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L’integrazione dello yoga del sogno

Tenzin Wangyal Rinpoche

La pratica del sogno non si fa solo per la propria crescita personale o per generare
esperienze interessanti. È parte del sentiero spirituale, e i suoi risultati dovrebbero
influire su tutti gli aspetti della vita, modificando l'identità del praticante e il rapporto
tra lui e il mondo.

Esistono due stadi generali della pratica del sogno: quello convenzionale e quello non
convenzionale, o quello dualistico e quello non-duale. Il primo è collegato al lavoro
con le immagini e le storie del sogno, e con lo sviluppo di maggiore consapevolezza e
controllo. Il livello non convenzionale della pratica non implica nè il contenuto dei
sogni, nè l'esperienza che ne abbiamo, ma piuttosto la chiara luce non-duale. Questo
è lo scopo finale della pratica del sogno e del sonno.

Non bisognerebbe mai disprezzare l'uso dualistico dello yoga del sogno. Dopo tutto,
per la maggior parte di noi e per la maggior parte del tempo, la vita si svolge nel
mondo della dualità, ed è nella vita ordinaria che dobbiamo percorrere il nostro
sentiero spirituale. Lavorando con la pratica del sogno, trasformiamo la rabbia in
amore, la disperazione in speranza, le ferite che ci portiamo dentro in guarigione e
forza. Sviluppiamo la capacità di lavorare in modo abile nelle situazioni della vita, e di
aiutare gli altri. Acquisiamo queste capacità quando incominciamo a comprendere
veramente che la vita è simile al sogno e flessibile. Allora possiamo trasformarla in
un'esperienza di grande bellezza e signifìcanza, incorporando tutto nella via.

Solo quando il nostro sé convenzionale si dissolve nel rigpa andiamo veramente al di


là del bisogno di speranza e significato, delle discriminazioni tra positivo e negativo.
La verità non convenzionale è al di là della guarigione e del bisogno di guarigione.
Assumere questa prospettiva, quando in realtà non viviamo nella visione non-duale, ci
porta a un tipo di spiritualità disordinata, in cui esercitiamo il nostro condizionamento
negativo pensando di stare esercitando la libertà. Quando dimoriamo pienamente
nella chiara luce, le negatività non ci governano più, così è facile metterci alla prova,
per vedere se ci siamo o no.

Ci sono quattro sfere dell'integrazione, che vengono in sequenza, relative alla pratica
del sogno: la visione, il sogno, il bardo e la chiara luce. Visione in questo caso significa
tutte le esperienze che si hanno da svegli, compreso tutto ciò che viene in contatto
con i sensi e tutti gli eventi interni. La visione è integrata nel sogno quando tutte le
esperienze e i fenomeni sono vissuti come un sogno. Questa non deve essere solo una
comprensione intellettuale, ma un'esperienza viva e lucida. Altrimenti è solo un gioco
deII' immaginazione, e non viene effettuato nessun cambiamento reale. L'integrazione
autentica di questo punto produce un profondo cambiamento nella risposta individuale
al mondo. L'attaccamento e l'avversione diminuiscono molto, e la confusione delle
emozioni, che una volta sembrava così potente, viene sperimentata come un sogno, e
nulla di più. Man mano che la pratica modifica le esperienze delle visioni del giorno, il
cambiamento viene integrato nel sogno, e sorge la lucidità, di cui esistono livelli
successivi, dalle prime esperienze di consapevolezza, mentre si è ancora diretti dalla
logica onirica, a una lucidità potente, in cui si e totalmente liberi, e in cui il sogno
stesso diviene un'esperienza incredibilmente vivida e chiara. La lucidità e flessibilità
della mente sviluppate in sogno vanno allora integrate nello stato intermedio dopo la
morte. L'esperienza della morte è molto simile a quella dell'entrare in un sogno. La
possibilità di rimanere presenti durante il bardo, dopo la morte, di rimanere
consapevoli e di non distrarsi man mano che sorgono le visioni post-mortem, dipende
dalle capacità sviluppate nello yoga del sogno. Diciamo che il sogno è un test per il
bardo. L'integrazione dello stato di sogno con lo stato intermedio si ha quando si
comprende che le reazioni ai fenomeni del sogno saranno le stesse che avremo ai
fenomeni del bardo. La nostra realizzazione, a questo punto, dipende dallo sviluppo
della lucidità e dalla mancanza di attaccamento nel sogno. Il bardo deve essere
integrato con la chiara luce. Questo è il modo di ottenere l'illuminazione. Nel bardo è
meglio non considerare in modo dualistico i fenomeni che sorgono, rimanendo invece
nella presenza non-duale, nella piena consapevolezza, senza distrazione. Ciò vuol dire
rimanere nella chiara luce, nell'unione di vacuità e pura consapevolezza. La capacità di
fare ciò è anche lo stadio finale della pratica del sogno, da vivi: quando il praticante è
completamente integrato nella chiara luce, i sogni cessano. Quando l'esperienza da
svegli viene direttamente vissuta come un sogno, l'attaccamento cessa. La maggiore
lucidità che deve essere sviluppata per progredire, a questo punto, è portata
naturalmente nei sogni della notte. Quando la lucidità nel sogno è sviluppata e
stabilizzata, si manifesta poi nel bardo. Quando nel bardo si è completamente
consapevoli, in modo non-duale, si ottiene la liberazione.

Applicate la pratica del sogno senza interruzioni e i risultati si manifesteranno in ogni


dimensione della vita. Il risultato del pieno compimento della pratica è la liberazione.
Se la pratica non risulta in una mutata esperienza di vita, se non si è più rilassati, con
meno tensioni e distrazioni, allora gli ostacoli devono essere investigati e superati, e
bisogna consultare il maestro. Se non si ha un'esperienza di progresso sulla via, allora
è meglio rafforzare l'intenzione. Quando sorgono i segni del progresso accoglieteli con
gioia e lasciate che rafforzino la vostra intenzione. Con la comprensione e la pratica, il
progresso arriverà di certo.

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