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Dispense Di Tecnologia
Dispense Di Tecnologia
“Telesio” MIUR
a.s.2013/14
I DOCENTI:
Giovanni De Vincenzi
Domenico Marino
Tecnica e Tecnologia
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Premessa
Sono a tutti evidenti le enormi differenze che esistono tra le condizioni di vita
degli uomini vissuti nella preistoria e quelle dell’uomo di oggi. Ma come si è
passati da un modo di vivere così disagiato e pericoloso, quale sicuramente era
quello dei nostri antenati, alle tante comodità dei nostri giorni? Solo e
semplicemente attraverso una lunghissima serie di scoperte ed invenzioni. Le
tecniche sono i procedimenti mediante cui tali invenzioni e scoperte
sono state fatte.
Il motivo per cui nella scuola media si studia Tecnologia è quello di apprendere
il metodo con cui tali invenzioni e scoperte sono state fatte, poiché la
conoscenza di tale metodo e soprattutto la capacità di utilizzarlo è
estremamente utile in moltissime situazioni di lavoro, di studio, di attività
domestiche, cioè nella vita di tutti i giorni. Ma quale è questo metodo?
Per scoprirlo cerchiamo di esaminare come è stata fatta una qualunque
invenzione come, ad esempio, quella dell'aeroplano, che, come è noto,
è dovuta a Leonardo da Vinci.
L'impresa cominciò con l'accurata osservazione del volo degli uccelli ed ancora
oggi in vari musei si conservano gli appunti ed i disegni che egli realizzò
durante tale studio. La prima fase di un'invenzione o di una scoperta è infatti
l'osservazione, in genere di ciò che ci circonda, cioè della natura.
Ma essa certamente non è sufficiente poiché è necessaria una seconda e molto
più difficile fase, quella dell'ideazione. Nel nostro esempio Leonardo ebbe cioè
l'«idea» di realizzare una macchina che, imitando il volo degli uccelli,
permettesse anche all'uomo di volare.
Successivamente egli, in vari disegni che si conservano ancora oggi, passò a
descrivere come dovesse essere fatta tale macchina, cioè di quali materiali, di
quali pezzi, come le varie parti dovessero essere collegate, ecc. In pratica egli,
dell'aereo, fece il progetto, che costituisce appunto la terza fase di ogni
conquista.
Infine affinché l‘invenzione o la scoperta possa essere praticamente utilizzata è
necessario che degli operai e dei tecnici, seguendo le indicazioni del progetto,
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costruiscano, nel nostro caso, l’aeroplano. Questa quarta ed ultima fase di ogni
conquista è infatti la realizzazione.
Manoscritto E
.
La Tecnologia
Se ora consideriamo che Leonardo da Vinci è vissuto nella stessa epoca in cui
Cristoforo Colombo scopriva l‘America, cioè tra la fine del 1400 e l‘inizio del
1500, e che il primo aereo che effettivamente abbia volato è stato quello dei
fratelli Wright nel 1903, ci rendiamo conto che per passare dalla fase del
progetto a quella della realizzazione ci sono voluti circa 400 anni.
Per cercare di capire il motivo di tale ritardo analizziamo come era fatto l‘aereo
ideato da Leonardo.
Esso aveva una struttura in legno ricoperta di tela.
Ora, entrambi questi materiali erano ben noti ed utilizzati a quei tempi, basti
pensare allo scafo ed alle vele delle caravelle che Colombo adoperò nel suo
viaggio.
Ma, per volare, un aereo ha bisogno di un‘elica, che comunque è possibile
costruire in legno, e soprattutto di un motore che la faccia girare.
Premesso che l‘uso dei metalli risale ad epoca preistorica (età del rame, età del
ferro), perché all‘epoca di Leonardo da Vinci non fu possibile costruire un
motore?
Per il semplice motivo che allora tutti gli oggetti venivano costruiti a mano,
come i metalli lavorati dal fabbro sull‘incudine, e pertanto non potevano avere
quella precisione e quella uniformità di dimensioni che richiede la realizzazione
di una macchina complessa quale è un motore.
Quando, invece, alla fine del 1700, con la Rivoluzione Industriale si
cominciarono a costruire gli oggetti con l‘uso delle macchine, fu possibile
raggiungere la precisione richiesta e realizzare i motori che vennero utilizzati
prima per le macchine stesse, poi per i mezzi di trasporto terrestri (locomotive)
e navali ed infine anche per far volare gli aeroplani.
