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SHI TRO

commentario al testo di

Karma Lingpa
“Il profondo Dharma dell’autoliberazione
tramite la mente dei pacifici e degli irati”

Parte III°
Il bardo della meditazione – Il bardo del momento della morte (I)

Ven. Khenchen Palden Sherab Rinpoche


Khenpo Tsewang Dongyal Rinpoche

Trad. Thupten Nyima

Sam-ten bardo, il bardo della meditazione

Esistono molti tipi di meditazione. Shamatha, vipassana, lo stadio di


di creazione con le sue visualizzazioni, lo stadio di completamento
con le meditazioni sui venti sottili. Tutte queste pratiche aiutano la
mente a diventare più flessibile, pacificata e singolarmente
orientata, in modo da non essere più disturbata dai pensieri. Come
nello yoga del sogno, ogni forma di meditazione deve essere basata
sulla motivazione di bodhicitta e la consapevolezza della purezza
originaria. Questi due punti sono sempre essenziali. Bodhicitta è la
base, mentre la consapevolezza della purezza originaria è la
struttura interna di ogni pratica.

Quando il bardo della concentrazione si manifesta,


abbandonando ogni tipo di pensiero vagante ed illusorio…

Occorre fare attenzione alle distrazioni, come il pensiero vagante e


discorsivo. Questi sono grandi ostacoli per la meditazione.
Manteniamo una postura confortevole, con la spina dorsale dritta, e
lasciamo che la meditazione si approfondisca in uno stato chiaro e
calmo. Rimaniamo concentrati, senza lasciarci distrarre dai concetti,
e continuiamo a mantenere la mente in questa condizione, qualsiasi
sia l’oggetto della meditazione.
Questo è quanto, fondamentalmente.
Come disse Guru Padmasambhava: “Nessuna distrazione, nessun
attaccamento, liberi da ogni apparenza”. Queste tre qualità sono
essenziali per ogni forma di meditazione.
La giusta motivazione e lo sforzo gioioso sono anche indispensabili.
Durante la meditazione insorgono ostacoli, pensieri compulsivi,
sensazioni, attaccamenti ed altri impedimenti. Per non allontanarsi
dallo scopo, meditiamo senza distrazione nello spazio illimitato che
trascende ogni confine, la natura che tutto pervade. Rilassarsi in
questo stato è la meditazione.

raggiungo la stabilità negli stadi di generazione e


completamento.

La divisione delle pratiche meditative in una fase di


creazione/visualizzazione e in una di completamento/dissoluzione è
caratteristica delle scuole del Buddhismo Vajrayana. Questi sono i
mezzi per diventare stabili e forti nella meditazione. La pratica dello
stadio di creazione consiste nel comprendere la purezza di tutti i
fenomeni, compresi noi stessi, in modo che ogni cosa venga
percepita all’interno del mandala di un buddha. Questo mandala
non è una cosa solida, che esiste; è della natura di un riflesso, di un
miraggio, di un sogno o di un arcobaleno. E’ una manifestazione di
saggezza di chiara luce, l’aspetto luminoso della vera natura. Anche
nella pratica breve dello Shi-tro, tutti i fenomeni appaiono come il
mandala delle divinità pacifiche ed irate, e queste divinità si
dissolvono nella luce arcobaleno. Tutte la parole ed i suoni sono
mantra e tutti i pensieri momentanei sono magiche emanazioni
della natura simile allo spazio o al cielo infinito. Questa
comprensione caratterizza la fase meditativa di generazione o
creazione, che significa essere relativamente liberi
dall’attaccamento al sé e ai fenomeni e preparati all’unione con la
vera natura al di là di ogni pregiudizio e limitazione, dove non esiste
dualismo. Rilassarsi in questo stato di purezza innata è la pratica
della fase di completamento.
La consapevolezza della purezza può essere sviluppata attraverso la
devozione, riconoscendo la preziosità di questa rinascita umana, del
lineage di insegnamento e di tutta la vita senziente. In effetti, ogni
situazione è molto speciale. Così impariamo a vedere, apprezzare e
godere questo; impariamo a esplorare e celebrare la bellezza nel
mondo e in noi stessi. Scopriamo il mandala e realizziamo che la
terra pura non è lontana. E’ proprio qui. Secondo gli insegnamenti
dello Shi-tro, le divinità pacifiche ed irate non esistono al di fuori di
noi. Il nostro corpo è il palazzo delle divinità e l’intero universo è
originalmente in una condizione illuminata. Risvegliamoci alla
preziosità e alla purezza di ciascun momento nell’istante in cui
sorge, e dedichiamoci a questa grande realizzazione.

