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Piero Barazzuoli

Dispense di
ID R O GEO L O GIA
Parte Prima
FONDAMENTI DI IDROGEOLOGIA

Per corsi di Laurea Triennale in


GEOTECNOLOGIE
SCIENZE GEOLOGICHE

Per corsi di Laurea Specialistica in


TAIE
CONAM
Come Conoscenze di base necessarie per
Master Universitario di 1° Livello in
Prospezioni ed Analisi per la Gestione
delle Acque Sotterranee (PAGAS)
UUnniivveerrssiittàà ddeeggllii SSttuuddii ddii SSiieennaa
FFaaccoollttàà ddii SScciieennzzee M
Maatteemmaattiicchhee FFiissiicchhee ee N Naattuurraallii
CCoorrssoo ddii LLaauurreeaa SSppeecciiaalliissttiiccaa iinn GGeeoollooggiiaa AApppplliiccaattaa
CCeennttrroo iinntteerrddiippaarrttiim
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Accqquuaa ((CCRRA A))
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Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 1

Dispense per le lezioni del corso di


IDROGEOLOGIA
Piero Barazzuoli
Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università degli Studi di Siena

INTRODUZIONE
Lo sviluppo demografico ed il progresso, che continuamente l’uomo realizza nelle sue
condizioni di vita e nelle sue varie attività produttive e di ricerca, hanno portato nel tempo a
consumi d’acqua sempre maggiori.
Ci si è così man mano resi conto, e sempre più spesso in termini di una certa
drammaticità, che questo bene essenziale non è né illimitato né, tantomeno, incorruttibile
e che, conseguentemente, la crescente domanda di esso potrà essere soddisfatta
solamente fino ai limiti consentiti dalla reale entità delle risorse rinnovabili ancora non
compromesse dall’inquinamento.
Oggi, ogni giorno, più di 7 miliardi di litri d’acqua vengono attinti dai sistemi d’acqua dolce
del mondo. Quasi tutta quest’acqua viene convogliata e ripartita fra tre principali
destinazioni: una parte è assegnata all’industria (20%), una certa quantità viene immessa
negli acquedotti per gli usi pubblici e domestici (5%), mentre la maggior parte (75%) viene
destinata all’agricoltura.
Quanto l’acqua sia importante per l’uomo anche nel nostro paese ce lo dicono invece
pochi numeri relativi al suo consumo in Italia che è pari a circa 50 miliardi di m3/anno di
cui:7 per uso civile, 13 per uso industriale e 30 per uso agricolo.

-USO POTABILE
E’ l’uso fondamentale dell’acqua e viene normalmente soddisfatto
dagli acquedotti pubblici che hanno dovuto far fronte alla
preoccupante crescita dei consumi verificatasi negli ultimi anni. I
consumi non sono omogenei sul territorio nazionale; infatti contro
una media che si aggira intorno ai 280 l/g per abitante, nelle grandi
metropoli si arriva a consumi superiori ai 500-600 l/g pro capite
(comprendenti utilizzi che non richiedono
Consumi medi principali per uso domestico (in l)
potabilità come annaffiature di giardini,
-Bagno in vasca 120-160
-Doccia 80-120 lavaggio di auto, ecc.); inoltre (vedi tab. in
-Ciclo normale di lavastoviglie o lavabiancheria 80-120
-Pulizia personale giornaliera 40 Fig. 1) le regioni che erogano e
- Water (per ogni uso) 12-20.
consumano più acqua sono anche quelle
economicamente più ricche e con maggiori disponibilità idriche nei relativi territori. Se ai
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 2

5.8 miliardi di m3/anno di consumi si sommano le perdite delle reti acquedottistiche


pubbliche che sono mediamente il 25% dell’acqua consumata (un buon acquedotto
dovrebbe avere perdite fisiologiche non superiori al 10-15%), si arriva ad un totale di circa
7.2 miliardi di m3/anno erogati complessivamente dagli acquedotti italiani per i consumi
civili.

Regione l/g 106 mc Abitanti


per abit. per anno (1981)
TRENTINO- Trentino - Alto Adige 611 195 873413
VALLE ALTO Valle d'Aosta 414 17 112353
FRIULI-
D’AOSTA ADIGE Friuli-Venezia Giulia 400 180 1233984
VENEZIA
GIULIA Lazio 399 728 5001684
Liguria 365 241 1807893
LOMBARDIA VENETO
Lombardia 349 1128 8851652
Abruzzo 337 150 1217791
PIEMONTE Veneto 322 511 4345047
Piemonte 287 469 4479031
EMILIA-ROMAGNA Marche 278 143 1412404
Emilia Romagna 263 378 3939488
LIGURIA
Toscana 254 332 3581051
Umbria 253 75 807552
Molise 249 30 328371
TOSCANA MARCHE Campania 223 445 5463134
Calabria 222 167 2061182
Basilicata 186 41 610186
UMBRIA
Sardegna 166 97 1594175
Puglia 153 216 3871617
Sicilia 152 272 4906878
ABRUZZI
Media Italiana 282 5814 56498886
LAZIO
MOLISE

PUGLIA
CAMPANIA
BASILICATA

SARDEGNA

CALABRIA

SICILIA

Figura 1- Distribuzione dei consumi d'acqua per uso potabile nelle regioni italiane.

USO INDUSTRIALE
A cavallo degli anni sessanta e settanta vi è stata nel mondo,
specie nei paesi industrializzati, un forte incremento del
consumo idrico a fini produttivi. Per comprendere l’entità del
problema, basti pensare che per produrre una t di Rayon -
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 3

CONSUMO D’ACQUA IN ALCUNI CICLI PRODUTTIVI INDUSTRIALI viscosa (vedi Tab.) occorrono 800 t
3
(in m per t di prodotto) d’acqua.
Siderurgica 175 Tessile 250
Inoltre le acque di rifiuto
Acciaieria 150 Rayon - Viscosa 800
Rame 450 Tintoria 130 provenienti dai cicli di lavorazione
Autoveicoli (1 auto) 55 Lanificio 10
Chimica 200 Conserve alimentari 12 industriale sono state e purtroppo
Gomma 150 Surgelati 160
Cartiera 200 Distilleria 70
spesso sono, soprattutto per
Cokeria 14 Zuccherificio 20 l’assenza di una legislazione in
Concia pelli 80 Birrificio 20
Concia cuoio 450 Caseificio 5 materia prima e per abusi connessi
agli alti costi di depurazione poi, restituite all’ambiente senza alcun trattamento portando
così al degrado dei fiumi e degli acquiferi che le ricevono.

-USO AGRICOLO

Acqua necessaria per l’irrigazione di alcune culture


(in m3/ha all’anno)
Ortaggi Estivi 8000
Ortaggi autunnali 3000
Prati 7000
Granturco 5500
Agrumeti 6000
Frutteti 4000
Viti ed Olivi 2000

L’acqua è un importante fattore per la produzione agricola


ed è proprio per l’irrigazione che il nostro paese impiega la maggior parte dell’acqua
consumata; ben 30 miliardi di m3/anno, pari al 60 % del consumo totale, servono ad
irrigare 4.5 milioni di ettari, vale a dire il 37.5% dell’intera area nazionale interessata dalle
coltivazioni agricole (12 milioni di ettari).

L’indiscusso valore dell’acqua, come i dati sopraddetti dimostrano, per la vita e lo sviluppo
umano inducono, pertanto, ad affrontare ovunque su solide basi scientifiche il problema
della valutazione delle risorse e delle riserve idriche, insieme a quello di una loro corretta
gestione e protezione dall’inquinamento.

Questo è, appunto il compito dell’ IDROGEOLOGIA


cioè della scienza che si occupa dello studio delle acque superficiali e sotterranee
per precisarne il comportamento in rapporto alle condizioni morfologiche e
geologiche.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 4

Essa studia quindi il ciclo naturale dell’acqua, la sua presenza nelle rocce e le leggi ed i
fenomeni connessi con il suo movimento sia in superficie che nel sottosuolo. Oltre
all’analisi teorica delle relazioni acqua - roccia, si occupa della valutazione e della corretta
gestione delle risorse idriche, nonché della loro protezione da eventuali inquinamenti.

In definitiva gli obiettivi dell’idrogeologia sono:


1- l’acquisizione dei dati numerici di base per mezzo di prospezioni e della
sperimentazione in sito;
2- la valutazione dell’entità delle riserve e delle risorse idriche superficiali e
sotterranee;
3- la loro captazione tramite pozzi e sorgenti;
4- la pianificazione del loro razionale sfruttamento;
5- la loro protezione dall’inquinamento.

LA RISORSA ACQUA
1 - IL CICLO DELL'ACQUA
L'acqua, circa 1,4·109 km3 nell'intero globo terrestre, è soggetta ad un insieme di fenomeni
variabili nel tempo e nello spazio, alimentati dal calore solare e dalla forza di gravità, che si
ripetono in maniera sistematica formando un ciclo idrologico chiuso (fig. 2).

IL CICLO DELL'ACQUA IN AREE CONT INENT ALI: P = Er+R+I

EVAPOTRASPIRAZIONE (Er)

PRECIPITAZIONI
Traspirazione
(P)
dalle piante

(I)
Evaporazione
INFILTRAZIONE RUSCELLAMENTO
dalla superficie del suolo

Acque (R) dalla superf. d'acqua libera

sotterranee
Deflusso sotterraneo MARE

Figura 2- Schema generale del ciclo naturale dell'acqua nelle aree continentali
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 5

L'energia solare causa l'evaporazione di notevoli masse idriche dai bacini oceanici e
continentali verso l'atmosfera: esse sono qui soggette a variazioni di temperatura e
pressione tali da provocarne la condensazione e la successiva ricaduta sulla superficie
terrestre sotto forma di precipitazioni (pioggia, neve, ecc.). Le precipitazioni (P) vengono
poi suddivise in tre parti, in virtù del potere ripartitore del suolo: una di queste, chiamata
evapotraspirazione (Er), ritorna direttamente all'atmosfera per evaporazione diretta e per
traspirazione della copertura vegetale; una seconda parte, detta ruscellamento superficiale
(R), resta al di sopra della superficie terrestre e su di essa si sposta, sotto l'azione della
forza di gravità, seguendo il reticolo idrografico (rivoli, torrenti, fiumi) fino a raggiungere il
mare; la terza, chiamata infiltrazione (I), penetra più o meno profondamente al di sotto
della superficie e dà luogo a volumi d'acqua contenuti negli interstizi delle rocce, le
cosiddette falde. Tali volumi si spostano anch'essi per gravità verso gli anzidetti bacini
marini e da qui il ciclo prende nuovamente avvio.
L'intero ciclo idrologico può, dunque, essere espresso dalla relazione:
P = Er +R + I
che rappresenta l'equazione di bilancio idrologico nella sua forma più generale riferita alle
sole aree continentali. In essa, le grandezze mediamente in gioco sono (Celico, 1988):
P = 110·103 km3/anno; Er = 70·103 km3/anno;
R = 28·103 km3/anno; I = 12·103 km3/anno.

NORD AMERICA AFRICA


ACQUA SALATA
16,2% 12,0%
97,0%

ASIA
SUD AMERICA 28,2%
30,9%

ACQUA DOLCE 3,0% AUSTRALIA EUROPA


4,3% 8,4%

ACQUA SULLA TERRA RISORSA RINNOVABILE SULLA TERRA DI ACQUA


(1,4 miliardi di kmc) DOLCE SOTTERRANEA (12.000 kmc/anno)

AFRICA
NORD AMERICA RISORSA SUPERFICIALE
9,9%
39,3%
17,4%

120 kmc/anno

Risorsa (70%)
Rinnovabile
ASIA

34,9%
168 48 kmc/anno
SUD AMERICA kmc/anno
(30%)
25,0%
44,0%
PERDITE PER
EUROPA RISORSA SOTTERRANEA EVAPOTRASPIRAZIONE
AUSTRALIA
5,9% 6,9% 16,7%

RISORSA RINNOVABILE SULLA TERRA DI ACQUA PRECIPITAZIONI (300 kmc/anno) E RISORSA


DOLCE SUPERFICIALE (28.000 kmc/anno) RINNOVABILE DI ACQUA DOLCE IN ITALIA

Figura 3- Distribuzione dell'acqua nel mondo e in Italia


Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 6

In altre parole, il 64% dell'acqua che precipita sul suolo rientra nell'atmosfera per
evapotraspirazione (perdite), il 25% raggiunge direttamente il mare scorrendo in
superficie (risorse superficiali) e solo l'11% raggiunge l'idrosfera dopo un percorso più o
meno lungo nel sottosuolo (risorse sotterranee).
L'equazione di bilancio relativa all'intero globo terrestre è invece così sintetizzabile: P = Er
dove gli uguali quantitativi d'acqua sono stimati in circa 500·103 km3/anno.

Dai grafici riportati nella fig. 3 si può tra l'altro osservare che il quantitativo di acqua dolce
sulla Terra (circa 42·106 km3) rappresenta un'esigua percentuale del totale e che la risorsa
idrica rinnovabile in Italia (circa 168 km3/anno) è ripartibile in un 70% di acqua superficiale
e nel 30% di acqua sotterranea. La valutazione dei volumi d'acqua disponibili rappresenta
una delle basi indispensabili per una razionale disciplina d'uso del patrimonio idrico; la
corretta dimensione geografica entro cui tale valutazione dev'essere effettuata è
principalmente il bacino idrografico, come raccomandato anche dalla "Carta Europea
dell'Acqua" qui di seguito riportata.

La Carta Europea dell’Acqua


Il 6 Maggio 1969 il Consiglio d’Europa ha promulgato a Strasburgo la carta europea
dell’acqua di cui qui di seguito si riportano i temi che rappresentano i suoi dodici capisaldi.
I - Non c’è vita senza acqua. L’acqua è un bene prezioso, indispensabile a tutte le attività
umane.
II - Le disponibilità di acqua dolce non sono inesauribili. E’ indispensabile preservarle,
controllarle e se possibile accrescerle.
III - Alterare la qualità dell’acqua significa nuocere alla vita dell’uomo e degli altri esseri
viventi che da essa dipendono.
IV - La qualità dell’acqua deve essere tale da soddisfare le esigenze delle utilizzazioni
previste, ma deve specialmente soddisfare le esigenze della salute pubblica.
V - Quando l’acqua, dopo essere stata utilizzata, viene restituita al suo ambiente naturale,
essa non deve compromettere i possibili usi, tanto pubblici che privati, che di questo
ambiente potranno essere fatti.
VI - La conservazione di una copertura vegetale appropriata, di preferenza forestale, è
essenziale per la conservazione delle risorse idriche.
VII - Le risorse idriche devono formare oggetto di un inventario.
VIII - La buona gestione dell’acqua deve formare oggetto di un piano stabilito dalle autorità
competenti.
IX - La salvaguardia dell’acqua implica uno sforzo importante di ricerca scientifica, di
formazione di specialisti e di informazione pubblica.
X - L’acqua è un patrimonio comune il cui valore deve essere riconosciuto da tutti.
Ciascuno ha il dovere di economizzarla ed utilizzarla con cura.
XI - La gestione delle risorse idriche dovrebbe essere inquadrata nel bacino naturale
piuttosto che entro frontiere amministrative e politiche.
XII - L’acqua non ha frontiere. essa è una risorsa comune che necessita di una
cooperazione internazionale.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 7

1.1 - L’ACQUA IN NATURA


Definizione: Liquido trasparente, incolore,
inodoro, insaporo, largamente diffuso in natura 0.95 Å 0.95 Å

e indispensabile alla vita animale e vegetale. O

L’acqua è un composto chimico di formula


H2O; che essa fosse costituita da idrogeno ed
ossigeno venne provato per la prima volta nel
H H
1781 da Cavendish, il quale dimostrò la
formazione di acqua allorché si faceva bruciare
idrogeno il quale si combinava con l’ossigeno
105°
dell’atmosfera, mentre la composizione della Rappresentazione della molecola dell’acqua allo stato di
vapore. Il modello mostra l’asimmetria strutturale della
molecola fu sicuramente accertata nei primi molecola: gli atomi di idrogeno non sono infatti disposti a 180°
(molecola lineare), ma formano un angolo di ca. 105°
decenni dell’800. L’acqua in natura contiene (molecola angolare). La distanza tra i centri dedell’atomo
dell’ossigeno e degli atomi di idrogeno eè di ca. 0.95 Å.
anche una piccola percentuale di molecole
nelle quali i comuni isotopi di H ed O (di massa
H+
105°
atomica, rispettivamente, 1 e 16) sono sostituiti Legame
H+
O
--

idrogeno

da quelli più pesanti, di massa due per H


(deuterio) e di massa 18 per O(O18): queste O--
Legame
coovalente
costituiscono la cosiddetta acqua pesante. H +

H+
La molecola dell’acqua presenta un insieme di
Rappresentazione schematica del legame covalente
dell’acqua e del legame idrogeno tra due molecole d’acqua: il
proprietà fisico - chimiche che rende tra l’altro nucleo positivo dell’idrogeno (protone) si protende fuori dalla
molecola ed esercita un’attrazione sugli elettroni (negativi) di
possibili i fenomeni biochimici e con essi la vita altre molecole d’acqua.

di tutti gli organismi vegetali ed animali.


H+
Chimicamente l’acqua è un composto molto
stabile e inizia a decomporsi in H e O solo a Legame H+
coovalente
temperature superiori a 1500°C, mentre la
O --
completa dissociazione avviene con
Legame
temperature altre i 3000°C. La molecola H2O idrogeno

ha una struttura dipolare per cui l’atomo di O di H+

una molecola può attrarre un atomo H di


H+
un’altra molecola (legame idrogeno) Rappresentazione schematica dell’associazione delle
molecole di acqua nel ghiaccio: queste sono disposte
inducendo così una forza attrattiva che tende a secondo un reticolo tridimensionale tetraedrico nel quale ogni
atomo di ossigeno è legato a quattro atomi di idrogeno
mantenere tra loro unite le molecole d’acqua. (attraverso due legami covalenti e due legami idrogeno). Ogni
atomo H è pertanto coordinato a due atomi O con un legame
coovalente ed uno idrogeno.
Allo stato di vapore le molecole sono invece
Figura 4- La molecola dell'acqua in natura
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 8

libere di muoversi e l’evaporazione corrisponde quindi alla rottura dei legami idrogeno
presenti nell’acqua allo stato liquido.
PRINCIPALI CARATTERI FISICI DELL’ACQUA PURA
La struttura dipolare dell’acqua Punto di solidificazione (a 760 mmHg) 0.00 °C
Punto di ebollizione 100.00 °C
favorisce la dissociazione e la Peso specifico dell’acqua a 0°C 0.9998 gp/cm3
solubilità dei sali e in generale delle Peso specifico dell’acqua a 4°C 1.0000 gp/cm3
Peso specifico dell’acqua a 20°C 0.9982 gp/cm3
sostanze a carattere ionico. Peso specifico del ghiaccio a 0°C 0.9168 gp/cm3
Calore specifico dell’acqua a 15°C 0.999 cal/gm
Nell’acqua liquida e pura vi sono Calore di fusione del ghiaccio a 0°C 79.40 cal/gm
Calore di evaporazione dell’acqua a 100°C 539.5 cal/gm
pochissime molecole ionizzate, per
Tensione superficiale a 0°C 75.6 dine/cm2
cui risulta estremamente bassa la Tensione superficiale a 100°C 58.84 dine/cm2
Costante dielettrica a 18°C 81.07 Farad/m
relativa conducibilità elettrica. La Conducibilità elettrica a 18°C 3.8·10-8 ohm·cm
Coefficiente di compressibilità 4.5·10-5 cm2/kg
densità, partendo da 0°C aumenta,
con l’aumentare della temperatura, per raggiungere il suo massimo a 4°C per poi
nuovamente diminuire. All’aumentare della pressione si alza il punto di ebollizione e si
abbassa quello di congelamento; quest’ultimo fenomeno è dovuto al fatto che l’acqua,
come pochissime altre sostanze, congelando aumenta di volume di ca. l’8%. Anche la sua
compressibilità e molto bassa (vedi coeff. compressibilità in tab.); un certo volume
d’acqua, sottoposto ad una pressione di 2kg/cm2, si riduce infatti di solo un
decimilionesimo. Una caratteristica di
P re ss io n e
C particolare interesse idrogeologico è la
grande capacità dell’acqua di
A immagazzinare energia termica grazie
L iq u id o all’elevato calore specifico (quantità di
S o lid o energia che si deve fornire ad 1g di acqua
per elevarne la temperatura di 1°C);
questa caratteristica consente all’acqua

o
che si trova a contatto con rocce molto
O calde di trasferirne il calore in superficie
m V a p o re
l pur rimanendo allo stato liquido (sorgenti
B termali) o addirittura passando allo stato di
T e m p e ra tu ra
Figura 5- Diagramma di stato dell'acqua.
vapore (campi geotermici a vapore).
Le curve OA, OB e OC delimitano tre zone, ciascuna delle quali è
propria dello stato liquido, dello stato solido e dello stato di vapore. Queste ed altre caratteristiche dell’acqua
Nel punto O, detto punto triplo, possono coesistere le tre fasi. Il
diagramma, ad es., permette di spigare la formazione della brina e non si riscontrano mai in natura, almeno
della neve: lungo la curva OB si avrà coesistenza di fase solida e di
fase vapore in equilibrio tra loro; un piccolo abbassamento di nei valori indicati in tab. Infatti anche le
temperatura (l-m) o un piccolo innalzamento della pressione (l-o)
provocano la trasformazione diretta del vapore in ghiaccio e, quindi, acque meteoriche (che pur subiscono un
della brina o della neve a seconda che tali condizioni si verifichino
sulla terra o nell’atmosfera.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 9

processo di distillazione naturale attraverso l’evaporazione e la successiva


ricondensazione) contengono varie sostanze, disciolte o in sospensione (gas, sali,
microrganismi, pulviscolo atmosferico), raccolte in percentuali molto variabili nel passaggio
attraverso l’atmosfera; ulteriori arricchimenti, soprattutto in sali e gas, si verificano al
contatto con il suolo ed il sottosuolo.
Le acque presenti in natura sono distinte, considerando l’ambiente in acque meteoriche o
atmosferiche, quelle presenti nell’atmosfera e che cadono sulla terra sotto varie forme
(liquide: pioggia, rugiada; solide: neve, grandine, brina), ed in acque litosferiche. Queste
possono essere a loro volta distinte in acque superficiali (situate sulla crosta terrestre: fimi,
laghi, mari, ecc.) ed in acque sotterranee (contenute nel sottosuolo), anche se tale
distinzione, come avremo modo di vedere in seguito, risulta essere spesso più formale che
sostanziale. La quantità e la natura delle sostanze in esse disciolte dipendono dalla
composizione dei terreni con cui vengono a contatto e, purtroppo, anche dall’azione
inquinante dell’uomo.
Tutti questi tipi di acqua fanno comunque parte di un unico ciclo idrologico;
conseguentemente nello studio dei problemi inerenti la genesi, la circolazione e la
captazione delle acque sotterranee, si devono tenere in particolare evidenza i rapporti di
continuo interscambio tra le acque sotterranee e tutti gli altri tipi.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 10