Tutta questa lunga spiegazione si può comunque riassumere affermando che ai
tempi di Leonardo da Vinci la tecnologia dei metalli non era in grado di
costruire un motore.
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La tecnologia è infatti la «scienza che studia la trasformazione delle
risorse naturali in materie prime e poi in oggetti finiti».
Detto che si definisce risorsa naturale qualunque materiale che si trovi
spontaneamente in natura e che un oggetto finito è un oggetto pronto per
essere usato, vediamo di capire meglio che cosa è la tecnologia.
Immaginiamo di voler costruire una sedia di legno.
La risorsa naturale è l’albero, la materia prima è ovviamente il legno e
l‘oggetto finito è la sedia su cui possiamo sederci.
Per passare però dal legno ancora nell‘albero alla sedia sono necessarie tutta
una serie di operazioni, quali ricavare il legno dall‘albero, tagliarlo, piallarlo,
incollarlo, inchiodarlo… Una serie di pratiche di cui si occupa la tecnologia del
legno.
Se, invece, la sedia deve essere di metallo, la materia prima è, ad esempio, il
ferro e le operazioni da compiere per arrivare all‘oggetto finito saranno
completamente diverse poiché si tratterà di estrarre il metallo dai suoi
minerali, fonderlo, saldarlo, ecc.
Di tali operazioni si occupa la tecnologia dei metalli.
Una stessa tecnologia può servire a scopi diversi a seconda delle circostanza in
cui viene usata: tutti noi sappiamo delle imprese degli astronauti che hanno
reso possibile la conquista dello spazio. La stessa tecnologia, però, è stata
impiegata per costruire i missili intercontinentali a testata atomica.
Oppure, pensiamo ai satelliti artificiali messi in orbita intorno alla Terra, che
hanno permesso progressi notevoli nello studio della meteorologia e nelle
telecomunicazioni: accanto a questi satelliti, se ne trovano altri, simili, utilizzati
per lo spionaggio militare, attraverso il quale le nazioni più potenti si
controllano a vicenda.
Va anche detto che gli sviluppi e le conseguenze di una qualsiasi innovazione
tecnologica non sono facilmente prevedibili. Nessuno avrebbe mai immaginato
che i primi computer, grandi quanto una stanza, sarebbero diventati così
piccoli (e molto più potenti) in così breve tempo. E che avrebbero così tanto
modificato la vita stessa.
In ogni caso la tecnologia svolge una parte da protagonista nell’epoca in cui
viviamo; è una fonte di conoscenze che si arricchisce continuamente e rende
migliori le nostre condizioni di esistenza. Non dobbiamo tuttavia dimenticare
che molti popoli sono ancora esclusi da questi benefici e vivono a livelli di
estrema povertà, soffrendo di denutrizione e di elevata mortalità infantile.
Ecco una ragione in più per guardare con interesse alla tecnologia:
comprendere perché è tanto importante per la nostra società, significa capire
quel che avviene nel mondo.
La materia
La materia e le sue proprietà
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Il primo livello di studio della materia che ci circonda comporta
l'inquadramento e la descrizione delle sue proprietà misurabili, o
grandezze, quali la massa, il volume, la densità, l' energia, e
la temperatura.
Volume, massa e peso sono alcune delle qualità o proprietà della materia sulla
cui osservazione si basa il suo studio scientifico. Altre proprietà della materia
sono per esempio: la densità (data dal rapporto massa/volume), la durezza,
il colore, l’odore, la temperatura, la conducibilità elettrica, lo stato
fisico (solido, liquido o aeriforme).
Sono dette proprietà estensive quelle che dipendono dall’estensione (cioè dalla
quantità) del campione di materia considerato, come per esempio il volume, la
massa, il peso, l’energia.
Sono dette proprietà intensive quelle che non dipendono dall’estensione del
campione, come, per esempio, la densità, il colore, la temperatura, la
conducibilità elettrica.