Guru Padmasambhava disse:

In questo momento di meditazione concentrata,


abbandono ogni attività

Mettiamo per il momento da parte ogni cosa, anche se rivolta ad


uno scopo virtuoso.

e non mi lascio influenzare dalle emozioni illusorie.

Attenzione a non indulgere nelle emozioni negative. Guru


Padmasambhava enfatizza ancora questo punto cruciale per la
pratica della meditazione.

Nello specifico, nel Vajrayana meditiamo visualizzando Guru


Padmasambhava recitando il suo mantra, fino a quando egli si
dissolve nello spazio primordiale, mentre le luci di saggezza
provenienti dal suo capo, dalla sua gola e dal suo cuore si
mescolano completamente con il nostro corpo, parola e mente in
uno stato di pura consapevolezza. La meditazione è permanere in
questo stato di purezza. Questa è la parte principale della pratica,
dopo di che dedichiamo i meriti.

Ogni qualvolta sentiamo di aver fatto qualcosa di buono, non


esitiamo a condividerne i benefici con gli esseri senzienti, senza
alcuna eccezione. Procediamo con l'aspirazione all'amore e alla
compassione e terminiamo la sessione benedicendo tutti gli esseri
attraverso la dedica dei meriti. Condividiamo felicemente questa
bontà con il mondo intero. Come può la dedica dei meriti aiutarci a
sviluppare l'illuminazione? Condividere il nostro buon karma con
tutti gli esseri senzienti apre il nostro cuore e la nostra mente e
espande la consapevolezza dell'amore e della compassione.
Indirizzare le benedizioni a tutti gli esseri senza eccezioni, porta la
nostra preghiera direttamente nello stato senza limiti. Quando
nessun pensiero dualistico blocca la dedica, noi ci avviciniamo alla
condizione infinita.

Se non condividiamo in questo modo, se non percepiamo amore e


compassione per tutti gli esseri sensienti, stiamo creando false
divisioni e non cresceremo nella nostra abilità di servire gli altri.
Alla fine, questi limiti auto imposti ci conducono ad una condizione
intrattabile di attaccamento all'ego, che è il punto dove ci
trovavamo prima di iniziare la pratica. L'attaccamento allo ego
oscura la nostra saggezza e ci priva di significative opportunità.
Ogni cosa si contrae in una condizione fissa e statica, così che a
volte non possiamo neanche aiutare o proteggere noi stessi,
figuriamoci gli altri.

Così iniziamo sempre con uno spirito di amore, compassione e


bodhicitta. Meditiamo sul buddha, recitiamo il mantra e alla fine
dissolviamo la visualizzazione concentrandoci sulla vera natura.
Manteniamo i nostri cuori e le nostre menti aperti dedicando i meriti
della pratica ad ogni essere senziente alla fine di ogni sezione.
Questa è una spiegazione estremamente semplice della pratica
formale.

Se siamo praticanti avanzati, nel momento in cui riconosciamo la


vera natura della mente, la condizione primordiale, saremo
totalmente illuminati. Questa capacità è il segno che lo yogi o la
yogini ha raggiunto la suprema realizzazione. Per esempio,
riconoscendo la vera natura della mente, il famosissimo maestro
Dzogchen Garab Dorje si risvegliò immediatamente e
completamente. In altri casi, c'è un intervallo molto breve fra il
riconoscimento e la completa illuminazione. Dopo la iniziale
realizzazione della vera natura, questi esseri imparano rapidamente
a percepire tutti i fenomeni come una manifestazione della
saggezza primordiale. Guru Padmasambhava, il grande maestro
Vimalamitra e Shri Singha sono esempi del secondo tipo di adepti.
Essi compresero che se stessi e tutte le cose sono una
manifestazione della saggezza primordiale: l'unione di vacuità e
apparenza.
Altri grandi maestri dell'India e del Tibet dovettero meditare per
lungo tempo prima di arrivare a questa comprensione. Attraverso
anni di pratica e meditazione, essi divennero illuminati. In Tibet,
per esempio, c'era un maestro chiamato Jetsun Sangye Wangchuck,
che meditò per 12 anni e ottenne il corpo arcobaleno. Allo stesso
modo, Mipham Gonpo meditò per lungo tempo ed alla fine realizzò
il corpo arcobaleno. Il maestro Dang Gangma Lhangyal meditò per
circa sei anni prima di attualizzare il corpo arcobaleno. Tutti questi
maestri praticarono la meditazione per anni prima di ottenere il
corpo arcobaleno della saggezza trascendente. Il bardo della
meditazione è veramente un argomento impegnativo. Come vedete,
tutti i bardo sono compresi dal bardo della meditazione perché è
solamente attraverso la meditazione che arriviamo a riconoscere la
vera natura nel mezzo di tutti i bardo. Una volta risvegliati alla vera
natura, la confusione dei bardo finisce. Questo era un breve
insegnamento sul bardo della meditazione.