2 - IL BILANCIO IDRICO
Le risorse idriche coincidono con i quantitativi d’acqua di origine superficiale e sotterranea
rinnovabili (la cui suddivisione in questi due termini è spesso, data la loro interdipendenza,
solo fittizia) attraverso il ciclo naturale dell’acqua, quantitativi che potrebbero essere
completamente sfruttati senza che il loro utilizzo alteri sensibilmente l’anzidetto ciclo
naturale.
La loro completa utilizzabilità è, ovviamente, teorica dato che una porzione delle risorse
rinnovabili non può essere sfruttata, vuoi perché necessaria a mantenere delle portate dei
fiumi che siano compatibili con la situazione igienica e con la preservazione di habitat
biologici, vuoi per mantenere degli equilibri idrogeologici atti a preservare la qualità della
risorsa, vuoi, infine, per costi di captazione ed utilizzo economicamente svantaggiosi.
Comunque sia, appare ovvio che una corretta utilizzazione delle risorse idriche debba
necessariamente passare attraverso la definizione quantitativa dei volumi d’acqua
rinnovabili in un dato ambito territoriale.
Questo può farsi attraverso l’impostazione di un vero e proprio BILANCIO IDRICO del
dominio territoriale che si intende studiare: infatti esso esprime, in termini quantitativi, il
ciclo naturale dell’acqua all’interno di una ben definita porzione continentale attraverso la
valutazione analitica dei singoli parametri che concorrono alla sua definizione.
Infatti il bilancio idrico ha come principale scopo quello di definire il bilanciamento tra attivo
e passivo, tra gli apporti e le perdite e le variazioni delle riserve idriche, quindi di calcolare
le risorse sfruttabili.
Il bilancio idrico risulterà equilibrato in condizioni naturali conformi, quindi, al ciclo
dell’acqua e, in assenza di interventi antropici, avremo la conservazione delle riserve
rispetto ad una situazione media relativa a molti anni.
La valutazione quantitativa dei parametri che concorrono a definirlo va sempre riferita:
1- ad un preciso ambito territoriale individuabile nel BACINO IDROGRAFICO (cioè in
quella porzione di continente drenata da uno stesso fiume e dove tutte le grandezze in
gioco sono tra loro intimamente correlate), così come raccomandato dal Consiglio
d’Europa con la promulgazione della Carta Europea dell’Acqua;
IL BACINO IDROGRAFICO
Per bacino idrografico si intende la porzione di territorio all'interno della quale tutte le
acque (sia quelle di ruscellamento superficiale che quelle scaturite da manifestazioni
sorgentizie) defluiscono verso un'unica sezione di interesse, ubicata lungo il collettore
di fondovalle. [Un bacino idrogeologico, invece, è inteso come la porzione di territorio
all'interno della quale tutte le acque sotterranee defluiscono preferenzialmente verso
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 11

un'unica zona di recapito (sorgente, corpi idrici superficiali, ecc.).]


2- ad uno stesso intervallo temporale formato da un congruo numero di anni (=Anno
Idrologico Medio : Minimo 10 anni, ottimale 30 anni) in modo che le grandezze
relative ai vari parametri possano essere confrontabili e che le conseguenti
determinazioni risultino statisticamente significative.
Per anno idrologico si intende, generalmente, quell’intervallo temporale in cui un
determinato fenomeno naturale va da un suo valore minimo assoluto a quello, sempre
minimo successivo. Esso può non corrisponde all’anno solare e, a dispetto del nome
anno, può avere durate diverse da 365 giorni e anche variabili nel tempo.
Per anno idrologico medio si intende, invece, un intervallo temporale fittizio della
durata di un anno in cui il fenomeno esaminato assume come valore quello medio dei
valori da esso assunti negli anni che lo definiscono; in tal modo i dati che ne risultano
sono statisticamente rappresentativi (lo saranno tanto più quanto maggiore è il numero
degli anni solari considerati) e possono essere usati a scopo pianificatorio e
previsionale. Per questo motivo nei calcoli di bilancio si fa riferimento a tale periodo
medio ed esso può indifferentemente iniziare da un minimo del parametro o dal primo
gennaio.
Come già in parte visto, il BILANCIO IDROLOGICO può essere espresso in varie forme
analitiche, sempre più complesse, a seconda del riferimento “territoriale” prescelto.
Avremo così le seguenti equazioni generali:
P = Er a livello globale

P = Er + R + I con riferimento ad un’area continentale (Fig. 2)

P = Er + D + Ie per il bacino idrografico, (Figg. 6 e 7)


nella quali, come schematizzato nelle Figg. 2, 6 e 7:
- le entrate del nostro bilancio sono:
P = afflusso meteorico;
- le uscite sono invece:
Er = evapotraspirazione reale;
R= ruscellamento superficiale;
I = infiltrazione totale all’interno del bacino (Iti);
Ie = infiltrazione efficace, vale a dire la porzione di I che non riemerge nel bacino;
D = R+Isi= deflusso superficiale alla sezione di chiusura del bacino dato dalla somma
del ruscellamento (R) con la porzione dell’infiltrazione totale interna che riemerge nel
bacino (Isi) prima della sezione di chiusura (a questa vanno eventualmente aggiunti i
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 12

contributi di acque sotterranee provenienti da infiltrazioni avvenute in bacini limitrofi


=Ise);
Nel caso del bacino idrogeologico, invece, le masse idriche in entrata sono
rappresentate dall'infiltrazione totale (Iti), frazione delle precipitazioni efficaci Pe (Pe = P -
Er), mentre le uscite sono costituite dal deflusso sotterraneo (Ds): Iti = Ds
In tali espressioni i valori dei vari termini corrispondenti a ciascun parametro del bilancio
idrico vengono generalmente espresse in volumi d’acqua ragguagliati alla superficie
del bacino, vale a dire in altezze d’acqua ed espressi in mm/anno (a questo proposito si
ricorda che 1 mm di altezza d'acqua corrisponde ad un volume di 1 litro ogni m2 di
territorio).
Le equazioni suddette sono valide per bacini ben isolati, in cui gli apporti pluviometrici
sono l'unico contributo idrico; le espressioni da utilizzare diventano più complesse quando
sono presenti travasi d'acqua naturali e/o artificiali, da o verso bacini limitrofi, alimentazioni
e/o prelievi artificiali (irrigazioni, emungimenti, ecc.- Fig. 7).

(Er)
dalle piante

P
dalla superf.
del suolo

(Iti)
Is
R
(Isi)
Ie D
(Di=R+Isi)
R+Isi+Ise

(Ise)

Figura 6- Schema generale del ciclo naturale dell'acqua all’interno di un bacino idrografico.
Più complesse risulterebbe le equazioni del bilancio qualora si facesse riferimento non
all’anno idrologico medio ma ad un semplice anno idrologico. Infatti se considerando un
periodo medio possiamo tranquillamente trascurare le entità iniziali delle acque
sotterranee immagazzinate negli acquiferi dato che, su lunghi periodi esse possono
ritenersi costanti, analizzando un semplice anno idrologico dovremo tener conto anche
delle variazioni delle riserve d’acqua superficiale e sotterranea nel periodo considerato
(=dW= variazione positiva o negativa dovuta a aumento o diminuzione della copertura
nevosa, aumento o diminuzione dell’infiltrazione e quindi dei livelli piezometrici, accumuli o
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 13

perdite dei serbatoi naturali d’acqua superficiale - laghi, stagni,..). In tal caso l’equazione di
bilancio relativa al bacino idrografico risulterà essere: P = Er + D + Ie ± dW
(con l’aggiunta del termine dW che, come si più evincere dalla descrizione, è di
difficilissima determinazione).
Le azioni antropiche, oggi assai sensibili, e gli interscambi idrici sotterranei quasi sempre
presenti contribuiscono, come vedremo nel capitolo delle risorse e come è possibile
evincere dall’analisi della fig. 7, a complicare ancor più il quadro matematico-idrogeologico
di riferimento.

Er W s = P -E r
= R + Iti C ons um o antropic o interno di
d a lle p ia n te
ac qua s uperfic iale e s otterranea
P Attin g im en ti, d erivaz ion i
C ap taz ion e e in vas i artific iali s u c ors i C ap tazion e d i ac q u a
d i s org en ti d ’acq u a s otterran e d a p oz zi

d a lla s u p e rf.
d e l s u o lo A cq ue d otto co n a lim e nta zione es terna
(Is) S pa rtia c qu e
m o rfo log ic o

(Iti)
(R )
(Ise)
(Isi)
D
Ie (Isi) (D i=R +Isi) (R + Isi+ Ise)

(Ise)
S pa rtia c qu e
idro ge o lo g ic o

Figura 7- Il ciclo naturale dell'acqua e la valutazione delle risorse idriche in un bacino idrografico in relazione
alle interferenze derivanti sia dagli interscambi sotterranei con i bacini confinanti, sia dall'intervento antropico.
Il bilancio idrologico è, pertanto, un vero e proprio pareggio contabile tra le entrate, uguali
alla portata media degli apporti, e le uscite, rappresentate dalla portata media dei deflussi;
è anche un mezzo di controllo della coerenza dei dati, valutati in maniera indipendente,
relativi all'alimentazione ed ai deflussi dei sistemi idrologici. Il suddetto calcolo è,
ovviamente, tanto più preciso quanto più numerose sono le stazioni di misura dei dati di
base e quanto più lungo è il periodo di riferimento; non si possono comunque ritenere i
dati di bilancio come valori di estrema precisione (è presumibile che si compiano errori di
valutazione intorno a +/- 10%), anche se essi hanno il non indifferente pregio di fornire
valutazioni indicative circa le risorse idriche sotterranee e superficiali di un dato bacino
Spetterà poi a studi idrogeologici di maggior dettaglio il compito di definire l’entità delle
risorse sotterranee di un dato acquifero.
Nel seguito dell’esposizione ci riferimento al bilancio idrico di un bacino idrografico
basato sui valori dei parametri in gioco relativi all’Anno Idrologico medio (A.I).
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 14

2.1 - IL BILANCIO IDRICO DEI BACINI IDROGRAFICI


2.1.1 - PRINCIPALI CARATTERI MORFOLOGICI
Definizione spaziale
La prima operazione è quella di definire, su di un supporto cartografico i limiti del bacino
che si intende studiare. La definizione spaziale di un bacino idrografico coincide con la
individuazione della porzione continentale racchiusa dal relativo spartiacque superficiale
(o morfologico). Questo è rappresentato da un linea ideale che, partendo dalla sezione
fluviale cui si intende chiudere il bacino da studiare, si snoda seguendo le linee di cresta
dei versanti tributari del reticolo idrografico drenato del nostro fiume fino a tornare nel
punto di partenza.
I GRADI BACINI FLUVIALI DEL MONDO I MAGGIORI BACINI
2 2
NOME Sup. (km ) NOME Sup. (km ) FLUVIALI TOSCANI
Rio delle Amazzoni-Ucayalli 7050000 Volga 1360000 NOME Sup.
2
Congo (Zaire) 3690000 Zambesi 1330000 (km )
Mississipi-Missouri 3328000 Gange 1060000 Arno 9116
Rio della Plata-Paranà 3140000 Indo 1165500 Ombrone 3496
Ob-Irtys 2975000 Orinoco 948000
Serchio 1565
Nilo-Kagera 2867000 Murray-Darlig 910000
Jenisei 2580000 Yukon 855000 Cecina 898
Lena 2490000 Danubio 817000 Fiora 821
Niger 2092000 Mekong 810000 Albegna 726
Amur 1855000 Eufrate 765000 Bruna 564
MacKenzie 1760000 Hwang Ho 771000
Yangtze Kiang 1826715 Brahmaputra 670000 Cornia 360

I MAGGIORI BACINI FLUVIALI ITALIANI


NOME Sup. NOME Sup.
2 2
(km ) (km )
Po 74979 Tirso 3100
Tevere 17169 Sesia 2920
Adige 12200 Sarca-Mincio 2859
Arno 9116 Ofanto 2764
Tanaro 8324 Taglianento 2700
Adda 7979 Bradano 2735
Ticino 7228 Livenza 2690
Oglio 6649 Mannu-Coghinas 2447
Volturno 5455 Brenta 2300
Liri-Garigliano 5020 Panaro 2292
Reno 4626 Secchia 2292
Dora Baltea 4322 Imera-Salso 2122
Simeto 4169 Flumendosa 1780
Piave 4100 Bacchiglione 1600
Ombrone 3480 Sangro 1515
Isonzo 3460 Basento 1508
Sele 3223 Sinni 1424
Aterno-Pescara 3188 Tronto 1192

Figura 8- I maggiori bacini idrografici nel mondo, in Italia e in Toscana .


Lo spartiacque viene normalmente tracciato su di una carta topografica dove sono
appunto ben individuabili, attraverso l’andamento delle isoipse, le linee di cresta e il
reticolo idrografico tributario; la scala della cartografia sarà scelta tenendo in
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 15

considerazione l’estensione areale del bacino (un bacino molto grande sarà meglio
definibile su una carta a piccola scala e viceversa) e della definibilità morfologica delle
linee di cresta, più facilmente individuabili con precisione in zone collinari e montuose, di
più problematica tracciatura in zone pianeggianti (in tali casi può essere utilizzata una
cartografia a scala maggiore): in generale possiamo dire che per bacini di media
estensione è sufficiente l’utilizzo di una carta in scala 1:100000. La sezione di chiusura
dello spartiacque non è mai scelta in maniera casuale: infatti, o si fa riferimento alla
stazione idrometrografica eventualmente presente (i cui dati, come vedremo più avanti,
faciliteranno molto l’esecuzione dei calcoli di bilancio) oppure a sezioni predefinite in
funzione delle finalità dello studio (punto d’imposta di una diga, ecc.).

Fig. 9- Esempio di bacini e sottobacini idrografici nella Toscana Meridionale


Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 16

Insieme allo spartiacque morfologico è sempre importante giungere anche alla


definizione di quello idrogeologico (o geologico, o sotterraneo) in quanto spesso i due
limiti non corrispondono. L’eventuale non corrispondenza tra i due spartiacque (fig. 8) è la
causa di interscambi idrici sotterranei, spesso anche di notevole entità ed importanza, tra
bacini limitrofi; di ciò dovrà tenersi conto quando si arriverà alla definizione delle risorse
idriche attraverso l’analisi critica dei risultati del bilancio.
Molto spesso l’assenza di cartografie geologiche e/o idrogeologiche di dettaglio, le uniche
basi sulle quali è possibile definire gli spartiacque sotterranei, non consente una loro
agevole individuazione. Spesso si preferisce rimandare tale complessa operazione alla
conclusione del bilancio, qualora i risultati facciano emergere elementi tali da rendere
indispensabili gli approfondimenti in tal senso.

Spartiacque Morfologico
Spartiacque
Idrogeologico
S pa rtiacq u e M orfologico S p artia cq u e Id rogeologico

Sp artiacq u e M orfologico
S p artiacq u e
Id rogeologico

Rocce permeabili Rocce impermeabili

Figura 8- Esempi di non corrispondenza tra spartiacque


morfologico ed idrogeologico

Oltre allo spartiacque, per l’esecuzione del bilancio idrico risulterà utile conoscere altre
caratteristiche morfologiche del bacino. Fra le tante, ricorderemo qui una delle principali:
La Quota media (Fig. 9): viene ricavata, con semplice calcolo, dai dati necessari a
definire la curva ipsografica del bacino. Tale curva rappresenta l’espressione grafica della
distribuzione delle area del bacino in rapporto alle relative altezze e consente, quindi, una
diretta valutazione complessiva delle aree comprese tra determinate quote. Viene
costruita utilizzando un sistema di assi cartesiani nel quale vengono riportate, in ordinate,
le quote assolute ed in scisse le aree comprese tra i dislivelli prescelti. Tali determinazioni
vengo fatte su di una carta topografica ad isoipse di sufficiente dettaglio: in essa, si
misurano, attraverso l’uso del planimetro polare con l’ausilio dei più moderni digitizer
collegati a computers provvisti di adeguato software, le aree interne allo spartiacque
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 17

325
400
500
600
700
800

Curva ipsografica
Quota (m.s.l.m)
900
Km2
30
800

20
700

600 10

500
0 300-400 400-500 500-600 600-700 700-800
m. s.l.m.

400

300
0 20 40 60 80
Area (kmq)

2
Intervalli Quota media Superficie m x km
altimetrici dell'intervallo dell'intervallo (2)
2
m .s.l.m m km (1)
325 - 400 362.5 12.0 4350
400 - 500 450 33.9 15255
500 - 600 550 20.0 11000
600 - 700 650 3.8 2470
700 - 800 750 0.3 225
Totali 70.0 33300
Quota media del Bacino (m.s.l.m) = tot.(2) / tot.(1) 475.7
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 18

morfologico del bacino, comprese tra isoipse, o curve di livello, contigue (ISOIPSE = linee
che uniscono punti aventi la stessa quota del terreno rispetto al livello medio del mare. Si
ottengono immaginando di intersecare la superficie topografica mediante piani orizzontali
tra loro paralleli e disposti ad intervalli regolari di altezza; tra due curve successive il
dislivello è pertanto fisso ed è detto equidistanza che è, convenzionalmente pari ad
1/1000, in m, del denominatore della cala della carta. Così, ad es. una carta in scala
1:100.000 avrà equidistanza pari a 100 m, mentre una in scala 1:25000 l’avrà di 25 m.
L’insieme di tali curve, proiettato su un piano di riferimento fornisce una rappresentazione
altimetrica del terreno che è tra le migliori usate in topografia).
Una media ponderata tra le aree così misurate ed il valore mediano dell’intervallo cui
l’area si riferisce (ad esempio tra le isoipse 300 e 400 m, il valore mediano sarà 350 m;
esso andrà moltiplicato per un peso corrispondente al valore dell’area interna al bacino
compresa in tale intervallo altimetrico) è l’operazione matematica che consente il calcolo
della quota media, e cioè:

( H1med × S1 ) + ( H2 med × S2 ) +....( Hn med × Sn )


Hmedia (m) =
∑S
n
1

Il valore della quota media risulterà, come vedremo, assai utile per la determinazione della
temperatura media, e quindi dell’entità dell’evapotraspirazione del bacino.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 19

2.1.2 - I PARAMETRI DEL BILANCIO


Come detto, il bilancio idrico di un bacino idrografico ha lo scopo di contabilizzare gli
apporti e le perdite idriche. Il suo calcolo si basa sui dati inerenti gli elementi idrologici
principali espressi dalla relativa equazione generale: P = Er +Q + Ie, e cioè:

Gli Afflussi (P): corrispondono alle precipitazioni atmosferiche, vale a dire a qualsiasi
prodotto della condensazione del vapore acqueo (sia in fase liquida che solida) che in
qualsiasi modo perviene alla superficie della terra. Le precipitazioni di gran lunga più
importanti (pioggia e neve) vengono normalmente misurate attraverso strumenti detti
Pluviometri o Pluvio-nivometri; è quindi un parametro importante del bilancio che può
essere calcolato direttamente.

- L’Evapotraspirazione (Er): con tale termine s’intende l’insieme di due fenomeni, uno
fisico (l’evaporazione) e l’altro biologico (la traspirazione) per i quali parte dell’acqua di
afflusso viene sottratta al ciclo idrologico ritornando allo stato di vapore. Di difficile
misurazione diretta, tale parametro viene normalmente calcolato attraverso formule
empiriche basate essenzialmente su misure di temperatura e precipitazioni.

- Il Deflusso (Q): è la quantità d’acqua, sia di origine superficiale che sotterranea, che
esce attraverso il reticolo idrografico dal bacino in studio dalla sezione fluviale di chiusura.
Tale parametro è normalmente derivabile direttamente dalle misure di portata (volume
d’acqua che passa, nell’unità di tempo, attraverso le sezione di chiusura del bacino)
effettuate dalle Stazioni Idrometriche. In loro assenza Q può essere determinato attraverso
metodologie indirette basate sui caratteri fisiografici e climatici del bacino.
Il deflusso non deve essere confuso con il Ruscellamento superficiale (R) che
rappresenta, invece, la quantità d’acqua che, nel corso di una precipitazione, sfugge
all’infiltrazione ed all’evapotraspirazione e che è quindi di sola origine superficiale. E’ di
difficilissima misurazione diretta e si esprime frequentemente attraverso un coefficiente di
ruscellamento valutato empiricamente.

