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di GIOVANNI SILVESTRI
(1) Cass., Sez. Un., 31 agosto 2004, Donelli, in Mass. Uff., n. 227358.
(2) Cass., Sez. Un., 28 giugno 2005, Donati, in Mass. Uff., n. 231800.
(3) Cass., Sez. Un., 20 dicembre 2007, p.m. in c. Battistella, in Mass. Uff., n.
238239.
(4) Cass., Sez. Un., 31 gennaio 2008, Huzuneanu, in Mass. Uff., n. 238472.
(5) Cass., Sez. Un., 24 giugno 2010, Giuliani ed altro, in Mass. Uff., 247834.
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(6) Cass., Sez. Un., 29 maggio 2008, p.c. in c. D’Eramo, in Mass. Uff., n. 239701.
(7) G. GUARNIERI, Preclusione (dir. proc. pen.), in Noviss. Dig. It., 570.
(8) V. ANDRIOLI, Preclusione (dir. proc. civ.), in Noviss. Dig. It., 567.
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(9) Cass., Sez. V, 3 ottobre 2006, Caruso ed altri, in Mass. Uff., n. 235015; Sez. I, 18
aprile 2006, Marine ed altri, ivi, n. 235274.
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(14) Cass., Sez. Un., 19 gennaio 2000, Tuzzolino, in Mass. Uff., n. 216239.
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(15) Cass., Sez. Un., 21 gennaio 2010, p.m. in c. Beschi, in Mass. Uff., n. 246651.
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(19) Cass., Sez. Un., 31 marzo 2004, Donelli, in Mass. Uff., n. 227358.
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(20) Cass., Sez. Un., 16 dicembre 2010, Testini, in Mass. Uff., n. 249001.
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(21) I temi relativi alla crescente complessità del processo penale e alla moltipli-
cazione dei procedimenti incidentali germinati dal procedimento principale so-
no stati oggetto di una brillante ed acuta trattazione da parte di Francesco Mau-
ro IACOVIELLO, Procedimento penale principale e procedimenti incidentali. Dal princi-
pio di minima interferenza al principio di preclusione, in Cass. pen., 2008, 2190; le cui
suggestive riflessioni hanno contribuito a disvelare le possibilità applicative di-
schiuse dall’uso appropriato dell’istituto della preclusione in funzione di “mec-
canismo di riduzione della conflittualità latente nel sistema” e di fattore di ordi-
nato sviluppo dei rapporti tra processo principale e procedimenti incidentali. La
premessa dell’analisi è indicata nella constatazione che accanto al processo di
cognizione prolifera una serie di procedimenti cautelari che si trovano in posi-
zione reciproca di “perversa incomunicabilità” e in relazione di “minima interfe-
renza”. Tale situazione spiega la possibilità illimitata di instaurare procedimenti
incidentali aventi ad oggetto le identiche questioni di fatto e di diritto sulle quali
G.i.p., tribunale e Corte di cassazione sono chiamati a decidere più volte: sicché,
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pur rimanendo immutati i dati fattuali, la pronunzia già intervenuta nel proce-
dimento incidentale non può precludere che le medesime questioni siano nuo-
vamente sollevate nel procedimento principale. Non senza ragione è stato osser-
vato che un simile sistema “dissipa risorse e genera artificialmente il rischio di
errore”, IACOVIELLO, op. cit., 2191.
(22) Corte cost., 24 aprile 2009, n. 121.
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ORIENTAMENTI
(23) Infatti, riprendendo le parole di IACOVIELLO (op. cit., 2208), un processo è giu-
sto se esiste un giudice chiamato a pronunciarsi, previo contraddittorio, sulla
richieste delle parti e se queste contro la decisione possono attivare il controllo
di una istanza superiore: viceversa, il processo cessa di essere giusto per diven-
tare disequilibrato e asimmetrico, se alle parti è consentito di abusare del proces-
so e se non esiste un rimedio per impedire che esse possano fare quello che vo-
gliono, quando vogliono e quante volte vogliono.
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