Chik-khai bardo, il bardo del momento della morte

La vita è seguita dal bardo del momento della morte. La morte è


inevitabile sulla strada che stiamo percorrendo. Tutte le cose
composte si dissolvono. La nascita è seguita dalla vita e poi dalla
morte; questa è la naturale sequenza dell'esistenza per tutti gli
esseri. Le cose si manifestano, persistono per un momento e poi
decadono. Niente è nessuno è esente. Questo è valido anche per
noi. È solo una questione di quando accadrà. Relativamente
parlando, possiamo avere una quantità di tempo residuo maggiore
o minore, ma è certo che ogni creatura che abbia mai vissuto è
morta. Il potere mondano, la bellezza e la prosperità non possono
impedirlo. Sebbene tendiamo ad averne paura, la morte non è una
cosa malvagia, ma una naturale trasformazione attraverso cui
siamo passati molte volte. La morte serve al rinnovamento della
vita ed è una parte necessaria della realtà fino a che non
realizziamo la Buddhità.

Molti grandi maestri hanno detto che si muore solo perché si è


pronti a rinascere. Ciò è una parte di un processo continuo, dove
una forma di esperienza segue un'altra ininterrottamente. Appena
la prima passa, la seconda si manifesta. Muoriamo
coraggiosamente e in pace, felici di ciò che si è raggiunto.
Andiamocene gioiosamente. Questo tipo di accettazione ispirata
della morte è necessaria, perfino per le persone ordinarie. La
pratica e la meditazione ci aiuteranno a morire con consapevolezza,
a riconoscere la vera natura e a fonderci con le visioni. Queste
capacità sono il risultato preziosissimo di una vita di pratica.

Morire soddisfatti e pacificamente è cruciale per un buon passaggio.


Lasciamo andare ogni paura o rimpianto, non siamo tristi e non
indulgiamo in alcun senso di perdita o separazione. Nel frattempo,
apprendiamo questo processo e prepariamoci a compiere una
transizione senza ostacoli. La presentazione e lo studio di questi
dettagli ci avverte su ciò che ci attende, in modo che possiamo
prevedere gli ostacoli e imparare ad agire appropriatamente e
coraggiosamente attraverso tutti gli stadi, senza essere distratti da
inutili speranze e paure.

Gli elementi

Siamo nati e viviamo in mezzo a cinque elementi: terra, acqua,


fuoco, vento e spazio. Lo spazio pervade tutti gli altri. È
dappertutto. Il Buddha ha insegnato che la formazione del mondo è
basata sullo spazio, seguito dalla forte energia del vento,
dell'acqua, della terra e del fuoco. Tutti i fenomeni interni e esterni,
tutto ciò che percepiamo, gli oggetti che usiamo, i nostri corpi, i
posti dove stiamo e il cibo che mangiamo, sono composti da questi
cinque elementi. Siamo intimamente in unione con gli elementi, e
se qualcuno di essi non è in equilibrio può causare seri problemi.

Il benessere di questo giardino fiorito e di tutti questi alberi dipende


da questo equilibrio. Dobbiamo avere qualche idea della complessa
interrelazione degli elementi che costituiscono il nostro ambiente
esterno. Questo è lo stesso sistema che costituisce i nostri corpi. Il
più leggero squilibrio può causare la malattia. Quando gli elementi
non sono più coordinati tra loro e alla fine si disintegrano, questo è
ciò che chiamiamo morte. Guru Padmasambhava diede approfonditi
insegnamenti Dzogchen sulla interrelazione fra gli elementi interni e
esterni, descrivendo la loro funzione e il loro dissolvimento, nel
Tantra della Consapevolezza Spontanea.