L’Infiltrazione efficace (Ie): è la porzione dell’infiltrazione totale (I) che, sfuggendo


all’evapotraspirazione, non contribuisce al deflusso del bacino, ma va ad alimentare, per
via sotterranea, acquiferi esterni al bacino medesimo. Di difficile valutazione diretta, è
normalmente calcolata per differenza (Ie= P-Er-Q) una volta noti gli alti termini del bilancio.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap. 1 e Cap. 2 - 20

In Italia la rete di monitoraggio dei principali parametri idroclimatici è gestita dal Servizio
Idrografico, un ufficio speciale del Genio Civile, la cui gestione è, oggi, di competenza
delle Regioni. Tale Ufficio pubblica ogni anno i risultati delle proprie reti di rilevamento,
regione per regione e comunque con mocro-suddivisioni territoriali che ricalcano limiti non
politici, ma idromofologici, cioè gli spartiacque dei bacini idrografici, in volumi speciali detti
Annali Idrologici. Questi sono suddivisi in due volumi: nella Parte Prima vengono riassunti i
rilievi termometrici , pluviometrici e nivometrici delle stazioni raggruppate a seconda del
bacino imbrifero di appartenenza, mentre nel Parte Seconda vengono riportate le
risultanze delle misure di portata effettuate in varie sezioni fluviali, normalmente una per
bacino, almeno per quelli di maggior rilievo.

Scelta dell’anno idrologico medio (A.I.)


Come detto, la definizione dei vari parametri del bilancio deve essere riferita ad uno stesso
periodo medio il più lungo possibile. Bisogna quindi riferire i nostri calcoli ad un arco
temporale nel quale abbiano simultaneamente funzionato le stazioni pluviometriche (per la
determinazione degli afflussi), quelle termometriche (dato che sulla temperatura è basata
la valutazione empirica dell’evapotraspirazione) e, qualora esista e corrisponda alla
sezione di chiusura del bacino, quella idrometrica dalla quale si ricavano i deflussi.
Normalmente è al periodo di funzionamento di quest’ultima che si fa riferimento per la
definizione dell’A.I. dato il fatto che, se è presente, è normalmente l’unica, mentre più
numerose sono, come vedremo, quelle termometriche ed, ancor più, quelle
pluviometriche.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 21

2.2 - CENNI DI STATISTICA APPLICATA ALL'IDROGEOLOGIA

DEFINIZIONI

Statistica descrittiva: Tende ad ottenere tutte le informazioni possibili sui dati raccolti
mediante un loro adeguato riordino
Statistica matematica: Si basa sulla comparazione del fenomeno studiato attraverso
modelli probabilistici teorici al fine di ottenere delle informazioni
no derivabili da un semplice riordino dei dati

Le fasi dell'analisi statistica:1- Raccolta dei dati;


2- Lettura ed ordinamento dei dati;
3- Elaborazione dei dati attraverso procedimenti
matematico-statistici;
4- Interpretazione dei risultati

LE SERIE E LE VARIABILI STATISTICHE


Le serie statistiche sono delle successioni di dati ordinati in base ad un determinato
criterio; ad es.: cronologico o storico (=andamento, nel tempo, del fenomeno rilevato in un
punto), geografico (=andamento del fenomeno rilevato nello spazio) alfabetico, ecc.

Anno Siena Grosseto Stazione Pluviometrica P Annua


1978 907 586 Poggibonsi 778
1979 1026 769 Volterra 861
1980 902 793 Larderello 957
1981 766 584 Cecina 796
1982 746 734 Follonica 655
1983 679 546 Grosseto 623
1984 1048 671 Siena 791
1985 558 544 Pienza 716
1986 779 645 Orbetello 712
1987 954 987 S. Fiora 1469
Serie Storica: Andamento delle piogge (mm), Serie Geografica: Piogge medie (mm), nel
a Siena e Grosseto nel periodo 1978-1987. periodo '51-'80, nella Toscana meridionale

Se il fenomeno si ripete secondo un certo ciclo, la serie e detta anche ciclica


Al carattere quantitativo (e quindi numerico) del fenomeno (caratteri di una pioggia
sono, ad es.: l'intensità massima istantanea di 1 giorno, la quantità giornaliera) viene
associato il concetto di variabile statistica.
Le variabili statistiche possono essere:
continue, quando il carattere osservato può assumere qualunque valore compreso o non
compreso in un certo intervallo: ad esempio il livello piezometrico dell'acqua in
un pozzo;
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 22

discontinue o discrete, quando il carattere può assumere solo valori determinati da un


certo intervallo, o solo valori numerici interi: ad esempio il
numero dei giorni piovosi di un mese.
Le variabili vengono talvolta suddivise in classi, intendendo con questo termine gli
intervalli nei quali la variabile è suddivisa in una tavola di frequenza. La scelta del numero
e dell'ampiezza delle classi è normalmente arbitrario, dipendendo dalla natura dei dati e
dagli scopi dell'indagine.
Se però si vogliono avere indicazioni circa il numero di classi in cui discretizzare (o
suddividere) una determinata variabile, si può ricorrere alla Regola di STURGES che ci
indica, in funzione del numero dei dati componenti la serie (N), il numero delle classi (K) in
cui essa può essere suddivisa senza perdere dettaglio nell'informazione:

K = 1 + 3,3 log10 N
A ciascuna classe apparterranno un certo numero di casi che ne costituiranno la
frequenza relativa (o frequenza assoluta se espressa in % rispetto al numero totale dei
casi della serie)

RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE
Diagrammi Lineari (o a punti): 1200
1000
In questi tipi di grafici viene rappresentato
P annua (mm)

800
l'andamento di una variabile secondo intervalli 600
400
regolari. Nell'es. in Figura è rappresentato Siena
200
Grosseto
l'andamento delle piogge annue registrate in due 0
1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987
stazioni pluviometriche.

Diagrammi a Barre ed a Barre Cumulate


E' particolarmente adatta per rappresentare fenomeni in cui la variabile indipendente è di
tipo qualitativo (ad es. la permeabilità relativa dei terreni) oppure è discretizzata in classi

35 100
90
30
Elevata 80
70
25 Buona
60
Sup. %

Mediocre
50
Sup. %

20
Scarsa
40
15 30
20
10
10
5 0
Cornia Merse Orcia Elsa Cecina
0
Permeabilità relativa dei terreni in vari bacini
Elevata Buona Mediocre Scarsa
Permeabilità relativa dei terreni nel Bacino del F. Cornia Elevata Buona Mediocre Scarsa
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 23

(ad es. la ripartizione dell'area di un bacino in varie classi di quota). Sono formati da
rettangoli aventi basi uguali ed altezze proporzionali all'intensità del fenomeno da
rappresentare.

Grafici a settori circolari


Sono particolarmente adatti per mettere in evidenza sia il valore assoluto di un certo
fenomeno, sia la sua composizione. L'area del cerchio viene assunta proporzionale al
valore assoluto del fenomeno in esame per cui l'angolo al centro (pari a 360°) ne
rappresenterà il 100%. Ogni carattere del fenomeno sarà rappresentato da settori circolari
aventi angolo al centro proporzionale alla relativa percentuale
ACQUA SULLA TERRA 1400
ACQUA DOLCE SULLA TERRA 42
AFRICA Milioni di km cubi
Permeabilità terreni nel bacino F. Cornia Milioni di NORD AMERICA
ACQUA SALATA 10,2%
km cubi
17,1%
97,0%

Scarsa 27,1% ASIA


33,3%
33%
SUD AMERICA
5,0% 7,1%
ACQUA DOLCE 3,0%
Elevata AUSTRALIA EUROPA

5% RISORSA RINNOVABILE RISORSA RINNOVABILE


DI ACQUA DOLCE SOTTERRANEA 13 DI ACQUA DOLCE SUPERFICIALE 30
Migliaia di Migliaia di
NORD AMERICA km cubi NORD AMERICA AFRICA km cubi
AFRICA
17,4% 9,9%
16,2 12,0

ASIA
ASIA 25,0%
34,9%
SUD AMERICA 28,2 SUD AMERICA
30,9

AUSTRALIA 4,3 8,4 EUROPA AUSTRALIA 5,9% 6,9% EUROPA

Buona AFRICA 44 RISORSA SUPERFIC. 168


NORD AMERICA Migliaia di
10,5% km
30% 17,1% km cubi 39,3%

Mediocre 44,0
32% ASIA
%

SUD AMERICA 32,8%


16,7% PERDITE PER
26,9%
EVAPOTRASPIRAZIONE
5,5% 7,3% RISORSA SOTTERRANEA
AUSTRALIA EUROPA
RISORSA RINNOVABILE DI ACQUA
RISORSA RINNOVABILE TOTALE DOLCE IN ITALIA

Rappresentazioni su scale logaritmiche


Tali scale sono utilizzate
P o rta te m a s s im e , m in im e e m e d ie d e l T . F a rm a

prevalentemente quando il
1000

Q m ax
campo di variazione dei
Q m in

100
Q m ed caratteri di una serie è
talmente ampio da non poter
10 essere rappresentato in
Portata im mc/sec

modo chiaro su scale lineari


1 (Es.: curve rappresentanti
l'andamento delle portate
0 .1
min., med. e max di un
fiume). Le scale logaritmiche
0 .0 1

G F M A M G L A S O N D
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 24
Abbassamenti (m) to= 5500 sec. ca.
o semilogaritmiche vengono anche 0
0.25
0.5

utilizzate per elaborazioni per le 0.75


1
1.25
quali i modelli matematici 1.5
C= 2.15 m
1.75
2
necessari ne prevedono l'utilizzo 2.25
2.5

(Es.: curve abbassamenti- 2.75


3
3.25

logaritmo dei tempi per l'analisi dei 3.5


3.75
4

dati relativi a prove di 4.25


4.5
4.75
emungimento). 5
1,000 10,000 100,000 1,000,000

Log t (sec)

Cartogrammi
Sono costruiti sulla base di carte geografiche e topografiche dove, mediante diversa
colorazione o tratteggio, viene indicata la qualità o la diversa intensità che un dato
fenomeno raggiunge nelle varie suddivisioni territoriali considerate. Tali suddivisioni
possono essere amministrative (limiti comunali) o di altro tipo come, ad es., le formazioni
geologiche, i complessi idrogeologici o i bacini idrografici

RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DI DISTRIBUZIONE DI FREQUENZA


Istogramma
120
F.so BOVALICO : Andamento dei parametri del bilancio idrologico E' la rappresentazione statistica più
110 (A.I. 1952¯60+69¯72)

100 P (mm)
Er (mm)
Q (mm)
Ie (mm)
usuale delle frequenze relative ad una serie
90

80 di dati (seriazioni). Si passa, normalmente,


70

60 attraverso una discretizzazione in classi


50

40 della variabile indipendente (X) alle quali


30

20
viene associato un rettangolo di altezza
10

0
proporzionale al valore medio che la
-10

-20
variabile dipendente (Y) assume nel campo
-30
Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic.
di variazione della classe e questo espresso
sia in termini assoluti (%) che relativi.
Sup. (kmq)
800

700
Se gli intervalli di suddivisione in classi sono
600 di uguale ampiezza, le frequenze relative a
500
ciascuna classe sono proporzionali sia
400
all'altezza che alla superficie dei
300

200 corrispondenti rettangoli. Se gli intervalli


100
delle classi hanno diversa ampiezza,
0
0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000 1100 1200 1300 1400 1500 1600 1700
Quota (m s.l.m)
occorre invece utilizzare la densità media
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 25

delle frequenze (Frequenza


800

700
totale della classe ampiezza
600 della classe) relative a
500
Sup. (kmq)

ciascuna classe, così che le


400

300 superfici dei rettangoli risultino


200
proporzionali alla frequenza
100
delle corrispondenti classi.
0
0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000 1100 1200 1300 1400 1500 1600 1700

Quote (m s.l.m) Unendo le estremità centrali di


ciascuna classe mediante una
spezzata, si può passare dall'istogramma alla curva di densità.
Tale tipo di rappresentazione compare frequentemente nelle analisi statistiche ed appare
normalmente caratterizzata da un solo valore max (moda) da cui il nome di curva
unimodale.
Tali curve possono tuttavia presentare le più svariate morfologie dando origine a
curve zeromodali, bimodali, omegamodali ecc., risultanti dalla osservazione dei più svariati
fenomeni.

Distribuzioni integrali di frequenze o distribuzioni cumulate


Vengono considerate, al posto delle frequenze corrispondenti a ciascuna classe (o a
ciascun valore) le frequenze corrispondenti a valori della variabile che risultino non
superiori o non inferiori ad un certo limite.

LA MEDIA: Si possono distinguere:


Media aritmetica semplice (m) di una serie è il rapporto tra la somma dei valori numerici

n della variabile (X) considerata ed il numero dei valori. In una curva relativa
xi
m= ∑ alla distribuzione integrale della frequenza, essa è rappresentata dal
i=1 n valore corrispondente al 50% delle frequenze cumulate.

Media aritmetica ponderata (m) - Se le intensità della variabile (X) si presentano con una

n loro frequenza (Y= peso), nel calcolo del valore medio della serie
xi • yi
m= ∑ n
dovrà tenersi conto di tali pesi. Cosi il valore medio ponderato
i=1
∑ yi risulterà uguale al rapporto tra la sommatoria dei prodotti delle
i=1 intensità di X per i relativi pesi e la sommatoria dei pesi medesimi.

La MODA o NORMA, è il valore della variabile che si presenta con maggior frequenza e
può quindi corrispondere a qualsiasi termine della distribuzione, anche coincidente con la
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 26

media. Il concetto di norma presuppone, quindi, che si operi con una distribuzione di
frequenze.

La MEDIANA di una serie ordinata, non decrescente, è la grandezza che divide la


graduatoria in 2 parti tali che il numero dei termini che la precedono sia uguale al numero
dei termini che la seguono. Se il numero dei termini è dispari, la mediana corrisponde con
il termine centrale; se invece è pari, si avrà una coppia di valori mediani e la mediana sarà
quindi pari alla semisomma dei due valori.
La principale proprietà di cui gode la mediana è che: la somma dei valori assoluti degli
scarti dei singoli termini della distribuzione dalla mediana è minima.
Concentrazioni %
100
TRACCIANTE: Concentr. % cumulate Vs Tempo
90

80

70

60

50

40

30

20 TRACCIANTE:
Concentr. % Vs Tempo

10

0
0 5 10 15 20 25 30 35
MEDIANA MODA
TEMPO (gg)
MEDIA

VARIABILITA' O DISPERSIONE
Tale concetto si riferisce al modo in cui i termini di una distribuzione (Variabile) si
addensano intorno al loro valore medio.
Questo può essere analizzato attraverso gli indici di variabilità:
- campo di variazione: è la differenza tra i termini a valore max e min di n
|xi - m|
Sm = ∑
una distribuzione; i=1 n
- scostamento o scarto semplice dalla media (Sm):è dato dalla n
|xi - m|• yi
Sm = ∑
media degli scarti in valore assoluto di ciascun termine della serie dal i=1
n
∑ yi
i=1
valore medio della serie medesima.
Per le distribuzioni di frequenza esso corrisponderà alla media degli scarti per i relativi pesi
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 27

n - lo scarto quadratico medio (S): è il più usato

∑ i=1
( Xi − m )2 degli indici di variabilità e corrisponde alla media del

S = quadrato degli scarti di ciascun valore della serie


n dalla media aritmetica della serie medesima. Anche
in tal caso, se si opera su di una distribuzione di
n
frequenza, entreranno in gioco i relativi pesi.
∑ (X i − m )2 • y i
i =1 L'importanza di questo indice sta nel fatto che esso
S = n
∑ y i rappresenta quantitativamente la dispersione dei
i=1
valori della serie intorno alla relativa media.

Per serie inerenti fenomeni naturali lo S consente anche di fare delle previsioni circa le
entità dei futuri valori che il fenomeno assumerà; infatti si avrà la probabilità del 68% che
un futuro valore ricada nel range m ± S e quella del 99% che invece ricada nel range
m ± 3 S . Inutile precisare che quanto più piccolo sarà il valore di S tanto meno variabilità
avrà il fenomeno analizzato e le analisi di questo potranno essere statisticamente
significative anche disponendo di un numero di dati limitato.

Portata
(l/s) ANDAMENTO PORTATE MISURATE SORGENTE ERMICCIOLO
300
280
260
240
220
200
180
160
140
120
100
80
60
40
Q annua ± S.Q. Medio ± 3 S.Q.M.
Q Media
20
0
1939 1941 1943 1945 1947 1949 1951 1953 1955 1957 1959 1961 1963 1965 1967 1969 1971 1973 1975 1977 1979 1981 1983 1985 1987

- la varianza (S2): corrisponde al quadrato dello scarto quadratico medio.


Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 28

mm
2.300
2.200
2.100
ACQUIFERO DEL M. AMIATA-PRECIPITAZIONI
2.000
1.900
1.800
1.700
1.600
1.500
1.400
1.300
1.200
1.100
1.000
900
800
700
600
P annua (mm) ± S.Q. Medio (mm) ± 3 S.Q.M. (mm) P Media (mm)
500
400
300
1939 1941 1943 1946 1948 1950 1952 1954 1956 1958 1960 1962 1964 1966 1969 1971 1973 1975 1977 1979 1981 1983 1985 1987

„ coefficiente di variazione (Cv): è dato dal rapporto tra lo scarto quadratico medio e la
media aritmetica della serie. Tale indice serve a rendere

S comparabili fenomeni espressi in diverse unità di misura

Cv = (ad es. variabilità di piogge e temperature) e fenomeni che


differiscono per l'ordine di grandezza dei valori della serie

m (ad es. piogge relative a 2 diverse stazioni pluviometriche


poste in situazioni climatiche diverse).

- scarto quadratico medio della media relativo (Smr): definito come il rapporto tra il
coefficiente di variazione e la radice quadrata del numero (n) degli elementi costituenti la
serie. Tale indice fornisce indicazioni circa

Cv l'attendibilità della media relativa alla serie analizzata;

Smr = nelle applicazioni idrologiche il valore della media


è da ritenersi accettabile per uno Smr<5%, da

n buono a mediocre per uno 5%≤Smr≤15% ed


inaccettabile per uno Smr>15%
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 29

CORRELAZIONE
Ha lo scopo di verificare se, tra due variabili relative ad una stessa serie, vi sia una
qualche relazione e di stabilirne eventualmente il tipo e l'intensità del legame che lega le
due variabili tra loro.

COEFFICIENTE DI CORRELAZIONE LINEARE


Due variabili sono correlate
70
linearmente se ad incrementi
60
di una variabile
50
corrispondono mediamente
40 incrementi proporzionali
30 dell'altra variabile. Questo
significa che in un grafico XY
20
le coppie di valori individuano
10
DIAGRAMMA DI DISPERSIONE punti che tendono a disporsi
0
0 50 100 150 200 250 300 350 intorno ad una retta
crescente (correlazione positiva e pendenza della retta positiva) o decrescente
(correlazione e pendenza negative).
Accertato il fatto che le coppie di valori siano distribuite intorno ad una retta, rimane da
definire se i punti sono più o meno concentrati intorno a questa dato che quanto più
questo è vero, quanto più il valore di una variabile può darci precise indicazioni sul valore
che l'altra variabile può assumere.
Se ad esempio i punti fossero perfettamente allineati lungo la retta, la conoscenza del
valore di una delle due variabili comporterebbe automaticamente la conoscenza dell'esatto
valore dell'altra variabile. Le variabili sarebbero inoltre l'una funzione lineare dell'altra
secondo le: Y = a + bX o X = (Y-a)/b

Siccome nelle analisi statistiche i punti non si trovano quasi mai perfettamente
allineati, ma sempre variamente distribuiti intorno ad una retta, sorge la necessità di
definire un indice che valuti il grado di dispersione di detti punti dalla retta e quindi
l'intensità del legame di correlazione lineare tra le variabili X ed Y.
L'indice all'uopo correntemente utilizzato è il Coefficiente di
Sxy
r=
correlazione lineare (r) definito come il rapporto tra la covarianza di
XY ed il prodotto dei rispettivi scarti quadratici medi.
Sx • Sy
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 30

La covarianza (Sxy) è un parametro che mette in evidenza se e in che misura due


variabili tendono a variare nello stesso senso od in senso contrario e si esprime con:

1 n
Sxy = ∑ ( Xi − mx ) • (Yi − my )
n i =1

Tale indice (r) è sempre compreso nell'intervallo -1≤ r ≤+1 e risulta pari a -1 o a +1
nel caso di una perfetta correlazione lineare, rispettivamente, negativa o positiva (punti
allineati lungo una retta); più in generale tanto più vicino tale indice sarà a ±1, tanto
maggiore sarà il grado di correlazione lineare tra le 2 variabili.
Normalmente al posto del coefficiente di correlazione lineare (r) viene usato il
Coefficiente di determinazione lineare (r2) il quale, ovviamente risulterà sempre
compreso nel range 0 ≤r2 ≤ 1; è evidente che ad r2=0 corrisponderà l'assenza di
correlazione e ad r2=1 corrisponderà una perfetta correlazione lineare sia positiva che
negativa.
Tale coefficiente è inoltre più preciso nel definire il grado di correlazione tra due
variabili; infatti se per esse si determina un r=0,9 a questo corrisponderà un r2=0,81.
Temperatura media annua (°C)
18

Albegna
17
T= 15.85 + (-0.005702) H
16
r²= 98%
15

14

13

12

11

10

0 200 400 600 800 1000


Quota (m s.l.m.)
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 31

REGRESSIONE
Regressione dicasi il modello o la funzione matematica che meglio rappresenta i
rapporti di correlazione tra 2 variabili X e Y.

