Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
In questo stile così vivo, così illuminato, la frase è volontariamente inorganica: così
lunga, così carica di incidentali e di parentesi [...] che a dire il vero non manca qui
una cadenza, ma [...] unaforma\
Guerratpace è scritto assai male [...] Preoccupato di dire tutto insieme, [Tolstoj] s’im
barca in frasi pesanti, complicate, sintatticamente scorrette... La materia stessa che trat
ta Tolstoj conserva [...] qualcosa di frusto che spiega e giustifica in parte il rilassa
mento della scrittura4.
‘ A riguardo si legga Psydiarudyu ettiaductiauJtMétì?-, voi. 27, tua, Montreal, marzo 198a; J.
M. Rey, W. Granoff, L'Occulte, object de la penséefreudjenne, PUF, coll. “BibliothèqUe Ile Psycha-
nalyse', Paris 198;; Là decision de traiuiresTexemple Eieud, in-’X 'Ecrit du Temps”^)]. z.Parùriitate
1984; Traduction deFreud, transcription de LacanfjjttpaìP, n. 13, Toulouse, giugno 1984. La lista dei
testi analitici sulla traduziohe~nohAessa di aumentarej: costituisco un corpus fondamentalc.- ^
' Histoire de la littératurefianfaise, Ubrairie Hachette, Paris r964, p. 322.
*Introduzione a La Guerreet la Paix I, Gallimard, Folio, Paris pp. 38,39 e 40.
L’analitica della traduzione e la sistematica della deformazione
43
Le tendenze deformanti
* Questo-Micbbc.il prim o livello - analizzato da Bakhtin?.- della prosa. Per una caratterizza
zione più radicale della prosa e del suo rapporto cori la poesia, bisognerebbe interrogare Benjamin
(in U concetto di aitila nel romanticismo tedesca* Scritti.1919-2*, • cura di G. Agamben, Einaudi, Tori
no 1982 - dove egli parla di "nucleo prosaico1* di ogni opera) e Pasternak, che parla della “tensio
ne tradutriva"_.della prosa. Occorrerebbe inoltre—x d è essenziale per la traduzione - interrogarsi
suHo jtdtUlQ. della sintassi nella grande prosa in rapporto a questo statuto nella grande poesia (per
esempio la sintassi in Bloch, da un lato, in Hopkins, dall’altro).
La t r a d u z io n e e la lettera
44
la sintassi (ciò che Lanson rimprovera a M ontaigne), il rifiuto del senso (poi
ché l’arborescenza indefinita della sintassi nella grande prosa ricopre, masche
ra,, letteralmente, il senso), si misurerà m eglio l’azione funesta di tali tendenze.
Menzionerò qui tredici di queste tendenze. Forse ce n e so n o altre; alcu
ne si intersecano, o derivano da altre; alcune so n o b en n o te, o magari sem
brano riguardare solo la nostra lingua classicizzante. M a in realtà esse riguar
dano ogni traduzione, quale che sia la lingua, a lm en o n ello spazio
V occidentale. Tutt’al più si può dire che alcune ten d en ze so n o più attive in
tale o talaltra area linguistica.
stallizza la prosa del saggio e del romanzo, l’“imperfezione” è una sua con
dizione di possibilità. L’informità significante indica che la prosa affonda nel
le profondità polilogiche della lingua, e la razionalizzazione distrugge tutto
questo in nom e di una pretesa “impossibilità”.
Essa annienta anche un altro elemento prosaico: l ’ambizione alla concre
tezza. C hi dice razionalizzazione dice astrazione, generalizzazione. O ra, la
prosa è orientata sul concreto: essa giunge persino a rendere concreti i num e
rosi elementi astratti o riflessivi che trascina nel suo flusso (Proust, M ontai
gne). La razionalizzazione fa passare l’originale dal concreto all’astratto, non
soltanto ri-ordinando in maniera lineare la struttura sintattica, ma, per esem
pio, traducendo i verbi con dei sostantivi, scegliendo, di due sostantivi, il più
generale ecc. Yves Bonnefoy ha mostrato questo processo all’opera nelle tra
duzioni di Shakespeare.