Vediamo adesso le qualità dei cinque elementi in quanto


componenti del nostro corpo. La nostra carne, le ossa e i muscoli
sono tutti costituiti dall'elemento terra. Il sangue, le mucosità e gli
altri liquidi sono costituiti dall'elemento acqua. Il calore vitale o
corporeo è costituito dall'elemento fuoco. Il respiro, la circolazione
e tutti i movimenti dipendono dall'elemento vento. La coscienza o
mente è considerata parte dell'elemento cielo o spazio. Tutti gli
spazi aperti e non composti all'interno del corpo non sono differenti
dallo spazio occupato dall'universo delle forme, come la luna e il
sole.

Questi cinque elementi costituiscono il terreno di base del mondo in


cui esistiamo. Quando muoriamo, i cinque elementi si dissociano e il
corpo si disintegra. La vitalità che li teneva assieme non ha più
l'energia per organizzarli e mantenerli in quella forma, così gli
elementi tornano a liberarsi nell'universo. Quando rimane solo la
coscienza, la morte è avvenuta.

Il chaos dei venti

I segni primari che indicano l'inizio dei primi stadi della morte sono
causati dalla dissoluzione degli elementi. La maggior parte delle
volte, questi cambiamenti riflettono la naturale degenerazione dei
sistemi corporei dovuti all'influenza dell'età e della malattia. Gli
insegnamenti Dzogchen di Guru Padmasambhava affermano che
l'elemento vento è alle fondamenta del nostro sistema fisico.
Il vento assume un ruolo principale nello stabilire, mantenere e
costruire il corpo. I venti danno origine a tutti i canali e ai chakra.
Il primo segno della morte imminente è dato da un crescente
disordine nel sistema dei venti. Quando i venti sono disturbati, gli
altri elementi sono immediatamente influenzati e la dissoluzione
inizia.

Al momento del concepimento, una sottile coscienza mentale si


unisce al vento e insieme si uniscono per fondere le essenze degli
elementi del padre e della madre in uno zigote. Il vento continua ad
organizzare gli elementi man mano che l’embrione si sviluppa.
La forza di quel vento crea tutti i canali maggiori, distribuisce gli
elementi e sviluppa il sistema nervoso e quello circolatorio.
Fondamentalmente abbiamo cinque venti. Il vento della forza vitale
è connesso al cuore, è quello che gli dà l’energia per pompare il
sangue. Il vento che si muove verso l’alto sostiene la respirazione.
Il vento che va verso il basso elabora le sostanze di cui non
abbiamo bisogno e le espelle dal corpo. Il vento del fuoco digestivo
fa arrivare i nutrienti dove c’è bisogno nel corpo. Il vento pervasivo
è come un esercito di riserva che replica i sistemi degli altri venti ed
è presente in tutto il corpo. Quando il processo della morte inizia, il
normale corso di questi venti è alterato.

Dapprima viene colpito il vento pervasivo, per cui qualsiasi


movimento risulta difficile. L’intero corpo può essere colto da
torpore e gli arti non si muovono con facilità. Questo fatto a sua
volta compromette il vento della forza vitale, cosicchè la mente
diviene ottenebrata e timorosa, perché non riesce a vedere bene gli
oggetti e ad identificarli. Lo squilibrio si diffonde, interessando il
sistema del vento che va verso il basso. Diventa così difficile
controllare i visceri. Ciò compromette il vento che va verso l’alto
per cui la respirazione diventa insufficiente. Alla fine, è disturbato il
calore della digestione. Il disordine del vento del fuoco causa la
dispersione del calore corporeo. I piedi e le mani diventano freddi,
la temperatura di tutto il corpo scende.

Queste esperienze di solito indicano l’avvento della morte e,


sebbene le condizioni possano mutare, la maggior parte delle volte
questi segni indicano che la coscienza si sta preparando a lasciare il
corpo. Man mano che il disordine nel sistema dei venti aumenta,
crea disturbo nei canali. Il primo effetto di ciò è relativo al chakra
dell’ombelico.