REGRESSIONE LINEARE
Espressa dalla funzione Y=a + bX;

La retta, tra le infinite possibili, che meglio approssima le n coppie di valori XY sarà una
retta di regressione per la quale risulta minima la media dei quadrati degli scarti
(verticali) tra i valori empirici di Y ed i valori forniti dalla retta (Retta dei minimi quadrati).
Conseguentemente il coefficiente di determinazione lineare(r2) sarà funzione della
media dei quadrati degli scarti verticali e della varianza di Y:

Altri modelli di regressione di tipo lineare sono:

- Il LOGARITMICO definito dalla funzione: Y = a + b (ln X )


Sy2
- L'ESPONENZIALE definito dalla funzione: Y = ae bX r = 1− 2
2
- Il POTENZIALE definito dalla funzione: Y = aX b dove a>0 S y
70 70
MODELLO LINEARE MODELLO LOGARITMICO
Scarto vericale
60
Y= a+bX (r2 =0.81) 60
Y= a+b (lnX) r2 =0,8)
50 50

40 40
Scarto vericale
30 30

20 20

10 10

0 0
0 50 100 150 200 250 300 350 0 50 100 150 200 250 300 350

70 70
MODELLO ESPONENZIALE MODELLO POTENZIALE
2 b
60
Y= ae bX
(r = 0.78) 60
Y= aX (r 2 =0.78)
50 50

40 40

30 30

20 20

10 10

0 0
0 50 100 150 200 250 300 350 0 50 100 150 200 250 300 350
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 32

CENNI SULLA REGRESSIONE O CORRELAZIONE MULTIPLA

Il problema è perfettamente analogo alla regressione lineare semplice ; si vuole trovare,


cioè, un’espressione analitica che esprima in maniera sintetica i valori teorici di una
variabile dipendente (Y), in funzione non di una, ma di più variabili indipendenti (X).
Fra le possibili funzioni di regressione, particolare importanza occupano le combinazioni
lineari di più variabili, cioè funzioni del tipo:

Y= a + b1 X1 + b2 X2 + b3 X3+......+bn Xn

cui corrisponde un iperpiano ad n dimensioni e che può essere interpolato da un iperpiano


di regressione attraverso il criterio dei minimi quadrati. Anche in questo caso si tratta di
ricercare i valori dei coefficienti a e b1-n per i quali risulti minima la media dei quadrati degli
scarti verticali tra i valori della variabile Y e l’iperpiano di regressione.

P O R TA TA D E LLA S O R G E N TE E R M IC C IO LO C A LC O LA TA
A TT R A V E R S O IL C R ITE R IO D E L LA R E G R E S S IO N E M U LT IP LA
D E I D A T I ID R O C LIM A TIC I R E LA T IV I A LL'A N N O P R E C E D E N TE
10
V A LO R I O S S E R V A T I

9
V A L O R I F ITT A T I

4 D A TI D I B A S E E R IS U L TA TI D E LL A R E G R E S S IO N E M U L TIP LA
V ariabili ind ip en den ti C o effic.
3 P R E C IP IT A Z IO N I A N N U E LIS C IA T E N E LLA S T A Z IO N E D I C ASPELD E LPIA N O 1020
P R E C IP IT A Z IO N I A N N U E LIS C IA T E N E LLA S T A Z IO N E D I V IV O D 'O R C IA 403
P R E C IP IT A Z IO N I A N N U E LIS C IA T E N E LLA S T A Z IO N E D I C ASELLO D E L G U AR D . 2210
2 P R E C IP IT A Z IO N I A N N U E LIS C IA T E N E LLA S T A Z IO N E D I S A N T A F IO R A 1396
P R E C IP IT A Z IO N I A N N U E LIS C IA T E N E LLA S T A Z IO N E D I A B B A D IA S . S A L V . 1530
PR EC IP IT AZ IO N I AN N U E LISC IA T E N E LLA ST AZ IO N E D I P IAN C AST AG N A IO 644
P R E C IP IT A Z IO N I A N N U E LIS C IA T E N E LLE V U LC A N IT I D E L M . A M IA T A -7204
1 E C C E D E N Z A ID R IC A A N N U A N E LLE V U LC A N IT I D E L M . A M IA T A 0,023

P ortataC O E F FIC IE N TE D I C O R R E L A Z IO N E = r
2
= 0,979
0
39 41 43 46 48 50 52 54 56 58 60 62 64 66 69 71 73 75 77 79 81 83 85 87
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 33

VARIABILITA’, CICLICITA’ E TREND DELLE SERIE IDROLOGICHE


L’estrema variabilità con cui si manifestano i fenomeni idrologici e la casualità con cui
appaiono avvenire tali variazioni, inducono a pensare che, per quanto riguarda la
valutazione delle risorse idriche, non basti aver valutato l’attendibilità statistica delle serie
temporali esaminate e quindi dei relativi valori medi: questi possono risultare
statisticamente significativi e, nel contempo, fornirci errate valutazioni sull’entità della
risorsa futura. Infatti se si analizzano varie finestre temporali di una stessa serie, ci si
accorge che tutti i valori medi che ne derivano, pur essendo anche sensibilmente diversi,
sono tutti statisticamente corretti.

P A R A M E T R I S T A T IS T IC I D E L L E P R E C IP IT A Z IO N I R E G IS T R A T E A
V O L T E R R A R E L A T IV A M E N T E A V A R I P E R IO D I

1 8 8 1 -1 9 8 0 1 9 1 1 -1 9 8 0 1 9 3 1 -1 9 8 0 1 9 4 1 -1 9 8 0 1 9 5 1 -1 9 8 0 1 9 6 1 -1 9 8 0 1 9 7 1 -1 9 8 0 1 9 3 5 -1 9 7 2

N 93 70 50 40 30 20 10 38

MED 1 .0 3 0 1 .0 0 0 866 839 833 826 742 885

VAR 9 5 .1 2 1 1 0 0 .4 0 5 2 3 .0 2 4 2 0 .9 9 1 1 8 .0 4 9 1 5 .0 8 9 1 5 .7 0 9 2 4 .0 7 6

SQM 308 317 152 145 134 123 125 155

CV 0 ,3 0 0 ,3 2 0 ,1 8 0 ,1 7 0 ,1 6 0 ,1 5 0 ,1 7 0 ,1 8

SQMR% 3 ,1 0 3 ,7 9 2 ,4 8 2 ,7 3 2 ,9 4 3 ,3 2 5 ,3 4 2 ,8 5

SQMA 32 38 21 23 25 27 40 25
P re c ip ita z io n i m e d ie (m m ) E rro re p ro b a b ile (% )
mm %
1 .2 0 0 12
11
1 .0 0 0 10
9
800 8
7
600 6
5
400 4
3
200 2
1
0 0
1 8 8 1 -1 9 8 0 1 9 1 1 -1 9 8 0 1 9 3 1 -1 9 8 0 1 9 4 1 -1 9 8 0 1 9 5 1 -1 9 8 0 1 9 6 1 -1 9 8 0 1 9 7 1 -1 9 8 0

Per ovviare a queste difficoltà, si può ricorrere a più sofisticate elaborazioni statistiche
appositamente studiate per l’analisi delle serie temporali di variabili casuali, come:
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (a) - 34

- Il rapporto di Hurst, che ci indica lo scostamento di ogni singolo valore della serie
rispetto alla media ed in rapporto alla variabilità della serie medesima;

RAPPORTO DI HURST (Panno-Pm ed /SQM) RAPPORTO DI HURST CUMULATO


- STAZIONE DI VOLTERRA
- STAZIONE DI VOLTERRA 30

3 25

20
2
15
1
10
0
5
-1
0
-2
-5
1885 1893 1901 1909 1922 1932 1940 1948 1956 1964 1972 1980 1885 1893 1901 1909 1922 1932 1940 1948 1956 1964 1972 1980

- lo smoothing, che fornisce indicazioni circa l’eventuale presenza di ciclicità


nell’andamento temporale del fenomeno analizzato;

- il trend, che invece indica qualitativamente la tendenza evolutiva futura del fenomeno.

A fflu s s i ( m m )
2200
2000
a
1800
1600
1400
1200
1000
800
600
1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010
P o r t a t a m e d ia d e ll'a c q u if e r o ( l/ s )
2600
2400
b
2200
2000
1800
1600
1400
1200
1000
1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010

1 2 3 4
1- Valori annui 2- Valore medio della serie 3- Valori lisciati 4- Trend
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 35

2.3 - AFFLUSSI METEORICI


Uno dei componenti principali del ciclo idrologico è la Precipitazione (o Afflusso); essa può
essere classificata come il fattore essenziale in quanto costituisce la materia prima di detto
ciclo.
Quando l’acqua, allo stato liquido o solido, cade sulla superficie terrestre, si dice che ha
precipitato. Il vapore acqueo contenuto nell’aria, in conseguenza delle variazioni di
pressione e temperatura e dei movimenti dell’aria stessa, con l’aiuto di minuscoli nuclei di
condensazione e di materiale solido in sospensione, si riunisce a formare gocce d’acqua o
cristalli di ghiaccio e cade vincendo le forze opponenti sulla superficie terrestre.
Le gocce di pioggia sono 106 volte più grandi dei corpuscoli d’acqua dell’aerosol che
costituisce le nubi, avendo un diametro medio compreso tra 0.5 e 2.5 mm
Le precipitazioni sono un fenomeno discontinuo nel tempo e nello spazio e per esse non
può parlarsi di una variazione giornaliera o annuale allo stesso modo di altri elementi
meteorologici; anche la loro distribuzione tanto nello spazio quanto nel tempo è
estremamente variabile. A seconda dei fenomeni meteorologici che le originano o le
accompagnano, abbiamo tre tipi di precipitazioni:
- Precipitazione convettiva: dovute all’innalzamento di masse d’aria più calde rispetto a
quelle circostanti;
- Precipitazione frontale o ciclonica: associate al passaggio di cicloni e sono distinte in
frontali (dovute all’innalzamento di masse d’aria calda sopra masse d’aria fredda) e non
frontali.
- Precipitazione orografica o pioggia di rilievo: si verificano quando una massa d’aria,
incontrando un rilievo del suolo si eleva lungo le sue pendici e, nel contempo per
l’avvenuta espansione, si raffredda dando origine alla pioggia.

2.3.1 - La misura delle precipitazioni


La pioggia è probabilmente il primo elemento meteorologico che l’uomo ha misurato: in
proposito si hanno notizie di misurazioni effettuate in India già nel IV secolo A.C.
La misura delle precipitazioni è data dall’altezza in mm alla quale si eleverebbe sul suolo
lo strato d’acqua caduta se questa non scorresse, non si infiltrasse e non si perdesse per
evaporazione. Questa altezza la si deduce dal volume d’acqua caduto su una superficie
orizzontale di nota area.
Su tale principio sono basati gli strumenti che la misurano: i Pluviometri. Questi sono
costituiti, nella forma più semplice, da un serbatoio cilindrico fornito di un coperchio a
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 36

forma di imbuto che ha lo scopo di raccogliere le acque di pioggia evitandone


Fig. 12a - Pluviometro l'evaporazione; sul fondo dello strumento è collocato un rubinetto di
scarico per la misura dell'acqua (Fig. 12a). I pluviometri utilizzati dal
Servizio Idrografico di Stato sono costruiti in modo tale che il volume
Imbuto
collettore
delle precipitazioni, espresso in litri, corrisponda all'altezza di pioggia,
espressa in centimetri. Detto Servizio utilizza, nella propria rete di
osservazione, anche i cosiddetti pluviografi (o pluviometri registratori);
Provetta
graduata
questi sono costituiti da un imbuto raccoglitore, con caratteristiche simili
a quelle dei pluviometri, e da un tubo flessibile di adduzione dell'acqua
ad un apparecchio registratore grazie al quale le principali
caratteristiche dei singoli eventi piovosi vengono trascritte su di un'idonea carta
diagrammata (Pluviogramma).

S is te m a R a c c o g lie n te LUNEDI MART E DI MERCOLEDI GI OVEDI


24 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24

10 0 mm 10 0 mm

9 1 9 1

S is te m a m is u ra n te 8 2 8 2

7 3 7 3

S is te m a
6 4 6 4
s c riv e n te

5 5 5 5

S is te m a 4 6 4 6
ru o ta n te

3 7 3 7
L iv e llo m a x

2 8 2 8

1 9 1 9
L iv e llo m in .
0 mm 10 0 mm 10

Figura12b - Schema di pluviografo tipo Palazzo e Pluviogramma di un evento.

Ciò consente di valutare nel dettaglio gli eventi stessi, in particolare per quanto riguarda le
quantità e le intensità di pioggia per brevi durate (in genere, per 1, 3, 6, 12, 24 ore, ma
anche per periodi di pochi minuti) particolarmente utili per lo studio delle piene.
Data la loro estrema variabilità, ed affinché se ne abbiano delle misure significative ai fini
del bilancio idrologico, non è sufficiente che le relative osservazioni siano protratte per un
certo numero di anni; occorre anche verificare che la rete pluviometrica (cioè l'insieme
territoriale degli strumenti idonei alla misura delle precipitazioni) rispetti alcuni valori minimi
di dimensione delle maglie, specie quando si tratta di zone con una morfologia molto
variata, poiché nel calcolo dei volumi d'acqua caduti su una certa porzione di territorio i
valori registrati in un punto devono poi essere estesi all'area circostante.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 37

GENERALITA'
Strumento atto a registrare le precipitazioni atmosferiche su una striscia di carta diagrammata applicata sul tamburo di
un movimento ad orologeria; è particolarmente adatto per impieghi meteorologici ed industriali. E' uno strumento a
vaschetta ribaltabile e congegno registratore del numero dei ribaltamenti. La cattura della acqua avviene per mezzo di
un grosso imbuto che può essere installato a distanza e collegato con il registratore a mezzo di un tubo di gomma,
plastica piombo o altro. La vaschetta è munita di un dispositivo pneumatico brevettato che elimina gli errori dovuti alla
variazione di intensità delle precipitazioni. La registrazione avviene mediante una penna riempita di un inchiostro
speciale, la sui aderenza con la carta è regolabile per mezzo di una vite, il tamburo su cui si avvolge la carta
diagrammata è azionato da un movimento ad orologeria con scappamento ad ancora compensato montato su rubini; la
sua rotazione può essere trasformata da giornaliera a settimanale e viceversa mediante il semplice spostamento di un
pignone. La custodia dello strumento è costituita da una robusta fusione in lega leggera verniciata a fuoco e munita di
una ampia sfinestratura in plexiglas che permette la lettura del diagramma per 3/4 della sua lunghezza. Lo strumento è
munito di un dispositivo scosta-penna azionabile mediante levetta dall'esterno della custodia. Tutti i materiali impiegati
per la costruzione dello strumento sono stati scelti e trattati in modo particolare per impedirne la ossidazione; molte parti
sono in acciaio inossidabile. Lo strumento è corredato da: 1 imbuto collettore, 1 capsula di inchiostro speciale
incongelabile, 1 pennino di ricambio, 1 nettapenne.
I diagrammi sono forniti a richiesta.

CARATTERISTICHE TECNICHE
Altezza utile di registrazione 80 mm
Lunghezza del diagramma 415 mm
Sensibilità 0,2 mm di pioggia
Superficie di cattura 0,1 m2
Dimensioni 320x230x240 mm
Peso 5,300 kg

Fig. 12c - Pluviografo a vaschetta ribaltabile


Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 38

Fig. 12d - Moderna centralina meteorologica digitale


Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 39

Secondo la World Meteorological Organization, nelle nostre regioni questa rete


dev'essere mediamente costituita da una stazione ogni 600-900 km2 nelle zone di pianura
e da una ogni 150-200 km2 in quelle montuose (alla fine degli anni '60 in Italia la rete del
Servizio Idrografico, la più fitta, era di una stazione ogni 100 km2 circa; da allora,
purtroppo, la situazione è notevolmente peggiorata).
Nella Toscana meridionale, le cose sono fortunatamente andate assai meglio rispetto alla
media italiana: infatti, pur assistendo nel tempo ad una generale diminuzione di densità
della rete pluviometrica (fig. 11), la superficie unitaria controllata dalle stazioni realmente
funzionanti (su un'effettiva copertura areale pari a circa 12.000 km2) non raggiunge nel
complesso i 90 km2, con un valore massimo di circa 100 km2 per quelle ubicate a quote
comprese tra 100 e 600 m s.l.m.
S u p e fic ie u n ita ria c o n tro lla ta d a u n a s ta z io n e

195 1961 197 1980


1
10

80

60

40

20

0
P ia n u r a C o llin a M o n ta g n a T o ta le

Figura 12-Andamento nel tempo della superficie unitaria controllata dalle stazioni pluviometriche, suddivise
per fasce altimetriche, nella Toscana Meridionale.

Una misura globale della precipitazione, e non puntiforme come si ha con i normali
pluviometri, si ottiene per mezzo dei RADAR il cui recente impiego in meteorologia si sta,
pian piano, affermando. Senza entrare nel merito della tecnologia di queste delicate
misure, si ricorda che il radar è sostanzialmente un apparecchio radio ad alta frequenza
che emette brevi ed intensi impulsi concentrati in un fascio attraverso un’antenna ruotante.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 40

Se questo fascio colpisce le gocce d’acqua nell’atmosfera, una porzione di energia


contenuta nel fascio stesso viene riflessa e raccolta dal punto di trasmissione. Il segnale di
ritorno, opportunamente amplificato consente di determinare la distanza e l’orientamento
delle gocce, nonché, attraverso l’analisi e la misura della potenza dell’eco di ritorno, di
valutare l’intensità della pioggia e, conseguentemente, la sua misura.

2.3.2 - Valutazione delle precipitazioni


I DATI PLUVIOMETRICI PUNTUALI
Per la valutazione degli afflussi medi mensili ed annui relativi al territorio che si intende
studiare, si utilizzano normalmente i dati pluviometrici registrati presso le stazioni del
Servizio Idrografico di Stato e pubblicati sugli Annali Idrologici, Parte I (Ministero LL.PP.).
A tal fine bisognerà dapprima procedere alla scelta delle stazioni pluviometriche utili
facendo riferimento alla loro ubicazione rispetto al bacino in oggetto: queste devono
essere nel maggior numero possibile (una maggiore densità comporta minori errori di
valutazione) ed ubicate sia all’interno del bacino che nelle sue immediate vicinanze in
modo da permettere, poi, una più corretta valutazione degli afflussi nel bacino medesimo.
Negli annali Idrologici è possibile consultare l’elenco delle stazioni funzionanti suddivise
per bacini idrografici di appartenenza; per esse è riportato anche il periodo di
funzionamento il quale dovrà corrispondere, almeno in parte all’anno idrologico medio
prescelto.
Nelle pagine che seguono sono riprodotte pagine esemplificative degli Annali Idrologici -
Parte Ia - inerenti i principali tipi di informazioni da questi desumibili (Figg.14a, b, c, d, e).
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 41

Figura 14a- Esempi di presentazione dei dati pluviometrici negli annali idrologici, Parte I.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 42

Figura 14b- Esempi di presentazione dei dati pluviometrici negli annali idrologici, Parte I.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 43

Figura 14c- Esempi di presentazione dei dati pluviometrici negli annali idrologici, Parte I.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 44

Figura 14d- Esempi di presentazione dei dati pluviometrici negli annali idrologici, Parte I.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 45

Figura 14e- Esempi di presentazione dei dati pluviometrici negli annali idrologici, Parte I.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 46

INTEGRAZIONE DATI PLUVIOMETRICI


E’ cosa assai frequente che alcune stazioni utili non abbiano funzionato tutti gli anni dell’
A.I. Se tali periodi non sono molto lunghi, in rapporto alla durata dell’A.I., o se comunque
le stazioni, per la loro ubicazione strategica, sono ritenute indispensabili per la valutazione
corretta degli afflussi (è bene ricordare che spesso, per commettere errori minori, è meglio
operare anche con dati ricostruiti piuttosto che eliminare stazioni e ridurre così la densità
della rete), le lacune di registrazione incontrate per vari periodi di non funzionamento di
alcuni strumenti, vengono colmate con il procedimento delle «medie analoghe di Hann»
(Tonini, 1983), operando cioè sui dati che, per l'A.I. scelto, sono invece forniti con
continuità dalle altre stazioni.
Il metodo prevede infatti che avendo a disposizione due serie di osservazioni comparabili,
nel caso nostro pluviometriche, delle quali una completa in relazione all’A.I. (stazione A
nell’es. di Fig. 13) e l’altra con minor periodo di funzionamento (stazione B), si possa
ammettere, entro certi limiti, che il rapporto (R) tra i rispettivi valori medi relativi al periodo
di funzionamento comune sia valevole anche per il periodo di assenza di rilievi nella
stazione carente di dati.

Stazione 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 Med.
A.I.
A 979 948 1006 698 1041 968 1385 1045 1344 1475 1336 1111
Media periodo funzionamento comune= Med.70-77 A 1009

B 1006 975 1272 680 1038 930 1471 1273 1440 1580 1431 1191
Media periodo funzionamento comune= Med.70-77 B 1081

Rapporto tra le medie del periodo funzionamento comune: Val.78 B=Val.78 A x R, ecc. Dati
R = Med 70-77 B / Med. 70-77 A 1.071 mancanti ricostruiti

Figura 15-Schema di calcolo per l'integrazione di dati pluviometrici mancanti secondo il procedimento di Hann.