Le proprietà intensive sono quelle più significative per identificare i vari tipi di
materia, le sostanze, di cui sono formati i corpi (una sostanza è un
particolare tipo di materia che possiede proprietà specifiche che la
distinguono da tutti gli altri tipi di materia). La grande varietà dei corpi è
dovuta alla grande varietà di sostanze componenti, ciascuna delle quali è
formata da un differente tipo o da differenti combinazioni di tipi di particelle
discrete (gli atomi).
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Gli elementi chimici sono rappresentati per mezzo di simboli formati da una
lettera maiuscola o da una lettera maiuscola seguita da una lettera minuscola, come per esempio:
C Carboniooo O Ossigenooo B Boro F Fluoro
Nao
H Idrogeno N Azoto S Zolfo Sodio
o
Feo
Caoo Calcio Ferro Agoo Argentoooo Cl Cloroooooo
o
I simboli degli elementi rappresentano anche i rispettivi atomi: O rappresenta
un atomo di ossigeno, F rappresenta un atomo di fluoro.
La massa atomica
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Tanto per capire di che “misure” stiamo parlando, poiché gli atomi sono, come
è intuitivo, troppo piccoli per poterli ``pesare'' direttamente, si assume, come
unità di riferimento, la dodicesima parte dell'isotopo più diffuso del carbonio,
il carbonio-12 o 12C. Tale unità (1/12 della massa di 12C) prende il nome di
unità di massa atomica (abbreviata in uma). Il suo valore è stato calcolato ed
è pari a 1,66059 · 10-24 g).
I materiali strutturali, cioè rigidi e solidi, sono circa dieci tipi di sostanze
diverse, ognuna delle quali con caratteristiche comuni e alcune particolari.
Il Legno massiccio è di abete, di pino, di ciliegio, di noce, il pannello è di
multistrato, di truciolare.
La carta è da stampa, da pacchi, da disegno, da banconote, per usi igienici.
Il tessuto è di cotone, di lino, di lana, di seta, di fibra sintetica, di fibra
artificiale.
La pelle è di vitello, di vacchetta, di camoscio, di renna, di coccodrillo.
La pietra è da costruzione, da rivestimento (marmi e graniti), da cemento, da
calce.
La ceramica è terracotta, maiolica, monocottura, porcellana, gres.
Il vetro è di tipo incolore, colorato, cristallo, infrangibile, temperato,
stratificato.
I metalli sono di ferro, l’acciaio, la ghisa, il rame, l’ottone, l’alluminio, l’oro,
l’argento.
Le plastiche sono di polietilene, il nylon, il polistirolo, la formica, il PVC.
I nuovi materiali sono i semiconduttori, i nuovi prodotti ceramici, le plastiche
con fibre di carbonio.
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grandi categorie di trasformazione dei prodotti sono tre: il formare, il sottrarre
e l’addizionare.
FORMATURA
Il formare consiste nel dare ad un pezzo grezzo la forma voluta mediante
lavorazione sia a freddo che a caldo. In base al materiale utilizzato si usa: la
fusione, la foggiatura, lo stampaggio, la laminazione ecc.
SOTTRAZIONE
Il sottrarre consiste nel lavorare un pezzo asportando una parte di materiale
per mezzo di un utensile. In base ai materiali si usa la segagione, la
tranciatura, la tornitura ecc.
ADDIZIONE
L’addizionare consiste nell’assemblare (unire) i pezzi singoli per ottenere pezzi
compositi. In base ai materiali si usa la saldatura, l’incollaggio, la cucitura,
l’avvitatura ecc.
RICICLAGGIO E SMALTIMENTO
Il prodotto industriale, una volta utilizzato e dopo un certo periodo di tempo,
viene eliminato, a ciò per liberarsi dei “rottami” (o dei rifiuti) esistono tre modi:
il riciclaggio, la combustione, lo smaltimento.
Riciclaggio. Il vetro e i metalli sono di origine minerale i cui rottami vengono
recuperati e rifusi per produrre nuovi oggetti. Sono riciclabili infinite volte.
Riciclaggio e combustione. La carta e i tessuti sono materiali derivati da
materia vivente a base di cellulosa, le plastiche derivano dalla materia vivente
che ha formato il petrolio. Questi prodotti “organici”, cioè derivati da organismi
viventi, sono riciclabili in cascata, cioè in prodotti di sempre minore pregio, per
circa tre o quattro volte.