La terra si dissolve nell’acqua

L’ombelico è la radice principale del corpo. Quando siamo concepiti


e iniziamo a formarci nell’utero, il corpo si sviluppa attraverso il
movimento dei venti che emanano dai canali attraverso il chakra
dell’ombelico. Durante il processo di dissoluzione, i cambiamenti
iniziano da dove hanno avuto origine, cioè nel movimento dei venti
associato al chakra dell’ombelico. Quando il chakra dell’ombelico
comincia a disintegrarsi, lo squilibrio dei venti aumenta finchè
l’elemento terra inizia a scuotersi.

Quando il chakra dell’ombelico cessa di funzionare, si presentano


tre segni: un segno esterno, uno interno ed uno segreto. Il segno
più esteriore è che il corpo diventa estremamente pesante. Quando
il disordine interessa i sistemi di tutti e cinque i venti, c’è un effetto
immediato sul chakra dell’ombelico, per cui il corpo risulta
estremamente pesante e rigido. Questo è ciò che risulta quando
l’elemento terra si dissolve nell’elemento acqua. Sta ad indicare
anche che il pancreas, che è associato all’elemento terra, non
funziona bene. Il morente può non riuscire a tenere alzate le mani
se gliele prendiamo e le lasciamo. Non riescono a camminare senza
aiuto. Il colorito diventa molto pallido, e sui denti compaiono delle
macchie nere.

Il segno interno e che la mente diventa torpida, mancante di


chiarezza e stabilità. La coscienza sembra attenuarsi, svanire.
In conseguenza di ciò, la persona può cercare di togliersi i vestiti,
pensando che questo la aiuterà a sentirsi più leggera e sveglia.
Ci si sente caldi, ma questa è in realtà una sensazione derivante dai
cambiamenti interni. La persona può chiedere di essere sollevata o
di appoggiarsi ad un cuscino più alto, perché ha la sensazione di
sprofondare. Questi sono i segni interni del dissolvimento.
In questo momento bisogna aiutare il morente a sentirsi comodo e
rassicurarlo che tutto sta andando bene. Se si tratta di un
praticante bisogna ricordargli la propria pratica, il Dharma e quello
in cui crede. Non importa a quale scuola appartenga, bisogna
creare per il morente un ambiente pieno di pace, amore e
compassione. Anche se la persona non è affatto interessata al
Dharma, bisogna assisterla. Non bisogna pensare che il Dharma sia
così grande da avere il diritto di forzare qualcuno. Questo è il
momento di lavorare con gli interessi e le passioni individuali.
Bisogna essere calmi e pacifici, cercando di rilassare il morente ed
aiutarlo ad essere coraggioso. E’ di fondamentale importanza usare
parole gentili, rivolgersi al morente con rispetto e fare qualsiasi
cosa lo aiuti a sentirsi meglio.

Il segno segreto consiste nell'esperienza di un miraggio.


Può sembrare che tutto, persino l'ambiente esterno, stia
muovendosi e galleggiando. Le cose possono apparire più vicine o
più lontane di quello che sono in realtà. La vista diventa inaffidabile.
Guru Padmasambhava ha paragonato ciò al vedere un miraggio
scintillante che si muove attraverso il paesaggio in primavera.
Questi segni segreti sono tutti aspetti della luminosità primordiale.
Sebbene non di continuo, il morente può fare esperienza del
miraggio come di una foschia nel cielo, e di sottili movimenti
periferici come di pulci che saltino tutt’attorno. Queste visioni non
durano molto e segnano la prima apparizione della luminosità della
vera natura.

Tecnicamente, si può dire che ci siano due bardo qui: il bardo del
morire e una rivelazione segreta del quinto bardo. In questo
momento, essi condividono uno spazio talmente ristretto che
possiamo difficilmente distinguere fra i due. Infatti, il bardo della
luminosità si manifesta segretamente persino prima della
dissoluzione degli elementi, nel bardo della nascita e della vita. I
segni segreti si manifestano velocemente, molto più in fretta degli
esterni e degli interni. Così inizia la dissoluzione degli elementi, e
durante questo periodo è molto importante creare per il morente e
quelli intorno a lui un ambiente quieto e pacifico, limitando le
emozioni per quanto possibile.

