)


Nel 50 a.C. la conquista di tutta la Gallia era compiuta: Cesare ormai
poteva vantare un’impresa pari o superiore a quella di Pompeo in Asia.
Cesare intendeva prolungare il proprio proconsolato per l’anno 49 a.C.
(mossa conforme alla legge) fino ad ottenere il consolato per il 48 a.C.,
candidandosi in absentia (assente da Roma)
 così Cesare non si sarebbe dovuto presentare a Roma da privato
cittadino, mentre a Pompeo il Senato, intimorito dai successi di
Cesare, aveva prolungato il proconsolato in Spagna (nonostante lui
fosse a Roma!) fino al 45 a.C.;
 Cesare non era disposto a rinunciare al comando delle proprie
legioni, come voleva il Senato, mentre Pompeo manteneva immutata
la sua posizione di potere, al comando di più legioni;

Intanto Cesare era sceso con la legione XIII nella penisola e si era stanziato
a Ravenna, ai limiti del territorio Romano, per attendere gli sviluppi
successivi. A gennaio del 49 a.C. la situazione precipita:
> Cesare informò al Senato che era disposto lasciare il comando
proconsolare sulle proprie legioni, purché Pompeo facesse lo stesso;
> Il Senato e Pompeo rifiutarono di farlo e imposero un ultimato a
Cesare di lasciare immediatamente il comando delle sue legioni, pena
essere dichiarato nemico della Repubblica (7 gennaio);
> Intanto il Senato provvide all’assegnazione delle province, fra cui la
Gallia stessa, ad altri cittadini che non erano stati ancora nemmeno eletti,
tutto ciò senza nessuna approvazione da parte del popolo, poiché i
tribuni della plebe (fra cui Marco Antonio) avevano dovuto lasciare la
città;
> Né il Senato né Pompeo si sarebbero mai aspettati che Cesare invadesse
l’Italia con una sola legione
 ma si sbagliarono: solo tre giorni dopo l’ultimato, Cesare varcava il
fiume Rubicone (che segnava l’inizio dell’Italia romana),
pronunciando la famosa frase alea iacta est – “il dado è tratto”.
 A fare il resto furono la Caesariana celeritas, cioè la straordinaria
rapidità di Cesare che sconvolgeva i nemici portandoli a commettere
degli errori; e la sua clementia, che contribuiva a un rapido
capovolgimento delle simpatie

Pompeo era stato colto completamente di sorpresa e non seppe fare altro
che ritirarsi da Roma scappando in Grecia
 Pompeo intendeva posticipare la lotta: il suo piano era
probabilmente quello di sbarcare nel sud Italia di concerto con i suoi
veterani che avrebbero dovuto raggiungerlo dalla Spagna
Ma una volta ancora la rapidità fulminea di Cesare mandò a vuoto i
disegni dell’avversario:
 Cesare, anticipando i piani di Pompeo, partì subito per la Spagna
dove fece convergere tutte le sue legioni della Gallia;
 I Pompeiani presto capitolarono dinnanzi al genio militare di
Cesare;
 Verso gli avversari sconfitti Cesare esercitò, secondo consuetudine,
la sua clemenza
Rientrato a Roma, Cesare venne infine eletto console per il 48 a.C e, a
gennaio di quell’anno, parte per la Grecia per lo scontro risolutivo contro
Pompeo:
 Questo si ebbe il 9 agosto a Farsalo in Grecia;
 22 mila uomini di Cesare combatterono contro 40 mila uomini agli
ordini di Pompeo – due eccellenti comandanti si scontravano sul
campo;
 Quando la cavalleria di Pompeo, vittoriosa contro quella di Cesare,
procedeva all’accerchiamento dell’avversario, Cesare la fece
intercettare da otto coorti nascoste dietro allo schieramento: la
cavalleria di Pompeo, presa alla sprovvista, veniva colpita sul viso
dai giavellotti lanciati dal nemico;
 Intanto il fronte pompeiano stesso iniziava a cedere davanti alla
superiore valentia dei veterani di Gallia e i soldati sbandarono

Cesare aveva vinto; Pompeo, che si era rifugiato nella propria tenda, gettò
via le insegne di comandante e scappò in Egitto.
 Erano rimasti morti circa 15 mila uomini, mentre 24 mila erano i
prigionieri;
 Verso l’Africa scapparono alcuni senatori irriducibili, fra cui
Catone;
 Agli altri Cesare fece grazia della vita: tra questi erano Marco Bruto
e Cicerone
L’Egitto, dove Pompeo aveva deciso di cercare riparo, era impegnato in
una guerra civile tra il re Tolemeo XIII, allora 13enne, e la sorella
Cleopatra, di 21 anni.
Furono i ministri del re, nell’intento di togliersi dall’imbarazzo, a
progettare ed eseguire l’assassinio di Pompeo, il quale, insieme ai suoi
più fedeli ufficiali, fu pugnalato a tradimento non appena sbarcato.
Al suo arrivo in Egitto, tre giorni dopo, Cesare si vide recare con
raccapriccio la testa imbalsamata di Pompeo, un avversario – e per
lunghi anni suo amico – che Cesare avrebbe probabilmente risparmiato:
 Non era ammissibile, ai suoi occhi, che degli Egiziani ardissero
uccidere un nobile romano e lo privassero del suo diritto alla
clementia;
 Nei mesi successivi Cesare si sarebbe impegnato nella guerra civile
egiziana contro Tolomeo XIII, sostenendo la causa della giovane
Cleopatra, affascinato dalla quale Cesare divenne anche l’amante.