Al fine possono essere bruciati in un impianto con recupero di energia (termo-
valorizzatore), che fornisce energia termica o energia elettrica.
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Smaltimento. Le ceramiche e i materiali lapidei (marmo, pietre, cemento)
sono di origine minerale, non fusibili e non combustibili. Vengono smaltiti in
discarica oppure vengono usati per colmare delle depressioni presenti nel
terreno.
Il legno
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(Pino) (Ciliegio) (Larice) (Olmo)
.
Introduzione
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Il legno è commercialmente classificato in tenero e duro. Il legno
derivato dalle conifere (per esempio il pino o l'abete) è di tipo tenero, il legno
delle angiosperme (ontano, quercia, noce) è duro. In realtà questa
suddivisione può essere fuorviante, poiché alcuni legni duri sono più teneri di
quelli definiti teneri, per esempio la balsa, mentre alcuni teneri sono più duri
dei duri, per esempio il tasso (la distinzione deriva dalla nomenclatura inglese
che definisce le conifere "softwood" e le latifoglie "hardwood", ma la traduzione
in legno tenero e legno duro è un errore, visto che le due parole inglesi stanno
a significare semplicemente - e rispettivamente - conifere e latifoglie).
Il legno proveniente da specie differenti ha diverso colore, diversa
densità e diverse caratteristiche della venatura. A causa di queste
differenze e ai differenti tassi di crescita, i differenti tipi di legno presentano
differenti qualità e valore. Per esempio il mogano vero (Swiestenia mahogani),
denso e scuro, è ottimo per gli intarsi e le finiture raffinate, mentre la balsa,
leggera, soffice, dalla consistenza spugnosa facilmente intagliabile, è usato
nella realizzazione di modellini.
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Dall'esterno all'interno si possono evidenziare parti con funzioni differenti:
Corteccia: fisiologicamente è morta, serve come protezione alla pianta e
consente gli scambi gassosi necessari alla vita della pianta;
Libro: contiene i vasi che conducono il nutrimento sintetizzato dalle foglie ad
ogni parte dell’albero;
Cambio: strato sottile di tessuto responsabile della produzione di nuovo legno,
sia verso l’esterno sia verso l’interno;
Alburno: è formata da cellule vive che costituiscono l’apparato circolatorio
della pianta consentendo la conduzione dei sali minerali dalle radici alle foglie;
Durame: la parte più interna del tronco è formata da cellule morte a livello
commerciale è quella più pregiata, perché essendo la parte più vecchia della
pianta è quella più stabile e meno soggetta agli attacchi dei parassiti. A mano a
mano che l’albero cresce, l’alburno diventa durame;
Midollo: parte centrale del tronco, generalmente poco differenziabile dal
durame che lo contiene.
2. Durata:
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3. Resistenza al fuoco:
essendo costituito da cellulosa il legno è un materiale infiammabile, ma la sua
resistenza al fuoco è paragonabile a quella dell’acciaio e dell’alluminio; la
resistenza può essere migliorata con trattamenti detti di “ignifugazione”,
attraverso l’applicazione sulle superfici di vernici che, in presenza di forte
calore, sviluppano gas inerti incombustibili che creano intorno al legno una
barriera protettiva.
5. Resistenza chimica:
il legno è caratterizzato da una elevata resistenza chimica, viene infatti
utilizzato nelle industrie chimiche ed edifici posti in ambienti inquinanti od in
atmosfera salina (costruzioni al mare).
6. Proprietà tecniche:
La venatura deriva dal contrasto tra le zone tardive e quelle primaverili degli
anelli annuali e può essere marcata, evidente e a festoni.
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testate più delle superfici longitudinali, la zona primaverile degli anelli più di
quella tardiva.
Difetti del legno
3. Fibre torte:
le fibre non sono parallele all’asse del tronco ma seguono un andamento ad
elica, la resistenza è compromessa.
4. Nodi:
rami giovani inglobati nel legno, rami morti o spezzati, possono rappresentare
un indebolimento del legno.
5. Cipollature:
distacco totale o parziale di due anelli annuali consecutivi.
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buona parte degli inconvenienti che si lamentano nell’impiego del legno,
dipendono dall’imbarcamento: esso è connesso al ritiro ed è in stretta
dipendenza della posizione delle tavole nel tronco; è dovuto alla notevole
diversità di valori che esiste tra il ritiro tangenziale e quello radiale (il ritiro
maggiore si verifica in senso tangenziale, con valore doppio del ritiro radiale,
mentre il ritiro longitudinale è pressoché nullo).