L’acqua evapora nel fuoco

Quando l'elemento acqua evapora nell'elemento fuoco, il chakra del


cuore inizia a disintegrarsi. Ci sono anche in questa fase dei segni
esterni, interni e segreti associati. Il segno esterno è che la bocca e
le vie respiratorie diventano molto secche e le narici si restringono.
Anche la lingua si secca e diventa difficile muoverla. La lucentezza
della carnagione è già scomparsa. A questo punto è di aiuto per il
morente offrirgli un po' di acqua oppure un panno bagnato.

Il segno interno consiste nell'instabilità della mente per cui il


morente può sentirsi agitato, depresso, frustrato ed anche
spaventato. La consapevolezza può essere a tratti abbastanza acuta
e precisa, mentre in altri momenti la mente è molto ottenebrata e
priva di chiarezza. Queste condizioni possono presentarsi in
maniera irregolare, tanto che il morente può spazientirsi ed anche
arrabbiarsi. Il segno segreto è la visione di nuvole di fumo grigio blu
che ripetutamente si formano e si dissolvono. Questo può accadere
spesso, anche se ogni volta non durerà molto. Anche in questo
caso, questi sono segni della luminosità primordiale. La visione
fumosa insorge quando i reni, che sono associati all'elemento
acqua, cessano di funzionare. Durante questa fase, il morente deve
continuare a sentirsi amato e considerato, gli si deve offrire
supporto e incoraggiamento. L'ambiente deve essere armonioso. Se
la persona è un praticante, gli si deve ricordare il suo yidam
personale ed aiutarlo a mantenere una meditazione continua.
Questo è estremamente importante.

Il fuoco si dissipa nell’aria

Quando l'elemento fuoco viene disperso dall’ elemento vento, il


disordine si sposta dal chakra del cuore al chakra della gola. Il
segno esterno di questa transizione è che le mani, i piedi ed il
respiro diventano freddi. Il calore si irradia via dal corpo, che si
raffredda in direzione del chakra del cuore. Possono apparire
vampate di caldo e di freddo, fino a che il freddo si stabilizza. Di
tanto in tanto, si può vedere una nebbia o un vapore levarsi dal
morente. Il sistema immunitario viene meno, insieme alla capacità
di fare distinzione fra buono e cattivo. Il segno interno associato al
disordine del chakra della gola è che la mente e la vista diventano
ancora di più instabili ed offuscate. Il morente può riconoscere
amici e familiari solo a momenti.

Il segno segreto associato alla luminosità della vera natura è una


visione interna simile a lucciole. In questo momento il fegato cessa
di funzionare. Il fegato corrisponde all'elemento fuoco.

Questi stadi possono non durare a lungo, ma generalmente


procedono in questo ordine. Familiarizzarsi con questa sequenza
aiuta a riconoscere i segni durante il processo della dissoluzione e
quindi ad andare avanti con coraggio. È molto importante per
chiunque sia presente in questo momento essere libero da rabbia e
attaccamento, perché queste attitudini sono di grande ostacolo per
il morente.

Il vento si diffonde nello spazio

Quando l'elemento vento si dissolve nello spazio della coscienza, il


disordine arriva al chakra segreto, il quarto. Il corpo si scuote, i
movimenti diventano instabili e si perde completamente il controllo.
I segni esterni associati a questa transizione sono un allungamento
del respiro accompagnato da un sottile rantolo. Il linguaggio
diventa poco chiaro e impastato. Diventa difficile respirare,
i polmoni collassano, gli occhi possono rivoltarsi all'indietro.

Il segno interno di questo stadio è che la mente non è più agitata,


ma è comunque molto instabile. Il morente può sentirsi piuttosto
felice in un dato momento, e triste o anche un poco arrabbiato il
momento dopo. Le emozioni cambiano continuamente. Si può fare
esperienza di una rapida visione che mostra le abitudini e i patterns
emotivi che hanno caratterizzato la vita che si sta lasciando. Per
esempio, se il morente è stato un buon praticante, potrà avere una
sublime esperienza di amore e compassione. Una persona di
abitudini non virtuose avrà tutt’altra esperienza. Se non ha
nemmeno un po’ di buon karma, può provare rimorso e desiderare
che questo momento finisca presto. Dei ricordi molto vividi
compaiono momentaneamente e poi scompaiono prima di
ripresentarsi in nuove combinazioni. E’ un po’ come la review delle
notizie in un telegiornale. La natura dei propri patterns di abitudini
si mostra chiaramente in questa fase. I praticanti avanzati
vedranno ora il Buddha o Guru Padmasambhava, così non saranno
spaventati e potranno persino godersi il processo di dissoluzione ed
essere felici. La mente rimarrà pacifica e rilassata semplicemente
recitando mantra e contemplando il Guru. L’equanimità che è così
generata può anche risultare visibile all’esterno. Quindi le
caratteristiche di questa fase dipendono dalle attività svolte in vita.