L’estrapolazione sarà tanto più attendibile quanto più piccolo è il periodo di mancato
funzionamento nella stazione da ricostruire e quanto più sono vicine le stazioni con cui si
opera.
Il risultato finale della raccolta e della integrazione dei dati pluviometrici mensili ed annui
sarà, per ogni stazione, una tabella riassuntiva in cui riporteremo tali dati per tutti gli anni
componenti l’A.I. prescelto; i valori d’interesse per i nostri calcoli saranno quelli medi
relativi a ciascun mese ed al totale annuo (Fig. 16).
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 47

Stazione Pluviometrica di TORNIELLA


Quota (m s.l.m.) 442 N° rif.122
Bacino Ombrone Sottobacino Farma-Merse
Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic. Anno
1931 116 165 162 70 117 28 2 10 30 176 221 50 1148
1932 60 41 226 88 141 48 96 15 75 139 205 232 1365
1933 129 179 65 33 48 75 1 1 77 108 170 193 1078
1934 26 97 221 140 61 98 3 39 143 173 136 231 1368
1935 111 154 58 55 62 111 26 38 27 308 245 166 1361
1936 178 129 104 152 148 119 4 6 122 182 55 66 1265
1937 177 25 211 138 90 67 87 45 108 116 235 273 1572
1938 57 10 18 61 105 20 6 90 122 108 130 197 922
1939 143 4 68 33 211 101 0 86 196 124 82 181 1230
1940 97 77 32 31 125 112 62 51 49 398 99 56 1188
1941 148 295 70 147 175 48 0 24 35 131 149 48 1268
1942 79 201 42 146 70 55 143 3 166 80 129 114 1226
1943 128 58 98 14 130 14 68 18 145 113 104 190 1079
1944 15 64 20 19 13 69 10 35 160 220 364 115 1105
1945 92 20 15 92 41 0 3 21 21 39 64 69 477
1946 80 4 153 44 82 39 56 122 2 132 269 70 1053
1947 97 239 119 44 25 65 4 45 171 116 109 130 1164
1948 172 82 1 74 106 85 22 14 43 130 10 36 773
1949 81 2 62 21 44 54 3 11 43 120 279 61 780
1950 74 50 32 124 56 13 0 81 119 117 205 171 1043
1951 184 200 117 44 115 13 38 45 123 35 130 156 1200
1952 86 57 17 6 22 2 77 60 224 79 90 188 908
1953 75 57 1 87 51 152 20 34 47 151 23 97 795
1954 54 102 84 67 161 86 69 69 5 25 91 20 833
1955 45 168 69 3 12 20 7 34 135 62 119 179 853
1956 174 42 71 227 56 67 41 30 69 66 156 31 1030
1957 99 99 19 120 137 36 50 6 11 109 87 104 877
1958 59 28 151 166 43 26 24 3 5 164 179 175 1021
1959 66 53 159 78 159 27 22 68 159 72 73 281 1218
1960 107 141 215 83 16 143 24 16 192 226 90 243 1496
1961 151 13 13 194 45 56 65 32 24 109 208 103 1014
1962 40 54 152 83 52 25 5 17 129 161 339 100 1156
1963 175 99 34 93 49 75 32 62 118 92 167 113 1106
1964 35 123 178 56 62 88 45 56 44 370 105 237 1398
1965 160 19 84 49 83 54 0 337 357 3 436 74 1654
1966 96 155 45 54 74 18 63 39 43 304 496 69 1455
1967 88 58 142 43 88 149 0 46 111 25 171 147 1068
1968 34 339 33 56 136 133 19 52 39 193 169 160 1363
1969 122 213 141 69 82 70 100 132 118 28 165 125 1365
1970 177 63 84 98 88 35 19 69 0 26 115 174 949
1971 100 64 44 82 133 82 2 27 54 21 203 17 829
1972 125 112 65 123 66 22 63 75 102 108 183 84 1127
1973 142 86 11 58 12 27 18 71 143 63 53 61 742
1974 66 185 79 116 65 35 4 30 154 74 102 13 923
1975 10 124 183 77 52 82 32 139 44 142 126 119 1129
1976 48 144 109 110 43 49 109 71 109 119 108 149 1169
1977 133 96 72 37 87 8 15 66 23 55 70 81 742
1978 181 142 69 214 112 54 48 26 39 81 15 101 1083
1979 297 105 145 172 0 60 23 71 111 139 192 147 1462
1980 116 39 197 59 94 39 10 46 0 267 266 81 1213
Media A.I. 106 101 91 85 81 59 33 52 92 128 160 126 1113

160

140
Andamento delle
120
precipitazioni
100
P (mm)

80
medie nell’Anno
60 Idrologico
40 considerato
20
S1

0
Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic.

Figura 16- Tabella riassuntiva dei dati pluviometrici di una stazione, in relazione all’A.I. prescelto.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 48

USO DI STAZIONI FITTIZIE


In bacini assai montuosi può succedere che la copertura della rete pluviometrica a quote
elevate sia carente o, addirittura assente.
Appare chiaro che se le aree scoperte (desumibili attraverso l’analisi della Curva
Ipsografica di cui si è detto alle pagg. 16 e 17) rappresentano una buona percentuale
dell’area del bacino, la mancanza di dati ad esse relativi indurrà errori sensibili nella
determinazione degli afflussi del bacino medesimo. Per ovviare a eventuali carenze di
questo tipo può utilizzarsi la tecnica delle stazioni fittizie alle quali attribuire valori di
pioggia calcolati mediante la ricostruzione di gradienti pluviometrici locali.
A tal scopo si sceglieranno come stazioni fittizie, località rappresentative delle situazioni
orografiche non controllate; per le corrispondenti quote si ricercherà poi la legge che mette
in relazione la variazione di piovosità con la variazione di quota attraverso analisi di
regressione basate sui dati pluviometrici ed altimetrici di stazioni esistenti.
Tali stazioni di riferimento saranno scelte tenendo soprattutto conto della loro quota e della
relativa esposizione rispetto alle correnti maggiormente apportatrici di pioggia in
quell’area. Dall’analisi statistica potrà risultare, in funzione del grado di correlazione,
l’idoneità di più funzioni matematiche che correlano al meglio le piogge P con la quota H;
in tali casi dovranno privilegiarsi quei modelli che portano a descrivere gradienti
pluviometrici man mano decrescenti all’aumentare delle quote.
L’insieme dei valori medi mensili ed annui
3000
relativi a ciascuna stazione, reale ed anche
2500
fittizia se necessaria, costituiscono i dati di
base per la valutazione degli afflussi nel 2000
P(mm)

bacino considerato (Fig. 18a). Potremo per 1500

essi verificarne l’attendibilità statistica 1000

analizzando la variabilità e la dispersione P = a + b ln H


500
R2 = 0.96
delle serie storiche generatrici attraverso la
0
valutazione dei relativi scarti quadratici 0 200 400 600 800 1000 1200 1400
H (m s.l.m.)
medi, coefficienti di variazione ecc.
Figura 17 - Relazione tra precipitazione media
Nella fig. 18b è mostrato, invece, annua (P) e quota (H) tra alcune stazioni del bacino
del F. Biferno.
l'andamento grafico delle precipitazioni
medie mensili in alcune stazioni pluviometriche della Toscana Meridionale, così come
desumibili dalla raccolta e dalle varie integrazioni, se necessarie, ed elaborazioni dei dati
pluviometrici delle singole stazioni.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 49

PRECIPITAZIONI MEDIE MENSILI E TOTALI ANNUE (in mm)


REGISTRATE NELLE STAZIONI PLUVIOMETRICHE UTILIZZATE (A.I. 1951-1980)
STAZIONI Quota Gen. Feb. Mar. Apr. Mag Giu Lug Ago Set Ott. Nov. Dic. Anno
35 Travale 397 104.0 120.1 89.9 101.8 68.8 55.1 36.0 50.2 113.3 120.1 144.5 118.5 1122.3
57 Monterotondo M.Mo 515 93.5 85.3 85.8 86.2 71.5 58.1 34.7 58.1 93.2 108.3 123.1 107.6 1005.4
78 Massa Marittima 370 92.5 85.5 78.0 76.2 64.1 44.7 31.9 48.5 75.3 104.7 114.9 105.1 921.4
86 Roccatederighi 537 84.0 88.3 72.2 75.0 64.7 49.6 29.3 56.1 80.4 107.9 131.1 106.2 944.8
87 Castel Di Pietra 56 89.7 83.8 74.4 73.9 58.0 42.8 27.5 36.1 75.3 103.2 119.5 102.9 887.1
88 Roccastrada 470 84.5 75.1 70.2 72.1 64.4 48.7 28.8 42.5 64.3 93.5 106.4 88.3 838.8
112 Boccheggiano 664 117.4 112.0 107.9 96.2 89.4 54.7 33.0 55.2 103.1 126.2 149.5 123.6 1168.2
113 Chiusdino 564 99.8 91.5 85.4 80.4 68.8 47.2 33.2 48.6 94.5 116.0 131.5 107.1 1004.0
114 S. Galgano 339 102.0 107.7 101.2 87.8 78.1 53.8 37.8 44.3 88.6 115.4 147.1 123.9 1087.7
121 S. Lorenzo A Merse 221 108.3 91.3 85.1 84.3 69.7 47.6 26.9 46.1 98.3 102.3 157.2 118.5 1035.6
122 Torniella 442 108.3 106.1 92.8 90.9 73.2 57.7 34.9 61.0 91.2 112.4 157.8 121.2 1107.5
123 Pari 363 87.4 86.6 76.8 82.3 67.9 47.9 38.9 42.3 79.8 92.5 121.8 102.7 926.9

Fig. 18a Tabella riassuntiva delle precipitazioni medie mensili e totali annue nelle stazioni pluviometriche
utilizzate in relazione all’Anno Idrologico medio prescelto
mm mm mm
250 250 250
GROSSETO SIENA ABBADIA S. SALVATORE
225 225 225
8 m s.l.m. 348 m s.l.m. 829 m s.l.m.
200 200 200

175 175 175

150 150 150


125 125 125

100 100 100


75 75 75
50 50 50

25 25 25
0 0 0
G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D

Figura 18b - Andamento delle precipitazioni medie mensili in alcune stazioni pluviometriche (A.I. 1951-1980)

Calcolo delle precipitazioni ragguagliate al bacino


Per lo studio idrologico di un bacino bisogna stimare, partendo dai dati medi ottenuti in un
certo numero di pluviometri, il valore medio di afflusso associabile all’area del bacino. Si
deve perciò passare da una rappresentazione puntuale (per stazioni) ad una di tipo areale
delle precipitazioni; questo lo si fa con le seguenti metodologie:

- METODO DELLE CURVE ISOIETE (curve luogo dei punti aventi uguale altezza di pioggia)
E’ in generale il metodo più preciso ed anche quello prevalentemente utilizzato per meglio
visualizzare l’andamento delle precipitazioni in un dato ambito territoriale. Sulla carta
topografica, nei punti indicanti la posizione delle stazioni pluviometriche utilizzate, si
segnano le altezze di precipitazione relative al periodo ed al tipo che interessa (nel nostro
caso quelle medie mensili o totali annue). Quindi (utilizzando procedimenti di
interpolazione lineare del tutto analoghi utilizzati in topografia per passare da un piano
quotato a una rappresentazione ad isoipse) si uniscono tra loro tutti i punti di stazione, sì
da formare una rete a maglie triangolari, con ai vertici le stazioni pluviometriche, che copra
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 50

tutta l’area del Bacino. A questo punto, agendo su ciascun lato delle maglie triangolari, si
suppone che in esso, passando da una stazione all’altra, la precipitazione aumenti o
diminuisca in maniera lineare (a pendenza o gradiente costante) e quindi in funzione della
distanza tra le singole stazioni. Scelta l’equidistanza con la quale si ritenga più opportuno
rappresentare il fenomeno (ad es. 50 mm), si calcoleranno su ciascun segmento (in
funzione del gradiente di piovosità tra le stazioni poste agli estremi) i punti corrispondenti
alla posizione di isoiete avente valore multiplo della equidistanza prescelta (es... 650, 700,
750 ...ecc.). A questo punto uniremo con una linea tutti i punti che, nei segmenti di
interpolazione, risulteranno avere la stessa precipitazione, tracciando così le isoiete (Vedi
le seguenti figg. 19a, b).

INTEPOLAZIONE LINEARE PER LA COSTRUZIONE DI UNA CARTA DELLE ISOIETE ANNUE (1) Distanza d in mm, misurata sulla carta, tra le due
STAZIONI Distanza Variazione di P Rapporto incrementale Distanza per equidistanza=50mm
stazioni pluviometriche.
(P1) - (P2) d (mm) ΔP= |P1-P2| Ri =d/ΔP d50= Ri*50
Massa M.ma - Boccheggiano (1) (2) (3) (4) (2) Differenza ΔP tra le precipitazioni relative alle due
921 - 1168 50 247 0.202 10.1 stazioni pluviometriche.
Monterotondo - Boccheggiano
1005 - 1168 62 163 0.380 19.0
(3) Rapporto incrementale Ri =distanza in mm di cui occorre
Travale - Boccheggiano muoversi sulla carta, lungo la congiungente le due
1122 - 1168 35 46 0.761 38.0 stazioni, per la quale si ha una variazione unitaria (in
Roccatederighi - Boccheggiano
945 - 1168 32 223 0.143 7.2
questo caso un mm di pioggia) del valore delle
Torniella - Boccheggiano precipitazioni.
1107 - 1168 40 61 0.656 32.8 (4) Distanza (d50) in mm di cui occorre muoversi sulla carta,
Cast. di Pietra - Boccheggiano
887 - 1168 59 281 0.210 10.5 lungo la congiungente le due stazioni, per la quale si ha
Chiusdino - Boccheggiano una variazione di precipitazione pari all’equidistanza
1004 - 1168 34 164 0.207 10.4 prescelta.

Fig. 19a - Ubicazione delle stazioni pluviometriche utilizzate in rapporto al Bacino Idrografico studiato ed
esempio di triangolazione e di interpolazione lineare per la costruzione di una carta delle Isoiete
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 51

Istograma relativo lla distibuzione areale delle piogge nelbacino


esaminato
30

25

20
Area (kmq)

15

10

0
950 975 1000 1025 1050 1075 1100 1125 1150 1159 1168
P(mm)

Calcolo della Pmed del bacino con le Isoiete Fig. 19b - Tracciamento delle Isoiete sulla
Intervallo P med Area Pmed*area
precipitazioni intervallo intervallo intervallo base delle operazioni di
950 - 1000 975 5.78 5635.3 triangolazione e di
1000 - 1050 1025 16.70 17114.7
interpolazione lineare (descritte
1050 - 1100 1075 19.27 20711.0
1100 - 1150 1125 26.97 30344.0 in fig. 19a) e calcolo della
1150 - 1168 1159 1.28 1488.6 precipitazione ragguagliata al
TOTALI 70.00 75293.7
bacino in esame.
Pmed del bacino =75293.6 / 70 = mm 1075.6
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 52

Fig. 19c - Esemplificazione delle procedure per la costruzione automatica di carte ad isolinee.

Fig. 19d - Risultato del tracciamento automatico delle Isoiete attraverso l’operazione di contouring.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 53

Tale risultato è possibile ottenerlo, oltre che con il metodo manuale suddetto, anche
attraverso l’utilizzo dei computers tramite tecniche di gridding e di contouring (figg. 19c, d),
così come è stato fatto per la costruzione della carta di Fig. 23, avendo però l’accortezza
di scegliere bene sia il modello di gridding, che i parametri di interpolazione da utilizzare.
Redatte tali carte è possibile da esse ricavare l’afflusso meteorico relativo al bacino. Infatti
esso si determina semplicemente moltiplicando le aree, interne allo spartiacque
morfologico del bacino, comprese tra due isoiete contermini per l’altezza della
precipitazione media tra le isoiete stesse. La somma dei prodotti relativi a tutte le aree
comprese all’interno del bacino, divisa per l’area totale del medesimo (in pratica una
media ponderata rispetto all’area), consente di definire l’altezza dell’afflusso meteorico
ragguagliato al bacino in esame (Fig. 19b).

METODO DEI POLIGONI DI THIESSEN O DEI TOPOIETI (Fig. 20)


I topoieti definiscono per ogni stazione pluviometrica l’area per la quale si può supporre
valevole la precipitazione verificatasi nella stazione stessa.
Anche questo metodo, come il precedente, parte dal formare una rete a maglie triangolari
con ai vertici le stazioni pluviometriche e che copra tutta l’area del Bacino.
Successivamente si tracciano gli assi (cioè retta perpendicolare al segmento e passante
per il suo punto di mezzo) di ciascun segmento della rete triangolare; il risultato di questa
operazione grafica saranno una serie di poligoni ciascuno dei quali incentrato (cioè con al
suo interno) da una sola stazione pluviometrica. La metodologia prevede che, nell’area
racchiusa in ciascun poligono, la piovosità media possa essere ritenuta uguale a quella
registrata nella stazione pluviometrica incentrante. Così il calcolo della pioggia media
ragguagliata al bacino risulterà assai facilitato in quanto essa sarà data dalla somma dei
prodotti delle piovosità di una stazione per l’area, interna al bacino, del topoieto relativo; il
tutto diviso per l’area totale (vale a dire una media ponderata, rispetto all’area del topoieto,
delle precipitazioni della stazioni incentranti).
Essendo il topoieto per ogni stazione una costante di data area (dato che non varia con
l’intensità di precipitazione e con la lunghezza del periodo di osservazione, ma solo con la
densità della rete pluviometrica), tale metodologia rende enormemente più speditiva la
determinazione degli afflussi specie quando si debba, come nel caso del bilancio, eseguire
determinazioni relative a diversi intervalli temporali ( 12 mensili ed una annua) per la qual
cosa si richiederebbe il tracciamento di tredici sistemi di isoiete.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 54

n° TOPOIETI Km2 Gen. Feb. Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott. Nov. Dic Anno

86 Roccatederighi 22.20 84.0 88.3 72.2 75.0 64.7 49.6 29.3 56.1 80.4 107.9 131.1 106.2 944.8

88 Roccastrada 0.15 84.5 75.1 70.2 72.1 64.4 48.7 28.8 42.5 64.3 93.5 106.4 88.3 838.8

112 Boccheggiano 23.50 117.4 112.0 107.9 96.2 89.4 54.7 33.0 55.2 103.1 126.2 149.5 123.6 1168.2

122 Torniella 24.15 108.3 106.1 92.8 90.9 73.2 57.7 34.9 61.0 91.2 112.4 157.8 121.2 1107.5

Totale Bacino 70.0 103.6 102.4 91.3 87.6 75.9 54.1 32.5 57.5 91.7 115.6 146.4 117.2 1075.7

Figura 20- Esemplificazione pratica della definizione dei topoieti e del calcolo delle piogge ragguagliate.

Con esso invece è sufficiente, per una data rete pluviometrica e una volta tanto, un lavoro
grafico paragonabile al tracciamento di un solo sistema di isoiete per avere poi
immediatamente e meccanicamente, per qualsiasi tipo ed intervallo di precipitazione, i
relativi valori delle precipitazioni medie ragguagliate al bacino.
Dobbiamo tenere però presente che utilizzare al buio solo questa metodologia può a volte
portare a compiere significativi errori nel calcolo degli afflussi. Infatti per sua stessa genesi
i topoieti attribuiscono un unico valore di precipitazione nell’area da essi racchiusa; ora
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 55

questo sarà assai prossimo alla realtà se in tale aree l’andamento della piovosità sarà tale
da poter essere assimilato ad un piano inclinato con la stazione in posizione baricentrica.
Quando invece la stazione incentrante avrà valori di piogge minimi o massimi rispetto a
quelle circostanti ecco allora che solo un punto dell’area del topoieto (quello cioè
corrispondente alla stazione) avrà quel valore di piovosità mentre tutti gli altri avranno
valori inferiori o superiori; ciò porterà nel primo caso a sopravvalutare la precipitazione e
nel secondo a sottovalutarla.