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Per particolari applicazioni, per esempio pannelli a vista, la presenza dei nodi è
positiva poiché dona al legno un aspetto estetico più variegato ed interessante.
La carta
Breve storia del materiale
Fin dai tempi più antichi l’uomo ha avvertito la necessità di comunicare, oltre
che con parole e gesti attraverso uno strumento che permettesse al messaggio
trasmesso di durare nel tempo.
I primi messaggi, infatti, venivano incisi su rocce, su ossa di animali e tavolette
di argilla. Ben presto, però, ci si accorse che servivano materiali più leggeri e
maneggevoli.
Gli egizi introdussero l’uso del papiro, una pianta acquatica molto diffusa lungo
le sponde del Nilo.
Il midollo della parte superiore dello stelo veniva tagliato in strisce longitudinali
che poi erano disposte su un piano orizzontale l’una affiancata all’altra; sopra
questo strato ne veniva realizzato un secondo, con le strisce disposte
perpendicolarmente alle prime. Questi piani venivano poi bagnati e pressati in
modo che le sostanze collanti contenute nella pianta stessa facessero aderire
perfettamente i due strati. I singoli fogli venivano poi fatti essiccare e cuciti in
lunghi rotoli su cui venivano disegnati i geroglifici.
I romani: la pergamena
Si passò dal rotolo al libro, furono realizzati bellissimi codici miniati (fatti di
fogli di pergamena cuciti e rilegati). Fu poi gradatamente sostituita dalla carta.
L’invenzione della carta viene attribuita a un cinese, Ts’ai Lun, che, nel 105
d.C., fabbricò dei sottili fogli impastando scorze d’albero, stracci e residui di
vecchie reti da pesca sminuzzati e mescolati con acqua. La carta veniva
fabbricata artigianalmente: in un recipiente contenente la pasta si immergeva
una specie di setaccio di forma rettangolare (staccio), sul fondo del quale,
costituito di sottili fili metallici,si formava un foglio umido; l’acqua veniva
eliminata per scuotimento. Il foglio era poi staccato, pressato tra feltri per
eliminare l’acqua residua e fatto asciugare all’aria.
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Gli Arabi si impadronirono di questa tecnica, ne migliorarono alcuni aspetti. La
prima cartiera italiana fu fondata ad Amalfi nel 1220.
La cartiera di Fabriano
Nel 1276 sorse la cartiera di Fabriano, nelle Marche, famosa per l’adozione di
formati standard e per l’invenzione della filigrana. La filigrana consiste in un
segno distintivo che appare come un disegno più chiaro osservando il foglio in
trasparenza: si ottiene con sottili fili metallici applicati sopra lo staccio.
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impermeabilizzato, nel 1907 il cartone ondulato e poi giocattoli, capi
d'abbigliamento, elementi d'arredo, isolamenti elettrici.
Prima di quest'epoca, un libro o un giornale erano oggetti rari e preziosi e
l'analfabetismo era enormemente diffuso. Con la graduale introduzione della
carta economica, giornali, quaderni, romanzi e altra letteratura diventarono
alla portata di tutti.
La carta offrì la possibilità di scrivere documenti personali e corrispondenza,
non più come lusso riservato a pochi. La stessa classe impiegatizia può essere
considerata nata dalla rivoluzione della carta così come dalla rivoluzione
industriale.
Con la contemporanea invenzione della penna stilografica, della produzione di
massa di matite, del processo di stampa rotativa, la carta ha avuto un peso
notevole nell'economia e nella società dei paesi industrializzati.
L’industria della carta e del cartone ha collegamenti sempre più stretti con
l’ambiente naturale ed urbano, sia sotto il profilo delle materie prime utilizzate
che del loro recupero e riutilizzo.
Le aziende europee del settore si sono riunite in un’apposita organizzazione
(CEPI, Confederazione dell’Industria Cartaria Europea) che mira a processi
produttivi in linea con i recenti criteri di sviluppo sostenibile: il 56% della carta
prodotta in Europa è riciclata e si vuole arrivare, in breve tempo ad almeno
l’80% di prodotto riciclato.