Negli anni successivi Cesare debellò gli ultimi focolai di resistenza


organizzati da alcuni senatori irriducibili oppure da ex-pompeiani:
 Nel 46 a.C. Cesare sconfigge gran parte della resistenza
repubblicana in Africa;
 In seguito alla vittoria di Cesare, il senatore Catone si toglie
nobilmente la vita a Utica, preferendo la morte alla tirannide
dell’uomo che aveva portato guerra alla Repubblica.
Tornato a Roma Cesare celebrò il suo spettacolare trionfo e si fece
nominare dittatore per dieci anni.
L’anno successivo (45 a.C.), Cesare debellava gli ultimi oppositori in
Spagna, capeggiati dal figlio di Pompeo, che vi rimase ucciso: lo scontro
civile era definitivamente concluso.

> La dittatura di Cesare


Preso il controllo dello Stato, Cesare si fece nominare dittatore nel 46 a.C.
e addirittura dittatore a vita nel 44 a.C. Nell’arco di questi anni varò una
serie di importanti leggi:
> Cesare procedette innanzitutto a un’importante riforma agraria: senza
che si facesse ricorso a confische, ampi appezzamenti di terra vennero
acquistati dallo Stato, che li assegnava ai veterani
 Questi erano costretti a coltivarli per almeno 20 anni prima di poterli
vendere, onde evitare che la terra di nuovo si concentrasse nelle
mani di pochi latifondisti;
> Buona parte del proletariato urbano venne assorbita nel grande
programma edilizio di Cesare (Forum Iulium; Basilica Iulia; Curia Iulia;
numerosi templi, come quelli di Venere, di Concordia, di Clementia ecc.);
> Un’altra parte venne destinata alla fondazione di nuove colonie romane
fuori dall’Italia (Asia, Africa, Spagna, Gallia), insieme a tanti veterani di
Cesare;
> Cesare inoltre concesse la cittadinanza romana a molti abitanti delle
province che avevano combattuto con valore per l’esercito romano
 Cesare intendeva con questi provvedimenti risolvere il problema
della fame di terre senza ricorrere a un esproprio generalizzato, come
aveva fatto invece Silla;
 Voleva inoltre, gradualmente, livellare le differenze esistenti tra
Roma e il resto dell’Impero – intendeva cioè romanizzare di fatto
tutto l’Impero.

La concentrazione di poteri di Giulio Cesare era senza precedenti:


dittatore a vita, egli si fece attribuire inoltre la sacrosanctitas dei tribuni
della plebe, nonché la presidenza a vita del senato e il titolo di imperator,
cioè di comandante vincitore, in perpetuo.
> Cesare possedeva un patrimonio economico che i bottini e le confische
avevano aumentato a dismisura;
> Controllava tutti i mezzi politici, avendo l’immutata simpatia del popolo
e la rassegnata adesione degli optimates;
> Controllava pure tutti i mezzi militari, possedendo il titolo di imperator
e una forza di ben ventisei legioni a sua disposizione;
> Sia i magistrati eletti, sia il senato stesso erano obbligati a rispettarne
i decreti, che erano immuni anche dal veto dei tribuni.

Assumendo la dittatura perpetua, Cesare aveva superato ogni


predecessore e appariva sempre più sospetto a una parte almeno della
nobilitas: i suoi reiterati rifiuti del trono e della corona non potevano
dunque riuscir convincenti – era inevitabile che si preparasse una congiura.
Ispirata probabilmente da Cicerone – il quale aveva scritto intanto un elogio
di Catone Uticense, morto suicida per la libertà – essa trovò sostenitori
fra la minoranza del senato che si considerava tuttora custode della
tradizione repubblicana:
 A capeggiarla fu Marco Bruto, nipote di Catone Uticense, il quale
– come ogni romano colto – era imbevuto delle dottrine greche sul
tirannicidio.
 Altri aderirono alla congiura per motivi meno nobili: ex-pompeiani
assetati di rivincita; qualche cesariano deluso; alcuni avventurieri
del momento;
La spinta decisiva è stata certo la reazione contro un potere che si avviava
a divenire tirannico.
Così, durante le Idi di Marzo (il 15/03) del 44 a.C., tre giorni prima
della partenza per la Guerra contro i Parti – voluta per vendicare
la morte del triumviro Crasso del 53 a.C. – Giulio Cesare venne
ucciso dai congiurati che lo pugnalarono, a tradimento, per ben
23 volte all’ingresso della Curia di Pompeo, dinnanzi alla sua
statua.
Moriva in questo modo uno dei più grandi geni politici e militari
della Storia Romana nonché dell’intera umanità, la cui
indiscussa grandezza e il cui fascino ambiguo non hanno mai
smesso di colpire – in positivo o in negativo – tutte le generazioni
successive fino ai giorni nostri.
La sua prepotente eredità sarebbe stata presto raccolta da un
ragazzo allora 18enne, ma altrettanto convinto di essere destinato
al potere e alla grandezza, il quale nel giro di soli tredici anni
sarebbe riuscito a sconfiggere tutti i suoi oppositori, eliminando
difatti ogni fazione politica a Roma e ponendo così fine alle
guerre civili, inaugurando in questo modo un lungo periodo di
pace fondato sulla concentrazione di tutto il potere sulla sua
persona:
quel ragazzo si chiamava allora Gaio Ottavio, ma presto si sarebbe
fatto chiamare con il nome con cui è entrato per la storia:
IMPERATORE CESARE AUGUSTO,
FIGLIO DEL DIVINO CESARE.

Potrebbero piacerti anche