Il segno segreto di questo stadio è la visione di molte luci


incandescenti in posti differenti. Sono molto piccole, ma non sono
intermittenti come le precedenti luci simili a lucciole. Questa è la
quarta visione della luminosità primordiale. In questo momento i
polmoni smettono di funzionare. I polmoni corrispondono
all’elemento vento, che si disperde nello spazio della coscienza.
Quando i polmoni cessano di funzionare, il morente esala l’ultimo
respiro e questo è tutto. Il centro del cuore mantiene ancora un
certo calore, ed è lì che si dissolve alla fine la coscienza. Ciò segna
lo stadio finale del bardo del morire.

Lo spazio si dissolve nella chiara luce

I quattro elementi grossolani sono quindi tutti dissolti. Alcuni


insegnamenti affermano che dopo che l’elemento vento si è dissolto
nella coscienza, questa si dissolve nella luminosità della vera
natura, che è grande apertura. Il movimento del respiro è cessato. I
cinque sensi sono inattivi, non c’è più coscienza di un io, cosicchè
occhi, orecchie, naso, lingua e percezione corporea sono tutti
interrotti. Ciò è noto come lo stadio di completamento. Non c’è più
niente lasciato al di fuori, tutto è completamente interiore in questo
momento. Si comprende che tutto ciò che si percepisce è mente e
nient’altro. Avendo abbracciato ogni cosa, la percezione si dissolve
completamente nella chiara luce. Sebbene le altre persone possano
ancora percepire il mondo, il morente non registra più alcuno
stimolo esterno. Per il momento, questo è tutto. Le apparenze
esteriori si dissolvono e sebbene a questo livello di coscienza ci
siano ancora alcune transizioni da compiere, tutti i concetti
dualistici ed il pensiero sono sospesi. Non c’è più alcuna attività.
Nel caso di un praticante che comprenda le visioni e lo stadio di
completamento, il riconoscimento di ciascun segno interno o
segreto può aiutare a dimorare perfettamente nel processo di
illuminazione. Attraverso la pratica, si può fondere la propria mente
con le visioni della luminosità nel momento in cui esse si
presentano. Questo è un momento di grande potere e una delle
migliori occasioni per realizzare la natura del Buddha. Non
dobbiamo neanche meditare per generare i segni interni e segreti:
essi si manifesteranno spontaneamente. La pratica ci prepara a
connetterci a qualsiasi stadio di questo processo. Un chiaro
riconoscimento persino del primo segno segreto può condurre
direttamente all’illuminazione.

Questi insegnamenti della bodhicitta di Guru Padmasambhava sulla


natura della mente rivelano i dettagli di ciò che ci aspetta durante e
dopo la morte. E’ come quando l’hostess ci mostra i salvagente e le
vie di fuga dell’aereo, ma, a differenza della maggior parte dei
passeggeri delle linee aeree, ciascuno di noi dovrà inevitabilmente
uscire. Ecco perché stiamo considerando tutto questo in gran
dettaglio. Guru Padmasambhava disse che dovremmo comportarci
nei confronti del bardo della morte come una bella donna al
mercato. Ella non ha alcun dubbio o timore riguardo la sua
avvenenza, essendo già molto bella, ma comunque controlla allo
specchio ancora una volta capelli e trucco prima di uscire.
Similmente, dovremmo prepararci alla morte sviluppando una
pratica forte in modo da, quando il momento è arrivato, anche noi
fare un ultimo controllo per poi andare avanti con grande coraggio,
dignità e felicità.

Quello che è stato spiegato riguarda il processo graduale della


dissoluzione degli elementi, ciò che chiamiamo “morte”. Adesso
vediamo che cosa succede dopo la morte.

fine della III° parte


continua con la parte conclusiva del
“bardo del momento della morte”

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