Possibili errori nel calcolo della


Pmed in un bacino con il
metodo dei TOPOIETI:
Caso di un topoieto incentrato da una
stazione con Pmed massima relativa
Pmed calcolata per la
porzione di topoieto Pmed calcolata per
interna al bacino l’intero topoieto
in esame
Pmed calcolata con il metodo dei
TOPOIETI
Al topoieto, o a qualsiasi sua porzione, viene
assegnata la Pmed della stazione che lo
incentra, che in questo casi corrisponde a:
1168 mm 1168 mm
Pmed calcolata con il metodo delle ISOIETE
1105mm 1092mm
DIFFERENZE TRA I DUE METODI
Pmed Topoieto - Pmed Isoiete
+63 mm +76 mm
Figura 21- Confronto tra le precipitazioni calcolate con le
isoiete ed i topoieti.
Ora nella maggior parte dei casi queste situazioni estreme o sono scarsamente presenti o
tendono a compensarsi, comunque per sicurezza prima di adottare in toto la metodologia
dei topoieti, conviene verificarne l’attendibilità attraverso un confronto con i risultati delle
determinazioni fatte con le isoiete. Così se, ad es., valutiamo le piogge annue con i due
metodi e rileviamo tra di loro una differenza trascurabile, potremmo procedere
tranquillamente con i topoieti per la determinazione delle piogge mensili. Nel caso
contrario risulterà necessario ricorrere alle sole isoiete.
Infine, è da rilevare l'importanza di elaborare statisticamente i dati pluviometrici, in quanto
essi, come tutte le grandezze idrologiche, vanno trattati alla stregua di variabili casuali3; in
quest'ambito, un aspetto particolarmente interessante è la loro tendenza (detta anche
variazione secolare o trend) che serve a metterne in luce l'evoluzione nel corso di un lungo
periodo, anche per quanto riguarda i suoi riflessi sulle risorse idriche.
Il procedimento normalmente utilizzato per la determinazione del trend inizia con
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 56

l'applicazione di tecniche di «lisciamento» dei dati (meglio note con il nome di smoothing);
si riducono così l'influenza delle variazioni accidentali e l'effetto delle fluttuazioni di
brevissimo periodo, fino a far comparire i caratteri di periodicità (cioè i cosiddetti movimenti
o variazioni cicliche) dal confronto tra la linea corrispondente al valore medio e la
sequenza dei dati «lisciati». A questa fase segue la valutazione analitica vera e propria del
trend, effettuata generalmente tramite comparazione con funzioni di vario tipo (lineari,
quadratiche, esponenziali, ecc.).
Precipitazioni
(mm)
200
190
180
VOLTERRA
170
160
150
140
130
120
110
100
90
80
70
60
50
40

1841 1851 1861 1871 1881 1891 1901 1911 1928 1938 1948 1958 1968 1978 1988 1998 2008

120
110
100
GROSSETO
90
80
70
60
50
40
30

1844 1854 1864 1874 1884 1894 1904 1914 1929 1939 1949 1959 1969 1979 1989 1999 2009

130
120 SIENA
110
100
90
80
70
60
50
40

1839 1849 1860 1870 1880 1890 1900 1910 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010

1 2 3 4 5

Figura 22-Evoluzione temporale delle precipitazioni annue registrate in alcune stazioni pluviometriche: 1)
scarto tra la P annua e quella media del periodo di osservazione; 2)valore della media delle precipitazioni; 3)
sequenza dei valori lisciati con polinomi; 4) retta rappresentativa del trend; 5) fascia rappresentante lo scarto
quadratico medio della serie.
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 57

La fig. 22 riporta l'andamento temporale delle precipitazioni annue registrate nelle stazioni
pluviometriche a più lungo periodo di funzionamento (Volterra, Grosseto, Siena). L'esame
di questa figura evidenzia che il trend osservabile nelle tre stazioni pluviometriche è
sensibilmente differente per entità e verso; infatti, mentre i dati osservati per Siena
presentano un'evoluzione verso l'aumento delle piogge annue, quelli di Grosseto e di
Volterra manifestano invece una tendenza alla diminuzione. Inoltre, le piogge registrate a
Volterra manifestano variazioni cicliche ben più ampie delle altre, come si può anche
dedurre dalla maggiore ampiezza della fascia corrispondente allo scarto quadratico medio.
Tutto ciò consentirà quindi di ipotizzare, in un dato territorio, la relativa evoluzione
climatica, evidenziandone anche le locali differenziazioni pluviometriche, e comunque, la
relativa tendenza in esso complessivamente prevalente
Dispense di Idrogeologia – Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (b) - 58

Fig. 23-Carta delle precipitazioni medie annue della toscana meridionale (A.I. 1951-1980: isoiete con valori in mm.
L'esame della carta mostra un notevole addensamento delle isolinee, espressione di un forte gradiente nelle
precipitazioni, in corrispondenza del M. Amiata dove si raggiunge il massimo valore di pioggia per tutto il
territorio esaminato (1.554 mm registrati ad Abbadia S. Salvatore); massimi relativi si manifestano, di solito, in
corrispondenza delle altre zone di rilievo (M. Cetona, Le Cornate, Monti del Chianti). I valori minimi di
piovosità si riscontrano generalmente lungo la costa, con una tendenza all'aumento andando da sud-est (540
mm all'Argentario) a nord-ovest (796 mm a Cecina), ma anche in zone interne come l'alta Val d'Orcia dove si
ritrovano precipitazioni inferiori a 700 mm; il minimo assoluto si registra nell'Isola del Giglio (502 mm). Il
valore medio per l'intera regione è stimabile in circa 850 mm. Da tali carte, attraverso elaborazioni di medie
ponderate fatte in base alle misure areali ivi effettuate, si possono ricavare gli afflussi medi mensili ed annui
per i bacini idrografici.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 59

2.4 - L’EVAPOTRASPIRAZIONE

è un parametro composto che deriva dalla sommatoria di due diversi fenomeni:


a- L’EVAPORAZIONE: fenomeno fisico condizionato principalmente dal Potere
Evaporante dell’Atmosfera (funzione della Temperatura media dell’aria,
dell’esposizione, dei venti, ecc.) e anche dalla tipologia delle rocce e dei suoli affioranti
(granulometria, porosità, ecc.);
b- LA TRASPIRAZIONE: fenomeno biologico legato essenzialmente alle tipologie della
copertura vegetale (funzione del tipo di specie vegetale, dello sviluppo e della
profondità dell’apparato radicale) ed al tipo di suolo su cui essa è impostata.

Si distingue:
- EVAPOTRASPIRAZIONE POTENZIALE (Ep), corrispondente all’entità
dell’evapotraspirazione in condizioni di alimentazione idrica eccedente;
- EVAPOTRASPIRAZIONE REALE (Er), corrispondente all’entità dell’evapotraspirazione
nelle condizioni reali di alimentazione idrica del bacino.

VALUTAZIONE DELL’EVAPOTRASPIRAZIONE
Non esistono strumenti di per sé adatti alla misura di detto parametro per intero in quanto
quelli esistenti misurano solo il fenomeno fisico e non quello biologico, gli evaporimetri,.
oppure arrivano ad una sua completa misura diretta (lisimetri -Un lisimetro è
un'installazione sperimentale che isola idraulicamente un certo volume di suolo e di
sottosuolo, posto a coltura o non, in modo tale da convogliare le acque di infiltrazione (I)
verso un recipiente di misura. Gli stessi lisimetri sono utilizzati anche per valutare i
quantitativi d'acqua che vengono sottratti ll'infiltrazione, a causa del fenomeno
evapotraspiratorio. L'evapotraspirazione reale (Er) può essere calcolata, se le osservazioni
si riferiscono ad un periodo di tempo sufficientemente lungo, con la semplice differenza:
Er = P - I), ma non sono di facile uso e, per vari motivi, danno in ogni caso risultati
approssimati. D'altro canto, essendo tali attrezzature assai onerose sia nel costo di
impianto che nella gestione, non sono diffuse sul territorio da rendere tanto disponibile una
rete di stazioni di misura con serie storiche significative; la loro utilizzazione è, infatti,
generalmente limitata a soli bacini-campione.
Nelle normali applicazioni pratiche si fa, pertanto, ricorso a formule parzialmente
empiriche, basate perlopiù sull'utilizzazione dei dati di temperatura dell'aria al suolo.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 60
800
1951 1961 1971 1980 La metodologia di calcolo dell’evapotraspirazione
Supeficie unitaria controllata da una stazione (km²)

600
inizia dunque con la definizione dei valori medi
della stessa temperatura in corrispondenza delle
400
stazioni termometriche utili per il nostro bacino. Per
la misura dei dati termometrici esiste, sul territorio
200
nazionale, una buona rete di stazioni. Tale rete è
0 ben più rada di quella pluviometrica, ma ciò non
P ianura C ollina M ontag na Totale

Figura 24- Andamento nel tempo della superficie unitaria


crea eccessivi problemi nell'interpolazione dei dati,
controllata dalle stazioni termometriche, suddivise per
fasce altimetriche, nella Toscana Meridionale. perché le variazioni di temperatura con l'altitudine
sono molto più uniformi rispetto a quelle delle precipitazioni e risentono, in modo meno
marcato, dell'esposizione dei versanti.
Inoltre, il regime termometrico risulta molto più regolare di quello
pluviometrico (per esempio, nella Toscana Meridionale la densità delle
stazioni termometriche realmente funzionanti è di una ogni 450 km2 -
MINIMA MASSI
50
su un'effettiva copertura areale pari a circa 12.000 km2, con un valore
-20
minimo di una ogni 650 km2 per quelle ubicate a quote comprese tra i
40
100 ed i 600 m s.l.m., fig. 24.
Pertanto, nella maggior parte dei casi, è possibile ricostruire la legge -10

di dipendenza della temperatura dall'altitudine anche con stazioni 30

poste al di fuori del territorio in studio; si ha così, spesso, il vantaggio 0

di poter utilizzare quei pochi termometri funzionanti ad alta quota, 20

evitando di effettuare l'estrapolazione ad altitudini elevate di leggi 10

ricavate con dati termometrici relativi alle sole quote basse.


10

20
2.4.1 - Valutazione delle temperature medie
Per la valutazione delle temperature medie mensili ed annue relative 0

bacino studiato, si utilizzeranno i dati termometrici registrati presso le 30

stazioni del Servizio Idrografico di Stato e pubblicati sugli Annali -10

Idrologici, Parte I (Ministero LL.PP.). In queste sono presenti strumenti 40

a lettura diretta (normali termometri a massima e minima,Fig.25a, che -20

vengono letti una volta al giorno e dai quali si ricava la temperatura


50
media giornaliera ,Tmed, appunto come media semplice tra quella
massima, Tmax, e quella minima, Tmin) o a lettura continua (termografi
Fig. 25a - Usuale
o termoigrografi) sia a funzionamento meccanico (Figg. 24b) che termometro a max
e min
digitale (Fig. 12d, Cap.2.3).
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 61

GENERALITA’
Strumento atto a registrare la temperatura particolarmente adatto per impieghi meteorologici ed industriali nonché per il
controllo della temperatura in ambienti condizionati. L'elemento sensibile è costituito da un bimetallo di prima qualità
che garantisce una precisione di misura di +0,5%. La registrazione avviene mediante una penna riempita di un
inchiostro speciale, la sua aderenza con la carta diagrammata è ottenuta per semplice gravità. Il movimento d'orologeria,
con scappamento incabloc ad ancora compensato, è montato su rubini; la spirale è in nivarox, antimagnetica, adatta per
mantenere costante la precisione anche con forti sbalzi di temperatura. La sua rotazione può essere trasformata da
settimanale a giornaliera e viceversa, mediante il semplice capovolgimento di un ingranaggio. I materiali impiegati per
la costruzione sono stati scelti e verniciati con speciale trattamento per impedire l'ossidazione; alcune parti sono In
acciaio inossidabile. Lo strumento è corredato di una capsula d'inchiostro speciale incongelabile, un pennino di
ricambio ed un nettapenne.
I diagrammi sono forniti a richiesta,

CAMPI Dl MISURA
Lo strumento viene normalmente fornito per i seguenti campi di misura:
-15° C a + 65° C sensibilità di lettura 1° C
-35° C a + 45° C sensibilità di lettura 1° C

CARATTERISTICHE TECNICHE
Altezza utile di registrazione 82 mm
Lunghezza del diagramma 280 mm
Dimensioni 150 x 185 x 285 mm
Peso 2,600 kg

Fig. 25b/1 - Esempio di apparecchio per la misura continua della temperatura: TERMOGRAFO
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 62

GENERALITA'
Strumento atto a registrare la temperatura e l'umidità relativa, particolarmente adatto per impieghi meteorologici ed industriali, nonché per il controllo
della temperatura e dell'umidità in ambienti condizionati L'elemento sensibile e costituito da un bimetallo tipo Bourdon che garantisce una maggiore
stabilita nel tempo dello stato di rettifica ed una precisione di misura di +/-0.5%. L’elemento sensibile igrometrico e costituito da fasci di capelli
accuratamente selezionati e trattati, che garantiscono una precisione di misura di a3% di umidità relativa Le registrazioni avvengono mediante due
pennini in fibra a carica continua
Il movimento d'orologeria, con scappamento incabloc, ad ancora compensato, è montato su rubini; la spirale è in nivarox, antimagnetica, adatta per
mantenere costante la precisione anche con forti sbalzi di temperatura La sua rotazione può essere trasformata da settimanale a giornaliera e
viceversa, mediante il semplice capovolgimento di un ingranaggio. I materiali impiegati per la costruzione dello strumento sono stati scelti e verniciati
con speciale trattamento per impedire l'ossidazione; molte parti sono in acciaio inossidabile Lo strumento è corredato i un pennino di ricambio.
I diagrammi sono torniti a richiesta.

CAMPI Dl MISURA
Il campo di misura della parte igrometrica e compreso tra 0% e 100% di umidità relativa, mentre quello della parte termometrica può essere scelto tra
uno dei seguenti:
0°C a +40°C -15°C a +65°C -35°C a +45°C
sensibilità di lettura 1°C

CARATTERISTICHE TECNICHE
Altezza utile di registrazione:
- temperatura 82 mm
- umidità 90 mm
Lunghezza del diagramma 280 mm
Dimensioni 150 x 285 x 285 mm
Peso 3,350 kg

Fig. 25b/2 - Esempio di apparecchio per la misura continua della temperatura e dell’umidità dell’aria:
TERMOIGROGAFO

Le operazioni di ricerca delle stazioni utili, di raccolta dei dati termometrici medi mensili ed
annui e la ricostruzione dei dati relativi alle eventuali lacune di registrazione relative a vari
periodi di non funzionamento di alcuni strumenti, seguono criteri operativi analoghi a quelli
utilizzati per le precipitazioni (vedi Cap. 2.3.2). Nelle figure che seguono sono riportate le
pagine esemplificative degli Annali Idrologici - Parte I,- inerenti i principali tipi di
informazioni termometriche da questi desumibili
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 63

Fig. 26a - Esempi di presentazione dei dati termometrici negli Annali Idrologici Parte Ia
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 64

Fig. 26b - Esempi di presentazione dei dati termometrici negli Annali Idrologici Parte Ia
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 65

Data la minor densità della rete termometrica spesso non è possibile determinare le
temperature medie, mensili ed annue, ragguagliate al bacino attraverso la costruzione di
carte delle isoterme ( curve luogo dei punti ad uguale temperatura) le quali, comunque,
sarebbero state redatte seguendo gli stessi criteri operativi descritti per le isoiete e che
sono poi quelli utilizzati per la costruzione di qualsiasi tipo di carta con linee isovalori.
A tale inconveniente si pone rimedio sfruttando il già citato maggior grado di correlazione
normalmente esistente tra variazione di temperatura e variazione di quota altimetrica.
A questo si arriva attraverso l'adozione di un modello termometrico, basato sulla
variazione della temperatura (T) in funzione della quota (H),che è normalmente di tipo
lineare, e cioè: T = a + b·H
dove il parametro a (ordinata all'origine) rappresenta la temperatura media dell'aria nella
pianura antistante il rilievo, e che è quindi indipendente dal rilievo stesso, ed il parametro b
(coefficiente angolare) esprime l'incremento unitario di temperatura in °C/m, ossia è il
gradiente termometrico. Quando il territorio in esame e di notevole estensione, può essere
necessario suddividerlo in zone ritenute termometricamente omogenee (caratterizzate,
cioè, da un'unica, e ad elevato grado di correlazione, legge di dipendenza della
temperatura dall'altitudine), alle quali applicare separatamente la suddetta metodologia di
calcolo; alcuni esempi di questi rapporti sono riportati nella fig. 27.Grazie a questa
procedura, è possibile stimare, con riferimento alla quota media del bacino (che è poi il
valore di H da mettere nella formula una volta ricavati i parametri a e b attraverso
regressioni sulle dodici serie mensili e quella annua composte, ciascuna, da coppie di
valori temperatura/quota in numero pari alle stazioni utilizzate - vedi Cap.2.1) i valori medi
mensili ed annui della temperatura. Così calcolate le temperature medie mensili ed annue
nel nostro bacino, si può procedere alla valutazione l’entità del fenomeno
evapotraspiratorio ricorrendo a quei procedimenti empirici indiretti, basati però su di una
larga sperimentazione. Qui di seguito ricordiamo i due più largamente utilizzati.
Temperatura Temperatura Temperatura
media annua (°C) media annua (°C) media annua (°C)
18 18 18
Merse Cecina Albegna
17 17 17
T= 15.36 + (-0.004944) H T= 15.38 + (-0.005023) H T= 15.85 + (-0.005702) H
16 16 16
r²= 90% r²= 94% r²= 98%
15 15 15
14 14 14
13 13 13
12 12 12
11 11 11
10 10 10
9 9 9
0 200 400 600 800 1000 0 200 400 600 800 1000 0 200 400 600 800 1000
Quota (m s.l.m.) Quota (m s.l.m.) Quota (m s.l.m.)

Figura 27-Esempi di rette di regressione temperatura quota in alcuni bacini idrografici.


Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 66

2.4.2 -PRINCIPALI METODI INDIRETTI PER IL CALCOLO DELL’EVAPOTRASPIRAZIONE

METODO DI L. TURC
Valuta solamente l’evapotraspirazione reale media annua (Er):
P
E r =
2
P
0 .9 +
2
L
dove: Er = evapotraspirazione reale media annua (mm)
P = precipitazione annua
L = parametro, funzione cubica della temperatura media annua T (in °C) dato da:
L=300+25T+0.05T3
Formula di TURC corretta
i

In bacini poco estesi l’autore propone un accorgimento correttivo ∑ Pi ⋅ Ti


To = 1
i
procedendo alla valutazione di una temperatura corretta: ∑ Pi
1
In pratica si consiglia di adottare una temperatura annua come media ponderata delle
temperature medie mensili in relazione alle relative precipitazioni medie mensili, dando
così maggior poso alle temperature relative ai mesi più umidi. Con questo procedimento
si finisce comunque per complicare questa applicazione metodologica utile soprattutto
per la sua speditività, rendendo così più conveniente adottare formule più precise e che
forniscono valutazioni di maggior dettaglio.

METODO DI THORNTHWAITE
Calcola l’evapotraspirazione potenziale media mensile (Epm): detto calcolo è fondato sulla
relazione sperimentale esistente tra Epm e la corrispondente temperatura (Tm).
Tale metodologia proposta da Thornthwaite & Mather (1957), una delle più note e
largamente usate in idrogeologia, oltre che per la sua relativa semplicità, anche perché
una vasta casistica la propone come affidabile anche per svariati ambienti climatici (in
particolare, per quelli delle zone temperate). L'equazione proposta, che fornisce Epm in
mm, è la seguente:

α
⎛ 10Tm ⎞
Epm = K ⋅ 16 ⋅ ⎜ ⎟
⎝ I ⎠
dove: Epm = evapotraspirazione potenziale media mensile (in mm);
K= coefficiente che tiene conto delle ore di insolazione media mensile ed è funzione
esclusiva della latitudine e del mese (in pratica, è il rapporto tra le ore diurne e la
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 67

metà delle ore giornaliere), è fornito da apposite tabelle (Fig. 28);

MESI G F M A M G L A S O N D
Lat. Nord

36° 0.87 0.85 1.03 1.10 1.21 1.22 1.24 1.16 1.03 0.97 0.86 0.84

37° 0.86 0.84 1.03 1.10 1.22 1.23 1.25 1.17 1.03 0.97 0.85 0.83

38° 0.85 0.84 1.03 1.10 1.23 1.24 1.25 1.17 1.04 0.96 0.84 0.83

39° 0.85 0.84 1.03 1.11 1.23 1.24 1.26 1.18 1.04 0.96 0.84 0.82

40° 0.84 0.83 1.03 1.11 1.24 1.25 1.27 1.18 1.04 0.96 0.83 0.81

41° 0.83 0.83 1.03 1.11 1.25 1.26 1.27 1.19 1.04 0.96 0.82 0.80

42° 0.82 0.83 1.03 1.12 1.26 1.27 1.28 1.19 1.04 0.95 0.82 0.79

43° 0.81 0.82 1.02 1.12 1.26 1.28 1.29 1.20 1.04 0.95 0.81 0.77

44° 0.81 0.82 1.02 1.13 1.27 1.29 1.30 1.20 1.04 0.95 0.80 0.76

45° 0.80 0.81 1.02 1.13 1.28 1.29 1.31 1.21 1.04 0.94 0.79 0.75

46° 0.79 0.81 1.02 1.13 1.29 1.31 1.32 1.22 1.04 0.94 0.79 0.74

47° 0.77 0.80 1.02 1.14 1.30 1.32 1.33 1.22 1.04 0.93 0.78 0.73

48° 0.76 0.80 1.02 1.14 1.31 1.33 1.34 1.23 1.05 0.93 0.77 0.72

Figura 28- Coefficienti mensili K in funzione della latitudine

I = Indice termico annuale dato dalla sommatoria degli indici temici mensili
1. 5 1 4
⎛T ⎞
ciascuno espresso dalla: i = ⎜ ⎟
⎝5⎠
Tm= temperatura media mensile;
α=indice, funzione cubica dell’indice termico annuo (I), dato da:
α = 0.49239+1792 x 10-5 x I -771 x 10-7 x I2 + 675 x 10-9 x I3
L'evapotraspirazione potenziale media annua (Ep) si ottiene come somma dei singoli
valori mensili.
Così ricavati i valori mensili dell’evapotraspirazione potenziale si passa alla
determinazione dell'evapotraspirazione reale (Er) attraverso una procedura indiretta, per la
quale ad essa si arriva in funzione sia delle caratteristiche di umidità che, caso per caso,
presentano il terreno ed il suo manto vegetale (riserva idrica del suolo = r, cioè la capacità
di ritenuta dell'acqua da parte del suolo), che della relativa disponibilità idrica nel bacino
(afflussi medi del relativo mese).
Prescindendo dalla descrizione particolareggiata di questo meccanismo di calcolo, è da
dire che la riserva idrica del suolo può essere valutata secondo un criterio suggerito
dall’autore attraverso un complesso procedimento basato sulla conoscenza dei tipi e degli
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 68

spessori di suolo presenti nel bacino e delle relative specie vegetali sovrimposte.
Questo procedimento consente, infatti, di risalire all'effettiva riserva idrica del suolo o
capacità di campo (intesa come la quantità massima di acqua di ritenzione che può essere
contenuta nello strato di terreno interessato dallo sviluppo delle radici dei vegetali) che
supplisce alle carenze d'acqua, essenzialmente estive, derivanti da condizioni di deficit,
quando cioè gli afflussi risultano inferiori all'evapotraspirazione potenziale. Data la
complessità del procedimento che porta alla stima di r, normalmente per bacini con
caratteristiche medie è utilizzato, nei calcoli di bilancio, un valore di riserva idrica del suolo
a saturazione pari a 100 mm, ritenuto senz'altro valido per studi a carattere regionale
(Castany, 1967; Celico, 1988).
A titolo esemplificativo la fig. 29 mostra gli andamenti della temperatura e
dell'evapotraspirazione reale medie mensili, calcolate con il metodo anzidetto, in alcune
stazioni termo-pluviometriche della Toscana Meridionale.