Questa razionalizzazione generalizzante è tanto più perniciosa in quanto
n o n è totale. E in quanto il suo senso è di no n esserlo. Infatti essa si contenta
di invertire il rapporto tra il formale e l’informale, dell’ordinato col disordina
to, dell’astratto col concreto che prevale nell’originale. Questa inversione - tipi
ca della traduzione etnocentrica - fa si che l’opera, senza all’apparenza cam-
biare di forma e di senso, cambi di fatto radicalmente di segno e di statuto. Così
la prim a traduzione del romanzo Hijo de Hombre del paraguaiano Roa Bastos
cam bia lo statuto di quest’opera accentuandone “leggermente” gli elem enti
razionali, offrendo quindi al lettore una “bella” opera classica.
L a chiarificazione
Per rendere le suggestioni della frase russa, occorre spesso completarla 7.i
Tramite la traduzione, il lavoro del pensiero si trova trasposto nello spirito di un’al
tra lingua, e subisce così una trasformazione inevitabile. Ma questa trasformazione
può divenire feconda, poiché fa apparire in una nuova luce la posizione fondamen-
__ tale della domanda9.
(t ^
f . .-,y • I V’1 . •t t
L’allungamento 1 1 , d ,( - kV
'\ v
-v ■
Ogni traduzione è tendenzialmente più lunga dell’originale. È in parte una
conseguenza delle due prime tendenze m en zion ate. Razionalizzazione e
chiarificazione esigono un allungamento, una spiegatura di ciò.che, nell’ori-
ginale, è “piegato”. Ma tale allungamento, dal pun to di vista del testo, sijpuò
tranquillamente qualificare com eJ ja io to ”, e coesistere con diversejorme
quantitative d’impoverimento. C on ciò v o g lio dire che l’aggiunta non
aggiunge nulla, non fa che accrescere la massa bruta del testo, senza affatto
10 A. Guerne, traduttore del resto degno di rispetto, si è spiegato sul suo m odo di tradurre
Novalis: si tratterebbe di accentuare un elemento “francese” già presente nell’autore. Interessante
spiegazione, ciò non toghe che la sua traduzione dei Frammenti di Novalis i u no dei numerosi
scandali della traduzione in Francia. Non soltanto Guerne distrugge la lettera dei Frammenti, egli
dismtgge la sua "terminologia mistica" (per riprendere l’espressione di A. W . Schlegel), quindi “tra
scendentale" diviene “trascendente” ecc.
48 La t r a d u z io n e e la lettera
disprezzo affatto questo modo di articolare [...] Ma alla fine questa non è più l’arte
inglese di dire, cosi fitta e concisa, brillante, prezioso e forte enigma11.
L’impoverimento qualitativo
Esso rimanda alla sostituzione di term ini, esp ressio n i, co stru zio n i ecc. del
l’originale con termini, espressioni, c o str u z io n i ch e n o n p o ssied o n o né la
stessa ricchezza sonora, né la stessa ricchezza sig n ifica n te o - m eglio - iconi
ca. È Icònico il termine che,, in rapporto al su o referen ter“f a jm m a g in < ^ p i^
duce una Coscienza di som iglianza. Spitzer fa a llu sio n e a-quéstiriconicitàjiei
suoi Studi di stile:
L’analitica della tr a duzione e la sistematica della deformazione
49
Ciò n o n significa ehe il term ine “farfalla” somigli alla “farfalla”, ma che
nella sua sostanza sonora e corporea, nel suo spessore di parola, sembra esser
ci qualcosa dell’essere sfarfalIantTdéfia farfalla. Prosa e poesia - ognuna a suo |
m odo - producono quel che si può chiamare supeifici d ’iconicità.