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Per il 2030, la filiera legno-carta si pone l’obiettivo di contribuire
significativamente allo sviluppo sostenibile dell’ economia europea attraverso la
conoscenza, la competitività e l’innovazione, sostenute da un esteso uso di una
materia prima rinnovabile quale la risorsa forestale, in un contesto sempre più
orientato alle esigenze del consumatore e allo sviluppo di un economia basata
su materie prime rinnovabili (bio-economy).
In Italia il comparto cartotecnico ed editoriale è molto forte e dà occupazione a
molti lavoratori. L’introduzione delle nuove tecnologie multimediali sembrava
inizialmente poter insidiare la prevalenza della carta stampata; nel prossimo
futuro, invece, i due settori potranno coesistere tranquillamente perché non
sono antitetici, ma complementari tra loro.
Quando non si dispone di cellulosa già pronta, per fabbricare la carta bisogna
partire dal legno. I tronchi d’albero tagliati giungono alla cartiera, passano
nella scortecciatrice e vengono poi sminuzzati i pezzi molto piccoli, convogliati
in uno speciale bollitore cilindrico, in cui il legno viene mescolato con soda
caustica a circa 170°C, fino a produrre la pasta chimica.
I tronchi scortecciati possono però anche essere semplicemente triturati per
fare la pastalegno. I risultati di queste operazioni vengono sbiancati,
frantumati e fatti confluire nel raffinatore conico. Qui vengono raggiunti dai
prodotti di riciclaggio della carte che costituiscono la parta straccio.
Tutta la parta raffinata viene passata al miscelatore: qui vengono aggiunte
altre sostanze in relazione al tipo di carta che si vuole ottenere. Si tratta di
sostanza di carica come gesso, talco e caolino che rendono il foglio più bianco e
facilmente stampabile; una vernice colorante che fa assumere alla carta la
colorazione desiderata; la colla che serve per meglio assemblare le fibre e
rendere il foglio scrivibile. Così miscelata la pasta arriva alla cassa di afflusso
della macchina continua a tavola piana. Dalla cassa di afflusso la pasta viene
fatta colare su un sottile nastro traforato che si muove ad alta velocità mentre
un aspiratore estrae la maggior parte dell’acqua. La pasta si consolida in un
sottile strato pressato e asciugato. Il processo si conclude con la calandratura
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attraverso una serie di cilindri alternativamente duri ed elastici per lisciare la
superficie l’avvolgimento in bobine.
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Formati della carta
Caratteristiche chimico-fisiche
grammatura peso della carta misurata in g\m2;
spessore;
rigidità;
Proprietà meccaniche
resistenza a trazione;
resistenza a lacerazione o strappo;
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resistenza a piegatura;
resistenza all’allungamento.
Proprietà tecnologiche
lisciatura può essere ruvidissima, ruvida, liscia, calandrata o satinata;
collatura, la colla facilita la scrivibilità;
stampabilità;
Impatto ambientale
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selezionamento (per separare la fibra utilizzabile dai materiali spuri -
spaghi, plastica, metalli - che normalmente sono incorporati nelle balle di
carta da macero);
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La ceramica
Cos’è la ceramica
Tipi di ceramiche
La terracotta
Il grès
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Possono venire smaltate: come per tutte le altre ceramiche, dopo la cottura
vengono colorate nell’impasto, che contiene, di solito, un 33% circa di argille
caolinitiche (bianche), un 50% di fondenti (principalmente feldspato) e la
percentuale restante di materiali inerti (sabbie o quarzo).
La porcellana
strutturale (i laterizi);
sanitari;
L'argilla
La temperatura di cottura dell'argilla si aggira
intorno ai 960- 980 °C.
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L'argilla è naturalmente molto malleabile, in quanto la presenza di acqua nella
sua struttura ne migliora le caratteristiche plastiche ed è quindi molto facile da
lavorare anche con le mani.
Quando è asciutta, ma non ha ancora subito il processo di cottura, diventa
rigida e fragile.
a
Lavorazione dell'argilla
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Smaltatura
Ricottura (eventuale)
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Il vetro
Cos’è il vetro
Composizione
Fino alla fine del XVIII secolo, le ceneri vegetali, la silice e pochi altri
composti erano praticamente gli unici componenti della miscela. Ma,
da quando la scienza ha sviluppato la chimica moderna, anche
l'industria vetraria ha fatto rapidi progressi ed i suoi prodotti hanno
raggiunto già verso la fine del XIX secolo un alto grado di
diversificazione e perfezione.