100 30 100 30 100 30


Er (mm) GROSSETO SIENA MASSA MARITTIMA
90 90 90
T (°C) 25 25 25
80 80 80

70 70 70
20 20 20
60 60 60

50 15 50 15 50 15

40 40 40
10 10 10
30 30 30

20 20 20
5 5 5
10 10 10

0 0 0 0 0 0
mm G F M A M G L A S O N D °C mm G F M A M G L A S O N D °C mm G F M A M G L A S O N D °C

100 30 100 30 100 30


POGGIBONSI VOLTERRA ABBADIA S. SALVATORE
90 90 90
25 25 25
80 80 80
70 70 70
20 20 20
60 60 60
50 15 50 15 50 15
40 40 40
10 10 10
30 30 30
20 20 20
5 5 5
10 10 10
0 0 0 0 0 0
mm G F M A M G L A S O N D °C G F M A M G L A S O N D
mm G F M A M G L A S O N D °C mm °C

Fig. 29 - Andamento della temperatura e dell’evapotraspirazione reale medie mensili in alcune stazioni termo-
pluviometriche.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 69

TERMOPLUVIOMETRIA: L’INDICE DI ARIDITA’

I valori medi mensili ed annui delle precipitazioni e delle temperature ricavate per il bacino
esaminato, possono anche essere impiegati per avere utili indicazioni, sia sullo stato di
umidità del terreno in rapporto alle necessità della vegetazione, che per una
classificazione climatica del bacino nel corso dei mesi dell’anno idrologico considerato.
Ciò può farsi ricorrendo appunto ad un’analisi comparativa di questi due principali fattori
climatici. Molte sono le formulazioni empiriche a tal fine proposte, ma qui viene riportata
quella definita da DE MORTONNE e THORNTWAITE, tutt’oggi ritenuta assai valida per la
descrizione di situazioni climatiche come quella Italiana.
Lo scopo viene raggiunto attraverso la definizione di un indice di aridità, valutabile sia a
livello mensile (ia) che annuo (Ia), attraverso le seguenti formule empiriche:
P(mm) 12 p
250
ia = 200 120 100 90 80
ia =
Freddo
Umido
N Caldo
Umido 70
PERUMIDO
t + 10
225
200
D
60 ⎛ P 12 p 0 ⎞
Ia = ⎜ + ⎟ :2
175
F 50 UMIDO ⎝ T + 10 t0 ⎠
150 O dove:
G
40 ia = indice di aridità mensile
125
M S p = precipitazione media del mese
100 30 SUBUMIDO considerato
Freddo A Caldo
75 Secco M Secco t = Temperatura media del mese
20 considerato
G
50 A SUBARIDO
P = Precipitazione annua
L 10 T = Temperatura media annua
25 ARIDO
5 Arido Estremo
p0 = Precipitazione nel mese più arido
0 0
0 5 10 15 20 25 30
t0 = temperatura media nel mese più
T (°C) arido
Fig. 29b- Clinogramma degli indici di aridità medi mensili Tali indici sono rappresentabili
(ia) e corrispondente classificazione climatica graficamente attraverso appositi
climogrammi (Fig. 29b) attraverso i quali
è possibile una più immediata lettura dell’andamento dell’indice di aridità relativo alla zona
esaminata durante i mesi dell’anno idrologico considerato. In tale diagramma, che reca in
ascissa i valori delle temperature ed in ordinata quelli delle precipitazioni, gli indici di
aridità mensili (ia) sono rappresentati da un fascio di rette, ognuna delle quali è luogo dei
punti avente lo stesso indice. La suddivisione, poi, del diagramma in quattro campi (definiti
tracciando un ascissa corrispondente alla precipitazione media annua = P/12, ed
un’ordinata corrispondente alla temperatura media annua = T) meglio evidenzia, in
funzione del maggiore o minore sviluppo delle poligonali in tali campi, l’andamento
climatico nell’area esaminata come interazione tra le relative precipitazioni e temperature.
Infine, gli autori definiscono anche un criterio per la classificazione climatica di un’area
sulla base dei seguenti ranges di variazione dell’indice di aridità:
<5 individua periodi di aridità estrema
5 - 10 individua periodi aridi
10-20 individua periodi subaridi
20-40 individua periodi subumidi
40-60 individua periodi umidi
>60 individua periodi perumidi.
Sul climogramma tale classificazione è rappresentata attraverso campiture di colore.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 70

2.5 - DEFLUSSO SUPERFICIALE


L'equazione generale del bilancio (3) può essere scritta anche nella forma seguente:
P - Er = D + Ie
dove il termine di sinistra costituisce il totale delle precipitazioni efficaci (Pe) e quello di
destra rappresenta l'eccedenza idrica (Water Surplus degli autori anglosassoni, Ws),
detta anche deflusso idrico totale o risorsa idrica totale rinnovabile.
Quest'ultimo parametro risulta pertanto dalla somma di tutti quei volumi d'acqua in uscita
dal bacino esaminato e che, direttamente (il ruscellamento superficiale, R) e/o
indirettamente (la porzione dell’infiltrazione totale riemergente all’interno del bacino, Isi),
confluiscono nel deflusso superficiale (D), nonché di quelli che costituiscono il deflusso
sotterraneo Ds (Ds = Ie, vale a dire la porzione dell’infiltrazione totale non riemergente
all’interno del bacino): esso rappresenta cioè la potenzialità idrica totale del territorio
esaminato, quindi il massimo volume d'acqua (nelle componenti di origine sia superficiale
che sotterranea) teoricamente utilizzabile. La sua suddivisione in due componenti può
risultare puramente teorica dato che si tratta comunque di risorse interdipendenti: infatti,
nella maggior parte dei casi, la captazione di acque sotterranee comporta una diminuzione
del deflusso superficiale e viceversa. Il deflusso superficiale (D) attraverso una data
sezione di un corso d'acqua (Fig. 30), corrispondente ad un generico intervallo di tempo,
viene valutato con un semplice procedimento di integrazione delle portate istantanee (Q,
in m3/s), calcolate in modo sufficientemente continuo nella sezione stessa (difatti, il
deflusso viene talvolta denominato
portata integrale). A tal fine è
Idrometro
necessario conoscerne sia la
velocità media della corrente (Vm,

S in m/s) che l'area della sezione


(area della Sezione bagnata)
bagnata (S, in m2) ed applicare la
Vm
Velocità media della sezione seguente nota espressione:
Fig. 30- Sezione fluviale schematica e parametri per la misura
della portata Q = Vm·S
Per ottenere valori continui di
portata è, quindi, necessario l'uso combinato di un mulinello (Fig. 31), strumento atto alla
misurazione della velocità della corrente, e di un idrometrografo (Fig. 32), che è uno
strumento atto alla registrazione continua del livello dell'acqua (al quale è ovviamente
legata l'area suddetta). In tal caso, le altezze idrometriche e le corrispondenti portate
istantanee (rilevate durante una campagna preliminare di taratura) vengono riportate su di
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 71

un piano cartesiano: si traccia poi graficamente la curva di deflusso (detta anche scala
delle portate), dalla quale è possibile stimare le portate corrispondenti alle singole altezze
idrometriche misurate, in un momento qualsiasi, dall'idrometrografo (Fig.35a).

Fig. 31- Mulinello idrometrico e sue modalità


d’impiego per la misura della velocità della
corrente fluviale.

Figura 32-Esempi di installazione di idrometrografi.


Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 72

2.5.1 - LE COMPONENTI DEL DEFLUSSO (Figg. 33 e 34).


L’acqua di precipitazione arriva dunque al corso d’acqua attraverso quattro differenti vie:

C O M P O N E N T I D E L L 'ID R O G R A M M A D I D E F L U S S O D I U N C O R S O D 'A C Q U A

30
R u s c e lla m e n t o s u p e r f ic ia le
D e f lu s s o ip o d e r m ic o
25 D e f lu s s o s o t t e r r a n e o

20
Q (mc/s)

15

10

0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 34 36
t (o r e )

Figura 33- Idrogramma teorico di deflusso e relative componenti

Ia - L’acqua caduta direttamente sopra l’impluvium delle superfici d’acqua libere


essa gioca un ruolo assai limitato e tali apporti si confondono con quelli del ruscellamento
superficiale.

IIa - Ruscellamento superficiale:


Corrisponde al deflusso che avviene, sotto l’azione della forza di gravità, sulla superficie
del suolo ed è dovuto alla parte delle precipitazioni sfuggite ai processi di
evapotraspirazione ed infiltrazione.
La sua quantità, in relazione ad un dato evento pluviometrico, dipende principalmente
dalle caratteristiche delle precipitazioni e del suolo (vedi Fig. 34):
- le precipitazioni influiscono in funzione della loro quantità, dell’intensità istantanea e di
quella media, della loro durata e della ripartizione della pioggia nel tempo;
- Il suolo interviene attraverso la sua topografia (acclività dei versanti), la sua natura
litologica (e quindi il grado di permeabilità), la sua umidità e relativo coefficiente di
ritenzione, la copertura vegetale sovrimposta.
Anche le stagioni giocano un ruolo attraverso la variabilità della copertura vegetale e del
tasso di evapotraspirazione.
In tutti gli eventi si osserva un certo ritardo al ruscellamento tra l’istante in cui cadono le
prime gocce d’acqua e l’aumento di portata nella sezione di controllo, esso dipende:
- dal momento d’inizio delle piogge nei vari settori del bacino, dalla quantità d’acqua
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 73

necessaria alla saturazione del suolo. Quando tale deficit è saturato, sulla superficie del
suolo si forma una sottile lama d’acqua che scola per gravità sui versanti; tale movimento
è più o meno ostacolato in funzione dell’irregolarità della superficie del suolo e del grado e
tipo di copertura vegetale. Tale ritardo è detto tempo di concentrazione, variabile in
funzione dell’evento pluviometrico e che può assumere un unico valore massimo detto
Tempo di corrivazione.
Il tempo di corrivazione è definito come quello necessario affinché una particella d’acqua
possa giungere dai punti più lontani del bacino alla sezione fluviale considerata ed è da ritenersi
in teoria costante per quella determinata sezione. Per calcolarlo esistono varie formule
empiriche tra le quali ricordiamo la più comunemente adottata, quella di Giandotti:
a=4, b=1,5 e c=0,8 - sono coefficienti sperimentali;
a S + b⋅ L S= superficie, in km2,del bacino sotteso;
T ( inore ) = H= quota media del bacino, in m, riferita a quella della
sezione di chiusura:
c H L= lunghezza, in km, dell’asse della valle del fiume
Esso non va confuso con il tempo di concentrazione che è, invece, quello che intercorre
dall’inizio dell’evento piovoso all’istante nel quale si verifica la corrispondente portata massima,
cioè la massima concentrazione dei deflussi, ed è variabile in funzione dell’intensità e della
distribuzione dell’evento pluviometrico generatore all’interno del bacino (Fig. 34b).

- dalla durata del deflusso dell’acqua nel reticolo idrografica.


Da tutto questo risulta che, alla sezione di controllo, la portata, anche se la pioggia è
cessata, cresce con gli arrivi successivi degli apporti di ruscellamento dai diversi settori del
bacino tributario fino a raggiungere un massimo: il punto di cresta. Poi la portata decresce
e terminato il ruscellamento essa è alimentata unicamente dagli apporti derivanti dal
deflusso ipodermico e da quello sotterraneo. Se il periodo di diminuzione della portata
continua, e prima che si verifichi un nuovo evento pluviometrico che dia nuovamente avvio
al ciclo, il deflusso sarà alimentato solo dagli apporti delle falde sotterranee

IIIa - Deflusso ipodermico:


E’ la porzione dell’acqua di infiltrazione che circola nella parte superficiale del suolo.
L’importanza di questa componente varia con la natura e lo spessore del suolo e con il
tipo di copertura vegetale.

IVa - Deflusso sotterraneo:


E’ dato dal contributo delle falde acquifere che riemergono nel bacino esaminato. Anche
se il suo contributo rappresenta solo una piccola frazione della portata al colmo, esso
diviene preponderante alla fine della decrescita dell’Idrogramma e soprattutto nei periodi
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 74

secchi dove è il solo ad alimentare il deflusso; esso gioca quindi un importante ruolo
regolatore del deflusso fluviale. Nella fig. 34 che segue è riportata in sintesi la ripartizione
dell’acqua di una pioggia insieme all’evoluzione nel tempo delle componenti del deflusso,
cioè nel ciclo del deflusso.

SCHEMA DELLA RIPARTIZIONE DELLE ACQUE DI UNA PRECIPITAZIONE


Intensità della
precipitazione
Precipitazioni sulle superfici d'acqua libere

RUSCELLAMENTO SUPERFICIALE

DEFLUSSO
TOTALE
RIPRISTINO
DELLA
RISERVA
IDRICA DEL DEFLUSSO IPODERMICO INFILTRAZIONE
SUOLO
Accumulo TOTALE
nelle
depressioni
del suolo

DEFLUSSO
SOTTERRANEO

Intercettazione della
vegetazione

Tempi di flusso a partire dall'inizio della precipitazione


Figura 34- Schema di ripartizione dell'acqua di una precipitazione ed evoluzione temporale delle componenti
del deflusso.

Fig. 34b- Sfasamento temporale tra l’inizio delle piogge e l’evento idrometrico relativo.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 75

IL CICLO DEL DEFLUSSO

Le componenti del deflusso evolvono secondo un ciclo nel quale è possibile distinguere 4
fasi determinate dal ritmo delle piogge:

PRIMA FASE: PERIODO SENZA PIOGGIA

Traspirazione Traspirazione

Evaporazione

Alla fine di un periodo secco l’evapotraspirazione intacca anche parte delle acque
sotterranee; le falde superficiali perdono la loro umidità, quelle sotterranee defluiscono
verso i relativi drenaggi portando all’abbassamento dei livelli piezometrici.

SECONDA FASE: INIZIO DELLA PIOGGIA

Inizia l’evento pluviometrico, l’evapotraspirazione cessa e le acque meteoriche sono


intercettate dalla vegetazione e dalle superfici d’acqua libere (fiumi, laghi), si accumulano
nelle depressioni del suolo e in parte raggiungono il suolo. Su quest’ultimo una parte
importante si infiltra alimentando le falde superficiali prima depauperate di parte delle loro
riserve.
La parte eccedente ruscella superficialmente andando ad alimentare il corso d’acqua.
Prosegue il deflusso delle acque sotterranee verso il corso d’acqua insieme
all’abbassamento dei livelli piezometrici.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 76

TERZA FASE: MASSIMO DELLA PIOGGIA

Dopo un certo tempo dall’inizio della pioggia, la vegetazione non intercetta più acqua e
tutta la pioggia arriva al suolo. Le depressioni del suolo, ormai riempite, evacuano le
eccedenze e le falde superficiali sono saturate. L’infiltrazione alimenta il deflusso
ipodermico e raggiunge le falde sotterranee facendone innalzare il livello piezometrico ed il
deflusso sotterraneo. La saturazione del suolo fa sì che il ruscellamento raggiunga il suo
massimo così come la portata dei fiumi i quali possono, localmente, invertire le direzioni di
flusso sotterranee contribuendo all’alimentazione delle relative falde. Tale fase si realizza
solo se l’intensità della pioggia è sufficientemente alta.

QUARTA FASE: DOPO LE PRECIPITAZIONI

Traspirazione
Traspirazione
Evaporazione

Pioggia intercettata dalle superfici Ruscellamento superficiale


Precipitazioni d'acqua libera Frangia capillare
Sup. Piezometrica
Pioggia intercettata dalla Ripristino riserva del
Falda
Evaporazione vegetazione suolo e Infiltrazione

Pioggia intercettata dalle


Traspirazione Deflusso ipodermico Deflusso sotterraneo
depressioni del suolo

Finita la pioggia il ruscellamento si esaurisce rapidamente e il suolo ed il sottosuolo sono


saturi. L’infiltrazione dalle depressioni prosegue alimentando, insieme all’umidità
eccedente del suolo, il deflusso ipodermico e sotterraneo. Riprende l’evapotraspirazione e
le portate dei fiumi, esaurito rapidamente il contributo del ruscellamento, vengono
alimentate unicamente dai deflussi ipodermico e sotterraneo e sono, quindi, in decrescita.
Il deflusso sotterraneo riprende la sua originaria direzione.
Progressivamente il ciclo del deflusso prosegue con il ritorno alla prima fase.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 77

2.5.2 - La determinazione dei deflussi


Le misure di portata assumono grande importanza negli studi idrogeologici perché
permettono di definire il regime dei corsi d'acqua (ma anche di sorgenti e falde), nonché di
acquisire dati indispensabili per la corretta stesura del bilancio idrologico. Risulta perciò di
grande interesse l'integrazione delle suddette misure con quelle effettuate con
metodologie diverse, anche perché è spesso assai scarsa (soprattutto negli ultimi anni) la
disponibilità di idonei strumenti di misura.
Se si pensa che nell'ultimo Annale Idrologico pubblicato dal Servizio Idrografico dell'Arno
(1973) -la cui zona di competenza copre praticamente tutta la Toscana - figurano i dati
relativi a sole 26 stazioni di misura delle portate, si può ben capire quante difficoltà si
possono incontrare nell'eseguire valutazioni dei deflussi e, più in generale, delle locali
risorse idriche attraverso calcoli di bilancio; e ciò tanto più in quanto, di queste 26 stazioni,
8 hanno un periodo di funzionamento inferiore ai 10 anni (insufficiente, quindi, a dare
misure medie di buona validità statistica), 9 ne hanno uno compreso tra 10 e 20 anni
(arco d tempo al limite della sufficienza) e soltanto altre 9 hanno funzionato per intervalli
di tempo maggiori e, quindi, tali da fornire valori medi statisticamente accettabili.
- Valutazione diretta, possibile quando è presente nel corso d’acqua una stazione
idrometrografica. Si utilizzando i dati idrometrici registrati presso le sezioni fluviali
controllate dal Servizio Idrografico di Stato e pubblicati sugli Annali Idrologici Parte II
(Figg. 35a, b, c, d), si ottengono agevolmente le relative portate medie mensili ed annue
(ed i deflussi) in relazione all’A.I. prescelto, con l'inconveniente però di pervenire a risultati
corrispondenti ad anni idrologici diversi da bacino a bacino e, quindi, non
convenientemente confrontabili qualora necessario.
Con tali dati sono possibili vari tipi di analisi:
- si possono costruire grafici (come quelli riportati in fig. 36 relativi bacini della Toscana
meridionale) dai quali è possibile evidenziare gli andamenti delle portate massime, medie
e minime; queste rappresentazioni mostrano, in definitiva, l'intervallo idrometrico entro il
quale si trovano tutti i singoli valori di portata, ad esclusione di quelli al colmo.
- si possono definire gli andamenti dei relativi contributi unitari medi mensili (fig. 37), cioè
del rapporto tra la portata media mensile e la superficie del bacino sotteso (in sintesi,
questa grandezza definisce il contributo che ogni km2 di bacino dà in media, mese per
mese, al deflusso del corso d'acqua considerato) che meglio permettono di confrontare le
caratteristiche idrologiche dei vari bacini in modo quantitativamente assai più valido,
rispetto a quello ottenibile con gli anzidetti valori di portata;
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 78

Figura 35a- LA DETERMINAZIONE DEI DEFLUSSI FLUVIALI: stazione idrometrografica, ubicazione e scala delle
portate.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 79

Figura 35b- LA DETERMINAZIONE DEI DEFLUSSI FLUVIALI: - Esempio di idrogramma ed andamento delle portate
nel corso di un anno.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 80

Figura 35c- LA DETERMINAZIONE DEI DEFLUSSI FLUVIALI: Ubicazione ed elenco delle stazioni idrometrografiche
in Toscana.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 81

Figura 35d- LA DETERMINAZIONE DEI DEFLUSSI FLUVIALI: Esempi di presentazione dei dati di misura delle
portate negli annali idrologici, Parte II.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 82

10000 10000 10000


ELSA A CASTELFIORENTINO (806 km²) CECINA A P.te MONTERUFOLI (634 km²) CORNIA A S.S. AURELIA (356 km²)
A.I. 1951-1961+1963-1971 A.I. 1935-1942+1951-1963+1969-1975 A.I. 1952-1971
1000 1000 1000

100 100 100

Portata (m³/s)

Portata (m³/s)
Portata (m³/s)

10 10 10

1 1 1

0.1 0.1 0.1

0.01 massime medie minime 0.01 0.01

0.001 0.001 0.001


G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D

10000 10000 10000


FARMA A TORNIELLA (70 km²) MERSE A ORNATE (483 km²) ORCIA A M. AMIATA SCALO (580 km²)
1961-71 1931-40+49-59+63-67+70-73 1935-40+53-71
1000 1000 1000

100 100 100


Portata (m³/s)

Portata (m³/s)

Portata (m³/s)
10 10 10

1 1 1

0.1 0.1 0.1

0.01 0.01 0.01

0.001 0.001 0.001


G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D

10000 10000 10000


OMBRONE A SASSO D'OMBRONE (2644 km²) BRUNA A LEPRI (229 km²) ALBEGNA A MONTEMERANO (192 km²)
A.I. 1926-1942+1949-1973 A.I. 1953-1972 A.I. 1951-1963
1000 1000 1000

100 100 100


Portata (m³/s)

Portata (m³/s)
Portata (m³/s)

10 10 10

1 1 1

0.1 0.1 0.1

0.01 0.01 0.01

0.001 0.001 0.001


G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D

Figura 36- Andamenti delle portate massime, minime e medie.