Traducendo il peruviano chuchumeca con “puttana”, si è certo reso il sen
so, ma in nessun m odo la verità sonora e significante di questa parola. Acca
de lo stesso per tu tti i term ini qualificati ordinariam ente com e “saporiti”,
“spessi”, “vivi”, “colorati” ecc., epiteti che rinviano tutti quanti a questa cor
poreità iconica della parola. E quando questa pratica di sostituzione (che pri
vilegia la designazione a scapito dell’iconico) si applica all’insieme di u n ’o
pera, alla totalità delle sue fonti d’iconicità, essa distrugge di colpo una buona
parte della sua significatività, e della sua parlanza14. *
Limpoverimento quantitativo
*■>C itato in E. M artineau, La languì, n/ation colteclive; oh: qui a pene i r la pbtlologief, “Poicsie",
n. 9, secondo semestre 1979, Paris, p. 102.
M I S c a tu riti - c)ir nnn rinvia a ìm asom iglunza n-ale della parola con la cosa - potrebbe esse
re analizzata a partire dal concetto paradossale proposto da Benjamin, la somtg/temza nòli sensibile.
"> Cfr. I selle pilori, trad. L Pelltsari, Bompiani, M ilano 1971. e ììgnxaltob rabbioso, trad. A. Zuc
coni, E d ito n Riuniti, R om a 1997 (Berman cita le seguenti edizioni francesi: Les ScplFous, Belfond,
Pans 1981 ( le Seuil, coll. “Points”, Pans 1994) e LeJouei enragé, PUG, Grenoble 198; (edizioni C en t
Pages, G renoble 1994), entram be nella trad, di Isabelle e A ntoine Berman).
La t r a d u z io n e e la lettera
5°
pera, al suo modo di le ssica li, la lievitazione. Q uesta dispersione può benissi
mo coesistere con un accrescimento della quantità o della massa bruta del testo,
con l’allungamento. Infatti questo consiste n ell’aggiungere dei “il”, “la”, “gli”,
degli “il quale” e dei “che”, o ancora dei significanti esplicativi e ornamentali
che non hanno niente a che vedere col tessuto lessicale d ’origine. Al punto che
la traduzione restituisce un testo al contem po più povero e più lungo. L’allun-
gajnento serve spesso a-mascherare la dispersione quantitativa (essendo-inteso
che, perla prosa, la quantità è cosa importante)..
L’omogeneizzazione
O gni opera com porta un testo “soggiacente”, dove alcuni significanti chiave I
si rispondono e s’incatenano, formano dei reticoli sotto la “superficie” del
testo, voglio dire: del testo manifesto, dato alla semplice lettura. È il sotto
testo, che costituisce una delle facce della ritmica e della significatività del- j
l’opera.
Così di quando in quando ritornano alcune parole che formano, non fos
se che per la loro somiglianza o il loro m odo intenzionale, un reticolo spe
cifico. In Arlt si trovano a sufficiente distanza le une dalle altre (talvolta in
capitoli differenti), e senza che il contesto giustifichi il loro impiego, un cer
to tipo di parole che attestano una percezione particolare. Ciò vale per la
serie degli accrescitivi seguenti:
Ne risulta un reticolo:
ala
portale gabbia
gigante , vestibolo
passaggio
La t r a d u z io n e e la lettera
Questo punto è essenziale, perché tutta la grande prosa ha rapporti stretti con
le lingue vernacolari. “Se non ci arriva il francese, che ci pensi il guascone.1”,
diceva Montaigne.
In prim o luogo, l’obiettivo polilingue della prosa include forzatamente
una pluralità di elementi vernacolari.
In secondo luogo, l’obiettivo di concretezza della prosa include neces
sariamente questi elementi, poiché la lingua vernacolare è per essenza più
corporea, più iconica della koinè, la lingua coltivata. Il piccardo bibloteux
è p iù parlante del francese livresque. L’antico francese sorcelage più ricco
che sorcellerie, l’antillano dérespecter più diretto che il nostro manquer de
respecte17.
In terzo luogo, la prosa può darsi come fine esplicito la ripresa dell’ora
lità vernacolare. È il caso, nel ventesimo secolo, di una buona parte delle let- i
terature latino-americana, italiana, e anche nord-americana.