Da una parte, lo sviluppo della teoria del calore ha dato alle vetrerie la
possibilità di usare combustibili diversi dal legno, d'altra parte,
l'industria chimica ha creato nuovi materiali refrattari in grado di
resistere a più alte temperature e nuove materie prime più
economiche. Fra queste i più importanti sono sicuramente i composti
alcalini di sintesi, indispensabili per fondere la silice.
Materie prime
Vetrificante
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vetro una colorazione indesiderata. Solo silice che contiene meno
dello 0,1% di ossido di ferro (Fe2O3) può essere usata per la
produzione di lastre; ma, per produrre vetro da tavola e artistico,
tale percentuale scende al 0,01% e solo pochi giacimenti di quarzo
garantiscono questi limiti. Per il vetro usato nell'ottica la quantità
accettabile è ancora più bassa, meno dello 0,001%. E' una quantità
piccolissima, equivalente a 10 milligrammi per chilo di sabbia!
Ancora minore deve essere il contenuto di altri minerali, come gli
ossidi di cromo, cobalto, rame, ecc.. che hanno un potere colorante
maggiore di quello del ferro. Nessuna sabbia naturale è in grado di
rispondere ai requisiti del vetro per l'ottica; per questo, anche le
sabbie dei migliori giacimenti devono essere ulteriormente purificate
con speciali trattamenti.
Fondenti
Un po’ di storia
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sottoforma di blocchi di vetro grezzo per essere rifuso e
lavorato in centri vetrari diffusi in tutto il bacino del
Mediterraneo e nel nord Europa.
Nel medioevo il natron fu sostituito da ceneri vegetali. In
dipendenza della dislocazione geografica delle vetrerie, le
piante che venivano bruciate potevano essere di origine
marina o terrestre. Dalle prime, che furono usate
prevalentemente nell'area mediterranea, si ricavava soda,
dalle ceneri di piante continentali (quercia, faggio,
felce, ...), usate principalmente nel nord Europa, si otteneva
la potassa.
Non essendo ancora possibile eseguire analisi chimiche per
determinare nelle ceneri il tenore dei carbonati alcalini (in
genere molto basso e variabile), i vetrai ne giudicavano la
qualità dal colore, dall'odore e con l'aiuto del gusto.
Quando si voleva produrre vetro puro ed incolore era
necessario estrarre dalle ceneri il carbonato di sodio (o
potassio) mediante lisciviazione,sciogliendo in acqua
bollente le ceneri e filtrando il residuo insolubilei. Dopo
lisciviazione, dalle migliori ceneri si poteva ottenere circa il
40% di sali alcalini ( carbonati, solfati e cloruri ). Fu questo
il principale segreto dei vetrai veneziani che portò
all'invenzione del cristallo, un vetro così limpido ed incolore
da essere paragonabile al cristallo di rocca (quarzo). Solo
alla fine del '700, in Francia, si cominciò a produrre soda in
modo artificiale, usando, come materia prima, il cloruro di
sodio (sale marino o salgemma). Nel 1791 Nicolas Leblanc
mette a punto un processo per la produzione di soda
arificiale, molto più ricca in carbonato di sodio dei fondenti
naturali, ma contenente ancora molte impurità. Con questo
metodo si arrivò ad ottenere un prodotto contenente il 70-
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75% di carbonato di sodio. Uno degli inconvenienti del
processo Leblanc era però l'alto costo di produzione.
Nel 1865, in Belgio, è stato messo a punto un nuovo
processo per estrarre il sodio dalle acque marine, mediante
trattamento con ammoniaca, per trasformalo poi in
carbonato di sodio. E' il processo Solvay che fornisce soda
di gran lunga migliore e più economica e che,
opportunamente perfezionato, è tuttora utilizzato.
Stabilizzanti
Affinanti
Decoloranti
Coloranti
Le fonti e le illustrazioni sono state scaricate da vari siti presenti su internet e dal
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volume “Fare Tecnologia” di Giampietro Paci, edito dalla Zanichelli
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