L'esame di questi grafici evidenzia che le portate massime si verificano perlopiù nel periodo autunno-inverno
(con una maggiore frequenza in novembre); esse, in rapporto alle portate medie, si presentano
generalmente con valori superiori di 25-35 volte, ad l'eccezione del F. Cornia (fino ad oltre 65 volte). Per
quanto riguarda le portate minime, si può notare che esse si manifestano di solito nei mesi estivi (con una
maggior frequenza in agosto) e che, sempre in rapporto alle portate medie, hanno generalmente valori
minori di 5-15 volte, ancora con l'eccezione del Cornia che si è addirittura presentato asciutto per vari mesi
del suo anno idrologico. Inoltre, è da sottolineare che alcuni corsi d'acqua (Elsa, Bruna, Merse, Albegna)
sono caratterizzati da portate minime assai costanti nell'arco dell'anno, cioè con scarti limitati tra quelle
relative al periodo autunno-inverno e quelle estive: ciò è sicuramente da mettere in relazione alla presenza,
negli stessi bacini, di numerose manifestazioni sorgentizie perenni, con portata complessiva relativamente
elevata, che alimentano il deflusso superficiale anche durante periodi più siccitosi (questo apporto
rappresenta, per i fiumi, il cosiddetto flusso di base).
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 83
40 40 40
ELSA A CASTELFIORENTINO CECINA A PONTE DI MONTERUFOLI CORNIA A S.S. AURELIA
A.I. 1951-1961+1963-1971 A.I. 1935-1942+1951-1963+1969-1975 A.I. 1952-197171
35 35 35

30 30 30

25 25 25
l/s km²

l/s km²

l/s km²
20 20 20

15 15 15

10 10 10

5 5 5

0 0 0
G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D
40 40 40
FARMA A PONTE DI TORNIELLA MERSE A ORNATE ORCIA A M. AMIATA SCALO
A.I. 1961-1971 A.I. 1931-1940+1949-1959+1963-1967+1970-1973 A.I. 1935-1940+1953-1971
35 35 35

30 30 30

25 25 25

l/s km²
l/s km²

l/s km²

20 20 20

15 15 15

10 10 10

5 5 5

0 0 0
G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D

40 40 40
OMBRONE A SASSO D'OMBRONE BRUNA A LEPRI ALBEGNA A MONTEMERANO
A.I. 1926-1942+1949-1973 A.I. 1953-1972 A.I. 1951-1980
35 35 35

30 30 30

25 25 25
l/s km²

l/s km²
l/s km²

20 20 20

15 15 15

10 10 10

5 5 5

0 0 0
G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D

Figura 37- Contributi unitari medi.


La figura mostra che, all'interno del bacino del F. Ombrone, i contributi unitari più elevati si riscontrano, a
livello annuo, nel T. Farma (16,4 l/s·km2) con valori più che doppi rispetto a quelli dell'Orcia (7,0 l/s·km2); il
Merse e l'Ombrone stesso si presentano con valori rispettivamente di 13,0 e 9,9 l/s·km2 E' però da
evidenziare che, nei mesi estivi, i valori più alti risultano, invece, quelli del F. Merse (in agosto, circa quattro
volte quelli del Farma e, addirittura, quasi dieci volte quelli dell'Orcia): questa situazione più favorevole entro
il bacino del Merse è senz'altro da imputare, come già accennato, alla presenza di diverse sorgenti perenni
(in particolare, le Vene di Ciciano che, con una portata media pari a 0,93 m3/s, rappresentano il 64% del
valore medio delle portate minime annuali del Merse - in relazione allo stesso A.I.). Per quanto riguarda gli
altri bacini, le situazioni più favorevoli appaiono, a livello annuo, quelle del F. Albegna (che, con 16,9 l/s·km2,
presenta il valore più alto in assoluto), seguito dal Cecina e dal Bruna; nei mesi estivi, i valori più elevati si
riscontrano nei bacini del Bruna, Albegna ed Elsa (circa tre volte superiori a quelli del Cecina e, addirittura,
trenta volte maggiori di quelli del Cornia), caratterizzati anch'essi da situazioni simili a quella del F. Merse
(rispettivamente, sorgenti emergenti dalle vulcaniti della zona compresa tra Roccatederighi e Roccastrada,
sorgente di Saturnia, Vene di Onci).
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 84

- si può costruire la curva della durata delle portate (fig. 38) riportando, su di un grafico
lineare, in ordinata le portate (in m3/s) ed in ascissa il numero dei giorni nei quali esse
vengono raggiunte, senza tener conto della successione di tali giorni.
25 70 25
ELSA A CASTELFIORENTINO CECINA A MONTERUFOLI CORNIA A S.S. AURELIA
A.I. 1951-1961+1963-1971 A.I. 1935-1942+1951-1963+1969-1975 A.I. 1952-1971
60
20 20
50

15 15
40

m³/s
m³/s
m³/s

30
10 10

20
5 5
10

0 0 0
10 30 60 91 135 182 274 335 365 10 30 60 91 135 182 274 335 365 10 30 60 91 135 182 274 335 365

8 35 35
FARMA A TORNIELLA MERSE A ORNATE ORCIA A M. AMIATA SCALO
A.I. 1961-1971 A.I. 1931-1940+1949-1959+1963-1967+1970-1973 A.I. 1935-1940+1953-1971
30 30

6
25 25

20 20
m³/s
m³/s
m³/s

4
15 15

10 10
2

5 5

0 0 0
10 30 60 91 135 182 274 335 365 10 30 60 91 135 182 274 335 365 10 30 60 91 135 182 274 335 365

200 14 25
OMBRONE A SASSO D'OMBRONE BRUNA
BRUNAAALEPRI
LEPRI ALBEGNA A MONTEMERANO
A.I. 1926-1973 1953-72
A.I. 1953-1972 A.I. 1951-1963
12
20
150
10

15
8
m³/s

m³/s

m³/s

100
6
10

4
50
5
2

0 0 0
10 30 60 91 135 182 274 335 365 10 30 60 91 135 182 274 335 365 10 30 60 91 135 182 274 335 365

Figura 38- Curve della durata delle portate.


L'esame di questi grafici evidenzia che la situazione più favorevole, tra i bacini esaminati, è quella del F.
Elsa nel quale la portata media annua (5,38 m3/s) viene superata 93 giorni all'anno, mentre negli altri fiumi
questo avviene solo per periodi compresi tra 68 e 82 giorni; il F. Cornia presenta il caso meno favorevole,
con una portata media annua (3,20 m3˜/s) che viene superata solo 56 giorni l'anno, a conferma del suo
regime più spiccatamente torrentizio rispetto agli altri corsi d'acqua. La portata di 182 giorni (o portata
caratteristica media), che è il 60% di quella media annua dell'Elsa e la metà di quella del Bruna e del Merse,
scende fino a circa 1/3 per l'0mbrone, ad 1/5 per l'Orcia e, com'era da aspettarsi, addirittura ad 1/10 per il
Cornia. Questo andamento delle portate mette in luce che il deflusso dei vari bacini avviene rapidamente
entro quei pochi giorni durante i quali si verificano le precipitazioni più intense e le corrispondenti ondate di
piena; inoltre, considerando l'entità delle portate, si vede che, eccettuato in parte l'Ombrone, gli altri corsi
d'acqua si riducono a modesti torrenti per la maggior parte dell'anno.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 85

- si possono valutare i rapporti tra l’acqua affluita nel bacino, in un determinato intervallo
temporale, attraverso le precipitazioni (P) e le corrispondenti quantità da esso defluiti
attraverso la rete idrografica (D), vale a dire i coefficienti di deflusso: Cd =D/P (Fig.39).
Tale parametro è assai importante poiché indica in qual modo il bacino reagisce agli eventi

G F M A M G L A S O N D Anno
pluviometrici, vale a dire come si
P (mm) 79 79 74 74 67 52 33 44 76 92 122 91 883

D (mm) 43 41 32 24 21 11 4 4 9 19 36 43 287
ripartisce la pioggia tra i vari
Cd 0.544 0.519 0.432 0.324 0.313 0.212 0.121 0.091 0.118 0.207 0.295 0.473 0.325
parametri del ciclo dell’acqua; in
1 000
P (m m ) definitiva quanta acqua ad esso
D (m m )
Cd
affluita si trasforma in risorsa,
100

superficiale e sotterranea,
10 rinnovabile. Normalmente il Cd
assume, su base annua, valori
1

inferiori a 1 e solo raramente, in

0.1
bacini in cui si hanno notevoli
quantità di apporti idrici esterni
0.01

G F M A M G L A S O N D
per via sotterranea, esso
Figura 39- Afflussi, deflussi e coefficienti dei deflusso nel bacino del assume valori uguali o maggiori
F. Ombrone a Sasso (A.I. '51-'80)
dell’unità. Se calcolato, invece,
per scansioni temporali minori dell’anno, ad es. mensile, può verificarsi che tale Cd
assuma valori maggiori di 1 quando gran parte dell’afflusso al bacino è di tipo nevoso.
Infatti nei mesi del disgelo primaverile vengono coinvolte nel deflusso notevoli quantità
d’acqua che però sono il frutto non delle precipitazioni di quel periodo, ma di quelle nevose
avvenute nei mesi invernali; potremo avere così in quei mesi quantitativi di deflusso
notevolmente superiori ai corrispondenti afflussi e quindi Cd >1.
In definitiva, l'analisi complessiva e le elaborazioni dei dati di portata consentono di
valutare l’esistenza di differenti comportamenti idrologici fra i vari bacini e di individuarne le
cause cui esse risultano prevalentemente legate; in generale tali cause sono normalmente
individuabili, oltre che nella diversità dei regimi pluviometrici (che determinano l’afflusso) e
termometrici (da cui dipendono le perdite per evapotraspirazione, nelle diverse percentuali
di terreni permeabili e nelle differenti caratteristiche dei principali circuiti di alimentazione
delle relative sorgenti.
Anche i deflussi, come le precipitazioni e le temperature, possono essere analizzati
statisticamente per ricavare utili indicazioni circa l'evoluzione idrologica dei relativi fiumi
nel corso di un lungo periodo, definendone ciclicità e trend; nella fig. 40 è riportato, a titolo
esemplificativo, l'andamento temporale del deflusso annuo relativo al bacino del
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 86

F.Ombrone a Sasso d'Ombrone, andamento che si presenta praticamente identico a


quello dei corrispondenti afflussi con uguali variazioni e tendenza.
D e flu s s i (m m )
700

600

500

400

300

200

100

1925 1930 1935 1940 1951 1956 1961 1966 1971 1976 1981

1 2 3 4 5

Figura 40-Evoluzione temporale dei deflussi annui nel bacino del F. Ombrone a Sasso: 1-scostamento del
deflusso annuo da quello medio del periodo; 2-deflusso medio del periodo; 3- trend; 4- smoothing; 5-
campo dello scarto quadratico medio

- Valutazioni indirette, quando non è presente una stazione di misura delle portate (o ad
integrazione se esistente), fra le quali:
1- Potendo considerare trascurabili le perdite di acqua sotterranea verso altri bacini (Ie=0,
bacino stagno o con spartiacque morfologico corrispondente a quello idrogeologico)
dall’equazione del bilancio idrico (P=Er+D+Ie) risulterà:
P=Er+D da cui si ricava D=P-Er=Ws.
2- Correlazioni con dati registrati da idrometrografi posti a valle o a monte della sezione
considerata nello stesso bacino.
3- Correlazioni con dati registrati da idrometrografi posti in altri bacini aventi caratteristiche
fisiografiche e climatiche simili al bacino in esame.
4- Formule e metodologie empiriche per la valutazione del deflusso e del coefficiente di
deflusso medio annuo (Cd=D/P da cui D=Cd*P)
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 87

La valutazione indiretta del coefficiente di deflusso (Cd) medio annuo su basi


fisiografiche: il metodo KENNESSEY
Questa metodologia è da considerarsi molto affidabile data l’ampia casistica di
sperimentazione che l’accompagna: si tratta di una metodologia empirica che offre la
possibilità di risalire al deflusso medio annuo per mezzo della stima del coefficiente di
deflusso Cd (Cd = D/P), effettuata in funzione di alcune caratteristiche fisiografiche e
climatiche puntuali dei bacini esaminati, e che permette così di sopperire alle suddette
carenze strumentali e/o alle disomogeneità. Il metodo consiste, in pratica, nel calcolare il
coefficiente di deflusso medio annuo di un bacino (Cd), o di un'area qualsiasi, come
semplice somma di tre componenti (Ca, Cv, Cp) relative all'influenza esercitata, sul
deflusso superficiale, rispettivamente dall'acclività della superficie topografica, dalla
copertura vegetale e dalla permeabilità delle rocce affioranti. Per ognuna delle tre
componenti, il contributo al Cd viene ricavato da un'apposita carta tematica (vedi Figg.
41a, b, c, d, e) e tavole nei lavori in allegato), dove i valori del parametro preso in
considerazione sono ripartiti in classi, a ciascuna delle quali viene attribuito un particolare
coefficiente in funzione anche delle caratteristiche climatiche generali della zona,
espresse dall'indice di aridità medio annuo (vedi Fig.41a). A questo punto i valori dei
contributi al Cd delle tre componenti (Ca, Cv, Cp) si ottengono come medie ponderate di tali
coefficienti rispetto all'area occupata, all'interno della zona, dalle classi a cui si riferiscono.
Seguendo lo stesso criterio, si può anche costruire la carta dei coefficienti di deflusso
mediante la sovrapposizione delle tre carte tematiche precedentemente redatte: infatti,
nella sovrapposizione vengono a sommarsi i contributi propri di ciascuna componente.
Infine, è da sottolineare che i coefficienti di deflusso, così ricavati, non possono tener
conto della realtà conseguente a eventuali
Parametri Coefficienti
ACCLIVITA’ (Ca) modifiche che l'uomo può aver apportato
1- Maggiore del 35% 0.22 0.26 0.30
2- Tra il 10 ed il 35% 0.12 0.16 0.20 all'ambiente (modifiche che non siano quelle
3- Tra il 3.5 ed il 10% 0.01 0.03 0.05
inerenti a parametri, come ad es. la vegetazione,
4- Minore del 3.5% 0.00 0.01 0.03
COPERTURA VEGETALE in qualche modo quantificabili): di conseguenza, il
1- Roccia nuda 0.26 0.28 0.30
2- Pascolo 0.17 0.21 0.25 confronto tra questi valori (aventi carattere
3- Terra Coltivata, boscata 0.07 0.11 0.15
potenziale) e quelli reali eventualmente, se
4- Bosco d’alto fusto 0.03 0.04 0.05
PERMEABILITA’ (Cp) presente, derivabili dalle misure
1- Scarsa 0.21 0.26 0.30
2- Mediocre 0.12 0.16 0.20 idrometrografiche, può essere utilizzato per
3- Buona 0.06 0.08 0.10
valutare l'influenza dell'opera dell'uomo sulle
4- Elevata 0.03 0.04 0.05
INDICI DI ARIDITÀ ANNUO <25 25-40 >40 caratteristiche idrologiche del territorio esaminato.
Fig. 41a- Valori dei coefficienti relativi alle
componenti utilizzate per il calcolo del Cd secondo
Kennessey.
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 88

Figura 41b - Il calcolo del coefficiente di deflusso su basi fisiografiche: il contributo dell’acclività.

CLASSI DI Ia<25 Ia= 25-40


2
ACCLIVITA’ Coeff. Sup.(km Coeff. Sup.(km2
1- Maggiore del 35% 0.22 0.22 0.26 87.63
2- Tra il 10 ed il 35% 0.12 3.91 0.16 270.04
3- Tra il 3.5 ed il 10% 0.01 2.18 0.03 56.82
4- Minore del 3.5% 0.00 0.18 0.01 62.02
Ca’ 0.083 Ca” 0.143
Contributo dell’acclività al Cd Ca = 0.144
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 89

Figura 41c- Il calcolo del coefficiente di deflusso su basi fisiografiche: il contributo della vegetazione.

CLASSI DI Ia<25 Ia= 25-40


2
VEGETAZIONE Coeff. Sup.(km Coeff. Sup.(km2
1- Roccia nuda 0.26 0.17 0.28 9.76
2- Pascolo 0.17 0.18 0.21 21.14
3- Terra Coltivata, boscata 0.07 5.04 0.11 181.42
4- Bosco d’alto fusto 0.03 1.10 0.04 264.19
Cv’ 0.071 Cv” 0.080
Contributo della Copertura Vegetale al Cd Cv = 0.079
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 90

Figura 41d - Il calcolo del coefficiente di deflusso su basi fisiografiche: il contributo della permeabilità.

CLASSI DI Ia<25 Ia= 25-40


2
PERMEABILITÀ Coeff. Sup.(km Coeff. Sup.(km2
1- Scarsa 0.21 0.65 0.26 153.19
2- Mediocre 0.12 0.06 0.16 169.42
3- Buona 0.06 5.48 0.08 78.90
4- Elevata 0.03 0.30 0.04 75.00
Cp’ 0.074 Cp” 0.160
Contributo della Copertura Vegetale al Cd Cp = 0.159
Dispense di Idrogeologia -– Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (c) - 91

Figura 41e - Il calcolo del coefficiente di deflusso su basi fisiografiche: la carta dei Cd.

Cd = Ca + Cv + Cp = 0.143+0.079+0.159 = 0.381

Per una spiegazione più dettagliata sul metodo in oggetto, sulle sperimentazioni e
verifiche effettuate e sul significato e l’utilità di queste determinazioni, si rimanda ai
lavori specifici allegati a queste dispense.
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (d) - 92

2.6 - INFILTRAZIONE EFFICACE

2.6.1 - Calcolo di Ie tramite il Bilancio Idrico

Con il termine infiltrazione efficace (Ie) si intende la quantità d'acqua che, infiltratasi in un
determinato bacino (sia esso idrografico o idrogeologico), non riemerge più in esso, ma va
ad alimentare quelli adiacenti e/o sottostanti.
L'equazione generale del bilancio può essere scritta anche nella forma seguente:
Ie = P - (Er D) = Ds
Il calcolo di Ie così effettuato, cioè per differenza tra gli altri termini del bilancio, conduce
ad un valore presunto, il quale dev'essere possibilmente controllato attraverso la misura
dei deflussi idrici sotterranei in uscita dal bacino considerato (Ds): dette uscite sono
rappresentate, non soltanto dalle portate sorgive, ma anche dai travasi verso domini
idrogeologici adiacenti e dalle uscite verso superfici d'acqua libera.
Questo è comunque il criterio di gran lunga più adottato per la valutazione di Ie ed anche
noi, nel proseguo della trattazione sul bilancio idrico ci atterremo a questa modalità.
In considerazione delle difficoltà esistenti nella misura dei dati di base e nella corretta
quantificazione dei singoli parametri dell'espressione del bilancio idrico, si ritiene che detto
bilancio sia attendibile, e che quindi la struttura idrogeologica sia stata ben delimitata,
quando la differenza tra Ie e Ds non supera il 10% circa del valore di Ie. Se tale differenza
è maggiore del 10% è possibile che i limiti del bacino idrogeologico non siano stati definiti
con sufficiente approssimazione: in tal caso, le relazioni tra afflussi e deflussi di una o più
aree adiacenti risulteranno sbilanciate in senso inverso a quelle del dominio in esame
(Celico, 1988).

Le due precedenti ipotesi sono chiaramente riferite ad equilibri idrogeologici naturali o,


comunque, non alterati in modo sostanziale da sovrasfruttamenti di acqua sotterranea; in
quest'ultimo caso, il bilancio andrebbe riferito ad un periodo di tempo precedente all'inizio
dello sfruttamento intensivo delle risorse e, quindi, a condizioni di equilibrio indisturbato o
pressoché indisturbato. Se ciò non è possibile, si deve tener conto, da una parte, delle
alimentazioni artificiali (acque di rifiuto urbano e/o industriale, acque di irrigazione), e
dall'altra delle uscite artificiali (invasi artificiali, prelievi diretti alle sorgenti, emungimenti da
pozzi, ecc.).
Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (d) - 93

2.6.2 - Calcolo di Ie tramite i Coefficienti di Infiltrazione Potenziale (C.i.p.)

L'altro modo per stimare Ie consiste nel valutare dapprima il deflusso idrico globale di un
determinato territorio (la cosiddetta eccedenza idrica o water surplus, Ws, pari alle
precipitazioni efficaci, Pe) con: Ws = P - Er = Pe
Naturalmente, anche con questa relazione si ottiene un valore presunto, in quanto ricavato
per differenza e non per via sperimentale, dato che cumula le approssimazioni di misura
e/o calcolo sia di P che di Er.
A questo punto, ricordando che, dalla equazione generale del bilancio, si ha:
Ws = P - Er = D + Ie
si può risalire al valore delle due componenti che costituiscono Ws (R ed Iti), attraverso i
coefficienti di infiltrazione potenziale (Celico, 1988). Si tratta di percentuali di Ie rispetto
a Ws, ricavate da osservazioni su bacini-campione e da esperienze effettuate in varie parti
del mondo, basate sul grado di permeabilità dei litotipi affioranti all'interno dell'area
considerata (calcari: 90-100%; depositi alluvionali: 80-100%; ecc.): all'interno dei singoli
complessi idrogeologici, le variazioni del C.i.p. sono legate a vari fattori quali l'acclività dei
versanti, la copertura vegetale, l'alterazione superficiale delle rocce, ecc.

Fasce di variazione indicative del Coefficiente di infiltrazione


potenziale (C.i.p.) in alcuni complessi idrogeologici
C.i.p. C.i.p.
Complessi idrogeologici (%Ws Complessi idrogeologici (%Ws)
)
Calcari 90-100 Lave 90-100
Calcari dolomitici 70-90 Depositi Piroclastici 50-70
Dolomie 50-70 Piroclastiti e lave 70-90
Calcari Marnosi 30-50 Rocce intrusive 15-35
Detriti Grossolani 80-90 Rocce metamorfiche 5-20
Depositi Alluvionali 80-100 Sabbie 80-90
Depositi argillosi - marnosi - arenacei 5-25 Sabbie argillose 30-50

Figura 42a- Valori dei C.i.p. in alcuni complessi idrogeologici.

Questo tipo di determinazione prevede vare fasi:


Dispense di Idrogeologia - Fondamenti di Idrogeologia - Cap.2 (d) - 94

1a- Definizione del grado di permeabilità dei vari litotipi affioranti all’interno del bacino ed

1 2 3
individuazione del C.i.p.
0 5
4 5
2 3
6
più consono; questo può
farsi sia associando a
ciascuna formazione il
3
3
3
relativo C.i.p., che

M.
costruendo una carta
2 LA
2
della permeabilità in cui
2

le formazioni affioranti
*

CAMPOBA

F.
sono classificate nei
M.
1
diversi gradi di
BOIAN
*
VINCHIATU permeabilità relativa cui
5