La cancellazione degli elementi vemacolari è dunque un grave attentato
alla testualità delle opere in prosa. Che si tratti della soppressione dei dimi
nutivi, della sostituzione dei verbi attivi con verbi uniti a sostantivi (il peru
viano alagunarse che diviene “trasformarsi in laguna”); della trasposizione di
significanti vemacolari comeporteno (portegno), che diviene “abitante di Bue
nos Aires” ecc. ,
Tradizionalmente esiste un modo di conservare gli elementi vemacolari
esotizzandoli. L’esotizzazioneprende due fórme.~Dapprincipio,Jrarnite un
procedimento tipografico (i corsivi), si isola ciò che nell’originale non Io è.
Quindi - più insidiosamente - si “esagera” per “fare piòverò” sottolineando
il vernacolare a partite la ' un’immagine'stereotipata di guesto^Sf pensi alla
traduzione sovra-arabizzante delle Mille e una notte di Mardrus.
L’esotizzazione può raggiungere la volgarizzazione rendendo un verna- \
colare straniero con un Vernacolare locale: l’argot pariginoTraducé il lunfar- |
do di Buenos Aires, il “parlare normanno” quello dei contadini russilo ita
liani. Sfortunatamente il vernacolare "non può essere tradottocòn un~aTtro~- ■
vernacolare'. Solo le koinè, le Ungiti “coltivate ” possono tradurs'i l ’unTàìtTa. Una
simile esotizzazione, che rende lo straniero di fuori con quello di dentro, fini
sce solo per ridicolizzare l’originale.*
*7 Ecco perché, in un prosatore “classico" come Gide, i numerosi neologismi formati sul modo
di creazione dialettale e vernacolare.
La t r a d u z io n e e la lettera
54
Ht did not care a tinker curse / Damne, if this ship isn ’t worse than Bedlam!
Il s’enficbait comme dujuron d’un étameur ì que le diable m ’emporte si l’on ne se croiraitpas
à Bedlam!
Il prim o caso è illustrato dai romanzi di Gadda, di Grass, dal Tirano Ban
deras di Valle-Inclan, che copre col suo castigliano diversi spagnoli latino
americani, dall’opera di Guimaràes Rosa, dove portoghese classico e parlate
del N ordest del Brasile si com penetrano. Il secondo da J. M. Arguedas, A.
Roa Bastos, il cui spagnolo è modificato sintatticamente tramite due altre lin
gue puram ente orali, il quechva e il guarani. E c’è infine - caso limite - il Fin
negans Wake di Joyce.
In entrambi i casi la sovrapposizione delle lingue è minacciata dalla tradu
zione. Questo rapporto di tensione e d’integrazione esistente nell’originale fra
il vernacolare e la koinè, la lingua soggiacente e la lingua di superficie ecc. ten
de a cancellarsi. Come, preservar : in Roa Bastos la tensione guarani-spagnolo?
Il rapporto fra spagnolo di Spagna e spagnoli latino-americani in Tirano Ban
deras? È forse il “problema” più acuto che pone la traduzione della prosa, poi-i
ché tutta la prosa si caratterizza per delle sovrapposizioni di lingue più o meno dichiawj
rate.'Il.{òmanzai, dice Bakhtine, raduna in sé “eterologia” (diversità dei tipi
discorsivi)J“etèroglossiar (diversità di lingue) e “eterofonia” (diversità di voci)19.
Dell’eteroglossia, La Montagna incantata di Thomas M ann offre un bell’esem
pio, che il traduttore, Maurice Betz, ha saputo in parte preservare: i dialoghi
fra l’eroe, H ans Castorp, e la donna da cui è preso, M adame Chauchat.
Entrambi comunicano in francese nell’originale, e quel che è affascinante è che
il francese del tedesco non è lo stesso di quello della giovane russa. Questi due
francesi, nella traduzione, sono incorniciati dal francese di quest’ultima. M au
rice Betz ha sufficientemente lasciato risuonare il tedesco di M ann perché i tre
franasi possano distinguersi e serbare, ognuno, la sua estraneità specifica. Riu
scita rara perché, la maggior parte del tempo, la traduzione non cessa di can
cellare questa imbarazzante sovrapposizione.
Traduzione e comunicazione